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Anno 116 - N. 13
28 marzo 1980 - L. 300
Soedizlone in abbonamento postale
1* Gruppo bis/70
ARCHIVIO TAVOLA VALDESE
10066 TORRE PELLI CE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
0 puntu
di vista
Da più di due mesi il mondo
assiste all’agonia senza fine di
Tito. Stranamente, la vicenda ci
ricorda quella di Franco, quattro
anni fa. Certo tra Tito e Franco
non c’è paragone, né sul piano
politico né sul piano umano ma
la loro morte viene « gestita »
nello stesso modo. Tito (come allora Franco) è un esempio di
malato a cui si toglie il diritto
di morire. I giornali ci dicono
che Tito viene mantenuto artificialmente in vita per permettere alla dirigenza jugoslava
di predisporre il trapasso di
potere nei dettagli... Proprio come per Franco. Questo ci porta
ad una prima considerazione:
non c’è solo il diritto di un uomo politico di morire come tutti gli altri, c’è anche il dovere
di un uomo politico di tirarsi
indietro al momento giusto. Questo momento, molti uomini politici che hanno incarnato — e
incarnano — un potere personale, non l’hanno mai trovato in
vita: lo fanno coincidere con la
morte: cosi ieri Franco, o Mao;
così oggi Tito, o Breznev. Le eccezioni sono rare e quando capitano, non fanno notizia: per
esempio, qualche settimana fa,
l’ahdicazione della regina Giuliana d’Olanda. Certo, non c’è
paragone con Tito per ciò che
riguarda ruolo e potere nel quadro di un paese, ma pur con le
dovute distinzioni, c’è da chiedersi se nella capacità di scegliere il momento di ritirarsi, di
far posto ad altri, non ci sia un
riflesso della fede evangelica come — tra l’altro — la consapevolezza dei propri limiti e della
propria sostituibilità.
Il principio della sostituibilità,
che dovrebbe essere la regola
d’oro di ogni vera democrazia,
non è mai stato applicato nelle
« democrazie. popolari » e nei
« paesi socialisti ». Non è qui il
caso di analizzare i risvolti psicologici e religiosi del bisogno
dì un capo carismatico da parte
delle masse, e dell’inevitahilità
della personalizzazione del potere. Ci preme solo ribadire che
la fede cristiana, fondata sul riconoscimento dell’unica signoria
di Cristo sulla storia umana,
non può accettare alcuna divinizzazione dell’uomo — chiunque
sia — al vertice del potere. Certo il potere di Tito, basato sul
consenso delle masse, era qualitativamente diverso da quello
di Franco, basato sulla violenza
e sul terrore, ma se, al momento
della morte, si instaura la paura che tutto possa crollare per
la mancanza di un uomo, vuol
dire che siamo in presenza di
un vecchio mondo che ha paura
della libertà. Sul piano della fede, per dirla con Bonhoeffer,
non siamo in presenza di un
mondo adulto; sul piano politico,
per dirla con Marx, non siamo
in presenza del comuniSmo, cioè
dell’estinzione dello stato sostituito dalla semplice amministrazione delle cose.
L’etica protestante ha senz’altro contribuito alla formazione
della democrazia moderna. Ora,
uno degli aspetti caratteristici
dell’ordinamento interno delle
chiese protestanti è quello dell’avvicendamento ai posti di maggiore responsabilità, onde evitare la tentazione del potere che
è l’antitesi dello spirito dì servìzio.
In un’epoca come la nostra in
cui da più parti sì invoca un ritorno all’autorità, il sano principio protestante della sostituibilità è più che mai da rìaffermare. Jean-Jacques Peyronel
Il Sottosegr. Bressani legge la risposta del Governo alle interrogazioni Spini e De Cataldo
Una risposta insoddisfacente
A corto di argomenti, il Governo tenta di scaricare sulla Tavola Valdese — che ha richiesto
alcune rettifiche al testo siglato — la colpa della paralisi che da due anni ha bloccato l’Intesa
Con la risposta data alla Camera il 17 marzo alle interrogazioni suH’intesa che deputati dei
partiti Socialista e Radicale avevano rispettivamente rivolto alla
Presidenza del Consiglio in data
9 agosto e 30 ottobre 1979, il governo uscente ha reso noti gli
argomenti che a suo avviso dovrebbero giustificare la inoperosità in cui la delegazione governativa si è chiusa dopo l’awenuta sigla del protocollo dell’intesa
il 4 febbraio 1978.
Ignorato il lavoro
del Pres. Cossiga
Nella risposta si salta a pie’
pari quanto il governo dell’on.le
Cossiga ha intrapreso in questi
ultimi tre mesi per superare lo
stallo in cui la questione deH’intesa stagnava a causa del precedente immobilismo coltivato dalla delegazione Gonella e dal governo stesso negli anni 1978 e
1979. E’ noto che solo nel mese
di gennaio 1980 il governo, per
iniziativa del Presidente del Consiglio, ha ripreso in mano la questione adoperandosi finalmente
dopo una stasi di 22 mesi a richiedere ai Ministeri interessati
quei pareri tecnici che, da una
lettera del presidente Andreotti
del 24 aprile 1978, si sarebbero
dovuti richiedere per definire
« la fase tecnica successiva alla
sigla dei protocolli », ma che di
fatto non erano stati richiesti.
Le due interrogazioni
Spini, Bassanini, Lagorio e Covatta — Al Presidente
del Consiglio dei ministri. — Per conoscere — premesso che da oltre un anno e mezzo (febbraio 1978) è
stato siglato un progetto d’intesa ai sensi dell'articoio
8 deila Costituzione formulato da una commissione governativa e da una rappresentanza delle Chiese evangeliche valdesi e metodiste per regolare i rispettivi rapporti
sottolineato che lo strumento della « intesa » è previsto daH’articolo 8 della Costituzione per regolare i
rapporti tra lo Stato e le confessioni religiose diverse
dalla cattolica, e che, per altro, a più di 30 anni dall'entrata in vigore della Costituzione nessuna intesa è stata
stipulata con alcuna delle minoranze religiose, mentre i
rapporti di queste con lo Stato sono ancora regolati
dalla legge sui culti ammessi del periodo fascista:
rilevato che, di conseguenza, la stipulazione dell'intesa già concordata con le Chiese evangeliche valdese e
metodista costituirebbe un passo significativo nell’attuazione del dettato costituzionale e neH’evoluzione dei
rapporti fra Stato e Chiesa nel nostro paese;
anche in relazione all'impegno annunciato nelle dichiarazioni programmatiche del Presidente del Consiglio
— i motivi del ritardo nella conclusione della vicenda e
le intenzioni .del Governo circa tempi e modalità della
stipula ufficiale del protocollo in questione.
De Cataldo, Aglietta Maria Adelaide, Ajeilo, Boato,
Bonino Emma, Cicciomessere, Crivellini, Faccio Adele,
Galli Maria Luisa, Macciocchi Maria Antonietta, Melega,
Mellini, Pannella, Finto, Roccella, Sciascia, Teodori e
Tessari Alessandro. — Al Presidente del Consiglio dei
ministri. — Per conoscere le ragioni che hanno impedito finora al Governo di sottoscrivere l’» Intesa » con
le Chiese valdesi e metodiste, il cui testo, ora pubblicato daH’Editrice Claudiana di Torino, è il risultato dell'accordo tra la commissione Gonella ed i rappresentanti della Tavola valdese (che comprende anche i metodisti), raggiunto fin dal febbraio 1978.
La firma di tale « intesa », che il Governo italiano
dilaziona senza alcun plausibile motivo, sarebbe una testimonianza di grande civiltà e rispetto del dettato costituzionale, dal momento che essa si fonda esclusivamente sui principi della Costituzione, senza prevedere
garanzie supplementari né privilegi fiscali o economici,
né stipendi per cappellani negli ospedali, nelle caserme
e nelle carceri o per insegnanti di religione nelle scuole
pubbliche.
Gli interroganti chiedono quindi se tale ingiustificata
dilazione non stia a dimostrare l’intenzione del Governo
di non far conoscere al paese, prima della conclusione
della revisione del Concordato, una nuova concezione
dei rapporti tra Stato e Chiese, del tutto opposta a
quella che è alla base del Concordato, in quanto rispettosa della libertà di coscienza e della Costituzione.
Ora i detti pareri sono arrivati
da parte di quasi tutti i Ministeri
e la Presidenza del Consiglio è
pertanto in grado di portare a
compimento gli adempimenti per
la redazione del testo definitivo
dell'intesa, di firmarlo e di presentare in Parlamento il relativo
disegno di legge.
Di tutto ciò nella risposta governativa alle interrogazioni dei
deputati socialisti e radicali non
DAGLI ATTI DEGLI APOSTOLI
I due incontri di Fiiippo
Chi è riuscito a sfuggire dalla
rete della persecuzione gettata
su Gerusalemme s’incontra in
Samaria, terra di magie e superstizioni. Anche Filippo, l'uomo
dell’evangelizzazione samaritana,
è un fuoriuscito dal gioco al massacro sistematicamente organizzato da Saulo. Ma in Samaria Filippo non vive il suo esilio sognando il ritorno a casa. Al contrario, si radica talmente nella
nuova situazione che batte a tappeto i villaggi samaritani raccogliendo molte adesioni. Non incontra ostacoli seri finché non
s’imbatte in un personaggio curioso ritenuto dai samaritani un
dio in terra: Simon Mago. La
conversione coglie anche lui. La
conversione del mago è però un
po’ troppo affrettata ed entusiastica per essere vera. Ben presto,
infatti, il neo-convertito, educatamente, chiede ( rivelando cosi
la tipica mentalità di chi specula,
anche oggi, sull’occulto e le magie) di potere acquistare la capacità di trasmettere quello spirito che dava tanta autorevolezza a Filippo. Per un mago, avere
la stessa capacità di Filippo di
guarire zoppi e paralitici o avere
l’ascendente degli apostoli sulle
masse, sarebbe stato il successo
garantito. E pur di avere queste
cose il mago è disposto a strapagare. Pietro però, che con Giovanni era venuto dalle parti della Samaria per stabilire contatti
e conoscere i primi convertiti, lo
fulmina: « Vai al diavolo tu e i
tuoi soldi perché pensi che il dono di Dio si può comperare! ».
Simon Mago è dunque alle corde.
La sua mentalità di speculatore
ha prevalso. Filippo del resto non
cerca compromessi, tiene al fatto che il messaggio che annuncia
segni una netta demarcazione tra
riti magici, misterici e la mentalità nuova del Cristo. Qui si affronta la superstizione, la stregoneria, il mondo delle paure e degli oroscopi opponendo un termine di rottura che è l’Evangelo.
Filippo non integra, non diluisce
l’affascinante magia del mago,
che tanto colpiva le masse, in un
discorso cristiano ma combatte
sino in fondo queste cose. Sino
al punto di dimostrarne la loro
debole consistenza fatta di timori e paure. Potremmo chiederci
se anche oggi certi fenomeni religiosi non sono forse un cocktail
di pratiche superstiziose, un po’
mistiche e un po’ magiche, verniciate di cristianesimo. Dalle feste
patronali, con madonne e lumicini, al sangue di San Gennaro, sino al « volto santo di Gesù proteggimi » attaccato al parabrezza delle auto. Per non parlare
del feticismo dei crocifissi al collo e dei santini protettori. L’Evangelo di Filippo rompe con tutte
queste pratiche magico-religiose
(il popolo chiamava Simon Mago: “potenza di Dio”) e jtone la
gente di fronte a una scelta: o il
Regno di Dio o gli oroscopi, gli
incensi, le statuine... Bisogna dire che la chiarezza di Filippo ha
successo: uomini e donne lo cercano, vogliono capire e si fanno
battezzare. Ora Luca, autore del
nostro libro, riferisce che nel
pieno di questa battaglia (che
oggi diremmo di demistificazione di certi valori alienanti) Filippo è trascinato dallo spirito, vero soggetto del racconto, ad un
secondo incontro. Questa volta
non più tra la folla ma in mezzo
ad un deserto, nell’ora più calda.
L’eunuco, un emarginato secondo antiche leggi d’Israele, ritorna, dopo un pellegrinaggio, alle
sue importanti occupazioni. Legge la Bibbia ma non capisce. E
quando Filippo gli spiega che
quella “pecora condotta al macello", descritta da Isaia 500 anni
prima era già la prefigurazione
del Cristo, l’eunuco comprende e
crede. Capisce insomma che il
“Servo di Dio” di quel brano
d’Isaia, che molte volte aveva
letto senza capire altri non era
che il Signore tanto atteso che si
era fatto carico anche della sua
umanità bollata e derisa. Perciò
il suo primo atto concreto, dopo
aver creduto, è il battesimo: segno di una scelta libera e adulta
come è appunto quella di accettare Cristo nella propria vita.
Poi Filippo scompare. Il suo
compito è finito. Qrmai l’eunuco
non aveva più bisogno che qualcuno interpretasse per lui la
Scrittura dal momento che Gesù
G. Platone
(continua a pag. 2)
si fa però menzione alcuna. Ci
si accontenta invece di giustificare l’ormai annoso ritardo, dandone la colpa alle rettifiche al
testo dell’intesa avanzate dalla
Tavola valdese. E si insiste talmente su tale punto da rendere
manifesto che non si dispone di
altro più valido argomento per
coprire un immobilismo che non
appare avere altra giustificazione se non la carenza di volontà
politica con cui è stata condotta
l’operazione.
Una citazione
disinvolta
Nella risposta governativa si
dà particolare rilievo anche all’apprezzamento manifestato dall’allora presidente Andreotti per
« il fervido appassionato lavoro
svolto nell’interesse dello Stato » dalla delegazione governativa; e si riportano « i sentiti
ringraziamenti » ad essa rivolti
dalTon.le Andreotti « anche a
nome del governo per la qualificante collaborazione offerta ».
Mentre si rileva che « i lavori
per l’intesa con la Chiesa valdese
metodista, iniziati l’il giugno
1977 si sono conclusi l’8 febbraio
1978, cioè dopo solo 7 mesi »,
non si ricorda però quanti solleciti si sono resi necessari, e con
Quale insistenza la delegazione
delle chiese e la stessa Tavola
valdese sono dovute intervenire
perché si iniziassero tali lavori e
si concludesse la trattativa in un
tempo relativamente breve.
Nella risposta del governo si
legge tra l’altro che « il Presidente del Consìglio in data
6.XII.1978 informava le Camere
che "i testi erano già stati firmati e che la Delegazione governativa aveva accettato la proposta
di esaminare emendamenti presentati a lavoro compiuto ed ai
quali la Delegazione valdese metodista annetteva una particolare importanza” ». Ma guarda caso dal resoconto stenografico del
Giorgio Peyrot
(continua a pag. 10)
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28 marzo 1980
ESPERIENZE DÌ ’ EVANGELIZZAZIONE
I PROTESTANTI NELLA STAMPA ITALIANA
“Bibbia, iibro straordinario... Evoluzione anglicana
offriamo possibilità di studio...”
A Milano, ha detto qualcuno,
si trova tutto; e forse è vero. Tra
l’altro vi è un settimanale ormai
molto diffuso, « Secondamano »,
che pubblica inserzioni gratuite.
Un giorno ci siamo chiesti: « Perché non provare a utilizzarlo? »,
e abbiamo stilato un'inserzione,
destinata alla rubrica « Comuniceizioni sociali ». Il testo diceva « BIBBIA, libro straordinario,
miniera inesauribile delle più
profonde esperienze umane.
Quanti la conoscono veramente?
Offriamo possibilità di studio serio, critico, senza pregiudizi o
condizionamenti confessionali.
Telefonare sera a... ». Abbiamo
anche messo accuratamente a
punto la « scaletta » del discorso
da fare al telefono, in risposta
ad eventuali chiamate: una cosa
estremamente importante e delicata. Anzitutto ci saremmo immediatamente confessati evangelici, senza però far riferimento a
nessuna chiesa particolare. Sarebbe seguita la rassicurazione
che si trattava di un’iniziativa
completamente libera, non legata in alcun modo a chiese (preoccupazione eccessiva? però ci
sembrava importante che la gente non avesse l’impressione di
venire « incastrata »). Quindi la
proposta di im primo incontro
diretto: « Incontriamoci per conoscerci personalmente e guardarci negli occhi. Se decideremo
di aver fiducia l’uno dell’altro,
potremo fare qualcosa insieme ».
Sono venute diverse telefonate.
Alcune non hanno avuto seguito:
quelle di chi voleva venderci
un’edizione della Bibbia illustrata dal Doré, di chi aspirava a
costituire in Italia una « Chiesa
Ortodossa Siriana» (con la speranza di farsi nominare vescovo), di chi ci segnalava un ciclo
di conferenze da parte di gruppi esoterici, di chi chiaramente
voleva solo fare il suo « show »
personale. Ma hanno telefonato
anche persone estremamente iijteressanti: un impiegato che,
pagina dopo pagina, si era già
letto per proprio conto tutta la
Bibbia e, arrivato a quarant’anni, sentiva il bisogno di « fare
un bilancio della propria vita »,
discutendone insieme a noi; il
custode di un condominio, immigrato recentemente dal Sud,
che in passato aveva avuto qualche contatto con gruppi fondamentalisti; la moglie dice di
essere poco interessata a questi problemi, ma quando discutiamo in realtà sta sempre ad
ascoltare e interloquisce vivacemente; un operaio turnista, che
ha difficoltà di orari per le riunioni, ma è assai disponibile; un
giovanissimo cameriere napoletano, estremamente irruento nell’esporre tutto quello che ha
dentro; una giovane insegnante,
che ha come allievi alcuni figli
di pentecostali, dei quali ammira
molto lo zelo e la generosità, ma
presso i quali non trova la possibilità di risolvere alcuni problemi di tipo teologico e « culturale » (vorrebbe cercare di farlo con noi)...
Il primo incontro avviene in
luogo « neutro » (casa privata,
portineria, libreria, seminterrato) e così pure le riunioni di studio biblico, almeno per i primi
tempi, proprio per togliere ogni
diffidenza di fronte ad un ambiente « ecclesiastico » ( tenuto
conto dell’immagine di « chiesa »
predominante in Italia). Nel primo incontro spieghiamo il perché della nostra scelta evangelica e motiviamo chiaramente le
ragioni per le quali non ci va
bene il cattolicesimo; quindi ci
affrettiamo a rivoltare il discorso in positivo, parlando subito
della Bibbia. Uno dei problemi
che ci sono posti è quello di
arginare l’eccessivo entusiasmo
(magari di breve durata) di alcuni, che vorrebbero incontrarsi tutte le sere o quasi; l’altro è
di trovare un argomento per lo
studio biblico, fra i numerosi
proposti, che coinvolga tutti.
Per allargare il gruppo, ad ognuno chiediamo di impegnarsi, prima o poi, a portare qualcuno,
un parente, un amico, un compagno di lavoro; viva appare la
disponibilità su questo punto.
« Chissà — ci domandiamo —
quante sono in una città come
Milano le persone come queste,
impegnate a cercare e desiderose di spartire la loro esperienza
con altri! ». Per questo abbiamo
deciso di continuare, non solo
ripetendo le inserzioni gratuite,
ma tentandone anche alcune a
pagamento, su quotidiani, provando anche con testi diversificati. In seguito vorremmo uscire
anche sui piccoli periodici di provincia. Abbiamo anche in mente
di costituire un comitato di
evangelizzazione, per reperire i
fondi necessari e per trovare persone che ci aiutino nel lavoro.
La nostra esperienza finora è
brevissima; ma — ciò che importa — sembra che il sistema
funzioni', quelli che rispondono
— pochi — sono già « selezionati », cioè interessati in partenza
alle tematiche che proponiamo
loro. Non sappiamo quante delle persone con le quali siamo
attualmente in rapporto — una
decina — continueranno, entrando in comunione stabile con noi
e con le nostre chiese. Queste sono cose che spetta al Signore decidere. In ogni caso resta il fatto che abbiamo avuto delle occasioni di contatto e siamo già
riusciti a dare una nostra piccola testimonianza, parlando dell’Evangelo.
A. Penna
L. Ranzani
Il numero di dicembre de II
Ponte, nota rivista fiorentina,
pubblica uno studio di Silvio Ferrari sui rapporti della Chiesa
Anglicana con la Monarchia inglese. Lo studio parte dalla rievocazione di una recente dichiarazione della Commissione mista internazionale anglo-cattolica secondo la quale pare inevitabile ammettere che al termine di un lungo iter verso l’unità
il « primato universale » sia esercitato da Roma. Tale riconoscimento, cosi come la tendenza
degli anglicani verso accordi ecumenici con altre Chiese, come
quella metodista, urta da un lato contro le ancora solide strutture che legano la Chiesa anglicana alla monarchia britannica,
e dall’altro la progressiva laicizzazione, in chiave «sinodale»,
della chiesa anglicana che potrebbe alla fine, dice l’autore,
costituire serio ostacolo alla riunificazione con la Chiesa cattolica.
Lo sviluppo della storia della
Chiesa di Roma la ha portata,
attraverso l’esercizio del potere
temporale (ancora concreto con
la politica concordataria e la sostanza di alcune azioni curiali)
a identificarsi con lo Stato o comunque a servirsene. Quello della Chiesa Anglicana, invece, si è
svolto in maniera, direi, opposta organizzando la Chiesa come
elemento dell’establishment, dipendente in modo diretto dallo
stato attraverso la doppia posizione del monarca, come capo
dello stato e capo della chiesa.
Senonché l’estendersi della prassi democratica ha tolto al monarca molti dei suoi poteri reali
affidandoli ad altri organi (Governo, Camera dei Comuni, Camera dei Lords) che tali poteri
andavano esercitando. Di qui
una difficile situazione per la
Chiesa che vedeva le sue attività
(quelle liturgiche comprese) affidate ad organi composti largamente anche da persone che del
DALLE CHIESE
Palermo: equilibrio tra donne e uomini
L’assemblea di chiesa è stata
convocata domenica 27 gennaio
per la rielezione del Concistoro.
Per osservanza ai nuovi regolamenti Cesarò Giulio (eletto per
la prima volta nel marzo 1953)
e Marchese Pietro (eletto per la
prima volta nel marzo 1953) non
potevano essere riconfermati.
Ma l’assemblea unanime ha chiesto loro di restare a far parte
del Concistoro come membri
onorari. Avarello Enzo che aveva terminato il primo quinquennio ha chiesto di non venire riconfermato per motivi di famiglia. Lo ringraziamo ancora per
la sua collaborazione. Buscami
Franco è stato riconfermato.
I nuovi eletti sono: Buscami
Ofelia, Davi Giuseppe, Geraci
Clementina, Purpora Baldo, Rizzo Francesco.
Così, assieme ai due membri
ancora in carica (Cardile Rosa e
Failla Giuliana) il Concistoro ha
un buon equilibrio tra donne e
uomini, come per sottolineare il
fatto che in Cristo non c’è né
uomo né donna.
I neo-eletti sono stati insediati
durante il culto di domenica 10
febbraio. Il M° David Machado
(che assieme a sua moglie erano membri della nostra comunità quando risiedevano a Palermo) trovandosi a Palermo per
dirigere alcuni concerti si è seduto all’organo e la signora Helena ha cantato un a solo.
• Quest’anno l’anno di grazia
1980 è iniziato sotto il segno della comunione fraterna. Il Concistoro ha invitato la comunità
Valdo-Metodista de la Noce ad
avere un culto in comune.
II past. P. V. Panasela ha recato il messaggio della Parola
e il past. Bertolino ha presieduto il culto e con la collaborazione dì due anziani metodisti ha
servito la Santa Cena.
• Con impegno, gioia e riconoscenza i coniugi Luana e Matteo Marsala hanno presentato
al S. Battesimo la loro secondo
genita Glenda durante il culto
di domenica 3 febbraio.
• Il 17 febbraio dopo il culto
con Santa Cena abbiamo avuto
una gioiosa agape fraterna. Eravamo in 90 compresa una rappresentanza metodista guidata
dal past. Panasela e cinque ufficiali di una nave della marina
britannica — in visita a Palermo — guidati dal loro cappellano.
Intensa attività
GENOVA SESTRI - SAM
PIERDARENA — Nello spirito
della collaborazione con Genova proseguono gli incontri sulla
predicazione preparati da Gino
Conte; anche gli studi bibiici
sulla lettera agli Ebrei ogni venerdì sera sono seguiti da un
buon gruppo di evangelici e cattolici; oltre i normali incontri
della Scuola domenicale e dei
giovani si è tenuto recentemente il secondo convegno giovanile
a Borgio con il gruppo di Savona - La Spezia con uno studio
su l’Evangelizzazione presentato
da Franco Becchino. Non dimentichiamo i collettivi teologici,
l’ultimo dei quali tenutosi a Borgio con uno studio di Gino Conte sulla missione della chiesa.
All’esterno seguiamo con Genova i corsi biblici del « Gallo »
di Galleria Mazzini, gruppo interessante di ricerca biblica che
vanta una storia trentennale di
esperienze positive di molti giovani; anche a Salita Santa Caterina un gruppo ecumenico si
incontra saltuariamente con rifiessioni sulla lettera ai Romani. Si collabora con la comunità
battista di Via Dattilo, provvisoriamente senza pastore, sul
piano della Scuola domenicale
e predicazione con i « laici » di
questa chiesa molto impegnati
per colmare il vuoto pastorale.
In tema di Evangelizzazione
avremo la sera del 10 maggio
una conferenza del prof. Maselli ed un culto l’il mattina sempre con Maselli in un teatro cittadino.
Localmente ricordiamo la festa del XVII febbraio con il contributo di Tacito Finto dei Gruppi Bìblici Universitari con culto, proiezione di un documentario; all’agape si era una sessantina di partecipanti. Quale prolungamento della celebrazione
del XVII, Tacito Finto ha parlato a Sestri dell’Evangelizzazione in Brasile con una simpatica
discussione sulla situazione brasiliana.
Recentemente è stato celebrato il servizio funebre del signor
Luigi Gazzo, marito della sorella Adelina. Il servizio si è tenuto
nel cimitero di Fedemonte con
l’annunzio dell’evangelo ad una
folla di persone; esprimiamo la
simpatia della comunità alla nostra sorella.
(f Pomeriggi
aperti»
CARRARA — Nei « Fomeriggi
aperti » abbiamo in queste settimane studiato e discusso insieme il documento sulla chiesa
battista, che ci è stato proposto
da tempo. Ci siamo trovati d’accordo sulla reale necessità di
lavorare insieme con i fratelli
di altre denominazioni come
« Cristiani », che possono avere
radici in campi ed ambienti diversi ma che sono uniti nella fede e nel compito loro affidato
dallo stesso Signore.
Vedendo in seguito la situazione pratica a Carrara abbiamo
constatato con sorpresa e gioia
che in fondo da lungo tempo
nella nostra comunità vivono ed
operano fraternamente insieme
Metodisti (la chiesa è una chiesa metodista) Battisti (2), membri della chiesa luterana (2), del
la chiesa tedesca riformata (1),
della chiesa dei Fratelli (2), della chiesa Valdese (2). Fensiamo
che in questo slamo sulla giusta strada!
Antichi iibri
TORINO — Dal 20 marzo al
5 aprile, presso la Biblioteca Civica di via Cittadella, si svolge
un’interessante mostra documentaria su : « Antichi testi di preghiere» con visione di testi cattolici, protestanti ed ebrei. Alcune bacheche, destinate a singole confessioni, raccolgono testi di pietà e traduzioni bibliche.
Un’esposizione non solo per appassionati bibliofili ma anche
per credenti.
Cura pastorale
COLLEFERRO FERENTINO — Una notevole varietà di
persone hanno assicurato quest’anno la cura pastorale: i pastori G. Fuligno (battista), S. Aquilante (metodista), G. Girardet, F. Sommani, G. Scuderi
(valdesi); inoltre il prof, emerito V. Vinay; il moderatore
G. Bouchard, professori e studenti della Facoltà e i predicatori laici L. Costa, G. Gönnet,
R. Mortari, A. Ronzoni, V. Zeni.
Forzatamente un po’ carente è
stato il lavoro delle visite, ma
certamente un progresso si farà
con l’assegnazione dal prossimo
ottobre del past. Aquilante a metà tempo decisa dalla Tavola.
Le due comunità sono grate per
l’aiuto ricevuto.
Hanno collaborato a questo
numero: Franco Davite, Dino
Gardiol, Ermanno Geme, Eugenio Rivoir, Aldo Rutigliano,
Franco Taglierò, Bruno Rostagno.
la Chiesa Anglicana non fanno
parte, o perché membri di altre
Chiese e perché atei dichiarati.
E si manifesta così, una progressiva tendenza ad un « disestablishment » che assicuri alla
Chiesa una maggiore coerenza
di comportamenti, e che si realizza attraverso maggiori poteri
riconosciuti al Sinodo ed una
sempre più larga partecipazione
laica allo stesso. Questo processo è ben lungi dall’essere concluso e le varie commissioni nominate per realizzarlo hanno
condotto solo a molto parziali
risultati. E’ certo tuttavia che
anche la Chiesa Anglicana, tipica chiesa protestante di stato,
si avvia a cercare una sua posizione nel mondo inglese basata
più su problemi di fede che su
problemi di organizzazione di
establishment. Con le inevitabili
conseguenze, positive e negative, sulle aperture ecumeniche
sia in direzione del metodismo
che in direzione della Chiesa romana.
Con il suggestivo titolo « Wojtyla e Aquilante = Due chiese in
una repubblica » il numero di
gennaio di Belfagor, altra nota
rivista di cultura, pubblica un
articolo di Luigi Rodelli centrato sul problema delle Intese e
del Concordato. L’interesse dell’articolo sta nel fatto che il problema viene affrontato non in
termini giuridici, ma in termini
« teologici » attraverso un confronto tra la enciclica Redemptor
Hominis di Giovanni Faolo fi
e il sermone di apertura del Sinodo ’79 tenuto da Aquilante,
che il Rodelli esamina e giudica in base alla tematica della
libertà e della uguaglianza di
fronte alla legge civile. I nostri
lettori conoscono il sermone di
Aquilante e possono facilmente
immaginare (se non lo conoscono) il contenuto della Redemptor
Hominis centrata sulla autorità
della Chiesa e sulla necessità
che tutto le sia sottomesso. Ma
farà loro piacere che il problema Intese-Concordato sia visto
da una autorevole pubblicazione
non solo nei suoi aspetti giuridico-politici, ma in quelli di fondo
costituiti dalla diversa ecclesiologia e dal diverso valore teologico del concetto di libertà.
A questa diversità si richiama,
suH’Awenire del 24 febbraio,
Carlo Beffò in un articolo sul
modernismo, visto come un momento di conflitto tra la difesa
episcopale della tradizione e le
conclusioni critiche cui erano
giunti, nei paesi protestanti, filologi, storici e teologi non vincolati nei confronti deff’autorità
della chiesa visibile. Il Beffò conclude esaltando in confronto
con l’antitradizionalismo del modernismo e le sue incoerenze, il
ritorno del popolo « alle manifestazioni catechistiche e liturgiche ». Si era, come tutti sappiamo, sotto il pontificato di
Fio X.
Nel suo numero del 21 febbraio
l’Eco del Chisone dedica una pagina ad Ugo Janni (di cui la
Claudiana ha recentemente publicato la biografia scritta dal
francescano Cesare Milaneschi)
rievocandone principalmente la
profetica posizione ecumenica.
Nello stesso numero anche un
ampio servizio su Villa Olanda
e sui pochi ospiti russi che ancora la abitano.
Il Gallo di Genova dedica favorevoli parole al libro di Aldo
Comba « Le parabole di Gesù »
edito dalla Claudiana.
L’Osservatore Romano del 28
febbraio parla di due libri del
noto teologo Cullmann che considera destinati «a far avanzare
il dialogo » sulla successione di
Pietro. Dimentica stranamente
di ricordare che almeno il primo
dei libri di Cullmann, citati nelle edizioni francese e tedesca, ha
avuto anche una edizione italiana a cura del Mulino di Bologna.
Niso De Michelis
3
28 marzo 1980
IL TEOLOGO BRASILIANO LEONARDO BOFE ESPONE IL SUO CASO
CONFERENZA CRISTIANA PER LA PACE
Se arriva un castigo... Posizioni contrastanti
Leonardo Boff, teologo brasiliano le cui ipotesi teologiche
sono considerate "avventuriste” in alcuni ambienti della
Conferenza episcopale dell’America latina e della Curia romana, è in predicato per un possibile processo da parte della
Congregazione per la dottrina della fede. Da una intervista,
tradotta dall'agenzia Adista, riportiamo la descrizione che egli
stesso dà del suo caso e della sua ricerca teologica. Pubblichiamo anche, in questa stessa pagina, una nota sui commenti suscitati dal caso Kiing scusandoci per il ritardo con cui appare.
Nel 1972 ho pubblicato il libro
« Gesù Cristo Liberatore », che
venne tradotto e si diffuse molto. Nel 1975 incominciò uno
scambio di lettere tra la S. Congregazione per la dottrina della
fede e me. Sono state sei lettere. La Congregazione incominciò con due questioni fondamentali: una sulla coscienza che Gesù aveva della sua futura morte; l’altra sulla resurrezione. Alla
Congregazione pensavano che io
negassi la resurrezione. Ma insieme con «Gesù Cristo Liberatore», io alcuni mesi dopo pubblicai un piccolo libro intitolato
« La resurrezione di Gesù, nostra
resurrezione dalla morte », nel
quale faccio una difesa quasi apologetica della resurrezione...
Allora si resero conto che avevano commesso un errore e lasciarono da parte questa questione. Ma rimane in piedi l’altra, che consiste in questo: l’ipotesi che io propongo è che dobbiamo pensare l’itinerario di Gesù rispetto alla sua coscienza
della morte e resurrezione, partendo dal grido sulla croce: « Padre, perché mi hai abbandonato »... La mia ipotesi è partire da
questo testo che è innegabilmente del Gesù storico, dato che si
conserva nella sua forma ebraica
(Abba, abba, lama sabactani) e
questo è l’indice della sua storicità. Allora, se questo testo è
storico, la grande tentazione di
Gesù non fu nel Getsemani, ma
sulla croce. E la tentazione più
grave della fede è la disperazione. Gesù si rende conto che sta
per morire e che Dio non interviene. Ma alla fine non è la disperazione che trionfa, ma l’offerta fiduciosa: « nelle tue mani
raccomando il mio spirito ».
La mia ipotesi
Io sostengo che Gesù si muoveva all’interno dell’orizzonte
escatologico... della teologia del
suo tempo che ora cor®»ciamo
grazie alla scoperta recente dei
testi apocalittici... La mia ipotesi dunque è questa: Gesù, uomo
storico, fedele al suo popolo, fedele a Dio, compie la volontà di
Dio nella misura in cui la va
scoprendo. Non la conosce totalmente fin dal principio, come
se avesse in testa un film che si
va proiettando davanti a lui, ma
è un uomo di fede e di speranza come molto bene ci dice la
lettera agli Ebrei. Sa che avrà un
grande scontro e anche le parole
del racconto del Getsemani (il
calice, la tentazione, la carne, lo
spirito) sono termini tecnici di
quella teologia. Gesù è fonda
mentalmente fedele a Dio e spera che Dio lo salvi. Per questo
può tenere conto della morte come di qualsiasi altro finale, ma
per lui il fatto di morire non è
definitivo.
Sulla croce si accorge che sta
per morire e che il Padre non
interviene. Per questo grida la
sua grande disperazione... Deve
accettare la morte. La accetta e
si dona. Questa è la mia ipotesi.
È una cristologia che parte dal
basso, da Gesù e dalle sue ricerche, dai suoi tentennamenti, dalle
sue crisi e tentazioni. In questo
modo Gesù non soltanto libera
gli altri, ma si mostra come un
uomo libero che conquista la
propria libertà affrontando i confiitti.
Bene, su tutto questo sono arrivate le domande del S. Uffizio.
Dicono che la mia comprensione
della coscienza di Gesù non concorda con la dottrina della chiesa. In verità io non so qual è
la dottrina ufficiale della chiesa
su questo punto. È infatti una
vecchia e medioevale « quaestio
disputata » quella dei due livelli
della coscienza di Gesù. Aggiugono che partendo da questa
ipotesi non si rende comprensibile la istituzione dell’eucarestia.
Proprio per questo nel mio libro
io analizzo specialmente il testo
di Luca 22 nel quale Gesù dice
che non ritornerà a mangiare la
Pasqua finché non venga il regno di Dio.
Luca 22
L’impressione lasciata dalla
lettura di questo testo è che
per Gesù il regno stesse già per
irrompere. Il grande simbolo del
regno è la cena escatologica. Allora io dico che l’eucarestia viene da Gesù e lì sta la sua pratica, il rito di Gesù. Nello stesso
tempo, però, gli apostoli hanno
dato alla eucarestia un senso
ecclesiale quale segno; di unità,
della presenza del mistero di
Gesù, un simbolismo escatologico... Per me non c’è problema. L’eucarestia ha origine in
Gesù, ma partendo dalla storia
di Gesù. Mi domandano intorno
alle tre profezie di Gesù sulla
morte e resurrezione. Con molti
esegeti io dico che si tratta di
una interpretazione teologica delle comunità primitive nel tentativo di comprendere il piano di
Dio: Cristo è dentro questo piano e Dio supererà il conflitto della sua morte.
Allora mi dicono che in questo modo non salvo sufficientemente la istituzionalità della
eucarestia e il carattere storico
delle profezie. E siamo a questo
punto. Un anno e mezzo fa ricevetti l’ultima lettera nella quale
mi domandavano una conclusione e che sottoscrivessi il n. 19
della « Dei Verbum » dove si riafferma il carattere storico del
Vangelo. Io feci questo suggerimento: mettere una nota nel
libro nella quale si spiegava che
tutto ciò era un’ipotesi. E dissi
loro che non avrei insistito oltre. E così rimasero le cose. Ora
vedo che sulla stampa viene fuori tutta la questione. Per me è
illuminante quel che ha pubblicato « E1 Pais » del 5 gennaio,
dove si diceva che la S. Congregazione aveva fatto una breve
informazione sul mio caso.
Era il risultato di un altro
rapporto di due teologi: Salguero, domenicano e Alfaro, gesuita. I due avevano dato una
opinione positiva. Ma un teologo della S. Congregazione — Garofalo — non era contento. Perciò la questione è andata avanti.
Forse intendevano chiamarmi a
Roma, ma io non ho ricevuto
nessun invito. Se mi chiamano,
ci vado. Intendo chiarire, non
pretendo convincerli, ma mostrare che la mia ipotesi è fondata. Se essi non trovano che
è fondata... bene, non intendo
morire per le mie ipotesi teologiche. I testi evangelici sono talmente ambigui che permettono
a volte diverse interpretazioni
e su di essi vi è una lunga discussione esegetica. Se arriva
un castigo lo accetterò, ma non
senza una certa tristezza. E lavorerò ad altri livelli nella chiesa, perché il mio legame con la
chiesa sacramento è più importante che star lì a litigare su
ipotesi teologiche.
Il 16 gennaio 1980, a Parigi, i
massimi responsabili della C.C.P.
(Conferenza Cristiana per la Pace) hanno rilasciato una dichiarazione in cui approvano l’intervento sovietico in Afghanistan.
La dichiarazione dice, tra l’altro:
« Fin dall’inizio, e specialmente
dopo la riforma agraria democratica di luglio 1979, le forze del
vecchio reaime feodale hanno
tentato di fermare e di rovesciare questo sviluppo verso il progresso. Sono state aiutate dalle
forze ostili al progresso, in particolare dal Pakistan e dalla Cina. Altrettanto pericolosi sono
stati i tentativi degli oppositori
alla rivoluzione afghana di utilizzare la religione per la lotta
contro lo sviluppo ed il progres,so della nazione afghana. Questi
avvenimenti sono stati una minaccia per la pace del continente
asiatico. Le forze progressiste in
Afghanistan si sono opposte da
sole a tali tentativi miranti ad
annullare i successi della Rivoluzione di Aprile; alla luce di
quest’analisi della situazione, i
motivi che hanno portato il .governo afshano a chiedere l’aiuto
dell’URSS, e auelli che hanno
portato quest’ultima a rispondere a questa richiesta, sono del
tutto comprensibili... ».
« ...Noi chiediamo ai cristiani
e alle Chiese di presentare un
quadro veritiero degli avvenimenti in Afghanistan, di rifiutare
i giudizi affrettati e di contribuire ad una comprensione realistica di questi problemi da parte
del pubblico ».
A questa dichiarazione ufficiale della C.C.P., il Gruppo francese
incaricato dei rapporti con la
Conferenza Cristiana per la Pace
ha risposto, in data 25 gennaio
1980, con la seguente dichiarazione di condanna: « La situazione internazionale si è considerevolmente deteriorata durante le
ultime settimane. E’ caratterizzata da un clima di tensione segnato, in particolare, da un rilancio brutale della corsa agli armamenti: progetto d’installazione in Europa occidentale di
nuovi missili in risposta, ufficialmente, a quelli installati in Europa orientale, — e ora rinvio,
da parte degli Stati Uniti /della
ratifica dell’accordo Salt IL
E’ in questo contesto che è avvenuto l’intervento militare sovietico in Afghanistan. Qualunque siano le origini e gli obiettivi
dell’opposizione armata al governo di Kabul e l’appoggio che
poteva ricevere dall’esterno, il
Gruopo francese condanna questo intervento, così come ieri ha
condannato gli interventi francesi e americani nel Vietnam, e più
recentemente quello della Francia nello Zaire e nella Repubblica Centrafricana.
Il Grunno francese chiede il ritiro delle truppe sovietiche affinché il popolo afghano possa
liberamente decidere del suo destino fuori da ogni presenza straniera.
Di fronte a questo ritorno alla
guerra fredda, il Gruppo francese chiede ai dirigenti della
Conferenza Cristiana per la Pace di riaffermare solennemente il
loro attaccamento alla coesistenza pacifica e ai principi che ne
sono il fondamento: rispetto dell’indipendenza, non ingerenza, disarmo, solidarietà attiva con i
popoli del terzo mondo ».
/echi dal mondo cristianol
a cura di ANTONIO ADAMO
Con questo numero Antonio Adamo inizia la
nostra rubrica Mentre auguriamo ad Adamo buon lavoro desiderilo Zgrariart Bruno Belthn che per lungo tempo ha curato,
competeva, questo piccolo ma importante spazwdel giornale.
con
La Chiesa d’Inghilterra
prende posizione
contro la vendita
di armi
(B.I.P.) — In un ordine del
giorno, votato a larga maggioranza, nel corso di una riunione
tenuta a Londra nel febbraio
scorso, il sinodo generale della
Chiesa d’Inghilterra ha chiesto
che si rompa il silenzio sulla
vendita delle armi britanniche.
In margine al caso Küng
A leggere certa stampa o a
seguire certi dibattiti viene il sospetto che in taluni ambienti,
evangelici o laici, si tenda a
drammatizzare il caso Kiing.
L’altro giorno, a Roma, ad una
tavola rotonda tenutasi nell’Aula
Magna della Facoltà Valdese di
Teologia, fiuttuò nell’aria un
grosso equivoco, che i vari interventi non riuscirono a fugare.
S’insisteva a vedere in Kiing un
docente universitario privato
brutalmente della facoltà d’insegnare, ma si dimenticava o si
sottovalutava la circostanza che
Kung non è un qualsiasi professore, ma un teologo «cattolico »,
e per giunta un sacerdote regolarmente ordinato dalla Chiesa
romana. La nota ordinanza di
Roma lo priva, sì, della qualifica
di teologo « cattolico », ma non
lo sospende « a divinis », cioè gli
inibisce di insegnare in una facoltà di teologia « cattolica » ( o
comunque in una Università
«Cattolica») ma non di predicare e di officiare. In altre parole Kiing può, se è invitato e se
accetta l’invito, continuare la sua
attività didattica in qualunque
università «laica », e soprattutto
non gli è inibita la libertà della
ricerca: le sue numerose e fondamentali opere costituiscono
per lui una cattedra ben più ampia di una qualsiasi aula universitaria! Che poi ci sia contraddizione tra divieto d’insegnare e
non divieto di predicare e di
officiare, non mi pronuncio lasciando ben volentieri ai « canonisti » romani il compito di dirimere questa interessante questione.
Ben più grave fu, a suo tempo, il caso Buonaiuti (per non
parlare ovviamente del caso Gönnet). Tutti sanno che il professore Ernesto Buonaiuti, succeduto nel 1915 a Baldassare Labanca sulla cattedra di storia
del cristianesimo dell’Università
di Roma, venne ripetutamente
scomunicato nel 1921, 1924 e
1926 e che, già prima del Concordato del 1929, fu estromesso
dall’insegnamento universitario
per le pressioni congiunte del Governo fascista e della Santa Sede. Più tardi, nel 1932, venne « dispensato dal servizio... per incompatibilità con le generali direttive politiche del Governo»,
essendosi rifiutato, con soli altri
undici (su 1200 docenti univer
sitaril), di prestare il richiesto
giuramento di fedeltà al regime
fascista. Ma, caduto il fascismo
e reintegrati nell’insegnamento
quei pochi docenti anti-fascisti,
al solo , Buonaiuti venne inibito
di risalire sulla sua cattedra, e
ciò in virtù dell’art. 5 del Concordato, poi « richiamato » dalla Costituzione repubblicana. Tuttavia, lo scandalo portò ad un
compromesso, tipico della nostra
società: « il Buonaiuti riebbe il
suo posto, ma gli fu vietato di
tenere lezioni » (cf. Valdo Vinay,
Ernesto Buonaiuti e l’Italia religiosa del suo tempo. Torre Pellice 1956, p. 124). E sapete dove
potè continuare il suo insegnamento e il suo apostolato cristiano? Prima della caduta del fascismo presso la Chiesa Metodista Wesleyana di Ponte S. Angelo, alla Scuola Teologica Metodista di Monte Mario e nei locali dell’YMCA di Roma; dopo,
presso la Chiesa Metodista di
via Firenze 38 a Roma e presso
l’Università di Losanna, e tutto
ciò rimanendo sempre « cattolico », autentico pellegrino di Roma.
Giovanni Gönnet
In questa mozione si chiede in
effetti al governo conservatore
della signora Thatcher di rendere pubblica l’informazione sulla
vendita di armi, affinché si possa formulare un giudizio corretto sulla moralità di queste vendite; ma anche per assicurarsi
che non si vendano armi a regimi che si lasciano andare « a
manifesti abusi in materia di
diritti umani, specialmente torture ».
Le Chiese invitate
a mobilitarsi
per la pace
e i diritti umani
(SOEPI) — La Commissione
delle Chiese per gli affari internazionali (CEAI) del Consiglio
Ecumenico delle Chiese si è riunita a Larnaca, nell’isola di Cipro, dal 24 al 29 febbraio.
Durante questo incontro è stato affrontato il problema della
responsabilità delle Chiese di
fronte alla minaccia della pace.
Si è affermato che ad ogni programma di disarmo deve accompagnarsi una regolamentazione
pacifica dei conflitti e la defimzione di un concetto di pace che
vada al di là della «semplice
assenza di guerra », ed includa
la lotta per la dignità umana e
la giustizia, tanto all’interno dei
singoli stati che a livello internazionale.
Nella sua introduzione, 1 ambasciatore svedese Olle Dahlen,
che è presidente della CEAI, ha
sottolineato che la questione
della « regolamentazione pacifica
dei conflitti » deve restare al
centro delle preoccupazioni della
CEAI, ma è necessario un imnegno comune delle Chiese. È
fondamentale che le Chiese, nei
cinque continenti, affrontino
quotidianamente i temi della
pace, del disarmo e del milita
rismo, che saranno all’ordine del
giorno dell’Assemblea mondiale
che il Consiglio Ecumenico delle Chiese sta organizzando per
il 1983 a Vancouver in Canada.
Nel suo rapporto, il direttore
della CEAI, Leopoldo Niilus, ha
affermato: « Se una serie di problemi globali non saranno rapidamente affrontati e se le relazioni tra le superpotpnze cohtinueranno a deteriorarsi, l'aumento dei conflitti, in numero ed
intensità, sarà inevitabile e rischierà di condurci al di là della
soglia nucleare ».
Repubblica
Sudafricana:
crisi tra governo
e Chiesa anglicana?
(B.I.P.) — Un importante conflitto sembra delinearsi tra Chiesa anglicana e il governo sudafricano, dopo le decisioni dei
dirigenti anglicani di ignorare
le leggi che esigono l’autorizzazione ufficiale per le riunioni
multirazziali.
L’arcivescovo Bill Burnett, capo della Chiesa anglicana nella
Repubblica Sudafricana, ha recentemente affermato, in occasione del sinodo a Grahamstown,
l’impossibilità per la Chiesa di
continuare a funzionare legalmente in Sudafrica.
< I delegati al sinodo hanno, dal
canto loro, appoggiato una dichiarazione in cui si raccomanda al Consiglio Ecumenico delle
Chiese di proseguire la sua lotta contro il razzismo; alcuni di
loro sono giunti a paragonare
la situazione attuale della loro
Chiesa a quella della Chiesa tedesca durante il nazismo. La ra^
dio nazionale e gli organi di
stampa governativi harmo accusato il sinodo di « provocazione ».
Molti cristiani sudafricani non
sono più disjwsti ad accettare
il regime razzista di Pretoria, e
questa loro coraggiosa presa di
posizione ribadisce ancora una
volta l’assurdità delle posizioni
governative e l’isolamento sempre maggiore dei sostenitori del
regime segregazionista. Il programma antirazzista del CEC
riscuote da parte di diverse
Chiese sudafricane un consenso
sempre più ampio, segno di un
crescente disagio verso il razzismo istituzionale di Pretoria.
4
28 marzo I960
______NECESSITA’ DI SUPERARE I NOSTRI CONDIZIONAMENTI
La preghiera della comunità
a colloquio con I lettori
In alcune nostre comunità si è
provato, da un po’ di tempo, ad
introdurre nella liturgia del culto un momento per brevi preghiere spontanee (di intercessione, ringraziamento, confessione
di peccato o di fede) da parte
dei presenti che si sentono di
farlo.
Risultato? In genere quei pochi che lo fanno sono dei convertiti che hanno ritrovato un più
diretto, spontaneo e fiducioso
rapporto con il Padre e sanno
esprimerlo con semplicità e immediatezza, se pur talora con
qualche ripetizione.
Viceversa i membri più anziani, e/o tradizionalisti, ne sono
un po’ disturbati perché sono
stati abituati ad ascoltare, nel
silenzio del gregge, la sola voce
del pastore.
Altri ancora capiscono l’importanza di essere maggiormente comunità, nella partecipazione di
tutti alla edificazione dei fratelli, perciò vorrebbero tentare, ma
sono bloccati dai loro condizionamenti, da una certa educazione ricevuta che privilegia l’intimismo e il pudore dei sentimenti
religiosi, ed anche dalla mancanza di... tirocinio, perché un certo
fatto, oltre ai suoi contenuti, ha
anche dei problemi di metodo e
di tecnica.
E allora che fare? Penso anzitutto che la cosa può non essere
Corso di
omiletica
È stato nuovamente ciclostilato, a cura della Chiesa Valdese
di Genova, il corso di Omiletica
elementare di PAOLO RICCA, da
tempo esaurito e richiesto da
molti.
Dietro puro rimborso spese lo
si può richiedere a: Chiesa Valdese, Via Curtatone 2, 16122 Genova, inviando, anche in francobolli, L. 600 (-1- L. 250 per spese
di spedizione) la copia.
accettata da alcuni perché costerebbe fatica ed impegno; non
si impara da un giorno all’altro
a pregare correttamente in pubblico, a saper esprimere a voce
alta, comprensibile, con parole
semplici quello che significa per
noi il nostro più profondo rapporto con Dio. Ma è necessario
tentare se ci pare giusto, — come in effetti è — e il Signore ci
aiuterà.
In secondo luogo per rinnovare la comunità bisogna cominciare con i bambini nel senso di non
condizionarli in modo negativo
come lo siamo stati noi. Penso
soprattutto al monitore nel suo
gruppo, ai genitori che hanno lodevolmente conservato il momento della preghiera prima dei
pasti. In entrambe le situazioni
bisogna evitare un grosso rischio, quello di ridurre la preghiera ad un rito immutabile, affrettatamente svolto dal capogruppo o capofamiglia, o peggio
dal più piccolo che non capisce
neppure il significato delle parole.
La preghiera è invece un mo
mento molto bello che il Signore
ci dà per fermarci un momento
davanti a Lui, per sentire la sua
presenza nella nostra vita parlando con naturalezza al Padre
celeste, ringraziandolo per i suoi
doni che in situazioni di emergenza si possono elencare, oppure per chiedere il suo aiuto e la
sua protezione in certi piccoli
fatti della vita dei bambini che
possono fare problema per loro.
Ma deve essere un dialogo rigorosamente sincero ed espresso
con parole sempre rinnovate per
non cadere nella monotona routine che è la morte dello spirito.
Si tratterà anche di trovare il
momento più opportuno per associare gradatamente i ragazzi
a questa iniziativa, per farne i
protagonisti del loro cammino
di fede. Sono sicura che, se costerà fatica — e non solo al
principio, ma sempre costa fatica mettersi alla presenza del Signore — questo si rivelerà un
grande bene spirituale per tutti,
piccoli e grandi e potrà portare
messe di benedizioni.
Ive Pons
Julio de SANTA ANA
I POVERI,
sfida alla credibilità della Chiesa
Il ruolo dei poveri nella storia della chiesa,
pp. 154, L. 5.400 (« Nostro tempo », 29)
Qual è la testimonianza della Bibbia e dei primi cristiani
sui poveri, come è stato vissuto nei secoli il problema
posto alla chiesa dalla presenza della povertà? Andiamo
verso una chiesa dei poveri?
Un capitolo è dedicato ai movimenti valdese e francescano. L’autore, uruguayano ben noto anche in Italia, è direttore della « Commissione per la partecipazione delle
chiese allo sviluppo » del C.E.C.
CLAUDIANA - Via Pr. Tommaso 1
c.c.p. 20780102
10125 Torino
LA VIA DA SEGUIRE
Egregio direttore,
Con uguale commozione mi associo,
a proposito della preghiera del figlio
del magistrato Bachelet, ai suoi rilievi. Credo anch’io che ogni speranza che non tragga origine dalla Fede,
dalla quale il perdono discende, sia
vana.
Occorre tuttavia tener presente che
i non credenti, nonché quelli che lo
sono a ore, son persuasi che la realtà stia solo nel ■■ razionale » e — me
lo lascia dire? — nel politico. È quindi naturale che alle orecchie di tutti
costoro, che sono la stragrande maggioranza, quelle parole di perdono siano suonate inaudite. Voglio infine aggiungere che anche per il problema
del terrorismo ognuno di noi — falco
o colombo, in pantofola, ohe sia —
ha in saccoccia la soluzione pronta;
ma la Via da seguire deve essere proprio quella che le parole di quel giovane hanno indicato. (E pretendere di
seguirne due nello stesso tempo, mi
par che sia spiritualmente impossibile;
come, né più né meno, lo è fisicamente!) .
Cari e fraterni saluti
Ezio Pinardì, Milano
SOVVERSIVI
Caro direttore.
Desidero rispondere brevemente al
■■ ragazzaccio ottantenne >■ S. Bouchard
del quale rispetto, doverosamente, non
solo la veneranda età ma anche le
opinioni politiche, che peraltro non
condivido minimamente, per confutare
un solo punto della sua lettera (pubblicata sul n. 8 del giornale), punto
sul quale ritengo non si possa, comunque, transigere, né sorvolare.
Mi riferisco all’accostamento, anzi
alla vera e propria assimilazione, fatta
dal B. fra l’ideologia comunista e l’Evangelo.
Sovversivi i comunisti — egli
scrive — come fu sovversivo Gesù
Cristo ».
Questa tesi — che non è nuova,
purtroppo! — è profondamente falsa e
ancora più profondamente mistificante,
Gesù non è il precursore di Marx
0 di qualsivoglia altro fondatore di
ideologie o filosofie rivoluzionarie.
Egli ha predicato l’amore, perché
Cristo è il Figlio di Dio, e Dio è
Amore.
i comunisti predicano una rivoluzione che si fonda sulla violenza, sull’odio
e sulla morte. I « sovversivi » oggi.
In italia, sono i terroristi delle brigate
rosse (...e similia) e sono comunisti.
E anche se il « comunismo storico »
oggi si dichiara propenso al pluralismo
e alla democrazia, abbiamo il diritto
e, a mio giudizio, il dovere di dubitare
delle sue parole e delle sue promesse, perché ovunque è andato al potere, Il comuniSmo ha fatto strame de'la libertà e della democrazia, nonché
della tanto conclamata « giustizia »,
perché là dove manca la libertà e il
rispetto per i diritti dell’uomo, non
può esistere giustizia degna di questo
nome.
Cordialmente suo
Aldo Long, Roma
CON PROPAGANDA?
(...) H Sinodo dello scorso anno
ha puntualizzato la neoessità improrogabile deirevangei-izzazione, sottolineando molto giustamente che il terreno di evangelizzazione non è da ricercare in lontani lidi ma è qui, ogni
giorno davanti a noi, costantemente.
« Dio non ha bisogno di propaganda
ma di testimonianza », afferma £rmanno Rostan in un dotto articolo
pubblicato dali’Eco-Luce dell’S febbraio
scorso. Concordo pienamente. Ma se è
vero che 1« Evangelo si legge, si ascolta e si diffonde », se è vero che sarebbe errato tentare di diffondere il
valdismo In quanto tale, se è vero
che i valdesi soino in un certo senso
geneticamente introversi e soffrono
spesso la tentazione storica di inscatolarsi in una privacy tutt'altro che
evangelica, è anche vero, a mio parere, che l’evangelizzazione si fa anche
con una componente di propaganda.
io non c'ero quando si diceva che
i valdesi avevano un occhio solo e
mangiavano i bambini. M-a c'ero quando
mi hanno chiesto se era vero che i
valdesi vanno a letto con le proprie
figlie per tramandare la razza, c’ero
quando mi hanno chiesto se siamo
cristiani. E non sono boutades, ma
sono realtà, una triste realtà cui dobbiamo reajjire.. Anche, se necessario,
con la propaganda vera e propria.
S. Armand Hugon, Torre Peilice
DIRITTI DEI MALATI E DEI MORENTI - LA TESTIMONIANZA DI UN MEDICO
Abbiamo esaminato in due precedenti
articoli il problema dei diritti del malato: diritto a un trattamento umano, a
cure appropriate, e alla decisione nella
scelta di queste, che presuppone una corretta informazione da parte del medico
e di chi gli sta vicino; diritto a interrompere una vita di sofferenze senza la prospettiva di una guarigione. Si è fatto riferimento a una raccomandazione dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio di
Europa che tratta la materia, richiedendo agli Stati Membri una legislazione
adeguata.
Cerchiamo ora di esaminare tali richieste. Alcune sono cose che almeno
sulla carta fra noi sono già operanti
(un’altra cosa è la pratica di tutti i giorni!), altre invece prospettano qualcosa
che per noi rappresenta un’autentica novità. L’Assemblea Parlamentare (Race.
779, art. 10) raccomanda al Comitato dei
Ministri di invitare i Governi degli Stati
Membri ;
Lotta alla sofferenza
1. A prendere tutte le misure necessarie, specialmente in quanto concerne
la formazione del personale medico e la
organizzazione dei servizi sanitari, perché tutti i malati, ospedalizzati o curati
a domicilio, siano sollevati dalle loro sofferenze per quanto lo permette lo stato
attuale delle conoscenze; [in questa richiesta la novità è l’accento posto sul sollievo della sofferenza, che — in linea con
tutto il testo della raccomandazione —
prevale in certi casi, o almeno si affianca
con pari urgenza, come scopo fondamentale delle cure mediche. Non vi è nella legislazione italiana niente che risponda a
questa esigenza, sia a livello di formazione del medico e del personale parasanitario, che di pratica effettiva].
Diritto all’informazione
2. A richiamare l’attenzione dei medici sul fatto che i malati hanno il diritto, se lo domandano, di essere informati
completamente sulla loro malattia e sul
trattamento previsto, e a fare in modo
che al momento dell’ammissione in ospedale siano informati sul regolamento, sul
funzionamento e le attrezzature sanità
Non solo nuove leggi
ma spirito fraterno
rie dell’Istituto; [quanto richiesto è già
previsto dalla legge italiana (se correttamente interpretata), come notano gli autori del volume « I diritti del malato » ( 1 )
nel presentare una « Carta dei diritti del
malato in ospedale », ma è sistematicamente trascurato; abbiamo visto in un
precedente articolo quanto sia importante questo capitolo dell’informazione, anche se non è senza problemi].
3. A provvedere affinché tutti i malati abbiano la possibilità di prepararsi
psicologicamente alla morte, e a prevedere l’assistenza necessaria a questo fine,
facendo appello altrettanto al personale
curante (medici, infermieri e aiutanti),
che dovranno ricevere una formazione di’
base per poter discutere di questi problemi con le persone che si avvicinano
alla fine, che a psichiatri, ministri di culto o assistenti sociali, assegnati agli ospedali. [L’assistenza dei malati — sul piano
della psicoterapia e della cura d’anime —
in vista della morte, è già per la nostra
legislazione un fatto nuovo, non previsto
nemmeno dall’ultima, e peraltro positiva
per molti contenuti, legge di riforma sanitaria; un’altra proposta interessante è
quella di una formazione di base del personale sanitario, per poter trattare coi
malati il problema della morte: su questo punto, anche ignorato dalia nostra
legislazione, si apre una possibilità di
azione per le chiese e gli ospedali evangelici, che devono sentire l’importanza
del problema, e la responsabilità che compete loro, per offrire a tutta la comunità
civile un servizio e una testimonianza, in
un settore così delicato].
Commissioni d’inchiesta
4. A creare delle commissioni nazionali d’inchiesta, composte da rappresentanti della professione medica, giuristi,
teologi morali, psicologi e sociologi, incaricati di elaborare delle regole etiche per
il trattamento dei morenti, di determinare i principi sanitari di orientamento in
materia di utilizzazione di misure speciali per prolungare la vita, e di esaminare
fra l’altro la situazione in cui potrebbero
trovarsi i membri della professione medica — per esempio nell’eventualità di
sanzioni previste dalla legislazione civile
o penale — quando essi hanno rinunciato a prendere delle misure artificiali di
prolungarnento del processo della morte
nei malati in cui l’agonia è già cominciata e la cui vita non può essere salvata,
allo stato attuale della scienza medica, o
quando sono intervenuti prendendo misure destinate prima di tutto a calmare
le sofferenze di questi malati e suscettibili di avere un effetto secondario sul
processo della morte, e di esaminare la
questione delle dichiarazioni scritte fatte
da persone giuridicamente capaci, che
autorizzano i medici a rinunziare alle
misure per prolungare la vita, in particolare nel caso della cessazione irreversibile delle funzioni cerebrali.
5. A istituire, se degli organi simili
non esistono ancora, delle commissioni
nazionali incaricate di esaminare le lagnanze depositate contro il personale medico per degli errori o negligenze professionali, e questo senza pregiudizio per
la competenza dei tribunali ordinari.
La nostra responsabilità
Come si vede, c’è da aggiornare la legislazione sanitaria, e il problema è grave e urgente. Ma potrebbe bastare questo, se non cambia la mentalità di chi è
chiamato a mettere in pratica le leggi, a
cominciare dalle amministrazioni degli
ospedali, fino agli impiegati delle Unità
Sanitarie Locali, e agli inservienti di cor
sia; se non si comincia a considerare il
soggetto phe abbisogna delle prestazioni
sanitarie come un cittadino che ha diritto
a una préstazione (non un ’assistito’,
quasi gli si desse qualcosa in elemosina),
e un essere umano nella sofferenza? Credo si debba insistere sulla importanza di
questo capitolo nella testimonianza delle
chiese cristiane. Non ci è lecito di tacere
e di restare inattivi ( anche tenendo conto
ai Guanto si fa in ambienti ’laici’) ricordando che l’Evangelo non è solo un buon
amunzio, ma anche un impegno per l’uo
Non minore importanza ha l’esigenza
dell educazione di fronte alla morte, che
la chiesa deve dare ai credenti non quando sono nella malattia, ma al di fuori di
essa, e possibilmente ai giovani, perché
SI abbia sul problema della morte una
, chiara visione evangelica.
che si è detto a proposito dell eutanasia nel precedente articoo di questo ciclo e alle pubblicazioni cui
in quella sede si è fatto riferimento, vi
e Un capitolo della relazione della Commissione ad Referendum sui diritti dei
malati e dei morenti (Claudiana, Attualità Protestante, N. 82) a cui conviene rifarsi per affrontare il problema in una
prospettiva cristiana. Vi si ricorda: che
la morte è il salarlo del peccato (ai fine
di superare atteggiamenti di incoscienza,
o di ’rimozione’ psicologica, nella lucida
consapevolezza della nostra condizione);
che una meditazione evangelica, non sulla morte, ma « sulla vita futura », come
SI esprimeva (Salvino, non relativizza gli
impegni terreni, ma relativizza e ridimensiona la morte stessa; infine che una vila già spesa nell’offerta di sé sdrammatizza la morte, non lasciandole, in un certo senso, nulla da prendere. « Chi perderà
la sua vita per amore di me e dell’Evangelo, la salverà» (Me. 8 v. 35).
Con questa promessa del Cristo si chiùde il cerchio del nostro discorso; se il Signore ci invita a fare qualcosa per i nostri fratelli sofferenti, e per coloro che
sono in pericolo di vita, è anche attraverso a questa esperienza che ci salva dalla paura della morte e ci sottrae alla sua
legge.
(3 - fine)
Marco Tullio Fiorio
(1) I diritti del malato, Aa. vari, a cura di Giovanni Jervis - Feltrinelli, 1975.
5
28 marzo 1980
IL VOLTO DEL CRISTO CROCIFISSO NELL’ARTE CONTEMPORANEA
UN venerdì a mezzogiorno
Venerdì santo. L’aggettivo è segno di un allontanamento di ciò che invece ci è più vicino. « Venerdì » indica con un giorno della settimana — costantemente
presente con il suo ripresentarsi ogni 7 giorni — la vicinanza vitale di colui che — annuncia l’Evangelo — è
morto per noi, ha stabilito, proprio nella sua morte,
un legame vitale con noi. Ma « santo » allontana questa
realtà da noi, dalla sfera della nostra umanità travagliata e dal nostro vissuto così terra terra, respinge
colui che si è fatto vicino a noi con lacrime e sangue
in una dimensione transumana, immobile, liturgica.
Non è così negli evangeli, dove il racconto della crocifissione è di una straordinaria immediatezza, contenuto nella sua sobrietà eppure carico di un intenso realismo che non dipende da artificiosi mezzi espressivi ma
risulta dalla partecipazione di chi ricorda, narra, ascolta e vive il suo inscindibile legame col Cristo, proprio
con quel Cristo crocifisso. Eppure leggendo gli evangeli
la patina del « santo » rischia costantemente di coprire
il nostro « Venerdì » di credenti. Da una parte il dramma — che certo continua a coinvolgerci in quanto credenti — non si svolge più su una brulla e orrida collina, fuori della città santa, simbolicamente in mezzo allo squallore, alle miserie e al marciume del nostro mondo, ma si svolge nel chiuso protetto di chiese e santuari, su pulpiti elevati o candidi altari, inevitabilmente
separato da ciò che il Cristo ha voluto imire a sé; dall’altra, sul dramma stinge lo sbocco risaputo, la Pasqua
di risurrezione, evento strano e misterioso su cui forse
osiamo solo gettare uno sguardo incerto e fugace, ma
che già basta di riflesso a togliere al Venerdì qualcosa
della sua umanità, al Crocifisso qualcosa del suo grido
disperato, a noi qualcosa della vicinanza del Cristo alla nostra miseria.
Allora possiamo capire come le espressioni di arte
moderna che riportiamo in questa pagina siano una
sottolineatura unilaterale e cruda del fatto che la morte di Gesù è secolare, nel mondo, ed è totale, senza riserve. A qualcuno sembrerà un sacrilegio, im voler cancellare il « santo », o un dimenticare poco evangelicamente la croce vuota del risorto. Può essere invece per
i credenti un aiuto a ricomprendere meglio la realtà del
Venerdì. Un aiuto importante, un commento all'Evangelo della Passione che ci permette di rileggerlo con
rinnovata partecipazione. Perché solo l’accettazione dell’umanità totale del Cristo consente l’accesso al superamento della miseria, dello squallore e del marciume di
cui si è caricato; superamento che non potrà mai coiisistere nella copertura con i veli dell’appartata abitudine ecclesiastica, ma solo nel percorrere oggi insieme al
Cristo la via della croce e nell’aprirsi così all’inaudita
speranza della risurrezione, del totalmente nuovo che,
malgrado tutto, viene.
F. Giampiccoli
Testi e immagini di questa pagina sono tratti dal volume « On a Friday Noon» (Un Venerdì a mezzogiorno),
edito dal Consiglio Ecumenico delle Chiese a cura di
Hans Ruedi Weber. La scultura riprodotta in alto, intitolata « Il Cristo torturato » è dell'artista brasiliano Guido Rocha (1975); il crocifisso in legno riprodotto in basso è dell’artista peruviano Edilberto Merida (seconda
metà del sec. XX).
Ugualmente sudamericani sono i due testi che (nel vo
lume) accompagnano le due riproduzioni: « Perché mi hai
abbandonato? » è una libera trasposizione del salmo 22 di
Ernesto Cardenal, sacerdote cattolico, per diversi anni
esule e ora ministro della cultura e dell’istruzione del governo del Nicaragua; « Disse di essere un re » è un poema scritto da un prigioniero politico nel campo di concentramento cileno di Chacabuco; è usato da alcune comunità cristiane cilene come preghiera in preparazione
della Cena del Signore.
Disse di essere un re
La scorta armata si faceva beffe
di quello che era coronato di spine,
gli strapparono di dosso i cenci
e lo batterono con una canna.
Bocche offensive sputarono sull’uomo
dai lunghi capelli, occhi ribelli e barba arruffata.
Così, sbeffeggiato dai soldati
e con un corpo martoriato
un uomo insanguinato moriva
sotto gli occhi dei sommi sacerdoti —
suprema ipocrisia, suprema meschinità e
cupidigia.
Oggi mi ricordo di te, Cristo amante della libertà,
errabondo nel tempo, incerto nello spazio.
Eri fratello di Spartaco,
contemporaneo dello schiavo o compagno
lavoratore?
Che importa la catena, la dipendenza, la paga,
esser Nazzareno o internato a Chacabuco,
che importa se sei sulla terra, fratello Cristo.
Figlio, con la faccia sporca e le mani incallite,
carne e sangue del popolo, signore della storia,
familiare con la pialla e il martello,
famoso falegname;
0 con pala e picco e palo appuntito,
nobile costruttore di strade...
Eterno abitante di tuguri poveri e sterili
con tetto di lamiera o di stelle,
pavimento di sabbia o di terra battuta,
con muri di miseria o di prigionia.
Non abiti nella magione dell'oppressore,
nella spelonca dei ladri o nel palazzo di Cesare.
1 fedeli dall’ingenua pietà giurano
che ti trovano nel rito immobile e superficiale,
nel calice dorato e nella devozione semplicistica
di quelli che dicono « Signore, Signore »,
ma che, dopo aver fatto finta, non fanno nulla.
Al posto di questi io scelgo il buon samai'itano
che non predica il cielo
ma cerca il paradiso in terra,
non un eterno calvario — inferno di poveri
analfabeti.
Sì, preferisco la testimonianza
di colui che cammina, soffre e ama,
di colui che canta, piange e ama,
di colui che lotta, muore e ama.
Ti capisco, Cristo,
perché conosco il tradimento e la lancia,
perché, come te, dico
sono re e rivendico la mia corona.
Chiedo di essere sovrano del mio destino
e padre di tutti i miei figli,
chiedo emancipazione per me stesso e i fratelli.
Chiedo uno scettro per un regno povero e terreno,
ma dignitoso e libero,
costruito dalla fraternità di mani creatrici
in una comunità fatta di uguaglianza e di profezia
storica.
Lo scettro è mio e lo rivendico oggi,
perché quello per cui mi batto è più grande
della croce che porto,
perché le mie guance sono stanche degli schiaffi
dei Farisei
e il mio braccio domanda la sferza.
E quando lo schiocco della mia sferza farà silenzio
e il tempio sarà vuoto dei mercanti,
allora le spine l’odio, e l’aceto,
lo scherno e il pianto saranno mutati
in un’accoglienza per il centurione pentito,
in gentilezza, poesia, e lavoro,
perché l'uomo richiamato in vita
si incarna sempre nei suoi bambini...
e la speranza cristiana ha il volto di un bambino.
Poema di un prigioniero politico
del campo di concentramento cileno
di Chacabuco
Perchè mi hai
abbandonato?
Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?
Sono diventato una caricatura
e la gente mi disprezza.
Mi scherniscono su tutti i giornali.
Carri armati mi circondano,
mitragliatrici sono puntate su di me,
filo spinato, carico di elettricità, mi imprigiona.
Ogni giorno mi chiamano alTappello,
mi hanno marchiato con un numero
e mi hanno fotografato dietro la grata.
Le mie ossa si possono contare
come su una radiografia,
nudo mi han spinto nellà càrnera a gas
e si sono divisi i miei vestiti e le mie scarpe.
Io invoco il sonno, ma nessuno rni sente./
Grido nel manicomio per tutta la notte,
nell’infermeria degli incurabili,
nell’asilo dei vecchi per malati contagiosi.
Nella clinica psichiatrica sudò lottando con la
morte.
Perfino sotto la maschera dell’ossigeno io soffoco.
Sono in lacrime al commissariato,
nel cortile del riformatorio,
nella camera di tortura,
nell’orfanotrofio.
Sono infetto dalla radioattività
e la gente mi evita per paura del contagio.
Ma io parlerò di te ai miei fratelli.
Ti loderò nelle nostre a^^semblee.
In mezzo alle grandi folle i miei inni saranno
intonati.
La gente che deve ancora nascere,
la nostra gente,
si rallegrerà in una gran festa.
ERNESTO CARDENAL
6
28 marzo 1980
cronaca delle valli
Torre Pellice - Confronto tra le chiese delle Valli e la Tavola Valdese
Il senso della nostra presenza
SAN GERMANO CHISONE
strategia delle Chiese valdesi
alle Valli negli anni ’80: questo
il tema sul quale si sono confrontati una trentina di fratelli e di
sorelle domenica scorsa, nella
Biblioteca della Casa Valdese, in
un incontro promosso dEilla Tavola. Erano presenti, oltre alla
Tavola, la Commissione Distrettuale, i sovraintendenti e i rappresentanti dei 3 circuiti, la
CIOV, la FGEI-Valli. Assente il
Comitato del Collegio che pure
era stato invitato.
Quattro relazioni — una della
Commissione Distrettuale, una di
ogni circuito — hanno presentato un quadro della situazione
alle Valli e le prospettive che ne
derivano. Il quadro risulta, complessivamente, molto scuro: le
comunità risentono fortemente
della crisi che investe il paese;
al ristagno e aH’immobilismo
degli anni passati si è aggiunto
un ulteriore deterioramento della vita delle Chiese; esse proseguono stancamente le varie attività senza molto entusiasmo e
soprattutto senza una chiara
prospettiva e una precisa linea
di marcia. Vi è inoltre una grave
scarsità di forze: i quadri intermedi non ci sono, i giovani sono
pochi e incerti, i concistori si limitano all’ordinaria amministrazione. In questa situazione, i pastori, anziché essere i teologi
della comunità, sono costretti a
fare i « factotum » della Chiesa,
dai funerali alTamministrazione.
Così si accresce il divario tra
pastore, sempre più professionista della Chiesa, e comimità,
sempre più parrocchia. Infine,
i modelli culturali imposti dalla
società dei consumi esercitano
una forte influenza sulla maggior parte dei valdesi e vengono
accettati senza la necessaria critica che pure dovrebbe caratterizzare i protestanti: così vengono assorbiti indifferentemente
i vari programmi radio-televisivi,
così viene letto acriticamente il
settimanale della diocesi pinerolese, ecc.
Il rapporto tra comunità e
opere valdesi è sempre più problematico. La maggior parte delle opere sono sentite come estranee e il senso della loro presenza e del loro lavoro non è più
capito: chi le gestisce, come sono gestite, quale testimonianza
danno, a chi e a cosa servono,
perché si trasformano, ecc.? C’è
un senso diffuso di disorientamento e di incertezza.
Sul piano della società civile,
le cose vanno parallelamente a
quanto avviene nelle Chiese: i pochi valdesi impegnati nelle amministrazioni locali, nei partiti,
nei sindacati, o sono del tutto
fuori dalla vita della Chiesa o
sono le stesse persone che già
sono super-impegnate nella Chiesa. Ad ogni modo, la presenza
valdese a livello socio-politico,
un tempo molto significativa, si
è andata affievolendo, non solo
per mancanza d’impegno ma anche per la complessità dei problemi attuali che non si riescono più a capire e ad affrontare.
Senza contare che non sempre
gli amministratori valdesi seguono una politica coerente con
la fede che professano. L’Ente
pubblico (Comimità MontEina)
subentra progressivamente in
PINEROLO
“Il mistero della Sindone"
Nessuna soluzione e nessuna
prova inconfutabile è risultata
uscire dal dibattito scaturito
dalla proiezione del film « Il mistero della Sindone » al cinema
Primavera di Pinerolo, la sera
di venerdì 14 marzo.
A dire il vero, il dibattito l’ha
suscitato l’intervento di uno dei
relatori, il dott. Carlo Papini, direttore della Editrice Claudiana.
Prima di lui aveva parlato il
prof. Tamburelli dell’Università
di 'Torino,, stu(fipso di fotografia
tridimensionale, processo cui è
stata sottoposta la Sindone.
Dopo le scarne parole del prof.
Tamburelli, ha preso la parola
il dott. Gianmaria Zuccone, del
Centro Intemazionale di Sindonologia, il quale ha brevemente
illustrato gli ultimi studi compiuti sulla Sindone di 'Torino,
lasciando chiaramente intendere
che nessuna delle prove finora
addotte può considerarsi definitiva a certificare senza ombra di
dubbio « l’autenticità » di questo
lenzuolo tanto antico.
Indi ha parlato il dott. Papini,
che ha esposto tutte le sue riserve sulle prove volte a testimoniare che la Sindone ha avvolto
il corpo di Gesù e che è proprio
di quel tempo.
Le parole del dott. Papini hanno suscitato le ire di un signore
del pubblico, il prof. Sarello,
esperto in Sindonologia, il quale, presa poi la parola, ha fatto
________________FERRERÒ
Telefoni pubblici
Due nuovi telefoni pubblici
sono stati installati dalla SIP nelle borgate Roccia-Linsardo e
Baissa di Maniglia e due altri
sono in allestimento a Traverse
e Grange di Bovile.
_ La spesa per questo servizio
viene sostenuta in parti uguali
dal Comune e dalla Comunità
Montana.
Il posto telefonico della Baissa è collocato presso la famiglia
Gino e ha il numero 848925, quello di Roccia-Linsardo ha il nurnero 848915 e ne è titolare la
signora Ida Barus Giacomino.
Il Comune è anche alla ricerca di una persona disposta a
prendere in casa il telefono pubblico di Chiotti, dato che il titolare attuale ne ha smesso la gestione per motivi di salute.
una specie di controrelazione a
favore della Sindone; dopo di
lui, contro la reliquia però, s’è
espresso don Gramaglia, autore
di un libro sulla Sindone pubblicato dalla Claudiana ( « L’uomo della Sindone non è Gesù
Cristo »).
Insomma, un dibattito ad alto
livello, per cui ad una citazione
di un dotto rispondevano due
affermazioni di un altro, nomi
di studiosi di tutto il mondo sono stati portati in campo a favore ài una o di un’altra tesi.
Don Morero, come sacerdote,
ha cercato di portare il confronto di idee sul piano della fede e
del senso che può avere il venerare una reliquia del genere; c’è
stato poco da fare: la monetina
sulla palpebra destra (o sinistra?
non ricordo, ma poco importa),
i pollini di Max Frei, il sedile
sulle croci romane hanno avuto
più importanza di ogni discorso di fede.
Come credente ed insegnante
ha ancora parlato Francesca
Spano, la quale si è chiesta con
quale animo avrebbe dovuto portare i suoi allievi delle Medie a
vedere un film in cui più che alla Sindone si è dato spazio a
scene di crociati e turchi che si
scannano a colpi di frecce infuocate e a panoramiche di Torino e fiumane di gente accorse per Tostensione di due anni fa.
Conclusioni? ben poche: l’autenticità della Sindone non è
ancora provata e probabilmente
non lo sarà mal; in compenso
è un buon richiamo turistico,
fonte di buoni affari per i torinesi.
Ad ogni modo, a nulla serve
nella ricerca di fede.
Paolo Gay
Oscar Bouchard
oggi e domani
In questa rubrica pubblichiamo gli avvisi inerenti ad iniziative di carattere
ecumenico, culturale e civile che ci pervengono in tipografia entro le ore 9
di ogni lunedi (tei. 0121/91334).
POMARETTO, Teatro-Convitto: 28 marzo 1980, ore 20.30. Incontro-dibattito
con il Movimento Autonomista Occitano, f)er la presentazione e discussione del programma per le prossime elezioni amministrative.
tutti i settori in cui per decenni
si era esplicata la diaconia della
Chiesa valdese.
Tutto ciò crea un disorientamento generale che a sua volta
crea una crisi d’identità la quale si esprime in due modi: la
secolarizzazione di una grossa
fetta del popolo valdese; la reazione conservatrice, raccolta dalla TEV.
Come si è giunti ad una tale
situazione? Perché la predicazione barthiana portata avanti da
20 anni da un folto gruppo di
pastori e predicatori laici non è
« passata » nelle comunità? Perché prevale ancora, alla base, la
vecchia teologia liberal-pietista?
Fatto sta che esiste in tutte le
comunità delle Valli un grave
sottosviluppo biblico, teologico,
culturale, che espone il popolo
dei credenti alle attrazioni più
deleterie del mondo secolarizzato da un lato, e agli impulsi religioso-emotivi dall’altro. Stando
così le cose, la priorità deve andare verso una seria formazione
biblico-teologica, a livello di catechismo, di predicazione, di
studi biblici, ecc. ma tutto ciò
deve essere fatto in un modo
che abbia qualcosa a che vedere
con l’esperienza e con la vita
concreta della gente, altrimenti
si passa di nuovo accanto o sopra. E per fare ciò occorre mettere i pastori in condizione di
poterlo fare, perché questo è il
loro compito specifico. L’evangelizzazione, se è presa sul serio,
comincia da lì.
Di fronte a questo quadro realistico-pessimistico della situazione delle Chiese alle Valli, la
Tavola si è dimostrata molto
più ottimista: nel marciume in
cui si trova infangata l’Italia di
oggi, le Valli sarebbero pur sempre un luogo privilegiato con
potenzialità notevoli di testimonianza, di impegno e di presenza
significativa nella realtà sociale,
se non altro perché rappresentano comunque il retroterra storico, culturale e di fede dell’evangelismo italiano. Si tratterebbe
dunque di prendere coscienza
di questo e di elaborare una linea programmatica tesa a sviluppare le potenzialità esistenti, sul piano sociale, culturale,
politico, usando tutti gli strumenti esistenti, da Agape al Collegio, e sperimentandone dei nuovi ( r adio-televisione ).
Questo però dovrà fare l’oggetto di un prossimo incontro
perché non c’è stato il tempo di
affrontare le varie proposte operative indicate dai circuiti. Intanto, questo è stato un buon
incontro che ha permesso una
riflessione e un confronto serrato su problemi di fondo della
nostra presenza e della nostra
vocazione alle Valli. Fare chiarezza su una situazione vissuta
concretamente e quotidianamente è già un passo importante
per definire la direzione nella
quale vogliamo andare.
Jean-Jacques Peyronel
Mercoledì 19 marzo, il sindaco
di San Germano Chisone, Oscar
Bouchard, ha perso la vita in un
incidente stradale sulla statale
Torino-Pinerolo.
Oscar Bouchard, nato 56 anni
fa, era sindaco di S. Germano
dal ’70, e lo era stato dal ’51 al
’60. Di professione agricoltore,
era responsabile di zona della
Conf-coltivatori ed era molto stimato in tutto il Pinerolese per la
sua competenza e la sua serietà
amministrativa.
L’estate scorsa, aveva preso
parte alla giornata del XV agosto insieme al sindaco di Angrogna, Franca Coisson; la sua testimonianza di amministratore
valdese di un Comune delle Valli era stata molto apprezzata.
Oscar Bouchard, militante del
Partito Comunista, era inoltre
assessore alla Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca
e consigliere del gruppo comunista al Comprensorio di Pinerolo.
In tutto il comprensorio di
Pinerolo da Vigono a Chiotti o
da Angrogna a Cumiana parlare
di Alleanza dei Contadini prima
e Confcoltivatori dopo, vuol dire
soprattutto un nome: Oscar Bouchard.
Faceva le permanenze su e
giù per le valli quando non vi
erano che pochi iscritti ed ha
continuato a farle dopo l’aumento avvenuto in questi anni e
l’apertura di una sede comprensoriale a Pinerolo.
Io l’ho conosciuto in una buia
stanza di una trattoria a Pinerolo dove faceva una delle sue
permanenze (cioè quel servizio
di patronato che si svolge periodicamente in un posto dove si
pensa possa essere utile a qual
cune) molti anni prima che si
aprisse una sede a Pinerolo. Ricordo che rimasi colpito: stava
spiegando ad un agricoltore molto contento per aver ricevuto
la pensione che lui non aveva
fatto altro che compilare una
pratica, non era lui che gli « aveva fatto dare » la pensione, era
un suo diritto.
Non potei fare a meno di pensare che poche centinaia di metri più in là nella lussuosa sede
della Coldiretti lo stesso agricoltore si sarebbe sentito dire che
finalmente grazie aU’interessamento del tale onorevole la pensione era arrivata, ecc. ecc. Questo paragone mi venne in mente
la prima volta che conobbi
Oscar, poi in seguito ebbi modo
di sperimentare più da vicino
che per lui la pratica era una
occasione di « far crescere le persone », di renderle consapevoli
dei propri diritti; non se ne serviva mai per dare potere all’organizzazione o a se stesso.
Così è stato per tutta la vita:
aiutare chi aveva di meno ad
avere di più, chi aveva meno
pensione, chi aveva meno potere contrattuale, chi aveva meno
istruzione, chi aveva meno assistenza sanitaria. « Bisogna che
i contadini si riuniscano tra di
loro e discutano », questo era il
suo chiodo e l’ho sentito ripetere
fino a stancare la gente, ma non
si stancò mai lui. Era convinto
che in questo modo le cose si
muovono, poco per volta ma si
muovono, e Tha sempre detto
con tenacia e pazienza.
Nella Confcoltivatori rimane
un vuoto incolmabile, ma rimane anche il suo esempio di vita
che ci ha lasciato, la sua serenità, la sua coerenza, la sua fede, e
questo per continuare la sua
« lotta » ci basterà.
Mauro GardioI
PINEROLO
Elezioni militari
Tempo di elezioni nelle caserme di Pinerolo. A fine marzo e
nei primi giorni di aprile voteranno gli alpini ed i carristi per
designare i loro rappresentanti
nel « Cobar »: un organismo di
rappresentanza dei militari (truppa, sottufficiali, ufficiali) che M
limitàti poteri: attività culturali,
condizioni igieniche delle caserme, rancio.
Sono elezioni queste che passano tra un silenzio generale. A
parte un’interpellanza del gruppo consigliare comunista che
chiedeva al sindaco di informare
la popolazione, ed una iniziativa
pubblica, sempre comunista (fallita però per mancanza di partecipazione), sembra che l’opinione
pubblica pinerolese si sia dimenticata della « questione militare ».
Eppure, Pinerolo ha visto l’ini
RICLARETTO
Nuova sede per rufficio postale
Lo spostamento di sede di un
Ufficio Postale può non sembrare rilevante altrove, ma qui da
noi non è così. Infatti vi era, il
rischio, ampiamente motivato,
che la sede dell’Ufficio di Riclaretto venisse spostata a Ferrerò.
Anche se ciò non avrebbe comportato la soppressione immediata di due posti di lavoro, avrebbe certamente significato che il
capo ufficio ed il postino avrebbero dovuto fare la spola per
recarsi sul posto di lavoro: e
qui in montagna non è uno
scherzo.
Ma ci è lecito supporre che
questa situazione sarebbe stata
certamente l’inizio di un processo di soppressione definitiva di
ben due posti di lavoro.
Il trasferimento dell’Ufficio del
Registrc da Perosa a Pinerolo
insegni! e poi, come si sarebbe
potuta giustificare la coesistenza
di due Uffici Postali a Ferrerò?
Per quanto riguarda il servizio
postale in sé, il servizio sarebbe stato estremamente scomodo
per tutta la popolazione special
mente per quella anziana alle
prese con le operazioni di pensionamento. E la popolazione
attuale è) a grande maggioranza, anziana.
La distanza da Riclaretto a
Ferrerò oscilla tra i 7 ed i 9 chilometri: in montagna l’inverno è
lungo e la neve è molta. Comunque lo si voglia considerare lo
spostamento dell’Ufficio Postale
a Ferrerò avrebbe comportato una perdita notevole per Riclaretto sotto molti punti di vista.
Il concistoro, resosi conto subito della gravità della situazione, ha impegnato non poche energie e denaro per ricavare da un
alloggio delle vecchie scuole dei
Chiotti i vani necessari trasformandoli in Ufficio Postale e l’operazione è perfettamente riuscita
in ogni particolare, visto che i
vari controlli e collaudi effettuati dagli organi competenti delle
Poste di Torino hanno dato tutti
esito largamente positivo.
Ed è così che con il 1° aprile
1980 entrerà in funzione la nuova sede deirufficio Postale di Riclaretto. A. R.
zio di un movimento di democratizzazione delle forze armate.
Già nel ’66-’67 gruppi di studenti
cristiani ponevano il problema
dell’esercito e della sua funzione
attraverso dibattiti ed iniziative
antimiljtariste. Nel ’68-’69 sono
pirierolek gli animatori dei primi gruppi di militari. Nel ’70 poi
si iniziano le manifestazioni dentro e fuori le caserme. Si denunciano le condizioni di vita nelle
caserme, l’uso antidemocratico
che in qualche luogo si fa del
servizio militare, gli abusi, si studia scientificamente il ruolo del
militare nella caserma e nella vita militare, si pubblica un opuscolo sui diritti dei militari « cara recluta ». A questa intensa
azione — della nuova sinistra —
rispondono le gerarchie militari
con più di 300 denuncie all’autorità giudiziaria. Alcune vengono
archiviate, altri procedimenti sono invece amnistiati, altri sono
tuttora in corso (in appello).
Anche due sacerdoti della parrocchia di San Lazzaro sono trascinati in Tribunale per un volantino pacifista: sono assolti.
Della vasta mobilitazione popolare se ne ha eco anche alle elezioni amministrative del ’75 per
la presenza dei militari nelle liste di Democrazia Proletaria.
Oggi tutto questo sembra passato: la « legge dei principi »,
(quella che permette le elezioni
di questi giorni) ha forse accolto
tutte le istanze di democratizzazione? Non credo. Si tratta solo di aggiustamenti formali che
non incidono profondamente sul
ruolo dell’esercitn oggi. Fino a
metà degli anni ’70 c’era una profonda crisi di legittimità dell’autorità militare. Parole come
« dovere, gerarchia, obbedienza
cieca, perdevano di credibilità.
Con la nuova legge attorno a
questi stessi concetti si cerca di
ottenere il con.senso. Ma la logica
della caserma e dell’esercito rimane quella di un tempo.
Per questo è grave il silenzio
che c’è intorno a queste elezioni,
grave per il movimento democratico, ma anche per quei cristiani che del « programma antimilitarista » hanno fatto oggetto di riflessione di fede.
Giorgio GardioI
7
28 marzo 1980
CRONACA DELLE VALLI
---7
A DIFESA DELLA VITA IN MONTAGNA
Proteggere rambiente
— Protezione dell’ambiente ed incentivazione
delle possibilità di occupazione sono per le zone
montane due grossi nodi
da sciogliere se si vuole
cbe la montagna continui
a vivere. Come fare e in
quali prospettive muoversi?
L’aver puntato nel dopoguerra al concentramento
dell’industria sul triangolo
Torino - Milano - Genova
ha, come ormai da tutti
palesemente riconosciuto,
accelerato il processo di
abbandono della campagna
ingigantendo il fenomeno
migratorio Sud-Nord, campagna-città, lasciando grossi settori completamente
in crisi poiché privi di incentivi e di programmazione. Nello stesso fenomeno
si sono venute a trovare
le nostre Valli anche se distano da uno dei poli non
più di 40-70 km. Uno dei
risultati di questa operazione è che il miraggio del
posto sicuro e senza grossi problemi aH’interno dell’industria ha tolto l’incentivo a queirinventiva e a
quella capacità organizzativa di cui la gente di montagna era da secoli depositaria. Questo è stato un
duro colpo anche per il
nostro mondo valdese, dove la gestione democratica
di tutta la vita del villaggio (scuole, forno, acquedotto, utilizzo e manutenzione terreni e strade, ecc.)
aveva nella vita associata
e comunitaria un fondamento reale.
Con la crisi emersa negli anni ’70 (che non è solo nazionale) si è posto il
problema che il modo dissennato di produrre e di
consumare oltre a ridurre paurosamente le riserve
di materie prime, ctea nel
tempo degli squilibri tali
da annullare i benefici che
la concentrazione urbana
e l’industrializzazione sembravano voler portare.
Nelle vallate poi la carenza di iniziative locali
ha lasciato spazio a fenomeni di speculazione provenienti dalla pianura (es.
installazioni turistiche senza adeguate infrastrutture
di servizi), che alla resa
dei conti danneggiano la
montagna e non contribuiscono a mantenerla.
Le Comunità Montane
si stanno quindi ponendo
il problema di tentare di
arginare questa situazione
prendendo dei provvedimenti che incentivino l’iniziativa e la capacità organizzativa puntando sulla
valorizzazione delle forme
associative.
E’ in questo indirizzo
che si colloca la delibera
approvata recentemente
dalla Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasca di impegnarsi ad affrontare le spese relative
alla messa in funzione di
cooperative agricole, artigiane o di lavoro.
Ne parliamo con Eugenio Maccari, presidente
della Comunità Montana
Valli Chisone e Germanasca e col geom. Barrai dell’ufficio tecnico della stessa Comunità.
REGIONE PIEMONTE
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
UNITA’ LOCALE DEI SERVIZI N. 43
Servizio Guardia medica
notturna-prefestiva-festiva
Il recapito del servizio è:
— dal sabato ore 14 al lunedì ore 8;
— dalle ore 14 della vigilia del giorno festivo infrasettimanale alle ore 8 del giorno successivo al festivo presso
l’OSPEDALE MAURIZIANO
di LUSERNA SAN GIOVANNI
90884
nella notte dei giorni feriali escluso sabato, domenica e vigilia dei pre-festivi
presso
l’OSPEDALE VALDESE
di TORRE PELLICE
932433
# Il servizio è gratuito per tutti i cittadini
italiani e per le persone tutelate da assistenza sanitaria internazionale.
# Si informano i cittadini che:
— il servizio sostituisce i medici generici
solamente negli orari di cui sopra: non
prima e non dopo;
— può essere utilizzato solamente per effettive urgenze e non per bisogni lievi;
— chiamate inutili « ingolfano » il servizio;
— il servizio « costa » denaro pubblico ;
— non « sprecatelo » con chiamate superflue
che possono mettere in pericolo la vita
di una persona veramente grave;
— il servizio avrà inizio il 1° aprile 1980.
Il Presidente L’Ass. ai Servizi Sociali
Arch. Piercarlo LONGO Dott. Danilo RIVOIRA
21 marzo 1980
seguire nei lavori di sistemazione idraulico-forestale. Mentre è chiaro che
per le operazioni più grosse Si deve ricorrere a ditte adeguatamente attrezzate, rimane un notevole lavoro di opere di minor dimensione che nel quadro
generale di difesa del territorio non sono di minor
importanza e che i Comuni non sempre riescono a
compiere.
zione dì queste cooperative?
— Come già fatto tempo addietro con la Cooperativa Agricola, potrebbe
essere previsto uri contributo per l’avvio oltre il
supporto tecnico necessario per la costituzione e
la messa in funzione (consulenza in materia legislativa, fiscale, tenuta dei libri contabili, ecc.).
— Potreste fare qualche
esempio?
— Anzitutto com’è sorta
l’idea?
— Le gravi conseguenze
portate dall’alluvione del
maggio ’77 hanno posto in
evidenza che il problema
della difesa del territorio
non può essere solo affrontato in occasione di calamità naturali ma, se si desidera in quelle occasioni
ridurre i danni provocati,
«bisogna prevedére di pfro
— Si può partire dalla
viabilità minore, sulle strade che conducono agli alpeggi, manutenzione di cunette, passaggi per l’acqua,
muri di sostegno, creazione o consolidamento di
nuovi percorsi, poi, nel settore forestale vi è la necessità di realizzare delle
piste di esbosco per la valorizzazione del patrimonio boschivo, la realizzazione di fascie tagliafuoco,
lavori di decespugliamento
e manutenzione, oltre alla
realizzazione di nuovi impiantamenti. Vi è poi la
necessità della manutenzione degli UMIMOG (motrici adatte à trasporto
fuori strada e ad operazioni di scasso, sterro, livellamento, sgombero neve) e
delle attrezzature di proprietà della Com. Montana che sarebbero messe a
disposizione delle cooperative.
Le cooperative potrebbero quindi avere del lavoro
commissionato dai Comuni, dalla Comunità Montana, dalla Provincia o dalla
Regione, a seconda delle
necessità o competenze, oltre che da cittadini singoli
od associati.
— Abbiamo parlato di
cooperative per la sistemazione idraulico-forestale, la
delibera è però più ampia...
— Che tipo di contributo potete’’dare alla forma
Notizie utili
Vendita collettiva di lana sucida
La Comunità Montana Val Pellice comunica che tutti
gli allevatori di pecore interessati alla vendita della loro
lana, lo possono fare tramite la Comunità Montana, la
quale, come per gli anni scorsi, provvederà alla raccolta
ed alla vendita del prodotto.
I prezzi indicativi, derivanti dalla migliore offerta
avuta, dopo aver contattato varie Ditte, sono i seguenti:
lana grossolana L. 850^900 al Kg.; lana fine L. 1150^1200
al Kg.
La raccolta della lana è prevista per la prima decade
di aprile.
Per ogni ulteriore informazione rivolgersi agli Uffici
della Comunità Montana Val Pellice.
Servizi consultoriali
La Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca
comunica che i Servizi consultoriali hanno i seguenti
orari :
AMBULATORI PEDIATRICI
Pino ai 6 anni - S. Germano Chisone: Ambulatorio
scuola elem., giovedì, dalle ore 16 alle 17 ; Villar Perosa :
Ambulatorio ex-ONMI, venerdì, dalle 9.30 alle 10.30 ; Perosa Argentina: Ambulatorio c/o Municipio, martedì e
venerdì, dalle 14.30 alle 15.30,
Fino ai 10 anni - Perrero: Ambulatorio c/o Municipio, mercoledì, dalle 16 alle 17 (dal mese di aprile).
AMBULATORIO GINECOLOGICO
AMBULATORIO PSICOLOGICO
Funziona presso i locali del Consultorio di Perosa Argentina. Ci si può rivolgere per: colloqui individuali o di
coppia; terapie individuali ad adulti o a bambini; Terapie e trattamenti di gruppo. Prenotarsi telefonando in
Comunità Montana (Tel. 81.497 - 81.190).
Al Consultorio ci si può rivolgere anche per avere ima
consulenza o informazioni su : affidamenti familiari ; adozioni; matrimoni di minorenni; separazioni.
Tutti i servizi sono gratuiti.
scriveteci^
vi risponderemo
a cura di GIORGIO GAROIOL
In questa rubrica ospitiamo le risposte dei nostri esperti ai quesiti dei iettori.
Se avete domande sui probie mi più vari, dal diritto all’economia, dail'agricoitura all’urbanistica, ai servizi sociali, ma anche di
cucina, di giardinaggio e bricolage scrivete a Eco delle valli valdesi ■
Rubrica « scriveteci vi risponder emo » - casella postale - 10066
Torre Pellice. Risponderemo a tutti sul giornale.
— Sì., infatti siamo partiti dai settori in cui già in
questa fase c’è del lavoro
che può essere appaltato,
la delibera allarga però il
campo di azione alla costituzione di cooperative
artigiane o di lavoro. Questo significa che qualsiasi
gruppo composto di un
minimo di nove soci che
vuole iniziare un’attività
artigianale o di lavoro può
ricevere l’appoggio ed i
contributi per ravviamento. Naturalmente ciascuna
iniziativa prima di essere
finanziata dalla Comunità Montana dovrà essere
attentamente valutata e discussa perché se da una
parte l’associarsi è un modo di ricostruire un rapporto concretamente legato alle esigenze del territorio, d’altra parte le iniziative devono avere una
loro economicità, cioè devono costituire dei reali
posti di lavoro, altrimenti
nel giro di qualche anno
vedremo l’esaurimento delle iniziative e un’altra frustrazione in più per la gente di montagna.
Riguardo a quanto apparso sul n. 1 dell’Eco delle Valli Valdesi in data 15
febbraio 1980 (predicazione del moderatore della
chiesa valdese) riguardante la data del 21 gennaio
1561 e la località Podio in
quel di Bobbio Pellice gradirei saperne qualche notizia in più.
Grazie anticipate.
Stefano Bertinat
Luserna S Giovanni
Intervista a cura di
A. Longo
Risponde il pastore Bruno Bellion:
Con l’adesione alla Riforma protestante decisa
dal Sinodo di Chanforan
(1532) e più ancora con la
decisione di celebrare il
culto pubblico ( decisione
che porta alla costruzione
dei primi templi del 1555),
i Valdesi non vivono più
nascosti, ma si danno una
organizzazione pubblica e
palese. La repressione inquisitoriale non colpisce
quindi più solamente degli
isolati, ma intere popolazioni: 1545 Mérindol e Cabrières, i villaggi valdesi
del Luberon; 1560 e 61 le
colonie valdesi di Calabria
e Puglia. Emanuele Filiberto di Savoia rientra in possesso dei suoi territori dopo l’occupazione francese
(trattato di Cateau-Cambrèsis) ed immediatamente inizia l’opera di riconquista alla fede cattolica,
come avviene in tutta l’Europa. 1 valdesi sono braccati nelle loro montagne
che non vogliono abbandonare, mentre da tutta la
pianura piemontese i riformati cercano rifugio a
Ginevra o presso gli stessi
valdesi.
In settembre 1560 il duca dà mandato a Giorgio
Costa della Trinità di epurare i suoi stati dall’infezione di eresia, con le ar
mi, visto che i tentativi di
risolvere il problema con
le dispute del Possevino
(che poi andrà a ricattolizzare la Polonia) hanno avuto esito disastroso e il frate
ha dovuto ritirarsi senza
aver convinto nessuno. Si
pone il problema della resistenza o della morte (la
fuga è impossibile a causa
della neve abbondante sui
colli). I valdesi mandano
delegazioni al duca che si
trova a Vercelli, ma non
ottengono nulla. Al loro ritorno si ritrovano in una
numerosa assemblea al Podio, sopra Bobbio e insieme ai rappresentanti dei
valdesi del Delfìnato (Val
Chisone) e delle Alpi francesi, stringono un patto
d’unione del tenore seguente:
Nel nome delle chiese
valdesi delle Alpi, del Delfìnato e del Piemonte, da
sempre unite e di cui siamo rappresentanti, promettiamo, la mano sulla Bibbia e dinanzi a Dio, che le
nostre Valli si sosterranno
con impegno nei problemi
attinenti alla fede, senza
venir meno all’obbedienza
dovuta ai propri legittimi
sovrani.
Promettiamo di attenerci
alla Bibbia, nella sua integrità e senza commistioni,
secondo l’uso della vera
chiesa apostolica. Persevereremo in questa santa religione, anche a rischio della nostra vita, per poterla
lasciare ai nostri figli intatta e pura come l’abbiamo ricevuta dai nostri padri.
Promettiamo di recare
soccorso ed aiuto ai nostri
fratelli perseguitati, avendo cura non dei nostri interessi privati ma della
causa comune e senza badare agli uomini ma a Dio.
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prevenzione dei tumori femminili (Pap-test); problemi
di sterilità o problemi della sfera sessuale; assistenza
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anche solo telefonicamente, presso il Servizio Sociale
della Comunità Montana (P.zza Libertà 1 - Pomaretto Tel. 81.497 - 81.190).
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decessi
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privativa ai trasporti nei Comuni di Torre Pellice e Luserna S. Giovanni.
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8
8
CRONACA DELLE VALLI
28 marzo 1980
VAL PELLICE
Considerazioni sul piano
Regolatore Intercomunale
Tornando indietro di alcuni decenni, troviamo
l’inizio del grave spopolamento della montagna.
Quali le cause? Forse il
clima improvvisamente
cambiato da non renderle
più fertili? O non piuttosto
il boom economico dovuto
al crescere dell’industria?
E’ un fatto che il reddito
in agricoltura di montagna
diventa insufficiente per
far fronte a un diverso tenore di vita; per questo
motivo i giovani se ne vanno e sulle montagne rimangono gli anziani, ormai
quasi tutti pensionati, che
continuano a lavorare la
terra malgrado il diminuire delle energie e lo scarso
reddito, perseverando quasi dovessero compiere una
missione verso la società.
I pochi giovani rimasti
sono soli, sovente neU’impossibilità di formarsi una
famiglia, devono provvedere a tutto: al bestiame, alla casa, alla terra... una vita da non invidiare.
Nel frattempo le montagne continuano ad essere
prese di mira dalla speculazione edilizia: costruzioni sparse qua e là senza il
minimo criterio.
Si deve arrivare a questi
ultimi anni perché i legislatori intervengano, con la
legge nazionale n. 10 e successivamente con quella
Regionale n. 56, per regolare l’edificabilità dei suoli.
Ora, finalmente, in base
a queste leggi viene fatto il
Piano Regolatore Generale
Intercomunale, che fra le
altre cose stabilisce delle
apposite zone per costruire le ville per il turista, de
stinando le altre per la vita
contadina.
C'è però un problema:
la legge offre agevolazioni
per costruire o ristrutturare ima casa soltanto a chi
è agricoltore a titolo principale, a chi cioè vive con
un reddito derivante per
almeno 2/3 del lavoro della campagna.
Ma come si fa in montagna a sopravvivere con il
reddito derivante dalla terra? La stragrande maggioranza delle famiglie che
abitano in montagna — ad
Angrogna come altrove —
sono costrette a trovare lavoro in fondovalle, nelle
fabbriche, per guadagnarsi
da vivere.
Non essendo dunque più
agricoltori a titolo principale sono nell’impossibilità
di ristrutturarsi, ampliarsi
o costruirsi l’abitazione.
E non parliamo della
« seconda casa », ma « della casa », forse di quella
paterna, che sorge in una
zona agricola, là dove essi
vorrebbero dedicare il tempo libero al nobile lavoro
di agricoltore.
La richiesta avanzata dal
Comune di Angrogna di inserimento di una specifica
normativa che permetta il
recupero edilizio di tutti i
fabbricati adibiti ad abitazione permanente, indipendentemente dalla zona di
ubicazione e senza dover
ricorrere a complesse pratiche burocratiche, va sostenuta anche a livello di
Comunità Montana al momento di approvare il Piano Regolatore.
La nostra montagna, se
vuol sopravvivere, ha biso
gno del contributo delToperaio-agricoltore.
Occorrono quindi norme
e regolamenti studiati e
programmati attentamente
per dare a tutti i montanari il diritto di costruirsi la
casa, ed impedire il grave
fenomeno della speculazione edilizia che si riversa
negativamente su tutta la
società.
Non è una richiesta egoistica {chi scrive è un operaio-agricoltore di montagna): si chiede soltanto il
diritto al necessario, anzi
aH’indispensabile.
Delio Long
___________PINEROLO
AREA INDUSTRIALE
L’area industriale torna
a far discutere. Questa volta non sono i contadini di
San Secondo preoccupati
di perdere terreno fertile,
ma gli abitanti del quartiere di San Lazzaro preoccupati dal possibile inquinamento.
Il comune infatti ha predisposto un documento,
per ora non ancora approvato dal Consiglio, che individua in un’area di 400
mila mq. compresa tra le
vie Carmagnola, Bignone e
Corso Torino una limitata
area industriale per la città. Ciò in seguito alle indicazioni votate all’unanimità dal Comprensorio.
Gli abitanti del quartiere, nel quale è già presente una fonderia e altre importanti fabbriche quali la
RIV e la Coreos, vorrebbero essere consultati prima di una decisione.
L’angolo di Magna LInota
Cara Magna Linota,
vorrei raccontarti un episodio che mi è successo la
settimana scorsa. Sulla base dell’informazione comparsa anche sul nostro
Eco del contributo regionale per il riscaldamento,
dato tramite la Com. Montana a chi percepisce redditi sotto minimo vitale,
mi sono interessata per
mia madre che vive in una
borgata telefonando agli
uffici per chiedere cosa dovevo fare.
Poiché mia madre ha dei
problemi per spostarsi, la
signorina molto gentilmente mi ha risposto che non
era necessario che scendessi apposta perché ci sarebbe andata lei il giorno dopo a far firmare il modulo
a mia madre.
Ho poi avuto occasione
di ritelefonare il giorno dopo, ma non ho trovato la
stessa persona; mi ha risposto un’altra, la quale
ha negato ci potesse essere
questa eventualità, e che
Qualcuno avesse potuto dire una cosa simile. Io ci
sono proprio rimasta male.
Sai, da noi non c’è l’abitudine di trattarci così;
quando uno dice una cosa,
anche se può essere di parte, è presa per ciò che è, e
nessuno di noi si sogna di
affermare che non è vero o
che le cose ce le inventiamo.
Subito dopo ho pensato:
basta, non chiedo più nulla. E questa è la reazione
che anche altri avrebbero,
anzi che abbiamo sempre
avuto quando dall’esterno
siamo trattati in quel modo. Poi mi sono detta:
« NO ». L’ottenere determinate cose, non è un favore
che richiediamo ma è un
preciso diritto del cittadino e noi, se come ho sentito, la Comunità Montana
sarà l’organismo a cui dovremo rivolgerci in zona
per tutti questi problemi,
allora ritengo che debba
trovare un modo per dialogare con la popolazione
di cui vuole essere al servizio. ,■
E così ho preso il coif4gio e ti ho scritto.
Scusami lo sfogo. Cari
saluti.
(lettera firmata)
Mia cara,
la tua storia mi fa pensare a tante altre quasi
uguali. Certe volte sono
impiegati che non fanno il
loro dovere, come quelle
due signorine dell’ufficio
postale che ogni tanto si
raccontano tranquillamente il film della sera prima,
mentre noi stiamo allo
sportello aspettando i soldi della pensione.
Certe volte invece gli impiegati sono a posto con la
legge, ma non vedono neanche chi sta dall’altra parte
del banco. Sono per esempio impazienti se non sappiamo dove firmare o se
chiediamo perché non ci
danno quel che ci è dovuto. Non sono pagati per
aiutarci, ma ogni tanto una
parola di spiegazione costerebbe poco e aiuterebbe
molto.
Che cosa dobbiamo fare?
Credo che spesso rispondiamo nel modo sbagliato:
o ci arrabbiamo e diciamo: basta mi prendono in
giro, non ci vado più e non
chiedo più nulla; oppure
non osiamo protestare perché abbiamo paura. Se ci
mettiamo contro il postino, la guardia, l’impiegato
del comune o l'assistente
sociale, l’infermiera o lo
spazzino, loro hanno mille
modi di farcelo pagare,
perché prima o poi avremo
di nuovo bisogno di loro.
Eppure non siamo dei
Insieme oggi per
costruire II domani
FERRERÒ - 25 mag^gio 1980
]VIa,nca>no ormai solo più otto settimane alla Pentecoste. In vista di tale
giornata proponiamo alle comunità deUe brevi meditazioni che mettano in risalto il nostro rapporto di credenti con il significato della Pentecoste affinché
la nostra ricerca di come costruire il domani stia in un quadro di fedeltà biblica.
Il primo testo : Deut. 7 ; 6-9.
« Tu sei un popolo consacrato al Signore... Riconosci dunque che io sono
il tuo Dio» (Deut. 7/6-9).
Di fronte alle nazioni e agli idoli del
nostro tempo il Signore chiama, ancora una volta noi ad essere suoi testimoni nel mondo.
Essere degni di questa chiamata non
è in noi (siamo pochi, deboli, non degni) ma sta unicamente nella sovranità di Dio che chiama chi vuole e quando vuole. La nostra dignità la troviamo nella misura in cui sappiamo essere autentici testimoni del Signore al
servizio degli altri e non viviamo più
per noi stessi.
Oggi siamo pervasi dalla grave
preoccupazione di vedere questo nostro popolo trascurare paurosamente
questa dichiarazione di Dio lasciandosi sfuggire di mano la vocazione al
servizio e la salvezza. E’ necessario meditare di nuovo questi otto secoli di
storia valdese e porre di nuovo tutti
noi nel deserto di fronte alla Parola
di Dio che ci ripete ancora : « Tài sei
un popolo consacrato... ».
Oggi viviamo in un contesto culturale, economico e politico profondamente trasformato rispetto ad alcuni
decenni fa. E corriamo il grave rischio
di perdere, se non l’abbiamo in parte
già persa, la nostra propria identità
di testimoni.
Tuttavia la promessa e la vocazione
ci vengono proposte di nuovo : « Oggi,
tu sei ancora il popolo consacrato...
Riconosci dunque che io sono il tuo
Dio...» — dice il Signore.
A rwF. PUNTO SIAMO CON L’ORGANIZZAZIONE?
• La commissione « Stand » ha già invitato le comunità ed i vari gruppi di
lavoro a « presentare le proprie attività nel modo ritenuto più opportuno »,
in più avanza la proposta di dividere la presentazione in due settori... « uno
di retrospettiva, la propria storia, ed uno di proposte, quel che siamo, o
quello che vorremmo fare ».
• Sono già state preannunziate varie adesioni da Enti o gruppi operanti in
zona, anche al di fuori dell’ambito ecclesiastico. Anche alcuni artigiani hanno chiesto di esporre la propria produzione.
• Oltre al medaglione simbolo della nostra Festa, è ora in vendita anche un
autoadesivo per auto al prezzo di L. 500. Ricordiamo che il ricavato serve
per l’autoflnanziamento della Festa.
Sarebbe importante che da questa Festa nessuno rimanesse escluso; chiediamo quindi agli anziani di fare il necessario collegamento per rilevare le necessità in ogni quartiere.
Possiamo organizzare degli autobus. Possiamo prevedere un servizio per
il ritorno a metà giornata per chi non può assentarsi per troppe ore.
Potete comunicare le esigenze emerse al vostro pastore oppure direttamente al coordinatore della Commissione Logistica — Sig. Emilio Ferrerò —
Tel. 8524 - Frali. La Commissione Programma e Coordinamento
UNA TESTIMONIANZA
Servizio e rispetto delio vita
seccatori che devono dipendere dall’umore dei padroni. I servizi pubblici si chiamano così, credo, proprio
perché sono al servizio dei
cittadini, e per fortuna ci
sono molte persone che
fanno il loro lavoro e anche più di quel che dovrebbero. Nella nostra povera
Italia spesso le cose vanno
avanti proprio per la buona volontà di tanti impiegati onesti e laboriosi.
Ma proprio oggi che
qualcosa sta cambiando,
perché non dovrà più venire tutto da Roma, dobbiamo darci da fare perché
le unità locali vengano su
bene.
Per esempio, oggi molti
uffici pubblici non ammettono, si direbbe, che un povero diavolo non possa
presentarsi puntualmente
allo sportello. Proprio stamattina parlavo con un signore che stava portando
per la quarta volta la delega della mamma ammalata, e anche stamattina
l’hanno rimandato indietro
perché c’era ancora qualcosa che non andava, e
ogni volta erano ore di lavoro perse (e poi si parla
di assenteismo!). E’ proprio sbagliato chiedere che
ci sia una persona incaricata di andare in casa di
quelli che fanno troppa fatica a camminare, vecchi,
malati, handicappati, per
sbrigare quelle pratiche
che devono essere firmate
dall’interessato? Io penso
di no.
Magna Li nota
L’angolo di Magna Linota è aperto a chi voglia
sottoporle problemi, esprimere pareri, avanzare richieste. Indirizzare a: Magna Linota. Eco delle Valli Valdesi, Casella Postale,
Torre Pelllce.
In attesa di riprendere
la serie di interviste sugli
Istituti alle Valli, pubblichiamo questa testimonianza sul Rifugio Carlo
Alberto riportando le parti più significative di un
contributo giunto da Milano.
È deceduto mio padre.
Luigi Greco, membro della Chiesa Valdese di Milano, colpito da paralisi quasi quattro anni fa e ricoverato al Rifugio da oltre
un anno. La perdita del
padre, anche se prevista e
forse anche desiderata data la gravità del male, è un
fatto estremamente doloroso e duro da superare,
è un momento in cui si
desidera avere accanto
qualcuno che effettivamente sappia aiutarti e capirti
e non si affanni ad offrirti
gesti e parole di vana consolazione. Ebbene io e i
miei familiari abbiamo trovato nel Direttore e in
tutto il personale del Rifugio il senso di una fraternità autentica, presenza
costante e un aiuto vero,
dato in modo semplice, sobrio e sereno, che è possibile trovare dove lo Spirito di Cristo mette in movimento ogni cosa. E questo non soltanto nel momento del decesso, ma durante tutto il periodo della degenza.
Mio padre era stato, a
Milano, ricoverato in vari
ospedali e poi in un isti
tuto tecnicamente all’avanguardia, dove finestroni,
marmi, pulsanti, luci, carrelli si sprecavano..., ma i
ricoverati e anche gli addetti all’assistenza erano
anonimi, estranei, incattiviti, ingranaggi che devono corrispondere al loro
meccanismo.
Rispetto a questo quadro il Rifugio rappresenta
una reale alternativa. Gli
ospiti della « casa », che
non sono costretti da malattia a stare a letto, vengono aiutati a vestirsi ; nessuno passeggia in pigiama.
Questo è fondamentale.
Un visitatore occasionale non distingue i « ricoverati ». Questi, se lo desiderano, si rendono utili in
facili servizi, prendono il
sole in giardino, passeggiano spesso accompagnati
dalle infermiere, seguono
i programmi televisivi.
Un’ultima osservazione.
Il Rifugio è certamente
un’istituzione di chiesa, ma
che differenza dai « pii isti
tuti » ! La fede in Cristo
vive e si realizza in una
concezione assolutamente
laica, egualitaria, civile dell’essere uomini, malati o
sani che si sia. La grazia
del Signore è presente ed
è segno di servizio e di rispetto della vita per tutti.
Certamente il Rifugio è un
luogo di sofferenza e di
mali spesso ineluttabili, ma
il suo Signore non è certo
l’Iddio dei morti, ma l’Iddio vivente, l’Iddio che ha
vinto la morte. Il culto
viene tenuto nell’annessa
cappella ogni giovedì e trasmesso nelle varie camere.
In questa cappella ha avuto luogo il funerale di mio
padre.
Di fronte a questo mi
è stato del tutto chiaro il
senso del versetto 6 del capitolo 9 del Vangelo di
Luca : « Lascia i morti seppellire i loro morti; ma
tu va ad annunziare il Regno di Dio ». Anche a un
funerale.
Jolanda De Bernardi
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★ Vi auguriamo Buona Pasqua
9
f
28 marzo 1980
CRONACA DELLE VALLI
ANGROGNA Scuola Media
-----------------------------Valdese: iscrizioni
Confermazione: e dopo?
LUSERNA
SAN GIOVANNI
I due incontri
Per chiarire le richieste circa
Un gruppo di quindici catecumeni di Angrogna ha trascorso
tre giorni alla Casa Valdese di
Borgio Verezzi. Tema dell’incontro era «la preghiera e la
comunità». Non è stato facile
trovare del materiale adatto per
ragazzi tra i 14 e i 17 anni per
introdurre gli argomenti fìssati.
Ci siamo così, avvalsi del libretto
dell’Attualità protestante (Claudiana) « Perché pregare » di Salvatore Ricciardi e di una predicazione di Eduard Cohweitzer
su « La chiesa ». Dopo alcune
prime difficoltà iniziali soprattutto legate al fatto che manca
l’abitudine a questo tipo d’incontri, la discussione si è avviata proponendo molti spunti interessanti. Le osservazioni sono
state poi raccolte nel culto della
domenica mattina insieme alla
lettura di preghiere che ciascun
ragazzo aveva scritto. Una visita
alle grotte di Borgio e giochi vari hanno completato l’incontro
che tra l’altro ha permesso al
gruppetto dell’ultimo corso di
catechismo di preparare una
breve confessione di fede collettiva in vista della confermazione, Si è anche parlato del dopoconfermazione. Sappiamo — e
quante volte l’abbiamo scritto
anche su questo giornale — che
molti giovani delle nostre comunità una volta confermati, una
volta fuori dalla ’routine’ del
catechismo, non sono più stati
presenti in chiesa. Insomma non
li si vede più. Bisogna però anche dire che spesso le chiese non
offrono a questi giovani delle
possibilità concrete. Non sanno
indicare loro delle responsabilità che potrebbero assumere all’interno della chiesa (e non solo la responsabilità del monitore, anche perché mica tutti possono diventare monitori!) o un
ambito preciso in cui muoversi.
Si tratta quindi per tutti, anche in chiave autocritica, di riflettere su questo problema affinché la ricerca iniziata negli
anni del catechismo non venga
vanificata da una mancanza di
proposte e di possibilità d’inserimento nel tessuto vivo della
chiesa. Da questo punto di vista,
comunità e concistori dovrebbero avere la capacità evangelica
di saper individuare i doni di
ciascuno e di saper rivolgere parallelamente delle precise vocazioni nel quadro della testimonianza che la comunità vuole
esprimere. Si capisce che non è
facile ma, se non vogliamo che
la confermazione si trasformi in
una fuga solenne dalla chiesa,
dobbiamo almeno avere il coraggio d’individuare degli ambiti, in cui il discorso della foriiiazione evangelica prosegua ininterrotto a vantaggio di tutti.
S- P
COM. MONTANA VAL PELLICE
SERVIZIO
guardia medica
notturna - prefestiva - festiva
__ dal sabato ore 14 al lunedì
ore *8
__ dalle ore 14 della vigilia del
giorno festivo infrasettimanale
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(escluso sabato, domenica e
vigilia dei prefestivi) presso
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Pelliee ■ TEL. 932433.
li servizio inizia il U aprile
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festivo e notturno
Domenica 30 marzo 1980
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farmacia Muston, giovedì chiusa
la farmacia Internazionale.
A Luserna S. Giovanni : mercoledì
chiusa la farmacia Preti, giovedì
chiusa la farmacia Vasario.
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Torre Pelliee: Tel. 90118 - 91.273
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VIGILI DEL FUOCO
Torre Pelliee : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S.G. Tel. 90.884 -90.205
• Auguri di buon lavoro alla
giovane Miranda Canale (originaria di Perrero) nuova visitatrice domiciliare della Val d’Angrogna. Questo prezioso servizio, istituito dalla Com. Montana, in una valle ampia e dispersa come la nostra, è estremamente utile; come ci ha dimostrato la solerte attività della precedente visitatrice, signora
Charbonnier, che ancora ricordiamo con riconoscenza.
le modalità di iscrizione alla 1'
classe della Scuola Media Pareggiata Valdese di Torre Pelliee
per l’anno scolastico 1980-81, il
Comitato del Collegio Valdese
invita i genitori interessati;
1) a dare preavviso alla Presidenza tra il 9 e il 12 aprile p.
v. dalle ore 11 alle 12 per i futuri allievi di religione valdese;
2) per i non Valdesi, dal 15 al
19 aprile, sempre alla stessa ora,
limitatamente al numero di iscrizioni prestabilite.
Presso la segreteria della Scuola saranno consegnati i moduli
necessari per l’iscrizione; la
scelta della lingua straniera verrà fissata al momento della riconsegna di detti moduli alla
Preside.
Il Comitato del Collegio
• Un grazie particolare a Ethel
Bonnet che ha presentato nei
quartieri un vivace resoconto
(con diapositive) su un viaggio
in Portogallo in occasione di un
congresso di insegnanti evangelici.
Pre-iscrizioni
alla Scuola Latina
• Lunedì 31 i catecumeni del
IV anno organizzano, al Presbiterio, un’agape con i membri del
Concistoro; rincontro, che inizia alle 19,30, vuol essere soprattutto un colloquio in vista della
partecipazione alla Cena del Signore la mattina di Pasqua.
Il Comitato comunica che_ le
pre-iscrizioni alla Scuola Latina
avranno luogo dal 9 al 12 aprile
p.v. (orario segreteria; 9-11) per
gli alunni appartenenti alle comunità Valdesi delle Valli Chisone e Germanasca.
In caso di numero eccedente, si
procederà al sorteggio fra tutti
i pre-iscritti.
Il Comitato
TORRE PELLICE
c(2003, guardiamod indietro»
L’incontro con il Concistoro
dei catecumeni del IV anno avrà
luogo venerdì,' 28 c. m. alle 20,30
al presbiterio.
I confermandi presenteranno
la domanda di ammissione a
membri comunicanti e diramo
la loro disponibilità al servizio
della chiesa.
Sarà un incontro molto importante, per cui si raccomanda
la presenza di tutti i responsabili a dimostrazione anche dell’impegno di ognuno nei confronti della comunità.
• La « serata aperta » mensile
organizzata dalla Commissione
Stabili avrà luogo sabato sera
29 c. m. alle ore 20,30 nella Sala
Albarin ed avrà come programma un simpatico incontro con
l’esperto in fotografia, signor
Guido Odin.
Reduce da un viaggio nel Camerún del Nord, dove con l’abilità che tutti gli conosciamo, ha
ripreso gli incantevoli paesaggi
del posto, l’amico Odin proietterà sullo schermo le sue diapositive ed intratterrà il pubblico
sugli usi e costumi di quelle popolazioni.
L’invito è esteso a tutti. All’incontro seguirà un piccolo rinfresco.
• In occasione dell’ammissione dei catecumeni che avrà luogo la domenica delle Palme, il
Concistoro ha programmato nella Sala Albarin, alle ore 12.30,
un « pranzo comunitario » al quale sono in modo particolare invitati i nuovi membri comunicanti ed i loro parenti. È ancora un motivo per trovarci insieme e rallegrarci con questi giovani che sono entrati a far parte della nostra comunità.
di Filippo
(segue da pag. I)
Cristo era diventato la sua chiave interpretativa. L’unica cosa
che gli mancava l’aveva trovata:
aveva capito che tutta la Scrittura, come un imbuto, converge
su Gesù Cristo. Filippo è quindi
stato il mezzo per annunciare il
Cristo e non il mediatore tra Dio
e l’uomo. Se scompare dalla scena è perché il suo compito è finito. L’eunuco non ha incontrato in
Filippo il direttore della sua coscienza, né un formato ridotto
del magistero ecclesiastico che
interpreta per te la Scrittura e
poi ti dice cosa devi fare. No.
Filippo ha predicato liberamente il Cristo. E l’eunuco ha creduto. E se ha creduto può continuare da solo la sua strada, ormai essa ha acquistato un senso.
Verso la fine del libro, trent anni
dopo, ritroveremo ancora, ma
solo di sfuggita, Filippo a Cesarea. Poi più niente. L’evangelizzatore della Samaria e dell’Etiopia
scompare. Evidentemente il libro
non è un monumento a degli
eroi. Uno appare, l’altro scompare. Ma l’opera continua. Per la
penna di Luca conta solo l azione
dell’invisibile spirito che utilizza,
di volta in volta, uomini e donne diverse. Una bella lezione di
modestia per chi ama mettersi
in mostra e per chi tenta di trasformare l’annuncio del Cristo in
una faccenda personale o in un
trampolino di lancio per le proprie ambizioni. G* Platone
AVVISI ECONOMICI
Il Gruppo Giovanile «Pilodrammatico» ripresenterà sabato M
sera alle ore 20,45 nel salone del Convitto, il suo spettacolo « 2003,
guardiamoci indietro ». Tutti sono invitati ad intervenire per proseguire con gli attori la riflessione già iniziata in occasione della
ffi^distrihuzione' la Fiaccola. Il culto di Confermazione avrà
inizio alle ore 10.
RORA'
PASQUA
Per le vacanze
incontriamoci ad Agape
Due parole sul campo di Pasqua che si svolgerà ad Agape
dal 4 al 7 aprile. È stato più volte richiesto che nel programma
di Agape ci sia qualche giorno
in cui si possa venire a godere
semplicemente il riposo. Nella
vita stressante delle città di oggi, il tempo molte volte passa
senza che ci siano possibilità di
respiro. Agape perciò interrompe nelle vacanze di Pasqua la serie dei suoi incontri con scuole
o con gruppi comunitari per offrire ospitalità a singole persone e famiglie con un programma che non sia troppo pesante,
che permetta cioè momenti di
riposo alternati a qualche incontro per meglio conoscersi e per
parlare un po’ del lavoro di Agape. Nel passato il gruppo residente aveva a più riprese proposto dei temi particolari per
il periodo di Pasqua, da esaminare e discutere in un periodo
breve di tempo. Ma quasi sempre questo tipo di campo — di
soli due o tre giorni — non è
riuscito a funzionare.
Ha avuto invece un buon successo la formula che anche quest’anno proponiamo ; ci sarà
spazio per discussioni in piccoli
o grandi gruppi per chi lavora e
ci sarà spazio per chi non si
sentirà di farlo e preferirà unicamente riposare. Come in tutti
gli incontri di Agape si chiederà ai partecipanti di collahorare
a turno al servizio a tavola mettendosi in questo modo a disposizione di tutti coloro che in
questi giorni abitano insieme.
L’incontro inizia con la cena
del 4, venerdì e termina dopo il
pranzo del 7, lunedi:. Ci si informa presso la Segreteria di Agape, 10060 Frali, tei. 0121/8514.
FRALI
Nozze
di diamante
L’assemblea di chiesa di domenica 16 marzo ha espresso il
suo punto di vista sul^ « Primo
documento per una riflessione
comune sulla situazione delle
chiese battiste, metodiste e vaidesi in Italia»; in sintesi un
parere largamente favorevole alla prosecuzione dei contatti nella speranza che gli ostacoli che
pure sussistono possano essere
superati al fine di un più robusto e comune impegno di predicazione.
I deputati eletti dall’assemblea
alla Conferenza distrettuale che
si terrà a Frali sono; Roberto
Morel e Serena Toum (supplenti Umberto Rivoira e Sergio Rivoira); per il Sinodo Ada Paschetto (sunplente Aldo Tourn).
• Venerdì 14 abbiamo accompagnato al cimitero Francesco
Stefano Durand Ganton. Ai familiari che rivedono nel comune di S. Secondo rinnoviamo la
nostra solidarietà cristiana.
• Ringraziamo il gruppo giovanile di Bobbio Pelliee per la
simpatica serata avuta con loro
venerdì 14. Li aspettiamo ora
a Rorà.
• Il cedimento improvviso di
un muraglione di sostegno della
provinciale ha rischiato dì isolare il capoluogo; per fortuna la
sede stradale ha tenuto in parte e la strada è transitabile per
le macchine.
L’ASILO per Vecchi di San Germano
Chisone assume senza concorso Infermiera Generica o Professionale
___limite di età 18-50 anni — o^ero
convenzionerebbe rapporto libero
professionale.
RINGRAZIAMENTO
« Consolatevi voi tutti che mi
eravate tanto cari. Io lascio un
mondo di dolore per un regno
di pace... Gesù dice: Io, vivo e
voi vivrete ».
(Giov. 14: 19)
I familiari della compianta
Caydou Clementina
ved. Codino
profondamente commossi per la grande manifestazione di affetto offerta alla
memoria della loro Cara, ringraziano:
il medico curante dott. Ros; tutto il
personale medico ed infermieristico
dell’ospedale di Pomaretto; i pastori
C. Tourn e M. Ayassot; i vicini di casa
e tutti coloro che con la loro presenza,
con fiori, scritti e parole di conforto
sono stati loro vicini nella triste circostanza.
Prarostino, 11 marzo 1980
VILLASECCA
SAN SECONDO
• La corale ha organizzato una
serata comunitaria sabato 22
marzo durante la quale ha presentato canti religiosi e popolari. Negli intermezzi sono state
proiettate diapositive a colori e
un filmato sulla festa di canto
del 1978. Ringraziamo la corale
per questa serata e ci rallegriamo per il buon livello raggiunto.
• Un pensiero fraterno a Adelisa Genre che ha subito un grave intervento chirurgico al Centra de réadaptation fonctionelle
des Massues a Lione. Le auguriamo un buon esito dell’operazione ed un pronto ristabilimento.
60 anni fa, il 20 marzo 1920,
Grifi Giovanni Alberto e Peyrot
Susanna, di Villa, si univano in
matrimonio. Purtroppo questa
ricorrenza non ha potuto essere
ricordata con la gioia dovuta.
Grifi Giovanni Alberto è infatti
da tempo ricoverato all’ospedale di Pomaretto. A lui e alla moglie Susanna, ben nota per la
sua vasta conoscenza di antiche
« complaintes » valdesi, giunga
il nostro augurio di poter presto
celebrare insieme questa data.
Un pensiero anche agli altri ricoverati a Pomaretto; Lidia Ghigo, Onorina Garrou, Ermanno
Pascal e Angelo Pomo.
Associazione Amici
del Collegio
• Marisa Peyronel, Emilio Rostan. Mauro Rostan, Silvia Rutigliano hanno preparato, svolto
e presieduto il culto del 16 corr.
in occasione della Domenica della Gioventù.
Un momento interessante è
stato quello della discussione
avvenuta immediatamente dopo
]a predicazione sul tema della
evangelizzazione, tratto dall’Ev.
di Luca 10; 1-20.
Dalla larghissima partecipazione al dibattito si può sicuramente ritenere che questa forma
di culto è valida e proficua. E’
stato simpatico ed opportuno
che la Scuola domenicale fosse
presente per tutta la durata del
culto senza mostrare segni di
stanchezza.
« L’Eterno ama la giustizia e
non abbandona i suoi santi; essi
sono conservati in perpetuo »
(Salmo 37: 28)
Dopo breve malattia, ha chiuso la
sua giornata terrena, in età di 86 anni
Zemira De Carlo
Profondamente rattristati, ma anche
profondamente riconoscenti al Signore
per la continua, fedele testimonianza
resa dalia loro congiunta all’Evangelo
della grazia, ne danno notizia la sorella Dora ved. Petrosillo, i nipoti Petrosillo e Velluto con le rispettive famiglie, i nipoti, i pronipoti, i parenti
tutti.
Taranto, 22 marzo 1980
Il 17 marzo il Signore ha accolto
nella Sua pace
Ofelia Cherubini
ved. Alessio
Le somme in ricordo del Prof. Augusto Armand Hugon possono essere
versate alla Segreteria del Collegio Valdese, alTIstituto Bancario Italiano di
Torre Pelliee ed agli Amici del Collegio. Prossimamente seguirà l’elenco.
A tutti i donatori il nostro riconoscente ringraziamento.
per gli Amici del Collegio
Dr. Enrico Gardiol
Ha terminato il lungo cammino della sua vita di credente Luigia Peyronel di Riclaretto, ricoverata da molti anni presso l’Asilo di S. Germano. Da parte di
tutta la comunità vogliamo espr-i
mere ai parenti la simpatia cristiana ed a tutto il personale
deU’Asilo la più viva comprensione per il lavoro paziente e laborioso che esso ha svolto a
suo favore.
Ne danno il triste annuncio il 6gbo,
le 6glie, la nuora, il genero, i nipoti
ed i parenti tutti.
ti In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo,
0 Eterno, mi fai abitare in sicurtà » (Salmo 4: 8)
I funerali hanno avuto luogo a Genova, TEvangelo della Risurrezione è
stato annunziato dai Pastori Gustavo
Bouchard, Gino Conte e Massimo Romeo.
I familiari, profondamente commossi, ringraziano tutti i fratelli e le sorelle delle Chiese Evangeliche di Genova per la grande solidarietà e partecipazione al loro dolore.
Un particolare ringraziamento al
Prof. BeUotti, al Dr. Alzetla, a Sr. Natalina ed al personale tutto dell’Ospedale Evangelico di Genova.
Genova, 21 marzo 1980
A.
eÌL
10
10
28 marzo 1980
LE DROGHE CHE UCCIDONO - EROINA
Verso un nuovo pianeta
Una risposta insoddisfacente
in sull’eroina, pubblicata due settimane
/orma anonima questa testimonianza di
Non vorrei scrivere facendo
del solito scontato vittimismo —
cosa fin troppo sfruttata e falsa — non vorrei fare della retorica né creare delle assurde
ed inesistenti giustificazioni —
cosa che, purtroppo, tutti o quasi tutti i tossicomani creano a
se stessi, per nascondere (anche
per ignoranza) le proprie frustrazioni, complessi d’inferiorità, di
colpa o di vario genere, la propria solitudine, insoddisfazione
o la semplice curiosità.
Chi vi scrive è una ragazza di
25 anni con un’esperienza di
eroina di 5 anni e con un’esperienza di altri tipi di droghe di
ben 10 anni complessivamente.
Ora mi ritrovo in una fase molto diffìcile e cioè la disintossicazione fisica, capirete quindi le
difficoltà che insorgono in questo periodo: dolori fisici ampliati in tutte le parti del corpo, dolori ai muscoli, freddo e caldo
interni che si alternano di volta
in volta, ipersensibilità tattile e
in tutto il corpo, ipersensibilità
ottica, olfattiva, uditiva, gustativa e nei confronti della temperatura esterna.
Per quanto riguarda la disintossicazione psicologica, che pen
so sia difficoltosa quanto quella
fisica, e molto di più, essa comprende un certo tipo di insoddisfazione sia per la mancanza
della sostanza, sia per un certo
tipo di irrequietezza che insorse
in me fin dal periodo molto complicato della pubertà, irrequietezza che mi sono portata avanti e che è maturata con gli anni;
è una continua ricerca di me
stessa, di una mia giusta dimensione, di un qualche cosa che ancora oggi non riesco a definire
chiaramente. Ciò che ha moltissima importanza è appunto il
riuscire a trovare una^ giusta alternativa che possa compensare
il tutto. È chiaro che non si tratta di pretendere la luna nel pozzo; si tratta soltanto di cercar
di accettare la vita, anche nelle
piccole cose: il caffè il mattino,
la sigaretta, gli amici che magari con una stupida frase ti fan
dimenticare le tue depressioni,
e la sera quando guardi il cielo
pensi a quanto sia immenso.
Chiaramente tutto ciò che ho
scritto si deve considerare unicamente soggettivo poiché, come non si può fare di ogni erba
un fascio, così non si possono
considerare i tossicodipendenti
tutti uguali, per quanto uguali
possano essere le cause.
Come ripeto, è molto difficile
uscire da quel tremendo « tunnel » e io sono riuscita ad avere un aiuto concreto, non solo
cioè per quanto riguarda questo
mio periodo, ma anche e soprattutto per il « dopo », cioè la convalescenza, la casa, il lavoro, attraverso un gruppo di Valdesi.
I quali mi aiutano in questo periodo appunto standomi vicino,
soprattutto in questi miei periodi di depressione, portandomi
avanti un altro modo di affrontare la vita, non certamente con
stupidi discorsi che si riferiscono all’ultimo disco oppure alla
magliettina all’ultima moda, ma
nemmeno con quei soliti discorsi costrittivi sul credere o non
credere in Dio — anche se in me
si è sempre creato questo dubbio che razionalmente non sono
mai riuscita a risolvere.
Io vorrei sintetizzare il discorso comunicando che in me c’è
sempre questa speranza di smettere per rinascere a una nuova
vita che inizio proprio ora, con
la distanza di una quindicina di
giorni di disintossicazione: come riscoprire la vita, con tutte le esperienze negative, nello
stesso modo in cui un uomo scopre un nuovo pianeta.
DAI RESOCONTI STENOGRAFICI PROVVISORI DEL PARLAMENTO
Le repliche di Spini e De Cataldo
Presidente. L’onorevole Spini
ha facoltà di dichiarare se sia
soddisfatto per la sua interrogazione n. 3-00289.
Spini. L’articolo 8 della Costituzione, come ha riconosciuto lo
stesso rappresentante del Governo, non è ancora applicato; è
tuttora operante la legislazione
fascista del 1929-30 sui « culti
ammessi », per quanto non è ancora caduto sotto i colpi della
Corte costituzionale. Questa stessa legislazione è ancora in grado
di provocare episodi di intolleranza, come quelli verificatisi a
Torino nell’autunno scorso, in
materia di esonero dall’educazione religiosa cattolica nelle scuole di Stato.
Contesto, signor Presidente,
la versione dei fatti che qui ha
dato il rappresentante del Governo. È bensì vero che questo
testo è stato siglato il 4 febbraio
1978 ed è vero che è seguito a
questo testo una tempestiva approvazione da parte della Chiesa
evangelica valdese e metodista
con una richiesta di modifiche,
che però non mi sembra possano assumere il carattere che il
rappresentante del Governo ha
Comitato di Redazione : Franco Becchino, Dino Ciesch, Roberta Colonna Romano, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gav, Marco
Pasque!, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto Peyrot, Giuseppe Platone, Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
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Fondo di solidarietà ccp 11234101
intestato a « La Luce : fondo di solidarietà », Via Pio V 15 - Torino.
«La Luce»; Autor. Tribunale di
Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
« L'Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
qui definito, in quanto si tratta
semplicemente di mantenere la
intesa aperta alla possibilità che
la Chiesa Valdese possa assorbire o che in essa possano entrare altre comunità, come del resto è ^à avvenuto con la Chiesa
metodista (da qui il nome delle
Chiese).
È avvenuto invece che cosa?
Che mentre da parte valdese e
metodista si è proceduto all’approvazione del testo e alla richiesta di modifiche, da parte
del Governo italiano non si è
proceduto ad informare il Parlamento della questione e da parte della Commissione Gonella,
nonostante ripetuti solleciti, che
sono documentabili e portabili
anche in Parlamento, non si è
mai Voluta tenere una riunione
al fine di effettuai® un esame di
tali modifiche. Ecco allora che
mi sembra francamente fuor di
luogo che il rappresentante del
Governo parli di «brevità del
negoziato»: esso è stato effettivamente breve, ma questi sei
mesi vanno confrontati con i due
anni e più di silenzio del Governo italiano, rispetto ai quali mi
sembra non si possa essere assolutamente d’accordo.
Devo dire che il Governo dell’onorevole Cossiga ci aveva lasciato meglio sperare, perché
nelle dichiarazioni del 9 agosto
alla Camera lodevolmente, a nostro parere, il Presidente del Consiglio aveva esplicitamente detto
una cosa, che forse non è fuori
luogo, cioè aveva stabilito effettivamente una non concomitanza
tra la vicenda della conclusione,
della revisione del Concordato,
tuttora aperta, come è ben noto,
da vari anni, e la definizione
dell’intesa stessa. IVIa, come voi
sapete, anzi come forse il rappresentante del Governo non ci ha
detto, cinque mesi dopo il 9 agosto, in gennaio, il Presidente del
Consiglio ha inviato ai Ministeri una richiesta di concerto, una
richiesta di cui vorremmo sapere effettivamente gli effetti, perché riteniamo di poter affermare che questa richiesta di concerto sia stata positiva.
Credo che l’intervento oggi
della commissione governativa
italiana sia un elemento di complicazione inutile, perché la Presidenza del Consiglio dei ministri è perfettamente in grado a
nostro parere di avocare a sé
il problema delle modifiche, di
procedere alla firma del protocollo e di passarlo immediatamente alle Camere.
Signor Presidente, noi abbiamo
preso atto volentieri varie volte
della sensibilità personale che
l’onorevole Cossiga ha dimostrato su questo problema, anche
prima quando era ministro dell’interno ed oggi che è Presidente del Consiglio. Ma questo tipo
di risposte, questo tipo di conclusioni non possono che farci
dichiarare profondamente insoddisfatti. Credo che la prima applicazione dell’articolo 8 della
Costituzione sia a portata di mano, sia perseguibile immediatamente. Penso che — questa, ripeto, è una posizione presa dal
gruppo parlamentare del mio
partito — si possa chiedere al
Presidente del Consiglio di avocare a sé la questione, di definire le modifiche, di procedere alla firma del protocollo e di passarlo alle Camere, perché esse
possano farne oggetto di disegno di legge, a norma appunto
dell’articolo 8 della Costituzione.
Se il Presidente me lo consente, desidero dire un’ultima cosa
e cioè che anche le altre forze
democratiche devono manifestare pubblicamente la loro posizione, come, oltre il partito socialista, ha fatto per ora soltanto il partito radicale, in modo
che anche al di là di quelle vicènde governative, di cui si può
in qualche modo vedere un certo travaglio all’orizzonte, si possa, a distanza di più di un trentennio, applicare la Costituzione su un punto, come quello
dell’articolo 8, di grande rilevanza politica e sociale, ma anche
morale, se me lo consentite, per
il nostro paese che ha diritto e
bisogno di dimostrare di essere
capace di reale pluralismo, anche
sul piano religioso, e quindi di
saper operare nel rispetto della
libertà di coscienza anche nei
confronti delle confessioni diverse da quella cattolica.
Presidente. L’onorevole De Cataldo ha facoltà di dichiarare se
sia soddisfatto per la sua interrogazione n. 3-00686.
De Cataldo. La civiltà di un
paese ed il suo grado di elevazione morale e sociale si misurano
in particolare da vicende come
quella di cui ci stiamo occupando in questo momento, ancorché
quasi solitari: il Presidente, il
sottosegretario, il collega Spini,
io ed altri due colleghi radicali,
nonché uno della democrazia
cristiana... Voglio dire che è
estremamente importante che il
nostro paese, il nostro Governo
dia risposte confermative, positive nel senso della Costituzione;
se si pretermette e si trascura
la Costituzione in talune parti, è
(segue da pag. I)
discorso pronunciato in Senato
il 6.XII.1978 dal Presidente del
Consiglio Andreotti, non risulta
che egli abbia detto le parole sopra riportate nella risposta governativa alle interrogazioni, ma
le seguenti, singolarmente diverse anche se aventi il medesimo
oggetto: « Questo testo avrebbe
potuto essere già presentato al
governo se successivamente i
rappresentanti della Tavola valdese non avessero proposto talune rettifiche che sono aH’esame
della delegazione italiana, sicché
si prevede una prossima conclusione » (Resoconto Senato 6.XII.
1978, p. 15034). « Esame » che solo ora, dopo oltre 15 mesi, parrebbe compiuto; « prossima conclusione » in ordine alla quale si
rinnovano dopo tanti mesi inutilmente trascorsi nuove assicurazioni. Certo la fantasia con cui
è stata redatta la risposta del governo alle interrogazioni eguaglia la disinvoltura con cui si fan
dire airOn.le Andreotti frasi che
non ha mai pronunciate.
« Se le intese non sono perfezionate ciò non è dipeso dalla volontà del governo », continua la
risposta. Ciò è però solo in parte
vero, in quanto occorre ricordare che nonostante una serie di
ripetuti solleciti la delegazione
Gonella in due anni non ha mai
trovato il tempo di convocare la
controparte per l’esame delle
proposte rettifiche e procedere
alla stesura del testo definitivo
della Intesa. E’ vero però che anche i governi, quello Andreotti
prima, quello Cossiga dopo, dal
marzo ’78 al gennaio '80 non hanna fatto nulla per cercar di far
progredire la questione. La risposta governativa cerca invece
di scaricare la responsabilità di
tanto ritardo sulle « nuove richieste avanzate dalla controparte ». Dalla lunga risposta su tali
rettifiche traspare però che ci si
riferisce ad un prospetto riassuntivo delle stesse consegnato
T8 novembre 1978 al sen. Gonella
in occasione di un ennesimo sollecito, e non già alla nota più
articolata fatta pervenire in data 5 gennaio 1980 al Presidente
del Consiglio. Come mai una tale distrazione?
Le rettifiche
Ora sulle rettifiche occorre essere precisi, mentre la risposta
governativa è ambigua. In essa
si cerca di far apparire la rilevanza e il carattere innovativo
delle rettifiche, ma viene però
ignorata la circostanza che tre di
queste rettifiche sono soltanto
correzioni ad errori di grafia riscontrati nel testo siglato, in
ordine ai quali il sen. Gonella assicurava una sollecita convocazione delle delegazioni fin dal 20
maggio 1978. Convocazione che
non è mai avvenuta, malgrado
solleciti insistenti. Inoltre si vuole sottolineare che le rettifiche
sono emendamenti che « non
hanno un carattere puramente
formale » precisando che « il
principale tra di essi riguardava
una^ materia per nulla trattata
nell’Intesa raggiunta » in quanto
esso riguarda le procedure occorrenti per estendere il contenuto deirintesa, non già ad « altre confessioni che non risultano
aver delegato ad alcuno il negoziato per le loro intese », come si
insinua nella risposta, ma a quelle chiese che, dopo il 4 febbraio
1978 possono unirsi a quelle vaidesi e metodiste per formare
con esse « un unico corpo che
vive nella sola grazia del Signore », come prevede Tart. 1 della
Disciplina generale delle chiese
predette.
Né si fa cenno alcuno al fatto
che nel tempo ormai trascorso
per volontà del governo e della
suo delegazione si sono verificati
fatti nuovi di cui è pur necessario che il testo dell’intesa registri le conseguenze. Questa è
Torigine di molte delle rettifiche
richieste.
Risposta tardiva
e carente
« Tutta questa materia — si
precisa nella risposta — è stata
esaminata dalla delegazione governativa la quale ora è in grado di esprimere il suo parere in
proposito ». Bontà sua la delegazione governativa ha messo circa due anni a compiere questo
sforzo.
La risposta governativa si chiude precisando che « in conclusione il governo assicura gli onorevoli interroganti di avere già invitato la delegazione italiana a
riprendere il negoziato nel mese
in corso e ciò sarà fatto nei giorni da convenire con la delegazione della Chiesa valdese metodista. In tal modo si potranno rapidamente esaminare i nuovi
emendamenti ed arrivare ad una
conclusione definitiva, che il governo si augura prossima ».
Una tale risposta sarebbe stata
convincente se il governo la avesse data agli onorevoli interroganti nel corso del passato mese
di agosto, poiché essa risulta aggiornata più o meno a quella data. A metà marzo 1980 essa è non
solo tardiva, ma carente in quanto lascierebbe intravvedere che
da parte del governo non si annette nessuna importanza ai passi compiuti direttamente dalla
Presidenza del Consiglio per sveltire la conclusione della questione, e la si scarica nuovamente
sulla delegazione governativa. Si
andrebbe quindi da Erode a Pilato. Pertanto, come hanno precisato i due onorevoli interroganti,
essa è del tutto insoddisfacente.
Giorgio Peyrot
facile poi che la si trascuri in
tutte le sue parti!
Signor sottosegretario, con estrema lealtà prendo atto delle
dichiarazioni del Governo che,
nel contenuto, erano a me assolutamente ignote: sono rimasto
profondamente turbato dalla replica del collega Spini, particolarmente competente in questo
settore ; lamento innanzitutto
l’assoluta mancanza di informazione, da parte del Governo nei
confronti del Parlamento, in ordine ad una serie di iniziative
pur importanti per quanto detto
prima. Nonostante la buona volontà del sottosegretario nel farci apparire brevi i tempi, rispetto a quelli del Concordato (che
mi auguro siano sempre più lunghi e finalrnente si arrivi ad una
sua sostanziale revisione nel senso dell’abrogazione dell’articolo
7 della nostra Costituzione, ma
di ciò riparleremo in altri momenti), devo dire che essi non
mi sembrano affatto brevi come
il Governo vorrebbe far apparire; tanto più che già esisteva un
protocollo firmato, che aveva registrato consensi, in ordine al
quale le modifiche (secondo
quanto dice il collega Spini e
non ho ragione di ritenere il contrario) potevano impegnare il
Governo e non vi sarebbe stato
più bisogno della commissione
per im breve spazio di tempo.
Dal dicembre del 1978 al gennaio del 1980, il tutto è rimasto
assolutamente fermo, nonostante
mi risulti una formale protesta
del Sinodo valdese di Torre Pellice del 31 luglio 1979! Credo sia
assolutamente necessario, per
dare una fisionomia a questo
nostro paese e alle nostre istituzioni che ancora non l’hanno,
che certe cose si facciano nel
tempo più breve, assolutamente e strettamente necessario onde si proceda all’attuazione di
quelle norme costituzionali che
sono cogenti per tutti noi. Per
questo, signor sottosegretario,
non credo di dover esprimere
soddisfazione od insoddisfazione in relazione alla sua risposta,
che ha rappresentato un elemento di conoscenza per noi; sono
però profondamente insoddisfatto perché le altre forze politiche — eccettuati i socialisti, oltre a noi — non abbiano sentito l’esigenza, un minimo di
spinta psicologico-politica e morale nel senso di assumere iniziative in una direzione che mi
sembra doverosa per tutti noi.
Mi auguro che questa interrogazione e la relativa risposta del
sottosegretario valgano ad aprire il discorso con tutte quante le
altre forze politiche ed a concluderlo il più presto possibile,
nel senso della attuEizione della
Carta costituzionale.