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Anno 126 - n. 7
16 febbraio 1990
L. 1.000
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Gruppo II A/70
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a ; casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
1990
OPINIONE PUBBLICA E MONDO DELL’INFORMAZIONE
Libertà La fiducia nel verosimile
Ancora una volta, in questo 17
febbraio, ci interroghiamo sul significato della libertà, della libertà religiosa in particolare.
Lo facciamo in un momento storico in cui la libertà sembra
essere nuovamente al centro
della riflessione politica. Da tm
punto di vista teorico le celebrazioni della Rivoluzione francese del 1789 ci aiutano a comprendere il significato della libertà moderna; quelle del Glorioso Rimpatrio ci aiutano a ricordare quanto la libertà sia
iscritta nella nostra storia di
valdesi, nel nostro sangue e nel
nostro cuore come hanno detto, con Herder, i nostri storici
del secolo scorso.
Gli avvenimenti deU’Est europeo, la liberazione di Nelson
Mandela in Sud Africa dopo 27
anni di prigionia, ci ricordano
come le lotte per la libertà e
rautodetermmazione siano ancora attuali e presenti nelle
aspirazioni dei popoli e che per
esse ci sia ancora oggi gente disposta a sacrificarsi.
Pensiamo alla mancanza di
libertà per un popolo qual’è
quello eritreo, della cui oppressione noi italiani abbiamo pur
sempre qualche responsahilità,
visto l’appoggio che continuiamo a dare all’Etiopia.
Né possiamo dimenticare l’In
tifada dei palestinesi.
Pensiamo alle lotte per la libertà nel Kossovo, nell’Irlanda,
nei paesi baschi, nel Salvador,
nel Kurdistan, nel Sudan. Pensiamo alle lotte per la salvag^uardia dell’identità dei pellirosse
americani, degli aborigeni australiani, degli zingari. E l’elenco potrebbe continuare.
Noi, valdesi e metodisti, ricordiamo in questo 17 febbraio
le libertà che mancano per molti nel mondo. Ci impegniamo
perché la libertà di cui noi
godiamo sia assicurata ad ognuno e siamo inquieti circa i tentativi di comprimere il diritto
all’asilo politico attuato da molti paesi. Ci preoccupiamo del
diritto dello straniero che è venuto da noi spinto da ragioni
economiche o di oppressione.
Ma non possiamo dimenticare
oggi i motivi di amarezza che
limitano la nostra libertà religiosa. Ci siamo impegnati, anche su] piano giurisdizionale, a
difendere la libertà di coscienza di tutti.
Circa l’ora di religione nella
scuola ci battiamo per la piena facoltatività delle materie alternative. A nessuno può essere imposto un insegnamento in
alternativa ad un’ora confessionale cattolica, che è considerata
facoltativa dalla Costituzione.
E’ perciò motivo di preoccupazione leggere l’Osservatore Romano, che in occasione dell’anniversario dei Patti lateranensi
approva incondizionatamente il
disegno di legge governativo
che vuole regolare le materie
aiternative. Un disegno di legge
che, per dare applicazione all’Intesa con la Conferenza episcopale italiana, viola non solo i
diritti costituzionali dei cittadini ma anche le Intese che lo
Stato ha raggiunto con le altre
confessioni religiose, con gli ebrei, con i pentecostali e con gli
avventisti. Ricordiamoci che la
libertà, e quella religiosa in particolare, è la cartina di tornasole per misurare la democrazia.
Giorgio Gardiol
Dai marziani alla monarchia: come ci rendiamo disponibili ad accettare anche le false notizie
Era il 30 ottobre 1938 quando
Orson Welles, che di lì a pochi
anni sarebbe diventato uno dei
maestri del cinema più celebrati, seminò il panico negli Stati
Uniti. Titolare di una trasmissione radiofonica alla rete CBS, diede ad intendere con la sua
« Guerra dei mondi » che i marziani avevano attaccato la terra,
anzi, erano proprio sbarcati in
America.
Era una finzione, naturalmente,
ma, data la statura del personaggio, era ben fatta, era verosimile,
e chi accese la radio casualmente, senza sentire il programma
dall'inizio, fu sconvolto: gente
che scappava di casa, ingorghi
stradali, tentativi di suicidio,
aborti spontanei...
Welles ricevette innumerevoli
querele (peraltro dirottate sulla
rete radiofonica), ma anche molta popolarità. E tuttavia l’intuizione più grande Welles la ebbe
non tanto per il modo in cui realizzò il programma, quanto per
aver capito che esso avrebbe
funzionato. Il gioco riuscì perché
c’erano delle condizioni, oggettive benché quasi impalpabili, che
rendevano possibile raccendersi
di un panico collettivo, di rapidissima e quasi endemica diffusione.
Gli USA di allora erano quelli
che già vivevano il presentimento della guerra, non molto tempo
dopo ci sarebbe stata Pearl Har
bor; la « middle class » guardava con inquietudine a quanto avveniva in Europa: insomma, la
tensione era tale che il pubblico
radiofonico era potenzialmente
ben disposto a lasciarsi influenzare da quanto apprendeva via
etere, tanto più che il mezzo comunicativo godeva di larghissima fiducia.
Ma oggi è ancora così? Ora che
qualcosa di simile alla « Guerra
dei mondi » è stato fatto da
« Mixer », siamo disposti a dare
ancora credito alle immagini?
In questi termini, il problema
sarebbe mal posto. Il credito, la
credibilità sono fattori riconducibili più alla situazione sociale e
culturale, alla sensibilità del momento, che non alle caratteristiche intrinseche dei mezzi espressivi. L’immagine può essere tutto e il contrario di tutto. Può essere realista e può truccare la
realtà, può riprodurla fedelmente
o, al pari della fotografia, manipolarla. Pensiamo a quanta esitazione c’è stata nell’attribuire il
carattere di autenticità alla foto
del giovane Casella in mano ai
rapitori. L’immagine può falsificare l’autentico, ma può anche rivelare la falsificazione (un esempio curioso si ebbe con i giovani
che di fronte alla telecamera ripeterono la falsificazione di im’opera di Modigliani).
E’ dunque inutile, moralisticamente inutile, tanto lo scandaliz
II peso dell’ignoto ci spinge talvolta ad accettare informazioni e interpretazioni prive di fondamento.
zarsi per una trasmissione come
« Mixer » (che ha falsamente ricostruito la notizia di un megabroglio elettorale in occasione del
referendum tra monarchia e repubblica, di fatto ingannando gli
italiani), quanto applaudire a
questa iniziativa, che avrebbe
avuto il merito di mostrare quali
siano le vere regole del gioco.
Di manipolazioni, fatte a partire dai dati realistici della vita
quotidiana, ne vediamo in continuazione. L’utilizzo degli « esperti » che commentano dallo studio
i filmati di « reportage » e di attualità dà già modo di orientare
XVII FEBBRAIO
Il senso del falò
« Mi sarete testimoni... » (Atti 1:8)
Nel 1848, dopo vent’anni di esperienza di libertà sotto i francesi e dopo trent’anni di restaurazione sotto governi reazionari, il Piemonte, come
il resto dell’Europa, è percorso da una febbre di
libertà: i liberali premono sul giovane re Carlo Alberto perché conceda la Costituzione, perché abbandoni parte del suo potere a favore dei suoi sudditi. Legata alle libertà civili è anche la libertà religiosa, invocata per gli ebrei ed i valdesi.
Il 16 febbraio 1848 giunge, a tarda sera, la notizia che il re ha firmato le leggi tanto attese: sulle
montagne si accendono i falò, spontanei, che portano l’attesa notizia fino alle borgate più lontane.
Il II è giorno di festa, di gioia: è il giorno del ringraziamento a Dio, che ci ha accompagnati attraverso tempi difficili, fino alla liberazione. Per questo, a 142 anni da quel giorno, noi ancora accendiamo i nostri falò: non è il carnevale valdese, come
pensano molti che passano di qua e vedono.
Ogni falò è una preghiera di lode.
Ma — e questa è la domanda più impegnativa —
che fare della libertà che ci è riconosciuta?
Anche se i liberali hanno combattuto per i vaidesi, il Piemonte non è cambiato. Lo si vedrà qualche anno dopo, quando si chiederà di poter costruire un tempio a Torino: un anziano ed autorevole nobile, il conte Solaro della Margherita, che
era stato precettore del re, si inginocchierà di fronte al re, chiedendo che uno .scandalo simile non
avvenga mentre lui è ancora in vita.
Di questa situazione si rese conto con estremo
lucidità il generale Beckwith, il quale, il 4 gennaio
di queU’anno, aveva scritto al past. Lantaret delle
parole che hanno il sapore della profezia:
« ...oggi Si tratta di combattere un corpo a corpo con i vostri compatrioti del Piemonte, sovrastarli o scadere allo stesso loro piano. Se
avrete dentro di voi la forza, riuscirete, altrimenti finirete confusi nella massa e non si sentirà più parlare di voi.
...D’ora innanzi o siete missionari o non siete nulla. Il significato vostro in futuro dipende
dal posto che otterrete nella società piemontese
e dall’atteggiamento morale e religioso che saprete assumere in essa. Occorre avere piena convinzione nella propria causa e coraggio di camminare innanzi sulla strada delle libertà religiose e civili senza secondi fini, con perseveranza e rettitudine, altrimenti rischiate di essere
sorpassati, annullati, cancellati. Rappresentare
qualcosa o non essere nulla, questa è l’alternativa... ».
E’ una lettera che ogni valdese dovrebbe imparare a memoria perché, dopo quasi centocinquant’anni, essa indica ancora la strada sulla quale noi
dobbiamo camminare, non solo in Piemonte, ma
in tutta Italia.
Ora vi è riconosciuto un posto nella società che
prima vi era negato, dice Beckwith ai valdesi, ma
voi dovrete lottare per riuscire a mantenerlo.
Sia chiaro: questo ruolo nella società d'oggi non
ce lo siamo conquistato solo per avere una vita
più comoda o per ’’sistemarci" meglio. I valdesi
hanno sempre saputo di avere un compito preciso
da portare a termine in Italia: predicare l’Evangelo
di Cristo. Per questo sono tornati daU’esilio in
Svizzera nel 1689, su questo hanno investito la loro
libertà nel 1848. O essere missionari o non essere
nulla: questa è l’alternativa che il Beckwith pone di
fronte a noi. Niente è cambiato.
Guardiamoci intorno e domandiamoci se non
rischiamo di sparire nel nulla! Occorre dunque riscoprire in noi la volontà di essere testimoni del
Cristo e portatori della sua Parola, ogni giorno ed
in ogni situazione della vita.
Paolo Rihet
la disposizione dello spettatore.
L'immagine del teleschermo non
è più nuda e cruda, è già passata
attraverso una struttura tecnica e
ideologica. E’ inevitabile, e entro
certi limiti, non è imputabile a
chi realizza i programmi.
Il sistema che si è instaurato
in questi anni è un sistema in cui
le regole, il linguaggio, gli strumenti tecnici prevalgono sui contenuti, sull’aderenza alle cose. Il
mezzo si fa fine a se stesso. Invece della realtà, la sua manipolazione.
Lo ha detto un filosofo francese, Lyotard: il sapere si sta trasformando, circola in canali nuovi (il computer, la telematica), ma
proprio per questo viene prodotto solo se risponde all’esigenza di
passare attraverso quei circuiti:
il funzionario in lacrime che ammetteva il broglio del referendum poteva « dire falsamente la
sua verità » solo di fronte alla telecamera che garantiva che egli
era «quell’uomo». Formalmente il
discorso filava, come un sofisma.
Poco importa, nell’epoca dei linguaggi formalizzati, che le premesse siano valide.
Questo strano rapporto, che fa
sì che accettiamo l'improbabile,
avviene non per la diabolica natura degli strumenti comunicativi, ma per im sistema di attese
dei potenziali spettatori, che non
chiedono di meglio che lasciarsi
sbalordire sulle proprie poltrone, rinunciando all’esercizio critico, al desiderio di sapere. C’è un
contenuto di partenza, ma ciò a
cui mira il prodotto non è più
il contenuto, bensì la sua rielaborazione.
Le trasmissioni di Renzo Arbore erano fatte di citazioni di altre
trasmissioni. Ora è capitato che
una versione televisiva dei « Promessi sposi» (nientemeno!) sia
uscita praticamente già fornita
della propria parodia.
Così si potrebbe andai'e alTinfmito.
Nel caso del finto « scoop » di
« Mixer », la sfiducia verso l’apparato burocratico, il sospetto di
fronte alla macchina-stato, la perdita di contatto che esiste oggi
nei confronti delle istituzioni hanno fatto il resto: la notizia era
verosimile. E poi, lo ha detto la
televisione. Ma è davvero tutta
colpa sua?
Alberto Corsani
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commenti e dibattiti
16 febbraio 1990
A colloquio con i lettori
UPL E
BUONI LIBRO
Tra gli scopi deH'Unione predicatori
locali (UPL) vi è quello di promuovere attività per Taggiornamento e la
preparazione dei predicatori locali
(PL) in vista della predicazione, ed il
« buono libro > (BL) che da alcuni anni viene attribuito ai PL (esteso anche ad alcuni candidati che hanno
dato esami presso la Commissione
permanente studi) vuole essere una
iniziativa fra le altre per realizzare
tale fine. L'entità del BL viene determinata dal Comitato direttivo delrUPL sulla base delle offerte pervenute dalle chiese per la « domenica
del predicatore locale » e con la consapevolezza del costo generalmente
elevato dei libri in teologia, e che le
esigenze di aggiornamento sono personali e varie. E' pressoché impossibile determinare parametri che soddisfino tutte le necessità, né abbiamo
strumenti per personalizzare a priori
le esigenze in relazione alle offerte
del mercato dell’editoria. Con molta
disponibilità le nostre librerie evangeliche di Milano, Roma, Torino e Torre
Pellice hanno acconsentito all'iniziativa, che risulta riscuotere discreti ed
apprezzati consensi (siamo anche stati sollecitati ad estendere il BL ad
iscritti al corso di diploma presso la
Facoltà di teologia). Necessità contabili impongono dei vincoli di tempo,
ed è anche capitato di aver rimborsato qualche BL presentato oltre il termine di scadenza.
Vorrei tranquillizzare la sorella Rita
Gay di Bergamo, predicatrice locale
iscritta a ruolo che — riprendendo
una sollecitazione della circolare n.
7 deirUPL ad affrettarsi ad utilizzare
il BL la cui scadenza era fissata per il
31.12.'89 — sul giornale del 26 gennaio scorso ha avuto l'impressione che
i PL salgano sul pulpito privi di cultura o senza essere aggiornati. Sono
diverse le motivazioni alla base del
mancato utilizzo del BL. Molti PL rinunciano al suo uso in quanto provvedono direttamente ed a proprie spese all'acquisto di libri in teologia; rinunciano spontaneamente in favore di
altre attività dell'UPL, inoltre riconosciamo che soprattutto ai Sud e all'estero risulterebbe alquanto difficile
« consumare » il BL; non pochi infine
non lo utilizzano perché si accorgono
di non averlo con sé al momento di
un'occasionale visita ad una libreria
evangelica convenzionata. E poi evidenziamo che l'età media dei nostri
PL iscritti a ruolo è alquanto elevata.
Negli citimi 4 anni l'UPL ha erogato BL per un importo di poco superiore agli 8 milioni e ne ha beneficiato
una media annua di circa 70 iscritti
a ruolo — compresi i candidati — su
120. La verifica del l'aggiornamento di
un PL non deve essere effettuata sul
consumo del BL, che dopotutto rimane soio un atto di solidarietà verso il
fratello che spontaneamente e gratuitamente si fa carico della necessità
di testimoniare la sua fede in una
struttura iocale. E la predicazione non
è solo occasione di sfoggio di cultura...
Leonardo Casorio (Segr. UPL),
Castiglioncello (Li)
LA TOGA
DEI PASTORI
Caro Direttore,
ho letto numerose motivazioni a
favore del l’uso della toga da parte del
pastore, ma quella di F. Giovannini
(n. 5 del 2.2.90) mi ha meravigliato e
addolorato.
Possibile che secoli di predicazione e' di studi biblici non ci abbiano ancora fornito gli strumenti per una lettura biblica seria, cioè che tenga conto del contesto in cui un'affermazione è posta e dello spirito con cui è
fatta?
Perché solo al pastore la toga? Seguendo lo stile di lettura del fr. Giovannini, vorrei dire che da 1 Cren. 16:
28-30 risulterebbe che « tutte le famiglie dei popoli », nel presentarsi a
Dio con le offerte, devono indossare
la toga!!! Allora, cari fratelli e sorelle,
prima di entrare in chiesa per ii culto indossate tutti la toga! (con quel!o che costa farla confezionare, dato
che non si trovano alla Stando o all’Upim, sarebbe un grosso problema
economico, tra l’altro!).
Non mi risuita poi che Pietro o Paolo indossassero la toga per la predicazione! E neppure Gesù! Almeno la
Bibbia non lo dice!
Diamo pure spazio alle ragioni storiche, di costume, di opportunità (se
vogliamo), ma lasciamo in pace la
Bibbia!
Presentiamoci al Signore, sorelle e
fratelli (non solo il "sacerdote", pardon "pastore”), « vestiti di sacri ornamenti », cioè con la ferma consapevolezza che la giustizia di Cristo
è il nostro unico "ornamento" in vita
e in morte!
Grazie per l'ospitalità.
Enos Mannelli, Campobasso
IL DIBATTITO
SUL COMUNISMO
L'assemblea del movimento di Testimonianza evangelica valdese si è
rallegrata per l'invito ai lettori di questo giornale ad aprire un dibattito sul!'■ impegno per la giustizia e la solidarietà, che si è tradotto per più di
una generazione di credenti evangelici
in militanza nell'area comunista ».
Già da diversi anni numerosi membri
della nostra Chiesa hanno cercato di
richiamare l'attenzione sul pericolo
che la Chiesa venisse a perdere la
propria identità spirituale orientandosi
verso determinate ideologie. Essi si
meravigliavano perché diversi esponenti dell'evangelismo italiano manifestavano solidarietà verso un marxismo
che, dovunque ha potuto affermarsi,
ha ostacolato la testimonianza cristiana e ha causato incalcolabili sofferenze a molti credenti.
Il fatto che l’invito del nostro settimanale non sia stato finora raccolto
ci sembra indicare che molti fratelli
sono disorientati, venendo a mancare
alla loro fede quel punto di riferimento che » per più di una generazione
si è tradotto in militanza nell’area comunista ».
Ma forse questo è II momento in
cui le parole del Signore rivestono una
particolare attualità; « L'aspetto del
cielo lo sapete disoernere e i segni
dei tempi non arrivate a discernerli » (Matteo 16: 3).
Nel momento storico ohe attraversiamo chiediamo al Signore di ispirare a noi tutti, nella diversità delle nostre convinzioni, un rinnovato profondo
desiderio di essere uniti nella proclamazione dell’Evangelo di Gesù Cristo,
nel cui nome soltanto l'umanità potrà trovare la salvezza.
L'assemblea di Testimonianza
evangelica valdese. Torre Pellice,
SPIGOLATURE
Sul Rimpatrio
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
E’ terminata la commemorazione del
Glorioso Rimpatrio..., e chi scrive queste righe si ritrova tra le mani un
opuscoletto di una settantina di pagine, stampato esattamente cent'anni or
sono, dunque in occasione del secondo centenario dei ritorno dei valdesi
alle Valli e lo esamina attentamente.
Pubblicato dalla Tipogr. Alpina di Torre
Pellice, ha un titolo in buon francese: « Les Vaudois en 1689, souvenirs
d’il y a deux cents ans ». interessanti
i particolari della copertina, il titolo
si completa con queste parole: » (souvenirs) dédiés aux familles vaudoises».
Seguono due testi bibiici, scelti con
estrema aderenza all’occasione:
Lamentazioni 5: 21: •> Facci tornare
a te, o Eterno, e noi torneremo! » e
Apocalisse 3: 3: « Ricordati di quanto
hai ricevuto e udito: e conservalo! ».
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 18 FEBBRAIO
ore 0.30 - RAIDUE
Replica ;
LUNEDI’ 26 FEBBRAIO
ore 10 - RAIDUE
GLI EVANGELICI DELLA
GERMANIA ORIENTALE
DI FRONTE AL DOMANI
Sotto i due testi, lo stemma valdese: il candeliere acceso, le sette stelle intorno alla fiamma, e il motto ben
noto. Nessuna Bibbia sotto il candeliere come da aliora qualche volta si è
voluto completare lo stemma. Giustamente, il candeliere è il simbolo visivo della Sacra Scrittura; e il Libro
sacro sotto il candeliere sarebbe non
solo un doppione, ma una menomazione dell'immagine della « divina luce che risplende nelle tenebre ».
Ma veniamo al testo. E' un riassunto
di 70 pagine, di poco meno di una
dozzina di scritti di circa 5 pagine
ciascuno (in media), di una decina di
autori. Ma c’è una cosa strana, che
sembra presupporre un... indovinello.
Quei 12 scritti, tutti belli, sono tutti
quanti anonimi: o meglio, sono riprodotte soltanto le iniziali dei nomi degli autori. Ecco dunque: vogliamo indovinare i nomi e i cognomi dei collaboratori? A voi. lettori e lettrici, la
ricerca della soluzione e... la partecipazione ad una gara. Inviate alla redazione del giornale la vostra opinione. Vedremo quanti sapranno trovare
la soluzione. Ecco dunque le iniziali degli autori, accanto ai titoli dei loro
scritti:
H. T.; Les Valiées Vaudoises en 1686
1689;
J. P. M,: Les Vaudois à l'étranger;
D, P,: Tentatives de retour;
D. P.; Départ;
D. P.: De Prangins à Salbertrand;
H. B.: Salbertrand;
P, L.: La rentrée aux Valiées:
B. G.: Sibaoud:
J. D. A. H.: Exploits divers;
J. P. P.: Balsille;
\N. M. La paix et ses conséquences.
Ed ecco pure, in appendice al vo
H Sabato 24 febbraio - Genova :
Presso la chiesa evangelica di via Vernazza 14-16 sarà esposta una raccolta
di francobolli del past. Paolo Sanfìlippo
sul tema « Il protestantesimo nei francobolli ». La mostra rimarrà aperta anche nel pomeriggio di domenica 25 febbraio.
I Sabato 24 e domenica 25 febbraio Agape ( Frali ) ; « La Nina, la Pinta e
la Santa Maria ; scoperta o conquista »
è il tema del week-end che Agape propone a quanti sono interessati a riflettere sulle « celebrazioni colombiane ».
Intervengono Adriano Bertoiini, ricercatore universitario e Eugenio Bernardini,
pastore valdese. Per iscrizioni e informazioni rivolgersi ad Agape tei. 0121/
807514. Costo dell'incontro L. 45.000.
I Mercoledì 28 febbraio - Brescia: Il
centro valdese di cultura organizza presso la chiesa valdese alle ore 20,30 una
lezione biblica, curata dal past. Salvatore Ricciardi, sul tema ; « L'Evangelo accolto (I Tessalonicesi 1: 2-10 e 2; 1315). Informazioni tei. 030/55109.
■ Giovedì U marzo - Roma: Presso
la Facoltà di teologia (via Pietro Cosse 42 ) si tiene un convegno organizzato dal servizio migranti della Fede
razione delle Chiese evangeliche in Italia, sul tema « Ipotesi per una politica
di immigrazione ». Intervengono Claudio Martelli, Valdo Spini, Gianni Lanzinger, Christopher Flein, Paolo Naso,
Mahomoud Manzoubi, Vl/aldo Villalpando. Fausto Bertinotti, Paolo Ungerò, Tullia Zevi, Giorgio Napolitano. Per informazioni e iscrizioni tei. 06/483768.
B Giovedì 8 marzo - Ponticelli ( Napoli ) : Presso il Centro « E. Nitti » si
tiene alle ore 16.30 una conferenza
della dott.ssa Patrizia Zuccalà sul tema
« Contraccezione e probiemi ginecologi
B Venerdì 9 marzo - Venezia : Presso la chiesa valdese'alle ore 17,30 il
past. Giuseppe La Torre terrà una conferenza sul tema : « Che cosa è l'IsIam ».
Per informazioni tei. 041/5227549.
B Sabato 31 marzo ■ domenica T°
aprile - Mantova : Presso il teatro Bibiena si tiene un convegno promosso
dall'Associazione Biblia sul tema « La
violenza nella Bibbia ». Intervengono
Antonio Sonora, J. Alberto Soggin, Sergio Quinzio, Bruna Costacurta, L. Alonso Schoekel, Giuseppe Barbaglio, Paolo
De Benedetti. Per informazioni e iscrizioni rivolgersi a Biblia tei. 055/
8825055.
lumetto, firmato stavolta con tre iniziali che ci indicano il celebre G. B.
Niccohni, un inno celebrativo, composto in lingua italiana, di ben 14 strofette di quattro versi ciascuna. Agevolmente musicabile, non sappiamo tuttavia se lo sia stato in realtà, a mo’
di un inno,
A questo proposito, vien ovvio riflettere sul destino di G. B, Niccolini
nell'innologia evangelica italiana ufficiale, e addirittura nell'innologia valdese. Le successive raccolte di inni
evangelici hanno avuto codesto « décalage » impressionante:
edizione 1907, 21 testi di G. B. Niccolini;
edizione 1922, 12 testi;
ultima edizione (attuale), 3 testi...!
Ma i! colmo (sì, il colmo!) è che la
versione dell'" Ein feste Burg » (« Forte rocca è il nostro Dio ») dell'inno
di Martin Lutero, tradotto magistralmente da G. B. Niccolini è stata improvvidamente pasticciata e resa teologicamente « improbabile » da una
revisione moderna, di cui il meno che
si possa dire è che costituisce una
inesattezza veramente marchiana. Così finisce il messaggio di G. B, Niccolini! E l’innario attualmente in uso
nelle chiese evangeliche abbonda di
simili esempi! Quando si tornerà a!
testi deli'evangelismo italico di due
generazioni fa, che ebbero storicamente la collaborazione di personaggi
indubbiamente indimenticabili, come
il Giampiccoli, il Niccolini, il Mapei,
ed il Rossetti? a meno che... la musica della riforma evangelica del passato non abbia più alcun posto nel
progresso evangelistico d'Italia...
Berto da Omola
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
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Italia
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10125 Torino
via Pio V, 15
Il n. 6/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 7 febbraio e
a quelli delle valli valdesi l’8 febbraio 1990.
Hanno collaboraio a questo numero: Archimede Bertolino, Roberto Bottazzi. Barbel Naeve, Teofilo Pons, Aldo Rutigliano, Dieter Stoer.
3
f
16 febbraio 1990
chiese e stato
DOCUMENTAZIONE
NEL MONDO POLITICO
L’ora alternativa
secondo il governo
Attività didattiche o studio individuale per i non avvalentisi Il testo è in contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale
Le reazioni dei partiti
li 26 gennaio scorso, su proposta del ministro della Pubblica Istruzione Sergio Mattarella, il Consiglio del ministri ha
approvato due disegni di legge per dare attuazione all’Intesa
con la Conferenza episcopale italiana, e rispondere ad una risoluzione della Camera del maggio scorso e alle richieste della
Cei circa la posizione giuridica degli insegnanti della religione
cattolica.
Pubblichiamo qui di seguito il disegno di legge relativo
all’organizzazione delle attività alternative all’Ire.
SCHEMA DI DISEGNO DI LEGGE RECANTE NORME CONSEGUENTI ALL’ESERCIZIO DEL
DIRITTO DI SCEGLIERE SE
AVVALERSI O NON AVVALERSI DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA
ART. 1
1 ) Nelle scuole pubbliche di
ogni ordine e grado il diritto di
scegliere se avvalersi o non avvalersi deH’insegnamento della
religione cattolica previsto dall’art. 9, comma 2, dell’Accordo,
con protocollo addizionale, tra
la Repubblica italiana e la Santa Sede, ratificato con la legge
25 marao 1985, n. 121, è esercitato secondo i modi e le forme
stabiliti dalle vigenti disposizioni contenute, per gli studenti della scuola secondaria superiore,
nella legge 18 giugno 1986, n. 281.
2) Gli alunni che si avvalgono
frequentano l’insegnamento della religione cattolica impartito
in attuazione dell’Accordo tra la
Repubblica italiana e la Santa
Sede con relativo protocollo addizionale, di cui al comma 1.
3) Gli alunni che non si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica possono chiedere, all’atto dell’iscrizione, di frequentare attività didattiche e formative appositamente organizzate nella scuola. La richiesta è
avanzata dai genitori o da chi
ne fa le veci, nelle scuole materne, elementari e medie, e dagli
studenti nelle scuole secondarie
superiori.
4) In relazione alle richieste
presentate, il collegio dei docenti delibera le attività di cui al
comma 3 neH’ambito della programmazione dell’azione educativa di cui all'articolo 4, comma
primo, lettera a), del decreto del
Presidente della Repubblica 31
maggio 1974, n. 416, tenuto conto, prioritariamente, della disponibilità dei docenti di cui all’art.
3, comma 1.
5) Le attività didattiche e formative si svolgono nelle stesse
ore in cui è impartito l’insegnamento della religione cattolica.
6) Nelle scuole secondarie le
attività didattiche e formative
devono avere piena dignità culturale e concorrere ad un significativo arricchimento della formazione ideale, morale e civile
degli studenti.
7) Nel rispetto delle indicazioni di cui al comma 6, e tenuto
conto delle esigenze didattiche e
formative proprie dei diversi ordini e gradi di scuola nonché
della formazione professionale e
culturale dei docenti in servizio,
al fine della loro utilizzazione
nelle attività previste dalla presente legge e della limitazione
del ricorso al personale supplente, il ministro della Pubblica Istruzione, sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione,
determina, con proprio decreto,
i contenuti, l’indirizzo e le modalità di svolgimento, nei diver
DUE PRESE DI POSIZIONE
Altri commenti
Gli insegnanti non sarebbero equiparabili ai
docenti reclutati e amministrati dallo Stato
Il comitato « Scuola e Costituzione » ha dichiarato che i due
provvedimenti sull’ora alternativa e sulla sistemazione dei docenti dell’Irc approvati dal Consiglio dei ministri « sono illegittimi e anticostituzionali »
perché, dopo la sentenza della
Corte Costituzionale, che ha sancito ”il non obbligo” delle lezioni per gli studenti che non si avvalgono deirirc, « non è possibile che una legge dello Stato
possa introdurre una sorta di
opzione obbligatoria tra questo
insegnamento e qualsivoglia materia alternativa e attività di studio individuale ». Inoltre il personale ’’preposto dalle curie diocesane l’Irc « non può essere in
alcun modo equiparato ai docenti reclutati e amministrati dallo
Stato ». Il comitato invita tutte
le « forze democratiche » a mobilitarsi, affinché questa « nuova iniziativa Andreotti » riceva « la più ferma risposta di lot
ta » quando « sarà esaminata dal
Parlamento ».
Ciro Castaldo, responsabile
della segreteria tecnica nazionale delle Comunità cristiane di
Base (CdB), sottolinea che quello di Mattarella è l’ultimo tentativo per mettere una pezza
nuova nell’abito vecchio del Concordato. Ma neppure questo tentativo potrà sortire alcun effetto
risolutivo proprio perché il male risiede nella radice stessa
dello strumento concordatario.
Per applicare la « facoltatività »
di cui si parla nel Concordato e
la non obbligatorietà della materia alternativa riaffermata dalla Corte Costituzionale l’unico
sistema legittimo è quello di impartire l’insegnamento religioso
a scuola ma fuori deH'orario scolastico. Ma questa soluzione è
totalmente respinta dalla Conferenza episcopale perché non
vuol correre il « rischio » che
l’ora di religione venga « liberamente » disertata dagli alunni.
si ordini e gradi di scuoia, delle
attività didattiche e formative
non comprese nei vigenti piani
di studio.
ART. 2
1) Coloro che non chiedono di
frequentare le attività didattiche
e formative di cui all’art. 1 svolgono libere attività di studio e
di ricerca, anche individuale.
2) La scuola predispone mezzi
e stmtture ed assicura la presenza di personale docente sulla base delle disposizioni di cui
alTart. 3.
3) A tal fine provvedono il direttore didattico o il preside, sentito il consiglio di circolo o di
istituto.
ART. 3
1) Le attività didattiche e formative ed i compiti di cui all’art. 2 sono affidati ai docenti
della scuola che siano in situazione di soprannumero o che siano tenuti al completamento dell’orario di insegnamento, oppure
ai docenti della stessa scuola
che si siano dichiarati disponibili. L’utilizzazione dei docenti
avviene nel limite massimo della metà delle ore disponibili; per
le ore eccedenti l’orario settimanale obbligatorio d’insegnamento è corrisposto il compenso previsto dalle vigenti disposizioni.
2) I docenti delle attività didat
tiche e formative non debbono
appartenere alla classe da cui
provengono gli alunni frequentanti le attività stesse.
3) Qualora non sia possibile
provvedere ai sensi del comma
1, è consentito assumere supplenti annuali, sulla base di criteri
e modalità da indicare con ordinanza del ministro della Pubblica Istmzione, che dovrà stabilire altresì le condizioni volte ad
assicurare che il ricorso di supplenti medesimi abbia luogo soltanto in presenza di esigenze tali da non consentire altrimenti
lo svolgimento delle attività.
4) Ogni due anni, il ministro
della Pubblica Istruzione verifica la concreta attuazione dei criteri, delle modalità e delle condizioni stabiliti dall’ordinanza
ministeriale di cui al comma 3.
5) NeH’ambito dei programmi
di aggiornamento per il personale docente sono previsti specifici corsi per i docenti ai quali
sono affidate le attività didattiche e formative.
ART. 4
1 ) Per l’attività didattica e
formativa di cui all’art. 1, in luogo di voti e di esami, viene redatta a cura dell’insegnante una
speciale comunicazione riguardante l’interesse con il quale
l’alunno ha seguito l’attività stessa c il risultato culturale conseguito.
ART. 5
1) Gli insegnanti delle attività
didattiche e formative hanno gli
stessi diritti e doveri degli altri
insegnanti e fanno parte della
componente docente negli orari
scolastici, ma partecipano alle
valutazioni periodiche e finali solo per gli alunni che hanno frequentato le attività medesime.
2) Nello scmtinio finale, nel
caso in cui sia richiesta una deliberazione da adottarsi a maggioranza, il voto espresso dalTinsegnante delle attività didattiche
e formative, se determinante, diviene un giudizio motivato, iscritto a verbale.
D.C. L’on. Maria Eletta Martini, responsabile dell’Ufficio DC
per i rapporti con il mondo cattolico, valuta « molto positivamente » l’approvazione dei due
disegni di legge da parte del
Consiglio dei ministri, ma aggiunge che « il nostro impegno
continuerà in Parlamento per
approvare leggi che garantiscano a tutti i ragazzi, quale che
sia la loro scelta, un clima sereno nel quale esercitare il loro
diritto di istruzione e di libertà.
Secondo la Martini il disegno
di legge sull’ora di religione «è
ispirato alla volontà di escludere
qualsiasi discriminazione tra gli
studenti assicurando, nell’ambito della scuola, l’offerta di altre
occasioni formative da realizzare
in parallelo alle attività di insegnamento della religione cattolica ».
Per Nino Cristofori, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, con l’approvazione dei due
disegni di legge » è stata data
piena attuazione alla risoluzione
della Camera e alla decisione
della Corte Costituzionale nel
quadro degli accordi intercorsi
con la Chiesa »; e sono « meglio
garantiti la libertà di scelta della famiglia e dei ragazzi e l’efficienza, nonché il livello della
funzione formativa, della scuola ».
PCI. Il sen. Paolo Bufalini sostiene che « la presentazione, in
Consiglio dei ministri, del disegno di legge sull’ora di religione
costituisce, nel merito, una aperta violazione del Concordato e dei principi enunciati dalla
Corte Costituzionale nel 1989 »
perché « la soluzione governativa viola ancora una volta il principio della piena facoltatività
dell’insegnamento cattolico, che
è il cuore stesso dell’impegno
concordatario confermato dalla
Corte Costituzionale, la quale ha
chiaramente affermato resistenza, per gli studenti, di uno ’’stato di non obbligo” ». Il governo invece « ha previsto solo alternative obbligate tra le quali
gli studenti devono scegliere
dentro le strutture scolastiche,
negando il diritto, per coloro
che non si avvalgono dell’insegnamento cattolico, di non essere presenti nelle scuole ».
Umberto Ranieri, responsabile Scuola della Direzione PCI,
sottolinea che il governo ha in
trodotto nella nuova normativa
deU’Irc l’elemento della opzionalità « anziché quello della facoltatività »: ciò appare « in contrasto palese e stridente con
quanto sostenuto con la sentenza della Corte Costituzionale ».
PRI. Luisa La Maifa, responsabile dell’Ufficio scuola del PRI,,
afferma che il PRI « ha una riserva di principio sulla regolamentazione deU’insegnamento
delle materie alternative all’ora
di religione, che deriva dall’interpretazione che la sentenza
della Corte Costituzionale ha dato del principio della facoltatività, del ’’non obbligo” ». Perciò,
in base aH’impostazione della
Corte Costituzionale, la collocazione deirirc dovrebbe essere
« al di fuori dell’orario curricolare ».
La Federazione giovanile repubblicana ritiene inaccettabile
« una normativa che introdurrebbe discriminazioni, caos organizzativo, eccessiva genericità
nelle opzioni alternative e che
impegna in modo scriteriato ed
eccessivo le finanze dello Stato ».
PLI. L’on. Paolo Battistuzzi,
capogruppo liberale alla Camera, ha dichiarato: « Rimaniamo
convinti che la giusta interpretazione della Corte Costituzionale sull’argomento sia quella della non obbligatorietà dell’ora alternativa. Quando si presenterà
l’occasione riproporremo, quindi, la nostra mozione che, solo
per qualche voto, non fu approvata dalla Camera ».
PSDI. Per Filippo Caria, capogruppo del partito socialdemocratico alla Camera, « il disegno di legge del governo sulle
attività alternative per gli studenti che non si avvalgono dell’insegnamento cattolico, non risponde appieno alle indicazioni
della sentenza con cui la Corte
Costituzionale ha stabilito di fatto l’extracurricolarità dell’insegnamento religioso ».
DP. L’Ufficio scuola di DP sostiene che il disegno di legge
sull’ora di religione « continua a
imporre il gravame dell’ora alternativa agli alunni che non intendono avvalersi dell’insegnamento cattolico, nonostante l’inequivocabile sentenza della Corte
Costituzionale che ha sancito la
piena facoltatività dell’ora di religione ».
Le reazioni
dei sindacati
CGIL. Il segretario generale
della CGIL-Scuola, Dario Missaglia, ha dichiarato che «l’unica nota positiva è l’appuntamento del
Parlamento sull’ora di religione
dopo cinque anni di incredibile
silenzio malgrado le sentenze del
TAR e della Corte Costituzionale. Le soluzioni invece sono vecchie e nettamente incompatibili
con la Corte Costituzionale, in
gran parte impraticabili nella
scuola elementare e ancora oscure per quanto riguarda i docenti,
rispetto ai quali, evidentemente,
non è proponibile una immissione nei ruoli dello Stato ».
CISL. Il segretario generale del
sindacato scuola media della
CISL (SISM), Lia Gbisani, sostiene che « le soluzioni individuate dal Consiglio dei ministri
sulle attività alternative all’ora
di religione sono sostanzialmente
una strada obbligata nell’attuale
contesto normativo e a seguito
della sentenza della Corte Costituzionale». Per quanto riguarda
lo stato giuridico degli insegnanti deirirc, secondo la Ghisani, il
disegno di legge non ha affrontato « il nodo della piena partecipazione ai consigli di classe,
condizione, questa, centrale per
realizzare quella parità di diritti
e di doveri che è il dichiarato
principio ispiratore del provvedimento ».
UIL. Il segretario generale della UIL Scuola, Osvaldo Pagliuca,
ha affermato : « Il fatto che si
intervenga con una proposta di
legge ci dà ragione, poiché, come
abbiamo più volte affermato,
l’Irc, alla luce del Concordato, è
possibile solo se si interviene con
una modifica degli ordinamenti
didattici che consenta una reale
opzione per attività alternative e
concretamente formative ».
SNALS. Il segretario generale
dello SNALS, Gallotta, si è detto
pienamente d’accordo con le decisioni sull’ora di religione e sulla sistemazione dei docenti contenute nei due disegni di legge
approvati dal Consiglio dei ministri. In particolare, ha affermato
Gallotta, « la rivendicazione degli
insegnanti dell’Irc per il riconoscimento dello stesso ’’status”
economico, ma in gran parte anche giuridico, considerando la loro specificità, discende dalla norma concordataria che riconosce
a tutti gli effetti che questo docente fa parte integrante del
’’curriculum” scolastico ».
4
ecumenismo
16 febbraio 1990
DIBATTITO BMV
Reciproco
riconoscimento
La diversa comprensione del battesimo rimane uno scoglio nel cammino comune - La varietà dei doni dello Spirito e il ’’pari consentimento”
n past. S. Giambarresi, nel numero del 12 gennaio, p. 8, riferisce alcune mie affermazioni ■—
fatte nel corso dell’assemblea
del XV circuito VM, del 17 die.
’89 — a proposito di « reciproco
riconoscimento ». Purtroppo ha
citato soltanto alcune affermazioni facilmente riassumibili, ma
non ha fatto alcun riferimento
alla mia predicazione, a partire
da I Pietro 2: 9, dove individuavo lo specifico delle chiese BMV
per l’oggi. Tuttavia, poiché credo che l’argomento specifico meriti un adeguato dibattito, e non
ritenendomi soddisfatto della
succinta presentazione che Giambarresi fa delle mie posizioni,
desidero precisare il mio punto
di vista.
E’ scontato che le chiese battiste riconoscono le chiese vaidesi e le chiese metodiste come
autentiche chiese di Gesù Cristo,
cioè chiese raccolte dalla parola
di Dio e dove la parola di Dio
viene predicata. Tra le cose che
uniscono le chiese BMV vi è la
teologia della Riforma e la risposta comune data ad ima molteplicità di sollecitazioni della società italiana e internazionale. In
questa luce vi è stata stretta collaborazione tra le chiese battiate,
metodiste e valdesi, sia a livello
nazionale che locale: scuola domenicale, culti in comune, evangelizzazione, missione, presenza
nelle città. E’ anche scontato che
nella diversità denominazionale
non abbiamo visto un impoverimento, bensi un arricchimento
dell’essere Chiesa di Gesù Cristo.
Di fronte alle accuse di frazionismo di certo cattolicesimo abbiamo sostenuto con buona coscienza che la Chiesa di Gesù Cristo,
pur manifestandosi nella comunità locale, è di più che una comunità locale o una denominazione.
Ora il « reciproco riconoscimento » ha come primo effetto
pratico la possibilità di accoglimento di membri di chiesa vaidesi e metodisti in chiese battiste, indipendentemente dal loro
battesimo. La reciprocità significa anche che i membri di chiesa
battisti verrebbero accolti quali
membri di chiesa nelle chiese
valdesi e metodiste. So già che
alcune chiese battiste hanno
adottato da tempo soluzioni che
vanno in questa direzione; in altre chiese si parla di doppia appartenenza o altro ancora. Nonostante questi esempi di soluzioni
locali, oggi siamo chiamati a pensare in termini denominazionali
e ad individuare soluzioni adottabili da tutte le chiese.
Quello dei neonati
non è battesimo
Lo scoglio di tutta la questione
è la comprensione e la prassi battesimale, che rimangono fortemente diverse tra le chiese BMV
(non è condivisibile l’impostazione data alla questione nel quinto
documento BMV, specie alla luce
Abbonamento
1990
Italia
Annuo L. 42.000
Costo reale L. 65.000
Sostenitore L. 80.000
c.c.p. 20936100 intestato AIP
- via Pio V, 15 - 10125 Torino
dei precedenti documenti BMV e
delle ultime decisioni sinodali).
Chi scrive non vede il battesimo come sacramento, cioè come
un gesto portatore di sacralità,
ma lo concepisce come testimonianza di lede e atto di ubbidienza richiesto ad ogni convertito. Possiamo dire, differenziandoci dai Riformatori, che il battesimo non costituisce la chiesa,
ma qualifica i suoi membri.
Poiché si ammette che esiste
una diversità di prassi battesimale, si teme che ciò venga a
costituire elemento di divisione,
se non di scandalo, in comunità
locali con interscambio di membri. In altre parole, valdesi e metodisti potrebbero vedere nell’insistenza battista di battezzare i
convertiti un voler « ribattezzare» i battezzati. E il battezzare i
neonati potrebbe essere visto, dai
battisti, come una prevaricazione
dei genitori e della chiesa, oltre
che come la perpetuazione di una
errata prassi battesimale. Le
chiese battiste attribuiscono valore zero al battesimo dei neonati; quello è un non battesimo.
Avere nella stessa chiesa membri battezzati e membri non battezzati (sebbene per altri
considerati battezzati) non
costituisce certamente un elemento di chiarezza e potrebbe apparire diseducante
per quanti, nati in contesto battista, potrebbero essere spinti a
pretendere di essere iscritti quali membri di chiesa senza dare alcuna testimonianza battesimale,
ma, se richiesta, una testimonianza esclusivamente verbale. Va
precisato che le chiese battiste
ammettono quali loro membri,
su loro confessione verbale di
fede, persone che per ragioni di
salute non possono essere battezzate. Ciò normalmente avviene nel contesto di un culto battesimale in cui non vi è obiezione
al battesimo dei credenti, anzi esso viene celebrato e ribadito. Oltre a ciò le chiese battiste riconoscono il battesimo dei credenti celebrato non solo dalle altre
chiese battiste, ma anche da pentecostali, apostolici e da quanti
altri esibiscono un battesimo
neotestamentario.
Battesimo, etica
ed ecclesiologia
Nel dibattito in corso si è fatto
spesso l’accostamento tra battesimo e circoncisione, cosa per altro già fatta dai Riformatori (anche se poi si vuole dire che i difensori della circoncisione sono
sempre gli altri). Si è citato Paolo che, secondo Atti 21, dimostra
elasticità sulla questione, ma ci
si è dimenticati di citare Gal.
5: 2 e 12. Anche la circoncisione
è una prassi, ma non una prassi
qualunque. Paolo giunge a mettere la circoncisione in opposizione a Cristo. Non vogliamo
spingerci a tanto, perché ’ non
consideriamo il battesimo nell’ambito della soteriologia, bensì
nel contesto dell’ecclesiologia e
dell’etica. Proprio per questo non
possiamo trascurare di insistere
sulla prassi corretta del battesimo per tutto quello che essa significa in termini neotestamentari e storici.
La diversa prassi battesimale
porta spesso ad ambiguità verbali e pratiche. Alcune chiese
parlano di membri aderenti. Altre non hanno questa dizione.
Queste concepiscono i membri
tutti a pieno titolo. Tutti i convertiti, tutti i battezzati, fanno
parte a pieno titolo della chiesa,
condividendone i fini senza alcu
na riserva. Chi si inserisce in una
chiesa battista lo fa perché non
solo condivide i suoi fini, ma li
adotta come stile di vita. Il battesimo non è secondario nella
predicazione delle chiese battiste, proprio perché attuazione di
Matt. 28: 18 ss. Dividere i membri di chiesa in categorie significa operare una divisione pasticciata. Significa che quello che
viene richiesto ad alcuni non viene richiesto ad altri, quindi alcuni hanno doveri che altri non
hanno. Questa non può essere la
molteplicità dei doni e delle
membra di cui parla Paolo (1
Cor. 12), almeno a livello di chiesa locale. La molteplicità dei
doni non può essere affermata a
discapito del « pari consentimento ».
Tuttavia, ogni chiesa locale può
adottare la soluzione che più le
sembra rispondente alla sua missione e per questo nessuno può
giudicare quelle chiese che hanno
più elenchi di membri di chiesa,
o che hanno dato risposte locali
ad un problema sentito. Allo
stesso tempo nessuno può imporre alla chiesa una visione dei
suoi membri che non le è consona. Per questo una soluzione
« dall’alto » di un’assemblea generale oggi può apparire inopportuna, oggi che, come viene
abbondantemente riconosciuto
nel quinto documento, non c’è
chiarezza sulla questione del battesimo.
Ma una collaborazione
è possibile
Queste qui elencate sono più
perplessità che certezze, domande che attendono risposte. Comunque è auspicabile che l’operazione in corso proceda per passi chiari e non si presenti come
una avventura che sollevi più
perplessità che speranze. Già
agli inizi degli anni ’80 l’operazione BMV si arenò sulla questione
del battesimo; oggi si riconosce
che proprio quella questione merita approfondimento perché non
è affatto risolta e non sembra si
siano fatti passi nella direzione
della soluzione di quel problema.
Se oggi dovessimo valutare che
la nostra impreparazione a risolvere la questione battesimale
non ci consente passi eclatanti,
non sarebbe un dramma. Rimane
la nostra esperienza e la nostra
volontà di lavorare assieme individuando di volta in volta quei
campi in cui il lavorare assieme
è di reciproco arricchimento e di
utilità per l’opera del Signore.
Condizionare la possibilità di collaborazione alla iscrizione dei
singoli nei reciproci elenchi di
chiesa appare estremamente riduttivo. La collaborazione tra
chiese va vista come molto più
articolata. La barriera denominazionale non sempre e dovunque
è vista come insormontabile.
Nella mia esperienza quella barriera è sembrata insormontabile per alcuni aspetti, mentre
non lo è stata affatto per altri,
anzi in alcuni momenti della
vita ecclesiastica quella barriera
è stata inesistente. Ma è proprio
il mantenimento delle peculiarità denorninazionali, della individualità dai contorni precisi che
conser^te la dialettica, la collaborazione e all’occorrenza l’esperienza individuale.
Evangelizzazione, collaborazione territoriale, giornale unico sono degli ottimi campi in cui concentrare i nostri sforzi per gli
anni che ci stanno davanti. Voglia il Signore benedire questi
sforzi.
Salvatore Rapisarda
PROTESTANTESIMO IN TV
« I bisogni dei giovani che
vivono la tossicodipendenza
sono gli stessi degli altri giovani: essi pongono delle esigenze, delle necessità irrinunciabili, la più importante delle quali è un senso da dare
alla propria vita ».
Delle molte affermazioni
fatte da politici, giuristi, operatori di comunità nel corso
della trasmissione del 4 febbraio (il servizio centrale era
intitolato, appunto, « Un senso per la vita»), questa di
Luigi Ciotti, del « Gruppo Abe
ll ruolo dei cristiani in questo contesto può essere variamente inteso; si sono create, per iniziativa cattolica e
di altre denominazioni evangeliche, comunità terapeutiche che fanno della fede un
elemento centrale per dare
una svolta alla vita di chi soffre. Al momento, è stato detto nel corso della trasmissione, le chiese evangeliche
che fanno capo alla FCEI non
hanno le forze per lanciare
un progetto di questo genere.
Che cosa abbiamo, allora, da
Un senso
per la vita
le » di Torino, è quella che
colpisce di più. Non solo e
non tanto perché proviene da
chi quotidianamente opera
sul campo nell’offrire una mano al tossicodipendente, ma
perché essa sposta l’accento
del discorso dal lato « tecnico-formale » del disegno di
legge approvato in dicembre
dal Senato (su cui esponenti
dei partiti hanno espresso i
loro commenti) alla realtà
complessa che ci coinvolge
tutti, in tutte le nostre città,
in tutti i giorni. Da qui occorre partire per comprendere il sofferto itinerario che
porta alcuni alla droga e alla
tossicodipendenza. Da questa
esigenza bisogna partire per
chiedersi se le nostre società
sanno rispondere ai bisogni
di comunicare, ai bisogni di
affetto, al bisogno di avere uno
scopo, o se esse sono alla ricerca (con il complesso iter
di questa legge) di una normativa che le tuteli senza risvendere alle richieste più
drammatiche: in questo senso va interpretato il dibattito
— appassionato, a tratti polemico — tra chi condivide
il testo e chi lo considera
più aderente allo stile punitivo.
dire? Il pastore A. Berlendis
e Ermanno Geme, della Facoltà di teologia, hanno fornito delle risposte « impegnative », che vincolano ciascuno
di noi a rendersi testimone
della propria fede. La nostra
religiosità — ha detto Berlendis — non riesce a far intravvedere un senso fatto di valori, una dimensione aggregante intorno al profondo
cambiamento che Dio opera
in noi, e può operare nella
società stessa.
Per Geme il contributo delle nostre comunità può esplicarsi innanzitutto nella prevenzione; devono aprirsi degli spazi di riflessione sui problemi che portano alcuni alla droga; di fronte alla richiesta di un senso per la vita il credente, che è una persona come le altre, trova la
possibilità dell’incontro con
Dio, che « orienta » l’esistenza
delle persone, con la prospettiva di una speranza e di una
certezza di vita.
Ha chiuso la trasmissione
un interessante « dialogo indiretto » di Tullio Vinay che ha
affrontato la questione dell’antisemitismo in risposta alla lettera di una telespettatrice. Alberto Corsani
BOLOGNA
Unità e preghiera
Venerdì 19 gennaio, nell’ambito della settimana di preghiera
per l'unità dei cristiani, presso
la nostra chiesa ha avuto luogo
un incontro fraterno tra diverse
denominazioni evangeliche (erano presenti una corale di giovani e il pastore della chiesa avventista) e alcuni gruppi parrocchiali cattolici.
Indetto dal SAE di Bolo^a,
rincontro, a cui hanno partecipato un centinaio di persone (circa 1/4 la rappresentanza metodista), si è svolto con preghiere (del pastore avventista, de'
pastore metodista e di un sacerdote cattolico), canti proposti
da giovani avventisti e cattolici,
intermezzi musicali e letture bibliche.
Il testo proposto è stato Già
vanni 17, la cosiddetta preghie
ra sacerdotale di Gesù. La riflessione dell’assemblea è stata centrata in particolare sul v. 21,
grazie ad una predicazione profonda e ricca di spunti da parte
del prof. Paolo Ricca, della nostra Facoltà di teologia. Ne indichiamo qui solo un frammento: « La preghiera per l'unità Gesù non la rivolge agli uomini,
non è una esortazione rivolta a
noi, ma è una preghiera rivolta
a Dio. Non vi è possibilità di
unità per l'uomo con le sue proprie risorse, neppure unità con
se stesso. La preghiera rivolta
a Dio ci fa quindi capire che
non ci sono iniziative umane di
vera unità se essenzialmente non
c'è preghiera. Perché Kunità è,
appunto, la preghiera ».
R. B.
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r
16 febbraio 1990
fede e cultura 5
Rinascimento
ed Evangelo
Un interessato e numeroso
pubblico era presente nell’Aula
magna dell'Università di Zurigo
per la prolusione tenuta dal libei-o docente Emidio Campi, pastore delia Chiesa evangelica di
lingua italiana di Zurigo, sul tema: « Rinascimento ed Evangelo. Sulla storia della Riforma in
Ital.a», lunedì 4 dicembre scorso.
L’oratore ha tracciato in una
ampia panoramica la situazione
dei movimenti di riforma in Italia che, fatta eccezione per i
valdesi in Piemonte, non hanno
avuto continuità nel tempo.
L’oratore si è soffermato ad
analizzare i vari centri riformati,
da Napoli, attraverso la Toscana, alla pianura padana.
Veniva così ricordato l’aristocratico spagnolo Juan de Valdés,
autore del libro « Del sacrificio
di Cristo », che influenzò Pier
Martire Vermigli e Bernardino
Ochino, il poeta Marcantonio Flaminio, Galeazzo Caracciolo, nipote del papa Paolo IV ed in seguito profugo pei- motivi di fede a Ginevra, la poetessa Vittoria Colonna ed altri che avevano
allacciato e mantenuto contatti
con la Riforma d'oltralpe.
In Toscana il quadro dello sviluppo della Riforma fu ricco di
contrasti, per lo meno in Siena,
Firenze e Lucca.
diatore del Rinascimento italiano nei paesi a nord delle Alpi.
Il ruolo di Vermigli nella chiesa inglese e la sua influenza nell'insegnamento a Zurigo (15561562) sono noti a tutti. Meno conosciuti invece i suoi contatti
fra luterani e riformati, motivo
per il quale lo si potè appellare
« il riformatore ecumenico ».
Girolamo Zanchi, che in tutte
le sue opere non cessò di manifestare la sua volontà di evitare
lotte confessionali e la sua dedizione allo studio, fu apprezzato non solo nell'Europa continentale ma anche in Inghilterra.
Lasciò l’Italia nel 1582 alla volta di Strasburgo e più tardi venne chiamato .all’Università di
Heidelberg, quale successore di
Ursino.
Tradizione umanista
e nuova fede
Eretici e
intellettuali
In Firenze — stando agli atti
dei processi dell’Inquisizione —
nel 1547 si parlava di numerose
centinaia di « eretici » ch’ebbero influenza e contatti con Lucca. Basti pensare che fra il 1555
ed il 1580 una grossa parte del
patriziato di questa città diven
ne calvinista, grazie alla preziosa opera del Vermigli che fece
del convento di San Frediano
Un centro riformato di diffusione. Rifugiati lucchesi infatti diedero un considerevole apporto
intellettuale alla vita delle chiese, arricchendo con il loro pensiero le città europee che li accolsero in seguito.
Per un concreto esempio: Pietro Perna, che nel 1556 rilevò la
stamperia di Thomas Platter di
Basilea, è stato un efficace me
Molti in Bologna, Reggio, Mantova, Faenza, Ferrara, Modena,
di tradizione umanista, abbracciarono la nuova fede. All’inizio
dei 1530 il poeta Ludovico Castelvetro, il più significativo rappresentante dell’Accademia di Modena, traduceva in italiano l’opera del Melantone « Loci communes rerum theologicarum » con
il titolo « I principi della theologia di Ippophile da Terra Negra » che, unitamente all’opera
« Del beneficio di Cristo » ed al
« Sommario delle Sante Scritture » costituiscono i capolavori
della letteratura religiosa del XVI
secolo.
Nei territori della Repubblica
di Venezia il protestantesimo ebbe più lunga durata, dal momento che le autorità si dimostrarono — sia per motivi finanziari che per motivi spirituali — in
genere più tolleranti. Si ricordano due famosi teologi, strettamente legati alla storia della Riforma europea: Pier Paolo Vergerlo (J 498-1565), già vescovo di
Capodistria e per molto tempo
nunzio papale in Germania, e
Tagostiniano Agostino Mainardi,
del convento di Como.
I! primo operò in un primo
tempo quale predicatore nelle
valli di lingua italiana dei Grigioni (Svizzera) ed in seguito divenne consigliere del conte Chris
Claudiana editrice
NOVITÀ’
E’ appena uscito il Dossier n. 24:
P. COSSIGA, D. GARRONE, F. GIAMPIOCOLI,
G. PLESCAN, P. RIBET, P. RICCA,
E. RIVOIR, G. SPINI, G. TOURN
Tra ricordo e speranza
Discorsi e sermoni per il III centenario del
Glorioso Rimpatrio
pp. 84, Lire 7.500
La raccolta dei discorsi e sermoni (di cui una parte inediti)
che hanno fatto vibrare i cuori e riflettere le menti di chi ha
avuto la fortuna di ascoltarli dal vivo.
FONDATA NEL 1855
Via P. Tommaso, 1 - 10125 Torino - Tel. 689804
C.C.I.A. n. 274.482 - C.C.P. 20780102 - cod. fise. 00601900012
Dora Naso Gysin
PARIGI
Agli albori del
liberalismo
L’Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi, in coiiaborazione con l’istituto itaiiano di cultura
e con la Società di studi valdesi, lorganizza un convegno internazionaie
che si svoigerà mella capitale francese il 12-13 marzo prossimi, dedicato
al Glorioso Rimpatrio.
Titolo completo dell'iniziativa è:
« Agli albori del liberalismo in Europa, l'avventura di un popolo-chiesa:
1689-1990, il Glorioso Rimpatrio dei
va desi del Piemonte ».
Scopo del convegno è quello di presentare agli specialisti francesi di
storia politica e religiosa del XVII secolo i lavori di ricerca compiuti nel
dorso degli ultimi anni In occasione
delle celebrazioni del terzo centenario del Rimpatrio.
Tale evento viene considerato per
tre valenze che vanno al di là dell'ambito locale: una dimensione politidomilitare (il fatto fu legato al progetto
di Guglie mo ili di apertura di un
« fronte sud », di cui la guerra dei Camisards fu un altro esempio): una dimensione eticosociale (i valori protestanti furono fondamentali nella
« crisi della coscienza europea » e furono determinanti per l'avvento del IIberansmo); e una dimensione religiosa (grazie a tale avvenimento poté
proseguire la sua vita il protestantesimo in Italia).
Sotto la presidenza di vere e proprie autorità mlomdiall in materia di
storia (come Jacques Le Goff e Emmanuel Le Roy-Ladurie), sono previsti, a fianco di quelli francesi come
J. Baubérot, gli interventi di Giorgib
Tourn, Giorgio Spini, Enea Balmas,
Bruna Peyrot e Aldo Comba.
ZURIGO
LA VOCE DELLA LUNA
La filosofia di Fellini
Un panorama ricco ó\ fermenti intellettuali: i profughi della fede e la
« communio viatorum » - Una storia che è ancora tutta da scoprire
toph von Wiirttemberg; il secondo, già facente parte di un
movimento di riforma della contea di Milano, legato ai riformatori zurighesi, operò — sostenuto da Bullinger — la riforma di
Chiavenna in Valtellina,
Con l’inizio dell’Inquisizione
romana nel 1542, gli « eretici »
italiani furono costretti a lasciare il paese, cercando rifugio in
capitali di cultura protestante,
dando colà un benefico apporto
di personalità, idee ed esperienze.
Riforma degli « eretici » o riforma dei profughi della fede?
Contrariamente a quanto prospettato da Delio Cantimori nella sua opera « Gli eretici italiani nel tardo Rinascimento »,
frutto di ricerche dirette fra gli
atti deirinquisizione, dove parla di riforma degli « eretici »,
Campi sostiene che trattasi di
comunità di profughi della fede,
evangelicamente detta « communio viatorum »; una comunione
di credenti i quali vedono lo
scopo della propria chiamata davanti a Dio nella fermezza e nella serenità, attingendo dafl’Evangelo la salvifica acqua di vita.
La storia della Riforma nel
Rinascimento è una storia taciuta, tutta da scoprire, che giace ancora nei segreti archivi dell’Inquisizione e che ci serberà
delle sorprese quando potremo
finalmente accedervi e conoscere la vera ampiezza del movimento di riforma in Italia, così brutalmente annientato.
Fellini (a sin.) e Paolo Villaggio durante le riprese del film.
A settant’anni suonati Pellini
si rivolge al grande pubblico
con « La voce della luna » descrivendo l’italica quotidianità caotica e assurda, godereccia ed inquinata in cui viviamo ed evocando i sogni, le paure e le tensioni del grande inconscio collettivo. Nel film incontriamo Paolo
Villaggio nei panni del prefetto
Gonella, un burocrate sconfitto,
un’autorità esautorata alla ricerca di folli congiure, e Roberto
Benigni, diafano vagabondo —
appunto un lunatico — che cammina incrociando quasi per caso
la realtà. C’è poi in questo film
la grande piazza dell’Italia degradata di oggi, con la sua accozzaglia di stili, di discorsi, di
sceneggiate. Non mancano solenni prese in giro alle autorità
costituite, compresi i vari gradi
del clero, che traffica in madonne fabbricate in serie e che non
è mai assente dal tavolo di chi
detiene il potere. C’è infine la
provincia romagnola di cui Fellini è figlio con le sue volgarità
da strapaese, le sue fole, la sua
sensualità repressa eppure ossessivamente cercata, il suo profondo senso del ridicolo e del
religioso. Quando la luna —
evocatrice di amore e di morte — viene alla fine catturata
c’è chi, di fronte a tanta luce, si
genuflette, prega e invoca la divinità. E’ l’apparizione di cui c’è
bisogno perché l’illusione continui, il delirio non abbia fine.
Un film apparentemente caotico, costruito quasi per caso, di una singolare forza creativa, stracolmo di simboli, di sentimenti
e di umorismo. Raccontarne la
trama — ma poi quale trama? —
significherebbe banalizzarlo. Come spesso succede per i film di
Fellini, anche questa volta il poema dei lunatici è un mondo a
sé, straordinariamente denso di
agganci al quotidiano, in cui tutto si lega come in una perfetta
architettura. E’ la fotografia dell’Italia di Berlusconi, degli spot
e degli snack, superstiziosa e
consumista, arrogante, rumoro-sa e sognatrice. Ed è anche un
enorme psicodramma dove tutte
le energie maschili sono protese, maniacalmente, alla ricerca
di un femminile che continua
a fuggire eccitando la fantasia.
Il Fellini degli anni '80 non è
più il grande Fellini de « La dolce vita» (1958), di «Otto e mezzo» (1963) o di «Amarcord»
(1973). Eppure anche questa volta, come già era successo in « E
la nave va » (1983) o « L’intervista » (1987), Pellini rimane fedele a se stesso. Nel lontano 1961,
in una intervista concessa a Gideon Bachman, il grande regista,
discutendo del neorealismo, ovvero se è possibile ed è lecito
fotografare la realtà cosi com’è
evitando di interpretarla, si lasciava sfuggire questa osservazione: « Ogni ricerca che un uomo svolge su se stesso, sui suoi
rapporti con gli altri e sul mistero della vita è una ricerca
spirituale e, nel senso vero del
termine, religiosa. Suppongo sia
questa la mia filosofia (...), una
ricerca in se stessi e negli altri.
In ogni direzione, in tutte le direzioni in cui va la vita ».
Ed è proprio la capacità d’interpretare la realtà in più modi,
compreso anche il vedere le cose dall’alto da dove tutto si ridimensiona, che permette a Fellini di essere, ancora una volta,
uno dei più acuti decifratori della nostra realtà. Acuto anche nel
senso degli affari: venti miliardi per una lima nel pozzo che si
rivelerà un affare (e non solo
per i gonzi).
Giuseppe Platone
COMMISSIONE PER L’OPERA BALNEARE VALDESE
G. P. MEILLE
BORGIO VEREZZI (Savona)
Casa Balneare Valdese
BORGIO VEREZZI
Sono stati fissati i turni della colonia marina anno 1990 a
Borgio Verezzi (Savona), età dai 6 anni (compiuti) a 12 anni
(nati dopo il 1.1.1978 e non oltre il 31.5.1984).
1° turno dal 18 giugno al 9 luglio '90
2” turno dal 9 luglio al 30 luglio '90
3" turno dal 30 luglio al 20 agosto ’90
4° turno dal 20 agosto al 10 settembre '90
I moduli per le iscrizioni possono essere richiesti presso
la Segreteria della Chiesa valdese di Torino, Via S. Pio V n. 15
- 10125 Torino - telefono 011/6692838. Termine delle iscrizioni:
15 maggio 1990.
Si accettano anche domande per personale (evangelico)
addetto ai turni di colonia : monitrici/ori - vigilatrici/ori - infermiere/ri. Età minima 18 anni compiuti. Le domande dovranno
pervenire entro il 15 marzo 1990.
La commissione è a disposizione per ogni ulteriore informazione.
6
6 prospettive bibliche
16 febbraio 1990
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
CRISTO, IL PERNO DELLA TUA VITA
Gesù, chiamata a sé la folla con i
suoi discepoli, disse loro: Se uno
vuol venire dietro a me, rinunzi a se
stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua
vita, la perderà; ma chi perderà la
sua vita per amor mio e per amore
dell’Evangelo, la salverà. E che giova
all'uomo se guadagna tutto il mondo
e perde la vita sua? Infatti che darebbe l’uomo in cambio della sua vita? (Marco 8: 34-37).
Questa parola sconvolgente di Gesù rimbalza più di una volta negli Evangeli e s’indirizza non solo al gruppo dei discepoli, ma
a tutta quella folla assetata di una parola
di speranza, di vita autentica che popola le
pagine dell’Evangelo di Marco. Non è solo
una parola per la chiesa ma è una parola
per la società. E’ una parola che spiega la
vita di Gesù e allo stesso tempo può spiegare come potrebbe diventare la nostra.
Essa è prima di tutto un invito a muoversi: «Se uno vuole venire dietro a me...».
Non si tratta soltanto — come per gli antichi maestri di saggezza — di essere ascoltati in silenzio. Qui non c’è evasione mistica, culto della personalità, ma c’è prima
di tutto un invito a muoversi. Gesù attraverserà le città e le campagne della Palestina con il gruppo dei discepoli. E la predicazione itinerante è quel confrontarsi, sempre e di nuovo, con persone e situazioni e
culture diverse. E’ insomma il contrario dell’immobilismo. E’ il viaggio della fede. Ma
per iniziare questo particolare viaggio occorrono — proprio perché l’avventura della fede non si trasformi in avventurismo —
alcune condizioni. E duemila anni di cristianesimo hanno spesso interpretato queste
condizioni preliminari per seguire Cristo in
due grandi categorie.
Di Cristo possiamo
essere solo testimoni
La prima è quella dell’« imitazione di
Cristo ». Quasi a dire: rinuncia a te stesso
e diventa come Cristo. « Riproduci — come afferma un commentatore cattolico —
in te stesso l’immagine del divino. Sottomettiti alla legge della sofferenza redentrice ». Ma noi possiamo tutt’al più essere testimoni di Cristo, non diventare dei piccoli
messia. Un’altra possibilità, sempre in agguato. è quella moralistica: rinuncia a compiere determinati peccati. Imbocca una strada nuova di perfezionismo morale sulla
quale è possibile allontanarsi dal peccato,
da ogni peccato. Ma per noi non è certamente quest'ultima la tentazione più grande.
Non basta solo rinunciare a se stessi, occorre anche «prendere la propria croce».
Di nuovo due grandi linee interpretative
vedono in quella croce il simbolo della rassegnazione completa, il sopportare pazientemente la sofferenza e la solitudine, o alcontrario quella croce diventa quasi un’arma con cui affrontare le varie battaglie della vita. Qgni epoca ha avuto le sue crociate.
Ma certo che per gli ascoltatori di Gesù,
abituati a vedere, sotto la dominazione romana, i condannati che camminavano por
Cosa vuol dire, in una prospettiva evangelica, rinunciare a se stessi o
perdere la propria vita? La predicazione che presentiamo in questa pagina tenta di rispondere agli interrogativi di fondo del messaggio evangelico. Ma l’importante, accanto alle argomentazioni teologiche — sembra dirci il predicatore — è essere veramente disponibili, senza porre
condizioni, a lasciarsi coinvolgere dal ’’nuovo” di Dio, (red.)
tando sulle loro spalle il palo del supplizio
sino al luogo dell’esecuzione, quella parola sulla croce fu forse capita come un invito
ad associarsi alla causa rivoluzionaria contro l’odiato invasore.
Qltre a rinunciare a se stessi, a prendere la propria croce, Gesù parla di perdere la propria vita. E qui, per tutte, basti
l’interpretazione che percorre non solo il
cristianesimo ma altre religioni: la sete di
martirio. Nel 117 d. C. il vescovo d’Antiochia, Ignazio, imprigionato e condannato a
morte da una delle tante persecuzioni contro i cristiani, mentre è tradotto a Roma
per essere dato in pasto alle belve nel
Colosseo scrive una lettera nella quale la
sua unica vera paura è quella che all’ultimo momento la pena gli venga commutata
e non possa più diventare un martire. E’
la vecchia idea che tu guadagni l’eternità
pagandola con le tue sofferenze.
L’identificazione con
i progetti di morte
Ma tutte queste interpretazioni, e altre
ancora, che mettono al centro dei simboli con cui identificarsi, hanno spesso comune un punto: la negazione profonda di se
stessi. In altre parole: c’è un bisogno difuso, alimentato da certa religiosità, di identificarsi con dei progetti di morte, di immobilismo. Un bisogno di annullarsi come
uomo e come donna con un sostanziale,
quanto malcelato, disprezzo della propria
vita e di quella degli altri. Dall’altra parte
c’è un bisogno di affermare, in modo esasperato, la propria identità contro quella
degli altri, oppure di tendere a traguardi
impossibili drogando mentalmente la propria vita. Ma immolarsi per una causa, giusta o sbagliata che sia. non equivale automaticamente a seguire Gesù Cristo. La morte eroica del soldato romano che difende
con la sua vita i confini dell’impero, sprezzante del pericolo, non è quella di Cristo
sul Golgota perché la sete di morte, di fanatismo, di autodistruzione non fa parte
dell’insegnamento di Gesù.
Evitate tutte queste interpretazioni distorte (utili soltanto ad una religiosità
deU’immobilismo e della eonservazione che
propone cambiamenti solo nel dominio dello spirito o del perfezionismo morale, ma in
termini concreti sa sempre schierarsi dalla
parte del più forte), come dobbiamo capire, per il nostro tempo, questa parola
sconvolgente che quasi ci schiaffeggia con
l’antitesi dei verbi: « rinunciare » e « prendere », « perdere » e « salvare »?
Decorre dire che al di là delle paure e
delle imbalsamazioni che si sono fatte di
questa parola di Gesù proprio per spuntarla e renderla innocua — vuoi per un
cristianesimo che ha avuto paura della
gioia, della sazietà, del godimento e ha indicato nella penitenza, nella privazione e nella
mortificazione il massimo bene, o vuoi per
un cristianesimo che ha indicato troppo il
cielo e troppo poco la terra, proponendo vie
impossibili da percorrere se non sublimandole (quindi annullandole) — sta di
fatto che noi, uomini e donne del 1990, abbiamo perso la freschezza di quell’antico
annuncio di Cristo. Esso non conduce ad
atti disperati ma ad atti di speranza; non
vuole la nostra morte ma la nostra vita.
Questa parola evangelica non c’insegna ad
autoannullarci, ad autoilluderci verso irraggiungibili traguardi ma, molto più semplicemente, c’invita, giorno dopo giorno, a seguire Gesù nella concretezza della vita quotidiana.
Sì, la sua strada può diventare la nostra strada. Certo noi dobbiamo mettere in
conto che questa strada può portare a sua
volta noi nel palazzo di Pilato o sulla collina del Golgota. Questa strada può condurci alla radice del male della nostra società perché lì avvenga il confronto con
l’amore di Dio, l’agape.
Sì, non è facile seguire davvero Gesù.
Non per nulla, storicamente parlando, Gesù, nelle difficoltà estreme, fu solo, privato
dell’aiuto dei suoi più cari amici.
Rinunciare a se stessi
nella prospettiva evangelica
Rinunciare a se stessi e perdere la propria vita, nella prospettiva evangelica, non
significa vanificare la vita bensì valorizzarla. L’evangelista Marco aggiunge una precisazione centrale: « chi perderà la sua vita per amor mio e per amore dell’Evangelo ». Con altre parole potremmo dire che
si tratta di permettere che la nostra esistenza ruoti non intorno ad un asse di autodistruzione, di annullamento ma intorno a
Cristo. E perché questa potente rotazione
alla vita venga impressa, occorre essere afferrati dall’invito di Gesù a seguirlo nella
direzione nuova che possiamo percorrere insieme, valutando ciò che di volta in volta
è importante e ciò che invece ci rallenta
o ci distoglie dal cammino intrapreso. E in
questa via non mancheranno le sorprese,
anche piacevoli; la prima è di scoprire che
Cristo è il senso della tua vita; un’altra
è costituita dalla possibilità di legare la tua
vita al grande progetto di Dio per il mondo;
un’altra ancora è il sentirsi liberati dall’angoscia di salvarsi con le proprie mani, con
il proprio lavoro, ma di sapersi liberati
dalla Grazia di Dio, come ben risuona nell’interrogativo amaro, ma realistico: « Cosa
conta di più? ». Correre dietro al guadagno,
alla tua vita privata, ai tuoi egoismi o camminare con Gesù? Ma se vogliamo veramente camminare con lui, non dovremmo
farlo nell’avvilimento della rinuncia o nella
depressione di sapere che altre strade sono
più facili. Decorre invece intraprendere
questa strada con speranza, sapendo che su
questi passi incontreremo la rinunzia, la
croce, lo spendersi, il servizio per la eausa
dell’Evangelo, passi questi che ci condurranno all’economia del dono, all’autodisciplina etica e spirituale, passi che ci porteranno, nel confronto continuo con la parola di Dio — vera bussola della direzione
che vogliamo percorrere — verso la scoperta di noi stessi, della nostra più profonda
identità di creature amate e volute da Dio.
Noi abbiamo incapsulato questa parola
di Gesù, sconvolgente, nell’involucro rassicurante del nostro benessere, delle nostre
tradizioni, del nostro buon senso, dei nostri
calcoli e dei nostri progetti. Sta di fatto che,
girala come vuoi, una vita al seguito di colui che ha dato la sua vita per tutti noi non
può essere una vita normale alla quale aggrapparsi spasmodicamente, ma dev’essere
una vita che si dona agli altri. Solo chi dà
se stesso agli altri, solo chi è veramente
aperto a lasciarsi guidare da Dio incontro al
prossimo può salvare la propria vita, e
non solo nell’aldità, ma qui ed ora. Qggi stesso.
Una vita nuova
rivoluzionata dallo Spirito
Chi cammina sul ponte sospeso tra sé e
il progetto di Dio vivrà una vita nuova, rivoluzionata dallo Spirito ma sempre sorretta dalla sua mano.
Gli Evangeli trasmettono queste parole
sconvolgenti di Gesù nel quadro di un suo
colloquio pubblico; la verità evangelica
non è una faccenda privata che interessa
soltanto un’élite di iniziati, non può restare
relegata negli angusti confini del dialogo
interpersonale; insomma chi cammina con
Gesù non deve seguirlo soltanto a distanza e alle prime difficoltà eclissarsi. Chi cammina con lui deve rilanciare questa parola e questa speranza a chi è in ricerca, deve offrirla a quella folla assetata di speranza e di vita autentica che vive in ogni
paese del mondo.
Affinché l’invito di Gesù non resti lettera morta, cosa occorre fare? Diffido degli
elenchi fatti a tavolino o di direttive imposte sulla testa della gente. Gli elenchi e le
direttive si costruiscono insieme e insieme se ne porta la responsabilità. Ma una
cosa possiamo fare subito, prima di tutto
il resto: applicare a noi stessi questa parola di Gesù. Tentare di viverla e forse di ricomprcnderla; o meglio ancora lasciarsene afferrare ogni giorno.
Così TEvangelo sarà presente nel nostro
tempo come parola certamente sconvolgente ma soprattutto piena di speranza. Essa
può spingerci a diventare ogni giorno testimoni coraggiosi, sinceri, comunicativi e comunitari del suo Regno che compare qui e
là. nel Nord e nel Sud del mondo, dove uomini e donne sono stati afferrati dall’invito
a muoversi e seguire Gesù senza avere altra sicurezza se non quella derivante dalla
sua promessa che sarà con noi sino alla fine
dei tempi.
Giuseppe Platone
7
16 febbraio 1990
obiettivo aperto
L’URSS VERSO LA SFIDA PIU’ DIFFICILE
La crisi deiie nazionaiità
Con la perestrojka hanno preso vigore anche le lotte indipendentiste di popolazioni artificiosamente accorpate nel corso dei secoli
L’Unione sovietica è abitata da
una moltitudine di popoli diversi
per origine, cultura, tradizione,
lingua; oltre 100 differenti nazionalità sono state censite. Nell’ora
della perestrojka sono esplose le
nazionalità: la tendenza da sempre presente in URSS delle rivendicazioni nazionali si è radicalizzata ed ora minaccia la stessa integrità dell’Unione. Si assiste a rivendicazioni nazionali in periferia
e, al centro, alla rinascita di uno
sciovinismo grande-russo. Nella rinascita dello spirito nazionalista,
Gorbaciov e la sua équipe hanno
dimostrato finora una linea politica incerta e debole. Gorbaciov
non ha affrontato la questione che
nell’autunno dell’89 e nel recente
plenum del comitato centrale del
PCUS, mentre l’esplosione della
questione armena era del febbraio ’88.
La stessa decisione di concedere l’autonomia alle repubbliche
baltiche è giunta perciò tardiva,
quando ormai Je spinte nazionaliste erano arrivate ad annunciare i
pogrom. Sono infatti apparsi nelle
repubbliche baltiche, a Leningrado e a Mosca volantini della Pamiat, una centrale antisemita legale, che annunciano il pogrom
per il prossimo mese di maggio. Le
minoranze vengono indicate dagli
sciovinisti della «grande Russia»
come «nemici del popolo» da mettere « a morte » e la stessa cosa
avviene nelle repubbliche baltiche
e nel Caucaso. Le eittà della Russia si riempiono di « profughi »
provenienti dalle repubbliche periferiche. I profughi vanno ad ingrossare il numero degli scontenti. Dall’altra ebrei, armeni, minoranze di lingua tedesca lasciano
rURSS. Sono già più di 100 mila
coloro che sono usciti, ma si calcola che partiranno almeno un milione e mezzo di persone. Un ponte aereo è già stato istituito a Budapest per gli ebrei che vogliono
emigrare in Israele.
C’è dunque in Unione sovietica
un nuovo razzismo che sta montando. Tutto questo rappresenta il
problema politico principale che
oggi Gorbaciov ha davanti: o si
risolvono i conflitti tra russi e non
russi, oppure si andrà ad uno
scontro drammatico che potrebbe
portare alla divisione dell'attuale
URSS.
1 nazionalisti propongono infatti una completa ristrutturazione
dello stato sovietico: propongono
che la federazione abbia una base
di 15 stati (Russia, Estonia, Lettonia, Lituania, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Georgia, Armenia,
Azerbaigian, Turkmenistan, Uzbekistan, Kazakistan, Kirghizistan,
Tagikistan) sovrani e autonomi.
Nel nuovo trattato di federazione
ciascuna di queste repubbliche si
assumerebbe il compito di gestire
autonomamente le questioni economiche, politiche, sociali e culturali del paese, mentre la federazione avrebbe solo un compito di
coordinamento militare e della sicurezza e per la politica estera, nei
rapporti economici con le altre potenze.
Per altri invece (la maggioranza
del PCUS) si tratterebbe piuttosto
di decentralizzare semplicemente
alcuni compiti oggi svolti centralmente e di mantenere il coordinamento politico, sviluppando il ruolo dei partiti comunisti nazionali
come elemento di coesione.
Ci si può immaginare che i nuovi dirigenti sovietici cercheranno
una via di mezzo. Cioè: autonomia delle repubbliche a condizione che l’unione politica sia mantenuta.
Occorre poi tener presente che
non tutte le repubbliche e i vari
movimenti nazionali sono concordi sulle rivendicazioni e soprattutto che le motivazioni di partenza sono diverse. Per le repubbliche baltiche si tratta di ricercare
una vera e propria indipendenza,
come quella avuta tra il 1918 e il
1940. Per gli armeni invece si
tratta della richiesta di autonomia
per ragioni di sicurezza personale;
vogliono evitare nuovi pogrom come quello del febbraio di due anni fa in Azerbaigian.
Le repubbliehe dell’Asia vogliono invece l’autonomia economica
per non dover dipendere da disastrose programmazioni economiche centrali. Questa situazione
rende più difficile una soluzione
globale del problema delle nazionalità. Le misure decise nell’ultimo comitato centrale permetteranno probabilmente l’avvio dell’indipendenza delle repubbliche baltiche e (forse) della Moldavia,
mentre per le restanti si vedrà se i
nuovi Soviet supremi delle repub
I paesi
baltici
oggi
PW "^LETTONIA s i
ì(Uami)
bliche, che entreranno in funzione
nel prossimo marzo, saranno sufficienti a garantire un vero potere
autonomo delle repubbliche di
fronte a Mosca. La cosa, poi, si
complica dal punto di vista religioso. Mentre nelle repubbliche
baltiche i protestanti (sia pur con
qualche risentimento) sono impegnati in un ecumenismo con i cattolici e con gli ortodossi, in Azerbaigian il popolo azero è diviso in
due, da una parte e dall’altra della
frontiera con l’Iran.
L’Islam gioca un ruolo fondamentale. I giovani mullah hanno
rapporti con i loro colleghi in Iran
e questi ultimi premono perché
anch’essi assumano direttamente
un ruolo politico come quello da
loro svolto in Iran. Ciò può portare ad una vera e propria « guerra
santa » contro l’URSS e gli armeni, oggi soltanto annunciata dai
mullah più fondamentalisti. Avvisaglie di tutto questo sono già evidenti negli avvenimenti dell’ultimo
mese.
Per ora Gorbaciov e i nuovi dirigenti sovietici sembrano aver in
mano la situazione e determinante
in questo è l’appoggio dell’esercito alla perestrojka.
Certo è che le soluzioni non
si possono diluire nel tempo.
La riforma costituzionale non può
attendere. La fine del partito unico e il pluripartitismo non sono
soluzioni valide per il problema
delle nazionalità.
Giorgio Gardiol
La collina delle croci a Sianliai, in Lituania, testimonia di una fervida devozione popolare.
SCHEDA
Le chiese protestanti
nei paesi baltici
— Estonia: 45.100 kmq, 1,571,00 abitanti di cui il 40% di origine russa,
lingua estone, religione maggioritaria
luterana, capitale Tallinn.
— Lettonia: 64.500 kmq, 2.673.000
abitanti, lingua lettone, religione maggioritaria luterana, capitale Riga.
— Lituania: 65.200 kmq, 3.682.000
abitanti di cui 15% di origine russa
e 9% di origine polacca, lingua lituana,
religione maggioritaria cattolica, capitale Vilnius.
Complessivamente estoni, lettoni e
lituani non rappresentano che il 2,5%
della popolazione dell'intera URSS.
La Chiesa evangelica luterana
di Estonia, la cui sede è a Tallinn, conta 175.000 membri, 142
comunità e 90 pastori. E’ membro del Consiglio ecumenico
delle chiese dal 1962 e della Federazione luterana mondiale, come anche della Conferenza delle
chiese europee (KEK) e della
Conferenza cristiana per la
pace.
In Estonia, come anche in Lituania, i Cavalieri teutonici e i
danesi sottomisero e cristianizzarono la regione. Dopo una
rivolta fallita la Lituania fu divisa fra russi, svedesi, danesi e
polacchi. Fino al 1710 l’Estonia
appartenne alla Svezia, per poi
passare sotto la dominazione
russa fino al 1918. Conobbe una
breve stagione di indipendenza
dopo la prima guerra mondiale, per diventare poi Repubblica
socialista sovietica d’Estonia,
ed unirsi all’URSS dopo la seconda guerra mondiale.
Agli inizi della Riforma le città di Tallinn e Tartu formarono
un’alleanza evangelica con Riga,
in Lituania, e la Riforma si diffuse nelle campagne. Ma la Controriforma portò grosse sofferenze alla giovane Chiesa luterana, specialmente nel sud dell’Estonia, occupata allora dalla
Polonia. In seguito, durante la
dominazione svedese, fino al
1710, la chiesa si organizzò secondo il modello episcopale. Nel
1832 la legge russa riconobbe
l’ortodossia come religione di
stato, e la Chiesa luterana cominciò ad essere « tollerata ».
Nel 1918, con la creazione della
Repubblica d’Estonia, la chiesa
conobbe una nuova riorganizzazione, con un vescovo alla sua
testa, poi im arcivescovo, mentre il sinodo ne era l’organismo
legislativo e il concistoro rappresentava l’esecutivo.
Dopo il 1945 la ricostruzione e
il restauro delle chiese sinistrate dalla guerra sono stati la
priorità numero uno per la Chiesa luterana; questo rappresentò un peso notevole per i fedeli, in quanto gli edifìci di culto
appartengono allo stato, che li
aiRtta alle parrocchie. Altra priorità fu assicurare la formazione
ad un numero sufficiente di pastori. Intense reiazioni furono
intrattenute con ie Chiese luterane finlandesi e della Germania Est.
La Chiesa evangelica luterà
na di Lituania, la cui sede si
trova a Riga, conta 200.000 membri (compresi quelli lettoni e
deirURSS), 207 comunità e 92
pastori. E’ membro del CEC dal
1962, della FLM, della KEK e
della CCP.
La popolazione della regione,
che era chiamata Livonia, è stata convertita con la forza nel
corso dei secoli XII e XIII. Nel
1524 la città di Riga adottò la
Riforma luterana, che solo lentamente sarà accettata nel resto
del paese. La Controriforma, sotto la dominazione dei re polacchi, incontrò una decisa opposizione. Il primo pastore lituano
fu ordinato solo nel 1648, e la
traduzione completa della Bibbia nella lingua locale apparve
nel 1689.
Nel 1721 Pietro il Grande (dopo che i russi erano succeduti
agli svedesi) decise che il paese sarebbe rimasto luterano, e
che una Chiesa luterana avrebbe
dovuto stabilirsi in Russia, con
cinque concistori; San Pietroburgo, Mosca, e ie tre regioni
baltiche: Estonia, Livonia (o Lituania), e la Curlandia, antico
possedimento tedesco.
Nel 1918 la lotta per l’indipendenza terminò con la creazione
della Repubblica di Lituania. Sui
due milioni di abitanti, il 74% è
lituano, e si divide in un 56%
di luterani, 24% di cattolici,
14% di ortodossi russi, 5% di
ebrei e 1% di altre denominazioni, tra cui i battisti. Nel 1922
l’arcivescovo svedese Soderblom
consacrò il nuovo vescovo della
Chiesa luterana. Alla fine della
seconda guerra mondiale più di
200.000 lituani scelgono l’esilio,
una prova che la chiesa ebbe
molte difficoltà a superare.
Dal 1969 i pastori ricevono la
loro formazione presso il seminario teologico luterano di Riga, che conta circa 40 studenti.
La chiesa ha già accordato la
consacrazione al pastorato a sette donne. Benché abbia pochi
mezzi per sostenere le proprie
pubblicazioni, la Chiesa luterana ha dato corso, nel 1964, a una
nuova edizione del Nuovo Testamento e a una nuova liturgia.
La Chiesa luterana partecipa
ogni anno alle funzioni ecumeniche e agii incontri teologici
che si tengono all’estero, in
Ungheria, Cecoslovacchia, Finlandia, Svezia e nelle due Germanie.
(BIP)
8
8 vita delle chiese
16 febbraio 1990
r
RIESI
Costruire insieme
ii passaggio
Per riprogettare l’attività di alcuni settori del centro occorrono
ricerche sul campo, volontari, spirito di servizio e professionalità
Mesi cruciali questi per il Servizio cristiano (S.C.) di Riesi, nel
cuore della Sicilia; mesi di transizione, di preoccupazione e speranza. La situazione finanziaria
del 1989 presenta un deficit consolidato che rasenta i 150 milioni.
Le ragioni del deficit sono complesse; le scuole, materna ed elementare, incidono per il 60% del
bilancio globale; il settore agricolo, ormai avviato sul biologico,
è anch’esso in deficit e si sta cercando un nuovo responsabile del
settore poiché Mauro Long, che
se ne è occupato molto validamente, lascerà Riesi tra tre mesi;
il consultorio in città (il primo
sorto in Sicilia!), che ha in sé
grandi potenzialità, sta cercando
un'assistente sociale ed un’infermiera; la scuola meccanica, benché dotata di moderne strumentazioni, non ha più iscritti...
Occorre riprogettare, ripensare
radicalmente alcuni settori del
S.C. Ma sono cose che non s’improwisano. Occorre tempo, occorrono indagini sul campo e occorrono persone che
vi si consacrino con grande
disponibilità, spirito di servizio e
professionalità. Intanto però non
si è dormito. Si sta infatti formando un nuovo gruppo residente che subentrerà all’attuale a
partire da settembre. L’appello a
venire a Riesi che è stato rivolto
da queste colonne (vedi Eco/Luce n. 40/1989, « L’avventura della
fede ») ha già prodotto dei frutti
ma, come dicevamo, perché il
nuovo quadro sia completo e la
partenza sia forte e propositiva
occorre ancora trovare: un esperto di agraria, un’assistente sociale, un’infermiera, un coordinatore
pedagogico per le scuole. In questi giorni Jean-Jacques Peyronel e
Zizzi Platone (quest’ultimo subentrerà alla direzione del S.C. a
partire dal settembre ’90) hanno
scritto una lettera a tutti gli amici ed amiche del S.C. perché lo
sostengano concretamente in questa fase di transizione. Negli in
La .scuola meccanica, un settore in crisi per mancanza di iscritti.
Come riconvertirla?
contri straordinari del Cornitato
generale, di quello esecutivo e
del gruppo di servizio che si sono svolti a Riesi a fine gennaio —
sotto la presidenza del Moderatore della Tavola valdese. Franco
Giampiccoli — non si sono solo
avvertite l’ansia e la vertigine di
entrare in un tempo nuovo, né
si è avvertita soltanto l’angoscia
della difficile situazione finanziaria, ma si è colta (anche attraverso la viva voce di chi ha già dato
o sta per dare la propria disponibilità ad entrare nell’avventura di Riesi) la speranza che nasce, al di là dei nostri pessimismi
ed ottimismi, dalla forza trascinante dell’agape di Dio.
« Tra un anno — dice la lettera che la direzione del S.C. sta inviando a tutti quelli che hanno a
cuore realtà e prospettive dell’opera fondata da Tullio Vinay —
il S.C. avrà trent’anni. In questa
lunga stagione, che ha visto decine e decine di uomini e di donne
venire a Riesi per spendere, con
tempi ed intensità diversi, una
parte della loro vita ’’per amo
re di Cristo e dell’Evangelo”,
molte cose sono successe. E proprio perché tutto questo patrimonio di lavoro, di esperienza nella
testimonianza non subisca rallentamenti o cadute di tono —
conclude la lettera — noi oggi vi
chiediamo di sostenerci, spiritualmente e finanziariamente, in questo delicato passaggio ».
Subito dopo Pasqua, in occasione dell’annuale assemblea degli amici del S.C., si traccerà un
primo quadro del nuovo gruppo
residente che si sta formando. Si
farà anche il punto sui vari settori d’attività con le loro luci e le
loro ombre insieme alle prospettive per il domani. Forte è anche
l’interesse per l’opera del locale
gruppo di servizio, composto prevalentemente da fratelli e sorelle
di Riesi.
Segni di speranza dunque non
mancano, tuttavia, senza una vasta solidarietà concreta, riprogettare il S.C. per gli anni ’90 sarà
molto più difficile.
G. P.
PINEROLO
I matrimoni interconfessionali
L’assemblea della Chiesa valdese, nella riunione del 28 gennaio 1990, ha deciso di revocare
il divieto di celebrare nel locale
tempio matrimoni interconfessionali nel caso in cui la parte cattolica abbia chiesto la dispensa.
Tale divieto era stato stabilito
da un’altra assemblea, il 21 gennaio 1973. Allora la decisione era
stata motivata con la constatazione « che la normativa ecclesiastica sui matrimoni interconfessionali non aveva fatto, da
parte cattolica, sul terreno disciplinare, progressi tali da permettere un dialogo proficuo ».
Che cosa è cambiato in questi 17 anni?
Da una parte c’era chi si riconosceva sempre meno in una
decisione presa da un’assemblea
comunque diversa da quella attuale; dall’altra chi, nel contesto
di una certa evoluzione dei rap
porti ecumenici, sentiva che questo divieto, ritenuto comunque
ancor oggi del tutto coerente con
la nostra posizione, poteva costituire un .serio ostacolo nel proseguimento del comune cammino di fede, e correva il rischio
di non essere più interpretato
nel suo significato originario.
Il concistoro, a questo punto,
decideva di riesaminare il pro
blema, chiedendo al pastore Erika Tomassone una relazione .sulle disposizioni cattoliche in materia di matrimoni interconfessionali. La relazione metteva in
evidenza che la delicata materia
dei matrimoni interconfessionali, regolata dal capitolo VI del
Codice canonico del 1983, ha su
bito una certa evoluzione, abbastanza significativa.
Il Canone 1125 pone sempre
le tre condizioni per il rilascio
della licenza alla parte cattolica.
La prima condizione è che « la
parte cattolica prometta sinceramente di fare quanto è in .suo
potere perché tutti i figli siano
battezzati ed educati nella Chiesa cattolica ».
Il Canone 1127.2 conferma l’istituto della dispensa dalla forma di celebrazione cattolica del
matrimonio.
Come nota Tomassone, il fatto di porre condizioni è per noi
problematico, perché le condizioni poste pesano anche sulla parte non cattolica. Tuttavia, proprio questo « fare quanto è in
suo potere » è oggi interpretato,
nella diocesi pinerole.se, nel senso che la decisione che riguarda i figli deve essere presa in
uno scambio leale di vedute, nel
rispetto delle convinzioni religia
CORRISPONDENZE
incontro
sul metodismo
BOLOGNA — Si è svolto nella
nostra chiesa quello che qualcuno ha voluto chiamare « weekend » metodista. Abbiamo infatti
avuto, sabato 27 e domenica 28
gennaio, la presentazione dell’ultimo libro di Sergio Carile
(pastore emerito e membro della nostra comunità) su: « I metodisti neiringhiiterra della rivoluzione industriale » (Claudiana, Torino, 1989) di cui è già stata pubblicata una recensione
sul numero 3/1990, e l’illustrazione della mostra iconografica
su: « Wesley e lo sviluppo del
metodismo », presentata dal presidente dell’Opera per le Chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), past. Claudio H.
Martelli, il quale ha poi condotto il culto di domenica 28 ed ha
partecipato al pranzo ed alla
giornata comunitaria che lo hanno seguito.
Dai « dialogo con l’autore » di
sabato pomeriggio è emerso ancora rma volta l’accento particolare che John Wesley ed i
metodisti hanno dato e sono
chiamati a dare, nelle varie situazioni politiche, culturali e
sociali, all’esperienza della vita
nuova in Gesù Cristo. Il riconoscimento della salvezza per grazia mediante la fede porta non
solo ad un rinnovamento interiore, ma anche ad una conseguente « santificazione » di tutto
l’essere umano del credente ed
a manifestazioni esistenziali e
sociali rinnovate nel senso della giustizia, della fraternità e
della libertà.
Due citazioni per sintetizzare
il pensiero di Wesley: « Credo
che Iddio misericordioso tenga
in maggiore considerazione la
vita ed il modo di essere degli
uomini che non le loro idee »;
« Il cristianesimo è una religione sociale; farlo diventare una
religione individuale significa
distruggerlo. Una fede solitaria
come una santità solitaria sono
insostenibili alla luce dell’Evangelo, perché l’Evangelo di Gesù
Cristo conosce soltanto una religione sociale ed una santità
sociale ».
se dell’altra parte. Il « quanto
è in suo potere » viene limitato
dal rispetto della libertà di coscienza e religiosa dell’altro coniuge. Si riconosce anche che
« i coniugi hanno un pari diritto nell’educarc i figli nella propria confessione ».
Questa ¡ntei-pretazione è in linea con quella adottata dagli episcopati cattolici in altri paesi
europei e dovrebbe essere accolta nel nuovo direttorio ecumenico che l’episcopato italiano sta
per pubblicare.
Sulla base dunque di queste
informazioni, il tema è stato innanzitutto discusso nelle riunioni quartierali. L’assemblea ha
poi tratto le conclusioni di que
sto dibattito, che è stato tutt’altro che appiattito suH’una o sull’altra posizione, e il voto lo dimostra (27 favorevoli, 3 contrari, 11 astenuti). Se i sì alla revoca del divieto hanno prevalso,
ciò è stato anche perché l'assemblea ha dato preciso mandato al
concistoro di incontrare la curia della diocesi di Pinerolo per
esprimere tutto il nostro dissenso all'istituto della licenza (o dispensa), che continua ad essere
per noi un serio ostacolo al dialogo ecumenico.
Paola Geymonat D’Amore
Settimana per l’unità
soprattutto a Trapani, da parte
cattolica, meno da parte valdese.
Come comunità siamo convinti che le divisioni totali e complete non esistono più e il cammino ecumenico che stiamo percorrendo non può più fermarsi,
comunque qualche perplessità
aifiora sempre in occasione di
questi incontri. La nostra speranza è che si faccia ecumenismo tutto l’anno e non solo in
gennaio, tenendo sempre presente non solo le cose che ci uniscono, ma anche quelle che ci
separano, e proprio per questo
auspichiamo che da questi incontri possano nascere gruppi
ecumenici stabili per riflettere
insieme su temi biblici e sociali, ma tenendo sempre presente
che Tunità dei cristiani esiste
ed è solamente in Gesù Cristo.
Il libro di S. Carile riporta
un’abbondante raccolta di pirati di vista di metodisti impegnati nella vita pubblica del 18°
e del 19“ secolo su argomenti
quali: diritti e doveri dei cittadini, guerra e difesa della patria, lo schiavismo, l’etica del
lavoro, la predicazione femminile.
L’altro polo del week-end è
stato l’illustrazione della mostra
di 13 pannelli sulla vita di Wesley ed il lavoro suo e dei suoi
collaboratori, sull’espansione del
metodismo nel mondo e sulla
situazione attuale delle chiese
metodiste. Il past. Martelli ha
poi condotto il culto di domenica 28 gennaio. La comunità,
molto numerosa sia al culto sia
al pranzo comunitario, ha espresso la propria disponibilità alla sottoscrizione straordinaria indetta dall’OPCEMI per il
risanamento dei passivi pregressi deH’amministrazione centrale in vista di poter destinare
all’evangelizzazione fondi più
consistenti degli attuali.
Studio biblico
e battisti
COAZZE — Le attività della
nostra piccola chiesa procedono
regolarmente. La prima domenica del mese studiamo l’epistola
ai Corinzi sotto la guida del nostro pastore Giuliana Gandolfo.
La terza domenica del mese, nel
pomeriggio, studiamo la storia e
il pensiero dei battisti, anche in
vista dell’Assemblea-Sinodo del
1990.
• La nostra comunità è stata
provata per la perdita di Luigina Re ved. Mattone di 86 anni,
che era ospite dell’Asilo di San
Germano, di Teresa Mattone
ved. Giacone di 83 anni, ospite
di Villa Grazialma, e di Evelina
Vacchieri ved. Rosa Brusin di
96 anni. Alle famiglie esprimiamo la fraterna solidarietà e sim
patia cristiana di tutta la chiesa.
Dalle chiese
luterane
GENOVA-NERVI (luterana)
— E’ stato insediato il nuovo pastore della Chiesa luterana. E’ il
past. Wellman, che proviene da
Berlino. Il nuovo pastore risiede
a Genova (largo Giardino 14/9,
tei. 010/811283) e si fermerà in
Italia per almeno 6 anni.
Il past. Wellman, che curerà
tutta la diaspora luterana della
Liguria, terrà culti a Genova la
prima e terza domenica del mese e a Sanremo la seconda e
quarta domenica del mese.
La decisione di avere un pastore residente è stata presa in conseguenza dell’aumento costante
della frequenza ai culti luterani.
Dopo ogni culto la comunità luterana si riunisce per un incontro fraterno nel bel parco intorno alla chiesa di Nervi.
MILANO (luterana) — La
chiesa ha raccolto circa 30 milioni quale dono per le chiese luterane in URSS. Una delegazione si recherà in URSS per visitare quelle chiese e per recare
il dono raccolto nel bazar natalizio.
TRAPANI MARSALA--------La
« settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani » si è svolta
nel trapanese con tre incontri
ecumenici a Trapani, Marsala e
Mazara del Vallo. Si è pregato,
letto e meditato la Sacra Scrittura. Abbiamo commentato brani del documento finale dell’Assemblea ecumenica di Basilea. I
tre incontri, ai quali hanno partecipato i vescovi delle due diocesi, Trapani e Mazara del Vallo, sono stati ben frequentati.
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9
TI
w
16 febbraio 1990
vita delle chiese
SOLIDARIETÀ’
Colletta del
XVII febbraio
Com’è tradizione ormai le
collette che le chiese valdesi
e metodiste faranno quest’anno in occasione del
XVII febbraio saranno interamente devolute alle
chiese valdesi del Rio de La
Piata.
Queste chiese utilizzeranno il contributo, espressione
della nostra solidarietà, non
per le spese del culto e del
mantenimento dei pastori,
ma per il potenziamento dei
lavoro sociale e culturale
delle chiese.
La Mesa vaidense ha deciso quest’utilizzo in conformità ad una decisione del
Sinodo rioplatense, che invita tutte le chiese ad essere
autosufficienti per quanto
riguarda le spese per il culto, nonostante la grave situazione finanziaria in cui
versano molti fratelli e
sorelle nel Rio de La Piata.
I concistori e i consigli di
chiesa sono pregati di inviare sollecitamente quanto
raccolto all’amministrazione delia Tavola valdese, che
ne curerà l’inoltro alla Mesa vaidense.
Ili CIRCUITO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Incontro ecumenico Aiutiamo il Rifugio
« Conserva uniti a te quelli
che mi hai affidati» (Giov. 17:
11). « Io sono il buon pastore.
Il buon pastore è pronto a dare la vita per le sue pecore »
(Giov. 10: 11).
Questo il tema del 3» incontro
ecumenico di preghiera, avvenuto nel tempio di Pomaretto la
sera del 19 gennaio 1990.
I] tempio era gremito di persone alle quali il pastore Renato
Coisson ha rivolto il suo saluto.
Nelle sue parole di benvenuto ha
voluto sottolineare la gioia che
appariva sul volto di molti, la
gioia di fratelli che si ritrovano,
dopo un anno, per pregare insieme. Sedersi nello stesso banco e pregare insieme, persone
di fede diversa, succede soltanto nei tristi momenti di un funerale.
Negli incontri preliminari tra
il consiglio del 3» Circuito e i
parroci di Perosa e Pomaretto
ci siamo posti ogni anno la stessa domanda: dobbiamo preparare un momento di culto e di
preghiera o piuttosto organizzare un dibattito? Che cosa si aspetta la gente da questo incontro?
E quest’anno siamo giunti alla conclusione che per i fedeli
è importante pregare insieme,
cantare degli inni conosciuti e
seguire la medittizione della pa
rola di Dio.
II dibattito e il confronto sono altresì importanti e necessari per la crescita spirituale dell'individuo. Abbiamo quindi pensato ad Un altro appuntamento:
venerdì 2 marzo alle ore 20,30
nella sala Lombardini, sui temi
di Basilea « Giustizia, pace e salvaguardia del creato ».
La meditazione su Ezechiele
34: 1-16 è stata affidata al pa
store Lucilla Peyrot, che ha voluto sottolineare, inizialmente, il
richiamo che Dio fa ai capi di
Israele, che non si curano più
del gregge che lui ha loro affidato, ma si preoccupano del loro benessere. E' importante capire che spesso non siamo i pastori che Dio vuole, siamo dei
pastori infedeli. Lui solo è il
vero Buon Pastore; è lui il modello a cui fare riferimento. In
un cammino ecumenico nessima
chiesa può e deve essere il modello delle altre, ma è molto importante camminare insieme, per
giungere ad un unico scopo che
sta al di fuori e al di sopra di
noi. Affidiamoci dunque a Dio.
Anche don Silvio Tron ha voluto manifestare la sua gioia nel
vederci così numerosi, accorsi all’appimtamento che, come uomini, ci sicimo dati, ma sicuramente airintemo di un disegno divino. E predicando sul testo di
Giovanni 10: 1146 e 27-30 ha sottolineato il fatto che Cristo è
il nostro pastore, che ci guida
nelle scelte e ci indica il cammino da seguire. Incamminiamoci dunque insieme, cominciamo
ad agire insieme, non per diventare un’unica realtà ecclesiastica,
ma parallelamente, fedeli a Cristo. E per fare questo è necessario pregare, in silenzio, da soli, oppure ad alta voce, con gli
altri.
Atto concreto della serata è
stata la colletta, destinata all’ospitalità ai rifugiati, una realtà
che conosciamo molto bene. Sono piccoli passi in un cammino
che forse resterà sempre parallelo. Nessuno pretende di eliminare le differenze; importante è
discuterne insieme, lavorare insieme per la pace e la giustizia.
Paola Revel
FRALI
La campagna delle 3 P
L’assemblea di chiesa ha deciso di inviare alla Tavola l’avanzo delle contribuzioni del 1989, facendo presenti alcuni problemi locali
Domenica 4 febbraio, a Frali,
si è svolta la tradizionale assemblea di chiesa sulle finanze. 1
circa 50 partecipanti hanno sentito la relazione finanziaria della
cassiera — sig.ra Mariella Richard Peyrot — che ha comunicato lo « stato » della cassa della comunità. Senza dubbio il bilancio è positivo: nonostante le
spese che Frali deve affrontare
(paghiamo circa 8 milioni all’anno di riscaldamento!), le contribuzioni alla cassa centrale e alla cassa locale superano la ci
fra suggerita dal concistoro.
Un argomento che ha « catturato » l’attenzione dei partecipanti è stato l’utilizzo del milione
e mezzo in più che abbiamo raccolto — per la Tavola valdese —
nell’89; le proposte erano due:
versare l’avanzo nelle casse della Tavola (rispettando così la
volontà dei contribuenti) o «congelare » i soldi, per essere sicuri di poter copi'irc l'impegno per
l’anno ’90, che è di 18 milioni.
Perplessità
e malumori
Come si può immaginare, la
discussione è stata accesa e piuttosto partecipata: l’assemblea
ha avuto la possibilità di sentire
vari pareri, favorovoli, contrari
e interlocutori. Alla fine l’asscmblea ha votato quasi all’unanimità (un solo astenuto) di inviare i soldi alla Tavola, accompagnandoli però con una lettera in
cui si spiegano le nostre perplessità e i nostri «malumori».
I! problema della comunità di
Frali (ma forse anche di altre
comunità delle valli) è di far capire « perché » bisogna contribuire, e soprattutto di farlo capire ai membri « marginali », in
poche parole a coloro che non
partecipano alle assemblee. Infatti, se da un lato gli assenti
« hanno sempre torto », dall’altro anche gli assenti possono avere delle ragioni interessanti
per lamentarsi:
a) negli ultimi anni la cura
pastorale di Frali ha subito degli « alti e bassi », perché troppi pastori si sono fermati troppo poco, e troppi pastori hanno
rifiutato la candidatura a Frali,
senza dare sufficienti spiegazioni. Frali non è una comunità
grande, ma nemmeno piccolissima, perché ha circa 230 membri,
una scuola domenicale di una
ventina di bambini, 4 classi di
catechismo con una quindicina
di catecumeni, ecc... Mesi fa, parlando delle « 3F », del nuovo sistema contributivo, il pastore appoggiava la proposta della Tavola facendo notare che noi, normalmente, prevediamo le grosse
spese in anticipo; così dovremmo prevedere in anticipo la nostra contribuzione. Qualcuno però, argutamente, ha notato che
a Frali la «macchina» (il pastore) è stata cambiata più spesso del previsto!
b) tra i vari «mormorii» che
si sentono, alcuni si basano sul
fatto che non sempre si capisce
bene come sono spesi i soldi: ad
esempio le celebrazioni del Rimpatrio sono state belle, interés
santi, hanno fatto conoscere i
valdesi in tutta Italia... ma non
sono state anche un po’ troppo
« grandiose »? Riguardo alla visita del presidente Oossiga se
ne sono sentite « di tutti i colori », in quanto a soldi spesi:
è difficile spiegare a coloro che
sono «lontani » dalla vita della
chiesa che sono stati spesi bene, se noi per primi non siamo
stati informati al riguardo.
c) le opere che abbiamo in
più zone delle valli sono da un
lato un esempio utile e positivo
della nostra presenza, ma dall'altro ci fanno domandare se
non costano troppo. Q meglio:
perché molto spesso hanno una
previsione di costo che si invela errata — e anche grandemente errata? Non sarebbe meglio
fare subito i conti il più giusti
possibile? Alcune « malelingue »
si domandano quanti valdesi che hanno dato per San Germano potranno poi — da vecchi — permettei'si un posto a
San Germano.
Insomma, come si può notare
da questa sintesi, l’Assemblea
del 4 febbraio non c stata una
delle « solite » assemblee, un po’
sonnacchiose, ma è stata una
possibilità interessante per « tastare il polso » agli umori della
comunità e per lanciare un monito alla Tavola. Senza eccedere
nelle critiche, perché la decisione di mandare i soldi in avanzo
è una scelta di fiducia (così come quella di scrivere una lettera: se si scrive a qualcuno, lo
si fa perché si è sicuri di essere ascoltati), ma per capire tutti un po’ di più come va la nostra chiesa.,
Gregorio Plescan
La Commissione esecutiva del
r distretto ha scritto una lettera a tutte le chiese del 1° distretto affinché tengano presente
nella loro attività le necessità del
Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni. L’istituto,
che ospita anziani quasi tutti
non autosufflcienti, ha infatti necessità di aiuto, specie finanziario, per coprire il deficit di gestione, che quest’anno dovrebbe
aggirarsi sugli 80 milioni. Deficit
che ovviamente potrà essere colmato con i doni delle chiese.
La Tavola è impegnata a trovare le forme per colmare il deficit
pregresso (oltre un miliardo e
200 milioni), ma non può assolutamente far fronte a nuovi deficit; pertanto la CED invita le
chiese a « manifestare la solidarietà nei confronti del Rifugio,
tenendo presente che oltre al
contributo economico, detta solidarietà può esprimersi anche
in azioni di volontariato tese a
coadiuvare il personale nell’assistenza agli ospiti dell’istituto ».
Chi vuole può impegnarsi partecipando alle attività della Associazione Amici del Rifugio Re
Carlo Alberto, che si è formata
recentemente e che conta già 150
soci. Le quote annue (lire 20.000,
o lire 50.000 per i sostenitori e
lire 100.000 per enti collettivi, lire 1 milione per concistori e
unioni o nuclei con più di 10
persone) possono essere versate
alla CRT di Luserna, cc n. 876/03,
o sul ccp 12633103, intestati a Rifugio Re Carlo Alberto - Lusema
San Giovanni, specificando nella
causale « per il gruppo Amici ».
L’Associazione è diretta da un
comitato di cui fanno parte Nini
Boér (coordinatrice), Giulio Griglio, Giovanna Bertoli, Giovanni
Gönnet, Laura Marauda Armand
Ugon, Bianca Eynard Sappé, Elena Vigliano e i coniugi Zatti. Coloro che vogliono maggiori informazioni possono rivolgersi a queste persone o direttamente all’istituto (tei. 0121/909070).
Quante buste
all’anno?
SAN SECONDO — Domenica
25 febbraio il culto inizia alle
ore 10 perché è prevista, dopo,
l’assemblea di chiesa con all’o.d.g. la relazione finanziaria
1989 e i tre punti proposti dall’assemblea del 12.11.1989: a) distribuire non più tre bensì quattro
buste durante Tanno; b) sarà
bene avere una lista « reale » dei
membri di chiesa?; c) si deve
continuare a inviare il « Dono » e
le buste a coloro che da anni mostrano un completo disinteresse?
Facciamoci una risata
VILLASECCA — Sabato 24 alle ore 20,30, vi sarà una serata comunitaria nel tempio. La nostra
Filodrammatica presenterà una
commedia comicissima in tre atti : « Moglie al mare, marito in
città », ed una breve farsa in un
atto : « Attenti a quei sordi ».
Nel corso del pomeriggio comunitario di domenica 25, ore
14,30, vi sarà la replica delle due
pièces.
La Banda musicale di Pomaretto parteciperà alla serata del 24
e non al pomeriggio del 25.
• La seduta del Concistoro, già
fissata per martedì 20 corr., è posticipata a giovedì 22, ore 20, nella saletta.
Deputazioni
TORRE PELLICE — L’assemblea di chiesa riunita domenica
11 febbraio ha proceduto all’elezione dei deputati al sinodo e alla conferenza distrettuale; sono
risultati eletti Roberto Charbonnier, Carla Beux e Attilio Sibille
per la conferenza. Paolo Fiorio e
Claudia Armand Hugon per il
sinodo.
Lutti
VILLAR PELLICE — Ultimamente ci harmo lasciato il fratello Stefano Negrin, deceduto presso l’ospedale di Torre Pellice all’età di 68 anni, e la sorella Maddalena Grand ved. Rambaud,
mancata presso l’ospedale civile
di Pinerolo dopo penosa sofferenza all’età di 77 anni. Ai familiari visitati dalTafflizione rinnoviamo la fraterna solidarietà della chiesa e nostra.
Per una contribuzione
proporzionale
al reddito
ANGROGNA — L’assemblea
di chiesa del 4 febbraio ha deciso d’integrare la somma versata
alla cassa centrale per il 1989 con
2.800.000 lire e di continuare nello
sforzo d’informazione sul temi
finanziari per giungere a contribuzioni proporzionali al proprio
reddito.
• Le ultime riunioni quartierali di febbraio sono dedicate agli
interrogativi posti dal fascicolo
predisposto dagli esecutivi battista-metodista-valdese per novembre ’90 a Roma. L’argomento interessa, peccato che nessuno conosca bene le realtà battiate. Il
punto che più smuove è quello
del ’’giornale unico”, condiviso
dalla maggioranza, purché ci sia
una bella sezione dedicata alle
valli.
• Lunedì 12 una folla commossa e numerosa ha partecipato ai
funerali di Mario Bertot mancato a 57 anni ai Malan. Alla moglie ed alle figlie rinnoviamo tutta la nostra simpatia cristiana.
Le donne
nei Proverbi
POMARETTO — L’Unione
femminile ha ospitato domenica scorsa l’Unione femminile di
Villasecca ed insieme si è affrontato lo studio proposto dalla FDEI su « Le donne nei Proverbi ». Si sta intanto concludendo la visita nei vari quartieri da parte di un gruppo composito che presenta il questionario elaborato dalla CED nel
quadro della ricerca della ’’comunità di uomini e donne nella
chiesa”. Prossimamente nei quartieri si affronterà lo studio del
recente documento preparatorio
in vista delTAssemblea - Sinodo
tra battisti, metodisti, valdesi.
La problematica verrà introdotta
dal pastore Coisson.
Calendario
Giovedì 15 febbraio
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Presso la sede del
centro d'incontro in via Repubblica,
alle ore 21, il collettivo biblico ecumenico inizia lo studio dell'epistola
agli Efesini,
Domenica 18 febbraio ~
□ VILLA OLANDA
TORRE PELLICE — Alle ore 15, alla
Casa - unionista, si terrà un incontro
per spiegare le motivazioni che sono
alla base della decisione della Tavola
di procedere alla vendita di Villa Olanda. La riunione è aperta a tutti i membri di chiesa.
10
10 valli valdesi
16 febbraio 1990
FERRROVIA TORRE PELLICE-TORINO
Si può bere, però...
LUSERNA S. GIOVANNI —
E’ passata una settimana e la vicenda dell’acqua maleodorante
« alla catramina » non si è ancora chiarita. Il sindaco ha emesso
un comunicato in cui si fa riferimento alle dichiarazioni della Società acque potabili che assicurano che l’acqua, da un punto di
vista tossicologico, non presenta
inconvenienti.
L’USSL, dal canto suo, attende
ancora che da Grugliasco vengano resi noti gli esiti delle analisi dei campioni d’acqua prelevata due settimane or sono. Non
ci saranno problemi, speriamo;
ma se invece ci fossero stati?
Terremoto
PINEROLO — E’ stata avvertita in tutto il pinerolese e nelle
valli la scossa di terremoto che
domenica scorsa 11 febbraio, appena passate le 8, ha avuto come
epicentro la zona di Giaveno.
La scossa che ha ovviamente
svegliato molte persone e causato un po’ di panico ma nulla più,
è stata pari al 6° grado della scala Mercalli ed è stata seguita da
altre più deboli ed appena avvertibili.
Il sismo di domenica è risultato analogo a quello che esattamente 10 anni or sono, il 5 gennaio 1980, colpì tutto il pinerolese, quella volta causando anche
danni di ima certa entità.
Tutta la zona del pinerolese è
caratterizzata da elevata sismicità, al punto che nel corso del
1989 i sismografi hanno registrato ben 360 lievi scosse.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
ha in programma, sabato 17 (ore 20 e
22) e domenica 18 (ore 16, 18, 20, 22)
« Willi signori e vengo da lontano ».
TORRE PELLICE — Spazio giovani,
presso i locali di via Angrogna 18,
propone, lunedì 19 febbraio, alle ore
20.30, la visione del film . Pazza ».
POMARETTO — NeH’ambito del clneforum, venerdì 16 febbraio, alle ore
21, presso il cinema Edelweiss verrà
posto in visione il film « Lola Darling ».
Pro Loco
TORRE PELLICE — L'assemblea della
Associazione turistica Pro Loco è convocata per le ore 21 di giovedì 22 febbraio in seconda convocazione presso
la sala consiliare del Comune. L'assemblea è aperta al contributo di
associazioni operanti sul territorio e
anche di singoli interessati all'attività
della Pro Loco.
Spettacoli
BIBIANA — Sabato 17 febbraio, alle
ore 21, presso il teatro parrocchiale,
nell'ambito della stagione '89-90 « Cabaret e rock in viaggio », verrà presentato uno spettacolo dal titolo: «Shockezze », di Michele Di Mauro.
Corsi
Incontri
PINEROLO — Martedì 20 febbraio,
alle ore 20.45, presso la sede del Seminario in piazza Marconi, si conclude il corso di etica sociale con un
intervento di padre Luigi Lorenzetti
che parlerà sul tema: « Giudizio murale
sull'ecologia ».
Bricherasio, i treni diretti a Torino e a Torre Pellice. A lato i tronchi d'albero destinati alla segheria.
TORINO — Sabato 17 febbraio, presso la sala S. Donato in via Saccarelli
18, avrà luogo una convenzione programmatica per la creazione di un
nuovo soggetto unitario verde; questo
incontro fa seguito ad un • forum •
svoltosi all'iniziio del mese, sempre a
Torino, con la partecipazione dei Verdi
Arcobaleno e delle Liste Verdi.
Rilancio
anche per le merci
Altri segnali incoraggianti vengono da un movimento di passeggeri
in aumento rispetto all’88 - Una nuova boccata d’aria per il treno?
Torna il traffico merci alla stazione di Bricherasio. Dalla ffne
dello scorso dicembre è infatti
iniziato un ffusso di tronchi d’albero che, provenienti dalla Francia, vengono scaricati a Bricherasio e trasferiti poi presso ima
grande segheria della zona per
essere lavorati.
Si prevede che nel corso dei
prossimi 12 mesi arriveranno 1216 mila metri cubi di legname.
Per trasportare questo materiale occorreranno circa 400 carri
merci a carrelli. Con l’utilizzazione della linea ferroviaria si eviterà l’impiego di un migliaio di
Tir, con evidente vantaggio di
termini di riduzione dell’inquinamento e dell’intasamento della
strada.
Ma non basta. Altri stabilimenti, situati nella zona industriale
di Luserna S. Giovanni, hanno
chiesto alle ferrovie dello stato
di poter stabilire un ffusso costante di merci a mezzo di carri
ferroviari. Si tratterebbe dì un
traffico annuo di alcune migliaia
di carri (ognuno dei quali equivale a 2-3 Tir). Molti di essi potrebbero trasportare prodotti
chimici di base da utilizzare nelle diverse lavorazioni.
Entrerebbe qui prepotentemente in gioco la questione della sicurezza, su cui il treno non teme
confronti.
I dati ISTAT ci dicono che, a
parità di passeggeri trasportati e
chilometri percorsi, ad un incidente mortale in ferrovia corrispondono circa 40 incidenti mortali in autostrada; ad ogni ferito in ferrovia circa 300 feriti in
autostrada. La stessa proporzione vale, ovviamente, per il trasporto di merci. Il discorso è ancora più signiñcativo quando le
merci trasportate sono pericolose e quindi si corre il rischio di
disastri ecologici per il loro eventuale spargimento neH’ambiente.
Le conversazioni con i ferrovieri attraverso cui abbiamo ricavato queste notizie ci hanno fornito ulteriori dati interessanti.
II traffico passeggeri, che nel
corso del 1989 ha segnato un aumento del 5-10% rispetto alla media del 1988, fa registrare nelle
prime settimane del 1990 un ulteriore incremento.
Sono numerosi gli studenti che
affluiscono verso gli istituti di S.
Lazzaro (per rispondere alle loro
esigenze le ferrovie hanno recentemente raddoppiato la composizione di due treni), ma anche
quelli che risalgono verso le scuole superiori di Luserna e Torre
Pellice.
Molto affollati anche i convogli che la mattina scendono verso Torino e si prevedono ancora
incrementi, vista la recente ordinanza con cui il sindaco di Torino ha vietato alle auto l’accesso,
nelle ore mattutine, ad una vasta
zona del centro cittadino.
Si ritiene probabile, quindi,
che nel 1990 venga largamente superata sulla Torino-Torre Pellice
la cifra globale di 3 milioni di
passeggeri, con più di 2.000 persone al giorno in movimento fra
Torre Pellice e Pinerolo.
Per quanto riguarda il traffico
delle merci c’è ancora da rilevare, al di là del risveglio riguardante le zone di Bricherasio e
Luserna, l’intenso funzionamento
dell’interporto di Candiólo. Da
quest’ultima stazione partono infatti ogni notte due treni diretti
a Bruxelles, dove giungono verso le 13 del giorno successivo.
Il carico è costituito da una cinquantina di semirimorchi che
dalla capitale belga vengono smistati verso le destinazioni finali.
Enrico Fumerò
TORRE PELLICE
Le Mauriziane
non
chiuderanno
La delibera con la quale il
consiglio di amministrazione dell'Ordine Mauriziano nello scorso
autunno aveva deciso la chiusura delle scuole a partire dall’anno scolastico ’90-’91 è stata cancellata.
Le pressioni del mondo cattolico e le firme di protesta raccolte fra i cittadini hanno indotto dunque i vertici del « Mauriziano » a tornare indietro e, seppur a stretta maggioranza, è stata assunta la controdelibera. Contro la nuova delibera del consiglio si sono espressi i rappresentanti repubblicano e socialista, si è astenuto l’esponente li
berale ed era assente quello comunista. Soddisfazione è stata
naturalmente espressa dai genitori dei bambini che frequentano la scuola.
Evidentemente le difficoltà economiche che sembravano stare alla base del provvedimento
e che avevano indotto i responsabili della scuola a chiedere un
confronto con gli amministratori locali sono state messe in secondo piano rispetto all’opportunità di mantenere nella specifica situazione un « pluralismo »
anche nel campo dell’istruzione.
VAL PELLICE
Tre incendi in una
settimana: è allarme
L’incendio più grave, al monte Vandalino, ha richiesto l’intervento
dell’elicottero e due giorni di lavoro - Quasi certa l’origine dolosa
L’ultima settimana è stata caratterizzata, in tutta la vai Pellice, da incendi, alcuni dei quali hanno assunto proporzioni notevoli.
Certo la siccità è un elemento da considerare, rispetto alla
facilità di propagazione delle
fiamme, ma resta altrettanto certo che l’origine è il più delle volte da considerarsi dolosa e solo
in pochi casi è risultata legata
a pur gravi disattenzioni di agricoltori.
La cronaca dunque è lunga e
comincia lunedì 5 febbraio, quando il cielo della valle è stato in
buona parte oscurato da una
spessa coltre di fumo proveniente dalle pendici del Frioland e
da pian Frollerò, dove le fiamme
hanno interessato un’ampia area
di prato pascolo.
Ben più grave l’incendio del
Vandalino, documentato anche
dalla foto, scoppiato nel pomeriggio di giovedì 8 febbraio e rapidamente estesosi sia al versante di Torre Pellice che verso
il territorio di Villar Pellice. L’intervento di oltre 50 volontari delle squadre antincendio di Torre, Villar e Bobbio Pellice è stato pronto, anche nelle difficili
Ore notturne quando si doveva
anche evitare il propagarsi delle fiamme alle pinete del Castelluzzo, ma il fronte era troppo
ampio c per tutta la giornata
di venerdì e per la mattinata di
sabato si è reso necessario l’intervento di un elicottero del servizio forestale della Regione Piemonte. Il mezzo aereo ha compiuto in lutto 110 interventi su
un'area che andava dal versante torrese del Vandalino ai monti dcUTndiritto di Villar, scaricando sulle fiamme una quantità d’acqua calcolabile in olire
16.000 litri, prelevandola, con
l’apporto dei mezzi dei vigili del
fuoco di Torre Pellice, dal canale che alimenta la centralina
idroelettrica di S. Margherita.
Alla fine le fiamme sono state
domate (era per altro ancora visibile del fumo nella giornata
di lunedì 12, malgrado due brevi nevicate), ma a caro prezzo;
le fiamme hanno interessato una
superficie di 275 ettari, dei quali
6 di lariceto e 5 di faggeta; una
valutazione reale dei danni sarà
possibile soltanto fra alcuni mesi, quando con il rinascere della
vegetazione si evidenzierà appunto il grado di distruzione.
Nel corso delle opere di spegnimento si è dovuto anche registrare il ferimento, per fortuna non grave, di un addetto, ed
un vigile del fuoco, a seguito
di un malore, ha dovuto essere
ricoverato alTospedale.
Per quanto riguarda l’origine
del disastro, essa risulta essere
stata sul versante di Torre Pellice all'altezza dei prati pascolo;
le indagini per cercare di individuare il o i responsabili non
hanno fin qui prodotto molto:
una persona fermata in un primo tempo come indiziata è sta
ta successivamente rilasciata, avendo potuto dimostrare la sua
completa estraneità al fatto.
Mentre tutto questo accadeva,
nel vallone di Rorà si sviluppava, nei pressi delle Fucine, un
altro incendio nella notte fra giovedì e venerdì: anche in questo
caso sono dovuti intervenire vigili del fuoco e squadre antincendio, ma, malgrado ciò, le fiamme hanno colpito oltre due -ettari di bosco ceduo di castagno
e tiglio.
Tre incendi di gravi proporzioni, altri ne sono stati segnalali a Luserna, Bibiana e Bricherasio; alla base certamente
l’incoscienza, ma non va dimenticato anche un fatto che sempre più farà aumentare i rischi
di simili eventi; l’abbandono della montagna da parte dell’uomo
e cioè di chi, con il paziente lavoro quotidiano, è in grado di
mantenere il giusto equilibrio
dell’ambiente.
Piervaldo Rostan
J.’incendio alle pendici del Vandalino. L’abbandono della montagna
fra le cause del fenomeno.
11
16 febbraio 1990
valli valdesi 11
TURISMO NELLE VALLI
TEATRO
Davvero senza soluzioni? La montagna
recitata
Le normative vigenti e le strutture ricettive - Esempi diversi ci
vengono dall’estero - Sarà un’altra penalizzazione per la montagna?
Il dibattito circa Fospilalità da
dare alla squadra brasiliana per
i campionati di calcio ha posto
il problema più generale dell'ospitalità che può essere data
nelle nostre vallate. Non ci riferiamo solo a quella delle strutture ricettive alberghiere o extra-alberghiere (campeggi, case
per ferie), ma anche alla disponibilità dei privati che mettono
a disposizione uno o più appartamenti.
Considerando anzitutto le
strutture ricettive, dobbiamo
constatare che la ricettività è
calata negli ultimi 10 anni. Soprattutto nei centri storici gli
alberghi hanno perso mediamente il 10/15% dei posti letto.
Quali le cause?
Da una parte, non essendovi
un ricambio generazionale in
strutture a conduzione familiare, non sono stati fatti degli investimenti tendenti ad allargare la ricettività, a fronte di una
richiesta che si è configurata
decisamente stagionale; dall’altra vi è stata l’influenza delle
normative che la Regione ha emanato negli ultimi 5 anni e
che sono praticamente le stesse
sia per le strutture ubicate in
pianura che per quelle m montagna fino ai mille metri. « Le
altezze dei locali devono essere
di m. 2,70, riducibili a m. 2,40
per le strutture esistenti se sopra i 1.000 m. ». Ma poiché il
volume d’aria a disposizione di
ciascuna persona ospitata deve
essere costante per quella fascia di territorio, ad altezze interne inferiori si riduce di conseguenza il numero delle persone ospitabili, poiché diventa difficile, con le case tipiche del concentrico o delle borgate che
hanno la profondità di una stanza, spostare i muri.
Ora, mentre è accettato che la
popolazione residente abiti in
Case con altezze inferiori agli
standard richiesti dalla Regione, scattano invece questi meccanismi demoltiplicatori al momento in cui, ristrutturata la
casa, si richiedesse l’autorizzazione per affittarla come appartamenti di vacanza.
Il ragionamento naturalmente
non fa una grinza se lo applichiamo alle costruzioni nuove,
ms ha effetti invece disastrosi
Se rivolto aU'esistente tipico delle nostre valli, falcidiando la possibilità di avere dei redditi complementari per la famiglia che
abita in zona e che si augurerebbe di poter trovare delle fonti economiche valide per continuare a risiedervi.
Se volessimo fare un raffronto con l’estero, che conosciamo
bene avendo numerosi contatti, che cosa vedremmo? Vedremmo delle case d’epoca nei
villaggi tedeschi, svizzeri, olandesi che, pur nel risipetto delle
norme di sicurezza, si presentano intatte nella loro globalità.
Da questo possiamo dedurre che
pei- le case d’opoca sono state
adottate delle deroghe. Ricordo
ancora che prima dell’approvazione della legge rcg. n. 31 del
14 aprile ’85 che disciplina le
strutture ricettive extra-alber
ghiere (case per ferie, ostelli, rifugi, alloggi agrituristici, esercizi di affittacamere ed appartamenti per le vacanze), ci fu una
convocazione in Regione a cui
furono invitate associazioni varie (Pro Loco, Enti di promozione turistica, rappresentanti di
case per ferie, la GTA, Cai ecc.).
A tutti fu data la possibilità di
portare un intervento scritto
poiché la bozza di proposta era
stata distribuita precedentemente. I funzionari ascoltarono le
comunicazioni ritirando i relativi testi, ma non erano stati
autorizzati a discuterli poiché
materia di votazione del consiglio, suscitando le comprensibili ironie in coloro che erano intervenuti.
Ricordo comunque che in
queU’occasione in molti interventi si affermò che l’applicazione delle normative che si stavano proponendo avrebbe penalizzato fortemente tutta la zona
di mezza montagna, e che comunque questa impostazione
contraddiceva vistosamente la
declamata volontà di favorire
il recupero dell’esistente come
ipotesi di sviluppo delle potenzialità di ogni zona, a cui si dava
una valenza culturale e di progresso.
Rimane quindi da chiederci:
ma le autonomie locali, i comu
ni e le comunità montane, non
hanno proprio alcun potere per
chiedere delle deroghe apportando delle modifiche ai piani regolatori di valle, affinché venga
salvaguardato un recupero serio
dell’esistente ai fini di incentivare il reddito di chi ancora si
ostina a rimanere legato alle
proprie valli? E’ proprio impensabile che succeda anche qui
da noi quello che avviene in
Trentino con « i gami », dove
è favorito il turismo delle famiglie o dei singoli che possono visitare la regione, soggiornando
anche per periodi brevi presso
appartamenti di privati, con la
possibilità di trasferirsi in altri
appartamenti nelle vallate viciniori, secondo un programma
che ciascuno decide liberamente? Questo tipo di attrezzature
turistiche, di investimento rapportato alle possibilità di una famiglia in cui, oltre all’accoglienza, il gestore si occupa anche
delle pulizie settimanali e del
cambio della biancheria, è più
redditizio che non affittare o per
la stagione o per tutto l’anno
un appartamento. Queste iniziative hanno successo, il che significa che esiste ancora molta
gente che sa apprezzare il valore di questa ospitalità personalizzata.
Adriano Longo
Primo consiglio comunale del
1990 a San Secondo di Pinerolo.
L’assemblea ha approvato i rituali provvedimenti preparatori o
collegati al bilancio dell’anno finanziario corrente.
Il consiglio ha ratificato la
delibera della giunta che disponeva la gestione di bilancio provvisoria in attesa che il provvedimento contabile che definirà
le coordinate dell’azione amministrativa di questo anno 1990
venga messo a punto.
Ha poi ratificato le misure dell’Imposta sulle attività produttive (ICIAP). Come è noto, la
ICIAP è stata modificata con
legge dello Stato a valere dall’anno corrente.
Il tributo sarà accertato e riscosso tenuto conto dei parametri della superficie dell’insediamento produttivo e del reddito
dell’operatore economico. La
legge di riferimento dà facoltà
ai comuni di variare i limiti di
reddito in rapporto ai quali applicare aumenti o riduzioni delle misure base dell’imposta. Il
consiglio ha deciso di aumentare da dodici a diciotto milioni
il limite al di sotto del quale la
misura impositiva è ridotta e
da cinquanta milioni a trenta
il limite al di sopra del quale
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Il posto degli occhiali
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GIOVANNI (To)
Un lavoro di ricerca su un patrimonio culturale da salvare prima che scompaia per sempre
Una scena della « Pastorale Maurel », rappresentata nei giorni scorsi,
a Bobbio Pellice e Angrogna, dal Gruppo artistico di Cucuron.
SAN SECONDO
La nuova ICIAP
Approvato il programma delle opere pubbliche
- Ora gli uffici preparano il nuovo bilancio
l’imposta è aumentata. Sono
state quindi stabilite dal consiglio le indennità di carica e di
presenza degli amministratori
comunali ed autorizzate le prestazioni di lavoro del personale
oltre gli orari ordinari.
Altra tradizionale delibera introduttiva al documento che
verrà a regolare i flussi d’entrata
e di spesa e la vita amministrativa è il programma operativo
delle opere pubbliche.
Il programma prevede tra il
1990 ed il ’92 interventi di spesa
per opere pubbliche ed investimenti del comune di S. Secondo per circa lire 2.190.000.000.
Riferiremo sulle singole opere
da mettere in cantiere e sulle
fonti di finanziamento di esse
nella cronaca della seduta che
vedrà l’approvazione del bilancio. E’ stato bandito il concorso al posto di vigile urbano con
riserva al personale interno.
La trattazione degli argomenti deH’ordine del giorno, scivolata via speditamente e senza troppi scatti di vivacità sulla ordinaria amministrazione, si è poi
ravvivata sul tema proposto
dalla giunta di disporre i provvedimenti necessari alToccupazione d’urgenza dei terreni interessati al passaggio dell’acquedotto rurale, appaltato all’impresa Garzena di Cavour. La discussione è stata animata e si è
infine deciso di incontrare, in un
convegno pubblico, i cittadini
proprietari delle aree per concordare la cessione bonaria dei
terreni prima di andare all’occupazione d’autorità.
Gli uffici comunali stanno lavorando al bilancio 1990.
Il consiglio sarà convocato
per approvarlo a cavallo tra febbraio e marzo, prima di essere
sciolto perché i cittadini possano rinnovare il loro governo locale per un altro quinquennio.
O. I.
Uno spettacolo di tre ore in
lingua occitana di Provenza ci
ha fatto capire molto bene una
cosa: l’occitano, nella sua versione provenzale, non lo capiamo proprio. Probabilmente c’è
il genio che ha capito e seguito
il discorso, ma qui parlo della
gente normale, quella per cui, pur
avendocela messa tutta, non c’è
stato niente da fare. Eppure « La
pastorale Maurel », recitata la
prima volta nel 1844 e presentata dal Gruppo artistico di Cucuron del Luberon francese, non
ha stancato nessuno. Abbiamo
intuito la personalità dei vari
personaggi che abitano anche nei
nostri villaggi di montagna, l’umorismo contadino, la religiosità semplificata di chi cerca Cristo e non la Madonna di Lourdes... Ma quello che più conta
in questa pièce teatrale è il grande lavoro di ricerca culturale
che è stato fatto, nel senso del
recùpero e della valorizzazione
di un patrimonio linguistico che
sta scomparendo.
La pastorale dei cucuronnesi
— presentata davanti ad un pub
blico attento a Bobbio Pellice il
9 e il 10 al Serre d’Angrogna
con un « tutto esaurito » — è il
simbolo vivace e vivente dell’identità del Midi della Francia,
con la sua ironia e il suo distacco dalle cose troppo serie o troppo produttivistiche. Insomma si
vive lo stesso anche nella semplicità e con un pizzico di sarcasmo. Ma per rappresentare
questa semplicità una quarantina di francesi hanno attraversato le Alpi, ospiti delle comuni
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tà di Bobbio e di Angrogna, hanno tirato su le loro scene con
tanto di musiche (tra l’altro dolcissime) e costumi. Insomma un
lavorone.
Il Gruppo Teatro Angrogna ha
dato loro una mano perché tutto filasse liscio a livello organizzativo. A fine aprile toccherà agli occitani della « nobile Val
d’Angrogna » restituire la visita
portando al di là delle Alpi immagini e canti della storia valdese. E nel Luberon i valdesi sono, anzi erano (prima delle stragi) di casa. L’amicizia transalpina si approfondisce e il processo europeo non farà che favorirla e potenziarla.
___________________ G. P.
RINGRAZIAMENTO
« Seigneur, tu laisses aller ton
serviteur en paix. selon ta parole »
(Luca 2: 29)
Il Signore ha richiamato a sé
Vera Di Francesco
Lo annunciano il fratello Ernesto, le
.sorelle Beatrice ed Elena con le rispetlive famiglie.
Si ringrazia la direzione, il personale e gli ospiti dell’Asilo valdese per
le cure e le dimostrazioni di affetto e
di solidarietà.
Luserna S. Giovanni, 12 febbraio 1990
RINGRAZIAMENTO
I familiari di
Irene CardioI
riconoscenti per le amorevoli cure prestate alla propria compianta, ringraziano sentitamente tutto il personale dell’Asilo valdese di S. Giovanni, in particolare ì! direttore Livio Gobello e il
past. Klaus Langeneck.
Luserna S. Giovanni 16 febbraio 1990
RINGRAZIAMENTO
1 familiari del caro
Renato Bouvìer
di anni 51
riconoscenti della grande dimostrazione
(li stima e affetto tributata al loro caro,
neIl*impossibìlità di farlo singolarmente, ringraziano di vivo cuore tutte le
persone che con presenza, fiori, preghiere, scrìtti, opere dì bene e parole di
conforto si sono prodigate in questa triste circostanza partecipando al loro
grande dolore.
Un particolare ringraziamento ai medici e personale infermieristico delrOspedale valdese di Torre Pellice, ai
vigili urbani di Torre Pellice e Luserna San Giovanni, al sig. Enrico Pollo,
airAmministrazionc comunale di Lusernetta e al parroco don Ferruccio.
Lusernetta, 16 febbraio 1990
12
12 fatti e problemi
16 febbraio 1990
LA DICHIARAZIONE DEL 1789 E LA CONVENZIONE DEL 1951
Diritti deii'uomo
e diritto dei rifugiati
Due importanti fonti di ispirazione per il diritto - Le violazioni
di questi principi costituiscono un affronto per tutta l’umanità
AMNESTY INTERNATIONAL
Prigionieri
del mese
Dopo duecento anni, la Dichiarazione dei diritti deH’uomo e
del cittadino del 26 agosto 1789
non ha perduto affatto di attualità. Ed il suo famoso considerando: « ...che l’ignoranza, la dimenticanza o il disprezzo dei
diritti dell’uomo sono le sole
cause delle pubbliche disgrazie... » è purtroppo attuale oggi
quanto lo era ieri. Tra queste
« pubbliche disgrazie », i rifugiati costituiscono una prova tangibile delle sofferenze causate
dal disconoscimento dei diritti
dell’uomo.
Per il carattere universale ed
attuale dei principi fondamentali che essa esprime, la Dichiarazione del 1789 resta una delle
grandi fonti di ispirazione del
diritto relativo alla protezione
dei diritti dell’uomo. Il diritto
è un edificio che si costruisce
progressivamente e la Dichiarazione del 1789 è una delle fondamenta che ha facilitato l’adozione, nel 1948, della Dichiarazione
universale dei diritti deH’uomo.
La Convenzione del 1951 relativa
allo status dei rifugiati si è,
a sua volta, basata sulla Dichiarazione del 1948.
Essendo i rifugiati sovente vittime delle violazioni dei diritti
dell’uomo, è importante che
queste due branche del diritto,
runa relativa ai rifugiati l’altra
ai diritti dell’uomo, si ramifichino in modo da fecondare ed arricchire quel corpus juris il cui
obiettivo è la salvaguardia degli
attributi essenziali dell’essere
umano e della sua dignità. Nella
sua ultima sessione, nell’ottobre
1988, il Comitato esecutivo del
Programma dell’Acnur ha così
preso nota « della relazione diretta tra il rispetto delle norme
dei diritti dell’uomo, i movimenti di rifugiati ed i problemi di
protezione ».
Il collegamento più immediato che si può rilevare tra i diritti dell’uomo e resistenza di
rifugiati sta nel concetto di persecuzione, che è alla base della
definizione di rifugiato ai sensi
della Convenzione del 1951, caratterizzando la definizione universalmente accettata del termine rifugiato. Su scala regionale,
si è aggiunta un’altra definizione
che va al di là di questa nozione di persecuzione per riferirsi
a circostanze derivanti dalla violenza dell’uomo contro l’uomo.
Così, secondo la Convenzione del
1969 dell’Organizzazione dell’unità africana, « il termine ’’rifugiato” si applica egualmente a ogni persona che, a causa di aggressione, occupazione esterna,
invasione, dominio straniero
0 gravi turbamenti dell’ordine
pubblico in tutto o una parte
del paese di origine o di cittadinanza, è obbligata ad abbandonare la propria residenza abituale per cercare rifugio in un
altro luogo fuori del paese di
origine o di cittadinanza ». Questa definizione ampliata non è
estranea alle preoccupazioni per
1 diritti deH’uomo, nella misura
in cui le situazioni di violenza o
di guerra non ne permettono il
rispetto. Non è infatti la guerra la negazione del diritto alla
vita, alla libertà ed alla sicurezza della persona?
Il concetto
di ’’persecuzione”
Paradossalmente, non esiste
una definizione internazionalmente accettata del concetto di
« persecuzione ». I principali elementi costitutivi di questa nozione si riferiscono tuttavia alla
violazione dei diritti dell’uomo.
Il concetto di persecuzione co
stituisce dunque uno dei « ponti » più importanti tra queste
due branche sorelle, che sono i
diritti dell’uomo ed il diritto dei
rifugiati. E’ così che la Dichiarazione universale dei diritti
dell’uomo stabilisce che « ogni
individuo ha diritto di cercare e
di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni ».
Le violazioni dei diritti dell’uomo rappresentano senza dubbio il più importante fattore dell’esilio e sono riconosciute come una delle cause alla radice
dei movimenti di rifugiati. Queste considerazioni hanno condotto all’adozione della Dichiarazione di Cartagena del 1984, che costituisce l’altro documento regionale fondamentale che amplia
la nozione di rifugiato prevista
per l’America centrale.
Uno degli aspetti particolari
della Dichiarazione di Cartage*
na è stato precisamente quello di
stabilire che « la violazione massiccia dei diritti dell’uomo » doveva essere considerata come
un criterio giuridico della definizione ampliata del rifugiato. In
effetti, « la definizione o il con-^
cetto di rifugiato, la cui applicazione è da raccomandare, potrebbe non soltanto inglobare
gli elementi della Convenzione
del 1951 e del Protocollo del ’67,
ma estendersi anche alle persone fuggite dal proprio paese perché la loro vita, la loro sicurezza o la loro libertà erano minacciate dalla massiccia violazione
dei diritti dell’uomo ». A questo
punto, ci si può ugualmente chiedere se un approccio ai « diritti
dell’uomo » non potrebbe permettere di meglio conciliare,
cioè unificare, queste due nozioni coesistenti di rifugiato, affinché il diritto possa meglio rispondere ai bisogni dei nostri
contemporanei costretti all’esilio.
L’estradizione
Un esempio di « unicità » del
diritto in questo campo è fornito dalla nozione di non refoulement (non respingimento). Il
principio del non refoulement,
codificato dall’art. 33 della Convenzione del 1951, ha visto la
sua applicazione generalizzata
ed estesa ad altre branche del
diritto, come ad esempio quello dell’estradizione. E’ appunto
trattando un caso di estradizione che il Consiglio di Stato francese si è riferito ai principi generali del diritto applicabile ai
rifugiati che « si oppone a che
un rifugiato sia consegnato, in
qualunque modo, alle autorità
del suo paese di origine ». Il
non refoulement si pone l’obiettivo che diritti fondamentali quali la vita o la libertà non siano
violati. Il Comitato esecutivo
dell’Acnur ha ben evidenziato il
valore di tale principio, considerandolo come norma imperativa del diritto internazionale
(jus congens). Il non refoulement ha quindi vocazione a divenire uno strumento di protezione, anche per le persone che
non siano giuridicamente qualificate « rifugiate » ai sensi della Convenzione del 1951.
Il Comitato dei ministri del
Consiglio d’Europa, nella sua
Raccomandazione n. R (84), ha
considerato che « il principio
del non refoulement è riconosciuto come principio generale
applicabile a chiunque » e questo « tenendo presente la Convenzione europea sui diritti dell’uomo ed in particolare il suo
art. 3 ». Tale articolo vieta il
rinvio forzato di persone verso
un paese dove esistono serie
ragioni di temere che gli interessati siano esposti a tortura,
pene o trattamenti disumani o
degradanti. Nel campo della
prevenzione della tortura, questa proibizione del rinvio forzato al fine di assicurare il rispetto di specifici diritti dell’uomo, ha ricevuto una consacrazione « legislativa » universale
grazie alla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura.
Il non refoulement è una caratteristica essenziale dell’asilo
e quindi la sua conditio sine, qua
non. Ma esiste un altro paradosso, che sì riferisce ugualmente
alla mancanza di definizione di
una nozione essenziale come
l’asilo. Anche in questo campo
ci si può attendere molto da
questo approccio ai « diritti dell’uomo », per dargli un contenuto giuridico preciso. L’istituto dell’asilo deve permettere a
chi ne beneficia di rifarsi una
nuova esistenza nella dignità e
nell’esercizio dei diritti dell’uomo. Nel 1981, il Comitato esecutivo dell’Acnur era avanzato
in questa direzione, stabilendo
un elenco dei diritti di cui dovrebbero assolutamente godere
i richiedenti asilo senza che il
loro numero possa giustificare
un’eccezione all’esercizio di tali
diritti, inerenti alla dignità della persona.
Si tratta quindi di un secondo
campo dove l’approccio ai « diritti dell’uomo » deve fruttare affinché l’asilo possa alleviare le
sofferenze dei rifugiati. A questo
proposito, la protezione internazionale opera per la restaurazione, il più possibile completa,
dei diritti umani dei rifugiati
nella ricerca di soluzioni che,
per essere realmente durevoli,
non possono che fondarsi sulla
possibilità di esercitare i diritti
dell’uomo.
Nella loro moderna concezione, inaugurata dalla Dichiarazione del 1789, i diritti dell’uomo
sono dei diritti che si applicano
a tutti ed il cui rispetto compete a ciascuno. La loro violazione costituisce un affronto alla
umanità tutta intera. Nessuna
delle lotte condotte sotto la bandiera dei diritti dell’uomo è vinta in partenza. Si tratta di una
battaglia quotidiana che tutti
noi dobbiamo combattere, senza
mai perdere di vista « l’ideale
comune da raggiungere », come
10 ha definito la Dichiarazione
del 1948. Una dichiarazione non
è mai fine a se stessa. Malgrado
i due secoli trascorsi dalla sua
adozione, i principi enunciati
nella Dichiarazione del 1789 non
sono ancora oggi universalmente rispettati, come testimoniano tragicamente i milioni di
rifugiati nel mondo. Alle vittime
si devono delle riparazioni. Risolvere i problemi dei rifugiati
e trovare delle soluzioni durevoli; è questo l’obiettivo della protezione internazionale. Una delle
possibili soluzioni, la migliore se
realizzabile, è il rimpatrio volontario, in condizioni di dignità
e di sicurezza. Un’altra soluzione è l’integrazione armoniosa
in ima comunità dove il rifugiato possa godere pienamente dei
suoi diritti fondamentali.
Sotto questo profilo, appare
chiaro che il pieno e completo
rispetto dei diritti dell’uomo è
11 faro che deve guidare ogni
attività in materia di protezione
internazionale dei rifugiati.
Ghassan M. Arnaout
Direttore divisione diritto
dei rifugiati e dottrina, Acnur
(da I Rifugiati)
Il Notiziario di Amnesty International del mese di dicembre ’89 presenta i casi di tre
prigionieri, in favore dei quali
chiede ai lettori di intercedere
presso le autorità dei loro rispettivi paesi. Sono paesi lontani da noi e non conosciamo
bene la loro situazione politica.
Se Amnesty non ci informasse,
non saremmo al corrente delle
gravi violazioni di diritti umani che in essi vengono commesse.
Harris Okong’o Arara
KENIA
Ex ufficiale dell’aviazione. Pu
arrestato a Nairobi il 23 agosto
1988. Venne accusato di possesso di pubblicazioni sediziose di
due movimenti di opposizione
clandestini. Al processo, che si
svolse l’8 novembre, si dichiarò
innocente sostenendo di non conoscere i due opuscoli in questione. L’accusa non diede nessuna prova che le pubblicazioni
fossero sediziose o che incitassero alla violenza. Fu condannato a cinque anni di carcere. Harris aveva dichiarato al processo; « Non mi aspetto clemenza,
né la chiedo; se non c’è clemenza per milioni di kenioti, cosa
servirebbe ottenere pietà per
uno solo? ». Amnesty lo considera prigioniero dì coscienza.
Si prega di inviare appelli cortesi per la sua liberazione, in inglese o italiano, a:
President Arap Moi
President of the Republic of
Kenia
Office of the President
PO Box 30510
Nairobi Kenia
Maulavi AbduI Rauf Logari
AFGHANISTAN
Anziano imam di una moschea
di Kabul. Qui venne arrestato
e poi incarcerato il 7 aprile ’89,
per aver protestato, in un sermone, contro il governo, mentre
il presidente Najibullah assisteva alla preghiera del venerdì,
nella moschea.
In Afghanistan l’arresto delle
persone sospettate viene eseguito senza nessuna garanzia
da parte del personale militare o di polizia. Il prigioniero
viene trattenuto in « incommunicado » e interrogato in uno dei
numerosi centri di Kabul o in
una sezione del carcere speciale,
quindi viene trasferito alle Corti
rivoluzionarie senza possibilità
alcuna di difesa legale e di appello ad una Corte superiore. I
prigionieri politici, detenuti per
la maggior parte nel carcere di
Pul-e-Charkhi, nel settembre ’88
erano 2.125. Qui Rauf Logari è
detenuto senza processo.
Per chiedere la sua immediata scarcerazione ci si può rivolgere, in inglese o italiano, a:
President Najibullah
Office of thè President
Kabul - Afghanistan
Sayyd Tahìr al-Shimimy
ARABIA SAUDITA
33 anni, studioso e predicatore religioso. Faceva parte di un
gruppo di sei sciiti arrestati dai
servizi segreti sauditi, perché
sospettati di far parte dell’OIR,
il principale gruppo sciita organizzato d’opposizione in Arabia
Saudita. Nessuno di loro è stato
accusato e processato. Tahir alShimimy nel 1986 fu detenuto
per diversi mesi senza accusa né
processo. Amnesty lanciò appelli in suo favore al governo perché si riteneva che venisse torturato durante gli interrogatori, ma non ebbe alcuna risposta.
L’OIR fu fondato nel 1975 e
nel 1979 centinaia di sospetti
suoi membri o simpatizzanti
furono arrestati e trattenuti in
carcere, sempre senza accusa o
processo. Tra di loro erano inclusi scolari, studenti universitari, religiosi e commercianti. Alcuni dì essi sono stati torturati.
Lo scopo deirOIR, come è dichiarato dai suoi membri, è di
« educare e illuminare le masse
attraverso pubblicazioni e letture ». Sostengono di essere discriminati e chiedono pari diritti, come il diritto alla libertà
di pensiero e alla pratica religiosa.
Si può scrivere cortesemente
per chiedere la liberazione di
Tahir al-Shimimy, in inglese o
italiano, a:
Hìs Royal Highness Prince
Muhammad bin Fahd bin ’Abd
al-’Aziz
Governor of thè Eastern Pro
vince
Hofuf
Eastem Province - Arabia Saudita
Quello che puoi fare
Amnesty International, ^r
fermare le violazioni dei diritti
umani in tutto il mondo, inten
de ottenere l’appoggio di tutti i
cittadini del mondo. La pressione internazionale aumenterà, se
sarà maggiore il numero delle
persone che sarà a conoscenza
di ciò che sta accadendo e che
quindi manderà appelli per il
rispetto dei diritti umani.
Perciò scrivi, ma leggi anche e
diffondi il Rapporto annuale ’89
pubblicato recentemente da Amnesty sulle gravissime violazioni dei diritti umani commesse
in tanti paesi del mondo.
Rapporto 1989 - Hoepli - L.
21.000.
A cura del
Gruppo Italia 90 Val Pellice
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Il Cenacolo
Meditazioni per ogni giorno
La pubblicazione, il cui titolo originale è « The Upper
Room », è bimestrale e contiene meditazioni provenienti da lutto il mondo. Chi lo desideri può ottenerne una
copia in saggio.
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