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Anno 119 - n. 45
18 novembre 1983
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FFLÌ.BI^ìNI Elio
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10066 TORRE FELLiOE
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
Punti
di vista
UNA VALUTAZIONE SULLA PRESA DI POSIZIONE DI WOJTYLA SU LUTERO
Combattuto tra il costume antico che esige la vendetta del marito tradite, e la pìéta^^FTàTrìòglie ché'h» amatoi'decid^^ ché^a
flònna'mórìràTma senza che egli
la tocchi: ben equipaggiato, accompagnato dal figlio impassibile, inizia la marcia'néHà neve versb il tremendo colle battuto dal
vento attraverso il quale è venuto rischiando la vita; la moglie
con scarpe e vestito da festa lo
segue a lungo prima di cedere
assiderata. Ma non gli è possibile lasciarsi dietro le sue urla disperate: torna indietro, se la carica suUe spalle e inizia una corsa affannosa oltre il colle. Arriverà al paese, ma portando ormai
Un cadavere.
E’ la sequenza centrale di ”Jol”_,
lo sconvolgente film turco chèTia
vinto Fanno scorso'tìnb dei massimi premi cinematografici, da
cui emerge una società che si s^
sganciando dal passato~senza avèr aaicorà“ffovai(i''Tììl approdo
sicuro nel presente. Ho ripensato
a quelle scene raggelanti, dopo
aver provato il brivido del terremoto di qualche giorno fa, notando che del terremoto che ha colpito la T'urcnia iiéstiunh paria
—------------------------------
Ci è stato detto che migliaia di
famiglie sono rimaste senza tetto soprattutto nella zona montuosa nel centro del paese dove, malgrado la latitudine, l’inverno e
egifelitanrehte rigido. CI~e Sfath
dettò che occorrSinrtende invernali e sacchi a pelo per affrontare la neve che è ormai alle porte.
Ma poi non abbiamo saputo più
nulla.
La Turchia continua certo ad
essere presente sulle pagine dei
giornali, ma per l’importante risultato elettorale. ñoíT più per il '
terremoto. Un terremoto in Turchia fa notizia un giorno o due,
riesée malgrado tutto ad aprirsi
un piccolo varco tra le notizie
che provenendo da tutto il mondo, hanno spazio in rapporto alla loro rilevanMT'ponni^ MaTpoì
la notizia shiadiscé~è~irvarco si
richiude.
Si ha così l’impressione che la
qm;tina di ovatta che circonda
ilTnostro inondo privilegialo escluda chissà quanti draiiuiirShn
pohtiòì ché~ non ci sfiorano neg^
¿5^ lasciando filtraresoloT pm
V^fSsi, ma solo per un istante.
nostri mezzi di comunicazione
» ' dì massa ci « proteggono » cioè
da quanto potrebbe mettere in
questione il nostro sistema di
mortale competitività politica.
All’interno di questo mondo
protetto, all’est come all’ovest, la
nostra attenzione è continuamente richiamata sul conteggio, il
montaggio, la minaccia, lo spiegamento, la dislocazione di missUi
che costano ciascimo centinaia
di milioni.
All’esterno di questo mondo
protetto, carico di privilegi e di
morte, centiñüá di milioni tfi^^ri umani annaspano in mezzo
a penuria e fame, disastri naturali e malattie, sfruttamento economico e politico.
Si può immaginare una situazione più pazzesca e più avvilente?
Franco Giampiccoli
Il papa chiude l'era antiluterana
Viene accolta la persona del riformatore, non la domanda di fondo che egli ha posto alla chiesa
- Ma la rivalutazione storica di Lutero chiamerà una rivalutazione teologica del suo pensiero
Ormai è sicuro, l’invito del decano Mever. pastore della chiegg
luterana 4L lfoma,"~Tià~coTfÒ'Tìel
segnCT'E'pèr“ l’ùndici dicembre,
terza domenica d’Avvento, nella
chiesa luterana di Via Sicilia a
Roma ci saranno più poliziotti e
operatori televisivi che non luterani tedeschi o italiani. Papa
Wojtyla ha accettato l’invito.
Verrà, seguirà il culto e, forse,
terrà un sermone che potrebbe
essere l’ultima parola, di portata
storica, su Lutero nel suo anno
centenario.
Ma se sarà l’ultima non è certamente la prima parola che in
questi anni è uscita dal Vaticano
sul personaggio Lutero. Nel 1970
il cardinale olandese Jan WiÌlebrands, presidente del Segretariato per l’unione dei cristiani,
in occasione della quinta Assemblea della Federazione mondiale
luterana aveva definito Lutero:
« il nostro comune maestro nella
fede ». Dopodiché, grazie anche
all’intervento del prudente Paolo
VI, il silenzio sce5é^ull’ex“agosTIniano di Erfurt. Dieci anni
dopo, durante il suo viaggio in
Germania Federale, a Magonza,
papa Wojtyla ebbe a dire: « vengo come un pellegrino all’eredità
spirituale di Lutero », E oggi, in
vista della partecipazione del
cardinale Wiliebrands ai festeggiamenti che si sono tenuti in alcune città luterane papa Wojtyla ha consegnato al prelato
olandese una lettera che, dopo la
scomunica del 1520 di Leone X,
costituisce formalmente il primo
atto di riparazione nei confronti
del ’’frate eretico”. L’antica seqmunica rimane valida ma~per
(ffiFIT“ corr "T^pafcile“ conclusive
del documento, oggi: « la Chiesa
tende a dilatare i confini del suo
amore, per andare incontro all’unità di tutti coloro che attraverso il Battesimo, portano il nome di Gesù Cristo ». Dunque c’è
posto, se non subito, nel prossimo futuro, anche per Lutero in
seno a Santa Madre Chiesa?
« In un amore così totale —
commenta il teologo valdese
Giorgio Tourn — il contlitto si
stempera e le“ divisioni si dissolvono. Ma il problema non è
l’amore, è la' verità ». cosa dice
dimque il documento su Lutero
del papa, che l’Osservatore Romano di domenica 6 novembre
ha pubblicato con gran rilievo,
in prima pagina?
Il documento papale
Dopo aver apprezzato l’ecumenicità con cui i luterani hanno
impostato il loro giubileo^ ( « il
discorso su Lufero~7Z~esordisce
la dichiarazione — può contribuire all’unità dei cristiani ») papa Wojtyla considera arrivato
il momento di distanziarsi dagli
avvenimenti storici legati alla Riforma per meglio comprenderli
e valutarli. Sulla scia degli studi
più recenti, di matrice evangelica o cattolica, il papa riconosce che: « si è delineata chiaramente la profonda religiosità di
Lutero che, con bruciante passione era sospinto daU’interrch
gativo sulla salvezza eterna ». Ci
sono stati — ammette onestamente il pontefice — errori da
una parte e dall’altra perciò è
necessario oggi « pervenire a una
GENESI 9: 1-7
Promessa oltre il diluvio
« E Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: ’’Crescete, moltiplicate, e riempite la terra. E avranno timore e spavento dì voi tutti gli animali della terra e tutti gli uccelli del cielo. Essi son dati in
potere vostro con tutto ciò che striscia sulla terra e con tutti i pesci
del mare. Tutto ciò che si muove ed ha vita vi servirà di cibo; io vi
do tutto questo, come l’erba verde; ma non mangerete carne con la
vita sua, cioè col suo sangue. E, certo, io chiederò conto del vostro
sangue, del sangue delle vostre vite; ne chiederò conto ad ogni animale; e chiederò conto della vita dell’uomo afia mano dell’uomo, alla mano d’ogni suo fratello. Il sangue di chiunque spargerà il sangue dell’uomo sarà sparso dall’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo a
immagine sua. Voi dunque crescete e moltiplicate; spandetevi sulla
terra, e moltiplicate in essa».
Con questo brano siamo alla
conclusione teologica del racconto del diluvio universale. I popoli del medio oriente antico, e tra
loro anche il popolo di Israele,
si tramandavano, sia oralmente
che per iscritto, il racconto di
quell’immane calamità che era
stata, il diluvio. Esso veniva visto come punizione di Dio su
quel genere umano che aveva accumulato ribellione contro la divinità, violenze, ingiustizie, depravazione e corruzione in generale.
Il racconto del diluvio universale, per la scuola sacerdotale
che lo redige per l’ultima volta
nella Bibbia e a cui dobbiamo il
nostro brano, non è poi un evento tanto distante nel passato.
Proprio nella generazione di questo scrittore sacro il popolo di
Israele ha sperimentato suUa
propria pelle una sorta di diluvio: la distruzione di Gerusalernme e la deportazione a Babilonia
(inizi del VI sec. a.C.). Lo scrittore sacro parla quindi di cose
lontane, ma ha negli occhi il ba
gno di sangue in cui è stato immerso il suo popolo.
Anche la distruzione di Gerusalemme, del tempio, della monarchia e la deportazione di parte del popolo viene vista, nella
Bibbia, come un castigo di Dio
sul popolo divenuto ribelle e corrotto.
Il fatto che il nostro brano sia
scritto nel primo libro della Bibbia non deve trarci in inganno
come se si trattasse di qualcosa
di troppo antico per avere rilevanza per noi oggi. Il disastro di
Hiroshima e Nagasaki, unito agli
orrori della seconda guerra mondiale, sono l’equivalente, nel nostro secolo, del diluvio universale e della distruzione di Gerusalemme testimoniata dallo scrittore sacro. Il nostro secolo ha
conosciuto l’arroganza dell’imperialismo, la forza disumana del
capitalismo, l’aberrazione mentale del fascismo e del nazismo,
la pazzia della corsa al riarmo.
Tutto questo è certo posto sotto
il giudizio di Dio e molti sono
tentati di invocare un diluvio
d’acqua o di fuoco purché questa
storia disumana venga fatta cessare.
Come credenti condividiamo lo
sdegno di chi non tollera lo sfruttamento dell’uomo, la strumentalizzazione dei bisogni, la mistificazione della verità, il degrado
dell’ambiente, ma sempre come
credenti vogliamo cogliere la lezione che ci viene dal nostro
brano. Qui lo scrittore sacro non
si limita a guardare al passato,
recente o lontano che sia. Limitarsi ad uno sguardo retrospettivo sarebbe come piangere sulle
proprie sventure e sfuggire alle
responsabilità del presente. Lo
scrittore sacro sa scorgere sulla
scena della storia qualcosa che
soltanto l’uomo di fede può cogliere. Oltre ai vari attori umani,
egli individua chiaramente Dio.
Ed è proprio l’ascolto della voce
di Dio che apre il cuore del credente al futuro, alla speranza
che la storia futura non ripeta
gli errori del passato. Per l’uomo
di fede, Dio non è semplicemente uno spettatore più o meno attento degli eventi; Dio interviene
nella storia con una benedizione.
Questa non è un semplice giro di
parole, ma una serie di indicazioni pratiche per vivere in armonia con la terra, con gli animali e col proprio simile.
Dio benedice l’uomo e gli concede cibo a sufficienza; gli dà
per nutrimento quanto può essergli utile sia dal mondo vegetale che dal mondo animale. Con
la benedizione di Dio l’uomo non
Salvatore Rapisarda
(continua a pag. 6)
immagine giusta del riformatore, di tutta la Riforma e delle
persone che vi furono coinvolte » allo scopo di « trovare una
comune interpretazione del passato e raggiungere allo stesso
tempo un nuovo punto di partenza per il dialogo di oggi ».
Parallelamente al chiarimento
in sede storica il papa, nel documento citato, si preoccupa del
"dialogo della fede” nella ricerca dell’unità; « questo dialogo
trova la sua base solida, secondo
gli scritti confessionali evangelico-luterani, in ciò che ci unisce
anche dopo la separazione e
cioè: nella Parola della Scrittura, nelle Confessioni di fede, nei
Concili della Chiesa Antica ».
Il documento, mi pare, consacra la nuova maturità raggiunta da una certa storiografia cattolica su Lutero e la Riforma in
generale, dopo secoli in cui si era
demonizzato l’ex agostini^o. Ma
iPuocumeifto, in realtà, di nuovo
non dice nulla. L’unica novità" ?
cTTèT”questa ^olta, è il papa a
prendere la parola. Da qui la
grande risonanza intorno ai
risultati storiografici che studiosi cattolici come Joseph Lortz o
Erwin Iserloh avevano, non senza difficoltà che ora verranno rimosse, da tempo segnalati. Non
è un caso che la lettera di papa
Wojtyla conceda molto a Lutero
sul piano storiografico e nulla
surpiaiìrrdottrmale. 'lutti i grandi temi teologici cari al Riformatore e che portarono alla divisione della cristianità non vengono menzionati: la Grazia giustificante di Dio, la libertà del
cristiano, l’abbattimento della
mediazione ecclesiastica, il sacerdozio universale dei credenti.
Contraddizioni
Tuttavia, con questa nuova,
inattesa, presa di posizione del
papa SI può dire che l’antiluteranesimo ha fatto il suo tempo.
Per il cattolico italiano medio
Lutero, da oggi in poi, non sarà
più un diavolo ma una persona
da prendere sul serio. « L’atto di
Giovanni Paolo II — nota al proposito il pastore valdese Giorgio
Girardet dell’agenzia di stampa
NEV — può essere considerato
anche un "gesto pericoloso. E’
difficile infatti pensare che ora
tutto torni ad essere come prima.
La rivalutazione storka di Luter(TglTl~àfflérà ?ènZà~auBbio un^a rivalutazione teologica del sub
pehsiefO ». ■ ""
Ma non è l’unica contraddizione che traspare dal dòcuTneirte.
■Un’altra segnalata dal professore Bruno Corsani della Facoltà
Valdese di Roma, riguarda il fatto che da un lato il pontefice rivaluta Lutero e dall’altra si proclama l’Anno Santo e si accettano atti di autorità cattoliche che
vanno nella direzione opposta
(divieto, per esempio, dell’intercomunione tra cristiani appartenenti a chiese diverse).
Tra un mese andando in visita
alla comunità luterana di Roma
Giuseppe Platone
(continua a pag. 12)
2
2 fede e cultura
18 novembre 1983
FEDE EVANGELICA E RAPPORTI INTERPERSONALI
Dimentichiamo i'inconscio
Vorrei sottoporre alla attenzione dei lettori solo due punti
di riflessione.
1) Il vero centro di tutta la
discussione sulle relazioni d’amore è, io credo, l’identità individua,
le delle nersone coinvolte, prima
ancora della relazione che tra esse si stabilisce. Sia in un lungo
matrimonio che in una relazione
passeggera, ner poterti amare
senza volerti possedere, per poter arricchire la tua esistenza e
non svilirla, per poter dare quello che ho da offrire e ricevere da
te, valorizzandoti, s^iza strumentalizzarti, io devo andare al
fondo di me stessa: per poter
star con te, 40 anni o una settimana, in modo almeno un po’
autentico e libero, devo saper
stare da sola, camminare sulle
mie gambe, accettare il limite
della mia esistenza. Rinunciare
alla pretesa di essere tutto e al
fantasma di essere niente, non
aspettarmi da te la totalità che
desidero e che tu non puoi darmi e non illuderti mai di poter
esser io ad offrirtela.
L’accettazione di questo limite
è cosa diffìcile oltre ogni dire e
ci si mette una vita ad impararla, ina ^nza di essa l’altro sarà
inevitabilmente, come persona,
annullato e diventerà unicamente
lo specchio della mia smania di
sacrificio o del mio inesauribile
bisogno. Mi è sembrato che la
tentazione di una visione totalizzante dell’amore facesse capolino in molti interventi sia nei
progetti che «durano per tutta
la vita » tanto quanto nei propositi dell’amore « vissuto fino in
fondo», senza regole costrittive.
menti, le contraddizioni, i desideri e le paure. Se ci si ricorda
dell’esistenza dell’inconscio, ecco
che la rivendicazione della «libertà », da im lato, o l’appello alla « responsabilità », daH’altro,
cambiano di segno e comunque
non possono mai essere assolutizzati. Perché in mia certa misura sapniamo di non essere mai
liberi, neanche se pensiamo di
esserlo; e le nostre scelte che
crediamo così responsabili, coscienti, morali, non sono mai interpretabili in modo univoco.
Sapere questo non ci dà ricette per la vita quotidiana (neanche la ricetta che abolisce ogni
ricetta precedente!); semplicemente ci evita confusioni illecite:
nelle loro motivazioni profonde,
ecco che comportamenti apparentemente antitetici vengono a
coincidere. Un matrimonio « tradizionale » e monogamico può
fondarsi sullo stesso bisogno di
rassicurazione e sulla stessa dipendenza che stanno alla base
della ricerca di continue e molte
plici « avventure » (per usare parole che tra l’altro non mi corrispondono). Una persona può
diventare narticolarmente ordinata, dedita al lavoro, e servizievole proprio per porre rimedio e
allontanare il fantasma del proprio disordine interiore, della
propria inerria o del proprio concentrarsi su se stesso. E avanti.
E’ chiaro che l’effetto sull’altro,
nella relazione interpersonale,
cambia, e questo va valutato nella sua importanza; ma nella storia soggettiva di ogni individuo
il giudizio non può mai diventare
categorico. Se ricordiamo la non
linearità dell’apparato psichico di
ognuno, il giudizio etico sarà più
cauto e più sobrio l’appello alla
volontà del Signore.
Nel giudizio etico e nella cura
pastorale, nel pensare la nostra
stessa vita individuale dobbiamo perciò entrare nel merito, il
più profondamente possibile, della situazione specifica, capire la
genesi e le motivazioni profonde
di ogni scelta, fuggendo la tenta
BIELLA
Cristiani
e sinistra
oggi
2) Mi sembra che il dibattito,
ricchissimo nel suo insieme, abbia però dimenticato una consapevolezza che credo ormai acquisita alla cultura moderna: e cioè
(mi si passi il bisticcio linguistico) la consapevolezza dell’inconscio, di quella parte di noi stessi
che opera al di là della nostra
consapevolezza razionale. Abbiamo dimenticato resistenza di
quella profondità interiore che
agisce in noi senza che il nostro
Io cosciente ne controlli i movi
Sul rapporto tra fede e politica ed in particolare tra Cristiani e Sinistra, si è svolto a
Biella un interessante pubblico
dibattito promosso dal Club dell’Orso, un circolo laico e progressista che ha esordito con
questa manifestazione. Hanno
introdotto don Franco Barbero,
delle Comunità di Base del Piemonte; Diego Siragusa, della
commissione culturale della federazione del PCI e Tavo Burat,
coordinatore del Centro Studi
Dolciniani e consigliere comunale. Moderatore è stato Stefano Chiorino, consigliere comu
TRA I LIBRI
Una storia che
non si può ignorare
_E’ una pagina della Chiesa
d oggi che nessuno può ignorare.
E’ necessario conoscerla. Di fronte a questa testimonianza, che è
comunione col Cristo vivente ed,
in lui, coi nostri fratelli, non ci
sono più barriere confessionali
ma solo un forte richiamo a
schierarci con gli oppressi e a
comprendere, infine, che chi non
è pronto oggi a dare la sua vita
per gli altri diviene ben facilmente, coscientemente o inconsciamente, strumento nelle mani di
chi vive togliendo agli altri la
vita. E non basta rifugiarsi nella
tangente « che posso lo fare? »
perché anche qui in Italia, con
mezzi diversi e con impegno concreto, sul terreno politico o su
quello puramente umanitario,
possiamo, se lo vogliamo, schierarci con i martiri del Salvador
per farci carico della nostra parte di responsabilità. Del resto
Marianella Garcia, nell’ultimo periodo della vita, quando già presentiva la sua morte, venne in
Europa, anche qui in Italia dove
la incontrammo, per chiedere la
nostra solidarietà attiva.
Questo libro non è come altri
documentari sulle torture e sugli assassinii perpetrati da quei
regimi dittatoriali che si reggono
sul terrore. Anche chi è abituato
a questo genere di letteratura,
nella lettura di queste pagine,
diviene partecipe del sangue e
delle carni straziate dei testimoni attraverso Marianella che vive, con essi, la medesima agonia,
giorno dopo giorno, fino al momento in cui essa pure sarà torturata ed uccisa per ricongiungersi al « nuvolo » di martiri che
l’hanno preceduta e che in vita
ha cercato di difendere e di dar
loro la dignità di persone umane.
Vi è un episodio significativo
della sua esistenza, quando, dopo
esser stata violentata e torturata, rivede il vescovo Romero e cade nelle sue braccia e piangono
insieme. E’ l’ultimo addio prima
della morte che aspetta entrambi. In questa agonia, però, non li
abbandona la speranza che viene dal Risorto.
Tullio Vinay
Raniero La Valle e Linda Bimbi,
Marianella ed i suoi fratelli, ed. Feltrinelli, pp. 235.
naie della Sinistra indipendente.
Don Barbero ha apertamente
dichiarato la sua militanza nel
PCI ed ha Contestato in modo
radicale la chiesa cattolica come istituzione gerarchica; ha
espresso dissenso per le pretese
certezze affermate dalla gerarchia e dal suo vertice, il papa,
citando Come il papa divenne
infallibile di Hasler, prete e teologo cattolico, i testi di Hans
Kiing, egli pure sacerdote e teologo tuttora nella chiesa di Roma, e di Le Goff sulla « nascita »
del purgatorio. Ha quindi insistito sulla necessità di distinguere il popolo di Dio dalla
chiesa come istituzione, ed il
messaggio delle Sacre Scritture
dalla ideologia cattolica, costruita su misura per il potere e usata come diga contro la cultura
di sinistra di ispirazione marxista e, quindi, come strumento di
divisione nei confronti delle
classi popolari.
Diego Siragusa ha voluto inquadrare il problema con un
breve excursus storico, rilevando come nel movimento cattolico sia sempre individuabile un
« filo rosso » sino ai nostri giorni, ed ha citato ad esempio gli
ordini mendicanti. Burat ha sostenuto che i due termini della
pretesa antinomia fede/politica,
sono destinati ad incontrarsi se
per Fede si intende l’operosa attesa del Regno di pace, giustizia
ed amore; e per « sinistra », la
liberazione da ogni paura, oppressione ed emarginazione. Il
/i/o rosso non va allora cercato
all’intemo dell’istituzione (e non
quindi negli ordini sedicenti
mendicanti, che poco dopo la
morte dei loro fondatori divennero molto ricchi), ma tra chi
l’ha contestata: i riformatori
«perdenti» come Dolcino, i fraticelli, Huss, Müntzer e gli anabattisti, Un filone che oggi ritroviamo in molte comunità di
base.
Hanno partecipato al dibattito diversi presenti, evangelici e
cattolici; molti di questi ultimi
hanno manifestato perplessità e
disagio nel confrontarsi con chi,
così a viso aperto, testimonia la
propria fede anche denunciando l’istituzione cui appartiene o
gli alibi costruiti su comodi
schemi ideologici.
T. B.
UDINE
Lutero oggi
Pubblico numeroso e qualificato. lunedi 26 settembre ’83 alla
tavola rotonda su « Lutero oggi », nell’Aula Magna della Scuola Media « A. Manzoni » di Udine. Organizzata in collaborazione tra il Centro Ricerche e Attività Ecumeniche e la Comunità Evangelico-Metodista di Udine (così come la successiva conferenza-dibattito su « Lutero e
l’ecumenismo » tenuta dal prof.
G. Gönnet il 1° ottobre, nella
stessa sede), ha avuto come interlocutori il pastore luterano
Harold Popp di Trieste, il teologo cattolico don Marino Qualizza del seminario di Udine, mentre fungeva da moderatore la
prof. Annamaria Melli, direttore
del Centro Ricerche e Attività
Ecumeniche. Tra i presenti, l’arcivescovo di Udine mons. Alfredo Battisti, il pastore metodista
Iginio Carera. i pastori pentecostali Rosario Luca e Malcom
D. Willis, rappresentanti delle
Comunità evangeliche, sacerdoti,
religiosi, esponenti del mondo
culturale, parecchi giovani.
La moderatrice ha aperto l’incontro ricordando che il discorso su Lutero non può prescindere dalla constatazione che la
Riforma Protestante è un avvenimento storico che travalica i
limiti della sUa dimensione religiosa, inserendosi di fatto in
quel vasto processo di trasformazione culturale che porterà
alla nascita dell’Europa Moderna. Tuttavia, per quanto pregnante di valori culturali, la Riforma nella sua anima fu un avvenimento religioso.
Il pastore H. Popp, nella sua
esposizione, ha messo particolarmente in luce la volontà di
riforma e non di rivoluzione di
Lutero. Si è soffermato inoltre
sull’importanza della preghiera
nella sua espierienza di fede e
sull’importanza del « sola fide,
sola gratia, sola Scriptura » per
la Riforma protestante.
Il teologo cattolico don M.
Qualizza ha ricordato il riconoscimento da parte cattolica dell’autenticità della vocazione di
Lutero e della sua sofferta ricerca snirituale. Ha sottolineato in
particolare la sua esigenza di radicalità evangelica. Il soggettivismo tipico del SUO tempo'lo
portò purtroppo ad assolutizzàre la propria esperienza; mentre alcune contraddizioni vanno
più attribuite al « genio » che
alla rigorosità, e si sa che il genio non è sistematico.
Il successivo, vivace dibattito ha offerto occasione di precisazioni, richiamo alla vastità
della problematica e spunti per
il dialogo ecumenico.
L’arcivescovo di Udine, rallegfundosi del fatto che si sia
giunti, tra Comunità cristiane di
diverse denominazioni non soltanto a pregare insieme, ma anche a confrontarsi sul piano teologico con chiarezza e serietà
scientifica, sempre in spirito fraterno, ha auspicato il proseguimento e l’intensificazione di questo tipo di incontri.
A colloquio
con i lettori
zione di sintesi o impostazioni
« generali ». E questo non per un
malinteso senso della tolleranza,
non per una forma di indifferentismo, per cui «una scelta vale
l’altra », ma solo per non rischiare di confondere la volontà del
Signore con le nostre difese o
con le nostre nevrosi.
MESSA IN AULA
Francesca Spano
Pubblichiamo l’essenziale di una
lettera che il prof. Cesare De Michelis
ha inviato al Preside della Facoltà di
Lettere della II Università di Roma e
per conoscenza al Rettore, a ”La Re.
pubblica” e al nostro giornale, in merito ad un avviso affisso nell’Università annunciante la celebrazione di una
messa ogni giovedì nei locali dell’Università.
Caro Preside.
Contrario a ogni forma di clericalizzazione dell’istituzione universitaria
pubblica, come già mi espressi contro
il progetto d'inserire nella futura città
universitaria di Tor Vergata un complesso cultuale, tanto più protesto oggi per
una iniziativa come questa, che ritengo
ambigua e pericolósa.
E mi spiego: se essa si dovesse soltanto al non meglio precisato « gruppo
di studenti cattolici » che ha firmato i:
volantino, basterà spiegar loro —■ al
più presto — la differenza che corre
tra un’aula universitaria di Stato, e un
luogo di culto confessionale, e invitarli
a celebrare altrove, fuori dall’Università, il loro rito. Non vorrei dover pensare, peraltro, che tale iniziativa sia da
ricollegare a una circolare in data 17
gennaio 1983 (di cui pure allego fotocopia) , con cui un prete cattolico, tale
Giacomo Tantardini, auspicava di « poter
avere un locale più vicino all'attuale
ubicazione della il Università » (auspicio in sé, e dal suo punto di vista,
comprensibile e legittimo, salvo per il
fatto che confidava per concretarlo nelr- aiuto » dei professori), perché in tal
caso dovrei pensare altresì d'avere di
fronte un evento quasi miracoloso: ii
locale rinvenuto sarebbe cioè non ,« più
vicino », ma addirittura dentro la nostra Università!
Ma se l’iniziativa del « gruppo di studenti cattolici » avesse avuto qualche
avallo da un qualsiasi organo accademico (e il miracolo risultasse pertanto
pilotato), bisognerà che tale organo ne
renda conto pubblicamente, e non solo
a chi studia o lavora neH'Università,
ma all'intera opinione pubblica.
Credo infatti che neppure la più lata
(in senso clericale) interpretazione del
Concordato (fascista) che regola ancor
oggi i rapporti tra lo Stato italiano e
la Chiesa cattolico-romana, possa legittimare l'uso di nule universitarie per
tenervi riti religiosi.
L'ambiguità sta in questo: che atti
rilevanti per definire l'immagine complessiva della II Università vengano
promossi da non si sa chi, in nome di
chi, con (l'eventuale) avallo di chi. E
qui sta anche la pericolosità, a parer
mio: che piccole" faccende come questa non abbiano ad apparire la spia della direzione verso cui s'intende "rivedere il Concordato. Può sembrare lapalissiano: ma la difesa della laicità
dello Stato da ingerenze confessionali,
spetta agli organismi dello Stato, non
alla benevolenza di quelli ecclesiastici.
Cesare G. De Michelis, Roma
La Scuola
Domenicale
Luisa Turello
E’ uscito il n. 3 della Rivista
« La Scuola domenicale ». E’ dedicato quasi esclusivamente alle
note bibliche e didattiche sul
racconto della passione di Giesù, «La nuova Pasqua», di Domenico Tomasetto.
Contiene inoltre un interessante articolo di Rita Gay sul
problema dei figli dei genitori
separati dal titolo; «i figli del
cambiamento » e un’originale
proposta teatrale per i bambini,
«In Tribunale» di Nino Gullotta, nonché le consuete rubriche
sui libri per adulti e bambini,
sulle attività pratiche e sul canto.
Per maggiori dettagli o abbonarsi rivolgersi ad una delle librerie Claudiana di Milano, Torino e Torre Pellice o direttamente presso il Servizio Istruzione Educazione, Afia della Signora 6, 20122 Milano.
3
18 novembre 1983
fede e cultura 3
INTERVISTA A UMBERTO STAGNARO, AUTORE DI ’’PRADELTORNO NON DEVE CADERE!”
Quando la storia è disegnata
Con ’’L’uomo di Wittenberg” un secondo passo nel Cinquecento, il drammatico e affascinante
secolo che conclude il Medio Evo e segna in tutti i campi la nascita della Società Moderna
— Come nasce un fumetto impanato?
— E’ un lavoro di ricerca sulla storia e sulle immagini, stabilito un progetto di massima
si inizia la lettura di vari testi
in modo da avere una sufficiente mole di informazioni sul carattere dei personaggi, il loro
aspetto fisico e così, via. Anche
le informazioni più semplici sono importanti per caratterizzare un personaggio o un fatto.
Contemporaneamente si è sempre a caccia di immagini, quindi ricerca sui quadri o sulle incisioni su legno o rame degli artisti del tempo, sia quelli anonimi che quelli famosi come, in
questo caso, Holbein, Dürer o
Cranach. Si consultano anche testi specializzati sui costumi, sulle armi, sugli oggetti. Terminata la sceneggiatura tutto questo materiale viene usato per
disegnare le scene. L’eventualità
di commettere errori è sempre
in agguato : nel 1500 com’era un
torchio tipografico, un carro
sassone, i finimenti di un cavallo o l’armatura di uno svizzero?
I lettori sono esigenti, ad esempio mi è stato fatto notare che
il prato di Chanforan è in realtà più ripido di come io l’ho
rappresentato su « Pradeltorno
non deve cadere ! ».
— Qual è lo scopo di questo
genere letterario?
— Nel mio caso è quello di
comunicare un messaggio. Il
1500 è un secolo drammatico,
rappresenta la conclusione di
una cultura medievale e la nascita della società moderna, dal
« no » di Lutero a Worms sono
scaturiti una serie di avvenimenti concatenati che giungono sino a noi. Insomma con Erasmo,
Copernico, Calvino, Keplero e
altri si pongono i presupposti di
una vasta rivoluzione di idee.
E’ per questo che al contrario della maggior parte dei disegnatori di fumetti che nutrono una certa avversione per le
intenzioni didattiche, io ho puntato proprio su queste per avvicinare nuovi lettori ad una
importante pagina della nostra
storia che nel nostro paese quando non è travisata è spesso conosciuta poco e male.
— Ti piace questo tipo di lavoro?
— E’ un lavoro interessante,
la storia mi piace molto e i fumetti, come del resto il cinema
sono un mezzo ideale per le rivisitazioni storiche e poi comunicare con le immagini mi ha
sempre interessato.
Spesso si dice che la riforma
ha mortificato le immagini, questo è vero solo in parte. Certo
gli esponenti della riforma con
la loro progressiva rinuncia o
con il loro deciso rifiuto delle
immagini sacre, crearono non
pochi problemi agli artisti che
videro le loro committenze diminuire sensibilmente. Inoltre le
stesse gerarchie cattoliche erano troppo preoccupate di sopravvivere per interessarsi a
nuove importanti commissioni.
Ma se da un’altra parte guardiamo all’abbondantissimo materiale prodotto dagli incisori
per illustrare Bibbie, catechismi,
opuscoli di controversia ecc.,’ci
rendiamo conto di come la riforma, nel suo enorme sforzo di
diffusione della parola stampata, abbia creduto sin dall’inizio
all’efficacia dell’illustrazione come appoggio grafico al testo
scritto. La riforma è stata un
fatto popolare e le immagini
aiutavano a coinvolgere meglio
un pubblico composto da ceti
sociali che sino a quel momento
erano stati tenuti in soggezione,
esclusi dal sapere e dalle decisioni.
— Facciamo un paragone tra
« Pradeltorno » e il « Lutero ».
— L’impostazione è la stessa,
entrambi non rispettano le leggi del fumetto, sono libri di storia scritti con la tecnica del fumetto per comunicare con maggior facilità, questo non vuol dire banalizzare o intaccare i contenuti della storia. Anche qui la
sceneggiatura si sviluppa in senso cronologico e cerca' di essere
il più possibile fedele alla storia, anche piccole frasi o semplici battute, anche umoristiche,
derivano dai documenti del tempo. Del resto grazie ai « discorsi
a tavola » abbiamo una documentazione cosi ricca del Lutero
privato come forse di nessun altro personaggio del suo tempo.
— Hai trovato più facile rendere la storia dei Valdesi dei
’500 o queila di Lutero?
— La sceneggiatura di « Pradeltorno » è movimentata da
battaglie e fatti drammatici che
scandiscono la storia di un popolo, documentata da un certo
numero di fonti scritte e iconografiche. Queste ultime non sono certo abbondanti, o meglio,
rappresentano solo nobili o clero, nessuna immagine dei vaidesi del tempo ci è stata tramandata. Così ho ricreato i volti
dei valdesi di Piemonte e Calabria.
Per il « Lutero » invece il materiale storico a cui attingere è
estremamente abbondante e la
ricerca storica sulle immagini
può dare molti spimti per una
storia disegnata che vuole essere il più fedele possibile.
Ma al di là di questa maggior
ricchezza di materiale, sceneggiare il Lutero è stato più difficile; qualche problema ad esempio è venuto dal continuo intrecciarsi parallelo di altri avvenimenti; gli Anabattisti, la guerra dei contadini, Zwingli, le rivalità tra Francia e Spagna e
così, via.
Ma l’aspetto più difficile, e più
interessante, è stato dare il senso del continuo crescendo nella
ricerca di Lutero: il problema
della salvezza, i primi dubbi, lo
studio sulla Bibbia per preparare le lezioni all’Università di
Wittenberg che gli apre nuovi
orizzonti e gli fa fare importanti scoperte.
— Non c’è due senza tre: ci
sono altri progetti in vista?
— Non saprei, il tipo di disegno che ho scelto per questi lavori è abbastanza realistico e
minuzioso, questo permette di
comunicare con chiarezza anche
a chi non è abituato a questo
genere, ma costringe a tempi
lunghi di esecuzione. Molti mi
chiedono se illustrerò il seguito
di Pradeltorno, cioè la storia di
Gianavello, di Arnaud, della resistenza alla Balziglia, è un po’
presto per dirlo... si vedrà.
Intervista a cura di
Franco Gìampiccoli
NOVITÀ*
UMBERTO STAGNARO
L’uomo di Wittenberg
Martin Lutero e la nascita della Riforma protestante
Introduzione di Paolo Ricca
Volume cartonato, f.to 34x24 di 160 pp., cop. a colori,
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— Per la prirtia volta a fumetti la storia della Riforma protestante: gli uomini e le lotte che sono all’origine del mondo moderno.
— Dopo il successo di « Pra del Tomo », Stagnare ha ancora
affinato la sua tecnica narrativa: ogni volto, ogni particolare (costiuni, armi, paesaggi ecc.) è frutto di accurate ricerche e di abili « riletture » di incisioni, stampe, documenti dell’epoca.
Consulenza storica di G. Toum e P. Ricca.
— Un elegante libro regalo per giovani e adulti.
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Dobbiamo ringraziare mamma
Rai, che nel giro di ottcT'gidriih'
KS^trasmesso sul primo e sul secondo canale due filmati su Lutero.
Sono finiti i giorni in cui gli
Italiani erano indotti o a ignorare la Riforma o a ritenere che
fosse nata solo per rendere possibile ad un frate lussurioso di
sposare una monaca.
Se per il secondo canale la rubrica « Protestantesimo », confinata come al solito fra le undici
e mezza e mezzanotte, ha reso
difficile l’ascolto a molti lavoratori, il primo ha dedicato a Lutero la seconda parte della serata, verso le dieci e mezza, e
addirittura il critico televisivo
della Stampa ha deplorato che
non gli avesse dato il posto
d’onore alle otto e trenta.
I due filmati hanno presentato
all’incirca i medesimi momenti
significativi nella vita del riformatore; la disputa sulle indulgenze, l’affissione delle novantacinque tesi, il rifiuto di trattare a Worms, la guerra dei contadini.
E’ stata un’ ottima occasione
per noi spettatori, aiutandoci a
capire come le stesse parole possano fare un effetto molto diverso secondo il modo con cui
ci vengono presentate, perfino
quando questo avviene senza deformazioni retoriche e con sostanziale onestà.
ALLA TELEVISIONE
Due filmati su Lutero
Limiti di tempo
La prima trasmissione, la recita del gruppo teatro Angrogna
per « Prote'stmrteshrHòVTla'àVTrfb
il più grosso limite nella scarsità
di tempo a disposizione, che ha
costretto a schiacciare l’uno sull’altro i cinque episodi. Forse il
frapporre l’indicazione di luogo
e data di ogni quadro avrebbe
aiutato, soprattutto chi non conoscesse bene Lutero, a non rimanere sconcertati passando
bruscamente dal « Non posso altrimenti. Che Dio mi aiuti » della
dieta di Worms alla prosaica offerta di un piatto di polenta, che
certo non faceva parte della
medesima scena.
Forse era pure eccessiva la
parte concessa alla polemica anti-papista, mentre mólti fitéhgori5~piuTmportante il Lutero che
mette la Bibbia nelle mani di
tutti.
E, paradossalmente, anche la
splendida fotografia può essere
stata un motivo di disturbo; si
rischiava di godersi quei bellissimi quadri, distraendosi dal significato della vicenda.
Il figlio adulto va
trattato come tale
Il filmato del primo programma era un interessante itinerario
turistico-culturale attraverso^ i
luoghi iuterani7 in cui i vari episodi erano rievocati dal narratore in modo suggestivo e con
notevole onestà, tanto che lo
spettatore più critico e sospettoso potrebbe a mala pena rilevare qualche battuta infelice, come nel commento alle due drammatiche giornate di Worms, che
suonava più o meno così: « Lo
scaltro monaco fa bene la sua
sceneggiata ». Il giudizio pare un
po’ troppo riduttivo in un momento così difficile e decisivo
per il protagonista.
Ma quel che pare inaccettabile è la chiara conclusione a cui
porta questo programma (e stu
pisce che a formularla in tutte
lettere sia una persona così profondamente impegnata nel dialogo ecumenico come il cardinale
Willebrands) e che è più o meno
questa: « La Chiesa è stata troppo precipitosa nel condannare
l’eretico nel ’500. Si tratta ora di
recuperare il Lutero giovane, di
prima della rottura ».
Sembra di trovarsi di fronte
ad un padre che, dopo aver cacciato di casa il figlio ribelle che
ha preso una brutta strada, rimpiange di essere stato troppo severo e, riconoscendo che il figlio
aveva forse ragione su alcuni
particolari, vorrebbe ritornare
indietro e ritrovare il ragazzino
di un tempo.
In altre parole, si viene a suggerire che Lutero ha fatto bene
a denunziare la corruzione di alcuni ecclesiastici del suo tempo,
e possiamo oggi ringraziarlo perché con le sue proteste ha affrettato la—riSP6sIa~ della Hftrrma
cattolica realizzata dal Uoncirto
di Trento Dimentfchiamó perciò
quèTche^ successo, cancellando
la scomunica e chiedendoci reciprocamente scusa per le polemiche troppo violente da entrambe le parti.
Non possiamo essere d’accordo su questa conclusione, a parte la necessità di chiederci scusa
per lo scarso amore cristiano
che in troppe occasioni abbiamo
tutti dimostrato.
Se il padre vuole riprendere
seriamente il dialogo con il figlio, deve rinunziare all’illusione
di poter ritornare indietro e tenerselo in casa evitando alcune
sgridate: ha ormai di fronte im
adulto, deve rispettarlo come falera rendersi conto che non si
tratta solo di questioni di forma.
La protesta del Cinquecento
non fu soltanto una critica di
costumi, e per cancellare le divisioni non basta riconoscere e
condannare la mondanità dì alcuni papi umanisti.
Occorre accogliere la sfida di
Lutero a Worms: confrontiamoci
tutti con la parola di Dio. « Chi
ama suo padre e sua madre più
di me non è degno di me », che
il padre sia Valdo, Lutero o Calvino, oppure la tradizione della
Santa Madre Chiesa e il papa
che la guida. E’ chiaro che Dio
non ci chiede di rinnegare i nostri genitori: vuole solo che rinunziamo a metterli come un paravento fra Lui e noi.
Marcella Gay
4
4 vita delle chiese
18 novembre 1983
PRIMO DISTRETTO
VAL PELLICE
Arriva l’Annuario ecciesiastico Nasce un
Esce in questi giorni l’Annuario 1984 delle Chiese Valdesi del
Primo Distretto, pubblicato a cura della Commissione Esecutiva
Distrettuale. Ritenuto positivo
l’esperimento del 1983, ritorna in
tutte le famiglie delle Valli, nella
stessa veste tipografica, questo
agile e utile pro-memoria, che,
oltre a citare i nominativi di tutti 1 fratelli e sorelle impegnati
nelle attività delle chiese, dà anche una informazione accurata,
seppur necessariamente breve,
sui temi di fondo che le comunità, in parte su indicazione del Sinodo e della Conferenza Distrettuale, dibatteranno durante l’anno ecclesiastico. Le questioni
della Pace e Disarmo, dell’Occupazione, degli Anziani e della Terza Età, del Mezzogiorno, sono
presentate in modo efficace e
scorrevole: con poca fatica ognuno potrà avere la necessaria
panoramica su questioni che coinvolgono direttamente la vita
del credente.
Una tabella contenente l’elenco
delle contribuzioni delle chiese
del 1° Distretto dà utili elementi
di raffronto, stimolando la riflessione e delle chiese e dei singoli
sull’impegno finanziario, che desta sempre preoccupazioni, pur
essendo evidente lo sforzo fatto
per arrivare al tetto di una contribuzione equivalente al 3% sul
reddito.
Una pagina schematica fa balzare agli occhi anche dei meno
addetti ai lavori quale sia la mole di lavoro che coinvolge gli operai della chiesa. I fronti su cui
le chiese delle Valli sono chiamate a rendere testimonianza
sono moltissimi e richiedono
sforzi notevoli e diversificati.
Come dice la CED, « Agli occhi
di un osservatore disattento, la
Chiesa valdese delle Valli potrebbe sembrare poco vivace e senza
contenuti di rilievo. Eppure, più
di mille persone provenienti da
tutte le Chiese locali si impegnano attivamente in vari settori
della vita della Chiesa, tese nel
cernirne sforzo di vivere sotto lo
sguardo del Signore la fede che
le accomuna.
Nell’elenco delle persone impegnate ricorrono, è vero, spesso
gli stessi nomi, ma va rilevato
che, soprattutto per quanto riguarda le Scuole Domenicali, un
buon numero di nomi nuovi è
presente. Tuttavia alcune comunità puntano ancora su poche
persone per gestire tutte le attività. A tutti va la riconoscenza
della chiesa valdese nel suo complesso ».
L’Aimuario contiene certo ancora delle lacune e delle dimenticanze — una, spiacevole, consiste nella totale assenza della
Chiesa di Frali! il che dimostra
come la pubblicazione non sia
ancora uscita dalla fase di sperimentazione. ma ne va ribadita
l’utilità complessiva.
nuovo gruppo
Amnesty?
Ananesty International raccoglie nella zona del pinerolese un
centinaio di iscritti, di cui una
buona metà risiedono in Val Pellice. Molti soci hanno manifestato l’intenzione di costituire, un
grupix) distaccato in questa zona: è questo un progetto che tende a creare un punto di riferimento per tutti coloro che intendono lavorare più assiduamente
nel movimento di Amnesty. Per
valutare la possibilità della costituzione del gruppo a Torre Penice viene proposto un incontro
informativo, che avrà luogo sabato 19 novembre alle ore 15
presso la Foresteria valdese.
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Incontro di studio sulla pace
TORRE PELLICE — Sabato 26
novembre 1983 alle ore 17.30 alla Casa Unionista, la Commissione Pace della nostra comunità
organizza un incontro di studio
sulla pace. Sono previsti interventi di Luciano Deodato e Aldo
Ferrerò della Commissione Sinodale Pace. Dopo la cena al sacco
i partecipanti prosSiOirafintrTr
lavoro in gmppi.
• TEV prepara un viaggio
in Ismelè_jral 15 al~27 maiv.ii sa'
organizzato daT^astorg^nGr-Cs^
^er. che terrà, domenica 20 alla
Foresteria di Torre Pellice, alle
ore 15, una conferenza su « Viaggio in Israele » con diapositive.
Per informazioni e programma
del viaggio ci si può rivolgere a
Ade e Enrico Gardiol (tei. 91277).
Assemblea e visita
di Cadier
ANGROGNA — Domenica 20,
con inizio alle ore 10, si terrà
nel Tempio del Capoluogo l’assernblea di chiesa dedicata ai lavori del Sinodo (ne riferisce la
sorella Franca Coisson) e ad
un’informazione sul rinnovo dei
membri del Concistoro.
• Le prossime riunioni di
quartiere sono : lunedi 21 al Serre, martedì 22 ai Jourdan e mercoledì 23 a Cacet. Segnaliamo la
presenza del past. Cadier alla
riunione del Serre che per l’occasione si terrà nel Tempio. Sono invitati anche i partecipanti
all’ultimo viaggio in Israele poiché la storia e l’attualità di questa nazione saranno il tema della serata con proiezione di diapositive. Inizio ore 20.
• Giovedì 10 ci siamo raccolti
intorno al messaggio evangelico
per l’ultimo saluto a Emma Ar
mand-Bosc ved. Bertalot, deceduta all’età di 85 anni. Insegnante medaglia d’oro, per più di
quarant’anni fu maestra al Serre
d’Angrogna. Attiva nella chiesa,
insegnò il canto a decine di generazioni d’angrognini e il ricordo della sua vita operosa è ancora vivo nella popolazione. Ai
parenti rivolgiamo la nostra solidarietà cristiana.
Attività
VILLAR PEROSA — L’Unione
femminile si è riunita al Convitto mercoledì 16 novembre, alle
14.30.
• Riunione a Grange. Giovedì
17 novembre, alle 20.30, ha luogo una riunione per tutta la zona di Piano Maurino, nella casa
del fratello Aldo Chambon.
• Le prossime riunioni della
corale avranno luogo martedì
22 nov. e tutti i venerdì di dicembre, escluso il 30.
• Le monitrici si incontreranno mercoledì 23 nov., alle 19.45.
• Il Concistoro e i Comitati
del Convitto e della Foresteria
avranno una seduta comune sabato 26 novembre, alle 20.30.
Decessi
FRALI — Riportiamo qui di seguito il calendario delle riunioni
quartierali del mese di dicembre:
5 Giordano/Pomieri; 6 Orgere;
9 Villa; 20 Malzat; 21 Indiritti, 22
Ghigo.
• La comunità esprime il suo
affetto e la sua solidarietà ai familiari ed ai parenti del fratello
Ernesto Bounous, deceduto a Pomaretto all’età di 77 anni.
A 50 metri dalla spiaggia — ambiente familiare — ottimi i
servizi e il trattamento.
'• Tutti coloro che desiderano
partecipare all’agape comunitaria di domenica 20 novembre,
sono invitati a comunicarlo per
tempo a Dario Tron.
• Si avvisano genitori e bambini che da venerdì 11 novembre,
la scuola domenicale ha inizio
alle ore 16.
'• I giovani della filodrammatica avranno il loro prossimo incontro giovedì 17 C.m., alle ore
20, per mettere a punto il programma.
• La comunità si è stretta attorno ai familiari del nostro fratello Germano Grill, che ci ha lasciati all’età di 47 anni, dopo una
esistenza di malattia e tribolazione.
A loro rinnoviamo il nostro
sentimento di affetto e simpatia.
Eugenio Long
LUSERNA SAN GIOVANNI
— La lunga ed operosa giornata terrena del fratello Eugenio
Long si è compiuta sabato scorso, all’età di anni 84, in una camera dell’Ospedale Valdese di
Torre Pellice, dove era ricoverato da alcuni giorni.
E’ una dipartenza che lascia
un vasto rimpianto nella nostra
chiesa dove Egli era molto conosciuto attraverso una esistenza
vissuta nel lavoro e nell’onestà,
sia come funzionario di esattoria, sia come Anziano di chiesa,
un ministero al quale aveva dedicato moiti anni della sua vita.
Era un valdese della vecchia
roccia che amava la chiesa"e“^h
essa, nella sua qualità di cassiere del concistoro, non ha mai
lesinato tempo e fatica con una
totale dedizione dei suoi doni e
delle sue capacità.
Il servizio funebre, presieduto
dal pastore Giprgio Tourn, ha
avuto luogo dotìienicar-pOiìieriggio con una larga partecipazione di parenti ed amici convenuti
per rendere gli ultimi omaggi al
Caro Estinto.
Anché Ta^Corale ha voluto testimoniare il suo affetto con il
canto dell’inno « Resta con me.
Signor, il dì declina».
Mentre pensiamo con profondo senso di riconoscenza a questo fratello che il Signore ha dato alla nostra chiesa, rinnoviamo ai parenti in lutto l’espressione della nostra simpatia cristiana.
• La Corale, secondo una con
suetudine ormai tradizionale, ha
ripreso la sua attività invernale
dando al culto il suo prezioso
contributo ed ha iniziato le sue
visite ai vari Istituti per anziani.
Domenica pomeriggio, all’Asilo Valdese, ha rallegrato gli ospiti con il canto di alcuni inni ed
ha fraternizzato con loro attorno ad una guernlta tazza di té.
gentilmente Òiferta 'daìlTsiItÙfo:
Decesso
POMARETTO — Mercoledì
2 novembre ha avuto luogo il
funerale della nostra sorella
Amandina Pascal ved. Grill, deceduta nella sua abitazione dei
Masselli di Pomaretto all’età di
anni 76, dopo un lungo periodo
di infermità. Era oriunda di
Frali.
Alle figlie ed ai familiari tutti
la simpatia cristiana della Comunità.
Segnalaiioni
VILLAR PELLICE — Martedì 22 novembre alle ore 21 si terrà, presso il Municipio. Via r Maggio, una riunione
per presentare il Piano di Assistenza
Zootecnica avviato dalla Comunità Montana Val Pellice.
Nei corso della riunione verrà trattato in particolare il terna; « Igiene zootecnica e conduzione dell'allevamento
bovino » a cura del Veterinario Dott.
Stefano Gatto, incaricato dalla Comunità Montana Val Pellice dell'attuazione
del Piano di Assistenza Zootecnica in
Valle.
Parteciperanno il Presidente e l'Assessore aH'Agricoltura della Comunità
Montana Val Pellice.
Dibattiti
PINEROLO — « Sanità: lo Stato e le
USSL spendono troppo o spendono male? ». Su questo tema Democrazia Proletaria organizza per martedì 22 novembre alle ore 20.45 presso il centro
sociale di San Lazzaro un pubblico dibattito. Introduce il dr. Gianni Caruso,
segretario regionale di Medicina Democratica.
venerdì 18 novembre
□ INCONTRO MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45
presso la Casa Unionista ha luogo un
incontro di studio sui problemi dei
matrimoni interconfessionali.
Sono invitati preti, pastori, membri
di chiesa e le coppie interconfessionali
della Val Pellice.
sabato 19 novembre
□ VISITATORI LOCALI
VILLAR PEROSA — Presso il Convitto Valdese inizia il corso per visitatori
locali dalie 15 alle 19. Introduce il pastore Thomas Soggin.
□ TELEPINEROLO
CANALE 56-36
Alle ore 19 va in onda la trasmissione • Confrontiamoci con l'Evangelo •
(a cura di Marco Ayassot, Attilio Fornerone e Paolo Ribet).
domenica 20 novembre
□ ASSEMBLEA DEL
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — Casa Unionista,
ore 14.30. E’ convocata l'Assemblea del
r Circuito, che affronterà le proposte
di lavoro per l’anno ecclesiastico in corso.
□ ASSEMBLEA
Il CIRCUITO
VILLAR PEROSA — Alle ore 14.30 si
tiene presso i locali della Foresteria
(Convitto) l’assemblea del II Circuito.
□ CONVEGNO
CATECUMENI 1° ANNO
TORRE PELLICE — Convegno dei catecumeni di r anno del 1“ Circuito.
Tutti i catecumeni che frequentano il
primo anno neile chiese della Val Pellice si incontrano a Torre Pellice, alle
ore 9.45 al tempio. Dopo il culto ci sarà
un momento di dibattito, pranzo al sacco, giochi. Termine delTincontro: ore
16.
□ RADIO KOALA
FM 96.700 - 90300 - 93700
Alle ore 12.30 (circa): Culto Evangelico a cura delle Chiese Valdesi del II
Circuito.
lunedì 21 novembre
□ INCONTRO PASTORALE
Il prossimo incontro pastorale del r
Distretto avrà luogo a Torre Pellice, Foresteria, con inizio alle ore 9.15.
— Riflessione biblica (B. Rostagno).
■— Dibattito suH’Eco-Luce (sarà presente il direttore. Franco Giampiccoli).
— Pomeriggio: Conversazione di Gerard Cadier: « Dove va l'ecumenismo
in Francia? ».
— Questioni organizzative.
venerdì 25 novembre
□ INCONTRO MATRIMONI
INTERCONFESSIONALI
PEROSA — Alle ore 20.45 presso
l’oratorio parrocchiale cattolico (ex Salesiani) ha luogo un incontro di studio
sul problema dei matrimoni interconfessionali.
Sono invitati preti, pastori, membri
di chiesa e le coppie interconfessionali
delle Valli Chìsone e Germanasca.
domenica 27 novembre
□ CONVEGNO SUL
CATECHISMO
PINEROLO — Il convegno, aperto a
tutti gli interessati, si svolgerà nella
sala di Via dei Mille, con Inizio alle
14.30. E' previsto un lavoro in gruppi
su sei schede concernenti i seguenti
temi: peccato, ministeri, lavoro. I gruppi dovranno valutare le schede che alcune chiese del distretto stanno sperimentando e tornire alcune indicazioni
di metodo su come utilizzarle.
Il convegno continua II lavoro svolto
nei due convegni precedenti, e si propone di attuare le decisioni dell'ultima
Conferenza Distrettuale.
5
p
18 novembre 1983
vita delle chiese 5
ASSEMBLEE DI CIRCUITO
NAPOLI
Il BEM in Puglia
E’ necessario fare subito chiarezza in questo momento in cui
l’ecumenismo è preminente, se
non vogliamo dimissionare la
nostra confessione di fede evangelica.
Su questo argomento si è appuntata l’attenzione dell’assemblea del XIV Circuito, che ha
avuto luogo a Bari nel pomeriggio di sabato 29 ottobre.
Nonostante la scarsa partecipazione delle chiese (poco più
della metà delle comunità del
circuito erano rappresentate) e
il poco tempo a disposizione, si
è avuto un proficuo dibattito che
man mano che procedeva ne ha
elevato il tono, dando delle precise indicazioni di lavoro per
l’anno ecclesiastico in corso al
Consiglio presieduto dal Sovrintendente past. Franco Carri.
Il documento di Lima su battesimo, eucarestia e ministero
(BEM) e il relativo dossier esplicativo circolante quest’anno, al
Sinodo sono stati dunque al centro della discussione. Gli argomenti, ovviamente, potevano essere solo accennati, ma le comunità del circuito sono state caldamente invitate a studiarli a
fondo, preparandosi nel frattempo a riflettere sul significato di
essere chiesa oggi. Al riguardo
il Consiglio indirà un convegno
per la seconda quindicina di
gennaio, durante il quale due
professori della nostra Facoltà
di Teologia metteranno a confronto le ecclesiologie che emer
gono dall’evangelo di Giovanni
e dagli scritti di Paolo. Una manifestazione in piazza o in luogo
pubblico, da tenere possibilmente in primavera per ovvie ragioni climatiche, su « Perché sia^
mo contro il sacerdozio » concluderà il ciclo sull’argomento.
I tre membri del Consiglio
ancora in carica, F. Carri, A.
Menna e G. Giglio (E. Vigliano
e L. Santoro hanno presentato
le dimissioni per sopravvenute
inderogabili necessità familiari)
si sono proposti di programmare una serie di visite alle comunità nelle quali non sono ancora stati trattati i temi sulla
Riforma e sulla Pace, facendo
anche circolare tra esse delle
diapositive su Lutero e sul problema del disarmo.
L’assemblea, inoltre, ha ricordato al Consiglio che tra i suoi
compiti vi è anche quello di
« assistere e conciliare i ministri », cosa che non va trascurata e che comunque va sempre
riscoperta, date alcime situazioni che si verificano o che possono verificarsi in alcune comunità.
Infine, non poteva mancare
l’appello del nostro corrispondente di circuito ad una maggiore diffusione de « La Luce »,
richiamando l’attenzione dei responsabili delle comunità presenti sull’ultima circolare inviata dalla redazione del giornale.
Pasquale Consiglio
Villa Betania
ha quindici anni
Programmi per l'Abruzzo
A S. Giacomo degli Schiavoni si è riunita il 16 ottobre l’Assemblea del XII circuito (Abruzzo e Molise) con un culto in comune col Convegno dei giovani
che si è svolto parallelamente.
Tra le attività in cantiere, di
cui l’Assemblea si è occupata,
segnaliamo il Collettivo teologico che si riunirà il 26-27 novembre a Palombaro a cura del past.
Domenico Cappella; il gruppo
radio abruzzese che sarà convocato dal past. Mannelli in vista
della serie « Protestanti d’Abruzzo » che sarà trasmessa dalla RAI regionale; la manifestazione evangelistica di primavera
che sarà organizzata a Campo
basso a cura del locale Consiglio
di chiesa e dal Consiglio di circuito.
La Chiesa di Palombaro e diaspora si avvia ad essere affidata
alla cura del past. Mannelli: il
prescritto parere favorevole è
stato espresso alla Tavola dall’Assemblea che nel contempo
ha offerto al pastore Mannelli
la collaborazione dei predicatori locali di Villa S. Sebastiano e
del Vástese.
E’ stata confermata sovrintendente il past. Gianna Sciclone ; sono stati nominati consiglieri Teodoro lammarino, Enos
Mannelli, Mario Scivales, Florence Vinti.
« Questa sera siamo riuniti
per ringraziare Dio di questi 15
anni di lavoro e di servizio di
Villa Betania». Con queste parole del past. Salvatore Carco,
presidente del Consiglio delle
Comunità Evangeliche di Napoli, si è entrati nel vivo di una
serata molto importante per gli
evangelici napoletani : Domenica 16 Ottobre. E’ stato il giorno
che ricordava l’inaugurazione
dell’Ospedale' Evangelico di Ponticelli. Infatti 15 anni fa, nell’ottobre 1968, iniziava l’attività di
quest’opera che vedeva realizzata la speranza e la costanza, la
fede e la preghiera di tanti evangelici i quali, sin dai mesi dopo
la fine della guerra, si erano
prodigati ad assistere i napoletani aprendo un ambulatorio
medico. Vediamo le tappe principali di questo ospedale.
Come abbiamo detto, nel 1945
venne inaugurato il primo ambulatorio dell’Ospedale Evangelico in una delle zone più bisognose della città. Negli anni successivi vennero istituiti altri ambulatori nei locali delle varie
Chiese Evangeliche di Napoli.
AH’inizio degli anni ’50 con un
dono del Comitato della Chiesa
Congregazionalista degli Stati Uniti si acquistò un appezzamento
di terreno in una zona panoramica di Napoli. Ben presto si
CORRISPONDENZE
Pisa: iniziative su Lutero
La Chiesa Valdese di Pisa ha
organizzato una serie di conferenze nell’ambito delle manifestazioni celebrative del quinto
centenario della nascita di Martin Lutero; abbiamo iniziato l’aprile scorso con la trattazione di
temi più specificamente teologici : il pastore Domenico Maselli
su « Attualità di Lutero » e il
pastore Giuliana Gandolfo su
« Lutero e l’amore »,
Mentre tali conferenze erano
rivolte a tutta la cittadinanza,
la ripresa autunnale è rivolta ad
un pubblico giovanile ed è stata
promossa, oltre che dalla Chiesa, anche dalla Amministrazione Provinciale, il cui interessamento è stato decisivo ai fini di
una concreta realizzazione.
Venerdì 14 ottobre, nell’Auditorium del liceo scientifico « F.
Buonarroti», il pastore Giorgio
Bouchard ha tracciato un panorama storico del tempo in cui
visse il grande riformatore, ha
messo a fuoco le caratteristiche
spirituali di Lutero, si è fermato sulle conseguenze generali del
movimento protestante dal XVI
sec. ad oggi, a partire dalla rivalutazione del ruolo dei « laici », sino aH’influenza del pensiero luterano e riformato nell’etica del lavoro, nello sviluppo
della borghesia, in filosofia. All’esposizione del moderatore sono seguiti alcuni interventi sia
di studenti che di professori, in
particolare sulla questione molto discussa del rapporto tra protestantesimo e nascita del mondo borghese moderno : Bouchard ha riconosciuto che tra
Borghesia e Riforma vi è stato
un matrimonio che non è detto
comunque che sia indissolubile.
Venerdì, 21 ottobre, nell’altro
Auditorium dello stesso liceo, il
professore Giorgio Spini ha tenuto un interessante « excursus »
sulle caratteristiche salienti del
mondo riformato e luterano del
XVII sec. con particolare riguardo ai nuovi movimenti religiosi «evangelici» sorti nel periodo della Rivoluzione Inglese:
cosi ci ha presentato le ragioni
del sorgere di importanti denominazioni del mondo protestante, quali j battisti, i « quaccheri » e anche i metodisti, frutto
più tardo ma non meno importante di quella che Spini ha definito « Riforma della Riforma ».
Sulla scia delle molte domande
postegli dagli studenti (circa
duecentocinquanta come il venerdì. precedente) Spini ha anche affrontato problemi di ecclesiologia.
Una ulteriore fase di intervento si avrà a novembre, quando verranno effettuati colloqui
nelle singole classi da parte di
pastori e studiosi evangelici.
Particolare successo ha anche
avuto l’esposizione di materiale
della Claudiana (libri e opuscoli), effettuata con la valida collaborazione del gruppo EGEI,
durante e dopo ciascuna conferenza.
Gino Vasini
RIMINI — Era ormai uno dei
nostri e non mancava mai ai
culti e alle varie attività. Dopo
essere stato per anni un villeggiante estivo da Torino dove si
era trasferito da giovane per lavoro, Gino Vasini si era stabilito a Bellaria una volta giunto
alla pensione. Di provenienza
cattolica, aveva una fede semplice e robusta. Quando il male
inesorabile che già lo aveva costretto ad una operazione l’anno scorso ha stroncato la sua
forte fibra, non ha potuto aver
ragione della sua fede e della
sua speranza. Alcuni giorni prima della fine il Pastore l’aveva
visitato in ospedale, assieme a
due membri di chiesa, e Gino
aveva voluto pregare per primo,
poi aveva detto il Salmo 23. soffermandosi sulle parole: «Quand’anche camminassi nella valle
dell’ombra della morte non temerei male alcuno, perché Tu
sei con me ».
Il 13 ottobre l’Evangelo della
Speranza è stato annunciato dal
pastore ad un folto gruppo di
parenti ed amici, prima nella
sua casa e poi nel cimitero di
Bellaria.
Lo ricorderemo sempre con
affetto e riconoscenza per quell’esempio di semplicità e di forza che ha saputo darci nella
gioia come nella prova. Alla cara signora Teresa, che è stata
accanto a lui fino alla fine, e a
tutti i parenti, desideriamo esprimere la più profonda simpatia
cristiana e ricordare le parole
di Gesù : « Non temere, solo abbi fede!» (Marco 5: 36).
Visita a Omegna
VINTEBBIO — Nel corso del
mese di ottobre, nel quadro della ormai consueta collaborazione con l’Accademia d’Arte e Cultura di Serravalle Sesia, abbiamo organizzato un breve ciclo
di conferenze su M. Lutero, le
quali hanno riscosso un buon
interesse a giudicare dal concorso di pubblico e dalla partecipazione al relativo dibattito
che ogni volta ne è seguito. Le
tre serate hanno trattato i seguenti temi; 1) Le ragioni storiche della Riforma in Germania
(prof. Avonto di Vercelli); 2) Lutero, l’uomo e il riformatore
(dott. Penna della Chiesa metodista di Milano); 3) Lutero,
oggi (il parroco di Roasio don
Carenzo e il pastore Rivoir della Chiesa valdese di Torino). La
iniziativa ha senza dubbio contribuito ad abbattere notevoli
pertinaci pregiudizi e luoghi comuni ancora radicati nella mente e nella coscienza di molti nostri concittadini nei confronti
del grande riformatore germanico, e ci ha offerto l’occasione
di portare avanti la nostra opera di testimonianza in favore
della verità e del Vangelo di
Cristo.
Ci piace altresì ricordare la
bella giornata del 27 ottobre
trascorsa da un buon gruppo di
nostri fratelli e sorelle in visita
alla fiorente comunità di Omégna. L’accoglienza riservataci è
stata magnifica. In mattinata si
è assistito al culto presieduto
da sorelle delle due comunità.
Quindi, negli spaziosi e ben attrezzati locali annessi alla cappella, si è consumato tutti insieme l’ottimo pranzo preparato
con generosità e competenza da
membri della comunità cusiana.
L’agape fraternà e i successivi
momenti di riflessione — dedicati in particolare all’approfondimento della dibattuta questione della repressione della lotta
dei contadini propugnata da Lutero — ci hanno offerto l’opportunità di apprezzare tutta la
bellezza dello stare insieme,
quando è l’amore in Cristo che
unisce.
Il nostro auspicio è di potere
presto contraccambiare la cortesia di quei nostri fratelli e sorelle che stanno all’estremo lembo del Cusio e rivivere in loro
compagnia ore altrettanto liete.
dovettero abbandonare i lavori
per l’intolleranza religiosa di quegli anni. Uri nuovo terreno venne
trovato, ma questa volta in una
zona di abbandono sociale, in
un quartiere emarginato: Ponticelli. I lavori iniziarono nel
1964 e, nonostante un periodo di
interruzione per mancanza di
fondi, nel 1968 l’ospedale venne
inaugurato : 100 posti letto e
tutte le. specializzazioni mediche.
In questi 15 anni, come ha ricordato nel suo intervento il
dott. Teofilo Santi, attuale presidente della Giunta e fondatore dell’ospedale (^lio del pastore metodista Riccardo Santi
che agli inizi del ’900 fondò l’Opera « Casa Materna »), sono
migliaia gli interventi chirurgici
avvenuti e circa 30.000 bambini
sono nati a Villa Betania! Ben
11 chiese evangeliche di Napoli
sono componenti dell’Assemblea
che dirige l’opera: dai metodisti ai pentecostali, dai valdesi
agli apostolici, dai battisti agli
avventisti, dai luterani all’Esercito della Salvezza.
L’opera dell’ospedale « degli
evangelici» (non «per» gli evangelici!) continua. Continua tra
le difficoltà della nostra società
e tra le ansie e le speranze di
queste chiese evangeliche che
vogliono continuare con questa
opera a lavorare, a servire e ad
amare il prossimo. Questo è stato il significato della riunione
per l’anniversario. (Questo impegno (lavoro, servizio, amore)
era dietro alle parole del past.
Carcò durante la predicazione
sul testo del Salmo 103, dietro ,
alle parole commosse del. dott.
Santi, dietro alle preghiere e ai
canti di una comunità (circa 200
presenti) formata da evangelici
di diverse denominazioni, da medici e da ammalati non evangelici. Una strana comunità! Come quella che tutte le domeniche alle ore 19 riunisce evangelici e non per un culto: l’Ora
del Vangelo, nella sala delle riunioni in ospedale, presieduta a
turno da ben 19 chiese evangeliche di Napoli.
«Questa sera noi ringraziamo
Dio, ma lo ringrazieremo ancora domani e dopo domani, quando saremo al lavoro per curare
i nostri fratelli ». Con queste parole, il past. Carcò ha concluso
la serata indicando una strada
da percorrere: la via del servizio e della continua lode a Dio
per le sue benedizioni.
« Anima mia, benedici l’Eterno! ».
Giovanni Anziani
S. MARZANO OLIVETO
Una scelta di vita
Questo tempo di ansietà e di
privazioni per molta parte della
umanità, in realtà è il tempo
che ci è dato per « ripensare »
la qualità della vita... e ci sono
molti modi di fare questo. Noi
però come credenti, siamo chiamati a essere segno del nuovo
mondo di Dio, mondo che ci è
stato promesso e che viene, malgrado lo scetticismo e lo sconforto di tanta parte della umanità. Fra le tante attività umane, utili o inutili, ce n’è una che
è indispensabile ed è quella di
procurare il cibo per tutti; questo è possibile farlo soltanto se
si ritorna al lavoro dei campi
con mentalità nuova, ad esempio considerandolo come un
servizio reso agli altri e non
solo come fonte di reddito personale... e bisogna fare questo
prima che gli attuali « addetti ai
lavori » scompaiano del tutto.
senza aver avuto la possibilità
di insegnare alle nuove leve le
tecniche necessarie al lavoro dei
campi, che sono diverse a seconda delle località. Occorre avere sufficiente umiltà per imparare e sufficiente fantasia per
vivere questo lavoro come un
servizio. L’idea è questa: una
« comune » agricola inquadrata
giuridicamente come una cooperativa, i cui membri lavorano
ciascuno secondo le proprie capacità, mettendo al servizio gli
uni degli altri i propri doni, ricevendo ciascuno secondo i propri bisogni, mentre il « di più »
può essere distribuito all’esterno
del gruppo, secondo decisioni
stabilite insieme.
Chi è interessato non ha che
da scrivere a: Ugo Tomassone Chiesa Evangelica Metodista,
via dei Caduti 25 - 14050 S. Marzano Olivete (AT).
6
6 prospettive bibliche
18 novembre 1983
UN CORSO ORGANIZZATO DALLA FFEVM A ECUMENE
Animando si impara
Da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre si è svolto ad
Ecumene un incontro di animazione biblica sulle metodologie e
tecniche nell’ambito di una continua ricerca verso un avvicinamento più corretto della parola
di Dio al giorno d’oggi. L’incontro, organizzato dalla Federazione Femminile Evangelica Valdese e Metodista (FFEVM), è stato
condotto dal pastore Yann Redalié.
Tutti abbiamo un problema di
comunicazione nel nostro vivere
in società ed il nostro essere cristiani ci impone una ricerca continua ed una verifica in ogni situazione di vita. Non un corso,
quindi, di formazione per animatori, in cui si presume che c’è, da
ima parte, chi sa, e, dall’altra,
chi riceve un messaggio già elaborato e definitivo, ma un incontro aperto, come ha detto lo stesso Redalié, in cui il conduttore
deve sapersi adeguare alle dinamiche che si sprigionano dal lavoro di gruppo, lanciando ipotesi, inserendosi, estraniandosi, canalizzando senza forzature, rimandando conclusioni affrettate
od impossibili. Cosicché è apparso che la migliore lezione emersa da questo incontro è stata
proprio la denuncia di tutte quelle situazioni « statiche » in cui si
configura un rapporto unidirezionale fra docente e discente, senza ritorno e quindi sterile, non
adatto alla crescita personale ed
al mutamento in generale.
Il metodo di lavoro prevalentemente seguito è stato quello
della discussione all’interno di
gruppi di 6-8 persone fatta seguire da una esposizione sinte
tica delle considerazioni emerse.
La prima fase di approccio è
consistita in una « lettura » interpretativa di una storia in fumetto raffigurante la condizione
di emarginato in un ambito sociale, e la riflessione si è focalizzata sulle dinamiche che questo
problema, in tutte le sue molteplici manifestazioni, può produrre, fino ai capovolgimenti più
estremi e pericolosi.
Studio delle parabole
Ci si è progressivamente avvicinati al tema dominante della
trattazione, cioè la parabola,
quando si è passati ad una meditazione su un passo dell’Antico
■Testamento: da Samuele, « Pentimento e pimizione di Davide ».
E da questo passo si è giunti
ad uno studio sinottico sulla parabola dell’« Uomo e la Pecora »
in Matteo e in Luca.
Dopo aver sondato la conoscenza in merito dei partecipanti,
chiedendo loro di riscriverla a
memoria e di indicarne il contesto, si è proceduto alla verifica
con testi veri sotto gli occhi di
tutti; quindi alla ricerca delle
diversità e delle cose comuni alle due versioni, i termini « chiave » nelTuna e nell’altra, i contesti in cui sono collocabili nell’ambito degli Evangeli, lo stile,
lo scopo ed i pubblici cui erano
presuntivamente indirizzate.
Giustamente Redalié ha indicato la necessità di cogliere la essenzialità della parabola (il rapporto fra padrone e pecora), e, poiché ci si è soffermati ad
analizzare l’espressione « novan
tanove giusti », quasi scorgendovi una critica, sia pur indiretta,
contro le false certezze, da qualche parte si è posta la domanda
fino a che punto sia lecito forzare l’analisi oltre il testo.
Quello che è certo è che nel
leggere la parabola il modo più
corretto di porsi appare quello
di tentare una interpretazione la
più corrispondente alle problematiche del tempo in cui viviamo. Per cui la Bibbia — e qui
contro ogni residuo di fondamentalismo — viene definita da Redalié un «pedagogo della pluralità ».
Solo a questo punto Redalié,
senza dare per scontata la giustezza della sua percezione, ha
ritenuto opportuno indicare alcune elaborazioni storico-critiche
per arricchire e sistemare quanto già era venuto emergendo. E
così Redalié ha esplorato i vari
tipi di aspettative che si annidavano negli animi delle varie genti al tempo di Gesù: Tapocalittica, la zelota e la farisea; tutte
quante, pur nella loro diversità,
avevano in comune il rimandare
nel futuro la venuta del Regno.
Redalié ha mostrato il limite
ed il pericolo di vedere la parabola come semplice illustrazione
o allegoria, si avrebbe, in tal caso, — ha detto — una riduzione
della parabola nel senso di verità
teologica di tipo astratto, ecclesiastico, statico.
Al contrario essa non può essere intesa che come centro di
iniziativa che crea movimento nel
senso che abbiamo già indicato.
L’analisi della parabola del
« tesoro nascosto nel campo » è
stata effettuata proponendo ai
membri dei vari gruppi la lettura del passo di Matteo affiancato ad altre tre storie complementari; subito si è rilevato come le reazioni umane inserite in
queste storie (tesaurizzazione,
oblio, « cecità » di fronte al fatto del rinvenimento di un tesoro) poco avevano a che fare con
il linguaggio della parabola con
il suo carattere apparentemente
paradossale.
Interessante è stato a questo
punto il lavoro svolto utilizzando la tecnica del « dialogo muto », in cui ciascun componente
ogni gruppo scriveva con pennarello, a turno, una riflessione su
un tabellone orientato da una
frase contenente un nucleo guida: « Il Regno di Dio è simile a
un tesoro ».
La parabola vissuta
Sempre da Matteo si è preso lo
spunto per fare un lavoro di tipo totalmente diverso. La parabola nota con il titolo « Gli operai nella vigna » ha dato luogo,
su suggerimento di Redalié, ad
ima drammatizzazione delle possibili reazioni dei lavoratori delle diverse ore che si scontrano ipoteticamente all’osteria,
la sera, a fine giornata, accampando ciascuno le proprie motivazioni e reagendo alla aggressività degli altri, con cenni chiari
a problemi di scottante attualità.
La tensione è cresciuta, ma Redalié ha tenuto a precisare che
l’animatore deve sempre essere
vigile affinché l’esperimento non
si trasformi in psicodramma!
E’ indicativo — e ben riassume
il senso del nostro discorso — il
monito e la preghiera con cui lo
stesso Redalié ha chiesto al Signore di tenerci lontani dalla tentazione di trasformare dei metodi, sia pure nuovi, in idoli che
ci ingabbiano in una staticità
non cristiana.
' N. A. M.
Promessa
oltre
il diluvio
(segue da pag. 1)
è posto- sotto ristrettezze. Dio,
però, limita l'arbitrio dell'uomo.
Questi non può più uccidere per
impossessarsi della vita degli altri, animali o uomini. Dio vigila
sulla vita; Dio chiede conto della vita. Non è lecito sciupare o
calpestare la vita che Dio ha concesso.
Un'ulteriore conferma di questa volontà di Dio perché l'uomo
si proietti verso il futuro con
gioia e speranza sta nel « Crescete, moltiplicate e riempite la terra ». Dio non ha in serbo catastrofi e distruzioni. E^li dà vita,
pace, abbondanza e gioia. In una
parola egli vuole lo shalom-pace.
Alla luce di questa benedizione
di Dio, gli strumenti di morte e
di sterminio, quali sono le armi,
con le atomiche in testa, acquistano non solo il significato di
un crimine contro l'umanità, ma
sono in aperta contraddizione
col piano e la volontà di Dio per
l'uomo.
L'uomo di fede trova la sua garanpa per il domani nella benedizione di Dio e nella certezza
che Dio vigila per il raggiungimento del suo piano di shalompace. Affidare la propria sicurezza del domani alla protezione
omicida delle armi è idolatria,
è avere un altro dio.
Le ragioni, i calcoli di opportunità politica, economica o ideologica che giustificano la costruzione, il possesso e l'uso delle
armi sono il frutto del peccato,
non della fede nella parola-benedizione di Dio.
Salvatore Rapisarda
LA PACE: DONO DI DIO
E IMPEGNO
DEI CREDENTI - 1
La nostra tematica può essere affrontata in due modi diversi:
1) In modo che potremmo definire
« di profetismo tradizionale ». Raccogliendo cioè tutte le dichiarazioni e le prese
di posizione che si sono avute nelle diverse Chiese (dai documenti votati alle
assemblee ecumeniche alle encicliche e
ai discorsi pontifici) si può produrre
un’ampia documentazione che permette
di delineare la linea di comportamento
della cristianità moderna. Tutto questo
materiale può essere utilmente letto e
analizzato e se ne ricava una « politica »
della pace, un insieme di riferimenti
ideali e di enunciati che permettono di
dire che la Chiesa vive oggi un chiaro
ed esplicito impegno di pace.
Lo sente, lo vive non solo, e non in
primo luogo, come im principio etico e
morale necessario alla convivenza umana (sia pure sotto la spinta e l’ingerenza di fenomeni moderni) ma come un
chiaro riferimento al dato della rivelazione, al messaggio evangelico.
2) Si può all’opposto assumere un
atteggiamento che oserei definire « di
radicalismo protestatario ». I cristiani
non hanno da impegnarsi né per la pace né per altre realizzazioni umane. Dovrebbero riscoprire un atteggiamento di
maggiore umiltà rinunciando a dire la
loro su tutto e tutti, sempre un po’ saccenti e sapienti, atteggiandosi a maestri
che insegnano agli altri uomini ciò che
devono lare. Dovrebbero riscoprire che
a loro è chiesto di vivere con sobrietà
prendendo sul serio i principi delTEvangelo, lasciando che gli uomini facciano le
loro esperienze.
Tensione e dialogo interiori
Non seguiremo né l’una né l’altra strada; cercherò di percorrerne una terza;
presentando in modo molto personale le
mie preoccupazioni e le mie riflessioni
su questo tema, mi situo fra queste due
soluzioni, senza rifiutarle e rinnegarle
perché le sento vivere entrambe in me
stesso, le sento dialogare in una tensione dialettica: l’urgenza di parlare della
a cura di Gino Conte
Le nostre chiese continuano a interrogarsi sui loro compito al servizio della pace. Un contributo a questa riflessione troviamo neila relazione svoita dal pastore
Giorgio Toum al convegno dei soci e amici del SAE, riunito a Torre Pellice dal 20 al
23 maggio 1982, in preparazione aUa XX assemblea nazionale tenuta poi alla Mendola
nell’agosto di quell’anno, sul tema « La pace, sfida del Regno ». Fra gli Atti di quell’assemblea, pubblicati quest’anno dalla LDC, si trova, in appendice, anche la relazione di Giorgio Toum, che riportiamo in questo numero e nei prossimi.
pace e d’impegnarsi per essa, e d’altra
parte l’esigenza di un umile silenzio che
permetta di raggiungere le cose più che
le parole; e cerco così di maturare un
convincimento.
Come credenti ci siamo battuti e ci
battiamo per la pace (anche se i risultati non sono molto evidenti) perché è
chiaro che dal Nuovo Testamento emerge una esortazione fortissima alla pace.
La letteratura apostolica è piena di appelli, di inviti a provocare, a cercare, a
costruire la pace. Dal « Cerchiamo le
cose che contribuiscono alla pace» (Giov.
14: 19) a « Dio non è un Dio di confusione ma di pace » (1 Cor. 14: 33); da « Il
frutto dello Spirito è amore e pace »
(Gal. 5: 22) a « Mantenete l’unità dello
Spirito con il vincolo della pace » (Ef.
4: 3); da «La pace di Dio regni nei vostri cuori » a « Procacciate giustizia, fede
e pace» (2 Tim.), fino a «Procacciate la
pace con tutti » (Ebrei 12: 14). Tutti questi testi esprimono il pensiero secondo
cui la pace non è una condizione, uno
stato di fatto, in equilibrio, ma una creazione che si realizza, un processo di perseverante impegno.
Questo significa che la pace, evangelicamente intesa, va letta da due punti di
vista.
Fra indicativo e imperativo
Anzitutto in chiave dialettica, secondo la dialettica classica della teologia paolina che potremmo definire dell’indicativo-imperativo.
L’Evangelo e tutto ciò che esprime è
una realtà, un fatto, ma nello stesso tempo è per noi vocazione a vivere: siete in
Cristo - siate in Cristo; siete figli di Dio siate figli di Dio; siete nuove creature siate nuove creature.
Per quanto concerne la pace, essa è
già stata realizzata in Cristo: « Abbiamo
pace con Dio » (Rom. 5: 1), « è lui che è
la nostra pace » (Efes. 2: 14); la pace di
Dio e di Cristo è già in noi e ci è stata
data; non è un progetto da realizzare, non
è un insieme costruito dalle nostre azioni,
ma in quanto è « di Cristo » è una realtà
che ci è data. « La pace di Dio, che sopravanza ogni intendimento, custodirà i vostri cuori, i vostri pensieri in Cristo Gesù » (Pii. 4: 7).
Ma da questa realtà dello Spirito scaturiscono le esortazioni a operare per la
pace.
Potremo così sintetizzare la natura dialettica di questi enunciati sulla pace in
questi termini: ciò che siete in Cristo, siatelo nella vita; la pace che avete in Cristo, o meglio la pace che è stata realizzata
in Cristo, in cui voi siete inseriti, realizzatela nella vostra vita. Create ciò che vi è
stato dato. Voi siete salvati: sappiate vivere da uomini salvati; siete stati riconciliati: sappiate vivere da uomini riconciliati.
Quando diciamo che la pace non è un
dato, ma una creazione, questo non significa che la vita cristiana, nel suo impegno
per la pace, debba considerarsi frutto
della fede, che cioè esista la fede come
momento prioritario, e, come momento
conseguente, un comportamento di pace.
La dialettica non è tra il credere e il fare, ma tra ciò che si è, in Cristo, e ciò
che si deve essere.
Le esortazioni alla pace vanno poi lette
alla luce di un secondo criterio: quello
della relazione. La pace di cui si parla
qui non ha una dimensione esclusivamen-,
te etica. Non si può dissolvere il termine
pace, di cui qui si parla, in comportamento, in un « fare ». La pace come creazione
non significa che si esaurisca in ciò che
facciamo per essa.
La pace non è un atteggiamento pacifico, o per essere più esatti, non si identifica con un atteggiamento, con una prassi pacifica o pacifista, perché la pace è
qualcos’altro. Non è solo un dato, non è
mai un possesso, non è mai un bene che
si possa in qualche modo mediare, comunicare: la pace è una relazione. E’ rinnovamento radicale e come tale va vissuta
e accettata: la pace di cui parlano gli apostoli è intimamente legata alla santificazione della vita di ogpii credente; la creazione della pace è una conseguenza della
vita di santificazione dei credenti.
La « santificazione »
Non so se il termine « santificazione »
viene molto usato nella teologia cattolica;
senza tema di smentita possiamo affermare che è termine caratteristico dell’etica
protestante. E’ il processo di impegno con
cui il credente costruisce la sua vita di
fede vivendola alla luce di quel passo
che dice: « Siate santi — dice il Signore
— come io sono santo ».
Non è un processo di perfezionamento interiore o morale; la santificazione è
il prendere coscienza della propria appartenenza a Dio. Biblicamente, e nella sensibilità riformata, la santità non ha nulla a
che vedere con la integrità esistenziale,
ma con una chiarezza di vocazione. Sei
santo non perché esprimi una esistenza
qualitativamente diversa, più autentica,
più profonda di quella del fratello, ma
perché tu sai dove vivi e perché vivi questa esistenza.
Esser santi come Dio, vuol dire aver la
coscienza di una concentrazione vocazionale massima. Quando perciò diciamo che
la pace non è un dato, ma si crea, si
crea in questo senso: nel senso che non è
esclusivamente o unicamente una prassi di
pacifismo, ma è un radicare se stesso, il
proprio esistere, in quella che è la pace
di Cristo.
Giorgio Tourn
(continua)
7
18 novembre 1983
obiettivo aperto 7
DALLA RELAZIONE DEL SERVIZIO DI AZIONE SOCIALE, FEDERAZIONE CHIESE EVANGELICHE IN ITALIA
Terremoto: è tempo di "cambiare marcia"
In un contesto ridiventato "normale”, la nostra iniziativa ha bisogno di definire la propria identità - Lo potrà fare solo
superando la fase di "colonizzazione umanitaria” mediante l’apporto delle chiese locali e II radicamento nel territorio
\ tre anni dal terremoto, passata la fase di
emergenza, passata la fase della ricostruzione, siamo in pieno nella fase di gestione delle opere sociali. In questo contesto la segretaria del S.A.S.
(Servizio di Azione Sociale) della Federazione
CSiiese Evangeliche in Italia ha redatto una rela
zione per il proprio Comitato Generale impostando una riflessione sul significato dell’attuale fase
e sul senso del nostro intervento oggi. Ne pubblichiamo la prima e l’ultima parte tralasciando la
parte centrale contenente l’analisi dettagliata dei
singoli interventi.
La situazione generale
Quando parliamo di fine della
fase di ricostruzione e inizio della
fase di gesUone, stiamo pensando a noi e solo a noi.
Sappiamo tutti che in generale la fase della ricostruzione vera e propria più che essere finita
deve ancora cominciare (salvo
eccezioni), come sappiamo che i
vari Centri Sociali o opere di assistenza sono quasi tutti inutilizzati. Malgrado tutto questo, girando per il Napoletano o in Irpinia abbiamo la sensazione che
il terremoto sia ormai lontano,
che la vita abbia ripreso a scorrere come prima dell’accaduto:
quasi che la grande parentesi si
stia richiudendo. Certo molto è
cambiato; molte famiglie in lutto, qualche impresario arricchito, un’aria generale un po’ diversa soprattutto nella campagna dove il paesaggio ha subito
notevoli variazioni: strani villaggi prefabbricati emergono ovunque a sostituire le vecchie case
di paese con tutto ciò che questo comporta nella vita quotidiana della popolazione.
Le macerie non più toccate dopo il primo grande intervento
coi bulldozer sono ormai ricoperte di erba e cespugli e quasi non
si distingue la differenza tra queste e i ruderi di secoli presenti
qua e là nella zona.
I comuni si sono arricchiti: i
lavori pubblici hanno avuto un
notevole incremento: strade, sedi
municioali, piazze, nuove scuole e
persino centri sportivi, il tutto
in misura della capacità di iniziativa dei singoli sindaci.
Ma quello che sembra più reale è che la vita non è cambiata:
la tragedia, come fatto eccezionale, ma anche le illusioni di
cambiamento si sono quietate.
La vita normale, coll’emigrazione
e il clientelismo, con il consumismo e la miseria, continua. Le
donne anche se hanno votato per
l’aborto, continuano a far figli; i
loro mariti continuano ad essere
contrari agli anticoncezionali che
danno troppa libertà; i capifamiglia come sempre si vendono
per un posto di lavoro pubblico e
sono ricattati tutta la vita, oppure coltivano la terra asciutta
in attesa di un colpo di fortuna,
magari un altro terremoto, che
se ha fatto morire alcuni, ha fatto fortuna di altri: soldi ne sono
girati tanti e, anche se i milioni
nei loro giri han seguito la logica di sempre del «piove dove è
bagnato », qualche goccia fuori
strada ha dato un po’ di respiro
a qualcuno. I giovani sono la parte della popolazione che colpisce
di niù: non esiste il giovane per
così dire « normale » che studia
e lavora preparandosi a metter
su casa e sposarsi: qui o sono
belli, incazzati, disgustati della
vita sudicia che li circonda, in ricerca di lotta per una vita più
giusta, genuini, puliti e, malgrado la pesante realtà che li opprime, con slanci vitali e idealistici;
o all’opposto son vittime docili
e passive del consumismo stantio importato dal nord, del clientelismo più bieco dei « signori »
del sud: sono spenti, son grassi,
son flaccidi e pigri: hanno l’auto prima del lavoro e su questa
l’immancabile mangiacassette americane: rifiutano di « faticare »
come hanno fatto e fanno i loro
padri: aspettano l’occasione di
un « lavoro sicuro » che permetta di campare con tutti i diritti
conquistati dai lavoratori con le
lotte, senza muovere un dito non
solo oer la conquista di tali diritti, ma nemmeno per guadagnarsi il pane. E’ facile quanto
sbagliato disprezzarli, ma è difficile quanto doveroso smuoverli, dar fiducia in qualcosa.
Tutto quello che si potrebbe
ancora aggiungere non è molto
diverso da quanto abbiamo visto
e letto e ripetuto sul Mezzogiorno in Italia, quello che è importante tener presente è appunto
questo: che la situazione qui non
ha più nulla di particolare o eccezionale.
E in fondo non fa eccezione
nemmeno la città di Napoli dove
la lotta politica, coi suoi risvòlti nazionali, travalica la tragedia
della città, creando, o alimentando, un’inquietudine che rende la
popolazione viva e piena di fermenti. Il terremoto e quel che ne
è seguito ha acutizzato le tensioni, ha reso più cruenta la lotta,
ma almeno aoDarentemente, non
ha rotto la logica dei contrasti
di potere, anche se ha certamente contribuito alla crisi di amministrazione che è in corso.
La nostra presenza
E’ bene che ci chiediamo, alla
luce del quadro generale, quale
è il senso della nostra presenza
di evangelici in queste zone del
sud. Se non fosse un’espressione
un po’ grossa potremmo dire che
il nostro intervento nelle zone
terremotate sta passando per una crisi di identità.
Non assistiamo, non ricostruiamo, non evangelizziamo (almeno
non nel senso tradizionale) anche se queste cose hanno fatto, e
in certa misura ancor fanno, parte del nostro intervento e neppure possiamo dire onestamente
che siamo lì per gestire un passaggio indolore alla popolazione
delle cose da noi costruite e avviate.
Eppure siamo ancora presenti
quando ormai tutti quelli che so
no intervenuti dopo il disastro
se ne sono andati: chi subito, chi
dopo un anno, chi dopo due. La
gente comincia a domandarsi come mai non accenniamo a mollare: c’è chi non aspetta altro e
ci sente (non ^ torto) prolungatori di un controllo fastidioso
per mancanza di fiducia nella
gente del luogo, chi ci considera
degli idealisti buoni ed innocui e
alla lunga inefficienti, chi si attacca a noi per « mungere » ancora qualcosa visto che altrove è
semnre più difficile, chi pensava
che fossimo venuti per fondare
nuove chiese, nuove sette, come
altri « evangelisti » e, vedendo
che questo non avviene, comincia a dubitare che abbiamo qualche più segreto tornaconto, e infine alcuni pochi, che hanno ca
pito: ma cosa hanno capito?
Hanno capito che siamo onesti,
in buona fede, che abbiamo commesso degli errori e che vorremmo sinceramente aiutarli, ma
non abbiamo sempre chiaro come: sono disponibili a salire sul
nostro stesso carro (e con un
piede sono già sopra), ma hanno
anche paura di essere bruciati, di
rimanere una volta ancora delusi e sanno che noi abbiamo la
stessa paura per loro.
In realtà stiamo gestendo in
prima persona quattro grosse iniziative sociali ed economiche.
E’ ormai chiaro che né le cooperative né i Clentri Sociali potranno mai giungere ad un equilìbrio duraturo senza la nostra
consistente opera di sostegno.
L’impegno che richiede una
cooperativa agricola in Basilicata o in Irpinia va ben oltre la
spinta di avvio di una stalla sociale che i soci-contadini dovrebbero condurre da soli. Lo potevamo pensare all’inizio, ma i fatti ci hanno smentito.
Per far quadrare i bilanci di
una piccola stalla, senza quasi
volerlo si toccano interessi economici e politici di gente che ha
tutti i vantaggi nel lasciar le cose così come stanno e a cui un
esempio concreto alternativo dà
fastidio per il solo fatto di esistere. Inoltre la richiesta di mutui, l’adesione ai piani di sviluppo, i rapoorti con la regione ecc.
son cose che sfuggono alle possibilità di gestione di un socio-contadino, ma senza le quali non è
possibile neppure pensare ad una
sopravvivenza deH’iniziativa.
Il fatto di aver tenuto in piedi le cooperative con energie importate per questi due anni rappresenta di per sé per la zona
qualcosa di sconvolgente: molti
amici o nemici locali ci hanno
espresso questo stupore con un
misto di preoccupazione e ammirazione. Ma questo non è che il
punto di partenza di qualcosa
che è molto più duro, diffìcile,
importante e avvincente di quanto non sembrasse aH’inizio. Altro
che fase di passaggio alle forze
locali in uno o due anni! O ci
buttiamo in una battaglia politica-economica vera e propria che
ha il 50% di probabilità di fallire, con opnositori forti di secoli
di esperienza di resistenza passiva e sostenitori appassionati,
idealisti e carichi di aspettative,
o ci ritiriamo in buon ordine a
testa alta consci che il solo aver
dato un’indicazione ha già di per
sé un valore positivo in queste
terre dove niente si muove davvero.
E che dire dei Centri Sociali?
Non è stato diffìcile ottenere
dalla città di Napoli la gestione
del Centro Sociale di Ponticelli
poiché l’amministrazione sapeva
che non avrebbe avuto la forza
di farlo in prima persona, pur
riconoscendo l’utilità di un tale
lavoro per la ponolazione. Esattamente come siamo stati praticamente (e nemmeno elegantemente) estromessi dalla gestione
di quello di Portici da amministrazione di altro colore e, diciamolo nure, di altro livello di serietà.
Questo significa che sarebbe
inesatto e cieco considerare il
lavoro a Ponticelli, peraltro pieno
di possibilità e di sviluppi, come
un lavoro di passaggio, di transizione: se ce ne andassimo ora
come tra 5 o 10 anni nessuno
sarebbe nella possibilità di conti
Una veduta del villaggio di Monteforte Irpino (Avellino) costruito
dalla Federazione.
nuare il lavoro, anche se nessuno potrebbe rinfacciarci nulla
poiché comunque le case ai senzatetto sono state date.
In quanto a Monteforté, dove
per i particolari sviluppi, già in
precedenza avevamo previsto una nostra presenza duratura, ci
rendiamo conto sempre più che
le varie cose che abbiamo messo in moto sono da una parte
estremamente utili, ma dall’altra
richiedono un’assiduità di attenzione e una chiarezza di linee di
azione notevole per muoversi nel
terreno minato del feudo De Mitiano che impone da sempre alla popolazione una pesante cappa di immobilismo gestito con
demagogia e ricatti.
Se Queste ipotesi sono esatte
(e ci auguriamo che suscitino discussione) significa che la Federazione volente o nolente ha messo in moto 4 iniziative sociali nel
Mezzogiorno di largo respiro, e
che queste iniziative richiedono
un attento e continuo sforzo di
valutazione oltre che di appoggio e propulsione. (...)
Prospettive per il futuro
Tutti questi lavori hanno oggettivamente delle possibilità di
sviluppo valide e anche molto
ampie, ma richiedono energie,
cure e passione. Ancora più di
Quanto non siamo stati in grado
di dedicarvi finora.
La difficoltà e l’incertezza del
futuro vengono in gran parte dal
fatto che, a differenza di come
normalmente si agisce nel nostro
mondo evangelico, qui prima si è
avviato il lavoro e poi ci si è dati da fare per cercare il gruppo
di persone adatte per portarlo
avanti. Sappiamo tutti perché ed
è stato inevitabile, ma ora ne paghiamo il prezzo. Mentre le singole iniziative devono procedere senza arresti per non essere
travolte dalle difficoltà esterne,
continua il lento lavoro di ricerca dei collaboratori, della formazione dei gruppi, della sensibilizzazione di sostenitori esterni, oltre che una necessaria opera di
analisi e valutazione del progetto. L’accavallamento di queste
fasi diverse rappresenta il problema n. 1 del lavoro.
Un altro aspetto delicato è che
Queste iniziative, per cause che
di nuovo conosciamo benissimo,
si sono calate nelle diverse situazioni senza partecipazione effettiva degli evangelici locali, anche
se tutti si sono prodigati grandemente in fase d’emergenza. E’
un problema che si risolverà
speriamo nel futuro, ma per ora
non c’è una comimità evangelica
di qualunoue denominazione nelle zone terremotate che veramente senta le iniziative della
Federazione come proprie.
Il collegamento con le chiese
avviene più facilmente con realtà più lontane (Valli Valdesi, F.
G.E.I. ecc.; attraverso i volontari, gli obiettori o le visite dei donatori stranieri: questo è molto
importante e va incrementato
per superare l’isolamento che rischia di sopraggiungere via via
che « l’episodio terremoto » si allontana nel passato, ma non basta, come non basta che alcune
persone evangeliche della zona
diano un grosso contributo a livello personale.
Come si diceva prima, il lavoro
per procedere richiede un sempre maggior inserimento nelle
realtà sociali locali e questo non
può essere fatto solo da gente
che viene da fuori: l’apporto della comunità è indispensabile per
superare la fase di « colonizzazione umanitaria » e ricercare in
ogni singolo luogo una propria
identità di testimonianza. Altrimenti il lavoro va avanti, come
sta andando avanti ora, con alti
e bassi, gioie e paure ma con rischio di scoraggiamento e frustrazioni delle persone che in
questo momento si trovano in
« prima linea » e che stanno investendo in questi progetti le loro migliori energie dimostrando
un interesse e una dedizione senza i quali tutto sarebbe ormai
fermo, ma che hanno assoluto
bisogno di appoggio e di sostegno effettivo e soprattutto di
chiarezza sulla linea da portare
avanti e sulle motivazioni di fondo del nostro intervento.
La volontà di proseguire la battaglia malgrado le difficoltà esiste proprio nelle persone che si
sono identificate maggiormente
nei progetti ma più si va avanti
più ci si rende conto che in un
certo senso è tempo di « cambiare marcia ».
Se fin qui siamo stati sospinti
dalla fretta, dalTentusiasmo e
dalla necessità di realizzare i progetti in tempi accettabili, ora deve iniziare una fase di lavoro in
profondità, di radicamento nel
territorio, di riflessione sui passi
da fare e di valutazione di quelli
già fatti.
Solo se assumiamo la calma di
chi guarda il lavoro a media lunga scadenza potremo procedere senza troppi rischi di vederci sfuggire dalle mani o afflosciar,
si tutte le iniziative che abbiamo
messo in cantiere.
Tot! Bouchard
8
8 ecumenismo
18 novembre 1983
SVIZZERA: ASSEMBLEA DI ACELIS E VOCE EVANGELICA
Molte frontiere da superare
Le Assemblee annuali dell’ACELIS (Associazione delle Chiese
Evangeliche di lingua italiana in
Svizzera) e di Voce Evangelica
(mensile delle Chiese evangeliche
di lingua italiana in Svizzera)
hanno avuto luogo il 24 e 25 settembre scorso a Berna, dove i
delegati delle Comunità sono stati accolti con calore e simpatia
dai membri dèlia locale chiesa
evangelica di lingua italiana.
Nel corso dèi lavori deil’assemblea ACELIS i rappresentanti
delle Comunità si sono riproposti
il problema della scarsa IpartecipaziOne diidèlègati del cantoni
svizzeri di itógEpa italianàj quali
i ©rigioni e il Ticino.
La ragione di tale assenza è
emersa dal latto che, soprattutto
le , Cormmità Evangeliche risied&|ti .nelle Valli Montane della
S’iizzera di lingua italiana, hanno' di,bbleini interni, sia di origine’ spciade. che culturale, che ritengoiK). non possano essere compresi al di fuori dei loro confini.
Il loro isolamento si riscontra
persino nella scarsezza di materiale didattico in lingua italiana,
da porre al servizio della Comunità; tuttavia, la ricerca in tal
senso viene avviata piuttosto nei
confronti della cultura svizzera
che di quella italiana.
Più numerosa è stata, invece, la
partecipazione delle delegazioni
delle Comunità che risiedono nei
cantoni di lingua francese e di
lingua tedesca, tra i cui membri
di Chiesa vi è ancora, malgrado
la crisi economica che si delinea
ormai pesantemente anche in
Svizzera, una buona percentuale
di fratelli e sorelle provenienti
dall’area deiremigrazione.
In questa assemblea ACELIS
è di nuovo emersa quindi una sovrapuo-izione di problemi, quali
la differenziazione culturale e sociale interna alla Svizzera stessa
e la differenziazione culturale e
sociale concernente i rapporti tra
la popolazione svizzera locale e
quella emigrata dalTItalia. Appunto per questo si è dedicato un
momento di attenzione, per una
informazione sul SPS (Sinodo
Protestante Svizzero), movimento di risveglio che si impone ormai all’attenzione delle Comunità
svizzere per le tematiche che pone in discussione: tra l’altro il
problema del superamento delle
frontiere interne cantonali e linguistiche. nonché quello delle
frontiere volte verso Testemo
del paese, perché il cittadino svizzero possa lasciarsi interrogare
anche dalle chiese e dai popoli di
altre culture. In quest’ottica l’assemblea pensa sia utile indirizzare la riffessione delle Comunità
di lingua italiana sul contenuto
dei « dossiers » che due gruppi
di lavoro del SPS hanno, in questi giorni, posto a disposizione
delle Comunità Evangeliche che
risiedono in Svizzera.
I due « dossiers », che trattano
i temi del « rinnovamento del culto » e della « minaccia alla vita »
sono stati stampati nelle due lingue ufficiali: francese e tedesco,
ma manca ancora una traduzione
italiana.
Per superare le frontiere, si
prospetta quindi, prima di tutto,
un lavoro di traduzione!
L’assemblea decide inoltre di
aderire alla proposta della commissione per gli stranieri della
«Federazione delle Chiese Svizzere » di dedicare una domenica
ai problemi degli emigrati in
Svizpra. Per sensibilizzare l’attenzione delle nostre Comunità,
composte da persone molto diverse, e per raccogliere le loro
riflessioni e i loro pareri nei confronti di problemi che ci coinvolgono tutti, l’assemblea dà
mandato al comitato di organizzare, nel corso dei prossimi mesi, almeno due o tre convegni in
cui al tema della disoccupazione
venga affiancato quello dell’emigrazione.
In tal modo non si escludereb
Echi dal mondo
cristiano
bero né i problemi della popolazione svizzera né quelli della popolazione emigrata e si potrebbe
sondare se, pur nelle contraddizioni della nostra esistenza, noi
crediamo che tutti abbiano uguale diritti alla vita che Gesù
Cristo ci ha donata.
Voce evangelica
La relazione del Comitato di
Redazione del periodico delle
Chiese Evangeliche di lingua italiana della Svizzera ha posto in
evidenza le difficoltà che esso incontra nella ricerca di collaborazione da parte di Comunità così
distanti e così diverse nei propri interessi culturali e problemi sociali. La maggior parte del
lavóro pesa quindi sulla redazione ed in particolare sul direttore responsabile.
A ciò si devono aggiungere le
difficoltà di ordine finanziario,
che si incontrano per poter mantenere in vita un giornale che non
vuole essere solo un mezzo di
divulgazione e di collegamento,
ma una presenza evangelica e
culturale che stimoli l’interesse e
quindi il coinvolgimento delle
Comunità che lo leggono, alla
partecipazione ai oroblemi della
nostra epoca. Questi problemi
non sono solo quelli del nostro
territorio, ma anche quelli di più
ampio respiro, come la richiesta
di Un « servizio civile » per gli
obiettori di coscienza in Svizzera, che sarà il filo conduttore
della prossima assemblea del
SPS, che si riunirà a Lucerna dal
18 al 20 novembre prossimi. Si
aggiungano a questo i temi della
Assemblea di Vancouver, l’esame
del testo della Commissione di
Fede e Costituzione su Battesimo, Eucarestia e Ministero, e altri ancora...
Per incidere anche localmente,
il Comitato di Redazione di
Voce Evangelica prospetta di tentare nel futuro una fusione del
proprio mensile con il giornale
delle Valli Grigionesi Vita Evangelica.
Il confluire di problemi comuni, ha condotto le due assemblee
dell’ACELIS e di Voce Evangelica, riunite dopo il culto della
domenica mattina, a programmare di svolgere i lavori delle
assemblee annuali del prossimo
anno a Lugano, nel Canton Ticino, nei giorni 29 e 30 settembre.
Anche in previsione del fatto
che in Val Bregaglia il SPS, in
collaborazione con le componenti
evangeliche locali, sta organizzan.
do un « Kirchentag », con lo scopo di porre all’attenzione del
paese i problemi regionali, che
non sono solo problemi di pochi, ma di tutti, da affrontare alla luce dell’Evangelo di Gesù
Cristo.
Giovanna Pons
TRIVENETO
Assemblea
regionale
Domenica 27 novembre avrà
luogo a Mestre, presso la Chiesa valdese di via Cavallotti 8, la
V Assemblea ordinaria della Federazione delle Chiese evangeliche del Triveneto.
La mattinata sarà dedicata
alla lettura e discussione delle
relazioni, del Consiglio, del tesoriere, dei revisori e del Comitato del Centro « L. Menegon »
di Tramonti di Sopra.
Il pomeriggio vedrà la conclusione del dibattito, la discussione sulle modifiche proposte allo statuto della Federazione regionale e le elezioni del Segretario, del Consiglio dei revisori
e del Comitato per il Centro di
Tramonti.
Nel corso dell’Assemblea sarà
ammessa quale membro della
Federazione del Triveneto la
Chiesa luterana di Venezia.
a cura di Renato Coisson
Svizzera: mancano
200 pastori
(SPP) — La mancanza di forze
pastorali è soprattutto questione
di strutture, è quanto afferma la
commissione della Federazione
delle Chiese Protestanti Svizzere
in un rapporto pubblicato di recente: « Prendiamo atto dei cambiamenti intervenuti nelTimmagine del pastore e della comunità
e prepariamoci ad adattare i nostri schemi parrocchiali ai cambiamenti in atto ».
Attualmente si conta in Svizzera un pastore ogni 1.700 membri
con circa 200 posti pastorali scoperti. Questo, mentre le facoltà di
teologia hanno visto accrescere il
numero degli studenti. Non tutti
finiscono gli studi e molte teologhe abbandonano il lavoro dopo
il matrimonio. Una maggiore elasticità nell’organizzazione del lavoro, con la creazione di posti a
metà tempo, e lo sviluppo di posti specializzati in complementarietà con l’organizzazione pastorale parrocchiale, permetterebbe di superare in parte queste
difficoltà. S’impongono inoltre
misure nel campo della formazione e dell’informazione, quali
l’abbandono dell’esigenza del latino e la creazione di passerelle
per coloro che hanno una formazione accademica diversa o inadeguata.
Focolari misti e
formazione
ecumenica
(SPP) — « Fallo e lo si farà »:
questo è il motto lanciato da una
quarantina di foyers mixtes svizzeri romandi dopo un week-end
di rifiessione. I partecipanti dovevano esaminare in quale misura la formazione cristiana, data
su base ecumenica, conduce all’unità. Non era questione di na
I lettori ricorderanno il dibattito sinodale dell’anno scorso, e
poi una serie di interventi sul
giornale, sulla opportunità o meno di comprendere il « dialogo »
con le « fedi viventi » (le grandi religioni e le maggiori ideologie) nel quadro del documento sull’ecumenismo.
Può essere interessante per
noi vedere come viene affrontato
nel concreto del mondo evangelico italiano almeno uno di questi « confronti », quello con
l’Islam.
« Il Cristiano », mensile di edificazione e informazione, cui
collaborano credenti dell’area
delle Assemblee dei fratelli, nel
suo numero di febbraio dà risalto alla attività « di testimonianza specificamente rivolta ai musulmani » ad opera del movimento evangelistico internazionale « Operazione Mobilitazione ».
Dopo aver spiegato che ormai
da cinque anni un gnjppo di
« Operazione Mobilitazione » agisce a Londra, l’articolista. Paolo
Moretti, scrive: « Qualcuno, affascinato dalle tendenze ecumeniche moderne che si orientano
decisamente verso la creazione
di una religione universale, potrebbe ritenere inutile un simile
lavoro di testimonianza, affermando che in fondo i musulmani hanno una fede monoteista,
che affonda tra l’altro alcune
sue radici nel giudaesimo e nel
cristianesimo. Ma noi sappiamo
a cura di Sergio Ribet
che l’unica via per avere accesso al Padre (Gv. 14: 6) è il Signore Gesù ed abbiamo la responsabilità di testimoniare ciò
che abbiamo conosciuto e creduto a coloro che hanno sostituito questa Via con altri ’sentieri’ ».
Il gruDDo londinese di « Operazione Mobilitazione ». che conta 21 persone, non è preoccupato solo dal milione circa di musulmani residenti in Gran Bretagna, ma dei cinquemila inglesi
che negli ultimi anni hanno abbracciato la religione islamica.
Cinque componenti del gruppo
londinese (un italiano tra essi)
hanno svolto un servizio « esplorativo » tra dicembre e gennaio,
a Perugia, (dove i musulmani
sono circa quindicimila), con la
intenzione di avviare un lavoro
in Italia nel prossimo futuro, a
Perugia prima e poi in Roma.
Anche « Certezze », il mensile
edito dai « Gruppi Biblici Universitari », affronta il mondo
islamico in un contributo uscito
sul numero di aprile '83.
L’autore scrive sotto pseudonimo. essendo impegnato direttamente nei paesi islamici « nel
tentativo di aiutare i musulmani a comprendere l’Evangelo di
Cristo », e si firma Abd-al-Masih
(servo di Dio). Il titolo dell’articolp risponde al contenuto dello
stesso: « Perché per un musulmano è difficile diventare cristiano? uno sguardo all’islamismo ».
Tre i grandi nodi dogmatici
evidenziati dall’autore: per un
musulmano è impensabile che
Dio abbia un figlio « uguale a
lui in potenza e in gloria » (offesa all’unicità di Dio); è impensabile la crocifissione (Cristo fu
assunto in cielo, e non morì in
croce); la rivelazione di Dio, se
è data dal Corano, « rivela che
la Bibbia è corrotta e falsa, dove si discosta dal Corano stesso ».
Motivi teologici (un Dio lontano e temuto, una predestinazione assoluta, un letteralismo
radicale) e sociologici (il potere del clan, la cattiva coscienza
di un convertito) rendono i « passaggi di religione» aspri e duri.
Conclude con amarezza l’autore: spesso per un « convertito »
si aggiunge, all’abbandono dei
suoi, una non piena comprensione dei nuovi « fratelli »; « si
trova ad affrontare un doppio
problema: essere espulso dal
mondo islamico ej|on essere accettato da quello cristiano. Il
nuovo credente è rifiutato proprio dalle persone che aveva
immaginate sante, figli di Dio secondo la Bibbia ».
Questo cenno autocritico amaro e sentito fa giustizia di alcune notizie un po’ generiche sul
mondo islamico e le sue consuetudini giuridiche ed etiche, che
mi sembrano risentire ancora
abbastanza di un approccio « occidentale » al mondo islamico.
scendere le difficoltà, ma al contrario di fare della catechesi una
forza di dinamismo e rinnovamento nelle comunità.
« C’è incoerenza nell’annunciare l’evangelo, senza fare il possibile in vista deU’unità »; così si
sono espressi i foyers mixtes
prendendo atto delle numerose esperienze positive: catechisti cattolici romani e protestanti o coppie miste che seguono congiuntamente gruppi di bambini « mi
sti »; celebrazione ecumenica del
battesimo, creazione di centri di
documentazione ecumenici, formazione comune degli handicap
pati, ecc.
Svizzera: se I vescovi
aumentano addio pace
(SPP) — « Come dimostrano le
numerose reazioni che si sono avute nelle città riformate, quali
Ginevra e Zurigo, un aumento del
numero dei vescovi cattolici romani porterebbe ad una rottura
della pace confessionale » è quanto dichiarano i delegati dell’Unione svizzera per un cristianesimo
liberale in una risoluzione che è
stata adottata in un recente incontro a Lucerna.
« Per questo, assieme a numerosi protestanti ed a molti cattolici noi esprimiamo grosse riserve ».
L’Unione svizzera per un cristianesimo liberale si dice «con
vinta che un aumento delle dioce
si in Svizzera fornirebbe al pa
pa ed allo stato vaticano nuovi
mezzi per allargare la propria in
fiuenza ». Per questo si oppongono per motivi che si riferiscono
sia alla libertà confessionale che
alla libertà politica della Svizzera.
« Questa dichiarazione non vuole alterare il buon rapporto che
abbiamo con i nostri fratelli cattolici — concludono i cristiani
liberali — ed auspichiamo che
possa continuare una coabitazione franca e leale ».
I dirigenti bloccano
la possibile unità
(BIP/SNOP) — Secondo i due
teologi cattolici romani Heinrich
Fries e Karl Rahner l’unità della
fede e delle chiese potrebbe essere realizzata in un prossimo
avvenire fra le grandi chiese cristiane — è quanto affermano in
un libro di recente pubblicazione.
« Noi stessi siamo pessimisti
sulla questione se i dignitari delle chiese riusciranno a concretizzare l’unità in un prossimo avvenire, anche se dobbiamo riconoscere la loro buona volontà.
Siamo però persuasi ed anche ottimisti sulla obiettiva possibilità
offerta oggi di ristabilire l’unità
delle Chiese ».
I due autori, nel loro libro intitolato « Unificazione delle Chiese — possibilità reale », sottolineano che le chiese finora hanno
agito con troppa prudenza tattica
nel campo dell’unità concreta.
Ogni chiesa aspetta che l’altra
prenda l’iniziativa e dica chiaramente ciò a cui non può rinunciare per non rendersi colpevole
davanti a Dio.
Fra le varie condizioni da conseguire per raggiungere l’unità,
Rahner e Fries menzionano: tutte le chiese riconoscano il senso
ed il diritto del servizio di Pietro, del Papa romano come garamia concreta dell’unità della
chiesa nella verità e nell’amore;
nello stesso tempo il vescovo di
Roma si impegni da parte sua a
riconoscere e rispettare l’autonomia delle Chiese.
9
18 novembre 1983
cronaca delle Valli 9
PINEROLO
Tornare
Incontro popolare
sul Riformatore
alla terra
« Beh, almeno io mi scaldo, la
legna da bruciare non mi manca ». In questo modo si esprimeva un giovane agricoltore di S.
Secondo, al tempo della crisi del
petrolio, quando per la prima
volta dopo gli anni del benessere
gli inconvenienti del progresso
cominciavano a farsi sentire. Non
c’era tuttavia in questa frase
l'egoismo di chi se la cava mentre gli altri tribolano, ma piuttosto la convinzione che la scelta di rimanere sulla propria terra, mentre i coetanei preferivano lavori socialmente più gratificanti, non era poi così sbagliata.
Dopo quei primi mesi difficili,
la crisi del petrolio è rientrata e
l’agricoltura ha continuato a perdere addetti, perché se è vero che
chi coltiva i campi non muore di
rame, è anche vero che, salvo situazioni privilegiate, il contadino, soprattutto in montagna, raramente raggiunge una stabilità
economica che lo metta al riparo
dai guai economici.
In questi ultimi giorni, con l’affacciarsi di una crisi ancora peggiore, la crisi dell’occupazione, il
ritorno alla terra viene prospettato in vai Germanasca dai giovani più intraprendenti, i quali,
vedendo in pericolo il proprio
posto di lavoro, non si rassegnano all’idea di rimanere in ozio
■ o di darsi al brigantaggio.
Ritorno alla terra, sta bene, ma
coti quali prospettive? Si può immaginare un nuovo medioevo,
con la sua economia di sopravvivenza, in cui ognuno produrrà
lo stretto necessario per vivere,
facendo tutti i lavori e mettendo
a profitto quelle abilità manuali
che nelle nostre valli non sono
ancora scomparse del tutto?'Oppure in futuro l’agricoltura montana si affermerà come attività
industrializzata, sia pure a livelli minimi, con macchine agricole,
un mercato organizzato, la possibilità di accedere a prestiti bancari quando sia necessario disporre di capitali?
La prima ipotesi apre un futuro angoscioso, fantascientifico,
la seconda sembra altrettanto irrealizzabile: è sufficiente constatare come da un anno all’altro
nelle nostre valli gli spazi coltivati si vadano restringendo sempre più per lasciare il posto al
bosco selvaggio. E dove un po'
di terreno rimane per l’allevamento e l’agricoltura, pur senza
fare i conti in tasca alla gente,
si può dedurre che in famiglia
ci sono le entrate sicure di una
paga fissa.
Per quanto duro e difficile sia
stato il lavoro nelle miniere di
talco o nelle officine tessili di
Perosa, da un secolo queste industrie fanno parte dell’esistenza
di una popolazione che ora si interroga sul suo futuro. Di fronte
alle prospettive di una disoccupazione massiccia, possedere una
casa e dei terreni può voler dire
non morire di fame, potrebbe
anche voler dire produrre qualcosa.
I difetti dei montanari sono
ben conosciuti, infatti è stato
detto più volte che l’individualismo e il timore di rischiare entrano in larga parte nella degradazione della montagna: aggiungiamoci pure l’assenza di una
proposta politica efficace. Ma
se oltre ai difetti vi sono delle
qualità, anche una situazione difficile può contribuire a farle
emergere.
Liliana Viglìelmo
L’anno di Lutero è stato celebrato alle Valli con varie iniziative che sono partite fin dal mese di febbraio con una conferenza di Paolo Ricca a Pinerolo,
proseguendo poi con la serata
aperta del Sinodo a Torre Pellice in agosto e infine si sono
concluse ancora a Pinerolo con
una serata al Cinema Primavera, organizzata dalla Commissione Esecutiva Distrettuale. Si
è trattato di un anno di intenso
lavoro sia da parte dei teologi
e degli storici valdesi, chiamati
un po’ dovunque, da televisioni
private e non, da giornali, da
scuole, da circoli culturali, a
parlare di Martin Lutero, sia da
parte di gruppi che hanno approfondito la ricerca sulla Riforma realizzando spettacoli teatrali oppure studiando il Lutero musicista fondatore del Canto Corale nella Chiesa. Sotto
quest’ultimo aspetto si sono distinti, per aver contribuito alla
realizzazione di trasmissioni televisive di Protestantesimo, la
Corale di Villar-Bobbio Pellice e
il Gruppo Teatro Angrogna.
La CED, dicevamo, ha organizzato una serata in occasione
deH’anniversario della nascita di
Martin Lutero, 10 novembre
1483, scegliendo giustamente a
Pinerolo una sede laica, il Teatro Primavera, l’il novembre,
giorno del battesimo di Lutero,
a cui fu dato appunto il nome
del santo del giorno. Martino.
La serata si è articolata in tre
fasi, che hanno rispecchiato lo
sviluppo della ricerca svolta durante l’anno. Innanzitutto le Corali Valdesi, presenti con un nutritissimo gruppo di coralisti,
circa 250, hanno eseguito alcuni
cori dell’epoca della Riforma,
inseriti nella raccolta in uso
nelle chiese evangeliche italiane.
Anen
a Betleem
TORRE PELLICE — Organizzato dal Comitato del Collegio
e dall’Associazione Amici del
Collegio, si terrà un concerto
corale e strumentale nel Tempio Valdese di Torre Pellice,
sabato 19 novembre alle ore 21.
La Badia Corale di Val Chisone presenterà il suo nuovo
programma « Anen a Betleem »,
un repertorio di tradizionaii musiche natalizie eccitane, piemontesi, gallesi. Il programma, di
cui si sta preparando un allestimento televisivo per la Rai 3,
eseguito per la prima volta a
Prali lo scorso settembre, sarà
di sicuro interesse per il pubblico della vai Pellice. Per favorire
la piena comprensione ed apprezzamento delle sue proposte musicali, la Badia Corale, in
collaborazione con l’Associazione « Lou Soulestrehl », ha stampato un libretto contenente una
introdu&ione al tema della tradizione natalizia in terra d’Oc,
insieme ai testi ed alla traduzione dei brani in programma.
Il concerto, ad ingresso libero, è stato organizsò per fàcIJSlliere fondi da destinare all’acquisto *HrTnateriale didattico
per il Collegio. NeH’mtervallo il
« Coretto di Torre » eseguirà un
pj-adito intermezzo.
Comunicato
La sede della Camera del Lavoro di Torre Pellice informa
che il Patronato I.N.C.A C.G.I.L. - Pensionati - S.P.I. si
trasferirà in Via Guardia Piemontese n. 18, aperta tutti i venerdì dalle ore 9,30 alle 11.
Le corali, abituate a riunirsi per
cantare insieme, hanno anche
questa volta risposto in modo
valido, dirette da Claudio Morbo, direttore della Corale di Pinerolo.
La seconda parte è stata centrata sulla proiezione del filmato preparato dal Gruppo Teatro Angrogna, già trasmesso a
Protestantesimo. Chi aveva assistito alla proiezione sul piccolo schermo ha potuto apprezzare meglio, sul grande schermo
del cinema, la accurata regia e
la felice ambientazione delle 5
scene di cui il film si compone.
Certo, come ha fatto notare
Jean Louis Sappé, co-autore e
protagpnista del lavoro, accolto
da un applauso caloroso che era
rivolto a tutto il Gruppo, la produzione del film ha risentito di
una certa limitatezza di mezzi e
lo stesso montaggio non è esente da pecche. Comunque efficace
ed incisiva è stata la presentazione del personaggio. Non si è
voluto tratteggiare l’esistenza di
un « santo » protestante, ma
quella di un grande, credente,
con la sua energia spirituale
profonda, ma anche con i suoi
errori e le sue debolezze.
I! pastore Platone, anch’egli
tra gli autori dei dialoghi, con
Sappé e Giorgio Toum, ha cercato di introdurre — con una
breve conferenza — un dibattito
su Lutero, che costituiva la terza parte della serata. Malgrado
le provocazioni e gli stimoli che
sono venuti dal suo intervento,
la discussione ha stentato a decollare, forse perché l’ambiente
non era adatto, o forse perché
le provocazioni erano troppo
massicce per essere accolte nei
limiti di tempo a disposizione.
E’ chiaro che il dibattito su Lutero non può concludersi qui:
la presa di posizione cattolica
sul riformatore è tale da lasciare spazio a serrati dibattiti futuri. I mass-media si sono impossessati di Lutero con qualche reticenza iniziale, ma poi
con indubbia obiettività, e la società italiana, non solo la cultura italiana, ha scoperto il mondo
nuovo della Riforma protestante, per tanto tempo tenuto nascosto. Sul piano storico assistiamo alla riabilitazione di Lutero, ma sul piano ecclesiologico
e teologico i punti di partenza
cattolico e protestante sono ancora ben lontani.
Al riguardo, don Mario Folastro, nel suo intervento, ha auspicato che il confronto prenda
avvio non tanto da serate come
queste di Pinerolo, con una folla di convenuti, ma piuttosto dagli incontri ai collettivi biblici
e teologici, ben meno frequentati da entrambe le parti.
Giorgio Tourn ha concluso la
serata con un intervento molto
chiaro e incisivo, ribadente come con Lutero sia iniziata un’era
nuova nel vivere la fede in Cristo. Questa esperienza di vita
ecclesiale, che si chiama protestantesimo, non ha ritorno e falso è dunque vederla come un
cattolicesimo senza papa : il protestantesimo è una forma di riferirsi a Gesù Cristo alla luce
della giustificazione per fede.
Nel dialogo e nel confronto tra
fratelli gli orientamenti di vita
rimarranno diversi, né si potrà
tornare indietro per concentrarci sul Lutero giovane che piace
di più ai cattolici. Anche perché
già il Lutero giovane aveva studiato l’epistola ai Galati e il
nuovo modo di vivere la fede
era ben radicato ormai nella sua
mente.
Franco Ti^llero
PINEROLO; UN GESTO STUPIDO E INUTILE
Panchina demolita:
sfogo o disperazione?
Alcune notti fa un gruppo di
teppisti ha demolito una panchi^
na aet giardini pubblici ' nella
piazza della stazione a Pinerolo.
La prima reazione ad un gesto
così stuvidamente mutile e la
rabbia: perché prendersela con
un oggetto innocuo, e danneggiare i pensionati, i nonni con
bambini, le coppiette, gli operai
e. gli studenti pendolari che di
solito occupano quelle panchine? Eppure anche il gesto più
creting deve ben averer-rrnitragione e, prima di condannarlo,
abbiamo il dovere di cercare il
motivo per cui è stato compiuto.
Certe volte le distruzioni assurde nascono dalla disperaz.igne. E’ il caso delle folleTaffamàÌT che distruggono i forni. Così,
quarant’anni fa, alcuni alpini del
battaglione “Pinerolo" avevano
sradicato e stroncato le palme
dei giardini durante l’ultima libera uscita prima di partire per
la Jugoslavia. Era l’unica, e pietosamente vana, forma di protesta che fossero riusciti a trovare quei ragazzi di vent’anni
spediti contro la loro volontà in
un paese che non si era mai sognato di aggredirci, ad ammazzare e a farsi ammazzare in nome di deliranti sogni imperiali.
Dopo l’8 settembre del ’43 molti
di quei ragazzi sarebbero poi
andati a combattere a fianco dei
partigiani jugoslavi quel fasci
smo che li aveva mandati al macello:
Ma più spesso si demolisce per
semplice eccitazione, per una vitali^ che Hà~tTistTgno di sfogarsi
in qualche forma, anche violenta, di esercizio fisico, e che si
ribella ad un’innaturale mancanza. di attività. Non credo che dopo una giornata di normale lavoro si abbia ancora la voglia
di spaccare assi massicce, di
sradicare dal terreno i blocchi
di cemento che fissavano la panchina e di trascinarli in giro.
E allora mi fanno pena quei
ragazzi ( disoccupati, studenti,
militari in libera uscita o fannulloni per libera scelta?), che
devono accontentarsi del misero
divertimento di dentoliré^~qUaìcosa di utile alla povera gente
(di solito i miliardari e i potenti
non frequentano le panchine
delle stazioni) perché non riescono ad usare le loro energie
in un’attività che dia loro maggiori soddisfazioni.
Certo la colpa è loro, perché
un essere umano può sempre, se
vuole, trovare un modo più intelligente di passare il tempo,
ma è anche in parte di tutti noi
adulti, che non abbiamo saputo
dar loro l’opportunità di capirlo, e soprattutto i mezzi e lo spazio necessari per poter sfogare
utilmente, o almeno senza, danni,
la loro esuberanza giovanile.
M. G.
Jacobino Longo
pittore pinerolese
PINEROLO — Sabato 12 novembre è stata inaugurata presso la Civica Pinacoteca (Palazzo Vittone) la Mostra «Jacobino Longo, pittore».
Di Jacobino Longo, pittore
attivo dal 1508 al 1542, certamente originario del Pinerolese, conosciamo le opere (in buona
parte datate e firmate) di Lusernetta. Barge, Pecette, Torino,
Lombriasco, Villafranca Piemonte, Cantagno, Carignano, Pralormo. Asti, Saluzzo, una al museo di Vercelli ed altre ancora
di cui esistono solo più le riproduzioni essendosi perse le tracce degli originali.
Per la prima volta si presenta
di tutte queste onere un’ampia
documentazione fotografica unita alle dettagliate schede di ogni
dipinto, raccolte in catalogo.
La preparazione della mostra
nata alcuni anni fa su iniziativa
dell’allora direttore del Sistema
Bibliotecario, dr. A. F. Parisi, è
stata curata dal Sistema Bibliotecario con la collaborazione
della dr. A. Lange, Presidente
della Società Piemontese Archeologia e Belle Arti, e dell’ing.
O. Santanera, profondo conoscitore dell’arte piemontese.
La mostra resterà aperta dal
13 al 27 novembre 1983 dal martedì al sabato dalle ore 14,30 alle ore 17,30 e i giorni festivi dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore
14,30 alle ore 17,30.
Cìneforum
TORRE PELLICE
Il programma prosegue con i
seguenti film:
— Venerdì 16 novembre : « Effetto notte », di François 'Truffaut.
— Venerdì 23 novembre: «Il ragazzo selvaggio », di François Truffant.
'— Venerdì 30 novembre: «Ma
papà ti manda sola?», di P.
Bogdanovich.
Le proiezioni hanno luogo
presso il nuovo salone del Convitto Valdese, Via Angrogna 18,
Torre Pellice, alle ore 20,45.
Sono in vendita tessere valide per l’intero programma (32
film) a L. 20.000.
Per chi non ha la tessera il
prezzo d’ingresso è di L. 2.000.
POMARETTO — Per offrire
una possibilità diversa, a chi
abita in Val Chisone ed in Val
Germanasca, di incontro, di vedere films interessanti e piacevoli nello stesso tempo, e di vederli in modo critico e ragionato, il Gruppo giovani della Chiesa Valdese di Pomaretto, in collaborazione con il Comune di
Pomaretto e l’ARCI-Val Pellice
circolo «S. Toja», organizza a
Pomaretto il Cinefórum ’83-’84.
Si tratta di una rassegna di 15
films d’autore, che verranno
proiettati ogni mercoledì sera
alle ore 20,30 a partire dal 2 novembre. Per venire al Cinefonim si può fare una tessera di
abbonamento a tutti e 15 i films
(costo L. 12.000) oppure un biglietto d’ingresso per ogni singola proiezione (L. 2.000). I films
verranno proiettati nella Sala
Teatro della Chiesa Valdese, in
via Carlo Alberto 59, a Pomaretto. Per chi volesse acquistare
la tessera diamo i seguenti indirizzi: Convitto Valdese di Pomaretto, V. C. Alberto 59 ; Tabaccheria Pastre di Pomaretto.
In ogni caso le tessere potranno essere acquistate anche durante le sere di proiezione.
10
ÍO cronaca delle
18 novemtire 1983
DOPO IL VIAGGIO A PAYERNE
Nuovi legami tra «Vaudois»
del Piemonte e della Svizzera
Il Comptoir di Páyeme (VaudSvizzera) è una manifestazione
commerciale, un « expo », che da
35 anni per una settimana mobilita i commercianti e gli artigiani della città svizzera e dei
suoi dintorni, chiamati ad esporre i loro prodotti e la loro merce.
Ogni anno è ospite della città
una rappresentanza di una città
svizzera, in una sorta di gemellaggio cultural-commerciale.
L’edizione 1983, dal 5 al 13 novembre, ha, per la prima volta
nella storia del Comptoir, ospitato una folta rappresentanza di
Torre Pellice, assumendo così
un aspetto intemazionale. All’insegna del motto, sempre un po’
equivoco, «I Valdesi (Vaudois,
abitanti il cantone di Vaud) svizzeri incontrano i Valdesi del Piemonte », la Pro Loco di Torre
Pellice con la Sig.ra Clara Giampiccoli efficiente coordinatrice, il
Comune e la Provincia di Torino,
hanno organizzato la partecipazione al Comptoir invitando ad
intervenirvi il Coro Alpino Valpellice, la Banda Cittadina di
Torre Pellice con le Majorettes,
il Coretto Valdese, che si sono
esibiti davanti alla folla di visitatori dell’esposizione. La Società
di Studi Valdesi è stata chiamata a montare uno stand, molto
ben riuscito, insieme alla Pro Loco, mentre due albergatori torresi (Albergo Gilly e Ristorante
Centro) si sono assunti l’incarico
di organizzare all’interno del
Comptoir un ristorante con specialità piemontesi.
L’accoglienza da parte svizzera, com’è tradizione, non poteva
essere più calorosa. Alla cerimonia d’apertura i vari oratori si
sono espressi in termini di amicizia e stima profondi. Consiglieri di stato e regionali, sindaco
di Páyeme e il presidente del
Comptoir, Mr. Emanuel Musy,
hanno dimostrato la loro gioia e
la loro riconoscenza per l’onore
che Torre Pellice faceva loro nell’essere presente alla manifestazione. Da parte italiana hanno rivolto messaggi il Sindaco di Torre Pellice, signor Stefanetto, l’assessore alla Provincia di Torino
Piercarlo Longo e il primo consigliere commerciale presso l’ambasciata italiana a Berna. Era
anche presente il console generale d’Italia a Losanna.
Al di là dell’importanza intrinseca della presenza a Páyeme in
questa occasione, va sottolineato
come l’aspetto più interessante,
per i Valdesi ivi convenuti, sia
stato rincontro con la comunità
protestante della cittadina, durante il culto domenicale. Il past.
Bonzon ha accolto il Coretto con
vera amicizia, dando modo ai
giovani di conoscere i fratelli di
Páyeme nelle loro famiglie per
il pranzo. E’ stata anche l’occasione per informare la comunità
sui « Vaudois du Piémont ». Il
Coro Alpino ha partecipato a sua
volta al culto nel paese di Corcelle le Jorat, con il cui Choeur
Paroissial esiste da tempo una
fraterna amicizia, grazie all’interessamento del pastore Vougaz,
già ben conosciuto a Torre Pellice.
F. T.
USSL 42: MAPPA DELLE CONDIZIONI AMBIENTALI
«Progetto ambiente»
Riprendiamo dalla rivista Novel Temp, brani di un articolo
del doti. Valerio Vecchié, impiegato presso la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca,
sul « Progetto Ambiente », elaborato da questa stessa Comunità
Montana, nel quadro della legge
23.12-78 n. 833 e del Piano SocioSanitario della Regione Piemonte per il triennio 1982-84.
Dopo aver sottolineato l’importanza delle mappe di rischio come stmmento di programmazione, l’A. analizza le cinque parti
in cui è suddiviso il « Progetto
Ambiente ».
1) Acquedotti
La situazione nelle Valli Chisone e Germanasca presenta
aspetti contraddittori: l’estrema
parcellizzazione dei sistemi di
captazione e distribuzione dell’acqua potabile se da un lato
ha permesso di poter servire la
quasi totalità della popolazione,
ha però impedito un controllo
sistematico delle caratteristiche
chimiche e batteriologiche ed
una vigilanza su quelle situazioni di pericolo (scarichi di liquami domestici, letami, ecc.) per
l’uso umano dell’acqua. E’ in allestimento im laboratorio, presso il servizio di Igiene Pubblica,
che permetterà di controllare
con periodicità mensile tutti gli
acquedotti siano essi comunali,
rurali o consortili, tutelando la
popolazione dagli accidentali inquinamenti che si potranno verificare.
2) Fognature
Si sono compiuti, in questi ul
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timi anni, grossi sforzi economici e tecnici per adeguare il sistema fognante dei paesi della
nostra Valle, a criteri di salvaguardia igienica ed ambientale.
La dispersione territoriale, i
grossi incrementi di popolazione dovuti al flusso turistico non
hanno certo favorito la risoluzione di questo problema ; in
quanto occorre progettare degli
impianti di depurazione in grado di operare in situazioni di carico inquinante estremamente
articolato, ad es. Pragelato che
ha una popolazione residente di
485 abitanti, durante il periodo
invernale ed estivo, può raggiungere i 6.000 abitanti. L’obiettivo
del Progetto Ambiente non è solo quello di censire le fognature
esistenti, ma soprattutto di valutare e ridurre l’entità dell’inquinamento idrico da esse prodotte.
3) Rifiuti solidi urbani
E’ una vera « piaga » ecologica. Le rive dei torrenti Chisone e Germanasca sono diventati il ricettacolo dei rifiuti dei
comuni della Valle alterando, sia
dal punto di vista ecologico che
paesaggistico, l’equilibrio naturale. Il Servizio di Igiene Pubblica, in collaborazione con il
servizio Tecnico della Comunità
Montana, ha predisposto un piano di risanamento per le 16 discariche esistenti. Il predetto
piano è ora al vaglio dell’Assessorato all’Ecologia deUa Regione Piemonte per il necessario finanziamento. Con questo Piano
entro il 1984 le rive dei due torrenti dovrebbero essere ripristinate alla loro naturale funzione
ecologica, ma questo sforzo economico risulterà inutile se turisti e residenti non comprenderanno l’importanza della tutela
dell’ambiente, gli uni riportando i rifiuti a valle e gli altri usufruendo in modo corretto del
servizio di raccolta esistente.
4) Settore produttivo (Industria
ed Artigianato)
Da ormai 4 anni, la Comunità
Valli Chisone e Germanasca si
è impegnata per rimuovere quelle situazioni di rischio lavorativo che possono nuocere alla salute dei lavoratori della Valle.
E’ palese l’interrelazione tra nocività all’interno della fabbrica
e inquinamento dell’ambiente,
in quanto le sostanze chimiche
e tossiche che vengono usate nel
ciclo produttivo sono, nel maggior numero dei casi, immesse
nell’ambiente. Abbiamo acquisito
in questi anni una notevole esperienza e risultati di bonifica ambientale sicuramente lusinghieri, occorre, però, intensificare
l’azione di controllo specialmente nel settore artigiano, meno
esposto, negli anni passati, alla
vigilanza per ciò che attiene la
repressione dell’inquinamento idrico ed atmosferico. Occorre,
altresì, ribadire che l’inquinamento ambientale non è dovuto
solo alle attività produttive, come molto spesso si sostiene, ma
al complesso delle attività umane.
5) Smaltimento fanghi civili ed
industriali
E’ un problema di non facile
risoluzione. Gli impianti di depurazione, pur svolgendo un’azione essenziale per la difesa dei
corpi idrici dall’inquinamento,
producono delle scorie che debbono essere smaltite in modo
idoneo.
Per i fanghi civili (fognature)
in molti paesi si è pensato di
utilizzarli come concime in agricoltura. Permangono ancora perplessità su questo utilizzo, in
quanto occorre garantire che
questi fanghi siano esenti totalmente da sostanze nocive per il
terreno e d’altro canto occorre
valutare, caso per caso, il loro
reale potere fertilizzante. Per i
fanghi derivanti da impianti di
depurazione o da cicli produttivi di tipo industriale, occorre individuare siti idonei dove depositare questo materiale con alto
potere inquinante.
Nel Comprensorio di Pinerolo erano stati accertati dalla Regione Piemonte due siti ricavati
da vecchie cave in disuso. Dopo
la classificazione del pinerolese
come zona sismica, per ovvi motivi di sicurezza, questa ipotesi
di localizzazione dei fanghi è
stata abbandonata. Occorre,
quindi, vigilare affinché le industrie adottino i sistemi di depurazione più idonei e perché i
fanghi da essi prodotti vengano
smaltiti in siti idonei fuori dal
territorio comprensoriale.
Sovrimposta comunale sulla casa
Nei numeri scorsi abbiamo informato sulla normativa per il pagamento della sovrimposta. Poiché si tratta di una imposta comunale alcuni comuni non l’hanno istituita o l’hanno istituita con aliquote
minori. Per le valli questi comuni sono;
a) NON SI DEVE PAGARE LA SOVRIMPOSTA nei comuni di
Bìbiana, Bobbio Pellice, Fenestrelle, Lusernetta, Perosa Argentina,
Pinasca, Pomaretto, Roure, Villar Pellice.
b) Si deve pagare con aliquota ridotta al 16% nel Comune di
Villar Perosa e 12% in quelli di Inverso Pinasca e S. Germano.
• Pubblichiamo qui di seguito ima tabella riassuntiva dei vari
casi per la applicazione della sovrimposta preparata dal Comune di
Pinerolo.
UNITA’ IMMOBILIARI
1 - Immobili ad uso diretto dei pos
sessori come prima abitazione
— soggetti ad ILOR (*)
— esenti da ILOR
2 - Immobili ad uso diretto dei possessori come seconda casa o abitazione a disposizione
-— soggetti ad ILOR (*)
■— esenti da ILOR
3 - Immobili locati ad uso abitazione, il cui reddito netto non è superiore né inferiore di oltre il
20% rispetto aUa R.C.A.
■— soggetti ad ILOR (*)
— esenti da ILOR
4 - Immobili locati ad uso diverso
daR’abitazione, il cui reddito non
è superiore né inferiore di oltre
il 20% rispetto alla R.C.A., tanto se soggetti ad ILOR che esenti
5 - Immobili locati il cui reddito è
superiore od inferiore di oltre il
20% rispetto alla R.C.A.
— soggetti ad ILOR (**)
esenti da ILOR
6 - Abitazioni non locate
— soggetti ad ILOR (*)
— esenti da ILOR
7 - Immobili a qualunque uso adibiti in corso di ristrutturazione
e nuove abitazioni entro 18 mesi dall’abitabilità.
— soggetti ad ILOR (**)
— esenti da ILOR
8 - Immobili ad uso diverso dall’abitazione non locati
ACCONTO
Novembre 1983
10/12 R.C.A.
come sopra con deduzione di 10/12 di
L. 190.000
10/12 R.C.A. aumentata di un terzo
come sopra con deduzione di 10/12 di
L. 190.000
10/12 R.C.A.
come sopra con deduzione di 10/12 di
L. 190.000
10/12 R.C.A.
reddito netto del periodo 1° gennaio - 31
Ottobre 1983
come sopra con deduzione di 10/12 di
L. 190.000
10/12 R.C.A. ridotti
all’80%
10/12 R.C.A. ridotti
all’80% con deduzione di 10/12 di
L. 190.000
10/12 R.C.A. ridotti
al 20%
come sopra con deduzione di 10/12 di
L. 190.000
10/12 R.C.A. ridotti
all’80%
SALDO
entro maggio 1984
2/12 R.C.A.
come sopra con deduzione dei 2/12 di
L. 190.000
2/12 R.C.A. aumentata di un terzo
come sopra con deduzione dei 2/12 di
L. 190.000
2/12 R.C.A.
come sopra con deduzione dei 2/12 di
L. 190.000
2/12 R.C.A.
reddito netto del 1983
meno l’imponibile
dell’acconto
come sopra con deduzione dei 2/12 di
L. 190.000
2/12 R.C.A. ridotti
all’80%
2/12 R.C.A. ridotti
all’80 %, con deduzione dei 2/12 di
L. 190.000
2/12 R.C.A. ridotti
al 20%
come sopra con deduzione dei 2/12 di
L. 190.000
2/12 R.C.A. ridotti
all’80%
NOTE: Nelle ipotesi di cui nn. 6-7-8 la riduzione si applica a condizione che lo
stato di non locazione sia stato denunciato alTufficio Imposte Dirette
R.C.A. = rendita catastale aggiornata
(*) con applicazione, in alternativa deR’aliquota ridotta al 60% oppure della deduzione di L. 190.000
(**) se ad uso abitazione vedasi nota precedente.
VENERDÌ’ 25 NOVEMBRE, ORE 20,30
Salone della Casa Unionista (Via Beckwith) di Torre Pellice
Incontro-Dibattito su
LA ’’CARTA” DI CHIVASSO
— Organizzato dalla Redazione dell’Eco delle Valli Valdesi —
Esattamente quaranta anni fa veniva redatta, clandestinamente, a metà strada tra le Valli Valdesi e la Valle d’Aosta, a
Chivasso appunto, la ’’carta” che ispirerà diverse forme di
autonomia politica e regionale. Un fatto intellettuale, storico,
resistenziale che conserva una singolare attualità.
Parleranno alcuni protagonisti di quello storico avvenimento.
L’incontro è aperto a tutti.
11
18 novembre 1983
cronaca delleVaUi 11
PEROSA ARGENTINA: UNA ESPERIENZA DI LAVORO
Uno strano part-time
25 ore a settimana (al 75% della retribuzione) - Ma lavorando in pratica solo il sabato e la domenica - Questo lo strano orario adottato alla Manifattura di Porosa - Risultato? 90 assunzioni
« Sarà dura pensare agli altri
fuori, a divertirsi, mentre noi
passeremo qui i sabati e le domeniche ». Chi parla è una ragazza giovane, entrata da poco
in fabbrica, e che tra poco tempo con altre sue compagne lavorerà in questo stranissimo
part-time, il sabato e la domenica. che si sta istituendo alla
« Manifattura di Penosa ». Un
passo avanti o un passo indietro?
La « manifattura », come familiarmente la chiamano qui, è
dentro il paese, appena discosta dalla piazzetta in cui slarga
la strada che risale la valle Germanasca. Uno stabile a quadrilatero, da una parte gli uffici e
la palazzina padronale, dall’altra i due piani fuori terra dei
reparti di filatura collegati dalle maniche laterali. Una via di
mezzo tra fabbricone e villa padronale. « Noi siamo qui dal ’76
— mi dice il direttore amminijtrativo mentre mi illustra sul
plastico la disposizione dello stabilimento — ma la fabbrica è
ben più vecchia. Ho trovato negli archivi le carte di una controversia per l’uso dell’acqua
che risale al 1868 ». La Schienner e Calzoni, come si chiamava
allora, è entrata poi nel gruppo
dei Cotonifici Valle Susa, poi
nella Montefibre, e dal 1976 è
stata rilevata dalla Spa che la
gestisce attualmente ».
Un po’ di storia deH’industrializzazione italiana è passata tra
queste mura, con in mezzo il
crack dell’impero che fu di Felici no Riva, verso la metà degli
anni '60, il primo latitante d’oro
dell’Italia del dopoguerra. Di
queU’impero sono rimasti solo
i muri, e neanche tanto di quelli. Lo stabilimento vero ormai è
tutto dietro il quadrilatero centrale, in grandi capannoni a un
piano solo che digradano a gradoni sulle pendici della valle.
Del Cotonificio Valle Susa rimangono solo i basamenti delle carde, « in fusione di ghisa, non in
lamiera stampata come quelle
di adesso, ma tutti i macchinismi sono stati sostituiti ».
Utilizzare al massimo
gli impianti di
produzione
è proprio l’adattabilità al mercato, l’elasticità sulla gamma
della domanda del mercato. La
nostra produzione ottirnale dovrebbe muovere su titoli dal 70
al 140, (un prodotto cioè molto
raffinato), abbiamo accettato anche ordini per filati del 30 o
del 40, e le macchine non sono
mai state ferme ».
Utilizzare al massimo gli impianti, bruciare il più possibile
le tappe dell’ammortamento,
questo è il leit-motiv che ripercorre tutta la conversazione. Attualmente nella « Manifattura di
Perosa » i 330 lavoratori, tranne
gli impiegati, lavorano su tre
turni di otto ore dal limedì al
venerdì e due turni di sei ore a
scorrimento il sabato. Adesso la
direzione vuole far lavorare gli
impianti a pieno regime, anche
il sabato e la domenica. Nelle
settimane scorse si è raggiunto
un accordo sindacale che riduce la settimana lavorativa dei
tre turni ordinari (A-B-C) fino
al sabato alle 12, e istituisce due
turni supplementari (che chiameremo D ed E) per coprire gli
impianti base dalle 12 del sabato alle 6 del lunedì successivo.
In pratica, quando l’orario sarà
a regime, i tre turni ordinari
(A-B-C) inizieranno alle ore 6
del lunedì mattina e, alternandosi ogni otto ore secondo le
regole dei cicli continui, termineranno il sabato mattina alle
12. A quel punto entra in funzione il turno E, che monta alle 12
e termina alle 22.30. Gli dà il
cambio il turno D che rimane
in fabbrica fino alle 9 del mattino dopo. Riprende quindi il turno E fino alle 19.30, per cedere
il posto di nuovo al turno D fino
alle 6 del lunedì successivo.
In due giorni, o meglio in 42
ore di tempo, ogni lavoratore di
questi turni lavora 21 ore. Poi
rimane libero fino al sabato successivo. Ogni due settimane lavorerà una giornata dalle 6 alle
14 per arrivare ad una media di
25 ore settimanali. In cambio di
questa prestazione singhiozzo intensivo, riceverà una paga pari
al 75% dello stipendio dei suoi
colleghi che lavorano durante la
settimana.
Come vivere un orario
di lavoro inusuale
Per coprire questi due turni
supplementari saranno assunte
circa 80-90 lavoratrici a parttime, prevalentemente giovani._
Un primo gruppo di 10 è in
fabbrica dalla fine di agosto. Per
adesso lavorano sul primo e secondo turno tre giorni alla settimana in attesa di cominciare.
Cosa pe pensano, come sono arrivate a questo lavoro dall'orario così inusuale?
Ne incontro alcune nella saletta dell’azienda. Storie diverse, ma per tutte un dato comune: « da tanto aspettavo un lavoro e non lo> trovavo. Facevo
lavoretti saltuari, questa è stata l’unica occasione di lavoro
che mi si è presentata e l’ho
presa al volo ». Il sabato e la domenica adesso sonò a casa, ma
già pensano a quando li passeranno in fabbrica. « Mi spaventa
lavorare di notte ed in turni di
10 ore e mezza per volta — mi
dice Rosina — ma credo che ci
si abituerà ».
Enrica è arrivata in fabbrica
dopo un lungo periodo di ricerca di un lavoro, dopo aver fatto
baby sittering e altri lavoretti
saltuari, alla fine del liceo scientifico, due anni fa. Come le sue
compagne, quando chiedo cosa
faranno durante la settimana visto che lavoreranno solo il sabato e la domenica, si occuperà
della famiglia. Il problema che
sorgerà allora saranno i servizi;^
« adesso vengo in pullman — mi
dice una di loro — ma alla domenica non ce ne sono che vadano bene ner gli orari che faremo. Io non ho la patente e
credo che per un po’ mi dovrà
portare mio padre in macchina ».
Il direttore mi illustra le ragioni che hanno convinto l’azienda a istituire quel regime di orario che mi ha spinto a venire
Quassù, e insieme la filosofia dell’impresa. « Da quando l’attuale
proprietà ha preso questa azienda vi ha investito 14 miliardi.
Da qui all’85 abbiamo in programma altri 4 miliardi in impianti
da ammodernare. E praticamente ad oggi abbiamo già speso la
quota deir83 ».
La qualità è la caratteristica
su cui qui puntano per stare sul
mercato ed espandersi, utilizzando la cultura diffusa che decenni di lavoro in filatura ha sedimentato tra i lavoratori: quello che il direttore definisce « il
fatto che il conduttore di macchina qui sa quello che fa », e
questo è decisivo per produrre
un filato di alta qualità. In realtà bisognerebbe dire conduttrice di macchina perché qui la
netta maggioranza della manodopera è femminile.
Investimenti intensiyi, nuove
macchine capaci di aumentare
rapidamente la produttività, introduzione dell’elettronica di
controllo, e una manodopera capace di garantire un alto livello
di qualità. « Intendiamoci — mi
dice il direttore — è molto dura. Il nostro portafoglio ordini è
coperto fino a novembre, ma abhiamo fiducia. La nostra forza
LA ’’DEBOLEZZA”
DEL RICORDINO
Signor Direttore,
sono un « becero filisteo », un cafone
di pianura il qtfaleTper onorare e affìcIS^
relè memoria del proprio « caro estinto » (nel caso specifico la propria moglie uccisa in età di 46 anni dal ■■ male
che non perdona ») a parenti ed amici
(da Bari-Taranto a Milano-Varese) è
ricorso (o incorso) al famigerato « ricordino » « adorno di frasi melense » lamentato a suo tempo dal Pastore Marco Ayassot e ora ripreso, seppure in un
diverso contesto, dalla lettrice Cecilia
G^ay^ di Villar Pellice (Ec’Sì.crCé' dell'11
novembre c.a.).
Dei due, funaio la Chiesa è veramente divisa e non solo sul piano
politico-teologico oppure certi contenuti di scritti tipo quello in oggetto
rappresentano le personali opinioni di
singole persone le quali, dall'alto del
loro farisaico rigorismo, pefaltró~T’àccTiiusò' néÌT’àhgùsfó’^azio'Tir « ridotto
gipino delle Alpi CozTg's-rnale'SoppSft?no le debolezze àltruì. Quanta nostalqica presunzione nel parallelismo del
« Popolo della”Bibbia - Israele dell'antichità! ». Quanta consunta demagogia e
materialità in quel l'ossessionante richiamo alla • terra dei padri, tu sei un tempio per me! ».
Nessuno invoca benedizioni pastorali 0 consensi forzati sui famigerati « ricordini » ma, per favore, consideriamo
anche le altrui « debolezze » con quel
minimo di comprensione che dovrebbe
essere patrimonio di chi fonda le proprie convinzioni su di un Messaggio
che non è di giudizio, ma di amore.
Personalmente posso dire che le espressioni più fraterne e i ringraziamenti più commoventi per aver loro inviato il « ricordino » le ho avute da fratelli e sorelle in fede il cui cognome
non ha radici nella » bassa » Italia; forse Il vivere a Sud di Pinerolo aiuta ad
allargare I propri orizzonti.
Cordiali saluti.
(Segue la firma)
E la socializzazione? In fondo
i giorni canonici della festa sono anche le uniche occasioni di
incontrare gli altri, gli amici, la
famiglia. « Indubbiamente si
perderà un po’ la famiglia, ma
gli amici si possono vedere anche durante la settimana »._ Ma
il cinema di Perosa nei giorni
feriali è chiuso, come la discoteca. « E’ vero — mi rispondono
■— ma in un paese vicino c’è una
discoteca aperta anche il giovedì ». « E poi — continua Enrica
— non è più il tempo in cui si
stava sempre in paese. Già adesso io al cinema vado a Pinerolo
perché qui a Perosa i film arrivano tardi, e a Pinerolo i cinema sono aperti anche durante
la settimana ».
Sabato e domenica
tra le mura della
fabbrica
Questa lettera rischierebbe di dare
un’impressione parziale se non fosse
accompagnata da una testimonianza estema. A suo tempo ho ricevuto da
questo fratello il ’’ricordino” di cui
parla. Lo stile esteriore del cartoncinoporta foto era quello ben noto della
pietà popolare che venera i morti. Ma
^oprio in questa cornice risaltava il
contenuto evangelico. Un versetto appropriato e un pensiero del pastore
Carlo Lupo hanno permesso ad un uomo di dare una chiara testimonianza
di fede nel tempo del dolore per la
morte della moglie.
Una cornice cattolica per un quadro
evangelica, dunque. Firse questo casÒ~ci consente di approfondire il di
scorso e di renderci conto che le cose
non sono o tutte bianche o tutte nere.
E ci può forse aiutare a fare un passo ulteriore: trovare una cornice evangelica per una pietà evangelica. TUgl)
Pro Uliveto
Tutte e tre sono arrivate alla
manifattura facendo la domanda direttamente in azienda non
appena hanno saputo da parenti
0 conoscenti che la fabbrica_ doveva assumere. Sono le_ prime,
ma molti altri hanno già fatto
la domanda. La direzione ne ha
già ricevute circa 200, « e quelli
che non l’hanno fatto è perché
sanno che ima parte passeranno
dal collocamento » mi diceva il
direttore dello stabilimento.
Fortunate o sfortunate? Come
le giudicano gli altri lavoratori e
1 loro amici che sono a casa?
« In genere ci considerano fortunate, ma c’è anche chi, forse per
gelosia, dice: che culo che ti farai a lavorare il sabato e la domenica ».
Era meglio un turno durante
la settimana? « Tutte abbiamo
pensato così, ma questa era la
possibilità di lavorare, altre non
ce n’erano ».
Giro la domanda al consiglio
di fabbrica. « Questo orario non
l’abbiamo scelto noi _— rispondono —. Anzi, la direzione ci aveva proposto addirittura turni di
12 ore per volta il sabato e la
domenica. Li abbiamo rifiutati,
ma questo è quanto siamo riusciti a modificare nel progetto
originario. Certo si tratterà di
vederlo in funzione — continuano —, adesso è troppo difficile
dare giudizi. Anche per il sistema dei sen/izi è necessario che
il turno D ed E entrino in funzione per poter aprire il problema col Comune, così come con
la direzione in relazione ai problemi che sorgeranno».
Fuori dalla fabbrica in generale si dà un giudizio positivo
di queste nuove seppur strane
occasioni di lavoro alla manifattura. In una valle che vede progressivamente entrare in crisi le
occasioni di lavoro industriale,
i posti di lavoro alla manifattura sono quasi gli unici che si
offrono nella zona. Ma c’è anche
chi dice apertamente che « non
potrà durare, non l’ha mai fatto
nessuno un turno così ». « Io invece in questo tipo di lavoro ci
spero », mi dice una delle giovani operaie che tra un po’ di
tempo passerà le sue domeniche tra le mura di questa fabbrica (moderna o museo degli
albori della civiltà industriale?).
Gianni Montani
Pervenuti fino ai 30 settembre 1983
N.N., per ascensore L. 8.000.000
N.N., per ascensore 8.000.000
Vari amici della Germania 267.840
Malacrida Lilia 10.000
Chiesa Valdese di Coazze 50.000
Alimonda Rita 10.000
N. N. 40.000
Unione Femminile di Luserna
San Giovanni 100.000
Gruppo di catecumeni della
Chiesa di Pomaretto 75.000
Plavan Eli e Maddalena 25.000
Coucourde Giulio 10.000
Nonna e zio, riconoscenti per
la nascita di Cedila 50.000
Elda Tùrck, in memoria della
mamma 50.000
Balmas Odette, per scuolabus 50.000
Vailini Clara, Livorno 20.000
Tamburini Rosa, Livorno (4 v.) 80.000
Chiesa Valdese di S. Secondo 460.000
Herte.1 Sergio (2 versamenti) 45.000
Bein Ernesto e Mirella 15.000
Desideriamo esprimere ai donatori la
nostra più viva riconoscenza per aver
voluto sostenere così tangibilmente
questa nostra opera.
(Continua)
RINGRAZIAIMENTO
« Venite a me voi tutti che
siete travagliati ed aggravati ed
io vi darò riposo »
(Idatteo 11: 28)
Il 12 novembre è mancato serenamente aU’alietto dei suoi cari, aU’età
di 84 anni
Eugenio Long
« ragazzo del ’99 »
I familiari esprimono profonda riconoscenza a quanti hanno dimostrato la
loro simpatia in questa circostanza.
Un grazie particolare alla dott. Seves, al dott. Giovanni Peyrot, ai modici ed al personale dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice, alle Associazioni
ANGET e Gombattenti, alla Corale di
San Giovanni, all’organista, al pastore
■sig. Giorgio Tourn per l’aiFettuoso messaggio cristiano.
Luserna S. Giovanni^ 13 novembre 83
AVVISI ECONOMICI
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Centro. Tel. 011/7496557.
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51179.
# Hanno collaborato a questo
numero: Tavo Burat, Michele Damiani, Ada D'Ari, Cornelio Del Vecchio, Naeem A.
Malik, Enos Mannelli, Bruno
Rostagno, Franco Taglierò,
Ugo Tomassone, Dario Tron,
Dino Gardiol.
USL 42 - VALLI
C H ISO N E-G E RM AN ASCA
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 81000 (Croce Veraci
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 20 NOVEMSRE 1983
Perosa Argentina: FARMACIA CASOLATI - Via Umberto I - Tel. 81205.
Ambulanza:
Croce Verde Perosa: tei. 81.000
Croce Verde Porte; tei. 201454
USL 44 - PINEROLE8E
(Distretto.di Pinerolo)
Guardia Medica:
Notturna, prefestiva, festiva: telefono 74464 (Ospedale Civile).
Ambulanza:
Croce Verde Pinerolo: 22664.
USL 43 - VAL PELLICE
Guardia Medica:
Notturna: tei. 932433 (Ospedale Valdese) .
Prefestiva-festiva: tei. 90884 (Ospedale Mauriziano).
Guardia Farmaceutica:
DOMENICA 20 NOVEMeRE 1983
Luserna S. Giovanni: FARMACIA
SAVELLONI - Via F. Blando 4 - Lu
sema Alta - Tel. 90223.
Ambulanza:
Croce Rossa Torre Pellice: telefono 91.996.
12
12 uomo e società
18 novembre 1983
ISRAELE - L’EREDITA’ DI BEGIN - 1
Nel mondo dello nevrosi
Capire il popolo dall’inconscio collettivo più profondo e più difficilmente esplorabile, le cui radici si perdono nella notte dei tempi
Mentre il Medio Oriente continua ad essere uno dei
maggiori focolai del terribile incendio che può divampare
eia un momento all'altro, iniziamo la pubblicazione di una
sene di 5 articoli che si propongono di analizzare la situazione interna di una delle parti in causa, Israele. Si tratta di
uno sguardo settoriale, che non pretende di analizzare la situazione complessiva del Medio Oriente e forse anche di
uno sguardo la cui penetrazione in vista della comprensione e parziale. Ma riteniamo che sia uno sguardo di grande
importanza per allargare la nostra conoscenza, l’orizzonte
aella nostra visuale e quindi del nostro impegno per la pace
Speriamo in seguito di poter proseguire il discorso con un
contributo di parte araba.
Elia Boccara, a cui abbiamo chiesto questa serie è
un Ebreo cristiano, membro della Chiesa valdese di Milano.
25.000 Israeliani si sono stabiliti in questi ultimi anni in Cisgiordania, cioè, secondo la terminologia biblica, in Giudea ed in
Samaria. Altri 75.000 vi si insedieranno nei prossimi cinque anni. I piani governativi israeliani
prevedono che la popolazione
ebraica di questa zona della Palestina avrà raggiunto 1.400.000
abitanti nel 2010, uguagliando
così numericamente la popolazione araba (attualmente 700.000
abitanti). Più l’attuazione di questi progetti andrà avanti, più il
processo diventerà irreversibile.
Questa era la volontà del governo Begin e questa è la volontà
del governo Shamir che gli è
succeduto: lo rimarrà verosimilmente fino alle prossime elezioni, che forse saranno anticipate se Shamir non riuscirà a
tamponare in tempo la grossa
falla finanziaria che il precedente governo gli ha lasciato in
eredità. Se nulla riuscirà a fermare questi propositi il progetto di un mini-stato palestinese
o per lo meno di una regione
autonoma federata con la Giordania sarà solo un ricordo.
Una consistente minoranza
deH’opinione pubblica israeliana,
schierata intorno al movimento
pacifista « Shalorn Ahsciav » (Pace adesso) ed al movimento religioso « I sentieri della Pace » è
recisamente contraria alla colonizzazione della Giordania: per
motivi di ordine morale i pacifisti israeliani non vogliono diventare i dominatori di una consistente massa di Arabi. Eredi
dei pionieri del Sionismo socialista e del Sionismo messianico
« L'Eco delle Valli Valdesi »: Reg.
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Franco
Beeshino, Mario F. BeruttI, Franco
Carri. Dino Ciesch, Niso De Michelis, Giorgio GardioL Marcella Gay,
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Intestato a • La Luce: fondo di solidarietà ., Via Pio V, 15 - Torino.
Stampa: Cooperativa Tipografica
Subalpina - Torre Pellice (Torino)
essi hanno sempre alimentato il
loro sogno di costruire una patria ebraica^ con una forte carica etica, ciò che non consente
loro di comportarsi come ima
qualsiasi potenza coloniale. Una
minuscola, ma agguerrita, minoranza (raggruppata intorno al
movimento religioso Gush Emunim ed al piccolo partito di
estrema destra Tehyia) e, di fatto, appoggiata oggi in modo determinante dall’attuale maggioranza governativa, è di opinione
contraria.
Un urto violento
L’urto fra le punte avanzate
dei due schieramenti ha raggiunto un grado di violenza inconsueto, dando in alcuni momenti
l’impressione che il paese sia
giunto sull’orlo della guerra civile con conseguenze negative
anche sui rapporti fra i vari
gruppi di opinione ebraici della
Diaspora.
Il culmine della tensione lo si
è avuto alcuni mesi fa a Gerusalemme durante una manifestazione di « Pace adesso »: i
contromanifestanti hanno aggredito fisicamente i pacifisti, ne
hanno spezzato i pannelli inneggiando a Sharon ed urlando a
questi ultimi, come supremo insulto: « Professori! studenti! »,
chiara allusione alla forte presenza fra loro degli intellettuali.
A un dato momento qualcuno
ha lanciato una bomba a mano
sulla folla: parecchi pacifisti sono caduti; uno di loro non si
rialzerà più: si chiamava Emil
Grunzweig, era un ex-combattente delle guerre di Indipendenza diventato un combattente per
la pace tra Israeliani e Palestinesi. Tra i feriti: Avraham Burg,
figlio del ministro degli Interni,
anch’egli pacifista (la spaccatura passa all’interno delle famiglie).
E’ evidente che tutti coloro
che aspirano ad una pace giusta
in Medio Oriente non possono
che schierarsi a fianco dei pacifisti israeliani nella loro lotta
contro l’annessione de facto della Cisgiordania ed a favore del
diritto dei Palestinesi su almeno una parte del paese. Ma deve
essere altrettanto evidente che
solo una conoscenza approfondita della concreta realtà israeliana con i suoi risvolti umani, sociali e storici, al di là dei facili
schemi che distrilDuiscono patenti di nobiltà in funzione dell’appartenenza all’uno o all’altro
dei grandi blocchi che si contendono il mondo oppure dell’apparente collocazione a destra
o a sinistra, potrà definire per
noi i contorni autentici del panorama politico con le sue motivazioni più nascoste.
Sono quindi alcuni aspetti della situazione interna d’Israele,
vista attraverso il suo spessore
umano, quelli che cercheremo
di mettere in luce in questi articoli. Senza il suo inconfondibile spessore umano Israele non
sarebbe oggi quello che è e cioè
il popolo dall’inconscio collettivo più profondo e più difficilmente esplorabile, con le sue
angosce e le sue paure, con le
sue improvvise sfuriate che non
sono che le punte di un iceberg
la cui parte sommersa si perde
nella notte dei tempi.
Begin
E prima di tutto Begin, il
grande partente: il più amato,
il più odiato. Begin è un polacco che ha alle spalle un’esperienza di questo genere: le SS
npiste penetrano in un ospedale
di Brest-Litovsk dove coi loro
rnitra uccidono nei loro letti tutti i malati ebrei; tra questi ultimi c’è sua madre. Poi costringono tutti gli uomini ebrei ad entrare nelle acque del fiume che
bagna la città e lì li sterminano
tutti; la corrente, rossa del loro
sangue, trascinerà i loro corpi.
Fra questi ultimi c’è suo padre.
Scrive un commentatore del
quotidiano socialista francese
« Le Matin »: « Partigiano, capo
delVopposizione parlamentare,
primo rriinistro, Begin non cesserà mai di vìvere quel momento in modo ossessivo. I killer SS
sono per lui una realtà attuale:
...invece della camicia bruna indossano la Keffieh dei Fedayin.
Attraverso un transfert che potrebbe far testo in un libro per
studenti in psicologia, Arafat è
Hitler. Ciò che egli non ha potuto fare al tedesco, Begin vuol
farlo ai Palestinesi. Egli crede
profondamente che i terroristi
dell’OLP non hanno altro scopo
se non quello di completare lo
sterminio del popolo ebraico »
(« Le Matin », 29/8/’83).
Aggiungiamo che, in modo altrettanto ossessivo, Begin vede
l’antisemitismo dovunque nel
mondo e che secondo lui l’unico
porto sicuro per gli ebrei è Israele, tutto l’Israele biblico, comprese quindi la Giudea e la Samaria. E’ vero che egli ha restituito il Sinai all’Egitto, ma se
l’ha fatto è perché il Sinai, nel
suo insieme, non ha mai fatto
parte deH’Israele biblico.
E’ evidente da quanto precede
che Begin soffre di una grave
nevrosi, e che un nevrotico non
avrebbe mai dovuto essere un
capo di governo. Ma è anche vero che appena ci si interroga
sulle motivazioni inconsce che
animano i due avversari, Palestinesi ed Israeliani, la nevrosi
la ritroviamo dovunque ad ogni
piè sospinto. Dice Amos Oz, uno
dei maasiori romanzieri israeliani viventi, membro dei Kibbntz Hulda (in Claire Hai ter:
Les Palestiniens du silence):
« Ognuno degli avversari si batte non contro il proprio nemico,
contro il suo avversario reale,
ma contro le ombre nevrotiche
del proprio passato... In verità
gli Arabi non ci vedono. Essi vedono dei Francesi, degli Inglesi,
dei Turchi, tutti coloro che per
secoli li hanno oppressi, schiacciati. Quando vedo in che modo
gli Ebrei percepiscono gli Arabi... Non sono degli Arabi. E'
Hitler, sono i nazisti. Sono i
Russi, i pogroms, gli Ucraini, i
Cosacchi. Tutto eccetto degli Arabi. Penso che ci sia un conflitto tra due mondi malati, nevrotici. In cui ognuno combatte
contro il suo passato ». E Amos
Oz è un uomo che ha tentato di
capire i Palestinesi, che non ha
mai perso l’occasione per parlare con loro, rimanendo sempre
deluso, perché ogni volta che ha
tentato di spiegare se stesso a
un Palestinese, ha dovuto rendersi conto che egli non capiva:
«Non capiva il Ghetto di Varsavia, non capiva Auschwitz... ».
Ma in Europa la comprensione
spesso non è migliore. Ad Atene
il nonno di Amos Oz era stato
accolto con un gesto sprezzante
da un Ateniese, quando quest’ul
II rabbino Yisrael Ariel, capo di uno dei partiti religiosi di destra,
portato in trionfo durante una manifestazione.
timo aveva saputo che era ebreo;
oggi lo scrittore si sente dire da
un tabaccaio greco: « Lei è israeliano! Israele bum, bum... ». Ed
Oz conclude: « Ecco a che punto siamo arrivati: dal disprezzo
a “Israele bum, bum". Ma tutto
ciò è completamente falso. Questi stessi James Bond di giorno
sono di notte tormentati dagli
incubi. Anche se non hanno mai
messo piede ad Auschwitz. Penso che non ci sia nel mondo una
città dove si possano contare
tanti incubi per chilometro quadrato quanto a Tel Aviv. Perché
tutti qui sono tornati dall’inferno. Anche i piccoli James Bond.
Gli Arabi questo non lo capiscono... Si comportano come dei
bambini che, senza volerlo, fanno esplodere una grossa bomba.
Non capiscono che quando ci dicono: vi distruggeremo, è come
se dicessero ad un pazzo che e
appena uscito dal manicomio dopo esser stato sottoposto per
venti anni ad elettrochoc: tu non
sei normale... Non bisogna pronunciare la parola "sterminio"
davanti a noi, neanche per ischerzo ».
Con Amos Oz abbiamo lanciato uno scandaglio nelle profondità inconsce dei principali attori del dramma medio-orientale.
Tutto qui? Sarebbe troppo semplice. Il viaggio è appena incominciato.
Elia Boccara
COSTRUIRE LA PACE
Obiettori fiscaii
Abbiamo dato a suo tempo notizia (n. dell’8 anrile 1983) del
processo svoltosi per direttissima contro 14 persone — fra
cui il direttore del settimanale
valtellinese « L’eco delle valli »,
alcuni sindacalisti ed un parroco — in occasione del quale gli
imputati vennero tutti assolti con
formula piena o per non aver
commesso il fatto. Essi avevano
praticato od appoggiato l’obiezione fiscale che consiste nel trattenere dal nagamento delle imposte l’aliquota (calcolata in ragione del 5,5%) destinata dallo Stato alle spese militari destinandola invece ad Enti ed associazioni nonviolenti.
Proprio in questi giorni si è
svolto a Milano il processo di
appello ed anche ora, come già
avvenuto a Sondrio, tutti gli imputati sono stati assolti. Il procuratore generale, pur ammettendo che gli imputati avevano
agito « per motivi di alto valore
sociale e morale » e che gli obiettivi della loro battaglia (disarmo
e pace) sono giusti e condivisibili, aveva chiesto tre mesi di reclusione.
L’avvocato difensore, il radicale Mauro Mellini, ha detto che si
tratta di una « sentenza importante, anche perché noi facciamo dell’obiezione fiscale un punto centrale della nostra battaglia
pacifista ».
Intanto, il movimento di questi « nuovi obiettori » è in continua crescita. I lettori forse ricorderanno che l'anno scorso erano
stati inviati 13 milioni al presidente Pertini perché li destinasse a fini pacifici, ma erano stati
respinti in quanto si trattava di
una iniziativa « contraria alla legge ». Quest’anno si calcola che gli
obiettori fiscali siano stati circa
1.600 ed hanno nuovamente inviato (o sono in procinto di farlo) al nresidente della Repubblica la somma di 90 milioni di lire. Nel caso che Pertini rifiuti
nuovamente, il danaro verrà destinato per aiutare progetti agricoli del Terzo Mondo, per completare l’acquisto di un terreno
nei pressi di Comiso e a scopi
benefici, come precisa una nota
del movimento.
La campagna nazionale nonviolenta per l’obiezione fiscale vie
ne promossa dal MIR (via delle
Alpi 20, Roma) dal Movimento
Nonviolento (casella postale 201,
Pemgiai dalla Lega obiettori di
coscienza (c.so Sempione 88, Milano) e dalla Lega disarmo unilaterale (casella postale 252, Livorno). E’ stata redatta una
« Guida pratica all’Obiezione fiscale » che può essere richiesta
ai suddetti indirizzi.
Italiani e ’’Cruise”
Il settimanale « Panorama » ha
recentemente fatto svolgere un
sondaggio d’opinione su un campione di italiani nello scorso ottobre suH’installazione dei missili Cruise a Comiso. Da questo
sondaggio risulta che solamente
il 14,3% è favorevole all’installazione, mentre il 58,1% è contrario. I « non so » ammontano all’8,3%, mentre il 18,7% sarebbe
favorevole se il loro controllo venisse affidato alle autorità italiane. Sarà bene a questo proposito
ricordare che la « chiave » per far
partire i missili è una chiave unica, e sempre in mano agli americani. Roberto Peyrot
L’era antiluterana
( segue da pag. 1 )
papa Wojtyla («ma noi non intendiamo riconoscere alcuna suprernazia o autorità al papa —
precisa il pastore luterano Christoph Meyer — anzi ci rivolgeremo a lui solo come: ’’vescovo di
Roma e fratello in Cristo” ») renderà — così, credo, capiranno
rnilioni di telespettatori — omaggio a Lutero dopo secoli di guerre e scomuniche. Da parte cattolica si tratta, e lo ricordava lo
stesso cardinale Willebrands nel
corso della trasmissione di martedì 8 novembre su Rai-Uno dedicata alla storia del Riformatore, di riscoprire il Lutero giovane^ Quello monaco.*~t7uéìIòr''Tns^mma, che hormolevà~Ta riivi-_
sjone. In effetti Taltro Luteroj
quèlTo della libertà del cristiano
non si lascia così facilmente assimilare, soprattutto dal papa.
Neppure 500 anni dopo.
Giuseppe Platone