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ECO
DELLE VALLI VALDESI
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Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCII - N. 27-28 I ABBONAMENTI f Eco: L. 1.300 per rimemo « Eco » e « Presenza EtmaeMca » Spediz. abb. poetale • I Gruppo r TORRE PELLICE — 13 Luglio 1962
Una copia Lire 30 1 1 L. 1.800 per Testerò interno L. 2.000 - L. 2.800 Cambio d’indirizzo Lire 50 1 Ammin. Glandiana Torre Fellice - G.GJ^. 2-17557
RIFLESSIONI
PRE-SINODALI
CONSULTAZIONE A GINEVRA
Centinaia di migliaia di italiani in
Isvizzera, 700.000 meridionali nel Nord
Italia, senza contare clandestini e non
residenti, minatori sardi in vai Germanasca, pralini alla FIAT, famiglia
valdese del meridione che arriva a Torino senza sapere che in città c’è una
chiesa valdese, centinaia di migliaia
di italiani in G«i;mania, assieme a
greci, spagnoli e giapponesi... ecco alcuni pochi fatti che, con decine di
altri consimili, danno un quadro di
quel che vuol dire «migrazioni»: e
un fenomeno attualissimo, che sta
sviluppandc«i sotto i nostri occhi e le
cui conseguenze sono di eccezionale,
vorrei dire di incalcolabile importanza per i popoli, per gli individui, per
la chiesa.
Chiesa dei migranti
Sono migliaia e migliaia di famiglie separate, di persone « sradicate »
dal loro ambiente, dalle loro tradizioni, .lalla loro lingua (e per molti il
dialetto è l’unica vera lingua), dalla
comunità umana e religiosa in cui erano nati e cresciuti. Sono, per quel che
ci riguarda più da vicino, parrocchie
smembrate, comunità viventi ridotte
a diaspora, quartieri o città dove ci
sono forse diecine di evangelicd portati li dal movimento migratorio, ma
che nessuno conosce nè si conoscono
tra loro. Sono infinità di esseri urna
ni che attendono soccorso, di persone
diverùate un pulviscolo anommo e bisognose di trovare una fraternità vera che restituisca loro il senso di essere delle persone e non del semplice
«materiale umano»; una fraternità
che è vera solo se è « in Cristo » e che
solo ì credenti possono recare e devono recare a questi uomini.
Guardando le cose dal pùnto di vista molto ristretto della pura e sem
plice conservazione dei membri di
chie.sa che le attuali migrazioni strappano alle parrocchie d’origine per gettare nelle zone industriali, il problema, anche in questi limiti, è già molto
vasto. In Germania ci sono aal più al
meno 400.000 italiani; mantenendo la
solita proporzione del due per mille
vuol dire ottocento evangelici italiani
adulti in Germania; quanti ne contano le due chiese valdesi di Roma insieme. E a Milano, a Torino, perfino
a Pinerolo è un continuo afliusso di
evangelici, spesso diflìcili da rintracciare e da coliegare alla comunità esistente.
Ma, d’altra parte, guardando al problema nel suo insieme, questi milioni
di persone strappale alla vita rurale
e gettate alle rinfusa nel gran calderone della vita industriale moderna,
sono quelli che formeranno la società
di domani: se la chiesa,vuol ritrovarsi ira dieci o venti anni parte integrante e non accessorio superfluo' del
popolo europeo deve mettersi oggi dalia parte del popolo, deve diventare
oggi la chiesa dei migranti.
Dimensione europea
Il problema, quindi, non solo tocca
tutte le nostre comunità, sia alle Valli che nel meridione e nelle città, ma
influisce fortemente su ogni aspetto
della vita della chiesa, poiché non si
può più piarlare nè di opera sociale,
nè di « strategia » ecclesiastica, nè d>
evangelizzazione senza tener conto
dell’incidenza determinante del fenomeno migratorio. Parecchi già si rendono conto che questo fenomeno ci
impone dei doveri e prendono delle
irdziative (le chiese in Isvizzera, la
Tavola con l’aumentare le visite di
pastori in Germania, Verona col suo
lavoro di assistenza agli emigrati, Agape con lo sforzo di organizzare
« gruppi di servizio », il P. A. D. di Torino nelle sue successive effimere edizioni, ecc.) ma per ora appaiono essere delle azioni isolate e sporadiche,
di cui non tutti sembrano vedere l’utilità e la necessità. Anche il Sinodo
vi ha dedicato un momento di attenzione (Atti Sinodo 1960, Art. 18) ma
da im punto di vista limitato e, soprattutto, con scarsi risultati. Ma se
e vero che ormai tutti gli aspetti della
vita della chiesa sono in qualche modo toccati da questo fenomeno, se, specialmente, è vero che le possibilità di
testimonianza future dipendono in
gran parte dall’atteggiamento che oggi assumiamo verso i migranti, ciò significa che è in gioco la missione della chiesa, è in gioco la ragione d’esistere della nostra opera e pertanto
sono oggi indispensabili alle comunità ed ai credenti una valutazione e.«atta del fenomeno ed una conoscenza
precisa delle nostre responsabilità di
fronte ad esso.
Dare una valutazione ed aiutare le
comunità ad inviduare la propria con
creta responsabilità in questo campo
è uno dei più grand' servizi che il Sinodo possa offrire oggi alla chiesa;
fa parte di quella che potremmo chiamare la «vocazione profetica» del Sinodo. In certo modo si può paragonare la nostra situazione a quella di un
secolo fa. Tra il 1848 ed il 1870 si è
fatta l’unità d’Italia e la Chiesa valdese ha dovuto chiedersi se quell’evento politico avesse qualche implicazione per la propria opera di testimonianza: continuare a predicare nel picco
10 angolettc valligiano, o evangelizzare m ogni regione del paese unificato? La Chiesa valdese ha scelto la
seconda alternativa discernendo in
essa una precisa vocazione ed ha saputo trovare i mezzi e gli uomini per
portarla innanzi. Se non l’avesse fatte si sarebbe ridotta ad una chiesuola regionale, ad una curiosità folcloristica del pinerolese.
Oggi dei fattori economici e politici del tutto estranei alla chiesa hanno
prodotto una situazione nuova per la
quale migliaia di connazionali e centinaia di correli^onari sono sparpa
gliati per il continente europeo. Dobbiamo continuare la nostra opera limitandoci al nostro angoletto italiai.o, oppure dobbiamo dare alla nostra
missione una dimensione europea, usando la dispersione di tanti evangelici italiani come un mezzo per un
rinnovato slancio evangelistico effettuato non in concorrenza, ma in ecumenica cooperazione con le altre chiese evangeliche d’Italia e d’Europa?
Questo è il dilemma che ci si pone
oggi. Potrà essere formulato più esattamente, ma non sostanzialmente modificato nei suoi termini. E, a mio avviso, anche oggi come cento anni fa.
11 ripiegare sull'altemativa geograficamente e spiritualmente più anglista significherebbe impoverimento ed
isterilimento della Chiesa valdese chiusa nella sua routine; viceversat, la
scelta della soluzione più impegnativa ci porterà a nuovi sacrifici, a nuove lotte, a nuove difficoltà, a nuovi
errori, a nuove speranze, insomma, a
nuova vita.
Vocazione specifica
Mi pare un argomento ben degno
delle meditazioni del Sinodo. Certo ve
ne saranno altri, e molte- importanti: m-a non è sulla questione del pastorato femminile, e neppure sui rapporti con il cattolicesimo che si gioca
il destino della nostra chiesa, ma
piuttosto .sulla capacità di avvertire a
tem.oo ed afferrare senza titubanze le
occasioni missionarie ohe le si offrono. Attravei-so quei migranti che attendono e talora chiedono le sue cure, la chiesa (intesa non come gerarchia, ma come comunità dei credenti) può ottenere diritto di cittadinanza in quel mondo operaio che da tempo le è praticamente precluso; non si
tratta di penetrarvi daU’estemo con
qualche iniziativa più o meno paternalistica che ne sottolineerebbe la
estraneità; si tratta, per la chiesa, dì
diventare migrante con i migranti in
modo che, mentre essi, sbalzati dalla
loro vita tradizionale nascono alla vita industriale, anche lei nasca al
mondo del lavoro insieme con loro,
anzi in loro. Ciò implicherà anche
per la chiesa qualche strappo con la
tradizione, strappo non più doloroso
nè meno necessario di quelli subiti
dal valligiano portato alla FIAT o dal
calabrese spedito a Düsseldorf.
Se nelle considerazioni che precedono c’è qualche cosa di aderente alla
realtà, ciò significa che il Sinodo di
quest’anno dovrà riprendere in esame le parole votate nel 1960 in cui è
detto che nel fenomeno deH’emigrazione il Sinodo « riconosce un urgente
problema ed una specifica vocazione
per ia nostra Chiesa». Prenderle in
esame non per riaffermarle in modo
oOlenne e platonico, ma per dar loro
on contenuto concreto, per vedere
cioè quanti uomini e quanto denaro
oiamo disposti a stornare da altre
opere per dedicarli a questa« specifica
.ocazione». Le discussioni che si faranno (o non si faranno) sulle cifre,
sugli uomini e sui mezzi da dedicare
a quest’opera e le decisioni che si
prenderanno saranno una bilancia
molto sensibile e terribilmente chiara
per riconoscere qual è il valore reale
che il Sinodo e la chiesa danno alla
parola « vocazione ».
Aldo Comba
Sulla pace e sul disarmo
30 cristiani dell’ Est e dell’ Ovest d’ accordo sul .
disarmo e la sospensione delle prove nucleari
Ginevra. — Una consultazione intemazionale, riunita a fine giugno a Ginevra,
sotto gli auspici della Commissione delle
Chiese per gli affari intteamazionali (organo del Consiglio ecnm«iico), ha appoggiato caleigorkamente le proposte Girila la sospensione degli «sperimenti nucleari che le otto nazionii; ««non allineate»
hanno presentato al Comitato dei 18 sol
disarmo.
Circa trenta persone lianno preso parte,
durante Ire giorni, a tale Consultazione;
i partecipanti, tutti presenti a titolo personale, venivano dalla Birmania, Cecoslovacchia, Francia, Germania, Gran Bretagna, India, Olanda, Polonia, Stati Uniti,
Svezia, Ungheria e U.R.SiS. ; si no-tava la
presenza dell’arcivescovo Nikodim, direttore delPufficio di relaàoni con l’estero
del Patriarcato di Mosca, di Sir Kenneth
Grubb e del dr. Frederik Nolde, presi
dente e direttore della CGAl, del dr. Mi
i liael Howard, professore, di scienze inili
lari all’Università di Londra, del prof
Joseph Hromadka, decano della Facoltà di
reologia di Praga, e del dr. Patijn, presidente tlella Cominissi-one olandese per
gli affari internazionali.
■Nella prima parte delta riunione sono
state udite le relazioni di alcuni rappresentanti di delegazioni al Comitato dèi
18, circa i progetti dei rispettivi governi
I LSA, Gran Bretagna, URSS), mentre un
rappresentante svedese presentava il progetto degli otto paesi «non allineati».
Dopo aver udito e discusso questi rapporti di diplomatici, la consultazione ha
avviato un dibattito generale a conclusione del quale ha votato all’unanimità
una dichiarazione comune, di cui riportiamo qui sotto il testo nelle sue parli essenziali :
— Jm Consultazione ha avuto luogo a
Ginevra nel giugno 1%2, durante una sospensione dei lavori del Comitato dei 18.
me ture nessun accordo è stato raggiunto
sia sulla limitazione degli armamenti sia
sulla cessazione degli esperimenti nucleari.
C’U.R.S.S. e gli Stati Uniti hanno fatto
proposte ufficiali di un trattato di disarmo generale, che non sembrano avere alcun punto in comune. In queste circostanze, la Consultazione ha accolto con
favore l’iniziativa delle otto nazioni non
allineate ¡rarleciitanii al Comitato dei 18,
che, il 16 aprile 1962, hanno sottoposto
un memorandum in cui rivolgono un appello alle potenze nucleari, chiedendo loro di concludere un accordo che vieti
ogni armamento atomico. Questo memorandum offre un metodo di ripresa dei
negoziati, suggerendo in particolare alcune possibilità di controllo efficace, su di
una base puramente scientifica. Le tre potenze nucleari in causa hanno accettato
tale progetto come base di discussione, e
può quindi servire da punto di raccordo
per la ripresa dei negoziati, da base per
un eventuale accordìo. La consultazione,
fttvorevolmenve impressionata dall’atteggiamento costruttivo di cui hanno dato
prova le otto potenze nei confronti dello
scopo della conferenza dei 18, pensa che
i cristiani debbano attrarre l’attenzione
dei rispettivi governi su questo 'memorandum importante. La Terza .Assemblea
del Consiglio ecumenico ha dichiarato
che ”il disarmo totale è lo scopo da perseguire, nut che si tratta di un’impresa
complessa e a lunga scadenza, nel corso
della quale le chiese non devono sottovalutare l’importanza dei primi passi”. Crediamo che il memorandum degli Otto offra, nelle circostanze attuali, la possibilità di un primo passo di questo genere.
Non c’è progresso verso un accordo, a
meno che le grandi potenze non insistano nelle loro precedenti posizioni e, alla
luce del memorandum degli Otto, si mostrino disposte a modificare il proprio
atteggiamento per sormontare le loro divergenze, quando, a metà luglio, il Comitato dei 18 riprenderà i negoziati. Ricordiamo che l’appello rivolto ai governi
dalla Terza Assemblea ecumenica chiedeva che ’’per accrescere la reciproca fiducia le nazioni accettino di correre rischi ragionevoli, per mantenere la pace”.
— Lo presenza alla nostra consultazione
di rappresentanti delle tre grandi potenze
e del barone von Platea (Svezia) ci hanno dato l’eccezionale opportunità di ascoltare direttamente l’esposiziotie, assai istruttiva, delle diverse concezioni e dei diverpunto di partenza in fatto di disarmo. A
(continua in 2“ pag.)
IL CATECHISMO DI HEIDELBERG - X
La remissione dei peccati
— Che cosa credi della remissione dei peccati?
— Credo che Dio, in virtù della soddisfazione resa da Cristo, non terrà mai più
conto di tutti i miei peccati nè della natura peccaminosa con cui debbo lottare oer tutta la vita ; ma che mi elargisce per grazia la giustizia di Cristo.
I peccatori non costituivano un problema per Gesù.
Gesù non ha mai avuto delle difficoltà con loro. Non sono
loro il problema. Il .problema sono i 99 giusti. Come sono
rari i peccatori! Uno su cento persone. La domenica in
chiesa confessiamo per lo più dei peccati che non abbiamo
commesso. Diciamo : « Abbiamo in mille modi trasgredito
la tua legge », e spesso non è vero, abbiamo semplicemente
vissuto sette giorni, siamo andati al lavoro, abbiam forse
letto la Bibbia, pregato, discusso di religione (quanto si
discute di religione!), chiacchierato del più e del meno,
la sera abbiam fatto una passeggiata, ora che fa bello, o
aobiam guardato la televisione. Dove sono queste mille
trasgressioni? Forse che il tran tran quotidiano è peccato? Assurdo! Oppure la nostra colpa è semplicemente
quella di essere su questa terra, di esistere? Ma non abDiam chiesto di esistere. Anche il nostro più o meno sfrenato egoismo a un certo punto non c altro che la condizione indispensabile per sussistere. In fondo ci sono
molti che per davvero non han mai fatto del male a nessuno. Si potrebbe dire; Dopo che Gesù, l’innocente, è
stato messo a morte, nessuno può più dire: Non ho mai
fatto male a nessuno. C’è infatti chi ha osato affermare.
Siam tutti assassini. Ma con quale diritto, dopo tutto?
11 profeta Ezechiele scrive; «Il figliuolo non porterà l’iniquità del padre, e il padre non porterà l’iniquità del figliuolo » (Ezechiele 18: 20). Ognuno di noi può pensare:
lo non ho crocifisso Gesù. E dire a se stesso : « Sento di
non essere quel colpevole che sembro» (Giobbe 9: 35).
Fra i 99 giusti c’è posto per ciascuno di noi. Son così
rari i peccatori. Son quasi più rari dei santi.
Mistero del peccato... O Dio, « chi conosce i propri
errori? » (Salmo 19: 12). Nessuno. Per questo Gesù è
morto. Non per quell’un peccatore su 100 persone, quell’uno che era già stato perdonato da Gesù, quell’uno che
aveva già capito Gesù. E’ morto per i 99 giusti, per quelli
che non trasgrediscono i 10 Comandamenti, che sanno
quel che è bene e quel che è male, che hanno una legge.
« Noi abbiamo una legge e secondo questa legge egli deve
morire» (Giovanni 19; 7). La nostra giustizia ha crocifisso Gesù. Terribile verità che sola ci può far intendere
cos’è il peccato. Non è il contrario della virtù E’ il contrario della fede. Non basta esser bravi per non esser peccatori. Si può esser bravi senza Dio. Si può vivere tutta
una vita, una vita normale, privi di Dio. E’ questo il peccato: vivere senza Dio. Non temere, non dipende solo da
te. E’ una cosa più grande di te. Contro di lei, non puoi
nulla. Puoi solo rendere il peccato estremamente peccante: è per fare giustizia che han crocifisso Gesù. Vedi come son giusti i 99 giusti. Bisognava che Cristo morisse
perchè il peccato fosse messo a nudo. E una volta che è
messo a nudo il peccato non può più far niente. Il peccato è forte e vince solo quando è nascosto, annidato neiFanima. Non per nulla va insieme con le tenebre. Per
questo è così importante confessare i propri peccati, cioè
metterli fuori, alla luce. Alla croce il peccato non è più
nascosto. Se non sai cosa confessare, la croce te lo insegna. Lì il peccato è messo fuori.
Il peccato è poi anche trasgressione, peccato nel senso
comune. E’ far male al prossimo, servirsene anziché servirlo. Sbagliare e accorgersene dopo. Accorgersi dopo che
la vita è una cosa sena. E intanto soffrire e far soffrire,
t, non poter più riparare. Al massimo si può dimenticare, ma questo è un ingannar se stessi, un chiudere gli
occhi per non vedere. 11 Salmista non dimentica : « 11
mio peccato e del continuo davanti a me » (Salmo 51: 3).
E son tutti peccati mortali. Non è che di sohto ci faccian
inorile, perchè abbiamo Tistinto di conservazione. Ma
tan morire un po’ il nostro prossimo e dietro il nostro
prossimo c’è Gesù. Son mortali per Gesù. La passione di
Gesù è intessuta dei nostri peccati. Perchè pecchiamo
Gesù è in agonia fino alla fine del mondo.
« *
Dirai; Dovevi parlare della remissione dei peccati,
ed hai parlato del peccato. E’ vero, bisognerebbe ricominciare e capovolgere l’articolo. La remissione dei peccati è la più grande luce dell’Evangelo, è anzi l’Evangelo
stesso. Solo di lei bisognerebbe parlare. « Dio non terrà
mai più conto di tutti i miei peccati », dice il Catechismo.
Mai più. Son solo queste due piccole parole che ci liberano veramente, che fugano ogni timore, che ci restituiscono il coraggio di vivere, che ci distaccano definitivamente dal peccato. Mai più. Noi diciamo: Solo più una
volta. Dio dice: Mai più. Questo « mai più » Dio non lo
dice solo a te. lo dice a sè stesso. E’ questo che conta « In
virtù della soddisfazione di Cristo ». Lutero, riguardando
il crocifisso, diceva : « Io sono il tuo peccato, tu sei la mia
giustizia ». Questo è avere i propri peccati rimessi. E nessun peccato sarà mai più grande della pietà di Dio.
^
La remissione dei peccati non ci manda in vacanza
ma ci manda a combattere. Non ci si può lasciar vivere.
« O voi che amate l’Eterno, odiate il male! » (Salmo
97: 10). Devo « lottare tutta la vita contro la mia natura peccaminosa ». Ogni tentazione, ogni dubbio è un campo di battaglia. E’ questo « il buon combattimento » da
combattere (II Timoteo 4: 7). Il premio va « a chi vince » (Apocalisse 2: 7). Paolo Ricca
2
pag. 2
•- 'S"
V- ■ hs luglio 1962 — N. 27-28
iia'isàna di cedro
aoijjaq „p. 7;
DIALOGO: rEuropa e noi
■:A.
Nella sua apparente staticità, nel
suo svolgimento discorsivo, questo capitolo 7 del II libroj di Samuele è
animato da un intenso ritmo spirituale e carico di un’altissima dialettica.
p>er cui potrebbe stare a sè come
« campione » di dialogo fra creatura
e Creatóre.’ • ' ^
Apparentemente, il dialogo non
potrebbe esser meglio impostato: esso sembra partire da una posizione di umiltà della creatura di fronte fti suo Dio. Davidi nd pieno della
sua, gloria túgale, non dimentica di
essere pio, secondo le parole che rivolge a Nathan: «Vedi, io abito in
una casa di cedro, e l’arca di Dio sta
sotto una tenda » (v. 2). Veramente
parrebbe più che lodevole l’idea di
edificare all’Eterno una casa maggiormente decorosa, che non dia quella
impressione di provvisorietà e di insicurezza, che non sfiguri di fronte alla casa di cedro costruita per la creatura. Eppure, proprio nel momento
e nel modo in cui Davide intende
rendere omaggio alla grande distanza
che separa la creatura dal Creatore,
si lascia afferrare dalla propria umanità che conosce soltanto le misure e
i criteri dettati dall’io, e in ultima
analisi il suo zelo si rivela ancora come un tentativo di addomesticare
quella sconvolgente distanza attraverso un piccolo rimedio umano, quasi
quasi attraverso un semplice accorgimento edilizio. Ecco la casa dell’uomo; facciamo la casa per l’Eterno. La dimora di cedro, e Vio che vi
abita (e che Davide pone all’inizio
del suo discorso), diventano così il
metro per stabilire quale e quanta
dovrà essere la dignità della casa
dell’Eterno. La casa di cedro, la confortevole struttura di vita dell’uomo,
si rivela allora nulla più che uno
schermo — religiosamente cammuffato — per sfuggire all’autentico incontro con Dio.
E tale si rivela infatti non appena
l’Eterno, attraverso il profeta,
risponde a Davide. « Saresti tu quegli che . mi ..edificherebbe una casa
perch’io Vi abiti? Ma io non ho abitato inìina càsa dal giorno che trassi
i figlioli d’Israele dall’Bgitto, fino al
dì d’oggi » (5-6). E la piccola, ambiziosa casa di cedro vagheggiata dall’uomo per un Dio fatto a propria
immagine e somiglianza, appare violentemente spazzata via dalle parole
che seguono, in cui l’Eterno riafferma
la sovrana libertà della sua azione in
mezzo al popolo eletto, nel cuore
della storia umana (« ho viaggiato...
sono andato or qua or là in mezzo a
tutti i figlioli d’Israele... »), e ribadisce rimpossibilità per l’uomo di imbrigliare o regolare a proprio talento
la parola potente dell’Eterno. No,
l’uomo non può edificare per l’Eterno una casa di cedro, non può racchiuderlo nelle formule della propria
sicurezza e autosufficienza, del proprio decoro, del proprio comodo.
Ma può accadere invece il contrario, ciò che Davide sembra
non si aspettasse: è l’Eterno colui
che edifica, e perciò « l’Eterno ti annunzia che ti fonderà una casa » (11).
Ecco la grande promessa che sconvolge veramente tutti i piani umani.
Non l’uomo può scegliere il posto
adatto a Dio, ma Dio solo può scegliere per l’uomo la vera casa: anzi,
il ’regno’: che non coincide con la
formula umana della sicurezza, ma
con la promessa divina della salvezza.
E’ un annuncio di potenza e di misericordia, e in esso veramente la distanza fra creatore e creatura è colmata, perchè è colmata da Dio.
Dai versetti che seguono appare
chiaro che Davide riconosce, in una
subitanea accecante illuminazione, il
dono straordinario di questo annuncio divino. Riconosce prima di tutto
la sua nullità : « Chi son io, o Signore, o Eterno, e che è la mia casa... » (18) — e questa è la vera ritrovata umiltà, non quella che gli faceva dire « Io abito in una casa di
cedro... »; riconosce l’infinita superiorità del piano di Dio rispetto alle vedute umane. Perciò il suo ringraziamento finisce per coincidere con una
confessione di fede (22) e si conclude
con una preghiera che è insieme di
implorazione e di lode, nel riconoscimento della potenza libera e sovrana
della Parola di Dio.
Ci si potrebbe domandare a questo punto se la nostra posizione
di cristiani, oggi, assomigli di più a
quella di un Davi^ che parte dalla
constatazione della propria situazione umana per farne il metro del suo
rapporto con Dio, o a quella di un
Davide che parte dal riconoscimento,
umile e riconoscente, della grande
Parola divina. E limpido scaturisce
dal nostro testo un richiamo alla necessità di lasciarci veramente incontrare da Dio, senza frapporre neppure lo schermo delle nostre « buone
intenrioni » a questo incontro meraviglioso. Allora la nostra casa di cedro, l’insieme delle strutture in cui la
nostra vita di cristiani si articola e
troppo spesso si cristallizza, potrà
anch’essa riscoprire e rendere onore
alla mano che veramente l’ha edificata, riconoscere come unica sua ragion
d’essere l’azione libera e vivificante
dello Spirito di Dio, ritrovare il tempo della sua Pentecoste.
Rita Gay
♦
Il Corpo Pastorale della Chiesa Valdese è convocato in seduta a Torre Pellice giovedì 19
luglio alle ore 9, nella Casa
Valdese,
Il Moderatore
Ermanno Rostan
Al termtoe dell'ultimo conflitto mondiale Carlo Barth richiamava la
attenzione dei suol ¡«Nitori sulla nuova
situazione europea (1). Il crollo delle
pretese del vecchio continente, ohe
probabilmente era avvenuto da tempo, diventava ora un elemento evidente del dopoguerra. D primato mondiale nel campo scientifico, politico,
educativo e religioso era docilmente
perso. L’Europa appariva ormai come
una « regina destituita », una « serva »
o una «mendicante». Aveva peccato
con Hitler. Anche la Svizzera aveva
avuto i suoi entusiasti per il nazismo.
La chiesa aveva resistito ed era sopravvissuta, ma non era riuscita a
fermare questo processo di deterioramento. La via del futuro diventava
una via scoscesa e difficile in un’atmosfera priva di gloria umana. Il destino delle fiorenti chiese dell’Asia Minore e del Nord Africa, e delle scuole
di Alessandria e di Antiochia, gravava ora sul futuro della vecchia Europa come una minaccia continua. Ma
perchè — dice ancora Barth — la Chiesa si preoccuperebbe di una gloria
umana e di trovarsi su una via stretta? Liberi da ogni idea di successo
dobbiamo guardare al Regno di Dio
anche se dobbiamo camminare, come
Pietro, sui flutti per incontrare il nostro Signore.
Qggi, a sedici aniù di distanza e in
pieno miracolo economico c’è da
chiedersi se questo giudizio sull’Europa e sulla Chiesa europea può essere
mantenuto. Ci troviamo veramente all’alba di una nuova grandezza? Oppure il nostro volto rifiorente è da
paragonarsi ad un «sepolcro imbiancato» ohd nasconde delle strutture
ormai in putrefazione? E’ certo che
siamo cresciuti ed abbiamo occupato
i posti di comando dell’umanità, nutrendo un animo intollerante e violento che produceva roghi, scomuniche e massacri di ogni genere. Purtropi» questo nostro passato sopravvive in ogni forma di provincialismo
attuale e in quello spirito demoniaco
che sempre ci convince di superiorità e supremazia. Il mondo delle religioni asiatiche, generalmente aperto
ad ogni forma dì religione si rifiuta
sempre più di dover imparare qualcosa dalla nostra religiosità europea.
La nostra condotta ci ha squalificati
G meglio ha squalificato la nostra culiura.
Il tempo dell’Europa è oggi un< tempo di pentimento. Con timore e tre
more bisogna saper rivedere il proprio passato rinunciando ai propri
preludiai. Questa terra, già luogo di
furti e di sangue, può ancora vivere
del perdono e quindi di pentimento
La Chiesa europea potrebbe uscire
rinnovata, da questo suo atto di confessione, e capace di contraddire il
suo {lassato supplicando con autorità gli uomini ad essere riconciliati.
Questo è stato un aspetto del lavoro
di Agape, ma perchè non è diventato
l’aspetto della nostra chiesa in gene
rale? Abbiamo scritto altre volte sul
dialogo, come segno dei tempi: perchè non dovrebbe essere il segno delrevangelismo italiano? perchè la « Gi
nevra Italiana» non dovrebbe diventare un luogo di incontro degli uomini, visto che crediamo nella riconciliazione?
L’uo.mo euroi>eo è ancora troppo
Hialato di queirinfallibilità che innalza dei muri, di separazione e proibisce rincontro. Perchè non invitare e
favorire il dialogo tra coloro che si
ritengono irrimediabilmente tagliati
fuori dagli altri per ragioni d’incomprensione politica e religiiKa? Non
avremmo tutti da imparare da un tale incontro? E‘ socialmente utile ed
indispensabile sapere come gli altri ci
giudicano e le ragioni delle loro critiche. E’ teologicamente sano incontrarci come uc-mini pronti ad imparare. E' soprattutto evangelico poterci ritrovare a mani vuote davanti a
Colui ohe può dire ohe le cose vecchie sono passate mentre ci largisce
le novità della Sua grazia per il domani.
Servendo gli uomini sulla via della
riconciliazione e dell’incontro avrerno certamente imparato cose nuove nella vecchia Europa. Invece, scegliere tra due Italie di colore politico
diverso, applaudire le crociate moderne o prendere parte alla lotta delle
sinistre, può avere il suo valore altrove, ma non in ima chiesa avvisata e
attenta al segno dei tempi e al tramonto della supremazia europea. Irrigidirsi negli schemi vecchi che considerano colui che vive al di là della
propria barriera politica o religiosa
o del proprio modo di pensare, senza
timore o tremore, vuol dire negare
che il Signore è Signore di tutti gii
uomini e di tutti i piensieri. In altre
parole rifiutare il dialogo, come espressione del nostro pentimento e della
nostra fiducia in Colui che perdona
e riconcilia, vuol dire dar prova di incoscienza evangelica e quindi politica. Renzo Bertalot
il) Die clirisilielie lìol.scliaf !m lieiilliji-ii
Europa, 19M6.
iiiiiuiitmiKimuiiimmiiiiiiiiiiiiiiiiiiiaiii
iiiiiiiiiiiiiuiiiiumiiui
iiiHUMimiiiliiiiiiiiiilimi
VERONA 20-29 CItJCNO 9902
La conferenza del III Distretto
La vecchia Verona è entusiasmante
nella luce serale, quando i delegati
cominciano a rexcogliersi nell’austero
tempio di via della Pigna, a pochi
passi dal duomo. Purtroppo non vi sarà tempo di ammirare questa città,
dato l’orario dei lavori della conferestiza, che non permette evasioni; ma la
vivacità e l’interesse delle discussioni non farà rimpiangere la rinunoiii.
Il Pastore Soggin nel culto di apertura, predica su Atti 17: 6-7 e I Tessalor
nice.si 1: 2-4 Siamo messi .subito di
fronte al fatto che o.ggi l’accusa di
« mettere sossopra il mondo » non può
più essere formulata contro la chic
sa; d’altra parte, se si guarda alla
vita dei Tessalonicesi, non risulta che
essi usassero una particolare tecnica
di evangelizzazione. Qual’era dunque
il « segreto » per ottenere quei risultati che oggi le nostre chiese sono ben
lontane dal raggiungere? Ce lo dice
Paolo, quando parla della «costanza
della vostra speranza nel nostro Signor Gesù Cristo ». Non si tratta dimque di un « segreto » ohe si è perso col
tempo, ma di un atteggiamento che
anche alle nostre chiese è perme.ssc
di avere : la costanza nel mettere integralmente la nostra vita sotto la signoria di Cristo. Questo è il «segreto »
della comunità di Tessaìonica, che
per il resto non era la comimità ideale ma aveva dei problemi simili ai nostri; anche le nostre comunità potranno dunque «mettere so,>sopra il
mondo», purché ogni membro sappia
veramente sperare con costanza nel
Signor Gesù Cristo.
Il mattino seguente, prima che inizino i lavori abbiamo il tempto di dare
un’occhiata al duomo: vi troviamo il
Pastore Naso il quale ha l’aria di pensare molte cose, mentre il coro intona
il « Kyrie eleison » ; ma in questa conferenza il problema dei rapporti con
it cattolicesimo non viene affrontato,
se non in un caso particolare, quello
dei matrimoni misti. Alle 8,30 i lavori
cominciano, sotto la direzione di un
seggio com^posto dal Pastore Colucci.
Presidente, Ing Carlo Tagliabue, Vicepresidente, sig. Danilo Passini, Segretarie. Con la relazione delle chiese
e tutta l’attività del distretto che viene presa in esame dalla conferenza;
alcune comunità hanno svolto un’attività normale, altre segnalano qualche nuova iniziativa. Como ha raggiunto l’autonomia ed è impegnata
nella sistemazione della nuova sala
comunitaria. Nei mesi di marzo, aprile e maggio si è tenuto prima del culto un corso per responsabili. Il programma del corso è quadriennale;
quello di quest’anno verteva sulla predicazione, mentre i seguenti tratteranno delia cura d’anime, della chiesa e
ministeri, della riflessione sulla fede
(dogmatica). A Bergamo si è riaperta
l'unione giovanile e si è formata una
biblioteca con cui si spierà di aiutare
i membri ad approfondire il loro p>ensiero cristiano. Milano continua il lavoro nella diaspx>ra e recentemente ha
iniziato una attività a CuvegUo in
provincia di Varese. Nelle chiese svizzere continua intenso il lavoro fra
gli italiani ; il Pastore Tron non è presente, ma si p»ensa con riconoscenza
all’opiera ohe egli compfie con assolu
ta dedizione a Losanna e Ginevra.
La com-unità di Verona, ohe questo
anno .ha compiuto dei buoni progressi, si occupa anche del Centro di assistenza agli emigranti. L’emigrazione
è in aumento e il problema di fornire
un’adeguata, cura spirituale agli italiani all’estero diventa sempre più
scottante.
Accanto a queste nuove iniziative e
possibilità, molte chiese lamentano
una totale chiusura deirambiente, per
cui si deve parlare di una sostanziale
staticità, quando non di regresso: ma
in questi casi il mantenere le px)sizioni di fronte alle pressioni dell’ambiente è già un dato positivo. Sotto
questo riguardo è sintomatico il caso
di Brescia, dove i matrimoni misti sono avvenuti tutti in chiesa cattolica;
ma qui sorge un problema: accade ohe
gli evangelici che accettano il rito
cattolico richiedano al pastore il certificato di battesimo. Non si facciano
pressioni ma si avverta chiaramente
Tinteressato dell’uso che ne verrà
fatto, in base al quale egli verrà impegnato a non « pervertire » il coniuge cattolico e a battezzare cattolicamente ì figli. Spjesso lo si ignora, e sono quindi della massima utilità delle
messe a punto come quella del Pastore Ribet In un numero speciale del1’« Araldo », la cui pubblicazione da
parte della « Claudiana » pare prossima. L’argomento è importante e compreiide molti problemi oltre a quello
discusso : si decide che una commissione (Pastori Ribet e Alessio e sig.
Danilo Passini) riferirà a una riunione autuimale, ohe p>otrà essere una
conferenza distrettuale o una riunione di consigli di chiesa, eventualmente anctie metodisti. Ecco l'o. d. g.:
La conferenza invita il Seggio a
nominare una commissione per riferire a una riunione distrettuale
nel prossimo autunno sul problema dei matrimoni misti e della loro ripercussione nella vita delle
chiese del nostro distretto.
La discussione delie relazioni delle
chiese ha occupato gran parte della
niattinata, ma l’esame che ne è risultato è stato più approfondito che negli anni scorsi. Merito della nuova
conformazione del distretto, che comprende soltanto più la Lombardia, il
Veneto e le chiese di lingua italiana
della Svizzera francese e tedesca. Per
quanto riguarda l’attività generale, invece, è troppo presto p>er dire se la
suddivisione del vecchio lì distretto
darà una spinta maggiore alla collaborazione fra le comunità; in questo
la valutazione concorda con quella
della Conferenza di Genova dell’attuale II Distretto. Si sente però che
una collaborazione tra gruppi di chiese è la premessa indisptensabile p)er
una maggiore incidenza suU’arobieinte; perciò vien fatta la p>rop)osta di
attuare in via sperimentale un presbiterio lombardo, comprendente le
chiese di Milano, Como, Bergamo,
Brescia. Tale proposta che mirerebbe
intanto a promuovere delle attività iii
comune tra queste comunità, desta i
sospetti dei delegati delle comunità
venete, i quali vi vedono il pericolo
di una concentrazione di forze e di
mezzi in un settore, con la conseguenza di lasciare il Veneto abbandonato
ed isolato. Ma questa non è Tintenzione di chi appoggia la proposta: il
presbiterio non esautora il distretto,
ma serve soltanto a mettere in comune, perchè siano usate più efficacemente, le forze di alcune chiese, non
di tutto il distretto a favore di ima
piccola parte di esso. Nulla impiedisce che l’esperimento sia attuato an
che nel Veneto, ma, trattandosi appunto di un esperimento, è preferibile iniziare in un solo settore, dove Ig
condizioni sono più favorevoli. La discussione termina con un o. d. g.:
La conferenza autorizza gruppi
di chiese a cercare nella linea presbiterale una collaborazione più
stretta, purché questo si compia
sotto U controllo della normale au
torità distrettuale.
Alla ripresa pomeridiana si affronta il problema del pastorato femminile. Tutte le chiese in cui si è svolta la
discussione hanno risposto affermativamente, alcune con attenuazioni, altre più nettamente. Questo non vuol
dire che tra i membri della conferenza ci sia univocità; la discussione è
anzi accesa, talvolta persino dramma^
lica. Ma il confronto non è tra un sì
e un no; piuttosto tra una posizione
favorevole e una pKJsizione di attesa,
variamente giustificata; tant’è vero
che l’o. d. g. non avrà voti contrari,
ma soltanto astenuti. Il Pastore Colucci non ritiene che sia giunto il momento per una decisione: il fatto ohe
il problema sia in discussione da 14
anni dimostra soltanto l’assenza di
argomenti decisivi e non giustifica
punto la fretta con cui si vorrebbe arrivare a una conclusione. Oggi il pastorato non è più l’unico servizio a
pieno tempo ohe si offre alle dorme,
e d’altra parte proprio il pastorato,
nella sua attuale configurazione, è
messo in discussione nel quadro della ricerca sui ministeri. Non converrebbe aspettare che tale ricerca sia
conclusa? Per il Pastore Ribet non bisogna troppro facilmente passar sopra
alle difficoltà pratiche che il pastorato femminile porrebbe. Favorevole in
linea di principio, egli ritiene che la
situazione italiana non sia ancora
matura e si dichiara per l’attesa.
Più numerose le voci nettamente
favorevoli, da ohi paventa un allineamento sulle posizioni più retrograde
ed esorta decisamente a seguire l’esempio dell’Europ)a Centrale e Settentrionale, a chi può ^à rifarsi ad una
esperienza pratica (il delegato di Pe
Ionica, dove delle donne hanno ripetutamente presieduto il culto), a chi
sottolinea il fatto fondamentale che,
secondo il Nuovo Testamento, il dono
profetico è dato anche alle donne, e
tale dono implica la predicazione, l’insegnamento, la cura d’anime. Le difficoltà piratiche sorgeranno, ma non
è pxxssibile risolvere in via preliminare, e non .sono solo prerogativa delle
donne. Infine si vota, a grande maggioranza, il seguente o d. g. :
La conferenza, esaminato e discusso il rapporto della Commissione dei Ministeri su( pastorato
femminile, pur riconoscendo che
possono sorgere delle difficoltà di
ordine pratico nell’ammissione delle' donne al pastorato, non le ritiene insuperabili, e dà la priorità al
principio fondamentale, esprime« ■
do altresi la propria riconoscenza
a Dio per aver suscitalo nella Chiesa questa nuova possibilità di servizio. Tenendo conto che non solo
nella società moderna, ma anche
nella stessa comunità ecumenica
le donne sono preparate ad assiimere responsabilità sempre più ampie, ritiene che I’amraissione delle
donne al pastorato faccia parte
della necessaria e doverosa evofiizione di una Chiesa aperta e fedele.
I lavori si chiudono con reiezione
della Commissione Distrettuale, che
viene riconfermata: Pastore Liborio
Naso, Presidente, Dr. Roberto Isenburg, 'Vicepresidente, Pastore Thomas
Soggin, Segretario.
La comunità di Verona ha esercitato un’esemplare ospitalità, e un caldo
ringraziamento completi qùesto resoconto. Bruno Rostagno
Consultazione sul disai'nio
(segue dalla 1“ pag.)
si progetti di accordi interìiazionali. Pur
riconosceìula il valore dei negoziali condotti dalle nazioni in causa, siamo certi
che il dialogo su ¡uni i problemi che dividono le grandi potenze deve essere impegnato ad un livello più, profondo. Nel
corso della nostra consultazione, questo
dialogo è stato possibile e sùmio convinti
di due cose: IJ anzitutto dell*importanza
e della necessità di altre consultazioni di
questo genere, perchè senz’ombra di dubbio contribuiscono ad eliminare numerosi
nudintesi e timori e ad accrescere la fiducia fra lo nazioni; 2) in secondo luogo, delle ritx'he possibilità che, per la sua
stessfi natura, si offrono alla comunitit crè
stiami di dar Vesenipio di un tale dialogo, sulla base della, fiducia cristiana e ilei
rispetto (Iella verità, con Ui speranza di
esplorare pure dei sentieri su cui molli
altri ¡wssano incamminarsi.
Posta di fronte ai problemi critici
del disarmo, l’opinione pubblica ha dato
prova di scoraggiamento e, in molti paesi,
le Chiese non hanno parlalo come avrebbero domUo. Ciò proviene da un certo
scetticismo circa le possibilità di un reale
progresso, I partecipanti alla consultazione avvertono quanto' sia grave questa mancanza di fede e di decisione in seno alla
famiglia cristimia internazionale, e si sentono impegnati a risvegliare un nuovo
senso delle responsabilità, fondato sulla
fiducia nella potenza di Dio, I cristiani
devono pregare senza soste, con tutto il
loro cuore e lavorare con tutte le loro
forze per urut pace giusta. Un opinione
pubblica bene informata può avere una
parte importante in tale senso. I cristiani
dovrebbero essere gli ultimi a disperare
e i primi ad ispirare e a riprendere fidu-
3
K. 27-28 — 13 luglio 1962
pag- 3
Giovanni Pascoli
un rogo mancato
doppio
taglio
"Il Pascici dinanzi alle piccole cose
della realtà guarda aH’infinito e pssa
il mistero della vita". Questo è il tema d’italiano per gli esami di Stato
negli istituti tecnici. Cinquant’anni fa
Giovanni Pascoli moriva. Le celebrazioni del 1962 soru> state modeste,
quasi inosservate per i più. Pascoli
nel mondo d'oggi, al pari di tanti poeti genuini, è un sorpassato. Chi lo capisce più? o meglio chi lo "ama
più”? Perchè questo è necessario:
amarlo. Amare il suo dolore e il suo
tormento per tutto ciò che di cattivo
e di ingiusto c'è tra la gente, amarlo
abbastanza per saper scorgere oltre
alla voce del grillo e allo stormir delle fronde, oltre alle "pìccole cose” la
grandezza del pensiero pascoliano davanti al mistero della vita che Pascoli scrutò con un’ansia nuova, fuori
delle passioni del suo tempo e pure
aderente alle vicende umane che fanno, bene o male, la storia. La stessa
grandezza che troviamo in ini davanti
al mi.<itero della morte; davanti a Dio.
Gran parte della critica ha presentato sui banchi di scuola l’immagine
di un Paioli tra candele accese di
altarini e proces.sioni, baciamani, madonnine e rosari. Indubbiamente l’ex
alunno del collegio di Urbino visse la
sua infanzia tra l’incenso delle sacristie e i santini papali e molte delle
sue poesie riflettono quel costume,
ma sotto il bigottismo dell’ambiente
"ruomo’’ Pa.scoli visse un’altra vita,
interiore e profonda, dove la Fede
non sazia di manifestazioni superficiali e (ti vana retorica rimaneva, .sola
e inquieta, a ricercare Dio.
Tale ricerca fu anche una lotta contro ogni ombra e in que.sta lotta il
poeta .'ice.'ie con ogni mezzo ed ebbe
punte polemiche che qualche .secolo
addietro avrebbero tra.scinato il dolce
cantore di Myricae .sul rogo dell’eresia.
Cinijuantasei unni fa in una lettera inviata al padre Pistelli Giovanni
Pa.scoli si esprimeva cos'i: «Del resto non solo io ma anche Mariù (la
sorella) siamo in uno stato di odio
profondo, di ribrezzo e di schifo per
il pretismo. per questo paga*iesimo
senza bellezza, per questo cattolicesimo senza Cristo, per questo infamissimo trust dello sfruttamento
mondiale della coscienza religiosa.
Non vorrei morire senza aver gittate
il grido di guerra... ». Parole assai
forti. ¡1 pagane.simo non aveva che la
bellezza del mito, la poesia del pensiero, la pos.sente .semplicità degli
splendidi templi, il cattolicesimo, inteso nel vero significato di universalità, non può avere che Cristo. Neghiamo al pagane.simo la sua bellezza e al cattolicesimo il Cri.sto e le
due religioni non .saranno più che
squallidi sepolcri nei quali si corrompe una mortale forma. Le altre parole di accusa non hanno bisogno di
commento. Pascoli ne riprese più tardi il motivo quando, nella lettera all’amico Finali il 18 giugno 1911 auspicava che Vittorio Emanuele II (il
primo re d’Italia che iniziò le ostilità
con il Vaticano) potes.se cominciare
un’opera di risanamento morale senza la quale l’Italia sarebbe ricaduta
« in mano del cattolicesimo ossia della amoralità e della immoralità ».
Nè si ferma qui la serie delle stoccate, davvero incredibili nel mite cantore, contro le istituzioni cattoliche.
Riguardo ai gesuiti, in una lettera ed
sindaco di Castelvecchio, del 18 maggio 1911, Pascoli CO.SÌ definisce l’opera della Compagnia di Gesù : « ...il
loro culto sanguinante e atroce... ».
« La sozza carneficina rituale dei gesuiti... ». « Le profanazioni del culto
cristiano ». « ...Le loro brutte ereticali invenzioni del Sacro Cuore ».
Sfogliando nel ricco epistolario si
trova pure in una tra le tante lettere
inviate alla domestica Attilia questa
espres.sione di rammarico: « Come si
starebbe bene costì a mangiare polenta se anche costì non ci fossero tanti
vigliacchi e il prete! E’ la cosa più... »
e qui non possiamo riferire per decenza la definizione triviale quanto
colorita che il Pascoli offre del personaggio .suddetto. Riprendiamo là
dove lo scrittore seguita: « Gli uomini non avranno pace finché ci siano
i preti. La religione, cioè la bontà e
l’amore, non trionferanno se non
quando non ci sarà più un prete su
questa terra ».
Giovanni Pascoli ha scritto così.
Parole che la più violenta ccmipagna
antidericede non userebbe forse oggi
perchè poco diplomatiche. E noi nem
le abbiamo riferite per cercare nel
Poeta un cdleato o peggio un complice per il nostro presunto anticattolicesimo. Ma, come abbiamo detto,
questo Pascoli inedito ci è sembrato
interessante.
Perchè il Pascoli, per dirla in termini semplici, "ce l’aveva tanto su"
con i preti e con il cattolicesimo?
Non lo sappiamo con certezza. Le
sue opere sono ispirate ad una bontà
e generosità veramente rare. Egli non
ebbe una religione ben precisa; per
lui religione significò, come scrive nella lettera alla domestica, "bontà ed
amore". Forse, se ci guardiamo bene, l’essenza della religione è tutta
qui. li Comandamento è chiaro nella
definizione pascoliana, per il resto
egli fu talvolta mistico talvolta panteista, ma fedele sempre a quella definizione, e alla figura di Cristo. Basterebbe ricordare l’inno a Mazzini
dove la rappresentazione del Calvario assurge ad una bellezza epica culminante nel verso... « Diceva il volgo: — Se sei Dio discendi! —
« E’ Dio — dicesti — pierchè v’c
salito! ».
« Vedete il caso mio » scrisse Pa.scoli, « quelli di cui ho cantato la comunione mi scomunicano, quelli per
cui ho gridato ’’Pace” mi chiamano
chierico ».
Non c’è nulla di strano in questo.
E' destino comune di chi, guardati
do in alto a ideali più puri, ha in
odio i ccmipromessi e le camarille, rifugge dalle pastoie del dogma e chiede alla propria coscienza cristiana la
libertà del pensiero.
Solo, incompreso, assillato per tutta la vita da preoccupazioni di carattere finanziario, il mite e generoso Pascoli, figlio deir ucciso rimasto
senza giustizia per Tomertà e la vigliaccheria degli uomini, trovò parole di fuoco contro il clero, lui che in
tante poesie si compiacque passare in
rivista ogni forma rituale e liturgica
del cattolicesimo, dal papa al culto
di Maria. Ma, a pensarci bene non è
strano l’apparente contrasto. Là egli
condannava per sua convinzione di
uomo profondamente cristiano, qui si
fermava a illustrare con fraterno
amore le espressioni religiose dei suoi
fratelli, dei semplici cuori di campagna che in una religione, qualunque
sia, si adagiano fiduciosi credendo di
far bene a far così.
La dolce visione dei poemetti cristiani che ci riporta con suggestiva
efficacia alle sorgenti pure del cristianesimo dei primi martiri è quanto di
più fomiamentale Pascoli ci abbia
dato della sua religione. Possiamo ripetere con Pascal "cercare Iddio vuol
dire averlo già trovato”. Il Pascoli dovette sentire questa certezza poiché
accettò il Cristo come Salvatore: Il
resto non conta. Anche se in altri
tempi per il cantore della bontà e
della fraternità si sarebbe acceso un
rogo su qualche piazza della "Romagna solatìa’’. Marco
Il miracolo è un fatto straordinario, cljc
non si riesce a spiegare. In effetti, tutto
è mira<-olo nella vita dell’univetBo, percliè tnUo è sorprendente e spesso ciò che
è sorprendente è anche portentosamente
bello. Le leggi che regolano il coreo degli astri, la luce del sole, fino al semplice
sbocciare dei fiorellini dei campi, non
sono fatti straordinari e meravigliosi? Ma
in un paese cattolico, ove, accanto a questi miracoli deU’nniverso che manifestano
ro>pera di una intelligenza suprema, si
verificano altri generi di miracoli, come
statue ohe piangono, ritratti che muovono gli occhi, eoe., la paro.la miracolo viene usata con molta facilità. Così, ad esempio, si parla, da alcun tempo, di « miracolo italiano ». Ma, innanzi tutto, se consideriamo un miracolo ohe la situazione
economica italiana sia ottima, vuol dire
che ciò si deve ad un intervento soprannaturale e non allopera di uomini. Orbene, nonostante il nostro sentimento religioso, per cui scorgiamo la volontà di
Dio in ogni evento, vorremmo die il buon
andamento di una nazione dipendesse
anzitutto dagli uomini che la governano.
In realtà, con la parola « miracolo », in
questo caso, si vuol far eomprendere che
la classe dirigente e il popolo italiano
d’iniziativa privata in prima lineai, comparativamente al punto di partenza ed a
quanto nel frattempo si è verificato negli
altri paesi, hanno compiuto un miracolo.
L’Italia non ha mai conosciuto un periodo di eguale iloridezza, nonostante sia un
paese che abbia perso disastrosamente una
guerra, nonostante tutte le difficoltà dell’epoca attuale; quindi, è legittimo parlare di miracolo.
Ma un miracolo, per noi che non riusciamo a comprendere i miracoli delle
statue che piangono o si muovono, è tale
quando realizza un fine, uno scopo, e
questo fine lo raggiunge in pieno, lo soddisfa complelaiuente, come vediamo che
fu per tutti i miracoli operati da Gesù.
Quando, di fronte alla folla affamata,
Gesù compì il miracolo della moltiplicazione dei pani, narrano i Vangeli che
tutti furono sazi, ed anzi, rimasero anche
dodici ceste piene. Lo stesso non può dirsi
del miracolo italiano. L’indice generale
della produzione si è accresciuto, le espor
Tappe siciliane : Agrigento, Grotte, Caltanissetta
U incubo della “mafia,,
e la sete dell’Evangelo
L’Agrigentino è uno dei lombi delia
Sicilia dove l’attività mañosa investe
la vita pubblica in misura cospicua;
anche qui come nel Trapanese e nella
provincia di Palermo i tentativi di
rinascita del mondo agricolo sono stati stroncati dalle forze associate della mafia, del banditismo e dei gruppi
politici conservatori.
Un quadro agghiacciante di tale situazione lo scopriamo nel recentissimo libro di Michele Pantaleone, « Mafia e Politica », in cui l’autore accenna alla creazione d’una giovane mana, proveniente dalle campagne, che
applica la tangente sugli elettrodomestici, sulle attività commerciali e controlla il mercato ortofrutticolo e persino i servizi funebri. Ogni tentativo
onesto per stroncare alla radice questa enorme potenza è andato frustrato per l’omertà diffusa, la paura e
quindi la mancanza di indizi e di prove sicure. Basta leggere « Il giorno della civetta» di Leonardo Sciascia per
scoprire Tamara realtà di un mondo
mafioso e le sue connivenze in alto e
in basso della società, mentre il popolo purtroppo, p>er dirla con l’autore « cornuto era e cornuto resta : la
differenza è che il fascismo appendeva
una bandiera solo alle coma del popolo e la democrazia lascia che ognu
no se l’appenda da sè, del colore ohe
gli piace, alle proprie coma... e l’umanità è un bosco di corna.. ». Per questo
inganno continuo la vita è un carcere
perenne per il popolo «una continua
tribolazione, perchè i soldi mancano,
il lavoro che ti fa peggio d’un asino.. »..
Eppure i mafiosi, quelli che staimo in
alto, che tengono schiavo il popolo
soi^o spesso religiosissimi; ecco le parole che lo Sciascia fa dire ad un ca
pomafla : « vado in chiesa, mando denaro agli orfanotrofi... la chiesa è
grande perchè ognuno ci sta dentro
a modo proprio ». E questo clima mafioso si estende purtroppo oltre lo
stretto, come afferma ancora un per
sonaggio dell’autore agrigentino :
« Porse tutta ITtalia sta diventando
DIASPORA
ADRIATICA
Il nostro centro di Rimini (via Lepidia
3) svolge durante questi mesi estivi un
serviizio intenso, sia per gli evangelici italiani che per quelli stranieri.
La collaborazione di Pastori tedeschi e
svizzeri assicura il culto in tedesco ogni
domenica mattina, alle ore 18 dello stesso giorno ha luogo quello in lingua italiana. Ogni domenica al fervente gruppo
degli evangelici residenti nei luoghi si
aggiungono quelli che trascorrono le ferie al mare.
Domenica 8 luglio si è svolto un inconU-o fra una rappresentanza della comunità di Firenze e gli isolati della nostra diaspora e alcuni villeggianti.
Sicilia; gli scienziati dicono che la linea della palma, cioè il clima che è
propizio alla vegetazione della palma,
viene su, verso il Nord, di cinquecento metri ogni anno... La linea della
palma... Io invece dico: la linea del
caffè ristretto, del caffè concentrato...
E sale come Tagc di mercurio di un
termometro questa linea della palma,
del caffè forte, degli scandali; su su
per l’Italia, ed è già oltre Roma... ».
Anche in Agrigento, nella terra della mafia TEvangelo è annunziato :
gruppi pentecostali attivi, avventisti,
e la comunistà nostra sono una speranza od una promessa per la rinascita sociale e spirituale; nella graziosa
chiesetta valdese, alla presenza d’un
folto gruppo di fratelli e sorelle nonché di Pentecostali ho battezzato la
terzogendta del caro collega Aldo Rutigliano (le due prime le avevo battezzate in occasione d’un giro nel Sud
in quel di San Giovanni Lipioni). Ho
rivisto con gioia le sorelle del collega
G. Castiglione, il prof. Sciascia, la
mamma di Archimede Bertolino; una
simpatica famiglia svizzera, 11 carissimo Ciro Buffalo ed altri ancora il cui
nome mi sfugge. Ci rallegriamo della
collaborazione dei vari gruppi evangelici (pentecostale, avventista e vai
dese) in un’azione evangelistica sempre più vigorosa nella città.
Non dimentico: Grotte: il grande
tempio restaurato per interessamento del Pastore Selvaggio, originario di
Grotte; a fianco, le scuole evangeliche dal passato glorioso per la testimonianza che è stata data per mezzo
Icro ed ora cedute in fitto; poi, altri
locali in abbandono ed una sala dove
si tengono i culti per il modesto grupIX) di fedeli; v’era un’aria di tristezza e di melanconia sul volto dei miei
uditori ; essi pensano al passato, quando le scuole erano fiorenti, quando
c era il Pastore in sede, quando il tempio era pieno di fedeli L’emigrazione
soprattutto è stata una grave emorraggia per la compagine grottese. Essi
pensano che la venuta d’un Pastore
possa ridare alla chiesa prestigio, maggior numero di proseliti vita nuova
alla comunità. Me lo auguro! Riluto
quanto ho loro detto nel brevissimo
incontro: occorre una scuola materna o un doposcuola in modo da riagganciare una parte della popolazione;
le conferenze hanno fatto il loro tempo mentre un’azione sociale incide
ancora nelTanimo del popolo; le antiche scuole ne fanno fede. A Grotte
et sono ancora degli elementi solidi
ed affezionati e in America ci sono
molti amici originari di quella chiesa
tra i quali è bene ricordare il Pastore
Selvaggio, attualmente nel suo natio
borgo grottese. Si parla molto di vocazione e di servizio: ebbene per ima
insegnante evangelica consacrata, a
Grotte c’è una missione da compiere
e forse decisiva per la risurrezione
della Chiesa. Soprattutto, i fedeli superstiti, in un clima di preghiera e di
umile, perseverante testimonianza
possono compiere il miracolo come lo
compiono i grupi» pentecostali che
senza Pastori ufficiali creano comunità ferventi, soprattutto in Sicilia, tra
gli umiliati e gli oppressi. Agli amici
di Grotte il mio augurio fraterno.
Riprendo il mio sacco di pellegrino:
lascio alle mie spalle la pittoresca
Agrigento che domina la vai(le dei
Templi e m’inoltro nel cuore della Si<
cilia dove raggiungo Caltanissetta. La
cittadina d’aspetto moderno, ai piedi
del M. S. Giuliano, tra belle colline,
è importante come centro agricolo e
minerarie (zolfo). La diocesi del collega Sciclone è vasta: c’è un gruppo
notevole in città, px)i una grossa diaspora che tocca Alimene, Serra di Falco, Enna, Piazza Armerina; piccoli
gruppi la cui storia è sempre interessante per comprendere per quali vie
il Signore fa giungere la buona Novèlla della Salvezza. I Pentecostali
non mancano ed i colportori hanno
lasciato la loro traccia nel tempo passato con la Bibbia recata nelle case
con modestia e convinzione. A Caltanissetta la chi^a sorge nella zona popolare e si prospetta l’idea di darle
una sede migliore con Talloggio pastorale; la scelta non è facile; posizione
migliore, più centrale e forse ambiente più Ixirghese oppure restare nella
zona popolare dove i! reclutamento
avviene tra i poveri, tra i sottoproletari? Col collega se ne discute a lungo,
memori de! felice passato della nostra
chiesa fiorente tra i mereiai ambulanti ed oggi tra gli spazzini ed i cenciaioli del palermitano e della terra di
Avola. D’altra parte si comprende che
una posizione in luogo di traffico offre
possibilità notevoli di annunziare a
vari strati sociali il messaggio della
Salvezza. Il dialogo continua mentre
sulla piazza la traballante corriera mi
attende per raggiungere Riesi.
(continua) Il viandante
Domenica, Luglio
CONVEGNO
EVANGELICO
Italo-Francese
al Colle della Croce
Il culto avrà inizio alle ore
Il e sarà seguito dalla celebrabione della Santa Cena.
Portare la raccolta Psaumes
it Cantiques.
lozioni SODO aumentate in mUnra superiore alTaumento delle importazioni, diminuendo il disavanzo della nostra bilancia
commerciale; ma è altresì vero che assastiamo ad una lenta ma continua svalutazione monetaria, che colpisce sempre le
più modeste classi sociali a reddito fisso;
che sono in atto agitazioni sindacali per
rivendicazioni non certo ingiustificaie. In
effetti, gli equililn-i sono molli e forti.
Ancora qualclte giorno fà si leggeva su
un giornale una polemica tra due lettori,
uno che sosteneva di non potergbela fare
<-on 60.000 lire al mese, e l’altro che replicava: magari io guadagnassi 60.000 lire
al mese! Lettere del genere non sono infrequenti sui giom^i che hanno la volontà di pubbUcarle. Nello stesso tempo,
grosse speculazioni sulle aree fabbricabili
fanno guadagnare ad alcuni ingenti somme in pochi giorni. In die cosa consiste
questo miracolo italiano, quando si sono
costruiti appartamenti che si vendono a
dieci milioni e più il vano, e poi mancano, in una città come Napoli, ad esempio,
quattrocentomUa vani e duemila persone
vivono ancora in baracche alla periferia
insalubre della città? Ma, si sente ripetere, in quelle baracche hanno il televisore. E con ciò? Non ci si rende conto
che quelTanlenna della televisione, inalberata «u una miserabile baracca, rende
più grottesca e assurda la situazione italiana?
Siamo realmente sicuri e convinti che,
in questo italico miracolo, tutti abbiano
stabile lavoro e di che mangiare a sufficienza? Pochi giorni fa, verso mezzo.giorno, abbiamo visto, ferma per la via di
una grande città, mia famigliola, vorremmo dire se non fosse impietoso, riunita al
desco. Il ipadre affettava, per la via, un
grosso pane nero, solo alimento a quel
pasto, e lo distribuiva. Gli sguardi dei
piccoli seguivano avidi i gesti del padre.
Questo abbiamo visto con i nostri occhi.
E non è uno spettacolo insolito in certe
città dell’Italia Meridionale. Non ci si
venga quindi a parlare di « miracolo ».
Dove sono le dodici ceste avanzate? Allora soltanto crederemo anclie noi al miracolo.
« :jc
Pier Paolo Pasolini è stato condannato
ad una pena, giudicata ingiusta o irrisoria
a seconda della colpevolezza cite si attribuisce al giovane scrittore. Ma noi qui
non vogliamo esprimere alcun parere sulTiiomo e sulla sentenza che lo ha colpito.
E’ coniipilo della magistratura giudicare,
condannare o assolvere. V’è un fatto però
che vogliamo considerare. In tutti i tempi, l ane è stala esclusivamente arte, fine
a se stessa, e lo scrittore scriveva « come
dentro gii dettava ». Egli si limitava ad
essere un osservatore, attento, che trasformava poi in « letteratura », in « poesia »,
in « arte » ciò che aveva visto. Non sentiva la necessità di essere anche attore,
(¿nasi mai pretendeva di compiere altro
Cile un’opera d’arte, di creare, e se ritraeva non fotografava. Si sentiva un artista, soltanto un artista. Lasciava ai politici, agli economisti, ai sociologi, agli
scienziati, i loro particolari compiti.
Con ciò non vogliamo dire che lo scrittore non debba rendersi partecipe della
vita e non possa assolvere una sua funzione sociale. Pensiamo al potenziale rivoluzionario di certi iiPri, pensiamo a Leone Tolstoi, pensiamo, per citare un esempio, al contributo nella lotta contro lo
schiavismo di un romanzo come « La capanna dello zio Tom » della Beecher Stowe. Ma solo pochi libri hanno avuto tanto potere. Gli altri, quelli che debbono
essere letti da tutti, nelle ore di riposo o
sul tranvai, non possono, tutti e sempre,
raggiungere finalità sociali. Si è verificato
invece, anche qui, una inflazione, che non
giova alla icausa che si pretende di servire, perchè quando vi è inflazione occorre
molta moneta per acquistare anche poco.
E poi, il mondo è molto più vasto e
più complesso di quello elle prediligono
descrivere i moderni scrittori. Virgilio
Lilli, su il « Corriere della Sera » del I
luglio, parlando di essi, scriveva die sono
« come dii, di un grande fiume che corre, vedesse solo i gorglii dell’acqua contro i sassi del fondo del letto ». E jmù oltre scriveva : « Fa ridere, ancora, quella
loro tetra predilezione, come fenomeno
attuale della cultura, per le eterne, naturali e innaturali avventure del sesso; fa
ridere che considerino alla stregua delle
Pandette, o del calcolo razionale, o della
filologia comparata, il racconto a proposito del ragazzo invertito, o dei complessi
erotici dello squilibrato, al di fuori della
analisi scientifica che simili casi comportano in ben altra sede; non solo, ma che
si facciano un’arma, d’una simile ’cultura’, per la denuncia d’una società che
non è certo definita da tare nervose, fi.siologiche e ipocondriache del genere ».
Noi non ci reputiamo così gretti da
volere una censura che precluda agli scrittori di trattare certi argomenti. Tutto può
essere materia di arte ed ogni scrittore
deve essere lasciato libero di parlare di
ciò che vuole, come sente. Ma non vogliamo che uno stile o una maniera di
scrivere o un indirizzo di pensiero divengano una moda, proprio perchè <'onsideriamo la « moda » il contrario delTarte e
della cultura. Non vorremmo che si formasse il « mito » di una certa letteratura
e di una certa cultura, perchè siamo contrari per ragionamento e per istinto a lutti i miti. E non vorremmo, soprattutto,
che la segaalazione dei mali della società
allo scopo di migliorare tale società fosse
solo un pretesto, mentre il vero scopo
sarebbe invece il facile successo tra un
pubblico dagli istinti morbosi e i conseguenti lauti guadagni che l’arte non sempre procura. A migliorare la società nella quale viviamo, riteniamo ohe sia, sì,
necessario mostrarne tutti i mali; ma che
ciò non basti se non sapremo indicare anche lo vie del bene. E. V.
4
pag. 4
13 luglio 1962 — N. 27-28
I lettori ci strivono
e dialogano fra loro
Tre lettere sulla scuola
Ihi lettore, da Milano:
Ksregio direttore,
sono pienamente d'aecordo lon
lutto quanto afferma e «liiarisce Evelina Pons riguardo lo sciopero degli
insegnanti (v. n. 21 del Im Luce) e
rispondo alle due ultime domande
poste da Franco Sommani (v. n. 251
11 Non è affatto vero che chi cliiede gli aumenti li chieda sempre con
una scala per cui chi più ha più
riceve. L’ordine del giorno del Comitato direttivo centrale del Sindacalo Nazionale Autonomo della
Scuola elementare che proclamava
10 sciopero della categoria, da effettuarsi per settori, a cominciare
dal 12 giugno 1961, rilevava: a) «che
la mortificante retribuzione mensile
netta di lire fS.ftfifì per rinsegnante
elementare che inizia la carriera era
inadeguata alle minime esigenze di
vita b; h) « che erano ignorate ancora una volta le richieste legittime
del personale insegnante, direttivo e
ispettivo della scuola elementare
pubblica statale in ordine dWacceleramento della carriera e alla revisione dei coefficenti retributivi intermedi attribuiti ai maestri b.
2) Non è neppure vero che gli insegnanti scioperino sempre per il
loro stipendio e mai per la scuola.
L’ordine del giorno precedentemente citato denunciava « che, mentre
la scuola statale era carente di organici. di edifici, di attrezzature, di
assistenza e necessitava di provvedimenti immediati efficaci e risolutivi,
con altre proposte di legge — quali
11 Pliano idecennifle e il progetto
Franceschini — si tentava di aprire
larghe falle nel bilancio dello Stato
a favore della scuola privata )>. Anche rultimo sciopero venne proclamato non solo per ragioni economiche (corresponsione della indennità
integrativa già conce.ssa alle altre
categorie degli impiegali statali! ma
anche per ragioni ideologiche; procurare cioè che la priorità della funzione della scuola nel rinnovamento del paese fosse sempre riconos<iula, e non solo a parole.
Circa poi il parallelismo fra pastori e insegnanti era meglio tion
farlo: giacché è stato fatto, rilevo
l ite gli insegnanti non sono che una
categoria della grande mas.sa deglimpiegati statali, costretta a scioperare contro Governi e amministrazioni che comprendono solo azioni
di forza, proclamate da sindacali legalmente riionosciuti e consentite
dalla vigente Costituzione della Repubhlica italiana. Ezio Bonomi
Una lettrice, da Torino:
Egregio Signor Diretlore
Le chiedo an(‘ora un po’ di os-pitalilà, visto che sono siala chiamata
direttamente in causa dal pastore
Sommani.
Gli risponderò anche se ho l’impressione che si sìa sbagliato d’indi
rizzo perchè, mentre nel mio intervento mi sono limitala ad argomenti scolastici, era il Suo articolo di
fondo del n. 22 che metteva in parallelo pastori ed ingegnanti, riconoscendo però la diversa situazione nella chiesa e nello stalo.
Confesso che non mi è mai successo di sentirmi chiedere «onsigli teologici da un pastore, nè consigli sinda<‘ali da chi appartiene ad una diversa categoria! E ovvio che non mi
sento di darne, non mi sento di suggerire coniportamenli o risolvere casi di 40scienza a chi vive in situazioni diverse dalla mia, tanto più
considerando che gli interrogativi
del Pastore Sommani mi sembrano
formidali solo in funzione della sua
tesi di dissenso dalla mìa. Se invece
ì suoi cosiddetti dubbi fossero veramente tali, penso che la sede più
adatta per risolverli sia il Corpo pastorale o la Commissione dei Ministeri, più competenti di me a discutere sulla legittimità degli scio-peri
pastorali.
Comunque, con i miei modesti lumi, non vedrei un vero parallelismo
vocazionale tra pastori ed insegnanti: non basta il magro 27 a crearlo;
c’è diversità di datori di lavoro (se
così ci si può esprimere!'; mi pare
ci sia, inoltre, da una parte per il
credente, una vocazione di servizio
per n fraltfllo, dall’altra, oltre a
questo, il servizio dell-a Parola.
Quanto agli ultimi interrogativi.
essi mostrano come il nostro pubblico sìa sovente poco informato di
cose scolastiche e sono lieta di cogliere l’occasione per un supplemento di informazione.
1) Aumenti più grossi a chi più
ha: è giusto quanto afferma il pastore Sommani ed è quanto è sempre
stato richiesto dai sindacati, per lo
meno dallo SINASE. Purtroppo in Italia vige per tutte le categorie, il sistema dì collegare al grado qualsiasi
lumenlo.
2) Perchè gli insegnanti non scioperano anche per aule, materiale?
Risposta :
a) Il sindacato è una as^ciazione
di lavoratori ai fini esidusivainente
economici e non può agire per altri
scopi.
b) C’è stato l’anno scorso uno scio
pero di professori delle scuole medie contro il progetto di riforma
della stessa, sciopero proclamato da
un apposito comitato di azione.
CI Non da oggi soltanto gli insegnanti manifestano il loro malcon
lento su tutti i problemi di fondo
della scuola con convegni, incontri-,
relazioni, mozioni ecc. Basta scorrere le riviste scolastiche delle più
varie tendenze (salvo una!) per constatarlo. Ci son stati a fine aprile e
a fine maggio due convegni di partilo destinati esclusivamente alla
scuola: a Padova quello liberale e a
Poma quello socialista; sarebbe qui
troppo lungo parlarne, ma entrambi
iiiiiiiiiiiiiniiiiiiliiiiiiiimiiiiii
Chiariamo le idee
Leggendo il necrologio del compianto prof. Attilio Jalla comparso
sul n. 2f> dell’Eco delle Valli e firmato Gino Conte, sono rimasta profondamente turbala nel leggervi, a
conclusione del resoconto di una intera vita spesa generosamente al servizio degli altri ed alPamorevole
comprensione per il prossimo, la seguente frase: « Evidenienieiite non
sono questi gli uomini che mutano
il volto del mondo ma creano., ecc.».
Il significalo di quella frase è, sul
piano di un cristianesimo 4‘be faticosamente si cerca dì vivere, terribilmente negativa, demolitrice e
si onsolante. Certamente si può cani,
biare o tentare di cambiare il volto
de^ mondo in diversi modi.
Abbiamo assistito a prcfondi traslorinazioni causate dalla guerra,
dall’odio, dalle persecuzioni. Una
bomba atomica può cambiare in pochi istanti la faccia della terra ed anche fisicamente i suoi abitanti, ma
accanto a questo non possiamo negare che esìsta pure quel lento e poco appariscente cambiamento che apporta ruomo dì pace con una intera
vita dì pensieri retti, d¡ azioni giu
Sport e Resistenza
Un lettore, da Bergamo:
Egregio direttore
Sul numero 24 de La Luce, nella
rubrica a ì lettori ci scrivono » leggo
un suo corsivo dove, dopo aver lealmente e simpaticamente ammesso
che, qualche volta... la penna ci tradisce..., forse per chiudere con ima
hallula di spirilo, lei se la prende, a
mìo giudizio, inopportunamente, con
un iprovvedimento governativo che
destina alcuni miliardi alla costruzione di campi sportivi.
Badi che non sono un simpatizzante dell’alluale governo e non sono più nemmeno, data l’età, uno
sportivo praticante.
Seguo soltanto con interesse quello che, in lutti i campi, si fa o si
cerca di fare, per i giovani e, visto
come saranno erogati i famosi miliardi, destinali esilusivanienle a piccoli centri, soprattutto del meridione, dove manca qualsiasi impianto
sportivo, (e perciò sempre ¡nadeguati alle reali necessità), non riesco a
vedere, anche dal punto di vista educativo e morale, perchè <i sìa da
scandalizzarsi.
Consideri che nei (.!anipi-lScubla
costruiti dal CONI con i j)roventi del
Tolocal ciò, ormai in quasi tutti i capoluoghi dì provincia il calcio è rigorosamente escluso e forse ¡1 provvedimento le apparirà sotto altra luce. E per chiudere su questo argomento si deve ancìie ricordare che quei
miliardi, il governo non li sottrae
alla scuola, ma li ricava esclusivamente dagli spettacoli sportivi per
cui il tifo delle masse pseudo sportive, tifo <*he io pure condanno, come lei, serve almeno a finanziare lo
sport educativo nella forma che a
me pare la più efficace e producente.
Giovani fausti ed infausti:
La disquisizione un po’ pedante
per un giovane, del pastore Edoardo
Mìcol per giustificare il suo culto
del 25 aprile mi ha francamente deluso I
Non pensa anche lei che sarebbe
riuscito più chiaro e convincente so
invece di trincerarsi dietro la lesi
della libertà di celebrare il elìclo in
qualsiasi giorno dell’anno, cos:* che
lìessuno gii contesta, vi i- e'^so dello
lealmente peidxè aveva ritenuto op¡¡ortuno dì celebrarlo proprio il 25
aprile?
Se lo ba fatto e, penso, <*ol consenso del suo Consiglio di chiesa, è
indubbiamente perchè egli ritiene
giusto e lecito dopo aver reso grazie a Dio, (li rìcbiamare l’attenzione
dei suoi parrocchiani sul significato
del 25 aprile, significato che, penso,
lutti conoscono.
Vi si festeggia infatti il trionfo
della Resistenza e la sconfitta del fascismo, che mi guardo bene dal mettere sullo stesso piano morale, ma
che, sul piano storico, hanno sapupiilo entrambi attrarre e vn)tare al
supremo sacrificio anime generoìse
la cui memoria continua a vìvere nel
ricordo di chi le lia conosciute ed
amale.
Più ancora del 28 Ottobre il 25
Aprile è (luindi una data che divida
gli italiani e (Jie, purtroppo, continuerà a dividerli finché altri awenimenli storici, auguriamoci più lift*
l' per tulli, non l’avranno sospinta
nell’oblio.
Ma allora perchè proprio la Chiesa che predica il Perdono, la Carità
c rAmore fraterno vuol distìnguersi
in questo irrigidimento, in questa
discriminazione che ferisce chi sente
innato il rispetto per le opinioni altrui ?
Non soddisfatto della presa di posizione, veramente un po’ troppo
qualunquista di « bastian countrari »
he voluto semplicemente dire a Lei
quello che sentivo perchè ritengo
possa riuscirle utile di conoscere il
pensiero di lutti i suoi lettori, ma
sopratutlo dei dissenzienti.
('on molla stima e cordialità suo
Gùiacario Eytwrd
sic e buone, di desideri onesti che
fanno argine e diga alle forti correnti delle brutture disgregatrici della
vita. E’ un cambiamento die parte
dal profondo ed è il solo che possa
veramente costituire una solida base per ogni vera evoluzione. Perchè
soiiovalulare le forze dell’amore e
la potenza dello spirilo nel cambiamento del volto del mondo? Ognu
no di noi per piccolo ed umile che
sia può e deve far qualcosa in queste senso e nessuno sforzo buono e
inutile e cade nel vuoto o va perso:
tutto è nelle mani dì Dio die è il
grande Costruttore. Nella schiera
degli uomini di cui non conosciamo
lutti i nomi, ma che sono stati il sale della terra ai quali PUmanità è
debitrice della conservazione dei
suoi più alti valori ed ideali, il prof.
Attilio Jalla, che ha guidato intere
generazioni nella via della dedizione
ìnsegnaiido ad amare e servire il
prossimo e quindi l’Eterno con gioia,
ha pure un suo posto ben chiaro t
definito. Sono anche questi gli uomini ebe cambiano la facuia della
Urrà pur non suscitando capovolgi
menti violenti ed immediati.
Ho desiderato scrivere quanto sopra, non mospa da uno spirito polemico, ma unicamente perchè non mi
è sembrato giusto die il signor Conte partisse per le sue valutazioni
uriicamenle da un piano materiale
dimenticando il piano morale e spirituale die è pure nella nostra vita
una indiscatibile reallà
Grazielhi Perrin
Chiariamo le idee, d'accordo! ma
non facendomi dire quel che non
penso. 'Terribilmente negativa, demolitrice e sconsolante’ . la mia frase incriminata? Mi dispiace che
qualcuno abbia potuto intenderla
così, perchè nulla era più opposto
alia mia intenzione e al mio sentimento. Spesso, seriamente o scherzoìulo. alla Tipografia Subalpina dove c’incontraiHimo per Vimpaginozione dei rispettivi settimanali o fuori per Torre, abbiamo discusso, il
prof. Jalla ed io. di questioni politiche, e di rado si era d’accordo,
ma. almeno per quanto mi concerne
nei suoi confronti, ho sempre provato un profondo e affettuoso rispetto verso la sua capacità d’impegno
personale, la preminenza che in lui
¡ umano aveva sul politico. Questo e
non altro voleva esprimere la mia
modesta nota, questo Vaccento, nè
demolitore nè sconsolante. Deali uni
Dio può servirsi per mutare anche
visibilmente il mondo (che pur resti. questo mondo) e possono talvolta parere quasi disumani nella loro
passione rivoluzionaria; ad altri Dio
rivolge vocazione jmrticoiore a lascwrsi attrarre dalle umili cose,
grandi e vere, qiudi un uomo che
soffre, che cerca — proprio lui e
non un altro, non una classe — lavoro e dignità, e a testimoniare così dell’amore personale e unico che
Dio ha per ogni .sua creatura. Non
volevo esprimere una gerarchia di
valori {nè in un senso, nè nell’alno^): nè, del resto, spetta a noi giudicare; se un’ombra di questo giudizio si è. mio nudgrado, insinuata
nella mUi nota, ne chiedo perdono;
non però, a quelli che con un po
di veleno o con ottusità spirituale
mi hanno, altrove, malignamente
frainteso. Gino Conte
dai loro punti di vista hanno dibattuto appassionatamente ì grossi problemi iM'olastici del momento.
d) Le aule, le attrezzature, il materiale devono essere fornite per
legge dai comuni, non dalle autorila centrali. In questo (*aso, mollo efficace potrebbe essere proprio una
azione di protesta dei genitori, tutti
elettori e contribuenti, a nome dei
più diretti utenti, i loro figli; questo è un campo dì collaborazione
die è sovente ignorato ed in cui invece potrebbe essere faltivanienie
impegnato quell’interesse per la sequoia die la lettera del pastore Sommani rÌBp«<liiava. Eveliiw Pnn.s
lina lettrice, da Torino:
Caro Direttore,
vorrei tentare di dare una risposta
■à qualcuno degl’interrogativi che
pone il pastore Franco Sommani nella sua lettera sul penultimo numero
del giornale.
Mi pare necessario tenere ben distinti i discorsi sulla vocazione all’insegnamento da quell: sulle rivendicazioni economiche e conseguenti
scioperi, perchè non mi sembra che
la vocazione sia in alcun modo valutabile in un rapporto di lavoro.
Nessuno è pagalo più o meno, trattato meglio o peggio, assunto o licenziato in relazione alla sua vocazione, in nessun mestiere e in nessuna professione. Si terrà conto del
suo rendimento, delle sue capacità,
di meriti svariati, della sua necessità
di guadagnare: ma chi mai tien conto della vocazione? E del resto, come si potrebbe fario? Essa è un fatto die riguarda esclusivamente Tindividuo e Dio, die glie l’ha data ed
è il solo a conoscerne obbìeltivainenie l’esistenza e la consistenza.
La vertenza sindacale, la rivendicazione economica, lo sciopero riguardano invece tutta una categoria
coi suoi elementi buoni, mediocri,
scadenti, presenti in essa per vocazione talora, spesso invece per interesse, per caso, per errore.
Gl’insegnanti non mi paiono co
sli-tuire un’eccezione: non solo sono
di latto una categoria in cui la vo4‘azione non è mollo frequente, ma
questa non mi pare neppure necessaria alla loro buona riuscita professionale, a meno die per vocazione s’intenda una generica inclìnazio
ne a trasmettere ad altri le nozioni
die in qualche modo ci appassìoiianc e i melodi per acquisirle. Personalmente intendo qualdie cosa di
diverso: la necessità interiore di stabilire un colloquio ed un’amicizia
fra uno die comincia a percorrere
una strada e uno die ne ha già percorso un buon tratto.
Tornando agli scioperi, mi pare
che il cliché dell’insegnante-mìssionario non discenda tanto da un alto
concetto dì vocazione, quanto da
ceni pregiudizi román tico ^borghesi
die facevano dire a una mìa collega,
nell’im.ninenza dello sciapero: «Non
vorrete die ci abbassiamo al livello
degli operai! ». Col die essa includeva in un medesimo disprerzo
Topeiaio e la sua mercede, che sonc
invece entrambi degni del massimo
rispetto.
Se si lien conto dì questa distinzione, per 111'^ fondamentale, mi pare die il parallelismo con la situazione dei pastori si colori in modo
tale da proporre qualche interrogativo. Il pastorato è una professione
0 un ministerio? E se partecipa del
1 una e dell’altro, dove corre la linea di dcpiiarcazione Ua il servizio
(ristiano reso a Dio nella diiesa e il
servizio professionale prestato alRa
amministrazione ecclesiastica? Non
mi turba l’idea di funzionari ecclesiastici che scioperano, ma mi sorprende assai la possibilità di considerare il pastore come un funzionario, un professionista qualsiasi.
Tralascio di proposito altre domande interessantissime die pone il
pastore Sommani, perchè la farei
troppo lunga. E del resto vi saranno
altri (die avranno da dire la loro.
Laurentia Belforle
Poiché sono, prinui del collega
Sommani, responsabile dell’ accostamento della vocazione all’insegnamento e di quella al pastorato, desidero dire che, pur senza pretendermi libero da pregiudizi romantico-borghesi, sono pur convinto
che Tnttività dell’insegnante ha in
sè, indipendentemente dalla retribuzione, una contropartita di rapfwrii
umani (non tutti rosei, lo so), di relativa indipendenza e libertà d'iniziativa, di soddisfazione personale,
che l’operaio alla catena di montaggio non può avere che in grado molto minore e talvolta nullo: per questo, se va certo sfumata la dialettica
del pastorato istituzionale teso fra
ministerio e professione, questo deve essere fatto in qualche modo anche per rinsegnante, per il medico,
per l’uomo di legge, ecc. Sono fiducioso che nessun operaio avvertirà in
questo il minimo senso di superiorità nei confronti del suo lavoro ; c è
piuttosto, in me, la confusione perchè
la chiesa, per lo più, lascia l’operaio troppo solo a cercare il senso
vocazionale che il Signore dà pure
(d suo lavoro, Gino Conte
"Resistenti,, da secoli
l‘n lettore, da Torre Peliice:
Caro Direttore,
Vorrei che mi fosse lecito porre
al Signor Rostagno il mio punto di
vista di semplice cristiano e valdese
a proposito del film « AH’arnii siam
fascisti ».
; Da sempre sono esìstiti rivoluzicìi.irì e Frazionari, rinnovatori e conservatori, e fra questi estremi opposti s: è sempre estesa la massa
degli abulici e degli opporliiiiisti,
ovverossia la « palude », (come venne cliianiata durante la rivoluzione
francese).
Orbene io credo die per un cristiano, non di solo nome tale, e cioè
impegnalo, per un valdese non diiiìcntìco di una tradizione di ben
otto sc' oli di « resistenza » alla tirannide, airiìigiustizia c all’ignoranza, non vi debbano essere dubbi*
non scio egli non deve appartenere
alla reazione, ma neppure può appartenere alla « palude »; la conostenza del messaggio crisiìano gli
impone una jiresa dì posizione senza (''omproinessi nei confronti dei
poblcìiii del suo tempo, egli non
può accettare le situazioni stabilizzate, non vuole die si sistemino ì
p.oblemi sociali (e la propria coscienza) con l’elemosina, perchè Cristo non ba mai indicalo la via del
mccenalismio jo del palernailismo
bensì quella ben più difficile della
solidarietà, (e anche per questo venne c'.mlaniiatoL La parola di Cristo è «amore »; ora, a prescindere
dalla ])resun!a parzialità con oui furono raccolti, quelli proiettati sono
documenti lutl’allro die d’amore
verso il prossimo o di solidarietà
umana
Non 4*onfonda il signor Rostagno
l’umiltà, che noi (Tisliani dobbiamo
portare come elemento di equilibrio
nelle lette polìtiche del nostro tein.
po, con Facquìescenza ai polenti del
mondo: pensi piuttosto die trovandosi di fronte a uirallernativa di
forze reazionario-eonservalrici o progressiste egli i*ome cristiano non dovrebbe concludere a favore delle
prime, bensì delle se(onde, perché
le forze della reazione (l’egoismo e
le giustificazioni dei polenti), hanno
crocifisso Cristo, mentre gli umili
non solo ne hanno accettato la dutìrina. ma anche l’hanno propagandala perchè nessun interesse personale e nessuna situazione precosii*
tuila offuscava loro la vista intorno
a quale fosse il partilo da prendere.
Riccanlo Gay
Sì. ’’beati i poveri, perchè di loro
è il Regno dei cieli ”; a condizione,
beninteso, che sia chiaro che non
ba.<<ta esser poveri per essere "porori
davanti a Dio” (in ispirilo), e che
un ricco può essere "povero davanti
a Dio” e vivere realmente questu
povertà nei suoi rapporti con il prossimo singolo e collettivo. Quanto alla croce, il povero più povero e l'umile più umile sono corresponsabili
con il ricco e il potente di (¡tiesta
dimostrazione della giustizia di Dio.
a! di là della patente ingiustizia degli uomini e. sì, proprio dei "grandi”: corresponsabili, come si è. lut
iL beneficiari del dono di vita che
sgorga dalla croce del Risorto.
Un itinerario
Voglia perdonarmi ramico Franco Giampiccoli se posso dare seguilo soltanto ora alla sua giusta ridiiesta (« Eco » dell’8 Giugno), della quale mi aveva già accennato
in Maggio, ad « Aga|H' ». Essa collima con la necessità die anche io
avvertivo da tempo di una mia messa a punto, e lo ringrazio quindi per
ropxUirtimilà ora oiferlami.
Esporrò in tutta semplicità l’esperienza ( Ile mi ha portato da un lato
a trovare nella Chiesa Cattolica
quella completa fede cristiana (“he
mai avrei pensato s(*oprire, e dall’altro a fare sorgere in me un amore del tutto nuovo per la Chiesa
Valdese. Mentre sarò forzatamente
un po’ lungo — ma devo limitarmi
all’e&senzìale — vorrei pregare
Giampiccoli di concedermi di adoperare ancora il noi, onde rendermi
più scorrevole il dialogo; lo metterò tuttavia fra virgolette, a significare il suo particolare rilievo.
Nel 1933, al termine di un soggiorno a Londra con il (( team » centrale dei Gruppi di Oxford — la
cui parola d’ordine era allora « Impegnarsi affinchè ogni membro di
chiesa diventi una cellula vivente è
prcpagatrice di vita cristiana nella
propria chiesa » — il loro fondatore
fiank Buclimann mi disse: «Ora
che tu. Franco, rientri in Italia, devi lavorare per fare diventare i cattolici migliori cattolici Parole
queste davvero inusitate in bocca a
•un pastore protestante e per di più
rivolle a un protestante italiano! ».
fare diventare i cattolici migliori
cattolici f): era come se avessi dovuto arrainpicariìii su un muro di vetro !
Qualcosa tutlavia dovevo pur fare,
se volevo attuare l’impegno preso.
Ma se da una parte capivo —■ per
una semplice esigenza di chiarezza
e linearità interiore — di non potere pretendere di fare diventare i
cattolici « migliori cattolici » vse non
a\essi saputo io stesso in partenza
cosa questo signifiiasse, e se non
fessi stato capare di penetrare l’intimo contenuto del cattolicesimo per
poi convincere altri a diventare cattolici coscienti e ardenti — mentre,
in una parola, mi rendevo conto che
dovevo prima di tutto « farne l’esperienza » — d’altra parte confesso
che il pensiero di avviarmi in quel
la direzione mi turbava mollo, perchè paventavo in me (lualche cataclisma spirituale...
Poi, un giorno mi sono deciso...,
e per cominciare ho fatto una cosa
afsai semplice: ho coniinciato a pregare. In una preghiera prima timida
e sommessa, poi più insistente e calda ho (“hìeslo al Signori“ « dì concedermi la grazia di capire la Chiesa
Cattolica, di farmela amare così com’era e di togliermi i pregiudizi e
i partiti presi cìie avevo verso di
essa. E, mentre non mi sarebbe
stalo difficile avvicinare qualche dot
lo sacerdote per essere illuminato
sui capisaldi della fede cattolica, ho
¡:»veie fatto i primi passi nel cercari: di vivere giorno dopo giorno la
grande liturgia della Chiesa, dj penetrarla, di assaporarla, dì captarne
tulio il (“ontenulo spirituale. Oh, le
meraviglie d('lla pregln(ra! A mano
a nunu) die cadevano le jirevcnzioni. sorgeva in me un alletti; prolbndo e una penetrante conoscenza della Chit^su (ialtoljca: era come una
'sintonia nuova che mi ritmava le
sue appassionale note e mi inirodiieeva in vivente paiiecipazione nel
cuore della spiritualità cattolica....
Era un sipario die Ìenlanienle si alzava e dal buio fondo cominciavano a sprizzare bagliori sempre più
vìvidi ed estesi...
Scorrevano intanto gli anni e nel
1940, ricordo bene, lutto questo fervore di pregiiìera e di vita liuirgica
mi aveva medilalaiuenle convinto
che la vita della Grazia fluiva sovrana e completa nella Chiesa Cattolica e che tutto in essa si intrecciava
armoniosamente ed era ordinalamen
10 disposto a un unico fine: la salvezza deiruonio e del mondo. JNe
comprendevo ora i temi centrali: essi, invece dì costiliiire un diaframma opaco fra Gesù Cristo e me, mi
riverberavano continuamente la Sua
luce e la Sua volontà, e continuamente mi rilanciavano a Luì, stagliandosi netti, luminosi, razionali
sul mio orizzonte spirituale...
Poi, sono passati ancora molti anni, tredici per resatlezza, durante i
quali pur con gli oi cbi bene a]u*r
11 su certe stridenti « realtà » cattoliche, die però non mi indignavano
più, ma mi fa(evaiio cumprendere,
soffrire e intercedere — lio voluto
(“onsolidare (questa mia esperiiMiza
con raggiornarmi sui grandi lineaimmti della teologia cattolica: questo
studio è stato fecondo di squisite
scoperte, a conferma di quanto pei
me era già passalo al vaglio delì’esperienza vissuta. E poi un giorno,
precisamente la Domenica delle Palme del 1951, ho dato la mia adesione“ completa alla Chiesa Cattolica.
E’ stata, amico mio, una cosa estremamente semplice, soffusa di grazia
lieve e riservata, in una piccola cappella, nel centro di Milano. Due soli i presenti: un sacerdote e io, e
quella die bo fatta non è stala uni
« abiura » (oh, questa parola evocatrice di brulli ricordi per « noi »
ValiK^si ! I - ma questa è slatn la
netta, lucida impressione di (lud
iiu/im nlo: Ho apposto la mìa firma
alla « ricevuta dell’atto di donazione die la Cbiesa ufficialmente mi faceva della fede cristiana completa >iE, noli bene, sono stato lascialo lìbero di redigere io stesso il lesto di
(juesla donazione!
E vengo oia alla seconda parte del
mìe colloquio con Lei. Comprendo
(Olile Le sia sconceiianto la mia affermazione ac(“ennataLe già ad « Agapo », die se adopero il noi è perdió « mi sento sempre Valdese »:
cercherò così di spiegarmi con un
esempio tratto dai mici ricordi di
alpinismo, die sempre mi rìspeccìiia
i?i modo vivido questa mia realtà interiore. Quando, non ancora decenne, ho salilo per la prima volta il
Granerò, ho contemplalo (estasialo ìvas'iissìmo panorama, ( hiuso soltanto da un lati,' dalla incombente parete nord dei Monviso, con ì suoi
precipiti dirupi e i suoi vertiginosi
ghiacciai. Rammento lo smarrimen-
5
ff. 27-28 — 13 liigllo 19®
pog. 3
Karlsruhe ¡Ba^n)
1 Luglio 1962
CENTENMIO .
DELLB FANFARE EVANGELICHE
« Signore benedici il nostro via^^o ed
aiutaci a rappresentare degnamente la noalra Chiesa », queeta la breve preghiera
del pastore E. Geymel quando ci siamo
ritrovati tutti sul treno a Torino in partenza per Karlsruhe. Ecco la rappresentanza dei simpatici trombettieri di Villar
Pollice, alcuni giovanissimi, il pastore Guatavo Bouohard con la figliola undicenne
sempre pronta ad aiutare i compagni di
viaggio, il pastore Cipriano Toum. Formiamo una famiglia molto allegra, felice
di viaggiare insieme per assistere alla
giornata di « Lode al Signore », organizzata per il 1« luglio duUe fanfare delle
Chiese Evangeliche del Baden in occasione del loro primo centenario nella città
di Karlsruhe. Dopo la preghiera alcuni
inni: «Mi prendi per la mano», «La
tua presenza brama », « Chi potrà dir qual
sia la gioia », ascoltati con commozione
dagli altri viaggiatori.
Accolti alla stazione di Karlsruhe dal
signor Eìmil Stober, direttore delle fanfare, ci avviamo con lui a Neureut Sud
dove esiste una Colonia Valdese die si è
veramente prodigata per rendere il nostro soggiorno gradito e lieto.
L’attivilà delle fanfare iniziata nel 1862,
proibita durante il nazismo, riprese in
pieno dopo la guerra ed in tulle le città
ne fanno parte giovani, adulti ed anche
ragazzi di dieci-dodici anni. B>ano presenti nel grande Teatro della Foresta Nera (« Scliwarzwaldhalle ») duemila trombet
Ufficio
Tavola Valdese
Si comunica che l’Ufflcio Centrale
della Tavola Valdese si è trasferito a
Torre Pellice a partire dal 9 luglio.
L’indirizzo è il seguente: Casa Valdese — Torre Pellice (Torino). All’inizio dell’autunno l’indirizzo tornerà ad
essere quello di Roma.
Iteri e 8.000 epetutori. Per noi erano alati
riservati i posti ndgdioii. U grande teatro
situato all’entrata dd magnifico giandino
di mq. 30.000 di Karienibe: giardino zoologico, bolanieo, parco di divertimenti
per bambini, dove si dà convegno nelle
ore di libertà tutta la popolazione e che
noi abbiamo percorso in Ittico e largo
con vivisrimo interesse. La festa incomineia alle ore 14, dopo cortUali espressioni
di benvenuto rivolte ai rapfuesentanti
delle Chiese Cattoliche ed Evangeliche di
Cermama, ai rappresentanti dell’Italia e
della Francia, l’invocazione e la lettura
ad alta voce di tutta l’assemblea di alcuni versetti del Salmo 18 : « L’Eterno è la
mia rocca, la mia fortezza, il mio liberatore.,, ». L’assemblea ha partecipato attivamente alla manifestazione così grandiosa nella sua sempUcità; infatti i vari
inni o corali non erano soltanto suonati
dalle fanfare ma cantati con grande entusiasmo da tutti i presenti: ognuno aveva
il progranmta completo con le parole.
EetM) il nome degli autori in programma: Melchior Frank (1573-1639), Friedridi
Zìpp ( + 1914), Gotha ( + 1648), Cl. Goudimel (1505-1572), J. S. Badi (1685-1750),
Erieh Gruber ( + 1910), Ewald Weiss
( + 1906), Gottfried Reidie (1667-1734), J.
K. F. Fischer (1650-1746), Magd Sdiauss
Flake (+1921). Bellissima la Cantata finale « Padre nostro die sei nei cieli » di
Paul E. Ruppel ( + 1961) con assolo di voce, piccolo coro di troimbetlieri, grande
coro di tutta Passemblea.
Per diiudere questa bella riunione religiosa o per salutare gli ospiti provenienti
dalle Valli Valdeei, le fanfare hanno intonato l’inno « Poiché giunto è ormai ristante » a cui si sono unite molle voci
nel canto delle 4 strofe.
Manifestazione rdigiosa riuscita veramente sotto lo sguardo di Dio; ma prima
si erano riuniti in preghiera i vari responsabili, i pastori, i vari direttori, i tre Pastori Valdesi, mentre la sera precedente
e la mattina dalle ore 8 ci furono culti liturgici nelle varie chiese evangeliche del
la città che conU circa lOO.OM protestanti.
Terminato il concerto il signor E. Stober
ci accoglie con la sua ben nota cordialità
in casa sua, dove abbiamo traococso alcune ore di intimità familiare veramente
benedetta. Vi era una vecchia signora
Merz nata Durand, originaria di Pragelato, vi era Alberta Gönnet della Chiesa
di Villar Pellice, assistente di parrocchia.
Compiuti gli studi nel Seminario Ev. di
Freiburg, dirige ora l’Unione delle Madri, la Scuola Domenicale, l’Unione dei
Giovani, assiste vecchi ed iidermi in una
delle nove oliiese di Pforzheim (invece di
Donne Pastori, non potrebbe la nostra
Chiesa Valdese orientarsi verso le Assistenti di Parrocchia?). Ancora una volta
cantiamo « Poich’è giunto ormai l’istante », e lacrime di comanozionc brillano
nei nostri occhi.
Terminiamo ringraziando vivamente il
pastore Geymet organizzatore del viaggio, il Sig- Stober animatore infaticabile
delia festa, il pastore .'Ulinger di Pforzheim
per la sua gentile ospitalità e la direzione
della Casa di Riposo di Hérrenalb per la
generosa accoglienza.
Molli di loro verranno alle Valli, cerchiamo di accoglierli fraternamente cosi
hanno accolti, L. Varese
Wfw^ora
la
I frati assolti
chiesa screditata
come essi ci
« Mi auguro l’assoluzione dei frati; ma
che sia limpida, td appaia palese rfie sono
sentplici e<l innocenti », cosi A. C. Jetnolo concludeva uno dei suoi magistrali
« fondi » su /.« stampa (« La tonaca non è
scliermo alla giustizia » 15 marzo 1%2), in
occasione dell’inizio del processo per i
falli di Mazzarino. Purtroppo il suo voto
non è stato esaudito.
Nessuno può accusarci di aver tratto dalla fosca vicenda occasione di polemica anlii-lericaie. Ma ora dobbiamo dire che abbiamo invano atteso, su L'Osservatore Romano — che tanto si compiace di stigmatizzare i peccali e il malcostume delle spiagge pts'o vestile, degli Accattoni e dei loro
poeti, .lei lassismo morale dilagante — una
chiara presa di posizione, sia durante che
dopo il processo: ha serbalo un oculato silenzio. Una voce sincera abbiamo sentilo
iiivese tu « Adesso », il quindieinale cattolico milanese, e siamo lieti di riportarne
questa nota :
’’Adesso” tornerà a parlare anche dei
irati di Mazzarino: intanto ci basta dire
che la magistratura decidendo Vassoluzio
iiimmimuuiiiuuuniiuuiiiu
IL PROTESTANTESIMO
NEL MESSICO
H. W. Yoder, segretario esecutivo del
Comitato per rAnierica latina del Dipartimento missionario del Cpnsiglio americane delle Chiese, ha tenuto a New York un
rapporto sul con8ÌderevoIe’‘'8Uccesso della
attività missionaria protestante nel Messico,
lii base alle statistiche publícate dal gesuita Pedro Rivera in uno'shidio sul «Protestantismo Mexicano », il numero dei proleslamli dal 1949 al 1961 è'passato da 265
mila a 1.065.161.
In nessun altro paese dell’America lati
n.i — eccettuato il Brasile — il protestantesimo si è diffuso con tale rapidità. Secondo il p. Rivera il numero dei protestanti
nell’America latina è cresciuto dell’80% dal
1942 al 1962. Per il Messico, la proporzione
raggiunge il 300%.
Una slitlislica comparala fra protestanti e
làltolieo-romani dà, secondo il Rivera, 5.000
pastori, 3.000 comunità e 58 seminari da
parte protestante; 6.290 sacerdoti, 2.046 comunità, 13.384 altri centri ecclesiastici e
10 seminari da parte cattolica. {soepi).
re non ha dato eccessiva prova di amare
la giustizia.
Che cosa sia avvenuto dietro le quinte,
perchè si arrivi a questa assoluzione, non
sappiamo, ma si può immaginare anche se
nessuno potrà esibire le prove di cale concenienze che non onorano nè la legge nè
la curia. Già della giustizia umana avevamo poca Muda. Forse bisognerà averne
ancor meno, anche se molti giornali di
chiesa presumono che questa giustizia di
comodo sia preferibile alla giustizia di verità.
Dei frati, poveracci erano e poveracci restano, e con meno compatimento. Certe difese poi sono di regime, ed hanno il fiato
della retorica Un po’ di prigione per i
frali di Mazzarino avrebbe potuto far ricordare che la giustizia è uguale per tutti,
tanto più per coloro che della dignità umana e cristiana avrebbero dovuto far vocazione. Questa è ancora l’Ttalia 1962. Dove
si teme la mafia e si uccide l’operaio che
sciopera a Ceccano. Mentre il ministro Andreotli consegna le onorificenze alla polizia tambroniana.
Poveri frati e povera Italia: a volte c’è
da disperare. Ma è meglio reagire: ci sono scandali che non devono essere accettati in silenzio, tanto meno dai cristiani, se
hanno più amore per la verità che per la
curia. Adesso
Siamo grati agli amici di « Adesso » per
questo atteggiamento, che è al tempo stesso di libertà e di fedeltà, e che è di esempio anche per noi: critica sincera e senza
mezzi termini anche e soprattutto verso la
chiesa, ma critica sofferta di frateUi non
sprezzante indifferenza di estranei.
Abbiamo l’intenzione di ritornare sul fenomeno della mafia, cui anche in questo
numero il past. Gustavo Bouchard accenna
con efficacia in una delle sue corrispondenze siciliane.
iimniPitiiiniiim
iiiiiiiilimiiiinimiiiiiuiMi
inconsueto...
io, la p:uira che provai davanti a
questo colosso che sentivo arcigno e
(.stile, impreparato motalmenle e fisicamente com’ero allora a soltanto
pensai.' di scalarlo, soprattutto da
quella (larte. Poi. venne il giorno
che lo salii... E una volta su quella cusiiide, nel contemplare attonito
rancora sconfinato panorama, vedevo li sotto, ai piedi, il mio Granerò:
era proprio lui, quello che, allora,
con il piacere della conquista, mi
avevii donalo aru-he un anticipo squisito del grandioso panorama che il
Monvi-i) ora mi coiiipletava. E poi,
l’ahisso che mi separava dal Granerò, fallo di creste, gole, dirupi, pareli, Ioin’era diverso visto dall’alto!
Ammorbiditi i profili taglienti delle
creste, allentiate le gole, smorzate le
pareti : lutto pareva non costituire
più un duro ostacolo, ma bensì tutto appariva come saldato, come facente corpo unico con il Monviso.
(( Ho potuto innalzarmi al diso'pra
degli ostacoli e Ito ammirato un panorama unico e completo »! In queste parole è così condensata questa
mia esperienza die, mentre mi ha
portato al centro della preghiera di
Gesù « ...che siano tutti uno », mi
fa profondamente sentire :
- l!ai realtà dei valori positivi della « nostra » fede valdese ohe, incastonali nel cattolicesimo, hanno trovato mi accrescimento, anzi un completamento, una pienezza. Sono conte gemme preziosissime ricolloicate
nel diadema cui hanno appartenuto.
una commossa gratitudine per
la formazione cristiana co.sl amorosamente datami dalla « nostra »
Chiesa, dal (( nostro » ambiente valdese. Questo legame con essa ha radici cosi profonde ed è una parte
talmente viva in me da costituire un
vincolo soprannaturale; è questo vin
colo che mi fa sentire « valdese »
pur nella integrazione e compiutez
za cattolica.
un irresistibile impegno d’amore verso di essa che mi spinge, nelFora ecumenica che volge, a cercare di farla conoscere, stimare, amare fra i cattolici, affincltè considerino con alto rispetto t valori della
Riforma di cui essa è ossertrice.
un intenso anelito affinchè la
dedizione, solleteiindine e ansia ohe
i « nostri » pastori e tanti laici hanno Iter tenere alta la fiaccola dell’Evangelo di fronte al sottile edo
ni.smo che minaccia anche le « nostre » V'allf siano apprezzale con gra
Illudine dai cattolici.
— una limpida lealtà infine, scevra di « pretese » recondite, che si
accomuna nel mio cuore a un solo
desiderio: (thè anche nella «nostra»
Chiesa Valdese si faccia strada la
« sofferenza » per la separazione dei
(liisliani e si cominci veramente a
pregare perché abbia a cessare « co
me e quando Dio vorrà » — e chi
parla anche da « noi » il gesto nobile. generoso, cristiano di pregate in
(oncrelo per la Chiesa Cattolica e
per il Concilio Ecumenico. Null’aiIro !
Prima di terminare, vorrei ora an
licipare la risposta a una domanda
che forse Lei, e penso anche altri,
si saranno già posta : « Cosa ne pen
serehbe il prof. Mario Falchi...? ».
Ecco, posso qui rispotidere questo:
\ìvc molto, intensamente mollo, in
((■muti.otte c nel ricordo di mio padc'-. E se penso a un eolloq'tio che
abbiamo avuto insieme una settimana prima die il Signore lo chiamasse, mi assale una intensa commozione nella vivida sensazione che ho
die egli gioisca nel sapere die suo
figlio cerca di portare un poco avan. senza alcun merito proprio, l'opera per la quale egli ha dato ••■jsi
tanto delia sua vita
Giunto .1 questo punto, vorrebbe,
permeltertni, caro antico, di togliere
|uelle virgolette e — lasciando da
parie quel « voi „ che creerebbe già
una inutile barriera — adopirare ancora il seiinplice cristiano noi, quello del Padre Nostro, ohe acco'muna
tinti « al disopra dei muri della separazione »? Franco Falchi
Sono lieAo di questa franca spierazione, che era doverosa: sarei ipocrita se dicessi che sono lieto di questo itinerario insolito: non certo per
attaccamento ad un ’’prestigio” confessionale, ma perchè esso porta il
sig. Franco Falchi più lontano do
noi in una nuova comunione,
che tronca quella tiiena con i fratelli di prima: non è più possibile,
infatti, incontrarsi alla stessa mensa del Signore - poiché essa ha ora
significati diversi per lui e per noi
— e questo è segno di una seporazionc nrofonda. che non infirma il
rispetto ma fa sentire 'in ’’altro spirilo”. Vorrei soltanto esprimere an
vivo scetticismo per questo illusorio
guardare dall’alto le asperità interconfessionali; un’aperto rifiuto della pretesa cattolica di integrare nelle sua verità tutte le verità cristiane; il rimpianto che il signoi
Falchi non ibbia, credo, dedicato a
comprendere e amare il Protestantesimo l’impegno e la passione con
cui l’ha fatto per il Cattolicesimo;
(dirimenti avrebbe sentito che esso
non è soltanto un mucchietto di perline — pur preziose — che hanno
senso solo se incastonale nel diadenui romano. Gino Conte
Si istituirà davvero
il pastorato femminile?
Gesù ’’chiamò a sè i suoi discepo
li, e ne elesse dodici, ai quali dette
anche d nome di apostoli” (Luca
6- 13 e rifer.).
'Dopo queste cose, il Signore designò altri discepoli, e li mandò due
'( due dinanzi a sè...” (Luca 10: 1).
1 dodici e i settanta scelti da Cristo: tulli uomini. Nessuna donna.
Sul Calvario, invece: ’’Ora quivi
erano molte donne che guardavano
da lontano, le quali aveano seguitato Gesù dalla Galilea per assisterlo”
(Matteo 27: 55).
In questi Ire passi io vedo : nei
due primi, i precursori dei pastori
e<( evangelisti; nel terzo vedo indicelo Pinsieme dei tanti ministeri
femminili, nei quali le donne cristiano possono esercitare una preziosa
opera di assistenza servendo il Signore nella persona dei fratelli.
E si badi bene: codesto è puro
Evangelo, un saldo fondamento posto da Gesù Cristo stesso, che dà alla
C.hiesa la sua vera fisionomia, e le
indica l’azione che deve compiere.
Diamo ora un rapido sguardo alle
Epistole. Sappiamo quali attività ecclesiastiche Paolo proibisce alle donne. Vi alludiamo soltanto. Ci preme però di dire che non possiamo
essere d’accordo con quelli che affermano che Paolo è ormai sorpassato, perchè i tempi sono mutati.
Credo che bisogna andare molto adagio nello svalutare così una parte
delle Sacre Scritture. L’Apoicalisse
termina con una grave minaccia per
chi aggiunge qualcosa al Sacro Libro, oppure ne toglie qualcosa.
D’altronde, Paolo non è feroce
parlando delle donne (redenti. An
zi, egli dice die la d(tnna è « glo
ria deU’uomo » (1 Cor. 11: 7). Egli
parla di parecchie donne credenti
ineo-ntrate nel suo peregrinare. Soprattutto notevole questa sua parola: « Vi raccomando Febe. nostra
sorella, che è diaconessa della Ghie
sa di Cencréu, perchè la riceviate
La discussa aufonomia
Vii lettore, da ÌSapoli:
Egregio Direttore,
ho letto gli ordini del giorno apirovali dalla Conferenza Distrettuale del V distretto, pubbUcati su La
Luce del 22-6-62 n. 25 e mi pernietta
di scriverle il mio stupore ed il mio
disorientamento di fronte gUa mancanza di sen'So di responsabìHta, nonché di opportunità che traspare dal
primo di essi.
Vi si dice die ci si rallegra della
miigUorata situazione interna deàla
Comunità di Via dei Cimbri di Napoli e, pertanto, si fa voti aflincliè il
Sinodo le conceda l’autonomia.
Come può una Conferenza Distrettuale ohe abbia un minimo di senso
di responsabilità considerare un miglioramento della situazione interna
di una Comunità il fatto che una
parte di essa sia stata costretta ad
appartarsi e tenere culli in altra sede per potere ritrovare nn po’ di
tranquillità spirituale e per conservare integra la fede nonostante la
penosa situazione che si era prodotta?
Bisogna dunque pensare che, a
giudizio della Conferenza distrettuale (informata da «una sola campana »), queste persone fossero tanto deleterie che il loro aUontanamento costituisca, ipso facto, un miglioramento della situazione interna?
Perchè allora la Tavola e Io stesso
Pastore dicono di desiderare il riritorno di costoro in seno alla Comunità?
Caro Direttore, saprebbe darmi
qualche spiegazione a questi dolorosi interrogativi? Emilio l\ilti
nel Signore, in modo degno de’ santi, e le prestiate assistenza, iti qualunque cosa ella possa aver bisogno
di poi; poiché ella pure ha prestato
asùstenza a molti e anche a me stesso» (Rom. 16: 1-2).
Egli ammette cosi il ministero
femminile. Ma non nel -senso di
quel paslorato del quale egli parla
tante volte nelle sue epistole.
E neppure Pietro, che pure parla
di « sante donne speranti in Dio »,
allude ad un loro ufficio direttivo
nella comunità dei credenti (I Pietro 3: 5).
Nè attraverso i secoli, dalla Chiesa iprimiliva fino alla Riforma del
XVI" secolo, si trova la minima allusione al pastorato femminile.
In quanto alla Riforma, noi andiamo dicendo (e con ragione) che
essa è stata un ritorno alle pure fonti (lelPEvangelo. Orbene, nè Lutero nè Calvino, nè alcun altro riformatore ha mai pensalo di istituire
il paslorato femminile.
Ora ragioniamo un po’.
Supponiamo tre casi, che sono —
s.? si vuole — immaginari, ma che
^— accettando il paslorato femminile potrebbero divenire una realtà.
1» caso. Ec-coci alla Facoltà di Teologia. Sono dei giovani e delle gio
vanelte che stanno insieme durante
quattro anni in classe, alla mensa,
ed in altre molte circostanze. Sono
nella primavera della vita. Niente
di (più facile del nianifeslàrst di
qualche simpatia affatto particolare.
’Tutto per bene, naturalmente. Limitiamoci ad un unico esempio : lui e
lei. Proseguono insieme gli studi,
per giungere ambedue al paslorato.
Una volta terminati i corsi ed ottei.ula la licenza teologica, eccoli presentursi al Corpo dei Pastori per
tulle le pratiche prescritte per ottenere la consacrazione. Mentre già,
forse, sono fidanzati, se non già sposati. Che cosa può fare il Corpo dei
Pastori? Se l’esame di fede è soddisfacente, i due candidati hanno
diritto dia consacrazione. Ma dopo,
come farà l’Amministrazione a designarli per reggere ciasCTino una
comunità? Non potrà destinare lui
a Massello e lei a Messina. {« L’uomo non separi, ecc...). Eppure il candidato deve promettere di andare
dove .si crederà di mandarlo.
2» caso. « Lei » è a posto in una
comunità. Forse è una graziosa giovane. una bella figliola... Niente di
male! E forse questo sarebbe un richiamo per molti giovani a frequen
tare i culti! E neppure niente di
male se tra la donna-pastore ed un
suo giovane parrotx^hiano si stabi
lisse una particolare simpatia. Ma se
noti v’è difficoltà che impedisca un
giovane pastore di sposare una sua
parrocehiana, è ben diverso il caso
di Ulta giovane pasloressa sposata
ad un SUO parrocchiano, il quale diverrebbe aUora come un « principe
consorte » dinanzi a tutta una conttunità. E come farebbe l’Ammini
strazione il giorno in cui dovesse
dare alla pastoressa un’altra desti
nazione? Cosa ne sarebbe oiUlora
del... principe consorte? E quando
« lei » diventasse madre, potrebbe
attendere a quel ministero che richiede lutto il tempo d’un conduttore di chiesa?
V’è senza dubbio chi sa superare
tutti gli ostacoli. Sicuro. E’ semplice: quando una pastoressa si sposa,
cessa di essere pastoressa. Già, sicuro... Ma si dimenticano due cose.
La più importante è questa: se un
giovane pastore lasciasse il ministero dopo poco tempo dalla sua consacrazione solenne e le relative proti-esse fatte, e per motivi puramente umani, terreni, quale impressione ne riceverebbe la chiesa?
Tutto consideralo, non rimarrebbe che un’unica soluzione. QueUa
di imporre ad una candidata il...
nubilnto obbligatorio, nè più nè
meno come un’altra Confessione h.t
il celibato obbligatorio! Ora io penso che un siffatto rimedio non sia
da consigliare...
Molte cose ci sarebbero da dire.
Ma limitiamoci ad accennare soltanto a qualche gravissima difficoltà che
una donna-pastore può incontrare,
data la sua costituzione fisica e la
fatica che un ministero fedele ri
chiede.
Potrebbe una donna uscire la sera, e salire in quartieri lontani delle nostre parrocchie, per sentieri
impervi, faticosi, talvolta nella neve o sul ghiaccio, affrontando le intemperie — per tornare dopo la riunione sola, nella notte fosca, rienttando lardi a casa? Ed i funerali
che talvolta richiedono lunghissime
marce, per qualsiasi tempo? E si può
pensare ad una donna che debba andare da Un villaggio all’altro nella
va.sta diaspora della Calabria e della Sicilia, sola?...
Se poi, malgrado lutto, il Pasto,
rato qual’è oggi, nella sua integrità
e funzione, sarà affidalo alTelemenlo femminile, io sono sicurissimo
che Taweuire mi darà ragione. Io
non lo vedrò più... Non importa
Ma vi saranno delusioni ed amarezze ch’io vorrei fossero risparmiate alla nostra Chiesa.
Ministeri femminili... Ma se sono
tanti e tutti belli e necessari. V’è tut
lo un vasto campo di lavoro in cui
la donna credente può svolgere una
attività benefica, oltremodo prezio
sa. Non sto ad enumerarli. Ma affermo (he in certi ras! la donna può
fare più e meglio di un uomo. Sia
dessa moglie di pastore, od assistente di chiesa, od una semplice credente, essa può fare un’opera ma
gnifica, come lo fanno realmente
certe nostre sorelle.
Una cosa desta meraviglia: l’enorme difficoltà che incontrano i no
siri Istituti Ospitalieri per assoluta
insufficienza sia di Diaconesse che di
infermiere laiche. Come può pensare ad i.stìluire l’ufficio eli donna-pa
slore, una Chie-sa che non riesce a
rifornire i suoi Istituii Ospitalieri
del personale necessario?
Si parla molto, da noi, di prò
grosso, di evoluzione. E chi non si
sente di accettare certe novità può
essere considerato come tradizionalista, retrogrado, cocciuto...
Ma noi non meritiamo di essere
cosi qualificati. Noi amiamo profondamente la nostra Chiesa, e vorremmo vederla progredire e prosperare.
Ma perchè essa possa progredire e
prosperare, la nostra Chiesa non deve correre delle avventure. Teniamoci stretti alla pura dottrina delTEvangelo. Uomini e donne, ognuno oliieda ed accetti da Dio i doni
necessari per poter compiere fedelmente la missione particolare che
Di j gli ha a.ssegnata.
L’uomo e la donna hanno un uguale valore dinanzi a Dio. Uguali, si,
ma non identici. La diversità nelle
rispettive slmlture fisiche implica
diversità di doni e di vocazioni.
Emancipazione della donna? Milli volle si. Se siamo veri credenti,
siamo tutti emancipati in Cristo,
tutti fratelli e sorelle. Ma nella vita ecclesiastica lutto deve farsi con
ordine, ognuno cooperando in armonia .secondo la propria natura, i
propri doni, le proprie capacità : cioè
secondo la particolare vocazione che
viene da Dio.
...Ma siamo in tempi moderni.
Tutto si deve rimodernare, anche
nella Chiesa. V’è tutto da rifare.
.Avanti, demoliamo, rivoluzioniamo.
E voi, vecchi, silenzio! Non siete in
grado di comprendere i tempi nuovi. Lasciateci fare...
Ebbene, no! Fincliè abbiamo ancora un filo di voce, vogliamo dire
alla nostra cara vecchia Chiesa Valde.se: attenzione, non cedere allo
spirito di avventura che ti soffia dintorno, e che potrebbe essere per te
fatale.
S'i, Gesù dice: a Ecco io fo ogni
cosa nuova» (Apoc. 2: 15). Ma è
proprio di questo che hai tanto bisogno: il Signore' vuol compiere in
te quel toialc rinnovamento spirituah ohe li lidarà fede ardente, ardente carità, volontà di agire, di testimoniare, di partecipare al santo
combattimento della Luce contro le
tenebre.
« Risitegliali, o tu che dormi, e
risorgi dui morti, e Cristo t’innonderà di luce » (Efes. 5: 14). .Allora
ogni -co-sa diventerà nuova in te:
cgn! cosa che il Signore farà in te
p per mezzo di te.
Non perdere il tuo tempo prezio8') in cerca di nuove strutture ecclesia.sliche, di nuovi regolamenti e di
nuove avventure... Prega, cara Chiesa Valdese, affinchè il Signore li diriga in ogni cosa. Prega, ed all’opera ! Giovanni Berünatti
Siamo costretti a rimandare
altre lettere, pro e contro; ma
constatiamo che spesso si ha un
dialogo di sordi, perchè la riflessione biblica non è stata sufficientemente vasta e piena*
qualche Incertezza o debolea^za
teologica permane, avvertita o
no, da ambo le parti. red.
6
pag. 6
13 luglio 1962 — N. 27-28
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
, ¥ li ti', I ‘
VILLAR PELLiCE
VISITE. • L’8 giugno abbiaimo avuto il
piacere di avere tra noi un simpatico ospite: il sig. Louis Rostan, nativo di Gros Villar nel Wiirtemberg e dimorante a Priedri<‘hsliafen ove dirige una fabbrica con
900 operai di cui 300 sono italiani. Egli era
accompagnato dai suoi familiari che si sono
molto interessati alle nostre attività e a
lutto ciò che parlava ai loro cuori della «fede dei Padri».
Akmni giorni dopo era la volta del Pastore Bundschuh del Badén con la moglie
e la cognata entrambe nate Raviol e venuti
loro pure in pellegrinaggio nella « Patria
degli avi ».
11 giorno di Pentecoste abbiamo trascorso
la giornata coi nostri fratelli di Losanna
guidati dal caro Pastore Métraux che ha
presieduto il nostro «ulto. Egli aveva portato son sè le « Collège des cuivres » unico
del genere in Svizzera, comprendente sei
trombe suonate magistralmente (e dirette
dal m.iestro e compositore Gorgerat) unicamente per la gloria di Dio.
Alla Miramonti, un’agape fraterna alla
quale hanno partecipato vari villaresi oltre
ai nostri trombettieri, ci ha permesso di conoscerci e di fraternizzare insieme.
IL NOSTRO BAZAR. - Ha dato un’ottimo esito: L. 223.700 (40.000 in più dell’anno .scorso) e si è svolto in uno spirito di fraternità e d’amore.
Ottima la partecipazione della comunità
e degna di ogni lode la collaborazione delle
nostre Unioni femminili che, con spirito di
sacrificio, hanno dato il loro tempo ed i loro talenti per la buona riuscita di ogni cosa.
Prima di lasciare la sala, le nostre Sjtelle si sono sedute in semicerchio per udire
i risultati ed i ringraziamenti del Pastore,
I>oi, lenendosi per mano, hanno cantalo con
commozione l’inno « E’ dolce al tuo servizio, vivere o Salvator ».
.Alla cifra su menzionata, abbiamo aggiunto lire 38.400 frutto di piccole vendite estive, il che porta ad un totale di L. 262.100
consegnate al Concistoro.
SAGGIO DEL NOSTRO ASILO. - Quantunque parecchi dei nostri bimbi siano stati
imperliti dal parteciparvi a motivo dell’epidemia di varicella, gli immuni e quelli che
già Tavevano sormontata, si sono distinti
per la loro bravura. In alcuni abbiamo intravisto degli ottimi attori e dei bravi coralisli per... un prossimo futuro! Diciamo
perciò un bravo di cuore a questi nostri cari bimbi, cosi gioiosi e simpatici che ci hanno fatto trascorrere due belle ore ed esprimiamo la nostra gratitudine alla loro valorosa direttrice la sig.ra Lidia Frache, die
■si prodiga per loro con tanto amore. Un
sincero ringraziamento anche alla sua gentile aiutante, Ida Gaydou, che è in procinto
di lasciarci per seguire gli studi d’infermiera. Le auguriamo ogni bene nella bella via
da lei scelta.
UN INCONTRO A PRALI - La nostra
Unione delle Madri è stala invitata a trascorrere la giornata del 27 maggio con le
Madri di Prali. Era la prima visita che le
praline ricevevano da quando hanno inaugurato i loro bei locali, moderni e confortevoli, ed hanno fatto le cose grandiosamente, colmando le ospiti di gentilezze, le nostre villaresi ne sono rimaste commosse e
serbano in <-uore il ricordo delle belle ore
trascorse con le simpatiche e giovani praline, nonché... dei loro squisiti dolci!
Un grazie particolare al Pastore Gomba
per l’edificante culto del mattino nel vetusto tempio e per l’interessante « causerie »
pomeridiana. Un grazie pure alla sua valorosa compagna, perfetta organizzatrice, e a
« tanto Lydio » per le sue « complaintes »,
nonché alla sig.na Gay che ci ha illustrato
Agape.
Al ritorno abbiamo fatto una tappa a Pinerolo e siamo grate alla signora Deodato
che ci ha fatto visitare il tempio, i restauri compiuti neUa sala e i magnifici ed acccglienti locali del Convitto.
NOZZE. - Il 5 maggio nel tempio dei
Coppieri il Pastore Bertalot ha unito in
matrimonio il nostro fratello Umberto Geymonat con la gentile signorina Iride Cougn
di Torre Pellice.
11 2 giugno, nel nostro tempio Renato
Bertinal e Angelina Volpe hanno pronunciato il loro si circondati da numerosi parenti che hanno preso viva parte alla loro
letizia.
Voglia il Signore benedire questi nuovi
focolari.
BB.NVENUTA alla nostra sorella laequeline Carnmutti Janavel di Miami venuta fra
noi per alcune settimane.
BENTORNATI ai nostri fratelli Davide
e Cristiana Re ohe hanno lasciato definitivamente l’America per prendere possesso
della loro bella casetta al Teynaud. Auguriamo loro giorni sereni nella benedizione
del Signore.
RINGRAZIAMO i predicatori: Edoardo
A ime, Giovanni Beritnatli Alberto Lazier,
i quali hanno permesso al Pastore di svolgere altre attività lontane e hanno beneficalo la comunità con i loro messaggi.
DIPARTENZA. - Caterina Janavel ved.
Poet dei Boula di anni 89, deceduta il 10
niaggio al Teynaud presso la figlia insegnante Clementina Bouissa.
Era una sorella animata da una pietà vivente ccnservata fin dalla gioventù; la sua
fine è stata in piena armonia con la fede
professala per tutta la vita ed ha offerto a
quanti l’hanno assistita, una testimonianza
edificante.
L’accompagnainento funebre è riuscito
come una plebiscitaria dimostrazione di affetto alla famiglia e di omaggio all’eslinta.
RORÀ
— Domenica, 8 luglio, il culto è stato
tenuto dal past. André Emery di Le Landeron, già ben noto tra noi. Lo ringraziamo assai per aver voluto portarci il suo
apprezzato messaggio e gli auguriamo di
trascorrere alcuni giorni di riposo tra di
noi.
— Nel corso dello stesso culto è stato
battezzato Daniele Conte.
— .Abbiamo visto con piacere, nella
stessa occasione le bimbe della Colonia,
che purtroppo non possono proprio dire
di aver fin’ora avuto un tempo magnifico!
— Domenica prossima il nostro « Camoscio Grasso » riaprirà i suoi battenti
per accogliere un gruppo di francesi che
trascorreranno fra noi un periodo di studio e di svago sotto la guida del pastore
J. P. Borei di Pontarlier. Benvenuti!
PRAMOLLO
Rallegranti notizie
per la nuova strada
— Questa volta sembra essere giunta davvero la volta buona, lo debbono ammettere anclie i più pessimisti ed i più scettici: fra poco anche noi avremo finalmente
la strada asfaltala (fino ai Tournim); non
solo, ma anche (fino alle Rue) uno stradone di 7 metri addirittura. Sono infatti
arrivati, appartenenti alla Ditta Bertela
-- appaltatriee dei lavori — ceni grossi
macchinoni (draghe, pale meccaniche, livellatrici, impastatrici ecc...) che sono
stali subito messi in azione e die hanno
di già rivoluzionalo gran parte del traccialo. Tra poco se la vedranno brutta anille alcune case troppo a rido.sso della
strada e che saranno demolite. Per ora
lutto é in aria e «i circola piuttosto male
(poveri pneumatici delle motociclette e
delle macchine), ma tra breve viaggiare
diventerà un piacere, specie per chi —
per tanto tempo — ha avuto a che fare
con le pietre e con le buche.
Un po’ meno incoraggianti le notizie
che riguardano il tratto finale della strada, quello che deve portare fino alla Rúala. I lavori proseguono; è in allo un cantiere scuola; ogni giorno quattro o cin(lue coraggiosi, messo mano ai picconi ed
alle pale (se per qualche giorno questi
venerabili strumenti potessero essere sostituiti dai potenti mezzi meccanici moderni che si trovano poco più a valle!),
fanno lutto il loro possibile per accorciare la distanza che ancora separa dalla mela finale, ma naturalmente ci vuole del
tempo. Speriamo -che in qualche modo si
possa trovare il modo di completare al
più presto un’opera che non è solamente
un comodo ma un ind'i-spensahile mezzo
di vita e di progresso.
Sono giunti i primi villeggianti, fra poTO ne arriveranno degli altri. Amici vecchi e nuovi che vengono a trascorrere le
loro vacanze Ira di noi ed a respirare per
qualche tempo l’aria fresca e salubre dei
nostri monti.
Porgiamo a tutti il più cordiale saluto
di benvenuto e l’augurio di un buono e
benedetto periodo di riposo.
Diverse famiglie della nostra chiesa
sono state, nel corso di questi ultimi tempi, visitate dal lutto. Ci hanno infatti lascialo: Sappè Emanuele, della Ruata, di
anni 78, deceduto a S. Germano Chisone
in rasa dei figli presso i quali conviveva;
Peyrone] Maria ved., nata Bertalot, delle
Case Nuove Pellenchi, spentasi all’età di
83 anni dopo lunga, penousa malattia; e
Bertalot Silvia, degli Allieri, stroncata
all’età di soli 49 anni da un imperdonabile male. I Pramollini — che stimavano
molto tutti e tre questi Scomparsi — sono
accorsi numerosi, insieme a molli conoscenti ed amici venuti da S. Germano ed
altrove, al loro accompagnamenito funebre e hanno testimoniato ai loro familiari
la loro viva e sentita simpatia.
Rinnoviamo alle famiglie in lutto, la
nostra fraterna solidarietà.
— Non c’è che dire: l’estate quest’anno è stata di parola. Essa infatti è arrivala puntuale, anche quassù con i suoi 24-2.')
gradi aH’ombra. Siamo passali cosi da
una primavera mollo capricciosa, e non
di rado fredda, ad una estate in piena regola. Le piantine che nei campi e negli
orti stentavano a crescere hanno, in itochi giorni, fatto degli enormi progressi e
negli alpeggi il bestiame può finalmente
trovare un abbondante pascolo. Hanno
approfittato del bel tempo anche i Pramollini i quali, messo mano alla falce,
hanno iniziato i lavori della fienagione.
Incomincia il periodo deUe grandi fatiche e delle giornate lavorative di 14-16
ore, ma anche il tempo benedetto dei raccolti. Possa anclte essere questo, da parte di lutti, un tempo di lode e di ringraziamento al Signore che sempre benedice
le fatiche dei suoi figliuoli.
— Il Santo battesimo è stato a-mministra
lo alla piccola Marina di .Amalo e Adele,
dei Tournim. 11 Signore benedica abbondantemente questa bimba, insieme ai suoi
genitc-ri, padrino e madrina, facendola crescere non solamente in statura, ma anche
in grazia ed in bontà davanti a Lui ed
agli uomini.
SAN SECONDO
Attività di chiesa. - Le attività estive delIl nostra parrocchia hanno avuto inizio in
giugno con le riunioni pomeridiane all’apcrto.
Il Pastore Giulio Tron ed il Dottor Emilio Fattori hanno parlato, ai Brusiti, sul
l’Urugu.ty e sul Ghaua, mentre il Missionario Roberto Goisson ha fatto una interessante « causerie » sul campo delle Missioni di Parigi nello Zambesi, a Gavoretlo.
L affluenza del -pubblico è stata buona e
siamo certi che sarà ancora tale nelle riunioni ch'C -continueranno per tutta l’estate.
Culti. - Numerosi fratelli hanno presieduto ultimamente i nostri Culti nel
tempio: il diacono Dino Gardiol, dojiienira 17 giugno; il pastore Giulio Tron, il 24
giugno; il missionario Roberto Goisson il
1" luglio, il pastore Enrico Geymet il giorno 8 luglio.
La comunità li ringrazia -per gli aoprezzati e convincenti messaggi di fede che
hanno rivolto ai nostri membri di chiesa.
Matrimonio - Sabato pomeriggio il paist.
Genre ha unito in matrimonio Caffarel Luigi di Luscrna San Giovanni e Armellino
Franca di S. Secondo. Agli s-posi che andranno a stabilire la loro residenza a Pinerolo, formuliamo i nostri migliori auguri
di felicità. g_
BOBBIO PELLICE
POMARETTO
Ringraziamo di cuore gli insegnanti
Jahier Gianni, Claudio Tron per i messaggi rivolli alla nostra comunità e molto apprezzati dalla chiesa.
Siamo pure riconoscenti al Pastore Rivoira Lorenzo per il servizio funebre che
egli h-a presieduto recentemente di Adela
Ribet, originaria di Perrero e proveniente
dall’Asilo di San Germano.
— Recentemente abbiamo celebrato il
battesimo di Luisella Vinay di Daniele e
di Giai Esterina. Il Signore benedica hi
creatura sulla quale è stato posto il segno
del suo amore.
— La nostra corale ha trascorso una felice domenica con una missione simpatica
svoltasi a Villar Pellice: al mattino breve
visita -il Rifugio e canto per gli ospiti del1 Istituto, poi canto di alcuni cori al culto
presieduto dal Pastore di Pomaretto ; in
seguito ancora un coro per un matrimonio
misto celebratosi subito dopo il culto ed
alla presenza di vari fratelli cattolici. Nel
pcintriggio visita al Castagneto e delizioso pomeriggio di canto con un gruppo germanico, un gruppo corale villarese accolti
dai signori Lazier con molto affetto.
Ringraziamo il Pastore Geymet ed i suoi
( ollaboratori, la signora I.aikatos per la
bella giornata che ci hanno permesso di
trascorrere; alla nostra direttrice Signori
na Speranza Grill il nostro grazie.
— Per il centenario della comunità di
Aosta abbiamo organizzato un pullmann
che ha raccolto una cinquantina di elemen
ti di Pomaretto -con alcuni de-Ue parrocchie
vicine: la giornata è stata vissuta in un
clima di -comunione fraterna con molti canti dei nostri inni, con l’esperto cicerone
Pastore Geymet die ci ha illustrato l’opera evangelica della valle dove ha lavorato
con zelo la madre, soprattutto in quel di
Carenia. Inviamo un saluto ed un ringraziamento al Pastore -Paolo Marauda per la
accoglienza che ci è stata data.
— Domenica 15 luglio avremo una riunione all’aperto a Vivian, alle ore 15 al
solilo posto; in caso di cattivo tempo la
terremo alla scuola.
— Per alcuni giorni, dal 19 al 24 luglio
avremo la visita d’un gruppo di giovani
contadini delle Cevenne che saranno -ospiti del Convitto valdese. Saranno riconoscenti -di essere ospitati per il pranzo delli domenica 22 luglio nelle nostre famiglie; si tratta di 45 persone; a-ttendo con
fiducia le prenotazioni delle famiglie per
avere uno o due ospiti in casa. Grazie.
FRALI
— Per domenica 15 luglio si annunzia a
Prali un raduno di ex-internati; i-n tale occasione sarà modificato l’orario del Culto
che verrà celebrato alle ore 11. La predicazione sarà data dal past. Giovanni Peyrot.
— Sabato 23 giugno sono state celebrate le
nozze di Edoardo Grill e Nancy Pascal;
agli sposi, stabilitisi al Malzat, rinnoviamo gli auguri di una vita serena ed operosa nella testimonianza cristiana, sotto lo
sguardo del Signore.
— Marco Peyrot ha ricevuto il battesimo
domenica 1" luglio durante il culto. Ai genitori Adriano Peyrot e Franca Pascal, del
Cugno, auguriamo ogni benedizione di Dio
sulhi loro opera di educatori cristiani. Lo
stesso augurio per Luciano Richard di Alberto e di Irene Pascal, battezzato domenica scorsa.
— Il 7 luglio è stato celebrato con gran
concorso di intervenuti, il servizio funebre
di Ivan Ghigo. Il Signore conforti la famiglia così provata.
PERSONALIA
Ci felicitiamo con la sig.na Clara
Revel di Pomaretto che ha conseguito a pieni voti il diploma di infermiera presso l’Ospedale di Biella.
Ci rallegriamo vivamente con il
Past. Edoardo Micol, eletto con lusinghiera votazione dall’Assemblea della
Chiesa di Villar Pellice, quale suo futuro pastore.
Sabato 3fl giugno abbiamo invocato la
benedizione del Signore sul matrimonio
di Churhonnier Renato (Via Sibaud) e
Grand Amalia (Ro-ccia d’Giors). La grazia del Signore circondi ed accompagni
sempre questo nuovo focolare.
Domenica 1 luglio gli sposi, circondali
dai loro familiari, parenti ed amici, hanno partecipato al nostro culto ; a pochi
banchi di distanza da loro sedevano altri
sposi, come loro circondati da familiari,
parenti ed amici: i signori Paolo e Lina
Geymonat, cosi conosciuti tra noi, così
affezionati alla loro chiesa di Bobbio, i
quali celebravano le loro nozze d’oro.
E’ stala una occasione più unica che
rara l’avere insieme partecipanti al medesimo culto, nel comune ascolto della medesima Pàrola di Dio queste due coppie
di sposi ; gli uni nel pieno della giovinezza che venivano ad invocare pieni di speranza l’assistenza del Signore; gli altri,
anziani di anni, i quali venivano ad esprimere al Signore la loro commossa riconoscenza per tutti i benefici che durante
tanti anni Egli non aveva mai mancato
di accordare loro.
Il Pastore, a nome della Chiesa tutta,
rivolgeva agli uni ed agli altri parole affettuose di augurio, qui rinnovate.
— Mercoledì 4 luglio si sono svolli i funerali del nostro fratello Pntet Stefano fu
Stefano de-ceduto alla sua abitazione di
Via Maestra il giorno 3 luglio, alla età di
anni 75. Il servizio funebre è stato presieduto da! Pastore sig. E. Geymet che ringraziamo vivamente per la sua collaborazione. Ai familiari e parenti esprimiamo ancora da queste righe la nostra viva e fraterna simpatia cristiana.
— Domenica 8 luglio, nel corso della nostra riunione pomeridiana all’aperlo
ai Rostagni, è stata presentata al Battesimo
la hi:nlni Rostan Ornella di Giovanni Daniele e Artus Emma (Rostagni). Il Signore
benedica la bimba e i suoi cari. e. a.
AHSR08HA (Serr«>
— Domenica 23 giugno, come preannuiiciato, le nostre due comunità del Capoluogo e del Serre hanno avuto il privilegio di
ricevere la visita del gruppo ortodosso di
Montalto Dora, guidali dal loro parroco
Don Santo Pace e da Padre Gregorio, Abate del Monastero Benedettino (Ortodosso)
di Ville’.uoisson. Giunti in mattinata, in
piilmann, al Capoluogo, hanno poi proseseguito il pomeriggio per il Serre visitand'j
la Ghieisa d’ia Tana ed il monumento di
Chanforan. Nella Ghieisa d’ia Tana (anzivicino ad essa, data l’impossibilità, a cali
-a della forte umidità, di presiederlo nell’interno) ha avuto luogo un culto in comune con angrognini del Capoluogo e del
Serre. E’ stato presente anche il Pastore Erl'esto Aya.ssot, venuto appositamente nel
pomeriggio, in macchina, da To:m.). Le
ore trascorse insieme sono state belle e
buone e aspettiamo di poter rinnovare
questa comunione fraterna quando, set ondo quanto ci hanno promesso i nostri fratelli Ortodossi, ritorneranno per vi.siiare
amdic i luoghi storici di PradeLorno.
— Per circostanze varie non ci è stalo
possibile segnalare ai lettori del giornale
la disgrazia accaduta circa due settimane
or sono nella località Martinail (presso '1
Serre) dove due vecchie case sono crollate
completamente lasciando due famiglie sul
lastrine. Due camere appartenevano alla
famiglia di Lorenzo Coisson e due altre
alle due anziane sorelle Fraschia, le quali
oltre a lutto hanno anche avuto la sventura di perdere la loro unica mucca rimasta
uocis.1 cotto le macerie. Per fortuna non vi
sono state vittime umane, dato che pochi
minuti prima del crollo tutte e quattro le
persone .avevano lascialo le loro abitazioni
per recarsi al lavoro nei campi. 1 sinistrali
seno stati accolli dai parenti in attesa di
vedere se sarà possibile tendere abitabili
almeno le parti dei due edifici non crollate, ma purtroppo pericolanti.
Il consiglio di Chiesa del Serre ha deciso di indire una colletta per vedere di poter venire in aiuto, almeno in parte, ai sinistrati aiutando almeno le due sorelle
Fraschia a comprarsi un’altra mucca. Se
qualche lettore del giornale vuole associarsi a questo segno di simpatia verso i sinistrati può farlo versando la sua offerta su!
C.C.P. n. 2-18502 inte.stalo a Bruno Costabel - via Serre 8 - Angrogna specificando:
« Per i sinistrali dei Martinail » .
La famiglia della compianta;
Silvia Bertalot
di anni 49
commossa dalle numerose manif^tazioni di affetto e di simpatia ricevute
in cccasione del triste lutto che l’ha
colpita, e nella impossibilità di farlo
direttamente, ringrazia tutte le numerose persone che le sono state vicine
e le hanno testimoniato la propria solidarietà e tutti coloro che hanno
onorato ìa, sua cara congiunta intervenendo al suo accompagnamento funebre.
In maniera particolare ringrazia il
Pastore sig. Micol, il Medico curante
Dctt. Bertolino, il Primario dell’Ospedale Civile di Pinerolo Prof. Ferrando, i Dottori e le Suore dell’Ospedale,
i vicini di casa ed amici tutti.
« L’Eterno è il mio Pastore,
nulla mi mancherà ».
(Salmo 23: 1)
Pramollo (Allieri), 28 giugno 1962
La famiglia Ribet profondamente
commossa per la dimostrazione di conforto e di affetto ricevute per la di
partenza del suo caro
Teofilo Ribet
di anni .57
esprime la sua sincera, fraterna gratitudine a tutte quelle persone che
con scritti o di presenza hanno partecipato al suo grande dolore, così inaspettato. In particolare ringrazia il
Dott. Gallo, il Dott. Terrone, il Pastore Bert, l’Anziano Costantino Dino, il
sig. Costantino Giovanni, i vicini dt
casa, l’Associazione dell’Arma dei Carabinieri e il Comandante della Stazione di San Germano Chisone.
Villar Perosa., 28-6-1962
La Vedova Ilda Meynier-Long ed i
parenti dell’indimenticabile
Long Eli
Maresciallo Magg. > Alpini
neU’impossibilità di ringraziare singolarmente, esprimono la loro commos
sa gratitudine a quanti con la presenza, scritti, fiori, parole di conforto, opere di bene, manifestarono i sentimenti del proprio cordoglio per la
dipartenza del loro caro.
Un ringraziamento particolare al
Pastore U. Bert, al Medico curante
Dott. Bertolino che con tanto zelo lo
curò durante i lunghi anni della Sua
malattia; all’Associiajzione Alpini di
Pinerolo ed al Gruppo di S. Germano Chisone, all’associazione Sottufficiali, agli Scritturali Deposito 3" Alpini e a tutti i Suoi compagni d’anni,
« Io stimo che le sofferenze del
tempo presente non siano punto da paragonare con la gloria che ha da essere manifestata al nostro riguardo »
(Romani 8: 18)
S. Garmano Ghisone 6 luglio 1962
Il Signore ha richiamato da questo
mondo, aH’alba del 6 luglio
Ivan Ghigo
Affranta dal dolore ma sorretta dalla certezza della fede, la famiglia ne
dà l’annunzio e ringrazia quanti hanno offerto simpatia ed aiuto nella luttuosa circostanza.
« Anima mia acquètati in Dio
solo, poiché da Lui viene la
mìa speranza» (Salmo 62: 5)
Frali, 7 luglio 1962
AVVISI ECONOMICI
VENDESI Luserna San Giovanni casa l'ivile 6 camere giardino. Scrivere Libreria
Claudiana - Torre Pellice.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Toi
visitate
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