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Roma, 7 Marzo 1908
Si pobbliea og&i Sabato
ANNO I - N. 10
LA LUCE
Propugna gl*interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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ABBONAMENTI
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Italia: Anno L. 2,50 — Semestre L. 1,50
Estero : » » 5,00 — « « 3,00
Un numero separato Cent. 5
1 manoseritti non si restituiscono
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PIREZI0MÇ: Via fOagenta 1Ô
INSERZIONI
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AMMIMISTRAZIOME ; Via Maziooak, 107
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SOMMARIO ;
Gli avvenimenti del giorno — Il discorso del
Ministro Bava, di V. Gabretto — Cronaca del
movimento religioso — Uno che ragiona bene,
di G. E. Meille — Fatti e idee. — Arte, letteratura, scienza : Variazioni filosofiche di U.
Janni — Leggendo l’Evangelo.— Questioni
morali e sociali ■: Segni de’ tempi, di L. Clerico
— Attacchi e difese : Il Protestantesimo _e le
libertà moderne, di E. Meynier — Problemi di
educazione e d’istruzione : Ethiopia docet ? di
E. Corsari — Pagina di Storia : _ I Valdesi in
Lombardia, di G. Jalla — La dottrina cristiana,
spiegata al popolo : La Provvidenza, di U. I.
— Informazioni — Bibliografia — Appendice : Eroine -Valdesi, Monologhi di T. Gay.
fvvviso IMPORTÌINTE
Per inserzioni^ abbonamenti, cambiamenti
d’indirizzo eoe. rivolgersi al $ig. Antonio
Rostan, amimifiistratore del giornale : 107
via Razionale.
collaborcitori raccommandidmo fervorosamente ia brevità se non vogliono
costringerci a mutilare o cestinare i loro
scritti.
GLI MIIHEHTI DEL GIORNO
Uno stranissimo caso è avvenuto in Russia : un giovane polacco rivoluzionario, arrestato come uno de’
preparatori ed esecutori dell’attentato contro il granduca Nicola, fu creduto per qualche giorno un giornalista italiano di nome Mario Calvino. Egli aveva
un passaporto, parlava perfettamente l’italiano ; per
cui r Ambasciata, il Ministero degli esteri, il consolato nostro a Pietroburgo ecc. si affannarono e si
adoperarono per salvare la vita del poveretto, che
era stato rapidamente condannato a morte. Ma tutto
d’ un tratto, insieme con la nuova della avvenuta
impiccagione, giunse 1' altra della identificazione del
rivoluzionario e della scoperta del vero Mario Calvino, un pacifico professore di Porto Maurizio, che
tiene la cattedra ambulante di agricoltura a S. Remo.
Il vero Mario Calvino era in Roma e taceva, mentre
i giornali erano pieni dell’ avventura di chi portava
il suo nome : come mai P Si dice adesso che il prof.
Calvino aveva indovinato subito l’equivoco, tanto
più che egli aveva avuto rapporti con un russo tempo
fa ; ma che egli non volle parlare, finché la questura
non l’ebbe invitato a farlo, perchè gli parve che la
repentina rivelazione del proprio nome sarebbe stata
una crudeltà: perchè, pari are, se il mio silenzio può
salvare la vita a quel disgraziato?
Sia come si voglia, si giudichi come si crede meglio (sono casi questi che si prestano a mille giudizi!
diversi e tutti fondati e buoni), certo è che qnesto
Coleroso incidente ha richiamato nuovamente 1’ attenzione del mondo sulla Russia, sul paese immenso,
che una crisi tremenda e non prossima a fine travaglia ; e il mondo guarda stupefatto la continuazione
di questo duello titanico e meraviglioso tra lo czar,
che non cede, e il popolo che non s’ arresta.
Lo czar è infelice, prigioniero e relegato entro le
mura del castello ove non è nemmanco sicuro, ove
deve tremare e trepidare notte e di, ove vede disfarsi
nel dolore i cari che lo circondano e del cui affetto
non può godere ; d’ altra parte il popolo è dilaniato,
turbato, massacrato, il sangue lo bagna da tutte le
parti, la pace non è più da lui conosciuta e lo stato
perpetuo di lotta lo affama e lo decima e gli impedisce il progresso.
Perchè lo czar vuole essere infelice ed il popolo
vuole essere in agitazione ? Perchè non sono stanchi,
perchè non sono esausti, perchè non desiderano il
riposo ? Sono due forze, due potenze ; l’una deve
vincere ed annientare 1’ altra. Gli uomini, che noi vediamo protagonisti, sono solamente apparenze, strumenti vari! delle forze occulte e poderose che lottano
e lotteranno fatalmente finche il bene avrà vinto il
male.
L’ inchiesta è venuta, dunque, pel Ministero della
P. I. ! Il Governo T ha annunziata alla Camera per
bocca dell’on. Ciuffelli ; i giornali 1’hanno reclamata
a gran voce da ogni parte; l’hanno invocata i funzionarii, gli insegnanti medii, tutti. Sicuro, un’ inchiesta era la logica conseguènza del processo Nasi.
Possibile, ognuno che non sia partigiano e cieco
penserà, possibile che quest’ uomo, d’ un colpo solo,
abbia potuto creare metodi cosi poco corretti nel1’amministrazione del suo ministero? E perchè non
lo fece quando era alle Poste e telegrafi? E prima
di lui che cosa era avvenuto? Ora, oh certamente, si
bada a tante cose ; ma prima P
Così r inchiesta è un dovere di giustizia : se Nasi
è il solo colpevole, solo espi! ; ma se Nasi non è il
solo colpevole, gli altri si cerchino che hanno peccato e si portino in cospetto della pubblica opinione,
la quale deve sapere tutto e non solo ciò che può
fare comodo a qualcuno o a gualche partito. La moralità del paese richiede che la luce sia fatta completa, che l’epurazione riesca radicale e che la Minerva tragga un benefizio da tutto il male che in lei
si è commesso. La stampa, secondo il colore che la
distingue, approva o no la forma scelta dal Governo
per procedere all’ inchiesta ; ma la cosa in sè è da
tutti approvata.
Il che vuol dire che il popolo italiano non si presta a persecuzioni e a favoritismi ; vuole che la legge
sia eguale per tutti, vuole che si applichi là parola
dell’ accusatore on. Mariottì : «.... in Italia tutti, a
qualunque classa appartengono, cadono sotto la sanzione della legge ».
O,
Il dlscono del ministro Rana
In circostanze gravi e solenni, quale
era questa della discussióne lunga ed elevata intorno all’insegnamento religioso, il
discorso d’un ministro acquista uno speciale
rilievo ed è ascoltato cqb animo prevenuto
sia dagli avversari, sia, dagli amici. ,
Lo stesso oratore non è sereno, almeno
ne’ suoi nervi ; è preoccupato troppo, deve
pesare le parole, deve misurare la portata
di ogni espressione. QueU’attenzione di tutti
concentrata su di lui, quegli occhi di tutti
gli spettatori delle tribune abbassati sulla
sua testa, possono turbare e turbano il
meccanismo del cervello nel suo funzionamento
L’on. Rava non seppe dire il suo discorso, e ciò noequ^ assai alla esatta comprensione di tutto il contenuto, che era
buono, buonissimo, talvolta eccellente, sempre profondo e meditato. Pareva di sentire
una macchina parlante, monotona, fastidiosa,
quantunque la voce‘del ministro sia robusta e maschia ed abbia intonazioni mol. y^pl^L.©^ lii reva di assistere
alla recitazion-e dr'dÌió'^ studente che conferisce, tanto per’contentaré il professore,
rovesciando in fretta e furia una valanga
di parole che hanno^ significato di per sé,
non per colui che le dice. La Camera era
terribilmente eccitata, stanca delle disquisizioni che duravano 'da parecchi giorni ;
eppure essa avrebbe usata deferenza al ministro, se il rainistpo avesse saputo accattivarsene l’attenzione. Avvenne che il Ministro finì di seccare il Parlamento; il
Parlamento -seccato non nascose la propria
impazienza al Ministro, e questi continuò
ad impappinarsi, ad infiacchirsi, a rilassarsi. Di qui Paffermazione dell’insuccesso. * '
La tesi dell’on. Rava era questa, se ho
capito bene : la legge Casati è una legge/*
-base, sì, ma non' tale che non si possa
modificare con disposizioni regolamentari,
perchè essa non fu dappertutto legalmente ^
promulgata. L’incertezza, regnata sempre
nelle diverse provincie italiane sulla questione dell’insegnamento religioso, ha costretto in diversi periodi i moderatori dell’istruzione a compilare regolamenti e norme ; di modo che da legge Casati ne è
rimasta profondamente e sostanzialmentie
modificata. Venire, dunque, in nome della
legge Casati a sostenere ohe lo Stato deve
impartire l’insegnamento religioso è un a- '
naoronismo, è un tornare addietro, è un
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on è aalpeno
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il mida essa
ih e iner cura
munito
piantarsi sopra terreno non solido, in quanto
neppure per lo passato la cosa ia cosi
intesa.
D’altra parte, la legge Casati Q
bolita, essa vige e regola ancora,
nelle linee generali, tutto 1 andamen
pubblica istruzione italiana. Epperò
nistro credette di dovere ereditare
la disposizione, per la quale colui
segnerà religione a’ fanciulli, anche p
de’ padri di famiglia, deve essere
di patente elementare. Quando Top. Rava
enunciò questo concetto e la sua ragione
d’essere, un urlo formidabile lo cpstrinse
a tacere e la seduta fu sospesa. :Nfa pure
il ragionamento non è tanto illogico come
si crede; lo Stato non può, finché la scuola pubblica è in ballo, disinteressarsi della
personalità dell’insegnante.
A chi affiderò io un ramo cosi delicato
dell’educazione umana'? Al prete'?]^àa, dice
10 Stato, il prete ci ha un libriccino, detto
catechismo, col quale egli mi porterà la
guerra in casa ; il prete è mio ne mico, ed
11 prete non si è dimostrato ne’ secoli
troppo buon educatore. Noi abbiamo una
classe di persone, a cui affidiamo per tutto
il resto i nostri bambini : perche non li
affideremmo loro anche quando si tratta
della educazione dello spirito ? Il maestro
non educa sempre lo spirito, anché quando
non insegna religione ? Dunque....
Sorge formidabile la questione della
competenza ; il maestro non è competente
in religione. 11 ministro avrebbe potuto
dire che ciò non lo riguarda, che ciò riguarda i padri di famiglia, i quali possono
trovare sempre un competente, ma nel
tempio, non più nella scuola. 11 Ministro
non lo potè dire, come non potè farci toccare con mano la intima ragione per cui
non ha potuto scindere la scuola dal catechismo e ignorare questo completamente
nel compilare il regolamento famóso, trionfalmente convalidato dalla Camera col suo
voto.
E fu peccato che il ministro non ci esponesse il suo pensiero su un punto così
importante ! Chè, per quanto si iliscuta, il
porro unum è qui: perchè non lasciare da
parte il catechismo? Il Ministero non è
clericale, chè se no avrebbe dovuto obbedire a’ Cameroni e compagnia ; dunque i
ministro è obbligato da qualche cosa a non
volere il catechismo e a non ignc»rarlo nel
medesimo tempo.
Taluno lui diceva che la vera ragione
sta nella prossimità delle elezioni....
Non voglio fare all’on. Rava il torto
di crederlo schiavo, di una considerazione
cosi poco poetica ; il suo discorso denso di
dottrina sarebbe stato una colossale caricatura, se si fosse imperniato sulla paura
di perdere il collegio o la maggi oranza. Io
respingo con disdegno tale ipotesi irriverente.
Piuttosto credo che tutta questa processione di equivoci interminabili e noiosi
discenda direttamente dalPessere e non
essere della fatale legge Casati ; di cui 1 on.
Rava stesso fu vittima, quando dovè proclamarne il non essere per sostenere la
legalità del Regolamento proprio, e quando
dovè affermarne l’essere per difendere la
disposizione riguardante la patente elementare obbligatoria per chi deve insegnare
religione.
Si persuada adunque l’on. ministro che
gli equivoci si potranno evitare allorché
una legge breve, ma grandiosa e sincera,
sostituirà il ferro vecchio della legge Casati e ricaccerà in sacrestia il catechismo
romano cattolico.
E con che slancio, on. Rava, si difendono le cose semplici e logiche !
Vito Oappetto
Cronaca del jV^eato religioso
Il voto sull’insegnamento religioso e le
sue conseguenze
Come avevamo previsto nel numero della scorsa
settimana, il Governo ottenne una rilevante maggioranza alla Camera sulla questione dell’insegnamento
religioso, risolta dal regolamento Bava che a suo tempo
pubblicammo.
Ma le dichiarazioni del Presidente del Consiglio de
ministri on. Giolitti sono molto serie e ci confermano
nell’idesr espressa altra volta : che la questione è solo
temporaneamente risoluta, ma che dovrà essere ripresa.
L’on. Giolitti parlò di esperimento e della possibilità
di tornare sulla decisione presa ; il che vorrebbe dire
che con la nuova Camera avremo la legge tanto invocata e raccomandata da tutti i partiti patriottici. Il
problema che s’imposta dunque sulla questione religiosa
è essenzialmente politico ; nè potrebbe essere altrimenti.
Ciò è tanto evidente che già si sentono gli squilli
delle trombe clericali chiamare a raccolta le forze papaline per una vigorosa campagna elettorale. Il Comizio
clericale di Domenica 1* Marzo votò un ordine del giorno
molto chiaro ed esplicito; la Direzione generale del
partito cattolico-romano serra le file in vista della battaglia prossima ; altri congressi si annunziano di clericali giovani e vecchi per tenere desto 1 interesse e
muovere all’assalto in nome del Catechismo.
D’altra parte i liberali non se ne sono rimasti con
le mani in mano ; ma hanno tenuto anche essi il loro
comizio, nel quale fu votato un ordine del giorno reclamante la neutralità dello Stato di fronte alla religione
e riaffermante i principi a cui si ispirò il Consiglio
Comunale di Koma nella sua recente deliberazione
in proposito da applicarsi nelle scuole della Capitale.
I vari deputati, intanto, sono alle prese co’ loro
elettori. Qualcuno ha sdegnosamente rifiutata l’imposizione che si tentava esercitare su lui da parte de’
clericali; e siamo lieti di constatare che fra costoro
parecchi sono di parte moderata.
II Papa non si è nascosto troppo bene nel dirigere
la faccenda; si annunzia, infatti, che egli si occupa
della organizzazione del partito clericale, personalmente
esaminando l’assetto che si vuol dare alle diverse limoni, le quali fin qui hanno lavorato indipendentemente
l’una dall’altra.
Noi siamo contentissimi di questo subbuglio, che
costringe gli italiani ad uscire.dalla loro tradizionale
indifferenza di fronte alle questioni religiose ; crediamo
che da questa agitazione la religione pura trarrà
grande vantaggio a scapito della religione strumento
di dominio e scannello all’ambizione.
Pastorale del Card. Ferrari
La lettera pastorale del card. Ferrari si occupa del
Papa, lo definisce, lo lumeggia, lo vuol presentare all’adorazione del popolo fedele, esaltandolo. Ció è cattivo
segno ; in un paese, che per la bellezza di quasi 13
secoli nntre nel proprio seno la successione apostolica
romana, essere costretti a spiegare chi sia questo
personaggio, non depone in favore dello attaccamento
degli italiani al papato o almeno della loro istruzione
religiosa.
La pastorale ha poi un’aggiunta importante, nella
quale si cerca di reprimere lo zelo esorbitante di coloro
che, in difesa della Chiesa romana contro il modernismo, tirano colpi all’irapazzata ferendo anche chi non
è modernista, non risparmiando alti prelati, a’ quali
si deve, dice la pastorale, rispetto ed onore.
Segno che si comincia a perdere la bussola.
« Vita Religiosa » condannata
Dopo la condanna piombata addosso al Savonarola,
periodico modernista di Firenze, abbiamo ora il fulmine
scagliato contro la rivista Vita Religiosa della stessa
città.
Questa rivista, dicemmo altra volta, è la erede naturale dell’altra intitolata Stadi Religiosi, la quale
era diretta dal' sac. Salvatore Minocchi, sospeso non
molto tempo fa a divinis. La Curia fiorentina, dopo avere colpito il Minocchi condanna ora anche lopeia
sua, sperando di costringerlo a foggiarsi più sane idee.
I plagi di D'Annunzio ecc.
Mettiamo ie cose a posto, perchè pare che non ci
si capisce più molto.
Il nostro giornale fu il primo che segnalò, per merito del redattore prof. Eivoire, i passi biblici riprodotti nella Nave. Venne Rivista Cristiana
con uno studio più ampio del nostro collaboratore G.
E. Melile ; studio che fu riprodotto dalla Stampa di
Torino. Arnaldo Romano adesso si vuol attribuire il
merito della scoperta e scrive al Giornale d'Italia insinuando non si sa che contro la mirabile versione
Diodati, a cui, se ben ricordiamo, lo stesso Minocchi
tributò ampie lodi qualche anno fa in una conferenza
al Filologico in Firenze.
Noi non vogliamo dire che il Romano abbia copiato
le cose nostre ; non vogliamo giudicare malamente 1 azione del D’Annunzio di cui han prese le difese anche
certi giornali francesi ; ma nou vorremmo che s’ignorasse la parte nostra, né che quest’occasione fosse pretesto a’ clericali (pur modernisti) per deprezzare quel
tesoro linguistico che è la deodatina.
INGHIL TElJRFtA..
Contro il modernismo
Il giorno 1 Marzo è stata letta in tutte le chiese
cattoliche romane della diocesi di Westminster una
pastorale dell’Arcivescovo.
In essa si parla del modernismo con ostilità grande
e si fa notare la disciplina con cui il clero romano
d’Inghilterra ha accolto l’enciclica « Pascendi ». Il
danno fatto dal modernismo, del resto lieve assai, fu
cosi subito riparato nella coscienza de’ papisti inglesi.
Di fatto non ci risultava che il modernismo avesse
fatta strage in Inghilterra ; sicché la lettera dell Arcivescovo di Westminster è più una parata che altro.
GERMANIA.
Il Congresso de’ Vescovi bavaresi
E’ stato fissato per la .settimana di Pasqua e si
terrà a Freiding. Il Congresso si occuperà della applicazione dell’ enciclica ultima contro il modernismo,
e, secondo la Kölnische Zeitung, pare che lo spirito
predominante sarà quello della temperanza nell esecuzione degli ordini vaticani e della prudenza verso i
modernisti, visto che la integrale applicazione dell’enciclica ha suscitato e suscita ovunque non pochi inconvenienti.
Sta bene, vedremo quel che decideranno i vescovi
bavaresi ; ma noi ci chiediamo se la loro buona disposizione non urterà contro la cieca intransigenza vaticanesca. E allora ? Che figura ci faranno i vescovi
bavaresi ?
Il prof. Schnitzer
Il prof. Schnitzer, sospeso a divinis, ha lasciato subito la sua cattedra all’ Università di Monaco, ritirandosi in Tirolo, donde ha scritto ad un amico che
non insegnerà più e nou tornerà più a Monaco.
La novella gravissima (non sappiamo ancora se assolutamente vera) ha riempiuto di letizia le autorità
ecclesiastiche di Monaco, le quali sciolgono ora inni
alla serietà del professore ecc.
Eh! lo crediamo benel
Una lettera smarrita
I lettori si ricordano forse della notizia data dal
cessato Rinnovamento secondo la quale ui prete venerando wurttemberghese scrisse una lettera al Papa,
, per dirgli schiettamente quale impressione dolorosa
^ gli avesse recata la famosa Enciclica Pascendi.
3
LA LUCE
Questa lettera, come è noto ora, non è giunta al suo
indirizzo, anzi è sparita a Roma (senza lasciar traccia.)
Fare sparire tali lettere sembra essere uno stratagemma del sistema ultramontano. Il giornale « Schwab
Mercur » racconta che la stessa cosa accadde già al
tempo dell’ ultimo concilio (1870). Ua professore Dott.
I. N. Sepp pubblicava allora i suoi « progetti d’una
riforma della Chiesa » e prese tutte le misure per far
presentare questo suo opuscolo ai più influenti principi ecclesiastici tedeschi di Vienna, Praga, Monaco e
di altri centri. Ma tutta la spedizione, benché fatta in
modo privato, fu intercettata a Roma, sicché né anche un solo esemplare giunse al suo indirizzo. Pf.
11 modernismo nel Wiirttemberg
La Chiesa cattolica-romana del Wiirttemberg offre,
nel tempo presente, uno spettacolo rimarchevole a chi
s’interessa dì quistioni ecclesiastiche. Ognuno sa che
r Enciclica Pascendi ha suscitato lo sdegno di non
pochi valentuomini fra il clero ed anzi tutto fra i professori d’ Università della Germania. I nomi di Ehrhard
di Strassburgo e di Schnitzer di Monaco sono conosciuti. In realtà, ci saranno non pochi, che, sebbene
segretamente, saranno sdegnati della schiavitù sempre più dura a cui li sottopone il Vaticano. Infatti, i
giornali raccontarono che i vescovi della Germania,
dopo aver rassicurato il Papa della loro obbedienza
perfettamente indiscutibile, gli ' avrebbero spedito una
seconda lettera per richiamare la sua attenzione su
quel detto oraziano : est modus in rebus, sunt certi
denique fines ecc. Con tutto ciò, scrivono ora i giornali ultramontani ; « il movimento provocato dalla nuova
Encìclica fra i cattolici della Germania si deve considerare come finito ». Scrivono cosi naturalmente ad
usum delphini ; ché per contro i malcontenti non sono
spariti affatto. Ora, per poter constatare quanti e quali
nel Wiirttemberg siano cotesti malcontenti, taluni
scaltri escogitarono un mezzo ; una lettera di devozione al vescovo Paolo Guglielmo di Keppler a Rottenburg. Chi del clero rifiutasse la sua firma, sarebbe
riconosciuto quale modernista. Ma ahimè ! c’ erano degli scaltri pure fra questi ultimi ed essi diedero
subito la parola d’ ordine : « firmare tutti quanti ! »
Infatti nessuno rischiava la propria pelle e i preti
wurttemberghesi firmarono tutti quanti. E poi — sempre la stessa cosa ! — i giornali ultramontani gettaron di bel nuovo polvere negli occhi del « delfino credente » raccontando : « ecco, modernisti non ci sono
nel nostro clero ! Qnod erat demonstrandum ». Senonché i giornali liberali pubblicano quasi ogni giorno degli articoli scritti da chierici cattolici-romani ; fra
questi pare ci sia uno che, con gioia quasi maligna,
prende di mira precisamente il proprio vescovo di
Rottenburg, firmando il suo ultimo articolo caratteristicamente ; « cave, adsum ! ». Pf.
FRANCIJi.
L’ abate Daubry
L’abate Daubry, colpito da condanna dal Vaticano,
ha indirizzato la seguente lettera al Papa :
Santo Padre !
• L’ Osservatore Romano mi ha fatto conoscere ieri
proprio un decreto della Sacra Congregazione del
Santo Uffizio, mediante il quale da una parte il giornale la Vie Catholique, di cui io sono direttore, è
riprovato e condannato e dall’ altro io sono obbligato
di cessarne la pubblicazione e di non pubblicare altri scritti di tal genere, vale a dire, a quello che io
comprendo, nessun altro giornale.
* Io, sottomesso alla Chiesa, m’ affretto ad informare Vostra Santità che m’inchino con lo spirito e
col cuore dinanzi a questa decisione e che conformerò ad essa la mia condotta. ?■
« Io prego Vostra Santità di degnarsi d’ accettare
r omaggio dei sentimenti con i quali io ho l’onore
d’essere Vostro servitore umilissimo, rispettosissimo,devoto
- Pietro Daubry ».
Non senza dolore registriamo questa defezione, questa mancanza di fierezza, questa miseria di carattere,
mentre i modernisti francesi entrano in lotta aperta.
Le assemblee regionali de’ vescovi francesi
Il Giornale d’Italia scrive : *
Giunsero in questi giorni alla Segreteria di Stato
le relazioni sulle assemblee episcopali regionali di
Bordeaux e di Lione. I due importantissimi rapporti
verranno naturalmente letti con grande interesse e
studiati dagli alti prelati e dallo stesso Papa, poiché
le due suddette assemblee discussero per la prima
volta sotto il regime separatista tutte le questioni
religiose non solo sotto l’aspetto del principio teo
rico e della dottrina della Chiesa e nei campo delle
previsioni, ma anche sotto quell’aspetto speciale pratico, che una esperienza, per quanto breve, ha potuto
porre in maggior rilievo e controllare. Molte delle
insidie e dei pericoli che già si era previsto e a Roma e in Francia — specie nella celebre assemblea
del castello delle Muette — avrebbe portati la legge
di separazione, sono apparsi in un anno appena dalla
sua applicazione reali e perciò i vescovi nelle due
riunioni di Lione e di Bordeaux hanno potuto constatarne 1’ esistenza, metterne in rilievo la gravità e
vagliare i vari mezzi di difesa.
Con le due suddette assemblee la Chiesa in Francia va prendendo così un più sicuro e definitivo indirizzo nell’ esercizio pubblico del culto.
Siccome però esse non riguardano ohe due grandi
parti del territorio della Repubblica così sì terranno
prossimamente altre due assemblee regionali, quella
di Parigi e quella dì Reims : esse completeranno l’opera così iniziata. La loro data non è ancora certa,
solo si sa che quella di Parigi sarà nel mese di marzo
sotto la presidenza dell’ arcivescovo dì Lens, il quale
è il decano dei vescovi che vi prenderanno parte.
Probabilmente anche a Reims l’episcopato della regione si riunirà nello stesso mese, certo non tarderà
di molto tempo. *■
Uno che ragiona bene
E il deputato on. Guerci. Il suo discorso alla
Camera sulla questione deU.’insegnamento religioso
é stato ecclissato da quello dell’on. Martini che gli
ha immediatamente succeduto. Resta però che l’on.
Guerci è un uomo che ragiona bene.
Ragiona bene perchè ha il coraggio di dichiararsi credente sebbene sieda all’estrema sinistra
e.... sebbene militi nelle file dei partiti estremi.
Spiegando le ragioni che lo muovevano a votare
la mozione Bissolati, egli ha detto tra le altre cose:
« Io ho la fede salda, che sopravvive a battaglie
« non sempre liete. Io credo fermamente che al di
« fuori del mondo vi sia una realtà spirituale superiore
« che determina il bene all’infnori della nostra
« volontà ; io credo che ogni nostro pensiero volto
« in alto sia una preghiera alla quale sovente si ri« sponde ».
Bravo, on. Guerci ! Lasciate che ci congratuliamo vivamente con voi per questa vostra fede.
Essa è degna di rispetto perchè' conquistata attraverso difficili lotte di pensiero, attraverso penose
crisi d’anima ; essa è degna di ammirazione perchè
l’avete altamente affermato da uno di quei banchi
dai quali troppo spesso partono inopportuni motteggi
alle cose più sacre, e dichiarazioni pseudo LiberePensatrici di uomini che hanno sposato il credo
materialista senza averne manco vagliate seriamente
le fonti. La vostra attitudine è attitudine di protesta contro coloro che non si curano di stabilire
distinzioni tra la fede pura e le mistificazioni della
fede. Noi tesoreggiamo le vostre parole per lanciarle in faccia a chi osasse ripetere ancora la dichiarazione fatta alla Camera dall’on. Ferri : Il
socialismo è ateo'
Hi
^ %
No. non è vero onorevole ? Il socialismo non deve,
il socialismo non pad essere ateo. Gli atei sono dei
traditori del socialismo ; o per lo meno non l’hanno
compreso. Bene avete voi detto :
« Questa fede mi dà la calma e la tranquillità..
« e perchè ho questa fede resto qui all’Estrema
« Sinistra a cooperare alla elevazione dell’Italia;
« certo, se tutta l’umanità dovesse finire in effi« meri atomi nel sole... me ne andrei a sedere a
« Destra. »
Cosi la pensassero e cosi parlassero i colleghi
tutti dell’ on. Guerci ! La logica dell’ nomo senza
fede è quella degli egoisti e dei gaudenti di tutto
il mondo : « Mangiamo e beviam tanto domani morremo! » Après moile délnge! Strana attitudine davvero
questa di uomini « senza speranza • neH’indisti-uttibilità della vita i quali si affannano a renderla
migliore! Strano contrasta tra i sentimenti e le
asioni di quegli uomini i quali lavorano tenacemente a costituire uno stato di cose ch’essi pensano
possa essere annientato da un cataclisma qualunque
senza che nulla ne permanga in una sfera che trovasi fuori della portata di qualsiasi agente distruttorej E strana necessità questa nostra di richiamare alcuni uomini ad elevare i loro principi all’altezza della loro vita pratica !....
Quand'è che riconosceranno l’equivoco ? quando
vi ripareranno essi ?
Quando comprenderanno che, anche in questo, sopratutto in questo, noblesse oblige ? !
Giovanni E. OQeille
FjVTTI ÉlpEE
Il « Fithecaotropus crectuj »
Nel 1894 l’esploratore belga Dubois aveva scoperto nella pianura di Med-Inn, nell’isola di Giava,
ì resti di un mammifero straordinario. Il Dubois
aveva chiamato il mammifero pithecantropus erectas il che vuol dire : uomo - scimmia dall’andatura
eretta.
Quei resti si componevano di un pezzo di cranio,
d’nn fèmore, e di due denti molari, che servirono
a ricostruire l’individuo, del quale invano si sono
ricercate altre vestigia. Dapprincipio si credette di
trovarsi di fronte a’ resti d’uno scheletro umano ;
ma un migliore esame condusse all’opinione che si
trattasse piuttosto di uno scheletro simile a quello
dell’uomo ; e, non trovandosi fra gli antropoidi (scimmie) nulla di perfettamente simile, si credette che
que’ resti avessero appartenuto a un animale intermediario tra gli antropoidi e l’uomo uellà scala degli esseri e delle specie.
Ora la vedova del professore Selenka di Monaco
ha fatto organizzare a proprie spese una spedizione
sotto gli auspici dell’Accademia di Berlino, per verificare sul posto la scoperta del Dubois e ricercare
prove complementari dell’esistenza antidiluviana del
pithecantropus erectas. La Commissione, guidata dal
geologo Elbert, di Greifswald, comprendeva anche
il zoologo Moskawski di Berlino e l’ingegnere Oppenoorth.
La commissione, esaminato il terreno, ha escluso
trattarsi di pliocene ed ha concluso che esso terreno
è dell’epoca del diluvio ; per conseguenza la scimmia - nomo del Dubois esisteva contemporaneamente all’uomo dell’epoca glaciale.
Da notarsi che nel luogo stesso ove fu trovato
il pitecantropo si è rinvenuta cenere di legna,
tracce di fuoco, arnesi di selce, caratteristici dell’età
della pietra. Il che comproverebbe la coesistenza
deH’uomo.
Abbiamo riportato tutto ciò come curiosità scientifica, ma naturalmente non ci affrettiamo a trarne
alcuna conclusione, perchè ci pare che non si possa
ancora.
^rte, Letteratura, Scienza
Variazioni filosofiche
UflGIONE, SEflTIIHENTO, ESPERIENZA
•
Bisogna avere idee chiare sopra que,ste cose. Tanto
più oggi, perchè v’è una corrente che vorrebbe contestare
alla ragione ogni diritto di cittadinanza nel complesso
fatto religioso, e, proscritto il domma, ergere l’edificio
della religione soltanto sopra il sentimento.
n
« •
Antonio Rosmini, il massimo filosofo italiano dei
tempi moderni, ha ammesso il grande valore del sentimento ; ma di un sentimento illuminato daH’intelligenza. In una lettera giovanile scritta al Tommaseo, Rosmini scrive :
« ... A proposito di quello che dite della filosofia,
non V ha dubbio, la filosofia speculativa debbe esser
congiunta alla filosofia del sentimento, e consultar dobbiamo questo come una voce divina, come un oracolo
inchinso in noi stessi. Ma, al tempo stesso, la ragione
debbe giudicare del sentimento e vegliare che non venga falsato. Ella (la ragione) è veramente la più eccellente cosa in noi, un maraviglioso lume da cui anche
il sentimento viene illuminato e da cui ripete quella
sua ineffabil bellezza che tanto ci innamora. Poiché,
quando è egli veramente bellissimo e vaghissimo que-
4
LA LUCE
sto sentimento, se non quando si gode negli amplessi
della Verità f Questa è degna veramente di possedere
tutto l’umano sentimento, questa è capace di beatificarlo... »
*
*
Si parla oggi di esperiensOi ma troppo spesso in
maniera incompleta e falsa. Anche Eosmini ha ammesso il valore dell’esperienza; ma — dice bene il prof.
Morando — dell’esperienza soprannaturale del cristiano
diversa dall’esperienza vacua ed immaginaria dei pseudo-mistici, e sempre controllata dalla ragione e da.,l’esterna rivelazione. Quanto eXVesperiema, è degno
di nota il seguente passo del Rosmini tolto da un opera dell’età matura ;
« È duopo distinguere un doppio ciclo dell’umana
intelligenza, cioè quello del lume naturale e quello
del lume soprannaturale.... Nella dottrina del Cristia
nesimo que’ due lumi e que’ due cicli d intelligenza
sono profondainoiit^ distinti 6 in pari tempo armonicamente uniti, e questa distinzione medesima ha per suo
fondamento quello delle due forme — la reale e 1 ideale — dell’essere. Il solo Cristianesimo scopri e produsse questo quasi doppio orbe scientifico, se pure scientifico si può chiamare il soprànnaturale. Ma si dà almeno una scienza di lui. Mediante questa rivelazione
noi possiamo definire qual sia la cognizione naturale
di Dio e quale la cognizione soprannaturale. La prima
è quella cognisione di Dio che l’uomo ha mediante le
idee ; la seconda è quella cognisioue di Dio che l’uomo
ha per una percezione intellettiva di Dio stesso. Questo l’uomo non può fare da sè ; conviene al tutto che
Iddio comunichi se stesso, e lo fece prima e ineffabilmente in Cristo..... Nondimeno l’nomo, impotente a
percepire da se stesso la realita di Dio, capace soltanto di conoscerlo idealmente e negativamente, può sentire il vuoto e la negazione intrinseca di questa sua
cognizione naturale, e può anche cadere nell inganno,
dandosi a credere di potere co’ suoi propri sforzi giungere a riempire quest’ammanco della sua cognizione
raggiungendo Dio stesso nella sua reale sostanza. Ed
a tal fine — non soccorrendolo l’intendimento naturale
che non eccede la sfera delle idee — egli mette in
movimento la sua immaginazione ed il suo sentimento,
e cosi compariscono i falsi mistici... A tutti costoro
mancando la materia intorno a cui pretendono lavorare
col loro pensiero, cioè la realità di Dio, devono necessariamente tessere con fili immaginarli, e quindi cadere
nei più strani errori... »
In brevi parole — commenta la Divista rossiniana
— l’esperienza interna del soprannaturale per essere
legittima deve conformarsi alla ragione ed all’autorevole rivelazione esterna. Altrimenti scivola facilmente
nei regni bizzarri della fantasia, che sarà pure un esperienza, ma di niun valore.
Donde noi concaiudiamo che la sana esperienza
cristiana, lungi dal fare a meno della dottrina rivelata,
la presuppone come indispensaoile all’esperienza stessati. Janni
LEGGENDO L’EVANGELO
Voi siete il sale della terra.
{Matt. V. 13).
Il sermon© monte ci presenta il pensiero religioso e sociale di Gesù Cristo in
tutta la sua grandezza. Quei precetti così
veri, cosi belli sono sempre attuali, perchè
corrispondono alla natura dell’ uomo nelle
sue costanti aspirazioni, e quindi costituiscono non solo la religione del presente,
ma ancora quella dell’ avvenire.
Quando Gesù disse quel grande discorso
aveva davanti sè, oltre di una moltitudine
immensa di popolo, i suoi discepoli che
già aveva scelti per educarli alla sua scuola
e per farli continuatori dell’ opera sua, E
a costoro Egli rivolge queste parole ; Voi
siete il sale della terra. Privilegio grande,
proprio dei discepoli di tutti i tempi, il
quale però importa una grave responsabilità. « Ora se il sale diviene insipido,
con che salerassi egli? ».
Voi siete il sale della terra : Questa
imagine esprime bellamente 1’ idea di eccellenza e di superiorità. I cristiani devono
essere superiori a tutti gli altri in ogni
cosa, nella vita sociale in genere. E invero
se interroghiamo la storia, vediamo che il
Cristianesimo primeggia in tutte le manifestazioni della vita. Non c’ è alcun ramo
dello scibile umano, non c’ è alcuna scoperta scientifica, alcun ramo dell’ industria
0 delle arti, in cui la preminenza non appartenga ai cristiani. E 1’ influenza del
Vangelo è pure manifesta nella sfera più
propriamente morale e in quella politica
E invero il Cristianesimo ha ricostituito la
famiglia sulle sue vere e naturali basi, ha
rialzato la donna dallo stato di abbiezione
in cui giaceva, ed ha contribuito ad abbattere r odiosa istituzione della schiavitù.
E, ancora, non c’ è vera libertà, vera
uguaglianza di fronte alla legge, vero sentimento di giustizia, vigorosa protezione
del debole contro il forte, del povero contro il ricco, che presso i popoli i quali
siano illuminati e guidati dalla luce del
Vangelo. Altrove la libertà si muta in licenza, la giustizia diventa una dea capricciosa, la pace e la tranquillità sono ottenute a caro prezzo. Ubi solitudinem faciunt pacem appellant.
Ora tutti questi benefìci, tutti questi
vantaggi si devono al Vangelo, libro che
un giorno sarà la magna charta dei popoli, e davanti al quale, nei secoli venturi, i re stessi deporranno la loro corona e
s’inchineranno.
I cristiani sono e dovranno essere sempre più il sale della terra. Perchè? Perchè conoscono il Cristo. Tutti i beni del
presente, tutti i perfezionamenti dell’ avvenire sono racchiusi in questa sovrana
scienza. Il Cristo rigenera, santifica, affratella. In questo sta la salvezza dell’ individuo e della società.
Ma se i cristiani vogliono essere il sale
della terra devono far in modo che la loro
superiorità non venga meno e non si perda.
Il sale, cioè, non deve perdere il suo sapore. E il sapore è perduto quando il Vangelo è calpestato nei suoi sublimi princicipii, e quindi non è più praticato. Ma poniamovi mente. Niente può so.'‘tituire il
Vangelo, e se noi abbandoniamo il Cristo,Egli pure ci abbandonerà, e stabilirà altrove il suo Regno. Allora si avvererà la
parola ; Il regno di Dio vi sarà tolto, e
sarà dato a una gente che farà i frutti
di esso.
Siamo dunque il sale della terra, mediante la nostra fede e le nostre buone
opere che dovranno assicurare la pace
sociale.
E. m.
QUESTIONI SOCIALI E nORALI
Segni dei tempi
Vi fu un tempo, — e chi non lo ricorda, anche tra
l più giovani ? — nel quale ogni aspirazione iin pò ardente verso un ideale di giustizia, ogni desiderio di
maggior benessere materiale e di maggior felicità terrena, erano condannati, in certi ambienti, quasi come
eresie pericolose e sovversive. Un tempo nel quale certe
parole, ormai naturali e comuni, mettevano spavento;
nel quale certe date, — il r Maggio, per esempio, —
incutevano strani ed assurdi timori.
Un tempo nel quale la gente buona e timida guardava con biasimo e terrore quei pochi audaci che sognavano l’avvenire, l’alba, forse lontana ma sicura e bella.
Quel tempo è pas.sato.... E forse ci sembra ora dover talvolta lagnarci dell’opposto, di una smania troppo
violenta di cambiare, improvvisamente e senza alcuna
preparazione, la faccia del mondo.
Ma neanco di questo dobbiamo lagnarci ; é febbre
naturale che sempre accompagna le crisi della società.
E che il mondo, tutto il nostro antico mondo, coi
suoi errori e le sue follie, senta il bisogno di trasmutarsi, — non foss’altro come l’inferma di Dante che
« nel dar volta » il suo dolore scherma, — non è chi
non se ne accorga. Guardate i giovani, starei per dire
i fanciulli, anche quelli delle classi colte e ricche ; ndite i loro discorsi, rispondete alle loro domande, e
vedrete che nuovi orizzonti si schiudono dinnanzi al
loro pensiero, nuove enjozioni fanno battere i loro cuori.
Facciamo largo a questo impetuoso torrente ; è l’avvenire che si approssima !
Mi accadde un giorno, — e non è gran tempo, —
di assistere ad una conferenza letteraria tenuta nella
sala di un palazzo... direi ufficiale, dinnanzi ad un pubblico signorile ed elegante. L’oratore, parlandoci di una
regione italiana, ne descriveva l’ardore patriottico e
l’insofferenza di ogni servitù, poi soggiungeva quanto
era bello l’udire i poveri contadini, curvi sotto il faticoso lavoro, inneggiare al « soU dall’avvenire ». Un
applauso, non dirò unanime, ma sincero, salutò le parole del coraggioso oratore.
Dico coraggioso, perchè era forse la priioa volta che
simili parole risuonavano tra quelle mura ; e poiché la
maggior parte degli uditori apparteneva a classi alle
quali « il sole dell’avvenire » incute più timore che
sperauza. Eppure quella fatidica parola strappò l’applauso, perchè rispondeva all’intima convinzione di tutti.
Non importa se all’indomani, alcuni tra costoro, —
forse spinti dalla necessità dell’ora, — lotteranno contro la nuova ed incalzante fiumana. Un istante almeno la bella speranza di giorni migliori per l’umanità
che soffre, fece vibrare il loro cuore. È l’avvenire che
si approssima !
Rallegriamoci adunque e non facciamo come quei
stolti che non sanno discernere i segni dei tempi, e
che nell’ora presente nulla trovano di bello, di gagliardo, di forte. In questi ultimi giorni d’ inverno, nei
climi più favoriti dal cielo, già si sente, — col profumo delle viole e il tepor delle più Lnghe giornate,
— il fremito della vita risorgente ; e sotto la nivea
pioggia dei mandorli in fiore, un cantico di gioia ci
sale al labbro. Non altrimenti, tra le noie e le tristizie di questa nostra società stanca e traviata, già
s’intravvedono i bagliori di una novella aurora.
Noi non sappiamo quello che l’alba ci recherà ; ma
sappiamo che al nostro mondo manca certamente una
cosa, senza la quale non vi sarà alba radiosa, ma triste
fulgore d’incendio. Manca la conoscenza di Cristo !
Non stanchiamoci di ripetere questa parola, che a
molti sembrerà inutile e fastidiosa. Pure un giorno
l’umanità dovrà comprendere che il suo ideale di giustizia e di amore è impossibile senza Cristo; e riconoscendolo giungerà sino alla croce del Redentore. Solo
vorremmo che vi giungesse per vie fiorite e liete e
che non dovesse imprima conoscere nuove amarezze,
fare nuove e piò crudeli esperienze...
Itisa Clepieo.
ATTACCHI E DIFESE
Il Frotestaoteslmo e le lerti modem
Abbiamo in un nostro recente articolo su « La Democrazia e il Pfotestantesimo » (V. N. 8) affermato
che la Rivoluzione Francese è intimamente legata, per
le sue conseguenze di ordine politico e sociale, alla
stessa Riforma del secolo XVI, che, a buon diritto,
inizia i nuovi tempi e la nuova cultura. E' prezzo delr opera dimostrare questo assunto con nuovi argomenti, e nel tempo stesso affermare che, se la Revoca dell’ Editto di Nantes non avesse avuto luogo,
uoppnre la Rivoluzione francese si sarebbe fatta ; ohe
se questa era inevitabile, si sarebbero certo risparmiate le scene di sangue del Terrore.
5
LA LUCE
Perchè dunque la Eiforma fu favorevole alle libertà
civili e politiche dei popoli ? Eispondiamo : Essa costituì un ritorno al Cristianesimo, primitivo. Ora lo
spirito del Cristianesimo favorisce lo stabilimento delie
istituzioni democratiche, perchè nel Vangelo, prima
che sulle bandiere dei popoli, sono stati proclamati i
grandi principii di libertà, fratellanza, ùgnaglianaa.
Questa intima connessione tra 1’ Evangelo, la Eiforma
e la Eivoluzioue francese è riconosciuta da parecchi
scrittori e storici. Così ii Lamartine nella sua Histoire
des Girondins scrive : « Quel che si poteva intravedere allora della Eivoluzione francese annunziava ciò
che era di più grande nel mondo : 1’ avvenimento di
idee nuove nell’ umanità, l’idea democratica, più tardi
il governo democratico. Questa idea derivava dal cristianesimo... « Il cristianesimo aveva proclamato le
tre parole che, a due mila anni di distanza, ripete il
filosofo francese ; libertà, ngmgliansa, fratellama degli uomini ». Il Cristianesimo, scrisse pure la Signora
de Staël nelle sue Considerasioni sulla Bivolusione
francese, ha veramente apportato la libertà su questa
terra, la giustizia verso gli oppressi, infine l’uguaglianza dinnanzi a Dio, della quale P uguaglianza dinnanzi alla legge non è sempre che una imagine imperfetta ».
Siamo lieti di aggiungere a queste testimonianze
i(uella di un nostro storico, il quale ha riconosciuto i
grandi benefici politici e sociali della Eiforma, che,
non lo dimentichiamo, si ricollega direttamente col
V angelo.
Ercole Eicotti nei suoi Discorsi sulla Bivolusione
protestante scrive : « La Eiforma protestante si collega
per le conseguenze di ordine politico e sociale colle rivoluzioni inglesi del 1648, 1688 e colla stessa rivoluzione francese del 1789. E se queste ultime ottennero
il loro scopo, cioè acquistarono alla società e confermarono la formola politica della monarchia costituzionale e rappresentativa, mercè la quale si possa anche in grandi masse di popoli congiungere la libertà
coir ordine, e procurarono alle nazioni 1’ uguaglianza
civile, il senso e 1’ esercizio dei proprii diritti, gli è
perchè esse rivoluzioni furono precedute dalla Eiforma, senza di questa, l’Europa s’ avviava a servitù
forse più stretta e dura della feudale. E difatti i popoli stretti dalle Monarchie assolute non si sarebbero
mai, senza la Eiforma, mossi in difesa delle libertà religiose politiche. Cosi la nazione inglese, spìnta dal
bisogno di libertà religiosa, con idee provenienti dalla
Eiforma, affermò e perfezionò la sua costituzione ; in
Francia le lotte religiose furono uh freno all’ assolutismo della monarchia ».
Ora se la Eiforma ebbe per i popoli che 1’ accettarono conseguenze così grandi per il loro avvenire politico e sociale, i destini della Francia che albergava
nel suo seno un grande numero di protestanti, che,
senza fallo, costituivano 1’ elite della nazione, non sarebbero stati assai diversi da quel che furono ? si nel
senso che i principii della Eiforma avrebbero potuto,
a poco a poco, infiltrarsi nella vita sociale della nazione, e risparmiare a questa i giorni funesti e terribili del Terrore.
E invero la Eevoca dell’ Editto di Nantes, oltre chè
un delitto abbominevole, fu il più grande errore che
mai potessero commettere i governanti francesi. Dìfatti, per questa Eevoca, i migliori cittadini della
Francia, a migliaia, a migliaia (un milione all’ incirca),
dovettero varcare le frontiere e portare ad altri paesi
il tesoro delle loro virtù civili e morali e il segreto
delle loro industrie, in cui cotanto eccellevano. Ma la
monarchia stessa non doveva tardare a scontare un simile errore. Un insigne storico, il Sorel (V. L'Europe
et la Bévolution française) scrive : « La promulgazione
dell’ Editto di Nantes fatta da Enrico IV aveva segnalato la maturità della monarchia. La revoca ditale
editto per opera di un suo discendente ne segna la
decadenza ». E non solo questo, perchè la revoca del1’ Editto di Nantes, con le sue tragiche conseguenze,
impedì alla coscienza francese, alla vigilia della grande
Eivoluzione, di riattaccare le sue migliori aspirazioni
al loro principio originario, cioè al Cristianesimo, che
anzi combattè, perchè rappresentato da una religione
legata troppo intimamente agli interessi monarchici,
teocratici, aristocratici che essa rivoluzione voleva distruggere. Edgar Quinet nellà sua opera « La Bivolation » mette molto bene in luce questo punto. Egli
scrìve: « Si è deplorata la revoca dell’editto di Nantes, a causa delle lacune lasciate nell’ industria fran*.
cese. Il danno morale fu ben maggiore e la rivoluzione
l’ha dimostrato... La Francia si è strappato 1} nuore
e i visceri con 1’ annientamento di due milioni dei
suoi migliori cittadini. I prote.stanti emigrati s’ erano
fusi coi paesi vicini, nessuno ritornò nel! 87, nè nell’89.
Il medio-evo si trovò dunque alle prese con lo spirito
moderno senza alcun intermediario ; donde un ente
furioso ». Questi fatti valgano dunque a dimostrare
quanto la Eiforma fu fonte di immensi pregressi e benefici non solo nell’ ordine religioso, ma ancora in
quello politico e morale, nello scientifico ed economico.
E le considerazioni fatte ci mostrano anche come i
grandi avvenimenti della storia sono intimamente legati gli uni agli altri come gli anelli di una catena,
dalla Eivoluzione francese possiamo risalire alla Eiforma ; dalla Eiforma al Cristianesimo primitivo e da
questo al Vangelo. Dunque il Cristo è veramente il
centro della storia.
Enuieo CQeyniieu.
Problemi di edocazlone e d'istruzione
Ethiopia docet?
Lungi da me l’idea di fare l’apologià dell’Abissinia ;
ma per una volta tanto non potremmo non apprendere
qualche cosa anche da quei paesi che consideriamo
ancora immersi nelle barbarie e che guardiamo con
tanta alterigia dell’alto in basso?
I giornali ci hanno dato le notizie che il Negus
Neghesti ha ordinato che nei snoi stati-Tistruzione sia
obbligatoria, e ci hanno anche comunicato il relativo
bando che, munito naturalmente di tutti i suggelli del! erede di Salomone, deve e avrà forza di legge. In tal bando
leggiamo il seguente paragrafo : « Da ora in poi il tuo
« figlio, maschio o femmina che sia, da sei anni in su
« fallo andare alla scuola. Di te che non manderai alla
« scuola il figlio, i beni che ti troverai di possedere,
« non li potrai lasciare in eredità, ma passeranno al
« capo del Governo che comanda sul luogo, come se
« tu fossi stato sterile ».
Ecco dunque l’ordine mandato ad ogni fedel suddito
abissino : tutti i figli debbono andare a scuola, se no i
beni del genitore passeranno al capo del Governo locale.
Strano metodo coercitivo ! Ma non dobbiamo essere tanto
esigenti. Menelik è più furbo di quel che si creda, e
noi Italiani, purtroppo, ne sappiamo qualche cosa, e
non è ancora finita, Lngh informi. Egli tocca i sudditi
suoi nella borsa e sa che in tal modo obbediranno. Se
poi è il figlio che non vuole andare a scuola, peggio
per lai, ecco che cosa ordina il reai padrone : « E se
« tuo figlio non avrà voluto studiare, tuo figlio non
« potrà ereditare ».
Insomma in un modo o nell'altro, i beni di quella
famiglia nella quale vi sarà qualche analfabeta, andranno
al capo del Governo locale.
Ma, e allora non ci sarà perìcolo che i capi dei
paesi cerchino di ostacolare l’istruzione obbligatoria per
potersi arricchire alle spalle degli analfabeti ? Che
volete, la loro coscienza è abbastanza elastica per credersi in diritto di ribellarsi all’ordine imperiale nel
loro interesse ! Non dubitate, Menelik vi ha pensato ;
sentite ; « Capi e notabili se agiranno all’infuori della
«• presente parola scritta, avranno grande punizione ;
« e quanto poi al male della loro anima, saranno sco« municati dal nostro Padre l’Abuna Mattios ».
Provatevi allora, o eapi e notabili, a ricalcitrare ;
grande punizione vi soprasta, e poi la scomunica, forse
quella maggiore, {latae sententiae) del vostro Abun.
Occhio dunque alla penna, se no per voi, altro che
ricchezze 1 La scomunica oltre alla punizione che Menelik v’infliggerà, e voi sapete che con Menelik non si
scherza 1
In quanto poi ai maestri ci penserà l’Imperatore a
provvedere ; « In quanto ai viveri ed alla paga da darsi
« ai maestri, penserò io a provvedere ». — Ecco dunque
ormai tutto pronto : pronti i maestri, prónti gli scolari, e l’Abissinia tra poco darà dei punti alle nazioni
più civili della vecchia Europa.
Da noi Tistruzione è obbligatoria, almeno lo dice
la parola scritta della legge, commina anche delle pene
a chi la trasgredisce ; ma, di grazia, qual’è il comune
che cerchi di obbligare i genitori a mandare i loro
figli' a scuola ? Non ce n’è uno in tutta Italia. Se ciò
si facesse bisognerebbe aprire chi sa quante altre scuole,
e dove prendere i denari per farlo? Noi non possiamo
fare come Menelik, che dice di provvedere, chi sa com^
ai viveri e alla paga dei maestri ;,« quando alla Ca?
mera o nei Consigli Comunali, qualcuno affaccia tal
questione, ben di rado è appoggiato da una qualsiasi
maggioranza. Amici della scuola a parole ce ne sono
molti, ma all’atto pratico si contano sulla dita. Vorrei
poter aver il mezzo di fare un’inchiesta, tra le tante
che si fanno e che fanno spender tanto denaro inutilmente, per vedere quante multe sono state applicate a
quei genitori che non hanno osservato e non osservano
la legge sull’istruzione obbligatoria. Quante poche ne
troverei, per non dire punte !
E intanto l’analfabetismo permane, e chi deve incaricarsi di farlo scomparire se la cava con una scrollatiua di spalle, e le autorità gìnocano a scarica barile.
Sarebbe ormai tempo di terminarla questa burletta
e di seguire l’esempio delle nazioni riformate che c’insegnano come si deve combattere la piaga dell’anàlfàbetismo. Vedete nella piccola Svezia, non ve n’ha uu
solo che non sappia leggere e scrivere ; ma tutti indistintamente, dal Ee aH’nltimo soldato, conoscono il loro
dovere e lo fanno. E da noi ? Ma !...
E. Cofsani
PAQIHE PI STORI»
I Valdesi di Lombardia
In Lombardia, meglio che in tanti altri paesi, era
il terreno preparato per la propaganda valdese, mercè
l’opera degli Umiliati e dei discepoli di Arnaldo da
Brescia.
Gli Umiliati fuorusciti milanesi vittime dei torbidi
civili e religiosi dei tempi del Barbarossa, avevano
costituito una società nel^a quale la pratica della povertà era congiunta col lavoro, preferibilmente nell’arte del tessitore. Vietavano qualsiasi giuramento
ma non imponevano il celibato, onde ne nacque il
distico popolare :
Sunt et in Italia fratres humiliati
Qui jurare renunnt et sunt uxorati.
Richiamati dall’esilio, eran rimasti anche in Milano,
fedeli ai loro principi ed alla politica antiromana.
La loro unione coi Valdesi è attestata dalla bolla,
già citata, di Lucio III, che nel concilio di Verona
condannò fra altri, « quelli che si dicono Umiliati
0 Poveri di Lione ». Appunto in quell’anno avveniva
rultima calata di Federico Barbarossa, pronto ad
appoggiare gli editti dèi papa quando aveva bisogno
di essere d’accordo con lui, come aveva già fatto
quando aveva mandato al rogo Arnaldo da Brescia.
Invece il comune milanese, che era allora salito
a tanta gloria, concesse ai Valdesi un prato nel quale
essi edificarono la loro scuola, che non tardò ad essere frequentatissima. L'arcivescovo avendola fatta
demolire perchè opera’ di scomunicati, i Valdesi la
eressero nuovamente alla morte di quei poco evangelico pastore.
Nel 1210 essa era designata alle folgori del nuovo prelato, Filippo di Lampugnano, daU’imperioso,
Innocenzo III, il più potente dei Papi', che voleva
cederla a Durando d’Huesca. Questo caporione dei
Poveri Cattolici di Linguadoca, gliela ve va chiesta,
assicurando Sua Santità che erano ben cento i Valdesi
Lombardi che aspettavano solo di vedervelo stanziato per passare dalla sua.
E’ probabile che l’iniqua spogliazione fu perpetrata ad istigazione di quel! apostata, ed è certo che
nel 1212 un certo numero di Valdesi, guidati da
Bernardo Primo, seguirono Durando. Ma i Poveri
Cattòlici non furono perciò più fiorenti, e tosto non
se ne parlerà più.
La scuola valdese, trasportata in altri locali, continuò ad attrarvi numerosi studenti d’Italia e d’Oltr’Alpi.
Però, ‘altri screzi non tardarono a nascere nel
campo valdese ; per desiderio di autonomia o fors’anche per Tambizione di taluno di essere riconosciuto
capo. Valdo rimasto umile fino all’ultimo, abhorriva
dalle cariche a vita e dal concentrare tutta l’autotorità nelle mani di un solo. Invece, sin dal 1185,
Ugo Speroni aveva voluto rimanere a capo dei Vaidesi Lombardi ; lo stesso avvenne nel 1205 con
Giovanni da Ronco. La maggioranza sembra però
esser rimasta fedele al suo capo naturale, il venerando patriarca, fino alla sua morte. Cosi poco a'
poco si disegnava fra i Leonisti o Poveri di Lioffe^
6
. r
6
una spartizione, i Poveri Lombardi diventando
gradatamente indipendenti dai Poveri OUi'amontam.
Indipendenti, non già ostili.
Intanto i Valdesi, probabilmente rinforzati dall’arrivo di molti scampati all’eccidio degli Albigesi, si
spandevano per la Lombardia ed anche più oltre,
onde nel 1215 il quarto concilio Laterano scagliava
contro essi un nuovp anatema.
Verso quel tempo, al più tardi nel 1217, moriva
^ Pietro Valdo che, dal suo ritiro di Boemia, potè,
prima di rimettere lo spirito suo in mani al suo
Creatore, mirare largamente sparso quel principio
di fedeltà evangelica che avevaio mosso a parlare
e ad agire secondo la pura parola di Dio.
Giov. Jalla
La dottrina cristiana
ai popolo
Lsi Provvidenza
D. — Che cosa è la Provvidenza ?
R. — Dio conserva e governa il mondo. E ciò che
si chiama la Provvidenza con parola che significa ad
un tempo provvedere e prevedere. {Salm. 145, »ers. 16
e 17. Leggere il Salmo 104).
D. — In quanti aspetti si esplica la Provvidenza
di Dio ?
E. — Vi è una provvidenza generale che regola e
conduce il mondo e che Manifesta la potenza, la sa- j
pienza e la bontà di Dio ; ma essa non potrebbe esser I
sufficiente. Perciò la Scrittura ci parla anche di una '
provvidenza particolare. {Mail. X. 29, Sai. 33, ver. l3
- 20). Dio veglia su ciascuno di noi ; Egli sa tutto,
vede tutto e s’interessa di tutto nella vita delle sue
creature. Questa provvidenza si può chiamare miracolosa quando si manifesta con effetti eccezionali. Più
spesso Dio agisce per mezzo delle cause seconde. In
realtà il miracolo riempie la nostra vita anche quando
non lo pensiamo. È per un vero miracolo che noi sussistiamo. Per un solo minuto della nostra esistenza
sono necessarie migliaia di leggi e di cause concordanti. È facile trovare, sia nella storia delle società
umane, sia nella nostra propria esperienza, delle prove
dell’intervento speciale di Dio. Ciononostante, come dice
Isaia (cap. 55, vers. 8), le sue vie non sono le nostre
vie, e talvolta le azioni,della provvidenza restano nascoste ai nostri .sguardi annebbiati o rimangono incomprensihili per noi.
D. — Enunciate un'obbiezione che generalmente si
muove contro questa dottrina.
R. — Si dice; Se Dio regna, perchè troviamo noi
quaggiù il male, la sofferenza, il dolore
D. — Rispondete a questa obbiezione.
R. — Il male non viene da Dio, bensi dalla creatura.
Quanto al male deU’uomo, al peccato, se Dio lo lascia sussistere, ciò avviene perchè ora non è il tempo
della sua gfnstizia, ma quello della sua pazienza. (Leggere Mail. 13, vers. 24-30).
Se si considerano il male e la sofferenza indipendenti daU’uomo ed aflteriori alla stessa apparizione di
lui nel nostro pianeta, si rifletta che l’uomo ed il pianeta nostro non sono isolati ed autonoìui^ ma rientrano come parte in un cosmo o mondo assai più grande
al quale sono uniti da intimi rapporti ; rientrano, come
effetti di cause anteriori all’uomo ed al pianeta, in una
successione di cui il pianeta e l’uorao terrestre non sono
che momenti. Male e sofferenza sono, dunque, la ripercussione in questa terra di un disordine anteriore a
questa terra ed alla umanità nostra e più vasto di
esse: disordine per noi, misterioso, ma pur sempre
originato dalla libertà della creatura mondiale. Di siffatto disordine non permangono solo gli effetti, ma
anche la causa operante, cioè il male condensatosi in
opposizione al bene e personificatosi nell’ « avversario »
0 nel « maligno », giusta le espressioni del Signor
Gesù. Nel cap. IH della Genesi in un racconto che è
reputato leggendario quanto alla forma, ma ch’è vero
nel suo genere, cioè qual racconto simbolico o parabola
— vediamo che il male entra neirrnhanità terrestre per
suggestione dell’ « avversario *. Qui si coglie la ripercussione della caduta mondiale nell’atto in cui, dopo
essersi estesa al nostro pianeta si prosegue neirumanità. Ed eccoci in presenza d’un ordinamento cosmico,
ossia della natara, e di uno svolgimento storico entrambi parzialmente autonomi da Dio. Il monismo, cioè
l’affermazione della incontrastata azione di Dio solo
sopra il mondo, è povera filosofia che fa risalire il male
______________________LA LUCE____________________
a Dio ed apre le porte ad uno ancor più superficiale
ateismo. Il dualismo — ossia azione sul mondo di due
principii apposti ; Dio e 1’ « avversario » — spiega il
conflitto della luce con le tenebre nella natura e nella
storia, spiega la coesistenza dello sforzo della natura
verso il bene e della resistenza della natura al bene.
Dio non è tutto. Dio non è in tutto cosi nel cosmo o
natura quale noi la vediamo, come nella storia.% vero
che Dio è immanente nel mondo, ma nel mondo in
quanto procede da Lui. È immanente nel mondo come
il padre lo è ueU’organismo di un figlio. È immanente
nel mondo in questo senso : che il mondo è un insieme
di potenze uscite dalla fonte delle energie che è Dio.
Ma queste potenze sono chiamate a svolgersi in virtù
della loro propria forza, in questo svolgimento, l’energia libertà, per esempio, è autonoma, e perciò Dio non
è immanente, nello sforzo della libertà per mettersi
fuori delle condizioni dell’essere che è opera di Dio,
non è immanente nei disordini A%\\e, libertà e nei loro
eff'etti tanto nel cosmo o natura quanto nella storia
Il dualismo, di cui la natura e la storia sono la
risultante, è una lotta. L’onnipotenza virtuale di Dio
nel nostro mondo va diventando attuale attraverso
questa lotta per la conquista di una natura e di una
stor.a in parte autonome. Il tuo regno venga... Questa
onnipotenza diventerà completamente attuale alla fine,
nella pienezza del Regno di Dio ; in quella pienessa
che dimostrerà, esalterà e glorificherà la bontà dell’o
pera creatrice malgrado la lunga ma non illimitata dolorosa tragedia che imperversa sul creato. Tutto ciò
mostra dentro quali può attualmente esercitarsi
l’opera della Provvidenza, e costituisce la risposta decisiva alle obbiezioni ed alle mormorazioni.
Ma. anche nel dolore inevitabile, la Provvidenza, di
Dio rifulge. La Bibbia c’insegna che Dio trasforma il
dolore, per quelli che lo amano, in un mezzo di edu
zione morale, in un pungolo, in un freno, o infine
in un richiamo a glorificare Iddio. (Leggasi Oodet
« Etude sur Job »). Dio consola il travagliato e l’ag
gravato con le speranze immortali, e con la forza spirituale che spande sopra di lui.
D. — Quali sono le prove più luminose della Provvidenza di Dio ?
R. — La storia della rivelazione, e sopra tutto la
Redenzione operata da Gesù Cristo.
D. — Quali conseguenze derivano dalla fede nella
provvidenza di Dio ?
R. — La confidanza e lo spipito di preghiera. {Salm.
37 vers. 3 - 6 ; Salm. !55, vers. 23 ; Salm. 91 vers. 1 ;
Pietr. 5 vers. 7, Leggere anche Matt. 0 vers. 25- 33).
— D. Quale parola riassume e caratterizza tutta
l’opera provvidenziale di Dio a riguardo nostro ?
R. — La Bibbia finisce di rivelarci Dio chiamandolo
nostro padre e dicendoci che Egli è Amore. Qui sopra
tutto i lumi della rivelazione sono preziosi, poiché mai
la cosciènza e la ragione abbandonate a se stesse, mai
avrebbero osato vedere in Dio un padre misericordioso.
L’amore di Dio ci è manifestato pienamente in Gesù
Cristo. {Boni. 5 vers. 7-8 ; Rom. 8 vers. 31 -39 ; 1
Oiov. 4 vers. 9-11. — Letture da farsi ; A. Monod
« Dieu est Amour » ; .S". Agostino « Natura e gran
dezza di Dio).
U. I
6
5
3
3
4
2
Informazioni
Togliamo à&WEcho des Yallees questa
ConuinicazìiHie utticiale
Visti gli articoli 61, 62 e 63 de’Regolamenti
Organici ;
Considerando che il numero de’ membri laici
che devono sedere in Sinodo (eguale a quello de’
ministri) è di.................92 ;
Considerando vi) che i membri laici delle
Amministrazioni, delle Commissioni sinodali ' e
degli Istituti d’istruzione secondaria sono in
numero di................... • 5 ;
b) che le Chiese autonome, cioè le 23 parecchie
(compresevi quelle di Tararii as, Belgrano è
Lavalle - S. Salvador) e le Chiese di Nizza,
Firenze (Salviati) e Milano nomineranno ciascuna un deputato, vale a dire un totale di . 26 ;
c) e che le Chiese aventi diritto ad una depiN
tazione diretta, cioè Torino (ramo italiano,)
Genova, Roma, Napoli e Messina nomineranno
ciascuna un deputato, vale a dire un totale di 5 ;
Tenendo conto che restano 56 deputati da
nominarsi dalle 7 Conferenze distrettuali, in
proporzione de’ loro membri comunicanti, risulta
che ciascuna Conferenza deve eleggere il seguente numero di deputati ;
!• Conferenza delle Valli .
2- ■ « del Sud-America .
3- « (( Piemonte-Liguria
4- « « Lombardo-Veneto
5- « dì Toscana-Sardegna
6- « « Roma-Napoli
7- « « Sicilia
I signori Presidenti de’ Concistori, de’ Consigli
di Chiesa, e delle Conferenze distrettuali sono pregati di conformarsi, ciascuno in ciò che lo riguarda,
alla presente comunicazione fraterna.
Per la Tavola Valdese
J. P. PoNS ; Moderatore
{Ricordiamo a chi spetta che le comunicasioni
ufficiali dovrebbero essere fatte anche al nostro
giornale. N. d. D).
G-enova. — Il pastore Rostan in occasione
del 17 Febbraio, dopo aver dato ai suoi uditori la
conoscenza del triste stato in cui si trovava il popolo Valdese prima del 48, parlò delle libertà politiche e civili di cui l’editto d’emanoipazione fu il
principio. Quando Dio vuole operare un movimento
salutare in mezzo a un popolo, ei suscita sempre
uomini qualificati per realizzarlo. Per il movimento
politico e religioso del 48 in Piemonte sorsero uomini di gran talento e di fermo carattere come
Cavour, i D’Azeglio, il conte Alfieri, Cesare Balbo
e tanti altri, i quali lottarono lungamente e valorosamente per ottenere quelle benedette libertà, le
une dopo le altre. Cosi i Valdesi e gl Israeliti poterono frequentare le università e ottenere diplomi,
nella vocazione militare ottenere i gradi meritati
come ogni altro cittadino, votare per i membri al
Parlamento, e nominare quei della loro propria confessione.
D. F.
Comegliaiio. — Il pastore Balmas rioni pei
17 Febbraio gli allievi della Scuola Domenicale e
la società dei Giovani Cristiani, ai quali diede qualche spiegazione della festa; poi si cani areno inni d’
ringraziamento ; i giovani recitarono un dialogo
istruttivo, prendendo cosi parte alla gioia del popolo
Valdese. • ^
D. I.
F arigi.L’amico Pastore G. Appia scrive
ch'egli ha riunito in casa sua un groppo di Valdesi
stabiliti a Parigi, per celebrare la festa del 17 Febbraio anniversario dell’emancipazione 'Valdese.
Egli rivolse agli intervenuti alcune considerazioni sulla formazione dell’unità italiana e sulla conquista delle moderne libertà in Europa. L’Emancipazione del popolo Valdese — disse fu il principio della libertà, principio che ebbe la sua propria
logica e condusse alla libertà religiosa per tutta
l'Italia malgrado il 1’ articolo dello statuto. Quella
libertà fu per l’Italia l’occasione di conoscere il
Vangelo, il quale creduto e praticato conduce sempre
alla libertà vera, quella che ci strappa alle cattive
passioni. ^
Livorno. — Il 17 Febbraio avemmo la graditissima visita della Signorina Elisa Meynier, la
quale facendo un giro in Toscana a vi.sitare le varie
Associazioni Cristiane delle Giovani, volle fermarsi
anche nella nostra città con la speranza — non
dirò di fondar di nuovo una associazione — ma di
riuscire almeno a infondere nel cuore di noi un
più vivo alito di spiritualità attiva. E m’è caro di
poter asserire che questo intento immediato fu conseguito. Alla gentile visitatrice ancora un affettuoso
ringraziamento. ' ' „ ■ n
Priscilla Cignoni
Fiedicavallo. {N. N.) — Tanto per dimostrare l’aberrazione a cui può condurre il fanatismo
d’un partito, notifico che in questo Teatro si rappresentò una farsa nella quale ; volendo offendere (!)
Dio ‘ che non esiste perchè « lascia » gli uni nuo-
7
LA LUCE
tare nell’abbondanza e gli altri morire nella miseria — staccarono il crocifisso da una parete e dalla
scena lo buttarono in platea fra gli applausi fragorosi di coloro che sono schiavi del più gretto materialismo...!! »
— Il parroco della vicina frazione di Montesinaro
— or non è molto — ha volato scagliarsi contro i protestanti « banditori di teorie sovversive, seminatori di principi tendenziosi » ecc,ecc... Eccone
il perchè : Un ragazzo della sua Chiesa mentre portava il crocifisso senti dirsi da un compagno, tra le
risa degli altriSputagli contro...» ! ! Il prete, alle
sacrileghe parole, scacciò i monelli e, non potendo
continuare le sacre funzioni per il colpo ricevuto, imprecò (si dice), tra il pianto dei fedeli, alla turbolenza dei nuovi tempi, scatenando la furia delle invettive contro i nostri Evangelici, « causa prima
ed unica della degradazione del sentimento religioso » !
Poverino ! 0 non lo sai — caro Reverendo — che
codesti sono gli amari frutti prodotti dal secolare
albero deirintraasigenza e dell’autoritarismo cresciuto in seno alla tua Chiesa ? Noi protestanti —
anzi — altamente stigmatizziamo cotali attacchi irriverenti, fanatici e fortemente dichiariamo che la
predicazione e la pratica delle nostre dottrine cristiane giammai ci consigliarono o ci portarono a
commettere simili atti... vandalici ! « Chi è causa del
suo mal pianga sé stesso ! »
COMUNICATO
Associazione Cristiana
della GiOTentii — Oenova
Sottoscrizione fra evangelici « Prò danneggiati 1907 »
Scheda N. 1 (Negro C.) L. 13,—
» » 3 (Canepa A.) . 20,» » 4 (Barone G.) » 30,50
» » 5 (Saccomani L.) » 29,10
» » 6 (Caia E.) . 19,> 7 (Lunati M.l » 26,—
» » 8 (Carrozzi U.) » 21,50
» > 9 (Barone G.) » 18,—
» » 10 (Saccomani L.) » 47,10
» > 12 (Gianni d’Arba) » 11,D. Turino » 5,—
D. Miller . 20,—
D. Queirolo » 4,—
Lire 264,20
PÌBLIO(jRflriA
Raffaele Mariano. — DaU’idealismo nuovo a quello
di Hegel. Barbera 1908.
Ho finito ora di leggere — deh 1 con quanto gaudio dell’ intelletto e della coscienza - questo decimo volume dell’opera di Raffaele ilfariaMo, opera che — come altri autorevolmente scriveva pochi giorni or sono
in una reputata rivista — « resterà » !
Come tutti gli scritti del filosofo di Capua, anche
questo brilla contemporaneamente per l’altezza del
contenuto e per lo splendore della forma : due cose
che non dovrebbero esser mai disgiunte. Mariano è
un virtuoso della parola posta al servigio di un pensiero uso a dominare le vette più eccelse. Non credo
che l'affettuosa venerazione — quasi di discepolo a
maestro - che nutro per l’Autore mi faccia velo
quando affermo che non conosco prosa moderna più
robusta ed insieme più elegante e più cristallina
della sua. E vi insisto, perchè desidererei che questo
iibro fosse letto da raoltisssimi. Non ignoro che persone anche di una qualche cultura si tengono a distanza dai libri d’indole filosofica per tema di smarrirsi fra le nebbie dell’inintelligibile. Non è cosi col
Mariano : qui la chiarezza è tanto prodigiosa, pur
non essendo niente affatto popolare (ia filosofia non
è mai cosa volgare nè in sè, nè nel linguaggio in cuisi incarna) che la lettura del libro vi affascina, v’incatena : voi non potete staccarvene prima d’essere
giunto al finis ; e giunto qui sentite il bisogno di
ricominciare da capo l’esperienza delle soddisfazioni
che la lettura del volume vi arrecò.
Questo nuovo lavoro del Mariano giunge all’ora
sua. Le quistioni che egli tratta si riconnettono con
le nuove filosofie che oggi tengono il campo e con le
varie forme di modernismo teologico che da esse rampollano. Dopo un’orgia di materialismo e di positivismo, il mondo torna all’idealismo ed allo spiritualismo.
Ma che c’è nel fondo di cotesto nuovo idealismo critico ?
È veramente esso una ripresa, una continazione della
filorofia dell’ Hegel P E. può esso realmente attenere
qnel che promette ? E’ciò che l’A., affrontando col
petto la folla, scrutina da par suo. L’antonomia assoluta della ragione, l’individuo umano con la sua
ragione misura dell'universo, il pensiero dell’uomo
ultimo termine dell’attività creatrice del Dio natura,
al di là e al di sopra di esso nient'altro, nè Dio nè
assoluto: ecco I cardini deU’ideallsmQ critico. Di qui
l’assolutezza dell’ihdividuo umano> la coneezione anarchica della vita, al paragone di cui la socialistica è
come rose e fiori: anarchismo che in fondo in fondo
predicano i così détti filosofi pràmmatisti e quelli della
contigenzà e deU’azione, e i teologi moderni, e i volontaristi e fideisti e simbolisti nell'ora che fugge. Il Mariano lumeggia l’irsuta opposizione tra Tidealismo
critico e la tilosofia di Hegel per ciò che riguarda
ii valore delia ragione; opposizione che culmina nel
contrasto tra la concezione trascendente teleologica
che caratterizza l’idealismo hegeliano, e la opposta
corrente del pensiero con cui si riconnette il neo-idealismo critico. Nella seconda parte dell’opera sua, il
Mariano addita ciò che dell’idealismo di Hegel è morto,
e ciò che non pnò morire.
Di Hegel - per esempio - non può morire La Logica,
col suo valore metafisico grandioso monumento della
ragione umana aere perennine, in cui è la preformazione razionale e ideale del reale, il Kosmos delle
leggi, dei principi! assoluti ed universali che le cose
presuppongono ; non come la vecchia logica formale
ed astratta che si limita a fornire le norme di un
ragionare corretto. Decisive sono le riflessioni del
Mariano su questo carattere metafisico della logica
in rapporto con la conoscenza di Dio, e inconfutabile
è la sua conclusione che l’inizio della religione non
è la fantasia e neppure il sentimento, ma il pensiero.
L’indole di questo periodico non consente ch'io
prosegua a indicare i diversi punti culminanti del
lavoro del Mariano sia quand’egli prospetta gli elementi immarcescibili della filosofia dell’Hegel, e dimostra inconcepibile che codesto idealismo sia condannato a disfarsi, sia quando scevera questa dalle aberrazioni degli hegeliani dell’ala sinistra, sia quando
dimostra che all’Hegel conviene il titolo eminente di
filosofo cristiano.
Dico solo ai colleghi miei, specie ai giovani attorniati dagli spiriti folletti deU’Harhackismo, del Loisysmo eccetera : leggete questo libro. Vi troverete una
cura preservativa, e se del caso una cura ricostituente,
contro tutti questi malanni ! U. 1.
Coenobium — Rivista internazionale di liberi studi
— Sommario del Numero 2 — Anno II — Il socialismo
idealista, Giuseppe Rensi Pag. 3 — Des l’unitè des
religione, Hudry-Menos Pag. 23 — L’insegnamento
della filosofia e la scuola di cultura umana, Felice
Momigliano Pag. 29 — A propos « du Referendum *
du Coenobium, Paul Buquet Pag. 50 — La dottrina
dell’esoterismo religioso, Balbino Giuliano. Pag. 59 —
Sonnets : I. Ihomère : IL Eschyle; III. Sophocle ; IV
Euripide ; V. Vir gilè ; VI. Juvenal, Pierre Boz. Pag.
68 — Le refuge, Louis Gatumeau. Pag. 71 — Cristo e
Quirino, Raffaele Ottolenghi. Pag. 81 — Intorno all’ignoto : La teoria elettrica della materia, Luigi Emanueli. Pag. 87 — La librairie d'un libre Cenobite, Pag,
91 — Pagine scelte : La conversione di Roberto Ardigò,
— Le panthèisme de Pierre Loti. Henry Bordeaux.
Pag. 120 — Rassegna critica. Pag. 128 — Pubblicazioni pervenute al « Coenobium » Pag. 137 — Rivista
delle riviste. Pag. 141 — Tribuna dei t Coenobium »
Note a fascio, Pag, 154
*
Vita — Rivista di azione per il bene — Sommario
del Numero 3 del 15 febbraio 1908 Anno V. — C. S.
La moralità nell'esercito. —Eugenio Vajana, In famiglia. — Spicilegio : Ai figlio (A Dumas) —Bibliografia {S. Ribbing : O. Vitali). - Schermagliette {Montagne
russe-Vino clericale). — Battaglie {Giornali e riviste)
Notizie.
*
* #
Rivista di cultura — Sommario del Numero 5 — Per
un risveglio spirituale. Ili La tradizione. R. _ Murri.
— Roberto Ardigò. m. — L’evoluzione del diritto punitivo. I. Giorgetti. — Fra i libri nuovi : I sinottici
di A. Loisy — La preistoria e la bibbia. (S, Minocchi :
La Genesi,' con discussione critiche) a. ~ La questione
agraria. Nuovi punti di vista. (P. Nicolini.- La questione agraria nella provincia di Ferrara) C. Fuschini.
— Il verso di Dante. (F. Garlanda : Il verso di Dante.
Società Editrice Laziale). L._ Aspri. — Dai periodici :
L’amore sessuale. Diego Ruiz. Le dottrine e la vita :
L’insegnamento religioso nelle scuole elementari. —
La fine del processo Nasi. — La crisi religiosa in Francia. — Rassegna bibliografica. — Frammenti.
Vitx) Garretto Direttore responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
APPB^NDICK
EROINE YHLDESI
MONOLOGHI DI TEOFILO GAY
IV.
La mobile del marfire Coupin.
Ulna figlia del notaro Oiov. Ranieri di Bibiana,
notabile Valdese, sposata a Bartolomeo Coupin (rifugiato da Asti a Torre Pellice per religione e vedovo
con due figli) dopo, aver perduto il padre, rimane
anche vedova, suo marito essendo stato preso e martirizzato in Asti nel 1602. _
Ce la rappresentiamo nel suo negozio di panni a
Torre PelUce, circondata dai suoi quattro figlioletti e
degli altri due figli di suo marito]. — (Gilles II, 114,
Lentolo « Historia » 153-170). ,
*
* *
L’ hanno ucciso quei manigoldi ! L’ han fatto perire
in carcere, e non han potuto mettere sul rogo destinatogli ohe un cadavere.
Poveri miei figli 1 Siete orfani, orbati d’nn padre
amorosa e bravo di cui potete andar superbi. Ed io
sono vedova d’un uomo di cui son'fiera di portare
il nome, ?perehè degnamente si- associa a quéllè del^
mio eroico genitore. Coupin-Ranieri, nomi d^ni
di accoiipiarsi e di passare alla posterità come quelli
di due eroi del Vangelo in queste nostre Valli.
Sentite, figli amati, in quest’ora ancora, voglio
rianimarvi e rinfrancar me stessa dicendovi chi sono
stati quei due grandi, il babbo e il nonno.
Alla vostra età, ero un’ allegra fanciulletta nella
vicina Bibiana, in casa di mio padre, lo stimato notaio Giovanni Ranieri, di cui andavo superba, quando,
condotta a mano da lui pel paese, vedevo tutti a scappellarsi al suo apparire; tutti, eccettuati i preti, i
quali voltavano gli occhi altrove fingendo di non vederlo.
Egli mi educò nel timor di Dio, ed, appena lo potei, volle che imparassi a leggere io stessa 1’ evangelo,
in quel bel libro cheavea fatto venire dalla Svizzera.
Ogni sera, prima di ritirarci, ci raccoglievamo intorno a un tavolo, ed io leggevo il brano eh’ ei mi
segnava, e poi faceva lui una bella preghiera, salvo
quando capitava da noi un Barba di Val Luserna
che faceva tutto lui.
E poi, più tardi, l’accompagnavo ogni Domenica al
Chiabazzo ove Varaglia e poi Lentolo, e poi Tracchio,
facevano il pubblico culto del Signore. Ah ! eran bei
temoi, e poco c’ importava che Filippo di Luserna
stesse appostato al passaggio del Pellice per segnarci
e denunziarci come frequentatori delle prediche:
c’ era la buona duchessa Margherita che ci proteggeva.
Ma ecco un giorno, oh! lo ricordo, era il 5 ottobre
1560, 41 anno fa, mio padre venne preso in casa e legato come un malfattore da Andrea figlio del preposto e dagli sbirri ch’egli guidava, e trascinato via
insieme con un vicino ed amico Pietro Drella Sarto,
e mesèo in duro carcere, a Possano, molto lontano da
Bibiana. Io urlava, e mia madre piangeva, ma quegli
spietati tirarono avanti nel lor fare barbaro ridendosi di noi.
Avevano ordine d’agir così dal commendator Possevino, perchè mio padre era Valdese e non voleva
cedere ai preti.
Potete immaginare la nostra disperazione ! La mia povera ma4i'e andò a raccomandarsi a mio padrino Berlino Falco il quale promise d’ adoprarsi pei prigioni;
ma seppimo poi che si adoprò soltanto a loro danno.
Egli era venduto ai preti.
Ma pure un giorno, dopo 50 lunghi giorni di pianto,
vedemmo il padre tornar da noi col Drella ; eran riusciti a evadere dal carcere di Possano il 16 Novembre e tornavano a casa, ma macilenti e laceri sì, da
essere irreconoscibili.
Oh ! gioia ! rivedere il padre e riabbracciarlo 1 Facemmo presto noi colle nostre cure affettuose a rimetterlo su forte e vegeto com’ era prima.
Lo stesso ritorno, cari figliuoli, sperava pel vostro
padre fino a ieri, confidando che il miracolo potesse
ripetersi per lui. Aimè! non 1’ ha voluto Iddio, econvien che ci rassegniamo alla sua santa volontà.
Vostro padre ! L’ho amato con tutto il cuore,
buono e fedel Cristiano com’ egli era, fin dal giorno
che mi volle per compagna della sua vita.
Nato in Asti, vi avrebbe potuto viver vita agiata
se non fosse stato che gli si vietava 1’ obbedienza al
Vangelo ; pertanto, giovine ancora, preferì lasciar
tutto e rifugiarsi qui e impiantarvi penosamente un
negozio in condizioni più meschine, ma con libertà
di servir Dio secondo 1’ evangelo.
Quando lo conobbi, avea passato i 40 anni e già
era rimasto vedovo con voi, Marta e Samuele. Ricordate quel giorno in cui egli vi condusse a Bibiana
da mio padre, e, presentandomi a me, mi chiese se volevo diventar vostra seconda madre ? Accettai e d’allora in poi mi sforzai di rimpiazzar per voi colei
che vi era stata rapita ; vi amai come miei figli e
voi m’ amaste come vera madre.
E vivemmo felici per tanti anni vedendo la famiglia accrescersi man mano di Matteo, e poi di Davide,
e poi di Bartolomeo, e poi della mia piccola Maria.
Com’ eravamo lieti, ogni Domenica recandoci insieme al culto ai Copperi, ove vostro padre era così
stimato che da anni 1’ avevan fatto anziano della
Chiesa !
Ahimè ! ci era riservata la più terribile sciagura !
Ingannato dalle apparenze di pace sotto il governo
del duca attuale, men feroce del precedente, vostro padre si lasciò indurre l’anno scorso a recarsi nella
sua natia Asti per la fiera di Aprile, e la sera pranzando con amici palesò la sua fede di Valdese.
Una spia lo denunziò al Vescovo, e l’indomani questi lo iacea rinchiudere nelle sue carceri ; era 1’ 8 Aprile 1601.
Vostro padre s’ è comportato da eroe: i giudici gli
han fatto subire 16 interrogatori di 5 ore ciascuno,
ed egli no,n ha vacillato un istante ; gli han dato a
legger libri loro che non han fatto che confermarlo
nella sua fede ; han tentato le minaccio e le promesse
senza riuscire a Smuoverlo. Finalmente, ricordi, Samuele, che permisero a me e a te divederlo un anno
fa e di cenar con lui nella sua cella, il 15 Settembre ?.Rimangano scolpite in te, come lo sono in me.
le parole ohe allora ei ci rivolse. Lo lasciammo.forte
come un macigno contro gli assalti del nemico'ed ei
ci disse : Arrivederci in Cielo ! (Continua)
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ANTICANIZIE-MIGONE
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