1
Anno 114 - N. 20
19 maggio 1978 - L. 200
Spedizione in abbonamento postale
1° Gruppo bis/70
biblioteca valdese
10066 TOaiIE PEIL ICE
Me valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Nella gravissima ora presente l’appello al ravvedimento deve guidare il nostro impegno e la nostra testimonianza
Il nostro peccato non si seppellisce
ma si sconta, non si cancella ma si paga
Per rifare l’Italia ci vorrà una generazione che si penta, che riconosca non dove gli altri si sono sbagliati ma dove tutti
abbiamo concorso a provocare gli sbagli - Una dichiarazione della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
Leggere
i segni
dei tempi
La Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia esprime il
proprio dolore per l’assassinio di
Aldo Moro, ultima vittima di una
lunga catena di crimini che in
questi ultimi anni hanno insanguinato il nostro paese.
In questa tragica occasione come cittadini e credenti noi rifiutiamo la violenza perché essa
produce soltanto altra violenza:
dalla morte viene solo morte, dal
terrorismo nascono soltanto paura e vendetta.
Questi fatti tragici devono farci riflettere attentamente sulla
situazione di progressivo deterioramento della nostra società
nella quale l’odio, la corruzione
e la sopraffazione sono diventati
denominatori comuni, di fronte
ai quali la nostra classe politica
ha gravi e pesanti responsabilità.
Chiamati tuttavia dal Signore
a saper discernere i "segni dei
tempi", dobbiamo ascoltare l’implicito richiamo al ravvedimento per ciascuno di noi contenuto
nei drammatici avvenimenti così
come ce lo ricordano le parole
di Cristo scritte nell’Evangelo di
Luca (Luca 13: 1-5).
A tutti i credenti in-Cristo, l’Evangelo rivolge oggi un severo
richiamo a vivere la loro fede con
impegno instancabile per la ricostruzione di questa società distrutta da falsi ideali e dal rifiuto dell’amore e della giustizia. I
semplici e concreti valori contenuti nel messaggio cristiano come l’onestà, la verità, la sobrietà,
la non-violenza, il senso di responsabilità verso il prossimo
sono i segni che oggi più che mai
dobbiamo saper dare con impegno, senza riserve, per rispondere adeguatamente alla vocazione
che ci è stata rivolta e per rendere testimonianza a quel Signore che solo trasforma l'uomo e lo
rende capace di una vita nuova.
1 Samuele 2: 12-17; 4: 1-11; 7: 1-12
Tre scene prese sul vivo delTantica storia di Israele, tre
episodi strettamente collegati
fra loro in un discorso organico
come atti di un dramma. Si possono definire sinteticamente così; la disintegrazione di una società, la sconfitta inevitabile,
vent’anni di pentimento.
Primo atto: il vecchio e glorioso santuario di Schiloh. Un popolo di credenti semplici e devoti
assiste impotente al trionfo del
sopruso e deU’abuso di una nuova classe dirigente spregiudicata
e priva di ideali. Chi comanda
decide contro tutti e tutto, violando le leggi e le tradizioni più
sacre, calpestando il diritto e la
verità, saccheggia la pentola delle offerte anteponendo se stessa
a Dio. Una società nuova che ha
sostituito quella antica patriarcale e rude del de.serto, che ha
un simbolo; il forchettone a tre
punte, rubare, mangiare, disprezzare gli umili.
Secondo atto: una piana sui
confini della Filistia, un esercito
in rotta, il massacro dei semplici, delle centinaia di contadini
poveri accorsi per difendere se
stessi e le proprie case e soprattutto la propria identità di popolo, la propria ragion d’essere,
i propri ideali. L’inutilità degli
umili eroismi e la falcidia dei
capi.
I custodi delle tradizioni, e
delle realtà sacre della nazione
sono là, trapassati dai colpi di
lancia filistei accanto al simbolo
della idealità della patria, l’arca
di Dio.
Un inevitabile processo (storico
lega le due scene: ima società
disintegrata dalla violenza e dal
sopruso finisce inevitabilmente
sul campo della sconfitta; non si
può evitare la resa dei conti, il
disprezzo per le realtà sacre, per
il Dio delTantico Israele e per le
sue liberazioni, il vilipendio delle
sue leggi e della legge della verità porta al disastro, resta solo
l’arca oggetto muto ed inutile,
Dio non c’è più e con l’assenza
di Dio è assente anche la realtà
del suo popolo.
Terzo atto: un’altea pianura in
un giorno di battaglia ed una
vittoria senza fine, il nemico che
fugge e la giornata che sem(bra
non aver fine nel saccheggio e
nello scempio delle schiere filistee e le colline che rimbombano
delle grida di gioia di miserabili
schiavi, ribelli disarmati che
hanno infranto il mito dei carri
di ferro della potenza filistea.
Anche qui però il nesso è egualmente necessario e conse
quenziale. Alla testa di Israele
non stanno più i figli di Eli ma
Samuele; non la superstizione
deU’oggetto sacro ma la preghiera ispira la comunità in battaglia.
Ed è un’altra generazione, quella
di prima è sparita, morta sul
campo nella sua sconfitta o svanita nella vecchiaia, non ha più
nulla da dire. La nuova generazione ha impiegato vent’anni per
formarsi, vent’anni di penitenza,
di servitù e di umiliazione per
pagare la sconfitta dei padri, vent’anni per ricostruire un nuovo
popolo.
Questi testi vanno letti con
prudenza; si riferiscono al popolo di Dio delTantico patto in modo specifico; a noi si applicano
solo in modo immaginoso non
meccanico, sono come quei quadri fatti di colore che parlano se
guardati da lontano, da vicino
diventano massa confusa.
Pur così vanno però letti perché contengono un messaggio
che risuona chiaro nell’ora presente del nostro popolo che è
questo: il peccato non si seppellisce ma si sconta, le colpe non
si cancellano ma si pagano. Di
questo siamo sempre stati convinti come protestanti, per questo abbiamo sempre mantenuto
lucidamente il principio che il
peccato non si assolve né si dimentica ma si scioglie nel penti
L’ASSEMBLEA BATTISTA DI S. SEVERA
Verso importanti cambiamenti
Un telegramma
del Segretario
del C.E.C.
« La Comunità Ecumenica ha
seguito con grande preoccupazione i recenti avvenimenti italiani.
Condividiamo pienamente sia
il vostro senso di sgomento per
l’assassinio di Aldo Moro che le
vostre preoccupazioni per le ripercussioni che questo atto insensato e inumano avranno sulla
società italiana.
Preghiamo affinché la guida di
Dio vi sostenga nella vostra costante testimonianza cristiana ».
Pastore Philip Potter
Segretario Generale Cons.
Mondiale delle Chiese Ginevra.
Superata la stretta finanziaria
di questi ultimi anni, normalizzati i rapporti con la missione
americana, i battisti italiani si
interrogano sulla loro identità,
consapevoli di avere, nel contesto del protestantesimo italiano,
un ruolo particolare.
Ricerca di identità che avviene in un momento segnato da
difficoltà interne alTUnione, in
cui, come è stato sottolineato
nella relazione dei revisori, appare più chiaro lo scollamento
tra le comunità e l’Unione e
quindi la volontà di superarlo.
Di qui dunque Tinterrogativo :
qual è oggi la fisionomia, 11 raggio di attività, di predicazione
di una comunità battista nel contesto della società italiana e delle altre chiese evangeliche?
Come si sa la chiesa battista
ha un’organizzazione congregazionalista: non esiste cioè una
istanza sinodale, ma ogni comunità locale deve esprimere la
sua autonomia, organizzativa e
finanziaria, teologica ed ecclesiologica; la somma di queste
autonomie locali si esprime nell’Assemblea Generale, supremo
organo deliberativo delTUnione,
che si riunisce ogni due anni.
Congregazionalismo è però
una parola che comincia ad essere difficile da pronunciare all’interno stesso delle comunità
battiste; non certo nel senso che
si voglia rinunciare al congregazionalismo, ma nel senso che vi
è una diffusa coscienza della necessità di rivedere profondamen
te le basi su cui poggia l’ecclesiologia battista. Non si tratta
evidentemente soltanto di ritoccare questioni organizzative ma
di approfondire la riflessione
teologica.
È ancora la relazione dei revisori che ha evidenziato l’isolamento di molte comunità, isolamento teologico innanzitutto,
accentuato anche dalla mancanza di strutture intermedie (come lo sonò per noi circuiti e distretti) che favoriscano l’incontro e il dialogo fra le comunità
battiste ; « Tra le singole chiese
non esiste, tranne rare eccezioni e al di là di alcuni gemellaggi, attuati per motivi economici
o di disponibilità pastorale, alcun collegamento o collaborazione diretta. Abbiamo un corpo pastorale che non si incontra
mai, tranne alcune ore prima di
ogni assemblea generale; sembra non interessi, se non, quando accade, a livello esclusivamente individuale, il dibattito
teologico sviluppatosi in questi
ultimi anni, il risultato della ricerca biblica ed il fermento ecclesiale in campo ecumenico,
per non parlare della realtà socio-politica italiana in cui si è
chiamati a comunicare TEvangelo di Gesù Cristo ».
L’impegno delle comunità battiste è dunque volto a superare
questo scollamento pericoloso
tra le comunità e l’Unione ed
irrobustire la coscienza unitaria
delle singole comunità invitate
a rendere « vincolanti ed ope
ranti» le decisioni che vengono
prese dall’Assemblea Generale e
che, pur nel pieno rispetto dell’autonomia locale, devono coinvolgere responsabilmente le comunità. Alcune mozioni, direttamente o indirettamente, sottolineano la necessità di intendere
l’autonomia non come difesa
delle proprie prerogative ma come crescita locale e interdipendenza delle chiese. D’ora innanzi, se entro 3 mesi una mozione
dell’Assemblea non sarà respinta, diventerà automaticamente ■
vincolante per tutte le comunità e non soltanto per il Comitato Esecutivo.
L’impossibilità di assumere
nuovi pastori a motivo della
stretta finanziaria che ha colpito in particolare le famiglie pastorali, ha indubbiamente accentuato i segni di crisi interna alTUnione. Ora che questo momento è superato altre giovani
forze potranno inserirsi nel lavoro; sia alla Facoltà di Teologia di Roma che al seminario
battista di Ruschlikon (Zurigo)
vi sono degli studenti che si preparano al ministero pastorale,
mentre il Dipartimento Teologico (con sede a Rivoli) fornisce materiale e preparazione in
vista di ministeri laici. La decisione assembleare, degna di nota, è stata quella di scegliere in
linea definitiva per il futuro, di
instradare gli studenti in teolo
Ermanno Genre
(continua a pag. i)
mento e nel .perdono. Oggi non
c’è dubbio che la virtù necessaria è la serenità di giudizio e la
lucidità. La lucidità evangelica
ci porta a vedere il nostro tempo
come il tempo della sconfitta,
quello che l’Italia vive in questi
anni è la sua Caporetto civile, la
sconfitta dei suoi ideali, la rotta
delle sue masse, lo spappolarsi,
lo sfasciarsi delle sue strutture.
Con lo stesiso senso di allucinata
impotenza dei nostri vecchi fanti
che buttavano le armi. Tirresponsabile viltà degli ufficiali che si
strappavano i gradi e l’inutile severità dei carabinieri che decimavano i battaglioni nel .grigiore
delTalba. La sconfitta non dinnanzi al nemico esterno ma interno dinnanzi alla parte più egoista, irresponsabile ladra e presuntuosa di noi stessi.
Una nazione non si sfascia in
un giorno o in due mesi, si disintegra lentamente ed è miracolo
che nella nostra sopravviva ancora tanta gente onesta che non
bara al gioco della vita civile. La
nazione è allo sfascio perché ha
assistito per anni alla propria
disintegrazione morale, al trionfo della violenza e del sopruso,
delTinganno e dell’arbitrio e come al tempo di Eli non è stata
solo depredata materialmente
ma moralmente; ciò che la classe dirigente ed i suoi servi (magnifica immagine del testo biblico: l’arroganza dei servi del potere!) hanno saccheggiato non
sono i denari ma la fiducia, l’onestà e la rettitudine dei semplici,
dei braccianti e delle pensionate,
dei vecchi e degli umili convincendoli che solo chi comanda ha
diritto di parola. La violenza genera violenza, il sopruso produce
sopruso, il disprezzo partorisce
disprezzo, la corruzione conduce
alla sconfitta.
Ma a questa disintegrazione
tutti hanno partecipato sia pure
in misure diverse; la classe politica certo ed i suoi strumenti, i
partiti ed i loro apparati sclerotizzati nel gioco di potere e nei
compromessi, i sindacati con la
loro demagogia, gli intellettuali
con le loro chiacchiere senza costrutto e fors’anche le chiese con
le loro disquisizioni, ed ogni singolo col suo conformismo o la
sua ribellione velleitaria.
In questi termini il problema
non è perciò come vincere il terrorismo ma come rifare l’Italia
e sapere che ci vorrà una generazione per rifarne un -paese civile, una generazione che paghi
gli errori di quelle passate, i compromessi dei vecchi e le chiacchiere dei giovani. Una generazione che si penta, che riconosca
dove ci si è sbagliati e non dove
gli altri si sono sbagliati ma dove tutti abbiamo concorso a provocare gli sbagli. Chi ha più sbagliato pagherà di più, chi ha
meno sbagliato pagherà meno
ma non possiamo far pagare .agli
altri i nostri errori.
Ciò che rende bui i nostri
giorni non è la tragedia della
sconfitta ma gli equilibrismi dei
parolai che sfuggono alla responsabilità ed il fatto ohe nessuno
sembra pronto a pentirsi perché
tutti sembrano aver avuto ragione, sempre. Per ricominciare bisogna cambiare.
Giorgio Tourn
2
19 maggio 1978
■ _____A POGGIO UBERTINI, 29 APRILE-1<* MAGGIO
Fratelli e Valdesi a confronto
Un vivo scambio — per la prima volta a livello di convegno— si è svolto sulla base della storia, delle posizioni attuali e dello studio biblico
Si è svolto presso il centro evangelico di Poggio libertini (FI)
nei giorni 29-30 aprile e 1° maggio
un convegno fra Valdesi e fratelli delle Chiese dei Fratelli per
un confronto fraterno fra i due
movimenti.
Il convegno a cui hanno partecipato 137 partecipanti (58 valdesi e 9 Fratelli) si è articolato in
tre momenti: 1) una presentazione dei due movimenti tenuta
rispettivamente dal fratello Abele Biginelli e dal pastore Luigi
Santini, 2) due relazioni sul tema « Che cosa significa essere
discepoli di Cristo oggi », 3) studi biblici.
Due chiese
a confronto
Dalla presentazione del fratello Abele Biginelli sono emersi gli
elementi che caratterizzano le
Chiese dei Fratelli. Alcuni, come
la centralità della Parola di Dio
e radunanza come momento
principale della vita della chiesa,_ sono molto vicini alla sensibilità e all’impostazione valdese.
Altri invece se ne discostano.
Per esempio il ministero dell’anzianato che si differenzia da quello pastorale. I Fratelli, pur riconoscendo la debolezza dell’anzianato lo preferiscono al pastorato, perché sembra essere una
forma di governo della chiesa
più fedele a quanto si faceva nella chiesa primitiva. Affermano
tuttavia che essi devono evitare
di essere accentratori per non
deresponsabilizzare il singolo
credente distogliendolo dalla personale lettura della Parola e dall'impegno personale.
Nelle Chiese dei Fratelli lavorano 81 credenti a pieno tèmpo
sostenuti in parte dalFAmministrazione centrale, alcuni dalle
Assemblee locali ed altri dall'estero. Essi non hanno uno stipendio fisso, né vengono assunti
tramite un contratto di lavoro,
ma è il Signore che li chiama e
che provvede a tutte le loro necessità.
Tra gli elementi caratteristici
ricordo ancora le agapi comunitarie, i convegni giovanili, le campagne di evangelizzazione per
mezzo di tende.
Le Chiese dei Fratelli non gestiscono case editrici, ma molte
sono le riviste che vengono pubblicate nella loro piena autonomia. Grazie all’iniziativa di singoli fratelli e di singole chiese
vengono gestite ben 12 trasmissioni radio.
Per quanto riguarda l'attività
sociale, pur mancando l’impegno
dei singoli credenti, funzionano
un asilo a Manfredonia, una casa
per anziani a Bologna, una casa
per giovani a Firenze e un centro di raccolta offerte per le vedove.
Il pastore Luigi Santini ha in
seguito presentato nella sua relazione un quadro completo dell’or ganizzazione e delle opere della Chiesa valdese che non sto a
riassumere essendo ben noto ai
lettori del postro giornale.
Val la pena tuttavia segnalare
che parlando del periodo dell’evangelizzazione, Santini ha ricordato che l’opera valdese era caratterizzata da due tipi di teologia che coesistono tuttora e talora si affrontano nelle nostre
Chiese: un tipo di teologia che si
rifà all’antica chiesa riformata
calvinista e un tipo di teologia
emersa dal Risveglio che si fonda su ima rilettura fondamentalista della Bibbia.
Essere discepoli
oggi
Sono seguite poi due relazioni
sul significato del nostro discepolato oggi.
Il pastore Giorgio Bouchard
ha fondato la sua relazione sul
« Trattato di vita cristiana » di
Calvino.
La vita cristiana è per Calvino
rinuncia a se stessi intesa non
come negazione di se stessi né
come atteggiamento repressivo,
ma come consapevolezza di appartenere a Dio.
Tutti i nostri programmi e le
nostre decisioni derivano da Dio
in quanto la ragione non è in
grado di guidare la vita umana,
infatti laddove Dio non regna si
deborda in ogni sorta di cattiveria o se vi sono delle virtù, esse
vengono perseguite in vista del
potere, della gloria e della lode.
È qui presente la polemica di
Calvino con i filosofi del suo tempo che si illudevano ohe la ragione potesse guidare la vita umana e ricercavano la verità in
vista della gloria e della lode.
Pertanto i credenti che rinunciano a se stessi si comporteranno con sobrietà, giustizia e pietà
donando al prossimo ciò che è
loro richiesto e ciò che non è
loro richiesto, perché nella Nuova Alleanza si offre il meglio e
gratuitamente senza badare a
quel che il prossimo merita.
Il credente non deve perseguire la felicità ed il benessere, ma
deve sopportare la croce consapevole della fragilità della vita
umana. Nonostante tutto però la
meditazione della vita futura o
speranza permette al credente di
considerare con calma la relatività della vita umana perché essa è in mano di Dio ed è limitata
dal Suo giudizio e dall’Amore di
Cristo.
Il cristiano deve usare con riconoscenza il presente, creato e
donatogli da Dio per essere amministrato giustamente e di cui
sarà chiamato a rendere conto.
Il cristiano deve scoprire e consacrare tutto ciò che ha ricevuto
per l’adempimento del compito
affidatogli da Dio in questo mondo relativo sotto il segno della
speranza.
Giorgio Bouchard ha concluso
la sua relazione con alcune indicazioni pratiche ed alcuni problemi su come viviamo il nostro
essere cristiani oggi. Vi è un rapporto fra la giustizia di Dio e
l’ubbidienza del cristiano che viene vissuto dalla maggior parte
dei valdesi a livello etico e che
si esprime neH’adempimento del
proprio dovere coscienti del giudizio di Dio.
Questa visione morale della vita porta alcuni ad impegnarsi
nella società mediante la gestione di opere sociali, altri mediante l’impegno politico nei quartieri, nei partiti, nel sindacato.
Opere di assistenza ed impegno politico non sono in contrasto fra di loro, ma sono al centro di un grosso dibattito nelle
nostre chiese. Essere discepoli
oggi significa quindi vivere in
modo coerente l’Evangelo e predicarlo pubblicamente.
Il fratello Giuseppe Barbanotti
proseguendo sullo stesso tema
ha aggiunto che essere discepoli
di Dio oggi significa essere f^eli a Dio, annunciando l’Evangelo
nella realtà in cui viviamo e affrontando i problemi che emergono alla luce della Parola di
Dio, interamente ispirata dallo
Spirito Santo.
Le chiese sono oggi il segno
vivente del Regno di Dio, ma per
ché esse siano segno di speranza
è necessario credere che Dio possa compiere cose potenti rivelan
INTERVISTA A RENZO TURINETTO
Un nuovo servizio d’informazione
Tipograficamente modesto, estremamente sintetico, è giunto
in questi giorni agli interessati
il bollettino internazionale della chiesa valdese.
Nato all’inizio di quest’anno,
il bollettino è al suo 2° numero.
Sfogliando le dieci pagine di
questo nuovo « Servizio informazioni della chiesa valdese
in Italia» (SEDIV), si avverte
immediatamente la precisione
anche nelle traduzioni, con cui
è stato redatto. Gestito da un
comitato redazionale nominato
dalla Tavola, di cui fanno parte :
Alberto Taccia, Giorgio Tourn,
Gino Conte, Renzo Turinetto,
il bollettino è pensato e realizzato a Torre Pellice, negli uffici
della Casa Valdese.
A 'Turinetto, redattore del trimestrale, abbiamo voluto rivol
VI CIRCUITO
Convegno a Biella
Organizzato dal consiglio del
VI Circuito, si è avuto a Biella
domenica 16 aprile nei locali
della chiesa valdese un incontro
cui hanno partecipato membri
delle comunità metodiste di Novara - Vercelli - Vintebbio.
Dopo una riflessione biblica
del pastore Benecchi, la prima
parte dell’incontro — che ha raccolto una quarantina di partecipanti — è stata dedicata a una
ampia informazione sulle attività delle singole comunità. Citiamo in particolare l’esperienza
che la comunità di Biella conduce nel periodo estivo a Piedicavallo, dove oltre alla periodica
mostra del libro evangelico si
tiene un culto in dialetto piemontese con una discreta partecipazione di gente del luogo
attratta da questa particolarità
che rende il protestantesimo più
vicino alla gente comune.
Scendendo a valle, nella zona
delle risaie e risalendo la Val
Sesia, è da notare nelle comunità metodiste un modo diverso e
dinamico di ritrovarsi la domenica in chiesa che per molti è
l’unico momento di incontro. La
domenica è compresa di volta in
volta come momento comunita
rio di varia informazione, di critica biblica, di preparazione e
discussione della meditazione
biblica, di analisi di tematiche
all’o.d.g. nel protestantesimo italiano. Da un culto di tipo tradizionale si è protesi verso una
reinterpretazione della vita comunitaria.
Nel pomeriggio si è discusso
un comune programma per una
presenza evangelica in una zona che con un raggio di 60 chilometri abbraccia diverse comunità e gruppi valdo-metodisti.
Non sono emerse per ora proposte operative, ma è stato fatto notare che occorre risolvere
i problemi della cura pastorale
e della distribuzione delle forze
pastorali, problemi che incidono
sull’organizzazione delle comunità.
Si è deciso di studiare in futuro possibili abbinamenti o altre soluzioni nel quadro del circuito e di ritrovarsi il 18 giugno
a Vintebbio per elaborare .un
programma d’intervento che tenga conto della realtà delle singole comunità in vista di una
più incisiva testimonianza.
F. C.
gere alcune domande che di seguito registriamo.
— Tu sei stato incaricato di
organizzare un bollettino che,
se ’ npn sbaglio, ha già avuto la
sua prima edizione nel ’74 in occasione deil’S" centenario della
Chiesa Valdese; ma non abbiamo già sufficienti canali di informazione?
Il SEDIV non dovrebbe sovrapporsi alle fonti d’informazione già esistenti e neppure
duplicarle. Ognuna di esse ha
già un suo ’mercato’, ossia il
suo pubblico differenziato. Perciò il SEDIV non è un giornale
d’opinione, né una cronaca delle nostre chiese ed opere, né
una predicazione nel senso che
di solito diamo a questo termine e nemmeno un foglio-civetta
per sollecitare finanziamenti.
Come dice la sua sigla, è un
Servizio di Documentazione e
d’informazione con cui la Chiesa valdese si presenta all’esterno, dicendo chi è, cos’è e cosa
fa. Quindi la sua utilità dovrebbe consistere (se è capace di
farlo ) nell’illustrare momenti,
episodi e iniziative delle chiese
valdesi e metodiste in Italia, che
per qualche ragione abbiano
una rilevanza particolare od originale soprattutto fuori della
nostra cerchia.
— Questo bollettino a chi è
indirizzato?
Il SEDIV non viene inviato all’interno delle chiese valdo-metodiste, salvo che agli archivi e
simili. In apparenza ciò è un
paradosso, che tuttavia si può
capire proprio tenendo conto
del carattere ’esterno’ del SEDIV. Esso viene diffuso tra le
chiese sorelle in Italia e fuori,
i comitati valdesi all’estero, gli
enti ed organismi ecumenici, le
agenzie di stampa interessate
all’informazione religiosa, gli
amici scaturiti da contatti personali di nostri pastori o delegazioni all’estero.
— Come realizzi, in concreto,
questa rassegna di notizie?
Il SEDIV dovrebbe uscire 5-6
volte l’anno; ogni volta 8-10 pagine protocollo ; ciclostilato in
francese, inglese, tedesco. La redazione avviene in due diverse
dosi dove e quando vuole.
Nella mattinata di lunedì il pastore Gino Conte ha presentato
uno studio biblico su Romani 12
a cui è seguita la discusisione in
gruppi in cui si è sottolineato il
carattere totale della nostra sottomissione a Dio in ogni momento della nostra vita.
Il convegno si è concluso con
alcune preghiere di ringraziamento a Dio per il confronto fraterno avuto e con l’augurio ohe
questo confronto possa continuare nelle città a livello locale.
Giulia lyUrsi
DALLE
CHIESE
BARI
fasi: raccolta dei dati ed esecuzione tecnica. La raccolta dei
dati significa leggere il materiale che le nostre chiese ed opere fanno arrivare all’archivio
della Tavola Valdese a Torre
Penice. Da questo materiale si
stralciano le notizie che interessano il pubblico esterno al
nostro ambiente e che servono
a fornirgli i connotati di ciò che
in quel momento facciamo o discutiamo.
Il materiale raccolto viene
esaminato e discusso dalla Commissione responsabile; una volta deciso il contenuto, si passa
alle traduzioni nelle diverse lingue.
Certamente per partorire il
topolino di poche pagine, bisogna leggere una montagna di carta stampata cercando di cogliere la sostanza delle questioni
più rilevanti, condensando il tutto in qualche riga: impresa difficile e rischiosa.
— A tuo avviso questa iniziativa ha un futuro?
Credo che nessuno sappia
quanto durerà il SEDIV, e in
ogni caso non sta a me decidere la sua durata. Quando la Tavola mi ha chiesto di compilarlo non ha posto limiti di tempo. Anzi essa si rallegrava di
poter riprendere il tentativo iniziato nel ’73-74, poi sospeso perché non era più stato possibile
avere qualcuno che se ne occupasse.
— Sappiamo che oltre ad occuparti di questo lavoro redazionale, collabori nel lavoro pastorale...
Il mio tempo va in gran parte al SEDIV, perché di fatto sono il solo a lavorarci direttamente. Tuttavia ho potuto dare
una collaborazione nella nostra
Biblioteca di Torre (nuovo schedario per argomenti). Inoltre
questa estate farò il pastore
della chiesa di Frali per sei mesi al posto di Bruno Rostagno
che va in Uruguay, cosi; come
l’anno scorso fui inviato tre mesi a Como a sostituire il pastore locale assente per malattia.
Como e Frali sono quindi una
estensione del mio lavoro, accanto al SEDIV.
(intervista a cura di
Giuseppe Platone)
La Chiesa di Bari ha accolto
con gioia la recentissima visita
del Moderatore, che dopo un
incontro con la comunità ha anche partecipato ad una riunione con il Consiglio.
Nel mese di aprile la comunità ha subito due lutti che l’hanno particolarmente addolorata :
il Signore ha chiamato a sé
Amelia Spedicato, « zia Amelia »
per tutti noi, dopo una lunga vita di testimonianza fedele e di
impegno costante; è stata un
esempio di come si possa predicare e vivere l’Evangelo sempre e dovunque, in ufficio, nel
vicinato, in rapporti sociali stabili ed occasionali, nell’ambito
familiare; il suo impeg.no nell’interno della comunità si è
espresso anche nella frequenza
puntuale, nella partecipazione a
tutte le attività, nel compito di
cassiera che per molti anni ha
svolto come membro del Consiglio di Chiesa.
Dopo pochi giorni dalla scomparsa di «zia Amelia», la comunità si è nuovamente riunita per
una riflessione sulla morte e
sulla resurrezione in occasione
dei funerali di Umberto Pracchiolla, marito della nostra sorella Bianca; egli è mancato improvvisamente, lasciando la famiglia e la comunità sbigottite
e addolorate. Amico fraterno
della nostra Chiesa, ha spesso
partecipato alle varie attività,
dando specialmente nei dibattiti
il suo contributo di «laico» integro, aperto e di grande rettitudine morale.
PALERMO
Domenica 30 aprile durante il
culto la Comunità ha ascoltato
l’a solo della « Creazione » di
Haydn cantato da Helena Machado accompagnata all’organo
dal marito Maestro David con
commozione dei presenti non
solo per la gioia di udire una
bella voce che lodava il Signore, ma anche al pensiero che i
coniugi Machado stavano per
lasciare Falermo per rientrare
in Brasile.
David e Helena Machado giunsero a Falermo 12 anni fa per
lavorare col Teatro Massimo di
Palermo, e il loro primo pensiero fu quello di cercare una
comunità evangelica. (In Brasile erano membri della chiesa
Presbiteriana). Si inserirono subito nella comunità valdese ove
misero a disposizione i loro
doni.
David, nonostante i suoi molti impegni, spesso sedeva all’organo per sostituire l’organista e
accompagnare Helena che cantava degli a solo. Inoltre è stato per vari anni rappresentante
della nostra comunità presso il
Centro diaconale « La Noce ».
Helena si occupò della corale
che diresse con vera competenza. È stata inoltre valente e apprezzata diaconessa.
Durante il loro soggiorno a
Palermo furono allietati dalla
nascita di Claudia.
Ora David ha avuto affidata,
come direttore stabile e artistico, l’orchestra sinfonica di Porto Aiegre (Brasile).
Alla fine del culto la comunità ha offerto come ricordo a Helena una copia del nostro innario, e alla famiglia è stata consegnata una Bibbia in italiano.
La commozione era grande,
ma la riconoscenza al Signore,
che ci ha dato per 12 anni questi fratelli, più grande ancora.
3
19 maggio 1978
Verso importanti cambiamenti
i.'
(segue da pag. 1)
già o a Roma oppure a Ruschlikon.
Ma la questione che soggiaceva a molti interventi assembleari e che già era emersa con chiarezza nell’Assemhlea di Rimini
(1976) è il problema del ministero pastorale quale si esprime nel contesto dell’ecclesiologia battista. Pastori cioè che, in
base all’autonomia locale della
comunità, possono restare vita
I nuovi
responsabili
ELEZIONI
deH’Assemblea
Pastore Piero
Presidente
Battista :
Bensì.
Vicepresid. ; Luca Campeimi.
Segretario; Luigi Spuri.
Tesoriere : Mario Girolami.
Segretario del dipartimento deU’Evangelizzazione ;
Saverio Guarna.
Direttore del Villaggio
della Gioventù di S. Severa: Paolo Marziale.
Collegio degli Anziani :
Emmanuele Paschetto,
Mario Marziale, Boccini
Aldo, Di Carmine Vera,
Ferdinando Bo.
Revisori: Ernesto Chiarenzi. Nella Righetti, Guido
Saccomani.
Comitato Esecutivo ; Bruno Colombo, Salvatore
Rapisarda, Giuseppe
Mollica, Gioele Puligno,
Giuseppe Morlacchetti,
Elena Girolami, Domenico Troia, Andrea Mannucci.
naturai durante in una stessa
comunità, senza che, ad esempio, il Comitato Esecutivo dell’Unione possa intervenire qualora se ne avverta la necessità.
Alla luce delle esperienze di
questi ultimi anni, che hanno
anche evidenziato fatti incresciosi, lacerazioni interne di comunità, l’Assemblea ha approvato una mozione che pur a livello di raccomandazione rappresenta una evidente innovazione ; « ...considerato che il Ministero pastorale è un servizio
reso alle chiese a tempo determinato ed al fine di salvaguardare il pluralismo delle varie
tendenze teologiche e pastorali,
raccomanda al Corpo Pastorale
l’adozione del principio di rotazione delle sedi, per cui un conduttore non debba rimanere nella stessa chiesa più di 12 anni e
comunque non dopo la data di
collocamento a riposo ».
In relazione a questo problema la questione che ha focalizzato il dibattito deH’assemhlea
durante la seconda giornata dei
lavori: il riconoscimento di un
Presidente a pieno tempo. Il Comitato Esecutivo stesso aveva
presentato una mozione all’Assemblea e su cui si è abbondantemente discusso. Le incertezze,
talvolta mosse da questioni di
ordine personale, concernevano
i timori che accogliere la proposta poteva incrinare il concetto
stesso di autonomia delle chiese e portare grosse innovazioni
nell’ecclesiologia battista per le
attribuzioni che si affidavano alla figura del presidente. Alla fine è prevalsa la necessità di
trovare una risposta concreta
agli squilibri che si manifestano aH’interno deU’Unione, soprattutto in una mancanza di
rapporti tra chiese-pastori e Comitato Esecutivo; pur non accogliendo la formulazione che
era stata presentata all’approvazione se ne è accolta la sostanza.
Ho detto all’inizio che i rapporti con la missione americana sono cambiati; un clima di
reciproca fiducia e collaborazione ha preso il posto degli scontri verificatisi anni or sono e
che avevano causato, fra le altre cose, difficoltà finanziarie.
« Siamo arrivati ad un punto in
cui possiamo andare avanti insieme e non più parallelamente» ha detto all’Assemblea una
missionaria in rappresentanza
della missione americana in Italia. L’intesa avvenuta trova la
sua espressione in un documento approvato dalle due parti ed
articolato in 8 punti. Entro il
1982 si prevede il passaggio sotto la responsabilità dell’Unione
battista di tutte le attività attualmente gestite dalla Missione,
cosi come i missionari operanti
in Italia dovranno essere integrati nell’UCEBI con gli stessi
diritti e doveri degli altri pastori battisti.
L’Assemblea ha infine appoggiato l’iniziativa del C.E. per la
prosecuzione delle intese con lo
stato, nella linea dell’accordo
avvenuto tra i rappresentanti
delle chiese valdesi e metodiste
e la Commissione parlamentare.
Si è trattato dunque, per concludere, di un’assemblea che si è
posta in continuità con il lavoro svolto precedentemente e che
ha confermato la lenta ma costante e progressiva via di consolidamento del battiamo italiano, pur in mezzo a evidenti difficoltà. Per la prima volta nella
storia dell’Unione battista la relazione del Comitato Esecutivo
si apriva con un breve ma chiaro accenno al quadro politico,
sociale e religioso dell’Italia di
oggi. Non si tratta di un fatto
eccezionale ; sarebbe però sbagliato non avvertire in questa
novità tutto lo sforzo che ha caratterizzato la ricerca delle chiese battiste in questi ultimi anni.
Ermanno Genre
/echi dal mondo cristiano]
a cura di BRUNO BELLION
La Spagna ospita
incontro di riformati
Per la prima volta nella storia
dell’Alleanza Riformata Mondiale un Comitato di quésta organizzazione che raggruppa tutte le
chiese di confessione riformata
ha tenuto le sue sedute in Spagna. Si è infatti riunito a Madrid, nella sede del seminario di
teologia di quella città, il Comitato europeo dell’Alleanza, su
espresso invito delle chiese evangeliche spagnole.
Il Comitato ha esaminato un
rapporto che costituisce un bilancio di sette anni di dialogo
teologico tra il segretariato per
l’unità dei cristiani (cattolico) e
l’alleanza riformata.
Nel corso dei lavori si è anche
preso atto delle dimissioni dal
Comitato europeo del prof. JeanMarc Chappuis, della Facoltà teologica di Losanna, ben noto per
aver diretto per molti anni il settimanale protestante di lingua
francese « La Vie Protestante » e
per aver partecipato recentemente a Roma, alla Facoltà di Teo;
logia, ad un seminario sui mezzi
di comunicazione di massa.
Abbandonare n no
il Sud-Africa?
Molte famiglie bianche stanno
abbandonando il Sudafrica. E
una constatazione ormai affermata da più parti. Il settimanale
cattolico sudafricano « The Southern Cross » tenta, per la penna
di un suo giornalista bianco, di
esaminare le ragioni di questo
massiccio abbandono della regione da parte di interi nuclei familiari. Egli richiama innanzitutto
il clima di violenza aperta e l’immoralità delle posizioni dell’apartheid che ripugnano a molte coscienze. Interessante è però
l’affermazione secondo cui, se si
seguisse solamente la propria coscienza, molto più numerosi sarebbero coloro che lascierebbero
il paese. Molti sono invece trattenuti dal loro senso di responsabilità, consapevoli del dovere
per ogni cristiano di aiutare la
maggioranza di colore che in
molti casi non ha più alcuna possibilità, dopo la chiusura di molti giornali, di far sentire la sua
voce. I bianchi devono quindi
farsi portavoce dei loro fratelli
n&§ri.
Abbandonando il Sudafrica,
inoltre, si lascia un paese dissestato (e per colpa dei bianchi!)
nelle mani della popolazione nera che finora è stata rigorosamente esclusa da ogni potere di
decisione e che quindi incontrerebbe necessariamente difficolta
di ogni genere nella gestione delTeconomia e di ogni altro aspetto della vita sociale e politica.
Cioè: abbandonando l’Africa del
Sud i bianchi continuerebbero
semplicemente, ■ portandolo alle
sue estreme conseguenze, il loro
sfruttamento insensato della regione.
Due milioni di disoccupati
sono l’indice di una
crescente emarginazione
ATTO 18
L'Assemblea Generale deirUCEBI
... di fronte alla grave situazione esistente nel Paese ritiene che la testimonianza cristiana non può prescindere dal sensibilizzare le coscienze
contro le forme di ingiustizia e dì
oppressione che si esprimono con
un attacco sempre più duro ai livelli occupazionali ed alle condizioni di vita delie masse proletarie già
viventi in drammatiche condizioni
di esistenza a tutti i livelli ;
Sottolinea la particolare situazione
Hel mondo giovanile, che, privo di
bandone a se stesso, ed in certi suoi
reali prospettive per il futuro, si absperazione, della droga, e di altre
strati, diventa facile preda della dicose che non solo creano uno stato
di svuotamento e di alienazione, ma
anche un avvilimento della personalità umana. Dopo un ventennio di
dittatura fascista, che ha visto gli
evangelici più attivi vittime della
intolleranza e della prevaricazione
di regime, si assiste oggi, con amarezza, non solo al fatto che l'intolleranza e la sopraffazione sono di piena attualità, ma permangono inalterate le condizioni di disgregazione
sociale, di miseria e di sofferenza,
che tuttora affliggono milioni di cittadini, costretti all'espatrio pur di
fuggire da una vita grama e difficile.
Ritiene, che non si possa tacere di
fronte all'attacco che il grande capitale pubblico e privato porta ai
livelli occupazionali, attuando la
chiusura indiscriminata delle fabbriche, e provocando il licenziamento
di decine dì migliaia di lavoratori
che vanno ad aggiungersi alla già
spaventosa cifra di 2 milioni di disoccupati.
In questo quadro esplodono episodi di violenza e di terrorismo
( voluti dalle B.R., mestatori che trovano oscure complicità), che trovano
facile terreno di sviluppo anche per
la decìsa volontà politica del regime, che, fermo nella sua metodologia di gestione del potere economico e polìtico, ne favorisce I origine.
Lo stesso rapimento Moro, infatti,
è il risultato di scelte politiche precedenti, intese a produrre le condizioni ottimali per una svolta del
Paese in senso autoritario e reazionario.
L'Assemblea Generale delTUCEBl,
quindi, ritenendo che la posizione
dei credenti è una scelta di Verità
e dì affermazione della Giustizia, solidali con quanti sono alla ricerca di
esse, esorta ì credenti a cercare tutte le vie possìbili alla soluzione dei
problemi suddetti, all'impegno attivo e costante a fianco delle genti più
mìsere ed emarginate, vittime inconsapevoli di un sistema ingiusto e
disumano.
ATENE: MOVIMENTO CRISTIANO STUDENTI
Per una cultura
responsabile
sto di una discussione che sta
suscitando vivo interesse in Germania e in Europa sulle condizioni ambientali in cui sono costretti a vivere i lavoratori migranti.
Si è recentemente tenuta a
Ginevra, organizzata tra gli altri
anche da Fede e Costituzione
del CEC, una conferenza che è
giunta alla conclusione che la
Repubblica Federale di Germania è un paese razzista. Si è infatti, sulla base di molte testimonianze e sull’analisi anche
delle disposizioni- legis, constatato che, nelle condizioni di vita di molti africani e asiatici è
possibile riscontrare una certa
discriminazione. Certo, è stato
detto da alcuni lavoratori o studenti che soggiornano in Germania, le discriminazioni non
appaiono manifestamente, ma
nel sottofondo finiscono per essere tanto più temibili nelle loro
conseguenze.
In particolare, è stato sottolineato, grande responsabilità in
questo settore è dovuta alla
scarsa conoscenza reciproca ed
alla paura che lo straniero ispira. La comprensione della missione, come è ancora molto radicata, essenzialmente paternalistica, non aiuta certo a migliorare la situazione. È quindi indispensabile che le chiese ripensino tutto il problema e si
pongano come elementi dinamici nel miglioramento di queste
condizioni.
Si è 'Svolta ad Atene dal 18 al
23 aprile la Conferenza europea
del Movimento cristiani studenti, suH’educazione. Lo scopo era
verificare, facendone un bilancio,
la situazione e le prospettive del
movimento degli studenti in Europa e il ruolo della Federazione
nel lavoro studentesco, con particolare riferimento al paese ospitante.
La Grecia ha aperto infatti il
congresso con tre introduzioni a
cura di tre studenti greci, più
una comunicazione di Nikos Nissiotis, direttore della Facoltà di
teologia ortodossa di Atene. La
tradizione di lotta degli studenti
greci si è radicata all’epoca dei
colonnelli, contro la dittatura fascista ed ora prosegue nelle università con una presa di coscienza del bisogno di cam'biamento
e di adeguamento alle strutture
sociali esistenti, alla domanda di
maggior scolarizzazione che produce un gonfiamento della scuola secondaria, alla richiesta di
maggior specializzazione e qualificazione. In questo contesto va
anche tenuta presente la chiesa
ortodossa greca che ha mantenuto uno stretto rapporto con lo
stato e che nelle campagne egemonizza l’assistenza sociale.
G. Petiot, insegnante alla Sorbona di Parigi, ha puntualizzato,
ricordandone le tappe principali,
i capisaldi delle lotte operaie e
studentesche del maggio francese e del movimento del ’68-69 in
genere, mentre la relazione di H.
Brinkmann, docente universitario a Giesson (Francoforte), ha
esaminato la situazione attuale
Razzismo
In Germania?
Il Comitato direttivo della
Chiesa Evang. Tedesca (EKD)
ha recentemente affermato che
condizione assolutamente prioritaria per ogni altro sforzo in vista di un servizio autentico agli
stranieri che prestano la loro
opera in Germania come lavoratori stranieri è il miglioramento delle disposizioni legislative che riguardano il loro soggiorno e il loro lavoro.
Soltanto così, tra l’altro, sarà
possibile portare un reale miglioramento alla situazione oggi
particolarmente difficile della
formazione e istruzione dei figli
degli immigrati, in cui sia data
la possibilità ai genitori di organizzare il futuro dei loro figli.
Il discorso si pone nel conte
Lutto delle chiese fiorentine
Dopo alcimi mesi di malattia
sostenuta con fede nella chiarezza dello spirito cristiano, il 2
maggio scorso si è addormentato nel Signore il fratello Carlo
Zarotti. Aveva 80 anni.
È stato un uomo di fede, la
cui vita fin dalla giovinezza è
stata caratterizzata da un costante attaccamento alla Chiesa,
a cui ha offerto le sue doti di
esperto ingegnere e nella quale
ha servito per diverso tempo
come membro del Comitato
Permanente.
Ma egli è stato soprattutto un
predicatore laico, il cui messaggio ha contribuito alla edificazione della comunità. Specie in
questi ultimi tempi la sua predicazione è risuonata come un
richiamo ai valori spirituali dell’Evangelo che non vanno mai
disgiunti dall’impegno nel mondo. I funerali, svoltisi nel tempio di via de’ Benci, hanno registrato una commossa partecipazione, chiara dimostrazione
di stima da parte degli evangelici e della cittadinanza fiorentina.
All’annunzio dell’Evangelo della speranza da parte del pastore Giovanni Lento ha fatto seguito un breve messaggio del
pastore Mario Sbaffi, da molti
anni amico della famiglia Zarotti.
La comunità metodista partecipa al lutto della famiglia in
comunione di fede nel dono della vita eterna e, nel ricordare
Carlo Zarotti, è piena di gratitudine al Signore per l’esempio
di fede ricevuto.
del movimento degli studenti in
Germania Federale, soffermandosi su quattro punti: Fassenza e il
silenzio attuali degli studenti,
che ancora non hanno risolto il
problema dell’alleanza con la
classe operaia tedesca, il clima
politico pesante di repressione,
la progressiva tecnocratizzazione
delle università e la modificazione dei contenuti dell’insegnamento.
Nel dibattito seguente e nei
due 'giorni di lavoro di gruppo si
è cercato di collegare le situazioni dei vari paesi mettendo in
luce come tutta una serie di tendenze sono comuni, per esempio
il numero chiuso, la limitazione
degli indirizzi alla facoltà di lettere e la difficoltà di passaggio
da uno all’altro, la professionalizzazione degli studi tecnici e
crescente potere degli « esperti »,
la progressiva tecnocratizzazione
deH’insegnamento, con un curriculum di studio efficiente e rapido che permetta un accumulo
di conoscenze da utilizzare il più
presto possibile, senza discutere
né il perché, né il come di tali
contenuti, senza chiedersi quale
è il ruolo della cultura, dell’educazione, della scienza o della tecnica; l’università diventa una
fabbrica tesa alla massimizzazione del profitto e non un luogo
di ricerca collettiva, di raccordo
con il territorio per un lavoro socialmente utile. Gli studenti, pizzicati in questo meccanismo, non
riescono ad esprimere la loro potenziale forza; molti sono impegnati in gruppi come quelli contro le centrali nucleari, dell’ecologia o del movimento delle donne, ma non intervengono in modo specifico sulla scuola. Le cause sono molteplici fra cui anche
la delusione per un certo tipo di
politica messa in crisi pel ’68 e
non definitivamente sconfitta.
In tutto questo contesto, qual
è il ruolo del progetto MCS sull’educazione?
E’ una domanda alla quale
tenteranno di rispondere i gruppi europei impegnati in tale lavoro, sia , nell’approfondire la
propria specifica situazione sia
tenendo ben presenti i legami
internazionali, con uno scambio
effettivo di esperienze e di materiali.
B. Peyrot
CAMBIO DI TELEFONO
A partire dal 15 giugno il numero telefonico del pastore
Giorgio Bouchard e del « Centro Jacopo Lombardini» di Cinisello sarà il seguente:
(02) 61.80.826
4
19 maggio 1978
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
“Gli angeli di Dio non hanno ali„
Nella seconda parte della predicazione su Atti 12: 1-17, H. Goliwitzer mostra il valore della
liberazione di Pietro per chi è oggi perseguitato per cagione di giustizia
Ora ecco un altro aspetto del
significato che questo racconto
può avere per noi; ed è legato
a un ricordo: domenica 3 luglio
1937, cinque giorni dopo l’arresto di Martin Niemoller^, cominciammo nella chiesa di Sant’Anna i culti d’intercessione
delta chiesa confessante, culti
che seguitarono poi ogni giorno
per otto anni. Predicai in quel
primo culto d’intercessione su un
versetto del nostro racconto: « E
Pietro era tenuto in carcere; ma
la comunità pregava incessantemente Dio per lui ».
Questo « ma » avversativo è la
caratteristica della vita della comunità dell’avvento e di tutti i
discepoli di Gesù in questo mondo. Mettiamo insieme tutte le cose di questo mondo ohe sono
contrarie a Dio: prigionie, torture e morte di coloro che combattono contro ingiustizia e tirannia, le notizie che riempiono
Il primo dottorato conseguito da un protestante presso una Università cattolico-romana
Confronto sabato/domenica
Dei fatti extra-teologici hanno
avuto un peso nella formazione
di tradizioni che in un secondo
tempo sono state teologizzate. È
quanto si ricava anche dalla lettura di un saggio che il dr. Samuele Bacchiocchi ha dedicato
al tema « From Sabbath to Sunday. A historical Investigation
of the Rise of Sunday Observance in Eariy Christianity »,
Rome 1977.
L’A. — il primo protestante
che consegue il dottorato e la
pubblicazione presso una università pontificia romana — sottolinea come la domenica ’cristiana’ ha soppiantato il sabato
giudaico per la pressione di due
fattori psicologici e sociologici
concomitanti: la posizione polemica del cristianesimo nascente
nei confronti di tutto ciò che ricordava la tradizione e il legalismo ebraico; la tendenza dei
cristiani a differenziarsi in modo evidente dai giudei, oggetto
di attacchi e folate di antisemitismo. La posizione polemica e
la tendenza a differenziarsi eb
bero due poli: Gerusalemme e
Roma.
Il saggio, oltre 370 pp. attentamente documentate, non ha
una impostazione polemica, anche se il suo autore professa i
principi avventisti-sabatisti. Direi che semmai il confronto sabato-domenica è in quel « dopo
il libro » che naturalmente ognuno è condotto a meditare fra sé
e sé. A me sembra che il rilievo
dato ai fattori extra-teologici finisca con l’essere eccessivo, col
pericolo di forzare la lettura
dei testi e portare la loro datazione più avanti possibile. D’altra parte non si sfugge all’impressione di un prevalere del
sabato nel giudeo-cristianesimo
e, al contrario, della sua emarginazione progressiva nelle comunità cristiane di tutta l’area
mediterranea indipendentemente
dalla influenza della comunità
romana. Il saggio è suggestivo,
e sarebbe un peccato se la sua
diffusione sì limitasse agli ambienti dèi fratelli avventisti.
L. Santini
gli atti di Amnesty International,
la fame nel mondo, il frequente
naufragio delle migliori iniziative volte a cambiare e migliorare
le situazioni, la frequente vittoria di spiriti malvagi e ancora
nella nostra vita personale i giorni di grosse preoccupazioni, le
ansie negli ospedali, il dolore
per la scomparsa di persone care — mettiamo insieme tutto
questo, che è il peso del mondo
e poi diciamo: è così di fatto,
ma... E certo proprio così ed è
terribile — ma questo non è tutto; ma questo mondo non è abbandonato al suo terribile destino; ma questo mondo, per quanto si dimeni, non può sfuggire
al suo Dio che lo ama; ma colui
che manda i suoi discepoli in
questo mondo di lupi, per servire questo mondo di lupi, è con
loro ogni giorno fino alla fine;
ma egli ci ascolta, quando nessuno più ci ascolta, anche attraverso i muri più spessi delle prigioni. Perciò alla constatazione
su come va il mondo contrapponiamo il nostro ma avversativo.
Che il mondo sia come è, è un
fatto, ma
« Egli è con noi sul campo
col suo spirito e i ■ suoi doni » ^
e ci ascolta quando gridiamo a
lui.
La preghiera che s’identifica
con quel ma avversativo è già di
fatto un aiuto e un incoraggiamento da parte di Dio. È vero
che la comunità primitiva in
quel momento avrebbe dovuto
diventare clandestina e avrebbe
potuto riunirsi ormai solo a porte chiuse; è vero che Pietro, appena liberato, avrebbe dovuto
squagliarsela per sottrarsi alle
ricerche. E vero che nessun
angelo ha liberato Niemoller (che
oggi è tra noi) dal campo di concentramentp dove passò otto anni della sua vita. Ma nella misura in cui ci era possibile contrapporre a tutto ciò la nostra pre
ghiera, lui dentro e noi fuori, la
cosa ci ha sorretto al di là di
ogni misura in quegli anni bui
della tirannia e della guerra e ci
ha reso capaci di resistenza contro rindottrinamento del regime
e il pericolo della disperazione.
Rendiamoci conto che quando
quella storia della liberazione
miracolosa di Pietro, raccòntata
e messa per iscritto, cominciò a
circolare tra le comunità, la persecuzione si era già estesa. Qua e
là avvenivano già arresti, torture, condanne capitali. Pietro stesso doveva trovare a Roma la
morte del martire e nessun angelo del cielo sarebbe venuto ancora una volta per àprire le porte
della prigione. In che modo questa storia poteva esser per quelle comunità una consolazione e
un incoraggiamento? La Bibbia
chiama segni i singoli, visibili interventi di Dio in aiuto dell’uomo. Perciò gli antichi credenti
hanno continuato a narrare questa storia appunto come segno,
non come una garanzia che ogni
altro testimone di Gesù Cristo
imprigionato avrebbe usufruito
di un analogo miracolo. Un semplice segno, — ma segno di che
cosa?
Segni dell’aiuto di Dio
Il racconto è in primo luogo
un segno per le innumerevoli
possibilità di aiuto di colui che
noi invochiamo e che può andare non solo al di là di ciò che
possiamo immaginare con la fantasia, ma anche al di là di ciò
che possiamo invocare sotto la
stretta della paura. Il racconto
qui ci fa l’effetto di una bella leggenda e nessuno di noi conta su
un angelo del cielo. Ma « Gli angeli di Dio non hanno ali », dice
il titolo di un bel libro di Claus
Westermann, professore di Anti
A 150 ANNI DALLA NASCITA
Henry Dunant,
fondatore della
Croce Rossa
La Svizzera ha celebrato con
manifestazioni varie il 15(1’ anniversario della nascita di Henri Dunant, uno dei fondatori
della Croce Rossa. Egli era infatti nato a Ginevra da una
grossa famiglia borghese l’8 maggio 1828, e sarebbe morto nel
1910 nel primo ospedale da lui
fondato, a Heiden, sul lago di
Costanza. Nel clima filantropico
dell’epoca romantica, Dunant fu
particolarmente interessato ai
feriti per fatti di guerra o di rivoluzioni: nel 1848 lo troviamo
a Parigi a curare i feriti della
rivolta, e nel 1859, sempre come
semplice cittadino, sui campi di
battaglia di Solferino, dove si
era combattuta la tremenda battaglia tra gli austriaci ed i franco-piemontesi, con oltre quarantamila morti e un numero ancora superiore di feriti e mutilati.
Le sue impressioni furono raccolte in un fortunato libretto
di memorie « Souvenir de Solferino », considerato giustamente
come il testo che commosse l’opinione pubblica circa la sorte
dei feriti in battaglia. Né bisogna dimenticare l’opera umani
taria e di crocerossina « antelitteram » condotta dalla celebre
Ms. Florence Nightingale sui
campi di battaglia di Crimea fin
dal 1855.
A Ginevra, la « Société Genevoise d’utilité publique » nominò
un comitato composto da Henri
Dunant, Gustave Moynier, Th.
Maunoir, Louis Appia e il gen.
Dufour, con l’incarico di occuparsi specificatamente dei feriti
in guerra. I cinque si diedero
molto da fare, anche perché la
iniziativa non poteva non coinvolgere i vari governi: si trovarono adesioni ed aiuti, e il 26 ottobre 1863 fu convocata a Ginevra una conferenza internazionale, cui presenziavano i rappresentanti di 14 stati. P\i considerata quella la data di fondazione della Croce Rossa (perché
vi furono decisi come distintivi
il bracciale e le bandiere con la
croce rossa su campo bianco),
anche se molte cose non erano
ancora in chiaro : Dunant, ad
esempio, non riusc:i ad ottenere
la «neutralità» dei feriti, problema che gli stava particolarmente a cuore. Un successivo
congresso, nell’agosto del 1864,
sempre a livello internazionale,
presenti 16 governi, si concluse
con la Convenzione di Ginevra,
in dieci articoli, in cui l’attività
della C.R. venne riconosciuta
ufficialmente.
Negli anni successivi, l’organizzazione fu poi riconosciuta
su scala mondiale, e potè svilupparsi nel modo gigantesco ed
insostituibile che oggi conosciamo.
Henri Dunant fu circondato
di onori e di riconoscimenti* e
nel 1901 ebbe il premio Nobel
per la pace.
Come abbiamo detto, i fondatori della C.R. furono cinque :
e vogliamo soffermarci in particolare su uno di essi, il dr. Luigi Appia (1818-1898), fratello del
pastore Georges, e figlio del pastore Paul, di antica famiglia
valdese. Nel 1848 egli si era proposto per un lavoro all’ospedale
valdese, ma la sua candidatura
non era stata accettata: ma ritroviamo anche lui nel 1859 sui
campi di battaglia di Solferino,
insieme ad Henri Dunant. « Egli
era partito per l’Italia col suo
trattato (sul trattamento delle
ferite da arma da fuoco) ed il
suo progetto di un nuovo apparecchio per il trasporto dei
feriti... Luigi Appia visitò gli
ospedali da una città all’altra,
e vi ricevette la migliore accoglienza da parte dei medici italiani e francesi ». L’anno dopo,
Vittorio Emanuele II decorava
Dunant e Appia dell’Ordine dei
SS. Maurizio e Lazzaro.
co Testamento all’Università di
Heidelberg, sugli angeli nella
Bibbia. Questo titolo significa: i
messaggeri di Dio (perché angelo
vuol dire letteralmente messaggero), non hanno bisogno dello
splendore degli angeli natalizi.
Dio può mandare forza e salvezza per mezzo di messaggeri molto umani e che non si fanno notare. E quando noi siamo attenti
e vediamo le cose sotto questa
luce, dobbiamo ammettere che
Dio ha già mandato nella nostra
vita un certo numero di angeli
per aiutarci, esteriormente ed interiormente.
Segni, non garanzie
In secondo luogo il racconto è
un segno, ma non una garanzia
per la salvezza. Molti furono salvati nel momento del maggior
pericolo mediante interventi eccezionali e miracolosi; molti altri non furono salvati, ma dovettero andare alla morte malgrado tutte le loro preghiere.
« Il nostro Dio può benissimo
salvarci dalla fornace ardente »,
diceva Daniele (3: 17); può, ma
non deve e un giorno anche Pietro e tutti gli altri salvati dalla
morte dovranno morire. A questo punto sembrerebbe provato
il contrario di quanto si diceva
sopra: di fatto noi preghiamo incessantemente, ma coloro per i
quali preghiamo restano prigionieri, realmente o metaforicamente rinchiusi tra le mura di
vere prigioni interiori o esteriori. E proprio per questa ragione
ohe il segno della liberazione di
Pietro diventa significativo. A
Pietro, alla comunità primitiva,
a noi tutti, esso dice: colui che
ci parla, che ci ama, che ci manda nel mondo verso i nostri confratelli in umanità e che ci dà di
quando in quando visibili dimostrazioni del suo aiuto, tiene per
noi in ogni caso. Non un capello
del nostro capo può cadere se
egli non lo vuole, e quando invece permette che cada non solo il
capello, ma tutto il capo e che
uno, invece di salvarsi, perisca
nella persecuzione, neanche allora c’è qualcosa di rotto tra lui
e noi.
« Nessuno vi strapperà dalla
mia mano» (Giovanni 10: 29)*.
Con questa promessa Dio c’invita ad intraprendere con fiducia
il viaggio pericoloso del discepolo -e a nostra volta, dando espressione a tale fiducia, diciamo: anche se le cose di questo mondo
stanno così come stanno, noi non
cessiamo d’invocarlo, sperare in
lui, aspettarne la venuta.
Amen
Helmut Goliwitzer
(Trad. di Sergio Rostagno - testo apparso su Bozze 78).
Fu ancora qualche anno dopo,
nel 1866, in occasione della terza guerra d’indipendenza, che
Luigi Appia si prodigò sui campi di battaglia. Stavolta non era
più un privato, poiché la C.R.
esisteva legalmente, e non era
più solo: col fratello Giorgio,
l’ing, Jervis e De Vivo egli costituì la « Squadriglia dei Soccorritori volontari delle Valli »,
una vera e propria pattuglia
che lavorò in mezzo ai feriti di
Bezzecca, di Brescia, di Tiarno,
ecc., e che inventò una specie di
ambulanza trainata da muli o
cavalli, costruita in modo da recare il minor danno possibile ai
feriti: si era agli inizi del servizio ed ai primi esperimenti.
Garibaldi fu colpito dall’entusiasmo e dal lavoro della ’’squadriglia” e al Museo della C.R. a
Ginevra esiste una sua lettera :
« Che Dio vi benedica e benedica tutti gli uomini benefici che
appartengono alla vostra santa
organizzazione ».
in qualche modo quindi i Vaidesi sono stati presenti agli inizi della C.R. : ci è parso giusto
ricordarlo. E poiché siamo in
tema di cinquantenari e centenari, vogliamo anche accennare
al figlio di Luigi Appia, Adolphe
(nato nel 1862 e morto cinquant’anni fa, nel 1928), che fu un
autentico genio dell’arte drammatica come inventore della
scenografia moderna, con una
visione dello snazio scenico di
grande originalità e audacia.
Augusto Armand-Hugon
^ M. Niemoller, nato nel 1892, uno
dei più decisi rappresentanti della
Chiesa Confessante tedesca, restò ininterrottamente in vari campi di crncentramento fino alla primavera del
1945. (NdT).
^ Dall’inno di Lutero <t Ein feste
Burg ist unser Gott », quarta strofa.
(NdT).
* Letteralmente il testo dice: «nessuno può strappare qualche cosa dalla
mano del Padre ». (NdT).
Protestantesimo
Lunedì 29 maggio,
II rete-TV - ore 22.45
CORI DELLE VALLI
VALDESI
eccezionalmente a colorì.
Ricostruzione, attraverso i
canti eseguiti dalle corali
valdesi, di momenti importanti della storia valdese.
Lunedi. 12 giugno,
II rete-TV - ore 22.45
LE DONNE
NELLA CHIESA
Qual è stato e qual è oggi il ruolo della donna nelle nostre chiese evangeliche? Quali doni le donne
hanno potuto esplicare all’interno delle comunità?
La condizione della donna
nelle nostre chiese deriva
dal messaggio evangelico
0 da condizionamenti
storici che anche le nostre
chiese subiscono in proposito? A questi problemi
verrà dedicata questa trasmissione realizzata in collaborazione con la FDEI.
Sf
5
19 maggio 1978
_____A Gragnana una giornata sul passato densa di messaggi per il presente
Ricordo di Jacopo Lombardini
Il 25 aprile a Gragnana (Carrara) un Convegno
organizzato dalle Chiese della Liguria ha richiamato rappresentanze di numerose comunità: Savona,
Sestri, La Spezia, Carrara, Pietrasanta, Viareggio,
Lucca e Firenze erano rappresentate. Al culto della
mattina, durante il quale il post. Santini ha proposto alla riflessione comune Romani 5; 1-5, sono seguiti messaggi e testimonianze; nel pomeriggio il
prof. G. Spini ha rievocato la personalità del Lombardini, mentre il past. G. Bouchard ha illustrato
l’attività del centro Culturale "Jacopo Lombardini"
di Cinisello B. (Milano). Hanno rivolto un messaggio i rappresentanti carrarini delle organizzazioni
della Resistenza, dei cavatori di marmo e del Par
tito Repubblicano.
E stata una giornata buona, riuscita anche per
l'impegno entusiasta del past. Mannelli che l’ha organizzata ed ha trovato fraterna collaborazione fra
i gragnanini. Li ringraziamo, proponendoci di trovarci assieme più spesso. Che dire? La figura evangelica di ]. Lombardini ci è apparsa, nella rievocazione commossa di Spini e nella testimonianza di
C. Gay, venuto fra noi da Torino, in tutta la sua
statura: egli, il profeta disarmato, parlava a credenti che trentatré anni dopo vivevano di nuovo in
una patria terrena sconvolta dall’odio e dalle vio
■ L. S.
INTERVISTATO GIORGIO SPINI ALLA TV LOCALE DI CARRARA
«Ja», più maestro che mai"
f':.
%
:V.
il
Cari amici^
fratelli e compagni
non potendo essere con voi
quest’oggi desidero inviare i
miei saluti con gli auguri di
una buona giornata ed insieme ai saluti ed. agli auguri una meditazione.
Penso agli anni in cui Lombardini ventenne e trentenne
combatteva le sue battaglie
con se stesso e contro il nemico di sempre, l’ignoranza e
la isopraffazione. Gli sembrò
di trovare una via di uscita
dalla sua disperazione incontrando un messaggio di amore e facendo la sua scelta e di
questo amore e di questa scelta parlò con voi, gente di Gragnana. ■ Ne parlò con grande
forza, ne parlò con tutto se
stesso insistendo, e pagando
del suo. Disse delle sue debolezze e di quelle di tutti gli
uomini assicurando che la via
per riscattarle esisteva e lui
non aveva dubbi. Parlò giusto
contro la sopraffazione del
tempo ed il suo parlar giusto
era un parlar duro e continuò
a pagare del suo.
Penso poi agli anni in cui
conobbi Lombardini, i suoi
anni quaranta, fino ai cinquanta. Continuò a dire nelle nostre vallate quanto aveva detto a voi; lassù ci raccontava
di voi quas)sù e quassù parlava di noi lassù. Quando gli
uomini espressero al massimo
le loro capacità inumane,
quando dal corpo del genere
umano intossicato e malnutrito virulento eruppe il momento finale del nazismo e del fascismo, Lombardini continuò
a parlare delle debolezze di
tutti ed ad assicurare che la
via per riscattarle esisteva.
Contemporaneamente con il
Libro in tasca ed i versetti
sulle labbra volle combattere
il nemico di sempre, l’ignoranza e la sopraffazione ed il suo
parlar giusto era un parlar
duro, e pagò del suo.
Amando così e combattendo così finì l’arco di vita terrena che gli era stato assegnato il nostro amico, fratello e
compagno Jacopo Lombardini.
Oggi avrebbe più di ottanta
anni. Non sarebbe onorare il
suo esempio di onestà intellettuale e coerenza morale dire noi cosa ci direbbe, ma
nemmeno sarebbe onesto e
coerente tacere quanto, proiettato nel momento di oggi, è il
suggerimento del suo esempio
e del suo insegnamento di
ieri.
Ebbene noi pensiamo ancora che i nemici di oggi sono
sempre l’ignoranza e la sopraffazione, noi pensiamo che
per la debolezza di ognuno di
noi e di noi tutti è sempre aperta una via di riscatto, noi
pensiamo che certe virulenze
possono sprigionarsi solo da,
corpi gravemente intossicati
e malati, noi pensiamo che
quando, come oggi, è ricattato
da diverse parti l’uomo può
difendersi se non si rifiuta all’azione di testimonianza, anche se gli può sembrare di essere rimasto solo su questa
via, anche se sa di dover affrontare momenti duri, momenti di isolamento, momenti di sacrifici.
In queste cose che ho cercato di dirvi non c’è un messaggio, ma una meditazione.
Roberto
— II Prof. Giorgio Spini è
presente oggi a Carrara per la
commemorazione di Jacopo
Lombardini. Gli chiediamo: in
che modo si può riproporre oggi la figura di Jacopo Lombardini e soprattutto cosa significa?
— Egli ha significato moltissimo per tutta una generazione
di giovani nata sotto il Fascismo. Porse è necessario ricordare per sommi capi questa figura affascinante di apostolo.
Veniva da una povera famiglia
operaia di Gragnana, alle porte
di Carrara, aveva studiato poi
per maestro, militante politicamente nel partito repubblicano,
interventista democratico nella
V guerra mondiale; poi durissimamente perseguitato, colpito
dal Fascismo, bastonato, ridotto alla miseria e costretto a vivere poveramente di lezioni private nell’incertezza di ogni cosa. In questo momento di supremo sconforto e suprema catastrofe, a vista umana almeno,
incontrò sulla sua strada rEvangelo cristiano, ebbe una profonda crisi religiosa, preparata del
resto dalla sua lunga milizia
mazziniana, e divenne evangelico e come tale, durante anni interi, continuò a percorrere i villaggi dei cavatori a Gragnana,
insegnando ad essi l’Evangelo ;
e nei momenti della più terribile fame e disperazione, dopo la
crisi del ’31, letteralmente condividendo il suo pane con chi
era affamato fino a spartirlo
con coloro che erano stati nelle squadracce fasciste e che lo
avevano bastonato. Più tardi
passò a Torre Pellice al Convitto dove ebbe un modesto
posto di insegnamento e anche
li continuò quest’opera di sollecitazione della coscienza e sul
piano religioso evangelico e sul
piano di un’umanità che non
poteva non confrontarsi con la
barbarie del Fascismo. Fu quindi scuola al tempo stesso, di vita religiosa e di antifascismo.
La sera deH’8 sett. a Torre Pellice partirono le prime organizzazioni partigiane di « Giustizia
e libertà ». In seguito Lombardini, a 54 anni e fisicamente
gracile, si un\ a loro e con loro
stette come commissario politi
La testimonianza di un carrarino
« Cari amici, non sono qui come rappresentante di un partito, ma bens’: come antifascista,
come rappresentante di tutti i
partiti democratici e movimenti democratici che noi vediamo
qui in questo piazzale antistante
la Scuola elementare di Gragnana che porta il nome di Jacopo Lombardini, uomo di grandi valori spirituali ed umani.
Ma prima di soffermarmi sulla figura di Lombardini, a nome del Comitato antifascista di
Gragnana rinnovo a voi che venite da lontano i nostri più cordiali saluti di fraterna amicizia;
perché con lo stesso umano sentimento abbiamo sentito il dovere, come compaesani del Lombardini, di dare un contributo
a questa commemorazione. Ma
penso che non sia stato questo
il solo motivo che oggi ci vede
qui radunati, il motivo penso sia
più serio... dopo 33 anni noi siamo qui radunati per ricordarlo
ancora come se fosse qui fra
noi, perché si può uccidere un
uomo, ma non i suoi ideali, i
suoi sentimenti quando questi
si rivelano umani e privi di
qualsiasi interesse personale.
Noi ricordiamo tutti i caduti, li
ricordiamo con devozione per il
contributo pagato, per averci
dato questa libertà che noi non
sappiamo mantenerci.
Oggi 25 aprile non si può ignorare la realtà, il nostro Paese
sta attraversando uno dei momenti più critici che la storia
ricordi. Ed è per questo motivo
che io dico a tutti noi: salviamo questa nostra Italia; salviamo quel po’ che vi rimane da
salvare ancora, senza aspettare
che sia troppo tardi, ma se il
nostro Paese è arrivato a questo punto la colpa è di tutti noi.
Ci siamo soffermati troppo a
lungo a vivere sugli allori, noi
credevamo d’aver estirpato il
male sino alle radici, invece
Un momento
del óonvegno
di Gragnana.
Parla Giorgio
Spini, gli siede accanto un
altro degli oratori, Giorgio Bouchard
co e al tempo stesso come una
sorta, diciamo cosi, di cappellano evangelico. Durante un terribile rastrellamento tedesco, per
non abbandonare un compagno
ferito, cadde nelle mani dei nazisti, fu selvaggiamente torturato ed infine spedito in campo di
sterminio a Mauthausen dove
ancora una volta la sua eccezionale forza d’animo brillò. Abbiamo le testimonianze di chi è
sopravvissuto intorno a questo
uomo che anche nelle condizioni più spaventevoli riusciva ad
avere una parola altissima di fede, di amore, di speranza in mezzo a questi disgraziati. Alla vigilia della Liberazione, egli fu
ucciso nella camera a gas e il
suo corpo fu cremato. Esiste
però in tutti noi che l’abbiamo
conosciuto, il ricordo profondissimo di una luminosa figura di
maestro.
no... Noi tutti dobbiamo sentirci un po’ responsabili di ciò che
accade, perché anche senza rendercene conto noi con il nostro
disinteresse, con il nostro menefreghismo, abbiamo lasciato
via libera a questi estremisti...
Ma, se mi è concesso, vorrei
anch’io a nome del Comitato
antifascista di Gragnana, a nome di tutti i cavatori di Carrara, rivolgere un appello alle B.R.,
e vorrei che queste mie parole,
deboli magari nella forma, ma
forti come le nostre cave di
marmo giungessero a questi brigatisti; a noi Carrarini non fate paura con le vostre minacce, non fu capace nemmeno il
nazifascismo a far evacuare la
città di Carrara, perché insorsero anche le donne (7 luglio
1944, n.d.r.), e scacciammo così
il nostro nemico che era più forte di voi... ».
(Dall’intervento del compagno
Bianchi, del PCI di Gragnana).
— Questo è il ricordo; ma che
cosa ci può insegnare oggi — 25
apriie di oitre 30 anni dopo —
la figura, l’opera, la qualità umana e, diciamo pure, ia dimensione storica di Jacopo Lombardini?
— Sì è vero; noi non dobbiamo trasformare queste commemorazioni in una specie di museo di anticaglie. C’è qualche cosa di attuale, di preciso: noi viviamo oggi in un’ora orribile del
nostro Paese. Noi che abbiamo
combattuto nella Resistenza, illudendoci che avremmo creato
una comunità, una società italiana più umana, più giusta, ci
ritroviamo invece davanti, ieri,
all’orrore del terrorismo nero,
oggi, davanti all’orrore delle
B.R. Ecco, ci domandiamo se
veramente non sia giunto il momento di ripensare in profondità e se non sia giunto il momento di ritornare a quell’unione di cui ho parlato prima a
proposito di questa luminosa
esistenza: unione della militanza politica dalla parte degli oppressi, degli sfruttati, di chi era
alla fame e alla disperazione e,
nello stesso tempo, di quest’altissima idealità di fede, di questa incandescente temperatura
morale che, mi si consenta, ho
paura che in qualche modo abbiamo lasciato decrescere in
quest’Italia. Ci siamo detti troppe volte; non facciamo moralismi, cerchiamo soluzioni politiche; e sii, certamente, continuiamo ad essere impegnati nella
lotta politica, però, ci domandiamo che lotta politica può mai
essere se essa non attinge le sue
ragioni più profonde, le sue scel
te esistenziali in una scelta di
ordine spirituale e di ordine morale? In questo senso il nostro
caro «Ja» è più vivo di prima
e direi più maestro anche se ormai, noi che eravamo ragazzi
negli anni ’30 abbiamo i capelli
bianchi; è più maestro che mai
proprio nell’ora tragica che stiamo attraversando : rapimento
Moro, B.R., sangue sulle nostre
strade ogni giorno, non crede?
— Dalla commemorazione all’attualità o forse al futuro. Ma
in questo caso chiedo un parere aiio storico quale lei è. Da
storico in quale chiave e in che
modo lei legge o leggerebbe tra
20 anni gli avvenimenti di oggi,
25 aprile 1978?
— Potrei dire che mi ha chiesto di parlare da storico e invece devo dire che mi toccherebbe parlare da profeta, che è una
cosa abbastanza diversa e un
mestiere molto scomodo. Io non
vorrei che quello che dico suonasse minimamente retorico per
le frasi convenzionali che si pronunciano ogni 25 aprile. Guardi, chi ha la mia età ha scolpito nella memoria quella sera
deU’8 sett.; stasera deciderai, e
deciderai tu, non c’è nessun altro che piglierà il tuo posto; o
fai una scelta per la lotta di liberazione in cui puoi lasciare la
vita oppure tradisci, ti metti
semplicemente alla finestra. Ecco una scelta che ognuno personalmente doveva fare. Non era
né il partito, né la classe, né
questo né quest’altro, eri tu che
dovevi scegliere ; sei disposto
anche a morire o no? Direi che
oggi in questo momento si ripropone una scelta analoga; noi
abbiamo bisogno, credo, lasciatemelo dire, di un grande atto
di pentimento di questo nostro
Paese. Perché anche le tigri
umane delle B.R., anche la canaglia fascista sono italiani come noi e il fatto che in Italia
ci sia questo, vuol dire che c’è
qualcosa di malato nella coscienza della nostra nazione,
nella coscienza della nostra società di cui ognuno di noi fa
parte. Ecco un grande atto di
pentimento, di decisione, sapere
una volta tanto quali sono le
ragioni ultime che ci spingono.
Credo che questo sia qualcosa
che attende le forze politiche,
sindacali, le organizzazioni certamente, però attende la coscienza e la chiarezza di ognuno
di noi.
TU PERSONALMENTE COSA FARAI STASERA?
6
19 maggio 1978
ALLE VALLI OGGI
I danni
chi
li paga?
Di fronte ad un uditorio composto da insegnanti e genitori,
donne in grónde maggioranza, lo
psicologo della Comunità Montana termina la sua esposizione,
quindi invita i partecipanti ad
uno scambio di esperienze. La
discussione si polarizza sui rapporti tra scuola e famiglia e subito una madre reclama l'attenzione dello specialista sul suo caso personale.
Ha un figlio vivacissimo, che
frequenta l’oratorio delle suore e
che quasi ogni giorno rompe
qualche cosa: alla famiglia giungono quindi sempre ingiunzioni
a risarcire i danni, sia ai compagni, sia alle attrezzature dell'oratorio. Ad un certo punto ì genitori^ dichiarano al bambino che sarà lui stesso a rimetterci, con i
suoi risparmi, sperando così di
frenare un po' la sua esuberanza.
Ma siccome anche il bambino
presta ai compagni i propri giocattoli, un bel momento la signora viene investita da un’altra madre indignata. Che cosa ha combinato stavolta il caro piccino?
Con una logica irrefutabile ha
ineunte all’altro bambino che
gli aveva demolito un giocattolo
di pagarglielo irnmediatamente,
minacciando, in caso contrario,
di picchiarlo in giusta misura.
La storiella in fondo è divertente, ma nessuno ride, perché la signora è veramente preoccupata.
Teme di aver dato al figlio
un’educazione sbagliata, impostata soltanto su rapporti di risarcimento dei danni, soffocando così
ogni impulso di generosità. Qualcuno interviene osservando che
un conto è rompere un oggetto
giocando, senza farlo apposta e
un altro è causare deliberatamente un danno alle cose altrui.
La signora non sembra convinta
perché all’oratorio anche per i
danni che si provocano giocando
è richiesta un’immediata contropartita in denaro e questo si può
anche capire: un ente privato,
che organizza un servizio richiesto dalla popolazione, non è ovviamente disposto a rimetterci,
lasciandosi sfasciare le attrezzature.
E nessuno si rifiuta di pagare,
perché dove non vi sono altre
possibilità, questo significa avere i bambini in mezzo alla strada.
Ma quando dalle strutture private si passa a quelle pubbliche,
il discorso è molto diverso: se vi
sono danni chi li paga? Le scuole
sono del Comune, sarà il Comune stesso a rimettere i vetri rotti, a far riverniciare le pareti, a
sostituire i banchi fuori uso. I
guai non si sa mai chi li ha combinali, non c’è la firma e in conclusione dalla scuola pubblica
non si può essere allontanati per
così poco.
Si sente dire comunemente
che la roba di tutti è roba di nessuno; il possesso dei privati, invece è tenacemente difeso e protetto. Ma per educare un bambino in modo responsabile, che cosa gli si dice, come lo si aiuta ad
affrontare questi problemi?
I modelli di comportamento
sociale della attuale generazione
traspaiono dietro agli interrogativi di una madre preóccupata.
Liliana Viglielmo
La scuola
contro ogni violenza
II Consiglio di Circolo di Torre Penice riunito in seduta ordinaria il 9 maggio 1978, di fronte
ai gravi fatti che si susseguono
con troppa frequenza condanna
ogni forma di violenza ed auspica un preciso impegno da parte
di tutte le forze sociali e in particolare della scuola perché la
democrazia conquistata a duro
prezzo giorno per giorno, dalla
Resistenza ad oggi, diventi una
realtà per tutti.
Invita quindi tutti gli operatori della scuola ad analizzare
con i ragazzi i significati del concetto di libertà e dell’uso che se
ne può fare.
____________________cronaca delle valli
Le corali valdesi a “Protestantesimo” in TV
Come SI è realizzato un programma molto impegnativo che andrà in onda lunedì 29
« Ma... lei è evangelico? Perché
sa, da come ha parlato si direbbe
proprio ohe lo sia...! ». Più di una
volta mi sono sentito rivolgere
una domanda di questo genere
nei 15 giorni che ho passato alle
Valli per realizzare una trasmissione televisiva di « Protestantesimo » sulla storia valdese attraverso il canto.
Lì per lì la cosa mi rattristava
un po’: sembra impossibile ohe
dopo 5 anni di televisione ancora non si sappia che « Protestantesimo » è una trasmissione realizzata non da giornalisti alle dipendenze della RAI, ma da evangelici alle dipendenze della Federazione. Ma poi mi sono detto
che in fondo è anche colpa nostra se le comunità non conoscono ancora abbastanza noi e il nostro lavoro. Del resto, fin dall’ottobre scorso, quando proposi al
gruppo televisivo della Federazione questo grosso impegno nelle Vaili (il primo in assoluto di
tali dimensioni) fra gli scopi che
avevo in mente non ultimo era
proprio quello di coinvolgere direttamente in una trasmissione
un gran numero di fratelli e sorelle. Questo scopo è stato certamente raggiunto: lo sanno bene
i rappresentanti delle corali che
ho bloccato per due delle loro
riimioni. Lo sanno bene i pastori
e i laici che ho messo al lavoro
per i testi esplicativi, per l’organizzazione, per l’ambientazione.
Lo sanno bene i quasi trecento
coralisti, membri di sette diverse corali delle Valli, che si sono
mobilitati a più riprese con una
disponibilità e una pazienza che
hanno commosso me e stupito i
tecnici della troupe (gente estranea all’ambiente evangelico ma
che ha lavorato per questa trasmissione al di là del dovuto,
ogni giorno fino a tarda ora): riprese sonore a Torre, a San Secondo, a Pomaretto. Riprese filmàte a Peironeu (Riclaretto), a
Pramollo, a Pinerolo, a Villar, al
Sibaud, a Bobbio dentro e fuori
della chiesa, a Torre. Ore di tensione, guardando con angoscia le
A Sibaud, ultime istruzioni prima di una delle tante registrazioni.
nuvole e lavorando negli insperati squarci che ogni giorno, salvo
in un caso, ci hanno consentito
di filmare. E di altrettanta tensione, (nascosta, fin che ce la facevo, dietro sorrisi, incoraggiamenti e... canti) per lo sforzo che
dovevo chiedere a decine e decine
di persone. Domenica 23, al Sibaud, sotto un cielo minaccioso,
ho fatto restare per più di due
ore centinaia di coralisti (fra cui
anche donne non più giovani) i
piedi sul terreno fangoso. « Silenzio,... attenti... pronti... via...
stop... ricominciamo... spostatevi
tutti dall’altra parte... pensate a
quello che cantate, qui i vostri
padri hanno giurato... pensate di
testimoniare a centinaia di migliaia di ascoltatori, fatelo con
zelo, per il Signore... ». Poi, scendiamo a Bobbio, a piedi. Altre
attese, si canta davanti alla chiesa, poi ancora attese, bisogna illuminare tutto il tempio per filmare in interno. Alle otto passate (avevamo cominciato alle tre!)
siamo ancora lì. Ormai quasi
non ho più il coraggio di esorta
re alla pazienza, ho Limpressione
che molti mi guardino come un
tiranno insensibile. Propongo di
ridurre eliminando un canto, ma
la risposta mi riempie il cuore;
no, continuiamo, e tutti rimangono fino alla fine. Questo programma di ferro era necessario
per contenere in termini accettabili i costi di una trasmissione
(oltre tutto per la prima volta a
colori) che già così superano del
triplo la spesa normale per un
numero di « Protestantesimo ».
Dunque, sia pure attraverso le
fatiche e i ritmi che ho dovuto
imporre, attraverso l’autoritarìsmo un po’ sbrigativo di cui talora ho fatto abuso, e i momenti
di nervosismo (la cosa era nuova
e difficile anche per me, la mia
esperienza è solo di qualche anno, e mai in programmi così
complessi) sia pure, dicevo, attraverso tutto questo, « Protestantesimo » si è avvicinato in
maniera ancora più intensa che
nel passato alle Valli valdesi, le
Valli con le loro corali ne sono
state protagoniste, i coralisti e
tanti altri fratelli e sorelle hanno
potuto rendersi conto di quello
che comporta mezz’ora di trasmissione in termini di tempo,
di costo, di impegno individuale
e collettivo.
Come verrà il programma? Al
momento in cui scrivo non ho
ancora visto la pellicola sviluppata, quindi sono sospeso alla
speranza che i colori siano belli
anche senza il sole e che nessun
altro incidente come quelli, numerosi, che hanno messo in difficoltà le riprese, intervenga da
qui alla messa in onda che, come
è noto, avverrà il 29 maggio. Ma
bella o brutta, modesta o ricca
che risulti la trasmissione, nulla
toglierà, per me, il valore dell’esperienza che ho vissuto per
15 giorni. Oso sperare che anche
per chi ha partecipato in loco a
questa esperienza la cosa abbia
avuto un po’ di significato in sé,
indipendentemente dalla trasmissione, per l’impegno comune, per
il ritrovarsi, per il cantare insieme in così gran numero canti di
storia, canti delle Valli e lodi del
Signore. Certo, devo guardarmi
dall’idealizzare troppo. Accanto
ai molti che credevano nel valore
di testimonianza e di predicazione di ciò che facevamo, alcuni altri sbuffavano un po’ dentro di
loro e altri ancora pensavano soprattutto all’apparizione in video. Al solito, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
L'esperienza si è conclusa la
mattina del 25 aprile a Pradeltorno. La corale di Angrogna ha
eseguito «E quei briganti neri...»
con la lettura di una lettera del
giovane partigiano valdese Renato Peyrot. Ci sono momenti in
cui la convinzione che ho maturato in tre anni di soggiorno alle
Valli (ad Agape), poi in tante altre occasioni e infine in questi 15
giorni, si fa certezza: questo popolo^chiesa conosce come tutti
gli altri, episodi di miseria, di viltà, di chiusura, di piccineria ma
insieme episodi di dignità che riscatta e di fede della più limpida.
Renato Malocchi
NEL CONSIGLIO COMUNALE DI LUSERNA S. GIOVANNI
Soffocato il dissenso
Venerdì 12 c.m. "La Stampa” di Torino riprendeva, liberamente adattata, la notizia che a Luserna San Giovanni, durante la recente seduta del
Consiglio Comunale, un consigliere del PCI prendendo la parola nel corso della commemorazione
dell’On. Aldo Moro, avrebbe accomunato la DC alle
Brigate Rosse. Alla notizia, grossolanamente imprecisa, faceva seguito — il giorno dopo — una chiarificazione (pubblicata in parte su "La Stampa”)
della locale sezione del PCI in cui tra l’altro si precisava la collocazione politica del consigliere in
questione. Bruna Peyrot, vale a dire indipendente
eletta nelle liste del PCI. Nella smentita pur prendendo le distanze dalle espressioni della Peyrot
« non certo adeguate alla circostanza e alla gravità
del problema » si precisava che il consigliere: « non
ha comunque accomunato le BR alla DC come si
può rilevare dai verbali della seduta ». La notizia,
nella versione « addomesticata e di comodo » della
"Stampa” — secondo il PCI — ha creato confusione ed insinuato il dubbio di mancanza di solidarietà tra le forze democratiche. Sulla questione
hanno preso inoltre posizione i gruppi locali di
Democrazia Proletaria, Lotta Continua, FGEI di
Luserna S. Giovanni con un volantino in cui, ricordando parte dell’intervento della Peyrot (« la DC
tenta di strumentalizzare la morte di Moro per rifarsi una verginità agli occhi della gente... »), si
condanna « la linea di emarginazione del dissenso »
operata dalla DC con l’avvallo del PCI.
Il volantino prosegue rilevando la tendenza attuale
della DC di rompere l’unità tra PCI ed « indipendenti » nel contrasto tra una linea d’opposizione e
la linea nazionale d’unità. Nel clima attuale di condanna del terrorismo — prosegue il comunicato —
sembra scomparire « il fatto che questo Stato sia
il frutto di 30 anni di governo DC ». Il comunicato
conclude con un’esplicita condanna delle B.R.:
« L'azione delle B.R. non mette in crisi solo lo Stato, ma attacca principalmente il movimento operaio che, nel generale spostamento a destra, vede
chiudersi sempre di più gli spazi di lotta ».
A titolo di cronaca dopo l’intervento della Peyrot, interrotto d’autorità dal sindaco, i capigruppo
hanno immediatamente sottoscritto una mozione
di dissociazione dalle dichiarazioni del consigliere.
Redazionalmente non siamo in grado di valutare l'episodio in tutti i suoi aspetti, non essendo
stati presenti di persona, ma per quanto si possano eventualmente fare delle riserve sui modi e sui
tempi dell'intervento del consigliere Peyrot, crediamo che in un ambito democratico debba esser
sempre salvaguardata la libertà di parola. Ferma
restando la libertà di dissociazione che è cosa ben
diversa della « criminalizzazione del dissenso ». A
completamento d’informazione riportiamo, qui
sotto, la lettera aperta di Bruna Peyrot.
g- P
La sera del 10 maggio, seduta
aperta del Consiglio Comunale di Luserna S. G.. il mio
intervento è stato interrotto alle prime battute dal sindaco
Martina che, nonostante avesse
il compito di garantire lo svolgimento democratico dell’assemblea convocata in seguito all’assassinio dell’on. Moro, invocava
irosamente il capogruppo del
PCI a zittirmi. Dopo la confusione seguita all’episodio, in un
clima di tensione esasperato dalla folla democristiana presente
in aula, è stato letto un comunicato congiunto dei capigruppo che si dissociava dalle mie
affermazioni.
Sono stata eletta indipenden
te nella lista PCI e non ho mai
preteso che tutti fossero d’accordo con le mie affermazioni,
ma rivendico il mio diritto di
espressione e di giudizio politico, senza essere interrotta ed essere oggetto di denigrazione
pubblica: se non era chiaro che
il mio intervento era a titolo
personale e non di gruppo, me
lo si poteva chiedere democraticamente, senza scene di isteria
collettiva.
Questo fatto è un grave atto
di intolleranza verso chi esprime il proprio dissenso di fronte
ad un astratto ed artificiale unanimismo che dimentica le reali
contraddizioni del paese, stretto
fra disoccupazione, crisi econo
mica, disgregazione sociale e politica, malgoverno, corruzione
delle istituzioni e strategia della
tensione e si situa in quella linea politica, portata avanti, in
primo luogo dalla D.C., di criminalizzazione del dissenso, di accusa di fiancheggiamento al terrorismo e di calunnia verso
chiunque osi ricordare come la
D.C. ha governato in questi anni ed esprimere mediante la lotta collettiva e democratica il bisogno di cambiare questa società e queste istituzioni. Così
si cerca di far passare come potenziali criminali o brigatisti, le
donne, gli studenti, gli operai
che dicono no all’uso di questo
clima di caccia alle streghe per
fare approvare leggi speciali
che non colpiscono i terroristi
(rinefficienza di questi giorni fa
testo), bensìj l’area della sinistra
(come testimoniano gli arresti e
le perquisizioni indiscriminati
verso molte avanguardie di fabbrica).
La mia condanna del terrorismo è ferma e precisa, come altre volte ho espresso in Consiglio Comunale, perché il terrorismo con la sua strategia della
destabilizzazione, innesca una
risposta violenta del potere che
si scarica in primo luogo sui lavoratori, sui democratici e colpisce gli spazi di democrazia
reale, conquistata duramente e
con molti morti sulle piazze, in
questi anni dal movimento operaio che nonostante tutto tiene
di fronte ai ripetuti attacchi infertigli.
La versione data, inoltre, da
« La Stampa » e « La Gazzetta
del Popolo » all’episodio è completamente falsa come risulta
anche dagli atti del verbale del
Consiglio e serve solo a creare
ulteriori confusioni, magari orchestrate con perizia dalla locale D.C., tesa a portare avanti
una politica di « adeguamento »
verso il PCI che finora si era
mantenuto all’opposizione, sbattendogli in faccia gli accordi
nazionali e operando affinché
rompa con gli « indipendenti ».
Pur nella gravità estrema del
momento e nell’espressione della sincera solidarietà con le vittime e le famiglie di questi assassinii, non dobbiamo rinunciare ad essere espliciti e denunciare la situazione di completo
sfacelo a cui è stata portata l’Italia in 30 anni. È molto pericoloso il ragionamento di coloro i
quali sostengono la necessità di
misurare le parole in nome della gravità della situazione politica attuale. Questa è la strada
che domani può portare al silenzio qualsiasi voce di dissenso e forma di lotta (scioperi,
vertenze...) perché non «consona al clima politico ».
Bruna Peyrot
7
19 maggio 1978
CRONACA DELLE VALLI
il
1
T'
if ■
Í
i
Il cancro fa paura
ma bisogna parlarne
Interessante dibattito sui « tumori femminili »
Giovedì 11 maggio si è aperto
il I ciclo di incontri indetti dalla Comunità Montana nella sala comunale di Viale Rimembranza con la trattazione del
tema « Prevenzione dei tumori
femminili ».
All’inizio brevi interventi da
parte del presidente P. Longo,
dell’assessore M. Armand-Hugon
e del dott. F. Agli che hanno
puntualizzato come il servizio
consultoriale in valle si inserisca nel quadro più ampio dei
servizi per la tutela della salute ed hanno specificato l’importanza della partecipazione « per
poter prevenire ».
Il dott. G. Villianis ha poi introdotto l’argomento della serata presentando il lavoro di ricerca svolto da parte di tirocinanti del servizio di assistenza
sociale sulle cause di morte delle donne residenti in valle dal
’67 al ’77.
Il dott. Villianis ha fatto presente che per diminuire le cause di morte è anzitutto essenziale la conoscenza di tali cause e successivamente la verifica
di quanto abbiano inciso gli interventi adottati per rimuoverle.
Ha poi preso la parola il prof.
M. Narcisi; egli ha puntualizzato vari aspetti partendo dal principio che la lotta contro il cancro si conduce educando le persone e creando i presupposti
per operare in questo settore. Il
cancro è malattia sociale e come tale va combattuta dalla collettività attraverso una- ..lotta
partecipata, è inoltre necessario
creare strutture solide (studio
delle mappe di rischio, una assistenza sanitaria, ecc.). Da non
sottovalutare poi la barriera psicologica che si erge di fronte a
questo argomento, aspetto che
è indice di diseducazione del
cittadino.
Il cancro non è incurabile: se
le cifre possono spaventare rimane importante attuare la prevenzione che è garanzia di salute.
Il prof. Narcisi ha definito
LUSERNA
SAN GIOVANNI
INCONTRO MUSICALE
con le Corali di S. Germano e S. Giovanni nel
Tempio dei Bellonatti sabato 20 maggio, ore 21.
Sono tutti cordialmente
invitati.
prevenzione primaria l’individuazione delle cause che determinano i tumori; prevenzione
secondaria l’individuazione delle
malattie che potrebbero trasformarsi in tumore; prevenzione
terziaria la diagnosi precoce
(guarire il malato al primo stadio della malattia). Successivamente ha elencato le cause che
possono provocare tumori al seno, al collo e al corpo dell’utero
per soffermarsi poi sui sintomi
eventuali cfié' la donna stessa
può tempestivamente rilevare se
informata e preparata.
L’asserzione del prof. Narcisi
circa una presunta pericolosità
dei contraccettivi a base di
estrogeni ha provocato la reazione del medico ginecologo del
Consultorio che l’ha contestata
con argomentazioni scientifiche.
Per questa ed altre affermazioni l’impostazione di fondo
del discorso è parsa ad alcuni
di ispirazione cattolico-moralistica (ad es. nel collegamento
fatto fra scarsa frequenza dei
tumori all’utero e verginità. Secondo il medico le religiose ne
sarebbero quasi esenti).
L’oratore ha giustamente precisato, tra l’altro, che per ridurre il rischio del tumore femminile occorre principalmente modificare le condizioni di lavoro e
di ambiente di tanta parte della popolazione femminile. Sarebbe a questo proposito utile che
l’interessante indagine della Comunità Montana a cui abbiamo
accennato più sopra potesse essere completata in rapporto non
solo alle fascie di età e di provenienza delle donne decedute
in valle negli ultimi dieci anni,
ma anche in relazione alla loró
attività lavorativa.
Il pubblico numeroso e partecipe ha dimostrato quanto gli
argomenti previsti nel ciclo in
questione siano sentiti e attuali.
Proseguono gli interessanti incontri
pubblici sulla salute femminile promossi dalla Comunità Montana Val
Pellice. Giovedì 25 mtiggio alle 20,45
nel Salone Comunale di Torre, si dibatterà sulla « contraccezione ». Introdurranno la dott.ssa Volante e il dott.
Visentin. Tutti possono partecipare.
FRALI
POMARETTO
• L’Assemblea di .Chiesa che
ha avuto luogo sabato sera è
stata positiva sia per il numero
dei presenti, sia per la buona
partecipazione alle discussioni
sui vari punti all’ordine del
giorno.
La relazione morale presentata dal concistoro è stata approvata ma non discussa, avendo
l’Assemblea votato di rinviare
alla seduta di ottobre eventuali
critiche e proposte.
Il problema finanziario è stato invece ampiamente discusso
anche in considerazione del preventivo richiesto dal Distretto
per il prossimo anno.
La stessa Assemblea ha infine votato quali deputati alla Conferenza Distrettuale ; Ferdinando Girardon, Alberto Bellora,
Marco Pasquet. Deputati al
Sinodo : Dino Gardiol, Livio Gobelio, Enrico Charbonnier.
• A Pentecoste, durante il culto, sono stati battezzati: Beneccbio Raffaele di Gianni e Ornella Gönnet, Cannariato Andrea e Emanuele di Giuliano e
Vera Pavout, Sogni Debora di
Eugenio e Nadia Malan.
Il Signore accompagni questi
bimbi ed aiuti i loro genitori
nell’impegno che hanno assunto
davanti a Lui ed alla Chiesa.
• Il Gruppo Pilodrammatico di
S. Giovanni, in collaborazione
con TU.D.A.V.O., organizza per
venerdì, 19 maggio p. v. alle ore
21 nella sala Albarin di Luserna S. Giovanni, g. c., una serata
con l’intervento dei « BACHAS »
che canteranno e suoneranno
arie popolari occitane.
Ingresso libero.
Il 25 marzo scorso è nata Simona, di Nicoletta Richard e
Giovanni Breuza. Siamo lieti
con la famiglia per quest’evento,
soprattutto perché Simona può
ancora contare sui nonni (Pierina Grill e Sergio Richard), sui
bisnonni (Enrichetta Bounous e
Aldo Richard) e sulla trisnonna
(Caterina Martinat). Una circostanza felice e non comune!
• Dopo una prova estenuante
affrontata con fermezza e serenità, il 14 aprile scorso è deceduto a Pomaretto il nostro fratello Francesco Rostan di Ghigo a soli 50 anni.
A tutti coloro che sono stati
toccati, da questo lutto va la nostra partecipazione fraterna,
sincera e solidale.
X» Domenica 23 aprile il culto
è stato condotto dal pastore Alberto Taccia, che a nome della
Tavola e della chiesa di Prali
ha salutato il pastore Bruno Rostagno, in missione per sei mesi in Uruguay, ed ha accolto
Renzo Turinetto arrivato per
sostituirlo durante la sua assenza.
• Nel pomeriggio abbiamo avuto il consueto animato bazar
che è riuscito molto bene (quasi 1 milione d’incasso). Grazie
ai donatori, ai collaboratori, agli intervenuti.
• • Sabato 29 aprile abbiamo
ospitato una rappresentazione
per ragazzi predisposta in collaborazione dal nostro Comune
con la Comunità montana delle
valli Chisone e Germanasca e la
Provincia di Torino. Quattro
giovani allievi del Teatro Stabile di Torino hanno prodotto uno
spettacolo musicale di Emilio
Jona e Sergio Liberovici ( « Se
ascoltar mi state »). È Tautobiografia di una contadina e di un
operaio dal 1900 fino alTultimo
dopoguerra, corredata da alcune forme di espressività popolare su fatti di cronaca nera e di
cronaca politica. Abbiamo molto apprezzato l’entusiasmo e la
comunicativa dei bravi attorimusicisti (due ragazze e due ragazzi).
• Domenica 7 maggio sei componenti la nostra Corale sono
andati a Milano per l’annuale
«festa di canto» (circa 400 partecipanti, di cui 250 «cantori»).
• Chiudiamo con la partenza
di due nostri giovani per il servizio militare: Corrado Rostan
di ergere e Fulvio Rostan di
Ghigo. Con loro sono partiti anche il nostro pensiero e specialmente l’augurio che non «trovino troppo lungo... ».
Hanno collaborato a questo
numero: Archimede Bertolino ■ Franco Carri - Dino
Ciesch - Franco Davite - Dino
Gardiol - Giovanni Lento Luigi Marchetti - Luigi Santini - Renzo Turinetto - Evelina Vigliano.
Incontri sullo difesa
della salute
Consultazioni a Pomaretto sui
problemi della salute é sui servizi sociali.
La Commissione Servizi Sociali d’intesa con l’Amministrazione Comunale, indice una serie di assemblee per dibattere
con la popolazione il problema
della difesa della salute e dei
servizi sociali già funzionanti o
da istituirsi.
Come è risaputo, in questo
momento vi sono difficoltà ed
incertezze nel procedere verso
la costituzione dell’Unità Locale dei Servizi (U.L.S.) che sarà
l’organismo delegato a promuovere e a coordinare per ciascuna
zona gli interventi nel settore
sanitario e sociale.
Ritenendo che questi problemi tocchino da vicino l’intera
popolazione si fa un caldo invito a tutti a voler essere presenti.
Le assemblee saranno le seguenti :
Sabato 20 maggio - Praz. Chiabrera-Centrale - ore 15.
Sabato 20 maggio - Borg. Masselli c/o Flavio Micol - ore 17.
Sabato 3 giugno - Borgata Pons
- ore 15.
Sabato 3 giugno . Capoluogo
c/ Centro d’incontro.
PERRERO-MANIGUA
• Domenica 21 maggio, con inizio alle ore 14,30, si terrà a Perrero l’annuale Bazar. Tutti sono
cordialmente invitati a partecipare.
• Sempre domenica 21 maggio,
la comunità di Maniglia riceverà
la visita della scuola domenicale
di Luserna S. Giovanni. Per l’occasione il culto sarà spostato alle
ore 10,30 e avrà luogo nel tempio.
Il culto sarà tenuto dai bambini
della scuola domenicale di Luserna, che così porteranno il loro
messaggio. Anche i bambini della scuola domenicale di Maniglia
sono invitati ad unirsi ai loro
coetanei per il culto, il pasto in
comune e la gita che avrà luogo
nel pomeriggio.
A proposito
del costume valdese
Sono grata alle catecumene di Pomaretta per la proposta da loro lanciata, tramite « L’Eco-Luce » del 5
maggio scorso, di indossare più frequentemente il costume valdese. Ho
aderito con slancio a questa iniziativa
e, anche se a Pentecoste ero la sola
della mia comunità, in costume, mi
sono sentita idealmente vicina alle
ì( Pomarine » e mi auguro che la loro
proposta sia accolta e seg"ita da
molte.
Enrica Malan Benech
SAN SECONDO
• La Scuola Domenicale ha
concluso il suo anno di attività
con una gita a Pian Prà, favorita da una eccellente giornata.
Oltre 30 bambini, alcune monitrici e genitori hanno trascorso
insieme questa giornata di distensione. Ringraziamo i due ragazzi della Scuola Domenicale
di Rorà che ci hanno fatto da
guida tutto il giorno.
• All’età di 89 anni è mancata
Giulia Gardiol v. Godino a Costagallina. I funerali si sono
svolti lunedì, 15 maggio con
grande partecipazione di conoscenti. Ai figli in Italia ed in
Canada ed alle loro famiglie
rinnoviamo il nostro affetto fraterno.
• Un pensiero di solidarietà anche a Giuseppe Zeppegno (Miradolo) per la morte della mamma.
ANGROGNA
Un’agape fraterna, sabato 13
nella Sala, ha visto riuniti il
Concistoro di Pomaretto con
quello di Angrogna. L’incontro,
il secondo della serie, si situa
nel quadro di imo scambio di
opinioni tra fratelli impegnati
sullo stesso « fronte ». Questa
volta la riflessione si è appuntata sulla questione del disarmo. Alcuni interventi hanno sottolineato l’importanza che può
avere il peso delTopinione pubblica contro l’indifferenza e il
conformismo generali. E in questo senso, in vista della imminente sessione delTONU sul disarmo, sono state sottoscritte
dai presenti due lettere indirizzate alTon. Andreotti (capo
della delegazione italiana alTONU) richiedendo: «un reale
processo di disarmo, il cui risparmio venga investito in ricerche per la pace ». Al termine
della serata, organizzata con cura dall’Unione Femminile, ci si
è lasciati con l’augurio di sviluppare ulteriormente questo tipo di contatti e di reciproco arricchimento.
• Sabato scorso, dopo il colloquio dei catecumeni con il Concistoro, abbiamo avuto un pomeriggio di proiezioni con tutti
i bambini delle Scuole Domenicali. Ci rivedremo ancora tutti,
domenica 21, per la gita a Rorà. 11 nostro pullman partirà
alle 9.30 da S. Lorenzo. Il rientro è previsto per le 19.
• Segnaliamo che sabato 20 e
domenica 21 maggio, alle ore 21,
il Gruppo Teatro Angrogna presenterà « Pralafera 1920 », uno
spettacolo storico ed attuale.
• A tutti ricordiamo che il Bazar si svolgerà domenica 28, nella Sala, a partire dalle 14.30. In
serata, alle 21, il Gruppo Teatro
Angrogna replicherà « Pralafera
1920 ». L’ingresso è libero.
Le eventuali offerte raccolte
saranno destinate agli stabili
della nostra chiesa.
• La riunione del Concistoro è
aggiornata a sabato 3 giugno
alle ore 21.
• La domenica di Pentecoste,
durante il culto al Serre, è stato
battezzato il piccolo Claudio
Travers. Ai genitori e alla comunità l’impegno di una educazione ispirata dalla Parola di
Dio.
TORRE PELLICE
• Sabato 6 ha avuto luogo il
funerale di Maddalena Maria Piston; ai familiari rinnoviamo la
nostra simpatia fraterna.
• Domenica 7 è stata battezzata Paola Borno ai Coppieri durante il culto. Il Signore benedica questa bambina ed i suoi, aiutandoli a mantenere gli impegni
assunti nei suoi confronti.
• Si sono sposati sempre ai
Coppieri domenica 14 Marcello
Messina e Viviana Paschetto.
• Sabato 13 ha avuto luogo nel
tempio dei Coppieri il preannunziato concerto dei ragazzi diretti dal maestro Desio. Il pub'
blico numeroso ed attento ha
seguito con molta attenzione e
partecipazione l’esecuzione impegnata dei giovani musicisti.
Un grazie ad Attilio Pasquet
ed ai giovani delTUnione per la
sistemazione del palco ed il rinfresco offerto nella sala.
CHISONE - GERMANASCA
Un premio di monticazione
Il Servizio di Coordinamento ed Incentivazione Agricola comunica che anche per quest’anno si accettano le domande per il premio di monticazione
relative al bestiame bovino, ovino e caprino.
Le domande possono venir presentate presso i Comuni, dove un incaricato
della Comunità Montana sarà a disposizione degli allevatori, secondo il seguente calendario:
Martedì 6 giugno, ore 8,30 : Plragelato. Municipio; ore 10,30 : Usseaux,
Municipio; ore 14,30 : Perosa Argentina, Municipio; ore 16,30: Pomaretto,
to. Comunità Montana.
Mercoledì 7 giugno, ore 8 : Fenestrelle. Municipio; ore 10,30 : Roure,
Municipio; ore 14,30 : Inverso Pinasca, Municipio; ore 16 : Rinasca, Municipio.
Martedì 13 giugno, ore 8 : Frali,
Municipio; ore 10,30 : Salza di Pin.
Municipio; ore 11,30 : Massello, Municipio; ore 14 : Ferrerò, Municipio.
Mercoledì 14 giugno, ore 8: Pramollo. Trattoria Genzìanella; ore
10,30 ; S. Germano Chis., Municìpio;
ore 15 : Porte, Municipio; ore 16 : Villar P., Municipio.
Per il bestiame bovino occorre presentare il foglio di risanamento aggiornato (validità un anno).
AVVISI ECONOMICI
TRASLOCHI e trasporti per qualsiasi destinazione, preventivi a richiesta : Sala Giulio, via Belfiore, 85
Nichelino, tei. (OH) 62.70.463.
Egli ha abbattuto le mie forze
durante il mio cammino,
ha accorciato ì miei giorni.
Salmo 102: 23
Dopo lunghe sofferenze sopportate
con forza e dignità, il 17 aprile scorso
il Signore ha voluto chiamare a Sé
Francesco Rostan
di Ghigo, di anni 50
I familiari desiderano ringraziare
tutti coloro che hanno visitato il loro
caro congiunto e che sono stati vicini
a lui e a loro con la simpatìa e la solidarietà.
Prali, 10 maggio 1978
GioieLLemn BORRO
di Borno Emanuele & Delmastro
Concessionario autorizzato
• • ETERNO Royal ^^uartz
LONGINES
s.n.c.
Suisse
©CITIZEN
FASrO ASSORTIMENTO CROCI UGONOTTE
LABORATORI ASSISTENZA E OREFICERIA
Via Trieste, 24 - PINEROLO - Telef. 31.17
8
8
19 maggio 1978
DOPO L’ASSURDO ASSASSINIO DEL 9 MAGGIO E’ INIZIATO IL « DOPO MORO »
L’Italia al buio
Si delineano due contenuti per il cordoglio del nostro Paese:
naturale ma pericoloso, l’altro difficile ma insostituibile
uno
Non sono i diversi appimtamenti elettorali di questo periodo che ci appaiono come un bivio per il nostro Paese, bensì due
diversi contenuti del cordoglio
che l’Italia sta vivendo per l’orrendo assassinio di Aldo Moro.
Questo cordoglio è vasto e sgomento. Non è solò quello di una
famiglia chiusa come un pugno
nel suo dolore e nel suo polemico monopolio di ciò che resta
dello statista democristiano; non
è solo quello di un partito che vive collettivamente la sensazione
dell’essere diventati orfani; ma
è anche quello di milioni di cittadini che nella violenza mortale
esercitata su Aldo Moro sentono un tremendo colpo inferto all’intera convivenza civile che si è
rivelata paurosamente inerme e
indifesa.
NECROLOGIO
Ma che contenuto ha questo
cordoglio? Senza mettere in dubbio la sincerità del dolore, in
questi giorni il cordoglio rischia
di prendere la via del necrologio,
dell’elogio del defunto. Via naturale, molto latina, comprensibile,
ma pericolosa. Così tra le tante
NEL PROSSIMO
NUMERO
■ Operare per una società rinnovata, di Ermanno Rostan.
■ Tina pagina sui lo anni del Centro Jacopo
Lombardini, a cura di
Giuseppe Platone.
■ Il raduno delle corali
a Milano e il centenario della chiesa di
Coazze.
■ La posizione delle chiese
di fronte alla questione
nucleare, di Roberto
Peyrot.
cose dette e scritte da personalità della politica, della cultura e
della religione, ricordiamo quelle
del cardinale Pellegrino ohe ha
svolto un parallelo tra Cristo e
il « fratello innocente » (termine
usato più volte anche dal papa);
0 quelle di Raniero La Valle
(scritte per altro prima del ritrovamento del corpo di Moro) che
accostano la vicenda di Moro a
quella di Giobbe e in cui l’elogio
funebre giunge a capovolgere il
senso del testo biblico per cui al
Giobbe biblico che alla fine è
portato a dar ragione a Dio che
lo interpella si sostituisce un
Giobbe-Moro a cui Dio darebbe
ragione nella sua polemica con
1 suoi amici-avversari (Paese Sera, 7.5). Per non parlare dei casi
in cui l’elogio sfocia nell’apoteosi
e nella previsione della sua beatificazione, avanzata per esempio
dal Generale dei capuccini (La
Stampa, 12.5).
Elogio umanamente comprensibile, dicevamo, denso anche di
pietà religiosa, eppure pericoloso per ciò che può legittimare.
E’ Giorgio Bocca, nella sua abituale crudezza, a rilevarlo; « fare l’elogio funebre di Moro dimenticando la generale autocritica, il generale esame di coscienza serve a poco, anzi serve a far
nascere male il rinnovamento da
tutti ritenuto necessario» (La Repubblica, 11.5). Al di là delle intenzioni di chi tesse un sincero
elogio, questo tende a stingere
dall’uomo sul partito, sulla gestione dello stato, a coprire responsabilità col manto del martirio. « Non rinneghiamo una virgola del nostro passato », ha affermato in P.za del Duomo a Milano il 'Segretario provinciale della DC nella prima commemorazione di Moro il giorno stesso
dell’assassinio. Pur non voluto,
l’effetto del necrologio di Moro
è la possibilità offerta a chi non
intende cambiare, di rafforzare
la propria posizione, di sfruttare
politicamente il cadavere di un
uomo, di mettere il marcio al riparo di un nome ormai intoccabile.
Grazie a Dio non è il solo contenuto possibile del cordoglio in
cui il Paese è piombato il 9 maggio. Certo in un paese che si vuole in gran parte cristiano, dovrebbe essere spontaneo, di fronte ad un lutto, non porre al centro il defunto e l’esaltazione delle sue virtù, bensì il Signore della vita che ci richiama al senso
del nostro peccato di cui la morte è il salario e ci rivolge un appello al ravvedimento. Purtroppo è invece un atteggiamento che
ci sembra emergere solo qua e là
e solo per accenni. Così le parole
di Zaccagnini a tribuna politica
giovedì 11 suonavano diverse rispetto alle dichiarazioni quasi
altezzose fatte la settimana prima a Pavia ( « Il nostro è un vessillo bianco che non conosce violenze »), con gli accenni alla necessità di un esame di coscienza
e al sentirsi « tutti diversi » dopo
la morte di Moro. Ancor più significativo il gesto che va al di là
delle parole del ministro Cossiga
che si è dimesso, primo uomo
politico a sottrarsi alla legge della schiavità del potere. Ma si
tratta — almeno per ora — soltanto di accenni, di indizi di
cambiamento, a cui per altro fa
riscontro il coro di chi il cambiamento lo esige e lo attende
soltanto dagli altri.
RAVVEDIMENTO
E invece abbiamo bisogno di
qualcosa di più di qualche accenno ad un cambiamento e questo
lo possiamo trovare solo in un
cordoglio dal contenuto forte e
chiaro che prenda la via non del
necrologio, ma del ravvedimento.
Dietrich Bonhoeffer nel ricordare che Lutero traduceva il « fare cordoglio » di Matteo 5: 4 con
«portare dolore» diceva: «La
comunità dei discepoli non si
scuote di dosso il dolore come se
non la toccasse per nulla, ma lo
porta ». E’ chiaro che questo
« non scuotersi di dosso », questo « portare » il dolore significa
accettare il giudizio che è implicito nel dolore, sottomettervisi,
in una parole confessare il proprio peccato, ravvedersi. E’ questa la condizione indispensabile
perché si verifichi un vero cambiamento.
Esiste concretamente la possibilità di questa via alternativa,
così poco naturale e così poco
latina, l’alternativa di un cordoglio non fatto di necrologi ma di
ravvedimento? Non c’è da essere
molto ottimisti in questo senso.
Ma l’Evangelo non ci chiede di
essere ottimisti, ci chiede di impegnarci. E come credenti non
abbiamo certo da aspettare sperando che questa via diventi
maggioritaria o popolare per imboccarla. Oggi la comunità dei
credenti, a qualunque confessione appartengano, ha la precisa
responsabilità di indicare questa
via alternativa percorrendola in
prima persona e chiamando altri ad unirsi. E’ la sola speranza
che il nostro Paese esca non solo
daH’escalation della violenza ma
anche dalla spirale di un rifiuto
del giudizio sempre più caparbio
e sempre più autodistruttivo.
Franco Giampiccoli
CAMPAGNA ABBONAMENTI SEMESTRALI 1978
Gratis il giornale
da ora fino a luglio
a chi sottoscrive un abbonamento luglio-dicembre
■ L’impegno di pastori e consigli di chiesa per
il sollecito dei morosi — dopo il rendiconto
pubblicato nel numero del 21 aprile, scorso
— ha dato i suoi frutti e una buona parte
degli abbonamenti... dati per dispersi sono
stati rinnovati.
■ È ora il momento di impegnarsi come chiese
e come singoli a promuovere una campagna
di abbonamenti semestrali che ci avvicini ulteriormente alla meta della media di un abbonamento ogni 4 membri di chiesa.
■ Non dimenticate che per diffondere il giornale è indispensabile un contatto diretto, una
testimonianza personale a cui faccia seguito
l’invio del giornale.
Mandateci quindi l’indirizzo di uno o più conoscenti a cui avete già parlato dell’Eco-Luce. Invieremo gratuitamente due numeri di
saggio e in seguito una proposta per un abbonamento semestrale.
■ Chi sottoscrive ora un abbonamento semestrale luglio-dicembre 1978 riceverà il giornale
gratuitamente da ora al 30 giugno.
Abbonamento semestrale L. 4.000
con sconto per le chiese
(almeno 4 abbonamenti) L. 3.500.
La « rivoluzione culturale »
cinese sta cambiando rapidamente e profondamente. È, ancor fresco in noi il ricordo del
1974, l’anno delle « violenti campagne, in Cina, contro i musicisti occidentali, specialmente Beethoven, il "rappresentante del
feudalesimo”, e Schubert, la cui
"Sinfonia incompiuta” era giudicata "piena di sentimenti piccolo-borghesi”. Per non parlare di
Debussy^ la cui musica era "l'autoritratto d’un’anima ripugnante” ».
Il giornale « Renmin Ribao »
scriveva allora che « i pezzi musicali borghesi non sono altro
che strumenti di propaganda,
che la borghesia utilizza per impadronirsi del potere politico e
per consolidarlo. Essi non fanno altro che riflettere la vita im
Ìla settimana internazionale
a cura di Tullio ViolaJ
Comitato di Redazione: Bruno BeU
lion. Giuliana Gandolfo Pascal, Marcella Gay, Ermanno Genre, Giuseppe Platone, Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto SbafR,
Liliana Vigfielmo.
Direttore: FRANCO GIAMPICCOLI
Dirett. Responsabile: GINO CONTE
Redazione e Amministrazione: Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - C.C.P. 2/33094
intestato a: «L'Eco delle Valli •
La Luce ».
Redazione Valli : Via Arnaud, 25 •
10066 Torre Pellice.
Abbonamenti: Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annue
10.000 . sostenitore annuo 15.000.
Una copia L. 200, arretrata L. 250.
Cambio di indirizzo L. 100.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza, larghezza 1 colonna : commerciali L. 120 - mortuari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarieU : c.e.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175,
8 luglio I960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Pellice (Torino)
V_____________________________________^
La Cina e la musica
putridità e i sentimenti decadenti della borghesia. Quelli che
(in Cina) li esaltano, sono dei
nichilisti dell'arte nazionale ».
Nel marzo 1977, fortunatamente, « le autorità hanno riconosciuto che Beethoven, al contrario, era "il rappresentante della
sua epoca nel combattimento
contro il feudalesimo”. Era venuto il disgelo! Pochi giorni fa,
18.000 cinesi, in uno stadio coperto, hanno potuto ascoltare la
"Sinfonia del Nuovo Mondo” di
Dvorak, e il capo della Società
filarmonica non ha esitato d'annunciare che verrà prossimamente eseguita la "Seconda sinfonia di Brahms” (opera proletaria, se mai ve ne fu una al
mondo) ».
Domenica 23.4, alla TV francese si è assistito, in diretta (via
satellite), ad un concerto trasmesso da Pechino. « Tra il pubblico, autorità cinesi fra le più
alte dello Stato. Il programma
comprendeva, oltre a due opere
contemporanee cinesi, V "Ouverture del carnevale" di Berlioz e
la "Sinfonia eroica” di Beethoven. Esecutrice: la Società filarmonica centrale della Cina; Sede: la sala delle "Minoranze nazionali" nel centro di Pechino,
vicino alla piazza Tien-An-Men.
Brevi ma nutriti applausi hanno accolto il direttore dell’orchestra, Han Zhong-jie, di 58 anni, un uomo che è passato attraverso tutti i flussi e i riflussi della politica musicale cinese. Nul
la di strano dunque che egli conosca, con tanta familiarità, le
musiche occidentali e che le diriga tanto bene. Un’esecuzione,
viva e vibrante, del "Carnevale
romano", totalmente priva di
"esotismo” ».
Di grande interesse sono apparsi i due pezzi cinesi.
1 ) « Composizione di Chen Peiscun, che porta per titolo i due
primi versi: "Nel mio cuore,
un’onda sale tanto alta quanto
quei flutti", ispirata a un poema
del presidente Mao. Un quadro
sinfonico contemplativo, molto
gradevole, ben scritto in uno
stile pre-impressionista che assomiglia a quello della “Vitava"
di Smètana ».
Doni Eco-Luce
DONI DI L. 3000
Eynard Giancarlo, Bergamo; Giuliani
Giovanni, Roma; Papale Maria, Vitulazio; Campbell Donald, Alte Ceccato
(Vi); Boggìo Anna Maria, Torino; Pons
Evelina, Torino; De Bottini Ada, Torre
Pellice; SbafR Roberto, Roma; Rostan
Adolfo, Cascine Vìca ; Cirica Domenico,
Roma ; Rocco Fulvio, Roma ; Biblioteca
Chiesa valdese, Verona; De Ambrosi
Sergio, Milano; Mariani Margherita, Bologna; Gruppo evang. battista, Milano:
Lotti Schöpft in Papiccio, Terrasini ( Pa ) ;
Albano Lena Santina, La Maddalena ;
Jahier Cossi Mirella, Bologna; Pinardi
Simonetta, Milano; Fonio Bianca, Cannerò; Notar! Vincenzo, Lusiglè; Romeo
Domenico, Reggio Calabria; Lecce Gennaro, Mariglianella ; Pons Ezio, Torino;
Ricci Mingan! Lisetta, Salea d'Albenga;
De Langes Jeanne, Venezia; Rivoira Eli,
Luserna ; Tourn Franco e Adriana, Rorà ;
Rollier Mario, Milano.
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Mantelli Giovanni, Alessandria; Fiorio Alberto, S. Giorgio a Cremano;
Cacciar! Bogo Evelina, Venezia.
DONI DI L. 1000
Micheletti Elena, Bergamo; Caviglione
Angela, Torino; Leonardi Gianfiliberto,
Enemonzo.
DONI DI L. 1500
Bocchiardo Silvio, Porte; Rostan Aldo,
2) « Concerto per piano e orchestra "Tifone", lavoro più ambizioso del precedente, che fu
già vietato dalla "banda dei 4".
Ambizioso perché ogni suo movimento è stato composto da un
musicista diverso. Perché fu vietato? Forse perché di qualità discutibile? Non lo sappiamo. Fra
i quattro compositori il solista
Liu-Che-kouen: essi sembrano essersi accordati per utilizzare
tutte le rispolverature del concerto romantico, edulcorato nei
concerti di musica leggera americana ».
Si è saputo che il solista Chekouen fu già arrestato nel 1967,
dalla polizia dello Stato (cosiddetto «servizio di sicurezza »).
« Prima d’essere imprigionato,
Che-kouen fu accusato d’essere
una spia collegata a potenze
straniere. (...) Molti musicisti
erano e sono in prigione. Tale è
stato anche il primo violino,
Chen Pei-scun (v. sopra), già condannato a 10 anni di prigione,
ma liberato subito dopo la sconfìtta della banda dei 4 ».
(Da « Le Monde » del 25.4.’78).
Rinasca; Chiarella Luigi, S. Maria di
Catanzaro; Chiarella Domenico, S. Maria
di Catanzaro.
DONI DI L. 2000
Montesanto Giorgio, Perrero ; Bertin
Lidia, Luserna; Turck Elda, Pinerolo;
Dardanelli Anita, S. Secondo; Pons Emilia, Luserna ; Cappon Ferruccio, Venezia ;
Costa Mirella, Firenze; Anelli Michele,
Corato; ReveI Madeleine, Milano; Ventrici Carmelo, Svizzera; Btaser EmìI,
Svizzera.
ALTRI DONI
Tìerque Emilia, Svizzera L. 2.500;
Muller Kollmar Klaus, Germania 5.000;
Miegge Lina, Montecchio Emilia 8.000;
Pons A. E., Francia 2.400; Ricciardi Natale, U.S.A. 2.750; Eggarter Silverius,
U.S.A. 1.900; Lupo Lily, Como 10.000;
Rosselli Denise, Malnate 18.000; Cap
parucci Fausta, Roma 800 ; Pistone Giacomo, Pistoia 7.000; Jervis George,
U.S.A. 6.900; Ricca Armanda, Firenze
10.000.; Francia Giorgio, Roma 600;
Barbin Vincenzo, Valperga Can. 7.000;
Mittendorf, Olanda 10.000; Bartoletti
Cornelio, Firenze 1.200; Chiesa Valdese, Sampierdarena 6.000; Uhimann Ruth,
Svizzera 11.430; Salvarani Letizia, Torino 4.000.
DONI DI L. 500
Geymonat Nello, Torre Pellice; Geymonat Angela, Torre Pellice; Jalla Margherita, Luserna; Puy Pellenc Giovanna, Villar Pellice; De Mlchelis Marisa,
Varese; Guderzo Giacomo, Coazze; Lorenzi Stefano, Pisa ; Michelin Salomon
G. Daniele, Torre Pellice; Fenouil Pons
Enrichetta, Torino; Reynaudin Susetta,
Bobbio Pellice; Camporesi Giuseppina,
Sesto Fiorentino; Besson Malvina, Torino; Sibille Attilio, Torre Pellice; Jahier Giovanni, Riclaretto.