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Anno 128 - n. 26
26 giugno 1992
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delle valli valdesi
ECUMENE: INCONTRO ANNUALE DELLA CEVAA
Un primo
passo
I lavori della grande Conferenza delle Nazioni Unite suH’amMente e lo sviluppo si sono appena conclusi a Rio de Janeiro
e già si stanno facendo i primi
bilanci.
E’ indubbiamente un fatto di
notevole importanza che 117 capi di stato (da Bush a Fidel Castro) abbiano riconosciuto che
« Tavvenire del pianeta » è ipotecato negativamente dall’attuale modello di sviluppo che produce un doppio disequilibrio:
l’esplosione demografica nei paesi del Sud del mondo e l’irresponsabile consumo delle risorse naturali nei paesi dei Nord
del mondo.
II grido di allarme per questo stato di cose è stato generale e sui rimedi è stato fatto
qualche timido passo in avanti.
La dichiarazione di Rio (però
non vincolante per i paesi firmatari) prevede 28 principi generali di « etica ambientale » tra
i quali l’uomo come centro dello sviluppo sostenibile, l’eliminazione della povertà, la promozione di mi’adeguata politica
demografica; «l’agenda 21», anch’essa però non vincolante, presenta il programma operativo
per i paesi per « salvare la terra » e sviluppare l’economia sostenibile (i paesi del Nord dovrebbero versare annualmente a
queUi del Sud lo 0,7% del loro
prodotto interno lordo); la convenzione sul clima prevede la
riduzione dei gas che provocano
l’effetto serra; la convenzione
sulla biodiversità sottolinea l’urgenza di preservare gli ecosistemi e fissa i criteri per la ricerca e lo sfruttamento del patrimonio biogenetico.
A Rio è emerso chiaramente
che non sono più possibili modelli di sviluppo alla «produci e
inquina », pena la fine dell’umanità. Ma allora come far fronte
alla grande disparità nella distribuzione delle ricchezze?
La risposta a questo interrogativo è complessa. Le ricette
per il Sud del mondo non possono essere quelle del Nord. Comunque è importante che i paesi del Sud e del Nord si siano
parlati francamente a Rio senza le tradizionali soggezioni dei
più poveri.
La proposta per noi che viviamo nel Nord del mondo mi pare sia una sola: l’austerità. Questo la Conferenza di Rio non
l’ha detto, ma ce lo ricordano
le chiese del Consiglio ecumenico che hanno riaffermato anche
in quest’occasione la loro linea
di « pace, giustizia, salvaguardia
del creato ». Una proposta di
austerità che deve essere perseguita dagli stati, ma anche da
tutte le organizzazioni collettive
(si veda a questo proposito la
proposta della Chiesa valdese di
Torino) e dagli individui. Dobbiamo cambiare il nostro modo
di vita.
Se questo vale per i nostri
comportamenti quotidiani, come
cittadini dobbiamo però pretendere che cambi anche la cultura delle istituzioni. Dopo Rio
l’ambiente non deve essere più
l’oggetto di leggi di settore (sui
rifiuti, sull’acqua, sull’aria, ecc.),
ma un diritto deli’uomo che lo
stato deve riconoscere. Il nuovo
Parlamento saprà tradurre le
buone volontà di Rio in leggi
concrete?
Giorgio Gardiol
----y
Le chiese di fronte a Maastricht
L int6r(dipen(jenza vincola tutti a parlar© in termini (di « globalità » - L’impoverimento del
Terzo Mondo: il debito e la « fuga dei cervelli » - La solidarietà reciproca tra le chiese
Scrive Sergio Romano sulla
Stampa del 17 giugno « Ogni stato dovrebbe fondarsi sulla contemporanea applicazione di tre
prìncipi; l’autodeterminazione dei
popoli, l’inviolabilità delle frontiere, il rispetto dei diritti umani. Ma tutto ciò che è accaduto
negli ultimi due anni dimostra
che l’applicazione di uno di essi
mette in discussione e pregiudica l’applicazione degli altri». E
conclude: « Vi sono circostanze
in cui l’unico modo per dare
una risposta coerente al disordine è quello di mettere ordine
in casa propria», sostenendo così la necessità di Maastricht.
Difficile dar torto a Sergio
Romano; lascia però perplessi
la conclusione, nel senso che
Maastricht non è una parola magica, risolutrice di tutti i problemi, ma l’inizio di un processo
che può avere risultati buoni o
cattivi a seconda di come verrà
riempita di contenuti.
Le chiese che fanno parte della CEVAA (Comunità evangelica
di azione apostolica), in occasione del loro incontro annuale in
corso di svolgimento ad Ecumene (Velletri) dal 16 al 26 giugno,
hanno voluto mettere tra gli argomenti principali in discussione anche Maastricht.
Perché questo interesse da
parte di chiese che vivono in
continenti lontani da quello europeo, con preoccupazioni simili, ma anche diverse? «Il mondo nel quale viviamo è sempre
più interdipendente — osserva
Roland Revet, responsabile delle
comunicazioni della CEVAA —;
Ormai abbiamo capito che qualsiasi cosa accada da una parte
ha le sue ripercussioni, positive
o negative, in qualunque parte
del mondo ».
No all’Europa
fortezza
« Noi — osserva. Jacques Terme
presidente della CEVAA — non
siamo né contro né a favore di
Maastricht; solo non vorremmo
che l’Europa che nasce in seguito all’Atto unico sia un’Europa chiusa su se stessa o preoccupata di dare qualche risposta
agli enormi problemi dei paesi
dell’Est europeo, con i quali essa si sente maggiormente in sintonia per un’eredità storica, culturale e religiosa. Sentiamo la
nostra responsabilità nei confronti dei popoli degli altri continenti, che soffrono le enormi
ingiustizie del nostro tempo. Tra
il Nord e il Sud del mondo non
c’è solo un fossato, ma ormai si
è scavato un abisso. Il reddito
di un miliardo di abitanti dei
paesi ricchi è centocinquanta
volte superiore a quello dei paesi poveri. Non solo, ma i paesi
in via di sviluppo pagano interessi sui debiti contratti superiori a quanto ricevono come
aiuti. Ma vi è anche un altro
tipo di impoverimento, rappresentato dalla fuga dei cervelli,
in particolare africani, che emigrano verso l’Europa o gli Stati Uniti,_ mentre gli esperti occidentali (pagati profumatamen
Samuel Aklé (a sin.), pastore del Benin al nostro Sinodo ’88 con
il past. Edzavé in servizio a Roma: la CEVAA è scambio.
te) sono più che mai numerosi
in quegli stessi paesi ».
E’ chiaro che di fronte ad
una situazione simile, per altro
ben nota a tutti, e di fronte ai
processi di dimensioni planetarie, le chiese si trovano disarmate e impotenti. Possono, è
vero, far sentire la loro voce,
lanciare un allarme, come la
sentinella; forse, nella migliore
delle ipotesi, dire una parola
profetica che viene udita ma
non seguita. Si tratta indubbiamente di una funzione alla quale non possono rinunciare. Ma
vi è anche altro che possono fa
RISPONDERE ALLA CHIAMATA DI DIO
La forza deWamore
«Non temere, o Abramo» (Gen. 15: 1).
Non temete, o Abramo, Giacobbe, Giuseppe,
Maria servitori dell’Eterno, di nulla e di nessuno
ma^ temete Dio. Bisogna avere paura di Dio? Perché « può far perire l’anima e il corpo nella geenna» (Mt. 10: 28b)? Aver paura di Dio perché può
mandarmi all’inferno e pensare che lui possa ricattarmi in tal modo significa che ci si è già
staccati da Dio, lo si è già perduto avendo smarrito il significato della vera relazione con lui, fatta di fiducia e di amore. D’altronde se Dio è
preoccupato anche di un solo capello del mio capo non può accettare, a cuor leggero, che io vada
a finire nel prototipo degli inceneritori: la geenna.
E se si prende cura di due passeri non potrà certo trascurare la sorte di uno dei suoi figli, anche
se peccatore.
Non è in questo senso che Dio è da temere.
La paura bisogna averla quando Dio ti chiama
e ti dice « Va’, compi il mandato », perché ti affida
una missione che ti espone a tutti i rischi e che
ti mette in situazioni certo non rassicuranti e in
conflitto con te stesso e con gli altri.
La Bibbia è piena di esempi di uomini che,
chiamati da Dio, devono togliersi le pantofole, rivedere i loro programmi, lasciare l’ombra del fico,
subire lacerazioni profonde nel loro animo, sopportare lo scherno e l’abbandono.
E’ vero che non si è lasciati soli e il Signore
sta alla destra; tuttavia non interviene per parare
i colpi.
Così è accaduto a Gesù e lo stesso accade
per il discepolo di Cristo; non vi sono « immunità».
Il Padre ha mosso un dito per staccare il Figlio dalla croce? Ha forse incenerito i suoi carnefici?
Volontariamente sulla croce Dio si fa impotente quanto al prestigio, alla vendetta, alla forza,
all’autorità, a farsi rispettare ma resta potente
nell’amare e nel perdonare. Perciò non si tratta
di avere coraggio perché Dio interviene e arriva
al momento giusto quando tutto sembra perduto
e ogni speranza di aiuto dall’esterno sembra
svanita. Dio non interviene e non arriva al momento giusto.
Il rischio dell’amore è la debolezza che comporta anche il rifiuto, la solitudine. Quando l’amore ricorre alla forza per farsi valere, alla legge
per tutelare i propri diritti si smentisce ponendosi in contraddizione con se stesso. L'amore ha una
sola ragione: l’amore. Ed ha una sola forza: non
ricorrere ad essa.
Perché, allora, non dovremmo temere, non dovremmo avere paura se Dio si astiene dall’intervenire?
Per il semplice fatto che Dio non è con noi
fuori ma con noi dentro, e... incassa tutti i colpi
dall’interno. Perché la fede non è un trattamento
impermeabilizzante che ci ricopre ma lascia filtrare la goccia d’acqua e le tempeste sapendo con
certezza che Dio vi è coinvolto così come lo fu
sul Golgota. Perché l’amore non è mai sconfitto
poiché ha sempre nuovamente ancora tutto da
donare.
Renato Di Lorenzo
re oltre alle analisi e ai proclami: creare tra loro rapporti veramente fondati sulla giustizia.
Vent’anni fa, dalle ceneri della gloriosa Società missionaria
di Parigi, nasceva la CEVAA.
Le chiese nate dalla proclamazione dell’Evangelo in Polinesia,
in Africa, in Asia, in Oceania
erano ormai diventate indipendenti. Potevano formare un’unica fraternità accomunate tutte
nell’unica vocazione di « annunciare tutto l’Evangelo a tutto
l’uomo », come si disse allora.
Era nata la CEVAA, chiese di
eguali senza più « né giudeo, né
greco... ma tutti uno in Cristo »
(Calati 3: 28) chiamate a crescere insieme e ad aiutarsi mutuamente in quelle che erano le
necessità di ognuna.
Le difficoltà
finanziarie
Sembrava facile, allora; ed
anche esaltante. Oggi l’entusiasmo di allora si scontra con le
difficoltà, anche finanziarie, che
attraversano tutte le chiese e
non ultime quelle europee, costrette a rivedere i propri programmi, a procedere a tagli nei
propri bilanci. La solidarietà
dunque non può trovare le stesse espressioni di un tempo: le
prime a soffrirne sono quelle
chiese strutturate in situazioni
più precarie.
Nei sermone di apertura dei
lavori il moderatore Franco
Giampiccoli ha ricordato due
passi. Il primo è quello della
I Pietro 5: 8 dove si parla del
diavolo che va in giro, come
un leone ruggente, per divorare
le sue prede. E’ un’immagine
del mondo, della sua violenza,
del suo potere che distrugge e
che divora. Il secondo invece è
tratto dall’Epistola ai Calati
(6: 13 e sgg.) dove i credenti
possono anch’essi divorarsi a
vicenda, se non vivono secondo
lo Spirito di Cristo.
Riuscirà la CEVAA a superare
i particolarismi che affiorano,
dato che anche le chiese non
sono esenti dai grandi e inquie(continua a pag. 8)
Luciano Deodato
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fede e cultura
26 giugno 1992
MEDITAZIONI BIBLICHE DI VITTORIO SUBILIA
La Parola che brucia
Un pensiero che, prima di diventare oggetto di lezioni e di saggi,
fu predicazione nelle nostre chiese - Un Dio che chiama aH’impegno
« Ogni peccato può essere perdonato, ma il peccato di avere
l’apparenza della fede senza averne la sostanza, il peccato di conoscere Iddio e di non bruciare
del suo fuoco, non ha remissione »: queste parole, pronunciate
in un sermone del 1942 da Vittorio Subilia, possono essere assunte come la parola d’ordine che
anima il libro che raccoglie alcune delle meditazioni bibliche
del professore di teologia scomparso pochi anni fa^.
Vittorio Subilia è stato un ingegno precoce. Già quando frequentava la Facoltà di teologia,
all’inizio degli anni Trenta, seppe opporre all’insegnamento dei
suoi professori, ancorati sugli
schemi ottocenteschi, un pensiero di tipo nuovo, che traeva la
sua linfa dalla lezione di Karl
Barth (allora agli inizi: ammirato e contestato in Germania,
pressoché sconosciuto in Italia).
E questo pensiero, prima di
diventare lezione accademica nel
lungo professorato in Facoltà
(dal 1950 al 1976 è stato professore di teologia del Nuovo Testamento, simbolica e sistematico), ha nutrito per quindici anni la predicazione di Subilia pastore.
Il percorso proposto da questo libro prende le mosse da
Palermo: è il P gennaio 1939.
Questo sermone di inizio d’anno
si apre con le parole di Gesù
nel Getsemani: « Padre, ogni cosa ti è possibile... Ma pure non
quello che io voglio, ma quello
che tu vuoi» (Marco 14:36). Ed
è un invito alla preghiera, una
preghiera pronunciata in ginocchio, non per soddisfare i nostri
desideri ma per confessare che
Dio regna, chiedendogli « di far
prevalere non la nostra volontà,
ma la sua ».
Il viaggio si conclude a Roma, t’8 dicembre del 1970, con
un sermone predicato nella
CMesa battista di via del Teatro Valle, per un culto interdenominazionale di preparazione al Natale. Il testo è tratto
dall’Evangelo di Giovanni (1:
11): «E’ venuto...»: «La nostra
consegna — dice Subilia — è di
annunciare con lucida coscienza
che è venuto, nella certezza della necessità e dell’urgenza di
questo annuncio. La nostra utilità o inutilità come cristiani nel
mondo dipendono essenzialmente dal fatto che, nella nostra
vita privata, nei nostri culti,
nelle nostre opere, nelle nostre
strutture, sui nostri giornali diciamo O' non diciamo: E' venuto ».
Vorrei far notare le date: nel
’39 stava per iniziare la seconda
guerra mondiale, che avrebbe
segnato profondamente i destini d’Europa, e nel ’70 si viveva
con grande intensità, anche nelle chiese, quello che si riteneva
un momento di importanti cambiamenti. Sempre Subilia faceva risuonare il suo appello affinché Dio fosse riportato al centro della fede e della vita.
E’ un Dio inquietante, quello
che emerge da queste pagine, un
Dio che non ammette accanto
a sé idoli o ideologie. E’ un Dio
che chiama costantemente alla
conversione e ad un impegno
completo. E’ un Dio che non si
lascia mai comprendere appieno
e che ama mostrarsi nelle cose
UN LIBRO DI VALDO SPINI
Viaggio dentro le istituzioni
Il risultato di un’esperienza complessa nella politica - Non un mestiere, ma la possibilità di incontrare la realtà del nostro paese
E’ un « Segni socialista »? La
domanda un po’ provocatoria è
stata posta nel corso di un incontro a Roma di giornalisti,
politici, uomini di cultura per la
presentazione di un libro di Valdo Spini, breve ma denso, sincero, originale, dal titolo Viaggio nelle istituzioni. Non è un
memoriale, non è un’autobiografia e non è neppure im saggio
nel senso che tradizionalmente
si dà a queste classificazioni letterarie, ma è il risultato diretto dell’esperienza complessa di
un uomo politico che non concepisce la politica né come un
« mestiere » né come un affare
né come routine, ma come possibilità di incontro autentico
con alcune realtà del nostro paese.
Il dibattito, più vivace di
quanto normalmente non siano
le « tavole rotonde » o gli « incontri con l’autore » per presentare un libro, è stato l’occasione (ed è merito oltre che dello
stesso autore anche dei suoi in
terlocutori. Barbara Palombeili,
Gino Giugni, Paolo Guzzanti,
Gianfranco Piazzasi, Luciano
Pellicani) di presentare le tre
caratteristiche ben note ma molto significative di Spini: essere
« protestante, socialista, fiorentino ». Sono importanti tutte e
tre per ragioni molto attuali:
motivi etici connessi alla cultura protestante, un modo di vedere quel che di nuovo può nascere nel partito socialista dopo la bufera, un modo di far
politica a Firenze (non da oggi
ma da alcuni anni) che ha la
trasparenza dei finanziamenti ai
partiti come obiettivo cercato e
ottenuto con ostinazione vincente. Questa linea di condotta ha
portato Spini a essere primo nel
giudizio degli elettori fiorentini
senza sporcarsi mai le mani.
Ma, ritornando alla domanda
iniziale, la risposta formulata
dallo stesso Spini è che l’identificazione non è possibile tra
persone che stanno percorrendo
strade così diverse (Spini è sot
VACANZE, E QUALCOSA DI PIU^
IN TOSCANA
Casa comunitaria di Tresanti
Via Chinigiano 10 - 50095 MONTESPERTOLI
Telefono : 0571 / 659075
tosegretario agli Interni e vuol
stare rigorosamente dentro le
istituzioni e dentro il partito per
cambiarli). Ma un paralielo è
anche possibile a nostro giudizio se parliamo dell’emergere di
una nuova classe politica giovane e limpida.
Il libro, edito da Baldini e Castoldi, contiene in apertura una
sintesi del percorso politico di
Spini, una sorta di autopresentazione veloce e sobria che parte dal 1961, da quando a 16 anni cominciò la sua attività di
partito che lo portò a soli 35
anni a diventare vicesegretario
politico del PSI e successivamente all’incaricc di governo
che tuttora ricopre. Le pagine
più avvincenti sono sia quelle
che descrivono rincontro (connesso al suo specìfico incarico)
con le tante « emergenze » italiane degli ultimi anni (dagli incendi, alle alluvioni, ai terremoti) vissuto con una partecipazione inconsueta per un politico, sia le esperienze contenute
nel capitolo « I soldi e la politica » in cui si elencano iniziative concrete mirate a realizzare la « trasparenza » delle campagne elettorali. E comunque in
tutto il libro il tono, che spesso è ironico e divertito, nasconde una grande passione civica,
esemplare davvero nei tempi bui
che stiamo vivendo.
Fulvio Rocco
PER LO STUDIO DELLA RELIGIONE
Approccio poliedrico
La materia affrontata da più punti di vista:
storico, filosofico, antropologico, teologico
piccole e disprezzate del mondo, a cominciare da quel Gesù,
« uno che esce da una famiglia
di falegname, che non ha fatto
studi, un oscuro provinciale,
membro di un popolo oscuro e disprezzato ».
E di questo Dio inquietante
Vittorio Subilia è stato un servitore attento, appassionato e
dalla sua Parola che arde, che
brucia, come dice il titolo del
libro, egli ha tratto la parola
della propria predicazione e del
proprio insegnamento. Ed è una
parola dura. Dalle pagine aperte
davanti a noi emerge la condanna di un cristianesimo che cercando la modernità ha trovato
l’inefficacia, di chiese che si sono imborghesite e dunque sono
diventate tiepide, di cristiani che
hanno cercato in loro stessi la
propria identità ed hanno finito
con lo smarrirsi del tutto.
Non si tratta, dunque, del classico libro di meditazioni che
uno apre e sfoglia in cerca di
una bella frase che possa consolare la sua anima bisognosa
di quiete. Tutt’altro. E’ un libro
da meditare, e ad ogni pagina
un brivido percorre tutto il corpo. Severo e profondo come il
suo autore, il libro è una testimonianza alla maestà di Dio,
nella quale sola si ripone ogni
nostra speranza, « perché credere in lui, scoprire chi è lui, è
la vocazione e il senso della vita ».
Paolo Ribet
‘ VITTORIO SUBILIA, La Parola che
brucia. Meditazioni bibliche, Torino,
Claudiana, 1991, pp. 176, L. 19.000.
In questi tempi di ecumenismo reclamato, magari contro la
reale volontà delle istituzioni o
contro alcune tradizioni fondamentaliste, merita riprendere
in mano il tema della storia delle religioni per evitare tentazioni sincretistiche. « La religione è
un fenomeno unitario ma,
contemporaneamente, poliedrico.
Non solo può, quindi, ma deve
essere studiata da diversi punti
di vista: storico, filosofico, sociologico, psicologico, antropologico e, naturalmente, teologico ».
Con questa presentazione
rU'TET ha pubblicato un’Introduzione allo studio della religione scritta a sei mani da studiosi
delle diverse discipline. Il curatore, Giovanni Filoramo, parte
dalla considerazione che « lo studio critico della religione costituisce un tratto distintivo della
nostra tradizione culturale. Inutilmente si cercherebbe qualcosa
di analogo in altre tradizioni culturali come quelle orientali ».
Perciò è necessario riprendere
il problema dell’oggetto e del
metodo di una « scienza della religione » e della comprensione
dei suoi aspetti, poiché « tramontata la tesi del tramonto della
religione... la cosiddetta società
postmoderna pare conoscere oggi una nuova forma di religione: la religione postmoderna (...)
come ritorno del rimosso in
quanto ritorno di forme religiose antimoderne e premoderne
che si rivelano meglio attrezzate per affrontare le sfide spersonalizzanti della postmodernità ».
I diversi saggi che compongono il volume non hanno tutti
l’impostazione teorico-accademica iniziale. Infatti alcuni si sono
diffusi sulle polemiche epistemologiche esistenti in ambito accademico, mentre altri hanno preferito tuffarsi nel cuore della
personale ricerca cercando di
presentare alcune delle conclusioni cui sono giunti. Così Lucio
Pinkus, docente di psicologia dinamica all’univèrsità di Venezia,
nel presentare la psicologia analitica di Jung, viene a sottolineare che la garanzia di permanenza nel proprio gruppo culturale è data dal tenere i giovani
nell’ambito relig'oso familiare
e come tali educarli. Oppure fornisce « un’interpretazione psicodinamica dell’adesione alle nuove forme di religiosità » che vede
come « il background familiare,
nella prima infanzia, dei poten
ziali adepti sembra essere costante: una dinamica nella quale si è avuta la presenza di una
figura materna forte e dominante (...) contro una figura paterna priva di autorità ».
Religioni etniche
e universali
E ancora: Bernardo Bernardi,
docente di etnologia alla « Sapienza » di Roma, partendo dalla considerazione che « la religione altro non è che uno dei
tanti aspetti della cultura », compie una chiara distinzione tra religioni etniche e religioni universali, in cui contrappone alle cosiddette religioni storiche, che
« sono in realtà religioni riformate (...) impiantate su un fondo
culturale preesistente », le religioni etniche che « non conoscono libri, né dottrine codificate.
La tradizione dei padri costituisce il punto di riferimento per
interpretare empiricamente gli
accadimenti e i problemi della
sopravvivenza man mano che si
presentano ».
Religioni, quindi, prive di spinte missionarie e aperte alla tolleranza verso le altre religioni
etniche e aperte ad accogliere
quelle cosiddette universali da
sovrapporre, però, alla propria.
Interessanti le osservazioni, poi,
di Enzo Pace, docente di sociologia delle religioni a Padova,
che da una parte indica che il
successo massmediologico del
papa non è dovuto al contenuto
dei suoi messaggi ma all’evento
spettacolare che ha predominato sia in televisione che sui giornali; dall’altra recupera il concetto che « i media influenzano
nella misura in cui chi si espone ai loro effetti vuole lasciarsi influenzare da essi », per cui
nei momenti cruciali può avere
.più influenza il gruppo sociale
di appartenenza.
Un libro, in definitiva, non solo per coloro che vogliono aggiornarsi sulla situazione attuale degli studi sulle religioni, ma
anche per coloro che cominciano ad affrontare questo confronto postmoderno tra i diversi
vissuti religiosi.
Elio Canale
AAVV, Introduzione allo studio della religione, Torino, UTET, 1992, pp.
255, L. 22.000.
' VALDO SPINI, Viaggio dentro ie
istituzioni. Milano, Baldini & Castoldi,
1992, pp. 109, L. 16.000.
TAVOLA VALDESE
Appello
La Conferenza delle chiese europee (KEK) terrà la sua
X assemblea dal 1“ all’ll settembre 1992, a Praga.
La delegazione indicata dalla Tavola per questa importante assemblea è formata da Gianna Sciclone, vicemoderatore, e da Silvia Rostagno (designata dalla FGEI).
La KEK raccoglie quasi tutte le chiese ortodosse, anglicane e protestanti presenti in Europa; soprattutto nel periodo della divisione dell’Europa in blocchi contrapposti, ha
rappresentato uno dei pochi canali per assicurare un contatto tra chiese dell’Est e dell’Ovest.
L’assemblea di Praga è la prima che la KEK terrà in un
paese dell’ex Europa dell’Est.
La KEK svolge il suo lavoro con mezzi modesti, e la partecipazione dei delegati delle chiese di quello che era. il
blocco dell’Est deve essere patrocinata con l’aiuto delle chiese
dell’Europa occidentale.
La Tavola intende promuovere una sottoscrizione per
aiutare una persona delegata da una di queste chiese ; il
costo è di 1.000 franchi svizzeri (ottocentocinquantamila lire),
calcolando la metà per il soggiorno e la metà per il viaggio
(questa seconda cifra evidentemente rappresenta una media
del costo prevedibile).
Per questo motivo chiediamo, alle chiese e ai singoli, di
voler partecipare ad una sottoscrizione a questo scopo.
Vi ringraziamo per quanto vorrete fare.
Versamenti sul ccp 00998005 intestato; Tavola valdese via Firenze 38 - 00184 ROMA. Causale; Conferenza chiese europee.
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26 giugno 1992
fede e cultura
UNA SERIE DI INIZIATIVE SU BIBBIA, STORIA E SCUOLA
Protestantesimo, modernità e laicità
Problemi istituzionali e problemi terminologici per questioni complesse, che in Italia si configurano in maniera
molto particolare - La concorrenza del privato nel settore dell’istruzione - Protestanti e politica nella storia
Nello scorso autunno-inverno,
Sulle pagine di questo settimanale si sono rincorse alcune notizie e riflessioni apparentemente sparse, ma che meritano di
essere riprese in vista di alcuni
appuntamenti della prossima
estate. Cominciamo dall’ultima.
Abbiamo letto della benedizione della Camera dei deputati in
occasione della Pasqua, per cui
è partita una seconda protesta
del presidente della Federazione
delle chiese evangeliche in Italia.
Era già avvenuto in occasione
della circolare del ministro della Pubblica Istruzione sulle procedure per inserire le messe e
le visite dei vescovi nella programmazione delle attività extrascolastiche. Ciò solleva ancora
il problema della reale laicità
del nostro stato e della scuola
statale, per cui nel reclanio del presidente FCEI, Giorgio Bouchard, e della presidente
delle comunità ebraiche, Tullia
Zevi, il richiamo al rispetto del
carattere pluralistico delle istituzioni della Repubblica è stato
il tratto forte. In Italia bisogna
sempre ribadire il significato
del termine laico quando lo si
applica allo stato, alla prassi didattica o aH’istituzione scuola,
quando la si propone come pubblica, cioè aperta a tutti.
La difficoltà ad intendersi su
qupto punto apparve in un
paio di lettere, pubblicate sul
nostro settimanale nell’autunno
scorso, che prendevano spimto
dall’apprezzamento del sindaco
di Torre Pellice sul lavoro del
Liceo valdese in quanto scuola
laica. Da una parte, ad un malinteso laicismo si contrapponeva una scuola confessionale che
« non è necessariamente quella
che ti sottopone ad un lavaggio
del cervello continuo » ma che
« ti offre la possibilità di capire e apprezzare altri valori che
non siano la droga, la discoteca,
la mafia o la pietà ». Dall’altra
si proponeva la laicità di molte
opere evangeliche « in cui operano dei credenti che cercano di
rendere la loro testimonianza
(esattamente come, al di fuori
di queste, fanno tanti altri), in
un quadro libero da condizionamenti confessionali, al servizio
d.i persone che possono sentirsi
libere di essere fedeli alle proprie convinzioni ».
Laicità non è
antireligiosità
In ^ npsuna delle due lettere
laicità è stata coniugata con antireligiosità. D’altronde, il reclamo dei due presidenti su citati
ha teso al rispetto non discrirnmatorio delle diversità di fedi. Il guaio è che correntemente
si considera laico- chi ignora
l’esistenza di credenze religiose
e la fiducia nei valori derivanti.
Il past. Marchetti aveva indicato poi come la concezione dello
stato andasse riesaminata nelle
nostre chiese sia alla luce delle
ultime decisioni sinodali sulla
defiscalizzazione e sulTS per mille, sia per rispondere alla visione cattolica che vede lo stato
come una « struttura di coordinamento fra persone che si trovano in uno stesso paese » che
« non ha in sé, e perciò non è
in grado di proporre dei valori »,
per cui essendo la scuola cattolica dotata di valori da proporre, diversamente da quella statale, sarebbe corretto che essa
fosse finanziata con il denaro di
tutti.
In effetti, i cambiamenti che
stanno avvenendo nel complesso ideologico del nostro paese
mostrano che non si crede niù
che lo stato in se stesso abbia
dei valori e, passato l’eccesso di
statalismo, si sta di nuovo diffondendo una vecchia idea liberale, che nella stessa società coesistano diverse ideologie e valori con pari dignità e diritto di
convivenza, e che compito dello
stato sia garantirne il libero
esercizio, senza discriminazioni.
Perciò non ci si può opporre
a che un gruppo religioso desideri per i propri figli una scuola che dia spazio alla propria
visione « confessionale », mentre
stiamo sviluppando, finalmente
una legislazione rispettosa delle
diverse componenti della società (vedi il calendario ebraico
accanto a quello cristiano e,
quanto prima, quello islamico). Allora la cultura laica, non
essendo ignoranza della realtà
religiosa come spesso la intendeva l’ottica cattolica o quella
marxista-leninista, è conoscenza
consapevole e critica di ogni
aspetto della vita deH’uomo:
scientifico, naturalistico, estetico, letterario, filosofico, religio
I finanziamenti
della scuola
Circa il problema del finanziarnento della scuola merita attenzione la nuova proposta del Partito repubblicano, da sempre
laico e strenuo difensore della
scuola di stato. Ne « La voce
repubblicana » del 5-6 marzo è
stata pubblicata la presentazione di un libro di Giorgio La
Malfa sulla politica del suo partito-, in cui si indica nella revisione profonda dei compiti dello
stato « la soluzione per risanare
i conti e offrire servizi efficienti ai cittadini », mentre per la
scuola va realizzata una rivoluzione concettuale proponendo
UN « PROBLEMA DELLA CHIESA »
Scienza e teologia
Un rapporto che si presta ad approcci molto diversi fra loro - Un
punto di vista cattolico ma non privo di riferimenti ai protestanti
Un biologo cattolico-romano,
teologicamente informato, si interroga sul rapporto tra scienze naturali e teologia ‘ ( questi
termini, come anche fede e alcuni altri, sono sempre, nel volume, maiuscoli, per motivi a
me ignoti): ne esce una buona
introduzione a questa problematica, utile sia per il carattere
articolato e non ingenuo che
per l’esemplare chiarezza. Il libretto è diviso in due parti: la
prima riguarda prevalentemente
la riflessione fllosoflca sullà
scienza («epistemologia»), ripercorsa nelle sue tappe novecentesche ormai classiche, per poi
affrontare alcuni snodi caratteristici del rapporto scienze-teologia (ad esempio « principio antropico », « big bang » e creazione, cervello-mente-anima); questa parte si chiude con la proposta di quattro « modelli di interazione », cioè di quattro possibili tipi di rapporto tra scienza e teologia: reciproca influenza, divisione delle competenze,
collaborazione su temi particolari, incompatibilità fllosoflca.
Quest’ultimo modello, in verità, non riguarda tanto il rapporto della teologia con le scienze
naturali, ma con determinate interpretazioni fllosoflche di alcuni risultati scientifici.
Queste pagine risultano nel
complesso convincenti e aiutano il lettore ad orientarsi in ambiti in cui il teologo raramente
è in grado di avventurarsi con
passo sicuro. Anche Gaileni, peraltro, non manca di segnalare
i limiti della propria competenza, quando tratta esempi derivati da campi che non sono il
suo.
La seconda parte è dedicata
alTesposizione di un caso speciflco di (burrascoso) dialogo tra
la teologia e la biologia, la questione dell’evoluzionismo. L’autore ne riassume sinteticamente
la vicenda storica, prima di proporre un’appassionata rivalutazione dell’opera filcsoflco-teologica (oltre che scientifica) di
Pierre Teilhard de Chardin, il
famoso paleontologo gesuita autore di un tentativo di interpretazione globale dell’evoluzionismo in chiave cristiana. Teilhard
rappresenta, a suo parere, una
pista teologicamente e scientificamente ancora attuale e, fin
qui, poco compresa, sia dai teologi che dagli scienziati.
Si tratta di un’opera « militante », dichiaratamente impegnata,
ma lontana da toni banalmente
apologetici; per quanto riguarda
la teologia, Galleni lavora ampiamente con materiale di seconda mano (voci di dizionari,
opere divulgative), ma questo
non è un limite decisivo: quando i teologi parlano di scienza,
fanno ben di peggio... L’orizzonte teologico dell’autore è evidentemente quello cattolico-romano, anche se teologi evangelici
sono occasionalmente citati^ e
se l’anglicano Pclkinghorne (una
autorità in questo campo), peraltro molto legato a schemi di
teologia naturale, è costantemente tenuto presente. La bibliografia, abbastanza ampia, non
tiene conto della letteratura prodotta nell’area tedesca e non
tradotta in inglese; spiace anche
non veder utilizzata la più recente opera prodotta dal protestantesimo italiano su questo tema’. Ma si tratta di dettagli:
importante è che si rifletta su
questi temi che G. Miegge, già
nel 1959, considerava un « problema della chiesa ».
Fulvio Ferrarlo
’ L. GALLENI, Scienza e teologia.
Proposte per una sintesi feconda,
» Giornale di teologia », n. 209. Brescia, Queriniana, 1992, pp. 196, L.
18.000.
’ Manca, tra gli autori riformati che
più hanno scritto in questo ambito,
Th. F. Torrance.
’ E. BEIN RICCO - G. PONS, Conoscenza scientifica e fede. Incontri e
scontri fra saperi del nostro tempo,
Torino, Claudiana, 1988. Questo libro,
tra l'altro, imposta la discussione a
partire da una prospettiva teologica
barthiana, il che è purtroppo inusuale: va detto, per onestà, che Barth
stesso non è esente da responsabilità al riguardo (cfr. G. MIEGGE, »Scienza e teologia, problema della chiesa »,
ora in G. MIEGGE, Dalla « riscoperta
di Dio » all’impegno nella società. Saggi teologici. A cura di C. TRON, Torino, Claudiana, 1977, pp. 203-215, qui
p. 206).
SIENA, 27-31 LUGLIO
La Riforma protestante
e le culture di oggi
PROGRAMMA
lunedì 27, ore 9,00 : Cultura religiosa e scuola nei paesi latini (interventi di im partecipante per
paese)
ore 17,00: Protestantesimo e modernità (tavola
rotonda con Jean Baubérot, Giorgio
Toum, Eric Fuchs)
martedì, 28, ore 9,00 : L’identità protestante ( Rita Gay : « L’identità dal punto di vista psicologico » ;
Michel Bouttier : « Les fondements de
notre foi » ; Bruna Peyrot : « Il ruolo della memoria nella formazione dell’identità »).
giovedì 30, ore 9,00: Educazione alTinterculturalità (Roberto
Eynard : « Integrazione e pedagogia della differenza»; R. Foehrlé: «L’IsIam,
une dimensìon à intégrer»),
ore 16,00: La Bibbia a scuola? (dibattito moderato dal past, Aldo Comba, con Elio Canale).
ore 21,00: Le scuole protestanti in Toscana (conferenza pubblica con Andrea Mannucci
e Giorgio Tourn).
venerdì 31, ore 10,30: Culto con Santa Cena nella chiesa valdese (past. Giovanna Pons e Giorgio
Tourn).
« un sistema nel quale lo stato
finanzia la scuola tramite agevolazioni fiscali sulle spese che le
famiglie affrontano ». Con uno
stato quindi garante del diritto
allo studio di tutti e controllore
dei requisiti di serietà si introdurrebbe piena concorrenza non
solo tra pubblico e privato, ma
anche tra pubblico e pubblico
e « le famiglie e i giovani sarebbero titolari di scelte più concrete ».
Il pericolo però è di mitizzare
il « privato » e la « concorrenza »
come cause sicure di miglioramento dei servizi. Perciò andrà
difesa una quota di scuola « non
produttiva », con un costo per
allievo più alto, nelle zone marginali delle città o nelle zone
montane (ne sappiamo qualcosa
nelle valli valdesi, dove la razionalizzazione economica dovuta
al calo demografico svuoterà
sempre più le valli anche delle
scuole di base). Ci si dovrà curare a spese della collettività dei
minimi e dei marginali con servizi tesi a migliorare la loro vita,
dalla scuola alla sanità, tanto
più quando questa parte della
popolazione non ha gli stimmenti culturali, economici e le strutture di intermediazione per
esprimere e far valere i propri
bisogni. In questo compito ci
potremo riconoscere ancora « di
sinistra », come suggeriva Norberto Bobbio rispondendo alla
domanda di Eugenio Scalfari se
esisterà ancora una « sinistra ».
E’ chiaro così che nel termine
« sinistra » si riconoscono le persone che si impegnano contro le
ingiustizie derivanti in qualsiasi
società dalle prevalenza dei più
forti sui più deboli.
Vediamo ora quali sono i tre
appuntamenti che permetteranno di raccogliere dati e idee su
questi temi. Due di questi sono
di area protestante: il Congresso
latino degli insegnanti evangelici europei, a Siena dal 27 al 31
luglio, e il convegno dibattito organizzato dal Centro culturale
valdese a Torre Pellice il 20
agosto; il terzo è il primo corso
di aggiornamento per insegnanti di scuola media, inferiore e
superiore, progettato da « Biblia » per il prossimo novembre.
Il Congresso latino è un appuntamento biennale delle associazioni europee di insegnanti.
In Italia non ne esiste più una,
per cui si è costituito' un comitato organizzatore che ha scelto
per tema La Riforma protestante e le culture d’oggi, con un
programma in cui si raffronterà il rapporto tra cultura protestante e scuola nei paesi di
lingue neolatine, quindi il concetto di laicità e come vivere la
propria identità protestante nella scuola nel momento in cui
ci si muove verso un’educazione
alTinterculturalità. Una serata
sarà dedicata alla ricerca di un
modo perché gli insegnanti evangelici possano trovare un messaggio comune da trasmettere
nel proprio lavoro.
Il convegno del 20 agosto
avrà per tema Protestanti e politica nel mondo moderno. Rispondendo ad una sollecitazione del Sinodo, si affronterà il
nodo del rapporto tra protestantesimo e stato. Con il contributo di Elena Bein Ricco, Mario
Miegge, Giulio Giorello, Massimo Rubboli e Giorgio 'Tourn ci
si confronterà con quanto il protestantesimo ha già realizzato
(dai modelli politici del puritanesimo alla democrazia americana) seguendo una vocazione
politica nuova rispetto alle tendenze teocratiche di un certo
cristianesimo integralista, per
affi'ontare la definizione, o ridefinizione, di una nostra concezione dello stato.
Il progettato corso di aggiornamento per insegnanti, dal tìtolo Interpretazioni e rilevanza
culturale di alcuni testi biblici,
inizierà una forma nuova di realizzazione di quanto Biblia ha
proposto fin dal 1989: introdurre
¡’insegnamento della Bibbia nella scuola in quanto testo comune di riferimento della cultura occidentale. A suo tempo
la proposta aveva scontentato i
molti che temevano un aggiramento della non obbligatorietà
delTIRC a scuola, ma l’accoglimento ora della proposta di
Daniele Garrone di preparare
gli insegnanti ad affrontare gli
aspetti biblici nelle rispettive
materie permetterà poi agli studenti di affrontare le Scritture
con familiarità senza i rischi di
intermediazioni fondamentaliste
e/o strettamente confessionali.
Elio Canale
4
4 vita delle chiese
26 giugno 1992
METODISTI DEL VERSANO - CUSIO OSSOLA
Omegna;
chiesa centenaria
La comunità metodista ha ricordato i suoi cent’anni con una serie
di iniziative che hanno coinvolto anche la città e la provincia
E’ gran festa oggi, domenica 21
giugno, ad Omegna, La Chiesa
metodista ricorda i 100 anni della sua costituzione. A ricordare
e a ringraziare il Signore sono
venuti dalla Lombardia, dal Piemonte, dal Veneto, daH’Emilia,
dal Friuli, dalla Campania. Sono
metodisti (ed altri evangelici)
delle vecchie chiese italiane e anche delle nuove comunità di imrnigrati. Oltre 500 persone partecipano al culto nella centrale
piazza XXV Aprile, sul lungolago di Omegna.
Qui 100 anni fa — come ha ricordato il pastore Giovanni Carrari in un opuscolo e in una conferenza — il pastore metodista
Gaspare Cavazzuti, l’il dicembre 1892, fondava ufficialmente la
prima comunità metodista.
La predicazione del « puro
Evangelo » (come si diceva allora) era iniziata però qualche anno prima per opera del missionario inglese Henry Pigott che aveva parlato di Cristo e di Dio agli
operai e ai cavatori che risiedevano nei piccoli paesi intorno al lago d’Orta e al lago Maggiore e
nelle valli dell’Ossola. Nel 1863
nasceva la prima Chiesa metodista ad Intra. La comunità cresce
rapidamente e si aprono successivamente sale a Pallanza, Villadossola, Laveno, Gravellona Foce. Dal 1878 un secondo « pastore », il maestro evangelista Gaetano Barbieri, si affianca al pastore di Intra. Barbieri, che si stabil’sce a Villadossola, raccoglie
nella comunità numerosi montanari ed onerai ed apre, prima a
Villadossola e poi ad Intra, un
centro per bambini ed orfani, il
« Pestalozzi », che funzionerà fino
all’inizio della seconda guerra
mondiale.
Con la presenza evangelica in
zona si sviluppa anche l’azione
dei colportori che diffondono la
Bibbia. Così accade che a Quarna di sopra un mugnaio, Stefano
erotta, si converta e dia vita ad
una piccola comunità. Inoltre in
seguito ad un dissidio col parroco
cattolico di Mergozzo, quasi tutti
gli abitanti di Montorfano chiedono la cura spirituale alla Chiesa metodista.
I gruppi e le comunità del Verbano sono ormai tanti e si rende
necessaria la presenza di un altro pastore; è Gaspare Cavazzuti,
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Confessione di peccato
che risiede ad Omegna. Tra l’ostilità generale (chi aderisce alla
Chiesa metodista è minacciato di
perdere i diritti dell’assistenza
pubblica, rischia il posto di lavoro, la comunità è sfrattata e non
trova locali in affitto) la comunità cresce e, grazie a sottoscrizioni anche estere, nel 1897 viene
inaugurata la Chiesa in via Fratelli di Dio.
Da allora la chiesa ha mantenuto la sua caratteristica di
chiesa popolare e la sua storia si
intreccia a volte con la storia del
movimento operaio, del movimento socialista e democratico.
Oggi la comunità è curata (con
Intra, Domodossola e Luino) dalla pastora Francesca Cozzi.
« Quella di Omegna, anche se
piccola, è una comunità fortemente inserita nel contesto sociale della città e della provincia.
Quando facciamo il bazar tutta
la città viene a visitarci. Il nostro
centro d’incontro svolge un’apprezzata funzione culturale, l'amministrazione comunale ci consulta spesso, abbiamo contatti e
ricerche ecumeniche con i francescani di Monte Mesma — mi
dice la pastora —. In questa festa
abbiamo organizzato anche una
corsa podistica che è stata inserita in un più vasto programma
sportivo di zona ».
« Questo giorno — ricorda il
pastore Claudio H. Martelli nella predicazione — è un giorno di
riconoscenza al Signore. Il Signore ci ha soccorso sin qui perché
noi annunciassimo la salvezza di
Dio offerta gratuitamente a tutti,
sia alle persone che alla società ».
E questo impegno evangelistico e di testimonianza i metodisti di Omegna lo hanno raccolto e sono andati in mezzo alla
gente per fare festa. Lo hanno
fatto in modo tradizionale con
gli inni e la predicazione, con la
conferenza e con la mostra, il
banco libri, gli opuscoli, ma anche ricercando forme nuove, come il concerto di spiritual e
gospel di un gruppo di Napoli o
il rock del TNT di Trieste, o co)
pranzo-assemblea popolare a Bagnella, sul lago d’Orta. Sono scesi in piazza per annunciare a tutti la buona notizia della liberazione che ci è data in Cristo e della
salvezza per grazia nella certezza
che « il Signore soccorrerà ancora la sua chiesa ».
Giorgio Gardiol
PISA
Una chiesa multietnica
PISA — Domenica 7 giugno,
Pentecoste, la comunità valdese
ha vissuto una giornata molto
particolare; come ormai da molti anni non accadeva più ben 4
persone hanno ricevuto il battesimo e altre 4 hanno confermato la fede nel Signore, ribadendo in modo esplicito la loro
appartenenza alla chiesa già prefigurata nel battesimo ricevuto
da piccoli; un’altra particolarità
di questo folto gruppo è stata
quella di essere composto da
persone di varia età e provenienza.
Nella prima parte del culto è
stato battezzato il piccolissimo
Jakob Ludwig Richard Hauser,
figlio di due giovani fratelli evangelici del Baden-Württemberg
(Germania), che abitano periodicamente in campagna tra Pisa e Lucca e che, venuti a conoscenza dell’esistenza di una
comunità di quella Chiesa valdese di cui avevano sentito parlare come « mater Reformatio
nis », hanno desiderato presentare al Signore il loro piccolo
proprio fra noi, donandoci così
veramente una grande gioia.
Dopo il sermone, che il pastore Salvatore Briante ha dedicato al significato della Pentecoste per l’edificazione della
chiesa di Cristo, tre giovani hanno ricevuto il battesimo, professando cosi con esso in piena
coscienza di essere discepoli di
Gesù e membri della sua chiesa sulla terra: Ermanno Petitti,
Ester Petitti, Fioriano D’Auria.
Subito dopo il triplice battesimo, altri quattro tra fratelli
e sorelle hanno espresso chiaramente la propria confessione di
fede e la volontà di confermare il battesimo ricevuto da bambini, dichiarando la propria appartenenza alla comunità locale
e alla chiesa di Cristo in generale; dapprima Annamaria Scali,
una sorella giunta fra noi dal
cattolicesimo in età matura, che
ci ha anche commossi con la
sua testimonianza personale di
un difficile cammino di fede;
quindi altri tre giovani; Sookì
Strambi e Kim Strambi, di origine coreana ma fin da piccoli
presenti assiduamente nella nostra comunità, Gianluca Ng, proveniente dalla vasta comunità di
evangelici cinesi che ormai da
anni è integrata nella comunità di Pisa pur mantenendo una
sua specificità.
Alcuni dei nuovi membri di
chiesa hanno voluto raccontare
brevemente le proprie esperienze, spesso non di facile cammino, costellate di dubbi e ripensamenti; da queste tertimonianze la comunità intera ha tratto
l’impressione generale che tutti
avessero compiuto un atto vissuto e sofferto, non formale.
Al culto è seguita nei locali
della comunità un’agape fraterna dove accanto ai tradizionali
piatti toscani figuravano anche
numerosi assaggi della cucina cinese.
ANGROGNA — « "Alzo gli occhi verso i monti...”. Vi sono
molti modi di alzare gli occhi
verso le montagne: si può guardare ai monti con l’occhio esperto dello scalatore, o con l’occhio
affascinato del naturalista, o con
l’occhio grato del credente... Ma
si può anche guardare ai monti con disperazione, come all’ultimo rifugio in cui andare a morire... ».
Con queste parole che traevano origine d-al primo versetto
del salmo 121, abbiamo dato sepoltura — sabato 20 giugno —
ai poveri resti di Beniamino Enrico Agli ritrovati in un casolare della Vaccera a distanza di
tre mesi dalla sua scomparsa,
e abbiamo rivissuto insieme la
sua triste, sconsolata vicenda.
« Ricou Brira », così era noto a
tutti gli angrognini, era infatti
fuggito — forse per non dover
prendere delle decisioni importanti sul suo futuro — all’inizio
di marzo dal Foyer del Serre
ed era stato invano cercato da
tanti volontari — nei giorni immediatamente successivi alla
sua scomparsa — per tutta la
vai d’Angrcgna.
Davvero una triste vicenda di
solitudine e di sconforto, la sua,
che non ci permette di avere il
cuore in pace e che ci chiama,
come chiesa cristiana di Angrogna a cui Ricou apparteneva, ad
una seria confessione di peccato.
Perché è vero che nessuno
di noi ha voluto del male a Ricou ed è anche vero che « un
baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso », e che noi non
sapremo mai cosa si sia verificato nelle profondità del cuore
di questo nostro fratello per
spingerlo alla sua fuga.
Ma è anche vero che nessuno
di noi ha saputo rendersi conto di quel che si agitava nel cuore di Ricou e che lui non ha trovato in nessuno di noi un fratello o una sorella con cui confidarsi.
E allora, se una comunità di
credenti è chiamata ad incarnare l’immagine della chiesa che
ci viene dal libro degli Atti: « La
moltitudine di coloro che avevano abbracciato la fede aveva
un cuore solo e un’anima sola »,
dobbiamo riconoscere — davanti ad una vicenda come quella
di Ricou — che questa immagine non è la nostra.
Per questo, al termine della
predicazione, ci siamo alzati e
abbiamo tutti chiesto in silenzio perdono al Signore.
Ora Ricou ha trovato pace.
Siamo sicuri nella fede che il
Signore lo ha accolto e gli ha
donato quel sollievo che è per
tutti coloro che sono « affaticati e stanchi ».
Che la sua fuga e la sua morte nella solitudine dei monti servano a tutti noi per impegnarci
ad amarci di più e a combattere il pericolo dell’isolamento e
dell’abbandono tanto presente
nella nostra valle ormai così spopolata.
E che il Signore doni consolazione e forza ai parenti di Ricou e a tutti gli anziani ospiti
del Foyer, profondamente scossi dalla scomparsa di colui che
è stato per troppo poco tempo
uno di loro.
Graditi ospiti
VILLAR PEROSA — Abbiamo
avuto la gioia di avere con noi
al culto del 31 maggio due gruppi che provengono dalla Germania: la Michaelskirchengemeinde, di Stoccarda, e la Ev. Kirchengemeinde Staufen. Hanno
partecipato al culto anche un
gruppo dei coscritti dell’anno
1942 per iniziare la loro festa
ringraziando il Signore. Ringraziamo Luigi Marchetti che ha
presieduto questo culto.
• I bambini della scuola domenicale con i genitori ed altri
membri di chiesa ed amici hanno fatto una gita al Lago d’Orta e al Lago Maggiore, fermandosi per il culto alla Chiesa metodista di Omegna. La giornata.
piovosa, è stata resa un grande
successo grazie alla calorosa accoglienza delle sorelle e dei fratelli di quella comunità. Dopo il
culto abbiamo avuto la possibilità di rimanere nei lócali per
il pranzo e per fare dei giochi
prima di riprendere la nostra
gita.
• Nella domenica di Pentecoste abbiamo avuto il culto della chiusura delle attività della
scuola domenicale e dei corsi di
catechismo.
• Ringraziamo Daniel Noffke
che ha presieduto il culto di domenica 14 giugno.
Lutti
SAN GERMANO CHISONE —
La comunità è stata nuovamente colpita da un lutto: ci ha infatti lasciato la sorella Elsa Soullier ved. Plavan, che si è spenta improvvisamente all’età di 85
anni. Ai figli e agli altri suoi
familiari la comunità rinnova la
sua simpatia affettuosa e fraterna. L’Evangelo della resurrezione e della vita eterna in Cristo
sia per tutti loro la sola fonte
di conforto e di serenità.
VILLAR PELLICE — Dopo penosa malattia ci hanno lasciato
i fratelli Davide Bonjour, deceduto all’età di 82 anni a Noie
Canavese, dove si era trasferito
per ragioni di lavoro con la famiglia quasi cinquant’anni fa, e
Marcello Cordin, mancato a 59
anni d’età. Alle famiglie colpite
da queste separazioni rinnoviamo la fraterna solidarietà della
chiesa e nostra.
• Nel corso di queste ultime
settimane si sono uniti in matrimonio in sede civile; Giovanni Charbonnier e Stefania Bezzuti, Claudio Charbonnier e Barbara Bezzuti, François Lazier e
Angela Berton, sulla cui unione
è stata poi invocata la benedizione del Signore nella cappella
del Castagneto. A questi sposi
esprimiamo l’augurio di ogni benedizione nel Signore.
• Un benvenuto a Andrea di
Bruno Malan e di Lorella Fontana e felicitazioni ai genitori.
• La nostra gratitudine al pastore Aldo Rutigliano per il messaggio rivolto nel culto che ha
presieduto.
La cappella
di Combagarino
VILLASECCA — Domenica 21
si è tenuto il primo culto alla
cappella di Combagarino rinnovata. Il locale era pieno di
riclarini ed ex riclarini; si è deciso di continuare questi culti
la prima e la terza domenica
del mese, alle ore 9.
• Il 16 agosto, in occasione
di un incontro di tutta la giornata, ci sarà l’inaugurazione « ufficiale » dell’edificio rimesso a
nuovo.
Bazar
PRAMOLLO — L’annuale bazar, tenutosi il 31 maggio, ha
avuto un esito positivo, con un
buon incasso, nonostante la
giornata di pioggia.
Un grazie di cuore alle sorelle dell’Unione femminile che
l’hanno organizzato e per questo hanno lavorato nei mesi
scorsi, al panettiere Italo Blanc
che ha di nuovo messe a disposizione la sua attrezzatura per
la preparazione e la cottura dei
dolci e a tutti coloro che hanno contribuito con doni o lavoro.
Domenica 28 giugno
□ FESTA DELL’ULIVETO
LUSERNA SAN GIOVANNI — La tradizionale festa si tiene a partire dalle ore 15.
5
26 giugno 1992
vita delle chiese 5
ROMA - VIA IV NOVEMBRE
CORRISPONDENZE
Una scelta di campo Libertà e fede
Otto nuove ammissioni in chiesa - Presentata la figura del marchese
Especo - L affetto della comunità per questi nuovi compagni d’opera
ROMA — Il giorno di Pentecoste è stato un momento significativo per la chiesa di via IV
Novembre.
Per la verità tutto era cominciato piuttosto male, con le strade bloccate attorno a piazza Venezia a causa della festa della
Repubblica. Ciò ha impedito a
molti di partecipare al culto e
ci ha fatto temere fino all’ultimo di dover sacrificare sull’altare della patria anche una parte
dei principali interessati a quanto stava per avvenire all’interno
delle nostre mura: gli otto giovani che avevano chiesto per
quel giorno l’ammissione in chiesa!
Si trattava di giovani che si
erano familiarizzati con la vita
della nostra chiesa e soprattutto col messaggio biblico attraverso una serie di incontri di
formazione biblico-teolcgica a
cura dell’anziano Mario Cignoni
e attraverso vari contatti con
la comunità.
Il culto, presieduto dal diacono Virginio La Posta e la predicazione, a cura di Mario Cignoni, hanno sottolineato il coinvolgimento di tutti i presenti
nella vocazione rivolta loro dal
Signore: « L’amor fraterno dimori fra voi» (Ebrei 13: 1).
Questo non in senso più o meno sentimentale ma nella realtà
talvolta dura della nostra esistenza di tutti i giorni; sapendo
che essere credenti significa ope
rare una netta scelta di campo
per il Signore, che passa anche
per l’appartenenza ad una chiesa precisa, pur senza esaurirsi
in questo. Una chiesa in cui
l’amor fraterno fa spazio all’impegno e alla responsabilità di
tutti. Una vita in cui l’Evangelo
mantiene la sua piena autorità
normativa e propositiva, chiamando ognuno di noi al ravvedimento ed alla fede.
In questo senso, anche le parole molto chiare pronunciate
da Mario Cignoni a proposito
del « non possumus » nei confronti di certe posizioni di fondo del cattolicesimo e della chiara opzione riformata da operare, non suonavano come mera
affermazione di lealismo confessionale ma come precisa convinzione fondata sull’Evangelo.
Alla predicazione sono seguite le confermazioni e la Santa
Cena. Nel corso del culto abbiamo avuto vari spazi musicali
(tra cui un brano offerto da una
cantante coreana) e siamo stati lieti di poterci valere del contributo del maestro Jiri Lecian
alla tastiera del nostro organo
rinnovato.
L’ultimo canto della comunità
è stato il « Giuro di Sibaud »,
che ha avuto per molti di noi
una risonanza particolarmente
intensa, in un’occasione come
questa.
Al termine del culto è stato
presentato un agile volumetto
Facoltà valdese di teologia
ISCRIZIONI AL CORSO DI LAUREA
Per l’immatricolazione al corso di laurea va presentata
domanda alla segreteria entro il 25 settembre su modulo fornito dalla segreteria stessa. Si richiede la maturità classica o
altro titolo di secondaria superiore giudicato equipollente con
l’obbligo di esami integrativi. Un anno di studio integrativo
viene richiesto a coloro che non hanno fatto 5 anni di scuola
secondaria superiore. La frequenza è obbligatoria.
BORSE DI STUDIO
Per permettere la frequenza sono previste borse di studio.
La. domanda per la borsa deve essere debitamente motivata.
Informazioni più dettagliate sono reperibili presso il prof.
Genre, segretario. Per i telefoni vedi sotto.
TASSE ACCADEMICHE
Le tasse accademiche sono fissate, a partire dall’anno accademico 1989-1990, nella seguente misura :
Corso di laurea;
— immatricolazione, lire 100.000;
— frequenza per i quattro anni regolari, lire 100.000 a
semestre ;
— iscrizioni fuori corso, lire 100.000 all’anno.
Non verranno richieste tasse di frequenza per l’anno all’estero e per eventuali anni successivi autorizzati dal Collegio
accademico, per il periodo del servizio militare o civile e per
comprovate cause di forza maggiore nell’interruzione degli
studi, accettate dal Collegio accademico.
Corso di diploma:
— iscrizione, lire 100.000;
— frequenza per i tre anni regolari, lire 1(X).000 all’anno;
— tassa ner ogni esame sostenuto dopo il terzo anno,
lire 30.000.
Gli esami sostenuti da studenti non in regola con il pagamento delle tasse verranno segnalati dal segretario al Consiglio per l’annullamento.
Gli importi vanno versati sul ccp n. 2471 7001 intestato
alla Facoltà.
I programmi dei corsi sono disponibili in segreteria. Facoltà valdese, via Pietro Cossa 42, 00193 Roma. Tel. 06/321.0789
(segreteria telefonica); Fax 06/320.1040.
Il segretario
prof, E. Genre
Roma, 17 giugno 1992.
scritto da Mario Cignoni ed edito dai GBU, sul «Marchese Giulio Especo », figura caratteristica del fine Ottocento romano,
per noi particolarmente interessante. Questo non solo perché
siamo probabilmente la sola
Chiesa valdese ad avere come
primo membro comunicante
... un ex ufficiale della guardia
pontificia, ma soprattutto perché il cammino di fede dell’Especo e di un altro nostro membro
di chiesa degli inizi, Alessandro
Frigger!, sono significativi per
quella scelta di campo alla quale si accennava poc’anzi.
Un momento forte
Al termine, il pastore ha detto la sua gioia per questo momento forte di vita comunitaria,
esprimendo a nome di tutti l’affetto con cui accogliamo in mezzo a noi i nuovi compagni/e
d’opera.
Ha anche ricordato che molte cose diventano possibili quando, come in questo caso, la comunità si sente pienamente coinvolta e si impegna. Quando si
prende il tempo di guardarsi attorno e di individuare i doni
presenti tra di noi, per poi metterli al servizio dell’opera di testimonianza. Una cosa che non
può e non deve fare soltanto il
pastore, il quale spesso è chiamato a fare opera di « cane da
guardia ». Notevole il fatto che,
per una volta, malgrado le distanze siano rimaste quelle di
sempre, nessuno si sia lamentato per la notevole durata del
culto. Quante cose, anche qui,
diventano possibili quando tutto si può svolgere senza guardare l’orologio, come fosse la
nostra bussola spirituale!
A Daniela Bracco, Massimo
Cittadino, Bruno Dard, Claudia
Fiori, Debora Gasparini, Francesca e Valeria Leone, Enrico Orsingher rinnoviamo il nostro
sincero augurio di poter continuare a lungo a dividere con noi
le gioie e l’impegno di una vita
che è del Signore e per i fratelli.
Giovanni Conte
TRIESTE — La Comunità elvetica valdese ha vissuto due
giornate molto belle e piene di
gioia.
Sabato 6 giugno, invitato dal
centro culturale Schweitzer, è
tornato a Trieste il pastore Giorgio Girardet che ha tenuto una
conferenza su « Libertà e fede:
situazioni nell’Europa orientale », proponendo davanti ai numerosi ascoltatori tutta una serie di informazioni e stimoli di
riflessione sulla realtà delle chiese oggi, non solo nell’Est ma
anche nel mondo occidentale.
Per molti triestini rincontro con
Girardet è stata l’occasione per
riannodare vecchi legami di co.munione fraterna, in una cena
comunitaria, come sempre ottimamente organizzata dal gruppo femminile.
Il giorno dopo, Pentecoste, la
comunità valdese ha accolto come membro Gianfranco Hofer,
che da alcuni anni frequentava
le nostre attività. Con commozione la comunità ha ascoltato
la sua confessione di fede. Dopo essersi laureato in teologia
presso la Gregoriana di Roma
partecipando con passione al
travaglio pieno di speranza seguito al Vaticano II, ed essere
stato sacerdote a Trieste insegnando anche nei seminari di
Trieste e Gorizia, si era trovato sempre più a disagio in ima
chiesa che poco alla volta chiudeva gli spiragli di libertà che
sembravano acquisiti. Lasciato
il sacerdozio e impegnato nella
scuola, ha trovato nella nostra
comunità la possibilità di continuare la sua riflessione di fede radicata sulla centralità della Parola di Dio. Nel « dopo culto » la comunità si è a lungo
intrattenuta con Gianfranco Hofer e con la signora Dea, che
aveva voluto preparare il ricco
ricevimento, rallegrandosi con
loro per il recente matrimonio.
Due giornate che abbiamo vissuto come un dono prezioso da
parte di Dio.
Battesimi e
confermazioni
TRAPANI e MARSALA — Nei
due luoghi di culto sono stati
celebrati a Pentecoste le confermazioni e i battesimi.
A Marsala, con un locale di
RICORDO
Kurt Hennig
TI 5 giugno è morto a Esslingen
Kurt Hennig, decano delle Chiese evangeliche tedesche.
Era grande amico della Chiesa valdese tutta e, in particolare, di Agape prima e del Servizio cristiano di Riesi poi. Il suo
amore per la Chiesa valdese e
per la Chiesa evangelica in generale era molto forte e costante. Viveva sempre in ansietà
per le sue vicende con grande
amore che si manifestava anche nell’aiuto a chi era nel bisogno, con cui veniva in contatto, e questo da sempre fino
adesso. E ciò insieme alla sua
amata moglie Ruth.
Ci conoscemmo nel 1948 in
Svizzera durante un congresso
per i responsabili della gioventù.
Eravamo segretari generali della gioventù delle rispettive chiese. Da allora ci incontrammo assai spesso in Germania e in Italia. II nostro legame nell'amore
di Dio era sempre stato così forte da farci superare anche le
divergenze di interpretazione degli avvenimenti socio-politici dei
tempi attraversati. Lui era di
orientamento conservatore sia in
teologia che nella visione del
mondo. Io ero, in certo modo,
diverso. Gli ho dato, certamente,
preoccupazione e dolore quando
fui eletto senatore, indipendente
ma nelle liste comuniste. In ciò
egli vide un certo tradimento
della mia predica sull’agape di
Dio. Ci fu un momento che mi
parve egli volesse rompere con
me... Poi, ne sono certo, realizzò
che la mia andata al Senato
aveva un motivo dominante:
quello di portare fra i senatori
il senso dell’unica via indicata
dall’Evangclo, quella dell’agape
che sola può cambiare il mondo. Nei fatti l’amore di Cristo
lo spinse a superare certe sue
interpretazioni e nell’amore di
Cristo ritrovammo quella profonda amicizia che ci legava da
quasi 50 anni.
A Kurt Hennig pensiamo con
molta riconoscenza per quanto
generalmente e particolarmente
ha fatto come testimone di Cristo. E’ stato una benedizione
per noi. Lo pensiamo come accolto nella resurrezione di Cristo
fra i suoi diletti. E questo sentimento speriamo sia nella moglie Ruth, tanto da lui amata,
alla quale esprimiamo i nostri
sentimenti più affettuosi, come
anche alla figlia Èva, attualmente malata, sposata col prof. dr.
Osvaldo Bayer dell’Università di
Tuebingen ed ai fratelli e sorella.
Al Signore diciamo grazie per
averci dato questo fedele amico.
TuUio Vinay
culto troppo piccolo per l’occasione, sono stati confermati mediante una confessione di fede
accolta da tutta la comunità con
commozione, Giusy Caradonna e
Angelo Coppola. Giusy e Angelo
sono stati ammessi in chiesa e
confermati dopo aver seguito regolarmente tutti gli anni di catechismo.
A Trapani sono stati battezzati i piccoli fratelli Roberto e Daniele Di Giorgi. La chiesa piena
di gente cattolica, in quanto i
bambini sono figli di una coppia interconfessionale, ha permesso di far conoscere la nostra comunità in un’occasione
particolarmente gioiosa.
Per molte persone era la prima volta che entravano in una
chiesa evangelica. Perciò dopo il
culto la richiesta di informazioni e le continue domande sono
state per tutti noi motivo di testimonianza di fede. Che il Signore aiuti e sostenga Giusy e
Angelo nella loro vita di fede
e aiuti Ina Cusumano e Giuseppe, genitori dei piccoli, a
mantenere le promesse fatte durante il battesimo. Alle madrine e ai padrini l’augurio di saper aiutare i genitori nell’educazione cristiana.
Chiediamo la benedizione del
Signore Gesù Cristo sulla comunità perché sia esempio di fede
per i nostri giovani e lo ringrazino per i doni che ci ha elargito.
UDINE — Due sorelle e un
fratello sono stati protagonisti,
nella nostra chiesa, del culto di
Pentecoste. « Mi ritengo fortunata perché fin da piccola, attraverso la scuola domenicale e soprattutto grazie alla mia famiglia, sono venuta a conoscenza
dell’esistenza di Dio e del suo
amore per me». Così ha esordito Paola Taverna, commentando brevemente il testo II Samuele 22: 29-33. Luca Taverna, riflettendo sul testo Lamentazioni
3: 57-58, ha sottolineato che « Gesù Cristo, tramite il suo sacrificio sulla croce, mi ha dato l’opportunità di mettere la mia vita
nelle sue mani ». E Cristina Ta^
verna ha concluso il suo intervento, incentrato su Proverbi
3: 5-6, dicendo : « So bene che
prendendo seriamente la fede
che il Signore mi ha donato incontrerò sicuramente qualche
problema a, causa di questo complesso mondo moderno. Dio però ci ha premesso la sua benedizione, il suo aiuto, la sua guida
attraverso le difficoltà della vita.
Non abbiamo risposte pronte
per tutte le domande e per tutti
i problemi, ma Dio viene incontro al credente perché trovi pace
nella tempesta e la luce nelle
tenebre e questo io lo credo! ».
Ascoltando con attenzione e
con riconoscenza al Signore le
tre brevi, ma significative testimonianze la Chiesa metodista di
Udine ha avuto così la. gioia di
accogliere, quali membri a pieno titolo, i tre giovani Taverna
che, dopo un percorso catechetico iniziato col pastore Carera e
poi proseguito coi pastori Martelli, Hallers, Hobbins e conclusosi con il pastore Bonnes, hanno confermato il battesimo ricevuto.
• Nel corso del medesimo culto è stata accolta anche la signora Claudia Nisbet Virgilio
trasferitasi dalla comunità di
Vallecrosia-Bordighera.
PROTESTANTESIMO
IN TV
Domenica 28 giugno Protestantesimo non andrà in onda causa programmazione
straordinaria della Rete Due.
Lunedi 6 luglio alle ore
9,30 circa, Raidue, è prevista
la regolare messa in onda di
Protestantesimo.
6
vita delle chiese
26 giugno 1992
METODISTI ITALIANI
Rinsaldati nella fede e nella speranza
Si è svolta a Ecumene la tradizionale «consultazione»: esaminati la situazione ecclesiastica interna, i rapporti
con II metodismo mondiale, il rapporto con la realtà sociale - Le nuove emergenze a pochi chilometri dall’Italia
La Consultazione annuale delle Chiese metodiste in Italia,
che si è svolta al Centro di Ecumene dal 29 al 31 maggio, ha
mostrato quest’anno di avere
consolidato una sua fisionomia
ben caratterizzata e di avere
una sana ed utile ragion d’essere. Oltre un centinaio di sorelle e fratelli delegati dalle opere e dalle comunità metodiste,
anche di lingua inglese, sparse
in Italia, si sono ritrovati in un
clima di fraterno affiatamento,
ansiosi di mettere a fuoco la situazione ecclesiastica interna,
registrare l’evolversi dei rapporti che la Chiesa metodista italiana tiene nel mondo, esaminarsi e discutere sul come porsi rispetto alle acute e serie questioni sociali, politiche e religiose del nostro paese.
Un ottimo avvio alla riflessione è venuto dalla predicazione
del pastore Franco Becchino al
culto di apertura. Dall’ampia lettura dai cap. 11 e 12 di Giovanni — a partire dalla decisione
del tribunale ebraico che la
morte di Gesù fosse necessaria,
passando per l’ingresso inerme
e festoso di Gesù in Gerusalemme e il tentativo di alcuni greci di conoscerlo — è stata disegnata una possibile ricostruzione del clima, delle attese e
delle cupe tensioni politiche che
gravavano intorno a Gesù, che la
sua stessa persona aveva suscitato e che sarebbero culminate
nella crocifissione. Il nodo tragico degli eventi è stato indicato nell’incredulità rispetto al
« totalmente nuovo » che Gesù
portava, e nel conseguente rigetto della soluzione nonviolenta entro la quale egli si offriva
— dall’alto dell’autorità che gli
veniva riconosciuta da amici e
nemici, e che egli fonda nella
identificazione con il Padre —
non come colui che giudica e
condanna ma come colui che
chiama a ravvedimento e salva.
Una situazione politica densa,
dunque, che non accetta di relativizzarsi di fronte al progetto di Dio per l’uomo. Ne discende a noi oggi l’esigenza di non
rimuovere dalla nostra coscienza la realtà politica esistente in
favore di un estraneamente spirituale, e di vivere al tempo
stesso la relatività della politica rispetto alla volontà di Dio
di salvezza e di vita eterna. Perciò in primo luogo ci è negata
la possibilità del disimpegno, ed
in secondo luogo il nostro impegno non potrà mai essere pauroso del nuovo, o fermo al giudizio di condanna, ma dovrà essere costruttivo, rivolto alle soluzioni nonviolente in favore
della pace, dotato di respiro universale.
Presenti in tutti
i continenti
Il presidente, Claudio H. Martelli, ha illustrato le sintetiche
note informative del Comitato
permanente dell’OPCEMI, suddivise nei capitoli sulle relazioni
ecumeniche internazionali, quelle nazionali, l’impegno nell’anno
trascorso ed il fronte finanziario. L’evolversi degli eventi storici, l’innegabile fatto che ormai
la comunicazione è concepita su
base mondiale, la presenza metodista in tutti i continenti del
globo, che coinvolge e impegna
in nuove relazioni fraterne, fanno sì che le sollecitazioni a partecipare attivamente e costruttivamente ad incontri ed organismi intemazionali si moltiplichino impegnando a fondo il presidente e il Comitato stesso.
I rapporti ecumenici nazionali interessano l’ambito BMV e
FCEI con l’impegno prioritario
del lancio del comune giornale
« Riforma » e con il configurarsi di una possibile creazione an
che in Italia di un Consiglio delle chiese cristiane.
Per quanto concerne la vita
interna delle Chiese metodiste,
il quadro presentato, pur con
l’ombra delle molte difficoltà e
le limitatezze esistenti, mostra
sprazzi nuovi di speranza e rivitalizzazione. Le maggiori preoccupazioni nel campo di lavoro si accentrano su due zone a
rischio: l’Abruzzo e la Campania, benché altre siano state evidenziate nel corso della discussione.
Il quadro
finanziario
L’OPCEMI è pronta ad un rilancio in Abruzzo con l’invio di
persone e mezzi e, anche sulla
traccia di uno studio del past.
Aurelio Sbaffi, la questione è
stata sottoposta allo studio della Tavola. Un progetto articolato ed efficace verrà anche tentato con tutte le forze per ricompattare e rinvigorire le nostre
opere e la nostra testimonianza
in Campania. Non c’è chi non
veda che a supporto di così vasto e grave impegno il quadro
finanziario è un punto vitale: di
fatto ne cresce la coscienza nelle nostre comunità che in buon
numero hanno risposto positivamente alla nuova impostazione
del PM. Il quadro riassuntivo
della vita amministrativa, illustrato da alcune note finanziarie, è stato esposto da Luca Zarotti, e sarà estremamente utile
se queste relazioni finanziarie,
elaborate con nitidezza e compe
deve affrontare l’emarginazione
degli immigrati fra le altre emarginazioni in una società violenta
che tende ad escludere dai diritti civili; Casa Materna, che
conta fra i suoi bambini, tutti
in situazioni più o meno disastrate, un 20% di piccoli extracornunitari privi di assistenza
sanitaria, con poca o nessuna
scolarità, senza punto di riferimento familiare; Firenze, che
vede lo svilupparsi di una chiesa cinese e comincia a sentire
la necessità di un ministero pastorale rivolto solo ai numerosi studenti stranieri di area linguistica anglosassone, spesso soli e facilmente sbandati; Mezzano Inferiore, con la trasformazione del suo centro di prima
accoglienza in luogo di formazione per i molti ghanesi che
lì hanno trovato lavoro e casa
e che ancora sono soggetti deboli in una società tendenzialmente ingiusta; Trieste, porta di
ingresso dai territori dell’ex
Jugoslavia, che vede il massiccio
passaggio in fuga di zingari, Sinti e Rom, accolti dai peggiori
pregiudizi, per i bisogni dei quali la nostra chiesa ha elaborato risposte organiche che danno
buoni frutti. E poi ancora Bologna, Milano e Genova, ed altre
più modeste realtà. La concorde, unanime conclusione della
discussione su questo tema è
stata che al nostro interne, come nella società civile, si debba
perseguire una integrazione di
diversità conciliate aventi uguale dignità: nelle comunità puntando al culto che accolga diverse espressioni di lingua e di liturgia; al nostro esterno facen
II pastore Claudio H. Martelli, presidente del Comitato permanente
deirOPCEMI.
tenza, verranno illustrate direttamente dai responsabili alle comunità affinché lo slancio per
una contribuzione generosa e
costante non debba affievolirsi.
Non essendo la Consultazione
luogo di delibere e non dovendo
porsi altro traguardo se non
un proficuo confronto di esperienze e idee, la discussione non
è stata imbrigliata in termini
prefissati, né di argomento né
di limite di tempo, se non quello dell’ahimè naturale esaurirsi
delle ore. Gli interventi si sono
così snodati principalmente intorno alla realtà dell’immigrazione con tutte le situazioni nuove che produce e propone al nostro interno; al modo in cui si
caratterizza la vita delle comunità metodiste; all’evangelizzazione, la capacità di far presa
sulla realtà italiana e di aggregare consenso e adesione.
Non è qui possibile render
conto della ricchezza di esperienze e realizzazioni che, nella limitatezza dei nostri mezzi, si
verificano ricche di frutti nelle
nostre comunità dove più forte
è la presenza di immigrati dall’Africa e dall’Asia. Ricordiamo
le più coinvolte: Palermo, che
do pressione sulle strutture politico-amministrative e legislative, fornendo e attingendo aiuto
dal Servizio migranti della FCEI,
che su questa linea si muove.
I rilievi
sulle debolezze
I rilievi sulle deficienze e debolezze delle comunità metodiste in Italia hanno cercato di
individuare le ragioni dei ripiegamenti su se stessi, della poca capacità di aggregazione con
il resto dell’area protestante italiana, della scarsa coscienza che
siamo confinanti con territori in
stato di estrema emergenza in
un arco che va dalla punta nord
della Jugoslavia fino a quella
sud della Tunisia, e che risulta
essere un campo di lavoro scoperto. Si è ripetutamente riproposta la tesi che democrazia e
libertà religiosa sono in Italia
formali ma non reali e che anche noi ne abbiamo interiorizzato i limiti, di modo che non
riusciamo a proporci con semplicità ed umiltà per annunciare la possibilità di una vita di
Una delle palazzine di Ecumene.
versa. Interessante Tanalisi del
pastore John Hobbins, che vede
il metodismo italiano impoverito spiritualmente e culturalmente da uno scollamento con la famiglia mondiale metodista, che
è una realtà vivace e variegata,
diversa dalle famiglie battista e
riformata, e che è in dialettica
dinamica con la società. Il contatto diretto con il resto del metodismo nel mondo sarebbe da
ripristinare prima di tutto nella formazione teologica di pastori e laici. E la nostra comune
mancanza di una solida attrezzatura di conoscenza biblica è
stata denunciata dal pastore
Valdo Benecchi, membro della
Commissione per l’evangelizzazione, che pone la domanda se
ancora possiamo dirci il popolo
della Bibbia.
Evangelizzazione
e aggregazione
Non è possibile parlare di evangelizzazione e aggregazione
senza almeno sfiorare un esame
della società civile e laica (fino
a che punto?) e dell’istituzione cattolica. Tre linee di lettura espresse dal pref. Giorgio
Spini e dai pastori Sergio Aquiiante e Franco Becchino hanno
determinato il corso della discussione. Il primo ha dichiarato il presente fallimento della
Chiesa cattolica — in crisi di
involuzione, con un clero sempre più insufficiente per numero e di età media di 65 anni —
bilanciato per contro (ed a riprova della crisi) dal radicamen
to di grossi gruppi egemoni e
di potere come CL. Il secondo
ha lamentato la scomparsa anche del parroco che sapeva essere trainante e produrre riscossa morale e culturale negli strati poveri ed oppressi. Ma al quadro cosi delineato si è aggiunta
l’esperienza di chi realizza la
presenza di un gran numero —
difficilmente quantificabile — di
gruppi informali di cattolici,
dentro e fuori la parrocchia, che
studiano le Scritture, ascoltano
la Parola, spontaneamente e con
semplicità pregano. Franco Becchino ha sentito maggiormente
il polso della società laica entro
la quale percepisce un notevole
consenso per le nostre posizioni, ma che non dimostra interesse a prendere decisioni per
una parte o l’altra.
L’importanza di un generale
coinvolgimento delle comunità
per il lancio e la produzione di
« Riforma », perché riesca un
giornale sostenuto al meglio e
letto con soddisfazione all’interno e all’esterno del nostro mondo, è stata sottolineata da Mirella Scorsonelli. Infine alcune
sottolineature e suggerimenti
tecnici hanno concluso l’esame
delle finanze nel sentimento di
riconoscenza per quanto il Signore ci ha dato fin qui e nella preghiera che susciti doni e
donatori generosi per la sua
opera.
In chiusura, il culto di Santa
Cena condotto dal presidente,
Claudio H. Martelli, ha confortato e rinsaldato nella fede e
nella speranza.
Febe Cavazzutti Rossi
SCHEDA
I rapporti ecumenici
internazionali
L'OPCEMI (l’Opera per le chiese
evangeliche metodiste in italia), oltre
ad occuparsi di tutte le questioni amministrative e spirituali deile chiese
metodiste in Italia, cura anche i rapporti ecumenici sia a livello internazionale che nazionale.
Nel corso dell'anno '91/’92 il Comitato permanente (i'organismo esecutivo deirOPCEMi) ha partecipato con
sue deiegazioni all’incontro dei ieader delle chiese metodiste europee
che si è svoito a Tabarz (Germania)
nel settembre ’91, ed all’incontro delle chiese protestanti europee di Budapest dei marzo ’92.
Inoltre i metodisti sono presenti nelia CEPPLE (Chiese protestanti dell’Europa latina), nel Comitato esecutivo
della Conferenza mondiale metodista,
nella Società europea di studi storici
sul metodismo.
il Comitato permanente mantiene
inoltre legami fraterni con ie chiese
metodiste dei Ghana e delle Filippine
per la cura spirituale dei metodisti
immigrati in italia da quei paesi, legami di solidarietà che si sono intensificati ad esempio in occasione dell’aiuto aile vittime deil’eruzione dei
vuicano Pinatubo.
i iegami di collaborazione internazionale si traducono anche nelia presenza in italia di missionari e pastori in appoggio ad iniziative di chiese
metodiste: Roland Schooler a Milano,
il past. Williams a Crema e Cremona
(dal settembre ’92), la pastora Amy
Visco a Portici.
Stanno inoitre consolidandosi i rapporti con le chiese metodiste jugoslave.
Nel corso della riunione della CEVAA
ad Ecumene l’OPCEMI è stata accolta ufficialmente in questo organismo
internazionale.
G. G.
7
26 giugno 1992
ecumenismo
Caro Eleuterio,
da un po’ di tempo ti sei accorto, con un senso di disagio,
che i tuoi genitori appartengono
a due chiese cristiane diverse: la
cattolica e la protestante. Te ne
sei chiesto il perché e ti è difficile trovare una risposta soddisfacente. Vorresti che non fosse così. Tu vuoi ugualmente bene a
mamma e papà e ti domandi perché due chiese diverse dividono
i tuoi genitori proprio in un
aspetto così importante per la
vita che è il loro rapporto con
Dio.
Non devi tuttavia dimenticare
che la mamma e il papà sono
uniti^ innanzitutto in una realtà
che è molto importante. Sonb entrambi cristiani, cioè credono entrambi nello stesso Gesù Cristo.
Pensa che Gesù Cristo è venuto
proprio perché gli uomini non
fossero più divisi. C’è un libro
che ci parla di quéste cose, si
chiama Bibbia. Esso contiene
una notizia piena di gioia (l’Evangelo) per tutti gli esseri umani.
Ora questo libro non è né cattolico né protestante, ma appartiene agli uni e agli altri, allo
stesso modo. Anzi gli uni e glialMri si sono trovati insieme per
farne una traduzione accettata
da entrambi, in modo che cattolici e protestanti possano leggere
la stessa parola. Essa è la parola
del Signore, cioè l’annuncio di
quel Gesù che ci ha portato
l'amore di Dio. In Gesù, Dio è venuto in mezzo a noi per combattere con la parola e con l’azione
ogni forma di male che divide gli
uomini, li fa soffrire, li rende infelici, li fa essere nemici gli uni
degli altri, provocando odio, violenza e morte. Per raggiungere
questo risultato e per darci pace
e riconciliazione, Gesù ha dato
tutto se stesso, ha dato la sua
vita ed è morto su una croce. Ma
la. morte non l’ha vinto. Gesù è
risorto, come è annunciato, il
giorno di Pasqua e ha dato certezza di vita, nuova forza e
nuovo coraggio ai suoi discepoli, perché annunciassero questa buona notizia a tutti gli esseri umani. Perciò tutti possono
trovare nella fede in lui e nella
sua promessa di vita e di amore
la capacità di amarsi gli uni gli
altri e vivere una vita piena di
gioia e di riconoscenza, confidando nell’aiuto e nella guida di
Dio che è sempre presente per
mezzo del sua Spirito Santo.
Vivere diversamente
la stessa fede
Queste sono le realtà fondamentali che uniscono tua mamma e tuo papà.
Ma come vivere veramente
questa fede e questa speranza?
E' possibile che la mamma e il
papà possano vivere in modo diverso la stessa fede e rimanere
ugualmente uniti in un profondo
sentimento di amore l'uno verso
l'altro?
Purtroppo i cristiani nella loro
storia non hanno saputo vivere
nello stesso modo la fede, che
pure nasceva da uno stesso Evangelo. Le chiese, nate da sofferte
divisioni, hanno ritenuto vero il
loro modo di vivere il Vangelo e
la fedeltà a questo loro principio le ha portate ad opporsi a
volte duramente le une contro le
altre. Questo ha implicato spesso
lotte, odio, guerre, scomuniche,
violenze e condanne a morte: una brutta pagina della
storia della chiesa che pure dobbiamo conoscere. Superare ora
queste divisioni radicate da secoli non è facile. Dobbiamo però
affermare che il tempo dell'odio
e della lotta deve essere finito.
Deve seguire il tempo dell'ascolto reciproco, in un sentimento di
umiltà e di rispetto gli uni verso
gli altri.
Ma come possiamo oggi comprendere le differenze che separano i cattolici dagli evangelici?
Possiamo cercare di rispondere dicendo che esse derivano da
una importanza diversa che gli
uni e gli altri danno ad alcuni
aspetti della fede che nasce dall’E vangelo.
Per il cattolico è importante
■che la trasmissione dell’Evan
COPPIE INTERCONFESSIONALI - EDUCAZIONE ALLA FEDE Strare la volontà degli sposi di
vivere da credenti la loro vita co
Lettera a Eleuterio
Il gruppo dei «matrimoni interconfessionali» di Torino, in vista di una ricerca il più
possibile approfondita per una catechesi ecumenica da offrire in particolare ai figli di coppie interconfessionali (ed eventualmente a tutti gli altri), ha assunto il compito di registrare le cose che ci uniscono e le cose che ci dividono in quanto credenti cattolici ed evangelici.
Da qui, quasi per gioco, è nata la « lettera
a Eleuterio». Cioè una lettera indirizzata ad
un ipotetico (ma non troppo!) figlio di una
coppia biconfessionale, che si ponga il problema della differenza di confessione religiosa dei
propri genitori.
Come comprendere e vivere una diversità
così profonda nell’ambito di una unità altrettanto profonda, come deve essere quella coniugale e familiare? Come parlare delle cose
che dividono senza rinfocolare conflitti, tensioni, polemiche e senza, all’opposto, relativizzarle al punto di togliere ad esse ogni rilevanza? Come avviare il ragazzo o la ragazza
ad una scelta meditata tra le due confessioni,
senza creare traumi, o sensi di colpa verso
l’altra parte, oppure reazioni di rigetto o di
indifferenza? E ancora, come parlare delle
cose che ci uniscono senza creare facili illusioni e senza suggerire il perseguimento di non
corrette « scorciatoie » che aggirino le questioni senza risolverle?
I problemi derivanti in sede di dialogo ecumenico dal diverso modo di leggere la stessa
Scrittura o di valutare gli stessi avvenimenti
che hanno presieduto all’evoluzione storica
della Chiesa trovano indubbiamente nell’ambito di una coppia interconfessionale, e specie
nei confronti dei figli, il loro punto di esplosione. Le chiese che vivono « sub specie aeternitatis » rinviano con prudenza e saggezza la
soluzione dei problemi nel lentissimo maturare delle situazioni. Ma le coppie interconfessionali vivono un’unica esistenza. I danni gravi causati finora da una mancata, errata o non
definita soluzione di tali questioni non possono essere più a lungo sopportati.
La lettera a Eleuterio è un tentativo, rozzo
e provvisorio, di inaugurare un linguaggio
diverso in relazione ad un problema reale: trasfondere una nuova sensibilità umana e cristiana, attenta e rispettosa verso la coscienza
degli adolescenti, nel momento così delicato
della loro formazione in vista della fede.
La lettera, nata nell’ambito del gruppo torinese, è stata rivista e in parte rielaborata nell’ambito più vasto del gruppo di Pinerolo ed
ora è offerta all’attenzione, alle osservazioni
e alle nuove proposte di una più ampia cerchia di interesse.
Alberto Taccia
gelo, affinché non si disperda,
venga condotta in modo unitario
da tutta la chiesa.
La chiesa è costituita da tutto
il popolo di Dio compresi uomini,
donne, bambini, giovani e vecchi.
Anche coloro che hanno un particolare posto di responsabilità,
come i preti e i vescovi, fanno
ugualmente parte del popolo di
Dio. La fede dei primi apostoli di
Gesù è custodita e professata
dalla chiesa. Il Signore stesso
con il suo Spirito assiste la chiesa secondo quanto lo stesso Gesù ha promesso.
I responsabili della chiesa (i
vescovi, ì preti, i diaconi) ricevono uno speciale incarico, soltanto ad essi riservato (l'ordinazione), al fine di contribuire alla
crescita della chiesa e al mantenimento della comunità e della
comunione tra i suoi membri. Il
vescovo della città di Roma (detto anche « papa », che vuol dire
« padre ») riceve poi un incarico
tutto speciale a beneficio di.tutta
la chiesa cattolica nel suo insieme. Questo incarico riguarda il
mantenimento della comunione
tra tutte le comunità cattoliche.
Questa responsabilità egli la
esercita con i suoi diretti collaboratori, insieme ai vescovi di
tutto il mondo. Spesso i vescovi
(con il papa o senza di lui)
si riuniscono in assemblee dove
discutono insieme i problemi comuni per il bene della chiesa.
Quindi il papa non è il solo a lavorare nella chiesa (come potrebbero far credere la televisione e
i giornali) ma opera in comunione con tutti gli altri secondo le
capacità e le possibilità che Dio
ha dato a ciascuno.
La Cena del Signore (che i cattolici chiamano « Eucaristia » che
vuol dire «rendimento di grazie»)
solo il vescovo o il prete è autorizzato a presiederla in collaborazione con tutte le comunità raccolte in preghiera. I cattolici credono che nella Cena del Signore
Gesù è realmente presente nel
dono del suo corpo e del suo sangue e che, per opera dello Spirito
Santo, avviene una vera trasformazione del pane e del vino. Il
pane consacrato, che è avanzato,
viene conservato e portato agli
assenti, per esempio agli ammalati.
Nella chiesa cattolica si prega
Dio per mezzo di Gesù Cristo: a
Dio solo è riservata l'adorazione.
Per gli apostoli, i martiri, i santi in genere e soprattutto per la
madre di Gesù, considerati esempi di vita evangelica, sono riservati grande rispetto e venerazione. A loro i cattolici si rivolgono
nella preghiera perché li sentono vicini e uniti.
Per il protestante è importante
l'Evangelo che ci annuncia Cristo, cioè la parola di Dio che si
rivolge oggi a ciascuno di noi,
ripetendoci la promessa di amore, di perdono, di pace e di riconciliazione che Dio, per mezzo del
suo Figlio, ha voluto stabilire con
noi. Per il protestante è importante che la chiesa sia una comunità di fratelli che riconosce soltanto in Cristo il suo unico capo, nello Spirito la sua guida e
nella parola del Signore la luce
che conduce la chiesa e i singoli
credenti sulla via della fede, della speranza e dell'amore.
La ricchezza
delle differenze
Il protestante è particolarmente aperto ad accogliere la diversità, quando questa non porta a
separazioni violente o reciproche
scomuniche; anzi la diversità
è considerata ricchezza perché
ognuno è portatore di un dono
particolare del Signore, per l’arricchimento di tutti.
Nel culto le comunità evangeliche esprimono la loro fede. Il
culto è essenzialmente lettura
della parola del Signore, contenuta nell’Antico e nel Nuovo Testar
mento, la sua spiegazione e attualizzazione fatta dal pastore o
da un predicatore, la preghiera
e il canto di lode. Per l’evangelico è importante pregare direttamente il Signore per mezzo di
Gesù Cristo, senza altri intermediari. Tutti coloro che vissero in
modo significativo la loro fede e
il loro amore, sia all’epoca di Gesù che nella storia della chiesa,
sono considerati i testimoni di
Cristo che arricchiscono la nostra fede con la loro testimonianza, ma non sono oggetto di culto e di preghiera.
I pastori della chiesa sono coloro che hanno il compito di fortificare la fede dei credenti con la
loro predicazione, il loro insegnamento e la loro cura spirituale.
Spesso condividono con la loro
moglie (o con il loro marito, perché anche le donne possono essere pastori) questi compiti che tuttavia altri fratelli, de
bitamente preparati e riconosciuti dalla comunità, possono svolgere.
Anche la Cena del Signore che
gli evangelici celebrano nei loro
culti o nelle loro riunioni è normalmente presieduta dal pastore, ma anche altri fratelli e sorelle di chiesa, riconosciuti dalla
comunità, possono compiere lo
stesso atto. Il pane e il vino sono
segni che ci dicono che il Signore è realmente presente in noi e
in mezzo a noi senza per questo
trasformarsi nel corpo e nel sangue di Cristo, ma come risposta
alla preghiera che in base alla
promessa di Gesù gli evangelici
rivolgono al Signore.
Nelle chiese evangeliche le comunità nelle loro assemblee decidono, chiedendo per questo
l’aiuto e la guida dello Spirito,
tutto quello che riguarda la vita
della chiesa affinché sia vissuta
nella fedeltà e nell’obbedienza alla parola di Dio.
Sia nelle chiese evangeliche
che nella chiesa cattolica vi è un
atto, il battesimo, che è riconosciuto reciprocamente anche se
non compreso esattamente allo
stesso modo. Si possono battezzare i bambini figli dei credenti
o gli adulti credenti.
Nelle due chiese, sia pure con
una comprensione diversa, si celebrano i matrimoni per dimo
mune.
Tra le chiese evangeliche, da
circa ottant’anni è nato un grande movimento chiamato ecumenico, che ha lo scopo di condurre
le chiese sempre più verso Cristo
e le une verso le altre, per rafforzare i legami di fraternità, approfondire la conoscenza reciproca, promuovere la crescita comune in uno scambio, un aiuto e un
arricchimento reciproco.
La chiesa cattolica all’inizio ha
guardato con un certo sospetto
il movimento ecumenico nato
tra le chiese protestanti, sia perché non era ben sicura che fosse
chiara la fede cristiana che queste volevano insieme professare,
sia perché la chiesa cattolica
stessa si riteneva l’unica chiesa
di Cristo. Con il passare del tempo però, in seguito a più approfondita riflessione e dopo avere
anche parlato con le chiese protestanti, molti dubbi si sono attenuati. Anche la chiesa cattolica
ricono.sce il bisogno di conversione e di riforma e riconosce il carattere cristiano delle altre chiese.
La marcia dell’ecumenismo è
apvena iniziata e la meta della
piena comprensione e accettazione reciproca, nel superamento e
nel rispetto delle differenze, è ancora lontana.
Rispetto nella
comprensione
Caro Eleuterio, tu sei già forse
inserito in una parrocchia cattolica o in una comunità protestante, oppure devi ancora decidere.
Dovunque tu sei o sarai collocato, o nella chiesa della mamma o
in quella del papà, tu dovrai conoscere e rispettare l'altra chiesa, impegnandoti per far crescere la reciproca conoscenza e comprensione sulla base di tutte le
cose, e sono le più importanti,
che ci uniscono in Cristo e nell’Evangelo. La libertà della scelta
dell’una o dell’altra chiesa deve
essere rispettata, purché avvenga
nella profonda convinzione di
ciascuno. Il modo con cui ogni
chiesa vive coerentemente la propria comprensione della verità
evangelica non può essere imposto con la coercizione morale, ma
deve essere testimoniato con
umiltà e con amore. Rispettare il
modo come l’altro vive la propria fede cristiana non vuol dire
accettarlo, non esclude la legittimità del dissenso che tuttavia
non può essere disgiunto dal
confronto onesto e dalVascolto
reciproco.
Nella situazione particolare in
cui ti trovi e nella chiarezza della tua scelta, tu devi adoperarti,
con tutti coloro che nutrono lo
stesso sentimento, a fare sì che
le chiese si avvicinino sempre di
più all’unica verità di Cristo per
sentirsi più vicine le une alle altre nella fede, nella speranza e
nella carità, sulla base dello stesso Evangelo.
Con molto affetto e molta preghiera per te, il tuo
Oecumenicus
COPPIE INTERCONFESSIONALI
Incontro internazionale
Torre Pellice, 18-19 luglio
Presso la Foresteria valdese si tiene un incontro di coppie interconfessionali francesi, svizzere e italiane sul tema:
Le coppie miste di fronte al problema della catechesi, con
lavori su: « Educazione religiosa nella famiglia interconfessionale », « Esperienze e problemi della catechesi ecumenica
e interconfessionale », « Problematiche pastorali relative ai
matrimoni interconfessionali ».
La domenica mattina è prevista la partecipazione al culto
evangelico e alla liturgia cattolica. La retta completa giornaliera presso la Foresteria è di L. 38.000 (pasto singolo L.
12.000). Per la pensione completa occorre prenotarsi entro
il 30 giugno. (Rivolgersi ai coniugi Griglio, Pinerolo, tei. 0121/
795091; Bonetto, S. Secondo di Pinerolo, tei. 0121/501702; Giolito, Torino, tei. 011/5681508; don Mario Polastro, Pinerold,
tei. 0121/322426).
8
8
ecumenismo
26 giugno 1992
UNA NUOVA LETTERA DEL CARDINALE RATZINGER
Uno stop vaticano
La Congregazione per la dottrina delia fede fissa i limiti del dialogo ecumenico: sono quelli dell’ecclesiologia cattolica tradizionale
La nuova « Lettera ai vescovi
cattolici su alcuni aspetti della
Chiesa intesa come comunione »
della Congregazione per la dottrina della fede, presentata alla
stampa lunedì 15 giugno dal prefetto cardinale Joseph Ratzinger,
fissa nuovi e pesanti limiti ai
dialogo ecumenico.
Tutto il testo della lettera del
cardinale Ratzinger, il guardiano
delTortodossia cattolica, è centrato a porre limiti ben precisi
alla ricerca teologica ed ecclesiolo^ca delle confessioni religiose
cristiane.
« Subito dopo il Concilio Vaticano Il — ha detto il cardinale
Ratzinger presentando il documento — i concetti di comunione
e di popolo di Dio sono stati al
centro delle riflessioni dei teologi cattolici. Ci sono state delle
interpretazioni riduttive e ad
esempio la formula "popolo di
Dio" è stata vista come sovranità popolare. Analogamente per il
concetto di "comunione" si è avuta la tendenza a vedere questa
parola nel suo significato sociologico. Si è utilizzata la parola
comunione per significare una
idea antigerarchica di una chiesa che sarebbe piuttosto una federazione di chiese locali, precedenti in ogni senso la Chiesa universale ».
Di fronte a queste due concezioni teologiche che si stanno
sviluppando in campo cattolico
(al Katholischentag in corso in
Germania proprio su questi concetti c’è stato un grande dissenso tra i teologi cattolici e il Vaticano), la Congregazione per la
dottrina della fede ha ritenuto
di scrivere una lettera ai vescovi
cattolici richiamando esplicitarnente alcune osservazioni teologiche del Concilio Vaticano II e
del Sinodo straordinario dei vescovi del 1985.
Proprio riferendosi a questi
due avvenimenti la lettera ricorda che « non si danno due ecclesiologie isolate e giustapposte,
ma ultimamente esiste solo una
ecclesiologia fondamentale, la
quale certo può essere impostata ed elaborata in modi diversi,
a seconda delle accentuazioni e
sottolineature di taluni aspetti ».
Partendo da questo presupposto il documento indica tre attenzioni indispensabili per comprendere correttamente la nozione teologica di « comunione »: a)
in rapporto ad altri concetti fondamentali della teologia cattolica quali « il popolo di Dio », il
« corpo di Cristo » e il « sacramento»; b) in rapporto all'eucarestia e all’episcopato; c) in rapporto al legame tra i vescovi e
il papa, tenendo presente l’esigenza ecumenica.
La lettera si articola in 5 capitoli.
1) La Chiesa come ministero
CAPPELLANI DEGLI STUDENTI
Credenti
neM’università
Esistono nelle chiese vari modi per dialogare
con gli studenti e con l'ambiente giovanile
La Chaplais Conference si
tiene ogni anno in Europa ed
è in parte legata al Movimento
cristiano europeo: quest’anno si
è svolta dal 23 al 29 maggio a
Ginevra. Il tema della conferenza era il ruolo dei « cappellani
universitari »; il problema della
formazione e della discussione
all’intemo dell’università con la
fede cristiana.
L’opuscolo introduttivo era aperto da un articolo di Sergio
Rostagno apparso sulla rivista
cecoslovacca «Metanoia». Il contenuto rappresenta un po’ il terreno su cui ci si vuole muovere.
Si tratta del problema della secolarizzazione da una parte, e
della rinascita del sacro, della
ricerca di nuovi valori dall’altra: oggi più che mai questo
sembra essere il tema dominante in Europa.
La storia del cristianesimo è
una storia piena di contraddizioni: da un lato l’ortodossia con
tutto ciò che ha comportato, dall’altro l’eterodossia. Da un lato
l’inquisizione cruenta ed efficace,
dall’altro il pacifismo assoluto e
indifeso. Cos’è allora più funzionale? L’unità del dogma o la
coesistenza di valori diversi, di
idee magari non sistematizzate
ma nello stesso tempo vive e
creatrici?
Diverse le relazioni degli esperti, tra i quali Paolo Ricca,
che ha sottolineato l’importanza
dei valori umani al di là delle
divisioni teologiche ed ecclesiologiche, J. L. Schlegel, sociologo
a Parigi e redattore della rivista « Esprit », che ci ha spiegato. la differenza tra educare e
formare in un’ottica di ricerca
ed ascolto.
Suggestiva e interessante, anche per le sue implicazioni po
litiche, la relazione di Ton Weerkamp, pastore degli studenti alla Humboldt-Universität di Berlino Est, mentre la comunicazione di Jean Fischer, segretario generale della Conferenza delle
chiese europee, ha suscitato molte domande e dissensi a proposito di ecumenismo.
Un’altra novità di quest’anno
è la presenza di due « supervisori » che ci hanno aiutato a non
perdere uno sguardo critico.
Uno dei due è una vecchia conoscenza della chiesa valdese,
Dorothée Casalis, teologa e moglie di Georges Casalis. Mi ha
raccontato, appena finita la sua
ielazione, della vita ricca e turbolenta vissuta con un uomo come Casalis, sempre in movimento, attento osservatore dei processi di liberazione, sempre vicino e solidale a tante donne
ed uomini di ogni parte del
mondo. Mi ha detto con tono
fermo e sicuro che incontri come questi vanno appoggiati con
grande slancio da parte delle
chiese, anche sotto il profilo economico, e mi ha raccontato dell’ultimo congresso della Federazione europea degli studenti cristiani nel 1938 a Parigi, mentre
sull’Europa gravava l’oppressione della Germania hitleriana.
Con tutti i limiti e le critiche che si possono fare, incontri di questo tipo possono essere utili a scoprire che nelle varie chiese esistono diversi modi di lavorare, di rapportarsi alle comunità, all’università e ai
giovani. Porse il clima ecumenico che si respira è proprio dato dal fatto che si discute liberamente, si cerca di comprendersi, ci si comunica dubbi e reciproche incertezze.
Manfredo Pavoni
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dal mondo
cristiano
di comunione in cui si afferma
che la nozione di comunione
spiega il mistero della chiesa.
Per la chiesa la comunione è
sia verticale (comunione con Dio)
che orizzontale (comunione tra
gli uomini), sia invisibile (comunione con la Trinità e con gli
altri uomini) sia visibile (comunione nella dottrina degli apostoli e nell’ordine gerarchico).
2) Il rapporto tra Chiesa universale e chiese particolari, in
cui si afferma che le chiese locali
sono veramente tali solo quando agisce in esse la Chiesa una,
santa, cattolica e apostolica.
3) La comunione delle chiese è radicata nell’eucarestia (che
non è mai celebrazione di quella
sola comunità che la celebra) e
nelTepiscopato. L’idea stessa di
chiesa « richiama resistenza di
una Chiesa capo delle chiese,
che è appunto la chiesa di Roma, COSI l’unità dell’episcopato
comporta l’esigenza di un Vescovo capo del Corpo o Collegio
dei vescovi, che è appunto il romano pontefice ».
4) L’unità e la diversità nella
comunione ecclesiale sono positive se mirate all’edificazione
dell’unico corpo di Cristo che è
la Chiesa.
5) Il concetto di comunione
comporta implicazioni ecumeniche di grande portata. Vi sono
nelle chiese cristiane elementi
che « permettono di riconoscere
una certa comunione sebbene
non perfetta ».
Una ’’ferita”
«Tale comunione esiste specialmente con le chiese orientali... che meritano il titolo di
chiese particolari (perché condividono con la cattolica la successione apostolica e l’eucarestia
valida) ». Tuttavia con esse vi
è la ferita del non riconoscimento del successore di Pietro, che
è uno dei tratti costitutivi interni della chiesa particolare.
La ferita è invece « ancora più
profonda nelle comunità ecclesiali che non hanno conservato
la successione apostolica e l’eucarestia valida », come tutte le
chiese nate dalla Riforma.
Nonostante questo la lettera
ribadisce la necessità di proseguire l’impegno ecumenico delle
diocesi.
Il carattere « tecnico » della
lettera ne ha fatto sottovalutare
l’importanza. I commenti dei
principali quotidiani italiani sottolineano alcuni aspetti della lettera (« la chiesa nasce dal papa »
titola La Repubblica, « la gerarchia punto fermo nella chiesa »
è il titolo del Corriere della sera) ma pochi colgono il significato ecumenico della lettera: uno
stop vaticano alla ricerca teologica ecumenica. I più noti teologi cattolici, ortodossi e riformati avevano infatti convenuto che
per sviluppare l’ecumenismo è
necessario aprire un processo
centrato sulla conversione delle
chiese a Cristo. Il documento di
Ratzinger invece non lascia alcuna possibilità alle chiese cristiane non cattoliche se non quella
di adottare l’ecclesiologia cattolica e di « convertirsi » al... cattolicesimo.
Giorgio Gardiol
Diffondere
la Bibbia
INGHILTERRA — Diciassette
Società bibliche operanti a livello intemazionale hanno adottato una strategia comune nel
campo della traduzione e della
diffusione delle Scritture. Durante un incontro a Reading, sede
deH’Alleanza biblica universitaria, i partecipanti hanno deciso
di evitare ogni concorrenza in
futuro. Le società hanno preparato un elenco di lingue prioritarie utilizzate da almeno 500.000
lettori e nelle quali non esistono attualmente traduzioni « accettabili» della Bibbia. Entro il
1996 si cercherà di preparare
la traduzione di almeno una
parte della Bibbia in ognuna di
queste lingue.
(SPP)
Lo stato e le
minoranze religiose
MADRID — Dalla fine del mese di aprile 15.000 ebrei, 200.000
musulmani e 300.000 protestanti
di Spagna godono degli stessi
diritti dei cattolici. Accordi di
cooperazione, firmati dal ministro della giustizia spagnolo Tomas de la Quadra con i rappresentanti delle tre comunità regolano questioni quali lo statuto dei ministri e dei luoghi di
culto, la fiscalità, i servizi religiosi nelle scuole pubbliche, nell’esercito e nelle carceri. Un accordo simile era stato firmato
con la Chiesa cattolica romana
nel 1979.
Il ministro ha sottolineato che
per cinque secoli « lo stato spagnolo ha avuto rapporti istituzionali con una sola comunità
confessionale, la Chiesa cattolica ». Nel 1492 la sconfitta dei
mori a Granada aveva praticamente posto termine alla presenza islamica nella penisola
iberica. In quello stesso anno,
con decreto regio, gli ebrei furono espulsi dalla Spagna. Nel
marzo scorso il presidente israeliano Chaim Herzog ha voluto
commemorare quest’anniversario con una visita in Spagna durante la quale ha assistito, in
compagnia del re Juan Carlos,
ad un servizio di riconciliazione
in una sinagoga di Madrid.
Per il ministro della giustizia
spagnolo, con questi nuovi accordi con le comunità non cattoliche « la Spagna riafferma la
propria volontà di affrontare il
futuro con una piattaforma di
pluralismo effettivo, di tolleranza e di apertura ».
(SOEPI)
Applicare gli
accordi di pace
SAN SALVADOR — In una
tetterà indirizzata, il 18 maggio,
alle chiese sorelle nel mondo, il
segretario generale del Consiglio
nazionale delle chiese, Santiago
Flores, evoca il « clima di tensione » che regna tra i firmatari dell’accordo di pace e tra « altri settori importanti » della società.
Le chiese membro del Consiglio nazionale delle chiese, scrive Flores, hanno lanciato una
campagna nazionale di preghiera e di digiuno di tre mesi; esse chiedono alle chiese nel mondo di intervenire presso i loro
governi perché facciano pressione sulle autorità salvadoregne, il
FMLN e l’équipe degli osservatori deirONU, affinché gli accordi vengano applicati.
Il messaggio di lancio della
campagna, pubblicato su un quotidiano nazionale, paragona la
situazione di numerosi salvadoregni a quella dei discepoli di
Emmaus dopo la morte di Cristo: « Per loro Gesù Cristo, il
Messia, rappresentava la speran
za, l’occasione di ricostruire la
nazione; purtroppo era stato
crocifisso ed era morto. Avevano perso la speranza. Avevano
dubbi, alcuni dicevano che il
Messia era vivente, ma erano
preoccupati di non averlo visto.
La nostra situazione è molto simile alla loro ».
Il messaggio riafferma la fiducia del Consiglio negli accordi
e protesta contro il fatto che le
misure prescritte in vista della
smilitarizzazione e della creazione di una forza di polizia nazionale non siano ancora state
prese; sottolinea che il popolo
in generale ha perso fiducia e
non crede più al processo di ristabilimento della pace.
(SOEPI)
Azione ecumenica
contro il razzismo
CHICAGO — Un programma
di azione ecumenica per lottare
contro il razzismo negli Stati
Uniti è stato messo a punto durante una riunione organizzata
dal Consiglio ecumenico delle
chiese e dal Consiglio nazionale delle chiese degli Stati Uniti,
il 20 e 21 aprile scorsi, pochi
giorni prima dei disordini razziali scoppiati a Los Angeles.
Le raccomandazioni alTordine
del giorno comprendono, tra l’altro, visite di responsabili di chiese nelle zone in cui il razzismo
è particolarmente evidente, una
giornata di preghiera per la giustizia razziale, « squadre antirazzismo » all’interno delle comunità locali, un programma scolastico sulle comunità razziali, una
formazione teologica che tenga
conto del contesto razziale e e(>nico, programmi di tirocinio sulla giustizia razziale.
In una lettera indirizzata alle
chiese di Los Angeles, i responsabili del Consiglio nazionale
delle chiese scrivono: « La nostra pena e la nostra angoscia
vengono aggravate non solo
quando il nostro sistema giudiziario scadente sembra favorire
e approvare la brutalità, ma anche quando scoppiano atti spontanei di violenza... Ci aspettiamo
dalle chiese della nostra nazione che esse rispondano ai- bisogni materiali e umanitari della
nostra città ferita ».
(BIP/SOEPI)
Le chiese
di fronte
a Maastricht
(segue da pag. 1)
tanti movimenti del nostro ternpo in cui i sistemi crollano, rivendicazioni etniche sfaldano
nazioni, e, nello sfascio generale,
ciascuno è condotto a cercare di
aggrapparsi a quel poco o molto che gli può garantire sicurezza?
La risposta non potrà venire
probabilmente da questo Consiglio della CEVAA. Esso potrà rivedere la sua struttura alleggerendola di tutto ciò che può apparire superfluo o non del tutto
prioritario.
La risposta verrà dalle chiese
e da quelle europee in primo
luogo. Ora è il momento di verificare se la condivisione e la
comunione, il mettere in comune le proprie risorse per progredire insieme e svolgere una predicazione che si rivolga all’uomo
nella sua totalità, insomma se
le parole che insieme abbiamo
.scoperto in questi vent’anni troveranno un’applicazione concreta
oppure se sono state un semplice esercizio retorico.
Luciano Deodato
9
26 giugno 1992
valli valdesi
AMPLIAMENTI ALL’OSPEDALE VALDESE DI POMARETTO
Più spazio per fare salute
Il culto, gli interventi ufficiali, la visita ai nuovi reparti - Un esempio da elogiare ^
Con i nuovi ampliamenti la struttura risponde pienamente alle esigenze del suo territorio ^
Due momenti distinti hanno caratterizzato l’inaugurazione di un
primo lotto di lavori di ampliamento dell’Ospedale valdese di
Pomaretto.
Un momento di culto, presieduto dal past. Paolo Ribet, il quale ha sottolineato il lavoro del
seminatore che sparge il seme
senza sapere quanto frutto ne ricaverà. Solo all’epoca della mietitura egli potrà cantare di gioia
portando a casa il raccolto.
Un secondo momento, di tipo
più uiRciale, ha dato possibilità
a molte altre persone di inten^enire. Nel tempio gremito, il presidente del Comitato unico di gestione, Giovanni Ghelli, ha dato
il benvenuto a tutti e in seguito
la parola ai vari oratori.
Dopo il saluto del past. Sergio
Ribet, a nome della comunità locale e della Tavola valdese, il
past. Paolo Ribet, presidente della CIOV, ha sostenuto la fondamentale importanza della gestione di quest’opera, che viene affidata alla Chiesa valdese (che è
anche proprietaria dello stabile).
Ma lo stato, ha detto, deve mantenere l’opera di controllo e rendersi garante, di fronte ai cittadini, dei servizi che vengono prestati. . ^
L’assessore alla Samta de^la
Regione Piemonte, Eugenio Maccari, ha manifestato la propria
soddisfazione nel vedere come
l’ospedale di Pomaretto, insieme
a quello di Torre Pellice, continui a seguire una vffi di rettitudine e di serietà professionale al
servizio della popolazione. Maccari ha sostenuto che una gesti<>
ne di questo genere, che sa rimanere al di fuori delle alterne
vicende che travagliano la sanità pubblica, sia da porre come
esempio e da elogiare.
Ha inoltre ricordato come vent’anni fa, sotto l’egida del Consiglio di valle, si fosse già intuita una nuova via da seguire, nel
campo dell’assistenza geriatrica,
per mantenere questo ospedale
al passo con i tempi (se non addirittura precorrerli).
Oggi si raccolgono i trutti oi
questo lavoro: l’ospedale di Pomaretto continua ad essere al’avanguardia per molti aspetti,
nel campo dei laboratori analisi
e dei reparti cardiologia e gastroscopia, per non citarne che alcu
Il momento ufficiale è proseguito con la visita ai nuovi reparti.
I cambiamenti
Cosa cambia con la nuova ala
dell’ospedale? Lo abbiam9 chiesto al primario dott. Maina.
« Andiamo ad intervenire sulle
modalità della degenza, nel senso che finora avevamo delle camere con quattro letti con ovvi
disagi anche per i pazienti. Ora
ricaviamo delle camere a due posti letto ed anche, una per piano, riservata a pazienti che presentino particolari rischi rispetto alle infezioni e che richiedano
un ambiente particolarmente protetto. Oltre a ciò andiamo ad una
risistemazione della radiologia,
attualmente collocata in reparto
precario, con anche un rinnovo
delle attrezzature. Entro la fine
dell’anno è prevista anche l’acquisizione di nuovi apparecchi
che consentiranno più moderne
tecniche di diagnostica ».
Dunque non posti in più ma
una migliore situazione complessiva deil’ospedale, che proseguirà
la sua attività con i suoi circa
70 posti. Oggi cosa offre l’ospedale di Pomaretto?
« Direi che possiamo offrire
quei servizi di base necessari per
un'area come la nostra; servizi
di laboratorio, di radiologia e le
specialità di base come può essere la cardiologia, la parte relativa alle malattie dell’apparato
digerente o respiratorio. Come
posti letto siamo dimensionati in
abbondanza rispetto alle esigenze della popolazione, anche se da
noi affluiscono pazienti di tipo
polispecialistico che possono benissimo essere curati qui; siamo
poi in presenza di una significativa percentuale, stimabile intorno al 15-20%, di pazienti provenienti da territorio esterno alla
nostra USSL. Fra i servizi secón
pistopante •plieatepla
• BIBIANA *
VIA PINEROLO 52
55859
LA QUALITÀ
DELL'OSPITALITÀ
CHIUSO IL martedì
ì
do me rilevanti citerei ancora
quello riabilitativo ».
Problemi non nuovi per queste valli come Talcolismo o le
altre tossicodipendenze come
vengono affrontati nell’ospedale.'’
« L’ospedale fornisce il supporto ambulatoriale al CAT (club
alcolisti in trattamento) e soprattutto operatori che prestano il
loro servizio gratuitamente; è un
impegno che ha già dato alcuni
risultati confortanti riducendo
quelle patologie alcolcorrelate
che erano molto frequenti fino
a qualche anno fa. Naturalmente occorre anche poter intervenire a livello sociale per poter r»durre quelle condizioni che nei
rapporti sociali facilitano la diffusione dell’alcolismo. In parte
lo stesso discorso si può fare per
le altre tossicodipendenze: l'ospedale affianca i servizi dell’USSL
nei programmi che si fanno con
i ragazzi col supporto di tipo terapeutico nelle settimane che
precedono il ricovero in comunità. Grazie proprio alla collocazione dell’ospedale in valle siamo
riusciti poi a coprire alcune urgenze che si sono presentate con
interventi tempestivi ».
Esiste ancora un problema di
patologie respiratorie legato al
lavoro in miniera?
« Grazie alle misure di prevenzione si è molto ridotto il^ problema silicosi, mentre si è notevolmente accentuato il problema delle patologie da rumore così come accade anche in altri ambiti lavorativi.
L'Ospedale valdese di Pomaretto.
ROBA’
Per conoscere
l’artigianato
Si è chiuso, sabato scorso, il
decimo anno della Scuola di artigianato organizzata dalla Società di studi rorenghi in collaborazione con la Comunità montana. Questa simpatica iniziativa ha preso infatti avvio nel
1981 ad opera di Roberto Morel
per intrattenere i bambini con
lavori di artigianato tradizionale,
intaglio, intreccio, tessitura, ecc.
e si è poi sviluppata nel corso
degli anni in laboratori settimanali seguiti con grande passione da tutti i bimbi sotto la direzione di animatori volontari che
vi hanno profuso tempo e fatica unicamente ricompensati dal
piacere dei loro allievi.
L’occasione del decennale è
stata il restauro della Scuola
vecchia in cui si tiene il laboratorio; restauro che progredisce negli anni via via che si reperiscono i fondi e che può dirsi ora ultimato. La scuola, con
i suoi oltre 200 anni di storia,
viene così a riprendere la sua
funzione di luogo di incontro e
di lavoro. Hanno contribuito al
restauro i rorenghi con una sottoscrizione e lavoro volontario,
la Regione e la Comunità montana con una sovvenzione di 2
milioni e 500.000 lire.
La nuova sede è stata inaugurata con una simpatica ceriinonia presenti genitori e bambini,
il presidente della Società di studi Giorgio Tourn ha tracciato
brevemente la storia della scuola, il sindaco Odetto ha evidenziato la lezione di impegno civico, solidarietà e responsabilità
del laboratorio che senza grandi sovvenzioni, in modo modesto ma regolare, ha condotto il
suo programma nel Comune
(non a caso uno dei pochissimi
della zona montana della provincia ad avere popolazione scolastica in aumento), il vicepresidente della Comunità montana,
Bellion, ha sottolineato da parte sua il significato di proposta
che viene da questa iniziativa in
un momento di rassegnazione
generale e di riflusso economico.
Incontri
TORRE PELLICE — Il gruppo DiAPSIGRA invita i familiari dei malati psichici e tutte le persone che sono interessate ai gravi problemi che comporta la malattia mentale alla^ riunione che avrà luogo mercoledì 1° luglio
alle ore 20,30, presso il centro di incontro di via Repubblica.
TORRE PELLICE — Mercoledì 1° lug'io, alle ore 21, nella'sala consiliare
del municipio, organizzato da Radio
Beokwith, si svolgerà un incontro con
Elisabetta Paltrinieri dell’Università di
Torino, che parlerà sul tema: « 14921392. Civiltà araba di Spagna: una
cultura tradita »; nella storia di Spagna l’espulsione dei Moriscos ha avuto lo stesso peso della revoca dell'Editto di Nantes nella storia della
Francia
TORRE PELLICE — Venerdì 3 luglio,
alle ore 21, presso l’aula consiliare,
si svolgerà un dibattito dal titolo: « Le
chiese e l'America da Bartolomé de
Las Casas alla teologia della liberazione »; interverranno il prof. Paolo
Guglielminetti ed il past. Eugenio Bernardini.
Rispetto alla popolazione in generale stiamo poi avviando un
programma di ricerca sulla diffusione di problemi legati all’ipertensione in accordo con
t’USSL in modo da poter studiare interventi di prevenzione di
malattie di tipo vascolare ».
L’ospedale è, si sa, molto legato al territorio; la gente sente
questa struttura come « sua »;
cosa può dirci di questi primi
tre anni di « direziono » a Pomaretto?
« Direi che il mio compito è
stato facilitato dall’aver trovato
tra medici, infermieri e operatori di servizi, del personale molto preparato. Lo stretto rapporto fra la gente e l’ospedale nel
suo complesso è una delle cose
più belle che, potrei dire, facilita
anche l’attività terapeutica. La
presenza della gente (comunque
sempre rispettosa) in qualunque
ora all’interno della casa se da
un lato può comportare qualche
problema organizzativo, dall’altro crea nei pazienti quel qualcosa in più che favorisce magari
anche il recupero di certe situazioni. Si crea cioè un rapporto
di fiducia che coinvolge tutù, pazienti, familiari ed operatori ».
Paola Revel
Piervaldo Rostan
Manifestazioni
LUSERNA SAN GIOVANNI — Si
svolgerà dal 3 al 5 luglio i annuale
festa della Croce Rossa di Torre Pellice; in programma momenti musicali,
mostre, stand e giochi.
Venerdì sera, alle ore 21, appuntamento con la “ Corrida », rassegna di
dilettanti: sabato alle 15 caccia al tesoro, alle 21 serata danzante con Marina Ferrari ed il Master Group. Domenica, ore 10,30, in piazza Partigiani,
simulazione di interventi di primo soccorso: ore 16 giochi vari; ore 21, serata danzante con Enzo e Massimo.
Durante le giornate funzionerà un servizio di ristorante.
____________Cantavalli_______________
PRAGELATO — Si concluderà sabato 27 giugno l’edizione ’92 del Cantavalli; alla palestra comunale il gruppo
Cabestan presenterà musiche tradizionali delle coste dell’Atlantico.
____________ Concerti________________
TORRE PELLICE — Sabato 27, alle
ore 21, in piazza Muston si svolgerà
un concerto della banda cittadina di
Torre Pellice e della banda ■ La società » di Bibiana e Fenile,
. L’ECO DELLE VALLI VALDESI
organizza un
INCONTRO - DIBATTITO
Venerdì 26 giugno - ore 21
Sala Lombardini - PEROSA ARGENTINA
« Uso delle acque:
progetti ed ipotesi a confronto »
Intervengono: dott. Giovanni Re (ENEL)
ing. Piercarlo Golzio (ENEL)
ing. Piergiuseppe Daviero (ACEA)
dott. Gilberto Fomeris (consulente assessorato
Caccia e pesca - Provincia di Torino)
Erminio Ribet, presidente Comunità montana
valli Chisone e Germanasca
Introduce e modera; Giorgio Gardiol, direttore de «L’Eco
delle valli valdesi ».
di gobeilo e jalla
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10
10 valli valdesi
26 giugno 1992
LUSERNA SAN GIOVANNI
Mobilitazione
per ia Graziano
Consiglio comunale aperto a Luserna per discutere le iniziative contro la chiusura della fabbrica - I ’’picchetti” degli operai in sciopero
ALTA VAL PELLICE
Proseguono le iniziative in vai
Penice contro la decisione della
proprietà di chiudere lo stabilimento Graziano di Luserna San
Giovanni trasferendo la lavorazione a Bari entro l’anno.
Per evitare che i 126 dipendenti (molti dei quali giovani,
essendosi impiantata la Graziano a Luserna all'inizio degli anni '80) si trovino senza lavoro
entro la fine dell’anno si stanno
attuando varie forme di lotta
(scioperi, « picchetti » davanti allo stabilimento). Anche in altre
industrie della zona (la scorsa
settimana è accaduto alla Microtecnica) si sono registrati scioperi in sostegno della vertenza
della Graziano.
Venerdì scorso a Luserna si è
svolto un Consiglio comunale
aperto che ha visto la partecipazione di moltissima gente, rappresentanti politici locali e regionali, operai e familiari.
In un clima a volte teso si
sono discusse le possibili azioni
da intraprendere per « riuscire — è stato detto — a mantenere assolutamente in valle questa fabbrica, se non con questa,
con altre lavorazioni ».
La perdita di questi posti di
lavoro rappresenterebbe un ulteriore impoverimento per tutto
il Pinerolese e per le sue valli;
l'ordine del giorno votato all'unanimità dai consiglieri comunali impegna fra l’altro la giunta
a « ricercare un dialogo con la
direzione aziendale teso a trovare soluzioni che evitino la chiusura dello stabilimento; ad attivarsi presso Provincia e Regio
TORRE PELLICE — Il cinema Trento ha in programma venerdì 26, ore
21,15 e sabato 27, ore 20 e 22.10,
« Prova schiacciante »; domenica 28,
ore 20 e 22,10 e lunedi ore 21,15,
« Nei panni di una bionda ».
PINEROLO — Il cinema Italia ha in
programma, da venerdì 26 a domenica 28, « Tournée », con D. Abbatantuono: orari: venerdì e domenica 20,30
e 22,20, sabato ore 20,30 e 22,30.
Il cinema Hollywood propone da giovedì 25 a lunedi 29 « La ragazza dei
sogni »; orario feriale: 20,30 e 22,30.
Domenica 16,30, 18,30, 20,30, 22,30.
Martedì e mercoledi « Freyack: in
fuga nel futuro »; orario 20,15 e 22,30.
Il cinema Ritz ha in programma, fino a lunedi 29, « Il ladro di bambini »;
orari: feriali 20 e 22,15; domenica 16,
18, 20 e 22,15. Martedì 30, ore 19,30
e 22,15, « L’ultima tempesta ».
Il Gruppo teatro Angrogna è
in festa (non è una novità) per
i 20 anni della sua esistenza.
Ad una festa di compleanno
che si rispetti si invitano gli
amici più cari: tra gli amici del
GTA c’è un coro d’eccezione, la
Camerata corale La Grangia.
Un coro bisogna sentirlo, seguirlo nei suoi arpeggi, partecipando alla storia che man mano viene narrata. E allora seguiamolo questo canto, entriamo nella stalla dove l’intero villaggio partecipa alla «vëlhâ»!...
Ma qualcuno è veramente rimasto fuori dalla stalla: uno straordinario effetto, che oserei definire (con termine ipoderno) « stereo », quattro splendide voci rispondono: « Chi è lo lì di fòra», mentre tutto il coro si riallaccia al loro discorso e lo porta avanti.
Stupisce ogni volta la capacità interpretativa del gruppo: il
pubblico viene trascinato attraverso un’armonizzazione così
straordinaria e precisa, senza dimenticare mai lo spirito popolare da cui nasce la canzone.
E’ questa la caratteristica fondamentale della Grangia, il motivo conduttore di questa narrazione: la « lettura » di un mondo contadino, per il quale il canto non è mai puro divertimento.
E Angelo Agazzani ce lo racconta questo mondo, con la stes
sa passione con cui « mare granda » raccontava le storie ai bambini; ci rende attenti a questi
modelli di comportamento, estremamente corretti ma di fondamentale importanza per l’equilibrio familiare o del villaggio.
E cercando instancabilmente
tra la sua gente chi gli possa
ancora « confidare » un canto,
ecco che trova un’altra perla da
aggiungere alla sua lunghissima
collana. E ci offre una « bergera
èndurmia » veramente unica,
una melodia trovata nell’alessandrino, dal ritmo così elegante e
movimentato a tempo di danza,
tanto che Agazzani ha pensato
di armonizzarla come avrebbe
fatto un maestro di banda.
I coristi hanno ormai assimilato questo spirito, questa autentica poesia popolare che li
guida in una interpretazione unica, fondendo le voci in un tutto armonico che dà, a volte, l’impressione di udire un organo.
Un organo così vibrante e vivo
che non ha bisogno di organista.
Sebbene seguano strade diverse, questi due gruppi hanno in
comune l’amore per la propria
terra, la passione per la ricerca, la riproposta. Speriamo che
ci regalino ancora altre serate
di festa.
P. R. R.
Il Rifugio Granero
si amplia
Inaugurato nel 1928, il Rifugio potrà ora risponcJere alle esigenze di un intenso turismo
ne con l’obiettivo di coinvolgere
il ministero dell’Industria, i
gruppi parlarnentari, anche per
trovare soluzioni alternative, la
creazione di una cassa di resistenza atta a sostenere quelle
iniziative che i lavoratori meiteramto in campo >>.
L’unica via, secondo alcuni, sta
nel blocco sistematico della fabbrica in modo da impedire il trasferimento dei macchinari; in
ogni lotta è comunque importante il sostegno della popolazione e degli enti pubblici.
Un primo segnale di possibile
apertura di dialogo è arrivato all’inizio di questa settimana: al
termine di un confronto fra proprietà e rappresentanti sindacali
rincontro, in un primo tempo
fissato per il 2 luglio, è stato anticipato a sabato 27 giugno.
Un breve comunicato sottoscritto dai sindacati e da rappresentanti della Graziano parla infatti di impegno da parte della
Graziano stessa « ad iniziare le
trattative relative al mantenimento di un’attività produttiva
nello stabilimento di Luserna
San Giovanni, insieme agli altri
strumenti di tutela di salvaguardia occupazionale ».
P. V. R.
_____CAMERATA CORALE LA GRANGIA
Interpretare la tradizione
E’ passato parecchio tempo da
quando, nel 1984, sul bollettino
dei CAI vai Pellice compariva la
proposta di aprire un discorso
tra i soci per migliorare la ricettività del Rifugio Granerò.
Un tempo trascorso fra progettazioni, ricerca di finanziamen+i,
difficoltà di rapporti con qualcuno (Comune di Bobbio); ora, come la foto evidenzia, siamo alla
stretta finale.
Il Rifugio, intitolato al « Battaglione alpini Monte Granerò », nasce negli anni ’20, poco dopo la
tissimo gruppo di volontari che
affiancarono i fratelli Peyrottel,
fu pronto ».
I due anni successivi trascorrono però nella difficile ricerca
di un compromesso con il Comune di Bobbio e solo nel 1991 si
arriva alla ripresa dei lavori; ancora una volta grazie all’impegno
di volontari si riesce, nel giro di
un mese, a compiere un passo
decisivo arrivando al tetto ed
ai muri perimetrali, rinviando al
’92 la conclusione dell’opera.
« I costi che dobbiamo soppor
Con il 1991 i lavori al Rifugio Granerò, a quota 2.377 m., hanno
fatto un passo decisivo.
fondazione dell’Uget vai Pellice
nel 1923; « L’alta vai Pellice — ci
spiega il presidente del CAI, Mauro Pons —- era allora compietamente sprovvista di punti di appoggio; al Pra esisteva l’attivo
servizio della "Ciabota”, con il posto di confine custodito da Guardia di finanza e alpini ».
Inaugurato nel 1928, il Rifugio
subì nel periodo bellico notevoli
danni ma immediatamente dopo
venne ristratturato e riprese la
sua funzione; nel tempo alcuni
lavori sono stati effettuati, ma
con l’aumento del turismo legato
alla montagna e col mutare delle esigenze si poneva effettivamente il problema di un intervento di maggiori dimensioni.
Nasce il nuovo
progetto
« Verso la metà degli anni ’80
— aggiunge Mauro Pons — veniva redatto il progetto che prevedeva la realizzazione di un prefabbricato da sistemarsi in adiacenza del vecchio stabile. Il
progetto veniva approvato da tutti gli enti, ad eccezione del Comune di Bobbio Pellice il quale
vedeva l’ipotesi di ampliamento
del Rifugio come parte integrante del progetto di valorizzazione
della conca del Pra, con relativa
costruzione della pista, e in quanto tale il progetto avrebbe dovuto essere rivisto. Venne comunque data la concessione per l’inizio lavori, ma solo per la preparazione del terreno e la costruzione del basamento. I lavori iniziarono così il II agosto 1987;
nel giro di pochi giorni il basamento, grazie al lavoro di un fol
tare sono elevati — dice ancora
Pons —; teniamo conto che tutti i trasporti devono essere effettuati con l’elicottero e questa
spesa incide notevolmente. La Regione ci ha assicurato un contributo, ma questi soldi entreranno
solo a lavori ultimati: perciò abbiamo deciso di lanciare una
sottoscrizione che si concluderà
sabato II con una serata che si
svolgerà al salone Opera gioventù di via al Forte a Torre Pellice. Faremo il punto della situazione anche con la proiezione di
diapositive e potremo assistere
ad una esibizione del coro La
Draia di Angrogna ».
Sarà un momento importante,
una tappa di un cammino iniziato quasi settant’anni fa e che consentirà di offrire agli amanti della montagna un rifugio completamente rinnovato ed ampliato.
Piervaldo Rostan
Loc. Pis della Gianna
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dal r giugno
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Il patrimonio
minerario
PEROSA ARGENTINA — Pro
seguono gli incontri volti alla
valorizzazione del patrimonio
minerario: in una prima riunione svoltasi nel mese di maggio
si era effettivamente verificata la
volontà di intervenire predisponendo un progetto a partire dal
censimento di siti, infrastrutture, documentazioni grafiche o fotografiche. Sulla base dei risultati ottenuti si intende effettuare un recupero conservativo delle realtà più significative in modo da poterne organizzare una
fruizione turistica, mediante la
creazione di itinerari di visita
comprendenti anche punti di
esposizione di documentazione.
Sono per adesso idee, ma idee
che potranno concretizzarsi attraverso il concorso di più risorse economiche ed umane; in
vista di ciò è stato organizzato
un secondo incontro martedì 30
giugno presso la sede della Comimità montana alle ore 17,30.
11
26 giugno 1992
lettere 11
RIFIUTO
QUESTA CULTURA
Due notizie dai giornali nazionali: il
pontefice omette... il riferimento alla
moglie di Falcone perché « sposata in
seconde nozze • (La Stampa, 4.5.'92,
p. 4).
Il cardinale Pappalardo, riferendosi
credo alla mafia, parla della « sinagoga di Satana » (Corriere della Sera,
26.5.'92, p. 1).
Non voglio commentare, se non
esprimendo personale rifiuto per la
cultura che traspare da questi due episodi: se divorziata e sposata in se
conde nozze era la sig.ra Francesca
Morvillo, magistrato della Repubblica,
divorziato e sposato in seconde nozze
era anche il sig. Giovanni Falcone,
magistrato della Repubblica (La Stampa, cit., p. 5).
E se, per questo, i nomi dovevano
essere taciuti, era possibile parlare
di cinque persone, anzi, si poteva usare il termine di individui, meno pregnante di umana dignità.
Al cardinale Pappalardo vorrei ricordare che non sempre alle sue prediche i fedeli vanno muniti di un buon
dizionario etimologico. Dietro la correttezza formale della sua espressione, non vorrei che si nascondesse
l'ombra di un sospetto di antisemitismo.
Con cordialità.
Ettore Micol, Villar Perosa
MATRIMONI MISTI
Dopo tanti secoli di contrasto e di
confusione, spero che si arrivi ad una
giusta soluzione dell'increscioso problema dei matrimoni misti e interconfessionali.
Come sappiamo vi è la possibilità
di scegliere fra le tre forme di celebrazione matrimoniale:
1) matrimonio civile, davanti all'ufficiale dello stato civile:
2) matrimonio religioso cattolico, davanti ad un ministro di culto cattolico;
3) matrimonio civilef religioso, davanti ad un ministro di culto evangelico, 0 di aitre confessioni operanti
nei lo stato (e ciò vale sia per i cittadini italiani, sia per queili stranieri].
Purtroppo ci risulta che fino al 1970
l'evangelico che si sposava nella Chiesa cattolica doveva impegnarsi per
iscritto a « rimuovere il pericolo della
perversione per il coniuge cattolico »
e a • battezzare ed educare cattolicamente la prole », il che significava
rinunziare a testimoniare ia propria fede neH’ambito deiia famigiia, quindi
«Se non mutate...»
Ho mille nomi, ho mille volti, ho mille indirizzi,
ma sempre una sola, tragica storia:
sono il bambino violato.
Oggi mi chiamo Farouk.
Ho S anni
e da 156 notti vivo lontano dai miei genitori.
Sono stato rapito dalle ombre.
Sì, infatti quelli che mi hanno sequestrato
non li ho mai visti in faccia.
Il posto dove mi trovo è freddo e buio.
Ricordo che quando di notte
mi svegliavo singhiozzando, sorpreso da
un brutto sogno,
la mamma mi stringeva forte a sé
e con mille baci mi ripeteva:
« le ombre non esistono... ».
Oggi, allora, io sono stato rapito dai miei incubi.
Grido, singhiozzo fino allo spasimo.
Mamma, perché non vieni a consolarmi?
Perché mi fai mancare il calore dei tuoi baci?
Perché mai arriva il sole a dissipare le ombre,
il freddo, la paura?
Queste sono le domande del bambino violato
al mondo dei grandi,
al mondo dei suoi carnefici.
Ieri ero un bambino comprato
e ieri l'altro fui venduto.
Domani sarò un bambino picchiato
e tra due giorni sarò « abusato ».
Poi diventerò bambino ignorato e poi ancora
sarò parcheggiato, depositato, affidato, affamato,
abbandonato, rapito,
stuprato, seviziato, amputato.
Così da vittima indifesa, quest’oggi,
rivolgo la mia accusa a molti più
che quattro rapitori e l’accusa è questa:
voi adulti siete tutti ombre.
Siete ombre perché avete costruito un mondo
che cancella i volti,
che non ha tempo per l’amore e per il gioco,
che non conosce la tenerezza,
che non percepisce il valore delle cose gratuite.
Siete ombre, e le ombre non sorridono.
Siete ombre, perché portate in voi
solo una vaga allusione
di un’umanità che non c’è più.
Voi siete ombre, e i vostri nomi sono:
danaro, carriera, potere, avidità,
competizione, guerra, violenza, vendetta...
La mia è una lunga notte...
ma quando verrà il giorno,
in un attimo, come per un incantesimo,
le ombre spariranno e allora sarà chiara
la parola di quell’unico uomo:
« Se non mutate e non diventate
come piccoli fanciulli, non entrerete punto
nel regno dei cieli ».
Massimo Aprile
Mottola, 20 giugno '92
una abiura vera e propria.
Ad eccezione della diocesi di Pinerolo, dove da quella data 1970 c'è
stato più rispetto per la fede evangelica, in quanto è detto che i figli
devono essere educati nella fede del
coniuge più fervente sia esso cattolico o evangelico, in tutte le altre diocesi invece è continuata la pretesa
che i figli dei matrimoni interconfessionali debbano essere battezzati ed
educati nella Chiesa cattolica.
Addirittura in alcuni paesi è stata
ripetuta (in privato) perfino la cerimonia matrimoniale fatta regolarmente
nella chiesa evangelica, calpestando
così il più elementare principio ecu
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Redattori: Alberto Corsani, Luciano Deodato (vicedirettore), Giorgio Gardiol (direttore), Carmelina Maurizio, Jean-Jacques Peyronel, Piervaldo Rostan.
Comitato editoriale: Paolo T. Angeleri, Mirella Argentieri Bein, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Carri, Rosanna Ciappa Nitti, Piera Egidi,
Adriano Longo, Emmanuele Paschetto. Roberto Peyrot, Sergio Ribet,
Mirella Scorsonelli.
Collaboratori: Daniela Actis (segreteria), Mitzi Menusan (amministrazione), Stelio Armand-Hugon, Mariella Taglierò (revisione editoriale).
Stampa: Cooo Tipografica S'jbalpma via Arnaud. 23 ■ 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
REDAZIONE s AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino ■ telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481__________
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Domenico Tomasetto (vicepresidente). Paolo Gay, Silvio ReveI, Franco Rivoira
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abbonamenti 1992
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Pio V 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coisson, Roberto Peyrot
menino. Ora per la serietà della religione è bene addivenire al seguente
accordo: alla richiesta di matrimonio
sia cattolico e sia evangelico, bisognerebbe prodigarsi a istruire i nubendi a
decidere dove sposarsi con un impegno serio. Niente sotterfugi, niente cose nascoste: il vostro parlare, dice il
Signore, sia: si sì, no no.
Anche il vicario generale della curia vescovile di Salerno è dello stesso avviso: ■■ Gli sposi devono decidere
prima dove sposarsi ed essere coerenti alia loro decisione ».
Quindi perché non estendere a tutte le diocesi la prassi adottata dalla
diocesi di Pinerolo? Perché non ritenere valido anche dal punto di vista
ecclesiale il matrimonio celebrato nelle altre chiese? Ebbene, facciamo questo passo avanti nell ecumenismol
Beninteso, un ecumenismo che porti all'unità della Chiesa nella diversità delle sue componenti, cioè unità
derivante da una sola fede, da un solo battesimo, da un unico capo, Gesù
Cristo.
Past. Giuseppe Gasbarro, Torino
I VALDESI E IL
MOVIMENTO
OPERAIO
Non è esatto che i valdesi non ricordino per niente il centenario del
Movimento operaio in Italia. Anzi, senza saperlo, gli hanno eretto addirittura un monumento, sia pure con mez
zi forniti dagli evangelici tedeschi (del
resto in Germania il Movimento operaio è sorto prima che in Italia ed
ha avuto Marx, Engels, Lassalle, Bernstein, ecc.). Questo monumento è la
nuova Casa valdese di Rio Marina.
Che i valdesi siano stati accolti e si
siano impiantati in questo piccolo paese dell'Elba dipende soprattutto dal
Movimento operaio. Qui, al crepuscolo della Rivoluzione francese, già si
rifugiavano i seguaci egualitari di Filippo Buonarroti, poi nel seguito vi si
sono moltiplicati i seguaci di Marx
e di Bakunin, e anche di Mazzini. E
anche sotto la nuova vernice del PDS,
gli uomini si ispirano pur sempre agli
antichi entusiasmi. Per questo alcuni
riesi desiderosi di una fede in Dio
hanno scelto di farsi valdesi. Per questo la bellissima realizzazione — evangelica, ma aperta a tutti — celebra
degnamente la fede in ■ Gesù socialista ».
Passando dalle idee alle cose, questo monumento è — come struttura
e come gestione, e sotto forma di
foresteria — una specie di albergo a
4 stelle. Non c’è la quinta stella, quella della tv in tutte le camere: sia
lode al cielo! A Rio Marina si faranno cicli culturali per vivacizzare soggiorni in stagioni diverse da quella
estiva: soggiorni indispensabili per ri
solvere i problemi finanziari della Casa, che sono grossi (rimborso del leasing). Ci saranno, un bel giorno, gli
« amici di Rio Marina »? Ce lo auguriamo. Rio Marina ama i valdesi.
Ma i valdesi amano Rio Marina?
Augusto Comba, Torre Pellice
PREFERISCO
’’VITA PROTESTANTE”
Dalla rubrica « A colloquio con i lettori » emerge una significativa propensione per il nome « Vita protestante »
che io pure preferisco: per esigenza
di chiarezza, affermazione di identità,
amore per il protestantesimo.
Quest’ultimo non sembra condiviso
da tutti se, ad esempio, si paventa
la cacofonia insita in « Vita protestante » (sic!) nonché la possibile connotazione negativa del termine « protestante » (v. P. Spanu, n. 24). Fortunatamente altri — e non pochi — hanno valutazioni diametralmente opposte.
E’ vero che saranno determinanti linea
del giornale, impostazione e contenuti, ma non si può disconoscere il valore del nome come caratterizzazione
di identità e indirizzo programmatico.
A suo tempo è stato rivolto l’invito ad avanzare proposte per la nuova
testata: l’iniziativa non poteva avere
grande seguito, data l’indeterminatezza della richiesta con conseguente- parcellizzazione delle proposte. Oggi le
possibilità sono due soltanto (• Riforma » e « Vita protestante ») e, volendosi realmente tener conto dei desiderata dei lettori si potrebbe allegare
ai prossimi numeri di <■ La luce »,
« L’eco delle valli valdesi », « Il testimonio », « Fedeltà apostolica » una
scheda conoscitiva molto semplice,
con invito ad indicare alle rispettive
redazioni quale delle due è la testata
prescelta dai singoli abbonati. L’eventuale cambiamento di testata sarebbe
ancora possibile e non eccessivamente dispendioso.
Marco Ricca, Firenze
LA CHIESA E I
MEMBRI DI CHIESA
Ho letto sul numero del 15 maggio
scorso l’articolo del fratello Fulvio Ferrarlo: « Le chiese e la politica - Pregare per le autorità ». E ritengo che
si cada nel consueto errore di non distinguere la chiesa (come ente religioso. come istituzione ufficialmente
responsabile) dai singoli membri che
formano le comunità.
La chiesa deve rispondere dei propri atti ufficiali mentre i singoli membri debbono.godere della piena e completa libertà personale di comportamento ma senza il minimo impegno
della chiesa nella sua posizione su ricordata.
Quindi è giusto che i membri del
la nostra Chiesa valdese siano liberi
di occuparsi delle vicende politiche
del nostro paese e nel contempo preghino per le sue vicende, ma senza
immischiarne la propria chiesa nella
quale si va per pregare anche per le
autorità, i capi, i dirigenti di tutta
l’organizzazione nazionale ad ogni livello. E pregare per loro non vuole
e non deve ovviamente significare approvarne o condividerne comunque gli
atti ed i comportamenti.
Anche dai pulpiti possono partire
espressioni di preghiera affinché il
sommo Iddio illumini i responsabili,
ma non a titolo di un qualsiasi indirizzo o propaganda per una qualunque
ideologia umana e più particolarmente per un dato partito politico.
Questo dovrebbe essere ben chiaro!
Ferruccio Giovannini, Pisa
PRECISAZIONE
li titolo e il sottotitolo dati dalla
redazione al mio sintetico resoconto
sui lavori dell’assemblea del IV Circuito (5 giugno 1992) sottolineano i
« problemi pastorali » delle chiese di
Chivasso e Coazze in un modo che
va oltre l’effettivo contenuto della discussione.
Per correttezza nei confronti della
chiesa di Coazze, in cui il nuovo pa. store sta svolgendo un apprezzato ministero, tengo a precisare che l’assemblea si è limitata ad esaminare alcuni
aspetti amministrativi che riguardano
i rapporti tra la chiesa di Coazze e
quella di Piossasco (atto 13 dell’assemblea in questione).
Vi ringrazio per l’attenzione e mi
scuso per la mia imprecisione nell’uso
del termine » problema ».
Franco Taglierò, Biella
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è U mio pastore
nulla mi mancherà »
(Salmo 23: 1)
I familiari di
Maria Michelino
ved. Reynaudin
esprimono viva riconoscenza ai vicini
di casa e a tutti coloro che hanno proso parte al loro dolore.
Bohhio Pellice, 26 giugno 1992.
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CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: presso Qspedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 28 GIUGNO 1992
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO Via Nazionale. 22 - Tel. 800707
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 2014.54.
USSL 44 - PINEROLESE
f Distretto di Pinerolo)
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, (estiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica:
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433.
Guardia farmaceutica ;
DOMENICA 28 GIUGNO 1992
Bricherasio: FARMACIA FERRARIS Via Vittorio Emanuele 83/4 - Tel.
59774.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricherasio: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17. presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
12
12 villaggio globale
26 giugno 1992
UN’ESPERIENZA NEL RUANDA
A scuola per costruire le scuole
Un paes6 in cui quasi metà della popolazione adulta è analfabeta, che cerca di darsi una struttura scolastica
adatta alle necessità di decollo economico - Un progetto che ruota intorno agli elementi e alle produzioni locali
Cultura e sviluppo. Due poli di crescita
indissolubilmente legati, che caratterizzano (o
cercano di caratterizzare) la rincorsa da parte
del Terzo Mondo ad una situazione più accettabile per la vita quotidiana.
In precedenti occasioni abbiamo parlato
della necessità che ad uno sviluppo economico
(dove questo realmente avvenga, e cioè per ora
in poche realtà) si affianchi una presa di coscienza, una consapevolezza di sé e della propria storia e delle proprie specificità che un
paese deve avere, al fine di non dipendere dall’assistenzialismo 0 dai finanziamenti esterni.
Parte integrante di una crescita culturale.
nel senso più largo della parola, sarà evidentemente la scuola, ma anche questo settore ha le
sue difficoltà. Ecco quindi che un progetto come questo, di cui dà conto la fonte delruNESGO, va in due direzioni: fornire la struttura logistica físicamente necessaria all’attività
didattica, ma anche, e soprattutto, formare giovani tecnici locali nel rispetto delle tecniche
e dell’eredità locale anche nella costruzione
stessa. Allo stesso modo è importante privilegiare le materie prime locali.
Piccoli passi? Forse, ma questa è la strada da percorrere.
(a.c. )
Il Ruanda, che copre una superficie di appena poco più di
26.000 metri quadrati, situato
principalmente al di sopra dei
1500 metri di altitudine, gode di
un clima fra i migliori di tutto
il continente africano. Ma questo paese bello e piccolo presenta al tempo stesso la più forte
densità abitativa: con sette milioni di abitanti e un tasso di
crescita del 3,4%, le sue montagne velate di foschia e le sue
valli profonde contano ben 275
persone per km quadrato.
La popolazione scolastica cresce secondo le medesime proporzioni. Secondo il Rapporto mondiale sull’educazione, pubblicato
dairUNESCO, nel 1990 circa il
67% dei bambini seguiva le
scuole dell’obbligo, il numero di
allievi per ogni maestro era di
57, e le stime davano un 49,8%
di analfabeti fra gli adulti.
Il progetto « Assistenza nel settore delle costruzioni scolastiche » segue una serie di iniziative UNESCO per aiutare il paese
a rinnovare il proprio sistema
educativo. «Nessuno può dubitare che l'educazione sia la chiave dello sviluppo — dice Rodolfo
Almeida, responsabile deH’Unità
« architettura educativa » dell’organismo intemazionale — ma
costruire un sistema autonomo e
durevole in un paese povero come il Ruanda, in cui il prodotto nazionale per abitante supera appena i 300 dollari, è impresa ardua e lunga ».
Per più di 10 anni il paese e
rUNESCO avevano svolto un
gran lavoro, ed hanno concluso
un progetto triennale (1986-1990).
«Tutti erano determinati a
rinforzare la direzione dei finanziamenti e delle costruzioni scolastiche all'interno del ministero
dell’educazione — prosegue Alrneida — e si faceva di tutto per
aiutarlo a perseguire un programma di costruzioni ambizioso e per abbassare il costo salvaguardando la qualità. L'obiettivo era l’autosufficienza del paese, ma restava ancora molto da
fare! L’ostacolo maggiore era la
mancanza di specialisti locali, e
la formazione diventava "la"
priorità ».
L’UNESCO chiamò l’architetto francese Pierre Oudot, dotato di grande esperienza in Africa e Asia, assistito da un’équipe
internazionale di architetti, ingegneri, disegnatori, informatici,
contabili, ecc..., a cui si aggiungevano dei consulenti in materia di risanamento, gestione, rilevazione. I primi facevano capo alle Nazioni Unite. A tutti
costoro si aggiungevano però gli
esperti locali, due architetti e
due ingegneri formatisi all’estero.
Formazione in
quattro tappe
La formazione comportava
quattro fasi: delle borse di studio per studiare all’estero; un
viaggio di studi presso l’amministrazione federale delle costruzioni scolastiche di Città dei
Messico; 13 settimane sul posto
per la formazione continua dei
futuri membri del dipartimento
ministeriale e per altri esperti
(direttori di scuole, disegnatori,
ecc...), formazione fatta di incontri, costmzioni in mattoni e in
legno, informatica, gestione, risanamento.
« Oltre al fatto che meglio si
riceve la formazione meglio si
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lavora, migliorando conseguentemente il rapporto costi-benefici — dice ancora Almeida — abbiamo cercato di ridurre i costi, aiutando il dipartimento del
ministero a utilizzare meglio e
più frequentemente i materiali
locali, in particolare i mattoni
e le tegole in terracotta e lo
stesso legname. Per quest'ultimo
abbiamo aiutato a mettere a
punto delle nuove maniere di far
seccare e utilizzare i tronchi del
"pinus” che è un albero molto
diffuso ».
In questo modo il costo della
costruzione al metro quadrato
è stato contenuto in 20.00 franchi ruandesi, mentre esso è oscillante tra i 25.000 e i 30.000 utilizzando materiali d’importazione.
Questo è un risparmio considerevole.
Qualunque ipotesi di sviluppo nel Terzo Mondo deve collocare istruzione e formazione tra le priorità più urgenti.
Due anni dopo la fine del progetto, il Dipartimento ministeriale è sempre in attività, anche se
con mezzi più limitati, anche perché molti specialisti hanno ceduto alle offerte dei privati. L’informatizzazione e una banca dati hanno permesso al Dipartimento di portare a termine la
costruzione di cinque scuole tecniche, una agroveterinaria e 200
classi elementari che erano previste nel progetto.
Pierre Oudot, benché ritenga
che il livello di qualificazione in
alcuni settori essenziali, come la
manutenzione e il risanamento,
lasci ancora a desiderare, è ottimista: « Continuiamo a ritenere di avere svolto un lavoro pilota. Poiché il paese è piccolo e
l’mtusiasmo di tutti è grande,
siamo sicuri che gli sforzi del
Ruanda potranno servire di modello per altre regioni in via di
sviluppo ».
( UNESCO/Sources }■
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