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PROPUGNA IL BENE SOCIALE
MORALE RELIGIOSO DEGLI ITALIANI.
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ABBONAMENTI : Interno ed Eritrea, anno L. 3 ; semestre L. 1,50.
Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3, — Per inserzioni, prezzi da convenirsi.
Dliettope e flniministpatofe : Deovcnuto Celli, Via magenta il. 18, ROfflfl
Hpma, 2\ B.prile ^9^0 = ^nno m • ZI. \J.
■/^vvYVW/-»v♦t/^ ♦ L’ammiraglio Mirabello — Fe.OlluriCU.lO ♦ de e Critica — Il poema del
Corrado — Due ottimi libri — L’Epistola agli
Ebrei — Questa è Classica ! — La S. Spina di
Andria — Individualismo e Socialismo — Scienza e religione — La porta è aperta — La predicazione
della Croce — Servire, non esser serviti — Per essere
felici — Il Cappellano delle prigioni — Valli Valdesi
— Da le antiche province — Cronachetta Milanese —
Cronachetta Romana — Il Congresso per la morale —
Il Commissario Oliphant — Pio X ai pellegrini francesi — Il nunzio e il Benedettino — Corriere Siculo — Oltre le alpi e i mari — Fatti, non parole —
Los von rom — Cose di Germania — Una Bibbia
preziosa — La Palestina degli Ebrei e dei Cristiani —
A più di mille metri — Libri e periodici ricevuti —
Sotto l’incubo !
L’ammiraglio /lirabello
Lasciamo che i giornali quotidiani si ingombrino
delle relazioni sull’odioso processo di Venezia. Essi
non han tempo e spazio per registrare ciò chepnò
riescire ad edificazione delle anime, ciò che può, come
nel caso che ci suggerisce di scriverne sulla Luce,
costituire altresì un ammirevole esempio di sincerità, di coerenza, di integrità di carattere, di giustizia e fede non finta.
Non è qui il luogo acconcio per dire dell’ opera
compiuta da Carlo Mirabello durante i sette anni del
suo Ministero. D’altronde occorrerà che il tempo
s’interponga per dar campo all’opinione pubblica di
giudicarla serenamente e di esaltarla come merita.
Diremo soltanto che, chiamato a reggere le sorti
della Marina in un momento burrascoso, irto di difficoltà, egli non soltanto seppe trarla dal pelago in
cui pareva si volesse trascinarla, ma volle e seppe
procacciarle quei meriti che son valsi-a rassodare
ed accrescere la fiducia del paese per la sua Marina
Militare.
Ebbene, tutto ciò egli ottenne non per virtù di
mente geniale, ma sol per amore, fede, costanza di
proposito, integrità di carattere e soprattutto ferma
obbedienza al sentimento del dovere. Poiché, come
un angelo posto da Dio al suo fianco, il dovere lo
comandava e lo costringeva a tutto ciò che l’anima
sua sentiva di più nobile ed elevato.
E questa obbedienza al dovere egli a sua volta esigeva da chicchessia con costante risolutezza, al punto
da sembrare talvolta eccessivamente rude e inflessibile. Ma egli ben poteva dire : guardate a me stesso I
E chi poteva convincerlo di disubbidienza ? E non
fu per questa sua devozione al dovere che egli precipitò verso la morte ? Dopo sette anni di intenso
lavoro non scevro di lotte ed amarezze — il suo organismo fu vinto. Conscio della propria fine imminente, egli mantehne fino all’ultimo la sua serenità
di mente, l’incredibile forza della sua volontà, lo
slancio entusiastico del suo amore per la Patria, che
che egli vedeva impersonata nell’autorità del Sovrano.
Ed al Sovrano, con un telegramma che annunziava
la sua morte imminente, mandò l’nltimo saluto. Poi
i suoi occhi si chiusero e l’anima sua si raccolse in
una tranquilla agonia.
Quali visioni passarono nella sua mente ?
E’ quello — si dice — l’istante in cui con fugace intensità rivive tutto il passato.
Ebbene, che cosa vide e sentì queU’anima, quando
d’un. tratto, riaperti gli occhi, con voce vibrata e
come se fosse sul ponte della sua nave, chiamò :
Tutta la gente a posto di manovra f
Che cosa voleva significare quel delirio se non
che si riaccendeva per un ultimo istante la passione
della sua vita ?
a England waits thai everg man vili do his
datg » segnalò Nelson nel dar battaglia e mori coperto di gloria.
Carlo Mirabello è morto senza sentire il bacio
della gloria ; ma, se la gloria non gli è apparita, gli
è apparita la visione della Patria, simile ad una nave
che la gloria attende dalla devozione di sua gente.
E come Nelson, al dovere di ciascuno fu la suprema
invocazione dell’anima sua.
Eppure quest'uomo che fino all’ultimo istante di
sua vita non ha smentito sé stesso; che nella coscienza della propria fine ha voluto salutare nella
maestà del re la maestà della Patria e lanciare alla
Marina un grido che riafferma il principio animatore,
della sua potenza; quest’uomo che calmo e sereno,
pensò a tutto, provvide a tutto, dettando persino le
più minute disposizioni per i suoi funerali ; quest’uomo, dico, non solo ha dimenticato che v’è chicrede di rappresentare la maestà divina in terra ;
ma ha voluto, e fortemente ha voluto che nessun
nomo s'interponesse fra lui stesso e Dio.
Per la prima volta, forse, Carlo Mirabello ha disobbedito ed in ciò che per un cattolico romano avrebbe dovuto costituire un sacrosanto dovere !
F^©do © Oipitico.
Di un bell’articolo pubblicato dal professor P.
Lobstein, con questo titolo, nel periodico francese
La Vie Nouvelle, traduciamo questo brano per i
nostri Lettori.
Noi riconosciamo con tutto il cuore i servigi che
la critica storica ha reso alla scienza delle religioni.
Gittando luce su nomini e su cose del passato, la
critica è riuscita a sciogliere enimmi e a rimuovere
difficoltà prima insormontabili. Ell’ha raccolti e sceverati documenti, fissati e interpretati testi, rievocato e risuscitato individui e società scomparse. La
fede, che conferisce al cristianesimo un posto speciale neirevolnzione religiosa del genere umano,
screditerebbe sé medesima, se pretendesse impedire
alla scienza di procedere innanzi nelle sue investi
gazioni ; e non ha il diritto di affermarsi intangibile innanzi all’opera di ricerca storica ; la quale
non fa distinzioni tra gli avvenimenti, non predilige un personaggio più che un altro, non considera un libro più sacro che un altro, cosi che innanzi ad esso la critica debba incrociar le braccia,
sospendendo ogni esame ed ogni verificazione, per
tal modo rinnegando la propria ragion d’essere e il
proprio metodo.
Ciò premesso, è tuttavia necessario porre energicamente in sodo che la critica, quando si rivolga
ai fenomeni della vita religiosa, deve adattarsi alle
condizioni inerenti a tale studio. Come per intendere e giudicare un poeta o un musico, bisogna esser
dotati di senso poetico o musicale ; così per intendere e .giudicare le cose spirituali occorre una facoltà speciale che valga a cogliere il mistero racchiuso in ogni coscienza religiosa. Bisogna che tra
chi osserva e ciò che da lui viene osservato ci sia
una parentela vivente e un’intima armonia. L’erudizione più esatta e più soda, l’analisi più vigorosa
e più acuta non sono sufficienti a chi voglia penetrare sin nei profondi oscuri recessi d’un’anima in
cui lo Spirito di Dio abbia operato : quest’anima non
mostrerà tutta sé stessa se non a uno sguardo anch’esso illuminato da un raggio celeste. Quando la
filosofia ebraica, aramaica e greca non avranno più
alcun segreto per voi, e dato pure che arrivaste ad
acquistare una perfettissima conoscenza dell’antico
mondo contemporaneo dell’apostolo Paolo e riesciste
ad abbracciare nel loro complesso e in ogni minimo
loro particolare tutti gli avvenimenti della vita di
lui, tutti i più minuti episodi de’ suoi viaggi, tutto
il contenuto preciso di tutte le sue epistole e perfino tutte le sfumature del suo sistema teologico,
se la linfa morale e religiosa che circola nella sua
dottrina non vi avesse giammai pervaso la coscienza
e il cuore, se la vita che alimentò l’anima sua e
che ispirò i suoi concetti vi rimanesse estranea, se
tra le sue esperienze e le vostre non vi fosse una
affinità e una celata corrispondenza, voi sareste condannati a restar vene per sempre alla soglia del suo
pensiero, senza potere mai inoltrarvi nel santuario
di queU’auima religiosa; gli scritti di lui vi farebber
l’effetto come di un qualche cosa di scolastico, e voi ne
apprendereste la lettera, senza però mai pervenire
allo spirito. Ecco perchè certe anime semplici, senza
coltura teologica, ma compenetrate di vita cristiana,
Sono più atte a intendere il grand’apostolo che non
i dotti di professione a cui manca il dono della grazia
divina. La fede infatti non è solamente forza, è anche
luce ; è consacrazione e iniziazione ; ell’è veramente
una a una lampada » amica che rischiara le oscure
navate del tempio ; nel quale un occhio profano ammira le opere d’arte esteriori, senza riescire a discerner il senso recondito di esso, la magnificenza
divina e misteriosa.
2
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LA LUCE
I) poema del ©orrado
La stampa si è occupata de « La Buona Novella »
di Corrado Corradino. Se il Borgese nella « Stampa »
di Torino si è mostrato un tantino severo, un altro
letterato, il Balsamo Crivelli, nostro condiscepolo al
Liceo « Massimo d’Azeglio ». di fede socialista, politicamente parlando, ne scrisse con molta benevolenza
uqW’Avanti. Egli nota: « A Corrado Corradino piacque
ritenere della novella di Cristo la sola parola di amore,
e di questa divina parala è tutto pieno ed olezzante
il suo poema, in cui segue la vita di Gesù dal presepe
di Nazaret alla croce del Golgota». E ancora: « Perii
retaggio di questa buona novella Gesù resta immortale, ed il Corrado rievocandone la figura nei ventiquattro canti del suo poema, non d’altra luce volle
c.rconfonderlo che di quella della sua dottrina d’amore ».
Alia sua volta, Dino Mantovani nel Corriere della
Sera, in un brillante articolo, osserva: « La Buona
Novella » conduce la storia ideale dì Gesù dall’attesa
del mondo travagliato che aspetta il redentore fino
alla morte corporea di lui su la croce, per vie di scene
rappresentative e simboliche: Gesù bambino, Gesù fanciullo, poi Gesù annunciato dal Battista, che predica
mite in Galilea; indi Gesù a fronte delle nuove passioni, predicatore militante in Giudea dove lo salutano
il Cristo ; infine Gesù tra le pie donne e i discepoli,
orante nella lotta, sereno nella passione, consolato
nella morte dal presagio dell’avvenire che è suo».
Notevole anche un articolo di Fausto, M. Martini
nella « Tribuna ».
Il poema del Corrado, come i letterati che l’hanno
commentato, si sono inchinati dinanzi alla figura di
Gesù di Nazaret, che sempre appare agli uomini di
tutti i tempi come il Profeta, il Maestro. per eccellenza, di guisa che come dice il Martini, il Vangelo
per l’umanità è più che un libro : è il Libro ».
Empieo Ctleyniep.
duTotti^^
Ultimamente dai librai Hodder & Stoughton di Londra furono pubblicati due volumi postumi del professore Marcus Dods già Preside del New-College di
Edimburgo, sotto i titoli : * Cristo e Uomo » e « Impronte sul sentiero della vita, ossia meditazioni e preghiere per ogni domenica dell’anno ». In questi volumi risplende l’anima semplice e pratica, profondamente conoscitrice della vita e convinta del professore
e predicatore scozzese. Così per esempio, nel suo sermone sopra il grande invito di Gesù ; « Venite a me »,
osserva che : 1) l’aspetto della vita umana che maggiormente dovette colpire il Cristo fu l’apparenza sua
travagliata ed aggravata ; 2) Egli chiama a sè gli uomini « aggravati », perchè essi, trasformanc^o la religione in un peso e in un travaglio, stimano la religione non servire ad altro che a rendere la vita più
dura e ad impedirne lo sviluppo con mille restrizioni
e regole di condotta ; 3) Cristo merita dì essere ascoltato, in primo luogo perchè domanda che si venga a
Lui ; e in secondo luogo, perchè Egli certan^ente darà
quello che ha promesso.
In un altro sermone sul testo : « Il vostro peccato vi
ritroverà », l’Autore dice : « Spesso uno dimentica quel
che ha seminato nella vita sua. Vent’anni, trent’anni
forse son passati sul suo capo, anni di esperienze profonde che costituiscono come un muro di separazione
fra lui e la sua offesa trascorsa ; ma ecco, l’offesa trascorsa si ripresenta e turba la coscienza, e allora ecco
la punizione. Il male commesso non può mai essere
giudicato dai suoi effetti immediati, perchè è simile
ad un seme che viene seminato e di cui si conosceranno i frutti solamente al tempo della mietitura. La
punizione del peccato è inevitabile. Come le trasgressioni delle leggi della natura sono invariabilmente
punite; così, il peccato, il quale sempre produce un
avvilimento morale. Le leggi della nostra vita spirituale agiscono spontanee, come le altre leggi con cui
abbiamo che fare. Nessun peccato può essere commesso
senza che lasci una traccia.
E così il prof. Dods, mediante argomentazioni semplici ed esempi pratici ; conduce al Cristo che ci redime dalla colpa, al Cristo la cui presenza nel nostro
cuore ci fa sentire tutta la bassezza e l’amarezza di
ogni azione cattiva di cui non ci siamo ancora potuti
completamente liberare.
Paolo Coisson.
Il prof. 9. Clot
ti alla Luce.
(86, Romeyn St.. Rochester N.
Y., America) riceve abbonamen
Solzzera, Gzrmoniii, Scandinaoio
Luce, rivolgersi al pastore Paolo Calvino, presso il
Big. 0. Wanner, Königstrasse 35, Stuttgart (Germania).
Epìstola agli Ebrei
L’anonima Epìstola agli Ebrei ha questo di particolare, eh’essa mette iu viva luce il nesso intimo e spirituale che unisce il Nuovo all’Antico Testamento. Alle
parole indirizzate da Dio « anticamente dai padri nei
profeti », l’autore dell’Epistola contrappone quelle dirette « a noi, in questi ultimi giorni, nel suo Figliuolo » — il quale è superiore a tutti i profeti : ad
Aaronne, a Mosè, a Melchizedec ed a quegli Angeli
stessi che trasmisero ad Israele gli oracoli pronunziati
da Geovà sul Binai. Lo scopo dell’autore è quello di
magnificare l’immensa superiorità del Nuovo Patto a
confronto dell’Antico, ed il perfetto compimento di questo per opera di quello. L’Evangelo annulla il Giudaesimo.
E’ noto il concetto in cui gl’israeliti tengono Mosè :
nessun profeta maggior di lui, che, solo, fu ammesso
a parlar con Dio. Pertanto lo scrittore dell’ Epistola
ag^i Ebrei si studia anzitutto di dimostrare che se
Mosè fu fedele in tutta la Casa di Dio come servitore,
Gesù non fu da meno di lui come Figliuolo; — che
se gl’increduli perirono nel deserto e non entrarono
nel « Riposo » di Cannaan, ben entreranno nel « Riposo » di Dio coloro i quali avrabno creduto alla parola del Messia, istitutore del Nuovo Patto, come lo
fu Mosè dell’Antico. Mosè e Cristo ci sono' rappresentati come Mediatori dell’uno e dell’altro Patto, onde
si presenta naturale la questione del sacerdozio, ossia
del come ci possiamo accostare a Dio.
L’autore dell’Epistola pone a confronto i sacerdoti
israeliti che muoiono, che si succedono, che hanno bisogno di purificazione — e il Sommo Sacerdote Cristo,
il quale è vivente in eterno, perfettamente santo, sempre il medesimo ; il quale ancora partecipa alle nostre
infermità, intercede per noi e può salvare « appieno ».
Il sacrifizio espiatorio della Croce supera di gran lunga
il valore di tutti i sacrifizi per lo peccato, di tutti gli
olocausti, di tutte le offerte prescritte dalla legge. « Il
sangue di Cristo ci purga da ogni peccato ». Il Cristiano, immedesimato per la fede nel suo Saldatore, ha
libero accesso nel Luogo Santissimo, la cui Cortina,
« il corpo di Cristo » è stata strappata, mediante la
morte di Cristo stesso. Il Nuovo Patto ha dunque promesse migliori dell’Antico.
Nella seconda parte dell’ Epistola, l’autore riprende
l’antitesi, già stata elucidata da S. Paolo (Gal. 3 '. e 4/.),
tra il monte Sinai e il monte Sion. Il primo era cosa
terrena, « che si toccava con la mano » ed era circondato dai terrori della legge ; l’altro è la Rocca del figliuol di Davide, l’immagine del Regno celeste. La legge
fu pubblicata dagli angeli, ma le tribù tremanti non
si associarono alla loro compagnia ; laddovechè la Chiesa
dei redenti è circondata da migliaia d’angeli che uniscono le lor voci al giubbilo dei salvati. Nel Sinai, il
popolo non osò accostarsi a Dio, anzi ciò gli fu divietato ; ma in Sion noi siam venuti « alla Gerusalemme
celeste, la « città dell’Iddio vivente, e alle migliaia
« degli angeli, all’universal raunanza, e alla Chiesa
« dei primogeniti, scritti nei cieli, e a Dio giusto Giu« dice di tutti, e agli spiriti dei giusti compiuti, e a
« Gesù, Mediatore del nuovo Patto, e al sangue dello
« spargimento, che pronunzia cose migliori che quel
« di Abele »...
La forza deU’argomentazione in questa Epistola agli
Ebrei può ùlora sfuggire a noi Cristiani d’iufra i Gentili, non molto usi a compulsare le pagine deH’Antico
Testamento, ed è gran danno per la nostra istruzione
ed edificazione ; ma non vi è libro come questo che ci
dichiari più apertamente come il Nuovo Testamento
sia racchiuso nell’Antico, come l’Antico venga sviluppato nel Nuovo, come il Cristianesimo sia l’anima del
Giudaesimo. Facciam pur nostre le esortazioni che, dopo
ogni argomentazione, l’autore dell’Epìstola indirizza ai
suoi lettori, appellandosi alla loro coscienza, al loro
cuore, alla loro responsabilità. « Guardate che non ri« fintiate Colui che parlai Perciocché, se quelli non
« iscamparono, avendo rifiutato Colui che rendeva gli
« oracoli sopra la terra — quanto meno scamperemo
« noi se rifiutiamo Colui che parla dal cielo I »
Y.
QUESTA È CLASSICA !
La Revista Cristiana di Madrid afferma che i clericali di Spagna devono aver perduto los estribos, cioè
le staffe, o — come diremmo noi — la bussola. Infatti,
i padri carmelitani di Bilbao hanno fatto firmare ai
bimbi dell’ « Associazione del Bambino Gesù di Praga »
una petizione per richiedere la soppressione delle scuole
laiche 1 E la petizione è diretta al principe delle Asturie altro bimbo di anni., quattro !
L>a S. Spina di ñndria
Son cose così umilianti e cosi penose che io m’ero deciso a tacere per non affliggere e mortificare i cuori
cristiani. Ma i giornali di Puglia ne sou pieni, e la
cosa è arrivata §no ai giornali di Roma, di Milano e
d’altri luoghi ancora. Il tacere sarebbe ormai inutile,
mentre può tornar utile il dire una parola.
Religione, civiltà, dignità di popolo e d'individui,
tutto se ne va in aria, tutto sparisce, in certi momenti di acciecamento, di abbattimento, di pazzia...
Tèrribil cosa la folla! chi può studiarne la psicologia?
Eccola li la folla ad un dato momento : essa può rassomigliare ad un mare calmo, ridente, luccicante tutto
sotto il raggio del sole ; un momento appresso le nuvole nere s’addensano sul cielo, ed ecco quelle acque
diventar torbide, nere, minacciose, agitandosi nervosamente, a piccoli spruzzi dispettosi e impotenti; poi, un
momento più tardi si formano i cavalloni ; incoronati
di spume, corrono gli uni sugli altri furiosamente,
rimbombando sulle spiagge atterrite e desolate, rotolando con fragore ciotoli e massi; poi si calmano e il
mare torna tranquillo, ridente e lusinghiero.
Tale la folla. Tale la popolazione d’Andria. Popolazione seria, calma, laboriosa, assennata, dignitosa. Arriva il 'Venerdì Santo; i preti stendono un oscurissimo
velo sul cielo di quella città; d’un tratto una popolazione è immersa in un buio medioevale; grida, spasimi,
preghiere, singhiozzi. Poi la tempesta; superstiziosi ed
increduli si lanciano gli uni contro gli altri; una cinquantina di colpi di rivoltella risuonano lúgubremente
sulla piazza la sera di Sabato Santo, e quasi altrettanti
rindomani, la sera di Pasqua. Poi la lotta si calma, i
marosi si vanno quietando, la popolazione ritrova il
suo equilibrio. In questo momento di tragica pazzia il
popolo ha perduto della sua dignità, ma il prete ha incassato una discreta somma di denaro. I superstiziosi son
divenuti più superstiziosi che mai, gl’increduli più che
mai increduli. Un passo si è fatto. Avanti o indietro?
Par si sia fatto indietro; ma chi ha fede in Dio e nei
destini deU’uomo crede contro speranza e dice : « Il
passo è stato fatto innanzi ».
Ecco la cronaca.
Andria, città di 60,0(X) abitanti, non ignota a chi tra
gl’IÌaliani ha ancora il culto delle memorie antiche —
giacché nelle vicinanze di essa, tra Andria e Cerato
ebbe luogo la celebre disfida di Barletta — Andria
vanta il possesso di una delle numerosissime spine che
composero la corona con cui fu cinto a ludibrio il capo
del Signor Nostro Gesù Cristo. Quella spina, lunga 8
0 9 centimetri, è infissa in un prezioso lavoro d’oro e
tenuta sotto una campana di vetro che poi vien posta
sotto un ricchissimo baldacchino, ecc., ecc. Or questa
spina conserva ancora, a quanto si dice, qualche macchia del sangue di Gesù. Queste macchie, rese dal
tempo quasi indistinte, si rivelano invece vivaci e
fresche nel giorno di Venerdì Santo ogni volta che il
Venerdì Santo coincide colla festa deU’Annunziata (25
marzo);, il che, dopo una settantina d’anni che non avveniva, è capitato precisamente quest’anno. I preti avevano annunziato il miracolo a colpi di gran cassa — oggi
la rédame è l’anima del commercio — e il popolo era
preso dalla febbre superstiziosa solo a pensarci. I socialisti poi, numerosissimi ad Andria, dichiaravano
apertamente che il miracolo non avverrebbe ; ed io mi
maravigliai della loro ingenuità, giacché dovevano sapere che quando il prete annunzia il miracolo che deve
avvenire, non è già miracolo che il miracolo avvenga ;
miracolo sarebbe invece che il miracolo non avvenisse.
Eh, siamo giusti, un prete che può a suo beneplacito
scomodar Gesù Cristo dalla destra di Dio per farlo materializzare in un’ostia in un battibaleno, non dovrebbe
a maggior ragione aver l’autorità e il potere di fare
arrossare come fresca una-.vecchia macchia di sangue?
Questo è Vabe del miracolo !
Infatti, ad eterna confusione dei socialisti, il miracolo avvenne. E’ vero che ci fu un piccolo cotrattempo,
dovuto senza dubbio aU’incredulità empia dei socialisti.
Il miracolo, come vi ho detto, è stabilito precisamente per quel giorno di Venerdì Santo e solo per
quel Venerdì che coincide coll’Annunziata. Invece stavolta il miracolo non è avvenuto... in orario. Periodo
di feste ; voi sapete come ritardano pure le lettere
dei nostri parenti lontani, e specialmente il pacco postale che contiene il dolce, che aspettate con ansietà.
Ma anche in ritardo, una cosa buona è sempre una
cosa buona; e il miracolo avvenne il sabato, verso le
undici antimeridiane.
3
LA LUCE
La spina è divenuta rossa sulla punta, e tanti che
l’hanno vista vi assicurano... che non ne sono certi,
ma che è loro parso, e che gli altri lo dicono, e che
i preti lo giurano, e che perfino le autorità comunali,
la pubblica sicurezza, i comandanti dei carabinieri, i
signori del paese, ecc., ne testimoniano e ne hanno rilasciato alla Curia regolare verbale di testimonianza ;
del che la Curia li ha ampiamente compensati affiggendo sulle mura di Andria dei grandi manifesti in
cui ringraziano Dio pel miracolo avvenuto, e la Madonna — senza la quale, dichiarano, il miracolo non
poteva avvenire — e il popolo che è stato hon enfant da accettare la cosa senza guardarci dentro, e le
autorità che hanno dato il loro valido appoggio, sia
col verbale, sia coll’invigilare a che il pellegrinaggio
dei fedeli succedesse regolato e ben garantito. Infatti
voi siete introdotti li da guardie e carabinieri, e potete,
sotto la loro egida, ammirare la S. Spina, inginocchioni,
baciare il baldacchino e versare lagrime e soldi, le prime
sui vostri baffi e gli altri in una bella e grande cassa,
che sta li pronta per l’obolo alla S. Spina, come di
dovere.
Non voglio essere troppo lungo nel mio dire ; ma
non posso rattenere il grido dell’ammirazione per quelle
autorità civili e per i signori del paese che, così lodevolmente hanno sostenuto il prete nella sua opera di
rilevamento e di educazione popolare.
Giuseppe fìunehetti
INDIVIDDALISI^
In una rivista inglese di sociologia « (Sociological
Eeview) è fatta la critica del socialismo e vi si legge
pure un caldo elogio dell’individualismo. Lo scrittore,
infatti, vuole dimostrare la superiorità di quest’ultima
dottrina o sistema, principale fattore di tutto il progresso, mentre il socialismo non può portare con sè,
se realizzato, che una debilitazione morale ed intellettuale della nazione che avrà l’imprudenza di adottarlo.
Se le società primitive erano basate su un sistema socialista 0 quasi-socialista, ciò si doveva al fatto che quel
sistema si trovava in armonia con le condizioni di
vita di quella società, ed era anche, date quelle condizioni e finché perduravano, il solo sistema possibile.
Ma non è cosi, secondo l’articolista, presso le nostre
società, le quali costituiscono la negazione del principio socialista. Ora è all’individualismo, alla libera concorrenza, alla lotta per l’esistenza che i popoli civili
devono tutte le loro conquiste scientifiche, tutto il benessere materiale di cui godono. Certo l’iudividualismo
ha i suoi difetti ed è potuto cadere in eccessi ed in
abusi. Sono questi difetti che bisogna correggere, questi eccessi ed abusi che bisogna sopprimere ; ma non
si deve cercare di sostituirvi il principio contrario
del socialismo. La funzione dello Stato può solo ridursi ad impedire un troppo grande accumulo di ricchezze, a coprire di maggiori imposte le ricchezze non
acquistate direttamente con il lavoro. Ma andare al
di là, domandare allo Stato di sostituirsi all’individuo, di assicurargli il suo lavoro, il suo pane quotidiano, di prendere cura della sua salute, di incaricarsi
della educazione e della istruzione dei suoi figli, è abbattere tutte le libere iniziative, è voler deprimere i
caratteri, spegnere le sorgenti,di questa energia,, senza,
la quale nessuna società potrebbe sussistere ai nostri
giorni, è voler provocare nn ritorno alla barbarie.
C’è, senza dubbio, del vero nella critica del socialismo e della tendenza socialistica, che tutto vuole affidare allo Stato. C’è, però, pure dell’esagerazione. Lo
Stato, invero, semplice tutore del diritto, è un mito,
una astrazione scolastica che non esiste in alcun
luogo e che non ha mai esistito. E’ necessario quindi
che lo Stato, il quale rappresenta una così grande comunione di interessi e che deve mirare ad assicurare
il bene sociale agli individui, assuma nuove funzioni
rispondenti ai bisogni attuali. Non vogliamo però
che lo Stato si trasformi in una provvidenza, tutto in
sè concentri, sopprimendo od ostacolando l’iniziativa
individuale o privata. Se l’individualismo deve sempre
primeggiare od avere la prevalenza, lo Stato deve proteggere l’ordine morale, colpire 1’ ingiustizia e l’iniquità, ed assicurare agli individui una partecipazione
non disuguale ai vantaggi della convivenza sociale.
Lo Stato industriale, commerciante, proprietario dei
mezzi di produàone, sarebbe una calamità sociale.
Però lo Stato non deve tollerare da parte degli individui 0 di enti collettivi particolari, nulla che metta
in pericolo o minacci quel complesso di sentimenti e
di aspirazioni che costituiscono il fondamento morale
di una Società, che intenda, in virtù delle libere iniziative 0 delle forze in associazione collegate^ progredire sulla via del perfezionamento integrale in tutte
le sue manifestazioni.
Enrico Meynier.
SCIENZA E RELIGIONE (1)
CONCI LI AZI OHE!
Il Fideismo pare un’ottima cosa.
Per liberarci da gli assalti della Critica, certi teologi -modernissimi — i Fideisti — propongono una
tutt’altra tattica. Invece di sguainar la sciabola e far
da schermidori, parando le botte dell’avversario e talora assestandogliene qualcuna tra capo e collo, come
s’ingegnan di fare i Controcritici, abbandonate — ci
dicono i Fideisti — abbandonate la difensiva e l’offensiva, e rifugiatevi dietro il sicuro baluardo della
Fede. — Il Fideismo sarebbe dunque una glorificazione della Fede ?.. Non io, certo, vorrei mai menomare il valore della Fede, di quella Fede ohe è come
l’aria e che s’insinua per tutto, fin nelle fondamenta
stesse di qualsisia maniera di sapere.
Il Fideismo è una solenne illusione.
Se non che temo... temo assai che il Fideismo sia
sol questo ; temo che il Fideismo, in teoria e in pratica, e in pratica più che in teoria, sia ben altra cosa.
« Salviamo la Religione da la Critica ! » gridano i Fideisti. Ci riescono a salvarla ? Le intenzioni sembran
buone: ma — come si sa — di buone intenzioni è lastricata anche la via... dell’inferno! Io credo che i Fideisti non riescano a salvar la Religione, poiché, essi
sono tra i più pericolosi distruttori della... Religione.
E valga il vero. Il principio fondamentale del Fideismo, principio cento volte enunciato dal professor
Ménégoz, che è il presente caposcuola del Fideismo,
suona così: « La salvezza si ottiene per mezzo della
Fede indipendentemente da le credenze ». Quel che
importa, secondo il professor Ménégoz, è dunque la
fede, non l’oggetto a cui la fede deve necessariamente
rivolgersi. Se crederò a tutto quel che è contenuto
nell’Evangelo,sarò salvato. Se crederò alla metà di quel
che è contenuto nell’Evangelo, purché la mia fede sia...
fede, sarò egualmente salvato. Se crederò a un terzo,
sarò salvato. Se a un decimo, idem. Se a un centesimo, se a un millesimo, se a un milionesimo, se... a
nulla, purché io creda, sarò salvato. Ora, di questo
passo si arriva a ridurre la Religione a fede ; si arriva a ridurre la Religione a uno solo dei suoi tre
elementi — al sentimento. Conciata che sia a questo
modo, non sarà difficile sottrarre la Religione agli assalti della Critica storica ; ma il guaio é che la Religione che voi avrete in tal guisa sottratta agli assalti
della Critica non sarà più Religione, ma sentimento,
un semplice sentimento. Ora, la Religione non é un
semplice sentimento. La Fede esercita un ufficio capitale in religione : ufficio che si potrebbe assomigliare a quello del cemento in un edificio saldo e
bello di marmi e d’arte; ma il cemento non è l’edificio: la Fede non é la Religione. Riducendola a una
semplice fede, senza oggetto, voi — anziché salvare
la Religione — l’avrete distrutta;, e non avrete salvato nemmeno la povera Fede, perché la fede in zero
non c’é, non può sussistere.
Così la toppa si palesa anche peggiore del buco ! Il
Fideismo non é che una solenne illusione!
Il Fideismo è nn sistema contraddittorio.
A sentirli, i Fideisti non darebbero, conforme al
loro principio, nessuna importanza alle credenze, cioè
all’oggetto a cui la fede deve necessariamente rivolgersi ; ma in effetto i Fideisti dànno ancb’essi una
grandissima importanza alle credenze, alle loro credenze, poiché anch’essi hanno delle credenze. Leggete
gli scritti che il professor Ménégoz va pubblicando
quasi ogni settimana in vari periodici d’oltralpe; e
vi avvedrete che il professir Ménégoz, nei suoi scritti,
non propugna solamente l’indipendenza della Fede,
ma difende anche le sue particolari credenze, contro
le accuse degli ortodossi e specialmente del professor
Emilio Doumergue. Il Ménégoz ha delle credenze ; e
queste sue credenze gli premono quanto gli preme
la sua fede.
Così, tra la teoria e la pratica del Fideismo c’é contraddizione : e come potrebb’essere altrimenti ? La
fede non è indipendente da le credenze. La fede varia
col variare della cosa creduta. Non è vero che la fede
salvi qualunque sìa la cosa creduta, qualunque sìa
la credenza. La fede in un osso d’una gamba di santo
non salva; perché é fede bensì, ma é fede superstiziosa e senz’alcuna efficacia rìgeneratrìce. Ora, che
cos’è la salvezza, se non una rigenerazione ? Nessuno
imagini però ch’io intenda di affermare che un po
I (1) Continuazione, V. numero precedente.
vero superstizioso non possa essere salvato: forse Io
sarà, e, se lo sarà, lo sarà per mezzo della fede ; ma
per mezzo di una certa fede che gli sta come rincantucciata in fondo al cuore, non per mezzo della fede
nella reliquia. Non ogni fede salva. Supponete che il
suddetto superstizioso non possedesse nessuna fede,
fuorché quella ch’egli ha in quel dato osso di quella
data gamba di quel dato santo (fede che naturalmente
sarebbe da per sè inetta a rinnovare moralmente
un’anima) oh chi mai avrebbe il coraggio civile di
sostenermi che quel pover uomo potesse essere salvato, cioè rigenerato ?
n Fideismo è nn inganno (1).
I Fideisti, asserragliatisi nel loro Fideismo, vi invitano — come fa il Ménégoz in ogni suo scritto —
tutt’i credenti e sembran dir loro : « Quando avrete
varcata la soglia di questa città dì rifugio, di questa
arca (R|.jalvezza ch’è il nostro Fideismo, eviterete i
dardi delia Critica, vi riderete della Critica »•
Ma il guaio è che la Critica è fatta anche dai... Fideisti, a cominciare dal... professor Ménégoz, che è un
critico e, sarei per dire, un ipercritico proprio co’fiocchi. A lui infatti del Nuovo Testamento premono solamente le parole di Gesù (Paolo e Giovanni e gli altri
autori sacri, tutti teologi...! alla larga !). E per di più
il Ménégoz fa anche una... cernita tra le parole stesse
di Gesù, attenendosi alle une e buttando a mare le
altre ! Se questa non è Critica, ditemi, di grazia, che
cosa sìa!
I Fideisti in pratica altro non sono che razionalisti,
con nessuna essenziale differenza dai razionalisti propriamente detti. Come i razionalisti infatti, i Fideisti
nelle Sacre Scritture, scelgono quel che a loro fa comodo e il resto respingono. Insistono, è vero, su la fede;
ma su la fede anche i razionalisti insistono, quando
si tratti di ciò ch’essi credono di poter credere. Non
c’è differenza. • Fideismo » è un nome nuovo col
quale si è voluto ribattezzare il vecchio razionalismo.
E che ìì Ménégoz sia razionalista, nessun dubbio.
Nell’ultimo articolo con poche varianti pubblicato la
stessa settimana in due diversi periodici a combattere
una certa dottrina, egli si aggrappa incrollabilmente
alle seguenti parole di Gesù contenuto nel Vangelo
di Giovanni: « Questa è la vita eterna, che conoscano
te, che sei il solo vero Iddio e Colui che tu hai mandato, Gesù Cristo (Gesù Messia) ». Veramente il Ménégoz, non si sa perchè, inverte i due nomi, dicendo :
* il Messia Gesù ». Orbene, in quello stesso articolo redatto con poche varianti per due periodici diversi,
egli non dubita di negare la presenza di Gesù tra i
suoi discépoli e nei suoi discepoli di ogni tempo; quantunque in Giovanni si leggano queste altre parole
attribuite a Gesù non meno di quelle or ora citate
€ Se alcuno mi apia, osserverà la mia parola, e il Padre
mio l’amerà e noi verremo a lui, e faremo dimora
presso di lui ». Senza contare poi che in un altro Vangelo, nel Vangelo di Matteo, si leggono queste altre
parole attribuite del pari a Gesù : « Dovunque due o
tre sonraunati nel mio nome, quivi son io nel mezzo
di loro. — Or ecco, io son con voi, tutti i giorni, sino
alla fina dell’età presento ». (2) E lasciamo pur da
banda l’augurio di San Paolo: « Abiti il Cristo mediante la fede nei cuori vostri »; lasciamolo da banda,
chè il Ménégoz non dà importanza a parole di S. Paolo.
Risulta chiaro come il sole che il professor Ménégoz
è un razionalista puro sangue. Egli, nei Vangeli, anzi
in uno stesso Vangelo piglia quel che gli pare, respingendo il resto e su quel che vi ha pigliato costruisce
imperterrito le sue teorie. Che sbaglino in parte anche
certi avversari contro cui egli si scaglia,quest’è un’altra
quistione. Tra le teorie di luì e le teorie degli avversari c’è posto per ohi non la pensi come lui nè come ì
suoi avvérsari.
II Fideismo, com’è professato da un Ménégoz specialmente, non è cbe lo stravecchio razionalismo, il
qnale sembra brillar di luce nuova, per l’importanza
giustamente assegnata alla fede ; il Fideismo è una
Crìtica e una Critica della specie peggiore, perchè critica razionalistica.
In quell’articolo pubblicato in due diversi periodici, il professor Ménégoz avrebbe dovuto dimostrare
che solo le parole di Gesù tra tutte le parole e tra
(1) Per non scandalizzare di nuovo uno dei nostri
assidui, che si è tanto... conturbato perchè tempo addietro io chiamai « barocca » la chiusa d’un certo articolo della Voce, che conteneva, tra le altre cose, un
versetto dell’Ecclesiaste, quasi cbe la mia accusa di
barocchismo non fosse diretta alla chiusa... veramente
barocca, ma al versetto... veramente splendido, farò
notare che, se parlo di • inganno » non intendo insinuare che i Fideisti siano birboni, i quali ingannino il
prossimo, sapendolo e volendolo. Si può ingannare
altrui ed anche... sè stessi in perfetta buona fede e
con le migliori intenzioni.
(2) Ci serviamo della nuova revisione di « Fides et
amor ».
4
^UCE
^utti i fatti del Nuovo Testamento son degne di
fede; avrebbe dovuto dimostrare che le parole attribuite a Gesù e che concernono la sua presenza fra
i discepoli e nei discepoli non sono di Gesù, o che',
se sono di Gesù, non hanno valore per la fede del
cristiano, o che, se hanno valore, non sarebbero tuttavia da intendersi come le hanno intese i < Concili
ecumenici » e... neppure come le intendono coloro che '
le interpretano in senso ben diverso da quello dei
concili ecumenici, i quali fecero della presenza di
Gesù una presenza materiale, corporale. Il Ménégoz
si é guardato bene dal produrre questa necessaria
dimostrazione ; e però il Ménégóz non solo è un critico, ma la sua critica è una critica antiscientifica,
autoritaria, capricciosa a segno, che non le potrei paragonare se non quella dell’ex abate italiano Salvatore Minocchi.
Non dimenticate, ve ne prego, che la ragion d’essere del Fideismo consiste nella sua pretesa^jti metterci tutti quanti a riparo da gli assalti della Critica.
Ma in realtà il Fideismo è egli stesso una Critica !.. Non
avrebbe dovuto dire: « Venite a me e non avrete più
nulla a temere da la Critica » ; per esser sincero,
avrebbe dovuto dire: « Venite a me, che son la Critica ; cioè accettate la Critica, lasciate che la Critica
abbatta e anche voi abbattete senza tanti scrupoli ;
salvatevi da la Critica, trasformandovi in... critici ;
ma poi — badate 1 — continuate a credere egualmente,
a credere in quel che sarà rimasto in piedi dopo la
vostra opera di demolizione critica; a credere alla
presenza dello spirito di Gesù nei vostri cuori, se vi
sarà riescito di sottrarre da rovina la credenza in
questo fatto pur attestato dai Vangeli; continuate a
credere — come io Ménégoz ancora credo — a Dio e
al « Messia Gesù », se Dio e « il Messia Gesù »
non saranno per voi sotterrati sotto un' cumulo di
macerie ; e se Dio e se « il Messia Gesù » avranno
avuto questa triste sorte, continuate, continuate a
credere ; e poiché, per via di eliminazione, si può giungere a un punto in cui di credenza non resti più
nulla, nemmeno un profilo vago di Gesù Cristo, nemmeno un’ombra incerta di Dio, allora vi si potrà ragionevolmente chiamare atei ; ma coraggio ! anche allora, anche allora dovrete credere... ! »,
Bisogna cercare un altro riparo.
Il Fideismo ha un merito ; poiché insiste su la Fede,
e poiché su la Fede uon si potrà mai insistere abbastanza. Prescindendo da questo merito, che del resto
non è esclusivo del Fideismo (anche noi infatti insistiamo su la Fede, senz’essere Fideisti) il Fideismo ci
apparisce come il sistema teologico più sballato che
mente umana abbia mai potuto escogitare. E’ una vera
aberrazione, e un’aberrazione che soltanto dei tempi
di babele religiosa come sono quelli in cui noi viviamo erano in grado di produrre.
Andavamo cercando il modo di sottrarci ai colpì
della Crìtica — ve ne ricordate ? Il Fideismo ci ha invitati a sé, dicendoci : c Io vi libererò da la Critica »,
Ahimè, ci siam dovuti accertare che il Fideismo è
esso stesso immerso nella Critica fin sopra i capelli ;
ci siamo avvisti che il Fideismo è — tra l’altro —
anche una Critica. Bisogna dunque che proseguiamo
le nostre ricerche. Bisógna che cerchiamo un altro
riparo da la Critica éd anche dal... Fideismo ; perché
il Fideismo, che si è presentato a noi camuffato da
liberatore, non era tale, era la Critica stessa... la nemica che noi ci studiavamo di evitare ; era la Critica
stessa che s'era accostata a noi, e ci aveva per un
momento abbagliati, decantandoci le virtù della Fede,
di quella povera umana fede così debole, così vacillante, che è un nulla, anzi meno che nulla — un’ansia,
un turbamento, un angoscioso travaglio di spirito —
se, come l’edera non riesca ad avviticchiarsi alla quercia possente, che sfida altera e imperturbata le più
furibonde tempeste.
{Continua)
La porta è aperta
Ogni uomo che nell’anima rechi ancora traccia della
sua origine divina aspira ad una vita piena di verità,
di pace, di speranza.
Per ottenere questa vita, molti vanno a bussare alla
porta dei loro simili, ma nessuno risponde. A questa
porta, ermeticamente serrata, l’uomo angosciosamente
picchia, ma non gliene viene nè la verità uè la pace
nè la speranza. Se non che, ecco, ciò che i nostri simili non posson fare, Dio lo fa, anzi- lo ha fatto.
Egli ha inviato il suo Figliuolo, un altro Sè stesso sulla
terra. Mediante la sua venuta, che è già per sè medesima un sacrificio, mediante la sua morte, che è il compimento di quel sacrificio unico, redentore e sufficiente^
mediante la sua gloriosa risurrezione e la sua ascensione, mediante il suo insegnamento, come pure mediante il suo esempio, il Cristo ci ha aperto l’adito e
ci dà accesso alla vita, alla vita vera, fatta di perdono
di comunione, di speranza.
Poiché l’adito è aperto ormai, inoltriamoci risolatamente. Non sprechiamo più né tempo nè forze a tentare di aprire una pòrta, che ci sta fin d’ora... spalancata dinanzi.
Tutto è compiuto ! Apprendilo per fede, e per fede
impossessati oggi della verità, della pace, della spe.
ranza, attenendoti al Cristo. Quanto al domani... non
te ne dar pensiero : la porta della Grazia rimarrà aperta domani e sempre, e nessun uomo e nessun evento non la potranno più richiudere mai.
{Vers la Paix dì E. Soulié)
Tito Celli
LR PKEQimZIOn^ELLH CROCE
Leggasi I epìstola di S. Paolo ai Corinti, capo I,
versetto 18.
Il vocabolo greco che in questo versetto è stato tradotto col vocabolo potenza è « dunamis », donde s’è
fatto il nome dinamite. L’apostolo dice che la parola,
ossia la predicazione della croce è la dinamite di Dio!
Questa espressione non serve a denotare una forza
latente, bensì una forza attiva, una potenza in azione.
Nella croce del Calvario, Dio ha — per cosi dire —
concentrato la sua propria potenza liberatrice a favore
d’un mondo perduto ; di maniera che il messaggio che
vien da la croce è l’espressione della sua potenza operante in tutti coloro che vogliono sottomettervisi; l’onnipotenza dell’Eterno agisce mediante la predicazione
della croce. — Notate bene che non si tratta di predicare intorno alla croce, su la crooe, cioè prendendo
per tema la croce, ma di predicar la croce; non si tratta
di spiegare che cosa la croce significhi, ma di pi’edicare, come faceva Paolo, il Cristo e il Cristo crocifisso.
Ecco il fatto capitale, ecco la capitale dottrina, ecco
tutta la teologia che noi dobbiamo predicare. Siamo
noi così convinti della necessità e della potenza di
questa predicazione, da uon provar nessun bisogno di
aggiungervi nessuna parola di vana sapienza umana?
La croce è la chiave che Dio stesso ha costruita
per aprire i cuori degli uomini. « La croce va bene per
me — diceva un cristiano — come questa chiave va
bene per questa toppa » ; e questo è vero di qualsiasi
cuor d’uomo, pagano o cristiano. — La buona novella
della croce sodisfa a tutti i bisogni dell’anima, in ogni
momento della vita, ad ogni stadio della vita spirituale,
in tutte le lotte e gli abbattimenti dell’anima redenta.
La croce è la potenza di Dio.
Versione da Penn-Lewis
Servire, non^sser serviti
In Marco X, 45, Gesù dice di sè : « Il Figliol dell’uomo non è venuto per esser servito, ma per servire ».
1) Quant’è umile Gesù 1 II verbo « servire » nel
greco, in cui è scritto il Nuovo Testamento, denota
anche servìgi umilissimi, Como si vede, per esempio
in Luca IV, 39. — 2) Quant’è grande Vamore di Gesù
Non per essere servito è venuto, ma per attendere
anche ad umili servigi a prò degli uomini. — 3) Ep
pure egli è « il Figliol dell’uomo » cioè l’uomo per
eccellenza. Dunque la vocazione più alta dell’uomo
consiste nel servire. In queste parole di Gesù è tutto
un trattato di cristianesimo pratico. — 4) In che dob.
biam servire ai nostri fratelli ? — I Lettori meditino su
questa importante domanda. Contemplando la vita dj
Gesù nei Vangeli, troveranno facilmente la risposta
5) Ogni problema pratico, e quindi anche il tanto di!
battuto problema sociale, sarà risoluto, quando le parole di Gesù saran divenute il motto di tutti: < Non
esser serviti, ma servire ». Chi svelerà mai tutto il te.
soro d’amore, di sacrificio, d’eroismo, per la fraternità umana, che queste parole racchiudono?
Per essere felici
Ogni felicità di questo mondo, senza il Cristo con
noi, è cosa miserevole. Il miglior modo dì divenir vie
più felici consiste nel vivere come Gesù.
Alfredo il Grande.
Il Cappellano delle prigioni
Questo aneddoto storico è narrato da E. Gonnelle.
Un pastore evangelico, andando in treno da Parigi
a un’altra città, si ritrovò in compagnia di cinque o
sei giovani operai frivoli e irreligiosi, che, riconosciutolo per un pastore evangelico, occuparono tutto il
tempo del viaggio a metter in burletta la religione.
Il pastore portò pazienza e non fiatò, forse ricordando
il consiglio di Gesù : « Non gittate le vostre perle...»
Giunto a destinazione, il pastore, scendendo, disse a
quei giovani : — Signori, arrivederli. — E perchè ;
« arrivederli? » domandò il più cinico. — Perchè, rispose il Pastore, io sono cappellano alle prigioni.
VALLI VALDEiSI
« Bobbio. Chiesa affezionata al suo Pastore
Tale, fra le altre, può dirsi la Chiesa Valdese di Bobbio
Penice nelle Valli Valdesi, che domenica scorsa dava
una splendida prova di stima e di affetto a colui cher
da ben 35 anni ne è il conduttore, confermandolo in
detta carica, a tenore dei regolamenti in vigore.
I quattro quinti dei voti favorevoli, lungi dal costituire uno ostacolo alla nomina, furono pienamente e
felicemente superati mercè di un concorso alle urne più
unico che raro, poiché, su 215 elettori iscritti, oltre
200 presero parte alla votazione.
Le nostre sincere felicitazioni alla Chiesa e al Pastore ».
Così il nostro Corrispondente da Bobbio Pelllce.
Aggiungiamo le nostre più vive congratulazioni.
(N. d. D.).
J)a le antiche province
Sampierdarena. — (F. Balmas), Domenica 10 corrente, il collega G. E. Melile tenne nel nostro locale di Sampierdarena una conferenza illustrata da
numerose proiezioni luminose, sulle Valli Valdesi.
L’interessantissima conferenza fu seguita da un numeroso uditorio e apprezzatissima da tutti quanti i
presenti.
I lavori di costruzione della nostra nuova cappella
procedono alacremente, e noi speriamo averla pronta
pei primi d’agosto. L’opera è incoraggiante. Avremo
tra breve anche pubbliche conferenze nella gran sala
della società operaia denominata « L’Universale ».
Sanremo. — {Matuzio). A Pasqua avemmo un Culto
eccellente a cui assistettero estranei in buon numero.
La Chiesa, ornata di verzura e fiori bianchi, costituiva un’appropriata cornice all’atto spirituale giocondo che vi si compiva. L’Evangelo della gioia e
della speranza venne predicato ad un’ assemblea che
riempiva il Tempio. I comunicanti furono molto numerosi.
L’il corrente il pastore dì Firenze sig. Giovanni
Meille ha dato qui nella Sala a pianterreno della Casa
Valdese, una Conferenza storico-etnografica sulle Valli
Valdesi illustrata da proiezioni luminose. Una bellissima Assemblea — composta in molta parte di estranei, tra cui numerose persone d’alta levatura — si
pigiava nella sala. Essa seguì la conferenza col massimo interesse e fece al conferenziere una calorosa
ovazione. Il lavoro del Meille è un capolavoro. Sobria, ben colorita, pervasa da cima a fondo da una
alata poesia, fremente di sentimento evangelico e valdese, questa conferenza è di grande efficacia evangelizzatrice.
La Tipografia Biancheri mi prega di comunicare
ai lettori della « Luce » la seguente notiiia : Il nu»
mero del « Pensiero di Sanremo » in cui fu pubblicata la critica del pastore Janni sulla conferenza Podrecoa è andato a ruba, cosicché — sebbene se ne
fosse fatta una più grande tiratura — non ne esiste
più un esemplare. Intanto, nelle ultime settimane, la
Tipografia è venuta ricevendo nuove richieste di quel
numero, richieste che non ha potuto soddisfare. Perciò essa è venuta nella determinazione di ristampare
€ per proprio conto » la suddetta lettera-critica del
Janni e di metterla in vendita al prezzo di » un
soldo » la copia. Essa desidera limitare la tiratura
allo stretto necessario ; perciò tutti coloro che desiderano acquistare una o più copie di questo lavoro
apologetico sono pregati di farne pervenire l’ordinazione accompagnata dall’importo (in francobolli o
cartoline-vaglia,) in ragione di 5 cent, la copia, alla
« Tipografia Biancheri, Via Privata, Sanremo ». La tiratura sarà fatta alla fine di aprile in base alle ordinazioni che saranno state ricevute.
Di questo lavoro del pastore Janni, il Padre Giacinto Loyson ha scritto all’ autore quanto segue :
« Ho letto il vostro eccellente articolo nel « Pensiero
di Sanremo ». Voi crescete nell’affermazione e nella
difesa della Verità; ed a misura che la vostra teologia diviene più libera, la vostra fede diviene più
ferma. Questo è il vero modernismo... ».
Lo stesso on. Guido Podrecca ha scritto al signor
■Janni una lettera gentile in cui dice di aver letto
con sommo interesse « il ponderato e poderoso articolo di cortese confutazione della mia conferenza ».
L’on. di Budrio riafferma in questa lettera la sua
buon fede e dice che rimane fermo nelle sue idee appunto perchè queste derivano dal modo di funzionare
del suo organismo: « Non le spiegherei diversamente
— soggiunge — in presenza dell’efficacia delle sue
argomentazioni ».
CRONACHFTT^MILANESE
II Circolo missionario (vìa Fabbri 9) ci ha inviato
il suo bel programma del meae d’Aprile. E il signor
'■ Borgia figlio, presidente di detto circolo, ci scrive :
* « Abbiamo avuto una conferenza con proiezioni luminose, dovuta al pastore sig. Bossi, il quale per la
5
LA LUCE
spiegazione delle vedute fu coadiuvato dal pastore
sig. Damiano Dorgia »
— Abbiamo ricevuto la relazione del « Foyer dell’Unione Cristiana delle Giovani » di Milano (presidentessa signora Biava). Il Foyer ha ospitato 57 dozzinanti di 8 nazionalità differenti, e 403 signore di
passaggio provenienti da 17 paesi diversi (Inghilterra,
Finlandia, America, Nuova Zelanda, Ceylan, Palestinaecc-, ecc.). Il Foyer ha la sua sede in Via Giuseppe
Prina, N. 7.
Gronachetta Romana
Un collaboratore di un periodico romano ci ha
messo in canzonatilra per la nostra smania di veder
-francosismi anche dove... ce ne sono. E pare ch’egli
volesse perfin pigliare in giro il Tommaseo buon’anima, da noi citato.
Bravo! Verremo dunque a scuola da Lei, e impareremo : 1) che il collo è una parte del corpo e quella
parte nè più nè meno che unisce il busto al capo
(oh, meravigliosa scoperta... fisiologica !) ; 2) che il vocabolo « collo » non è francese, ma pretto italiano
(oh, strabiliante verità... filologica!) ; 3) che... siccome
il collo è la parte del corpo che unisce ecc. e siccome il vocabolo « collo » è italiano e non francese,
la frase : « Il Tale dei Tali vestito a festa, il collo rugoso segato da un goletto...» non contiene neppur
l’ombra d’un francesismo.
Oh, ineffabile stilista ! io non pensavo che tu loico
fossi! Vuole che lo proponiamo per il prossimo
premio Nobel?... In questa dolce attesa, ci conservi la
sua paterna benevolenza.
— AH’Associazione della Gioventù Cristiana (Via
della Consulta 67) domenica scorsa alle 20 si ebbe un
bel trattenimento ginnastico. Biotti spettatori e non
pochi applausi.
Oggi stesso, un centinaio di persone, col gentile
prof. L. Paschetto per guida, si sono recate a visitare
gli scavi della città d’Ostia, che và via via risorgendo
da la sua tomba plurisecolare. La gita è stata promossa da l’Associazione Cristiana della Cloventù.
Il Congresso per la morale
Il Congresso per la morale si è radunato i giorni
scorsi nella sala Pichetti, qui in Eoma.
Il Congresso promosso, per merito specialmente
della signorina Adele Sbisà, si è occupato, non di problemi religiosi, ma di problemi unicamente morali
(bestemmia, turpiloquio, stampa corruttrice).
A proposito del tema « i fanciulli e la morale » si
sono fatti voti, a cui noi ci uniamo con tutta l’energia
dell’anima, perchè la stampa di ogni colore politico
o religioso « si adoperi con la parola e con l’esempio
affinchè venga rimossa ogni causa di depravazione
nei giovani cuori e incoraggiata ogni opera sociale
diretta a preservarli dal contagio dell’immoralità. .
Si passa quindi a trattare della pornografia dilagante in Italia, e si approva il seguente ordine del
giorno :
« Il Congresso contro il turpiloquio, la bestemmia
e la pornografia, riconoscendo la grande importanza
dell’azione giuridica in quanto necessario coefficente
dell’azione educativa e sociale contro il turpiloquio,
la bestemmia e la pornografia, fa voti :
1) che la istituenda Società od altra avente le
stesse finalità studi i provvedimenti legislativi nei
riguardi della bestemmia e del turpiloquio e che intanto le Amministrazioni pubbliche inizino il movimento di riforme con una serie di disposizioni amministrative e d’ordine interno rispetto agli uffici
che hanno rapporti col pubblico.
2) riguardo alla pornografia fa voti per la rigo,
rosa e pronta osservanza delle leggi esistenti soprat.
tutto di quelle di P. S. e sollecita i poteri legislativi
affinchè, sull’esempio di legislazioni straniere, la facoltà di azione repressiva venga accordata alle associazioni aventi fini di utilità e di moralità pubblica
a mezzo di specifiche garanzie da determinarsi ».
(Contiima).
Il Commissario Oliphant
Abbiamo già udito una delle conferenze del signor Oliphant commissario (cioè maggior generale,
0 qualche cosa di simile) di quell’Esercito della Salvezza, che, se ha fatto poco fin qui in Italia, ha fatto
moltissimo all’estero. — Presentato dal prof. Filippini, il signor Oliphant ci ha dato una di quelle conferenze che non si dimenticano più. Peccato che mant cassero parecchi dei... 5000 evangelici di Roma !
Proponiamo al signor Oliphant di fare un giro per
tutte le città italiane, ripetendo i suoi discordi non
in salette nè in saloni, ma nel... Colosseo qui in Roma,
nell’Arena a Verona e nei più vasti teatri che potrà
trovare, L’impre.ssione che abbiamo ricevuta da la sua
parola sobria di artista, di dotto, di vero oratore, di
cristiano profondo e operante è un’impressione indimenticabile. Faremo l’effetto d’essere esagerati. Si
pensi quel che si voglia; non sarà men vero per
questo che siamo invece sincerissimi nel nostro giudizio e che diciamo certamente meno di quel che
abbiam provato in quell’olla di commozione intensa.
La nostra simpatia a voi, commis.sario Oliphant ; a
voi, brigadiere Jeanmonod ; ai vostri interpreti ; e la
nostra simpatia del pari al gindice Majetti, il benemerito fautore dell’opera prò delinquenti minorenni, il quale con la veemenza d’un vulcano in
eruzione chiuse l’agitatiice seduta di martedi sera,
che lascerà, certo, un seguo indelebile in molti cuori
e li solleciterà come un pungolo all’azione, in nome
di Gesù Cristo e per la redenzione dei nostri fratelli. G. S.
Pio ai pellegrini francesi
Oltremodo ottimistico, secondo noi, e in radicale contrasto con precedenti discorsi pontifici e forse anche
con la realtà dei fatti (se si pensi alla Francia) il discorso che Pio X rivolse, giorni addietro, ai pellegrini
francesi. La chiusa del discorso stesso non ci pare
degna di chi crede di rappresentare Colui che disse :
« Adora il Signore Iddio tuo e servi a lui solo ». —
Sentitela. « Oh pregate il divino cuore di Gesù, che
guarda la Francia dal santuario di Montmartre, interponete la mediazione potente della Vergine Santissima
che vi protegge dalla grotta di Lourdes, confidate nelle
preghiere che inalzano per voi i santi avvocati e fra
questi il beato Vianney e la beata Giovanna d’Arco, e
vi sarà assicurato il trionfo, non solo per l’eternità,
ma anche per il tempo ».
Il Nunzio e il Benedettino
Il Nunzio vaticano a Vienna nega d’aver fatto visita a Rooselvelt ; l’avrebbe incontrato come per combinazione in casa deU’Ambasoiatore.
Quanto al benedettino Janssens, ohe andò per dav.
vero a veder Roosevelt qui in Roma — stanco e irri.
tato per il putiferio che si è sollevato intorno al-suo
atto innocentissimo e degno di qualsiasi uomo libero
pare voglia rassegnare le dimissioni da segretório
della Congregazione e da membro della Commissione
. biblica.
Non sarebbe tempo che il Vaticano mutasse tattica
e tornasse alla tolleranza e alla semplicità evangelica ?
Corriere
Barcellona (Sicilia). — Q. Jalla). Il veterano evangelico della Chiesa di Barcellona, Giovanni Fazio, ha
avuto il grande dolore di perdere dopo breve malattia, il nipote Giovannino Donzelli, bel ragazzo di
soli 6 anni. Era commovente ed edificante il vedere
come il bambino che tanto soffriva, trovasse sollievo
nella preghiera, e come agli ultimi istanti, congiungendo le manine esclamasse : « Signuruzzu beddu, aiutatemi ». A mostrare la superstizione religiosa di queste
contrade, che vivono ancora tra esorcismi e paure di
streghe, basterà dire che le donne Barcellonesi di famiglie popolane andavano spiegando il tremendo sci.
rocco del 13 aprile, e giorni seguenti, il quale ha
prodotto anche a Barcellona una vittima, come caùsato dalla morte del nipote dello « scomunicato ».
Al nonno ed alla madre l’espressione della nostra
cristiana simpatia.
Licata. — (G. Demarco). Da un anno in quà, Licata
non è rimasta indifferente alla propaganda evangelica. E si noti, che questo paese è uno dei più clericali nell’ isola. S’incominciò l'anno scorso ad aprire
una sala di evangelizzazione cristiana, frequentata da
ferrovieri, operai e impiegati.
Ogni settimana viene a tenere il culto il sig. Enrico Corsani, il quale ha saputo cattivarsi la simpatia
generale per la sua bontà e per il suo zelo.
Domenica scorsa, il sig. Fasulo di Catania, In un
aula del circolo Cappellini, trattò un importantissimo
argomento. L’uditorio era scelto e numeroso, composto di scelti professionisti, studenti e soci del circolo.
L’argomento fu svolto con molta dottrina e con solide argomentazioni, e riscosse in ultimo applausi da
tutto l’uditorio.
Grotte. — (V.T). Nelle sere del 12 e 13 del corrente,
abbiamo avuto il bene di ascoltare nella nostra Chiesa
completamente gremita, l’egregio pastore di Catania!
sig. G. Fasulo. Le sue due conferenze che avevano
per titolo » Clericalismo e Religione » e t II Cristianesimo nel XX' Secolo » attirarono i più intelligenti,
tra i nostri concittadini. — Ringraziamo sentitamente
il caro sig. Fasulo per il bene fattoci, e vogliamo au
gurarci che ben presto egli possa tornare tra noi a
risvegliarci ed edificarci.
Dei sei Padri che ^nto fecero parlare di sè qui a
Grotte nello scorso gennaio, quattro ne son ritornaticol fermo proposito di... abbattere e distruggere la nostra Chiesa Evangelica. Ma, poveretti, sono assai sconfortati, perchè hanno trovato per parte della popolazione una fredda accoglienza.
Certo, l’articolo apparso su la Rivista Popolare in
cui l’on. Oolajanni promette che porterà alla Camera
i fatti barbari ed incivili compiuti dai « Signorini » a
Grotte nella loro prima visita missionaria, ha fatto
molto effetto ed è valso a frenare in certo qual modo
il favoritismo poliziesco che, purtroppo, affligge di
tanto in tanto le contrade della nostra isola siciliana.
— Dopo brevissima, ma violenta malattia, s’è addormentato nella pace del Signore, Francesco la Scola
Telaro. La sua morte è stata un colpo per la nostra
Chiesa di Grotte, la quale viene così a perdere un
membro zelante ed attivo. Francesco La Spola era un
fervente cristiano, un propugnatore indefesso della
causa evangelica alla quale dedicava gran parte del
suo tempo. A lui si possono adattare le parole di Gesù :
« Bene sta, buono e fedel servitore ! »
Alla vedova inconsolabile, al fratello così duramente
provato e alla famiglia tutta giunga l’espressione dei
nostri profondi sentimenti di simpatia cristiana.
OLTRE LE ALVI E I nññ\ ^
Svizzera
La Sarraz — Si è adunato in questo borgo l’Associazione cristiana degli studenti ; e si sono proferiti
ottimi discorsi. Stefano Wavre ha parlato sul tema :
• Il principal dovere dello studente cristiano ». Lo
studente cristiano deve formare il suo carattere vivendo in comunione col Cristo, Roberto ’iyilder ha
trattato questo argomento ; « Quel che uno studente
può fare per render Gesù Re delle anime ». Davide
Lenoir ha detto del « modo migliore per prepararsi
all alto ufficio di missionario ». Si è anche commemorato il rimpianto dottor de Prosch, missionario allo
Zambesi, morto come i Lettori sanno, durante il viaggio
di ritorno in Europa.
Ginevra. — Anche a Ginevra si è commemorato il
dottor de Prosch.
— Il prof. Giorgio Berguer ha dato principio, l’il
corrente presso l’Università, a un corso di psicologia
religidsà, tl Berguer è ormai uno dei più competent)
in questa importantissima, materia.
Losanna — Nella ricorrenza del centenario di Viret,
si pubblicherà un opuscolo destinandolo agli alunni
delle scuole domenicali, per far loro conoscere la vita
e l’opera del simpatico riformatore di Losanna,
Francia
Parigi — In via des Tournelles, presso la Bastiglia,
si è aperto una dozzina a buon mercato, denominata il
« Foyer de l’Ouvrier »; ove i giovani operai troveranno,
oltre che un ambiente morale sano, vitto e alloggio
ai seguenti modicissimi prezzi. In camera separata e
per due pasti il giorno : franchi 14,60 la settimana. In
camera con due letti e per due pasti : L. 12,75. In camera con tre letti e per due pasti : L. 12.
Air Unione (14, rue de Tiévise) il professor Enrico Monnier ha incominciato un corso su la « vita
di Gesù secondo il Vangelo di Marco », e il prof. John
Viénot ha incominciato un corso con proiezioni luminose aula «storia della Riforma francese ».Questi
corsi, come già annunziammo ai Lettori, sono destinati ai monitori e allo monitrici delle scuole domenicali. — All’Unione si sono tenute in questi giorni
importanti conferenze : su la Terra Santa (pastore Daniele Lòrtsch); sul risveglio religioso in Inghilterra
(Alfredo Boegner, direttore della Casa missionaria).
— Alla Chapelle du Nord, 17, rue des Petits-Hôtels,
la signorina Kawal, professoressa e membro del Comitato delle studentesse cristiane nel Giappone, diede
il 18 corrente una conferenza su lo « stato sociale del
Giappone». La conferenziera fu interpretata da la signora Davaine. *
Besançon — Ricordiamo di nuovo che il Congresso
dell . Associazione evangelica per lo studio pratico
dei problemi sociali » si adunerà in Besançon dal 14
al 16 giugno. Il prof. Gide vi tratterà il tema : . Dissidio tra capitale e lavoro ». -- Cinquanta per cento
di ribasso su le strade ferrate francesi, ai congressisti che ne avran fatto richiesta prima del 16 di maggio.
Die (Drôme) - Presso l’ufficio della Bonne Revue
(Le Chalet, Die, Drôme) si pubblica ogni mese un foglio d’evangelizzazione intitolato . Vie et liberté » da
dispensarsi ai liberi pensatori, ai cattolici romani, agli
indifferenti. Si pubblica in cinque lingue (francese
tedesca, ungherese, greca, italiana). Un abbonamento.
6
LA LUCE
1 franco. Dieci abbonamenti, franchi 5. Cento, fran»
«hi 18.
Germania.
La Vie Nouvélle annunzia che Reicbel, direttore
delle Missioni morave, imbarcatosi il 21 gennaio ad
Amsterdam per un viaggio d’ispezione alle Indie occidentali, non ha più dato segni di vita. Si sospetta
purtroppo che abbia fatto naufragio.
Hannover — Durante il Congresso cristiano sociale,
che fu convocato in questa città della Germania, si è
costituita una lega, la quale si proporrà di chiarir le
cose circa al trattamento cui vanno assoggettati i poveri indigeni nel Congo belga. La lega comprende fin
d’ora un centinaio di soci, tra i quali persone di alto
stato. Un negoziante di Brema la dirige. Essa avrà
per portavoce la • Rivista coloniale • di Berlino. —
Così il Chrétien Belge.
Belffio
Cinque gesuiti belgbl, uniti in società, vanno redigendo gli Acta Sanctorum (o vite dei santi), opera incominciata nel secolo XVII dal padre Bolland e tuttora incompiuta. I Bollandisti (tal è il nome che vien
dato a quei gesuiti uniti in società) hanno or ora terminato — dice il Christianisme au XX Siede — il
66» volume, che da sè ha richiesto un lavoro di 16
anni. Costituisce il tomo III del mese di novembre e
racchiude le vite dei santi del calendario a cominciare
dal 5 novembre.
Inghilterra
Manchester — In un solo tempio cristiano evangelico di questa città si radunano regolarmente ogni
domenica, per il culto, 3500 persone.
Londra — I direttori delle biblioteche popolari e
delle sale di lettura han risoluto di non dar più in
lettura — dice la Fte Nouvelle — i libri immorali,
che avevano scandalizzato molti lettori. D’ora innanzi
esamineranno ogni libro, prima di metterlo in lettura.
Russia
Kiew — Per ordine del primo ministro Stolypine,
1500 israeliti furono espulsi da la città.
JPalestlna
Il Dr. E. Meynier ci avverte che il tempio ultimamente dedicato sul monte dell’Uliveto non è un tempio cristiano evangelico, ma cattolico romano, e che è
consacrato alla Vergine.
Giappone
Due anni or sono — dice il Journal religieux —
nel Giappone c’erano 168.366 cristiani, così ripartiti:
74.560 cristiani èvangelici, 63.094 cattolléT'foifiani é
30.712 della confessione greca scismatica. Da allora la
chiesa cattolica è cresciuta del 18 per cento ; la greca,
del 25 ; la cristiana evangelica, dell’80. La religione
cristiana incontra nemici non solo nel buddismo, ma
anche in una religione di fresco conio, la religione
di Teurikyo, che è un miscuglio di dottrine sintoistiche e di dottrine cristiane. Essa è potente e novera
6 milioni di seguaci.
Cina
Ciangscia — I Cinesi, sgomenti per la penuria di
riso e aizzati contro gli stranieri, hanno incendiato
il palazzo del governatore e le residenze di varie missioni cristiane evangeliche. Anche la missione cattolica romana è stata incendiata. Il Signore protegga
quei nostri fratelli perseguitati !
Cose di Germania
fmi, NON PJlROLE 1
Il Cristianesimo sociale va facendo rapidi progressi
— secondo la Vie Nouvelle — nella Svizzera tedesca
specialmente: Zurigo, S. Gallo, Winterthur sono veri
focolari di cristianesimo sociale. « I Cristiani sociali
mirano a intervenire in tutti i dibattiti, per imprimere nei miglioramenti delle condizioni sociali il suggello preciso dell’Evangelo. r Ottimamente !
_C'è grande aspettativa per il Congresso cristiano sociale della Francia e della Svizzera, anzi deU’Europa,
che si adunerà, come sapete, a Besançon — ih Francia —
il 16 giugno venturo. Il de Morsier, deputato di Ginevra, presenterà al Congresso delle tesi suggeritegli
dal lavoro redatto dal Gonnelle pel Congresso di Parigi di due anni or sono.
Il Gonnelle intanto ha diretto un caloroso invito ai
cristiani evangelici di Francia, perchè intervengano
al prossimo Congresso. Albeggia un giorno di trasformazione mondiale; la quale avverrà egualmente, se
pur noi ce ne staremo con le mani in mano e se pur
npn vorremo operare con coloro che mirauo all’emancipazione delle moltitudini. È tempo che usciamo da
l’eccessivo sentimentalismo ; è tempo che i cristiani
mostrimo^ al popolo, non con parole ma con fatti, ciò
che un discepolo di Gesù Cristo vale, vuole e può.
LOS mom
Questo movimento d{ separazione da la Chiesa cattolica romana — dice 41 Protestantenblatt — ha fatto
più rapidi progress) durante l’anno 1909, in Austria,
ohe non negli anni precedenti. Nel 1909 si ebbero
nella sola Boemia 90u conversioni all’Evangelo ; mentre
nel 1908 le conversioni erano 778. A Vienna, 991 conversioni nel solo anno 1909 ; e dal 1898 in qua, 12199.
Togliamo dal periodico < Le Christianisme au XX
Sièole » :
— La Società Gustavo Adolfo ha in Germania, Olanda e Svezia 2021 comitati ausiliari e 665 società
femminili. Da l’anno della sua fondazione (1882) ad
oggi, ha speso 45 milioni e 748257 marchi, sovvenendo
a 5570 chiese povere, costruendo 2500 templi, 899 case
per pastori, 800 edilizi scolastici, come pure degli
ospedali, degli orfanotrofi, ecc. — La libreria Winter di
Darmstadit pubblica da 56 anni l’c Almanacco Gustavo Adolfo ».
— La Libreria Giulio Pertz di Barmen pubblica
una serie di opuscoletti illustrati, che contengono
la vita dei Riformatori e dei martiri.
— Le opere di Giovanni Calvino, edite dai dotti
Reuss, Baum e Erichson di Strasburgo, comprendono
53 grandi volumi ; quelle di Lutero 12 volumi in folio equivalenti a 63 volumi di mole ordinaria.
— Il riformatore Melantone ha lasciato 400 opuscoli.
— I ristoranti economici di temperanza per gli operai a Berlino sono assai frequentati. In 6 mesi, hanno
venduto 56700 tazze di caffè e latte, 10652 tazze di latte
a un soldo, 89157 minestre a 6 centesimi l’una.
— La processione « danzante » di Echternach (Granducato di Lussemburgo) era costituita di 116 preti
cattolici romani, oltre al vescovo di Lussemburgo, di
18 portastendardi, di 392 sonatori, di 3582 cantori, di
11372 tra danzatori e danzatrici, più 3025 altre persone più... serie. All’ingresso della città, la banda intonava l’inno : « Adamo aveva sette figli — Sette figli aveva Adamo »; e allora le persone che formavano
la processione si mettevano a saltare, facendo tre passi
avanti e due indietro (come i gamberi !) La danza sacra era seguita da la danza profana. Allo spettacolo
assistevano 20 mila persone. L’imperatore Giuseppe II
volle abolire la processione, ma considerazioni d’interesse ebbero il sopravvento.
— La famiglia Lanz di Mannhein ha latto dono di
un milione di marchi all’Università di Heidelberga.
Enrico Lanz, ricorrendo il suo 60° anno, aveva dispensato tra i suoi operai un milione. La vedova Lanz
diede poi 400 mila marchi agli impiegati della sua
azienda commerciale e 600 mila marchi all’ospedale
di Mannheim.
— In Germania ci sono 34 « colonie », in cui si dà
lavoro agli accattoni girovaghi. Questi * asili », che
comprendono 4500 letti, hanno ormai dato alloggio,
in 25 anni, a 180000 senza tetto. Il principale ordinatore di quest’opera umanitaria fu il Bodelschwingh,
testé morto (e del quale il nostro collaboratore Paolo
Calvino ha discorso qui nella Luce).
— La Società di letteratura cristiana, che ha la sua
sede in Berlino, fonda biblioteche per soldati e marinai e spedisce ogni settimana 100 copie d’un giornale evangelico ai soldati germanici di guarnigione
in Affrica.
— Si son venduti 100 milioni di copie dei 3157 sermoni dello Spurgeon fin qui pubblicati. Queste cifre
enormi finiranno con l’essere superate da quelle dei
sermoni dello Stoecker, che la < Missione interna »
di Berlino fa dispensare in copia ogni domenica ai
giovani d’albergo, ai vetturini, agli impiegati delle
poste e delle strade ferrate, agli agenti di polizia, ai
pompieri di servizio, ai carcerati, ai malati, ai sordi
e agli emigranti. Quando ricorre la commemorazione
dei morti, si dispensano ogni anno da 480 a 600 mila
copiejdi un sermone all’ingresso del camposanto.
UNA BIBBIA PREZIOSA
LH PALESTINA
degli Kbrel e dei Cristiani
che sia come quella di Cristo cosi sciolta dai luoghi
ove nacque, da potersi trasportare e professare per
tutto il mondo, crescendo in forza quanto più si estende.
« I nostri padri, diceva la donna di Samaria, hanno« adorato in questo monte (di Gherizim) e voi dite che
« in Gerusalemme è il luogo ove si conviene adorare.
« Gesù le disse : Donna, credimi, che l’ora viene che
« voi non adorerete il Padre nè in questo monte, nè
« in Gerusalemme... L’ora viene, e già al presente è,
« che i veri adoratori adoreranno il Padre in ispirilo
« e verità ; perciocché anche il Padre domanda tali
« che l’adorino...» (Giov. 4-20-24).
L’affetto degli Israeliti per la Palestina si è affievolito assai in questi tempi moderni ; solo una minoranza tende a ritornarvi— e non per fini religiosi. Non
cosi una volta. Assiomi popolari correvano fra gli
Ebrei : « Vivere in Palestina equivale ad osservar tutti
i comandamenti ; chi vi dimora è esente da peccato
ed è sicuro della vita a venire. Egli sarà il primo a
sorgere d’in fra i morti e a godere della felicità nel
giorno del Messia ». Nelle preghiere, negli inni del
popolo, nelle elegie in cui la Sinagoga piange sulle
rovine di Sion, vi sono espressioni che commuovono
profondamente, le quali attestano che i figliuoli d’Israele
conservano « affezione alle pietre di essa, hanno pietà
« della sua polvere e supplicano il Signore ad averne
« compassione » (Sai. 102 14-15).
*
« *
11 dottor Mezger di Heidelberg ha lasciato, una
Bibbia manoscritta su pergamena, ornata di lettere
iniziali in oro e in rosso, opera del quindicesimo secolo. 11 prezioso volume è stato ora acquistato da l'antiquario Rosenthal di Monaco, per 25000 franchi. (Dal
Christianisme au XX Siede)..
Gesù, per contro, non ha ispirato ai suoi apostoli e
discepoli nessuno speciale affetto per un luogo qualunque : la sua, la lor patria è il mondo (Cfr. Giov.
6[51). Nei suoi ultimi mandamenti Egli abbatte ogni
confine di paesi e di popoli, ed ingiunge agli Undici:
« Andate per tutto il mondo e predicate l’Evangelo
ad ogni creatura » (Mar. 16il5). La parola estrema che
cadde dalle sue labbra sulla vetta dell’Uliveto fu questa : « Voi riceverete la virtù dello Spirito Santo, il
« quale verrà sopra voi ; mi sarete testimoni — mar€ tiri ! — e in Gerusalemme e in tutta la Giudea e in
« Samaria e infino all’estremità de la terra » (Fatti li8).
Non di meno il Cristiano non può distrarre gli occhi suoi dalla Palestina: tutto il Nuovo Testamento
vi affonda, come l’Antico, le sue radici. Se l’Ebreo che
vi torna ricerca sul suolo calpestato dalle Genti le
orme dei padri, il Cristiano eziandio si reputa felice
di contemplarvi il Paese di Gesù. Egli non crede alle
impronte materiali e fallaci della sua corporale presenza, ma gioisce di vedere i luoghi autentici ed immutabili che furono santificati dalla sua divina parola.
Il linguaggio cristiano perderebbe i suoi fiori più
belli e odorosi se dovesse spogliarsi di tanti nomi e
di tante espressioni che ne costituiscono per così dire
la sostanza, e che il Nuovo Testamento ci ha tramandati dall’Antico. Il Cristianesimo non può fare a meno
dei nomi di Sinai (Gal. 4[24), di Sion (Ebr. 12[22 ;
Apoc. 14[1), di Gerusalemme la santa (Apo. 21(1) la
! celeste (Ebr.’12(22) ; dei nomi di Abramo, di Mosè, di
I Elia, dei profeti (Ebr. 1(1) ; della terminologia del
■ culto levitico, tutto immagini, simboli, « ombre » dei
« futuri beni » (Ebr. 10(1); dei concetti altamente religiosi e spirituali contenuti nelle parole di sacerdote
e sacrificio, di altare e vittima, di sangue ed espiazione, di santuario e casa del Padre — e via dicendo.
Noi cristiani, amiamo anche noi la Palestina ! Anzi,
amiamola di doppio amore: e come il Paese dove fu
compiuto il « mistero della pietà » (1 Tim. 3(16) la
, grande opera della salvazione ; — e come il Paese che
' ci rappresenta, sia pur lontanamente « l’edifizio che
; abbiamo da Dio : una Casa fatta senz’opera di mano,
eterna, nei cieli » (2 Cor. 5(1). — Y.
Questo paese posseduto, ai tempi di Cristo come
orà, dai Gentili, era ed è caro agli Isi aditi come ai
cristiani : in esso Geovà si è manifestato al suo popolo e vi è apparito il Messia. « Solo in Palestina si
manifesta la Scechina » (la Gloria del Signore) insegnavano i rabbini ; e solo in Palestina si è svolto il
ministero di Cristo, da cui dipende la salute del mondo.
Là, Gesù-uomo ebbe culla e sepolcro ; là passò dal martirio alla gloria, dalla morte alla vita di cui viveva
avanti che il mondo fosse (Giov. 17-5).
Non vi è religione che sia come quella d’Israele
cosi intimamente unita ai luoghi dove fu professata,
talmentechè, fuor di quei luoghi, nessun rito di lei può
es.sere officiato ; e, per converso, non vi ha religione
PIU’ PI MILLE nVETRI
Ho fatto il nome della Maiera. È la sola borgata
un po’ lontana dal centro, adagiata sur un ripiano a
mezza costa della montagna che chiude, a Nord-est,
il bacino della Villa. Ci vogliono 27 minuti soli per
percorrere il sentiero tortuoso, che dai piedi dell’erta
conduce al villaggio. Quando c’è una sepoltura d’inverno col ghiaccio è un grave problema ! Guai se i
portatori non si mettono i ferri ai piedi ! Eppure le
donne prendono parte ai funerali al pari degli uomini. L’effetto che le loro candide cuffie, fra il nero
dei vestiti maschili produce sull’animo di chi non è
avvezzo a tale spettacolo, è indimenticabile.
Forse a causa del loro isolamento, gli abitanti della
Maiera, almeno i ragazzi, sono alquanto paurosi. Non
lo sono più tanto ora, ma si dice che una volta quando,
dall’alto della loro « vedetta », scorgevano dei forestieri, specie se soldati, scappassero nelle loro tane
come avessero visto il lupo.
T
7
LA LUCE
Se andassero lassù, le miss inglesi esse potrebbero
iiir più facilmente la loro strada che non a Napoli
ove, a gran fatica, riescono a liberarsi dai monelli, i
-quali, col cappello in mano in luogo d’un cencio, vogliono ad ogni costo spolverar loro le scarpe.
Ho detto < tane ». E invero, a voler esser giusti, le
oase dei Maierini non potrebbero battezzarsi con al-.
tro nome. Le abitazioni dei Pralini in genere, quantunque non siano ancora tutto quello che potrebbero
essere, vanno migliorando, ma quelle della Maiera
sembrano refrattarie a qualsiasi progresso. Non già
che colà ci eia più miseria che altrove. Ci sono dei
pezzi di giovani che son capaci di trasportare sulla
slitta, dalle oase ove si estrae, fino alla portata^dei
carri, 80 miriagrammi di talco e di guadagnarsi, con
sudore s’intende, le loro quattro lire in sole cinque ore,
ma essi non hanno 1’ ambizione di un’ abitazione un
po’ comoda. Quel che manca soprattutto ai loro casolari è la luce. Ci sono case, che non hanno finestre.
Ciò si capiva una volta quando c’era la tassa sulla
luce (che ingiustizia !) ma oggi ! ! — Sono stati allevati nelle tenebre e non sentono il bisogno di luce.
I Maierini, come molti dei loro compaesani hanno
la pessima abitudine di dormire, d’inverno, nella stalla
vicino alle mucchi'ed ad altri animali meno piacevoli.
Mi sono fatto un’idea di quelle stalle visitando, tempo
fa, un’ammalata: In fondo un finestrino la cui debole
luce è intercettata da una mucca la quale occupa, in
tal modo, • ne vous en déplaise », il posto d’onore. Dietro, nel punto più buio, sospeso alle travi del soffitto, il
letto della mia parrocchiana, per arrivare al quale dovetti arrampicarmi su per una scala a pinoli. Quando
fui lassù, non mi accadde precisamente come al mio
predecessore, il quale, mentre pregava in analoga circostanza, si sentì rosicchiare la punta delle scarpe da
un ignoto accovacciato sotto il letto, ma ebbi anch’io
la mia sorpresa, gradita sorpresa dopo tutto. L’ammalata, non so se perchè non m’avea più visto che da
quando ero ragazzo, oppure perchè non s’orientafa
più bene, fatto sta che appena mi vide : « Oh moun
fili », esclamò, < coùm ou se’ creissù ! »
Eppure sono buone persone che sanno affrontare le
intemperie, per recarsi al culto, essi che stanno così
lontano dalla chiesa, e che sembrano rinascere alla
gioia, come tutti i Pralini d’ altronde, quando ricevono, nei loro tuguri, la visita del pastore. Per forza
bisogna ch’egli assaggi il loro vino, un vinello rosso
vivo con due gradi d’alcool sotto zero, ohe e.ssi recano
in anfore originali artistiche di stagno, avute in ere
dità, per testamento, dai loro antenati e portanti i
nomi di « pinte, boccali e boccaletti ».
Più privilegiata, dal punto di vista della lontananza
dal capoluogo, Ribba, ultima borgata del comune
di Prali, situata in una specie d’imbuto, pittoresco
quanto mai, che trovasi sul percorso del torrente dei
« tredici-laghi », oltre il vallone più sopra descritto.
Dista dai Guigou un 40 minuti di cammino, ed è su
per giù sul medesimo livello degli altri villaggi, vale
a dire che par recarvisi non si deve quasi punto salire.
Vi si accede per una stretta gola dove spira, d’estate come d’inverno, un venticello dei più refrigeranti. Qui le finestre delle abitazioni sono normali,
ma è il sole che non lo è. Per due buoni mesi dell’anno, dicembre e gennaio, non vuol saperne dei Ribbassini, e quando torna a far capolino all’orizzonte,
sembra così indeciso sul da fare, eh’ egli sorge e tramonta tre o quattro volte in un giorno.
«
• •
I « tredici laghi » mèta dei turisti (2400 m.) si trovano ai piedi dei monti Roux e Cournou (2900 m.)
.che delimitano i comuni di Prali, ingrogna e Bobbio
Penice. La vista che si gode dalle vette di questi monti
è indescrivibile. Come ci si sente piccoli e miseri e
frali ! Coloro che non credono in un Ente supremo vadano lassù e quando avranno contemplato quell’ immensa catena circolare di montagne coronate di neve,
dove spiccano, come generali in mezzo alla massa dei'
soldati, i monti Viso, Rosa, Cervino e al di sopra di
tutto il cielo sterminato, mi diranno so qualche dubbio non s’è infiltrato nel loro cuore. Non per nulla
un gran numero di naturalisti sono credenti. — . Q
Dio », esclama l’illustre Flammarion, alla fine di quell’aureo libro intitolato Dieu dans la naiwT-e « quanto
sei grande e quanto siamo piccoli i atomi 1 nulla ! Chi
osò nominarti per la prima volta? qual è lo stolto
che la prima volta oso definirti ?.., Essere immenso,
supremo autore dell’armonia 1 E qual nome dare a coloro che non credono in Te, che negano la Tua esistenza, che vivono fuori del Tuo pensiero, a coloro che
non hanno mai sentito la tua presenza?
Oh, io t’amo, io t’amo ! »
Pietro Griglio
iloBtB pagato l'fliibonamento ?
LIBRI e PERIODICI RICCVOTI
La scuola domenicale. Anno XX, N. 2. -- II Monitore
agricolo. Anno I, N. 1. — Alba Abruzzese, namerj anico. — Ortona cristiana, idem. — La Stella, idem. — Nè
Dio nè padrone ! di Pierre Médard, versione di L. Bossi. —
La Coltura Contemporanea, Anno, II, Num. 5-6. — Anno
Battaglie d’Oggi, Anno VI, N. 4 (aprile 19101. — Vita,
VII, N. 4. — Fede e' Vita, Anno II, N. 4. — Cultura moderna, Anno III, N. 4. — La Riforma Laica, Anno I, N. 4.
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Fabeni A. — Micheli Anna — Roenneke K. — Sanguinetti
Giulio — Asilo Evangelico (Milano) — Vanetti C. — Salvadori cont. Emma —- Cardon Stefano — Bomba — Boraso Angelo — Tromboni Elisa — Gualtieri Domenico — Rutelli Emilio — Ford signora M. J. — Tron Giuiio — Roberts signorine — Sell Maria — Peri Emilia — Jouvenal J. D. — Giampiccoli Ernesto — Rosset Pietro — Monastier Anna Maria —
Sallen Don F. — Martelli Bolmini Livia — Malapelle Glanser G. — Superchi Giovanni — Smitti Lidia — Valentini
Luisa — Casali Romeo — Sansele Giacomo — Gay Fanny —
Zuliani Pietro — Carmine Cernigliaro — Berio Giovanni —
Tilli Ugo — Malan Rinaldo — Romano M. (Cairo) —... Clementina (Alessandria d’Egitto) — Bellaritoni Gius. — Gorgo
Giuliano — Jerome W. S. — Bossi Luigi — Squintani Emilia — Paoli Angeletta — Stanganini D. — Batello Gerdon
Raffaello — Roden K. G. — Court S. — Birtlett I. H. —
Wells Miss — Lombardo Onofrio — Asprea Paolo — Nebel
Emilia — Lo Re Pasquale — Zaccaro Giovanni — Loesche S.
(Continua)
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia deU’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma
&OÌÌO VincuBo!
Proprietà riservata—Biprodazione proibita
Fu un accorrere, un pigiarsi, un alzarsi in punta
di piedi, un allungar di colli, uno spingersi sgarbato
per passar innanzi ai vicini.
— Come sta, come sta ?
— Dite, dite, Rachele..
— Parlate, non ci tenete in pena....
— Che dice il dottore ?
— C’è speranza ancora ?
Rachele, rossa come il fuoco, cogli occhi pieni di
lagrime, si lasciò attorniare, si lasciò tirare di qua e
di là come inebetita.
Zitte ! Zitte, donne ! Lasciatemi respirare, lasciatemi sedere, fatevi in là; non ne posso più, non ne
posso più !
La vecchia si buttò sopra una seggiola, si nascose
la faccia nel grembiule di rigatino e scoppiò in singhiozzi.
Allora altre donne si diedero a piangere in coro, e
qualcuna di esse esclamò: — Oh, Signore! E’ morto, è
morto !
— No — disse Rachele, stsroendosi il grembiule fra
le mani convulse. — No, ma il dottore non dà speranza...Ah ! se muore lui, preparatevi a portare anche
me presto al camposanto.... L’ho veduto nascere ; l’ho
portato in collo.. Ah, se muore.... so io, so io..ah,
quella donna, quella donna!
E fece un tal gesto di minaccia col pugno chiuso
e il braccio teso verso il soffitto, che tutti rabbrividirono.
— Ecco ! lo dicevamo che quella ci doveva entrare
per qualche cosa — mormorò qualcuno.
— Vedete ? Vedete ? — soggiunsero altri accalorandosi — ha il malocchio.... l’avrà stregato..
— Tutti, tutti ci strega a poco a poco — gridò Rachele esasperata. — Già Don Angelo, poveretto, lo vedete ; poi c’ è la signora Tilde che non si può quasi
più parlarle tanto è inquieta, e scontrosa..e io..... oh,
io non conto più per nulla qua dentro...... La signora
Domitilla è la padrona ! Le chiavi sono in mano sua.
Lei comanda, lei sgrida, lei va su e giù e dentro e
fuori, e Domitilla è qui, e Domitilla è là..... e bisogna
obbedire senza fiatare, sennò, son rabbuffi !... E la
povera Signorina !... Dovreste vedere come la tratta !
Ma che le ha fatto quella figliola ?.Si scansa quando
la incontra e poi si fa il segno della croce, come se
avesse visto il diavolo ; trova tutto mal fatto quello
che ha fatto lei ; le brontola dietro un’ ora per cose
da, nulla.. e se la vede un po’ triste, e come si po
trebbe essere allegri con questo guaio di Don Angelo,
le dice : . Pianga i suoi peccati, chè sarà meglio; preghi la Madonna e si converta prima che sia troppo tardi..* I suoi peccati, povera creatura! Un angelo del
Paradiso... Basta, è un affar serio, e ne vedremo delle
brutte, ne vedremo delle brutte!.....
Dopo questo sfogo, che aveva accompagnato con una
quantità di gesti espressivi e concitati, Rachele riprese a piangere dietro il grembiule di rigatino e per
qualche minuto non si udirono che i suoi singhiozzi
nella grande cucina inondata di sole. Ma poi le donne
e gli uomini ricominciarono ad agitarsi e a parlar
fra loro, commentando le parole della vecchia serva.
Se non chè ora le voci erano più sommesse, come se
una specie di terrore vago passasse in tutti i cuori,
e le teste si giravano spesso verso l’uscio e gli indici
si levavano all’altezza delle labbra per raccomandare
maggior moderazione.
Finalmente si udirono sulle scale i pa^ del dottore
e tutta quella brava gente uscì fuori fu attorno
sul piazzale della chiesa, per aver notiaje. Il dottore
era scuro, scuro.... Non assicurò nulla, non tolse ogni
speranza ; ma si capiva che la ricaduta gli faceva assai
più paura che non gli avesse fatto primàìa malattia.
Quando se ne fu andato a passi lunghi e leiti, gli uomini scrollarono il capo e le donne si guardarono l’una
l’altra con occhi pieni di desolazione ; poi lentamente
si dispersero in silenzio. Ma restò in tutti (e |i sparse
nel villaggio) la tristezza solenne e rassegnata (she precede una Catastrofe preveduta e inevitabile, e hip senso
di superstizioso spavento e di cupo rancore vèrso la
straniera, la quale, dai più, veniva fatta responsabile
della sventura che stava per avvenire.
Pure, ad onor del vero, bisogna confessare che Rachele aveva esagerato nel dipingere Domitilla a colori
tanto foschi, e che aveva forse lasciato parlare volentieri una^certa rabbietta sorda, che covava nel cuore,
vedendosi un po’ trascurata dalla padrona dacché
era entrata in casa la straniera.
Ma Domitilla in realtà era stata una provvidenza
per la Signora Bernabéi, la quale non poteva contare
per aiuto su Rachele, obbligata sempre in cucina, nè
su Maria, che doveva ogni giorno andare per parec
chie ore dalla moglie del medico a darle una mano,
poiché la signora era stata tanto buona da prendersi
in casa i tPe piccini del presbiterio. Domitilla, giunta
nei primissimi giorni della malattia di Don Angelo,
si era resa subito utile, e la signora Tilde gliene era
grata. Con giudizio, con senno, aveva preso in mano
le redini del governo, lasciando libera la Signora di
stare su nella camera del malato, senza troppi molesti
pensieri per le cose di casa. Abituata al servizio di famiglie signorili, Domitilla andava e veniva dalla mattina alla sera, riordinava, ripuliva, spolverava, stirava, sempre seria, sempre grave, sempre vestita di
nero, coi polsini e il colletto candidi inamidati, colla
faccia pallida, coi capelli tesi.e il mazzo delle chiavi
tintinnava, suonava appeso al suo fianco, e la casa
pareva uno specchio. Oh, come sussultavano i nervi
di Rachele, facilmente irritabili sempre, ma durante
la malattia di Don Angelo in ispecie, ogni volta che
il suo orecchio percepiva il caratteristico clic • clic
delle famose chiavi padronali !...
Assolutanrtnte falso poi che Domitilla fosse sgarbata
con Rachele) anzi era di una gentilezza quasi esagerata e perfiijo affettata, che però la vecchia serva
campagnola,:ruvida e franca, non sapeva apprezzare.
Tuttavia, Chi sa? forse bel bello, la buona vecchia
avrebbe finijo col rassegnarsi e sopportare il giogo,
pur rodendo^ sempre un poco il freno, se quella straniera non si- fosse mostrata fin dal primo giorno, avversa a Marià, la sua favorita. A questo riguai’do, Rachele non esagerava e aveva proprio ragione da vendere quandOrSe la prendeva contro Domitilla. L’antipatia di costei per la fanciulla era straordinaria. La
evitava con ostentazione, le voltava le spalle con dispetto, le rispondeva a stento e sgarbatamente, e non
mancava mai di trovarle mille difetti, quando parlava
di lei con Rachele o con altri.
Rachele sf torturava per riuscir a scoprire la cagione di quell’antipatia, che tanto rassomigliava all’odio ; e finalmente un giorno si era fatta coraggio e
aveva apostrofato la sua nemica in questi termini :
— Mi farebbe la grazia, signora Domitilla, di dirmi
perchè trattatosi male quella povera figliola ? Se fosse
cattiva con lèi, le darei' ragione, ma cattiva non è...
(Continua). ,
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