1
1998
Anno VI
numero 21
del 22 maggio 1998
§
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spedizione i
all. 2 comma
Filiale di Tori
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1
In caso di mancato recapito
si prega restituire al mitten
presso l'Ufficio PT Torino CR
L'Editore si impegna a
corrispondere il diritto di r<
L'ASCENSIONE
«Uomini di Galilea, perché state a
guardare verso il cielo? Questo Gesù
che vi è stato tolto, ed è stato elevato in
cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in
cielo»
Atti 1.11
POVERI discepoli, che cos’altro
avrebbero potuto fare se non rimanere attoniti a guardare il cielo che si
apriva per riprendersi Gesù? Avevano
vissuto i momenti intensi e drammatici della sua morte, la gioia della sua
resurrezione, il piacere della presenza
del Risorto in mezzo a loro, avevano di
nuovo udito le parole del Cristo, come
accettare un’altra separazione? È vero
che Gesù li aveva preparati a questo, è
vero che non si trattava di una rottura
provocata dalla morte, ma nella prospettiva della vita. Restava pur sempre
un distacco. Come non guardare quel
cielo, simbolo e annuncio della grandezza, dell’infinità e della supremazia
di Dio? Noi, uomini e donne che vivono in questi tempi moderni, siamo stati a lungo lontani da ogni contemplazione celeste. Ci siamo lasciati affascinare dalla presenza continua di Dio
con l’umanità, dal bisogno di fare di
costruire, di lottare, con e per lui. Ma
abbiamo messo da parte il pensiero
che il Signore risorto non poteva che
essere pienamente lui, in tutta la sua
rnaestà, lì dove la sua volontà è fatta
(il Padre Nostro). Insamma: abbiamo
dimenticato il cielo, messo tra virgolette l’adorazione, trascurato la distanza
tra la dimora del Signore e le nostre dimore umane.
Meno male che arrivano gli uomini in vesti bianche e rimproverano i discepoli: «Perché state a
guardare verso il cielo?» Questo sì, lo
capiamo bene. Con tutto quel che c’è
da fare su questa terra, con tutte le ingiustizie che ci sono da combattere,
perché rimanere col naso all’aria? E
poi... proprio i discepoli con la chiesa
da mettere in piedi. Su! Avanti al lavoro, formate almeno una commissione!
Se ci guardiamo intorno Ci accorgiamo però che molti sono quelli che hanno ripreso a guardare il cielo, alla ricerca di una «pista divina» che si intrecci con le loro vite fatte di superimpegno e tanto lavoro. Alle volle questa
ricerca ci lascia un po’ sgomenti: parte
da tanto lontano (dall’Oriente) e porta
all’eterno insuccesso (anche quando si
chiama reincarnazione). Non sarà che
in tutto questo come cristiani dovremmo buttarci gridando con maggiore
convinzione che conosciamo un’altra
via? E la conosciamo perché quel cielo
SI è aperto non solo per darci e riprendersi Gesù, ma per dirci che la nostra
prospettiva, il nostro futuro sono lì con
Dio. Insomma ricominciamo a parlare
del Regno dei cieli, prima che l’umattità si costruisca da sola i propri paradisi, più o meno artificiali.
/messaggeri spostano l’attenzione
dei discepoli, dal cielo al futuro
"Questo Gesù... ritornerà». Potete non
guardare continuamente il cielo, perché il Signore un giorno lo porterà a
lutti noi. Imparate ad aspettare, la vomirà fede d’ora in poi si giocherà nel
Impipo dell’attesa continua del ritorno
di Cristo. Aspettare? Altra parola che a
uoi «moderni» fa venire l’orticaria:
diurno figli del tempo reale, della mulimedialità, dell'alta velocità. AspettaSì, la nostra contemplazione del dimtio, l’arricchimento della nostra fede
on possono che costruirsi attorno
^ i attesa del tempo di Dio. Un’attesa
fgilc piena di cose che possiamo fare,
a senza mai scordare che il cielo con
hnua
a sovrastarci e a sovrastare i no
^^^ddi progetti, e che il tempo posti, uiverlo, ma non deciderlo: la
durata è fissata da Dio.
_______ Claudio Pasque!
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Critiche e preoccupazioni per la direttiva europea sui brevetti nelle biotecnologie
Europa^ un brevetto sulla vita
È necessario regolamentare le invenzioni biotecnologiche^ ma il campo di ciò che la direttiva
ritiene brevettabile è troppo ampio e mette gravemente in questione valori etici fondamentali
EUGENIO BERNARDINI
PER verdi e ambientaiisti e per
l’estrema sinistra si tratta di
una «direttiva Frankenstein», per
aitri invece è un buon punto di
compromesso. Ci riferiamo alia direttiva che regola il sistema dei brevetti nei settore deile biotecnologie
che il Parlamento europeo di Strasburgo ha approvato definitivamente il 12 maggio. La direttiva era
già stata votata, in prima lettura, il
16 luglio del ’97 e approvata dal
Consiglio dei ministri dell’Unione
europea il 27 novembre con l’astensione dell’Italia (che aveva proposto uno slittamento dei tempi per
consentire un maggior approfondimento del problema) e del Belgio e
il voto contrario dell’Olanda.
La direttiva approvata a Strasburgo, si difendono i sostenitori,
impone una serie di divieti e restrizioni alla ricerca e alla produzione
dell’industria biotecnologica che
non sono presenti nella normativa
degli Stati Uniti e del Giappone
(che detengono il 65% dei brevetti
su scala mondiale in questa materia contro il 15% dell’Europa). Per
esempio, nell’Unione europea non
saranno brevettabili le varietà vegetali e le razze animali presenti in
natura (ma è brevettabile un animale intero «nuovo» come la famosa pecora Dolly), i processi essenzialmente biologici (come gli incroci tradizionali) per ottenere vegetali e animali, i processi di clonazione
o di modifica dell’identità genetica
germinale (cioè le modifiche genetiche permanenti e trasmissibili
negli esseri umani), il corpo umano
in qualsiasi fase del suo sviluppo e
gli elementi ad esso appartenenti
nel loro stato naturale compresi i
geni (ma saranno brevettabili sia
elementi isolati dal corpo umano,
enzimi, tessuti, ecc., che sequenze
geniche, complete o parziali, prodotte artificialmente anche se
identiche a quelle esistenti in natura), le utilizzazioni di embrioni
umani a fini industriali o commerciali (ma è consentita la ricerca per
fini scientifici), i processi di modifi
ca dell’identità genetica degli animali tali da provocare loro delle
sofferenze senza utilità medica sostanziale per l’uomo o l’animale.
A Strasburgo il fronte compatto
di socialisti, democristiani e liberali
ha permesso di respingere i pur numerosi emendamenti. Ora ogni
Parlamento nazionale dovrà produrre una legge conforme àlla direttiva e c’è da supporre che la battaglia sarà aspra: infatti, sulle biotecnologie si muovono interessi
economici immensi, soprattutto in
campo medico, farmaceutico e
agro-alimentare, e proprio per questo le evidenti preoccupazioni di tipo etico riguardanti qualsiasi tipo
di manipolazione umana della natura sono particolarmente accresciute dal timore che gli interessi
economici possano portare a scelte
irreversibili e pericolose sia dal
punto di vista biologico che sociale.
«Purtroppo - dice Anna Rollier,
docente di genetica molecolare alla
Facoltà di medicina di Milano e
membro sia del «Gruppo di lavoro
sui problemi etici posti dalla scienza» della Tavola valdese sia del
«Gruppo di studio sulla bioetica e
le biotecnologie» della Commissione ecumenica europea per chiesa e
società (Eeccs) - la direttiva è stata
fatta passare attraverso le varie fasi
che l’hanno condotta al voto finale
in assenza di una sufficiente informazione dei cittadini e senza il parallelo svolgimento di un pur indispensabile dibattito pubblico. Rimane così il sospetto che, più che
rappresentare le opinioni dei cittadini che gli hanno eletti, i parkmentari abbiano subito le pesanti
pressioni dell’industria privata (si è
parlato della più imponente azione
di “lobbying” di tutta la storia del
Parlamento europeo)».
Queste preoccupazioni sono state ripetute esplicitamente a tutti i
livelli della politica europea da parte delle chiese protestanti, anglicane e ortodosse che l’Eeccs rappresenta. Infatti, sul tavolo degli europarlamentari era giunta anche una
documentazione molto accurata
che, dopo avere esposto alcune
fondamentali preoccupazioni del
«Gruppo di studio sulla bioetica e
le biotecnologie» della Eeccs (pubblicate in Riforma n. 46 del 5 dicembre 1997), proponeva, fra le altre cose, l’istituzione (auspicata
anche dal Parlamento europeo dopo la prima approvazione della direttiva del 16 luglio scorso) di un
gruppo specifico incaricato della
valutazione etica delle invenzioni
biotecnologiche da brevettare.
Evidentemente l’impostazione
economicistica che caratterizza
l’attuale progetto di Unione europea si è espressa con forza anche in
questo delicatissimo settore, tanto
che Renato Ugo, presidente dell’
Associazione italiana per la ricerca
industriale, ha potuto definire questa direttiva «importante quanto il
trattato di Maastricht». «Ma l’innovazione biotecnologica - ribadisce
Anna Rollier - dovrebbe rispondere
prima di tutto ad altri criteri, come
il benessere della specie umana e
delle altre specie viventi, l’attenzione per la povertà e la malattia nei
paesi in via di sviluppo, la qualità
della vita in generale».
Consiglio ecumenico
Dura condanna dei
test nucleari dell'India
I recenti test nucleari
in India sono atti «sconsiderati e ingiustificati»,
ha scritto, Konrad Raiser, segretario generale
del Consiglio ecumenico
delle chiese, in una lettera del 13 maggio indirizzata al primo ministro
indiano. Konrad Raiser
chiede al governo indiano di aderire, come già
altri stati hanno fatto, a
una moratoria dei test
nucleari e di rinunciare
ad una politica di primo
attacco. «Con questo atto, preparato ed eseguito nel momento stesso
in cui si riuniva a Ginevra il Comitato preparatorio del Trattato di non
proliferazione nucleare
- dice Raiser - l’India,
che negli affari internazionali faceva sentire
una voce piena di saggezza e di ragione, ha
appannato la sua immagine. Non è troppo tardi
per dare al mondo la
prova che l’India non ha
dimenticato né rinnegato la sua venerabile eredità nazionale. Questa
voce della ragione e della nonviolenza attiva...
può condurre l’India
a ritrovare quel posto
rispettato sulla scena
mondiale che essa ha
perso procedendo a
questi test inconsiderati
e ingiustificati». (wee)
Sottoscrizione della Fcei
Appello per gli
alluvionati del Sarno
«Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto
sempre pronto nelle distrette. Perciò non temeremo, anche quando
fosse sconvolta la terra»
(Sai. 46). La nostra fede
ci spinge oggi alla solidarietà con le vittime
della tragica alluvione
della Campania. La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia lancia una sottoscrizione
per contribuire all’opera
di ricostruzione e anche
di prevenzione e tutela
del territorio. I progetti
saranno resi noti nelle
prossime settimane. La
Fcei informa che sono
stati portati a termine.
anche con la collaborazione delle chiese evangeliche svizzere e tedesche, tutti i progetti della
sottoscrizione per i terremotati dell’Umbria e delle Marche, per un importo di 220 milioni di lire, e
che il residuo di circa 21
milioni (fondi pervenuti
nelle ultime settimane) è
stato destinato alla nuova sottoscrizione.
I contributi possono
essere versati sul ccp numero 38016002 intestato a: Federazione delle
chiese evangeliche in
Italia, via Firenze 38,
00184 Roma, specificando nella causale: «prò alluvionati Campania».
UN GIUBILEO DI PREGHIERA
E PENITENZA
«Ai miei tempi il giubiieo era fatto di
preghiere e penitenza». L'esternazione
del Presidente deila Repubblica, Scalfaro,
dell'll maggio ha sollevato una piccola
polemica fra coloro che sono impegnati a
spendere i 3.497 miiiardi stanziati per ie
opere giubilari a Roma e nel Lazio e i
1.867 miliardi destinati a 1.045 progetti
per gii itinerari dei pellegrini neile aitre
19 regioni, li richiamo del Presidente,
però, avrebbe dovuto coipire quaicun aitro. Infatti, ie opere faraoniche che Roma
dovrà sopportare (110 cantieri già aperti
sui 651 previsti) sono ia diretta conseguenza della concezione cattolica del
giubileo che, per la gente comune (Sindone insegna), si «ridurrà» al solo pellegrinaggio a Roma, peilegrinaggio che
sarà reso gigantesco (24 milioni di persone) dalla facilità dei trasporti del nostro
tempo e dalla ricerca, tipica di questa
concezione, dei grandi numeri. Ma il giubileo biblico (anno di remissione dei debiti e di riposo della terra) non richiede
costosi pellegrinaggi, bensì una profonda
conversione delle persone e dei modelli
di sviluppo economico e sociale. (e.b.)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della
VENERDÌ 22 MAGGIO 1998
ven^PÌ
«E guardai,
e quando l’agnello
aprì il primo dei
sette sigilli, udii
il primo dei quattro
esseri viventi dire
come con voce
di tuono: “Vieni!».
E guardai, ed ecco
un cavallo bianco
e colui che sedeva
su di esso aveva
un arco: e gli fu
data una corona:
e venne fuori
da vincitore e
per vincere ancora.
E quando aprì
il secondo sigillo,
udii il secondo
essere vivente
che diceva:
“Vieni!». E venne
fuori un altro
cavallo, rosso,
e a colui che sedeva
su di esso fu dato
di strappare via la
pace della terra.
In modo che
gli uomini si
sgozzassero l’un
l’altro: egli fu data
una grande spada.
E quando aprì
il terzo sigillo, udii
il terzo essere
vivente che diceva:
«Vieni!». E guardai,
ed ecco un cavallo
nero, e colui che era
seduto su di esso
aveva nella propria
mano una
bilancia. E udii
come una voce
di mezzo ai quattro
esseri viventi,
che diceva: “Una
misura di frumento
per un denaro
e tre misure d’orzo
per un denaro!
Ma all’olio
e al vino non
recare danno!».
E quando aprì il
quarto sigillo, udii
la voce del quarto
essere vivente che
diceva: “Vieni!». E
guardai, ed ecco un
cavallo color cloro,
e colui che era
seduto su di esso
aveva nome
“Morte” e l’Ade lo
seguiva. E fu dato
loro potere di
portare sulla
quarta parte della
terra lo sterminio
con la spada
e con Infame
e con la morte
per mezzo delle
fiere della terra»
(Apocalisse 6, 1-6)
«PERCHE GUARDATE IL CIELO?»
Non Stiamo a guardare verso il cielo, guardiamo invece alle vicende umane sulla
terra. È lì, nel cuore stesso della vita, che troveremo «quel Gesù» che aspettiamo
RUGGERO MARCHETTI
ENTRE essi guardavaAAÌVX no, fu elevato; e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse
ai loro sguardi. E come essi avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: “Uomini di
Galilea, perché state a guardare
verso il cielo? Questo Gesù, che
vi è stato tolto, ed è stato elevato
in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto
andare in cielo”» (Atti 1,9-11).
Quando «ritornerà»?
Cosigli Atti degli Apostoli
raccontano l’ascensione di
Gesù e cosi, tramite le parole dei
«due uomini in vesti bianche»
sul futuro ritorno di Gesù, danno fondamento alla speranza e
all’attesa cristiana. Ma quando e
come Gesù «ritornerà»? Lo dobbiamo aspettare soltanto per la
fine della storia o piuttosto egli
non «viene» già, non è già ben
presente con potenza nel cuore
della storia?
All’inizio dell’Apocalisse, Giovanni è stato chiamato a «salire
nel cielo» (un po’ come Gesù...)
per poter comprendere il senso
profondo delle «cose che debbono accadere» (cfr4,11). Nel cielo
Giovanni ha contemplato la scena dell’intronizzazione dell’
«Agnello come immolato eppure
ritto in piedi»: Cristo morto e risorto prende in mano il libro del
progetto di Dio per la creazione
e per l’umanità (cfr5,1 ss).
Preghiamo
O re di gloria, tu sei stato esaltato al di sopra di tutti i
principati e le potenze e hai preso del tuo trono nel regno dei cieli, dove sei adorato dai santi, dagli angeli e
da tutto l’esercito celeste. Getta dall’alto uno sguardo
propizio sui tuoi umili servi sulla terra. Facci provare il
potere della tua grazia e i benefici influssi del tuo Santo
Spirito, per distaccare i nostri cuori dai fragili beni terreni e innalzarli alla gloria solida e permanente che tu
ci offri nei luoghi celesti.
Come possiamo essere sempre attaccati a questa terra, dal momento che Gesù, il nostro capo glorificato, si è
elevato nei cieli? Da questo momento noi solleviamo a
te i nostri occhi, a te che sei il Salvatore dei peccatori, e
ci slanciamo verso questa gloria celeste che ci attende.
Le nostre ginocchia si piegheranno per esaltare il tuo
santo nome, la nostra lingua si scioglierà per confessarti, e tu sarai l’oggetto dei nostri pensieri più seri.
(traduzione dal francese della prima parte della Prière pour le jour de l’Ascension, dalla Liturgie vaudoise,
ou la manière de célébrer le service divin dans l’Eglise
évangélique des Vallées du Piémont, Lausanne, 1842)
Poi, questo «libro scritto dentro e fuori e sigillato con i sette
sigilli viene aperto. Ed ecco i
quattro cavalieri dell’Apocalisse, che “vengono” veloci e subito dileguano sotto gli occhi di
Giovanni. Anche noi li guardiamo insieme a lui e ci rendiamo
conto con stupore che coi loro
cavalli colorati essi non dipingono l’affresco terribile della fine del mondo ma la storia del
mondo da Cristo sino a noi e nei
tempi che verranno: è la nostra
vicenda, è la storia dei popoli e
dei singoli che qui corre al galoppo innanzi a noi.
Ecco allora il succedersi di
questa formidabile serie di aperture... ecco l’Agnello che spalanca il primo e il secondo e il terzo
e il quarto dei sigilli... ecco il
«Vieni!» tonante dei Viventi e il
galoppo sfrenato dei cavalli. Si
apre il primo sigillo e irrompe un
lampo bianco, abbagliante... chi
è questo cavaliere senza nome?
Lasciamolo per ora correre via.
Ritornerà fra poco a impressionarci. E l’Agnello apre intanto il
secondo sigillo, e viene fuori un
altro cavaliere, la cui cavalcatura ha il colore del sangue e delle fiamme. È la «Guerra» che
«strappa via la pace dalla terra» e
la ricolma del sangue delle vittime dell’odio e del fuoco che porta distruzione, crea il deserto.
Poi il terzo sigillo viene aperto, e un cavallo nero irrompe
sulla scena. Colui che lo cavalca
ha in mano un’arma strana ma
non meno micidiale della «grande spada» della guerra: «una bilancia». Dopo il rosso del sangue
e degli incendi, il nero di chi
sente i suoi sensi ottenebrarsi al
morso della fame e il cuore farsi
cupo di rabbia dinanzi all’ingiustizia. Ecco la «Carestia»!
I tempi della storia
Ricordate u castigo che
Dio inflisse ad Adamo: «Il
suolo sarà maledetto per causa
tua... mangerai il pane col sudore del tuo volto» (Genesi 3, 17
ss)? Ci sono tempi in cui i figli di
Adamo debbono invidiare il loro
padre, tempi in cui il pane da
mangiare col sudore del volto è
solo un sogno... Tempi duri, in
cui anche il cuore dell’uomo si fa
duro e l’ingiustizia cresce. La
descrizione del terzo cavaliere è
di un realismo spietato: «Il grano
e l’orzo saranno a caro prezzo, e
il povero sottoposto alla scelta
drammatica di spendere quel
singolo denaro che è tutto il suo
salario per nutrire se stesso o i
propri figli...». E mentre questo
accade, «l’olio e il vino non saranno toccati»: ì generi di lusso
resteranno invariati ad allietare
la mensa di chi è ricco, e approfitta della fame generale per aumentare ancora il suo benessere.
Infine, l’ultimo cavallo... la visione più strana e allucinata:
verde e giallo del colore del «cloro», e con in groppa ben due cavalieri. Chi lo guida è la «Morte»
e dietro a lei c’è «l’Ade», il soggiorno dei morti, che divora le
vittime che la Morte raccoglie
andando avanti e se ne riempie
il ventre... Sì, la Morte raccoglie,
non fa altro: si limita a far sue le
rovine che i due cavalieri precedenti lasciano dietro a sé: «Fu
dato loro il potere di portare sulla quarta parte della terra lo
sterminio con la spada e con la
fame e con la morte e per mezzo
delle fiere della terra». Quando
l’uomo si fa belva, anche le belve vere si gettano nel caos da lui
stesso creato, e fanno la loro
parte, in base al loro istinto...
Questa è la nostra storia, affrescata dai cavalieri dell’Apocalisse: una terribile storia di violenza e ingiustizia. Ma non c’è
qui risposta ai «perché» che ci
assillano quando siamo alle prese con la follia del male e del dolore. E anzi il senso di questa serie di visioni è che a noi non è
dato di cogliere ogni aspetto di
questa nostra storia: qualcosa di
essenziale sfuggirà sempre (al
galoppo!) dalla nostra portata...
Se la risposta che ci aspettiamo
manca, non siamo però affatto
lasciati a mani vuote.
Torniamo al primo, misterioso
cavaliere: «Ecco un cavallo bianco e colui che sedeva su di esso
aveva un arco e gli fu data una
corona». Se la storia del mondo è
una sequela di ingiustizie e violenze, il primo folgorante cavaliere ci dice che in essa opera
una forza possente, positiva, che
ha vinto e vincerà le forze oscure
che ci fanno soffrire. All’apertura
del primo dei sigilli, CristoAgnello fa Irrompere nel mondo
la potenza della sua risurrezione
il colore bianco del destriero e il
lampo d’oro della corona ci ricordano «l’aspetto come folgore
e la veste del bianco della neve»
dell’angelo di Pasqua (cfr Mt. 28,
3). Questa potenza è una vera
energia. Ce lo dice l’«arco» che il
cavaliere porta nella mano. È
bello ripensare al segno dell’arcobaleno che in Apocalisse 4, 3
splende come smeraldo ai piedi
del trono dell’Altissimo: se Dio
mantiene appeso dai tempi di
Noè il suo arco alle nubi in segno di pace e d’alleanza, ora il
suo Cristo non esita a riprenderlo e a combattere il male per la
salvezza dell’umanità! Sì, egli
«viene fuori da vincitore e per
vincere ancora»! Alla fine, la forza del Signore che ha già vinto,
trionferà pienamente su ogni
male: Dio sarà «tutto in tutti» (cfr
I Corinzi 15, 28) e la storia troverà compimento.
Gesù «viene»
Apocalisse 6, i-6 ci invita,
prima ancora che a volgere
il pensiero alle forze del male
che sembrano dominare su ogni
cosa, a pensare a colui che già le
ha vinte: alla forza possente di
salvezza che agisce e si sviluppa
negli eventi concreti della storia.
Il rosso, il nero, il pallore del cloro vanno visti alla luce del bagliore, che è il simbolo del Cristo
vincitore. Nel cuore delle «guerre e rumori di guerre» (cfr Marco
13, 7) noi possiamo sentirà accanto a noi il galoppo del bianco
cavaliere. E lui, il Cristo signore
della storia, ci aiuterà a vivere la
storia... a capire gli eventi della
vita che egli vive con noi e per
noi porta avanti.
Le parole degli angeli dell’Ascensione: «Perché state a guardare verso il cielo?... Gesù ritornerà», sono in piena sintonia con
tutto questo. Cristo non è «l’assente» dalla storia del mondo. Al
contrario, se il suo corpo «è stato
tolto» alla vista dei discepoli, ciò
è avvenuto in funzione di un diverso tipo di presenza, ugualmente concreta. Da quel giorno
della sua «elevazione», Gesù
«viene» e con il suo venire fa la
storia. Non stiamo allora a guardare verso il cielo, guardiamo invece alle vicende umane sulla
terra. E lì nel cuore stesso della
vita con le sue sofferenze e le sue
lotte, troveremo «quel Gesù» che
aspettiamo. E così noi sapremo
che il turbinio furioso della storia
non riuscirà a travolgerci, a impedirci di vivere la speranza.
È la consolazione che viene a
noi da questa «strana» pagina di
quello strano, ma davvero evangelico libro dell’Apocalisse, dall’inizio alla fine «svelamento»
della potenza di Gesù risorto e
asceso al cielo per essere davvero
«Signore della storia».
Note
omiletiche
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
Per
approfondire
Apocalisse 6 presenta
notevoli affinità con le cosiddette «apocalissi sinottiche» (Me 13, Mt 24, Le
21). In tutti questi testi
troviamo l'annuncio di
guerre, terremoti, carestie, persecuzioni, fenomeni celesti. Alcuni autori
hanno ipotizzato l'esistenza di uno scritto apocalittico giudaico composto attorno agli anni 40,
che avrebbe trovato una
eco molto profonda nelle
comunità cristiane scosse
dagli eventi del 70. Gli
evangelisti avrebbero reinterpretato questo documento, insistendo sul carattere soltanto preparatorio dei segni profetizzati. Così si sono sforzati di
placare la febbre apocalittica delle loro chiese.
L'autore dell'Apocalisse
potrebbe essersi basato
sul medesimo documento.
Anche lui, come Marco,
avrebbe reinterpretato
cristianamente la sua fonte per rispondere alla preghiera delle chiese per la
venuta di Cristo: essa era
preceduta dai segni apocalittici annunciati dalla
tradizione giudaica.
L'origine della visione
dei quattro cavalieri di
Apocalisse 6, 1-8 va ricercata in Zaccaria 1, 8-15 e
6, 1-8. Nel primo testo appare un uomo (un angelo)
in groppa ad un cavallo
rosso seguito da cavalli
rossi, sauri e bianchi. Sono
gli inviati di Dio. Essi tornano a rendergli conto
della loro ispezione terrestre: l'ingiusta pace imposta ad Israele regna ancora. È verosimile che il testo
primitivo distinguesse/
quattro gruppi di cavalli,
corrispondenti ai quattro
punti cardinali.
La grande questione
dell'interpretazione del
nostro testo è quella rappresentata dal primo cavaliere. Tradizionalmente
l'esegesi oscilla tra due poli: a) Il primo cavaliere personifica, come gli altri tre
che lo seguono, una potenza malefica. In questo
caso simboleggerebbe i
Parti, celebri arcieri a cavallo e perenne minaccia
al confine orientale dell'impero di Roma; oppure
l'Anticristo in persona;‘b) Il
primo cavaliere è una potenza al servizio di Dio.
Questo per i caratteri propri che presenta e che lo
distinguono nettamente
dagli altri tre successivi cavalieri: il colore bianco che
esprime sempre nell'Apocalisse la purezza e l’ap;
partenenza alla sfera di
Dio; la corona, simbolo di
gioia e felicità, attributo
reale e sacerdotale; la vittoria: il verbo «vincere» e
caratteristico degli scritti
giovannei. Nell'Evangelo
esso esprime sempre il
trionfo del bene sul male,
anche nell'Apocalisse, malgrado due eccezioni (11, '
e 13, 7 che parlano di vittoria, peraltro temporanea, della bestia che sale
dall'abisso), è fondamentalmente la stessa cosa.
Inoltre, non possiamo
mai dimenticare la somiglianza fondamentale tra
il cavaliere bianco di Apocalisse 6, 2 e quello di t'i,
11-16. Quest'ultimo è senza ombra di dubbio il yi
sto-giudice escatologie®Anche qui allora, il cavaliere bianco simboleggi«
Cristo e la sua potenza
vittoriosa.
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- Bruno Corsani, L AP
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- Ugo Vanni, f
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Letohrad (Repubblica ceca): i 540 anni dalla nascita dell'Unitas Fratrum
La sfida della «porta stretta»
[3 Chiesa evangelica dei Fratelli cechi, nata nel 1918, si può considerare una chiesa
davvero interdenominazionale. Per un rilancio dell'«internazionale valdohussita»
GIANNI GENRE
Era forse la fine del 1457 o
l'inizio del 1458 quando
un gruppetto di bussiti radi^ in forte attrito con la leadership del movimento, ragflunsero una piccola località
jelNord dell’attuale Repubblica ceca, non lontano dal
confine con la Polonia.
L’attesa viva della «parusia*, dell’imminente ritorno
di Cristo, bruciava nei cuori
di quel gruppetto di persone
ebe, per alcune generazioni,
si póse come primo obiettivo
quello di vivere seguendo le
coordinate del Sermone sul
Monte che diventò, come per
i valdesi lionesi della prima
ora, il manifesto di quella comunità che visse nella povertà e nella fedeltà assoluta
al dettato evangelico. 1 primi
«ministri» di quel nuovo movimento evangelico furono
«ordinati» da un «episcopo»
valdese. Nacque così l’Unitas
Fratrum, che espresse alcune
frale più belle figure di credenti, alcuni dei teologi che
influenzarono in modo determinante il mondo valdese
prima dell’adesione al Riforma: Pietro Chelcicky, Luca da
Praga e più avanti Jan Amos
Comenius.
In realtà, come ben ci ha
insegnato il compianto professor Amedeo Molnar, i rapporti fra i\ movimento valdese e le diverse componenti
del vivacissimo mondo evangelico boemo di quel tempo
furono di grande intensità.
Basti pensare che uno dei
«barba» più noti e di più alto
rilievo di quel secolo, Federico Reiser, fu conquistato,
nella prima metà del secolo,
dall’entusiasmo della rivoluzione hussita e ordinato ministro dai taboriti, prima di
essere arso vivo a Strasburgo
proprio nell’anno in cui si costituì quell’unione dei Fratelli destinata a influenzare gli
nitri movimenti ereticali e
clandestini di mezza Europa.
A Letohrad, nel week-end
del 25-26 aprile, rappresentanti del governo ceco e di
oiolte chiese protestanti europee e nordamericane, si sono ritrovati sotto la presiden® della Chiesa dei Fratelli cenhi per celebrare i 540 anni
dalla nascita deW’Unitas Frae per porre la prima pietra della costruenda chiesa in
Ma cittadina. Anche il vescovo cattolico era presente e
SI b subito sentito in dovere di
''onirmi a salutare in quanto
“gamico» italiano, facendomi
ùono di una sua grande fotopafia in compagnia dell’atbale pontefice. Peccato che
abbia dovuto partire subito
“®Po il saluto ufficiale per
ag^ungere la Polonia che riordava negli stessi giorni i
tile anni dalla nascita di
ant Adalberto (alla domanimk 'tescovo, con grande
„^®fazzO’ non ho saputo rirdarmi chi fosse stato que0santo così importante),
non giornate, svoltesi
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^ostmita, come in tutte le al„„j_®^?^tne, nello stile pro
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angeliche e che, spe
W Berlino; incontro annuale della Mbe
Portare l'Evangelo
con la parola e con l'azione
Il pastore PaveI Smetana, moderatore della Chiesa dei Fratelli cechi
riamo, possa essere rinsaldato in tempi brevi. Oggi, dopo
i quarant’anni difficili di governo comunista, la Chiesa
dei Fratelli cechi vive momenti di grande entusiasmo,
ma anche di grande ansia.
Nelle conversazioni con alcuni pastori cechi di quella
chiesa riformata minoritaria,
ma per noi già «grande» (più
di 150.000 membri), cui apparteneva lo stesso Molnar, si
avverte ancora la difficoltà e
la sofferenza di tutti nel gestire il difficile problema del
rapporto con i leader ecclesiastici considerati «compromessi» dalla dittatura precedente perché legati, in qualche modo, alla polizia segreta
(ed erano molti, e a volte anche molto noti). Ma, senza
cedere alle voglie giustizialiste di una parte della chiesa,
anche questo processo di
chiarimento e di elaborazione sta andando avanti in un
clima caratterizzato dal tentativo di comprendersi e di
perdonarsi, nella chiarezza,
reciprocamente.
Uno dei grossi problemi è
rappresentato dalla situazione finanziaria, estremamente
problematica. Durante gli
anni del socialismo reale, tutti i dipendenti della chiesa
venivano pagati dallo stato
che, in questo modo, operava
un controllo notevole. Al momento attuale, soltanto più i
pastori in servizio vengono
stipendiati dallo stato, ma la
chiesa deve far fronte a tutte
le altre spese (dipendenti
non pastori, spese di funzionamento, spese legate agli
stabili ecc.). In prospettiva, il
governo di Vaclav Havel vorrebbe portare tutte le chiese
a una situazione di sostanziale autonomia. Ma la gente
non è più abituata a contribuire e, soprattutto, non vi è
ancora molto denaro che circola, soprattutto nei paesi di
provincia. Quest’anno è stato
chiesto a tutte le chiese costituite un contributo alla Cassa
centrale pari a 3-4 milioni,
ma molte chiese non ce la faranno.
Inoltre, la Chiesa cattolica
sta cercando di farsi restituire
dallo stato le proprietà confiscate durante i decenni del
comunismo e le chiese protestanti non sanno bene se appoggiare o rifiutare questa
prospettiva. Il moderatore
Smetana, che i giornali italiani menzionarono per aver rifiutato di incontrare il papa
in occasione della beatificazione di un tale che aveva
perseguitato i protestanti, è
molto interessato al sistema
dell’otto per mille (sistema
che molti di loro credono abbia risolto i nostri problemi
economici). Ma, a parte questo, vorrebbero pensare in
tempi molto brevi al rilancio
dell’«Internazionale valdohussita» di cui Molnar parlava: uno scambio di studenti
in teologia con Praga, o uno
scambio di pastori, oppure
una serie di gemellaggi fra
comunità?
Per il momento sarebbe
auspicabile iniziare con dei
regolari inviti ai Sinodi e sarebbe bene che qualcuno inizi a studiare il ceco, impresa
che si presenta piuttosto ardua. Rimane il fatto che le
nostre chiese potrebbero imparare parecchio da queste
sorelle e da questi fratelli, che
sono in realtà storicamente
nostri «gemelli» e che escono
da un lungo periodo buio, essendo riusciti a mantenere
una dimensione spirituale
abbastanza sorprendente. La
solidarietà, in altri periodi
della storia, soprattutto prima della Riforma, non è mai
mancata da parte loro; oggi,
forse tocca a noi.
Il moderatore, dopo aver
posto la prima pietra della
chiesa che sorgerà in Letohrad, ha predicato sulla parola
di Gesù nel Sermone sul
Monte: «Stretta è la porta e
angusta la via che conduce
alla vita, e pochi sono quelli
che la trovano» (Matteo 7,1314). Sulla pietra è ovviamente
raffigurato il calice, che è stato il simbolo della rivoluzione hussita degli utraquisti, di
coloro cioè che hanno rivendicato la libertà di amministrare e ricevere la cena del
Signore sotto la specie del
pane e del vino. La liturgia,
tradizionale ma a più voci, ha
proposto anche alcuni vecchi
inni di Hus e di Comenius. E
la gente, compresi i più giovani che hanno dato un contributo fondamentale, cantavano con maggiore energia
rispetto a noi. Le donne pastore, come le studentesse in
teologia, sono ormai numerosissime in una chiesa che
ha più di duecento pastori e
pastore in servizio.
La Chiesa evangelica dei
fratelli cechi, fra l’altro, pur
essendo oggi membro dell’
Alleanza riformata mondiale,
si può considerare una chiesa
davvero interdenominazionale. È nata infatti dalla fusione, nel 1918, della Chiesa
riformata e da quella luterana e ha fatto sue ben quattro
confessioni di fede; quella
hussita, quella dell’Unitas
Fratrum e quelle riformata e
luterana. Una bella lezione
per tutto il protestantesimo
ancora così lieto di essere
frammentato. Un ultimo rilievo: sono tornato per l’ennesima volta un po’ spaventato dalla credibilità sproporzionata di cui gode la nostra
chiesa. Come faremo a mantenerla e a dare contenuti dignitosi a queste relazioni internazionali che, in questo
caso, sono più antiche della
Riforma protestante?
PASQUALE CASTELLUCCIO
IN una bellissima zona piena di verde della ex Berlino Est, i battisti tedeschi
hanno investito 75 miliardi
di lire per costruire un nuovo
grande complesso di formazione teologica e diaconale.
Una vecchia caserma sovietica, dove fino al 1989 erano
stazionati i soldati russi,
composta di una serie di fabbricati tutti uguali esteticamente, ma in uno stato di totale abbandono, soldati e ufficiali vivevano in modo miserabile, senza alcun contatto con la popolazione berlinese. Tutto intorno, un muro
alto due metri teneva lontani
gli occhi indiscreti. Queste
vecchie caserme sono oggi in
vendita e la nuova costruzione che i battisti stanno portando a termine ha voluto significare, data la posizione
così centrale in Europa, il superamento di ogni «limite
invalicabile».
L’incontro annuale della
Missione battista europea
(Mbe), che si è svolto nell’aprile scorso, ha avuto luogo sotto una tenda. Malgrado
la crisi economica generale, il
lavoro della Missione battista
europea in molti paesi (in
particolare Africa e Sud America) si è intensificato. Le difficoltà finanziarie dello scorso anno, che avevano impedito di assumere nuovi missionari, sembrano attualmente superate grazie a un
notevole sforzo dei battisti
europei; due nuove coppie di
missionari sono state presentate in questo contesto.
«Missione è crescita della
comunità» era il motto dell’incontro: credere nella missione è una risposta alla vocazione rivolta al credente e
forse anche questa è una
strategia per contrastare le
tristezze e i problemi della
nostra società. Specialmente
i fratelli africani e sudamericani confermano questa
realtà, se pensiamo a quante
situazioni di guerra civile e
lotte tribali caratterizzano
tante zone di quei continenti. L’autorità della parola del
Signore investe il credente e
lo abilita a un messaggio di
solidarietà umana, offrendo
una visione di spertmza.
La Missione battista europea segue l’indicazione biblica di portare l’Evangelo
con la parola (attività evangelistica) e con l’azione (servizio diaconale). Con l’attività evangelistica intende offrire un messaggio biblicamente fondato, che tenga
conto del contesto culturale
e temporale dell’uomo con
l’invito alla conversione, al
discepolato, alla comunione
dei credenti. La rilevanza
culturale va compresa nel
senso che l’Evangelo è sensibile verso ogni cultura e tradizione (inculturazione) ma
nello stesso tempo è anche
critico nel confronto con gli
elementi di una cultura che
contrasta i principi biblici.
Il servizio diaconale vuole
essere una testimonianza
dell’amore di Dio agli uomini nei suoi bisogni materiali
e spirituali. Questo si realizza
nella volontà di Dio, nel comandamento di amare il
prossimo e nel salvaguardare
la dignità umana in quanto
creatura ad immagine di
Dio. Eondamentalmente,
questo servizio ha lo scopo
di avvicinare a Gesù quelle
persone alle quali viene offerto aiuto materiale, in modo da concretizzare la salvezza nella sua totalità; questa azione sociale viene intesa come completamento del
messaggio evangelico e ne
rafforza la sua credibilità.
La Missione battista europea lavora con progetti finalizzati, manda e sostiene i
missionari che vengono presentati dalle unioni membro,
e sulla base delle richieste
dei paesi interessati, insistendo sulla loro qualificazione spirituale e professionale, a seconda delle possibilità finanziarie di cui dispone. Tale possibilità è il
frutto di offerte di singole comunità che sostengono la
missione e di quattordici
Unioni battiate europee che
costituiscono la Missione
battista europea.
Francia: assemblea generale del movimento internazionale «Chiesa e pace»
La nonviolenza evangelica della chiesa di Gesù Cristo
SONIA E PAOLO VITALI
Dal 27 al 29 marzo scorso
si è svolta l’assemblea
generale di «Chiesa e pace»,
presso la comunità dell’Arca
di Saint-Antoine (vicino a
Grenoble). «Church & Peace»
è un coordinamento europeo
di chiese storicamente pacifiste e movimenti e comunità
cristiane impegnate per la
pace. I membri di questa rete
sono uniti dalla convinzione
che la nonviolenza evangelica sia una caratteristica essenziale della chiesa di Gesù
Cristo, e che il messaggio
della riconciliazione del Vangelo conduca al servizio per
la pace.
La comunità di Saint-Antoine è una delle sei comunità che si trovano in Francia
e fanno parte del movimento
fondato da Lanza del Vasto
nel 1948 dopo il suo incontro
con Gandhi. Si tratta di famiglie e singoli, bambini, giovani e adulti che condividono
una vita fraterna basata sul
lavoro manuale, sul servizio e
sulla ricerca spirituale. Questa vita comunitaria si costruisce attraverso l’esercizio
di una nonviolenza quotidiana: nella ricerca di una vita
semplice, dove i bisogni sono
limitati e le risorse messe in
comune, nella condivisione
dei compiti e delle responsabilità, nella presa delle decisioni secondo il metodo del
consenso. Anche i momenti
della festa sono parte integrante di questo stile di vita,
perché nella musica e nella
danza esprimono la gioia della riconciliazione.
Alla radice c’è il cammino
di preghiera e di silenzio nel
quale ognuno è invitato ad
approfondire la propria tradizione religiosa e a riconoscere il valore di quella degli
altri. Le compagne e i compagni si impegnano in questa
vita con un voto. Intorno alle
comunità esiste inoltre un
movimento internazionale di
persone (gli alleati) che si riferiscono ai valori dell’Arca e
che intraprendono una scelta
di nonviolenza e di semplicità nella vita familiare e professionale. Gli amici di SaintAntoine si occupano della
coltivazione dell’orto, della
conduzione della grande casa
che li ospita (un’abbazia medievale) e che può accogliere
assemblee e incontri di gruppo sia autogestiti sia promossi dalla stessa comunità. Il
programma delle proposte
formative comprende stage
di danze popolari, corsi di
ebraico biblico, di comunica
zione e gestione positiva dei
conflitti...
Ospiti della comunità circa
trenta delegati di «Eglise et
paix», provenienti da Francia, Svizzera, Germania, Belgio, Gran Bretagna, Ungheria, hanno lavorato insieme
per tutta la giornata di sabato
secondo un ordine del giorno
che comprendeva le relazioni
del comitato amministrativo,
della segreteria internazionale (l’organo esecutivo) e del
tesoriere. Il comitato amministrativo è il luogo in cui si
prendono le decisioni più
«politiche» relative alla vita
del coordinamento; ne fanno
parte i rappresentanti delle
quattro regioni linguistiche:
francofona, di lingua tedesca.
Est europeo. Gran Bretagna e
Irlanda.
Tra le iniziative che vedono
«Eglise et paix» impegnata
insieme ad altre realtà come
il Comitato per la pace dei
quaccheri e Pax Christi International, segnaliamo un programma di manifestazioni e
animazioni che si svolgeranno durante l’assemblea plenaria del Consiglio ecumenico delle chiese ad Harare
(Zimbabwe, dal 3 al 14 dicembre 1998), con l’obiettivo
di attirare l’attenzione dei
delegati, informarli e tentare
di coinvolgerli nelle attività
ecumeniche di servizio alla
pace. In occasione di questa
assemblea si concluderà anche la campagna «Pace nella
città» che negli ultimi due
anni ha coinvolto chiese e
movimenti nello sforzo di favorire la comunicazione e lo
scambio tra tutti coloro che
sono impegnati in favore di
una pace fondata sulla giustizia. La Campagna si è svolta
concretamente in sette città;
Belfast (Irlanda del Nord),
Boston (Usa), Colombo (Sri
Lanka), Durban (Sud Africa),
Kingstom (Giamaica), Rio de
Janeiro (Brasile) e Suva (Fidji)
con progetti e iniziative di riconciliazione (per altre informazioni, è possibile consultare il sito Web «Paix dans
la ville»; http://www.wcccoe.org/pov).
Al mattino della domenica,
in chiusura di assemblea, tutti i partecipanti insieme alla
comunità di Saint-Antoine
hanno condiviso un momento di culto con Santa Cena secondo la liturgia mennonita.
Un’occasione intensa, nello
stile di Eglise et paix, di testimonianza e ascolto della parola del Signore attraverso la
diversità delle espressioni
linguistiche e delle tradizioni
confessionali.
4
PAG. 4 RIFORMA
-----^ Vita
VENERDÌ 22 MAGGIO
IMO maggio è morto a Firenze il pastore metodista Paolo Sbaffi
La predicazione e ^impegno sociale
e nipote di pastori nnetodistl con una forte sottolineatura della cc
Spedizi
art. 2 CI
In C88‘
al irtitti
L’Editoi
Figlio e nipote di pastori metodisti, con una forte sottolineatura della comune
fede evangelica, ha svolto un servizio efficace nella semplicità e nella coerenza
FRANCO BECCHINO
PAOLO Sbaffi, pastore metodista a Firenze, dopo
molta sofferenza è morto domenica 10 maggio, poco dopo che in molte delle nostre
chiese era stato ricordato
nella preghiera durante il
culto. Paolo Sbaffi era stato
consacrato al ministero pastorale nel 1963 al termine
della Conferenza metodista
che si tenne a Roma, anche
in quel caso nel mese di maggio. Era la seconda sessione
annuale della loro Conferenza che i metodisti italiani tenevano dopo il conseguimento dell’autonomia dalla
chiesa madre di Gran Bretagna. Era un tempo di grandi
speranze, di fervore spirituale, di molte iniziative per le
comunità metodiste italiane,
e quella consacrazione al pastorato ci appariva assai significativa, quasi un simbolo.
Paolo era figlio di quel Mario
Sbafi! che era il «presidente
dell’autonomia» e nipote di
quell’Emanuele Sbaffi che
era stato il primo «presidente
italiano» dei metodisti e li
aveva guidati con grande fede e saggezza negli anni difficili del fascismo e della guerra. Il fatto che Paolo chiedesse di servire come pastore
dava il senso di una continuità fra le generazioni. Eravamo capaci di passare il testimonio fra genitori e figli,
questo radicamento ci faceva
ben sperare per l’avvenire.
Paolo apparteneva culturalmente alla mia generazio
ne, era sempre stato con noi
fin dai primi campi di lavoro
a Ecumene, ma era di cinque
o sei anni più giovane di noi.
Per questo lo abbiamo considerato sempre come il «giovane» del gruppo. Adesso,
che ci è mancato così dolorosamente, mi rendo conto che
egli è stato un pastore di
grande maturità e capacità,
che il suo servizio è stato veramente pieno e di grande
utilità per la chiesa.
È stato segretario generale
della Gioventù evangelica
metodista e ha condotto il
movimento giovanile delle
nostre chiese a confluire
nell’attuale Egei; dopo l’integrazione fra valdesi e metodisti è stato presidente della
Commissione esecutiva del
II distretto e presidente del
Comitato permanente delrOpcemi, anche se per non
lunghi periodi: è stato membro del Comitato editoriale
della Claudiana e di molte altre commissioni di studio e
di lavoro.
Ma Paolo Sbaffi è stato sicuramente innanzitutto pastore di chiese e il suo ministero è ricordato con riconoscenza al Signore a Intra, a
Napoli, a Bologna, a Eirenze e
anche in Canada, dove ha
svolto il suo ministero in occasione di uno scambio pastorale con la Chiesa unita di
quel paese. A Napoli Sbaffi ha
iniziato quel lavoro a Ponticelli, sia sul versante evangelistico che sul versante dell’opera sociale, che oggi sembra ormai consolidato e desti
II pastore Paolo Sbaffi
nato a un avvenire. Di Paolo
tutti conoscevamo l’impegno
politico e sociale. È stato
quindi quasi naturale che sia
stato lui a far parte per i metodisti della Commissione sinodale per la diaconia all’atto
della sua costituzione. Paolo
non sottolineava mai di essere metodista, preferiva richiamarsi alla nostra comune fede
evangelica. Eppure, se i metodisti hanno un dono particolare nell’ecumene cristiana, e
cioè quello di coniugare sempre la predicazione dell’Evangelo con l’impegno nel sociale, Paolo aveva sicuramente
questo dono e lo viveva con
semplicità e coerenza.
Continuando un lavoro iniziato alla radio da suo padre.
Paolo ha curato una rubrica
di meditazione spirituale
molto conosciuta e popolare;
«Ascolta, si fa sera...». A noi
sembra cbe per lui sia giunta
troppo presto la sera della vita (era nato il 13 ottobre del
1937) e la sua dipartita ci ba
fatto soffrire anche per il
molto dolore che ha dovuto
sopportare per la gravità della sua malattia. Per questo ai
funerali che si sono tenuti
nella chiesa metodista di Firenze il 12 maggio, con l’intervento di moltissimi fratelli
e sorelle venuti da ogni parte
d’Italia, sia nella preghiera di
Gino Conte che nella predicazione di Valdo Benecchi è
risuonato il tema della sofferenza, esperienza profonda e
forte per la nostra umana natura, che neppure a Gesù è
stata risparmiata (il testo della predicazione è stato il Salmo 31). Abbiamo, come
Giobbe, in questo culto rivolto a Dio il nostro «perché?»:
se volete, la nostra protesta.
Ma Dio ci ha risposto dandoci un’esperienza altrettanto
profonda e forte; quella della
nostra fede che ci consente di
rimettere nelle mani forti di
Dio il nostro spirito. E questo
è stato il tema che è risuonato, consolante, nella preghiera di Salvatore Ricciardi che
ha concluso il funerale.
E noi siamo persuasi che in
queste mani forti di Dio rimetteranno il loro animo turbato coloro che a Paolo erano
più vicini; la moglie Titti, i figli Emanuele e Andrea, l’anziana madre e le sorelle, i
molti parenti e congiunti, e
con loro tutti noi che questo
fratello abbiamo amato come
un caro compagno d’opera.
A Bethel una sessione di studio del corso a distanza della Facoltà di teologia
Una «full immersion» teologica nei boschi della Sila
ROBERTO BOTTAZZI
Nella suggestiva cornice
dei boschi della Sila,
presso il Centro evangelico
Bethel, si è tenuta dal 1° al 3
maggio la prima sessione di
studio intensiva particolarmente rivolta agli studenti
del corso a distanza della Facoltà valdese di teologia che
abitano in Campania, nelle
Puglie, in Basilicata e Calabria, e in Sicilia. Vi hanno
partecipato 14 studenti iscritti, più 4 uditori interessati sia al seminario specifico
che al corso della Facoltà. La
provenienza molto varia, sia
da differenti località (da Cicciano-Napoli, a GrottaglieTaranto, a Catania), sia soprattutto da diversi contesti
ecclesiali (valdesi, battisti,
pentecostali provenienti da
svariate realtà), ha reso assai
vivace l’incontro. Per la parte
organizzativa e di contatti
con gli studenti il lavoro e la
collaborazione di Simonpietro Marchese sono stati determinanti e apprezzatissimi: un tutor locale sicuramente efficace! 11 gruppo dei
volontari che ha curato l’ospitalità è stato veramente
caloroso e disponibile in
ogni momento, ma il mattatore del week-end è stato il
professor Paolo Ricca, che
anche questa volta ha dimostrato la propria competenza
insieme a quella generosità
intellettuale che lo fa essere
al tempo stesso grande conoscitore della materia e
grande comunicatore, sia a
livello di gruppo sia nei tantissimi colloqui individuali.
Una sessione intensiva ri
CRONAC
TORINO — Il 6 maggio, il fratello Aldo Peres della chiesa battista di via Passalacqua si è addormentato nel Signore all’età
di 76 anni. Una morte improvvisa, cbe ha colto tutti di sorpresa. Desideriamo ricordare questo fratello soprattutto
per due tratti che ne hanno caratterizzato la figura: anzitutto la sua dedizione paziente, costante, amorevole verso la
moglie Rosina che, non più completamente autosufficiente, aveva trovato in lui il compagno fedele e misericordioso
che l’ha assistita fino all’ultimo istante della sua vita terrena. In secondo luogo per il suo attaccamento alla comunità
dei credenti, della quale si è interessato concretamente fino a due giorni prima della morte. Un uomo semplice, che
ci fa intendere meglio la parola di Gesù: «Chi crede in me,
anche se muore, vivrà» (Giovanni 11,25). Ringraziamo il Signore perché ci ha concesso di conoscere un credente come Aldo. Al figlio Amos, alla nuora Nella, ai nipoti Boris e
Sara esprimiamo la nostra solidarietà umana. Voglia il Signore che il seme della fede sparso da Aldo metta radici anche nella sua famiglia naturale, (f.c.)
PRAROSTINO — Il 12 aprile il piccolo Manuel, di Mauro e
Adelaide Genre, ha ricevuto il battesimo circondato dalla
comunità riunita per il culto di Pasqua.
chiede sia agli studenti sia ai
docenti motivazione, impegno, dedizione... una bella
fatica, insomma, premiata
però dall’attenzione, dal
coinvolgimento e dalla qualità della partecipazione alle
lezioni ed ai lavori di gruppo.
«Temi ecumenici di oggi» è
stato il tema proposto per
l’incontro: una delle unità
didattiche dell’indirizzo ecumenico-religioni in dialogo.
La prima giornata si è aperta
con una conferenza pubblica, nel quadro della giornata comunitaria del 1“ maggio
a Bethel: oltre agli studenti,
un folto uditorio di credenti
provenienti dalle chiese evangeliche della zona ha ascoltato il prof. Ricca in una
riflessione generale su «Il
movimento ecumenico oggi:
sfide e strategie». La seconda
parte della giornata è stata
dedicata al dialogo fra le
chiese protestanti storiche e
le chiese evangelicali o pentecostali: proprio la presenza
variegata di studenti provenienti da entrambi i «versanti» ha reso estremamente interessante questa parte.
Sono stati approfonditi in
particolare i temi relativi ai
diversi approcci alla Bibbia e
all’etica. Tutta la seconda
giornata è stata incentrata sul
rapporto con il cattolicesimo:
dopo una sintesi introduttiva
veramente efficace (il cattolicesimo romano dal punto di
vista sociologico, teologico,
storico-politico), sono stati
esaminati alcuni dei capitoli
della «divisione» fra protestanti e cattolici: il concetto
di chiesa, i sacramenti, il ministero, il papato, la giustificazione (con una discussione
del recente documento di
«intesa» cattolico- luterana),
la mariologia. Le lezioni era
no intervallate da lavori di
gruppo, con lettura critica di
diversi documenti e successiva discussione plenaria. La
terza giornata ha infine visto
gli studenti impegnati nei test per l’accredito dell’unità
didattica, e un culto finale vivacemente arricchito dalle
varie espressività di fede dei
partecipanti.
Ancora una volta abbiamo
potuto constatare come il
successo del corso a distanza
dipenda anche dalle varie
occasioni di «presenza»: l’incontro pastorale con gli studenti e fra gli studenti assume un notevole peso per la
motivazione a sviluppare al
meglio la propria attività di
studio. Mentre questa recente esperienza deve essere
considerata assai positiva in
questo senso, penso che bisogna riflettere tutti insieme,
studenti, tutor, referenti locali, su come organizzare
sessioni intensive nelle regioni Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia dal
punto di vista logistico: Che
ne pensate delle distanze
che comunque rimangono
grandi (viaggi in auto di oltre
cinque ore!), e dell’utilizzo di
strutture pur suggestive ma
non propriamente adibite a
corsi di studio?
Questi interrogativi non
tolgono nulla ad una bellissima esperienza, arricchente
dal punto di vista personale e
teologico ma anche un po’
impegnativa su! versante
pratico: proprio la positività
di questo incontro specificamente dedicato agli studenti
del sud mi porta anzi a stimolare tutti gli interlocutori
interessati a pensare e progettare nuove esperienze
analoghe, fruibili dal più alto
numero possibile di studenti.
.Ps Ricordo di Massimo Rocchi
Vivere nel duplice cammino
della fede e del morire
GIORGIO TOURN
UNA esistenza, quella di
Massimo Rocchi, che,
sempre segnata nel fisico, si è
chiusa, a 48 anni, dopo un
doloroso percorso di cure e
interventi durato oltre un decennio. La solidale e compatta comunità di fratelli in fede
metodisti e valdesi e amici
che si è raccolta nel piccolo e
poetico cimitero di Diano,
che aveva scelto lui stesso come ultima stazione del suo
cammino, non poteva non
interrogarsi sul senso del duplice percorso che ha segnato
il suo cammino esistenziale:
quello della fede e quello del
morire.
Il primo fu dalla cultura
all’Evangelo; da una cultura
militante, impegnata non solo politicamente ma umanamente, di eccezionale ricchezza e vastità, alla sostanza
del messaggio cristiano: una
maturazione avvenuta attraverso la lettura dell'Istituzione
della religione cristiana di
Calvino. Singolare esperienza
che ci rende attenti ai problemi della comunicazione del
messaggio, alla contingenza
delle mode teologiche. E partendo da qui Massimo aveva
ipotizzato di dedicarsi all’elaborazione, e più che all’elaborazione alla messa in opera, di una cultura evangelica
che cogliendo l’attualità del
messaggio di Cristo nella cultura moderna diventasse predicazione. Ed è con questo
progetto che si è buttato con
inventiva e disponibilità nel
lavoro del Centro culturale al
suo nascere in particolare
nella sistemazione della biblioteca intorno all’89. Grande lezione, nella sua umiltà e
semplicità, di quella che con
l’apostolo potremmo chiamare la scoperta, l’invenzione
dell’uomo nuovo in Cristo; la
capacità di leggere l’Uomo
nell’umano (non «troppo» ma
semplicemente «umano»), la
capacità di connettere Paolo
e il western, Lutero e il romanzo, Barth e la filosofia
senza creare miscugli.
Altrettanto, forse più, sor
prendente e misterioso resti
per noi l’altro percorso ches
intreccia con questo: il fallj.
mento, umanamente parlai,
do, di questo progetto nella
malattia. Un progressivo
contrarsi, ridursi delle risorsi '
fisiche e intellettuali che lo
ha condotto al silenzio, uo
cammino che Massimo ha
vissuto consapevole e lucido,
accompagnato dall’amorevole e determinata presenza di'
Cine, non come una decadenza (e neppure come una
ascesa!) ma come l’incomprensibile, per lui e per noi,
cammino attraverso rumanità. Perché mai il percorso
della fede non ha potuto produrre i frutti che mtti avremmo sperato e atteso e si è dissolto in questo percorso di
morte resta per noi mistero;
se il vedere sprecare i propi
doni è imperdonabile, m
ancora comprensibile, il dover assistere impotenti alla
loro distruzione, pur sapendo
che questo fa parte della nostra esperienza di vita cristiana, ci lascia sconvolti.
Forse Massimo RocchiIf
prevedeva e in quella brev
testimonianza sulla sofferenza che rese tempo fa in vm
trasmissione televisiva;sobrio e contenuto come suo
stile, concluse il suo dire con
la famosa parabola delle impronte sulla sabbia: quando
sono due sei tu che cammini
con Dio quando ce n’èuna
sola non sei tu rimasto solo
ma è lui che ti porta. Che tutto il nostro fare e dire e spenderci e vivere si riduca a questo sapersi portati da Dio ?
Ricerca del Capo contabile
per la Tavola valdese
Caratteristiche e competenze richieste
titolo di studio
i/ diploma di ragioneria o laurea in economia
competenze professionali
✓ capacità di assicurare la tenuta della contabilità e la
produzione del bilancio e dei suoi allegati secondo i
principi contabili adottati ed alle scadenze previste:
qualità delle informazioni e tempestività.
✓ capacità di governo del personale amministrativo ®
contabile favorendo il lavoro di gruppo, racquisizia"
ne della conoscenza globale delia contabilità, lo sviluppo professionale delle persone.
capacità di analizzare i processi amministrativi e contabili e di organizzarli in modo lineare ed efficace.
y/ conoscenza delle leggi fiscali, tributarie ed altre attinenti alla corretta tenuta della contabilità ed alla i'®'
dazione del bilancio.
caratteristiche personali
y/ precisione, tempestività, rispetto dei tempi, comuriico^'.
va e chiarezza nell'esposizione, volontà e capacita
mantenere aggiornato il sistema contabile nel tempocostituiscono titolo preferenziale
y/ la conoscenza dell'ambiente e dell'organizzazione
delle chiese evangeliche in Italia.
y/ la conoscenza dell'inglese o del tedesco.
si offre
y/ la gestione in autonomia di un settore importante con
un organico di 4-5 persone.
labi
y/ possibilità di sviluppo; estensione del sistema coni
A nrl nifri or^fi /-rQri-yir\n^ rii Ufi
le ad altri enti nell'ottica della creazione di un
servizi.
y/ retribuzione adeguata alle responsabilità.
y/ sede di lavoro: Roma.
Tavola valdese, via Firenze 38, 00184 Roma
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A Torino, riapre al Lingotto il Salone del libro, arrivato
all’undicesima edizione: un salone ricco di novità, attento
innanzitutto alle esigenze dei ragazzi con uno spazio allestito su una superficie di 1.000 metri quadri in cui gli «under
16» potranno ritrovarsi per leggere, giocare e ascoltare
«dalla viva voce dei libri». Inoltre TAssociazione italiana
biblioteche organizza «La biblioteca ideale», un grande spazio di lettura aperto a tutti, con le novità degli editori presenti al Salone. Anche quest’anno la Francia è il paese ospite della rassegna. Il Salone è aperto dal 21 al 25 maggio,
dalle ore 10 alle 23; ingresso 13.000 lire, ridotto 8.000.
venerdì 22 MAGGIO 1998
Disastro in Campania, con
montagne che franano
sulle città portando morte e
distruzione; come ogni volta
ci si interroga sui perché, si
gioca la solita partita dello
scaricabarile, ci si ricorda che
gran parte dell’Italia è a rischio alluvione e frane. Così
anche in Piemonte vengono
ripubblicati gli elenchi di quei
Comuni che vanno considerati particolarmente a rischio; il
Cnr ha recentemente indicato
i siti più pericolosi e fra essi
troviamo Bobbio Pellice e
Pragelato. Sono passati 21 anni dall’ultima alluvione con
morti; si era proprio in questi
giorni, la sera del 19 maggio.
Ogni tanto si ripuliscono i
fiumi (nel Pellice in due anni
si sono spostati migliaia di
I FIUMI E LE ALLUVIONI
A RISCHIO
PIERVALDO ROSTAN
metri cubi di materiale alluvionale); così forse i ponti sono un po’ meno a rischio. Ma
in realtà si vigila poco e talvolta si è incoscienti: così si
lascia costruire in pieno letto
di un torrente sbarramenti artificiali per convogliare l’acqua
in un canale irriguo o al servizio di una centralina idroelettrica. Ma, soprattutto, si tiene
in poco conto l’alpe, la montagna che sta a monte dei ponti.
Un tempo vi erano terrazzamenti coltivati, la terra era più
permeabile alla pioggia; sotto
il bosco si raccoglievano le
foglie per farne un letto agli
animali e dunque quel bosco
era senz’altro capace più di
oggi di trattenere l’acqua nelle
sue pieghe. E si costruirono
briglie e sistemi di ingegneria
idraulica capaci di ridurre la
velocità delle acque. Malgrado ciò le alluvioni c’erano.
Oggi i pochi che lavorano
ancora in montagna lo fanno
con difficoltà, con bassi guadagni e perciò selezionano
quelle attività che possono
rendere qualcosa: si taglia la
legna e per portarla via spesso
si arrecano danni pesanti al
territorio, si abbandonano rami e arbusti nei piccoli corsi
d’acqua montani; si fa il fieno
solo più dove tutto è meccanizzabile. Altrimenti non si
sopravvive. Ma la cura dell’alpe svanisce poco a poco.
C’è stato un vento fortissimo
la scorsa settimana; andate nei
boschi e troverete decine di
alberi abbattuti o sradicati:
probabilmente resteranno a
lungo nei canaloni. Anche da
lì, con una pioggia violenta,
potrebbe partire una frana.
Piemonte
Diminuiscono
\e pompe
i//benzina
Dal 1980 al marzo di quest’anno in provincia di Torino
si è registrata una riduzione
di impianti di carburante pari
a 379 unità, percentualmente
comunque inferiore delle altre province della regione.
Anche le Valli non sono state
esenti da questo fenomeno legato anche a precise indicazioni di legge che puntavano
alla riduzione delle pompe di
benzina. Tanto per dare qualche numero, a Luserna San
Giovanni e a Torre Pellice ne
sono state chiuse due per paese, l’ultima, a Torre, da poche
settimane. Nei giorni scorsi la
giunta del Piemonte ha approvato le scorse settimane
un disegno di legge che, pur
confermando le attuali tendenze, si pone anche come
obiettivo di non penalizzare
troppo i piccoli centri. Le
competenze in materia di autorizzazione e potenziamento
dei distributori saranno assegnate ai Comuni. Fino alla fine di settembre ’99 le aperture di nuovi impianti saranno
permesse solo con la contemporanea chiusura di tre distributori piccoli, 0 di due medi,
con un erogato complessivo
di 1.800 metri cubi annui. Entro il 18 giugno prossimo i
Comuni debbono comunque
individuare i criteri, i requisiti
c le caratteristiche delle aree
per i nuovi impianti, ed entro
il 30 giugno debbono verificare la compatibilità degli
impianti esistenti con le norme urbanistiche, la sicurezza
stradale e ambientale. Con il
nuovo disegno di legge vengono confermate le indicazioni precedenti, con la suddivisione del territorio regionale
m cinque aree, a seconda del
'Vello di urbanizzazione; al
fine di evitare la chiusura di
impianti unici nei piccoli censi assegna la qualifica di
pubblica utilità ai distributori
^ne distano più di 8 km da
punto di rifornimento vicino.
Il confronto con insegnanti e operatori del settore fornisce, a sorpresa, dei dati piuttosto
I nostri ragazzi conoscono ancora il piacere
CARMELINA MAURIZIO
Che tra i lettori più accaniti dei nostri tempi ci
siano bambini e ragazzi non è
una sorpresa e soprattutto
non lo è per gli addetti ai lavori: Case editrici, autori, librerie sanno ormai da tempo
infatti quanto sia importante
curare questo settore, producendo, scrivendo e vendendo
libri rivolti ai lettori più giovani. «Tra 1 nostri clienti dice Adelio Cuccureddu, gestore della libreria Claudiana di Torre Pellice, l’unica
della intera vallata (se si eccettuano alcune cartolibrerie,
comunque ben fornite di libri,
presenti a Luserna San Giovanni) - i lettori giovanissimi
sono circa un terzo del totale;
le vendite di libri per la fascia
di età 5-12 anni rappresentano infatti quasi il 30% dell’intero fatturato mensile, tenendo anche conto che il libro resta un regalo molto richiesto e che la scuola promuove spesso l’acquisto dei
libri». Marco Vola, proprietario della libreria «Volare» di
Pinerolo, afferma che «il 20%
circa dei nostri libri è rappre
sentato proprio da letture per
bambini e ragazzi, che sono
decisamente molti di più degli adulti ad acquistare più di
un libro all’anno».
Dati ugualmente confortanti e positivamente sorprendenti vengono anche dalle biblioteche; «Circa un terzo dei
nostri lettori - dice Paola
Charbonnier, della biblioteca
comunale «Carlo Levi» di
Torre Pellice - è costituito da
bambini e ragazzi tra i 6 e i
12 anni, ma anche i bambini
in età prescolare frequentano
assiduamente la biblioteca,
accompagnati da un adulto,
ma a volte anche da soli. I
bambini iscritti al prestito
nello scorso anno sono stati
quasi 260 e sono in aumento.
Le loro scelte oscillano tra libri cartonati, per immagini e
di fiabe per quanto riguarda i
più piccoli, mentre quelli che
sanno già leggere con sicurezza, dai 6 ai 10 anni, mostrano gusti via via più precisi e sono molto ricettivi ai
consigli dei loro coetanei,
piuttosto che dell’adulto».
Per comprendere meglio
questo fenomeno e per capire
forse anche perché il piacere
di leggere sembra diminuire
con la crescita (stando alle
statistiche nazionali in Italia
solo un adulto su due legge
almeno un libro all’anno) abbiamo chiesto a Mariangela
Salasso, insegnante presso
l’istituto comprensivo «Rodari» di Torre Pellice, che da
più di 10 anni si occupa di un
ben avviato laboratorio di lettura, di raccontarci la sua
esperienza. «Il ruolo della
scuola è molto importante,
infatti nel corso dei tempo ho
potuto notare che molti dei
bambini che hanno avuto la
possibilità di frequentare per
almeno una volta a .settimana
il laboratorio di lettura, leggono con piacere, frequentano le biblioteche comunali e
acquistano libri - dice Salasso -. Nel nostro laboratorio
la lettura non è mai imposta,
l’adulto guida e controlla il
minimo indispensabile, piuttosto io e le mie colleghe che
nel tempo ci siamo occupate
di questo laboratorio ahbia
In tutti i libri di storia valdese si ricorda che il tempio di Prali, in alta vai
Germanasca, costruito nel 1556, fu l’unico a non essere distrutto durante le persecuzioni, perché era stato trasformato in
cappella cattolica, che poi Arnaud nel
Glorioso rimpatrio «purificò dagli idoli»,
come dice una lapide commemorativa
sulla facciata del vecchio tempio. Di qui
è sorta tacitamente l’idea che il vecchio
tempio di Prali sia sempre quello del
1556. Anche Bounous e Lecchi, nel volume I templi delle valli valdesi (Claudiana, 1988) dicono che «nel 1805 il tempio
di Ghigo fu oggetto di restauri, cóme ci
ricorda un’incisione posta sopra quella
che reca la data del 1556».
Ma nel 1805, forse più che di restauri,
il tempio fu oggetto di un rifacimento:
quanto completo? Si legge infatti nella
controcopertina di un volume conservato
negli archivi della Tavola valdese una
nota del pastore Giovanni Davide Monne!, nativo di Inverso Porte e pastore di
IL FILO DEI GIORNI
IL TEMPIO
DI PRALI
ALDO COMBA
Prali dal 1801 al 1812, in cui riferisce che
il tempio di Ghigo minacciava di rovinare per il peso della neve, come già era accaduto per il tetto di una casa al Malzat, e
che per questo chiedeva alla comunità di
Prali di ricostruirlo. Il tempio fu quindi
interamente demolito, fin nelle fondamenta, e ricostruito a nuovo nei mesi di
agosto e settembre dell’anno 1805.
Che cosa avvenne nel 1805: un semplice restauro o un completo rifacimento?
Chi avrà la possibilità di visitare gli
scantinati della casa pastorale di Prali
potrà spingersi fino nel sotterraneo che
sta sotto il tempio e che è coperto da due
volte di pietra di diversa ampiezza e dimensioni. Che sia quello un segno
dell’importanza e dell’estensione del rifacimento? Il tempio di Prali ha subito
molte altre vicissitudini: la frazione di
Ghigo è costruita su un terreno alluvionale e sabbioso. Accade talvolta che in
caso di grandi piogge e contemporaneo
sciogliemento delle nevi, l’acqua sorga
dal fondo delle cantine e delle stalle scavate sotto il livello del suolo. In una di
tali occasioni, essendosi allagate le stalle,
tutto il bestiame del villaggio fu mes.so al
sicuro nel tempio per qualche giorno...
Nel 1940 il tempio di Prali fu trasformato in deposito di munizioni, con grande angoscia del pastore Lamy Co'isson.
Oggi il vecchio tempio è un tranquillo
museo, ma molta parte della sua storia
deve ancora essere scritta.
incoraggianti
di leggere
mo sempre cercato di svolgere opera di mediazione. I
bambini possono scegliere
tra oltre 1.000 libri a disposizione, suddivisi in scaffali per
generi (ultimo nato è quello
dedicato alla multiculturalità), possono leggere da .soli
o in compagnia di un amico,
possono se vogliono scambiare idee e suggerimenti con un
compagno o con l’adulto. E
proprio quest’ultimo che
svolge un ruolo fondamentale, sia à scuola che a casa,
perché la lettura sia un piacere e non un’imposizione.
Inoltre l’esperienza della creazione di un ipertesto, svolta
quest’anno nei laboratorio di
informatica con l’aiuto dell’insegnante Chiara Rocchi,
ha re.so ancora più motivante
la lettura».
Recentemente alle abitudini
di lettura dei bambini in età
scolare si è interessata anche
una laureanda in pedagogia
alla quale abbiamo chiesto alcune impressioni ricavate da
una prima analisi dei quasi
800 questionari distribuiti
nelle 12 scuole elementari
della vai Pellice: «Da una
prima lettura dei dati, che
non ho ancora analizzato, ho
avuto la piacevole impressione che i bambini leggono
molto di più di quello che si
possa immaginare - dice
Sheila Katouzkian -, pratìcamentela quasi totalità ha dichiarato di leggere 1-2 libri il
mese. Inoltre il ruolo svolto
dalla scuola sembra essere
determinante, decisamente
più influente sulle abitudini
di lettura rispetto alla famiglia; dove poi esistono laboratori ben avviati o si svolgono esperienze di lettura e
scrittura piacevoli i bambini
leggono proporzionalmente
molto di più. Nonostante poi
che la maggior parte degli inten’istati (tramite questionari
anonimi distribuiti nelle
scuole) dichiari di vedere per
molte ore e da soli la televisione, questo non sembra influire troppo negativamente
sul piacere di leggere».
6
PAG. Il
E Eco Delle Yaui Iäldesi
VENERDÌ 22 MAGGIO 19qs
MONACHE
BOBBIO: PASSI CARRAI — I cittadini di Bobbio Pellice
hanno tempo fino al 29 maggio per «denunciare» presso gli
uffici comunali i passi carrai. Il nuovo codice della strada
prevede infatti che senza la preventiva autorizzazione del
proprietario della strada non possano essere stabiliti nuovi
accessi e nuove diramazioni verso fabbricati o fondi laterali;
anche gli accessi esistenti devono essere autorizzati dall’ente proprietario della strada. Dal 1° giugno il Comune avvierà
una verifica della situazione: i passi carrai non denunciati
verranno considerati inesistenti e il loro utilizzo abusivo sarà
contravvenuto con una sanzione da 235.000 a 940.000 lire.
TROMBA D’ARIA NEL PINEROLESE — Si è probabilmente originata nel Canavese la violenta tromba d’aria, con
raffiche fino a 130 km orari, che giovedì scorso fra le 22 e
le 23 ha spazzato tutta la provincia di Torino causando
l’abbattimento di numerosi alberi, il crollo di tegole dai tetti, l’abbattimento di tettoie. I vigili del fuoco sono stati
chiamati a molti interventi, specialmente per liberare strade, abitazioni e auto dagli alberi gettati a terra dalla furia
del vento. Dopo il placarsi delle raffiche in zona è scesa
anche un intenso, ma non rovinoso, temporale.
SCUOLA MATERNA IN MOSTRA — I bambini di 5-6 anni
che frequentano l’ultimo anno della scuola materna di Torre
Pellice mettono in mostra i loro lavori per una settimana, dal
18 al 25 maggio, nell’atrio comunale. Si tratta di riproduzioni di opere famose di artisti come Van Gogh, Mirò, Kandinski o ispirate a Picasso, che i «piccoli pittori» hanno ammirato, osservato e poi riprodotto sotto la guida delle insegnanti, ma lasciandosi soprattutto trascinare dal fascino e dalla
fantasia che le opere degli artisti citati hanno loro stimolato.
Il percorso che li ha condotti a produrre le opere in mostra
rappresenta un tentativo intelligente di accostare l’arte e i
bambini, in modo semplice, piacevole e accattivante.
UN CORSO PER ANIMATORI DI MINORI — La Comunità montana vai Pellice organizza un corso di formazione
per animatori di soggiorni di vacanza per minori; il corso
sarà gestito da docenti con esperienza pluriennale nel campo dell’animazione e verranno affrontati i vari argomenti
concernenti la gestione di un soggiorno di vacanza, quali
relazione educativa, conduzione del gruppo, rapporto con le
famiglie, grandi giochi sportivi, giochi ambientali, atelier e
tecniche di laboratorio, animazione teatrale. 11 corso si articolerà in tre serate teoriche e un week-end di sperimentazione e avrà inizio negli ultimi giorni di maggio (le date
precise verranno comunicate al momento dell’iscrizione); le
iscrizioni si ricevono all’ufficio Cultura in corso Lombardini 2 a Torre Pellice, fino al 27 maggio. La partecipazione è
gratuita; il numero massimo è di 30 persone.
CORSI SUL COMPOSTAGGIO DOMESTICO — Il Consorzio Acea, nell’ottica di ridurre i rifiuti smaltiti in discarica e tra,sformarli in risorse per l’ambiente, ha promosso una
serie di iniziative, fra cui il compostaggio domestico. Dopo
aver distribuito circa 1.700 compostatori tra i cittadini,
l’Acea in collaborazione con il circolo di Pinerolo di Legambiente organizza due corsi gratuiti sul corretto utilizzo
di questi strumenti, venerdì 22 maggio alle ore 21 all’Auditorium di corso Piave a Pinerolo e martedì 26 maggio alle
ore 21 nella sala riunioni della Comunità montana vai Pellice in corso Lombardini 2 a Torre Pellice. Relatore il prof.
Elio Ghigo, docente dell’Istituto professionale di stato per
FAgricoltura e l’Ambiente «C. Ubertini» di Osasco.
VitaNuova
EDGARDO POGGIO S.A.S. ASSICURAZIONI
^asiles&
Agente generale
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Via Ravioio, 10/A
Tel. 0121-794596
10064 Pinerolo
FAX 01 21-795572
In occasione del centenario del Rifugio
Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni
vi invitiamo a un incontro sul tema
«La persona anziana e la qualità della vita»
sabato 30 maggio, alle ore 16,30 nella biblioteca della
Casa valdese, via Beckwith 2, Torre Pellice
Partecipano:
Fabrizio Fabris, direttore dell’Istituto di Geriatria, Università di Torino: Danilo Mourglia, medico geriatra;
Alberto Taccia, pastore valdese
Tutti sono invitati a partecipare
Polemiche e perplessità a Frali per il provvedimento
Seggiovie: tre licenziamenti
PIERVALDO ROSTAN
Venerdì scorso tre dipendenti della Seggiovia
«13 laghi» hanno ricevuto la
lettera di licenziamento; si
tratta di Paolo Grill, Francesco Grill e Dino Richard, da
diversi anni operai addetti
agli impianti. «La stagione è
stata particolarmente negativa e si è trattato di una scelta
obbligata - ci ha detto l’amministratore delegato della
Seggiovia, Carlo Raviol -; rispetto al ’96 abbiamo incassato 650 milioni in meno e
purtroppo non abbiamo altra
scelta. Gli impianti sono
chiusi fino al 4 luglio, dunque
non c’è lavoro; nel momento
della necessità ricorreremo a
personale di ditte esterne».
Questa scelta ha lasciato
però l’amaro in bocca, e non
poche perplessità, non solo
nei tre licenziati: «Apriremo
una vertenza tramite il sindacato - annuncia Paolo Grill
che ha iniziato a lavorare alla
seggiovia nei primi Anni 70
certo la stagione non è stata felice, ma ce ne sono state
altre, in passato, ben peggiori. Le difficoltà della ditta
non sono nuove: gli ultimi
soldi che abbiamo visto risalgono alla tredicesima di dicembre e poi più nulla». Ma
Grill non pare convinto neppure delle scelte aziendali:
«Non c’è stata molta neve, è
vero; però, ho sentito fra i
clienti che venivano qui gli
altri anni anche delle lamentele sui prezzi troppo alti. Per
ragioni tecniche non si è potuto aprire il Ciatlet e bisognava tener maggiormente
conto di questa carenza; in
La piazza di Ghigo a Frali
vece molti hanno scelto Pragelato o Sestriere». Ma a
questo punto sembra accentuarsi il distacco fra Seggiovia e paese di Frali.«È vero aggiunge Paolo Grill ormai in Seggiovia di pralini ne
lavorano solo più due; gli altri, anche nell’indotto, vengono da fuori».
Sulla vicenda interviene anche il sindaco. Franco Grill:
«Certamente non credo che il
licenziamento dei tre operai
serva a creare quel clima di
distensione che sarebbe tanto
necessario per il buon andamento del paese; d’altronde
credo che coloro che circa 40
anni fa si adoperarono per
realizzare la seggiovia l’abbiano fatto non solo per creare attività indotte al paese ma
anche per avere dei posti di
lavoro fissi ed evitare che i
nostri giovani, come sta già
succedendo, cerchino lavoro
altrove».
C’è il rischio che questi licenziamenti nascondano una
crisi più grave? «Spero di
A colloquio con Guido Castiglia
Uno spettacolo
sulla storia valdese
CARMELINA MAURIZIO
In quest’anno di ricorrenza
importante per il mondo
protestante italiano e in cui i
festeggiamenti si moltiplicano in un coscienzioso impegno civile, tra le molte attività divulgative del mondo
valdese spicca, unica in Italia,
un’iniziativa rivolta ai ragazzi: per la prima volta una
compagnia teatrale professionale produce uno spettacolo
sulla storia valdese. Guido
Castiglia, della compagnia
Nonsoloteatro di Pinerolo, è
regista e autore dello spettacolo; ci può raccontare come
è nata l’idea di allestire uno
spettacolo sulla storia valdese
e quali sono i progetti della
vostra compagnia?
«Nonsoloteatro è una compagnia professionale che si
occupa di produzione ma anche di divulgazione della cultura teatrale attraverso laboratori, corsi di aggiornamento e iniziative organizzative
sul territorio piemontese e
non solo, rassegne teatrali rivolte alle diverse utenze: serali, pomeridiane per le famiglie e le scuole - spiega Castiglia -. Riteniamo importante divulgare la cultura teatrale, intendendo il teatro non
solo come effimero divertimento ma anche e soprattutto
come strumento creativo di
cono.scenza; lo spettacolo per
ragazzi “Il nido dell’orso’’
nasce in questo contesto. Io
sono valde.se ed è nato in me
il desiderio di divulgare un
sbagliarmi - continua il sindaco di Frali - ma quando
una società come la “13 Laghi” che per il buon andamento ha bisogno di operai
fissi tutto l’anno sia per far
funzionare gli impianti e
provvedere alla loro manutenzione che per salvaguardare la cotica erbosa evitando
le erosioni della pioggia (e
sono lavori per lo più da svolgersi manualmente), licenzia
la metà dell’organico, credo
proprio che sia l’inizio della
fine, anche se i proclami messi in giro parrebbero essere
ottimisti». C’è spazio per una
mediazione su licenziamenti?
«Si può sempre far ricorso precisa Grill -: per far funzionare gli impianti sciistici, per
legge è necessario avere un
minimo numero di addetti.
Tuttavia nella malaugurata
ipotesi che un giudice considerasse legittimi tali licenziamenti, non credo che chi li ha
proposti, deontologicamente e
moralmente parlando, possa
esserne fiero».
Val Pellice
Artigianato
«Creare
l'impresa»
Il Servizio artigianato della Comunità montana vai Pel.
lice, con la collaborazione
della Confederazione nazionale dell’artigianato, avvierà
a partire dal mese di giugno
un programma denominato
«Creare l’impresa». Gli inter.
venti previsti nell’ambito del
progetto sono finalizzati a favorire la nascita e lo sviluppo
dell’artigianato e delle piccole imprese, attraverso la formazione e la consulenza aziendale e con interventi di
informazione e sensibilizzazione da effettuarsi nel mondo della scuola. Le azioni
previste per tutto il 1998 sono
così sintetizzabili: corsi di
sensibilizzazione nelle scuole
medie superiori di valle da effettuarsi con l’utilizzo del Cd
«Il gioco dell’impresa», visita
presso un’azienda e analisi
dell’impresa in aula; valutazioni dei rischi e delle opportunità a cui va incontro il
neoimprenditore; corso di sette lezioni rivolto ai nuovi imprenditori, agli aspiranti e a
quelli che già operano nel settore, finalizzati a una conoscenza approfondita dei temi
della direzione economieo-finanziaria; analisi del bilancio
di impresa ottenuta riclassificando il bilancio fiscale con
un apposito software, allo
scopo di ottenere indicatori
sull’andamento economico.
Per informazioni rivolgersi
agli uffici tecnici della Comunità montana a Torre Pellice,
via Caduti per la Libertà 6
(tei. 932262, oppure 953131).
pezzetto di storia religiosa
italiana attraverso l’espressività teatrale. Il testo l’ho
scritto ispirandomi a due libri, Il nido dell’orso di Enrico Augusto Beux e II paese
del rododendro rosso di
Mary Pos editi dalla Claudiana; attraverso l’intreccio degli elementi caratterizzanti le
due storie ho creato un terzo
testo che in scena ha preso
vita a sé. Lo spettacolo porta,
attraverso momenti molto divertenti e momenti drammatici, un frammento di storia
valdese, le Pasque piemontesi del 1655. Quello che permea e sostiene l’atmosfera
dello spettacolo è il senso di
educazione alla tolleranza e
al rispetto delle culture religiose: 55 minuti divertenti e
educativi».
Lo spettacolo è stato realizzato in collaborazione con la
Comunità montana vai Pellice e con la consulenza della
ricercatrice Bruna Peyrot, anche se non è da sottovalutare
l’apporto di alcune classi elementari che hanno seguito il
percorso di allestimento. «Il
nido dell’orso» è stato presentato nella «Vetrina teatro
ragazzi e giovani» della Regione Piemonte e sarà rappresentato a Torre Pellice il 28 e
29 maggio alle scuole della
vai Pellice, e il 2 giugno in
orario serale all’interno della
manifestazione «Diversamente uguali». Chi volesse informazioni può contattare il nostro ufficio telefonando allo
0121-323186.
Azienda Usi di Pinerolo
Monitoraggio
sul rischio infezioni
L’allarme è stato lanciato
nei giorni scorsi in seguito
all’episodio accaduto al Policlinico Umberto I di Roma,
dove tre donne operate di cataratta hanno perso la vista
nonostante la perfetta riuscita
dell’intervento, a causa di infezioni contratte proprio
nell’ospedale stesso.
Anche in Piemonte, dai dati fomiti dall’assessore regionale alla Sanità, D’Ambrosio,
il problema delle infezioni
ospedaliere è estremamente
preoccupante: a seguito dei
500.000 ricoverati annui registrati nel 1997 nell’intera
Regione corrispondenti a 4
milioni di giornate di degenza, il numero di casi di infezioni contratte negli ospedali
stessi si aggira intorno ai
40.000, con 400 morti.
Qual è la situazione all’
ospedale di Pinerolo? I pazienti e gli operatori dell’
Agnelli possono stare tranquilli: l’Azienda sanitaria di
Pinerolo rientra fra quelle
che hanno rinnovato tutto il
necessario, e con i nuovi consistenti programmi la situazione migliorerà ulteriormente. I problemi legati ai rischi
di infezione sono infatti tenuti sotto stretto controllo da
un’apposita commissione,
che proprio all’inizio di quest’anno è stata rinnovata e
potenziata: ne fanno ora parte
8 medici di diverse specialità,
il farmacista e l’infermiera
addetta al controllo delle infezioni. Inoltre, proprio all’inizio del 1998 è stato defi
nito il nuovo programma
operativo di lavoro, che prevede: l’attivazione di uno
studio di prevalenza delle infezioni con riesame di tutte le
procedure e dei fattori di rischio; il mantenimento del
protocollo di capillare analisi
della situazione microbiologica nel presidio ospedaliero
con invio dei dati a tutte le
divisioni entro il decimo
giorno di ogni mese; il monitoraggio dell’andamento degli enterococchi e della percentuale di resistenza antibiotica degli stafilococchi isolati
nel presidio; la revisione dei
dispositivi di protezione degli
operatori per il contenimento
del rischio biologico con
l’elaborazione di un manuale
specifico; la ridefinizione
completa della raccolta di
percorsi interni e dello smal;
timento dei rifiuti ospedalieri
per ridurre il rischio di espo
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22 MAGGIO 1998
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licite liste per le elezioni del 24 maggio al Comune di Angrogna
tjiiattro candidati a sindaco per 700 elettori
^0enica 24 maggio si vota in due Comuni delle valli valdesi,
MfOgna e Fenestrelle; nel Comune della vai Pellice si è arrivati
10 con un anno di anticipo dopo che le dimissioni di oltre la
consiglieri assegnati avevano portato al commissariamenComune. A Fenestrelle si vota invece per scadenza naturale
g'0iministrazione. Gli elettori dei due Comuni troveranno sulle
^¡ve schede quattro simboli per altrettanti candidati a sindaco
Jhitgrogna e tre a Fenestrelle. Le urne verranno aperte domenica
'Alesi chiuderanno definitivamente alle 22; lo scrutinio si svolj solo la mattina di lunedì. Gli elettori potranno votare apun segno sul simbolo della lista o sul nome del candidato a
ico; si potrà inoltre scrivere il nome di un candidato a consi'pe comunale, ma uno solo. Nella consultazione del 1995, la prifcioè in cui si è votato col nuovo sistema elettorale, furono generate poche le preferenze indicate sulle schede: era ancora molla convinzione di votare, con la lista, tutti i candidati. In
é gli schieramenti possono essere composti da 12 cane soltanto 8 verranno eletti nella lista vincente, la conta delle
’fetenze risulterà determinante per la composizione del futuro
figlio comunale. Alle minoranze andranno invece 4 consiglieri,
fra le liste che non appoggiano il sindaco eletto.
[747 elettori di Angrogna
toveranno sulle schede eletj¿i quattro simboli e altretcandidati a sindaco; so(nell’ordine di estrazione)
ista civica capeggiata da
chele Benedetto, quella
la Lega Nord guidata da
la Merlo, quella civica del
Jaco uscente Gian Luigi
Sippé e quella civica che proI* a sindaco Giovanni Batía Zunino. A tutti abbiamo
pitóle stesse domande:
a) lustrazione dei princijjiali punti programmatici,
h) Quale rapporto ipotizzate con la Comunità montala vai Peliice?
c) Se doveste fare a meno
dindi questi tre servizi,
[pulnÉo comunale, scuola,
ufficio postale] a quale riloncereste?
d) Micare quale iniziati'e intendete porre in essere
per reaiperare risorse da
utillzMrea vantaggio del
;^Coinane, oltre ai normali
tasSerimenti statali, regionalioprovinciali.
LISTA n. 1
i^^dato sindaco Michele
50 anni, massag
candidati
jiero Saccaggi, 58
pensionato; Michele
[ ?*’ 28, artigiano edile;
.Odino in Dima, 34,
. celuera; Willer Bonnet,
h) finanza; San
>n Franchino, 37,
i Benedet
ìjti|!®^'8Ìano edile; Marco
entiLn giardiniere; Giu
peftgge in Bertin, 41,
ipejj’Reynaud, 50,
¿5"« Fia,; Lorenzo
ItaPo • . ragioniere; Re***'**ieri, 25, commer
Lh-t'^’ande Michele Be
hSomÌ?® la nostra fer'"spegnarci per
Ne '• P^^i’i^rni e le esiptenro '’^.portanti e con«do '>al territorio,
. P 'arità ai servizi. In
,fONUO
% ¿^^iteondo piano)
O n *^AS. GIOVANNI
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particolare: vivo interessamento per aiutare quel numero limitato di agricoltori che
ancora si prodiga sul territorio; valorizzazione dell’artigianato e del commercio favorendo la nascita di un mercato settimanale. Verificheremo la possibilità di ampliare
il Foyer per consentire a chi
lo desidera di continuare a
trascorrere la propria esistenza nel paese natio; interessamento per facilitare la realizzazione di opere edilizie,
r ampliamento della fognatura e della raccolta rifiuti, dotare il Comune di un campo
sportivo, migliorare la rete
viaria, realizzare al capoluogo un bar-trattoria.
b) Massima collaborazione.
c) Ci batteremo perché questo non succeda.
d) Creazione di una riserva
di pesca già da noi proposta
nella passata tornata amministrativa; realizzazione di una o
più centraline idroelettriche.
LISTA n. 2
candidata sindaco Piera
Merlo, 59 anni, insegnante
candidati
Pierluigi Babboni, 39 anni, impiegato tecnico; Guido
Dolce, 52, commerciante;
Aurelio Blanc, 51, operaio;
Francesco Garnero, 54, pensionato; Cinzia Borgiattino,
27, commerciante; Mirko
Bergesio, 22, magazziniere;
Andrea Gennaro, 24, operaio; Enrico Agù, 31, carrozziere; Silva Conte, 51, casalinga; Francangelo Corio,
55, commerciante; Giovanni
Corda, 55, pensionato.
Alle domande Piera Merlo
ha risposto così:
a) Incentivazione per agricoltura e artigianato; piena
collaborazione con i cittadini;
controlli rigorosi sugli appalti; ricerca finanziamenti che
spettano a questo territorio;
creare un Consiglio comunale
dei ragazzi; mantenere e far
conoscere l’identità del paese
e delle valli; mantenere e
rafforzare i servizi pulmino,
scuole e poste, eventualmente
cercare la possibilità di aprire
uno sportello bancario; creare
e potenziare strutture sportive.
b) Un rapporto di collaborazione costruttiva.
c) A nessuno dei tre servizi,
perché ritenuti da noi indispensabili e prioritari.
d) Far promotori i nostri
parlamentari in sede Comunità europea per usufruire dei
fondi Ce a disposizione.
LISTA n. 3
candidato sindaco Gian
Luigi Sappé, 54 anni, pensionato
candidati
Albino Bertin, 40, agricoltore e artigiano; Ezio Borgarello, 71, pensionato;Paolo
Adorno, 46, dirigente bancario; Bruno Agli, 55, pensionato; Haría Alpignano in Congiu, 44, casalinga; Gabriella
Nicoletta Arnoul, 47, infermiera; Valter Blanc, 26, artigiano; Paola Grand, 41, medico di famiglia; Elio Pons,
57, agricoltore; Cesare Rivoira, pensionato; Chantal Rivoira, 19, studentessa; Marco
Rostan, 56, pensionato.
Alle domande Gian Luigi
Sappé ha risposto così:
a) L’amministrazione che
verrà eletta dovrà affrontare
prioritariamente il problema
delle difficoltà finanziarie determinate dalla progressiva e
costante riduzione degli interventi statali. Qualsiasi progetto (e la mia lista ne ha parecchi, dalla valorizzazione delle
risorse locali e precisi interventi nelle opere pubbliche),
qualsiasi proposta di sviluppo, passa per questa strada.
b) Nei confronti della Comunità montana intendiamo
realizzare una politica di
stretta collaborazione ma anche di pressante sollecitazione perché i milioni che essa
riceve dal fondo regionale per
la montagna siano spesi in
modo più diretto e concreto a
favore di chi in montagna ci
vive e lavora tutto l’anno.
3) Pulmino comunale, scuola, ufficio postale sono tre servizi irrinunciabili, che rischiamo ogni giorno di perdere,
che abbiamo difeso e che difenderemo a denti stretti.
4) Punteremo anche alla riduzione delle spese, riprendendo il progetto di gestire
con altri Comuni tutti i servizi possibili (tributi, trasporti,
vigilanza). Intendiamo realizzare quei progetti (centraline
idroelettriche, riserve di pesca, turismo, azienda faunisti
ca) che potrebbero portare alle casse comunali diversi milioni l’anno.
LISTA n. 4
candidato sindaco Giovanni Battista Zunino, 58 anni,
pensionato
candidati
Luca Simond, 29, geometra; Ercole Monnet, 44, agricoltore; Frida Simond, 57,
operaia; Lorens Wilhelm
Bonato, 33, artigiano; Barbara Chanforan, 25, studente universitaria; Gino Giordan, 22, agricoltore; Massimo Stefano Lasagno, 36, ristoratore; Dario Mele, 37, artigiano; Rinaldo Giordan,
21, apprendista; Lilian Bertinat in Malan, 33, casalinga;
Bruna Gamba in Chiri, 28,
casalinga.
Alle domande Giovanni
Battista Zunino ha risposto
così;
a) Regolamento edilizio
che consenta, sulla base delle
norme vigenti, un agevole recupero delle strutture esistenti; valorizzazione della scuola; miglioramento della rete
viaria e richiesta di provincializzazione di alcune strade;
ampliamento delle fognature
e studio di installazione nelle
principali borgate di fosse Himoff comuni; collaborazione
con l’Acea per l’acquedotto
con prosecuzione alla zona
Chiot dl’Aiga-Rive; miglioramento della raccolta rifiuti,
attività sportive in collaborazione con le associazioni e
verifica delle reali possibilità
di creare strutture che facilitino il ricevimento dei turisti.
b) Piena collaborazione.
c) non è nostra intenzione
rinunciare ad alcuno dei tre
servizi ma di trovare soluzioni idonee in caso di eventuali
problemi.
d) Analisi critica delle spese correnti; maggior gettito
dalla voce «oneri di urbanizzazione» incentivando il recupero delle strutture abitative esistenti.
Domenica 24 maggio a Torre Pellice
Lotta contro l'Aids
ALBERTO TACCIA
Il nome Aids è tale da suscitare in tutti un senso di
paura e di angoscia. Spesso
questa malattia è associata a
sentimenti di vergogna: non
si vuole che la gente sappia,
soprattutto se l’origine è la
tossicodipendenza o l’omosessualità. I soggetti colpiti e
le loro famiglie vivono la loro
tragedia mortale spesso con
profondo senso di colpa e la
morte che ne consegue viene
spesso occultata.
L’Aids non è un’entità astratta, ci sono uomini, donne, bambini che sono morti o
stanno morendo. Bisogna
avere il coraggio di assumere
consapevolezza, passare dall’atteggiamento del giudizio a
quello della solidarietà con la
profonda sofferenza dei gio
vani che giorno per giorno vivono la condanna a morte loro e delle loro famiglie. Vedere, conoscere per essere informati e sensibilizzati, per
prevenire e combattere, attingendo da ogni esperienza individuale e cucire insieme il
tutto per creare qualche cosa
che dia bellezza e coraggio.
L’associazione Solidarietà
Aids italiana, sull’esempio
americano ha portato in Italia
«la coperta dei nomi»: l’associazione Arcobaleno, con la
collaborazione del Sert di
Torre Pellice e il gruppo
«Lotta all’Aids» di Pinerolo,
organizfza questa manifestazione nel prato prospiciente il
Collegio valdese di Torre
Pellice domenica 24 maggio
dalle ore 11 alle 16. Tutta la
popolazione è calorosamente
invitata a partecipare.
Fenestrelle
Tre liste
per il sindaco
L’unico paese del Pinerolese oltre ad Angrogna a rinnovare il proprio Consiglio comunale con le elezioni amministrative del 24 maggio è Fenestrelle, dove i candidati in
lizza per la poltrona di sindaco sono tre: Maurizio Borsotti, Oscar Raviol, luri Gilberto
Bossuto. Il primo, trentottenne torinese, è a capo della lista n. 1 «Piemonte nazione
d’Europa» che candida oltre a
Borsetti Ermanno Cessolo,
Riccardo Bernasconi, Patrizia
Bianciotto, Lea Cerrato, Roberto Cerotti, Giuseppe Ghignone. Franco Noccetti, Valeria Rossi, Ines Triglia.
La lista n. 2 «Prospettive
2000» di centro-sinistra è
guidata dal sindaco uscente, il
quarantaduene Oscar Raviol,
ed è composta da nove persone: Claretta Spadaccini, Roberto Blanc, Marina Blanc,
Mauro Deidier, Alberto Espagnol, Mariella Ferro in Ronchail, Ezio Meirone, Claudio
Osella, Laura Garbuio in Piu.
Infine la terza lista «Insieme
verso il futuro», molto vicina
come intenti a quella del sindaco uscente, guidata dal presidente della Pro Loco di Fenestrelle luri Bossuto presenta in lizza Alberto Bonardel,
Norma Damiano, Sandra
Garbuio in Brunet, Livia Golia, Giovanni Leone, Rosario
Morabito, Renata Natali, Davide Testa e Luigi Zanin.
Una corsa a tre che sembra
essere caratterizzata sia dalla
presenza di una lista esterna
sia dalla «vicinanza» politica
delle altre due liste in corsa.
In questa settimana sono in
corso diversi incontri di presentazioni dei programmi e
degli intenti dei tre candidati
e delle loro liste. Gli argomenti sul tappeto sono ovviamente Pici, il Forte e il turismo anche alla luce della candidatura della zona torinese
per le olimpiadi del 2006.
Fenestrelle: il municipio
Torre Pellice
Cosa sono le
nuove droghe
Che cosa sono le nuove
droghe, pastiglie di cui si sente parlare o di cui accennano i
giornali, consumate in gran
quantità, magari durante il sabato notte in discoteca? Sembra che i giovani che le assumono non si considerino tossicodipendenti, e non sono
collegati con i servizi di aiuto
alla tossicodipendenza. Queste droghe costano molto meno di quelle leggere o pesanti.
Contro il rischio del silenzio dannoso e inutile, l’associazione Arcobaleno intende
aprire il dibattito su questo tema con persone qualificate,
invitando i ragazzi delle
scuole superiori e più in generale tutti quanti, giovani e
famiglie sabato 23 maggio,
dalle ore 9 alle 13, al cinema
Trento a Torre Pellice.
ASCENSIONE — Il culto dell’Ascensione per il 1”
circuito si svolgerà al tempio del Serre di Angrogna
giovedì 21 maggio alle 21, a
cura dei giovani del circuito. Il culto per il 2° circuito
si svolgerà a Pinerolo sempre giovedì 21 alle 20,45.
ASSEMBLEA DI CIRCUITO — Venerdì 22
maggio alle ore 20,30 assemblea del 2° circuito a
San Germano.
MONITORI I CIRCUITO — Domenica 24 maggio a Villar Pellice alle 9 incontro dei monitori del 1°
circuito.
ANGROGNA — Il primo culto estivo a Pradeltorno avrà luogo domenica 24
maggio.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 24
maggio alle 9 culto agli Airali, alle 10 culto con assemblea di chiesa sulla situazione pastorale, a seguire aperitivo e bazar non
stop del Cucito nella sala
Albarin, fino al tardo pomeriggio.
PERRERO-MANIGLIA — Incontro dell’Unione femminile giovedì 21
maggio a Maniglia.
POMARETTO — L’incontro dell’Unione femminile di Inverso Pinasca si
svolgerà venerdì 22 maggio.
PRAROSTINO — Domenica 24 alle 9 culto al
Roc e alle 10,30 culto a
Roccapiatta.
VILLASECCA — Domenica 31 maggio alle
14,30 avrà luogo il bazar.
Cantavalli
Musiche dello
Zimbabwe
a Pinerolo
Cantavalli scende questa
settimana dalle valli alla città;
Pinerolo ospita infatti, all’auditorium del liceo scientifico,
una serata d’eccezione con lo
«Stella Chiweshe trio» che
propone musiche dallo Zimbabwe. La mbira è un tipo di
sanza, strumento africano simile allo xilofono, formato da
lamelle di legno percosse con
i pollici, diffuso soprattutto
nella fascia meridionale del
continente nero. Nella cultura
shona dello Zimbabwe, il nome assunto dalla Rhodesia
dopo l’indipendenza del 1980,
la mhira è associata .ai rituali
animisti, portatrice di una musica intensamente spirituale.
Stella Chiweshe si applica
fin da ragazzina allo studio
dello strumento e inizia ben
presto la carriera di solista,
pubblicando numerose incisioni in patria e sviluppando
una ricerca musicale che integra la mbira in un contesto
più occidentale. Gli Anni 80
la vedono protagonista in tutto il mondo con tournée trionfali in Europa, negli Stati
Uniti e in Giappone; un ruolo
che cresce con l’affermazione
crescente della «worid music». La cantante resta comunque legata alla sua terra
d’origine, dove si è impegnata a fondo per lo sviluppo
culturale e artistico e per
l’emancipazione femminile.
Lo spettacolo di Pinerolo, con
Chimembara Chidodo e Gilson Manpoma, avrà inizio,
come di consueto, alle 21,15.
16
PAG. IV
E Eco Delle Vai-o Wdesi
VENERDÌ 22 MAGGIO 199R
L'ultimo spettacolo proposto dal Gruppo teatro Angrogna
Progetti per «Fort Village»
SERGIO N. TURTULICI
Dopo «Café libeité», spettacolo ambizioso dagli
esiti, a mio vedere, non in
ogni momento felici, il Gruppo teatro Angrogna toma nel
suo humus naturale, alla sua
vena più autentica e feconda,
quella che attinge alla memoria dei luoghi, alla cultura e ai
nodi del vivere valligiani, popolari.
Luogo scenico del nuovo
spettacolo, Fort Village è verosimilmente una borgata delle valli valdesi, ma porrebbe
essere un posto diverso, altre
valli, altre montagne, pur se
qui la memoria è più che altrove carica di storia, di identità, di diversità. Nell’Europa
della moneta unica, nel villaggio globale, nella cultura
mondializzata che ne sarà
delle etnie, delle culture popolari o diverse, del Eric, il
piccolo villaggio rappresentato nella scena? Tema di attualità bruciante. Uno sviluppo
turistico centrato sulla presenza valdese dell’antico popolo-chiesa, un tempo eretico
e oggi protestante, non ridurrà il nostro specifico a
un’attrattiva di marketing, curiosità da vedere in una sorta
di «riserva indiana»? Che fare, dare spazio al turismo attrezzandoci perché non siano
altri da noi a presentare ai visitatori quello che siamo stati
e siamo con immagine distorta o rinchiuderci nel ridotto
alpino? Lasciare morire le
borgate, mondo contadino
che non c’è più, economia di
sopravvivenza, o aprire al turismo delle seconde case, delle colate di cemento o, più
probabilmente e forse peggio.
a uno apparentemente rispettoso di storia e cultura di fatto
inteso a imbalsamarle?
Il titolo della pièce è significativo. Il Gruppo teatro Angrogna rappresenta a Fort
Village quella che nelle accademie militari si direbbe una
battaglia per linee interne. La
borgata è insidiata da agenti
del nuovismo, del turismo
mordi e fuggi, del mattone; la
prepotenza del potere si configura con alternative strategie d’assedio. La dottora Piumetti vorrebbe il Eric illeggiadrito di alberghi di lusso,
piscine, ville a schiera, l’ingegner Milardi vedrebbe meglio gli alberghi a valle e il
colle del Eric reliquia e vetrina di contadinerie bucoliche,
di valdesine con la cuffietta
di sangallo a uso e consumo
dei viaggiatori in tour «tutto
compreso». Ovvio che nei discorsi dei tre paladini l’obiettivo-business si rivela a metà,
si mimetizza in salvaguardia
della montagna e dei montanari, in servizio dello «sviluppo integrato e compatibile».
Pierre, Paul, Marieta, Giache,
gli abitanti del Eric vivono
questo fervore di progettualità sul loro domani tra sano
scetticismo contadino e suggestione dei miraggi del benessere e delle luci della ribalta, nel caso una tv locale,
dove l’accento foresto dei
conduttori esprime bene
l’estraneità, l’interesse a
niente altro mirato che allo
spettacolo e aìV audience. Attorno a questo tema si sviluppa la trama tra l’ironia, il
grottesco, il riflessivo e giochi di teatro in alcune scene
irresistibili. Un’idea teatrale
che mi è sembrata geniale tie
Una novità delle edizioni «L'Arciere)
Un'utile guida
dedicata al Pinerolese
Sono ormai numerose le
guide che riguardano il territorio del Pinerolese e delle
valli valdesi. Tra le pubblicazioni recenti, anche se è uscita da circa un anno, si .segnala
il lavoro di Gianfranco Penice e Vittorio Avondo, pubblicato dalle edizioni L’Arciere
di Cuneo, Pinerolo e le sue
valli. Agile e facilmente consultabile. la guida affianca ai
vari itinerari delle schede storiche in genere precise. Molto
ampia la parte dedicata alla
città di Pinerolo; fra i dintorni, oltre alla solita Cavour, ci
sono interessanti proposte: da
Villafranca a Pancalieri, famosa per la menta e per essere una sorta di Provenza in ri
va al Po. Poi ampio spazio alle tre valli, Pellice, Chisone e
Germanasca, anche qui con
attenzione alle gite (ad esempio il giro del Eoucie descritto per chi va a piedi, a cavallo, in bici o con gli sci), alla
storia e cultura (oltre al solito
Forte di Fenestrelle, si parla
del tempio di Pramollo, delle
case di Pragelato) ma anche a
percorsi poco conosciuti, come ad esempio il giro del
Gran Dubbione.
La guida è corredata da
un’ampia bibliografia per chi
vuole saperne di più; lodevole lo sforzo di dare informazioni sui vari appuntamenti
fissi nelle diverse località e
sui luoghi in cui mangiare.
croci ugonotte in oro e argento
tesi
& delmastro
(gioielli)
via trieste 24, tei. 0121/397550 Pinerolo (To)
ne insieme le sequenze dello
spettacolo ed esprime la carica antagonistica ai maneggi
del potere; l’azione in scena
di Guidona, Alesina, Margarota, tre streghe, come nel
Macbeth shakespeariano.
Il Gruppo teatro Angrogna
mutua da Shakespeare, si può
notarlo senza paragoni irriverenti, l’invenzione del «fool»,
il matto, che sotto il segno
della giullarata, dello spasso
giocoso, può permettersi la
trasgressione, la contrapposizione ai meccanismi del potere con la forza della verità.
Lo fa, i tre interpreti lo fanno,
con una leggerezza, un’ironia, una padronanza di mezzi
espressivi che sono tra i pregi
migliori dello spettacolo. Fra
l’altro, è molto buona la qualità del testo di «Fort Village»: merita che il Gruppo lo
pubblichi.
Lo spettacolo si replica a
Angrogna il 30 e 31 maggio,
il 6, 7 e 13 giugno, poi andrà
in tournée.
21-24 maggio — PINEROLO: Al Centro sociale San Lazzaro quattro incontri condotti da
Sonia Amicucci su «Movimento
rigeneratore, training individuale». Per informazioni «Nonsoloteatro», tei. 0121-323186.
22 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle ore 21, al Teatro-incontro di via Caprini,
l’Istituto comprensivo «Franco
Marro» di Villar Perosa e il Comune di Porte presentano «I
bambini di Porte e il loro messaggio di pace». Ingresso libero.
22 maggio, venerdì — TORRE PELLICE: Nei locali del
Bar Italia alle 20,45 la società
«Pescatori sportivi valle del Pellice» indice l’assemblea generale dei soci; odg: adeguamento
dello statuto alla nuova legge
sulle associazioni.
22 maggio, venerdì — PINEROLO: Nella chiesa di San
Giuseppe, alle 21, ultimo concerto della stagione concertistica
1998 «I venerdì del Corelli» con
Giacomo Agazzini e Gianluca
Angelillo, violino e pianoforte;
musiche di Mozart, Beethoven,
Brahms. Ingresso libero.
22 maggio, venerdì — PINEROLO: Al Salone Circolo
sociale, via Duomo 1, premio
«Editore donna»: incontro con
alcune case editrici vincitrici
delle passate edizioni alle 17,30
e alle 19 assegnazione del «Premio editore donna 1998» a cura
dello Zonta Club Pinerolo Area.
22 maggio, venerdì — PINEROLO: Alle 20,45, nei localila parrocchia di San Lazzaro,
incontro con Gianni Balcet, docente dell’università di Torino,
sul tema: «Globalizzazione e
sottosviluppo nell’economia
mondiale».
22-23 maggio — TORRE
PELLICE: Alla «Bottega del
possibile» incontro per assistenti
domiciliari, educatori e operatori di stmtture residenziali sul tema «La struttura residenziale
per anziani al servizio della domiciliarità». Per informazioni e
iscrizioni tei. 0121-953377.
Un incontro a* Perosa Argentina
Rivoluzione francese
e valli valdesi
LILIANA VIGLIELMO
Duecento anni fa un rivolgimento che sarebbe difficile paragonare a uno simile
nella storia, rovesciò completamente le fondamenta del vivere civile come un incendio
che, sfuggito dalle mani di
pensatori e filosofi che lo
avevano progettato, si spandeva in mezzo al popolo.
Questa fu la Rivoluzione
francese, esecrata da molti
come il massimo della barbarie, accolta con entusiasmo da
chi invece ne capiva al volo
la portata innovativa in tema
di libertà e uguaglianza.
Nella seconda categoria
rientra la popolazione valdese
delle valli del Piemonte, che
vedeva dopo secoli di crudeli
persecuzioni la fine di quella
disastrosa alleanza tra trono e
altare, anzi addirittura la distruzione materiale dei feudi
e dei vescovadi, spogliati dei
loro privilegi. Questo lo
spunto storico deH’ultimo incontro culturale, organizzato
a Perosa Argentina dall’assessorato alla Cultura della
Comunità montana e dal Centro culturale di Torre Pellice:
il prof. Daniele Tron ha rievocato con vivacità i momenti più significativi di un’espe^
rienza politica che, al terrtìine
di un cinquantennio di alterne
vicende, avrebbe abbattuto le
barriere del ghetto in cui i nostri antenati erano stati costretti a risiedere. È facile immaginarseli vestiti a festa
danzare intorno all’albero
della libertà, nella convinzione un po’ precaria di essere
finalmente cittadini liberi per
legge e non più sottoposti
all’arbitrio di un sovrano.
Infatti le vicende storiche
compiono continue svolte ed
ecco un’altra scena facile da
immaginare: il moderatore
valdese di turno che si reca a
Torino a perorare la causa del
suo piccolo popolo, che chiede soltanto di vivere in pace
nel rispetto delle leggi. Di
fronte a lui siedono di volta in
volta il generale russo Suvarov. Napoleone, il re di Sardegna che il Congresso di Vienna ha rimesso sul trono. A
quel punto, la Rivoluzione
francese sarà solo più un lontano ricordo, le leggi restrittive una desolante realtà. Tuttavia, la restaurazione che copre
l’Europa come cappa di piombo non riesce a soffocare i
principi fondamentali di libertà e uguaglianza e il 1848,
anno segnato ancora una volta
da guerre e moti rivoluzionari, darà ai valdesi quel tanto di
libertà possibile, ma assai meno di quanto disposto dal governo rivoluzionario è stato
sottolineato, e soprattutto un
vasto campo di missione nell’Italia che si sta unificando.
RADIO BECKWITH
EVANGELICA
FM 96.500 e 91.200
tei. 0121-954194
23 maggio, sabato — INVERSO PINASCA: «Balli e
Escartons, simbolo della montagna e dell’Europa unita» è il titolo della serata organizzata nel
padiglione della Pro Loco che
avrà inizio alle ore 21, con la
partecipazione del gruppo di tradizioni popolari «La télo aut»;
sarà proiettato il video «Escarton, una storia di montagne» di
Vittoria Castagneto.
23 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Al cinema
Trento, dalle 9, dibattito dal titolo «Tutto quello che avreste voluto sapere su ecstasy e dintorni». Interverranno Fabrizia Bagozzi e Susanna Ronconi del
Gruppo Abele; il dibattito sarà
condotto dal coordinatore del
Sert di Torre Pellice Maurizio
Martucci.
23 maggio, sabato — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Nella chiesa del Sacro Cuore,
alle 21, l’Avis presenta un concerto del coro «La draia», diretto da Silvio Avondetto; promozione a favore dell’Admo «Rossano Bella».
23 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Al circolo Mûris torneo di bridge «2° trofeo
Mûris» a cura degli «Amici del
bridge». Per informazioni tei.
0121-954098.
23 maggio, sabato — PINASCA: Alle 16,30 presso la Piccola casa del Cottolengo premiazione del concorso di poesia
promosso dall’associazione
«Echi d’acqua».
23 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Alle 21, nel
tempio, concerto del coro di Salisbury «The Farrant Singers»,
brani di musica popolare del
mondo dal 1700 a Gershwin.
23 maggio, sabato — INVERSO RINASCA: Nel salone
della Pro Loco «Escartons: una
storia di montagna» proiezione
del video realizzato da Vittorio
Castagneto; interverrà il gruppo
di tradizioni popolari di Roure
«La telo aut».
23 maggio, sabato — TORRE PELLICE: Alle ore 17,
nella Sala Paschetto del Centro
culturale valdese, inaugurazione
della mostra «Arte rupestre del
Sahara», a cura del Museo antropologico di Pinerolo. La mostra resterà aperta fino al 14 giugno nei giorni di giovedì, sabato
e domenica dalle 15 alle 18, negli altri giorni dalle 14 alle 17.
24 maggio, domenica — PINEROLO: Per il 2° corso di riconoscimento degli alberi prima
uscita a Racconigi «11 bosco planiziale».
26 maggio, martedì — PINEROLO: Al Salone dei Cavalieri, alle 21, incontro sul tema
«Ramses e l’enigma di Qadesh», a cura di Alfredo Lavino,
egittologo, e del prof. Silvio
Curto, presidente del progetto
Imhotep. Ingresso libero.
26 maggio, martedì — LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 19, nella sala mostre del palazzo comunale, verrà inaugurata la mostra fotografica «Il Toro
nella storia», in collaborazione
con il giornale «Tuttosport»; la
mostra resterà aperta fino al 7
giugno tutte le sere dalle 20 alle
22, sabato e domenica dalle ore
10 alle 12.
26 maggio, martedì — PINEROLO: Da «Stranamore»,
alle 21,30, proiezione del film
«Marianna Ucria» regia di Roberto Faenza.
27 maggio, mercoledì — PINEROLO: Nella sala al pianterreno del seminario vescovile,
alle 20,45, quinta lezione per il
corso sul riconoscimento degli
alberi sul tema «La nutrizione
delle piante: dall’acqua agli zuccheri» con il professor Maggiorino Passet Gros.
28 maggio, giovedì — PINEROLO: Da «Stranamore», alle
21.30, incontro dibattito su «’68
oltre l’evento».
28 maggio, giovedì — PINEROLO: Nel salone di rappresentanza del Comune, alle ore
17.30, presentazione del libro
«Dis-crimini» di Marcella Filippa, con la partecipazione dell’autrice.
29 maggio, venerdì — PINEROLO: Dalle 8,30, al Teatro-incontro di via Caprini, incontro sul tema «Scuola-indu
29 maggio, venerdì — pj.
NEROLO: Alle 21 nell’Atrio di
Palazzo Vittone, la classe IV A
della scuola elementare «Cesare
Battisti» presenta lo spettacolo
«Pinerolo tra storia, poesia e
musica».
)ERVIZI
VAL PELLICE
Guardia medica;
notturna, prefestiva, festiva:
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
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Torre Pellice: Farmacia Internazionale - Via Arnaud 8,
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Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva;
Ospedale civile, tei. 2331
Ambulanza:
Croce Verde, tei. 322664
Cinema
TORRE PELLICE - H «
nema Trento ha in programma,
giovedì 21 e venerdì 22, ore
21.15, The boxer; sabato, ore 20
e 22,10, domenica ore 16, 18,20,
22,10 e lunedì ore 21,15, Codice
Mercury.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì
22 maggio, ore 21.15 Crimini
invisibili, sabato, ore 21,15
Spawn; domenica, ore 15,15.
17.15, 19,15 e 21,15, lunedi,
martedì e giovedì, ore 19,30 e
21,15 Codice Mercury.
PINEROLO — La multisaja
Italia ha in programma, alla sah
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continua; feriali 20 e 22,20, sa
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recapito Torre Pellice ^
tei, 0121-933290; fax 932«o»
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con ^
non può essere venduto ,«)
Reg. Tribunale di Pinerolo n. '
Resp. ai eensi di legge Piera 0
Stampa; La Ghisleriana Mondovi
Una copia L. 2.000
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stria-autonomia: nuove prospettive di collaborazione», a cura
deiritis «Porro». Il termine dei
lavori è previsto per le ore I3
Informazioni presso l’Ufficio
personale deH’Itis tei. 0121.
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Guardia medica:
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Ospedale di Pomaretto, tei. 81154
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Croce Verde, Perosa: tei. 81000
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Chiesa valdese di Torino
Un «Tour de France» 98
sulle tracce degli Ugonotti
Dopo i riusciti viaggi di formazione in Sicilia, Germania
e Svizzera organizzati nell’ambito della chiesa valdese
di Torino, questa volta si
punta sulla Francia. Da sabato 3 ottobre a lunedì 12 ottobre prossimo: dieci giorni dal
Nord al Sud sulle tracce degli
ugonotti. Non solo storia ma
anche attualità, ovvero informazione e formazione su
realtà e prospettive del protestantesimo francese proprio nell’anno quattrocentesimo dell’editto di Nantes. Il
viaggio è curato dai pastori
Giuseppe Platone e Pierre
Vinson. Due amici che hanno già lavorato insieme (in
Egitto) alla «scuola» del pastore Gerard Cadier. Ecco
ritinerario di massima: Torino, Mulhouse, Strasburgo,
Parigi, La Rochelle, Carcassonne, Nîmes, Marsillargues,
Aigues Mortes, Mialet, il Luberon e vari luoghi storici.
Si parteciperà a due culti.
Sono previsti brevi incontri
con esponenti del protestantesimo francese (il presidente
della Federazione protestante, il presidente della Consiglio nazionale della Chiesa
riformata di Francia, e altri) e
uno specialista di storia catara. Il viaggio sarà in autobus
dotato di servizi (ditta Bouchard) e l’agenzia di riferimento è la Turnova di Maura
Odin in corso Vinzaglio 29 a
Torino; i pernottamenti saranno in albergo (stanza a
due letti, supplemento extra
per la singola) pranzi e cene al
ristorante. Il programma dettagliato verrà presentato sabato 20 giugno dalle 15,30 alle
18 dai pastori Platone e Vinson nella sala valdese di via
Pio V 15 a Torino. Costo globale con assicurazione: un
milione e 500.000 lire. Ci si
iscrive compilando le scheda
personàle e quella d’iscrizione reperibile presso la segreteria della Chiesa valdese di
Torino (0116692838) e versando entro il 1° giugno l’anticipo di un milione presso la
cassiera della comunità Anna
Rostan (Credito Italiano, Ag. 8
di Torino, n. 33554/00 intestato a: Chiesa valdese di Torino,
specificare «Gita in Francia»).
Il saldo si versa entro il 10 settembre. Si seguirà l’ordine
cronologico delle iscrizioni. Il
programma dettagliato verrà
pubblicato dopo l’incontro di
presentazione.
^ Chiesa valdese di Venezia Mestre
Canti africani per il battesimo
ERMINIA MAIORANA
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COMMOZIONE, stupore,
gioia. Questi i sentimenti
che hanno pervaso ciascuno
dei presenti nella piccola sala di via Cavallotti, durante il
culto di domenica 3 maggio,
in cui è stata battezzata
Oluebube, una bambina nigeriana di dieci mesi. La
commozione è diventata
quasi palpabile quando la
pastora Laura Leone ha ringraziato Dio per avere permesso che persone di nazioni diverse, provenienti da
esperienze diverse, abbiano
potuto assistere alla testimonianza di fede dei due coniu
gi nigeriani resa attraverso il
battesimo della loro piccola.
Dopo il battesimo i fratelli
nigeriani, insieme a altri
amici ganaensi, hanno intonato un canto africano e tutta la comunità, dapprima
stupita, poi titubante, infine
coinvolta, ha cominciato a
scandire il ritmo del canto
battendo le mani insieme al
gruppo africano. Certo, è
stato uno spettacolo insolito
per le nostre comunità abituate a cantare solo con la
voce. Dopo il culto i presenti
si sono rallegrati con i genitori partecipando a un piccolo rinfresco nel giardino
adiacente la sala.
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MAGGIO 1998
Shoah
Ammissioni, silenzi e impegni vaticani
Politica
Chi sta con i disoccupati?
Ecumenismo
In viaggio verso un Concilio universale
Religioni
Raccontare l’Islam al plurale
^ Ebraismo
f matrimonio, pietra del tempio senza luogo
una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
120,000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
Chieil t ^ Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184 Roma.
rfrÌa ““® omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
inzzo Internet: Http://hella.stm.it/market/sct/home.htm)
ABBONAMENTI 1998
■Ofdinario ■ ridotto £ 105.000 • ordinario ESTER £ 0 160.000
£ 85.000 - via aerea £ 195.000
£ 200.000 - sostenitore £ 250.000
£ 55.000 - semestrale £ 80.000
int6.ìtatn versare l’Importo sul ccp n. 14548101 a Edizioni Protestanti s.r.l., via S. Pio V15 bis, 10125 Torino.
Chiese evangeliche genovesi
Un Gruppo di solidarietà
per chi è ai margini
ERMINIO PODESTÀ
A Genova da qualche anno
a questa parte fioriscono
gruppi spontanei di solidarietà; alcuni mesi fa avevamo
presentato il gruppo «Amici
di Daniele», che si occupa del
ricupero dei tossicodipendenti. Ecco ora un altro gruppo sorto spontaneamente e
denominato «Gruppo di solidarietà di strada»: i suoi componenti, appartenenti a diverse chiese evangeliche di
Genova ma tutti con lo stesso
scopo, hanno ubbidito all’invito di Gesù: «Andate... avvicinate i poveri, gli zoppi, i
ciechi» e sono partiti, inizialmente senza uno scopo preciso; poi si sono organizzati,
hanno chiesto collaborazione
alle varie chiese e, in questi
ultimi mesi, sono notevolmente cresciuti.
A un componente di questo
gruppo, Roberto Terzano, abbiamo chiesto quale sia precisamente la loro azione:
«Ogni venerdì sera - spiega
Terzano - ci rechiamo nei
punti nevralgici dove si trovano i barboni, e cioè presso i
giardini della stazione Brignole e nei vicoli; distribuia
mo vestiario che abbiamo
raccolto in precedenza e anche vitto, nei limiti delle nostre possibilità. I barboni
aspettano il nostro arrivo e
sono ben felici di essere aiutati. Inoltre cogliamo l’occasione per annunciare la parola di Dio: noi seminiamo, ma
siamo certi che chi opera è il
Signore, l’unico nostro capo».
Comunque, gli dico, qualche risultato si è già visto... «Il
più eclatante - risponde Roberto - è quello di un tossicodipendente che è riuscito a
uscire dal tunnel della droga,
è stato affidato al “gruppo di
Daniele”, e ora si trova in una
comunità per essere recuperato totalmente. Un’altra cosa molto interessante ed
evangelicamente valida, a
questo proposito, è che non
c’è invidia o antagonismo fra
i due gruppi, perché si è convinti di lavorare non a livello
umano, ma spinti dalla forza
dello Spirito, ci si lascia guidare da lui per le vie, precarie
e a volte pericolose, di questo
mondo. Ci auguriamo dunque che questo lavoro continui e che aumenti il numero
dei collaboratori, a lode e gloria del Signore Gesù Cristo».
Chiesa valdese di Angrogna
Uno scambio con i francesi
del Pays de Montbéliard
Nel panorama variegato
dei gemellaggi e delle visite
di cortesia che vedono protagoniste chiese delle Valli (ma
non solo queste) e chiese
svizzere, francesi e tedesche,
vale la pena di ricordare una
visita-scambio che la Chiesa
valdese di Angrogna ha organizzato con la parrocchia di
Mont Bari, appartenente alla
Chiesa evangelica luterana di
Francia nel Pays de Montbéliard. Nel secondo week-end
di maggio un gruppo di una
quarantina di francesi è stato
accolto nelle famiglie angrognine e l’anno prossimo saranno queste a recarsi a loro
volta in Francia.
La visita è stata vissuta nello spirito della Cevaa. Questo
è stato infatti il progetto
ideato dai pastori Joël Dautheville e Franco Taglierò,
entrambi membri, non a caso, del Consiglio della Cevaa;
cioè un incontro di fratelli e
sorelle di confessioni e culture diverse, ma uniti dallo
stesso impegno nella comunità locale (sono state effettivamente le corali a incontrarsi) e dunque dallo stesso intento missionario.
Il pastore Dautheville, durante il sermone tenuto a An
grogna, ha sottolineato come
la Cevaa abbia fra i suoi
obiettivi proprio quello della
comunicazione e dello scambio fra le chiese, quelle del
Nord e quelle dei Sud in primo luogo ma, perché no, anche quelle che operano nello
stesso continente. Certo, ha
ancora commentato, non c’è
bisogno deH’etichetta Cevaa
per far incontrare le chiese
europee, ma forse non è
inopportuno, proprio per
comprendere meglio che cosa sia questa Comunità che ci
unisce, che le chiese del Nord
si sentano più coinvolte in un
progetto missionario genuino e originale, quale è quello
della Cevaa. Per essere missionari oggi non c’è bisogno
di andare oltremare e questo
fatto sconvolge un antico
schema che ha fatto il suo
tempo e che deve essere trasformato e attualizzato nel
contesto di ogni chiesa.
Le corali, oltre ad animare
il canto nel corso del culto
domenicale, hanno dato un
applaudito concerto nel tempio del Serre, eseguendo due
inni a cori riuniti. Un inno
africano ha coinvolto tutti i
presenti ed è diventato quasi
la sigla canora dell’incontro.
Cronache
TORRE PELLICE — L’assemblea del 10 maggio ha eletto quali
anziane Wanda Simond Ricca e Anita Tron Garrone, in sostituzione di Carlo Alberto Morel e Claudia Armand-Hugon. A Charles Albert diciamo un grande grazie nella certezza che continuerà a dare la sua collaborazione. Ringraziamo anche Claudia, nella speranza che questa sua prima
esperienza in Concistoro possa ripetersi in futuro.
• Con cristiana simpatia siamo vicini alla famiglia di Nella Malan ved. Depetris, che ci ha lasciati.
ANGROGNA — È deceduto presso l’Asilo di San Giovanni, dopo
lunghe sofferenze, il fratello Giovanni (Gianni) Rivoira. È ricordato con profonda riconoscenza dalla comunità per l’impegno svolto nel ruolo di presidente del Comitato che, nei
primi Anni Ottanta, ha realizzato la Ca d’ia pais al Bagnòou.
Ai figli giunga la simpatia cristiana di tutti gli angrognini.
jr mmeditrìce
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL, 011/668.98.04 - FAX 011/650,43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/~valdese/claudian.htni
Agenda
22 maggio
I
TRIESTE — Alle ore 16,30, presso la basilica di S. Silvestro,
si tiene un incontro sul tema: «La fede degli altri». Partecipano Dario Fiorensoli, Hans-Martin Barth, Kaled Fuad,
Umberto Piperno, Marino Qualizza, Sergio Rostagno.
23 maggio
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale protestante «Pietro
Martire Vermigli» (via Manzoni 21), si tiene una conferenza
sul tema: «Problematiche bioetiche di inizio vita». Intervengono il doti. Giancarlo Meucci e la doti. Patrizia Funghi.
SIRACUSA — Alle ore 18,30, al palazzo del Senato (piazza
Duomo), il prof. Jürgen Moltmann parla sul tema: «Teologia cristiana e responsabilità sociale».
TORINO — Alle 16, al Goethe Institut (p.za S. Carlo 206), i
proff. don Carlo Collo e Paolo Ricca parlano del tema: «Martin Lutero, maestro di fede», presentando per iniziativa del
Centro evangelico di cultura «A. Pascal» il volume II piccolo
catechismo-Il grande catechismo di Martin Lutero, prima
edizione italiana (Claudiana), a cura di Fulvio Ferrarlo.
23-24 maggio
GRAVINA (Ba) — La Chiesa battista, in collaborazione con
l’Associazione delle chiese evangeliche battiste di Puglia e
Basilicata, organizza un seminario sul tema: «L’innologia
dell’ecumene internazionale» con il maestro Carlo Leila.
Sabato 9, nei locali della chiesa battista di via De Gasperi,
si tiene un’introduzione storica sul canto cristiano; nel pomeriggio, alle ore 15, presentazione e insegnamento di alcuni nuovi canti. Conclude il seminario il culto della mattina della domenica con animazione musicale.
24 maggio
TORINO — Alle ore 17, nel tempio di corso Vittorio Emanuele 23, l’organista Massimo De Grandis conclude il ciclo
«Musica e preghiera». Letture bibliche di Giuseppe Platone.
25-26 maggio
NAPOLI — La Fondazione Basso e Flstituto italiano di studi filosofici, con patrocinio di enti locali. Provveditorato
agli studi. Commissione europea e della Tavola valdese, organizza un seminario sul tema: «Minori, consumo di droga
e narcotraffico», che si svolge al Palazzo Serra di Cassano
(via Monte di Dio 14).
26 maggio
MILANO — Alle ore 18, presso il Centro culturale protestante (via Sforza 12/a), il past. Sergio Manna conduce uno
studio sul tema; «Le opere della fede» per il ciclo dedicato
al Sermone sul monte.
27 maggio
TORINO —Alle ore 16,30, presso la sala Viglione di palazzo Lascaris (via Alfieri 15), si tiene un incontro sul tema;
«Sindone: i dubbi della scienza e le certezze della fede».
Partecipano Renzo Savarino e Carlo Papini.
28 maggio
TORINO —Alle ore 18, presso il Centro Pannunzio (via
Maria Vittoria 35h, don Giovanni Ferrerò, preside della Facoltà di Teologia di Torino, e Carlo Papini parlano sul tema: «La Sindone: un mistero?».
TORINO — Alle ore 16 e alle 20,45, nel salone di via Pio V
15 (I p.), il pastore Giorgio Bouchard parla sul tema: «L’attesa messianica», per il ciclo di incontro sui profeti.
NAPOLI — Alle 20,30, presso la sala della Comunità luterana (via Fontano 1), Carlo Leila e Marta D’Auria introducono il tema: «Il canto come anelito alla libertà».
NAPOLI — In Galleria Umberto I si tiene la Mostra della
Bibbia organizzata dalle chiese evangeliche. Intervengono
Paolo Ricca (29), Anna Maffei (30), Pietro Bolognesi (31
maggio). Tel. Gioacchino Caruso (tei. 081-664034).
MAGGIO TAVARNUZZE (Fi) — Pax Christi organiza un seminario alla Casa della pace sul tema: «Oltre il pregiudizio:
lasciarsi contaminare daH’altro». Tel. 080-3953507.
30 maggio
MARCHERÀ — Alle 17, piazza Mercato, la Chiesa battista, la
comunità evangelica Rom di Dolo e la comunità nigeriana
di Rovigo invitano all’ascolto del messaggio evangelico.
LONATO (Bs) —Alle ore 15,30, presso l’Abbazia di maguzzano, si tiene una tavola rotonda sul tema: «Spirito di verità, Spirito di carità», con padre Traian Valdman. past.
Giulio Vicentini e il prof. Simone Morandini.
MARCHERÀ — Alle ore 15, nei locali della Chiesa battista,
si tiene un laboratorio di omiletica, a cura della Fcene, guidato dal pastore Pasquale Castelluccio.
Radio e televisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,40 circa. Domenica 31
maggio andrà in onda: «600.000 rifugiati serbi in Vojvodina; che fine faranno? - Reportage sui progetti umanitari
delle chiese della Vojvodina sostenuti dall’Heks; Incontri,
rubrica biblica». Replica lunedì 8 giugno alle ore 9 circa.
18
PAG. 6 RIFORMA
Riforma
Smfonia sindonica
Giuseppe Platone
A Torino è successo quel che temevamo: l’ostensione
della Sindone, definita «segno povero» dal responsabile
organizzativo della curia, il biblista Giuseppe Ghiberti, sta
diventando un ricco business di fine secolo, soprattutto in
vista della seconda ostensione dell’«anno giubilare» 2000.
E quello di oggi è solo un assaggio, perché l’oliata macchina organizzativa, costituita dagli enti pubblici locali e dalla curia, migliorerà ancora sotto il profilo pubblicitariopromozionade e riuscirà ad aumentare il flusso di pubblico
già oggi imponente. Di fronte a questa gestione del sacro,
del misterioso, e del perdono supercelere in caso di aborto
(che a una coscienza protestante non può che richiamare
la questione delle indulgenze dell’epoca di Martin Lutero),
mi sento ecumenicamente amareggiato. La Sindone è una
valanga che travolge ogni cosa. Il popolo ecumenico cattolico, sinora ha sostanzialmente taciuto. E chi tace acconsente. Colmo dell’ingenuità, il presidente della Commissione evangelica torinese per l’ecumenismo ha ricevuto
dalla curia un invito personale a essere presente alla prossima visita del papa (ci sarà anche il presidente del Consiglio Romano Prodi) che celebrerà l’eucarestia, proclamerà
santi tre piemontesi e venererà la Sindone (senza una parola di consapevolezza sul fatto che tutte e tre le cose ci dividono profondamente). Insomma, nella sinfonia sindoniana cittadina, l’unica voce stonata è rimasta la nostra.
Anche sul fronte laico le voci critiche sono rarissime.
La questione Sindone è grave. Non solo perché grandemente sostenuta dal denaro pubblico gestito da istituzioni
che si vorrebbero laiche (e proprio nella patria del Cavour
del «libera chiesa in libero stato»), ma anche per il profilo
biblico-teologico: mi stupisce il consenso sostanzialmente
unanime del mondo cattolico; anche i preti amici nostri,
critici su tante cose di casa loro, oggi tacciono, anzi condividono. Mai come oggi occorre ricordare che il dato biblico propone una fede che non ha bisogno di prove, di oggetti da venerare. Esso non affida la gestione del perdono
a una casta sacerdotale ma al popolo di Dio che lo invoca
dall’unico Signore. Con i cattolici abbiamo tradotto, anni
fa, la Bibbia, la famosa traduzione interconfessionale: bisognerebbe rimetterla al centro.
Il 23 giugno a Roma, in occasione dell’anniversario
dell’Assemblea europea ecumenica di Graz, si terrà una
consultazione per vtdutare il primo anno ecumenico italiano del «dopo Graz». Penso di andarci per denunciare
questo vistoso passo indietro. La religione sta di nuovo
prevalendo sulla fede povera, spoglia, biblica. Rispetto a
questa pratica religiosa il protestantesimo si pone come
un secca alternativa al cattolicesimo. Non si tratta per noi
di avere la verità in tasca. Cristo è l’unica verità che sfida
tutte le chiese. Ma qui si tratta di denunciare un’operazione che riduce la fede cristiana a pratica superstiziosa e illusoria. Cristo non ha lasciato oggetti da venerare, ma la
sua Parola e il dono dello Spirito. Questo rilancio della religiosità popolare con tutti gii addenteilati turistici ed economici anche rilevanti, ci vede fortemente amareggiati
sotto il profilo spirituale e di fede.
Non possiamo fare finta di niente e accettare quello che
molti cattolici ci dicono: la Sindone in fondo non ci interessa. No, abbiate il coraggio di ammettere che la venerazione
della Sindone è parte integrante della vostra esperienza ecclesiale. Fate i cattolici seri senza «scimmiottare» i protestanti. Vorremmo più chiarezza da parte vostra. L’ecumenismo costruito sulle ambiguità, i silenzi, le doppie risposte è
costruito sulla sabbia. Con il rischio reale che il protestantesimo faccia la parte del servo sciocco in questa grande
spettacolarizzazione religiosa. Prendiamo dunque le distanze da questa religiosità, enfatizzata dai media, che ripropone i temi classici del cattolicesimo controriformistico. Quel po’ di terreno che, a fatica, avevamo guadagnato
per la causa ecumenica all’interno delle nostre comunità
generalmente scettiche («il cattolicesimo si trasforma ma
non cambia»), l’abbiamo bruciato in poche settimane. E
non è un caso che a Torino si sia detto, da parte protestante, no a qualsiasi iniziativa ecumenica per Pentecoste, dopo
una decina d’anni di iniziative congiunte in questa data.
Riforma
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Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo. Giuseppe Ftcara, Giorgio Gardiol, Maurizio
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 20 del 15 maggio 1998 è stato consegnato per I inoltro
postale all'Ufficio CMP Nord, via Reiss Romoli 44/11 di Torino
mercoledì 13 maggio 1998.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Si discute la proposta di legge sulla libertà religosa
Altre disparità? No, grazie
Se non si può avere una legge uguale per tutti (cattolici
compresi), che almeno non si scoraggino nuove Intese
DORA BOGNANDI PELLEGRINI*
La riforma della legislazione ecclesiastica avvenuta
nel quinquennio 1984-89 con
la revisione del Concordato
fra la Repubblica italiana e la
Santa Sede e con le Intese firmate con alcune confessioni
religiose in applicazione
dell’art. 8, 3° comma, della
Costituzione, ha cambiato,
migliorandoli, i rapporti fra lo
stato e le confessioni religiose. Questo processo di rinnovamento ha visto favorite
all’inizio la chiesa di maggioranza e sei confessioni religiose e ha lasciato ben sperare su
pari opportunità date alle
confessioni stesse. Dopo questo periodo, però, poco si è
fatto per stipulare altre Intese
con altre chiese in Italia. Queste ultime hanno continuato a
operare sotto la legislazione
dei culti ammessi del 1929-30
che non solo si fonda su principi diversi da quelli della Costituzione democratica, ma si
palesa in molte disposizioni
in contrasto con il dettato costituzionale. Inoltre, nei nostro paese, oltre alle confessioni che operano sotto la legge del ’29-30, ve ne sono altre
che operano sotto la forma di
associazionismo. Di fronte a
questa pluralità tre, a mio avviso, erano le possibilità di
azione del governo;
1) Sulla base delle Intese già
stipulate, continuare sulla linea dell’applicazione dell’art.
8, cioè stipulare altre Intese
con le confessioni religiose,
estendendo il modello già
sperimentato;
2 a) abrogare la legge dei
culti ammessi con una nuova
legge sulla libertà religiosa come quella che è stata presentata dal governo al Parlamento. Una legge che riprendesse
le materie trattate dalle Intese
estendendole a tutte le confessioni religiose senza la necessità di accordi bilaterali. In
tal modo si raggiungono alcuni risultati significativi e, prima di tutto, l’abrogazione
della legge sui culti ammessi
del 29-30 che prevede norme
contrarie alTordinamento costituzionale:
b) garantire alla stragrande
maggioranza delle confessioni religiose la pari libertà;
c) risolvere il problema di
quelle confessioni religiose
che non vorrebbero o non potrebbero fare Intese perché
troppo piccole o perché non
hanno una rappresentanza
nazionale:
3) Con questo disegno di
legge sulla libertà religiosa di
fatto lo stato scoraggerebbe
altre Intese. Perché fare una
Intesa se quanto da una confessione richiesto è già previsto dalla legge? A che cosa ser
Internet
Un «dominio» per
la Chiesa valdese
Si comunica che è stato registrato il dominio del sito della
Chiesa valdese (Unione delle chiese metodiste e valdesi) e che
per i «navigatori» di Internet adesso sarà più facile accedervi digitando semplicemente
www.chiesavaldese.org
È previsto che il sito sia ampliato e aggiornato, sia con collegamenti alle pagine delle chiese e delle opere già presenti su
Internet, sia con l'aggiunta di nuove pagine per coloro che lo
desiderano.
Scopo del progetto è quello di costruire un sito delle chiese
valdesi e metodiste onnicomprensivo. È prevista una parte di ca
rattere generale comune a tutti (storia, organizzazione, presenza sul territorio, attività nei diversi settori) e altre parti costitui
te da approfondimenti riguardanti singole chiese, opere, organismi, con appositi collegamenti sui loro siti (esistenti o da creare). Il visitatore sarà così guidato e potrà scegliere gli argomenti
trattati; potrà spostarsi con un semplice «clic», ad esempio, sulle
pagine di una chiesa, per poi tornare al punto di partenza e
spostarsi, con un altro «clic», sulle pagine di un'opera.
Quindi, affinché il visitatore Internet possa trovarsi di fronte
un sito dall'aspetto di un insieme organico, è necessaria la collaborazione di tutti, anche di coloro che hanno già delle pagine
su Internet. Infatti potrà essere opportuno fare delle modifiche
su queste pagine, innanzitutto per creare collegamenti reciproci, ma anche per dare armonia all'insieme.
Perciò si chiede di mettersi in contatto con Pina Garufi, Ufficio della Tavola valdese di Torre Pellice (To), via Beckwith 2, tei.
0121-91295 e 950035; fax 91604; e-mail: tvaldese@tpellice.it.
Ricevo sempre varie lettere degli ascoltatori, tutte molto gradite, sia quelle di
apprezzamento, sia quelle
con qualche critica. Rispondo privatamente a tutti,
quando c’è l’indirizzo del
mittente. Ogni due o tre anni
capita anche una lettera piena di insulti volgari, come
quella pervenutami questa
settimana da parte del sig.
Giuliano di Legnano (taccio il
cognome per ragioni di decenza). Tralascio gli insulti
che non mi toccano e fanno
male soltanto a chi li formula, non a chi li riceve. Rispondo però a alcuni punti d’interesse generale.
il sig. Giuliano, fra un’ingiuria e l’altra, afferma che
noi protestanti siamo una
sparuta minoranza e quindi
dovremmo stare zitti, che la
religione cattolica è la religione di stato e quindi non va
criticata, che tutti i cattolici
ritengono la Sindone il vero
virebbe un’Intesa? In questo
caso, però, qualcuno potrebbe dire che, al capo III (artt.
26-35), il ddl prevede le Intese; ma, a mio avviso, sarà più
complicato stipularle e lo stato ne farà soltanto per quegli
aspetti particolari che una
confessione religiosa potrebbe richiedere. Quindi saranno
delle mini-intese nel senso di
un’intesa con pochissimi articoli: 2, 3, 4, in cui nel primo
articolo si richiamerà la legge
di libertà religiosa e negli altri
si legifererà sui temi particolari richiesti dalla confessione
religiosa. A ben guardare il
panorama religioso nel nostro
paese, questa legge di libertà
di coscienza e di religione è
veramente una forma per
bloccare nuove Intese, perché
quello che una confessione
religiosa chiederebbe è già
previsto dalla legge. Ma questo non è proprio quello che
prevede la Costituzione, cioè
trattative bilaterali in cui i
contraenti abbiano pari dignità e voce in capitolo. Mentre una legge è qualcosa che si
impone dall’alto.
Al di là di queste valutazioni, personalmente sono convinta che era necessario che il
governo presentasse tale ddl.
Ciò che va fatto, a mio avviso,
è lavorare presso il Parlamento affinché il decreto stesso
sia il più ampio possibile e
che di fatto non crei disparità
fra le confessioni religiose con
Intese e le altre. L’ideale sarebbe avere una legge per tutti da applicare sia alla Chiesa
cattolica sia alle altre confessioni religiose, ma forse questo non si realizzerà mai.
* direttore aggiunto del
Dipartimento della libertà religiosa dell’Unione italiana delle
chiese cristiane avventiste
del settimo giorno
(I precedenti articoli sulTargomento sono comparsi sui numeri
del l°edel 15 maggio).
Domenica 31 maggio
RAIDUE
Ore 10,05*11
Festa dello Spirito di Dìo
Culto evangelico di Pentecoste in diretta eurovisione dallo Chiesa valdese
di Verona.
Predicazione della pastora Letizia Tomassone.
Interventi musicali del m.
Nicola Sfredda; partecipazione della Corale
ecumenica di Verona:
PIERO bensì
sudario di Cristo. Ricordo che
l’Italia è un paese democratico dove libertà di religione, di
pensiero e di parola non sono in discussione. L’Italia è
uno stato laico e non esiste
quindi nessuna religione di
stato. La Chiesa cattolica
inoltre non ha mai riconosciuto ufficialmente l’autenticità della Sindone anzi un
vescovo di Torino, il card.
Ballestrero, l’ha negata pubblicamente.
Ma il punto che mi sta più
a cuore è il senso e il contenuto del dialogo ecumenico,
aiatf^asim
Allarme sette
Il quotidiano dedica il 4
maggio un’intervista di Rq.
berto Gervaso a Massimo Introvigne, massimo esperto di
sette e movimenti religiosi,
sull’allarme lanciato dal rapporto del ministero degli Interni sui gruppi che potrebbero prendere iniziative pericolose nell’anno deU’ostensione
e in vista del Giubileo. La setta, sostiene Introvigne, è «una
categoria politica: una minoranza invisa alla maggioranza.
Ci sono paesi ortodossi, come
la Russia, dove la Chiesa cattolica viene talvolta rubricata
fra le "sette”». Il rapporto «inventaria, senza distinzioni, le
minoranze religiose diverse
dalla Chiesa cattolica, in Italia
circa seicento; dai musulmani ^
ai fedeli dei dischi volanti
Un calderone che si può divi
«L’ultima ondata del prote
stantesimo, di origine fonda- :
mentalista 0 pentecostale; le
minoranze di origine cristiana
[tra cui mormoni e Testimoni
di Geova] con una teologia
originale irriducibile al protestantesimo; le manifestazioni
delle fedi orientali giunterà
Occidente; i movimenti nati,
sempre in Occidente, per innovazione; e quelli di tipo
esoterico e magico». Giustamente Introvigne spiega che,
«il primo gruppo fa parte inte-1
grante del protestantesimo,
per cui sarebbe insensatt
[perché al condizionale?, ni
parlare di “sette”. Vi spiccano
la composita galassia pentecostale, con centinaia (sic) di
denominazioni e chiese con
oltre duecentomila fedeli»
COBRIERE DELLA SEBA
L'uomo del lenzuolo
Lo scrittore Sebastiano
Vassalli commenta il 3 maggio: «Il guerriero vichingo
della Sindone non è un palestinese e non è “il mio” Gesù.
Forse è il Gesù di Giovanna
d’Arco e di Irene Rivetti. Potrei pensare a un milanese signor Brambilla morto ne
corso di una della prime Crociate se i suoi occhi non fo*'
sero così azzurri dietro le palpebre chiuse, e se i suoi capelli non fossero così bion
(una caratteristica del lei'
zuolo chiamato Sindone
che i colori non ci sono, ma
vedono ugualmente). Chiua
que sia l’uomo del ritratto n
lenzuolo, era abbastanr
nordico da poter chiamai'
“terùn” gli antenati di Bossi»
che il mio focoso e cattolicissimo interlocutore sembra
ignorare. Il cammino ecumenico si basa sulla realtà del
dialogo, nella disponibilità di
ciascuno a dare e ricevere
doni spirituali. Questo è possibile soltanto nel rispetto reciproco e nella certezza assoluta che ognuno dei dialoganti è in buona fede. In tal
caso abbiamo non solo la
possibilità ma il dovere fraterno di dirci schiettamente,
con la dovuta correttezza,
quello che pensiamo, anche
in contrasto con il pensiero
dell’interlocutore. Se et I
damo soltanto quelle
su cui concordiamo, Q
aiuto ci offriamo?
le ferite di chi ama; freque"
i baci di chi odia» dice la
bia (Pr. 27, 6). In questo se
so vanno intese le nt'® k
(tre o quattro all’anno) ^
critiche su questa 0 quei
tività della Chiesa caùolic^
Non manco mai di risp
icidii
verso nessuno e il ® |i,
che mi viene rinfacci
mette chi ascolta, non e 1
mie intenzioni e non e 1
pure nel mio carattere. 1
pUlC Ilei line, v,— —
re schietti non signihca .,
re aspri 0 offensivi. «S
tando verità nell’amore ’■
ce l’apostolo Paolo. E q
ci sforziamo di fare.
1«
(Rubrica «Un fatto,
mento» della
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Radiouno «Culto
curata dalla Federai
chiese evangeliche m )
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il Considerazioni
sulla visita
papale a Vercelli
Non c’è solo il Giubileo,
non c’è solo l’ostensione della Sindone, ad agitare le acque della religiosità popolare
piemontese: alla fine del mese di maggio il papa, prima di
recarsi a Torino, soggiornerà
a Vercelli, dove il 23 proclamerà beato il giovane cappellano militare degli alpini
don Secondo Pollo, morto
nel 1941' in Montenegro.
L’evento ha fatto entrare in
fibrillazione all’inizio dell’anno alcuni ambienti vercellesi
e gli organi di stampa locali
se ne sono fatti portavoce (la
pagina vercellese de «La
Stampa»! «La Sesia» e «Notizia Oggi», oltre naturalmente
l’organo diocesano «Corriere
Eusebiano»).
A un certo momento è sorta una polemica per il progetto di abbattere alcuni (pochi)
alberi dietro la basilica medievale di Sant’Andrea. Pretesto; avrebbero impedito la vista del papa a una parte degli
oltre ventimila pellegrini previsti per l’occasione. In realtà,
in quell’area, al massimo potevano essere accolte pochissime migliaia di persone,
mentre una ventina di pellegrini, o poco più, avrebbero
avuto una cattiva visuale del
palco papale. Le fiere proteste di molti cittadini e associazioni convinsero gli organizzatori a cambiare scelta
con piazza Sant’Eusebio
(purtroppo infestata da alberi, più grossi e più numerosi).
In una mia lettera, unendomi alle proteste, non solo
spezzavo una lancia in difesa
degli alberi, non solo richiamavo l’attenzione sull’errata
valutazione della capienza di
pellegrini dietro a Sant’Andrea, ma osservavo pure che
gli oneri economici della visita del papa non devono
gravare sulla spesa pubblica.
Vi furono molte voci contrarie alle proteste, anche
dopo il «salvataggio» degli alberi: minimizzando il valore
dell’oggetto delle proteste,
esortavano a mettere da parte le polemiche, per «non
sciupare la ricchezza della
grazia della visita del papa»
intesa «a portare unità e concordia come frutto del messaggio evangelico».
Passata la burrasca degli alberi, sembrava tutto di nuovo
tranquillo, quand’ecco una
nuova richiesta: occorre to
Lettere brevi
Preghiamo ai lettori di scriverci
lettere di 15-20 righe. Grazie
gliere le impalcature dalla
facciata di Sant’Andrea (ingabbiata per restauro) in modo che Giovanni Paolo II possa ammirarne senza intralci
la bellezza. L’operazione era
d’altro canto richiesta dalla
«sicurezza» del papa, potendo i ponteggi offrire ricetto a
possibili attentatori. Nonostante le resistenze del soprintendente ai beni ambientali, arch. Corino, le impalcature sono state rimosse. In
una mia lettera di protesta,
pubblicata sulla pagina locale de «La Stampa» (rimasta
senza alcuna reazione), osservavo come a Vercelli il comitato organizzatore diocesano cercasse ovviamente «di
accogliere nel modo migliore
un ospite così importante».
La mia lettera proseguiva:
«Ma, come in’ogni gruppo di
persone, grande o piccolo,
spetta agli ospitanti di assumersi l’onere delle accoglienze: bene allora hanno fatto le
parrocchie di Vercelli (oltre a
gestire i pass per i pellegrini)
a distribuire delle buste per
una colletta in vista della visita papale. Sarebbe invece
sommamente ingiusto che
oneri per questa visita del papa fossero addossati alla
pubblica amministrazione
(Comune, Provincia, Regione, Stato), sottraendo mezzi
ai loro scarsi bilanci, in altre
parole alla “gente”, in particolare ai poveri (quanti tagli
si fanno per ristrettezze di bilancio a pensioni e sanità?.
Osiamo sperare che non accada?). Sono stati fortunosamente salvati gli alberi dietro
la basilica; sarebbe ora anche
errato far correre dei rischi
(smontando e subito rimontando i ponteggi) e ritardare i
restauri alla facciata, col pretesto di evitare rischi per la
sicurezza del papa. La basilica di Sant’Andrea non è solo
una delle maggiori chiese di
Vercelli, è un monumento
importantissimo della religiosità medioevale, di importanza mondiale, giustamente
tutelato dallo stato.
La maggiore “bellezza” di
Sant’Andrea, per i cristiani, è
sicuramente Ù simbolo spirituale che rappresenta: tanto
più fulgida sarebbe la sua
immagine, se Giovanni Paolo
II cogliesse l’occasione della
sua venuta per deplorare le
torture e il rogo dell’eretico
fra Dolcino dei suoi compagni, avvenute secoli or sono
proprio sullo spiazzo a lato
della basilico. Proseguirebbe,
così, il papa per la strada già
lodevolmente imboccata della riconciliazione delle memorie, strada che i cristiani
riunitisi la scorsa primavera
a Graz si sono impegnati a
percorrere per realizzare
compiutamente la riconciliazione fra gli uomini».
Renzo Pagliani-VeTceììi
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ission¿
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.Italici
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Nella «Piccola biblioteca teologica» è uscito il n, 44
Salile McFague
Modelli di Dio
Teologia per un’era nucleare ecologica
pp. 256, L. 35.000, cod. 278
«Il libro suona come una provocazione ed è invece un invito serio a ripensare le basi stesse^
del pensiero cristiano nel contesto di una nuova sensibilità per la
natura, il creato, il dialogo con le
religioni, la comunione con tutte
le cose. Uno scritto in armonia
con il pensiero delle donne che in
Salile McPague vede una delle
sue più intelligenti, e più affermato, rappresentanti. Un’opera che
e già affermata come un classico della teologia di questo fine
secolo» (Giorgio Girardet)
%lelli
dì Dio
m mmedSbice
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1-10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/~valdese/claudian.htm
Un cattolico torinese: la Sindone, occasione di religione evasiva?
Cristo è vivo nell'amore, nel coraggio, nella speranza
ENRICO PEYRETTI
QUI a Torino, dove è in corso l’esposizione della Sindone, è stato subito proposto, appena arrivata la notizia,
di avvicinare a essa la foto di Juan Gerardi, il vescovo martire della giustizia e
delle verità, ucciso in Guatemala il 26
aprile. La proposta è arrivata ai responsabili diocesani, ma non so ancora se
sarà accolta. Immagino l’obiezione: allora bisognerebbe affiancare anche altri
volti, e non si finisce più. Però, per la
contemporaneità e la simbolicità di
questo martirio di un difensore eminente dei poveri e delle vittime, e non
soltanto perché vescovo, la morte di
Gerardi va vista nella luce di Cristo. Ben
più che in un incerto lenzuolo. Cristo è
vivo nell’amore, nel coraggio, nella speranza di questo volto, che rappresenta e
si è fatto voce di migliaia di colpiti, torturati, desaparecidos, uccisi per difendere e liberare la dignità umana.
Un prete torinese da anni in Guatemala ha scritto per Pasqua: «Nella nostra parrocchia sono state assassinate in
15 giorni LO persone». 6 stata firmata la
pacificazione, ma non c’è la pace: la violenza è nelle tose, nelle strutture permanenti di ingiustizia. E anche la violenza fisica, come si vede, continua pesantissima a opera di poteri occulti e
forse protetti. Perciò era importante
proporre con chiarezza il significato del
martirio di Juan Gerardi ai pellegrini
che in gran numero arrivano a Torino.
Essi trovano sì una presentazione corretta, che evita di dare per certa l’autenticità della Sindone ma, nella gran parte.
vengono per «vedere» qualcosa di Gesù
Cristo, o per semplice cùriosità, a per
imitazione, come oggi si corre numerosi
a ogni evento di massa. C’è da temere
che troppi visitatori vivano in questa occasione una religione evasiva, che non
tocca ii presente e non riconosce i segni
di Dio nel quotidiano. Bisognava impedire che l’interesse per la Sindone potesse prendere questa deriva. Un’altra
proposta suggeriva che si chiedesse ai
visitatori di sostenere le campagne contro la pena di morte é la tortura, per dare senso vivo a questa immagine che ricorda, in ogni caso, un uomo torturato e
ucciso, come tanti oggi.
I protestanti hanno pubblicato un libro e un documento molto critici. Più
del problema storico, l’essenziale è discutere il carattere religioso dell’evento.
L’arcivescovo Saldarini ha detto ben
chiaro che non è una reliquia (ciò che
aveva invece affermato Giovanni Paolo
II nel 1990). Ma proprio come reliquia,
quasi oggetto di fede, la Sindone viene
fatta apparire dal clamore mediático ed
è utile al turismo religioso. Così, un’immagine interessante può diventare un
idolo oggetto di culto, che prevale sulla
sequela reale di Cristo; un’archeologia
della passione, estranea, alle presenti
passioni. Questo nesso invece lo ha suggerito bene una mostra su «Le piaghe di
Gesù, le piaghe del lavoro», allestita
dalTUfficio pastorale del lavoro;
Al contrario fa impressione vedere
una riproduzione della Sindone in una
vetrina di abiti di gran lusso e gran prezzo, e molti banchetti di iniziativa privata
che vendono sacri souvenir di pessimo
gusto attorno alla zona del Duomo. Albergatori, negozianti, amministratori
harmo colto l’occasione di questa esposizione sacra, ciascuno secondo i propri
interessi e compiti. Il centro cittadino
ne ha guadagnato in abbellimento ed
efficienza, in presentazione di sé al
mondo, ma il risultato preoccupante,
temiamo, è Tostensione di una sofferenza sterilizzata, separata dal presente che
sempre ci interpella. Per questo, l’immagine del vescovo martirizzato in questi stessi giorni saprebbe dare a tutta la
manifestazione un più chiaro senso di
fede e di umana responsabilità anche
per chi non è cristiano.
Chi vide Gesù e fu con lui non si curò
minimamente di tramandare alcun oggetto suo, neppure la descrizione del
suo aspetto fisico, ma soltanto la sua
parola e le sue azioni. Questo mi pare
l’argomento principale contro l’accento
sproporzionato posto sull’esposizione
di questo reperto incerto. I teologi,
ascoltati uno per uno, lasciano intendere le loro perplessità. Qualcuno di loro,
inserito nell’organizzazione, ha lavorato per frenarne le derive peggiori, altri si
sono tenuti fuori, in silenzio. Non so se
abbiano fatto bene a tacere. Solo noi de
Il foglio, oltre ai protestanti, abbiamo
avanzato critiche dal punto di vista della fede. 11 «segnò dei tempi» deH’uccisione del vescovo Gerardi può ancora
essere l’occasione, nel momento in cui
scrivo, per unire all’ostensione della
Sindone un impegno concreto di fede e
di umanità.
Testo pubblicato su «Rocca»
(Pro civitate cristiana)
II momento
dell'Ascensione
Dopo l’ultimo grande evento di Gesù vivente, nel mondo, egli non fu più fisicamente con i discepoli. Aveva promesso di mandare loro lo Spirito Santo, ed era come dire,
in un certo senso; «Sarò con
voi spiritualmente, e avrete la
potenza che avevo io». Ma era
una promessa. Di fatto gii
apostoli, e i vari discepoli che
al momento dell’Ascensione
erano con lui, sarebbero stati
soli, da allora. Dovevano credere, e aggrapparsi, a una
promessa. Cbe fecero? Dubitarono? Si sparpagliarono? Lo
maledissero per averli abbandonati una seconda volta? Se così fosse stato non sarebbe nato il cristianesimo, e
noi saremmo pecore senza
pastore, vaganti da una religione all’altra in cerca di una
Verità che avesse i crismi
deU’eternità. Dobbiamo essere riconoscenti a quei reduci
da una sconvolgente avventura, fra la cattura di Gesù, la
croce, la resurrezione, le apparizioni, l’Ascensione, a cui
nessuna persona «normale»
avrebbe resistito.
Che fecero quindi? Si riunirono in una stanza, a Gerusalemme, si guardarono in faccia, discussero, valutarono i
pro e i contro della loro attuale situazione, e poi... Qualcuno disse certamente: preghiamo. Che altro potevano fare,
se non cercare un nuovo e
personale rapporto con il Padre, per comprendere come
rispondere, come onorare
l’invito di Gesù a testimoniare? E come sopportare il peso
della nuova, enorme responsabilità in assenza del maestro, per testimoniare, predicare? Come rammentare il
suo insegnamento, viverlo,
tradurlo in atto? Era vero che
il «Consolatore» li avrebbe
aiutati a ricordare ogni cosa
(Giovanni 14, 16-26)? Come
attendere la venuta dello Spirito Santo? Come riconoscerlo? Che sarebbe successo allora? E poi: non c’era da chiedere perdono a Dio per avere
tante volte dubitato?
C’era la preghiera. Una delle prime lezioni di Gesù, uno
strumento spirituale cui Gesù
stesso aveva fatto ricorso. Ed
ecco che i discepoli non si disperdono, questa volta, come
al tempo dell’arresto di Gesù;
pregano con uno stesso senti
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
A giugno, nelle chiese valdesi e metodiste, si svolgono le
Conferenze distrettuali: una per le valli valdesi, una per il
Nord Italia e Svizzera, una per il Centro e una per il Sud
Italia. Le Conferenze, sulla base di una relazione della
Commissione esecutiva distrettuale (Ced) e di una relazione di una Commissione d’esame sull’operato della
Ced, esaminano: l’andamento della vita spirituale e amministrativa delle chiese e delle opere del distretto, le
questioni eventualmente sottoposte o da sottoporre al Sinodo, il riconoscimento o la revoca della costituzione di
nuove chiese locali o in formazione, eventuali relazioni di
commissioni appositamente nominate nella sessione
precedente. Al termine, viene eletta la nuova Ced e un/a
deputato/a della Conferenza al Sinodo.
Il calendario delle quattro conferenze è il seguente:
I distretto 6-7 giugno a Prarostino
II distretto 12-14 giugno a Milano (chiesa metodista)
III distretto 5-7 giugno a Ecumene
IV distretto 5-7 giugno a Bethel
Alle Conferenze partecipano come invitati anche membri delle chiese battiste e di altre chiese evangeliche del
territorio. Tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste
possono assistere ai lavori delle Conferenze.
mento, trovano la forza di attendere la venuta dello Spirito
Santo ed esso viene, e li trova
preparati, e loro lo accettano.
E nessuno più tradirà. E il cristianesimo nascerà e si
diffonderà nel mondo... fino a
oggi. Ora è nelle nostre mani.
Che cosa facciamo, per testimoniarlo, per viverlo?
Davide Melodia - Ghiffa
^ Rivoluzioni
Non mi pare condivisibiie
l’accostamento fatto sul n. 19
(Valori forti, senza compromessi) tra Riforma protestante, Rivoluzione francese
e Rivoluzione russa del ’17,
come se fossero la stessa cosa. A incamminarsi su questa
strada si rischia di far propria, avallare o condividere la
tesi di quanti hanno sostenuto che Lutero, Calvino e i Discorsi alla nazione tedesca di
Fichte sono stati i diretti precursori e responsabili del nazismo. Tesi, a mio sommesso
avviso, chiaramente aberrante. Inoltre, andrebbe notato
che i periodi o i momenti di
«intolleranza» o «dittatoriali»
nelle rivoluzioni protestanti e
in quella francese (il «Terrore»), furono momenti e episodi transeunti e passeggeri e
che, alla resa dei conti, quelle
rivoluzioni hanno prodotto e
lasciato dietro di sé una cultura, una civiltà, un sistema
economico, delle istituzioni
civili, certamente imperfetti e
migliorabili, nelle quali tuttora viviamo; mentre nella rivoluzione comunista sovietica,
l’intolleranza e la dittatura
sono stati eiementi permanenti e costitutivi, durati fino
al crollo finale dei regimi comunisti. Infine la caduta del
comuniSmo ha lasciato dietro di sé il vuoto, il nulla, solo
macerie morali e materiali,
ma non una cultura, una civiltà, un sistema economico,
delle istituzioni civili diversi e
alternativi a quelli capitalistico-borghesi.
Arturo Cericola - Troia
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«L'anima mia s'acqueta
in Dio solo, da lui viene
la mia salvezza»
Salmo 62, 1
Il 30 aprile 1998 il Signore ha
richiamato a sé
Olimpia Bracci
ved. Tomassini
I figli Ines e Loris, unitamente
ai loro familiari, lo annunciano angosciati. Riconoscenti, ringraziano tutti coloro che con presenza,
scritti, fiori, offerte ail'Ant e parole
di conforto hanno preso parte al
loro dolore.
Torre Pellice, 22 maggio 1998
RINGRAZIAMENTO
«...egli mi conduce
per i sentieri di giustizia
per amore del suo nome»
Salmo 23, 3
Il Signore ha richiamato a sé,
all’età di 99 anni
Emma Notarbartolo
già direttrice e insegnante, per oltre quarantanni, della scuola elementare evangelica «Cappella
vecchia» di Napoli.
Addolorati per la separazione,
ma fidando nelle promesse divine,
lo annunziano i nipoti Paolo Olivieri, Rosa, Maurizio, Marco, Irene, Elio, Gaetano, Ugo, Paola, Silvio, Gabriella e Daniela Notarbar
tolo e Sergio Tedesco con i rispettivi coniugi e figli a cui ella si è dedicata con tanto amore e affetto.
Un ringraziamento particolare
ai pastori Teodora Tosatti e Giorgio Bouchard, per l’assistenza spirituale negli ultimi anni della sua
vita, e alla signora Maria Della
Volpe per averla amorevolmente
accudita.
Napoli, 14 maggio 1998
RINGRAZIAMENTO
«lo infatti sono persuaso che
né morte, né vita, né angeli,
né principati, né cose
presenti, né cose future,
né potenze, né altezza,
né profondità, né alcun altra
creatura potranno separarci
dall'amore di Dio che è in
Cristo Gesù, nostro Signore»
Romani 8, 38
La moglie, le figlie e i familiari
tutti di
Franco Bonnet
ringraziano tutti coloro che sono
stati loro vicino in questo triste
momento.
Un ringraziamento particolare a
tutto il personale dell’Ospedale
valdese di Torre Pellice e del reparto Chirurgia dell’ospedale Molinette di Torino, ai pastori Claudio Pasquet e Mario Berutti.
Luserna San Giovanni
22 maggio 1998
20
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 22 MAGGIO 199^
Incontro tra giovani evangelici italiani e luterani croati
Impegnarsi per costruire un futuro migliore
NOEMI LA FATA
SLAVONSKI BROD si trova
in Croazia, lungo il fiume
Sava che segna il confine con
la Bosnia. Guardando una
cartina geografica si può vedere come si trovi relativamente vicina a Tuzla e Banja
Luka, città bosniache tristemente famose per essere state luogo di una delle più disumane guerre del nostro secolo. Guardando la cartina
con un po’ di attenzione si
nota che Slavonski Brod si
trova relativamente vicino
anche al confine con la Serbia e con Vukovar; provenendo dall’Italia Slavonski Brod è
la penultima fermata del treno, che non continua oltre il
confine croato.
Ormai in queste zone non
si combatte più, ma le ferite
della guerra sono ancora visibili. Abbiamo avuto modo di
rendercene conto partecipando ad un incontro di giovani italiani e croati organizzato dalla Fgei e dai giovani
della locale chiesa luterana.
In sette siamo partiti dall’Italia senza sapere esattamente
che cosa aspettarci. Il viaggio
è stato lungo ma ci ha dato la
possibilità di osservare il paesaggio che attraversavamo:
quello sloveno, tipicamente
carsico e che ricorda tanto
l’Austria, e quello croato, forse meno rigoglioso ma altrettanto interessante.
Sin dal primo incontro con
i nostri ospiti croati si sono
potute notare le differenze
culturali, frutto di storie ed
esperienze diverse. Questo
però è stato inteso da tutti
come un’opportunità di arricchimento, cercando di conoscersi reciprocamente e
meglio possibile. La chiesa
luterana, come anche le altre
confessioni protestanti, sta
cercando di inserirsi (o a volte reinserirsi) in una società
che è stata profondamente
colpita prima da un regime
totalitario, poi da una guerra
fratricida. I problemi che le
chiese devono affrontare sono molti: povertà della gente,
che spesso si reca in chiesa
perché qui vengono distribuiti aiuti economici; diffuso
ateismo per cui risulta difficile parlare della propria fede
in Dio; presenza imperante
della Chiesa cattolica, fortemente identificata con la nazione croata; chiese protestanti originarie di altri stati
esteri; lotte intestine alle
stesse chiese.
L’impressione che abbiamo avuto è che questi giovani, costretti a crescere più velocemente del normale, abbiamo ora una gran voglia di
andare oltre, lasciarsi alle
spalle il loro peggior passato
e impegnarsi per costruire un
futuro migliore. Non si è mai
parlato apertamente della
guerra, di come l’hanno vissuta e delle difficoltà incontrate cominciando a ricostruire le proprie vite. Ci hanno fatto visitare il centro della città, con le case dove sono
ancora visibili i buchi lasciati
dalle esplosioni di bombe e
granate, il lungofiume dove
ancora non tutti sono tornati
alle loro case, il ponte sulla
Sava, distrutto più volte e che
oggi sembra costituire un
ostacolo più che un punto di
contatto. Dall’altra parte del
fiume la Bosnia. Ci dicono
che prima vi erano molte case, una piccola cittadina frequentata anche dai croati.
Oggi però si vedono solo poche costruzioni, e chi solitamente si recava dall’altra
parte non lo fa più.
Quello che ci viene raccontato, tuttavia, costituisce
qualcosa di oggettivo, non ci
sono impressioni personali,
sentimenti, e si cerca di cambiare argomento il più velocemente possibile. Noi avremmo voglia di chiedere,
ma ci rendiamo conto di doverci accontentare di quello
che loro si sentono di raccontarci. In compenso hanno
una gran voglia di sapere:
qual è il nostro rapporto con
una società a maggioranza
cattolica; quali sono le confessioni protestanti presenti
in Italia; come sono organizzate le nostre chiese; come e
se riusciamo a conciliare il
nostro essere cristiani con la
vita di tutti i giorni.
Prima di questo incontro
non esisteva alcuna organizzazione giovanile; adesso si
sta cercando di costruire
qualcosa partecipando anche
agli incontri giovanili internazionali. Questo bisogno sta
alla base del loro interesse sul
nostro modo di organizzarci,
di autofinanziarci, di lavorare
anche con altre confessioni.
Sono tutti temi che cercheremo di sviluppare nel prossimo incontro che avremo con
loro in ottobre, in Italia.
Andare all’estero, incontrare altre culture, conoscere
persone nuove e dialogare
con loro: solo così ci si rende
conto di quanto ciò che per
noi è essenziale per altri sia
superfluo o viceversa. L’incontro con l’altro è sempre
proficuo e vale sicuramente
la pena di investire forze e risorse in questa direzione.
Vertice ortodosso in vista del l'Assemblea del Cec
Partecipare ai lavori senza votare né pregare
I rappresentanti delle quindici chiese ortodosse autocefale si sono incontrati a Salonicco (Grecia) dal 29 aprile al
2 maggio per discutere il problema della partecipazione
ortodossa alla prossima Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), che si svolgerà a Harare (Zimbabwe) dal 3 al 14 dicembre. Tutte le chiese ortodosse sono membro del Cec,
ad eccezione della Chiesa di
Georgia, che ne è uscita Tanno scorso: nel mondo ortodosso, tuttavia, vi è una crescente insofferenza nei confronti del movimento ecumenico, sia sul versante del rapporto con i cattolici (accusati
di proselitismo e di paternalismo nei confronti degli ortodossi) sia su quello dei rapporti con i protestanti a cui si
rimprovera, oltre che il proselitismo nei paesi dell’Est, di
imporre il loro punto di vista
negli organismi ecumenici, e
in primo luogo nel Consiglio
ecumenico delle chiese.
Al termine del summit i
partecipanti hanno approvato un comunicato in cui da
un lato si «raccomanda fortemente che tutte le chiese ortodosse inviino delegati ufficiali» all’Assemblea, dall’altro
si propone che questi delegati «non partecipino alle celebrazioni ecumeniche, alle
preghiere comuni, ai culti e
alle altre cerimonie religiose
all’Assemblea» e «non prendano parte alle procedure di
voto, eccetto che in caso di
particolare interesse»
II rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli a Ginevra, Georges Tsetsis, ha dichiarato
all’agenzia ecumenica Eni
che le conclusioni del vertice
di Salonicco costituiscono un
compromesso rispetto alle
posizioni estreme di chi chiedeva di inviare solo osservatori ortodossi.
Il disagio degli ortodossi
all’interno del Cec riguarderebbe aspetti quali l’uso del
«linguaggio inclusivo», la crescente presenza di donne pastore nei culti del Cec, la discussione di temi «che portano alla divisione» come
l’omosessualità. Tsetsis ha
aggiunto che gli ortodossi
vorrebbero dei criteri ecclesiologici più chiari per le
chiese che chiedono di far
parte del Cec, «perché non è
chiaro, nel Cec, che cosa sia
una chiesa», visto che sarebbero entrate chiese che «non
condividono la fede delle
chiese tradizionali, per esempio il credo trinitario in Dio
Padre, Figlio e Spirito Santo».
L’incontro di Salonicco
chiede una riforma del Cec
che renda possibile una maggiore influenza ortodossa al
suo interno, e propone che
dopo l’Assemblea di Harare
venga formata una commissione mista per discutere
«forme accettabili di partecipazione degli ortodossi al movimento ecumenico e la radicale ristrutturazione del Consiglio ecumenico».
John Newbury, portavoce
del Cec, ha fatto notare che
«il comunicato e le sue raccomandazioni saranno inevitabilmente oggetto di altre discussioni all’interno della
Chiesa ortodossa, perché ci
sembra di capire che il testo
del comunicato potrebbe divergere dalle istruzioni date
ad alcuni delegati da parte
delle loro chiese. Le racco
mandazioni potrebbero avere implicazioni molto profonde e pertanto richiederanno un esame attento da parte
della direzione del Cec nelle
prossime settimane».
Intanto il Cec ha reso noti i
nominativi dei principali oratori che parteciperanno alla
cerimonia ecumenica per
commemorare i 50 anni dell’
organizzazione e che si svolgerà ad Harare la domenica
pomeriggio 13 dicembre. Si
tratta di Julius K. Nyerere, ex
presidente della Tanzania,
vecchio amico del Cec, e del
pastore Philip Potter, terzo
segretario generale del Cec
dal 1972 al 1984. La cerimonia sarà presieduta da Pauline Webb, metodista della
Gran Bretagna, che fu la prima donna membro dell’ufficio del Comitato centrale del
Cec e fu vicepresidente del
Comitato centrale eletto dalla IV Assemblea del Cec, a
Upsala, nel 1968.
Nel calendario dei lavori
dell’Assemblea è prevista una
seduta plenaria dedicata al
Decennio di solidarietà delle
chiese con le donne e un’altra seduta plenaria suU’Africa
in cui si farà il punto sulla situazione del continente e su
quanto devono fare la comunità internazionale e le chiese di tutto il mondo per garantirne il futuro. I principali
oratori saranno Mercy Amba
Oduyoye, già segretaria generale aggiunta del Cec, oggi
docente all’università del
Ghana, e il prete anglicano
Barney Pityana, attualmente
presidente della Commissione sudafricana dei diritti
umani ed ex direttore del
Programma di lotta contro il
razzismo del Cec. (nevleni)
«H
non Í
quan
la ve t
rità,
dirà
anni
glorij
velo
E un diritto di tutti, italiani e
stranieri. Per questo gli
ospedali evangelici curano
chiunque ne abbia bisogno, a
Ponticelli, nella perifieria di
Napoli, così come nel
quartiere San Salvario
a Torino.
Sono luoghi di cura,
certamente, ma anche spazi
di accoglienza e ascolto in cui
si riafferma la dignità della
persona
e il diritto alla salute.
Per questo le chiese valdesi e
metodiste hanno deciso di
investire una quota dell’otto
per mille, a loro
esplicitamente destinato dai
contribuenti,
per sostenere
gli ospedali evangelici.
Altri fondi saranno destinati al
sostegno di progetti di
cooperazione allo sviluppo, di
accoglienza, orientamento e
formazione degli immigrati
extracomunitari.
* Un dettagliato rapporto deT’utilizzo dei
fondi ricevuti è stato pubblicato sui
maggiori organi di stampa e su Riforma
(numeri 2 e 4 dei 9 e 23 gennaio 1998)
Tutti i fondi
deii’8 per mille
destinati alle
chiese valdesi e
metodiste sono
stati investiti
esclusivamente
in progetti
sociali e
umanitari in
Italia e
all’estero*.
E sarà così
anche in futuro
Chiesa evangelica valdese (Unione delle Chiese metodiste e valdesi)
via Firenze 38 - 00184 Roma - tei. 06-4745537; fax 06-47885308; E-mail; TVmode@tin.it
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