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Anno 120 - n. 38
5 ottobre 1984
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Si?. PELI.F(;RINi Elio
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delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGEUCHE VALDESI E METODISTE
TRA I SUPERSFRUTTATI DELLA CAMPANIA
La responsabilità per i "molto neri”
Pagati la metà, usati in lavori di manovalanza, i componenti della colonia africana vivono in
perenne stato di insicurezza - Si tratta di impegnarsi per garantire loro una vita decente
Ha senso, in presenza di una
crisi profonda del modello politico ed economico comunitario,
pensare ad un « modello europeo di difesa »? Sembrerebbe di
sì.
Dal 25 al 28 ottobre si riunirà
a Roma il Consiglio deirUnione
dell’Europa Occidentale (UEO),
un’alleanza « dimenticata » creata nel 1954, aU’indomani del naufragio di quel progetto dì Comunità Europea di Difesa (CED) il
cui rilancio è oggi caldeggiato
dal Gen. Cappuzzo e da tanti altri generali europei. Ne fanno
parte i ministri degli esteri e
i ministri per la difesa dei sette
paesi membro: Italia, Francia,
Gran Bretagna, Repubblica Federale dì Germania, Belgio, Olanda, Lussemburgo.
Sono state soprattutto la Francia e l’Italia a spingere per riportarla in auge, trovando peraltro consensi pronti e numerosi
in quasi tutti gli altri paesi sulTuna o sull’altra delle due opzioni che a Roma verranno a confronto: quella di Cappuzzo, da
una parte; daU’altra quella dei
vertici militari francesi, che mirano a porre il loro paese al
centro di un processo di riarmo
anche nucleare, teso a trasformare l’Europa Occidentale in
una terza superpotenza.
Riuscirà la politica, nel processo che si apre a fine ottobre,
a far valere le sue ragioni nei
confronti delle sempre maggiori
esigenze di autonomia dei militari, imposte dalle nuove tecnologie? Se sì, quale politica prevarrà? Quella della subalternità
alla Casa Bianca, la quale per
prima vedrebbe con favore un
maggior impegno degli Europei
nel quadro del riarmo convenzionaie della NATO, o quella di
un’Europa superpotenza nucleare ìndipendente?
A Roma, in quei giorni, a rappresentare chi non si riconosce
in questa alternativa di morte
ci sarà anche il Movimento per
la pace europeo.
Il Coordinamento Nazionale
dei Comitati per la Pace italiani propone un « meeting » internazionale che si contrapponga
al vertice UEO e che, oltre a rifiutare qualsiasi ipotesi di riarmo europeo — sia esso convenzionale o nucleare, indipendente
o soggiogato — sappia anche
proporre alternative chiare al
concetto di sicurezza dei generali e alle soluzioni che essi propongono (Difesa popolare nonviolenta? Eserciti popolari? Armamenti puramente difensivi? Il
dibattito è aperto); che sappia
denunciare l’assurdità di un disegno che alla follia del militarismo sovietico e ai pericoli di
sovietizzazione dell’Europa (persino Cappuzzo li ritiene improbahUi!) contrappone una follia
uguale e contraria, se non peggiore; che a un’Europa dimezzata, pronta a difendere con le
armi livelli di benessere che non
le spettano, contrapponga il progetto di un’Europa rìunificata,
almeno dal Portogallo alla Polonia, capace di costruire rapporti di cooperazione col Terzo
Mondo e di spezzare in questo
modo il bipolarismo.
Bruno Gabrielli
All’inizio di settembre, i giornali hanno riportato, per lo più
con scarso rilievo, la notizia di
una «retata » dei Carabinieri ai
danni, della colonia di africani
che vive sul litorale campano
fra Pozzuoli e Castelvolturno, e
della conseguente espulsione di
quasi duecento di loro perché
sprovvisti di permesso di soggiorno. In un modo o nell’altro,
dunque — spesso nel modo peggiore — in Campania si cominciano ad aprire gli occhi sulla
esistenza di una comunità di
quasi 5.000 neri nella sola Terra di Lavoro. L’ultimo intervento dei Carabinieri, infatti, come
altri avvenuti nelle settimane
precedenti senza peraltro lasciare traccia di sé nella carta stampata, era stato « preparato » sia
dal razzismo becero di alcune
prese di posizione missine che
da quello asettico e « oggettivo » dei titoli delia cronaca nera del quotidiano locale, il fìlodemocristiano « Mattino ».
Di aprire gli occhi, del resto,
era ora; e non soltanto per poter fare qualcosa per « loro »;
ma. anche, per meglio capire
« noi » chi siamo. La colonia
africana in Terra di Lavoro è
infatti in qualche misura uno
specchio della realtà e delle contraddizioni della Campania: ne
ho parlato con Silvestro Mon
tanaro dell’« Unità », che quest’estate ha fatto un'inchiesta
sui « molto neri », come essi
stessi si definiscono per distinguersi dalla più tradizionale immigrazione di turchi, marocchini, ecc.; e col pastore Bruno
Tron, responsabile del Servizio
Migranti della Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
(FCEI).
Li abbiamo
chiamati noi
« Vengono quasi tutti dall'Africa occidentale, e soprattutto
dal Ghana — dice Montanaro —.
Il fatto sorprendente è che si
tratta di gente istruita; in maggioranza studenti, alcuni anche
laureati. M’è capitato addirittura di intervistarne uno laureato in ingegneria navale. Qualcuno è un profugo politico, gli altri sono venuti spinti da motivazioni economiche ».
La storia recente del Ghana è
in questo senso emblematica.
Fino al 1969, questo paese rappresentava, grazie alla monocultura del cacao, la potenza
emergente dell’Africa occidentale. Poi — giochi del neocolonialismo — sul mercato si sono
affacciati nuovi produttori, i
prezzi sono caduti, e il Ghana
da paese che accoglieva lavoratori stranieri si è trasformato
in terra di emigrazione. I più ■—
e i più poveri — sono andati nei
paesi vicini, soprattutto in Nigeria, da dove due milioni di
loro sono stati cacciati in condizioni estremamente drammatiche all’inizio del 1983, e quelli
che arrivano in Europa sono già
in qualche modo un’élite.
« Lavorano essenzialmente nell’agricoltura e nell’edilizia — riprende Montanaro — e svolgono le mansioni più dequalificate, per paghe che sono la metà
di quelle degli italiani; 25.000
lire al giorno i braccianti, 30.000
i manovali delle costruzioni, naturalmente senza contributi. E’
molto minore di quel che si potrebbe pensare, però, la concorrenza con i lavoratori italiani. I neri hanno occupato posti
dei quali la gente di qui, nonostante i centomila disoccupati
della sola provincia di Caserta,
non vuole più saperne. Anche
per questo, in un certo senso,
gli africani in Italia li abbiamo
chiamati noi. Un fatto positivo
è la compattezza della comunità nera, una compattezza che
spesso riesce addirittura a mettere in difficoltà il caporalato.
Loro sono abituati a gestire collettivamente la contrattazione
DAI CULTI MATTUTINI DEL SINODO
Il mandorlo in fiore
« Poi la parola deH’Eterno mi fu rivolta dicendo : ’Geremia,
che vedi?’ Io risposi: Vedo un ramo di mandorlo’. E l’Eterno mi
disse: 'Hai veduto hene, poiché io vigilo sulla mia parola per mandarla ad effetto’». (Ger. 1; 11-12).
Geremia avrebbe preferito continuare a vivere la sua vita piccolo-borghese nella sua città di
Anatoth anziché accettare la difficile missione che Dio gli metteva dinanzi di recarsi a Gerusalemme e di parlare a un popolo dal collo duro e dal cuore per
niente palpitante verso il Signore. Dio gli rivolge una parola in termini che potremmo definire "strani" e cioè fuori dalle
aspettative degli esseri umani.
Gli parla attraverso il ramo di
un mandorlo e questa visione
di Geremia, la prima che troviamo nel libro che porta il suo
nome, non è una visione interna, un’immagine che egli ha dentro di sé e che poi dovrà tradurre con parole ai suoi concittadini per spiegarla e interpretarla.
Si tratta di un dettaglio alquanto banale, di un paesaggio che
tutti vedono, di un ramo di un
mandorlo fiorito. Ma mentre tutti vedono questo ramo di mandorlo fiorito, Geremia ci vede
qualcosa di diverso. Dice il libro che Dio gli risponde: « Hai
visto bene ». « Hai visto in maniera compiuta ». Dove gli altri
vedono soltanto un albero che
annunzia la primavera. Geremia
ci scopre la parola di Dio, la
presenza di Dio che vigila. C’è
infatti un gioco di parole nel testo originale. Si dice che l’albero del mandorlo è quello che
vigila, è il « vigilante », perché è
il primo albero a fiorire dopo
il periodo invernale. Ecco: tutti
possono vedere quel ramo di
mandorlo fiorito, ma quanti riescono a vedere questo segno, la
parola di Dio che li raggiunge
in un momento particolare della loro esistenza? Come siamo
spesso distratti dai nostri problemi, dai nostri interessi, dalle nostre preoccupazioni sì da
non saper cogliere il segno che
Dio spesso ci manda.
Viviamo spesso senza attesa,
senza speranza, trascinandoci
giorno dopo giorno nelle consuete occupazioni e anche i nostri sforzi sono di una banalità
incredibile. Le gemme dei fiori,
il verde dei prati non suscitano
più alcuna riflessione. Si passa,
si guarda tutto questo e non si
coglie ment’altro che un mugugno per il proprio presente e
l'angoscia per le proprie preoccupazioni.
Tutti vedono quello che ha
visto Geremia ma solo lui ode
questa parola di Dio che lo raggiunge, solo lui ha la percezione di una vita nuova che gli si
para dinanzi, lo credo che Ge
remia sia profeta proprio perché sa distinguere nettamente
la voce di Dio dalla voce del
sangue, dalle preoccupazioni
giornaliere. E in questo racconto non ci sono né parole di meraviglia né parole di ammirazione sull’evento che gli è accaduto; il suo è un racconto scarno, scheletrico. In questo incontro con Dio c’è sì tutto un travaglio psicologico, la sua intenzione di non accettare questa
operazione, di trovare delle scusanti per dire: io non sono quello che tu credi, non ho la capacità di poterti servire come tu
credi che io possa fare. C’è tutta una lotta psicologica, un’opposizione iniziale. Ma poi c’è anche il crollo davanti al Signore,
c’è l’accettazione piena di quello che Dio gli chiede.
Ecco, il mandorlo in fiore è
molto bello da vedersi; lo si
guarda... ma... spesso si tira
avanti. Il mandorlo è in fiore,
ma io devo sbrogliare le cose
di oggi. Il mandorlo è in fiore,
ma c’è molta gente che non sa
come sbarcare il lunario, come
pagare l’affitto, come risolvere
il problema dello sfratto e perciò non gliene importa niente
che il mandorlo sia in fiore. Il
mandorlo è in fiore, ma la gente ha un mucchio di preoccupazioni perché la salute non è più
quella dei vent’anni, perché l’età
Massimo Romeo
(continua a pag. 6)
coi datori di lavoro, e così sono
in grado di aggirare l’intermediazione parassitaria e spesso
legata alla camorra del « caporale ». C’è chi si è comprato una
macchina o un furgoncino usato: e con questi, stipati fino alTinverosimile, li puoi vedere
ogni giorno andare e tornare dal
lavoro, togliendo in questo modo al « caporale » una delle basi del suo potere, il monopolio
del trasporto dei braccianti, o
dei manovali ».
Un problema scottante è quello dei rapporti (tutti da dimostrare) fra i neri e fenomeni di
delinquenza. Certo, in una situazione di illegalità diffusa come quella della Campania, e,
soprattutto, nella loro situazione di estrema precarietà, non
c’è da stupirsi se alcuni di loro
fanno quello che vedono fare a
tanti abitanti del luogo: anche
se questo, poi, serve da pretesto per alimentare campagne
contro di loro che, per fortuna,
almeno per ora non trovano
molto spazio. E’ accaduto, per
esempio, quando fu arrestata
una banda di ghaniani che rubavano nelle « seconde case »
del litorale e rivendevano la refurtiva nel loro paese.
La direzione indicata
dal Sinodo
.Accade anche che spesso questi africani, invece di essere
sfruttati da agricoltori e palazzinari « normali », lo siano presso imprese legate alla camorra
(che in Campania rappresentano una parte rilevante del mondo economico). Ebbene, c’è stato anche chi si è messo a gridare, senza peraltro documentare le sue affermazioni, che
l’immigrazione dalTAfrica era
organizzata da una certa « famiglia » e che in pratica i neri
sarebbero uno strumento, magari involontario, del potere delle bande criminali
« Queste campagne — osserva
Bruno Tron — sono tutt’altro
che disinteressate, così come
non sono casuali i recenti provvedimenti di espulsione. La verità è che, aumentando la sensibilità per questo problema e
presentandosi ormai la prospettiva di una legge che garantisca
agli immigrati un minimo di diritti, il governo tenta di ridurre preventivamente le dimensioni del fenomeno, rimandandone a casa quanti più è possibile. Le espulsioni nel 1984 sono
state per ora circa 1600, vale a
dire- molte di più che nell’intero
1983. Ma si tratta di provvedimenti inutili, oltre che ingiusti,
perché quelli che arrivano sono
molti di più. La strada da battere invece è un’aitra, nella direzione indicata dalla discussione de] Sinodo: non solo permettere agli immigrati di restare,
ma impegnarsi per far finire le
discriminazioni contro di loro.
E non solo per un generico senso di solidarietà, ma perché se
loro sono qui, se non possono
vivere nei loro paesi, la responsabilità è nostra ».
Paolo Fiorio
2
2 fede e cultura
5 ottobre 1984
UNA VACANZA DIVERSA A BORGIO VEREZZI
Se resistí
un giorno o due...
Gli handicappati possono darti infinitamente di più di quello che la
tua attenzione può dar loro: ti insegnano spontaneità e fiducia
Cosa capita a una persona che
decide di farsi una tranquilla
settimana di vacanza al mare,
e si trova tra gli ospiti della
pensione sei malati di mente e
nove ragazzi con handicap fìsici e psichici e i loro accompagnatori? Sapevo che la Casa
balneare di Borgio Verezzi ospitava nella attigua « colonia » degli handicappati, ma questa soluzione in qualche modo « separata » la accettavo, perché pur
sempre dal coinvolgimento sarei stata in grado di difendermi.
Che fare, invece, quando come
prima cosa ti capita di assistere a ima crisi epilettica, o dal
tuo tavolo senti nell’attigua saletta improvvise grida che ti
paiono di dolore, e che invece
solo COI tempo impari a distinguere nelle sfumature come forme di comunicazione, di vero e
proprio linguaggio?
Stai male: di orrore, di pena,
di ribellione impotente, di angoscia. Ti viene da raccattare i bagagli e sparire per una « vera »
vacanza (quando ti frullano i
miti pubblicitari della felicità
assoluta, del sole e del mare e
del benessere del corpo, del riposo e del non pensare, e del
rifiorire!). Ti dici che non sei
masochista, che se fossi in grado di rimanere avresti fatto un
mestiere diverso, saresti infermiere ad esempio, ti ripeti che
hai diritto —- infine — a quel
totale riposo, perché hai bisogno
di forze, di forze per tornare al
lavoro, magari alle lotte per una
società più giusta (quelle stesse
che forse hai fatto perché questi malati uscissero dai loro
ghetti e carceri a vita). Pensi
alla tua fatica di vivere, e grideresti che tutti in qualche modo
siamo handicappati e dissociati
e ci portiamo la nostra pena anche se in modo non così evidente, e che nessuno, proprio nessuno può caricarsi sempre e comunque e dovunque di tutti i
mali del mondo. Forse non fuggiamo proprio per una vacanza
dalle nostre città così difficili e
piene di sofferenza, con lo sbando di tanti giovani sotto i nostri
occhi ogni giorno, le emarginazioni, le brutture e le devastazioni, le speculazioni edilizie e
la violenza e l’aria irrespirabile?
Se resisti un giorno o due, ti
può capitare però di farti un
improvviso ragionamento, magari elementare, ma che ti illumina e ti acquieta. Eppure, mi
sono detta, se questo capitasse
a me o ai miei cari, sarei contenta che qualcuno ci pensasse,
se potessi stare con gli altri e
vedere ancora il mare.
Ecumenismo per
corrispondenza
LIONE — Una organizzazione denominata « Formation oecuménique interconfessionelle - (FOI) con sede a
Lione ha creato corsi per corrispondenza sulie grandi questioni ecumeniche adatti sia a coloro che si avvicinano per la prima volta a tali problemi, sia a coloro che desiderano approfondire la conoscenza,
Si tratta di fascicoli mensili di una
diecina di pagine con letture e temi
di lavoro che permettano anche uno
scambio fruttuoso con correttori, teologi di varie confessioni.
Il centro è diretto dal padre René
Beaupère e dal pastore Alain Blancy,
aiutati da un comitato composto da
cattolici, protestanti e ortodossi.
« Anch’io non ce la facevo proprio, aU’inizio — dice Pinuccia la
cameriera — poi ho pensato: se
ce la fanno quei ragazzi, gli educatori, posso farcela anch’io ».
« La nostra media di età è bassa perché devi avere molta scioltezza mentale » — dice Claudio
Tinor Centi, laureando in filosofìa con tesi in psicologia, che
lavora con alcuni degli altri nove educatori, ragazze e ragazzi,
al Centro-Socio-Terapeutico delle Vallette, creato tre anni fa
dal Comune di Torino — « Cerchiamo in tutti i modi di stimolare questi giovani handicappati, anche come tempo libero ».
Qui li hanno portati in battello,
in pizzeria e persino in discoteca: «la gente ha reagito bene
— osserva Claudio — senza pietismi, con accettazione. Stando
così insieme tanti giorni si instaurano rapporti notevoli, e
puoi in seguito impostare tutto
il lavoro su questa esperienza,
tutto fa bagaglio: le nuove persone, i luoghi, il contatto con
gli elementi naturali, la sabbia,
l’acqua ».
C’è un gruppo di protestanti
tedeschi in visita da noi: la giovane Cornelia, col suo bellissimo
bambino biondo al collo, si avvicina entusiasta: educatrice di
bimbi handicappati è il suo lavoro, e ha esperienza al suo
paese solo di istituti attrezzatissimi, ma pur sempre istituti.
Un suo conterraneo, che fa l’assistente sociale per la chiesa,
con sincerità esprime quello che
proviamo in molti, tra i « sani »:
l’imbarazzo del non sapersi rapportare, perciò t’intimidisci e ti
blocchi.
« La maggior parte degli albergatori non li vuole — dice il direttore responsabile Adriano
Morelato — perché producono
danni o ti fanno allontanare i
clienti. Eppure, fai parte dei sani finché non fai parte dei malati: questo ti pone il problema
supremo. Accettare questa gente e amarla è ima forma di educazione reciproca ». « Sì, io credo che questa esperienza di integrazione sia più utile per noi
che per loro » osserva il pastore
Pasquet.
Davvero questi malati ti danno infinitamente di più di quello che con la tua attenzione puoi
dare loro: ti riconducono ali’essenziale, ti insegnano la spontaneità e la fiducia, ti aiutano ad
essere meno « costruito ». Per il
brindisi dell’arrivederci, alcuni
« sani » sono invitati: brinda Cornelia, Adriano ed Elda coi bimbi, brindano le cameriere, più
conviviale di tutti brinda il germanico nettuno, pastore Martin
Hindrichs. Penso a come è difficile, ma quanto sia necessario
oggi, di fronte ai rischi del
pragmatismo acquiescente e del
levigato tecnicismo, praticare —
anche solo come provocazione
o indicazione o testimonianza
— l’immensa fecondità deH’utopia.
CONVEGNO FCEI
Evangelici di fronte
all'ora di religione
"rinnovata
II
Ecumene, 2-4 novembre
Programma
Venerdì 2 novembre:
stemazione.
ore 19, arrivo dei partecipanti e si
Sabato 3 novembre: ore 9 - Gianni Long: «Novità rispetto
all’insegnamento rellgiosio nella scuola: il punto sul dibattito parlamentare»; ore 15.30 - Franco Giampiccoli:
* Alcune proposte per le linee di azione degli evangelici »; ore 17 - Discussione in gruppi.
Domenica 4 novembre: ore 9 - Culto; ore 10
Partenza dei partecipanti dopo il pranzo.
Conclusioni.
Per iscriversi: rivolgersi alla Segreteria FCEI, via Firenze
38 - 00184 Roma - Tel. 06/4754811.
Costo dell’incontro: Lire 35.000 (sono disponibili limitate
borse campo e viaggio; fare richiesta al momento dell’iscrizione).
L’incontro è diretto da Franca Long Mazzarella.
’’CAVALLETTE”
NELLA MECCA
DEL TURISMO
Piera Egidi
Sollecitato dalla nota offerta al Sinodo dal Servizio Migranti della federazione ho iniziato a raccogliere qualche informazione circa la situazione
a Venezia. Chiunque percorra le calli
di Venezia o vada alla spiaggia sa che
vi sono in città molti uomini e donne
CAMPO CADETTI A ECUMENE
Dal libro al computer
di colore che vivono in questa Mecca
del turismo. Sono i venditori di coperte e indumenti che percorrono la
spiaggia e i venditori di anelli e oggetti vari che sostano nelle calli. Ho
chiesto informazioni agli uffici diocesani circa gli interventi che la Caritas
pone in atto in città. La Caritas non
è direttamente coinvolta nell’assistenza mentre opera una istituzione, l'opera "Betania" che offre cibo e doccia. Un parroco di Venezia ha messo
a disposizione alcuni spazi della struttura parrocchiale e ospita una ventina
di giovani di colore. E’ una iniziativa
’’personale’’, così me l’ha presentata
il vicario diocesano. Un quotidiano appena uscito, La nuova Venezia, nel n. 2
Sul tema « Dal libro al computer» si sono confrontati, dal
18 al 28 agosto, ad Ecumene, i
ragazzi del campo cadetti. Il lavoro, esaurientemente impostato dal prof. Giorgio Cortellessa,
si è valso anche dell’uso pratico
di alcuni computers (M 10), da
lui messi a disposizione. I ragazzi hanno quindi avuto modo
di usare personalmente queste
macchine, che alcuni di loro già
conoscevano, per operazioni più
o meno complicate, e ciò ha rappresentato uno stimolo maggiore alla partecipazione allo studio.
Il campo ha cercato di mettere in evidenza il senso del processo che ha portato la società
e la vita stessa dell'uomo ad un
livello notevole di invenzioni e
conforts. Brevemente si è cercato di esaminare le diverse e
importanti tappe che hanno condotto l’uomo alla sua condizione attuale, dall’invenzione della
scrittura a quella della stampa,
ai diffondersi della cultura attraverso i libri e le biblioteche,
per arrivare alle ultime scoperte dell’elettronica. Nel corso dei
secoli l’uomo ha operato moltissime trasformazioni nel suo
modo di vivere. Le macchine
elettroniche che sono diventate
di uso corrente negli ultimi anni rappresentano ' un avanzamento rilevante sul piano tecnologico: i computers ormai hanno invaso il campo economico,
amministrativo, politico e anche quello del divertimento, nella società occidentale. Con queste macchine, dunque, è possibile compiere un numero incredi
bile di operazioni in brevissimo
tempo e questo è senz’altro un
aspetto positivo perché permette di accelerare il ritmo della
produzione e diminuire lo spreco di energie da parte dell’uomo.
Il campo ha però evidenziato
alcuni aspetti negativi derivanti
dall’uso dei computers: a livello politico potrebbe verificarsi
il pericolo di un restringimento
della democrazia e della partecipazione, diventando il computer un mezzo di controllo delle
coscienze e delle informazioni;
a livello individuale il ricorso
continuo a queste macchine può
comportare un assopimento delle facoltà mentali; a livello sociale potrebbe accadere che venga eliminato il bisogno di socializzazione e di comunicazione
poiché i computers sono e saranno in grado di sostituire l’uomo in molte delle sue attività.
Vari sono stati c restano dunque gli interrogativi sul rapporto uomo-macchina, e per estensione sul rapporto uomo-ambiente naturale. Alla luce del
messaggio biblico i credenti, che
sono parte di questa società che
si è trasformata rapidamente e
non senza contraddizioni, non
possono esimersi dal domandarsi i motivi e i fini di tali modificazioni. Essi sono chiamati a
rendersi conto di tutto ciò che
avviene nel mondo, ascoltando
quello che la Bibbia può dire
ancora rispetto al presente. Nel
racconto biblico della Genesi
tutta la creazione è affidata all’uomo, ma non nel senso che
essa debba essere distrutta e
sfruttata per fini egoistici. Anche la creazione è inserita pienamente nel progetto di vita che
Dio ha disposto per il mondo
intero; ciò vuol dire che gli uomini non devono stravolgere
l’ordine naturale bensì conservarne l’assetto « buono » e svilupparlo tendendo ad una condizione migliore.
Il quadro perfetto della creazione non è stato rispettato dall’uomo, che ha gettato su di essa l’ombra del peccato e della
corruzione; lo sfruttamento incontrollato delle risorse naturali, l’inquinamento del mare e delTatmosfera, l’invenzione di armi
potenti come i missili a testata
nucleare, la pratica stessa della
guerra, la presenza di vaste zone in cui si soffre la fame sono
alcuni esempi che dimostrano
in maniera chiara il gemito della creazione, provocato dall’azione umana. La fiducia incondizionata nelle scoperte, nel progresso e, per così dire, nel computer, porta l’uomo a sopravvalutare il suo ruolo nel mondo
inducendolo a credere di poter
asservire completamente la natura ai suoi bisogni, dimenticando il suo compito originario (Genesi 1; 28) e il suo essere, la
sua persona. Al di là dei vantaggi innegabili di una società
tecnologicamente avanzata, l’uomo non deve perdere di vista
se stesso e ricercare una nuova
dimensione di vita, quella che
Gesù Cristo ha indicato per l’umanità intera.
Lucia Omini
Dario Cartone
del 19 settembre presenta un articolo dal titolo: ic La squadra speciale dei
vigili fa piazza pulita di senegalesi Venezia è coirne la Mecca per gli ambulanti negri . L'ufficio stranieri continua a cacciarli via », <■ ... ma sono
come le cavallette » conclude l’articolista.
Le cavallette sono delle "bestie",
distruggono i raccolti; per l’articolista
pare che i marocchini siano somiglianti a questi sciami pericolosissimi. Mi
pare un pessimo articolo.
Il documento del Servizio Migranti
esortava le chiese <• a prendere iniziative concrete a favore dei migranti ».
La prima cosa che dobbiamo fare è
conoscere il fenomeno. Il Servizio Migranti potrebbe dare indicazioni alle
chiese perché sappiano trovare i canali giusti per attingere le necessarie informazioni. La chiesa locale potrebbe interrogarsi circa la possibilità
di mettere a disposizione alcuni spazi,
(in genere i nostri spazi sono pochissimo utilizzati). Se vogliamo che l’invito a intervenire non cada nel vuoto. non faccia la fine di tanti "inviti
sinodali” che si perdono nel silenzio
delle chiese, dobbiamo avere il coraggio di guardare il problema. Forse questa è la prima cosa che la chiesa locale deve trovare la voglia di fare.
Oltre ai contatti con i vari organismi,
contatti di cui il documento parla, occorrerà anche avere un rapporto di
cooperazione con essi. Faccio un esempio: l’opera Betania è sostenuta
da circa trenta parrocchie che si assumono l’onere di pagare il cibo offerto a questi migranti, potrebbero e
dovrebbero anche le nostre comunità
cooperare?
La presente noticina vuole essere
una segnalazione per la Chiesa di Venezia, per tutte le nostre chiese e
per il Servizio Migranti. Il momento
della assistenza e dell’aiuto fraterno
non è finito, aiutiamoci a praticarli.
Past. Alfredo Berlendis, Venezia
® »
in
3
5 ottobre 1984
fede e cultura 3
«s*
Gli incubi non sono profezie
Demonizzando gli avversari il presidente Reagan dimentica di fare l’autocritica e di andare
alla radice di quell’ingiustizia che produce la guerra - Ma anziché combattere contro fame,
povertà, oppressione politica, si preferisce continuare a costruire armi sempre più terribili
I giornali hanno parlato recentemente dell’uso ambiguo e mistificante della religione da parte del presidente Reagan nel corso
della campagna elettorale. Una delle migliori risposte viene da una
bellissima predicazione di un Ebreo, Yehezkel Landau comparsa
su The Jerusalem Post. Ne riprendiamo l’essenziale dalla rivista
americana Sojourners, giugno-luglio 1984.
« Sa, sto pensando a quei profeti deU’Antico Testamento e ai
segni premonitori dell’Armageddon e mi chiedo se proprio noi
saremo la generazione che assisterci a tutto ciò. Non so se lei
abbia fatto caso a queste profezie ultimamente, ma mi creda,
esse parlano proprio del tempo
in cui viviamo ».
(Da una telefonata di Ronald
Reagan a Tom Dine, capogruppo della lobby rro-Israele al
Campidoglio prima dell’attacco
aereo al quartier generale dei
marines a Beirut).
s
UNO STUDIOSO EBREO RISPONDE ALLA TEOLOGIA DI REAGAN le, frivolo o rassegnato; per po
-------------------------------------------------------------------------------------------------------- chi significa sognare tempi migliori, cercando di dimenticare
il presente. Noi riteniamo che
queste vie siano entrambe inaccettabili. Rimane per noi da percorrere dunque una sola stretta
via, spesso molto difficile da
trovare: vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo ed al tempo stesso viverlo in fede e responsabilità, come se dì fronte
a noi ci fosse un grande futuro;
’’Case e terre e vigne saranno
di nuovo comprate in questo paese” proclama Geremia (32: 15)
in contrasto paradossale con le
sue profezie di sventura, immediatamente prima della distruzione di Gerusalemme. E’ un segno di Dio ed un pegno di un
nuovo inizio e di un grande futuro, proprio quando tutto sembra nero.
Pensare ed agire per amore
della generazione futura, ma essere pronti a can,minare ogni
giorno senza pania o ansietà:
questo è in pratica lo spirito
con cui siamo costretti a vivere. Non è facile essere coraggiosi e mantenere quello spirito vivo: ma è categoricamente necessario ».
la precedente scrittura profetica: Ezechiele, Damele, Zaccaria
Sono queste condizioni di miseria e di degradazione umana
sparse per il mondo che costituiscono terreno fertile per l’avventurismo sovietico, cubano o
siriano in nome delle masse indigenti, siano esse salvadoregne,
africane o palestinesi.
Il vero spirito profetico si ri
j , r> ^accana, volgerebbe oggi alla radice del
II presidente Reagan parla di Condizioni di ingiustizia, anziché definire il blocco orien
e qualsiasi altra persona
avesse citato passi tratti
dai profeti (Ezechiele,
Geremia o Isaia) come
fondamento di uno scenario apocalittico — Armageddon rappresenta il trionfo cosmico di Dio
su Satana, della luce sull’oscurità, di Cristo sulTAnticristo —,
non ci sarebbe motivo di preoccuparsene. Presentimenti escatologici di questo tipo possono essere un sintomo di malinconia
( i tempi sono crudeli), raddolcita forse dall’aspettativa che
gran parte di questo mondo peccatore sarà distrutto come si
merita; persino un predicatore
evangelico può evocarli per rassicurare i suoi fedeli. Essi sono
però motivo di sconcerto per gli
Ebrei e per molti Cristiani, in
quanto riflettono un atteggiamento di fuga al di là del mondo attuale, una cosmologia dualistica che gioisce nello scontro
definitivo e violento tra forze
de! bene e del male.
Espressi da un presidente degli Stati Uniti, riferiti alla situazione medio orientale, sono
molto sconcertanti, addirittura
allarmanti. Perché egli è una
delle due persone a questo mondo che ha il potere di tradurre
quei fantasmi apocalittici in
realtà, dando via libera ad un
arsenale di armi da giudizio finale.
La profezia biblica
Bisogna precisare che nella
tradizione eltraica la profezia biblica non è predizione di un disastro inevitabile. E’ piuttosto
un avvertimento basato sui patto tra Dio e il suo popolo. Il profeta critica la sua comunità, soprattutto la classe corrotta al
potere.
Quando il futuro è previsto e
predetto, non è né incondizionato, né inevitabile. E il risultato finale, redenzione o distruzione, dipende sempre dal comportamento umano in risposta
alla Parola di Dio.
L’appello profetico può essere
capito solo nel quadro del patto, quell’idea biblica fondamentale che non si applica unicamente ai legame tra il popolo
ebraico e Dio, ma anche tra il
Creatore e tutta l’umanità. A
qualsiasi punizione, sofferenza o
calamità il popolo di Dio debba
sottoporsi, il patto tra popolo e
Dio rimane eterno e la redenzione sboccerà alla fine per benedire tutte le nazioni.
II pensiero apocalittico si è
sempre scontrato con questa idea
di salvezza: infatti è risultato
molto importante nel periodo
immediatamente precedente l’epoca cristiana (papiri di Qumràn) e di esso si trovano forse
tracce in alcuni oscuri passi del
« tempi in cui viviamo ». Che si
gnificato hanno gli eventi dell’ultima generazione alla luce
della profezia biblica? Da quale
visione profetica dobbiamo lasciarci ispirare e guidare? Dai
pochi passi criptici della Scrittura, che parlano delTira di Dio
contro i nemici di Israele, oppure dalle esortazioni molto più
frequenti contro prepotenza e
corruzione da parte di questi solitari campioni della giustizia e
del diritto?
E’ senza dubbio gratificante
per Un leader politico identificare se stesso e la propria nazione con il popolo di Dio, demonizzando in pari tempo il suo
avversario politico al punto che
esso non è solo più ostacolo all’interesse nazionale, ma anche
Satana incarnato.
In un’epoca di perfezionamem
to bellico, con armi capaci di
annientare l’intera specie umana, ideologia dualistica e fantasia apocalittica sono comprensibili: e terribilmente pericolose.
Esse sono i sintomi di una malattia mentale, che minaccia di
diffondersi e di diventare fatale. Tutti noi saremm.o allora vittime di incubi che si autorealizzano, non di profezie.
La psicologia biblica riconosce
la natura peccaminosa di tutti
gli esseri umani, inclusi gli stessi profeti. Quando proiettiamo
il male sui nostri nemici e ignoriamo i nostri propri peccati,
non facciamo altre che alimentare la polarizzazione che ha
causato innumerevoli guerre e
sta rendendo l’umanità una specie in via di estinzione.
Segni di speranza
La storia dei nostri tempi non
include soltanto l’Qlocausto (il
dramma più demoniaco mai messo in atto), ma anche la resurrezione delle « ossa secche » di
Israele nella terra giudaica. Non
è quello un « segno dei tempi »
nella direzione della continuità
storica e della promessa, un segno di speranza profetica?
Però anche questa restaurazione miracolosa è condizionata
dalla giustizia e dalla rettitudine , come dichiara il profeta
Isaia: « Sion sarà redenta mediante la rettitudine, e quelli che
si convertiranno saranno redenti mediante la giustizia» (1, 27).
Noi non possiamo contare su
una qualche assicurazione divina che ci protegga, qualunque
azione compiamo: così come
non possiamo essere fatalistici
riguardo al nostro futuro. Dobbiamo sempre ricordare che la
scelta tra bene e male, tra benedizione e maledizione, tra vita e morte su questo fragile
pianeta è nelle nostre mani.
Un presidente degli Stati Uniti o un primo ministro israeliano dovrebbe fare un po’ di
autocritica profetica, nell’esercizio del potere politico. Nel momento in cui cerca un deterrente militare contro una possibile aggressione russa o siriana,
un fedele paladino della democrazia e dei valori biblici dovrebbe anche cercare dei modi
in cui delle risorse limitate non
siano vanificate dagli armamenti, mentre le cause di fondo della maggior parte dei conflitti —
povertà, fame, oppressione politica — continuano a proliferare.
tale, o i Siriani, o gli Iraniani
come « figli delle tenebre », che
saranno sconfitti ad Armageddon dai difensori della vera fede che eseguono l:v volontà del
Dio irato Come un devoto arnico cattolico osserva, una simile
teologia politica non è in fondo
altro che una perversa parodia
di Giovanni 3: 16: « Dio ha tanto amato il mondo che gli ha
inviato la Terza Guerra Mondiale ».
Una sola stretta via
Un attendibile testimone profetico dell’ultima guerra è stato
il pastore tedesco Dietrich Bonhoeffer, ucciso dai nazisti quando fu scoperto far parte di un
complotto per assassinare Hitler. Scrivendo verso la fine del
1942, pochi mesi prima di essere arrestato ed imprigionato,
Bonhoeffer scrisse queste righe,
che contengono un riferimento
alla fede di Geremia, nel tempo
stesso in cui il profeta venne
imprigionato: « Per la maggior
parte delle persone, l’abbandono forzato della pianificazione
del futuro significa vivere nel
(Traduzione di Elske Van
der Wal Giacone)
AGAPE: CONVEGNO PACIFISTA
Riflettere teologicamente
su pace e giustizia
Un ricco (dibattito ha fatto seguito alle relazioni di Casalis, Schottroff
e Sàzava - Un lungo cammino di ricerca che va percorso con speranza
Proprio perché il tema centrale della pace resti centrale per
le nostre chiese e non scada a
luogo comune, a parola abusata
che il solo evocarla produca una
reazione di rigetto, è necessario
un continuo approfondimento.
Ovvero un insistere nella ricerca
biblica e teologica e, quando
possibile, nel confronto con altre esperienze a livello internazionale. In questo senso ascoltare ad Agape, la scorsa settimana, Willy e Luise Schottroff,
docenti rispettivamente di Antico e Nuovo Testamento in due
prestigiose Facoltà tedesche, o
ascoltare la prosa pungente di
Georges Casalis, professore e
pastore della Chiesa Riformata
di Francia, oppure ancora sentire la lezione di Zdenèk Sàzava,
docente di Nuovo Testamento
alla Facoltà Hus di Praga, ha
indubbiamente significato per
i 40 partecipanti al campo imboccare itinerari nuovi di ricerca e di azione. Ovviamente il
convegno che toccava i temi
della pace e della giustizia («perché Tuna senza l’altra non ha
senso » tiene a precisare Hedi
Vaccaro, leader del movimento
nonviolento romano che s’ispira al M.I.R.) ha lasciato molte
domande aperte, ma ha fornito
molti spunti nuovi di lettura biblica e di riflessione. I due gruppi di lavoro, dopo avere ascoltato le relazioni introduttive
(che dovrebbero apparire sul
prossimo numero della rivista
’’Diakonia”) hanno ’’spremuto”
soprattutto i due specialisti tedeschi. Willy Schottroff ha
schizzato l’evoluzione dal primordiale Dio della guerra al Dio
della pace che entra nella riflessione israelitica proprio quando più forti si fanno le attese
messianiche. E dalle grandi visioni dei profeti di pace scaturisce ancora — dice Schottroff —
con grande attualità l’invito pressante ad imboccare il sentiero
della giustizia sociale senza la
quale l’antico « shalom » si riduce a sentimentalismo religioso
personale. Luise Schottroff ha
proseguito il discorso del marito, entrando nel vivo del Nuovo
Testamento e approfondendo la
cultura e la prassi di resistenza del cristianesimo primitivo.
La resistenza a Satana dei primi
cristiani è una resistenza contro
le strutture di morte dell’Impero, che si svolge nella mutua solidarietà dei credenti senza escludere le azioni pubbliche. In questa coraggiosa scelta di vita (i
primi cristiani rischiano il martirio) rientra anche l’orientamento ad amare i nemici. « Amare
non significa condiscendenza —
ha tenuto a precisare la Schottroff — nei confronti del nemico. Al contrario l’agape di Dio
rende capaci di agire e di esprimere un giudizio profetico nei
suoi confronti, che non è vendetta ma preludio di quella conversione che solo Dio può operare
nel cuore degli uomini ». En
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trambi gli Schottroff propongono
una lettura sociale della Bibbia;
dietro ai testi è possibile ricercare la volontà politica delle
masse che sovente parlano attraverso i profeti o altri importanti testimoni.
Casalis, pur ancorato a testi
biblici, ha spaziato sui temi
delTetica della pace. Molti gli
spunti personali; dalla guerra di
liberazione in Francia, all’Algeria, sino alle più recenti esperienze in America Latina che lo
stesso Casalis ha avuto. La sua
teologia induttiva (vedi per
esempio il suo « Le idee giuste
non cadono dal cielo », Claudiana 1980) sembra fatta per provocare a discutere. Ma le sue
provocazioni sono raramente ripetizioni di cose sentite.
La ricerca di questo vecchio
leone del protestantesimo francese è ricerca di nuovi spazi di
libertà e giustizia anche nella
chiesa.
In questo senso, abbiamo imparato molto, per quel che concerne l’abbattimento di pregiudizi, («bisogna disinnescare la
bomba — dice Casalis — che è
dentro di noi») nell’impegno a
lavorare per l’unità dell’umanità. Più lontano dalla nostra sensibilità occidentale il praghese
Sàzava si è limitato ad una lunga analisi strettamente biblica
dei termini ’’pace” e ’’grazia”
nelle lettere di Paolo. Forse, con
lui, avremmo voluto afferrare più
cose sulla realtà dei movimenti
pacifisti oltrecortina. Ecco, forse su quest’ultimo argomento,
un successivo convegno raccoglierebbe numerose adesioni perché quelle che si sa è troppo
poco.
Giuseppe Platone
Hanno collaborato a questo
numero: Domenico Abate,
Renaio Cóisson, Pasquale
Consiglio, Giovanni Conte,
Ivana Costabel, Paolo Gay,
Enos Mannelli, Sergio tiisbet, Sergio Rastello, Paolo
Ribet, Bruno Rostagno, Leopoldo Sansone, Franco Taglierò, Dario Tron, Roberto
Vicino,
4
4 vita delle chiese
5 ottobre 1984
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
Fraternità con la chiesa di Rolle
FERRERÒ - MASSELLO —
La chiesa di Perrero-Maniglia
ha rinnovato quest’anno il vincolo di fraternità con la chiesa
svizzera di Rolle (nel cantone
di Vaud), organizzando un gruppo che si è recato sulle rive del
lago Lemano, nei giorni 15 e 16
settembre. Il sabato, giimti a
Ginevra verso mezzogiorno, siamo andati a visitare la sede del
Consiglio Ecumenico delle Chiese, dove abbiamo potuto usufruire di una guida di eccezione,
il past. Aldo Comba, il quale
gentilmente si è prestato non
solo a mostrarci l’edifìcio, ma
anche a illustrare il lavoro svolto ^1 Cec. E’ stato un momento importante di presa di conoscenza e di approfondimento di
questa realtà, di cui anche la
nostra Chiesa fa parte e le molte domande che sono state rivolte al past. Comba testimoniano come questo fatto sia stato
da tutti vìssuto come un momento importante.
Pur se disturbati dalla pioggia ci siamo quindi recati al muro dedicato ai riformatori ed all’antica Cattedrale, dove abbiamo avuto un simpatico e non
previsto scambio di vedute col
pastore locale, past. Babel. La
sera, l’incontro con i fratelli di
Rolle è stato come sempre molto caloroso. I vari partecipanti
al riaggio si sono sparsi nelle
farniglie che si sono aperte ospitali per noi. La domenica durante il culto, il past. Ribet, a
nome di tutti, ha voluto marcare l’importanza di questi
scambi ; le cMese sono rimaste
imo dei pochi luoghi in cui genti di paesi diversi si possono
incontrare, in cui le frontiere
possono essere abbattute. Non
lo dobbiamo sottovalutare, ma,
al contrario, trarne tutte le conseguenze. Dopo alcune ore (sempre troppo poche) passate insieme, al momento di salutarsi,
qualcuno notava che presto il
past. Rebeaud avrebbe lasciato
la chiesa di Rolle ed il past.
Ribet avrebbe lasciato PerreroMardglia; ma, si diceva, se i pastori cambiano, le chiese restano ed il legame di fraternità
non si può troncare. Una bella
affermazione protestante.
• Nel corso di questi mesi
estivi, abbiamo dovuto accompagnare una sorella ed un fratello al cimitero. Dapprima è
rnancata Ivonne Micol Meytre
di Salza e poi, qualche giorno
dopo, Alberto Poet del Forengo. Alle famiglie, ai parenti ed
agli amici, accorsi numerosissimi, abbiamo voluto portare la
consolazione del messaggio della resurrezione.
• Tra agosto e settembre abbiamo avuto anche due battesimi: Milton Pons è stato battezzato a Massello e Daniele Coucourde a Ferrerò, Nel richiedere la benedizione del Signore su
questi due bambini abbiamo ricordato ai genitori l’impegnc
che questo atto comporta: non
solo nel dare un’istruzione formale ma nel dare un esempio
di vita.
• In questi giorni un’altra
bambina è nata a Ferrerò, è Roberta Poet, di Dilio e Rossana
Preve. Siamo accanto col pensiero ai genitori.
Insediamento del
nuovo pastore
FRALI — Nel corso del culto
di domenica 16 settembre, presieduto da Elvio Peyronel, membro del consiglio di circuito, ed
alla presenza di gran parte della comunità, abbiamo avuto l’insediamento del pastore Erika
Tomassone. Diamo ad Erika un
caloroso benvenuto, con la certezza che la sua presenza ed il
suo lavoro in mezzo a noi sono
e saranno motivo di gioia e di
crescita reciproca nella comune
fede in un unico Signore.
• Sabato 22 settembre si sono
uniti in matrimonio Loretta
’Tron, originaria di Massello, e
Fiorenzo Ghigo. A questa nuova famiglia, che si stabilirà a
Perosa Argentina, gli auguri sinceri di tutta la comunità.
• Un grazie di cuore vogliamo
qui rivolgere al prof. Claudio
Tron, che in questi ultimi due
anni si è occupato dei giovani
del 3” e 4° anno di catechismo.
La speranza è di averlo ancora
in mezzo a noi ogni tanto per
le predicaziom domenicali.
Culto di addio
SAN GERMANO — A partire da domenica 7 ottobre i culti
avranno inizio alle ore 10.30. Il
7 ottobre avrà luogo il culto di
addio del pastore Conte, sabato
13 ottobre alle ore 15.30 sono
convocati i catecumeni dei 4
anni.
Attività EGEI
Assembiea di chiesa
Insediamento del
nuovo pastore
S. SECONDO — Domenica 23
settembre la comunità di S. Secondo ha partecipato numerosa
al culto di insediamento del suo
nuovo pastore Archimede Bertolino.
La liturgia di insediamento
l’ha presieduta il sovrintendente past. Tom Noftke mentre la
predicazione della Parola di Dio
l’ha fatta il pastore Bertolino
che ha rivolto alla comunità rm
forte messaggio sul testo I Corinzi 9: 16 « ...necessità me n’è
imposta, e guai a me se non
evangelizzo » e la gentile sig.ra
Peggy Bertolino ha accompagnato con l’armonium il canto
degli inni di lode al Signore.
Il past. Bertolino dal caldo
della Sicilia è giunto qui in mezzo a noi con tanta buona volontà e molta fraternità da trasmetterci. Ci auguriamo che lui e la
sua gentile famiglia si trovino
bene qui con noi e che il Signore ci aiuti tutti a trascorrere
serenamente e nel suo Amore gli
anni che seguiranno.
Serata al Serre
LUSERNA SAN GIOVANNI
— Il gruppo giovanile facente capo alla P.G.E.I. ha ripreso la
sua attività.
ANGROGNA — Sabato 6 alle
20.30 nel Tempio del Serre serata di diapositive, aperta a tutti,
sul recente viaggio tra i Valdesi di New York e Valdese in
North Carolina.
Nella prossima riunione si discuterà sulla lettera del Sinodo
ai due detenuti dissociati dal
terrorismo (ved. Eco-Luce n. 35).
Tutti gli interessati (fgeini e
non ! ) sono invitati a partecipare : il gruppo si riunirà venerdì 5 ottobre, ore 20.45, nei
locali del Presbiterio (dietro al
Tempio).
• Domenica 7, al Capolucgo
(10.30) culto unico di Santa Cena con una trentina di studenti
tedeschi provenienti da Magonza che hanno svolto una lunga
ricerca sulla storia valdese.
• Venerdì 28 scorso la comunità si è raccolta intorno alla
Parola per l’ultimo saluto a
Giovanni Daniele Coisson dei
Cougn deceduto a 77 anni all’Ospedale Valdese, deve da poco
era stato ricoverato.
PRAMOLLO — Ringraziamo
il pastore P. Spanu ed i fratelli
U. Zeni, G. Long e R. Ribet che
hanno sostituito il nostro pastore in alcune domeniche durante l’estate.
• Domenica 14 ottobre ci sarà un’Assemblea di Chiesa per
parlare soprattutto dei problemi riguardanti la Scuola Domenicale. E' quindi molto importante la partecipazione di
tutti, ma in modo particolare
dei genitori dei bambini che frequentano la Scuola Domenicale,
in modo da potersi chiarire le
idee circa il programma, il funzionamento, Torario, ecc... prima dell’inizio dell’attività, onde
evitare critiche e malcontenti
in seguito e per permettere alle
monitrici di lavorare in modo
profìcuo e serenamente.
• Auguri, anche se in ritardo,
a Eleonora Barotto e Ivo Righi
per il loro matrimonio. I due
giovani si erano conosciuti nel
corso di una gita della nostra
comunità, 4 anni fa, a Esslingen
dove risiederanno. Sempre a
Esslingen (Stoccarda) sabato 13
si sposeranno Reinhard e Bettina Vogel, vecchi amici della comunità, nel corso di un culto
celebrato anche dal pastore Platone. Per il viaggio di nozze hanno scelto, ovviamente, Angrogna.
A scuola di
ecumenismo
« La Corale di Spiez (Berna)
sarà ospite della nostra corale,
che ha la sua prima riunione
giovedì 4, il 6 e il 7 ottobre. Dopo il culto domenicale la comunità offrirà per l’occasione un
rinfresco nella Casa Unionista.
• Domenica 14 ottobre avrà
luogo la Assemblea di chiesa
con all’ordine del giorno la relazione sul Sinodo e la elezione
di tre membri del Concistoro,
giunti al termine del loro quinquennio.
Rinnovo cariche
VILLAR PEROSA — Il Concistoro si è riunito il 29.9 e, oltre a fare un esame generale
delle attività della chiesa, ha
proceduto alle nomine interne;
gli incarichi sono così distribuiti: pres. B. Rostagno, vicepres.
E. Barus, segretaria Emma Costantino, cassiere Valdo Ferrerò ; rappresentanti nell’assemblea di circuito; Bruno Galliano, Marco Long, Silvio Rosso.
Gradita visita
POMARETTO — Domenica
23 abbiamo avuto la gioia di
avere con noi al culto Lucilla
Tron che ci ha fatto parte delle
sue esperienze nel Camerún al
termine di un soggiorno di due
anni. Lavorando presso la direzione della Chiesa Evangelica,
tutti i problemi, le gioie e le
preoccupazioni di questa grande chiesa le sono conosciuti. In
una realtà molto complessa dal
punto di vista politico ed economico, la giovane chiesa del Camerim si rafforza e cerca di dare la sua testimonianza. Abbiamo fatto i nostri fraterni auguri a Lucilla per il suo prossimo
ritorno nel Camerún. La colletta è stata destinata alla Chiesa del Madagascar in risposta
all’appello urgente in seguito ai
cicloni che hanno colpito l’isola.
• Un fraterno benvenuto a
Ingrid Tron di Umberto e Donatella Gaietto a Perosa Argentina.
• Sabato 29 abbiamo chiesto
al Signore di accompagnare con
la sua luce e con la sua grazia
Massimo Coucourde e Savina
Gaydou, del Clot di Inverso Pinasca, nella loro vita matrimoniale.
1» DISTRETTO
Incontri
pastorali
TORRE PELLICE — I meni
bri del SAE, presenti a Torre
Penice per una lezione teologica di G. Tourn e Mario Polastro
su : « Sacerdozio comune dei
crédenti e ministero ordinato
nella vita e nella riflessione delle chiese », hanno partecipato,
domenica 30 sett., al culto di
Santa Cena della nostra comunità. Insieme a loro abbiamo
accolto fraternamente un gruppo di pastori tedeschi ospiti del
Castagneto.
ULTIMA ORA
Congresso
FDEI
• Nel culto del 16 settembre
è stato battezzato Stefano, di
Giovanni Badariotti e Claudia
Ribet.
• La corale riprende venered
5.10 alle ore 20.30. Al culto del
7.10 parteciperanno i ragazzi della Scuola Domenicale e i cate
Si è tenuto, nei giorni 27-30
settembre, ad Ecum.ene il Congresso della PPEVM-PDEI - Federazione Femminile Valdese
Metodista e della Federazione
Donne Evangeliche Italiane. Tema del Congresso : « Donne evangeliche che agiscono in una situazione di minaccia, ma nella
speranza della pace e della giustizia ». Erano presenti circa 120
persone in rappresentanza del
mondo evangelico italiano. Alla
conclusione dei lavori congressuali sono stati nominati i membri dei rispettivi Consìgli.
Consiglio FFEVM : Mirella
Abate Leibbrand, Katharina Rostagno, Graziella Fornerone, Maria Grazia Palazzine, Ilona Gasparin, Isolina di Giorgi, Claudia Claudi, Paola Tron, Florence Vinti.
Consiglio FDEI : Fernanda
Comba, Elena Girolami, Anna
Maria Grimaldi, Pierina Mannucci. Vera Marziale, Emera Napolitano, Daniela Ferraro Platone, Grazia SbafH, Vera Velluto.
eumeni.
• L’Assemblea dì Chiesa avrà
luogo domenica 14 ottobre alle
ore 10 nel tempio. La sorella
Germana Costantin farà una relazione sui lavori del Sinodo.
L’assemblea dovrà decidere come attuare le deliberazioni sinodali che riguardano le chiese.
Giovedì 4 ottobre
a COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 20.45
nel salone del Centro di Incontro riprende il collettivo biblico ecumenico.
Come .gli anni scorsi la partecipazione
alle riunioni è aperta a chiunque voglia approfondire la conoscenza dell'Evangelo.
Lunedì 8 ottobre
□ PROGETTO DI
AMPLIAMENTO
DELL’OSPEDALE
DI TORRE PELLICE
TORRE PELLICE — Alle ore 20.30
presso la <■ Casa Unionista » di Torre
Pellice, organizzato dalla Comm. Distrettuale del I Distretto, avrà luogo
un incontro per la presentazione e discussione del progetto di ampliamento dell'Ospedale Valdese di Torre Pellice. L’incontro è aperto a tutti i membri dei Concistori delle Chiese della
Val Pellice e a quanti sono interessati
all'argomento.
Domenica 14 ottobre
□ BAZAR
SAN GERMANO — Alle ore 15 avrà
luogo il tradizionale Bazar presso
l'Asilo dei vecchi di San Germano
Chisone.
Saranno in vendita i lavori confezionati dagli ospiti dell’Asilo e altri
oggetti offerti dai tanti amici dell’Asilo. Tutti sono cordialmente invitati.
Domenica 14 ottobre
L'incontro pastorale programmato
per i'8 ottobre non avrà luogo, sia
perché il prof. Corsani ha dovuto rinviare la sua venuta alle valli, sia per
permettere ai colleghi che lo desiderano di partecipare al Convegno sulla
rubrica » Protestantesimo » a Ecumene
dal 5 al 'i' ottobre.
Il prossimo incontro pastorale avrà
luogo in occasione del convegno del
distretto al Castagneto, domenica 14
ottobre, alle ore 14.30. L’Incontro prevede la cena in comune e, se necessario, una breve seduta dopo cena,
per fare il programma dei prossimi incontri pastorali e organizzare la visita
di Gérard Cadier in novembre.
n CONVEGNO SULLA
FORMAZIONE
TEOLOGICA NEL
PRIMO DISTRETTO
Castagneto di Villar Pellice — Inizio ore 14.30. E’ possibile cenare insieme, ed eventualmente proseguire
dopo cena. Chi intende cenare al Castagneto, è pregato di comunicarlo a
Carla Longo (tei. 91.801) entro giovedì
11 ottobre.
Dai tempi del Collettivo "Bonhoeffer"
non si era più tentato un corso approfondito di formazione teologica nel
distretto. Si vorrebbe riprendere l’intenzione del "Bonhoeffer", ma adattare metodi e contenuti ai tempi cambiati.
Per questo è opportuna un’ampia
consultazione in modo da poter rispondere alle esigenze attuali, sia come temi, sia come impostazione ed
orari. Il convegno di lancio del "Nuovo Bonhoeffer" è aperto a tutti gli interessati.
À
J 1
5
5 ottobre 1984
Vita delle chiese 5
IMPARIAMO A CONOSCERCI: CHIESE DI RAPOLLA E VENOSA
Una presenza metodista dove
lo sviluppo è senza progresso
TRESANTI
Giornata comunitaria
per la Toscana
Rapolla e Venosa, due realtà
cittadine di modeste dimensioni che rispecchiano rassetto territoriale della Basilicata.
La prima arroccata su una rupe di tufo alle pendici del monte
Vulture, la seconda situata in
un tratto pianeggiante alle porte del Tavoliere di Puglia.
Paesi divisi in due zone, una
vecchia e una nuova. Tipiche sono quelle di Rapolla, Tuna con
casupole bianche di tufo, densamente abitata, l’altra con edifici moderni meno abitata: speculazione e scempio edilizio in
attesa del grande ritorno dei
1050 rapollesi che sono al nord
Italia e all’estero.
Venosa non è da meno: la
parte nuova non è tanto disabitata, la grande industria sul territorio, « l’ospedale », tiene alto
il numero degli appartamenti affittati o da affittare.
Sul versante di Rapolla si vedono tanti e piccoli appezzamenti di terreno, ulivi, qualche gregge al pascolo, terreni abbandonati, vigne (il rosso aglianico e
la bionda malvasia del Vulture).
Verso Venosa stesso scenario,
con l’aggiunta di numerose coltivazioni a grano.
Terminato il calcolo dell’autoconsumo sul posto e al nord per
parenti e familiari, il di più viene portato alle poche cooperative della zona.
Quella olearia di Rapolla, « La
Fiorente », fiorente non è: problemi che vanno dalla mentalità
dei soci alle difficoltà di produzione, trasformazione, vendita
merce, sono pane cotidiano unitamente ad una sentita e necessaria svolta nel settore delle colture e dei rapporti di produzione
deH’agricoltura nazionale.
Attualmente Rapolla e Venosa contano rispettivamente 4.181
e 11.925 abitanti con una alta
percentuale di emigrati e disoccupati.
Il dato sulla disoccupazione è
allarmante, si rileva una percentuale che supera di 2 punti la
media del mezzogiorno e di ben
5 punti quella nazionale. Risultano a marzo 1983 58.000 disoccupati così ripartiti: maschi il
10%, femmine il 22%.
Quello della disoccupazione è
uno dei tanti collassi che la Basilicata, cuore del mezzogiorno
d’Italia, vive in concomitanza
di altre debolezze cardiache.
Al primo posto la deindustrializzazione del debole tessuto industriale lucano, ex-boom anni
50-60, piccole cattedrali nel deserto in via di demolizione, forza lavoro in totale e speciale
RICERCA di PERSONALE
L’ASILO dei VECCHI
di S. Germano Chis.
(via C. A. Tron n. 13
Tel. 0121/58607)
ricerca
INFERMIERA
PROFESSIONALE
da inserire nella équine
di lavoro della Casa per
assicurare servizio infermieristico agli ospiti dell’Asilo.
Per informazioni rivolgersi
al direttore sig. Giorgio Baret.
cassa integrazione pari al 49,5%
su decreto del ministero del lavoro di concerto con quello dell’industria. Cancelli chiusi o semiaperti per 40 aziende tra la
provincia di Potenza e Matera.
Su una popolazione complessiva di 610.000 abitanti, 4.334 tra
operai e impiegati sono in cassa integrazione su una occupazione complessiva di 11.606 unità.
A fianco di questa situazione
di deindustrializzazione c’è Tagriccltura lucana che non naviga in buone acque.
Per tre anni consecutivi si è
avuta la siccità in tutta la regione.
Quelle aree in cui si era iniziato un processo di trasformazione delle colture tradizionali
indicando necessarie opere infrastrutturali e il volano delTindustria agro-alimentare, sono diventate «zone calde »: alcuni ritornano a tradizionali colture
(grano) con relativo e ulteriore
impoverimento del terreno, altri animano un forte movimento
di braccianti e operai per la rinascita di queste zone. Le lotte
dei contadini nella zona di Senise sono un esempio lampante.
A Senise è sotto sequestro il
tappo della diga in terra battuta di recente costruzione, la più
grande d’Europa, i contadini lo
picchettano, vogliono fatti e non
parole.
L’acqua c’è, si spera che non
vada tutta in Puglia e che favorisca, dopo immensi espropri,
l’insediamento di strutture necessarie al buon andamento delTagricoltura lucana.
Il terremoto 23 novembre ’80
non tardò a mettere in evidenza i mali e le storture non sol
tanto della Basilicata ma dell’intero mezzogiorno d’Italia.
Con il terremoto, a fianco di
nuovi e improvvisati soggetti sociali (ad esempio braccianti e
contadini che si trasformano in
operai edili e soci fondatori di
cooperative), sono emerse nella
zona circostante Rapolla e Venosa, delle aree per insediamenti industriali e artigianali.
Al di là di nuovi capannoni,
si tratta per la maggior parte
degli interventi, di una economia sommersa che emerge sotto diversa forma, aziende che
si innestano in una situazione
industriale e di indotto in avarìa.
A tre anni dal terremoto si è
finalmente coniato, nel mezzo di
una ricostruzione che lentamente procede, uno slogan per la
Basilicata: anni ’80, sviluppo senza progresso.
Questo sviluppo avviene in
una regione che è sempre negli
ultimi posti in quelle graduatorie della qualità della vita, dell’ambiente, delTandamento socio-economico.
Ultimamente con ferocia ha
fatto il suo ingresso e mietuto
vittime la morte bianca: spaccio
e consumo di eroina. Nella provincia di Potenza e Matera i
tossicodipendenti sono centinaia
e le strutture per cura e prevenzione sono insufficienti per non
dire inesistenti.
In questa situazione si colloca
resistenza delle chiese metodiste di Rapolla e Venosa, la cui
popolazione ecclesiastica complessiva, di un centinaio di membri, porta nel suo quotidiano il
marchio della storia lucana.
Franco Carri
(continua)
Un bel numero di evangelici
di varie denominazioni, come è
consuetudine da qualche anno a
questa parte, si è ritrovato a
Tresanti (Firenze), domenica 16
settembre, per la terza giornata
di incontro comunitario del 1984.
Si è rinnovata l’emozione dell’incontro di credenti abituati
all’isolamento, sparsi in diverse
località della regione o dispersi
nelle città. L’allegrezza di poter
stare qualche ora « insieme »,
per un giorno di semplice testimonianza, ha pienamente ricompensato i modesti disagi del
viagtrio e della pioggia caduta
durante la mattina. Un sole estivo ha brillato poi per l’intera
giornata offrendo così la goia
dello spettacolo meraviglioso
della luce settembrina nel pieno
di una campagna rigogliosa e
fertile.
Adulti, giovani, bambini, si sono raccolti attorno al tavolo dove era stata predisposta la Santa Cena ed hanno ascoltato il
vibrante messaggio del giovane
candidato in teologia, Vito Gardiol, obiettore di coscienza in
servizio a Firenze presso il Centro Giovanile Protestante (Istituto Gould).
« Se perseverate nella mia parola, siete veramente miei discepoli, e conoscerete la verità, e la
verità vi farà liberi ».
• Su queste parole di Gesù, il
giovane predicatore ha tenuto
desta l’attenzione dei presenti,
per la semplicità delle parole e
la forza dell’argomentazione. Un
altro giovane, Alessandro Sansone, ha presieduto il servizio
di Santa Cena con la partecipazione di altri giovani.
Al termine del pranzo campagnolo, apprezzato dai commensali, i partecipanti all’incontro,
compresi i ragazzi, alcuni vicini
di casa e altri invitati, hanno
ascoltato la interessantissima
conversazione del Dr. Daniele
Propalo, giudice in Firenze, che
ha trattato il tema; « Nuovi rapporti tra Stato e Chiesa » attraverso un linguaggio semplice,
chiaro e conciso, completo nella
brevità, che ha lasciato spazio
anche per una breve discussione al termine. Ai presenti è stato comunicato il messag^o del
Dr. Luipi Nip.i, Sindaco di Montespertoli, dispiaciuto di non
poter essere presente per precedenti impegni della sua attività
amministrativa.
La degustazione di alcune specialità dolciarie della cucina
della Casa offerte a tutti, ha
concluso rincontro verso sera.
Questa la cronaca, semplice,
di una giornata comunitaria di
evangelici della diaspora. Molti
di loro si sono dati appuntamento per il prossimo incontro,
ouello dell’8 dicembre 1984, per
discutere sui problemi della nostra dispersione in questa regione.
Tali incontri non rivestono
ufficialità alcuna, non coinvolgono le varie Comunità e Chiese,
sono organizzati dalla Casa Comunitaria nella libertà di partecipazione ai fini della testimonianza che, pur nei limiti evidenti di partecipazione numerica, richiama ugualmente l’attenzione degli abitanti dei villaggi
vicini, crea commenti, suscita
domande, getta un seme nuovo
con possibilità diverse e forse
inattese.
Dì queste piccole cose le Comunità. i Consigli di Chiesa,
ogni credente, presenti e operanti in Toscana, dovrebbero valutare l’importanza.
L. S.
CORRISPONDENZE
Testimonianza al Festival
PESCARA — Nell’ambito del
Festival provinciale de «l’Unità» (Pescara 6-15/7) si è svolto
un dibattito dal titolo «Pacifiste né per paura né per utopia ».
Relatrici : Paola Baglioni del
Coordinam. naz. dei Comitati
per la Pace, Maura Vagli della
sezione femm. naz del PCI e,
per parte evangelica, la nostra
Angiolina Ciabattoni di Giuliano va.
Angiolina, richiamandosi al
tema del dibattito, ha detto:
« La utopia mi spaventa e mi
innamora » e dopo aver elencato una serie di significati della
parola « pace », dei quali non si
sentiva soddisfatta, ha proposto
il proprio significato, la propria utopia. Pace come « amore
per me », « amore per le altre
persone e per gli eltri esseri viventi ». Sul primo aspetto, passando ad una possibile realizzazione, occorrono « una famiglia non repressiva... stimolatrice della personalità»; «un sistema educativo non autoritario
che abitui alla critica ed anche
alla solidarietà »; « una religione non sessuofoba e non terroristica, che non instilli paure dell’aldilà ma porti alla coerenza e
all’amore concreto »; sono anche
necessari una casa, un lavoro,
servizi sociali, poter partorire
in modo non violento.
« Amore per le altre persone »,
un altro significato della parola
’pace’, vuol dire che gli altri non
devono essere mezzi e oggetti
da sfruttare, ma da rispettare.
Per attuare questo amore occorre una ridistribuzione globale del reddito e delle risorse fra
nazioni industrializzate e nazio
ni povere. Ciò significa rinuncia
al consumismo, al superfluo ripensando seriamente alla proposta che fu di E. Berlinguer
(«proposta di una autentica carica cristiana, oltreché socialista»); Tausterità, Questo non
significava «rinuncia allo smalto delle unghie o alla lavatrice »,
ma « scelta di uguaglianza e
giustizia, inserite in una pianificazione razionale dell’uso delle risorse planetarie ; im uso
della scienza e della tecnica finalizzate alla soluzione dei problemi produttivi per la sopravvivenza di tutti ». La relazione
è stata seguita con interesse.
Anche quest’anr.,c, come ormai da alcuni anni, per otto sere consecutive abbiamo allestito uno stand ’Claudiana’ (sempre all’interno del Festival) sul
quale figurava una scritta:
« Claudiana : dal 1855 il libro
evangelico in Italia ».
Molte persone si sono avvicinate al banco : chi solo guardando i titoli dei libri; altri soffermandosi a sfogliare qualche
testo con un certo interesse e
accettando di scambiare qualche parola accompagnata dalla
offerta di nostra stampa; chi
ancora seriamente interessato al
messaggio evangelico si intratteneva a lungo in conversazione
facendo anche acquisti. Tra
questi ultimi un professore della Valtellina, che conosce bene
gli evangelici di Sondrio, a Pescara per una commissióne di
esami ; alcuni cattolici critici
che studiano la Bibbia nelle case (da tempo amici della ’Claudiana’); due simpatici fidanzati
della chiesa dei Fratelli locale
sensibili alla lettura teologica
della Bibbia, ecc. Circa 35-40 i
libri venduti. Tutto sommato
un’esperienza preziosa e incoraggiante !
Saluto al
past. Ricciardi
TARANTO — Con un’agape
fraterna dopo il culto, la comunità di Taranto ed un bel gruppo di sorelle del S.A.E. (Segretariato Attività Ecumeniche)
hanno salutato domenica 23 settembre il past. Salvatore Ricciardi e la sua famiglia, che dopo nove anni lasciano questa
città per raggiungere Milano.
Numerose le manifestazioni di
cordiale e fraterno affetto tributate per l’occasione al caro
Salvatore: chi con un messaggio personale o collettivo, chi in
modo più discreto ma altrettanto caloroso, tutti con un segno
tangibile della grande stima nutrita nei suoi confronti.
Sono state ricordate la sua
piena disponibilità a tutto quanto potesse concorrere a rendere
chiaro Tannuncio delTEvangelo
di Gesù Cristo dentro e fuori la
Chiesa, la sua eccezionale capacità di movimento quasi possedesse il dono deìTubiquità, la
sua notevole preparazione teo
logica molto apprezzata anche
in ambienti diversi da quello
evangelico.
L’incontro ha raggiunto il culmine nel tardo pomeriggio quando tutti si sono congedati da
Salvatore, Elda e Stefano con
un commovente abbraccio, in
vocando sul loro capo la benedizione del Signore e con l’augurio di un altrettanto proficuo’
lavoro nella nuova comunità.
Tra gli ospiti
VAIXECROSIA — Con la
partenza dei bambini e degli
adolescenti della colonia e del
campo cadetti a fine luglio. Fattività della Casa Valdese ha assunto una fisionomia diversa.
Gruppi comunitari italiani e
esteri hanno soggiornato presso il nostro centro per periodi
mediamente di una dozzina di
giorni. Di questi ricordiamo le
comunità di Luserna S. Giovanni e di Villar Perosa, un gruppo
di giovani tedeschi giunti costì
a riposarsi dopo essersi impegnati per un campo di lavoro
alle Valli Valdesi.
• Abbiamo avuto altresì l’opportunità di ospitare per una
decina di giorni sotto tenda un
gruppo di giovani svizzeri, ospiti di un centro agricolo nei pressi di Basilea, organizzato per il
recupero dei tossicodipendenti.
E’ stata questa una presa di contatto con una realtà umana che
non può che farci riflettere rischiando di mettere in discussione la nostra buona coscienza di
credenti. E’ stata una esperienza altamente positiva anche per
il nostro gruppo di servizio che
ha avuto modo di fraternizzare
in numerosi incontri serali.
• Il nostro gruppo si è arricchito di forze nuove con l’arrivo di Daniela e Monika dalla
Svizzera e di Anne-Christine dalla Germania.
6
6 prospettîve bibliche
5 ottobre 1984
Il mandorlo in fiore
UNIONE PER LA LETTURA DELLA BIBBIA
(segue da pag. 1)
parla non di primavera ma di
autunno, di tramonto. Che importa che il mandorlo sia in
fiore?
(geremia ci vede qualcosa di
più dell’annunzio di una primavera imminente: Geremia vede
Dio, presente nella storia degli
urrtani, che dice: Io vigilo. Proprio in mezzo al ireado della
nostra esistenza, il Signore ci
parla e ci dice: Io vigilo. Io sono qui con gli occhi aperti mentre tu sei ancora con gli occhi
chiusi, intorpidito dal sonno;
sono qui che ti vedo e mi preoccupo per te; sono davanti e dietro di te per proteggerti; sono
qui, in una parola, per dirti che
ti amo. Ecco, non tutti riescono
ad ascoltarlo. Qualche volta sembra un'immagine sfocata questa
di Dio che parla. Si vede l'immagine ma non si sente il suono delle parole, si vedono soltanto le labbra muoversi come
su un televisore quando di colpo l'audio non funziona. Geremia ha visto bene perché ha
sentito bene. Nel suo incontro
con Dio, dopo lo scontro iniziale
la sua vocazione si completa in
questa visione, la prima, importante, decisiva per la sua vita,
per la sua missione profetica.
E’ una visione banale. Potrebbe
dire: ma è tutto qui quello che
Dio vuole dirmi? E' questa l’originalità di Dio? Ma è così Dio?
tare in una terra che è fertile
ed edificare dove c'è tanto spazio? Nossignore! Dio vuole prima demolire, abbattere. Dio vuole prima demolire e abbattere
tutto quello che non è per dare
corso a quello che è, cioè la sua
presenza, la sua grazia. E’ questa la sua logica originale e Geremia ha visto bene, l’ha colta,
ha udito la parola di Dio e l’ha
udita, guarda un po’, fra le gemme di un ramo di mandorlo fiorito.
Nasce una nuova
associazione evangelica
Ancora di più, al di là di ogni
forma poetica, Dio ci chiama oggi dall’alto di un ramo che è
quello della croce di Gesù Cristo, da questo nuovo mandorlo
attraverso il quale il Signore vigila per riconciliare il mondo
mediante la croce sulla quale
« fece morire l'inimicizia loro »,
come dice la lettera agli Efesini.
Il mandorlo è fiorito e significa che Gesù Cristo è risorto. E
tu Geremia di oggi..., tu chiesa,
non avanzare scuse ma accetta
questa parola di Dio perché sei
adatto alla missione per il solo
fatto che sei stato chiamato.
Da oltre 36 anni l'unica attività ufficiale deirUnione Biblica
Italiana è stata la pubblicazione dei periodici Per l’ora che
passa, per la lettura metodica
della Bibbia ed alcuni libri.
Dal 30 maggio 1984, TUnione
Biblica è diventata un'associazione senza scopo di lucro, legalmente costituita con il nome
di Unione per la lettura della
Bibbia - VLB.
E' così nata l’Unione per la
lettura della Bibbia che, sulle orme di ohi l'ha preceduta, sta muovendo i suoi primi passi: ma per
crescere avrà bisogno di associati, cioè del contributo di ciascuno di voi. Perciò se condividete la visione e gii obiettivi, vi
invitiamo cordialm^ente ad associarvi airULB partecipando alla
iniziativa che chiameremo: A tu
per tu con la Bibbia.
conferenza, è più disponibile di
quel che crediamo a leggere la
Bibbia in un ambiente familiare con serietà ed onestà, se sentirà che non ci riuniamo per
fare proselitismo ma per metterci assieme all'ascolto della
Parola.
Cosa offre l’ULB?
Certo Dio ci sconcerta con la
sua originalità, quale ci appare
nella via maestra della sua conoscenza,_ la Bibbia. Ecco, Dio
vuole edificare e piantare ma
prima vuole distruggere, svellere e demolire, abbattere. Perché? Non sarebbe meglio pian
Perciò preparati a lottare, preparati alla crisi, preparati alla
demolizione delle incapacità iniziali di vedere e di sentire quello che esiste, quello che è, quello che vale. Questo che è il nostro futuro, il futuro che Dio ha
annunziato dalla croce sulla
quale è stata inchiodata per
sempre la stupidità degli uomini. Io credo che noi siamo capaci di udire ancora OPgi questo messaggio, perché siamo una
chiesa che è all’ascolto anche di
un ramo fiorito di mandorlo attraverso il quale Dio parla ancora.
Massimo Romeo
Il nome stesso rende immediatamente comprensibile lo scopo principale dell'associazione:
non formare dei gruppi più 'biblici' di altri, ma promuovere la
lettura della Bibbia in qualunque ambiente; sia nella chiesa
come fattore di crescita e di risveglio, sia fuori dalla _ chiesa
perché siamo sempre più convinti che il miglior strumento
di evangelizzazione — più efficace di tutti i nostri discorsi —
è la Parola di Dio che interpella direttamente l'individuo e
che non ha oggi perso niente
della sua potenza di convinzione.
Vi sono molti modi per accostarsi alla Bibbia: quello proposto dall'ULB: — che cosa dice il testo biblico? — che cosa
dice a me? — in che modo vi rispondo? — può stimolare sia i
credenti che non credenti, ciascuno al suo livello, ad un ascolto diretto della Parola di Dio e
ad una messa in pratica di questa Parola.
Quale contributo dare?
Le possibilità sono varie e a
diversi livelli.
1. Innanzitutto, impegnarsi
personalmente a leggere tutta la
Bibbia (questo è l'impegno di base che l'ULB chiede a tutti gli
associati);
2. Poi, invitare un’altra persona (della vostra famiglia, della vostra comunità, fra i vostri
compagni di lavoro, conoscenti,
vicini) a leggere regolarmente la
Bibbia con voi e a condividere
quel che Dio vi dice;
3. Da questo potrà nascere un
gruppo di lettura biblica, con incontri regolari, non per fare (o
ascoltare) dei sermoni, ma perché ciascuno metta in comune
con gli altri quel che Dio gli dice personalmente.
La nostra esperienza di questi ultimi anni ci ha dimostrato
che, se la gente è restia a lasciarsi irregimentare in una comunità, a riunirsi sotto una tenda di evangelizzazione o per una
Per tutto questo l'Unione per
la lettura della Bibbia è pronta
a mettere a disposizione degli
associati la sua esperienza e i
suoi strumenti:
a) le pubblicazioni per la lettura quotidiana della Bibbia,
adatte alle varie fasce d’età;
b) una nuova pubblicazione
che uscirà alla fine del 1984 « A
tu per tu con la Bibbia » destinata particolarmente a un pubblico che non ha familiarità con
la Bibbia;
c) una circolare di collegamento e d'informaziorie che conterrà idee e consigli per organizzare un gruppo biblico;
d) uno sconto sui libri che
presenteremo e sulle attività organizzate dall'ULB.
(Per diventare soci, avendo deciso di leggere regolarmente la
Bibbia, versare la quota associativa 1984-85 di L. 3.000 sul c.c.p.
18768168 intestato a ULB, via
Anziani 8/3, 16151 Genova. A tutti gli associati verrà inviato un
autoadesivo ULB).
«Non sei tu che porti la radice ma
è la radice che porta te r> - /
EBREI E CRISTIANI
SECONDO ROMANI 9-11
a cura di Gino Conte
Nel calendario liturgico delle chiese
evangeliche tedesche, la decima domenica dopo quella della Trinità, che segue
immediatamente la Pentecoste, è dedicata ad Israele. Si tratta di una scelta simbolica certo, di piccola cosa. Può essere un'occasione per parlare di Israele,
per porre il problema del rapporto fra
cristiani ed ebrei, per mettere in guardia
da un atteggiamento anti-ebraico che ha
dominato per secoli il pensiero e la prassi cristiana e che certo implica una corresponsabilità cristiana nella tragedia dei
campi di sterminio. Una piccola realtà
simbolica, ma di grande valore. Una domenica dedicata ad Israele (se c'è un limite è che è troppo poco) può essere un
segno del fatto che nell'orizzonte in cui
la chiesa si colloca, cioè Tcrizzonte della
libera grazia di Dio che elegge e che fa
la storia, c'è anche Israele. Anche se, come ha detto il documento sinodale sull’ecumenismo del 1982, si tratta per i
cristiani di una « dimensione perduta ».
Ci vorranno anni e un grande lavoro
(non si può ingenuamente pensare di saltare secoli di storia) perché questa dimensione perduta sia recuperata. La lettura dei capitoli 9-11 della lettera ai Romani può essere uno dei primi passi,
certo uno dei più importanti in questa
direzione. In casa riformata questi testi
sono noti soprattutto per Timpcrtanza
che hanno avuto nel dibattito sulla predestinazione. Chi non ha sentito almeno
una volta menzionare in questo contesto
l’immagine del vasaio del cap. 9? E certamente l'idea della libera elezione di Dio
è fondamentale in queste pagine. Ma
questi capitoli hanno un tema specifico:
il rapporto fra Israele, in particolare
l’Israele che continua ad esistere come
Israele e non riconosce Gesù come messia, e la nascente chiesa di pagani divenuti cristiani e di ebrei che hanno accolto Gesù come Cristo, come messia d’Israele. Qual è il senso della storia del
popolo della Bibbia? Come spiegare la
frattura che, a motivo di Gesù, si è operata in Israele? Qual è la prospettiva del
popolo di Dio dopo il suo « no » a Gesù?
Perché, se Gesù è l’atteso messia d’Israele, Israele non lo riconosce? Che rapporto ha la nascente chiesa di pagani ed
ebrei con Israele?
Con interrogativi come questi si confronta Romani 9-11. Questo blocco ha tra
l’altro una notevole organicità e compiutezza, insolita per gli scritti di Paolo. I
brani di 9: 1-5 e 11: 33-36 dai toni solenni incorniciano, aprono e chiudono, una
vera e propria unità tematica. Questo
tema è: Israele, la chiesa e reiezione di
Dio.
Al culmine della sua attività apostolica,
nel più riflessivo e sistematico dei suoi
scritti, sostituendo il sottile argomentare
alla polemica bruciante. Paolo ridette su
Israele, alla luce dell’evangelo che ha scoperto e annunciato.
A ragione, dunque. Romani 9-11 è un
po’ considerato il testo chiave a partire
dal quale riflettere oggi sul rapporto fra
chiesa e Israele. Ed in effetti, da quando,
negli ultimi decenni, la teologia cristiana
ha cominciato a preoccuparsi di recuperare un rapporto positivo con i'Ebraismo, i nostri capitoli sono stati letti e
citati innumerevoli volte. Ci proponiamo
dunque di farne, sull’arco di qualche settimana, una lettura corsiva, cercando
di cogliere i nodi principali del discorso
di Paolo.
Israele: popolo di Paolo,
popolo di Dio
9 io dico la verità in Cristo, non mento, la
mia coscienza me lo attesta per mezzo dello Spirito Santo:
2 Ho una grande tristezza e un continuo dolore
nel .mio cuore;
3 perché io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei mìei fratelli, miei
parenti secondo la caritè,
4 cioè gli Israeliti, ai quali appartengono l'adozione, la gloria, i patti, la legislazione, il culto
e le promesse;
5 ai quali appartengono i padri e dai quali proviene, secondo la carne, il Cristo, che è sopra
tutte le cose Dio benedetto in eterno. Amen!
Le sofferte parole dei primi versetti
del cap. 9 ci danno subito il tono del di
scorso di Paolo. Si tratta di parole che
hanno il sapore di un giuramento (v. 1)
e che sfociano alla fine in un inno di lode a Dio (v. 5). Molte traduzioni, fra cui
la nostra Riveduta, rendono così questo
inno: « ...Cristo, che è sopra tutte le cose
Dio benedetto in eterno. Amen! ». Diverse considerazioni fanno preferire a E.
Kasemann, dal cui commentario ho attinto molto per queste brevi note, una traduzione diversa. Dopo « ...Cristo » bisogna mettere un punto. Segue l’inno: « Colui che è Dio sopra ogni cosa, sia benedetto in eterno. Amen! ». Più che una
definizione della divinità di Cristo, insolita per Paolo, abbiamo dunque una lode
(molto ebraica!) all'unico Dio, dal quale
provengono i doni che Israele ha ricevuto.
Sono parole sofferte. Paolo non è mosso da interessi culturali accademici; lo
spingono « una grande tristezza e un continuo dolore ». Paolo, il fariseo che riconosce in Gesù la presenza e la salvezza di Dio (cfr. Filippesi 3: 2 ss.) è toccato nel profondo dal fatto che Israele, nel
sue complesso, non ha accolto Gesù come messia. Di qui il suo dolore.
L’altro aspetto che va colto è l’affetto,
la stima che Paolo nutre per Israele, l’alto concetto che ne ha. Sono certamente
in gioco la sua identità, il senso vivo
della sua appartenenza, del suo radicamento in una realtà viva: in Israele
Paolo ha la sua carne e il suo sangue
(V. 3; cfr. 11: 14 « quelli del mio sangue »;
10: 1; 11: 1). La forza di questo legame
con il suo popolo appare con particolare evidenza quando Paolo dice di esser
pronto a perdere ciò che ha di più caro,
cioè il legame con Cristo, per amore dei
suoi fratelli (v. 3).
Ma non è solo a partire dal suo affetto
per il proprio popolo che Paolo dice le
cose che dice qui: tutti gli attributi che
enumera valgono anche e soprattutto in
una prospettiva teologica. L’Israele per il
quale Paolo è addolorato non è solo il
popolo cui egli appartiene, ma è il popolo di Dio. Qui non è solo in gioco il rapporto che Paolo ha con questo particolare popolo, ma quello che Dio ha istituito con Israele. Che cosa questo rapporto
significhi in concreto, come la vita d’I
sraele ne sia caratterizzata. Paolo lo dice
ai vv. 4-5. La storia d’Israele reca il segno della presenza di Dio, della sua azione in e per Israele. E’ come un’impronta
che contrassegna la storia d’Israele e la
distingue da quella degli altri popoli della terra. Israele riceve da Dio il suo nome
(«Israeliti», cfr. Gen. 35: 5 ss.) ed è per
lui come un figlio («l’adozione», cfr. Es.
4: 22). Un popolo accompagnato nella
sua storia dalla presenza di Dio (« gloria ») e dalle sue promesse e dai suoi
doni («patti»), guidato nel suo cammino
dalla volontà che egli rivela (« legislazione »). Un popolo che può lodare Dio
(«culto») e che va incontro al futuro
segnato dalle sue promesse. Per questa
secolare realtà dell’amore di Dio per
Israele, Paolo non può che lodare Dio
(V. 5), come anche per il fatto, non casuale, che Cristo venga da Israele.
Tornare a Paolo
Paolo, è chiaro fin dalle prime battute,
non parla d’Israele a cuor leggero o
astrattamente. Si tratta di una questione
che lo investe in profondità, a livello di
identità personale ma anche come « teologo » cristiano. Seppure per motivi diversi, neppure oggi possiamo parlare di
Israele, degli Ebrei e con Israele, con gli
Ebrei a cuor leggero. Neppure per noi
si tratta di un discorso « teorico ». Ciò
che lo rende bruciante anche per noi è
il nostro passato di « occidente cristiano » segnato, prima e a volte indipendentemente dalle persecuzioni violente, da un
atteggiamento di squalifica, di incomprensione, di ignoranza nei confronti di
Israele. Quello su e con Israele è per noi
un discorso bruciante perché ci fa fare
i centi con il nostro passato (storico, ma
anche teologico!) e ci obbliga a rimettere in questione molte affermazioni consolidate. Pochi, fra i cristiani, hanno dell’Israele cui il pensiero dei rabbini e la
sinagoga hanno permesso di sopravvivere fino ad oggi, una stima come quella
espressa da Paolo.
« Tornare a Paolo » potrebbe essere l’obiettivo minimo nel cammino di riconquista della « dimensione perduta ». Conoscere e amare l’Ebraismo come le conosceva e lo amava Paolo, che non ha
mai pensato di poterne prescindere, e
chiedersi se quanto egli ha affermato ai
vv. 4 e 5 non sia ancora oggi una chiave
di lettura per scoprire l’identità d’Israele, per descriverne la realtà profonda.
Daniele Garrone
7
5 ottobre 1984
oIMtívoaperto 7
%
VI CENTENARIO DELLA MORTE DEL PRE-RIFORMATORE INGLESE
John Wyclif,
testimone dell’Evangelo
L’affascinante testimonianza di un uomo che nell’Inghilterra del ’300
lotta contro gli abusi ecclesiastici e sceglie di essere coi poveri
Il grande monumento marmoreo dedicato da Ernst Rietschl
ai ricordo della Riforma luterana, a Worms, nel secolo scorso,
è di ispirazione assai più « europeistica » (per non dire universale) di quello inaugurato, nel
-917 — dunque in pieno conflitto mondiale... — dai ginevrini,
per la riforma calvinista. Questo presenta soltanto, con Tunica eccezione dello scozzese Knox,
i riformatori che operarono in
Svizzera (ma Zwingli e Vadiano
ne sono assenti!); quello di
'iS'orms, invece, attorno alla maestosa flgura del riformatore tedesco, in atto di esclamare;
<i Questo io credo, non posso al'rimenti. Iddio mi aiuti!», pone,
a; quattro angoli del basamento,
cr.jattro precursori della Rifor:;ta, i quali vengono chiaramente
riieriti ad altrettante zone linguistico-religiose dell’Europa mer ievale, e ciò senza particolari
accezioni dogmatiche. Vale a dite; Valdo, mercante lionese, per
;! settore franco-italico; Girolamo Savonarola per i fermenti
evangelici da Brescia e Trieste alla Sicilia; Giovanni Huss
per la Boemia e la Moravia; ed
ir.hne John Wyclif, per l’Inghilterra. Proprio di quest’ultimo
ira i precursori (anche cronologicamente parlando) si deve dire
cète per il suo richiamo dei contemporanei alla fede cristiana
antica, insieme con Valdo, egli è
5ü;to l’uomo la cui «nuova»
L. trina ebbe allora la più vasta
dittttsione, dall’Atlantico alla Vi
L assolutismo
delia chiesa
.'ohn Wyclif era nato, verso il
TtiO, da una famiglia della piccola nobiltà dello Yorkshire, in
u t Inghilterra travagliata da ogni sorta di controversie con la
Curia papale. Le pretese dell’as?'■ uismc ecclesiastico erano
giunte già da un secolo a livelle eli guardia; ma col papa Giovanni XXII (1316-1334) esse stava.m davvero straripando. I diruti civili dei vassalli e dei tributari erano sfacciatamente calpe.^mti dalla Curia; gli Ordini
mendicanti avevano invaso le
cattedre universitarie, conferendo i gradi accademici per simonia; i lavoratori della gleba si
impoverivano per arricchire il
clero, depositario dei fondi caritativi; l’imposta della « decima !), oltreché sul reddito, gravava anche sul patrimonio, con
la pena della scomunica e della
berlina per i trasgressori; le leggi vigenti assicuravano l’impunità al clero, contro ogni senso di
giustizia e di morale; l’obolo di
san Pietro fruttava somme enormi, che la Curia papale non si
scattava neppure di rimettere in
circolazione o di devolvere ai
bisognosi (sotto Giovanni XXII
furono raccolti, nel tesoro pontificio, ben 25 milioni di fiorini
d’ero! ).
Né diversamente andavano gli
aflari propriamente ecclesiastici.
Da gran tempo ormai gli spiriti
migliori d’Europa si lamentavano di quanto accadeva nelle alte
sfere della cattolicità. Cardinali
nominati in età di 17 anni, vita
spensierata e lussuosa nelle alte
sfere della chiesa, mire e ambizioni politiche, che condussero
alle scisma, prima con due papi, poi addirittura con tre, e
con il rifugio della Curia scismatica ad Avignone...
Gli inizi
Non ignari di quell’ambiente
davvero deleterio per la fede
cristiana, che tutti i veri cristiani (ve n’erano ancora) sinceramente deprecavano, i genitori di
John Wyclif, ch’erano dei credenti, notarono nel giovinetto una
viva predisposizione alle opere
di pietà; e lo vollero consacrare al sacerdozio. Dal 1344 egli
studiò ad Oxford, dove, nonostante la sua predilezione per la
matematica, la fisica, la filosofia,
si dedicò soprattutto alla teologia, al diritto canonico e al diritte civile inglese; nella stessa
Università fu rettore del Collegio
di Balliol, dove insegnò filosofia
e, più tardi, teologia. Qui, Wyclif
ebbe modo di prestar man forte all’arcivescovo di Armagh, nella lotta contro gli Ordini mendicanti, il cui insidioso adescamento aveva già ridotto da 30.000 a
6.000 il numero degli studenti
di Oxford... Wyclif smascherò le
losche manovre di quegli Ordini,
che tacciò di ipocrisia, e combattè la mendicità per se stessa,
negando che Gesù Tavesse mai
praticata né insegnata, ed infine
condannò il lusso sfacciato e le
ricchezze dei frati. Da questa
sua campagna restauratrice della morale Wyclif ricavò onori e
riconoscimenti. In qualità di
esperto fu incaricato di sostenere i diritti della corona britannica, quando il re Edoardo III si
vide giungere, dal papa Urbano
V, l’intimazione di un pagamento, sospeso da ben 33 anni, di
1.000 sterline d’oro annue, che il
papa Innocenzo III aveva imposto alla casa reale inglese. Wyclif trionfò: Timpegno regio fu
dichiarato non valido da una
commissione mista di parlamentari e di ecclesiastici; e la curia
papale dovette rassegnarsi. Come ricompensa, Wyclif ottenne
dal re la parrocchia di Lutterworth.
Ma Wyclif si era ben presto
accorto che quanto accadeva nel
suo paese avveniva più o meno
in tutta Europa; e che la lotta
contro gli abusi della chiesa
non avrebbe sortito alcun successo duraturo, se non si fosse
potuto risalire alle primissime
origini di quegli abusi, i quali
consistevano negli errori e nella
superbia del magistero ecclesiastico, per non dire delle sue
colpe e dei suoi autentici peccati nei confronti della pura fede
cristiana. Occorreva, per emendare la chiesa, procedere anzitutto ad una predicazione fedele della Parola di Dio, poi alla
costituzione di un apostolato di
predicatori itineranti, da scegliere particolarmente fra i laici,
veramente poveri, i « poor preachers», i quali (come già i primitivi Valdesi) avrebbero annunciato TEvangelo nelle cappelle, sulle piazze, nei mercati,
in modo da risvegliare le anime
e condurle veramente a Cristo.
...Ma per far ciò, bisognava
che la Parola di Dio fosse letta
nella lingua del popolo! Verso
la metà del XIV secolo, i britannici conoscevano solo alcune
parti della Bibbia, specialmente
il Salterio, tradotto in anglo-sassone da Elfric (sec. X). L’anno
1378 Wyclif tradusse il Nuovo
Testamento (tranne l’Apocalisse)
e l’amico suo Nicola Hereford
tradusse l’Antico. La divulgazione avvenne in volumetti separati (porzioni) a seconda delle necessità catechistiche o liturgiche.
Certo, si trattava tuttora di una
versione dalla Vulgata latina (di
cui conosciamo i numerosi errori!), e non dal testo originale.
Ma il gran passo era stato fatto. La versione definitiva, che
Wyclif stesso cominciò, ma che
fu terminata dopo la sua morte,
dal suo successore a Lutterworth, Purvey, segnerà, per l’Inghilterra (come lo sarà la Bibbia tradotta in lingua tedesca
da Lutero), una data fondamentale per lo sviluppo successivo
della lingua nazionale.
Crescita teologica
A questo punto, va detto che,
con la pubblicazione della versione della Bibbia, l’opera di
Wyclif segna il suo passaggio
dalla severa critica « antropologica» della chiesa alla proclamazione della fonte unica ed
esclusiva delTautcrità religiosa,
che è quella della Parola di Dio.
Per primo, Wyclif ha affermato
11 principio scritturale del Verbo
solo, che egli applica ad ogni
forma del pensiero e dell’attività
umana. Valdo aveva proclamato
la necessità di un messaggio popolare e pratico che avesse per
base la diffusione delTEvangelo;
Wyclif proclama l’inautenticità
dei recenti dogmi cattolici, perché in contrasto con la dottrina
e con la prassi degli antichi apostoli, anzi: in contrasto con la
Parola di Dio. « Nulla, egli dice,
ha potuto maggiormente ingannare il popolo e spingerlo nel
baratro dell’idolatria, che la distruzione in esso della fede scritturale ». E’ questo il fondamento
della sua protesta contro la transustanziazione eucaristica: « E’
falso che, con la consacrazione
sacerdotale dell’ostia, il celebrante possa creare Iddio ». Egli proclama la presenza spirituale del
Cristo vivente nel corso della
santa Cena, alla quale partecipano soltanto gli eletti. E Tanno
1381, a Oxford, Wyclif pubblica
12 tesi sulla Cena, fra l’emozione
dei suoi colleghi, che non hanno
il coraggio di condividerle. Due
delle tesi vengono condannate
da una commissione composta
principalmente da frati moderati; una di esse recita: « L’ostia
consacrata che vediamo sull’altare non è il Cristo, né tutto
quanto né alcuna parte di Lui;
ma è un segno efficace della Sua
presenza in mezzo a noi ».
Purtroppo, nuovi eventi dovevano abbattersi su Wyclif, fra
cui una rivolta di contadini, provocata, analogamente a quanto
accadeva sul continente, da insostenibili vessazioni economiche. Ad istigazione del nuovo arcivescovo di Canterbury, in piena malafede, alcuni frati calunniatori trassero dai suoi scritti
ben 24 proposizioni, dieci delle
quali furono condannate come
eretiche, erronee e perniciose.
Una manifestazione pubblica ebbe luogo a Londra, con l’ordine
di ritrattare le sue dichiarazioni; Wyclif rifiutò. L’Università di
Oxford lo destituì. Egli potè tuttavia tornare alla sua parrocchia
di Lutterworth, dove i suoi sostenitori, per lo più segreti, lo
confortarono nella sua lotta, dal
suo pulpito, e nei suoi scritti
contro gli abusi e gli errori della chiesa. In De Deo et Ideis egli
riallaccia il principio della causalità assoluta di Dio a quello
della predestinazione assoluta
degli eletti, affermando che la
Il monumento di Lutero a Worms. Ai piedi del rvformatoref sie-r ■
dono Waido, Wyclif, Huss e Savonarola. ’
salvezza di ogni essere umano
dipende esclusivamente da Dio
soltanto.
I Lollardi
La vita morale di Wyclif, ineccepibile, non solo era una sfida
contro i calunniatori, ma riscuoteva Tanmiirazione di taluni avversari. Molte famiglie nobili
iscrissero sul loro blasone delle
frasi tolte dagli scritti di Wyclif. Ma il clero non cedeva; ed
ai suoi seguaci appiccicava il nomignolo ingiurioso di Lollardi
(ch’era il nome di un movimento di derivazione beghina sorto
nei Paesi Bassi durante la pestilenza del 1300, per curare i malati e seppellire i morti, fondato
da W. Lollard) '.
Era giunto il tempo del contrattacco senza mezzi termini;
con l’aiuto del celebre poeta G.
Chaucer, uno dei primi scrittori che si valsero dei perfezionamenti introdotti nella lingua
inglese dalla versione della Bibbia, fu rivolta al Parlamento una
protesta documentata all’indirizzo della Curia, del clero e degli
Ordini, che denunciava la scandalosa mescolanza tra il temporale e lo spirituale, tacciando il
pontefice di Anticristo, ed accusandolo di essere la causa prima dello stato funesto in cui
si trovava la cristianità. Wyclif
era già morto, quando una nuova censura proclamò eretiche
18 proposizioni sue, e fu emanato il celebre decreto « de haeretico comburendo» (1401), ossia
« per bruciare l’eretico », per effetto del quale parecchi Lollardi, prima fra le classi inferiori,
poi anche fra i ceti più elevati,
furono dati alle fiamme: primo
fra tutti Lord Cobham, rinchiuso nella Torre di Londra, poi
riuscito a fuggire, quindi ripreso ed arso a fuoco lento (1417).
Intanto, il sinodo di Oxford vietava a chiunque di tradurre in
inglese qualsiasi testo biblico
(1407).
Wyclif era morto il 31 dicembre 1384; ma né la sua protesta,
né i suoi seguaci scomparvero
dalla scena. Con varia fortuna, i
Lollardi si sparsero in Inghilterra, in Scozia, diffondendo, anche con scritti popolari (come
The lantern of light, The sum of
Scripture, ecc.) ampiamente conosciuti, le idee del loro fondatore. Sul continente, le dottrine
di Wyclif si erano diffuse particolarmente in Boemia, anche per
la benefica influenza che vi aveva esercitato la principessa Anna, divenuta consorte di Riccardo II d’Inghilterra, la quale leggeva i Vangeli tradotti in boemo
e in inglese. Già nel 1381, gli
scritti di Wyclif erano oggetto
di corsi e di studi nell’Università di Praga, frequentati da giovani teologi oxfordiani. Lo stesse Giovanni Huss, predicatore
della cappella reale e confessore
della regina Sofia, il quale conosceva le opere di Wyclif, ne approvava alcune tendenze riformatrici, al punto da proclamare
dal pulpito molte verità professate dal capo dei Lollardi. Ma
l’affermarsi, a Praga e nell’Università, di una maggioranza di
decenti conservatori, influenti e
compatti, provocò un capovolgi
mento nella politica scolastica e
nei suoi aspetti dottrinali. Il clero cattolico prevalse; il papa
Alessandro V — eletto dal Concilio di Pisa — interdisse con
una bolla il culto dei Lollardi,
e i libri di Wyclif furono dati
alle fiamme. Il suo successore,
Giovanni XXIII (numero ripetuto ai nostri tempi da papa Roncalli!), rincarò la dose e volle
che fossero arsi sul rogo tre
giovani operai boemi che in
chiesa avevano condannato ad
alta voce le menzogne pontificie.
Una ennesima censura colpì gli
scritti di Wyclif, mentre Giovanni Huss veniva perseguitato
fino a raggiungere, al Concilio
di Costanza (1415), la tragica fine del rogo, dopo una vergognosa procedura invano destinata
ad infamare la sua fede. Ma
neppure le spoglie di Wyclif furono lasciate in pace dal Concilio di Costanza: esso ordinò che
a Lutterworth, trentun anni dopo la sua morte, le sue ossa fossero riesumate e bruciate, e la
loro cenere sparsa nelle acque
del fiume.
5 punti per oggi
L’opera di Wyclif non può venir sminuita dal tempo. Essa si
articola su questi elementi fondamentali, tipici di un’autentica
« civiltà cristiana » che è ancora
di là da venire, sebbene già predicata nel Medioevo, ma da cui
si distanziano ugualmente, sia
pure in direzioni opposte, le opposte dottrine politiche di oggi:
1) la predicazione di un egualitarismo religioso-sociale, coinvolgente in ugual modo proprietari e contadini;
2) la missione itinerante degli
evangelizzatori, avente per unico
scopo la diffusione dei Testi sacri;
3) la costituzione di comunità di credenti che si conformano alla « legge di Cristo » in
quanto essi costituiscono la comunione dei predestinati, degli
eletti;
4) l’organizzazione della chiesa ridotta ai suoi elementi essenziali di uguaglianza davanti a
Dio e di testimonianza verso
l’esterno, senza alcuna pretesa
di concretezza materialistica,
poiché la sua consistenza numerica è invisibile, e nota soltanto
a Dio;
5) l’abbandono di qualsiasi
forma di dogmatismo, di sacramentalismc, di sacerdotalismo,
e soprattutto di potere gerarchico, quest’ultimo considerato come la causa principale, storica
e morale, di ogni culto superstizioso e idolatrico.
Non sono questi cinque punti
le condizioni fondamentali di
ogni sana riforma religiosa, da
ricondurre in luce ad ogni nuova generazione di credenti? In
questo senso, il messaggio di
John Wyclif è più che mai attuale.
Teodoro Balma
’ Sono state date anche altre spiegazioni del misterioso termine ; a)
"lollardi” da lolium = ’’seminatori di
zizzania”; b) da un’antica parola inglese che significa : "mormoratori di
preghiere" (n.d.r.)
r
8
8
lenismo
5 ottobre 1984
IL PROCESSO AL TEOLOGO FRANCESCANO E LA POLITICA VATICANA VERSO L’AMERICA LATINA
Leonardo Boff: pratica 2012/67
La concezione della chiesa, della autorità, ed il rapporto tra fede cristiana e marxismo al
centro di un moderno processo per ’’eresia” contro l’attuale teologia della liberazione
Verso la condanna
Il processo a Leonardo Boff,
tenutosi a Roma il 7 settembre,
si concluderà con ima condanna,
o comunque con una disapprovazione del teologo brasinano.
Infatti, come informa il comunicato vaticano, lo scopo del
« colloquio » (che in realtà era
Un atto processuale, svolto secondo la disciplina processuale
canonica, detta « Ratio agendi »)
era di « offrire al P. Boff la possibilità di chiarire... alcuni aspetti » del volume Chiesa carisma e
potere, « in vista della pubblicazione previamente decisa della
lettera» del card. Ratzinger del
15 maggio scorso, in cui si muovevano pesanti accuse al libro
stesso.
Il comunicato aggiunge che
« la S. Congregazione studierà...
corne tener conto, nella pubblicazione della lettera, di quanto
è emerso nella conversazione ».
Perciò l'atto finale del processò sarà la pubblicazione delle
accuse del card. Ratzinger. Questo è il dato sicuro, mentre non
si dice quanto si terrà conto della difesa del teologo. Per ora
non si parla — ma non si escludono affatto — delle conseguenze negative che ricadranno su
Boff al termine della vicenda.
’’Osservato”
da 17 anni
La S. Congregazione per la
Dottrina della Fede (SCDF) aprì
una pratica nei confronti di Leonardo Boff nel 1967, quando egli
era ancora studente a Monaco
di Baviera, e porta il numero:
2012/67.
Lo scambio di lettere fra la
SCDF e il teologo iniziò invece
nel 1975, a proposito dei volumi
Gesù Cristo liberatore e La resurrezione di Cristo e la nostra
dopo la morte.
Nel 1980 furono posti sotto
accusa altri testi: Passione di
Cristo-passione del mondo e Ecclesiogenesi, finché l’anno seguente la SCDF chiese a Boff un
chiarimento complessivo delle
sue posizioni e un’adesione indiscussa al magistero cattolico.
Il francescano brasiliano fra
l’altro sosteneva che Gesù sul
piano umano conobbe « un processo di crescita circa la sua
vocazione, missione, messianicità e divinità », e che i testi eucaristici degli evangeli « riproducono liturpe diverse delle comunità primitive, cebbene tutte
siano da riportarsi al fatto storico dell’ultima cena ».
Queste posizioni, esposte poi
in un ampio saggio, non piacquero al card. Ratzinger, che il
25 giu^o 1982 chiese ulteriori
spiegazioni.
Frattanto erano cominciate le
critiche al volume Chiesa carisma c potere, che è stato l’oggetto del processo del 7 settembre scorso.
Le prime critiche vennero a
Boff dal confratello francescano Bonaventura Kloppenburg,
oggi vescovo ausiliare di S. Salvador de Bahia (Brasile), e dalla Commissione dottrinale della diocesi di Rio de Janeiro.
Boff, affinché la propria posizione non giungesse deformata
alle massime autorità ecclesiastiche, nell’inverno del 1982 inviò alia SCDF il volume incriminato ed altri documenti. I testi
furono inviati « pei informare,
prima che potessero giungere informazioni distorte ». Ma con
questo Boff non chiese né una
analisi del volume né di essere
ricevuto da Ratzinger per un
colloquio.
Un colloquio — o meglio, un
atto processuale — è stato chie
sto invece il 15 maggio scorso
dallo stesso Ratzinger.
La data del colloquio (7 settembre) è stata stabilita dallo
stesso Ratzinger, in coincidenza
con la pubblicazicne àcW’Istruz.ione su alcuni aspetti della
Teologia della Liberazione (ITL),
presentata alla stampa il 3 settembre. E questo fatto (anticipato anche da dichiarazioni del
card. Angelo Rossi la scorsa
estate) smentisce la « pura casualità » della vicinanza dei due
fatti, al contrario di quanto aveva affermato Ratzinger ai giornalisti il 3 settembre.
Questa coincidenza ha convinto i vescovi brasiliani che la posta in gioco era grande, e si sono messi in difesa di Boff. In un
primo momento chiesero di poter giudicare loro stessi il teologo, in nome del principio di
sussidiarietà fra la SCDF e le
Commissioni dottrinali delle
conferenze episcopali, sancito
a Bogotá alla fine di marzo. Non
essendo stata accolta questa richiesta, sono venuti a Roma con
Boff due cardinali (Paulo Evaristo Arns di San Paolo e Aloysio Lorscheider, presidente della Commissione dottrinale dei
vescovi brasiliani) e il presidente della Conferenza episcopale,
Mons. Ivo Lorscheiter.
Arns, all’aeroporto di San Paolo, dichiarò: « Vado a Roma a
difendere un mio discepolo »,
Ma Boff aveva portato con sé
anche altre espressioni di solidarietà: migliaia di lettere, per
un totale di oltre 40.000 firme,
fra cui quelle di 50 vescovi.
Accuse pretestuose
e problemi reali
Le accuse che Ratzinger ha rivolto a Boff ritardano tre tipi
di problemi: l’istituzione ecclesiastica e l’autorità al suo interno, la natura della rivelazio
ne, il rapporto della teologia
con le ideologie, specialmente il
marxismo.
Fra queste accuse, quella di
porre il marxismo come chiave
di lettura della società e della
storia, per Ratzinger era centrale, come si è visto anche nelriTL. Quest’ultimo testo permette di capire la portata dell’attacco di Ratzinger a Boff e
a tutta la Teologia della Liberazione (TdL).
La critica di Ratzinger si basa
sull’accusa che la TdL ridurrebbe il fatto cristiano a storia, cancellando la trascendenza, e ridurrebbe poi la storia ad una
visione marxista della stessa,
equiparando il « povero » della
Bibbia al proletariato di Marx,
e le Comunità di Base (CdB) alle « avanguardie » operaie degli
autori marxisti.
In realtà, nella TdL, non si
verifica un’assunzione del marxismo come ideoiogia, perché
l’assunzione di elementi marxisti è solo di tipo funzionale, e
non costituisce la base della TdL.
Questa non fa una lettura marxista della Bibbia e della storia, quali si sono verificate in
Europa. Fa solo una lettura
marxista dei rapporti fra capitalismo e masse povere dell’America Latina.
La TdL è, sì, come dice Ratzinger, una « reiiiterpretazione
globale del fatto cristiano », ma
questo non è un elemento negativo. La TdL assume la mediazione socio-analitica come strumento di comprensione del messaggio cristiano, e l’assume nel
contesto di un’opzione previa
pei' i poveri. Il povero diviene il
locus theologicus dell’azione di
Dio nel mondo. Ma questo è in
sintonia con la rivelazione biblica.
Inoltre, i TdL fanno teologia
nel contesto di una crescita della presa di coscienza delle popolazioni povere, che è politica
e teologica ad un tempo: Dio
non ci vuole nello sfruttamento.
Con questo si entra nei termini reali del conflitto fra SCDF
e TdL: la nuova ecclesiologia
che nasce dall’impegno nelle lotte delle masse povere del terzo
mondo, e la risonanza internazionale della TdL, che ormai è
divenuta un fenomeno planetario.
Non a caso Boff. che è sotto
il tiro della SCDF da molti anni, è stato chiamato a giudizio
per un testo di ecclesiologia.
Fra le diverse conclusioni cui
giunge, se ne possono segnalare alcune: tutta la chiesa è ad
un tempo « docens » e « discens »,
e questi due termini non indicano parti diverse della chiesa
ma due funzioni che si esercitano al suo interno; nella chiesa
« tutti i servizi (ministeri) sono
dati al popolo di Dio, nel popolo di Dio, per il popolo di
Dio ».
Il volume Pone inoltre una
serie di problemi: rivendica il
rispetto dei diritti umani nella
chiesa, propone che i ministeri
non siano luoghi di potere, e che
il carisma entri a far parte della
struttura della chiesa.
Una stessa politica
Con il caso-Boff, non è solo un
teologo o una scuola teologica
ad essere sotto accusa, ma la
parte più viva della Chiesa cattolica in America Latina. In Brasile, le CdB hanno realizzato una
aggregazione del popolo che né
i partiti né i sindacati erano riusciti a realizzare. Il diritto alla
terra e il diritto alla casa, sono
stati rivendicati e discussi spesso nel contesto di riunioni di
preghiera e intorno all’eucarestia.
Probabilmente, è proprio questo coinvolgimento dei credenti
nella realtà sociale e politica
dal mondo
cristiano
di donne pastore nella chiesa anglicana è tuttora quello ecumenico, essendo la chiesa convinta che il pastorato femminile
inasprirebbe i rapporti con le
chiese ortodossa e cattolica che
come è noto, sono ben lungi dall’ammettere le donne al sacerdozio.
a cura di CLAUDIO PASQUET
Ringraziamo Renato Cótsson
per la sua apprezzata collaborazione a questa rubrica e diamo il benvenuto a Claudio Pasquet che gli dà il cambio.
Donna negra eletta
vescovo metodista
La chiesa metodista unita degli Stati Uniti, aveva già delle
donne vescovo e dei negri vescovi, ma non aveva fino a quest’estate una donna nera vescovo.
Con l’elezione di Leontine T.
Kelly, di 64 anni, anche quest’ultimo traguardo è stato raggiunto. La signora Kelly è ora vescovo della chiesa metodista
unita degli USA nella circoscrizione di S. Francisco.
to però dalle diocesi della chiesa e si prevede che non sarà
una cosa semplice, soprattutto
a causa della corrente filo-cattolica presente nella chiesa d’Inghilterra. Proprio per venire incontro a questa corrente il progetto della chiesa anglicana prevede che i divorziati che intendono risposarsi in chiesa debbano chiedere alla chiesa stessa
Pannullamento del loro precedente matrimonio.
Nuovo sovrintendente
metodista portoghese
Chiesa anglicana
e pastorato femminile
La chiesa metodista portoghese aveva finora un sovrintendente di origine inglese, il pastore
Aspey, il quale è andato in emeritazione quest’estate, al suo posto subentra un portoghese, il
past. Cunha. Questo è un avvenimento significativo poiché indica che il protestantesimo portoghese, vecchio di soli cento
anni, diventa sempre di più una
realtà locale indipendente e autonoma.
Matrimonio
dei divorziati
Nella sessione estiva del sinodo della chiesa anglicana è stato approvato un progetto di
massima riguardante la possibilità di unire in matrimonio
persone divorziate, questa possibilità era finora esclusa. Questo progetto, prima di divenire
definitivo deve essere approva
Sempre durante l’ultimo sinodo generale anglicano, l’arcivescovo di Canterbury, Robert
Runcie, ha dichiarato di aver
cambiato parere circa la possibilità di avere donne pastore
nella chiesa d’Inghilterra. Runcie si era, fino ad ora, dichiarato contrario al ministero femminile, mentre ora si dichiara
convinto che questa possibilità
debba essere presa in considerazione, anche perché molte chiese sorelle della chiesa anglicana, in Canada, Nuova Zelanda
ecc... hanno già un ministero
femminile. Ricordiamo che l’ostacolo maggiore all’ordinazione
Parrocchia ecumenica
a Londra
A sud di Londra, a Woolwich,
una collaborazione ventennale
tra una parrocchia anglicana e
una parrocchia della Chiesa Riformata Unita, ha portato queste due comunità a costituirsi
in una unica chiesa locale, la
« Parrocchia Ecumenica di Woolwich ». Gli anglicani rinunceranno alle insistenze anglo-cattoliche perché la S. Cena sia distribuita all’altare, mentre i Riformati rinunceranno a far distribuire la S. Cena dagli anziani.
del paese che non vuole il Vaticano. Ma si deve notare che le
accuse di Ratzinger alla TdL, soprattutto quella di ispirarsi al
marxismo, unite all’insieme delle espressioni della politica vaticana verso l’America Latina, si
rivelano molto vicine alle posizioni di Reagan verso lo stesso
continente.
Reagan, fin dall'inizio della
sua presidenza, si è ispirato al
Rapporto del « Comitato di Santa Fe », elaborato per lui durante la campagna elettorale del
1980. Fra l’altro, il Rapporto osserva che in America Latina
« sfortunatamente, le forze marxiste-leniniste hanno utilizzato
la chiesa come arma politica
contro la proprietà privata e il
sistema capitalista di produzione, facendo sì che nella comunità religiosa si infiltrassero idee
più comuniste che cristiane .
Cesare MilanescM
CINA
Le tre
autonomie
Dopo decenni di clandestinità
gli evangelici della Cina sono
due volte più numerosi di prima
della rivoluzione culturale. Essi
sentono e vivono la solidarietà
col loro popolo e vivono — ormai da tempo — una nuova era
« postdenominazionale » e « postmissionaria ».
Le più aggiornate notizie ci
provengono dalla Missione Evangelica di Basilea, ben nota per
la sua particolare vocazione « internazionale » e conseguentemente quella che oggigiorno mantiene notevoli rapporti con la Cina. Il pastore Roland Dumartheray rientrato in Cina nel giugno dello scorso anno ha fornito
notizie straordinarie concernenti lo sviluppo dell’opera di evangelizzazione nella provincia di
Canton ed altrove. Come scrive
Roger Mercanton, la Cina è un
immenso paese con oltre un miliardo di abitanti e possibilità di
sviluppo, in tutti i campi. Una
porta aperta all’evangelizzazione, l’Evangelo è strumento di
liberazione.
Secondo quanto è stato riportato alla Missione di Basilea,
si sviluppa in Cina « il movimento delle tre autonomie ».
Come scrive Hans Wenzao,
evangelico cinese, per « tre
autonomie noi intendiamo: l autonomia di gestione, quella di
governo ed infine Tautonomia
deH’annunzio dell’Evangelo in
Cina ». L’idea fondamentale è
l’edificazione di una Comunità
evangelica cinese e che sia cinese (come in Germania c’è una
Chiesa evangelica tedesca, o in
Svizzera una Chiesa evangelica
svizzera). Wenzao dichiara piena riconoscenza ai missionari
che hanno portato l’Evangelo in
Cina: ma il Movimento delle Tre
Autonomie ha un solido fondamento al fine di trasmettere alla mentalità del cittadino cinese quale particolare messaggio
di vita abbia per lui il vangelo
di Cristo. Il cinese deve libeiarsi « dell’abbigliamento o del vestiario » straniero. Ora ciò non
vuol dire, prosegue H. Wenzao,
che noi vogliamo respingere il
forestiero; ancor meno noi intendiamo isolarci! Noi sappiamo che facciamo parte del corpo di Gesù Cristo, e conseguentemente della chiesa universale,
e coi membri di questa chiesa
evangelica universale desideriamo mantenere stretti fraterni legami, sviluppando con essi tutte le possibili esperienze per una
reciproca mutua comprensione.
Con questo spirito, dalle notizie che abbiamo recentemente
lette, ci siamo fatta la impressione che in Cina ogni cristiano
è un missionario.
D. A
&
'ì <
> (
9
5 ottobre 1984
cr<máca delleValli 9
P
r>
REGIONE PIEMONTE ED ENTI DI ASSISTENZA
Partiti
e eletti
Le elezioni amministrative nei
nostri comuni si terranno la prossima primavera, ma già sono
cominciate le grandi manovre
dei partiti. Almeno nei comuni
maggiori.
I direttivi dei partiti stanno
valutando gli esiti delle ultime
elezioni politiche ed europee e
sianno facendo i conti sulla caria dei possibili risultati, delle
alleanze possibili, stanno apprestando i loro programmi. Sono
programmi ambiziosi « per la
società del 2000 » e mentre si
fanno i programmi si cercano
anche^ gli uomini per portarli
avanti. E’ questo l’aspetto più
difficile.
La generazione che nel 75 aveva rinnovato buona parte dei
consigli comunali delle nostre
vallate, che aveva portato idee
ed ^ esigenze nuove nella politica
dei servizi sociosanitari e della
gestione del territorio, è stanca
ed amareggiata dall'esperienza
trascorsa, che non ha portato
quei cambiamenti che, almeno
nelle intenzioni, avrebbero dovuT'-' far partecipare di più gli am■emistrati al ’’governo" locale.
La caduta della partecipazione
- ;n dato di fatto, anche coloro
che più vi credevano hanno accc.-ttonato questo hobby e si sono trovati altri modi per impegnare il loro tempo libero.
La stessa politica amministrativa, costretta dalle leggi della
svasa pubblica all’ordinaria am••■dnìLstrazione, non dà grandi
soddisfazioni a sindaci e ammini:-tratori che spesso hanno paura di sbagliare e di incorrere in
buona fede nei rigori della giustizia.
C’è quindi una tendenza diffusa tra gli attuali amministratori
a lasciare la carica ad altri.
Questi altri non si trovano però. I partiti vivono una crisi profondci e certamente non hanno
acquistato in questo decennio
nuovi aderenti in grado di assicurare Jl ricambio degli eletti. I
giovani attivi preferiscono l’impegno nei movimenti e nel volontariato alle forme di militanza
partitiche.
Ulora la politica anche locale
diventa oggetto di professione
da parte di un ristretto gruppo
di persone che per incarico del
partito studia i problemi ed il
mudo di risolverli, o di potere
da parte di piccole lobbies locali
che^ nono.stante le diversità ideologiche si uniscono per gestire i
loro interessi comuni, legati ad
esempio alla questione edilizia.
Nelle liste della prossima primavera vi saranno probabilmente o politici di professione o uomini legati al potere economico
Si apre dunque una fase difficile
per l amministrazione dei nostri
comuni che dipenderà sempre di
più da logiche esterne a quelli
che sono i bisogni più immediati della gente.
Può darsi però che questa tendenza^ trovi un -treno almeno in
alcuni piccoli comuni dove sarà
possibile costruire liste più indipendenti, ma non di meno il
problema rimane. Se la partecipazione politica è oggi in crisi lo
si deve anche al modo con cui i
partiti e le istituzioni hanno funzionato e quei partiti e quelle
istituzioni che vogliono porvi
rimedio lo possono ancora fare
iti extremis: diano trasparenza
alla loro azione.
Giorgio GardioI
Una legge troppo rigida
La legge 20 di riordino della assistenza provoca per la sua rigidità
numerosi problemi - La posizione dei Dipartimento Diaconale
Il 23 agosto 1982 la Regione
Piemonte (tra le due prime Regioni in Italia) ha approvato una
legge organica per il riordino
deirassistenza (Legge 20/82) in
mancanza della legge nazionale
il cui progetto giace da anni nei
cassetti delle commissioni parlamentari romane, mentre è ancora in vigore... la legge Crispi del
189(1! La legge 20 vuole stabilire
« gli indirizzi e le normative per
il riordino dei servizi socio assistenziali della Regione Piemonte». Essa intende essere fortemente innovativa e promuovere un
«salto di cultura» per una modifica radicale della mentalità e
dei criteri che hanno finora presieduto alla attività assistenziale verso minori, anziani, disabili,
handicappati ohe prevede generalmente, come unica soluzione,
il ricovero in un istituto e quindi, quasi semp>re, remarginazione del soggetto, il suo allontanamento dal suo ambiente abituale. La legge punta invece, in
modo corretto, sulla eliminazione dei grandi complessi massificanti e spersonalizzanti, sulla rimozione delle cause e degli strumenti di emarginazione e sulla
attivazione alternativa di interventi e strutture miranti alla
prevenzione, al mantenimento,
per quanto possibile, nel proprio
ambiente e nella propria famiglia, con sostegni alla famiglia, al recupero, alla riabilitazione, al reinserimento.
Questo discorso, per noi, non
è nuovo. Ne abbiamo fatto oggetto di analisi e di dibattito negli anni 70, sia per sostenere la
promozione in fase precorritrice,
di tali servizi alternativi in Val
Pellice in appoggio e in collaborazione con i servizi sociali della
Comunità Montana, sia per attuare il ridimensionamento e la
ristrutturazione delle nostre opere per minori, sia per impostare
su basi nuove gli interventi a favore degli anziani (vedi Asilo di
San Giovanni).
Le prescrizioni
deità tegge
Ma la lepe 20 entra nel dettaglio e stabilisce in via inderogabile la tipologia dei servizi residenziali: avvero comunità alloggio per autosufficienti (cinque
o sei anziani in un alloggio con particolari caratteristiche, senza personale proprio, con
l’apnoggio esterno dei servizi domiciliari), ovvero « case protette » per non autosufficienti (invalidi totali o parziali, soggetti
con labile equilibrio fisico, grandi senili, confusi mentali) con un
massimo di 40 posti letto. Le
due strutture non possono coesistere in una sola unità, ma essere nettamente distinte e, per
quanto possibile, la permanenza
in esse non deve essere considerata definitiva, ma il ritorno dell’anziano al proprio domicilio
deve rimanere lo scopo ultimo
dell’intervento.
La Commissione diaconale della Chiesa Valdese, resa attenta
alla rilevanza del problema, promosse nella nrimavera dell’83 un
convegno invitando tre funzionari regionali per una illustrazione più approfondita della portata e delle conseguenze pratiche
della legge: furono date risposte
rassicuranti sulla gradualità e
flessibilità dell’applicazione. Ma
una delibera della giunta regionale di quest’anno ha posto invece in termini piuttosto drastici
l’attuazione della legge: tutte le
strutture assistenziali di tipo residenziale devono, entro 4 anni,
ovvero ristrutturarsi sul model
lo della comunità alloggio o della casa protetta, ovvero chiudere. Trascorso tale periodo di
tempo qualunque struttura assistenziale esistente o in progettazione dovrà richiedere una autorizzazione regionale al funzionamento, che verrà rilasciata soltanto in presenza deU’applicazione dei parametri indicati.
La rigidità di tali disposizioni
ha messo in subbuglio la massa
di case di riposo e istituti per
anziani presenti in Piemonte (di
cui 201 gestiti dalla Chiesa Cattolica) per un totale di 32.000 posti letto! La reazione è stata così
vasta ohe la Regione ha indetto
una consultazione aperta alle
forze politiche, agli amministratori pubblici, ai gestori di istituzioni assistenziali. Tutti gli interventi, in modo più o meno accentuato, si sono espressi contro
la schematicità e la rigidità della
deliberazione applicativa. Può
darsi che dietro alcuni bei discorsi in difesa dell’esistente, vi
fosse in effetti la volontà di tutelare l’istituzione, Tinteresse di
parte, la tradizione. Purtroppo la
rigidità della legge e quindi la
sua difficile applicabilità, rischia
di fornire un alibi a chi non vuole o non ha interesse di cambiare.
La posizione della
Chiesa Valdese
La posizione della nostra Chiesa (già delineata in Sinodo in occasione del dibattito sulla diaconia) è stata discussa in sede del
neo-nato Dipartimento diaconale
del I Distretto (che ha dimostrato così la sua piena utilità e validità!) e riassunta in un documento conclusivo inviato a tutti
gli organismi pubblici competenti in vista della consultazione a
cui abbiamo accennato. Il documento è stato, in tale sede, presentato e illustrato pubblicamente. Partendo dalla analisi
della nostra particolare situazione e dalla esperienza maturata
in questi ultimi 15 anni, il nostro
documento concludeva con le seguenti considerazioni:
« a) Accogliamo nienamente
la prospettiva di rinnovamento
che sta alla base della legge in
esame e che tende alla lotta contro ogni forma di emarginazione,
alla eliminazione di strutture
massificanti e spersonalizzanti,
mentre promuove l’esigenza di
privilegiare gli interventi tendenti al recupero, alla riabilitazione, al reinserimento sociale e
al mantenimento, quando e ove
possibile, nell’ambiente di residenza dell’anziano.
b) Siamo favorevoli a che
l’Ente Pubblico abbia funzioni
di vigilanza e di controllo su
tutte le strutture assistenziali
pubbliche e private ad evitare
abusi e sfruttamento indebito.
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c) Riteniamo tuttavia che la
legge abbia carattere estremaniente rigido nella parte propositiva per quel che riguarda la
tipologia delle strutture residenziali ed il loro dimensionamento.
Al fine di poter accogliere e valorizzare esperienze diverse e tener conto di situazioni particolari, riteniamo necessario, nella
parte apnlicativa, una maggior
flessibilità e una maggiore disponibilità ad accogliere e consentire forme e modi diversi di intervento, dove sia ugualmente assicurato il raggiungimento degli
stessi obiettivi che stanno all’origine della formulazione della
legge.
d) Quello che è rilevante, a
nostro avviso, non sono le strutture, ma la condizione di esistenza che siamo in grado di assicurare agli anziani; condizioni che
tutelino al massimo la loro salute, la loro dignità, libertà ed integrità psico-fìsica.
Le strutture non sono che strumenti la cui validità è valutabile
solo in rapporto ai fini.
Ad esempio le condizioni di
instabilità fìsica dell’anziano e
la difficoltà di definire in modo
rigido i confini tra autosufficienza e non, si riflette negativamente sulle categoriche distinzioni
delle strutture residenziali previste dalla legge 20. Il trasferimento da una struttura all’altra
in relazione alla modificazione
dello stato di salute può implicare conseguenze psicologiche
peggiorative.
e) Ci sembra inoltre necessario, nella delicata fase transitoria, prima di porre drastici limiti di tempo per ristrutturare o
chiudere opere che chiaramente
non sono in grado di attuare i
fini preposti dalla legge, avviare
la programmazione razionale su
tutto il territorio di efficienti ed
efficaci strutture di intervento e
servizi alternativi, in modo da
evitare disastrosi vuoti di servizio e favorire la eliminazione ’’fisiologica" delle strutture inadeguate.
f) L’applicazione rigorosa in
Piemonte di una legge regionale
come quella in oggetto, che non
trova riscontro in altre Regioni,
rischia di creare condizioni di
squilibrio e diversità di comportamento tra una zona e l’altra
del territorio italiano, registrabili specialmente da organismi
come la Chiesa Valdese che svolge una attività sopraregionale.
Inoltre riteniamo doveroso tener presente l’eventuale profondo disorientamento che deriverebbe dall’emanazione di una
leooe nazionale sull’assistenza,
che esigesse l’applicazione di criteri, metodi e standard di intervento difformi da quelli vrevisti
e sostenuti dalla Legpe 20».
Alberto Taccia
Guardia medica
USSL 43
TORRE PELLICE — Dal 15
ottobre 1984 sarà unificato presso l’Ospedale Valdese di Torre
Pellice il posto di chiamata e
la sede del Servizio di Guardia
Medica; pertanto i cittadini della Val Pellice, per chiedere l’intervento del Medico di Guardia
Medica, dovranno telefonare solo più al n. 93.24.33.
Perfezionata l’Intesa
con la Regione
TORRE PELLICE — Il Moderatore della Tavola Valdese,
past. Giorgio Bouchard e il Presidente della Giunta Regionale
Aldo Viglione, procederanno lunedì 8 ottobre, a Torre Pellice,
alla firma di un protocollo aggiuntivo all’intesa regionale del
4 giugno 1982 relativa alTinserimento dei nostri Ospedali di
Pomaretto, Torre Pellice e Torino nel servizio dell’area pubblica. Tale convenzione quadro
viene ora completata e definita
con un protocollo aggiuntivo
volto a stabilire i modi di attuazione dell’accordo predetto,
sia a livello programmatorio con
la Regione Piemonte, sia a livello operativo gestionale con le
singole USSL di competenza.
Con i settantenni
PRAMOLLO — Anche questo
anno l’Amministrazione Comunale ha dedicato una giornata,
quella di domenica 30 settembre, agli anziani, offrendo un
pranzo ed im pomeriggio allietato da un gruppo folcloristico
a tutti i Pramollini che hanno
compiuto i 70 anni. E’ stata una
simpatica occasione per incontrarsi e trascorrere alcune ore
insieme.
18° Congresso
YWCA-UCDG
TORRE PELLICE — Si svolgerà dal 5 al 7 ottobre 1984 il
XVIII Congresso Nazionale dell’YWCA-UCDG sul tema: «La
donna in una società che cambia ».
Nell’ambito dei lavori, sabato
6 alle ore 16, presso l’Hôtel Gilly avrà luogo una Conferenza
pubblica nella quale la prof.ssa
Luisa Calogero La Malfa svolgerà il tema del Congresso.
Sostituzioni
ai Comprensorio
PINEROLO — Saranno solo
più 58 i membri del Comprensorio di Pinerolo. Infatti per mancanza di candidati eleggibili nella lista liberale non saranno sostituiti Nicolao Chiaraviglio (deceduto) e Franco Menassero (dimissionario dal consiglio comunale di Pineroio).
Saranno invece sostituiti il
democristiano .Massimino e l’ex
presidente del Comprensorio Celeste Martina che il 12 settembre scorso ha dimissionato anche daH’incarico di consigliere
comprensoriale.
Poiché il numero dei consiglieri diminuisce, la DC rafforza il suo ruolo di partito egemone nel Comprensorio: con 30
consiglieri su 38, ha la maggioranza relativa.
Corso di formazione
attività espressive
« Musica e educazione nella
scuola di base », « il paese dei
balocchi », « l’espressione corporea» sono i titoli dei corsi di
¡formazione organizzati dalla
Comunità Montana insieme alla cooperativa culturale « La
Tarta Volante ».
Per la durata e il costo dei
corsi rivolgersi al Comune di
Torre Pellice.
10
10 cronaca delle Valli
5 ottobre 1984
VALLI CHISONE E GERMANASCA LEGGI DI INIZIATIVA POPOLARE SULLA PACE
Le cifre della crisi
I fatti economici e sociali di
questi ultimi anni hanno profondamente mutato l’assetto economico e sociale delle nostre
Valli. Sono processi tutti di natura negativa che si evidenziano
con un progressivo e massiccio
spopolamento (da circa 35.000
abitanti a 20.500). Lo spopolamento è tipico di tutte le zone
montane, ma ultimamente si è
esteso anche a parti del territorio di fondo valle.
Al progressivo spopolamento
si associa ima spiccata tendenza alFinvecchiamento della popolazione residente in Valle,
mentre aumentano i tassi migratori e di pendolarismo verso località al di fuori della Valle.
Prendendo in esame i dati dei
residenti attivi (censimento ’81)
con i posti di lavoro presenti in
Valle si nota, in prima approssimazione, che circa 1.200 persone
svolgono la loro attività altrove.
Questo fenomeno non pare
destinato a ridursi, anzi vi sono
seri motivi per ritenere che esso
aumenterà se non si interverrà
in tempo utile.
Il dato più negativo della situazione economica della Valle è
il calo progressivo e pesante dell’occupazione industriale, non
compensato da nessun’altra attività permanente sul territorio.
In questo settore l’occupazione è passata da circa 8.000 occupati nel ’61 a circa 3.800 nell’81 e
si assesterà a circa 2.300 alla fine
deH'anno in corso.
A questo calo fa riscontro una
sostanziale tenuta delle altre attività economiche (artigiane,
commerciali, turistiche, ecc.)
senza però concrete possibilità
di sviluppo in quanto molto frastagliate ed a prevalente conduzione familiare.
Per quando riguarda queste
ultime attività in Valle abbiamo
i seguenti riferimenti: attività
artigiane: circa 700 add.; attività
commerciali: circa 550 add.; attività turistiche: circa 260 add.;
attività delle P.A.: circa 620 add.
Gravemente compromessa è la
situazione deH'agricoltura per la
quale sempre più ridotto è il numero dei giovani che scelgono
di rimanere in questo settore.
In gran parte delle aziende
agricole, l’attività cessa con la
morte dei vecchi conduttori.
Non è del resto quella montana
un’agricoltura che possa fornire
redditi adeguati e garantire un
tenore di vita decente, per cui il
più delle volte le attività agricole ancora presenti si integrano
con attività in altri settori.
E’ questo un fenomeno che,
pur nella precarietà, ha ritardato l’abbandono totale dell’agricoltura, consentendo la sopravvivenza di moltissime aziende
fino ai giorni nostri.
Conseguenza negativa invece
di questo stato di cose è che
moltissime aziende utilizzano i
terreni in forma precaria, impiegando per l'agricoltura un numero ridotto di giornate lavorative annue. Altro aspetto fortemente negativo è la fortissima
polverizzazione fondiaria di queste aziende.
Per comprendere questo fenomeno si tenga presente che nel
territorio, su una superficie che
escludendo le grandi proprietà
comunali e di enti non raggiunge i 15,000 ettari, si rilevano oltre 30.Ó00 partite catastali e le
particelle raggiungono l’incredibile cifra di 267.000.
Il fenomeno trova la sua maggiore acutezza nei comuni di Roreto Chisone e Prali, dove poche
centinaia di ettari sono frammentati in numero tale che ogni
particella non rappresenta che
poche decine di metri quadri.
Per quanto riguarda le attività
artigianali il dato che appare
evidente è la strutturale debolezza di questo settore. Il rapporto
medio sul complesso delle attività artigianali è di 1,9 addetti
per ciascuna impresa a fronte di
una media regionale di 2,5.
I settori che superano il rapporto medio sono i seguenti: lavorazione ferro 4,2 add. per impresa; alimentaristi 2,5 add. per
impr.; lavorazione pietre 2,5 add.
per impr.; elettrotecnica 2,2 add.
per impr.; lavorazione legno 2,1
add. per impr.; costruzioni 1,9
add. per impr.
Le attività commerciali rappresentano un dato di precarietà
nel panorama economico della
Valle. A conduzione quasi esclusivamente familiare i circa 550
addetti tengono aperti circa 360
negozi con un tasso di 1,5 addetti per esercizio. Appare evidente che il permanere di
una situazione simile non consente l’ammodernamento di questa attività confinandola in ambiti esclusivamente localistici.
Parziale sviluppo hanno visto
le attività turistiche d’alta Valle
(Sestriere, Prali, Pragelato) legate essenzialmente alla stagione
invernale.
Praticamente inesistente un turismo diverso da quello legato
alle attività sciistiche.
La presenza di Parchi Montani ed il continuo aumento degli
amanti della natura potrebbe,
se opportunamente incentivato,
portare a forme diverse di utilizzo turistico delle nostre montagne.
(Dal Bollett. del Comprensorio)
Si conclude la
raccolta
REGIONE PIEMONTE
Tornano i cantieri scuola
sta per terminare la raccolta di firme sotto le due proposte di legge dei Comitati per la
pace riguardanti l’indizione di
un referendum sull’installazione
dei missili nucleari e norme per
la partecipazione democratica
alle scelte di politica militare.
A Pinerolo si farà ancora una
raccolta pubblica sabato 6 ottobre sotto i portici di C.so Torino (circa a metà dei portici)
dalle ore 16 alle n circa, grazie
alla disponibilità del Giudice
Conciliatore dott. Storero che
autenticherà le firme (è pertanto necessario avere un documento per firmale). Ricordiamo
inoltre che si potrà anche firmare fino a mercoledì 10 ottobre, per- i residenti a Pinerolo,
presso :
— il Segretario Comunale, in
Municipio, dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 11 e dalle 16 alle 17;
— i seguenti Notai di Finerolo; dr. Ortali, via Virginio 30,
dalle 8.30 alle 12 e dalle 14.30
alle 19 (sabato 3.30-12); dr. Occelli, via Trieste 47, al venerdì
pomeriggio dalle 14.30 alle 18.30;
dr. Russo Krauss, via Trieste
47, dalle 9 alle 12 e dalle 16 alle 18.30 (sabato escluso).
Ed inoltre presso i Segretari
Comunali di:
Cavour, al martedì ed al giovedì, dalle il alle 12; Cantalupa, in
orario di ufficio; Osasco, in orario di ufficio ; Prarostino, dal
lunedì al sabato, dalle 10 alle 12 ;
S. Secondo di Pinerolo, al lunedì, martedì, giovedì e venerdì
dalle 9 alle 10.30 e dalle 16 alle
16.30.
Il Comitato pinerolese per la
pace e il disarmo si riunirà giovedì 4 ottobre 1984, alle 20.45,
presso la Camera del Lavoro
(via Demo n. 8).
• La prossima riunione del
Comitato per la Pace Valli Chisone e Germanasca è fissata per
mercoledì 10 ottobre, alle ore
20.30, presso i locali del Convitto Valdese di Pemaretto.
La Giunta Regionale del Piemonte ha presentato al Consiglio un disegno di legge per la
riattivazione dei « cantieri scuola ». La proposta è stata illustrata dall’Assessore al lavoro
e industria Tapparo nel corso di
una conferenza stampa.
Il disegno di legge fa riferimento alla vecchia normativa
statale sulla materia, risalente
al ’49, e trasferita come competenza alle Regioni nel ’77.
I cantieri scuola « decaduti »
nei fatti negli anni ’60 possono
essere un’iniziativa utile nell’attuale situazione occupazionale
caratterizzata dalla presenza di
una quota consistente di disoccupati non più giovani, con scarsa qualificazione professionale,
esclusi dal processo produttivo
e con poche possibilità di assorbimento.
Crisi in Piemonte
Il disegno di legge prevede che
i Comuni e le Comunità Montane, nelle quali è particolarmente
grave lo state di disoccupazione,
possano realizzare iniziative per
l’impiego temporaneo e straordinario di lavoratori disoccupati in realizzazioni di pubblica
utilità. L’intervento è « mirato »
a disoccupati con scarsa qualificazione professionale, per i
quali è difficilmente ipotizzabile
un intervento formativo. Le attività prevedibili sono di pubblico interesse, quali l’assetto
idrogeologico, la pulitura dei boschi, ecc.
Le persone in cerca di occupazione sono in regione 182 mila. Di queste ben 126 mila si
concentrano in provincia di Torino.
Questi sono i dati che fanno
da scenario alla pesante situazione occupazionale in cui «l’azienda Piemonte » si dibatte. I
dati disaggregati, che ogni due
mesi vengono elaborati dall’osservatorio del mercato del lavoro dell’assessorato regionale al
lavoro, permettono di « capire »
meglio il fenomeno.
Nell’area torinese il saldo negativo, nell’arco di un anno è
pesantissimo : 21 mila occupati
in meno (pari al 2,2 per cento).
Meno angosciante la situazione nelle altre province dove si
registra stazionarietà o leggere
flessioni (Asti, Cuneo e Vercelli). Qualche segnale positivo
viene invece da Alessandria dove l’occupazione è cresciuta,
sempre in un anno, di 4 mila
unità (2,2 per cento) e Novara
(6 mila unità in più, pari al 2,9
per cento).
TORRE PELLICE BONARDO
Innovazione a Torino,
perpiessità a Torre
Matrimoni
Battesimi
Cerimonie e Partecipazioni
La settimana scorsa è comparso sul nostro giornale un
articolo a firma di J. J. Peyronel relativo all’ora di religione
nella scuola media statale di
Torre Pellice e la circolare distribuita agli allievi su tale argomento.
La circolare in questione ha
suscitato una certa perplessità
in zona. Anche il Consiglio di
Istituto, riunitosi il 28.9 ha affrontato l’argomento.
Chiarito che la scuola non
aveva alcuna intenzione di fare
delle forzature in nessun senso, ma che la circolare, indubbiamente mal formulata, era
stata scritta nell’intento di fare
un passo avanti verso una scuola più laica, la Preside ha am
messo che una cosa simile distribuita a Torino sarebbe stata una grossa innovazione, mentre a Torre Pellice ha provocato soltanto perplessità.
Rispondendo ai genitori presenti gli insegnanti hanno assicurato che la scuola terrà il
massimo conto nella stesura dell’orario definitivo della collocazione nella prima o nell’uitima
ora della lezione di religione per
dar modo a tutti i ragazzi esonerati di poter uscire.
E’ stata inoltre proposta una
assemblea di tutti i genitori non
appena possibile, invitando al
dibattito qualche membro del
Comitato per la Laicità della
Scuola.
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V
11
5 ottobre 1984
cronaca delleValli 11
SCUOLA LATINA DI POMARETTO
Nuovo anno
■7-3
Il pastore Ernesto Ayassot ha
aperto la seduta con una meditazione su un episodio della vita di Giacobbe ( Giacobbe che
lascia la dimora paterna, il ritorno a casa e, lungo il percorso, la lotta con l’angelo, durata
un'intera notte - Genesi 32: 24),
in cui si evidenzia uno degli
aspetti più comuni della vita
umana: le difficoltà, gli ostacoli che ad ogni passo incontriamo sul nostro cammino e la necessità di lottare in ogni modo
per superarli, al fine di proseguire la corsa.
E questa lotta inizia subito,
col primo vagito e, poi, sui bancr.. della scuola, od è proprio lì
ere si deve cominciare a lottare contro tutti quei nemici (in
primo luogo la pigrizia), che ci
allontanano dall’ab.dudine al lavoro, allo .studio, Dll’impegno.
La vita è una corsa ad ostacoli e chi è provvisto di un’asta
salta più in alto. E il privilegio
di poter studiare non è forse
ur.'asta che ci aiuta a superare
piu agevolmente le difficoltà che
ci sbarrano il passo?
L’avv. Marco Gay ha ringrazierò il pastore Ayassot per il
suo messaggio, indi ha evidenziato un dato di fatto che, ovunque, mette in difficoltà la scuola media e cioè la denatalità,
che è causa di un vistoso calo
c.; presenze in questa fascia della scuola dell’obbligo e che, proprio a partire da questo anno
scolastico 1984-85, comincia ad
incidere pesantemente sulla
scuola media in valle e sulla
Scuola Latina in particolare.
I! Sinodo, preso atto della situazione, ha autorizzato la Tavola a procedere alla graduale
chiusura della Scuola Latina a
partire dal prossimo anno scolastico, il che sigibfica che non
si aprirà la classe prima, permanendo la mancanza di alunni.
Se di questa situazione ci rammarichiamo tutti profondamente, rimane però la volontà e la
speranza di studiare, nel corso
dell’anno che si apre, la possibilità di attivare un biennio che
risponda alle aspirazioni di quei
licenziati della terza media che
sentono l’esigenza di una preparazione che si preoccupi anche di dare loro gli strumenti
idonei per accedere al mondo
del lavoro.
In altre parole si aspirerebbe
a qualificare la nostra presenza
nella valle, colmando una lacuna dello Stato.
Indi il presidenti ha espresso
la riconoscenza del Comitato e
ha rivolto parole di augurio alla prof. Amalia Gcymet Panero
che quest’anno, pei ragioni di
famiglia e di lavoro (ha un incarico a pieno ten po presso il
Collegio), lascia la Scuola Latina dopo diciassette anni di valida collaborazione, come insegnante prima e come preside
negli ultimi anni. Ha quindi presentato a genitori e studenti il
nuovo preside, prof. Giovanni
Mourglia.
La parola è successivamente
passata alla prof. Geymet che
ha esposto una dettagliata relazione sull’andamento dell’anno scolastico, esami compresi,
sulle numerose attività del doposcuola e iniziative relative a
visite culturali, gite, viaggi e
rapporti tra la scuola e gli amici tedeschi.
La sua relazione è terminata
con un commosso ringraziamento e saluto ai suoi collaboratori
che, unitamente al successivo intervento del prof. Mourglia e al
calore del messaggio del pastore E. Ayassot, ha contribuito a
dare un tono cordiale e simpatico a questo primo incontro
tra le componenti della scuola.
C. A. Theiler
PROBLEMI CHE
CI TRAVOLGONO
Il credente vive oggi momenti di angosciose incertezze. Egli è radicato in
un ben determinato contesto storico, in
una ben precisa epoca culturale che
non può ignorare ed è chiamato spesso con dibattiti, convegni, referendum
a dare il suo parere su temi vari e
progetti di legge; la chiesa stessa si
sente coinvolta ed a volte le persone
che la guidano tendono a prendere
posizioni che ci lasciano perplessi.
Dobbiamo renderci conto di certe realtà. Oggi vi è la forte tendenza a formare una coscienza sociale che risponda ai bisogni dell'attuale società,
e questa coscienza spesso è in netta
contraddizione con quella del singolo
credente: lo mette in crisi, una non
facile crisi che si può solo risolvere
facendo una scelta.
Facciamo parte di una società che
cambia e dobbiamo chiederci: « Cambia
essa sempre in meglio? E questo cambiamento che si può chiamare progresso è forse sempre positivo per l'uomo? ».
L'accettazione in blocco delle cose
è negativa.
Chi crede deve saper discernere
ciò che è veramente importante da
ciò che lo è meno, ciò che può nobilitare l'uomo da ciò che lo può sminuire ed appiattire. Però l'uomo è
schiavo della paura: paura del giudizio degli altri, di essere considerato
un passatista, un retrogrado mentre
vorrebbe sentirsi moderno, à la page;
paura di far parte di una minoranza
che non può prevalere sugli altri e...
allora tutto è inutile; paura di rischiare, di compromettersi... Oueste paure
lo paralizzano.
Eppure vi sono dualità che dobbiamo
affrontare apertamente.
A chiarimento di queste dualità citerò qui per brevità due soli esempi.
Abbiamo avuto una legge sull’aborto
ed abbiamo fra gli altri il problema
dell’eutanasia passiva o attiva che sia.
Il credente sa che la vita è un dono
di Dio e che l’uso della vita deve
sempre fare riferimento a lui. Egli sa
che non deve sostituirlo né mai sovrapporsi a lui. Egli sa che le forze
avverse sono pronte a strumentalizzare tutto ciò che può offrire loro un
appiglio per volgere ogni cosa al male ed al peggio e inconsapevolmente
questo appiglio, purtroppo, viene loro spesso dato.
Così è stato ed è per l'aborto. La
stampa denuncia ora l'esistente commercio di feti umani adoperati per fini scientifici e per confezionare creme di bellezza. Si comincia a far
pressione sulle donne in stato di gravidanza perché prolunghino questo stato il più a lungo possibile onde avere
feti più vitali, più redditizi e più idonei agli scopi destinati.
E per l’eutanasia, attenzione!
La società sta già insegnando a giudicare la vita da un punto di vista
produttivo per cui l’uomo vale in rapporto a quanto produce: l'infermo inguaribile che grava sul bilancio della
società non vale nulla perché ormai
inutile a questa. Questo modo di ragionare è frutto di una cultura disfattista ed è anticristiano.
Anche qui vi è la tendenza lenta,
ma inesorabile a formare una mentalità sociale non sempre in armonia
con quella cristiana. Arriveremo un
giorno... all’anima di gruppo?
La vita moderna, la tecnologia, il
materialismo, la diffusione di certe filosofie mettono in gioco j valori cristiani, e il credente deve fare la sua
scelta. E' lui che come cittadino viene interpellato ed è lui che deve rispondere e prendere le responsabilità
che gii spettano.
Vien fatto allora di porsi questa domanda: E’ la società nella quale prosperano così fortemente gl’ideali del
potere, del denaro, del sesso eoe. che
deve cambiare l'individuo od è piuttosto l'individuo cosciente e credente
che deve cambiare la società?
Vi sono esigenze di fede ed esigenze sociali diametralmente opposte, ma
l’esigenza della fede che in fondo è
quella di realmente vivere l'amore di
Cristo non può forse dare un giusto
apporto alla soluzione dei problemi
che ci travagliano?
Pongo queste domande a me stessa
e mentre medito su quanto succintamente ho esposto mi tornano alla memoria brani di sermoni in cui si parla
di lievito nella pasta e di sale della
terra, frasi udite in convegni aventi
per tema « la coerenza cristiana e i
compromessi » e lontani racconti della scuola domenicale in cui ¡I debole
pastore Davide muove incontro al gigante Golia, con fede, senza paura.
Mi affaccio alla finestra e pensosa
contemplo i monti, i miei monti, i
monti che incoronano questa mia valle; essi mi parlano di fedeltà. Dal cuore salgono le parole del 'Salmo: « lo
alzo gli occhi ai monti, donde mi verrà l'aiuto? ». Tutto questo ha un valore per me, è una risposta che determina una scelta,
E tu, fratello, hai fatto la tua scel
ta?
Graziella Perrin, Torre Pellice
DISTURBANO
IL CULTO
Domenica 23 settembre il culto al
Centro è stato disturbato per 15 minuti dal fracasso delle bande di Torre
Pellice e Moncalieri con majorettes.
Ci domandiamo come mai, se proprio
la via Beckwith era il percorso obbligatorio, al Comune nessuno si sia
preoccupato di posticipare di mez
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z'ora il . folcloristico » fragore. Oggi,
30 settembre, il culto ecumenico, gremito anche di visitatori stranieri, è
stato scandito dai fischi e dal tifo —
clamoroso — di una partita. Di nuovo
ci domandiamo se al Comune di Torre
nessuno sappia che almeno una volta
alia settimana il tempio valdese serve
da luogo di culto.
Trattandosi di un lasso di tempo
quasi mai superiore all'ora e mezza
non sarebbe eccessivo pretendere un
minimo di rispetto. La Santa Cena a
suon di fischi d’arbitro e di tifosi non
ci ha entusiasmati. Altrettanto poco ci
entusiasma l’atteggiamento del Concistoro che, a nostro parere, dovrebbe
intervenire in merito. Fratelli attenti!
Spesso ci piace chiamare tolleranza
ciò che è invece lassismo, indifferenza, pigrizia!
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Daniela Romano, Roberto Brignolo, Donatella Ciesch, Richard
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Croce Verde Pinerolo: 22664.
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Guardia Medica :
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12
12 uamo e sodetà
5 ottobre 1984
INCONTRO INTERNAZIONALE A CUBA
MOSCA
La
in
sfida alla fede
America Latina
Appello ai governanti
e ai popoii del mondo
Cosa significa nel 1984 che due
organismi ecumenici promuovano un incontro sui diritti dei
popoli a Cuba?
E' con questo interrogativo
che ho partecipato al terzo incontro su questo tema svoltosi
dal 1“ al 6 di settembre nei locali del Seminario Evangelico
di Matanzas, assieme ad altri 12
delegati di 9 paesi europei —
tra cui due italiani —, 13 delegati di 9 paesi latinoamericani
e una statunitense (in totale 20
uomini e 7 donne). Come già accennavo, quello di quest’anno è
stato il terzo di una serie iniziata nel 1980 a Panama con l’appoggio della sub-unità della Gioventù del Consiglio Ecumenico
delle Chiese, al fine di fornire
alle due organizzazioni sorelle
CEGE (Consiglio Ecumenico
Giovanile in Europa a cui la
Egei è affiliata) e ULAJE (Unione Latinoamericana della Gioventù Ecumenica) un’opportunità di incontrarsi periodicamente
per sviluppare informazioni e
solidarietà.
Di fronte ad un tema così ampio molte erano le possibilità di
approccio, in considerazione della lettura degli avvenimenti che
contestualizzavano rincontro e
della composizione del gruppo
di lavoro, ma fin da subito è apparso chiaro l’interesse dei partecipanti a far convergere le riflessioni politiche e teologiche
sul terreno concreto della solidarietà fattiva verso l’America
Latina. Che questa fosse l'inclinazione della delegazione europea, per esempio (quella da cui
potevano venire le maggiori sorprese), lo si poteva già dedurre
dalle biografie dei presenti, per
tre quarti in grado di parlare
spagnolo e con una pratica di
solidarietà alle spalle nei paesi
di appartenenza, non nuovi a
questo continente.
La presenza numerosa di « tecnici », però, ha fatto sì che la
fase di definizione teorica abbia
avuto un posto limitato risentendone, forse, in termini di articolazione. L’analisi della situazione politica, infatti, quale appare nella relazione finale, sembra quella dei volantini che venivano distribuiti i5 anni fa davanti alle scuole. Qui, come allora, la firma dell’aggressione
economica delle imprese transnazionali, della politica di strozzamento del Fondo Monetario
Intemazionale, delle aggressioni
economiche sia sotto forma di
« aiuti » (Honduras, Porto Rico, Panama) che di blocchi (Cuba e Nicaragua) è una sola:
Estados Unidos, l’eiiemigo de la
umanidad, appoggiato dalle oligarchie locali. Ma forse quello
che può apparire a prima vista
fratto di schematismo, qui è la
realtà che sta sotto gli occhi di
tutti, quasi quanto la difficoltà
in molti casi di costruire un’alternativa reale, date le condizioni di esistenza in cui mólti
popoli vivono.
Da qui l’urgenza di ribadire
il proprio diritto all’autodeterminazione attraverso una pratica internazionalista, consapevoli di essere pedine di una stessa scacchiera, talvolta usate le
une contro le altre (com’è il caso di Honduras e Nicaragua),
mentre l'analisi dei vari movimenti di liberazione, della loro
prassi e della loro efficacia è
passata in secondo piano.
La parola d’ordine dell’incontro, dunque, è stata la solidarietà, una solidarietà incondizionata tra i popoli e intrisa di
speranza: « rendete conto della
speranza che è in voi », credenti
e non credenti affinché gli Stati
Uniti non mettano in atto l'invasione minacciata in Nicaragua, abbiano termine le situa
zioni più sanguinose, si consolidino i processi di democratizzazione (Colombia, Argentina, Bolivia) e sia possibile la convivenza di varie forme di governo
nel rispetto e nel riconoscimento reciproco.
In questo senso, in America
Latina la lotta per la vita non
è mai disgiunta dalla lotta per
la sua qualità, non è una lotta
per la sopravvivenza ma per la
vita nel senso pieno del termine, solo che qui la ricerca di
senso pare essere collettiva, di
popolo, mentre la nostra quando non è individuale è di piccoli grappi.
La scelta da parte mia di una
terminologia biblica non è casuale, volendo richiamare l’attenzione sulla componente cristiana dell’identità di questi popoli e, di conseguenza, sul ruolo
non secondario che le chiese
possono giocare nel processo di
presa di coscienza e di denuncia della necrofilia del capitalismo, uno dei punti trainanti della teologia della liberazione, la
quale, per altro, in America Latina è chiamata in molti altri
modi e, comunque, è molto più
vissuta che teorizzata.
Da quanto detto finora appare chiaro che l’incontro ha avuto un unico centro, l’America
Latina, quasi a rivendicare un
riequilibrio. E’ stato, dunque,
trascurato il tema dei diritti dei
popoli europei (per esempio il
diritto ad un lavoro e ad un ambiente non inquinato), mentre è
stata solamente accennata la
violazione del diritto all’autodeterminazione costituita dall’installazione di missili americani
e sovietici sui nostri territori, e,
di conseguenza, la tematica
nord-sud non è stata toccata.
Quali allora i compiti che i
partecipanti a questo incontro
si sono dati? Sostanzialmente
compiti di informazione in particolare sui paesi che gli stessi
latinoamericani hanno individuato essere ora i più bisognosi
di attenzione ovvero quelli della
regione centroamericana, la cui
assenza (salvo Nicaragua) si è
voluto sottolineare ponendo un
semicerchio di sedie vuote davanti al tavolo della presidenza.
Come dicevamo, tutto questo
si è svolto a Cuba, la quale è
stata una padrona di casa amabile e discreta. Pur senza nascondere le difficoltà create dal
blocco economico, i cubani hanno voluto che i fatti (la vita
quotidiana e alcune visite a musei ed organizzazioni di massa)
parlassero da sé, affinché noi
potessimo essere diretti testimoni nei nostri paesi di ciò che
avevamo visto ed udito. Testimoni di un popolo che è orgoglioso della sua storia e che in
questi anni ha raggiunto livelli
di vita e di giustizia sociale che
la stessa Costa Rica (considerata la Svizzera dell'America Latina) deve ancora costruire, come abbiamo avuto modo di vedere in una settimana di soggiorno in quel paese che l’Ulaje
ha organizzato (in maniera inappuntabile) al fine di situare il
convegno.
Tornando, per concludere, alla
domanda iniziale, mi sembra che
la sfida alla fede cristiana in
America Latina è ancora aperta.
La richiesta ai cristiani di prendere posizione e di porsi quali
interlocutori, quindi, è più che
mai esplicita, anche qui a Cuba,
a dispetto della teoria marxistaleninista più « ortodossa » che
li destina all'estinzione.
Oltre al “Gruppo di Mosca" costituito inizialmente da un migliaio di persone, in maggioranza ingegneri e tecnici che cercano
di fornire le informazioni necessarie ai loro concittadini per creare
una pubblica opinione sui problemi della pace e che chiedono il
bando dell’utilizzazione della forza nelle relazioni internazionali,
un altro "Gruppo di iniziativa" composto da scienziati che lavorano nel vasto complesso scientifico di Novosibirsk (Siberia) denominato “Akademgorodok” ha lanciato nel luglio 1982 un appello ai governanti ed all’opinione pubblica, ed in particolare agli
scienziati occidentali. Eccone alcuni brani tratti dalla rivista del
MIR da cui abbiamo ripreso la documentazione pubblicata anche
nei numeri precedenti.
r. p.
Antonella Visintin
...La corsa agli armamenti fra
le superpotenze USA e URSS ha
preso proporzioni tali che essa
minaccia non solo le basi economiche dei due paesi, ma la
loro stessa esistenza. Per la prima volta nella storia dell’umanità gli stocks di ordigni di morte sono tali da annientare parecchie volte tutta la vita sulla
terra.
In queste condizioni, la responsabilità oer il destino del
mondo e dell’umanità non può
restare monopolio dei politici di
professione: deve essere assunta da tutti gli uom.ini di buona
volontà.
La cosa deve coinvolgere in
modo particolare gli scienziati:
fisici, chimici, biologi, matematici, ingegneri, portiamo tutti la
responsabilità morale per i nostri colleghi che hanno dato e
continuano a dare ai militari degli armamenti sempre più distruttivi. La stabilità e l’equilibrio mondiali non possono essere costruiti sulla paura e sulla corsa agli armamenti. Solo
la fiducia fra i popoli può costituire la solida base di una
pace durevole.
Noi ci appelliamo agli scienziati di tutti i paesi a unirsi ai
lavori del nostro Grappo. Non
solo in URSS ed in USA, ma in
tutti gli altri Paesi che sono potenze nucleari.
Questo però riguarda non meno anche quei Paesi impegnati
Per i diritti umani in Cina
Mercoledì 26 settembre 1984,
Amnesty International ha sollecitato l’adozione di riforme per
la protezione dei diritti umani
in Cina.
Nel suo nuovo rapporto, l’organizzazione internazionale per
i diritti umani ha chiesto al governo cinese di rilasciare tutti i
cittadini imprigionati solo a causa delle loro opinioni, di garantire processi equi a tutti i prigionieri politici e di abolire la
pena di morte.
Il rapporto documenta resistenza di esecuzioni in massa,
prigionieri politici detenuti per
anni senza processo o condannati in base a procedimenti sommari e maltrattamenti inflitti ai
prigionieri. Nel rapporto si afferma inoltre che il dissenso non
violento è stato soffocato e che
gli attivisti politici sono stati
condannati per « reati controrivoluzionari » che prevedono condanne fra i 10 ed i 15 anni di
prigione.
Fra i prigionieri vi sono studenti e lavoratori attivi nel « movimento democratico » creato in
Cina nel 1978, sacerdoti cattolici
fedeli al Vaticano e Tibetani accusati di aver appoggiato gruppi
nazionalisti.
Alcuni processi politici sono
stati celebrati a porte chiuse autorizzando la presenza soltanto
di un pubblico selezionato. In
alcuni casi, ai familiari di prigionieri non è stato nemmeno
comunicato che i precessi erano
in corso di svolgimento.
In altri casi, i prigionieri politici sono stati detenuti per
anni senza accusa o processo,
assegnati ai campi di lavoro per
« rieducazione attraverso il lavoro ». E’ stato denunciato che
alcuni prigionieri sono stati tenuti in isolamento, ammanettati giorno e notte per giorni o
settimane, picchiati o costretti
a restare in piedi senza muoversi
per 24 ore e senza cibo.
Wei Jingsheng, direttore di
una rivista non ufficiale ora vietata, è stato sottoposto a confino dal 1979, anno del suo processo, e gli è stato concesso di
fare esercizio fisico una sola volta al mese.
Dalle denunce pervenute ad
Amnesty International risulta
che Wei Jingsheng soffre di disturbi psichici in seguito ai trattamenti ricevuti ed è stato ricoverato due volte in ospedale a
Pechino.
Amnesty International ha dichiarato di non avere informazioni sufficienti per fornire una
stima del numero di prigionieri
politici attualmente detenuti nelle prigioni o nei campi di lavoro. Alcuni ex prigionieri hanno
affermato che vi sono detenuti
politici nella maggior parte degli istituti di pena del paese.
Esprimendo preoccupazione
per le esecuzioni in massa iniziate in seguito a una vasta campagna anticrimine lanciata nelTagostc del 1983, il rapporto
sottolinea che sono attualmente
punibili in Cina con la pena di
in conflitti militari aperti: Israele, Siria, Iran, Iraq, Sud America.
Rivolgiamo anche un appello
a tutti i governi affinché cessino
totalmente gli esperimenti nucleari, batteriologici e chimici.
Proponiamo di creare gruppi
internazionali informali di scienziati che studino assieme i problemi che possano rinforzare la
fiducia fra i popoli. Preghiamo
tutti coloro che lo auspicano, di
comunicarci le loro proposte
per il rafforzamento della causa
della pace e della fiducia reciproca.
Rivolgiamo un appello a tutte
le organizzazioni pacifiste di
scienziati occidentali a stabilire
con noi contatti diretti per una
collaborazione attit’a e feconda.
L’indirizzo è: 630090 Notcsibirsk, Jemtchoujnava oul. 14,
kv. 28.
AMNESTY INTERNATIONAL
ABBONAMENTI
1985
Annuo
Semestrale
Sostenitore
Estero
L. 24.000
L. 13.000
L. 50.000
L. 50.000
Suppl. aereo fuori Europa L. 24.0G0
Versamenti sul c.c.p. 327106 intestato a Eco delle Valli - La Luce,
Torre Pellice (To).
A quanti sottoscriveranno un
nuovo abbonamento '85 invieremo
gratis il giornale per il resto del
1984.
morte 44 fattispecie di reato. Fra
queste vi sono i « reati controrivoluzionari », il furto, il peculato, le molestie contro le donne e
lo sfruttamento della prostituzione.
Nel corso della campagna sono stati utilizzati procedimenti
sommari in quei processi che
si sono conclusi con una condanna a morte. Gli imputati possono essere processati senza che
sia stata loro consegnata in precedenza una copia dell’imputazione. Le procedure di appello
sono state ridette; nel rapporto si citano casi in cui la sentenza di condanna a morte è stata eseguita entro 6 giorni dalla
data del presunto reato.
Il rapporto ha rilevato che
« non c’è alcun riconoscimento
né nella legislazione né nella
prassi giudiziaria del diritte ad
essere presunto innocente fino
alla condanna da parte di un
tribunale ».
Le esecuzioni pubbliche avrebbero dovuto essere sospese in
base alla riforma della procedura penale del gennaio 1980. Il
rapporto, però, cita alcune testimonianze in cui si dichiara che
alcune esecuzioni sono ancora
compiute in pubblico e lasciando in mostra i corpi dei prigionieri.
Le esecuzioni sono compiute
nel modo tradizionale che prevede l’uccisione della vittima
mediante un colpo di pistola alla nuca dopo averla fatta inginocchiare.
■ L’Eco delle Valli Valdesi »: Reo
Tribunale di Pinerolo N. 175.
Comitato di Redazione: Valdo Benec
chi, Mario F. Berutti, Franco Carri,
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