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Anno IZó - n. 15
17 aprile 1987
L. 700
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delle valli valdesi
IL SENSO DELLA RISURREZIONE
Primo Uvi: Batte ancora
testimone
e narratore Il cuore del cristianesimo?
Ho ancora sotto gli occhi la
lettera che, giorni fa, scrisse alla
nostra redazione. Essa si chiudeva
con queste amare parole: « ... sto
attraversando un momento difficile ». L’avevamo contattato più
volte per interviste o per recensioni. Ricordo anche una lunga
chiacchierata nella sua severa casa di Corso Re Umberto dove era
nato nel 1919 e dove ha trovato
la morte sabato 11 aprile.
Primo Levi era per noi un amieo. E certamente è stato un testimone ineguagliabile del « più minaccioso dei mostri generati dal
sonno della ragione: il lager nazista ». La prefazione all’edizione
tedesca del suo libro più famoso
« Se questo è un uomo » contiene queste parole: « lo non credo
ehe la vita dell’uomo abbia necessariamente uno scopo definito; ma
se penso alla mia vita, ed agli scopi che finora mi sono prefissi, uno
' solo ne riconosco ben preciso e
cosciente, ed è proprio questo, di
portar testimonianza, di far udire
la mia voce al popolo tedesco, di
’'rispondere” al Kapo che si è pulito la mano sulla mia spalla, al
dottor Panwitz, a quelli che impiccarono l’Ultimo, e ai loro eredi ».
La recentissima riedizione di
« Vizio di forma » (definito dallo
stesso Levi « il più trascurato dei
miei libri ») per Einaudi ci ripropone anche il Levi narratore, spesso vicino alla « science-fiction »
che gli derivava dalla sua professione di chimico (nel 1941 si era
laureato in chimica summa cum
laude all’Università di Torino).
La sua identità di ebreo ha caratterizzato tutta la sua vita e la
sua opera letteraria. E proprio
quest’identità costituisce uno degli aspetti più affascinanti e complessi della sua vasta riflessione
di testimone e narratore. Più di
una volta (e forse l’ultima volta è
stata in occasione del Convegno
internazionale sulla deportazione
svoltosi a Torino lo scorso inverno con il patrocinio della Regione Piemonte) aveva traeciato parallelismi tra la storia degli ebrei
e dei valdesi in Europa: « Siamo
figli di minoranze represse... ».
Sopravvissuto all’inferno di
Ausehwitz, testimone per oltre
quarant’anni della verità storica (e
non solo attraverso gli scritti ma
in migliaia di conversazioni tenute
in scuole, centri culturali, congressi) Levi se ne è andato in modo
tragico. Avremmo voluto chiedergli ancora molte cose, porre nuove
domande a quest’uomo in ricerca
e continuare così un dialogo che
ha contribuito a formare molte generazioni di uomini e donne del
dopoguerra, affascinandoci con il
suo stile sobrio e sereno.
Ora ci restano i suoi libri. Il
dialogo può continure, almeno in
parte.
G. P.
'e varie chiese cristiane - Una parola che rischia di essere
uota - L indicazione etica e la difficoltà di annunciare la speranza dove ce sofferenza
Il dibattito sulla verginità di
Maria che periodicamente affiora, l’attuale enciclica del papa
sulla Madonna, ripropongono
l’aspetto femminile della divinità, un tema caro a molte religioni del nostro pianeta. ISlon solo un ’’lui” ma anche una ’’lei”,
magari, quest’ultima, generatrice
della stessa divinità. A proposito di questa bipolarità, ricordo,
tre anni fa, una curiosa vicenda,
avvenuta proprio nella settimana
di Pasqua, che divise il pubblico di una grande chiesa nordamericana. Motivo? L’arciprete
della cattedrale aveva esposto
’IChrista”, una stupenda statua
di bronzo raffigurante una giovane donna crocifissa. Dopo la
Madonna nera, gialla, bianca, c’era a quel punto il ’’Cristo donna”.
Le polemiche s’incentrarono soprattutto sul fatto che si era di
fronte ad ima « manipolazione e
distorsione di simboli religiosi »,
altri sostennero la « concretizzazione di una cristologia femminista ». Alla fine intervenne la
stessa scultrice, che tra parentesi era la nipote di Churchill, la
quale candidamente confessò:
« Ho semplicemente pensato che
Cristo, quale simbolo di sacrificio, fosse un ruolo appropriato
per una donna ». Non so che fine abbia fatto « Christa »; l’ultima notizia la vede esposta nella
cappella della First Lutheran
Church di Seattle, Stato di Wa
shington. ’’Christa”, per certi versi, esprime visivamente la bipolarità ^ maschile-femminile della
divinità di molte religioni.
Ma se la raffigurazione, la descrizione di Dio divide le religioni e la divisione passa anche all’interno dello stesso cristianesimo — nelle nostre chiese riformate ad esempio, non ci sono crocifissi, tutt’al più compare una nuda croce senza ’’Colui
ohe è risorto” — è pur vero, e
Pasqua ce lo ricorda, che c’è
un punto, forse l’unico punto veramente in comune tra le diverse ’’branches” del cristianesimo.
Parlo della certezza nella risurrezione di Cristo.
Un punto comune
a tutti i credenti
Su questo piccolo lembo di territorio teologico cessano le divisioni. Ma appena fuori dallo stretto perimetro iniziano le discussioni e ci si chiede: i cristiani
mettono veramente al centro della propria fede la risurrezione
di Cristo? E se sì, in quali atteggiamenti si riflette questa certezza? Pur non volendo confondere risurrezione con conversione ci si chiede se il Cristo risorto e vivente preceda le chiese nel loro cammino. Molti accettano che Cristo sia storica
mente risorto, in quanto sulla
propria risurrezione personale
nutrono seri dubbi. E’ un punto
oscuro. Rimane comunque il fatto di spiegare, se è possibile spiegarlo, cosa significhi in concreto il centro comune del cristianesimo. La risposta del teologo
cattolip romano, quella dell’evangelico e quella dell’ortodosso
possono, per ima rara volta, coincidere: è Dio che fa risorgere
Cristo dai morti, perciò Cristo
è vivente e presente nella vita
deH’umanità. Questa dichiarazione di fede presiede anche ai riti della Pasqua (ma su questo
nuovo terreno le chiese sono profondamente divise). I riti che
vanno dalla sacralità di variopinte processioni, alle pensose meditazioni su sofferenza e redenzione sino al clima pseudoreligioso, godereccio e vacanziero
ohe fa di Pasqua un’altra possibilità di evasione: è il vuoto di
Pasqua. Ma come riempirlo?
In un tempo come il nostro in
cui i confini della vita e della
morte sono sfuggenti si può ancora parlare di un argomento così poco scientifico come quello
della risurrezione di Cristo? Ma
forse la difficoltà vera nasce dal
fatto che questo cuore pulsante
del cristianesimo ha un battito
impercettibile, non spinge sangue a sufficenza, non alimenta
come dovrebbe l’organismo cri
PASQUA
Quando seguirà la fede?
«Allora entrò anche l’altro discepolo che era giunto prima al
sepolcro, e vide e credette».
(Giovanni 20: 8)
Tra le tante rappresentazioni pasquali, il disegno di
Eugenio Vurnand ritorna tra
le nostre carte: sono i volti
degli apostoli Pietro e Giovanni. Volti diversi: l’uno
massiccio, ’materiale, l’altro
delicato, ’spirituale’. Ma i
due volti esprimono uno
stesso mistero, la stessa ricerca. Il loro sguardo è reso
attento dalla ricerca del Signore testé annunciato da
Maria Maddalena: « Han tolto il Signore dal sepolcro ».
Riconferma del dramma consumato sul Calvario? Culto di
quanto restava ancora del
maestro?
Ed eccoli, senza indugio,
correre verso la tomba vuota.
Rimpianto, distruzione di un
passato, accenno ad una spe
ranza? Giovanni più rapido,
Pietro più pesante.
Simon Pietro arriva, entra e vede soltanto il sudario e i panni. Entra così in
contatto con la « storia », con
la fine di ogni cosa o, come
dice la Scrittura, la fine di
ogni uomo e vi pone mente.
Come un fratello, come un
amico, come un compagno di
pellegrinaggio. Silenzio della
morte.
Ma l’altro discepolo arriva
anche lui. Vevangelista ne
prende atto ma annota: « e
vide e credette ». Vide quello che Pietro aveva visto: la
tomba vuota, la fine di un
uomo. Ma nella sua coscienza sorge in mezzo o al di là
della vista fisica la scoperta
di qualcuno. Vide e credette.
Nasce la fede in colui che ha
combattuto e ha vinto l’ultimo nemico che andava « distrutto » (I Cor. 15: 26). Credette nel vivente.
Ambedue tornano a casa,
al quotidiano. E sarà ancora
Maria di Magdala ad andare ad incontrare il maestro
vivente, ad annunziarlo agli
apostoli stessi.
La chiesa non potrà più
fermarsi alla lettera né alla
riflessione sulla morte, ma
diventerà una messaggera,
annunziatrice del Signore,
che non abbandonerà la nostra storia ma la trasfigurerà
nel Regno di Dio.
Ma quanto durerà la nostra cecità, la nostra incredulità? E quando le seguirà la
fede?
Giovanni, il discepolo che
Gesù amava, ci interroga ancora oggi, domenica di Pasqua. Carlo Gay
stiano.
Risurrezione rischia così, nei
fatti, di essere una parola vuota per Foggi; un termine incomprensibile, pròiettato sul grande
schermo di un al di là evanescente e indefinito.
Due risposte: un laico
e un credente
Cosa significa, insomma, che
Cristo sia risorto? Giro questa
domanda, sul fronte laico, ad
Alessandro Galante Garrone, storico, magistrato per trent’anni,
in prima linea nell’impegno per
una società laica e democratica.
« Rispetto il fatto religioso ma
non sono portato a discutere di
sistemi -teologici. Mi ha dato, l’altro ^omo, parecchio fastidio —
continua Galante Garrone — quello che ha detto l’onorevole Scalfaro il quale, interrogato sulle
possibilità di ricostituzione della
coalizione pentapartita, da buon
cattolico, ha risposto: « Siamo
a Pasqua e speriamo che anche
questa volta ci sia una risurrezione ». Ecco — conclude Galante Garrone — questo impasto
tra religiosità e politica che emerge in questa battuta sintomatica mi dà il voltastomaco.
Credo che se l’ideale di Cristo
deve_ rispecchiarsi nei suoi seguaci in certi atteggiamenti etici la prima strada da percorrere
sia quella della conquista di una
vera libertà religiosa fondata sulla divisione fra ciò che è statale
e ciò che è religioso. Con Io storico Franco Ruffini vorrei dire
che: « non conta il numero, ma
conta la coscienza ».
All’indicazione etica del laico
che legge criticamente la storia
delle chiese (’’così spesso lontane dalle scelte radicali di Cristo”) vorrei qui affiancare la lettera di un missionario cristiano
che vive la Pasqua nel submondo del nord-est brasiliano. Egli
scrive, nell’impressionante librodocumento che racconta la sua
avventura in Brasile (’’L’olocausto degli ’Emprobecidos’”): « Oggi è Pasqua; ma cosa può significare per chi vive di stenti?
Ho cercato belle paroline: la Pasqua è il nostro futuro, la nostra speranza... ma nella terra
degli oppressi non è ancora arrivato il tempo della speranza.
Siamo ancora nell’inferno, nel
trionfo della fame, della malattia e della morte ».
La risurrezione di Cristo inaugura il tempo nuovo della chiesa
che accetta la sfida di muoversi sulla via del dono di sè. Solo
così risurrezione può tornare ad
essere ü cuore pulsante del cristianesimo che non cerca compromessi^ col potere e privilegi,
o che vive di speculazioni teologiche ma un cristianesimo che,
nel confronto quotidiano col Risorto, sa spendersi sino all’ultimo per ritrovare se stesso.
Giuseppe Platone
2
2 commenti e dibattiti
17 aprile 1987
1
ANNO MARIANO
Luci e
di una
(moite) ombre
enciciica
CONGRATULAZIONI
A BEATRICE ARPIA!
Chi è al centro della Chiesa in cammino? - Una lettura biblica acritica - Maria mediatrice - L’ecumenismo ha bisogno dell’Evangelo
Fatte pochissime eccezioni,
l’enciclica del papa non ha suscitato un allargato dibattito.
Saranno interessanti le considerazigni ohe esprimeranno un punto di vista protestante e riformato. Che cosa significa questo
relativo silenzio? Un disinteressamento diffuso per documenti
che sono lontani dalla vita reale delle chiese o paura di dissentire? La percezione che l’enciclica non contiene nulla di nuovo o una certa allergia per certe forme devozionali che tornano a riproporsi come ’’centrali”
nel tessuto di talune espressioni
della cosiddetta religione popolare?
ria, sia pure in subordine a Cristo unico mediatore, non evidenzi una contraddizione. Molti cattolici e cristiani pensano che la
mediazione unica di Cristo —
così penso anch’io — cancelli definitivamente ogni altra mediazione, la renda inutile. Probabilmente la stessa concezione teologica della mediazione di Cristo va ripensata, ma la mediazione materna di Maria non potrebbe diventare — almeno per
molti — una devozione che fa
ombra (o rischia di fare ombra) alla funzione di Gesù?
5) Al numero 50 dell’enciclica si parla di « una luce maria
... ^ na proiettata suirecumenismo ».
Non giudico negativamente Sono assai perplesso. L’ecumeniquesta sobrietà di commenti. Il
cuore dei problemi, anche a li
te di luce evangelica? Temo che
l’enciclica possa costituire, purtroppo, un intralcio in più sulla strada deU’ecumenismo. Non
penso affatto che l’attuale mariologia persegua semplicemente
scopi di dominio o di riaggregazione, ma che essa rischi di
non aiutarci a porre al centro
il Vangelo.
6) E resto ugualmente perplesso su tanto parlare di religiosità popolarè e devozioni popolari; si tratta (tanto per cominciare) di reali bisogni di massa o di devozione indotta? E
i bisogni di massa in che rapporto stanno con Tevangelo e la
sua predicazione?
Il Direttore dei Musei di Francia
mi comunica che per decreto del Ministre de la Culture et de la Communication » del 23 ottobre 1986 la nota pittrice Beatrice Appia di Parigi è
stata nominata « Chevalier dans i'Ordre
des Arts et des Lettres ».
Mi congratulo vivamente con lei,
grande amica nostra e delle Valli Vaidesi, felice che alla sua bella età di
87 anni i suoi meriti siano stati ufficialmente riconosciuti e ricompensati.
Ad multos annosi
Giovanni Gönnet, Roma
LO STEMMA
DELLA REPUBBLICA
D'accordo con i « Punti di vista »
(v. n. 12 del 27.3 u.s.) nel non • identificare le urgenti inderogabili ragioni »
del cambiamento dell’attuale stemma della Repubblica Italiana; pur
vello teologico, sta altrove e probabilmente non è bene impiegare troppo tempo in considerazioni così periferiche.
Ho però trovato nell’enciclica
un dato estremamente interessante; si parla della « peregrinazione della fede » nella vita di
Maria. Si tratta, a mio avviso,
anche se tale enunciato non è
nuovo e non trova sviluppo coerente, di una strada di ricerca
in cui mi sento molto coinvolto.
Davvero Maria è stata quella
donna il cui pellegrinaggio di fede, il cui cammino di risposta
alla chiamata di Dio potrà ancora testimoniare ai credenti un
bel pezzo d’evangelo. In lei grande è solo l’opera di Dio. Ella si
è aperta alla sua azione. La scommessa della fede si gioca ancora per ciascuno di noi in questo aprirci o chiuderci alla chiamata di Dio.
E chi si apre all’azione di Dio
vive e canta il « Magnificat »
nella sua esistenza quotidiana.
Vorrei, però, aggiungere qualche considerazione problematizzante.
1) Ha senso un anno mariano? Già parlare di im « anno di
Maria » può suscitare legittime
perplessità. Esiste il fondato timore che ne possa nascere una
enfasi mariana (del resto già in
atto) che rischia di collocare Maria al centro dell’esperienza cristiana. Si noti che nella traduzione ufficiale dell’Osservatore
Romano, il quotidiano vaticano,
la seconda parte dell’enciclica
viene posta sotto il titolo; « La
Madre di Dio al centro della
Chiesa in caiimiino ». No, al centro della chiesa sta solo Gesù,
esclusivamente Gesù. Nessun mariocentrismo è possibile. Questo
titolo è rivelatore del modo in
cui l’enciclica viene presentata.
2) Davvero singolare è il modo con cui viene letta la Scrittura in questa enciclica. In molte pagine si constata un utilizzo « ingenuo », cioè poco attento agli apporti delle scienze bibliche. Si ha la spiacevole sorpresa di trovarsi spesso davanti
ad una lettura quasi fondamentalista di parecchie pagine bibliche.
3) Qua e là si trovano espressioni che lasciano almeno perplessi; « La Chiesa, dunque, sin
dal primo momento ’’guardò”
Maria attraverso Gesù come
’’guardò” Gesù attraverso Maria » (n. 26). Mi sembra una vistosa forzatura. Maria non fu
che una credente in seno alla
comunità, sia pure nella sua posizione singolare di madre di
Gesù.
4) Mi domando se parlare
della mediazione materna di Ma
smo ha bisogno di luce mariana o unicamente e radicalmen
Franco Barbero
Comunità di base ■- Pinerolo
DIBATTITO SUL ’’CASO BARBERO” - 4
Sempre cattolici?
non essendo di una « folgorante bellezza », era, comunque, apprezzabile
la sobrietà e il valore significativo
dei motivi grafici sinteticamente espressi.
Per noi evangelici, poi, non è certo da dimenticare ohe femblema, limitatamente creativo nella ricca produzione artistica simbolico-spirituale,
fu ideato e realizzato nel 1948 da Paolo Paschetto, Il pittore delle Valli Vaidesi del quale recentemente è ricorso il ventennale della morte.
Elio Rinaldi, Torre del Greco
ALTRE E BEN PIU’
GRAVI AMAREZZE
Per chi non lo sapesse, a Pinerolo esiste una cosiddetta «comunità di base » di cui è parroco
Franco Barbero, un sacerdote
minacciato dal suo vescovo di sospensione « a divinis » per una
« lettera a Maria » pubblicata
sull’Eco/Luce del 13 febbraio.
Nel marzo 1983 l’Assemblea
TEV si era già occupata di questo sacerdote a causa di una sua
poesia, anche questa pubblicata
suU’Eco/Luce del 19 marzo. A
causa forse del nostro palato un
po’ troppo delicato >per i tempi
che corrono, ci era sembrato che
le invettive contro il papa non
fossero consone al linguaggio
che un cristiano deve sempre tenere. Noi abbiamo ben altri argomenti e un altro modo per rifiutare il papato.
La « lettera a Maria » polemizza contro il posto che il culto a
Maria ha assunto nella Chiesa
Romana e contiene delle affermazioni che non possiamo che
approvare, anche se espresse in
modo grossolano e anche se il
nostro dissenso non ci impedisce
di rispettare e amare la madre
del nostro Signore e di proclamarla « beata » come in Luca
1; 48.
Ma nella sua ipolemica il Barbero giunge a negare la nascita
verginale del Signore e qui, qualunque siano le nostre opinioni,
siamo fuori della Scrittura.
Quello che ci lascia perplessi è
la risposta che la comunità di
base ha dato al monito del suo
vescovo. Dice; anche se questi
prenderà dei provvedimenti contro il nostro parroco, noi « continueremo il nostro cammino di
fede e di ricerca dentro la Chiesa Cattolica ».
Con che diritto affermate di
voler far parte di una Chiesa della quale respingete alcune fondamentali dichiarazioni di fede?
R. N.
(dalla circolare TEV del
1 aprile 1987)
Egregio Direttore,
dopo averci più volte invitati a
spiegare esistenza e programmi della
TEV, Lei ritiene opportuno (Eco n. 12)
scrivere un lungo commento assai
acido, tanto da farmi pensare che le
richieste di spiegazioni fossero fatte
apposta per poi trovare appigli per
attaccarci.
E ce lo conferma la disparità di
trattamento per quanto noi scriviamo
e per ciò che ha scritto don Barbero:
quel sacerdote cattolico afferma, a
chiare lettere, che Gesù è figlio di
Giuseppe e, solo per adozione, è figlio di Dio, negando quindi la divinità del Cristo. Lei non ha ritenuto
di dissociarsi e dissociare II suo giornale da una simile assurdità, contraria
al nostro « Credo », anzi ha raccomandato (Eco n. 11) di non lanciare anatemi e scomuniche contro don Barbero!
Entriamo nella sostanza: la sua ridicola richiesta di « documenti » per
l'ostracismo subito da una parte di
membri di Chiesa; esistono molte testimonianze di ciò, ma, non essendo
DIBATTITO SUL ’’CASO BARBERO” - 5
Concepito di Spirito Santo
Con la lettera pubblicata sul
n. 8 del giornale in cui io sostenevo che « Gesù Cristo... fu concepito di Spirito Santo », non
volevo minimamente polemizzare con don Barbero che aveva
scritto la «Lettera a Maria» precedentemente da voi pubblicata.
Don Barbero ha voluto rispondermi con un articolo in cui,
oltre a concedermi la libertà di
leggere gli Evangeli per come
sono scritti, scrive; « ...esistono
biblioteche di studi esegetici che
documentano la possibilità di
interpretare (la sottolineatura è
mia) i cosiddetti Vangeli dell’infanzia secondo i generi letterari
che sono loro propri ».
Non mi dice niente di nuovo,
come io non gli dico niente di
nuovo, affermando che ci sono
altre « biblioteche » che sostengono Gesù Cristo concepito di
Spirito Santo e non faccio un
lungo elenco di teologi cattoli
ci, ortodossi e protestanti, mi
basta citare Karl Barth che ne
« La Confessione della Chiesa
(Spiegazione del Simbolo Apostolico dal Catechismo di Giovanni Calvino) » a p. 43, scrive
«Concepito di Spirito Santo...
significa semplicemente; Gesù
Cristo non ha padre umano
perché Egli è Tinizic di una
nuova umanità, d’una umanità
secondo Dio. E’ un nuovo inizio, una nuova creazione... che
implica e necessita una esclusione del peccato in modo tale che
ciò ch’è stato fatto male da
Adamo e da noi tutti possa essere fatto bene nella persona del
Cristo. Esclusione del peccato,
quindi azione dello Spirito Santo ».
E dopo aver precisato che
per peccato la Bibbia non intende la sessualità e che Tascetismo sessuale è idea pagana e
non biblica, K. Barth continua;
« Giuseppe non è il padre naturale di Gesù; l’uomo, il maschio, è escluso... poiché è lui,
Adamo, ch’è stato chiamato pwcatore... Adamo, l’uomo glorioso e facitore della storia è stato stimato inadatto ai disegni
di Dio. Dio entra in gioco al
posto di Adamo, il che non
vuol dire che diviene marito
della donna, ma, per l’azione
dello Spirito Santo, Dio rende
Giuseppe inutile ».
Nel V secolo la « divinità di
Cristo » fu molto combattuta e
gli ortodossi tennero duro su
questo punto e dissero agli avversari; « Se non volete credere, peggio per voi, lasciate perdere, ma se pretendete di credere, le vostre proposizioni sono inaccettabili, bisogna che il
sale non perda il suo sapore
(Matteo 5; 13) ». (Citato da K.
Barth, ’’Dogmatica”).
Archimede Bertolino
Lei parte interessata, finge di non
conoscerle o non vuole rendersene
conto, lo non posso fare nomi e circostanze, perché non si tratta di cose mie, ma le voglio citare un caso
personale, molto simile, nella sostanza. E non si lamenti, poi, della lunghezza della mia lettera: quando si è
tirati per i capelli, bisogna almeno
avere lo spazio per spiegare le cose.
Nel 1978 la TEV, mio tramite, aveva
chiesto di poter svolgere una riunione
a Torino e ci eravamo rivolti, ovviamente, al Concistoro di quella città
Ci convocarono in una ■■ seduta aperta » perché spiegassimo la nostra richiesta.
Esponemmo i motivi e le intenzioni; trovammo, subito, una atmosfera
pesante: un anziano membro del Con
cistoro disse testualmente; « Per tanti
anni siamo stati emarginati noi, o.'a
è giusto che tocchi anche a voi! -,
Evidentemente parlava contro una
« presunta destra » da parte di una
« certa sinistra »! Nessuno dei tre pastori presenti ritenne di dover inte,-venire. Il Concistoro, a maggioranza,
decise di non concedere la sala por
una riunione, eppure la stessa saia
era stata concessa per un anno a parsone (non membri di Chiesa), par
svolgere sedute spiritiche e II teatro
di corso Vittorio per una palestra ai
judo,
Lei cita poi, a sproposito, il versetto dell’episodio di Giacomo e Giovanni: nessuno di noi infatti ha mai
preteso di essere primo, quando affermiamo che desideriamo lottare perché ci si attenga alla Parola di Dio,
pur non pretendendo di possederne
la chiave di interpretazione certa.
Alla sua, domanda retorica: «Volete
diventare il santo Uffizio? » Lei smesso, bontà sua, risponde « Spero di no »,
ma aggiunge: « La disciplina è delegata
al Sinodo ». Che cosa c'entra la disciplina se noi diciamo di volerci attenere alla Sacra Scrittura e alla confessione di fede del 1655, ohe nessun Sinodo ha mai dichiarata scaduta?
Secondo molti, la Chiesa dovrebbe
essere un monolito e non aver fastidiose discussioni. Anche il Sinodo,
invitato più volte ad affrontare ed
esprimersi su problemi di fondo, non
prende posizione, rinvia a con: ,nissioni e alle Chiese e da queste, di
nuovo al Sinodo. Cosi, quando : ualcuno scrive cose diverse, riceve da
Lei o da altri del monolito, rimbrotti
e tirate d'orecchio.
Sulle affermazioni di don Barbero
nessun pastore, salvo Bertolino, ha
preso posizione, nessun teologo ha
ritenuto di intervenire!
Lei sostiene di aver pubblicato la
lettera dei coordinatori, malgrado la
sua amarezza.
Come vede, egregio Direttore, sono ben altre e più gravi le amarezze
che affliggono l'animo di molti evangelici valdesi.
Aldo flostaìn, Torino
Tralasciando gli aspetti più personali della polemica, osservo semplicemente che la richiesta di documentazione
delle accuse contenute nella risposta
alla lettera dei coordinatori TEV non
è ’’ridicola”. 1 coordinatori nella loro
lettera accusavano « chiese e concisto
ri » di prendere « posizione contro fratelli solo colpevoli di avere una attività in proprio o di essere dirigenti di
aziende, commercianti e artigiani ». Si
tratta infatti di una grave accusa, che
continuo a considerare infondata. Poiché tale affermazione è indiscriminata contro « chiese e concistori » ritengo
debba essere documentata. Se non et
sono documenti, bisogna allora spiegare
perché si è affermato questo ed. eventualmente, ammettere che si è andati
oltre a quanto si voleva dire.
Il fratello Rostain cita un episodio
« molto simile nella sostanza ». Non lo
ritengo tale. Se ben capisco, si tratta
del rifiuto opposto ad una richiesta
della TEV di usufruire di una sala
della chiesa di Torino. Questa è altra
cosa del prendere posizione contro fratelli « solo colpevoli » di appartenere
a determinate categorie economiche.
Alla TEV non appartengono solo fratelli di quelle categorie economiche,
piuttosto si tratta di un movimento di
quella teologia evangelica che si richiama al pietismo.
Sul caso Barbero lo discussione è ancora aperta, e non mi sembra che que
sto giornale sia poi cosi monolitico.
Giorgio Gardiol
3
17 aprile 1987
chiese e stato 3
ECUMENE
Laicità e democrazia
neiie istituzioni
e neiia società italiana
Il senatore Ferrara (PRI) introduce un importante dibattito - Laicità
e secolarizzazione - Il ruolo delle chiese minoritarie per la democrazia
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Si può parlare di un « caso'
italiano » anche per quanto riguarda il complesso dei rapporti
Stato-Chiesa. Infatti in Italia la
chiesa cattolica ha una duplice identità: da un lato è una
chiesa nazionale, largamente dìtfusa e presente in tutti i settori
della vita, ma dall’altro rivendica uno statuto di extra-territorialità. E’ quanto traspare per
es. col Concordato. Come si sa
il nuovo Concordato è im testo
che il Parlamento ha approvato
(e quindi è diventato ima legge
dello Stato), senza aver tuttavia potuto operare modifica alcuna al testo proposto dal Governo. Questa procedura è quella che si applica ai trattati internazionali. Ma in questo caso
si tratta di una pesante ingerenza di una « potenza straniera »
all’interno della nostra legislazione.
Vi- l’'f
X
Un appuntamento
mancato: la Riforma
Rimanendo in questo campo
può essere significativo ricordare ancora che, quando si cominciò a parlare di revisione
del vecchio Concordato (quello
stipulato nel 1929 tra la Santa
Sede e il cav. B. Mussolini), si
disse che essa era necessaria
per recepire i cambiamenti avvenuti nella chiesa cattolica in seguito al Concilio Vaticano II. Il
fatto, invece, che nel frattempo
l’Italia, da fascista che era, fosse diventata repubblicana, era
un fatto del tutto irrilevante!
1929: la firma del Concordato e dei Patti Lateranensi
e garantire la libertà. E’ anche
allora che comincia a prendere
forma la democrazia e si sviluppa la tolleranza.
li rispetto dell’identità
Seno solo due esempi per illustrare come si configura in
modo strano e squilibrato il
rapporto tra Stato e Chiesa
(cattolica) in Italia, ripresi dalla relazione introduttiva del sen.
Giovanni Ferrara ad un incontro tenutosi ad Ecumene dal
3 al 5 aprile. Tema dell’incontro:
« Laicità e democrazia nelle istituzioni e nella società italiana ». Circa una trentina i partecipanti, provenienti in massima parte dal Lazio e dalla Campania. L’incontro, al quale ha
dato un contributo particolare
il Prof. Biagio De Giovanni, in
qualità di moderatore, è servito ad avere un primo approccio ad un problema complesso,
sul quale varrebbe la pena tornare a riflettere.
Ma l’Italia ha purtroppo mancato quelTappuntamento e non
è stata quindi neppure in grado
di giungere puntuale a quelli
successivi.
te questioni; accenno solo
brevemente ad alcune. E’ stato
giustamente osservato che si opera facilmente una confusione
tra laicità e secolarizzazione.
Il nostro è un paese che va verso una crescente secolarizzazione; deve purtroppo ancora capire che cos’è realmente laicità.
La laicità non è contraria ad
una fede; la secolarizzazione è
la morte del dialogo con la lede.
Ecco perché mancano nella
sua coscienza quei dati, presenti invece in altre nazioni europee, di libertà e tolleranza, di
apertura e considerazione nei
confronti delle minoranze. Ed
ecco anche spiegato perché sia
stato tanto difficile, lungo e laborioso arrivare ad una Intesa
tra lo Stato e le confessioni minoritarie.
La laicità:
un terreno di lotta
Il Prof. Ferrara che, oltre ad
essere membro della direzione
del Partito repubblicano, è docente di storia antica a Firenze, ha osservato che la concezione dello Stato italiano ha un
suo vizio d’origine, una specie
di peccato originale. Da noi, infatti, è mancato, per tutta una
serie di circostanze storiche
che noi evangelici purtroppo
ben conosciamo, l’apputamento
con la Riforma protestante, per
cui l’unica chiesa conosciuta e
con la quale lo Stato s’è dovuto confrontare, è stata quella
cattolica, autoritaria e gerar'chica. Orbene lo Stato moderno
affonda le proprie radici nelle
grandi nazioni europee che, intorno al 1600, sono cUlaniate dalle sanguinose e decennali guerre
di religione. Lo Stato nasce e si
afferma in quel contesto, per
cercare di comporre i conflitti
Due questioni vanno però notate: la prima è che solo in seguito al clima di apertura inauguratosi col Vaticano II lo Stato entra in dialogo con le nostre minoranze. La seconda è
che il suo approccio con noi
stenta a trovare il binario giusto: lo Stato non ha consapevolezza di quella che è l’identità
delle minoranze, ma tende ad
assimilarle alla chiesa cattolica
e quindi ad estendere loro, per
un falso principio di uguaglianza, quei « benefici » e quei « privilegi » che concede alla chiesa
maggioritaria.
Uguaglianza e
diversità
Si potrebbe notare, a proposito di quest’ultimo punto, che
per quanto riguarda la chiesa
cattolica, la cosa non le darebbe
alcun fastidio; mentre essa è
ben attenta a far in modo che
non emergano quei caratteri di
diversità di confessioni minoritarie, che potrebbero costituire
un’alternativa alla confessione
maggioritaria.
Bimane quindi ancora del tutto aperto — concludeva il Prof.
Ferrara — il problema dell’organizzazione concreta della libertà nel nostro paese.
Dal dibattito sono emerse mol
Ma lo Stato — è anche stato
detto — non può essere ridotto
ad avere un semplice ruolo di
arbitro tra le diverse parti in
conflitto; la laicità deve pur essere critica, avere dei contenuti,
dei punti forti, al limite addirittura una fede! Non vi può
essere una libertà nel vuoto, altrimenti diventa pura volontà di
potenza. Ed ancora, la laicità oggi non può essere vista solo come punto di arrivo, mèta; è anzi un terreno di lotta.
Molti hanno concordato con
Tanalisi storica corretta e lucida del Prof. Ferrara, però si
sono domandati se essa, tutto
sommato, non rischi di appartenere ad un passato, nel senso
che il modello proposto potrebbe risultare insufficiente a dare
risposte adeguate in un’epoca
come la nostra, nella quale si
vive la crisi dello stato liberaldemocratìco.
Ecco solo alcune delle questioni emerse. Sarebbe opportuno
che la discussione potesse continuare, anche perché come minoranza protestante è probabile che una delle nostre responsabilità storiche sia proprio quella di agire nel complesso di queste questioni.
Bene ha fatto perciò Ecumene ad organizzare un simile incontro. Anche la formula agile
del week-end di studio (altri sono in calendario: il prossimo
sarà il 25 maggio sul pensiero
di Gramsci) è ben trovata: permette la partecipazione, anche
di nuclei familiari, senza stancare. Auguriamo perciò un pieno successo a questa iniziativa.
RELIGIONE A SCUOLA
Asilo politico
e migrazione
Convegno svoltosi al Ministero degli Interni
Venerdì 20 marzo ’87 ha avuto
luogo al Ministero degli Interni un convegno su : « Asilo Politico e migrazione » nel nostro
paese, un tema che da tempo
preoccupa tutti quelli che sono
in contatto con gli immigrati in
Italia ma che proprio in questi
ultimi mesi ha acquistato particolare attualità.
L’argomento centrale di quasi tutti gli interventi era la tanto discussa clausola geografica
alla Convenzione di Ginevra per
i rifugiati del 1951 che permette
alle autorità italiane di rifiutare
l’asilo politico a cittadini stranieri, con la sola esclusione di
quelli provenienti dall’Est Europa; non rispettando in questo
modo la Convenzione sui Diritti
Umani e il mandato della Costituzione italiana (art. 10).
E’ stata constatata inoltre, una
volta di più, la ndancanza di una
legislazione corretta ed esauriente sugli argomenti in esame.
Con l’approvazione della nuova legge per i lavoratori extracomunitari, si è verificato in
questi ultimi mesi quanto sia vasto ed impìortante questo problema; il periodo di sanatoria di
tre mesi scadrà il ^7 aprile prossimo ed entro questo termine
tutti gli stranieri presenti in Italia prima del 27 gennaio ’87 dovranno essersi messi in regola
con la Questura e l’Ufficio Provinciale per il Lavoro. Coloro
che sono invece entrati nel nostro paese dopo il 27 gennaio ’87
non possono usufruire di questa
legge e ci si chiede quale sarà il
loro destino ! Molti hanno già
avuto il foglio di via oppure sono
stati fermati e processati per direttissima. In tutti i posti di
frontiera molti stranieri vengono
respinti senza la possibilità di
chiedere asilo politico e senza
nessun diritto di appellarsi alla
magistratura.
In considerazione di questa situazione, questo convegno, organizzato proprio dal Ministero
degli Interni, ha un significato
particolare e fa sperare che esista a livello governativo una seria intenzione di eliminare la riserva geografica alla concessione
di asilo politico a coloro che sono in pericolo di vita o rischiano la propria incolumità fisica
per motivi razziali, religiosi, politici, sindacali etc.
I lavori sono stati aperti dal
sottosegretario on. Costa, responsabile dell’Ufficio Stranieri
del Ministero degli Interni.
Il prof. Melotti delTUniversità
di Pavia è intervenuto successivamente con un’analisi del problema dal punto di vista sociologico, dimostrando come la classica distinzione tra rifugiato politico e immigrato economico
non riesce più a descrivere in
modo corretto i movimenti migratori in atto nel mondo; distinzione che la Chiese criticano
da tempo ma che l’Alto Commissariato nelle Nazioni Unite
ed i governi applicano ancora
rigidamente a danno di numerosissimi rifugiati.
Il prof. Nascimbene delTUniversità di Genova ha quindi presentato un quadro' della situazione legislativa, seguito dall’intervento delTon. Foschi sulla situazione del lavoro parlamentare
in materia.
L’opera svolta dalTAlto Commissariato delle Nazioni Unite
nel mondo ed in particolare in
Italia è stata illustrata dal dott.
Hein, responsabile del dipartimento legale delTACNUR.
Il punto di vista delle Agenzie
di emigrazione è stato presentato da Mons. Ridolfi (UCEI) il
quale ha concluso ricordando ai
rappresentanti del governo le
forti preoccupazioni degli stranieri e delle organizzazioni non
governative per il periodo successivo al termine della sanatoria della legge per i lavoratori
stranieri (dopo il 27 aprile 87) in
considerazione del fatto che la
maggioranza degli stranieri non
ha potuto usufruirne per svariati motivi che non dipendono da
loro (difficoltà burocratiche, ricatti da parte dei datori di lavoro, mancanza di informazione,
costi, ecG.).
Il Servizio Migranti della
PCEI ha colto l’occasione per denunciare il pericolo di un fallimento di questa legge, di per sé
buona, ma che è stata ostacolata
nell’applicazione in tutti i modi
immaginabili.
A conclusione del convegno è
intervenuto il Ministro degli Interni on. Scalfaro, che ha espresso la ferma volontà del suo ministero di completare la legislazione per gli stranieri nel nostro
Paese.
FINANZIAMENTI ECCLESIASTICI
/« c/uesto periodo molte chiese stanno discutendo del problema
del finanziamento pubblico ecclesiastico, come è stato richiesto dai
Sinodi dell’&5 e dell’86. La questione è assai complessa. Il prossimo
Sinodo si dovrà pronunciare in merito. Abbiamo già aperto un dibattito sul giornale, libero a quanti desiderano dare un contributo.
In questa linea di ricerca pubblichiamo l'odg dell’assemblea di Torre Pellice, invitando le altre chiese a mandarci copia degli odg approvati sulla questione.
L'o. d. g. della chiesa
valdese di Torre Pellice
Luciano Deodato
L’assemblea della chiesa valdese di Torre Pellice riunita il
29 marzo 1987 in ottemperanza agli atti sinodali n. 61/85 e 12/86,
ritiene che il problema sollevato
dai predetti odg non si possa
ridurre al semplice quesito della accettazione o meno delle
proposte di finanziamento ecclesiastico o di esenzione fiscale, ma
investe il problema della nostra
ecclesiologia, della nostra visione dello stato e della nostra
diaconia.
Non ravvisando l’urgenza di
una presa di posizione sinodale in merito, la ritiene comunque possibile solo nel quadro
di una chiarificazione dei problemi suddetti.
Ritiene che, al di là dell’esclusione di finanziamenti statali
per il mantenimento di enti ecclesiastici e dei ministri dì culto, non sussistano altri elementi
suscettibili di essere trtuìotti negli ordinamenti attuali della
chiesa valdese.
1
4
4 fede e cultura
17 aprile 1987
ROMA
MOSCA
ij
Paul Ricoeur in Italia Un forum COntrO
le armi nucleari
Chiese cristiane a confronto: fra loro, con le
altre religioni e con la cultura secolarizzata
(nev) — E’ stato in Italia per
alcune settimane il noto filosofo protestante francese Paul Ricoeur, ohe ha tenuto all’Università di Napoli un seminario sulla filosofia del diritto in Hegel
e un corso di lezioni al Magistero di Roma. Ricoeur, che insegna alla nuova università parigina di Nanterre, a Lovanio e
a Chicago, è noto anche in Italia p>^r le sue opere tradotte dal
Saggiatore, dal Mulino e da Jaca Book. Egli è im credente, fedele alla sua professione di fede
riformata, ed è estremamente
aperto al dialogo e all’impegno
nei problemi sociali e politici.
Su invito della Facoltà valdese di teologia e del Centro evangelico di cultura di Roma, Ricoeur ha tenuto a Roma il 14
marzo, presso l’aula magna della Facoltà valdese, una conferenza sul tema « Pluralismo e convinzione ». Come riconoscere un
valore di verità alle credenze
che non sono le nostre senza
per questo diventare scettici?
Per rispondere a questa domanda Ricoeur ha individuato tre
cerchi concentrici: il rapporto
tra cristiani delle diverse confessioni, quello fra le religioni cristiane e quelle non cristiane,
quello fra cultura cristiana e cultura secolarizzata. Particolarmente interessante la sua visione dell’ecumenismo: la stessa proclamazione dell’evangelo di Gesù
Cristo ha aperto uno spazio di
interpretazione che è esso stesso molteplice. Ne dà testimonianza il fatto che la chiesa ha
accolto nel canone quattro evangeli, e non uno solo. E’ vano
dunque cercare una unione istituzionale che non sembra corrispondere al genio del cristianesimo. E’ meglio praticare una
collaborEizione ed emulazione in
una prossimità senza fusione nè
confusione, impegnandosi nel
servizio, al mondo, sui problemi
etici, e praticando l’ospitalità
eucaristica.
Quanto al rapporto fra le religioni, Ricoeur individua il punto di confronto nella visione di
Dio come il Totalmente Altro:
non soltanto altro da me, ma
rispetto a tutte le mie rappresentazioni. « Allora, ha detto Ricoeur, posso confessare che la
sua alterità si è rivelata e si rivela anche altrove, per l’intermediazione di altre scrittmre ». NelTaffrontare U rapporto con la
cultura laica, Ricoeur ha messo
in rilievo l’esigenza ohe la cultura cristiana assuma il meglio
di quella laica, e cioè Tintelligenza critica e lo spirito di ricerca.
Soltanto una fede che s’interroga può dialogare con una ragione che s’interroga, ha detto Ricoeur. Proprio entrando in un
confronto con il suo avversario
di ieri la cultura, cristiana può
attribuire al nluralismo un valore positivo, senza per questo indebolire la sua convinzione.
CATANZARO
Diario di un valdese
A metà strada tra il diario e
i ricordi di famiglia — e altro
ancora — quest’ottantina di pagine ^ esclusa l’introduzione, che
il fratello Ernesto Scorza ci ha
lasciato, poco prima di morire,
si fanno leggere d’un fiato per
la carica emotiva e perché parlano di noi e di nostre comunità calabresi: Vincolise, S. Pietro Magisano, Catanzaro. L’eccidio dei valdesi fa da scenario,
alla lontana, molto sfumato.
In primo piano, la grande famiglia Scorza — « eravamo una
settantina tra adulti e bambini »,
scrive Ernesto (pag. 53), di un
memorabile raduno a Chicago,
nel 1973 —; sei fratelli, al di là
e al di qua dell’Oceano, collegati come un ponte tra due siponde, stretti da legami di affetto
e di solidarietà anche nelle iniziative evangelistiohe di cui il
Centro di Bethel, sulla Sila, per
esempio, è uno dei segni. Tre
fratelli sono « ministri evangelici » in America (pag. 20); un
quarto è pastore battista a Chicago (pag. 34).
Come a Corato — nel libro
di Abbattista, L’armonium —
così anche in questo Diario, la
Collaboratori cercansi
Presso il Centro Giovanile Protestante (Gould) sono disponibili 2 posti per il seguente incarico a partire dal prossimo
settembre: educatore/educatrice con conoscenze, eventualmente anche solo teoriche, nel settore educativo. Si richiede
la massima disponibilità al lavoro che presuppone una capacità di adattamento al lavoro di gruppo ed un grosso impegno personale.
Si ritengono opportuni contatti e soggiorni preliminari
orientativi presso la comunità.
Le assunzioni si effettuano in base alle normative in vigore e contemplano la possibilità di vitto ed alloggio.
RIVOLGERSI al C.G.P.-Gould, Via Serragli 49, 50124 Firenze
Tel. 055/212576
La sessione religiosa ha rivolto un appello alle nazioni nuclearizzate: no alla logica della deterrenza, sì al rispetto dei trattati
militanza politica dei protagonisti in Calabria si coniuga insieme con la militanza evangelica,
con semplicità, senza ostentazione, ambedue derivanti da scelte precise. La matrice ha più
componenti: un po’ metodista
episcopale, un po’ battista (Nord
America), un po’ « libera ». L’approdo ad accordi con la chiesa
valdese, nel 1954, più ohe un passaggio è un arricchimento.
Ernesto scrive con entusiasmo;
dice di aver rivolto messaggi ohe
definisce « belli », sull’onda degli apprezzamenti ricevuti, in
America; nulla vede di difficile,
nel cammino della presenza evangelica in Calabria. Non è però un’apologià, questo « diario »;
vi trabocca l’ottimismo, un ottimismo sottile, costante, senza incrinature. L’intercalare più frequente è: « per la grazia di Dio ».
Ci fa bene, a tutti.
Giulio Vicentini
— Si è svolto a Mosca, dal 14
al 16 febbraio, il Forum internazionale contro le armi nucleari, per la sopravvivenza dell’umanità. Il Forum era diviso in otto sessioni, tra cui quella religiosa e quella scientifica. La sessione religiosa — ohe ha riunito
215 rappresentanti del cristianesimo, del buddismo, deH’indùismo, dell’islam e dello scintoismo, provenienti da 56 nazioni
— ha rivolto un appello contro
le armi nucleari ai credenti di
tutto il mondo, alle « persone di
buona volontà », ai capi di stato. Nel documento si chiede ai
rappresentanti deUe nazioni nucleàrizzate di dichiarare definitivamente. «iinmorale e umanamente inaccettabile » la possibilità di' ùna guerra nucleare, di
abbandonare la teoria della deterrenza nucleare e della distruzione reciproca, di rispettare senza esitazioni i trattati esistenti
sulle armi nucleari e di procedere immediatamente alla realizzazione di nuovi trattati che
aprano la strada alla speranza
di un mondo denuclearizzato.
— Abbiamo chiesto a Franco
Dupré, professore associato di fisica all’Università di Roma, che
ha partecipato alla ottava sessione (scienziati e politologi) del
Forum di esprimere le sue valutazioni su questo importante
avvenimento, al quale è stato
presente, nella sessione generale, Michail Gorbaciov.
— Quali sono le sue impressioni sullo svolgimento del Forum?
Nel Forum è emerso chiaramente ohe il disarmo non è un
mero problema tecnico e che
non può iniziare senza che si
instauri un clima di fiducia in
molti altri campi della società.
Il Forum ha costituito un immenso sforzo senza precedenti
nelle relazioni pubbliche verso
l’esterno dell’Unione Sovietica,
ma anche un momento di rischioso confronto con i partecipanti.
ohe rappresentavano un campione qualificato e indipendente dell’opinione pubblica mondiale. I
sovietici si sono esposti al pubblico dibattito in un modo cui
nessuno era abituato. Per esempio, nell’incontro degli scienziati, il prof. Arnaldi, leader dei fisici italiani, ha chiesto pubblicamente al vicepresidente dell’Accademia delle Scienze, il prof.
Velikhov, di trasmettere al governo una lista di oppositori ebrei (’’refusniks”), domandando
la loro liberazione. Nell’incontro
dei medici si è sviluppata, sotto
la presidenza dell’accademico
Ohazov (che tre giorni dopo sarebbe stato nominato ministro
della sanità .dell’URSS) una vivace discussione sulla pratica
della neutralizzazione dei dissidenti sovietici negli ospedali psichiatrici. Ma il nuovo clima di
cui tutti eravamo consapevoli ha
consentito che questi ed altri rilievi critici potessero essere espressi in uno spirito di amichevole collaborazione, e non di controversia. Questo clima era alimentato dalla presenza dell’accademico Sakharov, che ha partecipato attivamente a tutti gli
incontri della sessione sulla scienza, esprimendo sempre pienamente le sue opinioni, aperto a colloqui e interviste, trasmesse ripetutamente dalla televisione sovietica.
— Non avete avuto mai il timore che il Forum venisse strumentalizzato dall'Unione Sovietica per fini di propaganda?
Nelle conversazioni di corridoio è stato espresso sovente il
dubbio di essere strumentalizzati per fini propagandistici; ma,
diversamente da esperienze precedenti, non è stata proposta nè
firmata nessuna dichiarazione;
neppure la sessione finale è scaduta (come sarebbe stato del tutto giustificabile e da attendersi)
a uditorio di risonanza per l’annuncio di nuove proposte di disarmo da parte di Gorbaciov.
Molto più rispettosamente Gor
' Ernesto SCORZA, Diario di un valdese. Le Comunità di Catanzaro e Vincolise [1904-1979). Introduzione di Sergio Dragone. Ed. Effesette, Cosenza,
1987.
AL CENTRO D’INCONTRO EVANGELICO
Ambiente
e qualità della vita
VERCELLI — « Sviluppo, ambiente e qualità della vita » è il
titolo di un dibattito sveltosi il
23 gennaio per l’organizzazione
del Centro d’incontro Evangelico.
La prof. Prat, ordinario di fisica e matematica nei licei torinesi è partita, nella sua esposizione, dal fatto che la specie
umana, caso unico sul pianeta,
si è accresciuta notevolmente
in poco tempo (dà mezzo miliardo a cinque miliardi in 250
ann*): sono cambiate quindi le
sue necessità vitali c il rapporto con l’ambiente (vengono eliminate altre specie che occupano spazio destinato ai nostri
scopi, per esempio tramite diserbanti e pesticidi). I problemi che ne conseguono sono di
tre ordini: rapporto fra produzione agricola e popolazione;
non-riciclabilità di alcuni tipi
di rifiuti; esaurimento delle materie prime. E naturalmente,
questione ancora più grave, la
richiesta sempre crescente di
energia. Non solo il nucleare deve preoccupare, ma anche, per
esempio, la produzione di anidride carbonica, che rischia di
causare alterazioni climatiche.
Quali che siano le scelte future,
esse non devono essere delegate
ai soli esperti. Nel corso del
dibattito, ci si è chiesto se il
cosiddetto « sviluppo industriale » non sia in fondo artificiosa
creazione del bisogno di beni
superflui. Una revisione di questo orientamento, che ora fa
moltiplicare il fabbisogno energetico, verso la promozione, invece, di un maggiore sviluppo dei
servizi, renderebbe più accettabile il livello della qualità della vita.
baciov ha invece assicurato ohe
il governo sovietico avrebbe attentamente esaminato le raccomandazioni del Forum prima di
fare nuovi passi (e si ha l’impressione che questo stia avvenendo), ed ha esposto a tutti i
partecipanti i problemi, le spe
ranze e i programmi del « nuovo pensiero » deirUnione Soviet i
ca. Con questo Forum i soyieti
ci hanno invitato migliaia di uc ■
mini e donne da più di ottanta
paesi per convincere se stessi
che qualcosa di nuovo sta accadendo neU’URSS, per venire incontro alla nuova classe diriger
te, formata da persone che erano
studenti nell’era Kruscev e eh :
cercano ora di continuare e con piotare l’opera iniziata. La conclusione unanime di tutti i partecipanti con i quali ho potuto
parlare è che essi meritino pieno
appoggio nel loro sforzo perche,
come ha detto Sakharov, « è neil’interesse dell’ occidente die
rURSS diventi più democratica e
stabile », e la nuova dirigenza
sembra degna di fede quando dichiara che questo è il suo scopo.
FERRARA
F. Scroppo e
il Movimento
dell’Arte
Concreta
La grande mostra di pittura
« Allitterazioni: 10 artisti del M.
A.C. tra ieri e oggi», conclusasi
il 31 marzo ad Aosta, prosegue
dal 5 aprile presso la Galleria
d’Arte Moderna di Ferrara (Palazzo dei Diamanti).
Con grande competenza curata da Mirella Bandini per incarico della Regione Autonoma
Valle di Aosta, accompagnata
dal bel catalogo illustrato dei
Fratelli Fabbri Editori, ha avuto
una grande risonanza critica sui
maggiori periodici nazionali,
compresa la stampa quotidiana
come il Corriere della Sera, il
Giornale di Milano e La Stampa
di Torino...
Il Movimento Arte Concreta
(M.A.C.), fondato a Milano nel
1948, che ha avuto nelle sue file
i pittori italiani più significativi
per l’arte contemporanea, da
Fontana a Prampolini, da Reggiani a Nigro, da Dorazio a Nativi... è stato presentato dalla
Bandini attraverso l’opera di
soli 10 artisti (5 milanesi e 5
torinesi) a suo giudizio rappresentativi del Movimento universalmente riconosciuto come uno
dei più importanti del dopoguerra italiano. I nomi sono: Biglione. Dorfles, Galvano, Garau, Munari, Parisot, Carol Rama, Scroppo, Soldati, Veronesi.
Tra questi pittori figura dunque il nostro Filippo Scroppo,
che nel suo curriculum vitae
non ha mai tralasciato di dichiarare la sua appartenenza alla
Chiesa Evangelica Valdese, anche quando (specie in altri tempi) il tacerlo lo avrebbe avvantaggiato nella sua carriera d’artista. Gt. P-
5
17 aprile 1987
ecumenismo 5
IN VISTA DEL KIRCHENTAG
«Ecco Tuomo»
Attesi a Francoforte 120.000 visitatori - Le difficoltà del comitato organizzatore - La delegazione italiana ospite dei valdesi di Walldorf
Fervono i preparativi per il
Kirchentag, il grande incontro
biennale delle chiese evangeliche tedesche. L’edizione 1987
avrà luogo a Francoforte dal 17
al 21 giugno: sono attesi 120
mila visitatori ed il comitato organizzatore è impegnato in uno
sforzo gigantesco per assicurare l’ospitalità a tutta questa
massa di gente.
Per quanto l’amministrazione
cittadina abbia deciso di chiudere in anticipo le scuole per albergarvi gruppi di giovani partecipanti, mancano ancora 14
mila posti-letto, che vengono ricercati presso famiglie. In ben 25
luoghi diversi si svolgeranno
oltre mille incontri, e al Markt
der Möglichkeiten («mercato
delle possibilità ») più di tremila gruppi e organizzazioni — fra
cui le chiese valdesi e metodiste
del nostro paese — presenteranno le loro idee e iniziative.
Quest’anno, però, il Kirchentag è circondato dalle polemiche
prima ancora della sua apertura. Gruppi impegnati contro l’apartheid hanno infatti criticato
il comitato organizzatore del
Kirchentag per i suoi rapporti
con la Deutsche Bank, un istituto di credito che notoriamente è impegnato in investimenti
in Sud Africa. Circa duemila
grappi e comunità erano anzi
giunti a minacciare di disertare
il Kirchentag se la Deutsche
Bank non avesse almeno posto
al governo sudafricano, come
condizione per il mantenimento
dei suoi investimenti, il rilascio
immediato dei prigionieri politici, l’abolizione della censura e
dello stato d’assedio e il riconoscimento deU’ANC. La Deutsche
Bank, pur affermando di condividere la condanna dell’apartheid, ha dichiarato che non è
possibile introdurre in negoziati finanziari clausole politiche
come queste, e così il comitato
organizzatore del Kirchentag ha
infine deciso di ritirare i propri
fondi dalla Deutsche Bank.
La questione
dell’apartheid
Questa decisione ha fatto molto discutere: non solo si è dimesso il responsabile delle finanze del Kirchentag, il banchiere Wessel, ma anche il teologo
Heinz Zahrnt, ex-presidente del
comitato organizzatore, ha preso le distanze. Il timore di
Zahrnt — che durante la sua
gestione fu duramente criticato
dai grappi fondamentalisti — è
che il Kirchentag possa perdere
il suo carattere di forum di tutti i grappi ecclesiastici tedeschi.
Anche il portavoce del consiglio
dell’EKD (l’Unione delle chiese
evangeliche tedesche) ha criticato la decisione come un atto
che non facilita un cambiamento pacifico in Sud Africa.
Di parere diverso è stato, invece, il Consiglio Ecumenico
delle Chiese e, naturalmente,
l’insieme dei gruppi direttamente impegnati contro l’apartheid,
che si propongono ora di fare
della questione sudafricana il
tema di fondo del prossimo
Kirchentag. Fra le iniziative in
programma ci sono la distribuzione di un foulard giallo antirazzista e di moduli per il ritiro dei fondi di quanti hanno
ancora conti aperti presso una
delle otto banche che ancora
mantengono strette relazioni di
affari col governo sudafricano.
Non molto soddisfatto della piega che stanno prendendo le cose è invece il comitato organizzatore del Kirchentag, che preferirebbe che rincontro dì Prancoforte non si discostasse dal
tema ufficiale « Ecce homo ».
Il pastore Giuseppe Platone,
vice-direttore del nostro giornale, è stato incaricato dalla Ta
II motto del
Kirchentag '87
"Ecco l’uomo"
apparso
sul singolare
manifesto ufficiale
del grande
raduno del
protestantesimo
tedescooccidentale.
vola di guidare la delegazione
delle nostre chiese al Kirchentag. Il nostro stand, che sarà
collocato nella sezione « Ponti
fra Nord e Sud », presenterà
prevalentemente la realtà delle
nostre comunità e opere sociali in Italia e. nel Rio de la Piata.
Una parte dello stand sarà però dedicata ad altri temi. Chi fosse interessato alla presentazione di una chiesa o di un’opera
può inviare — al più presto —
manifesti di formato 100 x 150,
con tésfe in tedesco. Il gruppo
che gestirà lo stand è composto
da: Maria Bonafede, Paolo Fiorio, Daniele Garrone, Gianni
Genre, Thomas Krieger, Susanne Labsch, Giuseppe Platone e
Tilmann Polster. Il nostro gruppo di lavoro sarà ospitato presso la comunità valdese di Walldorf insieme a fratelli olandesi
e inglesi.
Susanne Labsch
CONSIGLIO ECUMENICO DELLE CHIESE
Per il disarmo nucleare totale
Il Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese (CEC) ha adottato, il 23 gennaio 1987, una « Dichiarazicine sul disarmo nucleare », di cui
pubblichiamo qui il testo completo.
Il Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese (CEC) attira
ancora una volta l’attenzione delle chiese su alcuni aspetti fondamentali del
disarmo e della pace, in un momento
in cui si profilano nuove opportunità
e possibilità, ma in cui, nello stesso
tempo, la direzione presa da numerosi
avvenimenti suscita gravi inquietudini,
il Comitato centrale chiede loro insistentemente di pregare con fervore perché I popoli di tutti i paesi si
impegnino a costruire una comunità
mondiale di pace e di giustizia.
1. Noi testimoniamo deila pace di
Dio, che ci è stata data nella visione
biblica di tutti i popoli e le nazioni
che, vivono insieme in un’unica comunità. E' questa visione che ci guida
nella ricerca di nuove possibilità di
pace e che ci dà la speranza. La sesta Assemblea ci ha chiamato ad essere una famiglia di chiese alleate
nella ricerca della giustizia, della pace e dell’Integrità delia creazione.
lotta contro il militabismo
2. In diverse occasioni il CEC ha
affermato:
— la sua inquietudine nel rendersi
conto che la maggioranza dei popoli e
dalle nazioni del mondo, malgrado le
minacce ohe pesano su di essi, non
hanno mezzi per far sentire la loro
voce nella scelta degli orientamenti
politici;
— la sua amarezza nel constatare
che enormi risorse finanziarie e scientifiche, che potrebbero servire a soddisfare i bisogni essenziali deH'umani
I tà, sono sottratte a questo obiettivo
. a vantaggio degli armamenti:
I — la sua opposizione alla corsa agli
armamenti, che si traduce nella distruzione di milioni di esseri umani
Vittime delle guerre classiche, della
espressione e della povertà opprimente;
— la sua inquietudine di fronte al
humero delle guerre e dei conflitti armati che sono ancora in corso, e
che causano la morte e la sofferenza
di milioni di individui;
— il suo appoggio alla lotta contro
il militarismo:
— la sua opposizione alla guerra
nucleare e M suo rifiuto della dissuasione nucleare;
— la sua inquietudine nel constatare che la sopravvivenza del l’umanità dipende dalla Concezione che gli
Stati detentori di armi nucleari possono avere della loro sicurezza,
3. Le guerre e i conflitti che utilizzano le armi convenzionali hanno fatto
fino ad oggi molte più vittime delle armi nucleari. Inoltre il perfezionamento
sempre più approfondito di queste armi annulla quasi completamente la distinzione tra armi nucleari e non nucleari. Perciò è ugualmente essenziale
mettere fine alla corsa agli armamenti
convenzionali.
In quest’ultimo campo, si è recentemente manifestata un'evoluzione notevole. Sta per profilarsi un’occasione storica che, se viene colta, può
cambiare il corso degli eventi. Se invece si perde, la corsa agli armamenti nucleari prenderà un ' nuovo slancio
e sarà l’inizio delia corsa agli armamenti nello spazio extra-atmosferico.
In occasione deH’incontro a Reykjavik del presidente Ronald Reagan e
del segretario generale Mikhail Gorbaciov, sono stati realizzati notevoli
progressi nelle discussioni sul disarmo
nucleare; i due paesi stavano per
raggiungere accordi concreti su questioni importanti. Questo incontro ha
dimostrato che il disarmo nucleare è
possibile e l'eliminazione delle armi
nucleari realizzabile.
I due uomini politici erano vicini ad
un accordo sulle armi strategiche e
sui missili a medio raggio; si è ammessa l'urgenza di negoziati in merito
al divieto assoluto degli esperimenti
nucleari, ma si è manifestato un profondo dissenso sull’Iniziativa di difesa
strategica degli Stati Uniti,
PER L’ARRESTO TOTALE DEGLI
esperimenti NUOLEARI
4. Pienamente convinto che l’eliminazione totale delle armi nucleari e
la riduzione massiccia degli armamenti convenzionali costituisce l'obiettivo
da raggiungere, il CEC non ha cessato di chiedere le seguenti misure
intermedie;
— concludere un trattato sul divieto totale degli esperimenti nucleari,
che sarà il banco di prova di una autentica volontà di realizzare il disarmo nucleare;
— mettere un limite alla produzione
di tutti i tipi di armi nucleari e del
materiale fissile destinato alla fabbricazione di armi:
— realizzare a poco a poco un programma generale di riduzione progressiva ed equilibrata deH’arsenale delle
armi nucleari e dei loro vettori.
Il problema della cessazione di tutti gli esperimenti nucleari è oggi più
urgente e più cruciale che mai. La
cessazione completa della sperimentazione delle armi nucleari impedirebbe
l’evoluzione, sia qualitativa, che quantitativa, che accelera la corsa agii armamenti. E’ indispensabile Impedire
che questa proliferazione continui. Una
responsabilità particolare incombe sugli Stati Uniti e suH’Unione Sovietica, che sono le due maggiori potenze
nucleari: quella di contribuire al processo , di disarmo nucleare mettendo
immediatamente fine agli esperimenti.
L'Unione Sovietica ha decretato una .
moratoria unilaterale degli esperimenti per diciotto mesi, moratoria che ha
incontrato l’approvazione generale.
Quanto al governo francese, esso prosegue i suoi esperimenti nel Pacifico,
a dispetto delle disposizioni del Trattato di proibizione parziale degli esperimenti nucleari e deiropinione pubblica internazionale.
LUNIZIATIVA DEI SEI PAESI
PER IL DISARMO NUCLEARE
5. Se non si mette immediatamente
fine agli esperimenti nucleari, si vedrà
comparire una nuova generazione di
armi nucleari; questa preoccupazione
coinvolge la comunità internazionale
nel suo insieme. Bisogna accogliere
l'iniziativa presa dal Gruppo dei sei
paesi (Argentina, Grecia, india, Messico, Svezia e Tanzania) che, esprimendo le aspirazioni di milioni di esseri
umani in tutto II mondo, sottolineano
l’importanza dei colioqui multilaterali
su tutti gli aspetti del disarmo nucleare. Questi paesi hanno formulato pro
poste precise per la verifica efficace
di tutte le moratorie sugli esperimenti
nucleari.
6. Bisogna segnalare anche altri
segni di speranza: sono incoraggianti
gii sforzi congiunti di numerosi mavimenti pacifisti, ecclesiastici, di giovani e di donne, l’opposizione di principio di governi Come quello della
Nuova Zelanda alle armi nucleari e
le iniziative di organizzazioni intergovernative come il Forum del Sud Pacifico, a favore di trattati di denuclearizzazione,
PER UNA MORATORIA,
CONTRO LA GUERRA STELLARE
7. Alla vigilia della riunione di gennaio 1987 del Comitato centrale del
CEC, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica hanno, ripreso i loro colloqui a
Ginevra sulle armi nucleari e spaziali. Questo costituisce un'eccellente occasione per progredire verso misure
concrete e pratiche nel campo del disarmo nucleare.
Il Comitato centrale si rallegra della ripresa di questi negoziati e chiede
insistentemente ai due paesi;
— di dichiarare una moratoria sugli
esperimenti nucleari, misura provvisoria che permetterebbe di intraprendere negoziati che sfocino in un trattato di divieto totale degli esperimenti;
— di negoziare su accordi per una
riduzione sostanziale delle armi strategiche e l’eliminazione dei missili a
medio raggio, con un calendario preciso;
— di prendere tutte le misure necessarie per evitare la messa a punto di
armi spaziali e per rinforzare i termini del trattato sui missili anti-missili
balistici.
8. Il CEC chiede insistentemente al
governo degli Stati Uniti di reagire positivamente alle iniziative dell’Unione
Sovietica in merito alla moratoria sugli esperimenti nucleari, di revocare
la sua decisione di superare i limiti
fissati dagli accordi SALT II e di riconsiderare il suo progetto d’iniziativa di difesa strategica. Esso esorta
inoltre vivamente il governo sovietico
e ristabilire ed a proseguire la moratoria sugli esperimenti nucleari.
UN APPELLO ALLA FRANCIA
E ALLE CHIESE
9. Il Comitato centrale rinnova il
suo appello al governo francese chiedendogli di mettere immediatamente
fine agli esperimenti con le armi nucleari in Polinesia.
10. Considerando l'importanza del
disarmo nel campo non nucleare, e i
legami esistenti tra le armi convenzionali e quelle nucleari, il Comitato
centrale insiste perché i negoziati abbiano luogo, in particolare tra le due
grandi aileanze militari — la NATO e
il Patto di Varsavia — sulie armi e le
forze convenzionali.
11. Il Comitato centrale approva le
iniziative prese dalle chiese membro
che prestano una particolare attenzione a queste questioni e le considerano prioritarie nei quadro dei loro sforzi per la pace. Molte di loro hanno
già preso chiaramente posizione su
questi problemi e lanciato campagne
d’informazione e di sensibilizzazione
dell’opinione pubblica.
Preghiamo con insistenza le chiese,
in risposta all’appello che rivolgiamo
loro, di impegnarsi più profondamente al servizio della giustizia, della pace e della salvaguardia delia creazione:
di moltiplicare I loro sforzi a favore della pace mobilitandosi più in
particolare sulla priorità immediata
della fine degli esperimenti nucleari;
— di organizzare discussioni bilaterali e multilaterali tra chiese per incoraggiare la definizione di concetti e
di strategie comuni;
— di unirsi ad altre forze che lottano per la pace, cercando di sensibilizzare l’opione pubblica e di influenzare la politica dei governi e delle
istituzioni intergovernative;
— di sostenere l’iniziativa dei Sei
Paesi e quella del Forum del Sud
Pacifico,
Riconosciamo che determinate chiese dovranno affrontare questioni prioritarie specifiche legate al loro contesto nazionale.
12. Il Comitato centrale prega II segretario generale di diffondere tra le
chiese membro informazioni sulle questioni affrontate in questa dichiarazione. e una documentazione sulle azioni,
gli studi e le riflessioni teologiche
delle chiese che hanno già preso iniziative in questo campo.
6
6 prospettive bibliche
17 aprile 1987
1
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
7 ,
IL SIGNORE DEI MORTI
E DEI VIVENTI 4
« A questo fine Cristo è morto
ed è tornato in vita: per essere il Signore e dei morti e dei
viventi » (Romani 14: 9).
Per Paolo quello che conta non è
una immagine del futuro e una
serie di supposizioni — che sarebbero inevitabilmente mitiche —
sui modi e sui tempi del mondo a venire, ma piuttosto la speranza fondata suirawenimento di Cristo. La
concentrazione di tutti i pensieri su
Cristo è una costante dell’epistolario
paolinico e rappresenta anche l’elemento dominante di Fil. 1: 23, come
del resto di 2 Cor. 5: 9. Senza questa
prospettiva è vana impresa da parte
nostra tentare di spiegarci le espressioni apostoliche in modo confacente ai nostri interessi psicologici, ai
nostri schemi moderni e in particolare alla nostra concezione del tem
Giungiaimo a conclusione dello studio del prof. V. Subilia, che riprendiamo dal n. 1/1980 di «Protestantesimo». Dopo aver documentato quanto pensieri e sentimenti correnti fra i cristiani si siano distanziati dal messaggio apostolico, fino a stravolgerlo, e come tali distorsioni
risalgano fino all’epoca del cristianesimo primitivo, nel grande scontro
fra il messaggio biblico, radicato nel pensiero e nel linguaggio realistico
ebraico, e la visione spiritualistica del mondo e dell’uomo tipica della
mentalità ellenistico-gnostica dell’epoca, Subilia esamina una serie di
testi in cui Paolo pare farsi gnostico con gli gnostici, ma dicendo in realtà l’opposto di ciò che dicono loro. Esaminando, ad es., il passo di Filippesi 1 ; 23, si osserva che solo tenendo pieno conto di coime Paolo concentri tutti i suoi pensieri su Cristo, sulla sua opera, sulla sua morte e risurrezione, si possono affrontare certe apparenti contraddizioni nelle
sue espressioni, o meglio si può leggerle, capirle nella loro sostanziale
concordanza. E lasciare, anche, che riorientino la nostra fede e la nostra
speranza nella genuina prospettiva del Nuovo Testamento, per l’universo e per la nostra esistenza personale. Morire, un guadagno? Come
dire questo in senso cristiano, e senza fughe in avanti?
a cura di GINO CONTE
po.
Evidentemente Paolo si è servito
del linguaggio della sua epoca per
trasmettere il suo messaggio. Ma la
sovrana libertà con cui usava le formule dell’epoca per esprimere un
messaggio completamente diverso
dalle concezioni dell’epoca ha posto
all’esegesi dei secoli successivi problemi complicatissimi che possono
apparire — come è il caso per Fil. 1 :
23 — senza soluzione convincente, e
ha fatto deviare verso orizzonti non
cristiani la fede dei cristiani.
Anelito a un
felice aldilà?
Certi studiosi hanno cercato di dimostrare che l'idea del desiderio della morte e la definizione della morte
come « guadagno » rispetto alla vita
sono largamente documentabili nella letteratura greca non cristiana, cosicché Paolo avrebbe trasferito su un
piano cristiano la stanchezza ellenistica nei confronti dell’esistenza e avrebbe formulato « una traduzione
cristiana delle aspirazioni greche verso la felicità dell’aldilà » (J. Dupont).
Non ci appare saggio supporre e
sostenere che un uomo di formazione giudaica come Paolo abbia inteso
integrare il suo preciso messaggio
cristiano con apporti provenienti dal
paganesimo circostante o addirittura
abbia accettato di sostituire questo
messaggio con la concezione dualistica dominante nell’ambiente, vedendo
il corpo come ima triste prigione e
la morte come una sospirata liberazione dell’anima dalle tribolazioni
corporee e dalle delusioni della vita.
E’ sufficiente una minima conoscenza del pensiero e del temperamento dell’apostolo per escludere
che si sia adattato a un’operazione di
conformismo sincretistico, onde trasferire in sede cristiana « ciò che il
paganesimo diceva della riunione
nella morte con gli dèi o con i defunti » (J. Dupont). Non si tratta solo di
una questione di storia comparata
delle religioni, ma di un problema
teologico sostanziale: il paganesimo
di allora e di oggi mantiene l’uomo
al centro delle sue prospettive, secondo l’evangelo paolinico al centro
vi è Cristo. Si tratta di due concezioni non solo dissimili, ma opposte. Il contrasto sorto tra Paolo e
i corinzi che volevano attualizzare
l’escatologia e trasfigurare la risurrezione in immortalità, basterebbe
a dimostrare quanto egli sia rimasto estraneo a concezioni di questo
tipo.
mostrare la dipendenza di Paolo
dagli schemi del tardo giudaismo.
Comunque ne sia, i riferimenti documentari possono essere utili per
stabilire la dipendenza delle espressioni dall’ambiente culturale e quindi per illuminarne il senso più probabile, ma non sono risolutivi ai fini di eliminare la difficoltà di'conciliare la simultanea presenza nel testo di Fil. 1: 23 (che nel Nuovo Testamento ha come corrispettivo, oltre 2 Cor. 5: 8, la parola di Gesù al
rivoluzionario crocifisso accanto a
lui secondo il testo di Le 23: 43:
« Io ti dico in verità che oggi tu sarai con me in paradiso ») di due
affermazioni che a noi appaiono
contraddittorie e il cui accostamento non sembra invece costituire un
problema per Paolo: l’affermazione
della comunione con Cristo subito
dopo la morte viene fatta sullo
sfondo della costante prospettiva,
formulata anche in Fil. 3: 20-21,
dell’attesa della redenzione escatologica
« Oggi sarai con me
in paradiso »
sia datata alla parousia, ma qui eccezionalmente sia già aperta per il
tempo immediatamente dopo la
morte, riguarda la raffigurazione del
tempo, che per Paolo ha un signi licato solo relativo. Per lui essenziali
non sono le raffigurazioni del tempo, ma gli avvenimenti di Cristo. Le
raffigurazioni nei particolari pos. ono cambiare, e rimanere indeterminate nel loro rapporto reciproco.
La fede rimanga fede
E’ sano in fondo che sia così,
perché la fede rimanga fede e non
sia sostituita dalla fantasia pia ed
egoistica dell’uomo, che tende sempre ad attribuire una realtà metafisica ai suoi bisogni e ai suoi desideri, e a proiettarli sul piano divino, come sapeva Feuerbach. Fede
significa ferma fiducia che Dio fa e
farà tutte le cose bene e non abbandona e non abbandonerà i suoi né
nella vita né nella morte. Se credere
in Dio significa consacrare tutta la
propria vita al suo servizio in risposta alla vocazione dell’Evangelo, per
testimoniare di Lui nei più vari settori della società, perché non si dovrebbe fare getto anche della propria morte nelle sue mani, senza
preoccuparsene e lasciando a Lui le
modalità della sua sistemazione?
L’essenziale è la coscienza espressa dall’apostolo: « Sia che viviamo
sia che moriamo, noi siamo del Signore », che è « il Signore e dei morti e dei viventi » (Rom. 14: 8-9; cfr.
1 Tess. 5: 10).
Vittorio Subilia
Altri studiosi con maggiore aderenza storica hanno cercato di di
O si esclude per logicità uno dei due
poli dell’alternativa, come fa un esegeta del valore di Eduard Schweizer, il quale opta per il polo escatologico. Oppure se ne ammettono i
due termini, nella consapevolezza
che per Paolo l’essenziale è la certezza della speranza inaugurata da
Cristo in vista dell’essere o del vivere con Cristo. Il fatto che questa
attesa la maggior parte delle volte
' Nel suo già citato libro Cristo e il
tempo (Milano 1965, p. 281), proprio a
conclusione O. Cullmann scrive: « ...nel
Nuovo Testamento ogni speranza nella
risurrezione si fonda sulla fede in un
fatto del passato, vale a dire di quel
centro della linea della salvezza che è
testimoniato dagli apostoli: Cristo è risorto; e si fonda ugualmente su un fatto
del presente che da quello deriva: in coloro che credono nel Risorto il potere
di risurrezione dello Spirito Santo è già
in atto e vi resta inalienabile sino alla fine dei giorni, quando, anche per il singolo credente, la storia della salvezza
troverà il suo compimento specificatamente futuro, in cui "Colui che ha risuscitato Cristo dai morti, renderà, attraverso lo Spirito, la vita ai nostri corpi mortali” (Rom. 8: 11) ».
7
r
17 aprile 1987
la fede vissuta 7
IL SALMO 103
BENEDICI
L’ETERNO
Il Salmo 103 era uno dei salmi che dovevamo imparare a
memoria durante il corso di preparazione alla confermazione.
Era lungo, molto lungo. Io avevo 16 anni o meno e non riuscivo ancora ad apprezzare la sua
bellezza e profondità.
Infatti non ci pensai più per
lunghi anni.
Ma una giornata di sole durante le vacanze d’estate, dopo
un pasto fuori, sul prato della
nostra casetta ereditata dai nonni, neH'Appenzell (Svizzera), lo
riascolto.
E’ uno dei pochi momenti in
cui tutta la famiglia è insieme,
felice. I nostri genitori hanno
un negozio di pane, dolci, sale,
tabacchi ecc. al quale è annesso
un piccolo caffè con quattro tavoli dove si possono consumare
i nostri prodotti, dove alcune
persone vengono a pranzare i
giorni feriali godendosi le nostre torte agli spinaci, cipolle,
formaggi ecc. e una minestra sostanziosa. Questi locali tengono
« prigioniera » nostra madre
quasi sempre. Per molto tempo
il negozio era aperto dalle 6 della mattina fino alle 7,30 della
sera e chiuso soltanto la domenica dalle 9 alle 10, ora del culto
nella chiesa (riformata) del nostro villaggio sul lago di Zurigo.
Poi man mano le ore di apertura
diminuiscono.
Così i ricordi più belli della
mia infanzia e gioventù sono le
vacanze con nostra madre, specialmente a Urnàsch dove nostro padre, occupato nella bottega, veniva a farci visita. E’ qui,
ormai studentessa di matematica che continua ad aiutare i genitori nei ritagli di tempo, che
risento il Salmo 103. Lo prega
mio fratello Hanskurt, con voce intensa e commossa. AH'inizio siamo sorpresi, da noi non
si usa parlare di fede, solo la
sera nostra madre prega con
noi, prima di addormentarci. Ma
lo ascoltiamo con interesse crescente — che bel momento in
mezzo alla natura meravigliosa
che ci circonda! Dopo c’è un lungo silenzio, nessun commento.
Per anni non penso più a
questo giorno. Le vacanze a Urnàsch continuano, ma spesso
non sono lunghe, e spesso piove, così è raro che si possa mangiare fuori tutti insieme... Noi
ragazzi stiamo vincendo la battaglia contro il negozio. Malgrado le resistenze dei nostri padri
e la tradizione — sono secoli
che i Frehner fanno i famosi
dolci al miele — riusciamo a
laurearci, prima nostro cugino
Hansuli, medico, che ora cura
i malati di diabete di tutta la parentela ’’pasticcera”, poi io, poi
Hanskurt e anche nostra sorella, 5 anni più piccola di
Hanskurt, lascia il negozio e diventa insegnante...
Gli anni passano, mettiamo su
famiglia, io abito a Roma, Hanskurt, a Sargans, nella Svizzera
orientale dove lavora come ingegnere forestale. Oltre alla laurea ha conseguito anche il dottorato di ricerche del Politecnico Federale ed insegna un giorno alla settimana. Come sempre
egli ha un grande amore per la
natura. Già da apprendista pasticcere si alzava spesso prima
dell’alba per trascorrere un po’
di tempo al bosco prima del lavoro.
Ed ora questa sua natura l’ha
inghiottito.
I primi di marzo del 1971 ricevo una telefonata da mia sorella: la sua voce la tradisce,
nostro fratello è morto, non c’è
speranza, l’ha sepolto una valanga di neve, la stessa dalla qua^
le voleva proteggere un villaggio — stava facendo delle misure con un collega più giovane. I
due non sono più tornati, la salma del collega è stata trovata
subito e sua moglie, la sua
bimba di sei mesi sono rimaste
sole... Nemmeno per Hanskurt
c’è speranza: le valanghe di neve « alla polvere » (Staublawinèù) uccidonó immèdiatamente,
per soffocamento, lo dicono
tutti.
Piangendo mi butto per terra,
in ginocchio, prego ad alta voce,
supplico Dio di aiutarci, di non
permettere una cosa simile...
D’un tratto rivedo la scena delle vacanze, intorno al tavolo, vedo mio fratello che prega il Salmo 103... e dopo lo sento cantare « All Morgen ist ganz frisch
und neu...», un inno gioioso mattutino che cantava spesso quando stava in visita da noi a Roma tanti anni fa... E sento come
mi ritornano le forze... Dopo un
po’ di tempo telefono a mia madre che deve sentirsi peggio di
me (nostro padre è morto nel
1954) e le ricordo il giorno a
Urnàsch, il Salmo 103, l’inno che
Hanskurt cantava spesso... pregandola di chiedere al pastore
di fare leggere il Salmo 103 e
cantare l’inno mattutino durante il funerale...
Malgrado tutte le ricerche il
corpo di Hanskurt non si trova... si fa un funerale di stato
ai due padri di famiglia, morti
per la comunità, sono presenti
le autorità politiche... la chiesa
di Sargans è tutta piena... L’inno
viene cantato ma il salmo letto
solo in parte perché dichiarato
troppo lungo dal pastore.
Monika, la figlia di Hanskurt,
per alcuni giorni piange come
una disperata, non si riesce a
consolarla, non ha ancora 10
anni. Ma dopo un po’ si calma
e si riprende. Suo fratello Urs
non vuole credere alla morte del
suo papà che gli ha insegnato
come salvarsi in caso di valanghe, come farsi una buca sotto
terra e aspettare i soccorritori.
Con i suoi 12 anni si rifiuta di
credere che la valanga l’abbia
ucciso subito, che la buca funzioni solo per le valanghe « da
slittamento » (Gleitlawinen)... e
poi, non l’hanno trovato, il suo
papà...
Lo trovano dopo un mese e
mezzo, quando la neve si scioglie... intatto, come se fosse morto in quel momento, preservato
nel ghiaccio...
Urs ne soffre tanto, non riesce nemmeno a sfogarsi urlando e chiede: « Perché non riesco a piangere...? ».
Poi si riprende anche lui, insieme alla sua mamma; e i due
ragazzi diventeranno due giova
ni bravissimi. Monika studierà
ingegneria forestale come suo
padre e ora lavora con entusiasmo per salvare boschi e foreste...
Torniamo a nostra madre che
fa vedere poco la sua tristezza
— ogni tanto però dice: « La
cosa più terribile è perdere un
figlio già grande in questo modo... ».
Anni dopo, la sento pregare,
mi sembra di conoscere quelle
parole, domando: « Ma cosa stai
pregando?». È il Salmo 103. Mia
madre lo sa tutto a memoria,
come mio fratello a 20 anni circa, ma lei ne ha ora 76 o più...
Se mia madre all’età sua è riuscita a imparare il Salmo 103
posso provarci anch’io, penso,
visto anche che lo avevo già imparato a 16 anni...
Non soltanto ci riesco senza
troppa fatica ma riesco anche
a reimparare gli altri salmi di
quell’epoca.
Ma il Salmo 103 è rimasto il
mio salmo preferito: c’è tutto
dentro questo salmo: la gratitudine verso Dio, il perdono dei
peccati, la guarigione dai nostri
mali, la giustizia per gli oppressi, la gioia della Grazia di Dio
che dura sempre, l’unione con
tutto il creato...
Mi piace tanto che l’ho fatto
diventare un canto con musica.
Hedi Vaccaro
8
■< ’1.^
m:
8 vita delle chiese
17 aprile 1987
1
pA
W'
IÌK?^.
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DIPARTIMENTO DIACONALE II DISTRETTO
FCEI
Compiti
comitati
dei
di gestione
Nella Basilicata
dei post - terremoto
Il settore degli enti ricettivi dal 1985 nelTambito del Dipartimento diaconale - Formazione di monitori per colonie e centri ricreativi
Il lavoro del Dipartimento
diaconale del II Distretto è iniziato a partire dal 1985 nel settore degli enti ricettivi. Tale indirizzo è stato determinato dalla presenza nel distretto di nove opere di tale tipo su un totale di sedici opere e dalla limitatezza dei collegamenti preesistenti.
Per conoscere meglio le singole opere si è iniziata una serie
di riimioni presso i vari centri,
e l’ultima riunione si è svolta il
28-29 marzo presso la foresteria
di Venezia con la partecipazione dei rappresentanti di tutte
le opere ricettive. I principali
argomenti trattati, oltre ad imo
studio biblico del pastore A.
Taccia, sono stati:
— impostazione di un opuscolo
* illustrativo di presentazione
delle opere ricettive del II e
III distretto:
— discussione sui compiti dei
comitati di gestione;
— definizione di corsi di formazione per monitori di colonie
e centri ricreativi.
La discussione sui compiti dei
comitati è stata una occasione
per iniziare im confronto di esperienze sui rapporti tra comitati e direttori. E’ emersa la vo^Ibntà di mantenere una differenza tra i principi di gestione di
una. azienda e quelli delle ope' re della chiesa, dando in queste
importanza prevalente alla collegialità delle decisioni rispetto
alla autorità, pur nel rispetto del
principio di responsabilità dei
comitati verso gli organi che li
eleggono. Avendo riscontrata la
utilità della discussione jier
chiarire le diverse funzioni in
im rapporto di fiducia, si continuerà Tesarne del problema nella prossima riunione del dipartimento possibilmente con una
maggiore presenza dei membri
dei comitati.
Riguardo alla formazione di
monitori e monitrici di colonie
e di centri ricreativi della chiesa valdese, è stata evidenziata la necessità di animazione
sia di tipo generale sia di tipo
specifico, come l’animazione bi
blica. Una iniziativa nella prima direzione è stata definita
ed avviata come descritto nella
scheda allegata. La finalità del
corso è di offrire ai partecipanti alcuni elementi per stimolare il processo di socializzazione
e di comunicazione alTinterno
di un gruppo. La partecipazione
al corso verrà attestata in modo
che costituisca un fattore preferenziale per la partecipazione
quale monitore a colonie o centri ricreativi.
Paolo Gay
Dipartimento Diaconale
del 2° Distretto
9-10 maggio 1987 - SEMINARIO di formazione per MONITRICI DI COLONIE e CENTRI RICREATIVI delie Chiese Valdesi-Metodiste
PROGRAMMA
9 nrtaggio - ore 9: L'orgttnizzazione di un centro di vacanze; finalità e mo
dalità — La comunicazione: soggetti e contenuti della relazione educativa.
ore 15: La finzione dell'educatore — Il processo di socializzazione
di un gruppo.
10 maggio - ore 9: Adulto e minore: quale relazione educativa? — li
gruppo: luogo di relazione complessa.
ore 15: Valutazioni e proposte — Conclusioni.
Il Seminario sarà condotto dalla dott.ssa Brunella Nari, psicoioga e
terapeuta (Savona) e da Vittorio Oggioni, educatore e animatore (Milano).
Costo: L. 25.000.
Numero partecipanti: 25 massimo .
Luogo e Segreteria: Adriano Morelato, presso Casa Valdese, Centro
Evangelico - 17022 Borgio Verezzi (SV) - Tel. (019) 61.19.07 - Via Aurelia 94.
Da quando il sisma del 23 novembre ’80 ha colpito gran parte della Basilicata, evidenziando
così una volta di più il divario
tra nord e sud del paese, la modesta comunità metodista di Rapolla (secondo le nostre discipline, in bilico tra lo statuto di
’’gruppo” e quello di chiesa in
formazione) continua ad essere
segno di testimonianza e di presenza sul territorio, a contatto
con i reali problemi della comunità civile.
Trovandosi in quella parte settentrionale della Basilicata in
cui il tasso di disoccupazione è
il più alto dell’intera regione, essa ha rivolto grande attenzione
al problema del « lavoro possibile » e ai numerosi giovani disoccupati.
Con una certa speranza, nella
stessa Rapolla sono nate delle
cooperative di giovani che hanno cosi espresso la voglia di uscire da quella specie di apatia
che pesa e che caratterizza la vita
del giovane disoccupato.
Dopo l’esperienza di Ruvo del
Monte, dove la cooperativa di allevamento e produzione casearia
« La Montana » prosegue il suo
corso con le proprie gambe e
Taiuto della FCEI, si è aperta
un’altra porta ohe immette nella cooperativa « Rinascita e sviluppo ». Essa si interessa principalmente di assistenza agli ariziani, affiancando a questa attività interventi collaterali riguardanti il settore culturale e il
tempo libero dei giovani.
Fra difficoltà e ritardi nel gestire i rapporti con comxme, regione, e USL territoriale, anche
la chiesa metodista collabora
con la cooperativa per l’avvio e
la buona riuscita del servizio. Le
prospettive sono buone, come riferisce il vicepresidente della
cooperativa stessa, che è anche
XV CIRCUITO
CORRISPONDENZE
Perchè non
crescono le
comunità
del Sud?
La biblioteca della libertà
Sabato 25 aprile, le chiese del
XV Circuito (Calabria e Messina) s’incontreranno a Bethel, sulla Sila piccola, in provincia di
Catanzaro, tra il villaggio Racisi
e il villaggio Mancuso;
Gli arrivi sono previsti per le
9,30. A partire dalle ore 10, il
pastore Sergio Aquilante introdurrà la riflessione comunitaria
sul tema: « Perché non crescono le nostre comunità del Sud? ».
Grosso modo, si può dire ohe
la maggior parte delle chiese vaidesi e metodiste del Sud sono
sorte tra il 1860 e i primi anni
del nostro secolo. Poi ci fu una
lunga stagnazione dovuta alla
prima guerra mondiale ed al periodo fascista. Una buona ripresa si verificò nel secondo dopoguerra, ma venne di nuovo la
stagnazione e nersino la diminuzione dei membri di chiesa. Negli
ultimi anni, l’immagine generale
della Chiesa Valdese è cresciuta
a dismisura. La stampa, la radio
e la televisione parlano di noi:
siamo diventati una componente importante e rispettata della
nostra società. La gente pensa
che siamo assai più numerosi di
quanti in realtà siamo. Ci siamo
impegnati in molte opere socioculturali e in molte battaglie di
alto valore civile. Ma tutto questo non fa crescere le nostre comunità. Perché? S. G.
TARANTO — L’Assemblea di
chiesa del 29 marzo ha deciso di
intitolare la biblioteca aperta nei
locali della chiesa alla memoria
di tre fratelli che hanno avufò
doni diversi, tutti però di grande
peso. Uno è Giuseppe Castiglione, pastore a Taranto dal ’37 al
’49. Con lui la chiesa si espande,
prendono forma i gruppi di Leporano, Latiano, Brindisi. La
chiesa ne ricorda con riconoscenza l’opera, svolta oltretutto
in momenti difficili. L’altro è
Giovanni Miegge: ha insegnato
a far teologia a tutta una generazione di pastori attuali. Può essere senz’altro considerato uno
dei « padri » del nostro pensiero
teologico. Il terzo è Armando
Russo, un uomo semplice, lo
« zio Armando », come lo chiamava la gente, un predicatore locale ricordato da molti per la
sua dedizione e la serenità della
propria fede.
Tre credenti che la chiesa non
deve dimenticare perché con loro
il Signore ha arricchito la nostra
vita.
lettura e Tanalisi dei primi capitoli dell’Apocalisse.
• Il ciclo nell’ambito di ’’Milano per voi”, quest’anno dedicato a quattro figure di rilievo
del Protestantesimo (Schweitzer,
M.L. King, Cromwell, Wesley), si
svolgerà nelle giornate di sabato 9, 16, 23 e 30 maggio.
• L’Assemblea di chiesa ha
provveduto alla elezione dei deputati della nostra chiesa alla
Conferenza Distrettuale (S. Marzano 13-14 giugno): Cecilia Tescari Arangio Ruiz, Marina Muscarà Orcese e Gioachino Pistone (supplenti: Giorgio Guelmani e Rossana Mariton Zucchi);
dei deputati ai Sinodo (Torre
Peilice 23-28 agosto): Samuele
Bernardini e Gianfranco Cerrina Peroni (supplenti: Giorgio
Guelmani ed Enrico Pavoni).
Alle 15.30 nell’aula del liceo
Vieusseux il prof. Giorgio Spini parlerà sul tema « Giovanni
Pietro Vieusseux, un imperiese
protestante nel Risorgimento
italiano ».
Paolo Maninl
Studio
dell’ApocalIsse
• In queste settimane sono
morti: Marta Zauli, all’età di 98
anni, il fratello di Antonio Gagliardo e il cognato di Sandra
Cionini Ulivelli. Alle famiglie
esprimiamo la nostra fraterna
solidarietà, nella speranza in
Cristo risorto.
MILANO — Mercoledì 25 marzo ha preso avvio il terzo ciclo
degli studi biblici che si svolgono il secondo e il quarto mercoledì del mese sotto gli auspici del Centro Culturale Protestante. La serie di incontri è curata dal pastore Valdo Benecchi e propone l’introduzione alla
Incontro In Liguria
IMPERIA — Il 25 aprile si
incontrano le chiese evangeliche
della Liguria e del sud-Piemonte.
Il programma prevede alle ore
9.30 un culto pubblico nella sala « ex urbanistica » in piazza
Dante, con predicazione del pastore Valdo Benecchi.
membro di chiesa: « Entro pochi giorni i locali messi a disposizione dalla chiesa riceveranno
il ’’via libera” dal comune, pur
attraverso una serie di lavori e
pratiche per la riconsegna dei
l’immobile: dalla regione Basilicata abbiamo avuto un primo finanziamento che ci ha permesso di acquistare attrezzature pella mensa e per il centro sociale; al momento la cooperativa
già effettua un servizio a domicilio (lavaggio della biancheria,
riassetto delTabitazione, pratiche
di vario genere, che interessano
la terza età), che evidenzia da
quale solitudine gli anziani di
vono essere liberati.
« Siamo in attesa di una se
conda convenzione con il comu
ne, che ci dia la possibilità di
avviare il servizio mensa; ad al
ouni il pranzo sarà fornito nelle
rispettive abitazioni, altri ver
ranno nella sala che stiamo ap
prontando nei locali della chiesa; per sensibilizzare la popolazione e le varie istituzioni prò
grammeremo in maggio un con
vegno e una lotteria che ci ter
rà impegnati per una settimana
durante la quale allestiremo una
mostra di disegni nelle scuole
elementari dal titolo ’’Anziani
oggi”. Il vicepresidente del cncolo, che è anche il pastore evangelico, cercherà di coin\nlepre a vari livelli la Direzione didattica. Gli anziani che atru.iimente seguiamo sono una eiquantina: di essi una ventin. \ivono soli, e a volte in nree aie
condizioni igienico-sanitarie la
maggior parte vive infatti i alla
zona più vecchia di Rapolla. Non
ci nascondiamo le difficoltà in
cui ci muoviamo, ogni inizio qui
è duro, ma sono in molti a far
proprie le motivazioni per le quali questa cooperativa è nata
Chi volesse esprimere solidarietà ad una cooperativa di piovani nata per un lavoro inteso
come servizio, può far pervenire
quanto ha in animo di donare
al ccp 11874856 (Centro Sociale
evangelico, c/o Chiesa evangelica, via Melfi, 63 - 85027 Rapolla)
specificando la destinazione alla
cooperativa « Rinascita e sviluppo ».
Francesco Carri
BASSIGNANA — « Io ho combattuto il buon combattimento,
ho finito la corsa, ho conservato la fede» (2 Tim. 4: 7). In
queste parole si può riassumere la vita di Paolo Manini di 11
anni, deceduto il 10 febbraio
scorso. '
La Comunità Evangelica di
Bassignana, come i credenti delle comunità vicine, lo ricorderanno con riconoscenza al Signore per i lunghi anni vissuti
nella lode e nel Suo servizio.
Aveva ricevuto dallo Spirito il
dono di parlare con semplicità
ed incisività delle grandi verità
divine.
Molte comunità sono state arricchite dai suoi insegnamenti
in un arco di tempo che va dalla sua giovinezza sino al momento in cui ci ha lasciati.
Le sue meditazioni erano un
continuo stimolo alla testimonianza, all’evangelizzazione, e
non solo nell’ambito della Chiesa. L’essere facitore della parola e non soltanto uditore era per
lui una regola di vita.
Ora attorno a noi sentiamo un
vuoto; sentiamo l’assenza di questo caro fratello, ma ci accorgiamo quale grande eredità spirituale che ci ha voluto lasciare.
ASSEMBLEA DELL’UNIONE
PREDICATORI LOCALI
I predicatori locali sono convocati
per sabato 25 e domenica 26 aprile
ad Ecumene per la loro assemblea annuale.
II prof. Giorgio Girardet parlerà sul
tema « L’annuncio deH'Evangelo nella
esperienza quotidiana » ed il prof.
Bruno Corsani sul tema « L’uso delle
epistole in vista della predicazione ».
Per informazioni telefonare a Ecumene, 00049 Velletri (Roma), tei. 06/
9633310.
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 19 APRILE
RAI 2 - ore 23 circa
A cena con Gesù; una donna al convito di Betania. Rivisitazione biblica del convito
di Betania tratta dalTEvangelo di Marco, con Fiorella
D’Angelo, Massimo Mirani,
Ivan Orano. Regìa di Gianna Urizio.
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17 aprile 1987
vita delle chiese 9
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CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
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Quale anziano?
PRAROSTINO — Domenica
29 marzo 1987 in occasione di
un’assemblea di Chiesa per reiezione di un anziano, la comunità
si è trovata a dibattere il problema se l’anziano deve essere
espressione di uno specifico quartiere, oppure, come dice il regolamento sulle persone della chiesa all’art. 15: « ...agli anziani possono essere affidate determinate
zone di diaspora o circoscrizioni
quartierali », sottintendendo che
l’anziano può provenire da un
quartiere, o abitare in un quartiere diverso da quello affidatogli.
La discussione vissuta intensamente dai presenti, ha praticamente diviso l’assemblea in due
correnti :
— una che potremmo definire
tradizionalista, convinta ehe l’anziano deve essere il rappresentante del proprio quartiere, di
cui conosce i membri in modo
profondo e può quindi instaurare con loro un dialogo costrutti-vo in materia di fede, e
— l’altra, che potremmo definire moderna, che non identifica
più l’anziano con un quartiere,
ma lo considera espressione di
tutta la comunità, che egli serve
con i suoi doni personali e le
sue conoscenze specifiche attraverso la partecipazione al concistoro.
Il problema è rimasto aperto
e dovrà essere dibattuto ancora in futuro: per il momento
uno dei due candidati che avevano dato la propria disponibilità, l’ha ritirata, in quanto desiderando servire la chiesa come
membro del concistoro, senza
vincoli quartierali,' non se l’è
sentita di infrangere una lunga
tradizione locale.
La comunità si augura di conoscere il pensiero di altre chiese
in proposito.
Otto per mille
PRAMOLLO — L’assemblea
del 5 aprile si è espressa favorevolmente, con soli 4 astenuti, per quanto riguarda l’accettazione deH’8 per mille, con la
indicazione che i soldi vengano spesi soltanto a scopo di interesse sociale e di carattere
umanitario.
Durante l’assemblea sono stati nominati Silvio Gostabel e
Gustavo Long quali delegati alla prossima Conferenza Distrettuale, mentre Eric Noffke sarà
il nostro delegato al Sinodo.
• Sono stati confermati: Cinzia Beux, Nadia Jahier e Daniele Noffke, che hanno confessato
la loro fede in Gesù Cristo e
chiesto di entrare a far parte,
attivamente, della comunità.
r
Domenica 26 aprile
□ INCONTRO DEI
GIOVANI
DEL 1» CIRCUITO
ANGROGNA — Si svolge domenica 26 aprile l'incontro dei giovani del
1° circuito con gruppi provenienti anche dalle chiese esterne alla Val Pellice. Il programma inizia con II culto, e
nel pomeriggio, è prevista una passeggiata storica nella Val d'Angrogna.
Per altre informazioni ci si può rivolgere a Franco Taglierò (0121/91550).
Mercoledì 29 aprile
□ VALDESIO E
SAN FRANCESCO
TORRE PELLICE — Alle ore 11.20
al Collegio Valdese, il prof. Giovanni
Gönnet, parlerà sul tema « Valdesio
e San Francesco ». L'incontro è aperto al pubblico.
La domenica di Pasqua parteciperanno alla Santa Cena,
con tutti i fratelli e le sorelle in
fede.
Membri elettori
PERRERO - MASSELLO —
Quattro catecumeni si sono incontrati sabato scorso coi concistori per presentare la domanda di ammissione come membri
di chiesa. Domenica 12, durante
il culto, sono stati quindi confermati Enrico Ghigo e Edgardo
Viglielmo e battezzati Lorella
Gaydou e Stefano Tron.
Il Concistoro di Perrero-Maniglia invita tutti coloro che hanno
osservazioni da fare sull’elenco
dei membri eièttori affisso alla
porta dei locali di culto a presentarle al più presto. L’elenco,
naturalmente, non è mai chiuso
e potrebbe essere notevolmente
rimpolpato.
Giovani
VILLAR PELLICE — Dopo
aver precedentemente incontrato il Concistoro, nel corso del
culto della Domenica delle Palme sono stati ammessi a membri comunicanti i seguenti giovani che sono giunti al termine
del corso di catechismo: Ayassot Manuela, Bonjour Gianluca,
Charbonnier Loris, Geymet Marco, Geymonat Danilo, Giordan
Adino, Giovo Silvana, Laiolo
Nadia, Pascal Andrea, Pascal
Donatella, Vigna Monya.
• Ha ricevuto il segno del battesimo: Michelin Salomon Nadia. A loro si è aggiunto Cordin
VUber, che ha confermato il
suo battesimo, ma che per ragioni familiari sarà membro
della Chiesa di San Giovanni.
A questi giovani rinnoviamo
l’augurio che Dio nella Sua grazia faccia di loro dei fedeli testimoni del Signore e Salvatore Gesù Cristo.
• Dopo lunga infermità è deceduta presso il Rifugio Carlo
Alberto la sorella Barolin Anna
in Pelenc all’età di 77 anni. All’anziano marito, al figlio ed a
tutti i parenti esprimiamo ancora la nostra solidarietà cristiana.
Bazar
BOBBIO PELLICE — La do
menica dopo Pasqua, 26 aprile,
nel pomeriggio, a partire dalle
ore 15 si terrà il tradizionale
bazar della nostra chiesa.
Lutti
TORRE PELLICE — Nel
corso delle scorse settimane
sono deceduti nella nostra comunità il fratello Elio Rampa
e suor Lidia Perrou. Il Maestro
Rampa, originario della chiesa
evangelica metodista di Bassignana, si trasferì dopo il pensionamento a Torre Pellice; al
suo funerale amici e fratelli di
chiesa hanno ricordato la sua
cortesia e la sua discrezione,
unite alle sue capacità musicali,
messe a disposizione dei cori
della valle.
Altrettanto numerosa e partecipe è stata l’assemblea che
ha salutato suor Lidia Perrou
deceduta alla Casa delle Diaconesse, dove lascia un grande
vuoto.
Solidarietà
PIOSSASCO — La chiesa ringrazia tutte le chiese che con le
loro collette hanno dimostrato
concretamente la fraterna solidarietà richiesta dal nostro Signore. Grazie a questi contributi la
piccola chiesa di Piossasco è sta
ta in grado di superare un momento difficile.
L’assemblea di chiesa tenutasi
il 12.4.’87, oltre che accettare l’impegno per il 1986, ha potuto anche accettare, senza nessun voto
contrario, l’impegno richiesto per
il 1987.
Questo avvenimento dimostra
ancora una volta che per moltiplicare i « pani » è necessario
spezzarli. Condividere cioè, come Gesù ci ha insegnato, quel
poco che abbiamo.
Confermazioni
ANGROGNA — Il calendario
dei culti di Pasqua prevede :
giovedì 16 alle 21 culto di Santa
Cena presenti i confermandi; al
Capoluogo; venerdì 17 al Serre,
con la Corale, culto di Santa Cena; sabato 18 alle 21 nella scuoletta di Pradeltomo culto di Pasqua ; domenica 19 il culto al Capoluogo inizia alle ore 10; i confermandi che faranno la loro
professione di fede pubblica sono: Massimiliano Anderlini, Luca Bertalot, Maura Besson, Rossana Bertin, Tiziana Long, Michele Pons, Loredana Pons, Marco Ricca, Marco Chauvie., che
allo stesso tempo parteciperanno alla Santa Cena per la prima volta.
Deputazioni
Sull’anno mariano
Il Consiglio della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, nel prendere atto della promulgazione dell’enciclica papale Redemptoris mater in concomitanza con la proclamazione dell’« anno
mariano », rileva che l’iniziativa dell’attuale pontefice della chiesa
cattolica romana non è un contributo al cammino ecumenico con
le chiese nate dalla Riforma, che pure sono — e continuano ad essere — impegnate in una ricerca e in un confronto teologico, etico
ed ecclesiologico con numerose realtà del mondo cattolico.
Il Consiglio ritiene di dover affermare ancora una volta con
chiarezza l’assenza di radici bibliche del culto mariano e del ruolo
di «mediatrice» di Maria, ribadito invece con enfasi dall’enciclica
di Giovanni Paolo II. Dice infatti la Scrittura:
« Uno solo è Dio e uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini :
l’uomo Gesù Cristo» (I Timoteo 2: 5).
La Federazione ha intenzione di approfondire in un prossimo
convegno pubblico la riflessione sulla figura di Maria e sulle interpretazioni che le Chiese ne hanno dato nel corso della storia.
Roma, 30 marzo 1987
CATECUMENI NEL PRIMO DISTRETTO
La speranza è verde?
PINEROLO — Sono stati eletti deputati per il prossimo Sinodo Mauro Gardiol e Costante Costantino e delegati alla conferenza distrettuale: Sergio Malan. Regina Montaldo e Giorgio
Gardiol, supplente Fulvio Crivello ;
POMARETTO — Sono stati eletti anche i deputati che rappresenteranno la commiità di
Pomaretto al Sinodo (Paola Revel, Giovanna Calvetti, supplente Anna Celli Di Gennaro) e alla Conferenza Distrettuale (Lisa
Costabel, Franco Calvetti, Lillina Tron, supplenti Flavio Micol
e Vilma Long).
FFEVM
Per il 16-17 maggio è preiùsto
un week-end a Vallecrosia organizzato dalla FFEVM. L’incontro di riflessione e scambio di
esperienze è aperto a tutte le
sorelle attive nei gruppi femminili. Chi fosse interessata a
questa esperienza (costo previsto tutto compreso 53.000) si
prenoti al più preste presso
Graziella Fornerone, Via Fer 32
a Pinerolo.
Il 5 aprile si è svolto ad Agape
rincontro dei catecumeni confermandi del 1“ distretto con la partecipazione di circa 120 giovani.
Nella mattinata abbiamo partecipato al culto nella chiesa di
Frali; culto a più voci e vivace:
questa impostazione ha creato
una atmosfera aperta ad un dialogo fraterno, che si è mantenuta per tutta la giornata. Saliti ad
Agape, abbiamo avuto un incontro con il direttore Sergio Ribet,
che ci ha illustrato le molteplici
attività del centro ecumenico.
L’attività pomeridiana si è concentrata sul tema « La speranza
è verde? ». In gruppi abbiamo lavorato su questo argomento sviluppando i diversi aspetti di una
campagna a favore dell’ecologia
utilizzando mezzi di espressione
come la poesia, la musica, la pubblicità, il teatro, la favola e la
scultura.
Il laboratorio ci ha condotti ad
una riflessione e ad una presa di
coscienza del problema. Alla fine
dell’incontro ogni gruppo ha presentato il suo lavoro in un vivace spettacolo.
Per noi è stata una esperienza
stimolante e costruttiva, in un
ambiente fraterno ed accogliente,
grazie anche agli animatori che
hanno saputo raggrupparci simpaticamente anche se provenivamo da comunità diverse. Naturalmente, sulla quantità, c’è anche stato chi è riuscito ad essere
scontento, ma per la maggior
parte di noi è statò una giornata
di comunione fraterna.
C.R. e KJVI.
INCONTRI STORICI
La Riforma nel Saluzzese
Per iniziativa della Società di
Studi valdesi e della commissione evangelizzazione della chiesa
valdese di Torre Pellice, si sono
svelte a Saluzzo due giornate
di incontri storici contraddistinti da alcuni momenti particolari.
Venerdì 10 aprile presso la
Biblioteca civica il prof. Giorgio Spini ha parlato sul tema
« Come un laico evangelico legge la Scrittura ».
La lettura di alcuni brani degli Atti degli apostoli è stata
VALPELLICE
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presentata da Spini in chiave
stoiico^critica, a verificare come i viaggi di Paolo si situino,
al limite fra il racconto ed il
romanze, in un preciso contesto
sociale (il mondo cristiano del
1° secolo), un mondo economicamente già avanzato, di co'mmercio ed artigianato, di viaggi
all’interno e fuori dell’impero
romano.
Il perché di questa scelta è
stato spiegato dal presidente
della Società di Studi Valdesi, G.
Tourn, dicendo che più che ricordare cos’è stata allora la Riforma è più interessante attualizzarla oggi, avendo comunque
presente come tutto sia nato
dal confronto di intellettuali o
semplici cittadini, comunque laici, con l’Evangelo. La storia della Riforma nel saluzzese, pagina molto significativa per il
mondo protestante italiano, va
considerata avendo presente il
tipo di società composita e culturalmente avanzata di quella
zona nel ’500, pensando anche
a cosa avrebbe rappresentato a
livello di stimolo, nei secoli successivi, un’area non caduta sotto le strette della Controriforma. Queste tematiche sono state proposte anche con una mostra e con interventi di membri
della S.S.V. nelle scuole superiori della città. P.V.R.
Radio Beckwith
Segnaliamo alcuni programmi settimanali di Radio Beckwith: venerdì 17
alle ore 20.30 la Passione secondo S.
Giovanni di Bach; domenica 19 aprile ore 11.30 culto evangelico; domenica 19 alle ore 16 la registrazione
dell'incontro svoltosi a Saluzzo col
prof. Giorgio Spini.
Lunedi ore 17,30; Classicamente;
martedì ore 19.05: Rendez-vous.
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10 valli valdesi
17 aprile 1987
ANGROGNA: PRESENTATO IL LIBRO SUL BAGNOOU
Tra deportazione
e resistenza
Un libro che dovrà entrare nelle scuole elementari - Imminente l’edizione tedesca-Le manifestazioni si concludono il 24 aprile a Pradeltorno
Nuto Revelli, il popolare scrittore di Cuneo, è comnaosso;
« Provo un grande dolore per
la scomparsa di Primo Levi, mio
grande amico. Fu un combattente ed un resistente... non ho
parole ». Alessandro Galante
Garrone, magistrato torinese,
traccia un breve profilo dell’amico scrittore e, tra l’altro ricorda che l’idea del libro «La
Tregua» Primo Levi l’ebbe proprio conversando con lo stesso
Galante _ Garrone.
In questa atmosfera di pensosa tristezza, a poche ore dalla
scomparsa tragica di Levi, anche lui invitato ad Angrogna
per le manifestazioni su « Deportazione e Resistenza », si è
svolta la presentazione, sabato
11 alle 15 al Serre d’Angrogna,
del libro di Jean Louis Sappè
e i suoi scolari: « Bagnóou: Resistenza e Pace », edito da Meynier.
Galante Garrone ha parlato
di questo libro come di un documento di storia ed ha citato
molte delle brevi interviste che
vi compaiono. Re velli che considera ormai le Valli Valdesi, e
in particolare Angrogna, « la
sua seconda patria » ha sottolineato l’importanza di questa ricerca che costituisce «ima guida preziosa» per comprendere
dal di dentro il tempo della Resistenza al nazifascismo. « Un
libro insomma — ha concluso
Revelli — che se è nato nella
scuola dalle interviste dei ragazzi alla gente, deve tornare alla scuola per aiutare i
più giovani a conoscere, senza
retorica, un tragico capitolo della nostra storia ». Secondo Roberto Eynard, direttore didattico del Circolo da cui dipende
la scuola di Angrogna, il libro
di Sappè sul Bagnóou è il frutto di una ricerca « fatta con
mezzi poverissimi che va, però,
nella direzione della scientificità ». Il passaggio che Sappè
compie con i suoi scolari dalla
parola orale a quella scritta conserva tutta la freschezza e l’essenzialità dei testimoni che in
questo libro raccontano — ha
ancora notato acutamente Eynard — in mòdo essenziale e
coinvolgente la tragica vicenda
storica. Il comandante partigiano Paolo Favout ha inquadrato tutta la vicenda del Bagnóou
nella cornice della lotta partigiana in Val Pellice: « in quella
casa, lassù in montagna, istruivamo i giovani a resistere. Lombardini ne fu la loro guida spirituale e morale ».
L’editore Meynier intervenendo nel dibattito si è ai^rato
che ora l’agile libretto, leggibilissimo, entri soprattutto nelle
scuole come stimolo alla riflessione e alla ricerca. Intanto è in
preparazione l’edizione tedesca
del libro. Essa dovrebbe uscire
tra tm paio di mesi riportando
in appendice alcuni stralci dei
discorsi tènuti il 15 agosto 1986
al Bagnóou in occasione della
inaugurazione della ”Ca d’ia
pais” che, come si sa, fu sede
di una banda partigiana prima
che venisse bombardata dai tedeschi nel gennaio del 1944.
Proprio in questi giorni il Comitato del Bagnóou sta arredando la ”Ca d’ia pais” in vista
della sua apertura: il primo
gruppo è atteso per Pentecoste.
Le manifestazioni per il 25
Aprile si concluderanno venerdì 24 alle 21 a Pradeltorno con
la proiezione del film, su grande
schermo, del film « Ninna nanna
della -guerra» realizzato dalla
Rai con il Gruppo Teatro Angrogna. Interverrà Laura Marchiano, vice presidente del Consiglio Regionale del Piemonte.
Peccato che sinora il pubblico che ha partecipato alle
manifestazioni non era principalmente quello di Angrogna.
Salvo poche eccezioni la partecipazione locale è stata scarsa. Su questo bisognerà riflettere. G. P.
JEAN LOUIS SAPPE’ e I suoi ragazzi: Bagnóou: Resistenza e ptK:e, p. 65,
L. 9.900, Meynier, Torino, 1987.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL CHISONE E GERMANASCA
Quale sport nelle scuole?
Il caso « piscina di valle » è
tornato puntualmente nella riunione del Consiglio della Comunità Montana Chisone e Germanasca di venerdì 3 aprile a riaprire polemiche ormai ricorrenti.
Lo spunto è stato dato dal programma 1987 per lo sport e il
turismo, nel quale si prevedeva
l’apertura degli impianti per l'inizio del prossimo anno scolastico. Sarà possibile che in futuro
tutti gli alimni delle scuole dell’obbligo possano praticare anche questo sport, dopo aver seguito per tanti anni i corsi di
sci? Molti dubbi sono stati espressi in proposito, motivati sia
dalle riparazioni continue, sia
dalla prospettiva di un forte deficit di gestione.
Ma anche i corsi di sci sono
stati criticati, per il costo eccessivo che è venuto a gravare sulle famiglie (18 milioni, contro gli
8 erogati dalla Comunità Montana e i 3 del Distretto scolastico).
Nel corso deH’lnvemo il trasporto ha suscitato le proteste dei
genitori, tanto che la Comunità
Montana ha dovuto correre ai ri
pari sostituendo con altri automezzi quelli della ditta appaltatrice.
Pare quindi che l’assessorato
al Turismo e sport, data la somma esigua di cui può disporre,
sia intenzionato a offrire un contributo alle scuole, purché si organizzino in proprio i corsi di
sci, decisione che non mancherà
di creare ulteriori difficoltà, soprattutto alle scuole elementari
che non hanno, come le medie
insegnanti di educazione fìsica
Sempre in ambito scolastico
due progetti sono stati presen
tati al Consiglio: uno, dell’asses
sorato alla Cultura, riguarda
una proposta di itinerari didattici nei quali sono interessati i
Musei valdesi e il parco naturale della vai Troncea, con lo scopo di inserire meglio nella programmazione scolastica argomenti che vengono normalmente affrontati in modo frammentario, usando un materiale prezioso quale si può trovare nei
musei, per la ricerca nelle classi, Il materiale da predisporre
(schede di lavoro, cartelloni, au
PINEROLO
Il vescovo risponde
a don Barbero
Molto attesa è finalmente giunta la risposta del vescovo di Pinerolo, mons, Giachetti, alla
lettera di don Barbero. Scritta
in data 10 aprile, ne abbiamo
avuto conoscenza solo al momento in cui. stavamo andando
in macchina. Non entriamo quindi nei dettagli di uno scritto che
merita attenta considerazione,
ma non vogliamo neanche rimandare a lungo una informazione doverosa nei confronti dei
lettori.
La lettera del vescovo si compone di due parti. Una prima
nella quale in modo articolato
prende in considerazione le « reali deviazioni che intaccano verità
fondamentali della fede cristiana ». Bisognerà ritornare su questi punti. La seconda è quella
che, sotto il profilo giornalistico,
fa maggiore notizia: il vescovo
espone la linea che intenderebbe
seguire. Visto che don Barbero
aveva detto di aver bisogno di
tempo, dialogo, confronto e preghiera per capire meglio, il vescovo è disposto a venir incontro a questa richiesta. « Darò l’incarico a quattro membri del Consiglio Presbiterale di prendere
contatto con te per il seguente
iter di incontri: incontri con te
personalmente, incontri con una
rappresentanza della comunità
di base, incontri tra la rappresentanza della comunità di base
con alcuni teologi da me scelti.
Perché questo confronto avvenga in un clima di fraternità e di
serenità, esso non dovrà avere
né carattere giudiziale né carattere spettacolare, e pertanto esso dovrà essere fatto al di fuori
di ogni pubblicità. La mia speranza, per la quale prego con
fiducia, è quella di poter giungere ad una comune professione di
fede nel senso preciso che vi ha
-sempre dato e vi dà la Chiesa
cattolica. Nessun canone ha bisogno di sancire questo perimetro di fede, perché chi non professa la Trinità Santissima e la
Divinità di Cristo è fuori della
Scrittura e per noi cattolici anche dalla Tradizione viva della
Chiesa ».
Il vescovo dunque non ha voluto procedere alla minacciata sospensione a divinis, ma accetta
di portare avanti il dialogo, sia
pure a certe condizioni. Che cosa l’abbia indotto a scegliere questa via, difficile dirlo. Può anche
essere che imo degli elementi sia
stata la risonanza intorno al
« caso ». Va, infine, notato che il
vescovo prende atto della esistenza della comunità di base, menzionandola più volte nella sua
lettera. E’ un elemento positivo
che potrà facilitare il dialogo.
Ma su questo ed altri punti
torneremo la prossima volta.
Luciano Deodato
Croce Rossa
In un comunicato di questi
giorni la Croce Rossa Italiana,
sottocomitato di Tórre Pellice,
chiarisce che per i 9 Comuni
della Val Pellice USSL 43 il servizio di autoambulanza è stato
espletato con 40 volontari 24 ore
su 24. Tra breve il parco macchine si arricchirà di un nuovo
mezzo (acquisto con il concorso
della popolazione e della Cooperativa artigiana locale).
Con due sole ambulanze a disposizione nel corso del 1986
sono stati espletati 1084 servizi
di cui 353 per conto dell’Ospe
dale Valdese di Torre Pellice,
661 per conto dei privati, 46 sono risultati i servizi sportivi e
24 le corse nulle ovvero false
chiamate. Tutto questo è stato
realizzato in uno spirito di disinteressato servizio nei confronti di una umanità — dice il co
municato — la cui dignità e
sempre più calpestata in una
società orientata sempre più
verso il profitto economico immediato.
diovisivi) comporta una spesa
di 70 milioni, da coprire con un
eventuale contributo regionale.
L’altro progetto, concordato
con l’Istituto di Odontostomatologia dell’Università di Torino,
si propone di analizzare l’incidenza della carie dentaria sulla
popolazione infantile dai 6 ai 13
anni. La ricerca, che è già stata
presentata alle scuole, sarà anche illustrata ai genitori a cura
dell’équipe medica dell’USSL
42 e sarà seguita da interventi
curativi per i casi più meritevoli
di attenzione.
Questa è l’unica novità di un
bilancio di previsione molto
scarno, finanziato solo a metà,
che l’assemblea ha approvato
per l’anno in corso.
AU’inizic della parte sanitaria,
un applauso ha sottolineato il
discorso di commiato che il presidente ha rivolto al prof. Alberto Tobia, coordinatore sanitario
deirUSSL, il quale lascia l’incarico svolto in questo ente fin
dalla sua istituzione per aprire
uno studio medico privato.
L. V.
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11
17 aprile 1987
valli valdesi li
VAL GERMANASCA
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C’era una volta... "el marsèèè...!,,
Artigianato e commercio nelle valli di una volta - Tubazioni in piombo, grondaie, lanterne
- Quando nella piazza della borgata avveniva la vendita ambulante degli oggetti di merceria
In questa epoca in cui nei supermercati si trova di tutto, dagli alimenti al vestiario, alla cucina componibile, forse vale la
pena di ricordare come nel periodo fra le due guerre era organizzata la produzione ed il commercio degli oggetti necessari
alla popolazione della Val Germanasca. Il lavoro, naturalmente, non era di serie ma era svolto dalle famiglie. Vorrei qui citarne alcune che a mio avviso
sono state significative per la
serietà del loro impegno. In primo luogo, la famiglia Stringatti,
originaria della Val Pellice, che
si trasferì a Perrero negli anni
20. In poche settimane organizzò
un laboratorio in cima al paese,
in cui erano occupati il padre e
tre figli maschi; in un negozio situato al centro, la madre e la figlia si occupavano delle vendite.
Mentre il padre ed il figlio più
anziano eseguivano in particolare la posa delle tubazioni di
piombo per le fontane e piazzavano le prime grondaie in metallo (nelle borgate le gronde erano ancora costruite ricavandole da tronchi di legno), gli altri
due fratelli costruivano ciò che
poi veniva venduto al negozio.
In quel tempo l’illuminazione
della casa era ancora a petrolio;
ai tubi di vetro dei lumi montavano il telaio con il cappelletto
parafumo, il manico con il gancio per appenderli; alle lanterne montavano i quattro vetri con
sportello e il caminetto. Alle bottiglie in lamiera inserivano il coperohìo col beccuccio adatto per
la ricarica dei lumi.
Per diversi anni rifornirono
tutta la vallata, ma più tardi la
situazione cambiò; alle lampade
a petrolio subentrarono le acetilene a carburo e nel frattempo
arrivava la luce elettrica sul fondo valle.
La morte prematura del padre, e successivamente quella
della figlia, del figlio maggiore
e della madre, mise in crisi tutta
l’organizzazione ed un giorno anche il negozio scomparve. Nessuno dei fratelli si era sposato, i
due rimasti, vennero più tardi
accolti all’istituto Cottolengo di
rinasca.
Altra famiglia che si ricorda in vallata è la famiglia Pezzetti che risiedeva a Perosa Argentina. La loro attività era quel
BRACCONIERI
IN VAL CHISONE
Mi riferisco all’articoio in oggetto,
apparso sul n, 13 del giornale del 3
con, mese, punteggiato dai « pare •> .< si dice » - " sembra », per una denuncia anonima contro ipotetici bracconieri che imperversano impunemente in Val Chisone. Riteng'o tutto ciò
lesivo nei confronti, degli organi istituzionali preposti alla repressione del
bracconaggio e che operano in condizioni di estremo disagio.
Se in possesso di elementi, quali
risulterebbero esserci dalle citazioni
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Lume a petrolio e altri oggetti artigianali
dei luoghi di appostamenti preferiti
(dai bracconieri), non vengono inoltrate precise denunce, si correrebbe il
rischio di essere coinvolti come complici.
Quanto poi alle ristorazioni con carni vietate e non visitate dai veterinari,
penso che i soci del W.W.F. (solo allo
scopo di colpire i trasgressori) potranno, comodamente seduti, accertare
le infamie e denunciare gli albergatori.
Concludo affermando che l’informazione, per essere attendibile, deve basarsi su fatti certi e non per » sentito dire ».
Giuseppe Cigersa, Torino
la di ambulanti nel settore delle
mercerie (marsìe). Due volte all’anno raggiungevano tutte le
borgate con im pesante carico
in cui vi era di tutto, aghi, fili,
bottoni, gancetti metallici, (li
crouohèt), stringhe e vari tipi di
stoffe, ecc.
Giunti sullo spiazzo principale
della borgata che di solito corrispondeva alla piazza in cui vi
era anche il forno, posavano il
loro carico, quindi facevano un
giro per le viuzze gridando;
"El marsèèè...”.
Cosi tutte le donne accorreva
no a comprare la stoffa per fare camicie per gli uomini,. grembiuli, gonne e tutto l’occorrente
per la famiglia. Il lavoro non era
certo leggero per le donne! Si
pensi die oltre ad accudire il
bestiame, lavare, cucinare, filare la lana, fare maglieria per
tutta la famiglia, esse trovavano
ancora il tempo di confezionare
gli abiti a mano, segno di un
grande amore per la famiglia,
nello stesso tempo trovavano ancora spazio per leggere la Bibbia e ricercarvi il senso della lo
ro vita.
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RINGRAZIAIVENTO
<c Io sono la resurrezione e la
vita, chi crede in me anche se
muore vivrà ».
(Giov. 11: 25)
I familiari del Magg.
Gino Fani
riconoscenti 'per la dimostrazione di
affetto data nel momento della dipartita del loro caro, ringraziano di cuore
tutti gli intervenuti.
Un ringraziamento particolare ai sig.
Gobello, a tutto il personale dell’Asilo Valdese e ai membri dell’Esercito
della Salvezza.
RINGRAZIAMENTO
Si è spenta serenamente la Prof .ssa
Emma Rivoir
già insegnante a Bordighera ed ospite
dell’Asilo degli Anziani a Luserna S.
Giovanni. La ricordano il fratello Dino
con i figli Jacqueline e Gilbert.
Un ringraziamento particolare al
sig. Gobello, alle signore Charbonnier
e Barbiani, nonché al personale dell’Asilo.
Torre Pellice, 7 aprile 1987
RINGRAZIAMENTO
« Ritorna anima mia al tuo riposo perché VEterno ti ha colmata di beni »
(Salmo 116: 7)
Ci ha lasciati
Malvina Besson
A funerali avvenuti rannuncìanò,
con profondo dokwe, i nipoti Renata
con Filippo, Ezio con Vanna, i pronipoti Paola, Alessandro con Laura, e
l’adorata •pi’iìcola Rotella, l’affezionata
Sandrina che per tanti anni l’ha amorevolmente seguita.
La presente serve dì ringrarâamento.
Torino, 10 aprile 1987
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12
12 storia valdese
17 aprile 1987
BRICIOLE DI STORIA VALDESE
RISTAMPA
Eustache Marron
A Cabrières, Luberon, un episodio di resistenza contro i’intolleranza
E' un personaggio poco conosciuto fra noi perché la sua azione si è svolta lontano di qua,
fra i Valdesi di Provenza, ma
che, in un certo senso e per un
periodo più breve, ricorda la figura del nostro Giosuè Janavel.
L’emigrazione in Provenza comincia verso il 1480. I Valdesi
si stabiliscono nei villaggi del
Luberon: iMérindol, Lourmarin,
la Coste, ecc. e anche in masserie sparse. Vivono, come in genere tutti i Valdesi medievali, in
clandestinità, battezzando i figli
in chiesa cattolica, frequentando la messa e poi, ricevendo di
notte la visita periodica dei loro « barba ».
Riescono così a vivere in tranquillità per cinquanta anni.
Non si stabiliscono soltanto nel
Luberon, ma anche in parte nelle terre confinanti del Comtat
Venassin allora sotto il dominio
papale. In questa terra si trova
uno dei loro più grossi villaggi,
quello di Cabrières.
Verso il 1530 un inquisitore
domenicano particolarmente zelante, Giovanni da Roma, scopre
questi eretici, in concomitanza
anche col fatto ohe cominciavano ad arrivare anche in Francia
gli echi della Riforma luterana.
Le persecuzioni si intensificano fino ad arrivare all’« arrêt »
del 1540 di Francesco I ohe decreta la totale soppressione dell’eresia valdese e luterana. Dopo vari ricorsi ohe ne ritardano
l’esecuzione, questa ha inizio il
15 aprile 1545, sotto la guida del
marchese Maygner d’Cippède. I
villaggi valdesi sono distrutti.
Alcune migliaia di Valdesi vengono uccisi senza distinzione di
sesso e di età e altrettanti sono deportati nelle prigioni e nelle galere.
A Cabrières le famiglie Serre
erano assai numerose, tanto che
per distinguerle erano state differenziate con raggiunta di un
secondo nome: Chambrolet, Ranat. Bigot, Marro o Marron. Alla famiglia Serre-*Marron appartiene l’eroe della resistenza di
Cabrières, il giovane Eustache, la
cui figura emerge in primo piano in occasione di questa persecuzione. Egli ci è descritto come un robusto individuo, sui
trent’anni, di alta statura, un viso pallido in cui brillavano due
grandi occhi blu. La sua fiera
andatura e i gesti bruschi che
facevano oscillare la sua lunga
capigliatura rossa mettevano soggezione.
Anèora prima della grande persecuzione di d’Oppède ©gli, allora poco più che ventenne, aveva cominciato a cercar di convincere la gente a ribellarsi con
le armi contro i soprusi dell’Inquisizione. Ma in genere i Vaidesi, contrari alla violenza, sperando sempre nella clemenza del
re e dei signori locali, non l’avevano seguito. Tuttavia, dopo
1’« arrêt » di Mérindol, alla fine
del 1540, un centinaio di uomini si uniscono al Marron. Presto le azioni di questa banda
diventano leggendarie e non è facile ora distinguere se tutte siano realmente accadute o meno,
come per es. la libereizione di
una cinquantina di Valdesi rinchiusi neH’abbazia di Sylvacane
in attesa di esser giudicati dall’Inquisizione. E’ provato invece
che, con un gruppo di 8 o 10
uomini. Marron aveva liberato
con la forza un prigioniero a
Cavaillon.
Per poter vivere alla macchia
talvolta dovevano ricorrere anche a furti e rapine per rifornirsi di viveri. Ciò aveva favorito
le dicerie messe in giro dal partito di d’Oppède che una truppa di parecchie migliaia di armati stava per dirigersi su Marsiglia per stabilirvi una repubblica sul tipo di quella di Ginevra.
Allo scatenarsi del furore di
d’Oppède, Eustache aveva compreso che era inutile continuare
una guerriglia contro dei nemici tanto numerosi e che era meglio ritirarsi nella sua città na
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La Bibbia più
amata dai Valdesi
La traduzione di Olivetano, un’affermazione di
testimonianza da parte dei valdesi del ’500
tale. Cabrières era Tunica cittadina abitata in maggioranza da
Valdesi che era stata autorizzata a circondarsi di mura. Marron sperava che se fosse riuscito a tenere in scacco davanti a
questa città fortificata le truppe nemiche, altri Valdesi avrebbero preso le armi e, tutti uniti,
con l’aiuto di qualche nobile ad
essi favorevole, sarebbero riusciti a far cessare questa mostruosa crociata.
Gli abitanti di Cabrières accolsero con gioia l’arrivo di questo giovane capo e dei suoi compagni, affidandogli interamente
la difesa della città.
Egli si rivelò un eccellente organizzatore e mise la città in
condizione di resistere anche agli
intensi tiri deU’artiglieria nemica che faceva breccia sulle mura Maygner d’Oppède, che già
aveva raso a terra Mérindol e
altri villaggi, aveva fretta di concludere questa campagna, per cui
decise di ricorrere alTinganno.
Inviò un parlamentare con un
messaggio in cui, in cambio di
poter entrare con le sue truppe
nella città, si impegnava a non
fare nessun male alla popolazione, solo i ribelli sarebbero andati sotto processo. Con esitazione, specie di Eustaohe che subodorava Tinganno, i consoli della
città, nella speranza di salvare
la vita alle donne e ai bambini,
accettarono la proposta. Non appena entrati i soldati, fu dato
l’ordine di raggruppare gli uomini, disarmati, nella piazza
grande, mentre i vecchi, le donne e i bambini vennero rinchiusi nella chiesa. Un centinaio di
uomini incatenati, fra i quali Eustache Marron, furono condotti
ad Avignone ner un simulacro
di processo, mentre la città venne abbandonata alla furia dei
mercenari per saccheggiarla e
far scempio della nopolazione
inerme.
L’il luglio 1545 ad Avignone
vengono processati e giudicati
Marron con tre suoi compagni
di Cabrières e una donna di Mérindol.
« Uno dei compagni di Marro
e la donna si pentono, per cui
vengono strangolati, poi bruciati.
Gli altri tre, essendo rimasti ostinati nell’eresia vengono bruciati
vivi » <da una lettera del Vice
Legato al Cardinal Farnese).
Contrariamente al nostro Janavel ohe riesce a sfuggire ai
.suoi persecutori e dal suo esilio
in Svizzera può ancora seguire
gli avvenimenti del suo popolo
e dare preziose istruzioni militari ai partecipanti al Rimpatrio,
l’eroe valdese del Luberon paga
con la tortura e il rogo la sua
ribellione ai soprusi della società intollerante di allora e muore testimoniando fino all’ultimo
la sua fede.
Osvaldo Coì'sson
Ecco uscito l’atteso reprint
della Bibbia di Olivetano, che
l’editore Meynier aveva annunziato in autunno, ed è lavoro davvero stupendo, tale da soddisfare le esigenze degli amatori più
esigenti. I bibliofili non si accontentano certo delle ristampe,
cercano gli originali e da un punto di vista strettamente estetico
e culturale un reprint è sempre
un reprint, un originale un originale. Sfogliare le pagine su cui
hanno lavorato manualmente uomini di 300 o 400 anni fa è molto
diverso che maneggiare il frutto
delle tecniche moderne.
Paradossalmente, e si comprende, il reprint è di qualità
molto superiore all’originale; dovendo riprodurre pagina per pagina si possono scegliere esemplari perfetti, se una pagina non
è del tutto soddisfacente, con
qualche sbavatura o sbiadita, si
può utilizzare la stessa in una
copia migliore. Ed il reprint che
abbiamo fra le mani è di questo
tipo, ineccepibile, curato con attenzione e paziente ricerca, sotto
il profilo tecnico, e con passione,
amore, sotto quello bibliografico.
Non è fatto insomma tanto per
fare ma con l’intento di restituire vita ad una realtà preziosa.
E non c’è dubbio che questa
Bibbia sia documento prezioso,
testimonianza commovente del
grande amore, della passione per
la Parola, che animò le generazioni della Riforma. Leggerla oggi, come testo usuale, è quasi impossibile, i suoi caratteri gotici
inusuali ed il suo linguaggio datato ce la fanno sentire lontana,
come una vecchia fotografia di
famiglia, ma la sua bellezza permane e per questo merita di essere avvicinata.
Le prefazioni, quella di Olivetano, l’unico scritto che possediamo di lui alTinfuori della traduzione stessa, quelle di Calvino,
i primi scritti teologici del Riformatore appena ventiseienne,
sono documenti di eccezionale interesse nella loro giovanile spontaneità.
La traduzione stessa, come è
stato già rilevato e come si va
notando sempre più, è lavoro di
grande fascino letterario e teologico. E per i credenti valdesi
non c’è dubbio che fra tutte le
opere del passato questa resti
una delle più care, se non la più
cara, perché ha manifestato in
forma visibile la volontà missionaria delle prime chiese valdesi
in Piemonte, la loro affermazione di vita e di speranza. Senza
templi e senza ministri, senza organizzazione e senza culti essi ponevano con questo libro il fondamento della loro esistenza come
chiesa.
Cara, nel senso di amata, ed altresì nel senso di costosa, fu questa Bibbia ner 'oro. Valutato in
termini moderni si potrebbe sti
mare il costo di stampa nell’ordine di due anni, due anni e mezzo
di stipendio di un operaio altamente specializzato. Ma proprio
per questo la Bibbia di Olivetano è rimasta legata indissolubilmente alla vicenda valdese.
Giorgio Toum
Pierre Robert Olivétan, La Bible.
In folio (35x27), pp. 860, Albert
Meynier Editore, Torino 1986. L.
999.000 (in tela).
« L’Eco delle Valli Valdesi »: Rea.
Tribunale di Pinerolo n. 17S.
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Giorgio GardioI (direttore), Paolo Fiorio, Roberto Giacone, Adriano Longo, Giuseppe Platone (vice direttore). Comitato di
redazione: i redattori e: Mirella
Bein Argentieri, Valdo Benecchi,
Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitri, Piera Egidi, Claudio H. Martelli,
Roberto Payrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, Cesare MilaneschI,
Marco Rostan, Mirella Scorsonelli,
Liliana Viglielmo.
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Tel. 011;
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Redazione l'Eco delle Valli Valdesi
Via Arnaud. 23 - 10066 Torre Pellice
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Registro nazionale della Stampa n
00961 voi. 10 foglio 481.
Abbonamenti 1987: Annuo L. 31.00G:
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