1
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
DELLE VALLI VALDESI
S e 11 i ffl a n a I e
della Chiesa Valdese
Anno XCV - Aum. 14
Una copia Lire 4>l
ABBONAMENTI
Eco: L. 2.000 per Tinterno \ Spedizione in abbonam^ito poetale . I Gruppo
L. 2.800 per l’estero
Cambio di indirizzo Li>~" SO
TORRE PELLICE — 2 Aprile 1965
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.CJ*. 2-17557
Dialoghi^
coll atte B
Nell’attuale clima di « dialogo ecumenico» con i cattolici, cos'/ diffuso
all’estero e che sta diffondendosi anche in Italia, una voce decisamente
contraria sembra stonata e tanto più
la voce di uno di coloro che, avendo
rifiutato di riconoscere la chiesa cattolica come chiesa autenticamente cristiana, l’hanno abbandonata. Abbiamo rimpressione che anche in Italia
si stia allargando il numero degli entusiasti del dialogo organizzato a liV! Ilo ufficiale e abbiamo visto citati
cuìne esempi di successo e di favorevoli prospettive per il futuro) casi di
coHeite organizzate nell’ambiente cattoico per opere protestanti italiane e
viivversa. Mi permetto di esprimere
ti '’.a la mia perplessità per tali fatsi
e per le ottimistiche interpretazioni
d. ) -si. Certamente noi evangelici dobt . i';o essere aperti al dialogo con tutt. oerchè questa è la condizione di
u I efficace testimonianza cristiana,
1;!, perchè più propriamente con la
r il cattolica e non con gli atei?
1 v. è veramente avvenuto o sta av\. : ir. do qualcosa, nella chiesa catto1j I cne ci autorizza di darle ora una
uvi i nca autenticamente cristiana, taIv iiri sentire iesigenza di entrare uffl( ■; in dialogo con essa? Parlo
d. iiaiogo ufficiale, perchè di questo
s latta. Forse qualcuno' potrà rima
I ' , . edificato dallo spettacolo dei bra
V -ovani di Azione Cattolica, i quali
s' p vannO', bene inquadrati dai loro
1'. ( a ciò autorizzati dai loro vesco
V quali, a loro volta, hanno otte
II p - almeno generico beneplacito del
M :ce cattolico), a «dialogare» con
i r, ' ■ iiestanti anch’essi bene inquadrati
cc .. 1 loro pastori (i quali dànn© una
sp'icata impressione di equivalente
protestante dei preti cattolici ai loro
uiterlocutori). Personalmente ho netta
impressione che si stia aumentando
1 confusione a tutto, vantaggio di chi
1 ■ la sola preoccupazione di non permettere un confronto aperto con l’Evv ngelO'.
/.il sembra che sarebbe ora di smett" a con tutta la retorica estremarli ite equivoca dei « fratelli separati »
cc . ;a quale la chiesa cattolica attualm /'Ite cerca di fare accogliere con un
s o di compiacenza tutto, ciò ch-e
1 tempi la Riforma ha decisa
p respinto. Certamente lo Spirito
di '“-iignore opera anche tra i cattolici
e i sappiamo che molti di essi hann 1 a fede evangeUca. Ma ciò non
tc che la chiesa cattolica abbia rifa o tutte le sue posizioni traffiziontt i ) e che. perciò, rimanga per noi una
a piu radicali deformazioni del1T in elo E’ facile dire « siamo tutti
CI 1 Iti in Cristo », ma è proprio vero?
Sii quali basi può avvenire un colloqui r, che sia veramente tale, quando
una parte si è data una interpretazione irreformabile deH’Evangelo che
noi rifiutiamo) radicalmente come l’ultimo tentativo di tenere l’uomo' lontano da Cristo? La dottrina cattolica
sulFecumenismo ci ha qualificati come
« cristiani » in base alla dottrina cattolica dell’efficacia del battesimo «ex
opere operato»; possiamo noi accettarla?
Credo che noi dovremmo fare attenzione anche airimpressione che lasciamo al di fuori, a tutti coloro che trovano la loro fede posta in crisi dalla
chiesa cattolica; agli stessi atei di
chiarati, i quali spesso sono tali perchè hanno respinto una concezione di
Dio che noi stessi respingiamo proprio per essere fedeli aH’Evangelo.
Dobbiamo chiederci in quale misura
noi aiutiamo il manteners-i e lo svilupparsi della convinzione che non -3i
possa essere credenti che andando
d’accordo col prete. Dobbiamo anche
ricordare che i bravi giovani di Azione Cattolica che vengono ai nostri dialoghi sono gli stessi che si lasciano inquadrare nella cieca obbedienza dei
Comitati Civici, gli stessi che votano
compatti D.C., che fanno i sovversivi
e la fronda quando sono lontani dalle
elezioni, pronti al conformismo
tico-etico e religioso quando l’autorità
religiosa alza la voce, pronti anche ad
appoggiare un generale Franco o De
Gaulle qualunque (per citare soltanto
i vivi) se la gerarchia lo richiede. Noi
corriamo il rischio di dare a loro gratuitamente le patenti di « cattolici di
avanguardia », accettando il loro metodo di dialogare e proponendo poi tale
metodo come un progresso nello spi;
rito ecumenico. Corriamo il rischio di
confermarli neH’atmosfera di co-nformismo', sottraendoli all’esigenza di un
confronto diretto con la Parola di Dio,
senza la mediazione di irreformabili
ed infallibili parole di uomo.
Certamente il dialogo anche cosi accettato può essere occasione di una te
FRATERNO INCONTRO ITALO - SVIZZERO
Inaugurata a Prattein
la Casa Evangelica Italiana
stimonianza di fede e può far conoscere l’Evangelo a chi diversamente
non avvicinerebbe mai un protestante,
ma siamo certi che se il nostro dialogo
diventa chiaro, l’autorità cattolica lo
incoraggerà ancora? Il cattolico che
sia veramente in crisi, che lo Spirito
del Signore sospinga verso il riconoscimento di Cristo come unico Signore, difficilmente verrà da noi accompagnato dal suo prete. Non esponiamoci a chiudere la porta al fratello
che cerca, col pretesto eli tenerla aperta a coloro per i quali la ricerca stessa è interdetta come eresia.
Che dire poi delle collette, dopo il
tanto discutere che si fa dei capitali
vaticani depositati nelle banche italiane e delle esenzioni per essi pretese? A me sembra che le gerarchie cattoliche in Italia abbiano già tanto da
fare, se vogliono, per ovviare le miserie di plaghe cattolicissime e cronicamente sottosviluppate, che non avanza nulla da dare a noi. Se poi si
vuol stabilire una forma e.steriore di
comunione, perchè non fare insieme
una colletta per i bisogni di coloro i
quali, trovandosi lungi sia dalla tonaca del prete che dalla toga del pastore, finiscono con l’essere dimenticati
da tutti? Si pensi alla Sicilia di Danilo
Dolci e di Tullio. Vinay, feudi tradizionali della chiesa cattolica!
Quanto poi alle più ampie prospettive del dialO)go, perchè non dovremmo
invitare i nostri bravi interlocutori
almeno a forme elementari di coerenza pratica, come — per esempio — a
far pressione presso le supreme autorità affinchè rinuncino spontaneamente ad alcune prerogative concordatarie, apertamente contrarie alla
Costituzione e allo spirito ecumenico,
ottenute in regime fascista, se non
fosse altro a quel famoso art. 5 dei
Concordato che rimane il residuo —
l’unico attualmente possibile — dei
bei tempi nei quali gli eretici venivano piamente raccomandati al braccio
secolare. Dalle recenti discussioni al
Parlamento italiano non sembra che
le autorità cattoliche siano affatto- disposte a ciò e in questo sono pienamente obbedienti anche quelle « sinistre cattoliche » dalle quali provengono spesso i nostri bravi interlocutori.
Un piccolo' gesto di autentico anticonformismo dovremmo pur richiederlo
per non ridurre tutto ad evanescente
retorica !
Concludendo, stiamo attenti che,
con la scusa del dialogo, non siamo
ridotti al ruolo di lodatori delle riformette cattoliche, perdendo il senso di
un più vasto e profondo impegno che
in questo momento il Signore dà alle
sue chiese.
Alfredo Sonelli
La Corale Valdese di Torre Pellice
Basili
Nei giorni 19. 20 e 21 marzo, la Corale
Valdese di Torre Pellice, invitala dal Pastore Hardmeier e dalia Comunità di Prattein
di Basilea Campagna, si è recata in Svizzera con un nutrito e ben preordinato programma che è stalo svolto e rispettato con
una lodevole puntualità... svizzera tedesca.
L’oecasionp di qutóto viaggio e di questo
incontro è stala offerta dalPinaugurazione
del nuovo locale « Casa Evangelica Italiana »
sorta ed edificala per la necessità di offrire un
locale di ineonlro e di conforto a molti Italiani residenti a Prattein e dintorni, per motivo ili lavoro. Con questa nuova Casa il Paslore Liborio Naso ¡.‘Otrà svolgere più efficacemenle il .'-^uo lavoro, un magnifico lavoro
dì evangelizza/,ione verso quelle persone, e
sono molle, clic Ikuuio sete della Parola di
Dio.
La casa c naia, grazie alla comprensione
cd ali'aiulo di^inlricssato di molti Svizzeri
ju’ole.staiili a cui la capo il dinamico, e
grande amico dei \ aldesi, Pastore Hardmeier.
Corale Valdese era atper proseguire il viag' no a Prattein ed essere
sso gli ospiti, membri
lità protestante locale,
luogo un simpatico e
la Corale di Prattein
'O, presso la Gemeindle molti coralisti torresi
Ajipunto da lui. la
lesa la sera ad (Mh-?,
gin con un Ireiiii
quindi sistemata pii
.svizzeri della (^omn
La slcs.sa sera mc'
fraterno incoiilm <
e col Gruppo ila! ,
stube; in tale occ.i-'a
hanno avuto inedo di fraternizzare con lavoratori italiani i li. . grazie al lavoro del
Pastore Naso, siamio ‘ frequentando lezioni
di catechismo, per en’ijsre a far parte deJla
nostra Chiesa, l.oili di riconoscenza sono salite a Dio con canti delle due Corali.
La giornula di sabato è stata piena di sole
e di alli\ità. In primo luogo, una magnìfìca
gita in moloscafo sul Reno, fino a Basilea,
con visita del porto. Un ricevimento poi, da
jiarle del Con.sigJio Cantonale di Chiesa, con
visita alla cattedrale e con pranzo offerto
gentilmente presso Talbergo Blaukreuz. Visita alla Comunità di Mùnchenstein che si
tro\ a alla periferia di Basilea, il cui Tempio. costruito con criteri moderni e razionali
ci ha lasciali bocca aperta, facendoci in seguito, con maggior insistenza, sognare la
sala di attività di Torre Pellice di cui da parecclii anni si parla soltanto.
E. continuando il nostro viaggetto, ci siamo ritrovati sul Giura Basilese per poi ridiscendere su Prattein e visitare la Casa
Evangelica Italiana, nella quale fanno bella
mostra alcune bellissime fotografie di località storiche delle nostre Valli.
La sera stessa, alla presenza di Autorità
elvetiche e del Console italiano deH’amba
La chiesa riformata di
Prattein-Augsl, centro indu’
striale del cantone di Basileu-campagna, ove, animata
dal past. Rudolf Hardmeier,
si svolge un’attiva opera di
testimonianza e di fraterna
solidarietà fra i lavoratori
italiani.
-sciata di Berna, presieduto dal Pastore Naso,
nel Tempio di Prattein, ha avuto ^uogo un
grande incontro fraterno italo-svizzero. Il
Tempio era gremito; nelTabside, al centro,
un tavolo con un grande mazzo tricolore e,
come contorno, le cuffie valdesi delle nostre
coralisle. il Pastore Elio Eynard, con la sua
grande competenza in materia, ha magistralmente tenuto la sua conferenza sul tema
di attualità : « Demoliamo i muri ». Demoliamo i muri della diffidenza e dell’ineompreusioiie c ricordiamoci che per Dio non
esiste differenza di razza, di lingua, di religione. Gli Svizzeri ricordino la loro responsabilità nei confronti di una secolare tradizione di ospitalità e cerchino di comprendere tanti drammi, scolpiti in fronte a tanti
lavoratori italiani che la patria hanno dovuto abbandonare per procacciare all’estero
il cibo per sè e per le loro famiglie; gli
Italiani non dimentichino di rendersi conto
che in Svizzera vi sono abitudini e mentalità
diverse e si sforzino, compiendo il dovere
che loro è richiesto, di farsi amare e farsi
prendere in considerazione. La Corale Valdese ha offerto, durante questo simpatico incontro, a cui la televisione svizzera non è
stata indifferente, il suo concerto di canto
sacro, diretta dal Proi. Ferruccio Corsani.
Sappiamo che il concerto è stato molto gradito ed apprezzato e ciò ci rende lieti perchè l’abbiamo ofierto come un servizio a
Dìo ed alla Chiesa.
Il mattino seguente, domenica di primavera, le campane del tempio della vicina
Comunità di Muttenz ci accoglievano col
loro lieto rintocco. Abbiamo avuto la grande
gioia di partecipare al culto con la Comunità di Muttenz di cui è Pastore la Signorina Wartenweiler. La Corale ha prestato il
suo servizio col canto di alcuni brani sacri
ed il culto, vibrante messaggio di amore e
miliiimiiiiiiiiiml
iMiimiitiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiii
iiiiiiiiimHiiiiiiHiiii
A FIRENZE
Confronto fra due cattolicesimi
Non per caso — in occasione dello
scorso Natale — « 1 pastori, gli anziani
e i diaconi delle chiese valdesi in Toscana » indirizzavano una lettera « a
quanti portano' il santo nome di Gesù
Cristo » e affermavano : « Molte cose
accadute, anche di recente, nelle diocesi toscane ci ricordano la_ sofferenza
d’una parte del clero cattolico romano
che, sensibile ai richiami della Parola
di Dio ed alle esigenze del tempo, combatte una bella battaglia per il rinnovamento dell’antica Chiesa. E’ in
spirito di preghiera che seguiamo queste vicende alle quali non ci sentiamo
estranei, obbligati a ricordare che v’è
un preciso limite anche a quella ammirata obbedienza che cementa l’unità romana».
Sulla fine dell’anno, qualcosa era accaduto nel Seminario diocesano e oltre; degli interventi d’autorità avevano provocato dolore e indignazione,
mentre qualche valente sacerdote era
stato messo in sdtuaaoni accettate
solo per obbedienza. Un vesco'vo cattolico è anche un funzionario ecclesiastico che, nella sua diocesi, può intervenire e disporre in modo insindacabile. E dei preti e dei laici a Firenze
si chiedevano: è insindacable, padrone dopo Dio, il vescovo? non deve rendere ragione al suo clero, al suo popolo, dei motivi delle sue decisioni?
Naturalmente , l’affermazione della libertà nella chiesa è stata affidata ad
alcune lance spezzate; preti ormai
bruciati agli occhi del mondo: la loro
relegazione in sparute parrocchie di
campagna è la cisterna del profeta
Geremia.
Un dialogo interrotio?
Al principio dell’anno usciva per le
edizioni Vallecchi un libre curato da
M. Gozzini, « Il dialogo alla prova ».
Il laicato cattolico prendeva l’iniziativa di un confronto coi comunisti;
non era una novità, semmai il punto
di posizioni acquisite durante un periodo di dibattiti in città e per la provincia. Già da allora era avvertibile
un pericolo : quello di scendere, per ricerca di concretezza, su un piano politico insidioso, testa di turco della destra DO come del PLI. La voce dei
protestanti, ebbi modo di segnalarlo
anche su questo giornale, in sostanza
restava su im terreno di confronto
ideale che, estraneo agli esponenti comunisti, poteva scottare per quelli cattolici.
Uscito il libro, rma raccolta ricca
di alcuni documenti di grande valore,
indubbiamente, rma nuova serie di dibattiti ha mostrato proprio ch’era stato un errore, anche tattico, limitare
il dialogo a cattolici e comunisti. I
laici, questo gruppo fiorentino cosi generoso e nutrito di fede, sono stati
investiti e coinvolti nella crisi comunale; «L’Osservatore Romano», sembra addirittura per iniziativa della Se
greteria di Stato vaticana, ha chiaramente attaccato libro e persone; il
Prof. La Pira è stato la testa che, per
ii momento, sembra aver pagato per
tutti. Eppure l’introduzione al « Dialogo » aveva avvertito : « il tema della religione è divenuto un tema fondamentale, anche a livello della cultura politica », e il libro « è solo mc‘
diatamente politico, e invece in modo
primario etico-religioso ».
Oggi sembra che gli anticomimlsti
insensibili a una « vocazione religiosa della storia » trionfino in comune
e fuori, ma non è di trionfi che si nutre la vita del credente, bensìi della
Parola di Dio quale viatico e invito a
un dialogo col proprio tempo. Il laico
cattolico fiorentino, dagli atteggia
menti e dal linguaggio co«, vicini al
nostro modo di sentire, ha dalla sua
parte qualcosa che conta molto più
delle manovre, del logorio della vacua
politichetta dei partiti a Roma. Il
concreto della situazione d’oggi, le linee di sviluppo del pensiero contemporaneo, tutto indica la necessità di
un dialogo fra i credenti e questo
mondo.
Inche «Il Vicario»
In una situazione già abbastanza
tesa, è arrivato a Firenze quel dramma che, per una inspiegabiìe malac
L. Santini
(segue in 6.a pagina)
di fede, è .stato presieduto dal nostro Pastore Sommani. All'uscita dal Tempio un
breve rinfresco e tanti calorosi auguri per
il nostro viaggio di ritorno.
Affermare che la « tournée » è riuscita è
dir poco; rischiano di non essere appropriate le parole per esprimere quella che è stata
la meravigliosa ospitalità ed accoglienza da
parte delle famiglie svizzere che sentitamente ancora ringraziamo.
Abbiamo Pimpressione che un anello della catena della comprensione italo-svizzera si
sia rinsaldato. E’ ciò che ci auguriamo, è
ciò che chiediamo a Dio nelle nostre preghiere, poiché abbiamo sperimentato quanto
è bello e quanto è buono che, al di sopra
delle barriere puramente umane e convenzionali, fratelli nella stessa fede dimorino inEdgardo Paschetto
Alcune impressioni ricavate dal nostro
viaggio: anzitutto, il senso di fraternità con
i credenti svizzeri, nato, oltre che dalla loro
affettuosa accoglienza nei nostri riguardi, da
questa considerazione: nel momento in cui
da noi si parlava con acrimonia dell’atteggiamento elvetico verso i lavoratori italiani, tanti cittadini di questa nazione davano con
amore e zelo la loro opera per aiutare e confortare i nostri; l’amore di Cristo supera e
confonde i ragionamenti umani, e questo è
una realtà concreta che Dio suscita nei cuori
anzitutto e poi nei più vari ambienti, una
realtà che abbiamo visto e constatato coi noStri occhi.
Nei loro messaggi di saluto, i conduttori
delle vane comunità da noi visitate ci hanno rivolto parole tanto belle di cui ci sentiamo immeritevoli: abbiamo potuto constatare quanto ( e quanto profondamente ) il
nome valdese sia tenuto in affettuosa e riconoscente considerazione presso quei nostri
Rateili, che noi ammiriamo sotto tanti aspetti, biamo noi Valdesi ben consci del valore
della nostra presenza oggi come chiesa testimone di una particolare vocazione avuta da
Uio. Li comportiamo in modo degno della
protezione accordataci tante volte dal Signore. Sappiamo ancora riconoscere il deposito
sacro che i fratelli svizzeri ravvisano in noi
liando chiamano la nostra Chiesa MATER
REFORMATIONIS?
-Ancora una parola di riconoscenza per il
Pastore Hardmeier che è stato continuamente e serenamente al nostro fianco per
tre giorni, come amico, guida turistica, interprete, organizzatore, senza tralasciare gli
impegni ordinari della sua parrocchia e in
P®'" ^'i’taugurazione della
CASA ITALIANA. Egli si schermiva dai
ringraziamenti dicendo; ”E’ Dio che fa lutto’ ed è vero: ma al termine della nostra
gita, lo vedemmo ben stanco per questo lavoro senza risparmio. Grazie, caro Pastore,
e che Dio operi ancora, tramite Lei e i suol
membri di chiesa, nel fedele e gioioso lavoro
intrapreso fra i nostri compatrioti.
Un partecipante
Dischi evangelici
La discografia evangelica si arricchisce
di nuovi titoli; accanto alla serie di Radio
Riveglio (ora Uomini Nuovi) da noi già citata, abbiamo potuto udire ed apprezzare i
dischi pubblicati da Lo Voce della Speranza a cura del movimento Avveiitisla; belle
VOCI ed ottime incisioni; il fatto che le esecuzioni siano di elementi italiani giova al1 esattezza della dizione; da elogiare, seppure il risultato sia lontano dall espressività
dell’originale, il tentativo di rendere in italiano un canto spirituale negro; un certo
numero di inni sono inclusi anche nell’Innario Cristiano. V ari altri indulgono ai canoni più tipicamente popolareschi, per
quanto riguarda la musica; si poteva scegliere dì meglio anche restando nel campo
delle musiche facili e popolari. F. C.
2
pag. 2
N. 14 — 2 aprile 1965
Credenti e falsi profeti
Conferenza distrettuale straordinaria
a Milano
I Giovanni 4, 1-2
Forse il pensiero che possano esistere nella Chiesa di Dio dei falsi profeti, cioè dei predicatori che insegnano false dottrine, può essere per noi
causa di turbamento.
E tuttavia si tratta di un fatto così
evidente, anche e proprio nel nostro
tempo, che noi non possiamo illuderci di ignorarlo, ma dobbiamo invece
affrontarlo coraggiosamente, sapendo
che, anche in questo, solo la verità ci
farà liberi e coscienti delle nostre responsabilità di credenti.
E dobbiamo, intanto, ricordarci che
i falsi profeti sono sempre esistiti.
Quando il Signore diceva « guardatevi
dai falsi profeti », Egli parlava forse
di una realtà futura, perchè Lui presente poteva essere respinto o accettato, ma difficilmente falsato. Ma quando, forse cinquanta anni dopo la Croce, Giovanni diceva « sono sorti dal
mondo dei falsi profeti », egli parlava
ormai di una realtà che vedeva intorno a sè e di una realtà che è destinata
a durare finché dura la Chiesa.
Infatti, come il Signore aveva annunciato e come Giovanni constatava,
la Chiesa, in questo tempo fra i due
Avventi, non possiede la verità, ma
deve limitarsi a riceverla e ad indicarla, continuamente combattendo contro
i propri e altrui errori.
La Chiesa è il popolo di Dio, che
non trionfa ma combatte, assemblea
di uomini e di donne, in mezzo ai quali il Regno vive nascostamente, che ne
vedono i segni e ne annunciano la
speranza ma che sono, come tutti, esposti ad ogni specie di inganni e chiamati a cercare la via della verità in
mezzo ad essi e attraverso essi.
« Diletti, dice l’Apostolo, non crediate ad ogni spirito, ma provate gli
spiriti per sapere se sono da Dio » ;
siete dunque voi, miei amati compagni di fede e di servizio, che dovete e
potete giudicare le dottrine che vi vengono annunciate. E’ un fatto dunque
che esistono anche nella Chiesa degli
spiriti, cioè delle dottrine errate, e ciò
è uno degli aspetti del male che è nel
mondo, ma è un fatto altrettanto certo che è proprio alla Chiesa — cioè
ad ogni singolo credente e alla loro
assemblea — che compete la precisa
lesponsabilità di esaminare queste dottrine e valutarne la validità.
E il criterio di giudizio è questo:
« ogni spirito che confessa Gesù Cristo venuto in carne è di Dio e ogni
spirito che non confessa Gesù Cristo
non è da Dio ».
Ogni spirito, cioè ogni predicazione; il controllo della Chiesa, del popolo dei credenti, non elimina la libertà della predicazione, ma vi mette
dei limiti affinchè la libertà non diventi confusione e il servizio non diventi
inganno. E questi limiti stabiliscono
che sono valide tutte e solo quelle predicazioni che confessano, cioè spiegano
e affermano, la fede in Gesù Cristo venuto in carne.
In Gesù Cristo: la predicazione della Chiesa cristiana non può avere altro
soggetto e altro oggetto che Lui; la
Chiesa Cristiana non ha altro fondamento che Cristo; perciò soltanto la
predicazione che sia ispirata e guidata
da Lui serve alla Chiesa; e la Chiesa
cristiana non ha altro compito che quello di annunciare Cristo e la Sua salvezza; perciò soltanto la predicazione che
spiega Cristo e Lo assume come guida
e come esempio può essere accettata
dalla Chiesa. Diffidate dunque di qualunque predicazione in cui Cristo sia
soltanto una scusa per esprimere altre
teorie, respingete come falsa qualunque predicazione che sia dedicata soltanto alla m.orale, alla politica e alla
sociologia: Cristo è l’origine e il senso della Chiesa cristiana e di ogni cosa che vi si fa; quando questo fatto
viene dimenticato o sottovalutato, la
Chiesa si trasforma in una organizzazione per i buoni costumi, o in una
guardiana di tradizioni, o in una liancheggiatrice di interessi diversi, m.a
cessa di essere quella unica e diversa
cosa che ha da essere la Chiesa cristiana, cessa di essere il sale della terra e
diviene quindi totalmente inutile.
E Cristo venuto in carne, nella Sua
e nella nostra carne: Cristo nella Sua
carne è il Dio che non sta soltanto net
cieli, ma è venuto tra noi per poterci
dire concretamente « seguimi » nelle
cose della tua vita quotidiana; è il Dio
che è stato battezzato per mostrare a
noi il senso del battesimo, come inizio
di una nuova vita; è stato tentato per
insegnarci a vincere le tentazioni e
quali tentazioni dovremo affrontare; è
stato odiato per mostrarci come amare i nemici; è stato ucciso per insegnarci la realtà della Risurrezione.
E Cristo nella nostra carne è il Dio
che non sta solo in Chiesa nel sermone
domenicale, ma che nel Culto ci dà
nuove forze e nuove e precise direttive
per svolgere il nostro lavoro settimanale, affinchè noi non siamo cristiani
solo in Chiesa, ma lo siamo soprattutto nella nostra vita di tutti i giorni.
Cristo nella nostra carne è Colui
che ci dà la capacità di vivere in modo
nuovo e diverso la vita nella famiglia,
nel lavoro, nella società, è Colui che
ci dà una nuova speranza nelle nostre
malattie e nelle nostre angoscie. Colui
che ci ammonisce nella nostra dimenticanza, Colui che per il quale il
mio prossimo è mio fratello e la mia
vita non è fatta solo di ricerca del pane quotidiano.
Cristo venuto in carne è la realtà
d' Dio accanto a noi, una realtà che
deve cambiare tutto il nostro modo di
ragionare, di sperare e di comportarci.
Predicare Cristo venuto in carne significa predicare nella realtà dei fatti di
oggi, ma facendosi guidare passo a
passo dall’insegnamento del Signore,
predicare anche nelle questioni morali
o sociali, ma a condizione che ciò sia
fatto perchè il Signore, presente accanto a noi, lo ha detto e come Egli lo
ha detto.
Predicare Cristo venuto in carne è
allora predicare la necessità del cambiamento radicale della nostra vita e
dell’ambiente che ci circonda, perchè
Cristo ha stabilito in noi e per mezzo
di noi questo cambiamento.
E perchè ciò possa avvenire, perchè
la Chiesa possa esercitare questo suo
necessario controllo su ogni predicazione e ogni dottrina che vi viene an
nunciata, è necessario che la Chiesa
stessa, cioè ogni suo singolo membro,
conosca Cristo venuto in carne e si
converta a Lui.
E’ necessario che conosca Cristo,
cercandoLo là dove si trova, nella Sua
Parola e nella preghiera continua. E
la storia ci insegna che le Chiese che
hanno perso la conoscenza della Bibbia e il senso della realtà della preghiera sono diventate inevitabilmente
preda dei falsi profeti, come ci mostrano da una parte il cattolicesimo romano e dall'altra, ma per le stesse ragioni, le sette. E così il mondo che ci circonda ci insegna che soltanto coloro
che, nella conoscenza ricevuta da Dio.
si sono convertiti a Lui cioè hanno
posto le decisioni della propria vita
sotto la Sua guida, sono ora in grado
di giudicare i falsi profeti.
Poiché, per il fatto stesso di essere
nel mondo, nessuna Chiesa, e tanto
meno la nostra, è al sicuro da questi
falsi profeti venuti fuori dal mondo,
c la minaccia è particolarmente chiara
per noi in questi tempi di transizione
e di cambiamenti. Se noi rinunceremo alle nostre responsabilità di ere
denti, se noi ignoreremo la Bibbia e
la preghiera continua, se noi non sa.remo più capaci di controllare le predicazioni che ci vengono fatte, allora ogni falso profeta potrà sedurci e
condurci dietro un falso spirito.
Se noi porremo a noi stessi la domanda della verità, se noi cercheremo la risposta nella Parola di Dio letta, meditata e vissuta, se noi, sulla
base di questa parola, che deve costituire il solo fondamento della Chiesa cristiana, giudicheremo in preghiera di ogni dottrina, allora saranno ancora valide per noi le parole
dell’Apostolo Giovanni : « figlioli, voi
siete da Dio e li avete vinti perchè Colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo ». E così Dio voglia che sia di noi.
Sermone pioniinciato la domenica 17-1
1965 nel Tempio di San Germano Chiso
ne dal Pastore Pierluigi Jalla.
Verso
avanti
il Congresso:
con decisione
Nei giorni 13*14 marzo ¡»i è tenuta a Milano, nei locali della chieda Valdese di via
Francesco Sforza, la Conferenza distrettuale
straordinaria in preparazione al li Congresso Evangelico Italiano. Erano rappresentate,
dai rispettivi delegali, le Chiese di Milano,
Trieste, Verona. Mantova Felonica Po,
Como, Brescia, Zurigo, Losanna, Ginevra,
Basilea, Venezia, Bergamo. La Chiesa metodista milanese partecipava con il suo Past.
A. Scorsonelli, ai lavori della Conferenza; delegato della Tavola V^aldese: prof. Giorgio
Geyronel. II poco tempo disponibile ha permesso ugualmente di esaurire tutti i vari ordini del giorno, di discuterli con efficacia e.,
spesso, con vivacità e animazione, e di chiudere i lavori con le elezioni per i delegati
al cengresso di Roma, Tutto ciò per merito
del sistema nel quale sono Llati inquadrati i
lavori, sistema pratico e di grande chia
rezza. Un incaricato precedentemente scelto
ha presentato airinìzio della Conferenza ciascuno dei cinque argomenti con 1 pareri
espressi dalle Chiese. Dietro suggerimento
della commissione distrettuale si erano fatte le suddivisioni che un gruppo di relatori
ha poi elaborilo in pn documento da prospettare alTassemblea per le moili.liche. Sulla base dei singoli argonienli ogni delegalo
Ila preso la parola. Presidente il Pastore
Neri Giampiccoli.
Le cinque proposte di ordine del giorno
esaminavano gli aspetti più impegnativi della situazione attuale nei no-ilro Paese e i
presentatori erano stati particolarmente sensibili e decisi, nei confronti di alcuni problemi più R scC'Uanli ».
Il primo ordine del giorno proposto è
stato: Situazione religiosa In Italia. Stabilita
innanzitutto Timportanza della a predicazione della Grazia di Dio al popolo italiano
triidizioiKilmenie cattolico ma in larga parte
secolarizzalo e privo di conoscenza dell'Evangelo » si riconosce la necessità di « stare
allenti alla voce dello Spirito di Dio » operando con lutti i mezzi che Egli ci mette a
disposizione. Mostrando i segni della Sua
presenza attraverso la ieratica delTamoro
fraterno in difesa della libertà di Cristo che
ron tollera « nè privilegi nè discriminazioni
di alcun genere ».
11 secondo tema in discu-isione : Situazione sociale in Italia accentra gli interventi
sulTargonienlo della nostra presenza « atti
va » rifleltenle il concetto della dignità del
l uomo espressa nella libertà civile e nelL
libertà della demonìa della fame, del biso
gno e della ricchezza. Particolarmente fe
lice, ci sembra, la scelta di quesl’ultlma
espressione, non perchè ci attrae il suono
delle parole, ma perchè « demonìa », ter
IL PROBLEMA DELLA PEDAGOGIA EVANGELICA - 3
Le nostre istituzioni
al servizio dei giovani
Nei precedenti articoli, dopo aver
delineato quale potrebbe essere la fisionomia di una pedagogia evangelica, abbiamo' passato in rassegna la
nascita di varie opere della Chiesa
a favore della gioventù, rilevandone
la loro finalità di servizio, legata ai
luo'ghi e ai tempi, a favore della Chiesa o di determinate categorie di giovani (L).
Ci riserviamo ora di osservare più
da vicino queste nostre istituzioni
educative nel tentativo di stabilire se
siano state superate dai tempi, se abbiano ancora una chiara finalità di
servizio e, se non ravessero, quale potrebbe essere la loro fisionomia futura.
Gli orfanotrnfi
La funzione degli orfanotrofi è la
più evidente ; essi sostituiscono la famiglia quando la famiglia è stata
spezzata dalla morte, dalla malattia,
dalla divisione. Si tratta di una funzione delicata, difficile, di responsabilità, che richiede grande impegno.
Sull’attuale loro necessità non ci sembra possibile dubitare. Lo Stato o al
tri enti sono' lontanissimi dal poter
surrogare la famiglia distrutta con
una comunità che sia pure appro^imativamente le somigli. Il compito
della Chiesa in questo campo è insostituibile, oggi come in passato. I no
stri orfanotrofi debbono essere chiaramente evangelici e, possibilmente,
esemplari dal punto di vista pedagogico. Si tratta di un’opera d incarnazione e presenza di cui, purtroppo, con
l’andar degli anni, si sentirà sempre
d: più il bisogno, perchè la famiglie
in crisi sembra stiano diventando più
frequenti.
1 coni/itti “tuttofare,,
La funzione dei Convitti ci appare,
diciamo così, più composita « tuttofare » ( e questa, forse, è una delle ragioni delle maggiori difficoltà educative di tali istituzioni rispetto agli
(il Ei'o-Liue ilei .S marzo: «Un dilemm.a
sroncertante : Esiste una pedagogia cristiana? »; Eco-Luce del 21Ì-3-65: «Il problema
della pedagogia evangelica: Un’occbiala .al
passato 1).
orfanotrofi) perchè accanto aH’assistenza e all’educazione dei « casi sodali » che essi svo'lgono assieme agli
orfanotrofi, hanno diverse altre funzioni :
una funzione « rieducativa » : si
mandano in Convitto i ragazzi difficili, disobbedienti.
una funzione di «recupero scolastico » : i ragazzi che vanno male a scuola sonO' inviati in Convitto nella speranza che l’ambiente sia più favorevole alloi studio', che i ragazzi vengano
maggiorntente seguiti.
una funzione che è chiaramente «topografica»: difettando il tipo di scuola desiderato- nelle vicinanze delVabitazione, si appoggiano i ragazzi a un
convitto. Sc'no questi gli ospiti più
graditi dai direttori, perchè, in genere, non presentano difficoltà educative, anzi, provenendo da ambienti rurali o di montagna, sono ragazzi seri
tnedesti, lavo'riosi. Tale clientela è per
il momento prevalente al Convitto di
Flnerolo e Torino.
E’ tuttavia prevedibile che in un fu
turo' più 0 meno lontano' essa tenderà
a diminuire per il progressivo trasferimento delle popolazioni verso i grandi centri, per rincremento dei trasporti specializzati («scuolabus»), per la
politica scolastica che tende ad aprire nuove scuole o sezioni staccate nei
piccoli centri.
Vi è poi la ricerca di un ambiente
evangelico da parte di famiglie isolate o residenti in piccoli centri, circondate da ambienti ostili, come se ne
trovano ancora di frequente (nella
nostra «era ecumenica») al centrosud. Talvolta queste situazioni si verificano' anche nei grandi centri dove,
tuttavia, il problema può essere risolto con il semplice cambiamento d’scuola e di « sezione » neU’ambito della stessa scuola.
Anche l’infefflcienza della scuola
statale spinge alcuni genitori a separarsi dai propri figli per garantire
loro un’istruzione più completa e più
seria «al nord» che continua a eser
citare un certo fascino, e crediamo', a
buon diritto,
Talvolta viene invocato il motivo di
salute, benché nessuno dei nostri convitti sia situato in una vera e propria
stazione climatica, come il mare o
l’alta montagna.
In qualche caso, finalmente, i ragazzi sono allontanati dalle famiglie per
scopo, diremmo cosi, profilattico :
rambiente cittadino è fisicamente
njalsano e moralmente corrotto e si
cerca un ambiente migliore.
Questa lunga elencazione di funzioni, tratta dall’esperienza personale
dello scrivente, non riguarda esclusivamente i Convitti. Anche gli orfanotrofi, sia pure in misura minore, conoscono questa clientela estremamente co'mp-osta e variO'pinta. Nella nostra chiesa, infatti, non vi è una netta distinzione tra O'rfanotrofl e convitti. Tra di loro vi è solo una differenza di tenore di vita (talvolta mìnima) e il fatto che, in genere, i convitti accettano anche i cattolici.
Le scuole e gli asili
La finalità dei convitti ci appare
quindi evidente al pari di quella degli
orfanotrc'fi, almeno per il suo aspetto
di servizio a favore dei « casi sociali ».
Le altre numerose fuzioni sopraelencate — meno nobili e meno urgenti —
ci ap'paiono purtuttavia legittime, a
condizione che non interferiscano con
la prima e più importante funzione,
altresii che non risultino un peso finanziario per la Chiesa,
Gli asili, le scuole elementari e i doposcuola hanno una funzione locale e
diversa se hanno finalità interne a
beneficio della scia comunità valdese
o se sono aperte a tutti. Nel primo
caso il servizio da loro- reso è modesto,
ma solido e reale (come alle Valli)
e il loro esercizio, per la modestia del
l’impresa, non costituisce un grosso
prcblema economico nè per il presente nè per il futuro. Nel secondo caso
(e si tratta in genere di opere più
ampie e di avanguardia) il servizio a
favore delle zone depresse della cultura e deireducazione ha un significato di testimonianza e di presenza
che difficilmente si può esagerare ; tuttavia il loro futuro può lasciare qualche perplessità sul piano economico.
Lo scrivente ha parlato fin qui soprattutto di orfanotrofi e convitti, di
mine bibl.io, bene esprime la necessità di
liberare Eindividuo non tanto dalla fame o
dalle ricebezze (necessità, questa, più cl’e
ovvia per realizzare un mondo più giusto)
quanto dalla schiavitù a Mammona o dalla
disperazione che non accetta più la Fede.
Quest’ordine del giorno è stato ancli’essu
dibattuto ed infine inserito nei documenti
elaborati dalla Conferenza.
Terzo tema: Chiesa e Stato. La presa di
posizione nettamente anticoncordataria (articolo 8 comma 3 della Costituzione) fa il
punte sui rapporti con lo Stato italiano e 11
conferenz-a esprime la necessità che tali
rapporti siano regolati esclusivamente nelrambito del diritto comune ossia in ha-■
agli artico.! 2, 3, 17, 18, 19, 20, 21 delia
Costituzione. Questa posizione chiara e de
elsa delle Chiese evangeliche coinvolgeià
necessariamente la perdita di diritti e privilegi acquisiti, ma si impone una più giusta applicazione della libertà e una meli'
ipocrita interpretazione del diritto.
Il problema ecclesiologico esaminato (Ì-.I
quarto ordine del giorno mette raecento snil’essenza della n Chiesa, popolo di Dio pt'il servizio dell’Evangelo nel mondo»: ì.i
Chiesa cerne assemble.a dei credenti si espi ime pienamente nella comunità locale e h
singole Cbie-se locali esprimono ! unità n.-t!i Fede, neH’ordinamento e nella Te.stiiii..nianza attraverso il principio della respoubiìità deSle Assemblee di diversi live'(.'rioJi, eco.).
Sul problema dei ministeri si riaffeii: i
1 certezza che ogni credente ita in -i '
dono dello Spirilo; l’unità della Cliiesa, i
fine, è vera e opcr inte dove più evidenh .
la eoinunione e riibbidienza airunico
giiore. L’unità è du.ique dono della Gla di Dio. Il riferimento al fondamento ’ blieo e la confessione della Fede in Cri >
Signore della Chiesa sono il presuppo.-1,:
necessario perchè runilà della fede no./a
manifestarsi tra le Chiese evangeliche .
Italia.
Da questo ordine del giorno è stato qij'a
di hicile passare ad un argomento che ,
il precedente aveva notevole atlinen
quello del ì’rogetio di Federazione. S:
così proposto che il II Congresso evangeh j
italiano formuli uno statuto di organiz/ pione con «una dichiarazione dioiy-iicomune che tenga presente la base del C
sigilo Ecumenico delle Chiese e interp: i
la vocazione comune dei protestanti in ì
lia verso l’unilà. Questa unità non ;i
significare uniformità ma rivalutazione
pluralismo ecclesiastico come espressione
della specifica vocazione delle singole !.l i
se e del concetto protestante della lib
dello Spirito ».
La Conferenza suggerisce indire al C
gresso di considerare la possibilità di gii :■
gere alla costituzione di una Comiir' a
Evangelica Italiana piuttosto che ad t> a
Federazione. Tale formula, infatti, espr: .e
con maggior forza l’idea della unità che ■
aderiamo e ne consente meglio l’attiiazi a
nella pratica e nella organizzazione del avoro da fare. Si giungerebbe quindi ad i • a
carat'eristica comune senza che i mig!'- 1
gruppi perdano la propria; per eseinp • :
Comunità Evangelica Italiana — segue i
denominazione della Chiesa o delTopc i.
.Alle ere 10,45 di domenica 14 la coni ■renza ha interrotto i lavori per assistere d
cullo di adorazione tenuto dal Pastore ((.■
do Colucei, delegato della chiesa di Ver ;.i
e presidente della Commissione del 111 !>'■
stretto.
Il messaggio portalo dal fratello Collie i
si ispirava a Geremia, 25, sulla voce
scollata dei profeti che l’Eterno ha mzndato al Suo pinolo. Vogliamo mettere in
rilievo la nostra profonda soddisfazione - el
partecipare a un eullo così denso di ammaestramenti e di conce'ili che ben si adattavano a quella particolare giornata.
Nelle prime ore del pomeriggio la conì--’renza tornava a riunirsi per esaurire Tc.same degli ordini del giorno e procedere alla
elezione dei delegati al Congresso di Roma.
Risultavano eletti i Pastori: Guido Cobicci,
Verona; Renzo Bertalot, Venezia; Aldo
Comba, Bergamo; 'Ihomas Soggin, Como:
Elio Eynard, Zurigo; ed i laici Gianni
Rostan, Milano; Mario Macebioro, Trieste;
Franco Ferretti, Verona; Aldo Agos-inelli :
Como; Luciano Gay, Bergamo; Danilo Passini. A questi fratelli l’augurio più sineero
che lo Spirito sia con loro, e il nostro vivo
cempiacimento. M.
cui ha una conoscenza e un’esperienza ricavata da anni di lavoro assiduo
Resta era da trattare di quelle scuo'e
valdesi che possono avere una fui'zione non esclusivamente locale essendo affiancate ciascuna da un Convitto, e per giunta secondane cioè della
Scuola Media (Scuola Latina) di Pomaretto e della Scuoia Media e del
Ginnasio-Liceo classico (Collegio) di
Torre Penice. Esse hanno una grande
importanza perchè si tratta di un coni,
plesso scolastico evangelico unico in
Italia (unico almeno fino a che neri
funzionerà il liceo linguistico battista
di Rivoli). Pur avendo egli un proprio
Dunto di vista sull’avvenire di queste
importanti istituzioni, ritiene più uti
le e appropriato che qualcuno dei nostri insegnanti, conoscendo a fondo
per esperienza tali istituti, ce ne parli
da queste colonne : ci illustri l’attuale
loro funzione e gli sviluppi che, nei
quadre della nostra vocazione evan
gelica, questi potrebbero avere domani, nella speranza che ne segua uno
scambio di idee sul nostro giornale.
Franco Girardet
3
2 aprile 1965 — N. 14
pag. ó
(T) I VALDESI NEL PIMEROLESE
Scoperta di una presenza
ovvero: La storia valdese prende corpo
Il pastore Giorgio Tourn inizia in questo
numero un indagine sul senso e sulla portata,
ieri e oggi, della presenza dei Valdesi nelle
rulli piemontesi che portano il loro nome e
nelle quali non sono semplicemente, come
ovunque altrove in Italia, piccola diaspora
minoritaria.
Due libri
recenti
Due opere a carattere storico, sul Pinerolese. hanno arricchito recentemente la bihlioleca di molte persone colte della nostra
zona e hanno fornito a lettori in cerca di
mnilà materia di letture. Trattasi della
« Storia di Pinerolo e del Pinerolese » di
A. Pittavino e di « La società pinerolese in
(‘iiiqiiant’anni di storia (1900-1950)» di
\ . Morero. Il volume del Pittavino è stato
recensito da T. Pons nel bollettino della Socieia di Studi Valdesi N. 115 ed in questo
giornale il prof. A. Hugon ha segnala io il secondo dei summenzionati volumi.
Sou abbiamo la competenza per iniziare
una recensione di questi lavori in sede stori«.; raiica, e compito degli storici e ci affidiafìi!) al loro giudizio; potremmo osservare
eh- , malgrado la diversità di materia e di
oi''-Mtamenti degli autori, siamo in presenza
di Uiie ricerche complementari ma molto sinii^ nella loro impostazione metodologica:
!<i' . di ricerca, di raccolta, panoramici più
cÌ5i‘ nntetici ricchi di dati e di materiale
m. pccie il primo, un tantino frammenta; - La lettura ne è Invece assai piacevole
fic‘ ri l'interesse della materia che per lo
sii! -I (jrrevole.
.. ''Uramhe queste opere si fa menzione
de ddo-^i e della loro storia ed abituati a
ce calunnie e rettificare errori, nei
ra; isi m cui si fa menzione di noi, si è
fc^ K'nie sorpresi di doverci accontentare
di ;,^eic. Questo fatto singolare mi ha suggc: ( iiicune riflessioni che ho pensato metIce e ordine per gli amici lettori che avranno ’ pazienza dì seguirmi.
Piilavino consacra 5 paragrafi della sua
ri' ! alle vicende della storia valdese nei
se. dalle origini al ’48; trattazione am^
pi : '.l umenlata, che segue nelle sue gran
di Pimpostazione della storiografia vai
de astica. Si ha Pimpressìone che egl
ili» iccollo il materiale che gli veniva of
fen 'alegrándolo nella sua storia del pine
loi come un elemento puramente docu
mr rislico accanto ad altri elementi nC'
cc- per intendere quella storia. La realtà
dei movimento valdese non è una realtà pro
l)Ii latica, un elemento di rottura, un fat'
tor di crisi: esiste, per conseguenza se ne
paria; in fondo se ne prende semplicemente
at!: . sia pure con una leggera vena di simpatìa.
! pochino più problematica appare invece presenza valdese nella storia di V. More: Nel capitolo consacrato alPatteggia
ni‘ delle comunità cattoliche e valdesi
dur : !}e il fascismo egli fa menzione delle
CUI ili antifasciste valdesi e cita in nota
la n emica sorta mesi or sono sulla nostra
sta in seguito a prese di posizione di
« (. «Mitù Evangelica». Potremmo forse lain*: .ae che di questa polemica sia stata
cif : solo la parte critica dei giovani e non
sia dato il giusto posto alla posizione
UÍÍ: : ac della chiesa o ad interventi come
cìulI.i delPavv. Serafino. Molto caratteristi
ca i ;où discutibile è la valutazione data del
mu ^ valdese nelle pagine delPintro
du/; n*'. Accanto alla presenza di elementi
giuc'cnisti mediati daU’occupazione francese. ; e viene l'autore, la diocesi pinerolese si
Cai ili! (-rizza per la presenza dell’eresìa valdese, K' la nostra presenza che ha mantenuto in queste terre «la dialettica fra
ortodossia ed eresia che sempre ha travagliato il Cristianesimo », ed è d’altra parte
la aosira presenza come nucleo religioso che
ha mediato elementi caratteristici e problema! ici dei paesi protestanti. Discutibili entrami.r le valutazioni: non vorrei sottovalutare la nostra influenza ma non vedo molti
eleinniti di civiltà protestante mediati nel
Pinerolese dalla presenza valdese; quanto al1 eresia mi sembra una categoria troppo
astratta c teologicamente inesatta, alla luce
dei C kuicilio, per definire la realtà delle popolazioni evangeliche; quanto al termine
ortodossia, per indicare quella politica costantiniana di autorità religiose e sabaudefranccsi. mi pare ancor meno adeguato.
Un fatto è però chiaro, fatte queste piccole riserve, per V. Morero la presenza valdese non è solo un fatto, un dato, è un elemento di fermento, di vita, dì problematica
sia dal punto di vista religioso che sociale.
La storia valdese, storia intesa nel senso
dì realtà di xiomini del passato, è un fatto,
In realtà valdese non è più una astrazione
ma una realtà. Dire fatto, « realtà » non significa dire che ci siamo, che esìstiamo, questo nessuno lo può negare ma significa alTer
mare clic siamo una realtà inserita in un
contesto, che esistiamo in relazione con altre realtà.
L'abhìamo sempre saputo! Sono gli altri
che non Phaniio mai capito o voluto capire
- aiTcrma subito qualcuno. Forse è vero,
personalmente non ne sarei così certo, comunque si tratta di vedere che cosa questo
inserimento nella realtà significa per noi.
La fine
dei ghetto
E" slata lina improvvisa scoperta, questa
costatazione, che altri hanno certamente già
fatto prima di me, della nostra esistenza in
questo piccolo angolo di Piemonte feudale e
sabaudo, fascista e partigiano come realtà
e mi è sembrato scoprire per la prima volta
una dimensione insospettata del nostro essere. E’ un po' come se scoprissimo i nostri
concittadini e fossimo scoperti da essi quali
siamo, esseri umani, reali, concreti anziché
astrazioni, concetti, entità sconosciute. L'eresìa. il morbo infetto, il demonio prende per
i nostri cattolici pinerolesi il volto di uomini e donne, si muta in operai e studenti, ragazzi e professionisti e d’altra parte il mondo misterioso deU’ignoranza papista, la Roma
papale per usare il linguaggio di uno dei
nostri migliori polemisti, diventa per noi la
presenza di altrettanti operai e compagni di
scuola, commercianti e turisti. Ci si scopre
compaesani nell ambito di questa piccola
zona .tuUe pendici delle Alpi Cozie.
Questa semplice presa di coscienza della
realtà attuale in cui ci muoviamo conduce
però, direttamente, ad una valutazione della
nostra storia e ci fa comprendere che il
ghetto valdese è finito. Tutti sanno che il
ghetto era lo spazio chiuso da mura in cui
le città medievali rinchiudevano le popolazioni ebraiche. L’espressione non è mai stata
adoperata, a nostra conoscenza, per il mondo
delle Valli Valdesi, ma è legittimo farlo. Le
popolazioni valdesi vissero dalla fine del
1600 sino al 1848 in una condizione di
ghetto sovrapopolato, ignorato, soffocato, in
una condizione di vita che raggiunse la sua
punta estrema agli inizi del secolo sotto i governi della restaurazione. Le Valli di Varaglia e di Arnaud non erano un ghetto bensì
un mondo, piccolo finche si vuole ma un
mondo, una enclave politico-sociologico-religiosa nel Piemonte sabaudo.
E d altra parto si deve osservare che il '48
segna la line giuridica della reclusione valdese, non la fine del ghetto come dimensione psicologica, come situazione, come struttura mentale. Malgrado l’emigrazione, la carriera di tanti valdesi le Valli sono rimaste a
lungo ancora una terra reclusa. Gli emigranti ed i figli delle Valli andavano oltre
la fascia del Pinerolese, dagli Stati Uniti all’Uruguay, dalla Francia alTItalia il mondo
era per loro, non furono pinerolesi. Per molte ragioni certo che sarebbe lungo elencare
ma anche per questa : si stavano liberando
dal complesso del ghetto e tanto valeva farlo lontano, il più lontano possibile. Si potrebbe forse ricollegare a questo pensiero
il disamore di tanti borghesi valdesi per la
loro terra; è gente che non ha una terra, se
la va a cercare negli studi, nella cultura,
nella carriera, nelle università! Le ville costruite sul territorio valligiano non sono
espressione di amore per la propria terra,
non sempre.
Questo modo di sentire e vedere le cose è
finito, è crollato di schianto alla fine della
guerra, 20 anni fa. Molto della nostra tensione e delle nostre reazioni attuali vengono
dal fatto che non ce ne siamo accorti, o non
abbiamo voluto accorgercene.
\el ‘32 (a 7 anni dal conflitto mondiale!)
1’« Eolio des Vallées » (interamente redatto
in francese) distribuiva i suoi lettori secondo un criterio tutto particolare: Italie (y
eompris Vallées et Colonies) Etranger (y
comprìs Ics deux Amériques). É le cronache
di Prali e Bobbio erano nello stesso mondo
di quelle di Colonia Iris e Colonia Vaidense: a ragione d’altronde, perchè si trattava
di comunità identicamente estranee al mondo circostante, non localizzate nel Pinerolese o sulle rive del Rio de la Piata ma nel
mondo ideale del popolo valdese.
Questo mondo è crollato e ci siamo trovati
volenti o nolenti annessi, inseriti, integrati,
loro nel mondo delle repubbliche sud-americane, noi nel Pinerolese.
Per quanto concerne le nostre VaUi, la
data capitale della storia moderna non è il
1848 ma il 194,3: è in quel momento, 20
anni fa. che la nostra chiesa ha cominciato
una nuova pagina della sua storia, non più
il tempo della resistenza o dell’eroismo e
neppure quello della ostinata e vittoriosa
sopravvivenza ina Tavventura del dialogo o,
per mantenerci sul terreno delle considerazioni di fatto (parlare di dialogo è parlare
di una presa di coscienza), siamo entrati nelravveiitura della dispersione pinerolese.
Una storia
moderna
Questa lezione di realtà valida per l’oggi
non sarebbe egualmente significativa per il
passato? Periodicamente torna ad affacciarsi
su queste pagine il problema della storia
valdese e del suo significato, del disinteresse manifestato dalle giovani generazioni nei
suoi eonfronli: il discorso non ha trovato ancora soluzione. Mancano forse uomini, intelligenze, iniziali\eNon ci pare, semplicemente manca la ragione che ci spinga a
rivivere il passalo. Perchè lo si dovrebbe
fare? Per amoir liella storia, per fedeltà verso i padri, ccrlamcnlc, ma non si studia la
storia per pietà o amore, si studia il passato
nei momenti di imoegno, quando si ha un
presente chiaro ed una missione da compiere. Ci si rivolgi' ai padri come a uomini
vivi solo quando si «' uomini vìvi che camminano verso l'av\ mire.
11 secolo scorso, li secolo del ghetto valdese, ha prodotto inui ondata di studi e di
divulgazione storica eccezionale, sulla cui
eredità viviamo oggi ancora; la Società di
Studi Valdesi è Ìrulto delLBOO, lo è la storia che studiano i nostri ragazzi. Quella storiografia che \ a daWlsraid des Alpes del Muston alle Glaimres di J. Jalla (di cui ricorderemo quest'anno il trentennale della scomparsa) è nata perchè quegli uomini avevano
due missioni da compiere ben delimitate e
chiare: resistere ed evangelizzare, avevano
bisogno di coraggio, di esempi, di appoggio
nella loro tradizione per sopravvivere e vivere. La loro storiografia fu forse retorica,
eroica, trasfigurata e, fatto più grave criticamente parlando, senza aderenza alla realtà : gesta, epopea; Iliade sacra certo, ma
Iliade vivente perchè creò e sostenne missionari.
Vogliamo accada lo stesso oggi? Prendiamo
atto della nostra situazione, del tempo e del
mondo in cui siamo entrati da 20 anni, mondo di officine, di campi spopolati, di ragazzi
che non parlano più il francese e neppure
il patois, affrontiamo coraggiosamente il nostro avvenire di dialogo, di dispersione vivendo da valdesi nuovi in tempi nuovi.
La nostra storia diventerà formidabile
fonte di ispirazione perchè è la più grande
miniera di esperienza e non manca certo
il materiale di studio.
Ma una storia valdese moderna deve tenere presente come ineliminabile la scoperta
della realtà in cui ci stiamo movendo; siamo
diventati uomini concreti cessando di essere
miti, ci occorre una storia di uomini e non
di miti. Ci dicano i nostri storici come vivevano ed alloggiavano i nostri padri, ci dicano cosa facevano i loro pastori e maestri,
come impostavano la loro vita ed allora
comprenderemo la loro fede e sarà per noi
fede viva. Le premesse per questa nuova storia ci sono (pensiamo ad alcuni articoli del
prof. A. Hugon sul Bollettino della S.S.V.
riferenlisi alla società valdese del XVI e del
XVIIl secolo), basta svilupparle e .svilupparle in forma divulgativa come seppero fare
i nostri storici dell’800. Prendano suggerimento da quell'artìcolo di Enea Balmas apparso mesi or sono sull’« Eco-Luce » e rimasto purtroppo senza eco, e la nostra storia tornerà ad essere vivente lezione di vita.
Rendiamoci conto che il secolo che va dal
1814 al 1914 (ed aggiungerei ancora il trentennio ’14-’44) non è più presente e nemmeno passato prossimo ma appartiene ormai
alla storia; a questo riguardo il contenuto
del B S.S.V. è interessante: nel periodo
1931-’61, 76 sono gli studi consacrati al
tempo di Gianavello ed Arnaud, 26 dal Rimpatrio a Napoleone, 45 ai sec. XII-XVI e
solo 27 al secolo a noi più vicino da cui
nasce la nostra chiesa odierna, il secolo scorso. Non so se rappresento un’eccezione ma
pur essendo concittadino di Gianavello e
pur amando immensamente la sua figura
di contadino rude mi sento molto più vicino
il mondo della mia bisnonna che si convertì
ed imparò a leggere la Bibbia a 40 anni passati, e molto più vivo dell’eroismo degli invincibili è per me il pietismo mistico di
mio nonno, perchè è da lui che traggo la
mia fede e mi commuove assai più la visita
alla scuoletta dove imparò a leggere la Genesi, che non Sìbaud. Questa storia è li, a
portata di mano; basta studiarla ed amarla
come cosa viva, ma da uomini vivi.
Giorgio Tourn
A MADRID
Coraggiosa presa di posizione
del (juotidiano cattolico (dai)
Madrid, 19. — In queste ultime settimane, la Spagna ha vissuto giornate di grande
tensione e il regime riesce solo con la forza
a contenere le insofferenze e il malcontento
popolare. Alcuni fatti vanno menzionati, al
di là di quanto hanno scritto i giornali italiani nei giorni scorsi : cento sacerdoti hanno manifestato il 13 febbraio nei corridoi
del Tribunale di Madrid e cinquanta preti
hanno manifestato dinanzi al municipio di
Guernica contro i processi intentati contro
altri sacerdoti accusati di fare della « propaganda illegale »; il noto teologo P. Josè
Maria Gonzales Ruìz ha potuto tenere la
sua conferenza (osteggiata dalle autorità accademiche spagnole) su « La visione cristiana
deiralienazione religiosa » ufficialmente autorizzato da mons. Remerò, vescovo ausiliare
di Madrid e incaricato dell’insegnamento religioso. Va, inoltre, ricordato che i cinque
vescovi cattolici che siedono alle Cortes
(Morcillo di Madrid, Modrego di Barcellona,
Olaechea dì Valencia, Alamarcha di Leon e
cappellano nazionale dei sindacati, don Justo
abbate del monastero dì E1 Valle de Los
Caidos) hanno fatto opposizione ad un progetto di legge del governo spagnolo sull'associazione dei padri di famìglia.
Il fatto più significativo, però, è dato dalla
presa di posizione del quotidiano cattolico
(( Ya » di Madrid, che ha pubblicato il 7
febbraio un editoriale di Luciano Perena in
cui si fa l'elogio della « ribellione dei cristiani » contro ringiustizìa sociale e l’intolleranza. « Molti cristiani — scrive il giornale — vogliono vivere il messaggio evangelico dell’amore nella pienezza del mondo
moderno. Essi non hanno paura del progresso, della tolleranza, del socialismo, dell'ateismo. Per ribellarsi contro il mondo, essi
hanno cominciato con il ribellarsi contro se
stessi, contro la loro inerzia e la loro codardia, contro i loro compromessi e i loro privilegi. Essi si ribellano contro l’ipocrisia,
contro la paura di dire e di intendere la
verità... ». Dopo aver rilevato che è stato necessario il marxismo per provocare un risveglio della coscienza cristiana « atrofizzata e
quasi insensibile aU’ingiustizia sociale », il
giornale afferma che « in Spagna, come fuori della nostra patria, va riprendendo questa coscienza cristiana di ribellione contro
ringiustizìa e Lintolleranza... ». Il giornale
conclude affermando che « l’avvenire del
mondo si fonda suU’amichevole collaborazione tra cattolici e non cattolici, tra credenti
e non credenti raggruppati per affinità ».
{Religioni oggi)
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 4 APRILE
Pastore Giorgio Girardet
DOMENICA 11 APRILE
Pastore Piero Sensi
iiniiiiiiiiniiiiiiiiiMiiiiiii
iMiiiiiiiiiimiiimiimiiiii
QUeSTITfILIfì
Contesa di cadavere
a scopo di funerale
Solo di recente è stata resa di pubblica ragione la sentenza del Tribunale di Ariarioi Irpino del 7-7-1964 con
la quale è stato conclxxso uno dei più
gravi episodi di intolleranza religiosa che siansi verificati in questi ultimi anni di rilancio ecumenico.
Ora che la questione è stata risolta con la condanna dei parroci di Savignano di Puglia don Giovanni Albani e don Leonardo D’Amato, e di
altre persone, per violazione di domicilio e violenza privata, a distanza di
anni si possono valutare i fatti col
conforto di tutti quegli elementi ai
certezza che emergono dalla stessa
sentenza del magistrato.
I fatti risalgono al 29 aprile dei
Ibol, giorno in cui don Albani « avenao appreso che il giorno prima era
ceceauca in casa della figlia Maria,
con la quale era convissuta negli ultimi mesi di vita, tale Maglione Susamia di religione cattolica, e che la
nglia notoriamente seguace di un culto evangelico, si apprestava a far celebrare il rito della sepoltura secondo la sua religione, con Tausilio di
altro sacerdote don Leonardo D’Amato, parroco presso lo scalo ferroviario
dello stesso comune, e con la collaborazione di diverse donne, alle quali
la notizia era stata data durante il
corso della messa mattutina, si portò
verso l’abitazione della predetta; vi
s’introdusse contro il di lei dissenso
e vi si trattenne sin quando non furono compiute le funzioni religiose
del rito cattolico (e contestualmente
si introdussero in casa e vi si tratteni:ero di prepotenza tutti gli accompagnatori: 12 persone di cui 8 donne)
Alla fine della cerimonia il parroco
don Albani fece prelevare il cadavere
della Maglione disponendone l’accompagnamento prima in chiesa e poi al
cimitero. Del fatto, parzialmente svoltosi sotto gli occhi di alcimi carabinieri e di immediata risonanza nel
paese, venne informato Tufficio della
procura della Repubblica di Ariano
Irpino solo da una denuncia querela
della parte lesa T8 maggio successivo ».
Fin qui i fatti cos’t come risultano
nella narrativa della sentenza: ed è
anzitutto grave il rilevare che gli
agenti dell’ordine presenti siano rimasti inerti. Ma quel che conta notare è che i sacerdoti in questione nel
corso delle indagini « affermarono di
aver esercitato un loro diritto previsto dal can. 1230 del c.j.c. » che prevede il dovere-diritto del curato di prelevare il cadavere e di accompagnarlo in chiesa per le esequie; e che il
pubblico ministero chiuse Tistruttoria
richiedendo di « non doversi procedere contro tutti gli imputati per avere
agito in stato di legittima difesa a tutela del diritto' della defunta ai riti
ed onoranze funebri secondo la Chiesa
Cattolica, diritto conculcato concretamente daH’illegittimo atteggiamento »
della figlia Maria «la quale voleva dar
corso alle pratiche del suo culto evan
gelico». Ma il giudice istruttore, con
sentenza del 30-9-63 (Tistruttoria ò
durata oltre 2 anni) « dichiarava non
doversi procedere in ordine al delitto
di turbamento di funerale perchè
estinto per arnnistia nei contronti di
tutti » ; rinviava però gli imputati a
giudizio per violazione di domicilio e
violenza privata.
Come rileva giustamente il tribunale « il fatto investe il problema di ordine generale della libertà religiosa
e... della determinazione di un valide
criterio alla stregua del quale sia possibile stabilire quando e come un atto
od altra manifestazione di esercizio
dei potere spirituale da parte dei titolari di potestà ecclesiastica... possano
costituire reato per la legge dello Stato e quale sia il limite di sindacabilità
di taU atti e manifestazioni da parte
del magistrato italiano». E’ lo stesso
problema che emerse per il noto matrimonio di Prato.
Circa l’eventuale « legittimità » delTintervento così clamoroso del clero
in tale circostanza la sentenza solleva un non lieve dubbio di fatto nel
senso ohe « cosa sia successo delle
idee religiose della vecchia negli ultimi cinque mesi rella sua esistenza
(quelli della coabitazione con la figlia) non è possibile dire con certezza » ; la figlia assumendo un avvenuto
mutamento delTorientamento religioso della madre ed ima sua conversione alla fede evangelica, la creila
della defunta, con lei non convivente,
atìermando che la morente aveva acceduto alla sua proposta di chiamare
un sacerdote cattolico per la confessione». Il fatto è che neiTaspro dissenso tra nipote e zia, questa chiese
l’intervento del clero cattolico.
Disattendendo le tesi difensive, il
tribunale ha precisato che nei caso
111 esame non vi è alcuna iioriua specifica cu possa ricorrersi nel richiamare, sia pure come presupposto di
fatto, la norma canonica, sicché appare inaccettabile Taffermazione che
esercizio del diritto' secondo la legge
canonica, sia equivalente ad e'sercizio
dello stesso diritto per la legge italiana... In presenza di azioni delittuose commesse dai ministri del culto nell’esercizio delle loro funzioni vi
e sempre una manifestazione di attività legittima (attinente alla religione) ma Tillecita, concomitante o connessa, condotta aggiuntiva ne oblitera a tal punto la percezione che l’atto
legittimo può esser considerato accidentale o strumentale od occasionale
rispetto a quello illegittimo. ... Un simile controllo ad opera del magistrato
è sempre consentito perchè, lurigi dal
costituire un sindacato nel merito (se
cioè sia stato fatto un buon governo
della legge canonica), investe la condotta solo da un punto di vista esterno e si limita a stabilire la provenienza
e la corrispondenza alle leggi dello
Stato... ».
Tanto più sembra corretta e commendevole la sentenza in questione
che dottrina e giurisprudenza sono
concordi nel ritenere che in mancanza
di indicazioni da parte del defunto la
scelta della sepoltura compete al parente maggiormente legato al defunto
stesso da vincoli di parentela e d’affetto. Nella specie, il parente più prossimo e legato al defunto da vincoli di
affetto era la figlia che aveva data alla madre « un’assistenza materiale per
altro mai venuta meno » — come precisa la sentenza — da quando questa
era divenuta paralitica; e non là sorella.
I fatti e la motivazione della sentenza in parola non necessitano in questa
sede di particolari commenti, data la
loro evidenza. Devesi tuttavia rilevare
sino a che pimto può giungere l’astiosità o la prepotenza confessionale anche in un’epoca in cui si fa tanto clamore verbale sullo spirito ecumenico,
sul rispetto reciproco nelle relazioni
interconfessionaU, tanto più E>oi che,
come anche il tribimale ha rilevato,
«è risaputo che le esequie, in casi particolari, possono svolgersi anche senza
la presenza del cadavere e nella fattispecie solo questa forma di cerimonia
(in absentem) si presentava come Tunica possibile, dato che non era pensabile violare il domicilio ed operare
di forza il prelevamento del cadavere».
In tutto questo scandaloso operato del
clero e dei suoi accoliti Tunica consolazione viene dal fatto che, oltre alla
tutela della legge, ujia lezione di carità cristiana sia venuta dalla avveduta parola del magistrato.
Peyrot
novità Claudiana
DOMENICO MASELLI
GIORGIO BOUCHARD
GIORGIO PEYROT
FULVIO ROCCO
Esperienze e prospettive
del Erotestantesinio italiano
Pagg. 46, L. 350
4
pag. 4
CURIOSANDO
IN LIBRERIA
N. 14 — 2 aprile 1965
Alla scuola dì Cali/ino
Desideriamo presentare alcune recenti
pubblicazioni sui vari aspetti della figura
di Giovanni Calvino, lieti che 1’« anno calviniano » non si sia in realtà concluso, ma
abbia costituito un rilancio notevole di studi, di valutazioni, pure nel tentativo di prolungare le linee del pensiero del Riformatore, dimostrandone la viva attualità.
Nella collana a I testimoni », nella quale
è già uscita un’agile biografia di G. Appia,
la Claudiana pubblica un secondo volume,
anche questo dovuto alla penna del past.
Giorgio Tourn. Le finalità di questa collana
sono note: si tratta di offrire ai nostri giovanetti, ma non ad essi in modo esclusivo,
una serie di profili di personalità riformate
del passato lontano e prossimo, impegnate
nei campi più diversi dell’attività umana.
Sono ad es. in progetto altri volumetti su
c( Dietrich Bonhoeffer e la Chiesa sotto il
nazismo », c< Rembrandt, il pittore della
Bibbia », (( Beckwith nelle Valli Valdesi »,
e ancora Félix Neff, Niemòller, ecc.
Nella sua prefazione a questo suo a Calvino », G. Tourn scrive, riferendosi ai nostri
giovanetti : « Educati in una nazione e in
una mentalità cattolica, sono inevitabilmente
portati ad assumere un atteggiamento e una
mentalità vicini a quelli che li circondano.
E’ indispensabile che si rendano conto che
la fede evangelica non è solo una piccola insignificante variazione del grande cattolicesimo, ma scoprano la realtà umana, la portata storica, il significato della fede evangelica che è la loro »; vanno invogliati « a studiare e ad affezionarsi alla loro storia evangelica, a sentirsi inseriti in una ricca, nobile e rischiosa famiglia».
Nel corso dello scorso anno di celebrazioni calviniane, i nostri lettori hanno potuto
apprezzare la vivezza con cui il past. Tourn
ha saputo presentare, anche al pubblico più
largo, il frutto del suo lavoro sulla figura
del Riformatore francese, a cui tanto dobbiamo. Veramente, quello che ci ha sempre
colpito nel Tourn, è stata la capacità di rendere vivo quest’uomo, considerato di solito
poco umano, e vivo proprio nel punto più
vigoroso e più sensibile : la sua fede, la sua
vocazione. Un intimo con-sentimento, una
affettuosa e grata reverenza, spiegano la passione per questa grande figura di credente,
per questo cc testimone » fuor del comune,
una passione che tuttavia resta sobria come
al Riformatore sarebbe piaciuto, e non dà
mai nell’apologià nè tanto meno nell’agiografia; non abbiamo bisogno di santi, ma
di testimoni.
Il volume è molto piacevole nell’edizione
tipografica, ricca di illustrazioni nel testo e
fuori testo; il linguaggio scorre piano e vivace, ricco di immagini evocatrici di una
epoca, di un secolo che evidentemente hanno appassionato il nostro autore.
Questo volumetto avrebbe dovuto uscire
entro l’anno calviniano. Non è stato possibile; ma, forse, proprio adesso che è finito
il ’chiasso’ sull’uomo dell’anno, è il caso di
riprendere il discorso, di ritornare, nella pacatezza della lettura, a questa testimonianza.
Auguriamo che molli, giovani e meno giovani, nelle nostre comunità, desiderino riceverla ed esserne arricchiti e stimolati.
Questa breve opera della Stauffer, piana
e vivace anche se documentatissima, potrà
ulteriormente sfatare la leggenda del Calvino inumano o invasato, mettendone al
contrario in luce la ricca umanità. La sua
figura viene esaminata in tre capitoli: Il ma.
rito e il padre — L’amico — Il pastore,
sulla base della sua quasi sconfinata corrispondenza. Questi tre capitoli sono inquadrati da un introduzione, che esamina la parabola dei fraintendimenti grossolani e sottili, cattolici e protestanti, che hanno deformato in vita e fino ad oggi l’immagine viva
di Giovanni Calvino; e da una conclusione,
in cui la sua vita è vista alla luce del suo
testamento, in un’umiltà che è « ubo dei
segreti della sua grandezza ».
Se Calvino non è stato un amante passionale, è stato però un marito tenero e la
sua vedovanza ha segnato in lui una ferita
insanabile, che tuttavia non l'ha reso amaro
ma al contrario più sensibile al dolore di
altri; previdente e intenso il suo sentimento
paterno verso i figli di primo letto di Idelette de Bure, mentre il dolore di aver perso
a pochi giorni l’unico figlio suo è in qualche modo temperato dalla serena e grata
fierezza delle migliaia di discepoli e di credenti generati alla fede un po’ dovunque in
Europa; amico sollecito e fedele, ma non
cieco; pastore nell'anima, nel senso più forte: basti pensare a come, con un’intima
partecipazione da cui traspare intensità di
affetto, egli sa preparare i martiri anche alla
morte. In tutti questi aspetti della sua personalità. Calvino è di un’umanità palpitante:
eppure è un'umanità contenuta, sobria; in
cui l’uomo, con il suo affetto e la sua personalità, sa cancellarsi davanti a Dio, sa far
sentire che il vero e ultimo rapporto è sempre quello verticale, corroborante con il Signore santo, esigente e fedele nel suo amore. Per chi crede che il destino ultimo del1 uomo è il Regno, la comunione con il
i-'ignore che restituisce l’uomo alla sua vera
condizione di creatura riconciliata, non ci
può essere umanità più vera di questa, che
oggi come allora attrae e conquista in Calvino.
GIORGIO TOURN: Calvino e la Riforma a Ginevra. « I testimoni » - 2,
Claudiana, Torino 1965, p. 116 con
6 tav. f. t., L. 750.
Un uomo
e il suo Signore
Le Edizioni Delachaux et Nicstlé di Neuchâtel hanno iniziato una seconda serie dei
fortunali « Cahiers Théologiques » con un
saggio di Kichard Stauffer, docente alla
Facoltà di teologia jnoteslanic di Parigi, su
(c L’umanità di Calvino ».
Odiato dai suoi avversari teologici, incompreso e svalutato anche da molti protestanti,
Calvino è per molli contemporanei quella figura stereotipa che troppi polemisli hanno
crealo, in qualche modo il simbolo deU'antiumano. I nostri lettori che hanno seguito la
serie di articoli rievocativi dedicati da Giorgio Tourn al Riformatore, nei mesi scorsi
— come pure coloro che leggeranno il suo
breve .saggio sopra citalo o che hanno letto
il « Calvino, l'uomo domato da Dio » del
Cadicr, pubblicato dalla Claudiana l’anno
scorso — sanno come questo cliché sìa assurdo, antistorico.
RICHARD STAUFFER: L’humanité
de Calvin. Cahiers Théologiques 51,
Delachaux et Niestlé, Neuchâtel
1964, p. 68, L. 1.150.
La vera Chiesa
secondo
il Riformatore
Esce ora il 27^ Cahier du renouveau, dell'editore Labor et Fides, riproducendo il testo di una delle molte conferenze dedicate
a Calvino, nel corso dell’anno celebrativo. Il
teologo ginevrino Jacques De Senarclens
presenta il problema « Della vera Chiesa, secondo Calvino ».
Non è il caso di sottolineare l’attualità e
l’importanza di questo problema, in riferimento al dibattito ecclesiologico che domina
il confronto interconfessionale e che è vivo
pure all’interno di ogni chiesa. Giustamente
l’autore sottolinea come la meditazione di
Calvino sia stata al più alto grado ’esistenziale’ : il problema della Chiesa si è imposto
in termini concretissimi, drammatici e urgenti, al giovane cattolico condotto dall’Evangelo a riconoscere la falsità della Chiesa di
Roma e a ricercare, non per sè soltanto ma
per i fratelli che attorno a lui si raccoglievano nella stessa fede, la vera e intima natura della chiesa e come questa potesse prendere forma nella vita quotidiana.
La polemica antiromana di Calvino — come di tutti i Riformatori, ma forse in lui
questo carattere fu particolarmente spiccato
-- sorvola gli elementi più grossolani della
deviazione e del dissenso, le forme, gli abusi
esteriori, e tocca l’essenziale della dottrina,
ia sostituzione della Chiesa istituzionale e
magisteriale a Cristo e alla sua sola Parola.
Per questo, mentre larga parie della polemica risorgimentale è ormai superata, la
protesta dì Calvino e la sua appassionata ricerca della vera Chiesa risultano oggi vivissime e ammonitrici.
Questo non significa però che la sua posizione sia essenzialmente polemica; anzi,
mentre la polemica non è a senso unico antiromano, ma costituisce uu richiamo ad ogni
ciùe.sa che nella sua vita pesantemente istituzionale rifugge di fatto dal 'governo di
Dio' attraverso la sua vivente Parola, Calvino. pur serbando netta la coscienza di non
c.sscre che ’strumento’, è un vero costruttore della chiesa. Non però nel senso che oggi
sì dà comunemente all’« uomo di chiesa »: la
chiesa è la creazione quotidiana di Dio
attraverso la sua. Parola, molto concretamente attraverso la predicazione della sua Parola,
affidala come un dono ai 'ministri’ ma anche al discernimento spirituale, di fede di
tulta la 'comunione dei santi’. Nessuno, forse, ha come Calvino rivoluzionalo le strillili re ecclesiastiche; ma questa riforma di
strutture non era per lui problema primo
nè passione particolare; si sapeva Lhiamato
a restituire al popolo della chiesa la verità
evangelica in tutte le sue dimensioni, e a
questa vocazione consacrò ogni sua forza.
Per questo si laccolse attorno a lui e si
plasmò una chiesa viva.
Queste brevi pagine, dense e ricche senza
pesantezza, potranno essere assai utili nella
ricerca sull'unilà vera della Chiesa, sull’autorità, sui ministeri. Un solo accenno critico: a pag. 21 si fa riferimento positivo
alla concezione del ’Cristo totale’ (Totus
Chri.stus). Gesù c i suoi, il capo c il corpo,
senza che venga segnato alcun distacco dalla nota interpretazione cattolica di questo
concetto, che giunge ad una quasi totale
identificazione del corpo con il capo, perdendo il senso vivo che i Riformatori avevano, sulle tracce di Paolo, della tensione
fra l'uno e l'altro, fra la creatura e il suo
Signore. Un piccolo neo in un’operetta valida che vorremmo vedere presto tradotta in
italiano sì da facilitarne la diffusione fra noi.
JACQUES DE SENARCLENS: De ìa
vraie Eglise, selon Calvin, Cahiers
du renouveau 27, Labor et Fides
Genève 1965, p. 56, L. 600.
Profeta dell’era
industriale?
« Calvino, profeta dell'era industriale? ma
che cosa gli fate dire, al Riformatore, nella
vostra smania apologetica e celebrativa? » —•
dirà forse qualcuno, scettico. Ebbene, anche
allo scettico mi permetto di consigliare con
insistenza la lettura di questo stupendo, breve saggio di un autore che da anni ha studiato il pensiero economico e sociale di Calvino (i lettori forse conoscono, di lui, il volumetto (f L’umanesimo sociale di Calvino »,
pubblicato dalla Claudiana nella sua Piccola
Collana Moderna, che contiene in forma divulgativa il nocciolo delle sue ampie ricerche pubblicate dalLeditrice universitaria ginevrina in un monumentale volume).
L’autore stesso condensa nelle tesi seguenti
I ossatura di questo suo lavoro :
1. L’etica sociale calviniana è solidamente
ancorata nella teologia; dipende totalmente
dal mistero centrale della fede evangelica,
la persona e l’opera di Cristo : è un'etica
teologica cristocentrica.
2. Essa procede da una conoscenza rigorosa della rivelazione biblica, ma da un’interpretazione assai dinamica di questa, alla luce
delle ffuttuazioni storiche della società : una
etica biblica in accordo con il dinamismo
della, storia.
3. Essa si attualizza concretamente per
mezzo di un analisi lucida delle congiunture
in costante evoluzione: comporta un metodo
j azionale d analisi dei fatti socio-economici.
4. Essa raggiunge un’efficacia storica eccezionale perchè determina un’azione adatta
alle circostanze e in costante rinnovamento
a contatto con la realtà : è un metodo dialettico d'azione.
Portando a piena maturità la riscoperta
della Riform.a, che L realtà della vita nuova
in Cristo si manifesta non tanto in buone
opere individuali quanto nel vivo della vita
politica collettiva, Calvino ha elaborato un
pensiero e prodotto un’opera che resta di
sorprendente attualità, non nei suoi termini,
ma nel modo di impostare i problemi. Rompendo con una tradizione secolare, in cui il
pensiero sociale cristiano era divenuto più
debitore della teologia e del diritto naturale
che della Bibbia, egli ritrovava nella Scrittura (sola) l’istruzione che il Signore dava
ai suoi; ma questa sua ammirevole ed esclusiva fedeltà alla Parola, si univa ad un’audace libertà nei confronti della lettera scritturale; non che egli la spiritualizzasse, riducendola a ideale libro edificante, anzi ne rispettava nel modo più rigoroso il carattere
storico : in altri termini, la Parola del Signore si era via via incarnata, nella rivelazione biblica, in un contesto storico umano
e in un linguaggio umano. Modernissimo,
in questa sua visione (e a lilierarsi da ogni
rischio di razionalismo, si appoggiava fiducioso alla testimonianza interiore dello Spirilo Santo), proprio per cogliere la Parola
che il Signore voleva dire qui e ora, il Riformatore indicava e percorreva la duplice
vìa: da un lato, la sua esegesi biblica ’situava il passo nel suo contesto storico e sociale, dall’altro egli analizzava con impegno
e penetrazione la situazione contemporanea,
fiducioso che da questa vivente dialettica lo
Spirito Santo avrebbe fatto scaturire la Parola viva e attuale, necessaria. Si può dire
perciò che tutta la sua esegesi e la sua predicazione sono eminentemente sociali, fanno
corpo con la sua azione in campo civile, politico (mai però in senso leocratico-clericale),
proprio perchè sanno mettere in piena luce
la portata concreta della Parola di Dio nel
contesto sociale del momento storico nella
quale fu annunciata.
E' veramente straordinario — il Biéler
sa metterlo in giusta evidenza — come Calvino seppe servirsi di questo metodo; ed è
senz'altro questo che dà alla sua predicazione e alla sua azione una portala così vasta
e profonda e durevole. 11 Biéler lo dimostra
con tulla una serie di esempi; particolarmente significativo il modo di affrontare il problema del prestito ad interesse, nei momento
in cui si costituivano le basi dell’economia
moderna. Diremmo che non c'è mai gergo
pio, religiosità velleitaria e nelle nuvole;
d'altra parie, si sente bene che quale molla
(luiti alla radio-televisione
della Svizzera Italiana
DOMENICA 4 APRILE
Ore 9,15 - Pastore Guido Rivoir
Conversazione evangelica
alla radio.
DOMENICA 11 APRILE
Ore 9,15 - Pastore Otto Rauch
Conversazione evangelica
alla radio.
e anima delle più ’laiche’ valutazioni economiche e sociali è sempre presente la coscienza della sovrana e misericordiosa signoria di
Dio. Oggi ancora, afferma il Biéler, nel vìvo
delle tensioni ideologiche ed economiche
odierne e di fronte a problemi titanici quale
la fame in 2/3 del mondo, in piena società
sempre più industrializzata e esposta a squilibri di vario genere, il metodo calviniano
può permettere di « proporre al mondo un
umanesimo realistico » che si distingua sia
da tanta non cristiana religiosità individualistica, sìa dal materialismo di marca occidentale o orientale, senza vera sensibilità
alla dimensione spirituale dell'uomo; e ancora, di « profanare risolutamente i tabù
ideologici e ì pericolosi ideali più o mene
ufficiali dell’Est e dell’Ovest ».
Per non restare nel vago di un discorso
astratto, il Biéler presenta, a conclusione —
a puro scopo indicativo e a mo’ d'esempio —
una proposta, che forse i lettori ricorderanno d’aver letto in parte sulle nostre colonne
la scorsa estate : poiché il problema più vitale, per oggi e per domani, è il contrasto
spaventoso fra la situazione dei paesi privilegiati, ricchi e di quelli ’sottosviluppati’ (fino alla morte per fame), occorre affrontarlo,
forti di tutti i dati dell’indagine sociologica
e delle previsioni che essa Indica. Per uscire
dai vìcolo cieco in cui si è incamminati, bisognerebbe che i paesi ricchi dessero « a fondo perduto » il 3% del reddito nazionale ai
paesi sottosviluppati. Poiché è del lutto irreale sognare una simile misura, nei bilanci
ordinari (tali doni non raggiungono oggi
ri%), e poiché i governi investono circa il
7% del reddito nazionale « a fondo perso »
nelle spese di armamento, l’unica proposta
ragionevole è che da questo 7% sia tratto
il 3 ’n di cui sopra! E proprio qui le chiese
hanno la loro particolare funzione profetica
da escrcilare. Ecco un modo di applicare
molto concretamente, qui e ora, il metodo
calviniano! che non è altro se non la realistica follia della fede. Gino Conte
Per ì ragazzi
HENRY WILLIAMSON, Salar il Salmone. « I delfini d'acciaio », Bompia
ni, Milano 1964, L. 1.000.
Sj non ci fossimo già accorti che l'inleresse per la vita animale è uno fra gli interessi
più accesi nei ragazzi di oggi, la sempre più
vasta letteratura sulla natura ce ne renderebbe attenti. Il salmone, che forse conoscevamo soprattutto come cibo in scatola, ha
qui una sua ricca epopea. I ragazzi potranno seguire Salar, il più bello, il più forte di
tutti i salmoni, quando- dai banchi di pastura deirOecano, dove ha passato gli anni della crescita, torni al fiume natale «ricordando » col suo corpo la via indicata dalle correnti. seguendo i banchi di aringhe, cercando di evitare i morsi delle focene, incontrando foche, pescatori, lontre e nemici di ogni
genere. Williamson ha tx'tuto seguire da
vicino, come Disney del resto, la vita degli
animali. La sua fantasia non ha dunque immaginato, ma ha saputo rendere poetico il
mondo subacqueo che pulsa di amore e di
odio: di vita.
ANDRÉ BIÊLER: Calvin, prophète
de rère industrielle. Fondement er
méthode de l’éthique calvinienne de
la société. En apipendice : Une suggestion aux Eglises chrétiennes.
Labor et Fides, Genève 1964, p. 76.
YRJO KOKKO, Gli amici delh foresta. II ediz., con 16 tavole f. l., Longanesi, Milano 1964, o. 1.600.
Ln capitano finlandese, innamoralo della
natura, scrìve al fronte, come regalo di \atale per la sua bambina, una saga stupenda.
Mentre compie un giro d'ispezione con un
freddo che punge le ossa e fa condensare il
fiato sul parabrezza della macchina trasformandolo in ghiaccio, egli vede sul vetro due
piccole creature, un'clfa c un troll del bosco., Lucilla e Fessi, clic saranno gli cro’ del
libro. L elfa gli racconta ia vita del
lo cose di tutti i fiori e di lutti gli aninudi
(dio lo popolano e il racconto si snoda .ilT.iscinante, si amplia, diventa il racconto d 1l’autore stesso che credeva impossibile u ìoìmere in parole la bellezza del sole e di da
natura e che riesce, invece, a darci unD;! ¡a
delicata come una miniatura, in cui la >■
tura finlandese si rispeechia e vive rii i
suoi leniti colori nordici, fra lo stormire . !le hetuile.
Berta 5ìì/;o.
La testimonianza
di un vecchio manoscritt
Le edizioni Labor et Fides di Ginevra
hanno recentemente dato alle stampe un
vecchio manoscritto di una giovane ugonotta, Bianche Gamond, eroina della Riforma,
presentata da Boris Decorvet sotto il titolo :
« Le prix de la joie ».
La gioia dei credenti proviene dalla loro
sottomissione ed ubbidienza alla volontà di
Dio: questo è il prezzo. Tanto maggiore
sarà Tubbidienza, tanto più grande sarà la
gioia. Infatti i martiri della fede, che hanno portato fino alle estreme conseguenze
Tubbidienza, ci parlano di una gioia indicibile, incomprensibilo al mondo.
Il titolo che l’autrice dà al suo diario è
diverso, assai più lungo, secondo la moda
del tempo, ed è di per sè un esposto del
contenuto : « storia delle persecuzioni che
Bianche Gamond dì Saint-Paul-Trois-Chateaux nel Delfinato, in età di 21 anno, ha
sofferto per ”la querelle de l’Evangile”,
avendo in esse vinto ogni tentazione per la
Grazia e la Provvidenza di Dio ».
La giovane lo ha scrìtto a Berna, città
ove si è rifugiala dopo la bufera che ha
sconvolto tutta la sua vita, « non per trarre motivo di vanto delle mie sofferenze » —
come dice lei stessa — ma perchè i suoi
correligionari, per i quali era stata un esempio dì fermezza e dì coraggio durante
la persecuzione, l'esortavano vivamente a
scriverlo.
Il Decorvet ha curato l’antico lesto francese rendendone più moderna la forma e
dividendolo in capitoli, così che abbiamo
un libretto scorrevole, di una commovente
semplicità, che si legge lutto d’un fiato,
malgrado contenga la narrazione di crudeli
torture e patimenti. Ciò che attrae è la genuina pietà biblica con il quale è scrìtto, e
la se.'nità da .ui è eostanlemente pervaso: quella «gioia» del fedele discepolo di
Cristo, di cui si parlava.
La trama del diario è formata dalle parole stesse della Scrittura, che continuamente si alternano e si confondono con le parole
dell’autrice; sono molto più numerose le
pagine dedicate a riferire in qual modo
essa difendesse la fede, c a riportare le
nitide risposte della sua testimonianza,
piuttosto che quelle ove sono descritte le
sue sofferenze : ciò prova che per lei queste erano poca cosa di fronte alla urgenza di
testimoniare della verità di Cristo.
Gli anni 1683-84-85-86 sono in Francia,
sollo il regno di Luigi XIV, i terribili anni
delle Dragonnades nel Delfinato e nella
Linguadoca contro i riformati, perseguitali
prima di tutto nelle loro stesse case, poi
inviati alle orribili prigioni, alle torture,
alle galere.
In quel tempo Bianche Gamond, che è
nata nel 1664, è sui vent'anni; gli anni più
belli della giovinezza essa li trascorre in
questo clima : da ogni parte lutti, dolori
Ira i parenti e gli amici; la sua casa, ove
vive con i genitori e un fratello in una certa agiatezza e in un'atmosfera di affetto (essi sono tutti credenti, tutti della « religione », come si diceva) è devastata dai Dragoni; la famiglia dispersa; madre e figlia
messe in prigione; soltanto il fratello riesce
a fuggire e a varcare la frontiera.
Bianche, che sa tener testa con insolita
franchezza agli interminabili interrogatori
dei persecutori, viene ben presto cacciata
nella « basse-fosse ». una specie di pozzo
sudicio, buio, pieno di topi, ove si affonda
nella melma. Qui vi sono altre donne, una
diecina, tutte sorelle nella fede e valorose,
che s’incoraggiano e s'aiutano a vicenda,
con uno spirito indomito di fedeltà all’E
vangelo, lanío che si dirà di loro uhe -i
si è riservato una piccola Cliiesa nel —
sato di Grenoble»: «là cantavamo ir; (*
facevamo la progliiera come in un Ioni; u
scrive Bianche.
AU’inizio deU'anno 1687 essa è -Ui
all’ospìzio di Vaiencc, Jov^e impervoiv i|
« La Papille » (il cui vero nome è E ro
Guichard), che le fa subire le peggiori i n’ture. Tre anni dura questo martirio: Im azione, inaltrallamenli, bastonature. c( • izioni, ingiurie. Alla fine la povera gio\ ^e.
ridotta ad una larva umana, pro^^lrala r la
malattia, dalla fame, dalle ferite che va.i'm
in suppurazione, prega: «o possente e lisericordioso Signore, non permei tere oír io
perda di coraggio e ohe .soccomba alla Loriazione; ma fa ohe, con lo scudo della - Se,
10 possa spegnere i dardi infuocati del -saligno ».
La preghiera è il maggior conforto dei
credente, e nel diario ne leggiamo alcune
mirabili falle dall intrepida ugonotta: è
la «preghiera per quando si va a rispo riere davanti al Commissario per TEvangeC) »;
la preghiera « quando si è stati condau .ali
per l’Evangclo »; e infine una « pregi ora
quando si crede di morire ¡.ler TEvangr, , ».
futte incominciano, secondo una precise indicazione di Calvino nella sua « Instilo ion
chrelienne », là dove dà una traccia ih come conviene pregare, con una sincera e
completa confessione di peccato. |Avani de
prier convicnl-il de requerir merci aver mie
humble et franelie confession de aos
faules (Calvin)].
Un’altra fonie di consolazione sono pei
Bianche le lettere che riceve in careere,
attraverso mani pietose, da parte del padrino, il pastore di Saint-Paul-Trois-(ih«ateaux, Francesco Murat; lettere severe e tenere ad un tempo, che sono una predicazione, e ohe tulle h' detenute leggono avidamente, assetale, come sono, della Parola
di Dio.
Finalmente il rigore della persecuzione
si attenua un poco, e Bianche può, pagando
11 proprio riscatto, lasciare il lorribiJe os[>izio e raggiui.geie la trr*r. di rifugio.
Ma il lungo viaggio procura ancora gravi
sofferenze alla povera vittima inartmiala,
che non può nè camminare, nè andare a
cavallo, nè sul carro, senza patire atroci
dolori da tutte le sue piaghe. Bianche Gainond, inahililala al lavoro, vive in Svizzera dì carità pubblica, e muore a Zurigo
in età di 54 anni.
Non è ino]>portuno nella nostra era moderna ascoltare ancora la voce di (jnesla
giovane, chp viene a noi dai lontani secoli
- 300 anni (a circa - e ci rimette di fronte
a tutta la serietà dcirEvungelo. Dal confronto tra la sua fede, che è vita vissuta
lino in fondo, o la nostra che è, a volte,
soltanto un argomento senza fine; tra la sua
gioia proveniente da alta fonte, c le limitale piccole soddisfazioni di cui facilmente
ci accontentiamo; tra il suo essere paga di
lodare c rendere gloria a Dio, e il nostro
continuo desiderio dì molteplici altre cose,
può sorgere oggi ancora un valido richiamo per noi.
Ad ogni modo nasce nel nostro cuore
una grande umiltà, considerando questa vita libera e forte, interamente consacrata a
Dio. c le nostre remore e la nostra tiepidezza di credenti odierni. Edina Ribcl
BLANCHE GAMOND (a cura di B
DECORVET): Le prix de la joie.
Labor et Fides, Genève 1964, p. 134,
L. 1.360.
5
2 aprile 1965
N, 14
pag. i
Foste religioso in Sicilie
Con questo titolo è stato pubblicato
nella metà del dicembre scorso, dalla
Editrice Leonardo Da Vinci di Bari,
l’ultimo lavoro di Leonardo Sciascia,
lo scrittore siciliano ormai largamente conosciuto, che con « Le parrocchie
di Regalpetra» ha ini2dato il suo racconto sulla Sicilia, lo ha approfondito
ne « Gli zii di Sicilia », « Il giorno della civettta », « Il Consiglio d’Egitto »,
« La morte dell’Inquisitore ».
Questo libro, corredato da splendide
fotografìe di Fernando Scianna, un
giovane studente e fotografo siciliano
(di Bagheria, il paese di Guttuso), è
un saggio sull’anima più segreta della
Sicilia. Estremamente interessante,
anche se a nostro avviso troppo breve in rapp:orto airimportanza dell’argomento (il testo è di appena 27 pagine su complessive 222, ed il resto è
dedicato alle immagini fotografiche
ed ai commenti alle stesse), lo consigliamo alla lettura di quanti si interessano ai problemi religiosi, e particolarmente di quelli che lavorano in
Sicilia con lo scopo di presentare a
quel popolo il puro Evangelo di Cristo,
PRIMO DISTRETTO
Leonardo Sciasoia
conosoe la sua terra?
onferenza Distrettuale
straordinaria
Conferenzn Distrettuale straordinaria
(Il i 1‘riino Distretto si è riunita il giorno 14
n ■ zo a San Secondo, con una notevole parli ;)azione di Rappresentanti delle Chiese
fi':: Valli Valdesi.
•I Conferenza ha esaminato, in vista del
j- ■''m;,) Congresso Evangelico, i questionari
|- i!ìe<.si dal Comitato Preparatorio, questioni ' ^ he sono stati ritenuti generalmente
j. ) l'Ionei. Quindi la Conferenza ha dibatI:;: animatamente il problema della costi
I. !:i l’ederazione delle Chiese Evangeliche
n: L’dia. approvando il seguente ordine del
•• :ì) :
'.a (Àmjeyenza del I Distretto chiede che
il ■ ont¡resso consacri al tema della Federaliti posto piu centrale nei suoi lavori,
tíderando le esigenze di una testimonianÍ -liu efficace nel nostro Paese: che la corada Federazioìie sia subordinata alla
r. rJone e approvazione di una comune dic. ‘iizione di Fede, cristocentrica ed ispiI . «I principi della Riforma; che gli event ir Organi Direttivi Federali siano espressi
a lamente dai Sinodi o Assemblee equiva
I; siano responsabili verso di essi ed abbi -,o carattere collegiale e a termine”.
,a Conferenza ha quindi proceduto alla
( . .bone dei Delegati al Congresso e dei
l.ìio supplenti. V. p.
nella semplicità di un culto spirituale
sfrondato da tutte quelle manifestazioni esteriori che, documentate dalle
sequenze fotografiche di alcune delle
maggiori feste religiose, ci permettono
di cogliere meglio uno degli aspetti
più caratteristici e certamente peggiori del modo di essere della religiosità
siciliana.
Tuttavia, a parte l’indubbio intere ise del saggio, probabilmente non ne
avremmo parlato sul nostro giornale
se esso non contenesse alcune gravi
affermazioni che ci sembra doveroso
contestarei, e se non facesse riferimento agli Evangelici in Sicilia, proprio per confermare la sua tesi.
Questa è la seguente: la fondamentale refrattarietà dei siciliani alla metafisica, al mistero, alla rivelazione
religiosa. Riferendosi allo studio di
Giovanni Gentile « Il tramonto della
cultura siciliana» (Bologna 1919) che
notava come il materialismo fosse « il
carattere originale e peculiare dell-a
cultura siciliana », ma non spingeva
la sua indagine alla cultura degli strati popolari infimi, lo Sciascia parla del
profondo materialismo e della totale
refratterietà del siciliano a tutto ciò
che è rivelazione, nonostante la vistosa manifestazione di una religiosità
che potrà forse fare di lui un buon
cattolico, ma per nulla un cristiano.
Aggiunge lo Sciascia : « Chi, da certo propagarsi di ondate luterane nel
passato o dal recente progredire del
proselitismo evangelista, fosse portato
a riconoscere religiose inquietudini
neH’animo dei siciliani, sbaglierebbe
di grosso. Il luteranesimo, al tempo
della sua prima diffusione, nei siciliani risvegliava e motivava una congeniale avversione a certi sacramenti
(alla confessione soprattutto); e, in
tempi più recenti, il propagarsi dell’evangelismo ha avuto ragioni del
tutto esterne e fortuite. E basti un
solo esempio; quello di Riesi, dove,
crediamo, si trova una delle più fiere
e compatte minoranze protestanti della Sicilia». Segue poi il racconto (desunto da una breve storia di un riesino, il prof. Ferro) di come nel 1871
iniziò il movimento valdese; a causa
di contrasti personali tra il sindaco- di
quel comune ed il clero, fu invitato
il Pastore Valdese di Catania, che fu
ricevuto trionfalmente, predicò per
alcuni giorni in una chiesa cattolica
sconsacrata ecc. Tutto ciò è vero, ma
10 Sciascia si ferma al fatto di cronaca con i suoi aspetti più vistosi; il
Sindaco che con le guardie municipali,
le bandiere, la folla, accoglie il Pastore,
l’apertura di forza della chiesa di cui
11 Parroco non voleva consegnare la
chiave. Si ferma cioè al fatto esterno,
occasionale, ed ignora il seguito ; la
lenta penetrazione, l’affermarsi dei
nostro lavoro, le scuole, il crearsi di
un ambiente cosi favorevole che in
pieno regime fascista, in occasione di
un censimento, alcrme migliaia di persene (certo con grande ingenuità e
senza idee chiare) poterono dichiararsi « evangelici », suscitando un putiferio, una inchiesta, il rinnovo del
censimento. E fu da allora che si parlò della «Riesi evangelica»!
Ci sembra strano che lo Sciascia,
nato e vissuto a Racalmuto, a due chilometri da Grotte, dove pure esiste
dal secolo scorso una Chiesa Valdese
che fino al primo dopoguerra è stata
presente in modo massiccio, con la
sua numerosa comunità e le sue scuole (e che in seguito, a partire dal 1923
è andata declinando, ma solo a causa
della emigrazione in America), in quella provincia di Agrigento dove esiste
il maggior numero di comunità pentecostali siciliane, non abbia saputo documentarsi meglio, prima di liquidare
COSI rapidamente il problema della
religiosità siciliana, da sostenere peroro cne i siciliani non sono nè cristiani e nemmeno cattolici! Se egli
pensa alla religione come fenomeno
di massa, avrebbe potuto essere interessato per la sua diagnosi (anche se
la fascetta di presentazione avverte
che il suo non « un saggio da demopsicologo, ma la narratore»), dal fatto che a Raffaitali (Agrigento) esiste
da parecchi anni una fortissima comunità p.snteco,siale, che pesa qualitativamente ed in percentuale, e che
dimostra la pò-.sibilìtà di una penetra,
zicne popolare omogenea, in un ambiente che non si è dimostrato per
nulla refrattario id ima predicazione
evangelica che ondava contro tutta
una plurisecolar forma mentale religiosa, e che si . esentava spoglia di
tutto quanto ;ìe sempre aveva costituito e contini li-ci a costituire la principale forza di ttrazione del cattolicesimo isolano.
Si è tanto parlato del « paganesi
mo » siciliano e di taluni aspetti magici di quella religiosità, che reputiamo inutile riprendere il discorso: è
vero. Ma crediamo di potere tranquillamente affermare che queste manifestazioni sono meno vistose e diffuse di quanto appaiono in altre zone
del sud e specialmente in Lucania (vedi: Sud e Magia, di Ernesto de Martino, edizione Feltrinelli). La religio
sità siciliana è più colcrita, più chiassosa e nel tempo stesso più triste: la
morte è sempre presente. Non a caso
questa religiosità esprime più compiutamente se stessa nei sacri misteri del
Giovedì santo; diremo che si tratta
di una religiosità che conosce solo la
angoscia del Venerdì santo, ed ignora
la gioia liberatrice della Pasqua di
resurrezione. Le rumorose feste in onore del Santo o dei Santi patroni, cercano di esprimere questo desiderio di
liberazione.
D’altra parte, e qui il discorso diventerebbe più lungo ed amaro, cosa veramente conoscono i siciliani del Cristianesimo? E cosa è stato loro presentato da chi ha avuto per secoli
tanta responsabilità ( almeno indiretta, ma talvolta diretta) nello sfruttamento e nella oppressione di quel popopolo? E perchè le autorità ecclesiastiche non prendono la decisione di
buttare a mare questa esteriorità e
iniziare seriamente un vero dialogo
religioso col popolo, orientando su Cristo solo quella religiosità tanto deviata? Sappiamo che non è facile, ma bisogna pure cominciare. Noi evangelici
abbiamo fiducia nel rinnovamento in
atto della Chiesa Cattolica, e soprattutto nella sua decisione di portare
la Bibbia al popolo; è proprio quello
che, dall’inizio deU’evangelizzazicne in
Sicilia, è stato fatto da pastori, colportori, semplici credenti che erano
tornati al loro paese dal!America dove avevano o non avevano fatta fortuna, ma dove avevano trovato il tesoro del Vangelo; o Sciascia parlerà
anche in questo caso di « ragioni esterne e fortuite»?
La nostra conclusione è che non crediamo che il siciliano sia più refratario di altri popoli al cristianesimo,
a prescindere dalla considerazione che
il Cristianesimo è anzitutto un fatto
individuale, e solo dopo ma non sempre, un fenomeno di massa. Il maggior sviluppo delle comunità evangeliche di carattere più popolare quali i
Pentecostali, in questi ultimi venti
anni, si è determinato proprio in Sicilia. Perchè poi si siano maggiormente sviluppate le comunità di questo tipo anziché, poniamo, quelle vaidesi o battiste, è un altro discorso.
Enrico Corsanì
Ijuaiido l’enii^tazione
è necessaria
Certamente nessuno prende il cammino
deH‘emigrazione se non vi è costretto dalla
necessità. Cosi è chiaro che qui non vogliamo incoraggiare nessuno ad emigrare :
è importante rimanere a casa propria, nel
proprio paese di origine, per non separarsi
dalla famiglia e dai parenti ed anche per
portare in casa propria un contributo al
miglioramento delle condizioni sociali e
politiche del paese.
Tuttavia in alcuni casi Temìgrazione è
una durissima necessità. A quelli che devono piegarsi a questa necessità facciamo
sapere che ogni tanto ci pervengono delle
offerte di lavoro, sopratutto per la Germania, per determinate categorie di operai
(tessili, meccanici, edilizia). Possiamo cosi
trasmettere queste informazioni a chi ce le
chiede. Ma queUo che più ci sta a cuore
è che chi emigra lo faccia rendendosi conto
di quello che succede nel mondo di oggi e
delle responsabilità che tutti hanno, anche
gli emigranti : molti credono di provvedere
soltanto al bisogno immediato della loro famiglia e si trovano invece in mezzo a molti
problemi nuovi e difficili da risolvere, che
riguardano tutti. L’emigrante ha una grandissima responsabilità per l’ordine, il benessere e la giustizia della società;è necessario che Teraigrazione stessa venga intesa
come una occasione per vivere in modo
coerente la nostra fede.
Da qualche anno Agape si preoccupa di
questo problema ed è in contatto con alcuni
centri all estero. Quelli che pensano di emigrare e desiderano che questo avvenga nel
modo migliore e nella prospettiva di una
responsabilità cristiana sono invitati a rivolgersi direttamente ad Agape. Vi sono alcune offerte di lavoro interessanti, per le categorie e secondo le linee indicate sopra.
Vi è anche la necessità di giovani che si
iacciano volontariamente emigranti e operai per accompagnare alcuni gruppi di emigranti con maggiore elasticità e libertà di
movimenti. L’ideale sarebbe che tutti fossero ben preparati in precedenza e fossero
al corrente dei problemi sindacali e sociali,
conoscessero le lingue ecc. Ma siccome i bisogni urgono, faremo il meglio che potremo con la buona volontà e le cognizioni
generali dì coloro che sono disposti a prestarsi per questo servizio. E appena possibile si allestiranno dei corsi per la qualificazione di questi collaboratori.
Tutti quelli che si interessano a saperne
di più scrivano direttamente ad Agape. E’
chiaro che le occasioni di servizio non mancano per coloro che sono pronti a servire.
Giorgio Girardet
Scrivere: Past. Giorgio Girardet, Agape,
Frali (Torino).
LE¥TORI CI SCRIVONO
etinismo
ifessionale ?
l .■ ■ ttore, da Bari:
( . ■■■ pastore Conte,
ultimo numero ricevuto de
ri : , Ero-Luce » in data 19-3-65 ho
U-io un amaro commento alle prese
d po.-:]zione ecclesiastiche sulla crisi
ffi- ^ let-Nam che si conclude con la
rd' "rmazione che per le chiese sarebbe iiìcglio lacere che parlare con spirrdi partigianeria o in modo generico Condivido questa conclusione
se e forse un po’ eccessiva nella Tattispecie. Evidentemente lei preferirebbe che le chiese parlassero senza preoccuparsi di dispiacere ai govenii dei proprii paesi. Ma se alle
cinese deve chiedersi di non avere
indulgenze verso i proprii governi, è
anche giusto chiedere che non abbiano
complessi dì inferiorità verso altri governi. Ora mi è sembrato che nel1 articolo « La serrata elvetica contro
Timmigrazione y> lei abbia mostrato
una condiscendenza verso il governo
svizzero assolutamente ingiustificata.
Anzitutto ha taciuto l’episodio più
grave : i 16 (almeno se ben ricordo)
lavoratori italiani rimpatriati su di
un cellulare. Si tratta di un episodio
di quella barbarie che non ha latitudini e che deve trovare la ferrna
condanna di ogni onesta coscienza sia
quando si manifesta neH’Alabama o
nel Sud Africa o nel Congo, sia quando si manifesta nella Svizzera o in
qualunque altro luogo.
E' stato poi sommamente ingiusto
verso il nostro governo, accusandolo
di aver rivolto vibrate proteste. Non
simpatizzo per l’attuale governo e
purtutlavìa non po.sso fare a meno
ABBIAMO
RICEVUTO
— Per VEco-Luce : Chiesa Cristiana del Redentore, Montreal (Cana
da) L. 12.600.
- - Per evangelizzazione (alla Tavola Valdese). N. N., in memoria di
Milca Falchi ved. Cornelio, L. 15.000.
Grazie!
di notare che è mancata persino la
formale nota di protesta; ci si è limitati ad un semplice passo diplomatico senza dubbio doveroso. Vorreb- |
he forse sostenere che il governo non |
debba preoccuparsi degli italiani al- ^
Testerò? , i
E non sarebbe stato anche giusto, in
un articolo dedicato alla questione, ricordare che vivono in Italia moltissi- ;
mi svizzeri che nessuno, nemmeno
nel ventennio fascista, ha mai molestato e la cui presenza non è di alcun *
giovamento alla nostra economia?
Mi scusi ora se faccio qualche considerazione. Ho cercato di capire la
sua posizione e la spiego con quelTatteggiamento di ammirazione che
è stato sempre vivo nei nostri ambienti verso le nazioni a maggioranza
protestante. Tutti ricordiamo l'assurdo
argomento apologetico della superiorità civile dei popoli protestanti!
Ora non potendosi più citare la
Germania a causa degli orrori del
nazismo, i paesi scandinavi per la
quasi totale scristianizzazione, 1 America per la segregazione razziale, 1 Inghilterra perchè nella nuova classificazione confessionale è considerarsi
come paese cattolico non romano anziché protestante, il Sud Africa per
le note ragioni (si cerca anzi di nascondere che è un paese calvinista),
non rimane che l’assurdo esempio della Svizzera della quale si giunge qualche volta a citare come esempio di
serietà il non aver concesso il voto alle donne. Esempio davvero singolare
di dove può portarci il cretinismo confessionale!
Ora ritengo che la cosa migliore sia
quella di abbandonare del tutto questo
argomento apologetico.
Pur nella ferma posizione di dissenso mi creda fraternamente suo
i Ercole Salvati
Sono pronto a lasciarmi psicanalizzare. ma Le confesso che non mi riconosco affetto da complesso d'inferiorità nazionale, nè da quel cretinismo confessionale contro cui Lei
insorge, pur non applicandolo direttamente a me: noto, di passata, che
giudizi come quelli che Lei pronuncia sono tristemente veri ma. come
tutti i giudizi massicci troppo ge/icrali per essere integralmente veri (et
pensa come si potrebbe etichettare
Vitalia, ad andare avanti di questo
passo?!).
Sono sempre pronto a riconoscere
i miei torti e unilateralità; ma in
questo caso, sinceramente, non mi pare che la Sua critica sia pertinente.
Avevo coscientemente meditato e dosato l'articolo incriminato: avevo ad
es. citato — evidentemente approvandolo — che il modo di agire del governo federale elvetico era stato criticato anche all'interno della Svizzera. da quotidiani di larga diffusione
come la ''Feuille d'Avis de Lausanne^’.
Non Le sembra invece di cedere a un
ritorno di nazionalismo, quando esprime un giudizio gratuito come quello
secondo cui la presenza di Svizzeri in
Italia ''non è di alcun giovamento alla nostra economia "?
Le sono comunque grato per la Sua
cordiale franchezza, e pur nella ferma posizione di dissenso, Le ricambio di cuore lui saluto fraterno.
Gino Conte
Troppo
affetto
Vn lettore, da Riesi:
Caro direttore,
sono sempre molto grato ai tanti
amici che sostengono il ncstro lavoro con solidarietà profonda e vissuta. ed in questo spirito di riconoscenza ho letto l’articolo « Un film
su Riesi y), però mi pare che anche
agli amici si debba chiedere precisi'cne nelle informazioni e soprattutto di evitare ogni esagerazione. 1 ]
mali qui sono già tanti che non oc- j
corre descriverli a colori più forti ^
del necessario, nè esagerarli come
spesvso avviene nella stampa quoti- i
diana di cui poi localmente siamo
responsabili anche se non vi entriamo per nulla. Così esiste l’aratro a
chiodo, ma anche i trattori, vi son
biciclette e muli ma via... le automobili dov’è che oggi non ci s.no?
E qui ce ne son molle. Non son di
certo, le molte automobili che riducon la miseria, nè esse servon ai
conladìni i quali vanno ai campi
Icnlani a dorso di mulo, ma dall’articolo sembrerebbe che rautomobìle
sia cosa sconosciuta. E così si potrebbe dire di altre inesattezze.
Anche nella stampa quotidiana
son apparsi più volte articoli a co
lori così foschi da non esser credi
bili: vada per i quotidiani! ma
nostri giornali almeno cerchino Fin
formazione vera ohe come diagnosi
sarà più utile ed irriterà di meno la
gente.
Grazie deH’ospitalità.
Tullio Vinay
Sogno
0 realtà?
1 n lettore da Torino:
Caro Direttore,
prendendo la parola al pre-congresso regionale, che lia avuto luogo
a Torino venerdì 19 c. m., ho fatto
una proposta sulla quale vorrei ritornare. Ho osservato la mancanza,
in Italia, d’un settimanale d’informazione evangelica capace di diffondersi ampiamente negli ambienti
culturali della nazione, paragonabile per es. a quello che fu ’’Conscientia’* quaranta o cinquanl’anni fa.
Fra i periodici evangelici ve ne sono
oggi di eccellenti, a cominciare da
questo che Lei dirige così bene. Ma
”Lo Luce” è il tipico settimanale
che sì rivolge al pubblico valdese:
non può e non deve far di più. Mi
piace citare anche ^ Gioventù Evangelica’'. che leggo sempre con molto
interesse ma che ha indirizzo panicolare: è un periodico a tesi, che
batte in breccia in una sola ben determinata direzione; non mi sembra
destinato ad una sensibile diffusione
al difiiori dello stesso ambiente evangelico. V’è ’’Protestantesimo”, bellissima rivista, ma molto specializzala ed ancb’cssa (così mj pare) non
suscettibile di larga diffusione fra i
non protestami.
Mi sembra che la mia ijroposta al
precongresso t-bbia interessalo, ed infanti e-ssa ha ricevuto due o tre risposte serie ed accurate delle quali
sono grato. Parlicolare piacere mi ha
fallo la risposta del pastore Ernesto
Ayassot. secondo il quale il problema di creare la nuova rivista sarebbe esclusivamente (o almeno essenzialmente) questioni di uomini. Ayassot ha ricordalo Buonajuti, Mazzolari. Gangole,... a Trovate una personalità forte, ardente, impegnala, e
voi avrete la nuova rivista », ha dello l’.lyrfssot.
Ora io non creilo die occorra proprio una personalità d’eccezione. E’
vero, che come dice l’Aya.s.sor, « siamo in Italia, terra dell’individualismo ». Ma, nella fattispecie, ritengo
die una buona équipe potrebbe fare
altrettanto bene, e forse, anche meglio. Tre o quattro persone (non più)
di alta o provata competenza, ciascuna delle quali rappresentasse, in
qualche modo, uno dei principali indirizzi evangelici italiani, potrebbero formare il comitato direttivo opti
mun, al quale però dovrebbe essere
dato, almeno per il laneio iniziale,
un cerio aiuto e (ciò che, a mìo parere, è di grande importanza) la massima possibile fiducia e responsabilità.
Sappiamo benìssimo che senza
l’aiuto dall’Alto non possiamo far
nulla. Ma, sul terreno pratico, si
possono fare progetti, e questi devono essere i più reali, i più concreti
possibili. Orbene, se vogliamo sfuggire ai pericoli àeW introversione
(parola molto a proposito adoperala
nel dibattito del precongresso), dobbiamo uscire dalle nostre chiese e
portare le nostre idee al contatto vive del pubblico italiano. Se vogliamo progredire verso l’unità e
menlarla, dobbiamo lavorare insieme. cioè sacrificarci insieme per gli
altri, in quella diaconia per il mondo
nella sua totalità, alla quale ci esorta Tullio Vinay dandoci mirabili
esempi. Se vogliamo accettare quella
che splendidamente è stata chiamala
la « vocazione della nostra minoranza », se vogliamo superare i grandi e
pur nobilissimi sogni del passato, sia
quello risorgimentale della grande
Riforma Italiana, sia quello del revivalismo il cui fine era di condurre
a Cristo, uno per uno, gl’italiani,
ebbene allora mi sembra che « la rivista che va verso gVitaliani » dovrebbe entrare in un nostro nuovo
programma, con l’impegno più vivo
ed urgente.
Ancor oggi il protestantesimo, nella sua vera essenza, è poco conosciuto in Italia, anche — e quasi vorrei
dire « soprattutto » — nell alta cultura! Mentre invece molli ambienti,
sia di non credenti, sia di credenti
callolicì (apertasi l’era deircciimenismo). si muovono verso di noi. ci
cercano, ci domandano con grande interesse: f< Ma insomina. chi siete? »
Un minimo di sensibilità dovrebbe
spingere noi ad andare verso di loro.
Mi permetta d'aggiungere ancora
due parole sull'individualismo, cui ha
accennato VAyassot. Ho anche sentito dire ohe i protestanti italiani soffrono d'un individualismo particolarmente acuto, perchè somma di due
diversi individualismi: quello italiano
e quello protestante. Può darsi che
sia cosi: ragione di più per reagire,
ragione di più per affidare il settimanale a un comitato, non ad un unico
direttore. Del resto, esempi di successi con una direzione collettiva, in
questo campo, non sono poi tanto rari. sìa in campo evangelico, sia più
ancora (com'è ben naturale) fuori di
esso : basta pensare a certi periodici
' bellissimi che attualmente si pubbli
cano in Italia. Reagire airindividuaJismo, significa, a mio parere, cercare
di liberarsi dalla vita grama nella
quale ci siamo dibattuti per generazioni, da quella vita che, se la dimensione della fede non fosse diversa da
quella politica, da gran tempo si sarebbe già spenta, e di noi si parlerebbe oggi, in Italia, così come si
parla del partito d'azione, o forse
piuttosto del partito radicale...
Ma come dovrebbe esser fatta la
nuova rivista? Tale questione, evidentemente complessa e difficile, dovrebbe appunto venir ben ponderata e
dibattuta. Ho sentito proporre, come
modello, qualcosa di Simile a « Il
Ponte », ma confesso che temo i pericoli dell'intellettualismo. Meglio un
settimanale o — al più -— un quindicinale, che un mensile : aperto a
tutte le ni'tizie al di fuori del campo evangelico, che dovrebbero essere
come riflesse nel nostro specchio ed
ivi analizzate. Un colloquio sempre vivo, una problematica sempre ampia
ed interessante : non suggerire « ricette »!
Ma questo è un discorso, ripeto,
complesso e difficile: sarà eventualmente il caso di riprenderlo un'altra
volta. La ringrazio dell’ospitalilà e
La saluto fraternamente. Suo
Tullio Viola
Solidarietà
inter
confessionale
Una lettrice, da Torre Peìtice :
Egregio Direttore.
Anche a Torre Pollice esiste la solidarietà fra Cattolici e Valdesi. Infatti ogni anno, a Natale e a Pasqua,
la nostra <( Missione dei Fiori » accompagnata da bimbi della Scuola Domenicale porta un dono ad ognuno dei
ricoverati (circa 200) del S. Giuseppe
di TorrePellice e del S. Giacomo di
Lu.serna S. Giovanni, cantando i nostri inni nelle varie corsie ed al capezzale degli infermi mentre la Conferenza di S. \ incenzo aiuta alcuni
poveri della nostra Chiesa con doni in
denaro ed in natura. A Natale i giovani unionisti dei Coppieri hanno distribuito molti pacchi ai poveri ed alle
persone anziane delle due Confessioni
religiose.
Cordialmente Lina Varese
6
pag. 6
N. 14 — 2 aprile 1965
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
avvisi economici
BOBBIO PELLICE
— Ringraziamo l’Unione delle mamme di
V illar Pellice che ha ricevuto la nostra Unione delle mamme a Villar Pellice la domenica
7 marzo e che ci ha restituito la visita la
domenica 21 marzo. Era tra noi in quella
occasione il Missionario sig. Roberto Coisson che vogliamo ringraziare vivamente per
la sua coUbaorazione e per il suo messaggio.
— La nostra Unione Giovanile è stata
molto lieta di ricevere, sabato 6 marzo, la
visita della Unione Giovanile di Rorà con la
quale ci è stato dato di fraternizzare per
alcune ore ed alla quale ci ripromettiamo di
far visita appena possibile; un grazie pure alle Unioni di S. Secondo e di San Giovanni
che ci hanno fraternamente ricevuti in occasione di visite loro fatte nel corso dei mesi
invernali.
— Sabato 27 marzo hanno invocato la benedizione sulla loro unione i seguenti sposi :
Grand Stefano (Villar Pellice) - Geymonat
Paolina Maria (Vicolo Cortili); Sobrero Giuseppe (Bricherasio) ■ Rostagnol Maria (Malpertus). Ambedue queste coppie di sposi ci
lasciano per stabilirsi, la prima aU’Inverso
di Villar Pellice, la seconda alla borgata
Avaro di Bricherasio. La Comunità rivolge a
questi sposi gli auguri più fraterni di ogni
bene nel Signore.
— Domenica 28 marzo il nostro culto nel
tempio è stato presieduto dal Missionario sig.
Panchaud, proveniente dal Gabon, che vogliamo ancora ringraziare per il suo messaggio.
— Domenica sera, 28 marzo, davanti ad
un folto pubblico, i giovani della risorta
Unione Giovanile del Podio hanno recitato
con impegno la commedia di Gherardo Gherardi: «Questi ragazzi»! Il pubblico ha
apprezzato la loro fatica e li ha salutati con
vivi applausi. Li ringraziamo per questa bella recita che ci hanno dato.
— Domenica 4 aprile avranno luogo gli
esami dei corsi di istruzione biblica e dì
catechismo dalle ore 14.30 alle ore 17.30.
La domenica 11 aprile avremo la gioia di
ricevere nella Chiesa ben 14 giovani catecumeni; domandiamo di cuore a Dio di benedire per loro e per noi questa giornata e di
far di ciascuno di essi un membro fedele e
consacrato gioiosamente al servizio del Signore e nella Chiesa e nel mondo. e. a.
SAN SECONDO
Nei giorni 5, 6 e 7 marzo ha avuto luogo
la visita di Chiesa, effettuata dal pastore Davite. Presidente della Commissione Distrettuale. Egli ha tenuto una riunione alla
Crotta, ha esaminato i catecumeni dei quattro anni, ha rivolto messaggi alle Unioni
Giovanile e Femminile; ha inoltre visitato la
Scuola Domenicale e presieduto il culto. Il
Vice-Presidente ing. Pontet, che ha trascorso
la domenica a S. Secondo, ha rivolto messaggi
al culto ed alPUnione Femminile. Ringraziamo questi fratelli per il bene spirituale
che ci hanno fatto.
— Domenica, 21 marzo, è stato celebrato
il servizio funebre di Cardon Giulia ved.
Roman, deceduta ai Brusiti, all’età di anni
83. La nostra sorella si è spenta dopo pochi
giorni di malattìa, sorretta dalla fede in colui che è la risurrezione e la vita.
— Lunedì, 22 marzo, abbiamo accompagnato all’ultima dimora terrena le spoglie
mortali di Borno Filippo Alberto delle Prese
di anni 78. Egli è deceduto all’Ospedale Civile di Pinerolo, in seguito ad un attacco
bronco-polmonare. Ad entrambi i funerali
ha partecipato una gran foUa di conoscenti
ed amici, che hanno voluto esprimere la loro
solidarietà alle famiglie colpite dal lutto.
A quanti piangono per la dipartenza dei
loro cari, la nostra chiesa rinnova l’espressione della viva simpatia cristiana.
— Alle riunioni del mercoledì sera, al
Capoluogo, abbiamo finito di esaminare il
P fascicolo dei Documenti preparatori.
— La Conferenza Distrettuale di San Secondo ha eletto quale delegato al Congresso
Evangelico di Roma : Gardiol Remo (Barbe).
— Il culto di domenica, 4 aprile, sarà
presieduto D. v. dal pastore di Pinerolo signor Achille Deodato.
ABBIAMO RICEVUTO
In memoria della Comandante Maria Scavia Revel per il Rifugio Carlo
Alberto di Luserna S. Giovanni: Ernesta Vola L. 10.000; Alice Storti Re
vel L. 10.000 Albina Revel L. 10.000.
In memoria della signorina Ester
Moreno per gli Istituti Ospitalieri V,ildesi: J. Bleiker Lire 100.000; Eleni Sirianni L. 50.000.
iiimiitiiiiiuimiiiiii
(¡onfroiib) fra due cattolicesimi
(continua dalla l.a pagina)
cortezza, la destra cattolica attacca
con virulenza ovunque, da quando c
uscito. Qua sono stati i repubblicani,
a volerlo far rappresentare, e la battaglia è stata accanita, incerta fino
all’ultima sera. Pressioni di ogni genere hanno spaventato la direzione
di un teatro ch’era stato preso in appalto; vescovado e associazioni cattoliche hanno stilato dichiarazioni
straordinariamente rettoriche. Quando è stato chiaro che la libertà d’opinione sarebbe divenuta carta straccia
sotto i piedi di una reazione organiz
zata, i valdesi hanno acconsentito
con condizioni alla richiesta di usufruire della loro sala comunitaria. Allora, visto che comunque « Il Vicario» si sarebbe datoi, è saltato fuori
un teatrino: alla prima, in uno spiegamento di forze di polizia, solo le
urla di protesta di chi non era potuto
entrare; pod, prezzi salati, calma in
città e, per finire, la noia delusa per
un lavoro pesante, teatralmente poco
valido, dalle tesi scontate.
I comunisti, preccupati tatticeimente di non guastarsi con i cattolici di
sinistra, sono stati a ^ardare; del resto , hanno sulla coscienza l’art. 7 della Costituzione, e sembra che basti.
Ora è avviata una serie di dibattiti ai
quali, sembra, parteciperarmo socialisti, « laici » e protestanti : un tentativo di confinare airanticlericalismo
un tema che ha ima dimensione teologica, e che ci riguarda più davvicino di quanto non si voglia far credere.
La guerra
dei cappellani
Il quadro si arricchisce con im singolare O. d. G. dei cappellani militari
in congedo che « considerano un insulto alla Patria e ai caduti la cosiddetta ” obiezione di coscienza ” che è
estranea al comandamento dell’amore, ed è espressione di viltà». (La Nazione, 12 febbraio). Sarebbe stato inclemente, chiedere di più a cappellani riuniti, guarda caso, « in occasione
deir anniversario della Conciliazione ». Ma da due parti sono giunte
quelle risposte che la stampa bempensante ha ignorato e, p>er sospetta sensibilità, i comunisti hanno sbandierato. Don Lorenzo Milani, l’acuto osservatore delle « Esperienze pastorali »,
ha detto parole dure : « Se voi avete
il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che nel
vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo
in _ diseredati ed oppressi da un lato,
privilegiati ed oppressori dall’altro.
Gli uni sono la mia Patria, gli altri i
miei stranieri ». Don Milani compie
un rapido excursus nelle storia militare d’Italia per approdare all’unica
«guerra giusta (se guerra giusta esiste ) », quella partdgiana ; quindi ammonisce : « Aspettate a insultarli ( gli
obbiettori). Domani forse scoprirete
che sono dei profeti. Certo il luogo
dei profeti è la prigione, ma non è
bello star dalla parte di chi ce li tiene ».
Un discorso! aspro, come a ragazzi
invecchiati che ancora non hanno capito le cose che sono passate sotto i
loro occhi. Diverso il tono della replica di un grupipoi cattolico nel quale si
distingue il nome di don Bruno Borghi : « si ha il diritto di sapere a quali
principi teo'logici e morali si rifanno
i cappellani militari per le loro affermazioni », perchè « si ignora assolutamente il Vangelo, la tradizione e la
teologia cattolica, e persino il profondo travaglio di tutta la Chiesa di fronte a questo grave problema». La lettera si chiude oon un richiamo appassionato : « Quella degli obbiettori
è una professione profetica e quindi
non di tutti, ma essi sono necessari
per riproporre a lutti noi l’ideale cristiano ed umano che ci impegna a lacerare certi rapporti politici, sociali,
economici, ormai cristallizzati e spesso ingiusti, per creare nuove strutture
di convivenza umana, non basata sulle armi, sulla paura, sulla guerra calda _e fredda, ma sul messaggio evangelico annunciato ai poveri ».
Due fronti?
A questo punto sembra che il cat-,
tolicesimo fiorentino si spacchi, e
mentre da una parte si medita e si
guarda lontano, dall’altra si attacca
senza remissione. E’ di ieri l’archiviazione, per manifesta infondatezza,
d’una denunzia a carico di p3alducci, reo di aver detto, sembra, in un
circolo di laureati cattolici, « essere la
Chiesa in parte responsabile dell’eccidio della razza ebraica». E’ di oggi
la notizia d’una «Mostra della Chiesa del silenzio » che, organizzata da
un comitato' fantasma, è rifiutata nei
propri locali dell’Associazione Mutilati e Invalidi di guerra; subito si è
offerto ospitalità in un locale della
destra cattolica, ma è successo un fatto curioso: il silenzio degli organizzatori è tale che essi si ricercano per
mezzo del giornale, come un oggetto
smarrito. In compenso' « La Nazione »,
il quotidiano della città s’è schierata apertamente a favore della destra cattolica, da rilievo alle tendenziose (talvolta fantastiche) notizie
del corrispondente vaticano, e porta
in parrocchia i liberali toscani, che si
risvegliano clericali.
Una situazione del genere è in realtà, meno confusa di quanto apparentemente non sembri; i due cattolicesimi che si sono confrontati nel Vaticano Il si ritrovano nella città, e
proseguono un confronto duro ma
necessario, senza esclusione di colpi,
cerne vuole la logica della vita. E’ la
Firenze d’oggi un© dei punti nevralgici, più sensibili, d’un cattolicesimo
travagliato da una crisi profonda,
ammessa perfino dal papa; e la città
fruisce deH’apporto di forze ricche di
fermenti innovatori. L. Santini
PGM A RET TO
— Sabato 3 aprile alle 20,30 avrà luogo
una riunione al Clot Inverso, seguita dall’Unione giovanile.
— Domenica 4 aprile avremo la visita
dell’Unione Femminile di Angrogna. Siamo
lieti di dar loro fin d’ora il benvenuto nella
fiducia che le sorelle di chiesa di Pomaretto
e dell’Inverso saranno presenti airincontro
alle 14,30, nel teatro.
ANGB06NA (C«P01U090)
Di una grave sciagura è rimasta vittima
la famiglia di Delio e Mafalda Benech già
abitanti ad Angrogna, da pochi anni trasferita a Torre Pellice pur rimanendo iscritti
nei registri della nostra Comunità. Mercoledì 24 corr. il loro unico figlio. Ivo, dì otto
anni, mentre giocava poco distante da casa
sua, cadeva, senza che nessuno potesse accorgersene, in un profondo canale, rimanendovi annegato. Malgrado le assidue ed ansiose
ricerche dei genitori, dei vicini e infine dei
carabinieri, veniva ritrovato soltanto il giorno successivo, all’altezza della fabbrica di
Pralafera, dove la corrente lo aveva trasportato. Il venerdì seguente un numeroso corteo di parenti, amici, vicini accompagnava
la piccola salma al cimitero di Torre Pellice,
mentre ancora una volta veniva annunciato
1 Evangelo del Regno, come unica vera parola di consolazione, di resurrezione e di vita
in Cristo « che non vuole che alcuno di questi piccoli perisca ». Ai genitori e parenti
affranti va ancora Ì1 nostro affetto e la nostra simpatia cristiana.
Ma alle note del dolore si alternano quelle
della gioia, ed è con gioia che annunciamo
la nascita della piccola Wilma di Paola e Rinaldo Jourdan, avvenuta il 19 Marzo. Vivi
rallegramenti ai genitori e auguri di ogni
benedizione alla piccola Wilma.
Il 27 ed il 28 iiiarzo hanno avuto luogo
le due serale Uadizionali dell’Unione dei
Coppieri. Il programma ha vivamente interessato il numeroso pubblico. Gli attori,
quasi tutti operai ed alcuni studenti, hanno
dedicato molta parte del loro tempo libero
per I ottima riuseiui della serata il cui provento è sempre devoluto ad acquisti utili
per la Comunità o ad aiuto fraterno, il
programma comprendeva una commedia
veramente buona sotto tutti gli aspetti:
«Con loro», uno S( lierzo comico, due canzoni con accompagnamento di chitarra del
nostro dinamico Carletlo Arnoulel, due inni
dei '« Cento Canti ed ima vecchia complainle: «Le Juif errant ».
1 giovani ringraziano vivamente tutte le
persone che li hanno incoraggiatj con la
loro presenza ed i loro applausi, ed in
modo speciale il Pastore Sonelli per le sue
gradite parole.
V.
S. GERMANO CHISQNE
— Lo studio dei documenti preparatori al
Congresso Evangelico ha avuto la sua conclusione con la presentazione all’Assemblea
di Chiesa del 14 marzo, degli Ordini del
Giorno, pubblicati su « L’Appello » di fine
marzo. Il Pastore ne ha dato lettura, spiegandoli e commentandoli con molta chiarezza. L’Assemblea si è pronunicata favorevolmente. I delegati, ufficiali e supplenti, hanno partecipato alla Conferenza Distrettuale
di S. Secondo il 14-3 e al Precongresso di
Torino il 19-3,
— La Filodrammatica ha presentato il suo
programma a Torre Pellice, la sera del 13
marzo e a Pomaretto, la sera del 14 marzo.
Desideriamo ringraziare ancora le due Comunità per ¡accoglienza. Ringraziamo anche
coloro che hanno collaborato con gli attori
per la buona riuscita del lavoro.
Il corso di catechismo del 4° anno si
concluderà con l’esame, il giorno 10 aprile.
« L'Appello » di Pasqua sarà distribuito neUa prima settimana di Aprile. In esso,
la Comunità troverà il programma dei Culti
della Settimana Santa. Diciamo sin d’ora
che il Pastore terrà ogni sera, nel Tempio,
una breve riunione destinata ai catecumeni
alla quale gli adulti sono caldamente invitati. 1 Culti del Giovedì stira e del Venerdì
mattina avranno luogo regolarmente. Confidiamo che la Comunità risponda alPinvito e
'1^11 affannoso ritmo che precede le
feste —• possa sostare alcuni istanti in raccoglimento.
Ì Confermati sono invilati, con le loro
famiglie e con i loro amici, nella Nuova Sala, il pomeriggio della Domenica delle Palme. Naturalmente anche la Comunità è invitata.
— Inviamo un saluto ed un augurio ai
nostri ammalati: a coloro che sono ancora
negli ospedali e a coloro che sono a casa.
— Il Bazar, organizzato dalla Unione Femminile, avrà luogo domenica 2 maggio daUe
ore l.r in poi.
Nelly Rostan
ERRATA - CORRIGE
Per uno spiacevole errore, di cui ci scusiamo assai, nel necrologio dedicato nel n°
scorso dal past. Guido Miegge alla Signora
Lidia Pans nata Bonnet, è stato pubblicato
erratamente: «nata Revel».
red.
BIELLA
Nelle riunioni del venerdì sera si esaruinano, presentati dal dr. Franco Becchino,
i « Documenti preparatori » al Congresso :
se la partecipazione non è molto numerosa
(peccato!), la discussione è spesso vivace e
larga. Intanto continuano, presieduti dalla
signorina Piera Fresia, i culti serali di famiglia, con ottimi risultati. Ringraziamo dì
cuore l’uno e l’altra.
Si attende con piacere, per i primi giorni
di aprde, la visita a Biella e a Piedicavallo
di un gruppo di giovani della comunità tedesca di Darmstadt, guidati dalla signorina
Grete Achenbach, che è stata pastore della
nostra comunità in un recente passato; diamo loro un cordiale benvenuto!
Grazie alla coUaborazione data da una generosa sottoscrizione dei membri di chiesa,
il pastore Vezio Incelli ha potuto riavere
1 uso di una vettura —- necessaria avendo
egli la cura simultanea delle comunità di
Biella (valdese) e di Vintebbio (metodista)
dopo 1 incidente di gennaio, nel quale
per fortuna si sono avuti danni alle cose ma
non alla persona!
IVREA
Rinnovato successo, l’agape serale del XVII
febbraio, e ancora una volta le signore dell Unione femminile hanno egregiamente fatto fronte agli eventi, sebbene i più continuino accanitamente a preferire la prenotazione in extremis; elemento non trascurabile,
è risultato un bel margine attivo prò erigendo tempio. Dopo la cena la comunità si
è riunita in assemblea di chiesa, scegliendo
il proprio delegato alla conferenza distrettuale di Torino : Angelo Arca, poi sostituito,
per malattia, da Adriano Longo, Si è quindi
fatto il punto sul problema della costruzione del tempio. La discussione è stata introdotta dall’anziano Jalla, il quale ha citato il
bel risultato raggiunto dai membri della
nostra chiesa con le loro offerte a questo
scopo; a conclusione della discussione, ampia e esauriente, è stato nominato un « Comitato prò erigendo tempio », allo scopo tli
accelerare al massimo la realizzazione del
nostro progetto. Vi sarà dedicalo anche il
bazar organizzato per il 4 aprile dall’Unione
femminile.
Il culto del XVII (tenuto la domenica 2.3)
ha visto un’affluenza degna del culto di Natale - buon segno o cattivo segno? In questa
occasione abbiamo avuto la gioia di ricevere
nella comunione della chiesa evangelica Giovanni JMoltura. intellettuale della giovane
generazione protestante, collaboratore frequente di (c Gioventù Evangelica » e attualmente professore a Borgofranco.
TRIESTE
La giornata mondiale di preghiera ha viste riunite una sessantina di sorelle appartenenti a varie denominazioni. Oltre alle
elvetiche-valdesi e alle metodiste, erano presenti anche le luterane, alcune rappresentanti della chiesa dei fratelli, ed una sorella della comunità cattolica tedesca. Un invito era stato anche rivolto alle signore delle
chiese greco e serbo ortodossa e anglicana.
La liturgia, a cui presero parte attiva una
decina di persone per lo più laiche impegnate nelle rispettive comunità, si è svolta
in italiano, tedesco ed inglese. Ringraziamo
i pastori Enge e Beri, come pure il vicario
Lucchesi per la preziosa collaborazione.
Per volontà del comitato organizzatore interdenominazionale, l’offerta è stata integralmente versata per lo scopo indicato dalla
FFV.
Dopo il culto, le convenute si riunirono
ancora attorno ad una tazza di té per fare
più ampia conoscenza. Si ebbe modo di constatare che erano rappresentate dieci nazioni
diverse! Cosi, unite dall’intercessione, ab
biamo potuto sperimentgre ]
comunione fraterna al di là d
riere confessionali, linguistiche
gioia della
tutte le bare razziali.
Distribuite a Sampierdareua
oltre IODI) copie
del Vangelo secondo Matteo
In occasione della proiezione del
film « Il Vangelo secondo Matteo » in
un cinema di Sampierdarena, un gruppo di membri della comunità valdese
ha organizzato la distribuzione agli
spettatori del testo deH’Evangelo, nella traduzione riveduta. Superate alcune difficoltà iniziali con la direzione
del locale, in un solo pomeriggio il
14 marzo u. s., è stato possibile distribuire oltre mille copie delTEvangelo.
L’offerta è stata accettata sempre con
molto favore; anzi, diversi spettatori
che non avevano ricevuto il libretto,
venivano spontaneamente a farne richiesta.
Segnaliamo il fatto, pensando che
possa interessare coloro che intendessero prendere un’iniziativa analoga in altre località.
Si può chiedere che frutto possa
avere il dono del semplice testo delTEvangelo a persone ere non sanno
nulla di noi. Il primo frutto è che quasi tutti hanno letto per la prima volta
tale testo. Questo obbiettivo raggiunto giustifica l’iniziativa. La diffusione
della Bibbia è stata e continua ad es.sere un aspetto molto importante della ..ostra evangelizzazione.
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