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ABBONAMENTI: Interno ed Eritrea, anno L. 8; semestre L. 1,50. Estero : anno L. 5 ; — semestre L. 3. — Per inserzioni, prezzi da convenirsi. Diiettoie e flnimliiistiatoi<e : 6ei)v«nuto Celli, Via fllagenta fi. 18, ROfflfl
Homa, 6 ottobre ;9]10 = :^nno m = 41
• ♦ Povero Vaticano! —Storia del
0ITlTTTCìrXO ♦ Sillon — Lamennais e Sangnier — Duello e suicidio — Il Semeria e il
Vangelo — Guglielmo Farei — La finestra di
Carlo IX — L’indifferenza — Vae yobis divitibus — Dante antievoluzionista — Scienziati puntigliosi — Imbecilli — La divinità di Gesù Cristo —
Un Cristianesimo che comincia !... La potenza dell’Evangelo — « Macero il mio corpo » — Commemorazione di Giorgio Appia — Rev. D. M. Cleland, A. M.
— Valli Valdesi — Echi del nostro Sinodo — Congresso Storico subalpino — Facoltà di Teologia — Da
le antiche province — Francesco Martelli — Commemorandosi il XX Settembre — San Gennaro e il
colera à Napoli — Notizie Estere — In sala di lettura — Libri e periodici ricevuti — Rivista Cristiana
— Concorso — Moody — Auri sacra fames — Sotto
r incubo !
Povero Vaticano I
Gii avvenimenti si incalzano e si moltiplicano a tal
segno, che bisognerebbe allargare il formato del nostro
periodico per poterne parlare con un po’ di ampiezza.
Ci vediamo costretti a radunar qui alla meglio, sotto
un titolo generico, pochi accenni alla sfuggita.
Il duello Pio X-Nathan, che il Travaso, non troppo
castigato.., ha riprodotto graficamente, rappresen
tando i due combattenti in maniche di camicia e armati l’uno della chiave di San Pietro e l’altro della
cazzuola massonica, con Very del Mal, come lo chiama,
e Respighi da una parte, Romolo Murri e il Grand’Oriente Ettore Ferrari da l’altra quali padrini, ha
avuto largo strascico in questi giorni nella stampa e
nei circoli di vario colore. Lettera del Papa contro
il sindaco Nathan. Replica del sindaco Nathan contro
il Papa. Il Nathan è stato soprannominato 1’ « antipapa ». Notevoli parecchi tra i giudizi che a proposito del duello sono stati espressi in Italia e all’estero.
Riportiamo solo quelli della Vossische Zeitung e di
Arturo Calza il quale ha scritto nel Giornale d'Italia.
Sentiamo la Vossische : * L’esperienza insegna che
coloro che sono abituati a maltrattare si mostrano
poi assai più sensibili degli altri se alla loro volta
sono fatti segno a qualche attacco. Il Vaticano non
fa eccezione a questa regola, e così mentre fino ad
oggi per secoli e secoli ha lanciato a tutto il mondo,
in tutte le direzioni anatemi e maledizioni ohe qualche
volta hanno avuto color di sangue, si mostra poi tutto
sconvolto come una timida fanciulla offesa quando
sente una parola aspra, quando sente una fanfara di
critica squillare sotto le mura di San Pietro.
« Si può non esser completamente d’accordo con il
focoso sindaco di Roma per le idee che ebbe a esprimere al popolo avanti la breccia di Porta Pia, ma
non si può non trovare strane le proteste del Papa.
I suoi predecessori coi supplizi e con le crociate sterminavano, una volta, tutti coloro che non seguivano
le loro idee. Allora essi avevano il potere che ora,
grazie al cielo, non hanno più. Dovrebbe però il capo
della Chiesa trovar la forza necessaria per sopportare
con dignità questi nuovi tempi che, se sono giudicati
brutti dal Vaticano, sono invece salatati con giubilo
da tutto il mondo che si sente liberato da un peso secolare insopportabile ».
Sentiamo ora il collaboratore del Giornale D'Italia,
Arturo Calza. Alludendo ai duellanti, scrive: • Sono
due voci (e non importa che abbiano in parte stonato) le quali rappresentano due opposti stati della
coscienza sociale, e ne sono il vivo esponente. L’una
dal Campidoglio
reso di nuovo italiana rocca
ha inteso, o certo voleva e doveva intendere, di affermare la compiuta evoluzione delle coscienze moderne, francate da una servitù che era spirituale di
nome, ma di fatto civile e politica; e di commemorare solennemente la liberazione dei cittadini da un
giogo, duro, inumano, niente affatto caritatevole, imposto in nome di una religione, che nelle sue origini
era stata la più pura e la più veramente umana codificazione della carità. E, se il Nathan ha detto altre
cose oltre queste, ha errato; ma a me, ora, non importa ; perchè, le persone, nei momenti solenni, scompaiono.
L’altra, che ancora parla di rivendicazioni temporali, pare ormai una voce d’oltre tomba: e l’Uomo
venerando per età, per dignità e per costumi che, assiso sulle rovine d’ un tempo che non è più, ripeto
le amare e non amorevoli parole, che tante volte hanno
male e invano pronunciato i suoi predecessori, pare
ormai soltanto un’ombra del passato. Non sentono o
non avvertono, là, oltre le porte di bronzo, non già
quello che scioccamente alcuni van dicendo : che l’anima umana vuol liberarsi dal giogo delle religioni; ma
quello che veramente pulsa e palpita tra gli uomini :
cioè l’affannata aspirazione delle anime inquiete verso
il mistero dell’Infinito; e il tumultuoso desiderio di
una Fede che non sia negazione dell’autonomia dell’uomo, ma sorgente di amore, di volontà e di forza,
e costante ricerca di uno stato morale migliore, fuori
e al di là del nostro egoismo.
Forse si crede in Vaticano ohe il mondo pensi come
un comizio di quattro anarchici fegatosi ? Ben altro
è il pensiero delle evolute coscienze moderne.
In queste, dopo un breve turbamento prodotto più
che altro da cause politiche, il « tu devi » di Kant è
già universalmente riconosciuto troppo debole, e troppo inefficace anche la morale socratica, fondata soltanto, se bene Socrate fosse profondamente religioso,
sull’osservazione filosofica dell’uomo.
La ragione non appare ormai più quel sistema astratto di categorie che hanno immaginato i filosofi,
nè a spiegare i * perchè » si crede più che bastino
l’analisi e la sintesi dei fatti, nè ad appagare le più
intime e nobili aspirazioni dell’anima basta la Scienza. E’ invece nel mondo la persuasione ohe per la
vita dell’anima occorra cercare qualche cosa dì più
intimo, di più profondo e di più lontano che non sia
la coscienza dell’individuo; e che occorra secondare
questo irrequieto desiderio, questo ardente slancio
delle anime verso un Ideale trascendentale, che ad
esse possa dare maggiori energie di quelle che si attingono soltanto dalla Natura.
Quella che non sarà uccisa mai neH’acima nostra
sarà quella « elpìs megale » di cui così divinamente
parla Platone : la nobile grande speranza di giungere quando che eia alla realizzazione dell’Ideale, alla
€ trasfigurazione morale » dell’uomo ».
Dopo le belle parole che abbiamo udite, fanno ben
meschina impressione le notizie di una « pastorale
anti-Nathan » del Cardinal Fischer di Colonia ; le notizie d’un congresso cattolico di protesta a Berlino ;
gli sfoghi del giornale la Germania ergano del Cat
tolìcismo germanico ; le manifestazioni o le minacce
di manifestazioni dei Papisti ; le invettive del foglio
ufficioso vaticanesco l’Osservatore Romano-, la protesta dei Cattolici bolognesi al Re ; l’annunziata interpellanza del generale Luigi Pelloux al Senato.
Degno dì nota il fatto che fin sul conto del cardinal Fischer arcivescovo di Colonia e antinathaniano
siano corse voci di tendenza al modernismo! Di lui
l’ultraintransigente cardinal Kopp di Breslavia ha
scritto : « L’Ovest (e per « Ovest » s’ha da intendere
Colonia e il cardinal Fischer) è appestato » (di modernismo). Guerra in famiglia dunque, tra prelati e prelati, a dispetto della tanto decantata < unità cattolica ».
Il Fischer nega dì esser modernista.
Ma, se lui non è tale, è pur vero che la nuova tendenza si fa strada e s’infiltra dovunque. Graziosissimo
un dialoghetto del Guerino Meschino, dove si introduce a parlare prima Pio X e la sua sorella « Catina »,
poi (in un numero susseguente) Pio X, Catina e Merry
del Val. Questi solo sì serve dell’idioma italiano ; gli
altri due interlocutori parlano in veneto. Pio X manifesta a Catina i suoi propositi : impedire ai chierici
il contatto coi modernisti « stì diavoli in veste de
prete », la lettura dei giornali, le passeggiate, il conversar tra di loro, fin il parlar coi propri professori ;
perchè il modernismo è ormai per tutto : dovranno
occuparsi solo nel legger le encicliche e nel giocar a
tressette. Catina, a quest’ultima uscita, si scandalìzza
e arrischia una replicherà : « E1 zogo xe un vizio »
esclama. Non l’avesse mai detto! Vìo'S. (irritato) ^ Wegio i vizi che el modernismo ». — Catina. « Ma vu... »
— Pio X : • Go dubio che sé modernista anca vu! Corpo
de Baco ! Sto modernismo ghe xe da per tuto. Anca
nella famegia del Papa ! »
Ma ecco Merry del Val, il quale conduce la conversazione su l’incidente Nathan. Impossibile riassumere.
Catina è adorabile nella sua ingenuità. Il pontefice
non vorrebbe che, rispondendo a Nathan, si toccasse
la quistlone del potere temporale. « La senta, cardinal, mi me par che la se scalda per gnente. Ghe párela proprio una novità quela che ha dito Nathan?
Cose de sto genere me le sento dir da quando son
papa ». — Merry. « Ma non dal sindaco di Roma ». —
Pio X. « No vorria inviperirlo de più ». — Merry.
« Vostra Santità si preoccupa di inviperire un frammassone ?» — Pio X. « La senta : i catolici uno a la
volta li perdemo tuti... Se no me resta i framassoni,
la Ciesa xe a ramengo ». — Merry (ridendo amaro).
€ Vostra Santità è faceto ». — Pio X. « No, ma son
stufo de beghe... » E Pio X continua deliziosamente,
beccandosi con Catina, che si sentirebbe di far il papa
e con più energia del fratello... c E mi no, mi no, mi
no ! » esclama Pio X. « Ve lo dichiaro tondo. Mi no
son bon ! (di fare il papa). Mi son un povaro omo,
son un bon curato. Mi so confessar, dir messa, confortar i moribondi... ma governar el mondo, no, no
ghe ne posso più ».... Masi decido a scrivere contro Nathan... Poi dice : «... mi go in fondo al cuor una segreta
speranza... » < Quale ? » domanda curiosamente la sorella. « Che speranza? » domanda solennemente Merry
del Val. — Pio X. « De andar fora un giorno, fora,
fora, libero! »
Dev’essere stanco davvero il povero pontefice, se
non è proprio d’acciaio ; ma anche il mondo e la chiesa
stessa sono stanchi del suo governo.
Povero Vaticano ! Nè varrà a riconfortarlo l'antimassonismo degli onorevoli Turati e Rigola ; nè la
sottomissione del vescovo di Nizza monsignor Chapón
già avverso alla comunione ai sette anni ; nè la delì
'4'0y
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LA LUCE
berazione del S. Uffizio vietante al neoaccademico di
Francia monsignor Duchesne di pubblicare in... italiano la sua Storia della chiesa antica già apparsa con
1 imprimatur in altre lingue (meschina vendetta — se è
vero quel che si vocifera — d’un prelato competitore
bocciato) ; nè la sospensione a divinis del sacerdote
dott. Ernesto Rutili compaesano e seguace dell’onorevole Murri ; nè il riaccendersi del fanatismo clericale,
con relative piazzaiole e violente dimostrazioni in
Spagna... Ormai il Papato va declinando, come un malato cronico da la fibra robustissima che cali a poco
a poco, per finire nel sepolcro. L’Italia — che dico?
— l’Europa, il mondo hanno aperto gli occhi, ed ormai è quistion di tempo e di maggiore istruzione. Un
* alderman » della City londinese ha amministrato
una solenne lavata di capo al Lord Mayor cattolico
e cattivo mantenitor della parola data. In Ungheria
il conte Tisza ha proferito un discorso di protesta
contro VEditae saepe, un po’ tardi — a vero dire —
ma meglio tardi che mai. L’opposizione, in Francia,
in Spagna, in Germania, dovunque, si fa sempre più
viva e ragionata. Le ribellioni e le evasioni di sacerdoti si rinnovano di giorno in giorno. I modernisti
sono . da per tuto, fin nella famegia del papa », o,
se non proprio nella « famegia >, all’ombra stessa che il
Vaticano proietta lúgubremente. D’altra parte periodici anticlericali — come l’Asino — chiamano . cristiani autentici » quelli dell’ Evangelista e dedicano
più colonne a descrivere le persecuzioni sostenute e
gli eroismi compiuti dai cristiani valdesi del Piemonte.
Nuovi tempi son per spuntare 1 A noi tocca di concorrere ad apparecchiarli. Uniamoci tutti! Lasci VAsino
le troppo aspre invettive contro la Chiesa di Roma,
lasci la cronaca nera del clericalismo, lasci gli assalti
contro la religione, che fan del male — creda - confermando il popolo nel suo materialismo volgare ; e,
d’intorno al vessillo di quella figura santa ch’è Gesù
Cristo, stringiamoci tutti, a combattere il male sotto
qualunque forma ci si mostri; a combattere il male
che si nasconde dovunque, anche in noi, e che ha per
agente — non unico però — il clericalismo vaticano 1
j i fogli quotidiani si sono occupati assai in questi ultimi giorni, quel monsignor Cbapon, che —a quanto
pare — si è sottomesso alla S. Sede !... Altri prelati invece ricusarono di sostenere il Mignot nella sua difesa
del Sillonj per esempio, il Cardinal Andrieu, arcivescovo di Bordeaux. •
Il resto della storia è meglio conosciuto, poiché appartiene alla storia di questi ultimissimi tempi : condanna del Sillon e miserevole sottomissione del suo
capo, il Sangnier.
Larpennais e Saognier
Il Ghrétien scrive :
Ci sarebbe esagerazione se paragonassi la condanna
del Sillon a quella che fu proferita contro il Lamennais poco dopo il 1830... Ma c’è pure una certa affinità tra le due manifestazioni d’intransigenza ponfificia. Dopo la rivoluzione di Luglio, il Lamennais
concepì la grande, audacia idea di far della Chiesa
un’alta potenza di progresso popolare. Tale ideale
era assai ardito per il momento d’allora, e si capisce
che la S. Sede l’abbia respinto. Ma il fatto che oggi,
in cui il movimento sociale esercita la sua influenza
perfino su le monarchie più autoritarie, il Vaticano
si mostri tanto intransigente quanto ottant’ anni or
sono, dovrebbe dissipare le illusioni di coloro che
ancora stentano a scorgere nella Chiesa il nemico inconciliabile di ogni democrazia.
da quella contro il duello: essi sono gemelli: nati
nel sangue vanno a finire nel sangue ! D’altronde, a
guardarli da vicino, si somigliano ; se non chè, nella
loro azione, invertono le parti. Invece di rivolger
1 arme ciascuno contro di sè, pattuiscono insieme di
rivolgerla l’uno contro l’altro, previe stabilite regole
e formalità. L’abilità, la sorte deciderà dell’esito, che
potrà essere mortale o nullo, e finire con o senza
una stretta di mano.
Questi « gemelli » hanno un altro punto di contatto :
\'<more ! — Chi sfida, accampa la ragion dell’ offesa,
che dev’esser lavata o vendicata ; e l’offesa può esser
di carattere politico o morale, reale od immaginaria,
fatta a sè o ad altra persona, e qualche volta ha scopo
meramente vendicativo. La parola onore ha senso elastico : chi pone il suo onore in cose da nulla, e chi
lo esagera fino al ridicolo ; e per ciò s’ ha a battersi
in duello, sia pure a lievi condizioni ? — Medesimamente il suicidio, a cui ricorrono come a rimedio estremo specialmente i giovani, qualora un fallo redimibile, un esame da ripetersi, una speranza fallita
apparisca loro come assolutamente infamante. ____ Bi
sogna reagire contro questi pregiudizi.
duello e suicidio
storia del SMion
Il Temps pubblicava una bella storia del Sillon,
che riassumiamo sotto forma d’indice. 1) A principio,
il Sillon ebbe da Roma e da l’episcopato molti incoraggiamenti. Fino al 1906 un gran numero di lettere
di congratulazione pervennero al Sangnier fondatore
dèi Sillon per parte di vescovi, aroì^scòvi e'cardì®®li. 2) Leone XIII dimostrò speciale simpatia a
questo movimento cattolico-democratico. Al Congresso
nazionale di Tours (15 febbraio 1903) il Cardinal Rampolla scriveva a nome di Leone XIII: c Lo scopo e le
tendenze del Sillon sono riescite graditissimi alla
Santità del Pontefice ». - 3) Pio X sì mostrò anche
lui benevolo : ricevette con affetto il Sangnier e lo
trattenne a lungo in amichevole conversare. Nel settembre del 1904, Pio X gli indirizzava queste parole :
€ Vi amiamo, e d’ora innanzi potrete considerarci non
come padre solamente, ma come amico ». _______ 4) Dal
1906 il vento cambia— Il 4 agosto di quell’anno si
aduna a Brest un congresso del Sillon. Il vescovo di
Quimper vieta ai laici, ai seminaristi e ai preti d’intervenirvi. — 5) Nel 1907, Monsignor Gieure, vescovo
di Baione, va a Roma a riferire i si dice contro il
Sillon. Pio X si palesa informato e di parere già alquanto mutato. « Codesti giovani » disse « viam sequuntur damnosam » (si son messi per una via pericolosa). E soggiunse : « Non mi va che i preti entrino
in codesta associazione : avrebber l’aria di farsi guidar da laici, mentre sono essi le guide. Codesti giovani alla fin dei conti non sognano che un ideale
politico e si sottraggono alla gerarchia cattolica ». —
6) Poco dopo', il Sangnier fu ricevuto dal Papa e
s’avvide del cambiamento. Tuttavia se ne tornò in
Francia non del tutto scoraggito, e pubblicò nel Temps
(31 agosto 1907) un cenno sul suo nuovo programma,
risultato delle conversazioni avute con Pio X e con
Merry del Val. — 7) In novembre dello stesso anno,
un Congresso a Reims. Il Cardinal LuQon — nonostante l’accennata intesa del Sangnier con Roma _____
ricusò la sua adesione e la sua approvazione. Il Luqon è da considerarsi come principalissimo avversario del Sillon. — 8) Molti vescovi lo imitarono. Fu
pubblicato un opuscolo contenente lettere di vescovi
contro il Sillon. — 9) Il 24 dicembre 1909, il nuovo
vescovo di Quimper, Monsignor Duparc, pubblicava
un avviso in cui si proibiva al clero ogni partecipa:zione al Sillon. — 10) In data 18 gennaio 1910, il Papa,
con lettera scritta da Merry del Val e diretta a detto
vescovo, approvava pienamente la proibizione ! — 11)
Allora Monsignor Mignot, arcivescovo d’ Albi, si frappose a favore del Sillon, con lettera del marzo scorso,
la quale fu pubblicata. — 12) 11 Mignot si ebbe l’appoggio di Monsignor Fuzet, arcivescovo di Rouen, e
di altri vescovi ancora ; tra i quali merita particolar
menzione quello di Nizza, monsignor Chapon, di cui
Il 6 di marzo 1898, nella villa della contessa Cellere
fuori di porta Maggiore a Roma, l’on. deputato conte
Ferruccio Macola uccideva in duello l’on. deputato e
poeta Felice Cavallotti, colpendolo con la spada nella
cavità boccale e recidendogli la carotide. Il 18 di agosto 1910, la sera alle ore 20, l’ex deputato conte Ferruccio Macola, nel sanatorio di S. Rocco a Morate, uccidevasi con due colpi di rivoltella alla tempia destra.
L’esito del duello e il suicidio del duellante arrivarono, ciascuno a suo tempo, assolutamente inaspettati e suscitarono nel paese un compianto non perfettamente uguale... Dal Cavallotti, più vecchio e più
esperto nel maneggio della spada, con un c brillante
stato di servizio » di 32 duelli, si aspettava facile e
sicura la vittoria sul suo avversario; egli cadde invece colpito a morte ! Lo scontro era avvenuto secondo
tutte le regole che propiedono a queste « partite d’onore » ; non era dunque da farne colpa all’uno o all’altro dei duellanti ; ma la pubblica opinione, lagrimando il fato del Cavallotti, sentì uno sdegno profondo contro il Macola, a segno che egli non potè continuare il suo mandato e si dimise da deputato di Castelfranco-Veneto. Entrambi però, sebbene militanti
in opposti partiti, aveano reso e potevano rendere
ancora, utili servigi alla patria; la quale, col pregiudizio del duello e l’aberrazione del suicidio, fu privata, a dodici anni di distanza dell’ uno e dell’ altro.
Ma vi è un’aggravante pel Macola. L’ostilità incontrata alla Camera, specialmente dai suoi colleghi di
sinistra, gli fu cagione di grave amarezza e motivo
di ritirarsi dall’ agone politico e giornalistico ; ma,
nella sua sventura, ebbe torto di appigliarsi a mezzi
tali, che invece di confortare doveano deprimere la
sua fibra fisica e la sua energia morale. Egli soffriva
nel corpo e nello spirito ; egli cercava invano nelle
stazioni climatiche un sollievo ai patimenti che lo andavano sempre più accasciando. Disgraziatamente, l’uso
prolungato di calmanti a cui ricorreva per sedare
l’acutezza dei suoi dolori, l’uso della morfina e di altri deprimenti, e soprattutto l’abuso delle bevande alcooliche che gli frastornarono il cervello, lo condussero a un tale stato di deperimento, che troppo tardi
giunse il rimedio eroico dell’astinenza dal vino e dai
liquori. Al qual rimedio non seppe attenersi, poiché
l’idea tosto eseguita, del suicidio, lo colse mentre si
trovava in uno stato anormale prodotto dalla intossicazione delle bevande alcooliche.
m •
La causa prima del suicidio di Ferruccio Macola
risale al suo duello con Felice Cavallotti, e quasi direbbesi che n’è il castigo ; ed altrettanto potrebbe dirsi
del Cavallotti, che non si prestò a nessuno accomodamento, anzi inasprì la vertenza. Ora, se non tutti
gli omicidi in duello se ne accorano tanto da procurare a sè stessi la morte, spinti ad essa per disperazione morale — nella quale vi è pur qualcosa che li
onora — non è men vero che l’abolizione del duello
contribuirebbe a scemare molti suicidi, e a liberar
molti da quelio stato d’animo dolorosissimo che nasce dal rimorso della coscienza dopo avere incoscientemente commesso un omicidio. Il suicidio di Macola
ha sollevato rumore perchè era di lui; ma chi può
saper quanti altri escon di propria mano da questo
mondo, più sinceramente addolorati di lui ?
La lotta contro il suicidio (cosi frequente ai giorni
nostri e per futili motivi) non può esser disgiunta
Come reagiremo noi ? — Non c’illudiamo. Malgrado
il grande sforzo che molti benemeriti cittadini van
facendo per combattere il duello ed il suicidio, essi
ancor non prevarranno contro i molti che sostengono
il primo e scusano l’altro come doveroso in certe situazioni. Gonfiando le gote con la parola onore, intesa a modo loro, gridano che sarebbe viltà, vigliaccheria ecc. il lasciarsi oltraggiare, calunniare, vilipendere eoe. senza reagire e render pan per focaccia. Certamente, l’onore è caro a tutti ; anzi, l’Evangelo ci fa
obbligo di difenderlo e ce ne dà i mezzi, ma non son
quelli a cui ricorre il mondo. Un’offesa morale non
si cancella con un atto materiale; le calunnie e l’oltraggio non si tolgono con la punta di una spada o
la pallottola d’una pistola. I canonisti hanno sentenziato che il duello est ordinatum ad oecisionem : affermarne la legittimità è ammettere implìcitamente
l’omicidio. Del pari, chi stima che una persona la quale
ha perso l’onore debba pur perder la vita, afferma
ed ammette la legittimità del suicidio.
Ora noi affermiamo e sosteniamo il contrario: »Non
uccidere ! » comanda la legge, nè te nè altri. » Non
commettere adulterio. — Non rubare. — Non dir falsa
testimonianza. — Non concupir la moglie del tuo prossimo...» .La trasgressione di questi comandamenti è
quella, che ,spingfi.g!i sconsigliati trasgressori a’ duelli
ed ai suicidii. Ora, osservisi : di questi santi comandamenti, uno li precede e domina tutti : Non uccidere ! All’infrazione di essi Iddio diversamente provvede. Vi sono leggi nell’Antico Testamento e nel
Nuovo, che contemplano i casi di adulterio, di furto,
di calunnia, ingiuria oltraggio, maldicenza di concupiscenza — ma non si parla di vendetta — « A me
la vendetta: io renderò la retribuzione », dice il Signore ch’è il solo Giusto Giudice, dei nostri pensieri
e delle nostre azioni.
Se quella Bibbia che oggi può andar in man di
tutti, fosse da tutti letta, studiata ed osservata, — oh
come presto svanirebbero tanti pregiudizi che offuscano la mente, e qual luce ne verrebbe su i problemi molteplici e gravi che affaticano in questi
tempi, economisti, moralisti, filantropi e tutti coloro
che per diverse vie cercano la redenzione della società.
« Non uccìdere » — e non farti uccidere ! Ama la
vita e non la morte! Non esser vile agli occhi tuoi :
vi è una redenzione che ti solleverà a’ massimi onori! — Hai tu offeso? Pentiti e riconciliati col tuo
fratello ! — Sei stato offeso ? Perdona benignamente
al tuo fratello. Nella tua infanzia, la madre tua ti
avrà insegnato: « Rimettici, o Padre celeste, le nostre trasgressioni come noi rimettiamo le ricevute
offese » : ricordatene ora 1 Non ti lasciar vincere dall’ira e dalla vendetta che aeciecano la ragione e mettono in tumulto il cuore: rimetti la causa, a chi è
più giusto di te e può esser perciò più mite o più
severo di te! Padroneggiati, e ti sovvenga del detto
del Savio : « Meglio vale chi signoreggia il suo cruccio, che un prenditor di città »1
Eppoi, che cosa sono le più sanguinose offese che
possiam recare al nostro prossimo, a petto di quelle
che commettiamo giornalmente contro a Dio, dal
quale abbiamo vita e sostentamento? Non è forse il
nostro peccato che ci ha fruttata la morteP — Ma Dio
offeso, « non vuole la tnorte del peccatore ; ma ohe
si converta e viva I » Porgiamo orecchio al suo appello, seguiamo il suo esempio e dove ora regna l’odio regnerà l’amore; dove regna la morte, regnerà
la vita.
Y.
Ey nnlnnltnilP t“«ora pieno di forza e bramosisUA li| simo ¿i lavorare, chiede a Società
od a privati occupazione di qualunque specie nell’opera del Signore, in Sicilia sua patria o altrove. Scrivere al Sig. A. Deodato, Via Finanze 3, Torino.
3
LA LUCE
Il Scmcrlane^ìl^VangcIo
La persona, che a Torino oi aveva accennato con due
parole soltanto al discorso del Semeria intorno alla
necessità di leggere il Vangelo, ci scrive per fornirci
più ampi e precisi particolari. Eccoli. — Il Semeria
predicò nella Chiesa dei Santi Apostoli. * Io non ho
mai sentito » ci scrive il nostro corrispondente « a
parlare in quel modo in una chiesa cattolica ; mi pareva d’essere in una delle nostre. Non so descrivere
con quanto calore e con quanta eloquenza egli trattò
l'argomento. Disse che la Bibbia è il libro per eccellenza ; libro che ogni famiglia dovrebbe aver nelle
mani ogni giorno. « Esorto chiunque non la possegga
ancora a provvedersela. A Roma si è costituita la Società di S. Girolamo, la quale si propone di stampare
il Nuovo Testamento a un prezzo modissimo, affinchè
tutti lo possano acquistare. Procuratevelo dunque subito, e non mancate di leggerne e di meditarne un
brano ogni giorno, ecc., ecc. >. — Io — scrive ancora
il nostro corrispondente — andai di libreria cattolica
in libreria cattolica, in cerca del prezioso libro, senza
trovarne una sola copia ! A che potevano dunque servire quelle belle e sante esortazioni del famoso oratore? Uno di quei librai alla mia richiesta rispose:
€ Se Lei sapesse 1... » e voleva certamente dire : « Se
sapesse che ci è vietato di tener Bibbie di qualunque
versione, Lei non verrebbe a chiedercele! ».
GUGLIEUyi^FAR^
Fu questi il più bollente ed impetuoso di tutti i
Riformatori del XVI secolo, emulato in ciò, forse, dal
solo Knox. Nacque a Gap nel 1489 e, compiti gli studi
che potevansi fare in Delfinato, si recò a Parigi ove
divenne, in breve, uno dei discepoli di Lefèvre d’Etaples, il grande volgarizzatore della Bibbia in Francia. Farei era un pio cattolico, anzi fanatico papista,
e scriveva più tardi, alludendo a quell’epoca. « Per
vero, il papato non è tanto papista quanto il mio cuore
lo è stato. Se v’era un uomo approvato dal papa, mi
era come Dio. Nessuno mi vinceva in devozione idolatrica ai santi ».
Leggendo la Sacra Scrittura, dietro il consiglio di
Lefèvre, * fui assai stupito, narra egli, nel vedere che,
nella vita e nella dottrina,’ovunque si faceva diversamente da quanto dice la Bibbia ; pure solo a poco a
poco il papismo cadde dal mio cuore ».
Tre anni durò quella lotta fra le sue credenze tradizionali e la semplice verità evangelica. Appena questa ebbe vinto, l’ardente giovane decise di servirne
la causa con tutte le sue forze ; studiò greco ed ebraico,
lesse assiduamente i padri della Chiesa, riportò il
grado di magister artium ma non ricevette mai la
consacrazione. Da quel tempo (1517) non cessò di vagare da città in città, da paese a paese, oppugnando
le opposizioni più tenaci, sfidando i pericoli, spesso
scacciato, più volte battuto fino al sangue, sempre
ritornando a fortificare il piccol gregge che l’ardente
sua parola aveva raccolto. Tale è la storia dei primi
principi della Riforma, e della costituzione delle prime
chiese evangeliche a Gap, Grenoble, nel paese di Montbéliard, a Metz, Neuchâtel, Ginevra, Aigle ecc. ecc.
Lasciò pure un’orma profonda del suo passaggio a
Berna, Losanna, Basilea, Zurigo ed in più altri luoghi.
É saputo quale parte preponderante ebbe nelle origini della Riforma a Ginevra, che deve a lui i suoi
principi, se deve a Calvino la mente organizzatrice che
ne fece la Roma del protestantesimo. Infatti, Farei
era troppo impetuoso per darsi al lavoro paziente dell’organizzatore di Chiese. Pure, interrompendo 1 suoi
continui viaggi, sostò soprattutto a Neuchâtel dove stabilì ordinamenti tolti in gran parte a quelli istituiti
da Calvino a Ginevra.
Nel 1532, intervenne con Saulnler al Sinodo valdese
d'Angrogna e ben si può suppórre che la sua parola
calda ed impellente, la sua argomentazione copiosa ed
energica ebbero una larga parte nel decidere le vecchie chiese delle Alpi ad aderire pienamente al gran
movimento riformato.
Farei ha lasciato numerosi scritti, tutti brevi. Sono
tesi, appelli vibranti, lettere incisive. Nessun saggio
rimane della sua predicazione, pur così celebrata ai
suoi tempi, essendo egli un bollente e pronto improvvisatore, non un paziente meditatone nè compilatore.
Lavorò fino alla fine e sopravvisse di poco a Calvino. Le fatiche d’un ultimo viaggio a Metz, fransero
la sua fibra fortissima ed egli spirò il 13 settembre
1565, in età di 76 anni, lasciando in eredità solo 120
lire 1 II suo figlio Giovanni gli sopravvisse solo tre
anni. I fratelli di Guglielmo lavorarono pure attivamente a diffondere la verità e Gautier o Gaucher protesse energicamente i Valdesi del Piemonte contro i
loro oppressori.
Neuchâtel ha tramandato ai posteri con una statua
quella maschia e veneranda figura, appiè della quale
non è scritto altro che il suo nome ed un passo biblico
come a ricordare che egli diede tutta la sua vita per,
far conoscere, amare e praticare la Divina Parola.
Giovanni Jalla.
La volta scorsa abbiamo per errore omessa la firma
sotto r articolo del prof. Giovanni Jalla intitolato
« Estinzione della Riforma in Calabria e nelle Puglie ».
. (N. d. D.).
La finestra di Carlo IX
C’è chi cerca di attenuare la responsabilità cattolica di Carlo IX nella famosa e sanguinosissima strage
della S. Bartolomeo, in cui caddero tanti Ugonotti,
ossia Cristiani evangelici. Adesso si va dicendo che la
finestra da la quale — secondo quel che si credeva —
Carlo IX sparò archibugiate sui poveri Evangelici fuggitivi — finestra, a cui, durante la Rivoluzione francese, fu apposta una lapide commemorativa — non esisteva neppure nel 1572, al tempo della terribile strage.
Se non esisteva, è impossibile che Carlo IX vi sia rimasto affacciato e vi abbia sparato sui fuggiaschi.
La logica non fa una grinza. Non ne risulta però
— come nota il Chrétien — che Carlo IX non abbia
sparato e non abbia gridato : < Ammazzateli ! ammazzateli ! » secondo riferì fin un gentiluomo di corte
e come si legge nel libro di Brantôme intitolato:
« Grands Oapitains frangola » : risulta soltanto che
quelli della Rivoluzione haù sbagliato finestra... e
che dovevano apporre la lapide a un’altra delle numerose finestre del Louvre 1
L’INDIFFEKEXZA
Ogni qualunque opinione, seriamente pensata e sinceramente professata, è rispettabile. L’indifferenza,
l’impassibilità, no, assolutamepte. L’impassibile è un
individuo che ha rinunziato ad esser uomo. X.
T^<3e vqbis^d^iflbus!
L’abate Vral che si firma « prete socialista » ha
pubblicato nel Chrétien un vivace articolo contro i
ricchi. Ne caviamo quanto segue per i nostri Lettori.
La principessa Luisa del Belgio fa mettere dinanzi
al suo cane un pollo arrosto sur un piatto d’argento.
L’americana Marie Snow ha lasciato in testamento
ai snoi due canini 50000 lire e sole 10 mila al marito!
In certi alberghi d'America ci son camere apposite
pei cani, mobiliate con lusso ridicolo, ricche di soffici
tappeti. I pasti sono serviti sU tavole basse, perchè
i commensali ci possano arrivare col muso; le stoviglie sono di porcellana fine; un cuoco speciale si
occupa degli avventori appartenenti alla razza canina. Accanto ad ogni camera è un gabinetto da
toilette con spazzole, pettini, saponi e profumi. Il
New-York American descrive vari capi del corredo
d’un cane... perbene: collare, pettorale, pelliccia per
l’inverno, impermeabile, scarpette di cacciù per
giorni piovosi, finanche ombrélliilò' che si fissa per
mezzo d’uno Speciale meccanismo al collare. L’ombrellino costa 80 lire. Per un corredo completo occorrono 1300 lire. A una esposizione di Londra, 1200
cani di lusso avevano ciascuno un cuscino di velluto
dello stesso colore del proprio pelo, circondato di tende
costose, e il proprio nome scritto a lettere d’oro su
sciarpe di seta. Presso ogni cane, spazzole d’argento,
pettini di tartaruga, spugne delicate, mazzi di rose
ecc. Non è molto, su le cantonate si leggeva quest’annunzio: « Competente mancia a chi consegnerà... un
collare che fu smarrito... composto di nove file di
perle fini. Valore 9000 lire ».
Nella sola provincia di Sonneberg, nel 1907, 5106
fanciulli, di cui più dei due terzi disotto ai 12 anni,
lavoravano in fabbriche, offrendo alla statistica « mortalità » cifre enormi. Questa notizia è data dai fratelli Bonneff nel loro libro » La vie tragique des
travailleurs » (Paris, editore Rouff, 3 fr. 50).
Che società — conclude l’abate Vral — che società
è mai questa che spreca soldi per un canino e non
ha compassione del misero e del sofferente ! Se Gesù
riapparisse, griderebbe: Vae vóbis divitibus; Vae
vobis pharisaeis! (Guai a voi ricchi! guai a voi Farisei 1).
Dante antieooluzionista
Ricordate quel bellissimo canto trentuno dell'Inferno, dove il Poeta parla degli « orribili giganti »
che « torreggiavano » d'intorno al nono cerchio, ch’è
il cerchio dei traditori ? Dei giganti, ch’egli chiama
€ animali », dice:
< Natura, certo, quando lasciò l’arte
Di sì fatti animali, assai fe’ bene,
Per tor cotall esecutori a Marte ».
Cioè : La Natura fece bene smettendo di produrre
esseri così robusti e così terribili in guerra.
* E s’ella d’elefanti e di balene
Non si pente, chi guarda sottilmente
Più giusta e più discreta la ne tiene;
Chè dove l’argomento della mente
S’agginnge al mal volere ed alla possa.
Nessun riparo vi può far la gente ».
La Natura ha continuato a produrre elefanti e balene, che pur sono veri colossi, e non se ne pente ;
mentre di crear giganti s’è pentita. Perchè? — Perchè la forza è pericolosa specialmente dove esiste
l’intelligenza. Gli elefanti e le balene sono giganteschi e potenti, ma in loro non c'è come nei giganti
P < intelligenza »; quindi in realtà sono assai meno
pericolosi dei giganti.
Il ragionamento del divino poeta è giustissimo e
può servire contro le asserzioni dell’evoluzionismo
volgare, che insiste quasi unicamente sul fatto della
« lotta per l’esistenza ». Il più forte avrebbe riportato vittoria sul meno forte. Errore evidentissimo.
Se fosse come si dice, gli uomini sarebbero scomparsi da la terra, anzi non sarebbero neppure apparsi; poiché gli uomini sono tra gli « animali »
meno forti. Se sono prevalsi invece su tutte le creature che abitano la terra, balene ed elefanti compresi, è perchè < l’argomento della mente », cioè
un’intelligenza superiore si aggiunse in loro alla debole « possa ». E’ chiaro dunque che nella lotta per
l’esistenza dev’essere intervenuto un fattore speciale,
del tutto spirituale: l’intelligenza. E come mai l’intelligenza s’è svolta in creature sì fragili come sono
gli uomini ? Nel corso dell’evoluzione è avvenuto
dunque un qualche cosa, paragonabile a un innesto. L’evoluzione nel senso volgare è inammissibile.
Non crediamo che una certa evoluzione sia da respingersi e neppur che sia contraria al contenutodelia Parola del Signore. Il racconto della Genesi è
sì largo in quèlle sue poche e vaghe linee generali,
che — secondo noi — comporta benissimo un’interpretazione evoluzionistica, la quale del resto vi è
quasi accennata là in ispecie ove si pongono in bocca
al Creatore parole come queste ; « Produca la terra
erba minuta... Producano le acque... »; se non ohe il
concetto di evoluzione non regge, se non si ammette
una serie successiva di atti creativi, ossia d’interventi speciali, che nulla impedisce di considerar come
interventi divini. E Dante ce ne ha or ora somministrato una dimostrazione.
Edera.
Scienziati puntigiiosi
Ci sono ancora dei credenti, i quali si turbano,
quando un qualche scienziato esce in affermazioni
da incredulo o da materialista. Vorrei rassicurare
questi credenti, ricordando loro alcuni fatti del tutto
inoppugnabili.
Moltissimi scienziati hanno compreso ormai l’assurdo del materialismo; il quale materialismo si annida
oggi, più che altro, nel cervello di coloro che avran
forse frequentata l’Università, ma che non sono, per
questo, altro che dei mezzi colti o dei mezzi ignoranti,
nonostante la presunzione mal celata che fa loro ingenuamente credere di essere dotti e sapientissimi.
Gli scienziati veri riconoscono tutti apertamente i
limiti della scienza; e però non sentenziano da infallibili, ma offrono il più edificante esempio di modestia,
degnissima d’imitazione anche per parte dei sullodati
semignoranti. Ho qui raccolto un gran numero di
queste affermazioni di scienziati circa ai limiti della
scienza; la quale ignora una quantità immensa di
cose.
La scienza in questi ultimi anni ha fatto, come continua a fare, strabilianti progressi. Ciò non prova che
si debba accettar tutto a occhi chiusi ; prova anzi il
contrario. Se incessantemente si scoprono nuove cose,
ne risulta infatti che la scienza, nonostante gli strabilianti progressi, è tuttora bambina. Le scoperte non
cesseranno con l’anno di grazia 1910. Se ne faranno,
e chi sa quante e quanto meravigliose, anche in avvenire. Sì che oggi com’oggi — se pensiamo alla scienza
assoluta — ci è forza riconoscere che ben poco si sa,
relativamente parlando ; e che, ben poco sapendo,
non è ancor giunto il momento di proferir l’ultima
parola.
La scienza mira a conoscere e a descrivere la Natura : questo è il suo ufficio, e nessun altro. In questi
soli confini si esercita la sua azione. Una descrizione,
e imperfetta, come purtroppo riesce nelle presenti condizioni, una descrizione — io dico — della Natura non
può provar nulla a favore, ma non potrà nemmeno
provar nulla contro di Dio e della religione ; ed anzi,
per quanto ancora imperfetta, concorrerà, come ha
già concorso mille volte, a sollevare il cuore verso
Colui che — come direbbe Dante —
< Mosse da prima quelle cose belle »,
strappando da l’animo degli uomini esclamazioni di
stupore riconoscente, come quelle del Salmista: * I
cieli narrano la gloria di Dio I Quanto è magnifico
il tuo nome in tutta la terra! ».
Su ciò stesso ohe ormai sono pervenuti a scoprire ed
a'conoscere, gli scienziati non vanno sempre d’accordo.
Quindi sarebbe per Io meno irragionevole fidarsi degli
uni (i quali, uscendo di seminato a filosofeggiare, si atteggiano a negatori della religione) e non badare a quegli altri che sostengono tesi diversa o contraria. Si dice:
tra i teologi le contraddizioni e le disparità abbondano! E’ verissimo. Ma abbondano del pari tra gli
scienziati. Sto leggendo con grande attenzione e con
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LA LUCE
vivissimo amore l’ultimo libro di Histología normal
y de Tecnica microgràfica pubblicato in questo anno
medesimo da l’illustre fisiologo dell’Università di
Madrid Ramón Cajal, che, col nostro altrettanto il
lustre Golgi di Pavia, ottenne il premio Nobel quel1 anno stesso che fu conferito al Carducci ; éd io mi
vado vie più convincendo della grande verità di fatto
testé enunciata. Su molti punti in fisiologia (come in
ogni altra scienza del resto) regna tuttora l’incertezza. Non cito esempi, per amor di brevità.
Un’ultima considerazione vorrei aggiungere : è importantissima e vale a giustificar il titolo di questo mio
scritto. Aprite l’opera testé ricordata di Ramón Cajal,
che farete bene a leggere con cura, poiché la scienza
oggi più che mai é indispensabile complemento alla
coltura del cristiano e del teologo specialmente, apritela a pagina 410; vi troverete le parole seguenti,
che riporto senza tradurle, perchè lo spagnolo di
quel grande scienziato è d’una chiarezza deliziosa per
noi Italiani ; « ... recientes estudios sobre la textura
de la fibra muscular de los insectos nos han convencido de que, en las doctrinas corrientes acerca de
este difícil problema, existen exclusivismos de secta
inconciliables con lo que se desprende de la observación fría y serena de los hechos (1). A nuestros
ojos, tan exclusivo y parcial es Rollet, cuando niega
la preexistencia de las fibrillas y redes reveladas por
los ácidos, tomándolas como engrosamientos del sarcoplasma, como Melland y van Gehuchten, al estimar
los cilindros primitivos de los auotores como mero
enquilema ó jugo intra-protoplásmico del retículo
etc. >.
Non è necessario che voi abbiate capito di che qui
precisamente si tratti ; al proposito mio era sufficiente
che voi comprendeste che sur un dato punto di dottrina
scientifica i savi s’incocciano e si asserragliano in un
caparbiosopuntiglio; e che anche tra scienziati (veri
e non da burla) s’infiltrano purtroppo, come dovunque,
I « esclusivismo settario . che fa divorzio da 1’ « osservazione fredda e serena », cioè da l’osservazione...
scientifica e che rende un Rollet, un Melland, un van
Gehuchten parziali, e ciò per confessione, non d’un
fanatico credente, ma di un nobile uomo di scienza
com’è il Cajal.
Perauadetevene : chi dice uomo dice passione. Glorificate la scienza, onorate gli scienziati ; ma non ripetete come pappagalli tulto ciò che dice qualsiasi scienziato ; e soprattutto non vi lasciate turbare da affermazioni negative, che nessun sacerdote deila scienza —
quando fosse posto con le spalle al muro - sarebbe
suffragare con argomenti veramente scientifici. In alto i cuori 1 Sopra la scienza bella e ammaliatrice è Dio, è Gesù Cristo, è tutto un mondo spirituale inebbriante di sentimenti puri, santi, divini.
Disdpulus.
(1) Le sottolineature son nostre.
IMBECILLI
Il treno diretto correva velocemente tra Francoforte e Basilea. Presso un borghetto si vedeva una
chiesa di recente costruzione. « Che gente strana! »
esclamò un giovanotto, che aveva l’aspetto d’uno
studente. « Non era meglio tirar su una sala da concerti o una casa del popolo P Sarebbe stato più conforme allo spirito dei tempi. . — 11 vicino di banco
lo squadrò meravigliato : . Che maie c’è a costruire
una chiesa? — c Solo gl’imbecilli vanno in chiesa adesso » rispose il giovane. - « Se è così, io sono un
imbecille » osservò tranquillamente l’interlocutore.
— « Anch’io sono un imbecille » disse un altro viaggiatore, perchè vado al culto ogni domenica; quantunque sia professore all'università di Lipsia. . —
« Ed io » fece un altro « io sono consigliere superiore
del governo a Strasburgo, e vado in chiesa » — « Ed
io » disse un altro ancora « sono direttore del ginnasio di Berna, e dichiaro d’essere cristiano convinto ».
I quattro c imbecilli » si strinsero la mano e intavolarono un’amichevole conversazione ; mentre il
giovanotto studente, nonostante la sua superiorità intellettuale, se ne stava piccin piccino rincantucciato
in un angolo, senza fiatare. (Dal Christlicher Volksbote).
1 Antico Testamento, ohe è una splendida, per quanto
incompleta, rivelazione monoteistiea. Or Gesù Cristo
è la rivelazione completa, perfetta di Dio ; è la rivelazione storica di Dio, non soltanto in quanto che
Egli ne parla, ma in quanto che ce lo fa vedere, ce
lo mostra. Gesù Cristo è come uno specchio in cui si
riverbera riwapiwe di Dio. Ed è il solo specchio. Egli
e un’imagine vera e vivente.
Vera, perchè innanzi a lui, io mi sento sospinto ad
esclamare : < Ecco la santità onde la mia coscienza
morale mi parlava; eccola santità perfetta congiunta
a un amore perfetto ! ohe potrebbe Dio esser mai
se non santità e amore perfetti? »
Gesù Cristo è inoltre l’imagine vivente di Dio ; perchè Gesù Cristo è una persona storica, come tutti,
salvo due o tre pazzi, ammettono senza difficoltà. Egli
e vissuto su la terra ; e su la terra Egli ha vissuto
Dio. Una delle più belle definizioni che sian state
date del nostro Maestro e Signore è questa: « Egli
e l’umanizzazione di Dio » ; o, più concretamente e
quindi più comprensibilmente : « Egli è Dio umanamente vissuto ». Toglietemi Gesù Cristo e la rivelazione dell’Antico Testamento che ne ha resa possibile
la venuta storica (la rivelazione dell’Antico Testamento si potrebbe infatti assomigliare all’ alba, cioè
alla luce che^ il Cristo prima di mostrarsi spande) toglietemi Gesù Cristo e, ahimè, dovrò ancora andar
in cerca di Dio c come a tentoni » e, come gli Ateniesi, mi vedrò costretto ad erigere un altare all’c Iddio
sconosciuto ».
Quanto a spiegare, anzi a spiegarmi * come si possan far queste cose », la è tutt’un’altra quistione. Son
dispostissimo a confessare di non capirci più che non
capisca colui il quale neghi ogni cosa. Ma, se non
riesco a scoprire una spiegazione, ciò non significa proprio un bel nulla. Dinanzi a quanti misteri la Scienza
stessa — oggi tanto progredita — si ferma perplessa,
senza pervenire a spiegarli! Nessuno fin qui mi ha
mai saputo dire, per esempio, come avvenga l’intima
unione, che par una vera compenetrazione, della materia con lo spirito. Eppure questa unione è un fatto.
L’inettezza umana a spiegare un fatto non varrà mai
a sopprimere il fatto stesso. Lo si chiarirà un giorno,
qui sul nostro globo, o altrove ? Chi sa I Quant’a me,'
non ne so nulla davvero. La spiegazione non m’impensierisce. E non la cerco ; perchè presento che forse
sarà introvabile ; perchè io so in ogni modo che m’è
inutile. La divinità di Gesù Cristo è un fatto. Un
fatto strano ? Sì, strano, se volete ch’io dica così ; ma
forse sarebbe più esatto di dire straordinario. Un fatto
straordinario dùnquìèrina, grazie a Dia, non meno
vero per questo.
•a*
La diviaitL di Gesù Crista
•a
Non cercate qui una dimostrazione completa. Chi
sa quante volte dovremo ancora tornare sopra questo
concetto. Nessuna figura è sì oompiessa come la figura di Gesù Cristo : trattandone — specie in un brevissimo articolo di giornale —- non si può so non considerarne un Iato, un particolare, una linea di profilo,
una sfumatura incerta e vaga, e alla sfuggita.
Che Gesù Cristo sia il * Figliol dell’ uomo », cioè
l’Momo perfetto, Vuomo normale, nessun dubbio. Ma
è anche il « Figliol di Dio • ? La cosa sembra meno
evidente.
Come ho conosciuto Iddio ? — Certo, per mezzo del
Un Cristiaacsluio che comincia!..
Ecco belle parole diJ. Viénot apparse nel C'Aretzew.
Ci è caro tradurle per i nostri Lettori.
« Ci son de’ malintesi nella presente generazione
rispetto a Gesù Cristo. Molti dei nostri contemporanei non sono più cristiani ; perchè (cosi essi pensano)
il Cristianesimo è un bene che appartiene al passato.
Già cinquant’annì or sono un poeta scriveva in tono
di acuta inquietudine ;
Mais une chose, o Christ, en secret m’épouvante :
G’est l’écho de ta voix qui va s'affaiblissant !
D’intorno a noi son persone che dicono: c Gesù
Cristo non è più per noi una letizia, una speranza
d’avvenire. Egli ha dato al mondo ciò che poteva
dare, ma ormai è divenuto una forza spenta ! Gli uomini del medio evo potevano salutare con gioia il
nome di Gesù Cristo ; costoro vivevano in un sogno
come fanciulli all’alba della vita. Per loro tutto era
semplice. Là su, il cielo con Dio, col Cristo e i suoi
angioli. Qua giù, la terra. Di sotto, l’inferno co’ suoi
angioli ribelli. Tra questi vari ripiani dell’universo,
una comunicazione continua : i demoni salivan su da'
l’inferno per tentare e per far patir la gente ; ma gli
angioli calavan di cielo a santificare e a salvare i
credenti... Oggidì, i nostri occhi si sono aperti su la
verità delle cose. La scienza con un soffio ha dileguato via queste fantasie ingenue, e questo mondo
di diavoli e di angioli è svanito come svanisce la
nebbia al sol meridiano. Dio stesso sembra essersi ritirato su su, nelle paurose lontananze del suo creato
infinito, e il Cristo consolatore di vecchi tempi non
è più per noi se non un ideale del passato, per cui
ci rammarichiamo ma senza speranza ».
Quelli che parlan così non conoscono Gesù Cristo.
Vedono Gesù Cristo attraverso i nuvoli d’incenso
delle cattedrali, attraverso il fumo dei sistemi delle
teologie guerreggienti...; ma non conoscono il Gesù
Cristo vivente dei Vangeli. Io per me, quando vado
a Gesù Cristo direttamente, quando lo ricerco attraverso l’ingenua narrazione evangelica, trovo in lui,
nelle sue parole, nelle sue ispirazioni, tanta freschezza,
tanto ardimento, tanta vita, che mi provano con abbagliante evidenza ohe l’azione di Lui nel mondo co- I
mincia adesso solamente. Voi credete che la parte del
Cristo su la scena del mondo sia terminata. Io invece
credo, so e sento ohe la sua parte comincia appena.
Il Cristo dei Vangali è stato fin qui costretto nelle
fasce della tradizione ; ma oggidì Egli se ne libera e
apparisce ai nostri sguardi vivente e operoso come
quando chiamava a se le anime su le rive del lago
di Galilea. Il suo programma non è esaurito; anzi,
comincia solo adesso ad essere compreso; e questo
suo programma è il più profondo, il più vasto, il più
fecondo programma d’Avvenire che sia mai stato
proposto al genere umano. Per ciò noi salutiamo in
Gesù Cristo il Messia dell’avvenire, il Cristo di quel1 umanità più elevata e più amante la quale vien proposta come scopo ai nostri sforzi ».
La potenza dell’Evangelo
Quella regione del centro dell’Affrica, che si chiama Uganda, trent’anni or sono barbara ed ora trasfigurata, è una delle molte prove di fatto a dimostrare la potenza dell’Evangelo. Stanley percorse l’Upnda e ne descrisse la barbarie crudele. Oggi tutto
è mutato in quel paese. Strade ferrate ; navigazione
a vapore sul lago Vittoria, con tutti i comodi moderni; Europei ed Americani affluiscono a frotte,
ogni settimana, per cacciare, per esercitare il loro
commercio ; spuntano dovunque casette graziose a
uno 0 a due piani, in luogo delle capanne, le quali
vanno scomparendo ; negli uffici governativi, impiegati negri, che se la cavan benissimo ; postini in
bicicletta percorrono la capitale; i capi Ugandesi
ve.stono all’europea, ordinano mobili in Inghilterra;
seggiole e tavole in tutte le case, utensili di cucina,
strumenti agricoli. La civiltà si avanza, la civiltà
recata dai missionari. L’Uganda è paese in buona
parte cristiano evangelico.
« Macero il mio corpo »
(/ Cor. IX, 27).
Pochi son fra noi, coloro che possono ripetere questa parola di Paolo. Macero il mio corpo. Anzi noi curiamo il corpo, lo vezzeggiamo, lo trattiamo come un
idolo. Ah, come diventiamo effeminati nel senso proprio della parola!
Ma perchè mai, direte voi, dobbiamo noi trattare
duramente il nostro corpo ?
Perchè? Ecco: il corpo è il servitore dell’anima.
L’anima è l’essenziale. Ora, voi lo sapete, vi sono
stretti legami fra il corpo e lo spirito : e d’altra parte
vi è fra di essi lòtta iricessahte. Se il corpo ha il
soppravvento, l’anima s’affievolisce, diventa triviale,
materiale, incapace di elevarsi verso le cime, indolente e come schiacciata sotto il peso del corpo. —
Ohe fare adunque? Bisogna domare il corpo, rimetterlo al suo posto di servitore docile, non permettergli di prendere il primo posto e di diventar un
ostacolo per la vita spirituale. — Con quali mezzi?
Essi sono personali, individuali : Iddio ce li ìndica
in Gesù Cristo. All’uno, la moderazione nei mangiare, all’altro l'astensione dal vino, al terzo l’alzarsi di
buon mattino. Coi mezzi che ci parranno migliori
teniamo il corpo schiavo. Ecco l’essenziale, ecco la
meta che, come cristiani, dobbiamo raggiungere, a
costo di sacrifizi enormi. All’opera adunque, con Cristo: con Lui, lo Spirito regna Sovrano.
(Da Vers la paix di H. Soulié).
Ing. Eynard.
Commenjorazione di Giorgio Appia
La Chiesa di Palermo ha voluto pigliare viva parte
al lutto che ha colpito la nostra Missione Valdese
per la morte di quel fedele servitore del Signore ohe
fu Giorgio Appia essendone stato egli il fondatore..
Il Consiglio di Chiesa appena avutane notizia ha
spedito un telegramma dì condoglianza alla famiglia
a Torrepellioe.
Oggi poi, domenica 2 ottobre, ha voluto commemorarlo, nell’ora del culto principale, con un discorso
d’occasione del signor Luigi Rostagno nostro pastore,
il quale ha tratteggiato a larghi tratti la vita di lui
quale evangelista, pastore, professore, predicatore, fondatore di chiese, e la fede viva, incrollabile di tanto
illustre Vegliardo.
L’oratore nel suo discorso ebbe momenti felicissimi
riuscendo a commuovere l’uditorio nel citare parecchi episodii della vita dì lui, segnatamente quando
ebbe a ricordarne l’attività, lo zelo e le gravi persecuzioni alle quali andò incontro nella nostra Palermo
in tempi men leggiadri e più feroci.
Antonio Riina.
Si rjtBFta Maestra Egaagelica r/oLIS
femminile t Cuhmann » in Firenze — Classi 3* 4* 5»
e 6*; numero complessivo delle alunne circa 15.
Per informazioni rivolgersi al Prof. Enrico BianCiardi, Via Aretina N. 10 — Firenze, indicando età e
titoli.
5
la luce
REV. D. M. CLELAND, A. M.
Diamo nn cordiale benvenuto al Rev. D. M.
Cleland, A. M., pastore unito presbiteriano a Wilmington, Delaware, U. S. A., che sta per sbarcare
in Italia.
Egli è il fondatore ed attuale Presidente del Comitato Direttivo della « Scuola dei Cittadini » per
forestieri adulti negli Stati Uniti.
Non viene in mezzo a noi quale semplice « tonrista », ma bensì in veste di sociologo e di pedagogo, bramando studiare da vicino il nostro popolo ai di
cui numerosi rappresentanti in America egli ha consacrato tanta parte della sua intelligente e fenomenale
attività.
Il nome stesso delle scuole da lui ideate e dirette
è tutto nn programma!
. Scuole dei Cittadini ». Un duplice sentimento
lo ha ispirato in questa creazione : quello umanitario,
quello patriottico.
Egli è stato mosso a compassione per quelle masse
di emigrati sfruttati da avidi vampiri, che approfittando della loro ignoranza della lingua, delle leggi,
degli usi e costumi del paese li succhiano e li strozzano. A porre riparo a tanta jattnra, e più specialmente nei grandi centri operai, sono aperte scuole in
cui s’insegna gratuitamente l’inglese, si spiegano la
Per me, che fui strumento della sua conversione, ebbe
sempre un affetto intenso ed una riconoscenza senza
limite : sì, ebbe la virtù rara della riconoscenza, tanto
più preziosa quanto più rara... Per tutte queste cose,
benché modestissimo ed umile, era una forza, sì, una
grande forza per la nostra Chiesa. Ed è perciò che
sento il bisogno di consacrarne il ricordo in queste
colonne, mentre innalzo al cielo il mio voto affettuoso:
riposi nella pace.
costituzione e le leggi americane, s'inculcano sani
principii d’igiene, si lotta contro l’alcoolismo e l’immoralità.
Il signor Cleland, il quale come ogni buono e genuino americano, è entusiasta del suo paese ed è fiero
dei suoi ordinamenti civici e politici a base di libertà, brama incanalare altresì, per mezzo delle sue
scuole, la grande corrente di immigrazione in modo da
fare della maggior parte degli emigrati buoni cittadini americani.
Questo suo intento è spiegabilissimo, dato il grave
problema che' agita gli Stati Uniti per assimilare
quelle moltitudini di forestieri d’ogni lingua, tribù
e nazione della terra, che invadono e popolano il territorio americano.
L’opera del Rev. Cleland è aconfessionale e non mira
al proselitismo, sebbene il soffio ispiratore di essa
sia il puro cristianesimo evangelico.
Ancora una volta sia il benvenuto fra di noi quell’ottimo amico dei nostri emigrati e possa egli riscaldare ancora maggiormente il suo nobile cuore, già
cosi caldo d’interesse per i nostri concittadini, in quest’alma terra d’Italia, che per la prima volta egli
visita ! . „
Arturo Muston.
VALLI VALDKSl
Rodoretto. — ((?. Grill). Debitamente convocata secondo l’art. 24 dei nostri Regolamenti, l’assemblea
elettorale di questa chiesa ha nominato all’unanimità
(41 voti su 41 votanti) come suo pastore, il Sig. Prof.
Enrico Pons, recentemente tornato daU’America meridionale.
Echi del nostro Sinodo
Volevamo pubblicare in questo numero un riassunto dei discorsi proferiti dagli Amici italiani ed
esteri al nostro Sinodo ; ma la tirannia dello spazio
ce lo vieta. Al prossimo numero dunque. Ringraziamo
intanto il Seggio che ci ha favorito gli appunti ; dai
quali però toglieremo solo alcuni pensieri, per ciascun
oratore. '
— Ci si è fatto notare ohe nell’enumerazione di detti
Amici noi abbiamo dimenticato il vescovo della tanto
simpatica Chiesa Morava.
Ecco qui la nostra onorevole ammenda.
Congresso Storico subalpino
Il XIII Congresso Storico Subalpino si adunò a Vercelli nella seconda quindicina di settembre. Tra gl’intervenuti notiamo due Valdesi, rappresentanti della
Società di Storia Valdese: il cav. T. Gay, che vi proferì un applaudito discorso, e il prof. D. Jahier, presidente il primo, vicepresidente il secondo di detta
.società.
Facoltà di Teologia
La Facoltà si riaprirà, Dio volendo, martedì 11
d’ottobre.
Dal 13 al 15 avranno luogo gli esami della Sessione
d’autunno.
Gli studenti, che intendono presentarsi a questa
Sessione, debbon farne regolare domanda al Decano
della Facoltà, prof. E. Bosio D.D., Via de’ Serragli 51,
Firenze. „ n • i
Per il Consiglio
Prof. Giovanni Lnzzi, Segretario.
J)a le antiche province
Sanremo. — (Ugo Janni). Durante la mia assenza
per le vacanze, la Chiesa è stata afflitta dalla dipartenza di un nostro caro, il fratello Giovanni Molinetti.
Era membro della nostra congregazione da molti anni,
e fu costante e fedele testimone della verità. Ebbe
momenti di indigenza qualche volta estrema, ma ne
uscì a forza di buon volere e di industria : mai una
volta egli si è valso della sua qualità di fratello per
mendicare soccorsi dalla Chiesa o dal pastore. La chiesa
era per lui società spirituale, non associazione di beneficenza. Povero, non trascurò mai di contribuire
finanziariamente, con l’obolo della vedova, ai bisogni
dell’opera. Pioggia, vento, tarda età, eoo. non furono
mai per lui argomento o pretesto per mancare al culto.
PrancGSCO Plartclli
Torniamo nuovamente dal nostro cimitero evangelico dove abbiamo seppellito l’anziano
f ranccsco Plartcllì
fu Alessandro, di 57 anni e mezzo.
Nel visitare questo fratello durante la sua straziante
malattia, come neU’accompagnarne oggi la salma all’ultima dimora terrena, sempre si è presentata alla
nostra mente la parola di S. Pietro : La prova della
fede vostra, molto più preziosa dell’oro ehe perisce...
Le sofferenze indicibili ehe lo martoriavano durante il progresso del sarcoma canceroso che l’ha
consunto, gli davano qualche intervallo di requie in
cui l’ammalato si riafferrava alla speranza di vivere
ancora e di continuare à lavorare per la famiglia;
ma poi gli spasimi lo riassalivano e gli facevano hen
tosto distaccare lo sguardo da quell’orizzonte vicino,
per fissarlo sopra Colui che solo può dare la vera
pace, nel liberare appieno da ogni male. Il linguaggio della preghiera gli diventava allora del tutto
famigliare, e la visione dell’al di là gli appariva una
preziosa realtà.
Erano pure commoventi quei momenti in cui dando
l’arrivederci nella presenza di Gesù, egli esortava i
suoi figliuoli a comportarsi sempre bene, e ad avere
amorosa cura della loro madre, che da diversi anni
è sofferente per grave paralisi. Il nostro fratello ripeteva poi come per fortificar se stesso : Io so in chi
ho creduto. — E noi, colla certezza consolante che egli
non ha ricevuto la grazia di Dio invano, abbiamo ripetuto quella parola dell’Apostolo Paolo, davanti ad
un numeroso pubblico intervenuto al suo funerale.
La famiglia Martelli ha molti amici che simpatizzano
con essa e per essa pregano nella sua grande afflizione.
Possa la prova della fede sua per cui è chiamata
a passare, « essere trovata a lode, ed onore e gloria,
dlVapparizione di Gesù Cristo ».
Rio Marina, 30 Settembre 1910.
Pietro Chauvie,
Rinnoviamo da queste colonne l’assicurazione della
nostra fraterna simpatia alla famiglia così gravemente
provata. Direzione.
COMMEMOIMSJKIjyX SEnEMBRE
Maddalena. — Togliamo da la Nuova Sardegna di
Sassari: « Dopo la commemorazione la Società XX
Settembre si unì alle società Elena del Montenegro
e Caprera e si formò il corteo ehe con la banda municipale alla testa, per le vie principali si diresse alla
colonna commemorativa dell’eroe dei due Mondi. Qui
parla il signor Virgilio Clerici ministro evangelico
valdese.
Ci duole di non poter riportare il discorso dell’egregio conferenziere, che, con parola ornata, parlò di
Garibaldi e di Roma facendo correre dei fremiti di
di entusiasmo al ricordo dell’episodio finale del nostro risorgimento. Egii terminò con un evviva a
Roma conquista intangibile, riscotendo applausi fragorosi ».
Grotte. — (G. M.) L’associazione Cristiana di Grotte
ha voiuto anche quest’anno prendere l’iniziativa per
la commemorazione del 20 Settembre. La manifestazione riuscì grandiosa e incontrò il favore popolare.
La musica percorse le vie principali entusiasmando
i cittadini coi suono degli inni patriottici. Alle ore
10 e nel pomeriggio eseguì un ottimo servizio dinanzi al locale della nostra associazione, dove era
stato costruito un ricco padiglione di verdura e di
fiori, e sul quale sventolavano i colori nazionali. Molte
case nel corso e nelle vie principali erano imbandierate. Alle ore 17,30 in mezzo alla folla ohe occupava
11 piazzale della posta, il pastore ¿sig. Moggia, applaudito, commemorò il grande avvenimento, e svelò le
gesuitiche arti del partito crericale”per ricuperare il
temporale al papa, attentando all’unità e all’indipendenza della patria. Sui muri spiccavano a grandi caratteri queste scritte : « W il XX Settembre ! Abbasso
il clericalismo 1 W Roma Italiana ». Le stesse frasi si
leggevano nei bellissimi e grandi areostati innalzati
alla sera dal nostro fratello G. Salvagglo. Si chiuse
la festa, nel tempio evangelico, coll’amministrazione
del battesimo al bambino dei coniugi Moggia, con
grande concorso di fratelli e di amici che riempirono la Chiesa,
6
San Gennaro t¡ il colera a Mapoli
All’indomani del famoso miracolo di San Gennaro
(19 settembre) si verificarono nella nostra città oltre
cento casi di enteriti, semplici o specifiche, dovuti
alla baldoria cui si dette il popolo, pel quale fu di
lieto presagio il miracolo avvenuto due ore prima del
consueto. 11 presagio fallì e i commenti son fuor di
tempo. Ad ogni modo, genuino o no che sia il sangue
del patrono della nostra città, che bolla o ribolla, certo
è che le Autorità dovrebbero provvedere, anzi prevedere. A noi basta invece la parola dolce ed affettuosa del Maestro : Non temere ! Quando è che i nostri concittadini vorranno udirla ? Ed. dandola.
NOTIZIE ESTEI^E
Svizzera
Ginevra. — Domenica scorsa, il venerando Padre
Giacinto, sempre vegeto e pieno di forza, proferì un
discorso nella chiesa di Notre Dame a Ginevra, à commemorare la fondazione della « Riforma cattolica ».
Losanna. — Dal 6 corrente al 3 novembre nella
* Salle centrale », una serie di conferenze' apologetiche per persone colte, sui temi : 1) La fede e Gesù
Cristo (oratore : Carlo Byse) ; 2) La fede e la ragione
(prof. G. Fulliquet) ; 3) La fede e la coscienza (id.) ;
4) La fede e l’amore (Franck Thomas) ; 5) La fede e
l’evoluzione sociale (id.).
Germania
Tilsitt. — Mercè dell’opera della Lega contro l’immoralità, i librai, cartolai e giornalai di questa città
hanno deliberato di non vender più pubblicazioni
immorali di nessuna specie,
Belgio
Gand. — Eseguendosi certi scavi per scoprire le
fondazioni della badia di Saint-Bavon, si sono trovati due scheletri avvinti alie tombe con delle solidissime catene. Si tratta certamente di vittime dei
fanatismo monastico, sepolte vive !
Ungheria
Secondo il Témoignage, il Vaticano, che protegge
in Spagna i conventi, perchè gli sono sottomessi e
ligi, li perseguita in Ungheria, ed anche altrove,
nella Bosnia e nell’Erzegovinaj perchè in questi paesi
ì monaci godono di una certa indipendenza. « Il
domma dei dommi è l’autorità papale; quindi il dovere dei doveri è la cieca ■obbedienza ni-capo—della
Chiesa ».
Oceania
Or sono solamente circa cinquant’anni che il primo
missionario Hiram Bingham e sua moglie sbarcarono
alle isole Gilbert abitate da una tribù di cannibali
« selvaggi, violenti, crudeli e traditori ». L’anno
scorso, 30000 cristiani di quella medesima tribù han
commemorato il loro avvento alla civiltà. Tutti i pastori delle loro chiese sono indìgeni preparati al ministerìo cristiano da quel primo missionario. Con
l’aiuto prezioso della propria moglie questo degno
servitore di Dio tradusse le S. Scritture, delle quali
ormai sono già state vendute 11 mila copie. Ogni
anno gl’isolani acquistano circa 2000 libri religiosi. Ricorrendo il giubileo cinquantenario del D.r
Bingham loro apostolo, quegli ex cannibali gli han
diretto una lettera piena d’affetto e di graditudine.
(Dal Meesager des Messagers).
IN SALA DI LETTURA
In Pragelato, del dott. Attilio dalla. — Estratto dalla
Rivista Cristiana.
E’ questa una bellissima descrizione dell’amena vallata pinerolese che da Fenestrelle va fino a Colle di
Sestrières. Descrizione che si legge sopratutto volentieri da chi già ebbe l’opportunità di ammirare le
bellezze panoramiche di quella valle.
L’egregio prof, del Ginnasio di Pomaretto opportunamente rievoca i ricordi storici, ora gloriosi, ora
tristi della vallata, dove già un tempo si professava
la fede evangelica valdese, che la persecuzione violenta più volte soffocava. Ora alcuni fatti sembrano
voler essere l'inizio d’un ritorno all’antico. E. M.
• *
L’Idea Moderna nel suo N. 67 contiene la prima
parte di uno studio geniale quanto profondo su « La
Modernità del Vangelo ». Con sintesi rapida è fatta
la rievocazione della storia della civiltà prima di
Cristo, della quale sono indicati le lacune, i bisogni
e la spaventevole corruzione.
Se poi il popolo ebreo conteneva in sè il germe del
Messia, preparandone l’avvento, anche Atene e Roma
l’invocarono, lo presentirono, lo prepararono. « Socrate infatti è quell’anticipazione di Cristo che poteva creare Tumanesimo della civiltà ellenica. E Socrate fu il maestro di Platone, ohe fu quasi cristiano
LA LrCE
e fu maestro dei primi padri deila Chiesa. E Roma
non solo contribuì, con indispensabile contribuzione
al propagarsi del Cristianesimo, ma prima ancora
ch’egli nascesse, salutava per bocca del suo Poeta, il
Messia ». E qui sono riferiti i noti versi di Virgilio.
L’articolista poi, con pensieri quasi del tutto nuovi,
rievoca e descrive l’apparizione del Cristo con levarie
realtà da esso vedute. La prima è l’antitesi fra le due
caste dell’umanità : (i Dominati e i Dominatori). « Egli
vide che al popolo mancava la coscienza di sè medesimo e l’opera sua potrebbe essere definita sinteticamente : La creazione della coscienza dell'umanità ».
Riconosciuta una prima realtà : la miseria morale e
materiale del popolo, Cristo riconobbe una seconda
realtà: l’abbiezione della casta dominatrice. La terza
realtà da lui intraveduta è l’unità spirituale di tutti
gl^uomini in un Unico Principio : Dio. « Quella unità
che la scienza scorge nei firmamenti visibili, il Cristo
I ha proclamata e creata nei firmamenti degli spiriti.
Ecco un’umanità che si erge dinanzi a voi, e si afferma : In nome del nostro Padre comune, in nome
della Coscienza che contiene le vostre coscienze, che
vi è signora di assoluta signoria, noi proclamiamo i
nostri diritti, noi ci creiamo un mondo che non è il
vostro inondo; < voi ci uccidete il corpo, ma non potete ucciderci l’anima ». jj. jn.
^ La Tita, rivista di azione per il bene, a proposito della circolare dell’on. Luzzatti contro la pornografia, l’alcoolismo ecc. pubblica una notevole lettera di Gennaro Avolio diretta ai ministri Luzzatti
Fani, la quale mentre plaude all’opera di purificazione sociale iniziata dal governo, ne mostra pure
l’insufficienza per risolvere il problema della pubblica moralità. L’egregio pubblicista crede — che
debba essere colpito il commercio, pubblico sfacciato,
petulante — di oscenità vive, di cui Xapoli soprattutto offre un ributtante spettacolo: che debba essere protetta l’infanzia, sfruttata e maltrattata a Napoli come in nessuna altra parte d’Italia (e qui l’Avolio reca fatti raccapriccianti): che il riposo domenicale debba essere fatto osservare da tutti, mentre
igli spàcci di liquori e di vino sono lasciati aperti e
gli sfruttatori del lavoro trovano modo di lavorare
e di fare lavorare, in barba alla legge, nelle botteghe, nelle officine, nelle proprie case.
Infine è richiamata l’attenzione dei ministri Luzzatti e Fani sulla stampa stessa politica che si compiace nelle descrizioni minuziose, prolisse impressionanti dei fattacci df-'cronaca’più»‘tni^i;-delie degenerazioni sessuali più ripugnanti ecc. Il più bello si
è che il sequestro preventivo dei giornali non èabolito, quando si tratti d’offesa al buon costume. Ma i
magistrati non sempre osano intervenire quando si
tratta di quotidiani, organi dì uomini politici influentissimi, spesso capi autorevoli di frazióni parlamentari, o organi ufficiosi del governo.
La lettera termina con una calda esortazione ai sullodati ministri, perchè vogiiano colpire, in alto e in
basso, non solo i violatori della legge, ma i fiacchi,
gli inetti, i corrotti, senza riguardi e senza debolezza,
e appurare il vero stato della pubblica immoralità,
non solo per la via burocratica delle Prefetture; ma
interrogando anche degli uomini onesti e liberi, i
quali sono a contatto con il popolo, e non d’una
provincia sola, ma da jin capo all’altro d’Italia.
E. M.
Salmi, con introduzioni, per opera del professore O.
Cocorda. — La Scuola Domenicale, N. 4. — Gesù Cristo
è esistito ? conferenza del pastore G. Benz di Basilea
cent. 30, Lugano, Casa editrice del Goenobium.
Rivista Cristiana
Redazione: Piazza Massimo d’Azeglio 15; Ammiuistrazione ; ’ÌTia Serragli 51, Firenze.
Sommario del numero di settembre : — Le morali
deficienze del neospiritualismo, E. Senàrega. — Il valore^ storico delle tradizioni patriarcali, T. Longo. —
Gesù o Cristo? V. Garretto. - Il ministerioecclesiastico della donna, E. Meynier. — Cronaca del movimento religioso, U. Janni. - Dalle Riviste e dai Giornali. — Note bibliografiche, G. R.
c o wcoi< s o
Ci si prega di annunziare che . Vita gioconda »
bandisce un concorso per due racconti di Natale
(premi rispettivi di L. 20 e di L. 10). Il l. dovrà esser scritto da Adulti e non occupare più di 10 colonne del periodico ; il 2., da Fanciulli e non occupare più di 3 colonne.
Inoltre, un premio di L. 5 a chi mandi «.il maggior
numero di varietà natalizie adatte al carattere del
giornale ».
Indirizzare i mss. in Via Firenze 38, Roma, non più
tardi del 10 novembre.
M © © D Y
* ^
Dell’avv. Salv. Mastrogiovanni — Estratto da c La
Riforma Laica ».
Il noto volume dell’On. Murri continua ad essere
discusso nelle nostre Biviste. Notevole lo studio che
vi dedica in quest’opuscolo l’egregio direttore della
« Riforma Laica ». Questi comincia coll’osservare
che considera da un punto diverso il problema della
politica ecclesiastica, perchè crede che lo Stato laico
è kicompetente e perciò rispettoso di tutte le opinioni etico-religiose liberamente esplicantisi nei limiti
loro assegnati, mentre il Murri vagheggia uno Stato,
sollecito ed equanime tutore delle varie religioni!
Quindi riassume in poche pagine il volume del Murri
criticandone alcuni punti, ma rilevandone l’alta im-’
portanza, e soprattutto richiamando T attenzione dei
lettori sul magnifico programma di studio e d'azione
proposto dal Murri, e specialmente sui due importantissimi argomenti delle fabbricerie parrocchiali e
delle congregazioni.
E. M.
Luce e ombra.
Nonostante i nobilissimi sforzi di cui abbiamo parlato la volta passata, una nube fitta d’ignoranza continuò ad avvolgere la mente del nostro giovane convertito ; il quale — se, come non se ne può dubitare,
aveva ricevuto lo Spirito di Dio — non sapeva però
bene che fosse; ed egli stesso candidamente lo confessa. La luce spirituale, onde un peccatore abbisogna
per sentirsi in pace con Dio si fece d’un tratto in
queU'anima sincera e ravveduta ; e il Moody riesci a
comprendere da un momento all'altro la Bibbia, ma
la comprese per sè, praticamente. Non si sarebbe trovato in grado di render conto a nessuno di ciò ch’egli
aveva compreso, nè di sostenere un esame su le pro
« Ricordo una sera » egli
dice . che Ti Igìbbìa era per rne il iibrò'più^'sciuttò
e più oscuro dell’universo. Il giorno dopo, tutto era
mutato. Ne possedevo la chiave. Ero nato di Spirito ».
Dobbiamo mettere in forse questa asserzione ? No, di
certo ; eppure che meschina figura non fece il Moody,
quando si presentò innanzi al Consiglio di chiesa, per
sostenere l’esame d’ammissione! Non gli riesciva di
spiccicare quattro parole. I membri del Consiglio se
n’avvidero subito, e pensarono di fargli dello domande
elementarissime o comodissime, poiché il catecumeno
non avrebbe dovuto rispondere che con dei sì e con dei,
no. Un diacono tuttavia s’arrischiò a domandargli :
« Che ha fatto Gesù Cristo per voi, per noi tutti ? »
— < Credo che abbia fatto molto... per noi tutti...
molto...» rispose Dwight Moody ; ma poi s’ingarbugliò
e non seppe dire in che consistesse questo « molto ».
In somma, fu rimandato, e dovette ripresentarsi nel.
maggio del 1856. Stesse domande, e su per giù le stesse
risposte a monosìllabi, a sospiri. Ed anche questa volta
gli esaminatori avrebbero avuto la tentazione di rimandarlo; ma, tenuto conto della sua ottima condotta
e del suo ardente desiderio d’appartenere al Signore,,
l’ammisero senz’altro.
(1) Chiediamo scusa per le troppo frequenti interruzioni, dovute all’abbondanza di materia e alla ristrettezza del nostro periodico. Proseguianlo la vita'
del Moody un altro po’ e quindi la sospenderemo, perchè comprendiamo che le interruzioni indipendenti
affatto da la nostra volontà riescono uggiose ai Lettori.
Unwif Q riflt St„ Rochester N..
HI HI» n. MUI Y., America) riceve abbonamenti alla Luce.
LIBRI E PERIODICI RICEVUTI
L’Idea moderna, N. 6-7 (settembre-ottobre). — La Cultura contemporanea, N. 17-18 (1-16 settembre). — Coenobiam. Anno l’ir, fascicolo IV. — Luce e ombra, fascicolo 8 (agosto). — The converted catholic. — The
converted priest. — La Riforma laica, N, 9 (settembre).
Il Nuovo Testamento tradotto sul testo originale e '
l' Istituto Eoaupeiico FtiuininilB di Firn
cerca insegnante elementare interna. Rivolgere domanda al detto Istituto, Via del Gignoro. 15 — Set*
tignano (Firenze). s »
Distinto famiglio Valdese
sione. — Rivoigersi al Signor E. Giampiccoli — pastore. — Via Pio Quinto, 15. TORINO
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould, Via Marghera 2, Roma;
7
LA LUCE
Auri Sacra Fames
(Iva. tormentosa fame dell’oro).
Se la Banca prosperava, il Sonnenheim ne avrebbe
avuto il maggior profitto: se falliva, avrebbe fallito per i depositanti, non per lui, e il responsabile davanti alla legge sarebbe stato il De Paoli^
non lui. Quantunque, nè anche il De Paoli aveva
molto da temere dalla legge americana. Questa non
protegge i non americani. Ora, i più di quelli che andavano a deporre i loro piccoli risparmi al « Piccolo Risparmio Italiano » erano ^italiani di tutte le
provinole d’Italia, specie del Mezzogiorno: Siciliani, Ca'
labresi. Abruzzesi, Napoletani e via dicendo. Tutta
questa gente viveva ignara di ogni cosa che non fosse
il suo lavoro quotidiano e la stretta cerchia della
propria famiglia. I più non sapevano tener la penna
in mano o leggere una lettera. A New York erano
doppiamente stranieri, in quanto che essi non capivano gli Americani, nè erano da questi compresi :
quanto poi àgli altri Italiani, se ne tenevano lontani
quasi fossero stranieri. Erano iti agli Stati Uniti solo
per far quattrini ; lavoravano e sudavano per mettere insieme quattro soldi, per quindi ritornare alla
loro diletta Italia. In America erano e volevano rimanere stranieri, ed isolati. La loro patria era al di
là dei mari. E intanto andavano a depositare i loro
pìccoli risparmi nelle mani del signor Alberto De
Paoli, che li passava poi in quelle grasse ed untuose
del giudeo Sonnenheìm.
Il « Piccolo Risparmio Italiano • cominciò a prosperare. Le maniere nobili e gentili del De Paoli, la
sua bontà verso i suoi connazionali gli attiratone in
breve la stima e l’affetto di quelle turbe ignoranti
o semplici, ma ricche di affetti e provviste di una
¿grande capacità di amare. La stima e l’affetto generò
la confidenza e i loro denari vennero portati alla sua
Panca. In meno di otto mesi, i depositi degli emigranti italiani salirono a più di ventimila dollari e
il « Piccolo Risparmio Italiano » acquistò nel Bowery
una certa importanza.
Quei denari sapevano in verità di fatica e di sudore. Gl’Italiani, pur di mettere da parte qualche cosa
•conducevauo una vita miserabile e vivevano non in’
case, ma in tane indegne di bestie. Una camera, che
^sarebbe appena bastata per una persona, accoglieva»
la notte, cinque o sei italiani, ohe dormivano in una
spaventosa promiscuità sul terreno, appena coperto
da una miserabile stuoia o pagliericcio.
Quella povera gente pel misero posticino che occupava nella stanza comune pagava un dollaro la
settimana ; qualche volta di più. Erano quattro o
cinque dollari al mese che venivano sottratti >dalla
loro paga : trenta dollari, trenta cinque o quara'nta
al più, qualche volta meno di trenta, col pericolo pei
meno intelligenti e per gli occupati in lavori stradali di stare a spasso e patir la fame tutto l’inverno.
Quei miserabili vivevano come i topi delle cloache,
Mangiavano di tutto. Cibi malsani, cotti malamente;
o anche crudi e di pessima qualità. Vino mai, perchè
troppo caro e di rado genuino ; qualche volta un bicchier di birra o una tazza di caffè per tre quarti
adulterato. Se non morivano avvelenati dal pessimo
cibo che prendevano, oltre che alla costituzione sana
e robusta, si deve attribuire alla loro naturale e obbligatoria temperanza. Mangiavano così poco dì quel
veleno che desso non riusciva ad ucciderli.
E pure su quelle magre paghe riuscivano a metter
da parte qualche dollaro. La febbre dell’oro li spingeva al lavoro. Quelle bestie da fatica faticavano senza
riposo, e portavano i loro miseri .risparmi alla Banca
del signor Alberto De Paoli. Quindi il ruscello d’oro
dal * Piccolo Risparmio Italiano • correva al mare
della Nortk Pennsylvania Bank.
XV.
Una leggenda medievale.
Il marchese Filippo de’ Paoli cercava fra gli sterpi
e i rovi il luogo segreto dov’era sepolto il tesoro del
diavolo. Ma, pei primi quindici giorni, dopo fatta la
scoperta della lapide misteriosa, non riusciva a trovarlo. Forse i dati e le indicazioni della vecchia pergamena non erano abbastanza precisi ; forse nei secoli andati, i lavori di adattamento della villa antica
ad un nuovo edificio avevano cancellate le vestigia
e le tracce del tesoro : forse anche, il tutto si riduceva
ad una semplice leggenda e nulla più.
Il marchese riandò colla mente l’antica leggenda.
Nella Chiesa di San Giacomo in Spagna si trovava
un tesoro ingente di monete d’oro, di gioielli d’ogni
forma e valore, che i fedeli avevano offerto in voto
all’apostolo San Giacomo. Questo tesoro scintillante di
oro, d’argento e di gemme di gran prezzo era custodito
da due monaci di grave età, i quali non mai l’abbandonavano, ben sapendo che la cupidigia dell’oro supera
troppo spesso la riverenza alle cose cosacrate a Dio
dalla pietà dei fedeli.
' Un giorno, sui primi anni del secolo undecimo, due
pellegrini si recarono al Santuario di San Giacomo
per far ivi penitenza dei propri peccati. Erano due
baroni francesi, i quali per molti anni avevano spadroneggiato e taglieggiato quali vili masnadieri il
contado nei dintorni dei propri castelli. La Chiesa
di Francia li aveva colpiti di scomunica e li aveva
condannati a fare il pellegrinaggio di San Giacomo
in Compostella, pellegrinaggio assai popolare in quei
giorni. I due pellegrini sostarono davanti all’altare
del Santo e guardarono con occhi cupidi gl’infiniti
gioielli ohe la pietà dei fedeli aveva regalato al grande
Apostolo della Spagna. Fin da quel momento i due
baroni concepirono il disegno d’impadronirsi di quel
tesoro. E non tardarono molto a recarlo ad effetto.
Mentre una notte i due monaci dormivano nelle loro
cellette attigue alla cappella del Santo, sentirono un
gran rumore in chiesa. Balzarono dai loro letti o piuttosto dalle stuolo sulle quali giacevano e corsero al
tesoro ohe era stato loro affidato. Ma sul limitare della
porta la spada di uno dei baroni li arrestò e per
sempre. Il brutale soffocò nel sangue ogni lor grido.
Con due colpi di spada li ebbe sgozzati e morti. Il
compagno, intanto, salito sull’altare, faceva man bassa
sulle gioie del Santo, le quali, poi, deposte entro
una cassa di ferro, furono dai due ribaldi trafugate, dopo mille peripezie, fuori dì Spagna. Dopo
tre o quattro mesi di viaggio, essi fecero ritorno ai
loro castelli. Ma il tesoro non durò a lungo nelle loro
mani. La cassetta fatale recò loro ogni sorta d’infortuni, poscia la morte. Cope sempre accade in simili
cose, i due ladri vennero fra loro a disputa sanguinosa per la spartizione del bottino, e uno dei due, il
più vecchio, fu ucciso in duello dal più giovane che
rimase unico proprietario dei gioielli. Aveva costui
una moglie che era degna di lui: bella, cioè, scaltra
e malvagia. Costei si era invaghita di un signore dei
dintórni, il quale durante l’assenza del marito, le
aveva fatto di frequenti visite. Il marito seppellì il
tesoro sotto il pavimento di una carcere del suo castello, ma non così segretamente ohe la moglie non
se ne avvedesse. Quella scoperta cagionò la morte all’infame barone, l^a donna, coll’aiuto del suo amico,
uccise nel sonno il marito e la cassetta contenente il
tesoro prese il volo dal castello del barone.
(Continua). (12)
Prof. Giorgio Bartoli.
Soifo VimuBo!
ProprietA riseryata — Biprodaiion* proibita
Non c’ era neppur da imaginarlo che un così bel
giovane, nipote d’un cardinale, guardia nobile del papa
(che era come dire intimo amico di Sua Santità), figlio d’una pia signora, la quale, al dire di Domitilla,
si confessava e comunicava duo volte la settimana e
andava a messa ogni mattina, potesse essere... ma che I
neppur pensarlo, per carità 1 Intanto che cosa era venuto a fare quella sera al presbiterio ? Che si dicevano,
lui e Don Angelo, chiusi nello studiolo in segreta conferenza ? .
Le due sventatene avrebbero dato chi sa ohe per
poter vedere ed udire dal buco della serratura. Ma
sì ! La signora Tilde, tutta sottosopra per la visita
inaspettata, aveva cento ordini da dare. Il marchese
non sarebbe di certo ripartito senza prima mangiare
un bocconcino... Presto dunque a preparar qualche
cosa; nulla di prelibato pur troppo... ma si sa... in
campagna... e poi, presi così alla sprovvista... Don Camillo avrebbe fatto penitenza... Il brodo per una minestrina però c’era, e che brodo ! di manzo e di pollastra grassa ! E la pollastra non s’era mica consumata tutta a tavola ; quel quarto rimasto si poteva
ancora presentare ; e poi quel piatto di regalie... presto, presto a frìggerle col burro fresco... Presto la tovaglia e i tovaglioli di bucato, le stoviglie più fini,
il vino migliore. E bisognava pensare anche al cameriere : una bella fetta di manzo, un piatto di sott’ aceto, del formaggio di monte, del vino... Presto, presto, fascine sul fuoco, carbone nelle stufe, lumi accesi
dappertutto... 0 santa pazienza 1 La signora Tilde aveva la febbre e la faceva venire a chi le stava d’attorno. E i bambini?! bambini poi 1... Correvano in
qua e in là, dietro alla nonna, dietro alle ragazze, empivano la testa di mille < come ?> e di mille < perchè 7>
toccavano, disordinavano ogni cosa. ________________
Ma, ecco finalmente tutto pronto l’Ti marchese
non aveva ohe da scendere e sedersi a tavola. Data
un’ ultima guardatina in sala, esortati i piccini a lasciarsi condurre a letto, ed ottenutane la promessa
che sarebbero stati buoni come angeli, se Nannetta
«vessa raccontato loro una fiaba lunga, lunga, lunga.
la signora Tilde aveva ripreso in mano la calza ed era
andata a sedersi dinanzi al focolare. Amandina, accoccolata lì accanto, bruciava di voglia di far parlare il cameriere ; ma non toccava a lei d’intavolare la conversazione e intanto si rodeva in un silenzio forzato. 0
ohe era fatta di marmo la signora Tilde ? Non si sentiva anche lei pungere dalla curiosità ? A ohe pensava
mentre, cogli sguardi fissi sulla fiamma guizzante, sferruzzava, sferruzzava via, via, veloce così che le punte
delle sue dita e le punte degli aghi da calza sembravan tutte messe in moto da una macchina?
Ella ruppe il silenzio finalmente, e Amandina respirò.
—r Spero — disse la Signora rivolta al cameriere
— ohe il signor marchese non sarà venuto qui a portarci cattive notizie...
Il giovanotto, che, dopo aver mangiato e bevuto a
sazietà, senza tanti complimenti aveva acceso un sigaro e fumava di santa ragione, interrompendosi solo
di quando in quando per tracannare un altro bicchier
di vino, rispose che, per quel che sapeva lui, cattive
notizie a Roma non ce n’erano davvero.
— Temevo — proseguì la Signora con pna certa esitazione — ohe il signor Cardinale...
— Oh, il signor Cardinale sta benissimo — rispose
il giovanotto. — Oggi stesso era a pranzo dalla Marchesa ed ha tenuto allegra tutta la compagnia raccontando barzellette.
La signora Tilde sospirò. — Meglio così, meglio così
__disse a mezza voce quasi parlando a sè stessa, e
lasciò cadere il discorso.
Ma lo riprese tosto il giovanotto:
— 0 mi dica un po’. Signora, che c’è di vero in quello
che sì racconta di quel pandemonio ohe è successo
qui l’altra notte...
La Signora si girò tutta sulla seggiola per vedere
in faccia il suo interlocutore e si lasciò cadere la calza
in grembo.
— Che si racconta? — disse — Se ne parla anche
a Roma?
— E come no?
— Avrete sentito Domitilla...
— Non solo, ma ho anche letto i giornali !
_____I giornali ? 1 — esclamò Amandina che non poteva più toner ferma la ling-ua. — Andate a dar retta
ai giornali... non erano quii giornali a vedere. E che
dicono i giornali?
— Dicono che c’è stato un tumulto ; ohe alcuni fanatici hanno trascinato in chiesa a viva forza una po
vera donna, la quale passava per essere indemoniata;
che i carabinieri hanno dovuto caricare la folla per
riuscire a sbandarla...
Amandina uscì in una risata sonora: — Ve lo dicevo io... andate a dar retta ai giornali:..
— Ma Domitilla — disse la Signora colla voce un
po’ tremante — non l’avrà raccontata così ?
— Oh quella — rispose il giovanotto ridendo —
quella è un bel tipo davvero... Da quando è tornata,
non fa che empirci la testa dì storie di apparizioni,
dì fantasmi, di miracoli... E noi naturalmente si ride,
si ride... e lei ci s'incoccia e minaccia di raccontar
tutto alla signora Marchesa... chè se lo sapesse la Marchesa !.. Ma, domando io, come si fa a non ridere quando
quella povera sciocca pretende di darci a credere che
l’altra notte la Madonna ha fatto un miracolo per intercessione sua?
— Ma è vero, è vero, è proprio verol — esclamò
Amandina riscaldandosi'.
Il giovanotto la fissò con fare malizioso : — È vero ?
Proprio vero ? Ah, bah ! non me la date ad intendere
neppur voi, bella ragazza. Ci vuol altro ! A questi
lumi di luna... Chi ci crede più ora ai miracoli ?...
— Mi raccomando, mi raccomando — disse la Signora — parlate con rispetto, questi non son discorsi
che sì debbano far qui...
— Già, la Signora non ha torto — fece il giovanotto tra il serio e il faceto— in casa d’un Reverendo...
non sta bene ; ma noi in città... che vuole, ormai siamo
spregiudicati... Insamma devo concludere, bella ragazza, che Domitilla non ha avuto le traveggole ?
— Ma che traveggole 1 Domandate a chiunque e vi
diranno quello che dico io...
— Ah... tutto il paese la pensa così ? E anche Lei,
Signora ? Anche il Reverendo ?
La Signora non fece a tempo a rispondere, che già
Amandina con gran veemenza rispondeva per lei:
— Quattro erano i Reverendi che hanno visto il miracolo, capite ? Quattro I — e Amandina spiegò a ventaglio quattro dita della destra in faccia al suo incredulo interlocutore. — E per di più c’era anche un
Padre Cappuccino !
— Nientemeno I E tutti hanno visto, hanno creduto,
hanno confermato ?...
{Continua),
(42).
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