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Anno IX - numero 14-6 aprile 2001
[BIBBIA E ATTUALITAB
LA FAMIGLIA
IN CRISI
«Fino a quando nasconderai il tuo
volto da me? (...) Guarda, rispondimi, 0 Signore mio Dio, illumina i
Salmo 13
La famiglia è un tema dominante
in questi ultimi tempi. Psicologi
e sociologi vengono consultati come
nell’antichità venivano interpellati
maghi e sciamani. E questi pronunciano oracoli terribili, previsioni
preoccupanti. «Dalle case degli itaiani emana una luce sinistra», dice
lo psicologo. «Cresce la libertà, ma
non la responsabilità», ribatte il sociologo. Riprende la parola lo psicologo: «I giovani sono intolleranti al
dolore, una generazione depressa e
narcisista, ipersensibile». I sociologi
i consultano e poi mostrano le loro
indagini e dicono all’unisono: «Il
72% dei-giovani si dice o turbato o
) o preoccupato». L’ultimo intervento è dello psicologo: «Questi giovani sembra che stiano bene, poi
un’azione ce ne svela un volto sconosciuto». Certo, le innumerevoli
analisi che vengono fatte descrivono
la nostra realtà, ma lo fanno solo in
parte. Solo l’Evangelo sa scandagliare
i fondali del cuore umano. E il risultato di questa ricerca dice: c’è tenebra nel cuore dell’uomo e della donna di oggi. Orfani di Dio e al buio,
gli esseri umani si affannano nel costruire un senso alla loro esistenza.
Ma è un remare controvento. Un
galleggiare nella tempesta. Origene
dichiarava: «Ogni uomo comincia
con l’accumulare una gran quantità
di progetti nel suo animo; poi, alla
fine, non gli resta che un solo disegno: il disegno di Dio».
UARDA, rispondi, o Signore
''VJ mio Dio, illumina i miei oc
chi», dice il Salmo. Ecco la formula
contro le tenebre; ecco il suo disegno.
I lo sguardo di Dio la luce. È il suo
sguardo che ridona la luce ai nostri
occhi. La rivelazione di Dio non sono
concetti e ricette, ma è il suo sguar
fio. Lo sguardo caldo e discreto di chi
anta. Oggi, in mezzo alle tenebre,
dobbiamo recuperare la forza d
guardarci negli occhi. Dobbiamo dire
ai genitori di guardare più a lungo i
loro figli negli occhi. Ai figli dobbia
ino dire di guardare più a lungo i lo
ro genitori negli occhi. Al marito, alla
moglie: si guardino più a lungo con
lo sguardo di chi chiede: «Come stai?
Hai bisogno di me?». Ma soprattutto
dobbiamo dire all’uomo e alla donna
di oggi; solo lo sguardo d’amore di
Dio può illuminare i nostri occhi.
QUANDO Gesù fu messo sulla
croce, si fecero tenebre per tutto
il paese. Era come se il volto di Dio si
fosse nascosto. Era come se Dio non
avesse più il suo sguardo rivolto verso suo Figlio. Ma era soltanto «come
se», in realtà il suo volto non era nascosto, era trasfigurato nel volto del
Cristo crocifisso. 1 suoi occhi erano
fili Occhi del Crocifìsso. Prima della
sua morte era come se Ibio avesse abbandonato l’umanità al suo destino.
. hda dopo la morte di Gesù, le tenebre si dileguarono come la nebbia al
gattino. Un nuovo giorno è sorto
^lla croce. Il giorno dello sguardo
di Dio: è questo quel che dobbiamo
annunciare ai nostri figli e alle nostre
“Slie, nelle nostre famiglie.
Raffaele Volpe
L'emergenza rifiuti in Campania potrebbe concludersi con un viaggio in treno 1 WKm l'opinione i
«Binario immondizia»
La Cermania sembra essere la stazione d'arrivo delle tonnellate di rifiuti accumulai
nel Napoletano in questi ultimi mesi. Ma «l'emergenza» dura ormai da sette anni
SALVATORE CORTINI
T> INARIO munnezza». Sì è pro« fi prio così. Tra una decina di
giorni i rifiuti dovrebbero partire in
treno, uno dei mezzi di trasporto
scelto per trasferire dalla Campania
alle regioni Emilia, Toscana, Umbria
fino ad arrivare nella lontana Germania, le grandi quantità di tonnellate di rifiuti accumulate per le strade e nei siti di stoccaggio nelle cittadine della provincia di Napoli che
attendono di essere rimosse. Fiaccolate, scontri con la polizia, minacce
di disertare le urne il 13 maggio, non
pagare le tasse: sono queste le armi
utilizzate dal popolo per protestare
contro la gestionè dell’emergenza
rifiuti, affidata ai commissari regionali nominati dal presidente della
Regione, Antonio Bassolino. Un caso per tutti Palma Campania, piccola cittadina vesuviana, dove la battaglia tra manifestanti e le forze dell’ordine, contro la riapertura della
discarica, è stata dura.
Qui la protesta è dovuta alla mancata bonifica dopo la chiusura del
1998; la rabbia è aumentata quando
si è ordinata la sua riapertura. C’è sfiducia nello stato... non c’è credibilità... c’è troppa burocrazia... c’è
puzza nelle strade... si respira «fetenzia» sono i commenti dei manifestanti, sono le grida della gente che esasperata alza la voce contro le ingiustizie, contro i ritardi di una programmazione mancata che doveva evitare
questa pericolosissima emergenza rifiuti. Intanto in alcuni comuni vesuviani, i sindaci hanno dovuto chiude
re scuole e negozi per cautelarsi da
imminenti scoppi di epidemie.
«Ognuno deve tenersi i propri rifiuti», «Perché noi dobbiamo ricevere i rifiuti degli altri?»: diffusi luoghi
comuni di persone che sono stanche
di vedersi violare il territorio senza
sapere quando ciò finirà. Ma qui si
potrebbero ricordare capitoli di storia relativi al mancato sviluppo del
Mezzogiorno, agli abusi e soprusi del
politico di turno, di chi ha governato
per cinquant’anni e ha voluto che le
cose restassero così. Questa forma di
egoismo, che si è sviluppata tra i cittadini della stessa regione, è forse
comprensibile. Non è comprensibile, invece, che non si sviluppi un
principio di solidarietà, in situazioni
Segue a pag. 9
M Ora di religione
Tutto normale
per il ministro
In novembre l’Ufficio catechistico
nazionale aveva richiesto agli insegnanti di religione cattolica nelle
scuole pubbliche dei dati sugli allievi
immigrati che non frequentavano
l’insegnamento confessionale, con
l’esplicitazione dei motivi della loro
scelta. Immediata la protesta di
Scuola e Costituzione, seguita da una
interrogazione del senatore De Carolis. Solo ora il ministro della Pubblica
istruzione ha risposto che «l’indagine
ha inteso basarsi su dati in possesso
degli insegnanti, senza coinvolgere
in alcun modo gli studenti». Scuola e
Costituzione rileva che per il ministro De Mauro, «appare del tutto normale che un’autorità esterna abbia
organizzato una raccolta di dati che
lui stesso non avrebbe potuto legittimamente raccogliere». (nev)
i Napoli-Ponticelli
Furto al Centro
«Emilio Nitti»
La notte tra il 31 marzo e il 1° aprile ignoti hanno forzato la porta d’ingresso del Centro evangelico sociale
«Emilio Nitti» a Ponticelli e hanno
sottratto computer e altri strumenti
informatici. Neanche un mese fa un
altro furto è stato compiuto presso
l’abitazione privata del responsabile
del Centro, Salvatore Cortini. «Ci troviamo in una zona ad alto rischio ha detto Cortini - dove il disagio sociale è forte. Vivere a Ponticelli, dove
l’illegalità e l’abusivismo sono realtà
quotidiane, significa accettare di essere in trincea. Tempo fa anche il
centro di recupero per tossicodipen-denti del quartiere è stato visitato dai
ladri. Non mi sorprende che siano
proprio le strutture sociali, impegnate nel lavoro di recupero e formazione, a essere prese di mira», {m.d.)
Valli valdesi
Acqua preziosa
come petrolio
L’acqua è stata definita il petrolio
del XXI secolo, e sul problema idrico
si giocheranno molte gravi e problematiche questioni internazionali.
Naturalmente anche a livello locale,
in tutte le sedi, il problema è avvertito: così, dopo l’emergenza dovuta
all’alluvione dellq scorso ottobre, il
Pinerolese ha visto svolgersi due appuntamenti rilevanti: un convegno
dei «Lions» a Torre Pellice e, nella
stessa giornata di sabato 31 marzo
un incontro a cura del comitato di
difesa del Chisone e dei suoi affluenti. 1 rilievi effettuati nella zona con
sentono di dire che se il livello delle
precipitazioni è buono, tuttavia l’utilizzo massiccio della risorsa acqua
richiede oculatezza nella gestione.
A pag. Il
IL VERO VOLTO
DI GESÙ
Ma allora, la Sindone? mi sono detto, aprendo uno dei più rispettabili
quotidiani del nostro paese, davanti a
un faccione paesano che si dava come
una ricostruzione del volto di Gesù.
Un Gesù altro, non più il solito nazareno biondo un po’ capellone, ma un
qualsiasi abitante del Medio Oriente,
2.000 anni fa. Ricostruita, si avverte,
su reperti archeologici, con l’aiuto di
un computer. Quindi «vera». Un volto
possibile? Può darsi. Potrebbe essere
Gesù... ma anche Pietro, o Paolo o,
perché no. Giuda. Chi può dirlo?
Questa è stata la prima reazione. E
la seconda: perché tutto questo discorrere sull’immagine vera, reale di Gesù?
Mi sono tornate alla mente le lettere di
Berlicche di C. S. Lewis (qualcuno le ricorderà), dove l’arcidiavolo e tutor
dell’inesperto nipote Malacoda insegnava a vedere la realtà umana nella
prospettiva infernale del «Grande Padre Laggiù». Cosa direbbe oggi Berlicche? Forse questo:
«Mio caro Malacoda, questa volta
mi devo complimentare con te, per
aver seguito a puntino le direttive del
nostro Dipartimento culturale. Quella
della Sindone era stata la grande trovata per un secolo già squisitamente
materialistico, e ora tu l’hai perfezionata con quest’altra materializzazione, con quel faccione inventato a tavolino dall’archeologo col computer. È
cosi che riusciamo a conservare gli
umani ben chiusi nel materialismo facendo loro credere che quello è il vero
Gesù e che credere in lui sia vedere
quella faccia, toccarla, possederla, baciarla. Un’efficace vaccinazione contro
la fede. Non osavo sperare tanto. Né
speravo di ottenere tanto dagli uomini
di chiesa, quelli che promuovono la-fede. È bene che tu ti ficchi bene nella testa che i tempi antichi sono stati per
noi diavoli durissimi, quando il “Nemico” [Berlicche intende Dio] era sceso fra gli umani della figura del Figlio.
Allora era stato ben attento a non dare
di sé immagine alcuna. Ti hanno senza
dubbio fatto studiare a scuola quegli
odiosi scritti che loro chiamano i Vangeli... bene, ti regalo un’anima da tormentare se mi sai indicare in quei libri
una sola parola che lo descriva, che dica come era fatto, alto o basso, biondo
e bruno. 11 Nemico lo sapeva bene e
non voleva che gli umani facessero
della “carne” di Gesù un possesso, un
“cosa”. E per alcuni secoli infatti -nessuno osò raffigurarlo, ma solo indicarlo simbolicamente come il pane o il
pesce 0 il buon pastore. Poi, sono cose
che ti devono aver insegnato nella
scuola quadri, il Dipartimento culturale ebbe il più grande successo della
sua storia con quel Costantino, l’imperatore, quando riuscimmo a rendere la
fede cristiana una cosa concreta, materiale, politica. Da allora il cristianesimo fu più umano e più trattabile. Insegnammo ad avvicinare Gesù alla
realtà e a renderlo più tangibile, ispirando pittori e scultori, così che ognuno si facesse il suo Gesù alla propria
immagine e somiglianza: vedendolo,
ammirandolo, visitandolo in pellegrinaggio credettero di trovarsi davanti
al “Nemico” in persona. Fu la nostra
grande vittoria, che ora perfezioniamo
con la pennellata finale del vero Gesù
virtuale costruito col computer. Grazie
Malacoda, ti credevo un pivellino e invece hai fatto un colpo da maestro. Ti
meriti un premio. Tuo affezionatissimo zio Berlicche».
Giorgio Girardet
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
VENERDÌ
«'“Ma piacque
al Signore di
stroncarlo con
i patimenti.
Dopo aver dato
la sua vita in
sacrificio per ii
peccato, egli vedrà
una discendenza,
prolungherà i suoi
giorni, e l’opera
del Signore
prospererà nelle
sue mani. "Egli
vedrà il frutto del
suo tormento
interiore, e ne sarà
saziato; per la sua
conoscenza, il mio
servo, il giusto,
renderà giusti i
molti, si caricherà
egli stesso delle
loro iniquità.
'^’'Perciò io gli darò
la sua parte
fra i grandi, egli
dividerà il bottino
con i potenti,
perché ha dato se
stesso alla morte»
(Isaia 53,10-12a)
<éAbbiate in voi lo
stesso sentimento
che è stato anche
in Cristo Gesù, ^il
quale pur essendo
informa di Dio,
non considerò
l’essere uguale
a Dio qualcosa
a cui aggrapparsi
gelosamente,
^ ma spogliò se
stesso, prendendo
forma di servo,
divenendo simile
agli uomini;
^trovato
esteriormente
come un uomo,
umiliò se stesso,
facendosi
ubbidiente fino
alla morte, e alla
morte di croce.
^Perciò Dio lo ha
sovranamente
innalzato egli ha
dato il nome che è
al di sopra di ogni
nome, '^affinché
nel nome di Gesù
si pieghi ogni
ginocchio nei cieli,
sulla terra, e sotto
terra, "e ogni
lingua confessi
che Gesù Cristo
è il Signore,
alla Gloria
di Dio Padre»
(Filippesi 2,5-11)
GESÙ CRISTO, SERVO E SIGNORE
L'essere in Cristo nel suo abbassamento ci interroga sul significato del nostro servizio
La trasformazione del mondo è strettamente legata all'annuncio della gloria di Cristo
PAWEL GAJEWSKI
CI sono immagini ed esperienze che rimangono indelebilmente impresse nella memoria. Per me una di tali immagini è quella del cielo stellato
contemplato da un rifugio alpino ad alta quota. Quando il cielo
è limpido e la luce delle stelle
non è disturbata dalla luna, lo
sguardo quasi naturalmente si
rivolge verso l’alto come se volesse afferrare I’infinito che appare così vicino. Le luci delle
borgate e dei paesi della pianura
si mostrano lontane e poco significative. Il tempo sembra fermarsi e la prospettiva di scendere in pianura, nella scacchiera
delle monotone strade che circoscrivono la patetica bassezza
I del paesaggio urbano si rivela da
un lato irreale, dall’altro realisticamente malinconica.
una visione dell’opera salvifica
di Cristo tanto breve quanto ricca di significati. Una preziosa
indicazione per la ricerca di tali
significati è il versetto 5: «Abbiate in voi lo stesso sentimento
(sentire) che è stato anche in
Cristo Gesù». Non si tratta di
sviluppare un particolare sentimento o di imparare qualcosa
sull’esempio di Cristo; il testo
sembra piuttosto indicare una
forma particolarmente intensa e
profonda dell’essere in Cristo.
L'abbassamento
tratta di vedere non tanto la kenosi di Gesù nella sofferenza
dell’altro ma piuttosto la trasformazione radicale del mondo operata da Dio in Cristo e rivolta verso la persona sofferente
o emarginata.
L'innalzamento
Un doppio movimento
Ho cercato di raccontare
questa particolare sensazione di movimento verticale, di
tipo più interiore che esteriore,
perché il brano Fil. 2, 5-11 è costruito proprio su tale dinamica:
dall’alto verso il basso e dal basso verso l’alto. Al centro di questo movimento non si trova
l’autore del testo bensì Cristo
Gesù, che è anche il vero centro
delle esortazioni che l’apostolo
Paolo rivolge alla comunità di
Filippi. Con molta probabilità i
w. 6-11 riprendono ed elaborano il frammento di un testo prepaolino, una sorta di testo liturgico o catechistico che propone
Preghiamo
Quanto ci hai amato, o padre buono; non risparmiasti
il tuo Figlio unico, ma lo abbandonasti per noi alle mani
degli empi! (...) Ed egli per noi, ben sapendo che non era
usurpazione il farsi eguale a te, si fece invece tuo servo
fino alla morte di croce, unico libero tra i morti avente
potere di deporre la sua vita e di riprendersela: per noi
vincitore e vittima, anzi, vincitore perché vittima; per
noi al tuo cospetto sacerdote e sacrificio, anzi, in tanto
sacerdote in quanto sacrificio: e ci ha fatti da servi, figli,
fattosi egli. Figlio, schiavo per noi. È ben giusto che io
ponga in lui una incrollabile speranza, perché per la mediazione di lui che siede alla tua destra e intercede per
noi, tu risanasti tutte le mie infermità: se così non fosse,
mi darei alla disperazione. Molti e gravi sono i miei mali,
(...) ma la tua virtù medica è più grande. Si sarebbe potuto pensare che la tua Parola era troppo in alto perché
si congiungesse con l’umanità, e avremmo disperato di
noi stessi, se non si fosse incarnato e non avesse vissuto
in mezzo a noi.
Aurelio Agostino
Confessioni, X, XLIII
L} ESSERE in Cristo ha due diI mensioni identificabili con
le due direzioni del movimento
presente nel brano. Lo scendere dalle alte sfere dell’uguaglianza con Dio è corrispondente all’umiltà di un servizio simile a
quello di uno schiavo. Questo
servizio è portato alla sua conseguenza estrema: la morte di croce, quel particolare genere di
morte riservata agli schiavi o comunque alla gente di bassa condizione sociale e priva di diritti
civili. L’innalzamento a una posizione di assoluta superiorità si
esprime con il termine «Signore» (Kyrios), titolo riservato nel
mondo e nel linguaggio ellenistico a un sovrano assoluto.
L’abbassamento di Cristo Gesù
ridona sicuramente dignità e
valore a tutti coloro che vivono
in condizioni di schiavitù, ma le
conseguenze vanno ben oltre
questa dimensione. L’essere in
Cristo nel suo abbassamento ci
interroga sul significato di tutto
ciò che siamo soliti racchiudere
nei vocaboli «servizio» o «diaconia». Si tratta di intensificare i
nostri sforzi assistenziali rivolti
verso persone povere ed emarginate? Bisogna identificarsi anche nelle proprie condizioni di
vita con le parti più deboli della
società? Forse sarebbe giusto ricordare che ci vuole quello e
ben altro ancora.
La kenosi di Gesù, lo svuotarsi
della sua divinità, il non considerare il suo «essere uguale a
Dio qtialéosa a cui aggrapparsi»
(v. 6 b), è una forma dell’essere
rivolta totalmente verso l’altro;
r«io sono» divino si rivolge attraverso la persona del Figlio
verso il tu sofferente dell’essere
umano. Le conseguenze etiche
di questa asserzione sono abbastanza impegnative. Le nostre
«buone azioni» sono importanti
ma devono essere viste in un’ottica tale da portare l’agire umano ben oltre. In altre parole si
Lf INNALZAMENTO di Cristo
I e la sua gloria hanno un
forte sapore escatologico. Sembra che la gloria e l’eterna sostanza divina di Cristo si manifesteranno agli occhi dei più solo alla fine dei tempi. Il riconoscimento della gloria di Cristo,
le ginocchia che si piegano nel
nome di Gesù, tutto questo avverrà in un futuro lontano e
inafferrabile. Vista in questo
modo la gloria di Cristo e la conseguente apoteosi dell’umanità
possono facilmente diventare
una specie di palliativo somministrato con molta perizia dai
funzionari delle chiese cristiane, attaccati ai loro pulpiti e alle
loro cattedre. 11 «vero cristiano»,
invece, dovrebbe buttarsi a capofitto per cancellare dal mondo circostante ogni traccia di
sofferenza e di povertà. La debolezza di tale ragionamento
sta nel fatto, più che palese, che
nonostante i lodevoli sforzi di
miglioramento il mondo non è
diventato affatto migliore.
La kenosi. lo svuotamento
pressoché totale del genere
umano dalla sua umanità e da
qualsiasi somiglianza a Dio è
più che mai visibile nella violenza che tende ad aumentare, nel
crescente divario tra ricchi e poveri, nella progressiva distruzione dell’ambiente. Bisogna dunque intensificare le attività sociali e l’impegno civile oppure
basta tranquillizzarci con il palliativo della futura apoteosi
dell’umanità? L’ironia di questa
domanda, piuttosto retorica,
sorge dal fatto che il messaggio
di Paolo non parla di un’apoteosi futura bensì di un’apoteosi in
atto. Ogni ginocchio nei cieli,
sulla terra e sotto terra deve piegarsi nel nome di Gesù ora e
non in un futuro inafferrabile.
Paolo allude però non a una patetica apoteosi dell’umanità, simile all’apoteosi di un eroe nel
teatro greco classico. La trasformazione radicale della condizione umana è strettamente legata
al riconoscimento della gloria e
della signoria di Gesù.
La discesa di Gesù dalle sfere
divine alla bassezza della condizione umana è, per certi versi.
affascinante e carica di profondi
significati etici. Ciò che sembra
più sfuggènte sono la sua ascesa
e la sua gloria. Come e dove è
possibile scorgerle? La pomposa
maestosità di alcune celebrazioni religiose diventa sempre più
patetica, gli edifici di culto, tanto quelli splendidi e pieni di arte
bizantina o barocca quanto
quelli sobri e segnati dall’austera bellezza dell’essenziale, diventano sempre più monumenti
della storia e non più punti di riferimento del presente.
La nostra diaconia
Le opere assistenziali gestite
dalle chiese si inseriscono
abbastanza profondamente nei
meccanismi del mercato segnato in maniera ineluttabile dalla
logica del profitto. Per trovare
qualche argomento a favore della gloria di Cristo che è visibile
già nell’età presente si dovrebbe
comunque ritornare a studiare
più attentamente l’agire umano.
Nella frenetica indifferenza del
mercato e nell’economia del
profitto c’è ancora tanto spazio
per la silenziosa bontà, la piena
gratuità. Scorgendo queste tracce bisogna però porsi la domanda: chi si trova realmente al centro di tali opere? Il loro fautore è
il soggetto umano oppure esse
testimoniano l’azione del Cristo
innalzato alla gloria eterna? La
risposta a tale quesito non può
essere considerata un sofisma di
una neoscolastica o di una paleo-ortodossia riformata. Tocchiamo qui un nervo estremamente sensiBile del nostro modo di essere cristiani. Ci impegniamo a compiere opere di giustizia e di solidarietà per guadagnarci la salvezza? No, di certo!
Andiamo incontro alla povertà e
all’emarginazione per testimoniare Gesù come modello etico
da seguire? Questa teoria ha
avuto non molto tempo fa un
notevole successo e continua a
riscuotere parecchi consensi, lo,
tuttavia, non esiterei a ricordare
che solo un chiaro annuncio
della gloria di Gesù Cristo, che è
al tempo stesso il Servo sofferente e il Signore risorto, dovrebbe essere considerato il senso ultimo e fondamentale del
nostro servizio cristiano.
Note
omiletiche
Date le molteplici diJ
coltà interpretative!
brano di Filippesi 2,5.
limitiamo a segnala,
questioni più importa!
Nel V. 5 il problema sotJi
nella seconda propositi
ne «che anche
fedei
'.dSfV
IBI
'(li
, . "ieri»:
Gesù», m cui il verb, i Vsottinteso. Leggendo,¡í
im
verbo «essere» al pasj-y
ci si riferisce a GesùcÉMMAGIN
nella sua esistenza hanlfluiUo
strato un «sentire» jg cani
nein) che Paolo esorta ** '
interlocutori a fare pi
prio. La prospettiva è g pie
que di tipo etico: GesSrXo. Al
un modello da imitare|*! ; „pri
questa prospettiva si ^
trappone queiia cristolo^liP®™
l'erre le su
co-soteriologica, teorizi
ta da E. Käsemann (£»
tische Versuche und ßejj]
nungen, Göttingen, 195J
51-95) che legge iltes
. a chie
leprietati
cosi: «Abbiate tra volpi
sto sentire che si addicei
voi che siete in Cristo
sù». L'esortazione dump
non si basa sul modelli
Gesù ma sulla situaziop
di grazia dei credenti,
sto è la sfera dell'esisteez
ipàre sulla
jquadrani
jo via, m
!.Lofann
ino da bei
narcotici.
Ì tardi, pi
onave . Opp
quattro
in cui essi sono stati intn
dotti e, come tali, so»!
impegnati ad operare|l
maniera corrispondente,
loro stato di grazia.
I versetti 6-11 pongo:
molte domande. Essi so?
una composizione pre|
lina utilizzata dall'apoi
lo, oppure frutto della
creatività? Se si propei
per la prima ipotesi, rii
ne incerto il fatto se
lo, da parte sua, si sia
idi
cam
ideed
(pioggia,
a nasc
ipiccola
i^adic
iprlre, ce
le contre
lei mobile,
più Lu
fete sen
)Ìè delle
icchiolar
tato a trascrivere l'inniopcstand
oppure vi ha aggiunwtpnanza
qualcosa. Le ipotesi pfera un 1
accreditate vedono leapchipass
giunte di Paolo nellefcverà ne
guanti espressioni del bfeflluniin;
no: «Dico sino alla
di croce» (v. 8); «In defcnjjgjjj
sulla terra e sotto terir''
(v. 10); «A gloria di D|
Padre» (v. 11).
di Lor
\zioso e
Continua ad essere pi
iUrmadi
ticolarmente dibattui
l'esatto significato di alj..,
ni termini presenti nelHl HAV
Hai
«Nel bui(
melate
I
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sto. Come tradurre il
stantivo «rnorphé» (w,
7): sostanza, condizioi
modo di esistere? «Hi
pagmòn» (v. 6b) vuol di
qualcosa da rapire
senso attivo del termine jgjgggg
una grandezza rapita'
senso passivo. Nella pii
eventualità Cristo évi!
in stato di tentazionetfU
me Adamo nel giardi»
dell'Eden ma, a differì
di quest'ultimo che ha
duto alla sollecitazioneiiM paro
tanica di diventare ugiijMioricorre
a Dio, vi ha saputo resiiftquesto
re. Nella seconda eventi^j gjjg g
lità si affermerebbe i<"*||to„, poi
che egli non ha consenJj^j|jgj.^’
to gelosamente, come
ne rapito, la sua ugni
glianza con Dio.
L'altra difficoltà soli
volta p'i
Ittoterra.
dall'espressione «to (
ei» ébbeimr
ili. limai
ìce se ne
più di :
(Terza di una serie
di quattro meditazioni
Nella foto «La Santa Cena valdese» (bassorilievo del duomo di
Naumburg, Germania, Xlil secolo)
isa Theó-i». Non è del# éiinam
to certo se essa signifi IJ molto
«essere uguale a Dio»® Scifreddt
pure voglia dire «essQUsecoi
trattato come se fe* iélonerc
Dio». Anche in questo< iniie tutt
so le conseguenza te« le.Mgqyg
che di una determini aivgj.Qgj
analisi filologica sono
notevole importanza." uiig^
ne la kenosi di tutto
7a), «heauton ekenóC°^«e
(vuotò se stesso) si
sce all'assunzione 0«. 3uni
condizione umana, op( ^e.avres
re alla morte sulla erd «oche fi
Il testo sembra sugpj 'Acanta
una visione unitaria ® i^avoc
kenosi interpretata su' ifai gppg
me assunzione della® Orol’orf]
dizione umana (abbo*
mento) sia come la so icingq^ _
renza e la morte. itiando n
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Per fcar
approfondifi[®eiumù
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Un'accurata analis' |Uo canto
rico-critica si trova 1. Hii (jgjg
Barbaglio, La P'éllo co
Paolo. Abbozzi m
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epistolare Edizioni
mane, Bologna, l^’V. jg g
Un commentariojC^^
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P. Martin, L'Epistoly^^àe
Paolo al Filippesi, EdRoma, 1992.
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Fede e Spie
PAG. 3 RIFORMA
È stato un protagonista della letteratura e dell'apologetica cristiana del Novecento
Clive Staples Lewis, fede e fantasia
ìki Belfast in Irlanda, da una famiglia protestante, si è dedicato a studiare il rapporto tra
fQ(je e fantasia. Autore di romanzi e racconti e di trasmissioni radiofoniche di successo
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lUCA BABATTO_______
«ùcJrtóMAGINIAMO un tranhaj Sio viandante che perÌPA ine la campagna inglese. E
'■* Wessor Ransom che trale sue vacanze viagidoapiedi da un villaggio
faltio. Al calar della sera
nha, però, ancora trovato
. riparo per la notte e si ac,ge a chiedere ospitalità ai
mrietari di una casa che
¿e sulla via. Due uomini
i^uadrano, vogliono man¡to via, ma poi lo accolgo•0 Lo fanno entrare, gli ofLo da bere: un drink pieno
jjarcotici. Si risveglierà ore
tardi, prigioniero su una
’’o'Ielfcjonave che fa rotta per
^^^'“»tte Oppure: immaginiaS 10 quattro bambini in una
Iti! ìasadi campagna. L edificio
li s“: ^de ed essi, m un giorno
ararei Pioggia, si mettono a giodentej^e a nascondino. Lucy, la
I. tpiccola, si nasconde in
*i&iadio e, per non farsi
jprire, cerca di appiattirsi
^ne contro la parete interna
del mobile. La cosa strana è
he più Lucy avanza più la
liete sembra lontana, le
jole delle scarpe iniziano a
pcchiolare come se stesseipestando della neve e in
jtananza si intravede addirà un lumicino! Ancora
ichi passi e la bambina si
^verà nel mezzo di un boImflluminato da un lampiole solitario.
Questi sono i momenti .inidi Lontano dal pianeta
izioso e II leone, la strega
ì'àmadio, i due romanzi
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più conosciuti di un originale
scrittore britannico, Clive
Staples Lewis. Di che cosa
trattano questi libri? Di fantascienza o di teologia? Entrambe le cose. Lewis infatti
ha dedicato tutta la sua vita
(Linsegnamento della letteratura medievale e rinascimentale a Oxford e a Cambridge,
le conferenze e 1 libri di apologetica cristiana, le conversazioni radiofoniche, l’intenso scambio epistolare con
migliaia di corrispondenti
che si rivolgevano a lui come
ad un padre spirituale) a studiare il rapporto tra fede e
fantasia, lasciandoci tre libri
di fantascienza e sette brevi
romanzi per bambini. Le cronache di Narnia. Accostare
fede e fantasia non è facile,
soprattutto per ciò che Lewis
intende per fantasia. Essa
non consiste nell’originalità
con cui uno studioso opera
inaspettati accostamenti di
idee, o l’inusuale presentazione di un testo da parte di
un predicatore, o l’uso didattico che un catechista può fare di un racconto.
Per Lewis fantasia è, invece, avventura, altri pianeti e
altri mondi, il senso dell’ignoto. Ma è proprio qui che
sta l’originalità di Lewis. Se
c’è un tipo di evasione che è
fuga dalle responsabilità, esiste tuttavia anche un’evasione che è fuga dalla prigione,
dal carcere e quindi liberazione. È questo secondo tipo
di evasione che Lewis teorizza: la fantasia come fuga da
un mondo che dà della realtà
una definizione troppo angusta, la imprigiona negli stretti
limiti di ciò che gli esseri
umani fanno, dicono e costruiscono, lasciando fuori,
in una zona oscura e inesplorata, protetta da solide sbarre, tutto ciò che non si può riferire alla mano dell’essere
umano stesso. La fantasia per
Lewis non nega la realtà,' anzi
la amplia. Essa crea lo spazio
in cui emerge ciò che è inesprimibile, come Dio è in effetti inesprimibile, ma che è
comunque vero e reale.
È su Marte che Ransom
scopre qualcosa di essenziale
sull’universo e su se stesso.
Nel viaggio scopre la presenza, rivelata attraverso la descrizione dello spazio come
un luogo luminoso e fecondo, sapiente trasposizione
della cosmologia medievale
operata da Lewis, di un Dio
creatore; nell’incontro con le
popolazioni aliene scopre un
modo divèrso di vivere e di
comprendere resistenza; più
di tutto, su Marte gli viene rivelata la presenza di un pianeta che ormai non comunica più con il resto del creato,
non partecipa alle armonie
delle sfere celesti, ma è completamente silenzioso: la Terra, abitata da coloro che, con
la loro violenza e capacità distruttiva, rappresentano il vero enigma dell’universo: gli
umani. Allo stesso modo le
storie di Narnia ci introducono in un mondo fantasioso,
descritto dal giorno della sua
creazione fino alla Nuova
Narnia, i nuovi cieli e la nuo
IlVetturino e la strega
illa nascita di Narnia
la prii
I è vi
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I lardi
«Nel buio stava accadendo
Wcosa. Qualcuno aveva
Jdimciato a cantare. La voMoveva provenire da molto
tano ... talvolta sembrava
lire da tutte le direzioni e
folta pareva scaturire da
teterra. Era una melodia
enei tea parole e senza un mougri Ivo ricorrente, ma nonostanreslSf [(questo era la musica più
che avessero mai ascol"eS*"' intprowisamente
Iriderò due cose inspiegaygS'i-Innanzitutto, a quella
jFO se ne unirono molte alI sorff’ più di quelle che uno po0 immaginare. Ed erano
del iPci in armonia con la prima
gnlfifr niolto più acute: erano
lo*d pifredde e argentine.
«essi ^La seconda cosa fu che il
■ J°*®lonero sopra di loro ditrapunto di stelmlnJ queste stelle non com
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,5Ìi Sere d’estate. Si mostra®"o tutte assieme... Se ave, »te
I rif<
avuto la fortuna di asside ®te a uno spettacolo del geopi ^avreste certamente penfossero le stelle stesCantare e che era stata la
™avoce, quella profonda,
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®Iordine di cantare •
‘Ostri,
, ue rimasero affa
'ilati, per lo meno fino a
I Ondo non videro colui che
j^ava, perché allora di) ’’^‘Oarono tutto il resto.
Id^leone’ immenso, irsu- ‘Uminoso e aveva la bocIjy ®P®*‘fa per il canto... |I1
l„; “ìOuto ora si fece diverso]
"Zìi ^ e melodioso di
°,®un cui aveva richiale stelle e il sole; era
¡e gentile e carezzevo
IjL tttentre il leone cammi^ ® Cantava, l’erba rende
la vallata; cresceva
11« ^ leone come se fos^a polla d’acqua che si
allarga a vista d’occhio e risaliva come un’onda i pendii e
le collinette. In pochi minuti
raggiunse le pendici delle
montagne più lontane, rendendo via via sempre più
dolce quel giovane mondo...
Il leone proseguiva nel suo
canto, ma la canzone era ancora mutata... Riuscite a immaginare una distesa erbosa che cominci a ribollire come l’acqua nella pentola? Vi
sembra strano, vero? Eppure
questa descrizione calza a
pennello. In ogni direzione si
formavano delle montagnole,
alcune simili a quelle delle
talpe, altre grandi come una
carriola, e due addirittura alte come una casetta. Tutte
queste protuberanze si muovevano e si scuotevano, fino
a che non scoppiarono, e da
ognuna di esse venne fuori
un animale. Le talpe vennero
fuori facendo capolino come
le talpe stesse usano fare. I
cani sbucarono di testa e incominciarono subito ad abbaiare e a divincolarsi... le
rane, appena uscite, entrarono saltellando nell’acqua con
un sonoro gracidio. Le pantere, i leopardi e gli altri felini si
accucciarono immediatamente per ripulirsi della terra
che era rimasta attaccata al
pelo e poi affilarono gli artigli
sugli alberi...
Ma il momento più emozionante fu quando la collinetta più grande cominciò a
spaccarsi, quasi come durante un terremoto, e si potè incominciare a intravedere la
schiena dell’elefante... La
canzone del leone, ora, si poteva udire appena, perché si
confondeva in mezzo a tanto
gracchiare, tubare, gracidare,
ragliare, nitrire, abbaiare,
muggire, belare, barrire». (Da
Il nipote del mago, Mondadori, capp. Vili e IX).
va terra. I bambini protagonisti incontrano Asían il leone
che può essere interpretato
come una figura cristologica,
dal momento che è attorno a
lui che ne II leone, la strega e
l’armadio viene proposta una
riflessione sulla morte e resurrezione di Gesù.
Gli altri mondi creati da
Lewis vengono così a creare
uno spazio di esperienza in
cui fede e fantasia si fondono:
Tuna fornendo i contenuti e
l’altra le immagini attraverso
cui renderli visibili. Ma naturalmente il bello dell’avventura è che essa non finisce
con l’ultima pagina del romanzo ma continua nella storia personale del lettore. Nel
racconto II viario del veliero,
quando i bambini devono lasciare Narnia, Asían li rincuora dicendo loro che egli è presente anche nel mondo reale;
solo che nella realtà ha un altro nome «e voi dovrete imparare a conoscermi con quel
nome; è questo il vero motivo
per cui voi siete stati mandati
a Narnia: adesso sapete qualcosa di me, anche se non
molto. Ma ora vi sarà più facile conoscermi nel vostro
mondo». Narrare una storia
non significa scimmiottarne
un’altra, dei Vangeli, della
Bibbia. Significa semplicemente proporre l’idea che la
nostra realtà è più ampia di
quello che possiamo credere
e invitare il lettore a scoprire
dove questo essenziale e irrinunciabile «di più» si manifesta nella nostra esistenza,
nella nostra quotidianità.
Lo spailo e il cielo
come luoghi dello spirito
In Lontano dal pianeta silenzioso il protagonista, Ransom, viene rapito da uno
scienziato e da un suo complice e condotto su Marte
con un’astronave. Durante il
viaggio interplanetario Ransom è terrorizzato da quello
che lo può attendere una
volta giunti a destinazione,
ma fa anche una scoperta
che lo rassicura: lo spazio
che aveva sempre creduto
buio, vuoto e freddo gli appare invece luminoso e fecondo, carico di un’energia
che lo rinfranca nel corpo e
nello spirito;
«Aveva letto qualcosa sullo
“Spazio” e per anni, in fondo
ai suoi pensieri, c’era stata
l’immagine lugubre di un gelido vuoto nero e senza vita
che separa i mondi. Solo
adesso capiva quanto questa
fantasia lo avesse influenzato e la parola stessa “Spazio”
gli appariva come un nome
blasfemo per l’oceanico empireo di radiosità in cui scivolavano dolcemente. Non
poteva certo definirlo morto.
Visto che si sentiva invaso
dall’onda vitale che ne proveniva senza posa. Come
avrebbe potuto essere altrimenti (...)? L’aveva pensato
sterile e invece era il grembo
di astri che si erano moltiplicati alTinflnito. (...) No, spazio era la parola sbagliata.
Gli antichi pensatori, più
saggi, lo chiamavano semplicemente “i cieli”: i cieli che
proclamano la gloria (...)».
[Lontano dal pianeta silenzioso, Adelphi, pag. 42).
Il primo messaggio che
Ransom riceve dall’Universo
Tra la fantasia e l'apologetica
Clive Staples Lewis nasce a Belfast nel
1898 in una famiglia protestante della media borghesia irlandese. Nel 1908, dopo la
morte della madre, viene mandato dal padre in Inghilterra per ultimare la sua formazione scolastica. Appena giunto a Oxford
nel 1917 interrompe gli studi a causa della
prima guerra mondiale: sarà ferito in Francia durante la battaglia di Arras. Tornata la
pace, completa la sua formazione universitaria e nel 1925 viene eletto Fellow e Tutor
di lingua e letteratura inglese al Magdalen
College. Ad Oxford incontra ]. R. Tolkien
con il quale stringerà un sodalizio letterario
dei più fruttuosi; Lewis e Tolkien. insieme
ad altri amici formeranno il gruppo degli
Inklings (nome che indica delle persone
dalle vaghe idee e che evoca carta e dita
macchiate d’inchiostro) nell’ambito del
quale verranno lette e discusse le principali
opere dei due scrittori. L'amicizia con
Tolkien lo aiuta a riavvicinarsi al cristianesimo, abbandonato in gioventù: nel 1931
rientra nella chiesa anglicana come suo
membro fedele e obbediente. Gli Anni 30
vedono anche l’uscita del suo primo testo
di critica letteraria. L'allegoria d’amore, ri
cerca sullo sviluppo dell’uso poetico della
metafora dall’antichità classica fino al Cinquecento con particolare attenzione al tema delTamor cortese. Teologicamente conservatore, famoso per le sue trasmissioni
radiofoniche degli Anni 40 e stimato autore
di opere di apologetica cristiana, Lewis dà il
meglio di sé nei suoi romanzi di fantasia.
Negli anni dal ’38 al ’45 completa la trilogia
spaziale di cui Lontano dal pianeta silenzioso è il testo più noto; mentre negli Anni
50 scrive i sette libri che compongono Le
cronache di Narnia. Un altro tema importante sviluppato da Lewis è la riflessione
sulla sofferenza a cui dedica due libri II problema della sofferenza nel 1940 e Diario di
un dolore nel 1961, quest’ultimo scritto
all’indomani della morte della moglie conosciuta in età avanzata e perduta dopo
pochi anni di matrimonio a causa di un tumore. Su questa vicenda è basato il film
Viaggio in Inghilterra con Anthony Hopkins e Debra Winger. Lewis muore ad Oxford nel 1963. In Italia i suoi libri sono editi
da Gbu, Adelphi, Mondadori e laca Book.
Chi è collegato alla rete può visitare il seguente sito; http://cslewis.drzeus.net.
è, dunque, positivo ed è evidenziato dal cambiamento del nome «Spazio» che invece egli riconosce e rinomina come i «Cieli». Lewis naturalmente non è uno scienziato e, descrivendoci lo spazio come pieno di luce, non
intende contrapporre a dei
dati scientifici accertati (Spazio) una costruzione unicamente dettata dalle sue convinzioni di fede (i Cieli). Piuttosto, sia lo Spazio che i Cieli
sono «luoghi dello spirito»,
due «miti» che egli contrappone. Entrambi hanno precisi riferimenti letterari e filosofici; l’uno da riscontrarsi in
una visione romantica dell’Universo, gli altri da quella
medievale.
I due modelli sono messi a
confronto da Lewis stesso
che li descrive così: «Perciò,
guardare al cielo stellato con
gli occhi di un osservatore
moderno equivale a scrutare
il mare e vederlo scomparire
lentamente fino a perdere i
contorni nella foschia, oppure trovarsi in una foresta vergine dove l’orizzonte è completamente nascosto dagli
alberi. Al contrario guardare
l’universo medievale in tutta
la sua imponenza è un po’
come guardare un enorme
edificio. Lo "spazio” della
moderna astronomia probabilmente suscita terrore e
sgomento, e richiama immagini indefinite ma le sfere degli antichi sono un oggetto in
cui la mente può trovare riposo, un oggetto di certo gigantesco e opprimente, ma
caratterizzato da un’armonia
che appaga l’occhio. In questo senso il nostro universo è
romantico, mentre il loro era
classico» (L'immagine scartata, Marietti, pag. 82).
Così, Lewis nell’idea di
«Spazio» convoglia gli elementi fantastici dell’ignoto e
dell’inesplicabile, mentre in
quella di «Cieli» sono preponderanti coerenza e armonia. Naturalmente questa
differenza caratterizza anche
i protagonisti: lo scienziato
che rapisce Ransom pensa di
navigare nello Spazio, un
luogo che può essere accessibile solo ai suoi calcoli precisi e che deve essere esplorato alla ricerca di ciò che
può essere manipolato e utilizzato dall’umanità; Ransom invece scopre un Universo che è luogo di rivelazione, funziona cioè da allargamento del suo spazio di
esperienza: i «Cieli» divengono soggetto vivo e capace di
parlare al protagonista suggerendogli la presenza invisibile ed impercettibile di
una forza che muove e guida
il creato dal suo centro fin
ben oltre il sistema solare.
4
PAG. 4 RIFORMA
VENERDU APRiLf j. \/eNERDÌ (
Dopo mille anni, una visita storica del patriarca Bartolomeo di Costantinopoli
Un patriarca ortodosso in Sud Italia
Per la prima volta dallo scisma dell'XI secolo, il «primus inter pares» della gerarchia ortodossa
ha visitato lo Calabria e la Sicilia, due regioni che furono fortemente influenzate da Bisanzio
Per la prima volta dopo
mille anni, un patriarca di
Costantinopoli ha effettuato
una visita in Calabria e in Sicilia dove ampie zone legate
ai bizantini secoli or sono
mantengono tuttora tradizioni di quell’epoca, pur essendo cattoliche. Dal 19 al 24
marzo scorso, il patriarca
ecumenico Bartolomeo è stato ospite di diverse diocesi
calabresi e successivamente
del rV Congresso delle chiese
cattoliche della Sicilia svoltosi ad Acireale, dove 1.600 delegati hanno dibattuto sul
ruolo attuale dei laici.
«Sono felice di potere visitare questa terra, luogo di incontro tra i mondi occidentàle e orientale. Penso che la
mia visita potrà contribuire al
riavvicinamento tra cattolici
e ortodossi», ha detto il patriarca dopo essere atterrato
all’aeroporto di Lamezia.
Bartolomeo (61 anni, eletto
nel 1991 patriarca ecumenico, primus inter pares nella
gerarchia ortodossa) ha studiato teologia e diritto canonico alla Gregoriana di Roma.
Parla dunque correntemente
l’italiano, il che ha facilitato il
contatto tra lui e la popolazione che lo ha accolto e salutato calorosamente.
«Evento storico»; così l’arcivescovo di Catanzaro, presidente della Conferenza episcopale calabrese, mons. Antonio Cantisani, ha definito la
visita di Bartolomeo, primo
patriarca ecumenico a visitare la Calabria (e la Sicilia)
dall’Xl secolo, data dello «scisma» ufficiale tra Roma e Costantinopoli.
I rapporti con la Grecia
La Calabria e la Sicilia orientale hanno sempre mantenuto rapporti particolari
con la Grecia e varie città delle due regioni sono state fondate dai greci, prima di Cristo. Quando cadde l'Impero
romano d’Occidente, nel V
secolo e rimase solo l’Impero
romano d’Oriente, l’influenza
bizantina si fece sentire in
queste due regioni deH’ltalia
meridionale.
DaU’Vlll all’XI secolo, diverse diocesi della Calabria
seguivano il rito greco e i loro
vescovi, nell’ambito dell’unità della chiesa indivisa, erano sotto la giurisdizione del
Patriarcato di Costantinopoli.
In seguito, dopo una serie di
eventi politici (i bizantini furono cacciati dai normanni),
a poco a poco le diocesi di rito greco scomparsero e il rito
latino si impose ovunque, così come la giurisdizione papale. In alcuni villaggi però, la
lingua greca si è mantenuta
abbastanza fortemente fino
ad oggi. Per questo il patriarca si è recato nella cittadina
di Bova dove alcune persone
parlano ancora greco.
In Calabria e in Sicilia ci
sono anche due piccole diocesi cattoliche, Lungro e Piana, che ancora oggi seguono
Il patriarca Bartolomeo
Il monastero degli Apostoli (Calabria) nei pressi dei quaie sorge queilo di San Giovanni Therestis
il rito bizantino-albanese.
Questi fedeli sono i discendenti degli albanesi che, per
sfuggire ai turchi, seguirono,
nel XV secolo. Giorgio Castriota, detto Skanderberg, e
scappando verso l’Italia, trovarono rifugio nelle montagne calabresi e in una pianura vicino a Palermo. I greci legati a Costantinopoli sono
scomparsi da secoli. In Calabria e in Sicilia però ci sono
piccole comunità di greci, venuti in Italia per lavorare. Dal
punto di vista ecclesiastico,
fanno parte dell’arcidiocesi
greco-ortodossa d’Italia, fondata dieci anni fa proprio dal
patriarca Bartolomeo.
È pertanto in un clima di
dialogo che i vescovi cattolici
calabresi hanno accolto il
«ritorno» dei greci nella loro
regione e hanno restituito
agli ortodossi il vecchio monastero greco di San Giovanni «Therestis» che sorge su
una montagna calabrese. Dal
1994 ci vivono alcuni monaci del Monte Athos. Bartolomeo ha visitato il monastero dove è stato accolto con
grande commozione dai monaci ortodossi e dagli abitanti
cattolici del posto.
L'importanza
dell'ecumenismo
Prima di lasciare la Calabria il patriarca Bartolomeo,
parlando con i giornalisti, ha
fatto riferimento al prossimo
viaggio del papa ad Atene;
«Saluto con grande gioia la
visita imminente del nostro
fratello Giovanni Paolo II in
Grecia e mi auguro che essa
contribuisca al dialogo e allo
spirito fraterno che regna tra
le nostre chiese».
Il 23 marzo, ad Acireale,
dove ha ribadito l’importanza deH’ecumenismo, il patriarca è stato accolto molto
calorosamente. In un messaggio al Congresso, il papa
ha rinnovato il suo messag
gio di benvenuto al patriarca.
Giovanni Paolo II incontrò
Bartolomeo nel giugno 1995
quando il capo della Chiesa
di Costantinopoli effettuò
una visita ufficiale alla «chiesa sorella» di Roma.
A Palermo, il 24 marzo, il
patriarca è stato accolto dall’arcivescovo, cardinale Salvatore De Giorgi, che lo ha
accompagnato in processione solenne nella cattedrale;
«Questo incontro - ha detto il
cardinale - costituisce senz’
altro un passo importante
del nostro viaggio comune
nell’unità della fede e nel rispetto delle diversità legittime che deve diventare ancora più dinamico». Da parte
sua, il patriarca ha risposto
sottolineando la necessità di
continuare a pregare e a operare per la riconciliazione tra
le chiese, conformemente alla volontà del Cristo che
chiede che tutti i suoi discepoli «siano uno». (eni)
Per la «Rete europea di cristiani suH'ambiente» (Ecen)
Appuntamento nei pressi di CernobiI
ANTONELLA VISINTIN
L> EQUIPE di coordinamento della «Rete europea di cristiani sull’ambiente» (Ecen) si è riunita a Ginevra i 24 e 25 marzo scorsi.
L’incontro è stato interamente dedicato alla preparazione
della terza assemblea della
Rete che si terrà a Minsk (Bielorussia) dal 26 al 31 maggio.
Non sarà solo un appuntamento della rete e dei suoi
gruppi di lavoro come fu a
Loccum, sede della seconda
assemblea, due anni fa, ma
anche l’occasione di approfondimento di un tema,
l’energia. Perché siamo vicino
a CernobiI e perché il tema è
cruciale; il nucleare, le guerre
dell’Occidente per l’approvvigionamento e il controllo
energetico, il ruolo strategico
dell’energia nella globalizzazione economica, lo sviluppo
del mercato delle energie rinnovabili, le conseguenze dell'inquinamento da combustione di energie fossili sulla
salute umana.
L’energia, quindi, sarà il filo conduttore dei 6 gruppi di
lavoro; il tempo del creato
(in cui confluisce l’attività di
produzione liturgica di un
apposito gruppo di ricerca),
il cambiamento del clima, la
mobilità, la gestione ambientale delle chiese, l’edu
cazione e la valutazione dell’impatto ambientale dell’economia in vista dell’appuntamento Onu del 2002
«Rio+10» (quest’ultimo gruppo sarà probabilmente coordinato da Peter Pavlovic, segretario della Commissione
Chiesa e società).
È prevista la visita al villaggio che raccoglie la popolazione sfollata da CernobiI e
sono in via di definizione
due azioni simboliche da organizzare con organizzazioni
non governative locali; l’installazione di un impianto
fotovoltaico e una «bici-festazione». Inoltre è in preparazione un pieghevole di presentazione dell’Ecen stessa
mentre gli approfondimenti
sono rinviati al sito hyperlink
http; / /www.ecen.org.
Come è noto l’organizzazione di eventi è attività faticosa. L’Ecen, fondato nel
1998 a partire da una raccomandazione delTAssemblea
ecumenica di (ìraz del 1997,
è una struttura fragile, sostenuta dalla Conferenza delle
chiese europee (Kek) e da alcune chiese e organismi nazionali protestanti, cattolici e
ortodossi, voluta da pochi e
fatta da chi sente la questione ambientale come problema di fede; le forme organizzative sono ancora fluide, alla
ricerca della massima effica
DAL MONDO CRISTIANO
Erano state spostate al sabato mattina alle 6,3q
Francia: battaglia per le «conferenze
di Quaresima» protestanti alla radio
da stanti le poche risorse. In
questo senso le Assemblee
non sono atti formali ma luoghi decisivi di confronto e di
crescita, dovendo sfidare la
pesante resistenza culturale
che affligge anche buona
parte della cosiddetta sinistra
italiana sedotta dal mito industrialista, le cui condizioni
materiali intanto si vanno
dissolvendo per effetto della
dissipazione e dell’entropia.
Intanto in Italia la neonata
«Commissione globalizzazione e ambiente» della Federazione delle chiese evangeliche
in Italia (Fcei), erede della
«Commissione ambiente», incontratasi per la prima volta a
Roma il 10 marzo scorso, sta
preparando i materiali per il
prossimo «Tempo del creato»
che vorremmo dedicare-alla
mobilità, occasione per far
circolare la ricerca che Ritta
Steigerwald sta realizzando
per conto del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) in
collaborazione con l’Accademia evangelica di Bad Boll.
Seguiamo inoltre la preparazione delle manifestazioni
contro il prossimo G8 di Genova. Chi fosse interessato ad
approfondimenti sul tema
del rapporto fra teologia e
ambiente può contattare
Casa Cares che verifica la
possibilità di mettere in rete
la fornita biblioteca.
PARIGI — La direttrice del programma radiofonico frjj,
cese «France Culture», Laure Adler, aveva deciso di cambia
re l’orario delle tradizionali «conferenze di Quaresim^
inaugurate nel 1945 dal pastore Marc Boegner e da allon
sempre trasmesse il sabato alle 18, spostandolo al mattino
alle 6,30. La cosa non è piaciuta a molti protestanti francej
che hanno inondato di lettere di protesta la redazione dj
«France Culture». Il 2 marzo scorso, Laure Adler ha annuj,
ciato a Danielle Jeanne, produttrice delle trasmissioni prj,
testanti della domenica mattina su «France Culture» e re,
sponsabile del servizio radio della Federazione protestante
di Francia, che le trasmissioni della Quaresima protestante
programmate il sabato alle 6,30 sarebbero andate in ondale
domenica alle 17,15, subito prima della Quaresima cattali,
ca. Laure Adler ha giustificato questa nuova programmazio.
ne dicendo; «Bisogna saper ascoltare gli ascoltatori» e hain.
caricato la propria segreteria di contattare gli ascoltatori
scontenti per annunciare loro la buona notizia. Succederì
mai in Italia una cosa del genere?
papa «portavoce della cristianità»?
La posizione del presidente
della Federazione luterana mondiale
GINEVRA — Dopo gli interventi del vescovo della Chiesa
luterana bavarese Johannes Friedrich e del presidente dela
Chiesa evangelica tedesca (Ekd) Manfred Rock, anchel
presidente della Federazione luterana mondiale (Firn), il vescovo luterano Christian Krause, è intervenuto nel dibattiti)
in corso in Germania sulla figura del pontefice cattolico,
sulla eventualità che in futuro possa assumere il ruolo di
«portavoce» della cristianità. In una intervista rilasciata
all’agenzia tedesca Epd il vescovo Krause afferma che il dibattito in corso è «emotivo e fuorviante», in quanto riguarda
in modo specifico la realtà tedesca, dove la presenza cattolica e quella protestante sono quasi equivalenti dal punto di
vista numerico. Presso le altre chiese luterane al di fuori
dell’Europa, secondo Krause, la questione avrt;bbe assai
scarsa rilevanza; «Il papa non sarebbe più il papa se diventasse anche il portavoce delle chiese protestanti». Piuttosto,
afferma Krause, il dialogo ecumenico va tenuto aperto sulla
base del principio della «diversità riconciliata». D’altra parte, aggiunge, il Vaticano deve ancora «chiarire» ia contro
versa tesi della Dominus Jesus, che di fatto «vede la Chiesa
cattolica come Tunica chiesa di Cristo». M
Globalizzazione e salvaguardia del creato
Incontri tra una delegazione ecumenica
e i Consigli delle chiese del Pacifico
SAMOA — Integrazione, globalizzazione e salvaguardia
del Creato sono stati i temi all’ordine del giorno di una lunga serie di incontri (dal 19 al 31 marzo) tra una delegazione
del Consiglio ecumenico delie chiese (Cec) guidata dal segretario generale, pastore Konrad Raiser, e i Consigli delle
chiese della Samoa, delle Isole di Cook e della Polinesia
francese. È stata un’occasione per verificare la situazione
ecologica di un'area dove si sono svolti numerosi esperimenti nucleari del governo francese, esperimenti ai quali!
Cec si è sempre dichiarato contrario. (nevlwccì
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No al «piano Colombia»
NEW YORK — Non servirà per debellare il commercio
della droga e, incrementando il potenziale delTesercito colombiano, aumenterà il tasso di violenza e sopraffazioM
che già sconvolgono il paese. Così il Consiglio nazionale
delle chiese degli Stati Uniti ha bocciato il «Piano Colofflbia» del governo Bush che prevede uno stanziamento di caca un miliardo e mezzo di dollari per la lotta contro il narcotraffico in Colombia, somma in gran parte destinate
alTesercito, già al centro di numerose critiche per le siste;
matiche violazioni dei diritti umani. (nevlem
Comitato canadese per i diritti umani
Appello contro le violazioni dei militari
colombiani nei confronti dei civili
TORONTO — Con un forte appello al governo il Cernita
canadese interecclesiale per i diritti umani ha sollecitato a
rinnovato impegno nell’assemblea delle Nazioni Unite p®
denunciare le violazioni commesse dall’esercito della W
lombia nei confronti della popolazione civile. Del Comita
riunito recentemente a Toronto, fanno parte la Chiesa ang!
cana, la Conferenza episcopale cattolica, la Chiesa unita,
Canada e numerose organizzazioni protestanti. (uer "
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Una chiesa awentista concorre
per essere riprodotta sui francobolli
RYAZAN — Una chiesa awentista della città di Ryazan.
Russia, è tra le dodici chiese selezionate per una serio
francobolli postali che verranno distribuiti il prossimo g
gno. La chiesa awentista di Ryazan, una città a 180 chilo ^
tri a est di Mosca composta di 800.000 abitanti, ha un
sione di quasi 300 membri adulti e fu costruita in
zinne con il programma televisivo «California-based r ^
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for Today». Essa è stata scelta anche grazie al suo con-- j
te contributo fornito nel campo sociale ed educativo. (^
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La lotta di Dietrich Bonhoeffer e dei suoi familiari in un nuovo libro Claudiana
Una famiglia contro Hitler
¡¡teologo tedesco non fu solo nell'opposizione al leader nazista e ai suoi alleati ecclesiastici
Ideile lettere dal carcere, la resistenza del suo gruppo familiare e della chiesa confessante
PIERA ECIDI
«Q!
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UANDO si è completamente rinunciato a
fare qualcosa di noi stessi
(un santo, un peccatore penato 0 un uomo di chiesa, un
giusto 0 un ingiusto, un ma^to.o nn sano) e questo è ciò
che io chiamo essere-di-questo^mondo (...) allora ci si getta completamente nelle braccia di Dio, allora non si prendono più sul serio le proprie
sofferenze, ma le sofferenze
di Dio nel mondo, allora si veglia con Cristo nel Getsemaiti... e così si diventa uomini,
si diventa cristiani». Così scriveva Dietrich Bonhoeffer in
una lettera all’amico e futuro
biografo Eherhard Bethge il
giorno successivo al fallito
putsch contro Hitler del 20 ludio del ’44, di cui era stato
mo degli organizzatori, insieme a cinque membri della
sua famiglia. Per questo sarà
f^ustiziato, dopo mesi di infèrrogatori e torture, il 9 aprile dell’anno seguente.
. Questa data è significativamente ricordata nel Calendario della pace 2001, bella iniziativa multireligiosa, oltre
che come «secondo giorno di
Pesah», anche con la dicitura
«Memoria di Dietrich Bonhoeffer, pastore luterano, marti
re». Sono i testimoni del nostro tempo, e il mese di aprile
ne è fitto, se qualche giorno
prima, il 4, la Memoria è dedicata a Martin Luther King
«pastore battista, martire».
Esce dunque a proposito, e lo
consigliamo a tutti come meditazione in questo mese,
l’agile libriccino della Claudiana Ultime lettere dalla Resistenza. Dietrich Bonhoeffer e
i suoi familiari nella lotta contro Hitler (Torino, Claudiana,
2001, pp. 212, £ 28.000), a cura di Eberhard Bethge, scomparso l’anno scorso, e di sua
moglie Renate.
Si tratta della raccolta di
lettere dal carcere dei due fratelli Klaus e Dietrich, e dei cognati Rüdiger Schleicher,
Hans von Dohnanyi e Justus
Delbrück, tutti poi uccisi dagli
aguzzini nazisti, che ben costituiscono, come titola la sua
bella introduzione il teologo
Fulvio Ferrario, un esemplare
«gruppo di famiglia contro
Hitler». Nella sua lucida e appassionata introduzione, Ferrario disegna il percorso di
quegli anni terribili, in Germania e nel mondo, dalla
presa di potere di Hitler, nel
versante delle conseguenze
per la libertà religiosa, in particolare delle chiese protestanti, luterane e riformate, in
una sequenza di agghiaccianti tappe che portano all’inserimento organico di quelle
chiese nel quadro dell’ideologia nazionalsocialista.
Già Karl Barth, alla fine di
giugno del ’32, reagiva vigorosamente pubblicando l’opuscolo Esistenza teologica oggi,
appello alla chiesa affinché ritrovi la propria vocazione,
mentre i «cristiano-tedeschi»,
il cui progetto «teologico» è
quello di «arianizzare» il cristianesimo, conquistano la
maggior parte delle chiese regionali e la Chiesa cattolica
stipula il suo concordato con
la Germania hitleriana. Dopo
l’aberrante «Sinodo bruno»
(dal colore delle divise naziste) in Prussia, che introduce
nella legislazione ecclesiastica il «paragrafo ariano», secondo cui i cristiani di origine
ebraica non possono rivestire
ministeri o incarichi amministrativi nella chiesa, i teologi
più avveduti immediatamente reagiscono: Niemoller lancia l’appello alla costituzione
di un «Patto di emergenza tra
i pastori» e Bonhoeffer sviluppa una articolata critica teologica. Quando l’ala più radicale dei «cristiano-tedeschi», sostenitrice di tesi simili a quelle del «neopaganèsimo germanico», sferra il suo attacco
in un’assemblea al Palazzo
dello sport di Berlino, con oltre 20.000 presenti, sostenendo un «cristianesimo eroico e
conforme alle caratteristiche
del popolo» e invitando a
«non insistere troppo sul Crocifisso, perché il Terzo Reich
ha bisogno di donne e uomini
fieri e non servili», Niemoller
minaccia lo scisma, e il 4 gennaio 1934 si autoconvoca a
Barmen il Sinodo in cui Barth
redige la sua fondamentale
Dichiarazione, fatta propria il
giorno dopo dall’Alleanza
riformata in Germania, a cui
seguirà la fondazione della
Chiesa confessante, presto ridotta alla clandestinità, perseguitata e dispersa.
Lo studio di Ferrario segue
il percorso delle scelte difficili, dolorose e rischiose dei
teologi e pastori evangelici
che si sono opposti a Hitler,
nella spirale vorticosa del
precipitare degli eventi che
condurranno alla seconda
guerra mondiale e in particolar modo sviluppa le vicende
della scelta di Bonhoeffer e
dei suoi familiari: una scelta
etica e di fede che porta a
conseguenti azioni politiche
coni cui è stato conservato per
noi posteri l’integrità luminosa di una necessaria radicale
«sequela di Cristo».
Dietrich Bonhoeffer
Donne protestanti ed ebree per festeggiare l'8 marzo a Torino
Le strade per conoscere il cristianesimo al femminile
EUGENIA FERRERI
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O RGANIZZATO dal Centro
evangelico di cultura
«Arturo Pascal», l’incontro
annuale per la giornata della
donna, tenutosi il 3 marzo
nella sala valdese di Torino,
ha avuto come tema «La visibilità delle donne nelle reli^oni del libro». Una breve ininduzione fatta dalla pastora
:.|f6iovanna Pons sui libri Da
'iionna a donne di Ausilia Rig^ e Sguardi di donne di Piera
Egidi, ci ha guidato lungo stotiediamore, ma anche di violenza; di fede, ma anche di
conflitto religioso.
II primo libro ci fa riflettere
sul fatto che l’incontro con il
sacro può avvenire ogni giorno, a seconda del proprio
credo, a volte sconvolgendo
emettendo anche in pericolo
le scelte fatte, per il bisogno
* poter liberamente udire la
voce di Dio, ma lascia le figure femminili in secondo piano; il secondo libro ci racconta invece le storie di 50
donne, che sono veri e propri
percorsi di fede, anche nei
momenti di difficoltà e di crinei confronti del cammino
frecciato dalle loro stesse
frriese. Dietro a queste donne, è vero, si intravede la fibnra del marito, del compaio, si intravedono anche le
mfflcoltà, le lotte sostenute
P®r la propria realizzazione
^rsonale, per poter svolgere
“ministero pastorale per
®^^pìo ma, mentre le don“e della Bibbia stanno dietro
® figure degli uomini, in
flnesto libro le donne sono se
tesse e sono visibili per
Mnello che valgono.
A questa presentazione so0 seguiti tre interventi: Do1 Giudici, presidente delFederazione donne evangeliche italiane (Fdei), la teo8® cattolica Wilma Occhij '}fr> e la prof. Bice Fubini
Tn • Comunità ebraica di
riho. Doriana Giudici ha
ordato che esiste un cri
più prezioso, quello di poter
partecipare pienamente al
sacerdozio universale, non
solo, ha aperto loro le porte
della cultura, mettendole in
grado di realizzare iniziative
di indubbio valore, anche in
campo diaconale. Ricordando le molte lotte civili del
movimento delle donne, ha
affermato che queste battaglie non devono essere portate avanti solo dalle donne,
ma che è necessario marciare
con gli uomini e riprendere
un dialogo comune; Gesù infatti non ha chiamato solo
uomini o solo donne, ma tutti coloro che desideravano
seguirlo nel discepolato. Gesù è per tutti.
Nella testimonianza di
Wilma Occhipinti, è affiorato
il rammarico di dover confermare la tendenza patolo
gica della Chiesa cattolicoromana nel rendere invisibili
le donne, quelle poche donne, che si sono trovate a frequentare le loro Università.
Si tratta di una chiesa al maschile, le donne che desiderano occupare posti di responsabilità, devono necessariamente sparire quasi
nell’anonimato. Anche gli
uomini, del resto, nei loro
abiti ecclesiastici tutti identici, costretti a confrontarsi fra
di loro, privati della possibilità di un confronto con la
parte femminile, non riescono ad uscire da percorsi e
linguaggi sempre uguali.
Non vi è alcuna speranza di
cambiamenti o di aperture
verso il mondo femminile.
L’ultimo intervento, quello
di Bice Fubini, è stato un interessante viaggio attraverso
la cultura ebraica, non tanto
intesa come grande conoscenza della Torà, quanto come quella della quotidianità
delle cose: ci ha raccontato di
come i maschi ebrei ringrazino ogni giorno Dio, per il fatto di essere nati maschi, anche se le donne hanno sempre goduto del privilegio di
potersi istruire come loro, e
sono sempre state incaricate
di trasmettere la cultura ai figli. Molte sono state le donne
ebree che hanno conquistato
posti di prestigio e fama internazionale. In questa giornata è stato molto importante
trovare un’ulteriore conferma
che, anche nelle diversità, comuni esperienze di donne costituiscono un legame che
può validamente unire generazioni e tradizioni in un unico percorso di fede.
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A Milano la mostra itinerante «Lettere per TEuropa»
Un intellettuale «braccio destro» di Lutero
SERGIO RONCHI
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Lf ESPOSIZIONE itineranI te internazionale «Filippo Melantone. Lettere per
l’Europa», organizzata per il
quinto centenario della nascita (a Bretten) del riformatore tedesco, è giunta anche
a Milano. E il 24 marzo, presso il Centro culturale protestante (presenti con i loro rispettivi saluti le autorità comunali di quella cittadina del
Baden-Württemberg, il direttore della Casa di Melantone
e un rappresentante della
Chiesa cristiana protestante
della città) si è tenuta una
conferenza a due voci moderata da Susanna Peyronel.
Su «Il pensiero teologico di
Melantone» hanno parlato
due storici: Michele Cassese
(Università di Trieste) e Paolo Ricca (Facoltà valdese di
teologia). Entrambi hanno
messo in rilievo l’imponente
figura di questo grande del
Cinquecento, che ha sempre
affiancato Martin Lutero nell’opera di riforma. Ma non è
affatto così. «Melantone - ha
precisato Cassese - è l’uomo
di cui Lutero non può fare a
meno». A lui, suo braccio destro e «ambasciatore», si deve la sistematizzazione dell’opera teologica luterana
sparsa in scritti d’occasione;
a lui l’organizzazione della
nuova Chiesa luterana, come
congregazione di credenti.
Una attività instancabile sottesa da un filo rosso, «suo
grande merito»: la sintesi tra
Riforma e Umanesimo, l’Umanesimo che diventa il
«veicolo» della Riforma.
Così, secondo l’altro riformatore tedesco, ha continuato Cassese, «Erasmo da Rotterdam è colui che ha aperto
la strada a Lutero e alla Riforma; egli, dotto e umile, esempio da imitare». Poi, Melantone stesso, che insegnava
presso l’Università di Wittenberg greco, latino, filosofia,
Bibbia, lavora in direzione di
una rifondazione della vita
culturale e universitaria della
Germania, con quel suo voler
andare ad fontes, alle fonti
del sapere umanistico: latino
(Cicerone) e greco (Platone e
Aristotele) «per lo sviluppo di
una sana intelligenza». Insomma, la centralità delle discipline linguistiche, attraverso le quali soltanto si può
imparare a esprimersi chiaramente e si perviene naturalmente alla teologia.
Un simile percorso intellettuale e spirituale a un tempo, ha puntualizzato Ricca, è
positivo: «Melantone, a differenza di noi moderni a causa
del grande divorzio dell’Illuminismo, non vedeva frattura tra Dio, la filosofia, l’astronomia e la musica, insegnandoci così che la chiesa dovrebbe amare di più la cultura, la cultura laica». Bisogna
perciò imparare ad amare
tanto la pietas quanto la eruditio: non è possibile vivere
senza l’una e l’altra.
LIBRI
Memoria Le parole per dirlo
Di fronte ai più tragici eventi dell’umanità e del secolo appena concluso, quali sono stati la persecuzione e lo. sterminio
degli ebrei, la precisione terminologica è d’obbligo: è parte integrante, anzi, della riflessione e dell’esercizio della memoria.
Così il libro di Anna-Vera Sullam Calimani
[I nomi dello sterminio, Einaudi, 2001, pp.
157, £ 20.000) fa il punto su parole i cui significati sembrano equivalenti, sovrapponibili o equipollenti. In realtà un conto è
parlare di «olocausto» e un altro, molto diverso è parlare della shoah. Il libro è utile
particolarmente in un momento in cui la
generazione dei sopravvissuti ha necessità
di lasciare ad altri il testimone del ricordo.
I üú«u dello incnnasio
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle
ore 24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica
15 aprile, ore 23,50 circa,andrà in onda: «Fraternità: la comunità dei Bruderhof di Farmington, in Pennsylvania»;
«Commento alla Pasqua con musiche di Heinrich Schütz» .
La replica sarà trasmessa lunedì 16 aprile alle ore 24 e lunedì
23 aprile alle ore 9,30 circa.
PROTESTANTESIMO IN TV
Filippo Melantone
umanista e riformatore
DAVIDE ROSSO
IN questo periodo sta girando per l’Italia, attualmente è esposta a Milano,
un’interessante mostra su
Filippo Melantone, il riformatore tedesco del 1500,
amico di Lutero, autore della Confessione augustana,
umanista e fautore di una
chiesa rinnovata per lunghi
anni considerato l’anima diplomatica della Riforma di
Wittenberg. La puntata di
Protestantesimo, andata in
onda domenica 1“ aprile su
Rai2 (replica lunedì 9 aprile
sempre su Rai2), è stata dedicata interamente alla figura del grande riformatore tedesco con una ricostruzione
cronologica della sua vita
messa in scena nei luoghi
che lo videro attivo propugnatore anche di quello spirito umanista che lo contraddistinse.
La puntata scorre via tranquilla sulla scia degli avvenimenti che segnano la vita di
Melantone molti dei quali
sono contemporaneamente
tappe fondamentali della
storia della Riforma del ’500
di cui è stato attivo protagonista prima a fianco di Lutero e poi come suo continua
tore alla sua morte. La passione per il greco, l’impulso e
la necessità del ritorno alle
fonti per capire e soprattutto
eliminare le incrostazioni degli anni trasformate in dottrina della chiesa, l’impegno
per l’organizzazione dell’educazione e la formazione
dei giovani, la produzione libraria e quella epistolare ma
anche l’impegno per l’unità
dei cristiani sono le attività
che marcheranno Melantone
nel corso della sua vita provandolo anche spesso fisicamente ma facendo di lui una
persona dalle mille sfaccettature e non facilmente riassumibile in una trasmissione
televisiva
Lo spessore dell’uomo Melantone e l’attualità delle sue
idee emergono forti dalla
trasmissione che sembra inserirsi agevolmente all’interno di quel processo di riscoperta della figura melantoniana in corso in questi anni
che porta a vederlo non solo
più, come si è fatto per un
certo periodo, come il collaboratore di Lutero, ma come
un pensatore autonomo e
produttivo che ha dato molto alla Riforma e il cui pensiero mostra di avere ancora
forti accenti di attualità.
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 6
Proposte per una riflessione serena e responsabile sulla situazione politica
Gli evangelici e le prossime elezioni
eli evangelici italiani hanno costruito il loro radicamento nel paese compiendo scelte di
campo, magari discutibili e parziali, ma sempre in difesa di libertà, democrazia e laicità
In questi giorni in redazione ci siamo chiesti come far discutere di politica e di elezioni da protestanti e non solo da cittadini.
Così abbiamo colto l'occasione del dibattito organizzato dalla
Chiesa metodista di Roma per aprire uno spazio di riflessione
nella pagina «Società». Speriamo che i nostri lettori e lettrici vogliano cogliere questa opportunità per condividere le proprie riflessioni, speriamo in modo breve, serio e argomentato, al di
fuori del linguaggio propagandistico che non fa crescere la responsabilità e la partecipazione civile. La pagina potrebbe uscire da qui alle elezioni ogni due settimane. Dipende da voi. (e.b.)
PAOLO NASO
COME evangelici dobbiamo nutrire qualche preoccupazione per l’esito delle
prossime elezioni politiche?
Le forze politiche che si confronteranno nelle urne offrono le stesse garanzie di libertà, di democrazia e di tutela delle minoranze? Esiste
qualche rischio per la tenuta
democratica del nostro sistema istituzionale in caso di vittoria della Casa delle libertà?
Domande un po’ ruvide,
forse troppo dirette e facilmente accusabili di pregiudiziale faziosità. Eppure domande che una minoranza ha
il dovere di porsi. Ce lo ha ricordato con il consueto garbo
e l’altrettanto consueta determinazione Tullia Zevi, in occasione del dibattito del 21
marzo: le minoranze hanno
antenne ipersensibili alla riduzione degli spazi di libertà
e devono saperle usare per
capire quando qualcosa non
va. E in questi giorni i segnali
che qualcosa non va sono
sempre più numerosi. Alcuni
li aveva colti e denunziati su
queste pagine Domenico Maselli invitando credenti e laici
alla vigilanza. «Comodamente adagiati in una fiducia priva di riscontri oggettivi - scriveva sul Riforma del 2 marzo
- potremmo trovarci ad avere regredito a una situazione
simile a quella del 1930 e risvegliarci quando è troppo
tardi. I valori della laicità sono quelli della responsabilità
individuale davanti alle scelte
della vita, e per noi evangelici
è l’essenza stessa delle nostre
decisioni di fede».
A farci riflettere ulteriormente sono poi arrivate le parole di personalità come Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Indro Montanelli, Oscar Luigi Scalfaro che,
ancora in occasione del dibattito presso la Chiesa metodista di via XX settembre, ha
pronunciato parole chiare e
nette sui pericoli di una alterazione a colpi di maggioranza dei principi fondanti della
Repubblica espressi nella prima parte della Costituzione:
intellettuali di sinistra e conservatori, cattolici e laici. Bene, queste personalità così diverse oggi esprimono un’analoga preoccupazione, pongono le stesse domande, paventano gli stessi rischi nel caso a
vincere le elezioni del 13 maggio fosse la Casa delle libertà.
Tutti portatori d’acqua al
campo dell’Ulivo? Tutti iscritti al libro paga della campagna elettorale di Rutelli? Loro,
così come i politici o i giornali
europei che hanno espresso
analoghe preoccupazioni?
Non lo crediamo: forse, pur
consapevoli del rischio di
qualche sovraesposizione,
dobbiamo tentare qualche risposta agli interrogativi democratici che si pongono di
fronte a noi oggi.
Ragionare suU’affidabilità
democratica di un polo che si
candida alla guida del paese
non significa necessariamente schierarsi compatti per
l’altra parte politica: significa, semmai, fare i conti con
un’altra anomalia del nostro
sistema politico che fatica a
esprimere una destra realmente moderata, upiversal
mente riconosciuta come
conservatrice e liberale allo
stesso tempo, istituzionalmente affidabile eppure capace di innovare, così come è
accaduto in Germania con
Kohl, in Francia con Chirac o
in Gran Bretagna con Major.
E non è questo un problema
esclusivo del fronte moderato: è una sfida alla credibilità
del sistema politico italiano
nel suo complesso.
Le garanzie costìtuzionali
In Italia, al contrario che in
altri paesi europei, l’eventuale successo della Casa delle
libertà si annuncia come un
«nuovo inizio», la restaurazione di un regime di libertà
sin qui negato o compresso.
E infatti si indicano alcuni
passaggi di questa strategia:
la modifica della Costituzione, innanzitutto. Pochi come
gli evangelici e le altre minoranze sanno bene quanto
quella Carta abbia arginato,
ancora in tempi recenti, lo
strapotere di forze politiche,
sociali e culturali mosse da
interessi particolari piuttosto
che da una visione democratica della cosa pubblica; nello
stesso momento in cui, come
evangelici, respingiamo ogni
«idolatria» costituzionale, allo stesso tempo come cittadini dobbiamo pure riconoscere che senza quella Carta, oggi il nostro paese sarebbe
meno democratico, il lavoro
sarebbe meno tutelato, la
magistratura sarebbe meno
libera, le minoranze goderebbero di minori diritti, la politica estera sarebbe ben diversamente orientata che al «ripudio della guerra». Certo,
sappiamo bene che la Carta
costituzionale fu frutto di un
compromesso tra le maggiori
forze politiche del tempo, e
che la sua applicazione non
sempre è stata lineare: ma affermando, come si è fatto
nella Casa delle libertà in
questi giorni, di essere determinati a cambiarla «anche a
maggioranza», equivale a
produrre uno «strappo» nel
patto di fondazione della Repubblica. Non è un atteggiamento irrilevante sul piano
dell’etica politica, tantomeno
è questione che si possa inquadrare nella fisiologia dello
scontro politico preelettorale. È una «frattura», le nostre
antenne dovrebbero vibrare.
Il programma della
Casa delle libertà
Se la Costituzione è soprattutto una cornice di garanzie,
altra cosa sono i contenuti
delle singole leggi di cui si sta
parlando in questi giorni: e
anche qui ci pare che si pongano alcune questioni democratiche di fondo. Massicci finanziamenti alla scuola privata, quella che probabilmente interpreta meglio la filosofia delle «tre i» dell’inglese, di Internet e deU’impresa;
un federalismo estremo che
arriva ad affidare alle Re^oni
un ruolo chiave nella politica
estera, della gestione fiscale e
finanziaria, degli interventi
sociali, del reclutamento, secondo qualcuno, degli insegnanti, delle forze di polizia e
degli impiegati pubblici; la
repressione dell’immigrazione irregolare anche, secondo
alcuni esponenti della Casa
delle libertà, mediante l’intervento militare armato; riduzione dell’autonomia della
magistratura e «riequilibrio»
della Corte costituzionale:
sono solo alcuni dei temi agitati dalla coalizione di centro-destra nel corso di questa
campagna elettorale.
Per non parlare di un tema
sgradito eppure di grandissima delicatezza democratica:
queirirrisolto conflitto di interessi tra affari privati e ruolo pubblico del leader della
coalizione. Non abbiamo
nulla da dire a riguardo noi
evangelici che tante volte abbiamo parlato di politica come «servizio»? Noi, così attenti al tema della libertà e
del pluralismo dell’informazione e su questo piano così
penalizzati anche dal governo di centro-sinistra, possiamo tacere di fronte al fatto
che, se eletto, il premier della
Casa delle libertà avrebbe
una voce decisiva nel controllo del sistema radiotelevisivo pubblico in aggiunta al
patrimonio personale e familiare di tre reti commerciali,
vari quotidiani e alcuni tra i
settimanali più diffusi?
In altre occasioni abbiamo
detto, e forse è il caso di dire
anche oggi, soprattutto quando verifichiamo che alle parole corrispondono anche dei
fatti: qualche mese fa la Lega
Nord ha organizzato una manifestazione a Lodi in cui si è
allegramente versata urina di
maiale in un luogo destinato
alla costruzione di una moschea; pochi giorni dppo un
autorevole esponente di Forza Italia ha ammonito contro
i convertiti all’islamismo «che
sposano una causa che spesso può portare all’accettazione di azioni violente»; un pericolo grave che coniuga alla
«insospettabilità» di un cittadino occidentale, una «maggiore propensione al fanatismo, che è propria di chi sposa la causa in età adulta,
quando il convincimento è
totale» (Ansa del 16 febbraio).
E ancora, solo qualche giorno
fa, a Palermo, un circolo culturale vicino ad Alleanza nazionale ha pubblicato materiali neonazisti (Ansa del 27
marzo) distribuiti nel corso di
un seminario sui «valori della
fede nazionalsocialista» svoltosi presso il Liceo Garibaldi.
Sono solo esempi: ma sarebbe saggio ignorarli, confinandoli nell’angolo delle posizioni più eccentriche ed estremiste che si esprimono nel Polo? No, minimizzare non è un
atteggiamento responsabile.
Gli evangelici italiani hanno costruito il loro radicamento nel paese compiendo
scelte di campo, discutibili e
parziali come ogni azione
umana. Ma è grazie a scelte
dolorose e responsabili che il
protestantesimo ha costruito
il suo radicamento in questo
paese: non occorre elencarle,
qualsiasi evangelico e vorrei
dire chiunque abbia a cuore
la storia civile e democratica
dell’Italia, le ricorda o le conosce e molto bene. Probabilmente è questa memoria a far
vibrare le famose antenne.
Un nnessaggio inviato al convegno dal prof. Giorgio Spini
Un periodo carico di minacce
L’intervento di Tuliia Zevi
Pubblichiamo un estratto
dal messaggio che Giorgio Spini ha inviato al convegno.
In verità non mi sembra che
fra i cristiani oggi ci sia più chi
voglia sostituire alla democrazia di stampo occidentale una
dittatura marxista di stampo
sovietico. In linea più generale non mi sembra che in questa campagna elettorale la democrazia sia contestata seriamente né dall’Ulivo né dalla
Casa delle libertà. La controversia è un’altra, e direi più
gravida di minacce per la coscienza cristiana, persino di
una disputa sulla democrazia.
La Casa delle libertà motiva
il suo invito a debellare il centro-sinistra con il fatto che si è
dimostrato troppo poco duro
e troppo poco disposto a ricorrere a misure drastiche
contro l’immigrazione clandestina nel nostro paese. Non
c’è nulla di male, secondo la
Casa delle libertà, nel fatto
che la maggior parte degli
abitanti del pianeta viva in
squallida povertà e una minoranza nuoti nella ricchezza. È
male solo il tentativo di alcuni
dei poveri di fuggire dalla loro
fame e venire a disturbare la
nostra opulenza di ricchi.
Che l’Evangelo insegni tutto
l’opposto di questo verbo di
egoismo e di crudeltà non vi
dovrebbero essere dubbi.
Purtroppo tra i cristiani manca spesso la necessaria chiarezza di idee in proposito. Più
di uno dimentica l’alternativa
inequivoca posta da Gesù tra
Dio e Mammona e sta tributando, inavvertitamente, a
Mammona il culto che spetta
a Dio solo. Non si tratta più di
dare luogo, come è normale
in una società economicamente sana, a una pacifica
concorrenza nel mettere sul
mercato la merce migliore al
prezzo più conveniente. Si
tratta della professione in termini di isterismo furibondo di
una teologia del guadagno come sommo bene e come fine
dell’esistenza, a guisa di un
valore che a nessuno è lecito
discutere. Si tratta di fare della competizione e del mercato
entità sovrumane, dotate del
privilegio della infallibilità. La
coscienza cristiana non può
tacere davanti a questa invasione del campo specifico
della teologia da parte di brutali volontà di sopraffazione.
A suo tempo i cristiani fedeli all’Evangelo, protestanti e
cattolici, levavano la voce
contro la perversione rappresentata dalla dottrina dei cristiano-tedeschi razzisti hitleriani. E la levavano senza attendere che di quelle dottrine
si arrivasse alle conseguenze
ultime con i campi di sterminio. V’è da chiedersi se non
sia giunto oggi il momento di
rinnovare quelle che furono
per parte evangelica le dichiarazioni solenni di Barmen e
per parte cattolica le analoghe
prese di posizioni coeve.
Non si tratta di invischiare
le nostre chiese in competizioni elettorali, cui non spetta loro interferire. Si tratta di
fare chiarezza nel campo che
delle chiese è specifico, cioè
il campo teologico: il campo
della retta predicazione dell’Evangelo di cui parla per
noi protestanti la confessione
di Augusta, ma forse è proprio questo il terreno su cui
più valido e più attuale sarà
un comune impegno ecumenico interconfessionale.
Cristiani e democrazia nel
segno delle responsabilità
LUISA NITn
E stato un evento importante per le chiese evangeliche romane l’incontro organizzato dalla Chiesa metodista di via XX Settembre sul
tema «Cristiani e democrazia», lo scorso 21 marzo, a cui
hanno preso parte alcune
personalità di grande spicco
del mondo politico italiano:
sono intervenuti nella prima
parte del dibattito Oscar Luigi Scalfaro, Tina Anseimi e
Valdo Spini, mentre Walter
Veltroni e Tullia Zevi hanno
portato il proprio saluto e
una breve testimonianza. Almeno 400 persone hanno assistito al dibattito.
«Come cristiani e come
protestanti - ha detto il pastore della chiesa ospite dell’incontro, Valdo Benecchi - ci
sentiamo titolari di responsabilità verso lo stato e verso la
società civile: questo ci porta
ad essere soggetti attivi della
vita politica e sociale del paese». Con la sua consueta profondità umtma e spirituale, il
presidente Scalfaro ha dedicato buona parte del proprio
intervento al tema della difesa dei principi della Carta costituzionale, senza tralasciare
la responsabilità per ogni cittadino, tanto più se cristiano,
di difendere con passione «i
valori fondamentali della Repubblica, che devono essere
riconquistati ogni giorno». Bisogna «amare e difendere» la
Costituzione, ha detto in definitiva Scalfaro, non risparmiando critiche taglienti a chi
oggi «vorrebbe cambiare la
Costituzione nella sua parte
primaria, quella della proclamazione dei diritti della persona umana». «In termine
giuridico - ha aggiunto - mi
sentirei di dire che questo è
attentato alla Costituzione e
in questi giorni questi principi e questi valori della Costituzione, nei quali, esiste indubbiamente la partecipazione viva e forte del pensiero
cristiano e dell’ispirazione
evangelica, hanno il diritto di
essere difesi».
L’on. Valdo Spini si è soffermato sul tema della difese
della laicità e libertà dello stato, affermando che «una pie.
na democrazia si realizza solo
sulla base di una pienalf
bertà. E solo uno stato laico
pluralista può assicurare pie.
na libertà per tutti. I cristiani
quindi, gelosi assertori del
libertà, devono difendere
laicità dello stato». Una testimonianza di grande valore
umano quella offerta da Tina
Anseimi, che ha ricordato il
proprio percorso di donna
che ha preso parte alla Resistenza: «Quando si scopre il
valore della libertà - ha detto
- non c’è più alcun compromesso che possa portare
tradire questo valore. Non
sempre, però, i cristiani sono
stati coerenti rispetto a questa
esigenza di libertà. Il potere
non può essere esercitato se si
tradiscono i valori fondamentali della democrazia; esso
gestito rispettando la verità di
ogni cosa, di ogni personae
mettendosi al servizio della ibertà e della dignità umana».
La memoria dei fatti del
passato, contro «il male diffiiso dell’indifferenza», è stato
di fatto uno dei temi conduttori della serata. «Bisogna essere vigili», ha detto a questo
proposito Tullia Zevi. «Come
minoranze religiose - ha aggiunto - abbiamo la capaciti
e il dovere di captare i segni
di pericolo per la democrazia
e vigilare per la difesa dei valori umani e democratici clit
condividiamo». Anche peti
candidato sindaco di Roma,
Walter Veltroni, il dialogo (fu
culture, fra religioni) e la memoria sono fondamentali pej
la vita politica e sociale®
paese. Veltroni ha ribadito il
questa occasione il progetti
di creare a Roma un museo
della memoria, nei locali dove
si trova attualmente il carceie
di Regina Coeli.
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PAG. 7 RIFORMA
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Fray Bentos (Uruguay).ha ospitato il Sinodo delle chiese valdesi del Rio de la Piata
Cantate al Signore con gioia
le priorità della missione cristiana, «ragion d'essere della chiesa», al centro dello riflessione
Rovani, ecumenismo e mezzi di comunicazione gli altri temi Riconfermato il moderador
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tÌELLA chiesa di Fray Ben[\ tos, a circa 200 chilome¿i a nord di Colonia Valdenge 300 da Montevideo, sulle
sponde del fiume Uruguay, si
èsvolto il Sinodo di quest’anno della Chiesa evangelica
valdese del Rio de la Piata.
Così era stato deciso al termine dell’Assemblea sinodale
precedente realizzata a Colonia del Sacramento nel febbraio del 2000. Infatti, a differenza di quello che accade in
Italia, in cui la sede del Sinodo è fissa a Torre Pellice, qui
sfstabilisce anno per anno il
luogo e la data di quello successivo. Si dà priorità alla disponibilità delle chiese a
ospitare il Sinodo e se nessuna si offre si fissa come sede
il Parco XVII Febbraio, un
centro della chiesa, vicino a
Colonia Vaidense, con spiaggia sul Rio de la Piata. Sono
già diversi anni che le sedi
ruotano tra varie chiese: nel
1S97 a Dolores (Uruguay),
nel 1998 a Colonia Vaidense
(Uniguay), nel 1999 a La PazSanGustavo (Argentina), nel
2000 a Colonia del Sacramento (Uruguay), nel 2001 a
Fray Bentos (Uruguay) e al
termine di questo Sinodo la
chiesa di Cosmopolita (Uruguay) si è offerta come sede
perii 2002. Anche se le comodità che può offrire ai partecipanti il Parco XVII Febbraio sono maggiori in quanto Si viene ospitati nello stes'SÒluogo in cui si svolge il Sinodo, valutiamo molto positivàmente questa disponibilità perché la «visita» del SiilOdò alle chiese contribuisce, mediante la conoscenza
e il contatto personale, a
rafforzare il senso di comunióne in un medesimo corpo.
L'apertura del Sinodo
Con il motto «Cantate al Signore con gioia, abitanti di
tutta la Terra», il Sinodo è inidato con la celebrazione del
culto presieduto dal pastore
della chiesa di Alferez Lascano in Uruguay, Marcelo NiWlau, e con la predicazione
della pastora Claudia Tron,
della chiesa di La Paz-San
Gustavo in Argentina, che ha
basato il suo messaggio sul
testo del Salmo 100 che ha
costituito il motto sinodale,
la pastora Tron è stata anche
eletta presidente dei quattro
pomi di sessione sinodale e,
con una rara coincidenza, è
etato eletto a sua volta come
®8tetario il pastore Nicolau.
wllo che non consideriamo
® dato minore è il fatto che
d dei 7 componenti del Seg8*0 sinodale sono state don
infatti bisogna sottolineace che la presenza e la partet^tóone di donne e di delegiovani è una tendenza
confermata negli ulti‘o'anni nel Sinodo rioplaten
Hugo Armand Pilón
se. In qualche modo stiamo
in uno momento di passaggio generazionale. Il Sinodo
inoltre, come ogni anno, ha
visto la partecipazione di delegati fraterni di altre chiese
evangeliche, della Chiesa cattolica e rappresentanti di organismi ecumenici rioplatensi e continentali.
Funzionamento del Sinodo
Da diversi anni il Sinodo
lavora in quattro commissioni: quella «Vita di fede» analizza e programma la vita della comunità per aspetti come
la celebrazione dei culti, l’educazione cristiana, campi e
seminari, formazione; la
commissione «Testimonianza e servizio» si occupa dei
centri di servizio, del lavoro
diaconale, della comunicazione attraverso la radio, la
televisione, i giornali, la pubblicazione di libri; la commissione «Vita istituzionale»
concentra la sua analisi su
ciò che hanno realizzato e
programmato la Mesa Vaidense, cioè la Tavola valdese
delle chiese valdesi del Rio de
la Piata, e le altre istanze dell’organizzazione della chiesa
come istituzione; infine la
commissione «Amministrazione, finanza e statistica»
svolge il suo compito specifico. Questa divisione in aree
di lavoro permette un trattamento più dettagliato delle
problematiche particolari e
facilita una partecipazione
più ampia dei membri del Sinodo. Naturalmente bisogna
sempre tenere conto che la
suddivisione di queste tematiche è un’astrazione metodologica e che la realtà della
vita comunitaria comprende
tutti questi elementi.
Priorità della missione
Più di un atto approvato
dall’Assemblea sinodale ha
al suo centro una preoccupazione marcata per il tema
della missione. L’atto 6 segnala che «la ragion d’essere
della Chiesa evangelica valdese è la proclamazione dell’Evangelo come risposta al
mandato di Gesù Cristo». Si
segnala nel medesimo tempo
che «questa chiamata ci in
quieta, ma è una chiamata
non rinviabile», pertanto si
invitano le comunità a «riscoprire questo imperativo
di evangelizzare», a «promuovere spazi di formazione
che contribuiscano a essere
una chiesa che assume quotidianamente e attivamente
il proprio ruolo evangelizzatore».
Gli atti 7 e 9 vanno nella
stessa direzione, ma pongono un’enfasi speciale negli
aspetti metodologici, sulla
determinazione e valutazione di proposte e progetti, segnalano la necessità di definire priorità di formazione e
di definizione di vie da percorrere come chiesa. Queste
preoccupazioni sono state
una costante di gran parte
delle delibere sinodali. L’atto
14, assumendo una preoccupazione già segnalata da atti
di Sinodi precedenti, incarica la Mesa Vaidense di cercare «i mezzi necessari affinché
in questo esercizio si inizi un
processo di analisi istituzionale, come strumento faeilitatore di una diagnosi, così
come di elementi necessari per l’adeguamento delle
strutture di funzionamento
istituzionale ai progetti di lavoro della chiesa in modo
che essa compia la propria
missione».
Una marcata preoccupazione per la missione, una
coscienza chiara di essere in
deficit con essa e una necessità di adeguare la nostra
struttura ecclesiastica alle
nuove sfide della missione,
riassumono buona parte dei
lavori sinodali.
Attività giovanile
I Concistori e il corpo pastorale hanno ricevuto una
comunicazione dell’Assemblea giovanile rioplatense
che ha avuto luogo una settimana prima del Sinodo nella
sede del centro «Potrero E1
Burro», vicino a Fray Bentos.
In questa comunicazione, i
giovani si sono impegnati a
partecipare nella vita della
chiesa e hanno richiesto più
appoggio dai pastori e dai
Concistori. L’Assemblea sinodale ha ratificato perciò.
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con l’atto 22, la partecipazione dei giovani in diverse
istanze della vita della chiesa
e ha sottolineato l’impegno
richiesto ai Concistori e ai
pastori. L’atto chiede ai Concistori che «D assumano il
compito di organizzare e predisporre un piano di promozione e motivazione in vista
di raggiungere la costituzione
di nuclei di adolescenti e giovani e il loro inserimento nella vita di fede comunitaria; 2)
accompagnino, con un piano
di formazione e, infine 3)
promuovano, se necessario,
laboratori di formazione di
leader o animatori che possano svolgere un accompagnamento in questo settore della
vita delle comunità».
L'ecumenismo
Sul terreno ecumenico la
realtà è molto diversificata.
Esistono esperienze di collaborazione con chiese sorelle
che danno ottimi risultati. Viceversa, ce ne sono stati altri
che non hanno portato benefici. Si sono analizzati casi di
organismi ecumenici in vera
crisi, dei quali si discute persino la loro ragione di esistere e, dall’altro lato si è segnalato, come nel caso dell’Istituto superiore evangelico di
studi teologici (Isedet), un’ottima partecipazione al compito della formazione non solo di pastori ma anche di laici, soprattutto con i suoi corsi
distanza.
Il direttore di questo istituto, René Krüger, è stato presente al Sinodo e ha confermato che il pastore Alvaro
Michelin Salomon è stato inserito nel corpo docente come professore invitato della
cattedra di Teologia pratica.
Alvaro Michelin Salomon è
laureato in teologia con una
specializzazione in Nuovo
Testamento e attualmente è
pastore titolare della chiesa
di Montevideo. Continuerà a
curare la sua chiesa e da lì,
settimanalmente, viaggerà
per Buenos Aires. Questo piano, ovviamente, conta sull’appoggio della chiesa di
Montevideo, del rispettivo
presbiterio (che è l’organismo ecclesiastico intermedio), e della Mesa Vaidense.
René Krüger, inoltre, ha segnalato che il decano della
Facoltà valdese di teologia di
Roma, prof. Ermanno Genre,
terrà una serie di lezioni che
sono attualmente in corso. Il
Sinodo ha anche dato il benvenuto alla nuova direttrice
del Centro Emmanuel di Colonia Vaidense, Evelin Höhne, che ha partecipato ai lavori dell’Assemblea.
Proprio riconoscendo la diversificazione e la dinamica
del campo ecumenico, il Sinodo ha incaricato la Mesa
Vaidense, con l’atto 31, di ripetere l’incontro annuale dei
referenti dei presbiteri su
questo tema al fine di avere
un ambito di riflessione e
proposta permanente.
Mezzi di comunicazione
Anche se le chiese del Rio
de la Piata non hanno una
propria radio, tutti 1 presbiteri tengono dei programmi radiofonici, oppure i pastori e
membri delle comunità vengono invitati come opinionisti in diverse circostanze, di
modo che il ministero radiofonico è una vera e propria realtà per cui è meglio
avere una formazione adeguata. Lo stesso avviene per
la stampa, in cui si conta sul
giornale «Pàgina Vaidense»
che ha raggiunto un buon livello di apprezzamento e diffusione. La Libreria Morel di
Colonia Vaidense è anche in
La nuova direttrice del Centro Emanuel, Evelin Höhne
ristrutturazione come centro
di diffusione di testi evangelici. La commissione che si occupa della comunicazione ha
ricevuto dal Sinodo il mandato esplicito di lavorare in
queste aree.
Amministrazione
e gestione delle risorse
Nei nostri paesi è abbastanza difficile evitare le discussioni problematiche sui
temi delle risorse finanziarie. La Mesa Vaidense ha lavorato nel corso del 2000 in
contatto permanente con le
chiese per formulare un preventivo il più vicino possibile
alla realtà sia in riferimento
alle spese sia in riferimento
alle entrate. L’atto 15 la invita a continuare su questa linea di ricerca di un «equilibrio finanziario». Allo stesso
tempo, il Sinodo riconosce la
necessità di un lavoro continuo di educazione sul terreno dell’amministrazione cristiana nelle chiese.
Nomina
della Mesa Vaidense
Con un ampio margine di
voti è stato confermato come
moderador, per il secondo
anno consecutivo, il pastore
Hugo Armand Pilon. Sono
stati anche confermati il pastore Sergio Bertinat come segretario e il laico Alberto Berton come membro. In sostituzione di Ariel Rostan e di
Valdo Machuca, che hanno
lasciato la Mesa per motivi
personali, sono stati eletti Alma Malan e Silvio Charbonnier, nominato poi vicemoderador. Due pastori e tre laici,
due residenti in Argentina e
tre in Uruguay costituiscono,
pensiamo, un sano equilibrio.
Formazione Teologica a Distanza
Facoltà valdese di teologia
Seminario locale a Napoli
Fondamenti di teologia sistematica: il Dio trinitario
27 APRILE Programma
ore 14,30: arrivo e registrazione dei partecipanti
ore 15-19: 28 APRILE ore 9-12,30 introduzione alla teologia sistematica: Pawel Gajewski: Il concetto cristiano di rivelazione. La teologia trinitaria
e 15,30-19: seminario di cristologia:
29 APRILE
ore 8,45-9,15:
ore 9,15-12,30:
Fulvio Ferrarlo: Il significato del Gesù storico per la
cristologia sistematica. Problemi fondamentali di urta
cristologia sistematica.
breve Culto;
Pawel Gajewski: Lo Spirito Santo e l’escatologia.
Quota di iscrizione: L. 50.000.
Soggiorno a Casa Materna, da cena/venerdì a pranzo/domenica, in
camere a più letti: L. 50.000.
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Tutore locale: past. Teodora To.satti, 081-264510
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8
PAG. 8 RIFORMA
Iniziativa ecumenica promossa dal gruppo dei giovani della Fgei di Mortola
Fede cristiana e responsabilità politica
La comunità battista e quella cattolica hanno ospitato uno riflessione a cui hanno contribuito
con le loro testimonianze Angelo Cavagna e Cuglielmo Minervini II lusso di essere spettatori
NUNZIO LOlUDICE
PER alcuni è sembrato un
tuffo nel passato, per altri
un fiammifero acceso nel
buio fitto degli attuali sotterranei. Sono queste alcune
impressioni raccolte dopo
una serie di incontri su un tema che molti si ostinano a
considerare fuori moda: fede
e politica. Eppure c’è ancora
qualcuno che osa, qualcuno
a cui «sudano le mani» (per
usare un’espressione della
Egei), qualcuno che invitando Angelo Cavagna, Guglielmo Minervini a Mortola, li ha
ringraziati molto per aver offerto una boccata di ossigeno
in questo clima asfissiante di
insolente demagogia. Quelli
che osano sono i ragazzi e le
ragazze del gruppo Fgei di
Mortola che, stimolati dal
dossier dell’ultimo campo
Fgei, arrivato sul posto con il
pulmino «Teshuvà», hanno
provato a parlare di società e
di fede e poi a metterli assieme. Quelli che osano sono
due comunità, una battista e
l’altra cattolica che, spinte
dai loro giovani, non hanno
perso l’occasione per riflettere propositivamente sulla
realtà sociale e politica del
nostro paese, tentando di sviluppare una ricerca collettiva
a partire da luoghi concreti e
dalla fede in Gesù Cristo.
L’avventura attraverso i vicoli di questi sotterranei inizia
nel dicembre scorso quando
Angelo Cavagna (promotore
di «Giustizia e pace» dei Dehoniani) invitato dalle due
comunità, avvia un percorso
di formazione, riflessione e
ricerca tesi a destare dal sonno profondo dell’individualismo e dell’utilitarismo e ad
aprire gli occhi verso la socialità. A Cavagna era stato chiesto di offrire un contributo
che tracciasse le linee per un
impegno sociale e civile nella
Un campo profughi in Bosnia
realtà quotidiana che sempre
più genera conflitti. 11 religioso ha presentato l’alternativa
nonviolenta alla gestione dei
conflitti. In uno dei suoi snodi affermava che, cristianamente parlando, la nonviolenza è l’amore vissuto in
mezzo ai conflitti, conflitti
che non vanno ignorati ma
affrontati.
Questo amore offerto dalla
Parola, dal ministero del Figlio Gesù Cristo e diffuso dallo Spirito Santo è un amore di
cui noi credenti siamo testimoni. Queste sono le basi per
scegliere l’alternativa al servizio militare, per respingere
ogni uso omicida della forza,
ossia nella forma della guerra,
per promuovere la difesa popolare nonviolenta. Tali basi
ed enunciazioni si possono
tradurre in fatti e proposte
che incoraggino i giovani alla
scelta della obiezione di coscienza al servizio militare,
alla obiezione alle spese militari, a sostenere il commercio
equo e solidale, ad investire il
risparmio nella banca etica e
ancora molto altro.
A questo punto ci siamo
chiesti se tali contenuti potessero avere un impatto su
una delle agenzie importanti
della politica cioè quella delle
amministrazioni pubbliche.
Lo abbiamo chiesto il 24 febbraio scorso a un cristiano
impegnato nella veste di sindaco di Molletta, dott. Guglielmo Minervini. Ricordiamo che Minervini fu molto
amico e compagno di impegno di don Tonino Bello, il
quale nutriva per lui una fiducia incondizionata. È stato
docente di scuola media superiore e ha insegnato sino a
quando non ha sentito, come
lui scrive, «il dovere di mettersi in gioco» e si è ritrovato
a fare il sindaco della sua
città. Minervini ha saputo
raccontare e comunicare con
passione e coraggio l’esperienza che ha vissuto come
sindaco e come credente.
Provare a governare una
città con una cultura di pace
è stata la scommessa iniziale
del suo impegno con l’istituzione di un assessorato alla
Pace. Questa ovviamente era
una goccia nel mare poiché i
problemi erano marcati da
conflitti strutturali che vanno
dal disagio nel campo del lavoro alla criminalità. Non solo traffico e inquinamento,
quindi, ma anche e soprattutto sviluppo.
Provare a vedere la politica
come la costruzione di un
orizzonte, la visione di un futuro per una città, è stata la
sfida per la quale Minervini si
è impegnato. Nei suoi anni
difficili ma anche affascinanti
c’è una frase di Bonhoeffer
che lo ha sempre accompagnato: «Abbiamo imparato
un po’ troppo tardi che l’origine dell’azione non è il pensiero ma la disponibilità alla
responsabilità. Per voi pensare e agire entreranno in un
nuovo rapporto. Voi penserete solo a ciò di cui dovrete assumere le responsabilità agendo. Per noi il pensiero era
molte volte il lusso dello
spettatore, per voi sarà completamente al servizio del fare». La politica nasce quando
ci assumiamo le responsabilità. Nella politica c’è gente
che prova, e come cristiani
noi siamo chiamati a provare, a cambiare le cose perché
viviamo in un tempo salvifico, tempo in cui il cambiamento diventa realtà.
Gli incontri con questi due
testimoni di pace e di giustizia sono stati partecipati e
coinvolgenti, ricchi di stimoli
per iniziare a reagire al buio e
ritrovare il gusto e la passione per l’impegno verso la società che ci circonda. Si sono
poi svolte altre due iniziative
con i responsabili dell’associazione ecologista «Il filo
d’erba» di Mortola il 7 marzo
e di Amnesty International il
10 marzo. In entrambi i casi
sono state suggerite, nel
campo deH’ecologia e della
tutela del diritti umani, iniziative concrete per sentirsi
protagonisti, dare un senso al
proprio tempo e dimostrare
che si può vivere meglio dedicando il proprio impegno
quotidiano accanto a chi si fa
carico delle contraddizioni in
questo nostro mondo e cerca
delle vie di uscita.
• " Un seminario a cura del 6° circuito delle chiese valdesi e metodiste
Riscopriamo insieme il senso della liturgia
ALIDA CHIAVENUTO
Da alcuni anni il 6” circuito delle chiese valdesi e
metodiste (Lombardia e Piemonte orientale) organizza
degli incontri teologici, a scadenza mensile e di varia durata, rivolti in particolare ai
predicatori locali ma aperti a
tutti coloro che operano nelle chiese del Milanese e delle
province vicine, desiderosi di
aggiornarsi e di riflettere sui
temi della vita delle comunità e sul ruolo dei responsabili. Lo scorso anno la riflessione ha riguardato l’omiletica e quindi ha spaziato dalla
struttura di un sermone ai
linguaggi, ai contenuti, all’attualizzazione.
Quest’anno è sembrato
quasi naturale proseguire in
questo percorso ed entrare
nel merito della liturgica,
quella disciplina della teologia pratica che si occupa
dell’azione cultuale della
chiesa, e quindi della liturgia,
che è l’azione della comunità
cristiana riunita nel culto. Si
tratta di riscoprire e valorizzare sempre e di nuovo il valore dei due termini greci che
compongono la parola «liturgia»: leitos, concernente il
popolo (laos), cioè l’assemblea dei credenti, ed ergon,
azione, cioè il servizio rivolto
al Signore in prima istanza e
poi ai fratelli.
Oggi nelle nostre chiese
non è sempre evidente per
tutti l’importanza della liturgia, che invece si accetta alquanto passivamente e come
un necessario contorno per il
sermone. Non è quindi inutile ripercorrere le tappe storiche e teologiche che hanno
prodotto le nostre liturgie,
perché solo attraverso una
rinnovata comprensione delle parole e dei gesti rituali è
possibile continuare a trasmetterli alle nuove generazioni senza che perdano la loro forza comunicativa. Questo è l’unico modo perché
una tradizione non entri in
rotta di collisione con il nuovo e non venga spazzata via
insieme all’enorme ricchezza
dei suoi contenuti. La tradizione non deve essere imbalsamata, ma proprio per ottemperare alla sua funzione
di trasmissione (tradere), legando il passato con il presente e aprendosi al futuro,
chiede di essere rivisitata e
reinterpretata da ogni generazione e riproposta in modo
consono alla sensibilità del
tempo. L’affascinante percorso esplorativo di questo ciclo
spazia, grazie alla competenza dei relatori (i pastori Milena Beux, Stefano Fontana,
Ursel Koenigsmann), dall’humus ebraico che è all’origine
dei nostri atti cultuali, ai fondamenti storici e teologici
dell’atto di culto per eccellenza che è il Padre Nostro: dagli
abbozzi neotestamentari alla
elaborazione della chiesa cristiana nella sua storia, fino
alle formulazioni della Riforma. L’analisi focalizza le singole fasi della liturgia, evidenziandone l’ispirazione e
le finalità, dall’invocazione
alla benedizione, dalla colletta al canto degli inni.
Per la
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Speciale protestantesimo
Culto evangelico in diretta eurovisione
dalla Chiesa protestante unita di Charleroi in Belgio
tei. 011-655278, fax 011-657542
Presiede il culto il pastore e violinista Jean-Claude Tienpont
Il tema della predicazione;
«La resurrezione, risponde alle nostre angosce»
VENERDÌ 6
AGENDA
TRIESTE — Alle ore 16,30, nell’Aula magna del Seminari^
vescovile (via Besenghi 16), i coniugi Gianni e Miriam Mat.
cheselli parlano sul tema «Testo comune e testo applicativa
per una pastorale dei matrimoni misti interconfessionali».
PALERMO — Alle 17,30, al Centro evangelico di cultura «q
Bonelli» (v. Spezio 43), per il ciclo «Da Lutero a M. L. King»,ji
past. Pawel Gajewski parla sul tema «La dissidenza battisti,
UDINE — Alle ore 18, alla chiesa metodista (piazzale D’An.
nunzio 9), il pastore Arrigo Bonnes parla sul tema «Predicare
per 50 anni l’Evangelo di Gesù Cristo in punta di matita. Pro.
filo di Charles M. Schulz».
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro Lombardini,
tiene uno studio biblico sul tema «L’omosessuale».
Vivo e partecipato è il confronto, che emerge dal dibattito, fra le proposte liturgiche
delle varie chiese, sia nell’area bmv che in quella evangelicale, in Italia come in
altri paesi si sente l’urgenza
che nelle chiese riformate italiane qualcosa cambi, anche
se in modo cauto e senza mai
perdere di vista i riferimenti
della tradizione, in cui ci si riconosce e cbe ci caratterizzano. Tuttavia non si può ignorare il fatto che le nostre comunità stanno trasformandosi per l’afflusso di fratelli che
provengono da diverse esperienze ecclesiali e che forse si
sentono scarsamente integrati in un culto che non trova
eco nella loro esperienza personale. Se non si vuole estraniare i nuovi membri di chiesa e se si crede nella possibilità di un arricchimento reciproco delle culture, forse è
necessario e urgente sperimentare nuovi percorsi.Gli
incontri si svolgono nei locali
della chiesa metodista di via
Porro Lambertenghi a Milano.
BERGAMO —Alle ore 17,30, al Centro culturale protestante
(via Tasso 55), il prof. Daniele Garrone parla sul tema «Omosessualità e pensiero biblico: il rapporto tra i comportamenti
descritti nella Bibbia e le nostre idee in merito».
MILANO — A partire dalle 9,30, alla chiesa metodista (via
Porro Lambertenghi 28), si tiene il primo incontro del sentinario sulla pastorale giovanile organizzato dal 6° circuito
delle chiese valdesi e metodiste. Alla relazione della pastora
Anne Zeli e di Claudia Lupi («La comunità come entità raffi,
gurative») fa seguito il lavoro in gruppi.
8 aprile
ROMA — Alle ore 18, al Centro evangelico di cultura (via
Pietro Cossa 42), il dott. Bruno Ricca e il past. Sergio Ribet
parlano sul tema «Òtto per mille: a che punto siamo?».
9 aprile
TORINO —Alle 17,30, alla fondazione «Carlo Donat-Cattin>
(via Stampatori 4, scala B), Luigi Bettazzi, Alberto Melloni,
Eugenio Costa, Umberto Casale e Alberto Papuzzi presenta
no il documentario di Luca Rolandi «Una giornata al Concilio: l’evento che ha cambiato la Chiesa cattolica» e il libro di
Giovanni Turbanti «Un Concilio per il mondo moderno» (Il
Mulino). Modera l’incontro Pier Giuseppe Accornero.
MILANO — Alle 18,15, al Sae (p. San Fedele 4), per il ciclo su
«Legge e Grazia», Maisa Milazzo parla su «Gesù e la Torà».
TRIESTE — Alle 18, nella chiesa cristiana awentista (v. Rigutti 1), il Gruppo ecumenico organizza un incontro di preghiera in vista della Pasqua.
10 aprile
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TORINO — Alle 20,45, nella sala conferenze del Centro teologico (c. Stati Uniti U/h), il prof. Marziano Guglielminettie
la scrittrice Piera Egidi presentano il libro di Aldo Bodrato
«Storie mancine», presente l’autore. Modera Eugenio Costa.
BOLOGNA — Alle ore 20,45, alla chiesa metodista (via Venezian 3), Giuseppe Cascino introduce lo studio dei capitoli
10-13 della lettera agli Ebrei.
TORINO —Alle 20,45, al tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, per i concerti della settimana santa, il coro e
orchestra da camera di Straubing (Germania) diretto da Gerold Huber esegue l’oratorio «Il Messia» di G. F. Händel.
11 aprile
TORINO — Alle ore 20,45, alla sala conferenze del Centro
teologico (corso Stati Uniti 11/h), i professori Giorgio Straniero e Maurizio Rossi parlano sul tema «Nuovi millenarismi, nuove gnosi, nuovi sincretismi».
VENEZIA — Alle 16, alla sala Tommaseo dell’Ateneo veneto
(San Marco 1897), i proff. C. Vigna, G. Goisis, P. Gregoretti,
L. Illetterati, E. Spanio presentano il libro di F. Tumido «Verità del metodo. Indagine su Paul Ricoeur» (ed. Il poligrafo).
12 aprile
TORINO — Alle 20,45, nel tempio valdese di c. Vittorio, il coro e orchestra «Adoramus» (Londra) diretti da David Hooke
primo violino Nick Evans-Pughe, solisti Mandy Watshane
Ronnie Barham (organo Walter Gatti), eseguono un concerto
di lode con musiche di Vivaldi, Händel, Haydn, gospel e inni
13 aprile
VENARIA (To) —Alle 21, nella chiesa battista (v. Zanellato
53) si tiene una funzione prepasquale con letture, canti, meditazione e animazione, con la corale battista di Torino-Lucento diretta dal m.o Calzi e i solisti Cocumelli e Blandino.
TORINO — Alle 21, al tempio valdese di corso Vittorio Ema'
nude 23, si tiene un culto liturgico della Passione, con santa
cena, a cui partecipa la corale evangelica di Torino diretta da
Flavio Gatti, che esegue musiche di Bach, Bardos, Schütz.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni pf^tn
del venerdì di uscita del settimanafe.
Se
gioventù evangelica
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normale............................L. 50.000
sostenitore.......................... 100.000
estero................................ 65.000
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versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
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via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
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ÌeNERPI 6 APRILE 2001
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PAG. 9 RIFORMA
Continua il nostro dibattito sulle scelte non espresse dell'Otto per mille dell'lrpef
Servire anche con ciò che è imperfetto
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Ricordo con sufficiente
chiarezza i prolungati e talvolta aspri dibattiti che portarono alla sofferta decisione
del Sinodo 1991 di accettare
che la Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e
valdesi) divenisse destinataria della quota dell’otto per
mille dell’lrpef relativa alle
scelte espresse dai contribuenti in suo favore. Una
decisione fu presa ma il fuoco acceso su questo argomento dalle opposte opinioni non si è spento sotto la cenere. Eccoci infatti puntualmente a ridiscutere animatamente su quello che era il
più che probabile interrogativo che prima o poi si sarebbe riproposto. Perché dobbiamo autolimitarci nel gestire ciò che possiamo fare di
bene rifiutando sdegnosa
mente ancora un po’ di denaro da destinare a tal fine?
il campo della diaconia è immenso e non è certo il Signore che ci invita alla parsimonia nel bene operare.
Numerosi fratelli e sorelle
si sono già espressi al riguardo dalle pagine di Riforma
evidenziando sensibilità diverse. Non vorrei pertanto ripetermi su aspetti già toccati
ma soltanto esprimere l’opinione che una accettazione
della quota otto per mille derivante da scelte non espresse non mi sembra cosa sconveniente né che tale accettazione e l’identità evangelica
siano elementi tra loro irriducibili. Ciò che era ed è irriducibile è stato già a suo tempo
individuato e deciso. No alla
destinazione alla chiesa in
quanto tale (culto, attività
confessionali e tutto ciò che a
esse attiene), sì per la diaconia verso tutti nelle forme più
concrete ed efficaci.
Su che cosa dunque ci apprestiamo a discutere ancora? Stiamo scivolando nella
tentazione offertaci da una
legge umana pasticciata e
creata per favorire altri? Perdiamo un’immagine cristallina o perlomeno di rispettabilità? Può darsi. Ma non potrebbe essere vero anche in
questo caso che il Signore si
serve delle cose imperfette e
un tantino sporche di questo
mondo (a cominciare da noi)
perché la sua volontà si compia maggiormente?
L’identità che abbiamo
paura di perdere (nel caso
specifico per l’accettazione
di denaro derivante da persone che, di fatto, ne delega
no l’utilizzo ad altri) deve essere difesa, ma nella misura
in cui non contraddica il fondamento sul quale poggia. E
il fondamento è l’Evangelo
della grazia e della carità.
Talvolta per dare una mano
a chi, spesso suo malgrado,
si trova nel fango, bisogna
sporcarsi il vestito. Non vorrei che un giorno il Signore,
come a ciascuno di noi, chiedesse alla mia piccola e cara
Chiesa valdese: che cosa hai
fatto per i tuoi fratelli e perché non hai fatto per loro
tutto ciò che potevi? E la
chiesa rispondesse: Signore,
io ti ho annunziato e ho indicato le tue vie, ho fatto anche
del bene, ma fino a un certo
punto: ne andava della mia
(non tua) identità.
Emilio Bracco - Trieste
Mi piace I'Opm, ma senza «l'arraffa dove si può»
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In una società complessa
come la nostra, una separazione assoluta tra stato e
chiesa non è possibile. Esenj zioni fiscali, oneri sociali,
¡ pensioni, contributi per gli
edifici, prestiti agevolati, sono tutte voci che non è possibile rifiutare in blocco senza
uscire dal mondo. Per ogni
spesa che facciamo paghiaùo qualcosa in imposte, ci
aspettiamo un ritorno come
.servizi pubblici o garanzie
perii futuro, mi pare normale
che ci sia un ritorno anche
perla nostra chiesa. Sono
quindi favorevole a chiedere
e impiegare fondi pubblici
periavita delle nostre chiese.
Però ci muoviamo su un terréno minato: che tipo di contributi dobbiamo chiedere,
fino a che livello? La politica
dell’arraffa-arraffa, prendere
j tutto quello che ci riesce, non
I mi piace proprio. Dobbiamo
cercare una linea di compromesso, sapendo che è un
compromesso, possibilmente
di qualche significato.
L Non mi piace affatto l’in(ghippo congegnato vari de?cenni fa che scarica sullo staffo gran parte degli oireri so-Ciali per la pensione dei paI stori. Ci siamo messi sullo
( Stesso piano della Chiesa cattolica (l’inghippo è stato inventato per i preti), anzi le
¡tacciamo da copertura per
iin’operazione che è un privilegio riservato agli ecclesiastideper di più un’operazione
poco nota e pubblicizzata; ci
danniamo sull’Otto per milma dimentichiamo volentieri che accettiamo da devenni un consistente aiuto a
tostegno della predicazione.
Tutto sommato, mi piace
•ppni, un modo pubblico e
dichiarato di chiedere allo
stato un contributo per la
toia chiesa. Non mi rallegra
invece che dia il suo Opm alta mia chiesa anche chi non
no fa parte (anche se non
posso conoscere le sue ragioniné proibirlo). Il discorso
nlte noi spendiamo i soldi
®®glio dello stato non mi
Pjace affatto, mi mette a disamo. Credo nello stato (lo ser® fedelmente da 37 anni) e
nalla distinzione dei ruoli,
?ttmdi preferirei che lo stato
■topiegasse meglio la sua parfondi dell’Opm (la legge
mette alla Chiesa cattolica (e
altre: ebrei, luterani, avventisti, ma l’inghippo è stato inventato per la Chiesa cattolica) di mettere le mani sulTOpm di chi non non lo ha
destinato (le cosiddette «quote non espresse»). Per arraffare di più si gioca sull’ignoranza e la passività di chi non firma rOpm perché non ne capisce il meccanismo, non sa
che astenendosi finanzia soprattutto la Chiesa cattolica.
E quindi sono contrario a
metterci su questa via maliziosa. Dovremmo chiedere
che il meccanismo dell’Opm
sia più pulito e meglio spiegato, cercare di diminuire e annullare l’astensione per ignoranza, non proporci di approfittarne anche noi. Chiedere
al valdesi di dare l’Opm alla
loro chiesa mi sembra corretto, mettere le mani sull’Opm
di chi neppure sa cosa siano i
valdesi (e non intende affatto
finanziarli) mi sembra disonesto. La Chiesa cattolica lo
fa, ma io ho la presunzione
che la mia chiesa sia più pulita, non pratichi la politica
dell’arraffa dove si può.
«Pecunia non olet», i soldi
non hanno odore, non importa come ci mettiamo sopra le mani, ci dicono in tanti, pensiamo alla beneficenza
che potremo fare con questi
miliardi. Più che l’ipocrisia di
chi pensa che una parte (non
piccola) di questi miliardi resteranno per noi, mi spaventa l’arroganza di questo discorso: noi siamo bravi e
onesti amministratori, giudici competenti dei bisogni altrui, noi sappiamo fare il bene. Dieci anni fa abbiamo
chiesto TOpm per le necessità della nostra chiesa, senza
ipocrisie, ponendo dei paletti
chiari: nulla per la predicazione, solo le quote destinate
proprio a noi, una parte al di
fuori della chiesa come segno
della consapevolezza dei nostri limiti. Oggi tutto questo
sembra superato, resta soltanto la nostra capacità di
spendere bene i miliardi, non
importa come arrivano. Tutte
le scelte della chiesa dovrebbero partire da una confessione di peccato, in questo
caso c’è solo l’orgoglio del
miliardario buono.
Giorgio Rochat-Milano
'^'gore non lo consente,
Prevede la loro dispersione
campi più diversi, quindi
Pesso discutibili), anziché
, *®^6rli per la mia chiesa
fi sa spendere bene. Non
^'Pfece affatto la brillante
P fiblicità che facciamo al
stro Opm su giornali ester], al nostro mondo. Chiedere
(.iVPjri ai valdesi è giusto,
Ilo a chi non è valdese
m,? . ’^*va giustificazione
’"'Jfale e vocazionale.
Corf/ Stessa ragione sono
uo l’inghippo che per
No alla «sindrome di Schindler»
Sono contrario all’accettazione dell’Opm derivante da
scelte inespresse, ma se avrà
prevalso l’opinione favorevole
non ne farò un dramma.
1) Quando il Sinodo ha accettato la partecipazione alla
ripartizione dei fondi Opm,
scegliendo di non accettare
parte delle quote inespresse
non ha solo scelto un’opzione piuttosto che un’altra, ma
ha sancito un principio, coerente con la tradizione riformata dell’educazione alla responsabilità. Da allora a oggi
la cultura in cui siamo inseriti è da questo punto di vista
peggiorata. La nostra è una
società che a tutto educa meno che alla capacità di scelta, al rischio delle proprie opinioni, al coraggio di un gesto consapevole. Nelle scuole
si praticano test che definirei
criminali in cui gli studenti
devono scegliere la risposta
esatta (fra tre possibili) a delle
domande, ottenendo un punto in caso di risposta giusta,
perdendone uno in caso di
errore e restando a zero nel
caso di «astensione» dalla
scelta. Bell’esempio di incitamento a non scegliere. Poi
non lamentiamoci se i giovani non vanno a votare... Di
contro ricordo il bel titolo,
anche in traduzione italiana,
a cura di Gino Conte, di uno
scritto di Karl Barth: La Riforma è una decisione. E molti
non valdesi e non credenti
firmano nella nostra casella
proprio per questo richiamo
alla coscienza individuale.
2) Verso la fine del film
Schindler’s List di Spielberg,
l’industriale tedesco protagonista, che ha appena salvato
più di mille suoi operai ebrei
dal lager, facendoli considerare alle autorità indispensabili per propri stabilimenti, di
fronte al precipitare della crisi bellica del Reich, si affanna
a cercare di metterne in salvo
altri, sempre di più. Poi cade
preda dello sconforto e dell’angoscia in quello che è il
momento a mio avviso più
tragico del film: è infatti evidente che, per quanti sforzi
Schindler faccia, la sua azione sarà sempre insufficiente.
Salverà più di mille ebrei (e,
dice una didascalia, nel mondo oggi, 1994, sono 6.000 i loro discendenti), ma sarà tormentato dal rimorso: «Avrei
potuto fare di più», dice al fido contabile Stein. Certo,
sempre si potrebbe fare di
più, soprattutto di fronte alla
sofferenza del mondo. Così
infatti («Si può fare di più»)
suona una nota canzone che
scandisce alcune manifestazioni di beneficenza.
Ma, fermo restando che è
sempre lodevole cercare di
aiutare gli altri, può essere
pericoloso farsi prendere
dall’ansia di aiutarne sempre
di più: l’aumento dei casi di
sofferenza, e soprattutto della loro visibilità (dovuto allo
sviluppo dei media) può portare a atteggiamenti pericolosi benché sostenuti da motivazioni nobili: il caso delle
adozioni internazionali «facilitate» da mediatori di pochi
scrupoli è emblematico (chi
non vorrebbe aiutare bambini che fanno la fame?) e ben
vengano le strettoie poste a
questa pratica dalla legge di
recente approvazione. Riten
go in generale che anziché
puntare al numero delle iniziative occorra puntare ad
aumentare le persone che se
ne facciano carico, in maniera consapevole. «Chiunque
salva una vita, salva il mondo
intero», dice un’altra epigrafe
al film di Spielberg.
Detto questo, se la nostra
scelta sull’eventuale accettazione delle quote non espresse non andrà a cadere nel
vuoto di dibattito (lo dimostrano i contributi favorevoli
o contrari, ma in genere tutti
sereni nei toni, su queste pagine), ma si collocherà su
uno sfondo di iniziative diaconali, di predicazione, di
partecipazione dei singoli
credenti alla vita sociale nel
proprio contesto e anche,
perché no?, alla vita politica
del paese, credo che, qualunque sia la decisione sinodale,
avremo gli strumenti per evitare di ammalarci della «sindrome di Schindler»: si tratterà di fare una seria riflessione sul fatto che abbiamo pur
sempre dei limiti, che niente
e nessuno (nemmeno la fede)
ci autorizza a sentirci salvatori di un’umanità purtroppo
dolente e ferita, e si tratterà
di dare il proprio contributo,
tutti, ad alleviare le sofferenze, mirando a coinvolgere altri in questo cammino.
Alberto Corsani
Torre Pellice
«Binario
immondizia»
di emergenza, tra comuni
della stessa regione.
Dietro la protesta non c’era
la camorra, anzi se vogliamo
dirla tutta c’è stato il politico
locale che ha guidato la massa. La camorra non c’entra.
La camorra c’entra nel controllo delle 450 discariche
abusive dislocate su tutto il
territorio regionale dove per
anni si è versato di tutto, anzi
la grande preoccupazione è
quella che adesso la camorra
si propone come fornitrice di
soluzioni alternative come,
ad esempio, impianti di stoccaggio dei rifiuti in luoghi in
cui è «garantito» il beneplacito della popolazione. La commissione parlamentare istituita sull’emergenza rifiuti in
Campania ha riconfermato
che la Regione per anni è stata la «pattumiera del Nord». I
componenti della commissione avanzano, si legge nel dossier presentato al presidente
della Camera, Luciano Violante, anche una richiesta al
prossimo governo: un monitoraggio di alto profilo scientifico ed epidemiologico per
verificare se c’è un rapporto
causa-effetto tra la presenza
di impianti di smaltimento
dei rifiuti e l’aumento dei tumori e malattie infettive, soprattutto nell’area vesuviana.
Sono passati sette lunghi
anni da quando è iniziata
l’emergenza. Prima ai prefetti
nel 1994, poi nel 1996 al presidente della Regione con il
susseguirsi di piani e progetti, modificati nel corso del
tempo, presentati dall’Enea
(Ente nazionale energia alternativa) fino ad arrivare all’ultimo decreto Ronchi 3 che
prevede la chiusura definitiva
delle discariche con l’obbligo
della raccolta differenziata. I
commissari e i subcommissari promettono che nel giro
di 10-15 giorni tutto ritornerà
alla normalità. I sistemi adottati che hanno permesso di
far fronte all’emergenza sono
stati in primo luogo la vagliatura che ha permesso di dividere i rifiuti per poi imballarli
producendo ecoballe, e i siti
di stoccaggio. Questi ultimi
sono la massima preoccupazione perché sono delle vere
e proprie «bombe ecologiche» e per evitare che scoppino non c’è altro modo che
trasferirle nelle regioni dove
esistono i termodistruttori
che le trasformano in energia. Si costruiranno tre termodistruttori per smaltire i
combustibili da rifiuto e un
termovalorizzatore nell’area
regionale a cui sarà data la
massima cura, precisione, e
sicurezza nella realizzazione.
I ritardi che si sono accumulati, si diceva, sono spaventosi, specialmente nelle
grandi città, ma questa emergenza ha sollecitato tutti a
iniziare la raccolta differenziata come avviene a Napoli,
mentre nei piccoli centri i
sindaci in questo tempo hanno pensato a dire di no agli
impianti di stoccaggio o di
vagliatura, e non hanno fatto
nulla per rispettare l’impegno della raccolta differenziata. L’emergenza continua.
Salvatore Cortini
Scuola all'Istituto La Noce di Palermo
LITURGIE E REGISTRI ECCLESIASTICI
- PER LE CHIESE EVANGELICHE
LA CENA DEL SIGNORE
La Commissione liturgia delle chiese battiste, metodiste e
valdesi ha appena prodotto un nuovo fascicolo di liturgie:
quello per la Cena del Signore. Il costo di questo fascicolo
(pp. 51, formato 18x24) è di L. 5000 (più spese postali).
Per le liturgie del culto domenicale è anche disponibile il
fascicolo del periodo di Avvento, Natale e tempo dell’Epifania. Il costa di questo fascicolo (pp. 75, formato 18x24 cm) è
di L. 8.000 (più spese postali).
Sono disponibili anche quattro fascicoli di «Atti liturgici»:
Il fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il battesimo dei
credenti, il battesimo dei figli dei credenti, la confermazione, l’ammissione di nuovi membri già battezzati in una
chiesa non evangelica e l’accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costo di questo fascicolo (pp. Ili, formato
18x24 cm) è di L. 10.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 2 contiene le liturgie speciali: per il culto
del rinnovamento del patto (di tradizione metodista), per il
culto del 17 febbraio (Settimana della libertà), per la consacrazione al ministro pastorale per le chiese valdesi e metodiste, per la presentazione di diaconi/e e per l’insediamento
nelle comunità locali di pastori anziani e diaconi. Il costo di
questo fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di.L. 5.000
(più spese postali).
Il fascicolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimòni celebrati in chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le benedizioni di matrimonio precedentemente celebrati in sede
civile. Il costo di questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm)
è di L. 5.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 4 degli «Atti liturgici» prodotti. Il fascicolo
contiene diversi schemi di liturgie per i funerali, preghiere
per situazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o madre, ecc.), una scelta dì testi biblici adatti
per la lettura in questa circostanza. Il costo del fascicolo
(pp. 88, formato 18x24 cm) è di L. 8.000 (più spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche
i testi delle liturgie anche in floppy disk (in formato Rtf, specificare solo se si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici:
• atti di battesimo:
• atti di sepoltura:
• atti di matrimonio;
• atti di benedizione di matrimonio.
I registri sono utilizzabili da tutte le chiese evangeliche, salvo il registro degli atti di matrimonio che è predisposto per le
chiese valdesi e metodiste. Il costo di ciascun registro (pp.
100, formato 26x35) è di L. 50.000 (comprese spese postali).
Rivolgersi all’amministrazione di «Riforma»: via San Pio V
15,10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
10
PAG. 10 RIFORMA
RIESI, 140 ANNI DEL
SERVIZIO CRISTIANO
GIUSEPPE PLATONE
«Quei testimoni iniziali ci
hanno lasciato un’eredità affa^
scinante e difficile, altri in questi anni hanno raccolto il testimone e tentato di dare corpo a
questa speranza. L’amore, appunto, è sperare contro speranza...». In piazza Garibaldi, a Riesi, Gianni Genre, moderatore
della Tavola valdese, predica
con passione l’agape di cui scrive Paolo nella lettera ai Corinzi.
Sulla piazza ci sono svizzeri, tedeschi, francesi, ex membri delle tante comunità residenti al
Monte degli ulivi e, ovviamente,
tanti riesini. Sono venuti anche
da chiese evangeliche lontane
per questo culto in piazza. Per i
40 anni del Ser- _____________
prospettive di una terra che,
pur avendo mille potenzialità,
non riesce ancora pienamente a
decollare. Ma i segnali positivi,
anche e soprattutto a Riesi, non
mancano. Se si confronta la cittadina, ormai ridotta a 12.000
abitanti, con i comuni limitrofi
essa ha certamente, come nota
con una punta d’orgoglio il sindaco, Giuseppe Micciché, una
marcia in più.
I nuovi insediamenti industriali, non ultimo uno ad alta
tecnologia (la saldatura al titanio), derivano da «costole» di
quella scuola e officina meccanica voluta da Vinay e dall’industriale svizzero Paul Oertli nel
lontano 1967. Oggi girano più sol
vizio cristiano,
l’opera fondata // vÌllaQQÌO dell'utOp 'ia
da Tullio Vinay ^ se è evidente che
nel 1961 a Riesi,
la nuova direzione, assunta
con determmata
energia dalla pastora valdese Eliana Briante, originaria di Pachino (Siracusa), ha organizzato una serie di
manifestazioni importanti che
dureranno tutto l’anno. Ma l’ultima in ordine di tempo, svoltasi nello scorso fine settimana,
ha certamente segnato un momento forte nei confronti di
quest’opera siciliana che fin dal
suo sorgere ha fatto discutere,
ha diviso e riconquistato sempre e di nuovo gli animi.
Il villaggio sul Monte degli
ulivi, splendido nelle sue forme
architettoniche volute da Leonardo Ricci, si trova oggi di
fronte a scelte difficili. Il convegno di studio e l’annuale assemblea degli Amici del centro ha
fornito una prima serie di indicazioni che andranno vagliate,
verificate. Ma al di là della cronaca degli eventi, su cui Riforma tornerà, ripensando a questi
tre giorni intensi a Riesi, di festa
e riflessione, ci sono alcuni
aspetti che colpiscono. Intanto
la partecipazione; molta gente
intorno al Servizio cristiano, e
non solo gli amici del Nord, ma
anche tanti siciliani. Poi una
nuova attenzione nei confronti
del «politici» locali e regionali,
visti come partner di una progettualità democratica. E infine
una forte tensione ecumenica.
Lo stesso logo del quarantennale è stato ideatola un prete di
Agrigento vicino alla «scommessa» evangelica di Riesi.
Leoluca Orlando, candidato a
diventare «sindaco della Sicilia», ha ragionato a lungo di
fondato da Tullio
Vinay è ancora oggi
una frontiera
e una sfida per tutti
un maggiore benessere economico non coincide
con un progresso
culturale e democratico. Il muro
di gomma è sempre e ancora lì.
******* Tutto e il contrario di tutto. Non più la mafia
che spara ma una cultura contorta e distruttiva. Essa è viva
più che mai. Nel contrastarla, il
Servizio cristiano in quarant’
anni ha fatto moltissimo. Con le
sue scuole (tra l’altro o^ registrano un alto indice di frequenza), il consultorio, i corsi
di formazione, l’impegno nell’agricoltura biologica, nel campo industriale, con la vita stessa
della comunità intemazionale e
locale, il Servizio cristiano costituisce un segno di speranza.
Una sorta di provocazione al
cambiamento.
Quarant’anni dopo, questo lavoro diversificato continua in
mezzo a difficoltà e speranze ma
riceve oggi impulsi nuovi dalla
sua nuova direzione, che per la
prima volta è retta da una donna siciliana. Quel villaggio
dell’utopia, che è ormai parte
della cittadina di Riesi, rimane
nel cuore di molti come una
frontiera. Un laboratorio in cui
sperimentare sui campo se ciò
in cui crediamo può realmente
vivere. L’esperienza storica e le
prospettive che scaturiscono dal
bilancio quarantennale aprono
U cuore alla speranza. Ma la sfida, ancora una volta, è realmente difficile. Chi oggi, come ieri, è
entrato in questa vigna per lavorarla ha bisogno della compagnia solidale delle nostre chiese.
Anzi di più. A Riesi il destino
stesso del protestantesimo europeo è sottoposto a una prova
fronte a una sala affollata sulle di tenuta e credibilità.
L Fxo Delle ààixi
IH
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
Via S. Pio V, 15-10125Torino, tei. 011/655278-fax
011/657542 e-mail; redazione.torino0rifonna.it;
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D’Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Giari Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi
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valli valdesi) E 30.(X)0. Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola E1.000
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo delia testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 13 del 30 marzo 2001 è stato spedito dall’Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 28 marzo 2001.
2001
Anociato alla
Unione stampa
periodica italiana
venerdì 6 APRILE 2oq,
La globalizzazione dei mercati e la crescente prostituzione
La sfida del progetto «Ruth»
Per le organizzazioni criminali, la tratta delle donne è diventata
la terza fonte di guadagno dopo il traffico delle armi e della droga
JENS SIELMANN
U Riforma n. 10 del 9 marI zo è stata dedicata un’in
tera pagina al progetto «Ruth»
contro la prostituzione e la
tratta delle donne, avviato dal
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei. Anche chi dà uno
sguardo solo superficiale al
fenomeno della tratta si accorgerà che esso è legato alla
globalizzazione dell’economia, alla malavita e alla prò-.
stituzione stessa. Vale la pena
fare alcune riflessioni.
La globalizzazione dell’economia porta con sé un
sempre più rapido arricchimento dei paesi tradizionalmente già ricchi e un impoverimento e sfruttamento dei
paesi poveri. Nella «fortezza»
Europa, nella quale si parla
tanto di mercato libero, di
scambio non regolamentato
di merce e di flusso liberalizzato di denaro, le porte si
chiudono se a questi flussi
partecipa gente che vuole
fuggire dalla miseria dei propri paesi di origine. È una
crudeltà che puzza tanto e
smaschera il sistema economico che vuole ingannarci,
promettendoci una vita migliore. Libero flusso di denaro e di merce ma le persone,
per favore, non fatele entrare
da noi. Questa è la vera faccia
della globalizzazione, tanto
amata da chi si accinge a governare il nostro paese. In
quest’ottica è chiaro che le
tendenze xenofobe fanno
parte del sistema stesso.
La prostituzione forzata
Poiché l’ingresso nel nostro
paese non è facile, l’accesso
clandestino rappresenta l’alternativa. Ed è qui che si inserisce il sistema della malavita.
La tratta delle donne oramai
è diventato per le organizzazioni criminali il terzo settore
di guadagno, dopo il traffico
delle armi e della droga. Giovani donne provenienti dai
paesi più poveri, con l’inganno di trovare lavoro, vengono
rese schiave e avviate alla
prostituzione forzata. La malavita, d’altro canto, ha la
possibilità di ricavare grosse
entrate perché forte è la domanda che alimenta tale
mercato anche all’intemo del
nostro paese. La terza riflessione è sulla prostituzione come fenomeno culturale.
Nel lavoro che come volontario svolgo con il «Centro
donne antiviolenza» (Cedav)
di Messina per il progetto
«Dal buio alla luce» finanziato
dal fondo del dipartimento
Pari opportunità, emerge che
grande rilevanza ha il fattore
culturale nella comprensione
del fenomeno. Da un lato la
prostituzione a Messina è
emarginata e fuori dalla vista
della cittadinanza, infatti le
ragazze costrette alla prostituzione si ritrovano nella
Cortina del porto, zona abbastanza isolata. La gente così
non si accorge dell’esistenza
del fenomeno e non si deve
confrontare con esso. In considerazione di ciò il progetto
del Cedav ha cominciato proprio con la sensibilizzazione
della cittadinanza nei confronti delle ragazze del porto.
Poche però le reazioni, in
quanto la prostituzione risulta ancora un grande tabù.
I dienti delle prostitute
D’altro canto, andando in
giro con le unità di strada, ci
si accorge dell’enorme numero di clienti che girano per le
strade per scegliere una prostituta. Sono padri di famiglia,
ricchi con automobili di grossa cilindrata, ma anche persone dall’aspetto meno abbiente. Potremmo parlare di un
«tabù accettato» per esprimere l’ambiguità della prostituzione. Ancora una volta ci troviamo di fronte a fenomeni
legati a una cultura patriarcale ancora oggi radicata nella
nostra vita, che vede la donna
come merce, come oggetto e
non come persona.
Mentre le leggi hanno lasciato alle spalle questa cultura (risultato fondamentale
del cambiamento è la legge
sullo stupro che definisce lo
stupro non più come reato
contro la proprietà del padre
o del marito della donna stuprata, ma come reato contro
la donna) nelle nostre teste
vagano ancora tante idee di
un passato e di una cultura
millenaria. Faccio solamente
un esempio. Le coppie che incontro nel mio lavoro pastorale ridono sempre se spiego
loro che la tanto amata tradizione del padre che accompagna sua figlia in chiesa per
«consegnarla» allo sposo simboleggia un passaggio di proprietà: il padre cede i diritti di
proprietà al genero. In genere
gli sposi mi guardano in modo strano e ridono. E ci sarebbe, forse, da ridere se non ci
fossero altri segni di questo tipo di cultura che fanno della
prostituzione un mercato che
va a gonfie vele. Ha ragione, e
non è secondo me superata,
Simone de Beauvoir quando
dice che la prostituzione è la
via di fuga legittima del maschio dal matrimonio nella
cultura patrimoniale. È proprio da questo punto che
dobbiamo partire per capire
il fenomeno e per trovare delle possibili strategie a favore
delle donne sfruttate e private
della loro dignità.
Il lavoro centrale deve essere un contrapporsi a questo tipo di cultura. Sensibilizzare non solo la clientela, ma
la grande parte della gente
che si mostra indifferente o
piena di pregiudizi davanti
a questo fenomeno. È necessario fare formazione nelle
scuole, sensibilizzazione nelle comunità, perché sono
certo che anche fra chi frequenta i nostri culti c’è chi
frequenta le prostitute o giu
stifica almeno la loro esisten
za. Nelle nostre comunità
dobbiamo fare un ampio discorso sulla nostra identità
sessuale e di genere. Senza
questa riflessione non arriveremo mai a scoprire le tracce
di una cultura patriarcale
millenaria presenti anche nei
nostri modi di pensare.
Uscire dal giro
Accanto a questo lavoro
culturale ci dev’essere il lavoro diretto verso quante ven
gono sfruttate. Dare alle ra
gazze la possibilità di uscire
dal giro, di ricevere una formazione che permetta loro di
trovare un posto di lavoro degno di essere chiamato tale. È
fondamentale, poi, potersi riferire a una rete nazionale fra
tutte le organizzazioni che
operano in questo campo,
perché l’intreccio fra la globalizzazione, la malavita e la
cultura patrimoniale si può
sciogliere solo con una forte
rete di solidarietà. È proprio
questa la sfida che il progetto
«Ruth» propone all’attenzione delle nostre chiese. Siamo
pronti a metterci in gioco?
DI tanto in tanto viene riportato alla nostra attenzione il problema ecologico.
Troppo raramente, data la
gravità della situazione. Nei
giorni scorsi i nostri telegiornali ci hanno deliziato con le
immagini (particolarmente
gradite nelle ore dei pasti)
delle montagne di spazzatura
abbandonata lungo le strade
e le piazze di alcuni grossi
paesi della Campania e le
conseguenti proteste di sindaci, assessori e cittadini.
Non meno vivaci sono state le
proteste per Tinquinamento
elettromagnetico provocato
dalle antenne radiotelevisive
collocate senza criterio e senza limitazioni nei pressi di
scuole, asili e ospedali.
Sempre più pesante è l’inquinamento derivante dal
traffico automobilistico, L’Organizzazione mondiale della
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Famiglia e morale
Luca Fontana riprende
l’argomento della tragedia
di Novi Ligure rispondendo
ad alcune osservazioni dei
lettori relative a un precedente articolo e a un presunto suo attacco al cattolicesimo, e precisa (n. del 2329 marzo): «Il cattolicesimo
di cui ho parlato fa parte di
quella morale di superficie
molto diffusa in Italia, dove
quasi non esiste distinzione fra morale personale e
dottrina cattolica (...). Morale che a me appare del
tutto deresponsabilizzante.
Pensate al giornalista televisivo che domanda ai parenti della vittima: “Perdona l’assassino?’’. Questo
concetto viene dalla pratica
cattolica della confessione,
istituto che demanda a un
altro di decidere per la nostra coscienza. L’avversione alla confessione è un tema tipico del protestantesimo, da me condiviso e anche da alcuni cattolici, si
veda Hans Kùng. Vorrà pur
dire qualcosa che il prete
che ha celebrato i funerali
di madre e bambino era lo
stesso ebe per anni ha confessato Erika!».
IL MATTINO
Europa e famiglia
Alceste Santini, in un
commento di prima pagina
(26 marzo), parla di come la
crisi della politica «ha toccato in profondità pure la
famiglia, la cui concezione
rorhana, cristiana e moderna, quale si configura nella
nostra Costituzione (art.
29) come "società natura
le”, ha certamente bisogno
di essere ridefinita», compito che non può essere, dice,
lasciato alla chiesa. Avendo
scritto prima della pubblicazione del «decalogo» della Gei sulle prossime elezio
ni, prosegue Santini auspicando un dibattito tra cattolici e non cattolici, perché
la famiglia «dovrà figurare
pure nella “Carta dei diritti
fondamentali dell’Unione
europea”, la cui stesura
non è definitiva». Essa «distinguendo tra “diritto di
sposarsi” e “diritto di costituire una famiglia”, lascia
aperta la questione». Con;
elude l’articolo che oggi
questo istituto «inserito ormai in una società sernpre
più multietnica e pluriculturale, ha bisogno di un
nuovo patto inteso (...) come crocevia di elementi naturali e culturali».
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polmoni, nonostante le fin^
stre chiuse. Lo sfruttameo
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intensivo poi del terreno
sanità ha pubblicato di recente i risultati di un’inchiesta condotta in quattro stati
europei: Italia, Francia, Austria e Svizzera. Le morti accertate ogni anno, causate
daU’inquinamento automobilistico, sono oltre 30.000 e
centinaia di migliaia sono i
casi di asma e di bronchite
cronica, soprattutto fra i
bambini. Un costo economico valutato all’1,7 per cento
del prodotto nazionale dei
quattro paesi. Lungo le strade delle città congestionate
dal traffico è stato scoperto
che si formano micidiali polveri invisibili composte da
migliaia di sostanze chimiche, molte ancora poco note,
provenienti da pneumatici,
asfalto, gas di scarico, bruciatori di metano. Neppure il
tanto decantato uso delle auto catalizzate può arrestare
questo flagello, che si insinua
nelle nostre case e nei nostri
tivabile per sfamare i 6®
liardi e mezzo di abitanti o®
la Terra, unito alla costati
desertificazione, sembra ^
male ormai inarrestabi®
devastante.
Che fare? Se vogliamo s
pravvivere dobbiamo ca
biare stile di vita, senza PL
dere tempo. È ancora valio
compito affidato dal Creai
ad Adamo di lavorare e cus
dire il giardino dell’Eden.
che se noi non viviamo p®
quel giardino, siamo
sempre responsabili j
ra di questo pianeta.
no può impunemente
menticarlo.
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«l'alio
(Rubrica «Un fatto, ut
mento» della trasmissione »
diouno «Culto evangelico» c
dalla Fcei di domenica 1 ° tp
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i Per gli interventi di protezione civile
Una nuova sala operativa
Il prefetto di Torino Achille Catalani ha inaugurato lunedì 2
aprile al Comune di Pinerolo la nuova «sala operativa e sala radio» del Centro operativo misto (Com) che ha il compito, ormai
da alcuni anni, di pianificare e coordinare a livello pinerolese gli
interventi di protezione civile. Il Com, che nel giorni dell’alluvione di ottobre ha ricoperto un ruolo importante nel collegare i
vari interventi sul territorio, ha così finalmente una sede adeguata al suo ruolo in alcuni locali predisposti nel corso delle ristrutturazioni del municipio di Pinerolo. In merito all’alluvione
di cinque mesi fa poi la cerimonia di lunedì è stata anche l’occasione da parte delle istituzioni per ringraziare le associazioni di
volontariato per il lavoro svolto durante l’emergenza.
* Cè preoccupazione tra gli allevatori
Le malattie degli animali
Si discute molto dell’impatto che il problema Bse ha avuto
sui nostri comportamenti in materia alimentare e sull’attività
zootecnica ma poco si dice sulla questione afta. Per carità, la
malattia non è trasmissibile all’uomo e dunque i rischi diretti
sono inesistenti; tuttavia il rischio di infezione anche in Italia
non si può certo escludere, e con quali danni è facile immaginarlo. Intanto per evitare che gli animali entrino in contatto
con altri potenzialmente infetti, specifici provvedimenti del
governo ne bloccano lo spostamento; il decreto scade fi 4 aprile ma se venisse confermato il divieto di spostamento come
potrebbero salire agli alpeggi le migliaia di pecore e capre che
ogni anno vanno al pascolo in montagna?
Riforma
Fondato nel 1848
Due iniziative sabato 31 marzo hanno ruotato intorno al problema idrico non solo locale
L'acqua sarà il petrolio del XXI secolo
Sio 0 livello planetario sia a livello locale, la gestione delle acque e la loro trasformazione devono
contemperare possibilità di sviluppo e salvaguardia di una risorsa che non è inesauribile
DAVIDE ROSSO
PERVALDO ROSTAN
L>ACQUA è contemI poraneamente risorsapreziosa e minaccia. È
comunque opinione comune che sull’acqua si
giocheranno, nel secolo
appena iniziato, a livello mondiale, partite di
forte impatto economico
e di conseguenza sociale.
Non a caso l’acqua è stata definita il «petrolio del
21° secolo». E, senza nessun collegamento operativo, sabato scorso il Pinerolese ha visto due
momenti di confronto
proprio sulla risorsa acqua: un convegno dei
Ùons in vai Pellice e uno
del comitato di difesa del
Chisone e dei suoi affluenti, al pomeriggio, sui
progetti di costruzione di
nuove centrali idroelettriche sul Chisone e sul
Gennanasca.
L’acqua dolce rappresenta appena il 2,5% del
totale dell’acqua presente sulla Terra e di questa
; soltanto l’l% è realmente
^ponibile. E chi ne uti: fea di più? Gli usi civili
ee prendono il 7%, l’industria il 24% e il 69%
'iene utilizzato dal settote agro-zootecnico. Negli
Usasi utilizzano all’anno
‘00 metri cubi d’acqua
Iter persona, in Australia
?to®o a 800, in Ruanda o
toEtiopia a 6. Se ci spo®hamo in Piemonte scoprilo che dei 14 miliartodi metri cubi d’acqua
‘-he cadono annualmente
*ulnostro territorio, la
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a. NesJ
lente
metà se ne va direttamente in Adriatico, mezzo miliardo va per usi civili e altrettanto per il settore industriale: 6 miliardi di metri cubi vengono
utilizzati dal comparto
agricolo, spesso in modo
assai poco razionale.
E il Pinerolese è ricco o
povero d’acqua? Al di là
di eventi eccezionali la
piovosità è buona ma la
conformazione del terreno e i prelievi antropici ci
fanno dire che l’acqua è
comunque assai preziosa
e che le punte di portata
minima dei nostri torrenti (generalmente in ago
°fi)toger1a - oreficeria - argenteria
‘VfaUo . perle australiane
gioielli
Croci
ugonotte
»»fica: thè
niOotz
teste delmdStrogiOielli.com
i; 10064 Pinerolo IO - lei 0W139 /55G
sto e in inverno) sono frequenti. Dello sfruttamento delle acque per fini idroelettrici preoccupa,
come si è sottolineato
nell’incontro di Perrero,
tra l’altro proprio il fatto
che i torrenti potranno
contare per lunghi tratti
del loro corso solo sul rilascio minimo vitale, cosa che impoverirà i torrenti ed eliminerà la loro
capacità autodepurativa
oltre a mettere a rischio
di estinzione numerose
specie ittiche.
Eppure i progetti parlano di sistemi di centrali
idroelettriche con canalizzazioni e tubazioni che
interessano praticamente
tutto il tratto del Germanasca che va da Villa di
Prali a Pomaretto, coinvolgendo anche molti
suoi affluenti, e per il
Chisone la situazione
non è certo migliore con
uno sfruttamento previsto che va da Pourrlere a
Porte. Sfruttamento intensivo quindi con un
aumento della produzione elettrica rispetto all’attuale per quel che riguarda la vai Chisone
non rilevante mentre per
la vai Germanasca certamente più consistente
(qui la produzione passerebbe da 1,8 megawatt a
13) ma comunque irrisoria rispetto a quanto prodotto da centrali a gas
come per esempio quella
da 700 megawatt in progetto a Cumiana.
Il ministro in visita a Pinerolo
Mesi: il ponte sul
Chisone va rifatto
Una mattinata intensa
quella che si è vissuta lunedì 2 aprile in Comune
a Pinerolo. AlTinaugurazione della nuova «sala
operativa» del Centro
operativo misto (Com)
infatti è seguita la visita
del ministro dei Lavori
pubblici, Nerio Nesi,
giunto in città per fare il
punto sul dopo alluvione
nel Pinerolese presenti
tra gli altri anche i parlamentari locali Giorgio
Merlo e Elvio Passone.
Il ministro, dopo aver
incontrato il prefetto di
Torino Achille Catalani,
ha incontrato insieme ad
alcuni rappresentanti
dell’Anas e del Magistrato per il Po una nutrita
rappresentanza di amministratori pinerolesi i
quali hanno presentato
la situazione attuale dei
corsi d’acqua facendo
emergere anche qua e là
alcuni elementi di insoddisfazione per mancati
finanziamenti o per ritardi nell’erogazione dei
fondi necessari per gli interventi di ripristino. 11
sindaco di Pinerolo, Alberto Barbero, ba poi
sollevato la questione del
ponte ferroviario e stradale sul Chisone trascinato via dalla piena di ottobre. È emersa così la
necessità, ai fini della ricostruzione, di coordinare gli interventi da parte
del Comune, proprietario della parte stradale
del ponte, e delle ferrovie, proprietarie di quella
ferroviaria. Il ministro
Nesi ha dichiarato di voler interessare dell’argomento il ministro dei
Trasporti, Pier Luigi Ber
sani, per cercare di risolvere la questione al fine
di accelerare i tempi di
realizzazione dell’opera.
ICONTRAPPUNTOI
LA PASSIONE PER
L'ANNUNCIO EVANGELICO
MASSIMO GNOME
«Qualcosa di più che rifare la faccia, si tratta di
cambiare carattere: serve
un modo diverso di rapportarsi con gli altri». In
queste righe, una settimana fa, a proposito della
identità valdese e dell’immagine delle nostre chiese,
Giorgio Tourn scriveva
della necessità di «passione» da investire nelle proprie esistenze.
Un richiamo
prezioso che
tuttavia ha bisogno di essere declinato,
non solo nel
comportamento 0 nel
quotidiano
stare al mondo. Questa «passione» deve
mettere in gioco proprio le
nostre identità: un concetto del quale l’antropologia
e soprattutto gli spettri di
altre identità macchiate di
sangue e «balcanizzate», ci
insegnano a diffidare o
considerare almeno il carattere non roccioso, intrinsecamente «nomade»,
fluido e dinamico.
Che cosa significa testimoniare oggi? Quali sono
gU spazi di dibattito? E soprattutto: come investire
di «passione» l’annuncio
evangelico nella società
contemporanea, solo in apparenza multiculturale, ma
violentemente omogeneizzante? Domande difficili,
con le quali anche le nostre
chiese mi hanno portato a
convivere, spesso lottare,
nell’intimo e negli spazi
politici, lungo un percorso
parziale e anagraficamente
limitato: penso alla mia comunità, sd gruppo giovanile, Radio Beckwith, Egei,
Riforma... Vorrei condividere due nodi soltanto, comuni agli spunti di una serata organizzata dal Centro
culturale valdese, con gli
interventi dello stesso
Tourn, di Sergio Ribet,
Anita Tron e Davide Dalmas. Un titolo ambizioso,
onnivoro e centrifugo: «L’
evoluzione del pensiero
nelle chiese valdesi dal dopoguerra a o^».
Una prima questione, ripresa da Anita Tron, attraversa il delicato dibattito
sulla diaconia e va oltre,
invadendo il compito stesso delle chiese, al di là della
discussione seppur coinvolgente e importante,
sull’accettazione delle scelte non espresse dell’otto
per mille. Le chiese devono
riempire i vuoti lasciati dal
smantellamento dello stato
sociale, offrendo servizi a
pagamento, oppure denunciare le inadempienze dello
stato (e degli organi sovranazionali)? Combattendo
così le ingiustizie con tutti
i mezzi, seppur necessariamente limitati, a nostra disposizione: la predicazione, la diaconia «legge....... Il,-,lini ra» fra i som
Come deve agire
la chiesa nel
sodale? E come
può manifestare
la sua cultura?
mersi del sistema, la battaglia per la
cittadinanza.
Le rette dei
nostri istituti
per anziani
salgono progressivamente (perché aumentano i costi e scendono i contributi pubblici),
escludendo, di fatto, l’accesso a buona parte della
popolazione. Ci sono persone che vivono in Italia da
anni, anche alle Valli, spesso ci lavorano, pagano le
tasse, ma non possono votare né essere eletti (invece
c’è chi, non ultimo il presidente della Repubblica, si
batte per il voto degli italiani all’estero...). Questo
non conta nulla? Le nostre
chiese, e noi, da che parte
vogliamo stare? Ad esempio: in merito agli effetti
della globalizzazione, le
chiese evangeliche della Liguria hanno fatto una scelta forte, aderendo alle iniziative del 'Social Forum
contro il vertice G8 di Genova. Non è poco.
Il secondo nodo, non
meno importante, ma del
quale accennerò soltanto,
riguarda il contributo, come «minoranza significativa», dato all’Italia: un
aspetto, ben affrontato da
Dalmas, che coinvolge
l’immagine diffusa «all’esterno», quindi il nostro
peso culturale, la nostra
immagine mediática. Come già auspicava Giorgio
Guelmani su Gioventù evangelica di qualche anno
fa, deve prima di tutto cadere la presunzione secondo la quale se l’Italia avesse cohosciuto il protestantesimo tutto sarebbe molto diverso. Il problema è
più ampio: nel supplemento dedicato ai soggiorni
estivi del settimanale francese Riforme (omologo al
nostro Riforma), è riportata la segnalazione della comunità di Bose, «a poche
decine di chilometri dalle
valli valdesi», e non si fa il
minimo cenno, per fare un
esempio, ad Agape. Un
progressivo e non casuale vuoto che fa riflettere.
12
PAC. 12 RIFORMA
PINEROLO: CAMBIO DI INSEGNE ALL’EX BELOIT
ORA PMT — Con il cambio di insegne in via
Martiri del XXI avvenuto lunedì 2 aprile pare
proprio, almeno a livello visivo, essersi conclusa
la vicenda Beloit Italia ora Pmt che dopo un periodo di crisi durato parecchi mesi a visto la proprietà passare nelle mani dell’imprenditore ossolano Nugo. Non sono invece finite le preoccupazioni dei dipendenti che vorrebbero avere notizie più complete sulle reali intenzioni della
nuova proprietà e chiedono di avere al più presto le elezioni delle rappresentanze sindacali interne. Intanto nei giorni scorsi tra direzione e
sindacati vi è stato un incontro per cercare di
verificare i rapporti e la situazione dell’azienda.
DEFINITI I CANDIDATI — Sono stati definiti i candidati per le elezioni politiche del prossimo 13
maggio: il centro-sinistra ripresenterà i parlamentari uscenti Merlo e Passone. La Casa per le
libertà opporrà loro Lucio Malan alla Camera e
l’esponente di Forza Italia Pacini al Senato. Fra i
probabili candidati delle altre liste Paolo Ferrerò
di Rifondazione comunista al Senato e Arturo Cericola per la lista Bonino. Nessun collegio invece
per il verde Giorgio Gardiol, altro deputato pine'I rolese uscente eletto cinque anni fa a Settimo.
CAMION FUORISTRADA — Un camion carico di
prodotti in plastica è finito fuoristrada a Fenestrelle lungo la statale 23 domenica mattina.
L’automezzo ha sfondato il guardrail in un tornante precipitando nella sottostante scarpata.
Gravi le condizioni dell’autista, il 32enne Rafael
Hemandez Santana, trasportato al Cto di Torino
con l’elisoccorso.
ACQUA: L’ATO 3 HA IL DIRETTORE — Nel percorso
di applicazione delle nuove leggi in materia di ciclo integrato delle acque (quindi acqua potabile
ma anche depurazione) la Regione Piemonte ha
individuato come riferimento territoriale un ambito unico a livello di provincia di Torino, il cosiddetto Ato 3. Ne fanno parte i rappresentanti
delle 13 Comunità montane, della Provincia e del
Comune di Torino e dei raggruppamenti dei Comuni di pianura. A questa assemblea toccherà di
decidere su tariffe e investimenti. Intanto l’Ambito territoriale della Provincia di Torino ha dal 2
aprile il direttore: l’ing. Silvano Pavera.
BOLLINO BLU PER LE AUTO — Dal 1“ luglio i 2,5
milioni di veicoli a motore di proprietà di persone o enti aventi residenza in Piemonte dovranno attestare, mediante l’esposizione di un «bollino blu» la conformità delle emissioni dei gas di
scarico con i parametri stabiliti dal ministero dei
Trasporti. 11 costo del bollino è di 20.000 lire a
serve a coprire semplicemente le spese tecniche: il controllo deve essere periodico (ogni anno per i veicoli immatricolati dopo il 1988 e ogni
6 mesi per quelli immatricolati prima) e lo si
può svolgere sia presso la rhotorizzazione civile
che presso le officine autorizzate. Per le province di Torino e Biella questa iniziativa è già stata
avviata nei mesi scorsi.
PINEROLO: DOMENICA APERTI I NEGOZI — In
base a un’ordinanza del sindaco domenica 8
aprile (Domenica delle Palme) i negozi potranno restare aperti in deroga ai normali giorni di
chiusura. La stessa cosa accadrà il 29 aprile in
occasione della fiera primaverile e in altre otto
domeniche in coincidenza con manifestazioni a
carattere extracomunale.
RORÀ COMMEMORA GLI AVIATORI CADUTI — Il
12 ottobre 1944 un aereo sudafricano, inviato a
portare aiuti ai partigiani operanti nel Nord Italia, si schiantò sulla zona delle cave Bonetto sul
Monte Cournour a Rorà. A bordo aviatori inglesi, australiani e delle Indie inglesi. Per ricordare
la memoria dei caduti il Comune di Rorà organizza il 24 aprile una giornata con scoprimento
di una lapide in località Bonetto e gli interventi
di autorità nonché dei familiari dei giovani aviatori deceduti sulle montagne nel tragico volo.
CENA A SOSTEGNO DEI BIELORUSSI — L’associazione «Senza confini» vai Pellice organizza per
sabato 21 aprile alle 20 a Luserna San Giovanni,
una cena a base di pesce per finanziare l’ospitalità in famiglie di bambini bielorussi. Previsti 4
antipasti, sorbetto, due piatti e dolce: costo lire
60.000. Prenotazioni rivolgersi al consorzio Valpellice doc, via 1“ Maggio 78 a Luserna (tei 0121900031) e officina elettrauto Ghirardi, corso
Gramsci 6, Torre Pellice, tei 0121-91909.
PINEROLO: RETATA DI IRREGOLARI — Mercoledì
22 marzo i carabinieri di Pinerolo hanno fermato 22 extracomunitari per un controllo e 20 di
essi sono risultati irregolari: 16 di nazionalità
marocchina e 4 donne nigeriane, per le quali c’è
stato l’immediato accompagnamento in questura. Per i 16 marocchini, oltre al sequestro di materiale per la vendita ambulante, è stata subito
avviata la procedura di espulsione.
i E Eco Delle ^lli ^ldesi
VENERDÌ 6
Pubblico e privato per promuovere la vai Pellice
Cultura e prodotti locali
Un'ala della Cantina sociale di Bricherasio fungerà da vera
e propria «porta» in concorso con gli uffici turistici locali
MASSIMO CNONE
UN progetto per la vai
Pellice. E, se il meccanismo funzionerà a dovere, la miscela di promozione turistica e valorizzazione dei prodotti
tipici saprà portare i suoi
fmtti, mettendo in rete e
strutturando le risorse
già presenti sul territorio,
piccole realtà e vere o
presunte «cattedrali nel
deserto». Il gruppo di lavoro creato dal Servizio
turismo della Comunità
montana, con l’Agess
Spa, i Comuni della valle,
la Cantina sociale di Bricherasio, il Consorzio vai
Pellice d’Oc e l’Atl vai Susa e Pinerolese, ha reso
noto il piano definitivo
per la rete dei punti di
informazione, accoglienza e valorizzazione dei
prodotti della vai Pellice.
Secondo il progetto, «Biglietto da visita» dell’intero territorio sarà la
«Porta di valle», ospitata
in un’ala della Cantina
sociale di Bricherasio: i
locali in prossimità della
rotonda saranno acquistati con un esborso di 1
miliardo lire (costo interamente coperto da un
finanziamento dalla Direzione montagna della
Regione Piemonte). Questo spazio ospiterà un
punto vendita dei prodotti e un vero e proprio
ufficio turistico che, si
legge nella bozza di progetto, sarà «aperto 7 giorni la settimana nei periodi di alta stagione e 6
giorni in quelli di bassa
stagione».
L’ufficio turistico lat di
Torre Pellice, gestito dalla Pro Loco, dovrà adeguarsi agli orari della
Porta di valle e «si valuterà in seguito l’opportunità del trasferimento
della sede dal Comune
all’ex stazione ferroviaria di Torre Pellice». La
Crumière di Villar Pellice
dovrebbe essere convertita in «Maison des produits», un allestimento
del quale si prenderà carico l’Agess con la Comunità montana. Sul territorio saranno resi operativi altri tre uffici di informazione turistica, oltre
al già presente Ufficio
informazioni di Luserna
San Giovanni: Bobbio
Pellice, Rorà e Angrogna
avranno ognuno il suo
Infopoint. A Bobbio presso la Pro Loco, nei locali
che saranno adibiti dal
Comune a Ufficio turistico: a Rorà presso lo spaccio di prodotti tipici «Le
cascine piemontesi» e ad
Angrogna in un locale già
fornito da Comune e Pro
Loco nella piazza di San
Lorenzo. Grande importanza dovrebbe essere
data alla «selezione del
personale professionalmente qualificato» con
una formazione costante
e sarà la Comunità montana a collaborate con
l’Atl per la realizzazione
di cartine, opuscoli e di
tutto il materiale informativo, che sarà uniforme nei diversi Infopoint.
Oltre al miliardo necessario all’acquisto dei locali di proprietà della
cantina e coperto dalla
Regione, si spenderanno
altri 350 milioni per i diversi interventi di adeguamento e di nuova segnaletica e per l’acquisto
di un furgone refrigerato
destinato al trasporto dei
prodotti. La Provincia
contribuisce per 200 milioni, mentre i Comuni
dovranno sborsare 35 milioni e 25 la Comunità
montana. Il resto verrà
suddiviso fra Agess Spa e
Cantina sociale.
Studenti russi nel Pinerolese
Conoscere nuovi
metodi di studio
PIERVALDO ROSTAN
La Cantina sociale
Due settimane di incontri, scambi a livello didattico e formativo, ma anche momenti
di autentico turismo alla
«scoperta» di Torino come città d’arte di cultura.
Il soggetto è un gruppo
di studenti e di docenti
del liceo linguistico di
San Pietroburgo e della
prestigiosa Università
agraria statale col suo
rettore il prof. Vladimir
Shkrabak. La visita in
Piemonte è legata a uno
scambio con il dinamico
Istituto agrario di Osasco
che già nel giugno del
2000 aveva visto alcuni
studenti recarsi in Russia
in un primo viaggio di
conoscenza.
Se di scambi e viaggi di
studio se ne realizzano
ormai molti e da parecchi anni, è indubbio che
una collaborazione con
la Russia sia un elemento
di forte novità: e novità è
anche- per il liceo linguistico di San Pietroburgo
dopo i contatti avviati
con l’Inghilterra e la Spagna. «Di Torino conoscevamo solo la dimensione
industriale e invece sia
mo stati molto colpiti i
suoi aspetti culturj?
hanno detto molti tnei»
bri del gruppo (in tuJJ
13 studenti e 8 fra docej,
ti e accompagnatori), J
delegazione russa ha
centrato l’assessore pij,
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Marco Bellion, e i ra»
presentanti della Faco|
di Agraria di Torino;
potrebbero nascere !
portanti collaborazioni
«Il punto centrale d(i
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costruire - ha detto il tg.
tore Shkrabak - è
scambio fra gli studenj
delle scuole agrarie, sj
sui metodi di studio cl*
sugli specifici aspetti dei
le produzioni agricole,,
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re da noi una mostrasi
le tecniche agricole Italia,
ne». L’Università di Sai
Pietroburgo è fra le
grandi e antiche nel contempo: sono 8.500
studenti, 14 le facoltì,
tutte di profilo agrario
(manca solo veterinariat
scienze forestali); noi
2004 l’istituto avrà mi
anni ma da oltre due
coli, proprio in quel sitn
sorse una prima scuoiai
agraria. E oggi, cornei
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La Pro Loco di Pomaretto apre ai giovani
Il ruolo dei ragazzi è'centrale
MILENA GRILL
La Pro Loco di Pomaretto ha pensato
recentemente, per coinvolgere maggiormente i giovani nelle attività dell’associazione, di contattare ragazzi e
ragazze dai 14 ai 18 anni e magari formare un mini Consiglio giovanile che
possa lavorare e formarsi accanto al
Consiglio vero e proprio. Questa iniziativa, voluta dal nuovo direttivo dell’associazione, sta avendo successo e
sono già stati individuati 9 giovanissimi
(Ilenia Rostaing, Marco Gardiol, Simone
Marocco, Hammond Combe, Sheila
Beux, Annalisa Jannin, Dalila Carlin,
Michele Rinaldi e Massimo Pons) che
organizzati in Consiglio si sono assunti
subito vari impegni, crnche in collaborazione con« Scopriminiera» di Frali.
«Il numero delle adesioni e la partecipazione che è stata dimostrata - dicono
alla Pro Loco - sono state una bella soddisfazione anche perché la collaborazione dei giovani è molto importante ed
è una buona prospettiva per il futuro
anche in vista di creare un ricambio
all’interno dell’associazione stessa». Intanto alla Pro Loco ci si sta preparando
per le prossime manifestazioni pomarine organizzate dall’associazione che saranno nell’ordine: la gita a Genova per
Euroflora, che si terrà il 22 aprile: l’incontro con Mirabel-et-Blacons il 25-27
maggio: e la Festa della birra che si
terrà dal 29 giugno al r luglio.
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si: il risultato della “peìt
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può dire che distribuini
questa terra fra cei'
persone indipendenti
faciliti la gestione...».
Alle scuole medie e aH'«Alberti» di Torre Pellice
Cantieri e lavori di bonifica
Prove generali di trasloco. Forse già da settembre 2001 a Torre Pellice,
le classi dell’istituto tecnico Alberti migreranno
a Luserna San Giovanni, mentre gli allievi della
Scuola media troveranno
posto nelle aule dell’Alberti. Uno spostamento
provvisorio ma necessario, per permettere ai lavori in viale Rimembranza di svolgersi in tranquillità e in tutta sicurezza.
«Sarebbe impossibile lavorare con gli studenti
nelle aule», conferma
l’assessore alla cultura
del Comune di Torre Pellice, Anna Bertolè.
Con tutta probabilità
il trasloco sarà definitivo già nell’anno scolastico 2002-2003, a lavori ultimati, quando la sezione
torrese dell’istituto Alberti occuperà l’ex edificio della scuola media e
invece i ragazzi delle medie condivideranno con
le elementari la struttura
di viale Dante. Nell’anno
scolastico 2001-2003 le
nove classi dell’Alberti
dovrebbero essere smistate in parte presso la
sede lusernese, e in parte
saranno sistemate nelle
scuole elementari e me
II giardino dell’Istituto Alberti
die di Luserna. Ancora
nulla di certo per il destino della Scuola materna
di viale Rimembranza, la
quale occupando il pianterreno non sarà interessata direttamente dal
cantiere, ma che forse,
almeno per precauzione,
dovrà spostarsi.
È un progetto in via di
definizione da parte della amministrazione di
Torre Pellice insieme alla
Provincia, alla quale il
Comune, con un atto di
cessione, lascerà la struttura attuale delle medie
utilizzata dall’Alberti. I
lavori di ristrutturazione
in viale Rimembranza
sono ormai urgenti: il
tetto è farcito di amianto
e quindi sarà compietamente asportato anche
se, rassicura il sindaco
Marco Armand Hugon,
«attualmente non c’è
nessun pericolo». Inoltre
bisognerà collocare un
ascensore e realizzare le
nuove scale di sicurezza,
lo stesso vale per i bagni
che dovranno essere adeguati alle esigenze delle persone disabili. Costo
dell’intervento: oltre 1
miliardo e 300 milioni,
una cifra totalmente a
carico della Provincia,
con la quale in queste
settimane il Comune sta
ancora discutendo degli
spostamenti previsti durante il proq^imo anno
scolastico.
A Luserna San Giovanni
Consiglio «caldo»
Clima arroventato dalle polemiche a Luserna
San Giovanni, con la
benzina gettata sul fuoco
dalla minoranza nei
Consigli comunali del 13
e del 20 marzo. La contesa non sembra placarsi.
«Nel corso del Consiglio
del 13 marzo il consigliere Colomba ha fatto dichiarazioni non veritiere
e denigratorie nei confronti della giunta e della
maggioranza». Sono parole del vicesindaco e assessore all’urbanistica.
Paolo Gardiol, che risponde alla lettera firmata dal capogruppo della
Lega Nord, Corda, indirizzata al sindaco e per
conoscenza al Procuratore della Repubblica e al
maresciallo dei carabi
Laii
nieri, in merito ai presunti interessi personali
dello stesso Gardiol, che
nel Consiglio del 13 marzo aveva presentato il
preliminare di una nuova variante, poi approvata a maggioranza, al Piano regolatore.
Il consigliere Danilo
Colomba, capogruppo di
Alternativa per Luserna,
era stato il più duro. In
particolare si lamentava
la possibilità che il vice
sindaco Gardiol potei*
beneficiare direttamene
per un appezzamento«
proprietà dei suoceri, w
la proposta di variane
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PAG. 13 RIFORMA
Iniziativa di studio e confronto a Torre Pollice
I giovani e la giustizia
Prevista la proiezione per gli alunni delle scuole del film
«I cento passi» e un dibattito su Poppino Impastato
^^ABMEUNA MAURIZIO
SJ può parlare ai giovani di giustizia e partecipazione? È a questa domada che cercheranno
di rispondere venerdì 6 e
sabato 7 aprile i vari invitad e relatori che a Torre
pellice si ritroveranno
proprio con i più giovani
ina anche con tutta la cittadinanza al cinema
Trento di Torre Pellice.
L'iniziativa, promossa dagli enti locali, in collaborazione con la biblioteca
civica e la cooperativa
culturale «La tarta volante», e con l’aiuto dell’Istituto agrario di Osasco,
prende lo spunto dal film
di Marco Tullio Giordana
,I cento passi», ispirato
alla vicenda umana e politica di Giuseppe «Peppino» Impastato, barbaraiimente ucciso dalla mafia
119 maggio del 1978.
La storia di Impastato
è quella di un giovane
della provincia di Palermo, che conduce alla fine degli Anni 70 una lotta difficile e drammatica
contro la mafia, alla quale ih primo luogo è legata
la sua famiglia. La sua
tragica fine, proprio nel
giorno in cui a Roma fu
scoperto il cadavere di
Aldo Moro, ucciso dalle
irigate Rosse, ma soprattutto il suo impegno,
la sua militanza in Dp, le
¡sue trasmissioni da Ralel totaltao Aut, la radio che lui
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e, non»
stribuiitl
ra cento
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e...».
aveva fondato, ritornano
nel film di Giordana e diventano un’occasione di
riflessione, soprattutto
per i giovani, per i quali
le giornate di Torre Pellice vogliono essere un
modo di parlare loro di
giustizia e partecipazione, ma anche di storia
contemporanea, di impegno politico, di mafia.
I ragazzi delle terze medie e delle superiori del
territorio potranno vedere il film e ascoltare le testimonianze di quanti
conobbero Poppino.
Per parlare di Impastato arriveranno a Torre
Pellice da Palermo, da
Cinisi e da Terrasini il
fratello Giovanni, l’amico
Salvo Vitale, che con lui
diede voce e vita alla radio e Umberto Santino,
fondatore del «Centro di
documentazione Giuseppe Impastato», che da
oltre vent’anni si impegna a tener vivo il ricordo
Un fotogramma del film
di Impastato, ma soprattutto da voce alla lotta
permanente contro la
mafia. Al dibattito, che si
terrà sabato 7 pomeriggio a partire dalle 15,
parteciperanno anche il
senatore Passone, il giornalista ed esperto di cinema Alberto Corsani, e
Radio Beckwith, che proporrà ai suoi ascoltatori
interviste in diretta con
gli ospiti dalla Sicilia.
Le Olimpiadi e l'ambiente
Il trampolino
della discordia
DAVIDE ROSSO
Gli ambientalisti del
Pinerolese recentemente hanno presentato
un documento in cui
avanzano alcune osservazioni sul documento
preliminare al Vas (il piano di Valutazione ambientale strategica per le
olimpiadi invernali di
Torino 2006) preparato
dal Politecnico di Torino
e da altri settori universitari che dovrà, dopo aver
valutato le varie osservazioni pervenute, essere
approvato dalla Regione.
Gli ambientalisti, nel
documento che si riferisce in modo particolare
agli interventi previsti a
Pragelato, oltre a manifestare forti dubbi sul reale
impatto ambientale della
costruzione del trampolino per il salto e degli
impianti di risalita per il
suo utilizzo, esplicitano
anche dubbi sull’opportunità di ristrutturazione
della borgata Troncea e
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Dal Consiglio comunale di San Secondo
Votato un bilancio realistico
DANIELA GRILL
A
NCHE il Comune di San Secondo
ha affrontato il problema del bilancio, durante la seduta del Consiglio
comunale di venerdì 30 marzo, che è
stata presieduta dal vicesindaco Paolo
Cozzo, in sostituzione del sindaco Luciano Martinat, che era assente per
motivi di salute. Il bilancio è stato illustrato dal consigliere delegato Rino
Cardon: «Il bilancio che presentiamo è
un bilancio realistico, basato su stime
previdenziali per evitare poi di ritrovarsi al momento dei lavori senza il
denaro previsto; il maggior impegno
nei lavori pubblici che abbiamo previsto, è stato basato su fonti di finanziamenti certe». La minoranza ha votato
contro all’approvazione del bilancio,
ribattendo che bisognerebbe porre
maggior attenzione al territorio.
Accettato all’unanimità lo stanziamento di dieci milioni per l’incentiva
zione alTabbellimento delle facciate
del centro storico, con contributi ai privati fino ad un massimo del 25% delle
spese. La questione dell’area ecologica
dell’Acca in via San Rocco ha suscitato
un acceso dibattito; la minoranza ha
espresso forti dubbi sulla sua locazione
e sulla sua utilità. «Il terreno risulta essere di nessun pregio agricolo ed è stato regolarmente acquistato dell’Acca
da un privato - ha spiegato Cozzo - Prima dell’installazione sono stati fatti degli studi che escludono ogni impatto
ambientale. È stato fissato un incontro
con un responsabile dell’Acea per mercoledì 18 aprile, in cui ognuno potrà
chiedere ulteriori informazioni». In ultimo il Consiglio ha deciso di formare
un comitato per la gestione dei soldi ricavati dalla sottoscrizione per le famiglie alluvionate Io scorso ottobre ed è
stato annunciato che sono stati appaltati i lavori per il rifacimento del ponte
sul Chisone a Miradolo.
di altre «non ben precisate» 19 borgate. Nel documento vengono poi
chiesti chiarimenti soprattutto sull’impatto
che gli interventi previsti
avranno sul Parco della
vai Troncea confinante
con gli impianti e inserito, tra l’altro, dalla Vas
stessa come sito a rischio
potenziale.
Il documento dopo
aver presentato puntualmente le argomentazioni
contrarie al fatto che
«non si parli nella Vas
della distruzione totale
dei canale irriguo Mendia
con il prelievo dell’acqua
per l’innevamento artificiale» e della «distruzione
di una parte non quantificata dell’area buscata a
pino cembro che vede
anche la presenza del fagiano di monte che rappresenta una delle specie
nidificanti di maggior interesse conservazionistico» e aver affermato che
le «le compensazioni
suggerite, riguardo sempre alla costruzione del
trampolino, sono ben
poca cosa rispetto alla
devastazione ambientale
die deriverà da questo
impianto» richiedono che
la struttura per ri salto sia
asportabile alla conclusione dei Giochi olimpici.
Gli ambientalisti sono
critici anche sul progetto
della seggiovia a quattro
posti fra Pattemouche e
IViiandette. In conclusione gli ambientalisti ricordano che occorre tener
presente, nel calcolare
l’impatto ambientale «olimpico» sulla vai Chisone anche il progetto di
costruzione di 5 centraline lungo l’asta del torrente, da Pourrières a Villar
Perosa, e la necessità di
un collettore fognario per
la valle anche per «far
fronte al futuro aumento
di popolazione dell’alta
valle dovuto sia alle olimpiadi 2006 sia alla ristrutturazione di 19 borgate e
di Lavai e loussard».
■■ Un convegno alla Comunità montana vai Pellice
Laicità, un'illustre sconosciuta
Di laicità, o meglio del
fatto che lo stato italiano,
costituzionalmente laico,
oei fatti lo è assai poco, si
»parlato di recente in
occasione delle consultactoni indette dal Vaticano nei confronti dei lea“Ot politici. Da molto più
tempo in particolare noi
^angelici denunciamo il
•atto che la scuola pubffica è scarsamente laica, e non solo per il permanere di un’ora confes•pnale cattolica sempre
Rtu anacronistica nel^Uropa multiculturale e
mitltireligìosa; quotidiaanrente i mass media
mptiifestano il loro ossepontefice e la loro
siioranza sulle religioni
aitile fedi, ammesso che
"c parlino.
Eppure il rispetto delle
scienze e la possibilità
gj t tutti di essere sullo
la piano nonostante
Vfff^Pfia diversità doripii essere la base
«p ®.®tato democratico.
parlare facil¡«1 J’t®. cii fondamentalisti
J^^®nitci (che fra l’altro
cuj?.tttia minoranza e le
ai tao®*™S8ono le
trnvD Buddha, non
®no fondamento nel
Corano) e dimentichiamo che l’integralismo
oggi più aggressivo è
quello della Chiesa cattolica, che (affermando di
essere ormai una minoranza) vorrebbe far passare attraverso le leggi
dello stato italiano i valori fondamentali, a suo dire, del cristianesimo, presentandoli come il meglio della civiltà.
Indubbiamente gli integralismi esistono, anche in ambito protestante, ed esistono anche fra i
laici: la difficile sfida per
il futuro è proprio costruire uno stato laico
dove possano convivere
le diverse identità religiose e culturali, dove
quindi si sviluppi in primo luogo la conoscenza
degli uni e degli altri, la
tolleranza reciproca, ma
dove anche sia possibile
definire regole di comportamento comuni, accettate e rispettate da
tutti. Ci sono indubbiamente molte aree di conflitto fra lo stato che vuol
essere veramente laico e
gli inevitabili integralismi: dalla scuola, alla famiglia, alla procreazione,
alla bioetica: prima che
su questi temi si scateni
no conflitti dilanianti, resi aspri anche dalla globalizzazione che produce, per contrasto, il rifugio nelle rispettive identità e tradizioni, è necessario parlarne, superare
diffidenze e paure, elaborare soluzioni pratiche, perché la laicità è
soprattutto una questione di metodi e non di
contenuti.
Rispetto a questi problemi, particolarmente
tempestiva si presenta
l’iniziativa promossa dall’Associazione 31 ottobre
con il Comune di Torre
Pellice: un dibattito sul
tema «Laicità, un’illustre
sconosciuta in Italia»,
che si terrà il prossimo
martedì 10 aprile, alle ore
21, nel salone della Comunità montana vai Pellice, con il patrocinio della Comunità stessa, del
Comune, della Biblioteca
civica e del Centro culturale valdese. Parleranno
Elena Bein Ricco, che fa
parte della commissione
interculturalità del ministero della Pubblica istruzione, Rosanna Ciappa,
presidente della 31 ottobre, e Marco Rostan, della Federazione delle chiese evangeliche.
La Domenica delle Palme
Le confermazioni
Domenica 8 aprile, Domenica delle Palme, si
chiude per i giovani del
quarto anno di catechismo il tempo dell’istruzione religiosa in vista
delle fede. Ecco i nom inativi dei 74 battezzati o
confermati.
ANGROGNA (culto di
Pasqua): Marco Bertalot,
Fabrizio Chiavia, Elena
Taglierò, Daniele Danna,
Sergio Monnet.
BOBBIO PELLICE: Vania Catalin, Sergio Michelin Salomon, Stefania
Rostagnol.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Silvia Bellion,
Alessia Celsino, Marco
Durand, Mery Durand,
Manuel Geymonat, Alessandro Giachero, Remy
Lazier, Alessia Maurino,
Luca Pasquet, Lara Pons,
Davide Porceddu, Andrea Rivolta, Emanuele
Roman, Ornella Roman,
Elisa Tourn.
PERRERO-MANIGLIA:
Roberta Poet.
POMARETTO: Andrea
Alcalino, Sabina Chiurato, Patrick Coucourde,
Cristian Genre, Simone
Pons, Lara Ribet, Andrea
Rostan, Alessandro Tron,
Ingrid Tron, Luna Tron.
PRALI: Talita Barus,
Debora Grill.
PRAMOLLO: Luisella
Travers.
PRAROSTINO: Simona
Cara.
RORÀ: Andrea Durand,
Bianca Faustico.
SAN GERMANO: Elisa
Beux, Matteo Bianciotto,
Omar Bounous, Davide
lahier, Gaia Lantelme,
Sammy Pagello.
SAN SECONDO: Luca
Griglio, Luca Priotto,
Mattia Maino.
TORRE PELLICE: Elena Benigno, Shalya Buzzi, Valeria Ferraresi,
Claudia Gallo, Davide
Giordan, Andrea Montanari, Luca Montanari,
Michel Pons, Alberto
Zoppi.
VILLAR PELLICE: Pierre Armand Ugon, Luca
Bonjour, Cinzia Cairus,
Igor Catalin, Daniele Dalmas, Carmen Davit, Marco Genre, Cristian Michelin Salomon, Ivan Monnet, Manuel Monnet.
VILLAR PEROSA: Stefano Badariotti, Tiziana
Ferrerò, lara Garrón, Valentina Piccolotto, Milton Pons.
VILLASECCA: Ilenia
Rostaing.
NELLE CHIESE VALDESI
UNIONI FEMMINILI I DISTRETTO — Venerdì 6
aprile, alle ore 14,30, nei locali della chiesa di Pinerolo, Piera Egidi presenterà il suo libro «Sguardi di
donne». L’incontro è aperto a tutti.
«GIOVANNI MIEGGE» — Domenica 8 aprile, alle
17,30, nella chiesa di via dei Mille a Pinerolo, incontro teologico «Giovanni Miegge» sul tema «Tra fondamentalismo e sincretismo».
AGAPE — Dal 13 al 17 aprile si svolgerà un campo
per ragazzi e ragazze dai 13 ai 17 anni; per informazioni e iscrizioni rivolgersi allo 0121-807514.
SCOUT — Il gruppo dei medi si ritrova sabato 7
aprile, alle 16,30, a Villar Perosa (partenza da Pomaretto e Pinerolo alle 16,10, davanti al Convitto, alle
16, a Torre Pellice, davanti al tempio), alle 21 cena.
Costo £ 5.000. Rivolgersi Umberto, tei. 0121-801804.
ANGROGNA — Giovedì 12 aprile, alle 20,45, culto
a Pradeltorno tenuto dai catecumeni che saranno
battezzati o confermati a Pasqua. Celebrazione della
cena del Signore. Riunione quartierale al Jourdan,
martedì 10 aprile. Venerdì 13 aprile, alle 20,45, culto
al Serre, presieduto dalla corale, con celebrazione
della cena del Signore
BOBBIO PELLICE — Domenica 8 aprile (Palme),
alle 10, culto con partecipazione della corale. Venerdì 13 aprile, alle 21, culto con santa cena.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 8 aprile,
alle 10, culto unico nel tempio di San Giovanni, con
battesimi e confermazioni. Venerdì 13, culto alle 21,
nel tempio di San Giovanni, con la partecipazione
dei catecumeni del terzo anno e la corale interconfessionale «Adoramus» di Londra. Martedì 10 aprile,
alle 20,30, riunione quartierale ai Gonin. Giovedì 12
aprile, alle 14,30, incontro dell’Unione femminile.
MASSELLO — Lunedì 9 aprile, alle 14, riunione
quartierale al Roberso. Venerdì 13 aprile, culto del
venerdì santo, alle 11,15.
PERRERO-MANIGLIA — Domenica 8 aprile, culto
unico a Ferrerò, con confermazione. Giovedì 12
aprile, culto liturgico a Ferrerò, alle 20,30. Lunedì 9
aprile, alle 9,30, a Ferrerò, visite pastorali, martedì
10, alle 14, riunione quartierale alle Grangette.
PINEROLO — Domenica 8 aprile (Palme), alle ore
10, culto tenuto dai catecumeni. Domenica 15 (Pasqua), culto aUe ore 10, e alle 20,45 concerto del coro interconfessionale di Londra «Adoramus»; offerte
a favore della Chiesa valdese.
POMARETTO — Domenica 8 aprile, alle 10, culto
con la partecipazione della corale, giovedì 12 aprile,
alle 20,30, culto nel tempio di Pomaretto, con santa
cena. Venerdì 13, culto con santa cena all’Inverso
Clot. Incontro al Centro anziani, venerdì 6 aprile, alle 16. Riunioni quartierali: venerdì 6, alle 15, all’Inverso Clot, mercoledì 11, alle 20,30, alla Lausa, giovedì 12, alle 15, all’Inverso Paiola. Mercoledì 11 aprile, incontro dell’Unione femminile.
FRALI — Riunioni quartierali: martedì 10 aprile,
alle 20, a Villa, mercoledì 11 aprile, alle 20, a Cugno.
Sabato 7 aprile, alle 20,30, nella sala, il gruppo teatro
di San Secondo presenta «I fisici». Venerdì 13, culto
con confermazione e partecipazione della corale.
PRAMOLLO — Domenica 8, alle 10, culto con partecipazione della corale e dei giovani di catechismo e
cuoia domenicale. Giovedì 12, alle 20,30, culto.
PRAROSTINO — Domenica 8 aprile, alle 10, culto
nel tempio di San Bartolomeo, con le confermazioni, partecipa la corale. Giovedì 12 aprile, alle 20,45,
nel tempio di San Bartolomeo, culto liturgico, con la
partecipazione dei giovani e della corale. Venerdì 13
aprile, alle 10, culto del venerdì santo, al Roc, con
santa cena; alle 15, culto nel tempio di Roccapiatta
con celebrazione della santa cena.
RODORETTO-FONTANE —Venerdì 13 aprile, alle
20.30, culto in casa di Valter Tron.
RORÀ — Domenica 8 aprile, culto con confermazioni e partecipazione della corale. Venerdì 13 aprile, alle 20,45, culto liturgico sul tema «Vincere la violenza. Un decennio di riflessione proposto dal Cec».
SAN GERMANO — Giovedì 12 aprile, alle 20,30,
culto con santa cena. Venerdì 13 aprile, culto alle
20.30, con la partecipazione della corale.
SAN SECONDO — Venerdì 6, alle 21, incontro dei
catecumeni del IV anno con il Concistoro. Domenica 8, alle 10, con confermazioni o battesimi. Partecipazione della corale. Ore 15 incontro dell’Unione
femminile. Giovedì 12, alle 10, culto di Pasqua alla
Casa di riposo «Turina». Alle 21 culto liturgico del
giovedì santo nel tempio.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì
6 aprile alla Ravadera, martedì 10 all’Inverso, mercoledì 11 ai Chabriols. Domenica 8 aprile, alle 15,
alla Casa unionista, incontro mensile dell’Unione
femminile, durante il quale Paola Calissano parlerà
della sua esperienza come maestra elementare. Lunedì 9 aprile, studio biblico su «1 Giovanni, 3, 1124». Domenica 8, alle 10, culto nel tempio del centro, con ammissione dei nuovi membri, battesimi e
confermazioni. Giovedì 12 aprile, giovedì santo, alle
21. culto con santa cena, nel tempio del centro, partecipa la corale.
VILLAR PELLICE — Domenica 8 aprile, culto alle
IO, con battesimi e confermazioni. Giovedì 12 aprile, alle 16,30, culto con cena del Signore alla Miramonti; alle 20,30 culto con cena del Signore.
VILLAR PEROSA — Giovedì 5 aprile, alle 14,30,
riunione di quartiere alle Chianaviere; alle 16,30, incontro con gli ospiti della comunità alloggio «La duo
valaddo». Domenica 8, alle 10, culto con confermazione dei catecumeni, partecipazione della corale.
VILLASECCA — Domenica 8 aprile, alle 10, culto
nel tempio dei Ghiotti, con partecipazione della corale e confermazione di una catecumena. Riunioni
quartierali: venerdì 6 aprile, alle 20, a Trussan, mercoledì 11, alle 20, alla Roccia.
14
PAG. 14 RIFORMA
' ■
E Eco Delle Valu "\àldesi
VENERDÌ 6 APRILE 2001
■ La scomparsa a Pomaretto, all'età di 90 anni
Carlo Ferrerò: dal lavoro una
lezione di vita per i giovani
SERGIO RIBET
T A mia ultima voJ_jlontà al momento
del mio decesso: il versetto biblico sull’annuncio funebre al pubblico
sarà “Io alzo gli occhi ai
monti... Donde mi verrà
l’aiuto? Il mio aiuto vien
dall’Eterno che ha fatto il
cielo e la terra” (Salmo
121, 1-2). Secondo desiderio: che in chiesa venga cantato l’inno in francese “Nous voulons marcher vers le ciel, voulezvous venir?” (Psaumes et
cantiques, 1901, n. 265).
Questo cantico l’ho imparato nella scuoletta
della borgata di Pomarat
a 5 anni, dalla maestra
Lidia Genre. Quando, da
grande, alla sera, suonavo il clarinetto, prima di
andare a letto, su, alla
mianda Alardi, suonavo i
miei pezzi preferiti fuori
casa. Così mi udivano
dall’altro versante del
vallone di Faetto, dal val
lone di Riclaretto, da San
Martino e dalle miande
dei dintorni. Quando
snodavo la melodia di
questo cantico, tutti sapevano che era l’ultima
melodia, che chiudeva la
serata...» (Carlo Ferrerò).
Non abbiamo potuto
cantare l’ultima melodia
chiesta da Carlo Ferrerò
per la chiusura della sua
vita terrena: non sapevamo più il cantico. Lo abbiamo letto, e ne abbiamo ascoltato l’esecuzione all’organo. Deceduto
a 90 anni, il 26 marzo
scorso, Carlo Ferrerò ci
lascia, anche con queste
parole, il ricordo di un
uomo che ha saputo
guardare la morte, farci i
conti. Molti hanno visto
la sua collezione di modellini, in legno di bosso,
rappresentanti i lavori di
un tempo. O hanno letto
i suoi libri: Li velh travalh en vai San Martin,
lavori tradizionali in vai
Germanasca, o La storia
delle miniere. A fine gennaio il figlio Aldo, intervenendo in una tavola
rotonda sulla Scuola latina, ci aveva presentato
alcuni tratti tipici di Carlo Ferrerò: l’amore per la
montagna, la sua «religione del lavoro», la curiosità per la natura, gli
uomini, gli animali.
Lo avevo incontrato
quando avevo voluto far
ripristinare il vecchio
plastico delle costruzioni
di Agape, rovinato dal
tempo; Carlo vi lavorò
moltissime ore, e me lo
fece notare, perché non
pensassi che si era trattato di un lavoro da poco.
Ma ci lavorò con amore,
e diede agli agapini di
quell’anno un pezzo della sua maestria e molto
del suo tempo. A volte
sembrava tagliato nel
bosso, come i suoi modellini; ma ci ha anche
insegnato che senza una
scuola dura non possiamo reggere al tempo.
SPORT
VOLLEY — Il Body Cisco Pinerolo in B2 maschile impone lo stop anche al MondoVl; in questo
modo i pinerolesi confermano il terzo posto valido per gli spareggi. In terza divisione femminile il
3S Pinerolo ha perso 0-3
dal Casati mentre la junior del 3S Luserna è stata superata in casa per 32 dal San Secondo. Nel
torneo Giocavolley Monviso derby fra le squadre
del 3S vinto dalla formazione «A» per 2-1 e successo del 3S Pinerolo che
ha superato la Pallavolo
Pinerolo 3-0: 3S Pinerolo
comanda la classifica.
APPUNTAMENTI
SERVIZI
CALCIO — Perde male
il Pinerolo sul campo
della Libama; lo 0-2 lo allontana dalla seconda
piazza. Domenica al
«Barbieri» arriva l’Acqui.
TENNIS TAVOLO — A
Verzuolo nel torneo nc
vince Alberto Picchi;
sempre a Verzuolo nella
terza prova del Gran Prk
giovanile, ennesimo 3“
posto per Cristina Chiri
nella categoria ragazzi
mentre fra i giovanissimi
5° posto per Paolo Geuna
e 8° per Matteo Pontet.
Sull'Eco delle valli valdesi
Cantavalli a Perosa Argentina
Cinquanf anni fa Folk originale
Sull’Eco del 2 marzo 1951 il prof. Augusto Armand
Hugon rivolge, anche lui, lo scardo al passato e ricorda la storia de «L’Evangelo in Toscana»: cioè degli
avvenimenti del 1851 che hanno come protagonista il
conte Guicciardini. Il conte Piero, discendente del famoso storico e scrittore, aveva aderito già nel 1836 alla Chiesa dei Fratelli, diventando il capo di una piccola congregazione. All’inizio del 1851, il Granduca di
Toscana aveva impedito il culto italiano nella Cappella svizzera, privando così di questo momento non solo i fiorentini ma oltre 400 cittadini grigionesi di lingua italiana residenti in città. Dopo inutili tentativi di
modificare questa decisione, Guicciardini decideva di
partire in esilio volontario per l’Inghilterra, ma veniva
arrestato con l’unica colpa di aver letto la Bibbia nella
traduzione del Diodati e di avere con sé un taccuino
di viaggio con molti appunti, dal quale la polizia dedusse che voleva attentare alla religione dello stato.
Fu incarcerato, poi liberato il 16 maggio e costretto al
confino: Guicciardini visitò le valli valdesi, ma non
aderì mai alla Chiesa valdese che in qualche modo
considerò troppo «chiesa» rispetto alla più amata antica eresia. Dopo l’esilio in Inghilterra, potè tornare a
Firenze dove morì nel 1886, assistito dalla fedele segretaria Elisa Jahier, di San Germano Chisone.
Già 50 anni fa si protesta sull’Eco per l’orario del
culto radio evangelico e per le sue continue variazioni: un veemente commento afferma che «la verità è
una sola: questi culti danno fastidio a troppa gente
perché sono la forma più divulgativa che si possa
adottare per far sentire al prossimo le proprie idee».
Si sentono urtati soprattutto «certi ambienti romani
che... da vario tempo si ergono a governatori della
politica italiana». Come si vede i brutti vizi del Vaticano non passano e oggi li rivediamo con Sodano: e anche la raccomandazione del giornale ai lettori è quella più volte suggerita oggi: invadere di cartoline di
protesta la Rai (allora a Torino in via Arsenale 21). Lo
stiamo facendo per l’orario di Protestantesimo, oppure dovranno passare altri 50 anni per poterlo vedere almeno verso le 22 anziché dopo mezzanotte?
All’epoca c’era il culto radio alle 8,14 e Radio Trieste
alle 8,30; inoltre iniziava Radio Risveglio su Radio
Montecarlo, alle 8,44.
Alle Valli prosperavano le corali e le feste di canto:
per il 3 maggio 1951 si annunciano due feste di canto
a San Germano e Luserna, rispettivamente per le corali della vai San Martino e della vai Pellice, e due per
le scuole domenicali, a Pomaretto e Torre Pellice; il
responsabile della Commissione per il canto sacro è il
pastore Edoardo Aime.
Sul numero del 30 marzo, Osvaldo Peyran rievoca le
vicende della Compagnia di Rodoretto nel 1794-96,
una delle 6 Compagnie ordinate da Vittorio Amedeo
III per difendere i suoi territori dalla Francia. Quella di
Rodoretto è comandata dal capitano Pietro Freyria;
nel periodo estivo i soldati alloggiavano alla Balma,
pattugliando i colli della Capra e della Valletta. D’inverno si scendeva a Rodoretto: il corpo di guardia riceveva 15 pezzi di legno al giorno per scaldarsi, da novembre si distribuiva la galletta al posto del pane,
c’era anche una cantina con vino e vestiario per la
truppa; ogni reparto aveva uno stendardo: ne resta
(1951) un moncone di asta e un lembo di stoffa, conservati dal sig. Cesare Vinay, ai Chiotti Inferiori. La
Compagnia fu sciolta nel maggio del 1796, dopo che
Napoleone aveva sconfitto le armate piemontesi a Millesimo, Ceva e Mondovì: rimasero tramandati alcuni
nomi di guerra dei soldati, che per molto tempo servirono a designare le famiglie: da Manellio a Bellaroza,
la Violette, Cuor contento, Fioravante, Sempre vivo.
Buonumore e tanti altri.
(a cura di Marco Rostan)
Sabato 7 aprile, alle ore 21,15, il Cantavalli arriva a
Perosa Argentina, nello spazio del «padiglione Pian de
la Tour»: ospite il gruppo francese «Vach'inton (g)».
Nuovo quartetto di Lione, gruppo emergente di quella
nouvelle vague di musicisti operante tra Grenoble e la
capitale ronalpina che gravita intorno alTassociazione
MusTraDem ha come capofila i Dédale. Un approccio
«groovy» al bai folk, aperto alTimprovvisazione, con soluzioni inattese e originali, ma su di una solida base
melodica e ritmica. Per dirla a modo loro: «...un bai
trad’ résolument moderne, nourri d’humour et de bonne humeur, pour une dense nuit de danses...».
5 aprile, giovedì
PINEROLO: Nella sede del Cai di via Sommelier,
serata sul tema «Dall’Atlantico al Mar Rosso attraverso l’Africa sahariana», con Bruno Fossat.
PINEROLO: Alle 20,45, al teatro Incontro, va in scena «Minetti», di Thomas Bernhard, con Gainrico Tedeschi e Marianella Lazslo.
6 aprile, venerdì
PINEROLO: Nella chiesa di San Giuseppe, alle 21,
concerto con Gianluca Angelillo, pianoforte: musiche
di Brahms, Schumann. Ingresso libero.
PINEROLO: Nella parrocchia di Abbadia Alpina, alle 20,30, incontro di formazione su «La lavorazione
del terreno e la fertilizzazione organico minerale».
PINEROLO: Nella sede dell’associazione culturale
«Stranamore», Stefano Giaccone presenta il suo nuovo Cd «The difficult land», ispirato al poeta scozzese
Edwin Muir; testi letti da Nadia Chiri.
PINEROLO: Alle 21,15, al teatro Incontro, la compagnia teatrale «L’elfo bianco» presenta «Tigri», con
Katia Malan e Simone Morero.
PINEROLO: Alle 21, al Centro sociale di via Michele
Bravo, incontro su «Traffici internazionali, merci, denaro e persone schiavi senza frontiere».
7 aprile, sabato
PRAMOLLO: Alle ore 20,45, nel tempio di Ruata,
concerto del coro Eric Boucle. Ingresso libero.
SAN GERMANO CHISONE: Nella sala valdese, alle
21, Gisella Bein recita «Più di mille giovedì», regia di
Renzo Sicco. Ingresso unico lire 10.000.
TORRE PELLICE: Alla Bottega del possibile, in viale
Trento, dalle 15 alle 19, incontro su «La nuova legge
328-2000, per la realizzazione del sistema integrato».
ANGROGNA: Alle 21, nel tempio del Serre, canti
con il gruppo corale Eiminal; proventi devoluti alla
locale squadra antincendi boschivi protezione civile.
TORRE PELLICE: Alla Casa delle diaconesse, alle
15, concerto per pianoforte con la pianista Elena
Mollo; musiche di Mozart, Beethoven, Schubert; colletta a favore della Casa.
VILLAR PELLICE: Il coretto valdese presenta «Le
cahier», nella sala polivalente; replica domenica 8.
POMARETTO: Alle 20,45, nel tempio valdese, concertò del coro Fihavanana.
TORRE PELLICE: Alle 15, nella sala Paschetto, inaugurazione della mostra di Elisabetta Viarengo Miniotti
dal titolo «E fu la luce», aperta fino al 29 aprile.
8 aprile, domenica
PINEROLO: Nella galleria «En plein air», inaugurazione della mostra personale di Perla Flors «Cannibali», aperta fino al 13 maggio.
9 aprile, lunedì
PINEROLO: Nella sala a pianterreno del seminario
vescovile, alle 20,45, incontro su «Le orchidee queste
sconosciute», con la professoressa Elena Zacchini.
10 aprile, martedì
TORRE PELLICE: Nella sala consiliare della Comunità montana, alle 21, incontro su «Laicità, un’illustre
sconosciuta in Italia», a cura dell’associazione «31 ottobre, per una scuola laica e pluralista»; interventi di
Elena Bein Ricco, Rosanna Ciappa, Marco Rostan.
PINEROLO: Alle 21, all’Accademia di musica, concerto al pianoforte di Ilia Kim; musiche di Chopin.
11 aprile, mercoledì
BRICHERASIO: Alle 21, nella sala Aldo Moro, Legambiente in collaborazione con il Comune, propone
una serata sull’inquinamento elettromagnetico.
GUARDIA MEDICA
notturna, prefestiva, festig
telefono 800-233111
GUARDIA FARMACEUTICA^
(turni festivi con orano 8-22)
DOMENICA 8 APRILE
Luserna San Giovanni:
Farmacia Gribaudo - via Ro.
ma 19 (Airali), tei. 909031
Villar Perosa: De Paoli - via
Nazionale 29, tei. 510178
Pinerolo: Musto - via Cam.
biano 8, tei. 322050
SERVIZIO ÌNFERMÌERIST1C(|
presso i distretti
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
CINEMA
TORRE PELLICE-Il
cinema Trento ha in programma giovedì 5 e venerdì 6, ore 21,15, Together, (Svezia 2000); altri giorni non pervenuto;
BARGE — II cinema'
Comunale ha in programma, venerdì 6 aprile, ore 21,15 La strada
verso casa; sabato 7, ore
21,15 II sesto giorno; domenica 8 ore 16,15, 18,45
e 21,15; lunedì, martedì,
mercoledì e giovedì, ore
21,15, L’ultimo bacio,
PINEROLO — La multisala Italia ha in programma, alla sala «2cento». Rapimento e riscatto; alla sala «5cento»,
da venerdì 6, è in visione
La tigre e il dragone.
ECONOMICI ■
PRIVATO acquista
mobili vecchi-antichi e
oggetti vari: telefonare allo 0121-40181.
Attiva da tre anni a Pinerolo
La banca del tempo
Il tempo è denaro. Anzi
no. Tre anni fa anche a
Pinerolo è nata la «Banca
del tempo», un’associazione che si propone di
andare contro questo
detto popolare: 48 soci
che hanno scelto di dedicare parte del proprio
tempo agli altri, ricevendo a loro volta dell’aiuto
basato sullo scambio solidale e sulla reciprocità
dei propri «talenti». L’associazione contribuisce
quindi all’incontro e alla
conoscenza reciproca,
ma non solo: è una vera
iniziativa di mutuo soccorso e collaborazione.
«Anche a Pinerolo, come altrove, la maggioranza ha più di 50 anni spiega Anna Maria Bermond, tra le fondatrici
dell’associazione e attualmente membro del
direttivo -: ci dispiace
che ci siano pochi giovani e soltanto 4 uomini,
sarebbe importante una
maggiore partecipazione». La Banca del tempo
ha da quest’anno una
nuova sede in via Duomo
1, aperta ogni mercoledì
mattina e venerdì pomeriggio; ogni settimana
viene organizzato un pomeriggio di attività diverse, come il corso d’inglese. «Alla base dello statuto di ogni banca del tempo - continua Anna Maria Bermond - c’è il desiderio di tenere i conti in
pari; ai soci viene dato un
carnet di assegni che servono a “pagare” l’ora di
tempo prestata dagli altri. Naturalmente questa
contabilizzazione può
funzionare soltanto nel
lungo periodo, perché ci
sono momenti nei quali
non si può dare, ma ricevere soltanto. Un’ora di
lezione di greco, sul mercato molto cara, non vale
più di un’altra che .serve a
preparare una torta». Le
persone interessate a
questo progetto, che si
oppone ai rapporti basati
sull’interesse economico
immediato, possono richiedere informazioni direttamente alla signora
Bermond, telefonando
allo 0121-398.508.
POSTA
Telesoccorso
Domenica 18 marzo, da uno dei pulpiti della nostra
Chiesa valdese, è stato lanciato un appello per volontari disposti a trascorrere una notte di guardia a favore del Telesoccorso vai Pellice. Mi sento in dovere di
informare gli eventuali volontari che si accingono,
con indubbio spirito di dedizione, a compiere questo
impegnativo servizio, che a Pinerolo, presso il Televita Pinerolese, in funzione già da parecchi anni, vi sono altri volontari che stanno già compiendo lo stesso
servizio di guardia per il territorio della vai Pellice e di
tutto il Pinerolese.
Già fin dal maggio del ’99 avevo fatto presente ai
promotori del Telesoccorso vai Pellice l’inopportunità di aprire un servizio già esistente con le stesse
identiche caratteristiche, dando luogo a un inutile
doppione. Le stesse precisazioni erano apparse in
una mia lettera a Riforma-L'eco delle valli valdesi
nell’autunno dello stesso anno.
Rispetto pienamente la libertà di ognuno di fare
quello che vuole. Sono spiacente per i volontari indotti a fare un lavoro inutile. Ritengo che una maggior attenzione a quanto già esiste o a quanto sarebbe
stato più produttivo sostenere, in un’azione coordinata con altre associazioni, sarebbe stato più utile per
la vai Pellice, anziché creare situazioni a carattere
inutilmente concorrenziale.
INFORMAGIOVANI
VAL PELLICE
Piazza Partigiani ' ^
Luserna S. Giovanni
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Disegni
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venerdì é
Ho letti
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2) Esci
Alberto Taccia - Luserna San Giovanni
Dichiarazione di
morte presunta
Il tribunale di Pinerolo con sentenza delli 23
gennaio 2001, visti gli artt. 726-731 c.p.c.,
ha dichiarato la morte presunta di Verney (o
Vernei) Carlo, nato ad Osasco il T giugno
1907, alle ore 24 del 27 aprile 1986.
avvocato Alberto Biscaro
Sarà inaugurata sabato
7 aprile alle 15, nella salä
Paschetto del Centro culturale valdese di Torr®
Pellice, la mostra di incisioni e disegni di Elisa;
betta Viarengo MiniotOL’artista, nata a Torino
nel 1937, dove tuttora nsiede e lavora, ha fiO'
quentato l’accademia A;
bertina quale allieva d*
Soffiantino. Espone i"
esposizioni collettive
personali dal 1975 e poi
tecipa su invito a tasse
gne e premi in Italia
all’estero e le sue ope
sono collocate in collo
zioni pubbliche e ptivf
te. Nel 1998 ha partecipato all’Antologica al f
lazzo Lomellini di Ca'
magnola e fa parte
del
l’Associazione inciso,
veneti. Pino Mantova
aveva colto nel contras
fra la libertà del gesto e
complicazione del tesa
to nell’intervento reali
zatore, l’aspetto più in
ressante della produzio
artistica della Miniotti
La mostra rimane a)
ta fino al 29 aprile:
vedi, sabato e dome
ore 15-18; lunedì, ^
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14-17
ofNERPI 6 APRILE 2001
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
g Lo stato
e le minoranze
Ho letto con vivo interesse
eli articoli di Domenico Macelli [Riforma n. 9 e Confronti
„ 3) e concordo con le sue
Nervazioni. Conosco l’on.
Maselli da tempo per fama e
ho grande fiducia nelle sue
au^tà di parlamentare incaricato delle Intese e del problema della libertà religiosa
in Italia. Vorrei comunque fare alcune considerazioni, parjondo da una sua affermazione. «Non potendo applicare
la ricetta “francese” - egli dice-della completa separarione tra stato e religioni per
la presenza del Concordato
con la Chiesa cattolica, resta
naturalmente solo la via delle
Intese tra lo stato e i vari culti
acattolici» [Confronti, p. 5).
Giusto; ed è inutile pretendere di avere quel che è difficile anche soltanto sognare.
Però ciò che conta è la volontà di rendere meno iniquo
l’atteggiamento dello stato
nei confronti delle minoranze. Vogliamo trasformarci in
un paese moderno, e quindi
pluralista, laico, aperto a tutte le fedi e a tutti i modi di intendere il rapporto con Dio?
E se sì, vogliamo mettere in
conto tutte le iniquità fin qui
commesse nei confronti dei
minoritari? L’idea di eguaglianza di trattamento nei
confronti dei vari modi di intendere il rapporto con la religione fu ignorata sia dallo
Statuto Albertino sia dal Concordato del 1929. Peggio ancora Tultimo Concordato,
quello del 1984, aggiungendo
ala situazione di privilegio
della Chiesa cattolica l’estensione di alcuni privilegi alla
ristretta cerchia dei culti ammessi alle Intese ha creato
dttadini di differenti livelli:
1) Privilegiati in assoluto,
suddivisi in due categorie: a)
cattolici, con trattamento di
prima classe; b) acattolici,
fruitori di Intese, di 2“ classe.
2) Esclusi in via provvisoria
Passatempo
i Soluzione del cruciverba del
numero scorso
(o definitiva?): gruppi religiosi non ammessi alle intese
(musulmani, per esempio,
'Testimoni di Geova ecc.).
3) Esclusi totalmente dalle
Intese e dai loro privilegi;
atei, agnostici, credenti dissidenti, liberi religiosi e liberi
pensatori, in quanto colpevoli di asébeia (empietà, irreligiosità), come Socrate e Gesù
Cristo stesso (avevano bestemmiato nientemeno che
la religione ufficiale).
A quest’ultima categoria di
esclusi non è stato riservato
alcun diritto né di finanziare
organismi di loro fiducia attraverso T8 per mille, né di
contribuire a forme associative di loro gradimento con diritto a deduzione fiscale. L’on.
Maselli conosce molto bene la
posizione delle «Assemblee
dei Fratelli» che, per restare
fedeli ai loro principi fondativi basati sulla separazione fra
religioni e stato, hanno dichiarato e continuano a dichiarare la loro indisponibilità ad adeguarsi. L’editoriale
di Paolo Moretti apparso
sull’ultimo numero de II cristiano, organo ufficiale delle
«Assemblee», lo ribadisce, lamentando il persistere dell’ingiustizia. Che fare, dunque?
Vogliamo dire a voce alta e
ferma che ogni forma di privilegio è un’ingiustizia, di cui
sono responsabili tanto il
concedente quanto i fruitori?
Io non ho ricette da proporre. Però alcune cose si potrebbero fare: dare per esempio agli agnostici, atei e liberi
credenti il diritto di scegliersi
un organismo di loro fiducia
da finanziare con diritto alla
detrazione fiscale; promuovere una campagna di stato per
chiarire che i cosiddetti resti,
cioè la parte inutilizzata delT8
per mille a causa dei non dichiaranti, non vanno allo stato ma vengono ripartiti fra la
Chiesa cattolica, lo stato e altre eventuali chiese. In sostanza questi resti per lo più
vanno alla Chiesa cattolica,
che con il 48% delle firme viene a raccogliere più delT80%
del contributo. E d’altra parte
la percentuale attribuita allo
stato non è forse spesa per finanziare il restauro di locali
di culto per lo più cattolici?
Insomma, sarebbe necessario adoperarsi in concreto
per rendere più equo, o meno iniquo possibile, il rapporto stato-libertà religiosa.
Siamo proprio convinti che la
libertà a cui Cristo ci ha chiamati includa anche la libertà
da ogni privilegio? O il privilegio non è più tale, se vale
per noi, anche se altri ne restano esclusi?
Paolo T. Angeleri - Padova
Pasqua, la luce
dopo le tenebre
L’evangelista Matteo, descrivendo l’ultimo grido di
Gesù, dice che avvennero cose tremende delle quali i soldati presenti ebbero spavento (27, 54-"55). Lo stesso fatto,
simbolicamente, si ripete oggi nella nostra società civile.
Il momento che stiamo vivendo, in campo morale e
anche in quello concreto e
materiale, è uno dei più tristi
e tragici che abbiamo conosciuto. Non sto a illustrare i
particolari, perché li conosciamo da quello che la stampa, la radio e la televisione ci
mostrano senza pietà. Scene,
episodi di incredibile crudeltà, di sfrenata e brutale
violenza tanto impressionante. Avvenimenti che sono il
segno della morte di Gesù.
Il Cristo è morto: ovvero è
morta la verità, è morta la giustizia, è morto il rispetto della
vita umana, sono morti i valori morali e spirituali: è morta
la fraternità, è morto il vero
amore verso Dio e anche
quello degli uni per gli altri. E
per ineluttabile conseguenza
tutto crolla, crollano le speranze, crolla la pace nei paesi
e nelle famiglie. Tutti i progetti illusori e tutta l’esistenza
tremano proprio come un terremoto, appunto come quando il Cristo moriva sulla croce.
A questo punto, cioè nella
attuale tragica nostra situa- ,
zione molto simile a quella
della crocifissione di Gesù,
ognuno dovrebbe riflettere e
pentirsi come fecero quei
soldati che, sconvolti per il
. tremendo momento, dissero:
«Veramente costui è figlio di
Dio». Sì, tutti dobbiamo convincerci che soltanto con Cristo Gesù e seguendo totalmente il suo Vangelo si può
. trovare la pace, la verità, la
vera vita e la salvezza.
E invece il mondo attuale,
vittima e schiavo del maligno,
nonostante i travagli e il terrore del momento, continua a
preferire gli scherni, gli errori
e il comportamento del peccato. E intanto il Figlio di Dio
prosegue a morire sulla croce, sempre «gridando forte».
E la terra, cioè la nostra società, continua a «tremare, e
le rocce a schiantarsi». Siamo
sconvolti e sentiamo paura.
Ma i credenti in Gesù Cristo
sanno che dopo le tenebre
del venerdì vi è il radioso'
mattino della Pasqua, vi è il
riconoscimento reale che Gesù è veramente il Figlio di
Dio. Il nostro Signore in cui
credere, vivere e sperare.
Giuseppe Anziani - Intra
ài Ecumenismo
in casa nostra
Ringrazio il pastore Salvatore Rapisarda per il rilievo
espresso su Riforma del 16
marzo riguardo alla frase nella mia lettera del 23 febbraio:
«Pur ritenendo che un infante non abbia la consapevolezza di confessare la Grazia
ricevuta dal Signore in Gesù
Cristo, riconosciamo tuttavia
i frutti di tali battesimi». Mi
dà modo di precisare che
non intendevo «frutti prodotti dal bagno d’acqua» bensì
quelli che potranno maturare
nell’individuo successivamente a quel battesimo, crescendo nell’età, nella conoscenza e nella fede, come esito di una vita cristiana al seguito di Cristo: sono certamente questi i frutti del battesimo che tutti i battisti italiani, penso, riconoscono e
per i quali accolgono alla
santa cena tutti i battezzati
che si sentono degni di accostarvisi, indistintamente se
hanno ricevuto il battesimo
da bimbi o da adulti.
Questo non vuol dire abdicare alle proprie convinzioni
e tradire le radici sofferte dalle quali queste convinzioni
provengono. Infatti non si
può pensare che proprio i
battisti, per i quali il battesimo non può essere che la testimonianza di una fede convinta e collaudata, possano
riconoscerla come frutto di
un bagno rituale. La fede è
frutto di una maturazione
che converte e trasforma e
che per essere viva ha bisogno di agire, che vuol dire anche compiere, con la spinta
dell’amore, il dono più grande (I Corinzi 13), quelle cosiddette opere buone che gli
evangelici mi pare demonizzino un po’^
RiguardcT alla puntualizzazione del rifiuto alla Cena da
parte cattolica e ortodossa,
questa realtà non attenua e
non giustifica che ciò avvenga anche nella famiglia protestante, fra diverse denominazioni evangeliche. Perciò
la riconciliazione, l’accoglienza, l’ecumenismo insomma, dovremmo sinceramente attuarli anche in casa
nostra, e forse prima di tutto.
Alba Biella - Milano
del
ieni!7
ili ricordo di Cefalonia
Ho letto l’articolo di Giorgio Rochat sul n.
lo di Riforma: «La memoria di Cefalonia». Di
fronte alla competenza specifica dell’autore,
nulla da aggiungere per quanto riguarda il
frugico episodio nel quale fu eroicamente impugnata la Divisione Acqui. Mi trova molto
ujinsenziente l’esortazione finale che «i cadufr di Cefalonia meritano un ricordo serio e
uonunosso, non esagerazioni e retorica». Ancora meglio la finestra che dice: «I militari italianl che dal settembre ’43 hanno resistito ai
judeschi meritano un ricordo senza retorica»,
curante e dopo la visita del presidente CiamPi a Cefalonia la stampa nazionale ha giustaniente ricordato l’episodio con articoli e
uonimenti anche ampi e circostanziati. Qualufre volta, ha ragione Rochat, con qualche
Esagerazione e un po’ di retorica che su quefr argomenti ci scappa sempre.
"n’oplnione abbastanza generalizzata e geunca che è balzata fuori con evidenza è Tacdsa che Cefalonia è stata colpevolmente
gnorata o dimenticata, il che poi non è del
Ito vero. Quel che io mi permetto di osserva® che in tutto questo parlare e scrivere si è
uwero dimenticato o citato solo di sfuggita
ita la Resistenza dei militari italiani alTestealÌ’AiK*^ Corsica’ alla Francia, alla Jugoslavia,
.Albania, alla Grecia e alle isole, con episodi
L P°^unti di partecipazione alla guerra di licontro l’esercito tedesco, che riscatl’onore dell’Italia e del suo esercito.
Uo sottolineare che all’8 settembre ’43
fii solo l’Acqui a non accettare la resa ai
Lettere brevi
Chiediamo ai lettori di limitare i propri graditi interventi in 15-20 righe dattiloscritte e ricordiamo che il nostro
settimanale non pubblica
lettere anonime. Grazie.
tedeschi; come il prof. Rochat sa forse meglio
di me, vi furono molte altre unità che fecero
altrettanto e ne affrontarono le conseguenze
con maggiori o minori fortune, come sempre
accade in guerra; sono le circostanze che determinano la fortuna o no, oltre il valore e la
determinazione. Fra queste unità vi furono
anche le divisioni «Venezia» e «Taurinense»,
dislocate in Montenegro, che non si arresero,
combatterono, ebbero forti perdite già i primi
tre mesi e quindi, il 2 dicembre '43, unirono i
due Comandi in un’unica divisione denominata «Garibaldi», la quale continuò a combattere e a resistere (alleata all'esercito di Tito) fino alT8 marzo ’45, giorno del rientro in patria,
armata e ridotta a 3.800 uomini dei 20.000
presenti all’armistizio. Diciotto mesi di vita
durissima e di grossi sacrifici per le particolari
condizioni di guerra partigiana in montagna
all’estero, attraverso due inverni fra i più crudi
del secolo, con migliaia di morti e dispersi. Essi meritano, mi pare, lo stesso rispetto di quelli di Cefalonia, verso i quali da parte mia e di
tutti i reduci della «Garibaldi» vi è sempre stato un rispettoso e incondizionato riconoscimento di ammirazione.
Mi pare giusto anche segnalare a Riforma
che nella «Garibaldi» furono presenti un buon
numero di valdesi delle Valli, alcuni dei quali
ebbi modo di conoscere personalmente. Anche a loro in particolare va quindi la nostra affettuosa riconoscenza e il mio fraterno saluto
a quanti siano ancora vivi.
Landò Mannucci
presidente dell’Associazione nazionale
veterani e reduci garibaldini
Carpanini
e i valdesi
Appello per la radio evangelica greca
Chiusa «Channel 2000»
Tramite l’associazione evangelica tedesca di solidarietà
della Gustav Adolf Werk (Gaw) ci è giunta notizia che in
Grecia, ad Atene, è stata chiusa d’autorità la stazione radio
evangelica «Channel 2000». Essa appartiene alla Federazione delle chiese evangeliche libere greche (Fecg) ed è una
delle più vecchie radio libere della grande area urbana ateniese. Ha cominciato a trasmettere dal 1988 e nel 1994 ha.
ottenuto regolare licenza dal governo.
Ultimamente però ha ricevuto varie diffide dal governo a
causa di «supposti disturbi alle radio frequenze delle forze
■armate». La polizia ha sequestrato tutto l’equipaggiamento
tecnico della radio, salvo poi restituirlo entro breve tempo
poiché di fronte alla corte è stata data ragione a «Channel
2000». Benché esperti del ministero dei Trasporti abbiano
dichiarato infondate le accuse di «interferenza delle onde
radio su quelle delle forze armate» la radio è stata ridotta al
silenzio dallo stesso governo greco.
Giunge quindi da Atene un appello come minoranza religiosa in Grecia a potere continuare le proprie trasmissioni
nel quadro delle regole costituzionali greche e del quadro
legislativo europeo. La Gaw ha già rivolto la sua ferma protesta all’ambasciata greca in Germania e all’ufficio della
Chiesa evangelica tedesca presso il parlamento europeo.
L’impressione è che dietro alla chiusura di questa radio libera evangelica ci sia una stretta da parte governativa sui
temi della libertà religiosa. Lettere di protesta che richiedano l’apertura di radio «Channel 2000» possono essere inviate in inglese via fax ai seguenti indirizzi:
1) The Honorable Mr. Costas Simitis, Prime Minister of
Greece, fax 00301-3606958 or 00301-7254049.
2) The Honorable Mr. Dimitris Reppas, Minister of Press,
fax 00301-3620249 and 00301-3647884.
3) The Honorable Mr. Basileios Lampridis Presidente of
the Greek National Council for Radio-television, fax 003013621186.
4) Ambassador Loukas Tsilas, Greek Ambassador to the
European Union, fax 00322-5127912 or 00322-5515651.
< II diritto
al ritorno
Il prof. Soggin è un’autorità
mondiale per quanto riguarda l’antico Israele, ma quando si occupa degli israeliani e
palestinesi di oggi è di un’ingenuità o disinformazione
stupefacente. Come può Soggin scrivere che i palestinesi
pongono come condizione
per la pace il ritorno dei tre
milioni di palestinesi in esilio? È una prospettiva priva di
senso concreto; i palestinesi
chiedono il riconoscimento
del diritto al loro ritorno sulla
terra palestinese, cioè il riconoscimento che questa terra
appartiene anche a loro, cosa
che gli israeliani non intendono fare perché ritengono
che la Palestina sia tutta loro.
Come può Soggin scrivere
che le ragioni dell’espulsione
dei palestinesi al momento
della nascita dello stato israeliano sono ancora da accertare? Ci furono gravi responsabilità degli stati arabi e dei dirigenti palestinesi, ma anche
una serie di massacri condotti dagli israeliani per indurre i
palestinesi a partire. Una politica del terrore a lungo ne
gata, oggi documentata dalla
giovane storiografia israeliana. Soggin lamenta che la sinistra italiana abbia «fatto il
tifo» per i palestinesi contro
lo stato di Israele, ma è abbastanza anziano per ricordarsi
che negli Anni 50 la sinistra
italiana amava molto Israele
e ignorava i palestinesi; Israele e i suoi kibbutz ci sembravano una straordinaria esperienza democratica.
Ci illudevamo, non è stato
facile ammettere che Israele
non è uno stato migliore degli altri e che anche i palestinesi hanno qualche diritto.
Abbiamo creduto nella pace
firmata da Rabin, i suoi successori l’hanno sconfessata.
Continuiamo a pensare che
né gli israeliani né i palestinesi hanno tutta la ragione
dalla loro parte, sappiamo
quanto sia forte l’odio reciproco, quanto difficile sia un
compromesso. Una situazione tragica che richiede rispetto, non le tristi battute
sulla «frombola» come arma
da guerra. Concordo con
Soggin su un solo punto: problemi così complessi non si
possono risolvere con la propaganda.
Giorgio Rochat - Milano
Quando gli mandai la richiesta di dedicare una via di
Torino al ricordo di una pagina sanguinosa della storia
valdese Domenico Carpanini, allora presidente del Consiglio comunale, rispose quasi subito in senso affermativo. Se esiste oggi via Pasque
Piemontesi, a Carpanini si
deve l’impegno per portare a
compimento la proposta. E
così il 9 giugno 1999 Carpanini venne con la fascia tricolore insieme al nuovo presidente del Consiglio comunale, Mauro Marino, a inaugurare la strada. È stato il primo
tributo che la città di Torino
ha riconosciuto alla memoria
della secolare storia valdese.
Vorrei dunque ricordare
anche per questo la figura di
Domenico Carpanini, che
con la sua morte prematura
ha lasciato un grande vuoto e
un immenso rimpianto. Resta il ricordo di un amministratore capace e competente, attento alle esigenze dei
suoi cittadini.
Ermanno Aimone - T orino
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Dio è amore»
I Giovanni 4,16
È mancato
Nino Rostagno
di anni 91
Lo annunciano, a funerali avvenuti, i familiari tutti. Si ringraziano gli intervenuti che hanno
preso parte al loro dolore; un ringraziamento particolare vada al
pastore Giuseppe Piatone e alla
pastora Daniela Di Carlo, alla
diacona Alga Barbacini e alla direzione dell’Ospedale valdese di
Torino, ai gruppo alpini di Perrero, al comando del III Reggimento alpini di Pineroio.
Torino, 28 marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«lo alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l'aiuto?
Il mio aiuto viene dalTEterno
che ha fatto il cielo e la terra»
Salmo 121,1-2
I familiari di
Carlo Ferrerò
di anni 90
ringraziano con affetto e commozione tutti coioro che con le mani,
la mente e il cuore li hanno aiutati
nei lunghi anni di infermità e negli
ultimi mesi di sofferenza dei loro
caro. Un ringraziamento particoiare a tutto il personale deH’Asilo
dei vecchi di San Germano Chisone, aile famiglie Coilet, Chiurato, Rostan, a Loredana Peyronei,
a Gianni Beltranda e ai pastori
Sergio Ribet e Giorgio Tourn.
Pomaretto, 27 marzo 2001
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la resurrezione
e la vita; chi crede in me
anche se muoia vivrà,
e chiunque vive e crede
in me non morrà mai»
Giovanni 11, 25
È mancata
Marianna Frea
ved. Bouchard
Lo annunciano, a funerali avvenuti, ia figlia Maria con Danilo,
Cristina e llaria.
Un ringraziamento particolare
alla direzione, ai medici, a tutto il
personale e agli ospiti dell’Asilo
valdese di Luserna San Giovanni
e al pastore Mario Berutti.
Luserna San Giovanni
30 marzo 2001
I necrologi si accettano entro le 9 del lunedì.
Tel. 011-655278
Fax 657542.
16
PAG. 16 RIFORMA
venerdì 6 APRILE 2001 I?
Negli Anni 70 c'erano 700.000 protestanti, ora ci sono circa 15 milioni di cristiani
La chiesa protestante in Cina
Verso la fine degli Anni 50 i protestanti cinesi scelsero lo via del «postdenominozionalismo»
Il Consiglio cristiano della Cina fu fondato nel 1980, dopo la Rivoluzione culturale
SARA SPEICHER*
LI En-Lin si ricorda della
Rivoluzione culturale in
Cina. Suo padre fu gettato in
carcere, i suoi fratelli e sorelle
furono mandati presso comunità rurali in vista della loro «rieducazione». Più volte,
le guardie rosse perquisirono
la casa della sua famiglia per
trovarvi prove di «imperialismo straniero», e in particolare documenti cristiani. Tutti i libri, comprese le Bibbie,
furono gettati nel fuoco. «C’è
voluta una settimana per
bruciare tutti i libri di mio
padre; all’uscita dal carcere,
un anno dopo, quando seppe che tutta la sua biblioteca
era stata distrutta, scoppiò in
lacrime».
Il padre di Li era un pastore
che, dopo la sua consacrazione nel 1948, decise di mettersi
al servizio di una comunità
rurale che allora contava solo
una mezza dozzina di cristiani. Durante la Rivoluzione
culturale (1966-1976), le chiese e i luoghi di riunione vennero chiusi e tutte le attività
religiose pubbliche furono
vietate, mentre i cristiani come Li e la sua famiglia venivano buttati in prigione, sottomessi a rieducazione ed erano
vittime di sevizie e discriminazioni di ogni specie.
È proprio durante la Rivoluzione culturale che l’identità e la natura della chiesa di
Cina subirono un profondo
cambiamento. Come dichiara
il pastore Gao Ying, professore al Seminario teologico di
Nanjing e membro del Comitato centrale del Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec),
«c’è voluta la Rivoluzione culturale per farci scoprire le forze che si nascondevano dietro la nostra debolezza. Dio ci
ha davvero guidati nella valle
dell’ombra della morte».
Li En-Lin è attualmente
segretaria generale aggiunta
di Amity Foundation, il dipar
Un’immagine della campagna cinese
timento dei servizi sociali del
Consiglio cristiano di Cina
(Ccc), membro del Gruppo
regionale asiatico del (Ilec.
Mentre durante la Rivoluzione culturale c’erano in Cina
circa 700.000 protestanti, che
furono sottoposti a trattamenti durissimi, si ritiene che
oggi vi siano 15 milioni di cristiani. Mentre tutte le chiese
rimasero chiuse fino al 1979,
attualmente vengono censiti
circa 40.000 chiese e luoghi di
riunione in tutto il paese.
Questa crescita fenomenale
in un simile contesto culturale e politico esprime un modo
di «essere chiesa» che non si
trova praticamente in nessuna altra parte nel mondo.
Superare le divisioni
denominazionali
«Il Ccc è praticamente unico al mondo - sottolinea
il suo presidente, Han Wen
Zhao -. Non costituiamo, per
ora, una chiesa unita, ma non
abbiamo più denominazioni.
Il Ccc si situa da qualche par
te tra un consiglio di chiese
nazionale e una chiesa unita». La creazione della Repubblica popolare di Cina nel
1949 ha provocato profonde
modifiche dell’identità e della
missione della chiesa in questo paese. Prima del 1949, la
chiesa protestante dipendeva
in larga misura dàlie società
missionarie estere. Nel contesto della «nuova Cina», i
cristiani furono costretti a
dare alla loro religione una
espressione e una struttura
fondamentalmente cinesi.
Nei suoi sforzi per costruire
una propria identità cinese,
la creazione nel 1950 del movimento «delle tre autonomie» (autofinanziamento, autogestione, missione autonoma) svolse un ruolo essenziale, costringendo la comunità cristiana cinese a fondare
una chiesa integrata nel contesto cinese, ponendo così fine all’aiuto finanziario, al dominio e all’evangelizzazione
di origine straniera.
Verso la fine degli Anni 50 i
MV:- Lettera a Kofi Annan del patriarca ortodosso serbo Pavle
«L'Onu non ha raggiunto il suo obiettivo»
Il primate della Chiesa ortodossa serba, Pavle, ha accusato le forze dell’Onu di essere incapaci di mantenere la
pace, dopo la campagna di
violenza scatenata da ribelli
albanesi nell’ex Repubblica
jugoslava di Macedonia. «Se
esaminiamo obiettivamente i
fatti, è chiaro che la missione
di pacificazione dell’Onu in
Kosovo non ha raggiunto il
suo obiettivo - lamenta il patriarca in una lettera indirizzata al segretario generale
dell’Onu, Kofi Annan -. Peggio ancora, la regione che doveva essere sotto la protezione deirOnu è diventata un
punto dal quale il terrorismo,
uno dei più grandi mali del
mondo moderno, si estende
alle regioni vicine».
La risoluzione 1244
Il patriarca ricorda che il
mandato dell’Onu, conformemente alla risoluzione
1244 del Consiglio di sicurezza, era di «prevenire i crimini
e l’anarchia» e di instaurare
«una pace giusta e la sicurezza per tutti i cittadini». Eppure, scrive Pavle, dei serbi vengono oggi espulsi e assassinati da «estremisti albanesi»,
in particolare nei pressi di
Presevo, Bujanovac e Medvedja, nel Sud della Serbia: «Il
male si è già esteso all’ex Repubblica jugoslava di Macedonia, dove le prime vittime
sono già cadute. Qualcuno è
capace di garantire che esso
non si estenderà, come una
fiamma, anche agli altri paesi
vicini, se non lo si ferma?».
I timori di un nuovo conflitto nei Balcani sono stati scartati dal responsabile della
Chiesa cattolica della Jugoslavia, l’arcivescovo Frane Perko,
il quale ritiene che gli ultimi
incidenti attorno alla città
macedone di Tetovo saranno
di breve durata: «Anche se i
combattimenti in Macedonia
sono preoccupanti, non vedo
il rischio che questi conflitti di
frontiere degenerino in una
guerra più estesa», ha aggiunto l’arcivescovo.
II 18 marzo scorso il presidente macedone, Boris Trajkovski, un predicatore laico
metodista, ha mobilitato l’e
senta la maggioranza della
popolazione.
sercito per una «operazione
finale» contro i ribelli. 11 presidente della Chiesa battista
della Jugoslavia, Alexander
Bireis, ha spiegato che le comunità protestanti, che rappresentano circa il 3% della
popolazione della Macedonia
(due milioni), cercano di aiutare «le persone nel bisogno,
delle due parti», ma senza
implicarsi nel conflitto. Gli
albanesi, in maggipranza
musulmani, costituiscono un
terzo degli abitanti della Macedonia, che si è separata pacificamente dalla Jugoslavia
nel 1991. La Chiesa ortodossa, guidata dall’arcivescovo
Stefan Veljanovski, rappre
«Innumerevoli crimini»
Nella sua lettera, che è stata inviata anche ai capi di stato di Usa, Russia, Germania,
Francia, Italia e Gran Bretagna, il patriarca Pavle sottolinea che l’invio di forze Onu
di mantenimento della pace
nel 1999 in Kosovo non ha
impedito «innumerevoli crimini», tra cui la distruzione di
luoghi sacri ortodossi e l’espulsione di 250.000 serbi dalla regione. Aggiunge che l’attentato del 20 febbraio scorso
a Podujevo, che ha causato la
morte di 11 passeggeri di un
autobus, è stato l’ultimo di
una lunga serie di crimini
commessi da albanesi.
«Mentre il governo della Repubblica federale della Jugoslavia cerca di risolvere la crisi
in modo pacifico e democratico, nell’interesse dei cittadini
della nostra patria, con la benedizione e l’appoggio della
Chiesa ortodossa serba e di
tutte le persone responsabili e
di buona volontà nel mondo,
gli estremisti albanesi commettono sempre più crimini continua il patriarca -. Le
chiediamo di fare tutto quello che può per fermare questo male che non cessa di
estendersi, per proteggere la
vita dei cittadini e garantire
la pace che tutti desiderano
ardentemente». (eni)
protestanti cinesi scelsero la
via di quello che chiamano il
«post-denominazionalismo».
Su De Ci, vicepresidente e segretario generale del Ccc, dichiara a questo proposito:
«L’inizio degli Anni 50 fu difficile, ma ci siamo volti verso
Dio e abbiamo cercato dei segni di unità nelle chiese». Nel
corso di questo processo si è
preso coscienza del fatto che
erano i missionari che avevano portato le loro denominazioni in Cina e che pertanto
l’appartenenza denominazionale dei cinesi era in genere
dovuta al caso. Verso il 1956
si profilarono movimenti miranti all’unificazione delle
chiese protestanti. Il Ccc fu
fondato nel 1980, dopo la Rivoluzione culturale e dopo la
riapertura di alcune chiese.
Han Wen Zhao sottolinea che
se non ci sono più differenze
tra le denominazioni, alcune
pratiche però sono state conservate, in particolare per
quanto riguarda la celebrazione dell’eucaristia.
La principale preoccupazione del Ccc è di ricostruire
le chiese e di vigilare sul mantenimento dei circa 13.500
santuari e 35.000 luoghi di
riunione creati a partire dal
1979. Anche la formazione
teologica in 18 seminari e
scuole bibliche costituisce
una priorità in quanto la
mancanza di pastori formati
pone problemi sempre più
gravi a questa chiesa in rapida crescita. Grazie a Amity
Foundation, il Ccc si sforza di
rispondere ai bisogni dei
membri di chiesa e pubblica
testi cristiani in Cina. 11 Ccc è
diventato membro del Cec
nel 1991. Siccome attualmente pressioni esterne vengono
esercitate in vista di restaurare le vecchie denominazioni,
il movimento ecumenico viene posto di fronte alla sfida di
aiutare il Ccc a rimanere fedele alla sua visione di una chiesa post-denominazionale.
Cooperare per rispondere
ai bisogni della società
Amity Foundation è stata
creata nel 1985 da cristiani
desiderosi di aiutare a risolvere i problemi di sanità, istruzione, sviluppo rurale e assistenza sociale ai quali erano
confrontate le zone rurali della Cina. Attualmente presente
in 31 delle 32 province cinesi,
l’organizzazione collabora
con numerosi partner internazionali e locali. Han Wen
Zhao sottolinea che Amity
Foundation dispone di una
base di appoggio e di una
gamma di attività molto ampie, e ciò per due motivi: «Siccome siamo una minoranza,
per fare una qualunque cosa
dobbiamo assicurarci il sostegno della comunità - spiega -.
Inoltre, nel mondo attuale, il
confronto è onnipresente, per
questo vogliamo dimostrare
che possiamo collaborare nel
campo umanitario». Anche se
dei non cristiani fanno parte
del comitato direttivo e anche
se le autorità locali partecipano spesso alla realizzazione
dei progetti, questi vengono
lanciati dalle chiese e dalle
comunità cristiane locali. Una
delle «imprese» più riuscite è
stata la reintroduzione della
Bibbia in Cina.
(Cec info. Traduzione dal
francese di J.-J. Peyronel)
(1-continua)
* membro dell'équipe
«Informazione» del Cec
AS».
È il vescovo protestante James Terom
India: un vescovo chiede
le dimissioni del governo
Un vescovo protestante indiano si è associato agli appelli che chiedono le dimissioni della coalizione federale
al potere dopo le rivelazioni
fatte a metà marzo su un sito
web che mostrano l’ampiezza
della corruzione all’interno
del governo. «Il governo attuale dovrebbe dimettersi immediatamente» ha dichiarato
il vescovo Z. James Terom,
presidente della Chiesa dell’India del Nord. Riferendosi
allo scandalo delle tangenti
che ha scosso il paese il vescovo Terom, di Chota Nagpur, ha dichiarato che queste
rivelazioni etano disastrose.
Una videocassetta molto
compromettente
Il 13 marzo scorso Tehelka.com, un sito web di Nuova
Delhi, ha trasmesso videocassette che mostravano l’ampiezza delia corruzione all’interno dell’esercito e del governo. La cassetta di quattro
ore ha fatto vedere alti funzionari che discutevano di
tangenti decidendo acquisti
per la Difesa. La residenza di
George Fernandes, ministro
della Difesa federale, ospitava, secondo la video, incontri
con trafficanti d’armi disposti
a versare tangenti.
Bangaru Laxman, presidente del Bharatiya lanata
Party (Bjp, partito hindú che
dirige la coalizione al potere)
è stato filmato mentre riceveva mazzette di biglietti che gli
venivano consegnate da giornalisti che si facevano passare per mercanti d’armi. Nella
cassetta il presidente del Bjp
dichiara preferire i dollari alle
rupie. Le scene sono state riprese per mezzo di telecamere nascoste da una squadra
di giornalisti di Tehelka che
fingevano di essere mercanti
d’armi della compagnia West
End International, una società fittizia. Il video solleva
inoltre interrogativi su un parente del primo ministro, Atal
Behari Vajpayee, e su alti
funzionari del suo ufficio.
Bangaru Laxman si è dimesso qualche ora dopo la
trasmissione della cassetta
sulle reti televisive indiane.
George Fernandes ha presentato le sue dimissioni il 15
marzo in seguito a numerose
pressioni fra cui quelle di piccoli partiti della coalizione. I
partiti dell’opposizione recla
mano le dimissioni del primo
ministro e del governo. Dopo
la trasmissione, i dibattiti
parlamentari sono stati dedicati allo scandalo. I dirigenti
della coalizione hanno promesso tuttavia di istituire
una commissione d’inchiesta
diretta da un giudice della
Corte suprema.
Il governo cerca di
«guadagnare tempo»
Come ha fatto notare il vescovo Terom, questa proposta di inchiesta è solo uno
stratagemma del governo
«per guadagnare tempo». Dipingendo questa controversia
come «una macchia nera nella storia dell’India», il presidente della Chiesa dell’India
del Nord si è mostrato scettico: «Quando la commissione
sarà stata finalmente nominata, ogni prova sarà stata distrutta o manipolata. Se rimane in piedi il governo, non
succederà nulla», ha detto.
Per l’arcivescovo Oswald
Gracias, segretario generale
della Conferenza episcopale
indiana, di fronte all’ampiezza della corruzione che ha
«scioccato tutti, il governo sta
adottando un atteggiamento
difensivo». Anche se la Chiesa cattolica non vuole chiedere pubblicamente le dimissioni del governo, essa «non
approva» la proposta del primo ministro Vajpayee che ritiene che spetta al Parlamento prendere le misure che si
impongono. «Un voto [parlamentare] non è la risposta al
problema. Infatti è una questione di moralità», ha dichiarato l’arcivescovo Gracias ai giornalisti. La reazione
del governo ha mostrato che
esso agiva come il «governo
dei partiti di coalizione» tentando di salvare la propria fama e non come «il governo
del paese o del popolo».
Un sondaggio realizzato su
scala nazionale dal quotidiano Asian Age dopo la trasmissione della videocassetta indica che il 60% delle persone interrogate desideravano le dimissioni del governo. Secondo T. Thomas, segretario generale del Consiglio nazionale
delle Unioni cristiani di giovani (Ucdg), anche se il governo
Vajpayee può avere «il diritto
legale di rimanere in carica,
esso dovrebbe dimettersi per
ragioni morali». (eni)
Repubblica del Turkmenistan
Il governo perseguita
le minoranze religiose
Il governo turkmeno è impegnato in una vasta campagna repressiva contro le minoranze religiose. Secondo il
Keston News Service, il 10
gennaio scorso la polizia ha
interrotto nella capitale Ashgabat un servizio religioso
della chiesa della «Greater
Grace», composta da circa 25
membri, sostenendo che la
loro riunione era illegale.
Quest’ultimo incidente faceva seguito a mesi di minacce
a numerosi gruppi religiosi e
all’arresto e conseguente carcerazione di tre giorni di un
pastore awentista, nell’ottobre 2000, per essersi incontrato con altri membri di
chiesa in una casa privata
nella città di Turkmenabat.
«È ora che la comunità internazionale reagisca alla costante violazione dei diritti
1
m mmeditrkx
Claudiana
via Principe Tomaso, 1
^ Torino - tei. 011 -6689804
fax 6504394
http://www.arpnet.lt/-valdese/claudian.htm_____________
umani in Turkmenistan - ha
affermato John Graz, direttore del Dipartimento della libertà religiosa della Chiesa
awentista -. Chiese, templi e
case d’adorazione sono stati
distrutti e chiusi. 1 fedeli sono
stati cacciati dalla polizia dai
loro appartamenti. Tale politica repressiva è in totale opposizione ai trattati internazionali che il Turkmenistan
stesso ha firmato».
Mentre da una parte la costituzione turkmena si propone di tutelare la libertà di religione, la legislazione attuale
prevede che solo i «gruppi
ligiosi registrati» possono avere incontri pubblici o privati.
La Chiesa russa ortodossa e i
musulmani sunniti sono le
sole organizzazioni a cui e
stata concessa la registrazione. Durante gli ultimi quattro
anni il governo turkmeno ha
perseguitato i gruppi religiosi
non registrati interrompendo
gli incontri, arrestando i leader, confiscando o distruggendo le proprietà. (odn)
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