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Anno 127 - n. 34
6 settembre 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di naancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
CONTRO LA MAFIA
TORRE PELLICE: CONCLUSO IL SINODO DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Solidali Sì all’otto per mille dell’IRPEF
Il presidente del Sinodo ha
scritto, per incarico dello stesso Sinodo, una lettera di solidarietà alla famiglia di Libero
Grassi, rindustriale palermitano
ucciso dalla mafia perché le si
era_ opposto ed aveva denunciato i mafiosi, suoi taglieggiatori.
Libero Grassi era diventato un
simbolo della lotta alla mafia
da quando, nell’aprile scorso,
era stato intervistato nella trasmissione televisiva Samarcanda. Sono un industriale e devo
difendere la mia professione,
aveva detto. Un’affermazione
semplice, diretta. Lasciatemi fare il mio mestiere. L’intimidazione, la sopraffazione maliosa
non devono entrare nelle attività quotidiane della gente: questo era il messaggio che Libero
Grassi aveva lanciato ai suoi
concittadini. Proprio per questo
la mafia lo ha ucciso. Era im
esponente della società civile
che non si rassegna, che denuncia i soprusi, che si indigna e
reagisce. La sua morte pesa alle nostre coscienze.
Il Sinodo, inviando il suo messaggio di solidarietà, ha voluto
ricordare la ferma volontà di
valdesi e metodisti di reagire e
opporsi alla pretesa della mafia
che tutti le siano soggetti e
schiavi: poliziotti, magistrati, politici, uomini, donne, ragazzi, imprenditori, operai, uomini di cultura e di fede. Le nostre chiese, al Sud come al Nord d’Italia, sono impegnate in un annuncio dell’Evangelo che ha come
conseguenza la costruzione di
una società che pratichi la giustizia, la libertà e la solidarietà,
una società in cui tra la gente
possano realizzarsi rapporti basati sull’amore e non sulla protervia e la violenza. Per questo
manifestiamo solidarietà e non,
ci rassegniamo. Alla guerra come alla guerra, léggi speciali,
aumento degli organici della polizia. Queste le richieste che nuovamente sono state fatte ad uno
stato che da tempo sembra avere alzato bandiera bianca di
fronte al fenomeno mafioso.
Richieste giuste? Forse, anche
se è ormai dimostrato che con
le grida, di manzoniana memoria, non si fa paura ai mafiosi
c ai delinquenti incalliti. Con
una maggior specializzazione degli inquirenti e con indagini mirate sulla formazione dei patrimonj di alcuni personaggi si potrebbero raggiungere risultati
maggiori. In ogni caso la giustizia che pretendiamo dallo stato
non è quella dei giustizieri. Ben
vengano le modifiche ai codici
penale e di procedura penale,
ma non dimentichiamoci che lo
stato siamo anche noi, coi nostri comportamenti quotidiani.
Se alziamo anehe noi bandiera
bianca, la mafia ha vinto.
Giorgio Gardiol
IN QUESTO
NUMERO
Da pag. 3 a pag. 9 uno speciale sull’Assemble.T. mondiale
delle chiese metodiste.
Fra le questioni dibattute il futuro di Villa
se svizzere e la Comunità di lingua francese
Olanda e la « nuova CIOV » - Accolte due chiedi Roma - L’ecumenismo e i matrimoni misti
E' passato l’otto per mille;
così sarà forse ricordato il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste di quest'anno 1991, che in
Europa ha visto crollare tanti
miti. E forse è anche crollato il
mito di una chiesa di "irriducibili”, arroccati su una linea di
purezza. Anche le chiese valdesi
e metodiste vivono nel flusso della storia, partecipano alle sue
vicende, vanno verso nuovi equilibri. Ma può anche essere che
sia riduttivo far consistere in
questa decisione il significato di
un Sinodo che ha lavorato intensamente per cinque giorni ed
assunto molte altre decisioni.
Solo col tempo si potrà dire se
questa decisione travagliata e
sofferta ha segnato una svolta
(e che tipo di svolta) nella vita
delle nostre chiese.
Ma andiamo per ordine. La
giornata di apertura si è svolta
secondo il copione: culto solenne nel tempio di Torre Pellice,
ottima predicazione del pastore
Alberto Taccia, consacrazione al
ministero pastorale di Teodora
Tosatti e adempimenti regolamentari. Si verificano i mandati,
si elegge il segno. Alla presidenza è eletto il past. Taccia, che dirigerà i lavori sinodali con grande competenza; vicepresidente
il fratello Federico Roela di Terni.
11 lunedì scivola spedito con
la lettura della relazione della
Commissione d’esame. Il moderatore ricorda gli operai della
chiesa deceduti nel corso dell'anno; sono molti. Fra gli altri non
possiamo non menzionare due
nomi: quelli di Valdo Vinay e
di Aldo Sbaffi, due protagonisti
di un’epoca. I lavori del lunedì
rispettano i tempi dell’agenda;
anzi ci si trova leggermente in
avanti. La serata, dedicata all’evangelizzazione, tema essenziale per la chiesa, vede una partecipazione che lascia un po’ a desiderare. L'attenzione è rivolta
evidentemente al martedì con
aH’ordine del giorno la questione deH’otto per mille.
Fin dalle prime battute la giornata del martedì si preannuncia
calda. Tutti i deputati e i pastori sono presenti in aula, le gallerie sono piene, i giornalisti cercano di conquistarsi un posto.
La mattinata è occupata senza
tregua dagli interventi, circa
venticinque, tutti densi, significativi; le argomentazioni per i sì
e per i no sono ben calibrate.
Alla pausa del mezzogiorno è difficile dire dove penda l’ago della
bilancia. Anche il pomerig
L’urna, la scheda,
il computer.
Si vota, a
scrutinio segreto,
suU’odg relativo
all’otto per mille.
gio è quasi interamente occupato dagli interventi. Il buffet è
deserto; chi non ha posto in
aula segue il dibattito da un
dare molto avendo ricevuto molto
Il culto come festa
altoparlante nel giardino. Infine
il voto. Per poterlo effettuare,
viene prolrmgato l’orario di chiusura dei lavori. L'esito è inequivocabile: 91 sì, 73 no, 4 astenuti.
C’è chi non nasconde la propria
esultanza: "Lo Spirito del Signore era in aula!’’, e c’è chi non
trattiene una lacrima di tristez
’’Allora tutti gli artigiani che lavoravano per
il santuario, lasciarono il lavoro e andarono a
dire a Mosè: «Il popolo porta più di quanto è
necessario per il lavoro ordinato dal Signore»’’
(Esodo 36; 4-5).
Ero da poco arrivato ad Agape, c’era un campo di ragazzini, forse sui 7-8 anni, che aveva affrontato nel corso di una settimana il tema ”i
mestieri”, e mi era stato chiesto di proporre loro
una riflessione biblica. Ecco il passo che abbiamo letto (lo avevamo ’’ritradotto” in versi e cantato insieme, accompagnandoci con la chitarra)Esodo 35: 30-35 ed Esodo 36: 1-7.
I nostri ragazzi si sono messi a lavorare per
costruire il nostro santuario. I figli dei buoni
membri di chiesa non avevano molta fantasia ma
sapevano il mestiere: hanno portato bibbie, innari,
panche. / figli dei « goim », dei « pagani », degli
stranieri, non sapevano il mestiere ma hanno avuto fantasia. Hanno raccolto pigne, fiori, hanno
costruito oggetti e carabattole, oggetti d’artigianato e collages, e hanno portato i giocattoli, le
’’coperte di Linus”, gli animali in peluche e qualsiasi cosa poteva loro venire in mente per costruire il santuario. E si sono improvvisati architetti,
sistemando quattro grosse pietre per delimitare
l’area del culto.
Ma qualche capannello era rimasto fuori del
luogo sacro. Con coraggio, un ragazzo ha spostato
le pietre, per inglobare anche chi era rimasto fuori. La simmetria e la geometria ci perdevano ma
nessuno rimaneva escluso.
Come tutti i simboli, anche questo era ambiguo:
poteva significare volontà di accaparramento, di
’’imperialismo”, volontà di ’’battezzare”, anche contro il loro parere, quanti erano rimasti fuori del
tempio, ma poteva indicare anche volontà di evangelizzazione, di non esclusione, e capacità di adattare la chiesa alle donne e agli uomini presenti
nel campo, piuttosto che ritagliare uomini e donne nelle misure prestabilite di una chiesa dalle
dimensioni e dalla architettura stabilite una volta
per tutte. Poi non ricordo se c’è stato bisogno di
una predicazione, di una preghiera, di un canto.
Certo, era chiaro a tutti che già preparare l’ambiente era un atto di culto, era chiaro a tutti che
non si lavorava per se stessi ma pensando all’altro, e sapendo che non si tentava di rinchiudere
Dio tra quattro pietre angolari, ma di creare un
luogo, fatto dalle nostre mani, fatto per incontrarci
fra noi, ma sotto lo sguardo di un altro che stava al di là, al di fuori, al di sopra di noi, anche se
poteva venire in mezzo a noi e dare un serìso al
lavoro delle nostre mani.
La nostra liturgia, il nostro culto razionale, si
era spontaneamente sviluppata in modo conforme
all’esortazione di Paolo (Rom. 12: 1-2), nel presentare l’opera delle nostre mani, ma più ancora i
nostri corpi, come dono vivente, santo, accettevole
a Dio.
Certo, descrivendo questo culto nel quale mi
sono trovato coinvolto al di là di quello che potevo immaginare e pensare, mi accorgo di avere
abbondantemente interpretato, trasfigurato, teologizzato un bel momento di festa forse vissuto su
lunghezze d’onda spirituali diverse dalle diverse
persone presenti. Ma una cosa so: che ho visto un
culto allegro, serio ma gioioso, fatica ma benedizione. E che veramente abbiamo dovuto frenare
piccole donne e piccoli uomini che non la smettevano di portare, e si dovette ’’impedire che il popolo portasse altro”, perché veramente si era portato ’’molto più di quel che bisognava per eseguire i lavori”. ”La roba già pronta bastava a fare
tutto il lavoro, e ve n’era d’avanzo”. Dovremmo
riuscire a vivere anche i lavori del Sinodo, i momenti organizzativi e decisionali dell’attività della
nostra chiesa, con la stessa voglia di festa, con
la stessa liberalità, generosità, con lo stesso animo di fanciulli che sanno dare molto, perché
sanno di aver ricevuto molto.
Sergio Ribet
za. Il moderatore dirà più tardi:
"Ho nostalgia per una chiesa
straniera e pellegrina”.
Il lungo dibattito ha fatto saltare il calendario dei lavori.
D’ora in poi si cercherà di recuperare tempi e temi. Ma un’altra
grossa questione, a carattere più
locale, quella cioè del futuro di
Villa Olanda, intaserà ulteriormente i lavori sinodali, impedendo di discutere altri temi importanti.
Il mercoledì è dedicato a Villa
Olanda. Non si tratta di ima semplice questione amministrativa:
la Tavola è orientata a venderla
per poter sanare in parte i deficit
di altre opere; la popolazione, soprattutto della vai Pellice, è
orientata a un ricupero con tre
ipotesi di utilizzo: casa di riposo
per anziani autosufficienti, oppu
Luciano Deodato
(continua a pag. 12)
TUTTO IL
SINODO 1991
Nel prossimo numero 16 pagine interamente dedicate al
Sinodo '91 delle chiese valdesi e metodiste. Le chiese e i
gruppi che ne desiderano copie da diffondere possono
averle telefonando entro domenica 8 settembre al n. 011/
655278 (segreteria telefonica)
specificando l’indirizzo a cui
devono essere inviate. Ogni
copia lire 2.000.
2
vita delle chiese
6 settembre 1991
CERiGNOLA
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Francesco Scorano Una sala a Bricherasio
Ospitava i pastori provenienti da Orsara per
garantirne le visite presso la sua comunità
Con molto ritardo ho appreso la notizia della morte di Francesco Scarano, ormai quasi centenario. Anziano della chiesa di
Cerignola per limghi anni, quale credente impegnato ha fatto
parte d’un lungo periodo della
storia della comunità in collaborazione con altri credenti come il fratello Nicola, emigrato
a Milano, i cui figli sono bene
inseriti nella vita della chiesa.
Di Francesco Scarano e della
famiglia ricordo la generosa
ospitalità riservata ai pastori
che da Orsara visitavano Cerignola per consentire una migliore cura pastorale delle famiglie.
Infatti ho sperimentato, con
l’aiuto dell’anziano Scarano,
quanto era importante la visita
specialmente di quelli che abitavano nei quartieri più poveri e
dove la miseria era molto grande. Ricordo che la maggior parte dei fratelli era costretta a
recarsi in piazza o limgo il corso principale per incontrare i
padroni dei feudi o i loro inviati nella speranza di trovare
lavoro per qualche giorno soltanto. Questa scena Gesù l’avrà
osservata molte volte in Palestina poiché gli ha offerto lo
spunto per raccontarci la parabola dei lavoratori delle diverse
ore.
Con le visite si scopriva anche il dramma degli alloggi dove talvolta genitori e figli con
prole vivevano in un solo vano
suddiviso con paratìe di legno
o cartone. Eppure in quei credenti si avvertiva un clima di
serenità e di fiducia nel Signore di fronte ad un futuro incerto perché essi attingevano le risorse spirituali sia frequentando assiduamente le adunanze sia
con gli incontri biblici nelle case. Questo ricordo lo menziono
quale incoraggiamento a laici e
pastori per ricreare il tessuto
sfilacciato della vita spirituale
delle famiglie e che denuncia
anche il crollo numerico delle
nostre comunità.
Ricordo infine i venti bambini e adolescenti appartenenti alle famiglie di Francesco e Nicola Scarano per non menzionarne molte altre, anche con tanti
bambini. Non dimentico la testimonianza di molti giovani
della chiesa, particolarmente le
ragazze che in occasione di matrimoni misti non sono scese a
compromessi, come si usa purtroppo oggi, nel nome dell’ecumenismo, ma hanno fatto scoprire Gesù Cristo alla parte cattolica o atea.
Ricordando Francesco Scarano invio un pensiero affettuoso
alla famiglia nella fiducia che
la testimonianza di chi ci ha
preceduto sia di incoraggiamento alla fedeltà ed allo zelo per
la causa del Signore Gesù Cristo.
Gustavo Bouchard
« Nel tempio del Signore, o
figli suoi venite... », queste sono
state le prime parole cantate
dall’assemblea riunita a Bricherasio domenica scorsa, quando è
stato ufficialmente aperto un
nuovo luogo di culto nel centro
.del paese, in via Molarosso.
Un luogo che non deve inorgoglire né essere considerato xm
punto di arrivo; piuttosto si
tratta di uno strumento di cui
avvalersi per la testimonianza e
l’evangelizzazione.
Sono un centinaio i valdesi residenti sul territorio che passa
per essere il comune « più cattolico » della valle; frutto di
vecchie e nuove emigrazioni, la
diaspora di Bricherasio ha fin
qui fatto riferimento alle chiese di Luserna San Giovanni, Pinerolo o San Secondo, a seconda della posizione geografica
delle abitazioni.
Sul piano della « appartenenza » non cambierà molto; saranno ancora le tre chiese a curare questa nuova realtà; ci sarà
però un nuovo punto dì, riferimento, vi saranno due culti al
mese (la prima e la terza domenica), riunioni, corsi di istruzione religiosa.
Nella giornata di festa, con i
membri di chiesa locali, hanno
espresso la loro gioia anche molti responsabili della chiesa, dalla Tavola al completo al presidente della CED e vari pastori.
Nel suo intervento il modera^
tore Giampiccoli ha fatto riferimento all’emigrazione che ormai da molti anni caratterizza
le alte valli verso località della
pianura.
Le chiese di Rodoretto, ma
anche di Massello o altre, d’inverno si spopolano fin quasi a
sparire e d’estate contano comunque su pochi membri; si cerca in ogni caso di assicurare la
predicazione domenicale.
Ma questa progressira"discèsà
di molte famiglie a valle ingrandisce e per certi versi muta le
caratteristiche delle chiese di
fondovalle: la distribuzione delle forze pastorali tiene conto di
questo elemento.
« Ma non basta un aumento
delle forze pastorali — ha detto il moderatore —, occorre che
i fratelli e le sorelle che si trovano a vivere questa emigrazione sappiano ricostituire il senso della comunità evitando la
dispersione », evitando, si potrebbe aggiungere, l’omologazione.
Un luogo di culto è un luogo di riferimento.
Già nei secoli scersi i valdesi scesero dalle località più alte delle valli; le persecuzioni li
respinsero nei luoghi di provenienza. Oggi non c’è il rischio
della persecuzione, ma dell’omologazione; l’adagiarsi e la dispersione sono rischi presenti.
Tutti hanno rimarcato il forte contrasto fra la parata con
sosta per la benedizione propiziatoria davanti alla chiesa cattolica di una cinquantina di cavalli e relativi cavalieri ed il
culto di dedicazione al Signore
di un tempio; tutti l’hanno colto perché avveniva praticamente
hello stesso luogo e nello stesso momento. Le occasioni di testimonianza non mancheranno.
COLLEFERRO Battesimo
Riccardo Mortari
stroncato da un attacco cardiaco ci ha lasciati il fratello Riccardo Mortari, anziano e predicatore locale della Chiesa valdese di Colleferro.
Al dolore ed alla costernazione di questa morte, nei membri di tutta la comimità è sopraggiunta una profonda tristezza per la scomparsa di un fratello la cui vita è stata intimamente legata alla nascita e alla
storia delle comunità di Colleferro e Ferentino.
Egli ha conosciuto TEvangelo
nel lontano 1948, negli anni in
cui Colleferro era teatro di duri
scontri sociali e gli operai della
fabbrica locale cercavano di
conquistare dignità sia nei loro
posti di lavoro che nei rapporti
umani, ma vedevano le istituzioni e la chiesa cattolica locale
arroccate su posizioni retrograde e conservatrici. In questo clima Riccardo, fedele all’ardore e
all’onestà con cui combatteva le
sue battaglie politiche, scoprì e
abbracciò la fede evangelica;
una fede sempre vissuta con
grande entusiasmo fino alla fine
dei suoi giorni.
La sua vita è stata vissuta con
una rigorosa coerenza che, se
gli ha riservato tante gioie, non
gli ha risparmiato alcune volte
anche tanta sofferenza e fatica; per alcuni anni è vissuto
a Ginevra come emigrante lavorando nelle case valdesi di que
sta città insieme con la moglie
e anche in quell’occasione si è
messo al servizio di tanti nostri
lavoratori con il suo entusiasmo
ed il suo proverbiale ottimismo.
Ritornato in Italia riprese la*
sua vita di falegname; collaborò coi vari pastori della comunità in maniera attiva e proficua sia nei Consigli di chiesa
che come predicatore locale. In
chiesa molte opere ricordano il
suo dinamismo di artigiano sempre pronto a costruire o riparare qualcosa che potesse esse
re utile alla chiesa o ai fratelli.
Al nostro cuore mancherà la
sua fede forte e cristallina, il
suo sorriso, la sua bontà semplice e sincera ma soprattutto
la sua preghiera, che egli elevava al Signore più che per se
stesso per i poveri e gli afflitti
di tutta la terra.
F. T.
Riccardo Mortari dedicò una parte della vita alla predicazione.
Dir. propr.: GHINELLI-CARONI
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Quando ripenso a Riccardo
Mortari vedo un fratello nella fede sempre allegro e sorridente.
Di professione falegname, era
emigrato anche lui all’estero
— come tanti ’’ciociari” — per
guadagnarsi il pane quotidiano,
e da quel periodo aveva acquistato la simpatica abitudine di esprimersi tra l’altro anche in ’’altre”
lingue, specialmente in francese
e in tedesco, a cui aggiimgeva
volentieri l’inglese imparato nelle sue visite ai parenti in Canada.
Questa conoscenza linguistica egli
sapeva metterla a profitto della
comunità ogni qual volta venivano amici esteri.
fu tra i primi "convertiti” della Ciociaria evangelica e sul Vangelo, con l’aiuto del
Signore, egli seppe edificare sé
e la propria famiglia. Fu così che
divenne ben presto uno dei collaboratori più assidui neH’evangelizzazione di quelle contrade tra
Colleferro e Prosinone, sempre
in prima fila quando si trattava
di accompagnare il predicatore
di turno od eventualmente di sostituirlo nella predicazione. Erano i tempi "eroici” della nostra
presenza di seguaci di Cristo sul
duplice teraeno della testimonianza biblica e deU’assistenza ai
bisognosi: il tutto fatto senza iattanza, nel confronto con i fratelli cattolici, malgrado qualche
chiusura di sacerdoti poco propensi al dialogo.
Alla vedova e ai figli e rispettive famiglie esprimiamo la nostra fraterna simpatia in Cristo.
Giovanni Gönnet
POMARE'TTO — Sono stati
presentati al battesimo Federica
Ribet, di Erminio ed Erica Baret e Ylenia Grill di Gino e Marisa Poèt; che lo Spirito del Signore sia la guida costante di
questi piccoli e delle loro famiglie.
• Un cordiale benvenuto da
parte di tutta la comunità a Patrik di Ivo Aglio ed Ester Bounous.
• L’Evangelo della resurrezione è stato annunciato in occasione dei funerali di Oscar Ribet deceduto all’età di 86 anni
e di Luigia Peyran in Artero deceduta all’età di 88 anni, entrambi presso l’ospedale valdese. La
comunità è vicina ai familiari
nel lutto.
• Domenica 8 settembre, durante il culto, verranno salutati
i pastori Renato Coìsson ed Eugenio Stretti che lasciano il distretto per servire nelle chiese
di Trieste e Venezia.
Domenica 22 settembre av
verrà l’insediamento del pastore
Sergio Ribet.
Per la
Casa Miramonti
VILLAR PELLICE — Nel corso dell’estate il Coro alpino vai
Penice ed il Gruppo trombettieri
del Baden, ospite presso il Castagneto, hanno offerto nel tempio
due concerti il cui incasso è stato devoluto alla Casa Miramonti. Rinnoviamo la nostra gratitudine a questi amici per la loro disponibilità.
• La giornata « pro Miramonti » si è svolta con buona affluenza di pubblico, che ha permesso
di realizzare un discreto incasso.
Ancora una parola di viva gratitudine a tutti coloro, giovani e
meno giovani, che con la loro
partecipazione e collaborazione
con lavoro manuale e con doni
vari — in particolare alla famiglia Gönnet (panetteria), che
una volta di più ha gentilmente
messo a disposizione le attrezzature per la produzione dei dolci oltre a tempo e lavoro — hanno contribuito in vario modo al
conseguimento di questo risultarto.
Grazie!
TORRE PELLICE — La comunità è riconoscente al moderatore, past. Franco GiampiccoU,
ed al prof. Renzo Bertalot che
hanno presieduto i culti rispettivamente dell’ll e del 25 agosto.
• Col mese di agosto ha avuto termine l’attività del gruppo
di fratelli che si è occupato dell’iniziativa del « tempio aperto »
il sabato e la domenica.
• Il 1° settembre si sono uniti in matrimonio Paola Rostan
e Alberto Belloni; la comunità
partecipa alla gioia degli sposi.
• Due importanti appuntamenti attendono tutti: domenica 8
settembre alle ore 15 pomeriggio comunitario ai Simound; domenica 15, dopo il culto, assemblea di chiesa, con relazione dei
deputati al Sinodo.
Bazar
SAN SECONDO — Domenica
15 settembre alle ore 15 l’Unione femminile organizza il tradizionale bazar con vendita di dolci, pane casalingo, manufatti e
sottoscrizione a premi.
• Ringraziamo i pastori Renzo Bertalot, Bruno Corsani, Teo
Fanlo y Cortes, Erika Tomassone e il predicatore Rino Cardon
che nel periodo estivo hanno
presieduto dei culti domenicali.
Rorà: un paese per tutte le stagioni
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A 8 km da Lusemu S. G. si estende fino ai piedi del monte
Prioland. Centro della resistenza dei Valdesi guidati da
Giosuè Gianavello.
Gite consigliate: Monte Prioland - Comour - Rif Valanza
• Cave di pietra - Pianprà - Rocca Bera.
Da visitare il museo che contiene una interessante documentazione sulle vicende rorengbe del passato
Nel Parco Montano vi sono un ristorante, un ’area attrezzata per il campeggio ed un anello di fondo di 12 km.
3
r
fv.
6 settembre 1991
assemblea mondiale metodista
SINGAPORE, 24-31 LUGLIO: ASSEMBLEA MONDIALE METODISTA
GesùKCristo,
la Parola vivente di Dio
Giornate intense, scandite dal ritmo di studi biblici, relazioni e
lavoro nei gruppi - La partecipazione al culto nelle chiese locali
La Conferenza si riunisce ogni
mattina in sessione plenaria. Si
comincia con il canto e la preghiera. Alle nove il primo studio
biblico, una pausa di riflessione
e di musica, alle dieci il secondo
intervento sul tema della giornata. Poi tutti nei pìccoli gruppi di
lavoro, chiamati pondok, dalla
parola malese per indicare la casa. Una dozzina di persone di
paesi diversi per approfondire
e condividere. Nel pomeriggio
nuovamente in plenaria per
ascoltare i rapporti delle Commissioni e dei Comitati, per i
momenti di culto.
Sotto il tema generale di "Gesù
Cristo, la Parola vivente di Dio”,
a Singapore ogni giorno si cerca
di approfondire, di attualizzare.
Dopo la grande liturgia di Santa
Cena di mercoledì sera, 24 luglio,
giovedì 25 la proposta è "Gesù
Cristo, la Parola di Dio che crea”.
Il vescovo emerito Nacpil delle
Filippine inizia il primo studio
biblico, su Colossesi 1: 15-23; lo
segue il teologo coreano Paul
Park che richiama l'Assemblea
alla responsabilità dei cristiani
■per l'integrità del creato. Poi subito nei pondok a discutere assieme. Tante le questioni, per
esempio; "Quale valore pratico
ha nella nostra vita la conoscenza
del ruolo di Gesù Cristo nel processo di una creazione che la
Bibbia annuncia?''.
U rapporto
del segretario
Nel pomeriggio Joe Hale, segretario generale, presenta il suo
rapporto: "Dobbiamo imparare
ad amare di più, a condividere di
più, ad abbattere le barriere tra
le persone e le nazioni, a mettere
a disposizione della famiglia
mondiale le nostre risorse, ad
incoraggiare l'educazione dei giovani e degli anziani, sollevare gli
oppressi, rispondere ai bisognosi, stare accanto alle minoranze
che soffrono. Tutto ciò sarà di
gran vantaggio per una autentica evangelizzazione”.
Lo seguono Edith Ming, presidente uscente della Federazione
mondiale delle donne metodiste
e il presidente della Commissione per l'ecumenismo e il dialogo.
Viene presentato il rapporto a
stampa della Commissione mista
metodista cattolico-romana sui
colloqui daH'86 al 1991. Il tema
è "La tradizione apostolica”, uno
dei punti nei quali la diversità
teologica tra protestanti e cattolico-romani è più marcata. E' qui
infatti che si tocca la diversità
neU'intendere la chiesa. Potere,
servizio? Un lavoro serio, il quinto rapporto dal 1981, anno di inizio dei lavori della Commissione
mista.
Convergenze
e divergenze
C'è molla carità, molto desideiio di ascolto reciproco tra le
due parti. Ma c'è anche chiarezza
nel capitolo 'Convergenze e divergenze'. ''Dovremo discutere ancora per decenni — ha dichiarato
il dottor Wainwright nel presentare il rapporto — e chiediamo
allo Spirito di Dio di illuminare
i nostri colloqui futuri e il grado
ùi comprensione reciproca e di
conoscenza fin qui raggiunto”.
A conclusione della giornata un
culto ecumenico con la predicazione del metropolita russo ortodosso Bloom.
Venerdì 26 luglio l'Assemblea
ha per riferimento "Gesù Cristo,
la Parola incarnata di Dio”. Il
testo è Filippesi 2; 5-11. Lo studio
biblico d'apertura è affidato alla
pastora Rosanna Panizo, peruviana. Il secondo intervento è dell'indiano Theodore Williams sulla solidarietà con i poveri e i sofferenti nel mondo. Dal suo discorso traspare tutta la umiliante condizione di centinaia di milioni di persone alle quali è negata dignità in vita e in morte
per l'ingiusta distribuzione di
potere e di ricchezza nel mondo.
Sabato 27 ancora Rosanna Panizo, peruviana, sul tema "Gesù
Cristo, Parola profetica di Dio”.
Poi la presentazione del direttore dell'Istituto mondiale per
l'evangelizzazione. Grande impegno, stile brillante e non consueto per orecchie europee.
Lo segue il dottor Norman
Dewire, presidente della Commissione degli affari sociali e internazionali.
Affari sociali
e internazionali
E' questa una Commissione
dove, è facile capirlo, si confrontano spesso modi diversi di intendere il ruolo della chiesa e la
predicazione nei confronti dei
grandi temi di attualità. C'è stata una grossa battaglia, anche
procedurale, per far passare una
mozione di censura verso il governo di Singapore per la questione delTespulsione del Consiglio delle chiese dell'Asia e per
Tatto di controllo sulla vita delle chiese. Passata in esecutivo
è stata respinta dal Consiglio.
L'eco raggiunge comunque i media locali e il vescovo di Singapore Ho mette le mani avanti
temendo ritorsioni sulla chiesa
locale. Ma altre importanti questioni vengono discusse anche se
non tutte votate in sede di Consiglio: diritti umani, militarizzazione, pluralismo e testimonianza, economia mondiale, Palestina,
riunificazione della Corea, Lineria, droga, questioni del Pacifico
e dei suoi popoli. Comunità europea davanti al '93 e alla caduta
del muro di Berlino, immigrati
in Europa, povertà nel mondo riconversione delTindustria militare, rapporti tra Islam e cristianesimo in Africa. Il dibattito in
Consiglio è ampio tanto da dovervi dedicare ben due sedute in
più di quelle in calendario.
A sera una stupenda serata
di folklore asiatico, organizzata
dal Comitato di ospitalità, offre
la riprova della meravigliosa ricchezza culturale e artistica di
questo mosaico di popoli.
Campi, preghiere,
testimonianze
La domenica, 28 luglio, la Conferenza si divide. Parte è ospite delle chiese locali, parte si
riunisce per il culto al Centro
congressi. Ed è durante questo
culto che la nostra Febe Rossi
Cavazzutti offre la sua testimonianza (ne riferiamo a parte).
Nel pomeriggio raduno di massa allo stadio coperto con canti,
testimonianze, preghiere. Un coro di 1.200 persone guida gli inni.
Lunedi 29, studio biblico su
Luca 4: 16-30 di Maxie Dunnam,
ex direttore de ”11 cenacolo” e
intervento della dottoressa Frances Young sulTEvangelo della
grazia per un mondo scientifico
e tecnologico. Il tema della giornata, sul quale riflettono anche
i gruppi dei pondok, è "Gesù Cristo, Parola di salvezza di Dio”.
Una delle questioni da discutere è ''Quale è o potrebbe essere
la nastra parola profetica, oggi?
Una parola di giudizio o di grazia e salvezza?”.
I giovani concludono la giornata con un bellissimo culto di
testimonianza.
Martedì 30, ''Gesù Cristo, Parola vivente di Dio”, tema principale dell'intera Conferenza.
II vescovo della Germania
(Est), Minor, presenta il tema:
"Qual è la nostra comprensione
sull'essere oggi corpo di Cristo?”.
Il testo è Efesini 1: 7-23.
Nel pomeriggio molti rapporti
completano l'informazione all'Assemblea: educazione teologica,
Claudio H. Martelli
(continua a pag. 4)
INTERVISTA A JOE HALE
Testimoni nei mondo
Una svolta nel programma mondiale per l’evangelismo - Grande partecipazione di asiatici
Joe Hale è il Segretario generale del Consiglio mondiale metodista.
Quali sono le questioni più
importanti emerse nel corso della 16" Assemblea?
Il programma mondiale per
l'evangelismo ha preso una nuova
svolta, ci sono 15 persone guida
(leaders) che compiono lo stesso
lavoro in altrettanti parti del
mondo, ma è implicito che le
questioni del Sud Africa, Europa
e Corea (Asia) sono diverse tra
loro. E' molto importante che
l'approccio locale non venga
contaminato dalTintervento degli
USA o dall'Inghilterra. E' fondamentale riunirsi a livello mondiale per discutere i problemi
politici e sociali relativi alla libertà, all'eguaglianza, alla giustizia. In occasione della precedente Conferenza di Nairobi abbiamo avuto grandi speranze di
cambiamento. Adesso in Asia ci
sforziamo di capire quanto si
possa dire sulla questione inerente Singapore.
11 nostro iptento come Assemblea è quello di non creare problemi alle comunità di Singapo
Singapore: le immagini dell’Assemblea proposte contemporaneamente sullo schermo televisivo.
re, ma ovunque ci sono restrizioni religiose e noi vogliamo
combatterle.
Uno degli scopi più importanti
di queste Assemblee è che la
gente può vedere quanto sia diffusa nel mondo la nostra testimonianza, avendo l'opportunità
di confrontare esperienze provenienti dalle diverse parti. In questo modo ognuno acquista una
nuova visione interiore per leggere quello che accade nel mondo.
Che cosa caratterizza questa
Assemblea rispetto a quella di
Nairobi e alle precedenti?
E' molto difficile dirlo perché
a questa Conferenza partecipa
un grande numero di asiatici che
forse mai erano intervenuti ad
altre. D'altra parte lo stesso valeva per l'Africa.
Quali i futuri impegni del Consiglio mondiale?
Il prossima importante evento
si terrà il prossimo anno con
TQxford Insti tute di studi teologici metodisti, al quale ci auguriamo che partecipi anche una
delegazione italiana, così come
arriveranno rappresentanti da
tutte le parti del mondo.
In dicembre designeremo i
nuovi "officers” e la nuova Commissione esecutiva si riunirà il
prossimo anno. Ci sono già molti progetti in corso, come il dialogo e l'evangelizzazione che sono
comunque temi e obiettivi costanti. La Conferenza mondiale
non è il principale impegno che
noi abbiamo, però richiede molto tempo.
Qual è la posizione del CMM
verso le chiese della diaspora
del Sud Europa?
Noi vogliamo incoraggiare le
chiese, in particolare quelle dell'Est europeo, che vogliono .sentirsi parte della nostra famiglia.
Ammiro molto quello che la Chiesa metodista sta facendo in Italia per i rifugiati. Il mio personale incontro con la Chiesa metodista in Italia risale a 35 anni fa
a Napoli, con la conoscenza di
Emanuele Santi a "Casa materna”, dove ritorno spesso con mia
moglie. Apprezziamo molto il lavoro che "Casa materna” compie
per i ragazzi e cerchiamo di divulgare la conoscenza di questa
istituzione dalle nostre parti. Siamo molto grati al presidente delTQpcemi per il grande contributo che sta dando alla Commissione esecutiva in questa Assemblea.
4
4 assemblea mondiale metodista
6 settembre 1991
STORIA E STRUTTURA DI UNA COMUNIONE MONDIALE
INTERVISTA
Un'Assemblea in rappresentanza
i^r\ ............ . . presidenza
di 60 milioni di credenti
Nel 1881 si riunirono a Londra i primi delegati - Ogni chiesa è rappresentata nel « Consig IO mon la e », che cura I interscambio pastorale, l’ecumenismo e la riflessione teologica
L’Assemblea mondiale metodista è una « famiglia denominazionale » che riunisce le chiese
che nel corso degli ultimi due
secoli sono nate nel mondo in
riferimento alla tradizione metodista sorta dal Risveglio promosso da Wesley e dai suoi fratelli
e seguaci.
Le chiese della tradizione metodista si collocano nella Chiesa universale che confessa Gesù Cristo come Dio e Salvatore,
tutt’uno con il Padre e lo Spirito Santo, che predica un solo
Evangelo e che accetta l’autorità delle Sacre Scritture e delle
Confessioni di fede della chiesa
primitiva.
L’Assemblea mondiale metodista è una comunione mondiale
di chiese che, nel riconoscersi
reciprocamente come provenienti dalla medesima tradizione,
coltivano la loro specifica vocazione « metodista » e che desiderane testimoniare l’amore e il
servizio cristiano verso il mondo come annunciato dal Vangelo.
Una funzione
propositiva
L’Assemblea non ha una « autorità » sulle singole autonome
chiese che la costituiscono e la
sua funzione risulta essere propositiva sulla base delle proposte che le stesse chiese membro elaborano assieme.
La storia dell’Assemblea mondiale metodista inizia nel 1881
a Londra, quando 400 delegati
provenienti da 30 diverse chiese
metodiste si riunirono per la
prima volta con il desiderio di
dar vita a un organismo metodista rappresentativo a livello
mondiale. Successivamente con
sempre maggiori adesioni, si ebbero riunioni nel 1891 a Washington, nel 1901 ancora a Londra,
nel 1911 a Toronto, nel 1921 in
Inghilterra e nel 1931 ad Atlanta in Georgia - USA. Dopo la
seconda guerra mondiale le riunioni ripresero nel 1947 a Springfield, nel 1951 a Oxford e continuarono con cadenza quinquennale fino ad oggi.
Nel corso di questi 109 anni
la Conferenza è andata sempre
più trasformandosi diventando
non solo l’espressione del metodismo britannico e statunitense
e delle rispettive società missionarie ma divenendo il punto di
incontro e riferimento per le
cazione teologica, della Unione
delle case editrici metodiste.
Egualmente vi trovano adeguata
rappresentanza alcune organizzazioni aderenti come la Federazione mondiale delle donne meto
L’Assemblea è luogo di comunione per le singole chiese che si riconoscono fondate sulla medesima vocazione.
nuove chiese autonome sorte
con il modificarsi del lavoro
missionario in Asia, Africa, America Latina, Europa e Pacifico.
Emanazione delle chiese che
aderiscono all’Assemblea è il
Consiglio mondiale metodista
formato da 500 membri in rappresentanza proporzionale delle
singole realtà ecclesiastiche.
Ogni chiesa o organismo ecclesiastico aderente deve essere
rappresentato nel Consiglio.
Il Consiglio è l’organo nel quale vengono elaborate e discusse le varie linee e questioni e
si riunisce almeno una volta tra
un’assemblea e l’altra.
Oltre alle chiese ne fanno parte i rappresentanti di alcune
Commissioni permanenti? evangelizzazione, ecumenismo e dialogo, vita familiare, questioni sociali e intemazionali, culto e liturgia, giovani.
Ne sono anche membri di diritto: rappresentanti dell’Istituto metodista di studi teologici
di Oxford, del Comitato di edu
Gesù Cristo,
la Parola vivente di Dio
(segue da pag. 3)
Oxford Institute, finanze, case
editrici (nella pubblicazione, per
la prima volta, anche la nostra
Claudiana; potenza dell’integrazione!), Commissione scambi pastorali e volontari.
Mercoledì 31, ultimo giorno,
ha per tema; "Gesù Cristo, la
Parola definitiva di Dio". E ultima riunione dei pondok. C’è nell’aria un po’ di commozione, specialmente nei piccoli gruppi di
lavoro. C’è la consapevolezza di
aver condiviso, pur nella nostra
diversità, qualcosa di prezioso.
Alle 14 solenne chiusura dell’Assemblea e insediamento dei
nuovi dirigenti. Presiede il vescovo keniota Lewi Imathiu, presidente uscente. Predica il pastore Donald English, presidente
neoeletto, su Giovanni 15: 1-8.
Un messaggio alto, teso, essenziale da parte di un leader di
grande statura. Un richiamo alla
fede come prassi di vita, come
testimonianza di un modo diverso, molto spesso opposto, di intendere l’umanità e la storia.
"Gesù Cristo non può essere un
esercizio per la mente ma deve
diventare per noi un’esperienza
che coinvolge tutto il nostro
modo di essere. Dobbiamo pensare alla chiesa, e in modo particolare alle nostre chiese, come
ad una ruota che ha il suo centro
in Gesù Cristo, per raggi i ministeri e l’organizzazione; per circonferenza il popolo di Dio". Una
chiara indicazione del ruolo importante che il metodismo, con
la sua anima aperta alla preghiera e all'ascolto della Scrittura,
con la sua mente attenta al grido dei poveri e degli oppressi,
con le sue mani solidali, ha ancora da svolgere nella Chiesa di
Gesù Cristo.
Claudio H. Martelli
diste, la Società storica mondiale sul metodismo, l’Associazione
per la conservazione dei luoghi
storici del metodismo e quella
per il Museo internazionale.
Promozione
evangelistica
Tra i principali compiti del
Consiglio mondiale metodista figurano quelli di interscambio
pastorale tra le varie chiese, di
promozione evangelistica attraverso l’Istituto mondiale per
l’evangelizzazione, di testimonianza in campo sociale attraverso un’apposita Commissione,
il confronto ecumenico con le
altre denominazioni e il confronto con le altre fedi, la rifiessione e l’approfondimento teologico, lo studio e la conservazione del patrimonio storico del
metodismo, la pubblicazione di
libri sia direttamente che promuovendo la collaborazione tra
le case editrici metodiste nel
mondo. Tra le altre sue attività il Consiglio mondiale metodista, dal 1976, assegna un Premio per la pace per rendere
omaggio a personalità che si distinguono nel loro sforzo di riconciliazione tra le persone, i
popoli e gli stati. In questi anni il Premio metodista per la
pace è stato conferito alla signora Patterson dell’Irlanda del
Nord, al presidente egiziano Sadat, al dottor Abel Hendricks
del Sud Africa, a lord Sopar,
al signor e alla signora Mew
dello Zimbabwe, al dottor TaiYoung Lee della Corea, al presidente Carter, a sir e lady Winifred Walker dell’Australia e al
presidente sovietico Gorbaciov.
Del Consiglio mondiale metodista fanno parte Mirella Scorsonelli e il pastore Claudio H.
Martelli in rappresentanza delle
chiese italiane.
Espressione del Consiglio mondiale metodista è il Comitato
esecutivo che ne coordina l’attività tra un’assemblea e l’altra.
Esso è fermato da rappresentanti di varie chiese e organismi eletti ogni 5 anni che si
riuniscono sotto la guida di un
presidente, di un vicepresidente,
di un segretario generale e di
altri dirigenti e funzionari che
ne garantiscono la continuità di
lavoro.
Il Consiglio mondiale metodi
sta scaturito dall’Assemblea di
Singapore ha eletto i suoi leaders nelle persone del dott. rev.
Donald English (Gran Bretagna)
in qualità di presidente e del
dott. Joe Hale in qualità di segretario generale. Del Comitato
esecutivo fa parte, per le Chiese metodiste italiane, il presidente del C. P. dell’OPCEMI,
past. Claudio H. Martelli.
La XVI Conferenza mondiale
metodista si è riunita a Singapore tra il 24 e il 31 luglio scorsi. E’ questa la prima volta,
nella ultracentenaria vita di questo organismo, che la Conferenza si riimisce nel continente
asiatico e ciò è probabilmente
dovuto al fatto che il metodismo in Asia risulta essere in
forte crescita, estremamente dinamico e, addirittura, in alcuni
paesi, la denominazione cristiana maggioritaria non solo tra i
protestanti ma in senso assoluto. In precedenza, a partire dal
1881, data della prima Conferenza mondiale a Londra, le riunioni avevano avuto luogo in
Gran Bretagna, negli Stati Uniti d’America, in Canada, in Norvegia, in Irlanda, nelle Isole
Hawaii e, nel 1986, a Nairobi in
Kenya.
Vi hanno preso parte quasi
4.000 persone tra delegati, visitatori accreditati e rappresentanti di varie organizzazioni ecclesiastiche provenienti da un
centinaio di paesi del mondo. La
Conferenza mondiale metodista
infatti non rappresenta solo le
chiese metodiste in senso stretto ma tutte quelle chiese evangeliche e organizzazioni ecclesiastiche che si ricollegano all’opera di predicazione e di Risveglio
spirituale iniziata da John e
Charles Wesley e dai loro amici nel diciottesimo secolo.
La delegazione italiana era
formata, oltre che dal presidente e dal vicepresidente del C. P.
dell’OPCEMI, da Maria Grazia
Sbafh-Palazzino, Ornella SbafflCozzi, Febe Rossi-Cavazzutti,
Emanuele SbafR, Elsa Gant-Martelli. Maria Cristina Vilardo.
Le molte voci
della teologia
Grandi e piccole chiese di ogni
lingua e colore ma anche chiese unite come la Chiesa unita
dell’India del Nord e quella del
Sud, la Chiesa evangelica spagnola, la Chiesa unita protestante del Belgio, la Chiesa unita del
Canada, la Chiesa unita d’Australia e chiese — come quella
del Nazareno, la wesleyana, la
Chiesa libera metodista, la Chiesa riformata metodista — che
testimoniano il ricco pluralismo
di espressioni teologiche alle
quali il Risveglio metodista ha
dato luogo in questi tre secoli.
La Conferenza dunque, pur essendo un organo non deliberativo le cui decisioni risultino essere vincolanti per le chiese
membro, con l’autorità che le
deriva dall’essere il punto di incontro tra i rappresentanti di
quasi 60 milioni di credenti, si
propone sempre di più come riferimento, luogo di fraterno dibattito, momento di comunione
gioiosa tra tutti coloro che nel
metodismo riconoscono non solo una pagina gloriosa di storia
della chiesa ma soprattutto un
movimento fortemente impegnato oggi nella predicazione e nella testimonianza di quell’Evangelo di pace, di giustizia, di eguaglianza che Gesù Cristo, la Parola vivente di Dio, continua ad
annunciare al mondo.
C. H. M.
Lewi Imathiu, vescovo keniote, è il presidente uscente del
Consiglio mondiale.
Che cosa lo ha colpito di più
nel quinquennio di presidenza?
(Quando nel 1986 la Conferenza
si è riunita a Nairobi ed è stata
votata la risoluzione sul Sud Africa e si è deciso che bisognava
presentare la questione, al governo sudafricano, non sapevo cosa
stava per succedere. Io mi sono
trovato ad essere il leader che
doveva affrontare il governo, ed
essendo un uomo di colore avevo molto timore. Quando sono
andato dal presidente del Sud
Africa, la prima volta, ci ha ricevuto ma non ha accettato tutte le nostre richieste. In un successivo incontro il nuovo presidente aveva promesso che sarebbe venuto incontro alle nostre
esigenze e che voleva vederle
realizzate per aiutarci. Questa è
stata la cosa più importante per
noi metodisti.
Un’altra è stata la riconciliazione della Nigeria, che era divisa
e anche il CMM è stato coinvolto.
E poi mi sono rallegrato per la
crescita delle chiese nel mondo
e per lo spirito che le anima
verso l'evangelizzazione.
L’azione di annuncio dell’Evangelo e la necessità di giustizia
per le chiese del Terzo Mondo
come possono convivere?
Quando Gesù è venuto nel mondo ha predicato che lui sfamava
gli affamati e curava gli ammala
ti. E nella lettera di Giacomo è
scritto che la fede senza le opere
è morta. Siccome la fede deve
essere predicata, l’evangelismo
diffonde la Buona Novella tra
la gente, così le persone cominciano a rendersi conto che la
giustizia deve essere fatta anche
agli altri e si convincono che i
bisognosi vanno aiutati e che è
necessario eliminare l’egoismo
e quindi si capisce che non si può
essere cristiani se non si realizza
la giustizia verso le altre persone.
La teologia e il modo di intendere la fede nelle chiese di tradizione non bianca come possono arricchire la testimonianza
comune?
Le culture sono differenti, ma
non c’è nessuna cultura superiore ad un’altra. Ciò significa che
abbiamo colori differenti, ma
nessuno è superiore agli altri.
Semmai è il cristianesimo ad essere una religione superiore a
qualsiasi altra, e quelli che sono
in Cristo sono persone nuove che
riconoscono tutte le persone di
Dio presenti nel mondo come
uguali. Per cui capire la teologia
nelle differenti culture può arricchire la nostra comprensione
di Dio nel mondo.
.Alcune tradizioni sono buone,
ma altre no; sarebbe meglio eliminare quello che non va bene.
Un ultimo pensiero per i credenti italiani...
L’Italia è nota per la sua storia e per essere un luogo in cui
la cristianità è stata forte. Molti
missionari sono stati mandati
attraverso il mondo. La nostra
speranza è che la chiesa in Italia
si basi molto sui principi del cristianesimo per evitare che gli italiani diventino cristiani soltanto
per un fatto di tradizione e non
per fede.
Elsa Martelli
5
r
6 settembre 1991
assemblea mondiale metodista 5
INTERVISTA A DONALD ENGLISH
SERATE A SINGAPORE
Predicare l'amore di Dio una calda fraternità
e vivere l’impegno sociale
Evangelizzazione e ricerca della giustizia costituiscono l’impegnativa eredità di Wesley: la Conferenza ha lavorato su queste linee
Il pastore Donald English, di
Londra, è il nuovo presidente
del Consiglio mondiale metodista.
Gli abbiamo rivolto alcune domande.
In questo vasto "mondo metodista" così composito, qual è la
caratteristica più importante?
Per prima cosa, siamo tutti
uniti in Cristo e nella Bibbia,
Gesù è visto come il principio
della creazione e quello che incontra i poveri ed i bisognosi e
predica la Buona Novella. Tutta
la preoccupazione di questo Consiglio aderisce a tali principi.
In secondo luogo siamo tutti
metodisti e John Wesley era
preoccupato dalTevangelizzazia
ne, dall’impegno (social-care) sociale e dalla giustizia. Quindi noi
tentiamo di unire tutto ciò sulla
mappa mondiale ed i temi
della Conferenza riassumono queste linee.
Donald English, londinese, è il
mondiale
J grandi temi "pace, giustizia,
salvaguardia del creato" come
saranno presenti nel prossimo
quinquennio?
Il Comitato del Consiglio porta
avanti questi temi a livello mondiale e gli incaricati (officers)
sono in grado di andare nei diversi paesi, come è avvenuto per il
Sud Africa 5 anni fa. Il CMM
è un’associazione di chiese ed
ognuna è di per sé incaricata
di occuparsi di queste problematiche.
Le spinte verso la spiritualità
(salvezza individuale) e la predicazione al mondo come si sono
conciliate in passato nella tradì
zione wesleyana e come si possono proporre oggi?
Al centro della fede cristiana
c’è l’amore, e l’amore è stato
mostrato unicamente in Gesù.
Egli lo ha espresso occupandosi
dei bisognosi e dando la propria
vita, cosicché noi potessimo venir perdonati. Quindi la vita e
la morte di Gesù uniscono questi due elementi. E nel nostro
lavoro ogni tratto deU’evangelismo deve essere percorso tenendo presente questi principi: non
possiamo predicare l’amore di
Dio se non lo viviamo; ma se
viviamo l’amore di Dio, abbiamo
l’opportunità di predicarlo. I due
principi devono andare assieme.
presidente neoeletto del Consiglio
metodista.
Questa è anche l’eredità che abbiamo ricevuto da John Wesley.
Nella Gran Bretagna del 18.mo
secolo, molte persone giunsero
alla fede personale in Cristo attraverso il metodismo. Ma una
intera classe di persone chiamate artigiani (artisans) stavano
guadagnando una posizione sociale nella classe e nella società
metodista. Hanno scoperto come
avere delle idee, come esprimerle e come metterle in pratica.
Di conseguenza sono diventate
una parte importante della vita
britannica. In questo modo la
conversione e il miglioramento
sociale sono andati di pari passo.
Elsa Martelli
Charles Wesley non avrebbe
certamente immaginato che nel
bicentenario della morte del fratello John i suoi inni avrebbero
scandito in Asia i lavori della
XVI Conferenza mondiale metodista.
I culti, la riflessione biblica e
le testimonianze sono stati i temi intorno ai quali i quasi 4.000
membri della Conferenza hanno
condiviso le ore delle giornate.
Le emozioni provate nel culto di apertura quando sono sfilate le bandiere di varia forma
e colore delle chiese partecipanti, provenienti da tutte le parti
del mondo, sono indescrivibili
così come indescrivibile è stata
quella provata domenica pomeriggio nel culto svolto nello stadio dove almeno 10.000 metodisti hanno insieme cantato e pregato.
Veramente il motto di John
Wesley « la mia parrocchia è il
mondo » è un dato di fatto.
Le nostre giornate non sono
state solo un susseguirsi di sermoni, altrimenti saremmo rientrati in Italia con folte barbe.
Abbiamo avuto invece anche delle serate di piacevole spensieratezza, come la serata asiatica
nella quale sia bambini che adulti delle Chiese metodiste di quest’area del mondo si sono esibiti in canti e danze; i loro costumi di varie forme e colori
hanno riempito i nostri occhi
e le movenze aggraziate ci hanno colpiti in modo particolare,
tenendo presente che non si
trattava di professionisti ma dei
semplici membri di chiesa che
dimostravano anche in questo la
bellezza dello stare insieme.
Una serata veramente particolare è stata quella del 26 luglio
quando, con metropolitana ed
autobus, i 3.500 delegati più 500
locali si sono riuniti in un grande magazzino portuale (HALE
3) dove erano apparecchiati 400
tavoli per una cena offerta dalla Chiesa metodista di Singapore che annovera 34 locali di culto (circa 25.000 membri).
Durante la cena (menù cine
se) la People’s Association Chinese Orchestra e la People’s Association Dancers hanno intrattenuto i presenti con canti e
danze tradizionali.
Quella che però è stata, secondo noi, la cosa più piacevole era la presenza ad ogni tavolo di una coppia di membri
della chiesa locale che facevano
gli onori di casa. La loro amabilità e fraternità ce li farà ricordare a lungo.
E’ sorprendente constatare
l’organizzazione particolareggiata con la quale tutte le cose
sono state previste, dai giovanissimi in divisa che indirizzavano i delegati verso i luoghi
di incontro, ai 40 autobus che
in meno di mezz’ora hanno riportato tutti agli alberghi.
Qualcuno nel mio « pondok »
(piccolo gruppo di lavoro) ha
proposto Roma come sede della prossima Conferenza mondiale; mi sono immaginata quale
confusione saremmo capaci di
organizzare noi italiani.
Desidero concludere sottolineando l’importanza del canto
nell’espressione collettiva.
Il coro dei pastori coreani del
25 luglio così come il quartetto
di pastori del giorno 27 sono
stati la dimostrazione di come
il canto, forse più della parola
parlata, sappia coinvolgere l’essere umano.
Mirella Scorsonelli
E’ sempre emozionante prendere parte ad una grande Assemblea internazionale cristiana,
ma — mi si consenta di scriverlo — è particolarmente emozionante per me partecipare alla Conferenza mondiale metodista. Ho avuto il privilegio di
far parte della delegazione italiana guidata dal pastore Sergio
Aquilante all’Assemblea del 1986
a Nairobi e le impressioni provate allora in terra africana, a
Singapore rinverdiscono nel ritrovare sorelle e fratelli già conosciuti o nell’incontrare le migliaia di volti nuovi che rappresentano questo variegato, colorato, allegro popolo chiamato
« metodista ».
Sì, la prima forte impressione che si coglie è quella della
gioia per l’essere assieme. Quasi 4.000 persone di razza, cultura, nazionalità, età diverse.
Una grande presenza di donne
e di giovani, una larghissima
componente di gente nera, gialla, creola e meticcia, un arcobaleno di colori e di lingue. Lode a Dio! Com’è bella la sua
umanità, le caratteristiche di
ogni popolo e di ogni nazione!
Aveva ben ragione Carlo Wesley quando scrisse uno dei suoi
famosi inni sul Dio che ama tutti i popoli.
La Conferenza, le sedute del
Consiglio e del Comitato esecutivo si svolgono nel grande Centro congressi di Rafles City facente parte di un enorme complesso alberghiero della catena
Westin. Ma tutta .Singapore è in
qualche modo coinvolta dalle
manifestazioni e dai vari incontri che precedono la Conferenza. La settimana prima hanno infatti avuto luogo l’Assemblea
mondiale delle donne metodiste
— alla presenza delle nostre italiane — l’incontro della
Commissione affari sociali e internazionali e dei giovani, il
Congresso della società storica
SINGAPORE
Il fascino e l’efficienza
Accanto alla nuova metropoli vivono i quartieri vecchi e fatiscenti: un simbolo di contraddizioni difficili da capire per un europeo
e quello dell’Istituto per l’evangelizzazione e tanti, tanti altri
incontri. Seguirli tutti è impossibile anche dividendosi il lavoro. Tra gli altri, per la prima
volta, c’è un incontro a livello
mondiale tra i vescovi e i presidenti delle varie chiese metodiste nel mondo.
Qui, a Singapore, forse manca il caloroso spontaneismo che
caratterizzò l’Assemblea dell’86 a
Nairobi ma le chiese locali metodiste — in gran parte cinesi
ma anche tamil e malesi — si
sforzano in ogni modo di coniugare, secondo lo stile di Singa
(cosi laggiù in affettuoso slang
si chiama la città-stato), proverbiale cortesia e ospitalità asiatiche con l’eflìcientismo contemporaneo.
Ne sono testimoni i momenti
di condivisione fraterna e di
tempo libere, gli spettacoli di
danze e gli splendidi cori, gli
incontri con le comunità locali
e con i membri di chiesa.
Ne è testimone la città stessa con i suoi contrasti. Accanto alla nuova metropoli — il più
grande porto del mondo, alti e
avveniristici grattacieli, migliaia
di negozi e di uffici commerciali, una metropolitana 200 anni
avanti di qualsiasi altra nel
mondo, una pulizia incredibile
nei fioriti viali che hanno persino i portacenere sui marciapiedi — vivono ancora, seppure
precariamente assaltate dai cantieri edili e stradali che le stanno rimodellando, non solo la
Singapore coloniale, perla orientale dell’impero britannico con
il suo stile vittoriano, ma anche la città cinese, quella malese, quella indiana e quella araba dove sordide e fatiscenti catapecchie, fogne a cielo aperto,
mercati dove si compra di tutto, sopravvivono con il loro carico di miseria, sfruttamento,
sporcizia.
Il contrasto si accentua se si
pensa^ a.lla vita politica di questa città-state di 2 milioni 600
mila abitanti, di razze e religioni diverse. Certo si può bere
l’acqua dai rubinetti, non c’è delinquenza e accattonaggio, quasi non vi appare il mercato del
sesso che è cosi evidente in altri paesi asiatici, c’è la pena di
morte per gli spacciatori di droga, la gioventù è ben vestita e
nutrita, non ci sono disoccupati
Ma rimane il sospetto che, sotto tante apparente ordine e funzionalità, qualcosa non quadri.
Ma è un sospetto perché la gente non si lamenta e si dichiara
felice in questo paràdiso creato
dalla pianificazione e dai commerci.
A confermarlo rimane anche il
fatto che il governo di Singapore ha espulso il Consiglio delle chiese dell’Asia e ha varato
una serie di leggi improponibili
in contesto europeo occidentale,
come quella sul controllo dell’attività delle varie confessioni
■religiose. Il motivo ufficiale è garantire a tutti libertà di culto
senza ingenerare rivalità religiose ma il risultato è che ognuno deve operare all’interno del
proprio mondo con precise regole che condizionano fortemente ogni uscita pubblica. Però le
chiese e i templi di tutti i culti
sono aperti e frequentati, le
scuole confessionali pure, le attività sociali e caritatevoli possono agire senza eccessivi condizionamenti. Difficile capire,
davvero difficile e forse presuntuoso paragonare mentalità e
standard asiatici con quelli europei o americani.
Ad essere onesti, malgrado il
ripetuto tentativo di approfondire e interrogando persone molto diverse per età e condizione sociale non appare evidente,
a livello apparente, un’ostilità
per questo governo. La risposta
è; qui tutti lavorano, cresce la
disponibilità di case, non c’è
analfabetismo né delinquenza, si
sta in pace. Ma, sull’altro versante, non è facilmente comprensibile quali tutele sociali abbia la gente che lavora, gli orari, l’incidenza di infortuni sul
lavoro, l’assistenza sociale e sanitaria per le fasce più povere
e ignoranti che ancora ci sono,
specialmente tra gli anziani.
L’impressione è che si lasci qui
che la « libera » economia di
mercato regoli ogni cosa secondo le sue leggi deH’offerta e della domanda. Ma chi risponde alla « demanda » dei miserabili accosciati nei mercatini fatiscenti
di periferia che devono sopravvivere vendendo scarpe usate o
rocchetti di filo? Non certo le
multinazionali finanziarie o le
potenti industrie giapponesi e, a
quanto pare di capire, nemmeno il governo che resta del tutto fermo contando sul diminuire
« naturale » dei soggetti per morte naturale che non hanno più
la forza di diventare sia pur minime comparse in questo miracolo economico. Insomma non
riesco a togliermi il sospetto
che ci sia più tutela per il capitalista straniero e il commerciante locale che per i giovani da
plasmare, per la classe media
che produce e consuma beni,
per la povera vecchia cinese vista al sordido mercato di Indian Road, la cui immagine
non vuole uscirmi dalla mente.
Ma, per essere sincero fino in
fondo, penso anche che ormai
da noi, in Italia per esempio,
la disaffezione per tutto ciò che
è pubblico, il malcostume di non
fare il proprio dovere all’ombra
di leggi pensate per tutelare i
deboli e gli onesti, l’arroganza
di chi si sente intoccabile nel
suo impiego statale e parastatale, la corruzione, la violenza, la
sfiducia nelle istituzioni, la mancanza di ogni entusiasmo, siano
mali grandi, forse irrimediabili
che nulla hanno a che fare con
la democrazia.
A ben guardare, facendo un
ipotetico confronto tra Singapore e Roma, rilevando con i freddi dati della statistica ciò che
fuziona e ciò che non va... allora povera Roma, povera Milano, povera Napoli!
C. H. M.
6
6 assemblea mondiale metodista
6 settembre 1991
PHOGRAMm
8m ASSEMBLY
WORLD FEDERATION OF METHODIST WOMEN
WESLEY METHODIST CHURCH
SmOAPORi
15-22 JULY 1991
La testimonianza
in Italia
Care sorelle e cari fratelli,
ho l'onore di rappresentare
le donne metodiste italiane come delegata della FFEVM.
Come per molti altri paesi
anche sull’Italia circolano molta più disinformazione e slogan che vera informazione.
Perciò quando si parla del mio
paese si ricordano le canzoni,
le gondole, gli spaghetti e magari i grandi stilisti di moda e
designer come Cucci, Missoni,
Valentino e Benetton, la nostra grande storia ed i grandi
artisti come Michelangelo e
Pavarotti.
L’Italia moderna è invece un
paese industrializzato, ma con
ancora grandi problemi. Per
esempio, c’è la debolezza economica del Sud, il problema
della mafia in Sicilia e, del
tutto nuovo, il problema di
grandi correnti immigratorie
di gente proveniente dall'Asia
e dall’Africa, e ora anche dall’Est europeo, in cerca di lavoro.
^ L’Italia è il primo paese dell’Occidente europeo a contatto
con l’Est Europa e per la sua
forma è anche un ponte attraverso il Mediterraneo con
l’Africa e con il Medio Oriente. Proprio in questo ultimo
anno il paese è stato travolto
dall’immigrazione di decine di
migliaia di profughi dall’Albania, che si aggiungono a
quelli precedentemente arrivati soprattutto dalla Polonia,
dalla Romania, Turchia, Marocco, Algeria, Ghana e Nigeria, Sri Lanka e dalle Filippine. A questo, proprio in queste
settimane, si aggiunge una situazione di grave crisi jugoslava. Le nostre chiese, e le donne in prima linea, intendono
nel limite del possibile e con
grande realismo, considerando
il nostro piccolo numero e le
risorse limitate, aiutare queste persone che consideriamo
tra quei « minimi » che Gesù
Cristo ci insegna ad amare.
Alcune nostre chiese locali
hanno offerto alloggio, anche
nei locali di culto, a singoli e
famiglie. E’ stato lanciato un
programma per la trasformazione di vecchie strutture per
creare nuovi alloggi. Ospitiamo soprattutto africani ed albanesi. Attualmente stiamo seguendo con particolare cura
120 lavoratori metodisti del
Ghana, ed è stato stabilito un
contatto diretto tra il nostro
presidente e la Chiesa metodista unita del Ghana.
Tutti questi migranti condividono con noi la fede in comunità integrate. Questo è un
grande dono per noi, essi ci
portano la loro esperienza di
fede che ci arricchisce.
Le nostre difficoltà come
protestanti vengono, però, anche da un cattolicesimo romano che è abituato a gestire il
potere e che non è avvezzo ad
un pluralismo confessionale.
I suoi rapporti con il potere
governativo sono tali da crearci gravi problemi soprattutto
per i bambini, i ragazzi in età
scolastica e nei matrimoni misti.
Speriamo che il cammino
ecumenico da poco iniziato
possa procedere per eliminare
questi ostacoli... ma saremmo
molto contenti se il Vaticano
con il papa si trasferisse per
qualche secolo in un altro paese.
Elsa Martelli
Delegata della FFEVM
____________L’ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE FEMMINILE
Gesù, forza e speranza
Nel lavoro in gruppi sono emersi problemi comuni alle donne di tutto il mondo - Notevole l’attenzione per il Sud e l’Est dell’Europa
L’8^ Assemblea della Federazione mondiale delle donne metodiste, che si è tenuta presso una
delle 34 chiese locali metodiste, e
precisamente alla Wesleyan Methodist Church della città di Singapore, è stata un evento molto
importante per le delegate italiane.
600 partecipanti
da 52 paesi
Il tema centrale « Gesù Cristo:
forza per l’oggi, speranza per il
domani » è stato oggetto di numerosi studi biblici presieduti di
volta in volta da oratrici diverse
e sempre molto ben preparate,
che hanno saputo catturare l’attenzione delle oltre 600 partecipanti provenienti da 52 paesi per
indirizzarle alle giornaliere discussioni di gruppo. Si è parlato
parecchio deH’importanza e la necessità del lavoro femminile collettivo nelle chiese, fondamento
necessario da indirizzare ora prevalentemente verso i bambini, gli
anziani, gli handicappati e la famiglia. Attraverso questi piccoli
gruppi di lavoro abbiamo notato
quali siano in realtà i problemi
delle donne nel mondo, uguali
per tutte, ma diversi in ordine
prioritario: dai soprusi della famiglia, alla violenza verso i minori o le giovani, alla mancanza,
in certi paesi, di una legislazione
che consideri la donna e la tuteli
come essere uguale all’uomo. Le
testimonianze ascoltate ci hanno
fatto partecipi di questo grande
dolore ma anche delle necessità
della preghiera come aiuto, e di
un’altrettanto sicura certezza che
solo Gesù e la fede in Dio sono
il pane quotidiano.
Non sono mancati i momenti di
canto, che hanno scandito gli intervalli tra le varie discussioni allentando notevolmente il peso
delle sedute giornaliere, dalle 8,15
del mattino alle 9 di sera. Questi
momenti di pausa hanno offerto
l’opportunità di conoscere in
quanti modi le donne, nel mondo,
si esprimano cantando gioiosamente vestite dei loro costumi
folkloristici.
La cartina indica i punti di diffusione della Federazione mondiale
delle donne metodiste
Un plauso va anche alla presidente mondiale Edith W, Ming,
che ha saputo condurre l’Assemblea attraverso i vari appimtamenti senza far pesare la burocrazia ed i regolamenti per le approvazioni degli ordini del giorno, per le votazioni, o semplicemente per far rispettare gli orari
in agenda.
Incontri delle aree
internazionali
Durante l’Assemblea si sono
svolti anche gli incontri delle 9
aree internazionali. Nella nostra
abbiamo potuto conoscere da
vicino le delegate europee (Austria, Svizzera, Portogallo, Germania Est e Ovest, Ungheria, Svezia, Norvegia, Inghilterra, Irlanda, Galles e Scozia). Sono emerse problematiche diverse, ma
una particolare attenzione è stata rivolta ai paesi del Sud e dell’Est europeo. La presidente
uscente dell’area europea, Hanny
Handshin, ha passato il mandato
alla nuova eletta Susanne Erose,
già vicepresidente.
Nel clima di unità che pervade
va la riunione ci ha molto sorpreso il fatto che la Gran Bretagiia
e l’Irlanda continuino a costituire un’unità a sé stante distaccata
da quella europea. L’elemento
unificatore esiste, anche già organizzativo, ed è costituito da un incontro europeo che per regolamento deve tenersi alternativamente sul continente o sulle isole.
Il prossimo avrà luogo in Irlanda
nel 1993.
La vitalità, il calore e la creatività con cui si sono espresse le
donne di tutte le unità al di fuori di quelle europee sono emersi
nelle tre serate dedicate alla reciproca conoscenza e presentazione. Dovremmo veramente riflettere davanti alla spontanea, gioiosa, entusiasmante e coinvolgente
partecipazione di queste donne
alla testimonianza della loro fede.
Nel culto che ha concluso i lavori c’è stato un momento molto solenne con la cerimonia di insediamento delle nuove incaricate: l’invocazione prevista per
l’insediamento della oresidente —
la cui formula risale al lontano
1939 — ha sottolineato i valori
della continuità nell’impegno.
Elsa Martelli
LE DONNE E LE CHIESE
Un simposio sul «Decennio»
Un incremento di attribuzione di ruoli decisionali si accompagna a
forti disuguaglianze - Discussi anche famiglia, povertà e razzismo
Dal 15 al 22 luglio 1991 si è
svolta a Singapore la più numerosa assemblea della Federazione mondiale delle donne metodiste mai avuta, con la partecipazione di 651 donne provenienti da 52 ^versi paesi. Il tema,
« Gesù Cristo: forza per l’oggi,
speranza per il domani », è stato esposto attraverso conferenze,
studi biblici e animazioni da
parte delle donne presenti all’assemblea.
Un simposio sul decennio ecumenico delle chiese in favore
delle donne è stato introdotto
dalla presidente dell’area dell’Asia occidentale, che ha confermato sì l’incremento in alcune chiese della posizione femminile a livello decisionale, ma anche il mantenimento di forti disuguaglianze, di subordinazione
e discriminazione.
Susana Setae, di Papua/Nuova
Guinea, ha descritto come, in
una società dominata dagli uomini, la chiesa debba preparare
e incoraggiare le donne a impegnarsi nei comitati esecutivi. Ciò
dona speranza alla sofferenza
delle donne del Brasile e dell’Argentina, dove benché esse
siano il 70% dei membri di chiesa, ancora non hanno voce nei
processi decisionali.
La dott.sa Rosemary Brown,
degli Stati Uniti, ha presentato
gli studi biblici. Attraverso la
storia di Gesù e della donna siro-fenicia, ha mostrato come Gesù ha avuto il potere di sollevare le donne e di dare loro una
nuova dignità. Il suo secondo
studio biblico ha dimostrato come sia gli uomini che le donne
siano preziosi per Cristo e, se
veri credenti, possano contribuire a creare una società senza
barriere e senza sofferenza per
l’umanità.
La rev. Mary Lou Santìllan
Baert, degli Stati Uniti, in una
relazione, ha messo in evidenza che le donne metodiste non
dovrebbero essere chiuse nel loro « benessere », ma che esse
dovrebbero essere come un « tavolo nel deserto » per le molte
donne che hanno avuto la loro
vita distrutta dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e a malapena hanno conosciuto cosa
sia la speranza.
Gli incontri di gruppo hanno
dato la possibilità di conoscersi meglio e di approfondire vari temi.
Gli argomenti discussi nei
gruppi hanno spaziato dalla vita di famiglia alla integrità del
creato, dal problema dell’analfabetismo femminile alla formazione delle leader, dalla difesa
dei bambini alla salute delle
donne, dal problema degli anziani alla ricerca di una teologia
femminile, dal razzismo al decennio ecumenico di solidarietà
delle chiese con le donne.
Edith Loan, dell’Irlanda, è
stata eletta presidente della Federazione per i prossimi 5 anni
(1991-1996). Le altre componenti
del Consiglio sono Emmy Lou
John, Stati Uniti, vicepresidente;
Aurora Cudal, Filippine, segretaria, e Martha Riegraf, Germania,
tesoriera.
Maria Grazia SbafH Palazzine
7
6 settembre 1991
assemblea mondiale metodista
INTERVISTE
Donne sfidate nella fede
Esperienze, impressioni e aspettative da un osservatorio privilegiato - In Europa grande attenzione per le vicende dei paesi dell’Est
Edith Ming è l’ex presidente
della Federazione mondiale delle
donne metodiste.
Riflettendo sui suoi cinque
anni di presidenza, quali sono le
sue impressioni?
Innanzi tutto è stata un’opportunità gioiosa per me, quella di
aver potuto incontrare persone
come voi. In generale, ho trovato donne di ogni parte del mondo che hanno le stesse preoccupazioni ovunque vivano. Sono
convinta che sia un privilegio
poter operare per approfondire
i contatti tra tutto il mondo.
Trovo che non possiamo essere contente di noi stesse fintanto
che un bambino o una persona
sono senza casa, un anziano non
ha cure adeguate, una donna è
violentata: non sono individui liberi e noi dobbiamo continuare
a lavorare.
Le donne sono sfidate anche
nella fede, devono continuare ad
impegnarsi per la giustizia e la
pace ed essere unite per trovare
potenza e autodeterminazione.
Un importante obiettivo realizzato?
Noi abbiamo una potenzialità
aH’intemo delle Nazioni Unite:
e fintanto che le donne non comprenderanno come usare bene
questo mezzo, non soltanto informale, non raggiungeremo i nostri
obiettivi.
Come continuerà ora il suo impegno per le donne?
Innanzi tutto sosterrò la nuova
presidente e potendo stare come
presidente emerita nella Commissione esecutiva, cercherò di
trasmettere alcuni stimoli e dare
il mio contributo di esperienza.
Un messaggio per le donne italiane?
Prego il Signore per la vostra
testimonianza e la vostra fedeltà
alla causa di Dio. Sono molto
felice di avervi conosciuto, perché attraverso questo incontro
abbiamo rafforzato e arricchito
ciascuna la propria vita. Vi sono
riconoscente per la premura che
I momenti di canto e di animazione si sono alternati agli studi biblici e alle relazioni.
avete avuto di mandarmi la vostra lettera circolare.
Vorrei salutare le donne italiane con il motto che ha contrassegnato la nostra Conferenza:
’’Gesù Cristo: forza per oggi,
speranza per domani”.
Edith Loan, irlandese, è la presidente mondiale neoéletta.
Con quale spirito affronta il
suo nuovo incarico?
Mi sento molto umile verso
l’incarico che le donne mi hanno
dato. Sento di aver avuto un
enorme sostegno e amore dalle
donne intervenute alTS” Assemblea mondiale metodista.
Mi sento anche molto eccitata
per l’opportunità di lavorare con
e per le donne. Sono irlandese
ed europea, ma è importante per
me capire quello che le donne
sono in ogni parte del mondo.
Ho pregato a lungo prima di
accettare la candidatura, e poi
me ne sono convinta e volevo
essere eletta, quindi sono in pace
con me stessa. E sono contenta
che Dio abbia guidato le elezioni
indipendentemente dalla mia persona.
I GRUPPI DI LAVORO
I pondok
Quale funzione hanno avuto i
pondok? Sono stati una sorta di
’osservatorio” per meditare e
fielaborare le discussioni che
hanno suscitato?
Non c’è un seguito ufficiale
per i pondok. Spero che il resoconto redatto da noi capigruppo
offra la possibilità di strutturarli meglio in occasione della prossirria Conferenza mondiale. A
Nairobi ci si era resi conto che
questi piccoli gruppi di lavoro
sono veramente illuminanti.
Far interagire i diversi delegati in questi gruppi ristretti è
senza dubbio meno dispersivo
che nel contesto della grande
Assemblea.
Nel pondok che io guidavo
c’erano, tra gli altri, un agente
dell’FBI e un agente per la pace.
C’erano persone che hanno vedute opposte, eppure c’è stata unione perché le barriere cominciano
a cadere quando si confrontano
le rispettive idee. L’esperienza
più arricchente è stata la preghiera che ognuno di noi ha
rivolto al Signore, tenendoci tutti per mano. E’ qualcosa di più
che un simbolico tenersi per
mano.
. Brian 'Thornton
Come vede in Irlanda la situazione delle donne nel contesto
sociale e religioso?
La mia terra è divisa, ma le
chiese cristiane operano attraverso i confini. Così noi siamo
la Chiesa metodista in Irlanda,
entro cui le donne sono un’unica
organizzazione. Il metodismo tenta di essere un riconciliatore, un
ponte e un produttore di pace.
Io vivo nella Repubblica d'Irlanda, dove il 97% della popolazione è cattolica e solamente il
3% non lo è. Abbiamo buone relazioni con i cattolici, e le donne
ci sono sorelle nel lavoro comune svolto in Irlanda. I due partiti, protestante e cattolico, non
sempre si capiscono, ma noi lavoriamo per una migliore comprensione.
Quale spazio possono trovare
le donne nel mondo metodista?
Dobbiamo operare per assicurarci uguali opportunità. Nella
chiesa le donne possono essere
ordinate e possono ottenere, anche come laiche, posizioni ragguardevoli. Ma c’è ancora qualche atteggiamento maschile che
deve essere modificato.
Vorrei che crescesse la dimensione ecumenica, che raggiimgessimo le donne di altre fedi cristiane per verificare come possiamo lavorare, condividere i nostri principi e sostenerci vicendevolmente.
Hanni Handschin è l’ex presidente dell’area europea.
E’ soddisfatta di questi cinque
anni di presidenza? Pensa di aver
realizzato tutti i suoi obiettivi?
Non riesco a concepire questo
lavoro come un programma da
realizzare. Esistono problemi
estremamente diversi, all’interno
della realtà europea, quindi il
mio compito è piuttosto quello
di coordinatrice che non di una
presidente che dica cosa fare...
Il lavoro effettivo si compie nei
piccoli gruppi. Ho visto come
l'aver dato delle idee abbia facilitato molto il compito. Devo dire che la situazione politica ed
i cambiamenti avvenuti nell’Est
europeo hanno focalizzato maggiormente la nostra attenzione.
Comunque mi è stato affidato
questo compito accanto a molti
altri lavori, quindi ho sempre
avuto la sensazione di non aver
fatto quello che avrei voluto.
Il suo contatto con la FFEVM
in Italia?
Il Congresso al quale ho partecipato ad Ecumene mi ha aperto gli occhi sui vostri problemi,
tra Nord e Sud, che riflettono
quelli esistenti fra il Nord e il
Sud delTEuropa. E sotto questo
punto di vista si possono intensificare i rapporti.
Cristina Vilardo
SCHEDA
Federazione mondiale
delie donne metodiste
La costituzione della Federazione mondiale delle donne
metodiste (WFMW) è avvenuta a Pasadena (CaliforniaUSA) il 26 ottobre 1939, con
la presenza di delegate provenienti da 27 paesi dei vari
continenti: Norvegia, Danimarca, Svezia, Finlandia,
Estonia, Lettonia, Germania,
Svizzera, Jugoslavia, Nord
Africa, Pukien, Cina (nord
sud). India, Burma, isole Filippine, Malesia, Perù, Cile,
Argentina, Uruguay, Cuba,
Messico e Stati Uniti.
Che cosa è la Federazione
mondiale delle donne
metodiste?
La Federazione è un’associazione di gruppi di donne
metodiste ufficialmente organizzata su base nazionale o
di gruppi di donne di chiese unite delle quali una parte sia metodista, o di una
chiesa che sia affiliata con il
Consiglio mondiale metodista, che riconoscono il motto « Conoscere Cristo e farlo
conoscere ». Ciascuno di questi gruppi può fare la domanda di essere membro della
Federazione accettando lo
statuto.
Simbolo
Il simbolo ufficiale della Federazione è « l’albero della
vita ». Esso si basa sul versetto 2 del 22” cap. dell’Apocalisse: « D’ambo i lati del
fiume vi era l’albero, che dà
12 raccolti e produce il suo
frutto ogni mese; e le foglie
dell’albero sono per la guarigione delle nazioni ».
« Esso è un albero sempreverde, che significa vita continua e vitalità. I suoi rami
si allungano verso l’alto e
verso i lati, simboli del nostro pensiero e della nostra
azione che si tendono verso
Dio (in verticale) e verso il
prossimo (in orizzontale).
I 12 frutti dell’albero sono:
l’evangelizzazione, il lavoro
medico, l’educazione, la letteratura, i bambini, i giovani,
la casa e la famiglia, i progetti rurali, la giustizia economica, l’amicizia internazionale, la temperanza e la pace nel mondo. Questi sono i
simboli di quelle grazie del
servizio cristiano che sarà
sempre trovato nella vita di
coloro che sono radicati in
Cristo ».
Scopo della Federazione
La WFMW cerca di concorrere aH’affermazione del regno di Dio fra tutti i popoli
e in tutti i settori della vita; di condividere l’abbondante vita di Cristo attraverso
l’evangelizzazione, i ministeri,
i servizi educativi e sociali,
di sostenere la promozione
dello spirito missionario attraverso tutte le chiese del
mondò; di ricercare con le
donne di tutti i paesi una
unione e un aiuto reciproco
per costruire una comunità
cristiana.
Che cosa signifìca
In più di 60 paesi intorno
alla terra la Federazione è
simbolo di legami spirituali,
di unità, di solidarietà e di
opportunità per lo sviluppo di
una comprensione internazionale.
Questo gruppo mondiale di
donne che lavorano per il
miglioramento dei popoli è
una fonte di ispirazione in un
mondo diviso aa carriere politiche, sociali ed economiche.
Attraverso gli studi della
Giornata mondiale della Federazione, lo specifico programma delle Nazioni Unite,
i seminari delle varie aree, le
Assemblee internazionali e la
partecipazione ecumenica,
l’organizzazione amplia il
pensiero della donna. La Federazione prende le donne
sul serio e le tratta come
persone. Le differenze culturali cominciano ad essere capite. Le donne comprendono
che i confini nazionali non
possono realmente dividerle
fintante che esse sono unite
dallo Spirito di Cristo.
L’organizzazione
della Federazione
La WFMW, nata nel 1939,
fu ufficialmente riconosciuta
nel 1940 dalla prima Conferenza generale della Chiesa
metodista negli USA. Essa fu
riorganizzata nel 1956 per includervi le donne del Commonwealth britannico, altre
unità degli Stati Uniti e di
altri paesi per diventare così una vera Federazione mondiale.
Lo statuto fu sottoscritto
da 42 gruppi denominazionali. Attualmente la Federazione raggruppa 70 unità.
L’unità italiana, allora Segretariato delle attività femminili metodiste, ha aderito
alla WFMW nel 1965; dopo
l’integrazione, avvenuta nel
1980, delle attività femminili
valdesi e metodiste, vi aderisce come FFEVM.
La Federazione mondiale è
membro del Consiglio mondiale metodista, ma è autonoma nei suoi programmi.
Essa ha una sua assemblea
ogni cinque anni, dove vengono elette le componenti del
Consiglio.
Il programma
delle Nazioni Unite
Fin dal 1967 la Federazione
si è interessata di quanto veniva fatto alTONU sia a Ginevra che a New York nel
campo dei diritti umani. Nel
1980 ha partecipato, con delegate da tutti e 5 i continenti, alla Conferenza che si
è svolta a Copenaghen per il
Decennio della donna. Nel
1983 è diventata membro
con voce consultiva del Consiglio economico e sociale
dell’ONU.
Nel 1988 è stata eletta membro del Consiglio del comitato delle organizzazioni non
governative delle Nazioni
Unite (CONGO). Di questo
Consiglio fanno parte chiese,
organizzazioni di donne e movimenti per la pace.
Dal 1989 la Federazione
mondiale è membro, con voce consultiva, delTUNICEF.
8
8 üssemblea mondiale metodista
6 settembre 1991
LA PARTECIPAZIONE DEI GIOVANI ANTICO E MODERNO
Il popolo della resurrezione
Il lavoro è stato condotto congiuntamente al Comitato per gli affari sociali e internazionali nei giorni precedenti la Conferenza - Un’analisi dell’Asia di oggi e delle Filippine
Per la prima volta il Comitato
dei giovani ed il Comitato per gli
affari sociali ed intemazionali
del Consiglio mondiale metodista (WMC) hanno lavorato congiuntamente.
Gli incontri si sono tenuti a
Singapore dal 20 al 22 luglio in
im ambiente freddo per la forte
aria condizionata ma caldo per i
contenuti espressi. La consultazione si proponeva di offrire l’opportunità ai partecipanti di scambiarsi esperienze ed esplorare differenti problematiche in un contesto cristiano e di approfondire
la situazione in Asia. Scopo finale dell’incontro era quello di proporre al Consiglio mondiale ed alla Conferenza riflessioni e risoluzioni che fossero il risultato del
lavoro svolto.
E’ stata piacevolmente rilevata
la presenza di molti giovani e di
molti rappresentanti dei paesi
cosiddetti «in via di sviluppo», le
cui testimonianze hanno posto i
presenti di fronte a problematiche concrete ed hanno permesso ai relatori di sollevarsi dalle
mere analisi statistiche e di calarsi nella realtà delle situazioni
analizzate.
Amministratori
della creazione
Il tema dell’incontro era
«Stewards in God’s Creaticn »
( amministratori della creazione
Dio), articolato in una serie di
relazioni seguite dagli interventi
di due « responderá »; tale struttura ha permesso ampi dibattiti
in plenaria ed interessanti incontri in gmppi più piccoli, dal cui
lavoro sono di fatto uscite le
mozioni presentate poi al WMC.
Gli argomenti trattati erano
tutti di ampio respiro come
« Giustizia ed economia », « Militarizzazione e sicurezza », « Vita
ed ambiente », « Piuralismo e testimonianza », a parte un’interessante relazione del filippino Nemesio E. Prudente, preside delrUniversità pohtecnica delle Fihppine, sull’attuale situazione
economica e sociale in Asia e soprattutto nel suo paese. L’anahsi di Prudente partiva daU’amara constatazione che «le incessanti pressioni e macchinazioni
delle poUtiche mondiah, dei grandi affari intemazionali e l’imperialismo sui popoh del Terzo
Mondo » costringono la Chiesa
metodista a prendere una chiara posizione se vuole giocare « im
significativo molo a livello locale
ed intemazionale, o semplicemente far sentire la sua voce nel
processo di costruzione della pa
ce e di una condizione di dignità
per ogni essere umano ».
Come esprimere
la solidarietà
Il discorso non si è però fermato a generici proclami ma,
partendo dall’attuale drammatica situazione nelle Filippine, ha
individuato le cause politiche ed
economiche dei problemi indicando campi concreti in cui
esprimere la nostra solidarietà;
nella lotta per una genuina riforma agraria, per la « ridistribuzione di tutte le terre dei vecchi amici del dittatore e degli
oziosi ricchi confiscate, chiuse e
abbandonate», nel supporto ai
contadini perché si organizzino
in cooperative in modo da liberarsi dal controllo delle compagnie private e dai manipolatori
di prezzi senza scmpoli. Queste,
oltre alla necessità che si creino
industrie nazionali, sono le più
immediate istanze da realizzare
affinché « i frutti del lavoro siano
a beneficio della gente e non soltanto dei monopoli capitalistici
stranieri o dei grandi affaristi locali ».
L’aspirazione di vivere in una
Asia finalmente neutrale, indipendente dalle « politiche straniere », è emersa prepotente in
tutto l’arco dell’incontro, anche
in campo culturale ; rispetto a
questo, Erodente ha anche anticipato quello che è stato imo degli argomenti di dibattito su
« Pluralismo e testimonianza »,
ammonendo la chiesa sul delicato ruolo delle missioni il cui impatto è stato a volte devastante
sulla cultura delle popolazioni locali.
Giustizia, equità,
dignità umana
La conclusione di Prudente richiama ogni metodista ed ogni
cristiano ad avere come imprescindibile obiettivo quello di lottare per « la giustizia, l’equità e
la dignità umana» in modo da
liberare quella che ha definito
una « umanità disumanizzata ».
Meno specifica ma ugualmente
impegnativa è stata la relazione
del vescovo C. Dale White che ha
affrontato il tema « Giustizia ed
economia». White ha individuato,
nell’ambito di un « apartheid global system » (un sistema globale di apartheid), tre sistemi strutturalmente interconnessi: , un
hunger (fame) - making system,
un war (guerra) - making system
ed un desert-making system.
Identificando, come Prudente, la
Efficienza, modernità, pulizia: sono caratteristiche di una Singapore
non esente però dalle contraddizioni sociali.
Moderni grattacieli convivono, a poca distanza, con i quartieri più
vecchi di questa straordinaria città-stato.
causa dell’attuale drammatica situazione nel sistema economico
e politico, White afferma come
in realtà ci siano ora, come mai
era stato in passato, gli strumenti tecnologici per creare un
mondo giusto e vivibile per tutti ; nello stesso momento però si
chiede anche : « Se le nazioni ricche spendono miliardi di dollari
per combattere ima ingiustizia
nel ricco Kuwait, chi parlerà in
favore della giustizia per i poveri del mondo, le folle per le quali Gesù è vissuto e morto? ».
Quale sviluppo per
i paesi poveri?
I programmi di sviluppo, in
teoria designati ad aiutare i popoli poveri, di fatto li emarginano costringendoli a produrre cose che non possono comprare e a
comprare cose che non possono
produrre; di fronte a questo ed
altri meccanismi dell’hunger-making System non bisogna porsi
con rassegnata passività poiché,
afferma, « ciò che è stato disegnato dall’uomo può essere ridisegnato dall’uomo ».
White ha condannato aspramente quello che ha definito anche come « yuppie warfare », un
sistema del benessere basato sulla distrazione della gente, attirata dai più svariati beni di consumo, rispetto ai molti conflitti di bassa intensità che, afferma
White, il Pentagono cerca affannosamente, per giustificare il suo
budget di 280 miliardi di dollari.
« La pace oggi richiede azioni politiche coraggiose per fermare
l’interventismo criminale ».
Affrontando il problema del1 ambiente il relatore ha poi
continuato riferendosi all’importante incontro di Seoul su JPIC
(giustizia, pace ed integrità del
creato).
« Immaginare visioni
di un mondo futuro »
In conclusione, utilizzando la
metafora dell’« esorcismo » come
azione contro il « male » che crea
ingiustizia, morte e distruzione
dell ambiente, White ha richiamato la chiesa a riaffermare prepotentemente Gesù Cristo ed a
trovare in lui la forza di sradicare il « global apartheid System ».
Se siamo spaventati dall’immensità dei problemi e dalla durezza
della lotta « ricordiamo che siamo il popolo della risurrezione.
La risurrezione è un evento della
storia umana che trasforma tutto il creato. La nostra missione
è di vivere sapendo di avere la
forza di una fede di risurrezione » che deve farci riscoprire la
capacità di « sognare sogni » e di
« immaginare visioni di un mondo futuro».
Alla relazione di White sono
seguiti altri importanti interventi
sulle tematiche della consultazione; essi sono risultati tutti più
o meno puntuali e centrati contribuendo a dare una immagine
delle chiese metodiste senz’altro
impegnata e soprattutto cosciente di quali siano le battaglie politiche che deve affrontare.
Tutto questo ha avuto im concreto riscontro nelle numerose
mozioni che sono state presentate al WMC ; esso si è però dimostrato più cauto modificandone alcune.
Dato che il Consiglio e la Conferenza sono due cose nettamente distinte, la seconda in realtà non è adeguatamente informata sulle decisioni del primo e questo è quello che considero un grave limite dell’incontro di Singapore; poiché non ero parte del
Consiglio non so con precisione
quali delle mozioni siano state
approvate e quali modificate. Sicuramente addolcita è risultata
una mozione di condanna del governo di Singapore per l’espulsione dal paese della Conferenza
cristiana dell’Asia.
Per la pace
e la giustizia
Altre mozioni di rilievo scaturite dall’incontro sono state quella sulla palestina, nella quale si
invita a mandare un messaggio a
Baker ed aH’ONU con la richiesta che si formi uno stato palestinese assicurando ad Israele pace e sicurezza, quella sulla riunificazione della Corea ed altre sui
diritti umani e sul problema ambientale.
Significativa la condanna di
varie forme di prevaricazione,
dell’uomo sulla donna, degli adulti sui bambini, degli eterosessuali sulle altre forme di sessualità,
non ultima della tendenza delle
chiese cristiane a ritenersi superiori alle altre. È emersa sempre
più forte la necessità di aprire
nuovi spazi di dialogo tra i popoli e le religioni, tra le categorie
delle nostre strutture sociali ed
anche tra le varie anime che formano la grande famiglia delle
chiese metodiste nel mondo.
A conclusione di questa importante esperienza devo dire di
aver rilevato con piacere che,
anche in un incontro di così ampio respiro, si siano affrontate
tematiche di rilevante e concreta attualità. Peccato che poco di
tutto questo si sia poi utilizzato
durante la Conferenza che si è tenuta la settimana successiva.
Emanuele Sbaffi
Singapore
C'è una piccola isola tropicale,
punteggiata di macchie verdi e
di riserve naturali, vicino all’equatore, così unica da aver ispirato ai visitatori nomi sempre
nuovi.
I geografi la chiamano Singapore, i locali Singapura, ma per
i viaggiatori è la « meravigliosa
Singapore », « città dei contrasti », o « l’Asia in un baleno ».
Un’isola sorprendente in una superficie di soli 625,6 chilometri
quadrati.
Nel XIV secolo su questa costa
non si trovava che Temasele, un
tranquillo villaggio di pescatori.
Fu sir Stamford Raffles a cambiare il destino dell’isola nel 1819,
quando decise di rivendicarne il
controllo per farne una base d’appoggio ai traffici commerciali britannici.
Dopo la seconda guerra mondiale e l’occupazione giapponese,
Singapore ottenne l’indipendenza
e, da allora, ha continuato a crescere diventando la più moderna
metropoli asiatica dove 2,6 milioni di cinesi, malesi e indiani lavorano fianco a fianco, giorno e
notte.
Singapore è un fiorente centro
commerciale e finanziario, punto
di riferimento per tutto il sud-est
asiatico. Il suo porto è il più attivo del mondo e l’aeroporto internazionale è servito da 50 tra le
più importanti compagnie aeree,
anche con volo diretto. Possiede
una rete metropolitana tecnologicamente all’avanguardia, è un sorprendente mix di moderni centri
commerciali e di quartieri tradizionali, con oltre 60 alberghi di
livello internazionale.
Nell’arco di tutto l’anno la temperatura si aggira in media tra
i 26 e i 32 gradi. La stagione delle
piogge va da novernbre a febbraio. I rovesci sonof in certi casi, immediati e violenti, ma raramente le precipitazioni durano
un giorno intero.
Un mondo di sari di seta, di
elaborati batik, di antichi templi e di botteghe piene di sorprese sono il richiamo principale del
quartiere arabo, di Chinatown e
del piccolo quartiere indiano. In
queste strade sopravvivono mestieri antichi: indovini, erboristi,
calligrafi, orafi e artigiani che
intessono ghirlande di fiori, distillano salsa di soia, scolpiscono
idoli e maschere. In queste caratteristiche strade il mezzo di
locomozione più peculiare è
il^ trishow (bicicletta con carrozzino). Oltre il profilo frastagliato
dei tetti dei vecchi quartieri, si
innalzano i grattacieli della Singapore moderna. E Tt che è possibile acquistare di tutto, dalle
apparecchiature elettroniche più
sofisticate ai preziosi capi d'abbigliamento in seta ricamata.
Per risentire il meno possibile
i disagi del caldo umido nei centri commerciali, negli alberghi,
nei ristoranti, nelle automobili,
rielle chiese, nella metropolitana,
insomma quasi ovunque, si è condizionati... « dall’aria condizionata » a temperatura da freezer.
La cucina non è seconda ad
altre, vista la sorprendente abbondanza di frutta, carni, verdura, crostacei e pesce. La si può
gustare facendo acquisti, in un
lussuoso ristorante, o lungo le
strade, tra palme e alberi fioriti,
nelle simpatiche bancarelle. I sapori di certo sono diversi, ma per
pii irriducibili ci sono anche t
fast food all’occidentale o ristoranti europei.
Venendo qui, l’impressione che
abbiamo avuto è che tutto funziona alla perfezione, dall’incessante lavoro diurno e notturno,
alla puntualità di tutti i servizi,
alla cortesìa del personale e della gente comune, alla scrupolosa
opera_ del personale addetto alla
pulizia di questa metropoli moderna. Se poi sotto questo c’è anche la felicità e l’armonìa dell’essere umano... beh... non abbiamo
avuto l’opportunità di scoprirlo!
Elsa Martelli
9
r
•6 settembre 1991
assemblea mondiale metodista
SOCIETÀ’ MONDIALE METODISTA DI STUDI STORICI
L'eredità di Wesley
Dal 1947 vengono promosse le attività di ricerca, si pubblica un
bollettino e si incoraggia la raccolta di documenti sul metodismo
Lontano dai grattacieli, dai
grandi complessi alberghieri di
perfetto stile americano, dai paradisi dei supermercati megagalattici, fuori dalla Singapore tutta artificialmente costruita per il
piacere degli uomini di affari di
tutto il mondo e perfetta nella
sua efficienza svizzero-asiatica
custodita da un solido sistema
poliziesco, lasciando alle spalle
chilometri di blocchi tutti uguali che il governo costruisce e
con ferree regole distribuisce ai
suoi cittadini, finalmente eccoci
nella lussureggiante campagna
tropicale, nel naturale caldo appiccicaticcio di questa latitudine.
Qui, in un seminario cattolico
che porta il nome di Francesco
Saverio, gesuita del sedicesimo
secolo primo evangelizzatore della Malacca, si sono tenuti i lavori della World Methodist Historical Society dal 19 al 23 luglio.
La Società mondiale metodista di studi storici si è costituita nel 1947 e si prefigge cinque scopi primari: l’individuazione ed il coordinamento delle associazioni di studi storici di ogni
denominazione che abbia le proprie radici nel movimento metodista del diciottesimo secolo;
la promozione di società di studi storici in tutto il mondo metodista e nelle denominazioni ad
esso strettamente connesse; produrre congressi regionali di studio; divulgare le attività delle
associazioni di studi storici metodisti attraverso il suo organo,
lo « Historical Bulletin »; incoraggiare e aiutare la raccolta e
la conservazione di documenti,
manufatti e siti di interesse per
la storia del metodismo nel
mondo.
La WMHS ha un presidente,
nella persona del dr. James Udy,
in Australia, e due vicepresidenti in ciascuna di queste aree;
Africa, le due Americhe, Asia,
Oceania, Gran Bretagna e Irlanda, Europa continentale; ha un
segretario generale negli Stati
Uniti, dove si trovano anche il
tesoriere e la redazione dello
Historical Bulletin, che è diretto da una donna, la dott.sa Faith
Richardson.
Hanno dato vita ai lavori della conferenza poco più di 50 delegati provenienti daH’Australia,
Isole Figi, Birmania, Giappone,
India, Indonesia, Malesia Occidentale, Singapore, Stati Uniti,
Estonia, Gran Bretagna, Italia e
Norvegia. I relatori sono partiti
dal quadro generale di quali sono « Le radici dell’eredità wesleyana » e quali sono oggi i
nuovi orientamenti che informano l’attività missionaria prote
Il metodismo italiano
1861 -1991
Convegno storico internazionale
sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica
ROMA, 17-18-19 ottobre 1991
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Organizzato dal Comitato permanente dell’Opera per le
chiese evangeliche metodiste in Italia in collaborazione con la
Facoltà valdese di teologia e l’Associazione amici della Biblioteca Piero Guicciardini.
Programma :
Giovedì 17 ottobre
ore 18 — Apertura dei lavori, past. Claudio H. Martelli, presidente del C.P. dell’OPCEMI;
— Il metodismo inglese nel XVIII secolo, rev. dott.
Donald English, Londra, presidente del Consiglio
mondiale metodista;
— La Chiesa metodista episcopale italiana, prof. Franco Chiarini, Roma.
Venerdì 18 ottobre
ore 9 — Il grande disegno di William Burt e l’Italia laica,
prof. Giorgio Spini, Firenze;
— Teofilo Gay, dott. Augusto Comba, Torre Pellice;
— Enrico Caporali filosofo e pastore metodista, prof.
Gian Biagio Furiozzi, Trieste;
— Ernesto Buonaiuti e il metodismo italiano, Lorenza
Giorgi, Firenze;
— Documenti inediti su Francesco Fausto Nitti, prof.
Aldo A. Mola, Cimeo.
ore 15 — Enrichetta Caracciolo, prof. Alfonso Scirocco, Napoli;
— L’inizio del metodismo italiano nel lavoro della Società missionaria wesleyana, prof. W. Peter Stephens, Aberdeen;
— La gqustiflcazione per fede come impegno sociale nel
metodismo, past. Sergio Carile, Padova;
— La Favilla, gli italiani nella Chiesa unita del Canada,
prof. Antonio Roberto Gnaltieri, Ottawa;
— La Chiesa metodista di lingua italiana in Svizzera,
prof. past. Emidio Campi, Zurigo;
— Note attorno alle Comunità metodiste di lingua italiana in USA, prof. rev. Deadra Kriewald, Washington D. C.
Sabato 19 ottobre
ore 9 — L’opposizione cattolica al metodismo negli anni
Trenta, prof. Renato Moro, Camerino;
— La stampa metodista inglese e il fascismo, prof. Aldo Berselli, Bologna;
— La legge sui culti ammessi del 1929 e la Chiesa metodista, prof. Giorgio Rochat, Torino;
— Il Patto di integrazione globale tra le Chiese valdesi
e metodiste, 1974-75, past. Sergio Aquilante, Palermo.
stante in Asia e nel Pacifico, per
passare ad un ampio esame critico della storia metodista in
questa vasta area del mondo e
delle lezioni che se ne possono
e debbono trarre, in vista delle
sfide che i prossimi anni pressantemente porranno a quanti
questa eredità condividono.
Man mano che il movimento
metodista è cresciuto espandendosi nel mondo e consolidandosi nel tempo, anche la comprensione delle proprie radici si è
allargata ed approfondita. Per
circa un secolo dalla nascita, ai
metodisti è bastata la narrativa
edificante della conversione e del
lavoro evangelistico del fondatore. Ma a partire dal 1870 si è
aperta una seconda fase, in cui
si è precisato il bisogno di scavare e riconoscere a quali fonti
del cristianesimo Wesley si è abbeverato e quindi quali tradizioni hanno determinato il configurarsi del metodismo. In questa
fase di rifiessione gli anglicani
hanno creduto di potersi riappropriare di Wesley quale modello di anglicanesimo, e molti
altri hanno ridisegnato questa figura di riformatore in modo
contrastante, secondo le linee
dei diversi movimenti protestanti, dalla teologia dei puritani moderati al pietismo di Spener.
Negli ultimi dieci anni gli studi hanno preso una nuova decisa svolta che tende ad una sintesi rinnovatrice e propulsiva
per il metodismo di oggi. Detto
con le parole del prof. Ted A.
Campbell della Duke Divinity
School, in Wesley c’è tutta la
complessità di un cristiano che
non è stato capace di vivere entro i confini di una specifica tradizione cristiana, o — in positivo — che ha saputo vivere al
di là dei limiti posti da una certa tradizione. E non è un caso
che la vera sfida che negli anni
a venire attende i metodisti, non
meno che la cristianità tutta, sarà proprio di trovare quel comune nucleo focale della fede
cristiana che attraversa e supera tutte le diverse espressioni
storiche e culturali.
Non è qui possibile rendere
conto del ricchissimo materiale
esposto dai relatori indiano, di
Samoa, di Figi, giapponese, cinese, malese e di Singapore, che in
modo a volte drammatico hanno criticamente evidenziato sia
l’espandersi del protestantesimo
in Asia sotto la bandiera del colonialismo occidentale — con i
pregi e le debolezze del radicamento metodista in questo contesto —, sia le cruciali difficoltà
che oggi hanno i credenti in
quelle terre per noi lontane per
restare fedeli testimoni di Cristo, stretti come sono da vastissimi movimenti di risorgente religiosità popolare idolatra, che è
specchio di identità nazionale, e
che furiosamente si oppone all’intrusione cristiana. Varrebbe
la pena qualche capitolo a parte per aprire una piccola finestra su questo continente immenso, a noi ancora quasi del
tutto sconosciuto.
F. C. R.
TESTIMONIANZA
Padre nostro
La « paternità di Dio » e i nostri egoismi
Padre nostro. Il mondo occidentale ha alle spalle secoli
di individualismo. E’ forse solo in tempi molto recenti —
da quando la gente comune si
è abituata a pensare che tutta
la vita è organizzata in ecosistemi — .che abbiamo cominciato a percepire il senso profondo di « nostro ». Non una
somma: il mio più il tuo; non
una somma di entità disgiunte, ciascuna delle quali ha Dio
per Padre. Egli è nostro Padre in quanto nella sua paternità è raccolto l’universo intero, dove il principio della vita è uno, nel quale noi siamo
particelle interdipendenti ed
interagenti, tutti riceventi vita dallo stesso Spirito di Dio.
E nel profondo dei tempi e
delle generazioni, all'origine vi
è Cristo, il dono del Padre per
la salvezza dell'umanità e la
redenzione di tutte le cose
create (Rom. 8: 21-22).
Ora, giacché ho il privilegio
di parlare con voi, gente metodista da tutte le parti della
terra, vi chiedo di seguirmi
con gli occhi del cuore e della
mente in una esperienza che
ho vissuto meno di un anno
fa, in un arido inverno o.^ricano. Non vi riuscirà difficile
perché, direttamente o indirettamente, ciascuno di voi è
probabilmente passato per esperienze simili. Immaginate
dunque gruppi di profughi:
una moltitudine tutti insieme;
al riparo di capanne fatte di
pezzi di carta e cartone, sotto
rari alberi, privi di acqua, di
cibo, senza speranza alcuna, in
uno stato di privazione estrema. Padre nostro, pregano. Ed
i naturali abitanti di quei luoghi, che li circondano in una
terra che era loro e ora non lo
è più, che hanno patito deportazione e spoliazione, che sono
solo un poco meno poveri di
questi miseri, pregano anche
loro Padre nostro. Dicono Padre nostro quando affermano
il proprio diritto di accedere
alle lontane rare fonti prima
dei nuovi venuti, per poter
dissetare i propri figli. Padre
nostro pregano anche i proprietari terrieri solo pochi chilometri più in là, sazi e al sicuro, certi dei propri inalienabili diritti. E così la paternità
di Dio è fatta propria da alcuni, e crudelmente è negato il
suo essere Padre di tutti.
Noi metodisti siamo un popolo. Abbiamo sperimentato
nella storia passata e recente
che non siamo la semplice
somma di singoli individui
chiamati ad essere salvati in
Cristo Gesù dalla infinita grazia di Dio, ma possiamo testimoniare che quando siamo
realmente un popolo solo, perseveranti in un solo animo,
siamo trasformati in un ecosistema dinamico, così conte
dovrebbe essere la cristianità
tutta. Allora la società viene a
esserne permeata, è chiamata
ad assumere responsabilità
nella libertà, si rinnova, e un
diverso corso della storia si
determina. Noi sappiamo che
tutto ciò avviene quando fedelmente proclamiamo l’appassionato amore di Dio per
le sue creature, così come ci è
stato rivelato in Gesù, servendo gli ultimi.
Padre nostro, dacci oggi il
nostro pane quotidiano. Voi
ed io sappiamo che non ci sono solo alcuni pochi, donne e
uomini, qua e là, che soffrono
per la mancanza di quel minimo di pane che basti alla loro
sopravvivenza. E’ un fenomeno dei nostri giorni che intie
re popolazioni sono oppresse
e muoiono di fame in tutti i
continenti, e chiunque di voi
si sia trovato coinvolto anche solo ai margini di situpzioni simili, sa che se ne resta
come marchiati. Mi fa venire
alla mente il nostro Signore
Gesù, come egli provò pietà
per quella folla che gli apparve come pecore senza pastore,
come con loro spezzò il pane
della sua Parola e poi disse ai
discepoli: « Dategli voi da
mangiare! » (Me. 6: 37).
Io so, e ne ringrazio Dio, che
la gente metodista si sforza e
si impegna per dividere con
gli altri quello che ha. Tuttavia io ho il dovere di chiedermi qual è il pane che spezziamo e diamo in cibo al nostro
prossimo: se questo pane è
fatto con gli stessi elementi
malvagi e devastanti di cui il
mondo abbonda, se è impastato delle lacrime e del sangue
di quegli ultimi che diciamo
di voler servire. Altro è il pane
di Dio per il quale preghiamo:
è impastato di preoccupazione
attenta ed amorevole, ed il suo
elemento primo e irrinunciabile è la giustizia. La giustizia
dell’Evangelo, che ha eliminato per sempre la nostra illusione che possa risiedere in
un semplice fatto di retribuzione. In realtà è talmente lontana da qualsiasi concetto di
retribuzione che può essere solo descritta dalla disarmante
generosità di quel re che fu
preso da grandissima pietà per
un suo debitore: questi gli doveva una fortuna, una fortuna grande quanto l’intiero indebitamento del Terzo Mondo.
E con una parola gli rimise il
debito.
Sono sicura che noi, gente
metodista, bramiamo la giustizia di Dio. Perciò mi ero immaginata che, andando in giro
per il mondo, avrei visto dei
segni di questo desiderio profondo. Mi ero immaginata che
in Sud Africa avrei visto comunità — intendo comunità
metodiste — che rappresentano gli oppressori e gli oppressi, mescolarsi con gioia e con
speranza, le mani bianche tese a prendere dalle mani nere
le molte benedizioni di Dio e a
dare tutto ciò che hanno. A
cominciare dai soldi. Ma purtroppo non è così. E’ vero, ho
visto alcuni farlo, ma pochi.
« Ebbene — mi dicono — la
chiesa non può muoversi in
fretta, ha i suoi tempi. Ricordati di AbacucJ ». Infatti mi ricordo di avere ascoltato il
messaggio di Abacuc predicato
nella stessa domenica a due
congregazioni: una si trovava
nella zona della popolazione
dominante, l’altra in quella degli oppressi. La prima predicazione esprimeva la fiducia che,
se siete pazienti e credete fortemente, un giorno o l’altro,
prima o poi (ma probabilmente più poi che prima), il
Signore risponderà. Come tutti sanno, presso di lui mille
anni sono come un giorno. E’
quindi una questione di tempo. La seconda predicazione,
con partecipazione piena e corale, era un solo grido: « Oggi,
oggi è il giorno della salvezza! ».
Sì, Signore, io credo. Oggi è
il tuo giorno per la nostra salvezza. Fa’ che possa vivere e
operare nella consapevolezza
che Tu hai già preparato ogni
cosa. E cibaci del tuo pane di
giustizia, così che possiamo
spezzarlo con l’umanità intiera.
Febe Cavazzutti Rossi
10
10 '^alli valdesi
6 settembre 1991
DIBATTITO A TORRE RELUCE
Valdesi:
oggetto
misterioso
Da parecchi anni non accadeva
più. Quest’anno i "villeggianti”
sono stati particolarmente numerosi. Crisi jugoslava, golpe in
URSS, lievitazione dei prezzi hanno fatto sì che numerose persone
abbiano scoperto o riscoperto le
nostre valli come luogo in cui
passare le vacanze. Non solo più
anziani e famiglie con i bambini
piccoli, ma anche giovani e gente
di mezza età.
Ad accoglierli, oltre albergatori
e ristoratori, le Aziende di turismo e le Pro Loco un po’ impreparate a far fronte a tanto afflusso. Dalle conversazioni che
abbiamo avuto con alcuni turisti
se ne ricava Vimpressione che,
in genere, l’accoglienza è stata
buona, i prezzi adeguati alla qualità del servizio offerto, e che
l’oggetto misterioso delle vacanze siano stati i valdesi.
A parte i musei, l'iniziativa del
tempio aperto, l'accoglienza dei
visitatori ad Agape che riguardano turisti interessati a conoscerci, è difficile per un turista della
pianura torinese cogliere nei rapporti con la gente le caratteristiche principali dei valdesi. Le Pro
Loco offrono balli lisci in piazza,
costine ed assado, spettacoli
("offerti" dall’assessore X Y della Provincia), che poco hanno a
che fare con la tradizione culturale occitana e men ohe meno
valdese. Solo l’Esercito della Salvezza, a Bobbio, scende in piazza con la sua fanfara. Le chiese
hanno abbandonato l’iniziativa di
qualche anno fa di offrire conversazioni, materiali di informazione sulla storia e sulla fede valdese. Siamo cioè impreparati ad
accogliere una domanda del turista popolare. I nostri musei, i
nostri libri, i nostri dibattiti (e
ce ne sono stati anche quest’anno
di alto livello) sono adatti ad un
pubblico acculturato che ha buone conoscenze storiche e filosòfiche. Al contadino di Caramagna,
all’operaio di Grugliasco, all’impiegata di Poirino non siamo capaci di offrire un contatto, un’informazione, un’iniziativa che li
possa interessare. Occorre che le
chiese, la Conferenza distrettuale, si pongano il problema del
turismo e della risposta che le
chiese possono dare alle domande che vengono sui valdesi e sulla
loro fede.
Alle valli c’è l’abitudine che le
attività della chiesa subiscano un
rallentamento dopo la Conferenza distrettuale. Bisognerà invece
riflettere e iniziare a coordinare
una iniziativa valdese anche a luglio e ad agosto, volta ai villeggianti.
Il turismo è una risorsa economica per le nostre valli, i dati ce
lo indicano in modo inequivocabile, ma può essere anche un’occasione di incontro e testimonianza. Non perdiamola.
Giorgio Gardiol
Le lingue in questione
I dialetti e le parlate locali costituiscono un patrimonio finora
non abbastanza tutelato - Plurilinguismo nelle valli del Pinerolese
La varietà linguistica è un patrimonio che è giusto tutelare.
Questo principio credo sia stato
condiviso dai partecipanti (relatori e pubblico, non numeroso
ma sensibile e coinvolto) alla tavola rotonda sul tema: "Pluralismo linguistico: valorizzazione
o livellamento?” organizzato nell’ambito della rassegna culturale.
Aveva iniziato Rossana Sappé,
insegnante, collaboratrice dell’Atlante linguistico ed etnografico del Piemonte, con una panoramica sulle varietà linguistiche
presenti nelle valli del Pinerolese: si registra ancora la compresenza della lingua nazionale, del
piemontese, del patois, e resiste
ancora un certo impiego del franr
cese. Questa compresenza è ancora più complessa se si pensa
che il patois stesso è un "sistema
linguistico", comprendente numerose varietà al suo interno, rilevabili facendo pochi chilometri
o addirittura da una borgata all'altra dello stesso comune.
Padre Casca Queirazza, docente di Filologia romanza all’Università di Torino, ha anch’egli sostenuto la necessità di accogliere
con favore le "contaminazioni”
PRAROSTINO
L'agricoltura
muore
A Prarostino i vitigni erano
stati distrutti in parte dal furioso incendio del febbraio ’90,
ora la grandine ha finito l’opera. Molti danni sono stati provocati dalla siccità, il latte è diminuito di 100 lire al litro, la
carne di 1.000 lire al chilo e i
contributi previdenziali sono aumentati del 100% come minimo.
La legge 590 non prevede per
le calamità naturali nessun contributo ai singoli agricoltori ma
solo dei mutui agevolati (i famosi prestiti di conduzione).
Questo è un quadro reale di
un comune di collina in cui si
prevede che nei prossimi anni
i rovi ed i boschi avanzino parecchio creando seri problemi
per la difesa dell’ambiente. Tutti gli altri comuni della fascia
pedemontana pinerolese colpiti
dalla furiosa grandinata dell’8
agosto ’91 non sono in una situazione più rosea di Prarostino, non avevano avuto l’incendio ma le gelate del ’90 provocarono danni enormi alla viticoltura come pure la siccità ad
altre colture.
I comuni più colpiti sono quasi tutti collinari, infatti oltre
Prarostino sono San Secondo
(l’intero territorio) e (in parte) Pinerolo, Reietto, Cantalupa, Frossasco, fino a Cumiana,
Bricherasio, Luserna, Lusernetta, Bibiana fino a Cavour.
I danni variano dal 50% al
100% per frutta, viticoltura e
orticoltura.
Mauro Gardiol
reciproche fra parlate diverse,
pur senza esasperare i toni, e la
rivalutazione delle parlate locali.
La valorizzazione del pluralismo
linguistico non dovrebbe, insomma, essere disequilibrante.
^ L’opinione di Lavo Burat, dell’Associazione internazionale per
la difesa delle lingue e delle culture minacciate, è che la situazione delle lingue ’’diverse”, di
minoranza, sia già squilibrata.
Che si riservi loro un posto
secondario, che la pressione psicologica su chi le impiega sia pesante. Tra l’altro, nel nostro paese, la tutela delle minoranze è
limitata alla Valle d’Aosta, alla
provincia di Bolzano e, parzialmente, a quella di Trieste. Questo in teoria, perché è un diritto
che continua ad essere calpestato; e con motivazioni più di opportunismo che di convinzione.
Insomma, ci sono parlate locali, dialetti (che aspirano al rango
di lingue: già sarebbe un riconoscimento) che rappresentano un
patrimonio da tutelare: perché
non Io si fa come si fa invece
per altri patrimoni, da quello
faunistico a quello paesaggistico,
ai beni culturali? Ecco, probabilmente i sistemi linguistici, complessi e variegati il più possibile,
sarebbero proprio un bene culturale.
Soltanto l’ora tarda ha poi interrotto un dibattito che era ricco e appassionato. Ovvio che il
problema fosse particolarmente
sentito dagli insegnanti: è pos
sibile un insegnamento del — o
dei — patois nelle scuole? O delle
parlate locali? Con quali mezzi?
E’ possibile un’espressione scritta per un patrimonio che si esprime soprattutto oralmente? O non
è questo proprio un segno di una
marginalizzazione forzata di queste culture, schiacciate da quelle
che si identificano con la lingua
nazionale?
Altre questioni restano aperte,
per un problema su cui sarebbe
bello poter ritornare più in profondità e con altre modalità (a
differenza di altri appuntamenti
delle rassegne culturali, il pubblico era quasi totalmente composto da residenti).
Su tutte, forse, questa: è possibile tma rivalutazione delle parlate locali che non sia pregiudizio, senza rischi di xenofobia?
Probabilmente sarebbe proprio
una rivalutazione di tutte le forme espressive presenti in un territorio ad evitare questo rischio.
Nessuna parlata, sentendosi minacciata, si porrebbe in atteggiamento di sfida o di chiusura rispetto alle altre. D’altra parte occorre evitare il rischio di porre
sotto vetro queste varietà, di considerarle esclusivamente come
qualcosa da tutelare: si tratta invece di dar loro possibilità di
esprimersi; i più giovani ormai
utilizzano quasi solo Titaliano.
In fondo, è stato detto, sono i
più poveri.
Alberto Corsani
LUSERNA SAN GIOVANNI
Lo Statuto comunale
Alcune proposte per la tutela dei diritti dei
più deboli - Le mansioni del difensore civico
Alla ripresa autunnale il Consiglio comunale ha approvato il
suo Statuto, documento discusso
nei mesi scorsi con la popolazione in varie assemblee e ridefinito
in alcune sue parti di fronte ai
suggerimenti delle associazioni
locali.
Lo Statuto di Luserna non si
discosta molto da quello approvato in Comuni vicini anche se,
ad esempio, in alcuni casi si vede
l’inserimento di proposte di tutela dei diritti dei più deboli individuati secondo una proposta della Caritas.
Di un certo interesse la possibilità di indire referendum consultivi, derivante dalla richiesta
del 5% del corpo elettorale, cifra
bassa rispetto ad altri Comuni
vicini che prevedono la richiesta
del 15 o ad^rittura del 45% degli
elettori ; niente da fare invece
per il voto consultivo agli immigrati e ai ragazzi quindicenni, elemento inserito dal Comune di
Torre Pellice e sul quale il Comitato regionale di controllo ha
chiesto chiarimenti.
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
Ferrovia verso la
Conferenza orari
TORRE PELLICE — Mentre i
lavori di ammodernamento della linea ferroviaria, sia pur lentamente, vanno avanti, i pendolari hanno proposto alcune variazioni di orario in vista della
« conferenza orari » che dovrà
svolgersi nei prossimi giorni.
Oltre alle modifiche specifiche
rispetto ad alcune corse, i pendolari chiedono che dei due o
tre bus sostitutivi solo uno passi per Bricherasio e che le stazioni di Luserna e Torre Pellice tornino ad essere presenziate
per la distribuzione dei biglietti. Inoltre viene riaffermata la
necessità di riaprire quanto prima la circolazione su rotaia e
che l’attuale periodo di sospensione venga utilizzato per meglio impostare soluzioni efficienti ed in grado di soddisfare la
sempre maggiore domanda.
Ha avuto notevole successo
nel mese di agosto l’iniziativa
dell’« Osservatorio sui lavori della ferrovia » che ha prodotto e
distribuito una cartolina da inviare alla direzione compartimentale per dimostrare l’attenzione della popolazione per il
mezzo ferroviario, abbinata ad
una raccolta di firme su una
proposta dei Verdi per ottenere
ima gestione delle ferrovie minori regionali sotto forma di metropolitana comprensoriale.
■ Oggi
e domani
Manifestazioni
TORRE PELLICE — Venerdì 6 settembre si svolgeranno le consuete manifestazioni nell’anniversario dell’S settembre; alle ore 20.30, ci sarà una
fiaccolata a cui seguirà, in piazza Muston, un concerto della banda cittadina. Domenica 8, al Bagnoou, tradizionale raduno popolare.
Concerti
Altro elemento interessante la
decisione che il difensore civico
possa intervenire non solo su richiesta dei cittadini, ma anche
vigilando direttamente sull’attività del Comune e degli enti controllati dal Comune stesso.
Alla fine lo Statuto è stato approvato all’unanimità, in ciò evidenziando un diverso atteggiamento della Lega Nord che a
Torre Pellice aveva trovato insufficienti i riferimenti alla possibilità di utilizzare le parlate
diverse dall’italiano in Consiglio
e che a Luserna San Giovanni,
dove non esiste alcun riferimento, ha votato il documento.
Il Consiglio ha poi prorogato
per un anno la convenzione con
il Comune di Torre Pellice per
la gestione dell’asilo nido: da alcuni anni i due Comuni gestiscono in convenzione la struttura
di Torre Pellice, che è l’unica in
valle dopo la chiusura di quella di Luserna.
Attualmente vi sono richieste
superiori ai 30 posti a disposizione ed i genitori hanno più volte
chiesto una soluzione diversa
(riapertura dell’asilo nido di Luserna) che venga incontro alle
esigenze. Ci sono proposte in tal
senso, ma per il momento non
se ne farà nulla.
A livello di commissioni intanto si sta discutendo di un altro
grave problema: la carenza di
acqua. Da tempo non si sono
fatti interventi sulla rete idrica
per cui una considerevole parte
dell’acqua captata va dispersa;
da anni perciò molte abitazioni
delle zone collinari rimangono
d’estate senz’acqua.
P. V. R.
VILLAR PEROSA — Sabato 7 e domenica 8 settembre, a partire dalle
ore 21, presso l'area verde attrezzata,
si svolgeranno due serate musicali intitolate « Note di speranza ■> il cui incasso sarà totalmente devoluto all'Associazione per la promozione al dono del midollo osseo « Rossano Bella ».
LUSERNA SAN GIOVANNI — Al
mercato coperto di Luserna Alta, sabato 14 e domenica 15 settembre, con
inizio alle ore 20,45, verranno proposte due serate di musica popolare.
Sabato si esibiranno « Makvirag » (musica tradizionale dei paesi dell'Est),
« Lou dalfin » (vecchia e nuova musica occitana), « La chastelado » (musiche per ballo). Domenica sarà la volta della « Compagnia strumentale tre
violini » (musiche dell'Italia del Nord)
e dei « Suonatori delle quattro province » (musiche tradizionali deil'Appennino).
Dibattiti
TORRE PELLICE — Venerdì 13 settembre, alle ore 21, presso l'aula consiliare del comune, si svolgerà un dibattito sul tema; « L’acqua: una risorsa da utilizzare per quali scopi, con
quali rischi? ». Verranno esaminate le
conseguenze delle captazioni idriche
sugli ecosistemi fluviali con particolare attenzione al territorio pinerolese.
L’Asilo dei vecchi di S. Germano invita alla
MOSTRA DEI MINERALI
che sarà aperta dal 31 agosto
all’8 settembre dalle ore 14,30
alle ore 18,30. Dal limedì al venerdì apertura anche serale
fino alle 22.
Domenica 8 settembre ore 15
BAZAR DELL’ASILO
con banchi di vendita, pesca
e lotteria. Tutti sono cordialmente invitati.
11
r
6 settembre 1991
lettere
11
GRAZIE E... ADDIO
SUOR ERNESTA
Una piccola persona, schiacciata dagli anni, dalla debolezza e dai dolori,
una persona oramai silenziosa ci ha
lasciati e oggi la accompagniamo per
l’ultimo viaggio. Proprio ora ci torna
più viva che mai davanti agli occhi
la figura di questa donna diritta, dallo sguardo deciso che, in età già matura, diviene diaconessa e con una
energia e una vivacità particolari si
mette a disposizione, totalmente, per
un servizio che la vede dapprima all'Ospedale valdese di Torre Pellice
(1943), poi al Rifugio « Re Carlo Alberto » e, dal 1948, presso l’Ospedale
valdese di Torino che raramente ha
abbandonato e che è stato per lei la
« sua casa ».
Dal 1945, anno delia sua consacrazione, non cessò mai di curare e prodigarsi sino al momento in cui gli
anni e la salute le imposero il ritiro,
ma anche « a riposo » dopo circa 25
anni di impegno qui a Torino, seguiva la vita dell’ospedale, di quanti vi
lavoravano e riceveva qualche visita
e telefonate di pazienti che le volevano ancora esprimere la loro riconoscenza.
Le persone che ne parlano, salutandola per l’ultima volta, ricordano subito la sua disponibilità, il suo desiderio di incoraggiare, comunicare, la
sua giovialità e il suo ottimismo a
dispetto delle difficoltà, e poi la sua
inesauribile voglia di vivere. Generazioni di malati hanno apprezzato le
sue doti e sono stati confortati dalle
sue parole e dalla sua vena umoristica, caratteristica di suor Ernesta. Così la ricordano anche molte persone
della comunità valdese di Torino a cui
lei diede aiuto e assistenza con la
spontaneità che le era naturale. La ricordiamo assidua ai culti all’ospedale,
ricca di una fede che le veniva da
quel Signore che le si era rivelato in
parte già da bambina, quando il nonno le mostrava una Bibbia « protestante » che ebbe non si sa come e
che teneva preziosa. La sua fede, semplice e schietta, non ha mai vacillato,
neppure negli ultimi mesi di sofferenza e di separazione dal suo ambiente.
Ricordare una persona acquista senso se sappiamo anche vedere ciò che
essa ci ha trasmesso e ci indica, o
RUBRICA DI RADIO BECKWÌTH
Sfida della Parola
La radio come valido strumento di evangelizzazione - Il mezzo coincide con il messaggio
Sfida della Parola è una rubrica di meditazione biblica di Radio Beckwith, emittente evangelica in vai Pellice. Non so se i
ragazzi dell'emittente intendessero dare un significato particolare a questo titolo. Certo è che
veicolare la Parola, rinformazione sulla fede e la vita delle chiese in Un mondo che di parole
e informazioni è alluvionato non
è facile. Far sì che il mezzo radio
sia coerente con l'annuncio evangelico è una sfida. Trovare riscontro e sostegno all'intemo delle chiese ed avere successo, ottenere penetrazione, sintonia, ritorno di risposte positive al messaggio evangelico all'esterno,, laddove si vuol diffondere conoscenza
e fare testimonianza, è una scommessa ed una sfida.
La radio può essere mezzo di
evangelizzazione potente ed efficace. C'è un concetto nella teoria e pratica delle comunicazioni, la selettività, che esprime
l'attitudine del mezzo a parlare
alle persone giuste, disposte all'ascolto, ad entrare in sintonia.
Nessun mezzo è più selettivo dql
colloquio interpersonale, del libro che uno si sceglie e porta a
casa; Così nessun mezzo potrà
mai surrogare l'ascolto diretto
della Parola di Dio, l'attenzione
fervida alla predicazione nel culto, la lettura della Bibbia. Ma
subito dopo viene la radio. La
radio può penetrare in ambienti
dove la predicazione non arriva,
la Bibbia non si legge.
Marshall McLuhan è il massimo studioso delle comunicazioni
sociali; sono celebri due sue
espressioni apodittiche, alle quali
non si può non fare riferimento
anche ragionando di comunicazione dell’evangelo. La radio è
per McLuhan (che distingue tra
mezzi di comunicazione "caldi”
e "freddi”) un mezzo caldo (mentre la TV, per esempio, è freddo).
Semplificando molto, diciamo
che Un mezzo caldo è un mezzo
coinvolgente. La radio tocca intimamente, personalmente molte categorie di ascoltatori, diverse per età, stili di vita, culture,
interessi. La radio è esperienza
privata, diceva McLuhan invitando a guardare come se ne servono i ragazzi quando fanno i compiti e quelli che si portano appresso apparecchi a transistor
per crearsi anche tra la folla
un mondo tutto loro. Il pubblico
della radio sceglie, seleziona, chi
trasmette per radio può raggiungere ed interessare i più diversi
segmenti di pubblico, in varie
ore della giornata, quando l'attenzione è più viva. Si ascolta
la radio attorno al caminetto
come una volta si ascoltava la
lettura della Bibbia.
Il grosso problema del predicare l'evangelo, del veicolare la
Parola di Dio, i culti, anche solo
l'informazione sulla vita delle
chiese sulle onde radio è — come
spiega Giorgio Girardet, pastore
valdese da anni imp>egnatO' nel
campo delle comunicazioni, citando un'altra espressione di McLuhan — che ''il mezzo è il messaggio”. La radio, la TV non sono
canali neutri, amplificatori imparziali, ma condizionano chi
parla e chi ascolta, in modo complesso, e quindi "cambiano” il
messaggio. E' coerente il mezzo radio, non dà un messaggio
cambiato, distorto, se vogliamo
predicare l'evangelo, trasmettere
un culto? Il discorso porterebbe
lontano ma possiamo concluderlo con Girardet: « Il mezzo di
comunicazione di massa, se lasciato a se stesso e sopravvalutato, o sacralizzato, può agire
come agente di distruzione e confusione verso il messaggio di fede. Ma se invece esso è, per così
dire, attaccato al carro di una
chiesa viva, che sa confessare
la sua fede con opere di giustizia anche senza e al di fuori dei
mezzi di comunicazione di massa, ecco che questi diventano
forza trainante». E' una questione di coerenza. E di linguaggio;
sapere parlare la lingua d'oggi,
del "mondo" pur non vivendo
il conformismo del "mondo”,
come ammonisce Rom. 12: 1-2.
N. Sergio Turtulicl
Radio Beckwith trasmette tutti i giorni dalle 7 alle 23 sulle
seguenti frequenze: FM 91.200
(per la vai Pellice) e 102.350 per
il Pinerolese e il Saluzzese.
Fra i programmi segnaliamo
« Protestanti perché »: risposte
agli ascoltatori su fede, Bibbia,
etica e storia della chiesa, trasmissione curata in studio dai
pastori Franco Davite e Claudio
Pasquet.
Il telefono della radio è 0121/
91507.
rischiamo di negare una testimonianza. Allora va detto che dietro la passione di suor Ernesta per il servizio
non c’era alcuna idea di sacrificio o
di sofferta ubbidienza a leggi divine
a umane. Vi era la certezza che a
quel compito era stata chiamata e che
jl Signore non l’aveva abbandonata e
nella sua Parola suor Ernesta trovava
forza e presenza. Così incoraggiava a
credere e ad agire chi si voleva impegnare con i malati. Oggi suor Ernesta ci lascia, ma ci ricorda che
rispondere alla chiamata del Signore
significa essere pronti a servire chi
soffre, con semplicità e con responsabilità e a servire per testimoniare
nella gioia la certezza del Regno che
viene.
Elena Vigliano, Torino
UN UMILE
SERVITORE
L'annuale Sinodo ha iniziato i suoi
lavori e la macchina funziona bene.
Da oltre due settimane prima che lavorio e quante spolettate in via Beckwith tra la Casa unionista, il tempio,
la Casa sinodale e i relativi giardini:
tutto da predisporre con un lavoro intenso di un volontariato ammirevole
senza orari a termine. Tavoli, panche,
sedie, teloni, bidoni enormi per la raccolta di vetri, carta, lattine, ecc., centinaia di metri di cavi per gli impianti
luce, costruzione di piccoli e grandi
stands, attacchi di tubazioni per fornitura acqua potabile, insomma la grande isola è pronta per accogliere ospiti, amici, delegati delle varie comunità evangeliche italiane e le straniere.
Niente di sfarzoso ma, nella sua accogliente semplicità e modestia valdese, tutto va bene. Percorrendo quel
tratto della « tribù » valdese, tutti i
giorni, lieto di essere un cittadino di
questa Ginevra italiana, mi sono sentito preso da innumeri ricordi risalenti a decenni passati e tempi recenti.
Con una carretta a due ruote, da
anni, nel periodo presinodale un membro della comunità da alcuni decenni
spolettava, spingendo il carico che la
carretta poteva portare (tavoloni, panche, sedie o grossi scatoloni carichi
di piatti, bicchieri, posateria. bottiglie
e bottiglioni) giulivo nel volto, il sorriso amichevole, il lieto ammiccare degli occhi come a dire: « Siamo nel
periodo presinodale » e avanti con la
carretta! Quell’uomo era della sana
stirpe valdese; giovanissimo aveva ini
ziato lavori duri, poi entrò nella fabbrica Mazzonis e divenne un apprezzato incisore. Membro attivo nell’ACDG locale, indi partecipe alle riunioni di studio e preparazione della
corale valdese, amava leggere, studiare, saperne di più, gustare e vivere
a fondo lo spirito di « servizio » ohe
Mario Falchi predicava secondo il motto unionista, e il nostro spolettatore infaticabile rese umili e grandi servizi
alla chiesa ed al paese. Lui sapeva
bene che una delle virtù primiere da
coltivare è l’umiltà, senza stancarsi
nel far del bene, leale e sincero con
gli innumeri amici ed in nessuna cosa
ricercò i suoi vantaggi (Paolo, Rom.
XV). Si rallegrava sinceramente delle
gioie altrui, lui che tanto aveva faticato e amaramente sofferto.
Queirindimenticabile fratello ed amico ci ha lasciati il 24 maggio. Ma
Carlo (Charles) Paschetto ha reso una
testimonianza meravigliosa di quel che
significhi l'identità valdese.
Domenico Abate, Torre Pellice
L’ASSENZA
DEGLI STUDENTI
A seguito dell’articolo comparso sull'Eco-Luce a firma Luciano Deodato, sul
numero 27 del 5 luglio, inerente alla
conferenza del III distretto, intendiamo puntualizzare ii nostro disappunto
per l'affermazione che riguarda l'assenza di studenti/e della Facoltà a
questa conferenza. Riteniamo doveroso precisare quanto segue al fine dì
evitare spiacevoli considerazioni riguardanti lo scarso impegno degli studenti/e nella vita della chiesa nel III
distretto. Nel corso dell'anno accademico 1990/91 la grande maggioranza
degli studenti/e ha collaborato fattivamente alle attività delle chiese con i
contributi più vari. Numerose altre iniziative legate alla vita della Facoltà
sono state occasioni di dialogo e di
confronto con cattolici, ebrei, immigrati. In modo particolare va sottolineato l’impegno per la pace nei momenti del conflitto del Golfo e numerose altre occasioni. Le nostre attività nella vita della chiesa devono peraltro tener conto degli impegni accademici; non a caso la conferenza distrettuale si svolgeva in concomitanza con le sessioni d’esame; l’articolista avrebbe dovuto tener conto di
ciò prima di fare questa frettolosa
affermazione.
Ringraziando per l’ospitalità, cordiali saluti.
Massimo Marottoli, Eric Noffke,
Emanuele Fiume, Davide Ollearo, Monica Michelin Salomon,
Roma.
APPELLO
Al GIOVANI
Pensate seriamente al vostro avvenire preparandovi
ad un lavoro impegnativo, serio e sicuro?
Iscrivetevi ai corsi per infermieri o infermiere professionali e consegfuite il relativo diploma! L’Associazione
Amici dell’Ospedale valdese
di Torre PeUice ha delle borse di studio a vostra disposizione che vi attendono!
Per eventuali informazioni
rivoigetevi alla signorina Elda Lageard, via Internati e
Deportati n. 6, Torre Pellice,
tei. 0121/91660 oppure alla signora Vera Goisson Ribet,
Ospedale valdese, via Matteo
Gay 24, tei. 0121/933033.
Associazione Amici
dell’Ospedale valdese
di Torre Pellice
RINGRAZIAMENTO
« Io alzo gli occhi ai monti...
donde mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto vien dall’Eterno, che ha
fatto il cielo e la terra »
(Salmo 121: 1-2)
La moglie e la figlia del compianto
Aldo Fraschia
ringraziano di cuore tutti coloro ohe
con presenza, fiori, scritti, parole dì
conforto e opere di bene, hanno preso parte al loro dolore. Un grazie particolare a me^ci e personale dell’ospedale Molinette di Torino e dell’Ospedale
valdese di Pomaretto, al past. Paolo Ribet, al dr. Della Penna, alla sig.ra Irma
Bert ved. Stalle, alla signora Solange
Long, ai coscritti e ai colleghi di lavoro della figlia Nicoletta, alla Croce
verde di Porte, ai compagni di lavoro
della Fiat Rivaita, al signor Silvio
Balmas e signora e al signor Loris
Bounous.
San Germano Chisone, 28 agosto 1991.
RINGRAZIAMENTO
(c UEterno è il mio pastoTe,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari di
Caterina Stallé ved. Fornerone
di anni 86
con profonda riconoscenza ringraziano
i vicini di casa, gli amici, i conoscenti ohe hanno preso parte al loro dolore.
MANIGLIA Bricherasio, 6 settembre 1991.
1150 anni del tempio
AVVISI ECONOMICI
VENDESI in Torre PeRioe - angolo
via Amaud - via P. Valdo, fabbricato, libero, di civile abitazione, costitxrito da : piano terreno con due vani, cucina e ingresso, piano primo
con tre vani, bagno e wc, piano interrato con due cantine oltre a giardino, basso fabbricato ad uso autorimessa con accesso da via P. Valdo,
piccolo locale lavanderia e ripostìglio. Tei. Marco (8-16), 0121/900253.
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PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
Domenica 15 settembre la comunità di Perrero-Maniglia festeggia i 150 anni della fondazione del tempio di Maniglia.
Il programma della giornata
prevede:
— ore 10: culto nel tempio di
Maniglia, con intervento del
moderatore, pastore Franco
Giampiccoli;
— ore 12.30: pranzo presso il
Centro d’incontro di Maniglia;
— ore 14.30-16: canti e musiche
della corale, testimonianze e
rievocazioni storiche.
Per il pranzo occorre prenotarsi entro domenica 8 settembre presso la sig.ra Dina Poét
(tei. 808721) o la sig.ra Lina Barus (tei. 808762).
l’eco
delle valli valdesi
Via Pio V, 15 - 10125 Torino
Tel. 011/655278 - 0121/932166
Dir. respons. Franco Giampiccoli.
Aut. Trib. Pinerolo n. 175.
Stampa: Coop. Subalpina Torre Pellice.
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino - ccp 20936100 - tei.
011/655278.
ABBONAMENTO 1992
ITALIA ESTERO.
Annuale 52.000 85.000
Costo reale 75.000
Sostenitore 90.000
Via aerea 150.000
12
12 fede e cultura
6 settembre 1991
UN DIBATTITO ORGANIZZATO DAL CENTRO CULTURALE VALDESE DI TORRE PELLICE
Giovanni Miegge, teoiogo in diaiogo
Lungimiranza, complessità e tolleranza hanno caratterizzato un’attività di studio e riflessione che si confrontò
con svariati stimoli provenienti dal pensiero contemporaneo - La teologia della croce e la teologia della gloria
Indovinate chi ha scritto nel
’900 uno dei libri più interessanti nel campo filosofico? Non certo
un filosofo di professione ma un
intellettuale di robuste basi, teologo evangelico, che si chiamava
Giovanni Miegge.
Siamo nell’aula sinodale dove si
sta svolgendo un convegno organizzato dal Centro culturale valdese su Giovanni Miegge. Il prof.
Rambaldi, ordinario di filosofia
all’Università statale di Milano,
sta aprendo la sua relazione evidenziando i motivi e gli scritti
di Miegge (come Lutero giovane)
che hanno destato interesse per
questa complessa figura.
Rambaldi ha delineato tre aspetti sui quali ha sviluppato la
sua riflessione e che a suo parere costituiscono i pimti di novità
e di interesse per ciò che Miegge
ha significato nel panorama intellettuale italiano e nella vita delle
comunità: la lungimiranza, la
complessità e infine la tolleranza.
La questione della tolleranza,
vista come elemento categoriale
più che come disposizione personale, si lega alla critica elaborata e vissuta da Miegge al liberalismo positivista. Per Miegge esistono nel liberalismo e nel suo
pensiero positivista due aspetti
di estrema debolezza intellettuale; 1) La formazione del concetto
di individuo diventa qualcosa di
slavato, privo di contorni precisi, privo di appelli radicali alle
scelte e ai cambiamenti. Una
personalità, dunque, di tipo pietistico. 2) Non si riconosce che
i nostri interlocutori sono coloro
che più divergono dalle nostre
convinzioni e questo non riconoscimento spinge verso l’intolleranza.
Per Miegge. spiega Rambaldi,
il fascismo e il nazismo non sono,
come viene detto sovente, culture
Torre Pellice, 22 agosto. Da sin. il post. Gino Conte, Giorgio Toum
(direttore del Centro) e il prof. Enrico Rambaldi.
dell’irrazionale. Anzi, sono culture
razionalistiche nel senso che
proprio l’incapacità di accettare
la complessità e le differenze culturali e la convinzione intesa nel
senso di categoria assoluta aprono ad un atteggiamento persecutorio nei confronti dell’alterità.
Rer questo la critica di Miegge è anche una critica all’ottimismo che sta alla base della concezione razionalista. In questa direzione si muove l’ottava delle
Tesi della nuova ortodossia, che
dice: « Il nostro risentimento
verso il liberalismo teologico
è sostanziale; ottimismo, immanenza, autonomia, evoluzione:
una dottrina dell’uomo su se stesso invece della proclamazione biblica del giudizio di Dio sull’uomo ». Certo, fa notare Rambaldi,
in Miegge c’è tutta l’esigenza di
adattare la Parola, che è metastorica, alla nostra situazione pre
Sì all'otto per mille
(segue da pag. 1)
re anziani non autosufficienti, ed
infine centro di accoglienza
per migranti e profughi. Al termine di un lungo dibattito passa la
decisione di non vendere (75 sì,
27 no, 30 astenuti) e viene dato
incarico ad una commissione di
definire meglio le ipotesi ventilate. L orientamento generale, come
è emerso dagli interventi, privilegerebbe tuttavia un utilizzo a favore dei migranti. Si vorrebbe in
questo modo non solo dare una
risposta significativa, sebbene
minima, ad uno dei più gravi problemi emergenti in questo nostro
tempo, ma anche invertire una
linea di tendenza che vede la vai
Pellice trasformarsi lentamente
in un immenso gerontocomio.
Accanto a questi due temi che
hanno monopolizzato le discussioni sinodali, v’è stato poco tempo per discutere im’altna questione, quella della ’’nuova CIOV",
che dovrebbe vedere una risistemazione delle opere diaconali. Per
il momento sono state tracciate
alcune linee. Se ne riparlerà al
prossimo Sinodo.
Tra Pii argomenti importanti,
ma che non hanno costituito momenti di particolare tensione, il
dibattito sulla Facoltà di teologia e l’esame dell’operato dell’OPCEMI.
Sono state inoltre accolte alcune nuove chiese, quelle di Sciaffusa e San Gallo (in Svizzera), la
comunità di lingua francese di
Roma; è stato approvato lo statuto della ’’Fondazione evangelica
Betania”. cioè l’ospedale pluridenominazionale di Ponticelli (Napoli); sono stati approvati i regolamenti che disciplinano il lavoro
dei diaconi, modifiche al regolamento della Facoltà. Sempre per
quanto riguarda la Facoltà il
prof. Daniele Garrone è passato
da professore straordinario ad
ordinario per le discipline veterotestamentarie: un lusinghiero riconoscimento per il lavoro intelligente finora svolto. Sono anche
state approvate alcune modifiche
al Patto d’integrazione, su alcune norme che attengono ad
una maggiore autonomia delrOPCEMI. Approvati anche una
manciata di ordini del, giorno su
diversi argomenti; insegnamento
religioso nelle scuole, rapporti
col cattolicesimo, matrimoni misti, lotta alla mafia, migranti, celebrazioni colombiane.
Tra le cose che non hanno potuto essere discusse per mancanza di tempo il nostro giornale, la
Claudiana, il progetto del giornale comune tra battisti, metodisti
e valdesi, ed altri.
L’auspicio è che ora, superate
le secche dell’otto per mille e di
Villa Olanda, il vascello (ma quest’anno, forse, la chiatta) sinodale possa l’anno prossimo proseguire la navigazione in modo più
spedito.
Nella giornata del venerdì, come d’abitudine, lo sprint finale
per discutere gli ultimi argomenti e concludere le code. Poi le elezioni della Tavola, delle commissioni sinodali, dei comitati, delle
commissioni d’esame; un lungo
elenco di nomi di sorelle e fratelli incaricati di portare avanti il
complesso lavoro delle chiese. La
Tavola è stata riconfermata, segno della stima e della fiducia
del Sinodo tutto.
Luciano Deodato
sente e ogni epoca ha diritto di
ridefinire il linguaggio della fede.
La complessità, in Miegge, è legata alla sua concezione della
« teologia crucis » ed è proprio
questo elemento che fa del Lutero giovane un capolavoro. Dio, ac
cenna Rambaldi, secondo Miegge
è scandalo e si presenta sempre
come un opposto.
La seconda parte del convegno
è stata introdotta dal pastore Gino Conte con una relazione che
ha ripercorso l’acutezza teologica
di Miegge, con le famose « giornate del Ciabas », e recupera anche molti spunti biografici.
Conte ha aperto il suo intervento con due contributi molto
importanti per capire la situazione del protestantesimo intorno
agli anni Trenta: Gangale e il sociologo francese Jean Baubérot.
Baubérot, riflettendo sul problema dell’ortodossia politica e religiosa, si chiede come sia possibile
che in una società altamente secolarizzata possa nascere un movimento come quello barthiano di
rinnovamento biblico e di profonda ricerca teologica. Il protestantesimo, a stretto contatto col
pensiero laico e anticlericale, si
era svilito spiritualmente. Miegge
questo lo aveva compreso sin dall’inizio, e per lui il movimento
barthiano diventava una « rifondazione teologica epocale ». Già
la sua tesi di licenza teologica era
una critica alla teologia liberale,
perché questa teologia aveva ridotto Dio a xm modello di valori. Per questo nel 1935 si organizzano le « Giornate teologiche
del Ciabas » in cui vengono scritte le Tesi della nuova ortodossia.
Il metodo storico critico viene accettato per l’indagine biblica ma,
rammenta Conte, l’oggetto della
teologia doveva essere determinato esclusivamente in modo conforme alla Bibbia.
Il relatore si sofferma poi sulla
teologia della croce che Miegge
contrappone alla teologia della
gloria, sul suo concetto di giustificazione da comprendere nel
quadrò della categoria della Rivelazione. Anche qui è centrale il
rapporto con la Parola ed è proprio il progresso deH’intelligenza di questa Parola che caratterizza la nuova ortodossia. « La
lezione di Miegge — ha concluso
Conte — è di essere stato un maestro e credente evangelico che
sapeva ascoltare, che ricercava e
sapeva coinvolgere altri in questa
ricerca; sempre attento e vigile
di fronte al nuovo perché riferito
con radicalità alla fede e alla
chiesa ».
Manfredo Pavoni
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
>NXA
energia ambiente
mcim L'AMBiem
una
gœcia
Ciao,
sono solo
piccola g
d'acqua, ma ci
siamo già visti un
sacco di voltel
[a strada che
faccio ogni giorno
3er arrivare fino a
e è un servizio del mio ambiente
CONSORZIO e pulito!
dell'ACEA!
le mie radici
sono forti, la mia
chioma è bella e
folta perché gli
operatori ecaoqici
dd coNsoro
e dell'ACEA, col
servizio di
raccolta e
smaitimenta
rifiuti, lasciano il
Il CONSORZIO e
l'ACEA hanno
pensato anche a
me!
Con il servizio di
deourazione
delie acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
La mia fiamma è
allegra, ti riscalda
e non inquina.
Tanti vantaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEA!