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Anno 122 - n. 8
21 febbraio 1986
L. 500
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito napedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
li.
r'
Punti
di vista
IMMIGRAZIONE DAL TERZO MONDO
Il fattore Fiumicino
Li ho passati mentalmente in
rassegna guardando le fiamme
turbinose di uno dei falò del
XVII febbraio alle Valli, sìmbolo della libertà di cui oggi godiamo e di cui tanti popoli sono
privi. In testa il Sud Africa, il
massimo dell’oppressione; poi
rAfghanistan, schiacciato sotto
l’invasione straniera; Cile, la dittatura che non Unisce mai; Salvador e Guatemala, da dove non
è permesso fuggire; Cambogia,
da una servitù all’altra; Palestinesi, popolo condannato ad essere senza terra; Eritrea, la g:uerra come se la fame non bastasse...
Ma ora ce n’è un altro che
balza in primo piano sulla scena dei popoli oppressi, quello
filippino. Non per la novità: nell’arcipelago la dittatura è di casa
da anni e anni. Ma per lo spettacolo incredibile che il dittatore ha offerto al mondo in questi
ultimi giorni, il falso in diretta.
In questa vicenda la figura più
patetica è quella deH’America.
I Per salvare la faccia — la sua
e quella del suo alleato — il
grande protettore periodicamente chiede elezioni che diano una
aria di democrazia e di libertà
e si affanna a mettere in piedi
la sceneggiata delle garanzie di
attendibilità. Una volta, dopo
una precedente esperienza di elezioni all’inehiostro simpatico,
Washington pretese che le votazioni fossero fatte con inchiostro indelebile mandato appositamente dagli Stati Uniti. E dall’altra parte ad aspettare l’invio
speciale c’era ossequioso un parente stretto del dittatore.
Questa volta la voce grossa; o
elezioni senza brogli o il ritiro
del sostegno statunitense. E poi
il balletto: primi responsi degli
Osservatori amerioani, tutto regolare; poi la denuncia dei brogli; di ritorno in patria, marcia
indietro, chi può dire? magari ci
sono brogli anche dall’altra parte...
Marcos di tutto questo sembra
proprio ridersi. Cos’ha mai da temere? Ha la concessione delle
due basi americane, e con quest’asso nella manica può giocare
la sua partita senza grossi problemi. Eppure Marcos ha fatto
i conti senza un fattore del tutto imprevisto. Le alte gerarchie
della potente Chiesa cattolica
filippina, che per anni e anni
avevano coperto il dittatore, non
ci stanno più. Hanno cominciato a non marciare più quando
l’assassino di Benigno Aquino è
tornato impunito al suo posto
come se nulla fosse; hanno appoggiato e perfino organizzato
l’opposizione di Cory AquiiM).
Ora, dopo la farsa delle elezioni
hanno totalmente delegittim'».to
il dittatore.
Non si sa come andrà a finire.
Forse tutto si risolverà in un giro di vite militare. Ma se Marcos
dovesse ritrovarsi a far valigie,
ciò accadrebbe senza dubbio per
l’apporto determinante della nresa di posizione dei vescovi filippini. Inaudito: una chiesa cristiana avrebbe un ruolo determinante nel passaggio dì un popolo dalla dittatura alla democrazia. Ma forse sono solo le
raffigurazioni fantastiche che sì
vedono fissando le fiamme di qn
falò. Franco Giampìccoli
Una restrittiva proposta di legge del Governo - Le proteste delle chiese e di associazioni
democratiche - Assemblea a Roma presso la Facoltà valdese di teologia - Altre iniziative
Giornali e televisione hanno ripreso a parlare di immigrazione e di immigrati. La molla ohe ha fatto scattare questo rinnovato interesse dei mass media è stata la decisione
presa dal Consiglio dei Ministri di approvare un disegno di legge del Ministro degli Interni per regolamentare l’accesso e il soggiorno degli stranieri in Italia.
La decisione veniva presa pochi giorni dopo gli attentati terroristici agli aeroporti di
Fiumicino e di Vienna e già questo dà un’idea
del clima in cui è avvenuto il dibattito e del
disegno politico che ha ispirato la decisione
del Consiglio dei Ministri, anche se da parte
del Ministero degli Interni si è fatto di tutto
per « vendere un’immagine pulita », quella di
una normativa ispirata ad un saggio equilibrio fra esigenza di tutela del nostro ordine
pubblico e di garantismo per gli immigrati.
Contando sempre sull’emozione suscitata
dagli attentati terroristici agli aeroporti, il disegno di legge è stato inviato al iParlamento
con la speranza di una sua rapida approvazione, ma fino al momento di scrivere queste
note non è successo alcunché.
Intanto si moltiplicano le manifestazioni
di dissenso 3uI"fnddo in cui il Governo ha
affrontato la questione immigrazione. Perché
tentare di fare approvare dal Parlamento
prima di tutto delle norme che si ispirano
unicamente alla tutela dell’ordine pubblico (e
perciò stesso restrittive e punitive nei confronti di migliaia di immigrati attualmente
presenti in Italia), quando intorno a questa
normativa c’è il vuoto legislativo? Perché è
fermo in Parlamento l’iter per l’approvazio
IL CULTO E LA COMUNITÀ’ DE! CREDENTI - 2
Chiamare è rispondere
« Cercate rEterno poiché lo si può trovare, invocatelo, poiché è
vicino » (Isaia 55: 6).
« Invochiamo il nome del Signore »: così ogni domenica mattina inizia il nostro culto. Siamo
abituati a queste parole, tanto
che per noi esse sono più il segnale che il culto sta iniziando e
che bisogna affrettarsi a prendere posto, che un momento di
preghiera, più un segnale che
un messaggio: chi le ascolta le
riconosce più che ascoltarle.
L’invocazione della presenza del
Signore o del suo nome, che è
lo stesso, ha ormai perso gran
parte del suo significato ed è
diventata contemporaneamente
una consuetudine ed un evento
raro. Una consuetudine per quel
che riguarda il culto, un evento
raro per quel che riguarda la vita quotidiana: invochiamo il Signore di rado, non sappiamo bene cosa vuol dire farlo, ricorriamo all’invocazione auando si sono esaurite le nostre possibilità,
quando non troviamo altre vie
d’uscita; quando nessun altro risponde proviamo a invocare Dio.
ultima spiaggia, senza in fondo
credere davvero che possa accadere qualcosa.
L'antico popolo d’Israele cui il
predicatore si rivolge dicendo:
« Cercate Dio, invocatelo! » ha
un’esperienza di vita e di fede
molto diversa dalla nostra e dxi
quella di tanta parte del cristia
nesimo superficiale del secolo
presente. In comune forse c’è
solo il silenzio. Israele ha smesso di invocare Dio perché ha
smesso di credere che ci sia una
risposta, una relazione, una comunicazione tra Dio e la realtà
che esso vive. Vale la pena di ricordare che la situazione del popolo al tempo di questo ignoto
predicatore in Babilonia che è
compreso sotto il nome di Isaia,
è una situazione di esilio e di dispersione e di profonda crisi di
identità. Il popolo di Dio è disperso, soggetto al nemico e Dio
non si è mostrato come liberatore, dunque Dio non c’è, Dio è rimasto nel tempio, la sua vicinanza è locale, non itinerante: questa è la conseguenza che si può
trarre dalla situazione presente.
Il tempio è distrutto e al popolo
pare con esso distrutta anche la
possibilità di una relazione con
Dio. « Cercare, invocare » erano
proprio i verbi legati al culto del
tempio. Dove invocare e cercare
Dio se non nel luogo della suu
presenza? Come invocarlo in terra straniera, nel luogo della sua
asseiti.a?
Queste parole del profeta auindi non sono affatto ovvie: egli
usa i termini della familiarità
con il Signore, della relazione,
con gente che ha perso familia
rità, che vive l’assenza di ogni relazione.
Il profeta rivolge dunque da
parte di Dio un invito a riprendere un discorso interrotto, ma
in un momento, in una condizione storica e spirituale in cui ciò
appare impossibile. Questa situazione costituisce proprio il quadro in cui si colloca il messaggio
del profeta come la scoperta che
va aprendosi nella storia dei dispersi. Il discorso interrotto dalla dispersione e dall’esilio, dal
mutamento delle condizioni di
vita e di fede in cui era iniziato,
può riprendere anche se quelle
condizioni non sono ripristinate.
Dio lo riprende e lo rende attuale, lo rende possibile c ricrea i
termini della relazione. Più importante dell’invito a cercare e a
invocare è l’affermazione che ora
Dio si fa trovare, si rende vicino.
L’invocazione segue l’invito. C’è
un movimento di Dio verso chi
viveva una paralisi della fede.
Da parte di Dio c’è un farsi vicino a chi si sentiva vinto da una
insuperabile lontananza. C’è un
Dio presente anche nella diaspora: anche in Babilonie c’è un
tempo per l’incontro con Dio.
Per questo è possibile invocare,
perché la nostra invocazione è
una risposta, un dire sì, un rico
Maria Bonafede
(continua a pag. 9)
ne del testo unificato delle proposte di legge di vari gruppi politici per la regolamentazione
dell’accesso e l’awio al lavoro
degli immigrati di provenienza
extra-europea? E ancora, perché
il nostro Governo continua a
mantenere la clausola ohe liinita
il riconoscimento di status di rifugiati solo a coloro che provengono dai paesi dell’Europa orientale, disconoscendo così i nurnerosi rifugiati africani e asiatici
che cercano asilo nel nostro pae
SG?
Questi in sunto sono stati gli
interrogativi espressi dai relatori
che hanno parlato, il 25 gennaio,
ad un’assemblea che ha visto
l’Aula magna della Facoltà valdese di Teologia di Roma gremita di un pubblico attento. La
manifestazione era stata organizzata dalla Comunità di ba;se di
San Paolo a Roma, dal Circolo
culturale di Montesacro a Roma,
dalla Federazione delle Chiese
evangeliche, dalla Federazione
italiana dei lavoratori emigrati e
famiglie, dalla Lega per i diritti dei popoli, da Magistratura Democratica e dall’Unione Cristiana
delle Giovani. Vi haimo aderito
numerose aitre organizzazioni.
L’Assemblea ha deciso di mandare telegrammi ai presidenti dei
due rami del Parlamento, al presidente del Consiglio dei ministri, ai ministri degli Interni e
degli Esteri e ad alcuni presidenti di Commissioni parlamentari.
Eccone i testi:
— Chiediamo urgente messa
alTordine del giorno lavori Parlamento testo unificato di progetto
di legge su trattamento la^'oratori immigrati. Chiediamo altresì
che il Parlamento elabori un proprio progetto di legge per la regolamentazione dell’ingresso e
dei soggiorno degli stranieri in
Italia.
— Vivamente preoccupati chiediamo sospensione indiscriminate espulsioni immigrati in attesa
conclusione iter parlamentare testo unificato di progetto di legae
su trattamento lavoratori immigrati.
— Sollecitiamo provvedimento
per l’abolizione della clausola di
limitazione geografica alla ratifica della convenzione di Ginevra
su asilo politico e accoglienza rifugiati.
In concomitanza con Questa
manifestazione si è aperta nella
sala della Chiesa valdese di Piazza Cavour la bella mostra del fotografo Litico Brouwer sulla immigrazione in Italia, di cui ha
già parlato il nostro settimanale. La mostra è rimasta aperta
per una settimana ed è slata visitata da molte persone fra le
quali anche gli alunni di alcune
scuole romane. Durante la settimana hanno avuto luogo, sempre
negli stessi locali, un incontro
con l’Associazione dei lavoratori
filippini e un bazar degli evangelici eritrei di Roma. Tutt’e due le
manifestazioni hanno visto un
buon afflusso di pubblico. Segno
che la questione dell’immigrazione non incontra solo indifferenza.
Bruno Tron
2
2 fede e cultura
21 febbraio 1986
LA SITUAZIONE DEL DOPO INTESA -1
L’incidenza dei fatti
I contenuti ambigui della risoluzione parlamentare - Inutile una
modifica dell’Intesa - Discriminazioni contro le chiese senza intesa
Finalmente qualcuno si fa sentire circa la politica ecclesiastica condotta dal governo nel postintesa; ma con ciò non è detto
che qualcosa si muova, o che vi
sian se^ di decisioni prese o di
azioni intraprese da parte delle
chiese interessate.
Ho vivamente apprezzato i due
articoli apparsi in prima pagina
negli ultimi numeri dell'Eco-Luce; l’imo sulla necessità di non
considerare conclusa la questione deU’insegnamento religioso
nelle scuole con la risoluzione
della Camera del 16.1.’86 (24;1);
l’altro sulle preoccupcizioni insorgenti per via dell’attività legislativa e di governo in corso in materia ecclesiastica (31.1). Gli autori, è evidente, non si dispongono
a «prendere atto che la nuova
legislazione ecclesiastica italiana
non è altro che l’epifenomeno di
una profonda trasformazione dello Stato a cui dobbiamo partecipare se non vogliamo esser tagliati fuori dagli sviluppi della
democrazia moderna », come si
legge nell’ultima relazione ufficiale sul tema, ma all’opposto si
dichiarano perplessi o preoccupati per quanto si sta verificando; essi vedono cioè « l’epifenomeno » anzidetto in senso medico, quale sintomo secondario che
si aggiunge successivamente a
quelli fondamentali di una malattia.
Personalmente mi rallegro con
Gianni Long e Giorgio Gardiol
per i loro scritti, ma debbo tuttavia presentare alcuni rilievi che
mi sembrano necessari per una
comprensione più piena della
svolta che la politica ecclesiastica ha subito in Italia da due anni a questa parte con le firme
del concordato e deH’intesa nel
febbraio 1984, senza dar seguito
a quel rinnovamento che è pur
insito nelle norme costituzionali
che concernono la materia (a. 3,
7, 8, 19, 20). Gli autori citati toccano alcuni fnmti particolari della situazione ohe va sviluppandosi sempre più chiaramente ma
non sollevano la coltre, da cui
spuntano le più appariscenti magagne, per scoprire così i criteri
di politica ecclesiastica che il governo intende seguire nella sua
meccanica operativa al riguardo.
Lodevole è il punto fatto da
Long sulla situazione scolastica
e il tema dell’inseignamento religioso. La risoluzione parlamentare, frutto di evidenti compromessi all’italiana, lascia perplessi non solo per il suo incerto valore positivo, ma anche per i suoi
contenuti ambigui. E’ esatto
quanto Long dice circa ciò che
può avvenire ora: il ritorno alla
norma del R.D. 407 del 1928 circa
l’orario dell’insegnamento religioso non è pienamente soddisfacente; il Sinodo (33/SI/1984) però non ne aveva richiamata l’applicazione, aveva fatto appello all’attuazione dell’art. 9 del testo
dell’intesa del 1981! Giusto rilevare positivamente il fatto che
gli studenti delle scuole superiori possano decidere da soli se
avvalersi o meno dell'insegnamento religioso, ma non ravviso
che ciò debba comportare una
modifica dell’intesa conclusa nel
1984, neppure « piccola » come
suggerirebbe Long. A me pare infatti ohe nella denuncia conclusiva del suo articolo manchi oualcosa circa l’impostazione del
« che fare » per non essere indotti « ad abbandonare Timpegno ».
Mi sembra cioè che manchi
un’adeguata collocazione nel contesto dell’intesa delle esigenze da
manifestare. Ma di ciò si dirà in
seguito.
E’ parimenti giusto quanto solleva Gardiol circa l’art. 15 del
D.L. 789/1985 sulla Tasco (la
nuova salvezza per le finanze locali!); esatte le sue osservazioni
sui fondi circa le costruzioni e la
manutenzione degli edifici di culto; indovinata in pieno la supposizione che la maggior parte dei
partiti vede l’istituto costituzionale dell’intesa, non come una
garanzia di libertà, ma piuttosto
quale strumento governativo di
riconoscimento delle confessioni
diverse dalla dominante. Giusto
anche il suo riscontro che l’eguaglianza nella libertà non comporta la parità di trattamento giuridico; valida l’osservazione sulla
concessione di aree e di contributi previsti anche per le « competenti autorità religiose riconosciute a norma di legge » da parte
della Regione Liguria (e non sarà
la sola) con la L.R. 24.1985. Del
pari è valida l’Osservazione concernente la possibile estensione,
a dette confessioni « riconosciute », delle forme di finanziamento del clero concesse alla gerarchia cattolica. Ma lo stato delle
cose non è tutto qui.
La presente situazione ha avuto inizio — senza che i più se ne
avvedessero, perché non traSipariva ancora nulla — con il modo
e le varianti con cui il governo
impose alla controparte il testo
conclusivo deH’intesa firmata il
21.2j1984. Poi sono apparsi altri
segnali. Dapprima quelli espressi al passivo su cui Gardiol non
si sofferma. Tra questi è bene
ricordare la mancata denuncia
governativa della evidente incostituzionalità delle limitazioni
contenute nelle leggi sui « culti
ammessi » rimaste in vigore per
gli altri dopo la legge 449/1984,
per via della eguale libertà per
tutte le confessioni religiose
espressa dall’art. 8 della Costituzione. Parimenti si può dire per
il nulla di fatto circa il « compito della Repubblica di rimuovere gli ostacoli » che anche in materia ecclesiastica limitano di fatto la libertà e Teguaglianza dei
cittadini ed impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e
la pari dignità sociale di tutti, di
cui è detto all’art. 3 della Costituzione. Ed ancora si possono aggiungere: la mancata modifica
delle norme circa la tutela penale in materia religiosa (L. 449/84
a. 4), la non considerazione dell’identità delle singole posizioni
confessionali che si manifesta nel
corso delle trattative, che pur
sono state avviate, con altre confessioni religiose; e la totale mancanza di ogni rilievo per le confessioni religiose prive di intesa,
concretatasi nel successivo insorgere di palesi discriminazioni nei
loro riguardi. Ed è così che si
sono resi manifesti i segnali
espressi in termini attivi, in sé
più appariscenti e che ora fan
scandalo e dispetti ad un tem
po, su cui Gardiol si è giustamente soffermato.
Esatta è anche la sua conclusione, e cioè che « il giudizio sulla
nuova politica ecclesiastica non
può essere positivo ». Ma sul
punto occorre fare due osservazioni.
Anzitutto non è accettabile
l’impostazione che l’intesa riguardi solo le chiese valdesi e
metodiste. Si tratta dell’intesa
conclusa per tutte le chiese rappresentate dalla Tavola valdese,
e Gardiol sa che la Tavola rappresenta ai fini deH’intesa anche
altre chiese che valdesi o metodiste non sono, pur convivendo con
esse nel medesimo Sinodo. Ì^ii
non pare convincente il finale
circa la supposta lontananza della situazione attuale da quel
«sette e mezzo» prospettato come
paritario tra le condizioni stabilite dagli articoli 7 ed 8 della Costituzione ohe il sottosegretario
alla presidenza on. Amato attribuiva al governo come sua direttiva, in im dibattito svoltosi a
Torre Pellice il 1.9.1984. Ma di
ciò si dirà in un prossimo articolo.
Gioito Peyrot
BIELLA
Le ragioni degli
Per iniziativa del Coordinamento
Genitori Democratici il 21 gennaio si
è tenuto a Biella, nell'aula magna dell'Istituto Tecnico Industriale un dibattito suM’ora di religione nella scuola
pubblica, per dar spazio alle -« ragioni degli altri » e cioè di quanti denunciano le ambiguità del nuovo Concordato ed il « colpo di mano » del ministro Falcucci. Seguiti da -un pubblico particolarmente numeroso, hanno
introdotto il dibattito II pastore Franco Giampiccoli e la prof. Maria Grazia
Sestero, consigliere regionale del Piemonte.
Giampiccoli ha sottolineato le ragioni del dissenso per un credente, il
quale non può accettare di « appaltare >> allo Stato la testimonianza di fede. Sono intervenuti anche rappre
sentanti dei partiti e movimenti laici
(POI, Indipendenti di Sinistra, Verdi,
PSI, PRI e PLI] e, polemicamente, un
giovane giornalista cattolico che nei
bisettimanale locale « il Biellese dedicherà un’intera pagina a ribattere
quelle che ha definito « tante ragioni
contro la Ragione ». Queste ■< ragioni
degli altri » sono state, invece, sintetizzate nella relazione finale del
Coordinamento genitori democratici
biellesi, dove tra l'altro si afferma che:
« l’art. 9 del Concordato (...) il quale
sottolinea la facoltatività dell’insegrtamento religioso, avrebbe dovuto essere recepito dando reale facoltatività
a questa materia, ponendola quindi al
di fuori dell'orario scolastico, ancor
più ora che ne è emerso il carattere
prettamente confessionale ». T. B.
Come democratici, convinti
che solo il carattere laico delle
istituzioni dello stato costituisce
reale garanzia per le minoranze
religiose, per i non credenti, jier
gli stessi cattolici interessati a
un’autentica maturazione spirituale, chiediamo che il dibattito parlamentare stabilisca che
l’insegnamento della religione
cattolica trovi collocazione al di
fuori del regolare orario scolastico, accanto alle altre materie
non curricolari. Invitiamo tutti
i cittadini che hanno a cuore la
libertà di coscienza a sottoscrivere questo appello e a «non
avvalersi » dell’insegnamento della religione cattolica fino a quando l’Autorità scolastica non si
dimostrerà in grado di dare a
tale materia una collocazione
adeguata ad un equilibrato svolgimento della vita scolastica.
Appello contro l’intesa sull’insegnamento della religione nelle scuole promosso da
Alessandro Galante Garrone, Filippo Gentiioni, Adriana Zarri, Ernesto Balducci,
Enzo Enriquez Agnoletti,
Cesare Musatti, Leo Vaiiani
e Giovanni Ferrara.
(Il Manifesto 14.1.’86)
Vi è una differenza fondamentale tra una Chiesa « confessionale » e una Chiesa « confessante », e la storia mostra che, se la
prima non ha lasciato traccia
nella cultura, a misura della sua
potenza esteriore, la seconda ha
riconosciuto nella rinuncia a un
autonomo potere culturale e politico la via maestra per formare le coscienze e, dunque, incidere sulla coscienza di un Paese.
Non è a colpi di ore di religio
DALLA STAMPA ITALIANA
Sull’ora di religione
Riprende con questo numero la rubrica ”7 protestanti nella stampa italiana" con un occhiello
che allarga il campo a notizie di più vario argomento. Mentre salutiamo e ringraziamo Niso De
Michelis che per anni ha curato questa rubrica,
diamo il benvenuto al nuovo curatore, Alberto
Corsani.
La rubrica vive delle segnalazioni dei lettori.
Mandare ritagli di notizie che possono interessare
il nostro settimanale a Alberto Corsani, casella postale, 10066 Torre Pellice (Torino).
ne, garantite dalla « Gazzetta
Ufficiale », che una società è divenuta cristiana e dunque più
umana, ma forse mediante le
testimonianze povere di alcuni
cristiani che osavano con pudore parlare e vivere la loro fede
nel mondo, avendo come libri
di testo solo le loro opere di
carità.
Giancarlo Zizola
(Il Giorno 23.12.’85)
Questa incresciosa vicenda ha
rafforzato in noi il disagio già
espresso all’indomani del nuovo Concordato, ispirato com’è,
fin dal suo primo articolo, al
dichiarato impegno della « reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo » ; un principio che, nella sua genericità elastica e onnicomprensiva, si dimostra foriero di indebiti sconfinamenti e collisioni. E ancora
una volta abbiamo sentito riaffiorare il rimpianto che non si
sia rivendicata, contro le oscure prospettive di inevitabili prevaricazioni e dilacerazioni, una
coraggiosa soluzione separatista, secondo la vecchia formula
cavouriana: libera Chiesa in libero Stato.
A. Galante Garrone
(La Stampa 5.1.’86)
Basta pensare alla ben nota
condizione di abitabilità delle
scuole italiane e all’impossibilità di trovare locali separati per
fornire un doppio insegnamento nel corso della stessa ora per
ogni classe, per capire che l’arrière pensée del ministro Falcucci è che l’opzione della religione cattolica non abbia alternative.
Giancarla Codrignani
(Il Manifesto 11.1 .’86)
Non so se questo lo si debba
considerare un Concordato socialista, come è stato detto, oppure se le responsabilità siano
più ampie, come altri hanno risposto (e un segnale preoccupante sta nel tono sbrigativo e
unilaterale con cui tali questioni sono affrontate nelle tesi per
il prossimo congresso del PCI,
nonché nell’assenza di emendamenti, al passo in cui si afferma che «è stato possibile rafforzare il carattere laico dello
Stato attraverso la revisione
delle relazioni con la Chiesa cattolica») ma una cosa è chiara:
la nuova « collaborazione » vede
un soggetto attivo, anche aggressivo, e un altro impacciato,
quasi disinteressato del mantenimento della sua identità.
Roberto Maraglìano
(Il Manifesto 11.1.’86)
Nei recenti accadimenti (parlo dell’intesa sulla scùola, ma
anche di quella sulle patrimonialità ecclesiastiche) si è manifestata all’evidenza la logica
aberrante del cosiddetto « concordato quadro ». Il quale — secondo i suoi solerti teorizzatori
— avrebbe dovuto limitarsi a
sanzionare soltanto i massimi
principi relativi ai rapporti con
la Chiesa, demandando tutto il
resto a piccoli accordi successivi («mini-concordati») meno
solenni nella forma e più duttili nel contenuto. Ciò per consentire una migliore produzione normativa; e per restringere
l’ambito della vincolatività concordataria.
Ci si è accorti, invece, adesso,
che il sistema si è risolto in una
specie di procedimento concordatario a stadi successivi: chiamato a risolvere difficoltà crescenti a livelli peraltro discendenti di responsabilità giuridica
e politica. E ci si è accorti che
la materia concordataria — lungi dal restringersi — è venuta
allargandosi invece a macchia
d’olio.
Piero Bellini
(Corriere della Sera 14.1.’86)
Le scelte effettuate dal Parlamento — con un vastissimo consenso — tra il febbraio del 1984
e il giugno del 1985 hanno introdotto una novità sostanziale nella vita politica italiana in materia di rapporti tra Stato e Chiese. Ebbene noi crediamo che,
soprattutto con le norme attuative dell’Intesa con la GEI, si sia
tentato di recuperare qualcosa
della vecchia impostazione privilegiaria o confessionista. E dobbiamo dire con forza che non
sono accettabili tentativi di tornare indietro rispetto ai principi e ai valori fondamentali introdotti dalle riforme concordatarie, 0 dalle Intese con altri
culti, negli ultimi anni.
Carlo Cardia
(l’Unità 14.1.’86)
Racconta Giovanni Ferrara,
senatore del PRI ; « Un giorno
ho chiesto alla Falcucci che cosa pensava che potessero fare
gli studenti che non intendono
frequentare l’ora di religione.
Mi ha risposto: ’’Possono giocare a tressette”. Non è un’attività molto culturale, ho obiettato.
E il ministro: ’’Allora gli faremo studiare storia del tressette”».
Franco Vernice
(Repubblica 23.1.’86)
3
21 febbraio 1986
fede e cultura 3
SEMINARIO E TAVOLA ROTONDA A ROMA
FNISM
Perchè diciamo no aii'ora
di religione del Concordato
Documento conclusivo
Questo il titolo della tavola
rotonda che ha avuto luogo a
Roma presso la Facoltà valdese
di teologia domenica 2 febbraio
a conclusione del seminario del
giorno precedente suU’insegnamento della religione a scuola.
Seminario e tavola rotonda
sono stati organizzati dalle Comunità cristiane di base, dalla
Federazione delle Chiese evangeliche e dal quindicinale Com
Nuovi Tempi.
Il seminano
Nella parte seminariale si è
cercato di confrontare le varie
competenze dei partecipanti (giuristi, teologi, operatori ed utenti della scuola, rappresentanti di
comunità religiose) per contribuire ad una più esatta comprensione della questione « religione e scuola » partendo da
un’ottica ampia ; quale scuola?
quale cultura?
Da più parti è stato detto che
con questo Concordato-Intesa il
cattolicesimo ha fatto una scelta che punta sull’avere più gente possibile nella scuola come
nei battesimi, nei matrimoni
ecc. Una scelta che abbassa il livello del discorso; sarebbe stato possibile invece ripartire da
un annuncio di vangelo radicato, esigente, da « piccolo gregge ». Peccato, un’occasione persa.
Di diversa opinione un esponente della Civiltà Cattolica che
ritiene si debbano pur riconoscere i passi avanti che sono
stati fatti rispetto al Concordato del ’29. Vi è una possibilità
di scelta e si prospetta uno sviluppo culturale. Ma quale cultura è possibile da parte di chi
è scelto da una specifica autorità ecclesiastica come quella cattolica? Filippo Gentiioni obietta
appunto che non si fa cultura
su mandato.
Qualcun altro osserva che se
s’intende l’insegnamento religioso come insegnamento sul pensiero cattolico o musulmano
ecc., è bene che lo Stato se ne
disinteressi in quanto non è
compito suo. Il che è ben diverso da un insegnamento della religione come informazione sul
fatto religioso presente nella
storia e nella cultura del paese.
Si avverte nel seminario la
tensione fra la necessità di tener viva la polemica anticoncordataria da un lato e d’altro lato
il cercare di correggere la situazione attuale salvando il salvabile. Ma attenzione : « salvare il
salvabile » è appunto un modo,
rileva Piero Bellini, per dar lunga vita al Concordato come è
successo per il Concordato del
’29. Abbiamo una Costituzione
e le contraddizioni evidenti tra
Concordato e Costituzione vanno denunciate.
Una rappresentante delle Comunità ebraiche denuncia la
mancanza di coraggio dei laici
che di solito sembrano incapaci
di esprimere la loro laicità con
una scelta coerente.
La tavola rotonda
Mentre nel seminario si sono
udite voci diverse ma tutte in
una direzione di ricerca e non
di polemica, la tavola rotonda
si è caratterizzata invece per uno
schieramento anticoncordatario :
su questa linea si sono collocati
sia i primi oratori: Q. Franzoni (Cdb), G. Long (FCEI), L. La
Malfa (FNISM), A. Sani (MPA),
sia i vari interventi dal pubblico ; a conclusione del dibattito
gli onorevoli Bassanini e Russo
hanno dato una risposta politica a diverse questioni sollevate.
Appare chiaro che una vera
facoltatività può essere data solo da un’ora extra currìcolare al
di fuori dell’orario scolastico. E’
emersa una contestazione radicale dell’attuale scelta fra un
« sì » e un « no » che appare di
per sé discriminante. (Fra le documentazioni portate, interessanti le istruzioni — sia pur del
1930 — impartite agli insegnanti
di religione dalla Sacra Congregatio Concini ; si oscilla tra un
orientamento alla pietà ed una
raccom,andazione ad evitare discussioni nel rispondere alle domande).
Tutti in un modo o nell’altro
hanno dimostrato di sentirsi di
fronte ad una religione che si
impone invece di proporsi. Il
nuovo Concordato è la negazione del pluralismo in una scuola
che si vorrebbe di libertà e di
cultura. Sarà la scuola capace
di una sua proposta?
Paola Rostan
L’assemblea del 2 febbraio 1986 convocata a Roma dalle Comunità cristiane
di base, dalla federazione delle Chiese
evangeliche e dal quindicinale Com-Nuovi Tempi, con l'adesione di: Federazione nazionale insegnanti, Movinìento
di cooperazione educativa. Movimento Politico per rAlternativa, Comitato per la laicità della scuola, Comitato costituzione-scuola, il Tetto, Scuola notizie, fiosso scuola, pur ribadendo il giudizio negativo nei confronti
del Concordato tra Stato e Chiesa cattolica,
sottolinea la necessità che la normativa di applicazione relativa all'insegnamento di religione cattolica nella
scuola pubblica sia effettivamente coerente con i principi dell'articolo 9: facoltatività e assenza di discriminazione;
denuncia l'atteggiamento di molte
autorità scolastiche che tendono a
condizionare e ostacolare la libera scel
LA POSIZIONE DEGLI EBREI
No all’ora alternativa
Quale atteggiamento assumono gli ebrei nella vicenda dell’insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche?
Una chiara indicazione è data
dalla dichiarazione congiunta
del Consiglio dell’Unione delle
Comunità ebraiche e del Consiglio della Federazione evangelica del 15 dicembre.
Maggiori indicazioni sono fornite da « Shalom », mensile
ebraico di informazione, che nel
numero di gennaio pubblica un
articolo di Tullia Zevi, presidente dell’Unione delle Comunità
dal titolo « Che fare ».
Dopo aver richiamato i fatti,
Tullia Zevi ricorda la direttiva
data dal Consiglio il 12 gennaio
per la scelta di non avvalersi
con un riferimento sia alla legge 449/84 (di approvazione dell’Intesa valdese metodista) sia
alla legge 121/85 (di ratifica dell’Accordo di revisione del Concordato). Riproduciamo in calce
la lettera suggerita che esplicita tale scelta.
Lo slittamento del termine per
l’esercizio della scelta può forse
produrre « ulteriori indirizzi applicativi meno discriminatori
per chi deciderà di non avvalersi » ; tuttavia, nota la presidente dell’Unione, è necessario
prendere atto di una « situazione che non è certo migliore di
quella sancita dal Concordato
del 1929». Questo non significa
non impegnarsi per limitare al
massimo il condizionamento confessionale che questo sistema
comporta. Dopo aver rilevato
in particolare con preoccupazione la grave situazione che si determinerà nella scuola elementare e soprattutto materna, e
aver espresso molti punti interrogativi sulle « attività alternative», Tullia Zevi così sintetizza la sua proposta in positivo;
« La creazione invece di una
’’area di facoltatività” alla fine
dell’orario scolastico, o in ore
pomeridiane o, subordinatamente, nell’ultima ora di lezione destinata all’insegnamento della
religione cattolica nei termini
stabiliti dal Concordato, di altre religioni, di cultura religiosa oltre che ad altre attività culturali o ricreative avrebbe quei
requisiti di imparzialità, di pluralismo senza discriminazioni
ed emarginazioni di sorta che
l’intesa e le circolari del mini
stro Falcucci non sembrano offrire ».
Nello stesso numero di Shalom un altro articolo riferisce
sull’attività del Comitato romano per la laicità della scuola di
cui è stata tra i promotori ed
è esponente attivo Pupa Garriba della Comunità ebraica di
Roma. Se per il futuro la Garriba prosnetta la necessità di
ridiscutere l’intesa Falcucci-Poletti, per il presente esprime
una posizione molto netta sul
sistema imperniato sulle attività alternative : « Saremo soprattutto intransigenti sul rifiuto
dell’ora alternativa: da anni si
chiede una riforma dei programmi e tutto è bloccato, ed è immorale che per mettere la religione cattolica, materia facoltativa, in un orario che non le
compete, si inventi questa ridicola ora alternativa; la rifiuteremo anche se attraente, perché
risulterebbe discriminato chi se
ne avvale e chi non se ne avvale ».
F. G.
lo sonoscritto..... avendo scelto
che mio figlio/a non si avvaiga deil’insegnamento deila religione cattolica,
chiedo in base all’art. 9 della legge
449/1984 e all'art. 9 della legge 121/
1985 che l’insegnamento religioso nella
classe di mio figlio/a non avvenga in
occasione dell’insegnamento di altre
materie e che sia posto al di fuori del
normale orario scolastico.
Infatti le norme sopracitate, in attuazione dei precetti costituzionali, vietano pratiche ed orari che comportino
effetti discriminatori per gli alunni che
non si avvalgono dell’insegnamento
della religione.
Qualunque altra soluzione infatti, che
determini all’Interno della classe una
frattura sulla base di scelte religiose
non può che risultare lesiva della personalità del fanciullo « che deve essere
protetto contro le pratiche che possono
portare alla discriminazione razziale,
religiosa e ad ogni altra forma di discriminazione » (Dichiarazione dei Diritti del fanciullo, adottata dall’ONU il
20 novembre 1959, art. 10).
Inoltre, ogni diversa soluzione violerebbe gli artt. 9 e 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo ratificata con Legge 4 agosto 1955 n. 848.
(Nella versione per le materne ed
elementari è richiesto anche che « non
siano adottati libri di testo contenenti
l'insegnamento della religione cattolica »1.
ta dei genitori nell'atto della preiscrizione;
richiede l'urgente intervento di Governo e Parlamento sui seguenti punti;
1) esercizio del diritto di avvalersi
o non avvalersi dell'insegnamento di
religione cattolica; al fine di evidenziare che tale insegnamento è assicurato su richiesta, e di evitare metodi di riievazione lesivi delle libertà costituzionali, si rende necessario
predisporre un modulo da compilarsi
solo da parte di quanti intendono avvalersi;
2) insegnamento di religione cattolica nella scuoia materna: richiesto
dall’autorità ecclesiastica fin dall'inizio delle trattative sul Concordato
(1969), è stato introdotto in questo
ordine di scuole in modi ehe provocano ripetutamente nella settimana la
separazione dell’unità-classe con l’allontanamento di parte degli alunni dal
loro insegnante, per motivi che non
possono essere recepiti dai bambini
di quella fascia d'età. Ad evitare tali conseguenze occorre collocare le
« autonome e specifiche attività di
insegnamento della religione cattolica»
(Intesa, 2,3) al di fuori dell'orario
scolastico normale;
3) permanenza per iegge del carattere confessionale della scuola elementare: ciò fa sì che l'opportuna
collocazione deH’insegnamento concordatario fuori dell’orario delle lezioni,
richiesta dagli stessi motivi esposti
per le scuole materne, seppure necessaria rimane insufficiente senza un intervento legislativo che elimini le suddette norme in contrasto coi principi
costituzionali, col Concordato e con
l'Intesa stessa;
4) diritti civili degii insegnanti: i
docenti della scuola di base sono gli
unici lavoratori a cui si richieda, per
rilevarne la disponibilità ad insegnare
la religione cattolica, una dichiarazione
di tipo ideologico nell'esercizio della loro attività professionale: si rende necessario perciò rimuovere le disposizioni che autorizzano forme di schedatura nei loro riguardi;
5) attività aiternative nelle scuole
secondarie: i vincoli di orario, di organico, di competenza disciplinare rendono impossibile rispondere con soluzioni qualificanti e che evitino ogni
forma di discriminazione al vuoto determinato nell’orario delle lezioni dalla facoltatività deH'insegnamento religioso. Pertanto anche per le scuole
secondarie inferiori e superiori la collocazione in orario extracurriculare di
questo insegnamento si presenta come
l'unica soluzione possibile;
6) diritto di scelta degli studenti
dall’età di quattordici anni: tale diritto, riconosciuto dal Parlamento nella
risoluzione votata il 16 gennaio 1986,
in coerenza del resto con la posizione
del minore nel nuovo diritto di famiglia, va reso effettivo dall'immediata
approvazione di una legge.
Consiglio
Nazionale
Il 18 e 19 gennaio si è tenuto a
Roma il Consiglio Nazionale della Federazione Nazionale Insegnanti (FNISM) che ha approntato aU'unanimità una mozione e
un appello al Ministro della Pubblica Istruzione.
Nella mozione, dopo un giudizio negativo sul compromesso
politico del 15 gennaio, vengono
valutati positivamente alcuni correttivi apportati dal Parlamento
alla impostazione Falcucci, mentre permangono , tuttavia intoccati alcuni tra i più rilevanti motivi di discriminazione: « la presenza deirinsegnamento religioso
cattolico nella scuola materna
che, previsto già nel testo concordatario, introduce una grave
forma di condizionamento precoce e di differenziazione fra sii
alunni; la collocazione di tale insegnamento, pur se facoltativo,
aU’interno dell’orario delle lezioni; la presenza deU’insegnante di
religione nei consigli di classe
con poteri decisionali; la durata
di due ore deH’insegnamento religioso per le scuole materne ed
elementari e le scuole e istituti
magistrali, anziché di un’ora come per tutti gli altri ordini di
scuola ».
A fronte di questa situazione il
Consiglio Nazionale della FNISM
« ribadisce ohe runica soluzione
rispettosa dei diritti di tutti sta
nella colloctizione extracurricolare deirinsegnamento religioso
confessionale in ogni ordine e
grado di scuola; soluzione che,
oltretutto, non comporterebbe
gli oneri aggiuntivi derivanti dall’istituzione di attività cosiddette alternative ».
Per la situazione normativa attuale il Consiglio sottolinea la
necessità che venga assicurata
una reale facoltatività sia con
ima seria programmazione delle
attività alternative sia con una
chiara previsione del non esercizio del diritto di scelta da valutare come non accettazione dell’insegnamento confessionale. La
mozione termina raccomandando
che per indicare la materia di insegnamento impartita a norma
di Concordato si parli di « religione cattolica » e non di « religione ».
L’appello al ministro chiede
che in luogo della richiesta di
esprimersi in maniera referendaria con ralternativa SI'-NO
(giudicata incostituzionale) riguardo aU’insegnamento della religione cattolica, la nuova circolare attuativa dell’intesa disponga
che « solo a chi intende avvalersi
dell’ insegnamento confessionale
sia richiesto di esprimersi ». Il
Consiglio precisa inoltre che in
caso di mantenimento della scelta con doppia alternativa, la
FNISM inviterà gli utenti a rispondere NO.
COMUNITÀ’ DI BASE TORINESI
La religione si faccia in chiesa
« L’insegnamento confessionale (della religione, ndr) va fatto' nelle rispettive strutture religiose liberamente
scelte dai credenti; non nella scuola
pubblica che è di tutti, credenti e non
credenti ». Queste parole si leggono in
una presa di posizione delle Comunità
di Base (CdB) di Torino sul tema dell'insegnamento della religione a scuola.
Molto critiche tanto sui Concordato
quanto sul recente accordo CEI-'Falcucci, le CdB torinesi fanno parte di quella minoranza di cattolici che, anche e
soprattutto per ragioni di fede, si battono contro le ingerenze clericali nella
scuola.
In effetti, il documento da loro approvato esprime posizioni assai vicine
a quelle del mondo evangelico: ■■ L'annuncio di fede — vi si legge tra l'altro — si realizza come testimonianza
di vita nella famiglia e nella società
e come esperienza di vita nella comunità cristiana. (...) Come credenti riteniamo che l'annuncio di fede non abbia bisogno delle "ore di religione”.
Invitiamo a esercitare il diritto di non
avvalersi dell'insegnamento di religione e a richiedere che l’attività alternativa prevista abbia un programma chiaro e preciso: sia, ad esempio, educazione morale e "conoscenza dei fatti
religiosi" che, come espressione della
cultura, dei costumi e della vita dei
popoli, trovano la loro giusta collocazione nelle varie discipline scolastiche».
4
4 prospettive bìbliche
21 febbraio 1986
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
In braccio a Gesù
MARCO 10: 13-16
Or gli presentavano dei bambini perché li toccasse; ma i discepoli sgridavan
coloro che glieli presentavano. E Gesù
veduto ciò s’indignò e disse loro: Lasciate ì piccoli fanciulli venire a me; non
glielo vietate, perché di tali è U regno di
Dio. In verità io vi dico che chiunque
non avrà ricevuto il regno di Dio come
un piccolo fanciullo, non entrerà punto
in esso. E presili in braccio ed imposte
loro le mani, li benediceva.
Faceva ancora freddo la mattina.
Gianni, come sempre, s’era alzato
per primo; gli dispiaceva lasciare
il suo caldo giaciglio di paglia, ma
le pecore cominciavano già a belare di
impazienza; il gallo aveva cantato e fuori la luna stava impallidendo per far
posto al nuovo giorno. — Brrr... l’acqua
è ancora gelida — constatava Gianni,
mentre dalla brocca la faceva scorrere
sulla mano per spruzzarla sul viso. E
mentre si lavava la faccia, Gianni cominciò a chiamare: «Piero, Piero alzati...
su, dobbiamo sbrigarci, dobbiamo portare fuori il gregge presto questa mattina, se vogliamo andare poi, nel pomeriggio, in paese! ». Ma Piero faceva finta di non sentire; raggomitolato nella
tunica che la mamma gli aveva fatto,
coperto con metà del màntello che era
stato di papà (l’altra metà serviva a
Gianni), Piero non aveva, come sempre,
nessuna voglia di alzarsi. Voleva godersi il calduccio che il suo stesso corpo
aveva creato sulla paglia. Ma Gianni conosceva bene il suo fratellino, sapeva che
non bastava chiamarlo, per cui presa la
brocca gli si avvicinò silenziosamente e
versata un po’ d’acqua sulla mano cominciò a spruzzargliela sui neri capelli,
che facevano capolino dal mantello.
« Brrr che freddo » gridò Piero. « Su svelto — gli ordinò Gianni — alzati, che
dobbiamo uscire presto questa mattina ! ». « Ma è ancora buio — replicò Piero — perché tanta fretta? ». « Dobbiamo
portare il gregge a pascolare, subito, se
vogliamo essere liberi questo pomeriggio ».
« Ma io non voglio essere libero questo pomeriggio — piagnucolò Piero —
voglio dormire... ».
Ma Gianni, inesorabile, strappatogli repentinamente il mantello si mise a correre nella piccola stanzetta e Piero, istintivamente, si era alzato per rincorrerlo...
Era così tutti i giorni, per i due fratellini; la mamma era già scesa in paese
per vendere il latte, il papà doveva andare in piazza nella speranza che qualcuno lo chiamasse per andare a lavorare nei campi. Gianni, che aveva 10 anni,
era responsabile del piccolo gregge (una
quindicina di capi) che rappresentava
tutta la ricchezza della famiglia, e Piero,
che di anni ne aveva 7, era il suo naturale aiutante.
Un tempo lontano
Un tempo lontano, gli aveva raccontato il suo papà, anche loro avevano avuto, oltre al gregge, un bel pezzo di terra.
Anzi il papà gli aveva detto che tutte le
famiglie di Israele possedevano un pezzo di terra e questa terra era fertile e
dava grano e vino e olio in abbondanza
e i pascoli erano ricchi. Ma poi era venuta la siccità, tribù nomadi avevano
fatto delle scorribande rubando e distruggendo i raccolti e così, per poter seminare avevano dovuto chiedere dei prestiti, ma quello che raccoglievano era
appena sufficiente per pagare i debiti, non
bastava per sfamare la famiglia, e così a
poco a poco avevano dovuto vendere tutta la terra; per cui, per vivere, papà doveva andare a lavorare (quando questo
lavoro lo trovava) sotto un padrone che
gli dava, in compenso, o un po’ di grano
o due soldi. Ma papà aveva anche detto
che un giorno sarebbero ritornati in possesso della terra che avevano dovuto vendere, perché la legge di Mosè aveva previsto che nell’anno di remissione, nell’anno del giubileo, tutti i debiti venivano condonati.
Gianni, affascinato dai racconti paterni, aveva provato a chiedere : « Ma quando sarà l’anno di remissione? ». L’aveva
chiesto anche perché non voleva sempre
andare dietro ad un gregge, ma gli sarebbe piaciuto andare, col suo papà, sulla sua terra a seminare e a raccogliere
In una delle nostre chiese, il pastore ha spiegato un testo biblico
con una lettura narrativa adatta a bambini e grandi (testi di riferimento Lev. 25: 8-19 e Luca 4: 16-21; testo di riflessione Marco 10:
13-16). Pubblichiamo il racconto per stimolare altri tentativi in questa
direzione in vista di « culti per le famiglie » che riuniscano grandi e piccoli in un contesto adatto.
a cura di 61NO CONTE
il grano, piantare le viti e mangiare i bei
grappoloni d’uva che aveva visto nelle
vigne degli altri, arrampicarsi sugli ulivi.
Ma papà gli aveva detto che da molto
tempo in Israele non si rispettava più
l’anno del giubileo. Sì, certo, c’era della
gente che diceva che bisognava rispettare la legge di Mosè per filo e per segno;
gente che pagava la « decima » perfino
sulla mentuccia che si raccoglieva sui
bordi dei sentieri, gente che si fermava
ad un dato momento della giornata e,
volgendo il capo verso Gerusalemme, ad
alta voce diceva le preghiere. Anche nel
loro villaggio c’erano i farisei che guardavano con disprezzo la sua famiglia
quando il sabato si andava alla sinagoga.
Ma la loro osservanza della legge di Mosè si fermava li: la decima, le preghiere,
il disprezzo per chi non era come loro.
Una volta all’anno il rabbi leggeva la legge nella parte che parlava del giubileo,
ma tutto rimaneva lì; l’anno di remissione non arrivava mai!
« Su, andiamo — disse Gianni a Piero —. Arriviamo al fiume, abbeveriamo
le pecore. Lì vicino, ho visto l’altro giorno, c’è una macchia d’erba. Speriamo solo
di arrivare prima degli altri, se no ci
tocca andare più lontano e oggi, nel pomeriggio, voglio essere libero, per cui
non ho voglia di andare troppo lontano ».
«Ma cosa devi fare questo pomeriggio? — gli chiese Piero —. Vuoi forse andare alla bottega del falegname? Lo so
che lì c’è il tuo amico Osea... hai appuntamento con lui, vero? e vuoi lasciarmi
solo per giocare con lui ».
« No, Piero, non ho nessun appuntamento... no, anzi ce l’ho, ma non solo con
lui, anche con Abramo, con Saulo, con
Mirjam, con Sara, insomma con tutti i
bambini che conosco... e poi, verrai anche tu ! ».
« Davvero? porti anche me al villaggio? ma c’è qualche festa? eppure, fa ancora freddo, non mi pare che siamo già
a Pasqua...».
« No, non siamo ancora a Pasqua, ma
siamo vicini, dobbiamo attendere ancora qualche luna...».
« E allora perché vuoi andare al villaggio? » chiese Piero.
« Ho sentito mamma e papà che parlavano dell’anno di remissione, della terra che ci deve essere restituita, di un
rabbi di nome Gesù che passerà oggi
dal nostro villaggio... » rispose Gianni.
« Un rabbi come il nostro? » chiese
Piero.
« No, im rabbi diverso ; Osea mi ha
detto che questo rabbi ha dichiarato che
questo è l’anno di remissione; mi ha anche detto che non va molto d’accordo
con i farisei, anzi che litiga spesso con
loro; che non disprezza, come fanno loro,
i poveri, che guarisce gli ammalati ».
« Ma queste sono cose per grandi ; noi
siamo bambini, non abbiamo bisogno di
niente... io, se vengo al villaggio, voglio
giocare e non stare ad ascoltare storie
che non capisco, come quando andiamo
alla sinagoga... ».
« Dici che non abbiamo bisogno di
niente? — gli fece eco Gianni —. Ma come, non ti piacerebbe stare di più a dormire, anziché alzarti presto ogni mattina per seguire le pecore? ».
« Sì, certo, che mi piacerebbe dormire ;
ma questo rabbi, questo Gesù ha il potere di far andare e tornare le pecore
da sole? senza che nessuno ce le rubi,
senza che qualcuna se ne perda? ».
«Aaaah, non capisci niente! — ribattè
stizzito Gianni —. Se Gesù dice che questo è l’anno di remissione, l’anno del giubileo, significa che ci restituiscono la
terra e che noi possiamo ritornare a coltivarla e che le nostre pecore possono
pascolare nella nostra proprietà anziché
andare in cerca di pascoli liberi... ».
« Oh che bello, questa sì che è una bella notizia e allora certo che voglio venire anch’io a sentire questo Gesù, così
domani mattina potrò dormire fino a
quando il sole non sarà entrato nella
nostra stanza ! ».
E così Gianni e Piero
E così Gianni e Piero si misero alacremente al lavoro; portarono il piccolo
gregge al fiume ; furono fortunati perché il piccolo pascolo che Gianni aveva
visto nei giorni precedenti era libero ;
anche se l’aria era ancora tagliente i nostri piccoli amici avevano la faccia arrossata per l’eccitazione e per la fretta.
Non appena il sole fu a picco, anziché
fermarsi per consumare la frugale colazione, Gianni e Piero incitarono le pecore a prendere la via del ritorno; anche
gli animali erano presi da quell’atmosfera eccitata e si muovevano più disordinatamente del solito, alcune pecore riottose si rifiutavano di lasciare l’erbetta
che con gusto mangiavano, altre correvano qua e là come se volessero giocare
a rimpiattino, ma Gianni e Piero non
avevano voglia di assecondare il gregge
in quello che, per loro, era, in altri momenti, anche un gioco.
Una dietro l’altra le pecore alfine fecero ritorno all’ovile. A casa non c’era
nessuno. Mamma s’era forse fermata al
villaggio, papà forse aveva trovato lavoro e sarebbe tornato col buio. Gianni e
Piero sprangarono' la porta e si lanciarono in una corsa sfrenata verso il villaggio. Quando vi giunsero videro che
tutti gli abitanti s’erano accalcati presso la sinagoga. C’era tanta gente, ma anche gente venuta da fuori. C’era ressa,
tutti spingevano. C’erano anche gli ammalati, quelli che di solito Gianni vedeva seduti davanti alla porta di casa o intravedeva giacenti dietro l’uscio, gente
che non andava m.ai alla sinagoga.
C’era il rabbi del villaggio, il gruppo
dei farisei appartati, donne, bambini.
Grazie alla loro piccola statura Gianni
e Piero, tenendosi per mano, erano riusciti ad intrufolarsi in mezzo alla folla
e spingendo a loro volta erano arrivati
fino davanti agli « stranieri » ; si sentiva
che erano stranieri dal loro dialetto, dovevano essere galilei, come quel pescatore che di tanto in tanto veniva al loro
villaggio. E questi stavano sdegnosamente respingendo le persone che si accalcavano, dicevano che non bisognava disturbare il maestro. Ma il papà di Osea
tenendo in braccio il figlio tentava di
farlo toccare da uno che stava lì al centro di tanta confusione. E così anche la
mamma di Debora, con la bimba in braccio, spingeva con l’intenzione di raggiungere quell’uomo. Ma i galilei dicevano :
no, lasciatelo in pace! Gianni e Piero
erano riusciti a scavalcare anche gli stranieri e si ritrovarono a tu per tu con
quel rabbi che non conoscevano; erano
imbarazzati; il suo sgqardo penetrante
sembrava che li chiamasse; per un attimo ebbero paura, pensarono che i gali
lei li avrebbero presi a scapaccioni, ma
vinsero anche quella paura ; erano al di là
della barriera umana che si era creata;
erano davanti al rabbi, il loro sogno si
stava forse realizzando : ora avrebbero
udito le parole che stavano loro a cuore : « Questo è l’anno accettevole del Signore; questo è l’anno in cui i poveri ritornano in possesso della loro terra! ».
Gianni e Piero erano lì; attimi che sembravano un’eternità, il fiato sospeso e
poi : « Lasciate i piccoli fanciulli venire
a me; non glielo vietate, perché di tali
è il Regno di Dio ». Così disse Gesù ai
galilei che impedivano a tutti di giungere sino a lui.
Gianni e Piero si guardavano attoniti;
Gesù non solo non li scacciava, ma addirittura sgridava i suoi discepoli. E presili in braccio ed imposte loro le mani
li benediceva.
Dunque Gesù
Dunque Gesù non era lì soltanto per
i grandi, ma era lì anche per i bambini;
egli voleva parlare anche ai bambini e
diceva che il Regno di Dio è loro, appartiene ai bambini. Gianni e Piero erano
meravigliati, Tutt’attorno a loro s’era
fatto silenzio; erano in braccio a Gesù,
i discepoli s’erano messi in disparte, in
mezzo alla gente riuscivano a vedere anche mamma e papà che si stavano avvicinando. Certo non riuscivano a capire
esattamente cosa volesse dire che il Regno di Dio era loro; sapevano, perché
gliel’aveva spiegato il papà, di essere
ebrei, di appartenere cioè al popolo di
Dio. A Pasqua, infatti, papà raccontava
sempre che erano stati schiavi in Egitto
e che Dio li aveva liberati e che quindi
loro appartenevano a Dio. Ma sapevano
anche che gli ebrei non avevano più un
regno perché c’erano i soldati romani.
Ma non avevano il coraggio di interrogare Gesù; Gianni pensava di chiederlo
a suo padre quando si sarebbero incamminati verso casa.
Ma Gesù, tenendoli in braccio, si rivolse a tutta la folla dicendo : « In verità
vi dico che chiunque non avrà ricevuto
il Regno di Dio come un piccolo fanciullo, non entrerà punto in esso ».
E allora Gianni e Piero si sentirono
improvvisamente importanti ; loro così
piccoli e poveri che venivano regolarmente disprezzati dai farisei quando andavano alla sinagoga, si trovavano al
centro della scena in braccio a Gesù; a
un Gesù che li mostrava come esempio
indicando agli adulti, ai grandi, la necessità di diventare come piccoli fanciulli.
Sulla strada del ritorno, con le manine ben serrate in quelle di mamma e di
papà, Gianni pensava tra sé che (jlesù
era proprio un grande rabbi, anzi qualcosa di più di un rabbi, anche se lui non
sapeva bene cosa ci fosse di più grande
di un rabbi ; un uomo che riusciva a parlare in modo tale che tutti, grandi e piccoli, riuscivano ad ascoltarlo; un uomo
che riusciva a far diventare importante
chi importante non era; un uomo che
parlava di un regno che certamente non
era quello dei romani, ma di quel Dio
che aveva già liberato Israele, in cui anche i bambini possono entrare. Anche
Piero pensava a Gesù; in lui aveva trovato un rifugio, le sue braccia lo avevano accolto; anche se non era in grado
di capire le sue parole, aveva però capito che Gesù lo aveva accolto, lo aveva
accettato, gli aveva dato il suo amore.
Domani Gianni e Piero si sarebbero
nuovamente alzati presto per portare il
gregge al pascolo, ma la loro vita era già
cambiata poiché sapevano di essere preziosi agli occhi di Gesù, sapevano che a
loro apparteneva un Regno dove re e signore era quel Dio che aveva liberato
Israele dalla schiavitù e aveva donato
al suo popolo una terra dove scorre il
latte e il miele. Arrigo Bonnes
5
r
21 febbraio 1986
obiettivo aperto 5
5 ANNI DI LAVORO COMUNE FRA CHIESE EUROPEE E AMERICANE SULLA VIA DEGLI ACCORDI DI HELSINKI
DIRITTI DELL'UOMO:
UNA ESPERIENZA ECUMENICA
Già nel numero del 20 dicembre scorso, in occasione della ricorrenza del 10° anniversario degli Accordi di Helsinki, abbiamo pubblicato un
articolo di Théo Tschuy, segretario esecutivo del
Programma delle Chiese per i diritti dell’uomo.
Siamo ora in possesso del relativo Rapporto, che
riassume l’esperienza quinquennale (e che verrà
prolungata a tutto il 1986) vissuta dal suddetto
Programma, sostenuto e finanziato dalla Conferenza delle Chiese europee (KEK) di cui facciamo parte, dal Consiglio canadese delle Chiese e
dal Consiglio nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti. Il rapporto si chiude con un documento finale che pubblichiamo qui appresso, mentre ricordiamo brevemente Io svolgersi delle varie tappe del Programma stesso.
Già fin dal 1975, anno della firma degli Accordi, l’Assemblea generale del CEC di Nairobi pone
particolare attenzione alla cosa ed il segretario
generale past. Potter prende contatto colle Chiese membro dei 35 Paesi firmatari. Si giunge così
al primo colloquio di Montreux (1976) in cui viene affermata la libertà religiosa per ogni Chiesa,
il libero esercizio di attività educative e missionarie, il diritto delle Chiese ad avere punti di vista
diversi da quelli dei governi o di altri poteri secolari. Nel secondo colloquio (1977) si lanciano
le basi di quello che sarà il vero e proprio Programma, sostenuto dalle tre organizzazioni ecumeniche sopra ricordate. Il comitato di lavoro
(di cui fa parte il nostro pastore Aldo Comba)
decide di organizzare una serie di colloqui per
conoscere più a fondo le relazioni fra la teologia,
il rafforzamento della reciproca fiducia e i diritti
deU’uom;o. Si svolgono così gli incontri di Croydon (GB) per il nord Europa (1981), di New
York per il nord America (1982), di Trieste per il
sud Europa e reg. danubiana (1982), di Bucarest
per l’Est (1982). Gli incontri proseguono poi nei
Paesi Bassi per l’Europa del nord-est (1983), a
Ginevra per Francia, Italia e Svizzera (1983), in
Svezia per la Scandinavia (1984), in Bulgaria per
l’Europa del sud-est e URSS (1984), a Vienna per
l’Europa centrale (1984), in Spagna per la penisola
iberica (1985).
Nell’introduzione al Rapporto viene sottolineato come questo Programma, oltre a tutte le
sue implicazioni « politiche » che hanno condotto
e conducono ad una comune azione delle Chiese
in un campo così diffìcile, ed anche controverso,
come è quello dei diritti umani, si presenti come
un’esperienza che riveste un carattere ecumenico
unico. Si trattava e si tratta per le Chiese di sormontare, da un lato, le incomprensioni fra Est e
Ovest a livello politico, di ridurre dalTaltro il fossato che separa cattolici. Ortodossi e protestanti
(ivi comprese le rispettive culture) e di confrontare la teologia cristiana colle concezioni tradizionali dei diritti deH’uomo provenienti dal mondo
laico.
Innanzitutto occorre riconoscere che nessuna società è esente dai problemi posti dai diritti
dell’uomo. Dal 1980 aH’85 abbiamo capito molto meglio di prima
che i diritti sociali ed individuali sono strettamente connessi.
Nessuno dei due può pretendere
di avere la priorità. I nostri dibattiti ci hanno fatto comprendere che la comunità e la partecipazione sono i due pilastri che
hanno bisogno di esser circondati da un’atmosfera di pace fondata sulla giustizia. Questi quattro elementi fanno da base a tutta una serie di strutture che dovrebbero fornire il quadro di una società aperta ai diritti umani.
Aspetti
teologici
La nostra rifiessione teologica
ha seguito questa nozione fondamentale dei diritti dell’uomo. Durante questi cinque anni,
la Creazione e la Riconciliazione hanno costituito due fattori
importanti. Dio ha creato il mondo e l’umanità. Cristo ha riconciliato Dio e il mondo e lo Spirito Santo rende possibile l’esistenza della comunità umana
affinché essa cresca nella direzione del Regno che viene, nel
quale tutte le cose saranno compiute. E’ in questa ottica che si
devono giudicare e valutare tutte
le questioni relative ai diritti delTuomo a cominciare dall’esercizio del potere (la sicurezza nazionale, il potere nella Chiesa, il
razzismo e le altre forme di esclusione, le divisioni, la fabbricazione delle armi e le minacce di guerra). Nessuno si è fatto avvocato di una « teologia dei
diritti dell’uomo » ma tutti hanno ritenuto che le Sacre Scritture, la tradizione, la liturgia, il
culto, la preghiera — e cioè la
Chiesa nel suo insieme — hanno
urgente bisogno di una revisione e di un rinnovamento mediante l’impegno dei cristiani al servizio dei diritti umani.
Il tem,a della libertà religiosa
è stato il tema all’origine dei dibattiti che hanno portato al lancio del Programma. Ora, dal
1980 e durante questi ultimi cinque anni, la libertà religiosa non
è più rimasta come tema centrale, e questo per una buona ragione teologica. Noi abbiamo ri
tenuto che il porre la libertà religiosa al centro stesso delle nostre preoccupazioni avrebbe potuto dare l’impressione che le
Chiese cercassero solo di ritrovare la ’ lóro influenza di altri
tempi nellO' stesso momento in
cui le forze della restaurazione
tentavano di rovesciare il processo dì cambiamento sociale.
Esse infatti si sono sovente servite della « religione » nei loro
tentativi di recuperare ciò che
era stato perso, o per altri motivi estranei alla fede. Secondo
il nostro punto di vista, la ricerca della libertà religiosa fa
parte integrante dell’insieme della ricerca dei diritti dell’uomiO;
essa non ne è parallela, né estranea, né tanto meno opposta. Durante i nostri lavori, la
nostra comprensione dei diritti umani sì è sviluppata. Questa
è la ragione per cui stiamo ritornando alla questione della libertà religiosa per riesaminarla.
Il nostro studio del primo capitolo deH’Attc finale di Helsinki (la sicurezza militare) ha rimesso in evidenza la nozione
centrale di « fiducia ». Gradualmente ed in modo principale con
una nuova lettura delle Sacre
Scritture abbiamo visto allargarsi ed approfondirsi questa
nozione nella direzione della fiducia = fede e a partire da queste verso relazioni tra persone,
e di intercomunicazione sfocienti verso nuove relazioni internazionali. Questo pellegrinaggio
spirituale delle Chiese all’interno di Stati firmatari degli accordi di Helsinki potrebbe forse
costituire il particolare contributo a questo dibattito universale ed ecumenico sui diritti
dell’uomo. Ciò significa che l’applicazione dei diritti dell’uomo
non è tanto un confronto quanto un’azione intrapresa assieme
malgrado i confronti. Questa visione coincide con le convinzioni
teologiche che abbiamo qui sopra esposto.
Problemi
emergenti
E’ forse sconcertante il constatare come i problemi relativi
ai diritti umani siano oscillanti.
Ciò che era interessante nel 1975
lo sarà forse meno nel 1986. Ma
ciò non toglie che altre questioni
conservino oggi lo stesso valore
di ieri. Fra i problemi che aumentano di importanza citeremo:
— le minoranze neglette, dimenticate od oppresse;
— la necessità di una più rapida apertura delle frontiere allo scopo di facilitare i contatti
umani e provvedere circa la separazione delle famiglie;
— le condizioni sociali di regioni marginali e neglette;
— un nuovo esame in coro.une
su come viene messo in pratica
il diritto di asilo per i migranti
del Terzo Mondo negli Stati firmatari di Helsinki;
— nuove forme di razzismo;
— le minacce di disastri ecologici che pesano sull’esistenza
di esseri umani ed in particolare sui meno privilegiati fra noi;
— il bisogno di un libero accesso all’informazione sulle situazioni ed i casi attinenti ai diritti umani.
La creazione di canalizzazioni
nel campo dei diritti umani rnira a sviluppare il dialogo e l’azione. Nel nostro Programma,
sono emersi due aspetti importanti; a) canali che favoriscono
incontri di rappresentanti delle
Chiese in una regione geografica
limitata (ad es. gruppi di paesi
vicini ed a livello nazionale o
locale); b) canali intesi come
occasioni per discutere su circostanze particolari. Questi incontri sono in genere ristretti; sono
strumenti destinati a trovare
delle soluzioni pratiche per problemi particolari. La fiducia reciproca è alla base degli incontri
dei rappresentanti delle Chiese.
I canali consentono di superare
delle tensioni e facilitano lo spirito creativo nella ricerca di soluzioni e nel rafforzamento della
fiducia. Il culto, la preghiera, la
riflessione biblica e teologica accompagnano gli incontri e le discussioni. Prima di trasmettere
le proprie responsabilità ai successori, il nostro Programma
prevede di riesaminare l’esperienza di questi canali nonché
delle relative raccomandazioni
per il futuro.
Il nostro Programmai, benché
lo abbia occasionalmente menzionato, non ha mai trattato a
fondo la questione dei diritti
deU’uomo neila regione dei paesi
firmatari di Helsinki nei confronti del Terzo Mondo. Questo problema non potrà essere schivato
in avvenire. E questo perché; a) i
rifugiati e gli immigrati dal Terzo Mondo entrane in gran nu
mero sia in Europa che nell’America del nord; b) questo fatto
sconvolge i vecchi comportamenti sociali e provoca nuove manifestazioni di razzismo; c) i centri di potere industriale e militare del nostro mpndo si trovano, eccezion fatta per il Giappone, negli Stati firmatari di Helsinki. Le esportazioni d’armi,
gli esperimenti nucleari, il crescere deirinquinamento, l’appoggio dato agli Stati-clienti, lo
sfruttamento delle risorse naturali, il lavoro mal retribuito, ecc.
non costituiscono che qualche
aspetto di un insieme di relazioni vaste e complesse che chiedono di esser nuovamente esaminate — ed in modo sistematico
— dal punto di vista dei diritti
dell’uomo. E questo tanto più
che l’Atto finale di Helsinki richiede esso stesso nuove forme
di relazioni con il Terzo Mondo.
Le chiese
non si
sottovalutino
Quando si occupano sia teoricamente che praticamente dei
diritti deH’uomo, le Chiese devono trattare con i governi e
coi rappresentanti delle autorità
civili. Esse devono anche apprendere la maniera di indirizzarsi alle Conferenze sulla sicurezza e la
cooperazione in Europa (Csce)
quando esse mettono i diritti dell’uomo nell’ordine del giorno dei
loro lavori. Nel corso dei cinque
anni di questo nostro Programma, numerose Chiese hanno cominciato a fare le prime esperienze in questi due campi. Da
un punto di vista generale, pare
che le Chiese sottostimino la loro influenza, benché questa impressione cambi da paese a paese. I contatti colle Conferenze
della Csce sono più complessi
in quanto, contrariamente a
quanto succede in occasione delle riunioni delle Nazioni Unite,
nessuna organizzazione non governativa è ammessa. Le Chiese
dovrebbero dunque far piuttosto conoscere le loro preoccupazioni ai m4nisteri degli affari
esteri dei propri paesi ed in modo particolare ai membri delle
delegazioni presso le Conferenze della Csce. A volte sono già
anche stati presi buoni contatti
con dei diplomatici che partecipavano' a tali Conferenze.
Va da sé che una buona conosceriza dei problemi in discussione è indispensabile, sia che si
tratti di preparare un accordo generale, e sia che si tratti di una
situazione non risolta concernente una violazione dei diritti dell’uomo o di altri casi particolari.
Se alle Chiese è impedito l’accesso ad appropriate informazioni, è importante inoltrare delle
richieste affinché questi ostacoli
vengano eliminati e che le Chiese possano realmente comprendere tutto ciò che è veramente
in gioco.
In occasione di inviti rivolti
da parte nostra a rappresentanti
ufficiali dei governi affinché partecipassero ai colloqui ed ai
seminari del nostro Programma, hanno preso consistenza
nuove idee, e nuove prospettive si sono aperte. Questa rete
crescente di reciproci contatti
a volte si rivela utile anche in
altri momenti ed in altre circostanze. Si impone ora una riflessione più approfondita per sapere come rendere questi contatti più sistematici.
L’influenza delle Chiese non
potrà peraltro legittimarsi se
contemporaneamente esse non si
preoccuperanno colla stessa forza del loro rinnovamento. Diciamo intanto senza mezzi termini
e molto chiaramente che una
qualunque restaurazione di relazioni « costantiniane » delle
Chiese con le Stato è impensabile, sia pure anche sotto forme modernizzate. Grazie al movimiento ecumenico, ed alla luce
della testimonianza delle Scritture, le Chiese hanno cominciato a fare un nuovo esame della
loro storia. Esse prendono coscienza che il solo mezzo^ per
esercitare una « influenza » è per
loro quello di identificarsi —
col pensiero e coll’azione — con
i mene favoriti, coi fuori-casta,
coi « poveri e i peccatori », con
coloro che sono « carichi e stanchi », qualunque sia il nome di
questi gruppi, in qualunque paese, ed in ogni sorta di circostanze
politiche e sociali. Senza riceverne alcuna influenza particolare
— e forse anche perdendola —
le Chiese innalzano dei segm di
rinnovamento nell’anticipazione
del Regno di Dio dove tutti gli
esseri umani senza eccezione beneficeranno di una vera giustizia.
a cura di Roberto Peyrot
6
6 ecumenismo
21 febbraio 1986
CONFERENZA A ROMA DEL VESCOVO PAPAGIORGIO
Gli Ortodossi in Italia
In Italia presenti quindici comunità - Una realtà in crescita ma poco
conosciuta - Affinità e distanze rispetto alla chiesa cattolica
Chiesa ortodossa
e primato papale
Sul tema « Chiesa ortodossa
e primato papale », il vescovo
Spiridione Papagiorgio, della comunità greco-ortodossa di Roma e segretario, per parte ortodossa, della commissione mista
di dialogo teologico con la Chiesa cattolica, ha tenuto una conferenza presso il Centro Evangelico di Cultura (CEC) di Roma, il giorno 8 febbraio.
L’Ortodossia ha elaborato una
ecclesiologia molto centrata sul
ministero episcopale, ha affermato Spiridione, ma, per lo
stretto legame fra vescovo e
chiesa locale e per il criterio
della conciliarità che pone i vescovi e le chiese locali in comunione fra di loro, non può accettare nessuna idea di primato
sulla Chiesa universale.
Il ministero episcopale è considerato in rapporto alla presidenza dell’eucarestia e alla trasmissione della dottrina apostolica.
L’eucarestia è un evento escatologico, per cui la comunità
che la celebra è il « typos » della comunità escatologica, di cui
Cristo è il capo. Sotto questo
aspetto il vescovo è detto anche
« alter Christus », in quanto presiede una comunità orientata
escatologicamente. Infatti il Cristo escatologico, di cui il vescovo è un’immagine, non è solo
una persona, ma la comunità
dei salvati, la Chiesa universale
redenta. Perciò il vescovo, se
nell’Ortodossia è posto sopra la
comunità, non è mai vescovo
senza la comunità, o al di fuori
di essa.
Il vescovo è considerato anche « alter apostolus ». Ordinato da vescovi che, per successione, risalgono agli apostoli,
egli pone la chiesa locale in comunione con la comunità apostolica, e garantisce la fondazione di essa sui Dodici. Inoltre,
il vescovo è colui che raduna il
popolo di Dio disperso, come
farà Cristo negli ultimi giorni,
e guida la sua chiesa locale in
comunione con tutte le altre
chiese locali.
AU’interno delle chiese locali,
i sinodi non sono al di sopra
del vescovo, ma lui non fa nulla autoritativamente, senza 1’« amen» della comunità. In ogni
regione poi vi sarà un « primus »
(metropolita o patriarca) il
quale a^sce in comunione con
i vescovi, e non fa nulla senza
di loro. I concili della Chiesa
universale, infine, sono concili
di vescovi.
Sulla base di questa ecclesiologia, non ha fondamento l’opinione secondo cui la non accettazione del primato del vescovo di Roma da parte ortodossa
sia stata una questione di prestilo, o che la separazione fra
Chiese ortodosse e Chiesa cattolica sia da addebitarsi a questioni puramente culturali. Voci
ortodosse autorevoli, anche di
recente, hanno ribadito che il
primato papale è inammissibile
perché introdotto in assenza
della Chiesa ecumenica, e come
tale da considerarsi come un
ostacolo all’unità dei cristiani.
Lo stesso patriarca Dimitrios
di Costantinopoli ha ripetuto
che «non ci può essere alcun
primato universale nella Chiesa cristiana ».
sponde a due scopi ; una migliore conoscenza della Chiesa
ortodossa, presente in Italia con
circa 15 comunità e con un numero notevole di membri, per
la maggior parte in diaspora, e
l’incremento dei rapporti ecumenici con questa interessante
realtà ecclesiale, con la quale
del resto abbiamo un denominatore comxme nell’appartenenza al Consiglio Ecumenico delle
Chiese.
Inoltre, per l’aspetto ecumenico, è da prendere in considerazione il fatto che probabilmente, accanto a molte chiese
evangeliche, sono presenti piccoli gruppi di ortodossi in diaspora, i quali magari non dispongono di un luogo di culto.
A questo proposito, forse sarebbe possibile una ospitalità
nelle nostre chiese per le loro
riunioni di preghiera. Sarebbe
una ospitalità che ad un tempo risponderebbe ad una esigenza ecumenica e costituirebbe un fatto molto positivo sul
piano civile. Sul piano ecumenico significherebbe l’affermazione di una comunione insieme
alla possibilità di scambio fra
due diverse identità cristiane.
E soprattutto permetterebbe anche agli evangelici di conoscere
meglio la teologia e l’ecclesiologia ortodosse, troppo spesso as
similate a quelle della Chiesa
cattolica per il semplice fatto
che non si conoscono.
L’accoglienza, la migliore conoscenza e il confronto possono costituire anche un alto valore civile, perché non solo si
accoglierebbe fraternamente lo
straniero che vive in mezzo a
noi, ma gli si permetterebbe anche di esprimere la sua profonda identità, quale è l’identità religiosa.
L’ospitalità religiosa potrebbe
essere ipotizzata anche per altri gruppi di immigrati dal Terzo Mondo. Penso per esempio
agli islamici di varia provenienza, presenti in tutta l’Italia. Costituirebbe un momento di convivenza civile esemplare, per attuare il quale le comunità evangeliche dispongono di strumenti culturali adeguati.
Cesare Milaneschi
Nell’Ortodossia, il « primus »
agisce sempre con il consenso
degli altri, e l’eucarestia è offerta nel nome di tutta la Chiesa.
Perciò, l’indicazione ecumenica
che da parte ortodossa viene offerta alla Chiesa cattolica è che
il primato del vescovo di Roma
venga collocato in una prospettiva escatologica e di comunione, nella quale l’uno e i molti
coesistono nello stesso corpo
ecclesiale, aH’interno di una teologia che abbia trovato un appropriato rapporto fra unità e
Trinità di Dio, e fra cristologia
e pneumatologia.
Ospitalità
allo straniero
L’aver ospitato una conferenza del vescovo Spiridione al
Centro Evangelico di Cultura ri
Un altro motivo di interesse
e di comunione, è il fatto che
molti ortodossi presenti in Italia sono dei lavoratori immigrati. Per esempio, la comunità
greco-ortodossa di Roma, della
quale il vescovo Spiridione è
parroco da diversi anni, si è formata con queste ondate migratorie: all’inizio di questo secolo
giunsero in Italia circa 40 commercianti, provenienti soprattutto dall’Epiro e dal Dodecaneso; in seguito alla guerra con
i turchi del 1922 giunsero altri
ortodossi dell’Asia minore ; un
altro incremento si ebbe col ritorno in Italia di italiani (militari e funzionari) che avevano
sposato donne ortodosse in Grecia e neU’Egeo, durante e dopo
la seconda guerra mondiale; altri ortodossi sono venuti in seguito agli eventi politici della
Libia e dell’Egitto negli anni ’60,
e dell’Etiopia negli anni ’70.
A questi sono da aggiungere
gli studenti e i lavoratori arrivati negli anni più recenti. Attualmente, se la comunità greco-ortodossa di Roma conta poco più di 300 membri iscritti,
nella città e nella provincia si
calcola un totale di circa 10.000
ortodossi presenti.
Il fenomeno si ripete per molte delle altre otto comunità greco-ortodosse e ner le altre sette
comunità di altre lingue (russo,
serbo, rumeno) presenti in altrettante città italiane.
La Chiesa ortodossa perciò è
presente in Italia soprattutto
come diaspora di emigrazione,
e di conseguenza molti ortodossi possono rientrare a pieno titolo nei programmi a favore degli immigrati già intrapresi dalla EGEI.
Echi dal mondo
cristiano
a cura di SUSANNE LABSCH
Né il papato
né la giustificazione
(EPD) — Né il papato, dopo
il Concilio Vaticano II sottomesso all’Evangelo, né la dottrina della giustificazione, né la
concezione della Santa Cena costituiscono ancora ragioni per
la separazione delle grandi confessioni. Questa è la conclusione del rapporto elaborato da una
commissione ecumenica, messa
in piedi durante la visita del papa nella RFT nel 1980, con la
partecipazione della EKD (la
chiesa evangelica) e della Conferenza Episcopale Tedesca.
cordano la vita e l’opera di Dietrich Bonhoeffer, che il 4 febbraio avrebbe compiuto 80 anni. La sua casa a Charlottenburg, dove visse fino al suo arresto, viene attualmente ristrutturata e attrezzata come luogo
di commemorazione e di incontro.
(EPD) — L’EKD ha accettato
la proposta del papa di organizzare una giornata mondiale di
preghiera per la pace ad Assisi.
Ma il vescovo Lohse ha sottolineato che si dovrebbe comunque organizzare un ’Concilio per
la Pace’, secondo la proposta
lanciata al Kirchentag da Cari
Friedrich von Weizsäcker.
L’EKD ha nominato un gruppo di lavoro che dovrà preparare, in vista del concilio, delle
proposte per azioni per la pace
da svolgere nelle diverse chiese.
(EPD) — Il presidente del Sinodo della Chiesa Riformata
(Hervormde Kerk) dei Paesi
Bassi, Henk Huting, ha espresso l’opinione che la violenza sarà l’unico metodo per combattere Tapartheid in Sud Africa se i
paesi dell’Ovest non attueranno
subito un boicottaggio economico contro il regime razzista.
Questa opinione ha suscitato
molte reazioni, sia contrarie che
favorevoli. Dal canto suo, il Sinodo della chiesa della Renania
ha lanciato un appello a favore
di azioni di boicottaggio contro
il Sud Africa.
(EPD) — Diverse manifestazioni e culti a Berlino-Ovest ri
(EPD) — Per paura dell’AIDS
una comunità evangelica a Berlino ha cambiato la sua liturgia
di Santa Cena. Il pane viene
adesso immerso in succo di uva
e dato così al comunicante. La
chiesa di Hannover ha invece
rifiutato di cambiare per questo motivo il modo della distribuzione della Santa Cena.
Da alcuni anni anche in Italia
è all’opera la « Wycliffe Traduttori della Bibbia », una associazione che agisce nei cinque continenti, con più di cinquemila operai per la traduzione del Nuovo
Testamento in circa 800 lingue
(e un analogo impegno per l’Antico Testamento).
Ricordo ancora, alla fine degli
anm ’70, un gruppo di responsabili di questa associazione che
venne in visita alla chiesa valdese di Torino, per porre le
prime basi del lavoro in Italia.
Oggi il lavoro della Wycliffe è
ben avviato.
Dalle circolari che periodicamente ricevo ricavo alcuni dati
che potranno essere meditati.
Si è avviata una «Facoltà di
Lingue Bibliche », che lavora in
connessione con l’Università di
Pavia e l’Istituto Orientale di
Napoli, intitolata a Giovan Luigi Pascale.
Gli scopi di questa Facoltà sono: formare una rete di studiosi
dei testi originali della Bibbia
nelle comunità evangeliche italiane; produrre una nuova traduzione della Bibbia in italiano;
inserire nel lavoro di traduzione della Bibbia, in atto nel mondo, tecnici qualificati per un lavoro di consulenza.
I corsi si svolgono a Torre Mileto (Foggia), con la collaborazione di vari esperti, italiani e
stranieri. Il lavoro si è avviato a
a cura di Sergio Ribet
Wycliffe Traduttori della Bibbia
fine 1985.
Nel corso di febbraio uscirà,
se piacerà a Dio, il primo numero della rivista di questa Facoltà, intitolata « Tradurre »; vi
erano già state circolari con questo titolo, ma ora la rivista, che
verrà diffusa solo per abbonamento, prevede quattro numeri
all’anno, per complessive 400 pagine circa.
Il costo dell’abbonamento sarà di L. 50.000. Dal sommario
previsto per il primo numero, vediamo che l’editoriale avrà per
titolo: « La ’’teologia” non serve:
basta la Parola di Dio ». I titoli
di altri articoli: « La traduzione
della Bibbia parola per parola »;
« La Bibbia interconfessionale »;
« Introduzione alla filologia semitica »; « La poesia ebraica »,
eccetera.
Tra le rubriche, è prevista una
monografia (sull’Islam in questo numero), « La traduzione
della Bibbia nel mondo », « Le
parole della Parola » (’’creare” e
’’giustificazione” in questo numero), « I campi semantici biblici »; « Geografia per la preghiera »; « Le lingue del mondo », e
via dicendo.
Una pubblicazione se vogliamo
« minore » della Wycliffe è la
« Guida alla preghiera », che esce fin dall’autunno del 1981, e
che ha migliorato la sua grafica fino a raggiungere la veste attuale: un foglietto mensile, litografato, con indicazioni di preghiera per ogni giorno del mese, molto concrete (per esempio: per gli studenti della Facoltà di lingue bibliche, citati per
nome; per un singolo paese;
per un gruppo etnico-linguistico
che non ha ancora la « sua » traduzione della Bibbia), e alcune
notizie.
Da questo foglietto apprendiamo che, per esempio, la prima
operaia Wycliffe italiana (una
donna di Sannicandro Garganico) sta per mettersi al lavoro,
dopo corsi di perfezionamento
e di studio in Inghilterra.
Il responsabile per la Sezione
Italiana della Wycliffe Traduttori della Bibbia è Danilo Valla,
che è pure preside della Facoltà di Lingue Bibliche.
Da « Credere e comprendere »
(gennaio 1986, n. 1) apprendiamo che egli, dal 1979, è tra i
« Servitori sostenuti da assemblee locali in Italia e/o all’estero », s’intende nell’ambito delle
assemblee dei fratelli.
Ecco, se un appunto ce lo possiamo permettere, è forse questo: perché nelle pubblicazioni
della Wycliffe non ci viene detto
da quale ambiente provengono i
collaboratori italiani?
Penso che sia per un senso di
« pudore », per una reciproca libertà di azione per le assemblee
da un lato, e il lavoro biblicoculturale della Wycliffe e della
Facoltà d’altro lato; ma questo
silenzio non rischia di essere
controproducente? Dire che, in
Italia, in questo momento, razione interd'enominazionale e
non confessionale della Wycliffe
è seguito da persone che fanno
capo alle assemblee dei fratelli
non credo che potrebbe dar ombra a nessuno, né impedire a
ciascuno di procedere per la
sua via senza interferenze o incomprensioni o pregiudizi.
O questa mia è ingenuità? A
me sembra che tacere quello che
è sia quasi vicino ad una menzogna.
Ciò non toglie che io riceva
volentieri la « Guida alla preghiera », che cerchi di seguirla, e che
l’interesse alla Parola che viene
suscitato con queste iniziative
mi rallegri, anche se — è un
pregiudizio? — ritengo che vi sia
una certa tendenza biblicista nel
lavoro svolto. Ma biblicismo non
è una brutta parola: si tratterà
di vedere alla prova dei fatti di
quale biblicismp si tratterà: comunque sia, che la Parola si diffonda e venga studiata è sempre
un segno positivo, per il quale
rallegrarsi.
Per maggiori informazioni:
Wycliffe Traduttori della Bibbia
Sezione Italiana - C. P. 77
71015 Sannicandro G. (PG)
il
7
21 febbraio 1986
vita delle chiese 7
INCONTRO PASTORALE DEL 1« DISTRETTO
L’etica del lavoro
Sono sostanzialmente due le
linee di riflessione che oggi si
hanno sull’etica del lavoro, entrambe inserite nella discussione sul problema della creazione; la prima, erede del pensiero protestante classico, vede anche il problema del lavoro nell’ottica della creazione, della caduta e del riscatto dalla caduta.
La seconda, riflettendo sul rapporto tra creazione e « giorno
del riposo », pensa piuttosto in
termini di creazione che si sta
compiendo, dove il lavoro, o meglio l’attività dell’uomo, è visto
come il compito dell’uomo, a lui
affidato da Dio, per giungere alla conclusione della creazione.
A partire da questo punto, il
pastore Ermanno Genre ha introdotto il dibattito che s’è avuto nell’incontro che i pastori
delle Valli hanno avuto il 10
febbraio.
Proseguendo, Genre ha ampiamente riferito anche sul pensiero di Barth, a volte letto in
modo limitativo dai teologi contemporanei, rivendicandone la
originalità: Barth prende su
questo punto le distanze dalla
tradizione riformata e soprattutto da come questa s’è venuta leggendo nel mondo puritano
e fino a Weber (non citato da
Barth nel capitolo dedicato al
tema « lavoro » nella sua « Dogmatica»): il centro del problema non sta nel lavoro ma nella vita attiva, nella responsabilità che l’uomo ha davanti a Dio
e nella comunità per una vita
corrispondente alla vocazione
che gli è rivolta.
Con un accenno ad altri testi
di teologi moderni (tra essi, Dorothee Solle, nel suo libro «Amare e lavorare », o, nell’edizione inglese, « Lavorare ed ama
re »), Genre ha anche sottolineato il fatto che il problema
dell’etica del lavoro, in campo
protestante, non è più stato affrontato in modo esauriente,
quasi che sul tema il protestantesimo intendesse vivere di rendita sulle grandi riflessioni del
passato (pensiamo all’idea forza della Riforma, sul lavoro come vocazione), a differenza di
quanto sembra accadere nel
mondo cattolico di oggi.
Il pastore Sergio Ribet ha
tentato di collegare la tematica
generale sul tema lavoro, attività, disoccupazione, senso della vita, in relazione con i compiti molto limitati che si può
assumere la « Commissione lavoro » nominata dalla CED del
I Distretto; in quale direzione
avviare la riflessione di questo
gruppo, tenendo conto della richiesta che viene dalla gente co
mune, dai sindacati, dal mondo
cattolico, e tenendo conto che,
come singoli e come chiesa, siamo inseriti nel « mondo del lavoro »?
Nel dibattito si sono moltiplicati gli esempi concreti che
hanno sottolineato i vari problemi della disoccupazione, della situazione di ricatto cui sono
sottoposti i lavoratori che ancora « godono » di un posto di lavoro, delle ingiustizie derivanti
da situazioni familiari diverse
(doppi o tripli lavori, o stipendi, lavoro nero e marginale,
ecc.), la differenza concettuale
tra « lavoro », « attività » ( anche
volontaria), « occupazione » (il
« posto »), e via dicendo. Troppa carne al fuoco? Probabilmente no, semplicemente si è approfondita la consapevolezza della complessità del problema, e
si è avviato un processo di sfrondamento, di riordino delle idee,
nella speranza di poter giungere anche ad indicazioni concrete.
Uno stimolo importante per
la « Compiissione lavoro » del Distretto, che dovrà ora studiare
la possibilità di produrre materiale ulteriore in vista della Conferenza Distrettuale. S. R.
Calendario
In questa rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del lunedi
precedente la data di pubblicazione
del giornale
Domenica 23 febbraio
a ASSEMBLEA DELLE
CORALI
PINEROLO — Alle ore 15 nel locali di
Via dei Mille 1 è convocata l'assemblea delle Corali con il seguente o.d.g.:
1) Esame della bozza di Statuto dell'assemblea;
2) Festa di canto;
3) Attività esterne delle Corali.
□ INCONTRO
DELLE COMUNITÀ’
EVANGELICHE
TORRE FBLUCE — Alle ore 15 presso
la foresteria si tiene l'incontro di tutte le comunità evangeliche della cittadina sul tema ,■ lo straniero che è
tra le tue porte ».
RIUNIONE DEL C.E.O. A NAPOLI
CORRISPONDENZE
Sostegno morale Ora di religione alla Sala Rossa
per “Villa Betania”
Nei giorni 13 e 14 gennaio si
è riunito a Napoli il C.E.O.
( Coordinamento evangelico ospedaliero), che raccoglie i cinque
ospedali evangelici d’Italia, vale a dire quelli di Genova, Napoli, Torino e Torre Pellice Pomaretto. La scelta della sede
aveva una precisa motivazione.
Da poco, infatti, abbiamo perduto il fratello Teofllo Santi, dal
cui carisma traeva nutrimento
lo spirito evangelico dell’Ospedale di Napoli-Ponticelli ; bisognava dunque portare ai fratelli che gli succedono il sostegno
morale, giuridico e organizzativo degli ospedali del Nord, da
tempo inseriti nel contesto del
pubblico servizio sanitario, mercè consolidate situazioni giuridico-amministrative che ne confermano l’assoluta autonomia
gestionale.
Anche l’Ospedale di Napoli si
trova, di fatto, in queste condizioni ; occorre soltanto che esse divengano, oltre che di fatto,
anche « di diritto ». All’uopo si
è svolto un profìcuo incontro
con l’Assessore alla Sanità della Regione Campania, avv. Nicola Scaglione.
Il C.E.O. è alle soglie della
cessazione del primo periodo di
6 anni, a suo tempo fissato « ad
experimentum » ; periodo di contatti assai intensi fra i componenti, di scambi di dati, pareri,
opinioni, sempre espressi con
evangelica fraternità e con estrema competenza, conoscenza dei
problemi e delle leggi della sanità; di interventi sul pubblico
potere a livello centrale e locale che hanno consentito la mo
La concomitanza del 17 febbraio col giorno di chiusura
del giornale in tipografia non
ci permette la pubblicazione
delle 12 pagine abituali. Ne
pubblichiamo 10 per permettere il recapito di questo numero nel giorno abituale. Anche il normale impianto del
giornale risulta perciò modificato.
Nel prossimo numero riferiremo ampiamente suUe celebrazioni della settimana della libertà e sulla visita del
presidente Francesco Cossiga
alla Chiesa e alla Facoltà valdese di Roma.
diflca di testi di legge o di atti
amministrativi già predisposti
dallo Stato e dalle Regioni.
E’ chiaro che questo lavoro
non deve andare perduto.
Si è quindi parlato di « rifondazione » del C.E.O. — tra l’altro potenziato dalla ringiovanita presenza napoletana — e quindi dei nuovi traguardi da raggiungere.
Intanto, ove possibile, verranno posti in comune alcuni servizi (sovrintendenza sanitaria
almeno per i 4 ospedali del Nord,
programmi per i centri di elaborazione dati, consulenze giuridiche e fiscali): l’esperienza di
gestione dei contratti di lavoro,
dell’amministrazione, contabilità, organizzazione dei servizi interni ed esterni delle Opere non
rimarrà patrimonio dei soli
ospedali, ma sarà messa a disposizione del Dipartimento diaconale per quelle Opere che ne
facessero richiesta.
Si penserà al modo di scambiare le risorse anche tecnicodiagnostiche; di unificare il più
possibile gli ordinamenti istituzionali e i moduli organizzativi.
Infine, particolare cura verrà
prestata ai rapporti tra il mondo cattolico e il mondo protestante a livello internazionale,
nel quadro della collaborazione
ARIS-CEO (l’ARIS è l’associazione degli ospedali cattolici) in
specie per il problema dell’umanizzazione negli ospedali, tema
sul quale si terrà im incontro
interconfessionale a Roma nel
prossimo maggio, in preparazione della Conferenza sull’argomento « le comunità cristiane e
la salute » che — indetta dalla
Commissione medica cristiana
(anch’essa interconfessionale, emanazione del Consiglio ecumenico delle Chiese) — si terrà a
Budapest nel prossimo settembre.
Giova precisare che la Presidenza del C.E.O. in questi anni
è stata affidata all’Ospedale
evangelico di Genova.
Tutto questo lavoro, che si innesta su quello già pesante che
l’Ospedale richiede, premia chi
lo presta solo per l’opportunità
di rendere un servizio alla Chiesa (in generale) e al fratello colpito dalla malattia (in particolare), veri, unici obiettivi dell’azione evangelica nella sanità.
Emilio Verardi
SAVONA — La chiesa metodista è stata fra i promotori di
una tavola rotonda sul tema :
« Insegnamento della religione
e libertà di coscienza nella scuola», che ha avuto luogo dinanzi
a un folto pubblico la sera del
5 febbraio, presso la Sala Rossa del Comune. Tre i relatori; il
pastore Franco Becchino, il teologo cattolico Giampiero Bof e
il prof. Giunio Luzzatto, del Comitato per la Difesa della Coscienza nella scuola di Genova.
Mentre don Bof, pur criticando le soluzioni adottate dalla
Conferenza Episcopale Italiana,
ha ambiguamente concluso invitando a dire «sì» all’insegnamento religioso per portare il
proprio dissenso aH’interno di
esso, il pastore Becchino e il
prof. Luzzatto hanno invece indicato decisamente la scelta di
« non avvalersi » come strumento di aperta contestazione. Becchino, dopo avere esposto le posizioni evangeliche, ha rivendicato a tutti i cristiani italiani,
e non solo ai cattolici, il compito di conservare il patrimonio
di cultura religiosa, senza però
coinvolgere lo Stato in compiti
essenzialmente ecclesiali, e senza il suo finanziamento o imposizioni legislative nelle scuole
statali.
Luzzatto, dal canto suo, ha distinto, nei recenti atti del rninistro Falcucci, fra le decisioni
comunque non evitabili, e quelle invece dovute a eccessiva solerzia clericale, come l’ora alternativa obbligatoria.
E’ mancato purtroppo im confronto con una controparte cattolica che sostenesse la posizioj
ne dei vescovi ; gli esponenti
della Curia presenti hanno infatti osservato il silenzio assoluto, non si sa se per un senso
di superiorità o di vergogna.
Due giornate
di amicizia
RIVOLI — Si è svolto presso
il centro Filadelfia l’8 e il 9 febbraio il primo convegno per catecumeni. Per me sono state due
giornate molto piacevoli e interessanti perché era la prima
volta che partecipavo ad un incontro del genere, e per il clima
che si è creato; e credo che la
mia stessa sensazione sia stata
condivisa dalle 54 persone che
erano presenti. L’argomento di
discussione delle due giornate è
stata l’amicizia; può sembrare
un tema facile, ma nei laboratori e nei gruppi abbiamo in
contrato risvolti insoliti e stimolanti. Arrivati al centro, dopo esserci tutti presentati e aver
parlato di come si sarebbe svolto il lavoro, ci siamo messi all’opera; giochi di fotolinguaggio, animazioni bibliche e simulazioni, sono stati i nostri metodi di lavoro. Si è arrivati alla
sera, che è trascorsa in allegria
tra canti, giochi e danze. Riuscito a meraviglia è stato il culto
di domenica pomeriggio, risultato dalla presentazione dei lavori del gruppo di canto, e dei
due laboratori di drammatizzazione. Tra le novità che hanno
reso questo culto originale e diverso dal solito, vorrei ricordare lo scambio, in segno di amicizia, della torta e del calice di
vino.
Dopo la riuscita di queste due
giornate di catechismo, sull’onda dell’entusiasmo è stato deciso di organizzare un altro weekend di questo tipo, per permettere ad altri ragazzi gli stessi
momenti di ^oia e di amicizia
raggiunti insieme. In vista di
questo impegno ci riuniremo a
Rivoli rii e il 12 maggio prossimo.
moltissimo tempo regolarmente
un’anziana signora che non è
più in grado di lasciare la sua
casa e di frequentare il culto.
Il fratello Renzo Del Monte da
lungo tempo accompagna i vari pastori senza automobile
nella diaspora, a Gragnana ed
a Pietrasanta, e senza stancarsi
mai nelle visite settimanali ai
malati ed anziani. E il fratello
Idrio Ratti con uguale impegno
si presta ogni volta che c’è da
fare un trasporto, che si tratti
di carta raccolta o dell’harmonium da restaurare, o di qualsiasi lavoro per la chiesa che richieda abilità e forza. La comunità è molto grata a questi fratelli per la loro disponibilità ed
il loro spirito di servizio.
Ministeri umili
e nascosti
CARRARA — Molto si parla
dei vari ministeri nella chiesa!
Certo ci sono quelli più appariscenti o niù riconosciuti, ma ci
sono anche quelli più umili o
più nascosti, che pure rendono
preziosi servizi nel nome del Signore.
A Carrara ci sono tre fratelli
e sorelle che da anni svolgono
servizi indispensabili per la vita della comunità senza pretendere attenzione né riconoscimento. La sorella Lina Lazzonì
visita con fedeltà ed amore da
OMEONA — Venerdì 21 febbraio,
alle ore 21, presso l’aula consiliare
del Comune, dibattito col pastore
Salvatore Ricciardi, don Dino Bottino,
direttore deli'Ufficio catechistico della
diocesi di Novara, un insegnante di religione e un insegnante laico, sul tema; « Religione a scuola? Parliamone! ». Presiede il prof. Giovanni Desanti, assessore comunale alla Pubblica
Istruzione.
Venerdì 7 marzo, aiie ore 20.45, presso ii Centro Evangeiico di Incontri,
dibattito coi pastore Alberto Taccia,
presiderrte della CIOV e un membro
del Tribunale per i diritti dei malati,
sul tema: « 1 diritti dei malati ». Presiede Salvie Mazzone, medico-chirurgo all'ospedale di Omegna.
IVREA — Venerdì 14 marzo, alle
ore 21, presso la chiesa valdese, dibattito col pastore Alberto Taccia e
don Piero Agrano, sul tema: « Quali
ministeri per le nostre chiese? ».
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8
8 cronaca delle Valli
21 febbraio 1986
IN OCCASIONE DELLA VISITA ALLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
I valdesi di Torre Pellice
Pensieri SCriVOMO a CoSSÌQa
dsUd TIGVS appello per il mantenimento della ferrovia Pinerolo-Torre Pellice
Un treno ’’speciale” per una città, piccola ’’capitale europea”
La scorsa settimana, il presidente della Comunità Montana Val
Chisone e Germanasca si è trovato sulla scrivania una lettera.
La lettera era firmata: « La
Neve » e diceva così:
Egregio presidente. Le scrivo
per deplorare vivamente che l’ente pubblico da Lei rappresentato
abbia usato nei miei confronti
dei termini che io considero lesivi del mio buon nome e tali da
potersi definire pesantemente calunniosi; mi riferisco con ciò alla
proposta di considerare la mia
apparizione una vera e propria
calamità.
10 ho sempre mantenuto ottimi rapporti con codesta Comunità Montana e anche in occasione della mia visita di fine gennaio sono stata viti che discreta
e delicata nei vostri confronti. Infatti mi risulta che abbiate dovuto arrampicarvi sui vetri per
scoprire qualche danno ingente
provocato da me: un capannone
crollato? un tetto sfondato? qualche albero abbattuto? Ma queste
lamentele lasciatele ai cittadini
che vorrebbero sempre la mia
presenza soltanto stille piste da
sci e che strillano come pavoni
quando se ne trovano pochi centimetri sotto le ruote dell’automobile ( e sono per lo più senza
catene).
Purtroppo voi, amministratori della Comunità Montana, avete
dimenticato come siete felici
quando in autunno la mia comparsa sui monti ferma le pericolose alluvioni o quando alimento dolcemente e senza danno le
vostre sorgenti; e come invece
siete tristi quando guardate le
piste da discesa dove quasi spunta l’erba, oppure quando allertate tutte le squadre antincendio,
mentre ettari di boschi vanno a
fuoco.
11 fatto è, miei cari umani, che
non volete mai rendervi conto
che la natura non si può dominare totalmente. Le vostre invenzioni, la vostra tecnologia, arrivano soltanto fino ad un certo
punto e non oltre. Mi fa ridere
la pubblicità televisiva sulle automobili che guadano fiumi o volano fino al cielo. Quante ne ho
viste nei giorni scorsi ferme alla
prima slavina!
Ma io non pretendo di rimanere sulle vostre strade dove intralcio il traffico. Toglietemi pure con i vostri potenti mezzi
sgombraneve, costruite favolosi
paravalanghe e non venitemi a
raccontare che queste utili invenzioni sul più bello si rifiutano
di funzionare. Nel vostro paese,
la vera calamità sono gli incapaci
e gli inefficienti che si trovano un
po’ dappertutto, ma ci vuol altro
che una pala meccanica per toglierseli dalla strada!
E questo valga anche per l'ottima pensata di chiedere comunque dei sussidi perché tutti li
chiedono: quasi quasi stavate desiderando qualche famiglia senza
casa o qualche vecchietto semiassiderato ver dare maggiore credibilità alla richiesta. Certo, se agli
inetti e agli imbranati si aggiungono i politici che si muovono
solo quando si piagnucola abbondantemente, siete veramente
da compiangere.
Concludendo, ripeto che non
voglio assolutamente prendermi
le colpe degli altri. La vostra lettera di protesta, che pure in parte condivido, mi ha offesa profondamente. In caso di recidiva, saprò ben io che misure prendere.
Distinti saluti. La Neve.
Liliana Viglielmo
'Lunedì 17 febbraio il Presidente della Repubblica Francesco
Cossiga, accompagnato dal sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio, Giuliano Amato, ha -fatto visita alla Chiesa, alla Libreria
di cultura religiosa, alla Facoltà valdese di -Roma. Si tratta della
prima visita ufficiale di im presidente della Repubblica ad una delle
nostre chiese che viene in seguito alFapprovazione dell’Intesa tra
lo Stato Italiano e la Tavola Valdese. Di quest’incontro riferiremo
nel prossimo numero del giornale.
Francesco Cossiga era già stato ospite il 9 febbraio dello scorso
anno della Società di Studi Valdesi per im dibattito a Torre Pellice
sul tema « Responsabilità delle chiese nella società democratica »
evidenziando in quella occasione i caratteri culturali ed ecumenici
del suo pensiero. Una visita di carattere privato di cui i valdesi
della vai Pellice hanno un buon ricordo.
Per questo un -gruppo di valdesi di Torre Pellice ha deciso di
scrivere ima lettera — da cittadini al primo cittadino dello Stato —
in cui si sollevano i problemi del taglio della ferrovia PineroloTorre Pellice.
Ecco il testo della lettera:
Torre Pellice, 15 febbraio ’86
Al Presidente della Repubblica
Senatore Francesco Cossiga
Roma
Gentile Presidente
E’ ancora vivo in tutti noi il ricordo della sua breve visita a
queste Valli lo scorso anno. La
sua attenzione e il suo interesse
hanno fatto credere a tutti noi
di poter contare su di Lei come
su un amico, al di là dei contingenti fatti politici o partitici.
La notizia che quest’anno Lei
parteciperà al XVII febbraio
presso la Facoltà di Teologia
Valdese a Roma, ci rallegra. Speriamo che in un futuro prossimo
Lei voglia ritornare tra questi
monti a continuare e approfondire le discussioni iniziate, a rinsaldare i legami di stima e di
amicizia e anche a godere della
folkloristica bellezza dei nostri
tradizionali falò di gioia per la
storica ricorrenza del XVII febbraio.
Non potendo farlo di persona
affidiamo alle mani del delegato
delle Valli che scenderà verso la
Capitale per rappresentarci tutti, un appello che tutti quanti gli
abitanti della Val Pellice, Valde
LAGHI DI AVIGLIANA
Dalla padella nella brace
L’amministrazione del parco propone una diga sul Romarolo - Un modo costoso e sbagliato di affrontare i problemi dell’inquinamento
L’amministrazione del Parco
laghi di Avigliana per tentare di
risolvere il -grave problema delrinquinamento dei laghi, che a
causa dell’immissione negli stessi di scarichi fognari non depurati, e nel lago -grande anche di residui della combustione delle
barche e dei motoscafi a motore,
presentano un tasso di eutrofizzazione tra i più elevati d’Italia,
ha l’intenzione di costruire una
diga sul Romarolo in Val -San-gone. Da questa diga dovrebbe arrivare acqua pulita che permetterebbe l’ossigenazione dei laehi
e servirebbe anche al consorzio
irriguo di Gerbole ohe attualmente usa l’acqua dei laghi per
scopi agricoli.
Il comime di Avigliana approva in sostanza la richiesta della
a-mministrazione del parco.
-Contro questo progetto una serie di organizzazioni ecologiche
(il Comitato difesa Ambiente Val
Sangone, il -Cai di Giaveno, la Lista verde di Giaveno e Piossasco,
la Pro Natura Piemonte, il WWF
di Pinerolo, il -Comitato « Val
Sangone Pulita ») ha preso posizione con un lungo documento in
cui si evidenziano i pericoli di
questa scelta: « il luogo scelto
per la costruzione della diga è
stato classificato in zona sismica
ad alto rischio » e quindi sono
più ohe giustificate le preoccupazioni delle popolazioni anche per
l’instabilità delle sponde dell’invaso. Osservano ancora le organizzazioni ecologiche che « le
sorgenti del Romarolo costituiscono l’ultima riserva idrica di
fonte da cui potrebbe dipendere
l’ultima captazione per l’acquedotto di Giaveno ».
Della cosa è stato interessato
il consiglio provinciale con una
interrogazione dei consiglieri
Gremmo (Piemont) e Berruto
(Lista verde) che nella sostanza
hanno riproposto le preoccupazioni degli ecologi. Nella sua risposta l’assessore Sibille ha
concordato con le preoccupazioni espresse sottolineando il
fatto che la costruzione di questa
nuova diga distruggerebbe l’equili'brio ecologico ed economico
della valle di Armireul, una delle
ultime località della Val Sangone rimaste incontaminate.
La Provincia perciò ha incaricato il prof. Genon, del Politecnico di Torino, di redigere un
piano di disinquinamento dei laghi di Avigliana. Tale nrogetto
prevede l’ossigenazione delle acque mediante sonde a diverse
profondità e la mineralizzazione
dell'azoto presente nelle melme
del fondo.
Soluzione auesta che è anche
suggerita dalle associazioni ecologiche che vedono indispensabile in primo luogo l’eliminazione
degli scarichi inquinanti. In ogni
caso questa soluzione presenta
una spesa insignificante risnetto
a quella da sostenersi per la costruzione degli invasi. Per auanto
riguarda le necessità irrigue del
consorzio gli ecologisti suggeriscono la trivellazione di nuovi
pozzi.
Di analogo parere sono stati il
sindaco di Giaveno e l’assemblea
popolare che si è tenuta venerdì
scorso alla presenza dell’assesso
re all’ecologia Maccari.
In definitiva le popolazioni temono che per risolvere un problema di degrado ambientale, se
ne apra un altro assai più -grave,
di cadere come si dice « dalla
padella nella -brace ».
Giorgio Gardio)
« NON E’ MAI
TROPPO TARDI
PER IL DECRETO
GALASSO »
Sarebbe bello se non ci fosse bisogno di proteggere quel poco di natura
vivibile con un decreto di legge. Questo
dimostrerebbe la capacità di gestione
degli italiani nei confronti del patrimonio naturalistico del paese, ma purtroppo questo non si verifica, quindi II
» Decreto Galasso » è indispensabile.
Tutte le nazioni più progredite hanno
orientato il loro turismo sul tipo naturalistico, pagante e controllato.
Solo noi continuiamo ad offrire doppie, triple case trasferendo le metropoli nei luoghi di villeggiatura. Pattemouche 2000 è un po' il simbolo di
questo modo poco razionale di vedere
le cose.
Gli interessi di pochi continuano ad
essere sbandierati come benessere
per tutti, pensando così di risolvere
in un sol colpo tutti i problemi delle
vallate.
Ci auguriamo -quindi che le aree sottoposte a vincolo paesaggistico dalla
Regione Piemonte rimangano tali, considerando che alcune di esse risalgono
a vincoli sin dal 1943 (vedere collina
di Pinerolo).
si e non, hanno in varie maniere
e in diversi momenti sottoscritto.
Si tratta di un appello per salvare il nostro treno, la linea Torino-Torre Pellice, una delle più
antiche d’Italia, sorta per iniziativa valdese, mantenuta con i
soldi di banchieri e benefattori
valdesi per parecchi decenni e
che serve, è utile alla nostra Valle sia per chi in essa vive e lavora, sia per chi da fuori, specie
dall’estero, viene in visita o vacanza.
Torre Pellice, piccola ma non
per questo meno importante capitale europea, senza treno verrebbe sminuita, privata di un importante elemento di comunicazione con il resto d’Europa aual
è il treno.
Sottolineando che tutti i treni
per mille motivi vanno difesi e
potenziati, che sempre di più il
trasporto per rotaia dovrà costituire una scelta di civiltà, ci permettiamo di giudicare il nostro
treno come speciale perché speciale è Torre Pellice, speciale è
la nostra Valle, speciali sono i
nostri collegamenti con il resto
d’Italia e d’Europa.
Le inviamo i nostri più cordiali saluti, certi del Suo appoggio
morale e materiale, anche a nome
di tutta la popolazione e di tutte
le nostre chiese.
Il guado
del Pellice
TORINO — E’ stato il consigliere R. Gremmo (Piemont) a
sollevare il problema in consiglio provinciale. Nel 1986 per attraversare il Pellice bisogna sperare che non piova molto e poi
guadarlo. E’ -quanto sono costretti a fare quanti abitano alla frazione Zucohea di Cavour se vogliono venire in municipio o al
mercato nel capoluogo. Interessato dagli abitanti del luogo che in
dieci anni non avevano mai ricevuto una risposta positiva alle loro richieste, Gremmo ha chiesto
inferenti del settore della viabilità per ovviare alla grave situazione cui sono costretti gli
abitanti di questa frazione.
Nella risposta l’assessore alla
viabilità E. Borgogno ha affermato che per ora la Provincia non
ha i mezzi per costruire il ponte
che sarebbe la sola reale alternativa al -guado: il costo è proibitivo per le casse provinciali, 1 miliardo e 200 milioni. L’assessore
Borgogno -ha poi rilevato che la
situazione di intransitabilità del
guado si limita ad « alcuni giorni all’anno ». Per questi giorni
gli abitanti non hanno che da fare 27 Km. per andare in municipio.
Sull’argomento sono poi intervenuti anche i consiglieri Bernardi (DC) e Barbero (PCI) che
hanno messo in rilievo come la
costruzione del ponte sia indispensabile non solo per risolvere
il problema degli abitanti ma anche per migliorare la viabilità
della zona di Cavour e Campiglione verso Torino. Si eviterebbe
così di passare per Pinerolo.
Trota
airantibiotico
Dopo i -vitelli agli estrogeni,
le trote all’antibiotico. Tra i compiti delle provinole vi è quello
del ripopolamento dei fiumi.
Coi fondi dei permessi di pesca
ogni anno vengono immessi nei
fiumi della provincia alcuni milioni di avannotti, di trotelle destinate ad essere pescate Tanno
successivo. Così anche quest’anno in dicembre la provincia di
Torino ha acquistato un milione e mezzo di trote che avrebbero dovuto essere immesse nei
vari fiumi. A causa della mancanza di acqua queste trote sono state parcheggiate in numerosi incubatoi ittici. Appena fornite, le trote sembravano sane
e guizzavano nell’acqua. Ma dopo alcuni giorni le stesse trote
hanno cominciato a morire a
migliaia. L’assessore pro-vinciale alla caccia e pesca. Trovati,
ha perciò deciso di chiedere a
docenti universitari di effettuare una perizia per scoprirne il
perché. Dalla perizia è risultatoche le trote erano malate di una
malattia endemica e che per
ovviare a questo nell’acqua di
cultura erano state immesse
grandi quantità di antibiotici.
In definitiva la Provincia aveva acquistato per 200 milioni di
trote malate. La mancanza di
acqua non ha consentito di portare a buon fine una operazione
speculativa della ditta fornitrice, che avrebbe potuto dare la
colpa della moria all’inquinamento dei fiumi se le stesse fossero state immesse nei vari cor■si d’acqua. L’ufficio legale della
Provincia dovrà ora esaminare
la pratica e decidere quale atteggiamento assumere in merito al risarcimento danni, e se
procedere alla denuncia penale
del fatto.
Telefono Verde Piemonte
Il Telefono Verde Piemonte annuncia che dal giorno 4 febbraio 1986 il
proprio recapito teiefonico da 011/
876016 viene cambiato in 011/8122016.
9
f
21 febbraio 1986
cronaca delle Valli 9
DIBATTITO
XVII febbraio festa civile
Una ricorrenza che andrebbe celebrata non solo da evangelici e
ebrei, ma da tutti quelli che credono nella libertà e nella democrazia
Concorsi
L’articolo di G. Platone sul 17
febbraio non mi convince.
Premesso che sono io l’insegnante che propose a Cossiga di
istituzionalizzare il 17 almeno in
queste Valli, spiegherò perché la
soluzione dell’« ognuno faccia
quel che vuole » non è valida, almeno per la scuola ed è comunque ambigua.
Mi si permetta un preambolo
personale: in qualità di insegnante di ruolo A con 8 anni di
anzianità ho chiesto con preavviso di 40 giorni un giorno di permesso per motivi di famiglia.
Quest’anno il lunedì ho sei ore,
quindi non posso partecipare né
al culto, né al pranzo comunitario e neppure posso assistere ai
falò cantando fino a tarda notte
se il mattino seguente alle ore
&ì2j0 mi si richiede di essere in
cattedra nel pieno delle mie facoltà mentali.
Specificando che si trattava del
primo permesso per motivi di famiglia richiesto in quattro anni,
ho inviato alla preside una ricca
documentazione sulla festa, inclusi i bollettini del NEV e la
comunicazione della visita del
Presidente Cossiga alla Facoltà
di teologia di Roma.
Con la sua solita disponibilità
e apertura la signora Tomassetti
di Torino mi ha rifiutato il permesso. Un trasloco è un valido
motivo, ma non una ricorrenza
religiosa. Temo che pur nella sua
ottusa interpretazione, la signora
abbia tuttavia ragione. Infatti gli
insegnanti della Valle a cui è consentito stare a casa hanno permessi giuridicamente contestaibili <i motivi religiosi sono « di famiglia »? E’ onesto non richiedere il certificato medico per una
malattia ohe si sa finta?). Nessuno
nella scuola sta a casa perché è il
11 febbraio; anche gli allievi devono giustificare. Gli insegnanti,
aboliti i recuperi festività soppresse, giusto o no che sia, non
hanno più diritto a un giorno di
permesso decoroso. Ogni loro richiesta deve passare attraverso
il vaglio umiliante delTassolutistico arbitrio del capo di Istituto. Per gli altri lavoratori c’è la
possibilità di un giorno di ferie,
però, tutto è sporadico, aleatorio
e nel complesso poco dignitoso.
Il lavoratore inviso al padrone,
quello che ha già fatto molte assenze per malattia, Tinsicuro, Tin
Chiamare
è rispondere
(segue da pag. 1)
segnante, ognuno viene abbandonato a se stesso, alla sua situazione contingente senza aiuto o
copertura.
Se, come dice Platone, la linea
prevalente nelle chiese valdesi è:
« tutti i valdesi a casa », allora si
deve esigere la festa per tutti
almeno alle Valli. Sindaci, presidi, direttori, consigli d’istituto,
distretti si diano da fare in modo da non essere colti alla sprovvista il prossimo anno!
Se invece non si vuol seguire
questa linea, si dà ancora una
volta per scontato che culti e agapi e fraterne cantate siano riservati ai pensionati o ai ricchi òhe
non hanno bisogno di permessi
perché vivono senza un lavoro.
Altrimenti non si celebri questa festa, non si organizzi nulla e
non se ne parli più.
Io appartengo alla schiera di
quegli ex giovani ohe quasi venti
anni fa contestavano la ricorrenza, trovando indegno celebrare la
fine della schiavitù inneggiando
riverenti a un re discendente da
ignobili persecutori.
Ora, rivalutato l’aspetto esteti
co dei falò, scoperto il piacere
delTagape fraterna, colgo anche
il prrfondo significato di « ringraziamento e lode al Signore »
di un popolo che dopo secoli noteva assurgere a dignità civile.
Proprio per il valore civile questa festa andrebbe celebrata non
solo da parte di evangelici e ebrei
ma da parte di tutti coloro ohe
credono nella libertà di pensiero
e coscienza, nella democrazia e
nel pluralismo. Il 17 febbraio
oggi, ad esempio, vuol dire per
me ohe io credo che uno straniero, al di là della sua religione,
del suo lavoro e delle sue idee
politiche, abbia diritto di risiedere come cittadino di serie A
nel territorio della Repubblica in
cui io sono nata e vivo.
Questo in sostanza dissi a Cossiga, che la festa del 17 febbraio
civilmente sarebbe assai più tmificante di quanto non lo sia ad
esempio religiosamente quella
delT8 dicembre, che lo Stato italiano mi obbliga a santificare e
ohe invece mi ripugna da molti
punti di vista non solo teologici.
Erica Scroppo
LA TEV, LA POLITICA
E L’8 PER MILLE
noscere che il Signore è vicino e
convoca i suoi.
La comunità dei dispersi si riconosce come la comunità dei
convocati. Invocate, cercate: riprendete il linguaggio dell’incontro e del confronto, perché Dio
vi raduna, vi cerca, vi trova, si
fa trovare. L'invocazione diventa fondamentale perché è il linguaggio untano per vivere l’incontro e la relazione con Dio.
Senza parola non c’è relazione,
senza relazione non si può più
parlare, ma Dio fa sapere che il
rapporto è vossibile ancora e che
ci sono parole da dire.
Così scopriamo che l’invocazione è anche ed in primo luogo risposta. Con l’invocazione la fede
che ci è donata riconosce la grazia, le nostre parole rispondono
alla Parola che ci si è fatta incontro e la comprendono.
Maria Bonafede
Caro Direttore,
leggo suH’Eco (14.2, p, 4) e rilevo
che anche la Tev scende sul terreno
delle cose pubbliche e precisa il suo
orientamento su temi di natura politica, affermando con apposita delibera
assembleare come si dovrebbe formulare la denuncia dei redditi quanto allo
0,8%; indicando le scelte di destinazione di tale parte delle imposte; precisando principi circa i rapporti tra
Chiesa e Stato; ed operando distinzioni
atte a far devolvere una parte dello
0,8% deirirpef a favore dei « nostri
istituti di istruzione e di assistenza ».
Il parere è preciso, ma non è detto
a chi sia rivolto.
Se la Tev ha esaminato la questione
tenendo conto delTinvito rivolto alle
Chiese dal Sinodo e dalla Tavola, ciò
significa che la Tev si considera ora
una chiesa locale; ed allora II parere
è Indirizzato alla Tavola, Se la Tev
invece, secondo l'orientamento originario si considera solo un movimento
di testimonianza evangelica, il parere
è rivolto ai valdesi. Ed allora essendo
io tale, mi permetto di farle osservare che testimoniando dell'Evangelo occorre rammentare che sul modello 740
v'è lo stemma della Repubblica che corrisponde alla effigie di Cesare su quella
moneta che Gesù volle gli fosse mostrata per cui disse: « Rendete dunque ecc. ». Gesù poi quella moneta
non se l’è mica intascata; l'ha resa,
anche se rappresentava assai meno dello 0,8% del tributo dovuto a Cesare.
Gesù invece pagò in proprio ii tributo
della didramma ohe ogni ebreo versava annualmente per il mantenimento
del culto (Mat. 17: 24).
Il parere espresso dalla Tev poi è
in contrasto col deliberato sinodale
(60/91/85) che ribadisce il proprio
giudizio negativo sull'assunzione da
parte dello Stato di oneri di mantenimento degli enti ecclesiastici ». Ora
anche i « nostri istituti di Istruzione
e di assistenza » sono « enti ecclesiastici » (RO. 8, a. 16) e le chiese locali
che andranno ad esaminare la questione vorranno ricordarselo. E' per questo infatti che gli » istituti » amministrati dalla Ciov (se si alludeva a questi), ma ritengo anche gli altri, contrariamente al parere della Tev, non
« percepiscono delle sovvenzioni statali » né da altri enti pubblici. Informarsi prima di deliberare, non guasta!
P.S. Dimenticavo che la Tev è sorta
come reazione alla supposta politicizzazione che si era introdotta nella Chiesa, quindi... scusatemi.
Giorgio Peyrot, Luserna S. Giov.
LA CISL SULL’ORA
DI RELIGIONE
In questi giorni si discute molto
sull'Insegnamento della religione. (...)
In particolare, in alcuni articoli comparsi su Scuola Nuova (giornale del
SISM-OISL nazionale. Sindacato Scuola Media) si svolgono, schematizzando, questi ragionamenti:
a) l'intesa Faicucci-Poletti e le
circolari ministeriali, sono coerenti
con Tart. 9 del Concordato, approvato a suo tempo da una grande maggioranza parlamentare (anche da forze non di governo);
b) l'insegnamento scolastico della
religione (e quindi anche le materie
alternative) deve avere pari dignità
delle altre materie, per non incoraggiare l'assenza da scuola da parte
degli alunni, piuttosto che la scelta
tra l'uno o l'altro insegnamento:
c) il SISM propone l'istituzione
della cattedra di insegnamento della
religione, di un organico stabile, di
un ruolo ordinario dei docenti, con
gli stessi diritti e doveri di tutti gli
altri insegnanti, gestiti totalmente
dallo Stato, tranne il « gradimento »
del Vescovo;
d) Il superamento del regime dell'esonero e la caratterizzazione non
catechistica ma scolastica dell'insegnamento della religione rappresentano un passo avanti nel processo
di laicizzazione della scuola. Ne abbiamo discusso nell'Esecutivo LIST del
31.1.86 ed ecco cosa pensiamo;
1) C'è una contraddizione fondamentale che deve essere evidenziata
con chiarezza: comunque lo si giri,
l'insegnamento della religione, con
« programmi fedeli nei contenuti alla
ortodossia cattolica », non assomiglia
per niente ad un processo di laicizzazione della scuola. E' il catechismo
cattolico insegnato in modo scolastico: una cosa molto diversa dalla « riflessione sul fenomeno religioso », di
cui la scuola può e deve essere sede.
L'insegnamento del fatto, o fenomeno, religioso deve essere parte
delle « normali » materie scolastiche;
l'ortodossia, cattolica o evangelica o
musulmana o « arancione »..., deve es
<i Io ho combattuto il buon
combattimento, ho finito la corsa, ho serbata la fede »
(Il Timoteo 4: 7)
La figlia Lilian Givri con il marito
Franco Gay e gli amati nipotini Elisabetta con H marito Lorenzo Bertossi e Guido con Elsa annunciano la dipartita di
La Sezione W.W.F. del Pinerolese
indice un grande concorso, aperto a
tutti, ma in special modo alle scuole,
relativo alla natura nei nostri comuni.
Con apposite schede, che saranno
distribuite a chi ne farà richiesta, verranno catalogate le specie naturali più
interessanti che vivono nei comuni del
Pinerolese.
Ogni mese verrà estratta una scheda
e in omaggio verrà effettuato un abbonamento al W.W.F. nazionale o un
altro premio.
Per ricevere a destinazione le schede bisogna telefonare al numeri: 0121/
72257 oppure 011/9067195, oppure presentarsi personalmente il secondo o
l'ultimo venerdì di ogni mese alle ore
21, presso il museo di Scienze Naturali - Via Brlgnone, 1 - 'PInerolo.
Tale studio ha lo scopo di iniziare
un lavoro che durerà negli anni in
collaborazione con gli assessorati all'ecologia e pubblica istruzione di tutto il Pinerolese. Queste schede, compilate, verranno poi inviate agli enti regionali preposti alla salvaguardia dell'ambiente.
Visto il successo ottenuto con le
schede di segnalazione relative alle
discariche abusive, vogliamo, con questa nuova iniziativa, avviare una sensibilizzazione sulle specie botaniche, faunistiche e geologiche delle nostre zone.
W.W.F., Pinerolo
lima Celli Civri
Con profondo affetto la ricordano.
Milano, 11 febbraio 1986
RINGRAZIAMENTO
« Quelli che sperano nell'Eterno corrono e non si stancano,
camminano e non si affaticano »
(Isaia 40: 31)
I familiari del conipianto
Alberto Bertalot
commossi e riconoscenti per la dianostrazione di affetto e sbnpatìa, rìiagraziano tutti coloro che con scritti e parole di conforto hanno partecipato al
loro dolore. In particolare R Doti.
Raoul De Clementi e il Dott. Diego Sappé per l’assidua assistenza, il
Pastore Paolo Ribet, il Dott. Vincenzo DeRa Penna, le Sig.ne Elsa Buday,
Nida Pons, le Sigje Anita Ribet,
Odette Canonico, Claudia Bertocchio,
Giulietta Sappé, Alice Long, Rachele Jahier, l’A.V.I.S. di San Germano
e Pramollo e gli amici ohe sono stati
vicini neUa lunga nudattia.
S. Germano Chitone, 21 febbraio 1986
Gesù disse: « Il vostro cuore
non sia turbato, abbiate fede in
Dio e abbiate fede anche in
me »
(Giovanni 14: 1)
sere insegnata nella comunità di fede a cui ognuno sceglie di appartenere.
2) Separando nettamente la religione, come fatto della storia umana, dalla fede, come scelta di coscienza e di vita individuale e comunitaria, è possibile dare risposte positive e laiche anche agli altri due problemi: quello della « pari dignità »
tra tutte le materie di insegnamento;
quello dell'inquadramento gìuridicosindacale degli insegnanti di religione.
Questi hanno degli indubbi privilegi, che li rendono però ricattabili: se
il Vescovo toglie loro il gradimento,
perdono il posto di lavoro.
E' bene che venga abolito Tinsegnamento della religione cattolica come materia scolastica:
a) per dare agli insegnanti di religione pari dignità con gli altri, garantendo loro la continuità occupazionale per chi ne ha 1 titoli, mediante riqualificazione ed eventuale riserva di posti nei concorsi pubblici
per le altre cattedre; per chi non ne
ha i titoli, nelle scuole private a carico della Chiesa cattolica istituzionale;
b) per eliminare sacche di privilegio, nel rispetto di tutti coloro che
con lo Stato hanno un rapporto di
lavoro normale sotto tutti i profili;
c) per rendere veramente laica la
scuola pubblica, attraverso la separazione netta, nei fatti e non a parole, tra la scuola e le comunità di
fede.
3) Purtroppo, come per I « rami
secchi delle FF.SS. », ci troviamo impegnati a chiudere la stalla dopo che
i buoi sono scappati: la legge non si
cambia in 15 giorni! Proponiamo:
a) di discutere con serenità, ma
con fermezza di convinzioni, non solo le questioni tecnicamente contrattuali:
b) di optare per il non insegnamento della religione cattolica, per
vivere con coerenza la, propria fede
e il valore della laicità della scuola,
per il quale la CISL si è sempre mobilitata, in particolare nella formazione delle liste e dei programmi per
gli Organi Collegiali;
c) di rivendicare, soprattutto da
parte del Sindacato-Scuola, che l'insegnamento della religione, finché non
verrà abolito, avvenga non per classi
ma per gruppi di almeno 15 alunni,
come per altre materie.
Severino Zotta, Mila e Ettore Zotta
con le figlie Donatella e Patrizia, i cugini Vittorino e Ninetta Zotta annunciano a parenti e amici tutti in
Italia e in Svizzera la scomparsa del
caro
Piero Zotta
avvenuta a Genova il 12 febbraio 1986.
RINGRAZIAMENTO
« L’anima mia s’acqueta in Dio
solo; da lui viene la mia salvezza y>
(Salmo 62: 1)
I familiari del compianto
Enrico Pontet
riconoscenti ringraziano sentitamente tutti coloro che in qualsiasi modo,
hanno preso parte al loro lutto.
S. Germano Chisone, 17 febbraio ’86
L’Esecutivo UST-CISL, Pinerolo
USSL 42 • VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto tei. 81228 - 81691.
Guardia Farmaceutica :
DOMENICA 23 FEBBRAIO 1986
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelie: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa; tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USSL 44 - PINEROLESE
( Distretto di Pinerolo )
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva, festiva; telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica :
Notturna, prefestiva e festivar
tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia Farmaceutica ;
DOMENICA 23 FEBBRAIO 1986
Torre Pollice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
C.uce Rossa Torre Pelllce: telefono 91.996.
10
10 uomo e società
21 febbraio 1986
PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE
Avventisti contro i'aicol
multe, provvedimenti giudiziari
e amministrativi e magari restrittivi? », Segnalando il possibile pericolo di « sante crociate »,
continua: « Eppure la ’’coniugazione” in positivo è possibile,
fattibile: è una strada da percorrere con fermezza e costanza ».
Richiesto il divieto di pubblicizzare il consumo di bevande alcoliche e di venderle sulle nostre autostrade - « Un’iniziativa storica »
Qualche tempo fa, un attento
lettore del nostro giornale ci ha
inviato un ritaglio de « Il Mattino » di Padova, del 18 gennaio
1986, annunciente una iniziativa
avventista di interesse non certo
soltanto « religioso ».
L’articolo, di Gianfranco Natoli, così era intitolato: « Gruppo
di ’’cristiani avventisti” dichiara
guerra all’uso dell’alcol sulle strade »; « In autostrada m.a astergi »; «Raccolta di firme per una
légge di iniziativa popolare. Tra
le proposte il divieto di fare propaganda pubblicitaria ».
Ora il « Messaggero Avventista»., il mensile deU’«Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avveniste del 7” giorno », nel suo
numero di febbraio, conferma la
notizia con un articolo, in prima
pagina, di Ignazio Barbuscia, dal
titolo: « Un’iniziativa storica per
la Chiesa Avventista ».
Personalm,ente ritengo che il
primo articolo, di natura chiaramente « preventiva », sul divieto di propaganda, sia da approvare senza esitazione alcuna.
Sugli altri due è possibile si debbano considerare attentamente
strumenti e modalità di applicazione, per non cadere in rischi
di « proibizionismi » che, come
sappiamo, possono fare « abbondare il fallo » (Romani 5: 20); ma
indubbiamente appoggiare la
proposta perché la si possa apertamente dibattere e si possa
giungere ad una positiva azione
contro l’alcolismo mi sembra
doveroso.
Da «Il Messaggero Avventista»
riportiamo:
« Il Comitato d’Unione in data
12 maggio 1985 ha esaminato attentamente la proposta che i
Dipartimenti della Gioventù e
Affari Pubblici-Libertà Religiosa
hanno fatto per una legge di iniziativa popolare, dal titolo: ’’Divieto della propaganda pubblicitaria di alcolici, della loro vendita sulle autostrade e della guida sotto rinfluenza dell’alcol”.
Con tale proposta la Chiesa Cristiana Avventista vuole offrire
un contributo di alto valore morale e civile al nostro Paese allo
scopo di tutelare la popolazione
italiana e soprattutto milioni di
bambini e giovani dalla rp,enzognera pubblicità suHalccL cui si
« L'Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Redattori; Giorgio Gardiol, Paolo
Florio, Roberto Giacone, Adriano
bongo, Giuseppe Platone, Sergio
Ribet. Comitato di redazione: i redattori e: Mirella Bein Argentieri,
Valdo BenecchI, Mario F. Berutti,
Franco Carri, Rosanna Ciappa IMitti. Bruno Gabrielli, Claudio H. Martelli, Roberto Peyrot, Massimo Romeo, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione: Via
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delle Valli - la Luce » - Casella postale- 10066 Torre Pellice.
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I prezzi si intendono oltre IVA;
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rondo di solidarietà c.c.p. 11234101
Intestato a • Li Luce: fondo di solidarietà >, Via Pio V. 15 ■ Torino.
Stampa: Cooperativa lipogratica
Subalpina • Torre Pellice (Torino)
assiste ogni giorno in tutti i
mass media.
...Dal punto di vista giuridico,
oltre che sociale e morale, questa iniziativa è stata ritenuta valida e degna dell’impegno delle
comunità avventiste e soprattutto della gioventù avventista».
Il testo della legge di iniziativa
popolare che viene proposto è il
seguente;
.. Art. 1 - La propaganda pubblicitaria
diretta o indiretta di qualsiasi prodotto
alcolico, nazionale od estero, è vietata. Chi trasgredisce al divieto previsto dal precedente comma è punito
con l’ammenda da 100.000 lire a 400
mila e, in caso di recidiva, con l’ammenda da lire 200.000 a lire 800.00Q.
Art. 2 - La vendita: di qualsiasi prodotto alcolico, nazionale od estero, sulle autostrade è vietata. Chi trasgredisce
al divieto previsto dal precedente comma è punito con l’ammenda da 100.000
a 400.000 lire e, in casi di recidiva,
con ammenda da 200.000 a 800.000 lire
e con la sospensione della licenza.
Art. 3 - E' vietato guidare qualsiasi
veicolo a motore sotto l’influenza dell’alcol. Chi trasgredisce al divieto previsto dal precedente comma sulla base di accertamenti o di altri elementi
di prova, è punito con l’ammenda da
lire 100.000 a lire 400.000 e, in caso
di recidiva, con l’ammenda da lire
200.000 a lire 800.000 e il ritiro della
patente. Se dal fatto deriva un incidente stradale con lesioni personali,
la pena è dell’arresto fino a sei mesi e
deH'ammenda da lire 200.000 a lire ottocentomila e il ritiro della patente.
Con successivo decreto ministeriale,
da emanarsi entro tre mesi dalla data
di entrata in vigore della presente legge, dal ministro della Sanità di con
certo con i ministri dei Trasporti, La
vori pubblici e Interno, saranno deter
minati il tasso alcolemico e le caratte
ristiche tecniche delle apparecchialu
re di rilevazione del tasso alcolemico.
Commenta ancora Barbuscia
nell’articolo citato: «E’ cosa nota
in tutti gli ambienti che l’alcol
è una droga tra le più feroci che
Sergio Ribet
esistano. Nel nostro Paese, per
ogni persona che muore per droga, ne muoiono almeno mille per
l’alcol. L’Italia, che è ai primi
posti per la produzione alcolica, è anche una delle nazioni più
colpite con i suoi due milioni di
alcoldipendenti e i suol trentamila mprti l’anno. Riteniamo
quindi che come esiste una legge
che vieta la pubblicità del tabacco, lo Stato dovrebbe — mediante una disposizione legislativa
sull’alcol — almeno proteggere i
bambini e i ragazzi dà un’informazione menzognera e corruttrice ». Sull’art. 2: « Mentre altri
Paesi europei hanno normative
specifiche in questo campo, in
Italia invece chiunque può acquistare quello che desidera e
senza alcun controllo ». Sull’art.
3: « Migliaia di incidenti accadono ogni anno sulle strade italiane con migliaia di morti e feriti. Nel 40% dei casi ciò è dovuto all’alcol. Quasi tutti i Paesi europei sono dotati di norme
che consentono il controllo del
tasso alcolico nel sangue (alcoltest).
L’Italia non ha una normativa
specifica. Bisogna perciò impedire, per quanto possibile, l’omicidio ’’legalizzato”. Norme precise debbono regolare e proteggere
la vita di m,ilioni di uomini e
donne che ogni giorno ricorrono
ai veicoli per recarsi al lavoro, a
scuola, eoe.
Ritengo che noi, come cristiani e cittadini, non possiamo restare inerti di fronte a questo
problema, anzi è nostro dovere
dare un contributo sociale e civile al nostro Paese ».
Il nostro lettore ci rende attenti ad una possibile connotazione « negativa » della iniziativa
di legge: « La lotta all’alcolismo
— egli scrive — è meritevole di
collaborazione da parte di tutti,
ina come si può, in nome di Gesù Cristo, proporre ammende.
COMISO
Contro le servitù
Il 25 gennaio scorso è divenuto
esecutivo' un provvedimento con
il quale il ministero della Difesa
ha istituito una fascia di servitù
militare lungo l’intero perimetro
della base missilistica di Comiso, per una profondità di trenta
metri. « Servitù militare » significa che qualunque utilizzo della
terra dev’essere sottoposto ad
autorizzazione da parte dei militari.
Questo fatto ha naturalmente
suscitato le proteste di tutti i
possessori di suoli nell’area intorno alla base, fra i quali la
« Verde vigna », che è un terreno acquistato dai pacifisti e sul
quale attualmente vivono e lavorano alcuni giovani agricoltori di Ccmiso, e « La Ragnatela »,
che appartiene invece a un gruppo di donne anch’esse attive nel
movimento per la pace; queste proteste si sono espresse innanzitutto in quasi cinquecento
ricorsi che sono stati presentati
al ministero della Difesa contro
il provvedimento sulle servitù
militari a Comiso, ricorsi successivamente presentati anche al
T.A.R.
stero della Difesa, inalberando
cartelli, distribuendo volantini
e leggendo testi pacifisti (fra gli
altri il salmo 85, passi di Gandhi
e di Martin Luther King).
Sono stati anche pronunciati
alcuni messaggi di adesione, fra
i quali ricordiamo quelli di Pao
lo De Prai, a nome della EGEI di
Piazza Cavour, e di Maurizio Girolami per conto della commissione Pace e Disarmo delle chiese battiste, metodiste e valdesi.
Nel frattempo, una delegazione
ristretta è stata ricevuta da un
generale mem,bro del Gabinetto
del ministro della Difesa. Gli organizzatori avevano previsto di
spostarsi in seguito verso Montecitorio, per farsi ricevere dai
gruppi parlamentari e sollecitare
una ripresa del dibattito politico
su Comiso.
Oltre a queste azioni legali, il
25 gennaio ha avuto luogo a Roma una manifestazione di protesta; solo un centinaio circa i partecipanti, a conferma del momento di riflusso che sta vivendo il movimento pacifista, ma
combattivi e motivati. I manifestanti hanno sostato per tutta
la mattina nei pressi del mini
Non avevano però fatto i conti
con la polizia, che ha vietato il
corteo; tuttavia una delegazione
ha potuto raggiungere la Camera
dei deputati ed essere ricevuta
da alcuni gruppi politici, ai quali
sono state illustrate le posizioni
del movimento.
Ancora il 25 gennaio, l’organizzazione pacifista inglese Campaign for Nuclear Disarmament
ha organizzato a Londra una
manifestazione davanti all’ambasciata italiana, per protestare
contro l’espulsione da Comiso
di una donna inglese membro del
gruppo « La Ragnatela », avvenuta il 12 gennaio scorso.
H. V.
OBIEZIONE FISCALE
Fermenti in campo cattolico
Nel numero del 7 febbraio
scorso, a pag. 8, accennando alla
partecipazione del vescovo di
Trieste, Lorenzo Bellomi, all’incontro di preghiera in occasione
della « settimana ner l’unità dei
cristiani » si sottolineava il fatto
che egli si trova al centro di una
polemica per essere stato il nrimo firmatario di un documento
di cattolici veneti che invita all’obiezione fiscale (o.f.), o più propriamente, all’obiezione di coscienza contro le spese militari.
Ci pare interessante vedere la cosa un po’ più da vicino, anche coi
supporto del mensile Azione
Nonviolenta, che dedica alla cuestione un ampio servizio nel suo
numero di febbraio.
Il documento in oggetto è stato firmato inizialmente da 2400
religiosi e si intitola « Beati i
costruttori di pace ». Il suo testo,
che non possiamo qui pubblicare
per motivi di spazio, si presenta
molto articolato ed ha diverse
analogie col nostro documento
sinodale del 1982. In modo particolare però, il punto che ha fatto scalpore ed ha costretto la
stampa, ed anche i politici, ad
entrare in campo, è quello in cui
viene affermato che bisogna « essere portatori delTannuncio profetico della pace attraverso l’obiezione di coscienza al servizio militare; alla ricerca scientifica, produzione e commercio delle armi;
attraverso la disponibilità per
l’o.f.; realizzando la denuclearizzazione dei territori »...
Una prima considerazione che
si può fare è che questa presa di
posizione proviene da una regione che 'è, sì, irta di campanili,
ma è altrettanto irta di missili;
si tratta infatti della zona più
militarizzata d'Italia, che vede
concentrato — come sottolinea
il settimanale cattolico Famiglia
cristiana — il 35 per cento del
nostro esercito coi relativi apparati bellici e basi Nato.
Una seconda osservazione è
che sia i mass media che i politici pongono attenzione (in genere) essenzialmente alla questione
dell’o.f. Lo stesso Bellomi precisa che in effetti questa forma
di obiezione è veramente il nodo
della questione, ma questo consegue al fatto che non si può condividere resistenza di armi di distruzione planetaria ed il commercio segreto di mezzi di morte
che, nel caso italiano, comprende
il 92 per cento della produzione
nazionale. Pur comprendendo che
il rifiutarsi di pagare le imposte
destinate alla « difesa » è un reato, il vescovo triestino non ha
dubbi che questo gesto « corrisponde a regole morali imprescindibili :> e costituisce un servizio alla verità.
Intanto, la raccolta di firme
continua fino a tutto febbraio, e
poi verrà ii momento in cui il documento verrà presentato alla
Conferenza episcopale del Triveneto.
Altre iniziative
Vi sono altre due prese di posizione su questi temi in campo
cattolico. La prima è data da un
documento sottoscritto da ben 23
Organizzazioni ed Istituti missionari, i quali, in occasione del
nuovo anno — dichiarato dalrONU « Anno internazionale della pace » — hanno rivolto un appello direttamente ai politici proponendo fra ’’altro l’abolizione
del segreto sulla fabbricazione ed
il commercio delle armi, l’obiezione di coscienza alle spese militari, una più equa regolamentazione del servizio civile alternativo.
La seconda proposta è quella
delle 36 riviste missionarie italiane (2 milioni di abbonati) per
un « giubileo straordinario » dedicato alla organizzazione di un
nuovo ordine economico internazionale. Il loro prossimo obiettivo è quello di trasformare le
parrocchie in « santuari » per i
dipendenti di fabbriche d’armi
che facciano obiezione. E poi,
l’invito a non votare politici fautori del commercio bellico.
Passando alle reazioni dei politici, ci limiteremo a riferirne
tre. Spadolini (p.r.i.; ministro
della difesa) tuona: « Il nuovo
Concordato è ancora fresco di
stampa e fissa limiti invalicabili alla Chiesa... II boicottaggio
fiscale sembra evocare ancora il
cuore deH’opposizione cattolica
allo Stato post-risorgimentale... ».
Andreotti (d.c.; min. esteri) sussurra: «Se il cittadino pot»'sse
esimersi dagli obblighi tributari,
andremmo all’anarchia. Cristiana,
se si vuole, ma sempre anarchia... ». Cerquetti (p.c.i., commissione difesa della Camera) ammonisce: « L’o.f. è il cavallo di Troia
per ridursi poi altre tasse... Obiettare sui soldi da dare allo Stato
è assurdo ed anticostituzionale... ».
Al di fuori di ogni spirito polemico, questi interventi paiono
ignorare due cose fondamentali
di questa protesta che viene assumendo sempre più un carattere popolare. Innanzitutto l’obiettore fiscale non vuole essere un evasore, perché versa il
corrispettivo ad altri Enti. Lo abbiamo anche visto, nel nostro
piccolo, suH’ultimo elenco del
Fondo di solidarietà pubblicato
lo scorso numero. In secondo
luogo, lo scopo di quest’azione è
di poter arrivare ad un’opzione
fiscale (scegliendo cioè una destinazione civile) largamente motivata da profonde istanze morali e ideologiche, nonché da un
irrinunciabiie rispetto per la vita umana.
Roberta Peyrot
I