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Anno 124 - n. 23
10 giugno 1988
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METOlSfÉ
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Il recente vertice di Mosca
non ha dato i risultati sperati
nel campo del disarmo e delle
crisi regionali, tuttavia è pensar
bile che, al pari di quello di
Reykjavik — apparentemente
fallito — abbia posto le basi
per successive intese, analogamente a quanto è successo per
i missUi a corto e medio raggio.
Quest’ultimo incontro ha comunque ulteriormente avvicinato le due superpotenze (ancora
una volta in assenza dell’Europa), sia pure in modo contraddittorio e con valutazioni diverse da parte dei due leader. Mentre infatti Gorbaciov ha lamentato che le relazioni fra i due
Paesi si sviluppano con una lentezza maggiore del previsto, dal
canto suo la Casa Bianca ha considerato come una vittoria U
non aver concesso nulla sia sulla
sdì (le guerre stellari), sia
sul ritiro di forze convenrionall
in Europa.
Più fruttuoso è stato l’incontro a livello, diciamo così, umano e sotto l’aspetto psicologico.
Cito ad esempio la conferenza
stampa con gli studenti. Come
im novello Cristoforo Colombo, il
presidente Reagan, nello scoprire il pianeta Urss e neU’ammettere che esso non è più « l’impero dei male», ha constatato
che i giovani russi sono molto
simili a quelli americani. Quanto prima vi saranno visite e
scambi culturali reciproci fra
migliaia di studenti: è questo
il modo migliore per una maggior conoscenza reciproca, e
per evitare pregiudìzi e chiusure.
Sulla questione dei diritti umani, l’insistenza di Reagan è
parsa a volte esasperata e perfino arrogante, specie in un momento così delicato e forse decisivo per Gorbaciov. Un osservatore politico, di fronte a questo atteggiamento così poco diplomatico, ha azzardato l’ipotesi che i due leader si fossero
addirittura messi d’accordo preventivamente, allo scopo di favorire la perestrojka! Come si
sa, la politica è l’arte del possìbile, ma fino a questo punto...
Nella sua tappa londinese sulla via del ritorno, il presidente
Reagan, affermando che la fiducia è una buona cosa, soprat^
tutto se accompagnata da una
adeguata forza militare, ha soggiunto: «Penso e prego che le
cose continuino a cambiare in
Urss ». E’ un pensiero ed una
preghiera che egli ha ripetuto a
Washington, aggiungendo che
anche negli Stati Uniti « parecchie cose sono da sistemare »,
accogliendo cosi alcune critiche
di Gorbaciov al sistema americano.
Come credenti e come cittadini di un unico mondo, non d si
può che associare a questa preghiera. E’ auspicabile infatti che
il mondo sovietico conosca nuove riforme, nuove libertà, allo
stesso modo come ci dobbiamo
adoperare affinché tante cose e
tante mentalità comincino a
cambiare anche nel mondo occidentale.
Ad esemplo, non si può non
constatare che l’assenso del governo italiano ad accogliere gli
aerei da guerra sfrattati dalla
Spagna va decisamente contro
questo spirito di cambiamento.
Roberto Peyrot
Rondini all’Est
In Urss si sta parlando di ima nuova legge che regoli i
rapporti delle diverse chiese con lo stato.
In Cina è in preparazione una nuova legge sulla religione.
Il cielo dell’est è dunque attraversato da un volo di rondini.
Esse fanno sperare una nuova primavera, ma non sono
sufficienti per convincerci dell’uscita daU’invemo.
Nella Repubblica Democratica Tedesca continua il braccio
di ferro tra le chiese evangeliche e lo stato.
La perestrojka è una carta che è stata giocata, ma ancora
non sappiamo quale sarà il suo risultato.
Ma siamo fiduciosi.
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Battesimi della chiesa battista in URSS.
DOPO-ELEZIONI
Pensare
in grande
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Il PCI perde quasi 7 punti di
percentuale in due anni, la sinistra nel suo complesso tiene, ma
cambiano i rapporti al suo interno a favore del PSI; la sinistra è ancora inadeguata per
porre il problema dell’altemativa; il pericolo del razzismo delle varie leghe: questi i commenti che abbiamo letto sui principali giornali dopo le elezioni amministrative del 29-30 maggio.
Come sempre, i commenti sono
poi attenti alle conseguenze del
voto, agli schieramenti possibili, alle alleanze, alle politiche
che il voto legittima.
C’è un dato, però, che queste
elezioni hanno messo in rilievo:
la scarsa convinzione con cui la
gente è andata a votare. Gli elettori non sono andati con entusiasmo a scegliere questa o quella piolitica, ma sembra che abbiano scelto il meno peggio.
LA SCELTA
La via della vita
« Io prendo oggi a testimoni contro a voi .il cielò e la terra, che
io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, onde tu viva, tu e la tua progenie »
(Deuteronomio 30: 19).
Il racconto del peccato di Adamo ed Èva è uno dei più celebri dell’arte drammatica di tutti i tempi. La semplicità essenziale della sua composizione, la
grandezza tragica dei problemi
trattati ne fanno qualcosa che
non si può dimenticare. Tutto
viene trasformato, anzi idealizzato in funzione del messaggio che
si vuole annunciare, di un messaggio che è particolarmente reale ed attuale. I nomi stessi di
quel racconto appaiono simbolici: Adamo è l'uomo, il tipo d’uomo il cui nome è più vicino a
quello della polvere, Èva significa la madre, la donna in quanto continuatrice della specie, apertura verso il futuro, il serpente è la bestia velenosa e traditrice, Dio è un nome che significa libertà. Il dramma è quello
moderno ed eterno della libertà
sprecata, tradita, di una libertà
che non vuol essere responsabile. E’ il dramma umano della
nostra civiltà. L’essere umano è
stato dunque creato a immagine di Dio e, in quanto tale, perfettamente libero. Affinché questa libertà non si trasformi in
anarchia, egli ha imparato ad essere libero, ma non isolato. La
sua libertà deve essere responsabile di tutto ciò che egli fa:
una libertà nell’amore.
Ora, ogni libertà è una alternativa, l’alternativa tra l'amore
e lo spirito di dominio. L’uomo
può scegliere tra un mondo rispettato perché amato, e un
mondo in cui la donna e la natura saranno sottomesse al suo
orgoglio. Quest’uomo deve sapere che ogni vera libertà è una
libertà che sa controllarsi e che
il solo e vero controllo è la comprensione degli altri, la certezza
costante che la natura è degna
di comprensione, anzi di rispetto. La sua libertà è totale. Ma
si fa cattivo uso della propria
libertà ogni volta che si dimentica questo punto fondamentale
della nostra vita nel mondo: l’uomo che non sa controllare la
sua libertà la perde, l’uomo che
vuole avere tutto diventa nemico di tutti, e tutto gli diventa
contrario. Questo è il peccato,
il peccato originario e permanente, il peccato che incombe
sulla nostra civiltà; a forza di
dire che il solo vero peccato è
quello della carne, noi scopriamo qui che il vero peccato non
è quello della carne, che viene
dopo: il peccato simbolico di Adamo e Èva è stato quello di voler essere simili a Dio, quello di
essere egoisti, uccidendo cosi l’amore e con esso ogni libertà.
Come il denaro, come la politica, come la scienza: il peccato
non è in queste cose, il peccato
è nel cattivo uso che se ne fa,
e se ne fa cattivo uso appena si
dimentica di avere un Creatore.
Il senso del dramma, il messaggio di questa rappresentazione è
tutto qui. C’è la tragedia della
libertà uccisa dallo spirito di dominio dell’uomo che non sa più
vivere in libertà. Queste cose
antiche, che i nostri antenati hanno scoperto dopo aver ammesso il loro laccato, sarebbero ridicole se non ci riguardassero
personalmente, se rum incontrassimo ovunque uomini che vogliono aver tutto senza donare nulla, salariati che vivono bene e
pretendono sempre di più, politici che si interessano solo al
loro successo personale, uomini
di chiesa che ragionano in termini di jKitenza, anche se ciò deve distruggere la chiesa.
Il risultato è questo: una terra amica diventa coperta di rovi e di spine, degli uomini che
erano nostri fratelli diventano
dei lupi l’uno per l’altro, un Signore che era un Padre diventa
un Giudice. Adamo e Èva si conosceranno e avranno dei figli.
L’uno si chiamerà Caino, l’altro
Abele. Caino ucciderà Abele per
una questione di sacrificio, e sarà dannato. Ma egli porta su di
sé un segno; nessuno potrà ucciderlo a cagione del suo delitto.
Questo stesso segno si vede ancora oggi: noi abbiamo ugualmente la possibilità di scegliere
tra una libertà totale e una libertà nell’ordine di Dio che si
chiama Gesù, il suo modo di vivere ed il suo modo di pensare.
Gesù è il Dio che ci parla come
l’Eterno parlava ad Adamo, Gesù è il Dio che ci insegna ad
usare la nostra libertà per amare e non per opprimere gli altri,
per rispettare e non per distruggere la natura creata. Gesù è la
scelta della nostra civiltà. Una
popolazione che, nella sua maggioranza, non crede più è una
popolazione che presto o tardi
perderà la sua libertà, una chiesa che dimentica la realtà di Dio
quale unico Giudice e Signore è
una chiesa che diventa necessariamente essa stessa una dittatura pronta ad accordarsi con
le peggiori potenze del mondo.
Il momento è venuto di dire a
questo mondo che esso sta distruggendo il suo paradiso a causa del suo stesso orgoglio, che la
punizione sarà garantita, anche
se la redenzione è possibile. Ancora una volta la parola del Signore resta valida.
Pierluigil Jalla
Ed il problema della politica
in Italia è proprio qui: come
dare verità e trasparenza allo
scontro politico e alla lotta elettorale?
Come ridare — in Italia si fa
tutto « in nome del popolo », dalle sentenze dei giudici alle leggi
dello stato — fiducia e senso di
partecipazione a cittadini che
oggi sono sempre più distanti,
sempre più indifferenti e sempre
più portati a confondere gli attori della scena politica e a considerarli tutto sommato equivalenti?
C’è chi ricerca la ìisposta a
questo interrogativo con una
proposta dì riforme istituzionali
capaci di ridare un significato
concreto alle parole « alternanza » e « alternativa ». La riforma elettorale, in primo luogo,
dovrebbe rendere possibile la
scelta tra i>artiti che si presentino all’elettorato con programmi che siano veramente alternativi tra loro, e non tra posizioni che finiscono per essere la
ripetizione, con parole diverse,
della stessa musica.
Di tutto questo si fa un gran
parlare, poi si scopre che a
Ciascuno va in fondo bene il sistema così com’è, e perciò non
succede nulla di veramente significativo.
Essere tutti omologati è in
fondo più comodo. Pensare in
grande significa infatti assumere un punto di vista critico che
abbia spessore teorico e si connoti in termini globali —
non totalizzanti, ma globali —,
che sia cioè in grado di rispondere, in una visione d’insieme,
ai problemi posti dalla crisi del
sistema politico.
C’è — a sinistra più che in
altre parti dello schieramento
politico — una difficoltà a pensare in termini globali e ci si
rifugia negli specialismi.
La politica è un po' come la
medicina, oggi. La medicina è capace di rifare, a pezzi, l’uomo:
fa trapianti, mette il rene, il fegato, il cuore, il cervello, però
non riesce più ad affrontare il
problema complesso dell’uomo,
cioè del suo rapporto col vivere bene, con la salute anche mentale, e ritorna l’esigenza della visione dell’intero.
La politica amministrativa, il
governo della città, sono diventati un meccanismo che eroga
ricchezza, che dà soldi, che dà
quattrini, e perciò l’attività dei
partiti è essenzialmente quella
di controllo del circuiti di erogazione del denaro e la politica
rappresentanza di interessi.
E’ perciò una politica che non
muove grandi passioni, ma che è
mossa dai favori, dagli interessi che può generare. Come riportare dunque la politica ad
un progetto qualificante di vita individuale e collettiva? Come
far sì che il voto abbia un significato profondo di scelta tra
alternative e non solo di scambio?
Sono domande a cid oggi non
c’è risposta, ma a cui anche noi
possiamo contribuire a rispondere. Nel nostro piccolo, ma
tentando di pensare in grande.
Giorgio Gardiol
2
commenti e dibattiti
10 giugno 1988
L’ASCOLTO DELLA PAROLA
ALCUNE
PRECISAZIONI
Pur avendo molto apprezzato l'inclusione della mia lettera suH’Obiezione fiscale alle spese militari' nel n. 21
del 27 maggio, con il titolo « Mantengo
la speranza •, devo chiedere di rettificare quanto segue: non sono II fondatore della Lega per il disarmo unilaterale (che fu fondata da Carlo Cassola) ma ne sono stato segretario dal
1979 al 1983; non sono più consigliere
della lista Verde, In quanto fra noi
vige la rotazione delle cariche; e infine, dal prossimo luglio decadrò da
membro e predicatore laico della Chiesa valdese di Livorno, poiché entrerò a far parte della Società Religiosa
degli Amici (Quaccheri).
Faccio la scelta Quacchera perché
risponde pienamente alle mie aspirazioni socio-religiose di un continuum
fra spirituaiità e azione sociale, fra
pensieri e opere di pace, di giustizia,
di intervento nel sociale.
Per ora, per non tagliare ponti che
Dio ha costruito, intendo mantenere
rapporti di collaborazione con i valdesi,
e tutti gli evangelici; ed ecumenicamente, con i cattolici, gli ebrei, i
musulmani, gli indù, i buddisti, e chiunque cerchi con animo religioso, la
verità, la pace, la giustizia, la libertà per tutti.
Davide Melodia, Livorno
SULLA VIA
DELL’ECUMENISMO
Scesa a Torino, come mi accade
sovente, l’altro giorno incontrai per
strada un mio ex collega all'istituto
magistrale, don Luciano Allais, Insegnante di religione, che subito mi par
lò d’un interessante incontro con il
pastore valdese Giuliana. Gandolfo.
Prima di riprendere-ciascuno le nostre strade, don Allais mi chiese: « Tu
pensi possibile un ecumenismo che
riguardi tutte le confessioni cristiane? ».
Risposi che lo credo fermamente,
se verrà tenuto conto delle particolari ragioni delle singole confessioni.
Sulla via del ritorno alle Valli, riandai
al mio sogno di sempre: l'unione
universale dei credenti in una toileranza e rispetto reciproco per le differenze riguardanti storia, costume etnico e cultura.
Ma per la realizzazione del mio sogno l’impedimento maggiore sarà sempre il fanatismo, che riaffiora dalle
messe nere o nei riti sanguinari, di
cui, anche in questi giorni, si occupa
la cronaca.
Tuttavia l'auspicato, forse utopico,
ecumenismo universale sarà l'insopprimibile radice della pace tra tutti i
popoli della terra.
Sapienza e verità sono dello Spirito.
A noi è dato soltanto inseguirle.
Lucia Gallo Scroppo, Torre Pellice
ANCORA SULLA
FIGURA DI MARIA
Tramite il resoconto della Carugati
Vitali (n. 19 del 13.5.88) ho appreso
che don Bruni ammette che • occorre
affrontare la figura di Maria fondandola sullo studio della Scrittura ». Su
questa necessità penso che protestanti
e cattolici vadano d’accordo.
Subito dopo, però, si legge che occorre affrontarla fondandola • anche
sulle tradizioni cultuali e liturgiche
del santi padri e dottori della chiesa ».
Su questa esigenza non reputo che
I protestanti, fedeli al criterio valido
ed insostituibile della « sola Scriptura », possano essere d'accordo con I
cattolici.
Don Bruni afferma di poter giustificare il culto di Maria « anche biblicamente » e cita Glov. 12; 26.
In questo versetto Gesù parla di
tutti i suoi seguaci, presenti e futuri, che lo servono fedelmente fino
all'ultimo momento della loro vita, i
quali • saranno là dove Egli si trova »
e « saranno onorati dal Padre Suo ».
Tra questi suoi servitori fedeli possiamo ovviamente annoverare anche
sua madre Maria, la quale sarà là
dove si trova Gesù e • sarà onorata »
da Suo Padre. Questi ■ onorerà » Maria.
Noi possiamo essere come Maria,
servitori di Gesù e suoi seguaci, e
anche noi « saremo là dove è Gesù » e
• saremo onorati • dal Padre, se serviremo fedelmente fino all'ultimo momento della nostra vita Suo Figlio.
Solo la Divinità può « onorare » l'umanità; questa, a sua volta, non può
« onorare » una parte di se stessa
(in questo caso Maria), altrimenti corre il rischio di cadere nell’idolatria,
condannata nel secondo comandamento del Decalogo (Esodo 20: 4).
Don Bruni, inoltre, afferma che
« anche l’intercessione (di Maria) si
giustifica biblicamente per le esortazioni paoliniche a pregare gli uni per
gli altri ».
Che Paolo e non solo lui, ma anche, per esemplo, Giacomo (5; 16)
esorti i membri di chiesa, mentre sono viventi, a pregare gli uni per gli
altri, è abbastanza ovvio; ciò si continua a fare anche oggi nelle nostre
adunanze di culto e di preghiera.
Ma che Paolo (nonché Giacomo), nel
rivolgere la sua esortazione a pregare gli uni per gli altri, pensasse che
i membri di chiesa, fedeli servitori e
seguaci di Gesù fino alla fine della
loro vita, ¡potessero » dopo la loro
morte » intercedere presso Dio per i
viventi ed ottenere per questi delle
grazie, è un puro parto di mente
aberrante. Non è lecito attribuire a
Paolo (e neanche a Giacomo) idee
che non ha mai espresso.
Lo stesso Paolo ha chiaramente affermato che Cristo Gesù intercede
per noi viventi e che <■ uno è Dio,
uno è anche l’intercessore tra Oio e
gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che
diede se stesso quale riscatto per
tutti », quindi anche per sua madre
Maria (I Timoteo 2: 5-6).
Bruno Ciccarelli, Catania
L’UOMO E
L’OPERA DI DIO
Caro Direttore,
ho letto e riletto più volte l’articolo:
« C'è pane... e pane », apparso sul n.
18 del giornale, senza riuscire, purtroppo, a trovare un nesso logico coerente
tra il Vangelo di Giovanni e le conclusioni deH'articolista. E' infatti vero
che le Scritture parlano spesso delle
vicende umane e del nostro pane quo
tidiano, ma, leggendo per esempio Matteo 6: 25-33, si apprende chiaramente
che Dio non vuole che l’uomo dedichi a tale ricerca più di quanto sia
rigorosamente necessario, rivolgendo
invece i suoi pensieri a Lui, avendo
piena fiducia nel Signore ed in quanto
Egli saprà suscitare, a nostro vantaggio, nei cuori dei nostri fratelli. D'altra
parte era sufficiente leggere pochi versetti oltre il Vangelo di Giovanni per
trovare: « Allora essi gli chiesero: Che
dobbiamo fare per praticare le opere
di Dio? Gesù rispose loro: Questa è
l'opera di Dio: che crediate in colui
Ch'Egli ha mandato ».
Per contro che cosa è invece la
«politica» — quando è onesta — se
non la ricerca e la sollecitudine, alle
Volte spasmodiche, per ottenere il consenso umano — soprattutto di non
credenti — verso un sempre maggior
possesso di beni più o meno consumistici, ricerca e sollecitazione che
si adattano solamente ad una concezione del mondò in chiave materialistica, allontanando sempre di più l'uomo dal collegamento « spirituale »
con il suo Dio?
Come è lecito asserire: « Quando
Gesù dice: adoperatevi per il cibo che non perisce, è come se esprimesse... »? Anche se si tratta di concezioni che fanno parte del messaggio evangelico, esse non hanno alcun
riferimento con Giovanni 6: 27!
Questo comportamento, tendente
a trasformare e limitare l'Evangelo ad
alcuni concetti di comodo, può, a mio
modesto parere, essere anche interpretato come un maldestro tentativo per
far dire a Gesù solamente quanto serve per mettere a posto la coscienza
di coloro che intendono servire due
padroni: il mondo — prima di tutto —
con i successi materiali, di orgoglio, di
fama, e poi — se avanza tempo —
Dio. Esattamente il contrario di quanto il Cristo, chiarissimamente, ci ha
ordinato di eseguire.
Cordiali fraterni saluti.
Reto Bonifazi, Terni
TELEFONO
Il numero di telefono della Chiosa Valdese di Livorno è cambiato. Ora è
0586/897452.
Fondo di solidarietà
Solo ora siamo in grado di
pubblicare la distinta delle offerte relative allo scorso mese
di aprile — per di più incompleta a causa di un versamento di L. 50 mila da Firenze che,
pur accreditatoci, è al momento
mancante del relativo talloncino
(e quindi non conosciamo il nome del donatore): non mtincheremo di far pervenire la nostra
protesta.
Come i lettori ricorderanno,
stiamo raccogliendo fondi per
il centro agricolo del Bagam,
segnalato dalla CEVAA, nonché
contro la fame in Etiopia, particolarmente nella regione eritrea.
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
Tel. (0121) 91422
TORINO - Via Principe Tommaso, 1
Tel. (Oli) 6692458
MILANO - Vìa Francesco Sforza, 12!A
Tel. (02) 79.15.18
Tempo di vacanza
e di preghiera
Tempo di vacanze, che non
vuol dire pura tradizione estiva
di lasciare la città per località
di svago, bensì il bisogno tanto
diffuso di staccarci dal m'ondo
nel quale abitualmente viviamo;
il bisogno di uscire dal turbinio
della ciità; di staccarci dal trambusto frenetico della nostra civiltà moderna; il bisogno di non
udire più gli urli della violenza
che salgono sempre più paurosamente forti dalla società in
preda al delirio della ribellione
a Dio. Il bisogno quindi di appartarci in un luogo di pace per
gustare, almeno per un momento, la serenità spirituale oltre al
riposo fisico.
A questo proposito vien da
pensare a quell’episodio narrato nei vangeli, che riferisce il
fatto della trasfigurazione di Gesù. Dice infatti Tevangelo che
« Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo, e saTi sul monte a pregare » (Luca 9: 28).
«Su un monte e soli con Gesù».
Ecco la possibilità per quei tre
apostoli di trovare pace e riposo. Ed ecco qui il nostro bisogno, il nostro rifugio, la nostra
pace! Su un monte con Gesù,
ovvero .al di sopra di tutto ciò
che è travaglio e sofferenza!
Arrivati su quel monte, cosa
videro Pietro, Giovanni e Giacomo? Videro il loro maestro Gesù che si accingeva a pregare.
Gesù in preghiera; dobbiamo riconoscere che non siamo molto
abituati a pensare a Gesù che
prega. Preferiamo ricordare Gesù che insegna, che guarisce i
malati, che discute con i suoi avversari. Eppure dai vangeli sappiamo che tutta la vita di Gesù
sulla terra è stata prevalentemente di pregliiera, un incessante rapporto spirituÉile col Padre.
E fu appunto mentre Gesù pregava che si manifestò il prodigio della sua trasfigurazione:
«Mentre pregava, l'aspetto del
suo volto fu mutato e la sua
veste divenne di un candore sfolgorante » (v. 29). « Il suo volto
fu mutato ». Ecco il primo effetto della preghiera intensa e sincera a Dio. Indubbiamente non
soltanto il volto di Gesù, ma
ogni volto umano può cambiare
aspetto, può dhientare luminoso,
splendente sotto l’azione della
preghiera a Dio! Purtroppo l’uomo in genere non conosce il
vero modo di pregare il Signore; diceva bene l’apostolo Paolo:
« Noi non sappiamo pregare come conviene » (Romani 8: 26).
L’uomo moderno, sa fare tante
cose: sa percorrere la terra a
velocità vertiginose, attraversa
gli oceani, raggiunge il cielo e
persino gli spazi cosmici; ma
non sa fare quello che gli è indispensabile: non sa pregare!
Non sa parlare col suo Signore
e Padre. Ed è per questo che il
volto, o meglio l’aspetto morale
dell’uomo, continua a diventare
sempre più tetro, triste, privo di
luce di speranza, e non riflette
più la sua vera immagine, che
dovrebbe essere Timmagine e la
somiglianza di Dio.
Naturalmente il nostro pregare non sarà mai di intensità spirituale come quella di Gesù, ma
se la nostra preghiera sarà fat
ta con sincera umiltà, se il no
stro rapporto con Dio sarà reale e totale, allora non soltanto il nostro aspetto ma tutta la
nostra vita sarà mutata, trasformata per opera dello Spirito di
Dio. Allora la nostra mestizia
sarà mutata in gioia, la nostra
sfiducia in speranza, ed il buio
della nostra insicurezza sarà illuminato di candida e sfolgoran
te luce di vita nuova.
Ed allora Testate non sarà più
prevalentemente tempo di vacanze, ma tempo di pregMera, ovvero tem.po di comunione intima e sincera col nostro Signore
e Padre e di attento ascolto della sua parola, che ci spinge alla
testimonianza del suo amore mediante il nostro servizio fra la
gente per un mondo di vera prce.
Giuseppe Anziani
Attendiamo le vostre offerte
che vanno inviate al conto corrente postale n. 11234101 intestato a La Luce, Fondo di solidarietà, via Pio V, 15 ■ 10125 Torino.
Offerte pervenute in aprile 1988
L. 200.000: Stefano Buffa e Agriippina Carcò.
L. 100.000: Delia Fontana; Catterina
Passarelli Poét.
L. 50.000: Paolo Vivenzi.
L. 30.000: Giovanni Vezzosi.
L. 20.000: Maddalena Giordan; M. B.
L. 12.000: Antonio Tetta.
Totale L. 532.000; totale precedente
L. 7.105.539 (anziché 7.115.539); In
cassa L. 7.637.539.
delle valli valdesi
settlmanaie delie chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio Gardiol
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Plervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Beneccbi, Alberto
Bragaglla, Rosanna Clappa Nitti, Gino Conte, Piera Egidl, Paolo Florio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Ribet, Massimo Romeo, MIreMa Scorsonelll, Liliana 'VIglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: MHz)'’Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - teiefono 011/655278
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Longo (vicepresidente), Paolo Gay, Giorgio Gardioi, Franco Rivoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
FONDO DI SOLIDARIETÀ’
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- Via Pio V. 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato CoYsson, Roberto Peyrot
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud 23 - 10066 Torre Pellice - tei. 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
Il n. 22/88 è stato consegnato agli Uffici postaii di Torino ii 1° giugno e
a queill decentrati deile valli valdesi il 2 giugno 88.
Hanno collaborato a questo numero: Maria Luisa Barberis, Sergio Fran
zese, Paola Granella, Vera Long, Paola Montalbano, Bruna Peyrot, Italo
Pons, Paolo Ribet, Jean Louis Sappé, Franco Taglierò, Renate Ziegier.
3
10 giugno 1988
commenti e dibattiti
LA «SOLLICITUDO REI SOCIALIS »
UNA LETTERA
I limiti di una enciclica
Una battaglia di retroguardia? - Un mondo in disordine, che sembra tutto da condannare - Le responsabilità mondane della chiesa
Quando il papa parla e il coro osannante degli estimatori ne
canta le lodi, non posso fare a
meno di pensare alla favola del
re nudo.
Con tutto il rispetto per i cattolici e i loro problemi di dipendenza dalla infallibilità pontificia, a me pare che anche una
sommaria rifiessione sulla storia di questi ultimi secoli sia in
grado eli dimostrare a chiunque
che papi e supreme autorità cattoliche hanno saputo prendere
decisioni fondamentali solo in
tempi molto lunghi rispetto alle
esigenze del progresso umano,
rivelando tutto sommato scarsa,
se non nulla, disponibilità profetica. Con quattro secoli di ritardo, il Concilio Vaticano II è
stato costretto a riconoscere l’esigenza della libertà individuale
e i diritti della coscienza, -già
proclamati dalla Riforma, e con
tre secoli, gli ultimi papi hanno
posto fine alla ingiusta condanna di Galilei. Senza l’indifferenza per i verdetti ecclesiastici da
parte dei laici, l’umanità sarebbe ancora oggi ferma ai sacri
principi della intolleranza, ribaditi poco più di cento anni fa
dal Sillabo di Pio IX o, peggio,
al geocentrismo ed alla fisica aristotelica.
A me pare tutto sommato che
la « Sollicitudo rei socialis » non
si sottragga a questa regola. Come fa giustamente osservare Enzo Forcella (La Repubblica, 4
febbraio 1988), già Max Weber
aveva insistito sulla necessità di
una morale della responsabilità
in sostituzione della morale delle intenzioni; e Benedetto Croce
già più di trenta anni fa aveva
esortato la cultura liberale a
non sottovalutare una ipotesi innovativa, quale quella proposta
oggi da Giovanni Paolo II.
« Siamo proprio sicuri — continua Enzo Forcella — che la
« Sollicitudo » aggiunga davvero
qualcosa di impKtrtante e di realmente innovativo in un campo
già abbondantemente arato e
concimato, per fare i primi no
FACOLTA’
VALDESE
DI TEOLOGIA
ISCRIZIONI AL
CORSO DI LAUREA
Per l'immatricolazione al corso di
laurea, va presentata domanda alla
segreteria entro II 25 settembre
su modulo fornito dalla segreteria stessa. SI richiede la maturità
classica o altro titolo di secondaria superiore giudicato equipollente, con l’obbligo di esami Integrativi. Un anno di studio Integrativo viene richiesto a coloro ohe
non hanno fatto 5 anni di scuola secondaria superiore. La frequenza è
obbligatoria.
Le tasse di studio (160.000 annue]
e di immatricolazione (50.000) vanno versate sul c.c.p. n. 24717001
intestato alla Facoltà valdese. Per
permettere la frequenza vengono
previste borse di studio. La domanda per la borsa deve essere
debitamente motivata. Informazioni
più dettagliate sono reperibili presso il prof. Rostagno, segretario.
Il segretario: prof. S. Rostagno
(tei. 06/3619729)
mi che vengono alla mente, dai
vari Keynes, Schumpeter, Rostow, Myrdal, Sauvy e via discorrendo? Non viene proprio dalla culla della cultura capitalista
quel rapporto del ’’Worldwatch
Institute” sullo stato del mondo
che nei giorni scorsi denunciava i limiti e le contraddizioni
del supersviluppo in termini, se
è possibile, ancor più catastrofici di quelli usati da papa Wojtyla? ».
E allora, perché tanto rumore? Forse perché meglio tardi
che mai; non sarò io, semplice
osservatore senza importanza, a
sottovalutare il peso di certe affermazioni. Ma non mi pare che
basti.
La cultura laica, senza alcun
dubbio, all’atto pratico ha avuto
successi e arresti nel suo cammino: ma « gli ostacoli di fronte a cui ha dovuto arrestarsi
saranno gli stessi con cui dovranno fare i conti i cattolici
che vorranno mettere in pratica gli insegnamenti » dell’enciclica.
E la proposta di ridurre la
Chiesa Cattolica alla povertà
vendendo gli orpelli inutili degli altari, accumulati dalla superstizione devozionale (§ 31),
non convince: più persuasiva sarebbe, se fosse stata preceduta
da qualche concreto atto di riparazione a colpe recenti: ai devastanti guasti, per esempio, inflitti dalla Banca Vaticana all’economia italiana e mondiale negli ultimi anni.
Che si tratti, in ogni caso, di
battaglia di retroguardia, è dimostrato dalla persistenza nel
ribadire gli anatemi contro il
controllo delle nascite (§ 25). Come si può parlare di morale della responsabilità, se con ogni
mezzo si cerca di ostacolare la
più elementare informazione sulla contraccezione in piaesi dove
l’ignoranza e il sottosviluppo tolgono ogni logica validità responsabile all’atto del procreare?
Perché dunque i non cattolici
dovrebbero unirsi al coro osannante, ed evitare di dire ad alta
voce che, nonostante tutto, il re
è nudo?
Perché gridare al profetismo
di un messaggio scontato, in ritardo palese sugli avvertimenti
e le analisi degli scienziati e chiaramente ancorato a vieti pregiudizi sessuofobici?
Dalla lettura dell’enciclica si
ricava l’impressione di un mondo in disordine, da condannare
senza riserve per le sue strutture di peccato (§ 36), alla cui costruzione, comunque, la Chiesa e
il mondo cattolico sarebbero totalmente estranei. Forse sbaglio,
ma a me pare vera e propiia
mancanza di coraggio questa incapacità di confessare chiaro e
forte, con onesta aderenza al reale, che tutti — credenti e non,
cattolici e non, ma in primo luogo tutte le chiese cristiane e le
comunità ecclesiali senza esclusioni — hanno eguali responsabilità di peccato per le disastrose condizioni del mondo di oggi. Perché colpevolizzare soltanto le strutture di peccato, frutto
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(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
Le opere
sono credibili?
delle ideologie non cristiane dominanti oggi, come se prima di
quelle — ed anzi a loro fondamento — i cristiani e il cristianesimo non avessero dominato
il mondo, producendo guasti e
miserie, costruendo strutture di
peccato- altrettanto empie, sfruttando i poveri e i deboli, in nome dei cattolicissimi e cristianissimi re d’Europa, benedetti,
unti e protetti dai pontefici e
dai capi delle varie chiese e comunità ecclesiali? Perché sottrarre proprio e soltanto la Chiesa
Cattolica alle sue secolari responsabilità di potere mondano, rimuovendo il passato o sottoponendolo ad ingiuste operazioni di
maquillage, per evitare la presa
di coscienza del proprio peccato?
La vera Chiesa di Cristo è invisibile, trasversale alle diverse
confessioni, sottratta a qualsiasi struttura ecclesiastica.
Così personalizzato nella sua
valenza autocritica, il messaggio
potrebbe avere efficacia e carica
dirompente: altrimenti, posto in
termini di sola accusa agli altri,
rimane vano esercizio di retorica e di ricostruzione della propria immagine, a cui il fittizio
mondo dello spettacolo e della
pubblicità ci ha ormai abituati.
Paolo Angeleri
NELLE EDICOLE
Quel viaggio
Giovedì 26 maggio 1988 c’era
10 sciopero quasi totale della
stampa italiana. Nelle edicole romane l’unico giornale in vendita
era « L’Osservatore Romano ». E,
manco a farlo apposta (almeno
per me!), spiccava in prima pagina il discorso del papa, fatto
11 giorno prima, alla consueta
udienza generale, sul suo recente
viaggio nel « continente della speranza ». Il sottotitolo ribadiva
che quel viaggio va visto «nella
prospettiva della nuova evangelizzazione » e, subito dopo, in
grassetto, si ripetevano le parole
centrali del messaggio papale:
« Con grande speranza e commozione ho affidato a Maria, Madre
della Chiesa [il neretto è mio],
tutti gli sforzi già in atto per la
realizzazione responsabile di questo nuovo compito evangelizzatore». Chi avesse ancora dei dubbi sulla posizione centrale del
marianesimo, così com’è professato oggi al più alto livello del
magistero romano, può tranquillamente ricredersi. Inutile aggiungere che nel discorso in oggetto il problema della teologia
della liberazione è appena adombrato. D’altra parte sarebbe ingenuo trovarvi un accenno, sia pure
minimo, sulle forti spinte evangelistiche di segno contrario a
Roma.
Giovanni Gonne*
L’impressione di chi lavora in
un’« opera » della chiesa è che
i nostri amministratori non credono che la coerenza evangelica
può e deve essere parte integrante della vita di ogni giorno. Non
si può prescindere dall’essere credenti ogni volta che ci fa comodo, non possiamo e non dobbiamo trasformarci sul lavoro, nel
tempo libero e neH’eventuale impegno ecclesiastico. Dobbiamo
essere noi stessi e comportarci
allo stesso modo in qualsiasi nostro impegno quotidiano. Certo
nessuno è perfetto, ma all’interno di un’« opera » della chiesa,
dove molta gente ha scelto di
lavorare per « vocazione » e non
per professione, nessuno deve
avere il timore di dire al proprio prossimo, se sbaglia, di correggersi. Forse i nostri ospedali
non hanno più questa fisionomia religiosa e quindi non rientrano più nel gruppo delle « opere»? In questi ambienti non
possiamo far nostre le parole
« l’amore sia senza ipocrisia »
(Romani 12: 9)?
Più di una volta mi è sembrato di notare, nell’ambiente in
cui lavoro, che appartenere ad
un’altra cultura e ad un’altra
regione non dà il diritto di pensare e di esprimersi, soprattutto se pensare ed esprimérsi è
controcorrente.
Sin da fanciullo ho iniziato
a vedere ed a conoscere altra
gente, altre culture, ma mai come qui mi avevano fatto notare che i comportamenti delle
persone si giudicano dal luogo
di provenienza.
Molte volte, anche se a me
non piace vivere di ricordi del
passato, tomo indietro negli anni e penso a come ero orgogli(>
so di appartenere a questa minoranza religiosa; quante discussioni e discriminazioni, ma sempre fermo nei princìpi e nella
difesa della mia « chiesa ». Ricordo gli anni della Facoltà come studente esterno, le discussioni dei futuri pastori sul ruolo della chiesa, sul significato
delle sue « opere », sul loro futuro ministero pastorale, i culti della mattina in cui si vivevano momenti di vera comunione
fraterna.
Tutto questo come può non
pesare sulla formazione e sul
carattere di un ragazzo?
Soprattutto poi se tutto questo succede all’interno della Facoltà valdese di teologia?
Sentirmi dire, oggi, che appartengo ad un’altra cultura, ad
un’altra regione, e che quindi la
mia formazione non può farmi
capire certe scelte e certi comportamenti, mi induce a pensare che chi ha contribuito alla
mia formazione evangelica non
era convinto della predicazione
dell’evangelo di giustizia e lealtà. La maggior parte di essi erano pastori delle valli valdesi e
ci tenevano a sottolinearlo.
Tutti ci facevano credere che
in queste montagne a maggioranza valdese c’era un piccolo
« slato » in cui si viveva in pace, serenità, amore e uguaglianza. Tutti ricordavano le persecuzioni subite da questo popolo
per i suoi ideali, la sua fede. Tutti ci raccontavano delle « opere »
sorte contro lo stato inefficiente
e sprecone. Insomma, un luogo
dove il malgoverno e il malcostume erano vinti da questo popolo così orgoglioso della propria
fede e delle proprie lotte.
Ma oggi mi rendo conto che
forse ero troppo piccolo, ho capito mede i racconti dei signori
pastori, forse loro non intendevano dire che in queste valli tutto era perfetto, la mia interpretazione è pura iimnaginazione.
Oggi la chiesa valdese sta lavorando per la creazione di un
Centro culturale, si sta preparando per i festeggiamenti del « glorioso rimpatrio », fa dibattiti su
Sud Africa e immigrazione, è
impegnata su più fronti, molti
pastori che hanno fatto il ’68 lo
rievocano e molti di loro hanno
cambiato modo di ragionare, certo l’approfondire lo studio matura, ci rende più intellettuali,
riflessivi.
Certe volte penso che in certi
ambienti la tua intelligenza e
la tua capacità vengono giudicate
in base al titolo di studio, al tuo
essere o meno un intellettuale.
Credo che la stragrande maggioranza della chiesa valdese non
si sente intellettuale ed è per
questo che non comprende più
le scelte che la chiesa fa nelle
Sue « Opere ».
« Opere » in cui il fattore umano sta sparendo per dare sempre j3iù spazio ad un prestigio
che non ci dà più modo di riflettere e pensare. Per sopravvivere sarà pure Tunica strada da
percorrere, ma nessuno si rende
conto che noi, base non intellettuale della chiesa valdese, dalle
nostre « opere » non vogliamo solo prestigio, ma anche credibilità.
Dobbiamo sforzarci di essere
coerenti, nelle azioni di ogni giorno, all’insegnamento di Gesù. Noi,
base che lavoriamo negli ospedali valdesi, li vogliamo credibili
per essere orgogliosi di essere
una minoranza diversa. Può essere utopia, ma io ci credo! Come ci credono tante persone, a
me molto care, che giornalmente dedicano le loro forze al sen
vizio del prossimo. Persone il cui
amore per questi ospedali è senza ipocrisia, perché il loro amore è forte come la morte.
Giuseppe Paolucci
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4
fede e cultura
10 giugno 1988
UN UTILE STRUMENTO
AGAPE
Gesù e i quattro Vangeli...
e noi che li leggiamo
Raccolti in un quaderno i materiali e le relazioni presentate a un incontro dell’anno scorso
Un’introduzione alla vita di Gesù e ai metodi di studio dei testi
Quanti libri su Gesù saranno
stati pubblicati negli ultimi duemila anni? Migliaia? Milioni?
Difficile dirlo. Comunque eccoci
di fronte a un altro libro su Gesù Questo libro non si propone
di dire delle cose nuove sull’argomento — impresa assai imp)egnativa — ma di aiutare il lettore a
districarsi nella enorme massa
di studi su Gesù; in particolare,
l’autore si propone di aiutare il
credente che non sa cosa pensare
di fronte a tutte le teorie che
sente esporre intorno a sé a
proposito di Gesù di Nazaret. E
certamente coglie nel segno: la
lettura del libro di Orane non
può non essere di stimolo a
chiunque sia sinceramente interessato alla vicenda di Gesù.
D’altra parte è altrettanto chiaro che nessun libro, per quanto
ben riuscito, potrà mai dire l’ultima parola su una questione
così complessa e così viva. L’autore ci dà la sua opinione, la sua
interpretazione dei latti, la sua
risposta ai vari problemi che
l’indagine su Gesù ha messo in
luce. Il lettore non deve necessariamente condividere le risposte
dell’autore, ma può trarre sicuro
beneficio dalla chiarezza, dalla
vivacità — e dalla passione —
con cui i problemi vengono esposti.
A mio parere, questo libro dovrebbe essere laicamente diffuso, aU’interno e all’esterno delle
nostre chiese. Chi sta iniziando
a confrontarsi con la storia di
Gesù e con i suoi problemi (catecumeni, simpatizzanti, ecc.) vi
può trovare una presentazione di
Gesù chiara, stimolante e problematica allo stesso tempo (a questo scopo sono particolarmente
utili l’ottima presentazione grafica, i riferimenti biblici a margine e l’uso intelligente delle illustrazioni); chi ha posto da tempo la persona di <3esù al centro
della propria vita può essere arricchito da una presentazione nuova, che affronta i problemi
recentemente posti dalla critica
biblica; chi è già a conoscenza di
questi problemi e sente che scuotono le certezze su cid si fonda
la propria fede può trovare nel
libro di Drane delle risposte che,
senza eludere i problemi, fanno
uscire intatta la fede dal confronto con la critica biblica.
Per venire più nel dettaglio del
contenuto del libro, uno dei suoi
vantaggi principali è il fatto che
i presupposti metodologici dell’autore vengono dichiarati apertamente (si veda in particolare
pag. 35): i testi dei vangeli canonici sono considerati come fonte
storica primaria, e tendenzialmente attendibile, per la ricostruzione della vita di Gesù (le
affermazioni di ogni singolo testo devono essere considerate
corrispondenti alla verità storica,
a meno che venga dimostrato il
contrarlo).
Io sarei meno ottimista sùl
l’attendibilità storica dei vangeli,
che in realtà rappresentano già
una fonte di seconda mano (contro quanto affermato a pag. 5), e
soprattutto penso che siano poche le cose di cui possiamo essere sicuri a proposito della vita di
Gesù, mentre per tutto il resto
dobbiamo accontentarci di ricostruzioni verosimili o probabili,
ma si tratta per l’appunto di diversi presupposti metodologici;
va dato atto che l’autore dichiara
esplicitamente quali sono 1 suol
presupposti e sviluppa l’esposizione coerentemente con essi.
Molto azzeccata la struttura
del libro: nella prima parte vie
ne presentato l’evento Gesù CMsto nei suoi dati essenziali (ambiente, nascita, identità, morte e
resurrezione), e solo in un secondo tempo si passa ad analizzare
il contenuto della predicazione
di Gesù (parte seconda); infine,
la terza parte presenta i problemi posti dalla lettura dei vangeli come fonte storica per la ricostruzione della vita di Gesù.
Delle tre parti, la meglio riuscita è senz’altro la prima, e in particolare il cap. 3 sui titoli cristologici. Suggestivo anche il cap.
5, sulla resurrezione, anche se il
quadro avrebbe notuto essere
completato tenendo conto dell’origine apocalittica dell’idea
stessa di resurrezione. La seconda parte, dal bel titolo « La nuova società di Dio », è meno brillante della prima; in particolare,
il cap. 7 tenta una descrizione del
Regno di Dio forse un po’ troppo puntuale, tenendo conto del
fatto che Gesù non ha mai
dato simili descrizioni; è difficile
che un messaggio complesso e vivo come quello di Gesù possa essere sistematizzato, e forse sarebbe meglio rinunciarvi in partenza. La terza parte costituisce
un’utile introduzione alla lettura
critica dei vangeli per chi vuole
rendersi conto del complesso lavoro di analisi letteraria che la
ricostruzione storica richiede.
E’ da segnalare im errore di
stampa (l’unico di cui mi sia accorto) a pag. 101: alla nona riga
dal basso la frase è tronca; pro
babilmente va aggiunto « di Gesù».
Nel complesso, il limite più
grosso dell’opera di Drane mi
sembra essere il tono un po’ apologetico, come se l’autore avesse
paura dell’effetto negativo che la
critica biblica può avere sulla
fede e sentisse il bisogno di dimostrare che la fede cristiana
poggia su un avvenimento la cui
storicità non può essere messa
in discussione. Naturalmente sono d’accordo che la fede può uscire a testa alta dal confronto
con la critica biblica, ma penso
che questo confronto possa essere molto utile — e in ultima
analisi sia inevitabile — per la
fede; credo che la nostra preoccupazione debba essere di far
uscire la nostra fede arricchita da questo confronto, anche a
costo di essere messa in discussione, non di farla uscire immutata.
Per concludere, direi che il libro non può certamente essere
utilizzato come sostituto dei
quattro vangeli (cosa che l’autore si guarda bene dal proporre),
ma certamente può essere di
grande aiuto nella loro comprensione e può fornire molti stimoli
per la discussione.
Daniele Bouchard
1
‘ JOHN DRANE, Gesù a I quattro
vangeli, Torino, Claudiana 1986 (traduzione dall'Inglese di Mirella Corsani; originale pubblicato in Inghilterra
dalla Lion Publishing Co, nel 1979),
L. 18,500.
E’ uscito il n. 18 dei « Quaderni di Agape », che raccoglie parte dei materiali prodotti al campo « Percorsi di donne nel protestantesimo italiano », svoltosi
ad Agape dal 1° al 9 agosto del
UN FILM SU CUI RIFLETTERE
Il pranzo di Babette
L’ambiente è un villaggio di pescatori, sulla costa danese dello
Jutland. Una comunità luterana,
ma resa particolare dal suo pastore, fervente e rigido nel pietismo e nella morale. Rigido in
primo luogo nei confronti delle
proprie due figlie, bellissime, che
gli restano dopo la morte della
moglie. Un ufficiale e un cantante lirico di Parigi si innamoreranno di loro, ma la loro vita
è destinata esclusivamente alla
dedizione a Dio.
L’elemento nuovo, il personaggio che sconvolge questa vita
tranquilla e ripetitiva, sarà proprio l’arrivo di Babette, esule da
Parigi dopo le vicende rivoluzionarie della Comune. Siamo nel
1871.
Babette arriva come vera e propria «rifugiata» : offre alle due figlie del pastore, ormai morto, di
svolgere per loro le incombenze
domestiche. Così, esse avranno più tempo per dedicarsi ai poveri e ai bisognosi della comunità. I fedeli continuano a riunirsi
in casa delle due sorelle: svolgono la loro liturgia, pregano, ma
si scambiano anche molte cattiverie : regnano la maldicenza e il
sospetto.
Senonché Babette vince diecimila franchi alla lotteria, e decide, per il giorno del centenario
della nascita del celebre pastore,
di organizzare personalmente il
pranzo commemorativo per l’intera comunità. Il fatto sconvolge
un po’ tutti: si aspettavano una
sobria mensa, nel segno del ricordo e dei buoni costumi; ma
da Parigi (dove, si scoprirà, Babette era « chef » in un grande
ristorante) arrivano tartaruga.
quaglie, vini e spumanti, tartufi,
succulenze varie.
Babette si mette all’opera in
un’atmosfera in cui la vita sembra fermarsi: si aspetta la catastrofe, una punizione, molti pregano. Ma il pranzo ha un altro
esito : a poco a poco si fa strada
una convivialità nuova, una nuova spontaneità; gli uomini si
confessano l’un l’altro, scusandosi reciprocamente, piccoli imbrogli, furtarelli, vecchi tradimenti; coniugi in crisi si riavvicinano; le diffidenze sembrano superate, complici l’eccezionaiità dell’avvenimento, la magnificenza
delle portate e il vino.
Difficile dire, e poco importa a
Gabriel Axel, settantenne regista
danese che con « Babette » vince
l’Oscar per il miglior film straniero, quanto siano autentici i
sentimenti che scaturiscono dal
« pranzo ». E difficile dire quanto potranno essere duraturi. Sta
di fatto che dopo questo pranzo
la serenità ritorna. Che cosa è
successo? Una grande artista ha
dato il meglio di sé in un’occasione irripetibile, ma dal punto
di vista della comunità? Che cosa ci dice il film su questo gruppo di credenti? In tanti hanno
fatto rilevare, e alcune battute
dei dialoghi lo autorizzano, che
i partecipanti alla mensa sono
— guarda caso — dodici, e che
in qualche modo sarebbe autorizzata una metafora (per quanto ardita, desacralizzante) della
Cena. Babette, elemento «diverso », dona tutta se stessa (i soldi
per le vivande, ma soprattutto la
sua tecnica, quasi arte). Ma forse si rischia di forzare un po’ la
mano al regista.
Bisogna ricordare che Axel
ben s’inserisce in una tradizione
cinematografica nordica dagli
orizzonti ben precisi: fondata in
parte sulla filosofia di Kierkegaard, e con la mediazione dei
drammaturghi Strindberg e Ibsen, ha in Dreyer e nello svedese
Ingmar Bergman i suoi nomi di
spicco. Ritornano, nei loro film,
che non potrebbero essere concepiti altrove che nella Scandinavia per il rigore, la meditazione esasperata, e per la tradizione
luterana, i motivi della trascendenza, della ricerca di Dio, dell’assoluto, delle inquietudini metafisiche, della morte e della resurrezione (Ordet di Dreyer,
Sussurri e grida di Bergman).
Eppure sempre questi cineasti riparano sulle proprie angosce o
sulle proprie speculazioni. Si cerca Dio, ma se ne scopre il silenzio nelle sofferenze umane, impietosamente indagate e messe a
nudo.
Con tono diverso, positivo, ottimistico, Il pranzo di Babette
sfiora la metafora della Cena e
della Pasqua, ma la sfiom per
tornare subito all’umanità di
tutti i giorni. All’umanità dei
credenti, che iniziano a riconciliarsi non sulle basi della fede
ma intorno al banchetto. E la
stessa fede è messa sotto accusa
per il suo risolversi in una serie
di privazioni (le figlie del pastore relegate in casa o ad aiutare i
bisognosi) e di mortificazioni
che alcuni si infliggono. Dimostrando che non è nei nostri comportamenti che la fede stessa
può essere ingabbiata.
1987, sotto il titolo « Dal diritto
alla uguaglianza alla rivendicazione della differenza ».
Il quaderno comprende una
introduzione di Erika Tomassone, relazioni di Franca Long e
Gianna Urizio (dieci anni di percorso etico), di Marinella Cucchi (conflitto uomo-donna), di Anna Maffei (esperienze di lettura
biblica), di Erika Tomassone (il
linguaggio delle donne).
Seguono appunti tratti dalle
due tavole rotonde tenutesi du;
rante il campo: sui movimenti
femminili delle chiese protestanti (a cura di Cristina Spanu, Maria Grazia Sbafli Palazzino, Maria Tamietti), e su « Le chiese
evangeliche in Italia: una comunità di uomini e donne? » (a cura di Fernanda Comba, Letizia
Tomassone, Lidia Ribet Noffke).
Infine un contributo di Bruna
Pevrot, « Donne e ricerca storica ».
In appendice, un testo sull’aborto del Coordinamento Donne
della FGEI, e un testo sulla Cena del Signore, del 1° Convegno
Nazionale Donne FGEI, del 1982.
Il quaderno può essere una
buona introduzione al secondo
campo « percorsi di donne », che
avrà luogo quest’anno ad Agape
dal 7 al 14 luglio, sul tema: « Il
tempo impazzito del nostro futuro: donne, scienza, teologia ».
Il quaderno, di 84 pagine, può
essere richiesto a: Segreteria di
Agape, 10060 Frali, al prezzo di
L. 8.000; per favorire la diffusione militante, nei gruppi e unioni femminili, chi ordina cinque
copie o più le può ricevere al
prezzo di L. 4.000.
Alberto Corsani
per la stampa di
libri, giornali, riviste,
locandine e manifesti,
lavori commerciali
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Via Arnaud, 23 - © 91334
10066 TORRE RELUCE (To)
5
10 giugno 1988
fede e cultura
TORINO
UDINE
La kermesse del Salone del libro
Vivo interesse del pubblico per le pubblicazioni evangeliche - Gli incontri con gli autori e
la presentazione delle ultime novità - La gente sembra riscoprire il bisogno del libro
Il Salone si apre: le porte so- care da altre cose, altri prodotti,
Il Salone si apre: le porte sono spalancate. Guardo incantata, mi colpisce subito l'esposizione dei libri d’arte, poi la calca
mi spinge, cerco il nostro stand
e non lo trovo, abbagliata dalle
luci. Eccolo! C’è subito gente che
si ferma, domanda chi siamo,
chiedono della teologia protestante e guardano i nostri libri con
disinvoltura, come fossero vecchi amici e li conoscessero da
sempre. Comprano, se ne vanno,
altri si fermano, chiedono Straniero, Don Bosco e i Valdesi; altri comprano Balmas, Le pasque
piemontesi, altri ancora il libro
di fotografìe di G. Odin e qui
l’elenco non finirebbe più perché la gente compra di tutto,
chiede cataloghi, chiacchiera, si
ferma con noi cornee se ci conoscessero da vecchia data, si
aggiornano sulle novità, e tornano due volte dopo^ aver fatto tutto il giro; non crediamo ai nostri occhi. Possibile? E ci divertiamo, ci mescoliamo anche noi
in mezzo alla folla a godere di
questa festa, attratti da Rizzoli
ci fermiamo: c’è un cocktail, si
presenta l’ultimo libro di Lidia
Ravera. L’ascolto divertita, la sua
originalità, la sua fantasia mi colpiscono. Continuo il giro: c’è una
atmosfera allegra, speciale; scopriamo Einaudi, ci fermiamo,
guardiamo, sembra di catapultarsi nell’infanzia quando il libro
era una scoperta, un valore per
tutti noi! Trovo Mondadori, leggo i titoli dei suoi autori; Castellaneta, Camilla Cedema, Hans
Kùng; poi nel fondo vedo Feltrinelli che troneggia con i suoi
care da altre cose, altri prodotti,
passano ì libri sulla testa di tutti, si scorre, si va per altro...,
ma all’improvviso, oggi, come
per magia vedo risvegliarsi dentro di noi tutto un mondo di
ricordi, di idee, di personaggi:
si cerca Proust, Musil, Goethe,
ecc.
Ma il vero protagonista della
Fiera non è il libro, come può
sembrare: è la gente, la gente
che è arrivata a frotte e guarda, gira, consulta gli amici; è
proprio quella gente che incontravoi quest’inverno nei negozi,
sempre più annoiata dal solito
tran tran, dal solito riciclaggio
dei pensieri.
Come ha detto bene Brodskij,
la sera dell’inaugurazione al Regio: « Se i padroni di questo
mondo avessero letto un po’ di
più, sarebbero un po’ meno gravi il malgoverno e le sofferenze
che spingono m.ilioni di persone
a mettersi in viaggio. Poiché non
sono molte le cose in cui riporre le nostre speranze di un mondo migliore, poiché tutto il resto sembra condannato a fallire in un modo o^ nell’altro, dobbiamo pur sempre ritenere che la
letteratura sia Tunica forma di
assicurazione morale di cui una
società può disporre... » {áañ’Esilio di Brodskij, Adelphi, pag. 15);
è dunque la gente la grande protagonista di questa festa, che ha
colorato la città per giorni e
giorni col suo entusiasmo, il suo
calore, la sua allegria.
E ancora Muto Revelli, nell’intervista ascoltata al Salone, così affermava: « Credo nella gen
Vna panoramica del Salone.
pannelli di titoli famosi: Che
Guevara, Hemingway, ecc., pannelli enormi, e penso: sono i
nostri pensieri fantastici che si
stanno ingrandendo, le nostre fiabe infantili che prendono corpo,
i nostri eroi, i personaggi che
ci hanno tenuto compagnia per
molte ore. Ho la netta sensazione di essere Alice nel paese delle meraviglie alla scoperta di titoli noti e non noti, di ^ochi di
colore; sono le copertine dei
grandi autori!
I libri sono strani esseri che
prendono corpo nella nostra
mente attraverso i loro scrittori.
Possono essere carta, tanta carta, una mole di parole che non
lascia traccia dentro di noi.
Si ha ancora l’impressione immediata di essere nel paese dei
balocchi di Pinocchio che assieme a Lucignolo gira, gira col
suo trenino per scoprire come
divertirsi; e noi siamo i vari Pinocchi moderni che vogliono sempre giocare. Il libro non ci dà
più quel piacere che ci dava un
tempo, ci annoia, non ci fa divertire abbastanza, in genere lo
dimentichiamo, lo lasciamo negli scaffali, e ci lasciamo ubria
te, nella mia gente, e sono ottimista malgrado i politici; non
sono come noi li vorremmo e
non rispondono a quello in cui
noi crediamo ma, malgrado tutto, io credo nella gente..., e anche se quest’anno si è fatta una
commemorazione scialba, opaca
della Resistenza, anche se non
c’è stata la folla trascinante dei
giovani del ’68..., malgrado tutto
il silenzio di oggi, credo nella
gente, sono ottimista... ».
Questo, possiamo affermarlo
tutti noi, che abbiamo vìssuto
la Fiera dalTintemo: la gente
ha risposto come non rispiondeva da anni al richiamo della cultura, dei dibattiti; è venuta in
massa a tutte le ore, è venuta
con lo spirito della festa, di una
bella festa, perché si parlava di
tutti noi, perché il libro, i libri
sono tutti noi. Sono la nostra
vita, i nostri pensieri, le nostre
lotte, le nostre inquietudini espresse magari da Karl Barth
{Preghiere), da Camilla Cedema
con la sua verve, da Mario Soldati col suo sigaro in bocca, ma
sono i nostri pensieri che finalmente prendono spazio, hanno
diritto di esistenza.
Lo stand della Claudiana.
E’ come se all’improvviso avessimo tanto da dirci, da verificare, confrontare, e la gioia di
poter finalmente pensare filtrava
in tutti noi. « Che bello — dice
vamo —, stamattina parlerà Pontiggia », e « Attento, non perdere
il dibattito sui piccoli editori »,
« Ma come, non vai a stringere
la mano alla Ginzburg? », « Lo
sai che c’è Sciascia da Piatti? »
(il miglior caffè di Torino); ed è
un correre, un affannarsi a raggiungere i protagonisti dei nostri pensieri, pensieri che abbiamo fatto leggendoli, emozioni
vissute accanto a Lessico famigliare, e ora sono lì, nella realtà,
li vediamo, parliamo, chiacchieriamo con loro. Che kermesse!
Che festa meravigliosa questa
gente colorata coi libri sotto il
braccio, tutti contenti, che portano con sé gli amici dei loro
pensieri e se ne tornano a casa
con Bach, Gollwitzer, Dorothea
Scile, Paolo Ricca, Marina Jarre. Consolo, Lidia Ravera; noi
mescolati nella folla.
Ma cosa ci stavamo a fare in
questa kermesse? Se qualcuno
aveva dei dubbi sulTopportunità
che la Claudiana partecipasse a
questa bella festa, ora sono tutti
caduti: siamo stati in mezzo alla gente, alla gente che voleva
conoscerci. E filtra e passa la
cultura protestante nel Salone
dei libro, si mescola coi grandi, con i piccoli autori e tutti
andiamo soddisfatti e forse —
come diceva Pablo Neruda anni
fa — « confessiamo di aver vissuto » ed è stato un vivere diverso dal solito, un vivere nel
posto giusto, nel momento giusto per la cultura: la gente ha
bisogno del libro, è stanca di parole inutili e il libro ha bisogno
della gente, della gente entusiasta di scoprirlo, di amarlo, di
leggerlo.
Si sono spente le luci della
Fiera, ma nella città continua a
serpeggiare la parola degli scrittori, le librerie sono più animate, la gente parla, discute, compra e il filo continua e passa fra
noi la bella poesia di Brodskij,
rimane a farci compagnia e andiamo a cercare tutte le sue opere e accettiamo il suo consiglio di fornirci di una bussola
per orientarci in questo mare
di parole, di autori, di libri che
ci circonda.
Rina Lydia Gaponetto
Ecumenismo:
nuovo corso
Facendo seguito allo studio
che negli anni precedenti aveva
toccato soprattutto temi legati
al decreto conciliare « Unitatis
Eedintegratio » sull’ecumenismo,
il Centro Ricerche e Attlvitìi
Ecumeniche (C.R.A.E.) prosegue
il suo itinerario di riflessione
sulTimportanza del dialogo ecumenico con un corso specifico
che impegnerà i pomeriggi dei
sabati 11 e 18 giugno (ore 15.3017.30) e la mattinata di domenica 19 giugno 1988.
La necessità del dialogo ecumenico verrà sviluppata in relazioni che sottolineeranno gli
aspetti 'dell’ascolto, della preghiera, il campo teologico, quello del servizio al mondo, ma anche il dialogo all’interno della
propria Chiesa e dinanzi alle
sollecitazioni della civiltà dei
mass media.
Le relazioni verranno presentate dai seguenti oratori: prof.
Anna Maria Melli, presidente del
C.R.A.E., prof. Rinaldo Pabris, biblista e direttore della Commissione diocesana per l’ecumenismo, il pastore metodista
John Hobbins, il prof. Giosuè
Tosoni, delegato diocesano per
l’ecumenismo, di Pordenone, il
dott. Bruno Porte, dell’Istituto
regionale di ricerca e sperimentazione, e dagli operatOTi pastorali e culturali don Oscar Morandini e Bianca Marchetti.
Ad ogni relazione seguirà il dibattito.
Il corso si terrà presso la
Sala riunioni dell’Istituto S.
Spirito di Udine, via Crispi 16.
Per informazioni ed iscrizioni
rivolgersi al C.R.A.E. ai numeri
telefonici; 0432/ 45036 - 479759.
L. T.
RAI
Una risposta
La lettera inviata da G. L. Giudici alla Commissione parlamentare di vigilanza RAI in merito
alla collocazione oraria di « Protestantesimo » e « Sorgente di vita » ha avuto risposta. In data
20 aprile il presidente della commissione ha comunicato di aver
trasmesso ai dirigenti RAI copia della lettera stessa.
CASA CARES
Giornata ecologica
Una trentina di persone si sono ritrovate a Casa Cares domenica 22 maggio per un incontro
di riflessione sui temi ambientalisti, ormai sempre più all’attenzione di diverse componenti della nostra società. L'introduzione
sui perché ci si occupa — e ci
si dovrebbe occupare — di difesa dell’ambiente, è stata tenuta
da Paul Krieg, infaticabile animatore del centro di incontri e
convegni « Casa Cares ».
Nella sua relazione introduttiva sono state prese brevemente
in considerazione le cause che
spesso portano l’uomo al deterioramento degli equilibri ecologici.
Egli si è poi soffermato sulle responsabilità di chi si dichiara credente, abbozzando una riflessione
biblico-teologica in rapporto al
creato e alla sua conservazione.
Un altro momento significativo
della giornata si è avuto con Tintervento del biologo Pasquino
Paoli, ricercatore del C.N.R., sul
tema delle piogge acide in particolare in Toscana. Alcuni degli
effetti presentati da Paoli si sono riscontrati successivamente
nel visitare il grande parco del
« Cares ». I primi segni del male
si manifestarono sulle conifere
di importanza commerciale —
abete bianco, rosso, pino silvestre — iniziando con l’ingiallimento progressivo delle foglie, a
partire dalle più vecchie. In breve tempo gli alberi perdono la
chioma per la caduta degli aghi
meno resistenti: la morte può
arrivare anche nel corso di una
stagione. Il triste quadro raggiunge le latifoglie, come il faggio, la farnia, il rovere, il castagno. Molte altre piante mostrano i segni inequivocabili dello
stesso male, tra cui gli arbusti
e forse anche le erbe. La pianta
indebolita diventa a poco a poco più vulnerabile agli attacchi
di parassiti, virus, batteri, funghi, insetti, che in condizioni
normali restano contenuti in episodi sporadici e sempre localizzati. Inoltre, anche gli effetti
di episodi climatici estremi (gelate e siccità) si fanno più vistosi e si riscontra una minore resistenza meccanica all’azione dei
venti e della neve. Le implicazioni delle piogge acide si riscontrano ancora sui monumenti,
provocando un rapido deterioramento delle opere d’arte esposte all’aperto.
La relazione di Paoli, corredata da diverse diapositive scatta
te nella zona, concludeva con
una affermazione che va certamente rilevata: « L’uomo ha l’abitudine ricorrente di preannunciare catastrofi che puntualmente non si verificano. Questa volta la catastrofe è annunciata dagli strumenti della ricerca scientifica, di gran lunga più attendibili. Dobbiamo ricordare, poi,
che la tecnologia moderna è in
grado di risolvere l’inquinamento in oltre il 90% dei casi.
Se dunque l’umanità vuole
scongiurare la catastrofe, sarebbe sufficiente un impegno più
realistico della classe politica e
una volontà più ecologica delle
classi che hanno il potere economico ».
L’incontro promosso a Casa
Cares è stato un piccolo ma significativo momento di presa di
coscienza ancora su altri temi,
come la raccolta e il riciclaggio
di carta e vetro, ma soprattutto
verso una sempre più attenta
sensibilità verso questi problemi.
Non rimane che augurarsi die
il gruppo di Casa Cares possa
divenire un punto di riferimento su queste tematiche non solo
per l’evangelisTno locale, ma per
tutte le forze impegnate su questo fronte. l. p.
6
ecumenismo
10 giugno 1988
1
ROMA
A colloquio con la CEI
Ricerca dell’unità e ricerca della verità - Superare l’opposizione
tra ecumenismo ed evangelizzazione - Una prospettiva escatologica
Aderendo all’invito rivoltogli
dal Se^etariato per Tecumenismo e il dialogo della Conferenza Episcopale Italiana (GEI), il
moderatore della Tavola Valdese Franco Giampiccoli è intervenuto a un incontro che ha
avuto luogo a Roma il 20 maggio, presso la sede della CEI.
Era accompagnato dal prof.
Paolo Ricca, decano della Facoltà valdese di teologia, e dsJla scrivente, presidente della
Commissione consultiva per le
relazioni ecumeniche della Tavola Valdese. L’iniziativa faceva
parte di una serie di incontri
promossi dal Segretariato ecumenico cattolico con altre chiese e organizzazioni religiose.
Presiedendo la riimlone, monsignor Alberto Abiondi, responsabile del Segretariato ecumenico cattolico, composto da quindici persone, che era presente
al completo (5 vescovi, 5 diaconi e 5 donne), ha indicato resistenza di princìpi e valori co
CONVEGNO DEL SAE
Ecumenismo, segno
dei tempi
Il consueto incontro di primavera del Segretariato Attività Ecumeniche ha avuto luogo quest’anno in forma decentrata. Dal
23 al 25 aprile si è tenuto a Messina il convegno meridionale sul
tema « Ecumenismo segno dei
tempi». Negli stessi giorni si
Svolgevano il convegno della fascia nord, a Brescia, sul tema:
« Dimensione ecumenica della fede, oggi » e quello della fascia
centrale, a Firenze, sul tema:
« Credenti in dialogo: il cammino ecumenico oggi ».
L’incontro di Messina è stato
centrato su tre relazioni, tenute
rispettivamente da Salvatore Rapisarda, pastore battista, dalla
presidente nazionale del SAE,
Maria Vingiani, e dal teologo
Giuseppe Roggeri, nel corso del
primo intenso giorno di lavori.
Nella mattina del secondo giorno si è tenuta una tavola rotonda con la partecipazione di tre
qualificati operatori pastorali: il
parroco cattolico Pietro Magro,
il pastore valdese Eugenio Stretti e l’arciprete ortodosso rumeno
Giorgio Vasilescu.
Una liturgia eucaristica cattolica presieduta da mons. Domenico Amoroso, vescovo ausiliare
di Messina, ed un culto evangelico condotto dal pastore della
locale chiesa valdese, Giovanni
Lento, hanno offerto gli spazi
per raccogliere i numerosi convegnisti nell’ascolto della Parola e nella comunione fraterna.
Salvatore Rapisarda, trattando
il tema: « I fondamenti biblici
dell’ecumenismo », ha piercorso
con autorevole chiarezza un itinerario esteso dal Deuteronomio
(«Ascolta, Israele, uno è il Signore... ») a Paolo ed agli Atti.
Sia nell’Antico Testamento sia
nel Nuovo, unità non è sinonimo di uniformità né di conformità ad un modello, ma piuttosto dono dall’alto della partecipazione ad un unico disegno di
grazia e di salvezza. I fondamenti dell’unità sono riconducibili all’unicità del Signore e del Vangelo da predicare ed alla fraternità, il comandamento nuovo di
Gesù per i cristiani.
« Diventare uomini ecumenici »
era l’argomento della relazione
di Maria Vingiant che, con la ben
conosciuta eifficacia &A autenticità, ha indicato le strade adatte
per comporre la fedeltà alle proprie tradizioni storiche e confessionali con lo spirito di riconciliazione e di fraternità, respingendo le tentazioni della superficialità e del settarismo. Per vivere la fede in prospettiva non
più Kclesiocentrica, ma cristocentrica e bibliocentrica, è insieme strumento elettivo e segno
di speranza la recente traduzione interconfessionale della Bib
bia in lingua corrente.
Giuseppe Ruggeri ha tenuto una vera e propria lezione sul titolo del convegno, dando una
preziosa dimostrtizione del contributo della teologia alla fornwione degli « uomini ecumenici ». Il rigore scientifico e la
puntuale documentazione gli hanno conferito singolare efficacia
nell’indicare le modalità e condizioni necessarie perché l'ecumenismo divenga veramente « segno dei tempi », nell’accezione
profetica di Giovanni XXIII. Le
chiese devono diventare capaci
di « esprimere segni » e non solo documenti che si rinviano l’un
l’altro. Significativi riferimenti
ecclesiologici, a partire dalla inedita prassi apostolica del « passare ai pagani », confortano tale appassionante prospettiva.
I partecipanti alla tavola rotonda sul tema « Gli spazi di impegno ecumenico » hanno sottolineato aspetti diversi e complementari della prassi ecumenica:
Eugenio Stretti, collocandosi in,
un’ottica teologica aggiornata, ha
messo in evidenza alcune piste
di comune impegno ecumenico
significative per il meridione come la questione femminile, la
promozione della pace, la salvaguardia delle minoranze linguistiche e religiose, la stessa religiosità popolare cattolica ed evangelica.
Giorgio Vasilescu ha portato
il contributo della spiritualità ortodossa, centrata sulla « novità »
dell’amore che Gesù, nel modo
più semplice, ha insegnato e praticato. La sua testimonianza, ricca di fraternità, ha toccato gli
ascoltatori.
Pietro Magro ha indicato strategie di convergenza tra l’impegno
per Tecumenismo della base e
del vertice. Se è vero che coloro
che hanno autorità nelle chiese
sono chiamati ad esprimere gesti di riconciliazione, è altrettanto vero che il popolo di Dio deve essere incoraggiato ad accettare una prassi di incontro fraterno « per cerchi concentrici » e
a riflettere su di essa, valorizzando pienamente le numerose sollecitazioni pastorali già disponibili.
Infine, gli indirizzi di saluto e
di esortazione rivolti dal vescovo Domenico Amoroso e dal pastore Samuele Giambarresi, sovrintendente del XV Circuito delle chiese valdesi e metodiste,
hanno costituito momenti di vasto respiro ecumenico, il primo
per la serenità e l’apertura della
testimonianza offerta, il secondo
per il vibrante richiamo a guardare « oltre i confini delT’ovile » con gli occhi del buon Pastore.
Bruno DI Mato
munì con prassi convergenti, di
prassi divergenti e di valori teologici non condivisi, auspicando quindi la collaborazione, il
confronto e il dialogo come uno
dei segiù che il Signore dà oggi
ai cristiani.
Il moderatore Giampiccoli,
prendendo spunto da un passo
biblico relativo alla missione dei
discepoli letto da mons. Abiondi all’inizio dell’incontro, ha osservato che nel passato vi è
stata opposizione tra evangelizzazione ed eciunenismo e oggi
ancora vi è chi si pone in questo atteggiamento. Occorre invece tenere uniti i due termini,
e questo costituisce una sfida
per noi. Si tratta di due frontiere ugualmente impegnative: la
ricerca deU’rmità non può essere disgiunta dalla ricerca della verità.
Quale ecumenismo
in Italia?
PONTEBBA
Fraternità
oltre le frontiere
L’intervento di Giampiccoli ha
aperto un ampio dibattito su
questa tematica e sulle possibilità di im cammino ecumenico
in Italia. Sono stati sottolineati
da parte cattolica gli elementi
di unità, richiamandosi alla necessità che il dialogo avvenga
non solo nella verità, ma nella
carità e in una prospettiva escatologica (mons. Clemente Rh
va). Bisogna che i cattolici imparino ad accettare le critiche
da parte protestante e che questa sappia esercitare la critica
secondo il metodo della correzione fraterna (mons. Luigi Sartori). Occorre fare opera di educazione aU’ecumenismo e lo spirito ecumenico deve presiedere
a tutti i desiderata delle chiese
(Maria Vingiani). AU’interno
delle chiese vi è pluralità di
teologie e occorre collocare al
suo giusto posto ciò che non è
ultimo ma penultimo, affrontando la sfida della evangelizzazione nel mondo jiost-moderno
(Bruno Forte). Le comunità devono conoscere il significato di
questo incontro; si tratta di un
« segno » lungamente atteso in
cui ci si incontra non solo come singoli ma come chiese
(mons. Pietro Giachetti). Paolo
Ricca ha fatto notare le difficoltà legate all’« asimmetria »
tra le rispettive istituzioni, che
ne complica i rapporti, auspicando che oltre a temi specifici si affrontino anche i problemi di fondo. La scrivente ha osservato che i rapporti ecumenici valdesi si svolgono su vari
livelli e che esistono rapporti
con le comunità cattoliche di
base.
La comunità pontebbana ha
vissuto, il 25 aprile 1988, con intensa partecipazione e gioia il
tradizionale incontro con gli
anziani del «Villaggio ecumenico Elsa Treu » di Pontebba
Alta. Promosso dalla comunità
evangelica metodista di Udine e
dal C.R-A.E. (Centro Ricerche e
Attività Ecumeniche), con la
partecipazione organizzativa della locale comunità civica, rincontro si è aperto con la preghiera, presieduta dal pastore
John Hobbins e dal parroco
don Mario Qualizza, mentre gli
inni e i canti erano guidati dal
coro giovanile del luogo. Hanno fatto seguito la relazione del
sindaco e l’indirizzo di saluto
ai presenti. Oltre alle autorità
civili e religiose locali, erano
presenti sindaci ed ex sindaci
della vallata, la presidente del
C.R.A.E. prof. Anna Maria Malli con il Consiglio di presidenza, tra cui i genitori di Elsa,
sig.ri Treu, e una quindicina di
soci in rappresentanza dell’Associazione Centro Ricerche e
Attività Ecumeniche; per la comunità metodista il prof. Lino
Pigoni con la famiglia, oltre al
pastore, ma anche altri amici
evangelici e cattolici di varie
zone della provincia.
L’agape fraterna, i canti, i giochi, la festa per tutti hanno reso la giornata veramente indimenticabile.
Sorta all’indomani del terremoto del ’76 — ha ricordato il sindaco di Pontebba — l’opera consta di diciotto unità abitative
più un Centro sociale, frutto di
un cospicuo dono da parte di
evangelici e cattolici svizzeri e
italiani.
Il « Villaggio » è un esempio
di solidarietà e di apertura agli altri non solo per la comunità locale e per i cristiani di
ogni denominazione ma, nel
Friuli « crocevia d’Europa », è
un segno che invita alla speranza e all’impegno comune, in una
prospettiva che si allarga ben
oltre i confini dello spazio e del
tempo.
Coloro che hanno partecipato
airincontro hanno salutato gli
ospiti con la rinnovata promessa di una partecipazione più attiva alle loro necessità ed hanno portato con sé l’impegno di
una collaborazione ecumenica
sempre più vivamente vissuta,
là ove sono chiamati a vivere
ed operare.
Luisa Turello
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Giorgio Gardiol
Max Thurian
sacerdote
partenenza alla comunità », che
si vuole ecumenica.
TAIZE’ — Max Thurian, fratello della comunità di Taizé, è
stato ordinato prete cattolico
dall’arcivescovo di Napoli, Ursi,
im anno fa. La notizia è stata
resa pubblica solo in questo periodo. Max Thurian, il teologo di
Taizé, autore di numerose pubblicazioni sul tema della figura
dì Maria, della confessione, del
celibato, dell’eucaristia, è anche
pastore della Chiesa Riformata
di Francia. Pertanto Max Thurian rimane pastore e prete.
Il periodico della Chiesa Riformata di Francia « Réforme »
commenta il fatto con questo
interrogativo: « L’ecumenismo è
dunque più a suo agio all’interno del cattolicesimo che nel seno della Chiesa Riformata di
Francia? ».
Vietati i
nomi cristiani
In un comimicato della comunità di Taizé viene affermato:
« Essere prete non modifica l’ap
TIRANA — I nomi cristiani sono defhiitivamente vietati in Albania. La repubblica albanese è
ufficialmente atea dal 1967 e vieta le pratiche religiose di tutte
le religioni.
Giampiccoli, ricordando che il
documento del Sinodo valdese
e metodista del 1982 sull’ecumenismo indica come test per i
rapporti ecumenici con i cattolici i matrimoni misti, ha sondato il Segretariato ecumenico
cattolico sulla possibilità di una
serie dì incontri su questo tema
tra una commissione della chiesa
valdese e il Segretariato per l’ecumenismo e il dialogo della
CEI. Non quindi un organismo,
da aggiimgere ad altri esistenti,
ma un processo di dialogo con
un tema specifico. E’ stato osservato che sarà il tema stesso a
dare una certa continuità al
dialogo. Il dibattito che è seguito si è concentrato su questa possibilità. In questo primo
incontro è stato possibile ai
partecipanti esprimere liberamente la propria visione dei
rapporti ecumenici, senza chiusure pregiudiziali, ma anche senza fughe in avanti.
Maria Sbafll Girardet
Casa Valdese a Guardia Piemontese
AVVISO
La CASA VALDESE di GUARDIA PIEMONTESE è disponibile per attività di gruppo e per famiglie, sia in estate
che in altre stagioni, ai seguenti prezzi:
QUOTE ESTIVE
Appartamento al pianoterra, posti letto n. 6, L. 25.000 al giorno
Appartamento al 1® piano, posti letto n. 6, L. 35.000 al giorno
Appartamento al 2® piano, posti letto n. 5, L. 35.000 al giorno
Appartamento al 3® piano, posti letto n. 4, L. 26.000 al giorno
BASSA STAGIONE
(maggio-giugno, settembre)
Appartamenti al 1° e 2« piano : L. 15.000 al giorno
Appartamenti al pianoterra e 3® piano : L. 12.000 al giorno
ATTIVITÀ’ DI GRUPPI 0 FAMIGLIE
IN ALTRI PERIODI DELL’ANNO
L. 10.000 al giorno, per ciascuno degli appartamenti occupati.
PRENOTAZIONI c/o il cassiere, rag. Marco Presta - Frazione
Doviziosi, 4 - 87045 DIPIGNANO (Cosenza) - Tel. 0984/62.12.42.
7
10 giugno 1988
speciale
1689-1989
VERSO IL CENTENARIO
Pur senza monopolizzare Vattenzione e
l’interesse delle nostre comunità, il dibattito sul « centenario » (il tricentenario del
Rimpatrio, sarebbe meglio dire) occupa un
posto di rilievo nella nostra riflessione da
alcuni mesi. Siamo forse condizionati, in
questo nostro giudizio, dal dibattito sulla
stampa e, si sa, non sempre le lettere al Direttore e gli articoli corrispondono a ciò che
preoccupa le chiese, ma il dibattito sembra
comunque avviato.
Le manifestazioni previste per V89 non
sono certo lo scopo della nostra riflessione
e del nostro lavoro, ma solo un mezzo, una
occasione, uno strumento; ciò che resta primario è la riflessione sul nostro compito
evangelistico, sulla nostra identità di credenti in questa Italia degli anni ’90. Se il dibattito su queste tematiche si svolge nell’ambito della riflessione storica del tricentenario bene, ma altrettanto bene se si sviluppa
indipendentemente.
Gli anni che stiamo vivendo sono indubbiamente molto diversi da quelli del secondo centenario, quell’ormai lontano 1889, in
cui la chiesa valdese faceva il bilancio dei
suoi primi 40 anni di evangelizzazione, e sono
altresì molto diversi dal ’39, che parecchi di
noi ricordano ancora, con il suo clima di incertezza e di angosciosa attesa.
E stranamente le nostre comunità sembrano molto più incerte, ripiegate su se stesse,
rassegnate, di 100 o 50 anni fa. Malgrado siano di molto cresciute le nostre possibilità
e il clima in cui viviamo sia incomparabilmente migliorato rispetto a quegli anni, colpisce il diffuso senso di stanchezza, di impotenza, di frustrazione che si manifesta fra noi
in non poche occasioni della nostra vita comunitaria. Le polemiche si sono sopite e i
conflitti si sono spenti, ma non hanno lasciato posto ad una volontà di rinnovamento, di
impegno, ad uno slancio propositivo in vista
di cose nuove.
Non saranno certo le manifestazioni del
centenario a risolvere questa situazione,
potrebbero creare tutt’al più un po’ di euforia, ma possono aiutarci a riflettere ed a ripensare il senso della nostra presenza in questo paese ed è con questa intenzionalità che
il Comitato le ha organizzate.
Nel programmare l’estate ’89 si è cercato di dare così alcune indicazioni di ciò che
sembra proponibile, senza cadere nel retorico e nel grandioso, e lo si è proposto senza la
pretesa di imporre uno schema rigido, e tanto meno prendere decisioni autoritarie scavalcando le chiese. Al Sinodo le proposte
sono state illustrate, sono state divulgate
sulla stampa, tutti hanno modo di riflettere
e collaborare a migliorare i progetti.
E già vi sono segni di iniziative locali, di
programmazioni in atto nelle chiese, e vi è
richiesta di informazioni maggiori.
Quello che vorremmo caldeggiare in particolare è il progetto della settimana, che dovrebbe avere luogo in concomitanza col Sinodo, e che abbiamo intitolato « Chi siamo e
cosa facciamo », in cui vorremmo offrire una
rassegna della nostra vita e dei nostri progetti in modo più organico ed accessibile di
quanto avvenga nell’Aula sinodale. Ci auguriamo che siano molti i circuiti che si mobiliteranno per questa occasione, che potrebbe
riuscire bella e simpatica.
Giorgio Toam
UNA PROPOSTA PER I CIRCUITI
Chi siamo e cosa facciamo
Come il Moderatore ha anticipato sulla circolare di marzo
ai sovrintendenti dei sedici circuiti, per la settimana in concomitanza con il Sinodo 1989 è
prevista rapertiua di stand nella zona adiacente alla Casa valdese, dedicati alla vita ed alle
attività di ciascun circuito. L’iniziativa ha per scopo l’autopresentazione delle chiese valdesi
e metodiste italiane per conoscerci meglio fra noi e per rendere note all’esterno le possibilità di impegno delle comunità.
Potranno essere ospitati presso
i singoli stand, a piacere degli
organizzatori, tabelloni e grafici,,
opere presenti nel proprio circuito, problemi relativi alla
zona di residenza, vendita di
oggetti, fotografie, musiche, e
tutto ciò che la fantasia può
suggerire per dire con semplicità chi siamo e cosa facciamo
nella vita quotidiana, nel nostro
impegno dì credenti.
La proposta è rivolta particolarmente ai giovani delle singole comunità ricomprese nei circuiti, che dovrebbero assumersi la responsabilità dell’organizzazione completa del loro stand
e garantire la loro presenza, a
turno, durante l’orario di apertura nel corso della settimana sinodale. Per loro sarà predisposto un locale di accoglienza dove
poter dormire (con i sacchi a
pelo!) e prendere i pasti insieme. La manifestazione potrebbe
funzionare come un piccolo Kirchentag, che oltre a «vendere»
i propri prodotti e la propria
immagine, attivi la comunlca
zione con i visitatori che passano e chiedono informazioni e
materiali relativi alla vita delle
chiese. Ovviamente questa proposta è ancora da arricchire
con il contributo di tutti e da sviluppare meglio. Il nostro annuncio è un invito a cominciare
presto a pensarci e mettersi in
contatto con il Gomitato per il
Centenario, presso la Società di
Studi Valdesi (tei. 0121/932179).
Pensiamo che per i giovani possa essere un’importante occasione di incontro fra loro e con la
gente che passerà numerosa per
Torre Pellice nell’agosto del
prossimo anno. Ñon solo, ma
anche un modo concreto per riflettere essi stessi sulla vita della loro chiesa e le sue possibilità di testimonianza.
Iniziative in cantiere
• Sotto il patrocinio della Società di Studi Valdesi e del
CAI-UGET Val Pellice, nella, prima quindicina dell’agosto 1989,
avrà luogo una traversata a
piedi da Frangine (Svizzera) a
Sibaud (Bobbio Pellice), In occasione del terzo Centenario del
Rimpatrio.
La spedizione è organizzata
dal Comitato RIGRAP (Ripercorriamo il Glorioso Rimpatrio
a piedi) che se ne assume l’intera responsabilità finanziaria e
logistica.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a Carlo Baechstadt-Malan e Mauro Pons presso CAI Torre Pellice - tei. 0121/59240.
• Un’altra iniziativa progettata ed in via di realizzazione
per il prossimo Centenario è
la pubblicazione di un volume
commemorativo che illustri il
significato dell’avvenimento. Edito dalla SSV nella sua collana
storica, esce per i tipi della
Claudiana che provvederà alla
sua diffusione anche fuori del
nostro ambiente, dove ci si augura che possa trovare qualche
udienza.
Dal titolo molto sobrio « Il
Glorioso Rimpatrio dei Valdesi. Storia — contesto — significato», si. compone di 5 saggi, tre
di carattere storico e due documentari.
Giorgio Spini illustra, nel primo saggio, la situazione internazionale che fa da sfondo all’avvenimento; Giorgio Tourn
rievoca l’avvenimento e Giorgio
Bouchard ripercorre gli anni che
ci separano dal Rimpatrio. Bruna Peyrot ricorda le celebrazioni del 1889 e del 1939 ed Albert de Lange traccia una bibliografia ragionata della letteratura sul tema, per chi voglia documentarsi ulteriormente.
Il volume sarà presentato nella serata pubblica della SSV
la sera di sabato 20 agosto e da
quel momento sarà in vendita.
Ai soci della SSV sarà offerto
con lo sconto del 30®/o.
Pagina ’a cura del Comitato per il Centenario.
Ili CENTENARIO DEL
GLORIOSO RIMPATRIO
Le manifestazioni
del 1989
PENTECOSTE '89 (14 MAGGIO)
— incontro con i valdesi di Germania di origine valligiana. Ogni comunità ospiterà un gruppo al culto e per un pranzo comunitario. La sera si propone un incontro a Pinerolo, nel tempio.
2® META' DI MAGGIO
— apertura della mostra di Nyon (Svizzera).
16 LUGLIO
— inaugurazione della mostra « Il Glorioso Rimpatrio: realtà e immagine » al Collegio valdese di
Torre Pellice. in luglio resterà aperta nei weekend e in agosto tutti i pomeriggi.
23 LUGLIO
— incontro al Moncenisio organizzato dalla Associazione Amici del Moncenisio,
30 LUGLIO
— raduno nella zona di Sapatlé a Prali.
6 AGOSTO
— inaugurazione del Centro culturale e del Museo.
15 AGOSTO
— tradizionale incontro alla Balsiglia.
13-20 AGOSTO
— settimana con i valdesi del Rio della Piata, ospitati a gruppi nelle singole comunità.
20 AGOSTO
— incontro a Nyon-Prangins.
20-22 AGOSTO
— « Ripercorrere il Glorioso Rimpatrio », viaggio in
pullman organizzato dalla S.S.V. lungo il percorso del 1689. Le modalità di prenotazione saranno
prossimamente comunicate.
25 AGOSTO-1° SETTEMBRE
— « Chi siamo, cosa facciamo », rassegna delle attività ed iniziative delle chiese valdesi e metodiste in italia.
26 AGOSTO
— « I valdesi e l’Europa », dibattito sul posto dei
valdesi nella cultura europea.
27 AGOSTO
— apertura del Sinodo. La data è indicativa in quanto dovrà essere decisa in forma ufficiale nella
sessione 1988.
27 AGOSTO ( mattina )
— culto a Sibaud presieduto da Giorgio Spini.
28 AGOSTO
— « / valdesi nell’ecumene », serata con i rappresentanti delle chiese del CEC (Consiglio Ecumenico delle Chiese).
3 SETTEMBRE
— inaugurazione dell’Asilo per Anziani di S. Germano.
4 SETTEMBRE
— assemblea annuale della Società di Studi Valdesi.
4-6 SETTEMBRE
— Convegno storico a Torre Pellice.
10 SETTEMBRE
— « / valdesi verso il 2000 », conclusione delle manifestazioni a Sibaud.
8
8 vita delle chiese
10 giugno 1988
GENOVA: I 130 ANNI DELL’OSPEDALE EVANGELICO
Servizio pubblico
e diaconia evangelica
Poco pubblico, ma molti « addetti ai lavori » per riflettere sulla storia e sul senso di un’opera che è ampiamente coinvolta nella città
Ogni anno, a primavera, le chiese evangeliche della Liguria e del
Piemonte meridionale sono invitate dalla Federeizione ligure e
dal V Circuito per un convegno,
che sia incontro fraterno e, anche, proposta al pubblico. Dopo
avere successivamente "percorso” tutte le chiesè e "rivissute”
le loro origini, si è passati quest’anno alla maggiore opera di
questa zona: l’Ospedale Evangelico Internazionale di Genova, a
130 anni dalla sua costituzione,
per iniziativa di 5 chiese evangeliche — per lo più straniere, oltre a quella valdese — che oggi
ancora ne hanno responsabilità
e lo reggono raccolte in assemblea.
Diciamo subito: pur considerando che il convegno era indetto, quest’anno, di sabato (il 14
maggio), giornata semilavorativa,
la partecipazione al convegno ha
lasciato assai a desiderare, e in
tal senso è stata anche xm’occasione in parte perduta. Proporzionalmente, specialmente carente l’afflusso di evangelici cittadini!
Assenze difficilmente interpretabili, dato che comunque, con i
turni per i culti e le visite e la
partecipazione al volontariato del
Servizio diaconale, le chiese genovesi sono interessate aU’OEI e
attive. Diciamo: un accesso allergico alla « riimionite » specialmente acuta in questi tempi.
Una giornata utile
Per chi è venuto, è stata una
giornata simpatica, interessante,
utile; oltre agli intervenuti dal
Levante e dal Ponente, un gruppo
di piemontesi, e in particolare
da Torino, rappresentanti degli
« amici déU’Ospedale valdese » di
quella città. Al mattino, raccolti
in una sala, salutati dalla presidente della Federazione ligure,
Erica Naselli, e dal presidente
dell’OEI, Bruno Lombardi Boccia, si è ’’visitato” l’OEI, senza
importunare degenti e sanitari,
grazie a un efficace filmato, girato in vari reparti e servizi da un
membro del personale, cui è seguita un’ampia presentazione
tecnica — ma non arida — del
coordinatore amministrativo, Luciano Giuliani, il quale poi insieme al presidente Boccia ha risposto a molte domande. Quindi, un
momento di relax, visitando il
visitabile, e un ottimo pranzo
servito nel refettorio, a valida
prova dell’efficienza della cucina!
Nel pomeriggio, ci si è ritrovati per il convegno vero e proprio
(e qui sì la partecipazione poteva
essere ben più alta); non in una
sala pubblica, come si era preventivato, risultata poi non disponibile, ma nell’accogliente, se
pur ’’ecclesiastico” luogo di culto valdese, nella vicina Via Assarotti, decorato alle pareti da gigantografie. Malgrado una certa
pubblicizzazione sui media locali,
scarso il pubblico ’’esterno” e
quasi interamente costituito da
un bel gruppo di membri del personale deli’OEI, a tutti i livelli;
presenza senz’altro significativa,
perché non in molte aziende parte del personale sarebbe disposta a sacrificare un sabato pomeriggio libero per udire discorsi
sull’azienda in cui lavora tutta la
settimana... E’ certo un segno del
coinvolgimento e della partecipazione personale in quest’opera.
anche da chi la vive da ’’esterno”
(fino a che punto?) rispetto alle
sue motivazioni profonde.
Il pomeriggio si è aperto con
ima relazione del presidente del
consiglio deirOEI, Bruno Lombardi Boccia, che rifacendosi
anche al libro recente di Giorgio
Bouchard, « I Valdesi e l’Italia »,
ha inquadrato storicamente i 130
anni di vita dell’opera nella situazione italiana e ligure di allora e
nel suo sviluppo fino ad oggi; ha
descritto lo sviluppo dell’ospedale dal modestissimo ambulatorio
iniziale in un appartamento, allo
stadio attuale di crescita, da opera pensata soprattutto per evangelici discriminati (marittimi, o
residenti) ma subito aperta a tutti, al nosocomio attuale, inserito nella programmazione ospedaliera quale ospedale di zona, alla
quale offre, oltre ai ricoveri (anche in day hospital), numerosi e
apprezzati servizi ambulatoriali
e di laboratorio analisi, sanciti
da convenzioni con la Regione Liguria e con rUSSL competente.
Si è poi ascoltata con piacere la
signora Maria Grazia Daniele,
già presidente della suddetta
USSL 12, che ha ricordato con
caldo apprezzamento il periodo
di collaborazione, che ovviamente continua. L’ente pubblico ha
molto apprezzato la disponibilità
del direttivo dell’OEI, la sua volontà di programmazione e di
collaborazione, con rapporti che
sono stati facili e chiari; si è sperimentata efficacemente l’integrazione dei servizi, in vari casi in
modo più armonioso con TOEI
che fra servizi della stessa USSL!
Ha poi citato il questionario sottoposto ai degenti e da questi restituito in forma anonima, per
sondare come il servizio è stato
reso; un esempio di rispetto della persona. Anche grazie all’OEI,
« in questa parte della città forse
i cittadini hanno un po' più di fiducia nella riforma sanitaria ».
Infine il pastore Alberto Taccia,
CORRISPONDENZE
Un culto a
“misura di bambino
presidente della CIOV, ha svolto
un’ampia relazione, molto ricca e
apprezzata, su « Servizio pubblico e diaconia evangelica »; ha saputo marcare con forza l’esigenza della diaconia evangelica, ma
ha anche saputo farlo in modo
molto laico, civico, attento e sensibile alla realtà sempre più complessa del servizio pubblico che
le nostre opere sono chiamate a
rendere, in modo particolare con
strutture complesse e impegnative quali sono gli ospedali.
VALLECROSIA — Il tradi
zionale appimtamento di primavera delle Scuole Domenicali della Liguria ha raccolto per tre
giorni (23-25 aprile) a Vallecrosia, presso la Casa Valdese, una
novantina di evangelici: bambini, monitori, genitori.
La Chiesa battista di Chiavari
era stata incaricata di condurre
rincontro, che è stato preparato sotto la guida di Saverio Merlo, che ha coordinato tutto il lavoro. Siamo partiti dai testi biblici del diluvio, che erano stati
studiati nelle « sequenze » di
quest’armo, per consentire ai ragazzi, attraverso le moderne tecniche di apprendimento, di coglierne la portata ed il senso in
concreto nel vissuto quotidiano.
Un laboratorio grafico guidato
da Umberto Stagnano, il fotolinguaggio ed altre esperienze di
animazione hanno condotto i ragazzi ad esprimere concretamente il messaggio ricevuto.
Tutto questo lavoro è servito
per avere in chiusura un culto
concepito ed eseguito « a misura di bambino ». Le panche sono state disposte in modo che
tutti si guardassero in faccia;
alle pareti erano appesi tutti gli
elaborati prodotti dai ragazzi;
una chitarra, collegata agli altoparlanti, ed i tamburelli accompagnavano i canti festosi e veramente partecipati; le preghiere spontanee di adulti e bambini invocavano Iddio: insomma,
un insieme che troppo raramente è dato di vedere nelle nostre
comunità.
Mentre undici animatori di
Chiavari seguivano i ragazzi divisi in gruppi orhogenei per età,
Saverio Merlo e Franco Scaramuccia hanno- intrattenuto gli
adulti, animando una serie di
discussioni sul senso della catechesi e sulla maniera con cui
nelle nostre chiese è vissuta la
dimensione comunitaria. Si è
trattato di un’esperienza diversa
dal solito, che ha consentito di
esprimersi anche a chi di solito
tace e che ha arricchito- molt-o
tutti coloro che vi hanno partecipato.
Giornata di preghiera
Su questo tema è già stato
pubblicato parecchio, anche su
queste colonne, e deborderebbe
le dimensioni della cronaca di
questa giornata riferire come
meriterebbe l’articolazione di
questa relazione sul tema di fondo. Oggi, con il generalizzarsi (ma
non ancora in tutti i campi: vedi
gli anziani) dell’assistenza pubblica, il senso delle nostre opere
sta sempre più nel modo di condurle e viverle, collegandole alla vocazione della chiesa che è
annunciare Cristo, con la sua predicazione e la sua azione; Cristo,
che ha scelto di essere diacono.
Se la Riforma ha riscoperto il
« sacerdozio universale » dei credenti, forse opgi dobbiamo riscoprire il « diaconato universale »
dei credenti (ovviamente, non
nelle sole opere e strutture ecclesiastiche!). Quanto alle nostre
opere, all’interno della nostra vita ecclesiastica, dobbiamo sempre più vigilare affinché la ’’diaconia”, con i suoi problemi ’’pubblici” sempre più complessi, non
si isoli dalla predicazione.
Anche se ha avuto un'eco minore dell’auspicato, si è trattato
di una bella, ricca giornata di fraternità. Grazie a chi vi ha lavorato, a chi è venuto, anche da più
lontano: e alla comunità di lavoro e di servizio deH’OEI, arzillo 130enne, un caldo augurio.
munanza fraterna nella Parola
di Dio.
La riunione si è protratta con
un’agape fraterna, svolta in serena letizia.
Visita a Firenze
CARRARA — Il 25 aprile, una
numerosa compagnia di fratelli
e protestanti di Carrara, con l’assistenza del pastore Carmen Ceteroni, ha visitato a Firenze le
istituzioni e le opere evangeliche.
Arrivando dalla Certosa e facendo capo a Porta Romana, in
gruppi diversi, essi hanno approfittato della mattinata libera per
godere delle attrattive della città in festa, molto affollata dunque e purtroppo, di lunedì, con
i musei chiusi, ma ben disposta ai « vu’ cumprà » di Ponte
Vecchio. Il « massimo » è stato,
naturalmente, il Giardino di Boboli, che ha confortato dalle lunghe camminate i più posati, prima di arrivare « in appetito » al
Gould.
Qui, nella sontuosa aula magna dell’ex Facoltà teologica,
felicemente accolti dal direttore sig. Barbanotti, si è avuto un
ricco pranzo, consumato in
allegria, magari troppa per un
luogo di tanto rispetto. Con diapositive e diagrammi espositivi
sono stati illustrati origine, funzione e scopo del Centro giovanile protestante (convitto e foresteria), con qualche accenno al Centro sociale evangelico, cui ha
fatto seguito la visita dell’edificio e del giardino, ridente, ma
un tantino severo nella classicità del chiostro.
Dopo la fermata di rigore al
piazzale Michelangelo, la gita si
è conclusa alla Casa di riposo
dei Gignoro, con la prolusione
informativa del pastore Santini,
giustamente convinto ed impegnato nelle impostazioni cristiane e sociali dell’organizzazione
per anziani, attualmente avviata
al completamento dell’opera, con
la nuova infermeria e raparti di
assistenza medico-gerontologica.
Confermazioni
Gino Conte
PONTICELLI — Nel Villaggio
Caracciolo si è svolta, in un’atrnosfera di raccoglimento, la
Giornata mondiale di preghiera
(G.M.P.) del 4 marzo 1988, che
ha visto riunito, in quella sede,
un folto gruppo di sorelle evangeliche dell’area campana; erano
sorelle sia federate alla FDEI,
sia delle Chiese Libere, della diaspora casertana, dell’Esercito della Salvezza, con alcuni fratelli.
L’accoglienza del Villaggio Caracciolo è stata affettuosa e premurosa. Molte sorelle non conoscevano ancora questo Centro di
Ponticelli, nato dalla solidarietà
internazionale in seguito al terremoto del 1980, che svolge un’azione di testimonianza e di promozione evtmgelica in una delle
zone più degradate dell’hinterland napoletano.
Abbiamo parlato a lungo con
gli operatori del Centro, sia i residenti che gli obiettori di coscienza che vi lavorano, e in tutti abbiamo riscontrato la stessa
decisa determinazione a portare
avanti il servizio intrapreso, sostenuti dalla ferma convinzione
della necessità dell’opera e dell’aiuto del Signore.
L’argomento della G.M.P., proposto quest’anno dalle sorelle
brasiliane, « Porte aperte », è
sembrato particolarmente adatto alla circostanza. Anche il Villaggio Caracciolo è una porta
che l’evangelismo napoletano lascia aperta ai più bisognosi nelle strettezze del quotidiano e a
tutti coloro che cercano la co
FELONICA — Domenica di
Pentecoste, 22 maggio, è stata
una giornata di gioia e allegrezza
per la nostra comunità; infatti,
durante il culto, tenuto da Ursel
Koénigsmann, hanno avuto luogo due nuove confermazioni, avvenimento che non si verificava
da molti anni.
Dopo l’ascolto della parola di
Gesù: « Ama il Signore tuo Dio
con tutto il tuo cuore », « Ama il
tuo prossimo come te stesso »
(Matteo 22; 36-40), i confermandi
Valeria Fusetti e Gianni Spettoli hanno confessato la loro fede e sono entrati a far parte della nostra comunità. A loro vanno
il nostro benvenuto ed i nostri
più fervidi auguri di un buon
cammino sulla via del Signore.
Dopo il culto un’agape fraterna, preparata dall’Unione Femminile, ha permesso a coloro che
lo desideravano di intrattenersi
con i neo-confermati e rallegrarsi
nuovamente con loro.
Furto a
Radio Trieste
Radio Trieste Evangelica è stata nuovamente vittima di un fm"to; questa volta « i soliti ignoti »,
asportando ponte di trasferimento e trasmettitore, hanno costretto la radio al silenzio per una
settimana.
intanto sono in corso le indagini per scoprire gli autori del
grave atto, che ha comportato
alla radio un danno di oltre 1<>
milioni di lire.
Ú
9
10 giugno 1988
vita delle chiese 9
XIII CIRCUITO
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
«Con i piedi per terra» La chiesa
è un “optional”?
Proposto uno studio sulle strutture Circuito-Distretto - Emerge
il problema della formazione biblico - teologica di laici impegnati
L’Assemblea del 13” Circuito
si è riunita domenica 15 maggio nella accogliente « Casa Materna » a Portici (Na). Una intera giornata per esaminare la
vita delle chiese e per programmare il lavoro circuitale. Una
assemblea molto fraterna e « con
i piedi per terra », cioè decisionale e concreta. Quattro i temi
maggiormente dibattuti;
1) le strutture Circuiti-Distretti. Su mandato dell’assemblea
autunnale, il Consiglio ha dato
ampio spazio a un interessante dibattito sulle due strutture
organizzative delle nostre chiese. Da una parte si è volute ribadire la validità delle due strutture e da un’altra parte l’importanza di un unico Distretto
per il Sud. Certo si è chiesto di
rivedere l’attuale regolamentazione, soprattutto per i rapporti tra Circuito e Distretto. Una
commissione « tecnica » preparerà per la prossima Conferenza distrettuale delle proposte di
modifica, intese a migliorare il
funzionamento delle due strutture.
2) problemi di cura pastorale.
L’assemblea ha salutato i coniugi Paola e Bruno Tron, che lasceranno Napoli in autunno dopo
sette anni di ministero pastorale nella chiesa cristiana del
PORTICI
Giuseppe
Baglio
Vomere, nella chiesa metodista
di Napoli e nella chiesa libera
di Velia. La Tavola ha già indicato la sostituzione pastorale
con una coppia di pastori i quali dovrebbero maggiormente potenziare l’evangelizzazione nella
periferia di Napoli e la cura pastorale al Vomere. In assemblea
è stata sottolineata l’importanza della predicazione domenicale di diversi fratelli non pastori e la necessità di una loro
adeguata formazione teologica.
3) impegno nella società. Più
dal dibattito che dalle delibere
assembleari è emerso l’impegno
delle nostre chiese nella società.
In Campania (che praticamente
raccoglie il nostro Circuito) vi
è una grande concentrazione di
opere diaconali di una certa importanza. Nel medesimo tempo,
nuove iniziative a carattere di
servizio e di testimonianza stanno prendendo corpo dopo anni
di incertezza. Deve essere sottolineato che la maggioranza degli
interventi della FCEI tramite il
SAS è nel nostro Circuito. Si è
raccomandato al Consiglio di interessarsi al problema del rapporto tra la vita delle chiese e
lo sviluppo della diaconia nella
regione.
4) le chiese. Come ogni anno,
le relazioni delle comunità sono
state presentate per evidenziare alcuni pimti significativi della
vita ecclesiastica. Un po’ tutti
hanno messo in rilievo questi
aspetti: la preoccupazione di
aggregare comunità che vivono
molte volte la disgregazione della vita cittadina (questo maggiormente a Napoli); gli sforzi per
una costante formazione biblicoteologica della comunità, dei
giovani, dei bambini con momenti di studio e di incontro particolari; la cura pastorale che vede (come già ricordato) l’impegno di molti laici.
Per il prossimo anno, in occasione del centenario del « Glorioso Rimpatrio », si vorranno
organizzare alcune manifestazioni pubbliche, ma si coglierà
questa data per meglio riflettere
sulla propria identità di evangelici in questa regione meridionale.
5) elezioni. L’assemblea ha eletto la deputazione metodista
al Sinodo nelle persone di Maria Teresa Fiorio e Sara Di Toro (effettivi), mentre Antonio
Stameli e Salvatore Cortinl sono i supplenti.
Giovanni Anziani
ECUMENE
Week-end delle
scuole domenicali
Lunedì 16 maggio si sono svolti, nel cimitero di Portici (NA),
i funerali del fratello Giuseppe
Baglio. Un uomo che nella vita
ha sempre cercato, con umiltà,
di mantenere alta la fedeltà al
Signore.
Nativo della Sicilia, sposò una
metodista abnazzese (una Carunchio di Atessa), e svolgendo il
proprio lavoro di commerciante
a Napoli, conobbe l’Evangelo tramite il pastore Riccardo Santi.
Ben presto divenne amico e fedele sostenitore di queU’opera,
ancora oggi significativa, che è
« Casa Materna ».
La sua umile e costante fedeltà al Signore ha suscitato nei
figliuoli e nei nipoti un grande
amore per l’Evangelo e per l’opera della chiesa metodista. Ricordiamo che il figlio, Eugenio,
sarà per diversi anni presidente
del Consiglio di chiesa a Portici e valido predicatore locale;
la figliuola sposerà il pastore
Glen Garfield Williams e accompagnerà il marito nelle sue responsabilità in organismi ecumenici europei. Così il nipote Daniele, figlio di Eugenio, sarà anche lui predicatore locale; il nipote Lucio, insegnante, sarà responsabile del Centro evangelico di cultura « Emanuele e Tea
filo Santi » a Portici.
Quando frequentava a Portici
il culto domenicale, si sedeva
nell’ultima panca. Non voleva apparire, né voleva imporsi, ma
operando con fede egli manifestò la grande forza dell’amore
di Dio. I suoi cari, come tutta
la chiesa, lo ricorderanno come
testimone fedele e come una co
lonna della vita della comunità
a Portici.
L’annunzio dell’Evangelo della
resurrezione è stato dato dal so
vrintendente di Circuito, past.
Giovanni Anziani, mentre i pastori Nicola Leila e Donato Giampetruzzi hanno manifestato la so
lidarietà della comunità battista
di Napoli.
G. A.
Riuscito incontro di scuole domenicali del
Lazio e dell’LImbria, dopo un anno di lavoro
in collegamento con la Facoltà di Teologia
Il 7 e l’8 maggio si è svolto
ad Ecumene il tradizionale
« week-end » per i ragazzi della
scuola domenicale e del catechismo. Ma a differenza degli anni
passati, non si è riunito so
lo un buon numero di giovani
e di bambini della chiesa metodista di Roma, bensì anche di
Via IV Novembre, di Oolleferro,
di Ferentino e di Temi.
In occasione di un convegno
circuitale di monitori, infatti, era sembrato positivo riuscire ad
avere un momento di incontro
fra le varie classi di S.D. e di
catechismo. Quanto fosse sentita anche dai ragazzi tale esi^nza, lo si è visto dalla partecipazione e dall'entusiasmo dimo
strati nei due giorni: oltre 70,
fra grandi e piccoli, che hanno
messo a dura prova la resistenza fisica di quella quindicina di
monitori presenti.
Il pomeriggio e la sera del sabato sono stati dedicati ad un
momento di conoscenza e ad
una grande « caccia al tesoro »,
che ha visto impegnate 6 squadre alla ricerca di persone e oggetti e alle prese con quesiti biblici. Qgni squadra (mista per
provenienza ed età) ha poi dovuto preparare una scenetta mimata su un episodio dell’Antico
o del Nuovo Testamento e partecipare infine ad un quiz ( « verofalso»), occasione, tra l’altro,
per incorrere in alcuni clamoro
si infortuni (lo sapevate che il
periodico della FGEI è « L’amico dei fanciulli »?).
Dopo una movimentata nottata, la domenica mattina si _ è
avuto un momento di riflessìo
ne e di studio. Si sono formate
le classi secondo le tradizionali
S. GERMANO — «La chiesa e,
quel che è peggio, Gesù Cristo rischiano di diventare per molti
membri di chiesa semplicemente degli optional, delle realtà a
cui si pensa quando non c’è proprio nient’altro da fare ». Con
queste parole qualcuno ha espresso la sua analisi della situazione nel corso dell’Assemblea di
chiesa in cui si è esaminata la relazione morale delle attività dell’anno appena trascorso. Il Concistoro, nella sua relazione, non
si è limitato a fare l’elenco di
quanto è stato realizzato — o
non realizzato — in questi dodici
mesi, ma ha anche voluto proporre alla comunità una maggiore attenzione alla realtà circostante: come si può infatti, dice
il Concistoro, esaminare e giudicare la vita della comunità se
non ci si rende conto di ciò che
sta cambiando a San Germano
ed in tutte le valli? Nel corso del
dibattito, qualcuno ha usato una
immagine efficace ; la chiesa è
come un imbuto. Ano ad una o
due generazioni fa era posto nel
verso giusto e la vita del paese
finiva per arrivare tutta li, alla
chiesa. Oggi l’imbuto si è rovesciato e dalla chiesa i membri si
espandono a pioggia. Discutere
sul culto, sulla scuola domenicale o lo studio biblico ha dunque
senso soltanto se noi partiamo da
questi dati di fatto con realismo
e senza fatalismi o nostalgie : una
situazione nuova richiede un
nuovo modo di essere chiesa.
Non sono forse novità, quelle
che si sono dette a San Germano ; ma certo sono un passo
avanti, nel senso di una maturazione comunitaria, necessaria
per costruire il nostro futuro insieme.
ripartizioni per età: ogni gruppo
si è impegnato a preparare una
parte del culto che poi è stato
interamente condotto dai ragazzi: canti, letture, preghiere, riflessioni su un tema del programma svolto durante l’anno. La
scelta è caduta sulla preghiera
e sul « Padre Nostro ».
I catecumeni, invece, si sono
riuniti per confrontarsi tra di
loro su uno dei temi proposti
dalle nuove schede di catechismo: vita-morte-risurrezione. Tutte le comunità presenti avevano
seguito lo stesso programma;
anzi, ogni quindici giorni, presso la Facoltà valdese di teologia,
guidato dal prof. Giorgio Girardet, c’è stato un incontro di verifica e di preimrazione che ha
coinvolto tutto l’anno catechisti
e studenti in teologia.
Sono stati proprio questi ultimi ad organizzare il dibattito,
partendo dalle riflessioni scaturite da una serie di fotografie,
e a guidare la discussione, che a
volte è stata particolarmente animata.
II culto, il pranzo (con gli arrivi della domenica, tra bambini e adulti si è arrivati a 1401),
ancora giochi, poi la partenza:
che dire di questo « week-end »?
E’ stato un momento di allégria; anche gli aspetti più « seri » sono stati vissuti con gioia
e si è notato quanto sia importante l’incontro fraterno, anche
per ragazzi provenienti da co
munità, da località e da situazioni diverse. La speranza, naturalmente, è che anche l’anno
prossimo si possa ripetere questa positiva esperienza.
Lavori
al presbiterio
• Il 18 maggio scorso è deceduto Claudio Paschetto, di 79 anni, della borgata Ser. Alla famiglia la solidarietà della chiesa.
Confermazioni
Giovanni Carrari
Rinella Tron che avevano terminato il loro catechismo, due a
Piossasco e gli altri a Pinerolo.
• Il culto del 29 maggio, mentre gli alunni della scuola domenicale conducevano il culto a Genova, è stato presieduto dai catecumeni di II anno guidati dal
past. Erika Tomassone e quello
del 5 giugno da Gianni Long.
• Si sono sposati nel nostro
tempio Renzo Pons e Loredana
Boetto, ai quali auguriamo una
vita matrimoniale benedetta dal
Signore.
« Ca’ dia Pàis »
ANGROGNA — Il Comitato
del «Bagnóou» organizza, tempo
permettendo, un campo di lavoro,
per la sistemazione della strada
di accesso alla «Ga’ dia Pàis».
L’appuntamento è per sabato 11
giugno, dalle 8,30 in poi. A pranzo, pastasciutta per tutti.
• Domenica 12 giugno, alle ore
21, ospiteremo nella Sala unionista del Capoluogo gli studenti
delle 2® classi della Scuola media di Torre Pellice, che presenteranno un saggio teatrale. Ingresso libero.
Colonie
• Tra gli altri atti di chiusura
dell’attività dell’anno è doveroso
ricordare anzitutto che la scuola
domenicale si è conclusa, la domenica di Pentecoste, con un culto condotto dai bambini e dai
monitori. Nel corso del culto,
com’è tradizione, i bambini hanno portato un dono alle mamme
presenti. Quest’anno si è trattato
di un oggetto simbolico, una finestra ritagliata nel cartoncino, come immagine del fatto che dobbiamo aprirci verso gli altri e
verso la realtà all’esterno di noi.
Nel pomeriggio è stata organizzata una festa come punto di incontro tra bambini e genitori.
VALLECROSIA — La Càsa
valdese di Vallecrosia ospiterà
dal 1” al 23 luglio la colonia per
bambini dai 6 ai 12 anni e dall’8 al 2'3 luglio il campo cadetti
per ragazzi e ragazze dai 13 al
16 anni. Sono ancora disponibili
alcuni posti per la colonia; le
famiglie interessate possono
iscrivere i figli presso P. Taglierò, a Torre Pellice (tei. 91550),
oppure presso la direzione della
Casa (tei. 0184/295551).
La direzione cerca anche‘ alr
cimi giovani volontari j»r il servizio dii monitori per il campo
cadetti. Gli interessati devono
rivolgersL con urgenza, direttamente alla Ceisa valdese.
Assemblea
TORRE PELLICE — Domenica 12 giugno, al termine del culto
avrà luogo un’assemblea di chiesa, con aU’ordine del giorno la relazione dei deputati alla Conferenza distrettuale ed il documento sul battesimo.
Il Coretto
in Svizzera
PRAROSTINO — I lavori di
ristrutturazione del presbiterio
di S. Bartolomeo hanno preso il
via e si spera che terminino entro l’autunno; durante questo
periodo il pastore Langeneck
sarà reperibile presso Remo e
Alba Paschetto, via Rocco 19 telefono 501365.
PINEROLO — In un tempio
gremito oltre che da pinerolesi
anche da membri della chiesa di
Piossasco e di altre chiese delle
valli, in un’atmosfera di raccoglimento, sono stati battezzati
Stefania Balma, Manuela Menusan e Paolo Micol e hanno confermato il loro battesimo: Sabrina Cardon, Silvano Ciarriero,
Marco Fomerone, Elisa Geymonat, Roberta Ghlbaudo, Enrico
Ghiraldo, Luca Giors, SUvia Griva, Enrico Ribotta, Enrica Ricca,
MORGES — I legami di amicizia che legano le comunità di
Torre Pellice e Luserna S. Giovanni con la comunità di Morges
(Svizzera) si sono rinnovati in
occasione di un incontro che ha
portato, all’inizio di maggio, una
settantina di persone, per tre
giorni ospiti delle famiglie svizzere. Ha partecipato aH’incontro
il Coretto, diretto da F. Taglierò,
che ha tenuto un applaudito concerto nel tempio della cittadina
del cantone di Vaud, insieme al
Petit Choeur du Collège diretto
da P. Reymond. L’amicizia ormai più che trentennale può contare così su un rinnovamento generazionale, che si spera possa
permettere un proseguimento degli incontri a livello giovanile.
Il soggiorno in Svizzera si è
concluso con il culto domenicale
presieduto dal past. G. Tourn e
con un pranzo comunitario presso la scuola di Marcellin, ben conosciuta nell’ambiente valdese
per essere stata, negli anni cinquanta, modello per una scuola
di agricoltura che non ebbe il
successo sperato, qui da noi.
10
10
valli valdesi
10 giugno 1988
VALLI CHISONE E GERMANASCA
CAI - VAL PELLICE
Forestazione
e viabilità
Lassù per le montagne...
La forestazione, gli alpeggi e il problema
della viabilità - Come dare risposte veloci?
La tutela deM’ambiente e l’escursionismo
di un giardino botanico - Organizzazione
- I rifugi
nazionale
e
e
il progetto
sedi locali
« Rispetto ad un recente passato, dobbiamo rilevare che quest’anno, per effetto delle normative sulla finanza locale, la Comunità Montana Valli Chisone e
Germanasca si viene a trovare in una condizione di minori ristrettezze economiche »: così ha esordito il presidente Sola nel corso di una recente intervista.
Quali saranno allora i settori
di intervento?
« In primo luogo la Giunta ha
pensato di rendere utilizzabile
una struttura, attualmente di
proprietà della Provincia, situata in Perosa Argentina, denominata ex convitto.
All’interno di questa struttura
si intendono creare degli spazi
da utilizzare per il centro di documentazione, che vede impegnato
da un paio di anni l’assessorato
alla cultura, attualmente ospitato dalla biblioteca di Perosa; accanto a questo, vorremmo creare
una piccola atea da destinare
ad esposizione di reperti delta
nostra zona che sono da far conoscere, così come vorremmo anche costituire una sezione di espostzione di prodotti dell’artigianato locale r.
Un problema molto sentito è
quello della ricezione televisiva;
qual è la posizione della Comunità in merito?
« E’ opportuno specificare che
non ci siamo mai fatti carico direttamente di questi impianti,
anche se invece abbiamo curato
la loro messa in funzione. A suo
tempo, quando la Regione istituì
i fondi necessari perché nelle zone disagiate si potessero comunque ricevere i programmi, si prevedeva che dopo un certo periodo la RAI avrebbe gestito direttamente il tutto, cosa che non
è accaduta ».
Abbandonando un problema
specifico come quello appena^ illustrato, pare che nei prossimi
anni si dovranno fare grossi interventi nel campo della forestazione...
« Questo rientra nella più vasta attività del settore agricolo;
rispetto agli agricoltori, stiamo
organizzando dei corsi di formazione da affiancare ad una assistenza tecnica già esistente. Un
discorso a parte meritano gli interventi a favore degli alpeggi,
della viabilità montana per cui
stiamo redigendo progetti; tutto
questo senza dimenticare il sostegno al settore cooperativo.
Per quanto attiene alla forestazione, si è pensato di intervenire
con i fondi di investimento ed
occupazione e si è redatto un
progetto. Le iniziative previste, su
indicazione dell’IPLA, prevedono
interventi massicci, nell'ordine di
Terremoto
5-6 miliardi; si prevedono opere
di viabilità, di sistemazione e
di nuovo rimboschimento: dunque un progetto globale, quasi
utopistico. E’ chiaro che la forestazione va intesa soprattutto
come difesa del suolo e dell'ambiente, perché difficilmente saremmo in grado di competere a
livello economico col legname
proveniente dall’estero ».
Un territorio che conta molti
centri turistici, sia di tipo invernale (Frali o Pragelato), sia di
tipo diverso, non può prescindere, se ritiene giusto incrementarli, da una efficiente viabilità;
qual è il suo parere in proposito?
« Bisogna tener conto anche
del collegamento fra Sestriere e
Torino — precisa Sola — ed allora dobbiamo guardare al ventennale problema del collegamento tra Pinerolo ed il capoluogo:
a parte le polemiche autostrada
sì o no, credo che qualunque soluzione sì scelga sia sempre tardiva.
Per quanto riguarda la valle,
stretta da questo problema, penso però che il grosso intervento,
con dei grossi investimenti, i megaprogetti, finiscano unicamente
per sospendere gli interventi modesti senza poi dare delle risposte. Esiste una strada provinciale che scorre lungo la sponda
destra del Chisone: se essa fosse resa transitabile in modo migliore si potrebbe avere un’alternativa valida alla statale 23,
oggi in certi momenti veramente bloccata. Bisogna dunque tentare di dare delle risposte il più
possibile veloci, evitando progetti faraonici.
Un esempio viene proprio dalla provinciale della vai Germanasca in cui, grazie all’intervento della Provincia, al di là di alcune ineliminabili caratteristiche
della strada e della valle, si sta
lavorando in modo positivo proprio nella linea che indicavo in
precedenza ».
P.V.R.
Cambia la stagione, cambiano,
almeno in parte, le attività legate alla montagna e quando pensiamo alle vette, ai rifugi alpini,
il pensiero va immediatamente al
C.A.I.; la sezione Val Pellice ha
un buon numero di soci e di attività, gestisce tre rifugi (Granero, Jervis, Barbara) ed un bivacco (Boucie).
Di attività e problemi parliamo col presidente Mauro Pons.
« Fra le attività possiamo scindere due aspetti: il primo è
quello rivolto prevalentemente
ai soci, il secondo è invece maggiormente rivolto a chi viene in
valle per trascorrere un certo
periodo di vacanza. Nella prima
parte si possono individuare tre
settori: giovani e tutela dell’ambiente, alpinismo o comunque
avvicinamento ad esso, escursionismo in montagna ».
Può illustrarci alcune delle iniziative in questi settori?
« Abbiamo costituito una commissione per l’alpinismo giovanile e la risposta è stata molto
positiva: attualmente su 700 soci abbiamo 67 ragazzi sotto i 18
anni, che diventano oltre 120 se
comprendiamo i giovani fino a
21 anni ».
C’è una attenzione particolare
verso l’alpinismo classico, la conquista di una vetta, magari dopo due o tre giorni di fatiche?
« Devo dire che pur se molti
giovani scelgono la palestra di
TORRE PELLICE
Zingari e
“gagé”
A ricordare la sismicità delle
valli valdesi è intervenuta lunedì scorso, 6 giugno, verso le
16.30 una leggera scossa di terremoto, avvertita in tutti i Comuni del pinerolese e in particolare in Val Chisone e Germanasca. L’epicentro è stato localizzato a Ferrerò, e l’intensità
calcolata è tra il 2" e 3“ grado
della scala Mercalli. Non ci sono stati danni alle abitazioni.
E’ un richiamo a non considerare né inutili, né superflue
le norme antisismiche per i fabbricati. E’ meglio spendere qualcosa di più oggi, che avere danni e vittime domani.
Gli Zingari a Torre Pellice. Non
si è trattato di una pacifica invasione di nomadi nella nostra
cittadina, lontana dai loro consueti itinerari, ma di una presenza simbolica, culturale, che
ha trovato espressione domenica 29 maggio scorso alla Casa
unionista dove, organizzata dall’Associazione culturale « F. Lo
Bue » e dal Centro Studi Zingari, si è svolta una proiezione di
diapositive sulla storia, sul costumi e sulle condizioni attuali
della popolazione zingara o, per
meglio dire, di Rom, Sinti e Gitani.
Partiti dall’India circa mille
anni fa, gli Zingari costituiscono oggi una comunità che ha
conservato molte, caratteristiche
originali, superando persecuzioni
e tentativi di sterminio (ne perirono oltre 500.000 durante il re
girne nazista, barbaramente uccisi al pari degli ebrei).
Al tempo stesso, però, gli Zingari sono una categoria emarginata a causa della non integrazione economica nel tessuto sociale circostante. Principale causa di ciò sembra essere l’avvenuta perdita dei mestieri tradi
roccia, c’è una riscoperta anche
fra i giovani di questo aspetto
della montagna ».
Accanto a questi settori, si diceva, esiste un’attenzione particolare ai problemi deU’ambiente, legata all’attività di una apposita commissione per la tutela dell’ambiente montano (TAM).
« Lo scopo principale del CAI,
secondo il suo statuto, è proprio
quello di salvaguardare la montagna in ogni suo aspetto; ma
anche la costituzione di questa
commissione va in questo senso. L’organizzazione è nazionale
con successive ripartizioni locali; finora non si è potuto fare
molto, se non seguire le problematiche emerse in valle; ci sono stati anche momenti di informazione interna con l’organizzazione di serate su temi specifici ».
L’ubicazione dei vari rifugi fa
sì che ci sia un costante confronto con il Comune di Bobbio
Pellice; due progetti sono al centro deirattenzione oggi: la creazione di un giardino botanico alpino al Barant e l’amipliamento
del rifugio Granero...
« Per quanto riguarda il Barant, c’è la volontà di arrivare
a questo giardino; quando, è un
po’ difficile dirlo. Come CAI stiamo lavorando alla definizione di
un progetto preciso per l’autunno, anche tenendo conto che bisogna valutarlo con la Comunità Montana ed il Comune di
Bobbio. So che ci sono trattative con i proprietari della caserma del Barant per l’acquisizione
da parte dell’amministrazione
comunale: un punto di ricovero
in quota sarebbe essenziale, essendo troppo lontani sia il Barbara che il Jervis. I lavori, per
poter avere qualcosa di concreto da vedere, dovranno andare
avanti almeno per tre anni; dopo aver censito tutte le piante
presenti nell’area interessata (circa 17 mila metri quadrati), e
sono oltre 200, potremo poi
passare alla reintroduzione di altre specie alpine e forse anche
alla coltivazione di piante officinali ».
Per quanto riguarda l’ampliamento' del rifugio del Granerò,
dopo la costruzione del basamento l’anno scorso, è possibile
ipotizzare dei tempi per l’ultimazione deiropera?
« Assolutamente no; a parte
un discorso di tipo finanziario
che è ancora da completare, attualmente siamo comunque bloccati dal fatto che il Comune di
Bobbio non ci ha dato l’autorizzazione a procedere sulla base
del progetto presentato ed approvato nel giro di alcuni mesi
da parte della Regione, del CAI
stesso e della Forestale. La risposta del Comune è stata molto interlocutoria in quanto, pur
concedendo la possibilità di costruire i basamenti, ha però ritenuto di dover sospendere l’esame del progetto in attesa di modifiche che tenessero conto della tipologia delle costruzioni presenti nella conca del Fra.
Il progetto è stato ripresentato al Comune, con le modifiche,
nel mese di dicembre; da poco
è arrivata la risposta: è positiva
per quanto riguarda l’ampliamento, ma negativa sul progetto.
Proprio sabato scorso c’è stato
un incontro fra alcuni rappresentanti del CAI (ufficio legale,
commissione rifugi ed opere alpine, TAM) ed il sindaco Charhonnier; la richiesta presenta
taci è stata quella di affiancare
ai nostri tecnici un perito nominato dal Comune. A questo punto i tempri sono tutti da inventare... ».
Un ultimo problema che dovrete affrontare, secondo quanto sì
sente in giro, è quello di una
strada per il Pra.
« Ne abbiamo appena parlato,
in quanto non conosciamo il progetto né le ipotesi d’uso; è chiaro che dovremo vigilare sia sui
metodi di costruzione che, appunto, sull’uso che ne verrà fatto, altrimenti ci troveremo nel
giro di pochi anni ad avere una
situazione per certi versi simile
al Barbara, dove parlare di rifugio alpino diventa un po’ azzardato ».
Piervaldo Rostan
zionali, che fino a non molto tempo fa assicuravano loro la sussistenza, perdita causata dalla progressiva industrializzazione della
nostra economia.
Su questo particolare aspetto
si è incentrato il successivo dibattito, vivacizzato da molte domande, talora anche pungenti,
ma sicuramente improntate ad
una sincera volontà di miglior
conoscenza del fenomeno.
Per proseguire ed estendere il
discorso iniziato, è prevista una
visita a Torre Pellice, nei giorni
11 e 12 giugno, di Matéo Maximoff, scrittore e pastore evangelico zigano.
Va infatti detto che una consistente componente del mondo
zingaro si è avvicinata alla confessione evangelica attraverso la
chiesa p>entecostale. Di questa
singolare esperienza di scrittore
e pastore ci testimonierà lo stesso Maximoff il giorno 11 giugno,
alle ore 21, nei locali della Casa
unionista in un incontro al quale prenderà parte anche il pastore Gustavo Bouchard, e poi
ancora il giorno seguente al tempio di Torre durante il culto domenicale. S. F.
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I
i
11
10 giugno 1988
valli valdesi 11
SOCIETÀ’ DI STUDI VALDESI
Riunioni
Corso per guide
turistico - culturali
Un’iniziativa per rispondere alla domanda di conoscenza della realtà locale - L’approfondimento storico e l’informazione sull’ambiente
La Società di Studi Valdesi,
in collaborazione con la Foresteria valdese, la CED (Commissione esecutiva distrettuale delle
chiese valdesi delle Valli) e la
locale sezione del CAI-UGET Val
Pellice, organizza un corso per
accompagnatori turistico-culturali a carattere volontario. Le esigenze sono duplici.
In primo luogo cresce la domanda — non solo in vista del
Centenario — di conoscenza guidata della realtà locale da parte di scuole, gruppi organizzati
il corso è aperto a tutti, senza limite di numero. Si richiede tuttavia la frequenza
a tutti e cinque gli incontri,
articolati sulla conoscenza
storica ed ambientale;
il corso prevede un costo complessivo di L. 50.000 (10.000
e singoli studiosi.
In secondo luogo, si fa pressante l’esigenza di accompagnare le
conoscenze di tipo storico con
un’adeguata informazione naturalistico-ambientale (fauna, flora,
economia, problemi della montagna, ecologia...), che sarà ricompresa pertanto nel corso di
base.
Ci rendiamo conto che questa
iniziativa avrebbe dovuto competere agli enti locali, in specie
le Comunità Montane, l'Assessorato al turismo della Regione
Avvertenze
lire per « puntata »), pagabili
aH’inizio del 1“ corso;
chi ha bisogno di pernottamento si rivolga alla Foresteria (0121/91801), che per l'occasione farà sconti speciali;
a fine corso si rilascerà un
Piemonte e le Pro Loco. Il discorso con questi enti, in vista
del riconoscimento legale del
ruolo di accompagnatore, è tuttora aperto e la nostra speranza
è che si concluda con esito positivo.
Nel frattempo iniziamo il corso per dimostrare la « concretezza » del progetto e la pHDSsibilità della programmazione turistica del territorio anche da questo punto di vista, che ci tocca
particolarmente (musei, luoghi
storici, oasi naturali, ecc.).
IL PROGRAMMA
INCONTRO N. 1
Venerdì 24 giugno
ore 21: tavola rotonda « Per un ambiente a misura
d’uomo, storia e natura a confronto » con
G. Tourn, presidente Società Studi Valdesi;
B. Corna, ambientalista, presidente del TAM
(Tutela Ambiente Montano) del CAI.
Sabato 25 gpugno
ore 9: « Flora e vegetazione delle Alpi Occidentali » con I. Ostellino, dott. in scienze naturali,
Torino;
ore 14.30: Visita all’Erbario Bostan presso il Collegio Valdese con M. Pons e R. Nisbet, naturalisti;
ore 17: trasferimento al Prà per inizio lezioni
dal vivo.
Domenica 26 giugno
ore 9: lezione « sul campo » con B. Torassa, geologo, Torino.
INCONTRO N. 2
Venerdì 23 settembre
ore 21: tavola rotonda su «L’architettura deUe
Valli Valdesi » con C. Balma e M. De Bettini, architetti.
Sabato 24 settembre
ore 10: « L’identità dei Valdesi medievali » con G.
Merlo, Università di Milano;
ore 14.30: passeggiata sul sentiero neolitico della
vai d’Angrogna accompagnati da O. Co'isson,
storico;
ore 21: «Caratteristiche della cultura alpina» con
L. Albera, antropologo, Torino.
Domenica 25 settembre
ore 10: « La fauna deUe Alpi » con V. Perracino,
veterinario del Gran Paradiso;
ore 14: visita guidata all’oasi del Barant.
INCONTRO N. 3
Venerdì 14 ottobre
ore 21: « I Valdesi a confronto con lo stato: un
cammino di secoli» con G. Peyrot, giurista.
Sabato 15 ottobre
ore 9.30: « Effetti deU’antropizzazione e dell’inquinamento » con V. Vecchlè, biologo, USSL n.
43 Torre Pellice;
ore 14.30: visita in vai Germanasca con A. Genre
e E. Tran;
ore 21: partecipazione all’Autunno in vai dlAngrogna.
Domenica 16 ottobre
ore 9: visita alla Gianavella;
ore 14.30: « I Valdesi del ’600 » con G. Toum,
storico e teologo.
INCONTRO N. 4
Venerdì 18 novembre
ore 21: «Geografia delle Alpi» con A. Biancotti,
docente di geografìa, Torino.
Sabato 19 novembre
ore 9.30: « Le valli valdesi in cifre - problemi e
prospettive » con G. GardioI, direttore de
« L’Eco delle Valli Valdesi »;
ore 14.30: « L’800 valdese missionario e attivista »
con B. Peyrot: segue visita al Museo;
Domenica 20 novembre
ore 9: partenza per ima visita guidata alle « opere » valdesi delle Valli con C. Longo, responsabile Foresteria Valdese di Torre Pellice.
INCONTRO N. 5
«Cultura delle minoranze e difesa dell’ambiente»
Saranno trattati i seguenti temi (gli oratori
sono ancora da designare):
— « La lingua come identità di minoranza »;
— « La difesa dell’ambiente diventa legge »;
— « Educare alla ’’minoranza” »;
— « Le minoranze presenti in Italia: situazione e prospettive »;
— « La proposta oocitanista: debolezze e possibilità »;
— « Resistenza e autonomia; un’ipotesi minoh
ritaria ».
In un mare di verde, in un'oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto Vanno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
■ TORRE PELLICE
t gita
storica 1988
La Società di Studi Valdesi e
la commissione per l’evangelizzazione della chiesa di Torre Pellice organizzano per domenica 19
giugno : « Visitando la vai Maira ».
Ore 7,30: partenza in pullman
da Torre Pellice. Successive fermate a Luserna (Airali), Braccio
di S. Giovanni, Pinerolo (su richiesta): ore 9: caffè a Busca;
ore 10,3CÌ-11 : arrivo ad Accaglio « Presenza valdese in vai Maira »
(O. Tourn); ore 12,30: pranzo al
sacco 0 in un ristorante presso
Dronero; fino alle 15,30: tempo
libero ; ore 16 : conferenza di G.
Gönnet « La Riforma nel Saluzzese : la presenza evangelica a
Dronero e nella sua valle»; ore
18-18,30: ritorno.
Il costo del viaggio è di L. 12.000
a persona, da versare alla S.S.V.
(via R. d’Azeglio, 2 - 10066 Torre
Pellice, tei. 932179) all’atto della
prenotazione neU’orario di apertura al pubblico; lunedi, mercoledì, venerdì; ore 10-12.
certificato di partecipazione e
im fascicolo di dispense;
■ le iscrizioni si ricevono presso la Società di Studi Valdesi,
via R. d’Azeglio 2, 10066 Torre
Pellice (TO), tei. 0121/932179,
ore 9-il2.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
presenterà « Anni quaranta », ven. 10,
ore 21.15; « Dirty dàiiclng », sab. 11,
ore 20 e 22; « 4 cuccioli da salvare »,
dom. 12, ore 16, 18, 20, 22.
Proiezioni
Dibattiti
Concerti
Manifestazioni
TORRE PELLICE — Venerdì 24 giugno, alle ore 21, presso la sala consiliare, sindaco ed assessore alla
istruzione illustreranno il programma
dell’estate ragazzi '88 per bambini dai
6 agli 11 anni.
Sono previste gite nei vari ambienti naturali, sport, giochi eco.
Segnalazioni
TORRE PELLICE — Entro il 10 giugno
i proprietari di cani devono provvedere ad iscrivere i loro animali all'anagrafe canina, presso gli uffici del municipio. A partire dal 13 giugno, presso il mattatoio, via Silvio Pellico 9
(lunedì e martedì fra le ore 14 e
le 17), a cura del servizio veterinario
dell’USSL verrà effettuato gratuitamente il tatuaggio dei cani.
incontri
TORRE PELLICE — Venerdì 10, alle
ore 21, presso la sede del CAI, In
piazza Gianavello, la commissione
TAM (tutela ambiente montano! presenta una serata con diapositive a
cura del gruppo speleologico pinerole
TORRE PEU1CE — Sabato 18 giugno,
alle ore 17.30, presso i focali del Collegio valdese. Radio Beckwith, in collaborazione con la Libreria Claudiana,
organizza un incontro dibattito sull'ultimo libro di Saverio Vertane « Viaggi in Italia», ed. Rizzoli. Introdurranno Erica Scroppo e Giorgio Tourn;
sarà presente l’autore.
Nella stessa occasione avrà luogo
il » vernissage » della nuova sede di
Radio Beckwith, con possibilità di visita ai locali, a cui tutti sono invitati.
TORRE PELLICE — Venerdì 10 giugno, alle ore 20.45, presso il tempio
valdese avrà luogo un concerto pianistico di iMarina Scalafiotti che eseguirà
brani di Mozart, Beethoven, Prokof’ev.
VILLAR PELLICE — Il Coro polifonico terrà un concerto presso il tempio valdese, alle ore 21 di venerdì
10 giugno.
ANGROGNA — Sabato 11 giugno,
alle ore 21, nella chiesa parrocchiale
di S. Lorenzo il coro alpino Val Pellice, diretto dal maestro Ugo Gismondi,
terrà un concerto.
TORRE PELLICE — Sabato 18 giugno,
alle ore 21, presso la chiesa di S.
Martino, organizzato dalle ACLI locali avrà luogo un concerto del Gruppo
polifonico dellMstituto Gorelli di Pinerolo diretto da Claudio Morbo.
TORRE PELLICE — Il giorno 11
giugno, alle ore 21, nei locali della
Casa unionista di via Beckwith, l'Associazione culturale Francesco Lo Bue
ed II Centro Studi Zingari organizzano
un incontro con il pastore e scrittore
zigano Matéo Maximoff.
Temi della serata, alla quale prenderà parte anche il pastore Gustavo
Bouchard, saranno la letteratura zingara e la diffusione della Chiesa evangelica tra i Rom.
« Io so in chi ho creduto »
(2® Tim. 1: 12)
Nelle prime ore di sabato 21 maggio è venuta a mancare all’affetto
dei suoi cari
Elvira Adele Puzzanghera
La sorella Lilia, il fratello Ernesto e
la moglie, la cognata 'Rosina Cananzi, i
nipoti Puzzanghera, Pezzani, Di Legami, Orvieto, Rotilio e Patema ne ricordano la fede, l’operosità e la dedizione
alla famiglia e alla Chiesa.
Reggio Calabria, 23 maggio 1988.
RINGRAZIAMENTO
Gina ed Erica, Fulvio e Carlo Alberto ringraziano amici e conoscenti
vicini e lontani che hanno partecipato
al loro dolore per la perdita della sorella
Erminia Acinelli
Rio Marina (Isola d’Elba), 5/6/1988.
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TORRE PELLICE — 'Nell'ambito della
Rassegna culturale « Verso una società
multìajiturale... », giovedì 9 giugno,
alle ore 21 presso II cinema Trento,
avrà luogo una serata a cura della Società di Studi Valdesi sul tema « Emigrazione e religione; l'esilio del vaidesi . 1686-1689 ».
Venerdì 17 giugno, alle ore 21, presso il cinema Trento verrà presentato
Io spettacolo del Gruppo teatro Angrogna « La macivèrica ».
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12
12 chiese e stato
10 giugno 198S
CONVEGNO INTERNAZIONALE A PARMA
MIALET
Lo Stato di fronte ai
nuovi movimenti reiigiosi
Quale dovrebbe essere un giusto modo di rapportarsi con le minoranze di più recente
formazione? - Libertà religiosa e diritti dell’individuo - Pluralismo e rischi del particolarismo
Orpnizzato dalla Facoltà di
Giurisprudenza dell’Università
degli Studi, si è svolto a Parma nei giorni 9-11 maggio un
convegno intemazionale su « Diritti dell’uomo e libertà religiosa
- Problemi giuridici dei nuovi
movimenti religiosi ».
Hanno partecipato numerosi
studiosi di diritto ecclesiastico
di diversi paesi, sociologi, nonché i rappresentanti di molti di
questi « nuovi » movimenti religiosi. Già questo aggettivo indica un errore di fondo che contraddistingue l’approccio con essi: perché molte di queste fedi
hanno tradizioni secolari e sono « nuove » solo rispetto al
paese in cui sono comparse ultimamente, ma sono « vecchie »
in altre zone del mondo.
Come vogliamo rapportarci dal
pimto di vista giuridico rispetto
al crescere ed al diffondersi di
questi movimenti che esulano
dall’alveo tradizionale? E’ giusto, come fanno molti, chiamare «sette» (tenendo conto di
tutta la forte componente di intolleranza che questo termine
porta con sé nell’opinione pubblica media) questi religiosi « diversi »? Questa « galassia del sacro », come è stata definita, è
ormai entrata nella realtà quotidiana e bisogna non solo
prenderne atto, ma anche trovare il modo per consentire il libero esercizio delle proprie credenze a tutti.
Tanto più che gli Stati sono
spesso sprovveduti di fronte alle « nuove » minoranze religiose e si mostrano incapaci di
valutare questa fenomenologia,
se non nell’ottica della religione dominante, i cui schemi sono abituali ed hanno ormai assorbito nei propri ordinamenti. Ad esempio, il Consiglio di
Stato francese ha negato la
qualifica di « associazione di culto » ai Testimoni di Geova. Ma
Tordinamento statale è veramente competente a decidere
sulla natura religiosa di una dottrina, oppure questa è un’indebita ingerenza nella libertà di coscienza dei cittadini?
D’altra parte, molti di questi
« nuovi » movimenti sono accusati di ledere i diritti dell’individuo sotto molti profili: indottrinamento forzato, isolamento
dall’ambiente sociale, indebolimento della volontà attraverso
la privazione di sonno e cibo,
ecc. In questi casi, lo Stato può
o deve intervenire a tutela del
suo cittadino senza ledere il
principio di neutralità confessionale sul quale dovrebbe essere
fondato?
Come si vede, i problemi sono
molti e di varia natura. Sono
interrogativi la cui risposta è
suscettibile di toccare la base
stessa su cui è fondata l’organizzazione sociale, la quale deve
essere al tempo stesso rispettosa delle scelte individuali, ma
anche degli interessi generali della collettività. Non è facile per
lo Stato moderno conciliare le
due esigenze, anche perché la
sfera della coscienza esige un
rispetto ed un riguardo che non
sempre sono possibili per il tutore dei princìpi generai, specie
se essi sono informati al concetto religioso che la Chiesa di
maggioranza ha ispirato ed introdotto nell’ordinamento statale. Ecco allora che strumenti
utili, come la tutela dell’ordine
pubblico oppure il controllo della non avvenuta violazione di
leggi statali, irossono diventare
meccsmismo di limitazione dell’esercizio reale dei diritti di libertà.
In tre giorni, studiosi di parecchie nazioni hanno cercato di
dare ima panoramica dell’atteggiamento che gli Stati occidentali hanno assvmto nei confronti
di questa nuova situazione. Notizie storiche accanto alle soluzioni legislative, che sono state
adottate nei diversi Stati, sono
state così offerte ai convegnisti
come motivo di studio e di riflessione.
Particolarmente interessante
è stata per noi italiani la presentazione delle cose di casa
nostra: la netta impressione ricevuta è che siamo giunti del
tutto impreparati a questo appuntamento. Né il legislatore, infatti, né la dottrina ecclesiastica hanno proceduto finora a fissare la determinazione del concetto di « confessione religiosa »,
che al momento è assai nebuloso.
Ora, con la presenza dell’art.
8 della Costituzione, il pluralismo confessionale, che esso postula, obbliga a una concezione
la più larga possibile di tale concetto. Certo, questo muta il quadro tradizionale dell’Italia, paese prevalentemente cattolico,
ma è proprio ciò che a mio parere ha voluto il legislatore. Ovviamente, non tutti sono d’accordo su questo: si è in particolare denunciato il pericolo di
far « degenerare il pluralismo
religioso in particolarismo ».
Qualcimo ha parlato ironicamente di « corsa all’Intesa », con ri
ferimento evidente al fatto che
molti gruppi religiosi, anche senza un grosso seguito numerico o
senza un passato storico alle
spalle, stanno chiedendo di poter essere ammessi al sistema
pattizio voluto dalla Costituzione.
Mi pare che qui si sia toccato il vero problema che si presenta ora in Italia. Perché il criterio, con cui saranno ammessi
alla procedura dell’art. 8, terzo
comma della Costituzione, i
gruppi religiosi che ne faranno
richiesta, rappresenterà la prova della disponibilità reale della Repubblica a tutelare o meno la libertà dei cittadini di
professare la propria fede. Ogm
pretesa statale di porre dei criteri oggettivi di determinazione della confessione è una limitazione reale e progressiva
dei diritti soggettivi degli individui.
La Costituzione italiana, al
secondo comma dell’art. 8, pone
tutt’al più un criterio conoscitivo, con il quale si può « distinguere » la confessione: non c’è
nessuna regola costitutiva, che
arroghi allo Stato il diritto di
dire chi è confessione e chi non
lo è. Certo, non tutti sono d’accordo con questa impostazione
e ciò forse determina l’insensibilità che talimi denunciano
come reazione dell’autorità pubblica alla già ricordata « caccia
all’Intesa». Infatti, certe pretese
avanzate nei confronti di talu
ni movimenti per potere riconoscere loro lo ’’status” di confessione dimostrano chiari caratteri di giurisdizionalismo, che
pareva superato dalla nostra
Costituzione.
Porse bisognerebbe che il nostro legislatore prendesse l’esempio di altri paesi dove questo
problema è stato risolto, pare,
con soddisfazione. Penso, ad
esempio, all’Olanda, dove è definita confessione qualunque
« associazione di persone avente
come fine il soddisfacimento dì
una domanda religiosa comunque formulata e che vuole essere considerata come tale sotto il
profilo giuridico ». Credo che
una concezione del genere potrebbe avviare da noi la soluzione forse non di tutti gli interrogativi, ma certo di molti.
Quésto convegno, oltre ad un
esauriente scambio di informazioni fra i diversi paesi, ha mostrato le novità del. settore e le
possibilità di soluzione; la strada è lunga e non facile. Anche
in Italia c’è tanto da fare in
questo campo; secondo me, ci
sta davanti, come evangelici, un
compito specifico: batterci per
il riconoscimento a tutti i gruppi religiosi degli stessi diritti
che sono stati riconosciuti a
noi, senza limitazioni e con il
massimo rispetto per le altre
credenze, quali che siano.
Franco Scaramuccia
Au Désert
avec la Bible
Domenica 4 settembre prossimo avrà luogo a Mas Soubeyran
ne! dipartimento del Gard la
« Assemblée du Désert », tradizionale appuntamento degli ugonotti francesi.
Al centro del dibattito sarà la
« lettura biblica ».
« Au Désert avec la Bible » è
infatti il tema dell’incontro che
rifletterà su due testi biblici; 2
Re 22: 8 « Mo trovato il libro della legge nella casa dell'Eterno »;
Luca 4: 4 « Sta scritto ».
Dopo il culto del past. Antoine Nouis, il mattino, il prof.
Bernard Roussel, deH’Ecole Pratique des Hautes Etudes, e il
past. Jean Boyer parleranno della possibilità di leggere la Bibbia nel contesto della vita civile
contemporanea. La Bibbia può
essere poi un libro centrale per
l’insegnamento scolastico? Come
interessare i giovani è il tema
che sarà affrontato da Anne
d’Hauteville, della facoltà di
Montpellier.
Nuovi rapporti
MOSCA — Al tempo di Stalin la chiesa ha « vissuto esperienze tragiche. Negli anni ’30 e
seguenti, errori sono stati commessi, che sono in corso di correzione ». E’ quanto ha dichiarato Mikhail Gorbaciov ricevendo
al Cremlino il patriarca Pimen
e quattro altri dignitari della
Chiesa ortodossa russa. Gorbaciov ha anche annunciato la preparazione di una nuova legge
sulla libertà di coscienza, che
dovrebbe sostituire quella del
’29 e stabilire un nuovo statuto
dei rapporti tra stato sovietico
e chiese.
INTERROGAZIONI PARLAMENTARI
Il silenzio e l'urlo
Violazioni della legge 449 e del nuovo Concordato - Risposte, per lo più scritte, e quindi non
pubblicizzate, che lasciano molta insoddisfazione - La storia della proiezione di un filmato
Il silenzio che avvolge il problema dell’IRC (insegnamento
della religione cattolica) è vm
fatto già segnalato. Pochi però
sanno — anche perché gli organi di informazione sono molto
restii a questo riguardo — che
in Parlamento vengono presentate numerose interpellanze al Ministro della Pubblica Istruzione.
Nel dicembre scorso fece scalpore la risposta di Galloni in
merito ad un’interrogazione riguardante le preghiere in aula:
un problema sorto in una classe
elementare di Ostia che vide spiacevolmente coinvolto un bambino di famiglia evangelica. Mediante l’interessamento del comitato « Scuola e Costituzione”, il
fatto rimbalzò al Parlamento e
lì il Ministro dovette riconoscere l’inammissibilità di tali pratiche confessionali.
Bisogna dire che moltissimi sono i casi di violazione non solo
della 449, ma anche del principio — sancito dal nuovo Concor
dato — che la religione cattolica
non è più religione di Stato:
messe e precetti in orario scolastico, benedizioni varie e visite
vescovili sono all’ordine del giorno in ogni parte d’Italia, per ta^
cere delle discriminazioni più o
meno dichiarate che i « non avvalentisi » si trovano a subire.
La mentalità cattolica è ancora
troppo forte nel personale della
scuola e in alcuni genitori (che
vorrebbero delle classi-ghetto dove confinare chi disturba la « normalità »). E’ diffìcile, quindi, per
molti capire che si è passati da
una situazione di forza e di benevola tolleranza nei confronti
del « diverso » ad una situazione
di democrazia sancita dalla Costituzione.
Ogni « caso » che si presenta,
e di cui « Scuola e Costituzione » è a conoscenza, si trasforma in un’interpellanza: è un modo per tener desta rattenzione
del Ministero (meno dell’opinione pubblica, che non ne è informata). Di qui anche l’appello di
comunicare ciò che accade nella
scuola italiana: certo che una
posizione di questo genere può
sembrare solo difensiva, ma è
una base imprescindibile in questo momento.
Alle interrogazioni, generalmente promosse dall’on. Castagnetti (PRl), il Ministro per lo più
dà una risposta scritta. Questo
è un limite per una pubblicizzazione dei fatti denunciati. E le
risposte, talvolta, rasentano il ridicolo: un Consiglio d’istituto —
che aveva organizzato una messa pasquale — secondo il Ministro l’aveva fatto in buona fede e comunque promette « di
non farlo più »!
Ma vi è una risposta scritta
che merita di essere esaminata
con maggior attenzione. Essa riguarda un’interrogazione sulla
proiezione, in alcune classi del
Liceo scientifico « L. Da Vinci »
di Milano, del film « L’urlo silenzioso ». Tale documentario ha
già fatto discutere molto, negli
Stati Uniti, ove è stato prodotto,
sulla sua pretesa scientificità. Il
violento impatto con una realtà
— quella dell’aborto — si rivela
traumatica: il filmato, più che
presentare un problema (che rimane tale), tende a suscitare un
forte rigetto, particolarmente emozionale e diseducativo, nei
confronti delle giovani generazioni. Si è poi sottolineata la
spregiudicatezza di chi non ha
ritegno di ricorrere a certi mezzi fraudolenti pur di instaurare
nella società un aberrante clima
di intolleranza.
Nella risposta del Ministro —
si vede ignaro del dibattito al
di là dell’oceano — si afferma
che il filmato ha un « suo contenuto preminentemente tecnicoscientifico (...) alla stregua di un
normale sussidio didattico, allo
scopo di offrire un valido contributo all’approfondimento delle problematiche concernenti l’aborto ».
Ma c’è di peggio, perché il filmato è stato proiettato non soltanto « nel contesto deH’insegnamento di religione cattolica, ma
anche durante le ore dedicate
alle attività alternative a detto
insegnamento, nonché durante le
lezioni di lettere e di educazione civica ». AH’interrogante (on.
Castagnetti) che chiedeva a quale aspetto della programmazione
didattica sia ascrivibile il filmato, si risponde che « l’ispettore
che ha compiuto gli accertamenti del caso, ha espresso il convincimento che le tematiche scaturenti dalla visione del filmato
non erano affatto avulse dai pro
grammi delle suddette discipline ».
In appoggio, si fa riferimento
alle finalità del programma di
insegnamento religioso e al documento sui « Diritti dell’uomo »
allegato alla circolare sulle « attività alternative ». Anche nei
programmi di lettere e di educazione civica, si dice, non sono
estranei i problemi « attinenti ai
valori etici più significativi ed
alla formazione dell’uomo e del
cittadino ».
Di fronte a ciò, ha senso parlare di differenze tra l’IRC e le
« attività alternative »? Secondo
il Ministro esse non solo viaggiano parallele all’IRC, ma con
gli stessi contenuti. E che senso
ha provvedere a che l’insegnamento cattolico « non abbia luogo in occasione dell’insegnamento di altre materie »?
Non resta che denunciare fermamente ogni tentativo di rendere obbligatorie le « attività alternative» (come opzione forzata airiRC). Se qualcuno aveva
ancora dei dubbi, questa risposta denota cosa si nasconde nella mente, del Ministro quando
parla di « Diritti dell’uomo ». E
non resta che vigilare con attenzione a che un certo tipo di propaganda confessionale — a prescindere dai metodi più o meno
beceri — non inquini il complesso delle altre materie. Anche così si potrà contribuire ad un’autentica comprensione di cosa siano i « Diritti dell’uomo ».
GiOTanni Carrart