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tLUIZ DEL ROJO
¡I BIBBIA E ATTUALITÀ I
RISPETTO
E ASCOLTO
«chi non è contro di noi è per noi»
Marco 9, 40
IN una società ormai multiforme
quanto a razza, lingua e credo è
più semplice chiudersi in un bene
volo atteggiamento di tolleranza
passiva che aprirsi alle nuove opportunità di vita e di crescita che offrirebbe il dialogo. L’Evangelo è annuncio inclusivo perché libera dalla
paura per incontrare nella fede i diversi; nell’accogliere chi «non ci segue» quanto a cultura, lingua, spiritualità o etica, dimostriamo di occuparci deH’essenziale della speranza cristiana e cessiamo di essere
scandalo religioso all’avanzata del
regno di Dio.
CHI non è contro di noi è per noi.
Gesù usa il proverbio per scuotere i discepoli invitandoli a non essere società chiusa, ma a coltivare
uno spirito di rispetto e ascolto. Nello scontro tra Giovanni e lo sconosciuto, a cui era stato vietato di scacciare i demoni, colpisce l’incapacità
di apprezzare la .missione del maestro. A Gesù non preme vietare o
escludere, classificare o contare. È venuto per portare la buona notizia
della grazia e della liberazione ai poveri, perdono e sollievo agli oppressi,
gioia e comunione ai disperati. Il
Messia in incognito rialza il capo agli
sconfitti, spezza il giogo del peccato e
della malattia, mangiando alla tavola
eucaristica con i peccatori. Viene per
abbattere ogni barriera, ma non per
costruirne delle nuove, per inaugura
re il regno di amici, dove ciascuno
scopra la propria libertà come partecipazione alla vita degli altri. Dettando agli estranei le condizioni di co
munione con il loro maestro, i discepoli pensano di essergli fedeli. L’e
sclusivismo deriva dalla paura verso
idee non direttamente riconducibili
al nostro bagaglio religioso: un com
■ plesso di inferiorità? Leali al maestro,
sono irritati dal suo atteggiamento
ingrato nei loro confronti e perdono
di vista non solo il Signore, ma anche
1 indemoniato, che ha bisogno di liberazione, da qualunque sorgente,
autorizzata o meno.
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Spedizione in a. p. 45% - art 2 comma 20/B legge 662/96 ■ Filiale di Torino.
In di mancato recapito restituire al mittente presso l'Uffido PT Torino CMP Nord
Lire 2200 - Euro 1,14
P UR nel rispetto dei recinti altrui,
E i cenacoli protestanti si sclerotizzano se non ricevono idee, linguag
gl. metodi e soprattutto sangue nuovo: la forte rocca, immagine eroicà;
nggi si traduce in resistenza a essere
accolti o ad accogliere persone d’al
ho colore, gusto e temperamento
rrhe ricercano una nuova dignità
condivisa in Cristo. I discepoli, così
dimenticano di essere stati a loro
Volta degli estranei prima di aver riavuto l’invito di seguire Gesù. I
Vangeli ci mostrano che erano senza
potere, alla mercé delle classi colte
oppure piccoli sfruttatori, a loro
Volta caduti in disgrazia. Dopo la
chiamata, Gesù li accoglie così come
sono, con i loro accenti dialettali e
?cnza che apprezzino subito la sua
’“entità nascosta. Ci vuole più fede
per abbracciare gli estranei che per
'solarsi nella propria famiglia, più
^'Oore per rispettare la diversità che
Pet insistere sull’omogeneità, più
per aprirsi allo straniero
?■ e ti ignora che per continuare nel
e proprie tradizioni. Tornerà 1
o'oia sui nostri volti?
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Jonathan Terino
‘ ■■■■■■CHIESE
uTant ittacoaia e globaiiaamne
dì TULLIO PARISE
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Una dichiarazione congiunta per la convivenza e il dialogo fra le religioni
IKOSOVOI
ad
dì FULVIO FERRARIO
IECOPELL|>^P
Le lingue minorttarie
di DAVIDE ROSSO
Protestanti e musulmani
Rinnovata condanna del terrorismo nel documento della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia con l'Unione delle comunità e organizzazioni islamiche In Italia
LUISA Nini
PROTESTANTI e musulmani insieme per il dialogo interreligioso
e la convivenza: è stata sottoscritta il
13 novembre a Roma una «Dichiarazione congiunta per il dialogo interreligioso» fra l’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in
Italia (Ucoii) e la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei). II
documento, presentato nel corso di
una conferenza stampa dai presidenti dei due organismi, ribadisce che
«la reciproca conoscenza è la premessa per la convivenza» e rinnova
la condanna di ogni atto terroristico.
«Da sempre il mio sogno - ha spiegato Nour Mohamed Dachan, presidente dell’Ucoii - è di lavorare per
riavvicinare il cristianesimo e l’islamismo: senza negare le divergenze,
ma operando insieme a favore della
convivenza e dei dialogo». «Non
chiudersi al dialogo con l’altro: il terrorismo e la violenza - ha affermato
Gianni Long, presidente della Fcei portano a dubitare di tutti, anche dei
propri vicini; ma non bisogna cedere
a questa tentazione. Chiudersi a difesa della propria torre, proprio come
avveniva nelle città medioevali, è per
noi oggi il rischio più grande».
Obiettivo dell’iniziativa congiunta
è invece di offrire un segno concreto
di ria’wicinamento e dialogo, nella
consapevolezza, come ha affermato
Dachan, che «il dialogo si fa passo
dopo passo, e che potranno anche esserci errori. D’altronde nessuno di
noi possiede il "libro del dialogo”: ciò
che conta, ciò che può rompere il
muro del pregiudizio, è la sincerità e
l’amore per l’Mtro».
L’Ucoii, che comprende in Italia
130 moschee e 70 organizzazioni,
«condanna tutti gli atti di terrorismo
da qualunque parte vengano - ha
detto ancora Dachan -: una condanna senza “ma” o “però”. Siamo anche preoccupati per la sorte dell’Afghanistan; vogliamo che i terroristi
siano presi, ma chiediamo la cessazione immediata della guerra». I presidenti della Fcei e dell’Ucoii hanno
inoltre informato che questa Dichiarazione comune costituisce un primo passo; sia da parte delle organizzazioni islamiche che da parte evangelica, vi è l’intenzione di aprirsi ad
altre realtà, nello spirito dello stesso
documento. Fondamentale interlocutore da parte cristiana, ha informato Long, è la Conferenza episcopale italiana, con cui la Fcei condivide da tempo visioni comuni rispetto
al ditilogo con l’Islam.
Il documento a pag. 7
luterani in polemica col ministro Buttiglione
Lutero non è come Bin Laden
Il ministro Buttiglione ha paragonato Bin Laden al riformatore Martin
Lutero. Questa opinione, riportata in
un articolo del 14 novembre sul quotidiano «Libero», era già stata espressa dal ministro la scorsa settimana,
nel corso di una puntata della trasmissione «Porta a Porta» condotta
da Bruno Vespa. La figura di Bin Laden «sta dividendo l’Islam», sostiene
Buttiglione «non è un politico, è un
profeta come Martin Lutero».
Reagisce il decano della Chiesa luterana in Italia: affermazioni gravi,
che mostrano scarsa conoscenza del
dialogo ecumenico e interreligioso.
«Ogni persona - ha scritto il decano
Jürgen Astfalk, in una lettera al direttore di «Libero» - ha diritto di esporre
la propria opinione liberamente, ma
da un ministro della Repubblica italiana ci si aspetterebbe, prima di formulare tali paragoni, una conoscenza
più approfondita degli argomenti.
Inoltre il paragone espresso dal ministro Buttiglione lascia supporre un
basso livello delle conoscenza sugli
sviluppi del dialogo fra i cristiani, in
special modo fra la Chiesa cattolica
romana e quelle protestanti». In ogni
caso, conclude il decano «Lutero non
voleva una divisione della chiesa. Anzi ne ha sofferto. Non ha dichiarato
nessuna guerra o rivoluzione. Che
durante la Riforma si sia giunti a una
divisione ecclesiastica, è dipeso da
diversi fattori di cui ambedue le parti
hanno la colpa. Il paragone di Martin
Lutero con un terrorista che si pone
volontariamente al di fuori dei valori
riconosciuti a livello mondiale è non
soltanto storicamente sbagliato ma,
nella situazione attuale, anche altamente offensivo. Siamo volentieri disposi a un colloquio con il ministro
Buttiglione e gli auguriamo forza e
benedizione divina sul suo oneroso
ufficio in tempi tanto difficili», (nev)
Valli valdesi
Ottimismo
per le olimpiadi
■ L'OPINIONE
CHIESE, GUERRA
E TERRORISMO
PAOLO RICCA
Dopo le olimpiadi 2006, il Pinerolese non sarà più lo stesso? Considerando l’entità delle opere previste, il
condizionale è d’obbligo, anche se il
Comitato olimpico, giovedì 15 novembre in visita in vai Pellice, ha insistito nel tranquillizzare i Comuni definendo l’evento una «grande occasione». Il presidente della Comunità
montana vai Pellice, Claudio Bertalot,
è ottimista: «Le aspettative dei Comuni sono giustamente forti e il Comitato olimpico ha rassicurato le amministrazioni che si farà garante di quei
territori non direttamente coinvolte
dai Giochi». Il Toroc conferma la realizzazione del nuovo Palaghiaccio di
Torre Pellice e il completamento
dell’autostrada Torino-Pinerolo.
Qualcuno si chiede se le chiese cristiane debbano prendere posizione su
quanto accaduto l’il settembre in
America e suU’intervento militare, e se
sì, in che modo. Secondo me le chiese
cristiane devono prendere posizione,
ma non è facile farlo. La storia umana
non è meno complicata del cuore
umano e proprio ciò che sembra evidente, e persino brutalmente evidente
Come lo sono un attentato e una guerra, cioè in realtà due modi diversi di
fare la guerra, è spesso di difficile Interpretazione. Succede sovente all’umanità, ma anche alla chiesa, di essere talmente alienate e lontane dalla
realtà che pure hanno sotto gli occhi,
che si compie in loro l’antica profezia
di Isaia, ripresa poi da Gesù stesso,
che «vedendo, vedano sì, ma non discernano; udendo, odano sì, ma non
intendano» (Marco 4, 12). Una cosa è
vedere, un’altra è discernere. Discernere che cosa? I segnali di Dio in mezzo al groviglio dei fatti umani. Una cosa è udire, un’altra è intendere. Intendere che cosa? La parola di Dk) in mezzo al frastuono delle parole umane.
Quale posizione prendere sui fatti
dell’11 settembre e sulla guerra che ne
è nata? La prima posizione da prendere
è l’ascolto. Siccome la vittima dell’attentato è la stessa che è protagonista
della guerra, cioè l’America, dovremmo
anzitutto ascoltare quello che dicono le
chiese d’America e, in seguito, associarci a questo o quel discorso, a questo
o quell’atteggiamento. Non dovremmo
cioè prendere posizione indipendentemente dalle chiese d’America, senza
averle prima sentite. Non dovremmo
porci fuori dalla loro sofferenza, dalla
loro riflessione e dalla loro preghiera.
Non dobbiamo necessariamente prendere posizione come loro, ma dobbiamo prenderla con loro, non senza.
La seconda posizione da prendere
sia sull’attentato sia sulla guerra è
quella suggerita da questa parola della
Scrittura: «Non v’ingannate, non ci si
può beffare di Dio; poiché quello che
l’uomo avrà seminato, quello pure mieterà» (Calati 6, 7). Non dobbiamo cercare una parola assolutoria, che ci liberi dal peso delle nostre responsabilità.
Il crimine dell’ll settembre è immenso
e quasi innominabile. Chi semina morte, mieterà morte. La guerra è anch’essa un crimine contro l’umanità. Non è,
come qualcuno sostiene, il male minore, ma ¡1 male maggiore. Chi semina distruzione, mieterà distruzione. Morte e
distruzione nascono dall’odio, che dilaga. Le bombe (anche quelle umane dei
kamikaze) uccidono i corpi, l’odio uccide le anime, anzitutto l’anima di chi uccide. «Chi non ama, rimane nella morte» (I Giovanni 3, 14). Chi non ama,
cioè chi odia, ha la morte dentro, prima
di proiettarla fuori e diffonderla intorno a sé. Chi odia è già morto dentro, è
lui stesso il «braccio della morte» che
compie la sua opera nefasta. È una catena micidiale, un mortale circolo vizioso dal quale non sì esce. Dunque, la
seconda posizione da prendere è una
severa interrogazione su noi stessi, per
sapere che cosa abbiamo seminato e
stiamo seminando, e dì che cosa siamo
portatori, se di vita o di morte.
La terza presa di posizione è una
presa di coscienza: il pacifismo delle
chiese (e delle religioni!) è stato finora
solo retorico. Il mondo è armato come
Apag. 11
Segue a pag. 10
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 23
<^°Lotsalì da Soar
per andare ad
abitare sul monte
insieme con le sue
due figlie, perché
temeva di stare
in Soar; e si stabilì
in una caverna,
egli con le sue
due figlie.
^'La maggiore
disse alla minore:
^‘Nostro padre è
vecchio, e non c'è
più nessuno sulla
terra per mettersi
con noi, come si
usa in tutta la
terra. Vieni,
diamo da bere
del vino a nostro
padre,
e corichiamoci
con lui, perché
possiamo
conservare la
razza di nostro
padre”. ^^Quella
stessa notte
diedero da bere del
vino al loro padre;
la maggiore entrò
e si coricò con suo
padre; ed egli non
si accorse quando
lei si coricò né
quando si alzò.
^*11 giorno seguente
la maggiore disse
alla minore: “Ecco,
la notte passata io
mi sono coricata
con mio padre;
diamogli da bere
del vino anche
questa notte
e tu entra, coricati
con lui, perché
possiamo
conservare la
razza di nostro
padre”. anche
quella notte
diedero da bere*del
vino al loro padre
e la minore andò
a coricarsi con lui;
egli non si accorse
quando lei si
coricò né quando
si alzò.
^^Così le due figlie
di Lot rimasero
incinte del loro
padre. ^^La
maggiore partorì
un figlio, che
chiamò Moab.
Questi è il padre
dei Moabiti, che
esistono fino al
giorno d'oggi.
^^Anche la minore
partorì un figlio,
che chiamò BenAmmi. Questi è il
padre degli
Ammoniti, che
esistono fino al
giorno d’oggi»
(Genesi 19, 30-38)
DIO, ISRAELE E I POPOLI
Il progetto di Dio non si esaurisce nel dare una terra a Israele ma è un progetto inteso
a manifestare la sua signoria su tutti e dungue a dare pace (shalom) a tutti i popoli
SALVATORE RAPISARDA
Israele e i popoli limitrofi
IL nome Moab, che la figlia
maggiore di Lot pose a suo
figlio, nell’Antico Testamento
evoca immagini fosche. Moab è
il popolo che abita di là del
Giordano, oltre il Mar Morto.
Questo popolo impedì all’Israele fuggiasco dall’Egitto di attraversare il suo territorio; praticava una religione che era in abominio ad Israele e, ci viene detto, si comportò sempre da nemico, muovendo continuamente guerra, alleandosi con i nemici di Israele, devastandone le
città e il territorio. Con l’eccezione di Ruth, la moabita, da
Moab non viene niente di buono in Israele, ma soltanto minaccia di guerra e cattivo esempio di religiosità deteriore. Il nome Moab ricorre circa 160 volte
nell’Antico Testamento e sempre in contesto di esacrazione,
minaccia e pericolo.
La sorte di Moab è condivisa
da Ammon, il figlio dell’altra sorella. Anche qui abbiamo a che
fare con un popolo limitrofo,
abitante oltre il Giordano, subito a nord di Moab. Ammon è
spesso alleato di Moab contro
Israele; la sua religione è vista
come abominevole, quanto
quella di Moab; la sua stessa
esistenza è considerata come
una minaccia per Israele. Il pericolo sta anche nel fqtto che
più di una volta gli israeliti hanno adottato i modelli religiosi
dei loro vicini, deviando così da
un modello che si voleva puro e
incontaminato. Moab e Ammon
(qui si riconosce Amman, la capitale della Giordania) sono popoli semiti, hanno occupato il
loro proprio territorio prima
che Israele giungesse dalle loro
parti, e l’Antico Testamento
non fa mistero del fatto che
Israele, con la conquista del
paese, si è impadronito dei loro
territori, specialmente nel caso
di Ammon, cercando di sottometterli, di espropriarli, di costringerli a pagare tributi.
Il racconto e le sfaccettature
IL racconto del concepimento
incestuoso di Moab e Ammon
è certamente un racconto infamante, che con i suoi particolari
«piccanti» vuole esprimere una
valutazione sui Moabiti e sugli
Ammoniti; vuol dire con che
razza di gente si ha a che fare,
anche se non viene disconosciuta la stretta parentela tra Israele
e i due popoli. Lot era, infatti,
nipote di Abramo, dunque i figli
di Lot e i discendenti di Abramo,
gli israeliti, sono cugini, sono
parenti; scomodi, è il caso di dire. Questo racconto, visti i rapporti tesi tra Israele e i due popoli, rivela con chiarezza i sentimenti poco cordiali che Israele
nutriva nei confronti dei suoi vicini. Possiamo scorgere in ciò la
realtà di conflitti reali che hanno
la loro spiegazione nella contiguità geografica e nella competizione territoriale. Ma in nessun
modo possiamo seguire Israele
nella diffamazione dei suoi vicini a partire da un racconto il cui
intento è chiaramente infamante. Se qualcuno vuole scorgere
nell’episodio un fatto storico
non può, comunque, disconoscere che la sua narrazione è interessata. L’aver scelto di narrare questo episodio, e non altri,
risponde comunque alla logica
che abbiamo individuato.
soluzione sia a portata di mano?
Nella nostra pagina biblica non
possiamo che cominciare rivisitando i testi biblici, cercando di
comprenderli nel modo meno
strumentale possibile. Se riusciremo a fare questo ci saremo avvicinati alla verità, il che non è
cosa da poco.
Il governo di Dio su tutti
La terra dono di Dio a Israele
Molti brani dell’Antico Testamento ci portano a individuare l’intervento salvifico
di Dio a favore di Israele nel dono della terra. Dio, così appare,
ha dato a Israele la terra che era
di Ammon e di Moab, dei Filistei, dei Cananei, degli Amorei e
dei Gebusei. Israele sarebbe titolare della terra di Palestina,
ma anche della terra a oriente
del Giordano. Dio lo avrebbe
autorizzato a difendere la propria terra, a renderla sicura, fortificando e allargando i propri
confini, cacciando e sottomettendo chi non è israelita. La terra è, dunque, tolta agli altri popoli, perché quelli erano popoli
idolatri; viene data a Israele che,
è detto a chiare lettere, non ha
alcun merito speciale, ma è scelto per essere il popolo particolare di Dio, per manifestare la sua
gloria, per attuare la sua legge.
Scontri continui
Preghiamo
Signore, creatore dell’universo, liberatore di Israele,
padre di Gesù Cristo, il principe della pace, ci volgiamo
te con la fiducia che 1 figli nutrono verso il padre.
In solidarietà con quanti in Palestina e nel mondo sono vittime odi, delie discriminazioni e della guerra, chiediamo che la tua giustizia sia manifestata e che
con essa si conosca la misericordia, il perdono, la condivisione.
Consola, Signore, chi è vittima del terrorismo; infondi
nuova vita in chi è calpestato; da’ coraggio di intraprendere una vita non violenta a chi è tentalo di imbracdare
il fiicile e seminare dolore e morte.
La data in cui Israele, Moab e
Ammon vengono in contatto
per la prima volta può essere fissata intorno al 1250 a.C. Ad oggi
sono, dunque, trascorsi oltre
3.200 anni, e quello che fu il territorio di Moab, Ammon e Israele rimane una terra ancora luogo di scontri, di esecrazioni reciproche, di divisioni etniche, religiose, culturali, malgrado la comune parentela in Abramo.
Accostarsi al processo di pace
in Medio Oriente non è questione facile, perché troppi sono gli
interessi politici, militari, strategici, economici messi in gioco. A
questi si sommano quelli di carattere etnico e religioso che,
ancora oggi e con nomi diversi,
dividono palestinesi e israeliani.
Da dove cominciare, senza illuderci né dare l’illusione che la
DÌO e i popoli
IL giudizio di Dio, così come
espresso dai profeti, è duro
contro Moab e contro Ammon.
Lo è a causa della loro malvagità,
della loro idolatria. Ma anche
Israele cade spesso sotto il giudizio duro di Dio a causa della sua
malvagità e della sua idolatria.
«Per tre misfatti, anzi per quattro
di Moab...» diceva il profeta
Amos, ma diceva pure «Per tre
misfatti, anzi per quattro di
Israele io non revocherò la mia
sentenza... io vi schiaccerò, come un carro carico di covoni
schiaccia la terra» (Amos 2, 613). Dio colpisce i popoli per le
loro malvagità e punisce con
l’esilio persino Israele, ma annuncia riconciliazione e pace per
tutti e promette ai popoli di ricostituirli sul loro proprio territorio, a Israele come a Moab: «Ma
io farò tornare Moab dalla deportazione negli ultimi giorni,
dice il Signore» ( Geremia 48, 47).
Sottolineiamo che il progetto di
Dio non si esaurisce nel dare una
terra a Israele, ma è un progetto
inteso a manifestare la sua signoria su tutti e, dunque, a dare
pace (Shalom) a tutti i popoli.
Nel suo linguaggio concreto,
l’Antico Testamento parla
di Gerusalemme, la città della
pace come dice il nome, come
luogo dal qucde Dio stesso vuole
regnare sul mondo intero. Egli
vi regnerà di persona, tramite il
suo spirito, e applicherà la sua
legge. Non sarà, dunque, un popolo che regnerà al posto suo o
che lo rappresenterà, perché
Dio vorrà essere presente in
mezzo all’umanità e vorrà essere «tutto in tutti».
Quando l’Antico Testamento
vuole pensare a una persona
fisica, mediante la quale Dio
regna, parla del suo unto, del
Messia. (Questi regna perché in
lui Dio si compiace, perché lo
ha rivestito del suo spirito, perché fa la sua volontà. Del Messia
e del suo agire il profeta Isaia
(cap. 11) ci dà un quadro che ci
apre il cuore alla speranza e alla
fiducia: «Lo Spirito del Signore
riposerà su di lui.../ Respirerà
come profumo il timore del Signore.../ pronuncerà sentenze
eque per gli umili del paese.../
La giustizia sarà la cintura delle
sue reni,/ e la fedeltà la cintura
dei suoi fianchi».
Nello stesso libro leggiamo:
«Ecco il mio servo, io lo sosterrò.../ io ho messo il mio spirito su di lui, / egli manifesterà la
giustizia alle nazioni./ Egli non
griderà, non alzerà la voce,/ non
la farà udire per le strade./ Non
frantumerà la canna rotta/ e
non spegnerà il lucignolo fumante;/ manifesterà la giustizia
secondo verità.../ "Io, il Signore,
ti ho chiamato secondo giustizia/ e ti prenderò per la mano;/
ti custodirò e farò di te l’alleanza
del popolo,/ la luce delle nazioni,/ per aprire gli occhi dei ciechi,/ per far uscire dal carcere
i prigionieri/ e dalle prigioni
quelli che abitano nelle tenebre»
(Isaia 42,1-4, 6-7).
Le immagini che cogliamo da
queste profezie sono altra cosa
dalle immagini di carri armati, di spari di kalashnikov o di
sassate che vediamo quotidianamente con ossessionante ripetitività. Chi può ascolti lo spirito del Signore e cessi di lasciarsi guidare dai preconcetti e
dall’odio.
(Terza di una serie
di quattro meditazioni)
Nella foto: bambini di Ramallah,
in Cisgiordania (foto Silvia Macchi)
Note
omiletiche
La figura di Lot, nei
P'toli 11-14 della Ge^
annero rr»rv%« .. “"CS
appare come
.uu. lu ic cui vica[,j
sono intimamente le„;,“'
secondaria le cui
quelle di Abramo: i
za da Ur dei CaldeU®^
in Egitto, ritorno dalle,
ti del Giordano. Nef!
14 Lot è fatto
c sarà liberato
Soltanto nel cap
acquista un ruolo che!
da filo continuatore Derk
storia: ospita gli angeli
vuole difendere, inw
de. Tuttavia, il suo agi
un girare a vuoto. Sodo»^
non sarà risparmiata
sua preghiera ha succ&
solo nel salvataggio '
piccola città di Soar v A
22. I personaggi entrai
sono perciò altri: gli angt
II, vv, 1-29, la mogliev A
le figlie, vv. 30-35. Nel
stro brano, infatti, lefigfc
sono le protagonista COI
un ruolo insolito nell'Anta
co Testamento. Soltante
nella II Pietro Lot riceva
una citazione speciale
viene definito «giusto»',
si salvò il giusto Lot chi
era rattristato dalla condotta dissoluta di quegli
uomini scellerati (quelgio.
sto, infatti, perquantovedeva e udiva, quando abitava tra di loro, si tormentava ogni giorno nella sui
anima giusta a motivo delle loro opere inique)»
Pietro 2, 7s).
li nostro brano, da
punto di vista letterario,
rientra nel genere delli
saghe, cioè delle narrazioni che trattano dei popoli
a partire dai loro antenati. Questi, con la loro viti
e le loro gesta, nelle nar
razioni popolari, anticipa
no e segnano la storia
loro discendenti. La sag4
dunque, proietta all'
dietro, ancorandolo ne
progenitore, il giudizi)
che oggi si vuole date si
di un popolo
Diversi sono i modi ii
cui si può leggere II nostre
brano: eccone alcuni. Idee
logico: è quello che abbia
mo proposto nella meditazione e che ha il suo radicamento nella visione sto
rica, così come appare nell'Antico Testamento. Mitologico: si parte dalla constatazione che l'antichità
conosceva storie di eroi e
di eroine nate da rapporti incestuosi tra divinità,
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ti nascevano dei semidei, le, Alain
Moab e Ammon, dunque,
sarebbero gli eroi eponitni
di due popoli, nati da divinità antiche che, nella narrazione più recente, rima
neggiata in Israele, sarebbero state identificate n
Lot e le sue figlie.
Paura: volendo seguire
più da vicino la narrazione
biblica si potrebbe insista
re sul clima di paura che»
distruzione di Sodoma*
Gomorra ha creato noi
mente delle figlie “i tO;
Esse sarebbero le supo''* '
di una calamità inaudita
di una specie di diluvio
fuoco. Facile, in questo
so, pensare di essere rim
ste le uniche
mondo, senza altri uo
al di fuori del padre.
Etnico: una lettura u
po' più «settaria» o, s
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Paideia, Brescia,
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il 23 NOVEMBRE 2001
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
Lo propone un rapporto comnnissionato dai vescovi cattolici romani della Ue
un sistema di «governante» mondiale
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5 ‘ Secondo il rapporto, il gruppo di governance dovrebbe essere composto da 24 capi
'^igoverno e dovrebbe avere incontri annuali con i responsabili di Onu, Fmi, Bm, Wto e Oit
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Se alla povertà e alla inabilità hgI mondo. Secondo
Ssto rapporto, l’interdiLdenza economica monzesi è «sviluppata in modo
Sordinario» in una sola gelone: dagli Anni 70, il
perciò dei beni e dei ser^triplicato. Questo pro«0 «non si fermerà né torcerà indietro». Tuttavia, dal
lOfiO lo scarto tra paesi ricchi
S^eri è raddoppiato. I 20
paesi più ricchi hanno redditi
rocapite 40 volte superiori a
Lfli del 20 paesi più poveri,
¿imonlsce la Commissione
delle Conferenze episcopali
deEa Comunità europea (Comece) in questo rapporto di
10.000 parole, pubblicato il
24ottobre scorso.
«La governance mondiale è
¡1 mezzo per rafforzare gli ef, letti positivi della globalizzaizione e per limitare le sue
eventuali conseguenze negative - rileva il rapporto -. La
lobalizzazione è il risultato
di un-immenso progresso
itecnologico: ci ha portato
una crescita eccezionale nel“P“* io scambio di informazioni,
di capitali e di beni. Tuttavia,
essa non ha contribuito abbastanza a una riduzione significativa della povertà e
'ddla disuguaglianza».
Fra le proposte concrete, il
neln^porto chiede la formazio
tìS I
Il Palazzo di vetro, sede dell’Onu, a New York
ne di un «gruppo di governance mondiale», composto
da 24 capi di governo che dovrebbero avere incontri annuali con responsabili delTQnu, del Fondo monetario
internazionale (Fmi), della
Banca mondiale (Bm), dell’Organizzazione mondiale
del commercio (Wto) e dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oit). Il documento raccomanda che una
«Organizzazione mondiale
dell’ambiente» prenda delle
misure per far fronte,al degrado del clima, alla diminu
zione dello strato di ozono e
ad altri problemi internazionali urgenti. «Ormai il mondo
e il suo popolo, la creazione
di Dio, meritano un approccio più coerente», sottolinea
il rapporto.
«La volontà politica di
creare e di mantenere un sistema di governance mondiale deve essere sostenuta
da ferme convinzioni e da valori. In un mondo in cui nessun potere unico, qualunque
sia la sua forza, può o deve
esercitare il pieno controllo,
è essenziale giungere a un ac
cordo su una lista di valori e
di principi fondamentali»,
continua ii rapporto che è
stato redatto da un gruppo
di 13 membri diretto da Michel Camdessus, ex direttore
generale del Fmi, con la collaborazione fra l’altro dell’
ex direttore del Wto, Peter
Sutherland, del vicepresidente di Citibank, Onno Ruding,
e di un ex direttore generale
deU’Oit, Michel Flansenne.
I vescovi europei hanno ordinato questo rapporto nella
primavera del 2000, in seguito
alle manifestazioni avvenute
durante la conferenza ministeriale del Wto a Seattle nel
novembre-dicembre 1999. «Il
documento è stato preparato
per rispondere alle tensioni
contemporanee», ha dichiara• to il segretario generale della
Comece, Noel Treanor, che
ha aggiunto che i vescovi aspettano le reazioni di altre
chiese e organizzazioni religiose. I redattori del rapporto
hanno precisato che gli attentati dell’11 settembre negli
Usa hanno rappresentato «un
momento decisivo per il futuro della sicurezza mondiale»,
ma hanno ammonito che misure militari e di sicurezza
non risolveranno il «profondo
disagio» in varie zone del
mondo in cui l’atteggiamento
dei paesi più ricchi viene visto
come «ingiusto, egoista e oppressivo». La Comece rappresenta circa 750 vescovi cattolici romani di 15 stati membri
dell’Unione europea. (eni)
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8.
Papeete, 25 ottobre-1° novembre: riunione del Consiglio esecutivo della Cevaa
:ostruire un mondo di dialogo, di giustizia e di pace
Riunito a Papeete (Tahiti)
lai 25 ottobre al 1° no vernile, il Consiglio esecutivo
Iella Cevaa si è preoccupato
lei contesto mondiale e delImpegno delle chiese nel
nondo di oggi. L’analisi soliale, economica e politica
atta dal Segretario genera6, Alain Rey, ha sottolineato
la complessità del contesto
mondiale nel quale si svolge
Emissione delle chiese. La
bue della guerra fredda ha
®odificato le poste in gioco
popolitiche e geostrategitne. Ma gli attentati dell’11
sattembre rivelano che esigono sfide sociali e culturali
^portanti di cui occorre tener conto. Questi atti terrorici CI ricordano cmdelmene altre violenze del passato
no botiti di frustrazioamarezza e di odio,
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soluzione ai problejhp .-Ouianità. Fa notare
un ni ? ^olla violenza è
e], folo infernale e vizioso
imposta dalla guerra Perchó^ effime
di inn,-™ P^'UTOca sentimenti
0®®^ genera la
e Intrattiene l’odio.
rezione ci aprono così la porta
della speranza.
In un messaggio rivolto alle
chiese, il Consiglio esecutivo
della Cevaa chiede alle chiese
e ai loro membri di adoperarsi, in uno spirito di comunione, alla costruzione di un
mondo di dialogo, di giustizia
e di pace. Esorta le chiese a
prendere sul serio il problema della violenza sotto tutte
le sue forme, sia nelle sue
manifestazioni spicciole sia
in quelle eclatanti, nelle famiglie e nella società. Ricorda in proposito la campagna
di sensibilizzazione lanciata
dal Consiglio ecumenico delle chiese in vista di prevenire
e sradicare tutte le violenze.
Invita fortemente le chiese a
lavorare presso le istanze decisionali, politiche ed economiche, in modo da dimostrare loro che esistono altre soluzioni all’ingranaggio della
■violenza e della guerra.
Il Consiglio ha incontrato
i membri della Lega dei diritti umani polinesiana che,
durante il suo soggiorno, ha
reso pubblico il rapporto di
inchiesta, finanziato dalla
Cevaa e dal Cwm e portata
avanti dalla Federazione internazionale delle Leghe dei
diritti umani, su alcune violazioni dei diritti umani perpetrate nel paese.
Da parte sua, l’Associazione
«Mororua e Tatoù» ha voluto
dire ai membri del Consiglio
lo scopo e la natura della sua
lotta: creata il 4 luglio 2001
dalla chiesa e da ex lavoratori,
essa prosegue la propria lotta
in vista del riconoscimento
ufficiale da parte dello stato
francese delle conseguenze di
trent’anni di esperimenti nucleari sulla salute delle persone che lavorano nei siti. I
membri del Consiglio hanno
accolto con riconoscenza la
notizia della creazione della
Fondazione del protestantesimo francese che, in occasione
della prima riunione del suo
Consiglio di amministrazione,
ha accettato di accogliere la
Fondazione della Cevaa.
(Cevaa Information)
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Roma: dichiarazione della Comunità di base di San Paolo
No al terrorismo, no alla guerra in corso
Porta« una soluzioPace. n di giustizia e di
^ questa • preceduti
**’•9 sua ,^*®®ioue: la sua vi^’^orte e la sua resur
Pubblichiamo qui di seguito alcuni stralci di una lunga
dichiarazione redatta dalla
Comunità cristiana di base di
San Paolo in Roma, intitolata
«Contro il terrorismo e contro
la guerra in Afghanistan».
«(...) Condanniamo, senza
ambiguità, ogni forma di terrore: condanniamo i Bin Laden che offendono Dio e lo
uccidono, usando la fede come odio e le sue creature come bombe e vittime sacrificali. Ma condanniamo altresì
la guerra, come strumento di
offesa alla libertà degli altri
popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. (...)
Per questa ragione, come
cristiani e cristiane critichiamo gli ondeggiamenti diplomatici del Vaticano che, dopo aver giustamente condannato gli atti terroristici, non
sa dire una parola chiara.
esplicita e solenne contro la
micidiale guerra voluta dagli
Stati Uniti d’America in Afghanistan, anzi si dimostra
diviso sul giudizio negativo
espresso dal papa stesso. (...)
Risolvere il problema palestinese e del petrolio taglierebbe alla radice arroganza e
orgoglio nazionalistico da
una parte, rabbia, disperazione e esasperazione dall’altra,
portando i termini di un contendere nell’ambito giuridico
proprio della legalità internazionale.
Come pensare alla costruzione di una pace nuova e diversa su cui rimodellare il
mondo: la pace che Aldo Capitini vagheggiava, inventando la marcia Perugia-Assisi?
Forse un punto sicuro di
partenza c’è: un cambiamento di mentalità, una conversione totale del nostro modo
di situarci nel mondo, la
“metànoia”, la “conversione”
appunto che veniva proposta
ai primi cristiani. (...)
Una nuova mentalità che
sappia distinguere tra svilup
po e progresso, che sappia
trarre dalla scienza, campo
ardito della conoscenza, il
Bene, campo sapiente della
saggezza.
Una nuova mentalità che
capovolga il senso oggi corrente della mondializzazione:
non già.omologazione sugli
standard delle società tecnologicamente evolute, ma "effusione” - novella Pentecoste
- di genti, di lingue, di culture, di religioni, che si comprendono nel rispetto reciproco, nella "simpatia” dell’incontro, del dialogo, nel
l’umiltà che rende tutti uguali nella diversità.
Dopo quanto sopra espresso, ci pare superfluo ribadire
il nostro totale disaccordo sul
coinvolgimento militare dell’Italia nella guerra in corso».
DAL MONDO CRISTIANO
Dopo l'attentato alle Twin Towers
Umpegno delle chiese americane
per sostenere i parenti delle vittime
NEW YORK — Grande impegno delle chiese americane per
sostenere sia i parenti delle -vittime degli attentati dell’11 settembre che i tanti cittadini emotivamente traumatizzati dal
tragico evento. Coordinati da Church World Service, l’organizzazione assistenziale del Consiglio nazionale delle chiese
(Ncc), sono stati tenuti due seminari a New York con relazioni
di esperti psicologici, pastori e teologi che avevano già operato
in occasione dell’attentato a Oklahoma City nel ’95. (nev/ncc)
Realizzato àd\ Consiglio nazionale (ielle chiese
Documentario sul dopo 11 settembre
NEW YORK — «Viaggio verso il perdono» è un documentario di un’ora realizzato dal Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti (Ncc) e prodotto dalla Chiesa mennonita.
«Storie di chi improvvisamente è chiamato a scegliere tra la
rabbia, la vendetta e il perdono perché colpito da eventi tragici, inspiegabili e ingiusti»: verrà diffuso il prossimo dicembre dal network nazionale Abc. (nev/ncc)
Secondo un articolo del «Corriere della sera»
L'America riscopre la religione
chiese affollate in tutti gli Stati .Uniti
NEW YORK — Cifre interessanti dagli Stati Uniti, riportate.
in un articolo di Davide Frattini sul «Corrière della sera» del
27 ottobre. Sécondo il servizio «L’America riscopre la religione: a milioni ora affollano le chiese», dopo gli attentati
dell’ 11 settembre negli Stati Uniti cresce il bisogno di spiritualità e di religione. Il 60% degli americani da quella data
ha partecipato ^meno a una cerimonia religiosa e le vendite
della Bibbia sono cresciute del 27%. Sempre secondo l’articolo, negli Stati Uniti i protestanti sono il 58% della popolazione, i cattolici il 21%, gli ebrei praticanti il 2,1% e i musulmani ri,9%, circa 2 milioni di persone. (nev)
'X Chiesa evangelica riformata del Canton Ticino
Il Sinodo ha affrontato
il delicato problema dell'aborto
LUGANO — Sabato 10 novembre si è riunito a Lugano il
Sinodo della Chiesa evangelica riformata nel Ticino (Cert). I
sinodali si sono tra l’altro espressi a favore della soluzione
dei termini proposta dal Consiglio degli stati e dal Consiglio
nazionale. In particolare, il Sinodo ha ricordato di essere
«impegnato per una società nella quale è protetta la -vita»,
ma ha aggiunto di essere altresì «consapevole del grave conflitto che, in particolari situazioni, travaglia una donna
quando questa decide di voler interrompere la gravidanza».
La decisione del Sinodo è scaturita anche dalla considerazione che «le minacce di sanzioni penali non solo non impediscono l’aborto, ma costringono le donne a ricorrere all’illegalità». Il Sinodo si è inoltre congedato dal pastore Ulrich
Breitenstein, pastore nella comunità regionale del Sottoceneri e attuale presidente del Consiglio sinodale Cert, il quale
si dedicherà a un nuovo incarico pastorale nel Canton Zurigo. I sinodali si sono infine occupati della questione dell’ora
di religione nelle scuole avviando un dibattito che darà i
suoi frutti in occasione della sessione sinodale della prossima primavera, su possibili modelli alternativi di insegnamento religioso nella scuola. (Paolo Tognina)
SI protestanti della città sono oltre 25.000
Comune di Pechino: sì alla costruzione
di due nuove chiese protestanti
PECHINO — Apertura della municipalità di Pechino alla
comunità protestante della città a cui «di fronte all’accresciuto numero di fedeli» ha concesso il permesso di edificare due
nuove chiese capaci ciascuna di accogliere 1.500 persone.
Secondo il quotidiano cinese di lingua inglese «China Daily» i
protestanti presenti a Pechino sono oltre 25.000. Una stima
del Consiglio cristiano della Cina fissa in 10 milioni il numero dei protestanti cinesi, assistiti da 18.000 pastori, (nev/me)
M Premio Templeton per il giornalismo religioso
Premiato l'olandese Pìeter van der Ven
capo redattore di «Trouw»
GINEVRA — Pieter van der Ven, capo redattore del quotidiano olandese «Trouw» ha vinto il Premio Templeton per il
giornalismo religioso. Il Premio, circa 5 milioni di lire, viene
assegnato ogni anno dalla Conferenza delle chiese europee
(Kek) per conto della prestigiosa Fondazione Templeton. Curiosa la storia del quotidiano olandese: pubblicato illegalmente da un gruppo protestante di resistenza durante l’occupazione nazista, oggi è uno dei principali quotidiani indipendenti olandesi, con una tiratura di 127.000 copie. (nev)
BI (Jati allarmanti (Ji un recente censimento
Ungheria: cresce la secolarizzazione
BUDAPEST — Cifre allarmanti dalTUngheria dove, secondo
un recente censimento, a un incremento del numero delle
persone che si definiscono atee corrisponde un decremento di
fedeli di tutte le denominazioni cristiane. Tra il ’92 e il ’98 i cattolici sono scesi dal 67,8% della popolazione al 57,8%, i riformati dal 20,9% al 17,7%, i luterani dal 4,2% al 3,9%. (nev/bt)
4
PAC. 4 RIFORMA
Cultura
Tavola rotonda al Centro «Jacopo Lombardini» di Cinisello Balsamo
Gli organismi geneticamente modificati
L'informazione sulla presenza degli Ogm nei prodotti messi in vendita è già oggi un obbligo
ma non sono ancora stati del tutto affrontati i rischi ambientali, alimentari e quelli di mercato
PAOLO FABBRI
INNANZITUTTO, ha esordito Vitale, bisogna chiarire
che gli Ogm sono vegetali nel
cui genoma (insieme di geni
che, riuniti in cromosomi,
formano la struttura base di
un organismo) sono stati inseriti uno o più geni da un organismo diverso. Normalmente i trasferimenti avvengono tra vegetali, ma può anche verificarsi Tutilizzo di geni da organismi animali, come il caso di un pomodoro in
cui è stato trasferito il gene di
un pesce per renderlo più
conservabile (in un organismo elementare come un
batterio ci sono 4.000 geni, in
una pianta come la arabidopsis thaliana 26.000, neU’/tomo sapiens 40.000). Si prenda
l’esempio della soia. Partendo dal fatto che le allergie alimentari colpiscono T8% dei
bambini e il 2% degli adulti, e
che la soia e le arachidi ne sono i maggiori responsabili, è
stata prodotta una varietà di
soia in cui il gene responsabile dell’allergia rimane inattivo. Questo tipo di soia è regolarmente riproducibile come
del resto tutti gli Ogm, a meno che la riproducibilità non
venga volutamente inibita,
come è avvenuto in un progetto della multinazionale
Monsanto denominato «Terminator» con il quale si punta
a ottenere piante dalle caratteristiche più favorevoli, ma
rese sterili con l’introduzione
Da qualche anno i prodotti geneticamente modificati (Ogm)
sono oggetto di appassionato interesse da parte dell’opinione
pubblica, di organizzazioni ambientaliste e, in parte, anche dei
governi, con posizioni sovente antitetiche. L'opinione pubblica,
generalmente aperta al nuovo per tutto quanto riguarda le applicazioni mediche, è molto diffidente e ascolta volentieri le vibranti enunciazioni dell'agricoltore francese Bové, che si scaglia
contro la globalizzazione colpevole di standardizzare in modo
esasperato tutti i prodotti agricoli, tra cui quelli transgenici. Il
tema è importante, presenta anche qualche aspetto etico specifico e merita un approfondimento per chiarirne i termini. A
questo scopo il Centro culturale evangelico «Jacopo Lombardini» di Cinisello Balsamo, nel filone di incontri dedicati a
«Scienza, etica e fede», ha organizzato una tavola rotonda con
Sandro Vitale dell’Istituto di biosintesi vegetali del Cnr di Milano, che fa ricerca sui prodotti vegetali transgenici, e Gianluigi
Borioni, ricercatore dell’istituto Mario Negri e membro dell’Osservatorio sugli Ogm di Legambiente. '
di un apposito gene che, tra
l’altro, produce una proteina
tossica per l’uomo. L’obiettivo del progetto è evidentemente quello di determinare
una condizione di assoluto
controllo del mercato, impedendo a chi coltiva la terra di
utilizzare parte del raccolto
per la semina e costringendolo ad acquistare ogni anno i
semi. In seguito alle proteste
dell’opinione pubblica e dei
paesi del Terzo Mondo la
Monsanto afferma di avere
abbandonato il progetto.
All’estremo opposto del
progetto «Terminator» sta il
progetto «Golden Rice», con
il quale alcune università si
propongono di ottenere un
riso dotato di una maggior
quantità di vitamina A, la cui
carenza provoca la morte di
1-2 milioni di individui, prevalentemente fra i bambini.
Ci si chiede: a che punto è la
ricerca sui prodotti transgenici e chi la indirizza finanziandola? Attualmente il 99%
degli Ogm resta in laboratorio e viene utilizzato solo per
la ricerca. Anche le coltivazioni sperimentali in campo
aperto sono pochissime perché in Europa (al contrario
che negli Usa) non sono permesse. Di fatto il 70% della
soia prodotta negli Usa è
transgenico e ormai la miscelazione spontanea dei semi
tramite gli agenti atmosferici
è tale che non è più possibile
tenere separati gli influssi dei
diversi tipi di pianta. Quanto
ai finanziamenti si può dire
che in Europa sono quasi
nulli quelli delle aziende e
molto scarsi quelli di enti
pubblici, mentre nel Nord
America sembra che le grandi aziende del settore chimi
co-agricolo finanzino i centri
di ricerca allo scopo di ottenere prodotti o procedimenti
che, una volta brevettati, e
approvati dagli organi competenti, possano consentire
un forte controllo del mercato. A tutt’oggi quali sono i
vantaggi dei prodotti transgenici in base alle esperienze
fatte? Esiste una sola ricerca
fatta sulla soia americana da
un ente indipendente olandese, da cui risulta un risparmio nel consumo di diserbanti del 10%. Sulle allergie
nulla si può dire di scientificamente accertabile, data la
miscelazione dei semi sopra
richiamata. I prodotti vegetali transgenici, ha concluso Vitale, sono soprattutto una
grande risorsa in termini di
ricerca scientifica per affrontare l’incremento di fabbisogno alimentare derivante
dalla crescita demografica.
Forloni si è soffermato sui
rischi. Il primo rischio da valutare è quello di consentire a
poche grandi aziende multinazionali di brevettare vegetali e procedimenti che offrono vantaggi, ma non sono liberamente disponibili. Soprattutto i paesi del Terzo
Mondo rischierebbero di essere strozzati da una situazione di costi insostenibile in
condizioni di reddito molto
basso. Eliminare la brevettabilità significa togliere importanti finanziamenti alla ricerca, quindi bisogna porre dei
limiti, ad esempio rendendo
Incontri culturali a Milano
Il Dio che si rivela
nel Cristo crocifisso
SERGIO RONCHI
SI parla troppo su e di Dio
e in genere a sproposito,
soprattutto in questi tempi
maledetti; comunque, sempre di quel dio che «la pensa
come me». Insomma, un dio
manipolabile, che sta immancabilmente dalla parte di
nuove crociate di ogni sorta;
un dio, come sosteneva giustamente il grande pensatore
tedesco Martin Heidegger,
che non è degno di danze e di
suoni in quanto «supremo
valore». E la chiesa che cosa
dice? Con quali parole essa
annuncia la verità del suo
Dio? La questione è stata affrontata dal pastore valdese
Fulvio Terrario con la conferenza inaugurale dell’attività
del Centro culturale. Libertà
nell’amore, amore nella libertà. Il Dio di Gesù Cristo.
Dio e modernità, ha sostenuto Terrario, vivono una
sorta di perenne conflitto:
modernità significa l’autonomia dell’uomo rispetto al
divino, vivere in una realtà
complessa che dalla scienza
all’etica ha liquidato «Tipotesi Dio». Allora la teologia cerca di compiere tentativi di ritagliare spazi per questo Dio
emarginato e rimosso, ritenuto insomma del tutto superfluo; a eccezione delle «situazioni limite». Quando la
solitudine o l’angoscia o la
disperazione o la malattia o
la morte incombono su di lui,
l’uomo va a ripescare Dio
perché ne ha bisogno. «È
quello che Bonhoeffer - ha
detto Ferrarlo - definiva “stupro religioso”, che è lesivo
della dignità umana e di Dio
ridotto a narcotico religioso».
La chiesa deve allora tornare
a riflettere sulle fondamenta
della propria fede. La risposta
viene data, appunto, da Paolo apostolo per i pagani, che
individua nella croce di Cristo l’azione di quel Dio che
rientra nell’ordine della grazia e non già nell’ordine della
necessità.
«Il Dio che si rivela nel Cristo crocifisso - ha continuato
Ferrano - è un Dio che si rifiuta di imporre se stesso con
la violenza e che lo fa invece
con amore, è un Dio che fa
propria la sofferenza di Gesù,
è un Dio che si presenta come grande disarmato». Il Dio
a cui la chiesa deve testimonianza di fedeltà è il Dio crocifisso in Gesù Cristo, che si
rivela come Dio d’amore; ovvero come un Dio non di essenza, bensì di relazione. Il
darsi di Dio è proiettato
nell’orizzonte di una realtà
immersa nella contraddizione, che la Bibbia denomina
«peccato». E peccato è sospettare, come si legge nell’episodio della tentazione
contenuto nella Genesi, che
l’offerta di Dio sia in realtà un
vero e proprio inganno. La
chiesa, la fede, deve scoprire
che invece il Dio della croce
di Cristo è un Dio di grazia.
Un partecipato incontro a Alessandria
Protestanti e cattolici
studiano Bonhoeffer
MARCO RUSSO
IN occasione della pubblicazione del libro I Salmi. Il
libro di preghiere della Bibbia
di Dietrich Bonhoeffer, da
parte delle edizioni Paoline, il
Centro culturale protestante
e la libreria Paoline di Alessandria hanno organizzato il
22 ottobre un incontro presieduto da suor Beatrice, responsabile dell’ufficio stampa, e con relatori il prof. Maurilio Guasco, saggista e professore ordinario di Storia del
pensiero politico contemporaneo della Facoltà di scienze
politiche dell’Università del
Piemonte orientale e del pastore Maurizio Abbà.
Nel corso dell’incontro è
stato presentato anche il volume Ultime lettere dalla Resistenza. Dietrich Bonhoeffer
e i suoi familiari nella lotta
contro Hitler (Claudiana).
L’incontro si è tenuto nei
locali della libreria e ha visto
un’affluenza oltre le più rosee attese; tra gli altri erano
presenti alcuni membri della chiesa dei Fratelli, il vescovo della diocesi e un discreto numero di membri della
chiesa metodista di Alessandria. Il pastore Abbà ha tratteggiato il contesto storico,
politico e personale in cui
l’autore scrisse il libro, che fu
pubblicato nel 1941 e fu l’ultimo che il regime nazista gli
permise di divulgare, un testo nato dall’esperienza del
seminario di Finkenwalde, in
cui la chiesa confessante gli
aveva affidato l’incarico di
formare i nuovi pastori. Di
questo periodo sono forse
più noti gli altri due scritti:
Sequela e La vita comune;
non è da meno, comunque,
questo invito a pregare con le
parole dei Salmi, che vengono interpretati da Bonhoeffer
in chiave fortemente cristologica, al punto da vedere il Padre Nostro come paradigma
e coronamento dei contenuti
del libro di preghiere della
Bibbia. Oggi questa lettura
potrebbe sembrare un esproprio della cultura e religiosità
ebraica, ma, nella Germania
nazista, Bonhoeffer ribadisce
la necessità per la chiesa di
riconoscere le innegabili e
profonde radici ebraiche del
cristianesimo.
Il prof. Guasco ha spiegato che la stesura di questo libro è stata dettata dall’esigenza di offrire, per la formazione dei giovani pastori della Chiesa confessante e ai lettori, un «itinerario di iniziazione alla preghiera». Una
preghiera non coincide con i
nostri desideri, le nostre speranze, i sospiri, i lamenti, la
gioia, tutte cose che il cuore
sa esprimere senza per questo doversi rivolgere a Dio; in
questo modo confonderemmo terra e cielo, uomo e Dio.
Pregare non significa semplicemente aprire il proprio
cuore, bensì trovare il cammino verso Dio.
gratuito l’uso dei prodotti in
esame quando chi li utilizza
ne ricava un reddito inferiore
a un importo prestabilito.
Greenpeace sostiene che la soluzione alle carenze alimentari delle popolazioni povere
andrebbe cercata fornendo
un tipo diverso di alimentazione, ma cambiare la struttura alimentare di centinaia di
milioni di persone ferma da
secoli, sembra opera di enorme difficoltà e tempi lunghissimi. Non vanno poi trascurati i rischi ambientali che comporta la introduzione di una
specie di pianta diversa. Infine vanno considerati i rischi
di alimentarsi con un prodotto che nel tempo breve può
essere sperimentato, ma senza che si conoscano gli effetti
sul lungo termine: questi rischi non sono valutabili, anche se è possibile considerarne la variabilità da caso a caso. A ciò viene obiettato che
rischi analoghi si corrono abitualmente per i medicinali. La
conclusione potrebbe essere,
secondo Forloni, un atteggia
mento che non è di
zinne frontale agli Ogni'nijj
grande cautela, con unak
slazione che ponga potenti
tri alla approvazione
sperimentazioni in camn,
aperto e ancor di più alla»
provazione per la vendita,®
me pare che si stia orientan*
a fare l’Unione europea.
L’informazione sulla p®
senza di Ogm nei prodoti
messi in vendita è già oggii
obbligo. Per quanto attienei
problemi etici, questi so»
piuttosto connessi ai meco
nismi di mercato e dal moi
in cui questi possono essei
limitati come detto sopra, pj
impedire che anche i piùpr
veri siano impediti alTutilia
di strumenti validi contici
fame ed alle legislazioni let
tive al controllo del rischi. (
sono, è vero, alcune corren
teologiche del mondo proti
stante che ritengono non si
lecito modificare il creali
salvo le modifiche naturi
ma esse rappresentano in
piccola minoranza coni
quale noi non concordiamo
• Domenica della Riforma a Parma
La libertà religiosa
nella storia e nell'oggi
MAURIZIO PALLADINI
Anche quest’anno l’Istituto storico della Resistenza di Parma ha ospitato
la celebrazione della «Domenica della Riforma» da parte
della Chiesa evangelica metodista di Parma e Mezzano
Inferiore. La conferenza aveva per tema «La libertà religiosa» ed è stata affidata al
noto studioso valdese Mario
Miegge, docente di Filosofia
della religione all’Università
di Ferrara. La crisi internazionale seguita agli attentati
dell’11 settembre e la guerra
al terrorismo in corso in Afghanistan ha offerto l’occasione per riflettere su un argomento che fino a oggi sembrava relegato in una posizione secondaria rispetto alle
grandi e controverse questioni che occupavano la scena
internazionale.
Miegge ha voluto recare alcuni esempi significativi in
proposito tratti dalla storia
antica e da quella moderna.
Secondo il relatore il problema della libertà religiosa è
inevitabilmente connesso a
quello della separazione tra
religione e stato: i cristiani
primitivi posero questo problema al pur tollerante impero romano e vennero perseguitati. Ma successivamente,
da Costantino in poi, il cristianesimo stesso divenne religione di stato e la libertà di
culto cominciò a essere di
nuovo conculcata. Detta situazione durò sostanzialmente fino alle guerre di religione del ’600.
Ben altra realtà caratterizzava l’IsIam medievale: mentre gli ebrei venivano perseguitati, scacciati e perseguitati dall’Europa cristiana
(con le eccezioni dei ducati
Mario Miegge
estensi, sabaudi e
pubblica veneta), j
arabo essi godevano di a®P,
libertà di culto. Cosi
nell’impero ottomaiio. Ma'»
libertà religiosa derivt
sempre dal factum prinafi
non ci sarà separazione
stato. La Riforma,
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proprio il principio di sepa^J
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Ij 23 NOVEMBRE 2001
Cultura
PAG. 5 RIFORMA
Si è svolto a Torino un convegno promosso dall'associazione laica «Biblia»
ipace e guerra nella Bibbia e nel Corano
ftestì fondativi delle tre grandi religioni monoteistiche non presentano Dio come un killer
¡ssetato di sangue, anche se la componente dello violenza umana è ben presente nei testi
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IL caso più antico, storicamente documentato,
aiun Dio violento di tipo mo
¡Leistico è quello proposto
^la riforma monoteistica
Hmmossa dal faraone EkhnaIn Esso presenta alcune caratteristiche, tra cui spicca
una violenza ideologica di tino esclusivista, fondata sul
brimato della verità dell’unico Dio. Queste caratteristiche
si ripresentano, con alcuni
tratti specifici, sia nel caso
del Dio guerriero dell’Israele
atitiGO sia del peculiare monoteismo cristiano sia infine
del monoteismo radicale islamico». È una prima provocaàone quella lanciata da Giovanni Filoramo, docente di
Storia del cristianesimo deD’Università di Torino. E un’
altra provocazione che mi ritrovo sul taccuino è di Elizabeth Green, pastora battista
specialista in teologia femminista. Affrontando in modo
approfondito la questione
«Donna, violenza e cristianesimo» Green dice infatti: «Se
leteologhe in Occidente considerano l’Iddio maschile
perno di un violento ordine
socio-simbolico, alcune teologhe asiatiche e africane ritengono che il problema non
sia tanto la configurazione
maschile di Dio quanto la sua
natura esclusivista».
L’esclusività del Dio unico
è una delle tante piste percorse nel convegno internazionale promosso dalTassociazione «Biblia» sul tema
«Pace e guerra nella Bibbia e
nel Corano» a Torino dal 12
al 14 ottobre. Come è ormai
sua consolidata tradizione
l’associazione laica di cultura
biblica ha organizzato i lavori
con molta cura. Due anni di
preparativi e poi tutto è cominciato a un mese, come
qualcuno lo ha definito, dall’attacco al cuore del cristianesimo e dell’ebraismo nella
loro versione occidentale. La
situazione oggettiva di guerra
che stiamo attraversando ha
impresso un’incredibile attualità al convegno. Penso
che sia stata, a livello nazionale, la prima occasione in
cui ragionare a fondo sui fatti
MewYark, nel loro risvolto
%oso, nel tempo in cui la
“ione sembra avere dato le
issioni. Impossibile rias^ lere le cose dette. Occor. Jmattendere gli atti del con™?no per ritornare su quelle
dense relazioni.
La più corposa mi è semrata quella di Harvey Cox su
mienza e nonviolenza nel
Nuovo Testamento. Una relaone che l’autore, docente a
ha potuto legsere poiché gli è stato impe
rao? * .'^'dSgio in Europa per
tn sicurezza. Dal pun
1 vista islamico non sono,
^dati interventi qualificati.
X; ™ Pdr esempio di MohS*n .^j^nkoun, docente di
alla Q L Pensiero islamico
Sorbona di Parigi, che ha
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&o>.enza, del sacro e delQiii X contesti islamici. E
Eiona anche con ra
Cfi,!®"'®?}*' convincenti, una
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UlUel u ** paventava Salano „i’^'d**^8ton e che nesforsp «io^^Sura ma nel quale
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nella sua dimensione linguistica, ci ha pensato anche
Khaled Fouad Allam, docente
di Sociologia del mondo musulmano nelle Università di
Trieste e Urbino. «L’evento
storico dell’incarnazione di
Cristo, figlio di Dio - ha detto
-, è assente dall’universo della rivelazione coranica. Ciò
che abbiamo nell’islamismo
è una parola rivelata, che diventa testo. Ed esso usa un
linguaggio che enuncia un
dire che implica un fare». E
implica anche una dimensione di violenza che nasce da
una lettura distorta del Corano, quando venga ridotto a
manuale rivoluzionario per
superare la crisi economica
e politica del mondo della
Mezzaluna. In sostanza la
violenza nell’Islam sarebbe
solo frutto di un dirottamento semantico.
Ancora a proposito di teologia e politica nel pensiero
islamico, Alberto Ventura
dell’Università di Napoli, ha
notato come nell’Islam la
guerra sia null’altro che una
delle espressioni dello squilibrio che è parte costitutiva
della creazione stessa. «L’equilibrio assoluto non può
esservi che in Dio, che non a
caso ha fra i suoi 99 nomi
proprio quello di “Pace" (asSalàm). L’ideale dell’islamismo è dunque queOo di porsi
in qualche modo in mezzo ai
due estremi, operando nei li
miti delTumanamente possibile un bilanciamento fra
ordine e disordine, equità e
ingiustizia, pace e guerra,
nella consapevolezza che
ogni squilibrio è in fin dei
conti relativo».
Sempre a Palazzo Carignano, nel quadro del convegno,
si è tenuta anche un’importante tavola rotonda su «Gerusalemme: una storia, un
simbolo» alla quale hanno
partecipato Amos Luzzatto,
presidente dell’Unione delle
comunità ebraiche italiane, il
cardinale Achille Silvestrini,
prefetto emerito della congregazione per le chiese orientali, e l’ambasciatore Mario Scialoja, presidente della
Lega musulmana mondiale
in Italia. Infine, come gesto di
speranza, è stato assegnato a
Paul Kamara, direttore del
quotidiano For Di People di
Freetown, il «The civil Courage Prize», un premio di
50.000 dollari offerto dal
Northeote Parkinson Fund di
New York per chi abbia mostrato «una resistenza costante al male con gravi rischi
personali». Il premio è un
forte segnale di resistenza
contro tutto ciò che distrugge
l’umanità, compresa la guerra santa di Bili Laden. «Ma
questa guerra - ha notato
acutamente Luzzatto - in primis è contro l’economia degli
Usa; solo dopo vengono gli
aspetti ideologici e religiosi».
Il convegno comunque ha
dimostrato, se ce ne fosse bisogno, che la lettura storico critica dei testi fondativi
delle tre grandi religioni monoteistiche non interpreta il
Dio d’Àbramo come un killer
assetato di sangue. Certo la
componente della violenza è
registrata dai testi biblici e
coranici anche per il semplice
fatto che è parte della nostra
umanità. Come questa nostra
umanità violenta entri in relazione con un Dio che è lento all’ira (Esodo 34, 6) e pieno
di misericordia è storia di oggi. Ma su questo terreno non
sembrano nascere grandi crisi di coscienza. Quell’antico
dualismo tra bene e male, tra
buoni e cattivi, rischia di
rinfocolare ciò che invece andrebbe spento, con l’estintore di una prassi nonviolenta
che sembra presente solo in
piccoli cenacoli di voci che
gridan» nel deserto di una società neobarbarica. Nessuno
sembra prestarvi ascolto.
Neppure le chiese cristiane
che spesso preferiscono tacere. Eppure, come spiegava
Piero Stefani, dell’istituto
ecumenico San Bernardino di
Venezia esaminando il linguaggio di Gesù sulla questione della violenza, un punto
appare chiaro: Gesù ha avuto
un comportamento radicalmente nonviolento. Ma a seguirlo su questa strada sono
pochi, anche tra i credenti.
La moschea di Roma
Narrative
LIBRI
Botteghe ebraiche
Esce in edizione rinnovata, grande formato e dovizia di illustrazioni Le botteghe color cannella (Einaudi, pp. 406, lire
38.000, euro 19,63), raccolta di racconti dello scrittore e pittore ebreo polacco che non scampò alla persecuzione e allo
sterminio, ma che prima dì essere catturato descrisse le vicende curiose e mirabolanti legate alla hot- ^
tega del padre, venditore di stoffe. A partire j
da quell’interno lakob «evade» e costruisce |
fra travestimenti e vera e propria invenzio- [
ne di ruoli diversi, un proprio mondo di j
fantasia. Fu l’autore stesso a illustrare il li- j
bro, e proprio quei disegni formano con il |
testo un tutt’uno organico e omogeneo.
Completano il volume altri racconti che I
non fanno parte delle Botteghe... I.
Convegni
Cinema e Bibbia
È uscito il volume degli Atti del convegno II cinema e la
Bibbia (Morcelliana, Brescia, pp. 238, lire 30.000, euro 15,49)
svoltosi a Genova nell’autunno di due anni fa per l’organizzazione dell’associazione «Biblia». Relatori italiani e stranieri, studiosi di cinema, di ebraismo e ovviamente di Bibbia si
erano riuniti per cercare di individuare le ricorrenze dei testi
biblici, più o meno dirette, nei testi filmici. Erano stati presi
in esame tanto i film dichiaratamente di
«argomento biblico» (dai kolossal di De
Mille e Huston alla serie televisiva Rai degli ultimi anni) quanto i più interessanti
riferimenti che si possono cogliere in film
e in autori, magari non credenti, la cui cultura è tuttavia permeata di Bibbia: per
esempio Jean-Luc Godard, calvinista almeno di nascita e formazione, o il russo
Andrej Tarkovskij in area ortodossa.
TELEVISIONE
o
Protestantesimo
s I Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 25 novembre, ore 24 circa, andrà in onda: «Le radici del dialogo
islamico-cristiano. Dibattito in studio con ospiti islamici e
cristiani, interverrà il gruppo di canto popolare “Naracauli“».
La replica sarà trasmessa lunedì 26 novembre alle ore 24 e lunedì 3 dicembre alle 9,30 circa.
soprattutto
Incontro-dibattito a Roma in conseguenza del terrorismo e della guerra in Afghanistan
Facciamo di tutto perché le civiltà possano incontrarsi
CESARE MILANESCHI
TVT EL nostro futuro: uno
scontro o un incontro
di civiltà?»: poteva essere il titolo di una conversazione accademica, o un gioco di previsioni ovvie. Invece, dopo
TU settembre, è l’indicazione di un’alternativa che ci sta
davanti con l’urgenza di un
appuntamento da non mancare. E la guerra in atto conferisce particolare drammaticità all’interrogativo.
Lo hanno ben visto gli uomini di cultura che lo scorso
23 ottobre hanno conversato
a Roma sui possibili rapporti
futuri fra le civiltà, evidenziando il carattere politico ed
economico dei conflitti in
corso a livello internazionale
e insieme le potenzialità di
fratellanza e di dialogo presenti nelle grandi tradiziorii
religiose dell’umanità. Su iniziativa della sezione romana
dell’Associazione mazziniana
d’Italia hanno discusso l’argomento Umberto Cerroni
(Università La Sapienza), Paolo Ghiozzi (Firenze), Khaled
Fouad Allam (Università di
Trieste), Amos Luzzatto (pre
sidente dell’Unione delle comunità ebraiche) e Venkatesh
Munty dell’Università di Pisa.
Si è osservato innanzitutto
che oggi è entrata in crisi la sicurezza culturale di diversi
popoli e nazioni, non meno
della loro tradizionale sicurezza militare. Questo perché,
mentre da una parte si è registrata una sempre più chiara
domanda di universalismo,
ispirata da una sempre più
marcata coscienza cosmopolita, dall’altra si e registrata
molte volte una notevole fragilità dell’identità personale.
Questa fragilità richiede, per
non divenire motivo di profonde crisi, un grande sforzo
nel dialogo religioso e nella
politica dell’integrazione.
È un’esigenza che emerge
con Tampliarsi dei fenomeni
migratori. Ogni migrazione
contiene sempre un’esperienza della rottura nei confronti del contesto di origine,
che costituisce una base di
sicurezza: si acquista una coscienza più cosmopolita, ma
al tempo stesso l’identità delle persone è più fragile, si allarga il concetto di cittadinanza dietro spinte di uni
versalismo, ma si rileva anche la carenza di politiche
adeguate di integrazione e di
impegno culturale per il dialogo interreligioso. Queste
carenze stanno alle spalle
delle scelte drammatiche dei
kamikaze, che sono ragazzi
perdenti clelTattuale processo di integrazione: hanno interiorizzato male l’Oriente e
l’Occidente, ma al tempo
stesso sono stati capaci di far
deflagrare un conflitto che
non ha precedenti.
Con l’il settembre siamo
passati da un concetto militare di sicurezza alla necessità di elaborare un concetto
di sicurezza culturale. Per alimentare questa sicurezza è
necessario sviluppare il dialogo culturale e religioso in
profondità. L’integrazione,
nelle persone, delle diverse
culture e tradizioni religiose è
ormai la via obbligata della
pace e della sicurezza internazionale. Ne costituiscono
una tragica prova i kamikaze
di origine araba e addestrati
in Occidente.
Oggi ci troviamo nella necessità di compiere un’operazione culturale complessa
per intraprendere, nella società che ha conosciuto un
grande sviluppo della comunicazione, la via della pace
attraverso nuove possibilità
di dialogo e di interscambio
fra le popolazioni. Mentre in
passato la guerra era uno
scontro fra eserciti contrapposti, negli ultimi due secoli
è divenuta sempre più uno
scontro fra popolazioni civili.
A generarla e alimentarla ha
contribuito in modo determinante la situazione economica nuova, che ha permesso ai
terroristi di trovare un vasto
consenso fra le popolazioni
che hanno subito le conseguenze negative del nuovo
sviluppo economico verificatosi intorno al petrolio e
all’energia, all’ecologia, alla
droga, eccetera.
Nella nuova situazione di
conflitto fra le popolazioni
avviene la contraddizione secondo cui i terroristi da una
parte esprimono la rabbia dei
disperati del mondo, e dall’altra utilizzano le risorse tecnologiche più avanzate di quella
civiltà occidentale che rifiutano nella sua globalità. Come
ha osservato Luzzatto, non si
può considerare la guerra in
atto come uno scontro fra civiltà. Fra le vittime dell’11 settembre non c’erano solo americani, ma anche molte
persone provenienti dall’
Oriente. Si tratta df trovare il
modo df rispettare le identità
diverse e di favorire il dialogo
e l’interazione fra loro, attraverso anche un nuovo linguaggio simbolico, che aiuti a
esprimere la complessa identità nostra e di tutte le popolazioni del mondo.
Nel patrimonio della nostra identità entrano sempre
più, anche senza che ce ne
accorgiamo, elementi provenienti da altre culture e da altre popolazioni. Bisogna superare tutti gli schematismi
che generano contrapposizioni e conflitti, per cercare il
rispetto delle identità diver. se, alTinterno di un progetto
che, già nel,linguaggio con
cui si presenta, indichi la volontà di costruire una solidarietà duratura fra i popoli e le
persone. Questa sembra essere oggi Tunica via possibile
per costruire quella sicurezza
e quella pace che le armi non
produrranno mai.
6
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 23 NOVEMBRP,a,
Giornata commemorativa a Torre Pellice organizzata del Centro culturale valdese
Virgilio Sommani, educatore e pastore
Nel periodo in cui ho diretto l'istituto Couid di Firenze, che all'epoca accoglieva una trentina
di bambini orfani o abbandonati, ha espresso ¡suoi talenti di creatività e capacità educativa
Dalla relazione al convegno
Il bambino di Benigni
potrebbe leggere «Buccinoi
FRANCO CALVETTI
MIRELLA ARGENTIERI BEIN
IL progetto di dedicare una
giornata (il 3 novembre
scorso) alla figura di Virgilio
Sommani, facendolo rivivere
attraverso tre diverse e complementari iniziative (la rievocazione della sua personalità, una mostra, uno spettacolo) si è rivelata un’idea felice, pienamente realizzata.
, Appare anzitutto rallegrante,
come ha rilevato in apertura
Guido ¿astiglia, che essa risulti il frutto di una collaborazione tra il Centro culturale valdese e.la compagnia
«Nonsoloteatro». Ogni interazione tra attività di diversa
origine, operanti sullo stesso
territorio, non può infatti che
dar luogo a reciproco arricchimento e a ricadute positive a vantaggio di mtti.
Vivace e gradevole nella
sua spontaneità è stata la presentazione del padre fatta dal
pastore Franco Sommani: autodidatta, ma dotato di molti
talenti, Virgilio Sommani li ha
messi a frutto nella musica,
come compositore di inni,
nella pittura come autore di
pregevoli acquerelli, nella letteratura come scrittore di
poesie e racconti. Ma non si
tratta certo di un teorico
deir«arte per l’arte». Infatti la
sua poliedrica produzione fu
sempre finalizzata al duplice
impegno di educatore e pastore. È soprattutto sulla prima di queste attività che si è
soffermato Franco Sommani,
raccontandoci come il padre,
cresciuto dall'età di sei anni
nell’istituto Comandi, divenne a sua volta nel 1922 direttore di una Casa di accoglienza per una trentina di bambini orfani o abbandonati (l’istituto Gould di Firenze). In
questo ambito la sua carica di
fede, la sua umanità, la sua
creatività e un prezioso senso
pratico sul piano organizzativo trovano il terreno privilegiato su cui esplicarsi.
Sei sere su sette a contatto
diretto con i ragazzi, l’ideazione e la preparazione collettiva di feste annuali dove
testi di recitazione, cori, musiche, coreografie erano creati sul posto: in questo rapporto fatto di fiducia e rispetto
«passavano» i concetti d; onestà, sincerità, solidarietà e
il messaggio evangelico risultava proposto e non imposto.
Un’ultima considerazione
degna di rilievo: Virgilio Sommani rifiutò di istituire una
scuola interna all’Istituto ritenendo che la scuola pubblica fosse, per i suoi ragazzi,
una palestra di vita (in un
momento come quello che
stiamo attraversando in Italia
è una scelta su cui riflettere).
L’incontro è proseguito con
l’intervento di Franco Calvetti che, da esperto del ramo,
ha saputo cogliere la naturale
capacità didattica di Sommani nell’interloquire con la
mentalità del bambino. Egli
ripropone la trama e la lettura di brani dalle Avventure di
Buccino, ne rievoca i variopinti personaggi, fa notare la
leggerezza con cui, alla fine,
l’autore segnala l’importanza
della scuola ai piccoli lettori,
una scuola vissuta nella gioia
di apprendere come quella
dei «gabbianelli». Nel mondo
di Buccino regole e fantasia
convivono armonicamente.
Si deve riconoscenza a Franco Calvetti per la sua proposta, accolta daU’editrice Claudiana, di ristampare Le avventure di Buccino dopo 33
anni ed è sorprendente che il
testo, dopo tanto tempo, non
abbia richiesto modifiche di
linguaggio.
A questo punto non poteva
Uno dei disegni che corredano «Le avventure di Buccino»
mancare una presentazione
dello spettacolo ispirato al libro, in programma la sera
stessa e l’indomani al teatro
del Forte di Torre Pellice.
Guido Castiglia ha illustrato
brevemente la sua decennale
attività in zona e lo scopo
della medesima: non già, anche per lui, T«arte per l’arte»
ma un teatro inteso a fare
emergere la cultura legata al
territorio, da riproporre successivamente all’esterno. Per
In volo con Buccino si prevedono ben 35 repliche in varie
località: in esso si accostano
dialoghi autentici di bambini
di oggi agli spunti offerti dal
magico mondo di B»ccino,
secondo una logica collegata all’immaginazione. 11 regista ha fatto un felice parallelo tra l’opera di Sommani e la
Grammatica della fantasia di
Gianni Rodari. La verità che
emerge da entrambe (come
pure dal riuscitissimo spettacolo) è la vittoria della creatività sulla noia.
In chiusura del convegno
Donatella Sommani, direttrice del Centro culturale valdese e nipote di Virgilio, ha
invitato i presenti all’inaugurazione della mostra, nei locali del Centro stesso, dove è
raccolta la produzione letteraria, musicale e pittorica
dell’autore, completata da
disegni di alunni di Pomaretto ispirati alle Avventure di
Buccino. La mostra, che resterà aperta fino al 3 dicembre, offre un’ulteriore occasione per la conoscenza di
una personalità che merita di
essere riscoperta.
HO riletto, tutto d’unfiato
(
. come la prima volta. Le
avventure di Buccino, nell’edizione della Claudiana del
1967, proprio mentre alla Rai
c’era la possibilità di rivedere La vita è bella di Roberto
Benigni, che ha avuto tanto
successo così da meritare
l’Oscar. Sono stato impressionato dal fatto che il modo
di parlare al suo bambino
dell’attore Benigni (raccontare la cruenta detenzione nel
campo di concentramento di
un padre e del suo figlioletto
come se rappresentasse una
gara fantastica e un poco incredibile, tutta finalizzata alla
vincita di un carro armato vero, oggetto-giocattolo sognato dal credulone piccolo protagonista) sia tanto simile a
quello di Virgilio Sommani,
che diletta bambini di ogni
tempo con la sua storia.
Che sia il fatto che ambedue siano toscani a dare quel
tono, quelTespressività, quel
colpo d’ala fantastico,
che i bimbi ne siano incan, '
ti, attratti, direi sedotti?
protagonista di La vita èba
è il lettore ideale anche ^
Le avventure di Buccino
quei suoi occhi sgranati^
lo stupore, la bocca
aperta,!
cuore e la mente pronti „
parare la lezione della viti”
Buccino sulla scena con fantasia
ALBERTO CORSANI
' NA mediazione tra ciò
che l’opera dice e ciò
u:
che invece essa non dice. A
questo modo, rifacendosi al
poeta e critico Franco Fortini, un italianista e storico
della lingua celebrato come
Pier Vincenzo Mengaldo
(Giudizi di valore, Einaudi,
1999) descrive il compito dell’esercizio critico, sia esso in
ambito letterario, cinematografico o quant’altro: si tratta
insomma, da parte del critico, di porre all’attenzione del
lettore le proprie riflessioni
«a partire da» (un libro, un
film, una pièce teatrale, un
quadro...) aggiungendo altro,
cercando di capire quanto è
«rimasto nella penna» dell’
autore, quanto della sua epoca l’abbia influenzato, quanto
il suo testo sia attuale. E lo
stesso criterio può applicarsi,
oltre che alla pagina critica,
anche a quelle rivisitazioni, libere interpretazioni, arrangiamenti (in musica), sceneggiati televisivi o adattamenti
per lo schermo che hanno come caratteristica comune
quella di prendere le mosse
da testi preesistenti.
In questo modo deve avere
ragionato, con successo, la
compagnia «Nonsoloteatro»
neU’allestire lo spettacolo In
volo con Buccino. Tre quarti
d’ora intensi, pirotecnici a
tratti, in cui due ragazzi, armati di zainetto regolamentare e telecomando d’ordinanza, devono trascorrere un
pomeriggio. Ma, ahimè, la
canonica protesi del braccio,
destinata a governare il televisore, non si trova, altri corsi
e lezioni, di quelli che riempiono i già pieni pomeriggi in
orario extrascolastico, non
sono ancora alle viste, e allora non resta che buttarsi a
volo spiegato-nelle lande sconosciute della fantasia.
Giù allora (i bravi Emanuele Lomello e Alessia Colombari) a evocare modelli affascinanti (i piloti d’aereo, le
hostess) 0 sopportabili con
fatica (l’insegnante di musica): giù allora a scatenarsi in
un crescendo di antagonismo in cui ognuno cerca di
fare meglio del complice e
cerca di superare se stesso in
«performances» esilaranti,
che hanno come motivo conduttore quello di dare spazio
all’immaginazione. Anche in
un contesto, come quello
evocato dalla circostanza iniziale, in cui sembrerebbe che
la noia potrebbe cogliere i
protagonisti. Anzi, è proprio i
diritto di annoiarsi che viene
evocato, un diritto che, lo denunciano molti psicologi,
sembra scomparso dall’orizzonte dei bambini d’oggi,
centrifugati per tutta la settimana, oltre il tempo scolastico, fra attività sportive, lingue straniere, musica e danza, e tanta tv; la quale fa spesso annoiare, ma fingendo di
divertire. In un pomeriggio di
noia annunciata i protagonisti invece si divertono, e se
solo a metà spettacolo viene
evocato Buccino, che sapeva
fare altrettanto, lo spirito della pièce bene si accorda con
il libro di Virgilio Sommani.
Un’ispirazione, dunque,
non la riproposizione letterale delle note «avventure»; due
ragazzi che si pongono come
compagni di strada e complici di Buccino: quando poi lo
evocano, ci sembra davvero
uno di loro. Un modo produttivo, dunque, per riportare ai nostri giorni un testo
che da generazioni continua
a sollecitare la fantasia.
La «Rivista dolciniana»
La guerriglia in vai Sesia
Nella Rivista dolciniana n.
19, oltre alle varie recensioni e
allo «spoglio» dei periodici, vi
sono tra gli altri gli interessanti contributi di Rosaldo
Ordano, storico vercellese,
che ribadisce la grossolana
falsità delle pretese «leghe»
valsesiane contro Dolcino, cavallo di battaglia della frusta
storiografia clericale; di Corrado Mornese, sulla reale
consistenza numerica dei ribelli che in alta Valsesia si opposero alle milizie vescovili
incaricate di arrestare i dolciniani. Inoltre lo stesso Mornese riassume i termini del dibattito tra gli storici (G. Zanella, O. Capitani, R. Orioli) sulla
definizione di «eretico» nel
contesto medievale, sottolineando la differenza tra «eresia» (devianza interna alla
Chiesa cattolica) e eterodossia (cristianesimo «altro»): a
seconda del modello interpretativo adottato, saranno sfumate 0 esaltate le specificità e
l’originalità dei movimenti
pauperistici.
Tavo Burat presenta poi
uno dei primi autori di storia
dolciniana, il carbonaro Cristoforo Baggiolini (Alessandria 1786 - Vercelli 1872), i
quale, in due lunghe lettere al
fraterno amico Angelo Brofferio, racconta le peripezie incontrate dal suo Dolcino ei
Patareni, che dovette passare
al vaglio del censore di Novara, il gesuita Jacopo Facchini
Federico Battistutta ripercorre l’itinerario di Ferdinanà
Tartaglia (1916-1988), sacerdote parmense scomunicato
vitando nel 1944, come nel’28
lo era stato Ernesto Buonaiuti,
e come lui «eretico e profeta»
purtroppo dimenticato. Tmtaglia, con Aldo Capitini, diede vita al «Movimento di reigione» e ha lasciato circa
7.000 pagine inedite che trattano temi di carattere religioso, filosofico, politico, scientifico raccolte sotto il titolo di
Proposte senza fine. ■
La rivista dolciniana, abbon. annuo £ 20.000 da versare sul ccp. 10737286 intc;
stato a «Magia studio redazionale», via Lagrange26,
20100 Novara; e-mail: studiored@libero.it.
• Amos Luzzatto ha inaugurato un corso di aggiornamento per insegnanti a Mestre
La figura di Giobbe oltre tutti i luoghi comuni: domande per l'oggi
FRANCO MACCHI
lOBBE non era asso\>\Jlutamente un uomo
paziente. Celebri e drammatiche sono le sue proteste
contro il cielo e le maledizioni per il giorno della sua nascita». Con questa decisa e
perentoria affermazione il
prof. Amos Luzzatto ha iniziato il 25 ottobre il suo intervento di apertura del corso su
«Giobbe e le perenni domande dell’uomo», organizzato
dal Centro culturale Palazzo
Cavagnis, dal liceo «G. Bruno» (Mestre) e dall’assessorato ai Beni culturali del Comune di Venezia. Altrettanto perentoria, e in contrasto con
quanto viene di solito attribuito alla figura di Giobbe, è
stata la conclusione: nella figura biblica di Giobbe, ha affermato Luzzatto, non è esaltato l’uomo credente devoto
e sottomesso come un annichilito esecutore di ordini.
Giobbe è invece l’uomo forte,
l’uomo convinto della propria innocenza ma anche
della propria distanza dalla
grandezza e dalla sapienza di
Dio. È il credente pienamente responsabile dei suoi atti,
che con il superamento della
prova, a cui inspiegabilmente
si trova sottoposto, salva non
solo se stesso, ma lo stesso
onore di Dio fra gli uomini.
È stato demolito poi im altro luogo comune. Dal testo
biblico, se letto con attenzione e rigore filologico, non si
riesce a capire neppure molto bene di che cosa soffrisse
Giobbe. «Si dice solo che si
grattava con un coccio». Ma
a ben guardare non sembra
si tratti di sofferenze fisiche
eccezionali, ha osservato
l’oratore. Grande è invece la
sua sofferenza morale, meglio sarebbe dire, esistenziale. È la sofferenza che ogni
persona veramente degna di
tale nome ha sempre provato
dalla constatazione che il
giusto è punito e che il malvagio molte volte vive nella
prosperità, felice e onorato.
La sofferenza più lacerante
proviene però a Giobbe da
coloro che vogliono lenire il
suo dolore, acquietare la ra
dicalità delle sue domande,
attraverso argomentazioni,
sostanzialmente riconducibili all’orizzonte della razionalità umana.
Queste argomentazioni,
che si fondano sul principio
della giustizia distributiva,
sullo stretto rapporto meritoricompensa e colpa-punizione, non possono essere di
aiuto a Giobbe. Giobbe non
ha bisogno di spiegazioni
«scientifiche», filosofiche o
teologiche, che i tre saggi
amici sanno sciorinargli con
estremo rigore e ferrea logicità. Giobbe ha bisogno di
compassione. Una compassione impossibile per chi
pensa che l’uomo sia il centro del mondo e che tutto sia
stato creato in vista di lui.
L’uomo deve accettare le leggi che derivano dal suo essere inserito nel grande concerto della natura e, al tempo
stesso, la responsabilità che
gli deriva dal fatto di essere
anche estraneo alla natura,
per la sua dimensione culturale, etica e religiosa.
«Si ha paura di morire, per
ché si ha paura di vivere», ha
affermato Amos Luzzatto,
commentando alcuni passi
del testo biblico. La sofferenza vera dell’uomo è accettare
questa contraddizione come
inevitabilmente connessa al
fatto stesso di esistere. Proprio per questo Luzzatto ha
indicato nel cap. 29 il passo in
cui emerge, quasi inconsapevolmente, l’indicazione del
vero peccato di Giobbe. Giobbe ricorda con nostalgia i
tempi felici, «quando Dio mi
proteggeva!...» (v. 2), quando
«fungevo da occhi per il cieco,/ facevo da gambe allo
zoppo, ero un padre per i miseri,/ indagavo a fondo una
contesa a me ignota...» (vv.
15-16). Forse il suo è stato un
peccato di orgoglio, di autocompiacimento, la sua colpa
è consistita nel considerarsi
autonomo e autosufficiente
nei confronti del mondo, della società umana e di Dio.
Forse, come si legge in Genesi
3, 5, anch’egli si è sentito sicut Deus. E allora la contraddizione lo ha schiacciato, lo
ha annichilito, fino a quando.
in seguito alle parole di D*“'
e afferma: «Solo p
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Delle Chiese
Si è svolto a Casa Cares l'annuale corso di formazione per operatori diaconali
Diaconia e globalizzazione
Cinque giorni di lavoro molto intensi, con più di trenta di partecipanti, che hanno portato
Q un'utile riflessione su un fenomeno mondiale e sulle sue conseguenze positive e negative
PAG. 7 RIFORMA
TUlUO PARISE
c
asa Cares è una splendida villa nell’entroterra
Mentine, -vicino a Reggello,
Koprietà della Chiesa valIse che da 15 anni, oltre a
* altre attività, ospita un
Mso di formazione per diae operatori nella diacoriaivangelica. Anche quest’
«¿no, dal 31 ottobre al 5 no«ìinbre, più di trenta diaconi direttori di opere, membri
¿i'eomitati e altri operatori
fliconali si sono incontrati
per discutere insieme i problemi comuni. Il tenta di
«uest’anno, che alla vigilia
Lteva apparire generico, ha
Urtato a un’utile e seria riflessione sui temi della globalizzazione e sulle sue conseguenzepositive e negative sia
a livello mondiale che locale.
È stato un corso «di pancia»
più che «di testa»; gli argomenti, cioè, sono stati analizzati nella complessità dei loro aspetti, ma si è andati anche a fondo, nella ricerca di
quello che nella nostra quotidianità possiamo fare per
contrastare gli effetti nefasti
di questo processo.
Il «Risveglio» alle Valli
Nel primo giorno di lavoro
si è svolta un’interessante
«lezione» di storia valdese,
condotta dal pastore Claudio
Pasquet, sul Risveglio alle
valli valdesi nell’Ottocento:
dalle teorie del filosofo teologo Schleiermacher all’arrivo
alle Valli del pastore Felix
Neff, Pasquet ha spiegato come la nostra fede odierna, in
tutta Italia, in fondo, sia figlia
di quel Risveglio, che poneva
la sue basi sulla religione intesa come fenomeno sentito
prima che insegnato, su una
nuova teologia, non più intendendola come studio speculativo e razionalistico, ma
ponendo in forte evidenza la
sua connotazione pratica;
nasceva da esso una nuova
concezione di chiesa, composta di militanti consapevoli
e profetici, pronti alla chiamata e a mettere in pratica
gli insegnamenti cristiani.
Nel suo percorso Pasquet
ha analizzato le caratteristiche americane ed europee del
Risveglio, giungendo quindi
alle Valli dove, con Neff poi
con Gilly e infine Beckwith, il
Risveglio avrebbe portato all’odierna Chiesa valdese, a
quella che, sulla spinta evangelizzatrice della seconda
metà dell’Ottocento, fondava
le numerose comunità evangeliche sparse in Italia, con le
loro varie attività, e portava
alla nascita della diaconia
strutturata, agli ospedali, alle
case per anziani e anche al
Collegio valdese. Il Risveglio
quindi fu, per l’Europa protestante e per le Valli, una spina
dorsale per un secolo, l’Ottocento, dominato dalla rivoluzione industriale, uno degli
eventi globali più importanti
della nostra storia.
La globalizzazione
Con il past. Franco Ciampiccoli si è passati ad analizzare il fenomeno planetario
della globalizzazione che ha
portato a evidenziare sia le
ragioni che stanno alla base
di questa nuova rivoluzione
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sulla ricerca dell’identità: si può essere se
stesse solo costruendosi, e non rincorrendo
modelli o ruoli. Se non si ama se stesse, non
è possibile amare gli altri, nella consapevolezza che la vita è fatta di prove da superare per entrare nella maturità.
m mmettìtrice
Claudiana
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mondiale, sia le sue conseguenze: la scomparsa di culture, di civiltà, di produzioni
locali, di sistemi di pensiero
travolti dalla massificazione
generale.
Un monopolio generale di
prodotti ma anche di denaro
e di cultura nelle mani di pochi stati, e di poche persone
all’interno di questi, porta
inevitabilmente alla creazione di una spaccatura sempre
più ampia tra chi in questo sistema rientra e chi ne rimane
fuori. Le guerre, che in questo
inizio di millennio stanno
affiorando in tutto il pianeta, sono in parte conseguenza della globalizzazione, in
quanto scontro, prima economico e poi culturale e religioso, tra mondi differenti e tra
modi di intendere e di pensare estremamente diversi.
La riflessione è proseguita
con l’analisi del fenomeno
sulla base di alcuni concetti
biblici: il creato (Genesi 1 e 2)
e la custodia dello stesso che
ci viene affidata dal Signore;
la casa (Atti 16, 25-34) intesa
come comunità e, per estensione, umanità intera; il giorno del riposo (Esodo 20, 811), valore da recuperare in
un mondo incentrato sulla
produttività estrema; l’idolatria (Salmo 115 e Isaia 44,1617 e 46, 1-4) che ai giorni nostri sempre più si incentra sul
denaro e sul mercato.
In tre gruppi di lavoro si è
lavorato infine sul rapporto
tra vocazione e lavoro, sulla
diaconia per i più deboli e
sul documento sinodale sulla globalizzazione: al termine della riflessione sono
emerse molte cose che ognuno di noi può fare nella
piccola realtà quotidiana,
dal risparmio delle risorse
all’utilizzo di sistemi produttivi che rispettino le diversità
e che non finanziano macchine di discriminazione. Alcuni esempi: la Banca etica e
il commercio equo e solidale. Uno slogan può sintetizzare la riflessione: dal risparmio di denaro al risparmio
di risorse.
Servire qualità
Il 3 novembre a Firenze,
presso l’Istituto Gould, si è
svolta la giornata conclusiva
del percorso «Servire qualità», la lunga serie, durata
tutto l’anno 2001, di interventi formativi organizzata
dalla Commissione sinodale
per la diaconia (Csd) con la
collaborazione dell’agenzia
Pro.Forma di Firenze.
Tutti i nostri istituti della
diaconia hanno seguito questo percorso che ha condotto
in formazione un numero
molto elevato di dipendenti e
direttori di opere. I presenti
al corso di Casa Cares hanno
partecipato, in parte perché
coinvolti nei vari interventi
formativi stessi, in parte perché è parso bene unire i due
momenti nell’intento di ottenere il maggior numero possibile di contributi consuntivi
al progetto «Servire qualità».
La giornata è rientrata pienamente nel tema di Casa Cares: infatti che cosa può contraddistinguere la nostra diaconia, nell’ottica della globalizzazione anche dei servizi
alla persona che stiamo vivendo, se non la qualità del
servizio stesso?
«Servire qualità», è stato
una forte ricerca, sulla base
della formazione dei dipendenti delle opere, della qualità nei servizi alla persona,
elemento questo che da sempre ha contraddistinto la nostra diaconia: oggi fare qualità è un modo per diversificarci, per uscire da una lo
gica di massificazione e appiattimento al basso (in nome del risparmio delle risorse pubbliche). Questo elemento è la nostra prima risposta, come operatori e
strutture diaconali, alla globalizzazione.
Un bibliodramma
La domenica è stata dedicata allo studio biblico. Con la
partecipazione delle studentesse del Centro di formazione diaconale di Firenze e sotto la guida della diacona Karola Stobàus, il gruppo dei
partecipanti del corso di Casa
Cares ha analizzato l’episodio
della torre di Babele, in modo
nuovo e particolarmente
coinvolgente. Usando differenti linguaggi, compresi i
propri corpi e le proprie capacità artistiche, ci si è confrontati con la parola biblica in
modo collettivo e individuale
giungendo a percepire sentimenti nuovi e particolari, come nel momento in cui, divisi
in due gruppi, si è provata la
sensazione di ascoltare molte
voci ognuna recitante lo stesso passo ma a velocità differente: sembrava veramente di
una «babele», e al tempo stesso era una sensazione inquietante e affascinante.
Lo studio biblico ha portato all’erezione, con materiale
di cartone, di una vera e propria torre, in cui ogni mattone rappresentava una delle
parole che identificavano lo
stare insieme. Al termine della giornata, che ha portato al
collegamento del passo della
torre di Babele con quello rivoluzionario della Pentecoste, in un culto organizzato
dai partecipanti, ciascuno ha
espresso il proprio pensiero
su questi due momenti biblici che si riferiscono alle diverse lingue. In fondo, quale
elemento più globalizzante
del parlare la stessa lingua?
La diaconia che verrà
Alla conclusione del corso,
i partecipanti si sono interrogati, con l’aiuto di Gianluca
Barbanotti, una presenza ormai fissa a Casa Cares, sulla
diaconia del futuro, o con
quella alternativa all’attuale:
la diaconia che non c’è ancora. Già tre giorni prima, con
gli interventi di Daniele Di
Dio, dell’Associazione diaconia di Cicciano (Na), e di due
esponenti dell’associazione
Naga di Milano si era sfiorato
questo tema: i relatori, che si
occupano rispettivamente di
tossicodipendenti e di carcerati e clandestini, hanno infatti illustrato la loro attività
finanziata in parte anche
dall’otto per mille.
Ma noi, al ritorno nelle nostre comunità, nelle nostre
opere e strutture, cosa possiamo portare con noi, come
messaggio verso le povertà,
soprattutto verso quelle nuove fasce di emarginazione
che dalla globalizzazione nascono e si sviluppano senza
che talvolta ce ne accorgiamo? Ecco il tema della giornata conclusiva. Naturalmente non vi è risposta oltre
a quella che ognuno di noi
può far nascere dalla propria
sensibilità, ma a Casa Cares,
molti hanno cominciato a
pensarci, a ragionarci e a
prendere atto che dalla globalizzazione dei pensieri, da
quel fenomeno culturale che
ci paralizza e ci rende ottusi,
che ci impedisce di vedere
che non siamo tutti uguali e
felici, ma siamo circondati di
persone che soffrono e che
hanno bisogno del nostro
aiuto e del nostro impegno di
cristiani, si può uscire.
La dichiarazione Fcei-Ucoii
A due mesi dalla tragedia
deU’ll settembre, sentiamo
ancora una volta il bisogno di
condannare queirorribile atto
di terrorismo che ha distrutto
migliaia di vittime innocenti e
che sta costruendo un muro di
incomprensione e diffidenza
tra popoli e comunità di fede.
Come già abbiamo affermato
all’indomani della strage, si è
trattato di un gesto terroristico che non può trovare alcuna
giustificazione politica, morale o religiosa e che anzi offende i sentimenti di pace più
profondi sia del cristianesimo
che dell'islamismo.
Allo stesso tempo siamo
preoccupati per l’andamento
dell’azione militare in Afghanistan che sempre più spesso
colpisce civili innocenti mentre fatica a individuare e colpire le basi del terrorismo. Così come siamo angosciati
dall’attentato condotto in
Pakistan il 28 ottobre contro
una chiesa in cui erano raccolti in preghiera credenti cattolici ed evangelici: ancora
una volta è stato un atto odioso, ingiustificabile e grave che
spinge tutti noi, musulmani,
evangelici e credenti di altre
confessioni, a ripetere che Dio
è pace e che nessuna interpretazione del Corano o della
Bibbia può giustificare il terrorismo e la costrizione della
libertà di coscienza.
Ci preoccupa anche la gravità della situazione in Medio
Oriente, che chiama la comunità internazionale, le comunità di fede e soprattutto le
leadership delle parti in conflitto a un eccezionale impegno per garantire una soluzione che assicuri pace, giustizia e sicurezza a tutti i popoli dell’area.
Ci preoccupa infine il clima
sempre più teso che avvertiamo anche nel nostre paese, dove cresce il pregiudizio antislamico e prendono corpo proposte legislative tese a discriminare immigrati musulmani.
Per questo vogliamo impegnarci, insieme ad altre
espressioni delle comunità
cristiana e islamica in Italia,
a promuovere quella reciproca conoscenza che è premessa
del dialogo e fondamento della convivenza.
In questa linea auspichiamo
che aumentino le occasioni di
incontro interreligioso tra cristiani e musulmani; ci rivolgiamo alle istituzioni perché
tutelino la massima libertà di
culto; sollecitiamo i mezzi di
comunicazione di massa a dare un’informazione più completa ed equilibrata del mondo delle fedi, non ignorando
quindi le comunità di minoranza e non limitandosi a dare visibilità alle componenti
più radicali soltanto; auspichiamo che la scuola si apra
alla presenza di esponenti delle diverse comunità di fede e
che proprio la scuola possa
qualificarsi come un laboratorio di convivenza e di pluralismo nel rispetto della fede di
ciascuna e delle regole di convivenza di tutti.
Roma, 13 novembre 2001
M Chiesa valdese di Angrogna
Vita della comunità
La comunità si è raccolta
intorno a Annalisa Carette
nel giorno del suo insediamento quale nuovo membro
del Concistoro. Questa giovane sorella, a cui va tutta la riconoscenza della chiesa, era
stata eletta nella Assemblea di
chiesa del mese scorso, nella
quale era stata anche udita la
relazione sulle decisioni più
importanti del Sinodo.
• Anche la chiesa di Angrogna hà avuto la gioia di accogliere, come quasi tutte quelle
del I distretto, l’équipe Cevaa.
Questi fratelli e sorelle hanno
animato una conversazione
dando testimonianza della vita delle loro chiese di provenienza. Ne è nata una discussione sul tema della spiritualità e della preghiera che ha
molto stimolato i presenti e
che verrà prossimamente ri
presa. L’équipe, in un’altra
occasione, ha intrattenuto in
modo divertente e «musicale»
i bambini della scuola domenicale e del precatechismo.
• È stato battezzato Davide
Gamier, di Massimo e Roberta Fodrini: che il Signore benedica questo bimbo e lo accompagni per tutta la vita.
• Accanto a questi momenti di gioia va segnalato ancora
un lutto per la comunità; è
infatti deceduta la sorella
Anita Rivoire (Torre Pellice)
da alcuni anni inferma. Al
marito la chiesa ha espresso
la sua simpatia cristiana.
• Grazie ad Aldo Garrone,
Ennio del Priore e Alberto
Taccia che hanno presieduto
alcuni culti in sostituzione
del pastore Taglierò, assente
per le riunioni del Consiglio
esecutivo della Cevaa.
8
PAG. 8 RIFORMA
ï*Mli
Vita Delle
venerdì 23
novembre
É Incontro a Napoli tra l'Ucebi e alcuni pastori pentecostali
Battisti e pentecostali
Le affinità storiche e anche teologiche fanno crescere la volontà
di iniziare un dialogo e riconoscersi anche nelle proprie diversità
«Negli Anni 90 nelle nostre
chiese si è verificato un risveglio. In questo ambito è anche sorto in noi il desiderio di
conoscerci, raccordarci di
più con altri credenti, abbiamo sentito forte il desiderio
di uscire dalla “provincia” e
farlo sia a livello nazionale sia
internazionale». Così si è
espresso il pastore pentecostale Romolo Ricciardiello,
coordinatore delle chiese
pentecostali della valle del
Seie, spiegando lo spirito che
lo aveva spinto insieme ad altri pastori dell’ala carismatica
deirevangelismo italiano
all’incontro con una rappresentanza deirUcebi, che ha
avuto luogo il 25 ottobre
scorso nella chiesa battista di
Napoli via Foria. L’incontro,
promosso daH’Ucebi e da un
gruppo di pastori pentecostali, aveva lo scopo di avviare un dialogo fra battisti e
pentecostali che avesse come
punto di partenza alcune linee ecclesiologiche tracciate
dalla riflessione biblica e teologica di Giuseppe Petrelli,
individuata come figura ponte fra le due denominazioni.
Di Petrelli Riforma si è già
occupata nel passato sottolineando come la sua biografia
si presti a inaugurare un percorso di riflessione comune
fra battisti e pentecostali.
Spiritualmente nato agli inizi
del ’900 in ambito battista,
visse negli Stati Uniti in prima persona il fermento della
nascita del movimento pentecostale cui aderì di tutto
cuore, mantenendo tuttavia
una posizione autonoma rispetto alle linee che si affermarono man mano nel movimento sia in America, sia soprattutto in Italia. I suoi numerosi scritti, messi all’indice da una parte del movimento e spesso travisati, ebbero ugualmente una diffusione in Italia e costituiscono
fino ad oggi l’humus in cui è
cresciuta la parte del movi
mento pentecostale più aperta al dialogo e al confronto.
«Il movimento pentecostale ha spiegato il pastore Carmine Napolitano - è un fenomeno che conosce al suo interno percorsi diversificati
anche molto significativi. Io
appartengo alla terza generazione di credenti. La mia comunità (a Cicciano, provincia di Napoli ndr) è nata agli
inizi degli Anni 50, adesso cominciamo a pensare in termini storici. E fuori discussione che il movimento pentecostale abbia la necessità e
il dovere di aprire dei fronti
di dialogo con gli altri evangelici; siamo infatti un po’ indietro rispetto ad altri paesi.
La divisione con le Assemblee di Dio ha giocato a sfavore di tutti e non ha aiutato
a conoscere il pentecostalismo italiano nel mondo. Ci
sono posizioni diversificate.
Quale parte è aperta al dialogo? Qùella che ha una storia
alle spalle».
«Abbiamo con voi - ha aggiunto il pastore Franco Grillo - affinità storiche e anche
teologiche. Credo che cominciare un dialogo sia riconoscersi senza dovere per questo cercare nell’altro un riflesso della propria immagine». «Gli scritti di Petrelli - ha
detto il pastore Franco Scaramuccia - da me stesso snobbati per molti anni, mi hanno
oggi fatto conoscere la “chiesa una e molti” di cui parla, la
chiesa in continua formazione. Il metodo analogico di
Petrelli è ardito e non sempre
condivisibile, tuttavia le sue
intuizioni sono interessanti.
Alcune cose credo che provengano dalle sue radici battiate, ma neanche noi oggi
siamo aperti come lo era lui.
Petrelli ci offre una chiave di
dialogo favolosa, una possibilità che va al di là dell’ecumenismo di facciata».
L’incontro ha visto coinvolte una quindicina di per
sone. «A parte me - ha affermato con preoccupazione la
pastora Anna Maffei, vicepresidente Ucebi confermando
l’interesse dei battisti italiani
al proseguimento del percorso comune - i presenti sono
tutti uomini e quasi tutti pastori. Sarebbe auspicabile un
coinvolgimento maggiore sia
delle donne sia dei non pastori in questo dialogo. Tale
presenza sarebbe infatti più
rispettosa della vita reale delle nostre chiese che si basa
soprattutto sul contributo di
fede e di movimento delle
donne e dei ministeri diversi
da quello pastorale». Interessante la presenza all’incontro
di due studenti della Facoltà
valdese, membri di due diverse chiese pentecostali,
Stefano Adriani e Roberto
Celenta. «Vengo da un entroterra pentecostale - ha detto
Celenta - ma apprezzo l’approccio storico critico allo
studio della Bibbia. Non c’è
metodo migliore che quello
di un avvicinamento alla lettura della Bibbia con la fede,
di cuore e di cervello». «Uno
dei punti su cui credo sia necessario riflettere insieme in
futuro, partendo da una giusta autocritica - ha detto il
pastore Massimo Aprile,
coordinatore del Dipartimento di teologia Ucebi - è la
simmetria che si è prodotta
nel tempo fra la maniera di
considerare il battesimo d’
acqua e il battesimo dello
Spirito, rispettivamente da
battisti e pentecostali. Quello
che per le chiese doveva essere in origine un dono per la
missione e l’annuncio dell’Evangelo è divenuto invece
spesso segno di una presunta
superiorità delle nostre rispettive chiese sulle altre».
La giornata, che ha avuto
principalmente un taglio testimoniale, si è svolta in un
clima di grande fraternità. I
partecipanti hanno concordato su come impostare in
futuro il dialogo appena abbozzato allo scopo di coinvolgere più soggetti possibili
dell’ambito pentecostale e, a
fine giornata, hanno condiviso in un incontro pubblico i
contenuti dell’esperienza appena conclusa, (ri. m.;
Un pensiero che nasce da una solida cristologia
La chiesa invisibile e le chiese
nell'ecclesiologia di Giuseppe Petrelli
L’ecclesiologia di Petrelli
nasce dalla cristologia: «Che
vale parlare di chiesa se non
abbiamo la rivelazione del
capo della chiesa?». Quello
che conta non è la chiesa,
con la sua struttura e la sua
organizzazione, ma Cristo, il
capo: tutto il resto non è che
conseguenza. Nel suo caratteristico stile di procedere
mediante audaci approcci allegorici e anagogici, Petrelli
individua la chiesa nel corpo
fisico del Signore e la Maddalena, che cerca il suo Maestro che hanno crocifisso e
sepolto, diventa per lui l’immagine del credente che cerca la chiesa. «Quel Corpo è
profezia di un altro corpo
che dev’essere scoperto e
messo al suo posto».
La chiesa è in fieri', essa si
va formando, dunque la chiesa che si vede non è ancora il
corpo di Cristo, perché «esso
non è ancora completo»: non
possiamo dunque dire che la
chiesa è provvisoria perché
potenzialmente è già corpo
di Cristo ma di fatto è come
se fosse temporanea e transitoria. Per cui possiamo constatare che «la visibile congregazione» non è il vero corpo di Cristo ed è errato scambiare fra loro le due cose.
Infatti Petrelli sostiene che
il corpo avrà una fine: «Il corpo è da tenersi sacro come sacro erano il Tabernacolo e il
Tempio; ma come il Tabernacolo e il tempio, esso corpo
avrà una fine». Ma allora questo corpo che noi vediamo
che cos’è? «È l’involucro visibile di ciò che è invisibile»; esso ci dà modo di intravedere
quello che sarà manifestato
da Dio. Proprio in questo lavoro di formazione si tratta di
«aspettare quelli che si sono
messi a camminare nella stessa direzione»: ciò che noi vediamo è aperto verso direzioni anche impensate. La chiesa
stessa infatti presenta molti
aspetti: con un ardito paragone con la Trinità, Petrelli afferma che «la chiesa è Uno e
molti». «Varietà e unità sono
nel piano del Signore».
Per questo è impossibile
squalificare coloro che non
sono della propria chiesa visibile e per questo è improponibile la domanda: di quale
chiesa sei? Per Petrelli «non vi
sono più chiese, ma ve n’è
C.I.O.V.
Commissione Istitoti Ospitalieri Valdesi
Ospedale Evangelico Valdese
Via Silvio Pellico 19 - 10125 Torino
Tel. 65401 '• Fax 6693064
OSPEDALE EVANGELICO VALDESE
La seconda tappa del programma di rilancio del nostro
ospedale si completerà, Dio volendo, nei prossimi giorni. Siamo perciò lieti di invitare tutti gli evangelici e tutti gli amici alla cerimonia per l’inaugurazione del nuovo
Centro diagnostico e dei nuovi reparti di degenza
ore 11,30:
ore 12:
programma:
ore 10,30: canti della Corale valdese di Torino
breve culto
saluto dei rappresentanti delle chiese e
della comunità civile
buffet
visita al nuovo centro diagnostico (via Silvio Pellico, 28) e ai nuovi reparti di degenza (via Berthollet, 34)
In questi anni abbiamo sentito intorno a noi la simpatia
di molti amici. In questa occasione saremo lieti di poter dire «grazie» a loro - e al Signore - per ciò che è stato possibile realizzare.
Giancarlo GRIOT
presidente degii ospedali valdesi
una sola, benché nelle pagine
del libro (la Bibbia ndr] si parli di chiese. Sono gruppi in cui
si nasconde la chiesa, quella
chiesa che Gesù ha cominciato e continua ad edificare». «Il
Corpo è sparso tra cose visibili e popoli di varie confessioni». Dunque le nostre chiese
potenzialmente sono il Corpo
ma sono destinate a dissolversi nel Regno per assumere
allora e solo allora le vesti del
Corpo: non c’è dunque una
che possa arrogarsi il diritto di
esserlo squalificando le altre.
Per questo la scomunica non
sembra cosa da farsi: «Togliere il malvagio da infra noi non
significa afferrare per il collo
nessuno e metterlo fuori. Vuol
dire che ci mettiamo in tale
relazione col Signore, perché
è Lui che toglie il malvagio».
«La vera chiesa di Dio è invisibile». Sia chiaro, è invisibile non perché deve stare nascosta, come hanno equivocato alcuni seguaci di Petrelli,
ma perché solo Dio sa dov’è e
quali dimensioni abbia. Infatti, «nel visibile, la chiesa è fallita ed offre un triste spettacolo di confusione e di discordia». Petrelli è infatti fortemente polemico contro i difetti delle chiese visibili: ad
esempio contro il loro trionfalismo: «Satana può anche lui
entrare a porte chiuse, e può
contraffare molte cose nel
campo religioso: ma non gli è
permesso di portare le stimmate di Colui che fu crocifisso». La Croce è il metro per
giudicare e dunque theologia
Crucis e non theologia gloriae.
Altra polemica è contro la
chiesa che tende ad assicurarsi la continuità mediante l’accumulo di beni terreni: Petrelli constata che «è un triste fatto nella storia della chiesa che
molti hanno lottato per la nave e trascurato le anime. Uno
sguardo alle tante contenzioni per i locali ci forza a considerare l’angelico messaggio a
Paolo: la nave deve perire!».
Allora quale deve essere il
rapporto fra chiesa invisibile
e le chiese? «Lo sbaglio delle
chiese è di chiamare “mondo” quelli che sono fuori delle congregazioni». Non dobbiamo accreditarci il diritto
di essere «i rappresentanti
ufficiali del cristianesimo».
«Nel parlare della chiesa e
delle chiese dobbiamo evita
re gli estremi: o di
piano di Dio perlachiej,
nelle chiese locali o disnr'
zare i vari gruppi e denoj
nazioni. Nel primo casol
biamo una setta di arrasa«
che da loro stessi si no£
no U vero corpo di CriJ
qualificando gli altri cj
eretici: nell altro caso, abt
mo uno spirito transigeniM
punto di fare, del piano!
Dio e del cristianesimo m,
società politico-morale«
nostro desiderio è di navic»
re fra questi due scogli. ^
La chiesa di Cristo non di
sprezza gli altri, né si vendi
ad alcuno». Ogni chiesa pre
tende di avere il monopoli«
della verità ma «ogni movi
mento religioso è nato dam
bisogno di far risaltare qual,
che parte della Verità cheera stata negletta». E dunqui
dobbiamo accettare il fam
che in ciò essa si awicihii
una porzione della Verità.
Quei pochi che sono chiama«
a far parte della chiesa «noa
vanno intorno criticandoo
dicendo a quelli che frequentano altri gruppi: “Venite da
noi”. Invece, dicono ai membri delle varie denominazioni: “Fino a che siete contenti,
state dove vi trovate’’. Essi
non parlano di chiese, ma sono pronti a riconoscere ilbene, il quale si trova dovunque. Avvertono gli scontenti
che non v’è chiesa perfetta
sotto il sole». Quindi, comes
vede, Petrelli aveva una posi
zione apertissima verso tutti,
Infine, nonostante il riconoscimento dei tanti difetti
delle chiese, Petrelli esorti
«Amiamo le chiese. Vi è dtl
buono in esse, sebbene misi
con cose strane. In esse som
dei “gioielli”, i quali sono dal
Signore nascosti. Sciolti da
qualsiasi setta, quelli che sono la chiesa Invisibile rimangono dove sono fino a che!
Signore li comanda altrove»
Riferimenti bibliografici:
La Chiesa la invisibile^
Duplioffset, Prato, 1984;
La Chiesa di Cristo Ed.
Regno di Dio, Torre Pellice;
C. Napolitano in II pensieji
di Giuseppe Petrelli in D.
selli (a cura di);
Movimenti popolari evangelici nei secoli XIX e XX Ed
Fedeltà, Firenze, 1999:
Il corpo di Cristo Ed. Il Ef'
gno di Dio, Torre Pellice
I CRONACHE DELLE CHIESEI
MOTTOLA — Domenica 11 novembre con un culto di adora
zione l’Unione femminile ha celebrato la giornata mondiaj
le di preghiera preparata dalle donne battiste africane
tema «Dio conduce la mia famiglia sugli alti luoghi» in®
tinuità con la celebrazione dello scorso anno. La liW®^
condotta da Giovanna Speranza, è stata ricca di jj
di preghiera di intercessione per tutti i paesi del ®ondo
quali le donne si formano e operano per il bene
lettività; il messaggio è stato curato da Julia Yablocova
letture bibliche di Giosuè 24, 15 e di Matteo , f Jo
rante tutto questo mese la comunità raccoglierà nel re
di solidarietà le offerte per i numerosi e importanti prog
presentati nel corso della celebrazione
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale....................L. 50.000
sostenitore.................. 100.000
estero.........................65.000
«3 copie al prezzo di 2».... 100.000
cumulativo GE/Confronti...... 100.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 359V7004 intestato a
gioventù evangelica
via Porro Lambertenghi, 28
20159 Milano
Urli
kà
SAN'
nel
colo b(
coi cu
piii pi'
iestiini
re pre
Destra
dotta i
persoi
Dome
chiesa
rivissu
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Deche
vicine
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lontan
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Vita
Ha 100 anni la chiesetta valdese di Santa Lucia di Quistello
Rivive una comunità storica
Uno giornata all'insegna della fraternità nel solco di un passato di
jeée tenaceinente conservato. La presenza valdese nel Mantovano
PAG. 9 RIFORMA
;e
MIVANANATAU
S^TA Lucia di Quistello,
„gl Mantovano, è un piede borgo di poche case, nel
fu cuore sorge una ancor
1 piccola chiesa valdese,
Lmonianza di una secola^resenza evangelica nel
Mira secchia, che oggi è ri■Maaun esiguo numero di
ersone, perlopiù anziane.
Domenica 30 settembre la
cMesa valdese Santa Lucia ha
rivissuto i tempi degli inizi,
con una sessantina di persone che, provenienti sia dalle
vicine comunità di Mantova
ePelonica sia da luoghi più
lontani, si sono date appuntamento fin dal mattino per
celebrare il centenario della
nascita della chiesa in un clima di gioia e fraternità.
La giornata comunitaria è
cominciata con il culto nella
chiesetta, recentemente restaurata, tenuto dal pastore
Emanuele Fiume che ha annunciato l’Evangelo della resurrezione ricordando che,
malgrado l’esiguità dei numeri, «...finché qualcuno ha
bisogno di incontrare Gesù
Cristo e di conoscere la sua
parola, è utile che la chiesa
valdese di Santa Lucia di Quistello sia viva, e sia una testimonianza della parola di Gesù. Per molti che cercavano
di conoscere Dio, le nostre
chiese sono state un punto di
riferimento non per quello
che avevano, ma perché si
lasciavano trascinare dalla
forza di una parola di perdo
no, di accettazione, di gioia».
Dopo il culto i presenti
hanno vissuto un momento
di fraternità grazie a un’agape, ottimamente organizzata
dalla sorella Regina Grusi, nei
locali del Centro sociale di
Quingentole. La giornata si è
conclusa con una conferenza
dei predicatore locale Luca
Zarotti, il quale ha posto all’uditorio la questione di come sia possibile testimoniare
la fede evangelica nel campo
dell’economia e della finanza
nel tempo della globalizzazione. Una mostra fotografica
sulla storia della chiesa di
Santa Lucia, curata dal pastore e da alcuni membri della
comunità di Felónica, ha
completato la celebrazione
del centenario della chiesa.
La mostra resterà aperta per
qualche tempo, per favorire
l’informazione e la conoscenza della presenza valdese in
quei luoghi. L’avvenimento
ha trovato eco anche sulla
stampa locale che riportava
un articolo scritto, almeno in
questo caso, con proprietà e
correttezza di linguaggio.
I Era una colonna della Chiesa battista di Fioridia
L'ultimo saluto per Mamma Concetta
RAFFAELE VOLPE
TI^AMMA Concetta
'ttVJ. vuole che tu mantenga la promessa: il funerale devi farglielo tu!», era più
o meno questo il senso della telefonata di una delle figlie di Mamma Concetta. La
mamma stava per morire ma,
come per l’intera sua vita,
stava ordinando le ultime cose intorno a sé. Tra queste
cose vi era anche la mia promessa: celebrare il suo funerale. Sono partito la domenica pomeriggio in aereo da Firenze, destinazione Fioridia:
sono stato pastore qualche
anno in questa piccola cittadella alle porte di Siracusa.
Mamma Concetta era al centto della stanza, nella bara; i
lìglh i riipoti, i pronipoti, i viniaii gli amici, tutti erano at
^ Rodoretto
Il tetto
del museo
Le nostre attività estive si
no svolte secondo lo schea consuete), con un tentatisolo parzialmente riuscito
ricrf r passeggiata sto«-a a Galmount. Potremo rialtra forma. Ben
jquentata, invece, la suc□nt '■'anione a Campo
'"’aia sempre, i culti in
‘ugho e agosto.
prosegue i
Una negli stabili.
desta'^^Ì*^ preoccupazione
rifarà necessità di
Vo anrK„ ® impegnati
OuinH- P®' ia difficoltà, e
iDentf j 'iai posiziona
ItimjiB impalcature.
ehe le offerte sosonn ''i^i gradite e posversate sul conto
intestai P°®iaie n. 28752103
Se rii D L-ericistoro valde
se di n a ''.oncistoro valde
to iTn) ÌP060 Perre
*alerl(.i’ ^P^'iiLieando la cau
'”®'iel versamento.
n„-.
Pgüzie evangeliche
torno a lei. Come una chioccia con intorno i suoi pulcini:
così ora come per Finterà sua
esistenza. Una vita vissuta
sempre disponibile, generosa, donata alla sua famiglia,
profondamente fedele al suo
Signore Gesù Cristo. Mamma
Concetta è morta serenamente, come si moriva una
volta, a casa sua, con le cure
e le attenzioni minuziose delle sue figlie. È morta stringendosi attorno ai suoi cari e
nella fiducia di cadere nelle
braccia eterne del Padre.
Mamma Concetta ha saputo
morire così come ha saputo
vivere; il suo morire, come il
suo vivere, hanno conservato
un volto umano.
L’abbiamo accompagnata
per le strade di Fioridia, un
corteo silenzioso, in mezzo a
un rispetto cittadino per chi
.v. Villasecca
Avvio delle
attività
L’anno ecclesiastico appena a-wiato vede un’intensificazione della collaborazione
con Perrero-Maniglia e Massello. Oltre alla scuola domenicale in comune abbiamo
adesso un incontro delle corali a settimane alterne, in
modo che ogni corale continua la sua attività autonoma,
ma il programma è comune e,
appunto, a settimane alterne
gli incontri sono uniti. Questo
ha mostrato, se fosse necessario, che l’unione non solo fa
somma, ma anche forza, perché quest’impostazione ha
mostrato di essere invitante
per nuovi membri; abbiamo
avuto, così, qualche ritorno e
l’ingresso di alcuni membri
giovani. Perseveriamo!
L’autunno ci ha portato
anche un lutto: è deceduta
Carla Bortuzzo, all’età di 68
anni. Già membro del nostro
Concistoro, si era trasferita a
Perosa da alcuni anni ma
aveva continuato a essere
iscritta e, finché le forze glielo hanno permesso, a frequentare le attività della nostra chiesa locale.
muore che andrebbe insegnato nelle nostre città, ormai diventate! città delle morti anonime. La chiesa battista
del corso era piena di gente. I
nipoti e i pronipoti hanno
letto poesie e preghiere. Abbiamo cantato, pregato, annunciato il Cristo risorto che
ha spezzato il pungiglione alla morte. Poi, con la stessa
compostezza, mista di tristezza e speranza, abbiamo
accompagnato la salma di
Concetta al cimitero per l’ultimo saluto.
Questa intensa esperienza
mi ha suscitato alcune riflessioni. Le nostre chiese sono
costruite su piccole donne e
piccoli uomini come Mamma Concetta, capaci di restare per tutta la vita fedeli testimoni di Cristo. Una fedeltà
vissuta concretamente nel’educazione dei figli, nella
autorevolezza e nella serenità di governare la propria
famiglia; nella testimonianza data ai conoscenti, agli
amici. Queste colonne della
chiesa vanno ricordate e il
loro ricordo rispettato, in un
mondo in cui il morire è
sempre più disumano ho -vissuto intensamente l’esperienza di un morire umano,
sostenuto dall’amore dell’intera famiglia, dal profondo
senso di responsabilità verso
il proprio genitore, nella maturità dei nipoti e dei pronipoti. Nella battaglia contro la
morte, accanto alla grande
speranza nel potere risorgente di Cristo, dobbiamo anche
ricordare la possibilità umana di morire serenamente.
La Chiesa battista di Fioridia non può continuare ad
avere lunghe vacanze pastorali riempite ogni tanto da
qualche breve cura pastorale,
così breve che spesso invece
che essere di aiuto è solo motivo di maggiore sconforto. Ci
vuole da parte di molti un soprassalto di coraggio, dal Comitato esecutivo ai pastori
dell’Unione, a chiunque altro
abbia una minima capacità
nel capire che quella chiesa
merita e necessita di una seria, lunga e professionale cura pastorale. Facciamolo almeno per i nipoti e i pronipoti di mamma Concetta, così
che anch’essi potranno seguirne le tracce.
Trieste
Il nostro
cammino
di testimoni
ELENA DE NIAniA
La celebrazione dell’anniversario di un evento di
portata storica come la Riforma protestante assume, come è naturale, una molteplicità di significati: durante il
culto che si è tenuto a Trieste
domenica 28 ottobre la ricorrenza è stata soprattutto una
occasione per riflettere sulla
comune origine di tutte le
chiese evangeliche, al di là
delle distinzioni denominazionalì. Al culto, che si è tenuto nella splendida cornice
della chiesa luterana di Trieste, hanno infatti preso parte
tutte le chiese evangeliche
cittadine e la chiesa battista
di Pordenone: agli interventi
delle chiese convenute, luterana, valdese, metodista, avventista ed elvetica, si sono
alternati gli interventi canori
della corale della Chiesa battista di Pordenone.
Il pastore Liberante Matta
ha incentrato il suo sermone
sul valore storico e insieme
sempre attuale della Riforma: storicamente il movimento iniziato da Lutero ha
contribuito in modo fondamentale alla fine dell’età medievale e alla formazione
dell’uomo moderno e ha segnato profondamente anche
la storia e la cultura italiane,
con il contributo di tanti coraggiosi testimoni della fede;
ma la Riforma presenta anche un aspetto sempre attuale, che porta gli evangelici a
essere testimoni di fronte a
tutta la cristianità dei valori
fondamentali della fede cristiana che si evincono dalle
Scritture, sulle quali Lutero
ha fondato la sua riflessione, e in particolare del principio «salvati per grazia mediante la fede». È questo, infatti, l’elemento centrale dello scontro tra Lutero e la
Chiesa cattolica, che sosteneva l’indispensabilità delle
opere nell’ambito della giustificazione del credente.
In questo senso il pastore
Matta ha voluto ricordare che
il cammino di testimoni a cui
siamo chiamati non è segnato solo da lunghe attese, ma
anche da tappe di segno positivo, quale la «Dichiarazione congiunta sulla dottrina
della giustificazione tra la
Chiesa cattolica romana e la
Federazione luterana mondiale» nella quale la Chiesa
cattolica non si mostra più in
contrasto con il principio
della giustificazione per fede
nella misura in cui riconosce
che «secondo la concezione
evangelica la fede che aderisce incondizionatamente allq
promessa di Dio nella parola
è sufficiente per essere giustificati davanti a Dio, cosicché
il rinnovamento dell’uomo,
senza il quale non può esservi fede, non apporta, da parte
sua, alcun contributo alla
giustificazione».
Il clima di gioiosa comunione che ha animato la giornata è stato allietato anche
dall’esibizione che la corale
della chiesa battista di Pordenone ha offerto al termine
del culto e dal rinfresco che è
stato allestito nella vicina sede degli uffici della chiesa luterana in via San Lazzaro.
Uto
^jxdìo
abbonamenti 2001
interno
estero
sostenitore
L. 10.000
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L. 20.000
AGENDA
24 novembre
IMPERIA — Alle 16,30, alla Società operaia (v. Carducci 65),
la Chiesa valdese organizza un incontro sul tema «Gli animali, l’essere umano e Dio» a cui partecipano Maurizio Abbà,
Luisella Battaglia, Hamza Roberto Piccardo, Roberto Masuello, con interventi di Antonio Rostagno al pianoforte.
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale «P. M. Vermigli» (v.
Manzoni 19/a), Paolo.Naso parla su «Fondamentalismi; una
sfida per la convivenza?». Modera la past. Gianna Sciclone.
BERGAMO — Alle 17, alla Fondazione «La Porta» (-via Papa
Giovanni XXIII30), si tiene la tavola rotonda sul tema «Scuola, identità, appartenenza religiosa» con Enzo Noris, Marco
Rostan e Gian Gabriele Vertova.
BARI — Nella chiesa battista, con inizio alle 16,30, si tiene
l’assemblea degli iscritti all’associazione «31 ottobre» della
Puglia. Introduce il vicepresidente nazionale Nicola Pantaleo.
27 novembre
TORINO — Alle 21, nella sede dell’Ywca-Ucdg (via San Secondo 70), si tiene il primo incontro biblico ecumenico con
il gruppo «Cascina Archi» sul tema «Le beatitudini, carta fondante del Regno (Matteo 5, 1-12)» con relazioni del past.
Giorgio Bouchard e di don Toni Revelli.
MILANO — Alle 18, nella sala della libreria Claudiana (v. Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza un incontro
sul tema «Scuola pubblica e identità religiosa» a cui partecipano Elena Bein Ricco, Roberto Biscardini e Brunetto Salvarani.
28 novembre
TORINO — Alle 16, alla Comunità ebraica (p. Primo Levi 12),
a conclusione del corso «Ebraismo ieri, oggi, domani», A. Luzzatto e G. Vigna parlano sul tema «L’ebraismo oggi; tra ortodossia, laicità e messianismo. Il dialogo ebraico-cristiano».
MESTRE — Alle 15,30, nell’aula del liceo «Giordano Bruno»,
la professoressa Liliana Trapani parla sul tema «La presenza
delle domande di Giobbe nell’arte».
29 novembre______________ ________________
TORINO — Alle 17,45, nella sala valdese di via Pio V15 (primo piano), la prof. Luciana Borghi Cedrini parla sul tema
«Letteratura valdese; la “Nobla Leiezon” e altri testi».
50 novembre
FIRENZE — Alle 17, alla libreria Claudiana (borgo Ognissanti
14/r), Anna Benvenuti e Cesare Vasoli, presente l’autore, presentano il libro di Carlo Papini «Valdo di Lione e i “poveri nello spirito’’» (ed. Claudiana). Modera il past. Bruno Rostagno.
SONDRIO — Alle 21, al Centro evangelico di cultura (via
Malta 16), il prof. Mario Declich e il past. Alfredo Berlendis
parlano sul tema «Preghiera: fede e psicologia».
CINISELLO BALSAMO — Alle 21, al Centro culturale «J.
Lombardini» (v. Monte Grappa 62/b), la past. Lidia Maggi
parla sul tema «Dorothy Day: con Dio e con i lavoratori».
TORINO — Alle 20,45, nella sala conferenze del Centro teologico (c. Stati Uniti li/h), Gianni Vattimo, Fulvio Ferrario e
Luca Savarino introducono il tema «Heidegger interprete di
Paolo e di Agostino». Presiede il past. Giorgio Bouchard.
TRIESTE — Alle ore 17,30, nella basilica di San Silvestro (p. S.
Silvestro, 1), per il corso di aggiornamento docenti, il prof.
Giorgio Politi, dell’Università di Venezia, parla su «Michele
Gaismayr e la rivolta dei contadini del Titolo».
1 " dicembre
TORINO — A partire dalle 9, all’ex Seminario arcivescovile
(-via XX Settembre 83), a conclusione del corso «Per la riconciliazione delle memorie. Le chiese cristiane d’Oriente», si
tengono relazioni di "Vladimir Zelinskij, Adriano Roccucci
Nina Kauchtschischwili e Adalberto Mainardi.
ZURIGO — Alle 11, nella Zwinglikirche, l’organista Eugenio
Giovine propone «Lo stilus fantasticus» con l’esecuzione di
musiche di Buxtehude, Bòhm, Bruhns, Bach.
BERGAMO — Alle ore 17, al Centro culturale protestante (via
Tasso, 55) Marcello Eynard presenta il cd «Opera omnia di J.
S. Bach»; segnalazione di alcuni percorsi di ascolto.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica deve
inviare i programmi, per lettera ofax, quindici giorni prima
del venerdì di uscita del settimanale.
AVVISO PER GLI ABBONATI
Dopo un lungo periodo di relativa efficienza, la distribuzione postale di Riforma agli abbonati è tornata a un
tempo che avremmo voluto dimenticare: numeri che arrivano incomprensibilmente in ritardo, tempi molto diversi
fra zona e zona, poi un numero che arriva regolarmente
ecc. Sappiamo che anche le Poste italiane sono in emergenza per i controlli antiterrorismo, ma non vorremmo
che questa fosse la scusa per giustificare deficienze varie.
Per questo motivo chiediamo agli abbonati di vigilare e
di lamentarsi per i ritardi a tutti i livelli della catena distributiva (dal postino all’ufficio decentrato di distribuzione). Noi stiamo curando che la partenza avvenga regolarmente dopo la nostra consegna (a mezzogiorno di
ogni mercoledì).
In ogni caso chiediamo agli abbonati di tener duro e
non rinunciare al nostro giornale per questo disservizio,
che ci auguriamo sia di breve durata. Prossimamente, allegato nel giornale, invieremo il modulo di conto corrente
postale per il rinnovo dell’abbonamento da parte di coloro che hanno la scadenza a fine anno (le tariffe sono invariate per chi si abbona entro il 31 dicembre 2001). Per gli
altri ricordiamo che, a seconda che si tratti di abbonamento annuale 0 semestrale, scade 12 o 6 mesi dopo il ricevimento a casa del primo numero.
Ricordate, senza il vostro abbonamento questo giornale non esisterebbe e la voce degli evangelici italiani
sarebbe ulteriormente soffocata.
10
PAG. 10 RIFORMA
IS«
VENERDÌ 23
NOVEMBRE)
DA SEATTLE
A DOHA
JOSÉ LUIZ DEI ROJO*
/ risultati del vertice
«blindato» nel Qatar
dell'Organizzazione
mondiale del
commercio (Wto)
Fra il 9 e il 13 novembre si è
tenuta a Doha, la capitale del
Qatar, la quarta conferenza del
World Trade Organization
(Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio) con la partecipazione di 142 stati. Nato nel
1995 per regolamentare la liberalizzazione del commercio internazionale, il Wto ha presentato subito un problema di democrazia: ogni stato ha un voto,
ma il sistema complesso di
strutture interne e di filtri favorisce sempre i paesi che dispongono del più alto numero di
funzionari e della maggiore capacità di pressione. Basta ricordare che ogni stato membro
ha il diritto di aprire Una causa
contro un altro
se si ritiene danneggiato. Tuttavia i processi sono lunghi e costosi e raramente un paese povero ha la capacità di gestirli
sia per le spese
che per le competenze tecniche necessarie.
Ma il peggio sta in una serie
di accordi già firmati dei quali il
Wto esige l’applicazione. Per
esempio il Gats, l’accordo generale sul commercio dei servizi,
prevede la liberalizzazione (e la
privatizzazione) di 161 diversi
settori, fra i quali il rifornimento di acqua e di energia elettrica,
la scuola, la salute, le telecomunicazioni, i rifiuti. Così gli stati
fragili e indebitati tendono ad
affidare il proprio sistema educativo, il poco che esiste di salute pubblica, sorgenti d’acqua
ecc. a gruppi multinazionali, che
evidentemente badano ai profitto e non al bene collettivo. L’accordo sull’agricoltura, conosciuto come Aoa, permette ai paesi
più ricchi (come Usa, Unione
europea, Giappone) di mantenere enormi sussidi alla loro agricoltura ed esportazioni; allo
stesso tempo l’accordo innalza
barriere contro le importazioni
e adotta una politica che, in nome del libero mercato, proibisce
ai paesi più deboli di tentare dì
difendere i propri mercati. L’accordo sui diritti di proprietà intellettuale, il Trips, protegge soprattutto gli interessi delle imprese farmaceutiche, biotecnologìche e dì software. In questo
caso lo scandalo maggiore si
trova negli alt' prezzi delle medicine che le aziende, detentrici
dei brevetti, impongono alla popolazione più povera del pianeta che cosi rimane priva di ac
cesso alle cure mediche.
Il fatto che la quarta conferenza del Wto abbia avuto luogo nel
piccolo stato del Qatar, in cui le
manifestazioni sono proibite,
già testimonia una sua sconfitta.
Hanno lasciato il segno le dimostrazioni di Seattle del 1999
quando il vertice del Wto si ri
solse in una insuccesso, e la se
rie di contestazioni subite dagli
organismi internazionali incalzati da un movimento mondiale
in crescita. A Doha la contesa si
è inasprita. Un gruppo di paesi
medi e poveri, guidati dal Brasile e dall’Africa del Sud, hanno
dato battaglia perché le medicine cosiddette generiche, in casi
di estrema gravità come l’Aids,
_________ possano essere
prodotte senza
pagare il costo
del brevetto. E sono riusciti a vincerla. Ma questa
vittoria è stata
possìbile anche
grazie alle lotte
che il movimento per una nuova
globalizzazione
""""""""".. ha condotto in di
verse parti del pianeta.
Questa decisione, più l’entrata nel Wto di paesi come la Cina
e l’India, che rappresentano oltre un terzo deUa popolazione
mondiale, è stato il fatto più saliente. Il resto sono state lunghe
riunioni, esercizi diplomatici
quasi disperanti da parte dei delegati, preoccupati di subire ancora una volta un fallimento. La
questione dei sussidi all’agricoltura, delle clausole ambientali,
dei vìncoli sindacali, del riequilibrio minimo delle disuguaglianze, di democratizzazione
delle strutture del Wto stesso e
molto altro verrà rimandato a
una serie di trattative che inizierà nel 2002 e andrà avanti almeno sino al 2005.
Intanto 800 milioni di persone continuano a trovarsi al di
sotto deUa soglia di sussistenza
alimentare minima e un miliardo e 200 milioni non dispongono di acqua potabile. E i prodotti agricoli esportati dal Sud del
mondo hanno perso il 60% della
loro capacità di acquisto, mentre il caffè alla fonte di produzione ha perso il 75% del suo valore, fra il 1995 e oggi. Ma di
questo e di molte altre cose si
discuterà, in un clima diverso e
con prospettive nuove, in un altro evento, il secondo incontro
del Forum sociale mondiale che
si realizzerà in a Porto Aiegre
(Brasile) dal 31 gennaio al 5 febbraio 2002.
* del Forum mondiale
delle alternative
Riforma
L Eco Delle Vmldesi
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15-10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.lorino@rifomia.it;
REDAZIONE NAPOU:
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DIRETmjHE; Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Matfei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pienraldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SÇNSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stelio Armand-Hugon; GRAFICA: Pietro Romeo
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La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate II 6 dicembre1999).
Il numero 44 del 16 novembre 2001 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 14 novembre 2001.
2001
Associato alla
Unions stampa
partodica Italiana
Un ricorào personale (del (dopo 8 settembre (del 1943
«Imboscati e vigliacchi»
Oggi, come allora, esistono due modi diversi di concepire il dovere
e l'amor di patria. La nostra responsabilità verso i più giovani
GIOVANNA PONS
Avevamo di fronte un uomo alto e rude, che ci
parlava con voce stentorea e
arrogante, pronunciando parole di cui non riuscivo a capire il senso. Lo accompagnavano alcune reclute che indossavano come lui la divisa
dei militari aderenti alla Repubblica di Salò. L’unica cosa
che coglievo del suo dire era
che noi studenti del Liceo
scientifico «Galileo Ferraris»
di Torino eravamo degli im.boscati e quindi dei vigliacchi
perché avevamo scelto di studiare il latino e la matematica
piuttosto di arruolarci nella
Repubblica di Salò per salvare l’onore della patria.
Ricordo il martellare continuo di queste due parole, imboscati e vigliacchi, collegate probabilmente a un contesto che però non riuscivo a
cogliere. Era l’autunno del
1943, dopo I’8 settembre. Ci
avevano ingiunto in modo
improvviso e perentorio di
lasciare le nostre classi e di
radunarci in piedi, sull’attenti, insieme ai nostri insegnanti, nella penombra dei corridoi spogli e freddi del nostro
istituto. Avevo 15 anni come i
compagni della mia classe ed
eravamo tutti lì immobili e
paralizzati da un misto di angoscia e di paura, a udire
quelle parole martellanti che
intimavano ai ragazzi di presentarsi alla caserma del loro
quartiere per arruolarsi.
Eravamo tanti, ma solo un
piccolo drappello di studenti
rispose alTappello. Alcuni
appartenevano alla mia classe: uno di loro ce lo ritrovammo a scuola il giorno dopo perché il padre era riusci
to a raggiungerlo mentre era
ancora in fila davanti alla caserma Cernaia nell’attesa
che arrivasse il suo turno per
arruolarsi e così aveva potuto
convincerlo a tornate a casa.
Un altro me lo ritrovai sul
portone di casa in uniforme;
era un ragazzo piccolino,
gracile, sensibile e timido; la
divisa gli stava grande. Mi
disse che si era arruolato a
causa della grande confusione e dell’umiliazione che
quella valanga di parole aveva creato nel suo pensiero e
nel suo essere, ma che ormai
era troppo tardi per tornare
indietro. Gli risposi che l’avrei incontrato volentieri
un’altra volta soltanto se si
fosse vestito in borghese, e
così non lo rividi più, ma lo
ricordo con una stretta al
cuore e con affetto. Degli altri non seppi più nulla, a eccezione di uno che incontrai
alla fine della guerra, dopo il
25 aprile, con un fazzoletto
da partigiano al collo. Gli
chiesi come mai fosse passato dall’altra parte ed egli mi
rispose che partigiano era
sempre stato.
Questi ricordi spezzati mi
riportano alla memoria la
nostra condizione di ragazzi
e ragazze confusi, condizionabili e alla ricerca della cosa
giusta. Non si tratta però ora,
a distanza di quasi sei decenni da quegli a'wenimenti, di
dare giudizi di merito, ma di
riflettere sulla nostra storia e
mettere in luce la violenza
con cui si agiva sulla psiche
di ragazzi e ragazze. E si tratta di evidenziare che, malgrado la nostra confusione
politica e intellettuale, dovuta a quei «mezzi di informazione», si faceva già strada in
noi, grazie anche ai nostri
professori antifascisti, la coscienza che esistessero due
modi diversi di concepire il
dovere e l’amor di patria.
Due modi che conducevano
a percepire che bisognava distinguere tra vero e falso. La
verità infatti non è un possesso di pochi che vogliono
imporla ai molti, non è cioè
oggettivabile, ma sta fuori di
noi ed è ancora sempre da
scoprire con una ricerca rischiosa, accompagnata da
dubbi e incertezze.
Queste due linee di pensiero non sono omologabili, oggi
le ritroviamo trasversalmente
a molte strutture politiche e
religiose è quindi abbiamo la
responsabilità di trasmettere
ai giovani, a partire dalle nostre esperienze e dalla nostra
storia, che il potere e la violenza si riproducono assumendo volti nuovi e metodi
sempre più subdoli e sottili,
ma con gli stessi contenuti.
Sta a noi discernere tra queste due linee di pensiero e fare la nostra scelta.
Chiese, guerra e terrorismo
non mai e violento come non mai. Le chiese
sembrano non aver insegnato niente in questo
campo. Ha vinto Rambo, le chiese hanno perso, probabilmente non hanno neppure lottato,
non hanno messo in questione Rambo. Così,
l’illusione di potere e dovere fare «guerra alla
guerra» è più che mai diffusa e condivisa. Il
nostro presidente del Consiglio l’ha sbandierata pubblicamente come una sacrosanta verità. Invece è pura menzogna. È menzogna
credere e far credere di poter eliminare la
guerra facendola. È menzogna credere e far
credere di poter togliere di mezzo la guerra
mettendola in mezzo. Detto questo bisogna
anche dire, con altrettanta chiarezza e determinazione, che rinunciare alla guerra come
mezzo per combattere il terrorismo non significa rinunciare a combattere il terrorismo.
Pace non vuol dire pace col terrorismo, con
il quale non si può né si deve venire a patti,
non si può né si deve dialogare. Il terrorismo
va combattuto frontalmente, ma sul suo terreno, che è quello dell’azione sotterranea e segreta. In questa lotta sono i servizi segreti che
servono, non le bombe. Provocando inevitabilmente vittime che con il terrorismo non c’entrano niente, la guerra rischia di generare terroristi invece di eliminarli. Bisogna dunque respingere come falsa l’alternativa che molti
pongono: se non sei per la guerra, stai con Bin
Laden (e col terrorismo che egli personifica).
Bin Laden va combattuto, ma non con la guerra. Ci sono altri mezzi, meno vistosi, meno distruttivi e più efficaci. C’è infine una quarta
presa di posizione. È di affermare che il terrorismo non è l’arma dei poveri né dei dannati
della terra. I poveri non sono terroristi. È però
un fatto che le infinite ingiustizie, le enormi disuguaglianze, le incalcolabili sofferenze che
tanta parte dell’umanità continua a subire, costituiscono una tragedia quotidiana che dovrebbe allarmarci, inquietarci e indignarci come la tragedia delle Torri gemelle. Si può essere certi che un mondo più giusto sarà anche un
mondo più pacifico. Un mondo più giusto toglierebbe al terrorismo se non il suo movente
(che è un altro), almeno il suo alibi.
Paolo Ricca
Distogliendo per un
attimo lo sguardo dalla
guerra in Afghanistan, desidero questa mattina ricordare un fatto avvenuto tre settimane fa a Melata, in provincia di La Spezia. Una professoressa della locale scuola
media, informata che quella
mattina si sarebbe aggiunto
alla sua classe un ragazzo
islamico, ha tolto dalla parete
il crocifisso, per rispetto alla
sensibilità religiosa del nuovo alunno. 11 gesto è stato apprezzato da svariate persone,
ma biasimato duramente da
molti altri, con la solita affermazione che l’Italia è nazione a gran maggioranza cattolica, e quindi la maggioranza
ha diritto di imporre i propri
simboli. Un bello spirito ha
persino suggerito alla professoressa di sostituire il croci
C.—-t.au /c^Gcliu;
PIERO bensì
fisso con il ritratto di Gesù.
Ma insomma, quando la finiremo di essere bambini e
incominceremo a maturare?
Non usciremo mai dal nostro
provincialismo, che ci viene
rinfacciato dalla stampa internazionale? Perché gli italiani hanno tanta difficoltà a
realizzare che vivono in uno
stato laico? Nessuno nega,
ovviamente, ai cattolici praticanti (ma quanti sono in
realtà?) il diritto di considerare il crocifisso come simbolo
particolare della loro devozione. Lo collocano nelle loro
chiese, nei locali adibiti alle
attività religiose, nelle loro
case. Ma nei locali pubblici,
ossia nei locali che lo stato
mette a disposizione di tutti i
cittadini: scuole, ospedali,
caserme, tribunali non deve
esserci nessun simbolo religioso, perché ogni cittadino,
CORBIEBE della S¡¡
Religioni negli Usa ’
A quasi un mese e ntea
dagli attentati delTHg^
tembre, Davide Frattinife
punto (27 ottobre) sulla J
rie di funzioni, celebrazi»!
ni, memoriali organizza«
dalle istituzioni ecclesiasti
che. Dopo una statistica
(protestanti 58%, cattofo
21%, ebrei praticanti 2,1%
musulmani 1,9%, 530.000j
preti, ministri di culto opa.
stori che guidano le 300 ooò
congregazioni degli Stati
Uniti). E più avanti parlai)
rev. James Forbes della
chiesa di Riverside, New
York: «Qualcuno vi intravede [negli attentati, ndr] una
dimensione religiosa (...)
come se Dio fosse dietro
agli attacdhi. Così in questi
giorni qui a Manhattan ci
incontriamo con gruppi di
altre fedi per dimostrare
che nessun Dio potrebbe
appoggiare questo orrore»,
E «la confusione dei newyorchesi che si sentono
naufragare (...) è anche teologica: “Ogni settimana
[prosegue Forbes] provo a
capire a che punto dei loro
dubbi sono arrivati e provo
a dare delle risposte ispirate ai passaggi più rilevanti
della Bibbia. Nei sermoni
incoraggio a ritornare a una
sembianza di normalità, li
invito a ritrovare le abitudini, i comportamenti di una
volta’’». E il rabbino Peter
Rubinstein aggiunge: «Ripeto ciò che disse Neemia,
dopo che Gerusalemme
venne distrutta: Risorgeremo e ricostruiremo».
La morte della giustizia
Sul periodico della zona
di Luino interviene il pastore emerito Giuseppe Anziani (26 settembre) con una
riflessione dal titolo «Dalla
paura alla speranza». Gli
avvenimenti dell’11 settembre «segnano nuovamente
la morte di Gesù, cioè la
morte della verità, della
giustizia, del rispetto della,
vita umana e dei suoi valori
morali e spirituali. Muore
così anche la fraternità,
cioè il vero amore verso
Dio, e quello degli uni verso
gli altri, e come consegueriza crollano le speranze della pace nei paesi e iti molte
famiglie». Più avanti il p3;
store prosegue: «I cristiani
però sanno che, dopo le tenebre del venerdì, vi è il radioso mattino della Pasqua,
con il riconoscimento che
Gesù è veramente il FiR*“’
di Dio. Il Signore in cui credere, vivere e sperare...»
qualunque sia la sua poà*®”
ne, deve sentirsi a suo agi^
Ebrei, protestanti, TesUin^
ni di Geova, musulmani,
credenti hanno il dim
usufruire dei locali
senza dover subire un si
lo religioso contrario mia „
sensibilità. Un noto 8*°'^ .j
sta commenta:
stato è laico nella sos
più risultano
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te,v^
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Ê"e"aï «¿Teli «isti»"«“’
più llOUliailU .
gesti e atti simbolici
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più in una religiosità ^
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(cattolico) nella nostra
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ne solare e mediterranea»
(Rubrica «On fatto, ^
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'* Incontri per i giovani a Torre Pellice
Il Sessantotto e oggi
Cercare di capire che cosa sono stati e quale eredità hanno
lasciato i movimenti politici del ’68 è lo scopo dell’ultimo numero della rivista dell’Istituto della Resistenza di Cuneo che
pubblica sul numero 59, sotto il titolo «La stagione dei movimenti. Gli Anni Sessanta e Settanta», la raccolta degli atti di
due convegni sul tema tenuti a Cuneo nel febbraio 2000 e nel
febbraio 2001 curati dall’istituto stesso. «Il ’68: che cosa è stato e che cosa può dirci oggi» è poi il tema anche della prima di
un ciclo di serate destinate particolarmente ai giovani ma
aperte a tutti. Sull’argomento, giovedì 22 novembre, alle 20,30
alla Casa unionista di Torre Pellice, interverranno Anita Tron
e il pastore Claudio Pasquet. Seguirà un dibattito.
' Assemblea del Bacino del Pellice
Novità per i dividendi
Si parlerà anche dei nuovi parametri per i dividendi derivanti
dall’incasso dei canoni dei concessionari nell’assemblea del Bacino imbrifero montano del Pellice, che si riunirà venerdì 23
novembre a Pinerolo. Eliminata dal nuovo Statuto la parte riguardante i dividendi ci sono voluti alcuni mesi di lavoro e di
verifiche di tipo amministrativo per arrivare alla stesura definitiva del testo relativo ai nuovi parametri con la preparazione di
un documento che pare accettato da tutti. Il testo, che prevede
che oltre al 10% diviso in parti uguali ai Comuni consorziati vada un 5% in base agli abitanti, un 30% in base alla superficie di
ciascup ente e un 55% a quei Comuni dove sono situate le prese
d’acqùa dei concessionari, non dovrebbe trovare opposizioni.
Ritoema
Il T' 7
A
Fondato nel 1848
Dopo le olimpiadi del 2006 il Pinerolese non sarà più lo stesso? Dubbi e speranze
Il Toroc visita ia vai Peiiice
Ottimismo del Comitato olimpico sulla realizzazione effettiva degli interventi attesi. Appaltati i lavori
per il Paloghiacdo di Torre Pellice, nel 2002 riparte il completamento dell'autostrada Torino-Pinerolo
MASSIMO GNONE
DOPO le olimpiadi
2006, il Pinerolese
non sarà più lo stesso?
Considerando l’entità
delle opere previste, il
condizionale è d’obbligo, anche se il Comitato
olimpico, giovedì 15 novembre in visita in vai
Pellice {è la prima volta
ufficiale), ha insistito nel
tranquillizzare i Comuni
definendo l’évento una
«grande occasione». Lo
hanno fatto il presidente,
Valentino Castellani, e il
«nostrano» Erminio Ribet, che insieme hanno
esposto le competenze
del Toroc. Il presidente
della Comunità montana
vai Pellice, Claudio Bertalot, è ottimista: «Le aspettative dei Comuni
sono giustamente forti commenta - e il Comitato olimpico ha rassicurato le amministrazioni
che si farà garante di
quelle parti di territorio
non direttamente coinvolte dai Giochi».
Nell’incontro di gio''cdì ci si è soffermati
Pyhcolarmente sul capitolo delle cosiddette ppetc connesse: una lunga
nsta di progetti arriva““augni angolo della
ttcgione e che valevano
complessivamente 2.000
ritardi. Il Toroc ha già
provveduto a dimezzare
cifra: 1.000 miliardi.
J?PPallo ne mancheal“^no 500: si
Petta la nuova Finan“ana. Per la vai Pellice
““ tre i capitoli che
avrebbero passato il vaglio del Comitato olimpico: il progetto «ciclo delle
acque», la nuova fognatura e l’acquedotto, il restyling dei centri di Luserna San Giovanni e
Torre Pellice, rispettivamente con la sistemazione di piazza Partigiani e
il completamento del
Centro pedonale, e la
strada delle Cave fra Luserna alta e Lusernetta;
quest’ultima potrebbe
beneficiare di un contributo di 18 miliardi.
Il Toroc conferma anche la realizzazione del
nuovo palaghiaccio di
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Torre Pellice: i lavori sono già stati appaltati a
un’impresa meranese.
La variante alla provinciale fra la vai Pellice e
Pinerolo si dà già per
scontata, ma qui bisognerà aspettare l’ok del
Magispò, che deve dare
il proprio placet sul tracciato, duramente discusso' nei mesi scorsi e ora
previsto in zona di esondazione del Pelhee.
Ottimismo quindi da
parte del Toroc così come era stato dimostrato
alcune settimane fa, in
un incontro simile tenutosi in vai Chisone. Anche là erano state indicate da Castellani le priorità: sistemazione degli
impianti di risalita di
Prali, sistemazione della
viabilità della statale 23,
opere legate al ciclo delle
acque. Ottimismo però
che a cominciare di caso delle opere connesse
andrà verificato alla prova dei fatti della legge finanziaria che il governo
sta predisponendo per il
2002. Intanto per quel
che riguarda la viabilità
pinerolese novità arrivano dalla conferenza dei
servizi sull’autostrada
Torino-Pinerolo che si è
riunita giovedì 15 novembre a Torino. Dalla
riunione sembra essere
emersa la volontà di finalmente chiudere l’iter
entro il 15 dicembre e di
conseguenza dare l’avvio
ai lavori nel 2002.
San Germano e Pramollo
Centraline
elettriche stop
Continuano a moltiplicarsi sul territorio delle
Valli le richieste di concessioni per nuove centraline elettriche e per
ottenere la possibilità di
nuove captazioni dai torrenti che scendono a valle dalle montagne. Questa volta la richiesta viene da un concessionario
di San Secondo che chiede di poter utilizzare
l’acqua del torrente Risagliardo, torrente che
scende da Pramollo a
San Germano.
Lunedì 19 novembre,
in una conferenza dei
servizi che si è tenuta a
Torino, i due Comuni
hanno espresso i loro pareri negativi all’intervento che a loro dire creerebbe tra l’altro dei problemi alla sopravvivenza
del torrente. Articolata la
posizione del Comune di
San Germano che in una
memoria ha espresso la
preoccupazione che le
captazioni possano portare dissesto ambienta'le, gravi rischi per la biologia del torrente e la
fauna ittica, per il turismo, per l’irrigazione e
«comporterebbe interventi che modificherebbero la morfologia del
vallone di Pramollo».
Parere nettamente sfavorevole quindi da parte
del Comune di San Germano che ha fatto presente unitamente al Comune di Pramollo che il
Risagliardo non garantisce una portata sufficiente d’acqua per le captazioni e per la depurazione delle acque nei depuratori dei due Comuni
che attualmente utilizzano il torrente a questo
scopo. Pareri contrari alle
captazioni sono giunte
poi anche dall’Agenzia
regionale per l’ambiente
e dall’associazione pescatori. La decisione ultima
però spetterà alla Provincia che al momento pare
anch’essa dubbiosa e al
termine della conferenza
ha comunicato di voler
procedere alla valutazione di impatto ambientale
come richiesto dai Comuni di San Germano e
Pramollo per giungere a
una nuova conferenza
dei servizi con dati più
certi e fondati.
ICONTRAPPUNTOI
LE LINGUE MINORITARIE
PER CRESCERE INSIEME
DAVIDE ROSSO
La legge 482 del ’99 stille
«minoranze linguistiche»,
attuazione dopo 50 anni
dell’articolo 6 della Costituzione restituiva dignità
di esistere, come si è detto
all’epoca, a lingue che erano state in qualche modo
«dimenticate». Libera cittadinanza quindi, per fare
qualche esempio, alToccitano e al franco provenzale, all’albanese
e al greco. La
legge del ’99
ha applicazioni in ambito
amministrativo, scolastico
e televisivo.
A due anni
di distanza che
cosa è cambiato? Come ci si è mossi sul
territorio, e in particolare
alle Valli in risposta alla
legge? Pochi, a livello diffuso, sanno che esiste e soprattutto conoscono la legge 482. Pochi ne conoscono
U contenuto. Fra chi lo sa ho
l’impressione che ci si divida grosso modo in due categorie: chi ha problemi soprattutto finanziari per poter dare applicazione a iniziative legate alle lingue minoritarie, e chi si chiede
quale potrà essere lo scopo
dell’utilizzo delle parlate locali sul territorio. Quale
sarà realmente il beneficio
che potrà derivare da questa legge? Il punto non è
quello di usare la lingua minoritaria negli uffici o nei
luoghi pubblici: c’è infatti la
possibilità, garantita per
legge, di avere un traduttore che si faccia interprete
dei sentimenti o degli stati
d’animo di chi preferisce
esprimersi in lingua occitana 0 franco-provenzale invece che in italiano.
Ma diciamoci la verità:
tutto questo è sempre avvenuto. C’è sempre stato
qualcuno che ama più di altri esprimere i propri pensieri in patuà, per esempio,
riuscendo a «trovare meglio le parole» a cui segue
immancabilmente, magari
fatta dalla persona stessa,
la traduzione per chi il patuà non capisce. Andando a
sfogliare i giornali del dicembre ’99, periodo in cui è
stata pubblicata la legge, e
dell’inverno del 2000 si vede tutto sommato come a
fianco della soddisfazione
diffusa per il risultato raggiunto molti allora sottolineavano i problemi che potevano nascere. Qualcuno
arrivava a sostenere che
era una legge arrivata tardi, quando le parlate locali
erano ormai agonizzanti.
La domanda poi che emergeva era: quale sarà il «ritorno» che questa legge potrà portare?
Da allora qualcosa è cambiato. All’inizio del 2001 sono stati molti i Comuni valligiani che hanno dato la
certificazione al fatto che
nel loro territorio veniva
Parlata una
A due anni dalla
legge 482
qualcosa
è cambiato per
il patuà delle valli
lingua mino
ritaria, praticamente tutte
le scuole elementari e medie delle VaUi
hanno in cantiere progetti
sul patuà, le
associazioni
Scuola latina o La
valado o ancora il Centro
culturale valdese sono stati
coinvolti in questi progetti
e hanno propri progetti in
cantiere. I progetti presentati da tutti e cinque i comprensori scolastici delle valli sono stati finanziati dal
ministero anche se sono
stati ridimensionati, la Provincia organizza per martedì 20 un convegno sulle
lingue minoritarie e probabilmente in vai Chisone
prossimamente vi sarà un
ciclo di incontri che avranno al centro proprio il patuà e la sua area culturale.
Sono fiorite le ricerche toponomastiche e quelle sulla
tradizione del territorio con
interviste «in lingua» e l’elenco delle iniziative intraprese potrebbe continuare.
Facendo un giro di orizzonte fra tutte queste realtà
la mia impressione è che il
punto di partenza sia tutto
sommato comune: non esaltazione ma piedi per ter
ra. Consapevolezza di do
ver operare per il recupero
di una tradizione comune e
locale che proprio a partire
dalla lingua fonda il suo
modo di essere e di comu
nicarlo. Mi pare poi che conoscersi meglio e con più
consapevolezza significa
anche andare oltre le proprie paure dell’altro. E un
modo per fondare la propria e l’altrui libertà. C’è
nell’aria un movimento di
idee e di energie che si sta
consolidando; l’importante
è che si continui a stare con
i piedi per terra, come per
altro è nella nostra tradi
zione, e che si tenga sempre
presente che la lingua può
diventare un valore in più
di convivenza e di crescita
se intesa correttamente al
trimenti diventa uno stru
mento di chiusura e di
emarginazione.
12
PAG. 12 RIFORMA
RIAPERTA LA PISCINA COMUNALE DI PINEROLO
— Dopo lo stop forzato causato dalla rottura di
alcuni raccordi, cosa che ha provocato il completo svuotamento della vasca piccola e parzial
mente anche di quella grande, lunedì 19 novembre ha riaperto la piscina comunale (foto). La riapertura, dopo quasi tre settimane di sosta forza
ta, permetterà la ripresa di tutte le attività in prò
gramma; intanto i tecnici continuano nelle loro
indagini per risalire alla causa prima della rottu
ra e quindi porvi rimedio in modo definitivo.
150 ANNI DI SOCIETÀ OPERAIA — Una lapide sul
la facciata di via Roma deH’edificio che ne ospita
la sede ricorda i 100 anni di vita (la lapide fu sistemata nel 1951) della Società generale operaia
di mutuo soccorso di Torre Pellice. Nella festa di
domenica 18 novembre aU’hotel Gilly si è invece
celebrato il 150° anniversario: presenti molti dei
120 soci della società torrese.
UN BOSCO PER DAVIDE BERTRAND — Su un terreno al confine tra i comuni di Villafranca e di
Moretta si sta realizzando il «bosco Davide Ber
trand», in memoria del giovane volontario Aib
morto sul monte San Giorgio di Piossasco, vittima di un incendio nel febbraio 1999. Su questo
terreno il Wwf Pinerolese sta cercando di realizzare un bosco naturale e ha già ottenuto la collaborazione delle associazioni e delle scuole di
Villaffanca e Moretta. U completamento del bosco avverrà a metà novembre.
VALDESI E OCCITANI DI CALABRIA — Il quarto
Convegno di cultura occitanica, organizzato a
Dronero dall’Associazione culmrale Marcovaldo
per sabato 24 novembre, prevede quest’anno una
giornata di studio in collaborazione con Espaci
Occitan dal titolo «Guardia Piemontese: Occitani
valdesi sul Mar di Calabria». L’incontro avrà inizio alle 10 e si terrà nella Biblioteca dell’ex convento dei Cappuccini. Interverranno Saverio Rocchetti, sindaco di Guardia Piemontese, Anna Visca, Vincenzo Stancati, Silvana Primavera e Cesare Milaneschi. Coordinatore sarà Predo Valla.
BOBBIO PELLICE: CONSIGLIO COMUNALE — A
Bobbio Pellice il Consiglio comunale è stato
convocato in sessione straordinaria per martedì
27 novembre alle 21: all’odg l’applicazione
dell’avanzo di amministrazione l’approvazione
dello statuto Bim e della convenzione tra i Comuni di Villar e Bobbio Pellice per la raccolta e il
trasporto dei rifiuti.
CENSIMENTO 2001: CONFERMATA LA PROROGA
— L’istat conferma la proroga: ci sarà tempo fino al 30 novembre per il ritiro dei modelli da
parte dei rilevatori. Chi non avesse ancora ricevuto il modello è tenuto a presentarsi all’ufficio
di censimento del proprio Comune. «Siamo partiti una settimana più tardi - spiegano all’ufficio
di censimento di Pinerolo - perché l’istat ha
consegnato in ritardo i modelli. Entro fine mese
concluderemo le pratiche di ritiro e in seguito
svolgeremo le altre pratiche burocratiche».
IN PIAZZA PER LA PACE — Il 22 novembre sarà il
terzo giovedì della manifestazione contro il terrorismo e l’intervento militare in Afghanistan
promossa dal vai Pellice Social Forum. L’appuntamento per il presidio è sempre dalle 17 alle 19
in piazza Partigiani a Luserna San Giovanni.
GEMELLAGGIO CORALE — Si esprimerà in un pubblico concerto il gemellaggio artistico fra il Coro
Valpellice e la Corale di Casapinta, piccolo paese
delle valli del Biellese. Musiche di tradizione, popolari e contemporanee saranno eseguite anche
congiuntamente dai due cori per esaltare i valori
della solidarietà, della reciproca comprensione e
della pace. Il concerto si terrà sabato 24 novembre, alle 21, nel tempio di Torre Pellice.
SPORTELLO UNICO: IMPRESE FATEVI AVANTI —
Sono 848 su 1.206, i Comuni piemontesi che si
sono dotati dello Sportello unico per le attività
produttive. Altri 60 Comuni hanno in programma di istituirlo entro il 2001, così a fine anno tre
Comuni su quattro ne saranno provvisti. La
giunta regionale ha recentemente ribadito
«l’estensione del campo di applicazione dello
Sportello a tutte le attività economiche e produttive, incluso il commercio, i servizi e l’agricoltura». Nel Pinerolese sono aperti lo sportello della
vai Chisone e di Pinerolo, ma gli utenti che conoscono e utilizzano il servizio sono ancora pochi.
TUTTI PAZZI PER IL PIEMONTE — È il messaggio
dei tre nuovi spot televisivi e cinematografici
che {fromuovono il Piemonte della neve. Realizzati con la regia di Roberto Badò, andranno in
onda sulle reti Rai, Mediaset e La 7 fino all’8 dicembre, le settimane considerate «decisive» per
chi vuole scegliere dove programmare le vacanze da Natale in avanti. A questi spot ne seguiranno altri in cui si racconteranno le scoperte enogastronomiche, i castelli, i laghi, le terme e gli altri luoghi di interesse turistico del Piemonte.
E Eco Delle Yaui "\àldesi
VENERDÌ 23
novembre '
lavori sulla viabilità a Luserna San Giovanni
Risistemata via I Maggio
Con i due dossi limitatori di velocità è stato quasi ultimato
il restyling. La pedonalizzazione diparte di via Beckwith
MASSIMO GNONE
Luserna incassa e rilancia, raddoppiando. «Sarà la volta buona?», si chiedono sconsolati gli automobilisti,
stanchi delle lunghe code in via I Maggio. Questa volta, dopo il primo
dosso in prossimità del
«braccio» è stato ultimato anche il secondo limitatore di velocità, all’altezza di via Trento. Non
mancano i mugugni, «i
dossi sono poco segnalati», ma la misura serve allo scopo: chi ama premere sull’acceleratore è costretto, volente o nolente, ai 50 chilometri l’ora.
Qualche settimana fa se
n’è accorto uno spericolato automobilista, ritrovatosi dopo l’urto con la
macchina cappottata ai
lati della strada.
Con questa misura di
limitazione della velocità, certo più utile del
tanto temuto quanto
sporadico autovelox, si
conclude la lunga fase di
sistemazione e restyling
di via I Maggio, iniziata
con la riasfaltatura, la
posatura dei lampioni e
adesso con la realizzazione dei marciapiedi in
pietra. Sarà davvero finita, o dobbiamo aspettarci nuovi lavori in corso.
quindi ancora interruzioni del traffico e problemi
alla viabilità? Lo chiediamo all’assessore ai lavori
pubblici, Roberto Delladonna. «I marciapiedi saranno completati entro la
fine del mese - dice Delladonna - e avremo così
una strada integralmente
sistemata. Dovremo solo
aspettare la conclusione
dei lavori allo stabile del
nuovo ufficio postale in
via I Maggio, adeguando
così i marciapiedi per
l’accesso al relativo nuovo parcheggio».
Nuove polemiche per i
lavori in frazione San
Giovanni, e questo nonostante l’amministrazione
avesse organizzato alcuni
incontri di presentazione
del progetto. «Dobbiamo
accelerare i tempi dei lavori - promette Della
donna -: entro la fine
dell’anno saremo a buon
punto, ma molto dipende
dalle condizioni atmosferiche. Non abbiamo ancora definito la viabilità
di accesso dalla provinciale attraverso via Malan». I negozianti si lamentano per la pedonalizzazione dell’ultima
parte di via Beckwith, fra
via Olivet e la piazza stessa. La contesa ricorda le
tradizionali polemiche
(particolarmente vive
quelle sulla ztl di Pinerolo) per la chiusura al traffico di strade o piazze,
con le critiche dei commercianti per la perdita
di quella parte di clientela particolarmente «pigra». Spesso i dati premiano la pedonalizzazione, per San Giovanni staremo a vedere.
Interventi per le olimpiadi 20og
Priorità per gli
impianti di Frali
DAVIDE ROSSO
ci aveva detto alcun»
Il municipio di Luserna San Giovanni
Quello della settimana scorsa è stato
il primo week-end scistico dell’annata. Domenica 18 novembre infatti a
Pragelato, prima stazione sciistica piemontese
ad aprire, si è sciato e sono stati in diversi ad approfittare del nuovo anello per lo sci di fondo
preparato in prospettiva
olimpica. La settimana
scorsa sono stati presentati a Torino i progetti
per i trampolini di saltò
per le olimpiadi 2006 che
verranno realizzati a Pragelato e che dovrebbero
essere pronti per il 2003.
Dopo la stazione sciistica
della vai Chisone nelle
prossime settimane apriranno anche gli impianti
di Sestriere e diversi della
vai di Susa.
Discorso un po’ diverso a Prali, dove ci si prepara all’apertura degli
impianti («la data - dice
Carlo Raviol, delle Seggiovie 13 laghi - verrà decisa in settimana ma pare vicina visto che il fondo nevoso è ben preparato e possiamo contare
su un 65 cm di neve naturale già dall’altezza
della Capannina»), ma
c’è attesa per gli stanziamenti dai fondi per le
olimpiadi. «Se non si fa
niente per gli impianti
Umane fa Franco GHÏ
sindaco di Frali
schio è la scadenza»«
impianti e la loro chi5
ra fino a quando non.
saranno i fondi, col
conseguenze che sin*
sono immaginare».
Ora la situazione
bra essere legg
cambiata come
10 stesso Grill neuL,.,
blea dei soci delle SesX
vie 13 laghi chesiètjj
ta domenica 18 a Praiiii
Tome ha confermato^
11 come sede di alien,
mento per le olimpiadi,
ha dichiarato di ave»
inserito gli impianti Èa*
interventi prioritari, ij!
tanto, la Provincia mi
suoi piani ha previsto!
nalmente degli interveni
sulla strada provinciali
che da Pomaretto pom
nell’alta vai Germanasa
Ora a Prali si aspettano k
decisioni del governo!
Roma che dovrebbe isd.
vere nella propria fman
ziaria gli stanziamentipn
le opere connesse, p«
cui quindi anche i 12 miliardi per la stazione sci
stica della vai Germani
sca. Se così sarà i lavoi
sugli impianti dovrebbero cominciare il prossimi
anno; in caso contrariok
vai Germanasca rischiai
veder indebolita tuttali
sua economia e non
quella di Prali.
(
lW(
pOi
I
K Biglietto bus Prarostino-Pinerolo
Il costo resta alto
DANIELA GRILL
Continuano le polemiche sull’aumento del costo del biglietto
autobus Sdav e Cavourese nella tratta dei comuni
di Prarostino, San Secondo e Pinerolo. Come viene spiegato in un comunicato esposto nelle bacheche comunali di Prarostino, l’aumento di
10.000 lire del costo
dell’abbonamento del
servizio tra Prarostino e
Pinerolo centro studi attraverso San Secondo,
non è da attribuire alla
mancata erogazione del
contributo dell’amministrazione comunale, ma
all’aumento di chilometri
di percorrenza dell’autobus a causa della mancanza del ponte di Miradolo dall’alluvione dello
scorso anno; a ponte ricostruito l’abbonamento dovrebbe ritornare a
68.000 lire al mese.
In ottobre era stato
proposto di eliminare la
linea Prarostino-San Secondo-Pinerolo con passaggio alle Cantine, soluzione non accettata dalla
Provincia di Torino e dai
due Comuni interessati.
Al Comune di Prarostino
spiegano ancora che,
esaminando il contratto
del servizio di trasporto,
sarèbbe possibile agli
utenti che da Prarostino
si recano a Pinerolo, effettuare la corsa con un
unico biglietto pari a
3.200 lire attualmente
che non si può usufruire
del ponte di Miradolo e
di 2.800 quando il ponte
sarà ricostruito. Adesso,
invece, è necessario acquistare due biglietti con
un costo totale di 5.000
lire. «Abbiamo fatto richiesta di rimborso alla
Provincia di Torino per
fare restituire all’utenza
le spese aggiuntive che
hanno dovuto pagare spiega il sindaco di Praro'stino. Luca Veltri -.
Quindi tutti gli utenti sono invitati a conservare i
biglietti acquistati dal
novembre di quest’anno.
La linea 6, che collega
Prarostino a San Secondo con varie corse tutti i
giorni, è considerata di
fascia debole ed è dunque a rischio: per questo
stiamo continuando a lavorare con la Comunità
montana Pinerolese pedemontano, valutando
anche l’idea di trasformarla in un altro servizio
che possa essere ugualmente utile al pubblico
ma meno costoso».
Molti hanno rinunciato al rinnovo del tesserino
Poca pioggia, pochi funghi
Poca pioggia, pochi
funghi. Con una primavera molto secca, l’estate
e l’autunno con le precipitazioni al di sotto della
media stagionale, il 2001
sarà ricordato come un
anno poco piovoso. Se
ne sono accorti i raccoglitori di funghi del Pinerolese: in molti hanno rinunciato al rinnovo del
tesserino che consente la
raccolta dei funghi durante il periodo di tutto
l’anno solare sul territorio della rispettiva Comunità montana.
Per quanto riguarda le
valli Chisone e Germanasca, il numero di tesserini
totali per il 2001 ammonta a 480. L’incasso deriva
to dalla quota di rinnovo
sarà destinato, come da
regolamento vigente fin
dal 1983, agli interventi,
pubblici, ma anche di
privati che abbiano richiesto i contributi, su
boschi e piste forestali.
Nella Comunità montana Pinerolese pedemontano il numero di
tesserini è più elevato.
Sono 493 i residenti e
ben 784 le persone che
risiedono fuori dal territorio che hanno richiesto
il tesserino per la raccolta funghi. La somma entrata nelle casse della
Comunità montana ammonta a 36 milioni di lire, che andranno per il
50% ai proprietari pos
Congresso Valpellice del sindacato pensionati CgiI
Trasporti, previdenza e sanità
Con un ordine del giorno che richiama alla necessità di provvedere in
tempi brevi alla riapertura del servizio ferroviario Pinerolo-Torre Pellice, sospeso in seguito al
crollo del ponte sul Chisone a causa dell’alluvione dell’ottobre 2000, si è
concluso il congresso
della Lega Valpellice del
Sindacato dei pensionati Cgil (Spi). La mozione,
nel ravvisare «un’indispensabile e indilazionabile necessità di dare inizio ai lavori di ripristino
del ponte», afferma che
«non si può accettare che
la riapertura del collegamento viario (soprattutto ferroviario) con Pinerolo sia subordinata ad
altri interventi e continuamente promessa ma*
mai attuata». È intuitivo
come il servizio sostitutivo di autopullman, che
già porta con sé problemi,
di tempistica e intasamento del traffico su strada, sia ulteriormente problematico per la popolazionepiù anziana.
Il congresso si è naturalmente occupato anche di previdenza e di sanità. È chiaro il contrasto
tra la tendenza di parte
sindacale a condurre la
materia previdenza a un
tavolo negoziale e quella
del governo a decidere
per delega indipendentemente dal consenso delle
parti sociali; sono stati
individuati anche le limitazioni dei destinatari di
aumento delle pensioni
minime, che riducono la
portata stessa del provvedimento.
Quanto alla sanità, oltre al rallentamento dei
tempi delle prestazioni,
aH’allungamento delle liste d’attesa e al progetto
di scorporo degli ospedali
dalle Asl, c’è preoccupazione per la notizia dell’istituzione dei cosiddetti
«livelli essenziali di assistenza» che dovranno essere assicurati dal sistema sanitario nazionale: si
teme una riduzione consistente degli interventi
pubblici e una tendenza
ad avviare un sistema di
assicurazioni private. Il
Congresso rileva che le
materie in questione non
coinvolgono solo i pensionati, ma interessano la
cittadinanza tutta.
La Lega Valpellice dello Spi-Cgil (la cui sede in
via Ribet a Luserna è stata recentemente imbrattata da scritte e svastiche
naziste) ha rieletto come
proprio segretario Sergio
Pasetto insieme agli altri
componenti della segreteria, Alberto Malenotti e
Maria Teresa Daglio.
sessori di boschi non»
cintati, e quindi acce»
bili ai raccoglitori, peri*
interventi di manute»
zione. Una parte spe®
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politica del suo tempo. Chi inquina la democrazia oggi?
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Fin dall’inizio della
sua educazione Piero
fiobetti, di cui si celebra
^est’anno il centenario
Iella nascita, si misura
«„modelli di vita validi,
ali da maturare la consa«evolezza di una cittadinanza responsabile.
Dante Whieri, Vittorio Alfieri e Giuseppe Baretti corrispondono a
ouesto modello. Dante
che esalta la figura di Catone suicida per amore
della libertà e dell’autonomia delle coscienze di
fonte al tiranno: esule in
patria si considera citrato del mondo; maestro
di rigore etico e politico
disprezza i barattieri corrotti, sia laici che ecclesiastici. Vittorio Alfieri
incarna il letterato «uomo d’azione», dal forte
sentire, intransigente nei
confronti dei despoti che
vanno combattuti a viso
aperto. Giuseppe Baretti,
modello di onestà intellettuale che non si piega
di fronte ai principi, capace di dire sempre il vero anche se sgradevole.
Non a caso per Gobetti
il mestiere più importante è quello dell’educazione politica che va perseguito con missione, richiamandosi ai valori
della Riforma protestante, dal libero esame allo
spirito di sacrificio, dal rigore all’autodisciplina,
alla conquista di autonomia. Valori che Gobetti ritrova nella classe operaia
che modella una cittadi:a che dovrebbe vale
iPramollo
luovi infissi
Kr il tempio
All inizio di novembre
stata terminata la posa
“6t nuovi infissi al tempio di Pramollo. Le otto
nestre che erano quelle
“fginali risalenti al 1888,
no di edificazione del
®ntpio, sono state sostij 1,® '■°n altre in legno
„L ** stesso stile. I lavori,
tim durati una sete sono costati cirmilioni, hanno perJ6SSO tra l'altro di elimigriglie
Huste davanti ai vetri che
la"° sostituiti con
retiH^ ^*ttisfondamento
do n'in questo monori!m l’inter
dell’edificio.
Agess
Penice Spa
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•tù'^^ghiaccio
«neroio offresi.
informazioni
tel.0121-934907
««hinedì al venerdì
..^^le 9 alle 17
re anche per la borghesia.
Nel saggio su «Il nuovo
protestantesimo», Gobetti afferma che «L’Italia deve battersi contro
l’economia parassitaria e
l’umanità piccolo borghese, e deve cercare negli operai, educati alla libera lotta e alla morale
del lavoro i quadri dell’eresia e della rivoluzione democratica». Il pilastro dell’etica gobettiana
permane l’intransigenza,
che Gobetti riconoscerà
nella persona di Giacomo Matteotti. L’avvento
del fascismo nel 1922
(Gobetti ventenne) non
lo stupisce, e lo interpreta l’autobiografia della
nazione: una nazione
che non ha avuto una
Riforma ma una Controriforma e un Risorgimento, senza eroi, che non
ha coinvolto le masse come invece è accaduto in
Gran Bretagna, nel Paesi
Bassi e in Francia. Una
monarchia centralizzata
sul modello napoleonico
(i prefetti) mediante una
operazione diplomatica
di casa Savoia; una oligarchia senza una Riforma che in Europa ha
proposto nuove tipologie
morali sulla base del libero esame, e di un’educazione alla responsabilità di fronte a Dio e agli
uomini, rigore, disciplina
e spirito di sacrificio.
Quello che colpisce
Gobetti è il senso di responsabilità della classe
operaia torinese educata
all’etica del lavoro e a
nuovi quadri di eresia per
costruire uno stato mo
derno. Un embrione di
una classe dirigente nuova che Pietro Gobetti ammira, pur restando liberale, in antitesi allo stato
comunista centralizzatore. Da buon liberale, discepolo di Einaudi, è severo nei confronti della
borghesia protezionista
che teme la concorrenza '
e di uno statalismo centralizzato e assistenzialista che produce il trasformismo da De Pretis a
Giolitti. Gobetti non si fa
illusioni sulla durata del
fascismo contrariamente
a Benedetto Croce che ritiene il fascismo una parentesi mentre Gramsci
afferma che il fascismo è
agonizzante e Prezzolini
propone a Gobetti di costruire una «compagnia
degli apoti», di quelli che
non bevono la propaganda fascista. Gobetti risponde che è meglio la
Compagnia della morte
contro il nemico della
democrazia.
La rivista di Gobetti «La
Rivoluzione liberale» resterà sola a combattere il
fascismo che fa subire
continuamente il sequestro della rivista obbligandolo all’esilio a Parigi
dove vorrebbe fondare
una rivista europea, ma le
percosse subite stroncheranno in pochi giorni il
suo fisico fragile: muore il
16 febbraio 1926, a 25 anni. Piero Gobetti ha preso
posizione contro la classe
politica del suo tempo.
Sta a noi oggi combattere
la nostra classe politica
che non coltiva i valori e
inquina la democrazia.
Pinerolese pedemontano
Piiierolo rientrerà in
Comunità montana?
L’ex «Bar dei Viali», prossima
DAVIDE ROSSO
T A Comunità rrion\>J_itana Pinerolese
pedemontano senza la
partecipazione del Corno- ne di Pinerolo è un
nonsenso». Questo vanno dicendo gli amministratori della Comunità
montana da quando la
Regione, un paio di anni
fa, ha deciso di escludere
di fatto Pinerolo dalla Pinerolese pedemontana.
Il territorio della Comunità è rimasto, si può
dire, diviso in due tronconi, la parte che da verso la
vai Pellice e la vai Chisone e quella che al di là di
Pinerolo si spinge fino a
Cumiana. Nel mezzo Pinerolo. «Oltretutto il territorio pinerolese è il naturale punto di snodo dei
trasporti fra i Comuni
della Pedemontana - fanno notare in Comunità e tuttora è la città dove
ha sede la Comunità e
dove c’è, da anni, l’intenzione di costruire la futura struttura che ospiterà
gli uffici dell’ente». Lo
scorso anno tutti i Comuni della Comunità montana avevano espresso
documenti ufficiali che
Associazione Amici deirOspedale di Pomaretto
Da 25 anni una preziosa attività
MASSIMO GNONE
T problemi ci sono,
KKXcome dappertutto,
ma li supereremo senza
difficoltà». La presidente
dell’associazione Amici
dell’ospedale di Pomaretto, Gabriella Maritano, scansa il pessimismo
e guarda fiduciosa alla situazione degli ospedali
valdesi nel quadro, spesso travagliato, della cosiddetta «nuova sanità».
«Anche in futuro bisognerà lavorare insieme commenta Maritano perciò spero che con la
nuova Ciov si possa continuare a collaborare come in passato: un tempo
erano i mezzi a mancare,
ma la volontà era forte,
oggi abbiamo ancora bisogno di quella volontà».
E nella relazione privilegiata con il personale
dell’ospedale che da sempre l’associazione ha la
sua punta di diamante:
un rapporto, costruito
giorno per giorno dai
molti dipendenti impegnati fuori e dentro il
Consiglio direttivo, che
risale allo stesso atto costitutivo del 1976. «Il merito di far partire l’iniziativa - racconta Gabriella
Maritano - fu del prof.
Valerio Gay, allora medico all’ospedale di Pomaretto». La stessa Maritano
entrò all’ospedale di Pomaretto come assistente
ancora da laureare e ne
uscì primario: il ricordo
di quel periodo di lavoro
«lo conservo ancora nel
cuore». Ricorda la presi
dente dell’associazione:
«L’approccio e il rapporto
con il paziente, l’umanità
e l’accoglienza: tutte caratteristiche che non si
trovano in altri ospedali e
che sono anche il motivo
per cui molti ospiti, anche non valdesi, vogliono
contribuire all’esistenza
delle nostre strutture».
Per quanto riguarda
l’associazione degli Amici
dell’ospedale di Pomaretto, non è tanto importante il numero dei soci (soltanto 50 contro i circa 500
degli Amici dell’ospedale
di Torre Pellice), quanto
le offerte che si riescono a
ottenere: dagli 80 ai 100
milioni l’anno destinati,
come da statuto, a favorire «la ricerca e lo studio
nel campo medico e parasanitario con l’istituzione di borse di studio e
premi, con il versamento
di contributi, con l’organizzazione 0 la partecipazione a congressi, con
corsi di perfezionamento
e di specializzazione».
Dalle casse dell’Associazione sono arrivati parte
dei fondi destinati alle diverse ristrutturazioni e ai
differenti settori. Qualche
esempio? «Per la cardiologia - dice ancora Maritano - abbiamo acquistato un holter, apparecchio
per la registrazione sulle
ventiquattro ore del battito cardiaco, e inoltre l’apparecchiatura per la densitometria ossea; in passato avevamo contribuito
alla realizzazione del primo sistema informatico
del laboratorio analisi».
sede della Pedemontana
chiedevano il reintegro di
Pinerolo e il presidente
della Comunità, Paolo
Foietta, aveva anche incontrato la presidente
della Provincia Mercedes
Bresso chiedendo un intervento dell’ente provinciale presso la Regione a
cui spetta l’ultima parola.
Dopo due anni di battaglie e di promesse ora
qualcosa sembra muoversi. Venerdì 9 novembre in una riunione con
l’assessore regionale alla
Montagna, Roberto Vaglio, tenutasi a Pinerolo,
gli amministratori della
Pedemontana hanno avanzato nuovamente la
richiesta di un reintegro
di Pinerolo nella Comunità. Vaglio questa volta è
sembrato dare la disponibilità della Regione e la
Comunità si sta ora mobilitando per attivare
l’iter che potrebbe portare al reintegro. Invece
nessuna decisione è stata
ancora presa sulla riperimetrazione dei terreni
dell’ente, resasi necessaria dòpo i provvedimenti
regionali, anche se la Comunità montana ha espresso più volte la propriadisponibilità.
NELLE CHIESE VALDESI
INCONTRO TEOLOGICO «GIOVANNI MIEGGE» —
Domenica 25 novembre, alle 17, nella sala riunioni della chiesa valdese di Pinerolo, incontro teologico «Giovanni Miegge»: verrà letto il libro di
Kasemann «Appello alla libertà. Indagine polemica sul Nuovo Testamento», Claudiana, 1792.
ANGROGriA — Domenica 24 novembre avrà luogo
un’assemblea di chiesa che sarà presieduta dal
pastore Luciano Deodato, presidente della Ced,
per l’elezione del nuovo pastore o la riconferma
del pastore Franco Taglierò che inizia il suo settimo anno ad Angrogna; per questa assemblea è
indispensabile che sia presente la metà più uno
dei membri elettori iscritti. Giovedì 22 novembre, alle 20,45, alla scuola grande del capoluogo,
incontro aperto a tutti con Giorgio Tourn che
parlerà su «La cena del Signore secondo i riformatori». Martedì 27, ai Jourdan, riunione quartierale, alle 20,45, su «La teologia della cena».
BOBBIO PELLICE — Culto in francese, domenica
25 novembre. Al Podio, martedì 27, alle 20, riunione quartierale.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 25 novembre, assemblea di chiesa. Lunedì 26, riunione
quartierale a Bricherasio, venerdì 30 alle Vigne.
MASSELLO — Venerdì 23 novembre, alle 20,30, riunione quartierale a Reynaud.
PERRERO-MANIGLLA — Mercoledì 28 novembre,
alle 20,30, a Perrero, incontro su «L’otto per mille e poi...», con il pastore Sergio Ribet. Domenica 2 dicembre culto unico a Maniglia.
POMARETTO — Domenica 25 novembre, culto a
Inverso Rinasca. Riunioni quartierali, alle 20,30:
venerdì 23 a Perosa, mercoledì 28 ai Maurini.
PRALI — Riunioni quartierali, alle 20: martedì 27
novembre a Villa, mercoledì 28 a Cugno.
PRAROSTINO — Giovedì 28 novembre, alle 20,30,
riunione quartierale a San Bartolomeo.
RORÀ — Giovedì 22 novembre, alle 20,30, incontro
alle Fucine.
SAN SECONDO — Riunione quartierale a Miradolo,
mercoledì 28 novembre alle 20,30.
TORRE PELLICE — Riunioni quartierali: venerdì 23
novembre, alle 20,30, agli Appiotti, martedì 27,
alle 20, ai Simound, venerdì 30, alle 20,30, alla
Ravadera. Lunedì 26 studio biblico, alle 20,45,
nella saletta del presbiterio. Domenica 2 dicembre, dalle 14,30 ¿la Foresteria, pomeriggio di solidarietà con la Cevaa organizzato dal gruppo
Missioni-Cevaa.
VILLAR PELLICE — Venerdì 30 novembre riunione
quartierale al Serre, alle 20,30.
VILLASECCA — Riunione quartierale venerdì 23
novembre, alle 20, a Villasecca.
Seminario delle Unioni femminili a Torre Pellice
Un Evangelo, diverse culture
VANDATOURN
Collaborazione: una
parola d’ordine che si
concretizza con le donazioni di alcune associazioni, anche sportive, e
attraverso il rapporto
con gli Amici dell’ospedale di Torre Pellice.
«Anche quest’anno spiega Maritano - le due
associazioni hanno promosso un bando per l’assegnazione di quattro
borse di studio destinate
a studenti che frequentano il diploma universitario di infermiere professionale». Quella delle
borse di studio è un’idea
nata originariamente a
Pomaretto che, da qualche anno, ha incontrato
l’interesse dell’associazione tórrese. Nel 2001
l’associazione Amici dell’ospedale di Pomaretto
ha compiuto 25 anni.
Tanti auguri, anche da
parte di questo giornale.
TTN solo Evangelo,
\\ U diverse culture» è
stato il pensiero conduttore del seminario biblico delle Unioni femminili svoltosi a Torre Pellice T
11 e il 12 novembre, quest’anno guidato dall’équipe Cevaa. Dopo la meditazione introduttiva, ci
siamo divise in gruppi e
abbiamo «affrontato» i 4
passi biblici proposti:
Isaia 54, 2, Marco 16, 15,
Efesini 2, 19, Apocalisse
7, 9-10. «Allarga la tua
tenda, stendi... i tuoi teli,
allunga le funi e rinforza
i paletti» dice Isaia 54,2,
la tenda è il nostro ambiente, in cui è presente
la Parola che è come una
luce che non possiamo
imprigionare ma che deve essere condivisa con
chi lo desidera.
Stendere al massimo i
teli significa andare inco'ntro all’altro, senza risparmio né timidezza. 1
paletti siamo noi, con la
nostra fede e con l’Evangelo. Una tenda senza
paletti e non ancorata da
funi robuste non regge.
Marco 16, 15, «Andate
per tutto il mondo e predicate il Vangelo a ogni
creatura» ci dice che come valdesi siamo molto
spesso portati a raccontare la nostra storia passata, meno pronti a parlare apertamente della
nostra fede. Dobbiamo
imparare a confrontarci
con l’altro. Siamo coscienti di dover amare,
sfamare, curare, ascolta
re, reagire, gridare (per
esempio contro la guerra) ma dobbiamo anche
saper dimostrare concretamente il nostro messaggio e essere coraggiose nella testimonianza.
Di Efesini 2, 19 («Non
siete più né stranieri né
ospiti ma... membri della
famiglia di Dio») è stata
sottolineata l’importanza
della famiglia cristiana e
l’esempio che i genitori,
nonni, zii devono dare a
bambini e giovani. Il telo
realizzato nel gruppo,
che le donne polinesiane
confezionano come simbolo della famiglia spirituale («cucire insieme»),
può rappresentare la nostra «teologia pratica». La
famiglia cristiana è nata
dove dei credenti si incontrano nel nome di
Dio. Infine Apocalisse 7,
9-10: la visione di Gio- '
vanni racconta di una
folla immensa, rappresentata da tutti i popoli
del mondo, vestita nello
stesso modo, che loda il
medesimo Signore. Partendo da quel racconto,
come possiamo noi oggi
tentare di vivere l’interculturalità? Dobbiamo
modificare i nostri atteggiamenti e andare incontro all’altro che a sua volta verrà incontro a noi. È
necessario ascoltarci, essere disposti al cambiamento, anche soltanto
temporaneamente, saper
cogliere il positivo che c’è
nell’altro e infine amare
l’altro come ci viene comandato da Gesù Cristo.
Se sapremo fare questo
quella antica visione potrà diventare realtà.
Le relazioni dei gruppi
in plenaria hanno permesso di esprimere perplessità su alcune considerazioni emerse e approfondirne altre. Il pastore togolese Salomon
Kuassi Loko, membro
dell’équipe Cevaa ha fatto notare come, a suo parere, la fiamma posta sul
candeliere del nostro
stemma valdese sta diventando sempre più tenue: la nostra chiesa è
secolarizzata. Prendendone coscienza, possiamo rimediarvi e diventare più aperti, più coinvolgenti, più espansivi.
Forse avevamo biso^
gno di «parole forti» e
queste ci sono venute da
lontano: dalle Isole Maurizius, dalla Polinesia, dal
Togo, dall’Uruguay, paesi di origine di alcuni dei
membri dell’équipe Cevaa. Ci sono venute da
chi ci vedeva (all’inizio)
dal di fuori, da chi sapeva della nostra storia, dei
nostri istituti, di commissioni e attività, della
lotta per la laicità della
scuola, del fattó che siamo una minoranza religiosa..., da chi ha però
poi voluto incontrarci a
livello sia circuitale che
distrettuale e spesso anche singolarmente, per
conoscerci meglio e infine per offrirci la conduzione del seminario biblico. «La nostra luce è
accesa - ci è stato detto ma può diventare ancora
più luminosa!».
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eco Delle ^lli "\àldesi
venerdì 23 novembre
SPORT
HOCKEY GHIACCIO
Bilancio negativo daH’ultimo fine settimana hockeystico piemontese; in serie C la trasferta della
Valpe pur in presenza di un gioco
accettabile e di una differenza di
valori poco accentuata, ha portato
l’ennesima sconfitta (2-4) a Boscochiesanuova. Trasferta lunghissima che ricorda stagioni migliori di
qualche anno fa: questa volta, malgrado le reti di Ermacora e Marauda, la classifica resta a zero. Domenica prossima riposo. Sconfitta anche l’under 19 All stars di Chiaretti
che esce da Bolzano battuta per
13-0: «Malgrado alcune amnesie
sono soddisfatto - dice l’allenatore
fra gli avversari c’erano diversi
giovani già con esperienze in serie
A». Domenica altra trasferta, a Merano: unà partita alla portata, anzi
«da vincere» chiosa Chiarotti. Perde anche l’under 16 sconfitta
dall’Asiago per 4-3 dopo aver chiuso il secondo tempo ancora in vantaggio. Ferme le ragazze di serie A;
tornano domenica alle 12 a Pinerolo per affrontare il Bolzano.
segnalare in particdlare Naomi Romagnolo, nel ruolo di pivot.
PALLAVOLO
PALLAMANO
Sabato 17 novembre, al nuovo
palazzetto dello sport di Barge,
sono iniziati i campionati giovanili di pallamano, con la formazione
maschile del 3S Libertas Luserna
impegnata nel campionato under
16, e quella femminile del 3S Pinerolo, che partecipa al campionato interregionale under 18.
Con l’esordio dei campionati
giovanili di pallamano si è così
inaugurato il nuovo impianto
sportivo di Barge, una struttura
adatta a tutte le discipline sportive e ad attività di vario genere,
con 350 posti a sedere. Positivo
esordio della giovane formazione
lusernese under 16 che, guidata
dal tecnico Nazario Dell’Aquila,
batte il temuto Città Giardino con
ben 9 punti di distacco.
L’under 18 femminile del 3S Pinerolo all’esordio stagionale riesce
a conquistare un punto pareggiando (18-18) con le forti avversarie
lombarde del Ferrarin Milano, nella cui formazione militano ben 4
giocatrici della serie B. Buona la
prestazione di tutto il collettivo, da
Un ottimo momento per la formazione pinerolese del Cmb Volley Pinerolo che si aggiudica il tanto atteso derby di serie C con il Villar per 3-1 mantenendo la seconda
posizione in classifica, a 2 punti
dalla capolista Palmar, in attesa
dello scontro diretto di sabato sul
terreno dei torinesi.
Partita entusiasmante il derby
che ha infervorato gli animi dei
tifosi che affollavano il palazzetto
di Pinerolo e una bella prova per i
ragazzi della Volley Pinerolo che,
superata qualche incertezza in ricezione, hanno scaricato tutta la
loro determinazione nell’attacco
con i soliti Scarlatella e Baronetto,
Chiaretta e Castellucci incontenibili nel terzo e quarto set, buono
l’inserimento di Actis Danna nel
ruolo di opposto e sempre bene
Privitera sotto rete. Plauso anche ai
villaresi, che hanno combattuto
senza mai mollare nonostante l’indiscutibile superiorità dei «cugini»,
riuscendo anche a conquistare il
secondo set con il tiratissimo punteggio di 27 a 25.
In C femminile vittoria casalinga
sofferta per le ragazze di Pignatelli
contro l’Ibiesse Ivrea per 3 a 1, risultato che consente comunque
alle pinerolesi di mantenere la
quarta posizione in classifica, a 4
punti dalla capolista Puntonolo.
Con addosso ancora l’irrequietezza per la sconfitta subita nel derby
della scorsa settimana con la Sisa,
le ragazze della Cerotti Technosquare sono partite con qualche
incertezza, sbagliando una serie di
battute e commettendo qualche
errore di troppo, hanno consegnato il primo set alle giovani e combattive avversarie.
In serie D maschile stop per la
giovane formazione pinerolese del
3S Nova Siria che perde in trasferta
contro la Nuova Caboca Chisola e
scivola così al secondo posto in
classifica, a due punti dalla capolista Rotoflex Villafranca.
Partita combattutissima ma
molto equilibrata, giocata alla pari dai giovani, ma bravi, pinerolesi
con i più esperti giocatori del Chi
sola. Nei campionati «minori» il
3S Luserna, in terza divisione maschile, girone B si è impasto in
trasferta sul campo del Chieri per
3-0; nelTunder 15 femminile, girone B si è giocato il derby del 3S:
a Luserna ha vinto il Pinerolo per
3-0. Nell’under 20 maschile, girone A il 3S Pinerolo si è imposto
per 3-2 sulla Pallavolo Carmagnola; nell’under 15 maschile, girone
B il Volley Pinerolo ha vinto sul
campo dell’Arti & mestieri per 30; lo stesso Volley Pinerolo ha perso in casa, 0-3 dal Noicom Toirno,
nel girone A dell’under 17 maschile. Nel girone E dell’under 15
femminile, il Volley Cambiano ha
vinto a Pinerolo con la formazione B del 3S per 3-0.
TENNIS TAVOLO
Nella serie CI il Valpellice consegue una vittoria sofferta contro
il Crdc (5-3, con due punti di Davide Gay e Walter Fresch e uno di
Marco Malano) e conduce la classifica. In C2-girone D, a Ciriè, vittoria per 5-0, con due punti di Sergio Ghiri e Riccardo Rossetti; nel
girone E, sconfitta interna (1-5)
contro il Tt Torino (l’unico punto
si deve a Alberto Picchi) e nel girone F sconfitta (1-5) contro il Tt Alba (punto di Floriano Lioy). Nella
prima prova Grand Prix giovanile
a Saint-Vincent Cristina Ghiri si
piazza seconda nella categoria Allieve e anche nella Under 21. Nella
sezione maschile Paolo Geuna (ragazzi) si ferma ai quarti come
Matteo Pontet (ai quarti anche
nella categoria «allievi»).
Il Cmb volley Pinerolo
Delegati della Conferenza distrettuale al Sinodo regionale francese
Descrivimi il tuo concistoro e ti dirò...
ROBERTA PEYROT
MARCO ROSTAN
SAPPIAMO dalle nostre assemblee quanto sia difficile discutere
in modo non generico di
testimonianza e di evangelizzazione. Partecipando al Sinodo regionale
(Centre-Alpes-Rhône)
della Chiesa riformata
francese come delegati
della Conferenza del I distretto delle chiese valdesi, abbiamo visto affrontare questi temi in un
modo nuovo. Il Sinodo di
questa regione ha avviato
un progetto triennale su
«Crescita della testimonianza alTEvangelo e nostra organizzazione ecclesiastica»; i documenti
preparatori già contenevano un ampio dossier di
studi biblici da sviluppare nelle chiese, una sintesi di storia del protestantesimo in Francia, dei
contributi sul tema della
crescita (evangelizzazione e/o proselitismo). Il
metodo di lavoro scelto è
stato quello di abbinare a
due a due i vari concistori (per loro equivalgono a
due piccoli circuiti).
Ognuno aveva il compito di esaminare la situazione dell’altro, disponendo di dati sulla
popolazione, sui membri
di chiesa, sulle contribuzioni, e potendo intervistare i membri dell’altro
concistoro sui culti, sui
pastori, sulle varie attività, senza mai fare nomi
ma cogliendo i problemi. Come vicini valdesi
abbiamo partecipato al
gruppo Hautes AlpesTrieves che esaminava il
concistoro della Bourgogne (e viceversa). Al termine, in un incontro congiunto dei due gruppi, sono state espresse le critiche e i suggerimenti in vista della «crescita» della
testimonianza, poi ciascun concistoro si è riuni
to per valutarli. Tutti hanno riconosciuto la positività del metodo: «Quando
sentiamo delle critiche e
dei suggerimenti che vengono da fratelli e sorelle
di un altro concistoro con
Un momento dei lavori del Sinodo regionale francese
problemi simili ai nostri,
è più facile accoglierli che
se vengono dal Consiglio
regionale (l’equivalente
della Ced)», è stato detto;
e ancora: «Questo sistema aiuta a tirar fuori i rospi più che nel concistoro, dove forse si ha paura
di offendere i pastori».
Mentre partecipavamo
parlando degli scambi
che si potrebbero stabilire con maggiore continuità tra il Brian^onnais
o la Savoie e le valli valdesi, e non solo per l’occasione delle Olimpiadi,
pensavamo alla possibilità per esempio che il
nostro 1” circuito esamini
il 3“, e viceversa, o che la
chiesa di San Germano si
confronti, sui temi della
testimonianza e dell’organizzazione delle attività, con quella di Torre
Pellice! Una cosa chiara
ascoltata in Francia, e che
varrebbe comunque la
pena di ascoltare anche
alle Valli è che non si può
più andare avanti ciascuno per conto suo, ogni
campanile un pastore (o
due), ogni concistoro le
sue attività (e guai a chi
introduce novità!). Realisticamente il Sinodo ha
anche detto che non si
improvvisa in un anno:
tutto quello che è stato
avviato avrà una prima
verifica tra un anno, poi
una seconda nel triennio.
L’assemblea si è riunita a Viviers, un paese delTArdèche, nell’immenso
seminario dove si respirava l’aria della controriforma, celebrando per
altro culti di buona teologia riformata e cantando l’inno di Lutero nell’austera cappella. Una
novantina le chiese rappresentate, quindi un Sinodo regionale quasi più
grande di quello valdese
nazionale. Oltre al tema
principale si è discusso
molto del giornale regionale Réveil, del posto pastorale per la gioventù, di
Israele-Palestina, dei rapporti tra Federazione e
pentecostali: come si vede eravamo quasi a casa!
APPUNTAMENTI
22 novembre, giovedì
ANGROGNA; Al foyer del Serre, concerto del gruppo «Divertiamoci insieme», alle 15.
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sede di via Roma 7,
assemblea dei soci della Cooperativa operaia di consumo per eleggere il nuovo direttivo.
TORRE PELLICE: Alla Casa valdese, alle 15,30, concerto con Paola Flora, al pianoforte, musiche di Schubert, Beethoven, Prokofiev, Kabalevski.
TORRE PELLICE: Alla «Bottega», seminario fino a
venerdì, ore 8,30-17: «Il Centro diurno per disabili».
24 novembre, sabato
PEROSA ARGENTINA: Alle 21, al teatro Piemont, va
in scena la commedia brillante di Flavio Galliano «Ë1
sagrin ëd veni-i vej».
TORRE PELLICE: Nella sala consiliare della Comunità montana, alle 17, in occasione della presentazione del libro di Cesare Pianciola «Piero Gobetti, biografia per immagini», incontro con Giorgina Arian Levi, Davide Rosso, Anna Strumia, Lorenzo Tibaldo.
Sarà presente l’autore.
RINASCA: Alle 21, concerto bandistico di Santa Cecilia, nel salone polivalente.
TORRE PELLICE; Al teatro del Forte, alle 21,15, per
la rassegna «Con gli occhi dei vìnti», va in scena «Vibrazioni» della compagnia Nonsoloteatro, ingresso lire 15.000, ridotti 12.000.
ANGROGNA: Alla sala unionista, alle 21, il Gruppo
teatro presenta «La bicicletta di Yang». Prenotazione
biglietti alla Claudiana di Torre Pellice o alimentari
Vecco di Angrogna.
TORRE PELLICE; Alle 15, alla biblioteca del Centro
culturale valdese, assemblea Amici della biblioteca.
CUMIANA: Alle 21,15, alla sala incontri «Carena», la
compagnia di prosa «Il palcoscenico» presenta «Fiat
voluntas Dei», ingresso lire 15.000, ridotto lire 12.000.
PINEROLO: Ultimo spettacolo della XVI rassegna
dialettale, al teatro Incontro, alle 21,15, con la premiazione del vincitore: fuori concorso andrà in scena
la commedia di Luigi Oddoero «Décim anniversari ’d
magna Ninin», presentato dal Piccolo Varietà.
25 novembre, domenica
TORRE PELLICE: Dalle 10,30, alla Foresteria valdese, gran bazar d’inverno, a cura del canile municipale
di Bibiana, nel pomeriggio torte. Ingresso libero.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 16, per la
rassegna «Domenica in tre», va in scena «Il melo gentile» della compagnia «Il dottor Bostik». Ingresso 6.000.
27 novembre, martedì
PINEROLO: All’Accademia di musica, concerto con
Rocco Filippini, violoncello, Mariko sano, pianoforte,
Davide Franceschetti, pianoforte, Alberto Nosè, pianoforte; musiche di Beethoven e Mozart.
29 novembre, giovedì
TORRE PELLICE: A Villa Elisa, alle 15, concerto del
gruppo «Divertiamoci insieme» dell’Auser vai Pellice.
TORRE PELLICE; Alle 15,30, alla Casa valdese, conferenza del prof. Dario Seghe su «L’archeologia delle
Alpi occidentali e la figura di Osvaldo Coìsson».
30 novembre, venerdì
PINEROLO: Alle 21,15, al teatro Incontro, per la
rassegna «Aspettando l’inverno», la compagnia «Jashgawronsky brothers» presenta «Tornato drum», ingresso lire 15.000, ridotti 12.000.
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chiamano «guerra sarim» nel
rome di Allah contro gli «infedeli» che hanno posizioni renose, ideali, culturali e civili
diferse dalle loro; ma i veri
notivi non mi sembrano affettoreligiosi e culturali, bensì
politici ed economici. Infatti,
MUSO che gli integralisti islanici non farebbero nessuna
guerra contro le nazioni occiWali per il semplice fatto
che queste sono per lo più democratiche e libertarie. Per
esempio, non farebbero guerra alla Svizzera o ad altri piccoli stati democratici. Secondo me, questi terroristi hanno
attaccato l’America non per
puro e semplice odio contro
la libertà, la democrazia, la civiltà e il modo di vivere di cui
essa è l’antesignana, ma perché essi non sopportano più il
potere e il dominio politico ed
economico che l’America ha
esteso a quasi tutto il mondo,
anche musulmano, determinando la politica e l’economia
di quei paesi in un modo che
ha provocato la reazione criminale di questi facinorosi, il
cui vero obiettivo è affermare
il loro potere e egemonia almeno sul mondo islamico.
Perciò, quando i nostri esponenti politici e culturali,
pur attestando da un lato che
da parte nostra non si vuole
assolutamente fare una guerra di religione contro l’Islam,
dicono poi dall’altro che si
combatte per difendere la nostra libertà e la nostra democrazia, che sarebbero attaccate e quindi in pericolo, a mio
parere si comportano in mo-do altrettanto falso come Bin
Perché ho votato sì
Signor direttore,
vorrei spiegare le ragioni che mi hanno
portato a votare a favore della partecipazione italiana airazione militare in Afghanistan
contro il terrorismo. Non l’ho fatto certo a
cuor leggero o per disciplina di partito: so
che molti sono perplessi o contrari, ma non
è nna questione di parte. Infatti la maggioranza deiruiivo ha votato con noi della Casa
delle Libertà e al Senato io stesso ho concordato con Ds e Margherita le modalità per
giungere al voto congiunto.
Ho votato sì perché bisogna battere il terrorismo. Che cosa avremmo dovuto fare, se
airepoca delle bombe sui treni e delle Brigate Rosse avessimo scoperto che i terroristi
erano ospitati, protetti e mandati dal regime
di uno stato straniero e avessero annunciato, come ha fatto Bin Laden, di essere pronti
a usare contro di noi armi nucleari, chimiche e batteriologiche? Avremmo dovuto
aspettare che arrivassero in Italia o che ci
pensasse qualcun altro? No, avremmo dovuto, con i nostri alleati, abbattere quel regime
prima che facesse ulteriori vittime. È quello
che gli Stati Uniti stanno facendo e noi siamo i loro alleati.
Ho votato sì perché i talebani sono stati
una sciagura immane prima di tutto per il
popolo afghano e specialmente per le donne,
sottoposte a una persecuzione non meno feroce e assurda di quella contro gli ebrei nella
Germania di Hitler, e si finanziano con la
morte chimica della droga: il 60 % dell’eroina
che arriva in Europa viene daU’Afghanistan.
So bene che anche questa guerra, benché si
cerchi in ogni modo di evitarlo, coinvolge
anche cittadini innocenti, ma questo era ancor più vero nei bombardamenti della se
conda guerra mondiale. Eppure, da quella
guerra è nata una libertà duratura nel benessere di cui ancora oggi godiamo e siamo riusciti a estendere a molti altri paesi.
Se avessi mai avuto qualche dubbio, me li
avrebbe tolti Piero Fassino, da cui quasi tutto mi divide in altre questioni. Nella sua relazione introduttiva al congresso Ds a Pesaro ha detto: occorre sconfiggere anche militarmente chi vuole fondare la politica sulla
violenza e sul terrore. Per questo si è ricorso
all’uso della forza. Se così non fosse dovremmo allora dire che aveva ragione Neville
Chamberlain ad affermare che la pace era
stata salvata da quel Patto di Monaco che invece aprì le porte deE’Europa all’aggressione
hitleriana e alla tragedia deU’olocausto e
della guerra. Dovremmo dire che sbagliò
quella generazione di giovani che nel settembre del ’43 scelse di condurre una guerra
per liberare il paese dal fascismo e riconquistare la democrazia. E se mai una riflessione
critica andrebbe condotta sul perché il mondo e in particolare le società libere e democratiche, troppo spesso accettano in altri
paesi violazioni di diritti e negazioni di valori che non accetterebbero mai nel proprio,
intervenendo a combatterle sqltanto quando i conflitti sono ormài incomprimibili.
Ho votato sì anche perché il nostro governo ha proposto, già prima dell’11 settembre,
un piano Marshall per la Palestina e per altri
paesi del Terzo Mondo, perché le energie
degli abitanti di quei paesi possano esercitarsi nel lavoro e nell’istruzione, partecipando alla crescita del benessere internazionale
e togliendo spazio a chi predica e pratica
l’odio e la distruzione.
senatore Lucio Malan - Torre Pellice
Laden e soci, facendo leva sui
nostri valori ideali, che sono
«la religione laica dell’Occidente», verso la quale le nostre masse sono molto sensibili, per guadagnare il consenso e l’appoggio di queste.
Così, di fatto si mettono su di
un piano ideologico in qualche modo simile e contrapposto a quello degli avversari,
facendo di questa guerra una
specie di «guerra di religioni»
o un conflitto fra civiltà, mentre i veri motivi del contendere sono essenzialmente quelli
del potere politico, economico ed egemonico nel mondo.
Se le cose stanno così, bisognerebbe levare la voce e denunciare pubblicamente questa impostura, perché i vari
responsabili delle azioni politiche e militari non ingannino
ancora la gente tirando in ballo motivi ideologici che nulla
hanno a che fare con quelli
veri di questa guerra.
Agostino Garufi - Mestre
a cura di Ferruccio Corsani
p in corso da alcune settimaà-/ne un grosso lavoro di revisione e restauro all’organo del
tempio valdese di Torre Pelli" Strumento fu costruito
ne 1920-21 e inaugurato il 4
settembre 1921 da illustri ese^tori di Torino, con il tempio
sfornito; da allora esso ha avuto
,F^Ìtna «revisione generale»
^ 1976, ben 55 anni dopo la
tostmzione, mentre tale operarne andrebbe eseguita, di
,i^®L°§ni 15-20 anni al massi b° anni,
j, lina seconda revisione,
° ”1^0 impegnativa: infatti
Cai J* cambiare radi
str, meccanica dello
'^nnto, trasformandola da
P^nnmatica a elettrica (come
lavorai']®* 1976); tuttavia il
SDenrl° ^ , nngo (e perciò dici na ^ ùchiede dai tecnialla„ ® ® precisione, oltre
competenza.
smontare completavi ^ '■n’-’-c le serie di dispositi'’oluu gli impulsi
fino „1,® organista, dai tasti
«me,, ^ canne, che sono il
tratmT“'^”’’ ® Proprio,
di fgi. Parecchie centinaia
elettrocalamite,
Costosa^ rp ‘ir pelle finissima e
stimiti n devono essere soche guanti, per evitare
qualche tempo abbia
no a deteriorarsi quelli ancora
validi al momento; poi bisogna
«ripassare» (cioè pulire, levigare, lucidare, qua e là anche saldare) tutte le 1.500 canne, una
per una, prima di procedere alla vera e propria «accordatura»,
che rende possibile evitare le
minime stonature. Per non parlare dei motori, dei contatti
elettrici, dei mantici e delle
«persiane» che sono i pannelli
mobili grazie ai quali si può
passare dal «piano» al «forte» e
viceversa, ove necessario.
Rinviando una simile manutenzione, si produce ritardo nel
suono, perdita di brillantezza e
sonorità, difettosa intonazione,
note fisse (o temporaneamente
o durevolmente), «strasuoni»,
ossia suoni abusivi, per così dire, che spuntano fuori senza esserne richiesti... Se l’organo
non revisionato funziona male,
non si va incontro a pericoli,
come nel caso di un’auto non
affidabile, ma non si può onorevolmente invitare un illustre
concertista o dare un buon supporto musicale a un culto importante, magari internazionale. Anche in questo campo,
una comunità deve saper prendersi le sue responsabilità, anche nel settore tecnico e organizzativo, oltre che in quello
spirituale e morale.
Pensare
in altri termini
Mi ha turbato la sera del 4
novembre sentire dal telegiornale che «l’Italia è entrata in
guerra». Mi sono chiesto quale fosse il motivo di questa
presa di posizione del cav.
Berlusconi, capo del governo.
Mi è stato tutto chiaro subito
dopo, alla notizia che il nostro
presidente del Consiglio è stato invitato a Londra a partecipare a una riunione tra i capi
di governo inglese, tedesco e
francese, da cui era in precedenza stato escluso. Berlusconi vuole sedersi attorno al tavolo dei grandi della terra.
Le dichiarazioni del ministro Martino facevano presagire quanto è realmente
accaduto. Contro chi andiamo in guerra? Non certo contro i terroristi, ma sicuramente contro povera gente
che «non distingue la destra
dalla sinistra». 11 capo del nostro governo parla di un «Piano Marshall» per aiutare i
poveri palestinesi e manda
un pugno di soldati, donne e
uomini (per ora), una certa
quantità di mezzi e quant’altro occorre per azioni militari, direttamente o meno,
contro gli afghani. Non sappiamo per quanto tempo (si
prevedere per un lungo periodo), quanti saranno i militari impegnati nel lungo periodo (certamente molti di
più della quantità iniziale).
La stessa politica del bastone
e della carota già usata dal
presidente Bush.
Al di là di questi aspetti, è
possibile pensare in altri termini oltre a quelli della guerra? La pace non si difende
con la guerra, ma con la giustizia. E proprio indispensabile sedersi al tavolo dei potenti della terra? Credo che
sia possibile pensare e agire
in termini diversi da quelli
della guerra, e non credo sia
indispensabile far bella figura
tra «coloro che contano» in
questo mondo.
Bruno Colomba-Vigevano
U Nuovi indirizzi
Il pastore Domenico Tomasetto comunica il proprio
nuovo indirizzo; via Urbana
154/a, 00184 Roma; tei. 064741941; e-mail: dms.tomasetto@tiscallnet.it
Erika Tomassone e Klaus
Langeneck comunicano il loro indirizzo e-mail; erikatomx@tiscalinet.it
Le voci
del dissenso
Leggo su Riforma del 2 novembre: «Caro Padre, oggi
35.615 bambini sono morti
di fame; vittime: 35.615 (Fonte Fao); edizioni speciali dei
telegiornali: zero; articoli sulla stampa; zero; messaggi del
presidente della Repubblica:
zero; convocazione di unità
di crisi: zero; manifestazioni
di solidarietà; zero; minuti di
silenzio: zero; le Borse: niente male; l’euro: in ripresa; livello d’allarme: zero; mobilitazione di eserciti: zero; ipotesi sull’identità dei criminali: nessuna: mandanti del crimine: i paesi ricchi».
E vorrei continuare. In Italia: finanziamento alle scuole
cattoliche: le chiese protestanti tacciono; inizia una
guerra che rischia di coinvolgere il mondo intero: le chiese protestanti tacciono; il nostro paese decide di intervenire in guerra (nonostante gli
stereotipi con mandolino,
pare che gli americani apprezzino i nostri soldati): le
chiese protestanti americane
hanno finalmente espresso le
loro riserve e il loro dissenso;
quelle italiane continuano a
tacere; titolo su La Stampa
del 6 novembre: «11 professore di religione (cattolica) avrà
il posto fisso» (disegno di legge, ma sicuramente passerà!):
cosa faranno le chiese protestanti lo vedremo.
Aspetto con ansia di leggere il giornale di domani, ma
mi domando: continueremo
a tacere? Non abbiamo proprio più nulla da dire? Dove
sono finite le nostre battaglie
civili? In democrazia, così mi
hanno insegnato, occorrono
non solo voci nel coro, ma
anche qualche voce di dissenso che potrebbe solo fare
del bene. Che il Signore ci illumini tutti.
Eugenia Ferreri - Torino
Nev
notizie evangeliche
Errata
corrige
Nel numero scorso (44 del
16-11), a pagina 8, nell’occhiello del titolo riguardante
la presentazione di due bambini nella Chiesa battista di
Venaria abbiamo erroneamente scritto «battesimi». Ce
ne scusiamo con l’autore della cronaca e con i lettori.
Rapporti con il pentecostalismo
Risposta al pastore
Franco Grillo
La ringrazio per il suo intervento su Riforma (2 novembre) che mi consente di
chiarire alcuni punti rimasti
piuttosto oscuri, e di questa
oscurità mi assumo la responsabilità.
1) Devo fare ammenda di
un difetto di chiarezza implicito nella mia relazione sul
Convegno Ifed di settembre.
Dalla piega che ha preso la
discussione si potrebbe dedurre che il tema principale
fosse il pentecostalismo. Nulla di tutto ciò. 1 lavori introdotti e conclusi dal prof. Eryl
Davies miravano a un confronto articolato dei movimenti, nuovi o emergenti,
con la Bibbia, anzi con lo
scritturalismo biblico fondamentalista (inerranza della
Bibbia e diritto a essere interpretata solo con se stessa). Le
conclusioni sono state improntate a una chiara valutazione teologica negativa di
tutti quei movimenti che dalla purezza della parola di Dio
sono lontani. E questo rappresenta un primo punto di
vista. A esso si sono affiancate le posizioni di alcuni rappresentanti dell’area scientifico-teologica (proff. Massimo Introvigne e Aldo Natale
Terrin) che hanno dato spazio ad alcune considerazioni
sui pentecostali, sulla new
age, sulle religioni afroamericane (Umbanda e Macumba)
e sui motivi del loro successo.
2) Di norma applico la regola del riferire senza commenti: ascolto e riferisco attenendomi con rigore al pensiero altrui, proprio in nome
della libertà del lettore. A
ogni buon conto ciascuno ha
un suo modo personale di ricevere e capire: quicquid recipitur, recipitur per modum
recipientis. Questo non deve
però impedire che si possa
tendere alla obiettività anche
senza pretendere di riuscire a
conseguirla sempre.
3) Le osservazioni circa la
non scientificità o il basso
profilo di alcuni accostamenti (pentecostali a mormoni, a
Umbanda o a Testimoni di
Geova) andrebbero rivolte,
quindi, non a me ma ad alcuni relatori del convegno. Vero
è che tanto il prof. Introvigne
quanto il prof. Terrin hanno
chiarito che, per correttezza
scientifica, è indispensabile
partire dal consenso ottenuto
da questi movimenti, rilevandone le cause e le conseguenze, senza però stabilirne
in via pregiudiziale l’intrinse
co valore o disvalore e senza
fare ricorso al soprannaturale. E questo è un secondo
punto di vista?
4) L’inclusione di pentecostali, new age e quant’altri fra
i movimenti «emergenti o
nuovi» dipende dal fatto che
soltanto sul finire dello scorso millennio la loro presenza
si è fatta massiccia, il consenso da loro ottenuto e la loro
crescita sono stati impressionanti. In particolare è stato
sottolineato l’incremento numerico dei gruppi pentecostali (400 milioni, con linea
tendenziale di crescita di circa 20 milioni all’anno, secondo Terrin). E ciò non si discosta molto dai dati statistici da
lei riportati (533-581.000).
5) 1 miei scritti rappresentano soltanto il mio punto di
vista e non intendono coinvolgere nessuno. Sono metodista, ma alle volte faccio fatica ad accettare certi orientamenti maggioritari nella
mia chiesa. Non molto tempo fa una cara sorella mi ha
scritto, dicendo che sempre
meno si sente legata alle
chiese come istituto e sempre più, invece, parte della
trasversale chiesa invisibile.
Le ho risposto che mi sento
in sintonia con lei.
6) Non ho nulla di cui vantarmi né al cospetto di Dio né
di qualsiasi uomo. Forse potrei contendere all’apostolo
Paolo il primato dei peccatori; e confessare i miei limiti e
i miei errori assieme alla pochezza della mia fede e alla
mia incredulità; «Io credo. Signore: sovvieni alla mia incredulità» (Marco 9, 24). Ma
posso garantirle che mai e
poi mai mi è passato per la
testa di usare toni spocchiosi
nei confronti di un credente
pentecostale (e per che mai?
per la mia insufficienza di
fronte alla freschezza della
sua fede e della sua capacità
di predicare, che ricorda l’evangelica «pioggia dell’ultima stagione»?). Se le ho dato
questa impressione, le chiedo umilmente scusa e perdono. Ma le assicuro che in me
non ha mai albergato il benché minimo sentimento del
genere: oltretutto, per motivi
familiari, visto che un fratello
di mia madre è stato negli
Anni 30 «servitore del Signore» o «operaio della vigna del
Signore» pentecostale, come
allora si preferiva dire al posto di pastore. Vogliamo a
questo punto stringerci la
mano della concordia? Con
fraterna amicizia.
Paolo T. Angeleri - Padova
PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«Se Dio è per noi,
chi sarà contro di noi?»
Rom. 8, 31
Sabato 10 novembre il Signore ha richiamato a sé
Luciano Gay
Nell’annunciarlo, a funerale
avvenuto, la moglie Rita Cialfi,
la figlia Anna col marito Antonio
Cortinovis, Il figlio Stefano con la
moglie Maria Teresa Belotti e il
piccolo Davide, il fratello Franco
e la sorella Cecilia con i rispettivi
coniugi Lilian Givri e Dino Ciesch e le loro famiglie, ringraziano commossi i molti che, di persona o con scritti, hanno partecipato al loro lutto.
In particolare rivolgono un grazie riconoscente al pastore Salvatore Ricciardi per i sentimenti
di amicizia, conforto e speranza
espressi nel servizio funebre.
Bergamo, 13 novembre 2001
RINGRAZIAMENTO
«li Signore è la mia luce
e la mia salvezza»
Salmo 27, 1
La sorella Luisa, i nipoti Carla,
Giuliana, Alma, Paola e Giuseppe e familiari tutti di
Giovanna Platone
(Jean nette)
deceduta all’età
di anni 91
ringraziano tutti coloro che hanno voluto manifestare il proprio
affetto nella triste circostanza
della sua dipartita.
Rivolgono un ringraziamento
particolare a tutta l’équipe del
primario Gianni Pomari dell’Ospedale evangelico valdese di
Torino, all’Unione italiana ciechi
che l’ha onorata con medaglia
d’oro, alle tante amiche e amici
che l’hanno accompagnata durante la sua luminosa vita.
Torino, 16 novembre 2001
Per la
pubblicità
su
tei. 011-655278, fax 011-657542
16
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 23
novembre 200,
Reportage sul Kosovo a 2 anni dair«ingerenza umanitaria» delle forze della Nato
I militari e il mondo della cooperazione
È evidente che il linguaggio, i metodi e gli obiettivi delle organizzazioni umanitarie sono difficili
da comprendere per i militari italiani di stanza in Kosovo. A colloquio con il generale Lops
Bambini aibanesi dei Kosovo e macedoni mentre giocano durante ie
attività di un Programma educativo della Caritas in favore di famiglie macedoni rifugiate in Kosovo durante il conflitto in Macedonia
FULVIO FERRARIO
Le organizzazioni
umanitarie
Imiei contatti sono limitati alla Caritas, che mi ha
invitato a tenere una giornata
di riflessione con gli operatori. Esistono naturalmente anche altre organizzazioni, che
però non ho tempo di contattare. Il personale Caritas è
composto prevalentemente
da giovani di entrambi i sessi
tra i 25 e i 30 anni, che seguono una notevole quantità di
progetti, dalla ricostruzione
edilizia all’educazione, alla
pastorale. La sede centrale è
a Prizren, dove si trova anch§
il vescovo e la collaborazione
con la diocesi è stretta. Caritas è tuttavia presente in tutti
i principali centri del paese,
coordinata da Fabrizio Cavalletti, 29 anni, di Terni, laurea
in economia. Con lui e con
Michele Cesari, stessa età, di
Fano, laureato in legge, giro
freneticamente la regione a
bordo di una jeep perfettamente a proprio a^io sulle
strade recentemerite sistemate ma ricche di buche e
tratti sterrati. Il tempo è ideale ma immagino che, con la
pioggia, la circolazione sia
più che problematica.
Il personale Caritas è critico nei confronti dell’intervento armato, che ha preso le
parti di alcuni contro altri
contraendo un patto di non
aggressione con l’Uck che ancora oggi lascia mano libera
alle organizzazioni illegali albanesi. I progetti sono condotti con determinazione ed
efficienza. Il generale Lops,
che non si perita di considerare le organizzazioni umanitarie italiane gruppi di idealisti privi di senso della realtà,
in questo sbaglia. Qui nessuno si fa illusioni, nessuno crede di aiutare i buoni contro i
cattivi, sconfiggere il Male e
inaugurare il regno di Dio
sulla terra. Semplicemente, si
cerca di dare una mano e di
farlo in modo razionale.
La capacità di dialogo è notevole: Laura Cava ad esempio, trent’anni, veneta, che
lavora a Peja, è di casa al monastero di Decane e si vede
che padre Sava ne apprezza
la competenza e l’apertura. È
lei, inoltre, a stabilire il contatto con il contingente italiano, che ha sede a pochi metri
da casa sua ed è insieme a lei
e a Fabrizio Cavalletti che incontro il generale Lops.
Il rapporto con i militari
Il generale, tuttavia, più
che parlare con me vuole
parlare con la Caritas e di cose da dire ne ha parecchie,
con tono educato ma molto
fermo. Vuole sapere, ad esempio, perché la sede sia a
Prizren e non a Peja, dove è
stanziato il comando milita
Sommosse religiose in Nigeria
Uccisi quattro avventisti
Ci sono quattro membri
della Chiesa awentista tra le
500 vittime uccise durante le
sommosse religiose avvenute
in Jos, nella Nigeria centrale,
all’inizio dello scorso ottobre.
Uno di loro, Amos, responsabile locale della chiesa di Loranto, è stato ucciso mentre
tentava di proteggere la chiesa dai vandali che volevano
bruciarla. Nello stesso giorno
Seth Yaboah, un diacono ganaense della chiesa principale è stato ucciso insieme ad
altri due membri di un’altra
chiesa awentista da una folla
adirata, mentre stavano lasciando il loro lavoro.
Tensioni tra musulmani e
cristiani sono iniziate in varie parti della Nigeria dall’introduzione della Sharia, o
legge islamica, in varie regio
ni della Nigeria negli ultimi
due anni. «Dopo che la legge
è stata accettata [nella regione della Raduna], i cristiani
hanno sentito questo atto come un abuso dei diritti umani perché la loro protesta
non è stata presa in considerazione», ha detto lonathan
Gallager, rappresentante della Chiesa awentista presso la
Commissione per i diritti
umani dell’Onu. Gallager ha
precisato che «i valori alla
base della libertà religiosa,
della tolleranza e del rispetto
reciproco, sono stati distrutti
con conseguenze devastanti
per la comunità». «Chiediamo alla chiesa nel mondo di
continuare a pregare per
noi» ha chiesto Joseph Ola,
presidente della Chiesa avventista in Nigeria. (adn)
re; perché la Caritas opera in
tutto il Kosovo e non solo
nella regione di competenza
della brigata; perché gli operatori umanitari non collaborano con l’esercito nella raccolta di informazioni; perché
il coordinamento non è unico (per semplicità, afferma,
lo potrebbe esercitare egli
stesso...); perché il «ritorno
di immagine» della presenza
italiana non può essere gestito insieme; per dirla con il
suo assistente, una bella foto
di un asilo, costruito dalla
Caritas e vegliato insieme da
un soldato e da un volontario
civile, sullo sfondo del tricolore, favorirebbe i versamenti
alla Caritas da parte delle
mamme italiane. Le altre nazioni, dice il generale (e Cavalletti conferma) favorano in
sinergia, militari e cooperanti
sotto la stessa bandiera.
Cavalletti è visibilmente
perplesso, mentre Laura Gava
mantiene una notevole impassibilità, limitandosi a ricordare puntualmente al generale quanto la Caritas ha
fatto a pochi metri o chilometri dal luogo nel quale parliamo e dunque nella zona «italiana». È evidente che il linguaggio, i metodi e gli obiettivi del mondo della cooperazione internazionale sono difficili da comprendere per il
comandante.
Da parte mia sono un po’
spiazzato. Uno dei punti che
intendevo illustrare nell’incontro con gli operatori è la
necessità di iniziare un dialogo tra il mondo delle chiese e
quello militare: le ragioni sono molte, ma la principale è
che se non dialoghiamo noi,
l’unica interlocutrice delle
istituzioni armate (polizia
compresa: sia detto per inciso
dopo i fatti di Genova) è
l’ideologia della destra milita
rista e guerrafondaia. L’incontro con il gen. Lops sembra confermare la necessità di
avviare un confronto, su questo tutti i presenti concordano; ma la difficoltà di capire il
linguaggio altrui (che è altra
cosa rispetto all’essere d’accordo) è evidente. 11 mondo
militare non è abituato al
confronto critico, anche se
oggi è spesso coinvolto in
operazioni ad alto contenuto
politico e culturale; ha schemi
e riferimenti semplici e precisi, che ritiene convalidati
dall’esperienza e che non è
owiamente disposto a negoziare. Dall’altra parte, l’ambiente della cooperazione di
matrice ecclesiale ha una
chiara tradizione antimilitarista e di obiezione di coscienza, il che ha conseguenze che,
almeno in un primo tempo,
Lops ha difficoltà a valutare in
tutta la loro portata. Quello
che per gli uni è ovvio (che, ad
esempio, l’ingerenza armata è
meno «umanitaria» di quanto
si vorrebbe far credere) non lo
è affatto per gli altri.
Gli operatori della Caritas,
comunque, ascoltano con
encomiàbile pazienza le mie
considerazioni su ecumenismo, dialogo, proselitismo e
simili, così come quelle di carattere politico-ecclesiale.
Quando l’aereo della Swissair
(ho rischiato di rimanere
bloccato in Kosovo non a
motivo della guerra ma del
crack della compagnia di
bandiera elvetica; se fallisce
la Swissair ha ragione il postmoderno, non ci sono dawero più certezze acquisite...)
decolla da Pristina, non sono
sicuro di averli aiutati molto
con le mie chiacchiere. Loro
però, mi hanno fornito parecchio materiale sul quale
riflettere. E pregare.
(3-fine)
i Risultati delle elezioni del 4 novembre
Nicaragua: Daniel Ortega
sconfitto per la terza volta
Un autoblindo serbo colpito dall’Uck
Il 4 novembre scorso, gli
elettori nicaraguesi hanno respinto il tentativo dell’ex presidente Daniel Ortega di tornare al potere. Secondo i vari
responsabili di chiesa, si è
trattato di elezioni pacifiche.
L’ex presidente, candidato
del Fronte sandinista di liberazione nazionale, è stato
battuto dall’ex vicepresidente
Enrique Bolanos, del partito
liberale costituzionale.
Elezioni pacifiche
«È stato molto democratico», ha riconosciuto il pastore battista Gustavo Parajon,
di Managua, ex presidente
del Consiglio delle chiese
evangeliche del Nicaragua.
«Sembra che finalmente abbiamo istituzionalizzato l’idea che in Nicaragua possiamo cambiare governo senza
dover ricorrere alle armi».
Per Pablo Schmitz, vescovo
cattolico romano del Vicariato apostolico di Blqefields,
sulla costa caraibica, il voto
del 4 novembre è stato «l’elezione più corretta alla quale
abbia assistito in Nicaragua».
«Devo riconoscere il merito
di Daniel Ortega - ha detto il
vescovo -. Egli avrebbe potuto chiamare le masse a protestare e queste avrebbero risposto. Ma ha accettato la
sua sconfitta in un modo
molto maturo, molto democratico».
Le pressioni
del governo Usa
Daniel Ortega, leader della
rivoluzione che rovesciò il
dittatore Anastasio Somoza
nel 1979, vinse le elezioni
presidenziali nell’84, ma le
perse nel ’90 e nel ’96. Due
settimane prima del voto. Ortega aveva registrato un notevole vantaggio nei sondaggi.
Gli analisti ritengono che un
fattore importante nel ribaltaménto dell’ultimo minuto
sono state le pressioni esercitate dal governo Usa. L’ambasciatore Usa in Nicaragua,
Oliver Garza, ha fatto apertamente campagna per Bolanos, facendosi vedere al suo
fianco durante un comizio.
Garza ha affermato che i sandinisti avevano legami con
sostenitori del terrorismo.
Jeb Bush, governatore della Florida e fratello del presidente George W. Bush, ha
scritto un articolo sul Miami
Herald per appoggiare Bolanos. L’articolo è stato ripreso sui principali giornali di
Managua. «11 governo Usa ha
cercato di intimidire gli elettori nicaraguesi - ha detto
Jennifer DeLury, della Chiesa
metodista unita della California che lavora con Witness
far Peace, un gruppo militan
te legato a quella chiesa-¡i
messaggio era; “non votât»
per Ortega o ne subirete!»
conseguenze”. Provenendo
da un governo che aveva in.
nestato una guerra brutafe
nel nostro paese, questo non
era né appropriato né un
modo per incoraggiare la de.
mocrazia».
Miguel d’Escoto, prete cattolico che fu ministro degli
Esteri di Ortega negli Anni
80, ha accusato gli Stati Uniti
di «terrorismo elettorale». En.
pure, la maggior parte dei vi
scovi cattolici del paese erano
apertamente opposti alla
campagna di Ortega. Durante
la messa del 1“ novembre, celebrata alla presenza di Bolaftos e di Ortega, l’arcivescovo di Managua cardinale Miguel Obando y Bravo ha lanciato un attacco contro quest’ultimo, vantando i valori
della famiglia. Ortega partecipava alla messa insieme a Rosaria Murillo, con la quale vive da molti anni senza essere
sposato ufficialmente.
«Molte persone hanno una
fede semplice, e vogliono che
le loro guide siano responsabili di chiesa come il cardinale - ha fatto notare Miguel
Vijil, militante cattolico che
fu ministro della casa durante il governo Ortega -; purtroppo, i vescovi non pensano ai poveri nel Nicaragua di
oggi, ma tornano sempre sulle loro difficoltà con il Fronte
sandinista negli Anni 80».
Il voto
degli evangelici
Gustavo Parajon ha dichiarato che pochi leader evangelici si sono pronunciati per un
candidato o l’altro. «Gli evangelici hanno votato come altri
nicaraguesi. Non si può parlare di un “voto evangelico’
concertato a favore di un candidato o di un partito», ha
detto. Eppure sia Ortega sia
Bolaños contano evangelici
importanti nei loro rispettivi
campi. Guillermo Osorno, ex
pastore delle Assemblee di
Dio, fondatore del partito del
sentiero cristiano, ha sostenuto Bolaños. Nelle lezioni
del ’96, Osorno era giunto in
terza posizione. Ortega era
appoggiato da Omar Duarte,
pastore della Chiesa di Dio. P
Movimento per l’unità cristiana, legato a questa chiesa,
è nato dalle frustrazioni di alcuni evangelici che ritenevano che Osorno si préoccupas'
se poco dei loro interessi.
Quando assumerà le sue unzioni, nel gennaio 2002, Bolaños si troverà di fronte ^
enormi difficoltà. Oltre il 40
dei cinque milioni di nicata
guesi vive con meno dina
dollaro al giorno. 1®”'
Un progetto organizzato dairAssociazione «Il sassolino bianco»
Un soggiorno estivo per dieci bambini bielorussi
Il 15 novembre scorso, a Minsk, una
delegazione dell’associazione «Il sassolino bianco» ha firmato un protocollo
di intesa con L’Unione delie chiese
evangeliche battiste bielorusse; questa
intesa garantirà a minori bielorussi di
usufririre di una vacanza di tre settimane presso il Centro estivo di Cobrin, di
proprietà di quella chiesa.
Finalità del progetto
Da molti anni il Sassolino bianco ha
«adottato» un intero istituto per mino*
ri, r<<lnternat» di Radun, da cui provengono ogni anno tre gruppi di minori che vengono ospitati in Italia. Tra
i ISO bambini e bambine che vivono e
studiano nell’Intemat di Radun, molti
non possono ottenere un passaporto a
causa di problematiche familiari irrisolvibili. Perciò non è possìbile predisporre per loro un soggiorno di salute
presso strutture situate all’estero. Que*
sti bimbi fino ad ora hanno tratto beneficio solamente dagli aiuti umanitari
inviati a Radun e hanno assistito alle
partenze e ai rientri dei loro compagni
dai soggiorni all’estero. La scorsa primavera, a Minsk, una delegazione del*
Tassociazione ha incontrato il presidente delle Chiesa battista bielorussa
ed è venuta a conoscenza del fatto che
questa chiesa ha un Centro estivo, situato al confine con la Polonia, in cui
sono ospitati ogni anno gratuitamente
centinaia di bambini, di età compresa
tra gli 8 e i 13 anni, provenienti dalle
zone maggiormente contaminate e da
famiglie bisognose.
Campo ei^vo 2002
Con questo accordo, il Sassolino
bianco organizzerà un soggiorno per
l’estate 2002 presso il Centro di Cobrin
per 10 alunni di Radun che non possono espatriare, e come segno di solida
rietà verso il layoro svolto dai batus
bielorussi pagherà anche tre quote ^
soggiorno per altri minori bisognosi,
necessario che i bimbi siano ^ccotnPj
gnati da un insegnante tieU’lntet
per tutta la durata del soggttirno. u
sto deU’intero progetto è di £
La quota per bambino è di £220.000. ^
Raccolta fondi
Chi desidera aiutare in questo ^
getto può fare una sottoscrizione
verso il conto corrente ron
sassolino bianco» ccp 21657507; o
un versamento direttamente alia
dell’associazione, via Manzoni
renze, il lunedì e il giovedì uiattma
Per maggiori informazioni con»
la segreteria delTassodazione,
nedì e giovedì mattina,
2346933; il presidente, Davide
è contattabile al numero 055-^«^^
(dopo cena) o al cellulare 335-