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F
Anno 124 - n. 16
22 aprile 1988
L. 800
Sped. abbonamento postale
Gruppo 1 bis/70
In caso di mancato recapito rispedire
a: casella postale - 10066 Torre Pellice
delle \alli Yaldesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
BIELLA: ANCORA STORIE DI DISCRIMINAZIONE
PAROLE DI LIBERTA’
La
lapide
Sul muro pietroso
della grangia
la bianca macchia
d’una lapide
attira lo sguardo
di chi il sentiero
percorre...
una data due nomi
due foto sbiadite
volti di adolescenti
seri composti
come di chi
non aduso
a farsi ritrarre...
quattro parole scolpite
«caduti per la libertà»...
il silenzio
dell’estivo meriggio
è rotto talora
sol da stridi di uccelli
del bosco vicino
la balza rocciosa
che a valle dall’alto monte
precipita
di radi pini contorti
vestita
taglia l’erboso pendio
con la fredda lama
dell’ombra incedente...
chi legge
chi avverte v
chi intende
quel sussurrato messaggio
di libertà
se non l’alpigiano
la gerla greve aUe spalle
la « lesa » col fieno
piantando i talloni chiodati
sulla scesa sassosa
a frenare...
chi se non
il figlio suo giovinetto
che guida e precede
lo scampanio lento
delle bovine alla magra pastura
dal latrare del cane
sospinte?
Colui che ogni giorno
se la paga
con paziente fatica
la libertà
quel messaggio
ogni giorno incontra...
1 più quel grido
dolente
pur così ricco
di sofferta speranza
non avverton lontani
nel tempo
nello spazio
travolti sommersi
da cent’altrì rumori
impediti
dalla vorticosa lor corsa
di sollevare lo sguardo...
Eppure
la lor libertà
da quell’angolo sperduto
sul monte
dai tanti altri luoghi
nascosti
ove lo stesso messaggio
tramuta la morte crudele
in dono di vita
ha la sua perenne
sorgente...
Mi pare compagni
se con questi pensieri
a voi mi accosto
che un lieve sorriso trascorra
sui vostri volti
pur cosi Immoti
e vi ringrazio...
anche se
forse neppur questo
volete.
Ettore Serafino
Pomieri di Frali, 18.8.’86
Alla vigilia di Pasqua:
acqua santa in classe
Benedizioni e preghiere per i bambini di una scuola elementare - La segnalazione da parte
di un genitore - Un comportamento che è in antitesi rispetto alle nuove norme concordatarie
La settimana scorsa avevamo segnalato la necessità che, in campo scolastico, le autorità seguissero più scrupolosamente la nostra
Costituzione. Ci troviamo ora di ironie ad un altro caso di discriminazione, sempre all’interno delle aule scolastiche, in cui un sacerdote va addirittura contro le disposizioni del nuovo Concordato
del 1985.
E’ giunta sul tavolo del Comitato Torinese Laicità Scuola (che
continua a raccogliere le documentazioni di atti discriminatori
conseguenti al nuovo Concordato) una segnalazione da Biella in
cui è evidente che un parroco
non ha osservato le disposizioni
del Concordato tra lo Stato e la
Chiesa cattolica.
I fatti. Martedì 29 marzo (alla
vigilia delle vacanze pasquali) un
prete, identificato in Don Finotto
della parrocchia di San Biagio in
Biella, si è recato nella scuola elementare « Cromo Cridis », è entrato nelle aule e ha impartito a
tutti benedizioni, chiedendo ai
bambini la recitazione di ima preghiera. Ora sta di fatto che in
quella scuola vi è un buon numero di allievi che non si avvalgono
delle due ore di religione cattolica; nella classe del figlio del genitore che segnala il fatto, su venti isoritti ben dodici non si avvalgono di quelTinsegnamento facoltativo.
II genitore, nel suo esposto alle
autorità scolastiche, esprime stupore e dissenso; stupore che sia
stato permesso ad un prete di
recarsi in classi che ospitano
bambini che non si avvalgono
delTinsegnamento della religione
cattolica e dissenso perché, se
condo il genitore, tali riti religiosi vanno contenuti alTinterno delle due ore settimanali di insegnamento confessionale.
Da un supplemento di informazioni apprendiamo che Don Finotto non ha chiesto e non ha
avuto autorizzazione a entrare in
quella scuola, e si è presentato al
Direttore quando già benedizioni
e orazioni erano state impartite e
elevate in tutta la scuola, segreteria compresa.
L’atto di Don Finotto (che è
lungi dall’essere unico) ci appare
di una gravità assoluta: il prete,
oltre a contravvenire ad una nota
normativa di legge che vieta l’ingresso nelle scuole ad estranei
senza autorizzazione specifica del
Capo Istituto, viola per ben due
volte il Concordato che la Chiesa di cui è parte ha contratto con
lo Stato italiano nel febbraio
1985. Il nuovo Concordato (art. 9)
non parla affatto di pratiche religiose (benedizioni, orazioni, messe, ecc.) ma di insegnamento a
cura di insegnanti riconosciuti
dalTautorità ecclesiastica. Il nuovo Concordato, che ricorda nel
protocollo aggiuntivo che la religione cattolica non è la sola religione di Stato, precisa che « nel
rispetto della libertà di coscienza e della responsabilità educa
Ancora una
volta la scuola
pubblica,
e quella
elementare
in particolare,
rischia di
diventare
luogo di
discriminazione.
tiva dei genitori, è garantito a
ciascuno il diritto di scegliere se
avvalersi o non avvalersi delTinsegnamento della religione cattolica »... « senza che la loro scelta
(dei genitori o degli alunni ultraquattordicenni) possa dar luogo
ad alcuna forma di discriminazione ».
Ai Don Finotto, che impertur
bati svolazzano accanto e dentro
alle scuole putoWiche d’Italia,
dobbiamo richiedere di rispettare quel Concordato che le loro
autorità ecclesiastiche hanno siglato con lo Stato itailiaiio e che
a molti appare andare oltre i limiti della democrazia costituzionale, con netto trattamento di favore rivolto ai cattolici.
Franco Calvetti
VEGLIATE!
Responsabilità comune
« E’ come se un uomo, andando in viaggio, lasciasse la sua casa
e ne desse la responsabilità ai suoi servitori, a ciascuno il suo
compito; e al portinaio comandasse di vegliare ».
« Quel che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate ».
(Marco 13: 34, 37).
Vorrei parlarvi di un fenomeno che si sta estendendo in modo preoccupante, anche se per
il momento, come si dice, è tenuto sotto controllo. Non è una
malattia, anche se può essere
all'origine di certi tipi di malattia. Lo chiamerei: la stanchezza dell’impegnato/a. Si comincia
con una decisione che lascia tutti soddisfatti: dopo lunghe ricerche, si trova finalmente la persona che accetta di entrare in
un consiglio di chiesa, in un
comitato o commissione, o accetta di assumere la direzione
di un’opera. Accetta per spirito
di servizio, grazie a Dio. Ma accetta anche perché la proposta
di servizio viene accompagnata
da un discorso incoraggiante, vol
to a dissipare eventuali dubbi
o perplessità. « La chiesa ti affida un incarico, — questo è più
0 meno quel che gli si dice —
ma non sarai solo; potrai contare sull’aiuto di tutti noi; il
tuo è un servizio che svolgi in
rappresentanza di tutti ».
Nella realtà questa collaborazione è esercitata da pochi; per
1 più affidare una responsabilità significa disfarsi di una responsabilità. L’atto con cui si
depone la scheda nell'urna ha il
senso di un atto liberatorio: se
lo fa lui, o lei, non lo devo fare
io.
La stanchezza dell’impegnato ¡a
non deriva semplicemente dall’eccesso di lavoro. Deriva dalla
sensazione di essere lasciati soli
di fronte a responsabilità gravose, mentre gli altri non se ne
interessano o si limitano a pretendere e criticare. C'è chi dorme beato e chi deve vegliare sem-_
pre.
Vegliare significa essere pronti per la venuta del Signore: compiere un servizio come segno della giustizici e della pace che il
Signore porterà. Se tutti pensano alle loro faccende private, chi
svolge un servizio non avrà neanche più il tempo di chiedersi se
questo corrisponde ancora alla
giustizia e alla pace del Signore. Certo, il portinaio deve vegliare, ma ognuno ha ricevuto
il suo compito; e il Signore aggiunge: « Quel che dico a voi ( anziani di chiesa, diaconi al servizio in un'opera), lo dico a tutti: Vegliate ». Se lo ha detto, è
perché la responsabilità del servizio va portata insieme.
Bruno Rostagno
Vittorio
Subilia
Martedì 12 aprile si è
spento a Roma il past. Vittorio Subilia. Nato nel 1911
e consacrato nel 1937, era
stato professore alla Facoltà
di teologia di Roma dal
195Q ai 1976.
A pagina 9 pubblichiamo alcuni contributi e testimonianze per ricordare la
sua figura.
2
2 commenti e dibattiti
22 aprile 1988
RISCOPRIRE LA PREGHIERA
DONNE
PSICOLOGICAMENTE
DIVERSE
Caro Direttore,
ho letto con interesse tutti gli interventi pubblicati sul numero del 25
marzo, in occasione del decennio ecumenico di solidarietà con le donne ma,
pur apprezzandone in modo particolare
alcuni (per esempio quello di Paola
Benecchi e il messaggio « Chi ci rotolerà la pietra >, del Consiglio Ecumenico), trovo che essi sono stati troppi e alcuni forse inopportuni.
Il riempire, inoltre, il nostro giornale di ben 8 pagine sullo stesso argomento ha fatto l’effetto di un attacco
in massa e che si sia calcata tro|>po
la mano sui diritti, sulla liberazione,
sulla emancipazione delle donne, sul
traguardi già raggiunti e, soprattutto,
su quelli da raggiungere, e quindi su
indicazioni operative per il decennio,
alcune piuttosto ambiziose, come per
esempio quella .« di dare alle donne la
possibilità di cambiare le strutture
oppressive presenti nella comunità globale, nel loro paese, nella loro chiesa >.
E' mancato, secondo me, il senso
deH'equilibrio. Le strutture oppressive
della nostra chiesa? Non è questo un
giudizio un po' troppo severo? Non so
quali esperienze abbiano fatto le sorelle che si sono espresse in questo
modo, ma per parte mia io, ormai
molto anziana, che ho frequentato varie nostre comunità, si può dire tutta
la vita, non ho mai avuto l’impressione di essere stata emarginata e addirittura oppressa! Farei veramente un
torto ai cari pastori e ai fratelli con
cui sono venuta a contatto se dicessi
una cosa simile! E anche al di fuori
della comunità, nella scuola dove ho
insegnato per ben 43 anni, non ho mai
fatto un’esperienza cosi dolorosa. MI
sono sentita sempre libera di esprimere le mie idee e, nella chiesa, di dare
messaggi e, talvolta, anche di predicare.
Quindi insistendo sull’eguaglianza e
la parità tra uomini e donne si è perduto, mi pare, il senso della realtà.
Se è giusto il diritto ad un uguale
salario per un uguale lavoro, non si
può però parlare sempre di ruoli identici.
Non mi sembra, infatti, ohe alcuni
ruoli siano intercambiabili, per esempio quello, tanto bello, della donna
che dà alla luce un bimbo e lo allatta
e che, specie durante i primi mesi di
vita, gli fa sentire il calore del suo
corpo, che gli dà un senso di protezione e di pace perché lo sente ancora come la propria « dimora », esperienza che contribuisce molto ad una
crescita fisica e psichica sana!
Questo non è romanticismo, è realtà! E non bisogna ignorarla.
Dicendo queste cose non voglio negare alle donne la capacità di dedicarsi, con competenza e con successo,
ad attività di grande responsabilità nella società di oggi, ma è dannoso inculcare nella mente delle ragazze l’idea che anche esse possano fare
qualsiasi lavoro, senza tenere conto
del fatto incontrovertibile che esse sono fisiologicamente e, quindi, psicologicamente diverse dagli uomini. E non
solo per quel che riguarda il lavoro, ma
anche nel modo di godere della conquistata libertà e della propria indipendenza nelle comuni attività di ogni
giorno, nei divertimenti e nella scelta
delle compagnie e dei luoghi da frequentare.
E nella chiesa? Mi pare che in questa campagna quasi violenta che le nostre sorelle stanno facendo non si sia
tenuto conto, tranne in alcuni interventi, del fatto che noi credenti in
Cristo, pur potendo aderire ad alcune
cause di giustizia sociale, facendo sentire la nostra voce, dovremmo farlo
con uno spirito diverso, ricordartdoci
che siamo nel mondo e non del mondo e che facilmente, specie le giovani, possono farsi trascinare, come in
effetti sta già succedendo, da campagne che, sorte da iniziative della società odierna, si trasformano in vere
e proprie ideologie che riflettono lo
spirito del mondo e che nulla hanno
della testimonianza che dobbiamo dare intorno a noi.
Allora, raccomandiamo piuttosto alle nostre giovani sorelle di essere un
po’ più riservate, più prudenti, più attente a quello che la parola di Dio
c’insegna. Del resto pubblicando 8 pagine e scrivendone forse ancora (quod
Deus avertati) a chi, care sorelle,
avete voluto predicare? Ai nostri fratelli nella fede? Ma essi non hanno già
una certa sensibilità nei confronti delle loro donne? Q a quelli di fuori? Ma
M.R.
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chi ha occasione di leggere il nostro
giornale, se non un numero assai esiguo di persone?
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Lettera all’alcoolista
Nonostante le difficoltà della vita occorre sapersi rendere sempre testimoni dell’Evangelo
TENDERE LA MANO
AGLI ALTRI
Caro fratello Giudici,
vorrei rispondere, come aderente, al
suo scritto indirizzato alla TEV. Per
noi non è sempre piacevole dibattere
il tema deH’om'osessualità; preciso che
il problema non è assolutamente nostro, mi creda: lo guardiamo con serenità, ma alla luce delle Scritture. Accettarlo? No, non solo la TEV non lo
accetta ma anche una parte consistente della chiesa per un falso quieto
vivere tace. Non faccio polemica ma
dico serenamente: legga il capitolo 2
della 2* Epistola di Pietro e non citi
i fondamentalisti perché la Bibbia è la
parola di Dio: nessun teologo o sinodo
può alterarla a sua propria comodità.
In quello che è scritto, e men che
meno nel volume citato dove ci indicate di sostituire una parola o l’altra, la
sostanza non cambia: essere handicappato nella lingua italiana vuol dire
cose ben diverse da omosessuale o
prostituta. Sia chiaro che il punto centrale non è il peccatore, chiunque esso sia, ma il peccato; accettarlo ed Incorporarlo nella chiesa senza il necessario ravvedimento non è quello che
Iddio vuole; in parole povere la Bibbia insegna che voler essere cristiani,
credenti, continuando la propria vita è
impossibile, la morale non lo accetta.
L’annuncio del perdono, come pure l’appello a ravvedersi per la riconciliazione con Dio, sono elementi essenziali del messaggio e della missione
cristiana.
« lo non ti condanno, va’ e non peccar più » (Giov. 8: 11). Sul n. 30 del
25.7.86 il sig. Mario Baldo commentò
il campo di Agape di quell’anno con
testuali parole: « Il silenzio degli evangeli su una possibile vita sessuale di Gesù è stato argomento di vivace discussione ».
Argomento di vivace discussione?
A mio avviso mi vergognerei di mettere in discussione un simile argomento e di certo anche la TEV non se lo
sogna nemmeno di accettarlo. Dico
questo perché noto che si fa ogni
sforzo umano per scusarsi e farsi accettare, anche con argomenti a dir poco disdicevoli. Ripeto: non fondamentalismo ma piena accettazione della
parola di Dio e dell’articolo n. 4 della
confessione di fede della chiesa valdese: articolo che spero che lei, come
membro della chiesa valdese, conosca.
In questi tempi, come scrive un fratello sull’ultima circolare, siamo abituati
a sentire pareri su ogni argomento, tutto viene messo in discussione
e perfino, in materia di fede, il peccato non è più peccato ma esperienza.
E poi si constata che le comunità in
Sicilia si sono dimezzate e le persone
gremiscono le altre comunità. Ognuno
è libero di essere se stesso, ma non
pretenda di essere accettato per forza.
Quest’estate mi fu rimproverato da
un fratello in vacanza a Torre Pellice
di non aver dialogato con voi (la parola di Dio dice già tutto). Non aver
mai partecipato ai campi ad Agape?
Fu per un disguido molto banale se
non partecipai l’anno scorso, quest’anno assicuro che parteciperò come osservatore. Dico ancora una parola riguardo all’AIDS: proprio il 31.12.’87
all’ARCA, centro evangelico per tossicodipendenti, morì il fratello Umberto
Mosca di 28 anni, ex tossicodipendente, che, per nulla emarginato, aveva
accettato Cristo e per 3 anni fu di
esempio e di sprone.
Le confermo che come credente sono disposto, se mi verrà posta l’occasione, di tenere per mano altri e di
pregare per loro.
Fraternamente la saluto In Cristo.
Mario Goletti, Nichelino
Partecipazioni
personali
Le chiese valdesi di Taranto e Grottaglie si stringono affettuosamente intorno a Rosetta, Elisabetta e Daniela
Naso nel giorno del matrimonio di Paolo
con Angela Maria Mangiola, invocando la benedizione del Signore sulla
loro unione ed augurando una infanzia
serena al piccolo Daniele.
Caro fratello con o senza enoteca casalinga!
Mi è stato telefonato di dirti
qualche fraterna parola sulla tua
abitudine di tornare talvolta a
casa vacillando o con il viso rosso. Tu sai che l’ho già fatto con
simpatia fraterna e tu hai accettato il mio fraterno monito.
Però ogni tanto dimentichi la
tua promessa e i tuoi propositi
e qualche sabato cadi nello stato di ebbrezza avanzata. Lo notano anche altri, quando al culto viene solo tua moglie e tu...
sei rimasto a casa a smaltire il
troppo alcool.
Fratello caro, vengo ancora a
te, sempre per amore e per dovere pastorale. Scusami se ti dico qualcosa che non ti piacerà.
Quale esempio puoi dare agli
altri (in famiglia e fuori) se ti
vedono in stato di ubriachezza?
Tutta la tua testimonianza cristiana ne è infirmata, anzi è annullata. Lo so che talvolta hai
vergogna di te stesso, perché poi
ti rendi conto di essere sceso
dal tuo grado di testimone del
l'Evangelo di Gesù Cristo.
Non occorre ripeterti (poiché
tu leggi la Bibbia) che tanti versetti ammoniscono chiaramente
circa l’ubriachezza: I ai Corinzi
5: 11; 6: 10 e altri passi che tu
puoi trovare in una chiave biblica. Se gli ubriachi sono esclusi
dal regno di Dio, tu stesso te
ne escludi, coscientemente!
Il professore Giovanni Rostagno diceva che la coscienza (nel
senso di essere conscio di sé)
è sveglia nell’amico dell’alcool
quando comincia a bere il primo bicchiere. Poi, dopo altri bicchieri, comincia ad avvertire che
va oltre il limite del sopportabile, finché poi diviene inconscio
del suo stato: comunque egli rimane responsabile di quello che
dice e di quello che fa. Tu mi
hai confessato che talvolta non
hai la forza di resistere e cedi
all’attrattiva, alla seduzione dell’alcool.
Hai mai provato a gridare a
Dio la VI domanda del Padre
nostro? Dio è Colui che ascolta
le preghiere dette con fede e speranza come un SOS. Prova e vedrai che Dio risponde.
Sappi che altri prega anche
per te; però devi pregare anche
tu, o fratello in fede e in speranza.
Liborio Naso
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato, Roberto Giacone, Adriano
Longo, Pìervaldo Rostan
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Alberto
Bragaglia, Rosanna Ciappa NittI, Gino Conte, Piera Egidl, Paolo Fio
rio, Claudio Martelli, Roberto Peyrot, Sergio Rìbet, Massimo Ro
meo, Mirella Scorsonelli, Liliana Viglielmo
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Correzione bozze: Stello Armand-Flugon, Mariella Taglierò
Spedizione: Loris Bertot
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono 011/655278
Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino
Consiglio di amministrazione: Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio GardioI, Franco Rivoira (membri)
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Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giamplcooli
Il n. 15/’88 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 13 aprile,
e a quelli decentrati delle valli valdesi il 14 aprile ’88.
Hanno collaborato a questo numero; Archimede Bertolino, Francesco R.
Borasio, Ivana Costabel, Paola Montalbano,' Ivana Natali, Italo Pons, Teofilo Pons, Jean-Louis Sappé.
3
22 aprile 1988
marta e maria
UN DOCUMENTO DELL’UDI DI OMEGNA
Contro la violenza
sessuale:
una legge subito
Da Augusta, Gabriella, Laura, Valeria, Renata ed altre donne delriiDI di Omegna abbiamo ricevuto un documento di cui qui pubblichiamo ampi stralci, insieme a una lettera affettuosa che citiamo e
di cui le ringraziamo.
« Una delle nostre amiche si chiama Gabriella ed è vice-presidente della locale comunità evangelica, quindi ci ha portato in riunione un numero del vostro giornale con quella bella pagina “di noi
donne”: volevamo subito scrivere, ringraziare, incoraggiare, caldeggiare, “ sorelleggiare" ...
Ma abbiamo preferito aspettare di aver "prodotto qualcosa di
nostro e più nuovo”: ecco, fresca fresca, la lettera aperta che ci
collega alle amiche parlamentari ed alle altre donne impegnate come noi sul fronte della violenza sessuale ».
tre è la violenza ad essere veicolo di morte: occorre semmai
un fermo richiamo all’etica professionale degli operatori nei
mass media, perché siano evitate le descrizioni morbose di efferatezze che rischiano di eccitare-aumentare il malessere di
chi già soffre gli effetti della violenza diffusa);
c) un’attenta vigilanza perché le condanne ai colpevoli di
stupro o violenza vengano ese
Premesso che
una legge dello stato
può certo contenere né i nostri
sogni né risposta esauriente ai
nostri bisogni;
non può raccogliere tutta quella ricchezza di contraddizioni che
la cultura delle donne esprime;
non può conciliare più di tanto le diverse posizioni teoriche
dei vari gruppi di donne che hanno elaborato proposte ed osservazioni acute
Pensiamo che
ormai tutte sentiamo il bisogno di una legge specifica, chiara, inequivocabile ed applicabile
che costituisca una specie di
punto di partenza comune per
tutti coloro che intendono trasformare il terreno su cui la
violenza alligna
Pertanto
intendiamo sostenere la proposta di legge presentata dalle parlamentari PCI-PSI-PSDI-DP-Sinistra Indipendente, alcune Verdi e
sottoscritta anche dalla senatrice DC Maria Fida Moro, che ci
risulta contenga tutti quegli elementi per cui si è tanto lottato
e sofferto, e che ha buone probabilità di venir approvata in
tempi brevi.
Sappiamo che l’unitarietà può
risultare appiattente, e lo è, sappiamo che l’urgenza è nemica
delPapprofondimento che rimane
comunque da perseguire, ma a
nostro parere ci vuole presto e
finalmente una buona legge sostenuta da tutte le forze politiche, per evitare il pericolo che
una legge « migliore » possa poi
gioventù
evangelica
bimestrale
ABBONAMENTO
ANNO
1988
Ordinario 22.000
Sostenitore 30.000
Estero 27.000
ccp 35917004
intestato a
gioventù evangelica
P. Lambertenghi
28
20159 Milano
via
venire snaturata, boicottata e
vanificata dai conservatori.
E’ indispensabile che il dibattito politico alle Camere segni la presenza delle donne, parlamentari e non, indicando chiari e concreti provvedimenti quali:
a) la diffusione su scala nazionale di servizi come l'istituzione dei telefoni rosa, perché
questo tipo di servizio ha funzione preventiva e di evidenziazione del disagio: pensiamo agli
innumerevoli oasi di violenza domestica, che rimangono sconosciuti ed occultati, e si manifestano soltanto allorché deflagrano;
b) l'introduzione dell'educazione sessuale nelle scuole, perché la sessualità sia liberata come strumento di comunicazione
e di amore, anziché rimaner repressa e rimossa sino a diventare fonte di violenza com’è oggi (in questo senso ci appare pericolosa e controproducente ogni
ipotesi di censura alla cosiddetta
« pornografia », giacché pensiamo
che la soluzione non consista
nel vietare qualcosa a qualcuno,
ma piuttosto nello sviluppare le
capacità critiche di ciascuno.
L’erotismo è di per se stesso
innocente, vitale e gioioso, men
Le donne dell’UDI di Omegna
MARIOLOGIA
Maria, «modello»
troppo bravo?
Immagine di passività e subordinazione, una
figura quasi medianica, e non più di credente
Non sempre è facile comprendere a fondo la mariologia in genere e in particolare quella di
Bruno Forte, esposta all’Assemblea delle superiore delle suore
italiane e sintetizzata da Pier
Giorgio Liiverani su L,'Avvenire
del 7 aprile '88. Una cosa però
sembra chiara: per essere davvero cristiani, è necessario accogliere Maria come punto di riferimento. L’articolo rispecchia una
teologia assai diffusa, in cui la
donna è immagine dell’umanità
nella sua apertura al dono gratuito di Dio e Maria immagine e pienezza della donna.
Che cos’è
la femminilità?
guite, giacché quasi senipre sinora è potuto accadere il contrario, e ciò ha fatto credere che
« dopo tutto si tratta di una piccola infrazione alla morale comune e che alla fin fine non si
debba mai pagare ». Per infrangere questa convinzione ormai
invalsa, è opportuna anche la richiesta del risarcimento danni economici, che ha un suo preciso
senso efficace da ribadire con forza. Per questo è necessario che,
laddove esistono, le associazioni
femminili possano tentare la costituzione di parte civile, superando quelle barriere e differenziazioni ideologiche di cui il movimento delle donne deve liberarsi;
d) per tutto questo ed altro
ancora, bisogna che le forze politiche acquisiscano sempre più
il concetto del valore delle differenze che le donne propnangono
ed offrono come occasione di
• crescita civile, democratica e
personale. Il confronto serio con
le donne (parlamentari e non,
lavoratrici e riunite nelle loro
associazioni) deve risultare ineludibile.
Buon lavoro, care amiche, siamo convinte che « assieme, possiamo »!
esempio l’autonomia decisionale),
ma questi non vengono mai portati ad esempio.
Sorge il dubbio che i « modelli » proposti non siano tanto tratti dalla Bibbia quanto piuttosto
mutuati dalla nostra cultura o dal
nostro desiderio di perpetuare un
certo stile di vita; sono, insomma, i modelli che ci stanno a cuore, che noi caliamo su Maria sacralizzandoli, rendendoli universali e immutabili, magari con
l’aiuto di un riferimento alla volontà del Creatore (e ci scordiamo trooDo facilmente che per la
Bibbia la creazione non è qualcosa di fossilizzato, ma è tesa al
futuro e affidata all’uomo).
Un’idea seducente, che riecheggia Barth (peccato che di Barth
si riecheggino le tesi più discutibili) ma che gioca su un grosso
equivoco. Aperta a ricevere il dono di Dio è l’umanità nel suo insieme, non solo l’elemento femminile. Cos’è la femminilità?
Amore, ci viene detto, e la maternità è dono senza ripensamenti
(che pacchia per il Movimento
per la vita!); ma ciò non vale
forse anche per gii uomini e per
la paternità? Invece questa concentrazione dell’umanità nella
donna viene trasferita aH’interno
della coppia (vi sono addirittura
una speranza « maschile », dotata
di dimensione conoscitiva, e ima
«femminile», tutta anticipazione
del. futuro); si tratta — a nostro
avviso — di quella teologia che
esaspera, alla fine, la differenza
uomo/donna e finisce con un uomo attivo, immagine di Dio o di
Cristo, e una donna — anzi una
Madonna — passiva e subordinata, immagine deH’umanità e della
chiesa. E questo in barba a tutte
le volte in cui nella Bibbia Dio
o Cristo sono paragonati a personaggi femminili (la donna che
attende, nutre o alleva il suo
bambino, quella che impasta il
lievito o cerca la moneta che ha
perso, e si potrebbe continuare
per un pezzo; Bruno Forte stesso — ci sembra — attribuisce un
grembo a Dio; perché dunque la
donna non dovrebbe rispecchiare
Dio stesso?). Da dove viene questa gerarchia di immagini che rischia di diventare gerarchia di
mediazioni? Da una lettura biblica non abbastanza attenta e piena di preconcetti. Non è questa
la sede per approfondire singoli
testi, ma da Genesi 2, dove l’uomo ha l’autorità di imporre nome a tutti gli animali, mentre
alla donna non può che riconoscere il suo stesso nome, per finire con Paolo, in cui la donna è
gloria dell’uomo, ma non le si
nega l’essere immagine di Dio, la
tradizione biblica vede l’immagine divina nella coppia umana,
nella sua unità e uguaglianza
(bello, in questo senso, che Forte
parli di reciprocità e non di complementarità tra uomo e donna).
Maria sarebbe anche un modello
irrinunciabile, soprattutto —
strano, se rappresenta l’umanità
— per le donne, in particolare se
suore; un modello di accoglienza
e generosità, di fecondità, ma anche di una sostanziale passività;
non rischia certo di costituire
un’alternativa, e neppure una seria critica, al tipo di vita che taluni auspicano per la donna e per
il laico in genere. In realtà nella
Bibbia si attribuiscono a Maria
anche dei comportamenti « scomodi », che npn ci piacerebbero
in un nostro parrocchiano (per
Ora. da bravo modello. Maria
può conciliare l’inconciliabile, anzi incarnare insieme verginità,
maternità e matrimonio. In realtà per ognuno dei tre aspetti, volendo tenerli insieme, finirebbe
ner mancarle qualcosa di importante (per essere vergini in vista
del Regno dei cieli non basta rinunciare ai rapporti sessuali, occorre ner lo meno non farsi una
famiglia propria; non si può dir
madre chi non ha vissuto la procreazione insieme a un compagno
ed è stata esonerata dalla lacerazione del parto; sposa non è chi
non ha piena comtmione, anche fisica, con un altro) ma un’opportuna spiritualizzazione dei concetti,
con la loro riduzione all’essenziale, permette di mettere insieme
le cose. E con un’esegesi tanto fine da riuscire a leggere tra le righe della Bibbia anche quello che
non c’è, la madre di Gesù viene
caricata di tutta una serie di simboli e compiti: educa la chiesa
nella fede, rappresenta Isi-aele ed
è segno di alleanza fra Dio e la
storia Ha nostra storia di morte!)... Alla fine non stiamo più
parlando della Maria dei vangeli, ma di una specie di medium: di quella figura che .apparendo qua e là elargisce profezie
e ribadisce messaggi cari al cattolicesimo popolare, proiettata
sulla Maria della Bibbia e imposta alle donne, che dovrebbero
vivere la loro fede imitando una
simile femminilità, in cui la vera
Maria è la prima a perdere la sua
identità di donna e di credente.
Prigioniere di
una gabbia dorata
Maria, e la donna con lei. vengono tanto esaltate da finire in
una specie di gabbia dorata: il loro è un ruolo particolare, fondamentale, insostituibile, non criticabile. è peccaminoso eluderlo
perché voluto da Dio... E’ appunto dedicandosi ad esso che la
donna partecipa alla salvezza del
mondo (e anche questo è un concetto poco chiaro per chi pensa
che il mondo lo abbia già redento Gesù).
Ma di tante immagini e modelli
abbiamo davvero bisogno? Sono
davvero utili? Anche per le donne. se modello si può dare (e non
certo come qualcosa di statico),
questo non può essere che Cristo.
Uomini e donne, immagini come siamo del Creatore, vogliamo
prendere a immagine una creatura? E potremmo farlo senza dimenticare Colui che ci ha fatti a
sua immagine, ed è geloso della
propria unicità e della nostra dignità?
Carlo Chiecchi
Teodora Tosatti
4
fede e cultura
22 aprile 1988
DIBATTITO A RIESI
GUARDIA PIEMONTESE
La mafia oggi
Luciano Liggio, in un’inmuigine di alcuni anni fa, in attesa di una
seduta processuale.
L’evoluzione della delinquenza organizzata siciliana: dai latifondi
all’edilizia, dal traffico di stupefacenti agli investimenti in borsa
Questo inserimento richiede però dei precisi e decisivi appoggi
nel mondo politico, bancario e
finanziario. A questo livello di
« infiltrazione » gli strumenti efficaci per combattere la mafia sono ben pochi: la stessa legislazione vigente, in particolare la
legge Rognoni-La Torre, che in
cinque anni dalla sua applicazione ha portato alla confisca di
soli settecento miliardi, si rivela
oggi profondamente inadatta
per colpire non più la mafia imprenditrice, ma la mafia finanziaria.
Il riciclaggio
del denaro sporco
Teresa Gentile ha sottolineato
il fatto che la necessità di riciclare il denaro sporco in denaro
pulito ha portato alla toe al
crearsi di una serie di interazioni
economico-politiche tra la mafia
e tutte quelle strutture ritenute
più idonee al raggiungimento di
tale fine. In particolare la Gentile ha puntato il dito contro il
sistema bancario, a partire soprattutto dal sistema delle casse
rurali. La contiguità con gli uomini di potere è inevitabile, e come una catena ininterrotta da
questi uomini la contiguità si è
trasmessa a gruppi politici ed anche ai partiti.
Naturalmente la contiguità è
stata facilitata dal blocco, per
esempio, dell’edilizia pubblica a
tutto vantaggio di quella privata,
in cui la mafia fin dagli inizi degli anni sessanta è sempre stata
ben presente, oppure dall’atrofizzazione del Comitato per lo sviluppo della Sicilia, sorto nel 1977.
Alla mancanza di programmazione della regione, delle province e degli enti locali fanno riscontro una programmazione ed
una organizzazione della mafia,
che hanno raggiunto negli anni
ottanta il loro punto più alto e
selvaggio.
Ieri la mafia aveva bisogno dello stato per crescere, oggi la mafia ha ancora bisogno dello stato,
anche se questa volta il suo intervento è necessario per ritornare
ad un equilibrio interno della mafia, equilibrio che è andato perduto. I pentiti, con le loro confessioni strumentali, sono lo strumento equilibratore che lo stato
offre alla mafia per risolvere i
suoi problemi interni.
Rita Costa Bartoli, che ha
strappato al pubblico intervenuto molti applausi durante i suoi
interventi, ha ricordato che in Sicilia la cosa più terribile non sono tanto i delitti di mafia, quanto
piuttosto il silenzio che segue ad
essi. Ripercorrendo brevemente i
punti già trattati dai due oratori
precedenti, ha anche voluto ricordare alcuni episodi molto significativi: la pubblicazione del memoriale di Ciancimino sul Giornale di Sicilia, dove l’ex sindaco
di Palermo rispondeva punto per
punto alle contestazioni raccolte
contro di lui dalla Commissione
Antimafia: le informazioni fornite direttamente dalla Banca
d’Italia ai giornali riguardo alle
indagini che il procuratore Costa,
marito dell’oratrice, aveva iniziato presso alcune banche, informazioni che probabilmente convinsero la mafia ad ucciderlo; la
presenza di una mafia del cosiddetto ’’terzo livello”. La Costa
Bartoli ha concluso il suo ultimo
intervento ricordando che per
quanto riguarda la lotta alla mafia non siamo più aU’anno zero,
che molto si è fatto, ma ancora
di più si deve fare.
Mauro Pons
In occasione delia tappa fatta a
Riesi dal Pellegrinaggio per la pace 1988, la locale Chiesa valdese
ha organizzato un pubblico dibattito sulla questione della mafia.
Lo stimolo che ha portato all’organizzazione del dibattito è
stato esterno. Infatti sono stati
gli organizzatori di questa nuova
edizione del Pellegrinaggio della
pace — iniziativa che ha visto a
partire dal 1983 la collaborazione
concreta di cattolici ed evangelici, siciliani e non, a favore di una
continua e permanente mobilitazione contro i processi di militarizzazione dell’isola — a proporre
che si uscisse un po’ fuori dalla
routine della scontata e ripetuta
riflessione eco-pacifista per affrontare i problemi specifici e
particolari, caratterizzanti la storia e la micro-società di ogni città toccata dal Pellegrinaggio
stesso.
Il Consiglio di chiesa ha impostato il problema puntando alla comprensione di ciò che sta
cambiando o è cambiato nella
mafia. Il titolo del dibattito: « Da
Di Cristina a Calderone: come è
cambiata la mafia dopo i pentiti
ed il maxi-processo di Palermo? »
è stato in questo senso significativo.
Al dibattito, a cui ha partecipato un centinaio di persone,
sono intervenuti l’onorevole Rita
Costa Bartoli, membro dell’Assemblea regionale siciliana e
cofondatrice dell’ Associazione
« Donne contro la mafia »; la signora Teresa Gentile, direttrice
didattica a Caltanissetta e militante del Partito comunista italiano; Umberto Santino, fondatore ed animatore del Centro di documentazione « Giuseppe Impastato » di Palermo, nonché esj>erto di questioni mafiose.
Umberto Santino, a cui è toccato il compito di aprire e chiudere il dibattito, ha insistito sulla
necessità di uscire fuori dagli stereotipi dei discorsi sulla mafia,
come per esempio quello che vedrebbe una "vecchia” mafia, quella collegata all’economia agraria,
dei grandi latifondi, contrapposta
ad una ’’nuova” mafia, collegata
alla speculazione edilizia, al traffico delle armi e della droga
(eroina e cocaina), al riciclaggio
del denaro sporco in attività ’’pulite”, come l’investimento in borsa.
Invece la mafia è altro: innanzitutto non si può e non si deve
confondere la mafia con la delinquenza organizzata o la delinquenza comune, che possono
essere utilizzate dalla mafia ma
non le appartengono, perché l’u
nico fine della mafia è l’accumulazione di ricchezza, per raggiungere la quale è necessaria Taoquisizione sia di un pnjtere economico, sia di un potere pKilitico.
Non è credibile quindi l’immagine di una mafia d’« onore » a
cui sarebbero appartenuti i vari
’’pentiti”, da Giuseppe Di Cristina a Vitali, da Tommaso Buscetta a Calderone, che nella loro
collaborazione con la giustizia
rendono possibile la ricostruzione di alcuni percorsi delittuosi,
ma che contemporaneamente con
le loro deposizioni e confessioni
tendono a proporre e a difendere
una ’’ideologizzazione” ed una immagine della ’’propria” mafia che
serve a ridimensionare le loro
responsabilità delittuose e a giustificare e difendere i loro amici.
Una continua lotta
per l’egemonia
Lo scontro all’interno della mafia non è stato lo scontro tra una
mafia moderata che, per esempio, non voleva sporcarsi le
mani con la droga, e una mafia
’’cinica”, indifferente alla morte
di migliaia di tossicodipendenti,
ma piuttosto uno scontro che si è
scatenato all’interno della stessa
organizzazione mafiosa, tra singoli mafiosi, interessati unicamente ad acquisire una sempre
maggiore egemonia. D’altro canto
bisogna tener conto del fatto che
gli scontri al fine di acquisire
l’egemonia di un gruppo sull’altro,
o di un singolo mafioso sulla intera organizzazione, sono all’interno della struttura mafiosa ciclici: ogni diciotto, vent’anni si scatena questa lotta.
La presenza di questi scontri
all’interno della mafia non deve
però portarci a ritenere che la
struttura mafiosa sia gerarchica
o tendenzialmente ’’monarchica”:
anzi, la mafia è organizzata secondo la struttura tipica delle repubbliche federali, al cui interno ci
possono essere personalità significative ma non rilevanti.
Secondo Santino il salto di
Qualità la mafia lo ha fatto a partire dagli anni settanta, quando
la sua capacità di accumulare ricchezza — si pensi che secondo alcune stime la mafia avrebbe un
bilancio superiore di molti miliardi al bilancio della stessa Regione Sicilia, secondo altri il bilancio complessivo delle attività
illegali e legali della mafia si collocherebbe ai livelli di una multinazionale come la FIAT di Agnelli — la obbliga ad inserirsi in
grande stile nel mondo finanziario nazionale ed internazionale.
Per una cultura
della pace
Il dramma del conflitto tra Israele e popolo
palestinese - Un’iniziativa per il territorio
Quattro voci diverse per incrementare una cultura della pace a
Guardia Piemontese. La domenica 10 aprile, oltre 200 persone
hanno seguito per tre ore una tavola rotonda su « Pace, chiese, religioni » alla quale hanno partecipato: il palestinese Bassam Saleh, l’ebreo pacifista Isacco Nuna,
il vicario episcopale della Diocesi
di Cosenza-Bisignano mons, Gabriele Bilotti, e il prof. Giorgio
Girardet, della Facoltà valdese di
teologia.
Girardet, che ha preso per primo la parola, ha osservato che la
conversione delle chiese alla pace è stato un fatto relativamente
recente. Solo il secondo dopoguerra ha visto raffermarsi nelle
chiese dei movimenti pacifisti,
mentre in passato le chiese pregavano ciascuna per la vittoria
dell’esercito della loro patria. Oggi, ha concluso Girardet, si tratta
di occuparci delle cause profonde
della « non-pace » esistente anche nella nostra società. Per combattere il male < sia nei rapporti
fra gli Stati che fra il Nord e il
Sud del pianeta) bisogna identificarlo. Perciò le chiese sono chiamate a riflettere sulla dimensione
etica dei fatti politici.
Mons. Bilotti a sua volta ha fatto riferimento alle molte figure
di cattolici impegnati per la pace, da Mazzolati a La Pira, fino
a mons. Antonio Riboldi.
Isacco Nuna, un ebreo nato in
Egitto che vive in profondità le
istanze di pace presenti nell’ebraismo, ha definito il conflitto
israeliano-palestinese come dranima di due popoli, in un contesto
internazionale in cui Israele ha
rappresentato gli interessi de’rOccidente in Medio Oriente,
mentre i Paesi arabi a loro volta
considerano Israele come nemico comune, e minacciano la sua
distruzione. Nello Stato d’Israele
si contano oggi 46 diversi movi
menti per la pace — ha aggiunto
Nuna —; essi esprimono istanze
molto diffuse, ma dimostrano anche che le forze pacifiste sono disperse e che c’è poca chiarezza
sul da fare. Motivi di speranza
vengono dagli accordi USA-URSS
da una parte, e dalla distanza che
le comunità israelitiche sparse
nel mondo prendono ormai dalla
politica dello Stato d’Israele.
Bassam Saleh ha affermato:
« Siamo destinati a vivere insieme su questa terra, ebrei e palestinesi ». Ma allora — si è chiesto — perché gli USA rifiutano di
trattare con i rappresentanti delrOLP? D’altra parte, se fra i popoli arabi ci sono molti sostenitori e amici della causa palestinese, non altrettanto avviene fra
i loro governi, che sono in gran
parte regimi nati da colpi di stato e che governano con bilanci
dove le spese militari raggiungono spesso il 50% del totale.
La tavola rotonda, organizzata
insieme dal comune di Guardia
Piemontese e dal Centro di cultura « Giovan Luigi Pascale », è
stata la prima manifestazione di
una serie di iniziative che hanno
lo scopo di animare la vita culturale di questo piccolo centro della costa tirrenica calabrese.
La Chiesa valdese, che ha creato a Guardia Piemontese questo
centro di cultura, intende cosi
offrire alla sua popolazione un
piccolo servizio culturale. Le conferenze e i dibattiti che seguiranno avranno la loro maggiore risonanza durante la stagione estiva. Tuttavia, l’animazione culturale è pensata non solo in rapporto airafflusso turistico, ma anche e soprattutto per la popolrzione locale, la quale si rivela
sempre più attenta alla propria
storia e alla propria identità culturale.
Cesare Milaneschi
PORDENONE
Va’ pensiero...
Domenica 13 marzo è stato
inaugurato il ristrutturato teatro-auditorio annesso alla locale Chiesa battista di Pordenone.
Il locale è di limitata capienza
in termini di posti, circa cento,
ma nelle intenzioni della locale
comunità è destinato a diventare un significativo punto di riferimento, per l’intera cittadinanza pordenonese, per momenti di
incontro, riflessione e dibattito
su temi non solo religiosi, ma
anche socioculturali.
Per sottolineare questo fatto
l’inaugurazione è stata pubblica
ed ampiamente evidenziata dai
mass media locali. Ciò ha permesso ad oltre 200 persone di
intervenire alla « festa » inaugurale. Erano presenti numerosi
fratelli delle chiese evangeliche
e cristiane di Pordenone e del
Triveneto, oltre ad un numerosissimo pubblico di cittadini pordenonesi.
L’incontro è stato aperto dal
pastore della chiesa. Liberante
Matta, che ha comunicato ai presenti che il teatro era stato intitolato a Domenico Scardella
detto Menocchio, riformatore
pordenonese, per la precisione
di Montereale Valcellina, un pae
se ai piedi delle montagne, che
visse e venne perseguitato dal
tribunale dell’inquisizione di Pordenone nel XVI secolo.
E’ intervenuto in seguito il
sindaco Alvaro Cardin, che ha
sottolineato l’importanza per la
città di disporre di un ulteriore
spazio culturale ed evidenziando
come da sempre gli evangelici
■pordenonesi siano stati sensibili
alle esigenze civiche della città.
La parte centrale della manifestazione consisteva in un’esibizione della corale della chiesa,
diretta da Samuele Corai che,
contrariamente al solito, si è esibita in un repertorio per così
dire « profano »: canti della montagna, canti popolari e, dall’opera « Nabucco » di G. Verdi, l’aria
« Va’, pensiero, sull’ali dorate ».
L’esibizione ha incontrato un notevole successo da parte di tutti
gli intervenuti.
In conclusione un’annotazione,
0 meglio un ricordo, rivolto a
due fratelli di chiesa oggi scomparsi, i coniugi Alfeo Corai e
Pina Vicenzini che hanno consentito, con la loro liberalità, la
ristrutturazione dei locali.
Michele Campione
5
P
22 aprile 1988
ecumenismo
Le chiese evangeliche italiane
riunite nella FCEI, in collaborazione con la Facoltà valdese di
teologia, hanno indetto e svolto
un convegno nazionale su « Maria, nostra sorella: le chiese
evangeliche di fronte al rilancio
della mariologia », che ha avuto
luogo a Roma il 12 e 13 marzo
1988. E’ la prima volta che degli
evangelici italiani dedicano un
incontro nazionale a Maria. Perché lo hanno fatto? Essenzialmente per due motivi: uno ecumenico, l’altro biblico.
Mentre gli evangelici non coltivano alcuna forma di pietà,
devozione e culto mariano, altre
chiese e confessioni cristiane —
in particolare quella cattolicoromana e quella ortodosso-orientale, sia pure con tonalità proprie — hanno un’antica e fiorente tradizione mariana. Per
cattolici e ortodossi il culto mariano è cristianamente legittimo,
per gli evangelici no. Il culto di
Maria divide i cristiani. Tanto
più è necessario discuterne in
quanto il cattolicesimo romano,
attraverso i suoi pontefici, ha
ripetutamente affermato che la
pietà e il culto di Maria fanno
parte integrante del cristianesimo, devono quindi, in prospettiva ecumenica, diventare patrimonio di tutti i cristiani. Poiché
si è giunti al paradosso di parlare di Maria come mater unitatis (madre dell’unità) e di porre l’intero movimento ecumenico « sotto il segno di Maria », una presa di posizione evangelica
si impone.
Se il culto di Maria ci divide,
la figura biblica di Maria ci unisce. La Bibbia parla di Maria, e
così vorremmo parlarne noi.
Non si può infatti parlarne meglio.
Certo le affermazioni bibliche
su Maria, nelle grandi linee, sono note e non è necessario ripeterle qui ancora una volta. E’
però utile rimeditarle e riproporle ne! contesto di questo « anno
maria no », in dialogo critico con
l’evoluzione recente della mariologia cattolica e tenendo conto,
più in generale, della situazione
religiosa e culturale dei nostri
giorni. Nel corso del convegno
sono stati affrontati i nodi centrali della questione mariana nella loro evoluzione storica, nella
loro elaborazione dogmatica e
simbolica e nelle loro espressioni devozionali. In questo documento ci sforziamo di riprendere criticamente questi nodi, valutandoli alla luce della testimonianza biblica.
Maria e ia salvezza
Maria ci viene presentata come colei che collabora al compimento della salvezza, accettando la sua maternità e riconoscendo nel suo figlio il Messia, accompagnandolo nella sofferenza e nella morte, pregando
infine con i discepoli dopo la sua
resurrezione. In questo modo
ella è presente nei momenti centrali della fede cristiana: l’incarnazione, la croce e la resurrezione.
Noi non crediamo di poter ravvisare nella sua presenza qualcosa di più di una testimonianza: nella catena di testimoni che
con parole o gesti riconoscono
Gesù come Messia c’è anche Maria.
Maria con la sua specifica e
FACOLTA’ DI TEOLOGIA - FCEI
María, nostra sorella
Pubblichiamo il testo
« Maria, nostra sorella
sperienza: la maternità, i sentimenti, le parole di lode, la profonda intuizione della liberazione che Dio compie, ma anche
con le sue contraddizioni, i dubbi, le incomprensioni. Maria con
la sua maternità partecipa allo
svolgersi del piano di salvezza
di Dio in Cristo. Essa è una testimone menzionata allo stesso
titolo di Filato, secondo il Credo
apostolico.
Come Filato infatti, anche Maria è testimone della storicità e
dell’umanità della vita di Gesù,
perché è coinvolta nella sua storia. Come Maria di Magdala e
altre donne ed altri uomini. Maria è presente nella vita di Gesù
ed anch’ella è bisognosa di ricevere da lui la parola della vita.
Maria ci viene presentata come esempio e modello dell’umanità che desidera collaborare al piano di salvezza di Dio.
Si scontrano qui due diverse letture della posizione umana davanti a Dio: chi ne ravvisa la
possibilità di risposta e di collaborazione, e chi, viceversa, vi
scorge soltanto quella di accogliere la grazia di Dio che rende liberi per ascoltarlo.
In quanto collaboratrice alla
salvezza. Maria viene anche chiamata « madre dei credenti ». Essa infatti, si dice, farebbe nascere il Cristo dentro di sé prima
spiritualmente e poi fisicamente: così agirebbe nell’intimo dei
credenti, per far nascere dentro
di loro il Cristo.
Noi affermiamo che questa
prerogativa di rinnovamento e
nascita al nuovo Cristo è propria
dello Spirito Santo.
Affermiamo anche che questa
immagine di « madre dei credenti », che non troviamo attestata
nel Nuovo Testamento, non sottrae la persona di Maria alla necessità, che accomuna ogni donna e ogni uomo, di essere salvata da Cristo. In questo senso
noi possiamo riconoscere in lei
non una madre, ma una sorella
in Cristo.
Maria e Cristo
Ci viene presentata l’immacolata concezione di Maria come
una condizione di purezza e di
libertà dal peccato che la rende
disponibile ad accogliere l’annunciazione. In tal modo si rischia
però di sottrarre Maria alla realtà della condizione umana, segnata dal peccato. Inoltre lo
scandalo dell’incarnazione nell’umanità peccatrice viene attenuato, proprio perché Gesù nasce da una donna immacolata.
Maria viene posta fra l’umanità e Cristo come mediatrice e
come intercessore e avvocato degli esseri umani presso il Figlio.
In questa figura di Maria si manifesta la funzione mediatrice
che la chiesa cattolica intende
svolgere come tramite per la
salvezza.
completo del documento finale del convegno
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Il titolo di mediatore che il
Nuovo Testamento attribuisce a
Gesù Cristo non descrive però
un incontro a metà strada fra
la creatura e Dio. In Cristo infatti è Dio stesso che si fa mediatore e viene ad incontrare gli
esseri umani. In Maria incontriamo solo noi stessi. In Gesù incontriamo Dio.
Maria e la Trinità
I titoli attribuiti a Maria, tolti quelli usati in funzione polemica contro aspetti della cultura pagana antica (per esempio:
Regina del cielo), nel Nuovo Testamento sono riferiti alla Trinità stessa. In maggioranza si
tratta di doppioni dei titoli cristologici: ad esempio la nuova
Èva che corrisponde al nuovoAdamo e diventa lei il principio
e la primizia della nuova umanità. Altri titoli, come « consolatore » e « avvocato », sono attribuiti nel Nuovo Testamento allo
Spirito Santo o a Cristo stesso.
Questi slittamenti di ruolo dalla Trinità a Maria denotano una
assunzione di funzioni divine da
parte di Maria.
Noi affermiamo invece che
essa resta creatura di fronte a
Dio, e runico titolo che le spetta
è quello che lei stessa si è data
e che condivide con ogni credente: « Io sono la serva del Signore » (Luca 1: 38).
Maria e le donne
All’esaltazione della Vergine
Maria, che si è rafforzata nel
corso dei secoli, ha fatto riscontro una progressiva emarginazione delle donne dalla direzione della chiesa e dall’esercizio
dei ministeri.
Il mito di Maria Vergine-Madre è stato elaborato e strenuamente mantenuto negli ambienti
monastici maschili, dove ha
consentito di conservare ima figura vagamente femminile, ma
spogliata della sua sessualità.
Questa operazione rivela però
una progressiva criminalizzazione della sessualità, della quale
le donne hanno pagato il prezzo più alto: rimpossibilità fisica
per qualunque donna di adeguarsi al mito della Vergine-Madre ha fatto sì che la donna venisse sempre più identificata
con la sessualità e con il peccato.
Noi constatiamo anche che nel
pensiero protestante Maria è
stata spesso presentata sotto l’aspetto della passività, deH’umiltà e della ricettività. Questo ca-'
rattere dell’incontro fra Dio e
gli esseri umani, che non emerge
in modo particolare quando si
tratta di uomini (vedi Isaia, Geremia, Faolo) viene invece In
primo piano quando si tratta della donna Maria.
Questo svela un modello di
donna che sta anche dentro al
pensiero e allo stile di vita protestante, e che deve perdere ormai il suo valore normativo.
La teologia riformata, con la
sua riscoperta della centralità
della grazia di Dio, annuncia che
Dio è vicino e misericordioso.
Non occorre perciò alle donne
identificarsi o rispecchiarsi in
una figura femminile di Dio. Dio
stesso nella sua vicinanza si rivela come « l’altro », e questa
sua alterità lascia spazio anche
aH’esprimersi della differenza
positiva e concreta tra donna e
uomo.
Maria e ia chiesa
In Maria opera la grazia, poiché si manifesta l’amore di Dio
per il mondo. E’ una azione della quale Dio rimane soggetto,
mentre la parte umana (Maria)
si colloca nella posizione della
fede che non ha bisogno di far
valere i suoi meriti o di esaltare
la propria ubbidienza, ma è luogo ed occasione in cui avviene
l’annuncio della Farola di Dio
che si fa carne.
Solo in questo senso Maria è
« tipo della chiesa ». Nella chiesa continua ad avvenire il miracolo che la Farola venga annunciata e creduta. Ma è in Cristo
che si compie la venuta di Dio
nel mondo, non in Maria o nella
chiesa, che ne sono state o ne
sono tuttora Toocasione e lo
strumento.
Dalla Maria dei Vangeli la chiesa non può ricavare una tipologia di potere o di gloria nel
mondo. Le dichiarazioni papali
su Maria vanno di pari passo
con im sempre maggiore accentramento di potere sul papa, in
cui si identifica il potere della
chiesa (vedi la continuità fra la
dichiarazione sull’Immacolata
Concezione di Maria e quella sulTinfallibilità del papa). Ci sembra di poter riconoscere dietro
l’esaltazione dogmatica di Maria
una esaltazione dogmatica della
chiesa, che occupa un posto sempre maggiore e svolge un ruolo
sempre più centrale nell’orizzonte della fede, quasi sovrapponendosi alla centralità di Cristo.
Di fronte ad una predicazione
che non annuncia sufficientemente Dio nella sua vicinanza alla creatura. Maria rappresenta
il punto di contatto possibile con
il divino da parte dell’essere umano che cerca di superare i
limiti della propria esistenza.
Essa è sublimazione del dolore
o della gioia o del sentimento
umano più elevato, e proprio per
questo Maria può divenire facilmente strumento per il controllo
delle coscienze attraverso la religiosità.
Qui prevalgono simboli che si
fondono in una figura di Maria
che non ha più nulla da spartire con quella biblica. Alcune di
queste immagini sembrano avere un valore positivo e liberatorio, come la protezione degli umili o il sovvertimento dei potenti, altre rispondono ad un
bisogno di evasione, di festa, di
attesa del sovrannaturale. Ferma
restando la libertà di usare simboli ed immagini, una chiesa
che voglia mantenere la centralità di Cristo dovrà essere consapevole delle contraddizioni insite in questi meccanismi propri della religiosità umana, che
non vanno incoraggiati, ma evangelizzati.
Il fatto che Maria come figura
e simbolo svolge im ruolo significativo ed occupa un posto rilevante nella religiosità di molti cristiani va valutato anzitutto
a livello antropologico e culturale: qui occorre cercar di comprendere che cosa Maria rai>presenta per questi cristiani e quali
bisogni ed attese trovano in lei
espressione. Ma tutto questo va
poi vagliato a livello teologico,
cioè alla luce della Farola di
Dio.
In conclusione riteniamo necessario ritornare alla figura di
Maria, come attestata nei testi
biblici, ossia come testimone, fra
molti, della grazia e della misericordia rivelate in Cristo.
IX SEMINARIO NAZIONALE DELLE
COMUNITÀ’ CRISTIANE DI BASE
Brescia, 23-25 aprile 1988
Le scomode
figlie di Èva
Le comunità cristiane di base si interrogano
sui percorsi di ricerca delle donne
SABATO 23 AFRILE
Ore 16,00 — apertura dei lavori - relazioni :
— «Il movimento delle donne negli anni 70-80: fra
emancipazione e liberazione» (Lidia Menapace).
— « La donna nelle chiese, da oggetto a soggetto : il
contributo della teologia femminista » (Adriana
Valerio).
Ore 20,30 — tavola rotonda:
— « Le donne protagoniste nel cammino di laicità
nella società e nella chiesa» (Rosina Gibellini,
Claudia Mancina, Uta Ranke Heinemann, Bia Sarasini, Livia Turco).
DOMENICA 24 APRILE
Ore 9,00 — relazione:
— « La parola della Bibbia e la parola delle donne »
(Maria Cristina Borromei).
Ore 10,00 — gruppi di studio:
— « Il vissuto uomo-donna nelle comunità cristiane
di base rispetto a:
1) lettura della Bibbia,
2) far teologia,
3) ideologia del ’’servizio”,
4) acquisizioni teoriche-prassi quotidiana». (Introduzione e coordinamento dei gruppi di studio
a cura delle CdB di Pinerolo, S. Paolo di Roma,
Sardegna e Firenze).
— Serata di festa - le donne delle comunità olandesi
e della zona di Parigi presenteranno la loro esperienza in modo creativo.
LUNEDI’ 25 APRILE
Dalle ore 9 alle 10,30 gruppi di studio.
Ore 10,45 — Testimonianze - Assemblea eucaristica (a cura
delle CdB di Brescia, Padova, Verona, Milano).
Ore 12,00 — Conclusione del seminario.
La sede del seminario è presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Brescia, via Donatori Volontari del Sangue (già via
Valsabbina).
6
6 prospettive bibliche
22 aprile 1988
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Lutero ci introduce
al Salterio -1
Prima prefazione
al Saiterio
1524
La lingua ebraica è cosi ricca che
nessun’altra lingua può uguagliarla.
Infatti essa ha tsuite parole che significano cantare, lodare, onorare, rallegrare, afihggere, ecc., quando noi
ne abbiamo appena una. Particolarmente nelle cose sante e divine essa
è ricca di parole, tanto che ha più di
dieci nomi per indicare Dio, mentre
noi non abbiamo altro che questa
singola parola: Dio. Dunque la si
può chiamare giustamente lingua sacra. Perciò nessuna traduzione può
muoversi così liberamente come se
fosse l'ebraico stesso; senza contare
le parole velate, che si chiamano « figure », in cui essa supera tutte le
lingue.
Tuttavia, perché il Salterio risulti più chiaro in alcuni punti, voglio
qui aggiungere qualche parola.
Parole chiave:
misericordia e verità...
Nel Salterio si incontrano spesso
insieme queste due parole: misericordia e verità, che da alcuni sono
state interpretate in maniera rozza
e imprecisa. Io le ho rese con: bontà e fedeltà; ed è propriamente quel
che noi diciamo liberamente in tedesco: amore e fedeltà, quando diciamo, ad esempio: mi ha dimostrato amore e fedeltà. Io però non ho
osato renderlo così liberamente. Infatti Chesed, che alcuni hanno tradotto misericordia ed io bontà, significa propriamente dimostrare
amicizia, amore, benefici, come intende anche Cristo, in Mt. 12: 7, richiamandosi a Osea 6: 6, là dove dice: « Ho piacere per la misericordia, non per il sacrificio »; ovvero:
preferisco che si dimostri amicizia,
amore, beneficio, piuttosto che sacrificare.
Così verità significa fedeltà, ovvero che si possa fare affidamento su
uno, rifugiarsi presso di lui, e che
questi mantenga quello che ha detto e che ci si aspetta da lui. Cosi Dio
in tutta la Scrittura si fa lodare, in
confronto a noi, perché egli è misericordioso e fedele, ovvero ci dimostra amore e fedeltà ed ogni amicizia e beneficio, e noi possiamo sicuramente fare affidamento su di lui,
perché egli mantiene fedelmente e
Girolamo, il dotto monaco che tradusse la Bibbia in latino, la lingua
corrente di allora (la Vulgata), diceva che il Salterio è come un grandioso edificio pieno di stanze e locali, in cui la fede può spaziare e vivere. Ed è davvero, questa, esperienza diffusa, tanto che un’edizione
maneggevole del Nuovo Testamento senza i Salmi appare seriamente carente sia per l’uso personale, sia per la testimonianza ad altri: ad
esempio, non si legge forse di preferenza un Salmo, con un malato? Questa passione per il Salterio non è però una passione facile, né sempre
ben vissuta: non sono ’’facili”, i Salmi, nemmeno quelli che forse consideriamo tali. Vogliamo segnalare, fra le molte opere pregevoli e utili
che l’Editrice Marietti sta offrendo al pubblico italiano, la versione delle Prefazioni cdla Bibbia di Martin Lutero (a cura di M. Vannini, Genova 1987). Nelle varie edizioni della sua traduzione delia Bibbia alla quale lavorò durante tutto il suo ministero, fino alla fine, con un gruppo di collaboratori, e alla quale dedicò cure e rifiniture solitamente ignote alla sua torrentizia scrittura — il Riformatore appose a parti o a
singoli libri della Bibbia prefazioni e postille che sono illuminanti per il
suo rapporto con la Parola, per il suo modo di porsi il problema attualissimo della traduzione, e anche per la nostra lettura credente della
Bibbia. Queste prefazioni e postille sono ora raccolte in versione italiana in questo volume, e — grati per il permesso accordatoci dall’Editore
— pubblichiamo in queste settimane i testi relativi al Salterio.
a cura di GINO CONTE
Postilla
al Salterio
1525
compie quel che ci si aspetta da lui.
Tale fedeltà e verità si chiama Emeth. Da essa viene Emuna, che S.
Paolo stesso traduce da Abacuc: fede, quando scrive nella Lettera ai
Romani 1: 17: «Il giusto vive della
sua fede ». Spesso nel Salterio viene detto a Dio: la tua fede, oppure:
nella tua fede; perché egli dà tale
fede e costruisce sulla sua fiducia;
cosicché le due parole verità e fede
in ebraico sono quasi uguali e possono quasi valere luna per l’altra.
Come anche noi in tedesco diciamo:
mantiene la fede, chi è veritiero e
fedele. Al contrario, chi non è fidato, lo si ritiene falso e infedele.
...giudizio e giustizia
Poi vengono le due parole: giudizio e giustizia; ed anche queste non
abbiamo potuto renderle bene. Infatti la parola giudizio, quando si
trova da sola, significa una volta
l’ufficio del giudice, cpme nel Salmo
7: 7: « Fai sorgere il tuo giudizio,
che tu hai comandato »; giudicare
significa qui governare. Un’altra volta significa il comandamento di Dio,
come nel Salmo 119: 26: « Insegnami i tuoi giudizi ». Nello stesso modo anche una consuetudine o un diritto, come nell’Esodo 21: 9: « Egli
deve trattarla secondo il giudizio
della figlia », ovvero il diritto della
figlia, cioè come si è soliti fare verso una figlia. Ma quando si trova vi
cino alla parola giustizia, allora significa la metà dell’opera del giudizio, ovvero la sentenza, con cui viene perseguita, giudicata e condannata l’empietà e l’ingiustizia; e giustizia significa l’altra parte, con cui
viene difesa, sostenuta e portata alla luce Tinnocenza. Per questo motivo avrei voluto dire volentieri: giusto e onesto; come si dice: ha ottenuto la cosa in modo giusto e onesto. Ma non potevo spingermi così
lontano dalle parole.
Se, dunque, nel Salterio o altrove
ti capita che non si parli semplicemente di giudizio e giustizia, ma
del giudizio e della giustizia di Dio,
oppure si dica a Dio: i tuoi giudizi
e la tua giustizia, allora devi comprendere per giustizia la fede e per
giudizio l’uccisione del vecchio Adamo. Infatti Dio fa entrambe le cose
con la sua parola. Egli giudica, condanna, punisce e uccide quel che è
carne e sangue, ma giustifica e rende innocente lo spirito con la fede.
Ciò significa allora il giudizio e la
giustizia di Dio. Il giudizio lo esercita mediante la parola della sua
legge, come è scritto in Rom. 7: 11:
la legge uccide; la giustizia mediante la parola del Vangelo, che lo spirito riceve attraverso la fede, come
è scritto in Rom. 1: 17, mentre la
carne deve subire la morte con pazienza. Queste cose saranno chiare
e riconoscibili col tempo, attraverso l’esercizio.
Il Salterio ha in sé il pregio, rispetto agli altri libri della Sacra
Scrittura, non solo di mostrare esempi del bene in ogni senso, ma
anche di indicare il modo di osservare e compiere il comandamento
di Dio, con le parole più belle e più
scelte; ovvero come debba essere disposto un cuore che abbia una retta
fede, come una buona coscienza si
comporti riguardo a Dio in ogni avversità, come debba consolarsi e
farsi animo. Insomma, il Salterio è
una vera scuola, in cui si impara, si
esercita e si rafforza la fede e la
buona coscienza verso Dio.
La lode
Tu vedi perciò che non v’è quasi
un solo salmo che non lodi la fedeltà, verità, parola, giustizia di Dio,
e con ciò esercita la coscienza nella
fede in Lui, giacché si deve intendere che compiere il comandamento di Dio consiste nella sincera fede, nella consolante fiducia nella
sua grazia e nella lieta coscienza della sua misericordia. Un tale cuore,
che sta di buon animo in Dio, è
proprio quello che compie e accetta
liberamente e con gioia ogni volontà di Dio.
La croce
Ma accanto a ciò, però, tu vedi
anche che quasi in ogni salmo c’è
la croce, ecco che vi è il lamento e
la denuncia dei persecutori, il rirnprovero e la punizione per gli empi.
Infatti, chi vive nella fede, deve
molto soffrire esteriormente per
Dio, e far uccidere il vecchio Adamo; sicché in tutto il Salterio si
esercitano compiutamente e potentemente entrambe le cose: la prima, come lo spirito vive, combatte,
agisce e cresce nella fede, grazie alla parola di Dio e alla sua verità; la
seconda, come la carne muore, soffre, è sottomessa, viene meno. La
fede penetra anche nella morte, e
tuttavia vive.
Chi, dunque, vuole leggere e comprendere giustamente il Salterio,
deve fare attenzione in esso a queste due cose, e così scoprirà quale
dolce e bel libretto esso sia, e vi imparerà ogni dottrina, consolazione,
forza, gioia; ogni delizia che il suo
cuore può desiderare.
Martin Lutero
7
22 aprile 1988
obiettivo aperto
VAL RELUCE: COME I PIU’ GIOVANI LEGGONO IL XXV APRILE
Interrogando la memoria della comunità
La costituzione del movimento antifascista in formazioni organizzate: la struttura, le responsabilità, le
condotte sul territorio - Il controllo degli eccessi e il coinvolgimento della popolazione - Una nuova forma di stud
In occasione della ricorrenza del 25 aprile,
abbiamo deciso quest’anno di lasciar parlare
alcune giovani. Le loro riflessioni sono state effettuate per un concorso che la Regione Piemonte annualmente bandisce, e che ha per temi
la Resistenza ed i campi di sterminio nazisti.
Sono tutte allieve del Collegio Valdese;
alcune di loro (Alessia Bainotti, Barbara Camusso, Cristina Ricca) avevano già vinto lo
scorso anno un viaggio di studio a Vienna ed
ai campi di sterminio austriaci. Il risultato del
concorso quest’anno è stato ancora più lusinghiero, tanto che due classi del Collegio si sono
classificate al 1“ e 3“ posto per la ricerca sulla
Resistenza, mentre un’altra allieva si è classificata 5=“ nel commento di una frase di Primo
Levi.
Di conseguenza cinque ragazze (Isabella Castagno, Mara Baridon, Katia Catalin, Paola
Charbonnier, Loredana Di Francesco), accom
pagnate dai proff. Marcella àay e Giorgio
Tourn, si recheranno a Praga, Salisburgo ed ai
campi di concentramento di Terezin, Mauthausen e Cusen dal 7 all’11 maggio. La ricerca
sulla Resistenza richiedeva quest’anno, tra l’altro, di seguire « il percorso di un C.L.N. della
vostra zona attraverso la memoria della comunità, documenti di archivio o notizie della
stampa », per il periodo che va dal 1943 al 1946.
E’ impossibile naturalmente pubblicare qui
tutto il percorso delle loro ricerche, costituito
da interviste, documenti a stampa, manoscritti
e dattiloscritti (spesso inediti) rinvenuti in archivi comunali o privati. Ma si è pensato che
il riportare anche solo alcuni brani dei loro lunghi s£^gi potesse rappresentare un’ottica un
po’ diversa, ma ugualmente stimolante, per riflettere su fatti di storia che devono ancor oggi
lacerare le nostre coscienze, proprio perché
— come ha scritto Primo Levi — sono avvenuti « contro ogni previsione ».
Quelle riunioni segrete,
in una casa sulla collina
Per noi oggi è veramente difficile renderci conto, fino in fondo,
di che cosa abbia significato il
C.L.N., in quanto siamo abituati ad una democrazia di tipo diretto, avendo delle persone che
ci rappresentano in Parlamento
e nelle amministrazioni regionali, provinciali e comunali.
E’ necessario ricordare che tutto ciò è svolto alla luce del giorno, mentre il C.L.N. doveva operare in clandestinità: è quindi
abbastanza difficile, attualmente,
per noi concepire come un’organizzazione tanto vasta ed importante abbia potuto sussistere
in segretezza senza mai venire
smantellata. [...]
commercianti; Caramello e Ferraris per gli sfollati e Di Francesco per i piccoli industriali.
Si costituisce
la Giunta clandestina
A Luserna il movimento politico antifascista andò a delinearsi in C.L.N. nell’autunno ’43-gennaio ’44; in autunno fu costituita una Giunta clandestina ed eletto il primo sindaco, James
Gay, grazie anche all’appoggio
sia dei partigiani G.L. che dei
garibaldini (i primi operavano
soprattutto in Val Pellice e i
secondi in parte nella Val Lusema).
Il C.L.N. era formato dai vari
partiti politici clandestini; all’inizio ci fu qualche difficoltà a
reperire alcuni membri; Del Pero riuscì a convincere Garnero,
un vecchio socialista e Brignardello, direttore della filatura
Mazzonis e presidente di \Azione Cattolica.
Poco tempo dopo il C.L.N. locale riuscì a creare una Giunta
comunale clandestina; si cercò
di organizzare una rappresentanza conforme alla composizione della popo-lazione, tenendo
conto dei fattori sociali e territoriali; Paolo Favout, che era il
comandante dei G.L., convinse il
fratello che, insieme ai signori
Cougn, Albarin e James Gay,
rappresentava gli agricoltori della collina di San Giovanni; i
signori Michialino e Bonetto per
Luserna e Toum per Rorà; Rosmino, Martina e Bertotto per
gli artigiani; Beux, Fantone e
Garnero per gli impiegati; Ferragutti. Bruno e Anrico per i
La continua ricerca
dell’unità
La Giunta incominciò le proprie riunioni nella cascinà del
Favout, sulla collina, in una zona isolata; quando ci fu minor
pericolo di essere scoperti, le riunioni vennero tenute direttamente in municipio. [...]
Il C.L.N. locale, oltre al lavoro
effettuato nella Giunta, si trc^
vava a risolvere altre difficili situazioni riguardanti questiom
finanziarie, politiche e anche militari; ad esempio doveva conciliare le diverse idee dei G.L. e
dei garibaldini, che non sempre
riuscivano a tro’vare un punto
d’accordo. Quello che era importante era la ricerca dell’unità,
visto che lo scopo d’entrambe le
formazioni era lo stesso.
Il C.L.N. prendeva le direttive
generali da Torino e aveva contatti con le formazioni partigiane tramite i commissari politici; però in zona le cose andavano spesso diversamente; in primo luogo i membri del C.L.N. e
della Giunta erano contattati
non solo dai commissari e per
ogni singola faccenda si agiva
come sembrava più opportuno
dato il momento, cercando di rimanere in regola con i decreti
del C.L.N., se era possibile. Saltuariamente il C.L.N. centrale
faceva delle ispezioni sul funzionamento del C.L.N. locale; però
venivano sempre mantenuti i
contatti. Almeno un membro
del C.L.N. o un comandante di
formazione doveva essere presente in casi di processo, per
controllare che si procedesse regolarmente. Èra inoltre il C.L.N.
in genere a decidere i prezzi degli alimenti. Facendo il confronto con le decisioni di C.L.N. di
altre zone, s’è potuto constatare che i prezzi erano simili da
zona a zona, ma questo dipendeva anche dalle singole condizioni, e inoltre in valle, bisogna
dire, non mancò mai molto, perché il territorio aveva le sue risorse alimentari; il problema fu
rappresentato soprattutto dalle
famiglie meno abbienti e dalle
tante famiglie sfollate. [...]
A Luserna, a guerra finita, la
Giunta uscì dalla clandestinità
e s’installò al municipio; il primo sindaco fu Gay (come era
già prima deU’avvento del fascismo) e vice-sindaco Garnero;
con le prime elezioni diventò sindaco Fantoni; nelle fabbriche furono costituite delle commissioni interne, elette dagli operai.
Il C.L.N. doveva controllare
che non si eccedesse in rancori
personali. Ad esempio la madre
del partigiano Vasario, che era
stato ucciso, si lamentò perché
un fascista veniva trascinato
per le vie del paese; il C.L.N. intervenne: se si era colpevoli, si
aveva diritto ad un regolare processo. Il C.L.N. intervenne inoltre per assicurare che i decreti
sull’epurazione colpissero le persone giuste e doveva vigilare su
eventuali saccheggi ed atti di
violenza gratuita. A Pinerolo il
C.L.N. prosegui la sua opera fino a giugno; fu istituita una polizia speciale che intervenne anche per calmare i partigiani stessi, ed alcuni di loro furono processati. Si cercò comunque in
valle di ricreare una vita normale, tenendo conto degli ideali di giustizia e libertà.
Mara Baridon, Katia Catalin,
Paola Charbonnier, Loredana
Di Francesco (Classe 5* linguistico).
Il CLN in valle
Ci siamo documentate su fonti riguardanti due diversi coniuni, quello di Luserna San (jiovanni e quello di Torre Pellice,
facendo riferimento allo studio
di documenti d’archivio e alle
testimonianze orali. Questi due
comuni presentano delle analogie di fondo; la popolazione, ai
tempi della guerra come attualmente, era divisa in cattolici _ e
valdesi che, nonostante le differenti ideologìe religiose, si unirono in una battaglia comune;
la situazione economica era sostanzialmente la stessa (la più
grande manifattura della zona,
la Mazzonis, si trovava proprio
fra i due comuni, a Pralafera).
Tuttavia gli scopi, le caratteristiche e i risultati dei Comitati
di Liberazione Nazionale di Lusema e Torre Pellice differivano, non solo fra di loro ma, più
in generale, dagli altri C.L.N. del
Nord Italia.
Differivano dai CjL.N. cittadini per la minore importanza,
per i compiti di minore responsabilità, e dai C.L.N. dei piccoli
paesi perché probabilmente, rispetto a quelli, si avvicinavano
maggiormente a quelli cittadini,
nonostante dipendessero direttamente dai gruppi partigiani (in
valle agiva infatti la V* Divisione Giustizia e Libertà).
Tali Ck>mitati costituirono, in
ogni caso, negli anni 194445 un
punto di riferimento per la popolazione e, immediatamente do
po la Liberazione, un governo
effettivo in valle. [...]
E’ necessario a questo punto
tentare una riflessione sull’oi^rato del Comitato di Liberazione Nazionale in valle.
Anche se l’importanza del
C.L.N. locale non è paragonabile a quella dei C.L.N. cittadini,
o più in generale alle sedi regionali quali quella di Torino o
di Milano, la cui importanza fu]
determinante, tale Comitato riuscì tuttavia a mantenere le comxmicazioni fra la volle e le Z(>
ne esterne e soprattutto ad evitare alla popolazione l’incombere di carestie e ulteriori grari
disagi. L’intervento nelTamministrazione di scuole e fabbriche,
come detto, non spettava direttamente al CjL.N., ma molti
membri di esso se ne occupavano, parteciipando direttamente ai
C.L.N. di fabbrica o della scuola.
Ma la cosa che più ci ha colpite è stato l'impegno dei membri del C.L.N. e la partecipazione della popolazione. Prendere
parte ad associazioni clandestine significava rischiare perennemente la propria vita, soprattutto in un ambiente piccolo e quindi facile, almeno apparentemente, al pettegolezzo. Ma un ideale che andava al di là del timore per la propria vita, ispirato
ad una società più giusta, ma
forse ancor più alla sopravvivenza, li aiutava a superare an
che i più gravi pericoli. Per questo la loro azione fu importante.
Un’altra cosa poi ci ha colpite: la partecipazione della gente. Anche per coloro che non
partecipavano attivamente ai comitati, era diffìcile convivere con
i nazi-fascistì, ma nessima delle
persone che abbiamo intervistato ha ricordato un episodio di
tradimento. La stampa clandestina contribuiva a tenere informata la popolazione, tenendola
costantemente al corrente degli
avvenimenti locali ed esterni e
diffondendo i pisciami del C.L.N.,
esortando la gente a ribellarsi.
Anche se inizialmente la mancata conoscenza di precedenti ricerche o trattazioni ci aveva « terrorizzate », dovendo affrontare
un tema così complesso e vasto
senza alcun indizio, l’esperienza
di ricerca personale e individuale è risultata molto stimolante
e istruttiva. La conoscenza dei
protagonisti, lo studio dei fatti
attraverso i documenti, il dialogo instauratosi con una realtà
così complessa, si sono dimostrati infatti molto più utili ed
interessanti dello studio sui libri, insegnandoci, anche_ se nel
nostro piccolo, come si ricostruisce la vera storia.
Alessia Bainotti, Barbara Camusso. Isabella Castagno,
Cristina Ricca (Classe 2*
Liceo)
8
8 vita delle chiese
22 aprile 1988
CASA CARES: CONVEGNO SU « MINISTERI E FORMAZIONE »
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
I ministeri neiia chiesa verso n sinodo
Il primo giorno del Convegno
« Ministeri e formazione », tenutosi come di consueto nel clima
accogliente di Casa Cares, è stato veramente corposo. I primi due
interventi, di carattere storico:«/
ministeri nella Chiesa secondo Lutero » (prof.ssa Nitti) e « secondo
Calvino » (past. Santini), e il terzo
di teologia sistematica (prof. Rostagno): « / ministeri dalla Riforma ai nostri giorni, alcuni esempi », harmo messo in evidenza
come la Riforma non abbia mutuato in modo rigido e schematico dal Nuovo Testamento i
modelli per rorganizzazione delle chiese. Da parte dei riformatori vi è sempre stata una grande libertà neU’appUcare l’Evangelo nella concretezza del momento storico. E’ ovvio che le
varie forme organizzative non
sono nate come Minerva, adulta
ed annata, dalla testa di un Giove qualsiasi, ma si sono andate
formando sia attraverso il dibattito teologico, sia come risposta
alle mutevoli condizioni sociali
(un esempio per tutti, la situazione di Ginevra dal 21 maggio 1536
al 1560), e non senza contraddizioni e difficoltà.
Alla luce di quelle esperienze
la relazione del moderatore Giampiccoli (/ ministeri nella Chiesa
Valdese, la situazione attuale) ha
avuto uno spessore che forse nel
dibattito non è stato possibile
fhr emergere con la necessaria
chiarezza. I punti salienti della
relazione sono stati il ministero pastorale e l’accesso alle donne (con il breve « interregno »
delle assistenti di chiesa) e il
ruolo diaconale. Mentre per il
primo non sembrano esserci più
problemi, essendo le donne pastore non solo un dato di fatto,
ma anche un legittimo orgoglio
delle nostre chiese valdesi e metodiste, rinserimento dei diaconi,
in una chiesa di tip« presbiteriano, sembra essere più problematico. In ogni caso rimane una sfida aperta per l’annuncio del Regno che viene in un mondo che
sembra sempre più piccolo, ma i
cui rapidi mutamenti creano sofferenze sempre più drammatiche.
Sino a non molti decenni fa
il servizio era di carattere più
specificatamente interno, mentre
ora, con il mantenimento ed il
pMDtenziamento delle nostre opere, si è andato sempre più ampliando anche verso l’estemo. I
settori sono ormai molteplici:
istruzione ed animazione, informazione e pubblicistica, assistenza ed ospitalità, servizi tecnici
ed amministrativi. Nel dibattito
mi sembra che siano emerse soprattutto due necessità. La prima è quella di non creare una
casta separata, alla quale la
chiesa deleghi il servizio. Dovrebbe essere cura della chiesa
rendere sempre evidente che questa forma di diaconia più strutturata è una parte del servizio,
molto più vasto, al Signore e
che deve essere comune a tutti
i suoi membri secondo i doni
che il Signore ha dato ad ognuno. La seconda è la necessità di
ovviare alla scarsa sensibilizzazione ed informazione dei/delle
nostri/e giovani affinché possano
seriamente riflettere sull’opportunità di poter servire il Signore nell’ambito della chiesa, cosa che potrebbe permettere loro
di orientare gli studi in questo
senso.
Un efficace strumento di conoscenza delle nostre oj>ere può
essere il volontariato. Sino ad
ora il rapporto dei/delle giovani (nei casi migliori) verso la
chiesa è vissuto in modo piuttosto passivo. Usufruiscono dei
servizi — catechismo, campi estivi, ecc. — ma rimane un rapporto che non li coinvolge né
nella finalità né nella gestione,
e questo può portare ad un atteggiamento di « consumo » e
non di partecipazione attiva. In
una società che già educa a gettare ciò che si è consumato, senza creare un rapporto di comunicazione, di identificazione con
qutmto si è consumato, ma solo con l’atto immediato del consumare, creando perciò dipendenza nell’atto stesso, la chiesa
deve porsi verso i suoi membri
più giovani in un rapporto educativo qualitativamente diverso.
Il secondo giorno Marco Jourdan ha tenuto una relazione sul
suo viaggio dentro lo spacchio
della diaconia europea; purtroppo il breve sunto a cui sono costretta rischia di appiattire tutta la ricchezza emersa. Fortunatamente, per chi desidera approfondire gli argomenti, vi è in
progetto una « collana » che pubblicherà i temi ed i dibattiti dei
convegni.
INGHILTERRA - L’attenzione
delle chiese è rivolta alle fasce
sociali depaupjerate a causa
del disfacimento dell’impero e
che non sono in grado di usufruire dell’assistenza dello stato
per mancanza di informazioni adeguate. La Chiesa unita e la
Chiesa battista hanno trasformato le vecchie Scuole bibliche in
scuole di formazione diaconale,
con indirizzo biblico-teologico e
sociale. La Chiesa anglicana è attiva con il progetto « Fede nella
città », che va dalla predicazione
aH’assistenza sociale. Le donne
anglicane contribuiscono alla trasformazione della loro chiesa
frequentando le facoltà teologiche delle università e impegnandosi a fondo come assistenti di
chiesa e nelle opere sociali.
BELGIO - La zona mineraria
è molto disastrata, le miniere
sono state quasi tutte chiuse e
interi villaggi abbandonati. I pa
stori dei villaggi ancora attivi
spesso sono anche segretari delle locali sezioni del partito socialista. Vi è una crescente presenza di immigrati dal Nord Africa e il servizio per questo settore di persone ha carattere di
emergenza: disponibilità di locali riscaldati, cibo cotto e abiti.
OLANDA - La Chiesa riformata ha saputo rinunciare ai privilegi di Chiesa nazionale e i finanziamenti statali che ancora
riceve vengono usati per aiuti
al terzo e quarto mondo. Le case per anziani sono finanziate
dallo stato ma gestite dalle chiese. Il servizio è molto attivo anche verso settori di emarginazione quali alcoolismo, droga, prostituzione, accattonaggio, ecc. In
ogni settore il volontariato è determinante e capillare.
SVIZZERA - Chiesa riformata
zwingliana-calvinista. Esistono
ancora le Case delle diaconesse
con indirizzo infermieristico. Negli anni ’30, vicino a Zurigo, è
nata una scuola diaconale; il corso è di tre anni con due indirizzi: lavoro nelle comunità (anziani ed handicappati) e nelle
chiese come assistenti sociali.
GERMANIA - La diaconia si
è formata parallelamente alle
chiese, tanto da avere proprie
facoltà di teologia. Un centro
molto importante è quello di
Bethel, nato nel 1890 ad opera
di un pastore che accolse nel
presbiterio alcuni alcoolizzati,
per la cui disintossicazione applicò la terapia del lavoro con
eccellenti risultati. Attualmente è
airavanguardia per la ricerca, la
cura e la riabilitazione psico-fisica e sociale degli ammalati di
epilessia.
Valeria Fusetti
ANGROGNA — L’assemblea
di chiesa del 17 aprile ha nominato quale deputati al prossimo Sinodo Hélène Peyronel (suppl. Eldina Long) ed alla Conferenza distrettuale Franca Coi'sson, Eliana Ricca e Renato Bertot (suppl.
Ernesto Malan). Revisori dei
conti saranno G. Piero Bertalot
ed Ivonne Peyronel.
• Giovedì 14 aprile si sono
svolti i funerali di Emilio Buffa
originario degli Odin ma da tempo residente a Luserna S. Giovanni ove è deceduto all’età di
84 anni; ai familiari va la solidarietà della comunità.
• L’assemblea di chiesa ha
inoltre deciso di assumere quale
impegno finanziario per il 1989 la
somma di 22 milioni di lire.
PRAMOLLO — L’assemblea
di chiesa, riunita domenica 17, ha
eletto Guido Peyronel e Gustavo
Long deputati alla conferenza distrettuale; Ivana Costabel deputata al Sinodo. Supplenti: Dante
Long per la Conferenza e Lidia
Ribet Noffke per il Sinodo.
Si è anche accettata la richiesta da parte della Tavola Valdese
per l’impegno finanziario ’89. Infine si è deciso di organizzare
una gita comunitaria a Portoflno
il 12 giugno, quindi chi vuole
partecipare si può prenotare
presso Rina Ferrerò Sappé o altri membri del Concistoro.
Battesimo
SAN SECONDO — Durante il
culto di domenica 10 aprile sono stati battezzati Viviana, Monica e Roberto Bianciotto di
Giancarlo e di Elena Godino
(Bruciti) e al posto del sermone
del pastore è stata presentata
la testimonianza dei catecumeni
di III anno basata su argomenti
CORRISPONDENZE
Gli evangelici e Maria
VERBANIA — Nell’anno mariano, proclamato con l’intenzione di incrementare lo sviluppo
del culto di Maria, la Chiesa
metodista ha organizzato, il 24
marzo, ima conferenza pubblica
aperta a liberi interventi sul tema: Maria nei vangeli e nelle
chiese.
Lo scopo era quello di approfondire la conoscenza della vera Maria, quella dei vangeli, e
tentare di promuovere un atteggiamento evangelico corretto
nei suoi confronti. Il relatore è
stato il past. Gino Conte.
La notizia è stata divulgata
dai giornali e dalle TV locali;
l’invito a partecipare era rivolto a tutti: evangelici e non. Purtroppo ci siamo ritrovati tra di
noi, senza alcuna presenza cattolica, che avrebbe permesso
un dialogo, uno scambio di punti
di vista, di argomenti pro e contro, che sarebbero stati un arricchimento per tutti. L’ecumenismo è anche parlare di argomenti che ci dividono, fraternamente e con rispetto reciproco...
Dopo aver tracciato la figura
di Maria durante la vita di Gesù, come viene descritta negli
evangeli, e sottolineato il posto
molto relativo che le è concesso, diciamo pure marginale, il
pEist. Conte ha fatto lo storico
del culto mariano (che risale
alla fine del IV sec.). Egli ha
spiegato come e quando è iniziato, come si è sviluppato e soprattutto x»crché si è sviluppato, fino ad arrivare alla proclamazione dell’Immacolata Concezione nel 1854, ad opera del Papa Pio IX. Dalla metà del XIX
sec. ad oggi, lo sviluppo mariologico si va accelerando e sem
bra tendere alla proclamazione
della Corredentrice.
Da parte nostra, evangelici,
preferiamo seguire l’insegnamento della Scrittura e il pensiero dei Padri della Chiesa antica. Portiamo dunque a Maria
il medesimo rispetto che ebbe
per lei l’angelo della annunciazione, nutriamo per lei profonda attenzione quale eletta della grazia di Dio per essere stata la madre terrena del Salvatore, e crediamo che sia benedetta
tra le donne proprio perché seppe essere un membro fedele ed
ubbidiente del popolo di Dio.
Maria fu e rimane una credente tra i credenti. Nell’Apocalisse, quando si parla di gloria celeste. Maria non è mai nominata tra coloro che siedono
attorno al trono di Cristo (Apoc.
4) perché non ha un posto d’onore.
Noi crediamo di essere fedeli
alle Scritture quando protestiamo e ci opponiamo a tutto ciò
che mira ad attribuire a Maria una, sia pure minima, parte dell’opera di redenzione compiuta da Cristo sulla croce. Cristo è l’unico mediatore tra Dio
e gli uomini; è l’unica Via che
conduce a Dio (Giov. 14).
In Cristo anche noi, come Maria, abbiamo trovato grazia presso Dio; perciò evitiamo ogni
esaltazione della persona umana
ed imitiamo Maria nella fede,
nella disponibilità e nella consacrazione al Signore, ricordandoci bene che tutto ciò che viene
attribuito a Maria viene tolto
a Cristo.
Esempio di fede sì, oggetto di
fede no.
Un giorno di festa
VERCELLI — Domenica 27
marzo è stata ima giornata particolarmente lieta per la nostra
piccola comunità. Infatti battesimi e confermazioni non sono frequenti, purtroppo, e quindi ogni
battesimo oppure ogni confermazione viene vissuto da tutta la comunità con entusiasmo e
gioia. Giada Trogliotti ha chiesto e ricevuto il battesimo, durante il culto, alla presenza di
una comunità in festa.
La realtà del
Rio de la Piata
FELONICA — Lunedì 28 marzo il pastore Valdo Benecchl ha
fatto visita alla chiesa di Felónica per renderci partecipi delle
sue esperienze di viaggio in
America Latina. Nel corso della
serata comunitaria il past. Benecchi ci ha parlato delle sue
tappe nelle Chiese valdesi e metodiste del Rio de la Piata, Montevideo (Uruguay) e di Buenos
Aires (Argentina).
Attraverso le sue parole siamo venuti a conoscenza di realtà lontane e disparate, quasi sconosciute per noi, di paesi dalle
distanze smisuratamente enormi e dagli squilibri altrettanto
enormi.
Un’occasione e un esempio su
cui riflettere ci vengono dati anche dai loro pastori che vivono
la chiamata di Cristo in umiltà,
quasi nelle stesse condizioni di
disagio e povertà delle persone
di cui si occupano.
biblici studiati durante l’anno.
• L’Assemblea di chiesa del
17 aprile ha eletto come deputati al Sinodo: Margaret Bertolino e Rosanna Paschetto e alla Conferenza distrettuale: Silvano Forneron, Ugo Ribet e Velia Rivoira.
L’assemblea ha accettato la
proposta di impegno per il 1989
che è di L. 35.500.000.
AH’unanimità l’assemblea ha
accettato la proposta di Claudio
Rivoira di avere la celebrazione
della Santa Cena ogni prima domenica di agosto.
Solidarietà
PRAROSTINO — La comunità
ha manifestato la sua solidarietà alle famiglie di Mery Margherita Codino ved. Forneron, Nancy Gardiol ved. Avondet e di
Alfredo Grili, deceduti nelle ultime settimane.
• Durante l’assemblea di chiesa del 17 aprile sono stati eletti quali deputati alla Conferenza
Distrettuale Paola e Sergio Montavano, Patrizia Giachero; supplenti Laurenzia Forneron e
Laura Avondet.
Per il Sinodo Patrizia Giachero
e Vaido Plavan; supplenti Sergio Montavano e Laura Avondet.
• Domenica 1° maggio, alle ore
14.30, avrà luogo il consueto
bazar organizzato dall’Unione
femminile. Tutti sono cordialmente invitati.
Grazie!
VILLAR PELLICE — La chie
sa ringrazia vivamente le giovani della FGEI ed il predicatore
locale Dino Gardiol per i messaggi che ci hanno rivolto nel
corso dei culti rispettivamente
presieduti.
• L’Unione Femminile rinnova
la Sua gratitudine al pastore
emerito Paolo Marauda per l’apprezzata collaborazione nel pomeriggio domenicale di accoglienza dei neoconfermati, durante il quale ci ha presentato
diverse belle diapositive del suo
repertorio.
• L’Evangelo della risurrezione e della speranza è stato annunciato in occasione del funerale del nostro fratello Alfredo
Dalmas (Teynaud), che ci ha lasciati all’età di 76 anni. Alla compagna, ai figli ed a tutti i familiari esprimiamo ancora fraterna
solidarietà nella fede in Gesù
Cristo.
Giovedì 21 aprile
□ COLLETTIVO
BIBLICO ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45,
presso II centro d'incontro, prosegue
l’attività del collettivo che prevede in
questa occasione la partecipazione di
Franco Barbero per lo studio del libro
della Genesi,
Sabato 30 aprile ~
□ FORMAZIONE
MUSICALE
VILLAR PELLICE — Organizzato dall’assemblea delle corali, ha luogo un
corso di formazione per direttori di
corale con la partecipazione del maestro Sebastian Korn; inizio alle ore 15
di sabato 30, chiusura alle ore 17 di
domenica.
Iscrizioni presso il Castagneto (Gisela Lazier, tei. 0121/930779).
9
vita delle chiese
22 aprile 1988
L’UOMO, IL FRATELLO
Vittorio
Subilia
in una foto
del 1964.
IL TEOLOGO
Testimone della
alterità di Dio
Gli insegnamenti che non saranno dimenticati
La voce autorevole, ironica,
amata e temuta del maestro, di
Vittorio Subilia, la voce che incuteva rispetto e soggezione, e a
volte ci lasciava interdetti, non
la udremo più, né incontreremo
più il professore al posto abituale, intento a prendere appunti 0 a sbuffare contro i burocrati e contro qualche affermazione che non gli andasse a genio, pronto subito a lasciare la
lettura per scambiare con noi un
commento o a comunicarci un
giudizio.
Che cosa egli ci abbia lasciato, ce le dice l’inventario delle
sue opere, le schede della biblioteca che portano il suo nome,
i nostri appunti.
Che cosa ci abbia dato è invece più diffìcile da esprimere,
tante sono le influenze che una
persona può esercitare sugli altri. Forse, al di sopra di tutto,
una certa passione per la sua
materia, la teologia sistematica;
forse, invece, la linearità di certe affermazioni...
Il primo suo libro fu una ricostruzione dei titoli di Gesù
negli evangeli sinottici in cui riceveva rilievo la figura del servo di Jahveh; seguono fra l’altro,
a partire dagli anni Sessanta, le
due opere di analisi dell’ag^ornamento cattolico conciliare.
Non credo che Subilia non possedesse senso storico; si può dire il contrario: in quelle due
opere e poi in molti altri articoli Subilia ci ha fatto comprendere il senso epocale di una certa autocomprensione del cattolicesimo, che accoppia storia e
dogmatica.
Alcuni corsi di dogmatica sono raccolti nel volume I tempi di
Dio (si legga qui il capitolo sub
la discutibilità di Dio) ed altri
nel volume sulla giustificazione.
Poi è la volta di saggi di storia
del pensiero teologico ottocentesco e novecentesco, e poi ancora una lucida esposizione dell’insieme del messaggio protestante, Solus Christus.
Al nome di Subilia resta legata anche la rivista « Protestantesimo », iniziata nel 1946. Del
numero 1/1988, uscito in questi
giorni, aveva come sempre curato la redazione, nonostante la penosa malattia. Durante gli ultimi
mesi di degenza non si dava pa
Vittorio Subiiia:
"ministro" della chiesa
Nella « concentrazione teologica » il più forte dei suoi messaggi - Un
nuovo sguardo ai cattolicesimo - Contro i « cedimenti sacramentali »
ce che le forze lo abbandonassero, non capiva perché non riuscisse più a lavorare come una
volta... e nonostante questo, si
metteva per brevi momenti a
leggere, dettava appunti, portava avanti lavori progettati.
Alcune formule rimarranno.
Ci aveva abituati a contrapporre la teologia della discontinuità
(auf-aut) a quella della complessità degli opposti (et-et).
Egli stesso, tuttavia, sapeva che
vanno evitate le false antitesi e
poteva parlare della « necessità
simultanea di una presa di coscienza seria e piena del mondo nuovo e del mondo vecchio,
dell’uomo nuovo e dell’uomo
vecchio » quale « indice della
complessità di un discorso cristianamente corretto » (L’Evangelo della contestazione, p. 80).
Soprattutto ci aveva messi in
guardia contro il rischio di adeguare semplicemente il messaggio della chiesa al momento storico, invece di intraprendere una
vera ricerca di fede nelle profondità della rivelazione biblica, da cui soltanto poteva venire credibilità anche al messaggio di cui la chiesa è debitrice
al mondo.
Nei primi quarant’anni di repubblica italiana, questa voce
protestante si oppose con tutte
le forze al mescolamento di sacro e profano, e ai vari tentativi di progressisti e di moderati
di mettere le mani su Dio. Laico e sobrio nella sua ricerca di
autenticità cristiana, il teologo
resta il testimone dell’alterità di
Dio prima di tutto.
Sergio Rostagno
Altri ricorderanno le tappe e
la portata della lunga e feconda
attività di Vittorio Subilia; occorrerà tempo, del resto, per valutarla appieno. Come mi è stato chiesto, vorrei piuttosto ricordare l’uomo. Pensieri, ricordi,
rimpianti anche, si accavallano
nel dolore del distacco, e nell’urgenza di scriverne, con affettuosa, profonda riconoscenza. Impoveriti dalla sua scomparsa, e più
soli.
In Facoltà, per noi studentelli
veramente imberbi, eccolo giungere a schiuderci, don Valdo Vinay e poi con Giovanni Miegge,
un mondo appassionante che ci
avrebbe conquistati, segnati, formati. Pur nella nostra scapigliatura goliardica — di cui sorrideva — sapevamo il rigore anche
sofferto don cui preparava ogni
ora con noi, e l’amore forte e
schivo che aveva per noi e per
il compito che ci attendeva; eravamo importanti, per lui, il senso
della sua fatica. E mi rivedo, con
i compagni d’opera di quell’anno, inginocchiati con lui, predicatore d’ufficio, a prepararci insieme al culto di apertura del
sinodo e alla nostra « consacrazione »; lo riascolto — come ho
fatto molte volte, in questi anni
— dire a noi candidati, ma anche a tutti, di non prenderci mai
troppo sul serio, ma di prendere sempre sul serio Dio. Ce lo
diceva con autorità perché lo viveva, con tutti i limiti umani e
senza idealizzazioni. Non si è
mai preso troppo sul serio, e sì
che lo avrebbe potuto perché è
stato un uomo di levatura intellettuale, culturale e spirituale rara; eppure era caratteristico come considerava le sue opere: una
volta scritte, concluse, diventavano subito per lui cosa passata,
appena finito guardava oltre. Ma
ha preso sul serio Dio: questa
concentrazione teologica, così evidente in ogni suo scritto, si avvertiva, avvicinandolo, ed è forse la testimonianza più forte che
ci ha lasciato.
Era ciò che non di rado metteva « in soggezione », con lui. Ti
sentivi come misurato, vagliato:
ma non tanto da lui, che anzi era
umile, cordiale, aperto, ma da
questo suo riferimento all’Altro,
veramente Altro.
Biografia
Vinorio Subilia, coniugato con Berta
Baldoni, era nato a Torino il 5 agosto
1911. Consacrato nel 1937, aveva prestato servizio a Milano (1935-36), a
Palermo 11936-38) e ad Aosta (1940-50).
In congedo per studio alla Facoltà di
Basilea negli anni 1946-47, ha proseguito la sua opera alla Facoltà di
teologia dal 1950 al 1976. Direttore dal
1946 della rivista « Protestantesimo »
e membro delle redazioni della ’’Revue
d’Histoire et de Philosophie Religieuse”,
e di "Teologia e fllosofla”.
Muore a Roma il 12 aprile 1988.
Gli strumenti
per fare teologia
Per anni, accanto al suo lavoro scrupoloso e appassionato per
un pugno di studenti, ha continuato a offrire alla chiesa il frutto continuo, sostanzioso della
sua ricerca: ai ipastori e predicatori, alle comunità, affinché per
loro mezzo giungesse all’esterno,
contribuisse a interpellare la vita e la cultura italiana. Anche
questo ha significato la sua scelta, a lungo, di pubblicale le sue
opere attraverso la Claudiana. E
il suo quasi generale rifiuto di
fare il teologo itinerante; ci diceva: fate VOI teologia, in loco,
io qui lavoro a darvi tutti gli
strumenti che posso.
In sinodo: non ne era un aficionado, men che meno un mattatore; ma quante volte, al momento buono, un suo intervento
significativo, chiarificatore, e iion
parlo certo soltanto dell’« ordine
del giorno Subilia » al Sinodo
del '43. La sua valutazione del
cattolicesimo, della nuova cattolicità del cattolicesimo è stata
decisiva, nel forgiare il nostro ri
fiuto netto, elevandolo però al
di sopra di un anticlericalismo
gretto e anacronistico.
Fra isolamento
e nuove attenzioni
Sì, aH’epoca del Vaticano II,
osservatore' riformato attento,
onesto, rispettato dalla controparte, la sua opera ha avuto fra
noi il massimo favore. Poi è venuta l’epoca della contestazione
e a lui, che ha scritto L’Evangelo della contestazione, nel rigore
del suo riferimento centrato su
Dio, è apparso chiaro come contestazione e velleità « rivoluzionarie » fossero invece largamente centrate sull’uomo; l’averlo
detto chiaro, l’avere rifiutato i
nuovi « e » (la rivelazione e la
storia, Evangelo e marxismo ecc.
ecc.) gli ha alienato molti; è stato subito etichettato « conservatore » e « superato », almeno dai
meno lucidi e sensibili, che non
si accorgevano che in realtà non
era rimasto indietro, ma era oltre. E i più lucidi e sensibili —
spiritualmente — dei contestatori, lo' riconoscono, ora. In questi ultimi anni, malgrado il relativo isolamento in cui viveva e
si manteneva (fra le varie « famiglie » delle tribù valdesi ed
evangeliche, diceva scherzando
di sentirsi dell’ordine di Melkisedek, Voutsìder), le sue opere
e i suoi articoli hanno via via
riavuto sempre più lettori, mentre cresceva, in qualche settore
della cultura italiana, l’interesse
per il suo pensiero. E’ stata per
lui una lieta sorpresa il rapido
esaurirsi della riedizione de II
problema del male e la necessità
di una ristampa.
In questi anni, capitando a Roma, era facile incontrarlo, nella
Libreria di cultura religiosa, in
Piazza Cavour, che è stata un po’
una sua creatura e passione: un
altro aspetto, essenziale, della
presenza protestante, nel confronto con la cultura, e con la gente. Non pochi ci venivano non
solo per un acquisto, ma sp&
rando di incontrarcelo, e di cogliere un momento di colloquio,
sempre vivace, ricco di spunti.
E’ stato fino in fondo un « ministro » della chiesa, ma non ci
si è mai lasciato rinchiudere; e
mi è difficile pensare a un cristiano, anzi a un uomo più laico,
anche se intensamente credente,
in un rapporto con Dio che non
esibiva, ma che determinava tutto il suo atteggiamento. Laico,
è stato Subilia: qualcuno si stupiva che rifiutasse il titolo di pastore; ma nel suo « Solus Christus » il capitolo sulla chiesa e
sui ministeri è illuminante, al
riguardo. Awersario di qualsiasi unzione religiosa ed ecclesiastica, col passare degli anni ha
sempre più affinato la critica evangelica contro ogni involuzione sacrale, contro ogni cedimento « sacramentale » nell’ambito
stesso del protestantesimo. Le
sue ricerche sul pre-cattolicesimo nelle frange del Nuovo Testamento, quelle sulla santa cena e sul battesimo hanno via via
fondato e ribadito la radicalità
di questa critica. Un intellettuale, Subilia, un uomo di cultura,
apparentemente nulla di « pastorale » in lui; eppure è stato il
mio vero pastore. E certo ricordano il suo ministero pastorale
— anche sanamente sconcertante, talvolta — a Palermo e, più
a lungo, ad Aosta e nella Valle,
negli anni tormentati dell’ultirao
conflitto.
Un tratto caratteristico: la sua
equanimità. Non era certo un
freddo osservatore distaccato della realtà, degli uomini, della chi^
sa. Eppure mi ha sempre colpito la sua capacità di essere ^usto, il suo sforzo per non lasciarsi condizionare da pregiudizi, libero da ogni faziosità. Anche in
chi gli era awersario nelle idee,
era pronto a cogliere e riconoscere con calore, con piacere l'intervento a suo avviso corretto,
lo scritto degno di apprezzamento e di lode. Nessuno era liquidato ed etichettato. Perciò lui
stesso non era mai arruolabile
sotto nessuna bandiera ideologica o di corrente, nemmeno teologica: il suo solido atteggiamento di barthiano per nulla succube, capace di critiche non marginali a certi aspetti dell’opera
del maestro (mai rinnegato, anzi!), ne è il segno lampante.
Pagine « macinate »
giorno per giorno
La sua concentrazione teologica ha comportato per lui tutta
una serie di deliberate rinunce.
Quella all’alpinismo, dopo la profonda e appassionata esperienza
giovanile, quindi da alpino, ricordi cui riandava con intensità
e nostalgia, osservando cime e
ghiacciai percorsi, ricordando
campeggi e ascensioni, rischi e
conquiste, e l’amicizia delle alte
quote. Quella dei viaggi, soprattutto quella della frequentazione
dell’arte. Se penso a come, dopo
un viaggio (di studio) a Parigi,
con una puntata al Louvre, faceva vivere l’anima greca che
aveva visto palpitare nello slancio della Nike di Samotracia, mi
domando come il suo pensiero
e il suo messaggio si sarebbero
forse arricchiti, a questa frequentazione, così come il suo intenso
rapporto con la natura si è ej
spresso in certe sue pagine di
profonda penetrazione biblica.
Ma Subilia ha rigorosamente rifiutato qualunque eclettismo, non
ha voluto sapere di tutto un po’
— anche se saf>eva molto, e in
molti campi —, si è ferreamente
concentrato sul compito che sentiva suo, vocazionalmente. Non
so fare altro che leggere, e leggere teologia, diceva a volte scherzando, magari annichilendoci^ sotto il numero di pagine quotidianamente « macinate », giorni festivi ed estivi inclusi, con un fervore e una disciplina da certosino, meglio, da calvinista. Ma quali e quanti frutti sono usciti, da
questa macina.
Fino alla fine. Ancora poche
settimane fa, l’ho rivisto nel let
to dal quale non si è rialzato
Già spossato, era però vivace
mente intento alla correzione del
le bozze dell'ultimo fascicolo di
« Protestantesimo », l’ultimo che
gli è stato dato di curare, in una
lunga serie, che a sfogliarla appare una miniera ricchissima. E
pieno d’interrogativi sul libro la
cui stesura lascia purtroppo incompiuta, come un segno indicatore: una vasta ricerca sullo sviluppo dell’idea di regno di Dio,
nella storia del pensiero cristiano.
Ha scritto, un giorno: « ...ii segreto di ogni vita che palpita nell'universo sotto il sole, è la tensione di speranza verso il giorno di Cristo ».
Gino Conte
10
10
valli valdesi
22 aprile 1988
AGRICOLTURA BIOLOGICA
Uacco
gl
lenza
Verso un prodotto DOC?
Urgente una legge che regolamenti e tuteli il settore - Verso la creazione di comitati che coinvolgano tutte le categorie interessate
L’« accoglienza » ha sempre fatto parte come elemento costituente dell’organizzazione di vita
dei valdesi. Il barba era accolto
nelle case dove si radunavano in
semiclandestinità gli eretici del
'400 e così, dojm l'adesione alla
Riforma o subito prima, si può
immaginare tutta una serie di
viaggi, relazioni, corrispondenze
che legavano i valdesi delle valli
all'universo europeo riformato.
Nel '600 i valdesi sono stati accolti più che accogliere, sono stati esiliati ed ospitati nei « refuges », più che ricevere altri nel
loro seno. Nel '700 erano ancora
gli studenti valdesi ad essere accolti nelle università olandesi o
svizzere, in quanto emarginati
dalle scuole sabaude. Dall’800 invece l’«accoglienzii» ha preso, per
così dire, due strade. Non è stata
più un semplice comportamento,
un sentimento con cui si andava
verso il prossimo o il prossimo
guardava i valdesi, ma si concretizzò da un lato nella grossa impresa dell'edificazione delle « opere » e dall’altro assunse una veste
« turistica » Le opere erano rivolte, all'interno del mondo valdese, verso coloro che « avevano
bisogno », i « miseri » dell’epoca:
anziani, malati, ragazzi sbandati,
analfabeti. Loro erano quelli verso cui esercitare l’accoglienza.
Il « turismo » si allargava invece verso i viaggiatori, soprattutto inglesi, che accorrevano
nelle valli dopo essere venuti a
conoscenza della storia valdese,
una vicenda che lasciava sempre
un’impressione di forza, di resistenza e di autentica evangelicità.
A ciò concorreva il fatto che molti storici avevano divulgato i vaidesi proprio insistendo sulla loro
origine apostolica, da Léger a
Muston.
Leggere le testimonianze di
questi antichi viaggiatori pone il
problema dell’immagine che essi
hanno riportato di noi, spesso un
po' idealizzata, ma certo interessante ancora oggi perché c> offre
spunti per comprendere l’importanza attuale del discorso dell’immagine che vogliamo dare come
realtà valdese. La differenza fra
i valdesi dell’ 800 e oggi è che noi
viviamo in una società in cui sappiamo che conta di più l’immagine che la parola e in secondo
luogo che i valdesi sono percepiti come un insieme omogeneo,
portatore di una specificità, quasi indipendentemente dai protagonisti.
Per questo motivo è importante controllare, per quanto possibile, questi processi, non per
manipolarli, ma per rendere giustizia al nostro essere. Ad esempio, non dobbiamo lasciarci ridurre a minoranza etnica, ben
circoscritta intorno ad usi e costumi solo appartenenti al passato, ma rivendicare il nostro essere pezzo fondamentale del protestantesimo italiano e, per quanto attiene in modo particolare
alla realtà delle valli, unificare
elementi ed aspetti che insieme
costituiscano un punto di forza
per la difesa dell’ambiente in cui
viviamo. In altre parole, non è un
caso che sempre più spesso, quando si parla di difesa di un territorio, si accomunino l’aspetto naturalistico, ambientale e sociale a
quello storico, perché solo questa visione unitaria e completa
aiuta ad essere più coscienti della propria identità e più capaci
di innescare rivendicazioni politiche anticentraliste.
Bruna Peyrot
Scrivevamo sullo scorso numero del giornale del ballo di circolari ministeriali in materia di
prodotti definiti « biologici » e di
come queste abbiano finito col
sollevare un problema latente da
tempo, e cioè quali criteri adottare uniformemente per definire tali prodotti, a tutela sia dei
consumatori che dei produttori.
Ebbene, in parecchie Regioni
i gruppi operanti nella produzione, nella trasformazione o ancora nella vendita di alimenti biologici staimo promuovendo incontri in vista di una definizione del
settore. Si chiedono in sostanza
norme di produzione comuni e
precise, accettando ed applicando il lavoro della Commissione
nazionale « Cos’è biologico ».
Anche in Piemonte si stanno
muovendo produttori, operatori
della trasformazione, commercianti, in vista di una ormai necessaria legge sull’agricoltura
biologica.
Anche dalle nostre valli alcuni
operatori del settore hanno partecipato ai primi incontri, questa primavera; per capire su quali linee il gruppo si sta muovendo, abbiamo sentito Giampiero
Spadotto, della coop. « Terranova » di Luserna S. Giovanni.
« I punti che riteniamo irrinunciabili per eventuali leggi in materia devono mettere in chiara
evidenza la particolarità dell’agricoltura biologica rispetto alla semplice lotta "guidata”, "integrata” e "biologica”; concepire
un marchio dato alle produzioni
biologiche che deve comunque
prevedere il rispetto e la coesistenza di marchi già esistenti,
qualora questi siano rispettosi
delle norme della legge; prevedere una forma di marchio alternativa ai "bollini", per i prodotti sfusi (certificato o cartellino) ».
E’ possibile chiedere od auspi
care una assistenza tecnica, prevedere dei controlli che diano effettiva garanzia anche ai consumatori?
« E’ assolutamente necessario
avere un’assistenza tecnica che
deve essere effettiva, concreta e
capillare, valendosi di tecnici
competenti ( tenendo conto degli
esperti già esistenti) e sostenere
la riconversione delle singole aziende e l’aggiornamento tecnico;
inoltre, per quanto riguarda accertamenti iniziali e controlli, bisogna arrivare, inizialmente, a visite aziendali approfondite, alle
analisi dei residui dei terreni, e
successivamente, comunque, a visite annuali ed a controlli casuali con eventuali analisi a campione sul terreno e sulle produzioni ».
Si è già costituito in Piemonte un app)Osito comitato?
« Questa iniziativa è in corso
— prosegue Spadotto —, anzi si
può dire quasi agli inizi: il pro
blema esaminato è stato quello
della scelta fra gli operatori del
settore da invitare, avendo la
certezza che si tratti di persone
seriamente impegnate. Solo su
questa base è possibile arrivare
alla formazione di un vero e proprio comitato, riconosciuto da
tutti e con rappresentanti di tutte le categorie interessate ».
Quali dovranno essere le prime iniziative?
« A livello nazionale si intende
promuovere una raccolta di firme per arrivare in tempi brevi
ad una legge valida che recepisca quanto esposto prima; a livello regionale, accanto ad un logico impegno in questa raccolta
di firme, è stata avanzata l’ipotesi di predisporre un mercatino
di prodotti biologici da effettuarsi a Torino, dove accanto al fattore vendita, si dia particolare
attenzione a un discorso di pubblicizzazione ».
Piervaldo Rostan
ANGROGNA
Nuovo acquedotto
Il Consiglio comunale ha recentemente modificato il regolamento che determina l’accesso e
l’utilizzo dei pascoli, un regolamento che non subiva modifiche
dal 1976. In particolare gli utenti
dei pascoli sono tenuti a presentare al Sindaco domanda di ammissione del bestiame ai pascoli entro il 30 aprile di ogni anno; a sua volta il Comune darà
conferma dell’awenuta assegnazione entro il successivo 20 maggio.
SAN SECONDO
Condannato
l'ex segretario comunale
Il tribunale di Pinerolo (pres.
Eula, p.m. Tamburini) ha condannato Mario Bagnus, ex segretario comunale del paese, alla
pena di tm anno e 10 mesi di
reclusione e all’interdizione dai
pubblici uffici per lo stesso periodo.
Come si ricorderà, l’amministrazione comunale, subentrata
nel 1985 alla vecchia, si era accorta di alcune irregolarità nella
conduzione di alcune pratiche.
Alcuni cittadini affermavano di
aver pagato somme dovute al
comune, le quali non risultavano nei conti. Per questo il sindaco Avondetto aveva richiesto
al prefetto una inchiesta amministrativa.
Il funzionario della Prefettura
aveva accertato le irregolarità e
aveva trasmesso un esposto alla
Procura in questo senso. Di qui
l’accusa di peculato.
Il Bagnus (difeso dall’avv. Cellerino e dal prof. Grosso) si è
giustificate dicendo che aveva
preso quei soldi per necessità
familiari. Il comune (assistito
dall’avv. Masselli) ha accettato
il risarcimento della somma.
Parallelamente il comune ha
avviato una indagine verso altri
settori dell’attività comunale (pagamento oneri di urbanizzazione) i cui risultati saranno resi
noti in un prossimo consiglio comunale. G. G.
Inoltre, a partire da quest’anno, i diritti di pascolo andranno
corrisposti da ciascun utente e
per ciascun pascolo su cui si sposterà il bestiame di appartenenza.
Ancora il Consiglio comunale,
dopo attenta riflessione, ha deciso di utilizzare il mutuo di 100
milioni a totale carico dello Stato per opere di carattere idrico
o igienico-sanitario per un nuovo acquedotto nella zona ad est
del Vemè. La Giunta dovrà ora
operare per dare al problema
una soluzione il più definitiva
possibile. Per avere un quadro
obiettivo delle esigenze, occorre
ora che tutte le persone interessate al servizio' nella zona segnalino questa necessità agli uffici
comunali: allo scopo è stata predisposta una scheda di rilevazione dati allegata all’ultimo bollettino comunale distribuito, che
dovrà essere compilata dai cittadini e restituita entro il 30 aprile 1988.
Traslochi
e trasporti per
qualsiasi destinazione
Attrezzatura con autoscala
operante ciall'esterno fino a
m. 35.
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Tetti in lose:
gratis il legname
BOBBIO PELLICE — Nel
corso dell’ultimo consiglio comunale si è discusso molto del
problema della copertura dei
tetti delle case: tegole, « lose » o
addirittura lamiera?
La questione ha sostanzialmente due aspetti: da un lato per
mantenere le caratteristiche indicate dal Piano regolatore, per
10 meno a parere della maggioranza, sarebbe necessario il ricorso alla tradizionale copertura in pietra, dall’altro bisogna
fare i conti con i costi sicuramente elevati di questa soluzione rispetto ad altre prospettate.
« Consideriamo — ha detto il
sindaco Charbonnier — non solo le nuove costruzioni, ma soprattutto le case da ristrutturare, quelle che sono al rischio
del crollo e che nessuno risistema a causa degli elevati costi ».
Al termine della discussione
11 consiglio ha deciso mediante
delibera di fornire gratuitamente alle persone che presentino
un progetto di copertura di case a lose il legname, reperendolo
fra i boschi comunali.
Concorso pianistico
TORRE PELLICE — Nei gior
ni compresi fra il 25 aprile ed
il 1° maggio si svolgerà presso
l’hôtel Gilly la settima edizione
del concorso pianistico nazionale « K. Czerny ».
La rassegna pianistica, organizzata dalla Pro Loco di Torre in
collaborazione con Regione, Provincia, Comune e Comunità Montana, avrà come momento culminante il concerto dei vincitori
presso il tempio valdese alle ore
15.30 di domenica 1° mag,gio;
direttore artistico della manifestazione sarà il maestro Angelo
Bellisario.
L’amore violato
PINEROLO — Venerdì 22 aprile, alle ore 21, presso il centro sociale di via Lequio, si tiene un incontro dibattito sul tema della violenza sessuale. Interviene Ton. Bianca Guidetti
Serra, membro della Commissione Giustizia della Camera e
verrà proiettato il film « Processo per stupro », relativo al processo per direttissima su un episodio di stupro avvenuto nello
scorso mese a Roma.
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11
22 aprile 1988
valli valdesi 11
RADIO BECKWITH
La parola a chi ascolta
Notevole partecipazione di pubblico alla « giornata » del 17 aprile ■
Dibattito redazione-ascoltatori - Le basi per il futuro ampliamento
Teatro
Domenica 17 aprile, nei locali
della Foresteria Valdese di Torre Pellice, si è svolta la seconda
edizione della « Giornata di Radio Beckwith », finalizzata ad un
incontro con i propri ascoltatori.
La redazione di Radio Beckwith appare determinata a proseguire con la produzione di programmi in proprio, contando sulle poche forze a disposizione costituite però da persone che sanno operare in modo efficace.
Se il livello di alcune trasmissioni non risulta eccellente dal
punto di vista della qualità, ciò
è dovuto essenzialmente al fatto che chi le produce lo fa in
maniera del tutto volontaristica
e privo di un’adeguata preparazione iprofessionale. Tuttavia molti programmi, seppure con parecchie imperfezioni, sembrano
rispondere in modo adeguato alle esigenze del pubblico ed alle
finalità della radio stessa. Simili
risultati non sarebbero invece
garantiti dalla messa in onda di
programmi prodotti altrove, anche se superiori tecnicamente.
Questi i concetti fondamentali
riassunti negli interventi di Piervaldo Rostan, Italo Pons ed Alberto Corsani, presenti aH’incontro in veste di redattori dell’emittente radiofonica. Daniele Cericela ha invece riassunto la situazione finanziaria, illustrando
il bilancio dello scorso anno e
la previsione per quest’anno.
Numerosi sono stati i suggerimenti da parte del pubblico. In
particolare è stato sottolineato
come molti ascoltatori appartengano ad una fascia di età abbastanza elevata: per essi l’ascolto di Radio Beckwith rappresenta una compagnia durante le ore
del giorno. Anche per questo appare importante il suggerimento di dare vita o incrementare
trasmissioni in lingua francese
e nei patois della zona, in quanto la radio può contribuire in
maniera determinante alla salvaguardia ed alla valorizzazione di
espressioni culturali peculiari alle nostre valli.
E' stata suggerita la creazione
di nuove rubriche a fianco di
quelle già esistenti, ad esempio
una trasmissione dedicata alle
donne ed ai problemi della condizione femminile.
L’attuazione di parte delle proposte è naturalmente subordinata al numero di collaboratori
Al centro della foto lo stabile che ospita Radio Beckwith.
che, come si è detto, è al momento ancora limitato.
E’ stato inoltre annunciato che
in un futuro non troppo lontano, grazie alla installazione di un
nuovo ripetitore, le trasmissioni
di Radio Beckwith dovrebbero
raggiungere ima zona assai più
estesa di quella attuale, coprendo Pinerolo ed una vasta zona
del Saluzzese.
La giornata non si è però limitata aH’esame dei problemi
della radio ma ha visto, in apertura, un’esibizione del gruppo
flauti Val Pellice che, con grande bravura, ha eseguito numerosi brani di musica classica.
Alle ore 15 si è svolto un interessante dibattito sull’astrologia
a cui hanno preso parte Erica
Olivetti, studiosa di astrologia, e
Giorgio Tourn, pastore della
chiesa di Torre. Moderatrice dell’incontro ed al tempo stesso animatrice è stata Piera Egidi.
Sarebbe lungo riproporre qui
in dettaglio quanto è stato detto. Possono comunque essere evidenziati i concetti emersi durante il dibattito e cioè che l’astrologia è un'ipotesi che contrasta con la cultura e la mentalità giudaico-cristiana. Essa infatti propone la visione dell’esistenza di un’armonia cosmica
che induce all’idea di predeterminazione. Tale idea di predeterminazione si antepone necessariamente alla divinità ed alle
creature umane e nasce dalla necessità di razionalizzare ogni av
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venimento.
Il contrasto tra la concezione
astrologica, legata ad una filosofia orientale improntata al fatalismo, e la concezione cristiana
improntata alla responsabilità di
ciascun individuo di fronte alle proprie scelte fa sì che le due
visioni appaiano lontane e, almeno su questo punto, inconciliabili tra di loro.
Vi sono però aspetti della scienza astrologica degni di attenzione e non privi di fondamento,
come ad esempio l’effetto della
luna sulle maree, sui raccolti e
sulle semine e sull’umore delle
persone...
Chi si attendeva un dibattito
sulPoroscopo è forse rimasto un
po’ deluso. Gli oroscopi infatti,
come sanno benissimo forse anche coloro che li consultano, sono pressoché privi di ogni fondamento e risultano ancor meno attendibili dei bollettini meteorologici!
La giornata è presenta dopo
cena, presso il 'Tèmpio Valdese
di Lusema San Giovanni, dove
si è svolto un apprezzato ooncerto del Coro Polifonico « Turba
Concinens », nel corso del quale
il pastore Bellion ha ricordato
l’impegno di Francesco Lo Bue
e Charles Beckwith verso la formazione dei giovani.
Erano presenti nel salone della Foresteria esponenti di Arnnesty International e del Comitato Ambiente Val Pellice.
Sergio Franzese
BRICHERA'SIO — L’associazione CirGoio Rinnovamento con i’adesione delle
sezioni AMPI: Val Pellice, Val Chisone
e Pinerolese, nella ricorrenza del 25
aprile, volendo ricordare gli ideali di
libertà e democrazia per I quali in
molti si sono battuti contro i soprusi
e le barbarie nazifasciste;
inoltre prendendo ad esempio gli insegnamenti venuti da coraggiosi partigiani tra i quali, per dovere affettivo
essendo legato a Bricherasio, si ricorda Pompeo Colajanni « Barbato »;
infine ritenendo doveroso e opportuno riflettere oggi su come la libertà
e la democrazia sono tutelati con la
Costituzione italiana;
propone per venerdì 22 aprile ’88, alle ore 20.45, presso il salone comunale della scuola media di Bricherasio un
incontro con:
Emilio Vita Pinzi, Pres. Provinciale
AMPI Torino - Intervento su: lotta
partigiana per conquistare la libertà
e la dignità umana. Costituzione
della Repubblica nata dalla resistenza;
Amos Pignatelli, Magistrato - Inter
vento su: attualità della Costituzione o Costituzione da attuare?
Nello stesso salone comunale saranno esposte delle mostre sul tema,
con possibilità di visionarle anche sabato 23 aprile ore: 9-12 e 14.30-17.30.
PINEROLO — In occasione del 1°
maggio, CGIL-CISL-UIL organizzano
una serata con la replica dello spettacolo del Gruppo Teatro Angrogna
« La macivèrioa » che si svolgerà venerdì 29 aprile, alle ore 21, presso
l'auditorium di corso Piave.
Consiglio comunale
TORRE PELLICE — Il Consiglio comunale è convocato per le ore 21 di
venerdì 22 aprile prossimo; fra gli
altri argomenti in discussione l'affidamento della gestione del cinema Trento, la sistemazione della caserma dei
vigili del fuoco e la copertura del mercato ortofrutticolo che sta ultimandosi in questi giorni.
Riunioni
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Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema Trento
propone nel prossimo fine settimana
« Angel Heart, ascensore per l’inferno » con M. Rourke, sab.23; « Vacanze sulla neve », dom. 24.
Concerti
TORRE PELLICE — La Cooperativa
Operaia di Consumo terrà la sua assemblea generale ordinarla annuale nel
locali della Soc. operaia in Torre Pellice - V. Roma 7 - Il giorno 30 aprile
1988 ore 21 con il seguente ordine del
giorno: 1] relazione del Consiglio di
amministrazione e dei sindaci; 2)
esame ed approvazione del bilancio; 3]
rinnovo cariche sociali; 4) varie ed
eventuali.
Amnesty International
TORRE PELLICE — Giovedì 21 aprile,
ore 17, avrà luogo al Centro d’incontro una riunione con il seguente o.d.g.;
al Azione Urgente in favore di quattro
condannati a morte e protesta per le
numerose impiccagioni già eseguite nel
marzo di quest’anno in Sud Africa;
b) Campagna mondiale; « Diritti umani, subito »; cl Resoconto dei risultati dei « tavolini » allestiti il 10 e il
17 aprile a Torre Pellice; d) Varie.
POMARETTO — Domenica 24 aprile,
presso il cinema Edelweiss il coro
Bajolese presenta suoni, canti ed immagìni ■della gente canavesana in occasione del XXV aprile, inizio ore 21.
Sottoscrizione Radio Beckwith
^___________91.200 FM______________
Pubblichiamo l’elenco dei biglietti
estratti della isottoscrizione pro Radio
Beckwith, i cui premi non sono stati
ancora ritirati; questi potranno essere
ritirati presso la sede di R.B.E., via
Repubblica 6 a Torre Pellice, a partire da martedì 26 aprile.
1468, 899, 130, 1587, 2695, 2515,
1036, 2138, 2501, 1576, 3355, 830, 54,
1362, 893, 2125, 2413, 3338, 849, 1598,
2481, 2536, 3335, 1567, 3966, 3135.
3200, 1115, 3167, 1768, 1515,1580, 3280,
961, 1372, 937, 875, 824, 2753, 3037, 141.
Le famiglie Pinardi e Maheu annunciano con grande tristezza la scomparsa di
Danielle Maheu Pinardi
avvenuta in Belgio dopo lunga malattia affrontata con coraggio e grande
serenità.
Bruxelles, 5 aprile 1988.
AVVISI ECONOMICI
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giardino, 3-4 posti letto, mensilmente
o stagione estiva. Telefonare 011/
355123 ore pasti.
TORRE PELLICE — La commissione
per la tutela deH’ambiente montano
del CAI organizza una serata venerdì
22 aprile, alle ore 21, presso la sede
di Piazza Gianavello su « La meteorologia in montagna »; interverrà il sig. Dominici, tecnico del soccorso alpino.
USSl 4? VAIII
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna prefestiva festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaret
to - Tel. 81154,
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 24 APRILE 1988
Pinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale. 29 - Tel. 51017.
LUNEDI’ 25 APRILE 1988
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Monte Nero. 27 - Tel. 848827.
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 74464 [Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva e festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 24 APRILE 1988
Luserna San Giovanni: FARMACIA
CALETTO • Via Roma 7 - Telefono
909031.
LUNEDI’ 25 APRILE 1988
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
Croce Rossa Torre Pellice: Telefono 91.996.
12
12 fatti e problemi
22 aprile 1988
IN ATTESA DEL RITIRO DELLE TRUPPE SOVIETICHE
UN IMPEGNO PER LA SARDEGNA
Afghanistan: quale pace? Diritto ai nomadismo
Un milione e mezzo di morti, soprattutto civili, e cinque milioni di profughi per un conflitto a volte dimenticato - Vecchi e nuovi problemi
Più di un milione e mezzo di
morti, in enorme maggioranza
civili. Tre milioni di profughi in
Pakistan, un milione in Iran, un
altro milione sparso altrove. Un
numero di feriti e storpiati incalcolabile; danni materiali e morali immensi.
E’ questo mi primo bilancio
(forse per difetto) della guerra,
da quando le truppe dell’URSS
entrarono in Afghanistan il 27
dicembre 1979, inviate da Breznev a « proteggere » il governo
di Babrak Karmal, deposto poi
nel 1986 e sostituito da Mohamnied Najibullah.
La notizia degli accordi di Ginevra (ampiamente illustrati dai
^ornali), in base ai quali a partire dal prossimo 15 maggio si
inizierà il ritiro scaglionato degli oltre 1(X) mila soldati sovietici dal territorio afghano, deve
essere accolta come un fatto positivo e soprattutto non può non
venire considerata come un ulteriore gesto di distensione da
parte sovietica a favore ;dei, rapporti intemazionali, gesto che lo
stesso presidente Reagan ha dovuto riconoscere.
Essa però, purtroppo, non sta
certo a significare che la guerra
in quel Paese avrà fine. Tutti i
mass media sono d’accordo su
questo pimto. I motivi che giustificano questo pessimismo sono molteplici ed essenzialmente
dovuti alle varie componenti etniche, tribali, religiose, culturali
e {»litiche che costituiscono la
società afghana; Tagiki, Uzbeki,
Kirghisi, Pamiri, Haimax e, più
estese, le tribù Pashtun (si veda
la cartina) divise fra Afghanistan e Pakistan, triste eredità
del colonialismo britcmnico che
ha così creato un irredentismo
esplosivo, che complica ancor più
una situazione già altrimenti
complessa.
Il periodico francese Monde
Diplomatique (M. D.), nel suo numero di aprile, ha pubblicato im
lungo articolo che ricostmisce
in modo particolare il « mosaico » dei mujaheddin, cioè dei
guerriglieri e dei resistenti.
Cocktail medioevale
Mentre da un lato un esperto militare sovietico riconosce
l’errore di aver creduto di « {K>
ter costmire il socialismo in
quel cocktail medioevale di tribù nomadi e di capi guerrieri »
e contemporaneamente afferma
che l’intervento armato è valso
a evitare « un fondamentalismo
di tipo iraniano », dall’altro l’inchiesta di M. D. ricorda che,
dei sette movimenti di resistenza, quattro si ispirano a differenti forme di fondamentalismo,
mentre gli altri tre sono legati
a princìpi teologici tradizionali
di tribù. Questa situazione, di
conseguenza, non ha consentito
di avviare contem{)oraneamente
trattative fra dette fazioni e gli
attuali dirigenti {>er la formazione di un governo di coalizione.
Non solo, ma p>er i fondamentalisti robiettivo rimane quello
della distruzione di qualsiasi influenza comunista o sovietica {)er
costruire la versione appunto
fondamentalista dell’Islam politico, anche se questo processo
dovesse prendere parecchie generazioni. Se ne è avuta la conferma in occasione della firma
ginevrina, in cui l’unica presenza della resistenza è stata quella
al di fuori del Palazzo dell’ONU,
dove è stata simbolicamente bruciata, in nome di Allah, una bandiera sovietica.
La guerra civile f>ertanto continuerà e non è molto diffìcile
prevedere che essa verrà alimentata dagli aiuti americani e sovietici, naturalmente nei campi
opposti, nonché dai vari traffici
d’armi di cui le cronache sono
piene.
Soltanto il tempKD potrà dirci
quale piega prenderanno le cose: sembra j>erò certo che per
quelle genti, già così provate, si
precettino ulteriori prove e dolori. L’attentato che ha provocato lo spaventoso scoppio della
santabarbara di Islamabad in
Pakistan (il contenuto di questo
deposito era forse destinato ai
guerriglieri afghani) sembra costituirne un sinistro, tragico preannuncio.
Gorbaclov
Un diplomatico occidentale ha
così commentato l’intesa di Ginevra: « Un sollievo per Gorbaciov, non un accordo di pace ».
Mentre si può concordare — {jer
i motivi su es{X)sti — sulla seconda pxarte di quella frase, non altrettanto facilmente si può accettare Topinione che il leader
sovietico {rossa dormire sonni
tranquilli a questo proposito (come d’altronde anche per altre
questioni interne). Indubbiamente, se da un lato questa intesa
rilancia ancora la sua immagine {»litica e morale e contribuisce ad un ulteriore avvicinamento al mondo occidentale, dall’altro non sono trascurabili le
resistenze interne, quando non
addirittura il dissenso dei conservatori, ispirati dal numero
due Ligaciov. E’ proprio dei giorni scorsi la notizia della pubblicazione del « manifesto dell’o{>posizione organizzata » (è la stessa Pravda a definirla cosi), che
è stato stampato a tutta pagina
dalla Sovietskaja Rossija, che
ha definito « catastrofiche » le riforme e le iniziative di Gorbaciov.
Se la questione afghana si dovesse trasformare nella frantumazione di più guerre religiose
e civili che {»trebbero coinvolgere i confini « musulmani » delrURSS, l’op{X)sizione interna potrebbe trame forte incentivo,
puntando sulla morte « inutile »
dei 20 mila e forse più soldati dell’Armata Rossa, radicalizzando
ulteriormente la lotta per il potere che — come nota un esperto — è già stata ufficialmente riconosciuta dallo stesso Gorbaciov.
Concludendo, non resta che esprimere l’augurio che quest’« uomo nuovo » del Cremlino possa
vincere la sua lotta contro la
conservazione e p>er le riforme,
lotta che può andare indubbiamente non solo a vantaggio di
una nazione, ma anche dei ra{jporti intemazionali.
Auguriamoci che quest’accordo
sull’Afghanistan (che fra l’altro
vede anche uno dei rari successi deU’ONU), pur con tutte le
sue drammatiche incognite, non
crei {rericolose fratture e lotte
interne al sistema sovietico, ma
anzi possa consolidare ed incoraggiare il nuovo corso che quel
Paese sembra aver imboccato
con determinazione.
Roberto Peyrot
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10066 TORRE PELLICE (To)
Le minoranze corrono spesso
il rischio di emergere all’attenzione dei più solo dopo qualche
fatto di cronaca da « prima pagina ». E’ il caso della bambina
zingara in Sardegna rosicchiata
nel sonno dai topi. Dopo la commozione e la partecipazione al
dramma, subentra l’indignazione
per ritardi, rinvìi, reticenze e indifferenza.
Gli zingari sono presenti in Sardegna da circa 50 anni, un’immigrazione recente, dati i difficili
collegamenti con il « continente ».
Una ricerca condotta dall’Associazione italiana zingari oggi
(Alzo) nel 1986, attraverso un
questionario inviato ai Comuni
con più di 3.000 abitanti, ha illustrato che la presenza di zingari
nell’isola è di circa 1.000 unità e
che non esistono gmppi zingari
stanziali anteriori aH’immigrazione di mezzo secolo fa.
La scelta di abitare sull’isola
non è casuale: « Forse è il senso
di accoglienza — afferma Piero
Piera della sezione AIZO di Cagliari — che i sardi hanno verso
tutti i popoli, abituati come sono da secoli a subire invasioni di
etnie diverse. Da noi non sono
ancora successi fatti gravi di intolleranza come in altre regioni,
esistono però difficoltà con le amministrazioni comunali per risolvere i problemi dei campi sosta ».
Accampate prevalentemente alla periferia di Cagliari, le numerose famiglie chiedono solo di
poter rimanere: « Noi vogliamo
rimanere qui in aree attrezzate
— dice Seferovic Pero, da molti
anni sulTisola — dove i nostri figli possano vivere come tutti gli
altri. Vogliamo anche un lavoro
che ci permetta di stare all’aria
aperta. Ci sforziamo di mandare
i nostri bambini a scuola perché
imparino a scrivere, cosa che noi
non sappiamo fare ».
La scuola è il primo approccio
con la società sedentaria al di
fuori dei soliti ambiti di mendicità e di piccola criminalità: « Me
li sono trovati a scuola una mattina; — racconta Maria Aresu, insegnante — hanno chiesto di venire con i bambini italiani sen
za che nessuno li accompagnasse o li forzasse. Attraverso di loro ho iniziato ad avvicinare le
famiglie, ma quanti problemi!
Con altri mi sono impegnata per
far loro ottenere i fogli di soggiorno e la residenza in città ».
La Regione si è impegnata con
una legge a ribadire il diritto al
nomadismo all’interno dell’isola
e a favorire l’allestimento di aree
attrezzate per la sosta non superiori a 4 mila metri quadrati (i
gruppi zingari presenti in Sardegna vivono in piccoli nuclei di
30-50 {Tersone). Per il 1988 sono
stati stanziati 1 miliardo e 500
milioni che i Comuni potranno
utilizzare presentando dei progetti finalizzati.
L’Alzo regionale si propone di
coinvolgere le amministrazioni interessate collaborando al reperimento di aree inserite nei pressi
di quartieri, sensibilizzare gli abitanti ad accettare i campi sosta, educare alla convivenza.
« La società sedentaria è insofferente delle diversità; — dicono
all’Alzo — ha snaturato un corretto discorso di uguaglianza vn
massificazione ed appiattimento,
ha sciupato la ricchezza e la vivacità delle sue molteplici radici
culturali in nome di una cultura
standardizzata e anonima ».
Il progetto dell’Alzo prevede
il reperimento di risorse lavorative sul territorio, vagliando la
possibilità di sbocchi commerciali con le attività di artigianato.
La legge regionale potrà sov\ enzionare progetti di lavoro utilizzando istruttori zingari per la rivalutazione delle attività caratteristiche dei Rom.
In ambito scolastico l’AIZO ha
avviato nei mesi scorsi un processo di alfabetizzazione utilizzato da giovani, analfabeti di ritorno, e da adulti mai alfabetizzati.
La stessa associazione si propone di appoggiare e sostenere gli
insegnanti con bambini zingari
inseriti in classe e di porsi come
mediatore tra la cultura zingara
e quella sedentaria per nuovi rapporti paritari.
(Aspe)
NOVITÀ’
ciaudiana editrice
Evangelici
e comunità di base
Bilancio di un dialogo
a cura di C. MILANESCHI
pp. 82, L. 6.900, « Dossier 22 »
Il problema dei contatti, rapporti e confronti tra gli evangelici ed il « dissenso » cattolico in una serie di interviste raccolte all’ultimo Convegno di Firenze delle C.d.B.
MICHELE STRANIERO
Don Bosco e i vaidesi
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illuminano la particolare temperie dell’epoca tra i valdesi impegnati nell’evangelizzazione e l’apologetica di don Bosco che
tentava di arginare « l’ondata satanica ».
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