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mblioiQca YaU5S!5
•(Torino)
Tona-3' rsi-Lic:
Quindicina!a
della Chiesa TaUase
^ ' :iUì
Gettate lungi da voi tutte le vostre trasgressioni per le quali avete peccato, e fatevi un cuor nuovo e uno spirito nuovo
Anno LXXXV
Una copia
• Num. 7
L . 2 iS
ABBONAMENTI
{
JSeo! L. 700 per l'interao
L. 1200 per reitero
Eco • La Luce! L. 1200 per Tinterno
I L. 1800 per l'eitere
Spedii. aU. poitale II Grappe
Cambio d'indiriiie Lire “W,—
TORRE PELUCE — 8 Aprile 1955
Ammin. Torre Pollice -C.C-P. 2-17557
Una parrocchia esultante
1 Pietro 1: 3 e segg.
I fratelli della dispersione dell’Asia minore son chiamati dall’apostolo « parrocchiani », cioè forestieri,
stranieri; soggiornano cioè in ima
terra, dove, per la fede in Cristo risorto, sono considerati dei fuori legge, esclusi da ogni protezione dello
Stato, segnati a dito dall’uomo della
strada. i\ei momento in cui hanno
accolto il Salvatore si è operata una
profonda lacerazione nel cuore, nella famiglia, nonché una frattura con
la società:.non possono più seguire
n le carnali concupiscenze che guerleggiano contro l’anima » nè condivitlere la fede idolatrica dei familiali.; non possono neppure, quali posstissori « della mente di Cristo » condividere la mentalità dei Gentili.
Cristo lo ha chiaramente detto nelTevangelo. Anche le comunità della
dispersione di Bernalda, San Salvo,
Ferentino, nonché le comunità, sotto la croce di Spagna e Columbia
av vertono la profonda frattura operatasi in loro e con la società che
comporta un tremendo isolamento
nonché un perenne stato d’allarme
ili cui vivono a motivo d’una fede
die incide, « mette sossopra » i cuori dei moderni Erodi. Il comproines.
so non è consentito per chi si butta
alio sbaraglio in ima lotta oscura ed
impegnativa contro l’avversario per
la conquista delle anime. Forse oggi,
più che mai siamo allo scoperto: le
leggi, la potenza dell’uomo non ci
difendono più dalie forze misteriose
ed incontrollabili in grado di sconvolgere, annientare il creato; viviamo sull’orlo d’un immenso cratere
dì vulcano, il quale, all’improvviso
può eruttare cenere e lava e spegnere ogni vita di fiori, piante e creature viventi. I forestieri della fede sono doppiamente indifesi, doppiamente esposti: alle leggi crudeli delTuomo prima, alle forze scatenate
della natura, poi.
Eppure l’apostolo associandosi
spiritualmente ai suoi lettori, sembra esplodere con un canto di lode e
di ringraziamento a Dio : « benedetto
sia ridd io e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, il quale, nella sua
gran misericordia ci ha fatti rinascere, mediante la risurrezione di Gesù
Cristo... ». Il segreto di tale esultanza è racchiuso in quell’inciso « la risurrezione di Gesù Cristo », operata da Colui che ha dispiegato il suo
braccio potente nel giorno di Pasqua. Lo scudo della fede in Cristo
risorto costituisce la loro potente difesa. Pasqua annunzia cosi la provvisorietà e la precarietà di tutti i rifugi, di tutte le garanzie umane.
Cristo è per noi la roccia dei secoli,
il baluardo, lo scoglio al quale s’aggrappano i dispersi delle comunità
cristiane. Recentemente ne « La
Stampa » -in un articolo intitolato
<f il finimondo », l’autore dopo aver
parlato della tremenda situazione
degli uomini nell’era atomica, allude alle creature « strette alla gola
daH’ansietà, dalla paura, dal panico » a motivo dello spettro della fine
del mondo, concluse: « Oh se l’uomo cogliesse davvero nell’istante m
cui precipita, sul vortice che ripugna e attrae, se conoscesse che cos’è
r.amore... ». Si, se conoscesse che
cos’è l’amore di Colui che rotolando la pietra, di Pasqua ci consente
di rinascere, di acquisire la seconda
cittadinanza, la cittadinanza del regno.
La fede nella risurrezione è così
sorgente d’una speranza viva: tutte le speranze illusorie muoiono :
affetti, benessere, salute, potenza.
Rimane la vera speranza, che è certezza incrollabile in una eredità
a conservata nei cieli per noi ». Questa speranza è sorgente di esultanza, di festa interiore; non importano le prove, le traversie, le lotte,
le accuse, i processi, Pirrisione, le
minaccie dei potenti. Non importa.
Le prove sono « per un breve tempo ». La eredità è eterna.
Le nostre « parrocchie » hanno
forse dimenticato il senso originale
della parola: stranieri, pellegrini
Difatti sono statiche, tradizione
liste, conservatrici del peggio e di
mentichevoli del meglio. Sono di
mentichevoli del grande « parroc
chiane » Gesù Cristo che per noi
s’è fatto straniero e pellegrino, per
donarci « l’eredità incorruttibile,
immacolata ed immarcescibile ».
G. Bouchard.
Nel decennale della sua morte
Mancano i particolari su ciò che avvenne di Pietro nei giorni della passione e della risurrezione di Gesù. Lo
ritroviamo insieme a Giovanni la mattina della domenica di Pasqua sul viottolo che conduceva al giardino di Giuseppe d’Arimatea. Questi — essendo
più giovane — corre più presto di lui
e arriva per primo davanti al sepolcro (Giovanni, 20).
Pietro è certamente presente quando si succedono le varie apparizioni
di Gesù in Giudea. Poi — avvertito
personalmente dalle pie donne (Marco
16: 7) — l’apostolo ritrova il suo Maestro in Galilea. L’incontro avviene
sulle rive di quel medesimo mare di
Tiberiade dove, poco distante — a
Betsaida — Gesù, tre anni prima, aveva chiamato Andrea e Simone a seguirlo.
Sul far del giorno — nella propria
barca dove trovansi altri amici — Pietro sta preparandosi per la pesca quando Gesù si presenta sulla riva. Giovanni è il primo a riconoscerlo: — E’ il
Signore! — Allora Simone si butta in
acqua incontro al Risuscitato mentre
gli altri discepoli — che non sono
molto distanti da terra — raggiungono
la riva con la barca. Dopo che haimo
fatto colazione, avviene una delle più
patetiche scene fra tutte quelle narrate negli Evangeli. Essa ci commuove
sino in fondo all’animo.
SETTE ANN!
Domenica, 27 marzo, le Assemblee di Chiesa delle parrocchie di
Domar etto, Pramollo, Villar Pellice
hanno proceduto alla riconferma dei
loro pastori, per un secondo settennio. Sono stati così riconfermati i
pastori Paolo Marauda fPomaretto),
Edoardo Micol (Pramollo), Enrico
Geymet (Villar Pellice).
A questo punto occorre aprire una
parentesi per analizzare — o almeno
tentare di definire — la psicologia di
questa e delle altre apparizioni di Gesù risorto.
Se noi osserviamo i particolari e li
raffrontiamo tra loro, ci è facile constatare che il racconto di ogni apparizione è particolarmente centrato sopra
una determinata persona.
R Cristo appare la prima volta a
Maria Maddalena, la giovane donna
che, dopo Maria la Madre di Gesù, ha
amato il Maestro più di qualsiasi altra creatura umana « perchè molto le
era stato perdonato ». Recatasi all’alba della domenica nel giardino di Giuseppe d’Arimatea portando gli aroma
ti per imbalsamare il corpo del crocefisso, essa trova il sepolcro vuoto. Ed
ecco che, aU’improvviso, Qualcuno le
è vicino e la voce diletta ch’essa riconoscerebbe tra mille la chiama per nome: Maria! Essa risponde: Rabbonì,
Maestro.
Quando — in altre circostanze —
Gesù appare agli apostoli radunati, il
« contatto » si stabilisce in modo del
tutto particolare con uno di essi : U
più giovane forse, ad ogni modo il
più scettico: colui il quale più a,lungo
ha dubitato e che aveva detto:
—■ Se io non vedo nelle sue mani le
piaghe dei chiodi e se non metto il dito nella ferita del suo costato, non
crederò.
L’angoscia di Tommaso si placa e
la pace inonda il suo cuore allorquando egli ode il Cristo che gli dice: —
Guarda le mie mani e. metti il dito
nella mia ferita. E non essere un miscredente, ma abbi fede! (Giovanni,
20 : 25 e 27).
Ancora una apparizione personale.
Verso sera, due discepoli stanno percorrendo la strada di campagna che
riallaccia la capitale al villaggio di
Emmaus. Nell’andare, discorrono dei
grandi eventi che si sono succeduti in
quella settimana. Avendo incontrato
uno sconosciuto, questi si accompagna a loro e — quando sono giunti alla locanda — i tre uomini cenano alla
stessa tavola. R seguito del racconto è
ben noto.
L’ultima, in ordine di tempo, deRe
apparizioni del Risuscitato prima dell’Ascensione riguarda in modo del tutto particolare l’apostolo Pietro. Ed è
facRe comprendere in quale modo si
siano svolte le cose. Più ancora che
per la Maddalena, o per Tommaso, o
per i discepoli di Emmaus, ü dramma
del Golgota — per Pietro — doveva
necessariamente sfociare nel trionfo
deRa Vita. Nel suo discorso a Gerusalemme il giorno della Pentecoste
Pietro infatti dichiarerà, qualche giorno più tardi: — Dio ha risuscitato U
Cristo avendo rotto gli angosciosi legami deRa morte perchè non era possibile ch’ei ne fosse ritenuto (Atti 2:
24). No! € Non era possìbile! »
Chissà quante volte — nel corso di
quelle lunghe giornate e di quelle interminabili notti — si erano nuovamente presentati davanti aRa memoria
turbata di Simone — davanti aRa sua
coscienza disperatamente sconvolta —
tutti i fantasmi di queRa tragica veglia mentre si scaldava presso U fuoco
nel cortUe del Sommo Sacerdote, dopo l’arresto di Gesù...
Mario Falchi
Prima era venuta una servetta, poi
l’aveva interpellato uno dei presenti.
Avevano pronunziato press’a poco le
stesse parole : la stessa accusa : — Tu
eri con Lui! — Pietro rabbiosamente
aveva negato e ancora negato. Poi si
era sentito R canto del gallo. E Gesù
aveva guardato Pietro. E questi, essendo uscito, aveva pianto amaramente...
Il giorno dopo, il suo Maestro era
morto, crocifisso tra due ladroni, sull’arida altura che portava R nome tetro di « collina del cranio ». Oh! come
uscire da quella intollerabRe angoscia?
— No! Non era possibile, non era
possibile Ch’Egli fosse ritenuto dai ler
gami deRa morte!
Ed ecco che — adesso — Gesù dinuovo è coi discepoli. Ma Simone si
tiene in disparte : sembra non interessarsi più a niRla. Come può egli vivere senza pensare del continuo ch’egli
ha rinnegato Colui al quale — in un
irresistibile slancio di amore e di fede
— aveva dichiarato un giorno: — Tu
sei il Cristo, il Figliolo dell’Iddio vìvente?
Gesù si avvicina al suo primo discepolo: R rude pescatore al quale Egli
non ha cessato un istante di voler bene come a un frateRo. Oh! i giorni felici'della chiamata del primo seguace
sulla riva fiorita di Betsaida! Quale
ardore e quale splendore! Tra Colui
che rivive e colui che attende le Sue
parole come un campo riarso attende
la rugiada si svolge uno di quei dialoghi intimi — ripieni di semplicità,
di sincerità, di umanità — uno di quei
colloqui sublimi che fanno parte del
patrimonio più prezioso deRa nostra
razza (Giovanni, 21).
(continua in i* pagina}
L’8 parile 1945 R laof. Mario Falchi li^pondei^ aRa' chiamata celeste,
pochi giorni prima della liberazione
che egli aspettava con immutata fede
nei diritti deRa Rbertà.
Non intendo ricordare la moltepUce
attività deRo scomparso, ma render^
un sincero devoto omaggio essendo
stato prima suo alunno, poi compagno
neR’insegnamento.
EgU non fu solo colto insegnante,
ma maestro di vita spirituale e morale che i suoi alunni non dimenticheranno mai. Uomo di fede semplice e
sincera esercitò sui giovani una benefica influenza.
E’ giusto anche ricordarlo mentre ci
si accinge a celebrare R decennale della Liberazione, poiché come antifascista ebbe a soffrire non poco : ostaggio
conobbe le carceri di Pinerolo; fu arrestato e portato anche a Torino; poi
ammalato nelTOspedale Valdese di
Torre PelRce egli era guardato a vista
come un vR malfattore. Ma non insistiamo su questa nota dolorosa.
Come prova del suo interesse per i
suoi alunni, del suo amore per loro,
del tono spirituale, della sua influenza
rendo nota la parte essenziale di una
lettera che egli mi scrisse, quando dopo dopo aver conseguita la licenza liceale presso R CoUegio Valdese di
Torre PeRice io avevo iniziato gli studi
superiori ù Firenze. Cociendo Tocca- **' ’
sione deR’invio del residuo di una borsa di studio di cui godevo e di un premio, egli, dopo le informazióni e spiegaziom necessarie, continuava : "
« Ora, caro... è lanciato negli alti
studi e tutto quello che potrà impara-^
re è bene se non è fine a sè ma strumento per l’opera cui intende di darsi.
Se ci sono degli alti studi, non c’è una
alta fede che si ìmpari nelle scuole; c’è
una più intensa e robusta fede che si
impara solo ai piedi del Maestro. Non
lo dimentichi med e non dimentichi
nell’età delle passioni in cui ora è, nell’ambiente della grande città, non dimentichi dì andare giorrwlmente anche a questa scuola del Maestro, per
la quale non è necessario un diploma
come quello che noi diamo a Torre,
ma un cuore puro e uno spirito compreso della debolezza umana.
Del resto si dice che per insegnare
per 5 bisogna conoscere per 50, rrut
per insegnare ad altri quello che Cristo ha fatto per noi non è troppo impiegare tutte le forze che abbiamo e
tutta la coltura che possiamo acquistare.
Mi saluti caramente tutti i compagni suoi, miei antichi alunni. Vorrei
trasmettere loro un’ambizione che io
ho, per modo che ne fossero accesi
verso i giovmti che saranno in avvenire a loro contatto e cui insegneranno: ¡’ambizione che ho è questa, di essere ripensato dà mìei àunm fatti uomim come qualcuno che, nonostante
le debolezze umane, fu un àuto ed
una forza morde negli anni della giovinezza. Mi pare un sentimento che
fa sentire potente la responsabilità àtuàe e ci avverte di stare attenti a boi
stessi...
Un’affettuosa stretta di mano ».
Mario Fàchi.
Questa lettera non ha bisogno di
commento, essa ci rivela R grande affetto che R prof. Falchi nutriva per i
suoi alunni e quale era la sua grande
preoccupazione nei loro riguardi. E’
con un senso di profonda riconoscenza che io la pubbRco (neRa sua parte
essenziale) dopo averla conservata con
cura per quasi mezzo secolo. Mi pare
sia R mezzo nùgliore per ricordare U
venerato professore esattamente nel
decennale della dipartita. Benché morto egli parla ancora.
L. M.
2
' ■ \
2 —
L^œ DELLE VALU VALDESI
Chi è preso dal ghiribizzo di leggere pazientemente gli avvisi mortuari
che ogni giorno, con le loro lugubri
bande nere, intristiscono una o due
pagine dei giornali di informazione,
per poco che sia dotato di spirito d’osservazione. avrà sicuramente notato
quanto spesso ritorni la classica formula: «... dopo una vita tutta dedicata alla famiglia ed al lavoro, l’anima bella di... è volata al Creatore... ».
A parte la patina di genuino farisaismo che rovina tutta la situazione, che
vorrebbe esser seria (poiché in effetti
una morte è cosa serissima), gettando
su di essa una luce fiacca e fumosa
di banahtà, osserviamo che la « inconsolabile » parentela crede — con tale
frase — di aver prodotto il massimo
sforzo elogiativo del defunto, di avergli attribuito (senza per altro curarsi
se effettivamente risponda a realtà) il
sommo delle virtù cristiane realizzabile in questa esistenza. Ma così non
par che sia; anzi, risulta chiaro che
la visione della vita come tialuce da
fiUsi del genere, a dispetto delle « speciali benedizioni apostoliche » e degli
speciali viatici per indirizzare l’anima
all’alto posto che le opere buone e
S. Pietro le han preparato, è una visione essenzialmente pagana; riflette
una mentalità informata a un pretto
naturalismo egoistico, che non conosce altro mondo che quello storico in
cui il singolo consuma il suo giorno,
altro ambiente che quello ristretto e
piccolo della famiglia e parenti prossimi. altra vita che quella intessuta di
semplici e normali affetti (famiglia) é
del gran giógo del' dovere Oavoro),"
portato più per passiva rassegnazione
che per cosciente e gioiosa accettazione. L’uomo — questo uomo naturale — nasce, vive come tutto e tutti
nell’ordine della natura, ama perchè
l’amore è il sentimento più facile, più
spontaneo e spesso più larvatamente
egqistico, fonda ima famiglia per il
desiderio cfi veder proiettato nel futuro il suo mondo di affetti e di pensieri, lavora perchè è pur necessario lavorare, e muore soddisfatto, senza
aver fatto nulla di troppo malvagio e
nulla di eminentemente buono : un infinito, deprimente grigiore. Visione pagana della vita; forse in qualche sua
leggera ed evanescente sfumatura, in
qualche suo corollario poco significativo, c’è qualcòsa di vagamente cristiano; ma il fondamento su cui s’imposta non lo è affatto. La visione cristiana della vita è — per fortuna —
ben più rallegrante e ben più gioiosa.
E non di quella allegrezza nè di quella gioia che pericolosamente confinano con la leggerezza dello spirito o
la votezza dell’animo o — peggio —
con uno scervellato ottimismo, ma di
quella allegrezza dalle ben più solide
basi (Betleem, Golgota, Betania), alla
quale l’apostolo Paolo esortava i Filippesi dal fondo del suo carcere.
Quel che vizia alla base la concezione naturalistica della vita (che rischia di metter sullo stesso piano uomo e natura con tutti i suoi esseri viventi, con la sola differenza, dicono,
che l’uomo ha il « pensiero », che poi
si riduce, nei più, a un arido meccanismo di cifre, a uno stanco succedersi di proverbi gabellati per personale sforzo di saviezza, a un vuoto
ripetersi di barzellette per fugare inutilmente la tristezza del momento) è
che manca di un ideale serio da proporre e premettere alla vita stessa. La
quale rimane un enorme punto interrogativo ed è vissuta nel peggiore dei
modi: cioè per forza d’inerzia. E’ qui
che il contrasto balena vivo e lampante: l’Evangelo ci suggerisce di concepire la vita come vocazione. Il senso
vocazionale dà alla vita un significato
e con esso uno slancio sorprendente;
sapere che tutto coopera a una realtà
a venire certa e santa, determina o
per lo meno aiuta il nostro debole impegno ad esprimersi in fecondità di
opere e di pensieri.
FAMIGLIA. Se è vero che l’incontto dell’uomo e della donna cela alcunché di misteriosamente mistico e
comunque — come^ suprema realizzazione dell’amore — riflette qualcosa
dell’Essere di Dio, è altresì vero che
la coppia non raggiunge la sua unità
vera e perfetta se non nei figli: cioè
nella famiglia. I figU: non peso nè
gioia, ma grazia dall’alto; non « naturale » conseguenza di un atto fisico,
ma ( rinnovarsi e riconsacrarsi di una
promessa; non necessità, ma libera
benedizione. I figli; non oggetto di
un amore che è fondamentalmente egoistico, ma missione da creare e lanciare per le vie del mondo, perchè testimonino della- Parola. Ecco l’ampio
respirò dato alla famiglia dalla concezione evangelica. La famiglia vista
quindi come cellula vivente ed operante in seno al mondo; come mezzo
efficace di penetrazione, come piccola
comunità. Forgiare dei « figli del Regno », inseriti in questo nell’attesa vivificante dell’altro, calati nella realtà
quotidiana della vita per lievitarla, farla salire, trasformarla da piatta, amorfa e languente che è, in qualcosa di
vivo, operante, luminoso. Ecco la missione (e il senso) della famiglia, nel
cui seno è plasmato l’animo e l’abito
mentale dei figli. Si impone quindi
una riconsacrazione del valore della
famiglia come primo centro di predicazione e di testimonianza. Non concepirla come fine, ma come mezzo;
non fame un idolo, ma un efficace
strumentò. Ridurla a un più o meno
meccanico atto procreativo, a somi-'
glianza delle mille generazioni d’esseri viventi che popolano la terra’, vuol
dire svuotarla d’ogai significato non
dico religioso, ma semplicemente umano. E fare della famiglia l’oggetto
d’ogni nostra cura e pensiero, vivendo
in funzione di essa'e di essa soltanto,
vuol dire farne una piccola, mediocre
divinità: una fra le tante che volentieri (per andazzo e pigrizia) noi ci
costituiamo per sfogare su di esse tutto il nostro mondo interiore: che è
fondamentalmente buono, ma di quella bontà spicciola che è stretta parente
della deprecabile e pur così accomodante banalità.
LAVORO. Chi lavora, non compie
nulla di straordinario: il fatto che la
pigrizia sia riprovevole non implica
necessariamente che il lavoro meriti
lode, n lavoro è normale; entra nella
disposizione data da Dio all’ordine
delle cose. L’uomo dell’Eden lavora
e custodisce la creazione; collabora
con Dio e inserisce la sua azione in
quella creatrice di Diò. La caduta
(questa misteriosa caduta che nessuno
comprende e tutti ammettono) rompe
l’ordine divino, spezza la collaborazione tra créatura e Creatore, sconvolge i piani di Dio. Da grazia e gioia
che era — perchè indirizzato unicamente alla volontà creatrice di Dio —
il lavoro diventa travaglio. L’uomo
mangia il pane tratto dalla dura terra, la donna geme nelle doglie della
creazione, la natura soffre ed è sconvolta. Sul creato è calata la maledinelito alla restaurazione dell’ordine
zioiie di Dio; nel creato comincia l’aprimitivo.
Il peccato dell’uomo è stato un peccato d’orgoglio, d’indipendenza, d’autonomia. Il lavoro gli offre questa
possibilità, gli propone questa tentazione: di essere un piccolo (poco importano le dimensioni) creatore.
Il lavoro decade fatalmente in fine chiuso in sè, in idolatria, in suprema e disperata espressione di orgoglio. All’orgoglio — che rampolla
daH’egoismo — si contrappone l’umiltà, che altro non è se non onesta
coscienza del proprio limite. E’ nel
quadro di questo sentimento che bisogna inserire la concezione biblica
del lavoro. Il lavoro compiuto in umiltà (di cuore e di atteggiamenti) si
esprime in servizio, il servizio si risolve in offerta, l’offerta significa rendimento di grazie. Siamo esattamente
agli antipodi del comune concetto di
lavoro come fine sufficiente a se stesso. Anche jl lavoro è un mezzo, uno
strumento posto nelle nostre mani perchè fruttifichi in attività che — in
quanto ne riportano una chiara impronta — siano tante testimonianze
della realtà operante di Dio in noi. E
da questo punto di vista è escluso automaticamente ogni distinzione tra le
varie forme di lavoro,, poiché non si
tratta più di valutare il' « che », quanto piuttosto il « come », non il lavoro
in sè, quanto il significato che chi lo
compie gli attribuisce e il fine cui lo
destina. Ed è ancora da questo punto
di vista che noi possiamo intendere
a pieno il senso di quella miracolosa
scoperta dell’Evangelo che è il sacerdozio universale. Già nell’Esodo (12:
6) è lumeggiata tale concezione, nella
parola di Dio al suo popolo: «... e
mi sarete una nazione di sacerdoti,
una nazione santa ». Poi via via questa volontà di Dio e quest’aspirazione
dell’uomo si son chiarificate e son state riconsacrate nel Nuovo Patto.- Noi
tutti siam chiamati ad essere sacerdoti di Dio, cioè esecutori della sua Legge. Il nostro tempio sarà un campo,
un ufficio, un’officina: il nostro culto
sarà il lavoro. Affinchè gli uomini, vedendo le buone opere di chi ha fede
in Dio, stupiscano, credano e glorifichino l’Eterno.
Paolo Ricca
L’ultimo atto delle Pasque Piemontesi
Nel pellegrinaggio che abbiamo
proposto ai cortesi lettori, per celebrare il terzo centenario delle Pasque Piemontesi, abbiamo, in due
precedenti articoli, indicato già quattro tappe: la Gianavella, il Forte di
Torre Pellice, il colle di Pian Prà,
ii Vernè d’Angrogna. Vogliamo ora
concludere il nostro cammino.
Quinta tappa : il colle della Vaccera.
Fra le facili escursioni da farsi nella valle del Pellice, è forse la più
piacevole e pittoresca, per la facilità del percorso e per la bellezza del
panorama. Risalendo il pendìo delVernè, fino al crocicchio delle Porte
d’Angrogna, si percorre comodamente per due ore l’agevole mulattiera
che fin dal XIII secolo era detta
ft Via Nova » e che, attraverso il vario ed aperto paesaggio di pascoli,
di boscaglie, di dirupi, taglia l’alto
e precipitoso pendìo parallelamente
alla cresta. Così si giunge all’ampio
dosso del colle, che s’incurva fra le
vette del Servino e del Castelletto,
coperto di magri pascoli spogli d’alberi. Di là lo sguardo spazia a sinistra attraverso la mirabile corona
dello vette che inquadrano il solco
profondo del vallone d’Angrogna; a
destra domina il vasto anfiteatro del
vallone di Pramollo.
Lassù, il 19 giugno, dopo la tragica perdita dei due capi, Gianavello
e .lahier, si ritirarono dal campo del
Vernè i combattenti valdesi. Nominarono loro nuovi comandanti Francesce Laurens dei Chiotti e Giacomo jahier. fratello dell’eroico capitano. In quella posizione dominante
si fortificarono saldamente. Poterono così nei giorni seguenti sostenere
vittoriosamente e respingere reiterati violenti attacchi delle truppe nemiche.
CONCORSO
La Libreria Editrice Claudiana
bandisce un secondo concorso per la
pubblicazione di un’opera teatrale
adatta alle possibilità di modeste
filodrammatiche.
L’opera, che può anche riferirsi
a situazioni bibliche e storiche, deve comunque essere di ispirazione
evangelica.
Al vincitore del concorso verrà attribuito un premio di L. 20.000 e
il manoscritto rimarrà di proprietà
della Claudiana.
I manoscritti, contrassegnati da
uno pseudonimo ripetuto su una busta chiusa contenete il nome e l’indirizzo dell’autore, dovranno pervenire alla Claudiana, possibilmente
scritti a macchina in duplice copia,
entro il mese di Settembre 195.'i.
La Commiss, delle pubblicazioni
, della Libreria Editr. Claudiana
All’inizio di luglio cominciarono
ad arrivare dal versante di Pramollo
rinforzi d’ugonotti francesi, accorsi
ad aiutare i correligionari in pericolo. Giunse il moderatore Giovanni
Leger, reduce da un lungo viaggio
di propaganda nelle capitali estere
per promuovere l’intervento delle
Potenze europee in favore dei convaliigiani. Giunse infine, il 17 luglio,
lo stesso Giosuè Gianavello, quasi
dèi tutto ristabilitò della ferita del
Ciabas. Rianimati; infocati dal suo
ardore, i combattenti valdesi, scesi
l’indòmani 18 lugliò a valle, lanciarono un poderoso assalto a Torre
Pellice, che fu messa a sacco ed incendiata. Ma il giorno successivo,
quando stavano preparandosi a nuove animose spedizioni, ecco furono
fermati da quell’ _______ f £* fi gg
offerta d’una tregua d’armi, a cui anelavano fin dall’inizio della campagna con lo scopo
d’iniziare trattative di pace.
Infatti il Governo Ducale, stanco
della loro irriducibile resistenza, premuto dall’azione diplomatica delle
Potenze protestanti in favore dei
l'ierseguitati, fu lieto d’accogliere
l’intervento arbitrale del Re di Francia, Luigi XIV, per porre termine
alla guerra. La tregua fu stabilita
fra le due parti. La conferenza per
la pace fu convocata il .3 agosto a
Pinerolo, che in quel momento apparteneva alla Francia. La presiede'a l’ambasciatore francese Servient.
Erano presenti, come arbitri, quattro delegati dei Cantoni protestanti
della Svizzera. E di fronte agli illustri rappresentanti del Duca di Savoia, comparvero a trattare, da pari
a pari, i diciotto delegati dei Valdesi, diretti dal Moderatore Leger.
è n: *
Sesta ed ultima tappa: il Palazzo
della Conferenza, a Pinerolo.
I documenti del tempo non indicano quale fu esattamente la sede
del celebre incontro. In ogni modo
essa si trovava certamente in imo dei
palazzi pubblici del centro più vetusto della città, dei quali esistono
ancora le memori ve.stigia, sul pendìo che digrada da S. Maurizio verso il piano. E chi, ripensando all’evento di tre secoli fa, percorra passo passo quelle antiche strade, fra
quelle case corrose dai secoli, non
può non sentirsi profondamente comjuosso, in quanto si rende conto di
ripetere il medesimo percorso compiuto, con chi sa quale emozione, attraverso il medesimo ambiente, dai
nostri valorosi antenati, nella lord
ultima prova.
Provenendo essi dalla Valle del
Pellice, .attraverso i borghi di S. Secondo e di Miradolo, s’accostarono
dalla parte della valle del Chisone,
alla città, che appariva cinta tutt’intorno di mura, rinforzate dalle recenti fortificazioni costruite dai
Francesi ; vi penetrarono dalla Por
ta di Francia, una delle tre porte per
cui s’accedeva nell’abitato; s’awiarono fra le vecchie case di via di
Francia; poi, quando già appariva
loro di fronte la caratteristica facciata gotica di S. Donato svoltarono a
sinistra, per la via che ora è detta
dei Principi d’Acaia, ed allora Via
Nova o Via Dorerìa, ove, al pian
terreno di quelle casette medievali
che ancora, nonostante la recente
miseria, portano le caratteristiche
della costruzione medievale, si scorgevano le botteghe degli orefici e dei
lanaiuoli, le due più antiche e fiorenti arti che Pinerolo allora vantasse. E subito a destra, all’angolo
di via Nova con via di Francia, trovarono il primo dei Palazzi pubblici che potè essere sede della Confe^ 1SSS — renza. il Palazzo
del Comune, un
maestoso edificio quadrangolare costruito nel 135G, a tre piani, sormontato allora da un campanile su cui
pendeva la campana comunale. Al
pian terreno, un porticato gotico;
al primo piano, sotto le finestre ad
arco acuto, quel fregio ad archetti
che ancora si vede torno torno al
palazzo, quasi unico segno dell’antica dignità. Oppure, risalendo la
strada per qualche minuto, scorsero
a sinistra, dominante sulle modeste
casette artigiane, la grandiosa mole
rettangolare del Palazzo del Senato
0 del Consiglio Sovrano, la residenza della Corte di giustizia, ima massiccia costruzione sormontata da
merli, ornata a pian terreno da lar
ghi archi a tutto centro; nei pian
superiori, da graziose finestre bifo
re o quadrangolari inquadrate con
colonnine marmoree, e sulla faccia
ta dell’entrata, le due statuette del
1 Annunziata, che ora sono conser
vate nel Museo Civico di Torino. Op
pure ancora, ove la salita si attenua
in un largo avv^olgimento, furono in
trodotti a sinistra, nell’antico con
vento di S. Francesco, ormai distrut
t(i e ricordato soltanto da una grande
lapide, ch’era stato fin dall’antico
medio evo il centro della vita civile
e religiosa della città, nella cui veneranda chiesa erano sepolti i Principi d’Acaia, e nel cui refettorio i
Consigli cittadini erano riuniti ancora nel XVII secolo (così ricorda
il Carutti nella sua classica storia di
Pinerolo, da cui prendiamo la più
parte di questi particolari). Certamente però non salirono fino al Palazzo dei Principi d’Acaia', già da
, un secolo decaduto dall’antica dignità, chè, fin dal 1546 era stato trasformato in sede dell’Ospedale cittadino.
* * S:
Comùnque quel giorno 3 agosto
1655, i diciotto delegati valdesi si
ritrovarono, nel salone della Conferenza. con gli altri ambasciatori e delegati.
Dovei'a presentare un non comn
nr spettacolo quell’assemblea in cui
di fronte ai nobili rappresentanti
del Duca di Savoia e dei pili potenti
Stati d’F.uropa, sedevano, uguali fra
uguali, quegli alpigiani semplici
modesti, alquanto rozzi negli abili
e negli atteggiamenti, che venivano
a rappresentare un pugno di montanari proscritti, quasi fossero una
potenza politica e militare contrapposta. E realmente una potenza essi costituivano, quella della libertà
dello spirito, quella dei diritti inalienabili della coscienza autonoma e
della dignità personale.
La conferenza fu assai laboriosa e
contrastata. Comunque, il 18 agosto
fu finalmente concluso il trattato di
[lace, noto col nome di « Patenti di
grazia ». con cui si pose il termine
alla tragica persecuzione. Ai Valdesi furono in complesso riconosciuti
gli antichi diritti religiosi e civili:
fu concessa un’amnistia generale ed
un importante, esenzione d’imposte:
fu permesso a chi avesse abiurato
[•er forza di ritornare alla fede degli
avi, fu stabilito lo scambio e la liberazione dei prigionieri d’ambo le
parti. •
* -i: *
A conclusione del nostro pellegrinaggio, in cui è stata rievocata in
modo così vivo la personalità di Giosuè Gianavello, come l’esemplare tipico del Valdese di quel tempo, come l’eroe centrale del grande eventc di 're secoli fa. ci jiiace di ricordare una frase caratteristica che di
lui ha scritto il suo contemporaneo
ambasciatore inglese Morland : Iddio suscitò in quei giorni il capitano
Gianavello, come suo strumento eletto. per la salvezza dei miseri superstiti dispersi del suo popolo... Le
sue eroiche gesta saranno certamente
ricordate dai posteri, «/ il .suo nome
citato fra i più famosi guerrieri che
mai sguainassero la spada per la cauto del Cristo e del suo misero popolo.
A. J.
Rivisla Prolestanlesimo
Sommario del n. 3-4-1954:
La settimana teologica di Agape.
STUDI BIBLICI
Giorgio Girardet: La famiglia nell’Antico
Testamento.
Alberto Ricciardi: La famiglia nell’insegnamento di Gesù.
Aldo Sbaffi: La famiglia nella parenesi apostolica.
STUDI ETICO-TEOLOGICI
Valdo Vinay: La famiglia come ordinamento divino e come vocazione.
Giovanni Miegge: L’uomo e la donna nel
matrimonio.
Gustavo Comba: Il conflitto delle generazioni. Padri e figli.
Daniele Rochat: La maternità responsabile
e i problemi ad essa connessi.
Giorgio Peyrot: Il problema del divorzio
e delle seconde nozze nella disciplina
ecclesiastica.
Questo numero speciale dedicato ai problemi della famiglia (pag. 96 L. 700) può
essere richiesto alla Libreria di Cultura Re-ligiosa. Piazza Cavour 32, Roma.
3
L’ECO DELLE VALLI VALIAS
— t
Marcia..
-------1------------------------------
Nel numero di febbraio-marzo del
periodico « La prima fiamma » di
Torino, leggo e trascrivo testualmenle un articolo dal titolo: « La marcia del cattolicesimo »:
(c DalTannuario statistico 1953 del
« Comune di Torino si rileva che
« in queU’anno si sono sposati 17
a valdesi maschi e 18 valdesi femmi^ « ne. Di questi matrimoni 10 erano
« fra sposi entrambi valdesi e natu« raímente si svolsero cori rito valli dese; 7 erano di uomini valdesi
a con cattoliche e di essi si svolsero
« 3 con rito valdese e 4 con rito ci, « vile; 8 erano di donne valdesi con
u uomini cattolici e di essi hen 7 si
« svolsero con rito valdese. Vogìia(I ino quindi concludere che su 15
« matrimoni misti cattolico-valdesi,
« ben 10 si svolsero con rito valde« se, 5 con rito civile e nessuno, dici ciamo nessuno, con rito cattolico.
Il Ci ripensino i presuli competenti
Il e diano uno sguardo anche ai mali trimoni di ebrei con cattoliche o
Il viceversa; su 14 matrimoni misti
li solo 2 sono stati celebrati col rito
« cattolico. Continuate così e vi ante drà sempre meglio ».
(luanto sopra riportato costituisce
•" prova della testimonianza resa dai
giovani valdesi della nostra comunità di Torino in tema di matrimoni misti ; ne prendiamo atto ringraziando il Signore. Ma è tuttavia da
notare che sono le ragazze che danni una testimonianza più coerente
in latto di scelta del rito nuziale
poiché le celebrazioni col rito civile
si riducono a una contro 7 celebrazioni col rito valdese, mentre per
gli uomini valdesi lo stesso rapporto non si verifica poiché su sette matmnoni misti, 3 soli si sono celebrati col rito valdese. Questà situazione non dimostra che sono le donne che per lo più scelgono il rito
con cui il matrimonio deve essere
celebrato, ma che le giovani valdesi
danno una testimonianza più efficace che non gli uomini. E questo vuol
ilire che la preparazione religiosa
dei nostri giovani uomini non è così
solida o la fede non così sentita come presso le donne.
Vorrei che si potessero pubblicare i dati relativi anche alle parrocchie ed ai comuni delle Valli per
ciinoscerc se la testimonianza che è
stata resa a Torino trova un riscontro anche nelle comunità delle Valli. dove la coerenza tra fede e vita
dovrebbe essere molto maggiore ancora.
L’invito rivolto dalla suddetta rivista ai presuli di ripensare suU’argomento, deve essere raccolto anche
dai nostri Concistori perchè venga
coltivata la cura d’anime in questi
focolari sorti da tm matrimonio misto e perchè si svolgano per i nostri
giovani adeguati còrsi di preparazione post-catechistica in vista del
matrimonio. Qualcuno forse sorriderà, ma non sarebbe affatto male a
mio avviso, che le nostre Unioni giovanili affrontassero su un piano concreto la situazione ed i nostri pastori collaborassero con esse per dare ai nostri giovani una seria preparazione cristiana ■ in vista del
matrimonio, con particolare riguardo alla eventualità di dover contrarrè un matrimonio misto.
Peyrot
S. p. E. S.
ConvefDO di Primavefa
Quest’anno il Coavegno di Primavera. la nota manifestazione
sportiva per i giovani delle Unioni, si svolgerà- per ragioni organizzative in div'erse riprese.
Il Torneo di ping-pong sarà disputato a Torino il 17 aprile. Le
gare di atletica leggera si faranno
a Torre Pellice il mattino di domenica 1“-maggio. Successivamente, in date da stabilire, si effettueranno il Torneo di Bocce, la Gimcana, il Torneo di Pallavolo.
Unionisti ed unioniste appassionati del tennis da, tavolo! L’U. G.
V. di Torino è lieta di accogliervi
domenica 17 aprile al Torneo maschile e femminile di ping-pong.
FRA URBI E RIVISTE
RlCHAflD P.4QUIER: Traité de Liturgique - Editions Delachaux et Niestlè
ÌNeuchàtel - fr. s. 8 broché . fr. s. 11 relié
Abbiamo letto quest'opera del Past. sviz.
zero R. Paquiér con grande interesse e con
vero beneficio. L’autore è un profondo conoscitore della liturgia della Chiesa e dei
problemi di indole liturgica; espone il suo
pensiero con esemplare chiarezza, senza espgerazioni in un senso o nell’altro, animato dal desiderio di riportare il culto,
lutto il culto nella sua varietà e ricchezza,
al centro della vita della Chiesa.
Molti cristiani evangelici sospettano chi
sa quale scivolamento verso il cattolicesimo romano, a udir parlare di liturgia. Pur.
troppo, molti non sanno neppure che cosa
s’intenda per liturgia e confondono troppo facilmente la nudità, la trascuratezza
dei luoghi di culto, l’assenza di qualsiasi
forma esteriore con la spiritualità. La liturgia, scrive l’autore, non è un articolo di
lusso, è invece il respiro del corpo vivente
lire è la Chiesa di Cristo. Accanto al carisma della predicazione che le Chiese Ri
Associazione insegnanti Cristiani Evangeiici
Il Convegno Primaverile
Il traciìzionale convegno di primavera degli insegnanti evangelici
del gruppo Valli ha avuto luogo a
Pinerolo, sabato 19 marzo. Il numero dei partecipanti non è stato
molto rilevante; in compenso i presenti vi hanno attivamente partecipato.
Il pastore E. Rostan ha presieduto il culto introduttivo ai lavori, con
una efficace meditazione. Il prof. R.
Jouvenal ha presieduto i lavori che
sono durati tutta la mattinata.
La signorina Evelina Pons ha presentato uno studio illustrativo di vari problemi connessi all’insegnamento tra i fancinlli « anormali » o « ritardati ». La relatrice ha prospettato i vari problemi, esaminandone
gli sviluppi nella luce delle sue esperienze di insegnante in una scuola medico-pedagogica di Torino. Ne
è nato quindi uno studio particolarmente suggestivo, per il continuo riferimento all’insegnamento fra i
fanciulli II normali ».
Lna delle conseguenze più interessanti di questo studio è stato indubbiamente quello di riproporre
agli insegnanti il senso più intimo
della dignità del loro compito, che
non si esaurisce nello zelo, nell’onestà professiotaale, nelle note di
qualifica, ecc., ma si riassume in un
SB pOtBSSerOmmmì
A Parigi, tempo fa, è morta una
grande scrittrice; Colette. Anche i
nostri grandi quotidiani, cosi restii
ad occuparsi di cose serie seriamente, si sono occupati di questa morte,
per quel che di « scandalistico » essa poteva contenere; Colette è morta senza funerali religiosi, che essa
del resto non aveva chiesto.
Qualcuno, a Parigi, si è stupito
dell’assenza della Chiesa a questi funerali; gli amici della defunta hanno osservato che la Chiesa (cattolica) avrebbe dovuto esser presente in
qualche modo, e in qualche modo
fare una eccezione. Ne è sorta, in
Francia, una interessante, starei per
dire edificante polemica, nel corso
della quale ima delle più illustri
personalità della cultura cattolica
francese (e non dimentichiamo che
il cattolicesimo francese è all’avanguardia del pensiero e dell’azione
cattolici) il r. Padre Tesson, membro dell’Istituto Cattolico, ha ricordato ai suoi contraddittori che esiste sempre, per la Chiesa romana,
il Codice canonico, in base a cui essa opera. Quando le circostanze glie
10 impediscono (come, purtroppo.,,
dice lui, in Francia), essa si adatta
alla situazione, ma, per quanto la
concerne direttamente ed è di sua
competenza, applica rigorosamente
11 diritto canonico.
E questo diritto canonico, in materia di funerali religiosi, ne priva:
1) Coloro che hanno notoriamMite rinnegato la fede cattolica, sia col
professare l’ateismo o il materialismo, sia coll’iscriversi alla massoneria o al comunismo.
2) Coloro che sono morti in duello.
3) I suicidi.
4) Coloro che hanno ricorso alla
cremazione.
5) Coloro che sono stati oggetto
dj interdetto e di scomunica.
6) I peccatori i< pubblici e manifesti ». Rientrano in questa categoria
( oloro che notoriamente vivono in
stato di concubinaggio, di adulterio, di divorzio ecc.
La Chiesa, ha osservato il r. Padre Tesson. è rispettosa della sua
jiropria disciplina e della libertà di
coscienza; Colette non volle i funerali religiosi, perchè sempre vissuta
lontana dalla Chiesa; la Chiesa non
ha preso parte ai suoi funerali. Niente da dire: il ragionamento non fa
una grinza. Peccato che dove e quando le circostanze sono diverse, la
Chiesa cattolica non abbia più gli
stessi scrupoli, e si precipiti sui morti per affermare la pre-potenza del
diritto canonico. Il rev. Padre Tesson lo dice chiaramente, anzi lo seri,
ve senza falsi pudori nella Revue de
Paris: ii Se la Chiesa di Roma avesse, come nel passato, autorità sopra
i cimiteri in cui sono sepolti i suoi
fedeli, nessun posto vi potrebbe esser accordato al cadavere di colui al
quale sono stati negati i funerali religiosi ».
Poche, ma sentite jiarole, come si
dice! lector
PRO VALLI
Cenasi con urgenza, un contadino, anche ammogliato per grossa fattoria di correligioitari nei pressi di Vercelli. Ottima
situazione. Rivolgersi alla Prn Valli, Villar Pellice.
vocabolo che la retorica ha reso sospetto, ma che pure conserva tutta
la sua validità : vocazione (anche se
esce dai quadri dei formulari delle
direzioni didattiche o delle circolari
ministeriali).
In queste brevi note di cronaca
non possiamo entrare nei particolari di questo studio, che ha messo
in luce molti e gravi aspetti di un
problema doloroso, che dovrebbe esser affrontato con larghezza di mezzi finanziari, con spirito di comprensione e collaborazione tra famiglie, insegnanti e medici. Purtroppo la relazione della signorina E.
Polis non ha permesso di trarre conclusioni molto ottimiste su nessuno
degli aspetti di questo problema.
L’attrezzatura scolastica risulta insufficiente per tutte le necessità; l’ostacolo economico, per le famiglie
che non risiedono a Torino, è praticamente insormontabile, mancando adeguate provvidenze; bisogna
inoltre tener presente la naturale
riluttanza delle, famiglie a sottostare
ad un giudizio medico ed a separarsi dai figli.
Accanto a questi ed altri problemi similari, eccone altri cui basta
accennare, per comprenderne la gravità sul piano sociale: quei ragazzi
che da questo tipo di scuole vengono per così dire recuperati, come
vengono inseriti nel normale ciclo
lavorativo? Essi, infatti, si trovano
in particolari condizioni di inferiorità, e sarebbe necessario che li si
potesse in qualche modo seguire,
mettendoli nelle migliori condizioni
di svolgere la loro attività. Purtroppo anche in questo campo non si
può che annotare la carenza di organi idonei.
A questa carenza supplisce, in
qualche misura, l’attività di Istituti
specializzati, naturalmente di netta
impostazione confessionale.
Nel corso dell’animata conversazione che segue alla presentazione
dello studio, i convenuti possono
lendersi conto de visti di alcuni aspetti del lavoro fra questi ragazzi
i, non normali », esaminando il lavoro di questi ragazzi.
^
In merito al Campo-Congresso viene confermato che esso avrà luogo
ad Agape dal 5 al 10 agosto e sarà
abbinato col Campo Biblico.
Particolare importanza dovrebbe
pure avere il Campo itnlo-francese
che avrà luogo dal 23 al 27 agosto
il Pomeyrol (Provenza); le condizioni di partecipazione sono allo studio e verranno contenute in limiti
atti a facilitare la partecipazione de.
gli insegnanti.
4! i S:
Nel pomeriggio, a cura degli insegnanti Frache e Raridon di Villar
Pellice., sono stati proiettati alcuni
documentari di particolare interesse, che hanno costituito un opportuno complemento allo studio del
mattino.
* * ^
Con il pranzo in comune, ricordiamo 1’ ospitalità generosa della
Chiesa di Pinerolo; al Pastore E.
Rostan e signora rinnoviamo la nostra riconoscenza. rep.
Asilo Vecchi di S. Germano Chisone
Doni ricevuti dal 1 Gennaio 1954.
Imperiai Rosina 500; Chiesa Valdese Roma, Piazza Cavour 20.000; Emanuele Griset 1.000; Soc. Talco e Grafite 8.000; Long
Adelina 1.000; Mie Godine Matilde 250;
Vola Renato e Fiorella (riconoscenti al Signore per nascita Marco) 2.000; Pons Umberto 500; Sorelle Jon Scotta 1.500; Martinet Maria e Luigi 1.000; Maggiore Ida e
Giorgio 1.000; Alfano Adele 2.000; Bessone Ida 1.500; Rocchi-Biagio 6.000; Adele Peyran 700; Albergo Appennini 1.000;
Giulio Gay 2.000; Malvicini Alberto e
Maddalena 2.000; Coucourde Giuliò e Caterina 1.000; Serafino Ettore e Renata 1.000
A. Pascal e fam. 1.000; Chiesa Valdese,
Maniglia 2.000; Luigia Poet 500; Adele
Peyran 200; Fam. Imovilli 1.000; Istituto
Bancario S. Paolo di Torino 15.000; Fam.
Luigi Peyran 1.000; Fam. Gaudin 1.000;
Domenico e Emilia Arbuffo 3.000; Lnione delle giovani valdesi di Ginevra 17.640:
Vicino Mariuccia (per nascita Fiorina)
1.000; Unione giovanile Veldese di Chiotti 5.000; Società di cucito di Bergamo
30.000; Ollearo Davide 5.000; Longo Pietro 1.000; In occ. batt. di Plavan Silvana
1.000; Bouchard Davide e Elena nel 25»
ann. matrimonio 5.000; Fam. Picotti 2.000;
Riconoscente al Signore 400; Malan (transazione) 2.200; Giacone Olga e Giulio 500;
Griot Emilio e signora 500; Long Maria
50; 1 padrini in occ. confermazione di
Gönnet Mara 1.000; Chiesa Valdese di Venezia 4.000; Chiesa Valdese di Rodoretto
1.500; Chiesa Valdese Roma, via IV No
vemhrc 15.000; Chiesa Valdese Sampierdarena 3.000: Gustavo Ribet 10.000; Chiesa Valdese Verona 3.000; Chiesa Valdese
Brescia 5.000; Chiesa Valdese di Corato
2.000 ; Rag. Berlin S. 10.000; Coniugi Fran.
i escalo 1.000; Assemblea dei fratelli 600;
N. N. 2.000; Dalla cassetta delle offerte
8.846; Chiesa Valdese di S. Remo 2.000;
Chiesa Valdese; Como 5.000; Pons Umberto 500; Union Fémmine 2.000; Cardon
Margherita 500; Deodato Luigi 1.000; Pinna Giovanni in occ. ammissione in Chiesa
1.00Ö; Serafino Luigi e Itala 2.000; Coniugi Farina 2.500; Balmas Silvie 1.000; Alberto Mario Bonetti 2.000; Coucourde Giulio e Caterina 2.000; Merlettificio Turck
2.500; Dardanelli Anita 1.000; Pons Adele 500; Fornerone Adolfo 100; Castagneri
Virginia -500; Past. Carco Dino 500; Sig.
Balmas 500; Coniugi Prandi 1.000; Dal
Bianco 500; Sig. Callegaris Giuseppe 5000;
Un gruppo di gitanti 3.000; Cappellétti
■100.
IN MEMORIA:
di Soulier M-, > parenti 2.000; di Margherita Soulier, Silvia Long 1.000; Vincon
(iavallo Zagrebellski e Ribet 3.000; della
signora Bonnet, i nipoti dell’lng G. Vinçon 10.000.
Bratta corrige: I doni in memoria pubtlicati nel N. 2 del 28 gennaio s’intendono
ricevuti dal 1 gennaio 1954.
Nella serie “La verità vi farà liberi,, è uscito
I SACERDOTI
dalle Caste Sacerdotali al Sacerdozio Universale
di GIOVANNI BERTINATTI
Lire 70 oltre le spese postali
Ordinazioni alla Libreria Claudiana - Torre Pellice - c. c. p. 2/17557
formate posseggono in modo parrieoUiie, _
l'autore mostra che c’è posto anche per la
liturgia, al servizio di Dio e della Chiesa.
E si Jeggono a questo riguardo, nel libro
del Paquier, delle considerazioni di estremo interesse che ci aiutano a considerare
il problema del culto pubblicu in una nuova luce. Nessuno si spaventi; l’autore non
pecca di particolare simpatia per il clericalismo o per il sacerdotalismo ; è un pastore riformato il quale ragiona ed eqione le sue idee per mettere in luce quanto
nella tradizione secolare della Chiesa cristiana, ha giovato e può ancora oggi giovare ad una seria e completa valutazione
del culto nella umanità. Un’opera che vale e che si fa apprezzare.
PIERRE DUCROS: Le propi^te Osée -Editions C. E. P. - Au Christianisme Social - 52 Rue de Londres - Paris Vili fr. fr. 100.
Un breve opuscolo di una trentina di pagine per presentare la persona, il messaggio del profeta ed i temjii in cui visse ed
operò in risposta alla vocazione di Dio. Il
contenuto delTopuscolq è già apparso nelle
pagine della rivista « Christianisme Social»; il volumetto serve alla conoscenza
^ella Bibbia ed allo studio biblico.
ALBERT NICOLE: Notes sur TE pitre aux
Galates - Editions Emmaus - Vennes sur.
Lausanne - fr. s. 3.65.
-Si tratta di note spiegative ed informative, a complemento di ogni versetto ddl’epistola, non di un commentario vero e prò.
prio a cartiere teologico e scientifico. L’autore sì preoccupa di presentare la lettera
di Paolo e di spiegarne ü contenuto, con
frequenti riferimenti alla Bibbia ed alle
altre epìstole paoline. 11 lavoro fu intrapreso nel 1951 quando non esistevano ancora altre monografie protestanti sull’epistola ai Calati in lingua francese. Oggi non
è più così; e l’autore lo riconosce, augurandosi tuttavia che la fatica possa ancora
essere' utile al pubblico. E crediamo alla
utilità di questo lavoro che si presenta con.
umiltà, ma che potrà giovare allo studiò
della Parola di Dio, alla pietà personale,
alla meditazione. L’autore dice: «Intentionnellement, i’ai laissé de côté, en général, tout ce qui concerne les variantes; je
me suis contenté de choisir celle qui me
paraissait correspondre le mieux à la pensée de Paul. Ces questions, débattues par
les savants, n’intéresseraient pas, ' à mon
avis, les lecteurs. Pour les mêmes raisons,
j’ai omis les controverses purement théologiques ». Pastori e laici iróverannò un
valido aiuto in queste note.
■André Espaze - Cathéchisme biblique — 2,
édition - Société Centrale d’Evangélisalion - 47 Rue de Clichi - Paris IX - 250
fr. fr.
Contiene una esposizione dell’Antico e
del Nuovo Testamento per i catecumenL U
metodo adottalo dal Past. Espaze favorisce
particolarmente il colloquio tra l’insegnan.
te e i discepoli. Nella pagina di sinistra so.
no elencate varie domande, seguite da testi
dì lettura; in quella di destra si trovano il
sommario delle lezioni ed alcuni argomenti di riflessione. Il lavoro è raccomandato
dalla « Commission de l’Enseignement religieux de l’Eglise Réformée de France ».
E’ il frutto di una esperienza collegiale, per
quanto redatto da una sola persona.
L. J. vim Holk - Léon E. Halkin - André;
Bouvier - De la tolérance - Série Les
Cahiers de «Foi et Vérité ». N. 29-30 Editions Labor et Fides - oppure presso
Past. Robert Paux - 8 Avenue Pictet de
Rochemont Genève.
L’opuscolo contiene tre conferenze pronunziate al Congresso Internazionale per la
tolleranza, dal 21 al 23 Agosto 1953, u Ginevra.
Il titolo delle conferenze è H seguente:
L’idée de tolérance (L. J. van Holk) Christianisme et tolérance (Léon E. Halkinj
- All delà de la tolérance (André Bouvier).
Il primo oratore parla dei motivi psicologici e religiosi nell’idea della tulleranza;
il-secondo mostra che la Chiesa, perseguitando gli eretici, non è stata fedele alUEvangelo; il terzo, pastore della Chiesa di
Ginevra e dottore in teologia, cerca nella
libertà religiosa e nell’amore cristiano «al
di là della tolleranza » il fondamento ed il
superamento della tolleranza stessa.
e. r.
La figura storica di Maria, madre di Gesù.
La Claudiana ha ristampato, nella sua
nota collezione di opuscoli polemici, che
ha incontrato un meritato successo, uno
studio di Paolo Bosio, consacrato alla figura storica di Maria, madre di Gesù (Ediz.
Claudiana - pag. 32 • L. 70). Argomento
sempre attuale, che non dovrebbe lasdw
indifferente nessun evangeUco, anche il più
irenico ed il più disposto a tender la mano agli... amici deH’altra riva, poiAè la
accentuata deviazione mariana non può non
aggravare in modo sempre più sensibile la
separazione che cosi dolorosamente divide
la cristianità.
Si ritrovano in questo opuscolo le note
doti di chiarezza delTantore che, con il
massimo rispetto delle fonti e della logica,
esamina i documenti evangelici, quelli apocrifi, e le conclusioni dei concilii di Efeso
e di Calcedonia. La figura storica di Maria
ne esce purificata da tutte le aggiunte ed
ornamenti deteriori che la sfigurano negli
sviluppi della raariolatria: ci appare cosi
come ce la presentano gli evangeli.
y * * *
Per l’ora che passa.
E’ una raccolta di brevi meditazioni per
la lettura quotidiana della Bibbia; per ogni
giorno vi è l’indicazione di un passo ed
un breve commento di netta impostazione
biblica. Più che di una vera meditazione,
si tratta di una esposizione del testo e relativo commento. L’ispirazione bìblica «■
presente in ogni passo.; la veste tipografica
è attraente; la pubblicazione è edita da un
comitato che dipende dalTUnkaie Biblica,
organismo interdenominazionale e int^riazionale. Pubblicazione trimestrale; prezzo,
di abbonamento L. 300 annue.
lector.
4
-- i^V-''ri''■
’■ - - Tf '
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é-*
L*ECO DELLE VAU.I VALDESI
La famiglia dello scomparso
Aagrogna - Capoluogo
Malgrado il tempo poco favoreyole ed il pessimo stato delle strade,
il Tempio del Capoluogo era gremito allorquando la domenica 13 marzo il Pastore Bouchard, membro
della Commissione Distrettuale, iniziò il culto. Dichiarata in seguito aperta TAssemblea^di Chiesa e fatto
l’appello dei membri elettori, ben
109 risultavano presenti sui 122 iscritli. Le assenze furono dovute od
a malattia o ad assenza da Angrogna. Allo scrutinio, 107 voti risultarono favorevoli alla riconferma del
Pastore titolare per un secondo settennio; 2 .contrari. Ringraziamo il
Pastore sig. Bouchard per la sua
gradita visita e prendiamo atto con
viva soddisfazione del senso di responsabilità dimostrato dall’assemblea elettorale nel recarsi compatta
al Tempio. D Signore benedica la
decisione in tal modo presa ed intensifichi i legami così profondi che
già uniscono Pastore e Comunità onde tutti insieme « facciamo ogni cosa alla gloria di Dio ».
Mercoledì 16 marzo nel corso della nostra riunione quartierale ai
Pons sono stati presentati al Battesimo i bambini Menusan Edmea Ervolìna e Menusan Carlo di Filippo
ed Agli Olga (Bodarsac). La benedizione del Signore circondi ed accompagni sempre i bimbi ed i genitori. j
Nel corso dell’ultima tornata di
riumoni l’Anziano sig. Carlo Bertin
dei Bonneton, che ebhe il privilegio
di recarsi con una rappresentanza
delle Valli a visitare le Chiese Vaidesi del Basso Lazio, ci fece una
diffusa relazione su quanto egli vide tra quei nostri fratelli, sconosciuti, eppur fratelli in Cristo. Lo ringraziamo e domandiamo al Signore
di far fruttare in lui ed in noi le
salutari impressioni ricevute e di benedire e sostenere sempre quelle
chiese alle quali pensiamo con viva,
fraterna solidarietà. e. a.
Frali
Siamo orainai alle porte della primavera. Nelle attività della nostra
comunità, si sente la vicinanza di
Pasqua, festa della speranza, che ci
porta ogni anno il suo messaggio di
vita. Possa questo messaggio essere
ricevuto da tutti e portare frutti benedetti nella vita della chiesa.
Riguardando all’inverno passato,
possiamo esprimere a Dio tutta la
nostra riconoscenza. Malgrado le difficoltà dovute alle solite epidemie
d’influenza, abbiamo potuto incontrarci per preparare le grandi feste.
Dopo le feste di fin d’anno, che
come sempre hanno raccolto nel
tempio assemblee molto numerose,
abbiamo avuto il piacere di festeggiare il 17 Febbraio in compagnia
del Vice Moderatore, past. Nisbet.
Dopo la cerimonia del mattino che,
come lo vuole la tradizione pralina,
comprendeva im programma di recito dei bambini, un pranzo servito
neU’albergo del sig. Luigi Rostan
ha riunito più di cinquanta partecipanti, tra cui un professore di teologia americano che accompagnava
il pastore Nisbet. Tutti e due hanno preso la parola e i loro messaggi ci hanno permesso di sentirci legati nella gioia e nella riconoscenza
non solo a tutta la Chiesa Valdese,
ma ancora alle chiese sorelle di oltre oceano. Da notare ancora la fedele partecipazione della banda di
Frali che ogni anno si presenta più
numerosa e con un programma sempre più scelto. Ringraziamo tutti i
musicisti e in particolar modo il loro direttore sig. Roberto Long che
non risparmia sforzi nè tempo per
migliorare la sua banda.
L’Unione Giovanile, dopo aver
per la prima volta organizzato una
agape intorno ad un albero di Natale (innovazione molto riuscita e
molto gradita) si è preparata per la
tradizionale recita che ha avuto luo.
go il 6 marzo ad Agape. Con una
squadra di attori nuovi, soprattutto
dalla parte femminile, abbiamo presentato ad un numeroso pubblico un
dramma e due farse che hanno incontrato la soddisfazione di tutti.
Il giorno di Venerdì Santo, al
culto della mattina, procederemo alla confermazione di quattro catecumeni, pervenuti aUa fine dell’anno
di prova. Essi sono: Peyrot Giovanni, Peyrot Dino, Ferrerò Miranda
e Richard Ada. Circondiamo questi
giovani dalle nostre preghiere affinchè possemo sentirsi uniti spiritualmente alla comunità dei credenti
coscienti dei loro doveri e della grazia che Dio ci dona, nel servir Lo
nella Chiesa.
La riabilitazione di Simon Pietro
(segue dalla 1® pagine^
Chiede Gesù: — Simone di Giovanni, mi ami tu più intensamente di
questi?
Pietro Gli risponde: — Signore, sì,
tu sai che io ti amo.
Gesù gli dice : — Pasci i miei agnelli.
'Per la seconda volta, gli chiede:
— Simon di Giovanni, mi ami tu veramente?
Pietro gli risponde: — Signore, sì,
tu sai che io ti amo.
Gesù gli dice:—^ Guida le mie pecorelle.
Per la terza volta gli chiede: — Simon di Giovanni, mi vuoi tu proprio
bene?
Pietro è addolorato di questa terza
domanda ed esclama: — Signore, tu
sai ogni cosa e tu lo sai che ti amo.
Gesù gli dice: — Pasci le mie pecore.
Tre volte Pietro aveva rinnegato il
suo Maestro: tre volte egli viene ora
riabilitato. E — lo si noti bene —
vien posta dal Cristo una condizione soltanto. Gesù non rivolge a Simone delle domande di carattere dottrinale’. « Credi tu nel dogma della Trinità o in quello dell’Immacolata Concezione? » E nemmeno gli presenta
delle richieste di carattere ecclesiastico: episcopali, presbiteriani, battisti,
salutisti, pentecostali sono dal Maestro tutti quanti ignorati. Dal primo
* esame di fede cristiana » sostenuto
nella luce mattutina presso le acque
azzurre di un lago della Galilea è completamente assente qualsiasi teologia
e qualunque clericalismo! E nemmeno — in questo esame — è questione
della condotta di Simone, o dei servizi da lui resi, o delle opere compiute,
o dei sentimenti che Io animano riguardo a Dio 0 riguardo al prossimo.
Niente di tutto questo! Cose importanti, certamente, ma non essenziali:
cose opportune, ma non la cosa unica: la sola necessaria: quella scelta
anche da Maria, la sorella di Lazzaro
e che giammai da nessuno può essere
tolta: il rapporto tra il credente e U
Cristo è, essenzialmente, un legame,
un vincolo di amore, mediante il quale il cristiano manifesta al suo Salvatore la propria risoluzione di obbedienza assoluta e il dono totale della
propria vita.
— In verità io ti dico — soggiunge
Gesù — in verità io ti dico che. quando eri più giovane, ti cingevi da te e
andavi dove volevi; ma, quando sarai
vecchio, tenderai le mani e un altro
ti cingerà e ti condurrà dove non vorresti. — Or disse questo per significare di che morte egli renderebbe gloria a Dio. E, dopo avere parlato così,
gli ordinò: — Seguimi!
— Seguimi!
La fedeltà nel servizio coronata dal
martirio.
Giovanni E. Meelle.
Biblioteca in dono alia “Scuola Latina,,
La gentil signora Ninette Grill, da Torino, vedova del sempre rimpianto Prof.
Luigi Grill ha, di qnesti giorni, fatto dono
al nostro Istituto della ricca biblioteca del
suo defunto marito, ex alunno della scuola. La presidenza a nome suo e dei docenti
lutti rinnova alia munifica signora i più sentiti, riconoscenti ringraziamenti.
RETTIFICA
Sul N. 3 dell’ll febbraio scorso dell’« fico delle Valli » sulla lista dei donatori amici della ” Scuola Latina” invece di : sig.
Arturo Gay vice console (Monaco di Baviera,! leggasi; sig. Arturo Gay, cancelliere
del consolato.
Marseille
L’Union Vaudoise do Marseille a
célébré, le Dimanche 27 Février, le
107ème anniversairfe de l’Edit d’émancipation.
Le matin, au Culte, les Vaudois,
nombreux, étaient venus écouter M.
le Pasteur Geymet, de Villar PeUiçe. Avec émotion, ils suivirent cette
évocation de faits qui ont marqués
douloureusement l’bistoire vaudoise.
A midi, ils étaient une centaine,
réunis à la table du banquet fraternel, auquel assistaient également les
'Pasteurs de MarseiUe et M. le Consul d’Italie, Rossi-Arnaud.
Au cours de l’après-midi, et faisant suite à un intéressant exposé de
l’activité de cc Pro Valli » présenté
par M. le Pasteur Geymet, des attractions nombreuses se succédèrent.
Cette note joyeuse fut notamment
apportée par les petits Vaudois, qui
surent magnifiquement « chanter en
choeur le pays vaüdois ».
Le soir, plus de 150 convives décidaient de termiùer ensemble ce 17
février, en participant au repas.
Rorà
Recentemente nel tempio di Rorà
il Pastore ha benedetto il matrimonio di Benecchio Edy e Tourn Maurizio. Invochiamo sul nuovo focolare la celeste benedizione.
Il 3 aprile una «numerosa assemblea ha eletto quale nuovo consiglio
di chiesa: Benecchio Giovanni (Fucine), Morel Corrado, Morel Roberto, Rivoira Leo Silvio, Tourn Domenico, Tourn Oreste, Tourn Albina insegnante, Tourn Gentile, Tourn
Aldo (Bosc).
Siamo lieti di poter avere nel consiglio un fratello delle Fucine Benecchio Giovanni, auguriamo una
sempre più simpatica collaborazione da parte di tùtti.
La filodrammatica dei Rumè guidata dall’insegnante Margiunti ha
dato una applaudita rapprt^sentazio
ne nella nuova sala.
■ ■
Villar Penice
Il lungo elenco dell’ultima corrispondenza si è ancora prolungato.
Già in allora avevamo accennato
alla tragica dipartenza del giovane
Daniele Giraudin, di anni 22 del Sar.
gas all’Inverso. Fu davvero un gran
lutto, vuoi per la simpatia dalla quale la sua famiglia è circondata, vuoi
per il modo della dipartenza.
Il 21 febbraio, all’Ospedale di
Torre, è stato celebrato il funerale
di Jouvenal Pietro di anni 73 del
quartiere del Garin (Catalan). Viveva solitario da molti anni. Era stato
colpito da malore il giorno 17 febbraio e portato all’Ospedale di Torre da un fratello di Chiesa. Il funerale, essendo il Pastore influenzato,
venne celebrato dal Pastore Giovanni Bertinatti.
Il giorno 24 febbraio, un’imponente corteo, accompagnò al tempio
eppoi all’estrema dimora, le spoglie
mortali di Baridon Susette ved. Michelin Salomon, di anni 81. La cara
Mamma dei nostri fratelli Michelin
Salomon Pietro e Michelin Salomon
Paolo.
A neh' ’essa partì in modo repentino senza che nulla lo lasciasse prevedere. Ma era preparata al gran
passo da tutta una vita di pietà e di
fede e poteva lasciare dietro a sè un
cordoglio pieno di serenità.
Nel tempio, il prof. Paolo Baridon aggiunse la sua testimonianza
a quella del Pastore.
Alle varie famiglie in lutto rinnoviamo l’espressione della nostra affettuosa solidarietà.
IO di lavoro per adulti in
17 Loglio = 8 Agooto
L’istitnto di « Kerk en Wereld », della
Chiesa Riformata d’Olanda, indice un campo di lavoro per coloro che, a causa della
loro età, non possono partecipare a campi
di lavoro giovanili, fi’ questo il quinto anno successivo che «Kerk en Wereld » lancia questa iniziativa. I partecipanti questo
anno verranno dagli Stati Uniti, Spagna,
Portogallo, Germania, Svizzera, Scandinavia
ed Olanda, fità dei partecipanti; dai 25 ai
48 anni. Numero: 30.
n campo rappresentq una opportunità di
incontro ecumenico e di servizio per i membri di comunità evangeliche — chi desiderasse parteciparvi scriva per informazioni a ■
Miss H. Kohibrngge, Kerk en Wereld,
Driebergen, Olanda.
Benigno Maria Luisa 500; Andreon Amato
200; Fam. Rivoira Arturo 200; Fam. Revel
Giulio 2.000; Parise Alberto 1.000; Martina
Nadia 200; Vola Edmondo 500; Enrichetta
e mine Beur 1.000; Benech Elisa 1.000;
Gambetta Bounous (Torino) 1.000; Dott.
Pelizzaro 1.000; Pellegrini Fernando 5.000;
Malan Daniele e Lina 2.000; Malan Aline
(per Natale) 5.000; Malan Aline in mem.
del suo caro Pietro 1.000; Malan Davide e
Emma 2.000; Angustine Marchina ved.
Cbarbonnier 1.000; N. N. 600; Bertin rag.
Stefano 2.000; Galvano Margherita ved.
Archetti e fam. in mem. del marito e padre
(Vigliano Biellese) 2.000; Fantone Piero
1.000; Bonnet Elena 1.000; Bianca e Carlo
.Malan 5.000; Fam. Salomon (Monnet) 300;
Augusto ed Emilia Beux (N. Y.) in mem.
di Rosina Gay Gaydon 10 doli.; 6.300; Letizia lotti in mem. del padre 500; Giulio e
Bianca Goss 2.000; Maestranze di Pralafera
10.000; Società di cucito delle Signore della chiesa di Bergamo 10.000; Dott. S. Rocchi e Lilia Malacrida 3.000.
Personalia
Esprimiamo al dott. Giorgio Maggiore ed alla sua famiglia la nostra
cristiana simpatia per la dura prova
che li ha colpiti con la dipartita della signora Ida Bemoulli Maggiore,
avvenuta a Torino il 30 marzo.
Rivoiro Luigi
ringrazia sentitamente tutte le gentili persone che apportarono il loro aiuto e tributarono la loro simpatia nella triste circostanza.
Prarostino 19-3-1955
I figli e i congiunti della compianta
Lina Paschetto
vedova Vola
ringraziano sentitamente tutti coloro che
in qualsiasi modo presero parte al loro dolore, ed in 'modo particolare il Dott. Pellizzaro, il pastore signor Jahier, la signorina Emma Bastia che Vassistette così amorevolmente e la signora Rina Bruno-Gallo
per le assidue cure prestate e tutti coloro
che furono di aiuto in questa triste circo
stanza.
Luserna S. Giovanni, 27-3-1955
Gustavo e Bianca Bounous, commossi per
In dimostrazione di simpatia ricevuta in
occasione della dipartita del loro piccolo
CLAUDiO
ringraziano sentitamente tutti coloro che
in qualsiasi modo presero parte al loro dolore. In modo particolare ringraziano il
pastore signor U. Beri e il dott. Raoul De
Clementi.
AVVISI
DISTINTA famiglia torinese cerca istitutrice 30-40 anni, ottima conoscenza del
francese. Trattamento ottimo. Rivolgersi al Pastore di Rorà telef. 98.84.
Direzione e Redazione
Prof. Gino Costabel
Via G. Malan - Luserna San Giovanni
Pubblicazione autorizzata del Tribunale di
Pinerolo, con decreto del 19 gennaio 1955.
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (ToJ
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