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LA BÜO^A NOVELLA
GIORNALE RELIGIOSO
PKK.XXO D’A^SOClAKlOXe
Torino, per un anno ... L. 6 »
» per sei mesi ... u 4 «
Per le provincie e l’estero franco sino
ai confini, ud anno . . L. 7 20
per sei mesi , » S 20
La direzione delia liUON.\ NOVELLA c
in Torino, casa Bellora, via del Valentino, n’ 12, piano 3’.
Le associazioni si ricevono da C.milotii
Bazzarini e Comp. Editori Librai in
Torino, via Nuova, casa Melano.
Gli Associati delle Provincie potranno provvedersi di un vaglia postale,
inviandolo franco alla ditta sopradetia.
Origini e dottrine della Chiesa Valdese {Articolo undecitììo). — L’Opinione M Armonia,
— 1 Confessori di G. C, in Italia: CclÌO Sccondo Curìone 11. — 1 Padri e la
Bibbia. ^Rivista critica della stampa clericale. —Notizie religiose: Napoli —
Francia. ~ Prussia ~ Cronachetta politica. — Piccola corrispondenza.
ORIGINI E DOTTRINE
Articolo
Secolo ut. — Investiture or concesse, or negate
uirimperatore.—Giuramenti e spergiuri Jet
Papa. — Cristianità scaaJ*liztata. — Fedeli
cho fuggooo a farsi monaci. — I Protestanti del
Piemoate si manifestano. — Sono già designali
J col nome di Valdesi — Non però da Pietro
Valdo. — Esposizione del Poema La Nobla
, Leissoü in lingua romanza.
180. Lo sconquasso generale di
ogni ordine portato all’Europa dal
sislema sconvolgitore di papa Gregorio VII, sollevò cosi grave tempesta
di selvaggie passioni e d’ire feroci,
che fu ogni angolo insanguinato da
guerre fraterne e non ebbe più pace
il mondo.
DEll\ CHIESA VALDESE
undecimo.
I vescovi, secondochè tenevano
dall’imperatore o dal papa, armavano
e combattevano per l’uno o per l’altro, e solo ebbe un respiro di pace
la terra quando le truppe d’Enrico V,
padrone di Roma, fecero anche prigioniere il Papa Pasquale II, e l’obbligarono a terminar la questione delle
investiture. L’imperatore darebbe l’investitura dei dritti e dei possedimenti
territoriali ai vescovi eletti dal clero
e dal popolo, consegnando loro la
croce e l’anello : dopo ciò sarebbero
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gli stessi vescovi autorizzati a ricevere
l’investitura canonica ossia la facoltà
di esercitare la giurisdizione ecclesiastica dal papa.
In quella occasione il papa giurò
solennemente per ben due volte sull’ostia consacrata, che quel concordato
sarebbe per sè e pe’ suoi successori
stato sempre inviolabile. (Cabd, de
Aragon. vit. Pasq. II Conrad. abb.
Usperg. in chron. ad. an. IIII).
181. L’anno dopo, il concordato
con tanta solennità giurato dal papa
fu rollo e dichiarato nullo da lui stesso
iu un concilio di 125 vescovi raccolto in Laterano. Sei anni appresso
in altro concilio pur convocato in Laterano, lo stesso papa profferì queste
parole; « Io mi sono mostrato debole
« come ogni uomo formato di polvere
«I e di cenere: io confesso d’avere mal
"fatto... e scomunico io stesso il
« privilegio delle investiture sotto
« irrevocabile anatema ». Brunone
vescovo di Segni, ivi presente, rese
grazie a Dio che il papa avesse finalmente avuto il coraggio di abiurare e
coiidannare la propria eresia -, da chè
il privilegio delle investiture contenendo un principio eterodosso non si
potea scusare da colpa A'eterodossia
il papa che l’aveva mcautamente accordato all’imperatore (Ac<. Condì.).
182, Questa riprovevole e disleale
coudotta del papa, da un felice con
corso di circostanze e più dalla ignoranza de’ popoli innalzato a figurare
da capo della Religione in tutta omai
la cristianità d’Occidente, fece piaghe
ampie e profonde nella credenza e
nei costumi dell’universale.
Anime in quantità timorate di Dio
fuggivano da tante abbominazioni del
secolo, riparandosi nel silenzio degli
eremi solitari, come gli antichi anacoreti d’Oriente al tempo delle persecuzioni pagane. I boschi, le valli, e
i monti divennero in Francia, in Alemagnae in Italia soggiorno di nuovi
cenobiti e monaci che facevano a gara
dii più sapesse vivere come fuori del
mondo e nella privazione d’ ogni
anche più onesto piacere della nta.
Misantropia non mai degna di lode,
ma certamente scusabile in età contristata da così trabocchevole innondazion di enormezze e di scandali.
185.1 soli Valdesi in questo secolo
così pervertito ebbero coraggio in
Italia di manifestarsi evangelicamente
cristiani, senza bisogno di cadere negli eccessi in cui diedero per mal
intesa pietà e per fanatismo i Camaldolesi e i Certosini, e quei della Cava
e di Gisterzo, e l’innumerevole generazione d’altri cenobiti, eremiti e monaci che per la maggior pai-te m questa misera età scaturirono.
I soH Valdesi vivendo nel secolo,
e da ciltadiui, con moglie fìimiglia e
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figli, e occupati nei negozi di casa, di
campagna e di città, erano comunemente considerati in Italia per uomini probi e rigorosamente cristiani.
in questo secolo XII. la storia ce
li addita assiii numerosi in Piemonte
senza impedirci di crederli anche numerosi in altre parti d’Italia. Anzi
vedremo come nelle età seguenti fossero pur molti a Milano e in tutta
Lombardia, che professavano sott’altro nome le stesse dottrine di questi
ottimi Protestanti Piemontesi.
Abbiamo un documento storico
della loro esistenza e della loro denominazione di Valdesi, da non potere
più senza taccia d’ignoranza confonderli coi seguaci di Pietro Valdo ricco
mercatante di Lione che apparve sul
finire del secolo -sii; vale a dire più
di mezzo secolo dopo il documento
storico dove leggiamo, che si chiamavano già Valdesi 1 protestanti del
Piemonte.
184. Questo documento che porta
la data dell’anno del Signore 1100
compiuto, è un poema in lingua
romanza , e intitolato « La Nolla
Leisson».
Trovasi ora custodito nella pubblica
biblioteca della università di Cambridge, ove lo depositò sir Samuele
Morland, ambasciadore di Cromwell
presso il duca di Savoia nel 1650.
Quel iDanoscritlo è antichissimo, e
uel corpo della Nobla Leisson leggonsi queste parole :
« Ben ha mil e cent anez compii
<1 entierament, Que fo scripta l’ora,
« car sen al derier temp ;
Vale a dire: già sono mille e cenfatini perfettamente compiuti, che fu
scritta l’ora, che siamo all’ultimo
tempo. Il manoscritto fu rimesso à
Sir Morland dalle autorità valdesi.
185. Chi vorrà darsi la pena di
leggerlo vi troverà tanta pietà e purità di fede che gli sarà impossibile
di non riconoscere nell’autore un cristiano animato dallo spirito di Dio
e veramente evangelico. Pone egli il
caso che il mondo sia presso a finire
ed esorta i fratelli all’orazione, alla
vigilanza, e al disprezzo dei beni mondani. In appoggio de’suoi detti ricorda l’incertezza della vita, e la certezza della morte, e rappresenta il
giorno del giudizio dove ognuno riceverà secondo le opere sue buone o
malvage.
186. Dà per articolo di fede la
credenza di due strade, una alla gloria pei buoni, l’altra al dolore pei
malvagi; e qui schiera tutta la storia
della Sacra Bibbia, incominciando
dalla Creazione, e conchiude essere
assai scarso il numero degli eletti.
187. Primo principio per quanti
àmano di ben fare è di onorare Iddio
padre, e d’irtiplorarè l’assistenza del
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suo glorioso Figliuolo e del Santo
Spirito che guida a verità. Tutti e tre
essi sono la Santissima Trinità, perfetta possanza, sapienza e bontà. Da
essa ci conviene pregare aiuto se vogliam superare mondo , demonio e
carne, e correre anima e corpo la via
tlella carità.
188. All’amor di Dio è da congiungcre l’amor del prossimo, ove
sta compreso l’amore de’ nostri nemici. Chi crede, ha speranza di essere accolto nella celeste gloria.
189. Scaturigine d’ogni male e
peccato che regna nel mondo fu la
colpa d’Adamo, dalla quale venne
partorita la morte. Ma Cristo ci ha
redenti da lei colla morte sua.
190. Pur troppo gli uomini imitano Adamo, dimenticando Iddio, e
volgendosi agli idoli. Sono dannevoli
gli adulterii, le dissensioni e le superbie dominanti nel mondo.
191. Non va ascoltata l’opinione
di coloro che dicono essere cosa incredibile che Iddio abbia creato l’uomo per lasciarlo perire. Il vecchio
Testamento e il nuovo ci mostrano
che saranno salvi soltanto ì buoni.
1 giudizii di Dio nel vecchio Testamento sono descritti come decreti di
un Dio giusto e buono, ed il decalogo vi è espresso come una legge
promulgata per tutti. Scorrendone gli
articoli, non è dimenticato quello che
riguarda gli idoli.
192. Dopo enumerati i giudizii di
Dio contro gli Israeliti colpevoli e le
grazie da lui impartite a quelli che
furono buoni, l’autore della Nobla
Leisson narra la venula del Salvatore del mondo, l’ambasciata dell’angelo alla Vergine, la Concezione per
opera dello Spirito Santo, lo sposalizio della Vergine, il suo parto verginale , e in fine i miracoli che circondarono la culla del Redentore.
195. Passando alla legge di Gesfi
Cristo, osserva non essere che innovazione e perfezionamento della legge
antica, questa aver proibito le fornicazioni e gli adulterii, ma ¡1 Vangelo
proibire altresì gli sguardi lascivi ;
quella avere ammesso il divorzio, e
il Vangelo vietare di separare ciò
che Dio ha unito; quella maledire le sterili, e il Vangelo lodare i
celibi; aver quella vietato lo spergiuro, e il Vangelo sconsigliar finanche il giuramento, e volere che le
nostre parole sieno sì e no. E qui ripete quasi per intero il discorso di
Gesù sul monte, dove è spiegata la
legge e la perfezione della legge.
194. Pària della istituzione del
battesimo, e dell’ ordine che ebbero
gli Apostoli d’ amministrarlo a tutte
le genti, spiega il ministero di Cristo
e degli Apostoli, ne descrive il viver
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povero, i patimenli sofferti c le dottrine insegnate.
195. Esorta alla letlura della sacra Bibbia per conoscere la legge di
Cristo ed impararvi altresì le persecuzioni da lui sofferte per ben fare.
Nota che i suoi persecutori furono i
Farisei, i saltelliti di Erode e il clero.
Osserva, come lo tradì l’avarizia di
Giuda, e come coll’acerbità de’tormenti e col supplizio della croce egli
ebbe salvato gli uomini. Rammenta
le circostanze della morte del Redenlore, le sue ferite, la sua sepoltura,
la risurrezione, le apparizioni ai di■scepoli, r ascenzione al Cielo, e la
promessa di essere sempre co’ suoi
fino alla fine del mondo. Racconta il
miracolo della Pentecoste, il dono
delle lingue, la predicazion degli Apostoli, il battesimo delle genti, e la
persecuziondella Chiesa. Fa paragone
dei persecutori antichi che non avevano fede con quelli de’ tempi suoi.
196. Nega che mai nessuno dei
santi abbia perseguitalo, ma dice che
sempre furono essi perseguitati da
altri.
197. Rileva che piccolo fu il numero degli Apostoli, che soli erano i
veri dottori. Paragona con essi il piccol numero dei fedeli e ministri del
tempo suo.
198. È osservabile il modo con
cui parla dei Valdesi; ne riportiamo
le sue stesse parole: « Se un uomo ama
'< coloro che vogliono piacere a Dio
« ed a Gesìi Cristo, se mai non be« sleminia, non giura, non mentisce,
« non adultera, non uccide, non ingau« na il prossimo,nè del nemico sì venu dica, tosto gridano, egli è bn Val« DESE , convien castigarlo , e con
<1 inganni e menzogne lo privano de’
« suoi legittimi guadagni. Il Valdese
« intanto si conforta nella speranza e
» aspettazione della eterna salute ».
199. Coloro che teneano vita e
condotta diversa da quella dei Valdesi presumendo ciò nondimeno e?.ser
uomini dabbene e veraci credenti,
sono dal noslro autore belfeggiati da
stolti, e li minaccia di dannazione. Li
chiama a considerare che un pentimento al capezzal della morte (benché
accompagnato dalla assoluzione d’un
prete, che divide col penitente il mal
tolto promettendo di celebrare una
messa per lui e pe’ suoi antenati) a
nulla serve. Condanna confessioni ed
assoluzioni di simil fatta che erano in
voga a quei dì.
200. 11 potere di perdonare i peccati spetta, ivi è detto, unicamente a
Dio, e papi,cardinali, vescovi, e abbati
l’hanno usurpato sin dai tempi di papa Silvestro.
Perchè i nostri lettori abbiano piii
particolar conoscenza d’un documento
così importante, ci piace di qui sog-
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giiingerne corne per saggio un brano
già volgarizzato più sopraal n” 198.
« Que si n’i a aicun bon que amc e tcma Yesbn
Xrist
« Que non volha maudire, ni jurar, ni mentir,
« Ni avoutrar, ni aucir ne penrc l’aliroy
« Ni vcnjar se de li seo cnemis,
allh dion qu’cs ValdeS e degne di punis,
« E li troban caysun en mewonja e en(jan....
i*Ma forment sc conforte a quel qoe suffrc per
l'onor liel Segnor.
L’OPISIOM ALL’ARMOSIA.
(23 Maggiû).
« La nostra professione di fede,soggiunge V Armonia, è quella di Pio
IV ». Di Pio IV, che fu fallo papa
nel 1566? La vostra professione di
fede è ben moderna: ella non conia
ancora tre secoli. Insomma non andrebbe più in là del Concilio di Trento:
oh che povera cosa ! Per voi dunque
prima del Concilio di Trento non vi
erano cristiani, non cristianesimo, non
Chiesa, non Crislo, non Dio ! 11 vostro
Dio è dunque il papa? Papa est
Deus, aut quasi Deus? Confessiamo
che questo non è il Dio nostro, e la
nostra professione di fede vanta un’
antichità mollo più remota, perchè
sale alle origini del cristianesimo, e
scaturisce dagli Evangeli, dalle dottrine di s. Paolo, da quanto credettero e insegnarono i cristiani dai
primi agli ultimi tempi, con quella
latitudine che concedevano alla discussione i padri della Chiesa ; onde
s. Agostino diceva: Fidei sic accipi
debet, ut sciatìir quid accipitur. Fa
mestieri accogliere la fede in guisa
che si sappia ciò che si accoglie.
Quanto al Dio-papa, al Dio del
V Armonia c di Roma, YArtnonia sa
già che cosa ne pensiamo e torna
inutile il ripeterlo, ma senta che cosa
ne pensava uno che fu papa, e che
scriveva 860 anni fa.
« Abbiamo dunque pazienza, aspeltiamo che questi catiivi pontefici
si convertano, e vediamo intanto se
nonpotressimo ti'ovare altrove il cibo
della divina Parola, chenon in Roma,
ove tutlo si mercanteggia, tutlo si
vende a peso d’oro. (Queste parole le
mette in bocca del più dotto vescovo
de’ suoi tempi, papa Silvestro II, nel
Concilio di Reims del 991).
I CONFESSORI DI G. CRISTO
in 3talia.
CELIO SECONDO CURIONE.
II.
Tre grandi delitti erano imputati
al nostro Celio ; 11 tentato viaggio di
Germania; il sospetto del cambio delle
reliquie nella liibbia ; e la mentita
data al domenicano. Ciascuno di questi delitti era per se stesso più che
sufTiciente a mandarlo sul rogo. Ciò
nulla ostante i parenti di Celio, molli
e potenti, posero tutto in opera per
salvarlo; e sai-ebbero forse riusciti
nel loro intento , ed avrebbero dal
sovrano ottenuta la di lui salvezza,
se r inquisitore prevedendo che la
tanto desiderata vittima gli sarebbe
uscita di mano non fosse andato a
Roma onde assicurare la condanna
di Celio. Nella sua assenza lasciò il
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prigioniero sotto i più severi ordini ;
e ad ovviare ogni tentativo di fuga,
lo fe’ rinchiudere in una prigione sotterranea, e gli fe’ porre i piedi nei
ceppi. Due catene fissate alle due pareti della grotta che serviva di prigione, si rincontravano nel mezzo di
essa, e finivano in due anelli che
si aprivano e chiudevano per mezzo
digrossi lucchetti; in questi anelli
erano chiusi i piedi di Celio e serrati
di sopra al malleolo , in guisa che
fosse costretto a restare immobile, o
seduto 0 coricato sull’umido terreno.
In uno stato così penoso egli non
aveva punto perduta la sua serenità
di spiritoj la sua vita era nelle mani
di Dio, e sapeva che i suoi nemici
non avrebbero potuto neppure strappargli un capello senza la volontà del
Padre celeste; a lui dunque e non
agli uomini volgeva le sue preghiere;
e i lunghi giorni di sì penosa prigionia li passava in preghiera e meditazione : e Dio che ascolta sempre
le preghiere dei suoi figli quando
sono in bisogno, gli aprì una via mirabile alla fuga.
La mancanza di moto, l’umidità
della prigione, la posizione incommoda, la struttura dei ceppi di ferro
cagionarongli una spaventosa enfiagione nelle gambe, che sembrava minacciare una gangrena : gl’inquisitori
fede ordinarono di rallentare i ceppi,
e di non inceppare che un sol piede,
cangiando ogni giorno il ceppo da
uu piede all’altro. In tal guisa Cello
poteva camminare nella sua grotta
quanto era lunga la catena. In un
angolo della prigione trovò alcuni
sterpi: una idea gli venne in capo ; e
raccolti quegli sterpi, si tolse la camicia di dosso, la raggirò intorno di
essi; poscia toltasi la calza e la scarpa
del piede libero, con essi e con la sua
camicia tanto si affaticò da formare
una gamba artificiale. La mattina seduto ad arte sulla terra, nascondeva
la sua gamba naturale, e presentava
al carceriere la gamba artificiale ad
essere inceppata , simulando dolore
acciò quegli non si avvedesse dell’inganno; e, 0 sapesse egli cosi ben
fare, o Dio avesse istupidito il carceriere, il fatto si fu che Celio ebbe inceppato il piede artificiale. Sciolto
da’ ceppi rese grazie a Dio, ed attese
la notte: allora distrutta la gamba
artificiale, guadagnò la porta della
prigione, e col favore della notte calando per una finestra, uscì dalla
prigione, e si ritirò in un remoto villaggio su quel di Milano, chiamato
Sale.
In quel tempo la stregoneria era
in gran voga per tutta Italia: le leggi
civili e le leggi ecclesiastiche si ac
che volevan serbarlo per un atto di cordavano dappertutto a perseguitare
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gli stregoni, tìli ulTiciali della inquisizione trovata la catena intatta, l’anello ben chiuso, il prigioniero fuggito, e il portinaio giurando che niuno
era potuto passare per la porta, le
cui chiavi erano sotto il capezzale
del suo letto, divulgarono che Celio
era fuggito per arte diabolica ; che
egli aveva patto col diavolo; e che
era uno stregone degno del più orribile supplizio. Celio allora pubblicò
la storia di quell’avvenimento in più
dialoghi latini, nei quali prende occasione di denunziare al pubblico
varii errori della Chiesa romana: il
titolo di questa rarissima operetta è
il seguente : Celii S. Curionis Paquillus Estaticus, una cum aliis
etiam aliquot sanctis pariter et lepidis dialogis. La prima edizione è
senza data, la seconda è di Ginevra 1667.
Dopo di essere stato alcuni mesi
nascosto, i suoi amici lo impiegarono
nella celebre università di Pavia ; ma
il santo zelo di Roma nel perseguitare coloro che annunziano la parola
di Dio siccome sta scritta nel Vangelo,
uon lasciò vivere in pace il nostro
Celio, e spediva ordini pressanti acciò
fosse imprigionato, e ben legato condotto alla santa inquisizione. I Pavesi però amavano Celio, e dalla immacolata condotta di lui conchiudevano la sua innocenza, onde non
solo si ricusarono di fare e.seguire gli
ordini di Roma, ma temendo un qualche santo tradimento del santissimo
tribunale, lo fecero ben guardare per
tutto il tempo che colà si trattenne.
Gli studenti divisi in drappelli lo
guardavano a vicenda, e non permettevano a chicchessia di avvicinarlo se non fosse persona ben conosciuta. Le cose si passarono in tal
guisa per lo spazio di tre anni: fino
a che il papa stanco di vedere un
suo ordine non eseguito, minacciò di
scomunicare il Senato e di lanciare
l’interdetto sulla città se Celio non
fosse stato consegnato. 11 Senato non
era perciò punto disposto ad obbedire, ma il buon Celio considerando
che una scommiica ed un interdetto
in quei tempi avrebbe potuto alterare
la pace del paese ospitale e produrre
gravi disordini, pensò essere suo dovere di allontanarsi. Andò da prima
a Venezia, di là passò a Ferrara.
Nella sua dimora nei varii paesi
d’Italia Celio non occultò il talento
che il Signore gli aveva confidato ,
ma annunziò per tutto il Vangelo ; e
Dio per suo mezzo operò molte conversioni.
Circa quei tempi (1540) un grande
avvenimento religioso si faceva sentire in tutta la penisola: a misura che
crescevano i rigori dell’inquisizione,
cresceva altresì la manifestazione della
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verilà evangelica. « Vedete , diceva
Gabriello Vellicoli (1), come il Vangelo anche in Italia, ov’ è tanto avvilito, esulta, scorgendosi vicino a ricomparir luminoso come dalle nubi
sole», Melantone, scrivendo a Giorgio principe di Anhalth dice; — « Intiere librerie coll’ ultima fiera sono
state portate in Italia, non ostanti i
recenti editti emanati dal papa contro
di noi: ma la verità non può essere
oppressa del lutto. Il nostro capitano,
il Figlio di Dio, Cristo Gesù Signor
noslro abbatterà e stramazzerà il dragone nemico di Dio, ci libererà, ci
governerà ». Esultava Celio al vedere
il movimento religioso della cara patria, ed espresse allora la sua gioia
iu un dialogo che scrisse a sempre
più incoraggiare i suoi compatrioti in
quel movimento che avrebbe condotto
alla emancipazione religiosa della patria, ed al Irionfo del Vangelo: « Se
il Signore continuerà siccome ha incominciato , diceva (2), a concedere
prosperi successi al Vangelo, annunzio amoroso della riconciliazione e
della grazia, noi vedrem tutto il
mondo correre in folla a questo asilo,
alla città fortificata, di cui Gesù è il
principe....... E giorno beato! possa
io vivere per vedere avverato un sì
f
(1) Traci. Je liberali Dei gratia et servo homioii arbilrio.
(2) Cslius S. Cario de amplitndine regni Dei.
giocondo prospetto ! « 11 secondo interlocutore del dialogo dice: «Voi vivrete, Celio, non temete: voi vivrete,
e lo vedrete. Il lieto suono del Vangelo è giunto ai nostri giorni agli
Sciti, ai Traci, agl’indiani, agli Africani. Cristo il re dei re ha preso possesso della Rezia e dell’Elvezia ; la
Germania è sotto la sua protezione ;
egli ha regnato e regnerà di nuovo in
Inghilterra ; egli porta lo scettro sulla
Danimarca e sulle Cimbriche nazioni;
la Prussia è sua; la Polonia e la Sarmazia sono sul punto di sottometterglisi: egli marcia a gran passi verso
la Pannonia; la Moscovia gli è in
vista; col suo divin capo fa segno
alla Francia di seguirlo ; l’Italia, la
beila, la cara patria nostra adopra
tutte le sue forze pel suo nascimento;
e la Spagna adotterà prontamente le
stesse misure. Anche gli Ebrei, come
vedete, cominciano a sentire minore
avversione pei cristiani, dopo che
hanno veduto che noi riconosciamo
un Dio creatore del cielo e della terra,
e Gesù Cristo da lui mandato in questo mondo; da che vedono che noi
uon adoriamo nè immagini, nè simboli, nè pitture......»
Ma il tempo della rigenerazione
religiosa non era ancor giunto per
l’Italia, siccome se ne lusingava il
buon Celio , caldo siccome egli era
dell’amore di patria ; che anzi quel
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principio di movimento religioso allarmò coloro che temevano la verità
evangelica, e stretti in compatta socielà si opposero a tutta possa ai progressi della riforma religiosa. Le prigioni, gli ergastoli, i luoghi di pena
furono ben presto riempiuti dai confessori di Gesù Cristo : i patiboli ed
i roghi si alzavano bene spesso nei
varii paesi italiani, e la folla ammirava sovente la costanza del martire
che spirava gioia fra i tormenti siccome se fosse andato a festa.
(continua)
LA BIBBIA ED I PADRI
I.
Sanno di già i nostri lettori, che
quando ci accade di appellarne all’autorità dei Padri su questo o su quello
argomento, egli non è perchè diamo
alla loro opinione maggior credito di
quel che si meriti l'opinione d’uomini
dotti e rispettabili bensì, ma con tutto
ciò soggetti ad errare e che infatti
hanno errato non una volta ma parecchie. Un solo è il libro a cui riconosciamo il carattere A’infallibile, ed è
la Bibbia, alla di cui luce vengono
da noi esaminate tutte quante le dottrine religiose che ci sono proposte, per
accettarle come giuste se le saranno
conformi, o respingerle come false ed
erronee se le saranno contrarie.
Ma siccome abbiamo che fare con
uomini per cui l'autorità della tradizione, ossia dei Padri equivale all’autorità della stessa parola di Dio ,
quando non la superi, egli è chiaro
che venendoci fatto di dimostrare che
(juei Padri che tanto invocano, nei
punti fondamentali della fede, non
hanno insegnato diversamente da
quel che noi crediamo conformemente
alle Scritture; da questo solo noi abbiamo più che per metà disarmati i
nostri avversari, togliendo loro un
sostegno senza del quale è impossibile che possan reggere.
Ora si conosce da tutti quali sieno
gli sforzi di quasi tutti i preti romani
(sforzi le troppe volte favoriti dal
successo ! ) per tenere, sotto ogni
sorta di pretesti più frivoli gli uni
dagli altri, il loro popolo lontano da
quella sorgente di vita che è la S.
Scrittura. Esaminare qual fosse su
tale argomento l’opinione dei più celebri e più accreditati Padri, sì Greci
che Latini, non sarà dunque opera
disutile, anzi utilissima, alla quale
noi attenderemo col riportare, i principali squarci delle opere loro su tale
materia:
PADRI DEI PRIMI SECOLI
S. Clemente Papa.
« Voi avete lette, miei cari fratelli, le
Sanie Scritture, e voi ne siete ben tra-
11
inaestrati ; e voi vi siete applicali con
premura a meditare la parola di Dio.
Conservatela dunque nella vostra memoria, e ripassatela sovente nel vostro spirito ».
Gilstino Martire.
« L’uomo veramente pio e sapiente,
deve aver in pregio ia verità che riconobbe da sè, più d’ogni altra cosa; e deve
rifiutare le opinioni degli antichi, come
prima le riconosca false » (?“ Apoi. cap.
III).
« Indirizzate tuttaquanta la vostra attenzione alle Scritture ; nè date ascolto
a chi non tragga da quelle tutte ie prove,
oè a quelle tutte le riconduce » (Dial- con
Trif. S6).
« Il necessario per tutti è sì chiaramente espresso nelle Scritture, che ogni
spiegazione è superflua, purché si leggano con preghiera (Ib. VII).
S. Irf.seo.
« Noi imparammo l’economia della nostra salute da quelli istessi per i quali ci
è pervenuto il Vangelo. Primamente l’annunciavano colla viva voce, dipoi lo scrissero, cosi comandando Iddio, onde fosse
in futuro il fondamento e la colonna della
nostra fede « (Lib. Ili, cap. I).
« Le Scritture, .sia le profetiche, come
le evangeliche , sono perfette, facili a
chiunque, senza anibiguità, e ponno esser Ielle da ognuno « (Lib. II. cap. 26,27).
Abbandonare la Santa Scriltura, ootesta fonte pura e indubitata della verilà,
si è un volersi esporre ad un imminente
pericolo di trapassar nell’errore, si è un
fabbricare la casa, non sulla roccia, ma
sulla sabbia » (It.).
« Questo fanno gli eretici, quando voglionsi combattere per meazo delie Scrit
ture, che si adoperano di renderle sospette, siccome pieno d’oscurità, imperfette, falsificate, e come non si potesse
scoprirvici la verilà, senza l’aiuto delle
tradizioni. Così ognun di loro pretende
di saperne più della Bibbia». Lib. Ili,
Cap. 2).
«É proprio del Cristiano di nutrirsi
della Scrittura nel seno della Chiesa, e
questo viene indicato da ciò, ehe Dio
disse ad Adamo, che mangerebbe di tutti
gli alberi del Paradiso, facendosi sapere
con ciò lo Spirito Santo, che tutte le
Scritture divine doveano essere nostro
cibo ». Lib. V, 20).
Clemente Alessandrino.
« La parola di Dio è la salute della nostr’ànima: anticamente per via di Mosè ci
tenea luogo di pedagogo, e di poi per via
dei Profeti; raa finalmente il Padre ei diede
il suo Figlio divino, che noi dobbiamo
ascoltare (Ped. l, ii]. Questo divin Pedagogo ci propose nella Scrittura ogni
sorta d’istruzioni, di esempi, di parabole
per ritirarci dal male, e indurci al bene.
— Sìa noi uon siamo già tutti, mi direte
voi, capaci di questa viva filosofia. Noi
non siamo dunque tutti capaci di giungere alla vera vila? Che mi dite voi dunque? Come ciò avete creduto? Come voi
amate Dio c i! vostro prossimo, se non
siete capace della filosofìa di cui vi parlo?
Come voi potete amare voi stessi, se non
avete alcuna passione per la vera vita?
Ma non ho imparato a leggere, mi direte
ancora. Se voi non sapete leggere, voi non
saprete scusarvi d’intendere ciò che vi si
leggerà». (Ped. Ili, 8, li).
« Il sacrificio d’un cristiano sono la preghiera, ie lodi di Dio e la lettura de’Libri
Santi; E si deve aspettar la caduta, quando
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non si segue Dio die ci conduce; cd egli
ci conduce colle Scritture divinamente
ispirale». (Ibid. VII).
Origene.
Nel Prologo sopra la Cantica egli riferisce questo comandamento, che i savi e
I dottori, fra gli Ebrei, facevano leggere
ad essi, sin dalla prima gioventù, tutte le
Scritture Sante, fuor di quattro luoghi,
de’quali riserbavano la lettura a un’età
più matura.
Egli conferma la stessa cosa nella sua
Omelia 19 sopra S. Matteo. « La vigna,
di cui paria G. C. nella parabola, è la
Scritlura Santa che il padre di famiglia
avea data a pigione ai vignaiuoli, cioè,
che avea data agli Ebrei, e non solamente ai sacerdoti, ma eziandio al semplice popolo, — La Scrittura è nostra
vigna, e i frutti, che Dio aspetta di
ritrarre da noi di questa vigna, consistono in regolarci talmente colle divine
istruzioni, che sia irriprensibile la nostra
vita, e non vi sia che edificazione nei
nostri costumi ».
« Le Scritture Sanie si adattano alla
porlata dei più semplici fra il popolo :
ciò che non poterono fare que’narratori
di favole, de’ quali fanno tanta stima i
Gr.eci (In Cels. IV.] ».
« Se un Greco volesse istruire gli Egiziani e i Siri in una dottrina che potesse
guarire le malattie delle loro anime,
avrebbe premura d’imparare la loro lingua, volendo piuttosto parlare in barbaro, ciò che sembrava disonore ai Greci,
di quello che, parlando la propria lingua, esser inutile a que’ popoli. Così la
sapienza divina, volendo recar profitto
non solamente ai Greci dotti, come si
Stimano, ma a tutti gli uomini, si ab
bassò fino a portata dei più semplici
della moltitudine infinita di persone eh’
ebbe disegno d’istruire; ed ha voluto
con ciò invogliare gli stessi ignoranti,
e farsi ascoltare, servendosi della loro
lingua ordinaria. Ed ebbe tanto maggior ragione di tenere questa condotta,
quanto che dopo questa prima introduzione nelle Scritture Sante, di cui tutto
il mondo è capace, vi si possono ricercare i più sublimi sentimenti. Imperciocché tutti coloro che le leggono,
riconoscono che, quando le si esaminano con attenzione, vi si trovano delle
verità occulte ben più rilevanti di quel
che non sembravano da principio, e si
scoprono lanlo più quanto più vi s’impiega d’applicazione. Egli è dunque certo, che G. C. portò più profitto al genere umano, con questo linguaggio che
Celso chiama rustico, di quel che non
fece Platone con tutti i suoi eloquenti
discorsi (In Cels. VII.) ».
« Noi vi preghiamo di non contentarvi
di ascoltar la parola di Dio, allorché si
legge nella Chiesa, ma di applicarvi altresì alla medesima nelle vostre case, e
di meditar giorno e notte la Legge del
Signore. Imperciocché G. C. vi è presente, come vi è nella Chiesa, e coloro
che lo cercano, lo trovano da per tutto.
Per questo ci viene comandato nella
Legge di meditare la legge di Dio, e
quando giriamo, e quando riposiamo
nella nostra casa, e quando siamo a
letto, e quando ci leviamo. Vi viene
un pensiero nello Spirito? Siete tentato
di consentire a un desiderio illecito?
Sappiale che viene dal vostro nemico;
scacciatelo dal vostro cuore. Come farete perciò? Voi avete bisogno di una
13
mano che vi soccorra. I Libri Santi sieno
fra le vostre mani per leggerli ; stieno
davanti gli occhi vostri i comandament
di Dio ; vi troverete disposto a rispingere lutto ciò cbii vi verri! dalla parte
del vostro nemico». — «Volete vui sapere ciò che nutrisce il vostro Spirito ?
È la lettura de’ Libri Santi, le preghiere
conlinue, e le pie istruzioni ( Iu Lev.
llom. IX.)».
S. A.TANASI0.
n La Sanla Scrittura c’ insegna la verità, e la vera fede (De interp. Psalm.).
— Da sè sola è bastevole per farci conoscere la verità, e per condurci alla
virtù e alla felicità ( Contra idol. ). —
essa è più potente di lutti quanti i Sinodi (De Synod. Arira. et Seleuc.) ».
RIVISTA CRITICA
della ««tampa clericale.
Il Cattolico ha tolto a scrivere una
serie di articoli al nostro indirizzo e noi
gli teniamo dietro con molta attenzione
per sapergli rispondere a tempo e luogo.
Senza entrar dunque per ora a parlare
della serie, intendiam solo di schermir la
Chiesa Valdese da’suoi attacchi del 18
maggio. In quel giorno ha pubblicato un
articolo de’ più virulenti intitolato ; /
Valdesi e i Ministeriali, accusaudoli di
aver contralto fra loro un matrimonio,
che bisogna assolutamente sciogliere con
pronto divorzio, o il Piemonte sarà eternamente infame. Ecco le sue genuine parole « Cbi s’inginocchia al monumento
<1 Siceardi move pur adorando la fabbrica
« proleslante.... Innanzi a quest’ara è
« dove s’impalmano e consumano il loro
« matrimonio Valdesi e Ministeriali. Tanto
« improbo matrimonio non sarà disfatto
« più mai col divorzio? Dunque l’ara dei
n Riformatori e de’ Riformati si eleverà
« compiuta ed eterna nella nostra patria ?
« Non lo crediamo, giacché non permette
«Dio che l’infamia nei paesi caUolici
« salga al sommo ».
Avevamo nel N" 23 della Huona Novella osser\nlo con piacere cbe ii Cattolico
assumevaditrattare con modi più urbani,
e ci eravamo di ciò rallegrati come di un
vero progresso. Oggi però egli torna alle
antiche offese, e sia zelo contro i .Ministeriali 0 contro noi ci martella entrambi
con ironie, minaccie ed insulti senza
pietà.
I Ministri e i Ministeriali per lui non
sono che un partito, e la Chiesa Valdese
è una setta. Il primo pullulò dallo Statuto interpretato coicanoni della Riforma,
e diede ai Valdesi pubblico esercizio di
culto e libertà di stampa: la secondi
traila fuori dalle valli di Pinerolo, ove
giaceva racchiusa «colle tavole e coi concistori» è stata gittata al possesso libero
del paese, non solo tollerata ma padrona ne’ suoi atti esterni e signoreggianle: setta e partito son come femmina
e maschio, e la lor colleganza ha tutla
l’impronta d'un maritaggio.
Che rispondere a queste amorevolezze
del Cattolico? Certamente questo suo
linguaggio non è un fiore di carità cristiana ! Sperando la Buona Novella che egli
stesso ne conosca da sè l’indecenza, tace
su quella farraggine d’insulti che riempiono ire quarti del suo lunghissimo sermone in forma d’articolo, e ne prende
semplicemente a ribattere due imputazioni
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che egli fa alla Chiesa valdese per mera
ignoranza non volendo supporre che lo
faccia per malignità: 1" Chiama la chiesa
Valdese una setta che discende in linea
dritta da quel ricco mercatante di Lione,
che era Pietro Valdo.
È questa una falsità di primo ordine,
una bugia lampante, una storiella, cbe
può essere perdonata a chi scrive la storia
delle eresie col criterio e nel modo.d’un
s. Alfonso Liguori.
Il pover’uomo scriveva quanto trovava
scritto, non curandosi affatto d’esaminare
coi lumi della critica se fosse vero o falso;
quindi l’opere sue riboccano di fandonie,
d’anacronismi, di rivelazioni e miracoli e
diavolerie assai peggio che gli antichi
leggendari de’ santi. Ora il Cattolico che
pur vive ai giorni nostri, e non può ignorare i progressi che vanno tutto di facendo
gli studi storici, come può in coscienza ripetere per vero un racconto affatto favoloso
quale è questo di Pietro Valdo dato da
sant’Alfonso per fondatore della Chiesa
, valdese ? Documenti storici attestano che i
Valdesi del Piemonte portavano già questo
nome un secolo circa prima che Pietro
Valdo nascesse. 0 converrà dunque ammettere che i figli posson nascere prima
del padre, 0 mandare colle altre assurdità
di s. Alfonso anche questa erudizione del
Cattolico. La Buona Novella sta pubblicando una serie di articoli sulla Chiesa
valdese, i quali potrebbe consultare il
CattoU'v, se veramente ama la verità.
2“Accusa di ribellione la Chiesa valdese,
e la dice meritamente gastigata in passato
per le fatte rivoluzioni. Il Cattolico ci
permetterà questa volta di dirgli che egli
calunnia, perchè la storia di secoli ha i
suoi volumi #p&r(i a chluaque «ma di
leggervi le persecuzioni orribili con cui
i reverendi frati inquisitori c i papi si
misero a dar loro la caccia, e a volerli sterminare dall’ Italia. La dinastia
di Savoia a dir vero mostrò sempre assai
grande ripugnanza a secondare gli inumani decreti; ma tutto potevano i frali
inquisitori coi papi e benche di malanimo, la diiiastia[dovette permettere che
fossero perseguitati coH’armi i Valdesi,
e talor pubblicamente arrostiti in Piazza
Castello dagli infernali satelliti del sanl’Uffizio. I Valdesi però serbano grata memoria di quanto adoperò la reai dinastia
a mitigare i furori diabolici della inquisizione; e se fmo alla line del mondo
ripeterà la storia che fu perseguitata la
Chiesa valdese in Piemonte, sapranno anco
i figli e i nipoti dei Valdesi ripetere che
di quelle persecuzioni sono innocenti i
reali di Savoia, e tutta oc pesa la colpa
sul gran prete di Roma.
NOTIZIE REIilCilOSE
Napoli. È qui arrivato da Roma il
card. Mattei con due cannonici di san
Pietro per incoronare un immagine della
Madonna delta del Pozzo.
Francia. Dal dì 26 aprile al 5 maggio
ebbero luogo in Parigi le annue ¿Issemblee generali delle varie società religiose
protestanti francesi, in numero di 11,
cioè : Colonia di s. Foy per i prigioni
liberati; Socielà dei trattati religiosi;
Società biblica protestante-, Società del
soldo protestante; Società evangelica-.
Società delle missioni evangeliche; Società biblica francese e straniera ; Socielà
centralo di evangelìzzasìone; Società
15
rincoraggiamento dell’istruzione primaria infra i protestanti francesi; Stabilimento delle Diaconesse; Alleanza evangelica. Il numero degli accorrenti si laici
che ecclesiastici fu più considerevole che
non io fosse mai stato, e si è notato con
sentimento di gratitudine al Signore che
queste varie opere sono tutte in via di
accrescimento. La Società dei Trattati non
neha dllTuso nel decorso di quest’ ultimo
anno meno di un milione e trenta mila.
La Società evangelica ha a suo servizio
26 ministri dell’ Evangelo , 47 maestri o
maestre ed una scuola di metodo. La
Soctcìà delle missioni provvede al mantenimento di 11 stazioni nel sud dell’Africa infra i selvaggi Bassoutos, con 20
missionari!. L’ammontare delle spese per
le varie società riunite è stato di 061,
686 frane.
PitussiA. il Cattolico riferisce, come
avvenimento inudiio nei fasti della Chiesa
a Berlino, la conversione al romanesimo di
22 protestanti. Un fatto tutt’altro che «>;«•
dito anzi frequentissimo, che il Cattolico
non riferisce, si èia convcrsioDein quel medesimo paese di Prussia, di buon numero
di cattolici al protestantismo. Cosi si ricava da fonti ufficiali, cbe nella sola Slesia
tutta circondala da paesi cattolici, cattolica essa pure nella maggior parie dei
suoi abitanti, ove sono maggiori gli
sforzi dei Gesuili, neU’anno 1830, il numero dei convertiti fu di 386, e nel
1851 di 648, oltre i66 padri cattolici che
fecero battezzare i loro figli nella Chiesa
evangelica.
CRONACHETTA POLITICA.
Piemonte. — Nella tornata dei 22 il
sig. ài Azeglio aoDuaziò ufBcihlmente alla
Camera la nuova composizione dei Mi*
nistero. Spiegando i motivi che l’indussero ad assumere un’altra volta il potere,
egli così si espresse:
>< L’assunsi perchè confido iu beu altre
forze che non le mie, confido in quella
benevolenza della quale da tre anni fui
fatto segno dal Parlamento e dalle parti
che Io compongono.
» Confido ancor più in quel senso d’amor patrio, in quella facilità alle concordie che ci ha già scorti fra tanle difficoltà e data virtù bastante, onde uscirne
col noslro oDore, colla libertà nostra inviolata.
>• Confìdo nell’aiuto dei nostri antichi
come dei nostri nuovi amici, ed altrettanto in quella de’miei antichi come dei
miei nuovi colleghi.
n Confido finalmente in quell’ inconcussa lealtà che veglia dall’alto sulle
sorti dello Stalo, e che sarà come fu
sempre nostra guida e sostegno. 11 programma del Ministero non fe mutato.
Fermezza nel sostenere gli ordini costituzionali e proseguimento delle iniziate
riforme, fede ai patti giurali aU’inlerno,
fede ai patti giurati all'estero, indipendenza intera ad ogni costo, sempre; su
queste basi e colla fidanza non gli man.
chino gli accennati aiuti, il Ministero
imprende animoso la via.
w Ove le sue previsioni fallissero, Iddio, che vuole salvo il Piemonte saprà
iffidaro a migliori istroiw'nti l'opera sti»t
16
A noi rimarrà il conforto di aver in mo"
menti difficili adempiuto per quanto da
noi si poteva il nostro dovere ».
Toscana. — Furono tolte nella notte
le lapide poste dal Municipio in S. Croce, portantijle liste dei morti in Lombardia. Ordine è anche stato dalo di cambiare tulli i cartelli dei cafiè ed altri
luoghi che fossero tricolori, o portassero
nomi ricordanti i fatti passati.
Fbancìa. — Nei dipartimenti francesi
i prefetti infieriscono con rigore sempre
crescente contro la stampa. 1 falli che
si narrano in tal proposito ' parrebbero
favolosi se non fossero corredali dai più
autentici documenti.
— Anche il Generale Bedeau ha ricusato il giuramento.
Svizzera. —Il Gran Consiglio di
Berna si occupa da più giorni della discussione di un progetto di legge restrittivo dell’atluale libertà della stampa.
Inghiltehra. — Nella seduta della
camera dei Lordi del 2l maggio, interpellanze fatte dal lord[Granville intorno
alla crisi ministerjale del Piemonte, diedero cagione a lord Malmesbury di esprimere la piena fiducia del governo di S.
M. nel prospero e felice andamento
degli ordini costituzionali in questo paese.
— Trattandosi nella camera dei Lordi
della dotazione del collegio di Magnoolh,
lord Derby dichiarò che era intenzione
del governo di fare alcun cambiamento
nello stato attuale delle cose.
Irlanda. — La cifra degli emigrati
dellTrlanda per gli Stali Uniti, dice un
giornale neU’anno scorso, è valutala ad
un mezzo milione : ecco dunque spiegali
i progressi quanto decantali altrettanto
menzogueri del cattolicismo in quello
Stalo.
Olanda. — Si annunzia Jcome vicino
lo stabilimento di un telegrafo sotto-ma"
rino tra questo paese e l’Inghilterra.
Piccola Corrispondenza.
Il sig. ¡ota in Toriro; mille grazie pella gentileiza usataci, te idee esposte nel suo serillo
combinano intieramente colle nostre, epperciò
Pavremmo pubblicato se.....
Il sig. S. F.....¡,35 Church road, Londra:
È stalo il vostro ordine immantinente eseguito.
— al sig. G. ft. . . . a, a Varallo: sarà fallo
diritto alla sua reclamazione.
— ai sig. V____a, eM----i a Ginevra: La notizia che vi fu data era esagerata del tutto.
Errata-Corrige
Nel N° antecedente alla colon. Í5, lin. 14, <t
legga quando in luogo di quanto,
alla col. 17, lin. 28, si legga nuovi Danieli in
luogo di non i Danieli.
Direttore G. P. MEILLE.
Rinaldo Bacchetta gerente.
Vendibile presso Carlotti e Bazzari.ni
PREGHIERE DI FAMIGLIA
FER SERVIRE Al. CULTO DOMESTICO
1 volumetto in-8" — cent. 40.
Torino, — Tip. 8oc. di A. Pon» e C.