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Anno 119 - n. 24
17 giugno 1983
L. SOO
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' gruppo bis/7P
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Elio
Sig- ^
Via Caditi
10066 lOHRE PELLIOB
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
In Gran Bretagna sono di fatto
avvenute 650 differenziate elezioni: il Paese è diviso in collegi di
circa 60.000 elettori, ciascuno dei
quali nomina un solo deputato,
quello votato dai più. Il voto dei
perdenti non conta nulla. Tale
sistema elettorale è atto a compiacere l’elettorato fluttuante, tipicamente costituito da piccoli
impiegati o dt)erai specializzati e
ancor di più dalle loro mogli.
Una nuova piccola borghesia che
usa i vantaggi dello Stato assistenziale per la propria scalata,
non tollera che la previdenza sociale discrimini a favore di quelli che la povertà non hanno saputo fuggirla.
Dal 51 al 79 tutti i governi —
laburisti come conservatori — furono centristi. Essi sostennero,
pur con ovvie differenze di accentuazione, un « Welfare State »
uno « stato sociale » che si prendeva cura del cittadino dalla culla alla tomba. La signora Thatcher ruppe quel modello con la
sicurezza di chi proviene dalla
stessa classe dell’elettore fluttuante. Non provava nessun senso di « nohlesse ohlige » e considerava ogni coscienza sociale una
debolezza. Tale rottura pose i laburisti in un dilemma. Erano democratici sociali, vale a dire centristi persuasi che se sei buono
con i meno fortunati, questi lo
saranno con te, o erano socialisti democratici davvero convinti
che solo la nazionalizzazione dei
mezzi di produzione rende un
Paese socialista? Nel dubbio i
democratici sociali fondarono un
nuovo partito.
Il 28% della Gran Bretagna ha
votato per il disarmo nucleare
unilaterale, per la creazione di
500.000 nuovi posti di lavoro entro l’84, per investire in spesa
pubblica e non in sussidi di disoccupazione, per la nazionalizzazione delle banche e delle maggiori industrie. Il 25% ha votato
per il disarmo unilaterale (Lib)
o per una moratoria (SDP) e per
un incremento della spesa pub
blica per creare posti di lavoro
Il 42% ha votato per investire 10
miliardi di sterline in nuovi mis
sili nucleari per acuire la guer
ra fredda contro il « nemico giu
rato », per privatizzare l’assisten
za sanitaria e gli altri servizi, di
minuire la previdenza sociale,
svendere tutte le imprese statali
come ferrovie e British Airways,
Tuttavia il 54% ha votato con
tro questo programma che nep
pure i Tories tradizionali voglio
no, dal momento che sanno a
quali disastri e conflitti porterà.
Francis Pym, ex ministro degli
Esteri della Thatcher, durante la
campagna ha dichiarato che non
voleva che la signora di ferro vincesse troppo. Non a caso con altri come lui è stato escluso dal
nuovo gabinetto. Ora saranno i
conservatori a dividersi in Whigs
e Tories.
Così come si presenta ora la
Gran Bretagna è un Paese profondamente diviso, ma né le divisioni né l’area intermedia sono
democraticamente rappresentate. Si tratta di una situazione pericolosa a cui solo il « common
sense » potrà ovviare.
LA PREDICAZIONE TENUTA ALLA CONFERENZA DEL II DISTRETTO
Signore, accresci la fede
Se la chiesa chiede la fede in preghiera e la accoglie come un dono, è catturata dalla forza
della Parola di Dio e diventa la comunità del perdono, capace dell’umanamente impossibile
Disse poi ai suoi discepoli: E’ impossibile che non avvengano
scandali, ma guai a colui per cui awei^ono! Meglio per lui sarebbe che una macina da mulino gli fosse messa al collo e fosse gettato nel mare, piuttosto che scandalizzare un solo di questi piccoli.
Badate a voi stessi! Se il tuo fratello pecca, riprendilo; e se si pente perdonagli. E se ha peccato contro te sette volte al giorno, e sette
volte torna a te e ti dice: Mi pento, perdonagli.
Allora gli apostoli dissero al Signore: Aumentaci la fede. E il
Signore disse: Se aveste fède quant’è un grane! di senapa, potreste
dire a questo moro : Sradicati e trapiantati nel mare, e vi ubbidirebbe. (Luca 17: 1-6).
In questo suo discorso Gesù
ammonisce circa gli scandali, lo
scandalo dato dalla chiesa, istruisce sul perdono, assicura circa
l’aiuto di Dio. Gli apostoli ascoltano l’esigente Parola del Signore, si rendono conto della loro
incapacità ad attuarla. Chi di loro può dire di non essere per i
deboli, i minimi, un intoppo per
la fede? Quale chiesa può dire,
con sincerità, di non divenire essa stessa schermo tra Dio e gli
uomini? Come non riconoscere
che la chiesa è spesso opaca anziché trasparente alla Parola che
crea e conserva la fede, che acquista i discepoli e sostiene i testimoni?
Il perdono
L’insegnamento sulla riprensione e sul perdono è terribilmente esigente. La chiesa deve
saper rimproverare, richiamare.
Un compito non facile, ci si crea«
dei nemici, si alienano simpatie.
Eppure quest’opera è azione d’amore, intervento fastidioso e difficile, ma richiesto dall’amore.
La riprensione indica che ci interessa colui o colei che viene
ripreso, che ne amiamo l’integrità, la verità, la libertà dall'errore, dall’odio, dall’ingiustizia,
dalla rassegnazione. E’ difficile
amare così, conservando tutta la
speranza che chi sbaglia può
cambiare, conservando tutta la
fiducia nel potere trasformante
della Parola di Dio. Il richiamo
deve essere unito alla disponibilità al perdono illimitato. Sette
volte, cioè sempre, si deve essere disposti a perdonare. Quando
il fratello o la sorella tornano,
noi dobbiamo essere là, nell’unico luogo nossihile di autentico
incontro, nell’unico modo possibile per ristabilire la relazione
fraterna, amicale, senza umiliazioni o ripicche, luogo e modo
che si chiamano: amore perdonante. Prima ancora di udire la
parabola sull’umiltà, (w. 7-11) i
discepoli rivolgono la supplica:
« Aumenta la nostra fede ». E’ la
preghiera di cui deve vivere la
chiesa. Una preghiera che nasce
dalla onesta considerazione che
viviamo al di sotto delle richieste che la Parola di Dio rivolge
alla chiesa. La fede esige uno stile di vita nuovo, in antitesi con
i ’valori’ dei regni mondani, [la
fede è il comportamento cristiano di fronte a Dio e al suo Regno’ (D. Bonhoeffer, L'essenza
della Chiesa).
UN DOCUMENTO DEL SINODO NAZIONALE RIFORMATO FRANCESE
Vocazione e riconoscenza
Pubblichiamo un documento sull'ecumenismo approvato
dal recente Sinodo nazionale della Chiesa riformata di Francia tenutosi a Nantes. I titoli sono redazionali.
questi diversi impegni siano portati avanti.
Il Sinodo nazionale.
I - 1) Ricevendo con riconoscenza il rapporto di Albert Nicolas sulle relazioni ecumeniche,
niera di un sistema di garanzie
istituzionali nel suo presentarsi
come mediazione necessaria della grazia e sostituirsi di fatto alla certezza della fede?
2) ricorda che, nel quadro della Chiesa universale, la vocazione particolare delle Chiese della
Riforma resta l’appello a una
ri-forma di tutta la Chiesa ad
opera della potenza dello Spirito Santo: il cuore di questa riforma è l’Evangelo della sola
grazia di Dio attestata dalla sola
Scrittura.
L’ambito di una
vasta comunione
3) Quest’esigenza ci invita in
primo luogo a prendere coscienza della necessità di una riforma permanente della nostra vita
di chiesa e ad ascoltare, con serietà, gli interrogativi che ci rivolgono le altre Chiese.
Richard Newbury
Erica Scroppo
4) Questa stessa esigenza si
rivolge ugualmente ai nostri interlocutori e soprattutto alla
Chiesa cattolico romana con cui
condividiamo l’essenziale della
fede apostolica. Resta però un
punto centrale sul quale deve
orientarsi il dibattito ecumenico: questa Chiesa non è prigio
II -1) Il Sinodo si rallegra dello sviluppo che hanno avuto negli ultimi decenni le relazioni
che la Chiesa riformata di Francia ha stabilito in seno alle istituzioni di cui è membra ( Consiglio permanente lutero-riformato. Conferenza delle Chiese Protestanti dei Paesi Latini d’Europa, Federazione Protestante di
Francia, Comunità Evangelica di
Azione Apostolica, Alleanza Riformata Mondiale, Conferenza
delle Chiese Europee, Consiglio
Ecumenico delle Chiese) e delle
relazioni dirette con la Chiesa
cattolico romana, le Chiese ortodosse, la Comunione anglicana e
con numerose chiese e comunità
evangeliche. Incarica il Consiglio nazionale di vegliare a che
La parola
Gli apostoli che odono le Parole del Signore lo hanno capito,
perciò invocano. La chiesa oggi
lo deve comprendere, se vuole
intendere la necessità di elevare
a Dio la vitale invocazione: aumenta la fede! Avrebbero dovuto chiedere di non essere strumenti di scandalo, di apprendere a richiamare e a perdonare;
può sembrarci che la domanda
più pertinente avrebbe dovuto riguardare tali cose, invece no,
chiedono che la loro fede cresca,,
sia più robusta. Hanno capito bene gli apostoli, perciò pongono la
giusta invocazione, conta solo la
fede, chiedono solo la fede. Se la
fede è stare davanti a Dio e al
suo regno, se la fede è questo
dialogo, è questo ascolto, questa
disponibilità, questa gratitudine,
la chiesa può stare nel mondo
con la massima fiducia nella potenza dì Dio. La fede ci pone al
di là dell’analisi del peccato e
della virtù, di noi stessi e della
nostra chiesa.
2) Si rallegra altresì nel constatare che numerosi cristiani di
chiese separate si uniscono nelle
più diverse azioni comuni al servizio degli uomini e manifestano
una solidarietà attiva con i poveri e gli oppressi (CIMADE,
ARAPEJ, ACAT...). Questa volontà di «fare insieme ciò che
non si è costretti a fare separatamente» è spesso occasione di
un approfondimento e di una ridefinizione delle questioni teologiche,
3) Guarda con speranza ai
gruppi ecumenici locali, ai focolari misti, alla catechesi ecumenica che continueranno ad essere oggetto di ascolto e di accompagnamento teologico e spirituale.
4) Il Sinodo riconosce l’importanza dell’incontro con uomini e donne che si dicono e si vogliono non cristiani e la cui vita
ci attesta la potenza del Risorto al di là delle frontiere ecclesiastiche.
Ricorda che l’unità e la riforma della Chiesa non hanno un
senso se non al servizio della ca
municazione al mondo dell’Evangelo di Gesù Cristo per la raccolta della famiglia umana e per
la sola gloria di Dio.
In questo tempo di revisione
annuale, nella nostra conferenza
regionale, dobbiamo ricordare
questo grido fondamentale: implorare la fede. Chiediamo con
gli apostoli: Signore, accresci la
fede. In uno scritto minore del
1520 Martin Lutero osserva che:
’la fede deve essere sospesa sa
pra ogni cosa che è e che non è,
sopra il peccato e la virtù e sopra ogni cosa, affinché si mantenga proba e pura in Dio’ {Una
breve forma di fede, WA ’7,216,10).
Il comportamento cristiano dinanzi a Dio e al suo regno non
ci appartiene, è opera Sua, di
Dio. E’ la Sua opera in ciascuno
di noi che crede, la Sua opera
nella chiesa che vive guardando
a Dio, al Suo regno, che si lascia
trasformare secondo le esigenze
della Parola. La chiesa _ è chiamata dalla Parola di Dio a un
compito superiore alle sue forze.
La chiesa sa che si fa schermo
tra Dio e i deboli, i minimi, sa
che può essere pietra di inciampo per i più fragili. La chiesa sa
di non avere il coraggio e l’amore necessario per riprendere coloro che sbagliano. La chiesa lo
sa, ciò che può fare è pentirsi
dei suoi equilibrismi, della sua
vigliaccheria. La chiesa sa d’avere un cuore impietoso; colei
che dovrebbe vivere del perdono
di Dio e riverberare tale perdono, soggiace a tutte le meschinità e i cinismi di chi non sa nulla
di tale perdono e non ne vuole
sapere. La chiesa sa tutto ciò,
noi Io dobbiamo sapere e riconoscere. Non si tratta di riporre fiducia in più perfetti programmi,
né di stabilire un periodo di penitenza, tanto meno* di catturare
il condono di Dio con iniziative
indulgenziate. si tratta di implorare fede. Essa sola conta, essa
sola è la decisione di disponibi;
lità nei confronti della Parola di
Dio, che può e sa rendere la chiesa serva della voce del Maestro,
annunciatrice della liberazione
di Cristo.
Quando ciò accade, la voce di
Dio che tramite la chiesa, sottoposta alla Parola, risuona, pra
clama la grazia, denuncia ogni
peccato, svela ogni iniquità, mette a nudo la menzogna, smaschera le inocrisie, siano esse dei pii,
dei religiosi, degli indifferenti o
dei non credenti. La chiesa, allora, ossia quando in preghiera aa
coglie il dono della fede, non
chiude la sua bocca di fronte ai
mille apartheid del nostro mondo. Allora la chiesa è catturata
dal coraggio e dalla forza della
Parola di Dio, allora la chiesa
non può più tacere. Non tacerà,
quando la fede è linfa della chiesa, la voce di denuncia delle_ oppressioni e degli abbandoni, e
questa voce si farà indicazione
precisa di responsabilità, richiamo personale, non generico e irriconoscibile, per tutti e per nessuno. Se la fede vivifica la chiesa essa diventa la comunità del
perdono, non degli arroganti, comunità di coloro che sanno vivere, giorno dopo giorno, della mi
Alfredo Berlendis
(continua a pag. 12)
à
2
2 fede e cultura
17 giugno 1983
PASTORATO E RAPPRESENTANZA POLITICA Né l’una né l’altra
Dal lago tranquillo
al mare in tempesta
Il vero servizio della Chiesa è
la testimonianza a Gesù Cristo.
Non ve n’è altri. In questo senso Tzo tentato di impostare la mia
vita di pastore: a Firenze (e specialmente durante la guerra), ad
Agape, a Riesi, nel Vietnam, al
Senato. Il contesto di tempo e
^ luogo è stato molto vario ma
il servizio sempre il medesimo.
Il pastore F. Giampiccoli era il
solo pastore presente in piazza
Castello a Torino, nel marzo
1967, quando ho parlato per la
pace in Vietnam e sa che il mio
intervento è stato assolutamente
cristocentrico. Così è stato in
molte altre pia^ o'in dibattiti,
con pubblici più o meno ricettivi. Sempre la ricerca di far conoscere, nella politica, la Via di
Cristo. A questo riguardo la mia
esperienza, sia in comizi (lo ha
rilevato anche 1’« Eco del Chisone »), sia al Senato, è stata positiva. Quante volte mi è stato
detto « Tomi a parlare di queste cose », anche se personalmente ero così cosciente della
mia debolezza tanto da sentirmi come « un pulcino bagnato ».
Ed è vero che quando mi è
stata offerta la candidatura ho
consultato molti fratelli, anche
perché non avevo il coraggio, e
la voglia, di affrontare una lotta
così grande con i miei ~5T"aHnfji^ullora: 11 Moderatore, mio
tello Valdo col quale sono teologicamente aH'imisono, il gruppo
del Servizio Cristiano di Riesi,
poi anche la comunità locale!
Tutti mi hanno spinto ad accettare la candidatura. Non mi rimaneva che un segno nelle precise circostanze storiche. I risultati sono stati doppiamente positivi, come tutti sanno.
« Post eventum » al Sinodo vi
è stato un lungo dibattito. La
grande maggioranza ha accettato
la mia scelta, tuttavia non posso
negare che alcuni pensieri del rigiarchevole ìirTCnjClilu del uastere cj. nertin tianno fatto rrftènpTF
tne. come^enso anche altri.
F. Giampiccoli ora fa due principali rilievi' contro candidature
parlamentari: lo scarso numero
dei pastori e l'ipotesi che Tessere pastore sia una piattaforma
di lancio per ambizioni politiche.
Il numero dei pastori? Anche
qui occorre avere idee chiare.
Innanzitutto qual è la divisione
fra pastori e laici? Non sta nella testimonianza, in virtù del
principio del sacerdozio universale che tutti riconosciamo, ma
nella specifica preparazione e nell’impiego a tempo pieno. Ciò non
toglie che la Chiesa avverta dove la testimonianza abbia particolare rilevanza. Quanti sono
quelli non impegnati nelle Chiese? La lamentela al riguardo è
luogo comune. La vocazione pastorale deve esercitarsi solo nelle parrocchie o anche altrove?
Nel chiuso o anche sulle piazze?
Le due sono ugualmente importanti. La predicazione apostolica
si rivolgeva alla Sinagoga, alla
corrotta Corinto, ad Atene. Tanto per citare tre esempi conosciuti e significativi.
La mia esperienza, tanto sofferta che positiva, mi spinge a proporre che un pastore — a ciò
adatto — possa e debba essere
sollecitato ad inserirsi in un
impegno di risonanza nazionale
ed oltre.
Il pastorato come piattaforma
di lancio per ambizioni parlamentari? Forse occorre essere
cauti su un tale giudizio. Di nuovo la mia esperienza mi dice
quanto è ricercato il contributo
dei credenti nel dibattito politico. Potrei parlare a lungo e con
convinzione. Quante volte abbiamo osservato che, con la rivoluzione industriale, le Chiese hanno perduto il contatto con le
masse... Ed qra che queste ci cer
cano, noi dovremmo rispondere
negativamente?
Poi chi è scelto per una candidatura lo è perché conosciuto in
questa o in quella « professione »
senza distinzione. Nel caso mio
(e mi scuso di parlare di me, ma
su questo argomento non ho che
la mia esperienza) mi proposero
i senatori Ferruccio Farri e Simone Gatto, i due che léggev^^
a^siduaineiite gli editoriali de
« Le notizie da Riesi », sempre
annunzianti l’Agape di Cristo. E
solo per questo, e non perché
pastore, hanno suggerito il mio
nome, tanto più che non ho mai
avuto la pretesa di essere un
grande politico!
E veniamo al caso particolare,
cioè a Giuliana Gandolfo. Essa
mi ha proposto il problema della
scelta. Siccome, a suo tempo,
prima di decidermi, ho passato
giorni di profondo turbamento,
non ho potuto che risponderle:
« La tua decisione sta nel tuo impegno con Cristo e nelTobbedienza a Lui », cioè niente ambizioni personali, né desiderio di
cambiare lavoro. L% sua decisione, pur nella comunione delle sorelle e dei fratelli, dipendeva
dalla sua interpretazione (coi
pericoli che essa può coinvolgere) della volontà del Signore.
Questa interpretazione, del resto,
è una costante nella vita dei credenti, e costante non sempre facile. ■
In ogni caso, ora che Giuliana
ha preso la sua decisione, nel.
l’onesto rispetto di questa, non
possiamo che esserle vicini fraternamente. Essa ha lasciato il
lago di Gennezaret della Chiesa
locale, comunque circoscritto,
per balzare nell’c^ceano pauroso
della politica nazionale ed internazionale. Sì, pauroso, davvero,
se si assumono seriamente le nostre responsabilità. Bisogna esserle molto vicini, con profondo
affetto, con solidarietà fraterna^,
con la preghiera.
E’ chiamata a testimoniare
della Via di Cristo, in un contesto non facile. Questo desidero
farlo, certamente, per parte mia.
Poi, ben venga un dibattito sinodale. Ed esso non sia uno sterile gioco polemico ma una sincera ricerca di aiutarci reciprocamente nel discemere che cosa
chiede oggi (e non ieri) Cristo
alla Chiesa.
Forse riconosceremo che la
barca nel mar di Galilea, come
immagine della Chiesa, oggi deve
(o può) essere sostituita con
quella più confacente della grande nave che portava Paolo a Roma. In essa vi erano solo tre
credenti (Paolo, Luca ed Aristarco) su ben 267 naviganti. Però su
quella nave vi era Cristo risorto,
come ognuno può rilevare dal
racconto degli Atti. E’ Lui che
dà la parola e i gesti ai tre discepoli, ed è Lui che conduce al suo
vero fine la grande avventura.
Giuliana Gandolfo, con la sua
scelta, si' trova ora in questa
grande nave, nella tempesta, fra
gente disperata, ma se il Signore sarà con lei, la sua testimonianza all’Agape di Cristo non
le sarà impedita. Noi nerò non
lasciamola sola.
TuUio Vinay
Caro direttore,
ho letto sull’Eco-Luce del 25
maggio e del 3 giugno le due lettere di F. Giampiccoli e di G.
Gandolfo circa i pastori che si
impegnano per fare i parlamentari. Non mi sono piaciute né
l’ima né l'altra. Due tesi conTfSTldicentesi; ma entrambe non confacenti.
Nella prima sorprende un marchio di giuridismo imnositivn
che veramente non mi sarei atteso. Non sono le norme che fanno il costume di vita ecclesiastica — oggi assai decaduto —; se
mai questo ouelle.
Nella seconda colpisce un complesso femminicolista eccessi^
che stinge in una crisi di identita, purtroppo~eòmune a molti.
TOaӏ proprio necessario diventar
qualcuno per far qualcosa?
Non stimo per il momento di
poter dire di più. Non voglio infatti influire sulTandamento della campagna elettorale che i partiti tutti vanno conducendo per
razziare voti qua e là. Se mai ne
riparleremo dopo il 26 giugno,
quale che sarà stato l’esito elettorale per i vari nostri evangelici che si sono impegnati a giocare questa carta.
I temi da affrontare sarebbero
molti. In primis la posizione del
ministero pastorale nella società
e il modo, che dovrebbe essere
il nostro, di fare chiesa.
Giorgio Peyrot
A .colloquio con i lettori
Demoliamo i nostri templi
Sono pienamente d’accordo
con Giuliana Gandolfo sulla sua
decisione e sulle considerazioni
che fa nella sua lettera pubblicata nel n. 22 del giornale. Sullo
stesso argomento mi dispiace di
dover altrettanto pienamente dissentire da quanto dice il pastore
Giampiccoli nella sua precedente « lettera aperta ». Potrei ribattere uno ner uno i suoi argomenti, ma non lo faccio, soltanto
per non prendere troppo spazio
al giornale. Sarò lieto di farlo se
mi si presenterà T occasione.
Per adesso voglio soltanto rilevare, con dispiacere, la differente comprensione del ministero
pastorale e della chiesa. Se siamo, come dovremmo essere, il
sale della terra, dovremmo capire che il sale è efficiente solo se
si diluisce in tutta la pasta. Quindi noi dobbiamo cogliere ogni occasione per essere presenti dovunque, come faceva il nostro
Signore. Il pastore Giampiccoli
teme che l’uso di candidare i
pastori si diffonda nei partiti politici. Così fosse! Certo, il pastore che compie un altro servizio
fuori dalla chiesa non dovrebbe
cessare di servire anche la chiesa. C’è tempo e modo, se si sta
attenti alla voce dello Spirito.
Insomma, smettiamo di stare
sempre racchiusi nel nostro pio
ambiente. II pastore ha il mmT'
stero soprattutto del dottore, e
questo ministero deve esercitare
dovunque, dentro e fuori la chiesa, anzi, direi, più fuori che dentro. Il lavoro « tuttofare » sia
smembrato e diviso con altri,
che in una chiesa, se è tale, devono esserci. Arriverei a dire:
demoliamo i nostri templi — salvo, forse, i primi quattro delle
Valli — e costruiamo al loro posto case per chi non ne ha. Per
le riunioni di chi cerca veramente la verità bastano locali qualunque.
Badiamo soprattutto a far sentire la nostra voce dappertutto,
finché c’è tempo, ricordandoci,
per esempio, di quello che dice
il profeta Ezechiele nei suoi capitoli 3 e 33 sul compito delle
sentinelle. E molti rallegramenti
al pastore Gandolfo per essere
stata chiamata a svolgere questo
compito in una nuova forma.
lino de Nicola
Per motivi politici
Non sono d’accordo con G.
Gandolfo per la sua scelta, in
buona parte per gli stessi motivi espressi con rigore da F. Giampiccoli con la sua lettera aperta.
Non credo che voterò per G.
Gandolfo, come non ho votato
per T. Vinay, non per motivi personali (giudeo o greco, schiavo o
libero, maschio o femmina, pastore o non pastore, comunista
o non comunista), ma per motivi
politici. Pur nell’ambito di una
« scelta a sinistra », e senza alcun anticomunismo viscerale,
non ravviso nella proposta politica del PCI la più consona alla
mia linea, né la più adeguata a
risolvere alcuni problemi di fondo del nostro paese.
Ma, al di là di ogni ragion pratica, di stato, di chiesa, di opportunità, di partito, credo debba
valere la possibilità di una scelta
di coscienza libera, individuale,
personale. So che questo può essere un vizio, una tentazione, liberal-protestante; ma mi sembra
anche che questo rischio sia da
correre, pqr una creatura umana,
una chiesa, una società più liberi: certo, accollandosene rischi
e responsabilità.
Tra il rischio del disordine e
quello dell’ordine, preferisco correre il primo, anche se credo fortemente nella utilità di centralizzarsi alle istanze comunitarie, alla disciplina di partito, alla solidarietà.
Che la scelta di G. Gandolfo
non sia, di per sé, istituzionale,
lo dimostra la reazione alla sua
candidatura.
Sergio Ribet
DALL’AMICIZIA
EBRAICO-CRISTIANA
Abbiamo letto l'articolo sulla situazione dei Palestinesi in Cisgiordania e a
Gaza comparso sul n. 19 de « La Luce »
giornale ufficiale della Chiesa Valdese,
in data 13 maggio 1983, col titolo « Costretti a costruire la propria cacciata ».
È necessario in proposito dire qualche
cosa per esternare la nostra decisa riprovazione.
Questo articolo, forse senza intenzione palese, rischia di suscitare odio contro Israele e contro gli Ebrei: esso è
contorto e altera i fatti, dando ad essi
un significato volutamente negativo.
Inoltre si resta nel vago e si rilanciano
affermazioni che avrebbero dovuto essere prima controllate sia dall'articolista Giovanni Cartari che dal Pastore
svedése Cari J. Heilberg di cui si riferisce la conferenza. A questo proposito sarebbe interessante riuscire, a
capire quanto è citazione esatta della
conferenza e quanto invece interpretato dal Cartari.
Appare chiaramente che si parla di
cose non viste con i propri occhi ma
sentite e riportate da altri e collocabili agevolmente nel contesto della pura propaganda antisraeliana; se ne riconosce perfino la terminologia.
Tralasciamo gli argomenti più strettamente politici come le espropriazioni
senza compenso e la sottrazione di acqua ai villaggi arabi, tutte affermazioni
che per informazioni assunte risultano
* arbitrarie e false. Ma alcuni argomenti
denigratori non si possono lasciare sotto silenzio perché c'è in essi un eviden.te sottofondo antisemita.
Per esempio si fa passare come costrizione al lavoro un fenomeno assolutamente normale qual è l’urbanizzazione dei giovani. Ed è persino contraddittorio parlare di « sradicamento » di
popolazioni che invece si trattengono
coinvolgendole nel lavoro. Così (jure è
tendenzioso dire che tali lavori sono
adibiti alla costruzione di strade « strategiche ” quando si sa bene che ogni
strada può essere strategica in caso
di eventi bellici e viceversa motivo di
sviluppo in tempo di pace. Che nei territori della Cisgiordania sia scoraggiata l'istruzione è palesemente contrario
a verità poiché non è difficile accertarsi che in quella zona sono sorte 4 università mentre prima non ve n'era nessuna ed è stato fondato un giornale In
lingua araba anch’esso del tutto nuovo.
Una parola infine per l'accusa di avvelènamenti « con gas nervino », vera
menzogna, accusa che è stata seriamente affrontata e totalmente sfatata da
una apposita commissione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Si potrebbe continuare nelle confutazioni ma, purtroppo, è più importante
segnalare quelle frasi che maggiormente rivelano preconcetti già scontati.
Compaiono espressioni come ■ atteggiamento paternalistico della razza superiore » e qui veramente l'autore si
scopre lasciandosi sfuggire questa definizione ormai storicamente squalificata
ma che rischia di squalificare chi la
pronuncia. Altrettanto travisata è la
nozione di « popolo eletto » che come
si sa, non sottintende diritti ma si riferisce alla libera scelta del popolo ebraico di sottomettersi ad un dovere
verso Dio, di preparare cioè attraverso
una società più giusta, l’avvento dell’era
messianica. E si chiama sopraffazione
quella di chi invece è stato per primo
aggredito.
Ci sembra grave che l’autore, tentando di dare una spiegazione psicologica alla propria cattiva disposizione, affermi che in Israele « vi è il complesso della minoranza perseguitata che si
sente autorizzata a colpire pesantemente, preventivamente, senza esclusione
di colpi » e ancora che vi è » manipolazione della cattiva coscienza mondiale nei confronti degli Ebrei ».
Infine, come rimedio, l'articolista invoca una maggiore informazione che
raccomanderemmo sia al Pastore sia a
chi riferisce.
Ci meravigliarho che un Pastore con
una così alta e responsabile posizione
nella Chiesa Evangelica, invece di dedicarsi ad un’opera di pacificazione al di
sopra dei problemi politici, raccolga ed
usi vecchi e odiosi stereotipi antiebraici
che altrove si vanno superando.
In chiusura troviamo una vera perla,
specie se proveniente da un cristiano:
ai turisti — si dice — bisognerebbe
far conoscere la realtà (I!) dell’oggi invece che portarli a visitare » pietre
morte » e « luoghi biblici pieni di commoventi e pii riferimenti ».
Se questo è, da parte deH’articolista,
il modo di considerare i Luoghi Santi,
crediamo non vi sia bisogno di ulteriori
commenti. C’è bisogno invece di una
energica opera di ristabilimento della
verità e di raddrizzamento delle idee,
ed è quello che chiediamo venga fatto
dalla vostra redazione pubblicando questa lettera.
Associazione Amicizia EbraicoCristiana di Roma - Settore Informazione e Documentazione
La Direttrice, Lea Sestieri
IL PARTITO BIANCO
Caro Sig. Giampiccoli
È soprattutto per il paragone di cui
si avvale per sostenerlo, che if » Punto
di vista » di N. De Michelis non mi
persuade; accostare il negare il voto ai
«ludi cartacei» mi pare alquanto improprio. Intendiamoci: non escludo che
taluni siano raffigurabili in quell’immagine. Ma di motivazioni di ben altra
natura ve ne sono certamente molte altre. Ragion per cui l’affermazione....« se
si riflette un momento sulla situazione
oggettiva della nostra politica, è un discorso privo di senso » finisce per essere non poco discutibile. Mi chiedo
inoltre: perché mai questo sarebbe
• ...proprio il momento in cui il voto
acquista tutto il suo peso, e in cui
1 astensione non farebbe altro che perpetuare una situazione ormai difficilmente sopportabile »? Ma quante volte
abbiamo udito quelle parole! Con quali
risultati?
Mi pare infine che nell’ultima parte
del suo intervento il De Michelis si
contraddica un po'. Dopo aver infatti
affermato che « Esiste sì un distacco tra
noi che siamo chiamati a votare e i
partiti che si propongono alle nostre
scelte... » subito dopo aggiunge « ...e le
scelte offerte sono tante da consentire
ad ognuno di partecipare ad una elezione che potrebbe dar vita a diverse
forme di governo e di opposizione ». Sarà. Accetterei comunque l'ultima esortazione, a patto, beninteso, che, «partito », fosse considerato anche quello...
della scheda bianca! .
Ezio Pinardi, Milano
3
17 giugno 1983
fede e cultura 3
COMMENTI E RICORDI DI UN PROTAGONISTA
LUINO
«Arte a
1946 - 1953 Tre volti di Lutero
I .
i
^
I V'. .
Testimone, e in parte protagonista, degli avvenimenti artistici legati al settennio di cui si occupa la bella mostra torinese, assai volentieri mi sono trovato,
nel giorno inaugurale, nel salone
d’onore dell’Accademia, che ospita egregiamente le 60 pitture,
sculture e bianco-nero assieme
alle pubblicazioni di quell’epoca
visibili in una teca. Ma anche se
si fosse allungato di sei anni il
periodo in esame, dubito che sarebbe apparso tra le pubblicazioni anzidetto, L’Antipatico, edito da Vallecchi nel 1959, aperto
a pagina 77 dove c’è il trafiletto
che riporto interamente:
Le vicende della città di Torino,
Torino, a 239 metri sul livello
del mare, è di sette secoli più
antica di Roma. Fu distrutta da
Annibaie, Cesare ne fece una
piazza d’armi, fu saccheggiata dai
Barbari nel 428, dominata dai
Longobardi, annessa all’impero
di Carlo Magno, portata in dote
dalla Marchesa di Susa a Oddone di Savoia, invasa dai Francesi, elevata a capitale del Piemonte e infine occupata dal pittore
Felice Casorati.
A quel tempo Casorati presiedeva l’Accademia Albertina dove
gli feci leggere lo scritto di Italo Cremona, autore delle frasi
citate che accolse con la sorniona compiaciuta lepidezza ; « Son
le solite cremonate ! ».
Ma visitando la Mostra non
potevo non pensare alle parole
di Cremona, guardando i bei dipinti di Casorati, da me veduti
nel suo studio vicino al mio all’Accademia, o incontrando le
opere dei casoratiani viventi o
defunti, o quelle dei volutamente assenti, come Mastroianni e
Moreni, che da anni snobbano
Torino.
He * *
Alia categoria degli assenti per
morte (16 su 36) appartengono i
presunti inconciliabili avversari
Felice Casorati e Luigi Spazzapan. Il quale anche in questa occasione risulta elevato a simbolo del rinnovamento delle arti a
Torino a giudicare dalla riproduzione della sua « Composizione geometrica 1950 » sull’invito
largamente diffuso dagli Enti
Felice Casorati:
« Paralleli», 1949,
esposto alla Mostra
«Arte a Torino,
1946-1953 »
promotori, o sulla prima di copertina dello straordinario catalogo, ricco di firme illustri, a
cominciare da quella di C. G. Argan; di esemplari comparazioni metodologiche tra quanto accadeva in Italia e a Torino, in
fatto d’arte, dal 1944 al 1953. E
come tacere del peso culturale
che a Luigi Spazzapan hanno dato i puntigliosi curatori della
Mostra e del catalogo?
Il periodo artistico in questione risulta studiato con acutezza
da Francesco Poli; mentre Mirella Bandini affronta con serietà ed intelligenza filologica, attraverso gli scritti critici, i maggiori avvenimenti espositivi in
Piemonte dal « Premio Torino »
fino alle mostre Italia-Francia
promosse da Luigi Cariuccio.
Ci duole tuttavia constatare come non sia stato dato sufficiente rilievo ad una mostra del 1949
a nostro giudizio di fondamentale interesse : la I Mostra Internazionale deU’Art Club, svoltasi
a Torino a Palazzo Carignano.
Solo Mirella Bandini dà notizia
positiva deH’avvenimento, mentre inspiegabilmente Poli lo ignora. Ma il particolare, che a nes
MILANO
Silvio Baridon
Dopo un anno di inesorabile
e crudele malattia coscientemente e dignitosamente vissuta anche la vitalità esuberante di Silvio Baridon si è arresa.
Di lui vogliamo ricordare l’attiva partecipazione al movimento della Resistenza nei gruppi di
Giustizia e Libertà del Partito
d’Azione soprattutto nella zona
di Como, dove come aiuto-pastcn
re mimetizzava la sua attività di
capo-partigiano e dove fu nominato questore dal C.L.N. subito
dopo il 25 aprile ’45.
Un’altra attività di quegli anni
(’45-’46) fu quella editoriale che
con le « Edizioni del Candeliere »
produsse tre libri anali: K.
Barth: « Come guariranno i tedeschi », una biografìa di Kay
Monk il pastore drammaturgo
danese fucilato dai tedeschi, ed
il volume « Ricostruire ma su
che basi? », credo tradotto dall’inglese; a questi tre avrebbe
dovuto seguire la pubblicazione
dell’Epistola ai Romani di Barth
già tradotta da G. Miegge, ma
le possibilità finanziarie della società editrice erano troppo gracili per Io sforzo che si richiedeva p l'opera molti anni dopo fu
pubblicata da Feltrinelli.
Ma l’attività e l’opera che più
sono testimonianza della sua
acuta ed irrequieta intelligenza
ed insieme 'delle sue grandi doti
organizzative furono lo studio e
la diffusione delle lingue estere
nel nostro paese. Giovane cattedratico di lingua francese nella
Università, fondava a Milano la
prima scuola per interpreti, poi
il liceo internazionale linguistico, istituzioni che in breve moltiplicarono le loro sedi nelle maggiori città italiane.
Ultima sua creatma TUniversità di lingue estere fondata a
Milano dopo che l’Università
Bocconi aveva chiusa la sua sezione di lingue straniere.
In un’attività vertiginosa e
multiforme bruciavano il suo intelletto ed il suo spirito irrequieto; intelligenza non comune
per capacità di intuito e di sintesi, mantenne sempre — anche
contro le apparenze — in un angolo del suo essere il richiamo
e direi la soggezione per quella
fede cristiana semplice e limpida che aveva visto operare meravigliosamente nella vita dei
suoi genitori, quella fede che doveva riemergere nelle giornate
durissime e tragiche di questo
suo ultimo anno e manifestarsi
nell’accettazione lucida e dignitosa di un destino che ogni creatura umana vorrebbe allontanare. Lo ricordiamo con affetto
fraterno e speranza cristiana.
A.M.P.
suno doveva sfuggire, è che in
quell’esposizione Spazzapan era
nella giuria di accettazione assieme a Casorati. Quale segretario di quella Mostra io fui sempre presente alle molte sedute
di lavoro' svoltesi civilissimamente e con pressoché totale
unanimità di giudizio sulle opere inviate per l’ammissione.
* ♦ ♦
Rifacendomi agli anni dell’immediato dopoguerra, rammento
che al caffè Patria di piazza Castello giungeva, di regola verso
sera, anche Spazzapan subito
circondato da un folto numero
di artisti, noti per i loro sensibili elaborati naturalistici, ai quali Carol Rarna aveva affibbiata la
etichetta di « Gruppo della violetta». In nome della riconquistata libertà e convinti che il loro non emergere nel mondo delle arti dipendesse dal « dittatore » Casorati, avevano preso ad
attaccarlo anche come pittore.
Al che, una volta in mia presenza, sentii Spazzapan concitatamente difendere Casorati con parole che suonavano grosso modo cosi; «Smettetela di giudicarlo voi che non siete degni di
lustrargli le scarpe ». Ma era evidente che i temperamenti dei
due pittori non erano fatti per
incontrarsi: coltissimo e profondamente drammatico Casorati
sapeva ^ anche curare abilmente
i rapporti umani con serenità e
riservatezza: méntre Spazzapan
era tutto ardori, vivide estemporaneità, non di rado intemperam
te di lessico, ma giovanilmente
estroverso e generoso.
♦ * ♦
Molti della mia generazione
vissero in prima persona «l’evento che scosse la giovane critica d’arte torinese » e cioè il
« Premio Torino ». Ma i proponimenti teoricamente fissati in
catalogo dai volonterosi promotori del « Premio » dovevano praticamente essere smentiti dalla
mostra stessa che fini per accogliere, anche se fuori concorso,
tutti i «fautori massimi» dell’arte novecentista italiana tra
cui Casorati, Morandi, De Chirico, Sironi, Carrà... additati come responsabili del grave ritardo culturale. A parlarcene è la
stessa Mirella Bandini che per
l’iniziativa scrive peraltro giustificate pagine di consenso.
Per uno strano sortilegio dunque si è verificato, anche se surrettiziamente, per la rassegna
testé inauguratasi, l’incontestablle fatto che Casorati e i casoratiani ci sono e ben rappresentati a dispetto forse degli ideatori della Mostra che volevano
solo puntare sul « fatti » recenti
dell’arte contemporanea.
Dobbiamo pertanto pensare
che il trafiletto di Cremona, riportato in apertura di questo
scritto, sia a tutt’oggi imprevedibilmente attuale?
Filippo Scroppo
Nel quadro delle attività che
molte Chiese Evangeliche stanno svolgendo quest’anno per celebrare il V centenario della nascita di Lutero, si inserisce anche una ben riuscita conferenza
pubblica organizzata dalla Comunità Evangelica di Luino (Va)
e svoltasi la sera di venerdì, 27
maggio u.s. presso il « Civico
Istituto di Cultura Popolare » di
questa cittadina. I membri di
questa comunità avevano svolto
un'intensa opera di informazione pubblica tramite i due giornali locali e alcune radio private, nonché per mezzo dei 100 manifesti e degli oltre 2.300 volantini distribuiti a Luino e. nei
paesi circostanti. Così, grazie a
questa vasta e diligente opera
preparatoria, quella sera si è raccolto a poco a poco un nubblico
vario, attento ed interessato, che
superava la sessantina di persone, nonostante l’inattesa coincidenza di vari altri incontri e manifestazioni nella stessa serata
e nella medesima cittadina.
La conferenza è stata tenuta
dal pastore Renato Di Lorenzo
di Vercelli, che ha risposto all’invito con pronta disponibilità,
dando a molti anche il piacere
di rivederlo, dato che fino a pochi anni fa egli ha svolto buona
parte del suo ministero anche in
questa comunità. Il pastore Di
Lorenzo ha diviso il suo discor
so in tre parti: nella prima ha
tracciato un quadro chiaro e vivo della figura di Lutero, umile
e ^rio cristiano del suo tempo,
con la sua decisione di farsi
frate, la sua crisi ed il suo superamento con la scoperta dell’evangelo della grazia; nella seconda parte ha parlato brevemente delle ragioni delle 95 tesi,
del loro scopo e dell’effetto da
esse prodotto; nella terza parte
ha ricordato la posizione di Lutero di fronte al papato: dal rispetto devoto al rifiuto, perché
visto come 1’« anticristo », cioè
nemico di Cristo e dell’Evangelo.
Alla fine dell’interessante e ben
documentata relazione, il pubblico si è fermato per circa un’altra ora, ponendo numerose domande, che hanno dato luogo
ad un dialogo in cui si sono ampliati ed approfonditi alcuni argomenti, come quelli del rapporto tra Lutero e Calvino, tra
Riforma e cultura laica rinascimentale, tra Luteranesimo e' obbedienza tedesca alle autorità
dello Stato, tra « sola Scriptura »
e il Cristo vivente nella Chiesa,
ecc.
La comunità di Luino desidera anche qui ringraziare cordialmente il past. Di Lorenzo per
questo apprezzato contributo nell’opera di. testimonianza evangelica che essa svolge dove il Signore l’ha messa. A. G.
UNA PRECISAZIONE
Servizio,
non associazione
Il pastore Elio Milazzo ci invia una precisazione in merito all’intervista a Carlo Papini (Eco-Luce 13.5.83).
L’incontro del « Servizio Informazioni Stampa Evangelica »
(Roma 2.3.’83) è stato definito da
Papini come «una delle rarissime occasioni di collaborazione
fra le chiese ’’storiche" della Federazione, e gli ’’evangelicals”
delle chiese non federate ». Ad
ulteriore conferma di questa sua
definizione dell’incontro, nel prosieguo dell’intervista ha parlato
addirittura di una « Associazione », che invero non è mai esistita.
Il titolo e il sottotitolo, che,
fin dal suo iniziò, hanno identificato il sei'vizio che fa capo all’incontro annuale degli Editori
e dei Librai evangelici italiani,
sono così formulati: « Servizio
Informazioni Stampa Evangelica » (titolo), « Servizio di collegamento e di informazioni fra gli
Editori e i Librai Evangelici »
(sottotitolo).
La riunione in cui fu decisa
l’istituzione del servizio ebbe luogo a Firenze nel marzo 1961 presso l’Istituto Comandi. Era la prima volta che Editori e Librai
evangelici italiani si trovavano
insieme. Le tensioni, le incertezze
e le chiusure, che emersero, furono tali, che a più riprese ci trovammo sull’orlo di un nulla di
fatto (vedi anche l’articolo di G.
Conte su « La Luce » del 30.4,’61).
La formula, che infine permise
di realizzare un accordo e di dare
esistenza al S.I.S.E., fu quella del
«collegamento a scopo di informazione e di comunicazione »
su argomenti di carattere pratico
come sconti, tasse, titoli in pubblicazione, leggi ecc.
Papini ha l’attenuante di non
aver partecipato a quell’incontro, ■
ma visto che Gino Conte e il sottoscritto portarono un qualche
contributo a mettere in chiaro,
in mezzo a tanta comprensibile
confusione, i limiti del servizio,
mi sembra che, almeno da parte
mia, sia doveroso ricordare, che
l’accordo fu possibile, perché —
esclusa ogni implicazione di comunione e di collaborazione —
ci si limitò a dare una risposta
ad alcune esigenze tecniche, comuni a tutti gli Editori e i Librai evangelici operanti in Italia.
Per oltre un ventennio il
S.I.S.E. ha operato sulla base di
questa formula. Non ha fatto
grandi cose, perché per i suoi limiti istituzionali non ne doveva
fare, ma come servizio di informazione ha soddisfatto alle necessità e alle aspettative.
Giunti a questo punto è lecito
che Papini abbia il desiderio di
vedere il « servizio » trasformato
in « associazione », e « l’incontro
tecnico » di direttori di opere in
« collaborazione tra chiese », ma
quello che non gli è lecito, è di
dare per già avvenuta una trasformazione^ , che non è stata
neanche oggetto di discussione,
se mai c’è la volontà di volerne
discutere.
L’ammissione al S.I.S.E. della
casa editrice aWentista « L’Araldo della verità », alla quale Papini ha fatto cenno durante l’intervista, è purtroppo realmente
avvenuta.
Egli ne è quasi esultante, ma,
evidentemente, si tratta di una
decisione non coerente con l’identità « evangelica » del S.I.S.E.,
che per tale ragione dovrà es.'ere
riesaminata con più attenzione e
preparazione.
L’autoesclusione dèlie Assemblee di Dio dal S.I.S.E. è una decisione, che, anche se dobbiamo
rispettare, è certamente un* motivo di rammarico (sia pure per
motivi diversi). Ma quando devo
constatare come un rapporto ben
concordato, e collaudato, come
quello che fa capo al S.I.S.E., può
diventare occasione di incoerenti sbandate e di indebite interpretazioni, allora sono « tentato »
di considerare la decisione delle
A.D.I. con « meno rammarico »
e « più rispetto ».
Elio Mllazzo
4
4 vita delle chiese
I problemi inerenti la gestione
dei ^rvizi creati per garantire
lo sviluppo di una giusta ed equa
politica della salute’ sul territol'io — ed il ruolo e la funzione
che in questa politica hanno assunto, giocano e riceveranno i
nostri istituti ospedalieri ed assistenziali — hanno occupato gran
parte dell’ultimo incontro della
Conferenza Distrettuale del l Distretto, riunita a Luserna San
Giovanni domenica 12 giugno.
Molti sono i problemi e gli
intoppi che sono stati incontrati
nella realizzazione del piano regionale per l’assistenza sanitaria
pubblica, la cui gestione è affidata dalla Regione Piemonte alle varie USSL, mentre si avvicina rapidamente lo scadere dei
tempi previsti per la sua messa
in opera (fine ’84). Per quanto
ci riguarda è necessario definire
in modo chiaro le posizioni che
airinterno di questo piano regionale dovranno essere assunte dai
nostri istituti ospedalieri, visto
che spesso questa chiarezza non
c’è da parte dei responsabili delle USSL presenti sul territorio
del nostro distretto.
E’ cosi per quanto riguarda
l’ospedale di Pomaretto, che già
oggi offre una vasta gamma di
servizi e che va rivalutando sempre più l’offerta di quelli ambulatoriali, coprendo in questo modo le necessità di tutta la popolazione dell’Alta vai Chisone e
della vai Germanasca. Ma nel
momento in cui si rende necessario andare a definire concretamente le proprie competenze
spitarie, in vista dell’elaborazione di una convenzione tra ente pubblico e CIOV per pianificare l’offerta di servizi nei prossimi anni, si assiste all’empasse
causata dall’USSL, che non vuole riconoscere oggi i servizi già
esistenti nella struttura ospedaliera di Pomaretto per avere do
DISCUSSI ALLA CONFERENZA DEL 1° DISTRETTO
Gli istituti vaidesi
mani la possibilità di dislocarli
dove riterrà più opportuno, obbligando quindi i nostri responsabili a non procedere oltre nella trattativa.
E’ invece diversa la situazione
per l’ospedale di Torre Pelllce.
In questo caso la convenzione,
o come è stata chiamata,’ MiniIntesa’, con la Regione Piemonte
è già stata fatta. Ma gli accordi,
contenuti in questa convenzione,
non potranno essere adempiuti
se prima non sarà avvenuto lo
spostamento delle ospiti del Padiglione Psico-geriatrico dai locali attualmente utilizzati presso l’ospedale di Torre a quelli
previsti presso Villa Olanda. Ma
perché questo possa essere fatto
si rende necessaria la ristrutturazione di parte delle strutture
di Villa Olanda, per poterle adeguare alle nuove esigenze: in
questo senso nulla è stato ancora fatto.
Contemporaneamente il progetto di ristrutturazione, definito
da qualcuno come ’faraonico’,
previsto per l’ospedale di Torre,
non può essere avviato perché'
non si è riusciti a raccogliere la
somrna necessaria per la sua realizzazione. Si dovrà ripiegare su
una soluzione diversa, a cui già
si sta lavorando. Ma anche qui
i tempi e gli spazi di manovra a
disposizione si vanno restringendo in rapporto alla scadenza, già
ricordata, di fine ’84.
In entrambi i casi si rischia la
paralisi e l’immobilismo e questo a discapito delle esigenze
della popolazione delle Valli. E’
chiaro quindi che la complessità
dei problemi non è da poco: si
avverte la necessità di andare
ad ulteriori chiarificazioni con
le USSL sulla politica di fondo
attraverso la quale gestire la salute pubblica; si resta sconcertati di fronte alle limgaggini burocratiche che ostacolano la realizzazione dei progetti elaborati
in questi anni, allungandone sensibilmente i tempi decisionali e
causandone la lievitazione dei costi; si rimane perplessi per l’immobilismo forzato a cui siamo
obbligati, mentre una serie di
ristrutturazioni dei nostri istituti ospedalieri ed assistenziali non
può più essere rimandata perché renderebbe ancora più pesante il disagio per il personale
e più evidente la precarietà della sistemazione degli utenti.
Nel senso della ristrutturazione si sta muovendo l’Asilo di
San Germano Chisone, con l’intenzione di trovare una soluzione per la struttura muraria dei
suoi stabili, i quali non sono
mai stati funzionali per l’accoglienza di ospiti anziani non
sempre autosufficienti. Ma è chiaro che limitarsi alla ristrutturazione dei nostri istituti non basta, bisogna anche puntare sulla
riqualificazione del personale
che vi opera, al fine di migliorare il servizio ed il rapporto
utente/personale : su questo punto la Conferenza Distrettuale si
è espressa in modo molto chiaro
nei suoi ordini del giorno.
Vorrei concludere con l’annotazione di qualche tendenza emersa e con qualche considerazione.
Nel prossimo futuro assisteremo ad una sempre maggiore integrazione, prevista d’altronde,
fra gli ospedali di Torino, Torre
Penice e Pomaretto: il nostro
intervento nel settore sanitario
subirà in questo modo una razionalizzazione che non può essere giudicata che positivamente. Contemporaneamente si accentuerà la tendenza, già in corso, a scorporare dalla CIOV tutte quelle nostre opere che non
hanno finalità sanitarie dirette.
Aumenteranno cosi gli istituti
che passeranno ad una gestione
autonoma diretta da un Comitato nominato dalla Tavola : si renderà necessario valutare la validità di questa scelta, non solo
a partire dall’efficacia operativa,
che prevedibilmente subirà un
miglioramento notevole, ma soprattutto in rapporto alle scelte
di fondo che ogni comitato opererà rispondendo in modo più
o meno appropriato alle esigenze ed alle richieste espresse a livello di distretto. L’altro problema sarà quello di coinvolgere e
responsabilizzare maggiormente
le nostre chiese nei confronti dei
nostri istituti: senza un collegamento reale tra chiese ed istituti, che senso ha il nostro intervento nel campo sanitario ed assistenziale? Che valore ha la specificità valdese in questo settore
se gli istituti non sono l’espres
17 giugno 1983
sione reale e concreta del senso
diaconale della chiesa?
A quest’ultimo punto si collega una prima riflessione causata
dal disagio- avvertito da molti deputati della Conferenza Distrettuale, i quali non sempre riuscivano a capire bene cosa si volesse che essi decidessero. Le relazioni, che i vari istituti hanno
presentato, non hanno sempre
risposto a tutti i dubbi, e, soprattutto la mancanza di dati
oggettivi, conosciuti per lo più
solo dai tecnici e dai responsabili, non hanno permesso certamente valutazioni serene. L’impero per l’educazione alla partecipazione responsabilizzata di
ogni membro della comunità, dovrebbe essere assunto da tutte
le qhiese: si eviterebbe la sensazione di decidere su qualcosa di
già deciso.
La seconda, e conclusiva, riflessione è stata stimolata dalla
lettura della relazione della Commissione d’esame sull’operato
CIOV, che ci ha ricordato come
il documento sinodale su ’I diritti dei malati e dei morenti’
possa essere utilizzato per capire « la filosofia della medicina
e dell’assistenza che presiede alle nostre scelte ».Accogliere l’invito che « questo documento fosse, se non applicato nelle proposte operative che comporta,
almeno conosciuto, dibattuto, se
necessario criticato e completalo, in particolare proprio da parte (fi quegli ambienti predispo- .
sti istituzionalmente alla cura e
all’assistenza », ci pare essere il
primo passo da fare per non limitarci atl essere « semplicemente amministratori o operatori di
istituti ospitalieri, .ma... anche
dei testimoni della Parola di
Dio ».
Mauro Pons
GLI ORDINI DEL GIORNO APPROVATI
Problema degli
anziani
La Conferenza Distrettuale, dopo aver discusso in gruppo alcuni
problemi inerenti al tema degli
anziani, ribadisce l’opportunità e
l’urgenza di proseguire ed intensificare il dibattito.
In particolare invita la CED a;
— farsi promotrice del dibattito sul tema degli anziani a livello di circuito e'di comunità
al fee di creare una nuova sensibilità al problema;
— favorire con gli strumenti
che ritiene opportuni un maggiore e più significativo collegamento tra le comunità e gli istituti al fine di superare l’attuale
disagio che si avverte soprattutto da parte dei responsabili degli
istituti, di una eccessiva delega
da parte delle comunità nella soluzione concreta dei problemi degli anziani.
La Conferenza a seguito della
discussione sul tema degli anziani, riconferma l’impegno evangelico della chiesa anche attraverso il lavoro svolto sul territori dai diversi istituti per anziani; considera tale impegno,
espresso ormai da decenni, una
risposta concreta alle esigenze
della popolazione locale e riconcisce la validità del ruolo degli istituti per la ricerca di soluzioni nuove ai problemi degli
con l’obiettivo di soddisfare meglio le loro esigenze
attuali, in accordo anche con le
recenti tendenze espresse dalla
programmàzione pubblica regionale;
constata, tuttavia, un certo
scollamento tra la vita delle chiese e quella degli istituti che dovrebbe essere colmato;
invita pertanto la CeD a farsi
promotrice in collaborazione con
la commissione per la diaconia,
di un più ampio dibattito sul tema degli anziani e del ruolo degli istituti sia a livello locale, sia
distrettuale, al fine di raggiimgere una migliore armonia di intenti e di soluzioni tra i vari istituti, di favorire il collegamento
tra le chiese e gli istituti stessi,
di migliorare per quanto possi
Le decisioni assunte
bile le risorse disponibili nel
distretto.
Droga
La C.D. denuncia la gravità
della situazione ed i pericoli connessi con l’estendersi delle tossicodipendenze nelle nostre popolazioni
-j- presa visione dell’o.d.g. della
chiesa di Torre Pellice sul fenomeno droga e dopo discussione
— invita le chiese a prendere
coscienza del problema senza
complessi di colpa, paure o preconcetti ma con im atteggiamento di solidarietà responsabile
— invita i credenti ad inserirsi
attivamente nelle iniziative che
ad ogni livello vengono prese per
la prevenzione della tossicodipendenza, la cura dei tossicodipendenti, la repressione dello
spaccio della droga.
Inchiesta sul
catechismo
La Conferenza Distrettuale chiede alle chiese di studiare l’inchiesta sul catechismo compiuta dalla EGEI {e pubblicata su
Diakonia XXII n. 2 aprile-maggio ’83), in vista di una continuazione (lei dibattito avviato sul
problema.
Occupazione
La C.D., preoccupata della gravità della situazione occupazionale del Pinerolese. — riflesso
della crisi economica mondiale
— invita le chiese a discutere il
problema, in considerazione del
fatto che, come credenti, siamo
chiamati a denunciare le ingiustizie della società.
La C.D. invita inoltre la CED,
d’intesa con la EGEI, ad elaborare un questionario sul tema:
« Lavoro-solidarietà » da sottoporre alla attenzione di tutte le
comrinità, i cui risultati siano
organicamente raccolti e ridiscussì attraverso gli strumenti
che si riveleranno più opportuni.
Catechismo
La C.D. viste le risultanze dei
due convegni sul catechismo,
svoltisi al Castagneto di ‘Villar
Pellice il 4.9.82 e a Villar Perosa
il 10.4.83.
— Invita la CED a istituire un
elenco dei catechisti del distretto,
— dà mandato alla CED di organizzare ogni anno nel periodo
autunnale un corso per pastori e
catecWsti, aperto anche ai membri di Chiesa che potrebbero impegnarsi in questo servizio, per
im aggiornamento sui contenuti
teol(3gici e sulle tecniche di animazione del catechismo.
Partecipazioni
a manifestazioni
La C.D. informata del fatto che
le <:hiese sono sempre più spesso
invitate a partecipare ufficialmente a manifestazioni civili e
raduni, invita i concistori a curare che la nostra presenza in
queste sedi abbia il carattere di
una testimonianza e non di una
funzione sacra, e sia perciò preferibilmente affidata a fratelli
impegnati in queste attività per
riaffermare il sacerdozio universale dei credenti ed evitare equivoci.
Radio Koala e
Telepinerolo
La C.D. preso atto delle esigenze espresse dalla relazione
della commissione per Telepinerolo e Radio Koala, le accoglie in
linea di massima:
— chiede che venga inserita
nel preventivo di spesa del Di
stretto la cifra di L. 230.000 anche per la creazione di un « fondo di manovra » onde far fronte
alle spese correnti della commissione;
I — chiede alla CED, in accordo
con la commissione stessa, di fare una ulteriore indagine sul tipo di ascolto delle trasmissioni e
predisporre un piano di finanziamenti per l’eventuale acquisto
deH’attrezzatura minima necessaria, da sottoporre alla approvazione della prossima C.D.
Mostre
La C.D. invita le chiese a valutare 1 opportunità di partecipare a rassegne e mostre, centrando la nostra presenza suUa pre-'
sentazione della realtà evangelica e la dif^smne della letteratura evangelica in accordo con la
Claudiana, coordinando queste
iniziative in modo da non disperdere energie.
Pace
La C.D. dopo aver discusso ed
esaminato le iniziative riguardo
alla pace:
a) invita le chiese ad accogliere
e promuovere l’iniziativa del referendum popolare autogestito
sull’installazione dei missili a
Comiso e sul territorio nazionale, proposta dal Coordinamento
Nazionale dei Comitati pace italiani;
b) invita altresì le comunità a
partecipare alla manifestazione
delle chiese evangeliche sulla pace che si terrà a Roma il 22-10-83
e a quella nazionale del 23-10-83.
La C.D. invita ogni comunità a
creare al suo interno un gruppo
di persone che promuovano l’informazione nella comunità stessa concernente le problematiche
della pace e del disarmo.
O^i ^uppo potrà riferirsi ai
Comitati pace e agli altri gruppi
operanti nella chiesa.
Rapporti con l’USL
La C.D. invita la CIOV e la Tavola Valdese a concludere con
sollecitudine con la USL 43, la
trattativa avviata per il trasferir
mento a Villa Olanda del reparto
Psiccj-Geriatrico al fine di consentire il pieno utilizzo dell’ospedale di Torre Pellice come previsto
dal piano socio-sanitario regionale.
Si rivolge inoltre all’USL 43 affinché si impegni ad attuare con
la massima sollecitudine il piano
sanitario regionale, come nei voti e neU’aspettativa della popolazione.
Aggiornamento
del personale
La Conferenza auspicando un
migli()re rapporto di lavoro nell’ambito degli istituti valdesi e
tra amministratori e dipendenti,
al fine di un maggior coinvolgimento _ cosciente del personale
tutto, invita la CIOV a programinare e promuovere riunioni periodiche con il personale delle
(fiverse opere amministrate, in
cui si affrontino argomenti relativi all’informazione legata ai progetti di ristrutturazione, alla sistemazione degli ambiti di lavoro e alle sue condizioni. Invita
altresì la CIOV a promuovere incontri tra il personale delle diverse opere che agiscono in campi analoghi per uno scambio di
idee, finalizzato ai rapporti con
gli ospiti, d’intesa con la « Commissione Diaconale ».
CIOV
La Conferenza esprime il proprio apprezzamento per il lavoro
svolto ai vari livelli (legli istituti ospitalieri valdesi e della assistenza agli anziani e rivolge un
cordiale ringraziamento a tutti
quanti sono coinvolti in questi
settori: i membri della CIOV, il
personale sanitario, parasanitario, ausiliari ed amministrativi,
nonché a quanti hanno prestato
la loro collaborazione volontaria.
• Le cronache delle chiese delle
valli si trovano a pag. 10.
5
17 giugno 1983
TORINO
Evangelo e rock
« Io sono la via, la verità e la
vita ». Queste parole di Gesù
campeggiavano su un gigantesco
pannello collocati sullo sfondo
del grande palco del teatro Adua
di Torino, il 3,4 e 5 giugno; erano
ripetute su centinaia di locandine esposte nelle vetrine dei negozi, negli atri delle scuole, uffici, fabbriche, e su migliaia di
volantini diffusi di mano in mano. Esse hanno costituito il tema,
il filo conduttore della seconda
campagna evangelistica organizzata in comune da un gruppo di
comunità evangeliche di Torino
e cintura: « Una sfida e una speranza per gli uomini del nostro
tempo ». Tre predicatori (F.
Giampiccoli per la Chiesa Valdese, Roberto Mazzeschi per la
Chiesa Apostolica e Giuseppe
Barbanotti per la Chiesa dei Fratelli) hanno illustrato ciascuno
una delle tre immagini di Gesù,
riconducendone il senso all’attualità e all’esigenza della decisione della fede. Conduttore delle tre serate il dinamico e giovanile Pastore Casolare del gruppo dell’Oasi. Gli interventi sono
stati accompagnati e sostenuti
da un nutrito programma musicale presentato da vari gruppi e
solisti (i complessi musicali Oasi,
Aurora, Alba, Supertino di Verona, solisti e cantanti tra cui il
vita delle chiese 5
cantautore Albino Montisci, e la
Corale evangelica della Chiesa
dei Fratelli di Via Virle). Grande
successo di pubblico, dalle 600
alle 800 persone, specie di giovani, particolarmente attirati dalla
musica rock.
Ritengo che la valutazione generale non possa che essere positiva. Innanzitutto perché l’iniziativa rappresenta uno di quei
rari esempi in Italia di collaborazione stretta, sia pure in un
settore ben delimitato, tra chiese provenienti da tradizioni molto diverse come la pentecostale,
la riformata o quella dei Fratelli
(le Chiese Battiste di Torino
hanno manifestato alcune riserve alla partecipazione). La collaborazione nella fase preparatoria è stata talora difficile e laboriosa nel superamento degli
ostacoli derivanti dalle differenze
di mentalità, di sensibilità e anche di teologia. Ma operare assieme per trasmettere il messaggio della Parola non vuol dire
aver già risolto tutti i problemi
interni, ma vuol dire aver posto
le basi su cui affrontare tali problemi con più fraternità, con meno diffidenza, con maggior disponibilità e volontà di reciproco
ascolto e comprensione nel rispetto reciproco e nella preghiera comune per ricevere tutti dal
ARTIGIANELÜ VALDESI
Bando di concorso
lo stesso Signore il perdono dei
peccati, la chiarezza della fede,
la forza dello Spirito.
Un secondo elemento positivo
è rappresentato dalla manifestazione in sé, dalla possibilità di
una azione evangelistica, comune, con discreta risonanza, con
buon livello di qualità e senza
equivoci.
Può essere una risposta concreta, tangibile all’accusa di frazionismo e settarismo. Ed è una
dimostrazione che l’Evangelo ci
unisce veramente in una testimonianza comune verso l’esterno,nel rispetto reciproco delle
proprie espressioni denominazionali e nel rispetto delle decisioni individuali (nel volantino
erano riportati gli indirizzi di
tutte le Chiese ed i gruppi che
hanno partecipato alla manifestazione).
Un terzo elemento da sottolineare è rappresentato dal particolare « linguaggio musicale », fatto
di chitarre e tastiere elettroniche,
batterie, percussioni, ritmi e movenze rock. Credo che, gusti e
abitudini a parte, nessuno può
negare che il Signore può essere lodato anche in questo modo
(vedi Salmo 150!). Può essere
una indicazione da prendere in
seria considerazione da parte di
nostri gruppi giovanili. C’è un
problema di contenuti; le parole sono a volte schematiche, ripetitive, a slogan, banali anche
(ma non più di certe espressioni
di nostri inni!), legate alla forma
musicale che non consente un discorso lungo e elaborato. Il filone
è ancora quello della teologia del
Risveglio, che fa parte anche della nostra tradizione. Problemi
aperti certo, su cui però vai la
pena di incontrarsi quando, al
di là di essi, vi è la volontà di
una leale e aperta collaborazione
in vista dello scopo che ci accomuna, l’annuncio della buona notizia di Cristo come parola di autentica speranza per gli uomini
del nostro tempo.
Alberto ’Taccia
V CIRCUITO - LIGURIA
Monitori a convegno
Sabato 30 aprile e domenica 1°
maggio si è svolto a Vallecrosia
l’incontro dei monitori della Liguria e Basso Piemonte. Numerosi i partecipanti — adulti, giovani e bambini — che gioiscono
di quest’ annuale incontro fraterno.
Sul tema delTeducazione dei
bambini ci ha parlato Franco Girardet che ha introdotto l’argomento esponendo la condizione
sociale del bambino nel passato.
Abbiamo osservato insieme che
oggi, mentre si sono perfezionati i mezzi educativi, sono d’altra
parte venuti a mancare gli ideali. Dobbiamo noi, come minoranze allenate a resistere nei momenti difficili, trovare le mete
per essere veri educatori.
Franco Girardet ha quindi
esposto là teoria di T. Gordon
sulla educazione centrata su
nitori e bambini: si tratta del riconoscimento, da parte dei genitori, dei problemi dei bambini;
dell’ascolto attivo attraverso cui
il genitore partecipa ai problemi
dei propri figli.
Nel pomeriggio Vera Darbesio ci ha parlato dei « problemi
adolescenziali senza padri né
maestri ». C’è il desiderio, da parte degli adulti, di trasmettere dei
valori — soprattutto i valori della fede; ma poiché la società è
in rapida trasformazione si devono sperimentare nuovi modelli. Perciò, anziché un rapporto
verticale, si rgnde necessario un
rapporto orizzontale, cioè di tipo
fraterno, dobbiamo tutti ugualmente crescere di fronte all’unico Padre.
Dal dibattito che ne è seguito
è apparsa l’importanza dei centri giovanili comunitari.
Come ogni anno Franco Girardet ha poi presentato il programma della scuola domenicale del
prossimo anno valutando gli
aspetti positivi o negativi dell’anno passato.
Domenica mattina Edo Cacciapuoti, con una vivacissima
lezione, ci ha spiegato come applicare le moderne metodologie
alTinsegnamento religioso, in
particolare la didattica della lettura, applicata alla lettura della
Bibbia.
E’ seguito il culto preparato
dai bambini della scuola domenicale di Savona guidati da E.
Cacciapuoti, con preghiera comunitaria a cui hanno partecipato
anche i bambini e canti alternati
dei bambini di Savona, guidati.
da Sara Gottardi, e dei giovani
di Genova. Il commento alla lettura (parabola del buon Samai itano) è stato fatto dagli allievi
della scuola domenicale sotto
forma di intervista.
Il lavoro è stato portato a termine dai bambini di Savona con
partecipazione e spontaneità: anche i più piccoli si sono impegnati con interesse, mettendo in atto quel rapporto di interreazione,
di cui si era parlato nel dijiattito di sabato, che è la condizione fondamentale per la crescita della comunità dei credenti.
L’incontro, conclusosi domenica dopo il pranzo comune, è
stato ricco e interessante grazie
alla partecipazione di tutti; il
soggiorno piacevole per la serenità dell’ambiente e la sensibilità
dei coniugi Nisbet — a cui va il
nostro ringraziamento — che ci
accolgono ogni anno con un pensiero gentile.
Art. 1 - Il Consiglio Direttivo dell'Istituto Artigianelli Valdesi bandisce un
concorso per borse di studio da assegnarsi nell'anno scolastico 1983-84.
Art. 2 - Il Concorso è riservato a
giovani evangelici in condizioni economiche disagiate, che desiderano intraprendere corsi professionali o di
scuota media superiore o universitaria,
finalizzati al conseguimento di titoli professionali, di mestiere o accademici,
presso Istituti situati nella provincia di
Torino.
Art. 3 - L'assegnazione delle borse
di studio comporta l'obbligo di frequentare i corsi di cui all'art. precedente
con esito positivo e di sostenere gli
esami relativi ai corsi universitari (secondo le condizioni previste per l'erogazione degli assegni di studio presso
l'Opera Universitaria di Torino). Deroghe potranno essere eccezionalmente
prese in considerazione dal Consiglio
Direttivo su proposta della Commissione. In caso di interruzione degli studi
se ne dovrà dare immediata comunicazione al Consiglio, il quale deciderà in
merito alla restituzione delle somme
eventualmente erogate dopo la data di
cessazione. Eventuali documenti comprovanti l'effettiva frequenza o gli esami sostenuti potranno essere richiesti
a giudizio della Commissione.
Art. 4 - L'importo di ciascuna borsa di studio è normalmente stabilito
come segue:
L. 500.000 annue per la frequenza di
scuole medie superiori o professionali 0 eli mestiere,
(fino a L. 1.000.000 per chi deve sostenere spese di viaggio e/o di soggiorno).
L. 1.000.000 annue per corsi universitari,
(fino a L. 1.500.000 per chi deve sostenere spese di viaggio e/o di soggiorno).
Le borse saranno di norma erogate in
rate mensili posticipate da settembre
a giugno per un totale di 10 mesi.
Art. 5 . Le domande di ammissione
al concorso dovranno pervenire al Presidente della Commissione per l’assegnazione delle borse di studio Artigianelli Valdesi, Via S. Pio V n. 15 - 10125
Torino, entro il 5 settembre 1983, documentando l'avvenuta iscrizione, non
appena è possibile. Le domande devono essere redatte in carta libera. La
Commissione non assume responsabl
lità per eventuali disguidi, ritardi,
smarrimenti o mancato recapito delle
domande e della documentazione relativa.
Art. 6 - Le domande, sottoscritte dai
candidati se maggiorenni, o da chi esercita la patria potestà o la tutela, accompagnate da lettera di presentazione del
pastore o responsabile della Comunità Evangelica di appartenenza, dovranno essere compilate secondo il seguente modello:
10 sottoscritto..., nato a... il..., residente in..., via,.., tei..., appartenente alla
Comunità Evangelica,di... (allego lettera
di presentazione del pastore o responsabile), chiedo di partecipare al concorso per le borse di studio « Artigianel.
11 Valdesi », èssendo in possesso del
diploma di...,e intendendo iscrivermi al
... anno dell'Istituto (o Liceo o Facoltà)... presso la Scuola (o Istituto o altro ente),,, via... in località... per l'anno scolastico 1983-84. La durata del
corso è di anni...
Mi impegno a comunicare tempestivamente alia Commissione per l’assegnazione deiie borse di studio « Artigianeiii Vaidesi », via S. Pio V n. 15 10125 Torino, l’eventuaie interruzione
degii studi o ia sopravvenuta mancanza
dei requisiti previsti daii’art. 3 dei bando di concorso.
Dichiaro inoltre:
— di aver presentato, o di intendere
presentare, domande per l’ottenimento di borse di studio o pre-saiario
0 altri benefici presso i seguenti
Enti... (indicare se nessuno);
— di dover sostenere spese di viaggio
dalla località... alla località... e/o spese di soggiorno presso... per la frequenza del corso (indicare anche in
caso negativo);
— di far parte di un nucieo famiiiare
composto di... persone e che i seguenti componenti ia famigiia... hanno dichiarato per i’anno 1982 un
reddito imponibile complessivo netto, secondo quanto risulta dal modulo 740 (o 101 o altri), di 1______
Mi impegno, su richiesta della Commissione, a fornire eventuali ulteriori
documenti per l’accertamento dei dati
sopra esposti. Comunico che intendo (o
desidero).... (breve esposizione delle
prospettive e degli interessi del candidato)'.
Data Firma
CORRISPONDENZE
Nuovi membri a Pentecoste
FIRENZE — La Chiesa Valdese di Firenze quest’anno ha celebrato la Pentecoste con particolare allegrezza : quattro credenti dichiaravano la propria fede in Cristo e venivano ricevuti
fra i membri della-comunità;
Gianluca Benini, Ruggero Marchetti, Sebastiano Peluso, Elena
Ricca.
L’aspetto più rilevante della
cosa era che ciascuno dei quattro proveniva da una esperienza
di fede diversa: il Signore aveva
tracciato per loro un cammino
particolare e li associava alla nostra Comunità con tutta l’esperienza di grazia e di doni còn i
quali Egli si era a loro rivelato,
mediante la Sua Parola e il Suo
Spirito. Il loro unirsi alla nostra
Comunità era per noi un segno
della fedeltà del Signore e, nello
stesso tempo, la conferma di
quanto è importante che la Chiesa permanga nella fedeltà a Lui.
Talvolta si ha l’impressione di
stasi o anche di inutilità del lavoro che vi si svolge e si hanno
casi di scoraggiamento, di tentazione di sostituire alla fedeltà
alla Parola strumenti di appagamento umano. A che serve la
Facoltà di Teologia? A che serve Agape? A (Che serve la Claudiana o la nostra stampa? A che
servono i nostri Istituti? A che
serve la catechesi della Chiesa
locale? Se tutto ciò è fatto in
obbedienza al Signore, come il
contadino che getta il seme, benché non gli possa dare l’incremento, allora viene il tempo in
cui l’importanza di tutto ciò si
manifesta. Infatti per i quattro
nuovi membri di chiesa tutto ciò
è servito: o meglio, il Signore
si è servito delTuna o dell’altra
attività della chiesa per guidare
il loro cammino non verso una
denominazione, ma verso di Lui,
assieme a noi e a tutti ì creden
ti nella Sua Parola. « Io sono la
vite, voi siete i tralci » è stato
il testo della predicazione.
Prassi diversa
in Concistoro
TORINO — Domenica di Pentecoste sono stati battezzati nelle chiese di Torino Stefania Anzivino, Paola Fracchia, Stefano
JaUa e Alessandro Rivoir; hanno chiesto inoltre di confermare il loro battesimo Paola e Davide Baridon, Claudio Bellone,
Luciano e Marcello Cambellotti, Marica Charbonnier, Renzo
Charbonnier, Marzia Dlsarò,
Claudia Giuliani, Elena Macrì,
Sabrina Marletta, Marco Moresco, .Annamaria Mucci, Jacqueline Negri, Ettore Peyrot, Daniela Recchia, Luca Savarino e MiItna Tron. SUvio Miegge e Alessandro Revelli, che hanno frequentato il loro corso di catechismo a Torino, avevano già
confermato il loro battesimo rispettivamente a Luserna San
Giovanni ed a Torre Pellice.
• Il 6 giugno un’assemblea di
chiesa discretamente numerosa
ha ascoltato la lettura della relazione presentata quest’anno
dal concistoro; inaugurando una
prassi diversa, la commissione
d’esame dell’operato del concistoro ha chiesto di poter presentare la sua relazione alFinizio
delle attività autunnali, nel corso della prima assemblea di chiesa di ottobre. L’assemblea ha
approvato inoltre una modifica
dello statuto dell’ospedale di Torino (che demanda alla Tavola
la nomina della commissione direttiva) in vista della possibile
integrazione dei tre ospedali
evangelici nel Piemonte. Infine
i membri dell’assemblea, con voto quasi unanime, hanno approvato l’impegno finanziario per
la cassa culto nel 1984.
• Hanno collaborato a questo
numero: Ivana Costabel, Agostino Garufi, Federico Jahier, Marco Landucci, Aurelio Mauri Pa<>
lini, Pierpaolo Pistone, Eugenio
Rivoir, Franco Davite, Dino Gardiol, Alfredo Sonetti, Franco Taglierò.
I-.47045
MIRAMARE
D! RIMIMI
VI* SURSINAIS
TtLÉF (054-1)
69
32548
A 50 metri daUa spiaggia — ambiente familiare — ottimi i
servizi e il trattamento.
6
6 obiettivo aperto
17 giugno 1983
PUBBLICHIAMO UNA PARZIALE TRASCRIZIONE DEGLI INTERVENTI DEI PARTITI DELL’ARCO
I PARTITI POLITICI E
GIAMPICCOLI — L'ultimo decennio ha visto una
ripresa della tocussione sui rapporti tra Stato e Chiese. Cito alcuni eventi che hanno contribuito a questa
ripresa: il referendum sul divorzio; l’avvio della revisione del Concordato; la dichiarazione di improponibilità del referendum abrogativo sul Concordato; la normativa sull’insegnamento della religione in proposte di
legge (CIDI, riforma della secondaria superiore); la
sentenza della Corte costituzionale sulle sentenze di
annullamento dei matrimoni canonici. Intanto le bozze di revisione del Concordato sono giunte alla quinta,
segreta, e mentre ci avviamo alla nuova legislatura ci
chiediamo se i giochi non sono già stati fatti, se la revisione sarà discussa nei pimti cruciali del matrimo
tóo, dell’insegnamento della religione e degli enti ecclesiastici, o se ne verrà data semplicemente comunicazione a cose fatte.
D’altra parte, lo stesso decennio ha visto il delinearsi di un nuovo tipo di rapporto tra Stato e Chiese,
quello relativo alle Intese tra lo Stato e le confessioni
religiose diverse dalla cattolica previste dall’art. 8.
Anche qui ricordiamo alcune tappe. Nel ’73 le Chiese valdesi hanno fissato i criteri in base ai quali avrebbero trattato con lo Stato qualora questi si fosse deciso a rispondere alla richiesta di attuare l’art. 8; criteri di rifiuto di ogni ingerenza statale nella chiesa e
di ogni privilegio ecclesiastico nello Stato; avvio delle
trattative nel 1976 e loro conclusione dopo poco più
di un anno nel 1978; blocco del cammino dell’Intesa
col pretesto di alcune modifiche formali richieste da
parte valdese-metodista; manifestazioni nel febbraio
1981 e forma del secondo testo nel giro di due mesi;
di nuovo arresto dell’iter mediante lungaggini burocratiche per mettere — come è stato detto in Parlamento
— l’Intesa su im binario morto in modo da permettere prima il passaggio del convoglio del Concordato.
Noi valdesi ci siamo impegnati in questi anni sul
tema delle Intese per dare un contributo alla discussione del rapporti tra Stato e Chiese indicando un modo alternativo di concepire questi rapporti rispetto all’unico noto, quello del Concordato. Non lo abbiamo
Catto cioè principalmente per sistemare le nostre cose
interne; dal momento che la legge sui culti ammessi
del 1929, per quanto deprecabile, permette alle Chiese
evangeliche di vivere senza eccessive restrizioni. Se abbiamo iniziato e portato avanti questa battaglia è stato soprattutto per portare il contributo di un modo
alternativo di concepire i rapporti Stato e Chiese, diverso dall’unico noto in Italia, quello del Concordato.
Ora, poiché questo è stato un nostro impegno specifico in questi anni, e d’altra parte del problema dei
rapporti tra Stato e Chiese non si parla nei comizi e
in genere non se ne accenna neppure nei programmi
dei partiti, abbiamo pensato di organizzare questo incontro per chiedere ai partiti: art. 7 e art. 8 — che farete nella prossima legislatura riguardo a questi due
problemi, diversi ma facenti parte del tema generale
dei rapporti Stato-Chiese? È questa domanda che rivolgianio ai rappresentanti dei maggiori partiti dell’arco
costituzionale che hanno risposto al nostro invito.
BASTIANINI
PLI
L’attenzione che i liberali hanno
I»r i problemi concordatari generali e in particolare per il problema
della Chiesa valdese, che più da vicino riguarda la tavola rotonda di
questa sera, è testimoniata da due
fatti che vorrei ricordare per sopperire con dei documenti alla scarsa dimestichezza che posso avere
con problemi di questa natura. Il
primo è un o.d.g. che in data 15.7.82,
essendo allora Presidente del gruppo liberale in Regione, ho presentato insieme ai miei due colleghi.
In questo o.d.g., affermavamo la
necessità di superare l’attuale normativa, risalente al 1929, che disciplina i rapporti tra lo Stato e le religioni diverse da quella cattolica e
le discrimina già nel titolo stesso,
facendo riferimento ai culti ammessi, come se, in materia di religione,
fosse lecito usare un aggettivo di
questo genere. Continuavamo, rilevando che a circa quattro anni dal
raggiunto accordo tra la Tavola valdese e la delegazione governativa,
non si era ancora provveduto all’approvazione definitiva dell’Intesa in
sede legislativa. E concludevamo:
« impegna il Cons. Reg. del Piemon
te a sollecitare Governo e Parlamen
to a procedere senza indugio alTesa
me e alla approvazione della regola
mentazione legislativa dei rapport
tra la Repubblica Italiana e le Chie
se rappresentate dalla Tavola valde
l’Intesa con i valdesi sul binario
morto in attesa che passi il convoglio del nuovo Concordato tra lo
Stato e la Chiesa cattolica ».
Sul tema più generale del Concordato la nostra posizione è già stata
espressa con grande chiarezza. La
nostra valutazione è che la revisione del Concordato perda sempre
più d’interesse perché di fatto, attraverso tutta una serie di innovazioni legislative e di pronunce giurisprudenziali, alcune parti del Concordato sono state svuotate, altre
sono cadute in desuetudine o di
fatto riconosciute incompatibili. Siamo quindi sostanzialmente contrari
ad una revisione del Concordato e
invece favorevoli al suo superamento che dovrebbe avvenire secondo
noi per mutuo consenso delle parti.
fare, bisogna che i laici concepiscano una strategia per trovare una
soluzione. Certo erano ben diversi
e più radicati nella realtà degli italiani gli altri problemi che i partiti
laici hanno risolto congiuntamente
contro posizioni clericali. Ma forse
c’è anche la possibilità di sensibilizzare gli italiani su questi problemi
e quindi quello che mi propongo
questa sera è di imparare dagli interlocutori che ascolteremo e di portare al mio partito qualche indicazione di strategia poliiica su come risolvere congiuntamente questo
problema.
COTTA MORANDINI
PSDI
COMBA
PRI
se ».
Questo o.d.g. presentato in Consiglio Regionale il 15.7.82, ripreso
dagli organi di informazione il 17
luglio con articoli su quattro colonne, è poi stato approvato all’unanimità dal Consiglio Regionale.
La seconda credenziale che vorrei
portare è ancora più autorevole e
risale alla seduta della Camera del
31.8.82 dove, nell’intervento per la
presentazione del Governo, il Segretario del PLI Zanone dedicava un
lungo tratto del suo intervento proprio ai rapporti tra lo Stato e le
confessioni religiose. Poiché il presidente del Consiglio aveva ricordato l’Intesa con i valdesi, Zanone ricordava come questa fosse pronta
da anni ed era da parte dello Stato
« la riparazione dovuta alla illiberale legislazione fascista nei confronti
di una piccola minoranza religiosa
che nei secoli ha custodito, attraverso povertà e repressione la sua
civiltà spirituale e i suoi ordinamenti democratici. Allo Stato questa minoranza ha sempre chiesto
statuti di libertà e non concordati
di privilegi e quindi sarebbe del
tutto ingiusto — ecco la frase citata prima dal moderatore ma che
deve essere citata completamente
per non essere fraintesa — lasciare
Vorrei chiedere agli interlocutori
di questa sera di considerare questo
problema non solo sul piano dei
principi quanto sul piano dell’azione politica. Perché non posso negare che se sento molto come valdese
il problema di una liberazione dei
protestanti italiani dai lacci della
legge sui culti ammessi — anche se,
come ha detto Giampiccoli, è una
legge con cui si può vivere — altrettanto come laico sento il desiderio che sia sciolto il nodo del
Concordato. Quello che mi sembra
ormai difficile in base alTesperienza
di questa legislatura è che queste
due questioni possano essere risolte separatamente, ciò che rappresenta invece la tesi che esprimevano
gli evangelici italiani nelle manifestazioni che sono state ricordate.
Perché le dichiarazioni di un
uomo che non parla a caso come
Giovanni Spadolini sul piano dell’Intesa erano molto impegnative.
Le ha fatte sin dalla fase programmatica della sua azione di governo,
le ha ripetute con documenti e con
un telegramma alla Società di Studi
Valdesi nell’estate in cui prese la
direzione del Governo. Da allora
una parte dei repubblicani non ha
mancato di ricordargli questi impegni (il sottoscritto è stato drastico
nel fare questo) ma da ciò non è
derivato alcun passo avanti in questo campo. Evidentemente non è
un caso che non si sia potuto risolvere questo problema. Per un partito del 3% non è difficile porsi questa questione ma bisogna vedere,
se diventerà anche solo del 5%, se
saprà porsela con la stessa disinvoltura con cui se la pone ora. I
grandi partiti italiani hanno la forza per risolvere questi problemi, ma
non possono- risolverli se non congiuntamente. Quindi a un certo punto, se si pensa che questo si debba
Dirò subito che noi abbiamo dibattuto nel nostro partito questo
argomento e abbiamo sentito profondamente la necessità non solo
che il Concordato venga abrogato
ma soprattutto che siano ratificati
al più presto questi accordi che dal
1978 sono stati siglati tra lo Stato
italiano e la Chiesa valdese, senza
subordinare questa ratifica alla riforma o alla abrogazione del Concordato. Alcuni punti di questo Concordato sono già stati praticamente
abrogati come è stato giustamente
rilevato dal moderatore della riunione di questa sera; mi piace ricordare in modo particolare la sentenza della Corte costituzionale che
sancisce un principio molto importante e cioè la non validità in Italia
delle sentenze di annullamento dei
matrimoni canonici pronunciate dai
tribunali ecclesiastici se non a seguito del controllo dell’autorità
giudiziaria italiana sulla corrispondenza di queste sentenze con la legislazione italiana. Ora noi non
possiamo ammettere che ci sia una
disparità di trattamento tra la religione di stato sancita dal Concordato e quelli che la legge chiama
« culti ammessi ». Secondo noi i
culti, le religioni, sono tutti uguali
e non si deve ammettere che lo
Stato possa avere ingerenza nella
organizzazione delle singole chiese,
siano esse valdesi o di altra confessione. Così come non possiamo
ammettere per esempio che nella
celebrazione del matrimonio il prete sia ufficiale di stato civile e invece il pastore valdese « rappresenti »
soltanto l’ufficiale di stato civile. Si
tratta di una grossa ingiustizia che
ho riscontrato di persona nei lunghi anni in cui sono stato sindaco
a Torre Pellice. Anche questa norma
dovrà essere rivista, perché i pastori
e i preti che celebrano i matrimoni
devono essere trattati allo stesso
modo. Come socialdemocratici pensiamo che il nostro partito potrà
fare un’opera efficace per quanto
riguarda la ratifica di questi accor
di con la Chiesa valdese, accordi
che come ripeto non devono rimanere in anticamera in attesa che
venga il grosso della riforma del
Concordato.
AMATO
PSI
Il perché non si arriva mai a una
decisione è legato al fatto che nel
nostro paese è troppo radicata l’idea di una religione di stato perché l’uguaglianza tra religioni riesca a passare come dovrebbe senza
incontrare grossi ostacoli. Ma al di
là di questo c’è anche un fatto tecnico che ritengo giusto mettere in
evidenza e cioè il modo in cui funziona il nostro Parlamento: c’è una
fascia di problemi che sono i problemi non economici — di cui fa
parte il nostro problema ma anche
la riforma dei codici, i diritti civili,
la libertà religiosa, ecc. — che restano regolarmente indietro nel nostro Parlamento per una ragione
brutalmente elementare: sono cioè
gli argomenti che premono di meno
sull’o.d.g. di un Parlamento che vive di questioni economiche e che è
prevalentemente abitato da parlamentari il cui mandato è espressione di gruppi economici. Questa presenza è del tutto giustificata, sia ben
chiaro; guai a un Parlamento in cui
non entrano gli interessi economici; poi finisce come in Polonia. C’è
però un problema di equilibrio. Noi
avremmo cioè bisogno di avere un
personale parlamentare e un’organizzazione dei lavori parlamentari
in cui le questioni che ci riguardano come esseri umani e non solo
come « homines economici » abbiano un loro spazio garantito, una
loro garantita udienza. Io sono convinto che tra i temi centrali di una
riforma istituzionale oggi vi sia
proprio quello di immettere in Parlamento — non in modo giacobino,
ché il giacobinismo non paga, ma
con garbo, pacatezza ed equilibrio
— un personale parlamentare che
sia disponibile a usare il suo tempo ner questi interessi proprio perché non è assillato dai problemi degli interessi economici che rappresenta. Questo Duò significare che
ci sia una Camera che lavora prevalentemente sulle questioni economiche e una Camera prevalentemente orientata a lavorare su queste
altre cose. Probabilmente questo
non rimuoverà gli ostacoli politici
che ci sono alle riforme dei codici
o alla riforma della tematica dei
rapporti tra Stato e Chiese; ma
permetterà a chi vuole che questi
problemi siano risolti di trovare più
facilmente uno spazio per affrontarli senza che siano continuamente
rinviati.
Ed entro nel merito della questione. Qui dobbiamo dire che il nostro
è un paese precivile in materia di
rapporti tra Stato e confessioni religiose. Ha ancora, in un modo o
nell’altro, una religione di stato e
ancora, in violazione del principio
costituzionale della libertà religiosa, un trattamento diverso per le
religioni. Tutto questo è stridente
con tutto ciò che noi oggi veniamo
dicendo. La nostra è una democrazia pluralista, e tutti noi appendiamo il nostro ombrello all’attaccapanni dell’occidente, alla cultura e
alla civiltà occidentale, che nelle loro migliori espressioni considerano
la religione uno degli ingredienti
essenziali del funzionamento di una
società, dei rapporti interpersonali
e collettivi: ma le religioni, non
una determinata religione.
Secondo me abbiamo contribuito
un po’ tutti a far sì che questa situazione si cristallizzasse. Perché
in realtà l’idea della religione di
stato, così come si è venuta articolando nella nostra legislazione è fondata su due principi dei quali uno
è particolarmente evidente nella disciplina della scuola: che cioè il
momento religioso sia parte della
educazione del bambino e del ragazzo che cresce. La seconda idea,
in un paese a maggioranza cattolica.
è che il momento religioso si esprima nella religione cattolica, e a
quel punto può nascere un rapporto tra Stato e Chiesa che aiuta
entrambi a consolidare la propria
maggioranza: allora la religione,
quella religione condivisa dalla maggioranza, diventa uno strumento di
compattamento dì una società che
altrimenti potrebbe disperdersi in
canali di centrifugazione.
Sono in realtà due idee distinte.
Ora chi di noi fa parte della sinistra
e della storia culturale della sini- i
stra, deve in coscienza ammettere
che ha finto dì condannare la seconda idea condannando anche la prima.
Magari ha poi civettato con l’organizzazione espressa dalla religione
prevalente non in quanto espressione di religione ma in quanto espressione di organizzazione. Questo è accaduto e di questo bisogna essere
autocriticamente consapevoli. Io sono personalmente convinto che sia
immorale e inammissibile che l’organizzazione politica si appoggi sull’organizzazione di una religione
concorrendo in qualche modo a travisare il significato stesso di questa
organizzazione, ma ritengo che sia
sbagliato rifiutare la religione come
aspetto essenziale — in chi lo ha —
della formazione del giovane e del
ragazzo.
Permettetemi di fare un esempio:
negli Stati Uniti, nella città di Washington, capitale del paese, c’è una
cattedrale — San Patrizio — che è
stata costruita con finanziamenti
privati appartenenti a tutte le religioni e che è aperta al culto di tutte le religioni. Qualunque confessione religiosa può utilizzare quell’edificio per svolgervi propri culti e
perché Chiunque possa andarvi a
pregare. È questo elemento che a
noi manca in Italia. E l’equivoco
che da noi c’è stato — tra il non
voler ammettere l’idea religiosa
salvo poi voler lucrare i benefici
dell’organizzazione di una religione
— è ciò che dovremmo completamente rovesciare nell’impostazione
di questo problema. Noi dovremmo vedere se, accogliendo i timidi spunti della Costituzione del
1948 in materia di rapporti tra organizzazioni, sarebbe possibile far
emergere come principio guida ed
egemone il principio della libertà
religiosa e quindi l’accettazione
del fatto che la religione è importante in una società — importante come libertà, non come fatto
di potere — e ciascuno deve essere interamente libero di avere la
sua e ciascuno deve potersi organizzare in funzione di questa.
Io ho l’impressione che se davvero vogliamo portare questo problema all’altezza dei nostri impegni, dando atto alla religione dell’importanza che ha nella vita di
una collettività, forse la questione
del tagliar le unghie al Concordato e dell’approvare le Intese viene ad essere, direi, preliminare.
Porse si può fare uno sforzo che
permetta di andare un po’ più in
là permettendo probabilmente di
raccogliere intorno a questa tematica dei consensi orizzontali, non
un patteggiamento tra organizza- :
zioni ma un recupero di libertà
da parte di singoli e di comunità.
Al di là di questo trovo semplicemente ovvio che il Concordato
dovrebbe essere interamente abrogato, che Tart. 7 e l’art. 8 dovrebbero essere ormai interpretati come se dicessero la stessa cosa.
Tanto tutte le volte che abbiamo
voluto stiracchiare norme le abbianio stiracchiate con relativa libertà e non vedo perché proprio
queste due debbano essere interpretate alla lettera. Ma tutto questo è qualcosa che dovrebbe essere acquisito. E la riflessione dovrebbe andare più in là, dovrebbe
immaginare un paese nel quale c'è
una basilica, di tutti, nella quale
tutti vanno a pregare e nella quale al limite anche il non credente
ogni tanto va a passare quindici
minuti in solitudine. Ecco: questo
a mio parere è il vero rapporto
tra uno Stato e le Chiese.
7
17 giugno 1983
obiettivo aperto 7
COSTITUZIONALE, ASSENTE LA DC, ALLA TAVOLA ROTONDA ORGANIZZATA A TORINO DAL NOSTRO SETTIMANALE
I RAPPORTI TRA STATO E CHIESE
FRANCONI
PDUP
Che si parli di questo argomento alla vigilia della campagna elettorale, onestamente, mi pare quanto meno bizzarro. Questo indica
infatti una grande disponibilità
delle forze politiche che accorrono al richiamo e al dibattito ma
anche il pericolo in qualche modo
che su un terreno di questo tipo
si realizzi una sorta di voto di
scambio, una situazione in cui il
politico si impegna a sviluppare
nella sua attività qualche cosa che
può essere gradito ad un settore
della popolazione. Io credo che bisognerà riprendere questo discorso
dopo la campagna elettorale.
Comunque, rispetto alla questione dei rapporti tra Stato e Chiese io credo che alcune cose vanno dette con grande chiarezza. Intanto l’Intesa rappresenta l’attuazione di una norma costituzionale quindi non vedo quali sono i
problemi che si oppongono alla
sua approvazione. Il secondo punto riguarda invece il Concordato.
Qui siamo tutti, individualmente,
per una sua abrogazione. Ma sappiamo che per sua natura un’abrogazione che non sia consensuale —
cosa per altro molto lontana dalle possibilità reali — implica una
riforma costituzionale, la separazione tra lo Stato e la Chiesa, la
realizzazione di uno Stato non confessionale, tutte cose che esigono
un impegno a fondo per una battaglia. Personalmente credo che come
su altri problemi i partiti laici, i
partiti dell’area marxista si sono
trovati insieme e hanno svolto una
battaglia politica contro posizioni
che si ritenevano non più accettabili, così anche su questò problema
è possibile realizzare lo stesso sforzo, se esiste una volontà di procedere in questa direzione.
Ma se invece non si va avanti su
questa strada non è — io credo —
soltanto perché l’elemento economico ha la precedenza. Bensì per il
fatto che all’interno delle forze politiche italiane nella grande maggioranza c’è una concezione dello Stato che è — come dire — una concezione « pro domo sua », per cui
molto spesso anche i discorsi di riforma della società e dello Stato
vengono fatti più per adeguare lo
Stato alle esigenze di quella specifica. forza politica che non per ademare lo Stato a quelle che sono
invece le esigenze della società dei
Cittadini. Non è un caso che da
questo punto di vista le inadempienze o le insufficienze dell’applicazione della Costituzione non investono soltanto il carattere religioso ma riguardano per esempio l’aspetto dei rapporti tra cittadino e
Stato nell’ambito dei codici o aspetti economici come, ad esempio,
quello della perequazione fiscale. C’è
quindi una serie di inadempienze
costituzionali, tra cui quella che ci
occupa stasera mi pare particolarmente grave. Queste inadempienze si possono tranquillamente
spiegare non con una incapacità
dello Stato a fare ma con una non
volontà delle forze politiche che lo
Stato, che esse gestiscono, faccia.
GARDIOL
DP
Contrariamente a quanto hanno
detto altri oratori che mi hanno
preceduto, mi sembra che il rapporto tra Stato e Chiese sia un terreno
di lotta politica importante perché
nonostante i 35 anni di Repubblica
noi siamo ancora di fronte al fatto
che la Chiesa cattolica mantiene in
Italia un privilegio concordatario,
tuttora perdurante nonostante molti pensino che il Concordato sia un
residuo del passato. In realtà è di
pochi mesi fa la notizia che un veti scovo piemontese ha scritto al preside di una scuola dicendo: Caro preside, tu hai come insegnante un ex
prete e ai sensi dell’art. 5 del Concordato questo signore non può più
lavorare perché non deve avere contatti con il pubblico.
È un dato indicativo che oggi ci
sia sui temi della libertà di coscienza degli individui una ripresa ¿ella
prospettiva restauratrice e, sempre
su questi temi, le bozze di revisione
del Concordato presentano un quadro progressivamente peggiorativo.
È quindi necessario che le forze politiche che si battono per la piena
attuazione dei principi costituzionali siano in grado di battersi anche
nei confronti del Concordato, e su
questo terreno Democrazia Proleta
no perché le Intese devono venire
proposte al Parlamento mediante
leggi ordinarie del Governo. £ pur
vero che il Governo in questo momento deve fronteggiare problemi
grandissimi, ma bisogna chiedersi
perché le Intese non sono state presentate dal Governo nonostante tutti i governi di questa legislatura abbiano inserito nei loro programmi
l’attuazione di queste Intese. Forse
ancora una volta l’ipoteca concordataria ha prevalso rispetto a considerazioni di democrazia e libertà.
Oggi è necessario andare avanti
su questo terreno perché tutto rimpianto di garanzie di libertà costi
SIBILLE
PR
Noto che i rappresentanti delle
forze politiche presenti stasera sono
al 95% in favore dell’abrogazione.
Noi radicali dal 1976 in poi abbiamo continuamente riproposto alla
Conferenza dei capigruppo della Camera la richiesta di mettere all’o.d.g.
la discussione per l’abrogazione del
Concordato. Nel ’77 abbiamo proposto il referendum abrogativo del
Concordato che poi la Corte di Cassazione ha silurato.
I partecipanti alla tavola rotonda organizzata dall'Eco Luce a Torino il T giugno. Da sinistra: Giuliano Amato,
Giorgio Cotta Morandini, Giovanni Saracco, Umberto Franconi, Luciano Violante, Attilio Bastianini, Franco
’ Giampiccoli, Augusto Comba, Giorgio Gardiol, Attilio Sibille.
ria ha — credo — le carte in regola.
Al cinquantenario del Concordato
Democrazia Proletaria che allora
era rappresentata in Parlamento,
con la firma dell’On. Massimo Gorla
ha presentato una proposta di legge costituzionale di soppressione
dell’art. 7 della Costituzione che stabilisce che i rapporti tra Stato e
Chiesa cattolica siano regolati in
base ai Patti Lateranensi, e di revisione dell’art. 8 che ovviamente dovrebbe venire a regolare mediante
intese i rapfporti tra lo Stato e tutte
le Chiese. Di più: all’art. 8 vengono
aggiunti i seguenti commi: « La regolamentazione dei rapporti tra Stato e singole confessioni religiose
non deve in ogni caso mettere in
questione la libertà religiosa, l’uguaglianza e la pari dignità delle diverse confessioni, nonché i diritti
costituzionali garantiti a tutti i cittadini ». Qui c’è una sottolineatura
importante nella parola « uguaglianza » e « pari dignità ».
È profondamente diverso dire che
le confessioni religiose sono uguali
piuttosto che dire che sono egualmente libere.
E un altro comma dice: « Le attività ecclesiastiche in quanto afferenti interessi diversi da quelli propriamente spirituali sono disciplinate
dal diritto comune nel rispetto dell’indipendenza delle confessioni religiose ». Anche qui viene sottolineato il riconoscimento del diritto di
darsi propri ordinamenti e nel riconoscere a tutte quelle attività delle chiese che hon sono propriamente religiose (per esempio gestione
di ospedali, ecc.) il diritto comune.
Mi sembra che questa proposta, che
purtroDpo non ha potuto avere seguito per la fine anticipata della
legislatura, sia importante perché ci
indica una strada sulla quale sarebbe opportuno che anche i partiti
che sono qui rappresentati si esprimessero, se cioè i rapporti tra Stato e Chiese devono essere fatti tenendo presente il privilegio concordatario dell’art. 7 oppure se tutte le
confessioni debbono essere messe
sul piano dcll’art. 8.
Per quanto riguarda il problema
dell’Intesa con le Chiese rappresentate dalla Tavola valdese c’è una
precisazione da fare: non si tratta
di una iniziativa parlamentare: questa è una responsabilità del Gover
tuzìonali che erano state conquistate negli anni 70 — i diritti di libertà, i diritti di uguaglianza — è ormai messo in discussione. È opportuno che a questo proposito si capisca una cosa: che le Intese non
sono un problema particolare della
Chiesa valdese ma sono un problema di democrazia per l’intero paese.
SARACCO
SIN. INDIR.
Vorrei sottolineare tre filoni che
ho colto finora e a cui vorrei accennare. Un filone religioso, uno politico e uno istituzionale.
È interessante che un laico come
Amato dica che la religione per chi
la possiede liberamente, costituisce
uno strumento che serve ad affrontare meglio la vita. Mi trova consenziente perché vedo la religione come arricchimento comune, come un
elemento di libertà complessiva.
Come cattolico ritengo che la comunità dei credenti, in questo caso la
Chiesa cattolica, non può pensare di
ricavare dei privilegi dal Concordato. Io credo che il Concordato vada
abrogato e sono convinto che la libertà in questo senso aiuterebbe a
sviluppare momenti di creatività
comuni e momenti di impegno comune.
Elemento politico: a me pare interessante che si offrano delle opportunità affinché i punti di vista
vengano portati nelle sedi opportune. Sono della Sinistra indipendente, non sono iscritto al PCI ma desidero rimarcare il fatto che il PCI
ha dato un effettivo spazio nelle proprie liste per far sì che vengano
portati avanti contributi originali.
Non si può che auspicare che tutti
i partiti offrano opportunità diverse
rispetto a quelle dei propri iscritti
in modo tale che voci diverse siano
presenti a livello istituzionale.
Concordo con Gardiol e ritengo
che le responsabilità politiche più
immediate, vadano al Governo più
che al Parlamento nel ritardo della conclusione dell’Intesa. C’è in effetti un impegno mancato del Governo nella traduzione dell’Intesa
sul piano operativo, una carenza
nel riconoscere una libertà generale
che consenta alle parti di esprimere
il massimo di originalità.
È abbastanza assurdo che a 35
anni dalla Costituzione esista ancora
un Concordato, patto di non belligeranza tra due parti, che non si è
voluto eliminare alla fine del regime fascista, quando del fascismo si
è eliminato solo Benito Mussolini.
I vari partiti che si sono succeduti
al governo non^ hanno mai avuto
una effettiva volontà di abrogare
la legislazione fascista e la ragione
è data dai soliti motivi degli accordi partitocratici, dei patteggiamenti
per la suddivisione delle fette di potere. Se invece i partiti politici che
fino ad ora si sono succeduti al governo, e i partiti dell’opposizione,
avessero preso a cuore, come è parso di capire dagli interventi che ho
sentito prima, il problema del Concordato, avrebbero risolto il problema del Concordato non due o tre,
ma dieci anni fa. Non lo hanno fatto
e oggi si può ravvisare una svolta
involutiva e restrittiva delle libertà
dei cittadini che si va attuando. Ne
sono un segno le elezioni anticipate
che sono state chieste dopo che tutti i giochi di potere erano stati fatti: è stata approvata la legge finanziaria, sono state approvate le
« stangate », è stata approvata la
legge che prevede la spesa di 120
mila miliardi da qui al 1990 per gli
armamenti. Ora che tutti i giochi
sono fatti, il popolo italiano viene
chiamato a ratificare quello che la
partitocrazia ha combinato. Come
valutare allora gli interventi di questa sera? O sono fandonie, o sono
opinioni ' in buona fede che p'erò
non rappresentano minimamente i
partiti.
VIOLANTE
PCI
È stato detto che se la questione
delle Intese non è stata sbloccata
ciò dipende prevalentemente da
questioni istituzionali. Ma qui non
si tratta di uh Parlamento che non
approva un disegno di legge. £ il
Governo che non ha neppure presentato il disegno di legge: siamo
cioè in una situazione precedente
al blocco parlamentare. Si tratta
quindi di una questione politica,
non di una questione tecnica: E il
punto è vedere quali sono i motivi
politici, che impediscono quello che
noi vogliamo e come superarli.
La mia impressione è che la Repubblica ha ereditato dal fascismo
non solo il Concordato ma quella
che è stata chiamata la « cittadella
concordataria », cioè un coinplesso
di principi, anche non iscritti all’interno del Concordato, che hanno
influenzato pesantemente un complesso di relazioni private soggettive: famiglia - rapporti sessuali scuola - matrimonio, e una serie di
istituzioni: ospedali - carceri - l’amministrazione stessa della giustizia.
Per questo, una effettiva riforma
del Concordato implica, oltre alla
revisione delle clausole del '29, la
rideterminazione di una nuova disciplina degli altri elementi di questa cittadella perché l’intento a suo
tempo non è stato soltanto di determinare i rapporti tra Stato e
Chiesa ma di orientare ì grandi rapporti della società civile secondo i
criteri che erano funzionali a quel
tipo di rapporto tra Stato e Chiesa.
Ora, negli anni 70 da un lato si è
maturata l’Intesa valdese-metodista, dall’altro nel resto della società civile si è andata sgretolando la
cittadella concordataria. La riforma
del diritto di famiglia, alcune novità nella scuola, il problema delle
riforme all’interno degli ospedali,
delle carceri, delle stesse forze armate, costituiscono tutta una serie
di riforme e di mutamenti culturali che hanno in qualche modo reso
superato il Concordato in quanto
pilastro di regolamentazione di altre cose al di là dei rapporti tra
Stato e Chiesa. E noi oggi siamo di
fronte a un vecchio Concordato depotenziato e alla difficoltà obiettiva
di ristabilire alcune regole tra Stato e Chiesa cattolica. Ci si accorge
allora che non è più possibile rifare il Concordato correggendo le regole del ’29. Bisogna riscrivere completamente la carta di questi rapporti. Ma questa carta è ormai logorata nella trama che si desiderava perché il resto della società civile è andato molto più avanti.
Questo obiettivo imbarazzo delle
parti « Stato » e « Chiesa cattolica »
gioca anche sul versante delle altre
Chiese, dato che ciò che si vuol mantenere in pugno è il condizionamento dei loro rapporti al tipo di rapporto Stato-Chiesa cattolica, dando
a questo priorità rispetto agli altri.
Non si comprende altrimenti perché, se l’Intesa è pronta e il Concordato non lo è, non si faccia
l’Intesa e poi il Concordato.
E allora che fare per superare
questa situazione? Con un po’ di
imbarazzo devo dire che è abbastanza facile, a 25 giorni dalle elezioni,
esser tutti d’accordo. Ha ragione
Franconi nel dire che sarebbe utile
qualche giorno dopo le elezioni rivedersi per prendere impegni sul
terreno concreto per evitare, proprio per rispetto reciproco, che queste parole restino più o meno lettera morta. E allora vediamo che
fare riguardo al problema Intese.
Se portiamo avanti questo problema
esclusivamente come problema dì
una chiesa e non investiamo invece
il terreno politico dei motivi seri
delle difficoltà che si incontrano,
credo che non superiamo la difficoltà. Gli altri mettono in campo ragioni politiche e allora bisogna oi^
porre una ragione altrettanto politica. Solo se lavoreremo su questo
terreno riusciremo a superare le ragioni politiche di chi stasera non ha
voluto esserci ma che in Parlamento
è ben presente. Il rappresentante repubblicano chiedeva: si può mettere a punto una strategia comune per
superare l’empasse? Mi pare che
rempasse vada superata ponendo
tutta la priorità di questo problema politico rispetto al problema politico che pongono gli altri. Bisogna
farne un problema di libertà generale e collettiva. Se riusciremo in questo, al di là delle varie riforme istituzionali, allora potremo condurre
la cosa in porto.
8
8 ecumenisino
17 giugno 1983
INTERVISTA AL PROF. MIGUEZ BONINO
Il punto sul lavoro
del Consiglio Ecumenico
Pubblichiamo la seconda parte dell’intervista a Jose Miguez Bonino, professore di teologia sistematica e Ecumenismo
all’ISEDET di Buenos Aires. Il prof. Miguez Bonino è uno'dei
sei presidenti del Consiglio Ecumenico delle Chiese. La prima
parte dell’intervista è stata pubblicata sul n. 22 del 3.6.83.
— L’azione del C.E.C., in questi anni, si è caratterizzata per
una lotta serrata e puntuale alle
tre grandi divisioni deU’umanità: il classismo, il sessismo e il
razzismo. Pensa che la prossima
Assemblea Generale di Vancouver darà mandato al nuovo Comitato Centrale di proseguire in
questa direzione?
— Il Consiglio Ecumenico delle Chiese deve fare a Vancouver
im bilancio del lavoro dell’ultimo periodo e programmare le linee di base del periodo che inizia ora; continuando l’osservazione che ha fatto prima, penso
che effettivamente nel quadro
della riflessione suU’unità e le
divisioni, dell’umanità si sia lavorato nel periodo più recente
sul tema del classismo (cioè sulla problematica economica e sociale), del sessismo e del razzismo. Credo che, lungi dall’aver
esaurito questi temi, essi devono continuare ad essere una
preoccupazione fondamentale del
Consiglio; non si tratta cioè di
scoprire nuovi temi ogni volta,
come se dovessimo terminare
una specie di indice e di inventario, ma invece di continuare a
lavorare su quei temi ehe sono
fondamentali per la pace, resistenza della vita umana nel nostro mondo d’oggi, e quindi evidentemente questi tre temi; accanto ad essi però appaiono altri temi fondamentali come quello del militarismo, della pace e
del disarmo, ecc., che sono molto strettamente legati ai conflitti economici, a quelli sociali, e
via dicendo. I temi devono essere continuati: questo significa
che fintanto che un problema
umano noi^ è risolto esso deve
continuare ad essere inserito nella nostra agenda, deve essere all’ordine del giorno.
Credo che mentre questi temi
centrali dovranno continuare ad
essere esaminati (e l’Assemblea
Generale sarà senz’altro di que
sto parere, avendoli ripresi dalle discussioni di periodi precedenti), d’altra parte essi dovranno essere considerati in modo
più unitario: studiandoli, infatti,
non siamo giunti a lavorare sufficientemente per l’unità di questi
temi: per lo meno a mio parere
essi non sono fenomeni isolati
(cosi che nessuno di essi può essere trattato e risolto separatamente), ma fanno parte di una
tematica totale, integrale, nella
quale classismo, razzismo e sessismo sono elementi di una
struttura di ingiustizia che tratta tutti gli ambiti della vita umana. Credo perciò che questo tema è strettamente collegato con
l’altro tema definito a Nairobi,
e che ancora oggi deve essere
oggetto di lavoro, cioè la ricerca
di una società giusta, partecipata e sostenibile e la necessità di
sviluppo di un settore di studio
di etica politica che possa essere
una conseguenza di questa ricerca. Credo che queste cose siano
strettamente collegate e che continueranno a far parte del programma del Consiglio Ecumenico come aspetti essenziali, naturalmente senza dimenticare che
il tema della missione e dell’evangelizzazione continueranno ad
essere momenti costitutivi della
vita del Consiglio.
— Qual è l’apporto delle Chiese Ortodosse alla crescita e allo
sviluppo delle attività promosse
dal C.E.C.?
— Le chiese ortodosse hanno
aumentato la loro partecipazione al Consiglio in modo progressivo, non soltanto per il numero
delle chiese che partecipano ma
anche per il numero di coloro
che fanno parte del personale
del Consiglio e per la rappresentatività delle commissioni; si vede questo fatto anche solo constatando che in quasi tutti i temi
importanti appare un contributo
ortodosso molto significativo; c’è
INCONTRO GIOVANILE EUROPEO
Giovani verso Vancouver
La « Conferenza di Pentecoste » che si tiene annualmente a
Hirschluch (60 km. a Sud-Est di
Berlino), quest’anno ha segnato
un momento di particolare interesse perché organizzata in vista della prossima assemblea del
CEC, che si terrà a Vancouver
l’agosto venturo.
Un’ottantina di giovani provenienti da : Germania Est ed Gvest, Svizzera, Austria, Italia,
URSS, Cecoslovacchia, Ungheria, Olanda e Svezia, hanno discusso per due giorni sul tema
« Gesù Cristo, la vita del mondo ». L’obiettivo da raggiungere
era quello di stilare un documento da proporre ai delegati
per la gioventù ecumenica europea affinché portassero il nostro
pensiero a Vancouver. Il dibattito si è così, articolato su tre
pimti fondamentali : pace, lavoro
e giustizia, inseriti ovviamente
in un contesto ampio che riuscisse ad essere lo specchio il
più veritiero possibile delle realtà dei paesi rappresentati.
Risultato è stata un’ampia
partecipazione ai lavori m tutti
e tre i gruppi di dlscussicHie, che
hanno favorito il confronto tra
le esperienze di tutti i partecipanti, anche se il poco tempo a
disposizione non ha permesso di
approfondire e sviscerare bene
i contenuti che erano emersi dalle sedute.
Questo si è potuto verificare
al momento di discutere il documento finale ; eravamo tutti d’accordo sui contenuti di fondo che
esso voleva esprimere (rivalutazione ed equa distribuzione del
lavoro, approfondimento della
giustizia per un mondo di pace)
ma quando discutendo fra noi
abbiamo cercato di verificare il
significato, il peso che davamo
alle singole espressioni e a ciò
che per noi significavano, ci siamo accorti delle differenze culturali esistenti. Purtroppo ciò è
impossibile da evitare quando
si hanno solo due giorni a disposizione. Sono stati, quelli trascorsi in DDR, dei giorni di vera gioia e comunione fraterna
insieme ad altri giovani che hanno in comune il desiderio di impegnarsi in prima persona per
portare al loro prossimo la pace e l’amore di Cristo.
P.P., M.L.
stato un contributo ortodosso
specifico nello studio sull’educazione teologica, nella riflessione
sul tema dell’Assemblea di Vancouver, ecc.
Non è sempre facile superare
la distanza che esiste nei concetti, nella forma di preparare
i temi teologici e di affrontarli,
nella forma di concepire la vita
della chiesa in occidente e in
oriente: questo fa sì che il processo di integrazione di protestanti ed ortodossi in un medesimo Consiglio sia un processo
lento e che spesso presenta difficoltà (potrei menzionare, per
esempio, la discussione sul posto della donna nella chiesa, dove è evidente che la prospettiva
ortodossa e quella invece dominante nella maggioranza delle
chiese protestanti non solo è diversa ma riflette premesse diverse, diverse forme di affrontare problemi teologici, diverse valutazioni, per esempio del significato della tradizione, ecc. : la
definizione è ecclesiologica e ci
troviamo di nuovo di fronte a
una differenza).
Penso che solo la partecipazione di un più gran numero di
ortodossi nel lavoro quotidiano
del Consiglio e nel personale che
si trovd a Ginevra — e nelle commissioni del C.E.C. — riuscirà
a far pesare la eomprensione ortodossa della fede. Non si tratta
in primo luogo, per me, di un
problema di potere all’interno
del Consiglio, anche se a volte
sembra che Iq questioni si presentino in questo modo; si tratta piuttosto della ricerca di comprensione di quel che significa
essere un Consiglio nel quale le
chiese di tradizione ortodossa
orientale abbiano piena partecipazione ; dobbiamo opporci a
qualunque idea secondo cui le
chiese ortodosse non devono far
altro che incorporarsi in un
Consiglio già definito da coloro
che c’erano prima. Il processo
nel quale siamo, il processo nel
quale gli ortodossi sono entrati,
è un momento in cui essi definiscono insieme agli altri il futuro del Consiglio delle Chiese.
Questo fa misurare nello stesso
tempo l’importanza e la difificoltà del compito che abbiamo davanti a noi.
— In che modo, secondo 1^,
le chiese aderenti al C.E.C. e la
Chiesa Cattolica Romana potrebbero trovare, per così dire, « un
fronte comune di testimonianza
evangelica »?
— I,a relazione con la Chiesa
Cattolica Romana è stato un altro dei problemi complessi negli
ultimi anni ; dopo il Concilio Vaticano c’è stata da una parte e
dall’altra la speranza di una possibile parteeipazione piena della
Chiesa Cattolica Romana al Consiglio Ecumenico delle Chiese come membro; poi, un po’ alla
volta, si avvertirono le difficoltà
per arrivarvi e infine credo che
si può dire che non è possibile
pensare in questo momento ad
una partecipazione a questo livello totale; si può invece pensare alla identificazione di quei
settori nei quali la collaborazione è possibile. Uno di questi
campi è chiaramente quello della testimonianza comune : su
questo tema un gruppo misto di
lavoro ha preparato due documenti, e si potrebbe dire che, a
livello strettamente teologico,
non ci sono difficoltà insuperabili per una testimonianza comune, sia nell’ambito dell’evangelizzazione che in quello del servizio; c’è il riconoscimento che
esiste una forma spuria di evangelizzazione a cui si è dato il nome di proselitismo, ma esiste
ahche una forma legittima di
evangelizzazione, che con pieno
rispetto dell’identità confessio
nale può raggiungere forme di
lavoro comune e spiana le difficoltà che ci potrebbero essere a
livello strettamente teologico.
E’ stato però . molto difficile
trovare forme pratiche di testimonianza comune, nel campo del
servizio. Per esempio, sembrerebbe che ci siano cose nelle quali dovrebbe essere possibile che
il Consiglio Ecumenico delle
Chiese e la Chiesa Cattolica Romana parlino con una stessa voce (problemi per es. come la
condanna della tortura, o come
il riferimento ai diritti umani, o
tutto quello che si riferisce al
riarmo e alla guerra), sembrerebbe che ci sono settori normali per pronunciamenti in comune; invece senza dubbio questo
non è stato possibile : quello che
si è riusciti a fare sono state delle dichiarazioni parallele, analoghe, ma non si è stati capaci di
dire che questa è la voce comune dei cristiani di fronte a tali
problemi. Credo che qui non si
tratti tanto di differenze di contenuto teologico, ma differenze
di stile di dichiarazioni: il Vaticano ha un suo mòdo di esprimersi, con un suo stile, il Consiglio Ecumenico delle Chiese ne
ha un altro.
Anche il problema di sapere
chi è il soggetto di queste dichiarazioni è importante; sapere fino
a che punto la Chiesa Cattolica
considera di poter essere soggetto comune eon il Consiglio Ecumenico delle Chiese, senza che
questo produca confusione per
quel ehe la Chiesa Cattolica dice nei confronti di se stessa, e
nei confronti del capo della Chiesa Cattolica (il vescovo di Roma). Lo stesso accade nel settore della testimonianza comune a
livello di evangelizzazione, dove
particolarmente da parte cattolica si teme la confusione che
potrebbe produrre la non,-differenziazione in un compito di
evangelizzazione comune.
Pertanto, per ragioni che si è
soliti chiamare pastorali non è
sempre possibile affrontare realmente un lavoro di evangelizzazione o di missione in comune,
se si eccettuano alcuni luoghi
particolari — e qui bisognerebbe dire che non si tratta solo di
sapere ciò che succede a livello
di Vaticano o di Consiglio Ecumenico delle Chiese, che non sono entità comparabili nella loro
struttura, nella loro forma di
operare, ma si tratta invece di
sapere che accade a livello locale: lì, allora si potrebbero segnalare quantità di situazioni, nel
Brasile, negli Stati Uniti, in alcuni paesi d’Europa, in Africa,
dove sta accadendo un’unità di
testimonianza, tanto nel settore
del servizio, come nel settore dell’evangelizzazione, o della letteratura. C’è allora da riconoscere
che a livello generale siamo molto lontani dal raggiungimento di
realizzazioni significative.
Intervista a cura di
Eugenio Stretti
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Oolsson
Vancouver: la scelta
scomoda della Sòlle
(Soepi) — Un rappresentante
della Chiesa Evangelica Tedesca
ha dichiarato che la scèlta di Dorothee Solle come oratrice della
Assemblea di Vaneouver è stata
criticata dalla sua chiesa. Secondo lui è stata una scelta inopportuna: anche se come teologa la
Solle ha molte qualità, essa non
è però rappresentativa della chiesa tedesca.
Il Comitato Esecutivo del*Consiglio Ecumenico ha scelto la Sòlle, scrittrice e teologa tedesca
che attualmente insegna negli
Stati Uniti, per introdurre il sottotema « La vita nella sua pienezza ». Il segretario generale aggiunto del CEC ha dichiarato che
la Sòlle non è stata scelta in
quanto tedesca ma perché ha
una posizione molto ben definita
sul tema dell’incontro; e che tutti gli oratori vengono invitati a
titolo personale.
Canada: la religione
regredisce
(BIP) — Il Canada diventa
sempre meno religioso, è quanto
dicono le statistiche del 1981.
Il numero di persone che affermano di non appartenere a nessuna famiglia religiosa è aumentato in 10 anni di quasi il 90%
raggiungendo il 7% della popolazione cioè 1.800.000 abitanti.
Fra i vari gruppi religiosi sono stati i buddisti ad aver avuto
il maggior aumento negli ultimi
10 anni (51.995 persone = al 223
per cento) soprattutto grazie alla
forte immigrazione dall’Asia.
I Pentecostali hanno registrato
11 più grande aumento fra i cristiani, cioè il 54% (338.790 persone). I maggiori perdenti fra le
grandi chiese sono stati gli Anglicani che hanno perso il 3%
dei loro membri che sono oggi
2.400.000.
70 anni fa Schweitzer
arrivava a Lambaréné
(SPP) — L’ospedale di Lamba
réné, fondato nel Gabon dal Dottor Albert Schweitzer, ha festeggiato il suo settantesimo anniversario. Il celebre dottore arrivava
infatti a Lambaréné il 16 aprile
1913 e subito si metteva aH’opera. Esiste ancora il pollaio, che
era servito come prima infermeria.
Nel frattempo è stato costruito un nuovo ospedale, vicino ai
villaggio, che offre oggi più di
20.000 ore di consultazione e
1.700 operazioni all’anno e che è
uno dei cardini nell’opera sanitaria del Gabon.
Gli americani
e la Bibbia
(BIP) — La rivista « Concern »
mensile delle donne della chiesa
presbiteriana unita riporta un
sondaggio effettuato negli Stati
Uniti nel 1982 che dimostra che
« gli americani venerano la Bibbia ma la leggono raramente » e
tendono a diventare « degli analfabeti, dal punto di vista biblico ». Commentando questo risultato George Gallup Jr. ha detto:
« il messaggio è chiaro: nelle nostre chiese dobbiamo consacrare
grande sforzo ai programmi di
educazione biblica ».
Impressioni di un
africano in Svizzera
(SPP) — Il pastore camerune
se Mangamba si occupa della comunità di Bulle per un periodo
di 4 anni.
Queste le sue impressioni dopo
il suo primo anno in Svizzera;
« Gli Svizzeri non sono curiosi.
Non fanno delle domande indiscrete, hanno volontà di aiutare e
di lavorare per la giustizia... Cosi
come è bello lavorare con un
piccolo nucleo impegnato aU’interno della comunità, altrettanto
è deprimente sentire che il 90%
della gente aspetta soltanto di essere lasciata tranquilla... ».
Il past. Mangamba conclude
« Date un remo ad ognuno, e che
il pastore non sia più il solo a
fare avanzare la barca! ».
9
17 giugno 1983
cronaca delleValli 9
Sentirsi
vivi?
Nell'ultimo compito in classe
avevo proposto, insieme ai soliti
temi sul programma appena svolto, il commento ad un giudizio
di Piero Gobetti: « Non può essere morale chi è indijferente ».
Stranamente moltissimi hanno
scelto questo argomento, non
fa^le da affrontare per chi voglia evitare i soliti discorsi retorici, e molti fra loro sono giunti più o meno alla medesima conclusione: « sappiamo ' benissimo
di vivere in un mondo in cui succedono fatti che dovrebbero suscitare la. nostra pietà e la nostra
indignazione; ma, se vogliamo essere onesti, prirna di tutto con
noi stessi, dobbiamo confessare
che delle vittime di carestie e
terremoti, inondazioni, bombardamenti o fucilazioni di massa,
al di là di un superficiale moto
di compassione non ci importa
poi molto. Anzi, rimaniamo sostanzialmente indifferenti anche
di fronte a fatti che, lo sappiamo
benissimo, ci toccano o ci toccheranno domani molto da
vicino: disoccupazione e terrorismo,_ degrado ambientale e missili in casa nostra o puntati su
di noi. Non siarno per nulla fieri
o soddisfatti di questo atteggiarnento, ma siamo_ talmente apatici che non riusciamo nemmeno
a sentirci particolarmente immorali ».
Come giudicherebbe questi ragazzi Piero Gobetti? Non credo
che si indignerebbe. Prima di tutto non è amorale chi sa essere
onesto come lo sono stati loro.
Sull’ipocrisia non si costruisce
nulla; sincerità e verità sono invece buoni punti di partenza.
E poi, come potrebbe non esaurirsi subito un sentimento di solidarietà o di indignazione a cui
non offriamo nessuna possibilità
immediata di intervento concreto? Cent’anni fa chi vedeva un
incendio poteva di solito portare
anche lui il suo secchio d’acqua
per spegnerlo o dare in qualche
altro modo una mano ai danneggiati. Oggi facciamo sfilare davanti a questi ragazzi documenti
tragici e poi li invitiamo a una
serata di varietà; la medesima
voce parla della tragedia in Brasile e passa immediatamente alle
notizie sportive.
In fondo la loro reazione ha up
aspetto positivo: se a quindicivent’anni ti offrono solo la prospettiva del disastro ecologico,
della III guerra mondiale e della morte atomica, aggiungendo
spesso che è ormai troppo tardi
per impedirlo, continuare a vivere serenamente giorno per giorno senza pensarci può anche essere una reazione sana e coraggiosa.
Allora va tutto bene così? Non
direi neanche questo. Penso che
dovremmo dimostrare a questi
ragazzi, con le parole ma soprattutto con i fatti, che se anche noi
adulti tendiamo a cancellare il
pensiero di quel che richiederebbe da noi impegni troppo gravosi, esiste un modo per reagire.
Sentirsi indifferenti non è grave: grave è vivere da indifferenti.
Anche nei momenti di peggiore
apatia, possiamo agire come se
ce ne importasse molto. Solo
dandoci da fare finiremo con l’interessarci veramente a quel che
succede intorno a noi, che è poi ^
l’unico modo di rimanere e sentirci vivi.
Marcella Gay
PRIME REAZIONI POSITIVE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE
La cooperazione:
una strada per il lavoro?
In breve
Quale prospettiva lavorativa
hanno i quasi 4.000 disoccupati
iscritti nelle liste di collocamento del pinerolese? e quali possibilità di tornare a lavorare hanno il migliaio di cassaintegrati
che risiedono nella nostra zona?
e i 600 studenti che ogni anno finiscono le scuole superiori che
cosa faranno?
Sono domande legittime, che
molti si pongono, a cui però pochi danno la risposta positiva
che gli interessati cercano: il lavoro.
Ci ha provato in quest’ultimo
periodo un gruppo di cassaintegrati che con l'aiuto delle strutture sindacali ha costituito una
cooperativa di forestazione, la
cooperativa Agrivalli, che ha sede
a Pinerolo, in corso Torino 18.
Sono cassaintegrati Fiat in
maggioranza, qualche disoccupato con un’età compresa tra i 20
e i 55 ann^, originari di comuni
delle valli, che collocati forzosamente in cassa interazione a
zero ore hanno cominciato ad interrogarsi sul loro futuro. Discutendo tra loro hanño scoperto
che ci sono molti lavori da fare
per salvaguardare l’ambiente circostante, per sviluppare l’agricoltura, per non lasciare deperire
i boschi. Reazione all’ambiente di
fabbrica? « Nient’affatto — dicono — ma proseguimento su. un
altro terreno delle lotte che abbiamo condotto in fabbrica per
l’ambiente. Di terra ne abbiamo
una sola e dobbiamo preservarla ».
Purtroppo per questi lavori pe
INCONTRO AD AGAPE
La solidarietà
tra i
E’ dal 1975 che si svolgono,
sempre diversi tra loro, gli incontri annuali tra lavoratori italiani e francesi. Ed è un bene
che sia così.
L’incontro dell’Ascensione è avvenuto in un quadro familiare a
molti, ad Agape, non lontano
dal posto dove nei mesi di luglio e agosto si terrà « l’università dell’estate » delle Equipes ' Ouvrières Protestantes
(E.O.P.).
Gli italiani erano meno numerosi del solito, non soltanto perché in Italia si lavora in quei
giorni, ma anche perché alcuni
dei militanti che partecipavano
abitualmente ai nostri incontri
erano impegnati in negoziazioni
sindacali difficili per i contratti
di lavoro e qualcuno di loro ha
appreso nel corso dell’incontro
che probabilmente avrebbe perso l’impiego. Così infatti aveva
deciso l’Indesit che annunciava il
licenziamento di 1370 persone...
(licenziamenti poi congelati per
un anno - n.d.r.). Questa deoisione metteva fine a im periodo lungo (quasi tre anni) di cassa integrazione nel quale i lavoratori
sono rimasti a casa con circa
l’80% del salario, in attesa di essere richiamati a riprendere il
lavoro. Sono almeno 500 mila i
cassaintegrati in Italia, che bisogna aggiungere al numero ufficiale di 2.200.000 disoccupati.
Un momento importante dell’incontro è stata la partecipazione del nostro gruppo alla manifestazione (non riuscita) dei sindacati e dei cassaintegrati alla
Fiat di Villar Perosa, nel corso
della quale i sindacati speravano
di far pressione sulla direzione
della fabbrica perché venissero
ripresi al lavoro 30 cassaintegrati
— la maggior parte militanti sindacali — al momento di una ripresa produttiva... ma la Fiat ha
preferito mettere al loro posto
operai di altri stabilimenti.
Questo avvenimento si situava
in pieno nel tema del nostro incontro: « La solidarietà operaia
nella crisi » ed abbiamo dovuto
convenire che si tratta di una solidarietà che si manifesta raramente nei nostri paesi. Abbiamo
trovato per questo molte scuse:
il lungo periodo di crescita in cui
ciascuno ha tirato la coperta dalla sua parte, la dimensione universale della solidarietà che è difficile da percepire, la suddivisione attuale del lavoro in cui agli
operai è permesso solo dividersi
la povertà, e la diversità di interessi tra gli stessi lavoratori.
In presenza di un tema così generale i partecipanti sono ’stati
ricondotti alla concretezza delle
cose attraverso la descrizione di
tma esperienza di cooperativa di
forestazione animata da im gruppo di cassaintegrati.
Aprendo la Bibbia la domenica mattina abbiamo scoperto
che la solidarietà può essere la
maniera operaia di parlare dell’amore, con una differenza tuttavia, perché la solidarietà operaia si basa innanzitutto sulla comunanza di interessi, anche se
nella storià operaia trova sbocco
sovente in un senso di sacrificio
e impegno, che è vicino all’amore
biblico.
Un altro punto positivo deU’incontro è stata la presenza di
quattro lavoratori spagnoli e ciò
fa sperare in un prossimo allargamento dell’esperienza ad altre
realtà nazionali « latine ». Inoltre
la presenza di un piccolo gruppo
di pastori delle « Missioni industriali europee » è stata molto
apprezzata. Qttime anche le serate di canti e giochi che hanno
fatto dimenticare il cattivo tempo che ci costringeva nel salone
di Agape.
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rò non ci sono fondi. E quei pochi finiscono spesso tra i residui passivi di comuni e comunità
montane. Di qui la necessità di
« aprire vertenze » perché vengano spesi i soldi per la tutela
dell'ambiente e vengano fatti piani precisi di intervento.
Quando ci sarà il lavoro vi licenzierete? « Per ora pensiamo a
trovarlo e se lo troviamo lo daremo in primo luogo a quelli di
noi che sono disoccupati. E poi
si vedrà ».
Il loro esempio è contagioso.
Un altro gruppo di disoccupati
sta pensando di costruire una
cooperativa di produzione e lavoro. Anche qui i promotori sono cassaintegrati e disoccupati
che ormai da circa due mesi
hanno incontri regolari « e la costituzione della cooperativa dovrebbe essere questione di giorni ». Ma quali lavori si prevedono? « Abbiamo notato che in
molti comuni sono carenti i lavori di manutenzione, non per
mancanza di fondi, ma per mancanza di personale che ti faccia.
Si tratta di piccoli lavori per cui
le grandi imprese non concorrono: pulizie, tinteggiature, ecc.
Siamo in trattative per questo
col comune di Pinerolo » — dicono. Giorgio Gardiol
Teatro
PRAROSTINO — NeH’ambito delle manifestazioni organizzate dalla locale Pro
Loco per il mese di giugno, la Filodrammatica valdese di Luserna San Giovanni
proporrà a Prarostino Sabato 18, ore
21,15 il suo spettacolo: Gli dei della
mente ».
Tragico incidente
VILLAR PEROSA — In un
tragico incidente accaduto verso
le 22 dì sabato 11 giugno ha perso la vita Sabrina Artero di 16
anni. La ragazza stava camminando lungo la strada quando
veniva investita violentemente
da un’auto che compiva un sorpasso in una zona vietata.
I partiti e la pace
TORRE PELLICE — Il comitato per la pace e il disarmo interroga i partiti sulla installazione dei missili a Oomiso e sulla necessità o meno che tale decisione venga presa con un referendum popolare. L’iniziativa
pubblica ha luogo venerdì 17
giugno alle ore 21 nel salone comunale di viale Rimembranza.
EGEI e aggregazione
giovanile
Il consiglio della Fgei incontrerà i gruppi Fgei delle valli
domenica 19 giugno alle ore 20.30
a Lusema San Giovanni. Tema
dell’incontro : « Animazione e aggregazione dei gruppi».
Candidati evangelici
alle elezioni
Nell’elenco dei candidati evangelici nella circoscrizione di Torino, Novara, Vercelli vi è anche
Daniele Gaiafassi, metodista di
Intra, candidato nella lista del
PCI.
Ci scusiamo con l’interessato
per l’involontaria omissione.
Sono dunque 12 su 370, i candidati evangelici pari al 3,24% del
totale.
Sono così suddivisi: DC, PLI,
MSI, Lista per Trieste: 0; PRI e
PR: 3; PCI e DP: 2; PSI e PS
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10 cronaca delle Valli
17 giugno 1933
CRONACHE DELLE CHIESE DELLE VALLI
Contro la droga
PRAROSTINO
TORRE PELLICE — L’Assemblea di chiesa del 12 giugno ha
proseguito la discussione sulla
questione droga, già iniziata in
una precedente assemblea straordinaria ed ha approvato il seguente ordine del giorno:
« ...considerato che il fenomeno
della diffusione delle droghe coinvolge un numero sempre crescente di giovani, si sente direttamente chiamata in causa ed è condotta ad interrogarsi sulle forme di
testimonianza evangelica verso le
nuove generazioni.
Dichiara la propria disponibilità, nel quadro di una mobilitazione della popolazione e degli
enti locali, a collaborare ad even-1
tuali progetti intesi ad individuare soluzioni al grave problema.
Sente inoltre il dovere di invitare le autorità civili e di pubblica sicurezza ad intensificare
la vigilanza a tutti i livelli specialmente nei pubblici locali fre--quentati da adolescenti ».
• In vista della impostazione
dei programmi di catechismo e
scuola domenicale per l’anno
prossimo, catechisti e monitori,
cori quei genitori particolarmente sensibili al problema, si incontreranno sabato 19 alle ore 17
alla Casa Unionista.
• È stata battezzata Silvia Davit di Roberto e Pioria Davit.
Alla bambina ed ai suoi genitori
la comunità esprime l’augurio di
una vita benedetta dal Signore.
Bazar
LUSERNA SAN GIOVANNI —
L’annuale Bazar, organizzato dalla Società di Cucito « Le Printemps », avrà luogo domenica 26
cjn. alle ore 15 nella Sala Albarin
con esposizione-vendita di lavo■ ri femminili.
Funzionerà un servizio di buffet con il banco vendita di torte
e dolci.
Tutti sono cordialmente invitati.
• Rinnoviamo l’espressione del
nostro affetto con tutta la simpatia cristiana nel dolore ai familiari di Bruno Giacobino di anni
43; Hélène Pizzardi ved. Remogna, ospite del Rifugio C. Alberto, di anni 82; Ottavia Jalla, ospite dell’Asilo Valdese, di anni 76;
Maria Pons ved. Malan, dei Pecoul, di anni 79;Giuseppe Beiforte, di anni 70, musicista ed ospite dell’Asilo. ‘
Culto diverso
PRAMOLLO — Il culto di domenica 12 giugno è stato un po’
diverso dal solito, perché presieduto dalle sorelle dell’Unione
Femminile di S. Germano Chisone, che sono venute in gita a Ruata. Le ringraziamo di cuore per
Calendario
Giovedì 16 giugno
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la chiarezza del loro messaggio
e per i loro canti, sperando di
averle ancora altre volte in mezzo a noi. Alle ore 15 le nostre
sorelle si sono incontrate con le
sorelle di San Germano per prendere insieme una tazza di thè ed
avere un momento comunitario.
O Sabato, 28 maggio, a Pramollo ha avuto luogo la benedizione
del matrimonio di Daniela Giaiero e Faustino Gaña di Inverso
Rinasca presieduto dal pastore
Paolo Marauda. I nostri migliori
auguri agli sposi di una vita insieme benedetta dal Signore.
Battesimo
SAN SECONDO — È stata
battezzata Elisa Carola Godino,
la primogenita di Paolo e di Marinà Sanmartino. Il nostro più
caro augurio alla bimba ed ai
suoi genitori.
I ragazzi delle scuole
recitano
Domenica 5 giugno si è tenuto
uno spettacolo teatrale della
scuola elementare e materna del
Rocco. Con la loro vivacità e il
loro sorriso, i bimbi ci hanno
dato alcune ore di colori e di
gioie, lavoro d’impegno e di collaborazione tra insegnanti e alunni e con tutti i collaboratori della
« Pro Loco ». Moltissimi gli spettatori a San Bartolomeo. I bambini ci hanno dato quel calore
umano che sovente è assente in
noi adulti. Nel loro insieme ci
hanno illustrato con canzoni e
scenette sull’ ultimo conflitto
mondiale e il presente e il futuro con fermezza e sincerità che
solo un bambino sa esprimere,
con la canzone: Vogliamo la
pace!
Oltre allo spettacolo si è po
tuto ammirare i lavori di pittura, esposti alla mostra, e la
raccolta di oggetti antichi esposti nella saletta della Pro Loco.
Un lodevole grazie va alle insegnanti che con amorevole cura
hanno fatto sì che queste ore di
lavoro siano state coronate da
successo; e a tutti i bambini vada
la nostra simpatia.
Dal caloroso applauso degli
spettatori, un arrivederci al prossimo anno. Un grazie all’Amministrazione Comunale per aver organizzato im corso di lingua
francese che è giunto al secondo
anno di attività. E un ringraziamento 'ai Sig.ri Montalbano per
il lavoro svolto con tanto impegno.
Ercole Paschetto
n RIUNIONE
COLLABORATORI
ECO DELLE VALLI
La riunione del collaboratori avrà
luogo a casa Gay via Cittadella 8 Plnerolo. con inizio alle ore 20.30.
Inserimento
scolastico
degli handicappati
Il gruppo di base handicappati, riunito in assemblea con genitori insegnanti e operatori vari il 28/5 e il 4/6
scorsi presso il Centro Sociale di San
Lazzaro (Via Rochis 3 - Pinerolo) ha
affrontato il problema dell'inserimento
dei ragazzi portatori di handicap nella
scuola materna, elementare e media.
— Ha preso atto con soddisfazione
che gl’inserimenti proseguono in diverse scuole di Pinerolo e che gl’insegnanti, I direttori e i presidi fanno del loro meglio lavorando spesso in condizioni non sempre favorevoli.
Naturalmente per gl’insegnanti è necessaria una maggiore specializzazione.
— È molto importante che ci sia un
numero sufficiente di insegnanti di appoggio; per questo si sollecita il Provveditorato a intervenire nel pieno delle
proprie facoltà e senza restrizioni.
— È indispensabile, per un proficuo
inserimento, il personale che garantisce l’assistenza fisica dell’handicappato non autosufficiente. Sollecitiamo per
questo il Comune (e in particolare l’Assessorato ai servizi sociali) perché gli
assistenti vengano assunti regolarmente
e con una certa stabilità, perché siano
presenti nella scuola fin dall’Inizio e
perché siano in numero adeguato alle
reali necessità dei ragazzi inseriti.
— Denunciamo l’inadeguatezza dell'attuale équipe neuro-psico-riabilitativa,
che non è in grado di fornire il dovuto
sostegno all’inserimento degli handicappati' nella scuola e chiediamo all’USSL
44 di provvedere in merito.
Soltanto a queste condizioni potrà
proseguire l’inserimento degli handicappati nella scuola dell’obbligo e si
potrà evitare il ritorno a forme più o
meno velate di « classi speciali ».
Naturalmente i genitori debbono collaborare senza vergognarsi del figlio
portatore di handicap.
In una società democratica e che
funziona bene il primo posto dev’essere dato alle persone più deboli: questo e il criterio che deve guidare per
esernpio un Comune e gli altri Enti locali nell’elaborazione del loro bilancio.
L’assemblea e il
gruppo di base handicappati
Prospettive alla
Isolantite
Al Direttore Generale Talco e Grafite
Dott. Persico.
Il consiglio di fabbrica dell’lsolantite,
dopo l’incontro avuto con Lei in data
7 giugno e dopo essersi consultato con
i responsabili tecnici dello stabilimento
ritiene di dover confutare alcune affermazioni emerse dal colloquio:
1) L’affermaziene che il fatturato procapite non sia variato fra il 1982 e questi primi mesi dell’83 non è vera, in
quanto le cifre dicono che è aumentato di ben il 50% (media 82 circa 20 mb
Moni; media 83 circa 30 milioni relativi ai mesi di genn. febbr. marzo apr.
magg.).
2) L’affermazione che non vi sia futuro per l’azienda è confutabile tenuto
presente; questo fatturato ottenuto, la
presenza di un mercato valido (cosa
da Lei stesso affermata nonostante il
parere opposto del documento giugno
1982], il consistente portafoglio di ordini che dimostrano la ripresa sul mercato dell’lsolantite.
, 3) La possibilità di sfruttare appieno il mercato esistente con un utile più
consistente era stata legata anche ad
interventi di investimento ohe non sono stati realizzati anche se previsti.
Inoltre prioritariamente era stato richiesto e concordato l’inserimento di
una persona con alte capacità tecniche,
cosa che non è avvenuta.
Tutto ciò ci induce a chiederLe di
rivedere le sue posizioni per riportarle
ad una valutazione più realistica della
situazione che permetta l’attuazione di
un programma a medio termine per la
continuità dell’lsolantite, ricordandoLe
che questo era inoltre l’impegno preso
a suo tempo dalla società con l’Amministrazione Comunale.
Il C.D.F. deirisolantite, Pinerolo
Il cristiano e
la verifica
Il suggerimento di Giorgio Tourn ai
testimoni di Geova, di chiedere a Gesù
di aprire la loro mente, contenuto ne
» Alle valli oggi » (« Eco » del 27 màggio 1983) è senza dubbio da tenere in
debita considerazione. Fu proprio Gesù
a dire à coloro che lo avevano accettato: « Se rimanete ben radicati nella
mia parola, siete veramente miei discepoli. Così conoscerete la verità, e
la verità vi farà liberi ». Giovanni 8: 21,
32.
Questa affermazione sottintende la
necessity, per il cristiano, di una continua verifica del proprio modo di credere e operare, per vedere se coincidente con quello di Cristo.
È evidente che, dovendo utilizzare
questa specie di metro per misurare il
proprio cristianesimo, anni di storia,
tradizioni, traversie di fede contano
ben poco, così come poco contava l’essere figli di Abramo al cospetto del
rinnovamento apportato da Cristo nel
suo tempo.
Aprire gli occhi è senza dubbio un
buon suggerimento per testimoni di
Geova, Valdesi, studiosi, convinti; suggerimento che trova validità soprattutto
quando è attuato all’Interno del proprio
gruppo per scoprire se è rimasto nella
parola del Cristo, non dando per scontato che sempre lo sia.
È ovvio che qualora l’esame risultasse negativo, la sincerità imporrebbe di
ricercare altrove la verità; scelta personale questa che nessuno ha il diritto
di giudicare come poco oculata.
Con i migliori saluti.
Alberto Bertone, Torino
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RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio Pastore,
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I figli ed ì familiari della compianta
Maria Enrichetta Crill
ved. Cenre
commossi e riconoscenti, ringraziano
tutte le persone che hanno preso parte
al loro dolore. Un sentito ringraziamento è dovuto ai Reparti Neurologìa
e Medicina dell’Ospedale Civile E.
Agnelli » di Pinerolo per le amorevoli
cure prestate nella lunga degenza, al
pastore Bruno Rostagno e signora, al
pastore Marco Ayassot e signora.
Frali, 7 giugno 1983
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie, profondamente coui*
mosse per le dimostrazioni d’affetto ricevute in occasione della dipartenza
del loro caro
Bartolomeo Ribet
ringraziano tutti coloro che si sono
uniti, anche con scritti, al loro grande
dolore; in modo particolare i vicini di
casa, il dott. Bertolino, gli infermieri della Comunità Montana, i Pastori
Micol, Marauda, Genre e Noffke.
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11
17 giugno 1983
bilancio A. I. P. 11
Pubblichiamo ai sensi della legge 5 agosto 1981, n. 416 i bilanci 1981-1982 della Associazione Informazione Protestante, con sede in Torino, Via S. Pio V n. 15, editrice dei periodici L’ECO DELLE VALLI VALDESI e LA LUCE. I bilanci
sono redatti conformemente ai modelli B1 e B2 del D.P.R, 8 marzo 1983, n. 73.
Debiti di funzionamento:
a) verso fornitori
b) verso enti previdenziali
c) diversi
Debiti di finanziamento
Fondi di accantonamento
Fondi di ammortamento
Ratei e risconti passivi
STATO
PASSIVITÀ’
Totale passività
6. Netto;
a) capitale netto
blutile d’esercizio
Totale a pareggio
Conti d’ordine e partite di giro
Totaie
PATRIMONIALE DELL’A.I.P. AL 31 DICEMBRE 1981
ATTIVITÀ’
1. Disponibilità liquide
2. Crediti di funzionamento:
a) per contributi dovuti dallo Stato
b) altri crediti
3. Immobilizzazioni materiali o tecniche
4. Immobilizzazioni immateriali
5. Scorte e rimanenze:
a) carta
b) diversi
7.829.352
7.168.365
14.997.717
16.540.813
31.538.530
31.538.530
Totale attività
6. Ratei e risconti attivi
7. Perdita d’esercizio
Totale a pareggio
Conti d’ordine e partite di giro
Totale
CONTO PERDITE E
PERDITE
PROFITTI DELL’A.I.P. AL 31 DICEMBRE 1981
PROFITTI
Scorte e rimanenze iniziali: 1. Scorte e rimanenze finali:
a) carta 693.380 a) carta
b) diverse — b) diverse
Spese per acquisto materie prime: 2. Ricavi delle vendite:
a) carta 8.087.740 a) pubblicazioni
b) diverse — b) abbonamenti
Spese per acquisti vari 3.205.332 c) pubblicità
Spese per prestazioni lavoro subordinato e relativi contributi: d) altri ricavi e proventi
a) stipendi e paghe — 3. Interessi di crediti
b) contributi previdenziali e assistenziali — 4. Contributi dello Stato
c) altre
Spese per prestazioni di servizi:
a) lavorazioni presso terzi
b) trasporti
c) postali o telegrafiche
d) telefoniche
e) diverse
f) per collaboratori non dipendenti
Interessi sui debiti:
a) verso enti previdenziali
b) verso altri
Sconti ed altri oneri finanziari
Accantonamenti
Ammortamenti
10. Altre spese
11. Sopravvenienze di passivo e insussistenze di attivo
0.
9.
65.862.735
592.929
3.170.380
684.588
3.553.844
6.785.811
5. Sovvenzioni da parte di terzi:
a) da Tavola Valdese
b) sottoscrizioni
6. Proventi e ricavi diversi
7. Sopravvenienze di attivo e insussistenze di passivo
Totale
Perdita d’esercizio
Totale a pareggio
Totale
Utile d’esercizio
Totale a pareggio
92.636.739
92.636.739
20.151.476
4.892.130
1.861.877
3.361.680
30.267.163
1.271.367
31.538.530
31.538.530
3.361.680
46.751.246
4.039.747
2.388.160
470.328
4.892.130
15.000.000
14.462.081
91.365.372
1.271.367
92.636.739
Il presidente deU’A.I.P.
Costante Costantino
STATO PATRIMONIALE DELL’A.I.P. AL 31 DICEMBRE
PASSIVITÀ’
1. Debiti di funzionamento:
a) verso fornitori
b) verso enti previdenziali
c) diversi
2. Debiti di finanziamento
3. Fondi di accantonamento
4. Fondi di ammortamento
5. Ratei e risconti passivi
Totale passività
6. Netto:
a) capitale netto
b) utile d’esercizio
Totale a par^gio
Conti d’ordine e partite di giro
Totale
1.762.800
837.000
10.000.000
450.000
4.660.688
17.710.488
18.880.109
2.692.942
39.283.539
39.283.539
1982
ATTIVITÀ’
1. Disponibilità liquide
2. Crediti di funzionamento:
a) per contributi dovuti dallo Stato
b) altri crediti
3. Immobilizzazioni materiali o tecniche
4. Immobilizzazioni immateriali
5. Scorte e rimanenze:
a) carta
, b) diverse
Totale attività
6. Ratei e risconti attivi
7. Perdita d’esercizio
Totale a pareggio
Conti d’ordine e partite .di giroi
Totale
CONTO PERDITE E PROFITTI DELL’A.I.P. AL 31
PERDITE
1. Scorte e rimanenze iniziali:
a) carta
b) diverse
2. Spese per acquisto materie prime:
a) carta ^
b) diverse
3. Spese per acquisti vari
4. Spese per prestazioni lavoro subordinato e relativi contributi:
a) stipèndi e paghe
b) contributi previdenziali e assistenziali
c) altre
5. Spese per prestazioni di servizi:
a) lavorazioni presso terzi
b) trasporti
c) postali o telegrafiche
d) telefoniche
e) diverse
f) per collaboratori non dipendenti
6. Interessi sui debiti:
a) verso enti previdenziali
b) verso altri
7. Sconti ed altri oneri finanziari
8. Accantonamenti
9. Ammortamenti
10. Altre spese
11. Sopravvenienze di passivo e insussistenze di attivo
Totale
Utile d’esercizio . ,. . ^ .
Totale a pareggio
3.361.680
13.104.480
5.656.291
78.120.335
1.102.452
3.317.650
471.538
3.345.734
13.244.517
10.000.000
450.000
19.500
132.194.177
2.692.942
134.887.119
DICEMBRE 1982
PROFITTI
1. Scorte e rimanenze finali:
a) carta
b) diverse
2. Ricavi delle vendite:
a) pubblicazioni
b) abbonamenti
c) pubblicità
d) altri ricavi e proventi
3. Interessi di crediti
4. Contributi dello Stato
5. Sovvenzioni da parte di terzi:
a) Tavola Valdese
b) Sottoscrizioni
6. Proventi e ricavi diversi
7. Sopravvenienze di attivo e insussistenze di passivo
Totale
Perdite d’esercizio
Totale a pareggio
17.575.221
9.772.830
4.266.008
2.500.000
5.169.480
39.283.539
39.283.539
5.169.480
70.328.388
11.324.034
3.573.835
1.217.386
4.880.700
26.000.000
12.393.296
134.887.119
134.887.119
Il presidente dell'A.I.P.
Costante Costantino
12
12 uomo e società
17 giugno 1983
VARATO IL « MEETING » INTERNAZIONALE - 1.7-30.9
SOLIDARIETÀ’ COL CENTRO AMERICA
A Comiso da tutto il mondo Europa assente
Preparare una strategia di non
collaborazione attiva e di azione
diretta nonviolenta contro l’installazione di nuovi missili nucleari in Europa, a partire da
Comiso : è questo l’obiettivo centrale che il Coordinamento nazionale dei comitati per la pace,
il Comitato unitario per il disarmo e la pace (CUDIP) di Comiso e il Campo internazionale per
la pace di Comiso si propongono di raggiungere attraverso l’IMAC, vale a dire il Meeting internazionale contro la militarizzazione e i missili Cruise che si
svolgerà nei pressi dell’ex aeroporto « Magliocco » di Comiso
dal 1° luglio al 30 settembre.
Dopo mesi di trattative spesso difficili e dopo un incontro a
Roma il 29 maggio e una successiva riunione a Comiso il 6
giugno, le diverse forze che comporigono il movimento per la pace italiano hanno finalmente raggiunto un accordo, sia per quanto riguarda la gestione delriMAC affidata essenzialmente a
un consiglio dèi rapnresentanti
— uno per ogni gruppo presente al campo, comunque costituito — che delibererà (per raggiunto consenso), sia per quanto
riguarda le questioni più immediate. Delibererà anche sui compiti organizzativi, suddivisi fra
Accresci
la fede
(segue da pag. 1 )
sericordia di Dio. Non dunque
una setta di esaltati moralisti, di
presuntuosi perfetti, neppure un
gruppo di rassegnati, ma una comunità che sa che il perdono di
Dio la rigenera continuamente e
la forza di Dio la sostiene nella
testimonianza.
Il gelso nell’acqua
Ci dice la Parola di Dio; un
gelso può trapiantarsi nell’acqua
se abbiamo fede, anche se abbiamo una piccola fede, piccola come un piccolo seme. Conta così
poco la nostra capacità, conta
nulla la nostra forza, il nostro
apparato ecclesiastico, così poco
che dobbiamo imparare a non
affidare ad esso, mai, la sorte della chiesa, il compito di testimonianza. Il gelso si radica nell'acqua, non è unq immagine spropositata, è una immagine necessaria. I cambiamenti che il mondo attende, che i perseguitati e
gli oppressi attendono, possono
apparire miracolosi, fuori dalla
nostra portata, inattuabili secondo le nostre nrospettive, almeno
quanto è ’impossibile’ che un albero si radichi nell'acqua.
Mentre la crisi economica grava sulla nostra nazione, (sul mondo intero), le nostre spese per
il settore militare nel 1981 hanno superato il valore in lire pari ad oltre otto milioni di dollari. Non è che una goccia di danaro nell’oceano dell’insensato
sperpero, sempre crescente, che
dovrà ancora moltiplicarsi perché sia attuato il 'massiccio programma di riarmo nucleare delle superpotenze’. Il teologo Jürgen Moltmann, intervistato da
un settimanale italiano, (Rinascita 27-5-83). ha recentemente
così definito l’impegno dei cristiani: 'I cristiani vivono già adesso
traendo forza dalla pace del Regno che verrà e cercano di portare quella pace in questo mondo
violento. I cristiani non sono rivolti all’al di là come molti sostengono, ma portano Tal di là
nell’al di qua’. E’ proprio come
dire che il gelso si radica nell’acqua. immapne dell’umanamente impossibile.
Alfredo Berlendis
organizzazioni operanti a Comiso e comitato tecnico-esecutivo
dei comitati per la pace, con sede a Roma, e sul reperimento
di un terreno per ospitare le centinaia o forse migliaia di pacifisti che da tutta l’Europa giungeranno a Comiso nel corso dell’estate.
E’ stata intanto lanciata una
campagna di sottoscrizione nazionale con l’obiettivo di raccogliere al più presto almeno la
metà dei 50 milioni necessari per
l’acquisto di un terreno di 7.000
mq. a 800 metri dal «Magliocco », nel territorio comunale di
Vittoria. In una lettera inviata
dal Coordinatore della commissione pace della Federazione delle chiese evangeliche della Sicilia e della Calabria alle Chiese
evangeliche calabresi e siciliane,
che invita tutti gli interessati a
un incontro a Catania per il 2
luglio si legge tra l’altro che è
necessario cominciare a pensare
da subito alla nostra partecipazione come evangelici all’IMAC,
al fine di arrivare ai primi di luglio con un programma il più
dettagliato possibile. Innanzitutto dovremmo chiarire se preferiamo presentarci al campo con
un « gruppo d’affinità » tutto nostro, e quindi con il diritto di
nominare un nostro delegato in
seno al consiglio dei rappresentanti deU’IMAC e con la possibilità di gestire iniziative in proprio, oppure « scioglierci in altri
grupni » per esempio in quelli
costituiti dai comitati dei nostri
luoghi di provenienza. Le comunità o i gruppi giovanili che scegliessero la prima ipotesi (pensiamo soprattutto a nostri fratelli provenienti dal nord Italia o
dall’estero), dovrebbero poi fornire le indicazioni richieste dagli organizzatori, deH’IMAC relative alle date di partecipazione
e al tipo di contributo che si intende dare, considerando alcuni
fatti :
1) l’IMAC raggiungerà il momento « clou » tra il 6 e il 9 agosto cioè tra gli anniversari del
le distruzioni di Hiroshima e di
Nagasaki, passando per l’anniversario della decisione del governo italiano di installare i missili a Comiso (7 agosto, « Comiso day»);
2) proprio il 7 agosto l’intero
campo del Consiglio ecumenico
giovanile in Europa (CEGE) che
si svolgerà ad Adelfia dal 30 luglio all’8 agosto con la partecipazione di numerose delegazioni
estere, si trasferirà all’IMAC, garantendo quindi un minimo di
presenza evangelica di tutto rispetto, sia numericamente che
qualitativamente.
Va aggiunto che la nostra partecipazione — qualunque siano i
modi e i tempi che ci daremo —
assume in prospettiva un’importanza notevole per l’IMAC. Come ha dimostrato il 15 maggio,
gli evangelici disposti a impegnarsi in prima persona per la
pace non sono solo giovanissimi
o rappresentanti di classi sociali
che abbiano meno problemi di
soldi e di tempo di altri. Questa
caratteristica, unita alla 'motivazione ultima che sta alla 'base
del nostro impegno — là nostra
fede nell’unico Signore della pace — fa delle nostre piccole comunità un soggetto ideale per le
azioni di blocco dei lavori alla
base di Comiso che l’IMAC intende promuovere. Oltre a questo l’IMAC costituirà per noi occasione di testimonianza anche
ad altri livelli: potremo mettere
alla prova la nostra capacità di
predicare, di tessere rapporti
con gli altri, dentro e fuori del
campo, di comunicare la nostra
fede nel Signore insieme alla
gioia, alla voglia di fare, le scelte di vita e di impegno che ne
derivano, di contribuire — infine — all’edificazione di una cultura della pace a partire da questo movimento. A nessuno il Signore chiede di rinunciare al giusto riposo dopo un anno di lavoro. A tutti il Signore chiede di
riconvertirne una parte per l’edificazione del suo regno.
Bruno Gabrielli
« Ma lei non ha paura di ritornare nel suo paese? » — chiede il giornalista di un noto quotidiano torinese al giovane salvadoregno che gli sta di fronte.
« Sì, certo, nel mio paese abbiamo tutti paura, la paura è diventata di casa in ogni famiglia nel
Salvador ». « Ma lei è considerato un guerrigliero? » — chiede
ancora il giornalista. « Sì, ma
non lo sono mai stato. Ero un
catechista e cercavo di rendere
cosciente il mio popolo. Per questo le guardie mi hanno cercato,
mi hanno preso e mi hanno sparato alla testa. Sono vivo per miracolo » — e fa vedere una delle
pallottole che gli è stata estratta dalla testa. « Ma lei ha mai
sparato? » « No, mai ». « E sarebbe disposto a farlo ora? ». « Ora
sono disposto a fare tutto ciò
che è necessario per liberare il
mio paese, è quello che ho fatto
fino a ora ».
Questo è stato uno dei tanti
incontri che si sono resi possibili grazie al IV convegno internazionale dei comitati cristiani di
solidarietà che si è tenuto a Torino dal 5 all’8 maggio.
« Mai abbiamo avuto infanzia
e gioventù — racconta una giovane india guatemalteca — ci sono state negate dalla povertà e
dall’oppressione. Da quando ho
avuto 6 anni ho lavorato coi
miei genitori come stagionali nei
campi. Trattati come bestie, con
quel poco necessario per vivere ».
Racconti di povertà spaventosa,
di violenze continue, di massacri
incredibili. « I popoli in lotta
non sono perfetti, né sono perfetti i loro dirigenti. Ma chi è
perfetto? Anche loro sono uomini e donne con i loro difetti e
le loro debolezze. Ma questa non
può essere una scusa per rifiutare la solidarietà concreta » —
ricorda un sacerdote belga impegnato in un duro e pericoloso lavoro di solidarietà in Honduras.
No, nessun eroe in Centro America, ma solo donne e uomini che
non vogliono perdere la loro
umanità, che vivono quotidiana-^
INCONTRO INTERNAZIONALE « CHIESA E PACE »
L’essenziale è condividere
Haguenau, una cittadina alsaziana a ca. 30 Km. da Strasburgo: qui si è svolta l’assemblea
generale di « Church and Peace », un coordinamento che raccoglie una vasta area di « Chiese
Storiche Pacifiste » ( come amano definirsi) e cioè Mennoniti,
Quaccheri, Hutteriti, Fratelli,
ecc. A questi poi si sono aggiunti pacifisti nonviolenti di provenienza diversa: dall’Arca al Mir
alle suore di Grandchamp, pacifisti olandesi, tedeschi ecc. Insomma una Internazionale pacifista che costituisce in Europa e
anche negli Stati Uniti una vasta diaspora, la cui esistenza è
passata spesso inosservata, specie in questi ultimi decenni.
L’assemblea ha avuto un andamento ben diverso da quelle
nostre. Noi siamo abituati al dibattito, al confronto talvolta anche serrato. Nulla, o ben poco,
di tutto ciò il) Church and Peace
(cioè « Chiesa e pace »), quanto
piuttosto l’ascolto di testimonianze come per es. molto bella
quella di H. Lorenz condotta addirittura aH’interno della base di
missili Trident negli USA, in un
dialogo col comandante nel tentativo di convincerlo a rinunciare ad un incarico di tali e gravi
responsabilità.
Un po’ più vivace, invece, la discussione nei seminari, ma senza che le conclusioni costituissero oggetto di dibattito in seduta plenaria. L’accento cadeva
piuttosto sulla preghiera, la me
ditazione e il canto. Anzi, soprattutto sul canto, in cui il tema
principale era la resurrezione.
Perché questo? Probabilmente
perché Church and Peace è sol- .
tanto uño spazio d’ìhc'óntro di
credenti diversi, ed anche di noncredenti, purché tutti siano impegnati nella ricerca, della pace
ed assumano come principio di
fondo la nonviolenza. In questo
contesto non ha molta importanza una risoluzione o un’altra,
mentre ne ha moltissima poter
incontrare l’altro e la sua esperienza : comunicazione e partecipazione. E’ insomma importante che la fede di ognuno sia
confermata; che la parola pace,
già scritta nei cuori, riesca a tradursi in gesti significativi di resistenza e testimonianza, di cui
il singolo porta la piena responsabilità (anche se ha intorno una
comunità intera che lo sostiene
e lo accompagna in preghiera).
Superfino quindi compilare bei
documenti, mentre è essenziale
vivere l’evangelo dell’amore di
Dio per l’uomo.
L’odg dell’ultimo Sinodo sulla
questione della pace ha suscitato in loro un grande interesse
verso le nostre chiese. Nell’intervento che ho fatto in assemblea
plenaria ho cercato di spiegare
che il nostro odg non corrisponde alla realtà delle nostre chiese, ma vuole piuttosto essere un
programma d’azione che ci vedrà impegnati per almeno i prossimi vent’anni (se basta!). Ma
non so se sono stato capito. Per
loro, credo, è inconcepibile che
delle chiese non-costantiniane
come le nostre, che, pur essendo
passate attraverso la svolta di
Chanfpran, non hanno comunque,
rinriégatcì l’eredità del vàldismò
medioevale con la sua bella testimonianza di nonviolenza ed
osservanza radicale del Sermone
sul Monte, siano oggi titubanti
e combattute sulla questione della pace.
Ritengo che oggi la nostra riflessione sulla pace non possa
prescindere da questa corrente
di spiritualità che, certo, per alcuni versi ci lascia un po’ perplessi, essendo un po’ troppo
mistica per i nostri gusti. Ma va
anche ricordato che nel corso di
questi ultimi secoli nessuno di
loro ha mai impugnato un’arma
per uccidere il proprio simile,
il fratello per il quale Cristo è
morto sulla croce. Il mondo
nuovo di Cristo o nasce dall’amore, o non nasce per nulla.
Le componenti del dialogo per
la pace sono varie e diverse :
molti sono i compagni coi quali ci troviamo a fare un tratto
di strada. Ognuno di loro ha una
sua storia, una sua identità, una
sua proposta. Tra questi troviamo oggi i figli dispersi degli antichi anabattisti, vissuti per secoli nella più atroce delle persecuzioni e nella più iniqua emarginazione. Ritengo che essi, anch’essi debbano essere riconosciuti come compagni e fratelli.
mente la croce della sofferenza
e che vogliono che tutto questo
finisca al più presto.
Al convegno erano presenti 380
persone provenienti dalle Americhe e dall'Europa, tutte impegnate nel lavoro di solidarietà.
Rappresentanti di comunità cristiane, soprattutto cattoliche. I
protestanti pochi: un pastore luterano finlandese, rappresentante
ufficiale della sua chiesa; alcuni
tedeschi e statunitensi; il sottoscritto per la Chiesa valdese.
Pochi, troppo pochi, perché?
In America centrale il 10-15% circa della popolazione è evangelica.
Il dittatore guatemalteco Rios
Montt si proclama pastore «evangelico ». Ma anche se non ci fosse questa realtà, potremmo sentircene estranei? E dire che l’impegno delle chiese evangeliche
Usa e del Consiglio Ecumenico
delle Chiese non 'è per nulla indifferente. E infatti il problema
è l’Europa. E’ l’Europa che non
risponde; sono le chiese europee
.che, salvo rare eccezioni, fanno
finta di non sapere, di non vedere, di non udire. Al massimo delegano. Delegano alle chiese degli Stati Uniti e al CEC. Ma la
solidarietà e la denuncia non si
possono delegare a nessuno: o
si rischia e si paga di persona o
si è complici di chi opprime, tortura e uccide; di chi costringe
donne e uomini che vorrebbero
vivere la loro vita con pienezza
a diventare martiri ed eroi morti. I comitati di solidarietà che
si sono costituiti in Europa hanno bisogno dell’aiuto concreto
delle chiese evangeliche, e le
chiese evangeliche hanno bisogno dell’esperienza e dei collegamenti dei comitati di solidarietà
per rendere il loro intervento efficace. Anche come chiese valdesi e metodiste dovremmo fare dì
più in questa direzione. Le comunità e i singoli che hanno trovato
questo collegamento hanno sperimentato che la solidarietà svolta con rispetto dell’altro e con
passione non è solo un dare, ma
è anche un ricevere. Un ricevere
una testimonianza cristiana che
per noi europei può essere un
richiamo a ravvederci nuovamente.
Eugenio Bernardini
« L'Eco delle Valli Valdesi >■: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
QpmiUto di Redazione: Franco
ié'cdRffio, Mario F. Berutti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Miche
lis, Giorgio GardioI, Marcella Gay
Adriano Longo, Aurelio Penna, Jean
Jacques Peyronel, Roberto Peyrot
Giuseppe Platone, Marco Rostan
Mirella Scorsonelli, Liliana Vigliai
mo.
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