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DELLE VALLI VALDESI
Spett.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XCI — Num. 50 ABBONAMENTI f Beo: L. 1.300 per Pintemo Ero e La Luce: L. SaOOO per rìntemo Spedia. abb. postale - 1 Groppo TORRE PELLICF, 22 Dicembre 196Í 1
Una copia Lira 3 0 L. 1.800 per Pesterò L. 2.000 per l’estero Cambio d’indirizao lira SO 1 Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-1755? |
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pace in terra
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L anno scorso il culto evangelico alla RAI, il giorno di Natale,
fu presieduto dal Prof. Giotmnni Miegge. Ricordandolo con affetto e gratitudine, pubblichiamo la parte centrale di quella sua
predicazione.
Dobbiamo ricordare quale ampio e fondamentale significato ha la
pace nel pensiero biblico : la pace è la esistenza piena, prosperosa,
tranquilla, che Dio dona come una delle più squisite espressioni della
sua bontà. La pace è il bene promesso nelle solenni benedizioni sacerdotali: (c L’Eterno... volga verso di te il suo volto, e ti dia la pace! »
(INum. 6: 26): e augurato, anzi invocato nel saluto apostolico: « Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre... » (Rom. 1: 7). La pace riassume in sè la felicità degli ultimi tempi, quando Dio regnerà incontrastato sugli uomini, e gli uomini saranno pacificati fra loro, e anche
le forze ostili della natura saranno placate, e gli animali selvatici, nella
poetica visione dei profeti, saranno ammansiti! (Is. 11). Uno dei titoli
]iiù belli del Messia sarà appunto: « Principe della Pace » (Is. 9: 5).
L’annuncio meraviglioso dell’Evangelo è appunto che questa realtà vaticinata per gli ultimi tempi si è avvicinata a noi. Nella notte di
Natale, gli angeli hanno cantato: « Gloria a Dio, pace in terra » (Luca 2: 14), e l’apostolo Paolo dichiara solennemente che, in Cristo. Dio
lui fatto la pace tra Giudei e Pagani, riconciliandoli neiriinico corpo
di Cristo!
La visione storica dei profeti mira espiicitair ente alla pace tra i
])o[)oli; e quella degli apostoli proclama la riconciliazione delle nazioni e delle culture nell’unico Corpo di Cristo. Vi è una vocazione
alla [lacificazione mondiale, che non put> essere declinata dai cristiani,
¡»ercliè è semplicemente conforme alla volontà del Dio della pace.
<)ncsta vocazione va mantenuta fermamente, anche quando le vie delrurnanità sembrano allontanarsi dalla pace, anche quando i pericoli
di guerra si moltiplicano in modo inquietante. Anche allora, anzi, proprio allora, i cristiani devono dichiarare senza ambagi, fiduciosamente, la esigenza e la promessa divina della jiace. E possono farlo: forse
sono i soli che possono veramente farlo, perchè non cessano di contemplare, al di là delle perplessità e dei laschi presenti, le jirospettive iniinite della vittoria di Dio. In questo è la loro forza, in questo la loro
si ii'iiilà. la loro « beatitudine ». Giovanni Mivf’gv
Sempre la Controriforma?
L'enciclica «Aeterna Dei», di Giovanni XXIll, risposta
indiretta all’Assemblea Ecumenica di Nuova Delhi
15» centenario della morte di papa
Leone I Magno, Giovanni XXIll ha diffuso
una nuova enciclica, ^^Aeterna Dei Snpienfia'’\
Il documento in sè non ci pare, a dire
il vero, di grande profondità teologica. Il
suo interesse sta su di un altro piano.
Iti una prima parte tùene rievocata la figura del grande pontefice; un modesto miche se caldo sommario agiografico, con i
pregi e i difetti di \questa letteratura, non
priva di giudizi storicamente poco obiettivi e comunque assai spesso reversibili. Leone I fu infatti convinto assertore del Primato romano: ma questa posizione, che
viene naturalmente presentata come la vera, fu appunto osteggiata e rifiutata da
larghi settori della Chiesa ancora ^Hndivisn”. Viene giustamente messa in ribalto la
difesa della dottrina delle due nature in
Cristo, allora attaccata da numerose eresie, ma già tale difesa si fonda sul Magistero più che sulla Parola, una base estre
COMUNICATO
Il Rapporto ufficiale dell’Assemblea
di New Delhi sarà pubblicato in forma integrale, con tutti i documenti
importanti, i rapporti dei Comitati e
delle sezioni, gli estratti dei verbali.
La pubblicazione avverrà nel corso
del 1962 e sarà costituita da un volume di circa 350 pagine, in edizione
inglese, tedesca o francese, a scelta.
Il prezzo dell’edizione francese sarà
di 9 franchi svizzeri ; quella in tedesco
costerà DM 14,80 (rilegata). Il prezzo dell’edizione inglese non è ancora
stato fissato.
Chi desidera ricevere il Rapporto
ufficiale completo mandi subito la
prenotazione per una o più copie alrindirizzo del Moderatore E. Rostau
Via IV Novembre 107 - Roma, precisando quale edizione è richiesta. La
distribuzione ed il pagamento avverranno mediante la Claudiana non appena i volumi saranno disponibili. Le
prenotazioni debbono giungere entro
il 10 gennaio.
In edizione più ridotta e più rapida, ma soltanto in inglese ed in tedesco, saranno pubblicati i rapporti delle sezioni Testimonianza, Servizio,
Unità, ed il messaggio finale. Il volumetto uscirà all’inizio del 1962 e costerà rispettivamente 3 sh e 6 d in
inglese, DM 4,80 in tedesco. Chi volesse questa pubblicazione, segua le
norme di cui sopra.
Ermanno Rostan
mámenle fragile, malgrado le apparenze.
Come esempio di quella non obiettività
d’interpretozione di cui si parlava, citiamo
queste righe dell’enciclica, in cui Giovanni
XXIll riporta e commenta alcune frasi di
Leone 1: ’’Altro è l’ordinamento delle cose del mondo, altro quello delle cose di
Dio; non si avrà alcuna stabile .struttura,
al di fuori di quella pietra che il Signore
hn collocato come fondamento {Mail.
16: 18). Pregiudica i propri diritti chi brama ciò che non gli spetta. [La dolorosa storia
dello scisma, che separò in seguito dalla
Sede Apostolica tante illustri Chiese dell’Oriente cristiano sta a dimostrare chiaramente — come si desume dal passo citato
— la ìfoiida:ezz(i dei timori di S. Leone a
riguardo di future divisioni in seno alla
cristianità”.
Se veramente il Sommo Pontefice ronumo
non trova, di fronte « quel grandioso operare dello Spirito Santo che è il movimento ecumenico, altro da dire che questo,
dobbiamo con sincero dolore notare che
la Chiesa romana, nelle sue Gerarchie fondamentali. non ha ancora avvertito assolutamente nulla di quello che è lo spirito
ecumenico — e non ha, cristianamente, alcun diritto di chiamare ecumenico quello
che, a viste umane, sarà solo il Concilio
Vaticano li. Nemmeno l’ingresso ormai
quasi totale dell’Ortodossia orientale nel
Consiglio ecumenico delle Chiese {il che
non vuol certo dire ancora che tutti e in
lutto si .sia d’un sol cuore e d’un animo
.solo, purtroppo) ha scosso questa falsa sicurezza di sè in cui si arrocca tanta gerarchia e la massa romana, sconfessando indiresamente quanti cattolici sinceramente
cercano di essere attenti a ciò che lo Spirito, oggi, dice alle Chiese. Assisteremo dun.
■;ue. una volta ancora, soltanto ad un moto
di Controriforma ?
Indubbiamente, siamo molta lieti che.
lungi dalla polemica violenta del passato,
ci si rivolga un appello caldo e anche affettuoso, certamente sincero. Ma è un appello
la cui motivazione fondamentale non è
limpidamente cristiana, perchè non accetta di mettersi, accanto a noi, in ascolto
della Parola di Dio.
Ci dispiace. sinceramenJe, ma non è affatto vero che ’’L’appello all’unità del Palm s’incontra con quello di Nuoim Delhi”
— come il Direttore de L’Eio ilei Chitone
ha intitolato il suo ultimo editoriale. Sono
due spiriti radicalmente diversi.
Quello che è vero è che lo Spirito e la
Parola di Dio non si lasciano legare da
messaggi e da encicliche. Per questo, il nostro sentimento verso la Chiesa romana come verso ogni chiesa, anche la nostra, è
un pentimento d'invincibile s¡mranza: la
eterna sapienza di Din è all’opera.
R. <■■
Sei tu Colui che doveva venire?
Così chiediamo nei tempo deiia Chiesa che è tutto tempo di tensione e di attesa fra ii primo e i’uitimo Avvento
E’ evidentemente retorico, oggi, fare nostro il dubbio del Battista e domandare : « Eri tu, Gesù, colui che
doveva venire?» (ufr. Matt. 11).
Retorico, eppure.,.
Eppure non basta ripetere l’argomento dei venti secoli della Chiesa
di Cristo, anche se è tutt’altro che
indifferente ; non basta disquisire
sulla « civiltà cristiana », tema assai
equivoco, sebbene anch’esso tutt’altro
che inconsistente. Questi argomenti e
questi temi sono sempre a doppio taglio : accanto alle luci, le ombre : le
grandi miserie dei mondo, cristiano
e non, e le piccole grandi ombre della
nostra vita pierson^e; il peccato e la
sofferenza, ringìustizia, la disoccupazione, lo sfruttamento, la disperazione, il razzismo, la violenza, lo sprezzo
dell’uomo — la morte.
Se dietro le luci e il tripudio natalizi — quanto spesso il chiasso e l’agitazione, anche qui, rischia di non coprire che il vuoto — guardiamo in
faccia la realtà, se cerchiamo di pensare seriamente al Natale di Elisabethville e di tanti villaggi maghre
bini, degli slums suburbani e dei mille e mille campi di rifugiati, recinti
di filo spinato o d'odio o d’indifferenza; se cerchiamo di immaginare fi
Natale di Cortile Cascino o della'
Ghisolfa, di Eichmann, di Brigitte o di Montecarlo (o Saint Vincent) — e del mondo che impersonano e della vita che trascinano; se ci fermiamo un momento, e
raccogliamo il nostro coraggio per toglierci la maschera e guardarci allo
specchio — quello della Parola — miserevolmente poveri di fede, di speranza e di carità,^,con le nostre « feste » natalizie cosi vuote della vita di
Colui che è nato, cosi soli, lontani da
Lui, lontani fra noi — allora come s'
fa palpitante, ricca d’angoscia, certo,
ma anche d’inesprimibile speranza la
domanda del Battista — uno di noi:
f< Sei tu colui che doveva venire? ».
ÜS $
Non è la domanda di un curioso.
Per chi chiede così, vita o morte dìpiendono dalla risposta. Tutta la sua
vita, fino alla prigionia che ora pativa, fino alla morte incontro a cui andava, era stata impegnata per Colui
che doveva venire. Non è la paura del
la morte a turbarlo, bensì l'ansia di
sapere se tutta la sua vita, la sua missione sono state vere, fondate.
La storia del Battista, la psicologia
di un uomo in catene, in fondo ad
una segreta, in balìa di un despota,
potrebbero spiegarci bene la domanda, il dubbio. Ma non è qui il punto.
L’angoscia, il dubbio, rinquietudine,
fi problema aperto, talvolta con dolore, sono il retaggio della nostra
condizione umana. Dovrebbero guardarsi, quanti pensano di poterlo ignorare, e pretendono vivere una vita
cristiana tutta serenità, quieti e in
pace (ma con Dio? con gli uomini?
o con la loro buona coscienza, ripiegata sulla propria piccola vita?). Gesù non biasima il Battista per la sua
domanda sconcertante, e riafferma
che, malgrado il dubbio, fra i nati di
donna nessuno è stato più grande di
Giovanni. Solo nel Regno di Dio si
vivrà in un’altra dimensione, in un’altra grandezza, cui ora si può solo accennare, come palpita annunciatrice
la lucente stella del mattino.
La nostra forza non sta in noi ; unicamente in Colui che prega il Padre
perchè la nostra fede non venga meno. Noi dobbiamo chiedere; non siamo uomini vivi, non siamo credenti
veri se non continuiamo a chiedere
sinc all’ultimo : « Sei tu? » ; insaziati
di risposta, finché non verrà la risposta piena e perfetta deH’adempimenÍO, del Regno, « tutto nuovo ».
* « 4c
«Sei tu?»
La sua risposta è la sua presenza
stessa in mezzo a noi, l’Avvento — il
primo —, la Parola — la risposta —
fatta carne come noi.
Non solo un insegnamento, ci ha
portato, ma se stesso: ed è la gloria
di Dio e della sua nuova creazione che
lisplende davanti a noi, in questo che
tutto tempo di Avvento. Attraverso
questi segni si manifesta la grazia di
Dio, venuto fra noi in Gesù, e noi non
adoriamo solo, commossi, il bimbetto
nella povera mangiatoia, ma soprattutto il Signore, il Cristo di Dio che
rende la vista ai ciechi e l’udito ai
sordi, che risana i malati — quanti e
quanti! — che incontra nel suo andare, che ridà vita ai morti, che annuncia ai poveri, agli umili l’Evange
lo, la buona notizia che non sono soli
e abbandonati e senza speranza. La
triste normalità dei corso del mondo
è interrotta dalla presenza di Gesù,
come le tenebre — sia pur per la durata d’un attimo — sono squarciate
dal lampo: là dov’è Gesù con la sua
creatrice paiola di Signore, tutto è
diverso, nuovo. I testimoni di quegli
eventi, quelli che hanno « veduto e
udito » ( e « toccato », non esita a scrivere Giovanni), indipendentemente
dalle visioni estatiche, attorno a Gesù hanno già visto balenare « nuovi
cieli e nuova terra » : il ristabilimento della giustizia, la reintegrazione
dei minorati, dei derelitti, dei diseredati, la forza rinnovatrice del perdono senza ombre nè riserve, la resurrezione dei morti — dei nostri morti
di quelli che un giorno anche noi
saremo — l’umiliazione di ogni oppressore, di quanti la sanno lunga, di
tutto ciò che di autosuflìciente e prepotente sonnecchia in fondo ad ogni
uomo.
4i «
Questa, la risposta di Gesù Cristo.
■Vorremmo, forse, che si fosse fermato qui, con il Battista e con noi.
-i' così bella, la visione che ci schiude...
Invece prosegue, oggi ancora : « Beato chi non si sarà scandalizzato di
me I » Perchè Gesù è realista ; al Battista in catene non fa un pio fervorino: sa che non scandalizzarsi di lui
può essere — sempre — solo il miracolo della fede, e questa beatitudine
n allinea alle altre del Sermone sul
monte.
Il violento, il prepotente, il cinico
che riderella giustizia sono più che
niai vIVre vegeti; it quadrò profeticò
della restaurazione pare rimasto un
bel sogno e nulla più, lo si accusa anzi di essere l’oppio dei popoli; proprio
mentre Gesù evocava, con la parola
detta ed agita, quei testi antichi, nel
mondo si soffriva, si pativa e si commetteva ingiustizia; proprio allora
Giovanni pativa nella prigione di un
despota licenzioso e crudele che si
circondava di cortigiani in vesti morbidi, di parassiti usi alla dolce vita...
: al sangue. Del resto anche Gesù, dopo Giovanni, era incamminato verso
la croce.
Ciesù sa bene quanto ci sia di scandalizzante nella sua presenza. Anche
per noi, oggi, egli è segno a cui si può
così, facilmente contraddire. La sua
presenza onnipotente è al tempo stesso tanto inerme, proprio come quella
del bimbo di Bethlehem ; e « come 1
piccoli fanciulli » rimase sempre, di
fronte al Padre : solo la fede può scorgervi la sua voluta, sovrana obbedienza e consacrazione, e attendere, aggrappata alla Parola e alla testimonianza, tenuta viva solo dallo Spirito
Santo, che sorga l’alba di un nuovo
mondo, redento, veramente Suo.
Il « beato ! » di Gesù è al suo posto
ad Elisabethville, a Hong-Kong e nel
« triangolo della fame », di fronte ad
Eichmann, all’O.A.S. e alla 50 megaton, quanto nelle nostre chiese e nelle nostre case adorne. Là, anzi, forse
più vera può sgorgare la beatitudine,
perchè più vera, più ardente e insaziabile è la fame e sete di « giustizia »
( di un nuovo rapporto « buono » con
Dio e fra gli uomini), come ovunque
si soffre per la malattia o per l’incomprensione, perchè non c’è lavoro o ce
n’è troppo, ovunque c’è gente travagliata ed aggravata che magari cerca
di stordirsi ma neH’intimo sa di esser
sola e anela alla Sua presenza.
Se cercheremo di lasciare che anche
oggi la Parola eterna e benedetta di
Dio si faccia carne, non solo la carne
dolce e luminosa dell’« atmosfera natalìzia» ma la carne sofferente della
vita quotidiana « normale », allora conosceremo una volta ancora la grande
allegrezza, trepida di speranza, che è
per tutto il popolo, per tutto il mondo (e bisogna dirglielo!): Ci è nato
un Salvatore: è proprio lui. Cristo; ed
è veramente, nonostante tutto, il Signore !
■Vieni, Signor Gesù!
Gino Conte
t
Un fanciullo ci è nato, un figliolo ci
è stato dato, e Timperio riposerà
sulle sue spalle; sarà chiamato Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre eterno. Principe deUa pace.
(Is. 9: 5)
Ora, o mio Signore, tu lasci andare
in pace il tuo servo, secondo la tua
parola, poiché gli occhi miei han veduto la tua salvezza, che hai preparata dinanzi a tutti i popoli, per esser
luce^ da illuminar le genti... Ecco, questi è stato posto a caduta e a rialzamento di molti in Israele, e per segno
a cui si contradirà. (Luca 2: 29-34)
Quando giunse la pienezza dei tempi, Iddio mandò il suo Figliolo, nato di donna, nato sotto la legge, per
riscattare quelli che erano sotto la
legge, affinchè noi ricevessimo l’adczione di figlioli. (Gal. 4; 4-5)
Bisogna che noi parliamo!
“Lrt fede cristiana e di tale natura
che essa deve essere proclamata ,,
Durante una delle ultime sedute di Nuova Delhi, i delegali hanno parleripalo a
un « forum » — un dibattilo, diremmo .noi
— .sul prohlema dell’evangelizzazione, della icslimonlanza per la parola.
I! pastore E. Castro, della Cliiesa Melodista deirUruguay, ha dovuto rispondere a
questa domanda: « Perrliè i cristiani della sua regione .mno più impazienti di .spargere l’Evangelo clic nella maggior parte
degli altri paesi? ».
Tale questione, egli ha detto, il protestante dell’Amerira Latina non se la pone:
egli non può fare a meno dì fare altri par.
lecipi di ciò che Ita ricevuto. Non si tratta di una dimostrazione della superiorità
delle idee che professa, ma soltanto di cotnunicare ad altri la sua esperienza dì liliertà quanto al passato, di potenza per
l'oggi e di speranza per il domani. La ragione di quasto entusìa.sino è rainore che
inonda il cuore del credente; ciò non significa che egli giudica il prossimo, ma
cito non può amarlo senza cercare di fargli scoprire il valore più prezioso della
vita.
Un industriale americano, membro della Chiesa dei Discepoli di Cristo, ha indicato tre ragioni per le quali è urgente
predicare l’Evangelo negli Stali Uniti : 1)
L’America si gloria d’essere la terra della
libertà, ma questa lilierlà deve essere del
continuo riconquislala grazie all’Evangelo.
2i E.ssa è da poco divenuta una potenza
mondiale, ina deve imparare la responsabilità die hanno i potenti davanti a Dio.
3) In ragione delle loro condizioni d’esi*
stenza, gli americani vivono in collettività
ed Jianno delle difficoltà a credere che l’individuo deve essere pronto a dare la sua
vita e ad amare il prossimo come se ste.sso.
Il signor C. Palijn, professore all’Universilà di Utrecht e membro del Parlamento olandese. Ita quindi mostrato come
il cristianesimo ha influenzalo la vita jx)litìca: 1) Ha introdotto un rispetto profondo per la legge. 2) Ha contribuito a
mantenere viva la preoccupazione per i poveri ed i diseredali. Ma i cristiani non sono sempre restati fedeli al loro ideale; i
cristiani possono avere opinioni differenti,
ma sempre essi concepiranno il loro lavorc
nella società come un servizio.
un bel dono ?
Valli Nostre 1962
2
PM- 2
L’ECO DELIE VALU VALDESI
22 dicembre 1961 — N. 50
J V ♦
*IL VOSTRO]j5U^g;B3)N SIA TURBATO.
il turbaiiffi e la gioia di Natale
In un mondo falsamente inquieto o in pace illusoria
Ci accingiamo quest’anno a celebrare il Natale in una
atmosfera tutt’altro che calma. Non è nè la prima nè, probabilmente, l’ultima volta. D giorno di Natale non sfugge alla regola che regge tutti gli altri giorni dell’anno.
Se questi sono agitati sotto qualunque aspetto, anche
il giorno di Natale può esserlo. Se si fanno esperimenti
nucleari, se si ammazzano quelli che si adoperano alla
pace, se si fanno delle sommosse e delle guerre gli altri
giorni dell’anno, non c’è alcuna ragione per cui tutte
queste cose siano sospese il giorno di Natale o sia calmata l’atmosfera che esse hanno contribuito ad agitare.
Il fatto che in questo giorno sia nato il Cristo non impedisce agli uomini di continuare la loro politica con
gli stessi sistemi con cui la conducono tutti gli altri giorni dell’anno. Infatti se la venuta del Cristo spingesse gli
uomini a cambiare sistema per questo giorno, li spingerebbe a cambiare anche per tutti gli altri giorni.
L’esigua minoranza che cambia sistema il giorno di
Natale cambia sistema anche gli altri giorni. Chi riconosce il Cristo come suo Signore a Natale, Lo riconosce
sempre. La pace non è la prerogativa di una sola occasione, perchè altrimenti non è più pace. La guerra, ufficiale o no, è una situazione, non un semplice fatto. E
si trova in guerra anche chi non combatte, se il periodo
e il paese in cui vive sono un periodo di lotte e di sommosse e un paese in contrasto con altri o che ha dei
contrasti interni.
Di fronte a questa realtà, che tutti intuiscono, possono suonare ironiche o, almeno, astratte le parole di pace che saranno pronunziate il giorno di Natale; come
potrà sembrare un’illusione momentanea la gioia di cui
parecchi fra noi godranno. Certo, è una bella cosa essere in famiglia, magari avere con sè per un periodo più
o meno lungo i figli militari o studenti o impiegati lontano, forse dopo una separazione di vari mesi e prima
di un’altra altrettanto lunga. Ma il cuore di molti resterà turbato.
Molti si sono turbati per la nascita di Gesù: l’Evangelo ci riferisce il turbamento di quasi tutti quelli che
ne sono informati; da Zaccaria a Maria, a Erode, ai
pastori. Ognuno è turbato in un modo speciale, ma nessuno sarà, oggi, turbato nel modo in cui lo furono le
persone del racconto evangelico. Nessuno avrà, forse,
tempo di turbarsi per la presenza di Dio, perchè ci sono,
oggi, troppe altre cose che ci turbano. Tutto il turbamento di cui siamo capaci, se è lecito esprimersi così, è già
assorbito da infinite altre cose, dalle cose del mondo.
A tutti quelli che si turbarono per la nascita di Gesù,
fatta eccezione per Erode il cui turbamento era causato
dalla sua visione del Cristo come un politicante di questo mondo, puntualmente l’angelo giungeva con una rassicurante parola: «Non temere». Il Cristo dirà: «Io
vi lascio pace: vi do la mia pace. Io non vi do come il
mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti » (Giov. 14: 27). E lo dirà annunziando la venuta
dello Spirito Santo e il suo ritorno. Quando il Signore
viene a noi è normale che siamo turbati, ma è anche
normale che Egli ci rassicuri. Al Signore preme che il
nostro cuore non sia turbato.
Ma questo preme anche al mondo e al suo principe.
Questo sa che non è una cosa piacevole avere il cuore
turbato e che gli uomini desiderano una parola di pace.
Ma cerca di evitare che il cuore sia turbato senza che
essi ricevano da lui quella parola. Infatti questa sarebbe
una condanna nei suoi confronti. Gli sforzi del mondo
sono, dunque, volti a rendere il cuore refrattario a quello
che lo turberebbe. Il significato del servizio militare, degli esperimenti nucleari, di certa letteratura e arte mirante a far venire i brividi, non è tanto quello di una preparazione tecnica alla querrá: per questa basterebbero
poche settimane prima di iniziarla, come ben sanno quelli che si son resi conto di quante cose inutili ci sono
nel servizio militare, anche da un punto di vista bellico.
Lo scopo di tutte queste cose è una preparazione spirituale alla guerra; un perpetuo allenamento del cuore a
subirla, affinchè, quando scoppia in forme più violente,
il turbamento eccessivo non provochi un rifiuto di fronte ad essa.
* * »
Il Cristo dice : « Io vi do la mia pace; il vostro cuore
non sia turbato ». L’unica cosa che a^bia diritto a dare
la pace del cuore, è la pace vera eiAotale, quella del
Cristo. Spesso si fraintendono le sue parole, pensando che
la sua pace coincida con quella del cuore, che sia la
semplice imperturbabilità dei credenti di fronte alle miserie di questo mondo, nell’attesa di un mondo migliore.
Ma la pace di Cristo è una pace ben più totale: investe
anche le miserie di questo mondo, ponendo loro fine.
Poiché Cristo ci dà già, mediante lo Spirito Santo, la
pace del Regno, il nostro cuore può non essere turbato.
Ma non basta che il cuore non sia turbato perchè abbiamo la pace di Cristo. Certamente il duore di Eichmann
non era più turbato del nostro, ma perchè aveva raggiunto la pace del mondo, la pace per cui il cuore diventa
refrattario a qualsiasi bruttura.
Come cristiani siamo chiamati a ¡^rendere atto degli
accorgimenti del mondo perchè il cuore umano cessi di
turbarsi di fronte al male, perchè si spogli di quel pochissimo di sensibilità che gli rimane. Ma proprio nel prenderne atto dobbiamo gridare ben fort^ che la freddezza
o, come più spesso si dice, il sangue frejddo tanto esaltato,
sono un’astuzia del maligno; dobbiamo mettere chiaramente in guardia noi stessi e gli altri affinchè nessuno si
lasci imbambolare dalla bella veste di'cui si vela il male. E’ necessario abbandonare qualsiasi ottimismo sulle
buone intenzioni dei politici; ma è anche necessario superare un pessimismo assoluto, poiché la vittoria non è
del mondo, è di Cristo. Egli possiedè la pace e ce la
dà. E lo dobbiamo gridare altrettantoj forte. Non basta
smascherare il maligno; occorre rendere testimonianza a
Colui che lo vince........... v
Allora il nostro cuore non sarà più turbato anche perchè noi non turberemo più gli altri. « Lo Spirito Santo
v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che
vi ho detto... così avviene affinchè il mondo conosca che
10 amo il Padre, e opero come il padre m’ha ordinato »
;Giov. 14: 26-31). Invece di fare delle cose che turbano
11 cuore altrui, il credente rende testimonianza al suo
Signore. Questo è il significato del Natale, anche del più
agitato. Anche del nostro. La venuta del Cristo, Dio che
viene a noi, in qualsiasi modo, in qualsiasi occasione, ci
dice ancora questo e continua ad impegnarci in una testimonianza veramente di pace. c. t.
Uffici (santi) e Segretariati !
Un mese fa, circa, L’Eco del Chisone annunziava, con una lettera del vescovo di Pinerolo, S. E. Monsignor
Binaschi, che nella diocesi pinerolese
era stato costituito un Segretariato
diocesano con lo scopo di ’’preparare
un incontro con ì Fratelli sepwati,
sempre però fra persone qualificate e
senza alcuna polemica, affine di favorire sempre meglio la conoscenza reciproca”. Ne fanno parte alcuni fra i
più noti esponenti del cattolicesimo
pinerolese: i reverendissimi don G.
Mercol, don Mario Caffaratti, don Filiberto Verzino, don Livio Brun, quali membri effettivi e tre fedeli: la signorina prof. Pierina Bertea, dott. Pier
Carlo Pazè e il signor Franco Falchi,
quali membri consultori.
Sia la lettera del vescovo che il
commento redazionale mettono in rilievo l’eccezionaiità e la portata dell’avvenimento; si ha l’impressione di
una certa perplessità, di una eccezionale prudenza, di una invincibile diffidenza.
Si sottolineano e si riprendono le
considerazioni di un documento Vaticano del 1949: ”A causa di avvenimenti esterni e di cambiamenti di disposizioni d’animo...”; si afferma e si
ribadisce pesantemente la preminenza
della Gerarchia nel giudizio dell’opportunità dei contatti e delle modalità degli stessi: ’’...quando si crederà
opportuno, ed il vescovo ne darà permesso”.
Per molti di noi, tutte queste cautele, tutte queste affermazioni d’ossequente ossequio, per non dire ossequiosa sudditanza, hanno un suono
funebre, mentre forse è solo misteriosa risonanza di un’armonia che non
sappiamo e non possiamo apprezzare.
Perciò abbiamo letto, con vivo interesse, nel numero del 2 dicembre
dello stesso Eco del Chisone, un articolo del noto giornalista cattolico
Fausto Vallainc: «Chiarezza di idee»,
che ha il merito di mettere coraggiosamente i punti sugli « i ».
Il Vallainc non tratta di problemi
ecumenici, in questo articolo, ma del
noto film : Non uccidere, di cui la
censura italiana ha proibito la visione
in Italia. Come è noto, anche in campo cattolico, questo divieto ha provocato un diffuso senso di perplessità e
reazioni varie e contrastanti. Il nostro
Vallainc non ha alcuna perplessità.
Scrive: ” ...1) Il giudizio sul valore di
un film è di competenza unicamente
degli Uffici appositamente costituiti
dall’Autorità ecclesiastica, e non già
della libera interpretazione di critici
che possono anche scrivere su giornali cattolici, e neppure di autorità civili anche se notoriamente praticanti.
2) Questo giudizio impegna anche la
coscienza di tutti i cattolici, qualunque carica ricoprano, come risulta, per
quanto riguarda l’Italia, dalla Comunicazione del marzo scorso pubblicata
dalla Conferenza Episcopale Italima
sul Cinematografo (segue il testo). 3)
Quando il Centro Cattolico Cinematografico (...) emette un giudizio tiene
sempre conto di tutti gli elementi morali e religiosi che compongono il tessuto del film...”.
Siccome, in questa sede, oggi, non
ci interessa il film, ci limitiamo a queste brevi citazioni, che hanno però il
merito di gettare una luce vivida su
tutto il problema, vorrei dire su tutti
i problemi.
Libertà d’interpretazione? Libertà
di critica? Ma, suvvia, in che mondo
viviamo? In un mondo laico?
Bisogna che il cattolico ricordi che
gli compete un solo diritto: quello di
vedere i film che il competente Ufficio
(non ancora santo, ma quasi) gli segnala. Il sullodato Ufficio pensa lui a
tutto. ’’Tiene conto di tutti gli elementi morali e religiosi del film”, fa la
pappa insomma; poi segnala: questa
la puoi mangiare e questa no.
Come ho detto sopra, non mi occupo oggi del film proibito e della censura, nè del fedelissimo La Pira che
ha invitato 700 persone a vederlo in
seduta privata, nè del ministro della
difesa Andreotti che ha rifiutato di assistere alla sua proiezione, perchè ossequente alle segnalazioni del competente Ufficio (sempre la maiuscola a
Ufficio!).
Mi interessa soltanto questa riaffermata, implacabile, intransigente enunciazione: il competente Ufficio è solo
competente a decidere (di film naturalmente); ma sento odor di bruciato :
di Santo Ufficio (due maiuscole).
Forse, quando e come lo si riterrà
opportuno, non sarebbe opportuno di
insegnare a noi, uomini della strada,
pervasi da strani dubbi sulle possibili
eventuali affinità elettive tra Segretariati e competenti Uffici, i misteri della Gerarchia che tanto ci è d’inciampo
sulle vie di questo mondo?
L. A. Vaimal
I giovani e l'iDtercoDiuniono
I
€ Senza di essa il popolo di Dio non può rendere
una testimonianza comune dinanzi al mondo >
La Conferenza ecumenica giovanile, i
cui 160 partecipanti si sono riuniti a Nuova Delhi subito prima dell’apertura della
III Conferenza del CEC, ha affidato ad una
delegazione una mozione da ^presentare a
quest’ultima, a proposito dell’interconuinione. La dichiarazione afferma che uno
stesso battesimo deve condurre tutti i credenti alla stessa Mensa del Signore. Poiché
le Chiese si trovano d’accordo sulla validità del battesimo da loro amministrato,
devono sforzarsi di accettare l’intercomunione. ’’Riconosciamo il fatto, dice il documento, che per molte chiese, una comunione autentica è una manifestazione dell’unità che si esprime in termini di ministero e di dottrina della Chiesa (...) Così
intesa, una comunione autentica non può
essere possibile che come conseguenza del
nostro crescere nell’unità su questi altri
punti”. Ma aggiunge: ’’Crediamo che questa intercomunione, in quanto compimento, non può essere isolata dallo sviluppo
dell’adorazione, della testimonianza e del
servizio della Chiesa”. I giovani hanno
chiesto ai più anzUmi di accettare la sfida
lanciata dalla Conferenza giovanile di Losanna dell’estate 1960. Si era allora chiesto
che tutte le chiese concedessero ai loro
membri di prendere parte ad una Santa
Cena in comune in occasione delle assemblee ecumeniche. Tale richiesta era stata
anche appoggiata dal Comitato Centrale
del CEC, riunitosi a St. .Andrews. ’’Siamo
preoccupati, affermano i giovani, ¡terchè
alcune delle nostre chiese continuano ad
accusarci di disobbedienza quando partecipiamo ad un servizio comune di Santa
Cena in occasione delle riunioni ecumeniche, anche se questo è in accordo con le
decisioni della conferenza ecumenica di
Lund del 1952”.
Nel corso della seduta plenaria dell’.issemblea di Nuova Delhi del 24 novembre,
il past. Philip Potter, noto esponente del
mondo ecumenico giovanile, ha ripreso
questo problema domandandosi se la comunione ecumenica ’’non ci dà in modo
visibile qualcosa che spezza le nostre barriere confessiontdi e che abolisce i nostri
regolamenti ecumenici riguardanti l’intercomunione (...) L’intercomunione, egli ha
aggiunto, si trova al centro stesso del popolo di Dio e, senza di essa, questi non
può rendere una testimonianza connine
dinanzi al mondo”.
La paura
in cemento armato
Ne hanno parlato tre quotidiani e due rotocalco. Il primo annuncio
è venuto da Roma, ma questo non deve trarci in inganno, l’idea luminosa parte dalla mente pratica di un imprenditore del Nord. A chi è in
grado di anticipare 12 milioni al momento dell’ordinazione un impresario
edile, in meno di tre mesi, garantisce la fornitura di un rifugio antiatomico costruito secondo gli ultimi dettami della tecnica. E’ veramente una
bella idea. Finora, nonostante gli esperimenti nucleari massicci in caverna e non, la possibilità di una guerra rimaneva ancora nel mondo dell’astratto. Se avveniva che per il precipitare delle relazioni internazionali
il conflitto si presentasse imminente, superato il primo istante di smarrimento riuscivamo a mantenere una fiduciosa calma ripetendoci a vicenda : « Non la faranno la guerra, sono troppo armati tutti e due, meglio così del resto, perchè una guerra, ora, sarebbe la fine del mondo ».
E il mondo, noi, non vogliamo che finisca. Non ammettiamo che finisca,
almeno per ora. .Abbiamo comprato il soprabito nuovo, a Natale avremo
invitati a pranzo, siamo già d’accordo con il collega di ufficio per la crociera dell’estate ventura, abbiamo già stabilito di cambiare la macchina
a primavera. Non può finire il mondo, ora, secondo il nostro fanciullesco modo di risolvere la logica. Ma uno, due signori, hanno pensalo
che invece può venire la guerra cioè la prospettata fine di questo mondo
e che in previsione bisognerebbe essere più accorti. Saggia osservazione.
« Guarda » essi dicono, « che mentre tu esci di casa, vai al lavoro, ritorni, accarezzi tuo figlio, mangi gli spaghetti, il nemico lavora. Non
aspettare l’ora X, provvedi in tempo, fatti il rifugio antiatomico ». Si
obbietterà che per provvedere in tempo occorrono ben dodici milioni.
Basta avere un po’ di pazienza. Successe così anche per gli elettrodomestici: i primi erano ingombranti e costavano cari, poi diminuirono prezzi e dimensioni. Tra pochi mesi, se tutto andrà bene, saranno immessi
sulla piazza rifugi antiatomici da due, tre, cinque milioni garantiti a
prova di Hiroshima. « Provvedi in tempo ».
« Tutte le mani diverranno fiacche, tutte le ginocchia si scioglieranno in acqua e lo spavento sarà la toro coperta» (Ezechiele 7: 17-18).
Sono versetti grevi di una paura atavica, quella dell’uomo impotente e
solo davanti alle grandi catastrofi che travolgono il cosmo. Ma oggi la
paura si riveste di cemento armato. Si fabbrica sottoterra un granaio per
conservarvi il tesoro cui ognuno di noi tiene più che a ogni altra cosa,
il nostro corpo. Purché le radiazioni non lo contaminino nè il calore dell’esplosione lo bruci noi portiamo al fabbricante di rifugi tutto ciò che
possediamo, fosse anche l’anima. Dopo la guerra non ci sarà che sterminio, il deserto della morte bianca. Ma noi vogliamo vivere, seguitare a
vivere con la carne, e per vivere scenderemo sotterra compiacendoci
delle mura solide pagate a caro prezzo che nel momento della totale disintegrazione di ogni valore umano ci daranno la grottesca illusione di
una acquisita invulnerabilità.
« Quand’anche io camminassi nella valle dell’ombra della morte, io
non temerei male alcuno, perchè Tu sei meco... » (Salmo 23). Si apre
all’imboccatura di questa valle la possibilità dell’estrema salvezza. Il
rifugio esiste, spazioso, eterno e incorruttibile, se ogni speranza di pace
terrena venisse meno e la follia umana scatenasse l’ultima tragedia della
civiltà alla rovescia, cerchiamo veramente di provvedere in tempo con
un ultimo incontro. La psicosi del rischio e del pericolo ha preso il posto, nei nostri cuori, della preghiera quotidiana, non si chiede più « Venga il Tuo regno » ma la sconfitta dello Stato ipotetico nemico.
Signore liberaci dalla paura stolta che fa vili, rialza la nostra testa
che ricerca nel nascondiglio la salvezza del corpo e fa’ che guardiamo
verso l’alto dove non giunge rombo di esplosione nè grida di terrore,
« Tu hai prescritto che io sia salvato, perchè sei fa mia rupe e la mia
fortezza » (Salmo 71). MARCO
Pro Sinistrati dei Tmirniiii
Offerte giunte alla Chiesa Valdese di Pramollo
Totale precedente L. 9.608.435.
Giovanni Prooliel (Firenze) L. 1.000 —
Chiesa Valdese di Loisanna (2« versamento) 1.430 — Micol Enrico (Massello) 1.000
— Chiesa Valdese di New York 173.939 —
Consiglio Ecumenico delle Chiese Protestanti 309.810 — Domenico di Toro
(Svizzera) 1.000. Totale L. 10.096.614.
* * *
11 Comitato di Soccorso prò Vittime e
Sinistrati dalla frana dei Toumim — ad
un anno di distanza dai tragici eventi che
il 18 dicembre 1960 gettarono nel lutto la
laboriosa popolazione di Pramollo, ringrazia ancora una volta le Autorità - Enti
Slamipa • Privati - che in una gara di solidarietà hanno fatto pervenire al « Comitato » contributi superiori ad ogni previsione, e dichiara chiusa definitivamente
la sottoscrizione.
La sottoscrizione si concreta alla chiusura nei seguenti risultati:
Contributo delPOn. Ministero dell’Interno L. 4.000.000 — Contributo della Prefettura di Torino L. 3.000.000 — Contributi di Enti - Comunità - Privati - Lire
17.360.950. Totale L. 24.360.950.
Della somma suddetta sono state distriImite a tutt’oggi, od impegnate anche se
non ancora pagate L. 10.780.760.
Il Comitato ha destinato la somma residan in parte per lavori di consolidamento della Borgata, ed in parte da destinare in concorso di spesa per opere di
sistemazione, ampliamento, eoe. di immobili da effettuarsi dagli interessati della
Borgata.
3
22 dicembre 1%1 — N. 50
L’ECO DEUÆ VALU VALDESI
pag. 4
Per una tunica bianca
Una pagina e mezza deil’t Osservatore Romano » riportavano sabato
9 dicembre l’enciclica « Aeterni Dei »
che Giovanni XXIII ha emanato per
il 150» centenario della morte di san
Leone Magno. Fu questo il pontefice
che neilanno 452 convinse Attila,
"Flagellum Dei", a ritirarsi dalle porte di Roma. L’enciclica che riferisce
sentenze e ammonimenti di papa
Leone I esalta l’infcdlibiità papale, il
primato del vescovo di Roma, il suo
diritto (li successione a Pietro e riconferma, quali eretici ciechi e dispersi, tutti i cristiani separati dcdla chiesa ronana, rivolgendo loro il consueto invito patetico a ritornare nella
"vera Chiesa di Cristo”.
Non siamo teologi nè dottori, rifuggiamo dal sottile sillogismo e dal
ridicolo accomodamento per cui in
fondo ad ogni assunto la ragione è di
chi ha imbrogliato le carte. Nell’anno 100 il vescovo Ignazio di Antiochia, nella sua lettera agli Smirnioti
scrìveva: "Dov’è Gesù Cristo là è la
Chiesa Cattolica", intendendo questo
appellativo nel suo senso originario
di "Universale”, cioè destituito a tutto
il mondo. Oggi però il vescovo Igrmzio sarebbe giudicato un pericoloso
deviazionista poiché la Chiesa Cattolica romana si è autoristretta alla rocca del Vaticano dalla quale impera
suU'esercilo dei sudditi parrocchiani
esercitando il magistero spirituale tra
un nugolo di cinema, sale per televisione. madonne semoventi e pellegrinaggi in pullmann di lusso. E chi ricerai la Verità nella Parola di Dio,
unico infallibile Maestro di Vita, è
guardato con pietà commiserante o
più .'ipesso con uno sguardo ostile.
Il secondo concilio ecumenico vaticano che. Giovanni XXIII auspica
quale .strumento di riunione di tutti i
crisiiani intorno al "Gran Pastore”
troverà quindi i fedeli delle chiese
evangeliche e ortodosse schierati non
al fianco dei fratelli cattolici in una
sincera, umile ricerca del terreno di
incontro nel nome di Cristo, ma di
fronte, come imputati in un processo
nel quale i giudici rivestiranno l’orpello delta presunzione per proclamarsi infallibili.
Adattando l’insegnamento di Leone l alle attuali condizioni della Chiesa Cattolica il pontefice si augura che
quello ritorni ad illuminare le menti
di tutti gli studiosi di scienza ecclesiastica .sì che possa essere superato "il
doloroso contrasto dì opiniorà circa
la dottrina e l’azione pastorale dell’immortale pontefice". Noi evangelici
sentiamo viva e pungente la pena che
questo foglio di cui siamo i collaboratori modesti e umanamente fallaci
non si diffonda oltre te case della nostra comunità. Vorremmo che la sua
voce accorata superasse il cerchio di
incenso pagano che annebbia la vista
dei nostri frateili cattolici in buona
fede e impedisce loro di scorgere la
.realtà che ci .sovrasta e di cui i credenti debbono assumersi la piena responsabilità. Si parla di "doloroso
contrasto" mentre il mondo sta per
immergersi in quella che sarà forse
l’ultima delle sue fasi evolutive, in
questo pauroso declino dei valori morali, mentre la società prossima al disfacimento vive le ultime ore di Babilonia; si cerca e si pretende la salvezza dei dogmi di ispirazione umana, l’assenso alle dottrine maturate
nella superstizione e nell’oscurantismo medioevaie e ci si ostina a ribadire posizioni acquisite nel corso
dei secoli con la forza politica o economica trascurando la Parola di Dio.
C’è un bisogno disperato di trasformare ogni forza credente in esercito
di missione per illumirtare e convertire, e si piagnucola sui "fratelli separati” che non ci baciano il santo
piede.
"Supremo, infallibile magistero dal
Signore riservato a Pietro e ai suoi
successori” dice l’enciclica. Nel IV
secolo, a Roma, dodicimila capifamiglia accettarono di essere battezzati e
ricevettero ognuno una tunica bianca.
Indipendentemente dalla sacra essenza del battesimo l’episodio ci fa pensare. Leone I ammonisce che "altro è
l'ordinamento delle cose del mondo,
altro quello delle cose di Dio; non si
avrà alcuna stabile struttura al di fuori di quella "Pietra” che il Signore ha
collocato come fondamento, pregiudica i propri diritti chi brama quello
che non gli spetta”. Giusto. Giustissimo. Abbiamo detto che non siamo
teologi nè dottori, e queste parole fanno al caso nostro. Ma il "doloroso
contra.slo” consiste nel fatto che noi
intendiamo per "Pietra fondamentale" quella che gli edificatori hanno riprovata e "che è divenuta la pietra
angolare”.
Non bramiamo ciò che non ci spetta. Bramiamo soltanto la Parola di
Dio, la Sua salvezza, il Suo Corpo
per noi. Non chiediamo la tunica bianca. Altro è rordinamento delle cose
degli uomini, dei beni della terra. Ma
sulla vetta del tempio Satana chiama
ancora le creature umane per mostrar
loro quei tesori. L’umanità è stanca.
L’ateismo, l’agnosticismo, l'odio, sono
il frutto della nostra mancata missione di cristiani. Il mondo attende ancora. con spirito sempre più debole,
che una riforma rianimi come soffio
divino i lucignoli fumiganti dei cuori
impoveriti di Fede, e per tutto questo
non bisogna ritenersi infallibili. Per
venti secoli è durata l’attesa. E’ ora
di dividere le cose degli uomini da
quelle di Dìo, non si può stendere la
mano ai "fratelli separati” offrendo
dopo l’anatema e la scomunica il cattivante sorrìso che chiede in cambio
l’anima, per una tunica bianca.
Marco
UNE LETTRE DE MONTRÉAL
Un témojgnage fraternel
au Pasteur Renzo Berta lot
Ce fut avec beaucoup de regrets
que le groupe de pasteurs de langue
française de Montréal, Canada, a appris le départ du pasteur Bertalot.
Arrivé au Canada depuis quelques années seulement, notre ami a servi avec
beaucoup d'humilité et de zèle l’Eglise presbytérienne italienne. Là, il a
su se faire aimer par ses paroissiens.
Le pasteur Bertalot a gagné l’affection de ses collègues par sa gentillesse. Membre actif du groupe oecuménique de Montréal, il avait le respect de nos frères séparés, prêtres catholiques romains. Au groupe oecuménique, il était devenu une autorité
en théologie. En effet, à côté d’être un
bon pasteur, le Rév. Bertalot est un
excellent théologien. Après avoir passé avec succès une Maîtrise en théologie, il fut accepté comme candidat
au Doctorat en Philosophie de TOni
versité McGill. Après avoir travaillé
ferme pour ses grands examens et
une thèse sur Karl Barth, il fut reçu
à son doctorat en septembre dernier
avec mention honorable.
Le départ du pasteur Bertalot est
une perte pour notre protestantisme
de Montréal. Espérons qu’en retournant dans les Vallées Vaudoises il
pourra contribuer au merveilleux travail qui s’y fait. De toute façon, le
bagage intellectuel qu'il a acquis à
l’Université McGill devrait lui permettre d’apporter ime forte wntribution dans une paroisse ou même une
faculté de théologie.
Notre perte au Canada sera donc
un gain pour l’Eglise vaudoise.
Rév. Jacques Beaudon, pasteur
Modérateur du Consistoire de
Montréal de l’Eglise Unie du
Canswia.
Attualità sudatricanG
Una nuova Facoltà
iiiterdenoniinazionale
(li Teologia
A causa delle nuove leggi promulgale
dal governo della Repubblica, le Cinese
dell’Africa del Sud hanno dovuto cercare
una nuova sistemazione per le loro Facoltà
Teologiche. Alcune delle facoltà esistenti
hanno dovuto chiudersi, altre dovranno trasferirsi in altre sedi. Per far fronte a questa situazione critica alcune chiese, affiliat» al Consiglio Cristiano del Suel Africa,
hanno deciso di unire le loro forze per
creare un Seminario Teologico Federale a
Alice nella Provincia del Capo, su un terreno dato dalla Chiesa Scozzese a Lovedale.
Le chiese che .si sono unite per attuare
questo progetto, accettano come espressione della loro fede il Credo Apostolico, ed
hanno dichiarato che le ragioni che le hanno spinte ad unirsi sono le seguenti:
L Ri conoscono che la chiesa ha il dovere e la responsabilità di dare quel che ha
di meglio per la preparazione dei giovani
che si consai-rano al santo ministerio, e
deve cercare soprattutto di elevare il livello degli studi teologici per i futuri inini'Iri di Cristo.
2) Si accordano per cooperare alla creazione di un centro di studi teologici, indipendente dalle facoltà ufficiali stabilite dal
governo.
3) Cercano di esprimere, mediante questa
azione comune, la loro fratellanza ut C.n
sto, e sperano che questa cooperazione por
terà ad una maggiore unità del corpo di
Cristo.
Per cominciare si prevedono 4 collegi
destinati rispettivamente ad accogliere studenti anglicani, congregazionalisti, metodisti e presbiteriani. Per ogni denominazion.-: ri saranno dei corsi speciali, ma per le
discipline principali tutti studieranno insieme. Si spera che in questo modo sarà
possibile, da una parte, raggiungere un più
alto livello negli studi, e dall’altra, accrescere la conoscenza reciproca e la comunione tra le chiese partecipanti.
Un Consiglio Provvisorio è stato formato Una delegazione ha intervistato il Ministro dell’Educazione Bantu e quello dell.t
Amministrazione e dello Sviluppo Bantu,
che hanno approvato questo progetto in linea generale e promesso il loro aiuto per
ottenere i permessi necessari.
La preparazione dei piani per le costruzioni è abbastanza progredita, perchè si
possa sperare che i lavori potranno essere
cominciati al principio dell’anno prossimo,
e che i primi studenti (dei duecento che
si spora poter ammettere), cominceranno
gli studi nel 1963. Fin dall’inizio le chiese
che cooperano in questo progetto forniranno unditd professori.
Il preventivo delle spese ammonta a 43.5
milioni di lire, di cui un quinto è previsto per la costruzione centrale. Gli organizzatori sono stati incoraggiati a proseguire nei loro preparativi dalla promessa
di un sussidio di lire 78.300.000 del « Theologicai Educalion Fund » stabilito dalla
conferenza del 1958 del Consiglio Internazionale delle Missioni. Questo fondo aiuta
a migliorare la preparazione dei pastori
nei paesi meno sviluppati del mondo.
Oenteoario deli’Opera Missionaria
della (]liiesa Riformata Olandese
Cento anni fa un pastore scozzese, il Rev.
Alexander Mackidd e un giovane svizzero,
il Rev. Henri Gonin, giunsero nel Sud
Africa per fondare l’opera missionaria del1.1 Chiesa Riformata Olandese. Essi erano
venuti rispondendo ad un appello del Sinodo della Chiesa del Capo, che nel 1857
aveva deciso di mandare dei missionari al
di là dei confini della Colonia.
I due missionari furono mandati nel
Transvaal, dove nessuna società missionaria era riuscita ancora a stabilirsi, a causa
delle guerre continue tra le tribù indigene,
e dell’ostilità dei capi.
II Rev. Mackidd morì nel 1865, due anni
dopo aver fondato la missione, e la sua
opera fu continuata dal missionario S.
Hofmeyr un Sud Africano, il cui nome è
diventato celebre nella storia delle Missioni del suo paese.
Per questo centenario sarà pubblicata una
storia della Missione, sarà eretto un monumento commemorativo, sarà costruita una
chiesa del Centenario, e sarà costituito un
fondo per lo sviluppo degli studi teologici
dei pastori ed evangelisti africani.
Dal South African Outlook
Novembre 1961
Que.sta è la storia banale di un
uomo qualunque, di un uomo
che pure, al pari di tutti, può presumere di aver vissuto il suo romanzo.
E’ incredibile che tutti, in questo
povero mondo, ci si creda protagonisti di un romanzo, intendendo come romanzo non una pagina di vita
reale, ma l’evento che esce fuori dall’ordinario, che esorbita dalle comuni
esperienze, che s’identifica con la
più estrosa fantasia. Perfino la donnetta che ha strusciato tutta la vita
tra pentole, piatti e cenci da lavare,
se appena appena compie in corriera
il 'tragitto Milano-Abbiategrasso, o
Torino-Moncalieri, o Genova-Arenzano, e appena appena ha intravisto
un viaggiatore che la guardava di
sottecchi, incornicia quel viaggetto in
un alone di avventura, plasma l’avvenimento a suo talento, ne fa oggetto di reminiscenze fantastiche. E
concluderà : « Ma vi dico io ; la mia
vita è un romanzo! ».
Tutto ciò è comprensibile; ma qui
il discorso deve finire, altrimenti, invece di un racconto, corriamo l’alea
di ricalcare un trattato di psicologia.
orniamo al nostro uomo: Gerolamo.
Gerolamo è ancora giovane; lieto
di sè quel tanto che gli è offerto dalla sua condizione di impiegato di
concetto, dallo stipendio discreto e
dalla libertà incondizionata dello
scapolo, sollecito soltanto del suo
benessere personale.
Un egoista, Gerolamo, se pure il
suo egoismo è temperato — a tratti
— da qualche impulso altruistico.
Classifichiamolo, in questo preambolo, come un uomo « recuperabile » :
questa è una parola d’attualità, nel
nostro sconquassato mondo di stravaganti, o quasi.
Dunque, Gerolamo esce ogni giorno dal suo ufficio alle ore cinque
pomeridiane. Un orario molto corno
010 (1( (
racconto di Alberto Guadalaxara ★
T
do che gli consente di bighellonare,
per un bel po’, prima di recarsi a casa
per la cena, preparatagli da una vecchia governante dal volto rugoso come quello di una « squaw » o come
un vetusto palinsesto.
Il bighellonare di Gerolamo è tipico dell’uomo abitudinario che limita
i suoi svaghi, sostando nella contemplazione delle vetrine dei negozi: qui
una sartoria, più avanti un’esposizione di mobili, poi un negozio di prodotti gastronomici, un profumiere e
— incredibile, ma vero — un negozio di bilance.
Che cosa vi sia di particolarmente
attraente, in un negozio di bilance, è
affare che non c’interessa; certo è
che Gerolamo non tralascia sera senza schiacciare il naso sul vetro di questa bottega e di soffermarvisi più a
lungo che presso le altre.
C’è la « bascule » per i commercianti all’ingrosso, la stadera per quelli al minuto, la microscopica per coloro che trafficano in medicinali o in
merce di valore, la bilancia che fa corpo unico con l’affettatrice, l’altra pesa
persone, semplice, e l’altra ancora
che spiffera ad alta voce il peso;
« Settanta chilogrammi... » « Ottanta
chilogrammi... ». I ciccioni che la sbirciano svoltano subito l’angolo, con
un brivido d’angoscia nel cuore avviluppato di grasso.
Fu proprio rantivigilia di Natale che
Gerolamo, dopo aver compiuto il
consueto giro e sostato dinanzi alle
solite vetrine, raggiunta la calda, ac
cogliente sala da pranzo, sedette a
tavola, intanto che la « squaw » si
apprestava a servirgli il brodino bollente.
Disse la donna:
— Oggi, il bambino di giù ha strillato tutto il giorno. Speriamo che
dorma, stanotte.
Gerolamo non le dette retta, ma
quando andò a letto pensò a quel bimbo — che viveva con la mamma al
piano sottostante — non appena l’udì
frignare.
— Speriamo che non frigni tutta
la notte — pensò. — Mettono al mondo i figlioli... Quella donna, poi! Una
ragazza-madre! Come si fa a cadere
nel baratro? Il vizio! E’ vero: non
si possono fare appunti sulla condotta della ragazza, ora; ma quella caduta, quel figliolo!
Dalla roccaforte della sua coscienza sentì sfrecciare un’inesorabile condanna.
Spense il lume, tirò le coperte fino
al mento.
Sognò di trovarsi nella bottega di
bilance.
Era piena di gente. Un vigile urbano regolava il defluire dei compratori. Si udiva un susseguirsi di ordini;
— A me quella « bascule »!
— Si sbrighi a darmi quella stadera!
Il padrone della bottega cercava di
districarsi dall’assedio. Domandò a
un signore anziano:
— Lei vuole quella bilancia pesa
persone, ha detto?
— Sì.
— Gliela incarto o se ne serve qui?
— Me ne servo qui.
L’uomo salì sulla bilancia, facendosi largo a gomitate. Si sentì la voce
roca del disco : « Novantadue chilogrammi ». Tutti risero.
Intervenne un ometto smilzo, emaciato, con una vocina flautata. Disse,
rivolto al grassone:
— Non le rimane che fare una sottrazione. Mi spiego. Lei pesa novantadue chili. Da novantadue sottragga
il peso della sua anima: la differenza
le dà il peso esatto dei suoi peccati.
— Allora, più si è pesanti e più si
è peccatori?
— Non esattamente. Bisogna vedere quanto pesa l’anima, in benedizioni, in doni dello Spirito. Per esempio, la sua anima potrebbe pesare
novanta chili. Lei avrebbe, in questo
caso, soltanto due chili di peccati.
Pochi, no?
— Ho capito.
— Perciò, a Natale, tutti si forniscono di bilance. Non è un gioco di
parole: con l’avvento del Salvatore,
ciascuno è indotto a verificare il bilancio della propria vita. Solo i bambini — ed ecco perchè Gesù li amava in modo particolare — sono tutta
anima; il loro peso è esclusivamente
il peso della loro anima.
Il padrone della bottega interrogò
Gerolamo :
— Lei che tipx) di bilancia desidera?
Già. Che tipo di bilancia desiderava?
Ci pensò il giorno dop>o, vigilia di
Natale, quando, uscito daU’ufficio, si trovò davanti a quella bottega.
Vi entrò senza esitare.
— Vorrei una bilancia pier pesare
i bambini. E’ per un bambino che
ora ha sei mesi.
— Buona norma seguire il peso
dei propri bimbi. Questa bilancia è
adatta per lei. C’è anche il cuscino
in gomma piuma; il suo figlioletto
sarà controllato nel peso e crescerà
robusto.
In taxi, col fattorino che pwrtava la
bilancia, Gerolamo pareva impazzito
di gioia. Non lo teneva più nessuno,
ora.
Quella ragazza gli era stata sempre simpatica. Era tanto gentile. Spiesso, sul pianerottolo, si era fermata
compiaciuta per fargli accarezzare il
bambino.
— Che strano regalo natalizio! —
[pensava Gerolamo.
Una bilancia. Sì: la bilancia. Su
un piatto il pieccato della giovane, il
¡leccato degli uomini; di riscontro, il
piatto che trabocca p>er l’infinita misericordia di Dio.
Era un pensiero antico che gli si
rinnovava nella mente, ora che a Natale tutto era festoso e i cuori di tutti
erano impregnati, saturi di una speranza che non subiva incrinature.
— Una bella e cara creatura, quella
ragazza. Che viltà abbandonarla! 11
bimbo, poi, è un vero amore.
Quando suonò all’appartamento
della giovane, arrossì lievemente. Balbettò :
— Lei mi conosce da tempo. Sono
un uomo serio, io. Vorrei trascorrere
il Natale con lei e col suo piccino. E
qui.... Qui... c’è un regalo...
Chinò il capo, perchè sentiva scappargli fuori (( una furtiva lacrima ».
Come nel melodramma di Donizetti.
4
Vig. 4
L’ECO DELIÆ VALLI VALDESI
22 dicembre 1961 — N. 50
T
Sono uscite
Meditazioni Ribliclic
s
E’ uscito il volumetto delle
MEDITAZIONI BIBLICHE che
anche quest’anno un gruppo di
pastori ha preparato per accompagnare la lettura quotidiana,
sulla traccia del Lezionaiio Biblico 1962, curato — come la
precedente pubblicazione — dalla Commissione Biblica della
Chiesa Valdese.
Parecchi fratelli e diverse
chiese ci hanno già fatto pervenire la loro prenotazione. Raccomandiamo vivamente agli altri di non trascurare questo
umile ma importante servizio.
Le Meditazioni sono in vendita
a L. 259 la copia, il Lezionario
a L. 25: richiedeteli alla Claudiana, per Ite Valli Valdesi a
Torre Pellice, per le altre regioni a Torino, Via Principe Tommaso 1.
Un grido che sorge da viva fede
SIGNORE, SALVACI!
Il mondo trema: siamo anche noi in boTia delle onde sconvolgenti di un mare tempestoso, come i discepoli di Gesù allorquando la loro barca stava
per affondare: il Signore riposava; dopo la guarigione data
al servitore del Centurione ed a
tutti gli ammalati e indemoniati che Gli avevcmo presentato,
la sua pietà per i sofferenti e la
salutare emanazione uscita dal
suo spirito. Gli avevano forse
portato tede stanchezza che il
suo proforffo sonno non era stato interrotto dcdl’urlo furioso
del vento. Ma, allorché il grido
uscì dal petto dei suoi discepoli, spaventaii per l’improvvisa
tempesta che sembrava volesse
gettarli nei gorghi del mare:
’’Signore, salvaci, siamo perduti!”, svegliatosi, riconobbe in
quel grido, non solo il terrore
del pericolo, ma la certezza nei
discepoli del suo potere di liberarti; ’’sgridò i venti ed il mare,
e si fece gran bonaccia”.
Ora esaminiamoci: possiamo
noi ritenere di possedere una solida fede da non meritare dei
rimproveri da Gesù, abbandonandoci ai nostri timori come
fecero i discepoli, ai quali il Signore disse: ’’Perchè avete paura, o gente di pòca fede?” Siamo capaci di renderci conto che
il Signore, come fu amorevole
verso i discepoli, lo è altrettanto
verso di noi? E che, se poniamo fermamente in Lui la nostra
fiducia, se sentiamo che tutto
Egli può, che ha già dato la sua
vita per noi e che Gli apparteniamo; se viviamo amandolo
con cuore grato e cercando di
fare il suo volere, anche adesso, trovandoci noi nel timore di
gravi calamità, possiamo gridare a Lui : — Salvaci Signore :
porta Tu la Tua Pace sulla
terra. ■—
Ma occorre che il nostro sia
un grido che sorga da viva fede, nella certezza che Egli può
trasformare ogni male, togliere
ogni ostacolo, se l’umanità si
rimette in Lui. Egli potrà dare
BOBBIO PELUCE
— Le Unioni di Bobbio ringraziano di
more l’Unione sorella di San Secondo
per la affeltuosa accoglienza ricevuta in
occasione deH’ulliinia visita effettuata, il
23 novembre u. s.
— Domenica 10 dicembre nel coreo del
nostro culto è stato presentato al Battesimo il bimbo Mondon-Marin LucUino di
Paolo e di Pontet Maddalena (Podio superiore). La benedizione del Signore accompagni sempre il bimbo ed i suoi cari.
e. a.
— Curata in modo particolare, con competenza, con gusto artistico, con amore,
dalla Sig.na Elda Tiirck, si è ammirabilmente svolta domenica 17 dicembre la celebrazione pre-natalizia ebe lia raccolto nel
Tempio di Pinerolo un pubblico numeroso di adulti e di bambini.
11 programma articolato in due parti comprendeva nella 1“ parte il primo e il decimo Coro di Haendel « Israele in Egitto »;
indi scene e canti di Natale in Italia, Inghilterra, Germania, Francia.
Terminava la prima parte la Toccata e
Fuga in re min. di Bach.
La 2“ parte era costituita da riuscitissimi
quadri viventi raffiguranti gli Angeli Musicanti di Fra’ Angelico, l’Annunciazione,
Maria visita Elisabetta, Annuncio Angelico, Adorazione dei pastori.
Terminava l’AUeluia di Haendel da « 11
Messia ».
Sono state due ore di edificazione spirituale di cui grandi e piccini hanno intimamente goduto.
Un plauso ed un grazie di cuore rinnoviamo alla Sig.na Turck, alla Corale, ai
monitori e alle monitrici, alle alunne del
Convitto Valdese di Pinerolo, ai giovani
dell’Unione.
Terminata la parte svoltasi in Chiesa,
i bambini si sono raccolti nella sala adiacente ove hanno fatto onore a una tazza
di cioccolata guarnita con una bella fetta
di dolce, e ove hanno ricevuto il consueto
sacchetto natalizio.
— Ricordiamo ohe il Culto di Domenica 24 dicembre alle ore 10 sarà presieduto, D. V., dal Past. emerito Luigi Marauda, e che il Culto di Lunedì 25 dicembre sarà un culto con S. Cena.
— Le riunioni nelle famiglie e nei quartieri sono proseguite secondo il programma prediisposto. Speriamo di poterle continuare.
Ringraziamo l’Anziano Aldo Tourn
che ha presieduto al Centro il cullo di domenica 17 di(*emhrc. 11 Pastore ha presieduto nello stesso giorno il cullo mensile
alle Fucine.
— Si ricorda che il cullo di Nnude avrà
luogo alle ore 10 anziché 10,31).
— E’ in distribuzione il Roretiffo di Alatale. A causa delle forti spese di stampa
non potremo però pubblicare il prossimo
liumero, se le oiTerle non copriranno le
5.000 lire (‘ire«, costo dì ogni numero.
“ Valli Nostre „
1962
sta rapidamente diminuendo la nostra riserva di « Valli nostre 1962 » il
bel calendario della nostra Chiesa che
quest’anno è uscito in edizione italofrancese, inglese e tedesca. Chi non
ne fosse ancora fornito, si affretti a
richiederlo, al prezzo di L. 400. Vi accompagnerà tutto l’anno, e vi sarà
utile con il ricco indirizzario di tutte
le chiese ed opere evangeliche in Italia.
Al Centro Evangelico di Cultura di Firenze
Dibattito
sull’obiezione di coscienza
Sala piena, soprattutto di gu vani, in occasione del dibattilo organizzato per sabato 10 c. m. a cura del Centro Evangelico
di Cultura. L argomento di grande attualità. l’intereisse destalo in Firenze dalla
proiezione del film « Non uccidere », i nomi dei parleciioanti hanno contribuito alla
riuiscita della serata.
L avv. Franco Pacchi, consigliere comunale per il PSl, ha esposto il punto di vista del suo partito, facendo quindi il pun.
to della situazione sul piano legislativo; il
senatore prof. Ambrogio Donini, del PCI,
ha quindi illustralo l’atteggiamento marxista di fronte al complesso nroblema ; in
fine il pastore Sergio Carile ha riproposto
lo stesso problema sul piano di una teologia protestante. Presiedeva il past. L. Santini, il quale aveva precedenteanente aperto
rincontro con la lettura di alcuni testi
evangelici.
Il dibattito è stato seguito con interesse,
divensi interventi hanno dato luogo a schiarimenti e a precisazioni. L’avv. F. Pacchi
ha rilevato l’intere.sse che i socialisti prendono per la questione, tanto che i loro deputati presenteranno presto, e di nuovo,
una proposta di legge in materia. Essi ritengono che non debba però essere presa
in considerazione l’obiezione per ragione
politica. Su questo il Sen. Donini non s’è
dichiarato d’accordo: a suo avviso, non e
lecito porre limili e distinzioni: o -si accetta l’obiezione di coscienza oppure la si rifiuta del tutto.
11 Sen. A. Donini — attraverso la sua
risposta ed alcuni quesiti — ha cosi inquadrala la posizione dei comunisti: essi
fino a qualche anno fa avversavano l’obiezione di coscienza, o-ggi al contrario la appoggiano e sono propensi ad appoggiarla
in ogni modo; questo avviene non per una
adesione alla mentalità ed ai motivi addotti dagli obiettori, ma perchè è utile
unire tutte le forze, da qualunque idea siano mosse, per impedire la guerra e lottare
contro il ricorso alla violenza.
Ad alcuni questo atteggiamento è apparso brillantemente esposto ma e.slremamente spregiudicato; il Sen. A. Donini ha apiegato come l’ideologia marxista non è le
gala ad una morale di ieri, ma si adegua
alla situazione concreta e guarda all’avx'enire.
11 past. S. Carile ha .spiegato come la pòsizione cristiana sia assai complessa: vi è
da un lato l’esigenza d’obbedire alle autorità. mentre dall’altro il richiamo ad un
cri.stianesinio integrale impone alla coscienza del credente il problema della riconciliazione con tutte le creature, della vita
come atto d’amore.
Dal diballito sono emerse posizioni diverse: un avvocalo democristiano ha
»nreisso l’opinione che una legge sull’obie
zione di co.»cienza metterebbe in crisi tutta la legislazione vigente, condurrebbe ad
una confusione di valori da evitarsi a ogni
costo. Altri ha sottolinealo il fatto che
l’obiezione autentica è nata sul terreno
della coerenza cristiana, e non è possibile
pervenire ad una obiezione « laica », cioè
disancorata dalle ragioni crisliane. Non è
mancalo Fintervenlo volto a sottolineare
la bontà della strada intrapresa, per qualsiasi ragione: passo pas,so si farà strada
nell’umanità questo ideale, e contribuirà
alla pace fra gli uomini.
Dal fondo pesisimislico dell’antropologia
riformala, qualcuno ha tratto motivo di
ammonimento: fa parte della condizione
umana, Taccellare ed il soffrire ed il partecipare ai doveri di ogni cittadino; fin
che il Regno di Dio non sia venuto, forse
la predicazione della non-violenza sarà solo d’incoraggiamento ai violenti, e quindi
di danno per tulli.
A tarda sera la sal^i s’è lentamente sfollata, mentre si laeciaFano gli ultimi gruppetti degli irriducibili. Alcune osservazioni generali: Tobieziot^ di coscienza non è
più affidata solo ad alcuni movimenti di
ignoti idealisti, ma è .sentita dai giovani
come problema loro;'la possibilità d’una
politicizzazione del problema rischia di far
naufragare ogni tentafivo di .soluzione sul
piano legislativo; i fermenti del messaggio
cristiano sono certo più vivi ed operanti
nella nostra epoca di quanto non sospettino gli stessi laici; le eresie politico-sociali
del nostro teanpo denunziano sempre in
modo sintomatico e la loro origine cristiana e la rivolta contro a un cristianesimo
tradito dalla cristianità. E questo non è
per noi monito da poco. S.
Abbonamenti
cumulativi
Se non vi saranno più, logicamente, abbonamenti cumulativi
aH’EiCO e alla LUCE (saranno
infatti 11 medesimo giornale con
2 testate), sarà invece possibile
l’abbonamento cumulativo ECOFRESENZA EVANGELICA (o
LUCE-PRESENZA EVANGELI
CA), a L. 2.000. Salvo indicazione in contrario degli interessati,
considereremo quanti ci hanno
inviato l’abbonamento cumula
tivo Eco-Luce, abbonati secon
do una delle due combinazioni
precedenti.
Ricordiamo che PRESENZA .
EVANGELICA sarà un mensile
a 8 pagine, di redazione metodista-valdese, pubblicato a Firenze sotto la direzione dei Past
Sergio Carile. L’abbonamento
annuo a questo solo periodico
sarà di L. 900.
Parola^,
a Torino
La Filodrammatica Valdese di Luserna S.
Giovanni, che l’anno scorso ha allestito
( on lodevole impegno e vivo successo il
nolo dramma di Kaj Munk, « La Parola »,
e che l’ha già rappresentalo in alcune chiese delle Valli, sabato scorso l’ha portaio
.sulla scena del piccolo teatro valdese a
Torino (Corso Vittorioi.
La serata, organizzata dalla locale Unione Giovanile, è stata introdotta dal presidente della stessa, Giovanni Ribet, che ha
brevemente presentato il dramma o, come
sarebbe pure giu-sto dire, la predicazione
in forma drammatica del pastore danese.
La rappresentazione, estremamente ardua, farebbe esitare anche dei professionisti delle scene. Ma i giovani di S. Giovanni
hanno sentito e fatto sentire che, al di là
dell’irraggiungibile perfezione drammatica,
una testimonianza e un appello di fede veri scaturiva dal dramma. Per avervi dato
voce con efficacia anche a Torino, ora,
siiiiiio loro profondamente grati.
Direttore resp.: Gino Conte
ai molti insensati la Salvezza,
se sarà creduta la sua Parola;
con la sua Luce potrà rischiarare e consolare cuori, risanare
coscienze e rinnovare esseri traviati.
Preghiamo che Egli operi su
tutta la terra, affinchè in nessuna parte si continui con ostinazione ad affondare il passo
nelle tenebre, crocifìggendo ancora il cuore amoroso del Signore. Non cessi in ogni fedele
la speranza che Egli risponderà
alla nostra invocazione: ’’Signore, salvaci!”.
Signore, salva il corpo e l’anima di Ogni creatura, anche se
prima di oggi non ha compreso
il Tuo amore; conducila Tu con
la tua Luce che illumina e fa
comprendere che solo in Te
possiamo vivere nella Tua Pace. La Tua voce sia ascoltata e
finakmente il mondo comprenda che siamo tutti figli di uno
stesso Iddio, dell’Onnipotente
Creatore. Amen.
Emma Forti
ARRIVI
Reg. al 'Tribunale di Pinerolo
_____________n. 175, 8-7-1960______________
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (Tol
\. Goes: Inconlri con Bach. Claudiana,
Torino 1961, pp. 48, L. 250.
Lt YTEN - PORTMANN - JASPERS - BaRTH :
Immortalità. Claudiana, Torino 1961,
pp. 48, L. 250.
E. Thoeitsch: Le dottrine sociali delle
Chiese e dei gruppi cristiani. La Nuova
Italia Editrice, Firenze. Voi. I: Cattolicesimo primitivo e cattolicesimo medioevaile, pp. 561, L. 4.000. Voi. II: Il
proleslantesimo, pp. 736, L. 5.000.
— Un Seul Seigneur, un seul baptême.
Presse« de Taizé 1961, pp. 70, L. 540.
k cura della Commi.ssione ecumenica di
Fede e Costituzione. In due parti; La
Trinità divina e l’unità della Chiesa —
Il signiificato del battesimo.
M. Tieche: Alla ricerca di un’arte che si
l>erde: Vivere. L’Araldo del Vangelo,
Firenze, pp. 195, L. 800.
— Il Giornale Illustrato della Chiesa.
A. Mondadori, Milano 1961, L. 4.500.
— 100 Canti popolari. Ricordi, Milano.
L. 800.
L. Vischer: Ihr seid gelauft. Evangelischer
Verlag, Ziirich 1961, pp. 67, L. 750. Una
ricerca sulle liturgie di battesimo e di
confermazione di varie Chiese. Dello
stesso autore ricordiamo pure:
— La confirmation au cours des siècles.
Cahier Théol. Delachaux-Niesllé, Neuchâlel-Paris 1960, pp. L.
Dom j. Leclercq: L’idée de la royauté du
Christ au Moyen-Age. Les Ed. du Cerf,
Paris 1959, pp. 238, L. 2.550.
O. J. Smith: L’uomo di Dio. Ediz. «Scuola Donnenicale », Roma 1961, nu. 115.
L. 250.
Spagnoli e protestanti:
dijfcile sposarsi
* Doipo un anno di trattalive con le autorità tedesche e spagnole, una coppia proteslante «spagnola lia potuto sposarsi civilmente in Germania (Nürnberg) senza essere obbligata a far benedire la sua unione da un sacerdote cattolico. Il fidanzato
apparteneva ad una famiglia protestante e
la fidanzata si era convertila al protestantesimo dieci anni fa, con la sua famìglia.
. SCUOLA
, NOSTRA
’•»I. •
Il ministro della Pubblica Istruzione,
on. Bosco, ha confermato, in sede di ricorso, la sanzione a carico del prof. Giovanni Radice, che insegna in un liceo di
Benevento, infliggendogli due anni di sospensione dall’insegnamento. Il prof. Radice era colpevole di arver spiegato alta
sua scolaresca con ammirazione alcuni
passi del Paradiso Perduto di Milton; il
ministro Bosco, nell’assumere il suo dicastero, aveva affermato che il motivo Ispiratore della sua azione sarebbe stato la
libertà d’insegnamento.
♦ 5(1 ♦
Lon.le Antonio Segni, in un suo discorso sulla scuola affermò che la scuola materna, attualmente monopolio clericale, se
affidata allo Stato costituirebbe il principio della ’’scristianizzazione dell’infanzia”.
«f
Roma. - Giovanni Gozzer, considerato il
maggior esperto democristiano di problemi scolastici, s’è dimesso dalla carica di
direttore dei centri didattici, da funzionario de ministero della PI e da tutti gli incarichi che ha occupato finora. Nella lettera di dimissioni mandata al ministro Bosco (e per conoscenza ad Aldo Moro) egli
ha scritto che se ne andava perchè non era
’’disposto a sopportare la continua manomissione della scuola italiana”. Subito dopo è partito ver il Sudamerica.
(L’ESPRESSO)
RIWGRtZI AMENTO
La Commissione degli Istituti Ospitalieri Valdesi, profondamente grata
per lo spirito di solidarietà dimostrato da tutti gli amici e sostenitori del-,
l'Asilo dei Vecchi in occasione della
manifestazione della domenica 3 dicembre, a S. Germano Chisone, è lieta di comunicare che le offerte di
quella giornata hanno totalizzato la
somma di 300.000 lire circa. Riconoscenti anche a quel gruppo di amici
che, assecondando una felice iniziativa a carattere privato, hanno rinnovato l'arredamento della sala da
pranzo offrendo delle sedie e dei tavoli moderni e funzionali.
La C.I.O.V., nella ricorrenza delle
Feste natalizie e di Capodanno, porge
a tutti gli amici e benefattori dei nostri Istituti un augurio affettuoso e riconoscente.
Il Presidente degli Istituti
U. Bert
Ringraziamento
Le famiglie Gioetti e Cardon a breve distanza di nuovo duramente colpite, rin.novano il loro cominosso ringraziamento ai vicini di casa, agli
amici e conoscenti per la grande dimostrazicne di stima e di affetto tributata alla loro cara
Severina Cardon
nata Gioetti
che a soli 2 giorni ha raggiunto il marito Giovanni all’ultima dimora.
La S. Messa di trigesima verrà celebrata nella Cattedrale di S. Donato
giovedì 11 gennaio alle ore 9.
Pinerolo, 14 dicembre 1961.
On. fun. Garzelle - tei. 21.84
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