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Anno 115 - N. 8
23 febbraio 1979 - L. 200
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1® Gruppo bls/70
ARCHIVIO TAVOLA VALDES
10066 TORRE FELLICE
ddk valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
NELL ANNO INTERNAZIONALE DEL BAMBINO Riconoscimento, promessa, ammonimento
Essere bambini a Napoli yi-g parole per
Mnn Oi nilA i- ¡I _ - ■ Il -JL
Non si può agire per il bambino senza agire per l’uomo, per la sua
dignità, la sua liberazione, i suoi diritti
A Napoli muoiono 67 bambini
per un « male oscuro »; oscuro
clinicamente, ma non nella sua
origine ambientale. A Seveso nascono in un anno (1978) 146 bambini malformati; le autorità si interrogano molto scientificamente sulle cause, ma la gente non
ha bisogno di molte diagnosi per
capirne l’origine.
Sono questi gli esempi più clamorosi che nel nostro Paese indicano la realtà in cui si celebra
r.tono Internazionale del Bambino. Siamo disposti ad affrontare questa realtà, o vogliamo fare
deH’iniziativa deirONU una virtuosa copertura per questa realtà stessa? Abbiamo certo delle
responsabilità individuali ben più
limitate rispetto a questi esempi, ma siamo disposti a inserirle
in un contesto più vasto?
mila senz’acqua. Come si può
sperare di cambiare qualcosa dei
mali che periodicamente flagellano questa città senza aggredire questa situazione? E invece
si parla sì di « risanamento » ma
con piani vaghi e imprecisi e si
stanziano miliardi per opere
di tamponamento. Del resto stanziare delle somme anche forti
vuol dire molto poco se non ci
sono piani di intervento precisi.
Ancor prima del colera del ’73,
ci hanno ricordato i giornali, furono stanziati per il « risanamento » di Napoli 400 miliardi.
Non furono mai spesi.
Contesto più vasto
L’esempio di Napoli
Prendiamo per esempio il « male oscuro » di Napoli. Tutti gli
esperti sono d’accordo nel riconoscere all’origine del male le
condizioni igieniche impossibili
delle « case » da cui provengono
i bambini colpiti. Che cosa si fa
a questo proposito?
Alla fine del secolo scorso una
delle cause maggiori della mortalità infantile in America era il
complesso « diarrea^polmonite ».
Bambini e neonati contraevano
infezioni per le precarie condizioni igieniche e la diarrea cronica che ne derivava li indeboliva rendendoli particolarmente
vulnerabili alla morte per polmonite. Ma tra il 1900 e il 1930
a New York con l’estensione generalizzata dei servizi igienici
nelle case la percentuale della
mortalità causata da questa sindrome calò delT80%.
A Napoli, nel 1979, ci sono 75
mila case senza gabinetti e 35
Il fatto che pur parlando tanto di « risanamento » le autorità
non riescono a parlare che di
piani piuttosto vaghi, come per
esempio di colossali disinfestazioni, senza presentare dei piani
per il risanamento delle abitazioni — con i necessari accordi
con i proprietari degli alloggi,
basati sulla legislazione che pur
esiste, con la costruzione di alloggi-rotazione che consentano
di vuotare gli immobili da riconvertire o ricostruire — non sarà
per caso un indizio del fatto che
governi ed amministrazioni possono muoversi, stentatamente,
ma sempre al di qua della soglia
invalicabile della proprietà privata?
È chiaro che solo se si andrà a
fondo e si appronteranno gli
strumenti e i piani per operare
im risanamento reale, si potrà
fare per i bambini (e non solo
per loro) qualche cosa di serio e
di radicale in questa zona periodicamente flagellata. Se invece
il potere pubblico si dimostrerà
incapace di intaccare gli interessi privati e si limiterà a impotenti interventi di contorno, allora diventerà un’amara beffa
parlare di un Anno Internazionale del Bambino.
Franco Giampiccoli
UN DOCUMENTO DELL’ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE
Sapevate che...
— 52 milioni di bambini al di
sotto di 15 anni devono lavorare?
— 42 milioni di questi non sono
retribuiti, lavorano nelle famiglie, in particolare nelle
aziende agricole, mentre
— 10 milioni sono veri salariati
in piccole officine, in fabbriche o come operai agricoli;
— milioni di bambini non hanno
•
SOMMARIO
Paolo Spano: Battisti made in USA 3
Sergio Carile: Giovanni Wesley e il « Club dei Santi » di Oxford 4
1979: Anno Internazio- nale del Bambino 5
Cronaca delle Valli 6-7
la possibilità di andare a
scuola perché i loro genitori sono troppo poveri?
Queste cifre non rappresentano certamente che una parte
di questa situazione miserabile,
infatti, in molti paesi, i bambini
al di sotto dei 15 anni non sono
presi in considerazione nelle statistiche e i bambini che lavorano e vanno a scuola non sono
calcolati tra la popolazione attiva.
Che cosa fa la comunità internazionale a questo riguardo?
Con una decisione del 21 dicembre 1976, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha decretato che il 1979 sarà l’Anno
Internazionale del Bambino. Nello stesso tempo celebreremo il
ventesimo anniversario della Dichiarazione dei Diritti del Bambino con le Nazioni Unite. L’iniziativa di un Anno Internazionale del Bambino è stata presa in
origine dai rappresentanti di Organizzazioni non-governative che
hanno espresso la loro convinzione che il bambino rappresenta il bene più prezioso del mondo, e che di conseguenza i bambini hanno bisogno di una pro
tezione speciale, non essendo in
grado di far valere i propri diritti quando la società o i singoli
li rifiutano loro.
Quali diritti hanno i bambini?
Esaminiamo un po’ la Dichiarazione delle Nazioni Unite. Qgni
fanciullo ha:
il diritto all’affetto, all’amore
e alla comprensione;
il diritto a un nutrimento appropriato e alle cure mediche;
il diritto a una educazione
gratuita;
il diritto al gioco e alla ricreazione;
il diritto a un nome e a una
nazionalità;
il diritto a cure speciali se è
handicappato;
il diritto di essere tra i primi
a ricevere soccorsi in caso di catastrofi;
il diritto di imparare a diventare un membro utile alla società e a sviluppare le sue capacità
personali;
il diritto di essere educato
in uno spirito di pace e di fraternità universale;
il diritto di godere dei suoi
diritti senza considerazione per
(continua a pag. 5)
le chiese di oggi
Naturalmente la situazione di
Napoli è solo un esempio tra i
tanti che potrebbero essere citati sia nel nostro paese ohe nel
mondo- intero. Questo esempio
mostra però in modo chiaro come i problemi del bambino non
possano essere isolati e risolti
ignorando i problemi di fondo
che stanno alla radice di situazioni tragiche per l’infanzia in
ogni parte del mondo. Non si può
cioè agire per il bambino senza
agire per l’uomo, per la sua dignità, la sua liberazione, i suoi
diritti. E non si può agire né per
il bambino né per l’uomo se non
si è disposti a sovrapporre l’interesse pubblico all’interesse privato e Tinteresse globale alTinteresse dei paesi industrializzati.
È vero che questo contesto
così ampio non deve diventare
per nessuno di noi l’alibi per
l’immobilismo individuale e per
non intraprendere le iniziative
anche limitate e locali per migliorare la situazione dei bambini e per porre mano alle infinite
cose da fare per promuovere
concretamente i diritti idei bambino riconosciuti — e non sempre — soltanto in teoria.
Ma sono convinto ohe se ci limitiamo a sforzi per migliorare
le cose a livello di rapporti interpersonali e individuali perdendo
di vista il quadro generale del
problema della liberazione del
bambino, della donna, delle classi emarginate, dei popoli mantenuti nella dipendenza e nelToppressione, saremo complici, per
quanto involontari, di un amaro
stravolgimento che farà dell’Anno Internazionale del Bambino
il coperchio ben imbiancato di
un sepolcro pieno d’ossa di morti e di immondizia.
Apocalisse 3: 7-11.
Esattamente 131 anni fa, il 17
febbraio 1848, un modesto sovrano di provincia emanava a
Torino un modesto decreto:
d’ora innanzi gli evangelici vaidesi che da secoli vivevano ai
margini della società piemontese, sarebbero stati considerati
come cittadini liberi, alla pari
con tutti gli altri. Nulla di più,
nelle intenzioni del re Carlo Alberto e dei suoi ministri: ma di
fronte a loro stava un piccolo
popolo di credenti, coi suoi ministri incaricati di predicare l’Evangelo ad ogni creatura: questo
popolo, raccolto nei suoi sinodi,
ha creduto di dover interpretare
il decreto del sovrano piemontese come una porta aperta alla libera predicazione dell'Evangelo
in tutta Italia. La stessa interpretazione hanno dato centinaia
di altri liberi gruppi di credenti
che si sórto forrhati in tutta Italia negli anni decisivi del Risorgimento Italiano. Hanno avuto
ragione? Noi pensiamo di si, e
lo diciamo con aperta gratitudine. Ma per non dare a questa
gratitudine un tono trionfalistico, vogliamo esprimerla mediante una riflessione sulla « lettera
alla chiesa di Filadelfia ». Questa lettera contiene tre cose: un
riconoscimento, una ptomessa e
un ammonimento.
Al principio c’è il riconoscimento: la chiesa di Filadelfia ha
jfoca forza, e ha serbato la Parola di Dio. Tra le due cose non
c’è contrasto, ma continuità logica: quando la chiesa ha poca
forza, allora ha l’occasione di vivere nel rispetto effettivo della
Parola di Dio: se avesse potenza,
denari, successi, le sarebbe molto più difficile contare sulla sola
Parola di Dio. Sarebbe tentata
di contare su se stessa, sulle sue
risorse: mentre l’unica risorsa
della chiesa è la guida dello Spirito Santo. Il Signore riserva il
suo riconoscimento a quella chiesa che si affida a questa guida
umilmente, tenacemente: « Hai
serbato la parola della mia costanza ».
La minoranza evangelica in
Italia ha sviluppato nei secoli
una notevole tenacia, una grande capacità di resistenza: questa
è una cosa importante davanti
agli uomini: ma davanti a Dio
non ha nessuna importanza. Quel
che vale è che una chiesa sappia contare sulla costanza di
Dio, sulla sua fedeltà che ci conduce sempre e non ci abbandona mai.
Una prova di questa fedeltà
sono le promesse che il Signore
rivolge alla chiesa di Filadelfia:
« io ti ho posto davanti una porta aperta, che nessuno pfuò chiudere ». Il Signore offre dunque
alla sua chiesa delle occasioni
di testimonianza: ma queste “occasioni" non vanno intese in senso mondano: nel mondo, le occasioni sono di solito delle situazioni facili, di cui si può approfittare per allargare la propria sfera di influenza, per avere successo. Invece la “porta” di
cui parla l’Apocalisse si apre
proprio su delle situazioni diffi
cili: ci sono delle persone irrimediabilmente dominate da uno
spirito di illusione o di menzogna: quelle verranno convinte
dal Signore e condotte a riconoscere nella piccola chiesa di Filadelfia la loro patria spnrituale.
Non sarà merito di Filadelfia:
sarà unicamente opera del Signore. Filadelfia potrà rallegrarsi, ma non certo gloriarsi: se lo
facesse, renderebbe vana l’opera
del Signore.
Del resto la chiesa ha ben altro da fare che gloriarsi: infatti
« l’ora del cimento sta per venire su tutto il mondo, per mettere alla prova quelli che abitano
sulla terra »: per l’Apocalisse,
l’ora del cimento era la persecuzione: per noi può essere la
tremenda crisi in cui si, dibatte
il nostro Paese, e in cui siamo
immersi fino al collo. Nessuno
può sottovalutare la gravità di
questo cimento, esso è insidioso, imprevedibile; nessuna delle
formule escogitate per far fronte alle prove del passato può essere applicata alla crisi presente.
Da soli, saremmo sicuramente
condannati a soccombere. Ma
anqhe qui ci raggiunge la promessa del Signore: « io ti guarderò dall’ora del cimento ». Il
Signore sa che la chiesa porta
dentro di sé la possibilità di rinnegare il suo Signore di fronte
alle insidiose difficoltà della storia: nessuna tradizione la garantisce contro questa tremenda
eventualità. Ma il Signore opera,
basta accogliere con fiducia la
sua presenza: e la prova sarà
sormontata.
Questa fiducia, per essere vera deve sapersi tramutare in impegno: perciò la lettera alla chiesa di Filadelfia termina con un
ammonimento: « tieni ferma
mente quello che hai, affinché
nessuno ti tolga la tua corona».
Che cos’è questa cosa che dobbiamo « tenere fermamente »?
Non certo la nostra tradizione,
né i risultati che abbiamo ottenuto sul piano della storia: non
la tradizióne ma la vocazione, è
la cosa che dobbiamo tenere fermamente. Perché la vocazione
altro non è che la forma attuale
in cui la Parola di Dio ci raggiunge, e ci impegna: vocazione
significa predicare oggi, operare
oggi, partecipare oggi alla battaglia spirituale del nostro tempo,
nella certezza che il Signore ci
guida in modo imprevedibile ma
efficace: la certezza che il Signore ci guida verso la vittoria.
Solo che è la sua vittoria, non
la nostra. A noi non spetta alcuna vittoria: solo una “corona",
cioè il fraterno riconoscimento
da parte del Signore che siamo
suoi, che abbiamo combattuto il
buon combattimento e serbato
la fede. Per questo, certo, non
basta essere dei buoni protestanti: bisogna essere dei testimoni impegnati dell’Evangelo.
In altre parole: non basta essere quali ci voleva il re Carlo Alberto, bisogna essere quali ci
vuole il Signore Gesù Cristo.
Giorgio Bouchard
(Predicazione radio-trasmessa
domenica 18 febbraio)
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23 febbraio 1979
Dalle chiese
FELONICA PO
Più numerosi che nel passato
i presenti al culto di Natale. Con
piacere abbiamo riveduto a Pelonica molte persone che, per ragioni di lavoro, non si trovano
più in paese. Ci ha fatto piacere il constatare che il frequentare i culti è altrettanto importante per essi, quando tornano
al paese per incontrare i parenti, quanto appunto il visitare i
loro congiunti.
Per contrasto si sono sentiti
un po’ spersi, anche se erano
nella sala più piccola, i pochi
partecipanti al solito incontro
di fine anno per fraternizzare insieme aspettando l’anno nuoyo.
La serata è comunque ben riuscita, intima e piacevole, anche
se un po’ triste per la mancanza di molti partecipanti degli
anni scorsi: la loro assenza era
dovuta a una serie di lutti e di
malattie che hanno colpito ultimamente molte famiglie.
Il culto di Capodanno è stato
presieduto dal pastore Felice
Bertinat, che ringraziamo di
cuore per il suo messaggio. Col
pastore Bertinat è venuto, da
Verona, uno studente evangelico
camerounese, Alex Honga, che
pare essersi trovato bene tra di
noi malgrado il clima particolarmente rigido di quei giorni.
A 66 anni è deceduta in ospedale, a Milano, dopo un’esistenza travagliata e provata da una
dolorosa malattia. Flora Negri
ved. Inzani. Il fimerale ha avuto
luogo a Felonica il 22 dicembre.
La speranza in Cristo Salvatore
possa dare coraggio e forza alla
famiglia Negri e ai numerosi parenti particolarmente colpiti in
questi ultimi mesi.
VENEZIA
E MESTRE
In entrambe le comunità si è
trattato il problema della Conciliarità. A Mestre esso è stato
studiato in due successive riunioni presso le famiglie; dopo le
introduzioni storiche e dottrinarie curate dal pastore e dall’anziano, si è lasciato ampio spazio
alla discussione, nella quale sono
emersi alcuni punti principali:
con i cattolici esiste un denominatore comune fondamentale,
che è Cristo; pertanto il confronto non deve essere fra noi e i cattolici, ma noi con Cristo, i cattolici cpn Cristo, tenendo presente che nessuna chiesa « possiede » la Verità; la Riforma non
perde il suo valore; è importante però che nel dialogo venga
chiarito ciò che in tutte le chiese viene dalla 'Parola e ciò'che
viene dalla tradizione umana;
anche se ci sono difficoltà, il dialogo ecumenico va continuato;
esso però è positivo solo se si
parte da un atteggiamento di
apertura e non di polemica; ha
molta importanza un dialogo
comunitario alla base; sarebbe
auspicabile arrivare ad un concilio di tutte le chiese, anche per
non essere di scandalo ai non
credenti; così pure che anche la
Chiesa cattolica entrasse a far
parte del C.E.C. alla pari delle
altre chiese cristiane.
Domenica 17 dicembre si è
svolta a Venezia la festa natalizia dei bambini delle Scuole
Domenicali di Venezia e di Mestre. Dopo parecchi anni, la festa si è tenuta nuovamente in
chiesa, e lo spostamento in un
luogo più ampio ha trovato rispondenza nella partecipazione
della comunità, che è stata ottima. Le Scuole Domenicali hanno
svolto, una la parte più propriamente biblica, l’altra la parte di
riflessione. Inoltre anche un piccolo gruppo di catecumeni ha
portato il proprio contributo con
una breve e apprezzata meditazione.
Sono poi seguiti, nella sala della foresteria, il bulfet e la lotteria organizzate dall’Unione femminile. Anche a questa attività
c’è stata un’ottima partecipazione, a dimostrare che questi momenti di fraternizzazione sono
ancora sentiti.
Durante la settimana dell’unità dei cristiani a Venezia e a Me
sfre sono state tenute due tavole
rotonde sul tema « Il dialogo
ecumenico trasforma l’opposizione in confronto che progressivamente unisce: riflessioni ed
esperienze », ed alcuni incontri
di studio, cui ha partecipato il
professor Valdo Vinay; ci sono
stati inoltre quattro incontri di
preghiera; uno a Mestre, dove si
cerca di coinvolgere altre parrocchie oltre a quella in cui si hanno incontri regolari, e tre a Venezia, nella chiesa valdese, in
quella ortodossa, e nella basilica di S. Marco. A questi ultimi
è intervenuto anche il nuovo patriarca di Venezia, che sembra
sensibile al problema ecumenico.
SESTRI E
SAMPIERDARENA
Anche quest’anno a Natale si
è avuta un’agape fraterna tra le
due comunità con un buon gruppo di famiglie che ha potuto discutere, cantare e vivere del
grande dono della comunione dei
credenti. Il piccolo coro di Sampierdarena, diretto da Paolo Cattaneo ha collaborato al culto.
Lo studio biblico dopo l’esperienza di alcuni mesi a Sestri si
è spostato, secondo le intese iniziali a Sampierdarena per facilitare anche la partecipazione e
collaborazione della comunità di
Via Assarotti e dei Salesiani di
Via Rolando; l’inizio è incoraggiante come numero e interesse
delle persone e per quel clima
di preghiera che lo caratterizza.
I collettivi teologici di La Spezia e Borgio hanno registrato
una buona partecipazione di
persone; dalle nostre comunità
c’è sempre una delegazione e l’interesse è sempre molto vivo.
Proseguono le altre attività in
comune con via Assarotti a molti livelli. Recentemente nella
chiesa battista di Via Vernazza
si è tenuto un primo incontro di
studenti universitari e di scuole
medie superiori per avviare incontri biblici sotto la direzione
del fratello Finto, ingegnere
evangelico brasiliano che consacra alcuni anni del suo tempo
per questa missione tra i giovani; quest’opera era sino ad ora
compiuta dalla chiesa dei Fratelli senza che si avvertisse una
qualche preoccupazione da parte di altre chiese in questo settore. Ci auguriamo che questo
lavoro unisca maggiormente tutte le chiese evangeliche per una
più concreta testimonianza nel
mondo della scuola.
Battesimo : Renato Calabrese
e Flora Zuffanti hanno presentato il loro figliolo Andrea per
il battesimo la domenica 21.1.’79.
Molti familiari hanno preso parte al culto. Che il Signore guidi
nella vita fìsica e spirituale questa creatura.
A Sampierdarena si è tenuto
il consiglio di chiesa allargato,
con la relazione finanziaria di
'Gianna Zanatta dalla quale risulta un buon andamento finanziario che ci consente di aumentare i contributi vari; altri problemi sono stati dibattuti in riferimento all’attività spirituale.
Anche il bilancio della chiesa di
Sestri si delinea incoraggiante e
prossimamente il Consiglio presenterà la relazione.
tive culturali non sono davvero
molte, e che dobbiamo fare qualche sforzo per far conoscere il
pensiero protestante.
La Biblioteca raccoglie, per
iniziare, oltre 300 titoli di carattere religioso-teologico, in massima parte protestante. Vi si affiancano un centinaio di opere
di narrativa ed alcuni periodici
(protestanti, cattolici del dissenso, o di informazione) per i quali abbiamo sottoscritto l’abbonamento.
Tutto questo materiale ce lo
siamo procurato in parte con
danari nostri, in parte con la
collaborazione di donatori, che
ringraziamo. Il nostro pensiero
è che investire soldi in libri e
giornali (quanto a mobili, abbiamo speso solo i soldi della
vernice per ringiovanire quelli
che avevamo ) ha due vantaggi :
1) acquistare cose che, nell’eventualità di un insuccesso, possono essere regalate o rivendute a
prò di iniziative analoghe in posti dove possono riuscire più facilmente; 2) incentivare in noi
stessi l’aggiornamento biblicoteologico.
Non « off limits » infatti per i
fratelli di chiesa, la Biblioteca
è anzi, a cura di questi, aperta
al pubblico due pomeriggi per
settimana. A questa attività contiamo di affiancare, con frequenza mensile, conferenze, dibattiti, tavole rotonde su temi teologici e di attualità.
PER I MIOPI
PIU’ INCURABILI
Dopo varie proteste e solleciti, Tuilio Vinay si è fatto vivo col suo prolisso resoconto sul Vietnam, pubbiicato su la Luce del 19 gennaio scorso.
Ed a suo parere sembrerebbe una vera « denuncia » contro « l’informazione
unilaterale sulla realtà vietnamita ».
In realtà il suo lungo scritto l’ho un
po’ paragonato alle prediche prolungate, quasi sempre annoianti, che si fanno in certi tempii, che molte volte
portano a perdere il filo delia realtà.
Le sue esposizioni, in parte anche veritiere ed in parte un po' a giustificazione di sistemi inapprezzabili, comunque sminuiscono ia sua responsabilità, pur di uomo votato al bene, e
non risolvono nulla per una tragedia
che affonda le sue radici in un male
difficilmente guaribile. La verità dei
fatti ci è fornita dalle esperienze, che
pure per caparbietà nostra poco o
nulla ci hanno insegnato; eppure non
è necessaria tanta sapienza politica
per venire a conoscere che la violazione dei Diritti dell'uomo non proviene soltanto dai regimi fascisti, o definiti tali; purtroppo, ancor più spiccatamente, sono quelli comunisti a superare i limiti della umana decenza.
E basterebbe dare una scorsa agli av
Ricordando
suor Arcangelo Ferrara
L’annunzio della dipartenza di
suor Arcangela ha richiamato alla mia mente alcuni ricordi: non
più giovanissima fece il suo noviziato a Pomaretto nel convitto
dove soggiornavamo anche noi
studenti della Scuola Latina.
Quel periodo era ricordato con
gioia da suor Arcangela sia per
rinserimento nella vita della comunità sia per il clima di serena
convivenza con i convittori. Vari
anni più tardi ci siamo ritrovati
ad Orsara e la sua collaborazione nelle varie attività della chiesa è stat.a preziosa.
Successivamente durante il
mio ministero pomarino l’ho ritrovata all’ospedale di Pomaretto quale suora e poi direttrice.
Ho ancora rivisto suor Arcange
la ad Orsara alcuni anni fa, ormai a riposo, sempre memore
del suo soggiorno alle Valli ed
in particolare a Pomaretto dove
aveva molte amicizie tra le famiglie della chiesa.
Ricordandola penso anche alla
famiglia Ferrara-Tozzi con i numerosi nipoti per i quali si era
prodigata per collegarli con la
vita della chiesa, specialmente
nel momento dell’emigrazione
che aveva costretto anche molti
suoi familiari ad emigrare al
Nord d'Italia ed all’estero. Ogni
ricordo di persona credente non
deve esaurirsi nel passato ma essere di stimolo a parenti e amici
a restare collegati con la chiesa
dove si è scoperto l’amore di
Gesù Cristo.
venimenti etiopici, dove Russia, Formosa od altri, ci dovrebbero insegnare
molto nel giudicare le questioni! Ora,
alla prova dei fatti, si assiste ad
un'altra triste realtà: ciò che avveniva sotto Thieu, adesso sta avvenendo
per mano dei comunisti, e via di seguito! E ciò è una lampante riprova
che tutti i regimi esclusivisti, e perciò
totalitari, sono perfettamente analoghi.
E le solite giustificazioni dialettiche
nel distinguere « la dittatura del proletariato » da quella « del capitalismo »
non regge. La scottante realtà dovrebbe avere aperto gli occhi anche ai
miopi più incurabili! Infatti, se ci sono quelli che tutto rischiano per evadere dallo sventurato Vietnam, c’è la
sua giusta ragione!
Ma stiamo attenti a non fare pure
noi la fine dei popoli asiatici se non
terremo gli occhi bene aperti, e se non
ricorreremo ai ripari tempestivi prima
che sia troppo tardi. Perché la crisi
che investe i popoli ci ha già aperto
la strada in quanto il mondo va abdicando ai veri valori dello spirito in
nome di una pseudo-redenzione sociale nella sua deleteria concezione materialistica, come lungimirantemente
ci ammoniva G. Mazzini oltre un secolo fa. Molti letterati e moralisti ci
hanno già suonato il campanello di
allarme contro il suddetto pericolo, fra
cui lo storico inglese Arnold Toynbee
« i cui occhi sono abituati a leggere
nel fondo della storia » e ci ammonisce contro l’età della violenza, della
rapacità e dell’egoismo! Lo scrittore
Walter Lippmann, ci addita la catastrofe delle democrazie moderne ed il pericolo del totalitarismo approfittatore
di ciò che non è più sorretto dalla
forza della trascendenza, in quanto la
società, despiritualizzata, diventa cadavere. Ma più di tutto Aleksandr
Solgenitsin, nutrito di profondi sentimenti evangelici come il Tolstoj, senza
mezzi termini, dice: « Voi occidentali
(con una particolare indicazione agli
italiani), non lo sapete, ma farete la
fine della Cambogia e del Vietnam »,
sostenendo che » I popoli sono vili,
la R.T.V. una fabbrica di veleni, la
stampa una fonte perenne di disinformazione ».
Altro che perderci dietro languide
formule di prospettive falsamente sociali come la nostra Umanità sta facendo, entrando stupidamente nella
trappola tesale dalle fuorviate dottrine ed errati sistemi e dal materialismo, quale pseudo redentore dei popoli!
Elio Giacomelli, Livorno
TRIBUNA LIBERA
Prospettive sorprendenti?
TARANTO
« Rapporti fra lo Stato e le
Chiese: è insostituibile la soluzione concordataria? » Questo il
titolo del dibattito, introdotto
dal pastore Salvatore Ricciardi,
con cui la Chiesa Valdese di Taranto ha inaugurato, sabato 27
gennaio, la sua Biblioteca di
cultura religiosa.
Disponevamo di vasti locali,
rimasti praticamente inutilizzati — salvo la cessione in uso ai
Cristiani per il socialismo e le
attività di carattere « interno »
— dopo che l’asilo infantile, gestito dalla chiesa di Taranto, era
stato chiuso nel 1972.
Ci siamo domandati che servizio avremmo potuto rendere
con questo strumento, e abbiamo deciso nel senso suddetto tenendo conto del fatto che a Taranto le biblioteche e le inizia
Nell’articolo « Sorprendenti prospettive sul terrorismo » (Eco-Luce del 5
gennaio) il past. F. Giampiocoli presenta un « documento di studio » —
o meglio i punti salienti di esso — redatto nel maggio scorso dal prof. M.
Miegge (docente di filosofia aH’università di Ferrara) per conto della Commissione delle chiese, sugli affari internazionali (li) di cui egli Miegge fa
parte, non è detto se in rappresentanza della Chiesa Valdese o di altri,
oppure a titolo personale, sul tema
del terrorismo in Italia.
Tale documento, pur non essendo
stato fatto proprio dalla commissione,
è stato poi presentato alle chiese del
C.E.C. « come analisi personale deH'autore ».
Su questa procedura, che a me pare
poco... ortodossa, non intendo comunque insistere.
Osservo, però, che il documento
Miegge non solo lascia fortemente
perplessi per la unilateralità se non
per la patente faziosità dei giudizi
da lui formulati su così grave problema, ma propugna una tesi palesemente falsa ed ormai abbandonata perfino
da chi ebbe a formularla fin daH'inizio (alludo al P.C.I.) perché troppo
chiaramente smentita dai falli. Mi riferisco alla cosiddetta « strategia della
tensione » di cui gli autori sarebbero da ricercare sempre e soltanto
neH’area dell’ultra-destra (politica ed
economica) e mai altrove.
Riducendo la questione ai termini
più semplici, Miegge sembra voler dire:
— quando gli atti terroristici sono
« rivendicati » da gruppi eversivi dell'ultradestra (Ordine Nero, Rosa dei
Venti ecc) nessun dubbio: le sigle sono autentiche, i terroristi sono dei
neofascisti criminali;
— quando, viceversa, il terrorismo
è rivendicato da gruppi di segno opposto (Brigate rosse, Nap, Prima li
nea ecc. ecc.) non bisogna lasciarsi
ingannare: si tratta sempre di gente
che, oggettivamente, fa il giuoco della
destra, serve interessi non chiari, comunque contrari a quelli delle masse.
Perciò, almeno i « mandanti » sono da
cercare... a destra! (E vallo fare a capire a Renato Curdo e compagni!).
Questo giudizio dei Miegge contrasta, oltre tutto, con la realtà dei fatti. E questi fatti ci dicono che, da
quando si è inventata la ■■ strategia
della tensione » secondo la legge del
« cui prodest » (a chi giova?) i partiti
di destra o di centro-destra con il
M.S.I. in testa, sono andati perdendo
continuamente e paurosamente voti e
credito politico, mentre, per converso,
il P.C.I. è cresciuto a dismisura, specie in termini elettoralistici e di potere effettivo (nei comuni, nelle provincie
e nelle regioni... in attesa di coronare
il tutto col compromesso storico in
sede statuale).
Ed allora, dove va a finire la teoria
del ■■ cui prodest »? In Via delle Botteghe Oscure, forse, prof. Miegge?
10 vorrei fare, invece, un altro discorso.
11 terrorismo è la forma più esasperata e sanguinaria della violenza. Questa a sua volta, è frutto dell’odio.
Chi predica l’odio (compreso, al
primo posto, l’odio di classe) predica,
di fatto, anche la violenza, generatrice e matrice del terrorismo.
Qra, siamo franchi: chi, nel nostro
Paese — ma non solo nel nostro —
ha, da sempre, per anni e decenni,
predicato l’odio di classe? L’odio contro lo Stato, le istituzioni, il sistema,
la società di tipo occidentale in cui
— bene o male — dobbiamo vivere?
I germi patogeni del virus terroristico sono nati nel brodo di coltura
dei mass-media dell’estrema sinistra
— di marca feltrinelliana, per intenderci — propagando senza tregua le
tecniche della rivoluzione e della guerriglia dei tupamaros, aizzando dei continuo le masse, specie quelle operaie
e giovanili (le più idonee a lasciarsi
plasmare e plagiare) additando al loro odio e disprezzo le forze dell’ordine, la magistratura ecc. Ed ora si raccolgono i frutti amarissimi di quella
criminale seminagione.
E, sia chiaro, non è esente da responsabilità (morale, s’intende) anche
la nostra stampa, questo stesso giornale, per i tanti interventi « contro la
repressione » anche quando, in realtà,
la polizia insultata, sputacchiata, presa a sassate e a bersaglio di graziose
bottiglie molotov, reagiva timidamente per non essere sopraffatta e per
impedire che quei « bravi ragazzi »
mettessero a soqquadro l’intera città!
Potrei continuare fornendo amplissime esemplificazioni di quanto vado
dicendo ma mi rendo conto che non
debbo abusare delio spazio che la redazione vorrà concedermi.
Concluderò con un pensiero di J.
F. ReveI, che mi pare si attagli molto bene alla realtà delle nostre chiese
« politicizzate » di oggi, e con un altro di A. Koestler... a uso e consumo
dei nostri marxisti alla Miegge.
1) « Se per il cristianesimo non
è più posssibile essere valido senza
identificarsi in una particolare ideologia. allora il credente non ha più
bisogno del cristianesimo; gli basta
aderire direttamente a questa particolare ideologia ».
2) « Sono andato al comunismo
come si va ad una sorgente d’acqua
fresca, e me ne sono allontanato come ci si strappa da un fiume avvelenato, cosparso di macerie di città
morte e di cadaveri d’affogati ».
Questo pensiero di Koestler, non
fa venire in mente il Vietnam di oggi?
Aldo Long
3
r
23 febbraio 1979
APPUNTI DI VIAGGIO ATTRAVERSO IL GRANDE PAESE
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Battisti made in USA Calvino e Khomeini
Proseggile in questo numero e terminerà col prossimo la
riflessione di Paolo Spanu sul battiamo negli Stati Uniti.
Mentre qui ci parla dell’organizzazione delle Chiese e ci offre
interessanti dati statistici, nella parte conclusiva Spanu si
soffermerà sulla vita spirituale e teologica.
« In America tutto è grande, ma
nel Texas tutto è gigantesco »,
è un concetto che ti senti ripetere dappertutto. E ciò vale anche
per le chiese battiste: in USA i
battisti della Convenzione del
Sud sono circa quattordici milioni, ma poco meno di un quarto
di loro sono nel Texas; a Dallas
vi è la chiesa più numerosa (circa 20.000 membri); e naturalmente è dal Texas che vengono molti
degli uomini importanti nel quadro denominazionale. Non c'è da
meravigliarsi, perciò, se la linea
generale di tendenza delle Chiese
della Convenzione è spesso così
« tpana » (gusto della grandiosità, un estremo prammatismo,
conservatorismo biblico, intraprendenza organizzativa, ecc.).
Ma questo genere di battisti
(ce ne sono molti altri che non
si riconoscono nella Convenzione Battista del Sud ohe è quella
che io ho visitato) non possono
essere capiti veramente se non
si tiene presente una serie di fattori. Innanzi tutto le chiese locali sono assolutamente .autonome; esiste perciò l’esigenza di
far fronte ad una serie di obiettivi comuni e a tal fine quelle
chiese hanno creato una serie di
« agenzie » che si occupano di
settori e livelli diversi di servizio
(tale è la « Convenzione Battista », r« Ufficio per le missioni
interne », 1’« Ufficio per le missioni estere », 1'« Ufficio per le
scuole domenicali », le Convenzioni di ogni stato, ecc.); ognuna
di queste agenzie lavora in modo
del tutto autonomo dalle altre;
l’unità dei battisti del sud si
esprime nella pratica collaborazione e nel sostegno di tutti quegli impegni. Questa unità viene
letteralmente « proclamata » e
« celebrata » nella grande assemblea annuale della Convenzione,
ma il luogo decisionale e il luogo della realizzazione deH’unità
rimane la chiesa locale. Per questa ragione la Convenzione battista del sud non si presenta come « una chiesa », ma come un
agglomerato ecclesiastico costituito di chiese, opere, agenzie,
comitati, ecc.
Ho voluto dilungarmi un po’
su questi aspetti organizzativi
per poter fare intendere due
punti essenziali:
1. La realtà battista americana sfugge ad una classificazione che non sia articolata; è impossibile parlare di « una linea »; è assurdo applicarle criteri di giudizio e di analisi europei,
specie quando essi presuppongono l’esistenza di « chiese nazionali » o denominazioni nazionali
organizzate su basi più o meno
centralizzate.
2. Il potere, se così si può
dire, sta teoricamente nelle mani delle chiese locali, ma in realtà proprio quelle agenzie che esse creano e finanziano hanno un
grande potere persuasivo, che
esse utilizzano sapientemente mediante un dosaggio equilibrato
delle tattiche di sollecitazione,
l’uso di elaborate tecniche di
« Public relations », e un continuo contatto con le chiese locali e le loro esigenze.
Crescita numerica
e organizzativa
Da queste considerazioni emerge chiaro che sia estremamente
difficile sentire dai battisti del
sud pronunciamenti puntuali su
questioni d’attualità, ma è anche
altrettanto chiaro che la partecipazione della gente alle decisioni importanti sia abbastanza attiva. D’altra parte le « Agenzie »
e i vari organi di servizio prendono molte decisioni secondarie
in grande libertà, ma raramente
possono esporsi a fughe in avanti. Per queste ragioni i battisti
del sud non brillano per la loro
carica innovativa o per la loro
puntualità profetica.
D’altra parte, dietro la Convenzione battista del sud sta una
storia ben precisa che a me pare
debba ridursi essenzialmente a
questo: superata la fase rivoluzionaria e pionieristica degli anni della guerra d’indipendenza e
poi di quella di secessione, i battisti del sud si dedicarono a sviluppare in modo estremamente
prammatistico il programma
delle missioni (interne ed estere)
collegandolo ad un programma
didattico ben preciso e dottrinario (furono cioè creati all’inizio
del secolo il « Foreign Mission
Board » e il « Sunday School
Board », lo « Home Mission
Board»). Dal 1919, poi, hanno
lanciato un cosiddetto « Piano di
cooperazione » che canalizza tutte le risorse provenienti dalle
chiese per sostenere sia le missioni interne, sia i programmi
di espansione delle chiese e iniziative varie. In barba al conclamato congregazionalismo stretto,
cioè, i battisti hanno superato in
modo pratico le pastoie dell’ideologia della chiesa locale come unica espressione legittima
della chiesa di Cristo.
Il successo di queste formule è
stato notevole sia sotto il profilo
della crescita numerica sia sotto
quello dell’organizzazione interna. « Da un punto di vista pura
mente statistico, la Convenzione
battista del sud è una delle denominazioni più vitali ed interessanti di tutti gli Stati Uniti. Ogni
anno lo sforzo evangelistico militante delle sue 35.000 chiese totalizza centinaia di migliaia di
nuovi membri. La Convenzione
ha stanziato più di 50 milioni di
dollari per l’esercizio 1976-’77, a
favore dei suoi vari uffici e opere, prelevandoli dal programma
di cooperazione, e ha inoltre aumentato quei fondi attraverso oL
ferte speciali sia per le missioni
estere, sia per quelle interne.
...Per molti anni ormai i seminari battisti del sud hanno registrato continui aumenti di immatricolazioni a attualmente in
tutti e sei abbiamo un totale
complessivo di oltre novemila
studenti » (E. G. Hinson « Southern Baptis'ts... » in « The Christian Century », pag. 611, 7-14 luglio 1978).
Potrei continuare a lungo a descrivere la Convenzione battista
del sud. Ma ritengo che le notizie statistiche e gli organigrammi abbiano un interesse relativo.
Vorrei invece parlare della gente che ho incontrato.
Paolo Spanu
(2 - continua)
CONVEGNO FDEI-CAMPANIA
Dibattito sul
problema energetico
Le Unioni Femminili Donne
Evangeliche Italiane (FDEI)
della Campania riunitesi in Napoli in convegno regionale interdenominazionale il 14 gennaio ’79
sul tema: « Che cosa abbiamo
fatto noi uomini e donne della
creazione che Dio ci ha affidato? », hanno dibattuto il problema relativo alla crisi energetica
ed alla necessità della ricerca di
fonti produttive ossia le centrali
nucleari per la produzione di
energia da fissione o altri sistemi alternativi.
Le relatrici hanno esposto con
molta chiarezza, nonostante la
necessità di usare un linguaggio
tecnico, gli aspetti positivi e negativi del problema.
A conclusione del Convegno le
partecipanti hanno votato il seguente documento:
Le Unioni Femminili della P.
D.E.I. riunite in convegno regionale a Napoli il 14-1-1979,
udite le relazioni conclusive
del lavoro svolto nei gruppi e
dopo ampio dibattito,
si impegnano a tenere aggior
nati, all’interno delle singole
Unioni e delle chiese evangeliche
di appartenenza, i dati relativi
ai problemi dell’energia nucleare e di quella alternativa;
chiedono alle forze politiche
e agli organismi rappresentativi di massa di adoperarsi perché
sia assicurato il reale ed effettivo controllo democratico sul reperimento delle fonti di produzione energetica con lo scopo
di evitare la pericolosità e l’inquinamento dannosi all’uomo ed
alla natura;
sollecitano l’attuazione di un
piano globale per il risparmio
energetico che, salvaguardando
l’uso familiare dell’energia, coinvolga in modo primario i settori
pubblici, dove maggiore è lo
spreco;
auspicano che tutti i movimenti femminili, consapevoli che le
donne pagano, prima di altri, le
conseguenze di molteplici inquinamenti, si adoperino a che le
giovani generazioni trovino ad
accoglierle un ambiente e una
struttura igienicamente più sana.
echi dal mondo cristianol
a cura di BRUNO BELLION
Kasemann accusa
Durante una conferenza organizzata dagli studenti evangelici dell’università di Wurzburg
il prof. Ernst Kasemann ha asp ramante criticato quelle chiese (in particolare quelle tedesche) che hanno preso le distanze dalle decisioni del Consiglio
Ecumenico delle Chiese di sostenere la lotta nello Zimbabwe contro il regime di Jan Smith. Egli
avrebbe detto testualmente:
« Nella prospettiva della storia
della Chiesa chi rifiuta di appoggiare queste lotte non può
che essere definito un ignorante ».
Nella discussione seguita alla
sua conferenza dal titolo « La
guarigione dei posseduti » egli
ha accusato le autorità ecclesiastiche di leggere la Bibbia in
maniera unilaterale. « Come è
possibile che i cristiani dimentichino che Dio è nemico di tutti coloro che cercano la propria
soddisfazione e sono sazi? Gesù non è forse stato crocifisso
tra due condannati per alto tradimento? ». Per più di quattrocento anni l’uomo bianco non
ha fatto che spadroneggiare sul
resto del mondo sfruttandolo a
suo vantaggio ed ora le chiese
di questa parte del mondo osano alzare alte grida al cielo se
in qualche punto del globo un
negro osa impugnare una pistola per ribellarsi a questo stato
di cose?
La tirannide, continua Kàsemann, non può essere difesa e
sostenuta dalle chiese.
Olimpiadi e Chiese
Secondo voci attendibili, l’Unione Sovietica ha previsto di mettere a disposizione degli atleti
che saranno a Mosca per le olimpiadi del 1980 tre sale di culto e
riunione all’interno stesso del villaggio olimpico. Si tratterebbe
di un locale per i cristiani, di
uno per i musulmani e di uno
per gli ebrei.
La ricorrenza dell’ll febbraio,
con le relative celebrazioni per il
cinquantenario del Concordato,
è stata sottolineata da tutta la
stampa con un ventaglio di opinioni che, nel ricordo del 1929 e
in quello del 1947 (inserimento
dell’art. 7 nella Costituzione), rispecchia il variegato panorama
politico. Dalla larga messe di
carta stampata alcune osservazioni è possibile rilevare:
— la prima, da Giancarlo Zizola sul Giorno, secondo la quale
alle fortune della Chiesa nella
Repubblica Italiana hanno contribuito infinitamente di più le
vaste presenze della base cattolica (fedeli, preti, alcuni vescovi)
nella resistenza che non gli accordi verticistici che hanno permesso la « costituzionalizzazione » dei Patti lateranensi. Con la
ovvia conclusione (in parte fatta
propria anche da Carlo Bo sul
Corriere e da altri) della inutilità di una politica concordataria per una chiesa che il Concilio vorrebbe aver rinnovato.
— la seconda, ripresa pure da
molti, riguarda la confusione che
si fa tra « Trattato del Laterano » e « Concordato ». Il primo è
un trattato internazionale che
chiude una controversia, arrivata al livello di guerra (1859 e
1870) tra Stato italiano e Stato
della Chiesa. È sostanzialmente
un trattato di pace tra due potenze, assimilabile a tutti quelli
che hanno chiuso altre guerre e
la cui inserzione nella Costituzione (art. 7) può solo significare il
fermo impegno delle parti di
non voler più guerre tra Italia e
Stato della Chiesa. Il secondo è
un patto che riassume accordi
operativi tra due stati, simile
concettualmente ad un qualsiasi
trattato commerciale, doganale,
fiscale o altro, che difficilmente
può pretendere alla eternità costituzionale in quanto, per sua
stessa natura, deve poter essere
denunciato da una delle parti
contraenti.
— molti richiami, espliciti o
impliciti, alle Intese recentemente definite tra Stato e Chiese
valdese e metodista, o in corso
di discussione con altre religioni
minoritarie, che, a detta di molti, potrebbero degnamente contribuire ad una sostituzione del
Concordato con altre forme di
accordi. Anche Franco Trombotto su « L’Eco del Chisone » non
rinuncia a questa ipotesi, anche
se preferisce riferirsi alle « Intese » che hanno sostituito in
Spagna il Concordato fra stato
e chiesa cattolica, piuttosto che
a quelle valdo-metodiste.
— e infine una interessante
rievocazione storica del Resto
del Carlino che riporta la relazione stesa da Mussolini per il
re, dopo il colloquio avuto con il
papa a firma dei Patti avvenuta.
Interessante perché da essa appare come il papa si lamentasse
con Mussolini del largo spazio
ancora concesso alla propaganda protestante. In un apposito
memoriale consegnato dal papa
si parla di Firenze, Spezia, Piaz
za Armerina e Riesi come luoghi
nei quali, nel 1929, la propaganda protestante aveva successi.
Quanto lontano tutto questo dai
« fratelli separati » di Giovanni
XXIII... e dalle nostre discussioni sulla « necessità di evangelizzare ».
Qualche eco ancora della settimana ecumenica. Alle celebrazioni comunitarie di Venezia,
svoltesi nella Chiesa valdese,
in quella greco-ortodossa e in
quelle cattoliche di San Lorenzo
a Mestre e di San Marco a Venezia (con attivo intervento di laici
come Guido Colonna) si sono aggiunte quelle di Trieste con presenza di sacerdoti cattolici, greco-ortodossi, del pastore valdese
Bert e di quello metodista Martelli.
* * *
Sul Corriere della Sera Alfredo Todisco scrive l’8/2 sulla crisi della civiltà industriale di niassa nei suoi distinti aspetti, liberal-capitalista e comunista. Si
chiede il Todisco se il rilancio di
valori « religiosi » dimostrati dall’accoglienza riservata in Messico a ffiovanni Paolo II e dal successo della rivoluzione islamica
dell'ayatollah Khomeini, non significhino più di quanto appare,
e non siano in realtà « tendenze
alla umanizzazione del Vangelo
senza residui di trascendenza »
o « una risorgente antitesi tra
fede e sviluppo capitalistico moderno », ed attraverso tali aspetti la ricerca « di un’altra via al
miglioramento della condizione
umana, diversa dal modello dei
due imperi » (USA e URSS). .Non
sembra credibile che le « religioni », nessuna di esse, siano in
grado di risolvere i problemi
della sistemazione politica ed
economica del mondo; sembra
invece credibile che possa essere
compito delle « religioni » operare per convertire TUomo e rendere così più giusta ed accettabile la società in cui l’uomo vive.
È nostro compito in una situazione di evidente crisi di tutta
una civiltà industriale, come
quella che viviamo, operare perché nella nuova organizzazione
che il mondo saprà- darsi, siano
salvati quei valori umani che la
Riforma dia riaffermato e che
hanno la loro base, al tempo
stesso immanente e trascendente, nella figura evangelica di
Gesù.
* * *
Al TG2 del 13 febbraio Ruggero Orlando, commentando le vicende iraniane, accennava al fatalismo musulmano, e per spiegarlo ai suoi ascoltatori lo paragonava alla, predestinazione calvinista, accusata di avere « abolito il libero arbitrio ». E vero
che il problema teologico conseguente non è di facile comprensione, ma ridurre la « predestinazione » calvinista al « fatalismo » musulmano sembra un
po’ troppo, anche per i teleschermi del 'TG2.
Niso De Michelis
SVIZZERA
Maggior spazio
per “Voce evangelica
fi
Con il 1° numero del 1979 il
mensile « Voce Evangelica », delle Chiese di lingua italiana in
Svizzera, ha ampliato il suo spazio passando da sei a otto pagine. La decisione, maturata nel
corso di una assemblea delle
Chiese evangeliche a Poschiavo,
intende potenziare e valorizzare
l’informazione tra le chiese ed
offrire, nel contempo, un giornale con maggior respiro. Elena
Fischi!, che da un anno dirige
il mensile, in un breve commento significativamente intitolato
« Un passo avanti », dopo aver
spiegato le ragioni del potenziamento, precisa contenuti e obiettivi del periodico : « La prima
pagina conserverà il suo carattere precedente con l’editoriale
e un articolo di fondo, la seconda pagina sarà caratterizzata da
riflessioni e da studi biblici e
offrirà regolarmente una medi
tazione. La terza pagina cercherà d’aprirsi quanto più ampiamente possibile alle informazioni sul mondo evangelico e cattolico... Le tematiche generali, con
le relative documentazioni, saranno invece sviluppate nelle
due pagine centrali. Nella sesta
pagina informazioni sul terzo
mondo. Infine nelle altre due pagine cronache delle comunità,
recensioni; informazioni sui problemi dell’emigrazione... ». Il primo numero di quest’anno ricalca fedelmente questo schema.
A « Voce Evangelica » ci si può
abbonare versando la somma di
L. 4.000 (per l’Italia) sul c.c.p.
2/44813 intestato a G. Mathieu,
via XXV aprile, 6, 10066 Torre
Penice (To).
Agli amici svizzeri auguri, dalla nostra redazione, di buon lavoro!
G. P.
4
23 febbraio 1979
BREVE STORIA DEL METODISMO • 2
Giovanni Wesiey e ii
“Ciub dei Santi” di Oxford
Studio assiduo della Scrittura, preghiera in comune e impegno a favore dei poveri nel programma dei primi « metodisti »
Per il giovanetto provinciale —
figlio del Rev. Samuele Wesiey,
pastore di Epworth nel Lincolnshire — trasferitosi ad Oxford
per intraprendervi gli studi superiori, l’impatto con l’ambiente
della società cittadina fu forte.
Non meraviglia il fatto che proprio in quel periodo gli si presenti il momento della crisi spirituale con il problema che è
per tutti, e fu da sempre per
l’umanità intera, il primo problema posto dalla ominazione:
la realtà del peccato e la difficoltà di riconoscere la via della
salvezza.
Potrebbe essere interessante
stabilire im parallelo tra questa
crisi giovanile e quella che jportò il giovane Lutero in convento. Entrambe infatti non dovevano poi venir risolte in una
evasione mistica o nell’esaurimento di un processo conoscitivo, ma dal sopravvenire di un
processo di maturazione spirituale. Per ciò che riguarda il giovane Wesiey la maturazione sarebbe avvenuta lentamente, durante tutto il periodo oxfordiano, per completarsi nella riscoperta di quel valore primario
della Scrittura che la Riforma
aveva ormai stabilito come arco
obbligato sotto il quale avrebbe
dovuto passare nei secoli chiimque avesse intrapreso il cammino della fede. Valore primario
che il formalismo rituale della
religiosità del tempo aveva soffocato.
Se la necessità dello studio
della Scrittura, infatti, era ormai inevitabile in ambiente protestante, non doveva però significare l’accettazione esteriormente dogmatica di principi formali
scritti nel « Libro » che, per il
fatto di non essere approfonditi
nella coscienza rimanevano epidermici nel- comportamento, residuati infantili nella memoria,
e perciò estranei alla personalità agente.
All’università
senza parrucca
A questo riguardo l’ambiente
universitario di Oxford, nel quale nel giugno del 1720, a 17 anni,
Giovanni Wesiey si trovò immerso come matricola del « Christ
Church », uno dei Collegi di quella prestigiosa Università, non
era diverso da quello del resto
della società circostante; anzi,
pare che proprio il fatto culturale venisse a giustificare lo sfogo di ogni licenza.
Non fu facile dunque per il
nuovo convittore mantenersi tra
gli elementi moderati della gioventù universitaria, e al tempo
stesso compiere gesti ribelli nei
confronti della tradizione elegante e manierata vigente nel Collegio, come quello di rinunciare
alla parrucca incipriata, privilegio indiscusso degli studenti e,
per reazione, comparire in pubblico — come d’altronde preferì
fare per tutta la vita — con i
suoi propri capelli, alla maniera
dei più umili cittadini del regno. Può darsi che questo suo
atteggiamento gli fosse facilitato dal non avere del tutto abbandonato quel misto di rigorismo comportamentade e di pietà non conformista che gli era
stato inculcato dalla pur anglicana educazione familiare ricevuta da ragazzo.
Comunque, terminati gli studi
accademici e ordinato diacono,
lo troviamo nel 1726 docente in
quel « Lincoln College » sempre
ad Oxford, che per statuto non
poteva accogliere altro che studenti in teologia. Ve lo troviamo
impegnato in due importanti incarichi contemporaneamente. Quello di « Lettore di greco »
e quello di « Moderatóre dei corsi ». Il primo corrisponde alla
nostra cattedra di Teologia del
Nuovo Testamento, ed era così
chiamato perché le lezioni venivano impartite direttamente sul
testo greco. Il secondo consisteva nel presiedere le esercitazioni di dibattiti accademici che
giornalmente venivano indette
.nell’aula magna. Probabilmente
si trattava di aride logomachie,
schermaglie cioè verbali nelle
quali si cimentavano i sostenitori di tesi opposte che il Moderatore doveva poi comporre. Da
questo esercizio tuttavia Wesiey
trasse e sviluppò quel vigore dialettico e quella particolare acutezza di talento che gli servirono poi nella vita per cogliere i
più nascosti sofismi di ogni argomentazione.
Fu in questo periodo che, all’infuori dei suoi impegni accademici, Wesiey regolò con un
programma severo di lavoro l’impiego del proprio tempo in mo
Dispense della Facoltà
Valdese di Teologia
Pubblichiamo l’elenco delle dispense della Facoltà valdese di
teologia oggi disponibili.
Miegge: Salmi scelti
SoGGiN: Prolegomeni per la
Teologia dell'Antico Testamento
SOGGiN; Teologia dell’A.T.
(Il codice Sacerdotale)
CoRSANi; Corso di greco biblico
Coreani ; Ermeneutica elementare (prima parte)
CORSANi; Cinque lezioni sul
vangelo di Giovanni
Miegge: Pagine scelte dall’evangelo di Giovanni
Miegge; Epistola ai Galati
Subilia; Elementi di teologia giovannica
V. Unnik: « Tutti coloro
che invocano il nome di
Gesù Cristo » (Conferenza)
Subilia: Storia dei Dogmi
(secondo secolo)
Lire
2.000
1.500
1.500
2.000
1.000
800
2.000
2.000
Novità
1.500
do da portare a termine gli studi che si compirono con il conseguimento nel febbraio del 1727
del titolo di « Master of Arts ».
I « Metodisti »
G. Wesiey presiede una delle riunioni del Cenacolo di Oxford.
Fu anche in questo medesimo
periodo che fu messo a capo della piccola società di studenti e
professori fondata poco prima
da suo fratello Carlo. Sotto la
direzione di Wesiey questi giovani non si impegnarono soltanto ad osservare, forse troppo rigidamente, le regole della chiesa anglicana, ma per aprirsi un
varco nella corposità della vita
cittadina ed essere una presenza
riabilitante nella compagine più
negletta della società, accanto
all’esercizio culturale dell’assiduo
studio della Scrittura ed all’esercizio spirituale della preghiera in
comune, posero l’impegno pratico di aiutare i poveri, di assistere i malati e di visitare i carcerati. Tutto ciò senza rinunciare
agli obblighi inerenti alla loro
normale vita di studenti o docenti.
Fu quello che non poco sarcasticamente i loro compagni di
Collegio chiamarono « Club dei
santi », e i cui membri, per il
metodo di vita che si erano scelti, chiamarono « metodisti ».
L’aver personalmente deciso di
devolvere il prezzo settimanale
della acconciatura della parrucca ai bisognosi, il predicare che
« tutto quello che vien speso in
più del dovere cristiano di mantenersi è sangue del povero »,
l’organizzare collette trimestrali
presso gli amici per soccorrere
i disgraziati rappresentava certo
una prassi non comune ed una
avanzata capacità di sentire socialmente, ma non rispondeva
alla aspirazione di una presenza
cristiana nuova e sconvolgente
gli schemi esistenti. A tanto,
neppure il Cenacolo di Oxford
arrivò; e nel 1735 Wesiey, con il
fratello Carlo e due amici del
Gruppo, accettò volentieri l’invito a partire missionario per
l’America del nord, nella colonia
inglese di recente fondazione in
Georgia.
del protestantesimo — e dalla
sua tendenza poliglotta, così
strana in un inglese, che gli concesse di estendere la predicazione a tedeschi, francesi e spagnoli. L’italiano lo imparò in quella
occasione per poter predicare ad
una minuscola colonia di Valdesi. Ecco, dalle testuali parole del
suo giornale, la descrizione della
mattinata di domenica 30 ottobre 1737: «Tenni il primo culto
in inglese dalle cinque alle sei e
trenta di mattina. Alle nove tenni il culto in italiano per alcuni
Valdesi (to a few Vaudois), poi
un secondo culto in inglese con
S. Cena, e quindi il culto in francese all’una ».
In America
■ L’insediamento non fu facile.
Forse l’unico conforto lo ebbe
nella istituzione a Savannah delle prime scuole domenicali — che
da allora furono un privilegio
Neppure una tale intensa attività bastò a soddisfarlo. A 34
anni, dopo esperienze non leggere, il suo problema era ancora
quello vecchio della sua prima
giovinezza: « Sono andato in
America per convertire gli indiani: chi convertirà me! » Tornò
dunque a Londra.
(continua)
Sergio Carile
ALCUNE PRECISAZIONI DI AUGUSTO ARMAND HUGON
A proposito di Gianavello
Vinay: Lutero. La giustificazione per fede fondamento di un’etica di libertà 1.500
Vinay: La penitenza nella
teologia di Lutero 1.500
Vinay; Il ministero della
parola nel pensiero della
Riforma 1.500
Gönnet; La protesta valdese da Lione a Chanforan 2.000
Vinay; Catechetica 1.500
Moltmann: Teologia della
speranza politica della liberazione (Conferenza) 500
Rostagno: Introduzione agli
studi teologici 1.500
S. Rostagno, Introduzione agli
studi teologici. 65 p., lire 1.500.
500
2.000
Il quadro delle discipline teologiche e il collegamento tra esegesi biblica, storia, sistematica.
.Indispensabile quale primo, approfondito orientamento per chi
inizia a studiare teologia.
Ho letto con interesse la rievocazione dovuta alla penna di Ermanno Genre della figura di Josué JanaveI (preferisco chiamarlo col suo nome francese o patois, anche se l’italiano
Gianavello non suona male}. Mi sia
permesso fare alcune rettifiche necessarie, soprattutto perché è attraverso
certi sbagli che nascono poi certe interpretazioni o falsi storici non accettabili, anche se a buon mercato.
L’articolo rievocativo inizia con una
« constatazione »: « Il fatto che Giosuè
Gianavello sia stato un semplice contadino del ’600 ha risparmiato alla
chiesa vaidese di ricordare nel 1940
il 250“ anniversario della sua morte, e
nel 1967, il 350“ anniversario della sua
nascita ». il che è esatto per metà:
infatti, nel febbraio 1940 Attilio dalla
consacrava a JanaveI una serie di articoli sull’Eco delle Valli, poi raccolti lo stesso anno in un opuscolo intitolato « Glosué Gianavello a Ginevra. Nel 250“ anniversario della sua
morte », di 24 pagg. E nello stesso anno, sempre a cura di Attilio dalla, appariva un altro opuscolo col titolo;
« I luoghi dell’azione eroica di Giosuè Gianavello »: era l'opuscolo del
17 febbraio, distribuito a tutte le chiese per le famiglie valdesi!...
Nella « manchette » della pagina in
questione, E. Gente fa risalire all’epoca fascista, e perciò viziata Ideologicamente, la traduzione della frase di
JanaveI « qu’il n’y alt rien de plus
ferme que votre foi » nell’italiano
« nulla sia più forte della vostra fede ». Anche questo è relativamente
esatto: infatti, a parte la sottigliezza
tra forte e fermo riferito alla fede,
che lasciamo ai filologi, Attilio dalla,
autore crediamo di tale traduzione, si
è servito abbondantemente dell’opuscolo commemorativo di Jean dalla,
dove è riportata l’espressione « que rien
ne soit plus fort que votre foi » (p.
16). Ora questo opuscolo risaliva al
1917, e a queU'epoca il fascismo non
esisteva ancora nemmeno nella testa
di Mussolini.
Più grave l'abbaglio di Genre, dove
egli cerca di spiegarsi « le motivazioni
che hanno spinto I Valdesi ad impugnare le armi », ed in particolare attribuisce a JanaveI l’ispirazione della sua
azione di resistenza ad una possibile
influenza dello scrittore ugonotto Jurieu. Ora questi nel 1655, allorché
JanaveI difendeva Rorà e le Valli, era
solo uno studentello di 18 anni, e
non aveva ancora scritto assolutamente nulla...
Senza quindi scomodare Jurieu, od
altri, la spiegazione della resistenza
di JanaveI si trova semplicemente nella storia recente del protestantesimo
europeo (guerre di religione in Francia
e guerra dei trentanni in Europa), e
ancora più vicino nella tradizione valdese: fin dall’autunno del 1560, in occasione della prima crociata contro
le Valli, i Valdesi avevano discusso
a lungo il problema della violenza,
della resistenza, dell’obbedienza allo
stato, e si erano risolti fin da allora
per quella via che Jurieu non faceva
ohe ribadire 120 anni più tardi. Già
allora essi avevano detto e scritto che
era lecita la difesa contro la prepotenza, che « era lecito ripulsare la violenza dei nemici loro in simili necessità
e così estreme ». E non possiamo qui
citare i molti documenti in proposito:
ne sono ricche le pagine degli storici
Gilles e Lentolo.
Il problema si ripresentò crudamente proprio nel 1655, allorché i Valdesi ripetevano ancora al marchese di
Pianezza la loro decisione di non venire a nessun patto che potesse ledere
la loro libertà di culto: • le nostre coscienze salve e la libertà di servire
Dio secondo la Sua parola ». L’alternativa non poteva essere che la resistenza e la guerra.
Mi scuso della lunghezza di queste
note: ma non si può permettere alla
storia di subire troppi infortuni, oltre
a quelli che già per sua natura incontra...
Augusto Armand Hugon
Devo un ringraziamento al prof. A.
Armand Hugon per queste sue precisazioni. Vorrei, a mia volta, aggiungere alcune osservazioni.
Giustamente A. Hugon ricorda gli
articoli di A. ¡alla sull’Eco delle valli
del 1940 e l’opuscolo della Società di
Studi valdesi dedicato al 250° anniversario della morte di JanaveI in occasione del XVII febbraio. Però è pur
vero che « la chiesa » non ha intrapreso nulla di più che questo. Voglio
dire che non vi è stato, nel 1940. qualcosa di analogo alle « solennità » del
1939 in cui quella generazione ricordò il glorioso rimpatrio (ad Arnaud
si costruì un monumento e Gianavello fu tranquillamente ignorato — che
poi il monumento sia stato inaugurato
con un discorso di chiara ispirazione
fascista mi pare pure c? significativo »
— si veda l’opera dello storico Viallet
a questo proposito).
Sulla traduzione italiana di « qu’il
n’y ait rien de plus ferme que votre
foi » non sono d’accordo con A. Hugon; non credo sia pura questione filologica. Io vedo in questa traduzione una
questione di ordine teologico, una diversa sensibilità nel capire e vivere la
propria fede. Se è vero che A. Jalla
conosceva il testo di J. Jalla del 1917,
è pur vero che A. Jalla da storico qual
era, ha avuto la briga di andare personalmente negli archivi di stato di
Torino dove ha scoperto due diversi
manoscritti delle « Istruzioni militari »
di Gianavello (un terzo sembra quello
citato da A. Pascal!?). E tutti e due
questi manoscritti hanno la parola
« ferme » e non « fort ». Mi chiedo;
come mai, mentre il puntiglio storico
di A. Jalla gli ha fatto apportare numerose correzioni al primo manoscritto (pubblicato in appendice al volume
di Arnaud), non gli ha suggerito di
tradurre correttamente il francese?
Dubito che il motivo possa essere attribuito al fatto di voler restare fedele ad una citazione di J. Jalla dimostratasi inesatta.
L’ultima osservazione di A. Hugon
mi trova invece pietmmente d’accordo,
lo ignoravo questi testi del 1560 che
danno luce sufficiente per capire le decisioni che saranno prese in seguito.
La mia preoccupazione però non era
evidentemente quella di far dire a Jurieu nel 1655 ciò che dirà nel 1686-89,
bensì quella di reperire una riflessione
esegetica e teologica sulla questione di
Romani 13 che potesse essere in qualche modo alla base anche della posizione dei valdesi. Io resto tutt’ora sulla mia fame; non so se vi fu all’interno
del mondo Valdese una tale riflessione che invece caratterizzò gli ugonotti
francesi con due opposte posizioni rappresentate da Jurieu e da J.B. Bossuet
(si vedano i suoi « Avvertimenti ai
protestanti a proposito delle lettere del ,
pastore Jurieu « tra il 1689 e il 1691).
E. Genre
5
ì'
23 febbraio 1979
UN DOCUMENTO DELL’ALLEANZA RIFORMATA MONDIALE
1979: anno internazionale del bambino
> 'SÌ'*.
7*'
(segue da pag. 1 )
la sua razza, il suo colore, il suo
sesso, la sua religione, la sua origine nazionale o sociale.
« Ma tutto questo è naturale »,
saremmo tentati di esclamare
leggendo questa lista! Ma è proprio vero? Accordiamo veramente sempre questi diritti ai nostri bambini, senza alcuna restrizione? Esaminiamo il primo
di questi diritti, il Diritto all’affetto, all’cimore, alla comprensione. I nostri bambini sono sempre ben accolti in questo mondo
caratterizzato dal materialismo?
Siamo preparati, per il loro bene, a limitare le nostre pretese e
le nostre comodità? Nella vita di
tutti i giorni, a vigilare, a trovare il tempo necessario per rispondere ai loro bisogni e alle
loro preoccupazioni, a prodigare
loro amore, quando siamo trattati noi stessi senza amore, ad
aver comprensione verso di loro
quando ci sentiamo noi stessi incompresi?
L’Anno Internazionale del Bambino ha lo scopo di risvegliare
l’opinione pubblica, per cercare
di migliorare i servizi di base
per l’infanzia in tutti i paesi.
Non si può naturalmente realizzare questo scopo con un programma unificato, perché i bisogni dei bambini variano da
un paese all’altro, ma con dei
programmi del tipo « fallo tu
stesso » « prendi tu stesso la cosa in mano », lasciando libero
corso a nuove iniziative. I paesi
sono invitati a formare dei comitati nazionali per coordinare
gli sforzi delle diverse organizzazioni miranti al miglioramento
di alcuni aspetti della protezione
deH’infanzia, quali l’educazione,
le cure mediche, la legislazione
riguardante Finfanzia ecc. — se
necessario. Nuovi programmi di
servizio in favore dell’infanzia
significano ugualmente l’applicazione di nuovi mezzi. Su questo
punto particolare dovrebbe farsi
strada la solidarietà internazionale. Una parte degli sforzi intrapresi nei paesi industrializzati dovrebbe mirare a migliorare le sorti dei bambini della
loro stessa nazione, sempre riservando un’altra parte dei loro
programmi al miglioramento di
quelli dei paesi in via di sviluppo.
Molti paesi hanno risposto a
questo appello e formato dei comitati nazionali. Ognuno di essi
elabora il proprio programma
occupandosi di temi come la protezione del bambino, il bambino
nella sua famiglia, il bambino
handicappato, il lavoro dei bambini, la droga tra i bambini, i
bambini dei rifugiati e di altri
ambiti ancóra. Il ventaglio di
queste preoccupazioni è molto
ampio e non si può che sperare
che la società ripensi alla sua
responsabilità nei confronti dei
bambini perché possano avere
il loro posto, ricordando che sono loro che costruiranno la società di domani. Non bisogna
dimenticare ugualmente che i
___________IMPEGNO PER L’AUTONOMIA DEL BAMBINO
«Satellite dell'adulto»
Dopo aver riletto qualche pagina di un suo interessante libro, « I figli non sono nostri »
(editrice Vallecchi), sono stato
a far visita al dottor Gian Paolo Meucci, dal 1966 presidente
del Tribunale per i minorenni in
Firenze.
La sua sede è poco distante
dalla stazione ferroviaria di S.
Maria Novella e ciò facilita in
qualche modo il triste viaggio
di tanti genitori che dagli altri
centri della Toscana vengono a
Firenze per seguire con ansia la
sorte dei loro figli sfortunati.
Scopo della visita al mio più
anziano e illustre collega era
quello di « intervistarlo » per un
articolo su La Luce, che all’anno
internazionale del bambino vuol
dare quella eco che ancora la
stampa non ha efficacemente
dato.
È stato per me difficile tener
dietro, con gli appunti, alle parole del presidente, perché quando parla di ragazzi, Meucci si
accende di vivo entusiasmo e
gli argomenti si intrecciano con
l’irruenza dell’amore e la forza
della speranza.
Cercherò, comunque, di riportare più fedelmente possibile il
suo pensiero sul significato della proclamazione del 1979 come
anno internazionale del bambino,
fatta dall’Assemblea generale
delle Nazioni Unite a venti anni
di distanza dalla redazione della non troppo conosciuta Carta
dei diritti del fanciullo.
Ê l’anno del bambino, ma
non dobbiamo subito e soltanto pensare a quelli che vivono
e muoiono nei paesi sottosviluppati, perché « nei confronti dei
bambini siamo tutti in condizione di peccato », e l’iniziativa dell’ONU serve — deve servire —
a farci prendere coscienza di
un dato fondamentale eppure
tanto trascurato: il bambino è
generalmente considerato « un
satellite dell’adulto », un oggetto
di proprietà dei genitori, che sovente giustificano con il bisogno
di protezione del piccolo questo
sentimento antico che affonda
le radici nel Vecchio Testamento.
Qui è il senso dell’iniziativa
internazionale: aiutare noi tutti
a prendere coscienza della « autonomia del bambino », così che
muti l’ottica corrente e maturi
Tina nuova cultura, in una indi
Intervlsta al
dott. Clan Paolo Meucci
spensabile « rivoluzione copernicana », che porti ad un recupero di libertà.
Vanno incoraggiate tutte le iniziative che come scopo abbiano
quello di cancellare lo stereotipo che riproduce una concezione di rapporti genitori-figli in
termini superati, nella consapevolezza che « l’umanità deve dare al fanciullo il meglio di sé ».
Dopo la nascita fisica della
nuova creatura, vi è una seconda nascita, che è quella dell’età
evolutiva, e anche a questa l’adulto deve partecipare nelTinteresse del bambino, che deve essere educato.
Ma su questa funzione pedagogica bisogna intendersi: per
il dottor Meucci « educare » il
fanciullo vuol dire « renderlo
capace d’amore ». E soltanto avendo vissuto un rapporto d’amore, un bambino può appropriarsi di questo valore, di questo patrimonio che deve a sua
volta trasmettere.
« Noi partecipiamo all’opera
creatrice di Dio per quel tanto
che aiutiamo la nuova creatura
ad esplicitare tutte le potenzialità di originalità », senza privarlo della sua identità.
Non a caso la Carta dei diritti del fanciullo ha posto questo principio: « Il fanciullo, per
lo sviluppo armonioso della sua
personalità, ha bisogno di amore e di comprensione».
È chiaro che l’amore non può
essere imposto per legge, e proprio per questo la Chiesa ha
una rilevante funzione pedagogica: nel testimoniare l’Evangelo,
la Chiesa soddisfa un impegno
educativo, perché predica l’amore e impegna in prima persona
l’adulto, che tende a mostrarsi
disponibile e anzi pronto ad un
« esproprio del momento educativo » a favore della scuola,
dell’istituto, dello psicologo.
Mantenere viva la presa di coscienza del credente, questo il
compito della Chiesa.
Le opere della Chiesa, ho chiesto, hanno un senso, oggi? Ricordavo, infatti, una frase del
libro citato: « Nella istituzione si
realizza una forma di isolamen
to alienante, che impedisce il
verificarsi di ùn rapporto interpersonale, che toglie ogni stimolo alla crescita, che annienta ogni originalità, che condiziona
la emotività, fino a trasformare
un ragazzo in una cosa fra cose (...) ».
La Chiesa, sostiene il presidente Meucci, deve prima di tutto
opporsi alla deresponsabilizzazione deH’uomo e deve poi supplire alle carenze che purtroppo
non possono essere trascurate:
non in tutte le famiglie vive un
reale rapporto d’amore, così che
necessita pure avere delle strutture di appoggio che devono però essere in grado di offrire ai
ragazzi un modello completo di
vita.
La capacità d’amore è difficilmente strutturabile in organismi assistenziali, ma nelle opere delle chiese vi può essere un
quid vivificante, perché il credente non «lavora» in un istituto, ma si dona, dopo una necessaria preparazione professionale.
«Non si può per legge obbligare ad amare», mentre questo
bisogno di amore è fondamentale. Proprio la mancanza d’amore segna di rughe profonde
e vergognose questa nostra società e arreca violenza ai grandi
come ai piccoli. La Chiesa sa da
quale parte deve stare e quindi
grande è la sua funzione.
Nel salutarmi, il collega mi
ha ricordato una cosa che onestamente ignoravo: il servizio
pubblico impegnato nella « protezione » — il termine non piace al dottor Meucci — dell’infanzia è stato strutturato dopo che
già si era pensato all’Ente Nazionale per la protezione degli
animali!
Per strada, mi sono venute
alla mente le parole iniziali di
una parabola molto conosciuta:
« Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e s’imbatté in
ladroni... ». Forse la reminiscenza non è del tutto pertinente, o
forse rileggendo la parabola possiamo ricordarci come l’amore
sia universale, così che una certa logica può esserci.
A me sono venute in mente
quelle parole, che volete?, e del
resto i ricordi rispondono ad
una logica sotterranea e personale.
Daniele Propato
Una rubrica su
“La Scuola Domenicale”
Al prossimo numero della
rivista « La Scuola Domenicale » sarà accluso il documento che il Consiglio Ecumenico delle Chiese ha predisposto sull’Anno Intemazionale del Bambino. Tradotto a cura del Servizio Istruzione e Educazione della Federazione, questo documento
sarà diffuso sia come allegato alla rivista sia con un invio alle chiese.
Il prossimo numero della
rivista, che dedica quest’anno
una rubrica all’Anno Inter
nazionale del Bambino, conterrà tra l’altro:
— l’introduzione al documento del CEC;
— un articolo di Sergio Rostagno: La Santa Cena ai
bambini;
— un articolo di Franco Girardet: I bambini, vittime
dei genitori.
— la lettera, riprodotta in
questa pagina, da utilizzare nel lavoro delle Scuole
domenicali.
bambini non possono aspettare.
Tutto ciò che si deve fare per
loro, deve essere fatto oggi stesso, perché a ogni giorno che passa senza che un bambino abbia
veramente la possibilità di essere un bambino, sapraggiungerà
un giorno in cui la sua infanzia
sarà svanita, in cui si avvierà inesorabilmente verso l’età adulta...
Sappiamo oggi ohe i primi anni
della vita di un essere umano
sono decisivi per la formazione
della sua personalità. Se desideriamo avere degli adulti felici
domani, dobbiamo allora oggi,
sforzarci di assicurare una infanzia felice e spensierata a tutti
i bambini dèi mondo.
Il compito
delle chiese
Dove si colloca la partecipazione delle Chiese all’Anno Internazionale del Bambino? Per esse,
questo problema si pone su due.
piani contemporaneamente: le
chiese sono ugualmente chiamate a essere le protettrici del Fanciullo e a fare in modo che le
sue condizioni di vita nella società attuale siano migliorate
per il suo benessere fisico. Ma il
compito delle Chiese è più profondo: dobbiamo una buona volta porci la domanda sul ruolo
del bambino nella vita della Chiesa. Le Chiese cercano in tutte le
forme di vita ecclesiale di fare
giustizia ai bambini? Il bambino
può ricevere un insegnamento
cristiano, in materia di fede e di
vita cultuale adatto alla sua comprensione? Oppure trattiamo i
bambini come degli adulti in miniatura, facendoli vivere in margine alla vita liturgica, passando
così vicino ai loro bisogni?
E per terminare, consideriamo
anche la nostra comprensione
teologica riguardo all’ infanzia.
Che cosa significa essere un bambino per i cristiani? Cosa vogliamo dire quando parliamo di figliolanza divina? Si tratta semplicemente di una idea tratta dalla Bibbia che ci è divenuta familiare? Forse dobbiamo prendere
più sul serio le parole di Gesù
quando dice: « Lasciate quei
bambini, non impedite che vengano a me, perché il Regno di
Dio appartiene a quelli che sono
come loro » (Matteo 19, 14).
Lettera a bambini e ragazzi fino a 14 anni
Dedicato al bambini
Gli adulti hanno pensato di dedicare
l'anno 1979 ai bambini nel mondo.
Anni fa c'è stato l'anno della donna,
in cui si è discusso cosa c'era che
non andava in un mondo organizzato
a vantaggio dei maschio; le donne hanno proposto dei cambiamenti pratici
per migiiorare la loro situazione. Il
1979 è invece l'anno internazionale del
bambino. Lo hanno deciso addirittura
le Nazioni Unite forse perché non han
no la coscienza tranquilla. Alcuni adui
ti infatti trovano che il bambino ha
bisogno di migliorare la sua situazio
ne, poiché il mondo è organizzato sem
pre a vantaggio degli adulti, senza che
ci si preoccupi realmente dei bisogni
dei desideri, delle necessità dei barn
bini.
Sarebbe bene che fossero dei barn
bini a parlare su questo argomento
Perciò chiedo la vostra collaborazione. Le vostre risposte appariranno sul
la Rivista <• La Scuola Domenicale ■
Secondo voi in che cosa potrebbe
migliorare la situazione del bambini? In
particolare vi si domanda:
— Cos’è che non va nella vostra giornata, in famiglia, nella scuola (e
nella, scuoia domenicale), nel vostro tempo libero (per esempio la
domenica o durante le vacanze),
nelle vostre scelte (per esempio,
orari, vestiario), nei rapporti coi
vostri genitori, parenti e insegnanti, in tutta la vostra vita o in quella dei vostri compagni o amici?
— Cosa pensate del vostro avvenire
personale? ^
— Avete idea di cosa farete da grandi?
— Avete dei timori per l'avvenire?
(quali?, perché?)
— Potete raccontare le vostre infelicità (se ve ne sono) ?
— Cosa proponete per migliorare la
vostra situazione di oggi e quella
futura, di quando sarete grandi?
— Pensate che i credenti e in modo
particolare i protestanti, abbiano
qualcosa da fare per migliorare le
condizioni dei bambini?
Non vi si chiede di parlare dei bambini dell'Asia o dell'Africa e dell’America latina, della loro grande fame e
miseria, perché questi discorsi partirebbero sempre da quello che avete
sentito dire. Questa volta, invece, si
vorrebbe conoscere la vostra opinione
e quella dei vostri amici, in generale,
sui problemi dei bambini. Potreste
anche radunarvi in un piccolo gruppo
e discutere di queste cose, senza la
presenza dei grandi.
Poi scrivete (senza preoccuparvi degli errori di ortografia) o mandate delle
cassette registrate, prima possibile e
al massimo entro il 31 maggio. Raccontate le vostre esperienze, dite le
vostre osservazioni e proposte. Indirizzate a : « La Scuola domenicale » Casella postale, 84 - 50018 Scandicci
(Firenze). Potete rispondere anche a
una sola domanda delle tante che vi sono fatte.
Non ho nessuna idea se risponderete in molti o in pochi. Non posso promettere quindi di pubblicare per in- '
tero tutto quello che direte, ma cercherò egualmente di riportare tutte
le vostre idee e proposte, riunendo
assieme quelle che si rassomigliano.
Dite anche se volete o no che scriva
il vostro nome. Infatti qualcuno di voi
potrebbe anche raccontare cose sulla
scuola o sulla famiglia con molta franchezza e preferire mantenere l'anonimato. Ma scrivendo alla Rivista mettete sempre il vostro nome, età e indirizzo. (Fatemi anche serpere se volete che vi rispedisca la cassetta dopo averla ascoltata).
Franco Girardet
(«La Scuola Domenicale » invita
a fotocopiare questa lettera e a
distribuirla a bambini e ragazzi
per un lavoro di singoli e di
gruppi).
6
23 febbraio 1979
cronaca delle valli
ATTIVITÀ’ DEL COMITATO COSTITUITO DALLA TAVOLA
Per i luoghi storici delle Valli Valdesi
Presentiamo il progetto di ristrutturazione della Gianavella - Venti milioni per rendere utilizzabile un edificio disponibile per l’ospitalità estiva
nianza di un passato di fede.
Preme al Comitato notare a questo proposito che la proprietà
della Gianavella è stata assicurata alla Tavola in due tempi
con sottoscrizioni piccole ma numerose da parte della popolazione delle Valli. Anche nel presente caso dovrebbe essere seguito lo stesso sistema, tenuto
conto della svalutazione della
lira.
Nell’autunno 1977 la Tavola
Valdese ha ravvisato la necessità di costituire un comitato per
la cura e la manutenzione dei
luoghi storici delle Valli Valdesi
di proprietà della Tavola stessa.
In sostanza si trattava di dar
vita a un ente, che con compiti
più chiaramente delimitati, succedesse alla Commissione Pro
Valli, che nel 1972 aveva cessato di esistere, nel più completo
disinteresse, dopo lunghi anni
di attività a difesa del patrimonio storico culturale delle Valli.
Il vuoto lasciato dalla Pro Valli in una azione modesta di manutenzione di stabili, che deve
essere condotta con costanza e
continuità, ha provocato naturalmente inconvenienti non indifferenti. Basti segnalare che la casa di Janavel, per causa di intemperie e per mancata assidua
manutenzione, ha presentato lesioni molto gravi tali da costituire il pericolo di un parziale
cedimento che poteva avere conseguenze irreparabili.
Azione e limiti
del Comitato
Il Comitato ha posto la sua
attenzione limitatamente ai beni e alle località storiche di proprietà della Tavola, pur mettendosi a disposizione, ove occorra,
delle Chiese locali che direttamente gestiscono i beni posti
sui loro territori. In sostanza il
Comitato ha la cura diretta delle seguenti località;
Angrogna: Collegio dei Barba, Gheisa d’ia Tana, Chanforan.
Bobbio Penice: Sibaud.
Luserna S. Giovanni; La Gianavella.
Mentre per le quattro prime
voci gli impegni finanziari sono
minimi, per la Gianavella il problema risulta molto più complesso per l’esistenza di tre case di antica costruzione, che allo stato attuale delle cose, non
solo non rendono nulla, ma necessitano di una sistemazione
onerosa che garantisca la loro
stabilità.
Dopo esame accurato della situazione, il Comitato, tenuto
conto dell’incremento turistico
da parte di fratelli italiani ed
esteri, ha predisposto cartelli in
lamiera verniciati a caldo, con
succinte indicazioni storiche in
quattro lingue, da sistemare nelle varie località. I testi in italia
no sono stati redatti dal prof.
A. Armand Hugon.
I mezzi economici iniziali, molto limitati, erano costituiti dai
residui di cassa della cessata
Commissione Pro Valli e da un
contributo Pro danni per alluvione. La Tavola Valdese ha
provveduto ad un prestito, attualmente estinto, per le spese
iniziali. Infine un appello indirizzato ad una cinquantina di
Amici e un lascito in memoria
dell’ing. Giovanni Marco Ribet,
hanno consentito la formazione
di un fondo sufficiente per affrontare il problema della Gianavella nelle sue immediate necessità.
È da notare a questo proposito
che, oltre alle sistemazioni edili
indilazionabili, il Comitato ha
dovuto affrontare una spesa di
oltre L. 800.000‘ per la pulizia del
bosco di conifere, su indicazioni
e prescrizioni del Corpo Forestale dello Stato.
II Comitato è grato al Giornale che consente di esprimere
viva riconoscenza a tutti coloro
che, sensibili alla storia dei Padri, hanno generosamente contribuito per le opere più sopra
accennate.
Programmi e progetti
La Conferenza Distrettuale del
1° Distretto ha invitato le Chiese delle Valli a destinare una
colletta per i fini del Comitato.
Questi proventi possono essere
sufficienti per i lavori di routine,
ma sono chiaramente inadeguati
per la soluzione in modo organico del problema della Giana
UN INCONTRO CON LA GIUNTA DELLA C. M.
Partecipare; come?
Possono coesistere l’uno accanto all’altro un comitato di partecipazione al consultorio familiare e un comitato di partecipazione all’Unità Locale dei servizi? Questa era una delle domande intorno alla quale si sono confrontati giovedì 1° febbraio una
ventina di donne con la giunta
della comunità montana Valli
Chisone e Germanasca. Quest’incontro era stato richiesto dalle
donne stesse in seguito ad una
loro assemblea avvenuta in gennaio e che aveva visto riunite
rappresentanti dei Gruppi Donne
Val Chisone, Donne Villar Pero,sa, FDEI, UCDG.
Si desiderava sapere dagli amministratori quali erano le loro
intenzioni, ma risulta che per le
più grosse questioni la comunità
montana aspetta indicazioni dalla Regione; così rimangono interrogativi e senso di provvisorietà.
Riguardo ai comitati di partecipazione i pareri sono diversi
all’interno della giunta; la maggioranza sembrava d’accordo per
la coesistenza di 2 comitati di
partecipazione distinti e coordinati (per il consultorio familiare
e per l’ULS) i quali non si escludono, e possono essere — secondo la linea della comunità montana — momenti di crescita. Co
vella. È necessario pertanto prospettare il progetto che il Comitato ha elaborato e che la Tavola ha in linea di massima approvato, atto a risolvere in forma
possibilmente definitiva il problema del finanziamento per il
mantenimento dei Luoghi Storici delle Valli attraverso una valorizzazione degli stabili della
Gianavella.
La Tavola è proprietaria di
un appezzamento boschivo di
circa 50.000 mq., facenti parte
dei beni, molto più ampi, sequestrati a Giosuè Janavel all’atto
del suo esilio in Svizzera. Su
questo terreno sono site tre case di abitazione, la Gianavella
Superiore, casa natale del Condottiero, e la Gianavella Inferiore, casa che Janavel stesso costruì, per la sua famiglia quando
si sposò. Quest’ultima casa rappresenta la parte storica del luogo. Essa, nel piano di ristrutturazione, non dovrebbe essere
modificata, ma solo riparata.
Adiacente alla casa di Janavel
vi è un terzo fabbricato adibito
a fienile e a deposito, costruito
nella prima metà del 1900 secondo la tecnica locale dei muri a
secco. Questo stabile, ora inutilizzato, potrebbe essere ristrutturato e trasformato in locali
abitabili e destinato, ad esempio,
a foresteria, costituendo in tal
modo una fonte di un modesto
utile annuo.
Questa proposta di ristrutturazione prende origine da osservazioni obiettive sul movimento
turistico nelle Valli, messe in
evidenza anche sul giornale dal
pastore Platone in un suo apprezzato articolo. Sembra pertanto che un incremento recettivo nelle Valli dovrebbe essere
accolto favorevolmente. In questa azione il Comitato vorrebbe
coinvolgere tutte le comunità
valdesi e metodiste in Italia, le
comunità valdesi fuori d’Italia e
gli Amici sensibili alla testimo
Descrizione
del progetto
Il bozzetto che viene presentato illustra il fabbricato esistente quale risulterebbe ad opera
compiuta: nulla verrebbe modificato per quanto ha attinenza
alle caratteristiche strutturali
che sono peculiari delle costruzioni della zona, costruite con
pietre a vista sia all’esterno che
all’interno.
La pavimentazione della sala
inferiore dovrebbe essere in pietra di Luserna e le soffittature
dovrebbero essere in legno sopportate da travi rustiche a vista.
Il complesso sarebbe realizzato come segue:
Piano terra: ampia sala per
riunioni e pranzo - cucina.
Piano superiore ; camere con
pareti in legno coibentate - corridoio di disimpegno - servizi.
Il preventivo di spese per la
realizzazione dell’opera è di circa 20.000.000 così suddiviso:
Opere primarie: Energia Elettrica, Acqua, Viabilità L . 5.000.000
Opere murarie » 4.000.000
Opere in legno montate in opera )} 5.500.000
Serramenti e infìssi esterni e interni » 1.500.000
Arredi e mobili » 2.000.000
Varie ed eventuali » 2.000.000
L. 20.000.000
Il problema ci sembra posto
in modo chiaro : il Comitato, che
farà tutto il possibile per pubblicizzare l’iniziativa, fa affidamento sulla collaborazione delle^ Comunità e dei singoli. Questa iniziativa in un certo senso
costituisce il banco di prova dell’interesse che gli evangelici portano, non certo a luoghi sacri, il
che è fuori da ogni nostra impostazione teologica, ma più semplicemente ai segni visibili di un
passato di fede.
p. il Comitato per i Luoghi
Storici delle Valli Valdesi
Guido Ribet
I doni possono essere inviati
direttamente al Comitato per i
luoghi storici delle Valli Valdesi - Casa Valdese - Via Beckwith
2 - 10066 Torre Pellice oppure
versati sul c/c N. 34750 presso
l’Istituto Bancario Italiano, Filiale di Torre Pellice.
________COMUNITÀ’ MONTANA CHISONE E GERMANASCA
Il futuro di Pro Catinat
me saranno costituiti? Pare non
secondo schemi rigidi, ma secondo la sensibilità di ogni zona.
Altre richieste fatte alla giunta
riguardano l’aspetto finanziario;
e anche per questo, la comunità
montana aspetta ancora il bilancio regionale ’79, prima di pronunciarsi. Si chiedeva come sono suddivise le varie voci: per gli
stipendi, per la formazione del
personale, o deali eventuali volontari, quanto resta per un potenziamento... tenendo presente
il fatto di quanto sono cari nel
privato i servizi medici.
Si è chiesto che cosa fa la Comunità Montana per pubblicizzare nel miglior modo possibile
le nuove iniziative di modo che
anche le donne delle zone più
lontane possano usufruire dei
servizi già avviati (es. ginecologia, prevenzione tumori).
Altra richiesta concreta da parte dei Gruppi Donne: l’agibilità
di uno dei locali del consultorio
familiare per assemblee di donne che hanno attività di collaborazione con il consultorio.
Ci si augura che non vengano
paralizzate da tensioni tra i politici le possibilità che hanno i
gruppi di base di fare andare
avanti i servizi in favore della
popolazione.
Marie France Coisson
Il problema del futuro della
struttura di Fra Catinat è stato
oggetto di una riunione di Consiglio della C.M. alla presenza di
numeroso personale direttamente interessato. Già più volte in
questi ultimi anni si è parlato
della situazione difficilmente sostenibile in cui l’ospedale si è
trovato per effetto della contrazione delle domande di ricovero
(per curare la tubercolosi); la
conseguente scarsa qualificazione
del personale e medico e paramedico; la percentuale di utilizzazione dei posti letto, ridotta al
30%. E’ anche noto che tutte le
forze politiche sarebbero concordi nel definire assurda la localizzazione di un presidio ospedaliero in quella zona per i noti
problemi di isolamento, se si dovesse progettare ex novo; molto
più caute ed approssimative sono state invece finora, dati i forti interessi in gioco. Poiché è
giunto il tempo di prendere una
decisione la C.M. ha indetto la
riunione in modo da avere
delle proposte precise da far
proprie. L’operazione si è presentata subito piuttosto difficile,
date le diverse posizioni presenti: da una parte, quella dei comuni interessati che partendo
dalla paura di veder diminuita
l’occupazione in valle, ribadivano la bontà della struttura come
presidio ospedaliero e la sua validità nel tempo, seppure con
modifiche nel tipo di degenza.
Dall’altra, quella del Partito Socialista il quale richiedendo collaborazione stretta fra Enti Locali e Regione, indirizzerebbe
uno dei due edifici ad ospedale
per convalescenti e riabilitandi e
l’altro ad attività di riposo e vacanza per lavoratori.
Vi è infine la posizione più critica del Partito Comunista che
sulla base di una analisi circa il
mutamento della domanda di
assistenza sanitaria negli ultimi
30 anni e in una prospettiva fu
tura non ritiene opportuno un
rilancio ospedaliero di quella
struttura mentre intravede alcune possibilità di riconversione del
personale e riutilizzazione secondo altre forme da studiarsi accuratamente. Infine vi è la posizione della Democrazia Cristiana
che in prospettiva vedrebbe un
ritorno a presidio oispedaliero
anche del 2° edificio, con canibiamenti sostanziali nel Consiglio di Amministrazione e con la
richiesta che la C.M. come Unità
Locale dei Servizi, sia gestore
dell’ospedale allargando l’utilizzo anche ad altre U.L. limitrofe.
Dal quadro complessivo degli
interventi vi era l’impressione
che i vari modelli presentati non
fossero il risultato di una ricerca d’insieme. D’altra parte, non
c’era da stupirsi se lo scarso
coinvolgimento sui problemi comunitari (tipico degli amministratori di quella parte della Val
Chisone) sia una delle cause della povertà di elaborazione e di
dibattito che coinvolga la gente;
per cui i problemi della vita sociale finiscono per interessare
solo e unicamente quando bruciano sulla pelle.
Trovandosi comunque i consiglieri concordi nel proseguire la
ricerca dopo una pausa di riflessione, veniva proposto un documento di mediazione. In esso, richiamandosi alle riunioni precedenti del Comitato Comprensoriale in cui le forze politiche accettavano di destinare uno dei
due edifici ad indirizzo o.spedaliero, si prende atto delle dichiarazioni dell’Assessore Regionale
alla Sanità, che prevedeva l’immediato utilizzo di un padiglione secondo i criteri del piano
regionale sanitario e l’utilizzazione dell’altro a fini di turismo sociale e scolastico. Vista ancora
la Legge 833 del 23.12.’78 regionale che prevede la creazione
dell’Unità Sanitaria Locale come
struttura attraverso la quale la
Comunità Montana può operare,
si richiède alla Regione, di inserire un padiglione nel 1° piano
sanitario regionale triennale (da
vararsi entro Tottobre 1979).
Si richiede ancora di individuare il presidio di Pra Catinat
a disposizione di più Unità Sanitarie Locali ed infine di prendere provvedimenti urgenti che
permettano il ricupero e l’avvio
alla piena funzionalità come
struttura ospedaliera.
In chiusura, il documento richiede che per il 2° edificio si
avvii al più presto uno studio
per la sua utilizzazione con la
partecipazione degli .Assessorati
Regionali all’Assistenza, al Turismo, alTIstruzione con la consultazione della C.M. Questo documento veniva votato da tutte le
forze politiche ad eccezione del
gruppo consiliare comunista che
ne votava uno analogo ma con
un più forte accento sull’aspetto
socio-sanitario e di prevenzione.
A. L.
VAL PELLICE
Interpellanza sulle
centrali nucleari
La U.D.A.V.O. (Unione degli
autonomisti delle Valli Qccitane)
e la Sezione Valpellice del Partito Radicale hanno diffuso un
volantino col quale intendono richiamare l’attenzione delle autorità locali (Comunità Montana e
Comuni della Valpellice), sui
problemi connessi al previsto insediamento di due centrali nucleari in Piemonte e chiedono
quali iniziative di carattere popolare intendono prendere per
informare la popolazione sulla
reale portata dei rischi e dei vincoli che l’insediamento delle
centrali nucleari comportano.
7
23 febbraio 1979
CRONACA DELLE VALLI
PINEROLO - TAVOLA ROTONDA SUI PATTI LATERANENSI
Revisione dei Concordato:
i priviiegi restano
PINEROLO
A chi serve il Concordato? Ad
una chiesa che si vuole istituzione, potere, ad una chiesa che
si confronta con il potere politico di uno stato. Queste alcune
delle affermazioni dell’intervento
del prof. P. Aimone Braida che
ha proseguito sostenendo che la
chiesa del Concordato si trova
oggi divisa perché i vertici sono
favorevoli ad un rapporto concordatario, mentre invece la base dei credenti desidera un diverso rapporto.
Del prof. Aimone Braida ci è
parsa accettabile la tesi che, al
di là del giudizio negativo sul testo del 1929, un concordato non
sia di per sé uno strumento diabolico, specie per una chiesa come quella cattolica, che considera d’importanza fondamentale un
sacerdozio gerarchico e la chiesa- istituzione. Là dove la chiesa
sia di fronte ad una dittatura, la
Santa Sede può intervenire con
un concordato a garantirle un
minimo di libertà, e lo spazio
così conquistato può essere indirettamente un contributo alla libertà di tutti. Ci sembra valido
l’esempio delle associazioni cattoliche durante il periodo fascista (almeno in certi ♦casi). Il discorso non ci pare più convincente quando si applica non ad
uno stato totalitario,’ ma ad una
semplice condizione di tensione,
e quando la chiesa si trova in
posizione di maggioranza e di innegabile potere. In questo caso
ampliare la propria libertà significa diminuire quella altrui.
Che cos’è uno stato laico? A
questo interrogativo ha risposto
l’intervento di Amos Pignatelli,
con lucidità ed efficacia. Abbiamo il confessionalismo quando
la chiesa si vale dello stato come di un suo strumento, il regalismo quando lo stato interviene nella vita interna della chiesa, e infine la separazione fra i
due enti.
Il concordato che oggi compie
mezzo secolo di vita pecca insieme di confessionalismo e d’integrismo.
La separazione ci pare l’unico
rapporto valido, sia che le due
realtà rimangano estranee, sia
che collaborino al servizio dell’uomo (senza una separazione
chiara, la collaborazione rischierebbe continuamente di scivolare nel confessionalismo o nel regalismo). Nel primo caso un
concordato può forse essere utile a segnare i confini delle due
sfere, nel secondo a delimitare
i campi per un’eventuale attività
comune fra enti indipendenti e
sovrani.
In quest’ottica lo Stato laico è
garante della libertà religiosa
ed è rispettoso di ogni confessione perché cessa di offrire le strutture statali ad una confessione
particolare.
Pignatelli ha quindi indicato
le quattro tappe del processo
storico di laicizzazione dello
stato:
a) monismo statale; chi pensa diversamente è colpevole ed
è a buon diritto punito, possibilmente eliminato;
b) tolleranza: c’è sempre la
religione di stato, ma gli eretici
sono sopportati, di solito a precise condizioni;
c) libertà di coscienza: tutti
sono liberi di pensare quello che
vogliono, ma lo stato favorisce
attivamente una sola religione;
ci può essere libertà, ma non c’è
giustizia;
d) stato laico: lo stato dà gli
stessi mezzi a tutti e non concede privilegi a nessuno. È a
quest’ultimo rapporto che si i
RETTIFICA
Sul numero 6 dell'Eoo-Luce del 9
febbraio 1979 facendo II resoconto del
dibattito avvenuto nel Consiglio della
Com. Montana Valli Chisone e Germaeasca, sull'argomento degli Interventi
a favore degli allevatori sono Incorso
in un errore. Infatti, la cifra totale del
montanti compensativi richiesti (per
gli importi previsti dalla C.E.E. a favole degli allevatori di minor reddito
residenti in zona) sarà di 80 anziché di 8 milioni come erroneamente
'■iportato. A. L.
spira la terza bozza di revisione
del Concordato, per una parte;
infatti cadono le norme di ingerenza tra Stato e Chiesa come
cadono le disparità rispetto alle confessioni diverse da quella
cattolica. La bozza resta invece
confessionalista per tutte le questioni più importanti e concrete; matrimonio, enti ecclesiastici,
assistenza religiosa, insegnamento religioso nelle scuole di stato.
Ci pare chiaro che in Italia gli
eretici sono stati prima perseguitati, poi tollerati; oggi sono
lìberi, ma non uguali. Abbiamo
anche l’impressione che, se mai
si dovesse realizzare in Italia
lo stato laico ed imparziale che
pare la mèta ultima della laicizzazione, la chiesa cattolica tenderebbe a mantenere alcuni privilegi estendendoli a tutte le altre chiese, le chiese protestanti
invece vorrebbero che non se
ne desse a nessuno.
Il dott. Reburdo ha chiarito
che l’attuale bozza di revisione,
ottima nelle iniziali affermazioni
di principio, per la parte non
ancora definita lascia più del
testo attuale la porta aperta ad
una serie di notevoli privilegi
anche economici. Noi non crediamo che oggi i cattolici italiani, come cittadini e come credenti, siano tutti disposti ad accettare questo, e lo si è visto
nel successivo dibattito, in cui
sono state poste domande molto concrete e precise, proprio su
questo punto.
L’avv. Gay infine ci ha richiamati abbastanza duramente come valdesi, e gliene siamo riconoscenti, a non crogiolarci da
parte nostra in una facile soddisfazione perché il progetto
delle intese non contiene nulla
di simile. Le intese rappresentano solo una possibilità di testimonianza cristiana, da portare
avanti in una difficile libertà. Si
vedrà fra dieci anni, quando
saranno riesaminate, che contenuto concreto avremo saputo dar
loro: la tentazione di scegliere la
via più facile è sempre in agguato dietro l’angolo.
A.R. - P.G.
Borse di studio
1978-1979
Sono bandite le seguenti borse di
studio valide per l'anno scolastico
1978-1979 per studenti delia Media e
del Ginnasio Liceo di Torre PelMce e
della Scuola Latina di Pomaretto:
Borsa di Studio Fontana Roux di L.
120.000;
Borsa di Studio Arturo Long di L. 100
mila (Con preferenza a studenti originari di Pramollo, Pineroio, Rorà);
Borsa di Studio Anonima di L. 100.000
(Solo per studenti Ginnasio Liceo).
Le borse saranno assegnate in base
a titoli di merito scolastico ed alle condizioni economiche della famiglia.
Le domande, in carta libera, vanno indirizzate al Preside del Liceo di Torre
Penice entro il 31.3.1979, corredate
dallo stato di famiglia e da una dichiarazione del pastore da cui risulti l'appartenenza alla Chiesa Valdese.
La Commissione, composta dai Presidi dei tre Istituti, assegnerà le borse
di studio a suo insindacabile giudizio.
Roma, 8 febbraio 1979.
Il Moderatore
della Tavola Valdese
Aldo Sbaffi
SAN SECONDO
Se la tradizione vuole che al
17 febbraio piova e nevichi, siamo stati nella tradizione più pura. La pioggia ci ha accompagnati tutto il 16 ed il 17. I falò,
naturalmente, hanno stentato a
partire, poi sono durati più a
lungo; il grande stemma della
Grotta e la stella di Costagallina
sono rimaste coraggiosamente illuminate sotto la pioggia.
Il pranzo ha toccato il suo record: se l’influenza non avesse
creato qualche vuoto all’ultimo
minuto saremmo stati 170. Ad
ogni modo l’atmosfera è stata
molto fraterna e cordiale ed il
gruppo che si è fermato per cena ha sfruttato la giornata fino
all’ultimo minuto.
Un ringraziamento al gruppo
di sorelle ed a Attilio Codino
che hanno curato il pranzo, ai
giovani che lo hanno servito ed
a quanti hanno dato la loro collaborazione in questo giorno.
• Un augurio a Corrado Poet
( Cavoretto ) che si è unito in matrimonio con Manuela Griglio il
10 febbraio a Pomaretto, ed un
caldo benvenuto alla sposa che
viene a stabilirsi in mezzo a noi,
nel quartiere di Cavoretto.
Personalia
/ redattori deU’Eco Luce insieme ai
collaboratori e al personale della tipografia desiderano esprimere tutta la
loro amicizia e la loro solidarietà a
Zizi Platone per la tragica morte della
PRAROSTINO
Nonostante il tempo inclemente le celebrazioni del 17 febbraio
si sono svolte regolarmente in
un clima di gioia particolare
quest’anno per la visita del Moderatore, Aldo Sbaffi, ai tre falò
(Roc, Collaretto, San Bartolomeo) la sera del 16. Era presente
anche un buon gruppo di Pinerolesi, guidati dal pastore Ayassot, e che ha partecipato alla
fiaccolata, organizzata anche
quest anno dall’Unione Giovanile. Tre gruppi di giovani, ciascuno con la fiaccola accesa, sono
partiti dai tre diversi punti della comunità (Pralarossa e Roccapiatta, Gay e Collaretto, Roc)
dopo essersi raccolti in preghiera con i presenti, per ricongiungersi, dopo un’ora di cammino,
tutti e tre a San Bartolomeo,
deponendo le fiaccole nella neve
mtorno al falò. Il Moderatore
^ tutti il saluto dei
Valdesi lontani, che non posso
® pensano ai
falò delle Valli ed ha poi rivolto
un messaggio affettuoso a tutti
I presenti.
Il Moderatore è stato poi ricevuto, insieme agli ospiti di Pineroio, dalla nostra Unione Giovanile, nella sala delle attività
per un rinfresco e una fraterna
conversazione.
Ringraziamo il nostro Moderatore per la visita gradita e il
suo messaggio.
L’indomani, XVII febbraio
nonostante piovesse dirottamen^ e le strade fossero pessime, il
San Bartolomeo era
affollato. Il culto, centrato su
Apocalisse 2: 1-5 (Hai lasciato
II tuo primo amore!) è stato ralegrato dal canto dei bimbi della Scuola Domenicale e dalla
Corale’ e si è concluso con la
celebrazione della Santa Cena.
il culto, il tradizionale
pranzo del XVII con oltre un
centinaio di commensali, presso
Il Ristorante Tarin che rineraziamo per l’ottimo servizio a
modesto prezzo. Al levar delle
mense il pastore ha rivolto parole di benvenuto a tutti i fra. teli! e sorelle venuti da lontano
e un saluto particolare al Sindaco, sig. Mauro Mario, il quale ha rivolto a tutti il suo commosso ringraziamento per l’affetto dimostratogli nelle tristi
circostanze in cui si è trovato
La recita « la ciotola di legno »
che la nostra filodrammatica sta
preparando, sarà pronta fra un
mese circa.
• Domenica prossima 25 febbraio il culto sarà presieduto
dalla C.E.D. Nel pomeriggio alle
ore 14.30, seduta del Concistoro.
Il culto a Roccapiatta è spostato a domenica 4 marzo.
NUOVO INDIRIZZO
Il past. Mario Berutti abita a Catania in via Grotte Bianche 7 se. B Telefono 323.848.
Nonostante l’inclemenza del
tempo, un bel gruppetto di giovani e meno giovani della comunità, sono saliti, la sera di venerdì 16, al falò del Roc di Prarostino; da qui, armati di fiaccole, hanno proseguito a piedi verso il falò di S. Bartolomeo per
incontrare i giovani delle altre
fiaccolate provenienti da Pralarossa e dai Gay. Ai falò abbiamo
avuto la gioia di udire anche brevi messaggi del Moderatore. L’incontro fraterno coi giovani prarostinesi è proseguito poi nella
sala delle attività, dove ci è ancora stata data prova della squisita ospitalità dei prarostinesi.
Alla numerosa partecipazione
al culto del mattino del 17, ha
fatto riscontro un’altrettanto numerosa partecipazione alla cena
comunitaria, organizzata da un
folto gruppo di collaboratori a
cui va tutta la nostra gratitudine. La nostra sala (palco compreso!) era stipata con ben 130
commensali. Dopo cena abbiamo
avuto la gioia di ascoltare il pastore Giorgio Bouchard che, con
la sua compagna, ci ha parlato
del lavoro a Cinisello, suscitando
vivo interesse e anche un interessante serie di domande.
Domenica 18, mentre il culto è
stato presieduto a iPinerolo dal
fratello Gianni Long, i catecumeni del 4° anno si sono recati col
past. Ayassot a Coazze per celebrare con quella comunità la ricorrenza del 17. Per l’occasione
il culto è stato condotto da quattro cateoumene, che, nonostante
una giustificata emozione, hanno
dimostrato che quando ci si impegna in una cosa non è poi così
difficile portarla a termine con
discreti risultati. L’incontro coi
fratelli di Coazze è proseguito
nel pomeriggio in un’atmosfera
di profonda comunione fraterna.
Un vivo grazie ai fratelli di Coazze per l’ospitalità e la generosità
con cui ci hanno accolti.
TORRE PELLICE
XVII febbraio con la pioggia
ed il freddo ma non per questo
meno sentito e vivace quello dì
quest’anno. La frequenza al culto
di sabato 17 e domenica 18 è
stata molto buona; in avvenire
si potrà forse pensare ad una
maggior partecipazione dei bambini al culto stesso per rendere
la giornata più viva.
Al falò dei Coppieri, egregiamente organizzato dall’Unione
dei Coppieri, hanno partecipato
il Coretto e molti fratelli, costretti a ripiegare nella Sala dal cattivo tempo, la serata è trascorsa in canti e si è conclusa con
una bicchierata offerta dall’Unione.
Il pranzo ha raccolto come in
passato un numero elevato di
partecipanti, oltre 240, ma sempre numerosi sono gli esclusi,
per mancanza di posto. Simpatica e fraterna l’atmosfera con
la partecipazione della corale.
Molto ben riusciti i due intrattenimenti del Coretto-Cadetti con
la Corale sabato sera e domenica pomeriggio; le offerte (oltre
250 mila lire) saranno destinate
al tempio dei Coppieri.
• Il culto del 18 di cui il fratello Franco Sappé ha diretto la
liturgia ha avuto come simpatica
novità la partecipazione di membri dell’assemblea nella preghiera e la lettura biblica. Continueremo, ogni terza domenica del
mese, nella 'sperimentazione di
forme di culto più aperte e partecipi.
• Il battesimo è stato impartito nel corso del culto a Nataly
Plavan, di Enzo e Violetta, su
cui abbiamo invocato la benedizione del Signore.
• Nel corso della settimana
abbiamo accompagnato al suo
ultimo riposo la sorella Lidia
Malan ved. Basso. Ai familiari la
nostra simpatia fraterna.
Per mancanza di spazio
siamo costretti a rinviare
diverse cronache al prossimo numero. Invitiamo i
collaboratori che ancora
non lo hanno fatto , a farci
pervenire le cronache del
11 febbraio entro questa
settimana.
Hanno collaborato a questo
numero: Marco Ayassot, Gustavo Bouchard, Vittoria Colonna Romano, Bruno Costabel, Franco Davite, Dino
Gardiol, Adriano Bongo, Salvatore Ricciardi, Cipriano
Tourn, Giorgio Tourn, Paolo
Gay, Anna Revel.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
Tempo inclemente quest’anno
al XVII febbraio, ma né la pioggia, né il freddo hanno impedito
10 svolgimento della Festa, dai
falò della vigilia alle varie manifestazioni della giornata.
Al culto, nel tempio gremito,
hanno partecipato i giovani del
precatechismo, la Corale, i bambini delle Scuole Domenicali ed
11 Coretto con dialoghi e melodie della Riforma.
Dopo il messaggio del pastore,
che è stato un richiamo per ogni
valdese alla propria responsabilità di credente, la comunità ha
cantato in piedi il « Giuro di Sibaud ».
Oltre duecento i commensali
all’agape fraterna nella Sala Albarin; un ottimo pranzo preparato e servito con particolare cura dall’équipe della Comm. Ricevimenti a cui va il più caldo
ringraziamento.
Al termine il dott. Guido Ribet, quale rappresentante della
Comm. Luoghi Storici, ha riferito sull’importanza di ristrutturare la casa di Gianavello che
attualmente si trova in non buone condizioni ed ha invitato i
presenti a collaborare per la raccolta dei fondi necessari.
La Pesta ha avuto termine con
una simpatica serata nella Sala
Albarin alla presenza del Moderatore con la collaborazione della Corale e con la proiezione di
film e diapositive da parte dei
fratelli Girardon e Boer ripresi
durante un loro viaggio alle Cevenne ed una visita alla Torre
di Costanza.
• Il pastore Gérard Cadier, in
visita alle Valli, ha presieduto
martedì, sera la riunione quartièrale nella sala degli Airali.
Il numeroso pubblico ha molto apprezzato il suo messaggio
ed in modo particolare le interessanti diapositive sul popolo
di Israele e sulla Palestina.
Al pastore Cadier il nostro
grazie per questa sua collaborazione.
• In questi ultimi giorni abbiamo rivolto l’estremo saluto terreno a due sorelle della nostra
comunità ; Caterina Foglia in
Rostagno degli Airali e Reynaud
Vittorina dei Màlan, di anni 73.
Rinnoviamo alle famiglie nel
lutto l’espressione della nostra
solidarietà nel dolore.
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 83
Nichelino, tei. (011) 62.70.463.
«Tu mi condurrai col tuo consiglio, e poi mi riceverai in gloria »
(Salmo 73: 24)
Il 17 febbraio, dopo lunga e penosa
infermità
Letìzia Cirardet
nata Rostagno
ha cessato la sua vita terrena. Il marito Giorgio, i figli Lilia, Evelina e Enrico con le loro famiglie, i cognati Alberto e Elena, i nipoti Giorgio, Franco e Maria, ne danno l’annuncio.
I familiari ringraziano tutti coloro
che hanno espresso la loro fraterna
simpatia. Ringraziano in modo tutto
particolare le Suore della Carità e il
personale del Pensionato dove è stata
amorevolmente assistita.
Roma, 18 febbraio 1979
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGRÓGNA - TORRE
PELLICE - LUSERNA S. GIOVANNI
- LUSERNETTA - RORA'
Dal 24 febbraio al 2 marzo
Doti. MARINARO
Telefono 90036
FARMACIE DI TURNO
festivo e notturno
Domenica 25 febbraio
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti )
Via Arnaud, 5 - Tel. 91.374
Martedì 27 febbraio
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero)
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 25 febbraio
FARMACIA VASARIO
( Dott.ssa Gaietto )
Via Roma, 7 - Tel. 90,031
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice : Tel. 90118 - 91 .273
Croce verde di Porte tei. 74197
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice ; Tel. 91.365 ■ 91.300
Luserna S. G. Tel. 90.884 -90.205
8
8
23 febbraio 1979
« Il Consiglio Ecumenico delle
Chiese negli Stati Uniti aveva
recentemente raccolto degli aiuti per il Vietnam inondato, ma
il governo ha rifiutato di fornire una nave per il trasporto;
il Consiglio Ecumenico ha allora afiìttato una nave, ma il personale del i»rto ha scioperato
per non caricare! ». Questo episodio — riferito con veemenza
da Françoise Vandermeerch
durante ima tavola rotonda su
Vietnam e Cambogia tenutasi
a Torino all’Unione Culturale il
10 febbraio con la partecipazione di T. Vinay e G.' Fanti — è
sintomatico di ciò che viene taciuto, da chi è pronto a sottolineare i torti vietnamiti nei confronti dei cambogiani: il torto
cioè di quanti (il nostro paese
incluso) hanno abbandonato il
Vietnam dopo la liberazione e
di quanti (come gli USA) hanno
boicottato la sua ricostruzione
contravvenendo anche ad espliciti impegni di risarcimento stabiliti negli accordi di Parigi.
Françoise Vandermeerch è
una suora francese che è stata a
più riprese nel Vietnam (e ultimamente nei mesi di settembre e ottobre ’78) collaborando
all’opera di recupero delle exprostitute. Ha parlato a partire
da ciò che ha visto pochi mesi
______UN DIBATTITO ALL’UNIONE CULTURALE DI TORINO
Luci e ombre nel Vietnam
fa dimostrando di non ragionare per partito preso, ma con
profondo amore per un popolo
di cui conosce pregi e aspetti negativi, difacoltà e speranze.
Pesanti difficoltà
Tra le ombre del Vietnam
Suor Françoise ha elencato tre
elementi di peso soverchiante.
1. La difacoltà della ricostruzione di una economia che la
guerra ha lasciato al livello di
40 anni fa, nel più completo isolamento fatta eccezione per gli
aiuti deU’URSS che hanno indebolito la sua indipendenza neutrale.
2. La guerra con la Cambogia, ultimo atto di una situazione insostenibile data la pressione cruenta dei cambogiani sulle
frontiere e la presenza di 400
mila profughi cambogiani in
Vietnam. Suor Françoise non ha
tentato di giustificare l’invasio
ne da parte del Vietnam («Non
possiamo accettare che un paese entri in un paese vicino per
diventarne il padrone e per orientarne la politica»), ma ha
cercato di mostrare cosa sta
dietro a questo conflitto in termini di avvenimenti storici e di
condizionamenti delle grandi potenze.
3. La difiìcoltà della ricostruzione psicologica di un sud
corrotto e devastato dalla fittizia
opulenza americana è forse ancor maggiore di quella che il
Vietnam incontra per la ricostruzione economica. È in questo
quadro che va situato il dramma dei profughi che non riescono ad adattarsi ai duri sacrifici
che la ricostruzione impone.
Suor Françoise a questo proposito non ha esitato a denunciare
. la speculazione che soprattutto
in Francia e in USA è stata fatta a fini politici di questo dramma e ha ricordato che l’Alto
Commissario dell’ONU per i ri
fugiati ha accettato di occuparsi di questi profughi malgrado
ciò non rientri nelle sue competenze: essi infatti sono stati
riconosciuti non come profughi
politici bensì come profughi per
motivi economici.
Una speranza
che non si arrende
Ma tra le ombre permangono
anche le luci del Vietnam. Suor
Françoise ha ricordato in primo
luogo la priorità data alle opere
sociali in vista della ricostruzione della persona, a favore di
orfani, handicappati, mutilati, anziani soli, prostitute, drogati, delinquenti. D’altra parte il lavoro
di riunificazione tra nord e sud
procede con uno sforzo continuo del nord per esempio con
campagne nelle fabbriche tessili per devolvere il ricavo di
un’ora di lavoro extra per aiu
tare il sud molto più colpito
dalle conseguenze della guerra e
dalle inondazioni. « Si può ancora sperare per questo popolo che
ha manifestato sempre tanta
grandezza e tanta umanità — ha
detto suor Françoise — e non
bisogna che le ombre, che certo
esistono, nascondano le spinte
vitali che cominciano a riprendere nel Vietnam ».
E come conclusione, un altro
episodio emblematico. Visitando
le 9 province inondate (5 milioni
e mezzo di sinistrati) e incontrando contadini privi dei mezzi più elementari di sussistenza
eppure ancora capaci di offrire
il poco che avevano. Suor Françoise esprimeva al capo della
provincia la sua stupefazione
per una miseria così inimmaginabile eppur così piena di dignità. « Sì, ora è molto duro — rispondeva il funzionario — l’acqua ha coperto tutti i mezzi di
produzione di questa gente. Ma
nei prossimi mesi, a causa dell’acqua, la terra sarà resa fertile ». « (Questo per me — ha commentato Suor Françoise — è
l’immagine del Vietnam: di fronte alle più dure difficoltà, im
popolo che mantiene. la speranza e lavora ».
F. Giampiccoli
È' durata esattamente 42
giorni: dal primo gennaio all'11
febbraio c. a., cioè dal giorno in
cui lo Scià Reza Pahlevi « annunciò per la prima volta, a un
anno dallo scoppio delle prime
manifestazioni contro il suo regime, di voler “prendersi una
vacanza” », al giorno in cui Shahpur Bakhtiar (già « nominato
primo ministro da Reza Pahlevi
lo stesso 1.1, dopo aver dichiarato che avrebbe accettato l’incarico qualora il sovrano avesse
preso una “vacanza prolungata” ») si è dimesso.
Scrivendo il nostro articolo
precedente avevamo affermato:
« il tempo lavora a favore di
Khomeiny », cioè di quel « terribile vecchio » capace di aspettare, con infinita pazienza, « che la
vittoria gli cada ai piedi come
una pera matura ». Ci eravamo
sbagliati: la vittoria di Khomeiny era molto più vicina di quanto sospettassimo, questione di
pochi giorni se non di poche ore.
La pera non era matura, era bacata, e il suo aspetto esterno,
per quanto brutto, non ne lasciava indovinare il marciume interno. Chiediamo scusa deH’insufficienza della nostra informazione
in proposito.
Ma si tratta poi veramente di
[la settimana internazionale a cura di Tullio Viola)
La ''rivoluzione" iraniana
una « rivoluzione »? O non piuttosto di una « purga della storia »? Ecco che cosa ha detto
Alessandro Bausani, professore
di Islamistica all’Università di
Roma, « che oltre ad essere uno
studioso della cultura islamica
in generale, è anche un profondo conoscitore dell’Iran ».
« lo non userei la parola “rivoluzione”, cui siamo ^abituati
attribuire un senso di rivoluzione sociale, di movimento progressista. Con i fatti iraniani
siamo ben distanti da un fatto
di progresso, e anzi direi che siamo ad un arretramento. Non
dobbiamo dimenticare che i khomeinisti si preparano a far riprendere il velo alle donne, e che
intendono separare maschi e
femmine nelle scuole. D’altra
parte l’arretramento si nota in
tutti i paesi che stanno rimettendo in auge la legge coranica:
ecco il Pakistan, paese sino a ieri anglicizzato al massimo, dove
si ritorna a prescrivere la lapidazione dell’adultera e il taglio
della mano del ladro... ».
Queste parole sono tolte da
un’intervista concessa dal Bausani alla « Repubblica » e riportata su questo quotidiano (il 13.
2.’79). NeH’intervista, si sono
avute ancora le seguenti domande e risposte.
« D. Quale crede possa essere
la forma di governo che verrà
varata a Teheran?
R. Per ora non è facile fare
previsioni. Va comunque tenuto
presente che lo sciismo non è
(riguardo al problema dello Stato ) così rigoroso come il “sunnismo” », nome attribuito nell’Islam ai rappresentanti ortodossi della “sunna" (= tradizione),
cioè a coloro che riconoscono come legittima la trasmissione del
califfato agli Oméyadi (particolare dinastia iniziatasi con l’assassinio di Alì, marito della fi
glia Fàtima di Maometto, nel
661). «Anzi lo sciismo vede possibile una certa divisione dei poteri. Così, è probabile che si avrà
un consiglio religioso degli ayatollah e un governo che s’occuperà della gestione della cosa
pubblica. Ma il consiglio religioso darà l’intonazione anche alla
vita politica del paese, e soprattutto sorveglierà che le leggi non
si discostino dalle leggi dell’Islam.
D. Quanto è stretta, nell’Islam,
la connessione tra politica e dottrina religiosa?
R. La caratteristica dell’Islam
è che esso non conosce differenza tra religione e politica. Tutto è religione, nel senso che tutto è legge; religione, infatti, viene considerato il complesso delle leggi date da Dio per amministrare il popolo di Dio. Lo Stato islamico ideale è uno stato
ideologico...
D. La vittoria della rivoluzione islamica in Iran è un successo per tutto il mondo musulmano?
R. Io farei qualche distinzione. Intanto, malgrado gli sforzi
dei “modernisti musulmani" per
smussare le differenze fra sciiti
e sunniti, le avversioni restano.
L’altro grande paese petrolifero
del Golfo, l’Arabia Saudita, è governato per es. da una famiglia
“wahabita": e i wahabiti sono
l’ala estrema del sunnismo, i musulmani più lontani dagli sciiti.
Ma poi ho letto un’intervista dello sceicco di El Azhar (la grande università coranica del Cairo), il quale m’è parso pochissimo entusiasta di Khomeiny.
D. Qual è la formazione, il livello culturale, d’uno studioso
della legge coranica?
R. Non potrei dire alto o basso, direi piuttosto che si tratta
di’ culture molto specializzate e
particolari. Da piccoli imparano
il Corano a memoria, poi le “tradizioni” (vale a dire la “sunna”,
la vita del profeta), e gli sciiti
studiano un altro gruppo di “tradizioni”, che sono quelle che riguardano i dodici imam. Poi abbordano un po’ di logica, quindi
il diritto musulmano. St tratta
d’un curriculum assolutamente
medioevale... ».
DOW DI L. 500
Coucourde Maurino Slmona, Porosa Arg.; Longo Pietro, S. Secondo:
Qlanassi Revel Emilia, Castellamonte;
Pellenc Riccardo, Torre Pelllce; Pellenc Roberto, Abbadia Alpina; Peyrot
Beniamino, Perrero; Giordan Ma^alena, Luserna S. Giovanni; Bouchard
Enrichetta, S. Germano: Fenouil Pons
Enriohetta, Torino; Gaydou Clelia, Luserna S. Giovanni; Gaydou Maria Adelaide, Pietra Ligure; Paschetto lina,
Pomaretto; dalla Margherita, Luserna
S. Giovanni; Rivoir Maria, id.; Ferrerò
Adelina, Perrero; Peraldo Rosa, Chiavazza; Camporesi Giuseppina, Sesto
Fiorentino; Tronchi Angela, Parma.
DONI DI L. 1.000
Tagliano Revel Clelia, Torino; Jardella Lidia, Leumann; Bonnet Buffa
Lina, Luserna S. Giovanni: Pons Marcello, Porosa Argentina; Malan Rosetta, Luserna S. Giov.; Eynard Franca,
Torre Pellice; Olot Levy, Porosa Arg.;
Artero Enrico, Pomaretto; Chambon
Lina, Porosa Arg.; Buffa Ernesto, Angrogna; Somma Gilda, Torino; Griot
Alfredo, Pinerolo; Dardanelli Anita, S.
Secondo; Codino Elena, id.; Salma
Tron Rosa, Perosa Arg.; Malan Aldo e
Lucilla, Torre Pellice; Frache Èva, id.;
Tron Augusto, Pomaretto; Long Ernesto, Pramollo; Sig.ri Giuliano, Ivrea;
Sig.ri Ollearo, Torino; Rizzi Daniele,
Prato; Negrin Anna, Bobbio Pellice;
Jourdan Enrico, Torre Pellice; Coisson
Mathieu Ida, id.; Charrier Lidia: Giaiero Emma, Inverso Pinasca; Ferrerò Aldo, Perrero; Poet Enrico, id.; Peyran
Osvaldo, id.; Sappè Aldo, Torre Pellice; Girardon Ferdinando, Luserna S.
Giov.; Comba Clelia, id.; Rosa Brusio
Ambrogio, Coazze; Ostorero Andrea,
id.; Rivoire Paolo, Pinerolo; Coucourde
Giulio, id.; Paschetto Ugo, S. Secondo
Tron Ermanno, Porte; Antonietti Paolo
Torre Pellice; Facchin Paronello Ema
nuele, Tramonti di Sopra; Codino Gul
do, Pinerolo; Malanot Pellegrin Erne
stina. Torre Pellice; Ghigo Erminia
DONI ECO - LUCE
Milano; Vinay Alessandro, Torino;
Cairus Luigi, Luserna S, Giov.; Sig.re
Bonin, Villar Perosa: Viti Vittorio, Venezia; Zecchin Irma, id.; Mattone Elvidlo, Coazze: Costantino Ida, Torino:
Bouchard Elme, S. Germ.; Meytre Oreste, id.; Meytre Arturo, id.; Long Mary e Anita, id.; Beux Clemente, Torino;
Avondetto Emilio, S. Secondo; Gardiol Fiorenzo e Carla, S. Secondo; Micol laura, Perosa Arg.; Hibet Marisa,
Pomaretto; Raymondo Olimpia, S. Se
condo; Fiiice Elvira, Foggia; Clot De
siderata, Perrero; Grill Alessio, Praii
Rostan Celina, id.; Di Giorgio Danie
le, Orsara di Puglia; Pons Anna, Per
rero; Tron Milena, Id. Pons Alice, S
Germano: Calvetti Irma, Pomaretto
Monnet Silvia, Luserna S. Giovanni; Ba
ret Peyrot Albertina, Pomaretto; Pin
Ernesto, Gorle; Vottero Rodolfo, Mom
pantere; Chambon Enrico, Inverso Pi
nasca; Soulier Ida, Villar Perosa; Gai
dou Rita, Luserna S. Giovanni; Lageard
Elsa, Porharetto; Charrier Armando, id.
Balmas Rina, Pinerolo; GardioI Amai
do, S. Secondo: Rivoira Paola, Lave
no; Scimone Panasela Virginia, Roma
Carunchio Paolo Franklin, Guglionesi
Manfredini Eunice, Padova; Clapier Le
ger Elsa, Mentoulies; Rivoiro Alessan
dro, Prarostino; Parisa Paolo, id.; Go
dino Frida, id.; Bertin Adele, Venaria
Chiaretta Andreina, Torino; Bertoque
Lina, Torre Pellice; Papacella Carlo,
Madonna di Tirano; Venturi Rita, Merate; furato Guglielmo, Firenze; Peyret Albertina, Perrero; Angiolillo
Guglielmo, Roma; Bufalo Olindo, Condove; Pons Marcella, Pomaretto; La
Face Salvatore, Catanzaro; Dalsecco
Raffaella, Magenta.
DONI DI L. 2.000.
Cesan Ranieri, Torino; Ferrerò Norberto, Villar Perosa; Serre Samuele,
id.; Pascal Edmondo, Perrero; Lala
Eros, Roma; Ferreri Raoul, USA; Giaiero Paolina, Porte: Maffeis Romano,
Bergamo.
DONI DI L. 3.000
Genre Vera. Pomaretto; Ferro Tron
Elvira, Perrero; Genre Nadina, id.
Loreto Eliseo, Carunchio; Gay Elvira
Chiavari; Bensì Giordano, Luserna S
Giov.; Barlera Tina, Ravenna; De Wal
derstein Giusto, Cinisello; Boiocch
Tina, S, Fedele Intelvi; Breuza Enrico
Salza di Pinerolo; Palmery Ada, Mila
no; Pirazzini Raffaella, Loano; Nascimbeni Maria, Caerano S. Marco; Terenzio Giuseppe, Venezia; Giuliani Giovanni, Roma; Messina Giovanni, id.;
Bolley italo. Susa; Long Tullio, Prarostino; Menegatti lidia, Oppeano; Pavarin Rita, Rivoli; Weller Fornasa Lina, Vicenza; Genre Marco, Inverso
Pinasca; Gay Cornelio, Torino; Rochat
Daniele, id.; Romagnani Turin Matilde,
id.; Mourglia Susanna, Brieberasio;
Pizzo Antonino, Torino; Fiorio Franco,
id.; Gisola Paola, Torre Pellice; Paschetto Hilda, id.; Sibille Mario, id.;
Ferrerò Eli, Pomaretto; Ribet Luciano,
id.; Poet Laura, Perrero; Massel Clot
Enrichetta, Riclaretto; Vitaletti Lidia,
Roma: Cesarò Giulio, Palermo; Sappè
Arturo, S. Germano Chisone; Introna
Domenico, Bari; Mariani Margherita,
Bologna; Trovato Santoro, Scicli; durato Emanuele, Vittoria; Zingaropoli
Pietro, Grottaglie; Castorina Paolo, Roma; Gatta! Luciano, Scandicci; Sillico
Assunta, Bassignana; Long Enrico, 0spedaletti; Lena Ottavia, La Maddalena; Prisinzano Emilio, Roma; Barzaghi
Alina, Milano; Podio Lidia, id.; Rollier
Rita, id.; Incerti Ernesto, Opera: Bonino Vera, Luserna S. Giovanni; Tron
Eugenio, Torino; Riboli Daniele, Berzo S. Fermo; Cesari Massa Adriana,
Firenze; Ugolotti Adalgisa, Gramignaz
zo di Sissa; Bassi Ines, Parma: Cognonato Edda, Udine; Montrone Pina,
Reggio Calabria; Fam. Schieda, Torino;
Bertot Renato, Angrogna; Dormelandi
Peyronel Odette, Torino; Bertocchio
Rina, Riclaretto; Rostagno Emma, id.;
Quartino Giacomo, Sampierdarena; Acinelli Falanca Rosa, Genova; Micheletti Elena; Bergamo; Albano Zaccaro
Evangellna, Portogruaro; GardioI Irma,
San Secondo; Breuza Renato, Pinerolo;
Vinçon Bartolomeo, Pinerolo; Perrou
Genre Adele, Torre Pellice; Malan Clementina, Luserna S. Giovanni; Campanelli Silvio, Cerignola; Gay Giulia,
Torre Pellice; Clot Giovanna, Riclaretto; Borno Emanuele, Pinerolo; Bertin Rina, Luserna S. Giovanni; Pascal
Delfina, Villar Perosa; Pognani Elvina,
Mantova; Vigliano Evelina, Bari; Vezzosi Giovanni, Roma; Pozzi Renato,
Torino; Convertito Maria, Redondesco;
Ribet Remo, Pomaretto; Griot Angela,
Milano; Rostagno Guido, Merano;
Peyrot Luigi, Perrero; Rivoiro Pellegrini Ugo, Torre Pellice; Ribet Enrico,
San Secondo; Gönnet Giuseppe, Villar
Pellice; Costabel Felice, Perrero; Bounous Amelia, Genova; Olivero Fernando, Villastellone; Scopacasa Franco,
Madonna di Tirano; Gay Margherita,
Milano; Bessone Ina, Villar Perosa;
Gay Marcella, Pinerolo; Poet Osvaldo,
Perrero; Benedetto Enrico, Torino; Rovara Umberto, Luserna S. Giovanni:
Bounous Edda, id.; Giordan Enrico,
id.; Bounous Franco, id. Bonnet Franco, id.; Fam. Bellion Jalla, Torre Pellice; Genre Bert Pietro, Pomaretto;
Gay Ester, Torre Pellice; Scarinci Emllio. Forano; Giuliani Rosa, Roma;
Costantino Marco, Pinerolo; Rostagno
Sorrento, id. Travers Fiordalisa, Cantalupa; Jahier Mary, Torre Pellice; Robert Alessandro, Prarostino; Mehdola
Francesco, Roma; Vinçon Vera, Vinovo;
Panasela Ettore, Catania; Gaydou Bru
no. Torre Pellice; Paolucci Claudino,
Roma: Signore Enzo, Trieste; ReveI
Mirella, Montepulciano; Colizzi Antor»io, Ravenna; Resburgo Fulvio, Aosta;
Campbell Donald, Alte Ceccato; Gardiol Berta, Milano; Roncagliene Bruno, Pont Canavese; Palazzino Armando,
Parma; Rostan Giarrni, Milano; Ratto
Dina, Genova; Beltrami Arrigo, Reggio Emilia; Pocci Vincenzo, Roma; Rostan Luigia, Riclaretto: Gauzolino Divina, Torino; Avataneo Giacomo, Villastellone; Rotolo Erme, Ghiavari; Martina Alfredo, Torino; Biondi Laura, Pietrasanta: Pavone Franco, Cagliari; Maciotta Alpina, Raima Biellese; Acelli
Lea ved. Vigo, Borghetto S. Spirito.
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R-eg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio 1960.
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