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Anno 119 - n. 34
2 settembre 1983
L. 500
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sig. Elio
Via Caiuti Ubarla’
100Ô6 TORRE FEXLICS
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E MFTOniETF
Ho letto in questi giorni due
metafore che esprimono in modo molto efficace la tremenda
competizione in atto tra Est e
Ovest sul piano degli armamenti nucleari, con i suoi lineamenti, le sue scadenze, le sue prospettive.
La prima presenta due bambini
cbe giocano a nascondino, dei
quali « uno dice all’altro: ’’sino a
che mi guardi non mi nascondo”.
E l’altro di rimando; ’’sino a che
non ti nascondi, io ti guardo”.
L’adulto che li osserva ha già capito come andrà a finire: litigheranno » (Norberto Bobbio). L’altra presenta il ragionamento di
un individuo, attribuibile indifferentemente ali’una o all’altra parte. « L’avversario, pensando che
stessi per ucciderlo per difendermi, slava per uccidere me per
difendersi; quindi ho dovuto ucciderlo per difendermi » (Thomas Schelling).
Di ironie a immagini così vivide ed eloquenti, al di là dei nostri sinodi, dei nostrTordìni del
fiorriò7~Bè‘ leUnaktre lettere, ho
nperisaìiTad un amicq_§conmarso in questi giornìjlSistavo Com
3j^i che in''sèguÌto ' fece la rin^zia ài grado militare e si dedicò
al pacifismo di Amnesty International di cui fu iniziatore in Italia in un tempo in cui questa voce era quasi totalmente inascoltata. « Il disarmo unilaterale è
l’unica via realìstica », ci diceva,
ben- prima che di questo si .patlasse nel nostfT”sinodi, con la
calma sefenftâTHi cHì ha maturato a lungo nna convinzione fondamentale.
E’ proprio di fronte allo sbocco così terribilmente possibile
delle due metafore — il litigio,
l’assassinio per difesa — che si
rivela il realismo dell’unica possibilità concreta: compiere il primo passo, indietro, per spezzare
la concatenazione delle cause e
degli effetti che vanno verso la
catastrofe.
Non tutti nelle nostre chiese
concordano con questo realismo.
A parte schieramenti polìtici e timori di ~gttTlihentalizzàagnL il
realisrrîô~dêr disàmiô~Onnàterale da molti è considerato impo^
sibile per un’esigenza di gïusfl^
z^ Won e in^ustoThiederë~una
cosa solo ad una parte? Forse
talvolta dimentichiamo che siamo uno di quei due bambini che
giocano a nascondino, uno di
quei due individui che « ragionano » di difesa. Perché siamo nell’Ovest. Fossimo nell’Est saremmo l’altro e dovremmo parlare
per l’altro. Sappiamo quale enormi difficoltà questo comporta per
i nostri fratelli che nell’Est, all’interno del « pacifismo di sta-,
to », prospettano passi indietro o
battute d’arresto per la propria
parte. Se il realismo del disarmo
unilaterale è oggi totalmente escluso nei paesi del « socialismo
reale », questo non costituisce un
motivo per metterlo da parte sulla base della disparità: ciò mette
invece su di noi una responsabilità che è direttamente proporzionale alla libertà che noi abbiamo di parlarne e di maturarlo attraverso le nostre riflessioni e i nostri atti.
Franco Giampiccoli
UNA VALUTAZIONE DELLA MASSIMA ASSEMBLEA DELLE CHIESE VALDESI E METODISTE
Il Sinodo orienta ma rischia
Pur acquistammo in partecipazione e interesse, il Sinodo rischia di perdece il suo carattere
specifico di governo della chiesa. Esso rimane tuttavia un notevole momento di orientamento
Uno degli applausi più scroscianti — dalle gallerie — l’ha
ottenuto il présidente del Sinodo
Neri Giampiccoli quando, con il
suo modo garbato ma fermo ed
efficace, ha invitato l’assemblea
a non attardarsi eccessivamente
nel limare emendamenti e ordini
del giorno per lasciare il tempo
adeguato al grande tema della
pace.
E certamente non solo il pubblico presente — quasi tutti
membri delle chiese — ma anche
i deputati volevano, in questo Sinodo, soprattutto discutere della
pace, del mezzogiorno, di pastorato e rappresentanza politica,
f Probabilmente più che della vita
delle chiese e degli altri vari capitoli indicati dalla Tavola o dalila Commissione d’esame.
Così in questi dibattiti si è registrato il maggior numero di interventi soprattutto da parte dei
laici, alcuni direttamente coinvolti nei fatti, come i fratelli recentemente picchiati o denunciati a
Comiso. Al tempo stesso si sono
percepite le diversificazioni politiche ma soprattutto teologiche
éTEcClesioldgiche chg-attfavefsan6~tê~n5sîre~cRiese e che non
coincidono affatto con i tradizionali schieramenti di partito; e si
è sentita anche la volontà di
ascolto, di reciproca comprensione, di ricerca unitaria presente
fra i componenti del Sinodo. Proprio per questo l’elaborazione e
la votazione di alcuni testi (sulla
pace, ad esempio), è stata particolarmente faticosa, ma finalmente corrispondente alla realtà
di questo Sinodo.
La presenza di grossi temi —
e non è una novità di quest’anno — segna dunque la ripresa di
un notevole interesse per ciò che
il Sinodo dirà o non dirà. Sarebbe sbagliato non tener conto di
questo, ma è evidente che stiamo altresì assistendo ad una trasformazione del Sinodo — o"^
ampUmòmemi del Sinodo — in
una sorta di convegno, di dibàttìto da tavola rotonda~njove ciascuno dice piu o meno la sua su
di un certo argomento. Anche la
discussione sul mezzogiorno, che
è stata organizzata in sei grupni
per mezzo pomeriggio, dopo una
conferenza introduttiva, se ampiamente positiva per dare a
quasi tutti la possibilità di intervenire, va in questa direzione
e non sempre produce dei risultati.
Mi sembra, cioè, che se in questo modo il nostro Sinodo acquista in partecipazione e interesse,
c’è il rischio che smarrisca pro
fn testa al corteo che dalla Casa valdese raggiunge il tempio di
Torre Pellice il predicatore, pastore Giorgio Girardet, e i candidati
che sono stati consacrati durante il culto di apertura, Daniele Garrone e Mauro Pons.
gressivamente la sua vera ragion
cFèssére, che 6~di cos~tituiré~il
momento più importante di governo della chiesa, l’assembEa
dellè~âssenî61ëë~locali. Non si
tratta di richiamare al rispetto
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Quali sono le nostre armi
Vi parlo spinto dall’umiltà e dalla bontà di Cristo, proprio io.
Paolo che, come si dice, sono umile quando mi trovo con voi, energico invece quando vi scrivo da lontano. Vi supplico di non costringermi a intervenire energicamente quando sarò tra voi. Infatti, sono
pronto ad agire con energia contro quelli che considerano il mio atteggiamento basato su motivi di convenienza uman-a. Certo, sono un
uomo anch’io, ma non mi lascio guidare da semplici interessi umani.
Nel mio combattimento non uso armi militari; uso le potenti armi
di Dio. Con esse distruggo le fortezze nemiche, cioè i falsi ragionamenti, e demolisco tutto ciò che si oppone orgogliosamente alla
conoscenza di Dio. Piego ogni ragionamento umano aU’ubbidienza di
Cristo... (2 Corinzi 10: 1-5, trad. TILC).
Paolo ci parla qui di un duplice conflitto, vale a dire del suo
conflitto personale con la chiesa
di Corinto e del conflitto dei
cristiani con le « fortezze nemiche ».
Paolo sta progettando da lungo
tempo di andare a visitare la
chiesa di Corinto, e si pone nei
suoi confronti come un leader
ferito, che mette in pratica il
detto: « la miglior difesa è l’attacco ». Previene infatti il ripetersi di un’accusa che ha già ricevuto, e per cui appunto si sente ferito: l’accusa di agire come
capo, di voler fare il leader nel
gruppo. Previene un possibile
scontro e non si dichiara disposto a reprimere la sua aggressività. Paolo è stato anche accusato dai suoi avversari di fare l’arrogante da lontano, e di essere
invece inoffensivo da vicino, in
loro presenza. Egli prende allora sul serio questo rimprovero,
come se dicesse: « voi dite che
sono inoffensivo in vostra presenza; io voglio esserlo, ma badate bene a non provocarmi ». Segue una linea che potremmo definire «dissuasione non-violenta».
A questo punto Paolo accenna
al secondo e più grande conflitto,
a quello contro le « fortezze nemiche ».
Per questo distingue due tipi
di armi: quelle che egli chiama
«militari » o «secondo la carne »,
e le potenti armi di Dio. Egli dichiara di usare non le prime, ma
le seconde. Non usa armi per difendere la sua leadership nella
chiesa, ma per aggredire il vero avversario, le «fortezze nemiche ».
In questo passo come altrove.
Paolo usa sovente parole del vocabolario militare (« combattere », « combattimento », « armi »,
« strategia », ecc.): c’è una cultura della guerra che sta dietro al
le sue (e alle nostre) parole.
Per inciso, come ci ha suggerito J.P. Molina ad Agape, in tutta la Bibbia la quotidianità è attraversata da fatti e parole di
guerra; la pace sta alle nostre
spalle (il giardino dell’Eden) e
davanti a noi, in prospettiva escatologica. Ma chi sono le « fortezze nemiche », le « altezze » di cui
parla Paolo?
Sono idee, culture, ma anche
angeli/demoni, divinità decadute o ribelli, « tutto ciò che si oppone orgogliosamente alla potenza di Dio», ma anche tutto ciò
che si oppone come ostacolo alla
predicazione missionaria di Paolo.
Con le « potenti armi di Dio »
le fortezze vengono distrutte, e
ogni ragionamento umano viene
piegato « all’ubbidienza di Cristo »; le culture e le idee contro
cui Paolo combatte non devono
essere distrutte, ma utilizzate.
Ora, chi sono le nostre « fortezze nemiche »?
Per quanto può valere un tentativo di attualizzazione, pensiamo ai trusts dell’informazione, ai
mass media, e insieme ai discorsi
e alle idee che vengono diffusi
da essi.
Chi usa i mass media sa che
essi sono potere, e che Questo
potere suscita sapere; noi sapSaverio Merlo
(continua a pag. S)
dei regolamenti, ma di essere
consapevoli che le norme che ci
siamo date, sono il nostro modo
di vivere TEvangelo in rapporto
alla concezione della chiesa. O i
deputati al Sinodo ne sono coscienti — e per questo la preparazione sui vari aspetti della vita delle chiese dovrebbe essere
maggiore e molti pastori dovrebbero curarla di più anche nel corso dell’anno — oppure il governo
della chiesa finisce per essgrgmh'
tro^. Ma allora bisognerebbe es-~
sere un po’ più cauti nelle affermazioni, spesso ripetute, sul fatto che i protestanti non hanno la
delega perché questa fa parte
della mentalità cattolica.
In positivo
Segnalato questo rischio, va però detto che, complessivamente,
il Sinodo, e anche quello di quest’anno, costituisce per la Tavola
un notevole momento di orientamento per il lavoro dell’anno.
Forse i mandati non sono troppo precisi; ma d’altra parte la
Commissione d’esame, attenta e
sobria nel suo controllo, ha giustamente evitato di far votare al
Sinodo ordini del siomo su argomenti che non si erano potuti discutere.
Un momento importante, anche se forzatamente breve, il Sinodo lo ha dedicato alla diacoqia, cioè alle opere di assisfenza
e al volontariato: si delinea qui
un impegnativo programma di
riordino, coordinamento e qualificazione evangelica dei nostri
istituti, con la volontà di impostare teologicamente l’azione diaconale nelle nostre chiese. Fra le
decisioni concrete e sentite va ricordata anche quella di sostenere finanziariamente le comunità
deU’Abruzzo per la costruzione
di un centro evangelico a S. Salvo; una colletta immediata fra i
componenti del Sinodo ha dato
(^^Marco Rostan
(contìntla u pag. Í
2
2 vita delle chiese
2 settembre 1983
NUOVE ESPERIENZE DI ANIMAZIONE GIOVANILE AD ADELFIA E VALLECROSIA
ROMA
Favole per un mondo più giusto Roberto
Partecipazione numerosa di
bambini, quest’anno, al Precadetti di Adelfìa, ove i più piccoli
sono giunti da più parti della Sicilia per vivere un’esperienza di
vita comunitaria sullo scenario
di una vacanza trascorsa al mare, nella Riviera di Camerina. Ai
veterani, fedelissimi al terzo appuntamento, si sono aggiunti coloro che avevano sentito dire e
raccontare deU’esperienza positiva dei campi precedenti.
Infatti, per chi vi giùnga da
Scoglitti per la prima volta,
Adelfìa non è che un bianco caseggiato con ima grossa scritta
un po’ sbiadita; poi, i primi approcci con gli altri partecipanti,
il cauto e progressivo accertamento della disponibilità del
personale responsabile, il godimento del primo tramonto sul
mare e tutta ima settimana vissuta « facendo insieme », bambini ^ e adulti, dal gioco al canto,
dai bagm al turno di servizio,
dalla fattura di rm'sretti « made
in Adelfìa » alle discussioni sul
tema del campo ; e Adelfìa diventa una esperienza %saltante.
Questa è, stata rimpressione
dei responsabili del Campo man
mano che i giorni trascorrevano
e i ragazzi percepivano di vivere,
insieme con gli altri, un’esperienza di vita in cui erano valorizzate
le capacità creative dei singoli e
ognuno diveniva, nel lavoro e nel
gioco, nella organizzazione della
vita del Campo, protagonista della costruzione di una comunità
reale.
Il tema, « Favole per un mondo più giusto », si è rivelato di
grande interesse per i partecipanti che, distribuiti in tre
gruppi omogenei , per età, in primoluogo hanno avuto a che fare
con le narrazioni fantastiche tradizionali, ricercando gli elementi
che le caratterizzano, le funzioni
dei personaggi, la loro successione, per provarsi poi, con risultati davvero sorprendenti, ad attualizzare una ñaba secondo la
tecnica del ricalco suggerita da
G. Rodàri. I ragazzi, ripescando nella loro memoria o leggendo direttamente al Campo, hanno poi riflettuto sulle favole di
autori contemporanei per ravvisarvi elementi tradizionali e si^iflcati attuali più o meno palesi. Inflne, si sono cimentati nella
costruzione di lavori di fantasia
che avevano agganci critici con
la realtà nella rappresentazione
di personaggi e situazioni (mafia,
droga, sequestri, inquinamento),
e che prevedevano, quàle lieto
fine, l’attuazione di un mondo
più giusto con particolare riferimento al rispetto della natura,
ad una qualità migliore dei rapporti tra gli uomini e -ad una
maggiore considerazione delle
esigenze dei bambini. La narrazione, la lettura e la creazione
sono state accompagnate dalla
animazione delle favole più significative fino all’allestimento di
rappresentazioni teatrali con la
messa a punto dei dialoghi, la
creazione delle scene, con materiali adattabili reperiti sul luogo,
e la fattura dei costumi.
I ragazzi hanno dimostrato
una gran volontà di « fare » sia
intellettualmente che manual
mente; opportimamente guidati
da un’esperta, hanno adoperato
carta, rafia, spago, colori e pennelli, conchiglie e... sabbia per
creare immagini ed oggetti che
avevano attinenza col tema del
campo e per fare lavori ad intreccio assai apprezzabili. Giochi,
canti, passeggiate a Scoglitti e
alla foce deiripnari hanno consentito, infine, non solo di trascorrere in allegria i tardi pomeriggi e le serate ma anche di
far fronte all’inclemenza del tempo che, in taluni giorni, non ha
pennesso di fare gli abituali bagni. Poi, la serata finale sorbendo il gelato intorno al falò, tra
allegre canzoni, scambi di indirizzi e l’affiorante malinconia per
una esperienza imsitiva ormai al
termine; e il giorno dopo una
simpatica apnendice: l’ormai
consueto incontro del Campo
con i genitori; i quali, giunti al
mattino, si sono trattenuti fino
a pomeriggio inoltrato dando alle cuoche la possibilità di dimostrare la loro perizia, avendo esse preparato uno squisito pranzo
per più di cento persone. Ai genitori, i campisti hanno voluto
mostrare quanto avevano creato e prodotto; così, dinanzi ad
un pubblico attento e caloroso,
hanno rappresentato le loro « favole per cambiare ». E per concludere, applausi, una fetta di
dolce per tutti, baci, promesse
di rivedersi e un campista che,
salutando il Direttore, dice:
« Che cosa devo fare per iscrivermi al campo precadetti dell’anno prossimo? Non vorrei rischiare di rimanerne fuori ».
F. I.
Bisogno di fiducia
« Quando un padre non ha fiducia verso il proprio figlio, ciò
significa che non ha sicurezza ed
ha tirnore di tutto ciò che fa il
proprio figlio. Il tipico padre che
non ha sicurezza né fiducia lo si
può riscontrare nel "padre" attuale. Egli può dare tutto l’affetto ed il bene necessario al propri figlio ma non è detto che gli
dia la fiducia di cui ha bisogno.
Questo, probabilmente, è dovuto a come ha vissuto cioè alle
esperienze che ha avuto nella sua
CORRISPONDENZE
Buona convalescenza, Franco!
TORRE PELLICE — La settimana sinodale si è aperta con
una notizia angosciosa: il pastore Franco Becchino di Savona, dopo aver partecipato attivamente al convegno pastorale
di venerdì 19 nella notte era stato ricovpato d’urgenza all’ospedale civile di pinerolo in gravi
condizioni per un infarto. Si può
ben dire che uno dei fattori unificanti di questo Sinodo è stata
la preghiera di intercessione per
questo fratello molto amato, nell’ansia ma anche nella riconoscenza man mano che giungevano notizie del progressivo superamento della fase acuta della
crisi. Al termine del Sinodo è
giunta una lettera dettata dal
pastore Becchino in cui egli
esprimeva la sua indisponibilità
per una rielezione nella Tavola
e ringraziava per le numerosissime manifestazioni di solidarietà ricevute tramite la famiglia.
A Franco Becchino inviamo
anche da queste colonne un saluto riconoscente e l’augurio affettuoso di una serena convalescenza in vista di una piena ripresa del suo posto tra noi.
Federico Long
PRAROSTINO — Il nostro
fratello Long Federico del Collaretto ci ha lasciati per rispondere alla chiamata del Signore,
all’età di 84 anni, dopo una vita
laboriosa, lasciandoci una buona
testimonianza di fede, il io agosto, all’Ospedale Civile di Pinerolo. I funerali si sono svolti
con grande concorso di parenti
ed amici, venerdì, 12 c. m.
Esprimiamo alle famiglie in
lutto la nostra simpatia cristiana, come pure alla famiglia Godine del Saret Inferiore per la
dipartenza del fratello Valdo, av
venuta il giorno dopo. Iddio consoli i cuori affranti.
Filodrammatica
LUSERNA SAN GIOVANNI
— La Filodrammatica valdese riprende, nella prospettiva di nuovi lavori, la sua attività. Luogo
di incontro: i locali della Sala
Albarin, il venerdì alle 20,45.
Tutti coloro che intendessero inserirsi nel gruppo sono invitati
a venire già venerdì 2 settembre.
Filomena D’Innocenzo
Palombaro è una cittadina posta sulle pendici del massiccio
della Maiella in Abruzzo dove
da quasi un secolo vi è la presenza attiva di una comunità
metodista con una sua particolare storia fatta di azioni evangelistiche e di significativi impegni nei problemi vivi della realtà del paese (ad es. : in pieno
regime fascista organizza una
cooperativa agricola, alcuni dei
suoi membri partecipano attivamente alla lotta partigiana antifascista).
Questa storia è stata costruita da donne e da uomini i quali
hanno saputo manifestare nella
concretezza la loro vocazione
evangelica rispondendo alla chiamata del loro Signore.
Oggi ricordiamo una nostra
sorella: Filomena D’Innocenzo,
scomparsa lo scorso 28 luglio,
come una figura di credente la
quale ha saputo testimoniare
l’EVangelo del Regno senza vergogna. Con la sua famiglia è
stata una delle tante «pietre»
per la costruzione e lo sviluppo
in Palombaro della comunità
evangelica.
Molte volte si vuole ricordare
fratelli o sorelle che hanno dato
esempi particolari di fede, ma
dimentichiamo esempi di vera
fede che rimangono, possiamo
dire, dietro le quinte, non per
questo meno importanti. Ecco,
Filomena è stata questa figura;
una modesta azione senza mettersi in evidenza, ma ugualmente
compiendo il « buon combattimento della fede » dando se stessa per la causa dell’EVangelo che
tanto amava.
Ora ci ha lasciati ma al suo
funerale (avvenuto venerdì 29 luglio con la presenza del past.
Giovanni Anziani) tutto il paese
era presente: cattolici e protestanti insieme per manifestare
affetto e solidarietà a questa famiglia nel lutto, ma anche per
rendere una testimonianza a
questa sorella che ha lasciato il
suo esempio di fede non finta.
Sta a noi continuare la «battaglia » per l’Evangelo arricchiti
da coloro che prima di noi hanno percorso un tratto della strada della predicazione dell’EVangelo, sta a noi non fermarci con
i ricordi, ma proseguire il cammino affidandoci a Colui che
opera al di là delle nostre debolezze e dei nostri limiti.
giovinezza.
La mancanza di fiducia nei nostri confronti è dovuta, forse, al
fatto che i nostri genitori non si
fidano della società in cui viviamo e cioè delle persone che possiamo incontrare, dei nostri amici, delle istituzioni, ecc.
Il padre nella parabola biblica (Luca 15) dà fiducia al figlio
allo scopo di fargli conoscere le
difficoltà al di fuori della vita
familiare, sperando che non ripeta gli errori già commessi ».
E’ una delle tante riflessioni
scritte dai cadetti nel corso del
campo, svoltosi presso la Casa
Valdese di Vallecrosia, dall’S al
28 luglio. Per la prima volta,
l’animazione teologica tra i 40
partecipanti è stata condotta da
un pastore svizzero donna, impegnata nel settore giovanile.
Tema di queste giornate di
studio e di svago ( « Ho l’impressione che i ragazzi — ammette
Sergio Nisbet, direttore del Centro — siano stati coinvolti in
profondità ») era la libertà dei
Cristiani, affrontata nei suoi diversi significati. Parte del lavoro
di ricerca — condotto soprattutto in gruppi di studio — è poi
confluito nel culto di domenica
23 luglio nel tempio di Bordighera. Come metodo di lavoro ci
si è basati, con incoraggianti risultati, sulla drammatizzazione,
sul « Photo - language » e sulla
creazione di cartelloni. L’assemblea conclusiva del campo ha
valutato positivamente l’esperienza di questo periodo ed è
probabile che il 60% degli attuali partecipanti tornino a Vallecrosia. A parere degli stessi monitori del campo i buoni risultati ottenuti quest’anno sono dovuti alla presenza di un gruppo
bene affiatato e ad una efficiente organizzazione.
S. N.
Bracco
Il 27 luglio, in un caldo tremendo si è celebrato il funerale
del pastore Roberto Bracco,
morto improvvisamente il 25 luglio nel mezzo del suo lavoro.
La sua chiesa in via Anacapri
era pienissima e molti non hanno potuto entrare per mancanza
di spazio. I partecipanti sono
venuti da tutte le parti d’Italia e
anche da oltremare.
Roberto Bracco è stato una figura eccezionale nel mondo evangelico italiano, ricco di generosità, apertura, tolleranza. Ne fa
fede una delle sue ultime predicazioni, su I Tess. 4: 9, distribuita a quanti hanno partecipato
al funerale, in cui è detto: « E’
quasi ridicolo pensare che saremo uniti per sempre nel cielo
per fondere assieme la lode davanti al Trono, mentre sul terreno del servizio e della testimonianza in terra siamo divisi dall'ostilità, dalle dispute e qualche volta dalla più volgare delle
concorrenze. (...) ».
«L’esercizio della libertà concede ad ógni comunità di conservare, con l’autonomia, anche
metodi e programmi che non
sempre corrispondono a quelli
di altre comunità, ma la diversità dei metodi o la difficoltà
della collaborazione non devono
avere un’influenza negativa sulla
pratica dell’amore; riconoscersi
fratelli, salutarsi o visitarsi deve essere sempre possibile, malgrado le differenze di nome o la
varietà dei programmi o di strutture ».
Nel 1974 è stato l’unico pastore di Roma a mettere la sua
chiesa a disposizione del segretario Luntadila della Chiesa Kimbanguista per la predicazione.
La Chiesa Kimbanguista è una
Chiesa nata da un profeta africano, perseguitata atrocemente
dal colonialismo belga durante
dei decenni.
Anche il pastore Bracco come
tanti altri Pentecostali italiani,
ha conosciuto la persecuzione, la
prigione durante il fascismo. Egli
ne ricorda alcuni episodi nel suo
libretto « Persecuzione in Italia », purtroppo esaurito, di cui
auspichiamo la ristampa.
Il pastore Bracco era disponibile alTascolto, alle idee degli
altri e sapeva distinguere ovunque il vero messaggio di Cristo
da aggiunte fatte da persone
umane.
In particolare ricordo il suo
intervento nel Convegno organizzato dal Movimento Intemazionale della Riconciliazione alla Facoltà Valdese a cui' parteciparono Walter Hollenweger, Domenico Maselli e molti altri pentecostali e carismatici anche cattolici. In tale occasione il. past.
Jorwerth Howells propose una
idea che meriterebbe oggi di essere raccolta e realizzata: un
convegno sulle responsabilità
sociali e politiche dei Pentecostali e Carismatici.
H. V.
S. SECONDO di Pinerolo
Chiesa valdese - Sala attività
domenica 4 settembre
ore 14,30
Bazar
vendita lavori femminili
e buffet con dolci locali
La Casa Balneare Valdese
di Borgio Verezzi - Pietra Ligure (SV)
cerca personale qualificato e capace, desideroso di inserirsi in
una Comunità di lavoro, operante in una struttura alberghiera
marina.
Si preferiscono persone di media età, anche se non si escludono
le altre, purché in buona salute psichica e fisica, da impegnare
nei servizi di cucina, sale da pranzo, camere, lavanderia-stireria.
Si richiede una totale disponibilità al lavoro, particolarmente
impegnativo nel periodo estivo, anche per la presenza dei
bambini nell’attigua colonia, e un sincero spirito di collaborazione reciproca con tutti i lavoratori della Casa. L’impiego è
assicurato in pratica per circa nove mesi all’anno con un regolare contratto di lavoro, il vitto e Talloggio.
Per chiarimenti ulteriori e informazioni scrivere a:
CASA BALNEARE VALDESE
Corso Italia, 110 - 17027 Pietra Ligure (SV) - Tel. 019/611907
3
2 settembre 1983
fede e cultura 3
GUARDIA PIEMONTESE E TORRE PELLICE
Un gemellaggio significativo
SiiirEco/Luce n. 25 del 24.6
è stato pubblicato l’avviso del
Comune di Torre Pollice concernente il viaggio che sarà effettuato a Guardia Piemontese,
per le manifestazioni relative al
gemellaggio dei due Comuni,
che avranno luogo nei giorni di
sabato 24 e domenica 25 settembre prossimi.
I lettori sono anche informati del fatto che la Conferenza
dei IV Distretto ha pure ritenuto di interessarsi di questo avvenimento, tanto più che nel
corso delle manifestazioni per il
gemellaggio potrà avere luogo
l’inaugurazione del Centro di
Cultxma Gioyan LuigF Pàscale,
'ài cui àTlestiment(r~sta'~ la vSrgn^
do la Commissione appositamente nominata dalla Conferenza.
Potrà essere interessante per
i lettori conoscere il programma
delle manifestazioni, così, come
è stato elaborato dal Comitato
costituito dal Comune di Guardia, al quale sono stato gentilmente invitato a partecipare (il
28 luglio) insieme con il collega
Sciclone, e con la partecipazione di Marco_____^Armand Hugon,
vice Sindaco del Coìhune dl 'Torrl Féllicei ' ' ----------—
Si prevede il seguente programma di massima;
Sabato 24
ore 10 circa; arrivo della delegazione ufficiale di Torre P.
e degli altri partecipanti a Guardia Marina. Sistemazione in albergo Pranzo; ore 17; incontro
di benvenuto presso il Comune
di Guardia P. Centro; ore 19;
cena (a Guardia Marina); ore
20,30 ; a Guardia Centro ; esibizione del Coro Alpino « Val ~PiglItce » vTi'gr Gruppo folcloristico
(B~Guardia Piemontese. Al termine ; spettacolo pirotecnico.
Domenica 25
ore 8,30, nella Chiesa Parrocchiale S. Andrea; Messa; al Cen
Guardia
Piemontese:
il cippo che
ricorda le
comunità
. valdesi di
Calabria
distrutte nel
1561 con due
versetti:
« Beati
i perseguitati
per cagion di
giustizia »
(Mtt. 5; 10)
e
« Considerate
la roccia da
cui foste
tagliati »
(Is. 51; 1)
tro G.L. Pascale; Culto evangelico; ore 10; riunione al Comune di Guardia; ore 10,30; Gemellaggio. Corteo per via Torre
£ellice e fino alla Porta’del ^ah^uèpMess’àggi dei Siridàci e" Ut’
un rappresentante della Chiesa
Valdese sul Centro di Cultura;
fino alle 13; Visita al Centro (a
gruppi); 13,30; pranzo ufficiale;
dalle 15,30; Visita al Centro (a
gruppi); ore 16,30; Tavola rotonda per l’inaugurazione. Interventi richiesti ai professori Franco Dal Pino, Giovanni Gönnet.
Domenico Masèlii. Esibizione di
gruppo folcionsfìco.
Per i valdesi provenienti dalle
Valli i quali non fanno parte della Delegazione ufficiale e del Coro Alpino (Ospiti del Comune
di Guardia), può^ essere interessante conoscere i seguenti prezzi che verranno praticati giornalmente per pensione completa
e per persona (salvo sconti di
rito per bambini);
— albereo Grand Hôtel, alle Terme Luigiane, L. 30.(KX);
— albergo Mediterraneo, Guardia P.se Marina, L. 25.000;
—- albergo Marina Blu, a Guardia P.se Manna, L. 25.000;
— albergo Vera Vinci, a Guardia P.se Marina, L. 25.000.
Per le famiglie valdesi provenienti dalle Valli, che possano e
vogliano cogliere l’occasione per
un soggiorno più lungo, v’è la
possibilità di usufruire della
ospitalità gratuita (vitto escluso) da parte di famiglie di Guardia P.se Marina, per un periodo
di dieci giorni. Le famiglie interessate sono pregate di inviare
tempestivamente le loro richieste al Comune di Guardia Piemontese (cap 87020).
Saranno anche organizzati dei
pullman per quei fratelli delle
chiese del Iv distretto che intendano partecipare alle manifestazioni della domenica. Eventuali particolari saranno forniti
in seguito. Può essere comunque utile sapere che coloro che
intendessero trascorrere a Guardia anche la giornata del sabato, non avranno difficoltà a trovare negli alberghi sistemazione
per la notte.
Salvatore Ricciardi
TRA I LIBRI
Origini mazziniane
Questo nuovo piccolo libro di
Paolo Sanfìlippo ha la freschezza e la puntualità degli altri che
di lui conosciamo, per esempio
del lavoro su Gangole che, se non
erriamo, lo ha preceduto immediatamente nel tempo; ben ordinate raccolte di schede, senza
raccordi arbitrari che ne sminuirebbero l'essenzialità; e tuttavia
con un avvicinamento cronologico al presente che di per sé allude alle convinzioni dell’Autore,
certo di descrivere e documentare fatti di permanente significato.
Parte da Chiavari la storia di
Mazzini prima di Mazzini, perché
di lì (dove la famiglia, originaria
di Cogorno, era stabilita nel ’700)
partì il padre Giacomo per Genova, dove fu personaggio cospicuo, medico non alieno da spiriti
giacobini in gioventù, professionista fortunato il cui patrimonio
saggiamente amministrato dopo
la sua morte da Maria Drago, madre amatissima del rivoluzionario, consentì a Giuseppe di fare
appunto il rivoluzionario professionale, essendo quei mezzi,
che 'gli consentivano comunque
di vivere, investiti in modo che
il figlio non potesse spendere —
come invece spese poi Cafiero
per Bakunin — il capitale...
'E da Chiavari partì Luca Agostino Descalzi, il religioso che,
amico del padre, fu poi scelto come precettore del piccolo « Pippo ». Giansenista, « come il secondo precettore di Mazzini,
l’abate Stefano De Gregori »,
contribuì a instillare nel ragazzo quella profonda religiosità
che lo ispirò, com’è noto, fino
alla morte. Sicché non parve
strano che alla notizia della morte un pastore unitariano gli dedicasse il sermone domenicale (il
cui testo fu ritrovato da Giovanni Pioli, come ci ha spiegato a
suo tempo lo stesso Sanfilippo
nel suo Mazzini e i protestanti).
_ Radicato nella Liguria Mazzini — la cui « idea di nazione »,
che ha dominato il Risorgimento, è anerta al mondo come i porti della sua piccola patria —,
mazziniana la Liguria democratica deU’SOO, ma ricca ancor oggi
iti Tiostalgie e sniriti mazziniani
la Liguria più profonda; sicché
i tributi dedicati a Mazzini dalla
patria dei nonni continuano fino
ad oggi, e passano significativamente anche per le vicende della
società operaia del luogo, nota
come « Reciproca » {« Soc. di reciproca istruzione ed assistenza
fra gli operai in C. »). Le ultime
due pagine del libro ricordano la
giornata a Chiavari del congresso
risorgimentale del '72, caro ricordo comune di Sanfilippo e di
chi scrive; fu una delle giornate
più interessanti di quel congresso (un po’ inamidato e salottiero,
come usano i risorgimentisti).
Galasso e Della Feruta si azzuffarono, appunto, sulla durevole,
o meno, importanza della penetrazione mazziniana nel movimento operaio ottocentesco, e del
pensiero sociale del Ligure.
Lasciando da parte ora quel
problema storico-politologico, resta che certi piccoli libri, come
questo di Sanfìlippo, ricordano
opportunamente come l’edera re
pubblicana (anche questa, una
nostalgia ligure dell’esule? si pensa alle descrizioni montaliane di
codesta vegetazione...) l’abbia
scelta nel 1834 Mazzini per simbolo della « giovine Europa ». Su
quella magra pianta sono state
poi innestate fronde decorose e
lussureggianti. Ma le radici, ancora oggi — ci fa capire, senza
dirlo, Sanfilippo — sono quelle lì.
Augusto Comba
Paolo Sanfilippo. Mazzini e Chiavari,
con prof, di Elena Bono Mazzini,
Ed. Grappo Mazziniano, Chiavari
1983, pp. 60, s.i.p.
BIELLA
Manifestazioni
doiciniane
La tradizionale manifestazione organizzata dal Centro Studi
Dolciniani avrà luogo sabato 11
e domenica 12 settembre.
Sabato 11 mattina; marcia nei
luoghi dolciniani dedicata alla
pace.
Ore 21 a Quaregna, in relazione al fatto che l’amministrazione comunale ha dedicato una
via a Fra Dolcino, nella sala del
Consiglio comunale si terrà una
conferenza dibattito con proiezione di diapositive.
Domenica, ore 10, alla Bocchetta di Margosio alla panoramica Zegna avrà luogo un culto
presieduto dal pastore Maselli.
Ore 11, salita al cippo di Fra
Dolcino sul monte Mazzaro, dove avrà luogo l’assemblea del
Centro Studi Dolciniani. Seguirà un’agape fraterna alla baita
del Margosio. Nel pomeriggio
musiche e canti popolari.
Al termine del Sinodo è stato affisso
nella Casa valdese il ’’manifesto” che
riproduciamo qui di seguito con la risposta di Giorgio Girardet. Indipendentemente dalla fondatezza o meno di
alcune affermazioni, il ’’manifesto”
esprime un disagio presente in Sinodo
su cui varrebbe la pena aprire un dibattito. Il prossimo Sinodo, che potrà
dare precise disposizioni, e lontano: Ma
e bene battere il ferro mentre è caldo.
FAR NOTIZIA
Parecchi articoli e soprattutto titoli
apparsi questi giorni sui giornali danno un'informazione particolarmente distorta sul Sinodo.
Ad eseippio; l’Avanti del 23.8 — un
- grornot prlAia che il Sinodo discutesse
sulle intese già titolava un articolo
così: positive le dichiarazioni di Craxi; il Giornale del 24.8 a sua volta assicurava: Craxi ha promesso — dicono
i valdesi — l’equiparazione con la chiesa cattolica, e nell’articolo, tra virgolette, una citazione anonima in cui si
afferma che "noi valdes'i non cerchiamo
privilegi ma vogliamo escere posti sullo
stesso piano (della chiesa cattolica)”.
Anche il Manifesto dello stesso giorno, prima che il Sinodo discutesse della pace, già annunciava che il Sinodo
valdese rilancia la moratoria atomica,
mentre la Stampa torna sulla centralità del presidente del Consiglio con
questo titolo: Craxi ai valdesi; i patti
lateranensi saranno ridefiniti.
Qualsiasi persona di buon senso che
sia deputata al Sinodo si rende benissimo conto della gravità e della falsità
di questa informazione, e anche del
fatto che non si può far colpa di questo ai soli giornalisti o titolisti dei quotidiani.
Vi sono probabilmente iresponsabil'ità
da parte del Servizio stampa e di componenti del Sinodo: da un lato nel fornire ai giornalisti ordini del giorno non
ancora approvati o documenti da discutere prima del dovuto, dall'altro nella
preparazione di comunicati stampa o
informazioni che impediscano simili tra■ visamenti da parte di persone che non
sono abituate a saper distinguere un
Sinodo da un parlamentino, un convegno 0 un congresso.
Sappiamo benissimo che 1 mass-media hanno una serie di esigenze ''tecniche” fra le quali quelle di "far notizia”
e che in nome di queste tecniche si
fabbricano le notizie e i commenti prima che le cose accadano: ma noi preferiamo mille volte la verità alla ricerca della notizia o della presenza del
nostro Sinodo sui giornali. Dopo che,
anche proprio per merito del Servizio
stampa, abbiamo ottenuto da parte dei
quotidiani una attenzione per le chiese
valdesi e metodiste e il loro sinodo,
dobbiamo cedere alla tentazione di dare una immagine di noi stessi interessante per la stampa e per le sue esigenze politiche 0 di attualità? In realtà
qualche volta si ha l'impressione che
questa tentazione influenzi addirittura f
lavori del Sinodo.
Ci auguriamo davvero che questa tentazione sia rifiutata in futuro più di
quanto avvenuto finora. Che perciò ai
giornalisti si dica quello che il Sinodo
ha detto e non quello che si pensa dirà, che li si aiuti a capire il nostro
modo di governare la chiesa facendoli
penetrare nel nostro modo di affrontare i problemi, anziché ritagliare per
"l'opinione pubblica” quei pezzi di discussioni o documenti sinodali che
sembrano più "adatti”.
Marco Rostan, Claudio Iron, Arnaldo Iron, Ruggero Mica, Erminio Ribet, Silvana Marchetti, Luciano Rivoira, Giorgio Tourri,
Bruno Rostagno, 'sTlvìo Revel,
Léonar~d5~Casorio, Aldo Varese,
INFORMARSI
Cari fratelli e care sorelle,
anche lo come voi sono stato molto
scontento di alcuni articoli o titoli apparsi questa settimana sulla stampa in
occasione del Sinodo, e l'ho fatto presente alle redazioni o agli interessati.
Tuttavia, il modo con cui avete sollevato Il problema e alcuni vostri argomenti mi inducono ad alcune riflessioni.
1) È legittimo protestare, ma ogni
protesta dovrebbe essere fondata sui
fatti. Non sappiamo perciò su quale
base ci rimproveriate di « fornire ai
giornalisti ordini del giorno non ancora
approvati, o documenti da discutere prima del dovuto » dal momento che questo non è avvenuto: ovvero di non aver
preparato « comunicati stampa e informazioni », dato che in questi giorni
non abbiamo fatto altro che questo, più
volte al giorno. Chi voleva poteva venire a leggerseli, come molti hanno fatto.
2) È difficile evidentemente superare
il cliché che le esigenze tecniche del
mass media siano in primo luogo quelle di « far notizia ». Esigenze tecniche
certo cl sono, e comportano a volte
seri limiti: esigenze di orario, decisioni
prese dai direttori, non sempre al corrente; titoli fatti in redazione con l’accetta, ad insaputa e con il disappunto
dell'autore. Sono inconvenienti di tutta
la stampa, che ci colpiscono soprattutto quando si parla di noi; per ovviarli
bisognerebbe intervenire con una diversa organizzazione del lavoro giornalistico: è una battaglia politica, che però si
può combattere soltanto lavorando all'Interno del mondo giornalistico.
3) Rifiuto anche le insinuazioni che
il servizio stamoa abbia fatto dire al
Sinodo quello che non ha detto, o non
ha detto ancora, e che non si aiutino 1
giornalisti a capire il nostro modo di
governare la chiesa », perché quello è
precisamente il lavoro che il servizio
sta svolgendo da quattro anni, non solo
durante le sessioni sinodali, forse non
del tutto inutilmente.
4) Perché non avete sollevato la questione in Sinodo? Era, mi sembra, il
solo luogo appropriato per parlarne e
anche per ricevere quelle risposte che
ora devo dare approfittando deH’ospitalità della Luce.
5) Il problema certo esiste. Il Sinodo dovrà dire se preferisce il silenzio
stampa di una volta, ovvero se vuole
contare, per mezzo dei mass media, di
stabilire con 11 paese e con l'opinione
pubblica un dialogo più ampio, essere
più presente, in questo caso vi sono
dei rischi e quest’anno l’abbiamo visto.
Ottenere che la stampa parli di noi soltanto come vorremmo noi, ottenere che
non faccia mai sbagli, è chiedere l’impossibile. Certo, si potrà ottenere un
poco di più e un poco meglio, con pazienza e usando strumenti adatti. Altrimenti, resta l'alternativa di ieri: il
silenzio stampa.
Giorgio Girardet
Responsabile del Servizio
stampa del Sinodo
INTEGRISMO
Caro Direttore,
Sul tema dell'ospitalità reciproca alla
Cena del Signore, la lettera di Silvana
Tron, pubblicata sul numero del 29 luglio '83, purtroppo mi dà ragione: non
basta denunciare su La Luce solo gli
integrismi di casa altrui, quando se ne
hanno anche in famiglia.
Chi teme di » ingerire » la transustanziazione cattolica è in sintonia con chi
sospetta una «carenza di consacrazione»
da parte evangelica. Ciascuno è convinto di « possedere » la Verità e si va
avanti con un Cristo adattato a nostra
immagine e volontà, in mezzo a poco
edificanti beghe di chiese contrapposte.
Meno male che fra i cattolici e gli
evangelici c’è anche chi è convinto che
il dono di Cristo precede le chiese e
nessuna di esse può impossessarsene:
come ad esempio i teologi del Gruppo
Misto dei Dombes o quelli di Fede e
Costituzione a Lima e molti altri ancora.
Cordiali saluti.
Gianni Marcheselli, Milano
S.A.E.
Incontro
nazionale
Un incontro nazionale giovani SAE avrà luogo al Centro
« La Montanina », 'Velo d’Astico,
Vicenza in data 23-25 settembre
(arrivo il 22 sera e partenza nel
pomeriggio del 25) sul tema « Il
popolo di Dio testimone nel mondo ». Per informazioni e iscrizioni (entro il lo settembre) rivolgersi a Maria Cristina Cascelli,
via G. Salvadori 53, 00135 Roma,
tei. 06/3384229.
4
4 obiettivo aperto
DAL MESSAGGIO DEL MODERATORE
Sinodo: una scuola
di crescita teologica
Dopo un saluto e. un ringraziamento rivolto ad Alberto faccia e Franco Becchino che lasciano il lavoro della Tavola e
alcuni rilievi positivi sulle elezioni, il moderatore ha proseguito:
Ancora una volta il Sinodo si
e rivelato un momento di maturazione della nostra vita. A cominciare dal sabato, con gli esami di fede, molto seguiti, con im
grande dibattito di grande rilievo teologico, fino al venerdì pomeriggio, la settimana sinodale è
una grande scuola con gli incontri e gli scontri, il quadro del nostro ordinamento, i dibattiti sui
temi della nostra vita. E' una
scuola in cui cresciamo, teologicamente; e tuttavia è spesso anche uno psicodramma. E questo
e giusto, perché non siamo idee,
non siamo fogli e libri: siamo
creature umane con delle passioni, con delle paure. A volte veniamo al sinodo avendo paura
gli imi degli altri, paura una corrente dell’altra, dando magari
per scontati decisioni ed orientarnenti^ che scontati non sono,
ed è quindi giusto che questo insieme di paure di sentirsi emarginati, di sentirsi al limite, venga sfogato in qualche misura nel
dibattito, con le tensioni che sono necessarie ma anche con i
rnomenti di riconoscimento e di
riconciliazione. Ed è per questo
che in questo Sinodo, si è verificata da^ una parte una notevole
diversità di posizioni e dall’altra
si è manifestata una grande volontà unitaria, di riunificazione,
una volontà di creare un fronte
comune per la testimonianza dell’evangelo in Italia, per la nostra
opera sociale e politica, in tutti
i campi. Credo che questo sia
estremamente positivo, ma deve
essere molto chiaro che questa
volontà unitaria non può a nessun prezzo sacrificare chi per un
motivo o per l’altro è un po’ al
margine della compagine.
Un tema centrale del nostro
Sinodo è stato il Mezzogiorno.
Non credo che avremmo raggiunto questa qualità del dibattito
senza l’integrazione tra le Chiese
valdesi e metodiste. Benché le
Chiese metodiste siano in maggioranza nel nord, alcune voci
rneridionaliste vengono da quell’ambito e vanno riconosciute
come tali. L’integrazione ci ricorda che siamo in Italia e l’Italia è il problema meridionale.
Immagino che la Tavola presenterà questo problema anche al
prossimo Sinodo e comunque il
IV Distretto lo studierà certamente, perché il Mezzogiorno diventa una nostra priorità (nata
come tale in sede federale ma
giustamente accolta ora in sede
sinodale) e per certi aspetti è
una svolta che ci impegnerà tutti
ad uno sforzo di immaginazione
e di rinnovamento.
Un altro punto importante del
nostro Sinodo è stato il dibattito su pastorato e politica. Apparentemente non ha avuto nessun
esito, in realtà ha avuto il più
grande esito del Sinodo perché
nella sostanza è stato un dibattito teologico. A mio avviso aveva ragione chi diceva: non occorrono ordini del giorno, perché
abbiamo capito tutti, abbiamo
ascoltato, e siamo cresciuti coralmente e teologicamente. Vorrei dire a tutti i deputati: di ritorno alle vostre chiese, quando
vi chiederanno che cosa avete
fatto in quel contesto, dite pureabbiamo fatto della teologia.
Anche sul tema della pace abbiamo avuto un confronto teologico. Anzitutto perché era molto
chiaro che la nostra posizione
sulla pace era influenzata dal meglio che ha prodotto l’Assemblea
di Vancouver. Ritengo che sia
giusto che il nostro Sinodo abbia dedicato tanta attenzione a
Vancouver, e lo farà ancora, partendo da quel punto che è stato,
a detta dei nostri delegati, la parte migliore dell’Assemblea. D’altra parte, in questo Sinodo abbiamo sentito che la pace è indivisibile, e perciò sulla pace abbiamo avuta la massima divaricazione di posizioni. Ed è bene,
perché questa divaricazione esiste nelle chiese, e sarebbe stato
dannoso se soltanto ima voce fosse stata udita in questo Sinodo.
E’ certamente significativo che
il dibattito sulla pace abbia permesso una conclusione sostanzialmente unitaria che esprime il
Sinodo delle Chiese valdesi e
metodiste così come è. Le nostre
diversità non impediscono che la
nostra simpatia vada ai ragazzi
che sono stati e saranno a Comiso, e che moltissimi di noi si
preparino ad andare a Roma alla
manifestazione del 22 ottobre.
Non è un caso che il Sinodo
abbia dedicato molta attenzione
al problema della Facoltà di teologia. A mio avviso sbaglieremmo se dicessimo soltanto che il
Sinodo ha dedicato tanto tempo
al problema del quinto professore solo perché la Facoltà teologica è rilevante. Quello che è stato
chiaro in Sinodo è stata la rilevanza della teologia, della riflessione sulla parola di Dio in vista della vocazione. Quel che
conta è che la Facoltà è uno
strumento principe, non l’unico,
di questa riflessione.
Personalmente mi auguro che
i dibattiti di contenuto teologico
e reale si sviluppino in Sinodo
sempre di niù perché questo è
anche un luogo teologico.
Le chiese lo sentono, le borse
di studio per gli studenti cominciano ad arrivare, alcune comunità si impegnano con grande piacere. Una comunità che ha
avuto una piccola eredità vuole
darne una parte per una borsa di
studio in teologia e aspetterà un
anno a riparare le sue grondaie.
E infine concludo, con un riferimento alla cosa più bella dell’anno: l’anno luterano. E questa ancora è una questione teologica che abbiamo vissuto insieme durante quest’anno. Mi
auguro che tutti riusciremo a
concludere bene l’anno di Lutero perché è un anno che ci ha
aiutati ad essere protestanti non
soltanto in buona fede, non soltanto con convinzione ma protestanti anche con ima riflessione
teologica, capaci cioè di resistere
negli anni.
Giorgio Bouchard
CONCLUSI I LAVORI VENERDÌ’ 26 AGOSTO
SINODO 1983
Il Sinodo delle chiese valdesi e metodiste — di cui
cominciamo a dare resoconto in queste due pagine
— si è concluso con le elezioni:
Tavola Valdese - Moderatore: Giorgio Bouchard; vice moderatore: Valdo Fornerone; membri: Valdo
Benecchi, Giulio Vicentini, Bruno Bellion, Gianni
Rostan, Giorgio Spini.
Opera per le Chiese Evangeliche Metodiste in Italia:
Presidente: Sergio Aquilante; membri: Aurelio
Sbaffl, Piero 'Trotta, Giampaolo Ricco.
Consiglio Facoltà di Teologia - Decano: Sergio Rostagno; membri: Franco Sommani, Silvia Rutigliano,
Marco Rostan, Domenico Cappella.
Commissione Istituti Ospitalieri Valdesi - Membri et
iettivi: Alberto Taccia, Emanuele Bosio, Maria Tamietti; membro onorario: Nino Messina.
Comitato Collegio Valdese e Scuola Latina - Marco
Gay, Marco Ayassot, Ive Gardiol, Ettore Serafino,
Marco De Bottini, Marisa Pons, Romano Puy.
Commissione d’Esame (Tavola, Facoltà, OPCEMI) .
Gianna Sciclone (relatrice), Giovanni Anziani,
Matteo Tallo, Luca Zarotti.
Commissione d’Esame CIOV - Giovanni Ghelli (relatore), Paolo Ribet di Alberto, Mauro Pons, Simonetta Colucci.
Sessione 1984 - Predicatore Paolo Sbaffi; presidente
Maria Sbaffl Girardet (designazione).
RICHIESTO UN PROGETTO UNITARIO DI LAVORO
Mezzogiorno e
testimonianza evangelica
Per la seconda volta il Sinodo si suddivide in gruppi per lo studio di uno
dei temi centrali presentati dalla Tavola che coinvolgono tutta la chiesa.
Il Sinodo ha dedicato quest’anno
attenzione particolare alle « condizioni economiche, sociali, politiche,
culturali » del Mezzogiorno e all’analisi dei compiti che le nostre Chiese
ed Opere possono trovarsi ad affrontare nella loro testimonianza all’Evangelo, confessato come « forza di
liberazione da ogni soggezione » e
« segno di un modo diverso di stabilire i rapporti fra gli uomini » nella prospettiva del Regno che viene.
Quest’attenzione particolare (l’argomento è stato anche oggetto di
discussione a gruppi; è solo il secondo anno che questa viene sperimentata) non è stata frutto di un raptus
di meridionalismo improvviso e tardivo, ma della consapevolezza che
oggi il Sud, nella sua realtà sfaccettata e complessa, nel suo travaglio
non privo di speranze, costituisce
per la Chiesa un importante fronte
di testimonianza all’Evangelo.
Esigenza di
informazione
Molta parte deU’incontro nei gruppi è stata dedicata all’informazione:
deputati e pastori delle Valli e del
Centro/Nord hanno interrogato i
fratelli meridionali sullo spazio e
sull’ascolto che come credenti evangelici si può avere nella società,
sulle tradizioni religiose e sulla
mentalità delle varie regioni, sull’incidenza che le nostre Opere (da Riesi a Palermo, da Vittoria a Napoli,
da Cerignola a Pachino) hanno sull’ambiente, sui rapporti col cattolicesimo ufficiale e di base, sui rapporti con le altre denominazioni evangeliche.
Vocazione della chiesa
Il Sinodo,
discussa la problematica della nostra
presenza nel iMezzogiorno in relazione
alle condizioni economiche, sociali, poiitiche, culturali che o^gi io caratterizzano,
riieva che ie chiavi interpretative storicamente utiiizzate per spiegarie (arretratezza e sottosviiuppo) non sono più
adeguate. Viene infatti oggi sottolineata i'esistenza di poteri più o meno occulti, i quaii, coiiegati con gii attuali
modelli di sviiuppo, espropriano ie istituzioni democratiche di ogni ioro sostanziale funzione, costituiscono ostacolo a quelle capacità di trasformazione che derivano dalla partecipazione democratica, e mantengono la dipendenza
del Mezzogiorno da centri politici, economici e amministrativi esterni.
Funzionale a tale assetto appare la
religiosità tradizionale cattolica, con il
sistema di gerarchia, mediazione e delega che le è proprio.
Non mancano tuttavia forze di risveglio e di trasformazione.
In questa situazione, le Chiese e le
Opere evangaliche, ohe ai loro sorgere
rappresentarono un elemento di novità
e di rottura, pur nella loro debolezza
costituiscono ancora oggi, per il loro
modo di essere, caratterizzato dal sacerdozio universale che determina la
fine di ogni forma di mediazione, segno
e testimonianza di un modo diverso di
stabilire rapporti fra gli uomini.
Il Sinodo,
riconoscendo come vocazione di tutta
la chiesa testimoniare l'Evangelo che è
forza di liberazione da ogni soggezione,
ritiene necessario in questo momento rafforzare la presenza e l'impegno
delle nostre Chiese ed Opere meridionali, rivedendone ove occorra il tipo di
rapporto con la realtà, in vista di una
azione più incisiva e significativa nella situazione descritta.
Dà mandato alla CE del IV Distretto:
— di procedere, in collaborazione con
i Circuiti del Mezzogiorno, alla elaborazione di un progetto di pre.
senza evangelica nel quale venga
precisato l'impiego delle risorse umane e materiali necessarie affinché essa possa qualificarsi all'interno di processi di trasformazione del
Mezzogiorno;
— di curare in questa linea, in accordo
con la Tavola, la ricerca e la formazione teologica di quanti sono chiamati ad animare e a sostenere tale
iniziativa;
— di ricercare la collaborazione piena
della FCEI e delle Chiese evangeliche presenti nell'area meridionale.
Il Sinodo inoltre
impegna tutte le nostre Chiese a
sentire come propria l’azione che una
parte significativa di esse è chiamata
più direttamente a svolgere.
E’ emerso (ma non è un’esclusiva meridionale) che tanto le chiese quanto i singoli evangelici sono
Una veduta d'insieme dell'aula sinodale, anche quest'anno gremita
di membri e spesso di un pubb^o attento e partecipe.
da tempo generalmente considerati
con rispetto. Un rispetto che è andato consolidandosi negli ultimi anni a seguito dell’impegno delle chiese (federate e non) per la ricostruzione delle zone disastrate dal terremoto del 1980; delle « settimane
per la libertà » sui temi delle Intese e della pace (nonché sul centenario luterano); della coraggiosa opera di promozione o di fiancheggiamento delle iniziative pacifiste di
Comiso (pacifiste e rischiose; e che
questo non sia una parola è dimostrato dai fatti delle ultime settimane); delle recenti prese di posizione su mafia e camorra (v. l’atto 14
della Conferenza del IV Distretto).
Si tratta adesso — come la bella
discussione plenaria ha messo in evidenza e secondo l’orientamento
che ha espresso — di cercare di collegare tra loro tutti gli spezzoni di
testimonianza che qua e là le Chiese
e le Opere forniscono nelle diverse
situazioni in cui si trovano ad operare. Si tratta adesso — e ne è stato
dato incarico agli organismi rappresentativi delle chiese meridionali ■—
di elaborare un progetto unitario
di lavoro, che pur nella varietà
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' 2 settembre 1983
________obiettivo aperto 5
TQ delle espressioni e delle esperienze APPROVATI 4 O.D.G. E UNA LETTERA INVIATA AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
coaguli Timpegno di tutti intorno ad _* ____________________________________________—---------
Pace: un dibattito aperto e franco
Alla luce del dibattito di quest’anno,in cui si sono confrontate tre linee principali, I o.d.g. dell 82 appare non già proclama di posizioni acquisite, bensì progetto su cui lavorare nei prossimi anni
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di
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•se
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re
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coaguli Timpegno di tutti intorno ad
alcune ipotesi comuni.
Si tratta, in una parola, di render conto di come la comprensione
dell’Evangelo e la sua ubbidienza
possano produrre per la grazia di
Dio uno stile di vita inusitato.
Una mentalità
di rottura
L’OdG approvato dal Sinodo contrappone « la religiosità tradizionale
cattolica, con il sistema di gerarchia, mediazione e delega che le è
proprio », alla sottolineatura evangelica del «sacerdozio universale che
determina la fine di ogni mediazione ». Forse la contrapposizione è
un po’ troppo in bianco e nero: in
seno alla popolazione cattolica si
possono riscontrare dei segni di rottura nei confronti della mentalità
tradizionale e cresce il numero di
quelli che sanno assumersi responsabilità anche scomode; in campo
evangelico il sacerdozio universale e
la fine delle mediazioni sono in qualche caso più una prospettiva che
una realtà.
Resta comunque il fatto che siamo portatori di una mentalità di
rottura e che qualche volta questa
mentalità si concreta — per grazia
di Dio — in scelte significative.
E’ chiaro che al Sud si avrà bisogno di una forza più grande di
quella attuale: teologica, pastorale,
diaconale. C’è bisogno forse di una
maggiore disponibilità di mezzi finanziari e di sostegno fattivo e fraterno da parte delle chiese del Nord.
Siamo certi che tutto questo vi
sarà, perché il dibattito è stato
molto vivo e il consenso raggiunto
pressoché unanime.
Salvatore Ricciardi
Sette ore di dibattito, ricco, appassionato, a tratti difficile, sempre
profondo ed impegnato ; quattro
ordini del giorno ed una lettera al
presidente del Consiglio, Craxi; un
pubblico molto numeroso e sempre attento, partecipe. Questo il bilancio sommario della discussione
in Sinodo sul problema della pace.
Indubbiamente il problema centrale, perché dibattuto e vissuto
durante l’anno in quasi tutte le comunità; e perché poche settimane
fa un numero consistente di credenti evangelici ha partecipato all’azione di blocco non violento davanti ai cancelli della costruenda
base dei missili Cruise a Comiso,
ricevendo il violento pestaggio da
parte delle forze dell’ordine.
Questi giovani, ma non erano solo giovani, sedevano tra i banchi
dei delegati o in mezzo al pubblico
e ricordavano con la loro presenza
l’impegno attivo di una parte della chiesa contro i missili. I membri del Sinodo haimo anche ricevuto da questi fratelli una lettera
nella quale venivano invitati a riflettere su come « di fronte a situazioni di particolare gra-vità come
la corsa agli armamenti e la militarizzazione del territorio, possiamo inevitabilmente essere portati
a disobbedire coscientemente alle
La lettera del Sinodo al
Presidente del Consiglio
Al Presidente del Consiglio dei Ministri on. Bettino Craxi
Signor Presidente,
dal 24 luglio al 10 agosto 1983 ha
avuto luogo a Vancouver (Canada) la
VI Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese, al quale aderiscono
più di 300 Chiese appartenenti alle
grandi tradizioni cristiane (Ortodossi,
Riformati, Anglicani, Luterani, Metodisti, Pentecostali ecc.), in rappresentanza di circa 400 milioni di credenti,
sparsi nei cinque continenti.
in tale occasione è stata approvata
all'unanimità una dichiarazione sulla
pace e la giustizia, nella quale viene
fra l’altro affermato;
« Le nazioni del mondo hanno bisogno di pace e di giustizia. La pace
non è soitanto assenza di guerra. La
pace non può essere edificata sull'ingiustizia. Essa comporta un nuovo ordine internazionale, basato sulla giustizia per ogni nazione e, all'interno di
queste, sul rispetto deH’umanità, dono
di Dio, e deiia dignità di ogni individuo. La pace, crino c'insegna il profeta Isaia, è una conseguenza della giustizia ». ,
« La produzione e l’installazione delle armi nucleari, cosi come la loro utilizzazione, sono un crimine contro l’umanità. Pertanto devono essere condannate sulla base di motivazioni etiche e reiigiose ».
« E' estremamente preoccupante il flagrante abuso del termine "sicurezza nazionale" per giustificare la repressione, l’intervento straniero ed il considerevole aumento dei bilanci per gli armamenti. Una nazione non può pensare di essere nella sicurezza fin tanto che i legittimi diritti alia sovranità
ed aila sicurezza di aitre nazioni sono
ignorati o respinti. La sicurezza dunque è il risultato di un’azione comune
di tutte le nazioni. Ma non si può dissociare la sicurezza dalla giustizia. Il
concetto di "sicurezza comune" delle
nazioni deve coniugarsi con quello di
"sicurezza degli individui”. La sicurezza di un popolo passa attraverso il rispetto dei diritti dell’uomo, ivi compreso il diritto aH’autodeterminazione; passa attraverso la giustizia sociale ed
economica che ogni nazione deve ga
rantire mediante il proprio sistema politico ».
Per quanto riguarda la questione degli armamenti nucleari, l’Assemblea di
Vancouver afferma inoltre:
« Una guerra nucleare non è né giusta, né giustificabile in alcuna circostanza, in aicun regime ed in aicun
sistema sociale. E’ ben poco verosimile l’ipotesi che un conflitto nucleare di
teatro rimarrebbe tale. Perciò qualsiasi
progetto di utilizzazione delle armi nucleari tattiche è pericoloso e come tale
deve essere categoricamente respinto ».
Il Sinodo fa proprie le dichiarazioni
della VI Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese e le sottopone all’attenzione Sua e del Governo da Lei
presieduto.
Il Sinodo Le esprime la propria profonda angoscia e preoccupazione circa
l’installazione di missili nucleari da crociera a Comiso. Essi rappresentano un
ulteriore grave passo in avanti nella
corsa agli armamenti, costituiscono una
pericolosa minaccia per tutti i paesi
dell’area mediterranea ed espongono
l’Italia e la Sicilia In particolare al rischio di rappresaglie atomiche.
Per questo — riconoscendo nel disarmo nucleare, e nel caso anche unilaterale, la via più coerente con la nostra
fede — ritiene che tra i segni che si
possono dare'in tal senso, nel quadro
della collocazione internazionale dèi
nostro paese, vi è quello di raccogliere la proposta che proviene da una
parte consistente delle forze politiche
dell’Europa occidentale: sospendere l’installazione dei missili a Comiso e adoperarsi contestualmente per una prosecuzione ad oltranza ad una conclusione positiva della trattativa in corso a
Ginevra. ,
Ciò potrebbe essere il primo passo
verso un reale processo di disarmo tra
i paesi della NATO e quelli del Patto
di Varsavia per giungere progressivamente fino alla completa eliminazione
delle armi nucleari.
Sinodo delle Chiese Valdesi e
Metodiste
Il Presidente Neri Giampiccoli
Il Segretario Daniele Garrone
Torre Pellice 21-26 agosto 1983
leggi dello Stato ».
Facendo un tentativo, tutt’altro
che semplice, di ridurre ad alcune
linee principali il dibattito sinodale, credo si possano individuare almeno tre posizioni; a volte ricondotte ad unitarietà, a volte espresse nella loro diversità anche nelle
votazioni sugli ordini del giorno e
sul testo della lettera a Craxi.
— La prima prefigura la testimonianza della chiesa come impegno
diretto nei fatti politici legati alla
installazione dei missili; una chiesa che oggi su questo tema è chiamata a parlare in prima persona.
Non solo con documenti, appelli,
convegni, tutto all’interno delle leggi dello Stato, ma anche se necessario attraverso forme di disobbedienza civile, quali sono i blocchi,
l’obiezione di coscienza, ecc.
Il richiamo all’ordine del giorno
sinodale sulla pace del 1982 è molto evidente in questa posizione.
— Per la seconda, l’impegno come chiesa è importante, ma bisogna portarlo avanti restando all’interno delle leggi dello Stato; come
possiamo da una parte, sull’approvazione delle intese, chiedere allo
Stato il rispetto della legge e poi
praticare la disobbedienza civile
per altre questioni? Occorre piuttosto lottare per cambiare le leggi,
perché la società italiana si faccia
promotrice di azioni di pace, ma
sempre all’interno del quadro giuridico-istituzionale.
— Per la terza, l’impegno politico dev’essere del singolo credente
nel suo personale, e necessariamente rischioso, partecipare alla
vita civile, nelle situazioni che via
via si presentano. Alla comunità
cristiana spetta l’attestazione della
riconciliazione in Cristo ed eventualmente di vivere la pace nei rapporti personali e nello sforzo quotidiano per un’educazione alla pace.
Difficoltà
e divisioni
Come si vede un dibattito intenso, appassionato, nel quale non sono state celate le divisioni e le difficoltà per una chiesa che vede un
numero crescente di suoi membri
avvicinarsi, anche se con spirito
critico, ai problemi del pacifismo e
della nonviolenza. Problemi lontani
dalla sua tradizione protestante
che, partendo dall’etica della responsabilità personale, ha prodotto e sedimentato una cultura del
dovere nei suoi vari aspetti, verso
gli altri, verso il lavoro, verso lo
Stato.
Questa difficoltà, anche nel riuscire a comprendersi, è stata evidente soprattutto nel dibattito attorno all’ordine del giorno che, richiedendo la continuazione del lavoro della commissione pace e disarmo, gli affidava il compito di
stimolare le comunità ad approfondire la riflessione, tra l’altro,
sulle azioni di disubbidienza civile.
Si è avuta l’impressione che, nonostante le parole molto misurate del
testo, il Sinodo si trovasse di fronte ad un tabù e reagisse di conseguenza.
Elemento interessante e per certi aspetti del tutto nuovo è stata la
stesura e poi l’approvazione a larga maggioranza di una lettera al
presidente del Consiglio nella quale, ricordando la presa di posizione
contro le armi nucleari della recente assemblea del Consiglio Ecumenico a Vancouver, si chiede la
sospensione dell’installazione dei
missili a Comiso. Lungo e profondo il dibattito su questa lettera,
centrato sull’alternativa tra un « atteggiamento profetico » che, legandosi direttamente all’ordine del
giorno dell’82, chiedeva la revoca
dell’installazione dei missili a Co
Una veduta dell’assemblea sinodale durante il culto di apertura presieduto
dal pastore Giorgio Girardet nel^ tempio di Torre Pellice.
miso, ed un « atteggiamento politico » che, tenendo conto delle proposte avanzate in questi ultimi mesi
in diversi ambienti della sinistra
europea, in particolare la proposte
di Papandreu, chiedeva la sospensione dell’installazione fino ad una
conclusione positiva della trattativa di Ginevra.
Il nòdo centrale
E’ spuntato qui, a mio avviso,
non in forma teorica ma legato ad
un fatto politico preciso, il problema che è stato alla base di tutta la
discussione sulla pace in questo Sinodo: il problema del rapporto tra
la nostra testimonianza e l’impegno
politico. Come calare la nostra fede nella lotta politica quotidiana
nella società? Come usare il linguaggio e le forme della politica,
come parlare agli uomini ed alle
donne del nostro tempo in modo
comprensibile, senza annacquare o
stravolgere il messaggio evangelico
di cui vogliamo essere testimoni?
«E’ la predicazione il nesso tra
testimonianza ed impegno politico »
ha detto qualcuno, «è quello che
abbiamo tentato e stiamo tentando di fare a Comiso » hanno risposto altri. A questo punto, necessariamente, il discorso ritorna alle
comunità, alla loro vita di tutti i
giorni, nei luoghi dove i credenti si
trovano ad operare. I momenti nei
prossimi mesi non mancheranno:
il Sinodo, praticamente all|unanimità, ha invitato le comunità ad
essere presenti attivamente alla
giornata nazionale per la pace e
contro i missili a Comiso, del 23
ottobre a Roma; e a creare airinterno delle chièse locali e dei circuiti dei gruppi di lavoro che promuovano l’informazione ed il dibattito sulla pace, sul disarmo, sulla nonviolenza, sull’obiezione di coscienza.
Per concludere, credo si possa
dire che questo Sinodo ha ricondotto al livello della realtà delle
nostre chiese, con le evidenti differenziazioni e divisioni sul problema della pace e del disarmo presenti tra noi, l’ordine del giorno
sinodale dell’82. Questo documento
deve essere riletto non come proclama delle nostre posizioni acquisite, ma come progetto sul quale
lavorare nei prossimi anni e forse
scontrarci appassionatamente.
Se di una cosa però non dobbiamo avere paura è proprio del confronto aperto e franco tra di noi,
perché sulla nostra capacità di fare questo, mi si conceda un po’ di
trionfalismo, anche in questo Sinodo abbiamo dato un esempio alla
società italiana, a quella parte almeno che ha cercato di capirci.
Aldo Ferrerò
Le delibere sinodali
Il Sinodo eleva a Dio una accorata
preghiera perché la Sua pace ed uno
spirito di riconciliazione sottentrino alle gravi tensioni internazionali che minacciano al mondo lo sterminio atomica, esortando tutte le Chiese valdesi e
metodiste ad operare concretamente in
tal senso.
Fa propria la solenne condanna dell’Assemblea del Consiglio Ecumenico
di Vancouver sulla fabbricazione, l’uso
e il (iispiegamento delle armi nucleari.
Riconosce che la pece è incompatibile
con l’ingiustizia e con lo sterminio per
fame di milioni di esseri umani, reclamando un serio e fattivo impegno del
nostro paese per la salvezza di quei
popoli del mondo costretti ad una situazione di miseria.
Fa proprio il gemito delle popolazioni vittime delle guerre in corso nei continenti di Asia, Africa, del Centro America auspicando la liberazione da questo flagello.
Esprime solidarietà commossa a tutti t popoli che sono sotto il giogo di
regimi polizieschi e militaristi che soffocano le libertà civili, paralizzano il
movimento dei lavoratori, incatenano le
intelligenze e in più casi coartano la
libertà .religiosa.
Il Sinodo, richiamandosi agli OdG
74-75/SÌ/82 invita la Tavola a nominare una commissione che, nel quadro
generale di un approfondimento delle
tematiche in essi contenute, stimoli le
comunità ad approfondire la riflessione
sulle questioni di natura specificatamente teologica, sulle azioni di disobbedienza civile, sulla educazione alla pace
nei suoi vari aspetti. Compito della
Commissione dovrà anche essere il
mantenimento dei rapporti con gli organismi capaci di favorire il confronto
fra credenti impegnati per la pace e la
giustizia all’est come aH'ovest, al nord
come al sud.
Il Sinodo invita le chiese a partecipare attivamente alla giornata nazionale
di impegno per la pace del 22 ottobre
a Roma.
il Sinodo invita chiese locali e circuiti a creare al loro interno un gruppo che
promuova l’informazione e il dibattito
sulla pace, il disarmo, l’obiezione di
coscienza e la non violenza in collegamento con la commissione Pace e Disarmo e con il Comitato per l’obiezione
di coscienza.
6
6 cronaca delleValli
LA GIORNATA DELL’ECO DELLE VALLI VALDESI
Uno spazio per tutti
Buon succedo di una manifestazione popolare a sostegno dei nostro
giornale - llja^o volontario dMrnòTtT^èterminànte per la sua riuscita
torre PELLICE — Piazza
Muston, ore U di sabato 27 agosto. La piazza sembra aver assunto il suo valore originario di
S555Í? civile di incontro, scamconversazione; commercio.
Certo ñbirsTTegltéiírTir'srtengono processi come in una agorà antica, ma tutte le altre attività sociali e collettive sono presenti. Il dibattito, la musica, il
teatro estemporaneo. l^artìieiaTiato, il cibo; il vinoT il salotto i
capannelli; resposizione di oggetti « creativi » e di strumenti
informativi.
Dalle ore 11 alle ore 22 di sabato la piazza occupata e rivissuta integralmente dalla festa
dell’Eco-Luce si è presentata
così.
Uno spazio-situazione per
coinvolgerrTutfiT “bambini che
giocano e mangiano torte e delegati del Sinodo che prendono
aria, dopo tante giornate impegnative, villeggianti curiosi di
artigianato e il vicino della porta accanto che'pSseggia'tra cose e persone consuete e familiari, i giovani del banco del referendum contro i missili e gli
Uruguayani del Rio della Piata
che cucinano diligentemente Pasado criollo.
Gente che entra ed esce, che
scolta o mangia, chiacchiera o
discute. Gente che coglie un’occasione di star liberamente insieme. E questo è certo il volto
più immediato ed emotivo della
festa organizzata dalla redazione di questo giornale. Ma fermarsi qui significherebbe valutare il tessuto, la trama, la qualità della lana, senza cogliere linea, taglio e colore d’un buon
vestito.
In realtà questo tessuto spaziale (la piazza) temporale (l’arco^ella giornata) di servizio (ristoro, bar, stands, sedie, tavoli,
musica) è stato la base per un
succedersi fluido di momenti
anche molto diversi tra loro.
Momenti di informazione, ascolto, intervento.
Due Uruguayani e un Argentino illustrano dal palco ima
realtà politica culturale sociale
grande come un iceberg di cui si
conosce solo la punta emersa,
quella coinvolgente per il nostro
Comunità Montana
Chisone-Germanasca
Raccolta
funghi
PEROSA — La Comunità
Montana Valli Chisone e Germanasca rende noto che il 12-81983 è entrato in vigore il regolamento per la raccolta dei funghi approvato P8-7-83; pertanto
i cittadini interessati alla raccolta dei funghi — per evitare
di incorrere nella sanzione amministrativa da L. 200.000 a due
milioni — sono invitati a munirsi dopo questa data dell’apposito tesserino, effettuando il
versamento di L. 10.000 sull’apposito conto corrente postale
n. 11179108.
Detto c.c. postale potrà venire ritirato presso gli Uffici Postali dei comuni della Comunità
Montana, di Pinerolo e presso
la sede della Comunità Montana stessa.
Dal 1° gennaio 1983 i limiti per
le quantità massime raccoglibili
sono stati fissati in (L.R. 2-11-82
n. 32) 15 porcini e ovoli -f 20 altri funghi, eccezion fatta per i
chiodini per i quali non esiste
alcuna limitazione.
« buon cuore » ( desaparecidos,
persecuzioni, violenza) più che
per la nostra volontà di comprendere. Han raccontato con
semplice chiarezza di dati, han
raccontato con canzoni tra le
più significative dell’inesauribile
patrimonio popolare latino-americano.
Una ventina di giovani evangelici del Württemberg, con l’aria
di essere i primi a divertirsi,
dopo aver cantato in coro, si
producono nel centro della piazza in una pantomima (forma di
teatro che d’áltrQñae'é nata proprio in piazza).
Il lavoro degli evangelici tra i
terremotati del Sud è documentato con spirito, chiarezza e opportuna vena polemica da Toti
Bouchard che ha vissuto personalmente questa esperienza. Dalle informazioni fomite, uno
spunto di meditazione: «E’ più
facile ricostruire un paese che
farne vivere il centro sociale nel
quotidiano. E’ più facile trovare
milioni che ricostruire un tessuto sociale».
E intanto Tasado cuoce, gli artigiani vendono borse, miele, ceramiche, lavori in legno o rame,
la Claudiana propone letteratura su Lutero, oltre alle consuete
letture.
E intanto le firme per il referendum autogestito aumentano
PINEROLO
Un morto
per droga
Di droga si muore. Anche il
pinerolese deve registrare il suo
primo morto per overdose di
eroina. E’ un giovane di 33 armi
dipendente di un ente pubblico.
Aveva tentato di uscire dal giro
con cure di disintossicazione,
ma non c’era riuscito.
Il fenomeno della droga sta
assumendo a Pinerolo e nelle
vallate dimensioni importanti,
mentre le autorità locali tendono a minimizzare il problema.
Affrontare la droga non è solo
cura e disintossicazione (di competenza degli enti pubblici), ma
anche prevenzione e questo riguarda tutti noi.
(g- g.)
mentre la gente se ne va, ritorna, mentre gente nuova arriva.
Il rapporto di informazionescambio col pubblico si traduce
in cronache dirette sulla storia
e il lavoro del giornale forniteci
da Giorgio Gardiol, intervistato
dalTanimatissimo animatore della giornata'^SzmatoneT^si fa
vivo nel raccónto“ della- manifestazione a Comiso narrata da
testimoni diretti; si concretizza
negli stands della Società di Studi Valdesi, che documenta anni
di ricerche, e in quello del Collegio, che racconta la tradizione
e le nuove esperienze «linguistiche ».
E intanto si vendono biglietti
della lotteria e le opere edite
dalTA.I.P. (l’incisione di Scroppo, il disco di Lutero, gli itinerari alle Valli). Dicevo : « si vende ». Perché questa giornata ha
ragione d’essere non solo ma anche come momento di finanziamento di uno strumento prezioso di informazione per i protestanti italiani. Anche TEco-Luce,
come tutti i giornali, soffre di
disagi economici, in questo caso
non risolvibili con interventi politici o di « banchi ambrosiani »...
ma più modestamente affrontabili anche con queste iniziative
di corresponsabilizzazione degli
« affezionati lettori ».
E intanto Tasado è finito (e
anche tutti i piatti del «Bistrò»
che appunto si è lasciato corresponsabilizzare ).
E intanto l’informazione continua con quattro testimoni delT8 settembre ’43 quarant’anni
dopo: testimoni in due sensi, in
quanto presenti al fatto, in quanto disposti a difendere idee che
l’ideologia fascista aveva calpestato. L’han fatto senza retorica, più da relatori che da eroi
(di questo riferiremo in uno dei
prossimi numeri). E intanto,
mentre ancora si discute, chi al
mattino ha montato le strutture
della piazza ora le smonta.
’aolo Cerrato”
L’elenco dei numeri vincitori
dei 109 premi estratti tra i sottoscrittori sarà pubblicato nel
prossimo numero del giornale.
Tale elenco è consultabile presso la libreria Claudiana di Torre. I premi possono essere ritirati fino al 30 settembre prossimo presso la Sig.ra Eldina Messina (tei. 0121/91.969 tra le 13 e
le 15).
CONVEGNO A TORRE PELLICE
Ricordare l'8 settembre
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Quarant'anni fa, l’8 settembre 1943, la
Resistenza è diventata lotta di popolo.
Chi aveva scelto prima, chi scelse dopo,
tutti facciamo riferimento a quei giorno
come aH'inizio di un periodo, la cui durata era allora imprevedibile, in cui
quelli di noi che si mossero pensavano che avremmo potuto conquistare la
nostra primavera di giustizia e iibertà,
0 almeno metterci bene sulia strada.
Ora abbiamo fatto qualche passo avanti, ci troviamo con una Repubblica
alquanto zoppicante in un mondo disunito, siamo in generaie consci che il
25 aprile di due anni dopo non ha visto
brillare soltanto il sole dell’avvenire e
che di strada bisogna farne ancora e
sempre per realizzare gli ideali per cui
ci eravamo mossi.
Oggi vogliamo ritornare a quell'8 settembre 1943 per ricordare, senza trionfalismi e senza cedimenti, a noi e agli
altri, quel che abbiamo fatto e pensato
in quell'inizio, le nostre motivazioni, le
nostre speranze.
Perciò le giornate organizzate in Val
Pellice dall'8 all’11 settembre 1983 per
ricordare quarant'anni fa cominceranno
con un convegno in cui ognuno parlerà
di sé: « Il mio 8 Settembre ». Partendo
dall'esperienza della Valle e del triangolo Torre Pellice-Barge-Torino il campo
si allargherà al Piemonte, alla Valle
d'Aosta,ad altre Regioni e fuori d'Italia. Non possiamo però né vorremmo
riunire un Gotha o un campionario, ma
iniziare un discorso che potrà svilupparsi. È giunto il momento di fissare e
chiarire un punto della nostra storia in
cui molte strade si sono non soltanto
incrociate e in cui sono rinate idee e
prassi con cui oggi siamo alte prese,
come le unioni internazionali e le autonomie delle Minoranze e locali.
Sarà un incontro tra Resistenti, ma
anche con la popolazione, nei giorni
successivi si allargherà a Movimenti di
Liberazione di altri Continenti, nei giorni
precedenti sarà preparato da conferenze e proiezioni di film, e si conciuderà
do.menica, 11 settembre con il quarto
Raduno al Bagnàu in Val d'Angrogna,
dove fu una delle prime basi partigiane, sotto il colle che porta alle Valli
del Chisone e della Germanasca.
PROGRAMMA
Il Convegno storico « li mio 8 Settembre » si terrà presso il Salone Comunale di Torre Pellice, Viale della Rimembranza.
AH'incontro parteciperanno tra gli altri Mario Andreis, Vittorio Foa, Franco
Venturi, Pompeo Colajanni, Ludovico
Geymonat, Antonio Giolitti, Carlo Mussa, i fratelli Galante Garrone, Enzo Enriques Agnoletti, Lamberto Mercuri,
Joyce Lussu, Aido Visaiberghi, Amos
Pampaioni.
Conferenze
PINEROLO
Referendunni
sui missili
Il Comitato di coordinamento
pinerolese per la pace e il disarmo di Pinerolo comunica i risultati, ottenuti finora, del referendum sui missili nucleari autogestito dai Comitati per la pace.
Essi si riferiscono a raccolte effettuate a Pinerolo ed in varie
località delle Valli Chisone e
Germanasca.
Totale votanti; 2.760.
I domanda (Sei favorevole all’installazione dei missili nucleari in Italia?); SI’ - n. 53; NO n. 2.686; schede bianche - n. 10.
II domanda (Sei favorevole
UI13, decisione popolare sui
missili mediante un referendum?) : SI’ - n. 2.581 ; NO - n. 134 ;
schede bianche - n 34.
Totale schede nulle: n. il.
NeH'ambito delle manifestazioni previste per l'anniversario dell'8 settembre
1943 in vai Pellice:
— Venerdì 2 settembre alle ore 21
presso la sala unionista di Bobbio Pelli,
ce, lo scrittore Nulo Revelli parlerà sul
tema « Come è cambiata la guerra ».
— Sabato 3 settembre alle ore 21 nel
salone della Pro Loco di Bricherasio,.
Pompeo Colaianni e Carlo Mussa Ivaldi parleranno sul tema « Come si è arrivati all'8 settembre ».
— Martedì 6 settembre alle ore 21
nel salone del comune di Luserna San
Giovanni il prof. Giorgio Vaccarino parlerà sul tema « Gli inizi della resistenza in Europa ».
Cinema
TORRE PELLICE — Queste le proiezioni di film programmate presso il Cinema Trento nell’ambito delle manifestazioni per l’anniversario deH’8 settembre:
— Giovedì 1° settembre ore 21: «Missing ».
— Lunedi 5 settembre ore 21: « Per
ohi suona la campana ».
Concerti
TORRE PELLICE — Presso il Cinema
Trento, sabato 10 settembre alle ore 21
si terrà lo spettacolo musicale « Cile 10
anni dopo » con Charo Cofré e Hugo
Arévalo.
Rifugio Re Carlo Alberto I.P.A.B
10062 LUSERNA SAN GIOVANNI
AVVISO DI CONCORSO
per Fa^Sperto“ d?:'*"““ r" '“<>« '<i
— N. 1 posto di « Ausiliario specializzato dei servizi di assi
fnfpHnre richiesto: licenza di scuola^media
interiore. Scadenza 8 ottobre 1983.
— N. 1 posto di « Addetto ai lavori agricoli ». Titolo di studio
brÌSf inferiore. Scadenza 8 otto
— N. 1 posto di «cuciniere». Titolo di studio richiesto- licenza di scuola media inferiore. Scadenza 8 ottobre 1981
r- informazioni rivolgersi alla Segreteria del Rifugio Re
Tel ^ Giovanni
Luserna San Giovaimi, 24 agosto 1983.
Il Segretario Amm.vo Reggente
Dr. I. Prinzivalli
Il Presidente
Ing. C. Messina
7
2 settembre 1983
cronaca delleValli 7
TORRE PELLICE
Attività dell’Ospedale Valdese
Si sono svolti recentemente i
concorsi per Aiuto di Medicina,
Capo Servizi e si attende dal
COREGO la ratifica dei relativi
provvedimenti, anche se per il
concorso della Capo Servizi si
prospetta una impossibilità di
immediata assunzione a causa
della legge finanziaria: essa impedisce la copertura anche relaìi\'a a posti di organico che erano vacanti al momento della entrata in t'igore della legge stessa. Tale legge, mentre ha provocato immediate reazioni da parte di organismi sanitari (vedi la
presa di posizione della Regione
deH'Emilia e delle Marche — già
pur provviste di ampi organici a
confronto di altre Regioni italiane), risulta particolarmente negante per i nostri Ospedali Valligiani i cui organici non hanno
mai ottenuto — per vari motivi
di rinvii relativi al nostro inquadramento nella Riforma Sanitaria — consistenti ampliamenti,
come gli altri ospedali pubblici.
ÎI blocco delle assunzioni coinvolge anche i posti che si rendono
vacanti per pensionamento e le
nostre difficoltà cresceranno al
momento di tale evenienza riguardante, tra breve, alcuni nostri dipendenti. Sempre in tema
di concorsi, quello relativo al posto di Primario Medico ha dovuto essere rinviato per impossibilità di un membro del Ministero
ad essere presente per la data
già da tempo prefissata.
A livello infermieristico Claudia Malan ha brillantemente superato l’esame per il ruolo di
infermiera professionale.
L'esame della Relazione Sanitaria rileva l’aumento delle prestazioni ambulatoriali che sono
state nell’anno scorso 9.577 con
un aumento del 25% nei confronti dell’anno precedente, mentre i
ricoverati sono stati 686 di cui
559 provenienti dalla nostra USL
e 45 dal pinerolese.
Dinanzi a questo servizio sta
tuttavia una situazione finanziaria preoccupante. Gli Enti Pubblici sono debitori ai nostri Ospedali Valligiani di circa 1.450 milioni e si è in perenne difficoltà
verso i creditori, stante le esigue
disponibilità di cassa: e si con
tinua a gettare denari per interessi passivi di debiti ancora legati alla vecchia gestione delle
Mutue (oltre 60 milioni annui).
Mentre continuano gli studi
sulla ristrutturazione dell’Ospedale, si sono inaugurati parte dei
nuovi ambulatori, ricavati nell’edificio storico. Il Pronto Soccorso, la Sala Prelievi, la cardiologia e l’endoscopia digestiva
hanno trovato una migliore sede
più confacente. A livello tecnico
si sono iniziate le metodologie
relative all’elettrocardiografia da
sforzo monitorizzato ed all’acquisizione della emogasanalisi che
unitamente alla spirometria completano l’attrezzatura pneumologica quale può essere richiesta
ad una divisione di medicina generale.
Questi dati positivi rispecchiano l’impegno del personale sanitario ed infermieristico sempre
in attesa che il confuso e complesso quadro sanitario valligiano si chiarifichi in prospettive
chiare e definitive.
Dario Varese
VISITA A FREISSINIERES
Nel paese di Félix Neff
Siamo partiti per andare all’Incontro del Colle della Croce
salendo dal versante francese e,
dopo quella giornata che è stata
buona nella mattinata, ma a causa della tormenta sorta verso
mezzogiorno, ha privato del programma pomeridiano quelli come noi che sono ridiscesi in
Francia, ci siamo chiesti che cosa potevamo ancora fare avendo
a disposizione un giorno prima
di rientrare.
Sono state avanzate alcune proposte poi la scelta è caduta sulla
valle di Frejssinières anche per
andare aUa rìcercà^i un patrimonio di fede comune a quella
valle ed alle nostre.
Siamo così giunti al villaggio
dei "Viollins” e per prima cosa
ci siamo~fSCati nel tempio dove
predicò Félix Neff e lì abbiamo
fatto una sosta di riflessione, sfogliando le pagine della vecchia
Bib’oia, suonando im cantico, osservando, esposte all’entrata, le
fotografie di gruppi di uomini e
donne (tutti in costiune valdese)
della seconda metà del secolo
scorso.
Poi abbiamo proseguito ancora
per tm breve tratto in macchina
ed aU’indicazione "Dormillouse"
ci siamo incamminatf a pìedTpeì'
un sentiero molto bello che in
mezzo a boschi, prati, rocce e
cascate ci ha portato dopo una
buona ora e mezzo di cammino
al villaggio di "Dormillouse”, il
villaggio di Félix Neff a m. 1785.
Senza saperlo avevamo percorso
proprio la vecchia strada, a quanto ci fu detto, quella che Félix
Neff faceva per scendere al tempio dei "Viollins", e ne siamo
stati contenti.
TECNIDEAL
di geom. Gl AVARA
Estintori portatili e carrellati
di ogni tipo e capacità per
tutti gli usi industriali e civili.
Impianti fìssi di rivelazione
e spegnimento incendio.
Tubazioni antincendio, idranti
Serv. manutenzione e ricarica
per tutti i tipi di estintori
via Rismondo,45 @ 606.07^77
10127 TORINO
A Dormillouse nel vecchio tempio alctmi giovani (les compagnons bâtisseurs de Paris) stavano lavorando sodo per rimettere
in sesto tutto lo stabile molto
deteriorato alTintemo. Facciata
sobria, un po’ come i nostri vecchi temoli, alcuni versetti, fra
cui il significativo richiamo di
Apoc. 3: 11: Tieni fermamente
quello che hai affinché nessuno
ti tolga la tua corona. Anche qui,
osservando inoltre il villaggio
povero con parecchi stabili in rovina e parlando con alcune persone che vi soggiornano in estate (in, inverno non c’è più nessuno) abbIàinniÒ~àvuto oggetto di nflissione; soprattutto poi confrontando questa vita con quella
della vicina Vallouise. oggi molto turistica, che abbiamo percorso in seguito parzialmente.
Dalla valle di Freissinières nel
secolo scorso Félix Neff è partito
per portare anche nelle nostre
Valli il soffio del Risveglio ed ha
speso tutti gli anni della sua breve vita (primo trentennio delT800) in una faticosa opera di
evangelizzazione. Ma di tutto
questo non c’è menzione sulla lapide del tempio dei "Viollins”
che lo ricorda; ci sono solo queste sobrie parole: "Il prêcha
l’Evangile”.
Se invece di fare tanti discorsi
sulla necessità del risveglio e delr evangelizzazione nella nostra
chiesa si potesse dire di noi e
delle nostre comimità la stessa
cosa potremmo stare tranquilli
e fiduciosi perché TEvangelo,
predicato rettamente, ha proprio
quella forza dirompente e pura
alla quale ci facevano pensare le
formidabili, potenti, bellissime
cascate della valle di Freissinières.
E. R.
(per un gruppo~dT"
pinerolesi e sangermanesi)
Hanno collaborato a questo
numero: Giovanni Anziani,
Tavo Burat, Dino Gardiol,
Fiorella Imbergamo, Sergio
Nisbet, Elsa Rostan, Claudio
Tron, CtprTano~Tourn, Medi
Vaccaro. Le fotografie del Sinodo sono di Renato Ribet.
Chi è interessato a notizie logistiche per il viaggio a Guardia
Piemontese per il gemellaggio
con Torre Pellice, le troverà nelTarticolo a p. 3 di questo numero.
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P.za Roma, 23 • Tel. 0121/22.886 10064 PINEROLO
Pro Asilo Valdese
di Luserna San Giovanni
Pervenuti nel mese di giugno 1983
L. 10.000: Reynaud Lea (osp. Asilo);
Il cugino Vago, in mem. di Elena Arnoulet; In mem. dello zio Bertin Stefano, le
nipoti Erica e Emma Albarin.
i. 15.000: Juliette Balmas, in mem. di
Hélène Pons e Mina Gonin.
L. 20.000: Juliette Balmas, in mem. del
marito; in mem. del prof. Giuseppe
Beiforte, Paolo e Graziella Jahier.
L. 25.000: Platzer Elide, in mem. della mamma (Milano).
L. 30.000: Adele e Eugenio Long, in
mem. di Nora ReveI Vannucci.
L. 40.000: Alliaud Elisa, in ricordo
della cara amica Concetta Bontempo.
L. 50i000: E. Pucciarelli (Marina di
Carrara); Sig. Gönnet, ricordando la
sig.na Mariuccia Jon Scotta (Prarostino); Grill Mariuccia; Pons Adele in Reynaud, in mem. della sorella Maria Susanna ved. Malan; E. Ricciarelli (Desio); Con riconoscenza, la sorella di
Elva Durand; Edi Pons Tourn, une petite
goutte pour les chers vieillards de S.
Jean.
L. 66.000: In mem. di Emma Giordan
Malan, Bianca-Livia-Zizi-Enrica.
L. 86.000; Unione Femminile di Bordighera, in mem. di Ottavia Jalla.
L. 100.000: Olga e Aldo, Fuhrmann, in
mem. „di-iÈlena Ayassot Ippolito; Emma
e Noemi Arnoulet, in mem. della sorella Elena Arnoulet; In mem. della sig.ra
Pons Maria ved. Malan, nonna di Ivana
Malan, i colleghi di lavoro del 2001.
L. 250.000; Ossola Riccardo, in ricordo della moglie Elena Arnoulet.
L. 500.000: In mem. di Ottavia Jalla,
Zelia e Carlo Pons e figli; In mem. di
Emma Giordan Malan, la famiglia Malan Pittavino.
L. 876.000: Der Gustav Adolf, Framgruppe Eidelberg (Germania).
Pervenuti nel mese di luglio 1983
L. 10.000; Elide Cesan Ricca, in memoria del marito; Mauro e Franca Eynard, in ricordo dei propri cari (Torre
Pellice); Jannette Charbonnier Gay; In
mem. del marito Enrico Ricca, la moglie Ricca V. Marta.
L. 15.000: Rina e Romolo Balestra, in
mem. di Paolo Grill; Elena Malan Martina.
L. 20.000; Ritin Jalla, in mem. di Clara
ReveI; Livio e Dina Gobello, in mem.
di Clara ReveI.
L. 30.00G; In mem. di Carro Beniamino, la moglie e i figli (Pinerolo); Bufalo Mileto Febe (Condove).
L. 40.000; Emma Pucciarelli (Marina
di Massa).
L. 50.000: Germana Bonjour, in mem.
della Sig.ra Anita Mathieu Eynard; N.
N.; De Grandis Santo: Efisia Martini;
Jahier Graziella; R. e E. Coisson (Torre Pellice); Unione Femminile Valdese
di Torre Pellice; M. R. Albarin; L. E. A.;
Turaglio Vittorio e Morel Lidia (Torre
Pellice); Malan Clemence (osp. Asilo);
I figli in ricordo della loro mamma Angiolina Archetti Maestri (Acqui Terme);
In ricordo della bisnonna Lidia, Stefano
Daltosso; Martinat Maria, un fiore in
memoria della mia carissima amica
Bianca Vinay; In mem. di Letizia Boero
Rei Aschwanden, Livio e Dina Gobello.
L. 70.000: Per una cara memoria.
L. 85.000: In mem. di Avondet Maria
Luigia, i vicini di casa.
L. 109.000: Gallano Luciano; Barbiani
Maria e Gino: Bounous Edda; In mem.
del caro marito e padre Paolo Grill, la
moglie e le figlie Carla e Elsa; La piccola Gladis Bounous, in mem. della sua
cara nonna bis, Giordan Emma ved. Malan; Coucourde Giulio, in mem. di Arturo Balma (Pinerolo); Ispodamia Bruno, in mem. dei miei genitori (Sampierdarena); In mem. di Milca e Antonio Corneglio, le figlie Silvia e Olga:
Bruno Falchi, per il giardino: Chiesa dei
Fratelli, un piccolo aiuto nel mare delle
vostre necessità (Torre Pellice); Rostan
Ivonne, in ricordo dei miei cari; In ricordo di Linette Monastier (per il 30 giugno).
L. 500.000: Nel ricordo della mamma
Lidia Vola ved. Valerio, le figlie Iolanda e Costanza (Torre Pellice).
Pro Ospedale Valdese
di Pomaretto
Pervenuti nel mese di maggio 1983
L. 100.000: Fraschia Daniele, per cure
ricevute, grazie.
L. 90.000: I compagni di lavoro di
Giulio Gastant, in memoria della mamma Ughetto Alessandra.
L. 60.000: Ribet Armandina, Ferrerò.
L. 50.000: Monbello Osvisio Giovanna, Pinerolo; Giacone Giorgina, S. Germano Chisone; Rossetto Jolanda, Lusernetta; Cavallotto Valentina, S. Secondo di Pinerolo, in mem. del marito;
I figli, in memoria di Monnet Giovanni
Pietro; Beux Enrico e fam., S. Germano,
ricordando il cognato Tron Alfredo.
L. 40.000; I compagni di lavoro del
figlio Luigino, in mem. Pontet Alberto;
Beri Pasqualina, Pinasca.
L. 25.C00; Rivoiro Adolfo e Liliana, S.
Secondo di Pinerolo, in mem. dei genitori; Fornerone Elvira, S. Secondo, in
mem. di Giraud Anna.
L. 20.000: Benedetto Teresa, Dubbione; 1 figli della sig.a Peiròlo Luigia, Villar Perosa; Travers Emma e Silvio, Pramollo, ricordando I (orò cari; Ìda e^Giovanni Zaninetti, riconoscenti ’ rhSrfdando Paolino.
1. 10.Ó00: Long Ernesto e Gustavo,
Pramollo, ricordando i loro cari.
(continua)
RINGRAZIAMENTO
« O Signore, tu sei stato per noi
un rifugio d’età in età »
(Salmo 90: 1)
Il Signore ha richiamato a sè
Lidia Gay
Fiduciosi nelle promesse divine lo
partecipano la sorella Giulia, i nipoti
e narenti tutti.
Un particolare ringraziamento al Sig.
Gobello, alla Sig.ra Barbiani e a tutto
il personale deH’Asilo Vddese per
averla seguita tanto amorevolmente;
alla Dott.ssa Peyrot, ai Pastori BeHion
e Rogo ed a tutti coloro che, in modi
diversi, l’hanno circondata di affetto.
Luserna S. Giovanni, 27 agosto 1983.
RINGRAZIAIdENTO
« O Eterno, tu lo sai »
(Ezech. 37: 3)
In perfetta letizia è tornato alla terra
pur nella mestizia dell’estremo commiato
Gustavo Adolfo Comba
In armonia con luì, e per suo desiderio, a ftmerali avvenuti ne danno
l’annuncio la moglie Ketty Muston, i
figli Aldo, Paolo, Laurentia, Letizia,
Lidia, Pier Valdo, con le loro famiglie.
La famiglia ringrazia sinceramente
ì medici, le infermiere e il personale
dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice
per le cure affettuose prestate al loro
caro, e inviia chi vuole dedicare offerte alla sua memoria a inviarle allo
stesso Ospedale.
Torre Pellice, 29 agosto 1983
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Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
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f^ltretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43- VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 4 SETTEMBRE 1983
Torre Pellice: FARMACIA MUSTON,
Via Repubblica, 22 - Tel. 91328.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
8
8 uomo e società
2 settembre 1983
LA POLITICA AMERICANA DEGLI ARMAMENTI UNIONE SOVIETICA
Cos’è la «AirLand Battle»?
La questione nucleare non deve farci dimenticare che le nuove tecnologie delle armi convenzionali predisposte per la ’’battaglia aereo-terrestre” possono favorire il conflitto atomico
A fianco della questione degli
armamenti nucleari che mag"
giormente polarizza l’attenzione, sia a livello di responsabili che di opinione pubblica,
sussiste e si aggrava oggi quella degli armamenti convenzionali cne, grazie au una tecnologia sempre più sofisticata, rivoluzionano le condizioni di
‘ una guerra moderna. Ne abbiamS*'avuto una pallida immagine in'Occasione del recente conflitto anglo / argentino per il
possesso delle isole Falkland/
Malvinas.
Noi non sappiamo che cosa
rURSS faccia in questo settore
(ma è pensabile che non stia
solo a guardare), però abbiamo
notizie abbastanza dettagliate
sui programmi americani. Purtroppo la stampa italiana (specie quella cosiddetta « di informazione») è molto avara di
notizie ed ancora una volta ricorriamo ai servizi apparsi sugli ultimi numeri di «Le Monde diplomatique » (M. D.). Probabilmente, anche a seguito
delle dimostrazioni antinuclea^
ri sia a livello locale che a quello europeo, sia in campo religioso che in quello scientifico,
gli strateghi americani hanno
adottato una nuova dottrina di
combattimento denominata AirLand Battle (Battaglia aereoterrestre). Il periodico sottolinea che, benché gli alleati degli
USA non abbiano avuto alcuna
parte nella sua elaborazione, i
ministri della Difesa della NATO hanno deciso di fame la base comune della loro politica.
Secondo ‘le affermazioni del
comandante capo della NATO
in Europa, gen. Rogers, la nuova dottrina aiuterà l’Europa a
difendersi senza armi nucleari
grazie al potenziamento di quelle convenzionali. Diversi osservatori però sono di altro avviso
e cioè ritengono che essa accresca i rischi di guerra nucleare dato che questa dottrina pone l’accento sulle operazioni a
carattere offensivo (secondo la
vecchia massima che dice: « la
miglior difesa è l’attacco»!).
In effetti, come documenta
« L'Eco delle Valli Valdesi ■: Reg.
Tribunale di PInerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Franco
Becehino, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Clesch, Niso De Michelis, Cliorgiò.' GardioI, Marcella Gay,
Adriano bongo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot.
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo.
Editore: AIP, Associazione Informazione Protestante - Via Pio V, 15
- 10125 Torino.
Direttore Responsabiie:
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione; Via
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Redazione Vaiii: Via Arnaud. 25 10066 Torre Pellice.
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Fondo di solidarietà c.c.p. 112341G1
Intestato a « La Luce; fondo di solidarietà », Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa; Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
M. D., secondo il nuovo manuale unlciaie dell’esercito americano (U. S. Army Field Manual
100-S) «l’offensiva è la forma
di guerra che decide del suo esito, il solo mezzo, per un comandante, di ottenere un risultato
positivo o annientare le forze
del nemico». Le truppe, precisa il manuale, devono passare all’attacco, che deve proseguire « per il tempo necessario
ad ottenere la vittoria». Ida
vi "è di più: «l’attaccante deve
portare la battaglia nelle retrovie del nemico allo scopo di
infrangere le sue difese prima
che possa reagire». Se si rinunciasse a questa dottrina, sottolineano i responsabili della
NAfO, si dovrebbe ricorrere
immediatamente alle armi nucleari in caso di attacco sovietico.
Ma vediamo, sia pure in linea
molto generale, quali sono queste nuove armi convenzionali.
Si tratta essenzialmente di ordigni « superintelligenti » con a
bordo esplosivi di una potenza
tale da essere paragonata a quella delle armi nucleari tattiche.
Questi missili, guidati con precisione mediante dispositivi elettronici, sono in grado di trovare
il loro obiettivo (truppe, navi,
carri armati, aerei, ecc.) modificando la loro traiettoria durante il volo. Si tratta anche di
sistemi d’arma che consentono
il lancio a grappolo di un gran
numero di « sottomunizioni », capaci di ricoprire aree vastissime. Si tratta di aerei ed elicotteri aventi la possibilità di individuare con esattezza gli obiettivi su cui inviare detti ordigni.
L’ex sottosegretario alla Difesa USA, Perry, in ima riunione
della NATO ha cosi riassunto le
caratteristiche di queste armi :
« dal momento in cui l’obiettivo
è individuato, potete essere certi
che lo distruggerete; la guerra
moderna verrà del tutto rivoluzionata ».
Escalation
Non è questa la sede per entrare nei dettagli tecnici di queste nuove armi convenzionali.
Ma almeno di una di esse vale la
pena darne conto ai lettori. E’
un esplosivo, denominato «ariacarburante », già sperimentato
verso la fine della guerra in Vietnam. Lo scoppio di questo esplosivo libera una nube di carburante altamente volatile (propano) che incendiandosi, produce
un potentissimo spostamento
d’aria capace di radere al suolo
parecchi gruppi di case. Secondo M. D. attualmente il Pentagono sta mettendo a punto un
esplosivo ancor più potente,
sempre basato sullo stesso principio: tenendo presenti le forti
concentrazioni di popolazione
che si hanno in Europa ed in
altre zone di potenziale combattimento è anche troppo facile
prevedere delle vere e proprie
stragi anche fra la popolazione
civile.
Tutti questi preparativi rivolti all’impiego di armi non nucleari vengono «giustificati» ed
incoraggiati sia da politici che
da responsabili militari, colla
motivazione che essi serviranno
ad allontanare il pericolo di una
guerra nucleare; per contro c’è
chi afferma che queste nuove armi renderanno addirittura più
probabile l’escalation verso il
conflitto atomico. Anche M. D.
condivide questa ipotesi, essenzialmente basata su due ravioni.
Anzitutto, non esiste alcun
motivo per supporre che, di
fronte ad un eventuale attacco di
armi non nucleari altamente de
vastatrici, l’Unione sovietica non
ricorra a quelle nucleari a titolo di rappresaglia. In secondo
luogo, come potranno i radar
sovietici essere certi che i missili «convenzionali» inviati sul
loro territorio non siano nucleari? Nei febbrili attimi in cui
deve essere presa una decisione
quasi immediata chi garantisce
che il «nemico» non dia l’ordine di un contrattacco nucleare?
In altre parole « queste stesse
nuove armi potÌelSbero essere
suscettibili di iniziare quella
escalation nucleare che si vor-,
rebbe evitare ».
La diffusione
Infine, non si può trascurare
— conclude M.D. — un’altra
gravissima conseguenza: la diffusione di queste nuove armi.
Nessun divieto è oggi operante
(se non per motivi politici) nel
commercio delle armi convenzionali. La violenza e la potenza
distruttiva delle guerre locali ne
verrà grandemente accresciuta e
potrà provocare reazioni a catena non facilmente valutabili e
forse irreversibili.
Queste notizie, e le relative
considerazioni che ne scaturiscono non possono che renderci
ancor più pessimisti sul futuro
delle relazioni internazionali, sia
come cittadini italiani che come
credenti. Come italiani, non possiamo dimenticare che la nostra
nazione fa parte della NATO e
che quindi ha accettato queste
nuove tecniche belliche. Ancora
recentemente il presidente Reagan ha definito l’Italia « il miglior alleato degli Stati Uniti
nel mondo », sottolineando cosi
il nostro perfetto « allineamentò» alla sua politica degli armamenti.
Aneor più, come credenti,
dobbiamo agire affinché questo
pessimismo non si trasformi in
una apatica e fatalistica accettazione di situazioni che ci paiono inaffrontabili ma, al contrario, diventi uno stimolo per le
nostre lotte per la pace, per la
comprensione e per la giustizia
fra i popoli, contro questa folle
politica delle armi, nucleari e
non. Anche il Sinodo del 1982,
nel votare con 125 « sì » e 6
astenuti (nessun voto contrario) l’ordine del giorno sulla pace e sul disarmo, non si è limitato a porre l’accento sulle armi
nucleari, ma ha anche detto che
gli armamenti convenzionali sono un crimine contro l’umanità.
Roberto Peyrot
Le nostre armi
(segue da pag. 1 )
piamo anche che questo potere
ha una pretesa di onnipotenza,
e che agisce come se sapesse tutto e potesse dire tutto. Il risultato è sovente la falsità della informazione e la manipolazione
delle coscienze.
Un solo esempio: abbiamo
ascoltato le bugie di molta stampa italiana e della televisione di
stato sul brutale pestaggio subito
dai nostri fratelli e dalle nostre
sorelle a Comiso; pacifisti che
conducevano una azione non-violenta sono stati fatti passare per
aggressori, le forze dell’ordine
per vittime!
Questo potere-sapere deve essere combattuto, proprio nella
sua falsità e nella sua pretesa di
onnipotenza, e deve essere « piegato all'ubbidienza di Cristo ».
In particolare, chi usa i nostri
mezzi evangelici di informazione
(giornale, riviste, culti-radio e
trasmissioni televisive) sappia
che questa tentazione di onnipotenza esiste, e che i poteri che ci
sono dati non sono armi « secondo la carne », ma sono le «potenti armi di Dio » con cui combattiamo il nostro «buon combattimento »; sono cioè strumenti che possiamo usare nella lotta per la verità.
Come andremo al nostro buon
combattimento, con quale strategia?
Come Paolo, noi assumiamo
come punto di riferimento e come norma « l'umiltà e la bontà »
o, come si esprime la nostra Riveduta, la « mansuetudine e la
mitezza » di Cristo.
Mansueto non vuol dire arrendevole, e buono non vuol dire
bonario, non indica chi è disposto a cedere sempre, ma chi è
capace di intenerirsi e di amare
anche all'interno della lotta, e
che proprio con la sua mansuetudine riesce a distruggere le fortezze.
Questo mi sembra essere il
senso del riferimento di Paolo
al Cristo mansueto e buono in
un contesto conflittuale; al Cri
sto Signore, ma anche nostro
compagno di lotta, che ci accompagna sempre nei conflitti che
viviamo attraverso la vita, che è
realtà e cultura di guerra.
La pace che sta davanti a noi
e che Gesù ha portato nel mondo non è senza conflitto, anzi lo
esige. Guai a noi se pensassimo
di salvare il mondo dalla catastrofe nucleare castrandoci della
sana e giusta aggressività contro
le « fortezze nemiche ».
Assumiamoci dunque il nostro
conflitto contro di esse restando
nella nostra interezza, con tutta
la vigilanza contro i falsi saperi,
con tutta la nostra rabbia contro
l'ingiustizia, con la nostra tenerezza e il nostro amore verso le
persone, come Gesù ci insegna.
Saverio Merlo
Firme contro
una condanna
a morte
per furto
Il sig. Kasarauf, cittadino sovietico della regione di TaldyKurgan, Kazakhstan, è stato
condannato a morte per « furto
di beni dello Stato in forma massiccia » ; altri 10 coimputati per
10 stesso reato sono stati condannati a pene detentive diverse. La notizia è stata pubblicata
11 10 marzo 1983 dal giornale sovietico « Kazakhstanskaya pravda ».
Secondo quanto ha riferito lo
stesso giornale, pare che gli imputati abbiano sottratto 430 cavalli dalla fattoria statale Pribalkhashsky Sovkhoz presso la
quale lavoravano. Non si conoscono altri particolari riguardanti il caso.
In URSS la pena di morte può
essere infiitta per 18 diversi reati in tempo di pace, alcuni dei
quali non comportano il ricorso
alla violenza. Non esistono statistiche ufficiali pubblicate relative al numero delle sentenze capitali e delle esecuzioni che avvengono neirURSS, tuttavia la
stampa sovietica ha rilasciato
resoconti ufficiali che riguardano in media circa 30 sentenze capitali decretate ogni anno.
La dottrina socialista classica
respinge, in gran parte, il ricorso alla pena di morte, come avevano fatto in molte occasioni
governanti e legislatori russi pri
ma della caduta del regime zarista. In conformità con i principi socialisti, la teoria criminale e penale sovietica, dall’epoca della fondazione dello Stato
sovietico si è espressa, a livello
ufficiale, a favore di forme di
correzione e rieducazione quale
trattamento destinato a delinquenti e criminali piuttosto che
dell’applicazione di sanzioni vere e proprie. Tuttavia il ricorso
alla pena di morte è stato sempre costante in quasi tutta la
storia dello Stato sovietico.
Il gruppo di Torino di Amnesty International è impegnato in
una raccolta di firme per richiedere che sia commutata in imprigionamento la condanna a
morte infiitta al sig. Kasarauf.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Amnesty International,
Via Paolo Veronese 134/17 10148
Torino - tei. 2202227/541504.
Il Sinodo orienta
ma rischia
(segue da pag. 1)
un buon risultato.
Per concludere altre due note
positive e una meno. Fra quelle
positive citerei le predicazioni,
gli inni e le preghiere che ci hanno accompagnato all’inizio di
ogni giornata: un momento, questo del culto mattutino che, se
non sbaglio, mi pare più frequentato e che, spesso, si è inserito
nelle discussioni, così come il digiuno di venerdì a mezzogiorno"
è~statò un atto légató~sffgtTamente‘‘a“quanto"lìVevanRrT5Tàto’ sul
Ar
inche le elezioni hanno segnato qualche novità, con l’inizio di
un confronto e di una ricerca
sulle candidature fatti nell’aula
sinodale: proseguire su questa
strada significherà aver fatto un
altro passo nell’integrazione fra
valdesi e metodisti e nell’interpretare il momento elettorale
soprattutto come ricerca dei doni
e delle persone più adatti afvmT'
servizi richiesti dalle nostre chiese.
Piuttosto deformanti e incapaci di dare una visione dei lavori
sinodali corrispondente alla realtà sono stati invece alcuni articoli apparsi sulla stampa quotidiana che ha per altro dedicato
molto spazio al Sinodo. Colpa
dei giornalisti e di chi fa i titoli?
Certo, ma non solo. Bisognerà in
futuro che il Sinodo, tramite il
seggio e il servizio stampa, cerchi di affrontare meglio questo
problema. E’ certo importante
che i giornali parlino di noi: ma
il "far notizia” non rientra fra i
compiti di un Sinodo.
Marco Rostan