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Anno 119 - n. 13
1 aprile 1983
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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
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L’EVANGELO DI PASQUA
Parlare ancora di garande mobilitazione politica in ambienti
giovanili sembrerebbe una stonatura di fronte all’ormai accettato disimpegno e riflusso.
Le votazioni per il rinnovo dei
rappresentanti studenteschi negli organi collegiali dell’università confermano puntualmente
una simile supposizione. Nonostante lo sforzo propagandistico
e di coinvolgpmento promosso
dai sostenitori delle varie liste
di candidati, la massa dei ventenni risponde infatti picche, latitando seggi elettorali e assemblee. I muri tappezzati di manifesti, tutti i ciclostilati distribuiti lasciano il tempo che trovano.
Risultato: scarsa partecipazione,
ovvero indifferenza verso i problemi didattici della scuola, oltreché verso queUi sociali e politici.
Evidentemente lo spazio lasciato da una generazione che
ha fatto del ’68, del fare politica
un canone esistenziale, è tuttora
vuoto. Non riescono a .imporsi
nemmeno quelle forze cattolicopopolari che pure richiamano,
nei loro affettati slogans (es.:
«La prima politica è vivere»),
l’idea di un impegno reale di vita come hase della sensibilizzazione politica.
Esiste, insomma — e non è
una novità — una saturazione
nei confronti delle discussioni
tanto fumo e poco arrosto, della politica parolaia. Non siamo,
però, davanti a un rifiuto totale
della stessa; qui si tratta di sazietà piuttosto che di colpo di
spugna definitivo per un semplice rifugio nel privato.
D’altra parte, da tempo, ha cominciato a ridursi la propaganda politica capillare, pervasiva.
Il tutto va a vantaggio delle vocazioni individuali. Mentre viene dato spazio a valori diversi
dalla politica, si vuole anche, almeno pare, stabilire un equilibrio nuovo tra cultura e impegno nel sociale. E, a ben vedere,
questo è il punto fondamentale.
La cultura sessantottina era interessata, cioè portatrice d’azione; era sostenuta da studenti
che non intendevano conoscere
o rappresentare il mondo, ma
cambiarlo. Oggi la cultura va in
un’altra direzione; è disinteressata, poco o niente rivoluzionaria, attenta, semmai, alla riqualificazione professionale del singolo. E’, perciò, conservativa e
basta? Forse. Resta il fatto che
essa costituisce lo specchio non
più solo della classe studentesca, quanto dell’intera condizione giovanile e che proprio da essa deve prendere le mosse la cultura delle nuove generazioni. In
tale senso è inutile aggrapparsi
agli ideali di 15 anni addietro.
Chi lo fa parla di riflusso, tira
fuori un’etichetta per spiegarsi
uno spostamento di interessi ; interessi certo intellettualmente
meno ricchi, ma che sono in grado — è auspicabile — di produrre, domani, altro pensiero.
Il riflusso come fenomeno sociale non esiste: c’è, e nessuno
lo nega, un chiaro ridimensionamento dell’Idealizzazione dei
giovani come forza innovatrice
della storia.
Marco Borno
Quando la risurrezione sconvoige
Togliencdo cJi mezzo Gesù si può assimilare senza troppe scosse la teoria della risurrezione « In Gesù », invece, questo annuncio, se incontra la fede, prcjduce un cambiamento radicale
Or mentr’essi parlavano al popolo, i sacerdoti e il capitano del
tempio e i Sadducei sopraggiunsero, essendo molto corrucciati
perché ammaestravano U popolo e annunziavano in Gesù la risurrezione dei morti. (Atti 4: 1-2).
Paolo Paschetto: « credo la risurrezione dei corpi ».
L’annuncio dato da Pietro e
Giovanni ha qualcosa di singolare, capace di infastidire, è un
annuncio urtante. Ciò che rende
’infastiditi', o ’molto crucciati’ o
’irritati’ non è l’annuncio della
’resurrezione dai morti’. Lo dicevano già gli apocalittici, per i
quali c’è resurrezione per la salvezza per chi appartiene alla loro comunità. Lo dicevano anche
i farisei per i quali la resurrezione riguarda tutto Lsraele, non
solo coloro che appartengono a
questa o quella fazione, a questa o quella corrente politica o
teologica. Ciò che infastidisce i
sadducei, questi sì negatori della resurrezione, ciò che è intollerabile per questi appartenenti
all’alto clero e alla aristocrazia
laica, è che si annunci la resurrezione fondandosi sulla resurrezione di Gesù. I sadducei e i
funzionari del tempio, come il
capo della polizia del tempio,
che anche dai romani vede riconosciuto il proprio potere poliziesco, non tollerano che si annunci la resurrezione dei morti
IN GESÙ’. E’ scandaloso che si
parli di resurrezione dei morti
partendo dalla pretesa resurrezione, (contro la quale del resto
non si forniscono prove smascheranti), di un sedizioso bestemmiatore, di un condannato dalla
legge politico-religiosa d’Israele
e di un giustiziato dalla legge ro
UNA LETTERA DELLA FEDERAZIONE ALLE CHIESE EVANGELICHE
Riflessioni sull’Anno Santo
In una lettera alle chiese membro la Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia ha pubblicato questo documento che è stato
diffuso dall’agenzia stampa della Federazione "nev".
Non avremmo motivo di intervenire sull’argomento, per noi
estraneo, dell’Anno Santo indetto dalla Chiesa cattolico-romana
per il 1983, se non fossimo stati
direttamente interpellati dalla
Bolla di indizione, nella quale si
auspica, per l’occasione, « un reciproco incontro di intenzioni».
Un invito simile, anzi più pressante, era stato rivolto già per
l’Anno Santo del 1975. A questi
inviti dobbiamo rispondere, come già in passato, che la celebrazione di un Anno Santo, con
il richiamo alla dottrina e alla
prassi sacramentale cattolica, e
in particolare al sacramento della penitenza, non costituiscono
per noi un terreno possibile di
incontro. Prendiamo atto che la
dottrina delle indulgenze, sulla
quale è stata consumata la prima polemica fra Martin Lutero
e la teologia cattolica, è in corso di rielaborazione, e che oggi
si tende a mettere in maggiore
evidenza la centralità dell’opera
di redenzione compiuta da Cri
sto. Ma le indulgenze vengono
riaffermate, e con esse viene riaffermato quel rapporto tra una
prestazione dell’uomo e un corrispondente beneficio di ordine
spirituale che è estraneo all’annuncio di grazia dell’Evangelo.
Un secondo motivo per intervenire sull’argomento è dato dalle modalità con cui nel concreto si svolgono le celebrazioni liturgiche straordinarie dell’Anno
Santo: si tratta infatti di celebrazioni pubbliche largamente
pubblicizzate. Per noi resta la
domanda se in questo modo Cristo viene realmente annunziato,
0 non piuttosto nascosto, dagli
aspetti più esteriori della celebrazione, dai raduni di folla, dalla riaffermazione della centralità del papa, dalla funzione simbolica attribuita alla sua persona, da riti come quello dell’apertura della porta santa, da pellegrinaggi .che si sono di fatto trasformati in viaggi turistici organizzati.
Ricordiamo a questo proposi
to le parole di Martin Lutero il
quale nella « Libertà del cristiano » scriveva ; « Non giova all’anima che il corpo sia rivestito
di paramenti sacri, come fanno
i preti e gli ecclesiastici; e neppure che sia nelle chiese e nei
luoghi sacri; né che si occupi di
cose sacre; o che corporalmente faccia preghiere, digiuni, vada in pellegrinaggio o compia
tutte le buone opere che si possono fare per mezzo del corpo
o nel corpo in perpetuo. Deve esservi ancora una cosa del tutto
diversa che rechi e dia all’anima
pietà e libertà».
Questa « cosa diversa » è l’ascolto fedele della Parola di Dio.
Tornando tutti ad una più immediata ubbidienza a quella parola, potremo mobilitarci per uno
scopo comime : non più un Anno
Santo, ma, per esempio, un Anno straordinario per la Pace :
per una pace che nasca dalla giustizia, fra le nazioni, ma anche
nelle chiese; un anno di impegno di tutti per vivere l’Evangelo della pace, con ima testimonianza resa in comune, nei punti
caldi della società e del mondo.
mana con la tortura e la esecuzione capitale della croce.
L’intollerabile annuncio può
essere sopportabile se lo accogliamo come può accoglierlo un
sadduceo, un sacerdote, funzionario del sacro, un tutore dell’ordine. Per fare ciò è sufficiente togliere di mezzo il riferimento a Gesù, bisogna togliere di
mezzo il riferimento a Gesù.
Il sadduceo
L’aristocratico, il dignitario, il
colto sadduceo può accogliere la
tesi della resurrezione dei morti. Si tratta di cambiare parere,
di risolvere in modo diverso una
coììtroversia teologica. Al più si
tratta di passare, armi e bagagli, al partito avversario, si può
diventare fariseo, accettando
una tesi recente che solo da poco si è fatta strada nella teologia ufficiale. Del resto si tratterebbe di una operazione _ di ecumenismo culturale, ci si troverebbe in buona compagnia con
altri gruppi religiosi ebraici, con
altre religioni, con altre filosofie, forse si guadagna più di
quanto si perde. Cambia una
idea non cambia la vita, si abbandona una tesi non imo stato
sociale.
Il riferimento a Gesù mette invece in discussione ogni cosa.
Se il sadduceo accoglie l’annuncio della resurrezione, a partire
dalla storia di Gesù di Nazareth,
deve accettare il sì di Dio a quella storia chiusasi nell’ignominia
e nell’infamia, deve reinterrogarsi su cosa è la bestemmia; la
pretesa messianicità di Gesù o
la sordità e cecità nei confronti
della Parola che tramite il Messia annuncia, l’avvento del Regno
di Dio? Il cólto non ha più dottrina che lo difenda, poiché la
notizia, l’evangelo di Cristo, giudica ogni sua dottrina. L’aristocratico che accoglie la notizia
della resurrezione dei morti in
Gesù deve mettere in gioco il
suo ruolo, il suo stato. E’ in questione non solo il pensiero, l’opinione, fede o scetticismo, è in
questione resistenza, che ha da
cambiare secondo le esigenze
della Parola del Risorto.
Il sacerdote
Anche il sacerdote, il funzionario del sacro può accettare,
senza fondarla in Gesù, la resurrezione dei morti. Molti sacerdoti vi credono già. Il funzionario ha una promessa in più da
amministrare. Qualunque tempio
serva, a qualunque religione sia
dedito, qualunque mediazione
sacrale compia, può il sacerdote
fare coesistere il suo servizio, le
sue idee su purità e impurità, su
Alfredo Berlendis
(continua a pag. 6)
2
2 fede e cultura
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1 aprile 1983
INFORMAZIONE E DISINFORMAZIONE SUL FENOMENO RELIGIOSO NEGLI STATI UNITI D’AMERICA
Evangelici e nuova destra
Il recente libro di Furio Colombo, accolto con favore in Italia, basa la sua tesi (oscurantismo
culturale e conservatorismo politico sono di matrice protestante) su fonti troppo limitate
Dopo tanti articoli e programmi televisivi sulla « nuova religiosità » negli Stati Uniti, non
poteva mancare anche in Italia
un libro che spiegasse i rapporti tra nuova destra religiosa e
nuova destra politica. Ci riferiamo a II Dio d'America - Religio^
ne, ribellione e nuova destra
(Milano, Mondadori, 1983, 287 pp.,
lire 12.500) di Furio Colombo,
che è stato accolto con grandi
elogi dalla stampa italiana.
L’autore è un esperto di comunicazioni di massa, insegna
da anni al Barnard College di
New Yorlf'^d^ notoTn Italia per
ì suoi~artlcoli su « La Stampa »,
alcuni libri e frequenti collaborazioni a programmi televisivi,
solitamente in veste di specialista di « cultura americana ».
Secondo l'immancabile Francesco Alberoni, che lo ha subito
recensito su «Repubblica» (16
febbraio ’83), il libro ha « la elementarità e la forza di una rive»
fazione » perché, finalmente, chiarisce per il lettore italiano il ruolo svolto dalla religione nella
svolta a destra della politica e
della cultura americana in questi
ultimi anni.
La tesi centrale di questo libro
si può riassumere così: il successo politico e culturale della
destra negli Stati Uniti è largamente dovuto a forze neo-evan
CONTESTAZIONE
NON INSULTO
È con grande stupore e dispiacere
che abbiamo letto le parole che Don
Barbero rivolge al Papa Giovanni Paolo
Il e disgraziatamente pubblicate sull'Eco
delle Valli.
Che un giornale come il nostro si abbassi a dare spazio a simili scritti c'indigna profondamente. Sappiamo che vi
è libertà d'espressione e di contestazione, ma contestazione non vuol dire
Insulto.
Che un giornale di carattere religioso com'è l'Eco delle Valli debba servire a propagandare scritti offensivi e di
infimo tenore ci umilia e ci avvilisce,
questo all'infuori di ogni interpretazione
teologica sul papato.
Per un gruppo di valdesi:
Maria Luisa Pasqualetti, Eiena Perrin, Grazielia Perrin, Torre Pellice
DICHIARAZIONE TEV
L'Assemblea del Movimento di Testimonianza Evangelica Valdese esprime
la sua meraviglia per una poesia, pubblicata nell'Eco-Luce del- 18 corr., dedicata a Giovanni Paolo II a firma di Franco Barbero.
Mentre siamo fermamente convinti
che l'istituzione del papato non sia secondo l'Evangelo, siamo altrettanto alieni dal degradare la nostra polemica a
un piano di apprezzamenti meno che rispettosi verso chiunque, che sia il capo
della Chiesa Romana che qualsiasi altra persona.
Siamo confortati dalla speranza che
l'autore della poesia non faccia parte
di una Chiesa Evangelica, perché lo stile adoperato denuncia una visione della
vita diversa dalia nostra.
N.B. - La presente dichiarazione è
stata votata alla unanimità nel corso
della numerosa Assemblea tenutasi in
data 20 marzo ore 15 in Torre Pellice.
RIFIUTI
Egr. Signor Direttore,
Ho letto nel numero dei 18 marzo
1983 delTEco delie Valli Valdesi la lettera di Franco Barbero a Giovanni Paolo II.
Non mi stupisce che Franco Barbero
scriva cose del genere: la botte dà il
vino che ha. Mi stupisce invece che
venga resa pubblica, sia pure nella ru
geliche e neo-fondamentaliste, di
matrice protestante, che hanno
stipulato un’alleanza occasionale
con il cattoIìcé.Sim& ~àmei:^ano
(sulla gestione dell’aborto) è
con gli ebrei americani (sul problema della difesa dello stato di
Israele); queste forze hanno prodotto un clima di oscurantismo
culturale e conservatorismo politico che, al di là dell’alleanza
occasionale non viene condiviso
dalle forze cattoliche e ebraiche,
ancora sostanzialmente sane.
Le fonti
Quali sono le fonti sulle quali
si fonda questa tesi? Pur mancando note e una bibliografia,
dai riferimenti presenti nel testo e dagli articoli raccolti nell’Appendice è chiaro che le fonti
sono la stampa ebraica americana («Commentary», «Jewish
Week American Examiner »,
« Hadassah », « Jewish Telegraphic Agency ») e altre pubblicazioni che hanno forti legami con
la comunità ebraica di New York
(«New York Times», «New
York Review of Books », « Wall
Street Journal »).
Tutti conoscono l’enorme contributo dato alle arti e alle lettere degli Stati Uniti dalla cultura ebraica newyorkese, ma è mol
to dubbio che si possa prendere
la stampa legata a questa cultura come la sola fonte autorevole
sul fenomeno religioso in America. La scelta limitativa di questa fonte, anzi, è destinata a produrre un’ottica distorta che non
può fare altro che presentare
un’immagine sostanzialmente inesatta della situazione religiosa
americana.
Come è possibile parlare di
protestantesimo, cattolicesimo e
di movimenti e sette religiose
senza una conoscenza diretta di
questi fenomeni, fondandosi solo su una certa stampa e alcuni
programmi televisivi? Sorprende
che un esperto di comunicazioni
di massa e di mass media non si
renda conto del limite metodologico di questo approccio. L’assenza di una informazione di base ha come risultato una serie
di « perle »: Mormoni, Scienza
Cristiana e Testimoni di Geova
farebbero parte del « protestantesimo tradizionale americano »
(pp. 18, 168-9), Billy Graham sareljbe im «modernista» (p. 121),
Martin Luther King un « prete »
(p. 163), ecc.
L’impressione generale che si
ricava dalla lettura di questo libro è che esso sia stato scritto e
tradotto in momenti diversi, mettendo insieme appunti e note
sparse, senza un ordine ben pre
ciso e con la sola preoccupazione di fare un accenno a tutto
quello che può rientrare nella categoria del « religioso » negli Stati Uniti. Una prova di questo ammassamento confuso di materiale vario è data dalla ripetizione
di concetti e di informazioni e
dalla diversa traduzione di una
stessa espressione inglese. Del
« survivalismo » (cioè il problema che riguarda la sopravvivenza in caso di catastrofe atomica
o ecologica) si parla, ad esempio,
a più riprese e senza dire sostanzialmente niente di nuovo (pp.
91, 143-5, 178).
Un altro esempio: il National
Council of Churches viene tradotto con « Consiglio delle chiese » (pp. 56, 122), « Concilio americano delle chiese» (pp. 80, 131),
« concilio delle chiese » (pp. 121,
123, 129), « concilio nazionale delle chiese » (p. 134).' Per non parlare poi dello « scissionismo endemico della cultura protestante » che è un motivo conduttore
di tutto il libro, ma non viene
mai spiegato o documentato.
Identità reazionaria?
Ma c’è un aspetto ancora più
importante di questo libro ed è
il fatto che viene sostanzialmente a confermare l’immagine di
brlca - A colloquio con I lettori », una
lettera del genere, su un settimanale
che passa per serio e fa professione
di apertura ecumenica.
Un incidente sul lavoro può succedere
a tutti, anche al direttore di un giornale. Spero che alla presentazione della
lettera di Franco Barbero segua qualche precisazione da parte del direttore.
In caso contrario La prego di non inviarmi più il suo settimanale.
Il servizio di nettezza urbana a Torre
Pellice è già disimpegnato da una ditta
specializzata e non intendo pagarlo due
volte collaboraiTdo con un settimanale
che, pare, intende dedicarsi alla raccolta dei rifiuti.
Sac. Giuseppe Trombotto,
Torre Pellice
VERGOGNA
ECUMENICA
Al Direttore della « Luce » e ai suoi
collaboratori.
Con la presente desidero esprimere a
tutti voi il mio vivo sdegno per la pubblicazione di quelle volgari invettive in
forma di « versi » contro il papa, scritte da un certo F. Barbero e riportate
sul numero del 18 u.s. del nostro giornale.
In un clima di distensione, in un
momento in cui si auspicano (e si attuano già da tempo e in varie città
d'Italia e all'estero) incontri con i cattolici con studi biblici, conferenze pubbliche a due voci (un pastore e un
prete) e, talvolta, anche preghiere comunitarie, e si cerca di creare un'atmosfera di riconciliazione, di perdono
(reciproco!) e di pace tra le varie confessioni, voi del giornale pubblicate
quella volgare e. spesso falsa, « poesia », creando un senso di vergogna in
tutti quegli evangelici che hanno cercato di dare una testimonianza di fede
e di amore in ambienti dove alcuni
dei nostri pastori sono stimati e invitati a tenere studi o conferenze, sempre molto apprezzati dagli amici cattolici! lo, che ho aderito al S.A.E., ho
potuto constatare con quale spirito cristiano e con quanta umiltà i suddetti
fratelli hanno affrontato situazioni in cui
durante lo studio dei vari movimenti
protestanti (presentati senza frasi volutamente polemiche) venivano casualmente messe in evidenza le ingiustizie
e le crudeltà perpetrate contro il popolo valdese e altri evangelici, in generale, specie nel nostro paese! Basti, a
questo proposito, ricordare i 200 partecipanti all'incontro del maggio dello
scorso anno a Torre Pellice (dove, tra
l'altro, I Valdesi non hanno dimostrato alcuna generosità verso gli
ospiti!), durante ¡1 quale quei cattolici
hanno visitato tutti I nostri luoghi storici con coraggio e con cuore veramente aperto alla dolorosa scoperta di cose che in gran parte ignoravano, e l'interesse dimostrato durante le spiegazioni del pastore Platone.
Ora mi chiedo: non c'è stato nessuno di voi, collaboratori del giornale, che
si sia opposto alla pubblicazione della
famosa « profezia poetica » (!) del
Barbero? Rifiutandovi di pubblicarla gli
avreste insegnato che è finito il tempo
delTodio e delle volgari polemiche e
che insieme vogliamo continuare coraggiosamente a metterci in ascolto dello Spirito di Dio ohe vuole compiere
cose nuove.
Un saluto da una protestante
Vittoria Stocchetti, Genova
viene propinato « per non dividere la
chiesa »?
Ringrazio se pubblicherete, il che ovviamente auspico.
Distinti saluti.
Guido Baret, Pomaretto
DISDETTE
IN VISTA
Spett. Redazione,
C'è da augurarsi che l'Eco abbia toccato il fondo con la pubblicazione della
" poesia » del prete cattolico don Franco Barbero (n, del 18.3).
Personalmente ritengo che, se vi sta a
cuore la tiratura del giornale, dovrete
ora darvi da fare per rimediare se non
volete correre II rischio di ritrovarvi a
fine anno con un'ondata di abbonamenti disdetti.
Può darsi che i pareri personali non
vi interessino molto: certo assumerebbe ben altro significato, per esempio,
la presa di posizione dei Concistori
delle comunità. Ma i Concistori tacciono. Approvano? Disapprovano? Perché
non si pronunciano? Per conformismo?
immobilismo? servilismo? oppure perché anche loro sono seguaci del ridicolo concetto secondo il quale occorre
accettare passivamente tutto quanto ci
storta che la stampa (anche protestante) italiana e la televisione
hanno dato negli ultimi anni delle chiese e dei gruppi evangelicol. Gli evangelicals sarebbero,
secondo questo cliché, o di destra o di centro, comunque sempre politicamente« conservatori o
reazionari, mentre cattolici ed
ebrei sarebbero liberal e avrebbero appoggiato le posizioni politiche conservatrici solo limitatamente e con grande diffidenza.
E’ innegabile che, come si ricordava all’inizio, ci siano state
alleanze di questo tipo sul problema dell’aborto e di Israele
ma dal quadro della situazione
manca del tutto un elemento
molto significativo: gli evangelici liberal e radicai di ieri e di
oggi.
Ebbene sì, gli evangelici americani non sono tutti sostenitori
di Ronald Reagan o di Ríos
Montt, non celebrano tutti i loro culti nelle chiese elettroniche
e non stanno sempre davanti alla televisione ad ascoltare Jerry
Falwell, il leader della Moral
Majority, su cui tanto insiste Colombo nel suo saggio. Anzi, molti hanno lottato e lottano contro
Reagan o contro dittature militari come quelle del Guatemala, contro le folli spese militari
e i missili nucleari, e a favore
dei poveri e degli emarginati.
Riviste come « Sojourners » e
« The Other Side » — tanto per
continuare ad usare i giornali
come uniche fonti — possono dare a chiunque le legga un’idea
della linea teologica e politica di
questi evangelici. Il fatto che la
Massimo Rubboli
(continua a pag. 3)
Ho deciso — insieme al gruppo redazionale — la pubblicazione dei versi di Franco Barbero su Giovanni
Paolo II non senza molte esitazioni per
gli evidenti contraccolpi che questo
fatto comportava. Vorrei spiegare il
perché di questa decisione.
« L’osservatore del viaggio centroamericano del papa — ha scritto G.
Baget Bozzo su Repubblica — può, se
benevolo, notare che il papa ha rifiutato il giudizio. L’osservatore più ostiie o più partigiano può dire che egli
si è obiettivamente schierato dalla parte del più forte ». Barbero non è certo
il solo ad aver denunciato che il papa di fatto si è messo con i potenti. A
San Salvador il gesuita Pedraz dell’Università Centroamericana ha affermato che il viaggio non porterà alcun risultato perché è stato un viaggio più politico che pastorale: « non
e stato il pastore che è venuto a vedere le sue pecorelle » (D. Del Rio,
Repubblica). E’ stato detto che la vera
preoccupazione del papa e stata la divisione della chiesa centroamericana
tra chiesa popolare e chiesa di vertice
(F. Geiitiloni, Manifesto); che ih paesi in cui sono in atto autentici genocidi ( Guatemala, Salvador, Haiti )
porre sullo stesso piano le due parti ha
significato in definitiva legittimare lo
stato genocida {G. Girardi, Paese sera); che a differenza di Paolo VI che
nella Populorum Progressio aveva dichiarato di comprendere la rivolta
contro un ordine duraturamente ingiusto, Giovanni Paolo II ha rifiutato nella maniera più assoluta di leggere dentro la realtà storica latinoamericana
(M. Politi, Messaggero).
Tutto questo Franco Barbero lo ha
concentrato con una totale assenza di
diplomazia e mezzi termini in poche
righe, centrate, non a caso, sulla visita
al ^alvador.. Se c’era un paese del,¿gntro America in cui il papa poteva decidere di recarsi come pastore anziché
come capo di stato, evitando così di
dover incontrare le autorità, mandanti dell’assassinio dell’arcivescovo Romero, questo era il Salvador. Invece
l’eventualità di questo tipo di visita
è stata a lungo esplorata dal Vaticano
per il Nicaragua (G. Garda Marques,
Manifesto), perché il papa non voleva
incontrare i sacerdoti cattolici che fanno parte del governo sandinista; in
altre parole sembra essergli bruciato di
più salutare Cardenal che stringere la
mano a D’Aubuisson. E’ quindi nel
Salvador che si è palesato con maggior evidenza quello che altri critici
hanno definito, certo con molta più
diplomazia di Barbero, il limite del
papato: l’universalità al orezzo del
l’ambiguità jm Baget Bozzo, Repubblica).
A questo tipo di critica prevalentemente politica Barbero ha aggiunto
qualcosa che nessun altro ha espresso:
una critica teologica consistente nell’applicare al papa la tremenda invettiva di Malachia 2: 1 ss. rivolta ai sacerdoti infedeli che tradiscono la loro
vocazione. Lo ha fatto senza gli eufemismi delle nostre traduzioni fscegliendo per altro una traduzione che
mi sembra improbabile, « taglierò il
vostro braccio », rispetto alla più probabile « guasterò il vostro seme », la
vostra stirpe) e cioè con una passione
e una violenza quasi intollerabili e appena mitigate dall’invocazione finale.
Certo l’estrema radicalità dei toni rischia di coprire anziché evidenziare il
contenuto di questa critica. Ma basta
questo per mettere a tacere una voce
scomoda per tutti, anche per la redazione dell’Eco-Luce? Quando questa invettiva fu lanciata tra i Giudei suonò
essa meno cruda di quella di Barbero
oggi? Allora i profeti spesso venivano messi a tacere con l’assassinio; oggi
col silenzio e l’emarginazione. Ciò che
mi ha convinto a pubblicare lo scritto
di Franco Barbero è il fatto che il non
pubblicare sarebbe stato un contribuire al silenzio e all’emarginazione.
Di un profeta? Qui sta il punto. Su
questo piano e non su quello del perbenismo va discusso il suo scritto. Che
il suo non sia un volgare insulto ma
una durissima valutazione teologica mi
sembra indubbio, ciò che va^disciisso è
se sia una valutazione valida,, se Vapplicazione al papa (ma solo a lui o a
tanto cristianesimo del I mondo?)
della categoria delVinfedeltà sacerdotale sia adeguata, se la sua sia una voce
di profeta o di falso profeta. Ma, appunto, per discutere e valutare una
tiQCe bisogna poterla udire, (f.g.)
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1 aprile 1983
fede e cultura 3
PER LA DOMENICA DELLA FACOLTA’ DI TEOLOGIA
La domanda e l'offerta
Non ce una alternativa tra disponibilità umana e teologia: è l’esercizio stesso del ministero che richiede una seria preparazione
Due settimane or sono è stato ripubblicato un articolo che
Giovanni Miegge scrisse per la
domenica della Facoltà nel 1959.
Molte cose sono cambiate da allora, ma non gli elementi essenziali del lavoro della Facoltà.
Benché siamo una piccola istituzione, ci viene chiesto molto
e soprattutto ci vengono chieste
cose disparate.
Dobbiamo preparare i futuri
pastori, ma anche accogliere
ospiti di passaggio; studiare, ma
anche fare pratica; tenerci aggiornati, ma anche viaggiare per
aggiornare altre persone. Tutto
questo vale sia per gli studenti
sia, sotto forme diverse, per i
professori. Se abbiamo quattro
soldi li mettiamo per la biblioteca, che è uno strumento di lavoro indispensabile e sul quale
è meglio non fare troppi tagli
di spesa. Dipende da noi non
tutto (fortunatamente), ma una
cospicua parte di quello che in
campo biblico e teologico si produce in Italia, parlando di teologia riformata.
Gli studenti
Una volta si diceva che avevamo pochi studenti. Con l’inaugurazione del corso triennale di
cultura protestante abbiamo avuto e continuiamo ad avere una
valanga di domande. Ma anche
gli studenti per la licenza (livello di preparazione pastorale)
non sono poi cosi pochi, perché
ne sono presenti sempre una
quindicina ai corsi in via P. Cosse, mentre altri cinque sono all’estero e altri nove o dieci sono
in attesa di finire la loro tesi o
sono già al lavoro da qualche
parte. Gli studenti stranieri sono anch’essi un bel gruppetto
(una decina circa). Succede a
volte che essi si fermino anche
durante le vacanze per conoscere meglio la vita delle chiese; in
ogni caso sono sempre molto interessati alla nostra realtà. Non
è un fatto straordinario che essi
preparino qui per le loro università dei lavori scritti su che cosa fanno e che cosa pensano gli
evangelici italiani. Ho letto per
esempio una bella riflessione di
un francese sul terremoto delrirpinia; altri lavori vertono sul
problema chiesa e politica oppure sui rapporti ecumenici in Italia. Si tratta di lavori sempre
molto accurati e documentati.
Per esser
« graziosi »
Qualcuno dirà ; tutto questo
sta bene, ma a noi interessano
pastori che vadano a trovare la
gente, che sappiano accoglierla.
Per far questo non c’è tanto bisogno di teologia, quanto piuttosto di qualità umane. Fin dal
Medioevo i valdesi pretendevano che i loro barbi fossero « graziosi » : non nel senso attuale della parola, ma nel senso di gentili, affabili, cortesi o forse molto di più, accoglienti, cioè disponibili per la gente. Questo conta
più che la teologia.
Questo è vero e ne siamo convinti anche noi. Ma non basta
essere disponibili, bisogna avere
anche un discorso da fare con la
gente. Perciò mi pare che l’argomento vada preso dall’altra parte ; non è la Facoltà che impone
una teologia di cui nessuno sen
ROMA
Una teologia per atei
« Ecco il libro che ogni teologo vorrebbe scrivere ma che forse non può scrivere. Il suo discorso, che vale anche per gli
atei, vale in larga misura anche
per i credenti ». Con queste parole il prof. Paolo Ricca ha aperto una tavola rotonda tenutasi
nella Facoltà Valdese di Teologia a Roma per presentare il libro del prof. Franco Ferrarotti,
docente di sociologia a Roma,
« Una teologia per atei ». I presenti erano quasi ùn centinaio.
Oltre all’autore del libro i relatori erano: Sergio Rostagno,
professore di teologia e Carlo
Molari, teologo cattolico.
Con un breve intervento introduttivo Ferrarotti ha esposto le
linee essenziali della sua « teologia per atei »: « A ben guardare — ha detto — Cristo riassume i termini della teologia naturale in quanto è figlio di Dio, cioè
del padre, ma è anche figlio dell’uomo, e nell’ora del rischio massimo e del sudor di sangue,
quando s’interroga la notte di
morte (« Padre padre, perché mi
hai abbandonato? »), egli è anche figlio di nessuno ».
« Non Dio, dunque, ma il mistero di Dio; la consapevolezza
e il rispetto della zona d’ombra
che rendono l’uomo — ogni donna e ogni uomo — inesauribile,
imprevedibile, divino ».
Secondo Ferrarotti. la persona
è libera di fronte alle varie società storiche, che premuiiò tuii
i .fero cóndizionamenìi, i loro vincoli e le loro scelte obbligate.
La libertà pon è data da par
ticolari forme, magari temporanee di rapporto con Stato, Società, Chiesa e le altre istituzioni, ma essa ^iste di vita propria
ed è reale, ed'e'frultò der'rrtisféro della religione che accomuna
gli uomini.
« Ma la teologia di cui parla
Ferrarotti — ha ribattuto Rostagno nel suo intervento — non è
una teologia per atei ma è la teologia cristiana nella sua più intima essenza. Dio stesso, e non
la sua idea, corne sentenziano sociologi e filòsofi, è il garante della libertà del minimo ». Solo di
fronte a Dio il minimo, anche la
persona più umile, può affermare la propria esistenza, e in tale
modo esistere davvero. « Ferrarotti ha imitato la teologia cristiana: l’essenza dell’idea di libertà che pervade il suo libro è
tratta completamente dal concetto biblico di libertà, l’unica differenza è che Dio viene allontanato e reso completamente estraneo alla società ».
Molari per conto suo ha ricordato cotne sia facile squalificare gli avversari con la qualifica
di atei, « ma la Bibbia condanna
solo gli atei di vita, non gli atei
”di testa”-^. Il dibattito nonostànté l’oggettiva difficoltà del tema
è stato vivace, anche se, come è
stato detto a conclusione della
tavola rotonda ancora dal prof.
Ricca: « Il discorso su Dio in
realtà non si potrà concludere
mai perché Dio è, resta e deve
restare una questione aperta,
una unica vera questione ».
Vincenzo Ribet
te il bisogno, ma è piuttosto il
lavoro pratico che ’richiede’ una
impostazione e una riflessione.
Se revangelo è una proposta di
vita sensata, allora la comunità
che concretamente la vive esprime un pensiero, utilizza degli
strumenti di conoscenza e perciò non è soltanto un ’cliente’ della Facoltà di teologia, non è soltanto Un ’consumatore’, ma pretende un certo tipo di riflessione
e la stimola. Allora la Facoltà si
sente veramente incoraggiata.
Il decano della Facoltà:
S. Rostagno
N. B. - Ringraziamo per le iniziative delle chiese in vista della
domenica della Facoltà. Ricordiamo che le collette speciali
vanno versate alla Tavola Valdese, specificando « Domenica
della Facoltà ».
Due tesi
di licenza
Tra l’autunno e Tinverno due
giovani haimo raggiunto il traguardo dei loro studi e ottenuto
la Licenza in teologia. Il primo
nell’ordine è stato Mauro Pons,
che ha presentato e discusso una
tesi su L’agape come scelta etica
del cristiano. Inquadramento della problematica in alcune sequenze della I Giovanni. Esercizi d’analisi semiotica. Il secondo è stato Marco Dàvite, con una'
tesi su I dibattiti di Gesù (Me.
2 e 3): elementi di analisi semiotica. Tutt’e due le tesi sono
state preparate e presentate nell’ambito della cattedra di Nuovo
Testamento.
Qualche lettore si domanderà
come mai due tesi si occupano,
una dopo l’altra, di analisi semiotica. Forse questo è un indizio degli orientamenti dell’interesse di una parte degli studenti per l’applicazione alla Bibbia
dei più moderni metodi di analisi dì ciò che sta dietro ai testi,
cioè alla produzione del senso.
L’analisi di questo processo di
produzione è o può diventare
uno strumento per arrivare a
una miglior lettura della Bibbia.
Auguriamo ai due « licenziati »
di poter continuare a lavorare
nel campo che li appassiona, per
il beneficio di tutti i lettori
della Bibbia oltre che per loro
meritata soddisfazione.
B. C.
REPUBBLICA DEMOCRATICA TEDESCA
Tre viaggi per Lutero
In occasione del 500° anniversario della nascita di Lutero
la Palatino viaggi organizza tre viaggi di gruppo nella Repubblica democratica tedesca. Il programma prevede visite guidate delle città che hanno segnato le tappe più importanti della vita e dell’attività del riformatore tedesco. •
Le date dei tre viaggi sono: dal 25 al 29 giugno (aereo o
treno), dal 27 giugno al 1° luglio e dal 2 al 6 luglio (solo aereo).
Per il primo giorno è prevista la visita di Berlino est. Successivamente Wittenberg, con tappe alla casa di Lutero, la Luther Halle, la Schlosskirche, la Stadtkirche e la casa di Melantone. Poi Lipsia, con la visita alla chiesa di San Tommaso,
luogo di attività di Johann Sebastian Bach. Il terzo e quarto
giorno Eisleben e Erfurt.
A Eisleben, dove Lutero è nato, visita alla sua casa; a Erfurt visita al monastero agostiniano dove Lutero visse dal
1505 al 1507. Pernottamenti a Erfurt o Lipsia. Lo stesso giorno
partenza per Gotha, con visita a una mostra sulla vita di Lutero, e rientro a Erfurt, dopo una tappa a Eisenach e al castello di Wartburg. Il quinto giorno, infine, partenza.
I costi del viaggio, tutto compreso, sono: aereo da Roma
L. 740.000; aereo da Milano L. 695.000; treno da Roma e da Milano rispettivamente 640.000 e L. 630.000. Esiste anche la possibilità di viaggi individuali, in altri periodi. Per informazioni
dettagliate rivolgersi alla «Palatino viaggi» via A. Usodimare
56, Roma, telefono 06/573545, 572282, 5759993; le prenotazioni,
con il 50% delle quote, si chiudono improrogabilmente il 30.4.
PONENTE LIGURE
Lutero ieri e oggi
A Sanremo sabato 12 febbraio
il pastore Peyrot ha tenuto una
conferenza nella sala delle attività sul tema: « L’Europa alla vigilia della Riforma ». Un quadro
storico sulla situazione dell’Europa del ’500 dal punto di vista
sociale, politico, culturale e religioso. La conferenza è stata largamente pubblicizzata con un
manifesto fatto affìggere nella città nonché a Bordighera, Vallecrosia e 'Ventimlglia. Una cinquantina di persone, tra cui diversi
cattolici, sono intervenute ed
hanno seguito con vivo interesse
la esposizione.
A Imperia venerdì 28 febbraio,
nel « ridotto » dei teatro Cavour,
il prof. Massimo Rocchi, nostro
fratello in fede di Diano Marina,
ha trattato il tema: « Attualità
della Riforma Protestante ». I
membri del locale gruppo evangelico si sono impegnati per pubblicizzare la manifestazione in
questo centro della Provincia, notoriamente clericaled). E lo si
è visto per la scarsa partecipazione di pubblico cattolico e la
mancata affissione di una parte
dei manifesti da parte deH’uffìcio
comunale competente. Su questo
fatto è stata presentata una energica protesta.
A Bordighera sabato 5 marzo
il pastore Peyrot ha ripetuto la
conferenza, già tenuta a Sanremo, in una sala del palazzo del
Centro Filadelfia
Via Colla, 20 - Tel. 011 /9586208 - Rivoli (To)
Liceo Linguistico
(legalmente riconosciuto)
Filadelfia School of English
(corsi di lingue inglese, francese
e tedesca)
Centro Convegni
(seminari, raduni, corsi residenziali, traduzioni simultanee, uso
di locali)
Parco (gentilmente concessa dal
Comune). Anche qui erano presenti specialmente i membri della nostra chiesa e gli ospiti della
Casa 'Valdese di Vallecrosia. I
cattolici erano una decina, tra i
quali il vicario diocesano che è
intervenuto nel dibattito che è
seguito alla esposizione del pastore. Egli ha detto di concordare su « quasi tutto » ciò che era
stato detto.
Ancora a Sanremo, venerdì 18
marzo, il pastore Gino Conte di
Genova, ha trattato il tema: « M.
Lutero nei momenti più signiflcativi della sua vita e della sua
opera ». Il pastore Conte verrà
ancora a Sanremo sabato 9 aprile e parlerà sul tema: «La giustificazione nel pensiero di Lutero ».
A cura delle chiese locali è stato compilato un ciclostilato con
materiale vario di documentazione sul V centenario luterano, che
viene ora largamente diffuso nelle varie località della Riviera.
Altre iniziative sono allo studio
per la « ripresa » autunnale, tra
le quali un culto di chiusura dell’anno in comune con la comunità luterana di Sanremo in .occasione della « domenica della Riforma ».
G. P.
Evangelici e
nuova destra
(segue da p. 2)
stampa ebraica non ne parli (almeno co.sì pare dal libro di Furio Colombo) non è una prova
della loro non esistenza o della
loro insignificanza. A proposito
di questi evangelici, si può ricordare il giudizio positivo espresso
dal Moderatore della Tavola, il
pastore Giorgio Bouchard, in
un’intervista rilasciata a questo
settimanale dopo un suo viaggio
negli Stati Uniti ( « La Luce »,
n. 25/18 giugno 1982).
Nonostante gli elogi di Alberoni (ma non sarà, anche perché
l’unico riferimento a cose italiane in tutto il libro di Furio Colombo è a « un’importante idea
di Francesco Alberoni »?) e altri, ci sembra di dover concludere dicendo, con rammarico, che
è stata persa un’altra occasione
per informare obiettivamente il
lettore italiano su quanto accade, nel campo della religione,
dall’altra parte dell’Oceano Atlantico.
Massimo Bubboli
4
4 vita delle chiese
1 aprile 1983
AGAPE
r>
Giornata dei catecumeni
Una sessantina di catecumeni
del quarto anno di catechismo,
provenienti da quasi tutte le
Chiese delle Valli, si sono incontrati a Frali, domenica 13 marzo.
Non è certamente un’idea nuova,
quella di fare incontrare i giovani che devono affrontare la confermazione; ma, dopo alcuni anni in cui ogni Chiesa o ogni Circuito si muoveva per suo conto,
si è ripreso a lare le cose insieme, e questo è il primo fatto positivo da rilevare. Lo scopo più
immediato che si voleva dare a
questa giornata, era lare in modo che ragazzi provenienti da realtà diverse avessero la possibilità di incontrarsi, conoscersi e
stare insieme^ rendendosi conto
che chi entra nella Chiesa si inserisce in un corpo che va al di
là della propria realtà parrocchiale. Il secondo scopo era quello di fare in modo che questi
giovani potessero ragionare insieme sulla loro Chiesa, ricevendo delle informazioni e scambiandosi dei pareri. Non era certamente facile far coesistere le
due esigenze; ma alla prova dei
fatti ci si è riusciti ed i giudizi
degli interessati sono risultati positivi su tutto l’insieme della giornata.
Si è cominciato con il culto, celebrato insieme alla comunità di
Frali e tenuto dal past. Ermanno
Genre, il quale ha centrato la
sua meditazione sul passo di Luca dove Gesù chiama i suoi discepoli a rinunciare a se stessi e a
prendere la propria croce: è una
parola diffìcile e pericolosa, quella della rinuncia, ma che va compresa come l’elemento fondamentale del discepolato, ha detto il
past. Genre. Dopo le presentazioni dei vari gruppi ed ima illustrazione del lavoro di Agape, ci siamo tutti spostati ad Agape per
il pranzo e nel pomeriggio abbiamo avuto l’attività comune. Come detto si voleva evitare di fare delle conferenze o simili, gli
organizzatori hanno perciò ideato un gioco che vagamente assomiglia alla caccia al tesoro, ih
cui i ragazzi, divisi in gruppi, dovevano presentarsi ad una giuria
per rispondere ad una serie di
domande su vari argomenti, ricorrendo, per ricevere le informazioni necessarie, o a degli esp>erti messi a disposizione o a
dei cartelli sparsi per tutta Agape. I temi su cui i ragazzi dovevano riferire erano cinque; l’organizzazione della Chiesa, il servizio nella Chiesa, l’unione predi
catori locali, il servizio civile e
la storia valdese. Non erano facili le domande a cui i vari gruppi dovevano rispondere, tanto
che un giovane, da poco confermato, che era presente al gioco
commentava: « Devo tornare a
fare il catechismo, perché non
avrei mai saputo rispondere a
queste domande ». Al di là della
difficoltà o meno delle questioni
che venivano poste, lo scopo del
gioco era anche quello che i ragazzi si ponessero di fronte ai
problemi che le domande sottintendevano: come è fatta la tua
Chiesa, qual è l’importanza del
servizio nella chiesa, la responsabilità dei laici nella predicazione
ecc. Questo lo si è ottenuto facendo incontrare i partecipanti
con gli « esperti » che in un dialogo di pochi minuti avevano il
compito di mettere a fuoco tali
problemi.
La sesta prova era quella del
canto. In quindici minuti ogni
gruppo doveva imparare una canzone dedicata alla pace. Ed allora è stato sorprendente vedere
che praticamente tutti i ragazzi
hanno cantato, anche quelli che
paiono assolutamente refrattari
al canto. Molti erano i pastori
presenti che si meravigliavano.
vedendo i loro catecumeni cantare, e cantare bene.
Questo piccolo particolare mostra come in generale la giornata sia risultata gradita, in primo
luogo ai ragazzi, che Thanno vissuta con molta partecipazione.
La speranza è che in tutti sia rimasta la voglia di incontrarsi,
sfruttando le varie occasioni che
la vita del distretto propone.
Paolo Ribet
DIGIUNO
PER LA PACE
E IL DISARMO
Distinta delle offerte ricevute in occasione deila giornata del digiuno di solidarietà (19 die. 1982):
Raccolte al cine-teatro Roma, Pinerolo L. 850.000; Raccolte a Perosa Argentina 254.000; Raccolte a Torre Pellice
362.Ò00; Versate dalla Parrocchia di S.
Donato a mezzo sig. Verdino 200.000;
dalla Parrocchia di Pralafera 27.000; dalla Parrocchia di S. Giacomo 267.250; dalla Chiesa di Pramollo 100.000; dalla
Chiesa di Maniglia 157.500; dalla Scuola Domenicale di Perrero 104.000; da
donatori singoli 120.000; altri doni singoli e anonimi pervenuti in seguito
235.000. — Totale L. 2.676.750.
Come da ricevute del Comitato Regionale Piemonte UNICEF e da lettera
dello stesso conservate nella segreteria del Concistoro della Chiesa valdese
di Pinerolo.
Offerte pervenute in questi giorni e
che sono state versate alI'UNICEF II
25.3.83; Corale di Pomaretto L. 50.000;
Famiglia E.F.R.F. 20.000.
Sabato 2 aprile
□ TELEPINEROLO
CANALE 56 - 36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione « Confrontiamoci con TEvangelo »
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
Domenica 3 aprile ~
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
Domenica 10 aprile ~
□ SECONDO CONVEGNO
DISTRETTUALE SUL
CATECHISMO
VILLAR PEROSA — Si apre alle ore
14.30 presso il Convitto Valdese, il 2”
convegno organizzato dal r distretto
sul catechismo.
Proseguendo l'esperienza iniziata al
Castagneto l'autunno scorso, i catechisti, i pastori, i gruppi Fgei, tutti i membri di chiesa impegnati nel campo educativo sono invitati a partecipare.
il convegno ha il seguente programma:
— introduzione a cura di Saverio Merlo;
— relazione sull'inchiesta della Fgei sul
catechismo;
— gruppi di lavoro.
ALLE VALLI VALDESI
Gli studenti del Collegio in Renania
TORRE PEIiLICE — Un gruppo di undici allievi del Collegio
■Valdese, accompagnati dal prof.
Elio Fizzo del Liceo Classico e
dal prof. Roberto Giacone, vice
Fireside del Liceo Linguistico, ha
effettuato dal 14 al 20 marzo un
viaggio di amicizia e di studio
presso il Bodelschwingh Gymnasium di Herchen. Herchen, paese pittoresco sulle colline della
Renania, ospita questo moderno
istituto evangelico frequentato
attualmente da più di ottocento
allievi, un centinaio dei quali vive nel convitto adiacente. E’ da
alcuni anni ormai che si è instaurato un simpatico rapporto
di scambio tra il nostro LiceoGinnasio ed il Bodelschwingh
Gymnasium, merito soprattutto
della spinta organizzativa della
prof. Amalia Geymet-Fanero e
del prof. Volker Reinecke.
In viaggio abbiamo fatto ima
prima tappa a Worms, ove sì
tenne la Dieta che il 19 aprile
1521 pronunciò la condanna di
Lutero; qui abbiamo visto tra
l’altro il monumento alla Riforma ed i resti del Falazzo imperiale.
A Herchen eravamo attesi dalle famiglie ospitanti, che ci hanno dato un benvenuto molto caloroso e simpatico.
Il prof. Reinecke aveva preparato un nutrito programma
di visite: a Colonia, a Bonn (visita al Farlamento tedesco) e a
Münster, storica cittadina che fu
teatro degli scontri tra Anabattisti e principi tedeschi e ove venne firmata la pace di Westfalia
(1648), che pose fine alla guerra
dei trent’anni.
Al Bodelschwingh Gymnasium
abbiamo assistito alle normali
lezioni dei nostri ospiti tedeschi
e siamo rimasti colpiti dalle lo/ ro aule-laboratorio, tutte ben attrezzate di strumenti didattici.
Il loro sistema scolastico è molto simile a quello universitario,
con materie obbligatorie e facoltative scelte dagli stessi studenti a seconda dell’indirizzo di
studi.
Al termine delle lezioni il prof.
Stade, preside dellTstituto, dopo averci rivolto un saluto ufficiale, ci ha parlato di come que
sto istituto evangelico è nato,
dei suoi problemi e di come chi
lavora aU’intemo cerca di portare avanti la sua testimonianza
evangelica: compito non sempre
facile, ma punto di riferimento
per tutti.
Un appello
Il comitato del Collegio apre
una sottoscrizione per l’acquisto
di una fotocopiatrice e di im videoregistratore. A questo scopo
è già stata devoluta la somma
di 1.500 D.M. donata dagli amici
tedeschi delle chiese evangeliche
della Renania e del Bodelschwingh Gymnasium di Herchen.
Ammissioni
in chiesa
ANGROGNA — Culti di Fasqua: giovedì santo, ore 21, Capoluogo, Santa Cena; venerdì santo,
ore 21, al Serre, Santa Cena e Corale; Fasqua ore 10, al Capoluogo, culto di confermazione. Santa Cena, Corale, ore 21, a Fradeltorno, culto con Santa Cena, partecipano i trombettieri valdesi.
In un incontro fraterno, sabato 16 sera, col Concistoro si è deciso di ammettere al battesimo o
alla confermazione i seguenti ragazzi che parteciperanno a Fasqua per la prima volta alla cena
del Signore: Amoul Claudio (Serre), Bertin Ezio (Sterpà), Bertin
Willy (Frassuit-'Vernè), Giordan
Rinaldo (Ciabas), Odin IHoris
(Serre), Plavan Renata e Luigi
(Font Barfè), Rivoira Patrizia
(Lausa), Rivoire Manuela (Stalliat), Travers Sandro (Ciauviera).
TORRE PELLICE — Una assemblea numerosa e partecipe
ha circondato i 21 catecumeni
nel giorno della loro ammissione in chiesa. Uno di loro ha letto, a nome di tutti, una dichiarazione di impegno e di ricerca
nell’ambito della comunità.
• Il gruppo di flauti a becco
« La Follia » di Milano ha pre
sentato un piacevole concerto
nel tempio dei Coppieri. Il pubblico, che avrebbe potuto essere
più numeroso, ha gradito le esecuzioni, malgrado un improvviso irrigidimento della temperatura dell’ambiente.
• Domenica 10 aprile avrà luogo l’Assemhipa di ctoiaBa sul tema ct€Ì~cattolicesimo. Ci auguriamo cRé la partecipazione sia
numerosa.
• L’Unione Femminile ha in
programma per domenica 10 un
incontro con la sig.ra Elsa Rostan che parlerà su « La figura
di Lutero ».
• Sono deceduti Emma Jourdan ved. Charbonnier e Carlo
Eynard. La comunità esprime la
sua simpatia fraterna alle famiglie nel lutto.
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Il culto di confermazione dei
catecumeni ha avuto luogo domenica scorsa in un clima di riconoscenza al Signore per la
Sua fedeltà nei confronti dei
ventiquattro giovani che hanno
chiesto di essere battezzati o di
confermare il loro battesimo e
che ora saranno con tutti noi
inseriti nella vita e nella testimonianza della nostra comunità.
I loro nomi sono: Davide Benech, Elvis Boaglio, Fulvio D’Alessandro, Marina Durand, Daniela Malan, Anna Malanot, Massimo Miegge, Luca Pons, Davide Rostan, Fabio Ugbetto, Gisella Volpe, Mauro Besson, Nadia Boulard, Flavio Danna, Eliana Giordan, Manuela Malan, Renata Menusan, Stefano Pegone,
Fernanda Ricca, Denise Tenan,
Giuliana Zoppi. Per ragioni diverse hanno anche chiesto di essere ammessi: Edina Menusan in
Blanc, Davide Bera, Silvio Miegge.
Una comune dichiarazione di
fede sui motivi che li hanno
spinti a chiedere di essere parte responsabile della chiesa è stata letta da una catecumena al
momento della confermazione.
II Signore li sostenga nella lo
ro fede e li renda gioiosi ogni
giorno nel servizio.
FRALI — Venerdì 1 aprile, accoglieremo tra di noi i catecumeni di quarto anno : Baud Piergiorgio, Grill Claudio, Grill Sergio e Richard Ivo, che, nel corso
del culto, confermeranno la loro
fede in Cristo davanti alla comunità. Anche a loro va il nostro sincero e fraterno augurio,
affinché sappiano accrescere e
mantenere salda questa loro
fede.
• La fatica e l’impegno profusi nel corso di questi ultimi mesi dai giovani di Frali nella preparazione di un lavoro teatrale
dì Luigi Pirandello, sono stati
ampiamente ripagati. Infatti sabato 26/3, serata della presentazione di questa recita al pubblico, la comunità è intervenuta numerosissima e la sala attigua
al tempio era stracolma.
I cadetti
visitano gli istituti
PINEROLO — Lo scorso weekend il gruppo « cadetti » della nostra comunità ha concluso l’itinerario programmato per conoscere i vari « Istituti » delle Valli visitando la Casa delle Diaconesse a Torre Pellice. Le due
diaconesse presenti nella Casa
hanno accolto i ragazzi con gioia
e li hanno intrattenuti parlando
loro del servizio diaconale rivelatosi così utile nel passato quando i servizi sociali e sanitari erano di fatto inesistenti.
Nella serata di sabato hanno
ascoltato con interesse una piacevole chiacchierata di G. Tourn
su una iniziativa di Beckwith di
cui non si parla spesso : la
« Scuola femminile » che aveva
sede nello stabile dell’attuale
Museo Valdese.
• Abbiamo espresso la nostra
solidarietà nell’ora del lutto alle famiglie di Elsa Bouchard v.
Rivoira, Aldo Avondet, Ida Lidia Tron v. Bessone.
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5
1 aprile 1983
vita dellexhiese 5
DALLA CIRCOLARE DEL MODERATORE
Un aiuto per il Libano
UNA VITA AL SERVIZIO DEL SIGNORE
Guido Mathieu
Nella sua circolare del 21 marzo il moderatore Bouchard esprime la valutazione positiva che
la Tavola dà dell’ampia mobilitazione che ha avuto luogo in
occasione della « settimana della libertà » e al di là di questa
su Lutero e sui grandi temi della
Riforma. Lo fa interpretando
questa mobilitazione come un bisogno delle chiese di annunciare
a tutti la potenza rigeneratrice
delTEvangelo e ponendo ad apertura della circolare il motto di
Paolo « io non mi vergogno detl’Evangelo ».
Passando a commentare l’atto
sinodale 76 che invitava le chiese ad impegnarsi in azioni di soccoi so e di difesa dei diritti per
LIGURIA
Sull'uso
del denaro
Il collettivo teologico organizzato dalla Federazione delle Chiese Evangeliche della Liguria e
dal V Circuito sul tema « L’uso
del denaro » svoltosi presso la
Chiesa Battista di La Spezia il
12 e 13 marzo, dopo la discussione seguita alle relazioni dei
fratelli Piero Bensi e Massimo
Rocchi, ritiene utile comunicare
alle Chiese Evangeliche alcuni
punti significativi emersi intorno a questo argomento non a caso raramente trattato.
Riteniamo che, alla luce della
situazione attuale del mondo, sia
più che mai necessaria per la
sua salvezza e sopravvivenza, la
testimonianza dei cristiani alla
Parola di Gesù secondo la quale
nessuno può servire a Dio e a
Mammona contemporaneamente.
All’economia del mondo e alla
sua scala di valori fondata sul
denaro, che non è più semplice
mezzo di scambio delle merci,
ma che è divenuto fine a se stesso, deve essere contrapposta l’economia del dono nella vita dei
singoli e delle Chiese.
Da questo mutamento di prospettiva deriva per tutti noi un
radicale processo di liberazione
che, rifiutando l’appiattimento
dell’Evangelo a codice moralistico ed autogiustificante, ci emancipa nell’uso dei beni materiali
e dello stesso denaro.
Ciò significa però direttamente
costruire uno stile di vita individuale e comunitario (Matteo
6: 2.5-34) che testimoni l’urgenza
di una trasformazione personale
e generale nel costume e nella
società. Siamo convinti che la sobrietà individuale ed ecclesiale
raggiunge la sua piena dimensione attraverso interventi ed indicazioni per la realizzazione nella
società deil’economia del dono a
partire dalle realtà economiche
in atto (per esempio attraverso
la realizzazione di un modello di
sviluppo economico che privilegi
il soddisfacimento dei bisogni
primari e i servizi pubblici, e
persegua fiscalmente i consumi
secondari).
La nostra testimonianza, infatti, al Regno di Dio che viene e
che si oppone ai regni di questo
mondo, non deve rimanere nella sfera delle intuizioni teologiche, ma deve manifestarsi nella
concretezza della vita quotidiana.
Il collettivo, inoltre, riflettendo sulla realtà dell’attuale uso
del denaro per le necessità delle
Chiese, esorta gli esecutivi Battisti, Metodisti e Valdesi, a proseguire i colloqui in vista di una
collaborazione più organica onde
realizzare un migliore impiego
del denaro ecclesiastico all’interno del campo di lavoro BMV.
il popolo palestinese, il moderatore scrive:
« In un primo tempo, sembrava necessario organizzare in Italia l'accoglienza di ragazzi palestinesi, figli di persone uccise nei
combattimenti. Ci si è poi resi
conio che questa via non era percorribile: avrebbe significato isolare e sradicare delle persone
che hanno invece bisogno di crescere nel loro ambiente normale,
per quanto disperso e minacciato esso possa essere.
Nel frattempo è diventato chiaro che il Consiglio Ecumenico si
è impegnato in un programma
a lunga scadenza volto sia a favorire la ricostruzione delle zone devastate, sia a permettere un
miglioramento della “qualità della vita” per persone la cui vita
era (o è) quasi ridotta a nulla.
Particolarmente significativi sono i progetti educativi (costruzione o ricostruzione di scuole,
acquisto di libri e attrezzature
scolastiche, borse di studio per
allievi ridotti in miseria). Milioni di dollari sono stati richiesti
(e ricevuti) per finanziare questo programma; altri milioni saranno necessari in avvenire: la
raccolta è in pieno svolgimento.
La Tavola vorrebbe perciò proporre a tutte le chiese di aprire
una sottoscrizione a favore di
questi progetti: una sottoscrizione, perché non si tratta di "una
colletta in più” ma di un'occasione di fraternità nella speranza.
Le offerte dovrebbero essere
inviate alla Tavola con la dizione: “per la ricostruzione nel Libano” ».
Un appello viene rivolto dalla
Tavola anche in un altro settore,
questa volta non per raccogliere
mezzi ma per ricercare personale che contribuisca al lavoro diaconale delle chiese nel campo
dei nostri ospedali:
«Napoli, Genova, Torino^ Tornar etto, Torre Pellice; cinque
centri di vita, cinquecento letti
per uomini e donne sofferenti,
molti 'successi', molti difetti,
molte possibilità: chi non desidera . che i nostri ospedali “rendano” sempre al meglio delle loro possibilità tecniche e spirituali? Ma perché i nostri ospedali siano all’altezza del toro
compito, bisogna che possano
contare sull'attività di infermiere, medici, impiegati amministrativi, tecnicamente qualificati ed
evangelicamente motivati ».
L'appello della Tavola riguarda per il momento la compilazione di un questionario-censimento distribuito in tutte le chiese dal Coordinamento Evangelico Ospedaliero.
Pietra Murazzi, un paese di meno di mille abitanti non lontano
da Alessandria. Fin dal 1861 vi
si era costituita una comunità
evangelica con relativa scuola
elementare, come si usava a
quei tempi. Le scuole erano affidate a dei maestri evangelisti.
L’associazione dei due termini
stava a indicare la loro missione.
Alla fine del secolo scorso vi
giunse Teofìlo Mathieu, originario di Massello nelle Valli Vaidesi, insieme alla moglie Susanna Vinay. Il Comitato di evangelizzazione trasferiva questi evangelizzatori a seconda delle necessità. Carema, Coazze, Tenda, Piedicavallo, Schiavi d’Abruzzo, Paterna, Guastalla, Pietra Murazzi
furono alcune delle località dove
Teofllo Mathieu svolse il suo ministero. Allora non si discuteva,
perché l’obbedienza faceva parte
della vocazione missionaria dei
Pastori, e Mathieu oltre che maestro esercitava un vero ministero pastorale. Una volta sola osò
avanzare una timida protesta. Poco alla volta la famiglia si era
arricchita di sette figli. Quando
nel 1904 venne trasferito a Codisotto, una piccola località del
Mantovano, scrisse al presidente
del Comitato di evangelizzazione:
« Una sola camera da letto per
sette persone, non crede Ella che
La pace va costruita
VENEZIA — Si è tenuto nei
giorni 5 e 6 marzo un incontro,
organizzato dai gruppi giovanili
del Triveneto, dal titolo, piuttosto emblematico: « 1983: l’anno
dei missili che interrogano le comunità dei credenti ».
È stato un incontro molto stimolante e ben riuscito, sia per
la qualità del dibattito, che per la
partecipazione abbastanza nutrita. Paolo Naso, segretario nazionale della Pgei e residente proprio in Sicilia, ha tenuto la relazione iniziale, ampia e articolata.
Nella sua comunicazione. Paolo Naso ha toccato cinque punti principali, tutti centrati, però,
sulla realtà di Comiso, località
nella quale è già in corso di costruzione la base per i missili.
È da evidenziare innanzitutto
la mancanza di informazione
sui motivi che hanno consigliato
la scelta di Comiso come località adatta per una base missilistica. Ma, ha detto Paolo Naso,
questo dipende anche dal fatto
che neppure il Ministero ha le
idee molto chiare sulla topografia
dei luoghi, visto che una zona
intensamente coltivata viene dichiarata, sulla base di informazioni ormai superate, « desertica ».
In realtà si tratta per l’appunto di una zona tutt’altro che desertica, bensì ricca di attività e
di iniziative di cooperazione. Costruire una base militare proprio
lì sembra essere quasi una provocazione, un modo per ostacolare
la crescita produttiva e per dare
spazio a speculazioni di tutti i
generi. È inoltre da sottolineare
che i missili installati a Comiso
non riuscirebbero a raggiungere
l’Unione Sovietica, ma potrebbero arrivare comodamente nel
Medio Oriente o nel Nord Africa, aggravando ulteriormente la
situazione già troppo tesa della
zona mediterranea.
Questo è il quadro di fronte a
cui si trova oggi il movimento
per la pace, che vede, soprattutto all’estero, un nutrito e prezioso impegno dei cristiani. Noi, in
Italia, abbiamo avuto finora qualche difficoltà, ma in genere tutto
il movimento si trova in una situazione di mancanza di collegamento e disorganizzazione. È necessario quindi sollecitare i vari
comitati per la pace e aumentare la propria attività dentro di
essi, senza dimenticare che la
battaglia per la pace è una battaglia per la giustizia e che l’impegno non deve esaurirsi, qualora capitasse che si riesca a non
far costruire la base a Comiso.
A questo proposito, diventa
estremamente importante anche
iniziare a parlare di cultura di
pace e di come sia possibile costruirla o insegnarla. Bisognerebbe individuarne gli ambiti e i contenuti, organizzare iniziative capillari nelle scuole e nei quartieri. Per questo si potrebbero istituire dei cosiddetti « laboratori
della pace », ossia dei luoghi nei
quali sia possibile discutere e
documentarsi sui problemi della
pace e della vita quotidiana. Si
tratta di un grosso impegno per
i comitati della pace, che dovrebbe vederci, come credenti, in
prima fila.
Molti sono i nodi emersi nel
dibattito successivo, sia di carattere teorico che pratico. Di
fatto alcuné questioni, come ad
esempio se esista una violenza
giusta o se le armi debbano essere rifiutate a priori, non sono
state assolutamente risolte, data
anche la loro complessità e difficoltà di approccio. Ciò non toglie, però, che siano emerse anche alcune indicazioni pratiche
immediate: impegnarsi di più nei
comitati per la pace e nelle comunità; aumentare i momenti
di riflessione comune sui temi
dell’educazione alla pace, in modo da avere anche elementi concreti per poter organizzare iniziative nelle scuole e nei quartieri;
prestare attenzione alle varie
realtà non-violente, écologiste,
ànti-nucleari per riuscire a trovare insieme a loro strategie di
azione comuni.
In conclusione, si è trattato di
un momento di dibattito concreto e di crescita, che tutti si sono
augurati di poter riprendere al
più presto. Alberto Bragagiia
Pace a Beirut e Comiso
PISTOlA — Il 19 marzo la Federazione Giovanile Evangelica
Toscana ha tenuto la sua assemblea regionale ed ha votato una
mozione in cui dopo aver condannato gli attentati contro i militari italiani e di altri paesi a
Beirut, è detto:
« Incoraggiamo i tentativi di
pacificare il Libano, ma quelli
che vanno nel senso di una smilitarizzazione di quest’area e di
una ricerca di equa soluzione al
problema della patria per il popolo palestinese. Ci interroghiamo invece sul senso di questa
presenza italiana in Libano, che
secondo noi corrisponde più a
interessi strategici e militari del
blocco occidentale e della NATO
che alla pacificazione del Medio
Oriente ».
Dopo aver espresso forte perplessità di fronte al risorgere di
un certo nazionalismo e aver ricordato il ruolo dell’Italia nel
commercio mondiale di armamenti, la mozione contrappone
a questo la politica di sviluppo
e di distensione che il nostro
paese potrebbe svolgere. E così
conclude: « Per tutti questi motivi e per il fatto che la nostra
forza di ’’pace” in Libano è composta per lo più da militari di
leva e non da volontari, chiediamo con forza l’immediato ritiro
del contingente italiano a Beirut ».
L’assemblea della FGEI ha anche espresso in una mozione la
propria solidarietà con i pacifisti
arrestati a Comiso per la sola
colpa di aver espresso con una
manifestazione nonviolenta le
proprie idee contro i missili di
Comiso e ha espresso la propria
decisa opposizione alla installazione della base NATO in Sicilia.
NOTIZIE DALLA FEDERAZIONE GIOVANILE EVANGELICA
sia. troppo poco? È vero che è
un ex ospedale, ma speriamo di
non doverlo produrre a simile
uso ».
È a Pietra Marazzi che il 30
dicembre 1906 nacque Guido, e
siamo sicuri, ora che egli non è
più con noi, che sarebbe stato
contento del ricordo che conserviamo dei suoi genitori, dai quali
ha imparato ad amare il Signore.
Fin da giovane sentì che avrebbe dovuto seguire la stessa via
di suo padre. I professori che lo
ebbero alla Facoltà di teologia
dicevano: « Non abbiamo mai
avuto che a lodarci della sua indole serena e del suo carattere ».
Consacrato al ministero nel 1931,
fu Pastore della parrocchia di
Villasecca dal 1930 al 1934 e in
questo periodo ebbe la fortuna
di trovare « l’aiuto a lui convenevole» nella persona di Berta
Dolfi, la quale, oltre a dargli la
gioia di due figlie, Lucilla e Laura, gli fu preziosa collaboratrice
nel ministero. Seguiranno 14 anni di travagliato ministero a Pomaretto, quando la guerra portò
anche in quella località distruzioni, lacrime e lutti. Il ricordo
della permanenza di Guido Mathieu a Pomaretto durante quegli anni difficili è ancor vivo fra
quei parrocchiani che il 16 cor.
hanno gremito il tempio per rendergli l’ultimo saluto.
Da Pomaretto partì per Palermo, dove rimase altri quattordici anni. In quel periodo il Sinodo
lo chiamò a far parte della Tavola. Poi seguirono altri quattordici anni nella chiesa di Roma IV
Novembre fino al 1970 quando
venne trasferito a VallecrosiaBordighera. L’emeritazione lo
raggiunse nel 1976 dopo 46 anni
di ministero pastorale. Ma nello
stesso tempo assumeva l’incarico
di segretario per l’Italia della
Missione evangelica contro la lebbra, incarico che egli ha portato
avanti fino alla fine.
Poi gli ultimi combattimenti,
la morte della moglie mentre lui
stesso giaceva infermo. Si è spento serenamente a Roma il 12 marzo, dove ha trascorso gli ultimi
mesi di malattia affettuosamente
assistito dalle figlie.
Il nostro dolore nel perdere
questo compagno di viaggio non
ci impedisce di ringraziare una
volta di più il Signore, che si
compiace. di servirsi di povere
creature come noi siamo affinché
Lui e Lui solo sia glorificato.
Vo.glia Egli chiamare altri giovani perché prendano il nostro
posto, per servirlo meglio di quel
che noi abbiamo saputo, ma con
lo stesso spirito di amore per Colui che è stato la ragione della
nostra vita.
Roberto Nisbet
Pastore emerito
Errata corrige
Eco-Luce n. 11/18.3.83.
La liturgia per àgape e S. Cena è
stata sperimentata non a Vercelli bensì
a Vintebbio.
Savonarola non è morto nell'anno in
cui nasceva Lutero bensì 15 anni dopo.
6
6 pn>spettive bibliche
1
1 aprile 1983
UNA IMPORTANTE INIZIATIVA QuaiìdO IS
La Riveduta si aggiorna
risurrezione
sconvolge
( segue da pag. 1 )
La Bibbia italiana, versione Riveduta del 1925 (curata da G.
Luzzi), è stata stampata dalla
Società Biblica in Italia fin dalla
sua pubblicazione. Verso la fine
degli anni 40, la Società Biblica
di Ginevra ha edito la stessa versione e l’ha diffusa tramite la sua
filiale italiana « La Casa della
Bibbia ». Moltissime edizioni sono state diffuse in mezzo alle
popolazioni di lingua italiana.
Da qualche tempo si è manifestato il bisogno di revisionare
questo testo. Dopo alcuni tentatici fatti da ambo le parti, la Società Biblica di Ginevra ha preso
l’iniziativa e la responsabilità di
tale impresa alla quale la Società Biblica in Italia si è associata.
Deiegato dalla ABU, il Prof. B.
Corsani ha assistito una équipe
di revisori che dal 1975 persegue
ima doppia meta: adattare il testo biblico alla evoluzione della
lingua pur rimanendo il più fedele possibile all’originale greco o
ebraico e salvaguardare le qualità e le parttóolarità della versione Riveduta.
- Genova e della Società Biblica
in Italia (Alleanza Biblica Universale) e sarà diffuso dalle due
società a condizioni identiche.
La Bibbia completa è prevista
per la fine del 1984.
Con la pubblicazione di questo
testo aggiornato, gli editori desiderano venire incontro ai bisogm di tutti coloro che sono affezionati a questa bella traduzione, la leggono e la diffondono
avendone tratto un nutrimento
per la loro fede.
Con il ringiovanimento del suo
stile e del suo vocabolario, essi
desiderano assicurarne un accesso facile a tutti gli strati della popolazione, ma soprattutto desiderano onorare il Signore e trasmettere fedeimente il messaggio
della salvezza offerta ad ogni uomo per mezzo di Gesù Cristo, il
Piglio di Dio.
Società Biblica di Ginevra
Società Biblica in Italia
degni e indegni, con ima fede
sulla sopravvivenza-resurrezione
dei ’giusti’, o sulla retribuzione
universale. Altre idee di resurrezione possono essere celebrate
nella separatezza del tempio, nello spazio del rito, ma non quella
che nasce dall’evento della resurrezione di Gesù. Questa fede invalida la mediazione sacerdotale, annulla la distinzione puroimpuro, è fede annunciata nelle
piazze a tutto il popolo.
per la vita e la vittoria sulla morte del Messia-Gesù. Ben più, ben
più della parola di consolazione,
tanto preziosa per ogni sacerdotale ministero, che attende la
gente sulla temuta soglia della
esperienza dell’inconsolabile dolore.
Il capitano del tempio
GRUPPI BIBLICI UNIVERSITARI
Commentari in offerta
Al fine di favorire lo studio serio della Parola di Dio, le Edizioni
G.B.U. offrono, per i prossimi 2 mesi, la collana dei Commentari
al Nuovo Testamento, pubblicati finora:
L’avanzamento dei lavori renderà possibile la pubblicazione
del Nuovo Testamento con i Salmi nella primavera 1983. Esso si
presenterà in un formato tascabile elegante con una composizione tipografica adatta a garantire una lettura agevole.
Realizzato in coedizione, questo Nuovo Testamento uscirà simultaneamente sotto gli auspici
della Società Biblica di Ginevra
Ep. Pastorali
£p. di Giovanni
I Ep. ai Corinzi
Ep. ai Calati
II Ep. ai Corinzi
Ep. ai Colossesi
Ep. ai Romani
Ep. di Giacomo
e FUemone
L. 5.500 <L. 4.500)
L. 5.500 (L. 4.500)
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al prezzo scontato di L. 38.000, spese postali comprese, invece di L.
49.900.
Chi possiede già alcuni volumi della serie ha invece ia possibilità di acquistare singoli libri al prezzo scontato indicato fra parentesi, comprensivo delle spese di spedizione.
Per il pagamento, inviare anticipatamente l’importo con versamento sul conto corrente postale n. 12660106 intestato a EDIZIONI
G.B.U., Via PrinOtti 15, 10141 Torino, specificando offerta speciale
83/4 e i titoli richiesti.
Il sacerdote può integrare una
fede che comporti un discorso
sùll’oltretomba, sul dopo-la-morte, con ciò che la struttura d’una
religione sacerdotale, fondata sul
potere mediatore del funzionario
sacro, insegna e chiede. La fede
neH’al-di-là non è la fede nella
resurrezione dei morti fondata
IN GESÙ’. Questa fede non risponde solo alla domanda — che
ne è dei mòrti? —, dice molto di
più, risponde alla più ampia interrogazione: — che ne è della
vita e della morte del credente
in Gesù risorto? La fede cristiana non sboccia al tempo dei crisantemi, non assale come domanda, inquietante o consolante,
nel mese dei morti o solo nell’amara esperienza della morte
di una persona amata. IN GESÙ’
le religioni che fioriscono ai bordi della tomba devono cedere il
passo a una fede che celebra,
non in una stagione della vita,
ma durante tutta resistenza, il
potere di Dio su ogni forma di
morte, che celebra la passione
Anche il capitano del tempio, il
tutore dell’ordine pubblico può
credere nella resurrezione dei
morti. Essa si collega bene con
la tesi della retribuzione di ^usti e ingiusti; premio e castigo
vanno ben d’accordo con una
mentalità poliziesca! Ma se la
resurrezione dei morti è fede
che nasce IN GESÙ’, nella resurrezione del giustiziato come fuorilegge, tutto deve cambiare. Chi
è iJ giusto e chi l’ingiusto? Quale
ordine va difeso? Come non vedere nel sì di Dio che resuscita
il bandito giustiziato la condanna divina del nostro presunto
ordine? No, non si può restare
custodi e poliziotti di ordini ingiusti credendo nella resurrezione dei morti fondata su Gesù.
Questa fede non lascia le cose
come staimo, le cambia, le cambia tutte. Muta le nostre idee,
critica la nostra filosofia, rompe
i nostri ecumenismi, accusa le
nostre scelte, salva la nostra esistenza facendola morire a tutte
le menzogne delle quali tessiamo
la nostra religiosità.
Alfredo Berlendis
LA GIUSTIFICAZIONE
PER FEDE NELL’ANTICO
TESTAMENTO-1
Una giustizia temuta,
invocata, contempiata
Nel mondo greco-romano si nota una
tendenza profonda a fare del diritto, delia
giustizia degli assoluti, razionali, astratti:
idee, principi che sono norme assolute
aventi in sé ia propria ragion d’essere. Si
divinizza ia giustizia elevandoie delle statue o scrivendola con la maiuscola. Una
constatazione, non un giudizio, che del resto sarebbe largamente positivo di fronte
aU’arbitrio di chi eleva se stesso a norma,
specie alTarbitrio del potere.
Assai diverso è l’orientamento che troviamo nell’Antico Testamento. Israele ha
del diritto e della giustizia una concezione essenzialmente concreta, pratica: sono
fatti di relazione, sia fra gli uomini sia
nella relazione per eccellenza, quella con
Dio. La giustizia non è dunque uno stato,
una qualità che conseguo e possiedo, ma
un rapporto che vivo.
a cura di Gino Conte
Anche sulla scorta del ridesto interesse per Lutero, le nostre chiese stanno riparlando al loro interno e presentando alTestemo il messaggio della giustificazione per
fede. Non è forse male, parallelamMite, ricercare nelle Scritture se esso sia, come
molti pensano, caratteristico di Paolo (e di Lutero), o se esso invece costituisca
una (la?) struttura portante dell’intera testimonianza scritturale.
E cominciamo con l’Antico Testamento, che ci riserva le prime sorprese, al rigpiardo, portati come siamo a pensare che la giustificazione per fede, di fronte alla
Legge, sia praticamente sconosciuta nell’A.T. Anche in campo teologico, a parte le
’’voci” di vocabolari, lessici ed enciclopedie teologiche che hanno sezioni più o meno
brevi dedicate all’A.T. (ma più sotto «giustizia» che sotto «giustificazione»), vi è
poco da segnalare. Il Reventlow, in una sua indagine, «La giustificazione nell’orizzonte dell’A.T.» (München 1971) ha potuto scrivere che «il tentativo di considerare
i’A.T. nella prospettiva della ’’giustificazione” è stato finora praticamente assente nella discussione scientifica moderna».
Giusto è Dio
Dio è giusto, nel senso che è lui la fonte del dirittor « Quanto alla Rocca, l’opera
sua è perfetta, poiché tutte le sue vie [i
suoi atti, la sua condotta] sono giustizia.
È un Dio fedele e senza iniquità; egli è
giusto e retto » (Deut. 32: 4, che continua
caratteristicamente: « ...ma essi si sono
condotti male verso di lui... »). Come tale
è anche 11 Giudice: Abramo, nella sua ardente intercessione per Sodoma, nella quale c’è forse (ma non c’è!) qualche giusto,
si appella: « ...il giusto sia trattato come
l’empio! lungi da te! Il giudice di tutta la
terra non farà forse giustizia? » (Gen. 18:
25). Si esprime di frequente questa fiducia incondizionata nella volontà di Dio,
una volontà etica, non arbitraria o capricciosa. È tuttavia una fiducia che è fede,
non visione, tutt’altro che scontata; si
pensi ad es. a tutti i salmi nei quali si
fa intenso fino all’angoscia l’appello a
questa giustizia che pare assente, a questo Giudice che fa il sordo, come Gesù
dirà nella sua parabola (Luca 18: 1-8).
L’intensità di questo tormento culmina
forse nell’A.T., al calor bianco, nell’esperienza trasfusa nel poema di Giobbe, il
cui vero problema non è quello della sofferenza, ma quello di Dio, della sua giustizia. L’uomo trova la sua giustificazione
di vita, la sua pacificazione, solo nella giustificazione di Dio.
Ecco perché è così frequente rimmaglne del processo, della causa intentata e
dibattuta. Un processo grandioso, di dimensioni universali, cosmiche, nel quale
Dio è « giudice di tutta la terra », ma, per
altro verso, è anche contestato dagli uomini e dalle genti e sollecita il suo popolo: « Voi mi siete testimoni! » (Is. 43:
9-10).
Giudice a modo suo
Dio, dunque, è giudice, il Giudice giusto
(Sai. 7: 12; Ger. 12: 1). Ma non lo è come
un giudice moderno, il quale si limita, anzi deve costituzionalmente limitarsi ad
applicare, nel modo certo più equo e umano, le norme di un codice. Una delle grandi conquiste democratiche moderne è la
distinzione della funzione giudiziaria da
quella legislativa e da quella esecutiva.
Non era cosi nell’antichità, quando queste funzioni erano totalmente o in larga
misura concentrate nelle stesse mani: di
chi deteneva l’unico, unitario potere. I
« Giudici » (shof’tim; il vocabolo non ci
ricorda i Suffeti fenicio-cartaginesi che
parecchi di noi hanno incontrato sudando
su traduzioni da storici latini??) erano in
realtà dei capi, che esercitavano come ogni
capo e sovrano anche la funzione giudiziaria.
Ecco, Dio giudica come un re deil’antichità, che esercita sovranamente — ma
non arbitrariamente — il suo diritto di
vita e di morte sui suoi sudditi (oltre ai
due testi appena citati, Giud. 5: 4; Sai. 5:
8. 11; 18: 26 ss.; Is. 42: 21). Qualcuno ha
notato che non si capisce la nozione biblica, e particolarmente paolinica della giustificazione, se non ci si mette in questa
prospettiva anticotestamentaria del Regiudice.
Allora il giusto non è più l’uomo corretto e virtuoso in base a determinate norme e principi razionali (tanto meno è l’uomo rigenerato, ’’divinizzato” dall’iniziazione mistica,come si credeva di sperimentare nella religiosità ellenistico-orientale),
bensì l’uomo approvato, accettato, scolto
dal suo Re. In questo senso la TILC, che
’’traduce” spesso « giustificato » con « accolto », nell’Epistola di Paolo ai Romani,
non è senza ragioni, anche se vi è un
indebolimento nella forza dell’espressione.
Questa giustificazione sovrana di Dio ha
per il credente, per il popolo di Dio più
aspetti: può essere approvazione di una
condotta, nella quale si sia espressa la fede, o anche liberazione, sia da nemici sia
dal peccato. L’esistenza storica del singolo e del popolo credente trova la sua
’’giustificazione” nella giustizia e fedeltà
di Dio; è caratteristica questa profezia,
dopo che Israele è passato per il crogiolo di un giudizio (’’crisi”!) storico tremendo:
..Non sono forse io, l’Eterno?
E non v’è altro Dio fuori di me,
un Dio giusto,
e non v’è altro Salvatore fuori di me...
è uscita dalla mia bocca una parola di
giustizia,
e non sarà revocata:
Ogni ginocchio si piegherà davanti a me,
ogni lingua mi presterà giuramento.
Solo nell’Eterno, si dirà di me,
è la giustizia e la forza...
Nell’Eterno sarà giustificata e si glorierà
tutta la progenie d’Israele.
(Is. 45: 21-25)
L’A.T. conosce tutte le sfumature di questa « situazione giuridica » dell’uomo —
e del popolo — davanti a Dio. La più
profonda e bruciante, insieme all’esperienza di Giobbe, è quella dell’uomo che non
osa nemmeno presentarsi a Dio:
O Eterno...
nella tua fedeltà e nella tua giustizia,
rispondimi,
e non venire a giudizio con il tuo servitore,
perché nessun vivente sarà trovato giusto
nel tuo cospetto.
Così inizia il Sai. 143: leggendolo tutto
si è colpiti dal fatto che l’uomo al tempo
stesso teme e desidera il verdetto giudiziario di Dio, appellandosi a una « giustizia » che è anche e anzitutto « fedeltà »:
«per amor del Tuo Nome» (v. 11). E
quando Dio è « venuto in giudizio con il
suo servo » Israele, nel travaglio di una
crisi storica, nel fuoco e nel sangue, nella
sconfitta e nell’oppressione, Israele o almeno il suo « resto santo », credente, confessa:
Quanto a me, volgerò lo sguardo all’Eterno,
spererò nel Dio della mia salvezza;
il mio Dio mi ascolterà.
Non ti rallegrare di me, o mia nemica!
se son caduta, mi rialzerò,
se seggo nelle tenebre, l’Eterno è la mia
luce.
Io sopporterò l’indignazione dell’Eterno,
perché ho peccato contro di lui,
finché egli prenda in mano la mia causa,
e mi faccia ragione;
egli mi trarrà fuori alla luce
e io contemplerò la sua giustizia.
(Michea 7: 7-9)
Non c’è traccia di valore ’’meritorio”
nella sofferenza della crisi. Israele (come,
nella sua vicenda personale, il singolo
’’eletto”) paga il suo peccato, patendone le
conseguenze; ma così pagando non compra il perdono, non acquista né conquista il diritto alla salvezza, al ristabilimento, alla vita. La « giustizia » del Dio in cui
confida non è quella di un severo ma preciso divino Misuratore che a un certo
punto dice: Basta, hai pagato abbastanza, hai riscattato la tua vita, ti sei giustificato. È la giustizia che è tutt’uno con la
salvezza, tutt’uno con la fedeltà. Lo vedremo la prossima settimana, la fede, fiducia incondizionata anche se tormentata,
si aggrappa a una « giustizia* » che è la
fedeltà di Dio a se stesso e al suo Patto
misericordioso.
Tutto è grazia, direbbe Bernanos.
Gino Conte
J
7
1 aprile 1983
obiettìyò aperto 7
COME SI VIVE E COME SI LAVORA NEL NOSTRO MAGGIORE CENTRO GIOVANILE INTERNAZIONALE
Agape, centro di vita
testimonianza e ricerca
Chi ci lavora
Agape è l’unico centro per la
formazione dei giovani e degli
adulti in Italia, in cui vive tutto
l’anno una piccola comunità di
lavoro nota sotto il nome di
« gruppo residente ». Questa particolarità di una comunità residente è nata con il progetto di
Agape e ne è pertanto realtà costitutiva. Dietro ai programmi
che leggete in questa pagina non
ci sono dunque soltanto riunioni di un comitato o di uno staff
che preparano gli incontri ma un
gruppo di persone che conduce
un’esperienza di vita di tipo comunitario per alcuni anni, con
tutti i vantaggi e gli svantaggi
che la « vita comunitaria» comporta in un villaggio di 400 persone a 1500 m. di altitudine, dove
l’inverno dura 6 mesi.
Riunioni settimanali di pianificazione del lavoro, incontri serali di discussione e di studio su
svariati argomenti (biblico-teologici, culturali, politici, ecc.), gestione comunitaria del centro in
ogni suo settore (cucina, pulizie,
manutenzione, stampa, segreteria, bar, biblioteca), fanno della
vita ad Agape una specie di monastero laico che non ha proprio
nessuna tendenza di tipo mistico.
Ogni membro del gruppo residente ha un suo settore specifico di
attività, un ruolo, e al tempo stesso partecipa alla preparazione di
uno o più incontri dell’estate. Ciò
permette di svolgere contemporaneamente del lavoro manuale
ed intellettuale. Non sempre l’integrazione di questi due momenti è soddisfacente: le situazioni
variano con il variare del gruppo
residente. E’ però una linea di
tendenza ed un impegno che trovano numerosi momenti di discussione e di verifica.
Attualmente il gruppo residente è formato da 10 adulti e due
bambini, 8 italiani e due stranieri, 7 protestanti, un cattolico
e due non credenti. Questa eterogeneità è un fattore che ha da
sempre caratterizzato la vita di
Agape seppur con diverse gradazioni; la natura internazionale
ed interconfessionale, la diversità e le contraddizioni che si vivono all’interno del gruppo, sono
al tempo stesso elemento positivo e formativo e riflettono problemi e contraddizioni tipici della società e della chiesa del nostro tempo.
Dall’entrata in vigore della legge sull’obiezione di coscienza
(legge giustamente definita « punitiva »sotto molti aspetti) Agape
ha cominciato ad ospitare degli
obiettori. Ma questa legge, piena di difetti, non viene più applicata da molto tempo. Ciò significa che Agape continua ad ospitare degli obiettori (fino a 4) ma
da oltre un anno gli obiettori
non vengono più assegnati al nostro centro e sono pertanto a nostro completo carico finanziarip.
Non è purtroppo il solo caso in
cui lo stato è inadempiente rispetto alle leggi che si dà...
La linea di tendenza per il futuro, indicata dal Comitato esecutivo, è quella di puntare più
chiaramente sul volontariato.
AH’estero esiste una confermata tradizione di un periodo
« diaconale » di molti giovani sia
nell’ambito della chiesa, sia in
ambito civile. Perché non formalizzare questa possibilità anche
da noi? Qualcuno dirà che questa prospettiva entra in conflitto
con il problema della disoccupazione giovanile. Non necessariamente, e in ogni caso Agape senza il volontariato non può vivere. Ciò significa che noi guar
diamo con vivo interesse alla formulazione di una legge quadro
sul volontariato che dia finalmente un principio giuridico a cui
attenersi in questa delicata materia.
Il contesto
internazionale
Agape è stata costruita da una
generazione che usciva dalla
guerra ed era animata da grandi
ideali di giustizia, di pace e di
libertà. Oggi ancora capita di incontrare delle persone che visitano Agape e ricordano un campo di lavoro del lontano 1948,
quando il centro era in piena costruzione: « non avrei mai pensato allora che questo lavoro si
potesse concludere! ».
L’esperienza di Agape ha contribuito in maniera determinante alla maturazione ecumenica
ed internazionale del protestantesimo italiano. Sarebbe impensabile capire il perché di tante
posizioni assunte dalle nostre
chiese, il perché di tanti legami
con l’estero, senza l’attività di
Agape.
Agape ha rapporti diretti con
numerose organizzazioni: il Consiglio ecumenico delle chiese, il
Movimento cristiano studenti, il
Consiglio ecumenico giovanile in
Europa, la Conferenza cristiana
per la pace (fino al 1968), l’associazione ecumenica dei centri di
ricerca e d’incontro in Europa,
ecc. L'inserimento in questa rete
internazionale ha fatto di Agape
un luogo privilegiato in Europa
in cui era ed è possibile una ricerca libera ed appassionata su
molti problemi di attualità: problemi biblico-teologici ecumenici,
culturali, l’apertura alla realtà
del Terzo Mondo ed ai paesi dell’Est, ecc. Nei campi estivi si
vive questo concentrato di vita
ecumenica internazionale (8 incontri quest’anno) in una dimensione di vita comunitaria in cui
ci si confronta, ci si conosce, si
impara gli uni dagli altri.
In Europa — ci ricordano
gli amici esteri — non ci sono
molti altri luoghi in cui fare questo tipo di esperienza.
Questa rete internazionale in
cui Agape è inserita permette
uno scambio ed un arricchimento culturale che sono fondamentali per la nostra realtà protestante di diaspora e fa di Agape uno dei rari centri in cui questa dimensione internazionale ed
ecumenica può essere vissuta in
piena libertà.
Il protestantesimo
italiano
Il crescente aumento dei costi
di viaggio e la dispersione geografica delle nostre chiese in Italia costituiscono oggi un reale
« impedimento » per una presenza più massiccia dei protestanti
agli incontri dell’estate.
Agape può certamente fare delle agevolazioni, accogliendo le
richieste che le pervengono, ma
questo è sempre al di sotto di
ciò che sarebbe giusto fare. I
casi in cui le chiese locali si fanno carico di questi problemi non
sono ancora numerosi ma è certamente una indicazione valida e
da incoraggiare nel futuro.
Ma perché è importante per i
protestanti italiani frequentare
Agape? Perché non è la stessa cosa che partecipare ad un campo
in un qualsiasi altro centro? Perché la storia, l’esperienza, la realtà, che si incontrano ad Agape,
offrono orizzonti e spazi diversi
di formazione, di scambio e di
conoscenze; perché ad Agape si
vive quella dimeifSione ecumenica ed internazionale che da sempre è stata fondamentale per la
realtà del protestantesimo in
Italia.
In secondo luogo perché dietro al lavoro di Agape c’è una comunità di lavoro che vive tma
esperienza di vita comvmitaria
che mantiene oggi tutta la sua
validità e la sua importanza.
Agape e le Valli
Si dice spesso che Agape è
« estranea » alla vita delle chiese delle valli e c’è del vero in
questo. Ma è vero anche il contrario: le chiese delle valli sono
spesso « indifferenti » al lavoro
di Agape ed usano assai poco la
disponibilità di Agape per incontri e convegni. Estraneità ed indifferenza, nonostante il fatto
che i rapporti siano buoni e la
collaborazione, soprattutto con il
terzo circuito, si manifesti in più
occasioni. Perché questo? Anche
qui non sono sufficienti le risposte razionali, c’è dell’emotività e,
soprattutto, una lunga storia che
Il gruppo residente, da sinistra in alto: Katharina Erni Geme, Bruna
Ricca, Marco Bellora, Angelo Cameran, Bettina Koenig, Gyula
Kaloksay, Mario Zanin; in basso: Sigrid Loos, Ermanno Geme con
i figli Matteo e Rahel, Furio Rutigliano.
ha veicolato giudizi standard che
ancora si sentono ripetere anche
dai giovani che dicono gli slogans dei genitori senza più sapere e capire che cosa c’è dietro.
Agape è situata in un posto che
è scomodo, fuori portata rispetto
alle tendenze ed interessi attuali: è un fatto che continuamente
ci viene rimproverato... Le chiese delle valli non fanno però molti sforzi per « usare » la struttura per incontri di catecumeni o
per altri incontri di studio. La
tendenza è ancora quella di stare
ciascuno nelle proprie mura e
quando ci si muove allora si vuole « uscire » dall’ambiente valligiano. Le possibilità di ima maggiore collaborazione ci sono e
bisognerà un giorno discuterle a
fondo: sarà un bene per Agape,
ma ancora di più per le chiese
delle valli. La crescente partecipazione dei ragazzi delle valli ai
campi cadetti e precadetti è un
segno che lascia intrawedere
una più stretta collaborazione.
Una vasta gamma di campì
internazionali e
Confrontando il programma
dei campi 1983 con quello degli
anni precedenti, saltano, subito
all’occhio due dati significativi:
il primo è l’elevato numero di
incontri a carattere intemazionale (8 campi su 14), in aumento rispeuo al passato, che rinsaldano una tradizione presente nella vita di Agape fin dalla sua
fondazione.
L’altro dato significativo è il
moltiplicarsi dei campi per giovani: ben 5, divisi per fasce di
età, di cui uno intemazionale.
Il settore della formazione ha
quindi una crescente importanza nel lavoro di Agape.
Settore giovani
Si apre con il campo cadetti
nazionale (14-17 anni) che ha
luogo tra il 27 giugno ed il 7 luglio e che si propone come obiettivo di imparare a leggere un
periodo storico (la Riforma protestante) usando testi e documenti, immagini e musiche, finalizzati ad una messa in scena teatrale.
Abbiamo poi il ciclo dei tre
campi precadetti : « L’asina di
Balaam» (7-10 anni, 7-14 luglio),
«Lutero giovane» (8-11 anni, 1522 luglio), «Un nuovo canzoniere» (10-13 anni, 15-22 luglio);
una novella biblica da drammatizzare, un personaggio storico
da conoscere, la proposta di una
nuova scelta di canzoni caratte
rizzeranno i singoli campi, accompagnati da passeggiate, giochi ed attività varie.
Infine, dal 23 al 31 agosto, il
campo cadetti intemazionale (1520 anni) che metterà a confronto giovani italiani, francesi e tedeschi su un problema comune:
«Autorità ed autoritarismo nella famiglia e nella società ».
Settore sociopolitico-culturale
Un altro settore importante è
quello occupato dai campi su temi politici e sociali, tutti inter
nazionali. Dopo l’esplosione della questione « pace » (ben 3 campi nel 1982 su questo tema) si
approfondirà il dibattito in questa direzione: «Lotta per la pace in una cultura di guerra » (714 agosto) è il titolo del campo
di questo anno; continua anche
la tradizione del campo EuropaTerzo Mondo, che si sdoppia;
«La questione palestinese» (2330 luglio), tema di scottante attualità alla luce dei recenti avvenimenti in Libano, ed un incontro su ’alimentazione-fame
nel mondo’ che si occuperà del
diseguale consumo delle risorse
alimentari e dei meccanismi di
produzione e distribuzione nei
rapporti tra l’occidente ed i paesi sottosviluppati («La fame organizzata», 15-22 luglio).
Settore
teologico-ecumenico
Il campo teologico continua la
ricerca iniziata lo scorso anno
sul rapporto tra fede e psicoanalisi, approfondendone alcuni
aspetti ; « Senso di colpa e coscienza del peccato » è il tema
di questo campo (31 luglio - 7
agosto). Gli stessi argomenti saranno oggetto di ricerca anche
nell’incontro di studio sul tema
dell’omosessualità che avrà luogo dal 24 al 27 giugno.
Dal 24 al 31 agosto si terrà il
campo ecumenico, che analizzerà il significato, il ruolo ed il valore dell’immagine nella cultura
cristiana.
Settore lavoro
Due i campi sui problemi del
mondo del lavoro : l’incontro tra
operai italiani e francesi, che
quest’anno ha luogo in Italia tra
il 12 ed il 15 maggio, organizzato in collaborazione con il Centro Sociale Protestante di Pinerolo, il Centro culturale J. Lombardini di Cinisello B. e le Equipes Ouvrières Protestantes francesi, ed un campo su : « Rivoluzione Informatica e controllo so
ciale» (7-14 luglio) che si propone di analizzare gli importanti
processi di trasformazione in atto nel mondo del lavoro, con le
ripercussioni che questo comporta sul nostro tessuto sociale
e culturale.
Campo femminista
Un filone a sé è costituito dal
campo femminista (16-23 agosto) che approfondisce la tematica ’donne e cultura’, iniziata
nel campó dello scorso anno.
Amici di Agape
Dal 9 all’ll settembre, a conclusione dell’estate, avrà luogo
l’assemblea degli amici di Agape che, tra le altre cose, dovr'
eleggere il consiglio di ammiri:
strazione dell’Associazione « .Amici », legalmente costituita.
Chiunque desideri diventare
membro dell’A.A.A. può farlo
versando la quota miiiima di lire 10.000 sul c.c.p. 20378105 intestato ad Agape - Centro Ecumenico - 10060 Prali (To).
Il costo dei
nostri incontri
Per permettere a tutti di partecipare agli incontri organizzati da Agape si è studiato un sistema di quote differenziate per
la partecipazione ai campi, rapportate al reddito dei partecipanti; inoltre sono previsti sconti se più membri della stessa famiglia partecipano allo stesso
campo.
Chi volesse avere informazioni più dettagliate sui singoli campi, sul costo degli incontri, sulle
modalità di partecipazione, può
scrivere o telefonare alla; Segreteria di Agape - 10060 Prali (To),
tei. 0121/841514.
Pagina a cura del gruppo residente di Agape.
8
8 ecumenismo
1 aprile 1983
ALLA LUCE DI DUE ARTICOLI DELLA RIVISTA ’’CIVILTÀ’ CATTOLICA”
Anno Santo: specifico cattolico
I contenuti della mobilitazione per il Giubileo, riconducibili più alla mediazione sacramentale
che all annuncio evangelico, fanno dell’Anno Santo un terreno poco adatto all ecumenismo
Alle « Riflessioni sull’Anno San
to » della Federazione Chiese Evangeliche, pubblicate in prima
pagina, ritengo utile aggiungerne
qualche altra basata non solo sulla Bolla «Aperite Portas Redemptori» (Il Regno n. 480, 1.3/83)
con cui Giovanni Paolo II ha indetto l'Anno Santo, ma anche su
due articoli che all’argomento dedica « Civiltà Cattolica »: Aprite
le porte al Redentore: significato del Giubileo della Redenzione
e Tre importanti avvenimenti ecclesiali: Anno Santo, nuovo Codice, concistoro (C.C. 134, 19 febbraio ’83).
Mobilitazione
Mi sembra che per prima cosa
vada riconosciuto il buon diritto
della Chiesa cattolica di mobilitare i propri fedeli, soprattutto
se neH’orientamento della Redenzione in Cristo, intorno ad una
parola d’ordine e con un impegno concreto. C’è chi critica l’Anno Santo sotto questo profilo manifestando scetticismo sulla possibilità di intendere l’orientamento cristiano del progetto da
parte di masse che inevitabilmente sarebbero preda delle deviazioni della religiosità popolare, del turismo ecclesiastico, del
culto della personalità. Ci sarà
certo anche questo; ma non credo che dobbiamo criticare un
« fare » a partire dai possibili
fraintendimenti, proprio noi che
così spesso abbiamo criticato il
« non fare » di chi ha eccessivo
timore delle possibili strumentalizzazioni. Anche in campo protestante si conosce il valore formativo di una mobilitazione popolare intorno ad una parola
d’ordine e collegata ad un partecipare, che si tratti di una « settimana della libertà » da noi, o di
un rassemblement Protestant in
Francia o di un Kirchentag in
Germania.
E’ bene quindi, mi sembra, che
noi riconosciamo il buon diritto
della Chiesa cattolica di mobilitare i propri fedeli, e che se
questo avviene in concomitanza
con 1'« anno luterano » non vi vediamo subito e necessariamente
una voluta « concorrenza ». Sul
piano della mobilitazione dobbiamo quindi sforzarci di comprendere come si possa pensare
da parte cattolica ad una comune intenzione tra Anno Santo che
vuol riportare al centro dell’attenzione dei cattolici il pentimento e la conversione e l’anno luterano che ripropone il « semper poenitens » di Lutero, la necessità di un ravvedimento continuo. E’ quanto più o meno, sottolinea il secondo degli articoli
citati in una nota che risponde
alle dichiarazioni rilasciate lo
scorso dicembre dal presidente
della Federazione delle chiese
evangeliche Aurelio Sbaffi.
Quello che tuttavia devono
sforzarsi di comprendere i fratelli cattolici è la nostra impossibilità di aderire al modo in cui
questa mobilitazione è attuata,
un modo talmente « cattolico »
da impedire qualsiasi incontro
su questo terreno.
Il tempo è di Dio
« Civiltà Cattolica » spiega molto bene il significato del Giubileo
sotto l’aspetto del « tempo ». Dio
è intervenuto in determinati momenti storici per compiere la salvezza e « a motivo dell’intervento divino, tali momenti sono divenuti tempi ’’santi”, cioè tempi di salvezza o, per usare il linguaggio biblico, kairoi, ’’tempi
propizi” ». Questi tempi sono di
Dio, il quale oltre alla « pienezza
dei tempi » manifestatasi in Cristo, colloca nella storia dei
« momenti forti » nei quali « l’azione salvifica di Dio è più intensa ». Ma siccome la chiesa è « sacramento universale di salvezza », essa ha secondo la concezione cattolica il potere di sce- '
gliere determinati momenti e di
conferire loro il carattere salvifico di kairoi, di « tempi forti »
della salvezza; è ciò che fa per
esempio indicendo un Anno Santo
e invitando i credenti a partecipare alla particolare effusione
della grazia di Dio che essa dispone (C.C., pp. 315-16).
Per noi evangelici è proprio la
concezione del kairos, del tempo
di Dio, che non consente di seguire la concezione cattolica che
trapassa così facilmente da Dio
alla chiesa. Il tempo della salvezza è di Dio ed Egli non lo
cede a nessuno. Agli apostoli
(non sarebbero loro la chiesa che
ha il potere sui « tempi forti »
della salvezza?) Gesù dice: « non
sta a voi conoscere i tempi e i
momenti che il Padre ha riservato alla propria potenza » ( Atti
1: 7). E nel quadro del discorso
sugli ultimi tempi, Gesù dice ai
discepoli: « Quanto a quel giorno
e a quell’ora nessuno li conosce.
né gli angeli dei cieli né il Figlio,
ma solo il Padre » (Matteo 24:
36). La chiesa, primitiva ha così
voluto dare un taglio radicale a
qualsiasi tentativo di appropriarsi dei tempi di Dio, sia in senso
apocalittico, sia in senso sacramentale.
La chiesa è invece chiamata a
riconoscere il tempo della grazia.
Quello che viene rimproverato ai
Giudei è proprio il non saper riconoscere il tempo di Dio che si
compie in Gesù (Luca 12: 56). La
chiesa deve riconoscere e annunciare il messaggio di riconciliazione e salvezza in Cristo e dove
l’annuncio è proclamato e ricevuto, là il tempo degli uomini
diventa tempo di Dio non perché
la chiesa abbia deciso di farlo diventare tale, ma perché nell’ascolto e nell’ubbidienza della fede si compie Fopsi della salvezza
che Dio ha deciso per gli uomini. Quando Paolo esorta i Corinzi
a non aver ricevuto la grazia invano, quando li scongiura di essere riconciliati con Dio e ricordando l’antica promessa del tempo della grazia esclama « Eccolo ora il tempo in cui si è ben
accetti, eccolo ora il giorno della salvezza (II Cor. 6:3), egli riconosce e supplica di riconoscere il tempo della grazia di Dio:
Echi dal mondo
cristiano
a cura di Renato Ooisson
Immigrati in Svizzera
(SPP) — «I lavoratori stranieri troveranno posto nelle chiese svizzere quando gli operai
svizzeri vi avranno trovato il loro posto». Questo è il senso di
un appello lanciato dal gruppo
« Chiesa » del « Poro ’82 svizzeri
immigrati ». Tutti, svizzeri e stranieri, devono sentire che ci si
informa dei loro problemi, che
sono invitati a parlare, che si stabiliscono con loro relazioni comunitarie, che si protesta con
loro, se necessario, assumendo
i loro conflitti. Le autorità della
chiesa devono incoraggiare le
iniziative dei movimenti dei laici
in questo campo.
Se il cappellano non riesce a
vedere e visitare in modo regolare ed approfondito tutti i carcerati, è a causa del numero crescente di coloro che sono in prigione ed alla mancanza di tempo. Il past. Dony consacra la
maggior parte del suo tempo alla visita individuale, « Tatto più
quotidiano, più semplice ma il
più vario: al tempo stesso banale e straordinario ».
Francia:
cattolicesimo
e Chiesa riformata
Parlare di Dio
in prigione
(BIP) — Il Consiglio Nazionale della Chiesa Riformata di
Francia ha impostato i lavori
del prossimo Sinodo nazionale
che si terrà a Nancy dal 12 al 15
maggio p. V.
(SPP) — «Portare il messaggio dell’Evangelo in prigione significa innanzitutto dare all’altro un segno di credibilità, dargli una prova di amicizia » è
quanto scrive il past. Jean-Claude Dony cappellano delle prigioni di Losanna. « Parlare di Dio
in prigione significa in seguito
sgomberare l’altro da un mucchio di idee false e di pregiudizi,
riproporci sempre e di nuovo il
problema dell’insegnamento religioso, maledire coloro che hanno trasmesso un mucchio di asinerie e di errori, accusare se
stessi di essere stati troppo spesso cattivi catechisti e soprattutto di essere stati qualcuno che
non faceva quanto aveva detto e
promesso».. «Annunciare Dio
in prigione significa fare un pezzo di strada con chi comincia un
periodo di detenzione, deve affrontare un processo, spurga la
sua condanna o cerca di ricominciare una vita diversa nella
società ».
Il past. A. Nicolas presenterà
al Sinodo un rapporto sull’evoluzione e la situazione attuale
delle relazioni ecumeniche in
quanto responsabile in questo
campo delle chiese luterane e riformate.
Il Sinodo avrà la possibilità
di esprimersi sull’impegno ecumenico della'Chiesa Riformata,
sulle relazioni con le altre chiese e comunità non cattoliche romane e sulla testimonianza da
rendere nel paese oggi.
Da diversi anni il Sinodo non
ha più discusso il problema del
rapporto con la chiesa cattolica
romana. E’ sembrato perciò importante al Consiglio di riproporre il tema al Sinodo per riesaminare l’insieme dei problemi
teologici sollevati da queste relazioni con il cattolicesimo ed in
modo particolare la concezione
che da una parte e dall’altra si
ha dell’unità, concezione che provoca difficoltà di ogni genere.
non un tempo che Paolo istituisce con un potere apostolico che
gli sarebbe stato conferito da
Cristo, ma un tempo che egli riceve nella consapevolezza della
fede per indicarlo agli uomini
nell’appello pressante delTannuncio evangelico.
In altre parole, la mobilitazione può avere per noi un valore
unicamente se riferita aWannuncio dell’ Evangelo della grazia;
non se ha un valore sacramentale dì dispensazione della grazia in determinati tempi e con
determinati mezzi di cui la chiesa disporrebbe.
Le indulgenze
L altro aspetto dell’Anno Santo per noi inaccettabile è rappresentato dalle indulgenze. La bolla papale non le definisce: si limita a definire « le condizioni richieste per l’acquisto di ogni
indulgenza plenaria ». Certo siamo ormai lontani dal sordido
commercio dei tempi di Lutero
e in primo piano sta la condizione spirituale del pentimento e
della conversione, essendo i pellegrinaggi elementi accessori rispetto ad essa.
Ma sbaglierebbe chi pensasse
che si stia operando un tacito
superamento della concezione
dell’indulgenza. La dottrina delle indulgenze è semplicemente
sottmtep: la rivista dei Gesuiti
la richiama con chiarezza nei
suoi elementi tradizionali, e ripropone la definizione che Paolo
VI diede delTindulgenza in occasione del Giubileo del 1975 nella
Costituzione apostolica indulgentiarum doctrina, che ora è
passata parola per parola nel
cp. 992 del nuovo Codice di diritto canonico:
.«L’indulgenza è la remissione
dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati già cancellati
quanto riguarda la colpa; remissione che il cristiano, ben disposto e a certe condizioni, ottiene a opera della Chiesa, la quale
in quanto amministratrice [delle
ricchezze] della Redenzione, dispensa e applica con la sua autorità il tesoro delle soddisfazioni
[ = sofferenze subite per espiare
i peccati] di Cristo e dei Santi ».
Limitiamoci a considerare un
punto e cioè la distinzione tra la
colpa cancellata e la pena temporale ancora da scontare fin
questa vita, in penitenze o nel
Purgatorio in pene espiatorie). In
questa distinzione giuridica si è
introdotta una deviazione che
contraddice a fondo il messaggio evangelico. In base ad essa
infatti, il perdono che Gesù annuncia e dona non è più un debito rimesso (Matt. 18: 23 ss.),
non è una guarigione totale dell’esistenza (Marco 2: 1 .ss.), non
è una completa cancellazione dei
peccati (Atti 3: 19): è un perdono a metà, che ha bisogno di un
compimento nelle prestazioni
espiatorie del « perdonato » o nel
potere della chiesa che gliele
condona.
Ma .se il perdono è un perdono a metà, Dio non può più essere il Dio delle straordinarie
parole di perdono, colui che dichiara « Io, io son quegli che per
amore di me stesso cancello le
tue trasgressioni, e non mi ricorderò più dei tuoi peccati » (Is.
43: 25): non può più essere il
Padre che al ritorno del figlio
non lo lascia neppur chiedere di
poter espiare in qualche modo
ma indice una festa colmandolo
di beni (Luca 15: 11 ss.)...
Come mai una deviazione co.sì
rilevante? La sola spiegazione
che mi sembra possibile è che il
perdono totale e gratuito è sempre sentito come immorale e in
più toglie ogni potere a chi ha
semplicemente il compito di annunciarlo. Ecco quindi la distinzione tra colpa cancellata e pena temporale ancora da espiare,
che riequilibra la bilancia della
giustizia retributiva e soprattutto
dà alla chiesa il potere di amministrare il condono a determinate condizioni.
Di nuovo, il potere sacramentale della chiesa che dispensa la
salvezza si sovrappone alla vocazione dell’annuncio delTEvangelo della grazia di Cristo. Se anche
si afferma che pur indicendo
l’Anno Santo la chiesa « non vi
esercita la funzione principale
ma solo una funzione ministeriale » essendo al centro « Dio
misericordioso che in Cristo riconcilia a sé il mondo» (C.C., p.
319), si ha l’impressione che questo rapporto tra centro e periferia, tra principale e secondario,
sìa, se non rovesciato, per lo meno fortemente alterato; e che il
« bisogna che evli cresca e che
io diminuisca » dell’annunciatore,
del testimone davanti a Cristo
(Giov. 3: 30) si sia trasformato
per la chiesa istituzione in un
« bisogna che io cresca perché
egli non diminuisca ».
La via comune
Giovanni Paolo II nella Bolla
delTAnno Santo ha auspicato
« un reciproco incontro di intenzioni di tutti coloro che credono
in Cristo », ma questo auspicio,
certo formulato in sincerità e
buona fede, è destinato a restare
sterile. Sul terreno del Giubileo
i cattolici non possono che ritrovarsi soli. Essi del resto ben
lo sanno, se scrivono: « il Giubileo può essere compreso solo all’interno della fede ’’cattolica”.
Esso difatti è l’esperienza di
quello che nella fede cristiana c’è
di più specificamente ’’cattolico”:
l’autorità e la mediazione della
Chiesa nell’epoca della salvezza,
le ’’buone opere”, l’intercessione
di Maria e dei santi, T "indulgen
za
Per parte nostra non resta che
auspicare che la Chiesa cattolica
sì volga a sottolineare quello che
nella fede cristiana c’è di più specificamente « evangelico », perché
solo nella direzione di un comune ascolto e annuncio delTEvangelo di Gesù Cristo vi può essere un comune cammino ecu
menico.
Franco Giampiccoli
Non la porta
ma la Scrittura
ROMA — Prendendo posizione sull’Anno santo i Valdesi di
Roma hanno affermato che « non
la ’porta santa’ ma la Scrittura
è ’segno e simbolo di un nuovo
accesso a Cristo redentore’ », Lo
fanno in un documento approvato dagli organi responsabili
delle due chiese valdesi dì Roma, che esprime le riserve dei
protestanti in 5 punti:
— Il giubileo della Redenzione nella sua formulazione è un
fatto interno alla chiesa cattolica.
— L’Ecumenismo come « reciproco incontro di intenzioni » ( Bolla « Aperite Portas Redemptori », cap. 10) propone alle altre chiese modelli cattolici
auspicandone l’accettazione.
— La Redenzione vista dagli
evangelici come dono di Dio soltanto, non si concilia con la posizione cattolica di una chiesa
mediatrice della grazia tramite
la gerarchla.
— L’Anno santo fa riemergere dottrine pratiche e riti che si
ritenevano sqperati dopo il Concilio Vaticano II (indulgenze,
ecc.).
— La grossa operazione commerciale rischia di distogliere
l’attenzione dall’essenziale favorendo il rifiusso in una religiosità di massa.
n
I
9
1 aprile 1983
cronaca delleValli 9
IL PROGETTO GIOVANI DI PINEROLO
!•
Collegio
e cultura
« Un moderno progetto culturale negli anni ’80 non si gioca
più solo a livello di una scuola,
ma in un intreccio di iniziative
che facendo perno sulla scuola,
coinvolgono il territorio e la comunità circostante ». Questo in
sintesi uno dei concetti espressi
dal prof. Giorgio Spini in occasione di un recente incontro tra
il corpo insegnante e la Tavola
Valdese sul tema: «Il futuro del
Collegio ».
Le occasioni di formazione e
di confronto con l’estero alle Valli ed a Torre Pellice in particolare non mancano. La presenza di
gruppi stranieri di cui una buona parte proveniente da università, i convegni storici indetti
dalla Società di. Studi Valdesi,
sono alcuni esempi di questo potenziale culturale di livello europeo che si rende disponibile.
Già è tradizione della scuola compiere viaggi e brevi soggiorni di
studio all’estero, come scambi
con scuole e istituzioni, e maggior impulso verrà dato a questo
aspetto nel futuro. A questo si
possono aggiungere le strutture
esistenti in loco: una biblioteca
di oltre 60.000 volumi, la Società
di Studi Valdesi, i musei, gli archivi. Ed ancora, la relativa vicinanza con Torino e le sue iniziative culturali a livello di scuola (rapporti con altri licei, università e iniziative sul territorio), danno un quadro della potenzialità delle risorse che non
è certo trascurabile. Un progetto culturale non si esaurisce poi
sui banchi scolastici ma ha come complemento un rapporto
verso l’esterno, con la gente del
luogo, con le iniziative locali del
tempo libero.
In breve, vi è un tempo per
radicarsi in zona, per fare dello
sport, per conoscere nuove persone, fare amicizia, per partecipare ad una vita associata che
dia una concreta possibilità agli
studenti di essere radicati in zona e non dei pendolari dello studio.
La Tavola ha assicurato concrete iniziative per rispondere alle esigenze abitative che
nel tempo si verranno a creare
per gli studenti provenienti da
altre zone; nel contempo, la comunità tutta viene sollecitata ad
essere attenta alle esigenze che
già in questa fase iniziale si pongono. Il progetto quindi di un
funzionamento a pieno ritmo di
un Liceo linguistico non riguarda solo i nostri figli in quanto
un’occasione in più a loro offerta di avere una scuola nuova,
con impostazione moderna sul
territorio della Val Pellice, ma è
strettamente legata alla possibilità di sapere ospitare, e con questo crescere insieme in una comune ricerca, anche con i figli
di altri.
Questa non è una scommessa
scontata che punta solo sull’impegno degli addetti ai lavori, ma
è una possibilità che ci coinvolge
tutti ed ancora in gran parte da
inventare.
Adriano Longo
Cinefórum
TORRE PELLICE — Il cinefórum dell’Arci non si terrà venerdì l” aprile e riprenderà regolarmente venerdì, 8 aprile alla
Casa Unionista (ore 21) col ciclo
dedicato al regista Cassavetes.
La fine del giovanilismo
Approvato un progetto d’intervento nella realtà giovanile che va oltre le
visioni tradizionali che vedono nel lavoro il primo problema giovanile
In breve
PINEROLO — All’unanimità
i consiglieri comunali hanno approvato il « progetto giovani »
per gli anni 83-85 elaborato dalla
consulta giovanile.
Il piano « non ha come fine dichiarato la risoluzione dei problemi giovanili», ma quello di
iniziare ad operare sul terreno
del « tempo libero » anche se non
mancano nel progetto riferimenti
a situazioni particolari quali la
disoccupazione giovanile, l’alcoolismo, la diffusione della droga.
Il fulcro del progetto sarà un
« centro informazione e documentazione giovanile » in cui saranno raccolti tutti i dati e le
informazioni di gruppi, associa
zioni, che potranno essere utilizzati dai giovani sia singoli che associati. Tale centro che costituirà una vera e propria rete di
collegamento di varie esperienze
nel campo della cultura, delle
possibilità occupazionali, degli
scambi internazionali, dello sport
vuole offrire una possibilità di
scelta da parte di un giovane per
un percorso di vita da giovane e
da adulto. Il tutto attorno alla
idea della possibile costruzione
della pace che costituirà uno dei
filoni principali della documentazione, e gli stessi giovani militari saranno coinvolti.
Per quanto riguarda il problema del lavoro si darà attenzione
alla promozione di cooperative
giovanili o delle forme di artigianato.
Un programma preciso, in cui
sia possibile valorizzare il protagonismo giovanile, è inoltre ipotizzato per quanto riguarda il
• teatro, la musica, la pittura, gli
scacchi, l’attività sportiva.
Valore del progetto
Almeno nelle sue enunciazioni
il progetto elaborato dal comune
di Pinerolo ha indubbiamente un
merito, quello di costituire un
ripensamento delle tendenze interpretative che abbiamo potuto
sentire dai polìtici o dai sindacalisti locali.
L’interpretazione secondo cui
« i giovani non hanno voglia di
lavorare » e che da questo deriva
da una parte la loro marginalizzazione e dall’altra l’essere « nuovi soggetti » della politica e della
società viene abbandonata.
Si assume una interpretazione
della condizione giovanile che ri
LETTERA DELL’ASSESSORE SUPPO
L’ambulanza
i Luserna
Quanto prima daremo informazioni
più precise circa ie modalità ed i costi
per l'utiiizzo dei servizio.
Ci pare comunque utile aggiungere
che un servizio di trasporto infermi
può essere garantito ad un liveiio accettabiie di efficienza ed economicità
soltanto se è gestito, come giustamente lo è ora, a livello sovracomunale,
per un ampio bacino d'utenza e con la
dotazione di un eievato numero di mezzi. Un'ambuianza al servizio di un solo
Comune, presenterebbe il vantaggio della vicinanza, ma rischierebbe di rimanere ferma per lunghi periodi oppure
di non poter rispondere, per motivi organizzativi, a più chiamate.
L'Ass, ai Servizi Socio-Sanitari
delia C. M. Val Pellice
Mauro Suppo
Su un settimanale locale una lettrice
di Luserna San Giovanni ha espresso le
sue lagnanze per il fatto che il suo Comune non ha a disposiziorra un'autoambulanza e i suoi concittadini sono costretti a rivoigersi a Torre Pedice che
ne ha a disposizione almeno tre.
Cogliamo quindi l'occasione per dare
in merito alcune informazioni.
I Comuni non hanno compiti specifici
per quanto riguarda l'organizzazione dei
servizio autoambulanza, essendo un intervento di carattere sanitario. Questo
servizio è invece garantito da Associazioni di volontari quali ad esempio la
Croce Rossa Italiana o la Croce Verde.
I Comuni 0 altri Enti o Privati possono
invece dare ii proprio contributo per
potenziare o estendere il servizio su
un determinato territorio promuovendo
l'organizzazione di nuove associazioni
di volontari oppure donando o mettendo a disposizione nuovi mezzi alle associazioni esistenti.
L'U.S.S.L. 43 ha acquistato un'ambulanza e non avendo raggiunto un accordo con la CRI locale, l'ha offerta in
uso alla Croce Verde di Pineroio con
la quale è in corso di stipulazione una
convenzione che entro breve tempo
metterà il mezzo al servizio dei cittadini della Val Pellice.
L'iniziativa è volta a rispondere ad
un'effettiva esigenza di ampliamento
del servizio svolto dalla CRI locale, la
quale, con la dotazione attuaie di 3 autoambulanze, ha sede per tradizione
propria in Torre Pellice, ma opera a livello di Valle.
flette la complessità sociale, anche se si possono evidenziare a
questo proposito alcune carenze,
ad esempio una sottovalutazione
dei problemi posti dal binomio
uomo/donna. Il progetto mi pare
rifletta una visione eccessivamente maschile dei problemi giovanili.
Più o meno esplicitamente il
progetto rifiuta Tesaltazione dei
valori fisici e morali che ci sarebbero nella giovinezza e che
sono incessantemente riproposti
dalla cultura pubblicitaria nel nostro paese ed afferma la fine del
giovanilismo come la fine della
cultura separata dei giovani. (In
questo senso sono stati approvati alcuni significativi emendamenti al progetto per una piena
integrazione .del progetto nella
più ampia problematica della
qualità della vita di tutti i cittadini).
I limiti del progetto
Pur trattandosi di un progetto
« aperto » mi sembra importante
sottolineare anche alcuni limiti
oggettivi del progetto.
Il rapporto giovani/cultura viene analizzato bene e vengono fatte proposte significative per
quanto riguarda il tempo libero
ma non viene in nessun modo affrontato il problema della crisi
dell’istruzione. Di fronte alla dequaliflcazione del diploma (o della laurea) sul mercato del lavoro, il giovane reagisce spesso tendendo a considerare l’istruzione
pubblica come consumo di cultura. Come intervenire quindi
per far sì che questa richiesta
di cultura venga soddisfatta?
quale coinvolgimento è possibile
delle strutture scolastiche nel
progetto giovani?
Per quanto riguarda il rapporto giovani/lavoro la proposta
dell’artigianato o delle cooperative giovanili è sufficiente?
Non sarebbe meglio riconoscere che i giovani per quanto riguarda il lavoro pongono molto
l’accento sul fattore della reversibilità, cioè su scelte lavorative
che non siano di per sé irreversibili, non vincolanti, che lascino
aperte altre possibilità e alternative? Di qui le difficoltà giovanili
non solo nel trovare lavoro, ma
nel cercarlo.
Poiché l’identità sociale del giovane dipende sempre meno dalla professione svolta ma dall’uso
del tempo libero, le proposte del
progetto, che hanno il merito di
sottolineare la ricerca giovanile
per un lavoro « creativo », dovrebbero approfondire criticamente le offerte di « posti sicuri » che ci sono oggi nel pinerolese dal punto di vista della qualità del lavoro offerto.
Ma al di là di questi limiti —superabili — rimane importante
l’approvazione,di questo progetto e l’augurio è che possa presto
trovare gambe e soldi per camminare.
Giorgio Gardiol
^pccioltià
^orrcsi
Vasto assortimento
BOMBONIERE
sposi e comunioni
TORRE PELLICE
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Tel. 91388
Autoambulanze C.R.I.
TORRE PELLICE — Dal pros,simo 8 aprile il numero per la
chiamata dell’autoambulanza della Croce Rossa è 91996 (anziché
91288).
Ayassot non decade
PINEROLO — La proposta di
decadenza « per continue assenze» del consigliere Giovanni Ayassot, presentata da due consiglieri comunisti (dello stesso gruppo di cui Ayassot fa parte) è
stata respinta. Ayassot ha motivato le sue assenze, dovute inizialmente a motivi di salute (era
stato vittima di un incidente di
auto), a ragioni di lavoro ed ha
sottolineato alcune difficoltà politiche e personali col gruppo
comunista. La proposta di decadenza è stata respinta con un
solo voto favorevole. Dal voto
si sono astenuti i comunisti (con
la sola eccezione dell’indipendente Chiaraviglio).
Commemorato
Umberto di Savoia
PINEROLO — Un minuto di
silenzio in memoria di Umberto
di Savoia è stato proposto dal
sindaco democristiano Camusso
al consiglio comunale. Ma in piedi e in silenzio si sono trovati solo i consiglieri della DC, del FRI,
del PSDI, del PLI, del PSI e del
MSI. I comunisti e il consigliere
demoproletàrio hanno infatti abbandonato l’aula.
Moralizzazione
degii appaiti
PINEROLO — Per applicare
anche a Pinerolo la legge antimafia i sindacati e il comune
hanno sottoscritto un accordo
secondo cui viene vietato il subappalto delle fasi principali della costruzione, il comune sorveglierà sull’applicazione della legge in materia previdenziale, e
verranno controllati scrupolosamente i subappalti di fasi tecniche (idraulica, elettricità) che
dovranno essere comunqùe autorizzate.
USL 42 - VALLI
CHI80NE-CERMANA8GA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Verde).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 3 APRILE 1983
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto I, 1 - Tel. 83904.
San Germano Chlsone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
LUNEDI' 4 APRILE 1983
Rinasca: FARMACIA BERTORELLO
- Via Nazionale, 29 - Tel. 51017.
Ambulanza:
Croce Verde Porosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte: tei. 201454
USL 44- PINER0LE8E
(Distretto di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43- VAL PELLIGE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese).
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 3 APRILE 1983
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Slancio 4 - Luserna Alta - Tel. 90223.
LUNEDI' 4 APRILE 1983
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud, 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.288.
10
10 cronaca delle Valli
1 aprile 1983
PROBLEMA DROGA
Serve il metadone?
Ancora sulla droga. Sì tratta infatti di un fenomeno in
espansione nelle valli e nel pinerolese come già ricordava nei
numeri scorsi su queste colonne Simonetta Colucci Ribet Ma
come SI comportano le strutture mediche, scolastiche, delle autonomie^ locali di fronte al dilagare di questo fenomeno? Una
^irna risposta ci viene da Luciano Griso, medico dell’Ospedale
Civile di Pinerolo e che fa parte della équipe ospedaliera di
cura delle tossicodipendenze.
L’invìo, da parte dell’Assessorato alla Sanità, di due circolari
riguardanti l’intervento dei presìdi ospedalieri nei riguardi dei
pazienti tossicodipendenti da
eroina, e lo svolgimento a Tori, no della settimana di mobilitazione contro la droga, ci consentono alcune considerazioni.
La circolare
regionale
— I dati rilevati nei P.S. di Torino dimostrano im’alta frequenza di interventi per sovradosaggi di oppiacei. Di contro, il numero di decessi per questa patologia, se pm- preoccupante, può
dirsi contenuto, se raffrontato
ai dati di altre zone.
— Circa la sindrome astinenziale, quando viene attuato un
intervento adeguato (ricovero in
dipartimento di emergenza e
somnùnistrazione di farmaci sostitutivi), si è dimostrato che è
possibile superare nella totalità
dei casi positivamente la sintomatologia.
— Il coinvolgimento degli
Ospedali nella somministrazione
del farmaco sostitutivo (metadone), ha portato — là dove non c’è
stato un eccessivo tum-over del
personale — notevoli vantaggi,
in quanto permette di separare
il momento della prescrizione
(svolto dalle équipes territoriali)
da quello della assunzione del
farmaco.
— I ricoveri per disassuefazione dimostrerebbero che, quando
questi siano stati discussi e preparati insieme all’équipe territoriale (e questo purtroppo non
succede spesso) non mancano risultati incoraggianti, sia in termini di maturazione del soggetto, sia per poter frenare stati di
notevole compromissione psicofisica. Queste affermazioni, sep>pur confortanti, non devono ingenerare l’equivoco che sia l’ospedale la struttura deputata alla soluzione dei problemi del
tossicodipendente. Il ricovero
ospedaliero è solo un momento,
e neanche il più importante, di
un piano che deve affrontare ai
diversi livelli la tossicodipendenza. Ma di questo riparleremo altre volte.
I dati su riportati, che riflettono le esperienze condotte dagli operatori torinesi, ci permettono di intravvedere una utile
traccia di lavoro che tenta il
coinvolgimento di operatori di
strutture diverse nella gestione
del problema « tossicodipendenza ».
Ed è da questa affermazione
che vogliamo prendere lo spunto per fare alcune riflessioni di
ordine generale.
Due riflessioni
— E’ esperienza quotidiana che
l’area della droga venga descritta come una specie di corpo
estraneo che possiederebbe elementi di novità e diversità rispetto al rimanente tessuto sociale considerato sano. Al contrario, alcune indagini condotte
recentemente dimostrerebbero
come nella storia de! tossicomane non vi sia una specificità di
anamnesi, né personale né sociale, né alcun elemento, né psicologico né tanto meno di classe, che
possa far prevedere che una « tale persona » userà eroina; è d’altra parte vero che la cosiddetta
cultura della droga, di cui anni
fa si parlava, si è diluita fino a
scomparire e l’eroina tende sempre più a diventare merce e bene
di consumo, inserendosi quindi
sia nella logica di mercato sia
nei valori del consumismo. L’eroina, purtroppo, è « una » delle
merci che l’adolescente incontra
e di cui è possibile che faccia
uso; si può dire in effetti che
tutti gli adolescenti oggi siano
« a rischio », anche se, per fortuna, numerose sono le ìiarriere
psicologiche che possono evitarne l’acquisto.
— L’altro elemento che qui ci
interessa affrontare è quello della « terapia efficace » in un momento in cui al riguardo « grande è la confusione sotto il cielo »
ed alte si levano le proteste contro l’uso del metadone. Già
l’analogia fra tossicodipendenza e malattia, che trionfa in molte analisi e nel senso comune, è
fuorviante, in quanto seguendo i
modelli della clinica arriva a
proporre « una terapia » come
quella risolutiva; ma un farmaco funziona solo quando esistono dei nessi fra causa della malattia, suo modo di colonizzare
l’organismo ed il meccanismo di
azione del farmaco stesso. Niente di tutto ciò avviene invece nel
caso della tossicodipendenza in
cui le cause ed il modo del suo
manifestarsi sono complesse e
multideterminate.
Se la cosa da « curare » è la
voglia di eroina, né i centri antidroga, né il metadone, né la psicoterapia, né la comunità alloggio, né la coazione, sono dotate
di sicuro ed intrinseco potere terapeutico.
Quale che sia l’intervento, esso rimane puramente « difensivo »; la tentazione da battere
per l’operatore è quella di pensare alla esistenza di « un unico
intervento risolutore »; quindi,
pluralità di mezzi, sia farmaco
Luciano Griso
PROGETTO BAGNAU
II
è
primo passo
compiuto
ANGROGNA — Recentemente, alla presenza del notaio Trav^lini di Luserna SaìT^iov^nìf il Concistoro di Angrogna ha
praticamente acquistato la proprietà sita al Bagnau con annesso rustico distrutto da eventi
bellici nel 1944. Sono passati
quattro mesi dall’assemblea di
chiesa di Angrogna che, dopo
lungo dibattito, decise di acquistare questa proprietà, già sede della banda partigiana del
Bagnau cufTSbeva capo anche il
predicatore metodista non-viojento Jacopo Lombardlni TvècIT
dcoiuce 2/1983), col fine di ristrutturarla e farne un centro
d’incontro sotto il segno della
pace e della riconciliazione tra
i popoli.
Il Comitato del Bagnau, composto da 12 membri della chiesa
di Angrogna, dovrà ora saggiare
le eventuali ipotesi di ristrutturazione del rustico e realizzare
un preciso progetto. Ma prima
del progetto bisognerà risolvere
non lievi problemi burocratici
legati anche al passaggio di pro
prietà. Il fondo costituito in questi mesi, grazie alla generosità
di amici della nostra chiesa in
Italia e all’estero, ci è servito
per compiere questo primo importante passo e, in parte, ci servirà per affrontare le prime spese, una volta superati gli scogli
burocratici, dei lavori. La stupenda terrazza naturale del 'Sàgnau, ai isoò metri d’altezza~nei
pressi della Vaccera, è a (Usposizione della nostra chiesa. Via
via terremo informati i donatori
e tutti gli amici sugli sviluppi
ulteriori di questa importante
iniziativa della chiesa valdese di
Angrogna.
G. P.
# Hanno collaborato a questo
numero: Bruno Corsani, Gioele
Fuligno, Dino Gardiol, Nella Grill,
Pierenrico Jahier, Antonio Kovacs, Giovanni Peyrot, Franco
Taglierò.
MOSTRA
Filippo Scroppo
logici che sociali. In questa prospettiva, i servizi sociali, i centri d’igiene mentale, la medicina
di base, l’ospedale, purché agiscano in maniera coordinata
possono svolgere un ruolo fondamentale.
Se rapportiamo quanto su detto all’annosa polemica « metadone sì, metadone no » ci rendiamo conto di come sia un errore
considerare tale farmaco « la terapia » contro l'eroinodipendenza (ed i deludenti risultati ottenuti ne fanno fede); molto più
semplicemente esso va considerato come strumento di aggancio di una persona altrimenti
non avvicinabile, che rappresenta, almeno momentaneamente,
una « alternativa alla piazza ».
Perché una cosa è certa, se inteso solo come intervento farmacologico, non integrato all’interno di altri provvedimenti terapeutico-riabilitativi sopra elencati, la « guarigione » è l’eccezione
e la ricaduta è la regola (96% dei
casi). Al contrario, là dove l’intervento è multidisciplinare, i risultati sono incoraggianti in termini di ripresa del lavoro e perfino di cessazione dell’uso delle
droghe (anche se, viste le percentuali di ricadute e la « nostalgia del buco » sarebbe meglio
parlare di « temporanea cessazione »).
Un’ultima questione: si sono
moltiplicate in questi ultimi tempi, le proposte di cura obbligatoria. E’ Isene ribadire che fra
cura e coazione esiste incompatibilità. La cura richiede una certa consensualità fra terapeuta e
paziente ed è possibile solo in
un contesto di rispetto della libertà; la restrizione e la coazione sono sempre, prima di tutto,
provvedimenti di ordine pubblico; del resto difficilmente la coazione risulta emancipante e fa
crescere. E poi, quale autorità e
con quali criteri deciderebbe
quali tossicomani vanno obbligatoriamente rieducati?
E nel nostro comprensorio
quale è la situazione? Ne riparleremo, dati alla mano, in un
successivo articolo.
espone a Pinerolo
Filippo Scroppo
« Autoritratto ».
(Galleria degli
Uffizi)
Dal 19 al 27 marzo 1983, nei locali di Palazzo Vittone a Pinerolo, si è svolta una mostra personale di Filippo Scroppo.
La mostra era divisa in due
sezioni distinte. La prima con
dipinti appartenenti alla prima
produzione « figurativa » dell’Autore. In questa fase artistica,
Scroppo, attraverso i quadri, da
lui stesso definiti « preistorici »,
vuole rappresentare paesaggi e
figure delle Valli Valdesi, a lui
così care. In questi stessi dipinti, però, si può ^à scorgere quella volontà di ricerca che porterà l’Autore a sopprimere « ogni
traccia documentaristica dalle
immagini umane e paesistiche
man mano che la maturazione
cresce col crescere dell’informazione e dei contatti diretti con
le presenze maggiori dell’arte
attuale ».
La seconda sezione vuole rappresentare « l’ultima fase artistica » di F. Scroppo. Abbandonati il pennello e la spatola, l’Autore ricorre quasi esclusivamente all’aerografo, con l’intento di
« giungere ad un elaborato pittorico di natura mentale, che non
porti cioè le impronte di una
realizzazione manuale dell’immagine magari sensualmente goduta attraverso gli impasti del
colore ».
La mostra di Palazzo Vittone
ha voluto riproporre questo interessante autore, che molti hanno avuto già la possibilità di conoscere ed apprezzare attraverso le esposizioni che hanno luogo a Torre Pellice ogni anno in
occasione del Sinodo.
N.G. - PJ.
TORRE PELLICE
I problemi
dei pensionati
Per il Sindaco e l’Assessore
dei servizi socio-sanitari della
Comunità Montana Val Pellice,
presenti alla riunione, l’Assemblea del 23 marzo ha rappresentato per numero di partecipanti
una buona risposta all’iniziativa.
Dopo una circostanziata esposizione sui livelli dei servizi è
stato intavolato dai presenti un
colloquio con gli Amministratori. Interesse, non sorpresa, ha destato il dimezzamento della spesa per medicinali scesa da 100 a
50 milioni mensili nel periodo di
passaggio all’assistenza farmaceutica indiretta, cioè a pagamento. Per discutere l’uso dei
farmaci sarà organizzata prossimamente in Valle una conferenza. Servirà per iniziare un discorso nuovo sull’uso più corretto dei medicinali e per una
maggiore collaborazione fra medici di base e assistiti.
Alla domanda circa il diverso
utilizzo dell’Ospedale di Luserna, si è appreso che con la nomina del nuovo Consiglio di Amministrazione dell’Ordine Mauriziano si avvieranno le intese
per l’istituzione del Poliambulatorio come previsto dal piano
sanitario regionale.
Per una più equa ripartizione
delle tariffe dei servizi sociali,
il Comune di Torre Pellice ha
modificato le fasce di reddito
che sono ad esse riferite. E’ stato auspicato che nei Comuni della Valle le tariffe siano uniformi, cioè non si abbiano tariffe
diverse fra Torre Pellice e Luserna S. G., ad esempio. Questo
sarà possibile solo se a parità
di servizio corrisponderà trattamento analogo. Ciò vale soprattutto per la mensa.
Il Segretario della Lega pen-,
sionati ha ricordato le lotte dei
pensionati in vista della riforma
pensionistica. Ha menzionato
che la legge in esame al Parlamento prevede un’integrazione
di L. 30.000 sulle pensioni INPS
a favore degli ex Combattenti,
Partigiani e Invalidi di guerra.
La Lega cura la presentazione
delle domande.
Il Segretario ha voluto raccomandare al Sindaco un più incisivo lavoro delle Commissioni
consultive comunali dell’Urbanistica e del Commercio-Artigianato.
A. K.
11
1 aprile 1983
cronaca delle Valli 11
OrBATTITO
La qualità della vita
ai centro del piano
Con questo intervento di
Pier Carlo Longo, esponente
del PSI, iniziamo la pubblicazione di articoli delle varie
forze politiche presenti nella
Comunità Montana Val Pellice circa il progetto di piano di
sviluppo per gli anni '83-85.
Intendiamo così contribuire
alla conoscenza del dibattito
politico in corso.
NeH’ultimo Consiglio di Comunità Montana, in occasione
dell'approvazione del bilancio
preventivo per l’anno 1983, si è
riparlato molto di programmazione e della necessità di avviare il II piano di sviluppo.
Fra l’altro nel mio intervento
ebbi a dire che la Comunità
Montana per sua natura, non
può sopravvivere senza programmazione, e che quindi non solo
era tempo di avviare tale lavoro, ma altresì che se la Comunità sta vivendo un momento di
disagio, ciò non è solo dovuto a
restrizione forzata di finanziamenti ma anche e soprattutto
alla mancanza di nuovi progetti. Progetti, che è bene chiarire
subito, non possono oggi enuclearsi dal primo piano di sviluppo vecchio ormai, almeno nella sua impostazione, di 10 anni.
Né questi possono scaturire senza una preventiva ricognizione
politica generale sia sullo stato
reale socio-economico del nostro
territorio, sia in rapporto all’area più vasta, del Comprensorio
del pinerolese.
Partendo da questa constatazione, mi pare sia abbastanza
ovvio chiedersi come potremmo
impostare un nuovo prograrnma
di azione per la Comunità. L’esperienza condotta in questi ultimi due anni nell’elaborazione
del Progetto Montagna deirUNCEM mi permette di proporre
alcuni concetti generali o linee
forza che possano facilmente trovare « personalizzazione » nella
nostra Comunità e sulle quali si
può forse aprire una prima fase
di dibattito.
Il progetto
montagna
Innanzitutto il concetto di
« Montagna che produce » in contrapposizione a quella che può
essere stata un’immagine distorta ma talvolta reale di « Montagna che chiede », beninteso da
non considerarsi come necessità
di riservare una attenzione esclusiva al comparto economico ma
da leggersi come sinonimo di
« Montagna che dà », il tutto in
un rapporto alla pari tra montagna e aree esterne se si vuole
conferire un significato concreto
al termine di riequilibrio territoriale. Comunque, in linea generale, e dalle informazioni raccolte emerge sempre più con
maggior vigore l’esigenza di porre maggior attenzione al comparto economico più di quanto
non si manifestasse in un recen
te passato quando era prevalente l’impegno nel sociale e cioè
in rapporto sia alla riforma sanitaria e alla recente legge regionale n. 23 che hanno profondamente mutato il quadro delle
competenze, sia all’esperienza
maturata nel settore specifico
che consentono di inquadrare gli
interventi fra le competenze di
ordinaria amministrazione più
di quanto non si pensi.
Valorizzare
il territorio
Il secondo concetto è quello
de « Il vivere in montagna» che
si contrappone al concetto di
« sopravvivere in montagna »; è
cioè indispensabile che qualsiasi
processo di sviluppo economico
di una montagna che produce debba avere l’uomo della montagna
come principale protagonista ed
è quindi indispensabile che egli
possa disporre dei servizi sociali
fondamentali, che possa valorizzare le proprie radici e la propria cultura, che possa agire su
un territorio « consolidato » dal
punto di vista della difesa idrogeologica e delle infrastrutture.
Sono quindi problemi collegati all’assetto territoriale (piano
urbanistico), all’assetto sociale
(piano socio-sanitario), all’assetto economico (piano di svilup-'
po).
Integrazione tra
pubblico e privato
Terzo concetto è quello di
« Progetto integrato » in contrapposizione al concetto di piano di
sviluppo socio-economico di Valle — di buona memoria —. Ha
ragione Giorgio Gardiol di temere un piano di Valle che riprenda le linee del passato definendole filosofie in crisi.
L’iniziativa può essere quella
di saper « integrare » in soluzioni intersettoriali tutte le componenti della vita montana, ma soprattutto che sappia integrare
energie e risorse pubbliche e private. Un progetto integrato dunque, che sappia enucleare, incentivare e organizzare vocazioni e
risorse all’intemo dei grandi temi del vivere in montagna e delle opzioni che si possono formulare intorno ad essi.
Progetto a
misura d’uomo
Il quarto ed ultimo concetto
è quello di « Modello umano » in
contrapposizione al « Modello
urbano ».
I! presupposto dal quale noi
dovremo partire per costruire il
futuro piano è che la concezione
della Città come del piccolo Comune è in crisi profonda ed irreversibile.
Almeno la concezione di quella città o di quel comune che
ancora negli anni 60-70 tendeva
no a modellare, secondo un certo
processo di sviluppo economico
e sociale, un certo tipo di governo locale di pretta marca industriale in contrapposizione al tradizionale modello agricolo.
Oggi questa realtà non esiste
più, ma esistono ancora leggi e
strutture di quel modello.
Siamo cioè in presenza di una
nuova realtà che si è modellata
(sul contingente) un proprio modo di vivere e di occupare il territorio, cui non corrispondono
né leggi né governi locali adeguati.
Ad esempio noi stessi in Valle
viviamo ormai all’intemo di un
assetto territoriale di « città diffusa o città territorio » dove i
confini comunali non esistono
più, né sul piano culturale e ambientale, né sul piano sociale ed
economico.
Allora il problema è quello di
riuscire a costmire programmi
e progetti sulla scorta dell’attuale copertura umana del territorio, della collocazione delle risorse, dell’ubicazione delle strutture e dei servizi prescindendo dai
confini amministrativi.
La verità è che noi dobbiamo
renderci conto che al di là e al
di sopra della riforma degli enti,
locali, dove Comuni, U.S.L., distretti ecc. non avendo ancora
trovato una loro giusta collocazione giuridica stanno facendo
naufragare le riforme, esiste una
Comunità che è viva, pulsa e si
muove, e per la quale noi siamo
chiamati a dare nuovi indirizzi e
nuovi vincoli.
Il problema è quello di capire
che il modello di sviluppo da impostare non è quello imposto dal
di fuori, ma la conseguenza di
una logica lievitazione delle situazioni e delle esperienze locali,
e che tutto ciò impone un nuovo
modello di sviluppo a misura
d’uomo per le nostre valli, il quale si deve articolare e integrare
in un contesto molto più ampio
di area e contribuire per uno sviluppo più armonico e più umano.
Si tratta in ultima analisi di
stabilire con realtà territoriali
diverse, un nuovo rapporto fra
eguali senza egemoni e subalterni e una reale politica di incentivi atta a suscitare investimenti in una rinnovata presa di
coscienza delle forze locali.
Piercarlo Longo
Consigliere della C. M.
Val Penice
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Pro Asilo dei vecchi di
Luserna San Giovanni
Doni pervenuti nel imese di febbraio
L. 2.000: Malan Francesco.
L. 5.000: Reynaud Lea, due volte (ospite Asilo).
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marito; Margherita dalla, in mem. di Emiiia Monti; Liliana Viglielmo (Ferrerò);
Silvio e Mirella Tourn; Edda Bounous,
ricordando Ondina Bilione Corsani.
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Emma Rivoira mia cugina; Adele Tron
ved. Ribet (Torino); Margherita dalla,
in mem. dei genitori; Famiglia Parise
Ivo; Evelina Pons. in mem. della cugina
Elena Pons (Torino); Jahier Graziella,
prò deficit; Irene Bounous Proietti, in
mem. del marito (Torino); Bounous Valdo, in mem. dei suoi cari scomparsi;
Marco e Alma Avondet (Prarostino) ;
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Long Giuseppina (Pinerolo); Tina, Mario, Silvana Rivoir, ricordando la cugina
llda Rivoir (Torre Pellice).
L. 60.000: Lilia e Ivana Corsani, in
memoria della nonna Ondina Corsani,
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Unione Femminile della Chiesa di Piazza Cavour, Roma; Dott. Prinzivalli; Nives e Enrico Corsani, in mem. della
mamma; Ondina e Paolo Ribet, in memoria della nonna Ondina Corsani; N.
N., in mem. di Linette Monastier, per
il 21 febbraio; Pons Luigi (osp. Asilo);
Fratelli Pasquet, in mem. della nonna
(»Torre Pellice); Bianca e Rino Hugon, ricordando la cara mamma Matilde Roman.
L. 140.000: In mem. di Giuseppina Rivoira, i vicini di casa (Pinerolo).
L. 150.000: In mem. di Giuseppina
Rivoira, i colleghi di Luciano (Pinerolo): Lidia e Walter Hùrzeller, in mem.
dei cari amici defunti durante questo
mese di gennaio ’83 (Courmayeur);
Lega Femminile della Chiesa Valdese
di Milano.
L. 200.000: Bongardo Norberto (Alzate); Alilo Ayassot Emilia, in mem. di Roberto Alilo (Roma).
L. 200.150: Chiesa Valdese di Lingua
Italiana di Losanna.
L. 410.000: Direzione e Maestranze
RIV-SKF di Villar Perosa. porgono i loro
auguri per un XVII febbraio in perfetta
armonia.
L. 1.079.720: Dono I.C.A. (saldo ’82).
Pro Istituto Medico
Pedagogico «Uliveto»
di Luserna S. Giovanni
Elenco doni anno 1982:
Scuola Domenicale Chiesa Luserna
S. Giovanni L. 200.000; Malacrida Lilia,
Como 10.000; Chiesa Valdese di Coazze
50.000; Chiesa Valdese di San Secondo 400.000; Rossini Evelina 5.000; Membri Chiesa Valdese di Genova 50.000;
Famiglia Martelli, Trieste 200.000; Coucourde Giulio 20.000; Chiesa Valdese
di Pinerolo 600.000; Abbondio Rosario
100.000; Fornerone Paola, in occasione
conferm. 50.000; Simoncini Giorgio 100
mila; Griot Alfredo e Margherita 25,000;
Concerto corale 9.1.82 a Pinerolo 100
mila; Colletta 4.4.82 Chiesa Valdese Pinerolo 300.000; Martini Efisia, Torino
50.000; AVIS Roure, in mem. S. Roccione 50.000; Unione Femminile Valdese di S. Germano 300.000; Famiglia Trocello, Torino 10.000; Y. G. C., Torino
50.000; Famiglia Ughetti 50.000; Istituto Bancario S. Paolo 200.000; Laidetto
250.000; Peyronel 20.000; Don Trombotto
10.000; N. N. 10.000; Hertel Sergio
10.000; Bein Ernesto e Mirella, Torre
Pellice 15.000; Ghigo Jouve 50.000; Fam.
Mantelli 200.000; Deodato Luciano 200
mila; Doni vari di visitatori 114.000;
Diaconia Chiesa Valdese di Torino 500
mila; Florence Nieish a mezzo Tavola
Valdese 70.000; Pittavino Malan 25.000;
In mem. di Olmo Pagliano 40.000; Gardiol Elvina 50.000; Rivoira Adolfo 10
mila; Chiesa Valdese di Pramollo 100
mila; Montaldo J. e E. 280.000 — Totale L. 4.874.000.
I responsabili dell'Uliveto desiderano
esprimere la più viva riconoscenza a
tutti coloro che sia con doni che con
altre forme di collaborazione, hanno sostenuto quest'opera. Grazie!
« Ritorna, anima mia, al tuo
riposo, perché l’Eterno t’ha colmata di beni »
(Salmo 116: 7)
Il 25 marzo il Signore ha richiamato a sé
Ida Lidia Tron ved. Bessone
armi 88
ne danno l’annuncio le figlie: Maresa
con il marito Dino Bleynat, Ada, Graziella con il marito Valdo Fornerone,
Rosalba con il marito Giorgio Benetti, la sorella Adele ved. !Ribet, i nipoti
e i parenti tutti.
La famiglia ringrazia per le manifestazioni d’affetto ricevute e prega di
devolvere eventuali offerte all’Asilo dei
Vecchi di San Germano.
Pinerolo, 25 marzo 1983
« ...e fattosi sera Gesù disse;
passiamo all’altra sponda... »
Il 26 marzo il Signore ha richiamato a sé
Luigi Rosati
Tenente di Marina
Cav. di Vittorio Veneto
Con fede nella risurrezione ne danno il triste annuncio la moglie Wanda, i figli Gianckrlo e Sandro con rispettive famiglie, la sorella Elena, i nipoti tutti.
La Spezia, 26 marzo 1983
Giulio Bechis ricorda con affetto infinito il caro
« zio Gigio »
Torino, 26 marzo 1983
RINGRAZIAMENTO
« Il suo sole tramonta mentre
è ancora giorno »
(Ger. 15: 9)
Fedele nelle promesse del Signore si
è addormentato serenamente
Aldo Peyronel
I familiari tutti ringraziano coloro
che sì sono prodigati nell’aiuto al loro
caro, in particolare i dottori e gli infermieri del reparto chirurgia dell’Ospedale Civile di Pinerolo e altresì
il personale tutto dell’Ospedale Valdese
di Torre Pellice, tutti i vicini di casa
e quanti hanno preso parte in qualche modo alla loro prova.
Chiotti, 30 marzo 1983
RINGRAZIAMENTO
I familiari della compianta
Giuseppina dalla ved. Parise
ringraziano quanti hanno partecipato
al loro lutto. Un particolare ringraziamento va al personale medico ed infermieristico dell’Ospedale Mauriziano di
Luserna S. Giovanni ed alle cugine Lina Gabello, Edi, Irma e Nini.
Luserna S. Giovanni, 20 marzo 1983
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12
12 uomo e società
1 aprile 1983
CONVEGNO INTERNAZIONALE fc MEDICINA PER LA PACE »
EDUCAZIONE ALLA PACE
La medicina è impotente!
Di fronte ai tentativi di minimizzare i pericoli di una guerra nucleare, « Medicina per la pace » lancia un chiaro avvertimento per tutti
« La Medicina è impotente nell’assicurare il sia pur minimo
soccorso idoneo, in caso di esplosioni nucleari belliche anche di
limitata portata: questo perché
medici, infermieri, tecnici, attrezzature osp»edaliere, mezzi di intervento, riserve di sangue, antibiotici, analgesici ed ogni altro sussidio terapeutico sarebbero distrutti o sconvolti o contaminati ».
Questa grave dichiarazione fa
parte di Un Appello lanciato al
mondo intero dai medici riuniti
a Roma, daH’ll al 13 marzo
scorso, in un incontro scientifico
intemazionale « Medicina per la
pace ». Il Convegno era organizzato, in collaborazione coll'Assessorato alla Pubblica Istruzione e
Cultura della Provincia di Roma,
dalla «Associazione Italiana Medicina per la prevenzione della
guerra nucleare », che già nei
suoi primi mesi di a,ttività ha
avuto, tra i medici italiani, un
largo seguito, sulla scia di quanto già da alcuni anni è stato
fatto e si fa in altre nazioni.
Infatti il Convegno del giorni
scorsi, che ha avutbiuna partecipazione largamente intemazionale, fa seguito ad altri Congressi (nel 1980 negli Stati Uniti e
nel 1982 a Cambridge) organizzati dalla « Associazione medica
intemazionaie per la prevenzione
della guerra nucleare». Quest’ultima fu fondata nel 1980 per l'iniziativa di medici statunitensi:
pur nel deprimente clima della
guerra fredda e della rapida
« escalation » della potenza , e numero degli ordigni nucleari, essi riuscirono a creare un ponte
di comuni intenti con l’adesione
personale di im collega msso e,
dopo di lui, di altri medici sovietici.
In questi ultimi anni le iniziative e gli incontri a vari livelli
di queste associazioni mediche
si sono andate moltiplicando,
su un programma che ormai insiste sulla necessità della prevenzione di una guerra nucleare,
data la ormai prevista e sconsolante impotenza della medicina
di fronte ad un simile evento.
È quindi per la. difesa della
« L’Eco delle Valli Valdesi »; Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione; Franco
Becchino, Mario F. Beratti, Franco
Carri, Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio GardioI, Marcella Gay,
Adriano Longo, Aurelio Penna, JeanJacques Peyronel, Roberto Peyrot,
Giuseppe Platone, Marco Rostan,
Mirella Scorsonelli, Liliana Viglieimo.
Editore: AlP, Associazione Informazione Protestante - Via' Pio V, 15
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Subalpina - Torre Pellice (Torino)
pace e la prevenzione della guerra nucleare che il mondo medico
va ora riunendo le sue forze.
Infatti, secondo l’Appello già citato, « la Medicina avverte che i
centri di potere internazionali
sono a piena conoscenza di questa impotenza medica... e che in
ogni caso non può essere lasciato nelle loro mani un potere che
è contro ogni essere umano, in
vista della sua morte e della sua
infermità. La Medicina inoltre
deve prendere atto che va sempre più ingrandendosi una divisione tra consapevolezza, nell’opinione pubblica, della minaccia
nucleare e la capacità di organizzare una resistenza e una difesa
attiva nei confronti dei centri di
potere intemazionali ».
Illusioni
Questi richiami appaiono molto opportuni vedendo gli sforzi
che il potere Civile e militare
compiono per mascherare i risultati di ima ^erra nucleare, creando illusioni su una possibile difesa e protezione a livello personale o di massa. Così vediamo,
ad esempio, che nel ’79 nella Repubblica Federale Tedesca è nata la cosiddetta « medicina delle
catastrofi », un nuovo ramo della
medicina che ha avuto riconoscimento ufficiale con la proposta del suo inserimento nell’insegnamento universitario. 'Volutamente il termine generale di « catastrofi » vuole mimetizzare l’unico oggetto di questa particolare
attività medica, che, nell’intento
dei promotori, dovrebbe creare
nelTopinione pubblica la persuasione che la medicina, come in
occasione di catastrofi naturali
(terremoti, inondazioni ecc.), anche in caso di guerra nucleare
può intervenire con qualche efficacia per salvare vite umane.
Del resto, in tutto il mondo le
autorità civili e militari incoraggiano o obbligano la costruzione
di rifugi antiatomici personali o
collettivi, ed anche diffondono curiosi opuscoli esplicativi dei rischi e pericoli in caso di scoppio nucleare, con dettagli di accorgimenti difensivi, che appaiono tragicamente ridicoli ma che
hanno evidentemente il solo scopo di rassicurare e addormentare l’opinione pubblica.
È anche per controbattere questa propaganda che possiamo rallegrarci del successo di questo
Convegno romano, dove medici
di tutto il mondo si sono riuniti per lottare contro una guerra
nucleare, che li vedrebbe tragicamente impotenti perché coinvolti con il resto della popolazione e per essere a fianco di
quanti operano per la ricerca
della pace e per la prevenzione
di una guerra nucleare, non affidata soltanto all’estremamente
precario equilibrio delle forze
nucleari accumulate (ormai la
loro potenza esplosiva è equivalente a quella raggiunta in totale nell’ultima guerra mondiale
ma moltiplicata per 5.000 e per
la durata di venti giorni consecutivi) ma al blocco delle basi
nucleari già esistenti ed al loro
progressivo smantellamento.
Il Convegno si è chiuso con
una serie di incontri con studenti di varie scuole romane e con
gli operai di una fabbrica di strumentario missilistico.
È stato anche inviato un telegramma di solidarietà al campo
di Comiso, appoggiandone la lotta contro l’installazione di nuove armi nucleari. '
Daniele Rochat
Doni Eco - Luce
ABBONAMENTI SOSTENITORI
Alessandria: Salviate Egisto, Jouve
Elsa — Forano Sabino: Balducci Franco — Aosta: Monaya Carlo — Chiavari:
Armand Pilón Erica — Catania: Santagati Maria ved. Leotta — Boiogna; Postpischi Umberto — Favara: Beliavia Anita — Ciniseilo: Centro J. Lombardini
— Bieiia: Reveili Nella — Mirabelle:
Zarotti Luca — Inverso Pinasca: Leger
Enrico — Cándelo: Sorelle Peraldo Bert
— Coltodino: Dessi Evardo — Luserna
S. Giovanni: Girardon Ferdinando, Baimas Odette, Rostan llda. Gatto Salvatore — Milano: Mauri Ada, Rollier Rita, Pinardi Ezio — Opera: Curio Incerti — Perosa Arg.: Prelato Bruno —
Parma: Loraschi Bruno, Palazzine Armando, Rabaglia Tina, Zaino Enzo —
Roma: Cirino Giuseppe, Del Buono Siri, Melile Valdo, Girardet Evelina, Di
Carlo Armando, Ponzo Paola — Prarostino: Grill Bleynat Mariuccia, Berteli
Giulia — Sarre: Henriet Oriana — Savona: Ghelli Giovanni, Chiesa evang.
Metodista — Bassignana: Cortella Dario — Firenze: Bartoletti Cornelio —
Taranto: Consiglio Pasquale — Novi Ligure: Costa Stefano — Genova: Cattaneo Paolo — San Salvo: Corbe Luigia,
Monaco Franco — Campalto: Falbo Dario — Finale Ligure: Stagnare Umberto
— Varese: Belloni Luigi.
Mestre: Urban Elda, Fara Bogo Ada,
Colonna Romano Roberta — San Germano Chisone: Bounous Ferruccio, Garrone Aldo — Cusano Milanlno: Ranzani
Luigi — Torino: Contu-Ravara, Pecoraro Gianfranco, Pecoraro Eugenio, Sardi
Ada, Gesillo Samuele, Vinay Bianca, Demaria Georgette, Bottazzi Emanuele,
Scroppo Ulrico — Pinerolo: Fornerone
Valdo, Serafino Ettore — Trieste: Carfari Laura, Ghirardelli Zoe, Cassano Tito
— Porte: Griot Giancarlo — Torre Pellice: Bosio Emanuele, Ribet Anna, Lausarot Aldo, Rochat Daniele, Pontet Giovanni, Giordan Roberto, Di Francesco
Ernesto — Vercelli: Trogiiotti Eulalia
— Vittoria: Mingardi Arturo — Pino Torinese: Schellenbaum Franco — Quarto
S. Elena: Angiolilio Simonetta — San
Secondo: GardioI Remo — Venezia: Garufi Pina,
DONI DI L. 32.000
Verrayes: Monaya Vanda — Velletri:
Di Toro Domenico — Mariglianella: Lecce Gennaro — Savigliano: Jansen Fam,
— Milano: Falchi Franco — Prarostino:
Long Tullio — Torino: Peyrot Emilio —
Pinerolo; Gay Marcella.
Al SOSTENITORI
Per una disfunzione del nostro ufficio non tutti gli abbonati sostenitori 1982 hanno ricevuto il primo
numero dell'Echo des Vallées del
1848 che era stato promesso in
omaggio. Chi non l'avesse ricevuto
è pregato di farcelo sapere.
Nello stesso tempo preghiamo
gli abbonati sostenitori 1983 (che
hanno versato L. 36.000 o più) di
liaziemare per ciò che riguarda
l'omaggio promesso per quest'anno:
stiamo preparando il volumetto
r Itinerari alle Valli » e speriamo di
pubblicarlo, e inviarlo, al più presto.
Quattro proposte
da sperimentare
Ogni tanto si riscopre il termine educazione e lo si accompagna a qualcosa che dovrebbe essere o diventare l’oggetto da comunicare nel corso del processo
educativo in questione. Una volta, sulle pagelle esisteva la voce
« educazione morale e civile »,
cioè la condotta ed il buon comportamento, fuori e dentro la
scuola. E ancora l’educazione come veicolo ideologico è stato
uno dei maggiori bersagli del movimento degli studenti del ’68.
Il Sinodo ha discusso un ordine del giorno, dibattuto successivamente nelle comunità, dal titolo « educazione in vista della
fede » e così via, gli esempi potrebbero continuare. Oggi si parla di educazione e cultura della
pace. Cerchiamo di approfondirne un po’ di più, il senso. Cosa
significa, in concreto, educare alla pace, in particolare, nella
scuola, luogo in cui la massa di
cittadini obbligatoriamente sosta
per otto anni consecutivi e, per
questo motivo, importante spazio
per la formazione delle personalità e per l’acquisizione di comportamenti e modi di fare?
— La prima idea è che è necessario educare alla diversità.
Impostare cioè un insegnamento in cui siano presenti punti di
vista, tesi, storie opposte e creare un atteggiamento per cui la diversità diventi una categoria per
interpretare il mondo. Una diversità, tuttavia, non vista e presentata come « nemica », perché non
riconoscibile simile a se stessi,
ma attraente e arricchente perché fonte di soluzioni' differenti
e creative rispetto ai molteplici
problemi della vita. Questo può
riguardare tutte le aree del sapere, da quella storico-geografica
a quella matematica, perché una
situazione problematica individuale o collettiva ha sempre più
di una via di soluzione.
Cogliere e accettare le differenze implica riconoscere le identità
e negare le supremazie, ad esempio, di una nazione sull’altra, di
una cultura sull’altra, di un lavoro o una professione sull’altra,
di un individuo sul suo prossimo. Nella scuola si può organizzare didatticamente, a tal proposito, tutta una serie di giochi e
di tecniche di animazione di
gruppo.
— La seconda idea è la capacità di analisi del « potere ». Il
potere assume svariate connotazioni. C’è il potere economico,
politico, ecclesiastico, culturale
sul piano della vita associata, ma
c’è anche il potere messo in luce
dalla psicanalisi e dal femminismo, che è in noi e si esprime nei
rapporti interpersonali, nell’affettività, nell’amore-potere, nel pensare l’altro o l’altra solo come
completamento del proprio io e
non un’unità vivente a se stante.
Capire cosa il potere ha seminato nella storia dell’umanità è fornire una chiave di lettura anche
per l’attualità.
— La terza idea è lo studio
della quotidianità, un capitolo
ancora poco esplorato dagli storici e ancora più assente nei programmi scolastici di ogni ordine
e grado. La quotidianità è un
insieme di relazioni, scontri, conflitti fuori e dentro le istituzioni
(dalla famiglia allo stato), in.cui
il potere si cala e in cui si può
configurare il suo consenso o il
suo capovolgimento. Fra le pieghe di questa storia sociale si
riscontrano le ambiguità, le presenze e le assenze agli appuntamenti grandi e piccoli della storia.
— E così si può accennare all’ultima idea: un diverso modo di
insegnare la storia. Non una storia apologetica, tesa ad esaltare
le capacità e le bravure di un
popolo, di una minoranza, di un
gruppo sociale, non una storia
ridotta a favolette morali o scandita da ricorrenze religiose (in
Italia vi siamo ben abituati!),
non una storia-resoconto di grandi uomini 0 di guerre e battaglie,
non una storia eurocentrica, ma
una storia in cui la categoria di
patria sia ammorbidita dalla categoria di umanità nel senso più
pieno del termine.
Questa, forse, potrebbe essere
una storia per la pace. Ma non è
scontata, come a prima vista può
sembrare. La traduzione didattica conseguente, l’atteggiamento
stesso degli insegnanti, sempre
più chiusi sulla routine e sulle
banalità, l’organizzazione di una
scuola sempre più a pezzi sono
ostacoli gravi su questo cammino.
Bruna Peyrot
Fondo di solidarietà
Il nostro recente appello a favore dei lavoratori cacciati dalla
Nigeria e che, in grande maggioranza sono dovuti rientrare nella
loro patria, il Ghana, sta dando
dei risultati incoraggianti (in poco tempo ci sono pervenuti circa
3 milioni): ci auguriamo che la
solidarietà dei nostri lettori continui a manifestarsi generosa e
sollecita in modo da consentirci
al più presto possibile un congruo invio dì denaro al Consiglio
ecumenico delle Chiese che ha
lanciato un appello per la raccolta urgente di un milione di dollari. Purtroppo la situazione degli espulsi ha notevolmente aggravato la già pesante condizione socio-economica del Ghana,
per cui sono nespssari dei fondi
sia per programmi di soccorso
immediato, sia per programmi a
più lungo termine (agricoltura,
disoccupazione, rete viaria, ecc.).
Mentre pubblichiamo un elenco
delle cifre ultimamente pervenuteci, nel rammentare ai nostri lettori questa iniziativa, ricordiamo
che sono anche sempre aperte le
sottoscrizioni contro la fame nel
mondo e per il Programma di
Lotta al razzismo del C.E.C.
Le relative offerte vanno inviate, specificando la causale del versamento (Ghana, Fame, PLR) al
c.c.p. n. 11234I0I intestato a La
Luce, fondo di solidarietà. Via
Pio V 15, Torino.
M. Bein Buzzi L. 10.000; M. E. Bein
25.000: E. Selis 10.000; R. Jourdan 30
mila: C. Jourdan 10.500: A. Ciemenzi
150.000: T.E.V. 450.000: G. R. Giambarresi 15.000; E. S. Maurin 20.000; D. Di
Toro 50.000; I. V. Jahier 20.000; V. E.
Giaiero 45.000; Chiesa valdese Coazze
50.000; Chiese valdese e metodista Palermo, Noce e Centro diaconale 541.000; ^
M. Armosini 20.000; S. S. Carcò in rie.
propri cari 20.000; A. Ciemenzi 150.000;
B. Forti 30.000; D. Fontana 100.000; N.
N. 30.000; M. Bologni 20.000; S. Costa
35.000; M. Bessone 10.000: G. K. Comba 50.000; S. Cornelio 50.000; Chiesa
valdese Palermo 132.000; Chiesa valdese Prali 25.000; Chiesa evangelica dei
Fratelli di Regina Margherita, Torino
(due vers.) 365.000; S. Scordar! 25.000;
U. Pascal 200.000; S. Codino e nonna,
in rie. bisnonni e tante Susanna Beux
30.000; E. Giorgiolè 30.000; L. BMotti
Consiglio 100.000; G. Ferrato 50.000; E.
R. Cavo 10.000; S. Tosi 100.000.
Totale L. 3.008.500; prec. L. 209.933;
interessi c.c.p. anno 1982 L. 47.408; in
cassa L. 3.265.841.