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ECO
Spett.
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torre PELLICE
DELLE VALLI VALDESI ÌT' ' " ' "
della Chiesa Valdese
' Anno xeni - Num. 11 ABBONAMENTI / Eco: L. 1.500 per l’initemo « Eco de« Presenza Evangelica » | Spedir, abb. poetale - I Gruppo 1 TORRE PEIXICE - 15 Marzo 1963
Una copia Lire ie \ L. 2.200 per l’eslero interno L. 2.500 - e&t€fo L. 3.700 | Cambio d’indirizzo Lire 50 1 Ammin. Clandiana Tone Pellice • C.G.P. 2-17557
In servizio negli Stati Uniti
Sono trascorse alcune settimane da
quando scrissi la mia. prima corrispondenza; da allora ho ripreso a viaggiare ed i numerosi impegni mi hanno
tolto anche il tempo di cui ho bisogno per rivedere il mio itinerario s
riferire ai lettori alcune impressioni
di viaggio.
L’inverno negli Stati Uniti è stato
lungo 9 freddo; tutti se ne lamenta
nc anche se siamo airtnizio di marzo
e la primavera non dovrebbe essere
lontana, almeno nei paesi dei Sud.
Qui a Pittsburgh, dove mi trovo da
alcuni giorni, il paesaggio è letteralmente invernale; la neve è caduta su
rutto il territorio e ieri, primo giorno
di marzo, si guazzava per le strade
nella neve e neH’acqua.
Sono giunto a Pittsburgh dopo un
lungo viaggio da New York ad Atlanta, nella Georgia, e ritorno con varie
soste. Prima di lasciare la grande metropoli ameiicana per un viaggio di
due mesi, ha assolto alcuni compiti
locali. Il 4 febbraio ho parlato alla
riunione dei Pastori italo-americani e
ii d' ‘ ’e naturalmente fermato
sulla situazione attuale della Chiesa
Valdese nei confronti del Concilio Vaticano II. Subito dopo il pra,nzo ho
raggiunto la Chiesa di Riverside Drive. a iiew York, immenso ediñcio cecie* a co per preparare una trasmissione radio sulla nostra Chiesa, la
CUI .stona antica e presente continua
ad s re gli americani, forse an
che piu che in Italia. Sono stato mol1 e oip to dal senso di rispetto
e di interesse che si ha per la nostra
piccola Chiesa a causa del suo passato ; dobbiamo esserne riconoscenti e
trarne incoraggiamento ad una testimonianza cristiana sempre più zelante nel tempo presente.
Il giorno dopo, eccomi impegnato
ben tre volte: prima di tutto con un
messaggio alla vasta riunione del Presbyterv di New York e Brooklyn (Pastori 9d anziani), poi con alcuni responsabili della Reformed Church in
America, infine la sera a Germán
town, nei pressi di Filadelfia, per una
nunioue su settimana in una chiesa
locale. Dopo aver pernottato in casa
di una anziana e fedele amica della
nostri; chiesa, Mrs. Putnam, ho ripreso il Irono per New York; aveva dinanzi a me una riunione assai impegnativa con tutti i professori della
Union Theological Seminary.
Sono stato accolto con molta cortesia e rispetto dal Presidente del Seminario Teologico, Prof. Van Dusen,
ed ho partecipato al pranzo con i professori. Poi, per ben quaranta minuti,
ho dovuto parlare della Clùesa Valdese t; del suo lavoro in Italia, con riferimento .airattuale situazione ectumenica e, naturalmente, anche alla
nostra Facoltà di teologia. Una riunione interessante, ricca di interventi e di richieste, caratterizzata da un
senso di vivo apprezzamento per la
Chiesa Valdese. In altre occasioni ho
dovuto parlare a professori e studenti di Facoltà di teologia; la cordi^ita
dei rapporti e la semplicità deH’ambiente sono sempre stati rm elemento positivo e, d’altra parte, non nascondo che sono stato talvolta commosso dalla prontezza con cui tutta
l’assemblea si alzava in piedi, in segno di ossequio, prima che il delegato
della Chiesa Valdese si accingesse a
parlare.
Poche ore di sosta e poi rieccomi a
Brooklyn, accompagnato da ^cuni fedeli amici deU’A’OVAS, Mr. Wiles, Mrs.
Me Garrett Cattel, Miss Chesley, per
una conferenza serale nella Chiesa
Presbiteriana dove per vari anni fu
Pastore ii Rev. Dr. Philips Elliott, già
attivo Presidente della Società stessa.
Qua e là ho incontrato persone che
avevano viaggiato in Italia o che ri;
cordavano vari Pastori Valdesi; molti
mi hanno domandato notizie dell’ex
Moderatore Deodato e sono stato lieto di poter dire che l’avevo veduto recentemente, altri hanno ricordato il
nome del Pastore Guido Comba e di
alcuni nostri giovani Pastori, già studenti neUe Facoltà teologiche americane. Molti favorevoli commenti mi
sono giunti a proposito del servizio
stampa e informazioni, affidato alle
cure del Past. Paolo Ricca ed alla collaborazione del Dr. Giorgio Peyrot nei
locali della Tavola Valdese a Roma.
Due soli giorni mi rimanevano a
New York prima della mia partenza
per il Sud : il 7 febbraio, ho parlato ad
una vasta assemblea intervenuta al
pranzo ufficiale dell’AWAS in im salone della Fifth Avenue Presbyten^
Church. La riunione era presieduta
dal Rev. Dr. P. J. Zaceara di New
York; erano presenti varie pversonalità del mondo ecumenico americano e
i! mio messaggio è stato preceduto da
1/ Moderatore della Chiesa Valdese celebra a Valdese la festa de! 17 Febbraio
due brevi discorsi del Rev. Zaceara e
di Mr. Wiles. segretario esecutivo dell’AWAS .stessa. L’8 febbraio, con un
vento glaciale, mi sono recato a MonteJair, nel New Jersey, accompagnato
da Mr. Wiles, per ima conferenza. Il
gruppo locale dell’AWAS, allo scopo
d; incrementare l’interesse per la Chiesa Valdese, ha preso un’iniziativa de
gna di esser segnalata; con un certo
numero di contribuzioni appositamente raccolte ha offerto il viaggio ad Agape e alle Valli ad un giovane studente ritenuto degno di tanto favore.
II viaggio verrà effettuato l’estate prossima ed ho potuto rivolgere alcune
parole di augurio a quel goivane presente alla riunione di Montolair.
Dal 9 febbraio sono in viaggio da
una città all’altra e da uno Stato all’altro; mi trascino dietro le mie valigie ed ogni sera, a conclusione della
mia giornata, faccio il bucato! Dovunque giungo, però, sono bene accolto e Tatmosfera è ospitale e fraterna.
Domenica mattina, 10 febbraio, ho
presieduto il culto a Reading, nella
ABIIOSATUTfEMSE!
Come già abbiamo ripetuta^
mente annunziato, questo è
l'ultimo numero che viene spedito a tutti i nostri lettori. Il
prossimo numero verrà spedito solo a quegli abbonati che
che non abbiano dimenticato di
pagare il loro abbonamento.
Pennsylvania, in una chiesa presbiteriana; poi, subito dopo il pranzo, ho
ripreso il viaggio in macchina verso
Princeton, nel New Jersey. Ho attraversato la regione maggiormente po
polata da emigranti tedeschi o di lingua tedesca. Quante chiese luterane
ho visto nella vasta campagna coperta di neve ! Ad un certo punto ho persino notato una indicazione caratteristica; « Scwarzwold»; Foresta Nera! E sì che non mi trovavo nel Badén con i cari amici di quelle Chiese !
Eccomi la sera a Princeton, il grande centro universitario e teologico, ben
noto alle Chiese Riformate. Riunione
serale per la gioventù in una chiesa
locale e proiezioni luminose sulla nostra opera; poi, il giorno successivo,
una piccola riunione con alcuni studenti e col prof. Hormingansen ed
una conferenza sulla nostra opera ad
un gruppo di amici della sezione locale dell’AWAS.
Il 12 mattina mi rimetto in viaggio
verso la capitale degli Stati Uniti.
Giungo a Washington, sempre col freddo intenso, ed ho la sera stessa una
riunione in una Chiesa Congregazionalista; il giorno dopo, due riunioni:
una in occasione di un’adunanza di
sorelle nella « Fourth Presbyterian
Chvirch » a mezzogiorno, l’altra nella
« New York Avenue Presbyterian
Church ». He avuto il piacere di rivedere a quest’ultima riunione i coniugi
Jervis-Roland (che aveva incontrato
sui Granerò nell’estate del 1961!) e il
Dott. Nino Jervis, molti armi or sono
medico a Perrero. Il mio programma
comprendeva anche una riunione con
alcune persone della Chiesa francese
di Washington ed un invito a pranzo
con il Dr. John Mac Kay, già Presidente del Seminario teologico di Princeton e deU’Alleanza Mondiale delle
Chiese Riformate e Presbiteriane. Ho
considerato questo invito come un
particolare privilegio concesso al rappresentante della Chiesa Valdese. Il
Dr. MacKay è certamente ima delle
personalità più eminenti del monde
presbiteriano ed ecumenico. Conosce
perfettamente la situazione dei Paesi
Latini per aver vissuto a lungo nella
America del Sud ed insegnato a generazioni di studenti in teologia. Per
quanto anziano, il suo volto è giovanile; accanto ad una salda cultura ho
notato una grande semplicità di modi e soprattutto una profonda passio
ne per il compito « missionario » della
Chiesa. Eravamo noi due soli a tavola e la conversazione ci condusse var
rie volte a parlare dell’attuale momento ecumenico. Il problema dell’u
nità esiste e non era sottovalutato dal
Dr. MacKay; ma con quale decisione
egli sottolineava l’esigenza deUa evangelizzazione e della missione nel mondo, dato che l’unità non può essere
scopo a se stessa e che vi può essere
anche una tentazione verso l’unità,
non conforme alla volontà di Cristo.
Non nascondo a nessuno che condividevo nel mio cuore le idee del Dr.
MacKay! La prima e vera missione
della Chiesa è la proclamazione dell’Evangelo al mondo. Non ci stancheremo di ripeterlo, anche se crediamo
che TEvangelo non debba essere proclamato soltanto dai pulpiti o con delle parole, ma debba incarnarsi nella
storia degli uomini e nelle situazioni
umane più penose. L’essenziale è ohe
la Chiesa rimanga tale e non alteri la
propria fisionomia con dei compromessi e delle adulterazioni a danno
del messaggio che il Signore le ha affida-to. I cristiani sono ancora una minoranza nel mondo e Tevangelizzazione è appena incominciata; essa è ne
cessarla anche alla nostra Chiesa Valdese, tanto alTinterno quanto in vista
della testimonianza esterna. Non lo
dimentichi la nostra Chiesa! Non tema di proclamare il nome di Cristo
alle vecchie parrocchie delle Valli ed
alle più giovani comunità del Sud, con
una impostazione teologica che sia di
stimolo, non di freno alla testimonianza ed allo spirito di sacrificio. Non
viviamo a lungo sulla terra; benediciamo in questo me: do Iddio per il tesoro Ch’Egli ci ha dato mediante la
realtà del Cristo vivente!
Da Washington, dopo una breve
tappa al Seminario teologico di Richmond (Virginia) sono giunto in volo lairaeropiorto di Charlotte, nello
Stato della Carolina del Sud. Mi attendeva con la macchina un vecchio
Valdese di Frali, arzillo più di un giovane, il sig. Jean Pierre Rostan, proprietario cu grandi forni a Valdese per
ia fabbricazione del pane e di vari tipi di pasticceria ampiamente venduti
nella zona. Sono due ore di viaggio,
eccomi aValdese, la città costruita da
emigranti Valdesi nel 1893, provenienti quasi tutti dalla Valle Germanasca.
Sono stato accolto molto cordialmente nella bella casa dei nostri amici Mr. John Guigou e Signora, questa
ultima origmaria dei Baussan di Torre Penice. Era tardi, ma non si riusciva ad andare a letto: rievocazioni,
notizie, informazioni non finivano
mai. La mattina del 16 febbraio ho
fatto visita al Pastore della chiesa, il
rev. Plexico e ad alcuin nostri amici;
la giornata era bella, ii clima assai
meno rigido che nel Nord. La riunione serale con un pranzo ufficiale e traaizionale prometteva bene; mancavano i luminosi « falò » sparsi sulle montagne Valdesi, ma la gente affluiva alla cena ed alcune cuffie Valdesi affioravano qua e là. Ho ritrovato alcuni
volti rimasti impressi, viventi nella mia memoria dalla prima visita
nel 1961 ; « Barbo Henry Martinat »,
un bel vecchietto di antico stamp»
Valdese che sarebbe a suo posto ancora oggi alle Orgere di Prali o alle Fon
tane di Rodoretto, Filippo e Madeleine Guigou di Frali con i quali non
ho fatto altro che conversare in « patois » ed essi apprezzavano il mio accento « pralino ». Ho fatto visita ad
una vecchia donna Valdese di Salza,
« dando Maria Meitre » di 93 anni, in
una casa di riposo a qualche miglia
da Valdese ; non finiva più di parlare
con me, in francese ed in patois, ave
va sul suo tavolino la Bibbia e la raccolta di « Psaumes et cantiques à l’usage de TEglise Vaudoise». Qualche
volta bisogna andare alTestero per ritrovare certi segni di fedeltà all’anticc ceppo Valdese! Ho fatto ü culto
con lei, ma non riuscivo a liberarmi
dalla sua stretta di mano : « Arveise.
se Diou VÓI»!
La sera del 16 febbraio ho dovuto
fare il discorso ufficiale ai convenuti
al pranzo: più di 2(X) persone. Il mio
messaggio era inciso per una trasmissione radiofonica che avrebbe avuto
luogo la domenica seguente. Ho portalo all’assemblea i saluti della Ghie
sa Valdese, della Tavola in particolare per l’interesse dimostrato nella co
struzione del tempio di Frali ed ho
finito per cantare una canzone in
francese. Me l’ero fatta mandare dal
la Corale di Torre Pellice e cosi ho
Breviario per Vanità
Feuerbach, nel famoso libro "L’essenza del Cristianesimo”, sostiene che
non è Dio che ha creato l'uomo a sua
immagine, ma al contrario è l’uomo che
he creato Dio a sua immagine. Il cielo
è vuoto. Il Dio dei cristiani non è altro che il prodotto religioso dedValienazione sociale dell’uomo o, comunque,
la proiezione celeste delle sue aspirazioni profonde. Tutti gli attributi di Dio
possono essere spiegati come valori dell’uomo divinizzati, sublimati. Così
Feuerbach ha potuto spiegare, sia pure a modo suo, tutto il cristianesimo.
C’è una sola dottrina cristiana che, con
questo metodo, Feuerbach non è riuscito a spiegare: la dottrina della predestinazione. Questo fatto è altamente significativo.
Questa dottrina, che viene considerala erroneamente come patrimonio esclusivo della Riforma (essa appartiene invece alla migliore tradizione cristiana
a cura di Marco Ricca
antecedente alla Riforma), è assai impopolare fra i cristiani di tutte le confessioni. E questo per motivi apparentemente legittimi, anzi addirittura ’’cristiani”. Per lo più si crìtica a vanvera
hi predestinazione, perchè la si fraintende. Compresa bene, questa dottrina
appare non solo come biblica ed evangelica, ma come la più evangelica, la
più tipicamente cristiana delle dottrine. Perciò essa merita una considerazione ecumenica del tutto pca-ticolare.
Li Chiesa ecumenica non potrà in alcun modo e per nessun motivo metterla da parte. Occorrerà solo dissipare
gli equivoci pesanti che la circondano.
A tal fine pubblichiamo questo testo
ili Calvino, tratto dalla esposizione fatta dal Riformatore ai pastori di Ginevra, nel corso di una ’’Congrégation
sur l’élésiion éternelle” tenuta il 18
dicembre 1551.
La predestinazione
L’Evangelo è certo, per sua natura, la potenza di Dio per salvare
tutti i credenti. Ma a motivo della nostra malvagità non possiamo
lare altro che respingere l’Evangelo se Dio non ci illumina quando
ci chiama. Come dice: tutti credettero, tutti quelli, cioè, che erano
ordinati a salvezza (Atti 13: 48).
Ciò nondimeno, impariamo questo; che non possiamo esser certi
della nostra salvezza se non per fede. Poiché se un uomo dice: E che
ne so, se son salvato o dannato? dimostra cosi che non ha mai conosciuto cosa siano la fede e la fiducia che dobbiamo avere in Dio per
mezzo di Gesù Cristo.
Vuoi tu dunque sapere se sei eletto? Guardati in Gesù Cristo.
Coloro infatti i quali, per fede, han vera comunione con Gesù Cristo
possono essere ben certi di appartenere all’eterna elezione di Dio . e .
di essere suoi figliuoli. Perciò chiunque si trova in Gesù Cristo ed è,
per fede, membro del suo corpo, ha la certezza della salvezza; e
quando volessimo avere questa certezza non dobbiamo salire in alto
per curiosare su ciò che nel tempo presente deve rimanere nascosto.
Ma ecco che Dio si abbassa verso di noi; e si mostra a noi nel suo Figliuolo come se dicesse : Eccomi, contemplatemi e sappiate come vi
ho adottati come miei figliuoli. Quando dunque riceviamo questa
testimonianza di salvezza che ci è resa nell’Evangelo, da essa sappiamo e siamo resi certi che Dio ci ha eletti.
Cosicché non bisogna che i fedeli dubitino un solo istante della
loro elezione, anzi bisogna che ne siano assolutamente certi, dato che
sono chiamati alla fede dalla predicazione dell’Evangelo e sono partecipi di questa grazia del nostro Signore Gesù Cristo e della promessa fatta a loro nel suo Nome.
Poiché il nostro Signore Gesù Cristo è il fondamento di entrambe: sia delle promesse di salvezza sia della nostra elezione gratuita,
che è stata fatta fin dalla creazione del mondo. ^
Siamo ora in grado di vedere che tutti i passi [della Scrittura]
che si potrebbero citare contro [la dottrina della predestinazione]
sono citati a torto, per pervertire l’elezione di Dio. Bisogna invece
che questa dottrina sia mantenuta con assoluta fermezza. Calvino
fatto un « a solo » che poi ho ascoltato alla radio, per la prima volta;
« Heureux celiti qui revoit sa patrie.. ».
Come voce, non c’era poi tanto male,
un po’ tremante all’inizio, poi con una
felice ripresa... e la Corale di Torre
Penice può essere contenta dei risultato oltre che del vincolo di solida
rietà che ho cercato di esprimere quella sera tra i nostri fratelli di Valdese
e quelli di tante altre località.
Dopo cena, la gente è rimasta a conversare. Un disco faceva risuonare le
note della « courento » e qualche vecchia copypia s’è messa a fare quattro
salti secondo il caratteristico stile della «courento» pralina. Non mi sono
azzardato a tanto... e mi sono limitato
il lunedì seguente, unico giorno totalmente libero dopo il mio arrivo negli
Stati Uniti, a fare qualche bella partita a bocce con i signori Albert Garrou, John Guigou ed altri di cui non
ricordo il nome. Mi pareva di essere
a Pramollo, salvo il clima e la mesco
lanza di parole inglesi, piemontesi,
patois: «got it» (l’ho preso!), «rafia,
pumpa », « short, too long ! ».
Domenica, 17 febbraio, la gente era
in chiesa. Per molti la data storica
non aveva più il significato che ha per
noi, non si può pretendere che le generazioni nate qui e di lingua inglese soltanto rivivano gli avvenimenti
del passato come alle Valli. Tuttavia
quello era anche per loro il giorno della «Emancipazione»: la Corale cantò
il giuro di Sibaud in inglese e con
molta efficacia, poi, prima del sermone da me predicato, l’organo suonò
l’inno Valdese : « O mon pays où la
voix de nos pères... ». Ero quasi commosso; ricordavo le Corali di Pinero
lo e di San Secondo alle quali avevo
tante volte insegnato quelTinno e mi
riallacciavo col pensiero alla famiglia
lontana. Dopo il sermone un gruppo
di piccoli bambini, con la consueta
foga di tutte le Corali, cantò un inno
con dolce sensibilità; tutto era fatto
con ordine, con rispetto, senza chiasso e, forse, dovremmo imparare dalle
più giovani chiese ad amare veramente il luogo di culto, conservando per
esso e per quelli che lo frequentano
sentimenti di viva soUdarietà.
Il soggiorno a Valdese durò pochi
giorni, tuttavia ben riinem. Il 18 febbraio il sig. Albert Guigou e Signora
mi ospitarono nella loro casa per il
pranzo, insieme ad alcuni altri amici
(saluti al Pastore Ed. Micol dai signori Micol Edoardo e Margherita). La
sera, in casa Guigou, ho fatto ascoltare i dischi della Corale di Torre Pellice ed abbiamo cantato i nostri nuovi
inni. Poi, la mattina seguente, ripartivo per Charlotte ed Atlanta, nella
Greorgia.
Spero di poter riprendere la peima
in un’altra occasione e riferire sul mio
viaggio. Le generazioni passano e non
sappiamo che cosa sarà della «Waldensian Presbyterian Church » di Valdese, quando la generazione vecchia
non ci sarà più.
L’essenziale è che la fedeltà di Dio
non venga meno e che, nei solchi coltivati oggi e seminati oggi con spirito di servizio, si possa raccogliere nel
futuro una messe abbondante e preziosa, alla gloria del Signore, in Italia e dovunque i membri della famiglia Valdese si sono stabiliti.
Ermanno Rostan
Pittsburgh, Pa - 2 marzo 1963
2
pag. 2
N 11 — 15 marzo 1963
A proposijip della "Società di Studi Valdesi,,
Ho letto <KMi vivo j)iac^ ;i© *
ticolo che irPrOf. J^ .Aamand
ha consacrato, snlÌ^uUtimoi .
«La Luce», alla Società di^ocirv«!' }
desi. Oltre ad un insieme m iniormazioni utilissime, l’interveinto dei Prof.
Armand Hugon arreca la puntualizzazione di un problema: che resta
aperto, a mio avviso, e a proposito
del quale spero mi sia consentito aggiungere qualche osservazione. Pur
prendendo atto del bilancio, largamente positivo, dell’attività della nostra Società, ritengo infatti sia possibile aprire una discussione circa le
forme e il metodo dell’attività futura;
che proporrei di incentrare, per brevità, su due punti.
Puntualizziamo un problema che è
ancora aperto - Proposte e osservazioni (rivoluzionarie ma non troppo)
In primo luogo, i rapporti della nostra Società con il mondo culturale
italiano. Questi rapporti non mi sembrano soddisfacenti (e certo non potranno esserlo pienamente mai; ma
molto migliorati, penso di si). E trascuro volutamente la prevista obbiezione, della recente istituzione dei
convegni di studio sull’eresia e la riforma in Italia: si tratta di una felice innovazione, sulla quale tuttavia
bisognerebbe soffermarsi con apposito, approfondito discorso. Per venire
al nocciolo del problema, esso mi pare
rappresentato dal nome stesso ohe oggi ancora inalbera la Società. Nome
glorioso, certo: ma presentarsi sotto
questa etichetta significa condannarsi ad un regionalismo valligiano che
risulta, sul piano culturale, sfuocato
ed anacronistico. E’ evidente che una
Società di Studi Valdesi non potrà
mai avere un « rayonnement » molto
vasto; ohe le sue possibilità di un inserimento in una dinamica culturale
attuale sono — e saranno — scarse o
nulle. E’ evidente altresi che l’interesse dei Valdesi e per i Valdesi, come
fenomeno storico e culturale, è molto
modesto, se li si considera unicamente in loro stessi, per quel che essi furono e sono; ma si ingigantisce, ove
si annetta alla loro problematica l’Italia, il paese nel quale si sono trovati a vivere. In altri termini, lo studio del fenomeno valdese, mediocremente importante in sè, prende consistenza e importanza di rifiesso, quando lo si consideri nella sua dialettica
costante con un altro termine, al
quale esso è sempre stato opposto: e
questo secondo termine, rappresentato dall’ambiente storico nel quale i
Valdesi sono vissuti, non può essere
fatto consistere nel solo Piemonte, ma
neU’Italia tutta (i Valdesi parlano e
scrivono in itadiano!). L’importanza
della storia valdese è dunque condizionata dalla presenza, nella storia
italiana, di una costante non conformistica, eterodossa, più o meno parariformata; importa conoscere i Vaidesi nella misima in cui essi non furono soli. Valdesi, confinati nelle loro
valli, ma operarono di concerto (senza saperlo, quasi sempre) con altre
forze alle quali li apparenta un analogo fermento, se non sempre un analogo rifiuto.
Vi è dimque una storia della Riforma in Italia (dei moti ereticali,
dei movimenti eterodossi e non conformisti pre e post-riformati), che interessa sommamente i Valdesi; viceversa, la storia valdese (e solo valdese) interessa mediocremente gli stessi non-conformisti italiani, nella misura in cui ne^ realizzano la sostanziale dlvresità *ed autonomia, e non
nc comprendono (ma lo comprendiamo forse noi?) il necessario confluire
verso posizioni di largo interesse sociologico nazionale. Ci si può domandare se, facendo della storia valdese
anzitutto, noi non serviamo, senza saperlo, ma in modo egregio, la causa
del monopolio cattolico: di chi rivendica esclusivamente al cattolicesimo
ogni funzione di rappresentatività
della cultura nazionale, e non può
quindi che rallegrarsi di vederci docilmente accettare il mito storiografico che ci ha imposto (è Teterno problema, del perseguitato ohe vede se
stesso con gli occhi del persecutore).
In conclusione, mi domando se non
sia giunto il momento^ non di cambiar nome alla nostra Società, ma di
mutare di metodo; e di impostare su
basi nuove il nostro lavoro. E’ evidente ohe, nella prospettiva che sono venuto rapidamente delineando, ci sia
posto per una Società di Studi Vaidesi solo come primo nucleo di una
futura Società di Studi sulla Riforma in Italia (e non suU’eresia: poiché bisogna « ricuperare » alla Riforma i moti ereticali, e non accettare
la prospettiva cattolica, che tende a
staccameli e ad opporglieli); e che
gli studi valdesi, benemeriti e preziosissimi (perchè, tra l’altro, ci sono, e
gli altri sono ancora da venire) debbano idealmente far posto accanto a
sé ad un numero sempre maggiore di
interessi, di indagini, di sollecitudini
per questioni non più nè solo squisitamente valdesi, ma genericamente
riconducibili sotto quell’esponente che
indicavo più sopra, provvisoriamente,
con i nomi di eterodossia e non-con
formismo.
Lo stmmento per realizzare, ad un
tempo, e promuovere questo muta
mento di indirizzo mi sembra essere
il Bollettino della Società. Che do
vrebbe, per cominciare, modificarsi
nella forma, aumentare la sua periodicità, allargare e sistematizzare le
sue rubrithe, e trasformarsi in ima
bella rivista trimestrale di « Studi Val
desi e sulla Riforma in Italia ». L’impresa mi sembra realizzabile senza
gravissime difficoltà; e mi sembra anche ne valga la pena. Ed è evidente
che la cosa sia da farsi quanto prima,
anche per non correre il rischio di vedersi preceduti da qualcimo: l'interesse per la Riforma italiana più o
rneno mancata (e proprio di questo
bisognerebbe discutere, per cominciare!) si va facendo sempre più vivo nel
nostro paese (e lo provano le adesioni ai convegni di Torre Pollice: vi
sono troppi giovani imiversitari tra
questi nostri amici perchè non venga
in mente a qualcuno di sfruttare una
così bella opportunità!). Sarebbe molto spiacevole se mancassimo, a questo proposito, alla nastra funzione di
pattuglia di pimta (sul piano storico,
ben inteso!) del protestantesimo italiano.
* * ♦
Un secando problema, altrettanto
se non più essenziale per ravvenire
della nostra Società, mi sembra sia
rappresentato dal suo isolamento :
non più, questa volta, nei confronti
di una problematica sanamente ed intelligentemente «italiana», ma in seno alle altre organizzazioni ohe, aufemisticamente, si definiscono nel loro complesso la Chiesa Valdese. Ancor più evidente appare qui la necessità di un cambiamento di metodo
tura di materiale (libri e bibliografia;
materiale iconografico per piccole esposizioni locali; esposizioni itineran
ti, in corrispondenza di avvenimenti
o manifestazioni regionali o nazionali, ecc.). E trasomo l’interesse di im
collegamento più stretto con la Facoltà di Teologia.
Penso anche airinteresse che potrebbe assumere, sempre nel quadro
delle attività della nostra Società, una
sezione cinematografica (indispensa
bile qui, l’apporto giovanile): la messa
a punto di brevi documentari, da faj
circolare nelle sale delle Unioni giovoaiini (.cne costituiscono, in potenza,
un eccellente circuito, che nessuno
pensa a sfruttare), o di « films fixes ».
d: diapositive, ecc. (perchè aspettare
che lo facciano i cattolici, com’è già
successo?). E trascuro la collaborazione con la casa editrice: che potrebbe
tradursi, per cominciare, nella messa
a punto di un calendario «Valli Nostre» meno artigianale e dilettantesco. Ma non voglio insistere con la
« cronaca », di cui si potrà sempre discutere: mi pare sufflcente ribadire la
esigenza che, attraverso queste idee,
viene adombrata : di un sistematico
approccio alla gioventù, dalla quale
verranno i collaboratori e le nuove
« élites ».
Quanto alle « élites » attuali, c’è
1’A.IjC.E., ohe raggruppa o potrebbe
Di un allargamento di strutture, in raggiungere centinaia e forse migliaia
particolare, con l’immissione di nuo- di insegnanti e professori. Tra cui nu
ve forze. Nei confronti delle organizzazioni giovanili, ad esempio. La Società dovrebbe sentire (non meno dei
responsabili della gioventù, dal canto
loro) una precisa responsabilità verso questo settore: che potrebbe tradursi (e cito alcune idee, come mi
vengono, « au fil de la piume ») in una
collaborazione sistematica nel campo
degli studi (cardine tutt’ora indiscus
so delle attività delle Unioni giovanili ma settore sempre difficile da far
funzionare a dovere), nell’organizzazione di « tournées » di conferenze,
neU’impostazione di un lavoro speci
fico nel quadro di Agape, nella forni
insegnanti e professori,
merosissimi i professori di storia. E’
evidente che la storia « valdese » interessa mediocremente questi professori, proprio sotto il profilo professio
naie : ma potrebbe dirsi la stessa cosa
di una nuova impostazione, in termi
ni non più cattolici e controriiormati, quale rabbiamo assorbita tutti, della storia del nostro paese? Una visione che, pur lasciando i Valdesi al loro posto, nelle loro valli, accordi finalmente spazio conveniente a quel
filone, ancora una volta, non conformistico, che è presente in tutta la storia d’Italia, e ne condiziona, molto al
di là di quanto- si creda, le attuali
risultpize? Anche se non saremo noi
a scrivere la storia del Cinquecento
riformato italiano (lo farà un professore tedesco, se già non lo si è fatto),
perchè non dovremmo essere noi a
sfatare alcune leggende (e in primo
luogo, tra di noi), tra le più pesanti
che gravano sulla storia del nostro
protestantesimo; e a ricordare, ad
esempio, alla cultura italiana, che rimastica pedissequamente il vecchio
assioma, secondo il quale non nascono riformatori tra gli italici infidi,
che uno dei più grandi riformatori
del Cinquecento, di statura europea,
più grande e più celebre di Théodore
de Bèze, è un italiano, il Vermigli’
(di cui proprio lo scorso anno cadeva
il centenario). Perchè dovremmo lasciare ai cattolici la rivalutazione di
Socino, dimenticando che il più pre
zioso apporto allo spirito moderno,
nato dalla riforma, (la tolleranza) lo
ha dato, attraverso la Riforma, proprio un italiano? In un’epoca in cui
sono così, di moda i corsi di aggiorna
mento per professori, la nostra Società non dovrebbe tralasciare di porsi
un simile problema: cercando collaborazioni, allargando i suoi interessi,
integrandosi forze nuove. Ancor più
che nei confronti delle organizzazioni giovanili, il contatto con i professori deve risultare fecondo: poiché da
questa categoria devono venire collaboratori preziosi per il Bollettino nella sua nuova veste.
Un vasto programma, senza dubbio! Ma non si tratta di un programma, in realtà, benst della puntualizzazione di un’esigenza. E’ auspicabile
che essa sia sentita anche da altri:
un efficace inserimento nei mondo
culturale in cui viviamo mi sembra,
tra l’altro, il solo mezzo per liberarci
da quella solitudine che inerisce come
un’ombra alla nostra condizione di
intellettuali di formazione protestante,
11 1964 sarà l’anno del centenario
calviniano : potrebbe essere l’occasione clamorosa per un deciso mutamenlO di rotta? Certo, si giustificherebbe
male che la Società di Studi Valdesi
non si facesse promotrice di ima grande manifestazione — di una serie di
manifestazioni — su scala nazionale
e non solo valligiana per celebrare, in
questo simpatico clima di equivoco ecumenico, il primo grande spirito sistematico espresso dalla Riforma.
Enea Balmas
MllMUlKlimillllItlIIIIIIIII
iimmiKiiiiiiiiiiiiim
Il problema dei dodici minuti
^ ^ ----------- j
Aspetti spirituali di un problema sociale
Molti scrivono e parlano di questo argomento; tutti sentono in esso una responsabilità per la chiesa e tutti vorrebbero recare un contributo risolutivo. Anche se con
quel che andrò scrivendo rischierò di colpire me per il primo, vorrei tentare di offrire un piccolo contributo.
E vorrei anzitutto domandare se non ci
sia un po’ di colpevole ingenuità in questo
gran parlare di un qualche cosa di nuovo
che si vuole scoprire in vista dei rapporti
fra l’EiVangelo, la chiesa e i lavoratori. Mi
sembra che si sia artificiosi: TEvangelo era
e resta il buon annunzio della salvezza; i
lavoratori, come tutti gli uomini, son gente peccatrice e gente che soffre, a cui deve
essere recato l’Evangelo. Il programma è
già chiaro abbastanza e non ha bisogno —
da questo punto di vista — di essere complicato.
Nasce il sospetto qualche volta che col
gran parlare che si fa delle necessità di
« studiare » questo problema, di redigere
statistiche, -di cercar cause e concause, si
abbia più che altro lo scopo di preparare
una bella conferenza da sparare con solennità o di stampare 1’« opuscolo » che riesca a trovare qua o là il buon uomo che
gli dia retta e faccia lui quello che lo scrittore stesso non fa.
Specchio
invece di lente
... Sarò pessimista e antipatico, lo ammetto, ma è pur vero che in mezzo a tanta
brava gente ohe vuole studiare un problema, non si ha l’impressione che ve ne sia
troppa disposta ad impegnarsi e a fare sul
serio qualcosa per la sua: soluzione. Il problema, cioè, mi sembra essere più che dalla parte dei lavoratori, dalla parte di quelli che lo vogliono studiare. Più che prendere un canocchiale, dovrebbero fornirsi di
uno specchio. 1 lavoratori non possono ricevere grande aiuto dagli sepcialisti delle cavie. Hanno semplicemente bisogno di
un sorriso di amore fraterno e di una parola di fede. Nelle grandi fucine dove il
maglio batte senza posa, e un capo controlla (deve controllare) ogni movimento,
e solo conta la legge del rendimento, dalla
mattina alla sera e dalla sera alla mattina,
essi assaporano ad usura la legge imposta
ad Adamo di una terra che frutta spine e
triboli e di un pane che costa sudore; e in
mezzo a tutto quel ferro, quel chiasso, perdono facilmente di vista i motivi della fede e i sommessi concenti dell'amore. Non
clic non ne abbiano più bisogno o ohe non
ne sentano vivo il desiderio, ma perchè in
mezzo alla febbre e al chiasso del lavoro
è difficile discernere Dio, come Elia sul
suo monte, non vedeva Dio nel vento, nel
fuoco 0 nel terremoto che gli passavan dinanzi.
Forse qui, allora, è il problema dei nostri cercatori, perchè un problema esiste
realmente, ma un problema semplice, elementare e die non merita neppure quel nome perchè consiste soltanto nel trovare il
tempo, e il modo pratico per ripeter loro
quelle stesse parole ohe sono sempre state
rivolte in nome dell’Evangelo.
I turni di lavoro
Nella nostra comunità gli operai seguono
quattro turni di lavoro: quelli privilegiati seguono un turno detto « normale », entrano in fabbrica quelohe minuto prima
delle 6 e ne usciranno pochi minuti prima
delle 17 con un’ora di intervallo dalle 12
alle 13 per il pranzo. Gli altri operai si alternano generalmente in tre turni: del mattino, dalle ore 5,30 alle 13,30 con mezz’ora
di interv.illo alle 10,30; pomeridiano dalle ore 13,15 alle 22, con mezz’ora di intervallo alle 18,30; e notturno dalle ore 22
alle 6 del mattino. Le ore libere sono generalmente spese in viaggio e in altre attività integrative in casa o fuori.
Una piccola parte di questi operai risiedono nel nostro comune ma la grande maggioranza risiede altrove, spesso lontano, <’
rincasa con la tramvia, l’autobus o con
mezzi propri. Le concidenze degli autobus
con i turni di lavoro sono di gran rigore
cosicché l’unico modo per noi di intavola
CENTENARIO
A TAHITI
Parecchie cerimonie segneranno, questo
unno, il centenario dell’arrivo del primo
missionario protestante francese nell’isola:
infatti il 13 febbraio 1863 il past. Th. Arbousset della Mission de Paris sbarcava a
Papeete. Da notare che egli giungeva a
Tahiti in seguito alla domanda della popo
lozione e dell’Assemblea legislativa del pae
se, espressa in una lettera alla regina Po
mare IV e all’imperatore Napoleone III
L’istituzione del protettorato francese ave
la infatti portato a gravi difficoltà per le
Chiese fondate all’inizio del secolo dalla
Società delle missioni di Londra, i cui missionari avevano dovuto abbandonare il paese, salvo uno solo rimasto quale cappellano dei commercianti e dei marinai inglesi.
Egli stesso aveva suggerito ai Tahitiani di
chiedere dei missionari francesi. Attualmente circa il 70% della popolazione polinesiana è di confessione protestante.
re un dialogo con questi nostri ospiti lavoratori, è quello di approfittare dei pochi
minuti loro dati per la refezione, dato anche e non sempre concesso, che sia possi
bile di convocarli fuori degli stabilimenti
durante questo tempo. Abbiamo già
fatto qualche esperianento : per il tairno « normale », è possibile di « economizzare » sul tempo della refezione, un 15-18
minuti, ogni tanto, in vista di un dialogo.
Per gli altri turni è molto più difficile.
Hanno soltanto mezz’ora e che cosa si vuole « economizzare » sopra una piccola mezz'ora destinata ad un pasto?
A parte questo, nulla da fare verso i tanti operai che risiedono altrove. Bisogna
sperare che nelle loro comunità trovino
.sempre le attività religiose serali necessarie alla loro anima. Ma non sempre quel1; vi potranno essere e se anche vi sono
Foperaio stremato dalle otto o dieci o più
ore di lavoro fatte in fabbrica e da qualche altra latta in più per arrotondare i
suoi guadagni, sarà ancora in grado di poterle frequentare sì e no...
Dodici minuti
Resta naturalmente la domenica, ma
quante volte essa non diventa pure un giorno feriale, vittima del troppo intenso lavoro degli altri giorni o delle necessità di
lavoro della ditta!
Vien voglia di pensare che il solo momento utile per il nostro dialogo sia quello delle refezioni e che noi dovremmo avere (lei refettori nostri, nei quali parlar loro
mentre essi mangiano, così come da anni
usava il Pastore Bert in occasione della
sua visita afie Maestranze RIV durante
l’Avvento.
Si tratta ad ogni modo sempre di un problema di minuti, di pochi minuti...
Labro giorno, mentre finivo di pranzare,
arriva a tutta velocità una macchina davanti alla mia porta. Sono un impiegato e un
operaio del grande Stabilimento locale.
« Scusi, signor Pastore, non vorremmo disturbare, non è il giorno del raduno, ma
avevamo bisogno di strapparci un momento a quell’ambiente... ». Entrano, ci strìngiamo forte la mano, chiacchieriamo un
istante attorno ad una tazza di nescafè ep
poi ci diciamo addio un’altra volta... Dodici minuti in tutto. Pochini, ma sufficienti per dirci che vive sempre tra noi un
ideale e un vincolo di amor fraterno. Loro
sono tornati via sorridenti ed io ho benedetto Iddìo percliè nella caotica vita che
mi circonda, anche dodici minuti possono
bastare perchè risplenda un po’ della Sua
luce per i miei fratelli Lavoratori e per me.
Enrico Geymet
brìcioli
COSTUME.
Qui bisogna, per brevi istanti, ri.
farsi al vocabolario etl evitare gl¡
equivoci. Costume significa usanza
abitudine, abito o vestiario (in quest’ultiino senso ripreso dai puristi
anche se di uso frequente nel ger^o
teatrale), condotta morale. In fondo in fondo però, tutti questi vari
significati altro non sono che deri.
vazioni dal significato originale;
condotta inorale. Le usanze, abitiidini, (e jierchè no) gli abiti sono
una pura e semplice manifestazione esteriore di un ’’abito” interiore. Perciò credo che un buon pròtestante può guardare con sorridente indillerenza alle pudibonde pòlemiche di certa stampa clericale
che si affanna a misurare col centimetro la moralità dei costumi a due
pezzi, dei cartelloni pubblicitari, e
via dicendo.
Il ])roblema, come non ci stancheremo mai di ripetere (anche in
questo clima torpido di ecumenismo
benpensante) è sempre lo stesso:
quello fondamentale del rinnovamento della struttura interiore (e
della sua esteriore manifestazione:
la condotta morale (o costume che
dir si voglia).
E per evitare proprio ogni equivoco con la parola morale (subito,
in questa nostra Italia pudica e guasta, moraleggiante e corrotta, matire del diritto e culla della mafia,
si jienserà al sesso) specificherò con
un esempio.
iNon è un esempio molto originale (ma se si ripete, di chi la coijia?).
Dunque : dopo la proclamazione
della apertura della campagna elettorale, un vistosissimo manifesto è
stato affisso alle cantonate del comune di 1 userna San Giovanni
(prov. di Torino) a cura della Democrazia Cristiana. Contiene un telegramma che rij)roducianio leslualniente; a Comunico - Ministro Lavori Pubbl ici - per interessamento
ministro Pastore et mio liabet disposto concessione contributo statale sensi legge 589 su importo 35
milioni per terzo lotto acquedotto.
F.to Donat-Cattin ».
E’ questo, mi sembra, un esempio classico di malcostume politico,
sociale, espressione esteriore di un
malcostume interiore, che non ci
stancheremo mai di denunziare.
Un malcostume già ripetutamente
denunziato, e pur sempre imperante. Un malcostume che crea quel
diffuso senso di nausea e di disfattismo che conforta tanti Italiani ad
essere il popolo più scettico e più
superstizioso d’Europa.
FOTOGRAFIE.
Un autorevole, autorevolissimo
quotidiano di Torino pubblica, nel
numero del 9 marzo, uno dei suoi
soliti (( pezzi » per il grosso pubblico (titolo su 5 preziose colonne:
<c Trovato il corpo di una bimba
assassinata — E’ stata gettata in una
cisterna dalla madre »).
iNulla da eccepire; la stampa (anche La Stampa) ha le sue esigenze;
la « cronaca nera » « fa vendere ».
Quello che mi ha colpito è la fotografia: (c La gente di Agliano d’Asti si è radunata nei pressi della cisterna nella quale è stato ripescato
il corpo della bambina di 10 mesi
assassinata dalla madre ».
E’ un folto gruppo di uomini,
con le mani in tasca, col soprabito
o col maglione, giovani quasi tutti,
che guardano, che vogliono vedere... cosa? ...un cadaverino straziato? ...una vittima innocente?...
(Quando si cerca un testimone per
un incidente, per una disgrazia, per
un atto di violenza, non c’è mai
nessuno che abbia visto qualche cosa !
Ma ora sono tutti lì, a guardare,
con le mani in tasca; e la coscien
In memoria
di Roberto Revel
[Pro Collegio)
Alfio Gay e famiglia L. 5.000
Maria e Fineile Prochel » lO.OOO
Rioiardo e Annia Gay » 5.000
Roberto CoYsson, mìiisionario,
c signora » 2.000
3
>63
15 marzo 1963 — N. 11
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Italia prolelana e sacrista, in piedil
II Presidente del Consiglio ha
inaugurato giovedì 7 marzo il centro di Napoli per l’addestramento
dei giovani lavoratori e la riqualificazione degli adulti. Si dice che
questo centro sarà la più moderna
ed efficiente istituzione del genere
in Europa. Può anche darsi. Siamo
leggermente scettici, ammaestrati
dal pas.sato; tante volte abbiamo
sentito dire che il tale aeroporto
era il più funzionale e moderno di
Europa, la tale fabbrica rappresentava un modello unico di sicurezza
per il lavoratore, il tal altro organismo era destinato a snellire la
burocrazia come in nessun Paese;
poi abbiamo visto che l’aeroporto
era costruito in una palude e gli
aerei erano costretti ad atterrare da
un’altra parte, che nella fabbrica
nodello gli operai ci rimettevano
la pelle, che V organismo snellitore
si distingueva soprattutto per snellire il portafoglio dei postulanti tramite le bustarelle largite. Ma que.sta volta è doveroso enumerare alcuni lati positivi.
Officina vastissima, luminosa, aule accoglienti (le aule sono sempre
accoglienti tranne quelle delle scuole di campagna dove gli alunni dai
cin<iue ai dodici anni muoiono di
freddo) un campo sportivo, una
palestra ed una cappella per la salute del corpo e dello spirito. Viva
il progresso: un tempo gli operai
che ¡>t. r un pezzo di pane si martoriavano le ossa dieci o dodici ore
al giorno in capannoni malsani sarebbero stati felici all’inverosimile
se foss<' stato loro concesso un posto di lavoro così organizzato.
Gli industriali italiani hanno finalmente capito (¡naie grande importanza assume la condizione di
vita del lavoratore nel cantiere o
neirofficiim agli effetti del rendimento e dell’elevazione morale, generati ice di entusiasmo, senso di
responsabilità e maturità nell’individuo. Nel Sud, particolarmente,
dove il principale riveste ancora la
figura del barone tirannello e ricattatore, iniviative di questo genere
rappresentano un buon passo avanti per rompere le barriere del pregiudizio e realizzare veramente una
piena e fattiva collaborazione tra
Nord e Sud. Detto questo ci sem
bra di essere stati obbiettivi. Ma
c’è un’altra cosa: l’Italia proletaria
si mette in piedi e inizia il suo lavoro tra discorsi e cerimonie d’inaugurazione e al tempo stesso diventa
sacrista perchè il lupo può perdere
tutti i peli compresi quelli posticci, ma il vizio non lo perderà mai.
Un autorevole quotidiano governativo e cattolico del Nord ci dice
che ”il prete si accinge con zelo a
forgiare lo spirito” dei giovani allievi. A questa frase ci è sorto il desiderio o, come direbbero i giovani
del nuovo centro napoeltano, ”lo
sfizio” di dare in senso figurato una
capatina in biblioteca. Quella capatina ci ha fatto l’effetto di una te
stata contro il muro. Nella biblio
teca, assai ridotta e trascurabile, tra
cotanta dovizia di saloni e forgia
tori dello spirito, non ci sono, co
me dice l’autorevole quotidiano,
che due o trecento libri quasi tutti
di divulgazione tecnica, qualche ro
manzo per adolescenti e molti vo
lumi edificanti. Fra gli altri fa bel
la mostra di sè La storia della Mes
sa, Una breve storia delle eresie. Lo
Spirito Santo nella Liturgia, un
Trattato sui paramenti liturgici.
L’Italia sacrista avanza vittoriosamente nei cuori dei giovani meridionali, ne prepara le braccia e
l’occhio al preciso meccanismo del
tornio e della pressa, ne forgia lo
spirito al culto di santa Filomena,
alle inesauribili vicende della Messa cantata, la sprona fieramente contro l’eresia e l’errore dei ’’fratelli
separati”, la educa con profondità
di vedute e larghezza di colori agli
incompresi misteri delle pianete
t'erdi, gialle, violette.
Questo popolo di santi, di navigatori, di poeti e di vincitori del
Festival ha trovato finalmente la
chiave adatta per la rigenerazione
dei picciotti napoletani tolti, per
mezzo della biblioteca del centro
di addestramento, alla peccaminosa
seduzione della camorra. Questa
chiave è la chiave inglese dell’officina, ma svitando il manico si potrà vedere controluce il santo che
muove gli occhi come se fosse vivo.
Novantun anni fa moriva in Pisa
Giuseppe Mazzini Si spengeva il
grande educatore degli operai, il
magnifico credente nelle forze vive
dello spirito, per cui la presenza di
Dio si rivelava nell’animo dell’individuo reso libero e cosciente della sua missione nel mondo. Dio e
Popolo; una fede messianica nella
emancipazione dei lavoratori educati al bello e al buono in un’ampia
visione dei problemi terreni e sovrumani.
Chiediamo perdono, noi, uomini
ancora liberi, al grande Esule tradito. Marco
IMPRESSIONI DI ATENE
Oggi, come ieri, è lecito “inacerbirvisi dentro,, (ma non solo ad Atenei)
Chi da Piazza Monastiraki, voglia
salirà a piedi, per l’erto declivo, all’Acropoli, arriva in cinque minuti ad
un’ampia sella tagliata fra due imponenti massi rocciosi: a sinistra, l’Acropoli appunto, coi suoi templi dorati dal sole; a destra, tondeggiante,
brullo, tormentato, severo come il
Golgota, il sasso dell’Areopago, che,
al di là, degrada e scende sull’Agorà.
E’ qui, sull’Areopago, su questo sasso immenso, che gh ateniesi e i forestieri ptissavano il tempo « a dire e
ad ascoltare quel che c’era di più nuovo». E’ qui (àie, un giorno, certi filosofi epicurei e stoici portarono quei
« cian(datore » di Paolo p»er sapere qual
fosse la dottrina (ii’egli proponeva.
Di quest’episodio c’è commovente
ricordo in una grande « tavola di pietra» incassata nella roccia, sulla qua
le. in chiarissimi caratteri greci, è
scolpito tutto il discorso di Paolo: Atti 17 vers. 22 a 31.
Qui, il visitatore, se ha la capacità
di astrarsi, ode an<x>ra la voce pos
sente: «Ateniesi,... l’Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono
in esso... non abita in templi fatti d’opera di mano...» e gli par di vedere
ancora lo sguardo ardente e l’indice
dell’Apostolo puntati contro il massiccio deH’AcropoU, che è lì di fronte,
contro i templi: il Partenone, l’Eritteo, con le sue meravigliose cariatidi,
e il portico quadrato di Atena Nikè.
Sono ancora lì quei templi a testimoniare della grandezza del genio e
dell’« opera della mano » dell’uomo. A
guardarli, resti a bocca aperta, senza
fiato, tanto grandi sono la loro imponenza e la loro bellezza.
iiimiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiii
Che cosa è la Croce Rossa
La Croce Rossa è irwlubbiaraenle la più
{¡loriosa ed importante Associazione di Soccorso, (he in un secolo di vita ba potuto
raccogliere una somma enorme di attività
utili e beneficile in favore di obi soffre. E’
una Istituzione dal passato glorioso, che c
pronta e preparata a tutte le eventualità
del futuro, con il solo ed utile scopo di
portare un utile materiale, fisico e morale
ai cittadini bisognosi e sofferenti per qualsiasi calamità. La croce, il simbolo che la
caratterizza, giustifica e guida i suoi compiti e le sue finalità, le sue attività altamente umane e generose. 11 distintivo di
« Croce rossa in campo bianco » è dato dal.,1 inversione dei colori della Confederazione svizzera a ricordo del luogo dove la
Convenzione altamente umanitaria fu di
scussa, approvata e firmata. Alla Conven
zione aderirono subito ben 57 Stati. Citi
furono i precursori? Dobbiamo ricordarne
principalmente due: 11 medico italiano
Ferdinando Palasciano ed uno svizzero, il
ginevrino Enrico Dunant.
Chirurgo militare nel 1848, il Palasciano.
trovandosi all’assedio di Messina, ritenne
doveroso usare verso i nemici le stesse cue lo stesso trattamento che egli applicava ai feriti borbonici. Per questa sua generosità, che venne considerala come un
delitto, fu condannato ad un anno di carcere. Tuttavia egli continuò con scritti ad
affermare « l’alto dovere umano » del rispetto per lutti i feriti ed aimualati di guerra. Fu proprio il Palasciano a proclamare
a necessità di riconosi ero la neutralità dei
medici, infermieri, feriti ed ammalali. Con
.ni va ricordata l’opera del ginevrino Enrico Dunant, che dopo aver assistito alila
battagia di Solferino, descrisse in un libro
.ulti gli orrori e tutte le brutture del cani
) di battaglia dopo il combattimento. Le
nobili idee e la propaganda di questi due
uomini, ai quali ben presto si unirono le
autorevoli voci di uomini di Stato, portatono alle ccnclusioni di Ginevra e fu allora
( he nacque la Croce Rossa Internazionale,
.1 carattere mondiale.
La Croce Rossa Italiana sorse con i comitati di Milano, Torino, Napoli che culminarono con il costituirsi nella Capitale
dell’Associazione Nazionale della Croce
Rossa Italiana, eretta in Ente morale con
decreto legge del 7 febbraio 1884. 1 soci
della CRI «i dividono in tre categorie: Soi benemeriti sono coloro ohe operano altamente ed utilmente ai fini dell’Associazione, ovvero ohe versino un contributo
generoso. Soci perpetui sono i cittadini ohe
offrono alla ORI una quota non inferiore
alle L. 10.000 e soci temporanei sono coloro che versano annualmente la quota di
-, 560, compreso tessera e distintivo.
Proprio in questi giorni gentili Signore
appartenenti al Comitato femminile di Torre Pellice svolgono nella nostra cittadina
opera di propaganda affincliè sia accresciuto il numero di coiloro che che spontaneamente partecipino, come soci di una qualunque delle categorie suaccennate, all’alta missione umanitaria che la CRI svolge.
A cura del Comitato
mitiitliiiiiiiiiiiiiiiii
I (iiiitHiiiiiumiliiiii
iHmiiiimuiiiiiiKMiHiuiimiuiuuiiiiiK
KmimfiiiKiiiiiioi
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
VILLASECCA
In questo ultimo periodo il Signore ha
ancora riebiamato a Sè due membri della
nostra Comunità.
Dopo breviissima malattia, il Fratello
Ferdinando Enrico Peyronel è deceduto
il 2 Marzo nella sua abitazione del Trussan aH’età di 76 anni. La Comunità si è
raccolta numerosa, il giorno seguente, intorno al fratello Prof. Beniamino e gli
altri familiari esprimendo a tutti, ed in
particolare alla nipote Mirella Lager che
10 ha assistito durante i giorni della sua
Malattia, la propria simpatia e solidarietà fraterna. Il giorno seguente, nella
sua abitazione di Vrocebi a Bovile, mancava all’affetto dei suoi cari la Sorella
Adele Bert nata Tron all’età di 74 anni.
Già sofferente da parecohio tempo, le sue
condizioni si erano aggravate in queste
ultime settimane nonostante ogni cura. Il
funerale ha avuto luogo il giorno 6 con
la partecipazione di diversi Pastori delle
Valli che si sono stretili intorno al figlio
Umberto Bert, Pastore a S. Germano;
Membri e dipendenti della CIOV di cui
11 Past. Bert è presidente; membri della
Coniiinità di Pomaretto dove la figlia
Paola dirige rOrfanotrofio mascliile; da
Perrero-Maniglia dove risiede il figlio Nino, da Massello dove era nata la nostra
Sorella, e da tutta la Comunità di Villasecca, per portare il segno del proprio
affetto fraterno ai figli Enrico e Prof.
Guido ed alla cognata Suor Ida Bert.
Ai Fratelli e Sorelle colpiti da questi
lutti rninoviamo ancora Fespressione della nostra fraterna e cristiana simpatia.
— L’influenza ed il cattivo stato delle
strade ha ridotto al minimo la partecipazione dei quartieri di Ridarello alla riunione presieduta dagli studenti in teologia Bruno Bellion e Jan vao Roest i quali
ci hanno presentato la meditazione della
Parola di Dio ed un interessante panorania del protestantesimo olandese. Ringraziamo ancora questi nostri fratelli per la
loro apprezzata collaborazione.
— Domenica 10 marzo, oltre una ventina di sorelle della nostra Comunità, ha
partecipato alla giornata mondiale di preghiera organizzata per tutta la Valle a
Perrero, secondo la liturgia preparata
quest’anno dalle donne coreane. L’accoglienza ricevuta dalle unioniste c dalle
giovani di Perrero-Maniglia nonché dalla
signora EHne Quattrini che ha presieduto, è stata fraterna ed affettuosa; approfittiamo ancora per ringraziarle vivamente. Purtroppo la presidente delTUnione
di Perrero, signora Laura Rivoira, non
era presente a causa dell’improvvisa morte della Sua Mamma. Le unioniste di Villasecca le inviano l’espressione del loro
affetto e della loro simpatia in questa dolorosa circostanza.
Villar Porosa
La nostra giovane sorella Ria Griset si
è laureata in questi giorni in lettere moderne presso l’Università di Torino.
La sua tesi sulla « Parlata d’inverso Pinasca e la penetrazione del piemontese in
vai S. Martino e Porosa » è stata lodala
dal Corpo Accademico ed ha ottenuto la
massima votazione con dignità di stampa.
A nome della nostra Comunità esprimiamo alla neo laureata le nostre vivissime felicitazioni ed i nostri migliori auguri.
PISA
_____ Nella villa Crastan a Ponledera è staio celebralo il 27 ottobre nell’intimità di
un folto gruppo di familiari, il Santo Battesimo di Crastan Annetta Madiaina di Niccolo e di Aniiigna Jakob, n. a Davos (Svizzera) il 7 marzo 1962.
— Abbiamo avuto il privilegio di ospitare il 1 e 2 novembre la Conferenza Distrettuale iniziatasi con un culto presieduto
da! Pastore di Colleferro e Ferentino, sig.
A. Bertolino, e di ricevere il 4 dicembre la
ta tanto attesa del Segr. Gen. della FUV
_ .jtore Franco Giampiccoli. h’Unione docanile si è ricostituita con i giovanissimi;
V ISI
Pastor
degli studi sono presentati dai giovani stessi e dal Pastore e animatamente discussi,
nelle riunioni del sabato sera.
— L’L'nione Femminile svolge la sua nor
male attività con riunioni nella casa pasto
rale, ba nominato il suo nuovo seggio e pre
para il Bazar di primavera. 11 1“ marzo
ba partecipato alla riunione mondiale di
preghiera nella Cappella americana di Cam
po Darby a Tombolo, insieme con l’Unic
ne Femminile di Livorno e le Unioni Fem
minili della Cemunità Americana.
— E’ scomparsa con Nazzarena Barsotti
red. Sbratui l’ultima figura di credente del
la disciolta Chiesa Libera di Pisa, laseian
do l’esempio di fedeltà incrollabile nell’E
vangelo pur nelle prove e nelle iribolazio
ni (Fogni genere, sino alla morte avvenuta
nella Casa di Riposo di Corso Italia. Al
servizio funebre hanno partecipato parenti
e conoscenti c la nostra comunità che era
la sua seocnda famiglia, prima nella casa
del nipote dove la salma era stata trasportata e poi in chiesa, martedì 5 febbraio.
— Abbiamo ricevuto la dolorosa notizia
della morte per malattia del Dr. Fritz Burckhardt di Isleten (Svizzera) fedele amico
e sostenitore della nostra opera, dal tristissimo giorno di un tragico incidente stradale occorso alla sua famiglia alFArnaccio,
alcuni anni or sono.
— Una campagna del libro evangelico
sta per essere fatta a domicilio a cura dei
giovani. Auguriamo un successo eguale c
superiore a quella di alcuni anni fa.
— L’Assemblea di Chiesa ha dato inca
rico al Consiglio di nominare una Commissione finanziaria elle si è messa all’opera
con buoni risultati. Abbiamo la soddisfazione di essere una delle prime chiese ad
inviare regolarmente i nostri contributi alla Cassa Centrale.
— Nell’estate e nell’autunno sono stati
di grande aiuto i predicatori volontari della nostra comunità; un ringraziamento speciale al Pastore Atkinson, ora docente di
Teologia nella Facoltà Evangelica di Grecia, e il Pastore Samuele Carrari de La Spezia e la sua gentile Signora che ha accompagnato alFharmonium il canto nei culti di
Pi.sa c di Viareggio il 23 settembre.
g. b
VIAREGGIO
- La decana di tutte le nostre comunità
delle provincie di Lucca e di Pisa, la signora Adele Della Seta n. Volters si è addormentata nel Signore il 7 dicembre all’inizio del suo 91° anno di età, dopo un
lungo periodo di tribolazioni sopportate con
coraggio e con fede, assistita amorevolmente dalla figlia e dalla nipote. Al servizio
funebre hanno partecipato membri della
comunità e amiche di famiglia, in casa al
Lido di Camaiore e al cimitero di Viareggio, reparto protestante.
— Ricordiamo che il culto presieduto
dal Pastore valdese di Pisa nella Cappella
Anglicana di Via Leonardo da Vinci, fraternamente concessa, è celebrato la seconda
e la quarta domenica d’ogni mese, alle ore
17,30 ed è preceduto dalle lezioni di Gate
chismo e della Scuola Domenicale. Ne prendano noia fin d’ora le famiglie evangeliche
che verranno quest’estate in Versilia.
A. I. a E.
COMUNICATO
Rinnoviamo ai colleghi ed agli amici, l’invito a partecipare al convegno
di primavera che avrà luogo, D. v., il
19 marzo a S. Germano Chisone, con
il seguente programma:
Mattino, ore 9,30: breve culto presieduto dal collega Claudio Tron. Seguiranno le relazioni sul tema dell’insegnamento religioso presentato sotto
l’aspetto teologico, psicologico e metodologico, rispettivamente dal pastore Sergio Rostagno e dai maestri Roberto Eynard e Franco Calvetti.
Pranzo in comune, ore 12,30.
Pomeriggio, ore 14,30 : Discussione
delle relazioni, proiezione filmine, co
municazioni varie. Sarà presente nel
pomeriggio il segretario del S.N.A.SF;..
'■ignor Bianchi, a disposizione dei soci per informazioni e consulenza sindacale. Il Comitato Sez. Valli
Oggi però sono scoperchiati, disabitati, deserti: da quando Paolo ha
teso centro di loro l’indice della mane' e l’invettiva. Gli antichi abitatori
di quei templi fatti da «opera di mano», gli dei falsi e bugiardi, sono
scomparsi.
* * *
Ma, rìdiscendendo in (àttà, ancora
oggi Paolo sentirebbe lo spirito sue
«inacerbirsi dentro, a vederla piena
oi Idoli».
Le numerosissime chiese sono stranamente piccole; non ci sono cattedrali o basiliche immense (»me da
noi. Soon chiesette tutte uguali, a
croce greca, con una cupoletta centrale. Sono più basse del livello stradale, talché, per entrar(ù, bisogna scendere tre o quattro gradini. Sono sempre aperte, dalla mattina alla sera,
internamente, sono divise in due parti dall’« iconostasi », una ^ecie di altissimo paravento, con tre porte, che
separa una parte dall’altra. Di qua,
entrano tutti; -di là, soltanto i sacerdoti: è il luogo santo.
Ogni (ùiiesa è custodita e servita da
una «sagrestana», che, quando entri,
ti offre le oandehne, sottilissime e Itmghe, da accendere davanti all’icone
preferita, o che ti chiede l’obolo per
li culto. Sono donne anziane, affabilissime e gentiU, pronte a darti notizie e chiarimenti.
I pcfpe si vedono di rado in chiesa
Non cosi per la strada e nei luoghi
pubblici, dove s’incontrano ad ogni
pie' sospinto: magnifiche barbe o nere o grìgie ed un codino di capelli sapientemente attorcigliato sulla nuca,
sotto il caratteristico copricapo a tubo. Un giorno ne vidi uno che s’era
fermato a comperare un cartoccio di
caldarroste e se l’era infilato sotto la
veste. Incuriosito, ho voluto seguirlo
e l’ho visto scendere nella chiesetta
più prossima. E io dietro, facendo finca di interessarmi alle icone e ai quadri, a dir vero di pessimo gusto. Il
simpaticissimo pope si sedette bonariamente in un angolo, di fronte alla
sagrestana, e (»n lei si mise a sgranocchiare le castagne. Una castagna
lei, una castagna lui, se le finiron tutte Poi la donna raccolse le bucce e le
buttò fuori della porta.
Ogni chiesa è una catasta di immagini. Una sopra l’altra, negli angoli,
su su per le pareti, pendenti dal soffitto, perfino appoggiate a terra. E’
un continuo andare e venire di persone isolate, frettolose, che accendono una o due candeline e poi fanno il
giro della chiesa e s’inchinano fino a
terra e baciano, passando, (jinque, dieci icone e più ancora, e poi se ne vanno frettolosamente, come sono entrate Non è davvero piacevole guardare
contro luce i vetri di quelle icone! So
{continua in pag.)
iiiiiiiiiiiiimiiiitiitiiiii
Cristiani africani studiano
i problemi familiari
Kitwe, Rhodesia del nord. — Oltre quaranta africani, uomini e donne, hanno lavorato per oltre due mesi ad un seminario
sui problemi familiari esaminati alla luce
della fede cristiana. Questo corso era organizzato al Centro ecumenico di Mindolo,
sotto gli auspici deUa Conferenza pan-africana delle Chiese, del Dipartimento per la
cooperazione dell’uomo e della donna nella Chiesa, nella famiglia e nella società, e
del Dipartimento della missione e dell’evangelizzazione del CEC- Era presieduto
da Z. K. Matthews, dell’Africa del sud, segretario per l’Africa del Dipartimento d’assistenza del C.E.C.
1 partecipanti, pastori, professori e specialisti di lavoro sociale, provenivano da
liversi paesi dell’Africa di lingua inglese e
francese, a sud del Sahara.
Un’analoga consultazione aveva avuto
luogo nel 1958 in Thailandia, sotto gli auspici del Consiglio internazionale delle Missioni; ne è prevista un’altra nella regione
dei Caraibi. [s.oe.p.i.)
In Australia sono in corso conversazioni
elle potrebbero portare all’unione di due
milioni di cristiani appartenenti alle Chiese metodista, presbiteriana e congregazionalisla. Lt nuova comunità avrebbe il nome di ’’Chiesa unita in Australia”.
I NOSTRI LUTTI
Esprimiamo la nostra cristiana solidarietà, nell’ora del lutto, al pastore U. Bert, per la dipartita della madre; al pastore L. Rivoira, per la dipartita della suocera; ai familiari dei
pittore P. Paschetto, per la dipartita
di questo artista credente; di lui parleremo più diffusamente in im pros
simo numero.
4
pag. 4
N. H — 15 marzo 1963
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
oppure ad uno degli Anziand. Grazie
quamti l’Jianno già fallo.
Impressioni di il tene
(segue dalla S'' pag.)
no tutti maculati da infinite ooraie di
baci sovrapposte le ime alle altre, incrostate!... Un igienista avrebbe molto
da dire!
E’ strano osservare come siano più
gli uomini che le donne a dedicarsi a
queste pratiche religiose. E i segni di
croce!... Ne fanno cinque, sei o non
so quanti, ogni volta, per la strada, in
autobus, in trattoria. Ogni occasione
è buona: il passaggio davanti ad una
chiesa, il suono d’una campanella, la
partenza dell’autobus. Perfino gli autisti, gli impiegati di banca, i garzoni
di negozio nell’esercizio delle loro funzioni; abbandonano con la destra il
volante o la penna o gli arnesi e si
segnano una quantità di volte, ma
con una tale rapidità che spesso il
gesto si riduce ad un semplice andar
su e giù della mano, davanti allo stomaco, come fanno i bambini per dire
alla mamma che la pappa è buona.
« Ateniesi ! » esclamerebbe Paolo anche oggi «io veggo che siete in ogni
cosa quasi troppo religiosi!...».
Ma, ad Atene, c’è un angolino dove
abbiamo lasciato il cuore ! Al n. 50 del
viale Amalis, davanti aH’Aroo di Adriano, di fronte alle maestose colonne deirOlympeion, c’è un fabbricato
lungo, di soli due piani, senza nessuna
pretesa architettonica. E’ la Chiesa
Evangelica Presbiteriana di Grecia.
Nell’ampia sala disadórna (priva di
simulacri « d’oro o d’argento o di pietra») abbiamo sentito la calda voce
del Pastore Michael Kiriakakis (amici' dei Valdesi), il quale, forse, anmmciava ancora « agli uomini che tutti
abbiano a ravvedersi», perchè il gior
nc del Signore è vicino. Abbiamo seguito il canto degli inni, ci siamo raccolti anche noi nella preghiera. Quantunque la lingua ci fosse sconosciuta,
purtuttavia ci siamo sentiti imiti all’Assemblea, perchè il nostro comune
Signore « non era lungi da ciascuno
di noi » quello stesso Signore che Paolo, un giorno, aveva cominciato a predicare, "di là poco lontano, nella sinagoga, sulla piazza, sull’Areopago.
All’uscita del culto gli anziani ( i
presbitcroi) e alcuni membri della
Chiesa, saputo che eravamo Valdesi,
si sono stretti intorno a noi e con le
loro affettuo.se espressioni (in un discreto francese) ci hanno fatto sentire che cosa significhi essere fratelli in
Gesù Cristo, sotto qualsiasi cielo.
Giovanni
BOBBIO PELLICE
•—■ Domenica 24 febbraio come preannunoialo in occasione della visita degli
studenti della nostra Facoltà, abbiamo
avuto il piacere di editare il Sig. Mario
Berutti di Torino studente di 3® anno e
il Sig. Hammeratein della Genmania Westfalia laureando in giurisprudenza. Il Sig.
Berutti ba presieduto il Culto che per
a-werse condizioni atmosferiche e un gran
numero di ammalati di influenza, non ha
accolto il consueto auditorio domenicale.
Meditando fin Luca 57 ¡1 predicatore
ha attirato l’attenzione di tutti sulla necessità di ripensare alla vocazione cristiana con uno spirito di rinnovata fedeltà e
di gioioso servizio. Vogliamo sperare che
questa visita a Rorà sia stata per i nostri ospiti oggetto di buon ricordo e di arricchimento.
— Ci siamo grandemente rallegrati nel
Signore per il ritorno fra noi del frateUo
Si-g. Aldo Tonm, Anziano del nostro Concistoro. Abbiamo sentito molto la sua
mancanza durante tutto il tempo della
sua assenza, ma domenica il suo posto in
Chiesa, rimasto inoccupato per tanto tempo, non era più vuoto.
— Come già comunicato a suo tempo,
domenica prossima 17 corr., alle ore 15
avremo la consueta riunione delle Madri
dell’Unione delle Fucine.
— E’ con un sentimento di profonda
riconoscenza al Signore che da due settimane abbiamo potuto riprendere pienamente le nostre riunioni quarlierali sospese per motivi... influenzali del Pastore.
— Esprimiamo ai nostri fratelli dei
Rumer e Fucine, il nostro compiacimento per la puntualità, l’assiduità e la numerosa presenza alle nostre riunioni quarlierali sosipese per motivi... influenzali
del Pastore.
— Esprimiamo ai nostri fratelli dei
Rumer e Fucine, il nostro coinpiaciinenlo
per la puntualità, l’assiduità e la numerosa presenza aUe nostre riunioni quarlierali. E il nostro desiderio è ohe continuino a lodare il Signore anche durante
gli altri giorni della loro vita in casa e
sul lavoro. Agli ammalati e a quelli che
non possono venire alle riunioni, vogliamo dire che sono stali oggetto di preghiera e dii visita.
— Giovedì 14 alle ore 19,30 avremo la
riunione quartierale al Rose in casa del
nostro Anziano Aldo Tourn.
Come per il passato, anche quest’anno
il nostro Concistoro offre il 50% del
prezzo di abbonamento a « L’amico dei
fanciulli»; pertanto i genitori interessati
sono pregati di versare L. 300 al Pastore
La comunità ha ricevuto con piacere la
visita di due studenti in teologia svizzeri
che frequentano la nostra Facoltà di teologia di Roma. Essi sono stati tra noi la domenica 24 febbraio e mentre il sig. Mathey
presiedeva il imito, il sig. Schmidt fungeva
in esso da lettore; essi sono poi tornati tra
noi venerdì 1® marzo ed hanno presieduto
una riunione ai Campi ed una al centro intrattenendoci su problemi attuali che si
pongono alla Chiesa nell’esercizio della sua
vocazione. La domenica 24 febbraio essi,
dopo una fugace vìsita a Sibaud hanno assistilo ai corsi di catechismo, come già avevano assistito alla scuola domenicale.
Li ringraziamo sentitamente per la loro
graditissima visita e per i msesaggi che ci
hanno rivolto da parte del Signore.
Martedì 5 marzo abbiamo accompagnato
alla sua ultima dimora terrena la spoglia
mortale della nostra sorella Bertinat Maria
mita Gay deceduta il giorno 4 marzo aUa
sua abitazione al Courtilet superiore alla
età di anni 79. Da tempo la nostra sorella
era costretta a letto ed ella sapeva che a
viste umane la sua malattia non offriva speranza di guarigione. Si è avviata verso la
fine serenamente, sopportando con spirito
di pazienza e di fede le sofferenze che in
ultimo l’hanno afflitta. Al marito, ai figli,
ai familiari e parenti tutti rinnoviamo la
espressione della nostra viva e fraterna
simpatia cristiana invocando su loro tutti
.e consolazioni del Signore.
Il nostro affettuoso benvenuto al piccoli)
Marco Durand-Canton che il giorno 26 febbraio è venuto ad allietare la famiglia di
Daniele e Rachele Durand-Canton di Genteugna. e. a.
Domenica, 24 febbraio, il culto è stato
presieduto dallo Studente in Teologia,
Sig. Hans Sclimocker, proveniiente dal
Cantone di Berna (Svizzera) e ospite della nostra Facoltà di Roma. Lo ringraziamo
per il suo buon messaggio cristiano.
Abbiamo terminato il quarto turno di
riunioni nei Quartieri, nel corso delle
quali abbiamo meditato sul tema della
« Testimomanza cristiana ». Nel quinto ed
ultimo turno, che sta per cominciare, il
Pastore parlerà sul Congresso della Gioventù Rurale Evangelica, che si è tenuto
a' Gwatt (Svizzera) nel passato mese di
febbraio.
A suo tempo, abbianio dato notizia del
grave iucendio ohe ha devastalo parte della casa e ridotto in cenere una cospicua
aliquota delle scorte agricole della famiglia Paschetto, della Baravaiera. Quale segno della solidarietà fraterna di tutti noi,
il Concisloro ha lanciato una colletta nella Comunità, che, sino a questo momento, ha già dato buoni risultali. Chiunque,
anche fuori dell’ambito della nostra Parrocchia, volesse unirsi a noi in questa
opera di concreta solidarietà cristiana,
può farlo, indirizzando la sua offerta al
Concistoro di Praroslino. Grazie.
— Sabato sera 9 corr. abbiamo ricevuto, gradita visita, la filodrammatica della Comunità di Villar Perosa, guidata dal
pastore Geymet. Ringraziamo i nostri
amici di Villar per la bella serata offertaci.
— Domenica 10 marzo si sono svolti i
funerali della nostra sorella Fomeron
Anna Elisa, della Mole, deceduta, dopo
pochi giorni di malattia, presso una casa
di tura a Torino, alla età di 73 anni.
Ai parenti esprimiamo la nostra simpatia cristiana.
il
Domenica 24 febbraio la Chiesa ha accolto con gioia il Sig. Bruno Bellion, studente di 4" anno presso la Facoltà Valdese
di Teologia, in visita alle Valili insieme ai
suoi compagni itaiani e stranieri. Egli ha
parlalo ai bambini della Scuola Domenica
le ed Ita presieduto il culto dinanzi ad una
buona assemblea di fedeli, dandoci un messaggio vivamente apprezzate.
La visita degli studenti della nostra Facoltà teologica è continuata ancora venerdì
1< marzo. Gli studenti Vezio Incelli, (4°
anno), e Luciano Deodato, (2° anno), hann.i presieduto una riunione serale nella
sala delle attività presentando al pubblico,
intervenuto da vari quartieri, un argomenlo vivo ed interessante che ha animalo la
conversazione che ne è seguita. Siamo sla! molto lieti dì queste visite e di questa
presa di contatto, che ci auguriamo possa
ripeiersi, e ringraziamo i nostri fratelli per
loro messag,®i.
\el pomeriggio dì domenica 24 febbraio
giovani dell’Unione hanno ripetuto dì
nanzi ad un numeroso pubblico la recita
già data la sera del 17 febbraio. Mentre
ringraziamo ancora gli attori desideriamo
dire un grazie anche a tutti coloro che
hanno validamente collaborato allo scopo
che i nostri giovani si erano prefisso con
questa seconda serata ricreativa : dare un
segno tangibile di solidarietà ad un nostro
fratello duramente provato in questi ultini anni ed al quale auguriamo una pronta
coinipleta guarigione.
Lunedi, 25 febbraio, il Signore ha richiamato a Sè il fratello Boudrandi Ernesto di Pomeano, all’età di 65 anni. Ricoverato all’Ospedale Cottolengo di Pinero!o, a causa dell’improvviso aggravarsi del
suo male era stato inviato in nn Ospedale
di Torino ed a Torino ha avuto luogo l’acI empagnamento funebre mercoledì mattina.
Alla sorella ed a tutti i familiari rinnoviamo la nostra simpatìa cristiana ed invochiamo su di loro le consolazioni della fede nel nostro Signore (Jesù Cristo.
LU$£BNA S. GIOVANNI
Eccezionalmente, lunedì sera 18 corr.
alle ore 20,30, nell’Aula Magna del Collegio Valdese, l’Unione Giovanile di Pinerolo presenta la commedia « La signora è partita », tre alti di Gaspare Cataldo.
I biglietti saranno posti in vendila la
sera stessa alla porta.
Convegno Nazionale
Alpini
In occasione del Raduno Nazionale
degli alpini a Genova, il culto nella
Chiesa Valdese di Sampierdarena, alle 9,45, Via Cantore 16, sarà presieduto dal Pastore Roberto Jahier, capitano degli alpini.
Si giunge a Sampierdarena da Genova, Piazza De Ferrari, o da Piazza
Caricamento, prendendo un qualsiasi
autobus lettera rossa (escluso lettera
R), e scendendo in Via Cantore, pri■na fermata dopo l’ingresso all’auto
strada.
Jn Favore degli Istituii Valdesi
La RIV di Pinerolo
e il XVil Febbraio
Febbraio. — Anche da noi la celebrazione del 115« anniversario deR’« Emaniepazione », favorita da um inatteso sole
primaverile, si è svolta nel consueto entusiasmo di piccoli e grandi. Particolarmente apprezzato il ben intonato programma di recite e canti eseguito la mattina, nel tempio, da un centinaio di vivaci
scolaretti sotto la guida magistrale di Edga-rdo Paschetto, affiancato dai vari insegnanti. Ad casi tutti va la riconoscenza
delle famiglie e della Chiesa.
Al culto commemorativo delle 10.30, il
pastore G. Tonm die lo presiede, rivolge
alla folla assemblea un forte ed in-isivo
appello ai risveglio dell’avita fede, ispirandosi al testo Apocalisse 2: 4.
All’Agape, preparaU con la ben nota
ineccepibile competenza dall’« équipe »
del puntuale « cordon bleu » dei nostri
VVII, Gharleton Albarin e servito da una
coorte di gentili cuffie bianche più una
piccola, volonterosa cuffia nera, hanno
partecipato 160 commensali. Asiatiche influenze vi hanno impedito la partecipazione al completo di una famiglia di otto
persone. Al levar delle mense brevi e
lungamente applauditi d messaggi del Sindaco Aw. G. Crosto, del Direttore di
Villa Olanda, Pastore S. Colucci e del
Sig. James Gay.
Come sempre applaudiliasimo il discorso ufficiale detto dal Prof. G. Costabel il
quale, con competenza e delizioso humour, ci ha ritratto al vivo ramhiente
sociale politico e religioso dal quale è
sorto l’Editto emanoipatore del ’48.
La serata, organizzala dalla filodrammatica unita delle nostre Unioni Giovanili
del Centro e dei Peyrot, che ha presentato il dramma di Gilbert Cesbron : « £'
mezzanotte Dottor Schweitzer », ha avuto
un successo crescente nelle ripetizioni
della domenica seguente. Ai bravi interpreti: Alberto Revel regiisia ed attore,
Nino Danna, Marco Cliarbonnier, Piero
Gliauvie, Adriana Revel, alla suggeritrice
Sig.ra Uiliana Lapisa-Revel e alla simpatica autenliica negretta Maria Teresa Ebongné del nostro Orfanotrofio rinnoviamo la
nostra viva gratitudine.
. V isita gradita, —- La comunità serba il
più grato ricordo della visita degli studenti della nostra Facoltà Teologica di
Roma. La sera del 23 febbraio, dopo una
familiare « cenetta valdese » loro offerta
nei nostri locali, i futuri pastori hanno
partecipato alla settimanale tornata -delrUnione, affiatandosi cordialmente con t
nostri giovani in un interessante ed utile
scambio di idee ed esperienze. E domenica 3 marzo il culto nel tempio dei Bellonaiti è stato presieduto dallo studente
in teologia Mario Berutti di Torino che
ha rivolto ad uu’aittenta assemblea un
chiaro e forte messaggio, ispirandosi al
passo Matteo 8: 20.
Insediamento. — Al cullo di domenica
lo marzo, alla presenza di una buona assemblea e del Concistoro quasi al completo, abbiamo avuto la gioia di insediare nella carica di Diacono per il quartiere Danua-Monneit, il giovane Franco
Bonnet eletto dairultima Assemblea di
Chiesa. Il Signore colmi delle ricchezze
della sua grazia questo giovane suo servitore.
Dipartenze. — 11 Signore ha richiamalo
a Sè in queste ultime settimane sette fratelli e Sorelle dei quali ricordiamo con
commossa gratitudine e con cristiana speranza i rari nomi;
Dorina Benech ved. Albarin, il 31 geninaio, in età di 67 anni; Anna Ricca ved.
Giordan, ai Ricca, il 1° febbraio in età
di 81 anni; Emilio Pons di Ciò d’mai, il
4 febbraio, in età di 67 anni; Irene Ghiavia in Ricca ai Marauda Superiori il 7
febbraio, in età di 69 anni; Susanmt Bertot ved. Bonnet, alla Pònsa, FU febbraio,
in età di 66 anni ;Sfe/ano Bonino, il 2
marzo, in età di 83 anni; Cesira Bonin
ved. Besson, ai Besson, il 3 marzo in età
di 65 anni.
Alle famiglie nel duolo rinnoviamo la
espressione della nostra profonda rsolidarietà nella prova, illuminala dalle promesse del Signore.
J.
Anche quest’anno, in occasione del 17
Febbraio, il personale e la Direzione dello Stabilimeuio RIV di Pinerolo hanno
offerto una somma a favore dei nostri
Istituti.
La sottoscrizione ha fruttato L. 100.000,
di cui 68.000 raccolte dagli operai ed impiegati e 32.000 quale integrazione della
Direzione.
La somma è stata così distribuita:
Rifugio C. Alberto - Luserna S. Giovanni, L. 30.000 — Orfanotrofio Femminile - Torre Pellice, 30.000 —Convitto
Valdese - Pinerolo, 30.000 — Casa delle
Diaconesse - Torre Pellice, 10.000. Totale L. 100.000.
Segnaliamo con riconoscenza il simpatico gesto di solidarietà. La data del 17
Febbraio non concerne soltanto i Valdesi, ma ogni cittadino italiano. Quella data segnò infatti una tappa imponíanle nella vita della Nazione.
Società delle Missioni
Evangeliche di Parigi
Il 5 marzo la Commissione Eìsecutiva
della Società delle Missioni di Parigi ha
esamiinato e approvato i conti presentati
dalla Direzione della Società per l’anno
finanziario 1962.
Il totale delle contribuzioni ricevute
dalle chiese è di F. 3.448.432,81 (Lire
434.5()2.534), le spese si auimoutano a
F. 3.433.821,59 (Lire 432.661.520), e l’esercizio finanziario si cliiude con in cassa
F. 14.611,22 (Lire 1.841.014). Anche la
somma preventivala per l’invio dei missionari che hanno risposto aU’appello dei
65, è stata quasi interamente trovata, mancano poche centinaia di frandii.
Il Direttore della Società ringraziando
tutti quelli ohe hanuo contribuito generosanieutc, dice: « Grazie a voi la nostra
Società può affrontare con fiducia i problemi dell’esercizio finanziario del 1963.
Nella lotta in cui siamo impegnati tutti
insieme, la fedeltà misericordiosa di Dio
è la nostra sicurezza e la nostra gioia ».
R. C.
La famiglia del compianto
Giulio Genre
ringrazia sentitamente il personale
delFOspedale, il Dr. Quattrini per le
premurose cure prestate al suo caro
scomparso e tutti quanti hanno prese* parte al suo dolore.
« Vegliate perchè non sapete in
qual giorno il vostro Signore sia
per venire» (Matteo 24: 42)
Pomaretto, 26 Fetobraio 1963
La famiglia Bert sentitamente ringrazia quanti, di presenta o con scritti, hanno partecipato al suo dolore in
occasione della dipartita della cara
m-amma
Atdele Tron
ved. Bert
In modo particolare ringrazia il
dott. Quattrini, i pastori Davite e Geymet ed i vicini di casa.
« Vengo tosto ; tieni fermamente quello che hai, affinchè nessuno ti tolga la tua corona»
Bovile di Perrero 5-3-1963
Ermanno, Ercole c Sandro Besson,
con le loro rispettive famiglie, riconoscenti e commossi, ringraziano tutti
coloro che presero parte al loro gran
de dolore in occasione della dipartenza della loro cara mamma
Cesira Bonin
ved. Besson
Ringraziano quanti con la presen
za o con scritti, vicini o lontani, furor.c loro di conforto o di aiuto: in mo
do particolare ringraziano il Dott. Scasegnina. la sig.ra Emma Andreon-Melli. i sigg. Pastori Jahier e Genre; i
parenti, vicini di casa, e amici.
Luserna S. Giovanni 5-3-1963
Iddio ha chiamato con sè
Paolo Paschetto
nel 79.mo anno di una vita serena e
fruttuosa nella quale la fede e la fedeltà del credente hanno fatto dell’arte una luminosa testimonianza cri
Riconoscenti a Dio per il dono della sua persona e della sua vita, i familiari lo ricordano agli amici ed ai
conoscenti tute!.
Torre Pellice, 9 marzo 1963
Direttore reap.; Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
avvisi economici
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