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ECO
DELLE WII VALDESI
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TORRE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno HI - Num. 21
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TORRE PELLICE 24 Maggio 1974
Amm.; Via Cavour. 1 bis - 10066 Torre Pellice - c.c.p. 2/33094
Basilea e i valdesi:
antichi legami sempre vivi
Una “Giornata
airUniversità di
vaidese”
Basiiea
In occasione dell’8" centenario della
conversione di Valdo, la Facoltà di
teologia dell’Università di Basilea ha
indetto e organizzato una « giornata
valdese », che ha avuto luogo il 16
maggio scorso. Suggerita tempo fa da
uno studente, fatta propria e appoggiata da tutta la Facoltà, preparata
con cura dal decano prof. J. M. Lochman, la giornata era imperniata su
due lezioni pubbliche tenute da valdesi venuti dall’Italia: il prof. Lochman,
introducendo l’incontro, spiegava che
l’intento della Facoltà non era di fare
un discorso sui valdesi ma di udire un
discorso di valdesi. Il prof. Valdo Vinay, della nostra Facoltà di Roma, ha
svolto il tema: « L’annessione dei vaidesi alla Riforma, in particolare alla
luce del colloquio tra Barba Morel e
Bucero sulla giustificazione per grazia
mediante la sola fede ». Il sottoscritto
ha parlato della « Attualità della riforma valdese ». Il pubblico — più di un
centinaio di persone — era costituito
essenzialmente da studenti e dal corpo
docente quasi al completo; erano però
anche presenti membri della chiesa
evangelica svizzera e italiana, con alcuni pastori. Alle due lezioni è seguito
un vivace dibattito, cui hanno preso
parte sia professori che studenti.
La sera, cena in comune tra i professori della Facoltà, uno studente che
rappresentava anche la locale chiesa
evangelica di lingua italiana, gli ospiti
dall’Italia e due rappresentanti della
chiesa riformata di Basilea, fra i quali
lo stesso suo presidente, pastore Peter
Rotach. Il decano Lochman ha ancora
preso la parola e ricordato assai opportunamente il ruolo importante svolto da Basilea come punto di incontro e contatto tra i valdesi e gli bussiti. Lochman stesso è cecoslovacco e
proviene dalla Facoltà di teologia di
Praga, dov’è stato per molti anni collega di Amedeo Molnàr, ben conosciuto in mezzo a noi. Basilea, capitale
dell’ Internazionale valdese - hussita?
Sarebbe troppo dirlo, tanto più se si
pensa al carattere largamente sotterraneo del movimento, quindi non facile da localizzare. Certo però fra le città dell’iEuropa centrale, Basilea occupa un posto di particolare rilievo nella storia del valdismo medioevale. Il
prof. Vinay ha rievocato i primi contatti istituiti, nell’immediato dopoguerra, tra la nostra Facoltà di Roma e
quella di Basilea, specialmente per
mezzo del prof. O. Cullmann, che per
molti anni è venuto regolarmente a
Roma per cicli di lezioni contribuendo
non poco a far conoscere la nostra Facoltà fuori del nostro ambiente e a far
conoscere la teologia protestante nel
mondo teologico cattolico di Roma. Il
prof. Cullmann, attualmente in Germania per impegni di lavoro, non ha
potuto essere presente ma ha inviata
una lettera molto cordiale di adesione,
esprimendo il suo rincrescimento per
non poter partecipare personalmente
alla « giornata valdese » della Facoltà
teologica di Basilea. Il prof. Vinay ha
concluso auspicando che i vincoli tra
la Facoltà di Roma e quella di Basilea
vengano rinsaldati nel prossimo futuro. Infine ha preso la parola il pastore
Rotach, presidente della chiesa riformata di Basilea, ricordando l’antica
solidarietà e aiuto fraterno degli evangelici svizzeri per i valdesi e augurando ai valdesi di oggi di saper continuare la loro opera di testimonianza: anche oggi ci sono delle difficoltà, se pure diverse da quelle di ieri, ma possiamo contare sullo stesso aiuto di Dio
che come nel passato, porta miracolosamente avanti il suo popolo in mezzo
ai pericoli.
Óltre alla « giornata valdese », la Facoltà teologica di Basilea ha preso altre due iniziative in occasione del nostro 8o centenario: un intero numero
della rivista della Facoltà (la « Theologische Zeitschrift ») è stato dedicato
ai valdesi: uscirà in agosto con contributi storici e di attualità dei proff.
K. V. Selge (Heidelberg), R. Cegna
(Torino), V. Vinay (Roma) e del sottoscritto. La seconda iniziativa è un viaggio di studio alle Valli, previsto per il
prossimo ottobre, della durata di
quattro giorni, cui parteciperanno studenti e docenti.
A nostra conoscenza, la Facoltà di
Basilea è la prima, tra le facoltà teologiche, a manifestare un interesse così
vivo e a promuovere una partecipazione così sostenuta all’ottavo centenario
valdese. Desideriamo, anche da queste colonne, esprimere a tutta la Facoltà e al suo decano prof. Lochman,
la nostra più viva gratitudine per l’invito, l’accoglienza, la partecipazione e
la comunione. Così pure siamo grati
alla redazione della « Theologische Zeitschrift » e al suo direttore prof. Bo
Reiche per aver consacrato un numero intero della rivista alla storia e alla chiesa valdese. Questi segni concreti di fraternità e solidarietà evangelica sono preziosi. I valdesi, in tutta la
loro storia, sono sempre stati pochi
ma non sono mai stati soli. Questa è
stata senza dubbio una delle maggiori
benedizioni che hanno accompagnato
e caratterizzato la vicenda valdese attraverso i secoli. E come non si può
comprendere la storia valdese passata
se non in contesto europeo e, in particolare, nel quadro di una fraternità
evangelica internazionale che non è
mai venuta meno e ha svolto un ruolo
decisivo per la sopravvivenza stessa
dei valdesi in Italia, così anche oggi la
chiesa valdese non può che perseverare nella comunione con le altre chiese
evangeliche d’Europa, nel quadro di
una solidarietà che, pur nelle mutate
condizioni storiche e confessionali,
non solo non accenna a affievolirsi ma
sembra stia crescendo, in estensione e
profondità.
Ma è chiaro che la simpatia, la solidarietà, la fraternità che il protestantesimo europeo continua ad attestarci
comportano delle responsaliilità particolari che non possiamo eludere. La
nostra posizione strategica nei confronti del cattolicesimo romano (anche pensando ai due fenomeni maggiori che si stanno verificando in questi
tempi proprio nel nostro paese: la crisi di un certo cattolicesimo politico
che almeno in parte si sta sfaldando, e
l’emergere di un nuovo cattolicesimo,
dai contorni teologici ed ecclesiali non
ancora definiti e comunque non definitivi, diverso sia da quello tradizionale
sia da quello progressista) e la nostra
situazione di diaspora evangelica in un
paese pieno di contraddizioni e tensioni come il nostro, sono i due fattori
che maggiormente rendono rilevante
anche per i nostri fratelli protestanti
d’Europa l’esperienza valdese di questi
anni, come in generale quella delle altre chiese evangeliche italiane.
In realtà, non è solo il centenario
che interessa — grazie ài cielo! Interessa l’oggi della chiesa valdese e del
protestantesimo italiano, quello che come protestanti sappiamo dire e fare,
nell’attuale momento Storico ed ecumenico. Rievocare e attualizzare il passato è utile e necessario, in occasione
di un centenario. Ma è intorno al nostro presente, più ancora che intorno
al nostro passato, che i nostri fratelli,
anche in occasione del centenario, ci
interrogheranno. Difatti, a che serve
avere un passato se non ad avere un
presente?
Paolo Ricca
L’atomica indiana
Alle 8,37 del 16 maggio, nella parte
desertica del Rajahstan, a circa 300
km. da Nuova Delhi, l’India ha fatto
esplodere una bomba al plutonio, di
potenza pari a diecimila tonnellate di
tritolo. Si è trattato di un’esplosione
sotterranea, a 100 metri di profondità.
L’India diventa così, sia pure non ancora ufficialmente, il sesto membro
del ’’club atomico”, dopo gli USA,
l’URSS, la Cina, la Gran Bretagna e la
Francia.
Immediate reazioni polemiche sono
venute dal Pakistan e dal Giappone e
si possono prevedere altre reazioni a
catena da parte degli Stati che, negli
ultimi mesi, hanno polemizzato contro
la bomba francese e contro ogni potenziamento bellico nell’Oceano Indiano e nel Pacifico meridionale. Quest’azione indiana, malgrado Indirà
Gandhi abbia dichiarato che l’esperimento si situa nel quadro di ricerche
sull’uso dell’énergia atomica a scopi
pacifici, potrebbe fornire alla Cina e
alla Francia un’opportuna scusa per
proseguire i loro esperimenti e mettere ulteriormentea punto armi nucleari.
I motivi non mancano, a spiegare la
decisione del governo indiano: malgrado le sue dure difficoltà interne
l’India non è solo uno Stato, è un subcontinente, il secondo dell’Asia, dopo
la Cina (e a parte l’Asia sovietica); e vi
sono comprensibili motivi di equilibrio politico-militare che possono spingerla a sforzarsi di bilanciare il potenziale del suo antagonista cinese. Non
c’è nessuna ragione di ammettere che
la Cina abbia l’atomica, e l’India no.
Così come non c’era ragione di ammettere che l’abbiano gli USA e non
Il canto della Chiesa cristiana
nel quadro dell’evoluzione della musica occidentale
Il canto è un elemento essenziale della vita della chiesa
evangelica, del culto protestante. Vi si dedicano non poche energie, esso rientra nel programma d'insegnamento
nelle scuole domenicali ( poco, invece, nei corsi di catechismo, ed è una grave carenza ) e in esse rappresenta in
modo decisivo l'accentuazione cultuale, di adorazione nelle riunioni dei nostri ragazzi. In molte chiese gruppi corali
più o meno numerosi dedicano tempo al "canto sacro" o
più semplicemente alla nostra innologia, per poter validamente condurre e sostenere il canto comunitario nei culti.
Eppure, paradossalmente, malgrado tutta questa attività,
è estremamente ridotta, per non dire nulla, la riflessione
sull'innologia cristiana, e protestante in particolare ; Qual
è il senso del canto della chiesa? Quale ne è il contenuto?
Di che cosa si nutre? Che cosa esprime? Come si innesta.
organicamente, nel culto? Da dove veniamo, anche nel
nostro canto cristiano, e a che tendiamo? Interrogativi che,
còme molti altri, ci poniamo troppo poco e ai quali non è
così certo che sapremmo rispondere chiaramente e sicuramente. Si può quindi salutare con gioia e gratitudine la
comparsa di un'opera come « Il canto della Chiesa nella
evoluzione della musica occidentale » di Margherita FiirstWulle, la quale per molti anni ha affiancato alla sua attività musicologica professionale l'insegnamento di musica
e innologia presso la Facoltà Valdese di Teologia a Roma.
La Claudiana ha pubblicato questo bel volume ( p. 379,
L. 5.900), che è il primo di due, che costituiranno l'opera
completa ; in attesa di presentarlo più ampiamente, ci pare
che la prefazione scritta dal Decano della nostra Facoltà
teologica ne faccia subito risaltare il valore e la portata.
Mi sono interessato in passato a studiare diverse storie della musica e, a
lettura finita, mi sono trovato davanti
a una costante delusione. Era la stessa
delusione che avevo incontrato leggendo delle storie della letteratura, in cui
era dato risalto al lato formale, estetico delle opere esaminate, ma senza.
inserirle in modo vivo nella problematica culturale della loro epoca e quindi senza permettere una comprensione degli orientamenti profondi che le
animavano. Leggendo le storie della
musica mi sono trovato di fronte a
rassegne di dati tecnici, alla descrizione di scuole diverse nelle loro carattetistiche distintive, ma ho avuto l’impressione che i loro redattori considerassero la musica come un settore
avulso dalla storia, dalla cultura, dalla
distretta e dalla speranza dell’uomo nel
tempo. Quasi che la musica sia per particolare privilegio esentata, a differenza
da ogni altro fenomeno umano, dalla
soggezione al giudizio di Dio e iscritta
in anticipo all’anagrafe del regno dei
cieli, senza più partecipare allo ’’storico”, cioè al problematico e al peccaminoso. La musica è una espressione
umana e l’umano in tutte le sue forme non è legittimato a ergersi ad assoluto, ma è chiamato a rimanere sul
piano ’ creaturale dell’ascolto e della
ricerca della verità, della risposta fiduciosa e della ubbidienza servizievole
alla vocazione evangelica.
Quando sono venuto a conoscenza,
della impostazione data da Margherita
Furst-Wulle alle lezioni di musica e di
innologia agli studenti della Facoltà
Valdese di Teologia ho avuto la immediata sensazione di trovarmi davanti
a qualche cosa di diverso. Quando poi
ho esaminato il volume delle sue dispense — Il canto della Chiesa cristia
na nel quadro della evoluzione della
musica occidentale — ho propugnato
senza esitazione V opportunità della
pubblicazione. Il corso infatti non solo inquadrava il suo soggetto nel quadro della evoluzione della musica occidentale, ma permetteva di comprendere con penetrante chiarezza i motivi che ne hanno determinato i successivi orientamenti, mostrando come
questi motivi siano assunti dalla problematica teologica e spirituale che ha
travagliato la coscienza della Chiesa
cristiana nei vari momenti della sua
evoluzione, con particolare evidenza
per quanto riguarda il canto e la musica della Riforma e successivi alla Riforma. Sotto questo riguardo il corso
poteva essere considerato una storia
in prospettiva musicale e innologica di
quattro secoli di protestantesimo. Dalla concentrazione del canto e della musica sulla confessione di Cristo, della
sua signoria e della sua grazia nel quadro dell’epoca della Riforma, si assisteva a un lento, sintomatico spostamento che concentra gli interessi sui
sentimenti del credente, sui travagli
patetici della sua anima religiosa a
contatto con le vicissitudini della vita,
sulle sue emozioni, sulle sue debolezze, sulle sue esperienze. Non più
Dio, la sua Parola, il suo amore e la
sua gloria è l’oggetto della confessione
della fede espressa nel canto, ma l’uomo, con le oscillazioni sublimanti o
morbosamente deprimenti della sua
sensibilità. L’uomo diventa, anche nell’ambito ecclesiastico, la misura di tutte le cose e fa di se stesso l’oggetto
del proprio lamento o della propria
lode. Karl Barth ha visto chiaro quando ha osservato che questo processo
evolutivo segna né più né meno che la
defezione del protestantesimo dalla
Riforma: « la storia del canto ecclesia
stico ci mostra la secolarizzazione interna che si è prodotta ». Tutta la secolarizzazione esterna del protestantesimo non è in definitiva che « un
sintomo di questa secolarizzazione interna visibile nella trasformazione
del canto della Chiesa » (K. Barth,
Die kirchliche Dogmatik 1/2/280). Dietro la competenza musicale e innologica che ispira le pagine di Margherita
Fiirst-Wulle non è difficile scorgere un
appello appassionato e discreto a quello che vorrei chiamare un Sola Scriptura musicale.
Del corso originale il libro qui presentato ha potuto contenere per forza
maggiore soltanto la parte che va sino
a Lutero. Tratta cioè del momento
centrale, a cui dovranno sempre rifarsi la musica e l’innologia protestante
se vorranno mantenere o riacquistare
la loro ispirazione evangelica, il momento in cui l’inno diventa « messaggero della Parola, che sveglia il cuore
e lo apre alla lode e al ringraziamento », è contemporaneamente « messaggio, risposta e testimonianza », come
diceva Lutero stesso nella sua Prefazione ai Salmi. Ritengo, con convinto
calore, che la pubblicazione di quest’opera valorosa potrà rendere preziosi servizi per comprendere l’espressione musicale e innologica della fede
nei vari momenti della tradizione cristiana occidentale e in modo specialissimo nel protestantesimo. A mia conoscenza non esiste in Italia — a questo
riguardo soffriamo di un inquietante
sottosviluppo — nessuna opera che
possa essere paragonata a quella di
Margherita Fiirst-Wulle, sia per originalità di metodo e di trattazione, sia
per penetrazione interpretativa.
Vittorio Subilia
la Gran Bretagna o la Francia, che
l’abbia l’URSS e non la Cina. Fino a
che si tollererà — e non si può fare
altrimenti — che nei poligoni atomici
statunitensi o siberiani scoppino, con
notevole frequenza, esplosioni atomiche sotterranee, è difficile contestare
alla Gran Bretagna (che pare però avere soprasseduto da un certo tempo),
alla Francia, alla Cina e ora all'India il
diritto di mettere in atto loro esperimenti. Si può solo dire che ai fini
unicamente pacifici si crede poco.
Resta la valutazione di opportunità:
le piccole o medie potenze riusciranno mai a risalire, sia pure in misura
ridotta, il divario che le stacca dai
supergrandi o dagli aspiranti tali? Il
discorso è però ritorcibile: il divario
si imporrà sempre maggiore, quanto
più le potenze di second’ordine (oggi)
rinunceranno; e si può legittimamente
sostenere che meno il mondo sarà
spaccato fra due supergrandi-padroni,
più articolati e differenziati e complessi saranno i rapporti internazionali, e
più possibilità ci saranno di mantenere fortunosamente e faticosamente
quell’equilibrio precario che chiamiamo "pace”.
Naturalmente, il motivo che s’impone alla riflessione, e la rende costernata, è: un paese nel quale una parte
considerevole della popolazione vive
nella fame, un paese nel guale si accetta che in vaste regioni siano degli
stranieri (come i giovani svedesi dei
quali abbiamo dato notizia recentemente) a fare la carità di pozzi, per
dare alle popolazioni assetate e ai terreni riarsi l’acqua che nel sottosuolo
c’è — questo paese può degnamente
permettersi il lusso di perseguire una
politica di prestigio e di potenzia? È
proprio inconcepibile uno sviluppo nazionale che non passi anche per una
ricerca e un’affermazione di potenza
militare? Certo, i governanti e i responsabili indiani si trovano di fronte
a problemi di una vastità e di una
drammaticità terribili (si pensi solo
alla tremenda crescita demografica degli indiani, sono ora seicento milioni)
e hanno cercato di affrontarli in vari
modi e a vari livelli. I nostri più gravi e massicci problemi italiani impallidiscono e quasi spariscono di fronte a
quelli che gravano sui responsabili indiani. Né coloro che in ogni parte del
mondo spendono quote astronomiche
del loro bilancio nazionale (noi poveracci, 2500 miliardi all’anno) per la
’’difesa” possono onestamente far la
morale e dar lezioni di civismo nazio■ naie e mondiale ai dirigenti di Nuova
Delhi.
Eppure su loro, come su tutti noi,
grava l’interrogativo: questo lasciarsi
risucchiare dal gorgo della ’’legge della difesa” è il modo più vero per affermare la propria autonomia, per lavorare al proprio sviluppo, per trovare il
proprio posto corresponsabile nella
comunità dei popoli?
No. Ma — parafrasando la parola di
Paolo — « il bene che voglio, non lo
faccio; il male che non voglio, quello
faccio ». Siamo ben oltre, ben più a
fondo del moralismo velleitario che
risuona da tanti microfoni e copre colonne di giornali. Anche i popoli, non
solo gli individui, devono dire — o li
udiamo oscuramente dire — « chi mi
trarrà da questo corpo di morte?». E
in tutti questi popoli Dio si è chiamato dei cristiani perché dicano e si sforzino di vivere la parola di speranza, la
sola: « Sia ringraziato Dio che ci dà la
vittoria per mezzo di Gesù Cristo ».
Non per mezzo della buona volontà e
del buon senso degli uomini, neppure
dei cristiani. Ma pure una vittoria reale, compiuta: e chi crede e sa che « le
cose invisibili » di cui ci parla l’Evangelo sono più reali e durevoli delle
« cose visibili » quotidiane e storiche,
dovrebbe pur fare trasparire questa
fede e questa speranza nella sua vita
quotidiana e storica. E per cominciare
chiamare il peccato: peccato. Il nostro.
Gino Conte
Il nostro Insorto
Nelle pagine interne i lettori troveranno il 7o "— e ultimo — inserto dedicato all’S» centenario valdese. Per
vari mesi, regolarmente, sono tornate
queste pagine, curate dai pastori Giorgio Tourn e Ermanno Genre, che hanno affrontato e presentato tutta una
serie di temi proposti dal valdismo
primitivo. Hanno collaborato a questa
ricerca, a pro di tutti, una serie di
gruppi di varie chiese valdesi: S. Giovanni, Pomaretto, Milano, Firenze, Genova, S. Giovanni lipioni e ora Colleferro e Ferentino. A tutti la più viva
gratitudine.
2
pag- 2
N. 21 — 24 maggio 1974
Bonsolati
Leggendo
il sermone i
sul moele wor
La seconda promessa di beatitudine che troviamo nell'evangelo di Matteo (5: 4) riguarda « quelli che piangono ». Quanta
gente piange al mondo! L'umanità piange da quando è nata.
L'uomo viene al mondo piangendo, e fino alla morte ha infinite
ragioni di piangere. Non possiamo però fare a meno di riconoscere che molte di queste ragioni sono naturalmente umane, cioè
egoistiche: l'uomo piange perché qualche cosa non va com'egli
vorrebbe, perché qualche evento lo priva di un guadagno che desidera o di un bene che vuol conservare, perché gli sembra necessario alla sua vita, com'egli la concepisce, avere e conservare quello ch'egli crede sia buono. Il suo pianto è allora una confessione
di debolezza e di una conseguente rabbia impotente, ed è comunque un effetto della falsa valutazione che l'uomo fa di sé e
delle cose sue, vedendole coi suoi occhi annebbiati e strabici, e
non con l'occhio di Dio.
Difficilmente possiamo pensare allora che a questo errore
possa corrispondere una beatitudine.
Ma vi sono altri motivi, più urgenti e veri, per i quali l'uomo deve piangere. Deve piangere sulla triste condizione del mondo, così diversa da quella in cui Dio lo creò, quando vide che tutto « era molto buono » (Genesi 1: 31). Deve piangere sulla giustizia che è offesa quasi dovunque, per cui a nessuno, quasi, è
dato quello che gli spetta, quello di cui avrebbe realmente bisogno. Deve piangere con le pie donne sul fatto della croce, che
dovrebbe avere per gli uomini un valore unico e superiore a tutti
gli altri, ed invece è compreso e reso proprio quasi da nessuno.
Deve piangere, come Caterina da Siena, « perché l'Amore non è
amato »; perché l'amore di Dio non è corrisposto, perché assai
pochi ricambiano a Dio l'amore del quale « ha tanto amato il
mondo che ha dato il suo Figlio unico, affinché chiunque crede
in lui non perisca, ma abbia la vita eterna ». (Giovanni 3: 16).
Solo quelli che piangono per questi motivi saranno consolati.
Lino De Nicola
TACCUINO AFRICANO
Un commentario biblico
delle edizioni “Voce deiia Bibbia”
Neirottobre dell’anno scorso le edizioni
<( Voce della Bibbia » hanno pubblicato il
primo volume di un commentario biblico in
tre volumi. Si tratta delle traduzione italiana
del « New Bible Commentary » pubblicato a
Londra dall’/nier-Farsiiy Fellowship (l’equivalente dei nostri Gruppi Biblici Universitari).
La prima edizione inglese risale al 1953. Da
allora si sono succedute numerose ristampe
sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti. La
traduzione italiana, tuttavia, si riferisce alla
nuova edizione inglese, interamente riveduta
ed aggiornata, che tiene conto del progresso
degli studi biblici negli ultimi anni ^
Il primo volume comprende i commentari
ai libri dalla Genesi ad Ester. Esso si apre con
ben dodici articoli introduttivi di carattere
generale che vanno dalFautorità della Scrittura, alla storia d’Israele, alla teologia e alla
poesia dell’Antico Testamento. Ogni libro della Bibbia è dotato di un’introduzione che
tratta dell’autore, della data, dello sfondo
storico e letterario, dei tempi principali ecc.
Nella prefazione si ricorda che lo scopo
che gli autori di questo commentario si sono
prefisso è quello « di fornire a chi vuole studiare con impegno la Bibbia, una nuova ed
aggiornata trattazione del testo, che unisce
alla fede assoluta nella sua divina ispirazione,
alFessenziale fedeltà alla verità storica e all’utilità pratica per ogni Cristiano, una profonda erudizione » (p. 11).
In altri termini non si tratta di un commentario « fondamentalista » (basta pensare
che ad esempio, uno degli articoli introduttivi
si intitola « Storia della critica letteraria del
^Commentario Biblico. Voi. I: Articoli Introduttivi. Genesi - Ester, Edìz. « Voce della
Bibbia ». Modena 1973.
Pentateuco »), anche se, senza dubbio, apparirebbe tale a un a demitologizzatore »...
Se ci si dà la pena di leggere il commento
al prologo si leggono parole come queste : « Il
prologo della Genesi presenta quelle verità
storiche che costituiscono i necessari presupposti della valida ricerca dell’umano sapere.
Tra le sue rivelazioni normative vi sono
quelle dell’atto divino della creazione assoluta ex nihilo e di una specifica e definita
èra creativa in cui sono apparse tutte le più
importanti varietà degli ospiti terrestri. Comunque (...) non ci troviamo di fronte a una
descrizione scientifica, poiché il suo è un linguaggio della semplice osservazione ed il suo
stile è permeato da un elemento poetico riflesso nella struttura strofica (...). Per distinguere la semplice descrizione e l’immagine
poetica da ciò che è chiaramente concettuale,
la guida ultima è qui, come sempre, il paragone con il resto della Scrittura » (p, 88).
Certo, gli autori dei vari commentari mettono l’accento sulla storicità dei libri bìblici,
ma con misura e sempre prestando orecchio a
quanto risulta dalla critica biblica.
Il volume comprende circa 520 pagine e
non può essere messo in vendita ad un prezzo accessibilissimo (7.000 lire). Tuttavia non
bisogna dimenticare che, acquistando i tre
volumi del commentario, si ha a disposizione
una guida completa per la lettura della Bibbia.
Sarà interessante, in particolare, avere sotto
mano il volume sul Nuovo Testamento.
La veste editoriale è molto buona, i caratteri sono facilmente leggibili e la materia è disposta in modo ordinato e chiaro. Ci si riferisce
alla Versione Riveduta della Bibbia, senza dimenticare, però, i testi originali o altre versioni antiche o moderne quando questo è necessario. In sostanza un’opera assai utile cd
alla quale auguriamo una buona diffusione.
Giovanni Conte
I lettori ci scrivono
Cuneo evangelica
Caro direttore.
Mi permetta di fare alcune precisazioni c
rettifiche circa il trafiletto « Cuneo » dell’inchie.sta « incontro con le piccole comunità del
Piemonte: ieri e oggi » apparso sul n. 15 (ho
ricevuto il 7/5 il n. del 12/4).
Innanzitutto bisogna ricordare che l’opera
dì evangelizzazione a Cuneo e provincia è
condizionala da un fattore storico: nel XVII
secolo le vallate, da quella del Po a quella
della Stura di Demontc. avevano accolto la
riforma ma furono messe a ferro e a fuoco
in nome della Controriforma.
Nel secolo scorso, poi. nel cuneese, oltre ai
valdesi citati nel trafiletto, operarono ì « fratelli » ed i battisti, tra cui l’evangelista Bo
che si stabili e mori a Mondovi. Trenta o
più anni addietro pastori valdesi curavano un
gruppo di evangelici e fu anche preso in affitto un locale per i culti; ma l’opera fu in
seguito abbandonata e negli anni cinquanta
le poche famiglie erano curate regolarmente
dai ballisti di Torino. Le visite pian piano
divennero quindicinali e poi settimanali e si
apri nuovamente un locale di culto per tutti
gli evangelici, ma per interessamento delj Unione. L‘opera non ebbe progressi travolgenti ma il gruppo si accrebbe di altri clementi e nel 1956 fu acquistato, sempre dall’Unione Battista, l’attuale locale dì cullo di
vìa Q. Sella; alla fine del 1962 fui mandato
io come pastore residente.
Uno dei compiti che come chiesa ci siamo
prefissi per otto anni è stalo quello di rintracciare e coinvolgere nell’opera di testimonianza tutti gli evangelici dell’intera provincia: molte erano le famiglie valdesi, ma solo
una , proveniente per molivi di lavoro da
Torino, prese a cuore Taltivitá della chiesa
c la stessa cosa accade per una famiglia di
riformati olandesi residenti a Savigliano. La
loro piena partecipazione alla vita della chiesa fu talmente apprezzata che nel Consiglio
di chiesa furono anche eletti ì due capifamiglia. Dopo di me, e per due anni, ci fu un
altro pastore battista residente ed attualmente la chiesa viene curata da Torino, in modo
particolare dal past. Paschetto. Presto speriamo sia possibile destinare un altro pastore
che risieda a Cuneo, secondo i desiderala
delPAssemblea dell’Unione Battista, della quale da circa venti anni fa parte a tutti gli effetti la chiesa e la diaspora di Cuneo.
Fino al 1969 quella battista ed un gruppo
di « fratelli » di Castino, erano le uniche
chiese della vastissima provincia di Cuneo;
alla fine di quelPanno fu inaugurato nel capoluogo un locale di culto della chiesa del
Nazzareno. La chiesa battista di Cuneo ha
delle caratteristiche sue proprie: a) la maggioranza dei membri proviene da altre province del Piemonte o dal meridione, con la
conseguenza di avere una certa difficoltà ad
inserirsi nell’ambiente; b) è stala, e mi auguro vivamente che continui ad esserlo, una
chiesa aperta a tutti gli evangelici di ogni
denominazione (pentecostali, fratelli, valdesi,
riformati, luterani) e non solo per Taspetto.
ovvio, della frequenza ai culti, ma della piena e completa fraternità, c) è una chiesa-diaspora. con la maggior parte dei fratelli residenti in provincia, perciò, fra l’altro, è indispensabile, a mio giudizio, che un pastore
risieda in loco onde tenere regolari contatti
con queste famiglie e riprendere i culti in
case private nei vari paesi.
Fraternamente
Ghl^eppe a. Mollica
In pieno paganesimo
E domenica màttina. L’alba, che trascorre rapida come il crepuscolo, si
annuncia appena e siamo per via: i
partecipanti all’incontro di Porto-Novo
si sono dispersi, per la giornata domenicale, alcuni partecipano a culti e riunioni nelle chiese cittadine della costa,
altri son già partiti la sera prima, in
battello, per un giro di culti nei villaggi su palafitte sulla grande laguna, altri infine — e sono fra questi — si recano nell’interno per incontrare l’équipe dell’Azione Apostolica Comune e i
convertiti che sono il frutto del suo
lavoro nella regione Fon.
Corriamo, su una grande arteria, attraverso una regione pittoresca, abbastanza ricca di vegetazione, qua e là di
colture, ma al tempo stesso arida: è
difficile descrivere la trousse, la boscaglia africana, che non ha riscontro da
noi. Forse perché manca il sottobosco.
Impressione di vasti spazi e di scarsa
popolazione, che per altro è al lavoro,
perché, almeno nelle regioni interne e
agricole, largamente pagane, la domenica è un giorno come gli altri. Dopo
150 km. di saliscendi per le colline, qua
e là chiazzate da piantagioni governative di lek, giungiamo a Bohicon, una
cittadina antica, che ricorda vagamente località di frontiera del Far-West.
Rappresenta, con Abomey — l’antica
capitale dell’omonimo regno feudale
durato fino al secolo scorso —, i due
soli centri urbani di una vasta regione
al centro del Dahomey, la regione Fon,
sulla quale vive uno dei gruppi di popolazione dahomeana: circa mezzo milione di abitanti, che parlano una delle
quattro lingue principali, il fon appunto, molto diverso dalle altre. In questa
regione lavora, da cinque anni, un
gruppo evangelico interdenominazionale, internazionale e interrazziale, la
équipe dell’Action Apostolique Commune. Abbiamo varie volte, in questi
anni, parlato di quest’iniziativa, che in
qualche modo è all’origine della costituzione della CEVAA (Comunità Evangelica di Azione Apostolica) e ne costituisce anche il più immediato lavoro
pratico, insieme all’opera di équipes
analoghe in Francia e in Svizzera, forse domani nel Pacifico, nel Madagascar, in Italia.
Arriviamo nel ’’quartier generale”
dell’AAC, un palazzotto cadente con
baracche intorno, dove la vita dev’essere piuttosto primitiva. Vari membri
del gruppo si sono già dispersi per culti e riunioni in alcuni delle decine e decine di villaggi che si stendono tutto
intorno, per un raggio di decine di chi
NOTICIAS
dalla Spagna
Nell’Annuario Evangelico Spagnolo
del 1974 compaiono registrati 527 luoghi di culto evangelici in Spagna. Il
gruppo che ne conta di più è la Chiesa evangelica dei Fratelli con 117 luoghi di culto; viene poi l’Unione evangelica Battista (100), la Federazione
delle Chiese evangeliche indipendenti (63), la Chiesa evangelica spagnola (56). I due terzi di queste chiese
sono iscritte legalmente alle Associazioni confessionali del Ministero della
Giustizia, e sono quindi legalmente riconosciute dal Governo spagnolo.
A Barcellona una Chiesa protestante calvinista ha preso l’iniziativa di
vegliare alla formazione teologica dei
suoi pastori; costituendo un Istituto
biblico riformato. Questa chiesa calvinista ha altre comunità a Madrid e
nelle vicinanze di Barcellona stessa.
Madrid. Alcuni giovani appartenenti alla « Gioventù spagnola tradizionalista », legata all’antico movimento
cartista di estrema destra, hanno
scritto parole oltraggiose sulla porta
della Chiesa evangelica dei Fratelli di
questa città. Le iscrizioni dicevano, tra
l’altro: «Fuori gli eretici!» e «Viva
l’Inquisizione! ».
Madrid - I teologi tedeschi Johann
B. Metz, Karl Rahner (cattolici) e Jürgen Moltmann (protestante) hanno
partecipato a un ciclo di conferenze
sulla teologia tedesca contemporanea
organizzato daH’Istituto Tedesco e dall’Istituto Cattolico « Fede e secolarità » di Madrid. La conferenza introduttiva è stata tenuta dal teologo spagnolo Alfonso Alvarez Bolado su « Dio e
la città ». I professori Metz, Rahner e
Moltmann hanno sviluppato successivamente questi temi: «Chiesa e popolo », « Le trasformazioni delle strutture della Chiesa e le loro conseguenze
nella società » e « La liberazione alla
luce della speranza di Dio ». Il solo vescovo presente è stata Ramòn Taibo,
della Chiesa Spagnola Riformata Episcopale; partecipava pure il dr. Daniel Vidal, presidente della Chiesa
Evangelica Spagnola e direttore del
Seminario evangelico unito.
Salamanca - Sotto gli auspici del
Centro di Studi Orientali ed Ecumenici, deirUniversità Pontificia di Salamanca, il prof. Jürgen Moltmann, della Facoltà protestante di teologia dell’Università di Tubinga, ha tenuto un
ciclo di conferenze su « Fede e politica ».
lometfi. Uno spuntino, accolti fraternamente, e ci uniamo agli ultimi, visitando una mezza dozzina dei villaggi
più vicini. La camionetta segue piste
di terra rossa, in un dedalo nel quale
ci perderemmo. Ci possiamo render
conto delle difficoltà di questo lavoro,
e si ripensa a quali devono essere state, un po’ ovunque, per i pionieri della missione. Il paese è ancora totalmente pagano, la vita è intrisa dell’animismo millenario, che se ha coscienza
dell’unicità della divinità, adora e teme le forze della natura nelle quali
tale potenza divina si manifesta, le forze del cielo, della terra, delle piante,
degli spiriti, del sangue. All’ingresso
di ogni villaggio, circondato da un alto
muro di terra battuta periodicamente
ricostruito, il ’’luogo sacro”: ogni famiglia vi ha il suo feticcio — per lo
più un simbolo fallico — rizzato dal
maschio adulto nel momento di costituire la famiglia, come una propiziazione di benessere e fertilità. Nel nuvolo di ragazzini che ad ogni arrivo ci
piovono addosso (a sera i nostri abiti.
In uno dei villaggi
’’fon”, la visita di
membri dell’équipe
dell’Azione Apostolica Comune, in questo
caso assistenti sanitarie e sociali. Il lavoro dell’AAC continua, in una regione
religiosamente del
tutto pagana e socialmente del tutto trascurata.
nonché le nostre mani, ne porteranno
segiii visibili...) allegri e incuriositi, ne
notiamo molti con tatuaggi, specie sul
volto: sono coloro che sono stati ’’prescelti” per essere un giorno consacrati
al servizio del culto, cioè in pratica
dei sacerdoti-stregoni, che vivono nei
villaggi e in dati periodi dell’anno si
ritirano in ’’conventi”, nei quali si svolgono le ’’iniziazioni” dei prescelti; questi, oltre a rimanere a vita — e pena
la morte — vincolati al culto, all’obbedienza e al segreto, coltivano, durante
il loro apprendistato, le terre dei conventi...
Uno di noi, Georges Kelly, un pastore tahitiano che è stato fra i membri
della prima équipe AAC quale ’’animatore giovanile”, ci dice che quel che
allora lo aveva maggiormente colpito,
e tuttora lo colpisce e inquieta, è questa massa di bambini, segnati fin dai
primi anni, destinati a un’esistenza di
schiavitù spirituale e civile. La situazione della zona è socialmente grave.
I villaggi vivono sostanzialmente una
vita immobile come secoli addietro,
anche se qua e là scorgiamo, nelle capanne, qualche radiolina a transistors
e se circola qualche ciclomotore. Lo
analfabetismo è tuttora, in questa zona, a parte i pochi e piccoli centri urbani, del 90%. L’assistenza sociale praticamente inesistente, quella sanitaria
scarsissima; un medico ha in cura un
territorio vastissimo, con un modesto
ambulatorio, e praticamente non si
muove da questo, dov’è sovraccarico
di lavoro. Sicché sono frequenti tuttora i casi di morte per mancanza di
cure, la mortalità per parto, quella infantile (frequenti le chiamate in piena
notte, presso il centro dell’AAC, perché
qualcuno del gruppo venga in macchina a raccogliere qualche caso urgente). Percorrendo i villaggi si nota la
diffusione di malattie degli occhi, anche fra i bambini; e fra questi ce n’ò
che hanno il piccolo ventre deformato
da malattie, disfunzioni, malnutrizione.
Si comprende quindi che un aspetto
del lavoro deH’AAC sia, com’è sempre
stato in passato il lavoro missionario,
un servizio sociale: corsi di alfahelizzazione (in un villaggio abbiamo visto
una graziosa scuola materna, moder
namente concepita e costruita con fondi europei ma... i un modo che non
corrisponde all’ambiente indigeno e
che per questo è un po’ criticato), assistenza sanitaria e sociale, ora svolta,
con collaborazione di altri, soprattutto da una diaconessa di Reuilly, francese; in una zona ’’strategica”, al centro fra vari villaggi, abbiamo poi visto
in costruzione tutto un complesso sanitario, con ambulatori, maternità,
piccola camera operatoria, dove in
autunno dovrebbe cominciare a lavorare un’équipe sanitaria costituita da
infermiere specializzate (che qui spesso compiono operazioni chirurgiche)
europee e africane.
È reale il rischio che queste varie
attività, necessarie e urgenti, finiscano
per assorbire più entusiasmo ed energie che l’evangelizzazione, la predicazione, la catechesi vere e proprie: anche perché queste si rivelano ben altrimenti ardue. Qualcuno ha notato in
questi pochi anni una certa involuzione nelTAAC, almeno per ciò che riguarda l’equilibrio fra l’azione sociale
e l’impegno nell’evangelizzazione. Lo
dico qui senza il minimo spirito di
giudizio: non è forse quel che minaccia ogni chiesa, e molto precisamente
la nostra Chiesa Valdese, che oggi fa
senza dubbio molto di più — per quanto poco — per il servizio sociale (o socio-politico) che non per la predicazione, intendo all’esterno. Ora, sappiamo quel che può essere, qui, la durezza del guscio che si è presto richiuso intorno ai nostri slanci evangelistici di un passato ormai lontano o più
recente. Ma solo chi ha avvertito, sia
pur in modo effimero e superficiale com’è stato per me, la corposa realtà di
questo paganesimo totalitario, di questa religiosità che s’identifica con la totalità della vita quotidiana e sociale,
può intuire lo sforzo terribile che deve
costare l’incrinarla, così come la fermezza meravigliosa rappresentata da
coloro — pochi — che, isolati e dispersi nel loro popolo, hanno accettato il
discepolato di Cristo e perseverano
nella fede che li ha illuminati.
A tutte queste difficoltà, materiali e
spirituali, si aggiunge quella della lingua: in tutto il gruppo — una quindicina di persone — uno solo è originario del paese e ha il fon come lingua
materna; gli altri, europei (francesi e
svizzeri) o africani (dahomeani e togolesi), hanno dovuto prima familiarizzarsi con questa lingua — assai difficile, pare — perché senza quel mezzo non
avrebbero alcuna possibilità di contatto umano. Così due pastori, uno africano e uno svizzero, alcuni evangelisti
e catechisti e animatori giovanili, e alcuni assistenti sociali e sanitari irraggiano, dal quartier generale di Bohicon. Dopo un incontro con loro, li lasciamo con il senso con cui si lascia
chi, in prima linea, in condizioni difficili, in un notevole isolamento, combatte anche per noi. E ce ne andiamo
recando soprattutto negli occhi e in
cuore quelle masse chiassose e allegre
di ragazzini, quegli occhi balenanti
svegli nelle faccine scure: su loro plana tuttavia la tristezza del domani,
condannati come sono in maggioranza, a viste umane, all’iniziazione, al
Gino Conte
(continua a pag. 6)
I frutti dell’Evangelo
II nostro Evangelo — Dio sia lodalo — ha creato molte e grandi cose
buone. Prima nessuno sapeva che cosa fosse l'Evangelo né chi fosse Cristo,
né che cosa fosse il battesimo, la penitenza ( il ravvedimento ), la santa cena,
la fede, lo Spirito Santo, la carne, le buone opere, i dieci comandamenti, il
Padre nostro, la preghiera, la sofferenza, la consolazione, lo Stato, il matrimonio, i genitori, i figli, i signori, i servitori, la padrona di casa, la serva, il diavolo, gli angeli, il mondo, la vita, la morte, il peccalo, la giustizia, il perdono,
Dio, il vescovo, il pastore della chiesa, il cristianesimo, la croce. Insomma,
non sapevamo nulla di ciò che un cristiano deve sapere... Ma ora è successe»
— Dio sia lodato — che uomini, donne, giovani, vecchi conoscono il catechismo e sanno come si deve credere, vivere, pregare, soffrire e morire ; ed è
una bella istituzione della coscienza quella che insegna a essere cristiani e a
riconoscere Cristo !
MARTIN LUTERO (1531 )
Un lettore fiorentino ci trasmette queste parole di Lutero, proponendocene la pubblicazione e notando: « a me han fatto bene».
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24 maggio 1974 — N. 21
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
pag. S
Riesi
CENTRO DIBATTITI
Il 16 febbraio, Tullio Vinay, dopo
averlo introdotto e ambientato nel contesto storico, ha letto il verbale di una
seduta del Senato americano in cui il
senatore Abourezk ha chiesto la cessazione dei finanziamenti alla polizia
ed alle carceri del Sud Vietnam. Il verbale è molto interessante perché mostra come è in continua crescita l’opposizione del popolo americano alla
politica di repressione del suo governo.
Il 23 febbraio. Don Enrico Chiavacci, professore di etica sociale al seminario di Firenze, ha tenuto una conferenza sulla Chiesa del Sud Vietnam.
Il comportamento di quella chiesa in
una situazione di conflitto è illustrativa anche per le nostre chiese, infatti
quel che spinge la chiesa vietnamita
ad appoggiare il governo che opprime
il popolo è lo stesso spirito di conservazione, di difesa dell’istituzione stessa, che tanta parte ha nella nostra
prassi ecclesiastica.
Il 2 marzo, il giudice prof. Paolo
Vercellone ha presentato il tema cosi
attuale della « Criminalità, oggi ». Egli
ha scorto l’origine dei molti crimini,
specialmente giovanili, non tanto nella perversità degli individui, quanto
nella società che non sa comprendere
i loro bisogni. Il maggior numero dei
delitti, infatti, lo si riscontra fra giovani emigrati che si trovano in una
società opulenta privi di quel che altri hanno e per di più emarginati.
T’ V.
UN PICCOLO RICREATORIO
Da più mesi un gruppetto di ex-allievi della nostra scuola elementare si
ritrova insieme una volta la settimana, per alcune ore del pomeriggio, e
questo del tutto liberamente. È un tentativo di raggruppare una parte di ragazzi e ragazze che ora frequentano
la scuola media statale, di mantenere
U contatto ed il dialogo con loro e di
dar loro una possibilità di qualche attività pratica.
Attualmente siamo pochini perché
una parte di loro ha avuto l’orario
scolastico cambiato che è venuto a
coincidere col nostro. Ma si è ormai
formato un piccolo gruppo stabile di
4-5 ragazzi che vengono molto regolarmente. A loro si aggiungono diversi altri che cambiano di volta in volta.
Le ragazzine amano molto ricamare
o lavorare a maglia. Sono molto entusiaste e, per la loro età, lavorano con
notevole costanza. Panno lavoretti che
poi portano con gioia a casa.
Parte del tempo che abbiamo a disposizione per stare insieme deve an
le servire ai ragazzi per fare giuochi,
per cantare, per esporre i loro problemi. Chi ha difficoltà a scuola per qualche materia porta il libro ed è seguito
individualmente affin di poter ricuperare il ritardo. È chiaro che così, il
tempo ci passa sempre troppo presto
ed è lungo di aspettare da una settimana all’altra. Verrebbero più volte,
ma purtroppo non mi è possibile, per
il momento, di dedicare più ore a questi incontri. E anche se il locale che
abbiamo a disposizione è ancora freddo e poco accogliente (poco a poco lo
vogliamo trasformare insieme), alcuni
non mancano mai e questo è un segno
di speranza che il gruppetto potrà cre'cere.
Chi partecipa a questo piccolo ricreatorio viene molto volentieri e cer'amente altri si uniranno a noi; questo ci permetterà pure di elaborare
nuove prospettive per quanto ci siamo,
in parte, già proposti di fare insieme,
Elisabeth
Cristiani nei Libano
{sí’¡hI) Su 2,7 milioni di abitanti del piccolo
Stato 1.2 milioni sono cristiani. Questi appartengono a una dozzina di diverse confessioni:
le più numerose sono quelle dei Maroniti, dei
greco-orlodos.«i e degli armeno-ortodossi. Nel
paese ci sono non meno dì sette patriarchi e
quarantun vescovi (!). Quasi ciascuna delle
comunità religiose ha proprie scuole, generalmente a pagamento. A lungo il livello di formazione di queste .scuole c stato più alto che
in quelle statali; oltre alla formazione scolastica normale, queste scuole danno pure una
formazione morale e religiosa specifica. Molte
di esse dovrebbero essere oggi rimodernate,
ma per ragioni finanziarie tale rinnovamento
è spesso impensabile. La loro popolazione scolastica è di circa 65.000 alunni. Per lo più
alla direzione amministrativa dì ciascuna vi
è un vescovo.
I dirigenti ecclesiastici, soprattutto i vescovi, hanno un ruolo eccezionale nella vita dei
cristiani libanesi. Questi sono convinti che il
vescovo sia una persona influente, quotidia
namenle in rapporto con personalità che oc
capano posizioni-chiave; perciò ci si richiama
volentieri alle sue referenze. Siccome nel Li
bano la celebrazione del matrimonio è esclu
sivamente religiosa, ogni cittadino deve spo
sarsi neU'ambito della sua confessione. Ai ve
scovi compete la regolamentazione matrimo
niale c la tenuta dei registri di matrimonio
Le loro decisioni vengono riconosciute e con
valídate dallo Stato. Spesso il vescovo deve pure presenziare a una sepoltura; nel Libano,
infatti, la partecipazione di un vescovo a un
servizio funebre è una questione di prestigio
per la famìglia.
Anche se vi sono vescovi nei consìgli comunali, la loro partecipazione alla vita politica è però volutamente limitata. Queste Chiese non conoscono che un impegno politico
molto marginale.
Il 15 maggio alla Galleria d’Arte Moderna di Torino
Tavola ratoaia so " sigaificato a prospettive
dalla preseaza protestaate la Italia"
Mantova
(Duesta riunione, che ha aperto la
serie delle manifestazioni torinesi per
la celebrazione dell'Ottavo Centenario
valdese, ha avuto una buona partecipazione di pubblico, composto in gran
parte di membri delle varie comunità
evangeliche, ma anche di una discreta
parte della cittadinanza.
Hanno partecipato a questa “tavola
rotonda”: Giorgio Bouchard, il senatore Franco Antonicelli, il giornalista
Raniero La Valle ed infine Marco Rosi an, direttore di « Gioventù Evangelica »,
Abbiamo quindi visto a confronto il
parere di due evangelici (Bouchard e
Rostan), di una parte laica (Antonicelli) e d’una parte del dissenso cattolico
(Raniero La Valle).
La voce laica si è soffermata sulla
valutazione dei valori morali portati
avanti dal Protestantesimo. Prescindendo dal valutare la presenza protestante partendo dalla fede, Antonicelli
ha sottolineato i valori etici di questa
minoranza che da sempre ha dato al
nostro Paese un costante apporto di
rinnovamento. I Valdesi hanno portato avanti una lotta per la giustizia e
la libertà, sempre racchiusa da una
saldezza di principi morali. Ciò si è
reso manifesto soprattutto durante la
Resistenza durante la quale i Valdesi
hanno mostrato la loro ctlpacità di
reazione di fronte al fascismo.
L’intervento di Raniero La Valle mirava a mostrare le assonanze tra il
Protestantesimo italiano ed il « cattolicesimo del no » uniti oltre che dalla
comune reazione al blocco clericale-fascista con il voto del 12 maggio, anche dalla predicazione comune del messaggio di Cristo.
I cattolici del no non si sentono isolati nella loro lotta, grazie alla presenza protestante; al tempo stesso i protestanti non devono sentirsi isolati grazie alla presenza di questi fratelli che
vedono bloccate le loro istanze proprio come accadeva ai protestanti alcuni anni fa.
In sostanza non è necessario ricercare un’identità protestante, dice Raniero La Valle, ma bisogna fare in
modo che esista una corrente comune
di azione dal momento che entrambe
le forze (cattolica e protestante) portano avanti un messaggio di più stretta aderenza al Vangelo.
La necessità, invece, della riscoper
ta di un’identità protestante è stata
auspicata da Giorgio Bouchard il quale ha aperto la riunione ed ha fatto
da moderatore. L’esposizione di Giorgio Bouchard è stata soprattutto una
rievocazione, fatta con chiare parole
di fede che evidenziavano la sua origine valdese.
Più critico l'apporto di Marco Rostan. Egli non ha guardato tanto al
passato quanto alle prospettive che si
aprono oggi al Protestantesimo verso
un impegno politico a sinistra. Oggi
più che mai è necessario dare un taglio netto, ha detto Rostan, a ciò che
ci distoglie da questa linea di testimonianza. Non dobbiamo chiuderci nel
nostro ghetto di opere sociali, cercando di perfezionarle per l’uso di noi pochi, ma dobbiamo espandere la nostra
lotta all’esterno per far sì che l’assistenza sociale del nostro Paese funzioni meglio per tutti.
Lamentiamo la mancanza di un dibattito conclusivo che non ha avuto
luogo probabilmente per l’ora ormai
tarda, al termine di interventi troppo
ampi, nell’economia della serata, almeno gli ultimi due.
Erika Tomassone
Cronaca delle Valli
ANGROGNA
Anche gli abitanti del nostro Comune, che siano iscritti nelle liste elettorali, potranno appoggiare l’iniziativa
promossa dal Partito Radicale per la
richiesta di otto referendum relativi,
tra gli altri, all’abolizione del Concordato e dei Tribunali militari.
Le firme saranno raccolte in Municipio, dal segretario comunale, il martedì e il giovedì, dalle ore 10 alle 13.
Sono poche, finora, le persone che
si sono avvalse di questa possibilità:
è importante, però, che chi ha intenzione di firmare lo faccia al più presto.
GRUPPO TEATRO
Su richiesta di numerosi gruppi di
amici ed estimatori, il Teatro Angrogna ripropone in un secondo ciclo di
rappresentazioni il collage « Caro padre, la guerra è ingiusta».
Lo spettacolo, che è giunto ormai alla 14“ replica, e che è stato visto da
oltre 2.000 persone, verrà portato prossimamente a Rorà (25 maggio), Pinerolo (31 maggio), Luserna S. Giovanni
(1 giugno). Torre Pellice (8 giugno).
Con « Caro padre, la guerra è ingiusta », non si vuole certo dire rultima
parola sulla violenza e sulla guerra,
né indicare soluzioni definitive ; il collage ha invece l’ambizione di provocare una discussione seria su questo
problema, e di favorire una maggior
presa di coscienza del diritto che ognuno ha di essere uomo.
Parecchi spettatori hanno trovato
positivo il servizio di contro-informazione che viene svolto: non soltanto
vengono evidenziate situazioni relative alla tragedia vietnamita, ancora poco conosciuta (nonostante la testimonianza di Tullio Vinay) o del tutto taciuta; inoltre, data la situazione delle
Valli, (vedi la recente polemica sulle
bandiere in chiesa durante i funerali)
non è inutile riprendere motivi e problemi relativi alla prima e alla seconda guerra mondiale.
.Jean Louis Sappé
Torre Pellice
Scuola Media Statale ’’Leonardo da Vinci”
Presenza dei genitnri ai consigli di classe
L’attività della Scuola Media Statale
di Torre Pellice è stata caratterizzata
quest’anno da alcune iniziative nuove
suggerite dal collegio dei professori o
maturate via via che si definiva il piano di lavoro, tanto di singole classi
che di gruppi del doposcuola.
Accenneremo brevemente oggi ad
una di esse.
Come è noto sono frequenti nella
scuola media le riunioni dei consigli
di classe in cui si esamina la personalità degli allievi, il loro « comportamento », il loro « profitto » ecc.
Mi sembra importante premettere
a questo punto che tali riunioni per
avere un esito autenticamente positivo nei confronti degli alunni dovrebbero sempre partire da una seria documentazione sulle condizioni familiari, sociali, ambientali ecc. in cui è
inserito il ragazzo di cui parliamo e
mi pare ovvio che per questo fine non
ci possiamo certo accontentare di una
occhiata distratta al libretto scolastico, uno strumento burocratico che per
evidenti motivi non può che essere superficiale e reticente. Occorreranno altri mezzi (ad es. interviste ai maestri
che hanno seguito i ragazzi negli anni
precedenti) per evitare di compiere
già in partenza gravi errori a livello
psicologico e didattico.
A tutto questo dovrebbe naturalmente aggiungersi la consapevolezza che
anche la personalità dell’insegnante è
da considerare e da sottoporre a continua autocritica (quante volte forse
gli errori dei ragazzi sono il riflesso e
la conseguenza di nostri — certo involontari — errori nei loro confronti?).
Fatte queste premesse e poiché l’altra realtà, oltre la scuola, nella quale
si muove il ragazzo è la famiglia (o il
convitto) ci è parso giusto ad un certo momento che i genitori (o chi per
essi) fossero chiamati ad essere presenti nella sede in cui si discute dei
loro figli.
L’iniziativa ha avuto attuazione e sono intervenuti genitori anche da molto lontano (da Era del Torno, dall’alta
valle ben oltre Bobbio Pellice ecc.), o
appena ritornati dai turni di lavoro a
Torino.
Il sentir parlare dei problemi della
classe o dell’incidenza che può avere
la presenza di alcuni gruppi di alunni
(ad es. i convittori) con i suoi risvolti
negativi e positivi, aiuta concretamente i genitori a superare l'interesse individualistico.
Questi ci sono apparsi i motivi più
validi dell'iniziativa, oltre all’evidente
diritto degli interessati a non essere
assenti laddove si parla e si decide su
cose che li toccano da vicino. È questo il. motivo per cui-abbiamo pure
trovato necessario avere degli incontri consigli di classe-alunni di cui potremo eventualmente parlare un’altra
volta.
M. Bein Argentieri
Si attende l’arrivo dei visitatori del Centenario
Guida alle Valli Valdesi
Già giungono nelle Valli i primi visitatori, che saranno particolarmente
numerosi in quest’anno del Centenario.
Purtroppo, il materiale, in varie lingue, da offrire loro è assai scarso. Abbiamo già segnalato il bel lavoro, accurato, interessante e anche elegante
nella presentazione, che il pastore
Franco Davite ha offerto con la sua
Guida al Museo di Frali e della Val
Germanasca; il bel volumetto è anche
un vivace compendio di storia valdese,
situata nella storia del Piemonte, storia culturale e sociale e non solo politico-militare. Sarà senz’altro uno strumento prezioso per i visitatori di Prali.
Ora la Commissione turismo del I
Distretto d’intesa con la Società di
Studi Valdesi ha iniziato la pubblicazione di una serie di dépliants (in 4
lingue), che dovrebbero illustrare le
principali località storiche delle Valli. Si presentano molto sobri, spartani,
ma sono ricchi di indicazioni storiche
e teologiche, oltre che geografiche, e
costituiranno guide assai utili per coloro che percorreranno le nostre Valli,
e non solo in quest’anno storico’. Tali dépliants avranno tutti il medesimo
formato e potranno anche essere in un
secondo tempo raccolti in una piccola
"guida delle Valli Valdesi”.
Il primo dépliant della serie, preparato dal pastore Renato Coisson, è
dedicato a I luoghi storici della Valle
di Angrogna; è gradevolmente illustrato da schizzi di Guido Odin. Ci rallegriamo per l’avvio di questa serie,
cui auguriamo larga diffusione.
g. c.
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Pinerolo
Venerdì 31 maggio - ore 21
nel CINE-TEATRO ROMA
Il Gruppo Teatro Angrogna
rappresenterà
« Caro padre,
la guerra è ingiusta »
Uno spettacolo da vedere e da
discutere.
Ospedale Valdese
Una lettera aperta
Al Presidente delia Comunità Montana.
Al Sindaco del Comune di Torre Pellice.
I sottoscritti, dipendenti dell'Infermeria Valdese di Torre Pellice, Personale direttivo. Infermiere diplomate e
generiche, ausiliari e amministrativi,
a conoscenza che, da alcuni anni
rinfermeria Valdese di Torre Pellice è
in attesa di essere classificata quale « Ospedale per Lungodegenti e Convalescenti »,
e che sinora, nonostante i numerosi
solleciti la Regione Piemonte non ha
ancora emanato il relativo Decreto,
vivamente preoccupati per la garanzia del loro posto di lavoro, derivante
unicamente da una futura classificazione,
INVITANO
le Autorità Valligiane e Comunali, di
intervenire presso la Regione Piemonte per una sollecita emanazione del
Decreto.
RILEVANO
come, in assenza del provvedimento
di cui sopra, vengano vanificarti l’impegno ed il lavoro, cui tutti si sono
prodigati in questi anni per l’interesse della popolazione valligiana.
Torre Pellice, 18 maggio 1974
Seguono 39 firme.
Personalia
La compagna del pastore Lamy Coisson ha avuto il dolore di perdere la
mamma: a lei e a tutta la sua famiglia esprimiamo la nostra fraterna
simpatia.
Documento conclusivo di commento
al libro di G. Tourn sul valdesi di
fronte al domani.
Nella sua assemblea di chiesa del 31 marzo la comunità di Mantova ha votato questo
ordine del giorno accettando la bozza preparata dal pastore Bruno Costabel:
« La chiesa di Mantova ha studiato il libro di Giorgio Tourn ’’Una chiesa in analisi”
in alcuni appositi incontri nel mese di marzo e nella sua assemblea di chiesa del 31
marzo ha esaminato la situazione della comunità di Mantova alla luce dei suggerimenti del Tourn. La discussione si è polarizzata
sul futuro della comunità. Una parte sostiene la necessità per una comunità di non
grande entifS come la nostra, se vuol continuare ad esistere, di raccogliersi praticamente in sé e insiste sull’opportunità di procedere a studi biblici e culti miranti soprattutto alla edificazione personale. L’altra
parte dei membri di chiesa sostiene invece la
necessità dell’apertura e dell’esame dei problemi attuali del mondo per affrontarli in
modo coerente all’Evangelo; sostiene che,
certo, culti e studi biblici mirano aH’edificazione anche individuale ma non mai ad una
edificazione del singolo o del gruppo chiusi
in se stessi: non è alla salvezza di una comunità che ci chiama l’Evangelo, ma a quella del mondo; l’organizzazione della nostra
comunità non è quindi fine a se stessa ma è
solo un mezzo che permette ai credenti di
evangelizzare e testimoniare della loro fede.
Se per questioni contingenti (di lavoro ad es.)
la comunità si disperde o cessa del tutto la
sia esistenza, questo è importante solo fino a
un certo punto. Ciò che conta è che finché
essa esiste regni in essa la fraternità fondata sull’amore di Cristo e la capacità di inserirsi nel mondo non per esserne inglobata
ma per diventarne la luce e il sale, secondo
l’espressione evangelica. ‘ '
« In questa prospettiva la comunità di
Mantova ritiene giusto lavorare e all’interno
e all’esterno della sua jslifvlziorté èli
nizzazìone ».
La stessa assemblea esatoinàv^ là'situazione che si è venuta a creare'jn città in séguito alla richiesta di referendum e deci^,eva di
appoggiare la campagna per il NO aU’ahrogazione della legge Fortuna/Bàslini, inserendosi eventualmente iji iniziative , già esistenti, ma non prendendo l’iniziativa per dichiarazioni autonome; in particolare l’assemblea decideva di incoraggiare la distribuzione
dei volantini preparati dalla Federazione della Lombardia e del Piemonte orientale.
Gonimlato
In un incontro comunitario, del pomeriggio del 31 marzo, la comunità ha salutato il
pastore Bruno Costabel e la sua famiglia’ che
hanno contribuito negli ultimi due anni alla
ricerca per una testimonianza evangelica pella nostra città. La presenza di un buonyiiurttero di persone ha voluto essere una- indicazione di gratitudine per il lavoro fatto a Mantova nei mesi trascorsi.
E. R.
iiiiiiiuiiliiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiii
AVVISI ECONOMICI
CERCASI signorina per aiuto Bar e custodia
bambini ad Alassio. Rivolgersi Coop. Tipografica Subalpina - Torre Pellice.
COPPIA custodi giardiniere cercasi villa collina Torino. Telefonare ore pasti 688.732.
La famiglia del compianto
Luigi Massel
che il Signore ha richiamato a Sé all’età di anni 63, dopo lunga malattia,
sopportata con cristiana fiducia, ringrazia quanti hanno preso parte al suo
dolore, commossa per la grande dimostrazione di affetto.
In particolare ringrazia il dott. Vivalda e i medici e tutto il personale
dell’Ospedale Valdese di Pomàrettò, e
quanti si sono prestati nel corso della
malattia.
Roccia di Ferrerò, 8 maggio 1974.
RINGRAZIAMENTO
La vedova, le bimbe ed i familiari
tutti di
Dante Armellino
ringraziano vivamente tutti coloro che
con la loro presenza, con scritti, con
fiori hanno preso parte al loro dolore.
In modo particolare si ringraziano
il pastore A. Genre, la direzione RIV
S.K.P. di Pinerolo, i compagni di lavoro, l’assistente sociale, l’Associazione Alpini, la sezione A.V.I.S. di S. Secondo.
E Gesù disse : Non la mia ma la
Tua volontà sia fatta, Signore.
RINGRAZIAMENTO
Riconoscenti, Viola Pastre in Coisson e famiglia ringraziano tutti di
quanto hanno fatto e sono stati per la
loro Cara e tutti quelli che in qualche
modo hanno dimostrato loro simpatia in occasione della sua dipartenza.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N- 21 — 24 maggio 1974
Il CEG cMede con
rindipiienza delle
Ginevra (soepi) — Nel corso di una
riunione a Ginevra, il 4 e 5 maggio,
i membri dell’Ufficio del Comitato
centrale del Consiglio eciunenico delle
Chiese hanno esaminato i recenti contatti tra il CEC e leaders ecclesiastici
e politici portoghesi, come pure con
persone in rapporto con i movimenti
di liberazione nelle colonie portoghesi. In seguito alla loro discussione sui
recenti sviluppi nel Portogallo, i responsabili del CEC hanno fatto e diffuso questa dichiarazione: '
1) Accogliamo con favore le misure prese dal generale Antonio de
Spinola e dagli altri membri della
giunta di Salvezza nazionale in vista
di restituire al popolo portoghese i
diritti dell’uomo dei quali è stato privato durante parecchi decenni. La liberazione dei prigionieri politici in Portogallo e nei territori africani, l’amnistia estesa agli esuli politici (fra.1 quali numerosi disertori delle forze arma
insistenza
cninnie portngiiesi
In pieno paganesimo
(segue da pag. 1)
l’analfabetismo, a rimanere rinchiusi
nell’universo angusto, immobile, oppressivo del villaggio. A parte i pochi
che lo sforzo dell’AAC raggiungerà
(nella regione non vi è, ora, azione governativa), forse qualche altro ne fuggirà, ma per approdare nelle bidonvilles corruttrici della costa. Come una
Ragazzini ”fon”
nota di speranza, ci risuona dentro
l’inno con il quale ci ha salutato, in un
villaggio, un bel gruppo di bimbi raccolti intorno a un catechista; ma non
vale a fugare il senso penoso di una
messe che è bianca da mietere e nella
quale angosciosamente pochi sono gli
operai.
Sulla via del ritorno, ima fermata
ad Abomey, nella "città regale” divenuta museo nazionale; la guida ci ritraccia non senza compiacimento nazionalistico la storia di un feudalesimo
assolutista feroce, i cortili che calchiamo sono imbevuti del sangue di sacrifici umani, di esecuzioni sommarie,
delle stragi di servi e di mogli con i
quali si celebravano i funerali regali.
Non è certo tutto luminoso e sano nella tradizione indigena!
Ed eccoci immersi nel riflusso serale dall’esodo domenicale — che nelle
città, specie della costa, è considerevole — nel mondiale movimento' che
a sera del giorno festivo riporta dalla
campagna alla città; solo che qui, piuttosto che fra automobili, si procede
fra nugoli di ciclomotori. E sempre la
straripante prevalenza di giovani. Le
luci, modeste, della città ci riaccolgono, ma pensiamo ai villaggi fon, certo
non privi di una loro millenaria sapienza di vita, di un loro equilibrio naturale, ma pur avvolti nella fitta oscurità di un’esistenza senza visibili prospettive di apertura civile e spirituale.
Pensiamo ai fratelli dell’Azione Apostolica Comune, impegnati in una lotta
impari, se guardiamo alle nostre forze, ma non tale se guardiamo a Colui
che manda. Pensiamo ai fratelli nei
villaggi, sentinelle isolate che hanno
scorto la lucente stella mattutina sicura annunciatrice di un giorno nuovo
e diverso. G. C.
te portoghesi o obiettori di coscienza
che hanno rifiutato il servizio armato
neile coionie africane), Pabolizione della censura, il ristabilimento dei diritti
per tutti i partiti politici e le organizzazioni sindacali, ia promessa di un
rapido ritorno a una regola e a istituzioni democratiche sono esempi probanti delle realizzazioni e della buona
fede della giunta, tanto più che essa
ha agito con prontezza e senza spargimento di sangue.
2) Tuttavia, siamo coscienti che lo
spargimento di sangue e la sofferenza
continuano nel Mozambico, nell’Angola e nelle isole di Sào Tomé e dei Principe, dove Africani sono impegnati in
una giusta lotta per la loro liberazione, e nella Guinea-Bissao, dove una
nuova nazione si sforza di liberarsi
completamente dalla dominazione portoghese. Chiediamo con insistenza alla
giunta di applicare il diritto alTautodeterminazione basata su un suffragio
universale accordato a ogni adulto nei
territori che continua a occupare in
Africa, portando senza ritardi alla loro piena indipendenza.
3) Chiediamo pure alla giunta di
prendere le misure necessarie per assicurare che non ci saranno iniziative
separatiste da parte di cittadini portoghesi residenti nelle colonie e di accettare la legittimità dei movimenti di
liberazione riconosciuti dall’Organizzazione per l’Unità Africana (OUA).
4) Vorremmo attirare una volta
ancora l’attenzione deUe Chiese-membro del CEC e dei governi sul fatto
che numerosi paesi forniscono armi e
un appoggio militare sotto altre forme
alla Repubblica sudafricana, facilitando così l’intervento crescente di questo
regime nei paesi limitrofi, soprattutto
nei quadro di operazioni militari contro i movimenti di liberazione del Mozambico. Chiediamo con forza, una
volta ancora, che tutte le pressioni
possibili siano esercitate sui paesi che
forniscono armi all’Africa del sud, per
bloccare 0 traffico di armi e l’appoggio di assistenza militare.
5) Accogliamo con favore la decisione presa da 84 governi di riconoscere il nuovo Stato indipendente, recentemente costituito, della Guìnea-Bìssao e chiediamo a tutti gli altri governi di riconoscerlo ora, affinché i rappresentanti della Guinea-Bissao possano occupare il posto che spetta loro
nella comunità internazionale sulla
base della parità e della reciproca fiducia. Speriamo vivamente che questo
si applicherà presto al Mozambico, all’Angola e alle isole di Sào Tomé e
del Principe.
In questa stessa pagina, Tullio Viola
ricorda e commenta il sanguinoso episodio di terrorismo palestinese a Maalot, nell’Alta Galilea, e i suoi altrettanto sanguinosi postumi nel Libano:
anzi, al momento di andare in macchina si apprende di un ulteriore atto di
rappresaglia israeliano, contro un
campo di profughi (e di guerriglieri,
proprio del Fronte democratico popolare per la liberazione della Palestina,
una delle ali più estremiste dell'OLP)
nei pressi di Tiro, per opera di cannoniere che hanno sparato dal mare.
T. Viola nota giustamente che non
siamo ancora in possesso di un’informazione completa e sicura, che ci per
RICATTO
rnetta di valutare nel modo più esatto
l’intero episodio e il successivo svolgersi degli eventi e le precise responsabilità di tutte le parti. Tuttavia non mi
sento, personalmente, di concordare
del tutto con l’impostazione che egli
da alla sua nota.
Di fronte a un ricatto qual era, chiaramente, quello del commando terrorista palestinese, non credo — lo dico
con orrore, e cercando di immaginare
l’inimmaginabile, cioè l’atroce dilemma di chi, in ultimo, analisi, ha dovuto
prendere la decisione — non credo che
fosse lecito cedervi. Anche considerando l’atroce decisione dei ricattatori. Troppa gente, un po’ ovunque nel
mondo, ha ceduto ai ricatti. E questo
non solo non ha fatto che rinviare la
questione, ma l’ha incancrenita, perché ha dato ai ricattatori la convinzione di una buona probabilità di riuscita, di immunità. E la violenza, il ricatto hanno dilagato a macchia d’olio,
sono diventati ’’normale” metodo di
lotta e di pressione. Un problema politico e umano — e c’è, certo, il problema politico e umano palestinese
( ma c’è per gli arabi e per gli occidentali e per i sovietici, non solo per gli
israeliani!) — non può essere in alcun
modo risolto con il ricatto. Quando c’è
ricatto, è comprensibile, è "giusto”, di
queiratroce ingiusta ’’giustizia” che a
volte si impone ai singoli e alle collettività, respingere tale ricatto, pagandone il prezzo. L’orrore è che non chi
decide, ma altri paga il prezzo di sangue. Tuttavia, oltre che terribile, la figura di Golda Meir mi pare anche degna di rispetto. Certo, il rispetto sarebbe stato anche più grande se fosse
andata lei di persona, a braccia aperte, inerme, verso la scuola di Maalot,
ma chi sono io, chi siamo noi per vagheggiare e consigliare cose simili, al
sicuro e fuori della mischia?
Per questo, anche, non mi pare giusto considerare le rappresaglie israeliane prescindendo dall’attentato terrorista. Non è possibile. C’è guerra; e
in guerra si è sempre in due; e l’ini
—>
OBIEZIONE DI COSCIENZA
Verso l'autogestione del servizio civiie
Il servizio civile sostitutivo del servizio militare sembra ormai un fatto
compiuto. Si conclude a Roma in questi giorni il primo corso di orientarnento e di formazione per obiettori
di coscienza. Un secondo corso è iniziato il 15 maggio a Ivrea. Un terzo si
svolgerà in giugno presso l’ospedale
psichiatrico di Trieste.
Nel giro di pochi mesi circa duecento obiettori serviranno la « patria » in
modo civile ed umanitario, secondo le
loro vocazioni ed attitudini sociali, secondo le loro convinzioni fermamente
pacifiste ed antimilitariste, scegliendo
il loro servizio alla comunità ed autogestendolo, dedicandosi in prevalenza
a forme di assistenza agli handicappati, ai disadattati, agli anziani, ai malati psichiatrici, ai tanti diversi che sono
sfruttati od oppressi, o semplicemente trascurati, ignorati ed emarginati
da questa società.
Dopo 1 approvazione della « legge
Marcora », una legge che ha meritato
1 appellativo di legge-truffa, ma che fu
strappata al parlamento e agli stessi
gruppi parlamentari democratici solo
a prezzo di centinaia di anni di carcere scontati nelle prigioni militari e solo a prezzo di un digiuno di 38 giorni
effettuato da Marco Pannella e da Alberto Gardin, un altro successo è stato dunque conseguito dalla Lega obiettori di coscienza (LOG), dal partito radicale, e dagli altri movimenti impegnati a favore deH’obiezione di coscienza.
Il movimento per l’obiezione cresce: altri trecento giovani hanno chiesto di essere esentati dal servizio di
leva.
Per la prima volta una parte sia pure modesta (soltanto duecento milioni
nel corso del 1974) degli stanziamenti
del bilancio del ministero della difesa
viene sottratta alle spese militari per
essere destinata ad impieghi civili ed
umanitari secondo forme di gestione
e criteri che sfuggono al controllo istituzionale (n.d.r.: il bilancio annuo per
la ’’difesa” di aggira sui 2500 miliardi,,
e cioè oltre 7 miliardi al giorno!).
(da « Liberazione» )
. """Il 1111,111,111,II,III,,11,
HANDICAPPATI
A proposito della "Eura Krup"
L’Associazione Italiana per l’Assistenza
agli Spastici che attualmente assiste nei suoi
73 Centri di rieducazione motoria più di
7.500 handicappati fisici e sensoriali, ha ricevuto in queste ultime settimane continue
pressanti richieste di chiarimenti in merito
ad un trattamento che il Dottor Kruger attua in Germania, trattamento pubblicizzato
nel nostro paese da un rotocalco e portato
poi alla più vasta attenzione del pubblico dalla rubrica radiofonica « chiamate Roma
3131 ».
ziativa è venuta, una volta di più, da
parte palestinese.
Per ciò che riguarda il nostro paese,
stiamo vivendo noi pure ore di ricatto.
Penso — e sento la debolezza della mia
convinzione — che non sia lecito cedere al ricatto. Non per una giustizia
astratta e assoluta. Ma perché al ricatto, se gli dai un dito, ti stritolerà il
braccio. Vedo coti quale sguardo mi
guarderebbe il giudice Sossi, se leggesse queste righe. E so che di parole come queste mi sarà chiesto conto. Sono parole omicide?
—Gino Conte
(Ililllllllllllllllllllllllllllll|||||||||||,||||,|||,|,|,,,11,,,,,,,,,;||„,II,|||||„|||||||||„„|,||||||,||,|||||||||||||,|,||i||;||||||||||||||||||,||||,||||||||.||||,||||||||||||l|^||||||||l|l|ll^llllllll^|^^l|||^^^^^ll^^^^^l^^^l^^^^^^^^^^^
LA TRAGEDIA
DI MAALOT
Vaticano
e “luoghi santi”
Ginevra (Relazioni Regiose) - In merito
alle recenti consultazioni vaticane con Bourghiha, Hailè Selassiè ed altri statisti, circa il
futuro dei Luoghi Santi di Gerusalemme, il
Consiglio Ecumenico delle Chiese ha mostrato il suo disappunto per questa « eccessiva
intromissione vaticana nel problema ». Il segretario generale del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, pastore Potter, ha testualmente
dichiarato: «. L’80% dei Luoghi Santi appartiene alle Chiese Ortodosse e Orientali, membri del Consiglio Ecumenico delle Chiese, contro solo il 20% che appartiene alla Chiesa
Cattolico. Questo viene spessó dimenticato... ».
iiiiiiuiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
-ff Alla redazione di questo numero hanno
collaborato Ermanno Genre. Roberto Peyrot, Edina Ribet, Eugenio Rivoir, Tullio
Vinay.
È Stata orribile, mostruosa! L’incursione brigantesca dei tre guerriglieri palestinesi nel
tranquillo villaggio della Galilea, a 7
km. dalla frontiera libanese, la loro
penetrazione all’alba del 15 c. nella
scuola ove un centinaio di adolescenti (dai 12 ai 14 anni) in gita turistica
dormivano, la conseguente dichiarazione, da parte dei tre guerriglieri, di
voler trattenere gli adolescenti, come
ostaggi, in cambio della liberazione di
una ventina di altri terroristi, prigionieri degl’israeliani, entro le ore 18
dello stesso giorno, pena l’uccisione
degli adolescenti, costituiscono per noi
1 antefatto. Perché noi non abbiamo a
tutt oggi, notizie sufficienti per giudicare: a) se i terroristi provenissero
dal vicino Libano, ed adempissero ad
una missione organizzata e comandata da superiori autorità palestinesi;
y oppure se essi agissero in proprio.
Nel caso a) il fatto rivestirebbe carattere politico di tale gravità, da fare
^J7vidia ai più fanatici e feroci seguaci
di Hitler. Nel caso b) si tratterebbe di
criminali comuni, odiosi e spaventosi,
ma non più di altri (anche italiani)
che ben conosciamo.
Il fatto che qui c’interessa è invece
il comportamento delle autorità israeliane che, dando l’assalto alla scuola
di Maalot, hanno scatenato la reazione
dei ^erriglieri e l’immediato massacro di 16 bambini, più una settantina
di feriti. Inoltre, il 16 e il 17 c., pattuglie di aerei israeliani hanno eseguito
massicci bombardamenti di campi di
profughi palestinesi nel vicino Libano,
causando alcune decine di morti fra
cui 11 bambini, più 150 feriti circa. Il
generale Mordekkai Gur, comandante
in capo israeliano, ha dichiarato che
« t bombardamenti potevano essere anche considerati come delle rappresaglie per i massacri degli scolari di
Maalot ».
Noi condividiamo il giudizio che, sul
detto comportamento, è stato espresso nell’articolo di testa di « Le Monde » del 17 c.:
« Di' fronte al ricatto, di fronte a una
dichiarazione decisa, che gli avvenimenti successivi hanno dimostrato,
ahimè!, non esser finta, ogni altro governo avrebbe senza dubbio ceduto.
Occorrerà del tempo per sapere se
quello d’Israele era veramente disposto ad accettare le condizioni dei terroristi, o se invece, come in altre cir
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
tre 100 miliardi di
lire. Vi saranno impegnati, giorno e
notte, 4.000 operai,
sotto la direzione
d’ingegneri peruviani e sovietici.
costanze, esso cercava soltanto d’ingannare gl’interlocutori. E, d’altra parte, non sarebbe stato meglio prólungare a qualunque costo l’attesa, nella
speranza d’evitare il peggio, com’è accaduto in tanti altri prelevamenti di
ostaggi?
Qualunque siano le risposte a queste domande, il risultato è quello che
è. Una donna di settantasei anni, una
nonna che non soltanto adora i propri
nipotini, ma che ha la tendenza a considerare tutti gl’israeliani, anzi tutti
gli ebrei del mondo come membri della propria famiglia, una donna che è
al contempo il capo d’un governo dimissionario, s’è rassegnata ad impartire un ordine d’assalto, ben sapendo
il costo d’un tale ordine: cioè la vita
di numerosi scolari assediati. (...) Con
quale corazza di durezza ha dovuto
ammantarsi la vecchia militante sionista col passare degli anni, per giungere a una tale decisione?! E d’altra
parte com’è possibile arrivare un giorno a cedere, quando tutto è stato costruito sul rifiuto di cedere?
Ancora una volta, quella che non
osiamo chiamare "ragion di Stato",
tanto essa è contraria non soltanto alla “ragione del cuore", ma semplicemente alla “ragione", ha imposto ai
due avversari, su quella terra bagnata
di sangue e di lagrime, la sua legge
atroce e vana: né la liberazione della
Palestina avrà progredito d'un sol giorno, né la sicurezza d’Israele uscirà rinforzata da questo terribile episodio. Il
negoziato per lo sgombero dell’altipiano del Golan subirà forse un ritardo.
E dopo?
Non si troverà dunque mai qualcuno, da una parte o dall’altra, disposto
a levarsi e a tendere la mano all’avversario? ».
PRESENZA SOVIETICA
IN AMERICA LATINA
•4r « Due dighe, un lago artificiale,
2.000 km. di canali attraverso il deserto, 140.000 ettari da irrigare. Entro
l’anno, nella regione del nord del Perù segnata sulle carte geografiche dalla piccola località di Qlmos, cominceranno i lavori grazie al più grosso investimento che l’Unione Sovietica si
prepara a fare nell’America Latina: ol
“II progetto di Olmos è d’importanza vitale per il nostro sviluppo", ha
dichiarato all’inviato dell’“Express" il
generale Edgardo Mercado larrin, primo ministro del Perù, ministro della
Guerra e comandante in capo dell’esercito, il quale cita questa forma di collaborazione come esempio delle "cordialissime” relazioni fra il suo Paese e
rURSS. Fa un mese al massimo, i sovietici consegneranno al governo militare peruviano il piano definitivo dei
lavori. Il costo totale dovrebbe raggiungere i 500 miliardi di lire, che
rURSS in un primo tempo aveva promesso di fornire, ripiegando poi su un
printo stanziamento di 100 miliardi
("Poi si vedrà", dicono i tecnici sovietici). (...)
L’URSS si affaccia nell’America Latina con una certa prudenza: “Ma gli
occidentali non debbono fidarsene
troppo", sostiene Jorge Riaboi, sottosegretario di stato argentino alla Coordinazione degli Affari economici. “I sovietici si preparano a entrare in modo
massiccio in tutti i settori”. Già in
Argentina è l’URSS che, grazie a una
proposta meno cara del 60% di quella
degli USA, fornirà le 12 turbine della
centrale idroelettrica di Salto Grande
(un milione e 600 mila chilowatt), sul
Rio Uruguay, la cui costruzione comincerà entro quest’anno. Inoltre il ministro argentino dell’Economia, José Ber
Gelbard, si prepara a negoziare a Mosca altri importanti accordi. “I sovietici”, spiega il sottosegretario Riaboi,
“ci offrono tassi d'interesse del 4% e
rimborsi dilazionati in 15 anni. La cosa c’interessa”.
E potrebbe interessare (facendo
astrazione da ogni convinzione ideologica) anche il Brasile che si prepara a
costruire a Itaipu, sul Rio Paraná, la
più grande centrale idroelettrica del
mondo (11 milioni di chilowatt). Appena il generale Ernesto Geisel, nuovo presidente del Brasile, ha preso
possesso della sua carica, alcune settimane fa, l’ambasciatore sovietico a
Brasilia, Sergei Mikhailov, gli ha fatto sapere personalmente che l’URSS
potrebbe vendergli le 14 turbine della
centrale. E il Brasile non ha detto di
no ».
(Dal settimanale « Panorama » del
9.5.’74).
La Presidenza dell’Associazione ha pertanto ritenuto^ opportuno indirizzare al Ministro
della Sanità un telegramma, il cui contenuto
viene qui riportato :
« Signor Ministro,
Come Le sarà certamente noto il Dottor
Kruger attua in una clinica di Monaco (Germania) un trattamento degli esiti di paralisi
cerebrale infantile, basato su iniezioni di un.
prodotto di cui si ignora l’esatta composizione e che, a suo dire, rigenera le cellule morte. Il Dottor Kruger ha propagandato e applicato questa cura anche in Italia. La cura
e stata poi portata all’attenzione di un vastissimo pùbblico dalla rubrica radiofonica ’’chiamate Roma 3131” fatto che ha alimentato in
molti handicappati e loro familiari speranze
non si sa quanto fondate.
« Da un successivo dibattito radiofonico
sull’argomento è chiaramente emerso il fatto
che i risultati ottenuti da Kruger non sono
stati mai documentati dalla stampa scientifica specializzata, come di norma avviene in
casi di sperimentazioni di nuovi metodi curativi. Solo due rotocalchi (uno italiano e l'altro tedesco) hanno propagandato la cura come ’’miracolistica” senza però fornire valide
prove scientifiche sui risultati ottenuti.
« In occasione di quella trasmissione radiofonica, e solo al fine di sdrammatizzare
una situazione che stava creando uno stato
di grande emotività in tanti genitori, è stato
formalmente chiesto al Dottor Kruger di mettere in atto una sperimentazione ufficiale e
gratuita del suo farmaco sotto il controllo
dell Autorità sanitaria italiana. Ciò nonostante il Dott. Kruger ha continuato ad effettuare visite mediche in Italia e i soliti rotocalchi hanno continuato a diffondere notizie su
presunti benefici della cura continuando cosi
ad alimentare speranze e determinando uno
stato di psicosi collettiva in molti genitori di
bambini handicappati che si rivolgono di continuo alla nostra Associazione per consigli e
informazioni.
« L AIAS, in mancanza di una seria e completa documentazione scientifica, non può assolutamente incoraggiare i genitori ad affrontare ingenti spese per un trattamento che
fino ad oggi non ha dato valide garanzie. Tutto ciò premesso, l’AIAS chiede al suo Ministero di voler esprimere in un comunicato
ufficiale il suo parere in merito. Sarebbe
altresì opportuno un immediato intervento
di codesto Ministero presso la RAI-TV al fine
di sospendere trasmissioni che, come già detto, aliìnentano negli handicappati e nei loro
familiari illusorie speranze, procurando invece immediati gravi danni economici e psicologici ».
L’Associazione infine ha invitato le sue
102 Sezioni a soprassedere a qualsiasi iniziativa che sotto l’egida dell’AIAS incoraggi le
attività del Dott. Kruger, in attesa delle decisioni che vorrà prendere in merito il Ministro della Sanità.
Il Presidente
(Dott. Alfonso D’Am.^to)
I Tensione fra Grecia e Turchia, che si
contendono i diritti di sfruttamento del
petrolio nell’Egeo.
■ Il presidente della Corea del Sud, Park
Chung Hee ha deciso di applicare la pene di morte contro gli studenti appartenenti a
movimenti clandestini. La misura riguarda in
particolare un nuovo gruppo, « Federazione
nazionale dei giovani studenti democratici »,
che secondo Park vuole organizzare una rivoluzione comunista. In realtà, è noto che molte forze politiche e anche le chiese hanno da
tempo protestato contro il degradarsi della situazione politica e la repressione governativa
che soffoca sempre più le libertà democra
H II Giro ciclistico d’Italia è partito quest anno dalla Città del Vaticano e precisamente da Piazza San Pietro. Secondo gli
organizzatori, si trattava di un omaggio dei
corridori ciclisti al nuovo Anno Santo.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
___________ N. 175 - 8/7/1960
Coop. Tip. Subalpina - Terre Pellice (Torino)