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Anno 118 - n. 15
9 aprile 1982
L. 400
Sped. abbonamento postale
I gruppo bis/70
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
Giorno dopo giorno il caso Cirillo rivela all’opinione pubblica
retroscena sempre più inquietanti che ripropongono con forza
l’attualità della « questione morale » nel nostro paese. Il macabro delitto camorrista del criminologo Semerari è solo la punta
d’iceberg di un cocktail in cui
sono presenti tutti gli ingredienti più loschi di ciò che il mafiologo Michele Pantaleone chiama
« l’industria del potere »; camorre (vecchia e nuova), terrorismi
(rosso e nero), servizi segreti
(militari e non), sottobosco (solo?) DC, ecc.
Tutto ciò conferma purtroppo
una certa immagine dell’Italia, o
meglio l’immagine di una certa
Italia, molto diffusa all’estero.
Ora, questo ennesimo « affaire »
è scoppiato proprio nel momento
in cui Sandro Pertini portava negli Stati Uniti un’immagine dell'Italia a cui gli americani non
erano abituati e che li ha colpiti
molto favorevolmente: un’immagine — in cui sicuramente molti
italiani si riconoscono — fatta
di rigore morale, di onestà, di
laboriosità, di impegno antifascista, di profonda coerenza nella
difesa dei valori democratici e
dei diritti umani. Appena rientrato a Roma, Pertini ha detto
ai giornalisti: « Non è stato un
mio personale successo, ma un
successo dell’Italia ». Si, ma di
quale Italia? Non certo quella
dei servizi segreti dello Stato che
dal ’69 ad oggi sono sempre stati
implicati in trame eversive contro la Repubblica nata dalla Resistenza, né quella dei fascisti odierni (con o senza doppio petto) che sono sempre usciti impuniti per le centinaia di morti
che hanno seminato per l’Italia
(da Milano, a Brescia, a Bologna, ecc.), né quella delle BR con
la loro catena assurda di assassini, né quella della mafia e della camorra che si fanno beffa di
ogni legge. E che dire del sistema di potere democristiano, cioè
del cosiddetto « sottogoverno »
che da oltre trent’anni ha steso
sul paese la sua ragnatela dalle
infinite ramificazioni, favorendo
così non solo il perdurare ma il
riprodursi e il rinnovarsi della
mafia, della corruzione, dell’illegalità? Chi può pensare che basti
mandare un super-prefetto a Palermo per sradicare un fenomeno
strutturale come quello mafioso?
Ciò che occorre invece è un
profondo cambiamento della
struttura stessa del potere, tuttora imperniato sul sistema democristiano. Solo così sarà possibile far emergere quell’immagine dell’Italia impersonata eloquentemente da Pertini ma che
non riesce ad affermarsi come
fatto collettivo per via di un sistema politico bloccato dall’arroganza del potere. In quanto cristiani, chiamati a proclamare la
giustìzia e la verità, non possiamo non reagire a questa gravissima situazione. Appare più che
mai attuale l’o.d.g. sinodale sulla « questione morale » che chiedeva « un profondo ripensamento etico » e « un impegno collettivo che tenda a contrastare la
logica della competizione e del
profitto dando concretezza all’invito evangelico alla solidarietà e
alla condivisione ».
L’EVANGELO DI PASQUA
Fede vana se Cristo non è risorto
Non un insegnamento, non un punto di riferimento, non un ordine nuovo, non un corpo di
dottrine, non una convinzione di discepoli, ma Cristo è colui che è veramente risuscitato
Se Cristo non è risuscitato vana è la vostra fede.
(1 Corinzi 15; 17)
Quando ero bambino mi facevo raccontare
spesso la storia della crocifissione di Gesù e attendevo con ansia il 'lieto fine’ della risurrezione, ma
arrivato a quel punto del racconto provavo delusione e disagio. Più tardi mi hanno insegnato a
leggere criticamente quella pagina del Nuovo Testamento e ad esplorare fino agli estremi confini
le possibilità di attualizzare, di storicizzare, di
demitizzare questo racconto evangelico; rni sono
incontrato e scontrato con letture e chiavi di lettura le più diverse, eppure il senso di disagio riemerge ogni volta che mi riaccosto alla storia
della risurrezione con quei suoi dettagli di tombe vuote e di apparizioni.
E’ soltanto un disagio delPuomo contemporaneo? Anche certi cristiani di Corinto, duemila
anni fa, spinti certamente dalla necessità di mediare l’Evangelo alla loro cultura contemporanea
— quella greca — avevano tentato ^ di aggirare
l’ostacolo della risurrezione, riducendola ad una
esperienza spirituale dell’uomo nuovo (ed erano
proprio gli stessi corinzi che avevano tentato di
togliere di mezzo lo scandalo e la pazzia della
croce di Ge.sù) A quei cristiani Paolo dice molto
perentoriamente: se Cristo non è risuscitato, vana è la vostra fede; il che equivale a dire che la
rimozione dello scandalo e della pazzia della risurrezione non può fondare alcuna fede che si
richiami a Cristo.
E’ dunque su questa pietra di intoppo che
dobbiamo infrangerci! Cristo è veramente risuscitato, non un ideale, non un insegnamento, non
un punto di riferimento, non un ordine nuovo,
non un corpo di dottrine e di etica, non una convinzione di discepoli, ma Gesù che, proprio con
la risurrezione, Dio ha fatto signore e salvatore.
ASSEMBLEA DI CHIESE EUROPEE A TORRE PELLICE 22-25 APRILE
La diaspora nei paesi latini
.lean-.Iacques Peyronel
Dal 22 al 25 aprile — informa
l’agenzia di stampa « nev » della Federazione Chiese Evangeliche in Italia — si terrà a Torre
Penice l’Assemblea generale della Conferenza delle chiese protestanti dei paesi latini d’Europa (CEPPLE). Il tema dell’Assemblea, che si riunisce ogni 4
anni, è la « diaspora », ovvero
resistenza come chiesa di gruppi di credenti e di minoranze.
Nel caso particolare le chiese associate della CEPPLE si trovano di fronte alla realtà ecclesiastica, culturale e politica della
Chiesa cattolica romana che è
dappertutto, tranne che in Svizzera, in forte maggioranza.
Le chiese che fanno parte della CEPPLE provengono da Belgio, Francia, Spagna, Portogallo, Svizzera romanda e Italia e
la loro origine risale o alla riforma protestante del XVI secolo o all’opera di evangelizzazione compiuta nel secolo scorso e
al principio di questo secolo da
gruppi cristiani soprattutto di
origine inglese e americana.
Ne è nata così una grande diversità nelle forme di culto, nella lettura biblica e nell’ordinamento ecclesiastico all’interno di
chiese che sono spesso di dimensioni molto modeste.
E’ per venire incontro ai pro
blemi particolari di queste chiese che il tema scelto quest’anno
è appunto quello della diaspora;
la quale diaspora però, secondo
le opinioni espresse in uno dei
documenti preparatori, « non è
una situazione casuale, ma è invece una situazione di verità » e
rispecchia le prerogative future
« per l’insieme della chiesa in
una società secolarizzata e frantumata sul piano geografico e
su quello culturale».
I problemi concreti che si pongono ai partecipanti sono quelli
della cura pastorale dei singoli
e delle famiglie isolate e soprattutto quello della elaborazione
di forme reali di ministero ecclesiastico di tipo nuovo, non
parrocchiale.
da sulla diaspora con la partecipazione dei rappresentanti delle
varie chiese sotto la direzione
del teologo Gerard Delteil, professore alla Facoltà protestante
di Montpellier (Francia), che ha
guidato anche la riflessione preparatoria su questo tema.
Nel pomeriggio avrà luogo uno
studio biblico sulla diaspora nella Bibbia condotto dal prof. Bruno Corsani della Facoltà di teologia di Roma e la sera il prof.
Walter Hollen-weger terrà una
conferenza pubblica su « Possibilità e responsabilità di una
chiesa di minoranza ».
Il programma
L’Assemblea inizierà giovedì
sera 22 aprile con un ricevimento dei circa sessanta delegati offerto dalle chiese delle Valli. I lavori inizieranno il giorno dopo
con un culto tenuto dal pastore
Bruno Rostagno di Frali che
condurrà ogni giorno la riflessione biblica dell’Assemblea e
terrà il culto di domenica 25
aprile nel tempio di Torre Pellice. Seguirà una tavola roton
II sabato 24 sarà dedicato ai
problemi dell’orientamento pastorale in tema di diaspora (Michel Hoeffel) al rapporto degli
organi della CEPPLE ( Aimè Bonifas, Aldo Sbaffi) e alla riunione plenaria conclusiva.
Domenica 25 aprile i delegati
parteciperanno al culto conclusivo e nel pomeriggio visiteranno alcuni luoghi storici delle Valli valdesi.
come ci testimoniano le tracce
di antiche predicazioni apostoliche (Atti 2 e 3).
E’ in questa risurrezione avvenuta il terz.o giorno (1 Cor. 15; 3)
che si incontrano storia e fede.
A partire da qui Paolo, senza fare dello spiritualismo, potrà dire
che il credente risorge in Cristo
e con Cristo ad una vita nuova e
che le cose vecchie sono passate:
ecco, sono diventate nuove (2
Cor. 5: 17). A partire da qui l’autore della 2“ lettera di Pietro,
molto più tardi, scriverà: noi
aspettiamo nuovi cieli e nuova
terra nei quali abiti la giustizia
(2 Pt. 3: 13) e non sarà una fuga
dalla storia nell’apocalisse, perché Cristo è veramente risorto.
Ed è a partire da qui che la
nostra fede — che giustamente
cerca la sua ragione, ma non si
fonda su di essa — potrà dire
oggi che ora c’è un SI’ di Dio all’umanità, una via vivente e nuova inaugurata da Cristo (Ebr.
10: 20).
Se invece Cristo non è risuscitato, allora ha ragione l’Ecclesiaste: non c’è nulla di nuovo
sotto il sole, tutto è vanità; dunque non ha senso per i credenti
(ma credenti in chi e in che cosa?) impegnarsi per la trasformazione della nostra società, né
per la pace, né per la giustizia.
Ma ora Cristo è risuscitato e
questa nostra esistenza e ¡questa
nostra storia non sono più vanità! Lo vorrei poter dire a quei
giovani che disgustati e smarriti, cercano nella droga la soluzione al problema personale, e
vi trovano solo emarginazione e
morte. Lo vorrei poter dire a
quegli anziani che attendono tristemente la morte, emarginata
anche quella come i loro ultimi
giorni. Lo vorrei poter dire a
quegli uomini e donne che nella
violenza eversiva cercano la soluzione ai problemi politici, e
portano solo sfascio ed involuzione, Lo vorrei poter dire a tutti
e a me stesso; Cristo è veramente risorto; proprio questa nostra
esistenza non è vana nel Signore,
perché nella risurrezione di Gesù Dio 1a giustifica (1 Cor. 15;
58 e Rom. 4: 25).
Bruno Tron
in questa e nelle pagine centrali incisioni di A. Diìlner: la
risurrezione, la flagellazione, la
discesa agli inferi.
Presidente uscente della CEP
PLE è il pastore Aldo Sbaffl di
Verona. Delegati delle Chiese vaidesi e metodiste in Italia sono
Giuliana Gandolfo, Giorgio Gardiol e Giorgio Girardet.
SOMMARIO
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Un allarme anche
per noi, di Nives e
Enrico Corsani, p. 5
Gesù Cristo, il senso della nostra vita,
PP- 6-7
Regna sovrano il disinteresse, di Gino
Conte, p. 8
Cronaca delle Valli
Valdesi, pp. 9-11
« Difendere la patria », di Roberto
Peyrot, p. 12
2
2 vita delle chiese
9 aprile 1982
XV CIRCUITO CALABRIA
Un convegno su “guerra e pace”
Secondo quanto era stato programmato dal Consiglio del XV
Circuito, rincontro delle comunità e relative diaspore sarebbe
dovuto avvenire a Bethel domenica 21 marzo. Purtroppo le cattive condizioni atmosferiche e la
neve che era caduta qualche giorno prima non hanno permesso
ai mezzi di trasporto di raggiungere la località montana. Così da
un lato è rimasto bloccato a Bethel il sovrintendente Gianni Sagripanti che era salito con alcuni
giovani per preparare il centro.
Dall'altro il raduno si è spostato
nei locali della Chiesa Valdese
di Catanzaro, dove i fratelli e le
sorelle di quella Comunità avevano già tutto predisposto per
accogliere festosamente i cento
e più convegnisti venuti da Messina, Reggio Calabria, Cosenza
e Dipignano.
Dopo il culto, in cui Vincenzo
Sciclone ha affermato che soltanto per l'amore di Cristo le
belve umane (che Is. 2 raffigura
nel lupo, nel leopardo, nel leone,
ecc.) potranno mutarsi in figliuoli di pace, il convegno —
sotto la presidenza dello scrivente e di Daniela Sardella — è
iniziato con un dibattito a gruppi anziché con la consueta relazione introduttiva. I due argomenti proposti da Arrigo Bonnes
erano così formulati;
1 ) « La guerra è un problema
reale o un problema fittizio »?
(da dibattere in un gruppo politico); 2) « La chiesa ha da dire
qualcosa, in che senso, oppure
deve rimanere muta? » (da dibattere in un gruppo religioso).
Dopo la discussione a gruppi e
il tempo del pranzo trascorso in
fraternità e allegria il convegno
ha ripreso i lavori ascoltando per
primo il past. Giovanni Lento
che ha riferito sul tema « religioso » affermando che: 1) la pace è quella che viene da Dio e
da Gesù Cristo, così come si leg
ge in Paolo in Rom. 1: 7; 2) Gesù è per la liberazione dal potere di Roma ma è contro il movimento zelota, e ciò lo fa considerare idealista e un nemico della liberazione del suo popolo;
perciò viene accettata la liberazione di Barabba e la condanna
del Cristo; 3) Gesù ha detto:
« Beati quelli che si adoperano
alla pace »; tale messaggio, però, non deve dar luogo ad una
predicazione astratta, ma deve
calarsi nella realtà storica e
quindi in un’opera di riconciliazione e di pace qui e ora. Dunque no ai « sacerdoti » del militarismo, no alla potenza militare, no al ricatto e alla vendita
delle armi.
La seconda relazione del gruppo « politico », fatta da Rosamaria Pozzanghera, sottolinea,
anzitutto, che la guerra purtroppo è una realtà storica incontrovertibile. fi fatto che dei cristiani devono trattare il problema
della pace in termini politici e
laici crea un’ambiguità. Per cui
il problema non può essere risolto che in una visione e in un
impegno essenzialmente religioso-cristiano. Se i cristiani di tutto il mondo (protestanti, cattolici, ortodossi, ecc.) facessero
sentire, attraverso i loro segretariati mondiali, il loro deciso
no alla guerra e ad ogni ingiustizia perpetrata ai danni dei
popoli poveri e deboli ai potenti dell’oriente e dell’occidente, i
« sacerdoti » della guerra e dell’imperialismo potrebbero essere
dissuasi nei loro assurdi progetti disumani.
Molti sono stati gli interventi
sulle due relazioni. Ha concluso Arrigo Bonnes (responsabile
per il IV Distretto di raccogliere le risposte delle varie comunità sul problema « Guerra e Pace ») con un suo puntuale studio
documentato nel quale, in particolare, veniva sottolineato che
se è vero che la guerra tra le due
superpotenze è resa difficile dal
possesso delle micidiali armi distruttrici che Luna e l’altra posseggono, è anche vero che le
guerre « di teatro » sono quelle
che esse suscitano per creare
spazi sempre più vasti per la loro egemonia politica ed economica.
L’incontro catanzarese si è
chiuso con la preghiera del past.
Sergio Tattoli, della chiesa battista di Reggio Calabria, venuto
a Catanzaro con un buon gruppo della sua chiesa. Tutti sono
rientrati in sede lieti di aver trascorso una giornata di comunione fraterna e di impegno per
quanto riguarda l’apporto di
ogni singolo cristiano alla pace
del mondo.
Ernesto Puzzanghera
SICILIA: 15 MILIARDI PER LE CHIESE
Libertà religiosa
e programmazione
Ultimo avviso
Contemporaneamente a questo
numero parte una lettera di sollecito ai 577 abbonati della Luce
che ancora non hanno rinnovato
l’abbonamento per il 1982. Nello
spazio di un mese speriamo di
ridurre ai minimi termini questo
numero e spediremo a quanti resteranno in lista (non avendo
rinnovato né disdetto) un nume
ro in contrassegno gravato di
spese. Preghiamo i lettori che
rinnoveranno in queste settimane
di farcelo sapere per ovviare alla
lentezza del servizio conti correnti.
Per i morosi abbonati all’Eco
il sollecito arriverà tramite la
chiesa locale, prima dell’invio del
contrassegno.
All’insegna dell’uguaglianza nel
privilegio, l’assessore ai lavori
pubblici della Regione Sicilia e
il presidente della Regione hanno presentato una proposta per
lo stanziamento di 15 miliardi
all’anno perché chiese e istituti
religiosi possano aggiustare e
rinnovare i loro immobili. Il primo vanto di questo piano è appunto questo: non si tratta di
un privilegio confessionale, ma
anzi di un'operazione condotta
all’insegna della libertà religiosa,
del « principio della libertà delle
comunità religiose che trova il
suo fondamento nella Costituzione »: a fornire il lustro di
questo alibi sono infatti chiamati i rappresentanti delle chiese
diverse dalla cattolica come TEparchia greco-bizantina e la
Chiesa valdese. Il secondo vanto
del progetto consiste nella programmazione: non si tratta di
innovare o di dare più degli anni scorsi, ha spiegato l’assessore socialista Fiorino: « Quindici
miliardi sono l’esatta ripetizione
della somma spesa nel 1981, non
una lira in più. Solo che prima
questa cifra era affidata alla discrezione dei ral^porti ed ora
viene programmata » (L’Ora, 14.
3.’82).
Stupore quindi da parte dell’assessore Fiorino nel vedere
che la sua battaglia per la libertà religiosa e per la programmazione non sia giustamente apprezzata dai valdesi. Il pastore
Panasela, intervenuto alla conferenza stampa della Regione, ha
dichiarato; « Intendiamo svolgere la nostra azione di culto di
assistenza e istruzione senza contributi. Non è giusto che i cittadini sostengano finanziariamente opere che possono non interessarli, specialmente per quan
CORRISPONDENZE
Concluso un lavoro su pace e disarmo
ROMA — Con un invito a tutti i « fratelli cristiani, in tutte le
chiese, a unire i loro sforzi per
un’azione immediata per la pace e il disarmo » si conclude una
dichiarazione della chiesa evangelica metodista di Roma sul tema, approvata domenica 28 marzo all’unanimità. Si conclude cosi un lavoro di ricerca biblica e
di informazione sui dati militari, economici e politici delle questioni della pace e del disarmo,
che la comunità ha svolto a partire dall’autunno.
La dichiarazione dei metodisti
di Roma — informa l’agenzia
« nev » che l’ha diffusa in un comunicato stampa — afferma che
il messaggio della pace, per i
credenti in Cristo, non è nuovo,
ma si presenta oggi con un’urgenza nuova. « La pace di cui
parla l’evangelo non ha nulla a
che vedere con inviti generici alla pazienza e alla passività, dominati dalla paura del peggio ».
Invece, « la pace di cui parla l’evangelo è frutto della giustizia,
e la giustizia è attuazione dell’amore ; siccome non c’è pace
senza giustizia » occorre trovare
il corretto equilibrio « fra ricerca della pace e esigenze della
giustizia ».
Ciò che minaccia la pace, per
i metodisti di Roma, sono « le
condizioni di sottosviluppo e di
fame in cui si trova gran parte
dell’umanità » e lo « sviluppo
dell’industria militare ». « Non
crediamo che una pace stabile
possa essere ottenuta mediante
accordi fra le superpotenze, non
crediamo nell’efficacia degli ar
mamenti nucleari come deterrente, non crediamo che sia possibile fare delle armi nucleari
un uso limitato e locale,».
Fra le proposte operative vi è
quella di prendere contatto con
le organizzazioni che operano secondo linee e con finalità analoghe, e in particolare « seguire attentamente l’iniziativa del comune di Roma di costituire una Casa della Pace » e di appoggiare
l’iniziativa delle chiese evangeliche siciliane per la manifestazione di Comiso del 30 maggio 1” giugno.
Orario del culto
PIACENZA — Sabato 20 marzo ha avuto luogo nei nostri locali di via S. Giuliano la proiezione del fìlm-documentario sul
movimento valdese « Quand’anche restassimo in 3 o 4 », Il
maltempo non ha favorito l’afflusso degli spettatori, in compenso i presenti hanno dimostrato vivo interesse al discorso del
film. Questa proiezione è stata
anche un’occasione di incontro
fraterno con un gruppo di amici cattolici.
Lo Studio Biblico del giovedì.,
nel complesso, è ben frequentato anche se molti fratelli di Chiesa disertano questa preziosa occasione di formazione spirituale.
Nel corso dell’ultima Assemblea di Chiesa la comunità ha
deciso di spostare l’orario di inizio del culto domenicale alle ore
9,30 per tutto il periodo primavera-inizio autunno, per permet
tere al pastore di essere presente tutte le domeniche sia a Piacenza che a Cremona.
Ricordiamo con affetto la sorella Francesca Bonifacio che ci
ha prematuramente lasciati. Esempio di vita cristiana, ella lascia un vuoto di affetto molto
grande in tutti coloro che hanno avuto la gioia di incontrarla.
Visita alla Noce
PALERMO — Il pastore Sergio Aquilante ha compiuto una
visita al Centro Diaconale della
Noce nel quadro del programma
che prevede il suo progressivo
inserimento e quindi la sua assunzione della responsabilità direttiva per l’autunno 1983. Sabato
13 marzo egli ha passato la giornata al Villaggio Speranza (Vita) prendendo contatto con alcuni membri della Cooperativa agricola « Concordia ». Insieme a
lui, in qualità di esperti, hanrio
partecipato alla visita Maurizio
Cozzi e Luciano Cirica di Roma.
La sera il pastore Aquilante ha
tenuto davanti ad un pubblico
abbastanza numeroso una conferenza sul tema « Trasformazione,
disarmo, pace » che ha suscitato
un animato dibattito. La mattina
dopo egli ha presieduto il culto
e ha predicato sulla parabola del
fattore infedele attualizzandone
in modo impressivo il messaggio.
• Ad Agape 25 anni fa il pastore Tullio Vinay celebrò il matrimonio di due membri di quella
to riguarda il culto. In Italia ci
sono cattolici, evangelici, ebrei,
ecc. Anche non credenti. Pei'ché
devono mantenere qualcosa in
cui non credono? ».
Per parte sua l’avv. Piero Trotta ha ricordato ai giornalisti che
« né dallo Stato, né dalla Chiesa
la religione deve essere considerata un servizio pubblico », e dopo aver illustrato l’Intesa tra lo
Stato e le chiese rappresentate
dalla Tavola valdese che attendono invano la firma e la trasformazione in legge, ha sintetizzato la linea delle Chiese vaidesi e metodiste in una frase:
« Vogliamo costringere lo Stato
a pensarsi in maniera laica ».
Valdesi e metodisti ovviamente non si presteranno quindi al
gioco dei foraggiamenti che da
occulti o comunque non pubblicizzati assurgono ora alla dignità di conferenze stampa sotto il
manto della libertà religiosa e
della programmazione. E dire
che si tratta di un gioco molto
ben organizzato: a quanto riferisce il Giornale di Sicilia (11.3.
1982), al piano finanziario si accompagna la proposta di una
« Conferenza dei rappiresentanti
delle confessioni religiose e dei
loro enti e istituzioni » che dovrebbe riunirsi almeno una volta all’anno per svolgere un « ruolo propositivo ». Di questa Conferenza sarebbero chiamati a far
parte 5 cattolici, un greco-bizantino di Piana degli Albanesi e un
rappresentante delle confessioni
diverse dalla cattolica, mentre
in mano totalmente cattolica resterebbe la « Commissione tecnico-artistico-liturgica » che affiancherebbe la Conferenza. Ancor
più previdente si dimostra lo
« schema » della Regione quanto al contenuto: oltre a riparazioni, manutenzione e adattamenti, esso prevede che sia « a
carico della Regione l’acquisto
delle aree occorrenti nel caso
che queste non siano state cedute gratuitamente da altri ».
F. G.
IV CIRCUITO
comunità: Peggy ed Archimede
Bertolino.
Domenica 14 marzo 1982 i coniugi Bertolino circondati da
tanto affetto della comunità valdese di Palermo, dai loro familiari e da una rappresentanza
della comunità del servizio cristiano di Riesi, presente anche
il pastore Tullio Vinay, venuto
apposta da Roma, hanno voluto
ricordare tale data ringraziando
il Signore per tutto l’amore con
cui li ha circondati.
Il past. Tullio Vinay dopo la
predicazione della Parola di Dio,
ha chiesto ai coniugi Bertolino
se erano riconoscenti al Signore per questi 26 anni trascorsi
assieme,e se col suo aiuto vogliono proseguire sulla sua via.
Il « Sì, col suo aiuto » pronunziato assieme dai coniugi Bertolino, ha commosso l’assemblea.
Alla fine del culto il past. Vinay ebbe a dire che non aveva
mai presieduto un culto durante il quale v’era una « liturgia »
di ringraziamento per il 25° anniversario di matrimonio, ma
ora si rendeva conto che era stata una bella testimonianza: specialmente in questi tempi travagliati che viviamo, in cui a volte
le coppie non sanno più vivere
insieme per tanto tempo, questo
è un chiaro segno che oggi ancora, nell’amore di Dio, è possibile.
Dopo il culto, nel salone della
chiesa, v’è stata un’affollatissima agape fraterna con circa 120
partecipanti.
A Chivasso
« Pino a trent’anni fa il fronte
dell’evangelizzazione in Italia era
costituito dal cattolicesimo. Oggi ci troviamo di fronte al secolarismo ». Con queste parole il
pastore Saverio Guarna, invitato
dal IV circuito Piemonte-Valle
d’Aosta a partecipare alla giornata di preparazione in vista del
week-end evangelistico programmato per metà maggio a Chivasso, ha motivato una linea evangelistica che non si lasci invischiare nella polemica e nella
contrapposizione di chiese. Le
« differenze », seppur oggetto di
curiosità da parte di interlocutori con cui entriamo a contatto,
costituirebbero un terreno poco
fecondo; la contrapposizione tra
« noi » e « voi » rischierebbe di
non raggiungere l’interlocutore
che oggi non si riconosce né tra
i « noi » evangelici, né tra i « voi »
cattolici. Por mente a questa
realtà, ha affermato Saverio
Guarna, significa accettare la sfida di un confronto col Cristo.
La giornata, domenica 4 aprile, era iniziata con un culto nel
tempio gremito dalla comunità
locale alla quale si sono aggiunte
una ventina di persone provenienti da Ivrea, Aosta, Torino,
Susa. Dopo l’àgape che ha testimoniato dell’ospitalità dei chivassesi, il poco tempo a disposizione è stato speso per l’organizzazione pratica dell’iniziativa di
maggio.
3
9 aprile 1982
vita delle chiese 3
ALLE VALLI VALDESI
Tempo di confermazioni
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Alla presenza di un’assemblea
che gremiva ogni spazio del tempio, a dimostrazione che i membri della comunità esistono, anche se si vedono in numero infinitamente minore nelle altre domeniche dell’anno, ha avuto luogo domenica scorsa, durante il
culto, la confermazione dei catecumeni che, terminata l’istruzione religiosa, hanno chiesto di
entrare quali membri comunicanti nella famiglia della chiesa.
Perché la comunità possa circondare questi giovani con amore e pregare il Signore perché li
renda sempre più consapevoli
della grazia che hanno ricevuto
in Cristo e delle responsabilità
che hanno assunto, scriviamo i
loro nomi: Enzo Benech, Daniela Benecchio, Monica Bertalot,
Cinzia Bourne, Massimo Bourne. Luisita Buffa, Franco Chiavia, Anita Collini, Claudio Danna, Duilio Davit, Renzo Fraschia, Monique Gay, Sandro
Gay, Loredana Gaydou, Mauro
Giordan, Franca Malan, Mauro
Malan, Luca Morel, Marisa Mondón Marin, Daniele Mourglia,
Roberta Peyrot, Rosina Parise,
Paola Planchón, Mauro Pons,
Susanna Pagliaro, Milena Ricca,
Luigi Roman, Marco Roman, Gabriella Roman, Marinella Roman, Flavio Chiapperò.
Incoraggiante anche la partecipazione, dopo il culto, al pranzo comunitario nella Sala Albarin che ha visto oltre 150 membri della comunità stabilire im
rapporto fraterno con questi
giovani, un dialogo che speriamo continui nel futuro perché
essi non abbiano a disperdersi
con quanti vivono ai margini della vita ecclesiastica e non conoscono la gioia della comunione
fraterna in Cristo.
Ringraziamo la Corale di Essen per la preziosa collaborazione che ha dato al culto e per il
Concerto che ha tenuto nel tempio nel pomeriggio.
• Il Concistoro è convocato
per martedì, 13 c.m. al presbiterio alle ore 20.30 con importanti
punti all’ordine del giorno.
• Rinnoviamo le nostre condoglianze con tutta la simpatia cristiana nel dolore ai familiari di
Ernesto Gaydou, della Garola,
deceduto all’età di anni 57, Enrico Bounous, di anni 58, e Carmelo Mollica, di anni 72, pastore emerito della Chiesa Battista
da alcuni anni venuto a stabilirsi con la sua Signora nel nostro comune.
PRAMOLLO
• Durante l’assemblea di chiesa è stata esaminata ed approvata la relazione annua 1981; sono
state designate quali delegate alla Conferenza Distrettuale Carla
Long e Ivana Costabei, supplenti
Dante Long e Elda Pastre Long,
la delegata al Sinodo è Ivana Costabel, supplente Mauro Beux.
Inoltre è stato sostituito un
membro dimissionario della
Commissione Stabili dal fratello
Enrico Costabel.
• Sono soltanto due quest anno i catecumeni confermandi:
Ornella Costabel e Marco Long,
ma sappiamo che non è il numero che conta, bensì il loro impegno attivo nella comunità di cui
fanno parte, sorretto sempre da
una fede sincera. Dio li aiuti ad
essere dei testimoni fedeli della
Sua Parola.
VILLAR PEROSA — Nel corso
del culto della domenica delle
Palme hanno confermato l’alleanza del loro battesimo con la pubblica confessione della loro fede in Gesù Cristo, i seguenti giovani; Beux Sergio, Boccliiardo
Sandro, Bouchard Andrea, Chambón Roberto, Griot Antonella,
Massel Fabrizio, Peyronel Danilo,
Poet Nicoletta, Ribet Fulvio, Riehiardcne Daniela, Rivoiro Silvano, Serre Guido. Il Signore con
il suo Spirito fortifichi la loro
fede e li aiuti a mantenere fedelmente la promessa fatta di servire ed amare Gesù Cristo ed il
prossimo.
Nel pomeriggio, durante il ricevimento offerto dall’Unione
Femminile ai confermati ed ai
loro genitori, il sig. Ghigo Alberto (Ferrerò) ci ha presentato alcune magnifiche filmine del suo
nutrito repertorio sui viaggi che
egli ha effettuato in vari continenti. Una parola di viva gratitudine a questo amico per la sua
apprezzata collaborazione.
S. GERMANO CHISONE
• Domenica 7 marzo il culto
è stato tenuto dai catecumeni
del II anno, sostenuti dalla presenza di molti loro compagni degli altri anni e dal canto della
Scuola domenicale, del gruppo
giovanile e, naturalmente, dell’assemblea. Abbiamo apprezzato la liturgia ed il messaggio
biblico, tratto da testi del Sermone sul monte. Tutto era stato interamente preparato dai
giovani, che hanno anche inserito nel corso del culto un coro
parlato sulle « due case » — una
solida e l’altra no — assai calzante.
• Il culto in francese di domenica 14 marzo è stato presieduto da Marina Conte. Il suo messaggio, centrato sulla parola di
Gesù alla donna sirofenicia ;
« grande è la tua fede », è stato
vivamente apprezzato dalla comunità.
• Nella riunione al Centro di
venerdì 12 marzo è stata presentata la figura di Martin Luther
King. In quella di venerdì 19
marzo è stata invece la volta di
un’altra figura marcante del protestantesimo ; Dietrich Bonhoeffer. Ringraziamo la signorina
Nelly Rostan per la sua presentazione di questo credente che
ha affrontato da par suo il nazismo, non senza una preoccupazione fondamentalmente pacifista.
SAN SECONDO
• Una assemblea numerosa ed
attenta ha partecipato al culto
di confermazione degli 11 catecumeni della Comunità i quali
hanno chiesto di essere ammessi
sulla base di una dichiarazione
di fede molto meditata e concreta nei suoi impegni. Essa è stata
il frutto di un lavoro approfondito fatto nel corso del IV anno
di catechismo nel quale sono apparse le convinzioni maturate
durante la loro preparazione biblica e catechetica.
• Nel pomeriggio l’Unione femminile ha accolto i nuovi membri
di chiesa e le loro famiglie in una
riunione in cui la Sig.na Jacqueline Verdeilhan ha raccontato il
suo lavoro e quello della Chiesa
Evangelica della Nuova Caledonia nella quale ha insegnato per
alcuni anni in una scuola secondaria. A questo incontro ha partecipato anche la Sig.na Spelta
per 40 anni missionaria a Tahiti.
Il carattere missionario di questo
incontro è stato completato dall’offerta del libro che racconta
la storia dei missionari valdesi
fatta dal Sig. Daniele Ghigo a
nome della TEV.
1« DISTRETTO
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale del I Distretto
avrà luogo a Villar Perosa lunedì 19 aprile 1982,
con inizio alle ore 9. Riflessione biblica (T. Pons).
Tema del giorno : visite
pastorali. Testo; T. Soggin, I visitatori locali,
Claudiana.
Concluse le riunioni
quartierali
PERRERO-MASSELLO — Col
mese di marzo si sono concluse
le riunioni quartierali di questo
anno ecclesiastico che ormai volge al termine. In questa ultima
tornata si è parlato dell’Asilo di
San Germano, che dal 1° gennaio non è più unito alla CIOV,
ma è gestito da un nuovo comitato nominato dalla Tavola. A
parlare dell’Asilo abbiamo chiamato il maestro Raimondo Genre, vicepresidente di questo comitato, il quale ha illustrato i problemi e le prospettive di sviluppo di questa nostra opera. In
tutti i quartieri abbiamo avuto
una buona partecipazione, che dimostra l’interessamento che l’Asilo riscuote nella Chiesa. Vogliamo qui ringraziare il maestro
Genre per la disponibilità dimostrata. La speranza è che si possa in futuro meglio organizzare
la collaborazione con l’Asilo.
• Il 26 marzo abbiamo avuto
come ospite a Ferrerò Virginio
La Posta, dell’Alleanza Biblica
Universale, il quale ha illustrato
il lavoro di diffusione della Bibbia svolto dall’ABU. Anche a luì
va il nostro ringraziamento.
• A Rodoretto quest’anno le
riunioni quartierali sono state
tenute in tandem dai pastori
di Ferrerò e di Frali: un primo passo verso l’uniflcazione
delle parrocchie di Rodoretto e
di Frali, come è stato auspicato
dalla Conferenza Distrettuale dello scorso anno.
Gradita visita
FRALI — Il culto del 28 marzo
è stato presieduto dal gruppo
FGEI di Torino.
• L’unione femminile ha seguito con grande interesse la conversazione di Jacqueline Verdeilhan sulla Nuova Caledonia, illustrata da diapositive.
• La confermazione dì Ghigo
Giuliana e Rostan Italo (Ghigo)
avrà luogo durante il culto del
venerdì santo, 9 aprile, alle 10.30.
Alla stessa ora avrà luogo il culto
di Pasqua, con Santa Cena.
• Domenica 18 aprile, alle ore
14: Bazar, organizzato dall’unione femminile, la quale fin d’ora
ringrazia tutti quanti vorranno
collaborare. I doni in denaro e
in natura verranno raccolti dai
ragazzi della scuola domenicale
e del catechismo durante la settimana precedènte.
Decesso
RORA’ — E’ deceduto improvvisamente, all’età di 79 anni, a
Vantauvan, in Francia, dove da
alcuni anni si era trasferito, il
fratello FioreUo Rivoira.
Alla figlia, alla sorella, alle cognate e ai nipoti vada la simpatia della comunità rorenga.
Culti di Pasqua
ANGROGNA — Culti di Passione : giovedì, ore 21 al Capoluogo ; venerdì ore 21 al Serre.
Culti di Pasqua: ore 10 al Capoluogo con confermazione di 6
catecumeni che hanno discusso
la loro confessione sabato scorso con il Concistoro che l’ha accettata; ore 21 a Pradeltorno,
con S. Cena.
Riunione
collaboratori Eco
La riunione del gruppo Valli dei
collaboratori dell’Eco avrà luogo
giovedì 22 aprile (ore 20.30) anziché giovedì 15, in casa Gay, via
Cittadella, Pinerolo.
PENTECOSTE ’82
PRALI, 30 MAGGIO
Insieme per
costruire la pace
Obiezione di coscienza, perché?
Spiegare i motivi per i quali può essere giusto fare obìe-^
zione di coscienza significa sostanzialmente dire: cosa si
obietta.
L’obiezione che si fa è rivolta all’uso della violenza che
noi troviamo nella nostra società principalmente a due livelli:
violenza personale e violenza istituz.ionaliz.zata. Ad entrambe
bisogna opporsi ma credo si debba fare una differenziazione
di giudizi. La prima può essere determinata da motivi di ordine sociale o da particolari situazioni psicologiche; può essere lecito il contenerla con la forza (per impedire di nuocere), ma può avere in alcuni casi addirittura delle giustificazioni.
La seconda è quella organizzata dall’amministrazione
statale, da persone cioè che hanno ricevuto una particolare
fiducia e che devono organizzare la nostra vita collettiva, alle
quali non deve essere permesso di organizzare la nostra morte.
Proprio perché di violenza se ne può parlare a due livelli
su un pari numero di piani si possono collocare le valutazioni
e le maturazioni dell’obiezione. Le motivaziotii a livello personale sono quelle che vogliono difendere una coerenza^ tra le
convinzioni di un individuo e le sue azioni, per impedire che
ordini o imposizioni di una qualsiasi autorità possano rompere questo equilibrio (indispensabile per vivere un’esistenza
autentica}.
Come cristiani credo sia indispensabile affermare che non
rifiutiamo la violenza per principio ma per un riferimento
a Cristo. Noi riteniamo sia nostro dovere cercare di capire
cosa dobbiamo fare per servire il nostro Signore. Noi non
vossiamo in ogni circostanza sapere con certezza cosa dobbiamo realizzare per testimoniare in modo corretto l’Evangelo: ma proprio la ricerca che ne consegue è quella che ci
caratterizza come credenti.
L’obiezione a livello collettivo si afferma con il rifiuto di
quella che ho definito « violenza istituzionalizzata », e si
concretizza (per i credenti) in un impegno per la trasformazione della società. Si esprime in un’opera di testimonianza
e sensibilizzazione per creare una mentalità che non sia legata a principi nazionalisti o individualisti, ma a concezioni
internazionaliste e collettiviste; per creare una mentalità nella
quale non si considerino i rapporti di tipo coercitivo (forzapaura), ma si affermi l’amore.
Per fare questo tipo di operazione è necessario dire alla
gente principalmente due cose: da un lato perché rifiutare
l’esercito; dall’altro perché realmente se ne può fare a meno.^
Continuando un’esposizione molto schematica credo si
possano riassumere i motivi di rifiuto dell’esercito in 3 punti.
Primo punto: è una scuola di non-vita, o meglio, è una
scuola di violenza e una non-scuola di vita; questo perché dà '
l’immagine di una società nella quale comanda chi ha il
potere.
Secondo punto: tende di fatto ad appoggiare chi ha il
potere, in tempo di guerra è dispensatore di profitti per^ le
grosse industrie; in tempo di pace dà una formazione acritica,
quindi qualunquista e succube del potere.
Terzo punto: è emblema (figura rappresentativa) della
violenza istituzionalizzata.
Esattamente sui motivi opposti si vuole fondare il servizio civile.
1) Questo può essere modello di vita comunitaria (vedi
Agape). , . , , , .
2) Vuole essere un servizio per la gente che ha bisogno
nella collettività (vedi vari centri di assistenza).
3) Testimonia il rifiuto di risolvere i problemi con la
forz.a.
Pur dando delle motivazioni e degli argomenti validi, i
nostri interlocutori rimangono a volte perplessi considerando
caratterizzati da utopismo i nostri proponimenti.
La storia ci insegna che le grandi prese di co.scienz.a (come la coscienza del diritto di sciopero o quella del diritto di
uguaglianza), si sono conquistate perché ogni generazione che
vi ha partecipato ha iniziato la propria riflessione non partendo da zero, ma ereditando le maturazioni che avevano già
raggiunto quelle precedenti. Questo tipo di lotta, che richiede
impegno e perseveranza, l’umanità ha saputo condurla per
molti dei principali fra i suoi diritti; saprà certamente condurla anche per l’obiezione di coscienza se sapremo fargli scoprire il diritto di vivere in libertà e pace nell’amore di Cristo.
Valter Ricca
ARREDAMENTI
Mobilificio
GIUSEPPE GRIVA
FABBRICA • ESPOSIZIONE
Via S. Secondo, 38 - PINEROLO - Tei. (0121) 201712
(di fronte Caserma Alpini « Berardi »)
4
4 vita delle chiese
9 aprile 1982
Il lavoro deirevangelizzazione
« Il pastore Giannetta con il
quale lavoro, ha visto in Brasile
campagne di evangelizzazione
che riempivano uno stadio e contavano centinaia di "decisioni per
Cristo". Ma non una di queste,
passato il momento di euforia
passeggera, aveva seguito e portava ad una aggregazione alla
chiesa locale ». Saverio Guarna, pastore battista e direttore
del Dipartimento per l'evangelizzazione dell'Unione Chiese Evangeliche Battiste in Italia, ovviamente non mi dice questo per sostenere l'inutilità dell’evangelizzazione, ma per esprimere in negativo la necessità che alle « campagne » alla Billy Graham si sostituisca un nuovo metodo di rapporti personali e diretti come base e sostanza dell’evangelizzazione.
Un dipartimento
per l’evangelizzazione
Il Dipartimento per l’evangelizzazione è sorto alcuni anni fa
Incontri
INTERVISTA AL PASTORE SAVERIO GUARNA b»
-------------------------------------------------------------unità.
Rapporti personali
Chiedo a Guarna come si attui
il lavoro di evangelizzazione vero
e proprio. « Il centro dell’attività
è costituito dai rapporti personali tra i membri della comunità e
altre persone e il luogo in cui a
partire da questi contatti si costruisce l’opera di evangelizzazione è la casa privata in incontri a
volte a tu per tu, a volte con altre persone. A loro volta le persone che hanno accettato il Cristo
e sono state battezzate sono le
più attive tessitrici di nuovi rapporti con altre persone ».
Mentre Guarna parla riconosco nei criteri di fondo la linea
di ricerca portata avanti negli anni '60 dal Consiglio Ecumenico
delle Chiese sulla « struttura missionaria della comunità locale »,
mediata in quegli anni nella Chiesa valdese dalla Commissione
permanente per i ministeri. Con
la differenza, mi pare, che noi
queste cose le abbiamo studiate.
I battisti le hanno adattate alla
loro realtà teologica ed ecclesiastica e bene o male le hanno attuate, o per Io meno le stanno
sperimentando, mettendo a parte
gli uomini e i mezzi che questo
lavoro richiede. E noi, quando ci
muoveremo per andare oltre lo
stadio di « chiesa che studia »?
Intervista a cura di
Franco Giampiccoli
A colloquio
con i lettori
e Saverio Guarna ha cominciato
il suo lavoro con una lettera circolare di formazione e informazione e con molto studio sul tema specifico. Via via il lavoro si
è ampliato e ha accumulato esperienza e ora Guarna lavora a pieno tempo coordinando il lavoro
di alcuni collaboratori che si occupano di diversi settori. C’è il
settore della produzione di materiale per Tevangelizzazione, in
particolare con la stampa del Seminatore (il foglio bimestrale tematico già presentato sul nostro
giornale) che dalla tiratura di
750 copie di alcuni anni fa è giunto ora a 2.500 copie.'Ci sono i settori più recenti, come « Musica
e canto », che ha prodotto un
primo canzoniere corredato da
una cassetta per poter imparare
facilmente i nuovi canti, e il
« Centro audiovisivi » che sta
preparandosi a produrre una serie di strumenti sempre per l’evangelizzazione. Ma soprattutto
c’è il settore che si occupa del
lavoro con le comunità locali ed
è di questo che gli chiedo di parlare in particolare.
Questa rubrica è aperta per annunci
di iniziative delle chiese locali volte all’esterno o riguardanti più chiese in
una zona. Per i ritardi postali, gli annunci vanno fatti pervenire in redazione con anticipo sulla data indicata.
Assemblea UPL
L’assemblea annuale dell’Unione dei Predicatori Locali è convocata ad Ecumene (Cigliolo Velletri) per i giorni 24 e 25 aprile.
24 aprile ore 14: Culto (Armando
Di Carlo); Studio di Paolo
Ricca su: I problemi della predicazione oggi; Incontro con
la Commissione Studi; Discussione di predicazioni su Luca
10: 38-42.
25 aprile ore 8.30: Esame della
Relaz.;one del Comitato; Piano
di lavoro 1982-1983; Elezione
del Comitato; Varie ed eventuali.
cf Quale pace? »
VENEZIA — Organizzata dalla
Federazione Chiese Evangeliche
del Triveneto, in collaborazione
con la redazione veneta di Com/
Nuovi Tempi, avrà luogo domenica 25 aprile una conferenza sul
tema « Quale pace? ». Parleranno il dott. Gianni Baget Bozzo,
teologo e politologo, il prof. Giorgio Rochat, docente di storia
contemporanea a Torino, il past.
Valdo Benecchi, membro del CC
della Conferenza cristiana per la
pace.
L’incontro avrà luogo presso la
Scuola di S. Teodoro in Campo
S. Salvador (Ponte Rialto) ore
15.
Francesco e Valdo
VERCELLI — Al Centro d’incontro Evangelico « Pietro Maggi » di via Bodo martedì 27 aprile fra’ Sereno, francescano, e
Salvatore Briante, pastore valdese, parleranno alle ore 21 su
« Francesco e Valdo ».
Spostamento
MILANO — La Commissione
del II Distretto comunica che la
prossima Conferenza distrettuale
avrà luogo il 19-20 giugno a Milano (via Sforza) anziché a Bologna essendo risultata impraticabile la sede indicata dalla Conferenza dello scorso anno.
Ad ognuno
il suo abito
« Il criterio base è che l’evangelizzazione ha per soggetto la
comunità locale. Non si può mettere addosso ad una persona un
abito che non sia il suo, e quindi
non si può imporre dall’esterno
schemi e programmi. E’ la chiesa locale che deve decidere e fare
il suo programma. Il nostro dipartimento ha il compito di aiutare e favorire queste ricerche e
decisioni.
Il punto di partenza deve essere quindi una animazione, una
coscientizzazione delta comunità
locale. In genere, su richiesta, organizziamo un corso di due settimane con riunioni serali^ giornaliere per definire l’identità della
comunità. I membri sono invitati
a definire ciò in cui credono, in
che Dosizione stanno con Dio, con
la Bibbia, con la chiesa. E’ un
processo di autoanalisi in cui
una parte rilevante è data alla
preghiera, mentre lo scopo consiste nel condurre un’indagine
sulla composizione della chiesa
e sui doni presenti in essa, suscettibili di concretizzarsi in ministeri. Man mano che il corso
va avanti le persone si entusiasmano perché scoprono, magari
per la prima volta, una reale partecipazione e un coinvolgimento
personale. Assistiamo così sovente al fatto che si comincia con
un certo numero di persone e si
finisce con un numero ben maggiore perché i membri ne hanno
parlato ad altri, hanno invitato e
coinvolto altri membri.
Lo sbocco del corso è la costituzione di un comitato per l’evangelizzazione che utilizzi i vari doni emersi e riconosciuti. Se per
esempio emergerà che 6 o 1 fratelli hanno un dono di predicazione, si centrerà il programma,
o una parte del programma, sulla
preparazione e lo svolgimento di
questo ministero. Il programma
viene elaborato tramite un processo di dedizione personale e insieme di discussione comunitaria
e alla fine, in un culto di consacrazione seguito dall'assemblèa
di chiesa, esso è messo in piedi
con la designazione di responsabili per i vari settori. Si discute
anche il risvolto finanziario che
spesso non è di poco peso: per
fare qualcosa sono neces.sari i
Hai rinnovato
l’abbonamento?
mezzi. Ma questo lato non fa problema. Ho visto chiese che hanno raddoppiato le loro entrate in
connessione ad un piano di evangelizzazione elaborato nella comunità.
Così la comunità lavora per un
anno e poi si concorda un secondo appuntamento. In un secondo corso si mettono a fuoco i
risultati e i problemi incontrati
e di lì si parte per l’elaborazione
di un altro piano. E così avanti:
più che di programmi si tratta di
un metodo di lavoro ».
Guarna parla con passione e
partecipazione. Non è un estroverso, ma dal modo con cui parla, pieno di gioia e direi di stupore, si capisce che ama profondamente il suo lavoro. Da questa
gioia non è estraneo il fatto che
si vedono frutti di questo lavoro.
Mi racconta che la chiesa di Trastevere a Roma recentemente ha
esaurito lo spazio che aveva a
disposizione e ha raddoppiato i
culti domenicali: uno alle 9 e uno
alle 11, con uno studio biblico
per tutti tra i due culti. A Mottola prima del corso di animazione la chiesa era frequentata da
una novantina di persone. Ora,
tre anni dopo, a due riprese la
comunità si è convocata in chie
RIESI
Comunicare tra i gruppi
Riesi, 20-21 marzo. Tra l’una e
l’altra delle scadenze imposte loro dall’impegno assunto nella
lotta per la pace e il disarmo,
gli aderenti alia Federazione Giovanile Evangelica della Sicilia
hanno deciso di ritrovarsi per
fare il punto sulla situazione dei
gruppi in un convegno regionale. All’ordine del giorno non era
stato posto, infatti, il « caso Polonia » o il « caso Salvador », come qualcuno ha lamentato, ma
problematiche come l’aggregazione e la comunicazione.
Perché per la maggior parte i
gruppi giovanili siciliani — FGEI
e non — funzionano a fisarmonica, arrivando a raccogliere sino a venti-trenta persone ciascuno e poi, dopo pochi mesi, ritrovandosi paurosamente assottigliati? Perché la vivacità e l’entusiasmo di ogni gruppo sono
così effimeri? Perché la partecipazione dei gruppi ai convegni
regionali è discontinua?
I motivi suggeriti dalla discussione sono diversi: alcuni rimandano a una riflessione più generale sulla condizione giovanile
negli anni Ottanta; altri puntano
il dito contro un modo di essere
gruppo ormai improrogabilmente « reformando »: primato dell’attivismo e della « produttività »; scarso livello affettivo; riunioni troppo scarse e formali.
La volontà di cambiare è forte
c non nasce certo col Convegno
di Riesi. Purtroppo, però, problemi di questa natura sembrano destinati a far soffrire i gruppi FGEI — non solo siciliani —
ancora per un po’ di tempo.
II dibattito si è quindi spostalo, dopo la discussione generale,
su carenze di tipo organizzativo,
più facilmente risolvibili. Ecco
in sintesi i rimedi scaturiti; si è
« rimpolpata » la Giunta regionale con l’inserimento di Nunzio
Cosentino (Riesi) e di Davide Calogero (Catania); si è deciso di
sostituire il Bollettino regionale
con una circolare della Giunta,
perché non valeva le energie che
richiedeva; si è programmato un
convegno regionale a carattere
biblico da tenersi possibilmente
ad Adelfia in giugno; ci si è irnpegnati a dare il via a una serie
di visite reciproche fra i gruppi,
soprattutto per riallacciare i con
tatti con le realtà più « emarginate » (Messina, Lentini, Pachino, Marsala, Agrigento); si è nominato un rappresentante FGEI
nella Segreteria del Coordinamento Comitati per la pace in
Sicilia (Bruno Gabrielli, di Catania).
Infine, il Convegno ha invitato
tutte le comunità e i gruppi giovanili evangelici a partecipare
uniti alla manifestazione nazionale per la pace, il disarmo e la
autodeterminazione dei popoli —
il 4 aprile, a Comiso — sotto lo
striscione « Protestanti per la Pace ».
B. G.
ECUMENE
8 e 9 maggio 1982
l** Congresso della
Federazione
Femminile Valdese e
Metodista
Unioni e Gruppi hanno diritto
a inviare una delegata per ogni
dieci iscritte o frazione di dieci
e devono fornire loro una delega scritta. Osservatrici e isolate
hanno voce consultiva e propositiva.
Programma :
Venerdì 7 maggio, in serata,
arrivi, presentazioni e incontro
informale.
Sabato 8 maggio, ore 9 - 19,30:
Congresso e studio in gruppi sul
tema ; « Il concetto di peccato
nell’Antico e Nuovo Testamento » ; ore 21 : Relazione dai gruppi di studio.
Domenica 9 maggio, ore 9 : prosecuzione lavori congressuali ;
ore 11 : Culto con S. Cena a cura
di un gruppo valdese metodista
già interpellato: chiusura Congresso.
Iscrizioni entro il 20 aprile a;
Violetta Sonelli, via Manzoni 21,
50121 Firenze — Per Valli e Piemonte a Maria Tamietti, v. Gay
21, 10066 Torre Pellice. (Da Pinerolo sarà organizzato un pullman con partenza venerdì 7 maggio alle ore 6,30).
ANCH’IO HO TIMORI
Ho letto sull'Eco-Luce del 5 marzo
1982 che in Gran Bretagna si nutrono
già timori per la visita di fine maggio
dei Papa.
Secondo ia Chiesa anglicana «sarebbe
una catastrofe ecumenica se la visita
papale dovesse mettere in evidenza i
sentimenti antiromani, ancor presenti a
fior di peile, di una parte della popolazione ».
Anch’io nutro alcuni timori per questa
visita, ma i miei timori sono opposti
a queili testé citati.
Mi spiego meglio. A meno che qui.
per sentimenti antiromani si intendano
queili di chi, per partito preso, rifiuti assoiutamente di dialogare con la Chiesa
di Roma, vorrei che da parte anglicana
e protestante in genere, ci fosse, in
occasione della visita papale, una affermazione sincera e chiarificatrice della
propria posizione « antiromana » nei riguardi del Papa.
Infatti mi preoccupa il dubbio che la
grande personalità del Papa, la forza
suadente, con cui afferma la sua fede,
nonché il suo carisma e la sua aureola
di santità, possano in qualche modo indurre gli Anglicani ad accettare un compromesso « romano » in nome di quell'ecumenismo al quale il Papa farà appello con tanto ardore.
Ho parlato soltanto di Anglicani, perché non penso che le altre confessioni
protestanti si lasceranno commuovere
da quell'atmosfera di frenetico entusiasmo che l'apparizione del Papa riesce
sempre a creare.
Auspico dunque che gli Anglicani accolgano con il dovuto riguardo il Papa,
come messaggero di pace, ma non come l’intermediario tra Dio e gli uomini.
È vero che la Chiesa Anglicana è
« romana » per sfarzo di paramenti e
grandiosità di cerimonie, ma è pur
sempre vero che è « antiromana » nell'essenza delle sue convinzioni religiose.
Silvana Tron, Torre Pellice
ESSERE
PROTESTANTI
IN SICILIA
Scriveva il pastore Ricca tempo fa
che oggi il nome « Protestantesimo »
non fa più paura a nessuno. Per mia
esperienza, sia personale che a livello
ecclesiale-ecumenico, ritengo che ciò
non sia perfettamente corrispondente a
verità, almeno in molti strati della popolazione siciliana, i quali nella migliore delle ipotesi sconoscono o conoscono in maniera sommaria e talora errata l'altra faccia del cristianesimo
« eretico ». Quando poi il solo sentir
dire « sono protestante o evangelico »
non diventa addirittura motivo — in
certi casi — di larvato o mal dissimulato compatimento se non proprio di
dichiarata ostilità e di aprioristico inappellabile giudizio di condanna o esclusione. Altro che ecumenismo! che,
tuttavia, e grazie a Dio, c'è pure e si
manifesta In vari modi, a vari livelli
e non solo nella mia comunità. Quello
che mi auguro a questo punto è che
la parola « Protestantesimo » o » evangelico » faccia paura a noi protestanti o
evangelici per primi, affinché il Cristo
di tutti non sia o rimanga privilegio o
monopolio di questa o quell’altra confessione, ma ci dia chiarezza di idee,
una fede più robusta, un atteggiamento
di umiltà e amore nell’ascolto della
Parola per un'azione più incisiva, chiara, fedele al Cristo e coraggiosa nella
condanna della bestia umana, quando
essa emerge in tutta la sua terribilità.
Riusciremo forse in tal modo a ridare
senso e credibilità a ciò che probabilmente è diventato per molti un remoto
e astorico ricordo catechetico, se non
addirittura astrazione metafisica o illusoria favola per bambini: l'uomo creato
ad immagine e somiglianza di Dio.
Fraterni saluti
Giuseppe Calderone. Palermo
5
9 aprile 1982
fede e cultura 5
EDIZIONI CLAUDIANA
Helmut Goliwitzer
Interrogativi
sul senso della vita
Introduzione di Ermanno Genre, « Piccola collana moderna »
Serie teologica, n. 41, pp. 72, L. 3.800
Del famoso teologo evangelico di Berlino — da 50 anni in prima
fila in tante battaglie — escono ora in traduzione italiana tre conversazioni televisive e una conferenza sul tema attualissimo del senso
della vita: « Come dare alla nostra vita un senso nel contesto di
rapporti sociali privi di senso? ». Come rispondere alla sfida del
« riflusso » del nostro tempo che vuol dire anche negazione della
vita, rassegnazione, droga?
Goliwitzer aveva già approfondito l’argomento con un suo grosso ed impegnativo volume: Krummes Holz - aufrechter Gang, purtroppo mai tradotto in italiano, di cui questo suo libretto ■— apparentemente leggero e discorsivo ma ugualmente impegnato — ci
offre il frutto.
Una volta demistificati gli « idoli » moderni che ci circondano
occorre tradurre nella realtà della vita moderna il significato della
parola « vocazione », chiamata al servizio, al coinvolgimento in un
progetto di vita per gli altri. Fede significa oggi più che mai battaglia, nel nome della vita, contro la rassegnazione, il cinismo, l’indifferenza.
La fede in Gesù Cristo comporta una « trasformazione dell’aldiqua » perché « il Dio totalmente altro vuole una società totalmente diversa ».
La parola chiara e trascinante di un uomo che, nella sua lunga
vita, non si è limitato a parlare.
Di Helmut Goliwitzer la Claudiana ha pubblicato di recente: Il
poema biblico dell’amore tra uomo e donna - Vivere senz’armi - Il
Regno di Dio e il socialismo - I ricchi cristiani e il povero Lazzaro
ecc. Altri suoi libri sono stati pubblicati da Queriniana, Morcelliana ecc.
TRE INCONTRI SULLA SCUOLA A BRESCIA
Un allarme anche per noi
Troppo poco desta l’attenzione degli evangelici italiani sul perdurante problema dell’insegnamento religioso nella scuola dell’obbligo
Per iniziativa del « Coordinamento per la laicità della Scuola », composto dal Centro iniziative democratiche insegnanti
(CIDI), dal Coordinamento genitori democratici (CGD), dal
Movimento di cooperazione educativa (MCE), e da altri gruppi
laici che si interessano del problema della « laicità e pluralismo
nella scuola italiana », hanno
avuto luogo a Brescia, in due sedi della città, tre incontri tutti
affollatissimi; purtroppo la presenza evangelica è stata scarsissima, nonostante gli orari favorevoli : venerdì 19 febbraio sul
tema : « Quali garanzie oggi per
una scuola pluralista? » ; sabato
27 febbraio : « Per una scuola
laica in uno Stato laico » ; venerdì 5 marzo : « Quale educazione
alla fede? ».
Questo triplice incontro ci è
sembrato uA campanello d’allarme laico che suona anche per
noi evangelici. Abbiamo infatti
l’impressione che non siano pochi gli evangelici che non si pongono il problema della religione
a scuola o che si limitano (quando lo fanno!) a chiedere l’esenzione dall’insegnamento religioso per i loro figli. Il non esonerare i figli, anche se con la motivazione di una testimonianza
Tra le riviste
Gioventù evangelica
n. 73, febbraio 1982
La Polonia, il socialismo e noi,
editoriale di Marco Rostan - Seguire Gesù oggi, studio biblico
di Claudio Pasquet.
Risorta vita
« La mia voce s’eleva a Dio
ed egli mi porge l’orecchio ».
(Salmo 77: 2)
Signore
hai udito il mio grido,
mi hai soccorso nella distretta,
hai fugato la mia angoscia.
Signore
mi hai ridato la vita
pulsante nel cuore;
mi hai ridato la luce
della tua presenza eterna,
in me offuscata.
E ho ritrovato
la gioia dell’esistenza
che colora di azzurro
lo scandire dei giorni
nel tempo che fugge.
Dove l’anima si cimenta
nelle ansiose ricerche,
e sempre si ritrova
nei supremi traguardi
di vita e di morte.
Signore
ho riscoperto
lo splendore del Creato,
yC mi .sono beato
ai primi tepori della brezza
che l’inquieta carne stimola
nei giorni alterni di primavera;
dove il cinguettio
degli uccelli canori,
e le chiazze dorate
delle primule in fiore,
e lo sciacquio
dei ruscelli in piena,
è nreludio tutto
di risorta vita.
E come la pioggia
.sulle riarse pietraie
fa sbocciare esili fiori,
così la tua Grazia, Signore,
dagli aridi dubbi
mi ha riscattato.
Signore
mi hai ridato la vita,
mi hai ridato la luce.
Primavera 1961
Polonia: Il »colpo di stato non
cancellerà l’estate polacca, di
Guido Franzinetti - I protestanti
in Polonia.
Meridione: Ricostruire insieme
una nuova speranza, di Sergio
Aquilante.
Protestantesimo: La teologia
è la mentalità dell’uomo nuovo,
intervista di Francesca Spano a
Vittorio Subilia.
Altri articoli di Giuseppe Platone, Marco Bouchard, Luigi Ranzani, Aurelio Penna e Sergio Ronchi, Eugenio Bernardini, Roberto
Tamborini, Bruno De Michelis.
Redazione-amministrazione, via
Porro Lambertenghi 28, 20159
Milano.
Certezze
È in distribuzione un numero
speciale della rivista « Certezze » sul tema: « Lo Spirito Santo e la Sua opera nella chiesa ».
La rivista, edita dai Gruppi
Biblici Universitari, si avvale per
questo numero della collaborazione del « Gruppo teologico » dei
giovani evangelici romani, composto da Battisti, Pentecostali e
studenti della Facoltà Valdese di
Teologia.
Sono presentate ricerche a firma di Luigi Santini, Mario Affuso, Mario Cignoni, Eugenio Stretti, Anna Rastello, Dario Saccomani.
Copie della rivista si possono
richiedere al prezzo di L. 1.500
al seguente indirizzo: Redazione
« Certezze » c/o Marcella Fanelli,
via M. Poggioli, 9 1700161 ROMA
ccp n. 25526005 intestato alla medesima. Abbonamento annuo studenti: L. 13.000 . Abbonamento
ordinario annuo L. 15.000.
Protestantesimo
Il primo numero di Protestantesimo del 1982 si apre con un
attualissimo studio (pensando
qui alla prossima assemblea di
Ottawa dell’Alleanza Riformata)
di Lukas Vischer su: « Il compito
delle chiese riformate nel quadro
del movimento ecumenico ». Segue uno studio critico di teologia
contemporanea insieme ad alcuni
preziosi contributi su problemi
di ecumenismo, sul senso del
battesimo e sulla « ricerca dell’essenziale cristiano ».
Un breve profilo di A. Ravenna, che fu lettore apprezzato di
ebraico alla Facoltà valdese negli anni ’50, scomparso a Roma
all’età di 82 anni e numerose interessanti recensioni di opere
teologiche e storiche chiudono la
vasta rassegna proposta in questo numero.
G. P.
Protestantesimo, trimestrale
della Facoltà Valdese di Teologia,
abb. ordinario L. 11.000, c.c.p.
14013007, Via Pietro Cossa, 42 00193 Roma.
evangelica che è così resa possibile nell’ora di religione, non
affronta infatti il problema del
confessionalismo della scuola
italiana. Ma neppure la pur doverosa esenzione mette i bambini delle elementari al riparo
dall’indottrinamento sistematico
che, al di fuori delle specifiche
ore di religione, è cresciuto in
questi ultimi anni.
A queste difficoltà si aggiunge
quella della sostituzione, prevista dalla legge, dell’insegnante
che dichiara la propria non disponibilità ad insegnare religione, da parte di un altro insegnante o addirittura, come succede a Torino, di « supplenti »
(vedi «Un ramo secco che rinverdisce», Eco-Luce 10/5.3.’82).
Qui il disagio provocato dal cambiamento di insegnante, e quindi di indirizzo pedagogico, è reale per tutti i bambini, esentati e
non esentati. E si accentua la
contraddizione disorientante che
già spesso si riscontra tra un insegnamento impostato sulla libertà critica che abitui a ragionare e a decidere in modo autonomo e quello che, seguendo le
disposizioni ufficiali riguardanti
l’istruzione religiosa cattolica,
spesso risulta un indottrinamento mnemonico e autoritario.
Siamo sufficientemente allarmati di fronte a questa perdurante situazione?
Due ipotesi
Tornando al triplice incontro,
schematizziamo così le due diverse soluzioni o ipotesi che si
sono confrontate nei primi due
incontri :
1) Nessun insegnamento religioso nella scuola di Stato.
2) La soluzione più realistica che tiene conto anzitutto della impossibilità di una denuncia
unilaterale del Concordato da
parte dello Stato, e del fatto che
le religioni sono una realtà storico-culturale che ha inciso profondamente nella storia e nella
cultura dei popoli. Ne discenderebbe la necessità di una pluralità di voci, rappresentanti le
varie confessioni religiose, nel
TORINO
Lezioni di laicità
Su invito della Facoltà di Economia e Commercio, M. Pierre
Lamarque è venuto a Torino per
parlare del « Conseil économique et social ». A titolo amichevole, nella sua qualità di vicepresidente onorario della Ligue
internationale de l’Enseignement,
de l’Education et de la Culture
Populaire, ha accettato di tenere, nei giorni 3-4 marzo, due conferenze i cui temi ci interessano più da vicino.
La prima, nei locali delrUCDG-YWCA su: «Les relations entre les Eglises et l’Etat
en Europe occidentale ». La seconda su : « La question scolaire
en France du XVIII siècle à nos
jours ». Collegando questi due
argomenti con quello del recente Colloquio dei responsabili e
delegati della Ligue a Madrid
(21-23 dicembre scorso) su «Laïcité et Enseignement», e considerando l’interesse suscitato in
coloro che hanno udito le due
conferenze torinesi, ci si rende
conto quanto sia sempre attuale
il tema della laicità intesa come
rispetto per gli altri sia riguar
do all’istruzione religiosa da dare ai figli che nella libertà d’insegnamento. Il pubblico ha compreso l’importanza della laicità
come libertà individuale, come
coscienza individuale, l’importanza della Riforma che ha portato all’autonomia del pensiero
europeo, alla tolleranza (vedi i
paesi del nord dell’Europa), all’individuo in quanto individuo,
alla scuola aperta alle masse, alla scuola che per la sua universalità deve formare lo spirito al
rispetto di se stessi e degli altri.
Vivaci sono stati i dibattiti che
hanno seguito entrambe le conferenze alle quali erano presenti
varie correnti di pensiero, diverse appartenenze religiose. Così
intenso l’interesse da far dire all’oratore, il quale con la sua eloquenza, la sua chiarezza, la ricchezza di dati aveva permesso
di seguife anche a chi conosceva meno la lingua francese, di
sentirsi « portato » dall’uditorio !
Ben vengano le opportunità di
incontri simili a quelli che si sono svolti recentemente.
Liliana Ribet
l’insegnamento religioso.
A questo punto, uno dei vaidesi presenti ha sottolineato che,
se prevalesse questa ipotesi, i
valdesi potrebbero accettarla a
due condizioni : anzitutto « senza alcun onere dello Stato ».
In secondo luogo sosterrebbero il principio della « opzionalità » dell’insegnamento religioso,
insegnamento che non dovrebbe
essere imposto.
Sempre da parte valdese è stato fatto rilevare lo scarso interesse che anche i maggiori partiti- della sinistra italiana sembrano avere al problema della
laicità della scuola, tranne prese di posizioni individuali.
Per questa ragione, chi scrive
ritiene che gli evangelici, per la
soluzione di questo problema,
dovrebbero appoggiare quei partiti laici minori e quelle associazioni laiche o cattoliche di base,
che lo portano all’attenzione del
Parlamento e del Paese.
Fede e religione
Al terzo incontro, sul tema :
« Quale educazione alla fede? »,
cui ha partecipato un uditorio
numeroso ed appassionato, come si è potuto notare dai successivi interventi (particolarmente «sofferti» quelli dei cattolici delle comunità di base), hanno parlato il pastore valdese
Franco Giampiccoli ed il sacerdote Franco Barbero di una comunità di base di Pinerolo (Torino).
Il pensiero del nostro Franco
Giampiccoli è troppo noto perché sia necessario parlare del
suo studio. Comunque, invitiamo a leggere (o rileggere) il suo
volumetto « La religione nella
scuola oggi: necessità dell’esenzione », “dossier" Claudiana.
Il sacerdote Franco Barbero
ha rilevato che la Chiesa Romana vuole ancora occupare tutti
gli spazi. Il Concilio Vaticano II
aveva stabilita la priorità della
Parola di Dio. Invece sussiste
oggi una enorme difficoltà ad
assumere la centralità biblica.
Fede è istanza che nasce dal rapporto con Dio. Invece la religione tende a sostituire la fede, cercando di fare raggiungere un
rapporto con Dio basato sulla
ritualità. Le famiglie « mandano » i figli al catechismo : si rivela così rinsuflficiente teologia
del « sacerdozio universale ». Il
Vaticano II conserva una strutttira che delega ai sacerdoti l’istanza religiosa. Invece bisogna
programmare una riscoperta del
Vangelo, rifacendo con gli adulti
una più autentica lettura della
Bibbia. I nostri ragazzi debbono
avere una « libertà » di scelta,
dopo che gli adulti, se credenti
(genitori e appartenenti alle comunità cristiane), hanno obbedito alla loro vocazione di annunziare loro il Vangelo. Bisogna pure vivere momenti dell’annuncio in coralità e comunità gioiosa. Bisogna potersi interrogare su qualsiasi messaggio
biblico. Ma come farlo in una
Chiesa che non responsabilizza,
che non favorisce la crescita spirituale?
Ci piace concludere citando
brevemente uno degli interventi
che hanno seguito le esposizioni
di F. Giampiccoli e F. Barbero.
E’ l’intervento di una Signora
esule dall’Uruguay, che si è definita credente ma non religiosa
nella pratica. Educata nella laicità, vede come una « aggressione » l’istruzione religiosa che i
suoi nipoti subiscono nella scuola italiana. La religione non può
risolvere i dubbi dell’uomo, ma
la fede si.
Nives ed Enrico Corsani
6
6 obiettivo aperto
9 aprile 1982
CRISTO, IL SENSO
Uno sconosciuto scrive al giornale esprimendo le domande
fondamentali che ogni uomo serio e vivo si pone prima o poi nella sua esistenza...
C’è chi da queste domande esce, o pensa di uscire, con la soluzione
facile dell’annientarle, del negarne l’oggetto, del respingerle
lontano dalla propria coscienza.
C’è chi con queste domande instaura una convivenza permanente,
densa di disagio, come con un dolore fisico sordo ma continuo, al quale
ci si abitua quel tanto che consente di proseguire,
C’è chi ha avuto il dono grande, inestimabile di ricevere una risposta
che da un lato è diventata la forza portante della sua vita,
dall’altra si è spezzettata nella linea discontinua delle sue incoerenze.
Ad alcuni credenti abbiamo chiesto
di esprimere la fede che hanno ricevuto e vissuto
nella realtà particolare della loro vita perché questa testimonianza possa
aiutare e rafforzare non solo lo sconosciuto che ha scritto, ma anche chiunque voglia
leggere ponendosi e riponendosi
le domauide fondamentali dell’ esistenza.
Sul confine tra il credere e il non credere
Egregia Direzione,
sono un lettore abbastanza assiduo del vostro giornale
e come tale mi rivolgo a voi nella speranza di trovare un
interlocutore che presti ascolto ai dubbi e alle domande
che mi sono sorte su di un problema che ha occupato da
sempre e particolarmente in quest’ultimo periodo, gran
parte dei miei pensieri e riflessioni: il credere in Dio.
Fin da piccolo sono stato cresciuto in un ambiente
particolarmente religioso, fln da piccolo sono stato abituato a partecipare ai riti ecclesiastici e pur senza mai
comprenderli ho continuato a praticare questa « fede »
trasmessami pensando che solo in questo modo avrei potuto capirla. A distanza già di alcuni anni, dopo essere entrato a contatto con il pensiero filosofico, in parte psicologico e teologico, tutta la mia sicurezza si è trasformata
nel suo opposto. La fede semplicistica che mi accompagnava è stata via via smascherata e messa a nudo da pensieri e da ragionamenti che scaturivano da riflessioni individuali e confronti con le persone che erano preoccupate
dal mio stesso problema: qual è il senso della mia vita,
della vita dell’uomo in genere? Perché vivere, perché desiderare qualcosa in particolare, perché fare determinate
cose? La mia vita ha un qualche senso che non venga distrutto dalla morte inevitabile che mi attende?
Da quel momento mi sono reso conto che anch’io, come quasi tutti, vivevo basandomi su principi che non solo
non avevano nulla (o per lo meno poco) in comune con
la fede che professavo, ma che anzi il più delle volte le
erano contrari e opposti. Il credere in Cristo non entra
nella vita e non capita mai, o quasi, sia nei rapporti con
gli altri che nella nostra vita privata, di doverci scontrare
o fare i conti con esso. Per la maggior parte dei casi il
credente professa la sua fede in qualche spazio ben pre
ciso, spesso molto ben protetto e molto lontano dai problemi della vita di ogni giorno.
Dai fatti che uno può tranquillamente osservare circa
la vita dell’umanità che gli sta attorno, riesce con difficoltà a capire la differenza esistente tra un credente ed
un non credente. Sia oggi che in passato si può vivere tranquillamente in mezzo a coloro che si definiscono credenti, senza che si noti in essi lo specifico cristiano.
Più volte ho cercato di rispondere alle domande che
mi erano sorte e per fare questo ho provato a chiedere a
coloro che si professavano credenti, che senso avesse per
loro credere. La delusione che ho provato nel sentire le
loro vaghe e imbarazzate risposte, mi ha sempre più convinto che la fede, l’evangelo, Dio siano cose che l’uomo si
è create per rispondere a quel drammatico interrogativo
che è il dopo-morte.
Le non-risposte che mi sono state date da questa gente
mi hanno sempre più convinto che la fede. Cristo, Dio ecc.,
come sosteneva Feuerbach, sono solo illusioni, belle illusioni con le quali l’uomo riesce a vivere l’assurdità della
vita, che è in realtà l’unica verità incontrovertibile, accessibile all’uomo.
Ma se le cose stanno così come può un individuo credere che un’illusione possa conferire un senso alla sua
vita?
Evidentemente non è così, non è possibile che milioni
di uomini possano vivere in queste condizioni. Tuttavia
credere in un ente infinito, vivere tutta una vita secondo
una legge che si pensa sia divina ma che in realtà è stata
scritta da uomini come noi (bibbia), non è assurdo, non
è cercare di nascondere gli interrogativi a cui non possiamo rispondere?
Da sempre, da quando la vita esiste, in tutto il mondo.
l’uomo ha cercato di trovare la soluzione della contraddi-1
zione tra il finito e l’infinito e una risposta ài problema:
del senso della vita che gli desse la possibilità di vivere.
Quest’unica soluzione noi la troviamo in ogni popolo sul-¡
la terra, sotto forme diverse (Buddha, Allah, Confucio, Cri-1
sto, ecc.) ed è una soluzione così ardua e difficile che da
sernpre è stata da molti scartata per poi porre di nuovo,
la questione che è sempre presente e per la quale nessu-,
no sa darti una risposta convincente. ,
Per ora sono del parere che molto probabilmente sen-j
za il concetto di un ente infinito, di un Dio, di un Cristo j
che ci salva da quel drammatico interrogativo che è il;
dopo-morte, del legame tra le cose umane e Dio, della co-scienza che è in noi del male e del bene morale — con-^
cettl tutti elaborati nell’occulta infinità del pensiero urna-no — non ci sarebbe la vita, e che l’uomo non potrebbe
reggere alla disperazione che gli procura la realtà della,
morte.
Ma è giusto vivere ingannandosi, credendo in un’illusione che ha l’unico vantaggio di permetterti di vivere più
o meno tranquillo?
Non riesco a pensare a nient’altro, sono alla disperata
ricerca di qualcuno che mi offra un filo conduttore con
il quale andare avanti e per questo mi sono rivolto al vostro giornale. Non esigo avere una risposta diretta, il mio
confuso intervento vuol solo essere di stimolo ad una riflessione che io sento vitale non solo per me ma per tutti
coloro (e sono molti) che come me si dibattono sul confine tra il credere e il non credere senza riuscire a trovare
risposta alla domanda: Cristo può costituire il senso della
nostra vita?
Distinti saluti.
Un vostro simpatizzante
Il fastidioso pungolo che spinge al dono di sé
Il Dio della Bibbia non è un ente metafisico ma è una realtà presente nella storia degli
uomini, in particolare del popolo di Israele,
che interviene, che modifica, che crea rapporti e situazioni nuove, non spiegabili secondo le normali categorie o filosofie. Questa è
una affermazione che mi sento di fare e che,
mi rendo conto, avrebbe bisogno di pagine
di chiarificazione attraverso l’analisi dei testi biblici; i teologi lo fanno, io mi limito
a metterlo come cappello, un po’ lapidario, a
quello che vorrei dire qui di seguito.
Il senso della nostra vita non va ricercato
all’interno della nostra vita stessa, in un
rapporto tra noi oggi é noi domani o dopo
la morte, ma tra noi e le persone che ci stanno intorno; la nostra vita trova senso nelle
relazioni che costruiamo con gli altri ( a tutti
i livelli, dalle più dirette e personali, a quelle
più mediate e «politiche») e dal tipo di relazioni instaurate se ne stabilisce la pienezza
o la vacuità. Generalmente i rapporti tra le
persone sono di prevaricazione e sfruttamento; gli uomini instaurano rapporti con gli
altri uomini nella misura in cui questo gli
torna a proprio vantaggio; il prossimo viene
visto come un oggetto da usare, da consuma
ré per il proprio tornaconto. Lo vediamo a
tutti i livelli: nel matrimonio l’amore è spesso inteso come soddisfacimento dei propri
desideri; nel lavoro i rapporti con i colleghi
sono conflittuali e competitivi; sul piano sociale l’accumulazione di (relativamente) pochi ricchi è fatta sulle spalle dei molti che
vengono a poco a poco spogliati delle proprie ricchezze (materiali, culturali, storiche,
etniche ecc.), fenomeno forse meno evidente
all’interno del ricco occidente ma evidentissimo nello sfruttamento che i paesi ricchi
fanno nei confronti del terzo mondo. Se
questa è la comune realtà nella quale viviamo e che noi, tutto sommato persone abba
stanza agiate, accettiamo tanto da considerarla normale e da non modificare, lo specifico cristiano troppe volte disatteso, o meglio, la vocazione che è rivolta ai credenti è
di non vivere questo tipo di rapporti ma,
proprio perché Gesù è storicamente vissuto,
morto e risuscitato, di crearne altri totalmente diversi: alla prevaricazione e sfruttamento
sostituire l’amore, il dono, il servizio. Non
ho detto niente di nuovo, ma non c’è niente
di nuovo da dire! c’è da fare il nuovo. È nell’azione, nella esperienza della costruzione
di rapporti nuovi che la nostra riflessione
trova una via d’uscita positiva e costruttiva.
E non è neppure preoccupazione del credente essere originale: lo « specifico » nel senso
dell’essere diversi non c’è; quello che dovrebbe fare il credente e troppe volte non fa, lo
fanno altri; Dio interviene comunque nella
storia degli uomini. È ancora il problema della « fedeltà »: non basta ripetersi: « credo in
Gesù Cristo » e continuare a vivere ignorando quello che succede Intorno a noi; siamo
chiamati ad adeguare la nostra vita, le nostre
scelte, ai compiti che comunque Dio affida
agli uomini. Personalmente credo che la mia
vita sia in continua tensione tra la voglia di
« farmi i fatti miei » nella gratificazione del
lavoro, nella gioia della famiglia, nel piacere
del divertimento, nel fascino della cultura,
e quel pungolo noioso e fastidioso che mi
dice « tu ti realizzi nella misura in cui ti doni », cosa per niente scontata né tranquillamente accettabile. Credo che Dio sia anche in
quel pungolo e che la fedeltà a Dio sia la lotta con te stesso per accettare che quel pungolo abbia la meglio sulle sollecitazioni nU;
merose, rumorose, convincenti e seducenti
che la vita ci pone davanti. Si tratta di ur
problema che certo non è risolto ma che c
coinvolge tutti e per tutta la nostra vita.
Paolo Bog<
Dio ha pazientemente aspettato che lo chiamassimo
Caro fratello,
dopo aver a lungo riflettuto insieme sul
contenuto della tua lettera, siamo arrivati a
questa conclusione: l’unica persona che può
risolvere i tuoi dubbi sei tu stesso. Siamo
infatti convinti che tu, come tutti noi, troverai qualcosa in base a ciò che tu cerchi: se
cerchi il non credere troverai il non credere; se cerchi Dio, con il Suo aiuto Lo troverai.
A nostro giudizio insomma, la questione è
di essere disposti a lasciarsi andare, ed abbandonare la nostra razionalità, la nostra logica, in quanto la logica ed il sapere umano sono inutili nella considerazione di Dio.
Noi siamo convinti che la fede sia un dono
di Dio rivolto non « agli uomini » in generale, ma « ad ogni singolo umano », riteniamo
quindi impossibile formulare categorie
universali, che vadano bene per tutti e che
possono essere insegnate ed apprese. Le stesse chiese, essendo comunità di uomini, non
possono fare altro che mediare la nostra
umanità con la divinità attraverso la proposta della Parola; ma sta poi ai singoli credenti interiorizzarla, renderla di giorno in
giorno viva « nella vita » e « per la propria
vita ». Pensiamo quindi che l’unico modo valido per rispondere al tuo appello sia
di raccontarti quale è stata la nostra espe
rienza di fede. Noi siamo entrambi di origini
cattolica e da bambini abbiamo seguito ù
modo passivo l’insegnamento cattolico com'
insieme di riti e regole. Ma ad un certo pur
to della nostra esistenza ci siamo resi conti
della contraddizione tra la nostra esperienzi
di vita quotidiana e la interpretazione delH
fede fornitaci dalla chiesa ufficiale. Naturai
mente per ciascuno di noi la causa è stati
diversa: per l’uno la contraddizione tra i
7
9 aprile 1982
obiettivo aperto 7
DELLA NOSTRA VITA
messaggio evangelico di solidarietà con i
poveri e gli oppressi da una parte, e daH’al-,
tra la difesa ad oltranza dei privilegiati e
dei ricchi ad opera di certo clero (quello che
più conta nella struttura cattolica); per l’altra lo scontrarsi contro i pregiudìzi e l’ottusità (nonché ipocrisia) di certo ambiente
cattolico che le impedivano di vivere in modo sereno ed equilibrato il suo rapporto con
un uomo divorziato ed appartenente a un livello sociale considerato « inferiore » al suo.
In seguito a queste circostanze, l’uno ha
tentato di abbandonare la fede sforzandosi
di costruirsi un mondo geometrico e perfet
tamente razionale; l’altra si è sentita esclusa
dalla chiesa e dalla comunione con Dio (o
per lo meno da ciò che fino a quel momento
aveva creduto che fosse la « comunione con
Dio »).
Sono stati brutti periodi delle nostre vite,
periodi in cui ci sentivamo talmente bastevoli a noi stessi da vivere in una solitudine
forzatamente ottusa ed angosciosa. Ma siamo usciti da questa situazione quando ci
siamo resi conto (ciascuno di noi in modi e
momenti diversi) che non Dio si era allontanato da noi, ma noi avevamo rifiutato Dio.
Egli in realtà non ci aveva mai abbandona
ti, anzi ci era stato sempre vicino aspettando
pazientemente che noi fossimo disposti a
chiamarlo, ad abbandonarci a Lui.
È stato allora che abbiamo incominciato
a leggere la Bibbia con un atteggiamento
nuovo, e ci siamo resi conto di quanto poco
fosse fondata la fede che avevamo conosciuto in precedenza e quanto potente fosse invece l’insegnamento e la conclusione che ci
venivano da quelle pagine, scritte sì da uomini, ma rivelanti la presenza e la potenza
della misericordia di Dio.
Tullio e Chiara
Riconosco i credenti dalle loro speranze
Caro fratello (posso chiamarti così?), con
una franchezza come la tua capisco che tu
incontri imbarazzo; ma, io spero, anche simpatia, tanta come l’ho provata io per te, credimi.
Provo a risponderti qualcosa. Quando scrivi che si riesce con difficoltà a capire la differenza fra un credente e un non credente
non posso che darti ragione. Però quando
scrivi che lo specifico cristiano non lo si
trova quasi mai mi sono chiesto se non eri
stato per caso molto sfortunato e io molto
fortunato, visto che in credenti sono inciampato più di una volta, e tante volte mi sono
accorto di loro un bel po’ dopo esserci inciampato, in tutti i sensi che questa parola
può avere. (Non sta forse scritto in Isaia
che Cristo sarà una pietra d’inciampo)?
Posso dirti intanto che c’è anche la categoria
dei credenti imbarazzati a rispondere? Non
tutti hanno la lingua sciolta e i concetti
chiari. Quanto a imbarazzo nel rispondere a
certe domande, capita di confonderli coi credenti del « dopo-morte », quelli che tu giustamente fai capire che non sono cristiani per
niente.
A conoscerli meglio riconosco di solito
i credenti perché hanno delle speranze che
riguardano anzitutto la vita, prima e dopo
la morte; per esse si impegnano in questa
vita. Qualcuno di loro ama poco discutere;
fa, e che sia credente te ne accorgi da poche parole, quelle dell’Evangelo, dell’agàpe,
dell’amore di Cristo, o da qualcun’altra che
somiglia molto a quelle dell’Evangelo. Ci sono
poi anche credenti che sembrano avere invece il dono della parola; anche loro però non
parlano soltanto. Penso a Martin Luther King
o all’arcivescovo Romero, tanto per fare un
esempio, ma anche a tanti credenti di casa
nostra. Tutta gente che prega. Magari prega
anche « Io credo Signore, sovvieni alla mia
incredulità » (Marco 9: 24). Gente che cerca
(anche tu cerchi), aspetta con una pazienza
grande come la speranza (una pazienza che
non finisce mal) e lotta, anche. Guarda che
non sto tracciando un quadro ideale. Anzi,
sono sicuro che se io vivessi un po’ meno da
privilegiato ne incontrerei di più. Per esempio se fossi vissuto fra gli schiavi degli Stati
Uniti, quelli dei canti spirituals negri per intenderci, ne avrei conosciuti a milioni. Quando cantavano « lascia andare il mio popolo »
queste parole di Mosé riguardavano la loro
vita e non il dopo-morte.
Tu dici « lo specifico cristiano ». Ma non
andrai per caso cercando uno specifico trop
po specifico? Ognuno ha i suoi doni. E tutti
guardiamo « come in uno specchio » ( I Corinzi 13: 12), in modo oscuro, quello che poi conosceremo appieno. (Paolo, come sai, parlava degli specchi antichi di metallo in cui si
vedeva male). Io, per esempio, devo avere
uno specchio di pessima qualità, eppure qualche volta ci vedo i seghi dei tempi. E rni dà
un orientamento anche nella ricerca scientifica che è il mio pane quotidiano. (Come, te
lo spiego un’altra volta, se vuoi).
Forse, quello che manca di più, a noi che
cerchiamo, come credenti, è anche di sentirci
cercati e conosciuti, non credi?
Ezio Ponzo
Quando Dio parla non possono che tacere ¡^nostri dubbi
I Alla domanda fondamentale « Cristo può
' costituire il senso della nostra vita? » posso
dare soltanto una risposta : Cristo è l’unico
senso che può essere dato alla vita di un
.uomo.
A questa convinzione sono arrivato circa
'venticinque anni fa, dopo che mi ero feri mámente proposto di non « vivere ingannan'domi», cioè di non cedere a nessuna forma
■ di autoillusione. Ricordo infatti che fin da
I quando ero adolescente avevo smesso di
^praticare i riti della chiesa cattolica perché
non ne ero più convinto, e mi sembrava che
'se Un Dio doveva esistere non poteva certo
vedere di buon occhio la pagliacciata di chi,
per non crearsi tanti problemi, dà ad intendere a se stesso e agli altri che « ci crede »,
quando in realtà ha ben altre idee e interessi per la testa.
Per mezzo di alcuni cristiani evangelici
entrai in possesso di un Nuovo Testamento
e cominciai a leggerlo. Mi si presentò un
mondo del tutto nuovo, per me piuttosto
incomprensibile: tra il mio modo di porre
i problemi e i racconti dei vangeli non riuscivo a trovare alcun punto di contatto.
C’era però una frase del profeta Isaia che
aveva cominciato a darmi qualche fastidio:
« Udrete coi vostri orecchi e non intenderete, guarderete coi vostri occhi e non vedrete, perché il cuore di questo popolo s’è
fatto insensibile ». Mi sarebbe fortemente
seccato se fosse stato proprio quello il mio
caso.
Tuttavia, mi sembrava sempre che una
vera fede in Dio non fosse possibile. Porse,
mi dicevo, si può arrivare ad essere convinti
al novantanove per cento, ma quell’un per
cento che rimane, e che certamente sarebbe
trascurabile in ogni altro tipo di conoscenza, non è accettabile quando è in gioco il
problema di Dio; o superiamo quell’un per
cento di insicurezza con una nostra decisione, e allora ricadiamo neH’autoillusione, oppure siamo destinati a restare fondamentalmente scettici.
La risposta è venuta proprio dalla lettura
del vangelo. Sapevo benissimo che i vangeli
sono stati scritti da uomini, ma ad un certo
momento ho sentito che erano parole di Dio.
E quando Dio parla, non possono che tacere tutte le voci dei nostri dubbi. Dovetti dire, come le guardie che i Farisei mandaro
no da Gesù per arrestarlo : « Nessun uomo
parlò mai come quest’uomo ».
Per il resto, posso dire soltanto che la
parola di Dio, tante altre volte riascoltata
attraverso la Bibbia e per mezzo dei fratelli nella fede, ha influenzato in modo determinante i miei pensieri e le mie scelte di
vita. Senza il fondamento in Gesù Cristo,
sarei vissuto e vivrei in modo diverso.
Al lettore che si dibatte « sul confine tra
il credere e il non credere », indico soltanto
una precisa promessa di Gesù : « Chiedete
e vi sarà dato ; cercate e troverete ; picchiate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede
riceve; chi cerca trova, e sarà aperto a chi
picchia» (Matteo 5: 7-8).
Marcello Cicchese
La fede non è un’assicurazione contro rannullamento
Questa lettera pone tante domande, e così
impegnative, che sarebbe difficile rispondere
a tutte.
Una cosa mi sento di escludere in partenza, e cioè che la fede sia per me un modo di
evitare la disperazione provocata dalla realtà
della morte. Sì, certo, la vita è, nonostante
tutto, una cosa splendida, e sono felice di
viverla, giorno dopo giorno; certo soffro la
morte degli altri come separazione; temo
umanamente ogni sofferenza e quindi anche
quella dell’agonia; inoltre mi dispiacerebbe
morire in questo momento perché ho ancora
troppi progetti mai realizzati e lavori in sospeso. Ma, a parte tutto questo, l’idea della
morte in sé, anche se si trattasse di un annullamento totale e definitivo, non ha per
me nulla di ripugnante o di pauroso. Del resto, se mi guardo intorno, non vedo molta
gente ossessionata dal problema della morte: di solito si preoccupa delle difficoltà quotidiane. E, d’altra parte, proprio la religione
si è spesso basata sulla paura deU’inferno.
Per i credenti Dio è un riferimento su cui
giocare la propria vita, non un’assicurazione contro l’annullamento.
Un’altra cosa che non mi convince è il
fare della fede un problema filosofico. È forse colpa dei Greci antichi, talmente innamorati della loro filosofia da portarsela dietro
anche quando si convertirono al Cristianesimo, cercando di dimostrare teoricamente la
esistenza di Dio. Così mescolarono e confusero la fede con le loro idee umane. Altrettan
to fa anche oggi molta gente che crede di
essersi liberata di Dio solo perché ha scoperto i limiti e gli errori umani di un Tommaso d’Aquino o di chiunque altro. La fede
non è una teoria, è un’esperienza vissuta, direttamente o attraverso la testimonianza di
altri. A questo proposito mi è sempre parso
significativo il racconto della scelta di Ruth,
quando dichiara a Noemi: « D’ora in poi il
tuo Dio sarà il mio Dio ».
Il mio Dio è quello dei testimoni che me
l’hanno fatto conoscere, e quello a cui anch’io cerco di rendere testimonianza, pur
fra dubbi, errori e rinnegamenti, nella mia
vita di ogni giorno. Non per questo mi illudo di essere diversa da chi non crede. I cristiani non hanno il monopolio dei valori
umani, non sono riconoscibili a distanza come gli stambecchi in un branco di camosci.
Solo, ogni tanto, ti trovi a domandare a
qualcuno: « Come fai a tirare avanti, a trovare il coraggio di questa scelta? » e ti senti
rispondere: «Dio me ne ha dato la forza».
Se anche Dio, Gesù Cristo, la Buona Notizia annunziata nel Nuovo Testamento fossero un’invenzione puramente umana, si tratterebbe in ogni caso di un’invenzione così
bella e giusta e vera, che varrebbe pur sempre la pena di uniformarvi la vita. Ma io so
che la presenza di Dio nella mia vita, come
in quella di tanti altri, non è una bella favola consolatoria per i bambini che hanno paura del buio. Cristo è il senso della nostra
vita. Marcella Gay
Fare quello che anche altri fanno, ma con amore
È purtroppo vero che il credere in Cristo
non è un fatto col quale ci troviamo abitualniente a « fare i conti » nella nostra vita di
tutti i giorni, quando dobbiamo prendere
(ielle decisioni (grandi o piccole), quando
dobbiamo assumere delle posizioni rilevanti
t>er il futuro nostro o di altri. Purtroppo,
’ Perché questo è dovuto alla nostra infedeltà:
J non possiamo considerare questo come un
® (iato normale, ma come un dato patologico
'■ (iel nostro essere cristiani. Il fatto di vivere
^ *a nostra fede in uno spazio ben preciso, ben
* Protetto dai problemi della vita di ogni gior
* no, è l’indice di quanto la viviamo come una
religione, come un’abitudine a dei riti, a de
® Hi atti di culto, nella migliore delle ipotesi
‘‘ ((orne un abito mentale, non come una cosa
che cambia la nostra vita, che le dà un senso.
È vero che la Bibbia è una testimonianza
resa da uomini, ma questa testimonianza è
resa a un Dio diverso da tutti gli altri (dagli
dei imma,ginati dalla mente degli uomini),
come può rendersi conto chi legga il messaggio biblico con attenzione non superficiale.
Il nostro Dio non è un dio di morti, ma di
viventi (Le. 20: 38). Dobbiamo abituarci a
vivere la nostra fede non in vista di un aldilà, e del timore che ogni uomo ha della morte
e di ciò che la segue. Qualunque cosa avremo
fatto, o non fatto, sulla terra, non saremo
trovati irreprensibili, ma siamo perdonati
dall’amore di Dio, in Cristo, Ma la fede ci
porta a seguire qui e ora, in questa nostra
vita, l’insegnamento e l’esempio del nostro
Signore e Maestro. Egli, vero uomo, ci ha
dimostrato quale possa essere il senso della
vita di chi crede al Dio della Bibbia (ed è
guidato e reso capace dallo Spirito Santo),
Ognuno di noi può vivere questo impegno:
questo impegno è dare il proprio tempo e
le proprie energie in favore di altri, come
Gesù ha dato se stesso per tutti noi, è adoperarsi per la pace, per la libertà degli uomini, per un mondo più giusto, pur sapendo
che Lui solo potrà dare al mondo queste cose.
Mi sembra di aver dato un senso alla mia
vita cercando di vivere (per quanto sono capace) l’amore di Cristo nella mia professione di medico ospedaliero a tempo pieno, ma
anche in un impegno politico che mi porta
a sostenere la causa dei più deboli, della pa
ce e della libertà. In ognuna di queste cose
non è irrilevante il credere in Cristo, che ci
fa fare quello che anche altri fanno, ma con
amore: è questo lo specifico cristiano.
Per terminare, un’altra osservazione. Una
fede vissuta non può portare ad essere tranquillo. Nell’impegno in favore dei fratelli si
trova il senso della vita, non la tranquillità.
Si può arrivare a dimenticare i quesiti sul
dopo-morte se ci si lascia prendere dal quesito sul come vivere oggi. Se veramente si
fa i conti, cominciando ogni nostro nuovo
giorno, col credere in Cristo. Se a lui rendiamo grazie per quello che siamo, e che siamo
resi capaci di fare.
Marco Tullio Fiorio
8
8 ecumenismo
9 aprile 1982
LE NOSTRE CHIESE DI FRONTE ALLA « MISSIONE »
NOTIZIE TZIGANE
Regna sovrano il disinteresse
Ho vissuto, ultimamente, una
settimana particolare: con un
gruppo di studenti della Faculté
Libre de Théologie Réformée di
Aix-en-Provence, per un seminario sulla missiologia; o meglio,
per la prima metà di esso, poiché la seconda sarà ora condotta
dal prof. Marc Spindler, che dopo aver insegnato alla Facoltà
teologica di Ivato, nel Madagascar, insegna da alcuni anni missiologia a Leida e a Utrecht, Ci
conoscevamo per corrispondenza, e ha avuto la cortesia di presentarmi al Consiglio della Facoltà di Aix, che lo aveva invitato, proponendo che... si facesse
a metà!
Così ho vissuto intense giornate con un gruppo di studenti, ai
quali erano state indicate in precedenza letture di base. Si è lavorato pure, una mattina, con
gli studenti di tutti gli anni; e
nel quadro di questa visita mi è
stata pure chiesta una conferenza pubblica: non ho mancato l’occasione di illustrare la portata
di Chanforan 1532, nel 450“ anniversario dell’adesione del movimento valdese alla Riforma, che
ricorderemo in modo particolare quest’estate.
Se segnalo questo mio fatterello, è solo perché mi dà lo
spunto per una riflessione d’interesse generale per le nostre chiese.
Alcune settimane fa, a Pomaretto, si è riunito il Comitato
CEvAA, coordinato dal past. Re-,
nato Coisson, alla presenza del
moderatore Bouchard. Ci siamo
resi conto una volta ancora, malgrado belle iniziative personali o
locali, che per l’insieme delle nostre chiese il nostro essere membri della Comunità Evangelica di
Azione Apostolica vuol dire poco
o nulla. Ed è così perché pochissimi dei « responsabili » — pastori e predicatori, ma anche
monitori, catechisti, anziani, diaconi — sono essi stessi non dico
coinvolti, ma sfiorati dalla questione. Ed è così perché non hanno ricevuto alcuna formazione
al riguardo, e l’informazione che
si cerca di far passare con circolari (una fra le tante...) o attraverso queste colonne, non muta
la situazione. In effetti, io stesso
ho attraversato i miei studi teologici in Italia e all’estero senza
che « la missione » fosse, praticamente, apparsa all’orizzonte; è
stato l’interesse personale, stimolato indubbiamente anche da situazioni familiari, a spingermi a
leggere, a informarmi, a riflettere su questo complesso di questioni; poi la Tavola, sempre venerabile, mi ha dato modo di avere un rapporto particolare con
altre chiese della CEvAA, ho potuto partecipare ad alcuni semi
TORINO
Convegno
del SAE
Il Gruppo Piemonte del Segretariato Attività Ecumeniche terrà la sua II Giornata 1982 sabato 24 aprile, ore 10-17, a Torino,
presso il Cenacolo di P.za Gozzano 4. La parte centrale del
convegno — che è aperto a membri, simpatizzanti e amici — è
dedicata ad una presentazione
della Chiesa valdese (past. Eugenio Rivoir) in preparazione del
Convegno Nazionale di primavera del SAE in programma per il
21-25 maggio a Torre Pellice. Seguiranno nel pomeriggio comunicazioni del Gruppo Giovani
SAE Piemonte e del costituendo
Gruppo per la diffusione della
traduzione interconfessionale del
Nuovo Testamento.
nari di questa in Europa e in
Africa. E, sempre più... so di non
sapere! Poiché, fra l’altro, parlare di « missione » (legata all’evangelizzazione, alla testimonianza),
vuol dire non parlare di una
branca della teologia o di un settore della vita ecclesiastica, abbastanza marginale ed... esotico,
bensì mettere, vedere, vivere tutta l’esistenza cristiana in quell’ottica, in una chiesa non introversa
a coccolarsi i suoi valori e a leccarsi le sue piaghe, ma estroversa nel chiamare altri a condividere la gioia viva della salvezza.
« Missione » non è il compito di
qualche originale, ma la ragion
d’essere della chiesa; è il punto
d’impatto della chiesa con il mondo, sulle rive dello Zambesi, sulle
montagne tormentate del Lesotho, nei mari non sempre idillici del Sud, ma anche fra i miei
compagni di scuola e di lavoro,
fra i miei vicini e conoscenti per
i quali Cristo sia una parola, di
scarsa consistenza e di dubbia
risonanza.
Sembra che fra noi, almeno
qua e là, vi sia un risveglio d’interesse per l’evangelizzazione: anche se il servizio (zone terremotate, opere sociali) deve accompagnare ma non può sostituire
l’annunzio evangelico; e se la utile proposta di un modo diverso
d’impostare i rapporti fra comunità cristiana e comunità civile, e
il partecipare alla riflessione sulla e alla lotta per la pace sono,
sì, corollari dell’annuncio di Cristo e della sua croce, ma non
possono certo sostituirlo o riassorbirlo. Non predichiamo noi
stessi!
Regna invece, alto, il disinteresse per la missione; lo ripeto: per
quest’ottica missionaria, estroversa, e ampia, a dimensioni
dell’ecumene umana. Penso che
occorra andare alla radice: bisogna che presso la nostra Facoltà
di Teologia i futuri pastori e predicatori e quanti altri hanno a
cuore, per la costruzione comunitaria e per la testimonianza fra
gli uomini, una formazione biblico-teologica, incontrino la questione « missione » e almeno alcuni dei temi e degli spunti che essa offre. Soltanto così potranno
’’ripercuotere” anche questa tematica e queste risonanze a livello locale e regionale, formare
in quest’ottica i ministeri, attraverso monitori e catechisti dilatare, o almeno proporre più ampiamente questa sensibilità e
questa prospettiva «missionaria»,
farla lievitare a livello comunitario.
Gino Conte
Non c’è posto
per soggiornare
Il telefono squilla: è Tosha
il predicatore « Rom » che chiama dalla Foce di Genova per una
riunione nella sua « roulotte »;
vado aH'appuntamento ma gli
Tzigani non ci sono più; è rimasta una vecchissima tzigana col
marito che mi comunica che la
polizia li ha fatti partire. Nuovo
squillo di telefono: Tosha mi dice: « siamo a Voltri vicino al mare; domani veniamo nella tua
chiesa di Sestri ». Infatti Tosha
e Janko sono al culto con un
gruppo e danno la loro testimonianza con viva commozione dei
presenti; si stabilisce subito un
rapporto simpatico con la comunità; nel pomeriggio con Dante,
Saro, Renzo, Elsa si va a trovare gli amici « Rom », dapprima
nella « roulotte » e poi fuori, secondo il loro costume, attorno
al fuoco; si canta, si prega e diamo dei messaggi ascoltati anche
da alcuni passanti, sbalorditi di
scoprire la fede e la serietà degli Tzigani... tutto attorno è in
ordine, pulito. Arriva un vigile,
cerchiamo di prospettare la situazione reale dei nostri fratelli
per ottenere un tempo maggiore
per la sosta, per consentire di
COMUNITÀ’ EVANGELICA DI AZIONE APOSTOLICA
Benin: la culla della CEvAA
Bohicon:
luogo della CEvAA
Bohicon, un distretto nel sud
della Repubblica Popolare del
Benin in Africa Occidentale, un
nome molto significativo per tutta la CEvAA. E’ il luogo dove si
è svolta la prima Azione Apostolica Comune, una quindicina di
anni or sono e la cui esperienza
è stata fondamentale per la nascita stessa della CEvAA.
Un gruppo di credenti inviati
da varie chiese dall’Afrka, Europa, Madagascar e perfino dall’Oceano Pacifico ha dato vita ad
un lavoro di evangelizzazione nel
Paese Fon dove risiede una delle
popolazioni più importanti dell’Africa Occidentale.
Il lavoro è stato impostato a
partire da questa convinzione:
l’evangelizzazione è un fatto che
tocca l’uomo intero, non solo la
parte spirituale di lui. Così per
numerosi anni, gruppo dopo
gruppo, con una esperienza interrazziale molto importante anche
per gli stessi partecipanti, l'Evangelo è stato annunziato in quella
regione con la predicazione, con
la costruzione di un « centrò salute » che è un gruppo di ambulatori posto in posizione strategica
fra vari villaggi e nei quali oltre
alle cure si fa educazione igienico-sanitaria soprattutto per le gestanti e per le madri, e di un
« centro gioventù ».
Da alcuni anni questo lavoro è
stato affidato alla Chiesa Evangelica Metodista del Benin sia
pure sempre con la collaborazione e l’aiuto delle altre chiese della CEvAA.
Agricoltura:
strumento
di evangelizzazione
La situazione alimentare nell’Africa Occidentale non è grave
come in altre zone dello stesso
Continente, ma è lungi dall’essere risolta.
In un progetto di evangelizzazione rivolta all’uomo intero la
preoccupazione agricola non po
teva essere assente e per questo
un agronomo è stato presente all’inizio del progetto per due anni. Poi la presenza di uno specialista in problemi agricoli africani non è più stata possibile ed il
progetto ha subito per anni una
contrazione limitandosi a qualche esperimento da parte di giovani volenterosi.
Notizie recenti dal Benin ci dicono che il piano è ora ripreso
con un progetto che si inserisce
in quello del « centro giovani ».
E’ prevista una azienda agricola
di produzione e non solo un centro di formazione e di educazione. E’ apparso fondamentale mostrare che questi metodi di lavoro non sono solo qualcosa da imparare (magari sotto forma di
metodi euroamericani e quindi
per lo più inadatti all’Africa) ma
che una azienda montata con
questi sistemi è una unità agricola produttiva ed economicamente valida.
La competenza delle persone
che mandano avanti gli altri progetti, l’atmosfera fraterna, disinteressata ed onesta della comunità cristiana in cui il progetto
si realizza hanno convinto anche
le autorità beninesi che sono
d’accordo .su questo nuovo progetto che la Chiesa Metodista del
Benin prepara con le altre chiese della CEvAA.
Per il ragazzo
malgascio
Dal Centre d’action sociale della Chiesa riformata a Parigi riceviamo notizie positive circa il
ragazzo per cui è stato lanciato
l’appello anche nella Chiesa valdese un me.se e mezzo fa.
Estendendo le ricerche dcll’ospedale per l’operazione chirurgica anche fuori della Francia è stato trovato un chirurgo
urologo dell’Ospedale Cantonale
di Losanna che effettuerà l’intervento gratuitamente diminuendo
così sensibilmente le spese; anche l’Ospedale svizzero praticherà sostanziali sconti sulla degenza.
I medici europei, in contatto
con quelli malgasci hanno potuto
stabilire che i timori iniziali erano esagerati (si temeva un tumore maligno) e che le probabilità
di una soluzione non solo' positiva, ma anche definitiva, sono
molto più grandi di quanto non
si pensasse.
II ragazzo, la madre ed il fratellino più piccolo, che non potrà essere lasciato in Madagascar, sono ora in attesa dei visti
necessari per giungere in Europa.
Le somme raccolte nella Chiesa valdese hanno superato i tre
milioni e saranno impiegate per
sostenere il viaggio completo della madre, il viaggio di tutta la famiglia da Parigi a Losanna e le
spese di soggiorno in Svizzera
per la madre ed il fratellino. Altre Chiese evangeliche di Francia e Svizzera e l’organizzazione
« Terre des hommes » hanno raccolto la somma necessaria per
far fronte a tutte le altre spese.
Un primo elenco di doni è pubblicato a p. IL
Franco Davlte
Appello per il Ciad
In risposta aH'appello per la costruzione di un pozzo nel Ciad, sono ancora
giunte le seguenti offerte: Chiesa Valdo-Metodista della Noce e Centro Diaconale di Palermo L. 88.150; Chiesa
Valdese di Susa 120.000: N. N. 1,850. Il
totale inviato sale dunque a 3.199.610.
Il DEFAP (l'organismo delle chiese
francesi per la CEvAA) che assieme
alla Cimade ed alla Federazione delle
chiese francesi ha lanciato l'iniziativa di
aiuto al Ciad, ha espresso un vivo ringraziamento per quanto le chiese valdesi hanno raccolto.
lavorare... Il giorno dopo Dante
va con Janko in delegazione
presso le autorità portuali da
cui dipende la spiaggia; nulla da
fare! Il giorno dopo il gruppo si
sposta a Borzoli e dopo ventiquattro ore c’è l’ordine di sparire...
Il telefono squilla ancora ed
è ancora Tosha che mi annunzia:
siamo a Loano, vieni a trovarci;
con Sergio il lunedì mattina,
molto presto raggiungiamo il
posto, piuttosto squallido ma
rallegrato dalla presenza di credenti, dal canto e dalla preghiera. Sergio fa un’intervista per la
radio, per far meglio conoscere
l’esperienza di fede di questo
popolo nomade. Ci vedremo presto ma certamente non più a
Loano perché per loro, come è
avvenuto per Gesù, non c’è posto per soggiornare; come dice
la lettera agli Ebrei: « vaganti
per deserti e monti e spelonche
e grotte... ».
A Venaria Reale
Con Tosha raggiungiamo la zona di 'Venaria nella « roulotte »
del predicatore Ghigo, con Vincenzo Buso e frère Jacob, uno
dei primi evangelizzatori tzigani
in Italia. La piccola « Tavola tzigana, gadjia » esamina i molti
problemi sorti nel mondo evangelico tzigano dopo l’esplosione
evangelistica nel mondo intero;
come per le comunità di Paolo
sorgono i problemi che alla luce
della Scrittura e nello spirito
della preghiera si affrontano; sono questioni spesso di natura etica: è lecito ad esempio lavorare
per le chiese cattoliche in riferimento alle statue ed agli oggetti d'un culto ritenuto idolatrico? Come regolarsi per il divorzio, per certe tradizioni non più
in armonia con l’evangelo? Sorge
il problema de) posto della donna, i rapporti tra una tribù e
l’altra; non mancano le tensioni,
Yorgoglio spirituale. Per questo
il comitato avverte l’importanza
della guida dello Spirito per sciogliere ogni difficoltà al solo scopo: che Cristo sia annunziato
(Filippesi 1: 18).
Dopo l’àgape in « casa Ghigo »
abbiamo visitato la cara Bertilla
molto provata nella salute ed
elemento prezioso per l’opera tra
gli Tzigani.
Convegni
In novembre s’è tenuto il terzo convegno ad Ostia-mare con
la partecipazione di credenti e
simpatizzanti tzigani e sedentari; molto apprezzata la testimonianza dei « Lovara » e la presenza dei « Sinti » e « Rom »
provenienti da Roma e dintorni;
anche un gruppo di giovani del
movimento « Cristo è la risposta » assieme al pastore Crociani
hanno preso parte ai culti e riunioni serali. Renato Malocchi ha
proiettato il film del convegno
di Spresiano molto apprezzato
da tutti. Hanno collaborato i
predicatori: frère Jacob, Ghigo,
Tosha, Mile e i responsabili per
l'Italia Vincenzo Buso c Bertilla
con un gruppo delle toro comunità.
Gustavo Bouchard
Convegno su Lutero
Un convegno di studi su Lutero si svolge a Roma il 7 e 8
maggio, in preparazione del 500“
anniversario della nascita del riformatore tedesco. Il convegno,
che è organizzato dalla Facoltà
Valdese di teologia, si svolgerà
nell’aula magna con inizio dei
lavori alle 15,30. Sono previsti interventi di B. Ulianich, F. Gaeta, A. Molnàr, G. Alberigo, F.
Ferrarotti e G. Ebeling. La partecipazione al convegno è libera,
comunicare l’eventuale adesione
a: Facoltà Valdese, via P. Cossa
42, 00193 Roma, tei. 06/3601140.
9
9 aprile 1982
cronaca delle Valli 9
PINEROLO: A PROPOSITO DEI NUOVI « SUPPLENTI »
Insegniamo religione anche noi?
S. GERMANO
In tema
di Pasqua
E’ possibile parlare della risurrezione ai bambini della Scuola
Domenicale? E i loro genitori cosa pensano che sia la risurrezione dai morti?
A partire da simili interrogativi è nato un breve questionario
realizzato e distribuito, tra le famiglie dei bambini, dai monitori
di Angrogna. Successivamente è
stato anche dato ai catecumeni.
Alla domanda: « Pensi che ci
sia una vita dopo la morte? » tra
gli adulti solo il 21% risponde affermativamente mentre la percentuale sale al 47% tra i catecumeni. All'interrogativo: « Ritieni
che sia possibile credere in Gesù
Cristo senza credere alla sua risurrezione? » i dati si equivalgono: il 73% degli adulti e dei catecumeni ritengono di no, ma il
rimanente (che rappresenta una
percentuale considerevole) pensa
che sia possibile credere in un
Cristo che non risorge.
Un’altra domanda, forse un po’
ingenua e un po’ cruda, pone il
seguente interrogativo: « Come ti
immagini che sia la risurrezione
dai morti? ». Questa volta dalle
risposte emerge un abisso generazionale: il 90%) dei catecumeni
pur credendoci si rifiuta di spiegare il fenomeno, mentre il 40%>
degli adulti interpellati — dunque genitori che mandano i loro
figli alla Scuola Domenicale —
dichiara espressamente di non
credere alla risurrezione dai morti. Una contadina di 69 anni scrive: « non m’immagino nessuna risurrezione perché non ci credo »
e una casalinga di 58 anni aggiunge: « abbiamo sempre lavoro e
non abbiamo tempo di pensare
alla risurrezione ». Un altro punto del questionario solleva questa domanda: « Pensi che possiamo fare qualcosa per quelli che
sono morti? ». La maggioranza ritiene di no ( « bisogna ■— dichiara
un operaio di 39 anni — aiutarsi
da vivi e non da morti») tuttavia rimane un 30% di adulti e un
47% di catecumeni divisi tra il
pregare per i morti, portargli dei
fiori oppure semplicemente pensarli ogni tanto. Un artigiano di
50 anni afferma: « l’unica cosa seria che possiamo fare per loro è
di lasciarli riposare in pace » e
una ragazza di 16 anni che a Pasqua si conferma scrive: « i morti sono morti, ci pensi Dio, noi
non possiamo nulla ». Un ultimo
dato: il 46%> dei catecumeni è
d’accordo con l’uso dei fiori ai
funerali e al cimitero. Curiosamente quasi tutti, tengono a distinguere tra fiori e corone: « le
corone sono .soldi sprecati —
spiega un tredicenne — ma qualche fiore sulla tomba e un giretto
al cimitero non fa male a nessuno ». In attesa che arrivino altri
dati a completare l’identikit del
dopo-morte mi chiedo sino a che
punto, anche in questo campo,
non si è fatta strada, tra le nostre file, una concezione cattolica
legata al culto dei morti. Sembra che molti abbiano dimenticata la parola di Colui che invitava chi era in procinto di seguirlo a « la.sciare che i morti
sotterrino i loro morti ». Co.st
come in parte .si è dimenticata
la lezione del « Catéchisme de Genève » di Calvino quando a proposito di morte e risurrezione affermava: « Non c’è più bisogno
di temere la morte come una cosa orribile ma è necessario imparare a seguire volontariamente Cristo che ci precede, non per
farci perire ma per salvarci ».
G. Platone
Partendo da una lettera pubblicata sul quotidiano « La Stampa » nell’ottobre 1981 — lettera
che delineava con precisione la
posizione delle Chiese evangeliche di fronte alla scuola dell’obbligo in merito alla religione —
il prof. G. Peyrot in un incontro
a metà marzo a Pinerolo ha esposto alcune considerazioni sul
difficile rapporto insegnante elementare evangelico - scuola di
stato su tale materia, suscitando un vivace dibattito tra maestri, pastori e genitori presenti
all'incontro, organizzato dalla
Commissione esecutiva del I Distretto (CED).
L’incontro è venuto a seguito
di una circolare del Provveditore agli Studi di Torino concernente la nomina dei supplenti
per l’insegnamento della religione ove l’insegnante titolare abbia chiesto l’esonero.
Il prof. Peyrot — affrontati
brevemente i problemi dell’insegnamento, per così dire, « diffuso » della religione nella scuola
elementare, e le ambiguità, le
questioni anche giuridiche che
ha generato la circolare — ha
fatto l’osservazione che più ha
lasciato perplessi molti dei presenti; l’insegnante elementare
evangelico non deve affatto chiedere l’esonero per tale materia.
come finora è stata prassi, al
contrario deve rivendicare la pienezza del proprio diploma, e
quindi la propria idoneità a svolgere l’intero programma, religione compresa, beninteso continuando a far opera di sensibilizzazione affinché gli scolari chiedano l’esonero.
Questo perché, diceva il prof.
Peyrot, la richiesta di esonero
è in fondo un autolesionarsi da
parte dei maestri, che finiscono
con lo sminuire da loro stessi il
valore del loro diploma, titolo
che li abilita all’insegnamento di
ogni materia del programma di
studio delle elementari, e quindi anche all’insegnamento della
religione.
Una eventuale dichiai'azione di
non idoneità da parte delle autorità competenti (il vescovo
cattolico) per il fatto che l’insegnante non è cattolico solleverebbe una questione di risp>etto
della Costituzione della Repubblica, in particolare l’art. 3 che
sancisce il principio di uguaglianza dei cittadini « senza distinzioni... di religione ».
A questo punto si potrebbe
suscitare un più ampio dibattito
sui programmi della scuola elementare.
L’indicazione del prof. Peyrot
a non richiedere più l’esonero ha
trovato vivaci reazioni di molte
maestre presenti al dibattito, che
difendevano la loro posizione richiamandosi a principi di coerenza e continuità con quanto
fatto finora, o ad una propria
non-abilitazione (contestando in
questo Peyrot).
Il dibattito sul problema è rimasto aperto, ed in particolare
la Commissione educazione ed
istruzione della Comunità di Pinerolo si è fatta carico di studiare meglio la questione e di
organizzare nuovi incontri sul
tema.
Bisogna ancora dire, come si
è anche ricordato quella sera,
che il problema delle ore che dovrebbero essere dedicate esplicitamente alla religione nelle
elementari (e che ha dato origine alla circolare del Provveditore) è sì molto grosso, ma ben
più grosso è forse quello dell’insegnamento « diffuso » della religione nella scuola, che trova
base nel fatto che ancor sempre
« L’Italia considera fondamento
e coronamento dell’istruzione
pubblica Tinsegnamento della
dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica » (art. 36 del Concordato
richiamato dall’art. 7 della Costituzione).
Paolo Gay
AL CONSIGLIO COMUNALE DI LUSERNA S. GIOVANNI
Approvato (finalmente)
il Piano Regoiatore
Si è riunito mercoledì 31 marzo 1982, in sessione ordinaria, il
Consiglio comunale di Luserna S.
Giovanni.
All’attenzione dei consiglieri 42
punti.
Tra le varie deliberazioni approvate dalla maggioranza risalta quella concernente il Piano regolatore generale intercomunale
di Valle. L’adozione preliminare
di quest’ultimo dovrebbe, infatti,
garantire a Luserna, per gli anni
a venire, uno sviluppo urbanistico organico. In proposito, premessa la soddisfazione generale
per l’ultimazione di un lavoro di
planimetria che era iniziato già
nel 1975, da alcune parti sono,
però, state sollevate delle perplessità suH’effettiva rispondenza
del Piano regolatore all’attuale
situazione. Motivo: la diversità,
più o meno evidente secondo i
casi, fra i rilievi cartografici e il
disegno urbanistico quale si presenta, a tutt’oggi, sul territorio.
1 consiglieri avevano in precedenza approvato un progetto
per l’abbattimento delle barriere
architettoniche. L’iniziativa, che
liscuote un unanime consenso,
costituisce un passo avanti nel
progressivo inserimento sociale
delle persone handicappate.
Sono inoltre state decise nella
serata di mercoledì, opere di sistemazione del manto stradale in
via Fonte Blancio. Sarà pure ripristinata la strada di Mugniva e
costruito un tronco stradale di
collegamento tra la provinciale
Hanno collahorato a questo
numero: Antonio Adamo Giancarlo Balboni - Tullio
Braga - G. Failla - Bruno Gabrielli - Dino Gardiol - Pina
Garufi - C. Geraci - Chiara
Grassi - Sergio Montalbano Pietro Valdo Panasela - Teofilo Pons - Paolo Ribet - Bruno Rostagno - Nelly Rostan Maria Tamietti.
Torre Pellice-Pinerolo e via Fuhrmann.
Queste le principali decisioni
prese da un Consiglio che aveva
un ordine del giorno estremamente inzeppato e che perciò ha
potuto affrontare solo in parte i
problemi posti sul tappeto. In
chiusura si sono approvati una
serie di aumenti concernenti le
tariffe per servizi sociali in accordo con la legge regionale. La seduta è stata aggiornata all’una e
trenta del mattino con tutta una
serie di punti non affrontati e
che dovranno essere ripresi in
data da destinarsi.
Marco Borno
AL RAYNERI DI PINEROLO
Strumenti della riforma
CICLO DI CONFERENZE-DIBATTITO PER:
— Studenti delle classi III e IV dell'Istituto Magistrale,
— Insegnanti della Scuola di base,
— Insegnanti della Scuola Secondarla Superiore,
organizzato dal Consiglio di istituto sui problemi della riforma della scuola e
sui temi essenziali per la sua attuazione. L'iniziativa, che si rivolge in modo
particolare agli studenti dell’Istituto Magistrale in quanto interessati alla formazione di una professionalità docente, vuole essere anche un momento di riflessione
e di confronto per tutti i docenti.
VENERDÌ’ 16 APRILE 1982
« La valutazione da un punto di vista educativo e didattico »
Relatore: Prof. G. Proverbio - Università di Torino.
ore 9.30: Auditorium di Corso Piave: incontro con gli studenti dell’Istituto
e i docenti della scuola elementare;
ore 15,30: Aula Magna Istituto Magistrale: incontro con i docenti.
VENERDÌ’ 23 APRILE 1982
« L'InterdiscIplinarìtà: perché e come »
Relatore: Prof. Lombardo Radice - Università di Roma.
ore 9.30: Auditorium di Corso Piave: incontro con gli studenti dell’Istituto
e i docenti della scuola elementare;
ore 17 : Aula Magna Istituto Magistrale: incontro con i docenti.
MARTEDÌ' 27 APRILE 1982
« La sperimentazione: aspetti normativi e didattici ».
Relatori: Prof. F. Marcone Sossi,ITG » Gapitini », Ivrea - Prof. S. Mosca.
D. D. « Leopardi », Torino.
ore 9.30: Auditorium di Corso Piave: incontro con gli studenti dell’Istituto
e i docenti della scuola elementare;
ore 15.30: Aula Magna Istituto Magistrale: incontro con i docenti.
LUNEDI' 3 MAGGIO 1982
« La programmazione didattica e il ruolo professionale dell'Insegnante ».
Relatore: Prof. G. Tassinari, Università di Firenze.
ore 9.30: Auditorium di Corso Piave: incontro con gli studenti dell’Istituto
e i docenti della scuola elementare,
ore 15.30: Aula Magna Istituto Magistrale: incontro con i docenti.
All'asilo
dei vecchi
Dopo lo scorporq delTAsilo dei
Vecchi di San Germano Chisone
dalla CIOV avvenuto con la fine
del 1981, il nuovo comitato che
ne ha assunto la responsabilità,
si è ritrovato regolarmente ogni
terzo lunedì del mese per l’esame delle questioni di sua competenza.
Il Comitato ha subito dimostrato buona volontà per portare
avanti il lavoro affidatogli, per
cui tutto lascia sperare che con
l’aiuto di Dio l’Asilo possa continuare in modo evangelico l’opera per cui è stato creato.
Il Comitato direttivo nella sua
seduta del 18 gennaio ’82 ha deciso di affidare a ciascuno dei componenti un incarico specifico, per
cui le varie responsabilità al suo
interno sono così suddivise:
a) Contatti con il personale:
Franca Meynier Grill; b) Contatti
con i ricoverati: Sig. Martinat del
Concistoro di S. Germano; c)
Stabili; Renato Long; d) Presidente e rapporti con le Chiese;
Franco Davite; e) Vicepresidente: Raimondo Genre; f) Biblioteca: Giancarlo Bounous; g) Segretario e rapporti con la stampa;
Sergio Montalbano; h) Rapporti
con Ente Pubblico: Anna Celli Di
Gennaro; i) Ricoveri: il Comitato al completo; 1) Corrispondenza: l’ufficio dell’Asilo diretto dalla Signora Lincesso Michelin Salomon.
È inoltre in fase di costituzione il Gruppo degli amici dell’Asilo, che sta prendendo consistenza
attorno alla persona del Sig. Rostan di San Germano che ne è
il presidente.
Il lavoro di imbiancatura e disinfezione del padiglione uomini
è quasi ultimato e i risultati sono molto soddisfacenti.
Chi desidera inviare offerte all’Asilo è invitato ad effettuarle
sul c.c.p. 11037108 intestato all’Asilo Valdese per Vecchi di San
Germano e non più sul vecchio
conto intestato alla CIOV.
S. M.
PINEROLO
Biblioteca centrale
Per le consuete operazioni di
spolveratura e disinfestazione, la
Biblioteca Comunale « Alliaudi »
di Pinerolo rimarrà chiusa al
pubblico daU’8 al 10 aprile.
L’orario di apertura delle rionali non subirà variazioni.
In que.sla rubrica pubblichiamo le
scadenze che interessano più chiese
valdesi delle valli. Gli avvisi vanno fatti
pervenire entro le ore 9 del Irtnedì
precedente la data di pubblicazione
del giornale
_______Sabato 10 aprile________
□ TELEPINEROLO
CANALE 56
Alle ore 18.55 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con l’Evangelo ■
(a cura di Marco Ayassot, Franco Davite e Attilio Fornerone).
Questo numero presenta uno studio
biblico sulla Pasqua a cura del Ili Circuito.
Domenica 11 aprile
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.45: Culto Evangelico a
cura delle Chiese Valdesi del II Circuito,
Il culto di questa settimana è curato
dai catecumeni del IV anno della chiesa
di Pinerolo.
10
10 cronaca delle Valli
9 aprile 1982
DAL 1® APRILE
Aumentano le tariffe comunali
Dal mese di aprile aumenteranno in tutto il pinerolese le
tariffe comunali per i servizi « a
domanda individuale » gestiti direttamente dai comuni.
La legge sulla finanza locale
stabilisce infatti che i comuni
possano espandere la loro spesa per il 1982 del 16% rispetto
al 1981, che per farlo devono
procedere ad una serie di ritoc
chi alle tariffe e possono istituire una addizionale di 10 lire
per Kw di consumo di energia
elettrica da parte delle famiglie
e 5 lire per Kw di consumo da
parte delle utenze industriali.
Inoltre aumentano del 30% i
vari diritti comunali per il rilascio di certificati, licenze, autorizzazioni e le imposte di pubblicità.
I BIMBI
NELL’ASILO NIDO
Caro Direttore,
siamo il personale operante in un
Asilo-Nido e in riferimento aH'articolo
■ Maternità e femminismo» apparso sull'Eco delle Valli del 26.3.'82 (senza voler
fare un discorso di parte) abbiamo da
discutere alcuni punti riguardanti gli
Asili-Nido che non sembrano corrispondere alla realtà. Per esempio per quanto riguarda la questione dell'orario viene detto che non soddisfa le esigenze
di tutti; ma se non si vuole più considerare il bambino come un oggetto da
parcheggiare, bisogna cercare di rispettare i suoi orari (per es. evitando
di svegliarlo alle 6 di mattina per
portarlo al Nido alle 7), anche se ciò
può causare qualche difficoltà alla famiglia. Inoltre si tenga conto che il personale per permettere II massimo numero di ore di apertura, ruota in diversi
turni, ma che è pur sempre soggetto,
come tutti i dipendenti, ad un orario
lavorativo ben stabilito.
L'altro punto discutibile è quello riguardante il personale non competente,
in quanto negli Asili-Nido non privati
il personale segue periodicamente dei
corsi di specializzazione e di aggiornamento istituiti dalla Regione Piemonte,
tenuti da docenti universitari e da personale già operante nel settore della 1‘
infanzia e nei servizi sociali.
Anche l'affermazione che all'interno
degli Asili-Nido i bambini sono In molti casi allevati in maniera spartana ci
sembra eccessiva, infatti in una comunità è necessario avere una regola da
seguire che aiuti a rispettare le libertà
e le necessità di tutti; ciò non vuol dire
educazione spartana, ma semplicemente
educazione che non guasta a nessuno.
Distinti saluti.
Il personale deH'Asilo-Nido
di Perosa
TRITTICO
DEGLI STUDENTI
In una classe della mia scuola i ragazzi hanno incollato alla parete una
specie di trittico: ai due lati i manifesti
della denuncia contro i massacri (Bisogna fermare gli assassini — Ogni silenzio è complice) e del no alla guerra
(Una pace sempre più armata assomiglia sempre più ad una guerra — No
ai missili all'Ovest e all'Est); al centro, dominante anche nelle dimensioni,
una riproduzione del « Giudizio » michelangiolesco.
La scelta di questi studenti è seria
e significativa, ma quasi altrettanto significativo, in negativo stavolta, mi è
parso il fatto che i tre fogli siano circondati, e quasi sommersi, da una
quantità di altri manifesti variopinti,
di tutte le misure, dagli ecologici panda ai Beatles, dalle auto da corsa ai
campioni di motociclismo, dalle caricature alle réclames.
In quel diluvio di immagini tutti i
messaggi, seri o grotteschi, si appiattiscono fino a diventare semplici macchie di colore, quasi fossero solo una
tappezzeria applicata a coprire le più
vistose macchie e crepe del plurisecolare edificio.
Il tutto potrebbe essere letto come
un'allegoria della vita di questi ragazzi, bombardati fin dalla nascita da questa girandola di colori violenti, di immagini che sono, per nove decimi, pubblicità per indurre a spendere e a consumare.
Eppure l'esperienza è. nonostante
tutto, incoraggiante: questi quindicenni non hanno voluto avere davanti agli
occhi soltanto divi e dive di vario genere, simboli di velocità, di primati e
di successi: il gesto possente del Cristo della Sistina domina e giudica quel
caos di figurine, avvolge e benedice i
corpi sanguinanti degli assassinati. Ed
è pur sempre vero che proprio di questo mondo assurdo Egli ha voluto essere il Salvatore.
M. G., Pinerolo
Le tariffe per i servizi a « domanda individuale » (cioè asili nido, mense scolastiche, trasporto defunti, tariffe cimiteriali, diritti di macellazione, trasporto alunni, ma anche musei
e biblioteche, ecc.) dovranno per
legge aumentare del 2ft'’/o nel
« loro complesso ». Questo significa che è possibile per un comune effettuare aumenti differenziati secondo Timportanza sociale del servizio o addirittura
mantenere gratis alcuni di questi servizi, purché negli altri riesca ad ottenere un aumento del
20% rispetto agli introiti dello
scorso anno.
La applicazione burocratica di
questa norma ha fatto sì che in
parecchi comuni del pinerolese
sia stato applicato un aumento
del 20% rispetto alle vecchie tariffe per ciascun servizio. Questa
legge ha posto comunque in difficoltà gli amministratori in
quanto — almeno là dove la politica delle tariffe è oggetto di
partecipazione dei cittadini e dei
sindacati — il confronto con le
organizzazioni sindacali è stato
diffìcile.
Infatti è noto che nella consultazione nelle fabbriche sulla
politica rivendicativa del sindacato, i lavoratori avevano deciso
che l’aumento massimo delle tariffe fosse del 16%. I comuni devono però realizzare il 20% di
aumento.
In alcuni casi si è potuto trovare dei marchingegni per rispettare sia le decisioni del sindacato sia quelle della legge, ma
per lo più il sindacato è stato
costretto ad accettare un aumento del 20% (come nel caso delle
mense scolastiche a Pinerolo).
Accettazione che aprirà senz’altro contrasti tra i lavoratori.
gg
Oggi
e domani
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E’ obbligatorio costruire con tecniche
antisismiche
La maggior parte dei comuni del pinerolese sono stati dichiarati
sismici dal D.I. n. 82 del 4 febbraio ’82 (pubblicato sulla Gazzetta
ufficiale n. 64 del 6-3-’82) con grado di sismicità S = 9 (seconda categoria).
Tali comuni sono: Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Campiglione Fenile, Cantalupa, Coazze, Cumiana, FenestreUe,
Frossasco, GarzigUana, Giaveno, Inverso Pinasca,. Luserna San Giovanni, Lusernetta, Macello, Massello, Osasco, Perosa, Perrero, Pinasca, Pinerolo, Pomaretto, Porte, Prali, Pramollo, Prarostino, Roletto, Rorà, Roure, Salza, San Germano Chisone, San Pietro Val
Lemina, San Secondo, Sant’Antonino di Susa, Torre Pellice, Vsseaux,
Villar Focchiardo, Villar Pellice, Villar Perosa.
In questi comuni le costruzioni dovranno essere fatte nel rispetto delle norme antisismiche, con un aggravio del costo di costruzione di circa il 4-5%.
Per le costruzioni in corso alla data del 6 marzo scorso, dovrà
essere presentata una dentmcia alVU-fficio del Servizio Geologico
della Regione Piemonte, Via San Giuseppe, 39 - Pinerolo con copia
del progetto per una verifica da parte di tale ufficio, che potrà prescrivere particolari lavori per garantire la antisismicità della costruzione.
Chi invece vuole costruire, deve presentare domanda di concessione edilizia sia al Sindaco che aH’Ufficio del Servizio Geologico
allegando oltre il progetto anche una relazione sul tipo di fondazioni che si vogliono adottare. L’ufficio esaminerà il progetto e la
relazione e darà l’autorizzazione senza la quale non si potranno iniziare i lavori.
Chi invece vuole ristrutturare la sua casa, dovrà adeguare la
costruzione alle norme antisismiche e dovrà presentare il progetto anche all'Ufficio del Servizio Geologico che darà l’autorizzazione
per poter iniziare i lavori.
Cinema
ANGROGNA — Sabato 10 alle 21,
presso la Sala Unionista, lo Sport Club
Angrogna presenta il film « Fuochi d'artificio: sport invernali, paesaggi, folklore, usi e costumi delle Valli di Flemme e Fassa ». Nell'Intervallo cartoni animati. Ingresso libero a tutti.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
Bando di concorso
La Comunità Montana Val Pellice bandisce un
concorso pubblico per titoli ed esami al posto di Segretario della Comunità, con scadenza alle ore 18 del 26
aprile 1982 per la presentazione delle domande. Titolo
di studio: diploma di laurea in giurisprudenza od equipollente oppure, in caso di segretario comunale in servizio, diploma di scuola media superiore ed abilitazione alle funzioni di segretario comunale.
Titolo di servizio; almeno 5 anni quale segretario
comunale e segretario comunale capo oppure alle dipendenze di Enti Locali, in posti corrispondenti agli
attuali 9° e 10" livello, di cui almeno 3 anni nel 10“
livello. ^ „ X
Trattamento economico; L. 8.700.(X)0 (11° livello)
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Per informazioni rivolgersi alla Segreteria della
Comunità Montana Val Pellice.
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11
9 aprile 1982
cronaca delle Valli 11
COMUNITÀ’ MONTANA VALLI CHISONE-GERMANASCA
MOVIMENTO
PER LA PACE
Comunità alloggio per anziani slogans
Neirambito del progetto di tutela delle persone anziane, è stata aperta una Comunità Alloggio
a Mentoulles.
La Comunità Alloggio vuole essere una risposta alle esigenze di
anziani ancora autosufflcienti che
vivono in situazione di abbandono e solitudine per la lontananza dal centro del paese e con
problemi economici.
La Comunità Alloggio assicura
all’anziano quella sicurezza di
cui ha bisogno per la sua salute
sia fisica che psichica: la casa
pulita e riscaldata, un pasto
pronto anche quando non può
prepararselo, la presenza di qualcuno che può chiamare il medico se si ammala, la possibilità di
assistenza sanitaria regolare, la
opportunità di un minimo di vita sociale e di rapporto col mondo, la sensazione di non essere
abljandonato ed ignorato da tutti. La Comunità Alloggio quindi
dà all’anziano quella serenità e
assistenza di cui ha bisogno senza costringerlo a ricorrere alla
casa di riposo.
La Comunità Alloggio può essere una sistemazione abitativa
per tutto l’anno oppure per i soli
mesi invernali, per evitare l’isolamento in borgate di anziani che,
durante i mesi estivi, preferiscono ritornare nelle proprie abitazioni.
La Comunità Alloggio di Mentoulles può ospitare 10 persone
con sistemazione in camere a due
letti, con acqua corrente in camera, in un grande alloggio ristrutturato e con tutte le comodità. Una Assistente Domiciliare
sarà incaricata di seguire il gruppo per la parte più gravosa della gestione di casa e per la preparazione dei pasti.
Società
di Studi
Valdesi
VAL PELLICE
Al lavoro per la pace
Programma
per l’estate
La Società di Studi Valdesi ha
programmato con la Tavola e la
Comunità di Angrogna il programma definitivo delle manifestazioni del 450° anniversario di
Chanforan.
Qualche novità potrà esserci
nel corso dei prossimi mesi e
ne daremo immediata comunicazione. Nelle sue grandi linee il
programma è il seguente:
15 16 MAGGIO
2' Giornata di studio del Collettivo di ricerca storica (Agape).
13 GIUGNO
Visita alle località riformate
del Saluzzese.
25 LUGLIO ;
Mostra « I Valdesi e la Riforma » (Torre Pellice).
AGOSTO
15: Festa Valdese (Torre Pellice).
20-21: XXII Convegno di studi
sulla Riforma.
22: Culto all’aperto a Chanforan
(ore 10).
Continua il lavoro del Comitato della Val Pellice per la pace
ed il disai-mo. L’obiettivo del
Comitato è ora quello dell’informazione sulle molteplici problematiche legate al disarino ed alla pace e per approfondirle sono
al lavoro alcune commissioni.
Sull’obiezione di coscienza è
all’opera una commissione in vista di divulgare i principi di
questo servnzio alternativo al servizio militare, che l’attuale legge
non facilita, nonché per sensibilizzare i giovani ad una scelta
non facile, né sempre realizzabile.
Un’altra commissione studia
la problematica legata all’industria bellica ed i problemi inerenti la riconversione industriale e le servitù militari.
La commissione per l’educazione alla pace, costituita da insegnanti, si è proposta di raccogliere materiale utile per organizzare mostre e proiettare film
nelle scuole per suscitare nelle
nuove generazioni maggiore interesse alle cose della pace. Formare una mentalità nonviolenta
è alla base di questa azione. Sarà un processo lungo ma si deve
perseverare su questa via. Educare alla pace significa educazione ai valori civili.
Si sono avuti contatti con esponenti del Comitato di Comiso
per ricevere informazioni sulle
prossime manifestazioni che si
VASTA PRODUZIONE
croci
ugonotte
in
oro e argento
da
Oreficeria BORNO
Via Trieste, 24 - PINEROLO - Telef. 3117
e presso le Librerie "Claudiana”
pacifisti
svolgeranno in Sicilia contro la
installazione degli euromissili a
Comiso. A questo fine continua
la raccolta delle firme in valle.
Per la primavera sono programmate alcune iniziative. Convegni-dibattiti pubblici caratterizzeranno la vitalità del Comitato. Saranno Pespressione di un
movimento che vuole continuare la sua funzione in Italia, in
Europa e nel mondo.
Il prof. Giorgio Rochat tratterà la questione del disarmo
sotto il profilo storico-militare.
L’analisi economica riferita all’industria bellica sarà fatta, in
un altro convegno, dal noto sindacalista Alberto Tridente. Sul
tema « la difesa civile » parlerà
Claudio Canal. In stretta collaborazione con il Movimento Federalista Europeo sarà indetta
una conferenza sull’obiezione di
coscienza ed il servizio civile.
Il Comitato non si è estraniato dagli avvenimenti polacchi e
di E1 Salvador, che turbano l’Europa, ma si è anche interrogato
su avvenimenti come quelli in
Turchia e Afghanistan. Tutto ciò
per fare chiarezza e dare informazioni le più veritiere possibili
per non lasciarsi imbrigliare dai
« mass media » che possono stravolgere alle volte alcune verità
radicate nella storia.
Italo Pons
Offerte per il
ragazzo malgascio
Ospiti e personale dell'Asilo per Vecchi di S. Germano Chisone L. 101.000;
Chiesa Valdese: S. Secondo 218.000,
Pinerolo 200.000, Rorà 42.000, Bobbio
Pellice 40.000, S. Giovanni 465.000, Villasecca 300.000, S. Germano Chisone
400.000; S. D.: S. Secondo 37.000, Perrero 210.000: Mauro e Andrea Leva,
Bassignana 20.000: M. Tamietti, Torre
Pellice 10.000. Totale 2.043.000. (Segue)
Si moltiplicano in questi mesi
le manifestazioni contro il pericolo sempre più minaccioso di
un conflitto armato che ci può
coinvolgere tutti.
Fra i vari slogans, belli e brutti, eccone tre, su cui forse vale
la pena di riflettere un momento:
— Non piu soldato / né per Varsavia / né per la Nato.
— Vogliamo vivere / vogliamo
amare / no alla guerra nucleare.
— Meglio attivi oggi / che radioattivi domani.
I primi due mi sembrano ambigui: possono essere espressione di un egoismo che rifiuta la
guerra come una cosa scomoda
e faticosa, e si illude di poter
evitare di esserci immischiati (gli
altri facciano pure la guerra, se
ci tengono, ma ci lascino fuori,
a fare l’amore che è molto più
piacevole); ma possono anche indicare un impegno attivo per costruire un avvenire migliore, rifiutando la violenza della guerra
come mezzo per giungervi.
II terzo è più chiaro e pressante: il tempo che ci è concesso per agire è poco; diamoci da
fare oggi perché domani sarà
forse troppo tardi. Spesso questo slogan è accompagnato da
un altro:
— La marcia è dura ,/ ma non
ci fa paura.
E’ un grido giovanile di sfida
che non oserei far mio; dovrei
modificarlo più o meno così: la
marcia è dura e mi fa paura; ma
dobbiam.o andare avanti lo stesso, e sappiamo di non essere soli
nel cammino.
M. G.
Pro Asilo dei vecchi di
San Germano
Doni pervenuti nel mese di gennaio
L. 150.000: Unione Femminile Valdese, Genova.
L. 100.000: L. M.
L. 50.000: Chiesa Valdese, Coazze;
Giraud Miranda, Pinerolo; Bounous Irene, Silvia, Renata, in mem. dei loro
cari, Pinerolo.
L. 30.000: Chiesa Valdese di Biella;
Beux Mario e Sig.ra, S. Germano.
L. 25.000: Bottazzi Emanuele, Torino;
Biglione Eunice, Genova: Breuza Irma.
Pinerolo.
L. 20.000: Moniersino Pennelli Elsa,
Torino; Schelleubaum Irma e Werner,
Genova; Zii, cugini, Oriana e Alice Long,
S. Germano, in mem. B. Salvai; Florence Long, S. Germano, in mem. E. Bouchard.
L. 15.000: Perrona Emilio, Genova:
Genre Elvira, Pinerolo, in mem. marito.
L. 12.000: Don Margherita, Torino.
L. 10.000: Canepa Alberto, Genova, in
mem. Canepa E.; Conte Gino, Genova:
Schenone Emma, Genova; Avondet Elvira, S. Germano; N. N.; Coucourde Giulio, Pinerolo.
L. 5.000: Falchi Velia. Genova; Malacrida Lilia, Como; Peyronel llda e Enry, S. Germano, in mem. suoi cari; Luisa Comba ved. Rochen, S. Germano.
Confort- Caso
TV Color - HiFi - Elettrodomestici
Articoli da regalo - Liste sposi
Piazza L. Barbieri, 27 (portici) Telef. 22061
10064 PINEROLO
(agli acquirenti abbonati all’Eco delle Valli un omaggio di
«CONFORT-CASA»)
Maria T. Buffa
Giovedì, 18 marzo in un tragico incidente al ponte di Bibiana
è perita Maria Teresa Buffa, di
53 anni, ausiliaria ai servizi generali presso il Rifugio Carlo
Alberto. Le colleghe di lavoro
hanno inviato una lettera alla
nostra redazione in cui rievocano i tratti di Maria Teresa, la
sua serenità e la sua tensione
nella testimonianza cristiana « in
un ambiente per lei di confessione diversa ma uguale poiché
tutto è fatto per il bene di chi
è anziano, solo, ammalato ».
U.S.L. 43
Indirizzi utili
• Presidenza - Segreteria - Servizi Amministrativi
• Servizi Programmazione, Pianificazione (Urbanistica), Informazione
• Servizi Sociali, Assistenziali a
Sanitari
Piazza Muston, 3 - Tel. 91514 91836 - 932222 - 932435
• Servizio Assistenza Sanitaria
di Base
• Servizio Assistenza Sanitaria
integrativa di Base
• Servizio Medicina Legale
• Servizi amministrativi sanitari di Base (ex SAUB)
V.le XXV Aprile, 7 - Tel. 932222
• Servizio Salute Mentale
Via Caduti per la Libertà, 6 Tel. 932460
0 Servizio Veterinario
0 Servizio Igiene Pubblica
Via Guardia Piemontese, 20 Tel. 932440
0 Servizio di Riabilitazione
Via Matteo Gay, 34 - Tel. 932311
0 Servizi Tecnici e per l’Agricoltura
Via Caduti per la Libertà 4 Tel. 932435
IMPORTANTE: per ogni informazione o in caso di non presenza degli operatori alla sede
del Servizio perché impegnati in
attività sul territorio, rivolgersi
alla sede della Comunità Montana-USL - Piazza Muston, 3 - Torre Pellice.
AVVISI ECONOMICI
COLONIA di Borgio Verezzi : la Commissione incaricata cerca 1 jnfermiere/a per i turni 18/6 - 8/7;
9/7 - 29/7; 30/7 - 19/8. Le persone interessate e abilitate telefonino
alla Segreteria Chiesa Valdese di Torino (011) 68.28.38 o alle Sig.re
Onnis (710161) o Crespi (701692).
USL 42 - VALLI
CHISONE-CERMANASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 11 APRILE 1982
Perosa Argentina: FARMACIA Doti.
BAGLIANI - Piazza Marconi 6 Tel. 81261.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 43 ■ VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 11 APRILE 1982
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud. 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91,288.
USL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
12
12 uomo e società
9 aprile 1982
COSTRUIRE LA PACE
PIEMONTE
"Difendere la patria”
Risulta molto maggiore di quanto si sapesse il totale delle centinaia di
migliaia di miliardi spesi dai due blocchi per la corsa agli armamenti
Ormai la « logica » dell’equilibrio del terrore sta lentamente,
ma inesorabilmente cedendo ad
un’altra « logica »: quella di poter
essere in grado (da parte delle
superpotenze USA e URSS coi
relativi alleati-schiavi) di sopravanzarsi reciprocamente senza
più tener conto del fatto che in
questo modo portano se stesse
ed il resto del mondo verso quella tragedia suprema che potrebbe culminare colla scomparsa
stessa deH’umanità.
È proprio di questi giorni la
notizia che gli Stati Uniti espanderanno il proprio arsenale atomico in tre modi diversificati,
secondo quanto deciso in una
delle ultime riunioni del Consiglio nazionale della Casa Bianca.
Innanzitutto verrà aumentata la
produzione di plutonio in modo
che nei prossimi 15 anni potranno essere costruite 17 mila testate nucleari; secondariamente
verrà messo a punto un nuovo
sistema di missili antimissili colla conseguente rottura del trattato stipulato con l’URSS nel '72;
infine, verrà anticipata dal 1986
al 1984 l’installazione del supermissile intercontinentale MX.
Questi provvedimenti, secondo il
ministro della Difesa Weinberger,
costituiranno « la miglior garanzia di pace » e salvaguarderanno
l’equilibrio strategico che « è venuto alterandosi a favore dell’Unione Sovietica ».
E rURSS che cosa dice? In un
libretto edito dal ministero della
Difesa, dal titolo « Sempre pronti a difendere la patria » il capo
di Stato maggiore dell’Armata
rossa sostiene a sua volta che se
l’URSS vuole sopravvivere ad un
attacco nucleare americano deve
« affrontare un ulteriore sforzo
bellico » ed all’uopo « trasfoijmare la propria economia nazionale ». Lo scritto se la prende anche col « dilagante pacifismo » fra
i giovani i quali «hanno conosciuto solo la pace e non sanno che
cosa sia la guerra ». E prosegue;
« Talvolta essi non si rendono
conto del pericolo di una guerra, sebbene esso non abbia cessato di essere una dura realtà ».
Di qui, l’invito a chi si occupa
Comitato di Redazione: Franco
Becchino. Mario F. Berutti, Dino
Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio
GardioI, Marcella Gay, Aurelio Penna, Jean-Jacques Peyronel, Roberto
Peyrot, Giuseppe Platone, Marco Rostan, Mirella Scorsonelll, Giulio
Vicentini, Liliana Viglielmo.
Editore; AlP, Associazione Informazione Protestante - Torino.
Direttore Responsabile:
- FRANCO GIAMPICCOLI
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• La Luce »: Autor. Tribunale di
Pinerolo N, 176, 25 marzo 1960.
• L’Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
V.
della propaganda ufficiale affinché siano combattuti « l’assuefazione e gli elementi pacifisti ».
Strana « logica » davvero: è gradito ed incoraggiato il pacifismo
nell’Europa occidentale, ma esso
deve essere un capitolo estraneo
nell’URSS.
Spese incalcolabili
La Nato in un suo recente rapporto ha precisato che l’Unione
Sovietica spenderà entro il 1985
il 15% del suo reddito nazionale
lordo per gli armamenti, mentre
gli Stati Uniti sono solo sulla base del 5,8% ■ (destinato però a
crescere). Si tratta di cifre devianti, in quanto non danno il
senso delle somme realmente destinate a questo settore. Una fonte, sia pure non ufficiale, ma credibile, in quanto è rappresentata dall’Economist di Londra —
certamente filoatlantica — precisa le cifre effettive spese nell’anno 1981. 1 Paesi della Nato hanno speso 282.079 milioni di dollari e quelli del Patto di Varsavia
210.890 milioni di dollari, per un
totale astronomico pari a circa
650 mila miliardi di lire per i due
blocchi. Da questa cifra si deduce (oltre al fatto che la Nato
spende di più) che le spese militari sono ancora di gran lunga
superiori a quelle note in precedenza (si sapeva infatti di 600
mila miliardi spesi in tutto il
mondo). Dalla suddetta cifra restano invece escluse le somme
spese dai Paesi del Terzo Mondo e da tutti quegli altri Paesi
(Cina compresa) che non fanno
parte dei due blocchi anzidetti.
Proposta del M.I.R.
Pubblicata su « L’Incontro » di
febbraio leggiamo la seguente dichiarazione del MIR (Mov. Internaz. della Riconciliazione):
« Non basta aspettare da Ginevra la buona notizia che verrà
tolto qualche centinaio delle 1600
testate nucleari di stanza in Europa. Oltre ’’l’opzione zero’’ la
pace va costruita sulla volontà
dei popoli ».
Dalla sua sede di Bologna il
MIR ha proposto in un volantino
una « opzione meno due: Polonia
e Italia fuori dai blocchi ». La
Polonia — viene detto — è instabile nel Patto di Varsavia proprio perché sta reagendo con la
resistenza nonviolenta e per questo conserverà sempre un’instabilità politica e militare. D’altra
parte, in Italia, alla base « le tradizioni cristiane e marxista stringono già forti legami in un incontro che supera la contrapposizione Est-Ovest ».
« Polonia e Italia neutrali, aggiungendosi ad Austria, Svizzera, Finlandia, Svezia, Norvegia e
Jugoslavia formerebbero una zona quasi continua di Paesi cuscinetto fra i due blocchi ».
« Su questo obiettivo — conclude il MIR — può lottare il
Movimento per la pace che nei
mesi scorsi ha scosso l’Europa e
Reagan » e contemporaneamente
« altri Paesi socialisti, come la
Romania, possono dare un assenso per guadagnare quella libertà che il mondo ha perso dopo l’ultima guerra mondiale ».
No alla (parola)
guerra
Finalmente in Italia qualcosa
si muove nelle alte sfere a favore della pace. Secondo una notizia apparsa su « La Stampa »
alcuni parlamentari, eminenti
uomini di cultura e di Chiesa,
cappellani militari si stanno battendo affinché le esistenti scuole
di Stato maggiore per le tre Forze armate (Civitavecchia, esercito; Livorno, marina; Firenze, aeronautica) cessino di chiamarsi
col brutto nome di « scuole di
guerra ». Segue un elenco di nominativi che si associano a questa richiesta e pare che « migliaia
di cittadini » affianchino l’iniziativa. Si assicura che anche il pontefice romano confida, rallegrandosene, che al più presto « sia
cancellato il nome della guerra
da queste scuole militari ».
Il giornalista V. Gorresio, in un
suo ’’taccuino” commenta: « Sem.
plice, no? A non chiamarla guerra, la guerra non c’è più. Basta
che cappellani militari la battezzino in altro modo, e le anime
belle dei pacifici sono a posto ».
Roberto Peyrot
Come già preannunciato nel
precedente scritto del 19 febbraio
scorso, abbiamo provveduto a
reinoltrare alla Federazione delle
Chiese evangeliche la somma di
L. 2 milioni in appoggio al suo
programma in aiuto ai terremotati del sud, con particolare riferimento alle iniziative cooperativistiche. Con questo invio, detta
sottoscrizione è da ritenersi chiusa.
Segnaliamo che attualmente il
nostro Fondo raccoglie offerte a
favore degli aiuti che il Consiglio
ecumenico delle Chiese (CEO intende dare alla Polonia ed al Salvador le cui condizioni sono note a tutti. A questo riguardo dobbiamo dire che le offerte ci stanno giungendo numerose e generose (in meno di un mese oltre
1 milione di lire): ci auguriamo
che tante altre se ne aggiungano
in modo da poter poi inviare una
cifra significativa.
Inoltre sono sempre aperte
(con carattere continuativo) le
sottoscrizioni per il Programma
del CEC contro il razzismo (P.
L. R.) e contro la fame nel mondo.
Prima di dare l’elenco aggior
Protocollo d’intesa
a livello regionale
Il Governo sembra aver finalmente approvato in via definitiva il piano socio-sanitario della
Regione Piemonte con poche
modifiche rispetto al testo varato con legge regionale il 23 dicembre 1981.
Per quel che riguarda gli ospedali evangelici è detto che essi
« vengono conservati in esercizio » essendo « ritenuti necessari
e la loro utilizzazione è definita
in regime convenzionale con gli
enti proprietari ».
Allegato al piano e come parte integrante di esso, vi è il « protocollo d’intesa e di convenzione quadro tra la Regione Piemonte e la Tavola valdese in ordine alla assistenza sanitaria erogata dalle strutture della Chiesa
valdese operante nella Regione
Piemonte ».
Tale documento è stato elaborato d’intesa con i consulenti regionali e approvato separatamente sia dal consiglio regionale con
delibera del 26 gennaio ’82, sia
dalla Tavola valdese con delibera 6 dicembre ’81. Dopo l’approvazione governativa del piano
socio-sanitario regionale siamo
ora in attesa della firma del protocollo d’intesa al fine di renderlo operante.
Tale avvenimento costituisce
una svolta di rilevante importanza nella vicenda dei nostri ospedali. Il riconoscimento della loro funzione pubblica nel rispetto della loro autonomia giuridico-amministrativa, è un atto che
da un lato risolve definitivamente e in senso positivo il problema della loro sopravvivenza, ma
Fondo dì solidarietà
nato desideriamo precisare di
non aver contabilizzato l’offerta
della Chiesa di Susa di L. 120.000
per un pozzo nel Ciad, che è stata direttamente reinoltrata al
Concistoro di Pomaretto, che si
incarica di detta raccolta.
Ricordiamo che le offerte vanno inviate al c.c.p. n. 11234101 intestato a La Luce, fondo solidarietà, Torino.
Ecco ora l’elenco;
N. N., Torre Pellice L. 50.000; N. N.,
Torre Pellice 70.000; Chiesa valdese
Coazze 50.000; N. N., Ferrerò 30.000;
V. Bouchard. in mem. zia Elena 20.000;
D. Di Toro 50.000; Ass. femm. Chiesa
metodista Udine 50.000; D. Terzana 20
mila; S. Rossi 20,000; M. E. Bein 35.000
M. Bein Buzzi 5.000; C. Paulon 100.000
D. Lancellotti 20.000; T. Carlin 200.000
Chiesa Lingotto 158.000; S. C. 50.000
M. Gay Meynier 25.000; N. N., C. Oddone 60,000; D. L. Rochat 100.000; G.
G. ,50.000; Corale Prarostino 55.400;
Chiesa valdese Frali 30.000; S. S. Gottardi 100.000: S. Mila 15.000: G. L.
Giudici 10.000; N. Guarnaccio 30.000;
G. Coucourde 200.000; L. Buttazzoni
50.000; E. Giorgiolè 20,000.
Totale L. 1.659.400; prec. 2.840.703 =
L. 4.500.103 — L. 2.000.000 inviate alla
FCEI; in cassa L. 2.500.103.
dall’altro impegna fino in fondo
la nostra Chiesa nella responsabilità di offrire e sviluppare un
servizio sanitario qualitativamente ineccepibile, nella ricerca
altrettanto importante del mantenimento e della rifondazione '
della loro identità evangelica.
Il protocollo è introdotto da
due premesse, una riguardante
la Regione Piemonte nella sua
disponibilità ad accogliere, a
precise condizioni, i nostri Istituti nel servizio pubblico, e l’altra riguardante la Chiesa valdese nella sua volontà di collocare
i propri ospedali nelTinterno dell’area pubblica, nella salvaguardia dei valori originari e dell’autonomia giuridico-amministrativa. Alla premessa seguono 4
punti che precisano quanto segue:
a) gli ospedali valdesi sono
inseriti ed integrati stabilmente
nella rete delle strutture sanitarie pubbliche;
b) la Regione Piemonte assicura il finanziamento tramite
le USL sulla base di un bilancio
di previsione;
c) la Regione Piemonte assicura al personale dipendente
degli ospedali valdesi il diritto
alla mobilità sul piano regionale;
d) la convenzione resta in vigore per la durata del piano socio-sanitario (’82-84) ed è tacitamente rinnovata, salvo esplicita
disdetta. Ogni modifica verrà regolata mediante accordi bilaterali e protocolli aggiuntivi.
Dopo la firma renderemo noto
il testo dell’intesa con ulterioii
commenti.
Il giornale dei giornali
O'^ùanÌU
Sulla sentenza
di Cagliari il dubbio
dell’intolleranza
Sulla sentenza di Cagliari, che
ha condannato i genitori Testimoni di Geova a 14 anni di reclusione imputando loro la morte della figlia talassemica (vedi
Eco-Luce n. 13 del 26-3-’82) il quotidiano del Partito Socialista pubblica il 24-3 col titolo « Giustizia
0 intolleranza?» l’opinione di
Mauro Barni, ordinario di Medicina Legale all’Università di
Siena. Dopo aver richiamato^ i
fatti egli sottolinea la necessità
di giudicare un verdetto che apre
spaz.i al dubbio sulla sua matrice di intolleranza. E così prosegue:
L’omicidio volontario sussiste
infatti anche nel caso di omissione e nulla vi sarebbe stato da
eccepire, sul mero piano del diritto, .se la bambina fosse stata
colpita ad esempio da una emorragia traumatica acutissima ed
1 genitori testimoni di Geova
avessero impedito la trasfusione
che, in casi del genere, è spesso
l’unico e comunque il pressoché
infallibile rimedio. Se la decisione terapeutica del medico non
può superare la volontà del soggetto adulto e responsabile che
rifiuta la cura, non può del pari
arrestarsi di fronte ad un diniego di terzi, siano essi pure i genitori, quando è in gioco la vita
di un minore.
Ma nel caso in discussione il
problema è ben diverso. Una ennesima trasfusione avrebbe avu
to qualche benefico effetto in una
situazione ormai disperata, nel
corso finale cioè di una malattia
inesorabilmente giunta, nonostante le tante precedenti trasfusioni, alla fase finale, ad una condizione cioè di irreversibilità? In
altri termini, la morte della piccola Isabella fu causata dalla
mancata trasfusione ovvero si
sarebbe comunque verificata essendo ormai ogni cura inutile?
Per quanto risulta dai resoconti della stampa questa domanda
è stata posta senza successo ai
Giudici di Cagliari, che hanno rifiutato una ulteriore indagine
tecnica sulla esistenza o meno
del rapporto di causalità tra
omessa trasfusione e morte della
piccola. Eppure si trattava c si
tratta di un rapporto essenziale,
posto che non può essere punito
per un evento chi l’evento non
ha cagionato, pur illecitamente
comportandosi. Ed è su questo
angoscioso problema che occorre ora riflettere, su cui occorre
richiamare una seria attenzione
politico-culturale, su cui dovranno soffermarsi con forte tensione
giuridica e morale i Giudici di
Appello.
Il dubbio infatti che si sia colpita non una responsabilità ma
una confessione si affaccia prepotentemente come una spettrale idea, come una inquietante
ipotesi di intolleranza e di insofferenza ben più arcaica e tenebrosa deir/iorror sanguinis dei
testimoni di Geova.
Si sareljJje infatti punito un
reato di opinione: ed allora il riferimento aH’inquisizione, pronunziato a caldo da Glen Hovv,
avvocato di difesa, testimone di
Geova, ma anche autorevole
membro della Corte Suprema canadese, non sarebbe poi tanto
lontano dal vero.