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ECO
DELLE VALLI VALDESI
biblioteca valdese
torre pellicb
(Torino)
Settimanale
delia Chiesa f aldese
Anno xeni - Num. 15 ABBONAMENTI / Eco; L. 1.500 per l’interno « Eco » e « Presenza Evangelica > Spediz. abb. postale - I Grappo 1 TORRE PELUCE — 12 Aprile 1963
Una copia Lire 40 \ L. 2.200 per Teatro iiUemo L. 2.500 - L. 3.700 Cambio d’indirizzo Lire 50 1 Ammin. Clandiana Torre Pelliee - C.C.P. 2-17557
Non eludere il Venerdì Santo
Una "festività.,, poco riconosciuta
Un fatto che fa sempre una grande
impressione a chi, abituato a vivere
in un paese a maggioranza protestante, passa in un paese a maggioranza
cattolica, è ia poca o nulla considerazione in cui è tenuta la celebrazione
del Venerdì Santo. Basta constatare
che, ad esempio in Italia, esso non è
considerato festa riconosciuta agli effetti civili. Nè si vorrà affermare che
si tratta di un fenomeno di laicizzazione della vita italiaria tradizionalmente cristiana e cattoiica: abbondano infatti e sovrabbondano le festività religiose romane — riconosciute
anche agli effetti civili —; la Madonna e i santi Patroni generali e locali
offro-oo al popolo italiano numerose
possibilità di evasione dalla routine
lavorativa e <ìi liete scampagnate; gli
studenti italiani, grazie a questi veramfinte preziosi patroni, godono di
un r,Limerò di giorni festivi quale a
nessuna popolazione scolastica a nord
delle Alpi è concesso.
Dii.ique, l’Italia ha feste religiose
a iof Ma fra queste il Venerdì Santo hi! un posto in netto sott’ordine; e
se è logico ohe gli italiani (cattolici
0 no in questo caso la festa va bene
per tutti) siano invitati e tenuti alla
oeleb azione dell’Immacolata e della
Assunta, di S. Francesco e di S. Giu
seppe 'e dei Patti Lateranensi), non
è affatto logico nè necessario ohe essi
interrompano il lavoro e la vita corrente per .soffermarsi nel raccoglimento a adorare e celebrare la Passione
del Signor Gesù Cristo.
A costo di farmi accusare di mania
teologica, mi pare che questo stato di
latto non possa essere dovuto al ca
so: ci dev’essere una ragione intima,
insita nella struttura stessa della lede cattolica, i>er questo almeno parziale trascurare il momento culminante del patire fra noi di Gesù Cristo: la croce.
Se ci pensiamo bene, ogni festa cattolica è essenzialniente una celebrazione gloriosa, sia degli eventi salienti della vita di Cristo — anche il Natale viene in tal modo poeticamente
glorificato — sia (e sempre più) di
grandi figure della Chiesa, dalla Vergine a S. Giuseppe, ad altri grandi
Santi. Ncn vogliamo dire che dai quaresimali cattolici sia assente la predicazione della Passione di Cristo. Ma
indubbiamente la croce è in qualche
modo estranea alla pietà e alla dògmatica romana. 11 fatto che in pae
s: cattolici come TAustrìa e la Spagna
si celebrino degli « spettacoli colletti
vi » in cui viene ricostruito e rivissuto il dramma di quelle ore, il fatto
iiimiiimiimfiiiMiiiiiiiiiiiiiiii
rMa ora Cristo è risuscitato...»
Potenza della
’’I oi credete nel Cristo morto;
ma non volete credere nel Cristo
vivente" — rimprovera con passione Kaj Mìink, per bocca di imo
dei personaggi del suo dramma:
”Lo Parola".
E forse, tiri rimprovero che vale
per lutti noi.
l\oi conosciamo Cristo; non abbast'tnza la potenza della sua risiirreziiuie (Fil. 3: 10). Viviamo delVolii'grezza di Natale; non abbastanza di quella di Pasqua.
Eppure Paolo ci ricorda: ”Se
Cristo non è risuscitato, vana è la
nostra predicazione, e vana pure è
la vostra fede" (1 Cor. 15: 14). Proprio quel senso di vanità che troppo spesso grava sulla nostra vita di
fede. Noi, uomini religiosi, genie
di chiesa, crediamo ferinamente
nella venuta di Gesù, l’Iddio con
noi. f a sua Parola, la potenza dei
suoi atti sono la base, della nostra
fede; spesso lo sentiamo con noi,
accanto a noi, ad ogni tappa della
nostra esistenza. Porta con noi il
nostro peso, e ci dà il suo da portare con lui. Nel momento della
gioia è al nostro fianco, e sappiamo
che. è lui a darcela; quando soffriamo è ancora accanto a noi, forse
più vicino ancora, più vicino di
ogni altro; e quando siamo tentati
'lommiuiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMimfiiimiiiiiimiuimiiiiii
BENVENUTA!
Giunge definitivamente alle Valli,
in questi giorni, la Signora Ruth
Tourn Wacker, compagna del nostro
Past. Cipriano Tourn. Il matrimonio
era stato celebrato in gennaio, prima
a Rorà e poi a Karlsruhe, nel Badén,
dove il padre della sposa è Pastore e
dove la sposa è rimasta fino ad ora
per impegni presi in precedenza con
la Chiesa Evangelica del Badén, nella
sua qualità di Assistente di Chiesa.
Ora essa viene definitivamente fra
noi, e noi le auguriamo il più fraterno benvenuto, nella fiduciosa speranza che si possa subito sentire vera
mente a casa, e continuare in mezzo
a noi — ora, in seno alla comunità di
Luserna S. Giovanni — accanto al suo
compagno, quel ministero a cui si era
preparata e per cui era apprezzata
nella sua terra d’origine.
Al Past. Cipriano Tourn e allà sua
sposa rivolgiamo il nostro augurio più
affettuoso per una serena e gioiosa vita in comune.
è colili che non ci giudica — non
ora, comunque — è invece lui la
nostra unica forza, lui che ha conosciuto la tentazione e non è caduto. Tutto questo è. vero; ed è il
segreto profondo della nostra vita.
Ma quanti di noi conoscono e
credono la potenza della sua risurrezione? o piuttosto, quanto riusciamo, noi tutti, a perseverare in
questa conoscenza, in questa fede
viva, giorno per giorno? In altre
parole, per noi tutti, in quale misura quell’«. Iddio con noi » è veramente Dio: non soltanto un compagno di viaggio, un amico forte e
capace di rincuorare e consolare, ma
il Signore della vita e della gioia?
Ecco la domanda di Pasqua, rivolta
a tutti noi, senza eccezioni.
’’Se abbiamo sperato in Cristo
per questa vita soltanto, siamo i più
miserabili di tutti gli uomini’’ (I
Cor. 15: 19), perchè in fondo abbiamo fondato e tenuto su artificio
.sámente la nostra vita con iinilliisione, la pia illusione per cui si
schernisce o si accusa la Chiesa, la
pia illusione da cui il risveglio è
tragico.
"Ma ora Cristo è risuscitato...”
(1 Cor. 15: 20), e quel "ma" è tutto il segreto della vittoria di Cristo.,
e della nostra fede vittoriosa riposta in colui che dice: "Io sono il
Vivente; fui morto, ma ecco sono
vivente nei secoli dei secoli e tengo
le chiavi della morte e del soggiorno dei morti" (Apoc. 1: 18). La
nostra vita e la nostra morte (o sarebbe più giusto invertire; la nostra morte e la nostra vita?) sono
nelle sue mani, forti mani tese sempre ad esprimere l’amore e a creare
la vita, anche se talvolta per vie
così strane.
Pasqua è la luce dell’aurora che
insinua i suoi raggi luminosi e caldi ovunque, in ogni piega della nostra vita, del nostro lavoro, del nostro impegno e della nostra stanchezza, della nostra sofferenza e
della nostra gioia, del nostro rimorso e della nostra speranza; il giorno viene, luminoso, e viene per il
mondo intero.
Rallegriamoci dunque nel Signore, nel Signore veramente risolto;
e sia allegrezza feconda e irradiante.
che in ogni chiesa cattolica — e nei
pubblici locali dei paesi cattolici — si
trova sempre un crodfìsso, non deve
trarre in inganno: poiché quando si
rifiuta che l’Evangelo (secondo l’interpretazione del Magistero) possa essere contraddetto e’ respinto, quando
si vuol fare di un’offesa alla religione
<( cristiana » tm delitto punibile dalla
legge di uno Stato che non può esse
re che laico, si può drizzare fin che si
vuole il crocifìsso, ma sì rifiuta la via
della croce su cui Gesù è andato e
sulla quale ci chiama a seguirlo. . ,
La croce ripugna alla Chiesa di Ro:
ma; e non ripugna soltanto come ripugna alla carnalità di ogni uomo e
di ogni chiesa, ma ripugna proprio
alla sua concezione della presenza di
Dio nel mondo, che essa realizza e attualizza attraverso il suo in^gnamento. il suo esempio, la sua vita sacramentale. Sembra, insomma, che Ro
ma celebri Pasqua saltando oltre il
Venerdì: Santo. Che questo non sia
possibile, ce lo ricorda qui accanto
Paolo Ricca, nel suo «breviario», citando una pagina di Calvino.
Si dice giustamente che il cuore e
l’originalità assoluta della predicazione cristiana, dell’Evangelio, è la risurrezione dal morti, ma ciò che dà, ora,
ii suo vero valore alla Pasqua, è il Venerdì. Santo, è la croce; e non soltanto la croce del Golgota, ma la croce
ohe Gesù Cristo hs. portato fra noi,
dal momento in cui ^li, il Figlio di
Dio, « annichilì sè stesso prendendo
forma di servo e facendosi ubbidiente
fino alla morte-, e alla morte della
croce». In lui, in questa persona senza apparenza^ respin^ crocifissa, era
« presente tutta la pienezza della divinità»; Pasqua e l’Ascensione l’hanno proclamato, ma ciò che rivela la
molla segreta dell’amore tnicioincepibile di Dio è il Venerdì, Santo, ed esso rivela pure, nell’acme del dramma
quanto pesante e grave sia il peccato,
quanto disperata la condizione dell’uomo, dell’ateo come del religioso.
Abbiamo parlato molto del Cattolicesimo, ma sentiamo ohe anche noi,
di fronte alla croce, segretamente ci
scandalizziamo, la nostra carne si ri
bella, il nostro pensiero rifugge, stretta è la porta e angusta la via. E questo si manifesta anche nel nostro ver
gognoso conformismo all’ambiente.
Quand’ero pastore alle Valli, ho
sempre vissuto con profonda tristez
za la gioimata del Venerdì. Santo, ve
dendo famiglie e famiglie di membri
di chiesa recarsi al mercato, come fosse un venerdì qualunque ; vedendo tutti i negozi aperti, come fosse un venerdì, qualunque. E penso ora a quegli altri membri di chiesa die magari
non esitano a chiedere la giornata di
congedo per il 17 febbraio, ma ohe non
lo farebbero per il Venerdì Santo, con
la conseguenza dei culti sparuti, in
quel giorno. E mi chiodo ancora fino
a che punto si tratti di rispettoso ri.
serbo di fronte al dramma della redenzione, quando si celebrano in quel
giorno culti puramente liturgici, o se
non vi sia qui una debolezza profonda della nostra predicazione, ima segreta riserva di fronte alla croce che
è, oggi come sempre, scandalo e follia, una incapacità a predicarla.
Ma la follia di Dio è più savia degli
uomini. Gino Conte
Breviario per l’Unità
La meditazione della croce, cui ogni
cristiano è invitato in questo periodo
deU’anfio, orienta anche la scelta del
testo di questa settimana. La Riforma
è nata dalla meditazione della croce e
ogni pagina dei Riformatori ne è un
documento: non c’è quindi che l’imbarazzo della scelta. Ma una volta scelto il testo, occorre sottolinearne (se
pur ve nè bisogno) la portata ecumenica. La croce non campeggia solo al
centro della stiwia del mondo, ma anche al centro dello storia della Chiesa,
ed è la stella polare che orienta il vero movimento ecumenico. Se la croce
è il giudizio di Dio sul peccato della
Chiesa, è anche il giudizio sul peccato
della divisione nella Chiesa. Se la croce rompe il nostro isolamento dal
prossimo e da Dio, rompe anche il nostra isolamento confessionale. Se la
croce infrange tutte le sicurezze farisaiche, religiose e laiche, delVuomo,
invitandolo a un radicale rinnovamento, essa turba anche la pace pigra delle
Chiese che pensano di avere le carte
in regola, invitandole a un vero pentimento e quindi alla riforma, che è
la premessa e il fondamento dell’unità. Non dunque le nostre reciproche
indulgenze, non la politica del sorriso
e dei complimenti, non un certo qualunquismo confessionale, non la huo
a cura di Paolo Ricca
no volontà dei cristiani, ma solo la
croce predicala, creduta, amata, vissuta, farà l’unità della Chiesa promessa
da Gesù: ’’Io, quando sarò innalzato,
trarrò tutti a me” {Giov. 12: 32). Ma
la croce, già nella predicazione apctstolica (come poi in quella dei Riformatori, che su questo punto le sono
stati particolarmente fedeli) è scandalo
per i Giudei e pazzia per i Greci: e
se essa è — come dev’essere — il criterio orientativo dell’ecumenismo, bisogna che quest’ultimo non sia ’’frutto
dei tempi” (come troppo spesso si
pensa), quindi qualcosa di naturale
che va da sè, qualcosa di facile e spiritwdmente poco costoso; al contrario
l’ecumenismo deve nascere e avanzare
in un clima di ricerca sofferta e fiduciosa, nella consoipetvolezza che la via
ecumenica non è una via nostra ma
una via di Dio, da percorrersi nella
tensione spirituale di chi altro non
vuol essere se non fedele al Dio della
sua vocazione.
Gli antichi pregavano: Ave, Crux
spes unica! Tale è stata anche la preghiera dei Riformatori. Questa stessa
preghiera è oggi sulle labbra dei cristiani divisi. E’ questa la preghiera dell’unità.
Il testo odierno è tratto dal ”Trmté
des Scandales” di Calvino, del 1550.
L'unica speranza
Noi manteniamo che Dio ha voluto essere rivestito della nostra
carne, assoggettandosi alla morte. Questa non è una favola per farci
ridere, nè una cosa terrìbile'di -(fni doWliitBlo'aver- orrore;» ma uh mistero da adorare. Perciò quelli che non sono rapiti d’ammirazione in
presenza di una grazia così inestimabile, devono attribuire questo
vizio alla loro ingratitudine. So bene che è tempo perso dire queste
cose a molta gente; so anche come ci prendono in giro per il fatto
che cerchiamo la nostra vita nella morte di Gesù Cristo, e di essere
benedetti nella sua maledizione, e di trovare la nostra giustizia nella
sua condanna. Considerano questo come un cercare acqua fresca in
una fornace ardente o cercare la luce nelle tenebre. Ne concludono
che è una vera pazzia, da parte nostra, di sperare che la vita ci sarà
data da colui che è morto; di domandare la nostra assoluzione a colui che è stato condannato, di cercare la grazia di Dio in una maledizione, e di avere il nostro rifugio in una croce —. luogo di supplizio —, come unico porto di salvezza. E credono di essere molto intelligenti quando si beffano della nostra semplicità : pure manca a
loro la cosa principale per esser veramente sapienti, e cioè un vero
sentimento di coscienza. Ho detto poco fa che non possiamo pervenire alla sapienza di Dio per altra via che diventando pazzi quanto
al mondo : ma il fondamento di una tale umiltà, come di tutta la reli,gione cristiana, è la coscienza e il timore di Dio. Se non c’è questo,
invano si cercherà di costruire. Bisogna dunque che abbiamo un
cuore ben domato, se vogliamo trarre buon profitto alla scuola di
Dio. Se dunque v’è chi trova illogico che cerchiamo la vita in un
morto e che consideriamo la croce (che in sè è maledetta) come la
fonte della nostra salvezza, è perchè non avendo alcun timore di Dio,
quel tale non può gustare la dottrina spirituale. La sua ottusità non
ci deve impressionare, ma piuttosto l’umanità di Gesù ci innalzi alla
gloria divina e la morte che egli ha subito sulla croce ci conduca alla
risurrezione.
Certo, l’Evangelo di Gesù Cristo non ci lascia altro che un’estrema povertà, in quanto ci mostra che siamo sprovvisti di ogni bene.
Ma non stiamo in pensiero se dobbiamo offrirci a Gesù Cristo vuoti
e nudi: è così affinchè egli ci colmi coi suoi beni e ci rivesta della
sua gloria. Calvino
VITA VALDESE NEL MERIDIONE
L'opera sociale evangelica a Orsara
E’ da Jiiolto tempo eilie non diamo notizie delia nostra a-ttività in Orsara e lo
faofiamo adesso grati a Dio perchè ci
concede di operare nd Suo Nome annunziando TEvanigelo della salvezza e con
la predicazione verbale e con la predicazione attraverso l’Opera Sociale.
Il pesante, gelido e lungo inverno comincia a lasciar posto a>LLa ridente primavera ed ,il beneficio lo sentiamo parzialmente aniche nelle attività ecclesiastiche.
I nuiinerosi bimbi della Scuola Domenicale hanno tina frequenza più regolare c
così .pure i partecipanti alle altre attività.
L’Opera Sociale continua ed in attesa
di ,ulteriori sviluppi ha qnest’anno un doposcuola po-tenziato avendo non soltanto
migliorato sensibilmente aia le attrezzature che il materiale didattico ma provvedendo d’un pranzo caldo quotidiano i
bimbi dei due turni raggiungeniti circa le
40 unità.
Nonostante le pressioni clericaU, die
.semibrano anacronistiche nel clima conci
bare dd « Vaticano U », c’è dato di con
statare l’devata percentuale di bimbi cat
telici al doposcuola, segno evidente di fi
duda dato alla nostra Chiesa die testi
monia in Orsara da poco più di 60 anni
Il iproblema che permane è quello d
a,vere dei locali e dd materiale idonei a
curare più profondamente sia i Irimbi
della Scuola Domenicale che quelli dd
Doposcuola .
Bisogna tener conto ohe Orsara è un
paese interno e quindi messo fuori dalle
vie di comunicazioue fra Napoli-Bari e
Bari-Conitineute; agglungausi le precarie
condizioni ddl’agricoltura che determinano Feconomia del paese ed è facile farsi ,tui quadro ddl’ambiente in cui vivono
que.sti bambini.
La nostra opera sodale improntata dall’amore di Cristo per il prossimo non iniò
trascurare partioolarmente i bimbi affidati
alle cure della nostra Chiesa e perciò deve trovare il modo di organizzare almeno
circoli ricreativi ove questi bambini possano essere coltivati attraverso una sana
educazione evangelica e ove la loro per
sonalità possa svilupparsi circondala « di
buoni esempi, di sani insegnamenti e di
assidue intercessioni ».
Naturalmente per queste cose è necessario il tanto deprecato denaro. Al momento si stiamo dando da fare per metter
su una biblioteca circolante con libri per
ragazzi. Contiamo organizzare una gita
per questa estate in modo da far conoscere sempre più ai bimbi altre cose ed
abituarli a stare sempre meglio assieme.
Doni ricevuti: libri dalla Sig.ra Clara
Dubs-Forsler . Torre PelUce.
Grazie a quanti ci aiutano e pregano
per la nostra opera.
Enrico Trobia
2
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P»«- 2 ZZIZZZ-J '¿.-U ■■
12 aprUe 1963 — N. 15
{or'i'io. )
NOTIZIARIO METODISTA
Un disco per voi
Ghe cosa sono / ‘*olrcuHI„
Il mese di marzo è il mese nel quale di regola si riimìscono i Consigli
di circuito della Chiesa Metodista. E
cosi è stato anche quest’anno in preparazione della II Conferenza che si
riunirà nel prossimo maggio a Roma.
Il circuito è uno strumento di lavoro tipico della organizzazione metodista. ESso risale alla disciplina (die
Giovanni Wesley dette ai suoi predicatori nel condurre la sua grande opera di risveglio. Il circuito determinava infatti l’area entro la quale i predicatori dovevano svolgere il loro ministero itinerante specie con ia predio^one ali’aperto e prevalentemente
diretto alle classi più umili.
Il circuito è rimasto anche nel metocMsmo di oggi più o meno con la
sua originaria fisionomia. Ancora oggi, ad esempio, i predicatori, pastori
o laici, non sono chiamati a svcilgere
la loro opera In una parrocchia ma
in im circuito. Esa sono cioè al servizio, collegialmente, dii un insieme
di comunità vicine. Questo fatto dovrebbe determinare, da un lato, un
potenziamento dell’opera di testimn
nianm (die non resta più affidata alriniziativa della singola comunità ma
prende respiro in un’area più vasta,
e, dall’altro, una circsolazione di vita
cristiana fra le comunità del càrcuito, data la loro interdipendenza.
Non possiamo certo dire ohe questo strumento di lavoro sia oggi usato
appieno nella Chiesa Metodista italiana secondo le linee che sono state
or ora schematicamente indicate. A
questo si sono frapposte molte difficoltà, soprattutto la distribuzione ter
ritoriale delle comunità metodiste ita
liane che non ha sempre permesso d;
raggrupparle in modo omogeneo, così da avere circuiti effettivamente
funzionanti.
Generalmente si è riusciti a reali z
zare una discreta comunione di vita
fra le comimità ricomprese nel circuito. In qualche caso si è avuto uno
sforzo ciongiunto per una determinata opera evangelistioa (in proposito
varrà la pena di ricordare l’opera compiuta qualche anno fa dalle comuni-tà del I circuito — Lazio, Abruzzo,
Umbria —, in collaborazione anche
con le Chiese valdesi di Roma, a L’Aquila: la campagna evangelistica cosi
condotta ha permesso di riaprire al
culto pubblico il bel tempio che in
questa città possiede la Chiesa Meto(iista e nel quale si riuniva un tempo
una comunità poi dispersasi, nonché
la costituzione di una nuova piccola
(comunità). In qualche altro caso resistenza del circuito ha permesso una
saggia distribuzione delle forze a disposizione delle comunità, attraverso
il «piano trimestrale idi predicazione». Con questo piano è stata possibiie la razionale utilizzazicne di tutti
i predicatori residenti nel circuito', par
stori e laici, ed è stato altresì possi
bile assicurare anche ai gruppi meno
numerosi e più decentrati la regolare
predicazione del Vangelo (il migliore
esempio in proposito è dato dal IT
(drcuito — Lombardia, Piemonte settentrionale, Emilia settentrionale —
in cui si opera ogni domenica una
vera e propria « irraddazicne » verso
le comunità periferiche dei predicatori laici prevalentemente concentrati
a Milano).
Ci siamo dilungati su questo problema perchè anche nella Chiesa Valdese si avverte da qualche tempo l’esigenza di uno strumento di iavoro,
più grande della parrocchia e più piccolo degli attuali distretti, che permetta ad un tempo di sitoerare un
certo isolamento della Chiesa locale,
di realizzare una migliare distribuzione delle fo:rze e di condurre su una
base più ampia l’opera evangelistica.
La G.E.M.
Recentemente si è riunito a Parma
il Consiglio Nazionale della Gioventù
Evangelica Metodista, in preparazione del Congresso Nazionale della GEM
che avrà luogo nel prossimo maggio,
prima che si riunisca la Conferenza.
Il tema generale di questo congresso
giovariile sarà il seguente « Nel quadro del dialogo ecumenico la nostra
iniziativa per l’unità deirEvangelismo
Italiano». In tal modoi i giovani metodisti si propongono di portare il loro <x>ntributo alla attuale fase dei
rapporti interdenominazionali nel nostro paese. Il Consiglio Nazionale ha
approvato xm documento conclusivo
ohe sarà in parte riportato' nel presumo numero di « Gioventù Evangelica» con altre notizie su questa riunione.
Una vìsita in Vaticano
La stampa quotidiana ha dato notizia della visita al Pontefice Romano
del Presidente della Conferenza Metodista Britannica, dr. Leslie Davinson, che fu tra noi nello scorso otto
bre per presiedere l’apertura dei lavori della I Conferenza italiana.
Infatti i’8 febbraio scorso il rev.
Davison ha interrotto un viaggio ufficiale verso Malta per effettuare tale
visita a Giovanni XXIII. L’incontro
era stato programmato da tempo attraverso il Segretariato vaticano per
l’unione dei cristiani ed ha avuto lo
scopo — secondo la stessa parola del
Presidente Davison — di <( esprimere...
ii sincero desiderio dei metodisti di
ogni parte del mondo e cioè che il
movimento tendente ali'unità di tutti i cristiani pKDssa avere xm sempre
maggiore impulso, e impegnare il soDtegno della preghiera dei metodisti
in favore di tutti coioro che in seno
alla Chiesa Romana lottano per questo movimento».
« Voce Metodista », il periodico ufficiale della Chiesa Metodista italiana, ha così commentato l’avvenimentc : « Pur apprez2fflndo lo spirito con
cui il rev. Davinson ha compiuto la
propria ’visita di cortesia’ a Giovanni
XXIII e pur nella fiducia che l’attua,
le Pontefice sappia interpretare tali
visite nel loro giusto significato, non
possiamo non manifestare ancora una
volta la nostra perplessità sulla opportunità di visite che continuano ad
avere una sola direzione e che, se possono testimoniare una ’’nuova atmo
sfera”, non ci sembra oontribuiscano a
dare, a questa atmosfera, l’axispicabile chiarezza».
Mototiisti B Angìioani
-Sempre dalla stampa quotidiana i
lettori de La Luce avranno appreso
che il 25 febbraio sono state pubblicate a Londra le conclusioni cui è
giimto il (M>mitato formato da rappresentanti della Chiesa Anglicana e
della Chiesa Metodista per lo studio
delle possibilità di unione fra le due
Chiese. Dalle prime indiscrerioni, che
dovranno avere conferma ufficiale,
sembra che sia stato rag^unto uh
accordo di massima che contempl-a.
tra l’altro la completa separazione
della Chiesa Anglicana dallo Stato e
l’accettazione dell’istituto episcopale
da parte della Chiesa Metodista.
E’ nostro desiderio precisare ohe un
tale acciordo riguarda unicamente la
Chiesa Metodista della Gran Bretagna e non interessa quella italiana,
la quale dallo scorso ottobre ha coinseguito una piena autonomia, pur mantenendo rapporti di stretta collabora
zione e di fraterna comunione con il
metodismo inglese.
Por un evangeiisnto
itaiiano fetiBrato
Abbiamo letto con vero piacere sul
numero 12 del 22-3-63 di questo periodico la lettera di Raffaele Balenci,
diacono della Chiesa Valdese di Firenze, perchè ci ha confermato della
utilità di questo notiziario e di quello
che, parallelamenite, viene pubblicato
su Voce Metodista. Attraverso questi
modesti strumenti infatti è possibile
una circolazione di idee e quindi di
vita fra le nostre due Chiese. Poiché
ramicp Balenci chiede che venga pubblicato l’ordine del giorno approvato
dal Comitato Permanente Metodista
su una federazione del protestantesimo italiano, pensiamo (she questo notiziario possa senz’altro ospitarlo. Desideriamo soltanto precisare che questo documento contiene ima linea di
azione ohe il Comitato Permanente
ha imposto a sè stesso ed è per questo
che lo avevamo definito, nel precedente notiziario, di carattere interno'. La
linea di azione così, tracciata dovrà
ovviamente essere discussa ed approvata dalla prossima Conferenza.
Eccone il testo:
« Il Comitato Permanente della
Chiesa Evangelica Metodista d’Italia
riunitosi in Roma il 31-10-62, consapevole che la professione della fede cri
stiana si manifesta oggi come una vocazione di Dio all’unità dei credenti
che dere essere resa concreta e visibile nell’unità della Chiesa, e persuaso che le denominazioni protestanti
all’opera in Italia, nonostante la laro diversa origine e le particolarità
dottrinali e istituzionali, hanno una
comune vocazione evangelistica evidente nell’orientamento missionario del
loro lavoro e nel <K>ntenuto stesso del
messaggio recato, si propone di uniformare la propria azione a tali convinzioni e pertanto di promuovere una
federazione delle Chiese Evangeliche
la quale, nel rispetto delle singole autonomie. realizzi un principio di uni
tà organica mediante idonei strumimti che giudica siano; 1) una assemblea rappresentetiva delle Chiese fe
derate che abbia facoltà di deliberare
intorno alle materie di comune interesse e di elaborare linee di lavoro
comune; 2) un organo di governo con
il compito di eseguire le decisioni dell’assemblea t di perseguire una nolitica ecclesiastica unitaria; 3) dei dipartimenti per la preparazione ai vari ministeri, per la gioventù, per le
scuole domenicali, j>er la stampa e la
radiotelevisione, ecc., che assorbano
i corrispondenti organismi oggi esistenti presso le singole Chiese; 4) il
riconoscimento reciproco da parte
delle Chiese federate della validità
del ministero dei pastori da esse dipendenti, con conseguente formazione di un unico ruolo che permetta la
utilizzazione dei pastori stessi per l’opera co'mune da parte degli organi federali, pur restando ferma la loro dipendenza disciplinare ed amministrativa dalle singole Chiese ».
Franco Becchino
Come era stato annunciato, è stato inciso su di un bel microsolco i! concerto di antichi canti valdesi che il « Circolo Toscanini » dell’A.R.C.I. di Torino
aveva dato alcune settimane fa al Conservatorio torinese. Per permettere quest’incisione, la Claudiana si è impegnata nell’acquisto di un certo numero di
copie. Coloro che vorranno avere questo disco di notevole qualità, oltre ohe
particolarmente interessante per il suo contenuto, lo richiedano alla Libreria
Claudiana, Via Principe Tommaso 1, Torino c.c.p. 2/21641, ovvero a Tori-j Pellico. A quanti ci faranno l’ordinazione entro il 30 aprile, il disco, un microsolco
a 33 giri da 30 cm., che costa L. 3.50Ü. .sarà inviato franco di porto.
iiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiMiliiiiii
MARSEILLE
Commémoration du 1? Fëvrie
C’est par une journée froide et peu ensoleillée que rUttion Vauldoise de Marseille a commémoré la fêle d'U 17 Février. Dès le Diiin^mche 'ma-lim, les Vaudois étaiienit réunis' en grand n-omhre .au
Temiple de la rue Grign-an, et comme chaque année, c’est avec joie (jne l’on admirait le costume Vaudois, porté avec grâce
par qiuolques Dames et Demoiselles de
rUnion. Le Déilégué par la V. Table,
Monsieur le Pasteur R. Rivoire, était enlO'Uré par tous nos amis. C’est avec un
grand recueillement que le Cuite fut -suivi et par la profondeur de son message,
Monsieur Rivoire sut retenir l’altention
de tous, et c’eist avec beanco-uip d’émo-tior.
que la chorale de l’Union ohanita « Le
Serment de Siibaud ».
Selon la -coutume chère à itous les Vaud-ois, un repas fraternel réunit tous les
membre® de l’Union et leurs amis à la
maison Vaudoise. Monsieur Rivoire, entouré de notre Président M. Poët Henri,
de Mr. le Pasteur Marchand, et divers
autres Pasteurs de Marseille, présida le
repafS. Une centaine de personnes étaient
réunies, heureuses de se retrouver dans
-ceiite ambiance à la fois si -tihaude et si
fratenielie. Une fois encore, l’impression
très ne-t-le était que, pour queltiue® heiures, no'us n’étions plus à Marseille, mais
aux Va'Uées. C’est avec émotion que
M. Poët remercia M- Rivoire, lui dit toute la joie que nous avions tous à l’avoir
parmi nous et souhaita que son séjour et
-son passage à M-arseille soit pour to-u® nos
Vandois, un enrichissement. Mr. Poët remercia également toutes les personnes qui
co-ntriihuièrent à la réussite de cette journée, et comime il se doit, 'divers discours
furent prononcés, et furent wès aipplaudis.
L’apirès midi eut lieu notre séance récréative; piréseralée toujours par notre
aussi dévoué que talentueux ami et speaker M. Tron Alido. Plus de 3'50 Vaudois
étaient réuniis à la Maiso'n Vaudoise, et
écoutaient nos tous petits, cadets et jeunes,
qui chantèrent et jouèrent avec talent.
Le soir, près die 146 vaudois étaient
inscrits pour participer au 'traditiomnel
repas... Nos diers et dévoués collaborateurs ne savaient plus -coimmcmt faire pour
pilaicer tout le monde, et 'Une fois .
pour celte journée, la Mat-son Vi
était trop petite et 'M. H. Poil i\
de ipeine parfois, à calmer It nu)) i
Enhti, t’Oiut le monde fut pliace ei
vea'U les chants d-u « pays » .sc iirtendre...
Nos remerciements les plu mI
la chorale qui, malgré le iroj.d
rien » de celle année, résista- ei v
péter par vent, pluie et nii,,i
dévoué ami, Mr. Raymond \ id
le dévouement n’a d’égal que s,.térable bonne humeur... à tons nos .
grandis et p'eti't®... à nos deux i-«>i
maiis simtouit... à 'notre trio: M.r-(
Roibert, Trou Lucien eft Tron Riiiaî;
fuirent 'trois garçons de reslauirani
tement stylés... et qui nous seo*vir€
repais, avec autant de dévoiuienienr
d’adresse et de bonne humeur...
n’est pats peu dire!!!
:core.
(udojse
' grau*
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Mt en
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notre
dont
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leurs
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LO, qui
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Lettere dì catecumeni
al tempo della Confermazione
Ho chiesto ai miei catecumeni di
Pomaretto di omettere per iscritto pensieri e sentimenti che essi provano
all’avvicinarsi della Ccmfermazione :
stralcio i brani più interessanti:
Una catecumena scrive : « non mi
sembra possibile che siano trascorsi
quattro anni di catechismo e che tra
pochi giorni io possa pronunciare il
”sì,” della promessa solenne... mi sento intimorita al pensiero che entreremo in chiesa come dei trioniatori, sentendo puntati su di noi gli sguardi
della gente; difatti saremo trionfatori della giornata, al centro dell’attenzione generale. I giorni precedenti si
sono spesi col pensiero dei vestiti, del
le scarpe, delle cuffie ecc. ma il pensiero più importante dove sarà finito?
forse si compie questo passo perchè
tutti l’hanno coinpiuto e sarebbe gran
guaio, secondo il pensiero della gente,
se qualcuno spontaneamente rinvia.s3e di un anno o due -la sua Confermazione... Penso che sarebbe meglio ohe
tutti meditassimo un po’ di più questa
decisione: i giorni ohe precedono la
data della Promessa dovrebbero essere più calmi, più sereni per il raccoglimento ».
«Il ”sì” è una cosa solenne -che mi
impegna a seguire il Signore nella
Via che mi ha indicato, ricordando
soprattutto che noi siamo il corpo di
Cristo, secondo l’imagine della lettera
ai Corinzi: nessuno è disutile; anzi
tutti dobbiamo unirai in un’attività
che fortdfi<3hi la Chiesa, la renda esemplare, insegnando agli altri le cose grandi che il Signore ci ha rivelato.
Dobbiamo essere piccoli soldati del
Signore, combattendo ogni giorno la
nostra battaglia come trionfatori, die
tre il vero Trionfatore nell’attesa della Vittoria finale col Signore.
Io sono certa ohe la strada da me
scelta è la buona e che sarebbe utile
di prolungare ancora dMn anno lo
studio in comune prima di essere ricevuti in Chiesa; sono (x>nt6nta della
mia decisione e non ho motivi per
pensare diversamente... sonO' fiduciosa
che il Signore mi aiuterà a camminare sempre nella Sua Strada... ».
Un’altra catecumena scrive : « peccato che si dia troippo valore alla cerimonia più ohe alla parte spirituale e
non ci sia più quella letizia semplice,
vera e pura che dovrebbe caratterizzare la giornata... ».
Un catecumeno esprime questi pensieri : « il momento solenne s’avvicina e s’avvicinano per me perplessità
e timori: sono scosso non tanto per
la cerimonia ma per la serietà della
promessa che devo fare: abituato a
seguire serenamen-te il corso di catechismo con la tranquillità di ricevere
spiegazione su ogni argomento mi sento ora un po’ disorientato perchè sento che avrei ancora bisogno di conoscere molte cose; del resto penso ohe
que'ste perplessità siano comuni a tutti i ragazzi che devono assumere una
responsabilità casi grande ed impor
tante per la loro vita futura... forse la
sicurezza dei sentimenti verrà in seguito quando verranno le prime pene e mi troverò al bivio di fronte a
situazioni difficili e allora ricorrerò
all’aiuto potente di Dio per non cadere... perciò per non essere preso alla sprovvista è bene continuare lo
studio della Bibbia, unico mezzo i>er
fortificarci; spero di mantenere la
promessa di partecipare attivamente
alla vita della mia chiesa, cercando
di far fruttare i doni che il Signore
mi ha dato soprattutto nell’essere vicino al prossimo...».
Il non felice esempio dei parenti
fanno scrivere queste parole ad una
catecumena : « cercherò di non seguire gli esempi di alcuni dei miei (xmoscenti i quali, appena ricevuta la Co^
njunione si sono aillontanati dalla
Chiesa... cercherò di leggere quotidianamente la Bibbia perchè in essa pos
so trovare pensieri di forza e di conforto... ».
Il Signore ci ha dato il privilegio
di gettare la semenza nei giovani cuori dei nostri catecumeni: il Signore
stesso col Suo Spirito farà crescere la
tenera pianta della fede e della testimonianza: certo, come appare dalle
« confessioni » dei catecumeni, la Chiesa li accoglie, o meglio una parte della Chiesa sorriderà o farà dell’ironia
di fronte al loto entusiasmo : le docce
fredde dell’indifferenza non mancheranno per le giovani promesse della
nostra comunità; noi li immettiamo
nella Chiesa, e la Chiesa come li accoglie? la risposta è oeitamente deludente scoraggiante; lo sappiamo, ma
confidiamo nella Potenza di Dio, confidiamo nel Suo amore che segue le
sue creature perchè possano essere
per gli altri ima luce che splende, un
richiamo ardente a ritornare alla
Chiesa per amarla, per spendere per
lei un po’ di tempo e di denaro per
riscoprire la gioia, la vera gioia del
servizio per gli altri...
Gustavo Bouchard
Bien emten'diu, les jours qui suiviremt
furenil consaoirés à la visite deis iVniilles
Vauidoises à MarBeillo et hors Marseille...
Le miauvais tempis hanidicapait bien nos
sorties... .mais néanimoimis, le travail fut
bon et eniriohissant. Notre devO'ir est bien
agréable, de dire une fois enioore un merci aussi vif qu’affoiîtJueux à Mr. Rivoire,
qui d’un pais iloujouirB aussi vif qu’alerte,
était toujours prêt à se rendre parUiui où
sa visite pouvait aipporter joie, encouragement et récoinfort... La visite des Vaudois dispersés fut aussi bienfaisante: au
Tholonel, mous retrouvâmes avec plaisir
la famille Rivoir Jacques; un autre jour
c’était à Puy Riicard, chez les frères Emile et Victor Rivoir..., là 'les souvenirs furent évoqués, un lou’te célébré... Puis se
fut la vi'si'te' des Vaudois du Plan des
Pennes... Un autre jour celle des Vaudois,
de Pas des Lanciers, VilroiEes, les PennesMirabeau... réunis à Gigmac La Nertbe,
chez la symipaitbiqiue famille Ben on...
Une autre fois, c’était les malades... ou
les Vaudois dans lies Maison* de retraites.
Le senl samedi (yU'e Moinsieur Rivoire
pa'Ssa à Marseille, une réunion eut lieu
à la Maison Vaudoise. Le mauvais temps,
les grippes, le froid, empêchèrent beaucoup de nos amis de venir; malgré tout
une soixantaine de personnes élaieni réunis, pour ent'endre M. Rivo'ire prieir en
commun^ et aussi pour lui redire nO'lre
reconnaissanice... Après le culte, M. Rivoire nous fit faire à tous un merveilleux
voyage a.ux vallées, et ce, par la projections de apliendide® vues. (Jue Monsieur
le Docteur (Juatitrini soit bien vivement
remercié, pour avoir aussi largement contribué à nous faire passer une aussi
agréable soirée, et qu’il soiit féJické, ainsi que sa famille, pour leurs vues magnifiques.
Les journées si bien re(mplie.s passèrent
vite... trop vite... et ce séjour tant attendu
est toujours trop bref, pour arriver à
fa'ire tout ce que l’on voudrait. Néanmoins, nous sommes heureux de cette visite, de ces visites, de tout ce qu’elles
nous apportent et nous remercions non
seulement le Pasteur que l'a V. Taible nous
envo'ie, mais que tou® les membres de la
V. Table trouvent ici l’expression de la
reconnaissance des Vaudois... de la « diaspora Marseillaise ».
A. P.
3
12 aprile 1963 — N. 15
P«g. 3
Egli è risorto
Dal PaciRco all’Atlantico il Moderatore incontra oriundi
valdesi e trova un interesse vivo per la nostra opera
La stagione che distende sul volto
delfaprile la patina brumosa e umida
dell’autunno ci rende tristi e incapaci
di credere che la natura si ricordi di
compiere il suo ciclo e sia disposta al
risveglio anmiale. "Che tempo", diciamo, "non sembra nemmeno di essere
vicini a Pasqua”.
La consuetudine inquadrata nette
pagine del ccdendario ci ha abituati a
sentire che la Pasqua è vicitut quando
le siepi sono fiorite di biancospino, gli
alberi mettono le prime gemme e sui
davanzali si affaccia, timido, il primo
germoglio verde. Annunci visivi di colori, di suoni, di odori, messaggi che
colpiscono i nostri sensi e ci rallegrano per quel tanto che portano in noi
dì sollievo dopo il periodo invernale.
La Pasqua viene in questo tempo. Indipendentemente dcd barometro e dal
colore del cielo la grande festa cristiana ritorna con lo squillo dei suoi simboli uriche se a noi non sembra di essere giunti a questo giorno.
Se non temessimo di enunciare una
assurdità diremmo che nella vita dì
un cristiano il significato della Pasqua
ha forse una importanza maggiore di
quello del Natale poiché, come dice
l'apostolo Paolo, nella lettera I ai Co
rinti, "se Cristo non è risuscitato verna
è la nostra fede noi siamo ancora nei
nostri peccati”. Indubbiamente la nascita del Messia profetizzata in maniera cos) ampia e precisa neWAriHco
Testamento inizia un’era destinata ari
informare tutta la sfocia del genere
umano e a fondare una religione, la
sola vera, che durerà nei secoli; ma
la Pasqua, con il miracolo della Resurr ‘Nane proietta questa umanità in
una ¡domata, senza tempo nè tramonto, che sì chiama vita eterna.
N.h camminiamo tra le piccole case
misi!! ondo il ritmo dell’universo con
il nostro passo di mortali. Incapaci a
fora un concetto preciso delle parole
’‘eternità" ed "infinito" abbiamo compilar.^ il calendario con cifre e calcoli, stabilendo una durata precìsa per
giorni, secoli, millenni. Anche alla nostra vita, che dovremmo riempire di
. azioni feconde, edificanti, tese alla perfezione e all’adorazione del Dio Viverne. abbiamo preso le misure con
il n.etro, assegnandole una dimensione che parte da un numero: la nascita. ' termina con un altro: la morte.
Ma davanti aU’eternità non abbiamo
più numeri a disposizione, abbiamo
soltanto la Fede.
La sopravvivenza deWanima al corpo, la sua stcd>ilità in un mondo ultraterreno era stato il grande problema
di fondo deila filoso^ e del pensiero
orìeraedi ed ellenici, ma soltanto nelTEvangelo Tuomo, figlio di Dio, risuscitò in Cristo che lo aveva purificato
da ogni colpa. Dio era sceso tra gli
uomini per vìvere e morire come uno
dì loro portando sulle spalle tutto il
male ed il dolore del mondo. Dalle
origini della vita mm nessun essere supremo aveva accettato di salire al patìbolo per i propri sudditi, chiamati
con il lume di figli. Ora noi sappiamo
che per Lui vivremo veramente dopo
la morte, che il nostro breve viaggio
terreno altro rum è che un esilio dalla
vera patria, alla quale Egli è salito risorgendo dal sepolcro in quella lontana Pasqua di gloria.
Se riuscissimo a misurare, non con
il calcolo della nostra mente, ma con
la forza della Fede, il senso di questa
eternità di vita che ci attende sulTaltra riva, ogni cura e ogni dolore ci
sembrerebbero un prezzo irrilevante in
confronto alla vittoria finale. Rimangano gli storici e gli scienziati, i sapienti di medicina e di chimica a discutere, cavillando, su quel sepolcro
vuoto. Anche se le dispute si prolungassero per secoli tra fiumi dì parole.
TEvangelo non muterebbe dì una sola
lettera la smagliante verità del Promessa Divina: "Chiunque crede in me.
anche se morto, vivrà”.
Noi siamo su questa terra per ripeterla ai credenti e agli iiwreduli, ai
Tiepidi e agli ignari, per testimoniare
del Dio della vita e ripetere ancora
"Egli è risorto, non è qui”. Non su
questa terra dove il male e il dolore
a rendono prigionieri di Satana, ma
nell’infinito, tra gli .^piriti puri, al centro dell’universo, in un regno che non
possiamo immaginare ma del quale
egli ci ha dato la cittadinanza per fede. Accostiamoci all’orlo di quel sepolcro vuoto e dopo aver meditato sulla Sua morte guardiamo verso il cielo. E’ Pasqua, per gli uomini di tutta
le terra. Per i figli di ogni razza e di
ogni fede Cristo è risorto, ha sconfitto
la morte. Pasqua, sul mondo travolto
dalTodio, sui campi insanguinati, sui
deserti, sulle nevi. Pasqua nelle galere e nelle periferie affamate, sulle strade di sole o di gelo, sui lebbrosari e
sulle capanne; in ognuno di noi. Cristo risorge, guardiamo verso il cielo.
Marco
In servizio negli Stati Uniti
Ho scritto la mia ultima corrispondenza da Los Angeles, la grande metropoli della Oalifomia caratterizzata da un traffico eccezionale e arric
chita, d’altronde, da una meravigliosa natura che dai molt^lici colli scen
de verso l’Oceano Pacifico. Scrivo oggi la mia nuova corrilspondenza alla
estremità opposta di questo immenso
continente, dopo im lungo viaggio in
aereo che di tappa in tappa mi ha
condotto a Rochester, hello Stato di
New York, quasi sulle sponde del lago
Ontario.
Ogni tanto, guardando indietro e
ricordando varie persone da me incontrate durante il vla^o, mi accorgo
d’aver dimenticato di menzionare i
loro nomi neU’interease di molti lettciri del nostro settimanale. Alcune
settimane or sono, nella vasta assemblea che gremiva la 10“ Chiesa Presbi
teriana, a Filadelfia, ho a’,Tito la gioia
di notare le famiglie dei fratelli Felice
e Oreste Canal (se ben ricordo i loro
nomi) di Ferrerò, raggruppata attorno ad una signora con la cuffia valdese. A Los Angelés ho trasco>rso un
po’ di tempo col Pastore Stefano Testa, di origine abruzzese, noto negli
ambienti italo-ameiicani per il suo
lungo, attivo ministero. All’età di 92
anni cammina come un giovanotto s
partecipa attivamente alla vita ecclesiastica. Non si è isolato in cerca di
riposo; anzi, due anni or sono, a 90
anni compiuti, si è recato nel Brasile
per assistere ad una campagna evangelistica presieduta dal predicatore
Billy Graham; scrìve articoli e diffonde opuscoli di carattere evangelistico con la passione che caratterizzava 1 nostri padri nel periodo in cui
essi annunziavano l’Evangedo e polemizzavano col cattolicesimo roniono.
Il Pastore Testa ha voluto assistere
ad una riunione serale da me presieduta in una chiesa di Los Angeles e
mi ha invitato a partecipare al pran
zo di un gruppo di ex-studenti deU’Union Theological Seminary di New
York, tutti più che ottantenni e ormai Pastori emeriti residenti nella zona.
Ho ripreso il mio viaggio verso il
Nord, il 12 marzo, con un volo da Los
Angeles a Portland, neli’Oregon. Due
anni or sono ero già stato a Portland ;
sono stato lieto di rivedere un nostro
buon amico, il Dr. Paul Wright, e di
rivolgere il mio messaggio ad una bella assemblea riimita nella 1“ Chiesa
Presbiteriana. La mattina seguente
mi sono alzato alle sei con l’intesa di
lasciare Tareoporto di Portland alle
otto per un lungo volo verso Chicago.
Per ragioni d’ordine tecnico il volo
era stato abolito e sostituito da un
successivo volo alle ore dieci sul grosso apparecchio dalle North-Western
Air Lines. Mi preoccupavo delle distanze e delle coincidenze a Chicago,
perchè la sera stessa di quel giorno
avevo un -importante impegno nello
Stato del Michigan, vicino a Detroit.
Malgrado l’alta velocità del grande
reattore giunsi a Chicago con un notevole ritardo e l’aereo per Detroit era
già partito!
Ma non era necessario, però, ch’io
mi preoccupassi tanto; daH’immenso
aeroporto di Chicago spiccano il volo
per ogni parte del continente centinaia e centinaia di apparecchi e, do;pc appena un’ora di attesa, eccomi di
nuovo sull’aereo verso Detroit, capi
tale dell’industria automobilistica. In
appena un giorno ero jiassato dalla
cesta del Pacifico alle pianure del Michigan ancora coperte da uno strato
d'. neve. Mi attendeva all’aeroporto il
Past. Di Harris per condurmi nella
sua grande chiesa a Birmingham. On
de offrire alla comunità la possibilità
di ascoltare il delegato Valdese era
stato organizzato un pasto serale per
tutte le famiglie i cui nomi erano compresi tra la lettera A e la lettera L;
le altre famiglie si sarebbero poi riunite la settimana seguente in occasione di una mia seconda visita a Birmingham. Non ho potuto giungere a
tempo per il pasto con « pollo alla
cacciatora», ma ho avuto la mia buo
na razione alle ore 21, dopo aver parlato ad una vasta assemblea raccolta in uno dei grandi saloni dell’edificio. La 1“ Chiesa Presbiteriana di
Birmingham è quasi fuori città, m
uno dei grandi terreni dove la popolazione si stabilisce per allontanarsi
dalle zone industriali o degli affari;
f;d ha scelto, come molte alti e chie
se americane, un terreno spazioso, adatto al parcheggio di centinaia di
macchine, risolvendo in tal modo uno
dei problemi che riguardano la vita
ecclesiastica americana. Non potevo
fare a meno di pensare alla situazione di Roma e di Milano dove le nostre comunità Valdesi iSono situate al
centro della città in forte espansione, mentre avremmo assoluto bisogno
d’esser presenti nelle zone di perife
ria per potenziare la nostra Opera e
non perdere contatto con la nostra
popolazione.
# * *
Da Birmingham e poi da Detroit
mi sono recato il giorno seguente a
Cleveland, nelirObio, per una breve
visita ad una signora in merito agli
sviluppi delia nostra Opera a Palei>
rao. Poi, eccomi di nuovo con le mie
valigie all’aeroporto, sempre in viaggio e sempre in attesa di una nuova
sistemazione logistica. Dall’alto guardo il paesaggio assai diverso da quello californiano; il terreno è bianco
di neve, i grandi laghi sono ancora
completamente gelati. La sera giungo nuovamente a Chicago dove avrò
un programma assai Intenso.
Domenica mattina 17 marzo, alle
9,30, mi trovo nella « Waldensian
Presbyterian Church » per il culto
1}
il
di Pa
RITORNO
c»n predicazione, n Pastore Armstrong mi presenta alla comunità ed
una piccola corale di rs^azzi e di ragazze negri canta im inno di circostanza. La chiesa è un’antica comunità di lingua italiana, ora imita alla Chiesa Presbiteriana deg^i Stati
Uniti. Un anziano legge, l’occar
sione la Parola di Dio in italiano e
in inglese, ma tutto il culto si svolge
in inglese. Alle 11 salgo in una macchina che mi trasporta a Chicago
Heights, circa 40 miglia fuori città.
Percorriamo le grandi autostrade ohe
attraversano (^Ifioago e verso mezzogiorno siamo vicino alla chiesa dove
sono chiamato a rivolgere 11 nùo messaggio. Ormai è tardi, temo di non
essere più atteso e, invece, quando
entro in chiesa vedo la comunità compatta e noto subito molte fisionomie
italiane. Il giovane Pastore locale nù
invita a parlare per mezz’ora; mi rivolgo ad una comunità costituita cinquant’annl fa da italiani «evangelizzati» in Italia o dalla Missione Presbiteriana di Chicago. Oggi la lingua
italiana è quasi scomparsa, ma i volti, i sorrisi, ü tono delia voce rivelar
no la discendenza italiana. Non faremo mai abbastanza per annunziare
l’Evangelo ai nostri connazionali, mem.ori delle parole del generale Beckwith: «O sarete missionari o non
sarete nulla». Dopo il culto, sono invitato a pranzo dal àg. Ray Palanca,
proprietario di una sartoria, emigrato
da San Benedetto del Tronto e exanziano di Chiesa. E che bel pranzo
di stile italiano e che interesse per la
causa dell’Evangelo nella nostra patria! Infine, alle 17 partenza per Chicago in vista del terzo culto domenicale in una grande chiesa, la « Bethany Community Church » il cui Pastore era venuto a cercarmi a Roma
nei giorni in cui si apriva il Concilio
Vaticano II. Era piuttosto tardi quando riprendevo la strada per torree
all’albergo a cercarvi un po’ di riposo, ma ero anche lieto del lavoro compiuto in quella domenica di marzo.
Lunedì sera, 18 marzo, ho parlato
agli studeniti del « Me Cormick Theological Seminary », a Chicago, uno
dei più grandi Seminari teologici presbiteriani. Ho dovuto i>arlare sulla situazione ecumenica nel momento
presente e sul Concilio Vaticano. Dopo la conferenza un gruppo di professori e di studenti si è ancora gentilmente riunito attorno a me per una
conversazione serale (saluti al Prof.
Soggin di Roma da parte di alcuni
Professori del Me Cormick). La mattina seguente raggiungo un’altra Facoltà di teologia, il « Bethany Biblical
Institute » per presiedervi il culto
mattutino nella cappella. D pomeriggio, dopo un lungo percorso nella var
sta città, sono giunto presso la casa
della signorina Marie Pons, oriunda
(continua in 4.a pag.)
SM m
^ ^ ^
di Edina Ribe€ m Rostfaaira
L’uomo parcheggiò con cura la piccola automobile nuova sul lato della
strada, in un punto dove questa sembrava allargarsi un poco verso il campo vicina; rassicurò da ogni possibile slittamento con due grosse pietre
poste dietro le ruote posteriori; la ricopri di un telo di plastica; le girò
intorno, osservandola da tutte le parti e soffermandosi a misurare con lo
sguardo lo spazio rimasto sulla modesta carreggiata di campagna per altri eventuali veicoli; ed hifine, soddisfatto, 3 incamminò con passo svelto
per quella che, ripida com'era, incoirotta da Tossati trasversali, cosparsa
di pietre e di buche, non era piu sirada peircorribile in automobile.
L’uomo era contento; senza in terI rompere la marcia guardava ogni cosa airintoimo : le vigne, i campi ; le
case vicine sparse lungo il pendio e
quelle più lontane come accovacciate
nell’erba novella, tutte mute e tranquille nel riposo domenicale; il vasto
panorama che si apriva man mano
verso la pianura, dove una leggera
vagante nube azzurrina indicava che
il giorno era sorto da poco.
Tutto gli era talmente noto, tutto
ciò che vedeva era talmente radicato
nel suo cuore, che egli poteva rimanere lontano per anni, ma non dimenticare nessun particolare: era il suo
paese natio, dov’era stato educato ed
aveva trascorso l’adolescenza, e che
aveva Aasciato isolltanto quando, diventato un robusto giovanotto, era
sceso in città per lavorare. Sapeva
tutto a memoria: le pietre, le svolte
della strada, le zone d’ombra ove le
fontanelle gorgogliavano tra il crescione, la tiepida insenatura, là dietro,
tutta esposta al sole, ove sbocciavano
sempre le primule, 'le prime, le più
belle... Anche adesso c’erano'; e come
s’aprivano al sole di quella bella giornata! L’uomo si fermò un attimo ad
osservare; ed ancora una volta si stupì. di come la terra potesse ridiven
tare tenera dopo il gelo invernale, e
risorgere in quel modo, sprigionando
tanta ricchezza di vita. Egli, da ragazzo, raccoglieva sempre le primule,
proprio su questa ripa, per la mamma e per la maestra: si chinò, ne prese due, se le infilò nella bottoniera
della giacca; e, mentre cosi faceva,
udì nel bosco il cuculo ripetere a più
riprese il suo richiamo. Tutto era davvero come allora, quando l’uomo era
bambino; non vi era nulla di cambiato, per fortuna; anche la mamma
era nella vecchia casa patema che
Taspettava come un tempo, con ansia, con gioia, con lo stesso amore immutevole. L’uemo affrettò il passo,
avrebbe già voluto essere arrivato,
adesso!
Erano passati parecchi anni da
quando non era più tornato fin lassù: quanti? forse cinque..., sei..., non
ricordava; aveva sempre avuto tanto
da fare, tanto lavoro, giorno e notte,
si può dire, senza tregua. La madre
scendeva ogni inverno in città a fargli visita nella nuova sede dove egli
abitava con la moglie ; ma lui non era
più ''enuto al paese. Non comprendeva, adesso, come aveva jotuto starsene lontano per tanto tempo, senza respirare quest’aria vivida, odorosa,
quasi saporita, che gli entrava con
forza nel petto e lo rinvigoriva: l’uomo non sapeva neanche più che esistesse un’aria così:.
Egli viveva nel fitto grigiore della
città, dietro il banco del suo piccolo
bar, avvolto dai vapori del caffè espresso, dal fumo delle innumerevoli
sigarette fumate dai suoi olienti, tra
rinterminabile andare della radio e il
tonfo sonoro delle musiche sincopar
te, immerso nel frastuono di cento
voci discordanti esigenti chiassose....
Al solo penisaroi, riudiva ancora risuonare tutto questo rumore nel suo capo, e per contrasto gli sembrava tanto più profondo e dolce il silenzio del
la campagna, interrotto solo dal sereno canto del cuculo.
D’un tratto, quasi di colpo, l’uomo
avvertì com’era dura la vita che faceva, com’era assillante, artificiosa, lontana dalle cose buone semplici vere
della natura. Iixcomincdaiva alTàlba,
per il treno degli operai e continuava
sempre con l’occhio all’orologio, per
essere in tempo: mettere in moto la
macchina espresso, pulire i pavimenti, lavare i tavoli, le tazze; preparare
i panini, ascoltare una quantità di
conversazioni insulse ; mangiare un
boccone in fretta, perchè l’ora del
mezzogiorno era la più redditizia; lui
e la moglie tutto il giorno in piedi,
sorridere anche senza voglia, servire
veloci attenti...; e via via, così fino a
notte inoltrata.
Gli ritornavano alla mente tutti gli
affanni, i sacrifici, le o«re di lavoro
extra per riuscire a diventare proprietario df quel bar, ambito da moilti.
Avevano rinunciato a molte cose, lui
e la moglie, anche agli svaghi e ad
una vita di famiglia, pur di raggiungere il benessere tanto desiderato; e
quando avevano avuto il locale, c’era
stato il debito da pagare, poi le migliorie da fare, poi l’arredamento di
un alloggetto moderno, con le rate
che non terminavano mai...; ed infine avevano voluto anche l’utilitaria.
L’uomo rivide in pensiero il volto ancor giovane della moglie, segnato dalle occhiaie di una perenne stanchezza e dal pallore caratteristico di chi
è obbligato a lavorare continuamente in ambiente chiuso, e provò una
stretta al cuore : anche oggi la moglie
era dovuta rimanere in città per permettere a lui quella breve vacanza.
Era proprio questa la mèta che egli
si era proposto? era veramente questo che aveva voluto con tanto ardore? Cu-cu, cu-cu..., sembrava irridere
iuccello da lungi nel bosco, mentre
l’uomo proseguiva la strada, perples
so e disorientato.
La madre l’aspettava, e come tutte
le madri che aspettano il ritorno del
figliolo lontano, gli aveva preparato
un’accoglienza di festa: sul tavolo era
pronta una colazione con tutti i cibi
che preferiva, il latte appena munto,
il burro fatto in casa, il miele genuino di montagna: la cucina era rilucente di pulizia; primule e genziane
sul vecchio davanzale, da cui si scorgeva tutta la valle piena di sole.
Come tutte le madri felici, anche
questa parlava e rideva insieme, dimenticava l’età, gli acciacchi, tutto, e
s’affaccendava intorno al figlio in cento modi per farlo contento.
L’uomo, a contatto di tanto amore,
ritornava ragazzo; le perplessità di
poc’anzi non erano più così vive, per
il momento ; mangiava di gusto, rispondeva alle numerose domande della madre, si rilassava... Infine, secondo una vecchia abitudine, si sedette
a fumare sulla soglia, lasciando errare pigramente lo sguardo su tutto quel
paesaggio co.s’. familiare: giù sul torrente impetuoso, su verso le cime colme di neve, là tra i boschi teneramente in germoglio... Non voleva più
pensare a nulla. Come si sta,va bene,
questa era vita!
Intanto la vecchia madre s’era vestita per il culto, ed ora Ln-vltava il
figlio ad accompagnarla. E’ vero, era
la domenica di Pasqua, e certamente
la donna non avrebbe abbandonato il
culto, neppure per la venuta del figlio; anzi, era una gioia ancora più
grande per lei potervisi recare insieme con lui. Ma l’uomo non era mai
più andato in chiesa, da anni: non
ne aveva avuto il tempo; e come avrebbe potuto con tutto il suo lavoro? figuriamoci! La chiesa, il culto,
la preghiera, la lettura della Bibbia,
tutto ciò era ben lontano da lui, perduto nella nebbia del tempo della sua
prima giovinezza, dimenticato. Egli
aveva avuto sempre tanti altri impe
gni più urgenti!...
Ma la madre aspettava che egli le
desse il braccio e l’accompagnasse, co
me fosse la cosa più naturale del mondo; e, neU’attesa, tutto il suo vecxshio
volto raggiava di una commovente letizia.
L’uomo allora si riscosse, si alzò
buttando via la sigaretta, e fece come
lei voleva.
Quella giornata era veramente densa di cose strane per lui, di cose alle
quali non aveva mai pensato, o che
ron aveva mai più fatto: era proprio
un ritorno, non solo al paese natio,
ma un ritorno sul cammino percorso nella vita, una sesta a considerare
e a rifiettere.
Mentre scendeva lentamente con la
madre verso il tempio, l’uomo fu ripreso ancora una volta, ma con più
forza di prima, dal senso fastidiosamente acuto d’avere sciupato qualche
cosa di prezioso nella sua esistenza"
capiva di avere dato somma importanza a cose che non ne avevano, e
d’aveme negletto e dimenticato altre
che invece erano molto importanti;
rivalutava tutto quanto aveva fatto
con un metro diverso, e comprendeva
che non era stato tutto bene, tutto
giusto e adeguato e sufficiente per la
sua vita di uomo. Mancava la parte
migliore, quella che dava un reale significato alla vita umana: temere e
servire Dio. A nulla valeva possedere
tante cose, se l’uomo dimenticava di
possedere un’anima, assetata come
una terra asciutta.
Lì, davanti al tempio, vi era un
piccolo gruppo di gente che si apprestava ad entrare per cantare le lodi
del Signore Risorto, e l’uomo entrò
umilmente insieme con essi...; e fu
come se si fosse alleggerito di una
grande fatica, come se le cose avessero d’un tratto ripreso il loro giusto
posto, secondo l’ordine stabilito da
Colui che reclamava per Sè la prima
parte; e fu come se, soltanto allora,
l’uomo fosse davvero tornato a casa.
4
pag. 4
In servizio negli Stati Uniti
Un appello da
Cerignola
{segue dulia 3.a pag.)
dì Frali e zia dell’anziano Remigio
Pons, della Chiesa Valdese di San Secondo di Pinerolo. Avevo espresso il
desiderio di un inconizro, se possibile,
con alcuni Valdesi di CWoago. Le distanze non permettono facilmente tali inconitri; tuttavia ho avuto il piacere di vedere un gruppo di persone
e di recar loro notizie della Chiesa
Valdese in Italia. Mi è difllcile ricor
dare tutti i nomi, comimque alcuni li
ho trascritti per i nostri lettori: Jean
Rostan, François Grill, Elda Tessore,
Henri Grill e Signora, Suzanne Richard, Marie Breuza, Marie Peyrot,
Suzanne Peyrot Grill, oltre naturalmente alla Signorina Pons ed a suo
fratello, Antoine, se ben ricordo.
Il mio programma a Chicago non
era terminato. Mercoled!, a mezzogiorno ho rivolto vma meditazione biblica nella grande 4“ Chiesa Presbiteriana in occasione di un culto « quaresim/^e»; e la sera, sempre nella stessa
chiesa, ho presieduto un culto di preparazione alla Settimana Santa, con
predicazione intonata alla circostanza. Finalmente giovedì mattina 21
marzo mi rimettevo in viaggio verso
Birmingham, nello Stato del Michiga,n, per la seconda riunione delle famiglie i cui nomi iniziavano dalla lettera M alla Z, nella chiesa presbite^
riana del Dr. Harris, vivamente interessato alla nostra testimonianza in
Italia!
« * «
Con un volo relativamente breve ho
raggiunto Buffalo, nello Stato di New
York, a poca distanza dai laghi Eric
e Ontario e dalle famose cascate del
Niagara. All’aeroporto mi attendevano il Prof. Salvatore Guamaccda, oriundo di Pachino e sostenitore della
nuova Casa di Riposo di Vittoria, assieme all’avvocato Paul Creola, la cui
famiglia proveniva dagli Abruzzi. Sono stato alloiggiato neiraccogliente
Motel del Rev. Bersani, di Bologna,
e iper alcuni giorni sono stato circondato da questi nostri amici con fraterna cordialità.
Ho iniziato il mio lavoro a Buffalo
la sera di venerdì. 22 marzo in una
piccola comunità alla periferia della
città. Domenica 24 ho presieduto due
culti successivi nella Chiesa Presbiterjana di East Aurora e la sera ho
predicato nella Chiesa Battista di
Edison Street i cui fondatori prove
nivano tutti da Pescasseroli, se non
erro luogo natale di Benedetto Cre
ce! Quanti italiani da queste parti,
provenienti in modo speciale dall’Abruzzo!
LunedSi mi rimettevo in viaggio verso Rochester, dove hanno sede i grandi impianti Kodack. Sono stato fràtemamente accolto dal Rev. Di Ernesto Merlanti, da Venezia, e per lunghi
anni pastore negli Stati Uniti. Ora
PCT quanto enierito, rimane al servizio di una chiesa presbiteriana e si
occupa soprattutto di oasi in cui la
cura pastorale e la psicoterapia debbono procedere insieme.
A Rochester ho presieduto, la mattina, il culto nella cappella del «Col
gate Divlnity College » per professori
e studenti. A mezzogiomo ho parlato
ad una riunione di tutti i Pastori del
la città e alle 15 ero già all’aeroporto
per recarmi ad Albany, capitale dello Stato di New York, dove la sera ho
presi^uto un culto nella prima Chiesa Rifonnata della città, in occasione
della preparazione alla Settimana
Santa. Albany è legata ad alcuni antichi ricordi del Protestantesiino in
America; vi fu costruita una delle
prime Chiese Riformate (Dutch Reformed) da parte di olandesi emigrati e nella chiesa dove ho presieduto
il culto etsiste il più antico pulpito
protestante in America, inviato nel
1657 ad Albany da Amsterdam. I miei
pensieri riandavano alia storia di quei
tempi; due anni prima le Valli Val
desi er^o segnate a sangue dalle Pasque Piemontesi e il Moderatore Jean
Leger fuggiva da Villasecca per richiamare l’interesse delle nazione prote
stanti d’Europa sulle sorti della popolazione Valdese. Più tardi egli diventava Pastore della « Eglise Vallonne » di Leiden in Olanda !
La mattina seguente tornavo in aereo a Rochester per un culto in una
Chiesa Presbiteriana e da questa città mi recherò ora per un breve viaggio nei Canada. Ringrazio il Signore
che mi ha protetto in questi viaggi e,
siccome sono sicuro che altre persone hanno chiesto a Luì di accompagnarmi, ringrazio i fratelli e gli amici per il loro vincolo di solidarietà
nella preghiera, al servizio della nostra Chiesa. Ermanno Rostan
L Asilo Valdese di Ceriigiiola- rivolge un
appeflo urgente per ama muestra giardiniera, in quanto qjueJla che ha eeenciitato
finora qneeto servizio, è stata lOostretiLa a
far ritorno a casa per ragioni di famiglia.
La aua sostituzione è un problema vitale
per il nostro iati-tinto. Scrivere a Chiesa
Evangelica Valdese, Piazza Castello 17,
Cerignola (Foggia).
n Don.
Nicola Colucci
Rochester, 28 marzo 1963
Convegno
del lunedi di Pasqua
delle Comunità Metodiste e Vaidesi di La Spezia, Carrara, Pisa
Lucca e Diaspora.
nella pineta \dl jMABINELLA;,
lungo il mare fra Marina di Oar
rara e Bocca di Magra.
In caso di cattivo tempo rincontro ha luogo nei locali della
Chiesa Metodista di Carrara.
Via Rosselli 49.
Ore] 11 : Cùlto presieduto dai
Pastore S. Carrari, V. Mo, e
G. Bertin.
Ore 12: Pranzo al sacco.
Giochi e canti. Chiusura ore 16.
Vivo fraterno invito a tutti!
HUtMtumiMiiiiniimNiHiiiiiiiiHmiiiiiiiimiiiiiimNiiiiiiiiHMiiiiimmimiiiiiiHiHui
.................................
.........................................................................................................................................................................................................................................
iiiiMiiimiiiiiiiiiiiiiimiiiiiimiiimiiiiiiiiiiiimiiiiiii
imiimiiiiiimiiiijiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimi
itiiiiiiiiimiiiiiiiiiimiiiimmiiiiiiimiiiiiinmiiiiiiiiiiiiiii................
itiiiiiiuiiiHiimiiiiiiiMiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiniiiiiiiiiii
DALLE NOSTRE COMUNITÀ
S. GERMANO CHISONE
LUSERNA S. GIOVANNI
PRAMOLLO
TORRE PEIUCE
La cara .¡insegnan,te a riposo Maria Meynei non è più. Il Signore l’ha riiohiamata
a Se dopo -una vita tutta eonsacrala alla
famiglia, alla scuola, alla Chiesa.
Teirminata, la sua earriera scolaistiica, ella
sperava in un riposo sereno, veramente
meriita-tio, fors’aniohe accarezzava il sogno
di raggiungere il fratello e la sua famiglia in Uruguay. Il Signore aveva disposto diversamente per lei; ha voluto ricongiuugerla ai genitori ed al fratello che
l’avevano preceduta. Ed eia ha ubbidito
um-ilmenlle; ha risposto affa chiamata del
Signore loon, fede e oon sottomissione.
Al' fratello ohe, venuto di eosì lontano,
e stato presso di lei in queste lultime settimane e le ha recato tanto conforto, noi
esprimiamo tutta la nostra- profonda simpatia.
Le amiche e colleghe
Confezioni di
MAZZI
CORONE
CORBEILLES
FIORISTA
Frascilia Àlda in Lon^ (sarto)
Servizio a domicilio
★
POMARETTO
Via C. Alberto (borgo Ghigasso)
Direttore reap.: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina a.p.a. - Torre Pellice (Tot
La domenica delle Palme, dinainzi ad
un’assemblea molto numerosa che riempiva quasi interamenite il nostro vasto
tempio, sono staiti ammessi, quali membri
di ‘cltiesa, 21 icalecnmeni che av-evano terminato il corso di istruzione catedietica.
Essi sono: Avondet Ilda, Bouchard Flora,
Comba Marina, Genre Marinella, Vinçon
Cliaudina, Bertalot Dino, Bertailmio Bruno, Beux Gustavo, Bleynat Roberto, Bounous Gino, Canonico Riocardo, Coucourde
Ivano, Frascilia- Livio, Genre Marco, Orticola Oreste, Pons Roberto , So-ulier Michele, Soulier Rino, Stoceo Severino, Travers Gla-udio e- Urigu Enrico.
Il pomengigio di quella stessa domeniica, 1 Unione Femmmile ha offerto loro
una riunione pomeridiana con un programma vario. Un bel pomeriggio che ha
raggruppato un centinaio di persone.
Un [gruppo di gentili oollaboratori, guidati dalla Sig.na N. Rostan, si è imp-egna-to per presentare, con uno soh-ema
nuovo ^ ed inipressivo, le note tematiclie
che già avevano vibrato nel corso del culto
di confermazione.
La domenica della Facoltà. H culto del
3 marzo è .stato presieduto dallo studente
in teoloigia Felix Mathys. All’organo sedeva un altro studente, il sig. Luitger Rielh
di FreibnTig. t^uella giornata era. stata preceduta da unai visita dei prof. Alberto
So(ggin -che ci aveva parlato del lavoro
che compie la nostra. Facoltà di Teologia.
E’ stata particolarmente posta in rilievo
la carenza di voica.zioni al ministero pastorale. Se ne sono riicercate le cause, so
no state indicate alcune nuove possibilità.
La colletta ha prodotto L. 13.500.
Il 17 marzo, in oooaisione della giornata
della solidarietà, le Unioni di Villar e di
S. Germano si incontrarono per udire la
interessante esposizione della 8Ìg.ra Edina
Rihet sullo scottante problema della fame
nel mondo. Le -sue parole: hanno- -p-o-sto in
evidenza la nostra .posizione di privilegiati in Un mondo che nella proporzione
dei due terzi conosce ancora l’angoscia
della fame, ma ci hanno soprattutto fatto
intravedere le grandiose poissibilità di realizzazioni per quanti non sono insensibili
al sentimento della solidarietà.
Il 19 marzo la filodrammatica di Pinerolo ci ha offerto una simpatica serata.
Pure il 19 marzo l’AIlCE ha avuto il suo
incontro primaverile a S. Germano. E’ stato [juesentato uno studio siull’lnsegnamento -religioso, seguito da un nutrito scambio di idee.
Il 24 marzo il previsto incontro giovarnile non ha registrato una [grande a-ffluenza di partecipanti. Ce ne rammarichiamo
iperdhe siamo convinti del valore che possono avere questi incontri. Il tema trattato dal pasl. F. Sommant era particolarmente attuale e ricco di spunti per la riflessione.
Matrimonio. Il 24 Marzo, nel nostro
tempio, si sono uniti in matrimonio Saglietlì Mario di Castagnole Lonzo e Gilles
Olga dei Balmas. Rinnoviamo agli sposi
i migliori auguri.
I nostri dipartiti. Il 28 Febbraio è deceduto, alle Gorge, Balmas Paolo di anni 80. Il 15 Marzo, dopo poche ore di
permanenza in ospedale a Pinerolo, decedeva iimprowisameinte a soli 52 anni
Travers Attilio della Bagna. Il 16 Marzo
si è spento, a.ll’Asilo dei Vecchi, Rostagno Pietro di a[nmi 91. 11 19 Marzo è deceduta Buffa Luigia di anni 86, da lunghi
anni ospite dell’Asilo dei Vecclii. Il 29
Marzo venivano depoete, nel nostro cimitero di S. Germano, le spoglie mortali di
Bounouis Riccaidio, di soli 17 anni, strappato all’affetto dei suoi cari in seguito ad
incidente stradale.
Alle famiglie colpite dal lutto, giunga
l’espressione della no.stra simitalia cristiana.
— Nel culto della Domenica delle Palme
nel tempio gremito, malgrado -il tempo avverso, sono stati ricevuti nella piena [te
aponsabilità di membri di chiesa 21 catecumeni, cinque dei quali hanno ricevuto
il b-attesimo.
Mentre chiediamo al Signore di essere la
loro luce e la loro forza nella bella e contrastata carriera in cui si sono impegnati,
raccomandiamo alla responsabilità delle Iofamiglie e della comunità tutta queste
care, fresdie speranze della Chiesa.
— Il pensiero della comunità è partico
larmente vicino, in questi giorni, alle famiglie visitate recentemente da dolorose
separazioni per la dipartenza di: Stefano
Bonino, improssivamente richiamato dal
Signcre, il 2 marzo, in età di 83 anni; Cesira Bonin ved. Besson, richiamata lo stesso giorno dopo breve malattia, in età di 65
anni; Carlo Mourglia dei Nazzarotti, ¡1 19
marzo in età di 86 anni; Marianna Margherita Revel, il 20 marzo, in età di 81 anni,
Felicita Rivoira delle Vigne, il 20 marzo,
in età di 60 anni e Felice Corgnier il fedele commissioniere in bidoletta del nostro
Rifugio, il 6 aprile, in età di 80 anni. La
comunità esprime pure la sua profonda
simpatia alla famiglia del Pastore S. Colucci per rimprovvisa dipartenza del suo
fratello Nicola, alto magistrato dei foro di
Padova.
— Agli sposi Levi Renato Rivoira ed
Edy Roman che hanno celebrato la loro
unione nei nostro tempio il 16 marzo, rinnovati auguri nel Signore!
— Breve calendario della Settimana Santa. Giovedì Santo, ore 21: culto con celebrazione della S. Cena. — Venerdì Santo,
ore 21 : culto di celebrazione del Sacrificio
redentore. — Pasqua, ore 10: culto con
prima comunione dei catecumeni. Partecipazione della Corale.
Al culto serale di Giovedì Santo avremo
fra noi, ' in arrivo dalla Germania, attesissima, la signora Ruth Tourn fFacker, moglie
del nostro coillega, alla quale la comunità
esprime il suo affettuoso ben ritornata fra
noi.
— E’ mancato improwisamenite il nostro fratello Gardiol Aldo, del Roc, alla
età di 61 anni, sofferente da alcuni anni.
I suoi funerali hanno avuto luogo sabato
6, con una larga affluenza di pubblico.
Esprimiamo alla famiglia, soprattutto alla
moglie, alle figlie, alla mamma e aj fratelli, la nostra viva simpatia cristiana.
« Coniservaitevi nell’aimore di Dio, aspettando la misericordia del Signor nostro
Gesù Cristo per avere la vita eterna »
(Giuda 1: 21).
— Domenica delle Palme hanno confermato Falleanza' del loro battesimo con la
pubbliiea professione della loro fede personale cristiana i seguenti giovaui : Bertalot Claudina (Fave), Costantino Franca
(S. Bartolomeo), Forneron Laura (S. Bartolomeo), Gounet Mery (Bric), Marlinat
Ines (Roman), Pagetto Bruna (Cardouna),
Pasolietto Laura (Baravaiera), Roman Luciana (Podio), Simondet Paola (Gelata),
U'sseglio Anna (Gay), Odino Roberto
(Funtanette), Paecbelto Ercole (Ruà), Paschetto Marco (Pianot).
Il Signore foitifiehi la loro fede e li
aiuti a mantenere le promesse che Itanno
fatto.
— Nel pomeriggio della stessa domenica, l’Unione delle Madri ha offerto un
ricevimento ai [giovani co^nfermati e alle
loro mamme. E’ stata aucora un’occasione per rinnovare a questi cari giovani le
esortazioni a vivere una vita cristiana antenti^Ht.
Domenica 24 Marzo abbiamo avuto
la gradila viisita della Corale della Chiesa
di Villar Pellice, accompagnata dal Pastore, [siig. E'. Micol. I fratelli villaresi
lianno partecipato con noi al culto domenicale durante il quale hanno cantato
due inni della nuova raccolta italiana e la
Sig.ra Ciescih, che ringraziamo ancora vivamente, ha accompagnato all’airmonium
gli inni del nostro culto. Al pomeriggiio
ci liammo offerto nella sala delle attività,
affollata di membri della coanunità venuti
da quasi tutti i quartieri nonoistante la
neve ed il tempo umido ed ancora: freddo, un’ap,prezzatiasima riunione familiare
comislente nell’esecuzione veramente magislirale di [svariati inni e cori ed una rappresentazione drammatica, meritandosi la
gratitudine di tutti. Le ore [Iraecorsero veJocemente e, dopo un breve conversare intorno ad una tazza di tè, giunisè il momento della separazione. Desideriamo dire ancora a tutti i nostri fratelli di Villar
Pellice ed: in partiicolar modo alla Signora
Cieach, direntrice della Corale, ed al Pastore Micol il nostro vivo ringraziamento
per le loro esecuzioni e per la loro visita.
— Sabato 30 Marzo uin numeroso gruppo
di parenti e di amici ha circondato nel
nostro tempio i giovani: Travers Giovamn.i della vicina comunità di Villar Porosa
e Long Angela dei Cloitti di Pramollo, che
si [Sono uniti in matrimonio. Mentre rinnoviamo agli sposi gii auguri di una lunga vita coniugale benedetta dal Signore,
porgiamo un fraterno benvenuto allo sposo che è venuto a slabilirsi nella nostra
comuniità.
— Giovedì sera 29 Marzo, mentre rin(‘asava sul suo tnotorino dopo una giornata di lavoro, il nostro giovane fratello
Bounous Riccardo di anni 17, da Pomeano, è stato oggetto di un tragico incidente istradale sulla Statale per il Sestriere,
poco oltre l’abitalo di Villar Perosa scendeindo verso San Germano. Trasportato
iinimediatameinte all’OBpedale E. Agnelli
di Pinerolo, le sue condizioni apparirono
subito graviiSBime e, nonostante le cure
prestategli, il nostro fratello cessava di
vivere il pomeriggio del giorno snccessivo. L’accompagnamento funebre ha avuto
luogo domenica pomeriggio, 31 Marzo, a
San Germano Ghisone con l’intervento di
una folla di amici e di conoscenti, i quali
hanno voluto imrgere tutta la loro simpalia e la loro fraterna solidarietà ai genitori, alle sorelle ed a tutti i familiari così
duramente ed improwisamente colpiti.
A quanti sono nel duolo rinnoviamo la
espressione della nostra simpatia cristiana
ed invochiamo su di loro le consolazioni
la forza della fede nel no'Stro Signore
Gesù Cristo vincitore della morte.
— La sera della domenica' 31 Marzo una
ra'ppresentanza della nostra Unione Giovanile si è recata alle Fontane per trascorrere alcune ore in comunione coi fratelli e con le sorelle di quel quartiere e
della Chiesa di Rodorelto. L’aocoglienza
è stata oliremodo cordiale ed i nostri giovani ne hanno riportato- un ottimo e grato
ricordo. Un igrarie al Pastore sig. Renalo
Coissoin ed in particolare all’Unione delle Madri di quel quartiere.
Domeniica 17 marzo ha avuto luogo i!
funerale del nostro fratello GniUemet
Emanuele, deceduto venerdì 15 al Corniice. Alla famiglia tutta, in partóicolare
aBà vedova, esprimiamo la- nostra eristia-,
na simpatìa in quest’ora di lutto.
— Il Conicistoro è stato convoca-to domenica 7 aprile per l’esame dei catecumeni di 4° anno ohe faranno pubblica confermazìonie della loro fede evangelica nel
culto del Venerdì Santo.
E[ deceduta sabato 13 marzo a Marsiglia (Le Cannet) la signoia
E’ improvvisamente scomparso, a
Padova, il dott. Nicola Colacci, consigliere di quella Corte d’Appello.
Nato nel 1897 al Cairo d’Egitto, si
era dato alla carriera deUa magistra
tura, e dopo aver iniziato la sua aiti
vita nelle preture di Rovigo e di Cliioggià, dal 1939 era stato ^l’Asmara, quale sostituto procuratore del re. Rientrato in Italia nel 1946, era stato destinato alla Pretura di Padova, dove
dal 1947 ricopriva la carica di Pretore
dirigente con il grado dì consigliere
della Corte d’Appello. Insignito della
medaglia di bronzo al valor militare
nel primo conflitto mandìale, due anni fa, per l’incarico svolto durante la
sua permanenza all’Asmara, gli era
stata consegnata la croce al merito di
guerra; infine era stato insignito della medaglia al valor civile.
Era membro idvente della locale co
munita evangelica (metodista), e in
quella chiesa sì sono svolti i funerali.
La -scomparsa ha suscitato cordoglio
nella magistratura e nella cittadinanza. Su un giornale pdaovano abbiamo
letto i.l vivo apprezzamento per la sua
attività in un posto di responsabilità
« ricoperto in tutti questi anni con
passione, dando il meglio di sè stesso
alla causa della giustìzia ».
A tutti i familiari dello scomparso,
e in particolare al fratello, past. Seiffredo Colucci, direttore di «Villa Olanda», esprimiamo la nostra fraterna simpatìa in questa ora di dolore
e nella luce di Pasqua.
Marta Griglio
in Gönnet
all’età di 67 anni, originaria di Pmrestino, da 40 anni residente a Marei
glia.
I genitori, le sorelle ed i familiari
tutti del compianto
Bounous Riccardo
la cui giovane esistenza è stata bruscamente interrotta* neU’inipossibill.
tà di farlo personalmente, esprimono
la loro commossa gratitudine a tutti
còlerò ohe in quella dolorosa circostanza sono stati vicini con il loro
aiuto, il loro affetto, la loro simpatia
ed a quanti con la presenza al funerale, con sctitti e fiori manifestaroiio
i sentimenti del proprio cordoglio per
la dipartenza del loro Caro.
« Il suo sole è tramontato mentre è giorno ancora... »
(Geremia 15: 9)
« Sta in silenzio dinanzi all’Eterno, ed aspettalo»
(Salmo 37: 3)
San Germano Chisone, 31 Marzo 1963
RINGRAZIAMENTO
Il fratello e parenti tutti della compianta
Meynet Maria
Insegnante a riposo
ringraziano tutte le buone persone
che le hanno alleviato le sofferenze
con cure assidue ed affettuose, con le
visite e le parole di conforto e tutti
coloro ohe l’hanno accompagnai a alTultima dimora.
Terre Pellice (Simound), 5 aprii. 1963
PROF. DOTT.
(iAMBEÏÏA (ilESEI'
s U
Docente in malattie
urinarie e genitali
PINEROLO
presso l’Ospedale Civile « E.
Agnelli » ;
— martedì dalle 10 alle 12
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mente gli Ospiti, affìnciiè possa
rendersi conto ohe ognimo sia
soddisfatto.
Per informazioni e prospetti
rivolgersi a: Gustavo Albarin Iiuserna San Giovanni - Torino,
eppure direttamente al Sig. Egidio Revel - Elite Hotel Miramare ■ Rimini, citando il giornale.