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Anno 125 - n. 31
4 agosto 1989
L. 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo 11/70
In caso di mancato recapito rispedire
a ; casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
ARGENTINA
PROGETTI INTERPLANETARI PER GLI ANNI ’90
Nel nome di B. B. Lo spaziO deiruomo
Circola una battuta: « L’Argentina ha una via d’uscita? Sì,
Ezeiza! » (l’aeroporto di Buenos Aires).
Per questa via escono a centinaia dal paese, ogni giorno, i
figli di emigranti che divengono
a loro volta emigranti. Puggono
non per ragioni politiche, ma
economiche.
L’Argentina, 30 milioni di abitanti, 70 milioni di vacche, 60
miliardi di dollari di debito internazionale, è sull’orlo del collasso economico. L’inflazione in
luglio è stata del 200%, i salari
minimi sono di 25 dollari il mese, chi guadagna bene incassa
mensilmente 100 dollari. Ci sono 3 milioni di disoccupati, 10
milioni di poveri (cioè di persone che non hanno le risorse
per il minimo alimentare), ma
a Buenos Aires i poveri sono il
40% della popolazione. Nella
capitale metà dei bambini sotto
i due anni sono anemici.
E’ questa la situazione che
Carlos Menem, nuovo presidente, peronista, vuole affrontare con
un programma di « sacrifici, lavoro e speranza ». Menem, avvocato, figlio di emigranti siriani,
ha assimto il potere l’8 luglio
scorso (5 mesi prima del previsto): si è assunto il compito « di
riconquistare la prosperità » in
una Argentina « in rovina »;
per farlo, confida nel suo carisma e parafrasando l’Evangelc
ha proclamato: « Argentina, alzati e cammina».
Il suo programma politico si
basa sulla collaborazione di tutte le forze in campo, ad esclusione dei radicali di Alfcnsin
che considera i responsabili del
disastro del paese. Per la collaborazione dei militari, Menem
promette l’amnistia per i delitti
contro i diritti umani commessi
durante la dittatura (1976-1983).
Anche la Chiesa cattolica dovrà
contribuire alla pacificazione del
paese, organizzando una messa
di riconciliazione tra ex guerriglieri Montoneros e militari. Il
programma di austerità sarà
gestito dagli uomini della multinazionale Bunge y Born (B.B.),
la più grande holding del paese, sulla base delle idee del premio Nobel dell’economia (1980)
Lawrence Klein.
Gli uomini della B.B. hanno
la responsabilità diretta della
nuova « rivoluzione produttiva »
peronista. Miguel Roig, presidente della B.B., 63 anni, 6 pacchetti di sigarette al giorno, è
stato per 6 giorni, fino al suo
decesso per infarto il 14 luglio,
il ministro dell’economia; Néstor
Rapanelli, vicepresidente della
B.B., lo ha sostituito.
Il programma economico prevede la privatizzazione di tutto
il settore pubblico, tranne la
polizia e l’esercito, l’aumento
generalizzato delle tariffe pubbliche (la benzina e l’elettricità sono aumentate del 600%, i
trasporti del 200%, i salari solo
del 50%), la riduzione del tasso
di credito alle imprese, che è
passato dal 4% al giorno al 3
per cento al mese. Insomma un
programma di sacrifici che prevede la collaborazione della potente centrale sindacale peronista, collaborazione che Alfonsin,
sfidato nella sua politica economica da 13 scioperi generali, non
aveva avuto. Il popolo però è
allo stremo delle forze e i saccheggi dei supermercati avvenuti in maggio e giugno sono i
sintomi evidenti del malessere
sociale crescente.
In questa situazione, si aprirà
a Cordoba, il 18 agosto prossimo, la XI Assemblea generale
della Chiesa metodista argentina
sul tema « Chiamati a marciare
dallo Spirito Santo ». Un’Assemblea importante perché ricorderà i 20 anni della dichiarazione
di autonomia del metodismo argentino, e perché affronterà anche il tema della responsabilità
dei credenti in quella situazione
politica e sociale. In una dichiarazione congiunta con le altre
chiese evangeliche argentine, i
nostri fratelli chiedono di abbandonare tutti i settarismi e
gli egoismi, di lavorare per il
futuro del paese nel rispetto dei
diritti umani, di cambiare mentalità e lavorare per la costruzione di una comunità solidale
e fraterna che sappia testimoniare « i nuovi cieli e la nuova
terra dove abita la giustizia »,
di pregare per il popolo e per il
governo, e di esercitare la solidarietà con i più poveri.
Anche l’evangelizzazione e l’animazione biblica saranno temi
dell’Assemblea, che si concluderà
con reiezione di un nuovo vescovo, che sostituirà l’attuale,
Federico Pagura, che ha compiuto il dodicennio regolamentare e non può essere rieletto.
Giorgio Gardiol
La conquista della luna, lo « Skylab », le nuove frontiere: parla un
controllore di volo che seguì l’allunaggio in quel 20 luglio 1969
TORINO (25 luglio) — Milton
Windler, membro della Chiesa di
lingua inglese di Torino, è tornato oggi dall’incontro a Houston,
Texas, degli 11 veterani della
missione Apollo, in occasione del
20« anniversario dell’impresa.
Windler, che il 20 luglio 1969 era
uno dei quattro controllori di
volo ed era seduto dietro la consolle nella sala controllo della
missione, dice che all’epoca era
troppo coinvolto nei fatti per
potere apprezzare veramente ciò
che avveniva, ma che nel rivedere il filmato delTallunaggio il
significato dell’evento gli è riemerso nettissimo: « Si vede la
superficie oscurarsi a causa della polvere sollevata violentemente dai motori. Poi una voce dice:
’’Siamo arrivati”. I motori si
spengono e, di colpo, la superficie appare in tutta chiarezza. Si
possono scorgere le rocce e il
terreno. Credo che per me fu
questo il simbolo dell’intera impresa: vedere la superficie della
luna trasformarsi da macchia
confusa in immagine netta e precisa... ».
« Non ero il responsabile di
questa fase della missione », continua ’Windler, « ma tutti noi direttori di volo eravamo lì ad osservare, in attesa. Si era tutti
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Missione Apollo 11 (1969): l'astronauta Aldrin fotografato dal collega Armstrong al momento dei primi passi sulla luna.
LE TENTAZIONI DI GESÙ’- 3
Diventare un patrono
« I Farisei gli chiesero, per metterlo alla prova,
un segno dal cielo. Ma Gesù disse: Perché questa
generazione chiede un segno? Non sarà dato
alcun segno a questa generazione. E lasciatili,
montò nella barca e passò all’altra riva »
(Marco 8: 11-13).
La scelta, l’assunzione personale di responsabilità senza la quale non v’è né crescita individuale
né vita, è, per il credente, un’assunzione di responsabilità nei confronti di Dio: può iscriversi nel
quadro di un rapporto con Dio o può spezzare
questo quadro. Perciò diciamo che può essere una
« tentazione ». Come noi tutti, l’uomo Gesù, il credente Gesù sì è trovato, dal principio della sua
vita alla fine, « esposto alla tentazione », posto di
fronte alla possibilità di scegliere spezzando il
quadro del suo rapporto con Dio.
Qui, la tentazione è la richiesta di « un segno
dal cielo ».
Malgrado l’annotazione di Marco che l'intenzione dei richiedenti fosse di « mettere Gesù alla prova », è possibile vedere, dietro alla richiesta, più
una debolezza che una colpa. Chi non ha bisogno
di sentirsi rassicurato? E come potrebbe Gesù fare a meno di comprendere la nostra deholez.za?
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Gesù rifiuta di dare il segno richiesto.
Credo si possano individuare Ire ragioni di questa rifiuto.
I) Una scelta di Gesù nei confronti di se
stesso.
Egli è tentato di .sostituirsi al Padre nella scelta del modo di manifestare la sua presenza, di
decidere autonomamente la via da seguire. In una
parola, di fare a meno del Padre, di collocarsi fuori del quadro di vita (e di morte!) che è stato
tracciato per lui. La nostra storia, da Adamo in
poi, dice che non c’è stala crescita dell'uomo se
non accompagnata dalla trasgressione alla Parola
di Dio. Il credente Gesù, il nuovo Adamo, insegna
che si può non essere prigionieri di questa logica.
2) Una scelta di Gesù nei confronti di Dio.
Accettando di dimostrare la potenza di Dio, Gesù non farebbe che spogliare Dio della sua potenza, per metterla a disposizione dei curiosi, della
loro fregola di certezze. Un Dio così spogliato non
sarebbe più Dio. Sarebbe un idolo, un patrono di
paese che si porta in giro per far festa, un Dio
« usa-e-getta ». Il credente Gesù è consapevole che
non si può fare questo scempio: « Dio è in cielo
e tu sei sulla terra ».
3) Una scelta nei confronti degli uomini.
Venendo incontro alla richiesta, Gesù si faciliterebbe il cammino, ma lo faciliterebbe anche a
noi: eviterebbe anche a noi la croce e il suo scandalo. Ma allora la nostra fede in Dio non sarebbe
fede: sarebbe una deduzione logica, che non serve a crescere, che non comporta impegno personale, che non implica né ravvedimento né conversione, che non dà né gioia né speranza. Sarebbe
una fede inutile, se non una « non-fede ».
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Ma accanto al segno rifiutato, v’è anche un segno concesso. Gesù dona se stesso come segno di
Dio. Segno discutibile e contraddittorio, dalla nascita nella mangiatoia alla morte stdla croce. Ma
è il segno che Dio ha scelto di dare. E che la fede
può cogliere.
* * *
Il testo .si conclude con la notizia che Gesù
monta nella barca per passare all’altra riva. Non
è altro che un'indicazione di viaggio. Ma se per
una wlta è lecito attribuirle un significalo simbolico, si può dire che la fede non è un cammino
sicuro Sulla terraferma, ma un procedere incerto
sull'acqua de! lago, nel pericolo, nell’imprevisto,
nella difficoltà.
Credere è una fatica. Mi piace pensare che Gesù ha resistito alla tentazione di risparmiarcela.
Salvatore Ricciardi
molto tesi. Ero fiducioso, ma non
potevamo neppure essere sicuri
finché non ce l’avessimo fatta.
Un sacco di cose potevano andare male, ed erano andate male nel volo simulato ».
Dopo le missioni Apollo, Windler ha lavorato con lo Skylab
della Nasa e i progetti dello
Shuttle. Attualmente è uno dei
numerosi membri americani e
britannici della Chiesa di lingua
inglese che lavorano come consulenti deU’Aeritalia al progetto
Columbus. Il suo compito è di
contribuire ad approntare il modulo del laboratorio per la stazione spaziale « Freedom ». Questa stazione, che dovrà essere
costruita in orbita terrestre negli anni ’90, è un progetto congiunto al quale partecipano Stati Uniti, Canada, Giappone e vari paesi europei, inclusa l’Italia.
L’idea è di far funzionare la stazione spaziale per trent’anni con
un equipaggio di otto persone,
quattro delle quali verrebbero
sostituite ogni sei mesi. Nel progetto Columbus Windler vede la
ripresa della spinta a e.splorarc
la creazione di Dio, spinta che ci
sembrò perduta dopo la fine del
progetto Skylab all’inizio degli
anni '70.
« L'allunagsio fu eccitante »,
osserva Windler, « ma lo’ Skylab
fu la prima operazione nello spazio veramente utile », perche
non portava a bordo solo astronauti, ma anche scienziati e fisici, c riuscì a conseguire tre obiettivi fondamentali, che saranno portati ancora più avanti dalla stazione spaziale « Freedom ».
Essi .sono: 1) studi degli effetti
fisici ed emotivi su chi vive nello spazio esterno per lunghi periodi di tempo (.Terry Carr, inKcnneth Hougland
(continua a pag. 8)
2
commenti e dibattiti
4 agosto 1989
DIBATTITO
Meraviglia e disappunto
A colloquio con i lettori
Riguardo all’articolo apparso
sul numero del 30 giugno « Si
può essere evangelici e craxiani? », mi permetto di esprimere,
per quel che vale, la mia meraviglia ed il mio disappunto.
Indubbiamente esso esprime il
punto di vista, rispettabile, dell’autore, ma la mia meraviglia
sta ne! fatto che noi evangelici
clelle « Assemblee di Dio in Italia », e non soltanto noi, abbiamo
sempre creduto che la posizione evangelica in materia politica fosse quella del rispetto dell’individuo, senza esercitare pressioni di sorta su opinioni e scelte individuali, in quanto abbiamo sempre considerato che la
Chiesa fedele all’Evangelo deve
essere fuori da qualsiasi competizione politica.
la meraviglia sorge, anche se
l’articolo è pubblicato molto saggiamente « dopo che le urne so
no state aperte », dal fatto che
il giornale, quale organo settimanale delle Chiese evangeliche
valdesi e metodiste, incoraggi ad
un « no coraggioso » verso un
certo partito politico e quindi
implicitamente incoraggi a sostenere altri partiti... Ma è questo veramente biblico ed evangelico? Non sembra piuttosto
una forma riveduta e corretta di
un certo tipo di politica « parrocchiale » cattolica che come
cristiani evangelici abbiamo sempre criticato e denunciato?
Il mio disappunto poi viene
dalla quanto meno ingenerosa
presa di posizione verso fratelli
evangelici che, anche a costo di
rimanere « isolati » nel proprio
ambito politico, hanno alzato la
propria v'oce a favore dei diritti di libertà dei propri fratelli
in fede, anche nel caso dell'insegnamento religioso cattolico
nella scuola pubblica, e di conseguenza hanno pagato e forse
stanno ancora pagando di persona!
Aprire un dibattito tra i lettori del suo autorevole giornale
sul comportamento di un unico
partito politico appare quanto
mai riduttivo, lasciando la sensazione che esistano partiti totalmente « garantisti » che gli
evangelici sono incoraggiati a
sostenere ed a votare.
Se il voto è un diritto-dovere
che ogni cittadino deve adempiere in piena libertà, lasciamo
che i nostri fratelli lo esercitino
secondo coscienza e, senza faziosità. uniamo la nostra voce, usando tutti i mezzi a nostra disposizione per l'affermazione dei
diritti costituzionali che riguardano i principi fondamentali di
libertà.
Francesco Toppi
Cristiani e basta
Caro direttore,
ho letto con un certo disagio
l'articolo di Nicola Pantaleo « Si
può essere evangelici e craxiani? » (30.6.89) e desidero fare alcune osservazioni.
1) Gli evangelici, per principio, non portano mai un’etichetta personalistica. Gli evangelici
sono cristiani e basta. Se si dicono « calvinisti » o « barthiani »
o « luterani », è per indicare l’adesione ad una corrente di pensiero, ma non l’accettazione supina di una persona o dei suoi
principi.
2) Posso comprendere le riserve circa atteggiamenti e scelte politiche di Craxi. Ma non
mi sembra giusto far di ogni erba un fascio e identificare tutto
il PSl con l’attuale Segretario
politico. Gli uomini passano, le
idee rimangono. In seno a! PSI
esistono forti spinte laiche e socialiste che più di una volta hanno sbarrato il passo all’arroganza DC. Sappiamo tutti, purtroppo, che la partecipazione ad un
governo di coalizione implica una serie di compromessi politici, che disturbano la coscienza
cristiana. Ma chi è senza peccato scagli la prima pietra. Noi
sessantenni non possiamo certo
dimenticare che i Patti lateranensi (fonte di tanti guai per le
nostre chiese) hanno fatto il loro ingresso nella Costituzione
grazie al voto del PCI e nonostante l’opposizione netta del PSI
di allora... Con questo, mi guarderei bene dal negare quanto di
positivo ha fatto il PCI in questi anni, in altri campi.
3) Non è neppur vero che
tutti i parlamentari socialisti accettino senza discutere gli ordini di scuderia. Lo stesso Valdo
Spini ha motivato sulla stampa,
in modo chiaro, il suo rifiuto di
partecipare all’ultima votazione
parlamentare sul problema dell’ora di religione.
4) Ho sempre riconosciuto (le
mie « note radio » lo dimostrano) il valore dell’impegno politico e sociale del credente. Ma
non certo in modo acritico nei
confronti dei partiti politici, i
quali hanno bisogno costantemente di una presenza « profetica » di richiamo, così come —
del resto — ne hanno bisogno
le nostre comunità. Il mio richiamo personale al PSI nelle
attuali circostanze è che sappia
riconoscere che « sul quadrante
della storia » è ormai scoccata
l’ora di un’alternativa al dominio quarantennale della DC!
5) Infine, riconosco a chiunque il diritto di esprimere anche con forza le proprie convinzioni, come fa Famico Pantaleo,
ma nessuno può dirmi per quale partito io debba votare. Gli
evangelici sono adulti e sanno
pensare con il proprio cervello
e quindi sanno decidere secondo coscienza. La frase: « Gli evangelici non possono votare... »
suona terribilmente stonata su
un giornale protestante, qualunque sia la nostra preferenza politica.
Piero Bensì
Il difficile rapporto fede e politica
Caro direttore,
le cose che dirò non vogliono
entrare « nel merito » dei contenuti espressi dalla lettera di Nicola Pantaleo, su cui pure mcit i ci sarebbe da dire (ma il dire
non può, come già si vede nel
dibattito suscitato dal « caso »,
prescindere dalla soggettività c
dalle scelte di campo di ciascuno, e qui dovrei sciorinare tutto il mio pedigree politico per
fornire un contributo onesto j
non viziato in origine, e nel mio
caso dichiarare di essere una comunista con radici culturali laiche e socialiste e militanza nei
movimenti sessantottino e femminista, per cui realmente convinta dell’unitarietà della sinistra). Né tanto meno voglio svolgere qui un giudizio sulla responsabilità in quanto dirigenti politici di studiosi come Giorgio
Spini, sui cui libri di testo si è
formata mezza Italia, e che ha
mostrato nel nostro paese segnato dalla Controriforma il valore
e il solco tracciato dalle minoranze religiose, e neanche di Valdo Spini, la cui onestà e il cui
impegno tutti rispettiamo. E neppure voglio addentrarmi in una
analisi c in una valutazione delle recenti scelte jxjlitiche in campo religioso di un partito come
il PSl, che esigerebbero ben altro spazio che quello di una semplice lettera.
Le cose che voglio dire sono
« di metodo », sia sulla vita del
le Chiese, sia sul mestiere di
giornalista. Sì, perché quando ho
visto pubblicata la lettera di Nicola Pantaleo — coiTettamente,
a campagna elettorale conclusa
— mi sono doppiamente rallegrata: ecco, mi sono detta, riconosco questi protestanti, la loro
tradizione di liberta e franchezza nella discussione che mi hanno tanto colpito nel mio avvicinamento e poi decisione di appartenenza a questo mondo, per
Fanprezzamento anche delle sui'
strutture democratiche e della
pratica del pluralismo. Ecco, noi,
mi sono detta, una redazione e
un direttore che sono deontologicamente corretti: non censurano preventivamente delle opinioni, per quanto scomode, non infossano nel cassetto la libertà di
critica: fanno di questo settimanale una palestra di dibattito,
non un organo di una linea di
maggioranza o del governo della chiesa. Insomma, questo giornale a cui mi onoro di collaborare non è un bollettino, non
riceve veline: svolge bene il suo
compito, a cui è connaturata la
ricerca.
Il rapporto fede-politica. inoltre, è un rapporto complesso:
c’è sempre uno « scarto », talora molto doloroso, Finarrivabilità della coerenza, Fintrinsecità
della mediazione, la nostra umanità che fallisce, e questa consapevolezza di peccato è alla base della nostra fede di cristiani,
tanto più fallibili quanto più ci
« sporchiamo le mani » nella ne
cessità del decidere e del dirigere (ma non è forse del resto un
peccato maggiore l’orgoglioso appartarsi di chi trancia giudizi e
non s’immischia?). Il cristiano
che è anche un dirigente politico (nei partiti, nelle chiese, nei
movimenti) ha una « doppia militanza », e si espone per ciò
stesso alla necessità del rendiconto. Chiederglielo non significa certo fare delle scomuniche,
ma aprire un dialogo, per quanto polemico, e attendere delle
risposte. Non vorrei invece, dato il tenore degli autorevoli interventi successivamente comparsi su queste pagine, che fosse « scomunicata » la libertà di
opinione di un singolo e l’autonomia di un giornale che ha sanulo far bene il proprio mestiere.
Piera Egidi
Fondo di
solidarietà
Offerte pervenute nel mese di giugno:
L. 3.000.000: Fernanda e Tullio Vinay.
L. 100.000: Gruppo FDEI, Taranto;
M. Elisa Fiorio.
L. 60.000: Anonimo veneziano.
L. 50.000: Scuola Elementare S. Caterina, Il C, Reggio Calabria.
Totale L. 3.310.000; Totale precedente L. 4.589.359; In cassa L. 7.899.359.
PASTORI AL SAE
Caro direttore,
ho letto con interesse la lettera del
fratello Marco Rostan (membro della
Tavola valdese) sul n. 28 del 14.7.89
sul tema « Pastori al SAE ». Essendo
uno dei pastori ohe parteciperanno all'incontro a La Mendola dal 29.7 al 6.8,
desidero fare alcune precisazioni.
Mi pare di capire ohe Marco Rostan
si chieda come mai vi sia una forte
presenza pastorale all’incontro SAE e
una scarsa partecipazione di pastori
nei nostri centri giovanili. Se questo
è il problema, desidero tranquillizzare
il fratello Rostan perché personalmente, nonostante l'impegno SAE, sono e
sarò impegnato nel nostro centro di
« Ecumene ». Infatti parteciperò in
questa settimana al campo di azione
sociale e al campo politico; in agosto
darò il mio contributo, come vicedirettore, allo "staff": in settembre
(subito dopo aver partecipato al Sinodo) dirigerò un campo cadetti su
tematiche bibliche.
La mia presenza al SAE, dunque, non
è in « concorrenza » con un chiaro
impegno sia ad Ecumene sia al Sinodo. Vi andrò come consulente sul problema della marginalità del malati, essendo responsabile a Salerno del Tribunale per i diritti dei malati.
Con un fraterno saluto.
Giovanni Anziani, Salerno
Ritengo ohe un pastore è libero di
distribuire la sua "presenza” come
meglio ritiene opportuno; Il SAE propone poi delle occasioni per fraternizzare
e per conoscersi meglio, abbattendo
le barriere che i settarismi innalzano
immancabilmente ed inevitabilmente.
Andare al SAE, che siamo o no pastori,
è quanto mai utile ed "evangelico”.
Andiamoci di persona, prendendone
coscienza direttamente, senza aspettare che altri diano il loro benestare.
Mi pare che sia piuttosto un'altra la
questione che si può, e si deve, sollevare, e cioè: il SAE, nonostante tutti
i suoi sforzi per essere un movimento interconfessionale, si muove con
un'ottica cattolica; prova inconfutabile
è il fatto che I pastori protestanti,
nell'ambito del SAE, sono considerati
"clero", quindi non possono partecipare a pieno titolo al SAE, che si
caratterizza come movimento di laici.
Ora il pastore è un laico. Certo vi
sono alcuni che. forse, sono lieti di
essere accomunati nella categoria
"clero". La maggior parte però si
adegua per quieto vivere.
Questa pigrizia, poco "evangelica”, è
nociva, non solo perché perpetua il
pregiudizio che il pastore altri non è
che "ii prete che ha la facoltà di
sposarsi » ma perché, ad un livello
ancor più profondo, alimenta quella
gravissima divisione tra pastori e laici, inaudita per delle chiese che pretendono di richiamarsi a Gesù Cristo,
il quale ha frantumato il clericalismo.
Ora, non si tratta di abolire il pastorato, questa infatti non sarebbe che
la prima tappa per l'azzeramento di
ogni ministero. Bisogna invece arricchire le chiese di ministeri che si
affianchino l'uno con l'altro, senza sovrapporsi, senza gerarchie, affermando ciò non solo a parole ma coi fatti
concreti. I pastori si fendono ben conto di ciò; dunque... Sforziamoci tutti
quanti di realizzare, davvero, il sacerdozio universale, perché dei bei
proclami solo sulla carta non bastano.
Ri-scoprire la laicità del ministero
pastorale avrà, penso, delle ripercussioni positive sulla vita delle chiese,
non ci sarà più la comoda delega, vi
saranno più protagonisti e meno protagonismo e meno comparse, aumenteranno, torse, le contribuzioni, senz'altro aumenterà la partecipazione attiva di tutti.
Ben sapendo che la laicità non è la
nostra bandiera, anche se resta una
nostra caratteristica imprescindibile, il
nostro compito resta, senza retorica,
quello di testimoniare Gesù Cristo con
la liberazione che da Egli proviene
per le donne e gli uomini del nostro
tempo.
Maurizio Abbà, Torino
Caro direttore,
desidererei che Marco Rostan desse
un supplemento di informazioni a quanto da lui pubblicato (sul n. 28) col
titolo « Pastori al SAE », rispondendo
almeno a queste domande.
Qual è il criterio col quale egli sostiene che i pastori che vanno a questa XXVii sessione di formazione
ecumenica organizzata dal SAE (dire al
SAE tout court è riduttivo: l'attività
di questo organismo è assai più ampia) sono in « numero decisamente
elevato in paragone al nostro corpo
pastorale »? C'è un'oggettività valida
in questa valutazione? Chi può stabilire l'esattezza della proporzione? C’è
comunque sempre qualcuno per cui è
sempre troppo o troppo poco quello che fanno i pastori; a me, ad es., è
capitato, molti anni or sono, di essere stato criticato da qualche membro
di chiesa, che mi aiutava a scaricare
la mobilia appena giunta, perché avevo
troppi libri e questo avrebbe significato che avrei trascorso troppe 'ore ad
istruirmi... e che per di più avrei occupato un locale per lo « studio dei
pastore » che avrebbe potuto chiaramente essere adibito a uso migliore...
Il fatto mi è venuto in mente perché a « La Mendola », dove generalmente, ma non obbligatoriamente si
svolgono queste sessioni, io vado volentieri esattamente come vado volentieri (quando il periodo non interferisce troppo con il pieno della mia
attività pastorale) ai « corsi di aggiornamento per pastori » alla nostra Facoltà di teologia a Roma, a Reggio Calabria, alle giornate di studio biblico
organizzate da « Bibbia aperta » e alle
conferenze e ai corsi di ecumenismo a
cura del Centro di studio e documentazione « Marco Salizzato » a Padova.
Sono luoghi dove si fa teologia, dove
si vive esistenzialmente quel che si
studia, dove ci si confronta con chi
pensa e agisce spinto da motivazioni talvolta in sintonia con le mie.
come a Roma, e talvolta invece, come
a « La Mendola », anche molto diverse
dalle -mie. E dove posso, io, se non a
“ La Mendola », discutere ad esempio
con ortodossi, ebrei, islamici e naturalmente con cattolici?
Dicendo questo rispondo en passant
alla domanda di Marco Rostan che
chiede perché il SAE è « così attraente ». E aggiungo: prima di criticare, un'altra volta vieni a vedere e
a documentarti di persona!
Ma ho ancora tre domande da porre,
che scaturiscono da quella fondamentale: qual è il senso di questa sparata contro il SAE?
1) E’ uno sfogo personale, forse un
po' patetico, che sorge prepotente da
una giusta (!) indignazione contro certi pastori indisciplinati che non hanno
il senso della misura e dell’opportunità e che, soprattutto, non si attengono a certe direttive (così pare!)
del Sinodo, che avrebbero fissato le
categorie di persone con le quali si
deve e si può dialogare, escludendo
evidentemente le altre?
2) E' la voce grossa dell'autorità
costituita che non esercita invano un
potere (anche se non proprio quello
della spada, cfr. Rom. 13: 4), e che
lascia intendere che sta per rimettere le cose a posto con i mezzi di cui
dispone seguendo così, in una specie
di ecumenismo negativo, l'esempio di
un'altra chiesa, che prende, quando
non ne è impedita, gravi sanzioni contro gli indisciplinati e i disubbidienti?
Può darsi, e si vuole, ohe questa
voce sia il primo tuono che annuncia
un grosso temporale che sta per abbattersi su quei poveri pastori ingenui e sprovveduti, sempre sottoposti
a tentazioni e pericoli di cedimenti,
rinnegamenti e tradimenti? Sarà tacile per Marco dirmi che leggo troppe cose tra le righe del suo scritto,
ma allora dovrei e potrei citare fatti
che non è il caso di rivangare e che
porterebbero lontano...
3) Preferisco tornare a sorridere,
chiedendo però ancora se è condivisa
da tutta la Tavola questa « reprimenda • che presumo voglia essere seria, e io l'ho presa sul serio, ma che
è, se non altro, tanto generica quanto
discutibile.
In attesa, i miei fraterni, sinceri saluti.
Bruno Costabel, pastore,
membro aderente del SAE, Padova
3
4 agosto 1989
viía delíe chiese
TORRE PELLICE: GIORNATE DI RADIO BECKWITH
CRONACA DELLE CHIESE
Essere missionari oggi Nuovo asHo
La ridefinizione della nostra vocazione attraverso gli interrogativi
che ci pone il passato - L’evangelizzazione, la diaconia, il mondo
Nonostante il tempo minaccioso, un buon numero di persone
si è radunato domenica 23 luglio
per prendere parte al dibattito
sul tema « Essere missionari oggi ».
Come ha detto Piervaldo Rostan nell’aprire la tavola rotonda,
questo problema è stato il filo
conduttore delle celebrazioni.
Non certo la rievocazione agiografica di un personaggio nato
duecento anni fa era lo scopo di
festa e convegno, bensì la riflessione sulla situazione nostra attuale, la definizione o la ridefinizione, attraverso il confronto,
della nostra vocazione. La famosa frase di Charles Beckwith,
che è il riassunto della sua opera e il suo testamento spirituale,
« O sarete missionari o non sarete nulla» è stata costantemente presente, specie in forma interlocutoria.
Claudio Tron, preside di Scuola media, ha affrontato il discorso sotto il profilo storico. Dopo
aver analizzato i documenti della
Tavola a partire dal 1858 sul tema delTevangelizzazione, egli è
giunto alla conclusione che da
più di un secolo la linea seguita
dalla Chiesa valdese è quella di
vedere il problema prima di tutto come esigenza interna. Essere
missionari come risultato di una
riconversione personale, di una
forte carica interna proiettata
alTesterno, un coinvolgimento totale come individui e come chiesa, un porsi tutti insieme incondizionatamente al servizio dell’Evangelo. Discórso che per il secolo scorso riconduce al Risveglio e che per quanto riguarda
l’oggi ci mette per forza a confronto con i problemi delle varie
parti del mondo in cui l’Evangelo è arrivato, alla scoperta di altre culture, al rispetto di altre
tradizioni che possono anche urtare con i nostri sentimenti e
ideali. Il missionario ideale, egli
ha concluso, è il Beckwith stesso,
che ha saputo rispettare i vaidesi e non ha cessato di amarli e
aiutarli anche quando loro non
hanno aderito alle sue iniziative
e corrisposto ai suoi desideri. Così deve essere l’attività missionaria : autorevole senza autoritarismo.
Evangelizzazione
e diritti civili
Torre Pellice, giornate di Radio Beckwith. I partecipanti alla tavola
rotonda. Da sin. C. Tron, P. Rostan, A. Ribet, R. Coisson.
egli ha detto che la sua preghiera al mattino è: « Il tuo Regno
venga », mentre alla sera è: «Perdona le nostre offese ». Nonostante tutte le debolezze degli esseri
umani che vi agiscono, le opere
svolgono una carica notevole di
testimonianza e una funzione essenziale nell’ evangelizzazione.
Una per tutte, ha concluso Ribet,
la Noce di Palermo, che nella situazione disperata e unica in cui
agisce è incarnazione perfetta
dello scandalo e della pazzia del
cristianesimo.
Allargare
orizzonti
propri
Sono seguite poi due voci più
« istituzionali ».
Andrea Ribet, direttore amministrativo degli ospedali di Torre
Pellice e Pomaretto, ha parlato
di diaconia e opere. Rifacendosi
anch’egli a Beckwith, il dott. Ribet ha sottolineato come il generale inglese, subito dopo l’emancipazione, abbia spinto i valdesi
sulla via della realizzazione piena dei diritti civili come passo
prioritario verso l’evangelizzazione. Ancora oggi le opere sono testimonianza di un impegno in
questo senso.
Ispirandosi poi al pensiero del
teologo francese Paul Keller, egli
ha definito la diaconia come la
risposta che l’uomo dà a Dio di
fronte alla promessa del Regno.
Perciò più che un’attività è un
modo di essere, un modo di porsi
attivamente rispetto alla testimonianza della presenza di Dio
nel mondo.
Le opere invece sono un’attività di servizio volta a migliorare
la vita materiale dell’uomo. Ma
senza la diaconia, che qualifica
l’attività dei credenti nelle opere,
queste non hanno valore alcuno.
Essendo umane, è ovvio che esse siano piene di peccato. Infatti
Renato Coïsson, membro del
Consiglio italiano della CEVAA,
partendo anch’egli dalle apprensioni di Beckwith circa il possibile chiudersi dei valdesi dopo il
’48 in un ghetto, questa volta dorato e volontario, ha definito l’essere missionari come Tallargare
i propri orizzonti. Le chiese, allora, capirono come il Signore che
si era loro rivelato e aveva loro
dato forza e tenacia non era solo loro, ma di tutte le genti. In
gran parte, però, lo sforzo di allargare i confini arrivò solo all’Italia, per quanto alle sue estremità. L’allargare i confini fino a
Pachino, tuttavia, sempre chiusura in certo modo era. Bisogna
non avere limiti nell’applicare il
famoso insegnamento «Mi sarete testimoni fino all’estremità
della terra ». La chiesa valdese
voleva concentrare le forze in
Italia, ma qualche « testone », ha
detto il past. Coisson, c’era allora come ora e gli orizzonti si
aprirono verso l’Africa, l’Oceania... Egli ha illustrato il fondamentale significato del nome dato alle, società missionaria quando si impose un rinnovamento
delle strutture alla luce dei grandi cambiamenti avvenuti nel
mondo in via di sviluppo, una
volta tramontata l’era coloniale.
CEVAA significa Comunità evangelica di azione apostolica e la
parola comunità è essenziale ed
estremamente qualificante. Il legame profondo con altri credenti di ogni parte del mondo è ciò
che ci rende chiesa viva e comunicante. Ci sono reticenze e
sensi di colpa per un’attività che
nel secolo scorso è stata spesso
intrinsecamente legata alla colonizzazione, Se appena si viene a
contatto con quelle culture, con
quelle realtà in cui nuove comunità vive e forti sono state create grazie all'aiuto dello Spirito e
all’attività evangelica, si capisce
l’importanza fondamentale di
quel lavoro. Le vecchie chiese
europee bianche hanno oggi una
tale quantità di doni da ricevere
da queste nuove fresche chiese
multiculturali e multietniche che
la ricchezza di questi contatti è
un chiaro segno della grazia di
Dio. Il messaggio di amore e fratellanza, che avevamo portato o
tentato di portare al di fuori del
nostro mondo, ci ritorna ora da
parte di questi fratelli, di queste
nuove comunità rinvigorito, rinnovato, spesso rielaborato con
prospettive e significati del tutto
nuovi, per noi importantissimi,
ha concluso Renato Coisson.
Un temporale formidabile ha
ridotto il dibattito a due interventi. Il pastore Carlo Gay ha
sottolineato l’importanza della
attività delle chiese straniere nell’evangelizzazione dell’Italia e ha
parlato dell’evangelizzazione valdese nell’America del Sud, come
conseguenza deH’emigrazione.
Il prof. Giovanni Gönnet ha
sostenuto l’importanza dell’evangelizzazione in Italia rivolta sui
due fronti, quello cattolico romano e quello ateo paganeggiante.
Senza presunzione e nel pieno rispetto deH’ecumenismo (che però non deve essere quello delTembrassons-nous), gli evangelici italiani devono portare il loro
messaggio, la loro testimonianza. Non si può e non si deve rinunciare al confronto, alla propria identità e alla diffusione del
messaggio, che non è quello della nostra piccola Chiesa, bensì è
quello delTEvangelo. Egli ha concluso con suggerimenti metodologici circa l’approccio del dialogo con i fratelli romani, spiegando come sia sua abitudine,
ora, partire sempre con una dichiarazione di fede. Dichiarandosi, come ognuno di noi può
fare, cattolico (nel senso greco
di universale) apostolico evangelico egli trova facile avviare
un discorso che in positivo porta alla verità della Parola.
Erica Scroppo
SAN GERMANO — Ci siamo !
Il 3 settembre sarà inaugurato il
nuovo Asilo. Da anni si lavora
per questo, da anni si propone a
tutti il lavoro per gli anziani come impegno prioritario, sia dal
punto di vista finanziario che nell’uso del proprio tempo. Ed ora
ci siamo. La prima domenica di
settembre avremo una grande
festa a cui invitiamo tutti coloro
che hanno contribuito alla realizzazione dell’opera o che l’hanno seguita con simpatia. Sarà la
nostra festa del ringraziamento:
a Dio, innanzitutto, che ci ha sostenuto e dato forza nei tempi
difficili. La giornata si aprirà alle ore 10' con un momento di culto, in cui la predicazione sarà tenuta dal Moderatore. Dopo il saluto dei rappresentanti delle
Chiese, alle ore 12, avremo l’inaugurazione, col tradizionale taglio
del nastro effettuato da un ospite. L’inaugurazione avverrà alla
presenza del Presidente della Repubblica. Il pranzo sarà al sacco,
ma è previsto un buffet, per chi
ne vuole approfittare. In segno
di gratitudine, l’Asilo offre a chi
lo desidera un piatto di polenta
e spezzatino.
Poiché la Casa di riposo opera nel territorio ed in collaborazione con le strutture sociali,
nel pomeriggio si è voluto dare
alla festa una coloritura più
« laica », chiamando a parlare i
rappresentanti delle Amministrazioni, e invitando un gruppo di
ballo popolare (La teto aut) ed
un coro (il Bric Bude). Attorno
a questo programma, avremo
una mostra mercato di pittura
contemporanea, un bazar ed una
lotteria con ricchi premi in palio (alcuni esempi: un TV color,
viaggi, oggetti per ia casa, due biglietti per il Gran Premio di formula 1 di Imola...). Per l’occasione è stato stampato un libro
che racconta la storia della Casa,
illustra le linee secondo cui è stata realizzata e contiene una riflessione sulla diaconia. E’
vendita a L. 12.000.
in
« Pro Miramonti »
Sinodo
valdesi
delle chiese
e metodiste
Il Sinodo, secondo quanto disposto dall’atto n. 36 della sessione sinodale europea 1988, è convocato per
Domenica 27 agosto 1989
I membri del Sinodo sono invitati a trovarsi nell’Aula
sinodale della Casa valdese di Torre Pellice, alle ore 15.
II culto di apertura avrà inizio alle ore 15.30 nel tempio di Torre Pellice e sarà presieduto dal past. Aldo Comba.
Il moderatore
della Tavola valdese
Franco Ciampiccoli
di anni 85 (Rouet); all’anziana
compagna, al figlio ed a tutti i
familiari rinnoviamo la fraterna
solidarietà della chiesa e nostra.
• Un benvenuto a Valentina di
Alfredo Garnier e di Ornella Favai con l’augurio di ogni benedizione del Signore.
Rettifica
VILLASECCA — Si comunica
che il pomeriggio comunitario a
Combagarino è stato spostato al
13 agosto.
• La riunione quartierale a Bovile è fissata per il 20 agosto. Gli
incontri inizieranno alle ore 15.
Culto ai Jalla
LUSERNA S. GIOVANNI —
Il culto alla cappella dei Jalla
che avrà luogo domenica prossima, 6 agosto, alle ore 18, sarà
presieduto dal pastore Giuseppe Platone che ringraziamo per
la sua disponibilità.
A Campo Clot
FRALI — Domenica 6 agosto
si terrà a Campo Clot (Rodoretto) la tradizionale riunione all’aperto con inizio alle ore 15.
Bazar d’estate
CARRARA — Il bazar annuale
d’estate ha riunito membri ed
amici di chiesa in un pomeriggio
allegro e... fruttuoso. Con contributi vari ha raggiunto la bella
somma di L. 1.800.000.
Un’agape fraterna nel bel giardino di casa Menghi in memoria del fratello Walter ha concluso le attività comunitarie per
quest’ anno ecclesiastico. Una
trentina di membri di chiesa è
stata ospite di Carla e Fiammetta, che hanno preparato un ottimo pranzo, consumato da grandi e piccoli sotto l’ombra del
grande albero di fichi.
VILLAR PELLICE — Domeni
ca 13 agosto avrà luogo la
« Giornata prò Miramonti » nel
giardino della casa stessa; il ricavato sarà devoluto alla copertura delle spese di gestione.
Fin dal mattino sarà allestito
, in piazza Jervis un banco di vendita di prodotti della campagna,
mentre nel giardino ci saranno
banchi di dolci, di generi di vestiario, di oggetti vari, un servizio di buffet, la pesca e la sottoscrizione.
Si potrà pure consumare sul
posto il pranzo; tutti sono cordialmente invitati.
• E’ mancato all’affetto dei suoi
cari il fratello Giovanni Mondon
Corpo
pastorale
Il Corpo pastorale è convocato per i giorni 25 e 26
agosto nell’Aula sinodale della Casa valdese di Torre Pellice con il seguente ordine
del giorno:
venerdì 25 (ore 9-13, 15-17)
— Commissione liturgia (pastore Gino Conte)
— La sottoscrizione della
Confessione dì fede (prof.
Sergio Rostagno)
— Il battesimo: battesimo
ecumenico, ’’ribattesimo”,
documento di Leuenberg
sul battesimo (past. Alfredo Sonelli)
— Varie
sabato 26 (ore 9-13)
Esame di fede dei candidati
Massimo Aquilante., Fulvio
Ferrario, Ruggero Marchetti,
Gregorio Plescan.
Se l’esame di fede dei candidati avrà avuto esito positivo, i sermoni di prova verranno tenuti nei templi di S.
Germano (ore 15) e del Ciabas (ore 17.30).
Tutti i membri delle Chiese valdesi, metodiste, libere,
nonché gli invitati al Sinodo
sono cordialmente invitati ad
assistere agli esami di fede e
a partecipare alla discussione dei sermoni di prova.
Il moderatore
della Tavola valdese
Franco Giampiccoli
L
4
glorioso rimpatrio
4 agosto 1989
23 LUGLIO A SALBERTRAND
VALDESI DEL RIO DE LA PLATA
Oltre il ponte
Bienvenidos!
Inaugurato il cippo che ricorda la battaglia decisiva per i valdesi
« Se i valdesi non fossero riusciti a passare il ponte, se fossero stati respinti dalle truppe
francesi, forse non si sarebbe
più. parlato di valdesi in Italia »;
così Giorgio Bouchard, pastore
a Napoli e Presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia, ha voluto ricordare un episodio storico del rimpatrio dei valdesi di 300 anni fa.
Il ponte di Salbertrand è diventato dunque il simbolo delle celebrazioni del tricentenario. Celebrazioni che non vogliono solo
essere storiche, ma segnare l’impegno degli evangelici tutti per
l’oggi. « Nel momento in cui si
pensa sempre di più all’Europa
— ha osservato Bouchard — non
si può fare a meno di legare la
vicenda dei valdesi alla promozione dei diritti delle minoranze.
Oggi le minoranze non sono solo quelle etniche, ma sono anche
i milioni di lavoratori di colore
che sono venuti a cercare una
possibilità di vita in questa nostra Europa y>. Questo è un impegno ecumenico, di tutte le chiese e delle società civili.
La giornata di Salbertrand era
iniziata la mattina del 23 luglio
(tre secoli meno 40 giorni dopo
lo storico avvenimento) con un
buon numero di evangelici che
dalle valli, dall’astigiano, da Torino e dalla vai Susa avevano pacificamente invaso il piccolo paese della vai Susa. Dopo
la predicazione del past. Baldi e
la passeggiata storica per le vie
del paese, nel pomeriggio ci si
è ritrovati nella palestra delle
scuole per la rievocazione storica. Dopo il saluto dell’Assessore alla cultura Massimo Garavelli («viviamo un tempo di pace, e cattolici e valdesi possono
collaborare insieme ») e del Sin
II cippo
commemorativo
a Salbertrand.
daco, Riccardo Joannas ( « la
guerra di religione ha fatto scomparire i valdesi dall’alta vai Susa, ma oggi ristudiamo un p>ezzo importante della nostra storia e della nostra cultura »), e
il saluto del presidente della Società di studi valdesi, past. Giorgio Tourn, che ha ricordato l’importanza degli studi della maestra di Salbertrand, Clelia Baccon, i partecipanti hanno potuto apprezzare uno spettacolo di
danze tradizionali del gruppo
LA CHIESA DI POMARETTO E IL RIMPATRIO
Alla ricerca deiridentità valdese
In occasione di questo tricentenario, gruppi grandi o piccoli,
organizz^ati, sponsorizzati, autogestiti, documentati o poco informati, hanno affrontato o affronteranno le tappe del « Glorioso Rimpatrio ».
Che senso ha oggi rifare questo percorso, a piedi, in auto, in
pullman? Con quale spinto italiani, francesi, tedeschi, olandesi, riformati e non, possono affrontare questo viaggio?
Tentiamo alcune risposte. Il
valdese non lo affronterà certamente con lo spirito del pellegrino: Prangins, Sibaud, la Balsiglia non sono dei santuari a
cui rivolgere il nostro culto.
Affrontare a piedi un percorso
di quel genere (250 chilometri,
14 colli: dal Col de Saxel, alt.
1.0(X) m., al Col de l’Iseran, alt.
2.769 m.) può essere avvincente
per un alpinista.
Vedere i luoghi attraverso i
quali sono passati i nostri padri
per tornare alle loro amate valli può farci commuovere. Immaginare le sofferenze e i patimenti che questi uomini dovettero
sopixirtare può farci riflettere
Sulla nostra privilegiata condizione di valdesi oggi.
Possiamo anche provare orgoglio per essere i discendenti di
questi uomini forti e coraggiosi,
ostinati e caparbi; in questo modo acquistiamo prestigio agli occhi dell'Europa che ci fu amica
allora e che diede una mano vigorosa all’impresa.
In fondo si va alla ricerca delle nostre radici, del nostro passato, per capire meglio il perché
del nostro esi.stcre oggi, del nostro essere protestanti; si ricerca, forse, la nostra identità... Ma
un’identità storica, culturale? ...O
di fede?
Canto dei pellegrini. Salmo 121.
« Alzo gli occhi verso i monti...
Da dove mi verrà l’aiuto? Il mio
aiuto vien dall’Eterno, che ha
fatto il cielo e la terra. Egli non
permetterà che il tuo piede vacilli; colui che ti protegge non
sonnecchierà. Ecco, colui che
protegge Israele non sonnecchierà né dormirà ».
Leggendo questo passo ha iniziato un breve culto, una profonda meditazione il pastore Renato CoYsson, la domenica 9 luglio 1989. Si rivolgeva non ad
una comunità seduta nei banchi
di una chiesa, ma ad un gruppo
di pomarini e non che, in pullman, stavano ripercorrendo le
tappe del Rimpatrio.
L’uditorio, particolarmente attento, nel pullman fermo a Combloux (alt. 1.000 m.) dove i vaidesi sostarono al termine della
seconda giornata, è rimasto emotivamente coinvolto. 1 monti
rappresentavano, allora come
oggi, non un ostacolo, ma un valico da superare per giungere a
casa. Ci si è immedesimati per
un momento nelle immani fatiche di questi montanari, che per
rivedere i loro figli, trattenuti
in Piemonte, e riconquistare le
loro terre, non hanno esitato ad
in.scrirsi in un’impresa a dir poco folle, agli occhi degli uomini.
Una fede solida e forte, continuamente rinnovata dalle preghiere di Arnaud, li spronava a
riportare la religione riformata
in un Piemonte completamente
cattolizzato. Dello circa lO.OfX)
persone che prima de! 1685 formavano le comunità valdesi del
Pragelatese, non rimaneva più
Nell’ambito delle manifestazioni organizzate per il tricentenario del Glorioso Rimpatrio avrà luogo, daini al 28 agosto, la
visita in Italia di una delegazione delle chiese valdesi del Rio
de la Piata.
L’« altra metà della chiesa »
potrai, in seguito agli scambi
che avremo con questi fratelli,
lontani eppure così vicini, vivere come un’immersione nel clima del ricordo che contrassegna le manifestazioni di questa
estate particolare.
Si potranno così cementare
dei legami che sono profondi,
nonostante le distanze e nonostante la complessa situazione
che vivono i nostri fratelli sudamericani.
Il programma, fitto e impegnativo, che è stato approntato
per questa visita, prevede come « clou » la partecipazione ad
alcuni significativi appuntamenti: dalla giornata del XV agosto
(che si terrà alla Balziglia), alla visita a Nyon dove è tuttora
allestita la mostra sul Rimpatrio e dove avrà luogo la giornata storica del 20 agosto.
Saranno visitate le varie località delle valli valdesi, in una
successione di incontri con le
chiese.
Non mancheranno, d’altra parte, le « uscite » in visita ad alcune città italiane, in cui è radicata anche la presenza valdese.
Gli incontri previsti alle valli
avranno luogo sabato 12 sera (a
Torre Pellice), domenica 13 (a
Luserna, serata a cura della Tavola, con tutte le comimità), e
giovedì 17 (a Pomaretto).
« La teto aut » di Roure.
Poi tutti al cippo commemorativo a leggere la scritta: « A tre
secoli dal ritorno dei valdesi in
Italia, nel luogo della battaglia
decisiva, il Comune di Salbertrand e la Società di studi vaidesi, memori delle lotte che si
resero necessarie per costruire
una Europa democratica, aperta
a tutte le fedi e a tutte le idee,
posero. 3 settembre 1989 »
G. G.
nessuno. Superando il ponte sui
fiume Arve, a Ginevra, nella primavera del 1687, gli esuli rappresentavano la fine della presenza riformata in Piemonte.
La meditazione di Coïsson ci
ha condotti a riflettere .sul valore della nostra fede oggi. Siamo
pronti noi ad affrontare le montagne del confronto? Siamo pronti a lottare per sostenere le nostre idee? Siamo pronti a professare pubblicamente la nostra
fede e a diffondere l’Evangelo?
Questo passato non può quindi essere solo motivo d’orgoglio
o di prestigio. L’unione, l’essere
comunità solida e operante giocano il ruolo fondamentale per
il nostro essere popolo-chiesa. Il
viaggio del gruppo di Pomaretto ha avuto la sua prima tappa
a Prangins, come da copione.
Sotto la pioggia battente di un
balzano 8 luglio, un gruppo di
persone commosse ha intonato
l’inno di Arnaud «...Arrêtons-nous
sur cette rive... ». E intanto il
pensiero correva all’altra sponda, che appena si intravedeva:
Yvoire, la libertà sognata. A
Nyon il Museo sui valdesi: cstremamente interessante. A Ginevra l’incontro caloroso c fraterno con gli amici di sempre:
Muston, Micol, Coucourdc, che
ci hanno condotto nella visita
delia città e aperto le porte della cattedrale di St. Pierre.
11 resto del viaggio è cronaca.
Possiamo solo dire che per noi
è stato molto importante rifare
questo percorso, anche non ricalcato fedelmente, ma aiutati dalla Ictlura del testo di A. de Lange.
Paola e Luciano Ribct
III CENTENARIO DEL
GLORIOSO RIMPATRIO
Programma
delle manifestazioni
AGOSTO
Domenica 13 - incontro con i valdesi del Rio della Piata,
in visita alle Valli valdesi.
Martedì 15 - Balsiglia (Massello), tradizionale incontro
annuale.
19-23 - viaggio storico organizzato dalla Società di Studi
Valdesi sull’itinerario del Rimpatrio.
Domenica 20 - Nyon-Prangins (Svizzera), giornata fraterna fra valdesi italiani e svizzeri (parteciperanno le Corali
valdesi di Luserna S. Giovanni e S. Germano).
Venerdì 25 - Torre Pellice, ore 17, apertura del Museo
nella nuova sede presso il Centro culturale valdese.
Torre Pellice, ore 17, « Chi siamo, cosa facciamo », stpertura della rassegna delle attività delle chiese valdesi e metodiste in Italia (stands). Resterà aperta fino al 3 settembre.
Domenica 27 - Bobbio Pellice, loc. Sibaud, ore 10, culto
presieduto da Giorgio Spini.
Torre Pellice, ore 15,30, apertura del Sinodo; predicatore
Aldo Comtaa.
Torre Pellice, tempio valdese, ore 21, dibattito su « Prospettive dell’evangelismo italiano» con D. Maselli, p. Spanu,
F. Toppi, G. Bouchard.
Lunedì 28 - Torre Pellice, tempio valdese, ore 21, « I vaidesi nell’ecumene», serata con i rappresentanti del Consìglio
Ecumenico delle Chiese (parteciperà la Corale valdese di San
Secondo-Prarostino ).
SETTEMBRE
Domenica 3 - San Germano, inaugurazione dell’Asilo per
Anziani (parteciperà la locale Corale valdese).
Torre Pellice, ore 15,30, inaugurazione del Centro culturale valdese (parteciperà la locale Corale valdese).
Torre Pellice, tempio valdese, ore 16,30, apertura del
XXIX Convegno storico su «Il Glorioso Rimpatrio; storia,
contesto, significato ».
3- 7 - Torre Pellice, Aula sinodale, svolgimento del XXIX
Convegno storico,
4- 7 - Torre Pellice, incontro con l’Association d’Etudes
Vaudoises et Historiques du Lubéron.
Sabato 9 - Torre Pellice, tempio valdese, ore 21, dibattito
« Protestanti ; vivere la fede nella storia » con M. Miegge e J.
Bauberot (parteciperà la Corale valdese di Torino).
Domenica 10 - Bobbio Pellice, loc. Sibaud, ore 10,30, culto
presieduto dal Moderatore past. F. Giampiccoli; ore 15,30,
conclusione delle manifestazioni; «I valdesi verso il 2000»;
unitamente si svolgerà la festa delle Corali valdesi.
5
4 agosto 1989
Storia religiosa 5
L’89 ATTRAVERSO I SECOLI
1989: l'anno dei cinque centenari
Nell’anno del Glorioso Rimpatrio e della Rivoluzione si ricordano anche alcuni personaggi della storia che hanno
segnato delle svolte nel protestantesimo europeo - Da Enrico IV a Guglielmo Farei e altre figure per noi importanti
Quest’anno festeggiamo il
terzo centenario del « Glorioso Rimpatrio » (1689) con varie manifestazioni. E’ questo
un avvenimento che ci riguarda direttamente, è l'episodio più importante della
nostra storia, ed è giusto che
lo ricordiamo degnamente.
La Francia, con grandi manifestazioni, ricorda il bicentenario della Rivoluzione
(1789) che tanta importanza
ha avuto per la storia d’Europa. Anche noi dobbiamo
ricordarla, per la ventata di
libertà che ci ha portato
qualche anno dopo. In quella
occasione furono piantati in
tutti i comuni delle Valli gli
« alberi della libertà », libertà durata circa una quindicina d’anni; poi tutto tornò
come prima, con la restaurazione sabauda (1814).
Ma due altri bicentenari ci
interessano invece direttamente: il 1789 è l’anno di nascita di due grandi amici e
benefattori dei valdesi: il
rev. W. Stephen Gilly e il
generale Charles Beckwith.
W. Stephen Gilly
Gilly nasce ad Hawkedon,
nel Suffolk, il 28 gennaio
1789, figlio di un ecclesiastico
che era rettore nella cittadina di Wanstead, nei dintorni
di Londra. All'età di 8 anni entra nella scuola del
« Christ Hospital » di Londra
e a 18 anni frequenta l’Università di Cambridge, conseguendo i gradi accademici di
Bachelor of Arts e poi di
Master of Arts. Entrato nella
carriera ecclesiastica, viene
nominato rettore a North
Fambridge nell’Essex.
II suo primo contatto, indiretto, con i valdesi fu nel
1818 ad una riunione della
Società di evangelizzazione
londinese (Society of Promoting Christian Knowledge),
dove venne letta una lettera
del pastore di Pramollo (Ferdinando Peyran) con una richiesta di aiuti in libri e in
denaro. Alla riunione era presente Thomas Sims, che pochi anni prima aveva visitato le Valli.
La conversazione col Sims
suscita l’interesse del Gilly
che, per documentarsi, si
procura diversi libri di storia
valdese, fra questi il Morland c il Lcgcr, anzi quest’ultimo divenne il suo testo prelerito, che gli servì anche per
perfezionarsi nella lingua
Iranccse. La sua prima visita
alle Valli è del 1822-23. Di
questo viaggio egli riferisce
in Inghilterra con un libro:
«Narrative of an excursion to
the mountains of Piedmont
and re.scarches among the
Vaudois or Waldenses », libro che ebbe molto succes.so
poiché alla prima edizione
Torre Pellice. Un’immagine del convegno che Radio Beckwith ha
organizzato in occasione del centenario.
del 1824 ne seguirono ben
tre altre nel 1825, 1826 e
1827. Di un suo secondo viaggio, assieme alla moglie, il
Gilly, ora canonico alla cattedrale di Durham dove rimarrà fino alla morte (1855), riferirà in altro volume: « Waldensian researches during a
second visit to thè Vaudois
of Piedmont » (1831). Ritornerà alle Valli ancora tre
volte.
In collaborazione col Beckwith, di cui diventò grande
amico, contribuì, con la sua
opera di propaganda in Ingfiilterra, alla raccolta di fondi a favore del costruendo
Ospedale valdese. E’ sua
l’iniziativa della fondazione
di un istituto di studi secondari, l'attuale Collegio valdese, per permettere ai giovani
valdesi che volevano continuare gli studi dopo le elementari di studiare sul posto
senza essere obbligati, in giovanissima età, ad andare a
Ginevra, dato che ad essi era
interdetto accedere alle scuole secondarie italiane...
Charles Beckwith
Charles Beckwith nasce il
2 ottobre 1789 ad Halifax, in
Canada, dove il padre era
giudice, primogenito di una
famiglia di 14 figli. Portato,
anche per tradizione familiare (quattro suoi zii erano generali) alla carriera militare,
a 14 anni, nel 1803, lascia la
famiglia per arruolarsi in Inghilterra. Siamo nel periodo
delle guerre napoleoniche e il
giovane Beckwith, al seguito
del celebre generale Wellington, fa rapidamente carriera;
nel 1814 è nominato maggiore e, nella famosa battaglia
di Waterloo, viene promosso
sul campo tenente colonnello. Non era mai stato ferito,
ma una delle ultime cannonate francesi lo colpisce ad
una gamba, fracassandogliela, ponendo co.sì fine alla sua
carriera militare.
Nel l’estate 1827, mentre
ncH’anticamera del Duca di
Wellington era in attesa di
esser ricevuto in udienza, la
sua attenzione cadde su uno
dei libri che erano nella sala,
quello del rev. Gilly, relativo
al suo primo viaggio alle Valli. La lettura di questo libro
suscitò in lui tanto interesse
da indurlo, nell’autunno del
1827, a visitare quei luoghi.
Il suo primo soggiorno a
Torre Pellice, ospite del pastore Pietro Beri, nella sua
casa di Santa Margherita, fu
di soli 4 giorni, ma sempre
più interessato alla popolazione delle Valli, prese a ritornarvi tutti gli inverni,
sempre ospite del Bert fino
al 1834 quando, per la morte
di questi, si trasferì a Luserna San Giovanni, ospite
del pastore J. Pierre Bonjour, rimanendovi fino alla
primavera del 1839. Nel
1841, di ritorno da un soggiorno in Inghilterra, prende
alloggio nel vecchio palazzo
dei Conti di Luserna a Torre
Pellice, in cui abiterà per 10
anni.
La sua opera in favore della popolazione delle Valli e
dei valdesi è troppo nota
per doverla ricordare qui.
Legato da profonda amicizia col rev. Gilly, col quale
per 30 anni aveva collaborato
per il bene del popolo valdese, fu duramente colpito dalla sua morte nel '55, tanto da
essere indotto, per ragioni di
salute, a lasciare le Valli, dove non ritornerà che nel 1861
per trascorrervi il suo ultimo
anno di vita. Il 29 luglio 1862
terminava la sua esistenza
terrena.
Del terzo centenario del
Glorioso Rimpatrio già è stato detto.
Enrico IV
Indietreggiamo di altri
cento anni e siamo nel 1589,
anno in cui, il T agosto, il re
di Francia Enrico III viene
pugnalato dal frate Jacques
Clément. E’ un centenario
che ci riguarda solo molto
indirettamente, per le conseguenze un secolo dopo. Siamo nel periodo delle guerre
di religione, 27 anni prima vi
era stato il famoso massacro
della notte di S. Bartolomeo
(1562). In punto di morte
Enrico IH nomina suo successore Enrico di Navarra,
protestante, ma a condizione
che si faccia cattolico. La
conquista del trono per il
Navarra, che diventerà Enrico IV, non avviene pacificamente. E’ celebre la frase che
avrebbe pronunciato; « Paris
vaut bien une messe » (che,
come quasi tutti i detti celebri, è ritenuta apocrifa dalla
critica storica). Ricordandosi
della sua origine protestante,
egli riesce, con l’editto di
Nantes (13 agosto 1598), a legalizzare la presenza protestante in Francia, ciò che
porterà ad un periodo di pace. Questo editto via via verrà sempre meno rispettato
da parte dei regnanti, fino ad
essere revocato da Luigi XIV
nel 1685, ricominciando la
persecuzione degli ugonotti
e, in conseguenza, l’anno dopo, quella dei valdesi da parte di Vittorio Amedeo IL
Guglielmo Farei
Ma più interessante è per
noi il quinto centenario;
1489. In quell'anno nasce a
Gap, nel Delfinato, Guglielmo Farei, personaggio che ha
avuto un ruolo importante a
Chanforan nel 1532. Il padre
era notaio a Gap, la madre
era imparentata col vescovo
di Digne, per cui egli ricevette un’educazione religiosa
strettamente tradizionale,
ma certamente egli avrà conosciuto l'esistenza dei vaidesi del Delfinato. Studente
in legge a Parigi, ebbe come
insegnante Lefèvre d’Etaples
(traduttore in francese, dalla Vulgata, del Nuovo Testamento, pochi anni prima di
Qlivetano) che lo interessa
alle nuove idee della Rifor
ma e poco dopo, nel 1522, deve andare in esilio e si rifugia
a Basilea. Qui è in contatto
con Ecolampadio, che lo incarica di predicare ai rifugiati francesi. Da due di questi,
che erano stati a Torino e
avevano preso contatto con i
valdesi, ricevette una lettera
in cui lo pregavano di ricevere due messaggeri valdesi.
Erano i « barba » Giorgio
di Calabria e Martino Gonin,
incaricati dal Sinodo del
Laux di prendere contatto
coi Riformatori. Nel 1530 ebbe occasione di incontrare
Morel e Masson, incaricati
dal Sinodo di Mérindol. I
suoi rapporti con i valdesi lo
portano ad essere invitato al
Sinodo di Chanforan, al quale partecipa con il suo collega Antonio Saunier.
La brillante oratoria di Farei e forse anche la sua conoscenza dell’occitano alpino,
parlato sia alle Valli che nel
Delfinato, furono importanti
per far aderire i valdesi alla
Riforma contro l'opposizione
dei tradizionalisti, come Daniele di Valenza e Jean de
Molines, che volevano mantenere il valdismo nella linea
fino allora seguita.
Anche negli anni seguenti
Farei continua ad interessarsi ai valdesi e abbiamo notizia che ancora poco prima di
morire è iniziatore di una
colletta a favore dei valdesi
nel Cantone di Vaud.
Termina la sua vita il 13
settembre 1565 all’età di 76
anni. Osvaldo Coìsson
Un ritratto di Charles Beckwith (1789-1862).
6
valli valdesi
4 agosto 1989
Come utilizzare
i ’’fondi funghi”?
TORRE PELLICE — Si è svol
ta una prima riunione per valutare le modalità di attuazione di
quanto deciso dalla Comunità
Montana rispetto all'utilizzo dei
fondi funghi per opere ed interventi a tutela dell’ambiente.
In particolare sono state coinvolte le associazioni ambientaliste che dovrebbero presentare
entro la fine di settembre dei
progetti da attuare a livello di
valle, tenendo conto che la somma a disposizione non raggiungere i due milioni e mezzo di lire.
Fra le ipotesi che prendono
piede si è fatta strada quella di
ripulire e segnalare dei percorsi
verdi utilizzabili sia da scolaresche che da anziani, sulla falsa riga di quanto già concretizzato in
molte altre zone interessate da
turismo di tipo ambientale.
Montagne pulite
TORINO — La Provincia, in
accordo con la Commissione nazionale rifugi del CAI, ha deciso
un lavoro di pulizia deH’esterno
dei rifugi alpini dalle immondizie
che' negli anni si sono accumulate.
Il trasporto a valle verrà effettuato a mezzo elicotteri.
Costo 40 milioni per la Provincia, 30 per il CAI. Nelle valli sono interessati all’operazione
i rifugi Granerò, Jervis e Lago
■Verde.
TORRE PELLICE
Lavori pubblici
Si stanno concludendo, con la
fine del mese di luglio, anche i
lavori al cinema Trento; è stato
ripristinato il tetto danneggiato
dalle nevicate del 1987, con una
spesa di circa 75 milioni, ed ora
è la volta della ritinteggiatura
esterna della struttura.
Particolarmente importante poi
la costruzione di un palco, che
consentirà non soltanto lo svolgimento di convegni ed incontri,
ma anche l’esibizione di gruppi
teatrali e musicali.
Sono in fase di ultimazione anche i lavori alla caserma dei carabinieri che hanno comportato
la sostituzione di infissi e la ritinteggiatura.
Infine una buona notizia per
quanti organizzano manifestazioni all’aperto utilizzando la struttura di piazza Muston, attualmente non agibile secondo le norme antincendio, ancorché di recente costruzione : saranno appaltati in autunno i lavori che,
con un importo di oltre 60 milioni, renderanno adeguati il palco
e l’illuminazione dei giardini per
manifestazioni pubbliche a partire dalla prossima stagione estiva : dovranno essere installate,
pur Se può sembrare strano, anche le indicazioni delle uscite di
sicurezza, malgrado si tratti, notoriamente, di luogo aperto e di
facile evacuazione.
PINEROLO: SAN LAZZARO CONTRO L’INQUINAMENTO
Le. fabbriche e il quartiere
L’insediamento industriale troppo vicino alle abitazioni: ora si è
registrata una prima vittoria della gente e l’appoggio degli operai
In breve
Le fabbriche devono rimanere
in mezzo alle case? L’amministrazione comunale di Pinerolo
sembrava pensare di sì. Così anni fa ha modificato con una variante il piano regolatore della
città, che ne prevedeva invece
l’allontanamento in apposite « zone industriali », e le fabbriche esistenti hanno potuto così fare alcuni lavori di ampliamento. Di
più, tutta un’area del quartiere
di San Lazzaro era diventata « industriale ».
Ma gli abitanti di quel quartiere da anni si lamentavano dei fumi che venivano dalle ciminiere
della fonderia Beloit, della Corcos, di altri stabilimenti, e del
rumore che era connesso alle
lavorazioni e che di notte disturbava il sonno.
Così il Comitato di quartiere
aveva iniziato una serie di petizioni ed esposti alle autorità competenti per conoscere i dati relativi alla situazione ambientale.
Il quartiere lamentava infatti
che l’inquinamento, già alto oggi
« con l’ampliamento della Corcos,
con l’espansione della RIV-SKF
e i nuovi insediamenti lavorativi
che potrebbero insediarsi nella
zona (indotto RIV-SKF?)» sarel>
be aumentato. D’altra parte « il
già difficile controllo » dei livelli
di inquinamento non dà garanzie
circa il futuro, che vedrebbe inoltre un aggravarsi del traffico pesante.
'Per questo oltre un migliaio di
cittadini aveva sottoscritto una
petizione al Consiglio comunale,
chiedendo che non venisse dato
corso alla decisione di ampliare
la zona industriale.
Nel frattempo l’USSL aveva effettuato i suoi rilievi e aveva riscontrato l’esattezza di quanto
La fonderia della Beloit: accusata di inquinamento.
denunciato dal Comitato di quartiere circa l’inquinamento atmosferico e da rumore. La stessa
USSL dichiarava non opportuno
l’ampliamento della zona industriale. Ma nonostante il regolamento comunale imponesse che
la petizione fosse discussa entro
60 gg., il Consiglio tardava a discuterne e così due gruppi consiliari (PCI e DP) la facevano propria e ne imponevano la sua messa all’ordine del giorno del Consiglio.
Il sindaco convocava un Consiglio comunale aperto per discutere la questione con gli abitanti
del quartiere.
Ma il giorno precedente il Consiglio comunale era chiamato a
discutere la « delibera programmatica » al nuovo piano regolatore. La Giunta proponeva allora
di spostare la nuova zona indu
striale sempre nel quartiere di
San Lazzaro ma verso Reietto,
una zona sottovento che non dovrebbe più dar fastidio agli abitanti. E così il Consiglio decideva.
E’ la prima vittoria del Comitato di quartiere. Restano però
i problemi dell’inquinamento attuale che ora tutti gli abitanti vogliono ridurre e, se possibile, annullare.
E gli operai? Non c’è stata sinora contrapposizione tra i consigli
di fabbrica e gli abitanti. Niente
Farmoplant o Cengio. I consigli
di fabbrica hanno portato la loro
solidarietà. Vogliono una fabbrica ecologica. Sono consapevoli
che prima di quella degli abitanti de] quartiere, è in gioco la loro salute e chiedono all’USSL indagini e azioni preventive adeguate.
G. G.
LA MATURITÀ’ NEL PINEROLESE
L’esame va cambiato
Sono stati resi noti in questi
giorni i dati definitivi degli esami
di maturità edizione ’89; globalmente intorno alla media degli
ultimi anni il numero dei promossi (circa il 95%), con la solita « strage » dei privatisti. « Bravi ma non bravissimi », titolava
un quotidiano, a segnalare che i
risultati, in termini di votazione,
non sono stati troppo brillanti.
Potrebbe essere l’ultima volta
di questo tipo di verifica, un esame nato come provvisorio circa
20 anni fa in attesa di una riforma: il peso degli anni, su questo
esame già contestato fin dal suo
nascere, si fa sempre più sentire.
Abbiamo incontrato alcuni studenti reduci da questa esperienza, chiedendo loro un parere ed
una valutazione, il giorno dopo,
a risultato acquisito.
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Globalmente è andata bene ma,
a giudizio generale, il colloquio
di mezz’ora-un’ora è totalmente
insufficiente a consentire una valutazione obiettiva del candidato.
Praticamente unanime è infatti
l’esigenza di ampliare il confronto a più materie; tutti i ragazzi
intervistati, nelle scuole di Pinelolo (liceo classico, liceo scientifico, alberghiero, Buniva) e della
vai Pellice (istituto per geometri
di Luserna e linguistico di Torre
Pellice), si sono infatti dichiarati
favorevoli all’introduzione di un
esame che verta su più materie
« a patto che la commissione giudicatrice sia composta in numero
almeno paritario fra membri
esterni e quelli interni ». C’è anche chi, però, vorrebbe eliminare
l’esame tout court, affidando il
giudizio finale « agli insegnanti
che ti hanno seguito durante tutto l'anno, evitando le sorprese tipo il cambio della seconda materia all’ultimo minuto ed i problemi legati alla maggiore o minore
emotività dei candidati ».
Rispetto al rapporto tra studente e commissione, sia in vai
Pellice che a Pinerolo emergono
alcuni problemi rispetto al ruolo
del membro interno, cioè al professore che, dopo aver seguito la
classe durante l’anno scolastico,
affianca la commissione nel compito di valutare appunto la maturità degli studenti: solo con difficoltà è stato possibile, in taluni
casi, esporre le « ragioni » degli
studenti, contribuendo così a vo
tazioni finali risultate più basse
del previsto.
In effetti il problema del voto
basso rispetto a quanto assimilato durante gli anni di studio
emerge sulla bocca di tutti, rimandando direttamente alla formazione delle commissioni; c’è
anche chi tira in ballo la sorte:
« Mi ritengo fortunata — dice infatti una studentessa del Buniva
di Pinerolo — rispetto agli altri;
alla fine però mi è sembrato che
questo esame fosse quasi una
presa in giro, col rischio di valutazioni che finiscono per basarsi
su dati esteriori ».
Sempre in tema di aleatorietà,
fa eco un neogeometra diplomatosi a Luserna: « Mi sembra deprimente scoprire che alla fine
venga premiato chi magari è stato anche bocciato più di una volta in passato ed in generale si è
poco impegnato, rispetto a chi ha
con costanza portato avanti i
suoi studi per cinque anni, grazie ad un semplice "colpo di fortuna" ».
Necessità di approfondimento
e di conoscenza maggiore dell’effettiva maturità degli studenti
in un contesto che consenta loro
di esprimersi al meglio: è quanto chiedono i giovani neodiplomati, non ovviamente per loro ma
per le classi immediatamente successive; c anche quanto chiedono, da 20 anni ormai, intere generazioni studentesche.
O. N.
Strade chiuse
MASSELLO — Per lavori di rifacimento dei muri di sostegno
della strada provinciale, la stessa viene chiusa al traffico dal 20
luglio, dal lunedì al venerdì, per
lunghi periodi tra le 8 e le 18.
Ciò ha provacato numerosi
disagi tra la popolazione e per i
villeggianti, che hanno indotto il
sindaco di Massello ad intervenire presso l’amministrazione
provinciale al fine di ottenere il
senso unico alternato per i veicoli leggeri.
Caccia di selezione
Mentre in Regione si sta approntando una nuova legge regionale per la caccia, la Provincia
ha approvato il nuovo calendario
per la caccia nella « zona Alpi ».
La proposta però di organizzare
la « caccia di selezione » per camosci e mufloni divide i cacciatori. Secondo questa proposta i
cacciatori possono cacciare tutto
Tarmo, se accompagnati dal guardiacaccia, ma devono pagare una
tassa e non possono cacciare più
di un dato numero di prede.
Alla Gianna di Prali, un cartello avverte « Cacciatori, la caccia
ci seleziona ».
XV agosto
a Balziglia
L’incontro del 15 agosto avrà luogo quest’anno, tricentenario del Rimpatrio, alla
Balziglia (Massello).
PROGRAMMA
ore 9.30: Arrivo dei partecipanti;
ore 10: Culto, presieduto dal
pastore Lucilla Peyrot, con
predicazione del prof. Daniele Garrone;
ere 11: Saluto del moderatore Franco Giampiccoli e del
moderador Hugo Malan,
della Chiesa valdese del Rio
de la Piata;
Conversazione storica
del pastore Giorgio Tourn,
presidente della Società di
studi valdesi;
ore 12-14.30: Intervallo per il
pranzo. Possibilità di visitare il Museo della Balziglia;
ore 14.30: Testimonianze sull’impegno cristiano nel mondo di oggi: interviste a cura di Giuseppe Platone.
Interventi musicali con le
Corali valdesi e i Trombettieri del Badén;
ore 16: ^ Messaggi conclusivi:
Claudio Martelli (presidente delTOPCEMI),
Massimo Romeo (pastore
battista),
Ermanno Genre (docente
alla Facoltà valdese di
teologia).
La colletta andrà a favore
della Chiesa presbiteriana
del Mozambico.
INDICAZIONI PRATICHE
— Balziglia si trova nel vallone di
Massello, a un’altitudine di m.
1.400.
— La strada per Balziglia sarà
chiusa al traffico dalla località
Mulino-, Dalle ore 8 alle 10 funzionerà un servizio di trasporto
per le persone che non possono salire a piedi. Per chi sale
a piedi occorre calcolare un tempo di 45 min. circa.
— i parcheggi saranno segnalati.
Gli automobilisti sono pregati di
attenersi scrupoiosamente alle
indicazioni degli incaricati.
Lo spazio a disposizione è li'
mitato: è consigliabile contenere il numero degli automezzi,
sfruttando in pieno i posti disponibili nelle automobili.
— A Balziglia funzionerà un servizio
di buffet (caffè, thè, panini, bibite, dolci].
7
4 agosto 1989
valli valdesi
7
Spettacolo
e teoria del teatro
Un festival che si è presentato anche e soprattutto come laboratorio di studio - Tradizione araba e ricerca di un teatro europeo
Il « Chieri Festival» (tenutosi
dal 15/7 al 23/7) ha proposto una
settimana ricchissima di occasioni di incontro.
Il programma ha rivelato il
proposito di unire strettamente
l’avvenimento più propriamente
scenico ad un momento di riflessione teorica.
E’ risultata difficile una costante e viva partecipazione a tutte
le proposte del « Chieri Festival »
€ forse solo una ristretta minoranza di persone è riuscita a seguirlo nella sua totalità. D’altra
parte la proposta di un programma cosi ricco ha potuto
coinvolgere anche i più diffidenti
degli spettatori, che hanno avuto
la possibilità di scegliere qua e
là le manifestazioni per loro più
accattivanti. E questo anche grazie al fatto che lo spettacolo è
stato portato fuori daH’edificio
teatrale, e non solo per destinarlo ad altri spazi organizzati, ma
anche per farlo svolgere in mezzo
ed insieme alla gente, nelle piazze e nelle strade. E il laboratorio
di studio ha così assunto anche
la valenza di festa cittadina.
Ma vediamo almeno sommariamente alcune tematiche proposte: la sezione dedicata al teatro
in area araba-islamica ha offerto
quattro spettacoli come occasioni di avvicinarsi ad una cultura e
ad un mondo molto diversi dal
nostro, anche nei modi di espressione. Accanto agli spettacoli, il
momento di riflessione sul teatro
arabo, o meglio, sull’assenza del
teatro (così come noi lo intendiamo) nella cultura araba classica. Per questo è possibile
presentare tra gli spettacoli anche situazioni che non sono propriamente nate per la scena, come la « danza cosmica » dei Dervisci Rotanti, che appartiene alla
sfera delle cerimonie religiose.
Più facile da godere come spettacolo la danza del ventre che, pur
con tutte le sue allusioni sessuali,
non oltrepassa mai i limiti del
buon gusto e della finezza dell’espressività femminile, e coinvolge gli spettatori nel ritmo delle sue musiche.
« Il teatro dell'Europa verso il
1992 » porta in primo piano,
sempre con spettacoli e incontri,
la ricerca di un’identità culturale
comunitaria, il cui raggiungimento non è né facile né immediato.
La riflessione proposta dalle
compagnie di alcuni paesi occidentali sui grandi temi dell’uomo è stata quindi occasione di
confronto costruttivo in vista
dell’obiettivo comunitario.
E ancora ricordiamo un convegno, anch’esso a carattere internazionale, su « Il monumento
e i mondi » e i motivi che lo ispirano; un punto di partenza per
un prossimo approfondimento
del fenomeno « teatro » anche dal
punto di vista architettonico.
Questi, a nostro parere, gli
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composta da : ingresso, 2 camere,
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spunti più interessanti offerti
dal Festival, sempre attento ai
nuovi linguaggi e alle nuove problematiche dello spettacolo, ai
rapporti tra il teatro e il mondo
della cultura, tra la scena e il
pubblico. Questa manifestazione
ha offerto notevoli occasioni a
numerosi gruppi italiani, ma è
stata contraddistinta soprattut
to dalla sua apertura all’esterno,
verso mondi « lontani », verso
quello arabo con il suo teatro-non teatro, e verso quello della cultura europea, comune e non
ancora comune.
Importanti premesse per uno
studio e una ricerca che si approfondiranno nei prossimi armi.
Arma Corsani
CONTRO
L’INDIFFERENZA
Egregio Direttore,
VILLAR PELLICE I
I
dal 1983, in qualità di educatori
della Cooperativa Scout La Carabattola, gestiamo, in convenzione con la
Provincia di Torino, la comunità-alloggio per portatori di handicap psicofisici ultraquattordicenni, sita in via
Puccini 34, a Pineroio. Tra gli obiettivi
che in questi anni ci siamo proposti,
il reinserimento sociale dei nospi utenti, molti dei quali reduci da pluriennali esperienze di istituzionalizzazione, è certamente tra i più ambiziosi e di difficile conseguimento. Un
obiettivo, a cui faticosamente ci avviciniamo in qualche caso, che non può
prescindere da una costante sensibilizzazione del territorio, dalla creazione
di consenso e disponibilità al di fuori
delle nostre mura.
Fin da principio, purtroppo, i più
elementari rapporti di buon vicinato
si resero problematici, a causa dell’impatto difforme e contraddittorio che
la creazione del nostro servizio ebbe nel quartiere, la cui accoglienza non
fu sempre improntata a spirito di collaborazione e tolleranza.
In modo particolare, grandi polemiche tra I nostri vicini più immediati suscitò l’inserimento in comunità
del nostro utente più grave, accusato
di disturbare con la rumorosità dei suoi
versi. Senza peraltro disconoscerne o
minimizzarne gli argomenti in tal senso, ci schierammo contro l'allontan-’mento dell'ospite dalla comunità, giudicando tale provvedimento quanto mai
ingiusto e controproducente per lo
stesso: tale opinione, condivisa dagli
organi competenti a prendere la decisione e dalla grande maggioranza delle
persone interpellate in merito, era
dettata dalle nostre scelte ideologiche
e metodologiche e dalla nostra competenza professionale, non certo da
volontà sado-masochistica di rivalsa
nei confronti di interlocutori ostili.
Probabilmente sentendosi oggetto
di cospirazione, e certamente alterati
nella loro obiettività di giudizio e serenità d'azione dal mancato allontanamento di G., diversi nostri vicini
hanno progressivamente rettificato il
bersaglio e le modalità di manifestarsi delle loro ire. Con tecniche ora
grossolane, ora subdole, essi hanno
intrapreso una campagna oer screditare il nostro lavoro e farci sentire la
pressione di un ambiente ostile e minaccioso, Se questa situazione risulta soffocante per noi educatori, è
facile immaginare come pesi e disorienti i nostri ragazzi, per i quali rappresentiamo da più di sei anni le figure di riferimento più strette e privilegiate.
Alcuni esempi: per un certo periodo
ci hanno effettuato telefonate anonime (cioè senza presentarsi, salutare,
né lasciare il tempo di rispondere)
intimandoci di spostare il nostro utente » rumoroso » dal giardino; periodicamente hanno telefonato a pompieri, vigili urbani, assistenti sociali
e chissà chi altri, segnalando disordi
ni, crisi, incendi (I) che si sarebbero
prodotti all'interno del nostro territorio (provocando ovviamente una certa irritazione in quanti accorrevano
sulla base di delazioni infondate) ; sia
intervenendo ad un’assemblea pubblica
da noi indetta, sia parlando quotidianamente con altri abitanti del quartiere si sono sempre mostrati pronti
alle interpretazioni più denigratorie
del nostro operato: quando d’estate
allestivamo in giardino una piccola
piscinetta gonfiabile e vi facevamo
rinfrescare i nostri utenti, o se decidevamo di pranzare in giardino, essi
giudicavano il tutto un'indegna cagnara, se lasciamo il cancello aperto e
qualche ospite fa alcuni passi fuori
siamo accusati ' d’incuria, se teniamo
il cancello chiuso siamo accusati di
voler occultare le nostre malefatte.
In questi anni il nostro atteggiamento è stato di voler smussare i toni
più aspri delle polemiche, anche nell’Interesse degli ospiti della comunità,
e di recente abbiamo avuto un lungo
colloquio con dei vicini. Per nulla toccati dalla nostra disponibilità al dialogo, essi hanno alimentato l’ennesima voce calunniosa: commentando
l’imprevista fuoriuscita dal cancello di
un nostro utente, ricondotto da noi
indietro appena percorsi alcuni passi,
hanno insinuato che gli educatori in
servizio, anziché « sorvegliarlo », si
dedicassero acj attività sessuali.
Evidentemente non possiamo attendere impassibili che ci accusino di essere degli spacciatori o dei terroristi,
di usare violenza ai nostri ospiti o
di compiere riti satanici; anche l’immaginazione più sfrenata, se produce
effetti perversi, deve essere imbrigliata, e speriamo che questo nostro
intervento sia sufficiente, senza dover
ricorrere ad ogni mezzo lecito per tutelare la nostra persona e professionalità e la tranquillità degli ospiti
della comunità.
Per quanto sia amaro dirlo, quello
contro cui generalmente ci si batte,
e cioè l’indifferenza della gente nei
confronti degli handicappati e di chi
lavora con loro, in questo caso specifico sembra il massimo risultato
possibile che possiamo ottenere.
Sperando che l’informazione su questa situazione possa stimolare e attivare, invece, la parte della città •> che
accetta », ringraziamo per lo spazio
dedicatoci.
Gli educatori della comunità alloggio
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CHIERI: RASSEGNA INTERNAZIONALE
Concerti
TORRE PELLICE — Venerdì 4 agosto, alle ore 21, nel tempio valdese
si svolgerà un concerto nel corso
del quale Alessandro Risemi (clarinetto), Marco (Ferrari (violopcello),
Roberta Contrastini (pianoforte) eseguiranno musiche di Beethoven, Glinka, Brahms.
Mostre
ANGROGNA — Nel periodo 12 agosto - 20 agosto, presso la scuola museo
degli Odins, verrà esposta al pubblico una mostra sull’attività di Beckwith alle valli, l’orario di apertura sarà 10-20.
TORRE PELLICE — Verrà inaugurata
sabato 5 agosto, alle ore 18, la trentan'ovesima edizione della mostra d’arte contemporanea presso la sede della Comunità montana vai Pellice in
corso Lombardini 2. L’edizione di quest’anno risulta suddivisa in tre sezioni esposte, oltre che nella sede in
questione, anche presso le scuole di
Villar Pellice e presso l’ex cinema
Santa Croce di Luserna Alta.
Cinema
TORRE PELLICE — Il cinema
Trento ha in programma per il prossimo fine settimana: «Il piccolo diavolo », venerdì 4 agosto Ore 20-22;
« Un pesce di nome Wanda », sab. 5
ore 20-22; « Biancaneve e I sette nani »,
domenica 6 ore 17; « Masquerade »,
dom. ore 20 e 22.
Dibattiti
Segnalazioni
BOBBIO PELLICE — Presso I locali
della scuola elementare, domenica 6
agosto verrà aperta al pubblico la
consueta rassegna di artigianato locale; l’esposizione sarà visitabile fino al 20 agosto.
Cercasi roulotte
Il Comitato organizzatore del tricentenario del Glorioso Rimpatrio ricerca una roulotte In prestito dal 23
agosto al 3 settembre da disporre
nell’area del Collegio valdese a Torre
Pellice, in occasione della mostra dei
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dal l® settembre p.v. OiTresi vitto,
alloggio e retriliuzione adeguata. Telefonare al n. 02/2362846 (ore uiTicio): dal 5 al 20 agosto a] n. 015/
22264 (ore pasti).
RINGRAZIAMENTO
« Io vi lascio pace, vi do la mia
pace. Io non vi da come il
mondo dà. Il vostro cuore non
sia turbato e non si sgomenti »
(Giov. 14: 27)
I familiari del compianto
Flavio Ribet
profondamente commossi e riconoscenti per raffettuosa partecipazione, ringraziano di vivo cuore tutte le gentili
persone che si sono unite a loro in
questa dolorosa circostanza.
Un vivo ringraziamento al medico
curante Riccardo Rol, a tutto il personale deirUSSL, ai medici e a tutto il
personale dell’ospedale valdese di Pomaretto.
Un grazie particolare ai pastori Renato Co'isson e Hans Eugen Bitzer e a
Dario Tron.
Pomaretto, 20 luglio 1989
RINGRAZIAMENTO
« Benedici, anima mia, l’Eterno,
e non dimenticare alcuno dei
suoi benefici »
(Salmo 103: 2)
All’età di 89 anni si è serenamente addormentata nel Signore
Elìsa Alliaud (Lisette)
I nipoti e i cugini, riconoscenti per
la dimostrazione di affetto e di stima
tributata alla loro cara, ringraziano di
cuore tutti coloro che si sono uniti al
loro dolore.
Un grazie particolare al direttore ed
al personale tutto dell’Asilo valdese di
Luserna S. Giovanni, alle dottoresse
Ornella Michelin Salomon e Silvana
Pons per l’affettuosa e fraterna assistenza ed al pastore Bruno Bellion.
Pineroio, 30 luglio 1989
RINGRAZIAMENTO
« L’Eterno è il mio pastore »
TORRE PELLICE — Nell’ambito del i
festival de l’Unità previsto ai giardini di piazza Muston dal 4 al 6 agosto, segnaliamo due dibattiti; sabato
5, alle ore 17, l’on. Sergio Soave,
Adriano Longo (AEV), Alberto Corsani
(Ass. pace) parleranno sul tema: « Solidarietà; strade diverse si incontrano »; domenica 6, alle ore 17, verrà
presentato il settimanale Avvenimenti » con la partecipazione del deputato Diego Novelli, del direttore dell’Eco delle Valli, Giorgio GardioI, e del
responsabile di zona del PCI, Alberto
Barbero.
(Salmo 23)
I familiari di
Edoardo Buffa
anni 75
ringraziano sentitamente tutti coloro
che hanno partecipato al loro dolore.
In particolare i volontari del pronto
soccorso, i medici, il pastore Platone
con coloro che si sono recati sino all’alpeggio della Sella.
Angrogna. 31 luglio 1989
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; presso Ospedale Valdese di Pomaretto ■ Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 6 AGOSTO 1989
Perosa Argentina: FARMACIA Dott.
BAGLIANI
Piazza Marconi 6
Ambulanza :
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce Verde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pineroio)
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza ;
Croce Verde Pineroio: Tel. 22664.
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 6 AGOSTO 1989
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice; Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
• L’eco delle valli valdesi
Registrazione Tribunale di Pineroio n.
175 (resp. F. Giampiccoli). Stampa:
Coop. Subalpina - Torre Pellice.
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ecumenismo
4 agosto 1989
VIAGGIO ECUMENICO
Uno studio biblico tenuto a Corinto.
In Grecia, sulle orme
deH'apostolo Paolo
I luoghi che rimandano agli Atti degli Apostoli e alle lettere ai
Corinzi - Le memorie della Grecia antica e la spiritualità ortodossa
Siamo scesi alla Malpensa:
mentre aspettiamo i bagagli, abbracciamo e salutiamo gli amici
che si fermano a Milano; il gruppo incomincia a sciogliersi ed
allora, con malinconia, ci rendiamo conto che la splendida
« avventura » in Grecia è davr^ero finita ed è già un ricordo certamente non fugace, che, pei
quanti hanno vissuto gli analoghi viaggi precedenti, si inserisce accanto alle immagini della
Palestina, della Turchia, dell’Egitto.
Per due settimane, seguendo le
orme dell’apostolo Paolo, abbiamo viaggiato attraverso la Grecia. visitando i luoghi in cui, dall'Asia, lo Spirito aveva condotto
Paolo con Sila e Timoteo: Filippi, Tessalonica, Berea, Atene, Corinto rinnovano in noi, con la
rilettura e la meditazione degli
Atti e delle lettere ai Corinzi, la
trepidazione, la speranza, la gioia
che dovettero provare i primi
cristiani d’Europa all’annuncio
delTEvangelo da parte dell’apostolo giunto in queste terre circa
duemila anni or sono.
Indimenticabili immagini e
commozioni rimangono in noi:
la prima meditazione sull’alto
dell’acropoli di Tessalonica, nella dolce luce de] tramonto, di
fronte al panorama della seconda citta della Grecia contemporanea; la lettura del passo che
narra la conversione di Lidia, la
donna da cui inizia l’evangelizzazione dell’Europa (lettura che
avviene ancora alla luce di un
tramonto, nella località che da
Lidia ha preso il nome, accanto
al piccolo corso d’acqua che vide forse quella prima conversione); la lettura del famoso discorso di Paolo dinanzi all’Areopago, fatta nel luogo stesso in
cui l’episodio avvenne; la meditazione sulla prima lettera ai
Corinzi, svolta sulla riva del mare di Corinto.
Ma sopra tutti rimarrà nei cuori di noi, membri di questa piccola chiesa ecumenica viaggiante, evangelici e cattolici, il ricordo del culto tenuto, alla vigilia
del ritorno, sul monte Imetto,
fra i pini, di fronte ad uno splendido panorama di Atene, avendo
sullo sfondo il Partenone ed alle spalle i resti di un’antica basilica cristiana e, a qualche centinaio di metri, il piccolo monastero ortodosso di Kessariani. La
meditazione a più voci sulla seconda Corinzi, cap. 3, ha posto
al centro, riferendole ai cinstiani di oggi, le parole di Paolo:
« E’ evidente che voi siete una
lettera di Cristo, scritta da me,
non con l’inchiostro, ma con lo
Spirito di Dio vivente; non su
tavole di pietra, ma nei vostri
cuori. E’ così, perché ho fiducia
in Dio per mezzo di Cristo » (1-4)
c la successiva affermazione (v.
17)' « In questo testo il Signore
è lo Spirito, e dove c’è lo Spirilo c’è libertà ».
Da membri del gruppo sono
state espresse parole di timore
per l’indegnità di noi cristiani ad
essere veramente lettere viventi di Cristo e per l’incapacità delle nostre Chiese ad evidenziare
di fronte al mondo ed in particolare alla società (K'cidentalc le
parole dettate dallo Spirito, quelle parole che determinano la libertà dei credenti: il permanere
di grosse ingiustizie nel mondo
e nella nostra società, il permanere del potere di pochi sui molti sembrano indurre al timore
di non essere più, singolarmente e come Chiese, lettere di Cri
Lo spazio deiruomo
sto, scritte « con lo Spirito di
Dio vivente » e, quindi, di non
essere liberi dai condizionamenti derivanti dalle leggi del mondo. Da altri sono state espresse
parole di speranza, riprendendo
quanto letto nello stesso capitolo di Paolo (v. 18): «Ora noi
tutti contempliamo a viso scoperto la gloria del Signore, una
gloria sempre maggiore che ci
trasforma per essere simili a
lui. Questo compie lo Spirito del
Signore ». Così fi timore per l’indegnità quali cristiani di oggi,
la coscienza dei condizionamenti del mondo e dell’ingiustizia
imperante, la speranza di essere
nonostante tutto una presenza
illuminata dall’azione dello Spirito hanno improntato ii culto
celebrato, nel giorno del Signore, da un gmppo di amici, su
quell’altura, di fronte al Partenone, espressione e ricordo di
un’antica religiosità, incontrata
anche a Delfi ed Eleusl.
In quella domenica conclusiva
abbiamo sentito di avere conseguito, forse più pienamente che
in viaggi precedenti, gli scopi
proposti al gruppo dai pastori
Cadier e Platone: in quattordici giorni di viaggio è nata una
sincera amicizia fra i p.artecipanti, che rimarrà certamente
nel tempo; sono stati raggiunti
rilevanti risultati culturali attraverso le visite, sotto la guida di
un espertissimo e preparatissimo accompagnatore locale, a zone archeologiche, chiese e monasteri, ed attraverso studi sulla Grecia antica — culla sventurata della democrazia, in lotta
per secoli contro oligarchie privilegiate ed aiToganti, infine sommersa dalTimperialismo romano
— sulla sua straordinaria mitologia, sulla storia della Grecia contemporanea, .segnata ancora
dalla lotta, anche sanguinosa,
per l’afTermazione della democrazia contro l’arroganza e la violenza di una nuova oligarchia
in collusione con ottusi ambienti militari e con l’imperialismo
statunitense; sopraltutto ci si è
posti a confronto, in una situazione privilegiata, con la prima
predicazione deH'Rvangelo e la
testimonianza della primitiva
Chiesa di Cristo, avvicinandoci
ne! contempo alla religiosità dell'antica Grecia ed alla spiritualità ortodossa, emergente dalla
ieraticità delle innumerevoli icone, dagli affreschi e dai mosaici,
e dal misticismo espresso dalla
stessa struttura delle chiese e
dei monasteri (particolarmente
incantevoli quelli inseriti nello
straordinario paesaggio delle
Meteore e quelli del Monte Athos,
visti solo dal mare, per l’impossibilità di esservi ammessi, a
causa dell’esclusione assoluta
delle donne — per noi incomprensibile, anche e soprattutto
alla luce del Vangelo — e delle
limitazioni al numero degli stranieri).
Perciò al Signore sale il nostro ringraziamento per così vivificanti esperienze e la preghiera affinché sia possibile la realizzazione di analoghe, ricche esperienze fra sempre più numerosi gruppi di credenti.
Ezio Borgarello
(segue da pag. 1)
tervistato dal nostro giornale in
aprile, comandò lo Skylab in un
volo di 88 giorni); questi studi sono indispensabili prima di
poter progettare missioni più
lunghe nel sistema solare; 2) studi del sole, con grandissime conseguenze, utili per le comunicazioni e la meteorologia; 3) studio delle risorse terrestri e della maniera migliore per conservarle e usarle a beneficio delle
generazioni future.
Il più grande beneficio dell’esplorazione spaziale, a parere di
Windler, è una visione della terra così come Dio la creò, senza
demarcazioni politiche, ma quale habitat per l’umanità. Windler
appoggia la proposta del presidente Bush per la ripresa di
un’esplorazione umana della luna, e in seguito per una missione con uomini a bordo su Marte: « Specialmente se pensiamo
a una missione su Marte, che richiederà anni, sia nel viaggio di
andata sia in quello di ritorno,
noi sappiamo che non si potrà
trasportare una quantità di ossigeno e di altre risorse suificiente alla sopravvivenza dell’equipaggio. L’accurata analisi di quel
che significa mantenere la vita
in una navicella con equipaggio
umano ci rende acutamente consapevoli del fatto che anche la
terra è vettore spaziale con un
sistema chiuso, un ambiente, che
va protetto e progettato ».
Alla domanda se ritiene che le
spese necessarie a un'esplorazione umana del sistema solare rappresentino una buona amministrazione delle limitate risorse a
nostra disposizione, Windlei' ha
risposto: « Per la nostra vita qui
a Torino, penso, a mia moglie
e a me potrebbero bastare pane,
acqua e sonno. Ma Betty ha messo alcuni vasi di gerani sul balcone di casa. Non sono indispensabili alla nostra sopravvivenza.
Ma sono un segno del fatto che
apprezziamo la vita. L’esplorazione dello spazio ne è un altro
segno. L’intera società, non solo
gli individui, ha bisogno di muovere al di là delle necessità quotidiane ».
Per Windler, un laico della
Chiesa battista del Sud e membro attivo del Comitato della
LETTERA APERTA
AirAssemblea dei monaci
del Monte Athos
Ormos Panagias, 9 luglio 1989
Signori,
siamo un gruppo ecumenico venuto dall’Italia per conoscere la
vostra vita e scambiare esperienze con gli abitanti del vostro paese per un arricchimento reciproco.
Avremmo anche sperato di potere
incontrare cristiani di diverse denominazioni, come ci è successo in
viaggi precedenti in Palestina, in
Turchia, in Egitto.
Con voi non abbiamo potuto
farlo, dato che non è permesso alle donne avvicinare i vostri monasteri.
I fratelli che ci accompagnano si
sono privati di questa visita in
solidarietà con noi, donne.
Siamo protestanti delia Chiesa
valdese, con alcuni cattolici (e con
rappresentanti delle Chiese riformate di Francia e Svizzera).
La specificità del cristianesimo
— come ha detto l’apostolo Paolo (Efesini 2: 14-16) e come l’aveva praticato Gesù prima di lui —
è di abbattere I muri che ci separano.
Durante i 10 anni dedicati dal
Consiglio ecumenico delle chiese
— al quale voi appartenete come noi
— al « Decennio ecumenico: solidarietà delle chiese con le donne »
(Pasqua 1988 - Pasqua 1998), vi
chiediamo di riflettere sulla vostra
tradizione, in uno spirito di apertura e di solidarietà, e di tentare un
dialogo su questo argomento con la
vostra chiesa, o con altre del Consiglio mondiale delle chiese.
La Bibbia ci dice che l’essere umano, maschio e femmina, è creato a immagine di Dio (Genesi 1: 27),
Vogliate credere. Signori, al rispetto che abbiamo per la vostra
esperienza e la vostra fede, ma potremo chiamarvi « nostri fratelli "
solo quando ci sentiremo accolte come persone battezzate in Cristo, e
non rifiutate da voi.
" Non ha più alcuna Importanza
l'essere ebreo o pagano, schiavo
o libero, uomo o donna, perché voi
tutti siete uno In Cristo Gesù »
(Calati 3: 28).
Con I nostri saluti pieni di speranza in Cristo.
(seguono 25 firme di donne)
Gli uomini del nostro viaggio in
Grecia, 3-17 luglio 1989, « Sui passi
dell’apostolo Paolo » si associano a
questa lettera, e desiderano conoscere le ragioni bibliche o teologiche della vostra posizione.
(firme di 10 uomini)
Chiesa di lingua inglese di Torino, lo spazio ha ben precise
dimensioni spirituali. Per esempio egli scorse nella turbolenza
dei tifosi in tumulto un indice
dell'irrequieto bisogno di nuove
frontiere. « Nel XIX secolo gli
europei si espunsero, attraversando oceani per esplorare, colonizzare e far sviluppare nuovi paesi. Nel XXI secolo noi possiamo
scoprire nuovi mondi da coloniz.zare ». C’è chi considera lo spazio — e gli altri pianeti — un
luogo freddo, ostile. Ma non è
necessariamente così. Riferendosi al suo Texas natio Windler dice: « Quando la gente vide per
la prima volta la zona centrale
degli USA la chiamò il ’’grande
deserto americano”. Per centinaia di miglia non c’era altro che
erba. Ma oggi quel ’’deserto”
fornisce un buon e prospero domicilio a milioni di persone, e
contribuisce a sfamarne un numero ancor più grande ».
« In principio Dio creò il cielo e la terra », dice il primo versetto della Genesi. Non potrebbe essere che Dio intende dividere con noi, che siamo creati a
sua immagine, non solo la terra
ma anche i cieli?
Kenneth Hougland
CEC
Quella
prima volta
a Mosca
La 40esima sessione del Comitato centrale del CEC si è tenuta
(per la prima volta nella storia)
a Mosca, dal 16 al 26 luglio.
I lavori sono stati aperti con
un culto, presieduto da Ignazio
IV, patriarca di Antiochia, il
quale ha indicato « L’agàpe, l’amore, come l’essenza stessa della
verità, il suo calore e il suo dinamismo » e da H.J. Held, uno
dei sette presidenti del CEC, che
ha inquadrato questa riimione
guardando alle due prossime scadenze: Seoul (marzo ’90) e Canberra (l’assemblea generale ecumenica prevista per il ’91).
Molto esteso è stato il rapporto del segretario generale del
CEC, pastore Emilio Castro. Egli
ha distinto tre livelli dell’attuale esperienza ecumenica. Anzitutto una messa in questione dei
dogmatismi ideologici. Egli ha
criticato sia il sistema socialista
ricordando che « il cambiamento
rivoluzionario e la collettivizzazione della proprietà privata non
sono stati sufficienti per creare
l’uomo nuovo », sia il sistema
occidentale per il quale i « costi
sociali sono un peso ». In secondo luogo la necessità di un dialogo con la scienza : « La ricerca è
un diritto e un dovere dell’essere
umano, ma non cesseremo di proclamare i valori umani ai quali va subordinata la ricerca tecnica e scientifica». Il terzo livello è il dialogo con le religioni.
«Al posto del fanatismo, oggi ancora presente, va assunto un atteggiamento di dialogo costruttivo. La testimonianza e il dialogo presuppongono una relazione
che vada nei due sensi. La testimonianza non impedisce il dialogo, e il dialogo non impedisce la
testimonianza, anzi, l’allarga e
l’approfondisce ».
Oltre alla chiesa ortodossa russa, che conta circa .50 milioni di
membri, fanno parte del CEC la
chiesa apostolica armena, (4 milioni di membri), la chiesa evangelica luterana d’Estonia ( 200 mila membri), la chiesa luterana
lèttone (250 mila membri), la
chiesa ortodossa della Georgia
(5 milioni di membri), rUnione
battista (500 mila membri).
(dal SOEPI)