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Anno 113 — Si‘29'‘
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16 luglio 1976 — iSfi
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
TEMPO DI PENTECOSTE - 4
Allora sì spezzava il pane
ora c’è il sacramento
La comunione punto di unità della chiesa ma anche momento della diversificazione - Il riferimento al gesto di Gesù come dono di sé fonda la comunione dei credenti
La comunione è da molti secoli al centro del culto cristiano, in tutte le chiese di
tradizione cattolica, sia orientale che occidentale è il
punto culminante della messa, ma è anche elemento centrale nelle chiese protestanti, pur essendo celebrata con
minor frequenza.
Per indicare la spartizione
del pane e del vino fra i credenti vengono usate alcune
espressioni caratteristiche;
si parla di « comunione », di
« eucaristia », di « santa cena ». Non si tratta di espressioni pur che sia, intercambiabili, ma di espressioni
molto meditate e che esprimono tutte un aspetto significativo di quel momento
particolare.
Parlare di « eucaristia »
(letteralmente significa ringraziamento) equivale a dare un significato molto mistico a quel gesto che corona la liturgia; compiendolo
la chiesa rappresenta tutto
l’universo e rende grazie a
Dio per la sua opera in Cristo. È il senso che la cristianità orientale dà al sacramento.
Parlare di « comunione »
significa dire che la vita di
Cristo deve penetrare nella
nostra vita, deve esserci comunicata per poter dare il
suo frutto. Non basta incontrare Gesù: bisogna che la
sua vita penetri in noi e ci
rinnovi. E’ il senso che la cristianità cattolico-romana ha
dato parlando poi di prendere Gesù, mangiare il Signore
nell’ostia, ecc.
Parlare di « santa cena »
significa dire che l’incontro
con Cristo non avviene in
modi misteriori, inconoscibili, magici ma nell’obbedienza a lui, in una cena, un
incontro, uno stare allo stesso tavolo tutti insieme con
lui. Cena significa pasto, e se
la cena è del Signore significa che lui ci accoglie tutti
eguali e ci dà la sua promessa che è anche messaggio
perché a cena si parla, si discute, ci si arricchisce reci
Di battito su fede e
politica 2
Cristiani in Cina 3
Storia: la posizione
di Pietro Ceymet
(1753-1822) 4
Centri evangelici 5
Cronaca delle Valli
Valdesi 6-7
procamente di esperienze.
Questo è stato il senso del
sacramento nella spiritualità
protestante.
Queste diverse espressioni
nascondono non solo diversi
approcci, diversi modi di ragionare e di sentire le cose
ma diverse concezioni della
fede cristiana stessa. È sintomatico però che il libro degli Atti ci abbia conservato
un’altra designazione della
comunione, la più antica:
spezzare il pane. Con questo
pensiero i primi cristiani si
sono avvicinati a quell'atto
fondamentale della loro comunità.
Comunione non era per
loro un atto di culto ma di
vita, non era la spartizione
di un pezzetto di pane di un
sorso di vino ma spartizione
della vita intera, della realtà
totale della vita. Comunione
significa dare e ricevere tutto quello che si possiede. E
questa comunione di vita
nasceva dal rompere il pane,
quello era l’atto del culto,
l’atto fondamentale, che manifestava la presenza di Cristo risorto.
Prendere un pezzo di pane
e romperlo non è atto misterioso, magico, non è sacrificio o mistica è un semplice
gesto che può non significare nulla, tutti i giorni rompiamo decine di volte il nostro pezzo di pane a tavola
eppure ai primi cristiani quel
gesto faceva pensare subito
a Gesù; era il gesto che aveva fatto dando da mangiare
alle folle, che aveva fatto la
sera del suo arresto. Gesù è
presente in quel gesto; quando lo vediamo fare è come
se vedessimo le mani di Gesù che lo fanno e quelle mani che spezzano ci dicono
il messaggio dell’evangelo:
Gesù ha dato, si è dato, dal
Giorgio Tourn
(continua a pag. 2)
Esistono cristiani in Cina?
Un’informazione
di prima mano
ci conferma che
la presenza cristiana, in Cina,
per quanto esigua
e polverizzata,
permane diffusa nelle città
e nelle campagne.
La rivoluzione culturale
non ha soppresso la
testimonianza dell’Evangelo,
che collega
i piccoli nuclei cristiani
ed è messaggio di
speranza..
Le chiese d'Africa chiedono l'intervento
del CEC sulle forniture nucleari
La Conferenza delle chiese dell’Africa, l’organismo interconfessionale che raccoglie, ormai da
alcuni anni, tutte le denominazioni cristiane del continente,
ad eccezione della cattolica,
ha espresso per bocca del suo
presidente e segretario generale
le perplessità dei cristiani africani in merito al programma nucleare sud africano. Come è noto
industrie francesi si apprestano
a fornire, nel quadro di un piano
di collaborazione tecnica, impianti nucleari al Sud Africa.
I cristiani africani temono che
questo rappresenti il primo passo per un piano di armamento
nucleare con cui il governo di
Pretoria cerchi, come ultima risorsa, di mantenere lo status quo
della legislazione razziale.
Contro questo programma hanno già espresso forti riserve la
Federazione delle Chiese Evangeliche francesi ed un comitato
di collaborazione franco-olandese riunitosi di recente e di cui
abbiamo dato notizia (n. 27).
La protesta africana si aggiunge ora a mettere in evidenza la
serietà del problema.
II telegramma inviato dalla
Conferenza africana al CEC è
esplicito « sollecitiamo il Comitato Esecutivo del CEC a discutere mezzi di azione e di pressione nelle chiese europee perché
collettivamente e singolarmente
svolgano un’azione efficace presso i governi per bloccare la collaborazione nucleare del governo francese e di altri governi col
Sud Africa.
Invitiamo con forza l’Esecutivo del C.E.C. a mobilitare l’opinione pubblica europea mediante appelli ai membri delle chiese,
agli studenti, lavoratori e gruppi
impegnati nella denuncia dell’apartheid, a mobilitarsi in una
azione solidale contro la politicà
di apartheid in Sud Africa, per il
mantenimento della pace in Africa e per impedire che il Sud Africa disponga di una forza nucleare.
Come chiese siamo impegnati
a sviluppare e promuovere fra i
popoli d’Africa e d’Europa relazioni fondate sull’amore, la giustizia ed il rispetto della dignità
umana e non sullo sfruttamento
razziale e l’oppressione ».
E’ morto Gustav Heioemann
Gustav Heinemann, presidente della Repubblica Federale Tedesca dal 1969 al 1974, è morto il 7 luglio nell’ospedale di Essen dove da qualche giorno era ricoverato per disturbi circolatori. Nella primavera del 1974 Heinemann, uno
degli uomini più noti del protestantesimo, si ritirò dai pubblici incai'ichi e fissò ad Essen la sua residenza. Di recente
aveva preso posizione contro le interdizioni professionali
per motivi politici ("Berufverbot”) che rischiavano, secondo
lui, di condurre facilmente a degli abusi. (In terza pagina ne
tracciamo il ritratto).
uomo e società
In un precedente articolo comparso in questa rubrica, e riferentesi al 25° Congresso del partito comunista deH’Unione sovietica tenutosi qualche mese fa a
Mosca ponevamo una domanda:
se cioè i partiti comunisti europei (ed in ispecie quelli dell’occidente) avrebbero mantenuto,
rafforzato o modiñcato la linea
da loro esposta in occasione appunto del suddetto Congresso.
Come i lettori ricorderanno (e
per quanto ci riguarda più da
vicino) allora il segretario del
Dopo
la Conferenza
di Berlino
p.c.i. Berlinguer aveva riaffermato vigorosamente il concetto
di un socialismo garante di tutte
le libertà individuali e collettive, della libertà religiosa e di
quella della cultura, delle arti e
delle scienze. A lui avevano fatto
corona (sia pure in assenza dei
rispettivi segretari) i rappresentanti francesi e spagnoli.
La risposta ci è giunta nei giorni scorsi, in occasione della Conferenza dei p. c. europei, tenutasi a Berlino dopo alcuni rinvii,
che già di per sé erano indicativi di una situazione piuttosto
contrastata.
Già in apertura di Conferenza
le parole del segretario generale
sovietico Breznev lasciavano intendere che il suo Paese prendeva atto — nolente o volente
— della « originalità » e della
autonomia dei vari p. c. Egli infatti ha testualmente detto che
ogni partito è sorto dal movimento democratico del suo paese ed è responsabile nei confronti dei lavoratori del suo paese.
Nello stesso tempo Breznev
ha proposto una specie di « supervisione » sovietica sulla linea
politica dei p.c. eurcSpei, proponendo appunto « frequenti incontri multilaterali» per stabilire
un «centro di organizzazione dei
partiti comunisti».
Ma anche su questo punto le
risposte sono state piuttosto scoraggianti. Eccone alcune documentazioni:
Berlinguer: «Non può esistere in alcuna forma, né su scala
europea, né su scala mondiale,
un organismo centrale comunista... Per noi questo è un punto
acquisito ».
Marcháis (Francia): « Il socialismo per il quale ci battiamo
sarà profondamente democratico, nella misura in cui le libertà
verranno garantite ed estese.
Riunioni di questo genere non
hanno più alcun senso ».
Carillo (Spagna): « Il p.c. spagnolo sa quanto siano importanti anche le libertà formali e si
augura che esse siano accettate
anche nei paesi socialisti ».
Il documento finale della Conferenza (per la cui formulazione
sono occorsi due anni di incontri) ha dovuto registrare questa
istanza autonomistica ed infatti
vi si parla dell’« uguaglianza » e
dell’« indipendenza sovrana di
ciascun partito », nonché della
« non ingerenza negli affari interni » e del risipetto della « libera scelta delle vie differenti
per il socialismo ».
* * *
Ci pape che questo Congresso
(forse l’ultimo del suo genere)
abbia segnato un ulteriore sensibile colpo al mitico « monolitismo » comunista, e questo proprio nel momento in cui il movimento comunista si sta notevolmente rafforzando nél suo complesso.
Questo monolitismo aveva già
Roberto Peyrot
(continua a pag. 3)
2
16 luglio 1976
Con la dichiarazione letta alla Conferenza del I Distretto, Roberto Nisbet ha riproposto il problema del
rapporto tra Chiesa e politica, e lo
ha riproposto in modo da contestare
recisamente una posizione che in questi anni si è andata sempre più affermando, secondo la quale la Chiesa può
e deve interessarsi di politica. In sostanza, la preoccupazione di fondo che
anima quella parte della Chiesa di cui
Nisbet SI è fatto portavoce, può essere
COSI sintetizzata : attraverso la scorciatoia dell’impegno politico, la Chiesa si
vuol risparmiare il cammino arduo e
faticoso, e che così poca gloria si attira dagli uomini, dell’obbedienza al
bigùore Gesù Cristo, che solo possiede
la forza di colpire alla radice il niaie
del mondo, e che, per questo, può veramente salvare. La Chiesa deve avere
il coraggio di attuare quello che a viste umane può sembrare un disunpegno, o una ritirata, per potere con
maggior forza annunciare ciò che è
veramente necessario alla salvezza degli nomini.
Prima di tentare una breve risposta,
vorrei dire ehe questa preoccupazione
va tenuta presente, in una Chiesa che
non voglia finire nell’apostasia. Infatti
ho avuto l’impressione che molti membri della Conferenza di Villar PeUice,
pur avendo votato contro l’ordine del
giorno presentato da Nisbet, siano stati tutt’altro che insensibili alla questione fondamentale che esso sollevava. Perché dovremmo rifiutare un richiamo che ci viene da fratelli, anche
se non ne condividiamo l’impostazione
teologica e ^litica? Se poi questo richiamo contiene l’invito a tornare all’ascolto della Parola di Dio e ad invocare lo Spirito del Signore (e questo
mi sembra che significhi, per cominciare, ritrovare la gioia di una lettura
hibbca assidua e in profondità), non
c è che da accoglierlo umilmente.
Una risposta non può dunque mettersi su un piano polemico. Né vorrei
qui ripetere gli argomenti in favore di
un impegno politico, che sono stati dibattutti a suflSeienza. Vorrei semplicemente far notare che, per molti credenti, l’impegno politieo costituisce una scelta seria, una fatica quotidiana,
che ha i suoi rischi e le sue tentazioin (ma anche il lavoro nella Chiesa ha
le sue tentazioni), ma che presenta
numerose occasioni per una testimonianza evangelica. Da questo punto di
vista, è auspicabile che i credenti discutano insieme sui loro orientamenti
politici. Soltanto in un clima di sospetto l’espressione di un personale orientamento può essere interpretata
come propaganda in favore di un determinato partito.
Certo, se si rifiuta a priori qualsiasi discussione politica, dà fastidio che
altri affrontino questo tipo di pro
Cio detto, mi sembra chiaro che
1 impegno politico non può sostituire
Ja predicazione, e la predicazione resta un cammino arduo e faticoso, che
può essere seguito soltanto perché il
Signore ce lo apre giorno per giorno.
Allora
si spezzava II pane
ora c’è II sacramento
f segue da pag. 1 )
suo dono hai tratto la tua vita, la tua impostazione di
vita.
Gesù non è nel pane, nel1 oggetto, è nel gesto, la comunione con lui non è nel
mangiare ma nel ricevere
(juello che da dopo averlo
spezzato.
La comunione, cioè la
spartizione della vita deriva
e segue; lo spezzare il pane è
la radice della comunione,
la spartizione dei beni e della vita vengono dopo, sono
conseguenze. Chi ha imparato che cosa quello spezzamento di pane significa capisce anche cosa sia la comunione fra i credenti.
Quante dispute inutili,
quante polemiche superflue!
quante violenze spirituali sarebbero state risparmiate alla chiesa se soltanto ci si
fosse ricordati nei secoli di
questa piccola espressione
degli Atti « perseveranti nel
rompere il pane »! ^
La politica non deve diventare un
alibi per non predicare, come la predicazione non deve diventare un alibi
per non interessarsi ai problemi deUa
gente e alla soluzione, certo limitata e
imperfetta, che come uomini dobbiamo
cercare di realizzare.
La proposta di Nisbet mi sembra insomma trascurare tutta una parte della responsabilità cristiana. La Chiesa
deve lasciarsi rinnovare e risvegliare
dalla Parola di Dio, ma per fare questo non ha bisogno di rinchiudersi in
difesa.
Bruivo Rostacno
pa evangelica : non mi si fraintenda!
Ma non mi sembra di chiedere troppo
pretendendo che i nostri giornali prima di pubblicare una notizia o un giudizio, ne verifichino l’attendibilità. E’
il minimo di correttezza che si do_ vrebbe mantenere ^ fra denominazioni
membri della stessa Federazione. '
Cordialmente
Piero Ben.si
Caro Direttore,
leggo con somma meraviglia sul n.
21 de « L’Eco-Luce a, la relazione di
Eugenio Stretti intorno alla Assemblea Generale dell’Unione Battista.
Non voglio entrare in una polemica
che non interesserebbe nessuno, ma
faccio rilevare che l’articolo riflette
delle opinioni molto personali ed è
zeppo di inesattezze e mezze-verità.
Non è affatto vero — tanto per fare
due esempi — che «. molte » comunità abbiano rivelato un volto fondamentalista e piccolo borghese (ma che
significa poi questa frase!), come non
è vero che le proposte tendenti a chiedere incontri e riflessioni aU’interno
del Battismo partissero da riserve confessionali e denominazionali.
Ma ciò che più mi fa meraviglia
non sonq queste affermazioni di ben
scarso valore, bensì il fatto che « L’EcoLuce » abbia sentito R bisogno di pubblicare un articolo del genere, soggettivo e di gusto molto discutibile,
senza prima informarsi sulla verità dei
fatti.
Non auspico una censura suUa stam
Dalla sorella Vera Velluto abDiamo ricevuto una risposta alle
sorelle di Palermo (Luce, 11 giugno). Il loro discorso è a suo
parere funzionale al sistema facendo ricadere il peso della crisi sulle donne incapaci di vivere
con una entrata.
Ma con quale entrata, care sorelle?
Ci avete pensato? Vi riferite a quella
dell’operaio, del bracciante agricolo o
a quella del grosso azionista della Fiat?
Care sorelle, come si può solo pensare che problemi come quelli della casa, della inadeguata assistenza sanitaria, della scuola, della carenza di asili
nido e di éonsultori di maternità, della riforma giudiziaria e carceraria, di
tutta una serie di strutture che mancano o che sono insufficienti, possano
essere risolti con i sacrifici di chi già
è costretto a farne tanti? Sarebbero
sacrifici inutili e non c’è credibilità
nei sacrifici inutili.
Il gesto di Valdo da voi ricordato,
ottenne credibilità perché fu un gesto
di contestazione al sistema imperante,
una denuncia di una Chiesa ehe aveva tradito la sua missione, una precisa scelta di classe nello spirito dell’Evangelo che condanna la bramosia.
PIEDICAVALLO
Mostra su Fra Dolcino
La « Ca de Studi Dossignan »,
una società di studi storici della
Val Cervo (Biella), che ha sede
nei locali della chiesa evangelica
valdese di Piedicavallo, prosegue la sua attività con una mostra dedicata a : « Prà Dolcino e
la Riforma Pqpolare nella memoria di classe », che si riallaccia a quella dello scorso anno.
Qui Agape/Campo cadetti 1976
Mercoledì 15 terminerà il campo cadetti che ha avuto quest’anno per tema; «Come confessare
la fede in Cristo nella costruzione della nuova società». Dopo
le relazioni di Neri Giampiccoli
e Mario Miegge che partendo dal
1946 hanno fatto ripercorrere ai
giovani campisti le tappe più avanzate del protestantesimo italiano, son seguiti tre altri importanti interventi. Quello di
Marco Flostan sulla « svolta del
’68 », una conversazione estemporanea di Giorgio Tourn che
ha riscosso un notevole successo ed infine una relazione dettagliata sulla attività della Federazione Giovanile Evangelica.
Ormai il dibattito del campo
che si è anche sviluppato sulla
base di documenti, riprodotti
dalla tipografia di Agape, ecclesiastici e della FGEI sta avviandosi verso il documento finale
che dovrebbe riassumere le tendenze emerse nel corso delle discussioni e indicare alcune prosjpettive. L’équipe di collaboratori e animatori non ha dovuto
davvero faticare molto a condurre questo campo che, nella sostanza, ha presentato una generazione (specialmente i gruppi
di Milano e Luserna S. Giovanni) con forti interessi biblici e
sociali che mira al sodo senza
Iscrizioni ai corsi
doiia Facoità Ualdose
Sono aperte le iscrizioni al 1°
anno dei corsi di Licenza Teologica e di Diploma.
Per il corso di Licenza teologica, richiesto per il ministero
pastorale, occorre fare domanda
di iscrizione, scritta e motivata,
al Consiglio di Facoltà allegando
i seguenti documenti:
a) certificato di nascita;
b) diploma di maturità classica
o altro diploma di scuola secondaria superiore;
c) certificato medico;
d) due fotografie formato tessera.
Domanda e documentazione
vanno inviate alla Segreteria
della Facoltà di Teologia (via
Pietro Cossa 42, 00193 Roma;
dal 15 luglio fino al Sinodo, presso Casa Valdese, 10066 Torre
Penice).
Per le iscrizioni ai corsi per il
Diploma in teologia protestante
(studenti esterni) occorrono i
documenti di cui alle lettere a)
b) ed).
Roma, 25 giugno 1976.
perdersi nei rivoli della gazzarra giovanile pur essendo estremamente gaia. Mentre stiamo andando in macchina si sta svolgendo nel salone di Agape uña
tavola rotonda con Giorgio Bouchard e don Franco Barbero su
« fede e politica » che sarà l’intervento finale del campo. Dopo
inizierà il dibattito finale che dovrebbe sfociare — come già detto -- in un breve documento che
resti non solo indicazione per
altri gruppi giovanili ma una te
stimonianza dell’intenso lavoro
svolto in questi giorni. Agli studi o alle discussioni, svoltisi perloppiù in gruppi di lavoro, si son
accompagnate giochi e gite; una
gita di due giorni al Gran Cayron e una alla Vergia hanno
messo a dura prova i « muscoli »
dei cinquanta cadetti che si son
ritrovati quest’anno ad Agape.
Per molti il prossimo appuntamento sarà ancora qui dal 20 al
31 agosto per un campo sulla
America Latina.
La mostra è stata inaugurata il
5 corrente e rimarrà aperta sino al 12 settembre. Può essere
visitata nei giorni di domenica
dalle 17 alle 18, durante il mese
di luglio, e tutti i giorni dalle
17 alle 19 durante il mese di
agosto.
Oltre ad alcuni reperti di armi ed arnesi provenienti dal
Monte Rubello che nel 1306-1307
fu teatro della disperata resistenza di Dolcino e Margherita e
dei suoi seguaci conclusosi col
rogo per lui, per Margherita e
per altri suoi compagni, sono
esposti documenti, lettere, giornali, relativi specialmente alla
grande manifestazione popolare
del 1907 commemorativa del 6°
centenario della morte di Dolcino. Il monumento eretto in quell’occasione sul Monte Rubello
fu, in seguito, abbattuto dai fascisti; al suo posto, due anni fa,
venne posto un cippo con croce
catara.
Sono esposte anche numerose pubblicazioni sulle eresie medievali e in particolare sul valdismo e sulla storia valdese.
Libri - recensioni
Salvoni-Berlendis: Abominevole
e contrario alla morale. Indagine storico-biblica sull'aborto
provocato . Editrice Lanterna,
Genova, 1976, pp. 100.
La ripresa dei lavori parlamentari dopo le elezioni porterà di
nuovo alla ribalta il problema
dell’aborto, tanto più che è in
previsione un referendum, se
non verrà stabilita a tempo una nuova norma legislativa. Le
chiese evangeliche, sia italiane
che estere, si sono già da tempo
pronunciate in proposito, chiedendo che il problema dell’aborto non sia trattato a norma di
codice penale, ma sia affrontato
sul piano della ristrutturazione
della società, affinché le coppie,
ma in particolare la donna, godano di una autentica libertà nei
confronti della procreazione. Il
11 motto «aborto libero e gratuito » in realtà significa propriamente il creare le condizioni sociah e assistenziali perché sia
libera e responsabile l’accettazione o meno della procreazione.
Se generalmente questa posizione è condivisa nelle chiese evangeliche, rimangono sempre
molti interrogativi di carattere
scientifico, morale e biblico. Il
libro di Salvoni-Berlandis vuol
essere di aiuto proprio per rispondere a questo insieme di interrogativi.
Il Salvoni presenta in modo
chiaro i termini attuali del problema dal punto di vista scientifico: l’embrione umano deve essere già considerato una persona
umana? Il parere degli scienziati
non è univoco, benché tutti siano d’accordo nell’affermare che
l’embrione ha fin dall’inizio la
sua individualità specificamente
umana. Come viene giudicato
l’aborto nella Bibbia? Il Salvoni
svolge una rapida ed efficace ricerca, con particolare riferimento a Esodo 21: 22-24 nel quale è
posto il problema legale dell’aborto in contrapposizione con
l’omicidio. Certo — osserva il
Salvoni — « il feto, in quanto
progetto della futura persona umana voluta da Dio, sta sotto la
vigile protezione divina e, quindi, non può essere Miminato senza serio motivo » i(p. 33). Perciò
si deve distinguere nell’aborto il
problema giuridico da quello morale e il Salvoni propone la conclusione nei termini che abbiamo indicato sopra.
Al Berlendis dobbiamo una esposizione riassuntiva molto
chiara del problema nella storia,
dell’antichità ai tempi nostri.
Egli sviluppa in modo particolare la sua ricerca sui testi dei
Concili e dei Padri della chiesa,
permettendo così di farsi un’idea
più serena del problema, poiché
ci si accorge che la discussione
sull’aborto non è una novità, ma
che ora si tratta di esaminare in
modo adeguato ai nostri tempi
un problema che è stato dibattuto e diversamente risolto in
tutti i tempi.
Riteniamo molto utile la diffusione di questo libro non solo tra i membri delle chiese evangeliche, ma anche all’esterno,
perché è semplice nel linguaggio
e chiaro nel contenuto e può
aiutare molti a prendere posizione con mente illuminata e serena, specialmente se si dovesse
arrivare al referendum. Mentre
il Vaticano tende solo a terrorizzare le coscienze, questo libro
si unisce agli altri scritti evangelici e laici nell’intento di dare
alla gente il senso di una responsabilità ragionata e libera.
A. S.
JACQUES CHEGARAY, Maeva la piccola
tahitlana. Edizioni Jonus, Bergamo
1975, r,.p.
Un grande album dove le belle fotografìe fatte dall'autore stesso, sono degno
accompagnamento del suo testo che racconta, per bocca di Maeva, come si svoige la vita nella straordinaria isola del
Pacifico, dalla forma di racchetta, di cui
la bambina sa ogni segreto e attraverso
la quale ci conduce.
La collana di cui il libro fa parte è
intitolata « Il ragazzo e l'universo » e
vuole aprire uno spiraglio su quella geografìa lontana che ai ragazzi piace tanto
■ e li interessa specialmente quando, come
qui, ii fa entrare nel vivo della vita umana. E' un libro per 10-12 anni.
l'amico Oppi, a cura di FORDINANDO
DENZEL. Rielaborazione di un gruppo
di pedagogisti. Edizioni Janus, Bergamo 1975 s.p.
E un quadernetto per i piccoli di 4-5
anni che vuole condurli in giro per la
loro casa e per la loro giornata in compagn'a dello scoiattolo Oppi. Sono brerime, semplici, senza fronzoli, giochetti
allegri, figurine di buon gusto, piccole
piccole come piacciono ai bambini, tutto
pensato e studiato perché imparino a
guardarsi intorno e ad apprezzare la
vita.
Berta Subilia
KALARA JARUNKOVA, Il vento lull'erba
nuova, Editore Salani, Firenze 1975,
L. 3.000, pp. 155.
Alla Fiera del libro per ragazzi di Bologna, era presente quest'anno Klara Jarunkova, l'autrice cecoslovacca di questo
libro cosi indovinato e premiato già
quattro volte. I personaggi principali
sono due fratelli, due adolescenti che
dell'adolescenza hanno tutta l'inquietudine, la forza, l'ansia. Sono i figli del
custode di un rifugio alpino nel Basso
latra; la montagna domina il libro con
la sua bellezza e anche con la sua crudeltà. Ma sono" i sentimenti dei ragazzi,
freschi, puliti, vivi a fare belio il libro
che raccomandiamo per lettori di 12-14
anni, come un libro di raro vigore.
Berta Subilia
3
16 luglio 1976
ESISTONO CRISTIANI IN CINA?
Cristiani dietro la grande muraglia
La Cina resta, malgrado quello
che se ne è detto e scritto, un
grosso enigma . per l’Occidente,
sotto il profilo politico e culturale. Anche il problema religioso
diventa in quel contesto mistero;
spesso i credenti si chiedono,
non solo per curiosità ma per
intono bisogno spirituale, quale
sia realmente la condizione delle
chiese cristiane dietro la grande
muraglia. Diamo in questa pagina due brevi, franimentarie testimonianze su questo tema.
Philippe Alder è un giovane amico svizzero, che ha conosciuto
la nostra chiesa nel corso di un
suo soggiorno a Ferrerò in un
campo ecumenico di lavoro. Ha
studiato lunghi anni il cinese ed
il giapponese a Zurigo ed ha trascorso, grazie ad accordi fra il
governo elvetico e quello cinese,
un lungo periodo di studio in
Cina. Di ritorno ha concesso a
Luciano Deodato questa breve
intervista di cui gli siamo grati
sperando che ci saranno altri
suoi contributi su questo tema.
Sue sono anche le fotografie,
scattate in occasione del primo
maggio a Pechino.
Il secondo articolo, a firma di
David Y. K. Wong, è ripreso dal
SOEPI mensuel, maggio 1976.
Pane e fraternità
non mancano ma...
— In quali circostanze sei stato
nella Repubblica Popolare Cinese?
— In virtù degli accordi fra
Cina e Svizzera per lo scambio
di studenti ho potuto trascorrere laggiù un periodo per perfezionare la mia conoscenza della
lingua e per rendermi conto del
modo di vivere cinese.
— In quali parti della Cina sei
stato?
— A Pechino 10 mesi, a Shenyang, in Manciuria, 7 mesi.
— Hai potuto visitare altre regioni?
— Ho avuto occasione di fare
due viaggi, verso il Sud fino a
Changsha e Shaohan e verso
Nankino e la regione di Shanghai.
— Che cosa ti ha maggiormente colpito in quanto occidentale
nella realtà cinese con cui sei
entrato in contatto?
— Innanzi tutto sono stato
colpito dalla folla. Da questa
massa di gente povera ma piena di dignità, attiva ma tranquilla, volti innumerevoli ingenui, curiosi, senza maschera né
posa, senza pretesa. Mi sono subito affezionato ai bambini dal
volto luminoso e dagli occhi ora
stupiti ora allegri che amano
così tanto il canto e la danza...
« wo ai bei-jing tien-an-men... »,
chi ha sentito anche solo una
volta in Cina questo canto popolare non potrà più scordare questi piccoli amici che molto presto saranno responsabili del proprio destino.
— Hai avuto contatti con cristiani cinesi?
— No; i contatti fra cristiani
cinesi e stranieri sono vietati.
— Esiste una chiesa cristiana
in Cina?
—La chiesa esiste e dobbiamo
pregare per i nostri fratelli e sorelle laggiù.
— Pensi che la posizione assunta dalle chiese cristiane cinesi in generale durante gli anni
della rivoluzione abbia una conseguenza sulla attuale situazione
della chiesa?
— Ogni atteggiamento ha delle conseguenze, è chiaro. Per
quanto concerne i motivi che
spingono il governo attuale, che
ha assunto la dittatura del proletariato, ad impedire in linea
generale i culti e la pubblicità, le
attività e le manifestazioni di
gruppi portatori di altre ideologie, che non siano il marxismoleninismo, questo deriva dal fatto che l’ideologia attualmente al
potere non ne tollera altre accanto a sé. Non accetta il cristianesimo ma neppure il buddismo,
il taoismo l’Islam o il trotskismo. Tutto ciò che non è patrocinato dalla linea politica attuale è cancellato e dimenticato.
Le autorità sanno ignorare tutto ciò che potrebbe in qualche
misura metterle in questione.
Una ideologia che ha altre radici
di quelle adottate costituisce
un pericolo per tutti coloro che
occupano la scena. La linea politica attualmente adottata dal
hong-qi (organo del partito)
corrisponde ad esigenze proprie
quando vieta e rende impossibile ogni attività che si ispiri ad
una tradizione diversa. Temendo
Evangelizzare
trascrivendo versetti
Se si considera la situazione
nel suo complesso non c’è dubbio che la Cina ha percorso un
lungo cammino. La maggioranza della gente partecipa in modo più attivo alle decisioni concernenti la vita cotidiana. I vantaggi sul piano medico, produzione di alimenti, comunicazioni
hanno avuto considerevoli miglioramenti; la condizione della
donna è in netto costante progresso.. Molte volte però parlapdo con vecchi e giovani ho sentito in loro il desiderio di qualcosa di più che semplici vantaggi materiali.
Sono andato a vedere gli edifici delle antiche chiese che co
il caos o un minimo
aftievolimento dottrinale, denuncia e
condanna tutto quanto presenti una impronta diversa da
quella del presidente
Mao come foriera di
revisionismo.
D’altra parte è evidente che molti cristiani hanno commesso errori irreparabili ; la collusione
con l’imperialismo
dei bianchi è roba
da incubo. Credo però d’altra parte che
a fare la storia non
siano solo gli uomini. Nel valutare anche il più grande
fallimento non bisogna considerare solo
la conseguenza delle
iniziative e delle attività anteriori.
I motivi per cui 11
cristianesimo non ha
saputo impiantarsi
in Cina sono dunque estremamente
complessi.
— Qualcuno ha detto che i
cinesi fanno oggi quello che dovrebbero fare i cristiani, mentre
che i cristiani sanno quello che
i cinesi dovrebbero sapere-, cioè
noi abbiamo la conoscenza, ma
non le opere, e i cinesi invece
hanno le opere, ma non la conoscenza. Ti sembra che questa affermazione sia giusta, oppure
non ha centrato il nodo del
problema?
— Grosso modo, penso sia
esatto.
— Ti sembra che il fenomeno
« Cina » sia interessante non solo perché storicamente è indubbiamente qualcosa di grandioso,
ma anche perché ci sia un messaggio che come cristiani dovremmo riuscire a percepire? E
inversamente, l’Evangelo può
essere significativo per i cinesi,
oggi?
— C’è nel fenomeno « Cina »
un elemento che mi ha colpito:
la forte carica di fraternità.
L’aiuto al Terzo Mondo realizzato dai cinesi mi pare testimoniare di questa fraternità e solidarietà.
Se i nostri paesi capitalisti sapessero vivere realmente questa
fraternità solidale vedremmo
realizzarsi l’amore di Cristo. Al
contrario se i cristiani del mondo occidentale continuano a
mantenere la loro politica che
serve all’accumulazione e non
ad uno sviluppo egualitario sarà
questa fraternità solidale di matrice atea che farà da catalizzatore di speranza, nelle tenebre
della lotta armata.
D’altro canto i cinesi, che non
si accontentano dell’ ottimismo
« scientifico » o delle spiegazioni sempliciste, potrebbero scoprire oggi la forza nel messaggio di Gesù nell’evangelo.
Hanno collaborato a questo
numero: Franco Davite, Daniela Ferrara, Dino Gardiol,
Giuseppe Platone, Osvaldo
Coisson.
noscevo dal tempo della mia infanzia. Tutti questi edifici sono
stati trasformati in fabbriche,
scuole, centri di riunione. Ho
provato a prendere contatto con
antichi predicatori o dirigenti di
chiese, invano. Forse questo mio
interesse per i problemi religiosi spinse i miei accompagnatori
a procurarsi una copia della costituzione della Repubblica che
enuncia «un cittadino gode della libertà religiosa ». Ma vi si afferma anche che ognuno ha la
libertà di essere anti-religioso e
di fare propaganda per l’ateismo.
In virtù di questa clausola accade spesso che cittadini si raccolgano in prossimità dei locali
di culto per prendere in giro
quelli che vi si recano. Durante
il mio soggiorno all’albergo ad
Amoy ho avuto occasione di vedere il personale dell’albergo
raccolto nella sala da pranzo per
riunioni della durata di alcune
ore, per studiare il pensiero del
presidente Mao. Due riunioni alla settimana sono obbligatorie
e non resta loro molto tempo o
disponibilità per celebrazioni o
riunioni religiose considerate oltretutto dai dirigenti ostacolo al
pensiero progressista.
Al di là di questo son rimasto
sovente sorpreso da manifestazioni di chiara testimonianza cristiana. Per esempio una cristiana cinese ammalata diceva che
benché non si ricordasse più
tutte le parole del ’Padre Nostro' si sentiva confortata e benedetta recitandone una parte,
quella che conosceva.
Esistono ancora dei cristiani
in Cina. Ne ho incontrati molti
e con molti ho parlato. Alcuni
mi hanno detto che pregano alla mattina, al mezzogiorno e alla sera.
Ho sentito parlare di un giovane operaio che ha vissuto una
Arrotonda esperienza di conversione. Aveva sempre reagito con
collera quando sentiva parlare
della fede cristiana; ma un giorno stupii gli altri annunciando
che credeva anche lui in Dio e
accettava Gesù Cristo come Signore e Salvatore.
Durante gli ultimi anni il governo ha arruolato i giovani per
farli lavorare nelle campagne.
Un giovane cristiano mi ha detto che andare nelle campagne significa anche portarvi l’Evange
10 di Gesù Cristo e che in certi
luoghi sperduti di queste immense campagne ci sono sempre più cristiani. Ho sentito par
, lare, di un. gruppo- d’un ceiitlnaiò
di giovani lavoratori d’una zona
rurale che si riunirono in occasione d’una festa pubblica ; e
quando la festa iniziò molti di
loro testimoniarono della fede in
Gesù Cristo. In quell’occasione
vennero distribuiti versetti della
Scrittura copiati a mano.
L'idea di trascrivere manualmente estratti biblici ha molto
successo ed è uno dei principali
mezzi d’evangelizzazione. Si racconta la storia d’un funzionario
cinese al quale venne offerto uno
di questi estratti. Lo lesse attentamente e benché non ne afferrasse compiutamente il senso ne
era affascinato. Passando tutti i
giorni dalla stessa località riceveva dalla stessa persona ulteriori estratti copiati a mano. Dopo un certo tempo, si recò ad
Hong-Kong dove si presentò al
pastore della chiesa battista di
North-Point. Lì fece la sua professione di fede e ricevette il
battesimo.
La nuova ideologia ha aiutato
11 popolo cinese a superare la
povertà ed a dargli un profondo
senso dell’indipendenza, della
autodeterminazione e dell’autonomia. Di tutto ciò i cinesi vanno fieri. È evidente che in questo contesto, determinato dalla
rivoluzione culturale, i cristiani
cinesi devono utilizzare metodi
adeguati per l’evangelizzazione.
Sono persuaso che nuove forme
di comunicazione cristiana si
svili^pperanno ancora, proprio
per la tenacia e l’intelligenza di
coloro che nella Cina moderna
sono sensibili allo Spirito del
Dio vivente.
David Wong
Dopo la conferenza L
di Berlino
(segue da pag. 1)
avuto qualche cedimento con
Togliatti in Italia, con Tito in
Jugoslavia e successivamente
colla posizione critica della Romania di Ceausescu. Ma è stata
poi l’invasione della Cecoslovacchia da parte delle truppe del
patto di Varsavia (per abbattere
il socialismo di Dubcek) ad affrettare ulteriormente questo
processo di « allentamento » del
comunismo internazionale, fino
a giungere a questa odierna situazione che un giornale ha definito di « diaspora » (o dispersione) comunista.
Questo non vuol dire che a
loro volta i partiti « eurocomunisti » si trovino ora ad agire
con una strategìa comune, dato
che diverse sono le situazioni dei
rispettivi Paesi: non è comunque
nostra intenzione — né questa ci
pare la sede — per esaminare
la cosa sotto quell’aspetto.
Quello che ci pare vada sottolineato è invece il comune rifiuto del « modello » o del « partito guida », la comune accettazione del pluralismo, dell’alleanza con altri partiti, delTaltemanza del potere, Tirrinunciabllità
alle libertà fondamentali.
Con questo vertice si è chiuso
un periodo, mentre assisteremo
a nuovi rapporti fra i vari p.c.,
pur nell’autonomia delle singole
situazioni nazionali: questo ormai accertato desiderio di indipendenza da Mosca costituisce il
punto di partenza per nuovi modi di fare politica. Certamente
questa evoluzione non sarà delle
più facili, ma proprio per questo c’è da augurarsi che essa
possa dare i suoi frutti.
Gustav Heinemann
P rima fu ministro deH’interno,
poi della giustizia, infine venne eletto presidente della Repubblica federale: questa la carta
di identità dell’uomo politico.
Nacque il 23 luglio 1899 a
Schwelm nella Westfalia. Compì
studi di storia, economia e diritto ed aprì giovanissimo uno studio da avvocato. Nel ’26 sposa
Hilda Qdermann, studentessa
svizzera, da cui avrà quattro fìgli.
Durante il nazional-socialismo
è già professore di diritto minerario all’Università di Colonia ed
è tra i fondatori della « Chiesa
Confessante ». Nella cantina della sua casa di Essen si stamperanno clandestinamente i programmi e le riflessioni teologiche
del gruppo confessante. Al sinodo di Barmen è tra gli estensori
del 'famosa « manifesto » teologico che resterà un punto di costante riferimento dei « confessanti ».
Protestante irriducibile, disse:
« Il Cristo non è morto contro
Karl Marx ma per tutti noi ».
Heinemann, nonostante le alte
cariche che ricoprì resterà sem
Un
protestante
contro
corrente
pre un personaggio « scomodo »;
nelle prime elezioni del dopoguerra verrà eletto borgomastro
di Essen.
Poco tempo dopo Adenauer lo
chiamerà al ministero dell’interno. Ma nel ’50 abbandona il governo per protesta contro Adenauer, che rifiutò d’esaminare la
nota sovietica sulla riunificazione tedesca.
Fonda allora ih partito popolare pantedesco, su chiare posizioni di sinistra, che lotta per la riconciliazione con i vicini Paesi
orientali. Il successo elettorale
sarà limitato (solo Tl,2%) ma il
partito riesce a raccogliere più
di duecentomila firme contro il
riarmo. Nel ’55 si è ormai fatto
una fama di « comunista » e di
« anti-militarista »; nello stesso
anno viene allontanato dalla presidenza del Sinodo della chiesa
evangelica tedesca che teneva
dal 1949.
Nel ’57 entra nel partito socialista e fedele ai propri ideali costituirà un punto di vista critico
all’interno del partito. Nel ’66,
mentre è ministro della giustizia, si batte per la riforma del
codice penale e per il divorzio.
Nel ’68 quando la rivolta studentesca attraversa l’Europa è uno
dei pochissimi uomini ^litici influenti che non spingerà l’opinione pubblica aU’allarmismo bensì
invita il popolo tedesco a riflettere sulle proprie responsabilità.
L’anno dopo, con una scarto di
soli sei voti, verrà eletto alla presidenza della Repubblica. La sua
elezione coincide con la nascita
della coalizione governativa liberal-socialista. Nella residenza
presidenziale Heinemann ridurrà al minimo le esigenze protocollari; a ristabilirle, nella loro
pomposità, ci penserà poi il suo
successore. Anche se perde, come presidente, parte della sua
influenza politica, restituisce alla carica presidenziale una carica morale che la Germania non
conosceva da tempo.
Vuole riconciliare la Germania
con sé stessa e con i Paesi vicini, senza negare il passato ma
assumendolo criticamente. Due
anni fa, quando si ritirò dai pubblici incarichi ad Essen, ricevette gli insulti del democristiano
Strauss perché aveva scritto una
lettera ad Ulnkc Meinhof, in
prigione, perché cessasse lo sciopero della fame.
Gustav Heinemann fu un presidente diffìcile, che amò identificarsi né con la « ragion di Stato » né con i cinque regimi politici che conobbe durante la sua
carriera. Fu la sua vocazione cristiana a renderlo critico su ogni
ipotesi politica e tenace difensore della giustizia in una nazione che definiva « diffìcile ».
4
16 luglio 1976
UNA PAGINA DI STORIA
PIETRO GEYMET:
inascherato o un
un rivoluzionario
buon moderatore?
Nel tumulto della Rivoluzione Francese un moderatore di 35 anni - Giacobino e massone
per calcoio o per vocazione? - Gli alti e bassi della politica alia luce del giudizio divino
Una delle più interessanti personalità del mondo Valdese durante il tormentato periodo della Rivoluzione francese, del regime napoleonico e della successiva. Restaurazione è stata certamente quella di Pietro Geymet.
Era nato nel 1753 ad Alessandria, dove suo padre era tifficdale chirurgo in un reggimento al
servizio dei Savoia. Egli doveva
avere Tambizione che suo figlio
diventasse Pastore, perché essendo questi in età di appena sette
annd, si rivolse al Sinodo, riunito
a Bobbio nel 1760 perché gli venisse concessa una borsa di stu.dio. Il Sinodo accolse la richiesta « nel caso che (il padre) persista nella risoluzione di avviarlo al ministero ». Così, in età di
19 anni Pietro Geymet prese la
via di Ginevra dove studiò filosofia e teologia, e dove chiese.nel
1777 la consacrazione al ministero pastorale.
Però sembra che non avesse
molta premura. Infatti altri
quattro anni dovevano trascorrere prima che si decidesse a ritornare alle Valli e si ignora come
abbia impiegato questo tempo.
Neppure al suo ritorno nel 1781
il Geymet sembrò chiaramente
orientato verso il pastorato. Infatti, anziché una chiesa, gli venne dato un incarico di professore nella Scuola Latina. Ma non
erano passati quattro mesi che
rinunciava aH’incarico « per andare a cercare fortuna in Isvizzera» come scrisse poi il Pastore
Beri. In Isvizzera rimase due
armi, e l’unica cosa che sappiamo di questo periodo è che
contrasse matrimonio con Susanna Falconnet di Vevey. Ma
erano appena ritornati alle Valli,
nel 1783 che Geymet rimaneva
vedovo, per risposarsi poco dopo
con Carlotta Peyrot. Costei aveva allora 19 anni e dovrà dargli
7 figli. Intanto Geymet aveva ripreso l’insegnamento alla Scuola Latina.
Arriviamo al 1784 — sette anni
dopo la consacrazione — quando finalmente ebbe inizio la sua
attività pastorale, a fianco del
Pastore di Torre Antonio Gay, infermo e alla vigilia della sua
emeritazione.
Da Moderatore
a Vice Prefetto
Erano anni di turbolenza politica, che si rifletteva nei Sinodi.
Anche allora c’erano dei partiti,
e non fu senza contrasti che il
Sinodo del Clos nel 1785 nominò
il Geymet titolare della chiesa
di Torre. Ma la sorpresa più
grande giunse al Sinodo del 1788,
che designò il Geymet per la Moderatura. Aveva appena 35 anni.
Non possiamo addentrarci nei
dettagli di quei tempi burrascosi, che accompagnavano il trapasso tra il vecchio e il nuovo.
Non c’è da meravigldarsi se l’animo dei Valdesi appariva diviso
fra la necessità di non attirarsi
i fulmini della Regia autorità al
suo declino, e la speranza che le
nuove idee di libertà d’oltr’Alpe
portassero anche per loro un
soffio di maggiore libertà.
Di questa situazione si ebbe
un’eco drammatica al Sinodo di
San Germano nel 1791, quando il
Pastore di Prarostino, il quarantenne Davide Mondon, pronunziò un sermone politico che era
tutta un’apologià delle cose che
accadevano in Francia. Aveva
avuto un bel fegato, dimenticando che ad ascoltarlo c’era anche
il delegato di Sua Maestà Vittorio Amedeo, l’avv. Pagan. Così il
Mondon andò a finire in carcere
a Torino, dove però non rimase
a lungo, cavandosela con la sospensione di un anno dal ministero pastorale.
Al medesimo Sinodo del 1791
tutta la Tavola si presentò dimissionaria, e, in mancanza di altri
dati, si potrebbe sospettare che
non tutto andasse liscio fra il
moderatore Geymet e il vice Moderatore Rodolfo Peyran. Costui
era solo di due anni più anziano
del Geymet, però non sembra
che le idee politiche dei due collimassero, anzi il Peyran era tut
t’nltro che favorevole alle nuove
tendenze. Ma il Sinodo non fece
che respingere le dimissioni, rispecchiando così le opposte tendenze della Chiesa Valdese.
Che i Valdesi non fossero tutti d’accordo in materia politica
10 si vide l’anno successivo
quando, davanti al pericolo dell’invasione francese, essi accorsero ad arruolarsi in 19 compagnie a difesa dei confini contro
quelli che altri avrebbero salutato come i « liberatori».
Nel 1795 il Sinodo si riunì a
.Torre Pellice. Moderatore e Vice
rinnovarono le dimissioni senza
che, una volta ancora, il Sinodo
11 esaudisse.
Carriera politica
Sorvoliamo sulle vicende, sovente tragiche, di quegli anni e
giungiamo alle prime vittorie napoleoniche e la caduta della monarchia. Il Piemonte divenne un
« Dipartimento francese e schiavo », secondo l’espressione del
cosidetto manoscritto Peyran.
Ma è anche il momento in cui
Pietro Geymet inaspettatamente
si presenta in primo piano sulla
scena politica. « Quando il Governo provvisorio del Piemonte
fu stabilito, si è fatto fuoco e
fiamme (on a fait les cent coups)
per la sua nomina » leggiamo nel
citato manoscritto. Infatti egli
venne nominato membro della
Commissione delle Scienze e delle Arti; presidente del Comitato
di Pubblica sicurezza e dell’Annona, con incarico di vigilanza
sul commercio del grano; incaricato delle relazioni con l’estero
e finalmente vice prefetto di Pinerolo.
È inverosimile che questa fulminea carriera sia avvenuta casualmente, è logico pensare che
il Geymet avesse svolto un’attività clandestina mantenendo
dei contatti con gli ambienti massonici francesi. ’Tanto
è vero che poco più tardi venne
riconosciuto come Venerabile
della Loggia di Pinerolo, fondata
qualche anno prima dal Pastore
e Moderatore Cipriano Appia.
Senonché nulla è più mutevole che le vicende politiche. Non
erano trascorsi molti mesi che,
sotto l’avanzata dell’esercito au
stro-russo, il Governo filo-francese, compreso il Geymet, dovette
darsi a precipitosa fuga attraverso il colle d’Abriès. I sentieri
erano coperti di ghiaccio e neve
e le autorità repubblicane dovettero scendere dall’altro versante
lasciandosi poco dignitosamente
scivolare sul posteriore. L’esilio
durò un anno, quindi il Geymet
rientrò in Italia al seguito delle
truppe francesi nuovamente vittoriose, per riprendere la carica
di vice prefetto.
L’ultimo Sinodo prima della
Restaurazione monarchica ebbe
luogo nel 1801. L’assemblea si
rese conto questa volta della impKJSsibilità che il Geymet, oltre a
tutto il resto, conservasse la Moderatura, e accettando le sue dimissioni, nominò al suo posto il
vice Moderatore, il cittadino Rodolfo Peyran, che del regime napoleonico non era punto convinto!
Illustre emarginato
Da questo momento il Geymet
cessò di far parte del Corpo pastorale, iniziando un periodo di
13 anni di intensa attività politica. Non dimenticò però il suo
popolo. Tra l’altro si dette da fare per organizzare una colletta di
50.000 franchi per soccorrere le
popolazioni delle Valli dopo il
disastroso terremoto del 1808,
collaborò per la costruzione del
Collegio, si interessò per la costruzione di nostre chiese a Pinerolo e a Torino, e poiché erano venuti a cessare gli aiuti inglesi per i Pastori, si adoperò a
costituire i cosidetti « Beni Nazionali ». Questi erano costituiti
dalle rendite di certe proprietà
tolte al clero e assegnate ai Pastori. La qual cosa venne subita
con molta riluttanza non solo dal
Moderatore _ Peyran, ma da molti
altri Pastori. Il Moderatore scriveva a Geymet « esser pericoloso
il sistema di togliere ai preti per
dare ai ministri ». Ma Geymet
non faceva che eseguire ordini
superiori e, adeguandosi anche
lui ai tempi, in occasione del
compleanno dell’Imperatore, raccomandava ai Pastori che, mentre le chiese cattoliche, celebravano dei Te Deum, anche i Pastori avrebbero dovuto tenere
dei culti speciali: « Vi prego di
darmi ricevuta della presente ».
Ma una volta di più le sorti
della politica vennero a cambiare. Il 1814 segnò la caduta di Napoleone e Geymet venne destituito obbligandolo a prendere
una volta di più la via dell’esilio.
Il monarca tuttavia, in seguito a
chissà quali raccomandazioni, si
dimostrò indulgente e Geymet
poté far ritorno alle Valli.
Gli interrogativi
Gli rimanevano ormai pochi
anni di vita e non furono anni
felici. Qptando per l’impegno politico aveva rinunziato alla sua
qualifica di Pastore. Il suo nome
non compare neppure più fra i
Pastori emeriti i quali, secondo
una delibera del Sinodo 1791,
erano di diritto membri del Sinodo con voce deliberativa. Stabilitosi nella sua casa di Santa
Margherita, il Geymet si trovò
nella necessità di procurarsi i
mezzi per vivere, perché certamente non si era arricchito durante la magistratura. Gli venne
di nuovo offerto il posto di Rettore della Scuola Latina, che accettò ingegnandosi di integrare
il magro stipendio con qualche
pensionante e qualche lezione.
È sempre melanconico di ve
dere la nuova generazione rovesciare gli ideali per i quali si è
vissuto. E forse Geymet avrà sorriso . amaramente vedendo il suo
successore — anti francese. —
precipitarsi a Stupinigi per .rendere umile omaggio a Napoleone. Poi, nel corso di un culto solenne ai Coppieri di Torre Pellice il Peyran aveva sottoscritto,
insieme agli altri Pastori, la formula del giuramento: « Io giuro
e prometto a Dio sulle Sacre
Scritture di essere obbediente alle Costituzioni deirimpero e fedele alTImperatore. Prometto
anche che, Venendo a conoscenza di ^qualche trama contro lo
Stato, mi farò premura di farlo sapere al Governo ».
Ma cambiando di nuovo i padroni, il Moderatore accorse di
nuovo a Stupinigi per assicurare
al re la devozione dei Valdesi, e,
in una circolare ai Pastori, auspicava che « Sua Maestà vedendo
la saggezza della nostra condotta e Tattaccamento che abbiamo
per la sua Sacra Persona e per
la sua Augusta Famiglia, ci darà
delle non equivoche prove del
suo affetto e del suo amore paterno ».
Nel 1821 giunse la notizia delle morte di Napoleone, di cui il
Geymet era stato un fedele servitore e forse anche per lui « dei
dì che furono l’assalse il sovvenir ». Ma il colpo più grave doveva venirgli da uno dei suoi figli,
Bartolomeo. Questi, durante un
soggiorno in Olanda, aveva abiurato convertendosi al cattolicesimo. Il colpo non contribuì a migliorare la sua già malferma sa
Iute. Tormentato dalla gotta, andò verso la fine della sua vita
terrena, che sopraggiunse il 30
marzo 1822 in età di 69 anni
Gli storici non hanno lesinato
dei giudizi elogiativi su Pietro
La vicenda che il pastore Nisbet rievoca in questa pagina è delle meno
note ma delle più significative della storia valdese.
Il motivo dell' interesse
per quel moderatore bonapartista, l’uomo di chiesa più « politicizzato» del
'700, è evidente, per l’estensore di questo articolo che non si tratta solo di
una pagina d’archivio, ma
di un termine di riferimento nel passato per valutare situazioni del presente.
L’interpretazione storica del past. Nisbet è personale come ogni lettura
storica, merita comunque
di essere dibattuta.
Geymet: fu un uomo integro, pagò di persona per le sue convinzioni politiche, non si arricchì, si
ricordò sempre di essere Valdese.
L’interrogativo che tuttavia il
lettore si pone è questo: uomo
politico o Pastore?
Nel citato manoscritto F. Peyran, pur sottolineando l’integrità
morale del Geymet, si legge:
« Credo tuttavia che avrebbe fatto meglio a non abbandonare il
Santo Ministero, e che a lui stesso poco abbia giovato questo
cambiamento. Mi asterrò dal
giudicarlo. Egli è davanti al
grande Giudice. Io l’ho sempre
amato e lo rimpiango, rna ora è
nella pace del nostro buon Dio e
di Gesù Cristo ».
Cantando T epopea napoleonica, il Manzoni ¡si domandava se
sia stata vera gloria, lasciando
ai posteri l’ardua sentenza.
Anche noi ci domandiamo se
Pietro Geymet abbia obbedito più
a una autentica vocazione pastorale o aH’impegno politico, e se
abbia fatto bene a rinunziare alla prima per seguire il secondo.
I posteri discuteranno ancora sul
problema dei ministeri e molti
senza dubbio approveranno la
scelta del Geymet.
L’ardua sentenza sarà però
pronunziata da Dio. Per noi rimane un problema aperto.
L’archivista
Ricerca di verità ne
Il pittore Filippo Scroppo, professore all’Accademia Albertina di
Belle Arti di Torino, nostro correligionario, è largamente conosciuto negli ambienti valdesi, specie alle Valli dove dal 1949 cura la celebre Mostra d’Arte Contemporanea di Torre Pellice; ma lo è soprattutto nel mondo della pittura più qualificata per le sue numerose
partecipazioni a rassegne nazionali, e internazionali quali la Quadriennale Romana e la Biennale di Venezia, nonché alle mostre
rappresentative dell’arte italiana in tutta Europa, in Australia, Africa
del Sud... e per i suoi dipinti in molti musei italiani e stranieri Per
una conoscenza più completa dell’uomo e dell’artista gli abbiamo
rivolto le seguenti domande:
— A lei che è tra i pochi pittori di rilievo della nostra comunità, chiediamo di volerci cortesemente raggpiagliare sui suoi
rapporti con la Chiesa Valdese.
— Il mio legame con la Chiesa Valdese si spiega col fatto
che sono nativo di Riesi, importante centro delTevangelizzazione siciliana. Tra i membri della
mia famiglia figurano tre pastori: Arturo Mingardi, indimenticabile zio materno e mio primo
maestro di cultura e di vita ; Piero Moneada, marito di mia sorella Erminia, trasferitosi in Canadá e da alcuni anni immaturamente scomparso ; e Liborio
Naso, attualmente pastore a Basilea, prima che marito di mia
sorella Olga, mio inseparabile
amico e compagno di studi.
— Sappiamo che assieme all’amore per l’arte dimostrato
dalla prima giovinezza, era sorto in lei un interesse di natura
spirituale che più tardi le avrebbe fatto scegliere gli studi alla
Facoltà Valdese di Teologia di
Roma.
— La frequentazione attiva
delTambiente evangelico riesino,
(ai tempi della mia prima giovinezza, intorno al 1930, sotto il
pastorato di Mingardi e poi di
quello di Nisbet), che viveva i
suoi memorabili anni di risveglio religioso, non poteva non lasciar tracce durevoli nella mia
irrequieta coscienza giovanile,
per cui mi fu quasi naturale anteporre alle native e non incoraggiate spinte verso la pittura
i rilevanti problemi dello spirito. Riandando a quei tempi mi
tornano alla mente le figure amatissime degli amici di allora:
Turco, Pozzanghera, Paraci, Riccobene. Di Legami, Butera,
D’Auria, Zuffanti, Giuliana,... il
discutere fervoroso di tutto, magari fino a notte inoltrata, istintivamente anelanti ad un assetto sociale comunitario evangelico, di certo utopistico; ma sempre fuori dagli aberranti trionfalismi fascisti. In me le due vocazioni all’arte e al ministerio
pastorale convissero fino al ’40,
anno del mio richiamo alle armi
per la seconda guerra mondiale
per cui interruppi e mai più ripresi gli studi teologici.
— Dobbiamo pensare che alla
sua non ripresa degli studi suddetti, a guerra finita, abbia concorso l’accentuarsi in lei della
vocazione pittorica?
— Risponderò affermativamente non rievocando l’angoscia di
quei giorni di scelta. L’amore
'per l’arte doveva certo prevalere su tutto.
— La sua attività di pittore
professionista inizia dunque a
fine guerra.
— Si. A Torino dalla fine del
1945. Ma già conoscevo l’ambiente culturale ed artistico torinese
che continuai a frequentare, non
certo in maniera regolare per
via della guerra e delle dispersioni dopo il 43, a causa della
Resistenza a cui partecipai limitatamente per una paresi alla
gamba sinistra che mi colse in
quel tempo.
— A quali personaggi della
cultura e dell’arte accenna?
— A Cesare Pavese, a Luigi
Spazzapan, a Vincenzo Ciaffi e
a Felice Casorati che poi mi volle assistente alla sua cattedra
di pittura all’Accademia Albertina. Ai nomi citati aggiungo
quelli di Umberto Mastroianni,
Albino Galvano, Massimo Mila,
Italo Calvino ed Edoardo Sanguineti,... ma per la posizione
non realistica della mia pittura,
dovevo presto trovarmi a fianco
di Atanasio Soldati, di Gillo Dorfles, di Bruno Munari,... a Milano (dove incontravo anche Elio
Vittorini) e di Enrico Prampolini, Piero Dorazio, Giulio Turcato... a Roma.
— Le sue amicizie, a quanto
pare, lei le aveva tra gli artisti
d’avanguardia, che puntavano,
cioè, al rinnovamento delle arti
mediante le soluzioni astratte.
— Ho prevalentemente citato
quegli artisti perché ne ero più
a contatto condividendone l’indirizzo estetico; ma la mia personale amicizia prescindeva in
genere dalle correnti culturali e
5
16 luglio 1976
ciNiSELLO BALSAMO Centro Evangelico
Tempo di bilanci al «Jacopo Lombardini»
Un successo agli esami, un
circolo culturale in espansione,
un tagliente interrogativo spirituale: questi i principali problemi che 58 membri del gruppo
« J. Lombardini » hanno affrontato nella loro assemblea di fine anno, tenuta domenica 27
giugno a Valmadrera, vicino a
Lecco.
Cominciamo dagli esami: per
la prima volta dopo cinque anni,
i candidati del « Lombardini »
sono stati di nuovo presenti a
Cinisello, e non in scuole milanesi (di solito piene di giovani
insegnanti di sinistra, molto favorevoli ai lavoratori-studenti) :
anche se 36 Candidati su 37 sono stati promossi, lümpatto è
stato piuttosto duro. Gli allievi
adulti hanno retto benissimo
l’urto, conquistandosi talvolta
« sul campo » 1’« ottimo » e il «distinto » ; i più giovani si sono
invece trovati in grosse difficoltà, a causa dell’atteggiamento
un po’ formale, e talvolta distante, degli esaminatori.
L’assemblea ha però ribadito
la necessità di tornare anche
l’anno prossimo a far gli esami
nel quartiere in cui viviamo
(Borgo Misto), e alla cui vita
(anche scolastica) stiamo partecipando sempre di più. Si è però deciso che, mentre i programmi collaudati in otto anni vanno sostanzialmente bene per gli
adulti, occorre uno sforzo d’immaginazione per formulare un
programma che i giovani possono accettare e seguire in modo
attivo: occorre dare spazio agli
audio-visivi., ricuperare l’importanza del disegno, ridurre l’importanza della lingua straniera,
partire dal presente e non dal
passato, puntare sulla maturazione e sullo sviluppo dello spirito critico dei giovani.
Una commissione lavorerà durante l’estate e porterà delle proposte a settembre; un’altra ritoccherà il programma per « adulti ».
Altra discussione sul circolo
culturale : ha invitato Cesare
Musatti e Gionni Jervis, Mario
Miegge e Tullio Vinay, Emma
approfondire la prcjpria fede,
bisogna uscire allo scoperto: se
Insegnanti e collaboratori del centro evangelico J. Lombardini di
Cinisello Balsamo durante l’incontro di fine d’anno.
Bonino ed Emanuele Tortoreto,
dimostrando una notevole capacità organizzativa : ma sta diventando un gruppo d’élite, in
cui gli ex allievi si sentono a disagio : perciò l’assemblea ha deciso di dare in mano agli ex
allievi le « normali » riunioni del
circolo (quelle dette «del giovedì»): gli ex allievi si riuniranno
a settembre, e organizzeranno un
programma di loro gusto.
Il vecchio gruppo organizzerà
invece delle conferenze pubbliche, quante ne vorrà (e potrà).
Infine il « gruppo EGEI » ha
presentato la sua relazione: due
gruppi biblici quindicinali, uno
airiBM e uno a Cinisello. AlriBM dei tecnici, a Cinisello metà operai metà intellettuali, hanno studiato tutto l’anno il vangelo di Marco, utiiizzando liberamente il commento di Fernando Belo (testo francese e italiano). Frequenza buona e regolare.
A questo punto è scoppiata la
discussione più pungente di tutta la giornata; un operaio di
e forme dell’astratto
poteva essere determinata da altre cause come nel caso di Guttuso — erponente del realismo
pittorico — che nasceva dal fatto che eravamo entrambi siciliani, entrambi comunisti, entrambi provenienti da ambienti
non cattolici: Giuseppe Fasulo,
che fu pastore anche nella chiesa
di via Naumachia a Catania, era,
per via materna, della famiglia
di Guttiiso. Di ciò fu Guttuso
stesso che me ne diede notizia
in occasione del nostro primo incontro circa trent’anni fa. Di me
si parlava negli ambienti artistici come del pittore che era al
centro di situazioni paradossali
o imprevedibili: siciliano e valdese, comunista e astrattista ;
per i più era infatti una vera
scoperta che nel cuore della Sicilia potesse esistere una comunità valdese; trovavano contraddittorio l’essere comunista e
credente e per giunta militante
nel campo artistico dell’astrazione perché in quegli anni del dopoguerra l’apparatb 'direttivo del
partito (basti ricordare la polemica Togliatti-Vittorini per la
rivista Politecnico) nonché tutta
la stampa di sinistra, privilegiavano il realismo socialista tacciando di crocianesimo e di evasione borghese quanti non lo adottavano, magari confutandolo.
— In quale maniera pensa che
la sua appartenenza al mondo evangelico protestante abbia inciso sulla sua arte?
— Dal lato carriera — secondo la più comune accezione —
che vuole a tutti i costi il successo (critica sempre favorevole, premi, mercato personale in
ascesa) credo che abbia inciso
negativamente. Per il resto debbo riconoscere che la mentalità
protestante — la sua dimensione iconoclasta inclusa — che mi
aveva educato alla più severa ricerca della verità, può avermi in
chiaratamente ateo ha accusato
il « gruppo FGEI » di non tenere
abbastanza conto della crisi spirituale che il mondo cattolico
sta attraversando : non basta
riunirsi intorno alla Bibbia per
di Ecumene IVelletriI
Tra i campi che si svolgono
ad Ecumene al centro metodista
quest’estate segnaliamo;
■ Campo famiglie, dal 25 lunon lo si fa, si lascia spazio a glio. Il programma prevede fra
forme « religiose » alienanti (Te- l’altro proiezioni periodiche di
stimoni di Geova) o integraliste
(Comunione e Liberazione). Ma
la chiesa valdese è ancora capace di diventare un fatto popolare? Altrimenti, concludeva l’intervento, Tesser valdesi resterà
cosa, di pastori e di figli di pastori.
I credenti i( che costituivano ùna buona metà dell’assemblea)
hanno concluso che bisognava
accettare questa sfida: l’eco ampia e profonda della recente
conferenza di Vinay ne è un
segno. Occorre ceicare, o Creare, occasioni di intervento e di
confronto ; lo studio biblico deve diventare momento di aggregazione, e non solo di chiarificazione. Per questo ci occorrono
energie umane e spirituali maggiori di quelle che abbiamo ora.
Le troveremo?
Con questo interrogativo, e
con molta riconoscenza per
quanto ci è stato dato di vivere
quest’anno, ci siamo lasciati
mentre una pioggia scrosciante
sembrava voler ristorare un poco una Lombardia soffocante e
inaridita.
Jacopo
films con possibilità di dibattito.
Saranno organizzati svaghi per i
figli dei partecipanti.
■ Campo cadetti, dal 1 al 12
settembre. Tema: Studiamo insieme le parabole (il servitore
Spietato; i lavoratori delle diverse ore). Quota: L. 20.000 -t- 7.000
di caparra.
■ Campo biblico, dal 13 al 18
settembre. Il tema è ancora da
concordare. Quota: L. 22.000.
LA SPEZIA
Il pastore E. Mannèlli vittima
di un incidente nel corso della
gita della Scuola Domenicale ad
Aúlla e « condannato 3 (è il caso di dirlo per un pastore attivo) ad ùn'mese di riposo assoluto ha dovuto sospendere la sua
attività. La comunità ha mantenuto il suo calendario di attività
programmate e riyolge al past.
Mannelli i migliori auguri di
pronta guarigione.
ROMA: FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Attività passate e prospettive
dirizzato verso le forme astratte
che considero più vere e assolute equivalenze delle categorie
spirituali. Non posso pertanto
non concordare col critico Mario De Micheli, che in occasione
di una mia personale a Milano
scriveva; «...Il lavoro di Scroppo neil’ordine dell’astrazione è
sempre stato severo, raccolto,
dominato da una componente
morale, che in lui risale ai suoi
avi valdesi... » e acconsento a
quanto Edoardo Sanguineti per
la stessa mostra scriveva sul catalogo : « ...Che poi la ’’via in su”
della pittura di Scroppo sia traduzione, nei termini laici dell’arte astratta contemporanea, di una oscura esperienza religiosa,
di una discesa in grembo al
mistico, sarà cosa — per chi conosco Sgroppo — assolutamente
pacifica... ».
— Un ultima domanda: non
l’ha mai sfiorato il dubbio che la
sua opera di pittore astrattista
possa, in qualche niiodo, costituire una fuga dalla realtà?
— Da quale realtà? È risaputo, a tutti i livelli, che esistono
realtà interne, (aniconiche) che
contano più di quelle esterne esplicitamente figurali (iconiche)
facilmente controllabili sul vero
in base alle più tradizionali valutazioni. Ma i fatti d’Arte di ogni temipo, magari inconsciamente, hanno tenuto in gran
conto i valori impliciti rifuggendo da quelli solo illustrativi o
freddamente ricalcanti le immagini di natura.
Pur giudicando legittime le
convinte posizioni teoriche, antitetiche a quelle mie, dei seri ricercatori realisti, desidero dichiarare che mi sembrerebbe di
non agire in buona coscienza se
non dipingessi come dipingo seguendo il filo di una precisa convinzione culturale a cui sono da
decenni legato.
La Facoltà di Teologia ha chiuso a fine giugno il suo 121° anno
accademico pacatamente, ordinanatamente, come un buon ed onesto lavoratore che ha compiuto la sua giornata.
L’anno 1977 si annunzia particolarmente importante, due nuovi professori vi iniziano la loro^
ricerca, per loro come per tutti
noi è ,una ricerca aperta, gli studenti sembrano essere particolarmente numerosi, anche questa
è una pagina piena di incognita
per loro come per noi. La Facoltà ha dunque bisogno più che
mai della solidarietà e della intercessione dei credenti.
Non possiamo passare altresì
sotto silenzio il fatto che si ritirano in emeritazione due professori, V. Vinay e V. Subilia che
sono stati per molti dei pastori
oggi in servizio maestri di vita e
di pensiero. Al ringraziamento
delle chiese valdesi e metodiste,
che le assemblee sinodali daranno in forma ufficiale, ci è gradito affiancare la lettera del past.
Bensi a nome dei fratelli battisti.
Un ringraziamento
Firenze, 7 luglio 1976
Carissimi Subilia e Vinay,
Poiché la fine dell’attuale anno accademico coincide con il termine del
vostro insegnamento, presso la Facoltà
Valdese di Teologia, desidero farvi
pervenire, a nome mio personale e di
tutta l’Unione Battista, un sincero e
sentito ringraziamento per quanto il
vostro ministero di « dottori della chiesa » ha significato per tanti di noi, pastori e membri di ■ chiesa.
Dal vostro insegnamento orale e dai
vostri libri abbiamo tratto ispirazione
e nuove conoscenze per portare avanti un compito di testimonianza non
sempre agevole, in una generazione
particolarmente difficile ed avversa all’Evangelo. La vostra continua e perseverante ricerca e rapprofondimento di tanti problemi sono stati per noi
una fonte ricca di indicazioni sia per
la predicazione cbe per la vita cristiana.
Probabilmente anche voi, come tutti i pastori e i professori di teologia in
Italia, vi sarete sentiti talvolta iso
Programmi per il 1976-77
ANTICO TESTAMENTO
Prof. ALBERTO SOGGIN, Prof. Ine. MICHELE SINIGAGLIA
Grammatica ebraica (I anno)
Introduzione alTAntico Testamento
Esegesi dell'Antico Testamento: Aggeo,
HI Zaccaria e passi apocalittici da
Daniele.
Teologia dell'Antico Testamento: Escatologia e apocalittica.
Ebraico 11 un profeta da scegliere (in
vista di una traduzione deil'A.T.).
NUOVO TESTAMENTO
Prof. BRUNO CORSANi
1° Introduzione al Nuovo Testamento,
parte 1 (semestre Invernale)
a) seminario suli'ambiente palestinese del N.T.
b) formazione e redazione dei vangeli, con esercitazioni su testi sinot
t'ci.
2° Esegesi del Nuovo Testamento. Passi
scelti dal vangelo di Giovanni.
3° Teologia del Nuovo Testamento (sem.
estivo). La storia nella teologia giovannica.
TEOLOGIA SISTEMATICA
Prof. -SERGIO ROSTAGNO
Storia della Teologia: Introduzione e disegno organico della materia.
Esercitazioni :
Agostino: De doctrina christiana.
Prologo e poss‘ scolti (Sem. invern.).
Barth : Rivelazione, chiesa, teologia
(semestre estivo).
Dogmatica.
Semestre invernale;
a) sul metodo teologico in generale
b) Dio e la rivelazione
Esercitazione su E. Fromm, L'arte di
amare, Milano 1975.
Semestre estivo; Cristologia,
Esercitazione : Barth e Bultmann di
fronte a Romani 5.
STORIA ECCLESIASTICA
Prof. PAOLO RICCA
Semestre invernale :
A) Corso: Introduzione allo studio
della storia della chiesa.
B) Seminario: Lettura di testi
Testi suggeriti :
Kierkegaard, Scuola di cristianesimo
33-91
Burckhardt, Lo studio della storia
Pianciola, Il pensiero di Karl Marx,
63-98
Barth, Introduzione a Die Protesi.
Théologie pp. 1-15
Semestre estivo :
A) Corso: Dalla Controriforma alla
controrivoluzione
B) Seminario: I testi del concilio di
Trento e del Vaticano 11 sulla divina
rivelazione.
TEOLOGIA PRATICA:
Prof. PAOLO RICCA
A) Corso: La predicazione
B) Seminario teologico - omiletico :
Lettura e commento di C.A. Jung,
Risposta a Giobbe,
C) Seminario esegetico - omiletico :
Analisi esegetica ed elaborazione
omiletica di testi biblici.
DIRITTO ECCLESIASTICO
Prof. GIORGIO PEYROT
Rapporti tra chiese e società nell'Italia contemporanea.
lati e come « vox clamantis in deserto ». Ebbene sappiate che anche in
quei momenti, forse senza che lo sapeste, molti erano i credenti che a usufruivano » in un modo o nell’altro della vostra conoscenza.
Insieme, quindi, ringraziamo l’Eterno che ha concesso a voi di scavare a
fondo nella sua Parola, e a noi di trarre vantaggio in molte maniere dalla
vostra fatica. Il Signore vi conceda di
essere ancora per molti anni strumenti validi al suo servìzio.
Soli Deo gloria!
Vostro in Lui,
Piero Bensì
L’ultima
sessione
d’esami
Nel corso della sessione estiva
d’esami la signora Mirella Abate,
coniugata Leibbrand, si è presentata per sostenere gli esami
finali della Licenza in Teologia.
La tesi presentata dalla candidata esaminava il brano esortativo della lettera ai Galati 5;
13-25 con questo titolo : « La presa di posizione di Paolo in Gal.
5: 13-25 di fronte ai problemi che
agitano le comunità da lui fondate. Un esempio di lucido realismo ».
Attraverso un’analisi esegetica
delle quattro parti del testo (vv.
13-15; 16-18; 19-23; 24^25) la tesi
esaminava successivamente il
« concetto polemico » di libertà,
la guida dello Spirito che esclude il libertinismo e rende superfiuo il legalismo perché il comandamento è adempiuto nella
vita guidata dallo Spirito, la situazione di tentazione e lotta che
Caratterizza la vita nello Spirito,
e infine il problema se Paolo abbia avuto o no una posizione
« entusiasta » nella lotta contro
il legalismo: se «entusiasmo»
c’è stato, esso era qualificato
cristologicamente.
Il giorno precedente, domenica, la sig.ra Abate aveva presentato il suo sermone di Licenza su
Giov. 15 ; 1-10, presiedendo il culto del mattino nel tempio di
Piazza Cavour.
Al termine della discussione
della tesi (relatore il prof. Bruno Corsani) il Decano, prof. "Vittorio Subilia, consegnava il Diploma alla neo-licenziata.
A Mirella Abate, e a suo marito Gunther Leibbrand (anche
egli teologo), professori, studenti e un bel gruppo di amici che
avevano seguito l’esposizione e il
dibattito esprimevano infine con
applausi e congratulazioni i loro
rallegramenti e i voti migliori
per un fedele servizio dell’Evangelo.
b. c.
6
16 luglio 1976
PRIMO CIRCUITO
VILLAR PEROSA Orari Musei
Nel presbiterio di Luserna
San Giovanni si è tenuto, venerdì 9 luglio, un incontro dedicato allo studio del documento sui
ministeri, predisposto dalla
Commissione Mista valdo-metodista. 11 numero dei partecipanti non è stato particolarmente
elevato, ma in cortiplesso il dibattito è stato interessante.
La nota che maggiormente è
risuonata è stata quella della
impossibilità e inopportunità di
costringere i ministeri che lo
Spirito suscita nella chiesa in
rigidi schemi giuridico-regolamentari.
In sostanza quello dei ministeri è un problema che merita molta attenzione da parte delle chiese, non solo in vista di suscitare nuove forme di servizio e di
aiutare coloro che hanno i doni
a inserirsi attivamente nelle varie attività che questi doni determinano, ma anche in vista di
una maturazione spirituale dei
membri di chiesa che sappiano
accettare i ministeri creati dallo Spirito.
Si sono uniti in matrimonio
Peyroiiel Umberto della nostra
comunità e Genre Bert Vera di
Villasecca.
A questi sposi che sono venuti
a stabilirsi in mezzo a noi il Signore conceda le sue preziose benedizioni.
• La comunità ringrazia i giovani Barus Livio e Pons Daniela
che hanno presieduto il culto
della domenica 27 giugno.
TORRE PELLICE
Gita del Centro Anziani.
Giovedì 22 luglio il Centro Anziani effettuerà una gita ad Oropa e visita al Parco della Burcina. Per informazioni ed iscrizioni rivolgersi alla segreteria.
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BOBBIO PELLICE - TORRE PELLICE Feriale Fest. Gior. Sab. Fest. ' Ven. Ven. Gior. Gior. Fest. ' Bobbio Pellice 5.45 6.45 7.40 8.00 8.55 9.30 11.00 13.15 16.25 20.00 Villar Pellice 5.55 6.55 7.45 8.10 9.05 9.40 11.10 12.25 16.35 20.10 Torre Pellice 6.10 7.10 8.10 8.25 9.20 9.55 11.25 13.40 16.50 20.25 1 Dal 1“ luglio al 31 agosto
Torino'Bobbio Festivo Ferriale Torino 7.15 11.00 Pinerolo 8.00 11.45 Torre P. 8.25 12.45 Villar P. 8.40 13.00 Bobbio P. 8.50 13.10
PEROSA - PERRERO PRALI TORRE PELLICE ANGROGNA TORRE PELLICE LUSERNA - RORA’
Giorn. Fer. Fer. PEROSA 8.50 17.15 19.50 PERRERO 9.10 17.32 20.08 PRALI 9.40 Ven. Festivo Ven. Festivo Torre P. 8.20 8.20 11.00 17.40 Angrogna 8.35 8.35 11.15 17.55 Ven. Festivo Ven. Festivo Torre P. 8.45 8.45 12.00 18.30 Lus. S. S. 8.50 8.50 12.05 18.35 Rorà 9.15 9.15 12.30 19.00
PRALI PERRERO - PEROSA ANGROGNA TORRE PELLICE RORA’ - LUSERNA TORRE PELLICE
Giorn. Fer. Gior. PRALI 17.45 PERRERO 7.20 13.10 18.15 PEROSA 7.35 13.30 18.30 Ven. Festivo Ven. Festivo Rorà bl5 9.15 12.30 19.00 Lus. S. G. 9.25 9.25 12.40 19.10 Torre P. 9.45 9.45 13.00 19.30
Ven. Festivo Ven. Festivo Angrogna 8.35 8.35 11.15 17.55 Torre P. 8.45 8.45 11.25 18.05
Il Museo di Frali e della vai
Germanasca resterà aperto ogni
giorno per i mesi di luglio e
agosto col seguente orario: giorni feriali, ore 14-18; domenica,
ore 9-12, 14-18.
Il Museo valdese di Torre
Penice è aperto al pubblico nei
giorni di martedì, e giovedì dalle ore 16 alle ore 18. È inoltre
aperto anche la prima e la terza domenica del mese, sempre
dalle 16 alle 18.
POMARETTO
• La corale di Pomaretto domenica scorsa ha concluso, prima della pausa estiva, la propria attività. Accompagnata dal
pastore Aime la corale si è recata a Pra del Torno dove ha
trascorso una giornata di fraternità e canti.
ROR A’
• Ha riprdàd' la sua attività,
sotto la direzione dei coniugi
Verdoia, il Rifugio Valanza. La
cortese e sollecita accoglienza e
la stupenda veduta ricompenseranno tutti coloro che saliranno
in macchina ( con qualche prudenza) o a piedi sino lassù. Un
appuntamento con la montagna
da non perdere.
• Alla signora Pons Tomassini
da qualche mene impegnata nel
lavoro di assistente domiciliare
nel nostro comune, vittima di
un incidente stradale nella regione delle Moulouire, che le ha
causato la frattura del braccio,
vadano i nostri migliori auguri
di pronta guarigione.
Iscrizioni al biennio
sperimentale
Si comunica che le iscrizioni al
Biennio Sperimentale Unitario di
Luserna S. Giovanni si chiuderanno il 23 luglio p.v.
Si comunica, nel contempo,
che dopo il biennio è possibile
continuare in qualunque istituto di scuola media superiore.
Orario della segreteria: Tutti
i giorni dalle ore 8.30 alle 12.30.
CINEMATOGRAFIA
TORRE PELLICE
Cinema Trento
— giov. 15:
Indovina chi viene a merenda?
— ven. 16:
Spasmo.
— sab. 17 e dom. 18:
Salon Kitty.
— mart. 20 e mere. 21 :
La Modella.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Cinema Allemandi
— ven. 16 e sab. 17 :
Il mostro è in tavola... Barone Frankestein.
— dom’. 18:
I duri di Oklahoma.
Cinema S. Croce
— ven. 16:
I^e orme.
— sab. 17 e dom. 18:
Una donna chiamata moglie.
SERVIZIO MEDICO
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16 luglio 1976
CRONACA DELLE VALLI
TURISMO A FRALI
SALZA
Rispettare
di ospiti e
i diritti
ospitanti
Frali è stata scelta dal Comune di Torino quale unica località di alta montagna come mèta
di escursioni giornaliere per ragazzi torinesi. L’iniziativa interessa 12.000 ragazzi che, durante
le vacanze estive, sono costretti
a rimanere in città, e si propone
di organizzare attività che siano fonte di svago e di Stimolo
culturale, sia in Torino, sia nei
dintorni.
Il Comune di Frali ha aderito
all’iniziativa, considerandola «di
vasto respiro sociale e suscettibile di ulteriori sviluppi per il
futuro ». Dal 5 luglio al 24 settembre, ogni giorpo tranne il
sabato e la domenica, saliranno
a Frali 150 ragazzi dai 6 ai 14
anni.
In considerazione di questa iniziativa, come anche del continuo
flusso turistico, il Comune ha
pure deciso la costituzione di
aree attrezzate per i turisti, in
modo da contemperare le esigenze turistiche con le necessità
di vita degli abitanti. A tal fine,
si esprime la delibera del Consiglio Comunale, « occorre organizzare il territorio in modo che
non vengano calpestati né i diritti degli ospitanti né quelli degli ospiti, attrezzando opportune
aree nelle quali il turista possa
trovarsi a proprio agio fra la
natura senza che le attività agricole abbiano a soffrire ».
Le aree attrezzate saranno costituite nelle zone di Villa, Ghigo e Ribba, dove naturalmente
si dirige il flusso turistico. A
Ribba sono già iniziati i lavori
per la costruzione di gabinetti
pubblici.
L’Architetto Alfredo Salvo è
stato incaricato di redigere il
regolamento per l’attuazione
delle opere di urbanizzazione. Il
regolamento dovrebbe garantire
un ordinato sviluppo del paese
e una suflBciente dotazione di
servizi per Iq nuove costruzioni.
Nella stessa seduta del 14 giugno, il Consiglio Comunale ha
stanziato 200.000 lire per i terremotati del Friuli e ha deciso
l’acquisto di rulli di ricambio
per il fresaneve.
Sempre per il Friuli, la Chiesa valdese di Frali ha inviato
alla Federazione Evangelica la
somma di L. 460.500.
Comunità Montana
Val Chisone
e Germanasca
Nel quadro del servizio di profilassi odontoiatrica, che la Comunità Montana ha portato avanti nell’ambito della scuola in
collaborazione con i Consigli di
Circolo e di Istituto, si è indetto un incontro sul tema:
IGIENE
E PROFILASSI DENTALE
per il giorno: 16 luglio 1976
alle ore 16.30
presso la Scuola Materna di
Pragelato.
La riunione sarà condotta dalla dottoressa Maria Bianco (medico dentista) e dalla Sig.ra Vittoria Martini (igienista dentale
Comunità Montana).
Data l’importanza del discorso preventivo nella cura e nella
salute dei denti è importante la
presenza di tutti i genitori.
L’invito è esteso a tutta la popolazione.
Saluto
al sindaco
Breuza
Dopo lunghi anni di amministrazione il sindaco Enrico Breuza di Salza ha rassegnato le dimissioni per ragioni di salute.
Il suo compito si è svoltò in
situazioni non certo facili, essendo stato anche il suo piccolo
comune colpito dallo spopolamento. Tuttavia grazie al suo
impegno si sono potute realizzare varie opere pubbliche che
hanno senz’altro migliorato le
condizioni di vita dei pochi cittadini di Salza. Menzioniamo in
particolare il municipio e la
scuola nuòva di Didieró ( ahimè
Ormai vuota come molte altre
delle Valli) nonché -le strade,
l’ultima delle quali congiunge le
due parti del comune, cioè Fontane e il vallone principale, passando dal Colle delle Fontane.
Il sindaco Breuza è stato anche per molti anni anziano di
Salza che, quando era più abitata di adesso era un grosso
quartiere della chiesa di Massello.
Al nuovo sindaco, Sanmartino
Giovanni Battista, l’augurio di
poter svolgere il suo lavoro con
sollecitudine ed efficienza.
SAN SECONDO
• Domenica 11 luglio è stato
battezzato Sandro Cogno, terzogenito di Giovanni e Anita
Coisson (Cappella dei Merli a
Bricherasio). Al bimbo ed alla
sua famiglia rivolgiamo il nostro augurio fraterno.
• Sono in distribuzione le relazioni di chiesa e la busta di contribuzione per raccogliere la nostra « colletta annua » fino al 31
dicembre 1976.
PERRERO
PRAMOLLO
• La comunità ringrazia il pastore Enrico Geymet che ha
presieduto il culto di domenica
scorsa in sostituzione del past.
Genre, impegnato per una funzione religiosa al grande raduno
di ex partigiani in località Montoso.
• Domenica prossima alle ore
15 avrà luogo il culto all’aperto
a Fomeano. È questa anche una
occasione per incontri con fratelli che giungnoo dalla città in
gita domenicale.
Comitato di Redazione : Bruno
Bellion Valdo Benecchi, Gustavo
Bouchard, Niso De Michelis, Ermanno Genre, Roberto Peyrot,
Paolo Ricca, Giampaolo Ricco, Bruno Rostagno, Giorgio Tourn, Tullio Viola.
Direttore: GIORGIO TOURN
Dir. respontabiie : GINO CONTE
Amministrazione: Casa Valdese,
10066 Torre Pellice (To) - c.c.p.
2/33094 intestato a « L'Eco delle
Valli - La Luce » - Torre Pellice.
Abbonamenti : Italia annuo 5.000
- semestrale 2.500 - estero annuo
7.500.
Una copia L. 150, arretrata L. 200
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 col.: commerciali L. 100 - mortuari 150 - doni
50 - economici 100 per parola.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175
8 luglio 1960
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice
Invitò
alla
montagna
L’estate è la stagione delle
escursioni in montagna, E qui
alle valli non ¡fiancano certo magnifiche occasioni per vivere e
scoprire il paesaggio alpino.
Il rispetto della natura e delle
colture deve, in ogni caso, caratterizzare il turismo anche di
massa, per non danneggiare irrimediabilmente il patrimonio, della Valle e per favorire Vincgntro
con la popolazione locale.
Stagione artistica
a Torre Pellice
ANGROGNA
Organizzata dall’Atletica Ferrerò, ha avuto luogo domenica
11 luglio la prima gara podistica
locale. Il percorso misurava 12
chilometri e mezzo per gli adulti e 8 chilometri per i ragazzi,
parte su strada asfaltata e parte su mulattiera.
Fer la categoria Ragazzi, i
primi due arrivati sono stati
Giorgio Fons (37*49 minuti) e
Fierpaolo Massel, di Ferrerò. Lina Milano (53,01 minuti) e Donatella Fons, anche loro di Ferrerò, hanno avuto i primi posti
nella categoria Ragazze. Nella
categoria Allievi i primi due posti sono andati a corridori di
fuori: Guido Turoglio (Cavour)
con 33,09 e Massimo Ooucourde
(RIV-SKF); al quinto posto, un
perrerese: Ferruccio Fons.
Meno fortuna ha avuto l’Atletica Ferrerò nelle categorie per
gli adulti: ha vinto la gara per
gli uomini Anteo Mallica della
Atletica Finerolo con 46,58; solo
al ventunesimo e al ventiduesimo posto sono arrivati Faolo Fisanu e Norberto Tron, abitanti
a Ferrerò.
Fer la categoria femminile,
Marisa Grill con 1 ora, 15’ e 11”
e Ivana Ricca hanno conquistato i primi posti.
• Un’anziana donna di Chiotti
di Riclaretto, Silvia Feyronel, è
stata rinvenuta, dai carabinieri,
nella sua abitazione, priva di
sensi. È stata immediatamente
ricoverata all’ospedale civile di
Finerolo.
Si è dovuto sfondare la porta
per potere accertare la sua presenza in casa. Fortuna volle che
i vicini di casa, non vedendola
uscire per i soliti lavori della
stalla, hanno dato l’allarme.
La donna, che vive sola, ha
già molto sofferto nella vita per
la prematura perdita dei fratelli.
PERSONALIA
Le nostre più vive felicitazioni alla neo-dottoressa sig.ra Anna Deguarda in Bounous per la
laurea in matematica conseguita
a pieni voti il 7 luglio u.s. presso l’Università di Torino.
« Dalla ricerca... verso la liberazione ». La mostra si terrà a
Torre Pellice dal 16 al 25 luglio
presso le Scuole di Viale Dante
col seguente orario: Feriale 16,3019,30; Festivo: 10-12; 17-20.
Le 43 opere esposte esprimono
l’impeto e la originale ricerca
artistica di Moiani un pittorescultore già conosciuto negli ambienti valdesi della Valle.
• De Leonardis, Lombardo, Tibaldi, Gaydou sono alcuni dei
pittori-dilettanti premiati domenica scorsa durante l’annuale incontro pittorico della Sea. La
premiazione, ma anche l’esposizione delle opere, si è svolta negli accoglienti locali della Seggiovia Vandalino. Il tempo sereno ha favorito l’incontro organizzato dal generale Stefano
Coisson. La manifestazione è al
suo quarto anniversario e S’inserisce nella stagione artistica
tórrese.
• Paolo Condola è spirato lunedì 12 all’ospedale civile di Finerolo. Aveva 63 anni. Sovente lo
si incontrava al culto nelle nostre comunità dove esprimeva
anche spesso a conoscenti messaggi e testimonianze di fede.
Essendo cieco da diversi anni
esercitava con perizia il lavoro
di massaggiatore. Sapeva trovare sempre una parola di speranza e di fede pei tutti quelli che
contattava. Lascia il ricordo di
un testimone fedele e tenace.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
•' L’Evangelo della resurrezione
è stato annunciato sabato pomeriggio in occasione dei funerali di Zoppi Giulio deceduto ai
Bellonatti all’età di anni 70 e
della sorella Roman Anna, di 94
anni, ospite dell’Asilo Valdese.
Il fratello Zoppi era cieco da
oltre venti anni e, malgrado la
sua grave infermità, frequentava assiduamente il culto nel
tempio.
Alle famiglie nel lutto diciamo
tutti la nostra simpatia cristiana.
• Rimarrà aperta sino al 18 lu
glio la 3“ Rassegna Commerciale lusernese indetta dalla FroLoco. Essa occupa l’intera area
della centrale Fiazza dei Fartigiani. Tra gli « stands » dei venti espositori spicca quello della
Ditta Helca che festeggia i 150
anni di attività. Tra le novità
tecnologiche più curiose si segnala una serie («stand» Dez
zani) di pannelli che utilizzano
l’energia solare per riscaldamento ad uso domestico.
Emarginati, ma da chi?
Ancora a proposito elei dibattito
sulla situazione delle nostre chiese abbiamo ricevuto questa lettera che riteniamo interessante pubblicare come
contributo al dibattito che si è avviato.
Sia dalla mozione alla Conferenza
Distrettuale di Villar Pellice, sia da
aleune dichiarazioni lette sulla «Luee»
(Perrin), ci sembra che quando si parla di emarginazione ci si riferisca unicamente ad una emarginazione causata da scelte ideologiche e politiche di
una certa parte della nostra chiesa.
Noi riteniamo che Pemarginazione nella nostra chiesa non venga tanto da lina seelta individuale di ordine ideologico e politico, ma da situazioni oggettive che si sono venute a creare all’interno della nostra soeietà.
Dall’inehiesta svolta dai giovani del
Gruppo F.G.E.I. nella comunità di
Luserna San Giovanni risulta chiaro
che nella chiesa ad essere emarginata
è la classe operaia.
Le cause di questa emarginazione
nelle nostre comunità sono dovute
principalmente a :
1) lavoro in fabbrica e in campagna
(turni, pendolarismo, orari, stagioni,
eco.);
2) carenze espresse dalla chiesa, di
ordine strutturale e riguardante la predicazione :
a) carenze strutturali : la nostra
chiesa rispecchia la struttura della società borghese, in cui si riflette il
mandato di delega. Delega della predicazione. Delega della gestione (è tipico il fatto che il Sinodo Valdese si
tenga dopo le ferie degli operai); delega della ricerca teologica (la quale avviene solo neH’università e in circoli
intellettuali);
b) carenze di predicazione : la forma della partecipazione, essendo rivolta quasi esclusivamente all’interno della chiesa non è annuncio dell’Evangelo ma soltanto edificazione per i « cristiani ». Pretendere che venga fatto
questo tipo di predicazione fa si che
le vere divisioni di classe, che fuori
dividono, nella chiesa siano falsificate
e coperte da una fratellanza generica e
superficiale.
E’ possibile, in una situazione del
genere, vivere realmente il messaggio
di salvezza di Cristo che è rivolto a
tutti gli uomini, senza mettersi chiaramente dalla parte di quelle classi
che nel mondo lottano per ulia società
più giusta e per Paffermazione di un
sistema basato suU’uguaglianza, sulla
libertà e sull’assenza di potere di una
classe sulle altre?
Seguono tre firme
Domenica 4 luglio, ho assistito ad
Angrogna a un culto (almeno per me)
molto interessante. Il past. Bertin, predicatore di turno, ha espresso il suo
parere (che condivido), su problemi
purtroppo di attualità. Innanzitutto si
è soffermato brevemente sul pericolo
della droga, che pare sia già arrivata
anche alle nostre valli, poi è passato
a elencare i danni che provoca l’abuso
di alcool e infine si è dilungato di più
sulle innumerevoli malattie che può
favorire il tabacco, concludendo con
l’auspicio che venga presentata una mozione al Sinodo al fine di invitare all’abolizione del fumo in tutte le varie
attività della chiesa. Si è infine rammaricato che l’Eco delle Valli, non si
interessi e prenda posizione su questi
importanti problemi.
Leo Coisson
Fondo
di
solidarietà
Come già annunciato in precedenza, abbiamo effettuato un
secondo invio alla Federazione
delle Chiese evangeliche di Ure
un milione e mezzo a favore dei
terremotati del Friuli e qui sotto diamo la situazione aggiornata delle offerte pervenuteci.
Ricordiamo coll’occasione ai
lettori che, mentre rimane sempre aperta anche nel nostro Pondo la sottoscrizione per il Prii>
li, è pure sempre operante quella a favore dei terremotati in
Guatemala, la cui tragica situazione abbiamo in precedenza illustrato.
Inoltre sono pure afperte le
sottoscrizioni per altre due iniziative e precisamente quelle
per gli aiuti al Vietnam (in cassa L. 300 mila) ed il Fondo permanente per il Programma di
lotta al razzismo del CEC (in
cassa L. 100 mila).
Coll’occasione ricordiamo che
le offerte vanno inviate al conto
corr. postale n. 2/39878 intestato
a Roberto Peyrot, corso Moncalieri 70, Torino.
G. La Spina L. 20.000; M. Perrier
6 800; V. Fons 3.500; A. Pascal 5
mila; N.N. 1.500; F. Micol 20.000; E.
Tron Vitale 5.000; L. Pons 5.000;
Luciano e Nella Deodato 5.000;
Chiesa Penero-Maniglia 240.000; G.
Pepe 10.000; Chiesa Bobbio Pellice
343.450; Chiesa Angrogna 116.450;
Chiesa Villasecca 341.000; C. Gifento
5.000; Chiesa S. Secondo di Pinerolo
62.000; Un membro di chiesa di Angrògna 10.000; E. P. 10.000; E. e M.
Bein 20.000; M. Buzzi 5.000; Chiesa
Pramollo 437.000; Chiesa Rorà 25
mila. Totale L. 1.696.70; precedente
1.184.761 = 2.881.461. Inviate alla
FCEI L. 1.500.000; in cassa Lire
1.381.461.
8
8
L'ECO
»ELLE VALLI VALDESI
16 luglio 1976
Cronaca delle \^alll
Alle Valli oppi
Vecchie
borgate
e nuovi
abitanti
Le borgate di montagna si spopolano: è un fatto ben noto
e, per certi aspetti, doloroso.
Questo fatto porta con sé una
conseguenza: che le case vuote
sono spesso affittate o acquistate da altri, villeggianti o nuovi
abitanti. Così gli abitanti che
son rimasti, o che ritornano regolarmente per la fine-settimana,
devono vivere in una situazione
mutata: non più la vecchia vita
di borgata, in cui tutti si conoscono fin da bambini, hanno più
o meno le stesse abitudini e seguono le stesse regole di comportamento, ma la convivenza
con estranei, un po’ come avviene in città. Con la differenza che
in città le abitudini comunitarie
sono morte da tempo, mentre
qui sono ancora vive.
Naturalmente ognuno ha il diritto di fissare la propria dimora
dove ritiene opportuno, e non c’è
veramente nulla da obbiettare a
coloro che, per motivi di villeggiatura o di convenienza economica, vengono a ripopolare le nostre belle borgate.
Ciò che si può loro domandare, è di avere un po’ di rispetto
per il nostro modo di vivere. Ma
in alcuni casi questa sembra essere purtroppo l’ultima preoccupazione dei nuovi abitanti. Per
esempio, nella bella stagione da
noi è d'uso lasciare fuori di casa
gli arnesi che servono per i lavori agricoli quotidiani. Ognuno
conosce i suoi, ed è sicuro di ritrovarli al mattino. O meglio,
era sicuro, perché da qualche
tempo gli arnesi, misteriosamente, scompaiono, e con loro scompaiono gli oggetti lasciati incustoditi, mentre le cataste di legno mostrano la tendenza ad abbassarsi da sole...
Non vogliamo essere ingiusti,
certi fatti accadevano anche in
passato, quando tutti gli abitanti erano valdesi. Tuttavia erano
l’eccezione, non la regola, e, anche se non si può dire che l’armonia fosse perfetta, ognuno aveva ben chiare le regole della
convivenza: che non si devono
disturbare i vicini, che non si
deve inquinare l’ambiente, che
l’acqua dei ’’badas”, delle fontane pubbliche, va lasciata pulita,
eccetera. Ora sembra che tutto
questo non sia più possibile.
Questo fenomeno rischia di
trasformare, o ha già trasformato, l’aspetto delle nostre borgate: vedremo sorgere recinti dappertutto, chiuse accuratamente
a chiave le case, i fienili, le stalle, e gli abitanti vivere come estranei più o meno come in un
condominio moderno.
Può darsi che sia inevitabile,
ma ci sarà consentito affermare
che così è un altro pezzo della
nostra civiltà contadina che viene a essere distrutto.
Vorrei però aggiungere qualche osservazione di altro genere.
Di fronte a questo fatto, dovremmo saper reagire come persone
che, nella loro vita concreta, si
lasciano guidare non dall'istinto,
ma dall’Evangelo. In altri paesi,
paesi civili come la Svizzera o la
Germania, episodi simili a quelli
ricordati, hanno scatenato il razzismo. Noi non dobbiamo diventare razzisti.
Dobbiamo ricordare che, se
questi nuovi vicini giungono fin
qui, è perché nelle città la vita è
diventata impossibile, e questo
non è colpa loro. Dobbiamo ricordare che vengono da una situazione e da un’educazione diversa dalla nostra. Dobbiamo
cercare, nonostante tutto, di parlare con loro, e non soltanto
quando scoppiano i litigi; conoscerli, chieder loro di raccontarci la loro vita. Forse allora per
noi sarà più facile capirli, e per
loro ctpire noi. ’’Accoglietevi gV
uni gli altri nel nome di Cristo”,
diceva l’apostolo Paolo L’Evmgelo è .mchc per loro e se accolgono l’Evangelc impareranno il
rispetto degli altri. Pttché no i
provare?
B. Rostagno
Il cemento invade la campagna
L’agricoltura e il suo patrimonio gravemente danneggiati daH’edilizia
sfrenata della "seconda” casa?
Anche nella nostra Valle, come
nella stragrande parte del territorio nazionale, assistiamo ad
una distruzione sistematica del
territorio con riflessi altamente
negativi sul potenziale paesaggistico e specialmente agricolo.
Soffermiamoci un istante su
una parte importante di un comune della nostra Valle dove la
gradazione ha imperversato di
più: Luserna S. Giovanni.
Prendiamo in esame il fondo
valle vero e proprio non ché la
fascia collinare sulla sinistra
orografica della bialera Peyrotta:
una superfìcie di circa 400 ettgri
(irrigui), alveo del Pellice escluso, del miglior terreno agricolo
produttivo della intera Val Pellice.
Orbene, oggi, 1976, almeno un
30% del territorio agricolo, cioè
circa 120 ettari, risulta distrutto
agli effetti agricoli a causa di case (escluse quelle effettivamente
agricole), fabbriche e strade. Nel
1955, cioè circa 20 anni fa, le tare del territorio non superavano
il 10% (case effettivamente agricole escluse). Ne consegue che
in 20 anni sono andati distrutti,
dal punto di vista agricolo, almeno 80 ettari, cioè il 20% dell'intero territorio considerato.
Andando avanti su questo metro ne deriva che, in pochi decenni, gran parte del territorio
sarà dipalidato con la costruzione di tante altre case mono-bi-tri
familiari, tutte recintate come
lager, in buona parte adibite a
seconda casa, con l’apertura su
strade larghissime in rapporto
col traffico che debbono sopportare (6 e più mt. di larghezza
quando sarebbero sufficienti 4
metri), con la costruzione di stabilimenti svonvolgendo e distruggendo i migliori terreni agricoli.
Teniamo presente che 80 ettari del fondo valle in questione
sono sufficienti per mantenere
annualmente almeno 120 capi bovini.
IGNORANZA CRASSA...
Ormai anche nei nostri paesi
prevale l'ignoranza più crassa,
sia in tanti uomini della strada,
sia in tanti dirigenti politiciamministrativi, nei confronti
dell'agricoltura: certamente essi hanno dimenticato, sull'esempio dei Pubblici Poteri italiani,
che solo l’agricoltura è l’attività
primaria senza la quale nessuno
può sopravvivere. Al limite una
capra, una pecora (si possono
mangiare, producono preziose
derrate) valgono più di una casa
o di una « limousine » che non
solo non producono nulla di pri
mario ma inquinano sempre più.
Ma vi è di più: senza l’apporto
dei fondi vallivi fertili e produttivi, quale attività agricola
« stanziale » è possibile esplicare?
I foresti ed i pascoli montani (alpeggi) sono complementari del
fondovalle; l’azienda agricola autoctona ed economicamente valida viene delimitata, nel suo potenziale, dalla proprietà del fondo valle.
metri di larghezza più la cunetta.
E per tutto quanto è stato costruito con tanto disordine?
Io propongo per tutte le case
(non agricole), costruite negli ultimi 25 anni, non abitate in permanenza (non solo in Luserna
San Giovanni ma in tutta la Valle) una tassa annuale (per es. di
L. 200.000 - 300.000 per casa) versata alla Comunità: metà del ricavato sarà distribuito agli agri
ANNOTAZIONI PARTICOLARI
Buona parte dei proprietari
dei terreni su cui si è costruito
in Luserna San Giovanni, erano
e sono valdesi: in generale essi
hanno venduto senza discriminazione religiosa dell’ acquirente,
Pfr cui, anche sotto il profilo tradizionale locale, il patrimonio
fondiario presenta sensibili mutazioni sulle intestazioni catastali. Ne derivano trasformazioni
nel paesaggio e nell’economia.
Vogliamo in questa sede rivolgere espressioni di vivo compiacimento al Comune di Villar Pellice per aver saputo sino ad oggi
resistere nel mantenere inalterata la destinazione agricola (in
massima parte prativa) del suo
effettivo fondo valle dal Subiasc
a S. Cristoforo: l’aver resistito è
Senza il fondo valle produttivo
verremo colonizzati, nella primavera-estate, dai proprietari della
pianura con la scomparsa di
gran parte della attività agricola
locale.
Io non dico: non costruiamo
gli stabilimenti, le case, non
apriamo strade. Dico invece:
1) NO alle seconde case (abitate ,meglio sarebbe dire visitate per 80-100 giorni all’anno; al
massimo);
_2) Gli stabilimenti industriali siano costruiti lungo i terreni
meno fertili, prospicienti l’alveo
del Pellice;
3) Si studino tipi condominiali razionalmente ambientati.
4) Le strade siano aperte nel
numero minimo indispensabili
senza doppioni sperperanti: la
loro larghezza — quando non
siano i corsi principali di grosso
scorrimento — sia limitata a 4
coltoti locali in rapporto ai capi
bovini « stanziali » (cioè permanenti l’intera annata in Valle)
posseduti mentre l’altra metà sarà utilizzata dalla Comunità di
strade (ivi comprese quelle per i
trattori agricoli).
La mia è solo una proposta che
può essere discussa, ampliata
(come comportarsi verso chi costruisce ex-novo, su terreni agricoli — oltre a quella abitata in
permanenza personalmente — 1,
2, ecc. case da affittare come 2“
casa?), quello che è certo è che
bisogna porre un termine alla
babilonia édificatrice, cancro dei
terreni agricoli, se non vogliamo,
in un futuro non lontano, dover
dipendere per l'approvvigionamento delle derrate agricole,
esclusivamente daH’esterno, con
tutti i gravissimi e ben comprensibili fenomeni negativi dei
tempi di crisi.
una sicura garanzia agricola per
la produzione foraggera da destinare al mantenimento del patrimonio bovino che d’estate può
sostentarsi sui pascoli montani;
inoltre si è conservato intatto il
caratteristico paesaggio.
Alberto Baridon
{da «Valli Nostre»)
Oltre al cemento un altro elemento crea problema: lo smaltimento dei rifiuti.
Sempre più frequentemente
appaiono ai margini delle strade i resti dei pic-nic e talvolta
addirittura sacchi di immondizie. Quando e come si riuscirà a
sensibilizzare la gente a questo
problema, non solo estetico, ma
anche igienico e economicamente
rilevante, tenendo conto del pericolo che questi rifiuti costituiscono per il bestiame al pascolo?
POMARETTO
Dibattuti probiemi di attuaiità
Domenica 4 si è tenuta a Combavilla la riunione che era stata preannunziata nel programma delle attività estive di Pomaretto. Come tutti gli anni si
è trattato di un incontro nel
corso del quale si affrontano temi vari e si coglie l’occasione
per stabilire contatti ed incontri con persone diverse che
giungono alle Valli anche da
fuori. Quest’anno l’incontro è
stato presieduto da Mauro Pons
studente di primo anno presso
la Facoltà valdese di teologia.
Iniziando alle ore 14,30 con un
buon pubblico egli ha cominciato a illustrare la vita, gli studi
ed i vari problemi che i nostri
studenti affrontano andando a
vivere a Roma. Il dialogo dapprima espositivo, si è fatto man
mano sempre più Specifico, ed
ha investito gli argomenti che
sono più attuali, come: la questione della fede e della politica, la necessità di mantenere in
piedi una Facoltà, di mandarvi
della gente a studiare. A questo
proposito tutti hanno detto che
la formazione pastorale doveva
essere uno dei maggiori impegni
della nostra chiesa.
Poi il dibattito si è spostato,
e si è protratto per lungo tem
po, e questo serva ad indicarne
l’interesse, sulla candidatura del
pastore Tullio Vinay nelle liste
del P.C.I. nelle passate elezioni
governative. Anche qui si è ribadito la necessità della assoluta libertà di scelta da parte dei
pastori, e le dichiarazioni fatte
da una parte della nostra chiesa,
contro im tale tipo di scelta, sono state considerate anacronistiche e non reali, nei confronti del
momento politico e sociale in
cui viviamo.
Erano circa le cinque e mezza, quando la riunione veniva
chiusa ufficialmente, ma il dibattito, la discussione proseguiva ancora in gruppetti fino a
tardi.
Riunione
del XV Agosto
Il tradizionale incontro del
XV agosto si terrà quest’anno
a San Secondo di Pinerolo.
Daremo nei prossimi numeri
del giornale informazioni più
precise sul programma della
giornata e sulla località che la
chiesa di San Secondo ha scelto
per rincontro.
SINODO 1976
Il Sinodo Valdese, secondo quanto disposto dall'atto
n. 72 della sessione europea 1975, è convocato per
DOMENICA 22 AGOSTO
I membri del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista sono invitati a trovarsi nell'aula sinodale della Casa
valdese di Torre Pellice alle ore 15.
La Sessione plenaria della Conferenza Metodista è
convocata a Torre Pellice nell'aula magna del Collegio
Valdese alle ore 21 di
DOMENICA 22 AGOSTO
Poiché anche quest'anno si avrà una sessione congiunta del Sinodo Valdese e della Conferenza Metodista,
il culto di apertura, con inizio alle ore 15,30, sarà comune;
la prima parte sarà presieduta dal past. Franco Davite, designato dal Sinodo 1975, mentre il predicatore, designato
dal Comitato Permanente Metodista, sarà il past. Sergio Carile. I pastori Sergio Carile e Franco Davite procederanno
alla prevista consacrazione al ministero dei candidati Mirella Abate Leibbrand, Francesco Carri e Giuseppe Platone.
Tutta l'assemblea è invitata a partecipare all'imposizione
delle mani.
Il Presidente II Moderatore
della Conferenza Metodista della Tavola Valdese
Sergio Aquilante Aldo Sbaffi
Gli Operai della Chiesa Valdese sono tenuti a impegnarsi per iscritto
a partecipare alla sessione sinodale { Reg. Sinod. art. 18, G) entro il 15
agosto. Qualora si’ dovesse sorteggiare l'esclusione dì alcuni di loro, per
non superare il numero dei laici deputati, i primi esclusi saranno quelli
che non avranno comunicato il loro impegno; essi potranno partecipare
alla sessione unicamente con voce consultiva.