1
r
IO 2000
loraziorci», ha
niñato
el ConCuba,
e conta
fferenti
;azioni
l Ccc si
ii assidi soc.
irogetti
e ramiate un
■Ila reli» di Guíente 0
Castro,
la temeongetsuccesi prol’interina. La
ata dal
icelerai. Fidel
ato del
nericaestituino scene delmni gli
la: queaf'flusso
I Cuba,
denaro
ilmente
se mis
lei vanicano è
:ubane
larsi lidenteli chieebe le
larie si
, sosteameriese cuttolinea
zo ecu)Ie per
l’unità
r molto
ubane
tà delle
iecina
iscono
) e una
scorso
me del
i erano
i 80.000
II mi
(eni)
líese
>ne
oolitici.
^giunto
5 che il
i abbia
tigiano
àpazioazione
zionale
la fatto
rogetto
tato dal
Zcc ha
rio alla
. la sua
sottolir lo Zcc
impat
lione, il
Ilo Zcc,
sottoli-,a di rierso gli
non ria manda par
contri
(etti)
mnee
ma
1 . Torino
-6504394
gioielli
dal 12 maggio
riapre al
pubblico nei
nuovi locali di via
Savoia 12 a Pinerolo
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale di Torino
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord
Anno Vili - numero 20-19 maggio 2000
Lire 2000 - Euro 1,03
ENTENARIOI
la Glissa vaidese di Pachino
¿NIN0GULL07TA
IISRAEI.E-PALESTINAÌ
La pace più diffídle
di LUIGI SANDRI e PAOLO NASO
EDITORIALE!
Quali aftemative per i fìgii dei Rom?
díANNAMAFFEI
BIBBIA E ATTUALITÀ■ Culto interdenominazionale a Roma nel bimillenario della nascita di Gesù Cristo
DUE CORTEI
«Ragazzo, dico a te, alzati»
Luca 7, 14
Due cortei si incontrano: il primo, guidato da Gesù, procede
verso la città di Nain; è formato dai
discepoli e da una gran folla. L’altro,
al seguito di un giovane morto e di
sua madre vedova, esce dalla città; è
formato anch’esso da una gran moltitudine. Secondo le leggi dell’esperienza umana, questo secondo corteo è
facilmente definibile, il. suo significato si riassume nelle figure emblematiche del giovane morto e di sua madre
vedova, metafora del cammino dell’umanità. Un giovane, simbolo di vita, di ideali, di speranze, di futuro,
giace in una bara, vinto dall’ineluttabile realtà della morte. Non rimane
che rabbia, impotenza, disperazione
e, alla fine, rassegnazione. La rabbia
diventa ancora più cocente se si pensa che in questo racconto salta ogni
logica aspettativa: non muore la madre, sola, vedova, indifesa, che forse
ha già concluso la sua parabola della
vita. Muore il figlio, simbolo di speranza e di futuro. Come dire: il destino dell’umanità è su una strada senza
scopo e senza meta.
IL corteo di Gesù è particolare,
non definibile dalle leggi dell’esperienza umana. Non marcia
verso il cimitero ma verso la città,
luogo di contraddizioni, in cui l’essere umano medita cose sempre più
grandi ma senza Dio. Dove passa, il
corteo di Gesù la.scia segni di guarigione, di speranza, di vita. Eppure, a
pensarci bene, non è questo che lo
caratterizza perché, comunque, dopo il .suo passaggio la malattia, la disperazione, la morte ritornano a
esercitare il loro dominio. Il corteo
di morte del giovane non si incontra
col corteo di vita di Gesù come l’antitesi con la tesi per giungere alla
sintesi del miracolo, garanzia della
continuità della vita. I due cortei sono simili, eppure fondamentalmente
molto diversi: il giovane è morto
perché, come tutti, è vittima del peccato. Gesù sta andando alla morte
per vincere la morte, ridurla all’impotenza col dono della sua vita. Il
giovane è simbolo della vita che la
morte porta via. Gesù è la vita che
porta via la morte.
IL Signore vede la donna e, profondamente commosso, senza
chiederle se ha fede, le sussurra due
parole apparentemente vuote: «Non
piangere!» (v. 13). Poi, disubbidendo alla legge musaica, tocca la bara e
pronuncia parole di risurrezione:
«Ragazzo, dico a te, alzati». Accade
lo straordinario della potenza di
Dio: non il morto contagia Gesù ma
Gesù dà vita al morto. Ciò che prima
la morte aveva rapito, ora appartiene
a Gesù, che ne fa dono alla madre: la
morte è stata sconfitta. «Dio ha visitato il suo popolo!» (v. 16); una visita dolorosa la sua, segnata dalla croce, ma necessaria. 11 grande paradosso dell’Evangelo è che la morte può
essere sconfitta solo con la morte,
col dono di sé. Il racconto è una sfida a cambiare corteo, a passare da
quello dei rassegnati che subiscono
1® morte come salario del peccato, a
quello di chi sceglie la morte come
tede in Dio e amore operante. Non
esiste alternativa: consegnarsi a Dio
e atnare dell’amore di Cristo è l’unita Via per ridurre al niente lo strapotere della morte.
Franco Casanova
Uniti daii'Evangeio
Gli evangelici italiani, con un passato segnato spesso da sterili polemiche, hanno il
compito di costruire l'unità nella diversità nello scambio reciproco dei doni di Dio
GIUSEPPE PLATONE
All’indomani dello svelamento
del terzo segreto della Madonna
di Fatima, quasi a volere porre un
segnale opposto alla manifestazione
mediática portoghese (senza averlo
ovviamente programmato prima),
gli evangelici di Roma hanno voluto
celebrare nel tempio valdese di piazza Cavour la centralità di Cristo nella
vita della chiesa. In questa Roma
mariana e in quest’Italia smarrita e
sempre più succube di una religiosità misterica ed esoterica, un forte
richiamo alla persona di Cristo, al
suo insegnamento anti-idolatrico, è
parso a molti un gesto necessario.
Almeno non è parso fuori luogo,
quasi fosse un anacronismo ricordare oggi, Bibbia alla mano, che c’è un
Paesi poveri
Donne, sviluppo
e educazione
Ci sono rapporti internazionali di
dipendenza economica, sfide gravissime alla giustizia sociale, attacco
all’ambiente che richiedono, oggi più
di ieri, che donne cristiane di tutto il
pianeta, rilanciando una forte alleanza trasversale alle nazioni e alle diverse chiese di appartenenza, si impegnino a tener desta la coscienza critica per spingere governi e organizzazioni internazionali a difendere la
qualità della vita di tutti. Oggi le credenti devono dar voce a quelle donne
che non hanno gli strumenti né i
mezzi per farsi sentire. È il momento
di denunciare che nell’iniquo sistema
di dipendenza che regola i rapporti
fra Nord e Sud del mondo, le donne
soffrono le peggiori condizioni.
Dorìana Giudici a pag. I del Notiziario Fdei
unico mediatore tra Dio e gli uomini:
Cristo Gesù. E ricordare che il culto
cristiano non va rivolto a nessuna
creatura umana ma unicamente a
Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, al
quale solo spettano «la gloria, l’onore e la potenza».
Proposto dalla Federazione delle
chiese evangeliche in Italia (Fcei), il
culto interdenominazionale di domenica 14 maggio ha voluto essere,
principalmente, un momento di lode e ringraziamento nel ricordo del
bimillenario della nascita di Cristo.
Ma è stato qualcosa di più di una
semplice liturgia. Intanto per la presenza coinvolgente del giovane coro
«Ipharadisi» della Chiesa evangelica
battista di Napoli, diretto da Carlo
Leila, che ha ritmato, anche con
tamburi africani e nuovi canti, lo
Il ruolo delle chiese
Trasporti e
inquinamento
La crescente domanda di mobilità
delle merci e delle persone che si
muovono per lavoro o che evadono
dalle città di residenza appena possono, rendono il problema del trasporto
molto complicato. Secondo l’Organizzazione mondiale per la salute
(Who), accanto ai 120.000 morti l’anno su base europea per incidenti, ci
sono altri 80.000 decessi attribuiti
all’inquinamento da trasporto, mentre i bambini che vivono nei pressi di
strade trafficate corrono alti rischi di
problemi respiratori. A ciò vanno aggiunti gli effetti psico-sociali del traffico in termini di stress, paura per la
propria sicurezza e barriera alla socializzazione dei bambini sempre necessariamente accompagnati.
Jutta Steigerwald e Antonella Visintin a pag. 4
svolgersi del culto. E poi per l’incisiva predicazione di Paolo Ricca che
ha lottato con un testo classico del
protestantesimo: «Ecco, quant’è
buono e quant’è piacevole che fratelli e sorelle dimorino assieme!»
(Salmo 133, 1). «In realtà - ha sostenuto Ricca - è difficile dimorare assieme. È difficile dimorare insieme
con i fratelli pentecostali, con la loro
esuberanza, il loro “Amen” e il loro
“Alleluja” senza fine. Com’è difficile
dimorare con i fratelli battisti e con i
luterani e con gli avventisti e con
l’Esercito della Salvezza e con la
chiesa dei Fratelli, per una ragione o
per un’altra è difficile... È meglio,
come diceva il Concilio Vaticano II,
essere “fratelli separati”». Di fronte a
Segue a pag. io
Valli valdesi
Gli scioperi
dei benzinai
Uno sciopero delle pompe di benzina ha minacciato gli automobilisti,
ma poi si è concluso fortunatamente
prima del previsto. Le ragioni che
avevano condotto gli esercenti alla
serrata sono da ricercarsi soprattutto
nella rivendicazione che la nuova rete distributiva venga studiata in maniera più razionale e non solo tenendo conto delle esigenze delle compagnie petrolifere. Altro grosso problema che grava sulle stazioni di servizio
è quello della messa a norma degli
impianti più vecchi. Ancora una volta
una normativa, pur necessaria come
quella in questione, sembra avere come effetto quello di penalizzare i
punti vendita delle zone alpine già
marginali e poco fornite di servizi.
A pag. Il
■ECO DELLE VALLII
Curarsi a casa pn^a
di DANIELA GRILL
L'OPINIONE
GIUSTIZIA
NON È FATTA
Le polemiche e i conflitti ideologici
non aiutano a risolvere i problemi,
specie se si tratta di quelli gravi e complessi della giustizia in Italia. Carceri
che periodicamente «esplodono», processi lunghi che portano alla prescrizione dei reati, magistrati in fuga dai
tribunali più caldi, burocrazia in aumento, norme difficili da applicare e a
volta contraddittorie nonostante i diversi interventi legislativi di questi ultimi anni. Risultato: una giustizia che
funziona male, tanto male da dare la
sgradevole sensazione che «renda giustizia» alle vittime o agli innocenti solo in rari casi, che protegga gli onesti
in modo insufficiente e che non abbia
le strutture adeguate per cercare di
«redimere» i colpevoli.
Bisognerebbe che un po’ tutti facessero un passo indietro per impegnarsi
a uscire dal durissimo conflitto politico
degli ultimi otto anni (da quando iniziò
l’inchiesta milanese «Mani pulite») che
ha impedito di contrastare efficacemente sia la criminalità diffusa sia
quella organizzata, sia quella economica e finanziaria (i reati da «Mani pulite») sia quella legata al traffico di droghe e di corpi umani (prostituzione,
immigrazione irregolare). Per il bene
di tutti, bisogna riacquistare collaborazione e fiducia reciproca fra magistrati,
politici, i vari corpi di polizia dello stato e i cittadini. L’opinione pubblica e
gli operatori dell’informazione possono contribuire a questo «abbassamento dei toni» (ma non dell’attenzione) rinunciando alle grida e cercando più
onestamente di dire la verità.
La situazione delle carceri, per
esempio, è in una situazione disastrosa da tempo: sovraffollate, violente,
con la polizia giudiziaria sotto organico e spesso sottoposta a condizioni di
lavoro insostenibili. Come si fa ad appoggiare acriticamente campagne per
la «tolleranza zero» quando le carceri
sono ben oltre la loro capacità di accoglienza? Come si fa a criminalizzare
chiunque proponga ipotesi alternative
sulle tossicodipendenze (come la legalizzazione dei derivati dalla canapa indiana o la somministrazione controllata delle droghe pesanti) quando è
noto che oggi metà dei carcerati è dentro per reati collegati allo spaccio e al
consumo? Pensiamo veramente di risolvere i problemi della sicurezza costruendo più carceri?
Il conflitto giudiziario tra la Procura
di Milano e Silvio Berlusconi è l’altro
esempio. Come si fa a soffiare sul fuoco
di una partita già incandescente con titoli tipo «Berlusconi assolto» (giornali
del 10 maggio)? La Corte d’appello di
Milano, riguardo le accuse di corruzione della Guardia di finanza, lo ha effettivamente assolto per un capo d’imputazione (non con il primo comma
dell’articolo 530, l’assoluzione con formula piena, bensì con il secondo comma, l’assoluzione, come si diceva una
volta, per insufficienza di prove), ma
non per gli altri tre capi d’imputazione
che ha dichiarato solo «prescritti»
(quindi commessi) grazie alla concessione delle attenuanti generiche. Sono
queste «mancate assoluzioni» che hanno fatto preannunciare ai difensori di
Berlusconi il ricorso in Cassazione.
Disinformando l’opinione pubblica
e alimentando le polemiche non si
rende un buon servizio ai cittadini che
da tempo attendono, in un clima più
sereno, un’amministrazione più giusta
ed efficace della giustizia.
Eugenio Bernardini
2
PAG. 2 RIFORMA
VENERDÌ 19 MAGGIO 2000
VENERÍ
«'‘‘Allora vennero
a lui, nel tempio,
dei ciechi e degli
zoppi, ed egli li
guarì. '^Maicapi
nei cieli.
^Dalla bocca dei
bambini e dei
lattanti hai tratto
una forza, a causa
dei tuoi nemici,
per ridurre
al silenzio
l’avversario
e il vendicatore.
^Quand’io
considero i tuoi
cieli, opera delle
tue dita, la luna
e le stelle che tu
hai disposte,
^che cos’è l’uomo
perché te ne prenda
curai
'^Eppure tu l’hai
fatto solo di poco
inferiore a Dio,
e l’hai coronato
di gloria e d’onore.
"Ili lo hai fatto
dominare sulle
opere delle tue
mani, hai posto
ogni cosa sotto i
suoi piedi:
'pecore e buoi
tutti quanti
e anche le bestie
selvatiche della
campagna;
"gli uccelli del cielo
e I pesci del mare,
tutto quel che
percorre i sentieri
dei mari.
"O Signore, Signore
nostro, quant’è
magnifico il tuo
nome in tutta
la terra!»
(Salmo 8)
dei sacerdoti
e gli scribi, vedute
le meraviglie
che aveva fatto
e i bambini che
gridavano nel
tempio: “Osanna al
Figlio di Davide!’’,
ne furono indignati
'"egli dissero:
“Odi tu quello che
dicono costoro?’’.
Gesù disse loro:
“Sì. Non avete
mai letto: ‘Dalla
bocca dei bambini
e dei lattanti
hai tratto lode’?’’.
'’’E, lasciatili,
se ne andò fuori
della città,
a Betania, dove
passò la notte»
(Matteo 21, 14-17)
O Signore,
Signore nostro,
quant’è magnifico
il tuo nome in tutta
la terra! Tu hai
posto la tua maestà
LODARE CRISTO CON IL CANTO
Nelle Scritture il canto è così diffuso da costituire un vero e proprio linguaggio
della Bibbia. Il canto unisce i credenti nella preghiera e nella testimonianza
EMANUELE HUME
IN un giorno del secolo della
Riforma il re di Francia sentì
improvvisamente un canto che si
levava dalla strada adiacente al
suo palazzo. Si affacciò alla finestra per sentire meglio, mentre il
canto si faceva sempre più forte.
11 re vide la strada piena di persone che cantavano. Cantavano
i salmi di Clement Marot, erano i
suoi sudditi di religione riformata che volevano adorare liberamente Dio. Liberamente, senza
ostacoli né della corona, né della
chiesa papale. 11 re rimase scosso da quell’episodio: nobili, ma
anche poveri, colti e ignoranti
elevavano a Dio il loro canto. E il
re doveva sentirli. Se fosse stato
un predicatore, anche facondo,
lo si sarebbe potuto arrestare e
cacciare, ma una folla, no. Il re
sentì i salmi di Clement Marot
fino al tramonto, poi il raduno
dei riformati si sciolse.
Il canto degli ultimi
sto, il re di Israele, dimostra il
suo potere donando la vita, liberando gli ultimi di questo mondo dall’infermità e dalla malattia. Oggi siamo molto impressionati dalle guarigioni, e la ricerca
di santoni e guaritori lo dimostra. Ma Gesù Cristo è molto più
grande dei santoni e le sue guarigioni non sono semplicemente
segni sbalorditivi. La gente vuole credere al miracolo fine a se
stesso, al gesto magico che incanta con il suo mistero ma
questi sono i miracoli dei maghi,
non i miracoli di Gesù Cristo. I
miracoli di Cristo non mostrano
un mistero, ma un messaggio:
Cristo è il Signore. Questo è il fine di tutti i miracoli che Cristo
compie: l’affermazione della sua
signoria contro le potenze del
male che agiscono in questo
mondo. Cristo si rivela come' re
liberatore salvando i deboli dal
male. Questo è il miracolo.
ne di fede che esce dalle loro
labbra: «Osanna al Figlio di Davide!», cantando.
COME nel tempio alla presenza di Gesù, il canto degli
ultimi, il canto dei deboli rende
testimonianza alla regalità di
Cristo. Tutto parte dalla guarigione cbe Cristo ba operato nei
confronti dei ciechi e degli zoppi che accorrevano a lui, mentre
si trovava nel tempio di Gerusalemme. Cristo dimostra il suo
potere benevolo con la guarigione di ammalati senza speranza.
Mentre tutti i sovrani della terra
dimostrano il loro potere con la
guerra e con la polizia (e più
morti fanno nella loro carriera e
più saranno famosi) Gesù Cri
II canto dei bambini
Preghiamo
Alleluia.
Lodate Dio nel suo santuario,
lodatelo nella distesa dove risplende la sua potenza.
Lodatelo per le sue gesta,
lodatelo secondo la sua somma grandezza.
Lodatelo con il suono della tromba,
lodatelo con il salterio e la cetra.
Lodatelo con il timpano e le danze,
lodatelo con gli strumenti a corda e con il flauto.
Lodatelo con cembali risonanti,
lodatelo con cembali squillanti.
Ogni creatura che respira, lodi il Signore.
Alleluia.
(Salmo 150)
La risposta a questi grandi segni di salvezza è una risposta
semplice e umile: il canto dei
bimbi. «Osanna al Figlio di Davide!». Cbe vuol dire: «Tu sei il
Messia che aspettavamo, tu sei il
re di Israele!». Ci sembra strano
che siano proprio dei bimbi che
cantano a Gesù per rendergli testimonianza. Nel tempio di Gerusalemme, pieno di ebrei religiosi, di sacerdoti, di scribi coltissimi, sono i bambini che si accorgono dei segni di Gesù, che
lo riconoscono e che gli rendono gloria. Gesù Cristo questa
volta non viene annunciato con
una dotta predica che tuona
dall’alto di un pulpito, ma con
l’umile canto dei bimbi. Sono le
voci dei bambini e non quelle
dei professori cbe dicono chi è
Gesù, il Cristo, il Figlio di Davide. Ancora una volta Dio si serve
delle cose umili, delle cose che
non sono per ridurre al niente le
cose potenti, le cose che sono.
Gesù agisce sui ciechi e sugli
zoppi e viene lodato dai bambini; i potenti e i sapienti restano
in disparte a criticare. Certamente potremmo chiederci
quale era la consapevolezza di
quei bimbi che cantano a Gesù,
che cosa avevano esattamente
capito. Non lo sappiamo, ma
quello che conta è la confessio
I potenti tremano
A sentire queste parole, il potere religioso si indigna. La
frenetica normalità del tempio
di Gerusalemme viene scossa
dal canto dei bambini. I potenti
sacerdoti e i coltissimi scribi
avrebbero potuto tollerare un
discorso o, al limite, l’essere trascinati in una disputa. Ma non
riescono a sopportare le voci dei
bambini, le voci degli ultimi.
All’epoca di Gesù i bambini non
contavano nulla, e per gli adulti
era ritenuto sconveniente perdere tempo a parlare con i bambini. Le cose dei bambini erano
considerate sciocchezze e nessun uomo saggio si sarebbe fermato a discutere con loro. Eppure le voci dei bambini, queste
deboli voci fanno tremare il
tempio, i sacerdoti e gli scribi diventano assordanti alle orecchie
dei capi religiosi di Gerusalemme. Questi si rivolgono a Gesù,
scandalizzati. Gesù risponde loro citando il Salmo 8, dove dice
che Dio ha tratto dalla bocca dei
lattanti la forza per ridurre al silenzio l’Avversario. In questo
modo Gesù dimostra non solo
di poter mettere a tacere i potenti e i sapienti della religione,
ma anche, viceversa, di voler accettare la lode che gli viene offerta dal canto degli ultimi, dei
bambini. Gesù non disprezza
quel canto che gli rende testimonianza.
Gesù è il Signore
Lf EVANGELO di questa pagiI na della Scrittura è incentrato sul canto dei bambini, quel
canto che confessa Gesù come
Messia e Signore. Il canto, nella
comprensione della Chiesa dei
tempi degli Apostoli e dei tempi
della Riforma, è preghiera e confessione insieme. E preghiera
perché si canta a Dio per invocarlo, è confessione perché allo
stesso tempo gli rendiamo testimonianza davanti al mondo che
ci ascolta. I riformati di Parigi cantavano a Dio, ma il re li
ascoltava ed era turbato; i valdesi del Cinquecento cantavano i
salmi di Clement Marot anche
quando andavano a prendere
acqua alla fontana, come riferì
10 storico cattolico Marco Aurelio Rorengo. Oggi il canto langue; le belle voci cantano e gli
altri tacciono. Alcuni entrano
nel tempio e non prendono
nemmeno l’innario. Non è colpa
loro; è colpa di quelli che hanno
detto loro che non hanno voce,
che non sono intonati, che non
11 hanno incoraggiati quando
erano incerti e dubbiosi. E hanno tolto loro la gioia di cantare.
Bisogna esortarli a riprovare, a
riprendere in mano l’innario. In
primo luogo perché nella Bibbia
il canto è troppo diffuso per essere appannaggio delle belle voci. Direi che è così diffuso da costituire un vero e proprio linguaggio della Bibbia e della teologia biblica. Il re Davide era un
musicista provetto; ma il salmo
88, il salmo di un agonizzante,
pensiamo che sia stato cantato
con voce melodiosa? In secondo
luogo, il nostro canto non arriva
da solo alle orecchie di Dio, ma
viene sostenuto e trasfigurato
dal coro degli angeli del cielo
che trasformano le nostre stecche in melodie bellissime. In
terzo luogo il canto unisce i credenti nella preghiera e lìella testimonianza. Una volta è venuto
a trovarmi un coralista che desiderava ripassare la sua parte.
Abbiamo cantato in due per
un’ora, ma non abbiamo fatto
musica. Abbiamo pregato. Insieme. E ancora, il canto è la lingua
degli angeli e dei redenti che
adoreranno Dio per l’eternità.
Tutti noi riceveremo una voce
nuova e bellissima ma, nel cantare a Dio, in questo mondo e
con questa voce, noi affermiamo
la nostra cittadinanza dei cieli e
la nostra sudditanza a Dio solo.
Per questo il canto cristiano è
linguaggio della città di Dio, è
profezia del Regno che viene.
Per tutti questi motivi questa
meditazione, pensata soprattutto per coloro che si credono stonati, vuole esortare tutti a riprendere a cantare. Prima a seguire in silenzio sull’innario, poi
a provare a bassa voce. Il nostro
canto vuole rendere testimonianza a Gesù Cristo, e allo stesso tempo terrorizza i religiosi, i
sapienti e i re di questo mondo.
(Prima di una serie
di tre meditazioni)
! Note
omiletiche
). I
La meditazione presetita un esordio narrativo
che costituisce sia l'introduzione alia parte esege.
tica, sia alla seconda parte
dedicata all'attualità, ||
canto che loda il grande
Signore del cielo disturbai
piccoli signori della terra
Inoltre il canto è la prg!
ghiera degli umili, delle
donne e dei bambini.
L'assunto coilega que,
sto canto aiia confessione
deila regalità di Cristo: la
vera umiltà dei minimi del
popolo di israeie è capace
di confessare la vera regalità di Gesù, il modo in cui
la regalità di Cristo viene
manifestata agli umiii èia
guarigione: il potere di
Cristo si mostra per g|j
ammalati e per gli indifesi. Non si tratta perciò di
pura e semplice potenza,
ma del fatto che questa
viene usata in favore degli
ultimi. Gesù viene lodato
dai bambini, che all'epoca
rappresentavano l'ultima
ruota del carro sociale e a
cui nessun maestro della
legge avrebbe badato.
Gesù accetta le loro parole di lode confermando nei fatti le sue scelte operate con le guarigioni;
Gesù non è neutrale, ma
prende coraggiosamente
posizione dalla parte degli
ultimi, e terrà questa posizione fino all'estremo sacrificio. Infine l'attualizzazione è centrata sui canto,
preghiera degli umili che
noi abbiamo sovente trasformato in preghiera dei
superbi daila bella voce. Il
canto nella Bibbia è un
modo di pregare troppo
diffuso per essere lasciato
alle belle voci (che sovente disturbano più che gli
stonati) e va riscoperto come dimensione comunitaria della preghiera. Le voci
si uniscono nelle stesseparole e nella stessa melodia
per rendere gloria al Signore. Il canto nella chiesa non è dunque affare da
solisti, ma da credenti che
pregano uniti. Il canto è
anche confessione di fede
(se canto, sono certo che
Dio mi ascolta e si interessa alla mia preghiera) nella bontà e nell'intervento
di Dio: gridando o sussurrando confessiamo il Dio
che si è chinato su di noi e
ha ascoltato la nostra preghiera (Salmo 40, 1), il Dio
che ha cura e premura per
coloro che lo invocano.
Perciò la trascuratezza nel
canto è segno di una fede
rachitica e malaticcia, che
non trova spazio per crescere e svilupparsi.
Una chiesa evangelica
che non canta non poó
evangelizzare, perché non
si può parlare di Dio senza
avere prima imparato a
parlare a Dio. Il canto è
soprattutto profezia del
regno di Dio, perché ne
anticipa la forma di linguaggio. Nella Gerusalemme celeste il modo di
lare di Dio non sarà più
predicazione, ma il cantóIl canto, come la preghiera, è un dono che non possediamo nella sua sostanza
e nella sua profondità. Va
richiesto, amato e coltivato con cura, senza abban
donarlo alla trascuratezza
e alla banalizzazione. L®
migliori forme musicali so
no le più semplici (non e
più banali), i migliori con
tenuti sono quelli de
Scrittura stessa.
Per
approfondire
- Giovanni Calvino, ih
harmoniam ex Matthae ;
Marco et Luca compos
tam commentari, 2 v
Eichler, Berlino, 1833.
- Johann Albert BengeGnomon Novi Testarnem>
Schlavitz, Berlino, 1865-,.
- Pierre Bonnard, t
vangile selon saint M
thieu, Delachaux et
stie, Neuchâtel, 1963.
- Il Nuovo TetamenN
annotato, voi. I, Claudi«
na, Torino, 1965.
Non
soni
Si è i
ediziot
dalla n
palestiì
ne per
tiche, c
delle Vi
parteci,
lestinei
ziale di
visitate
si è rac
causto
IL dia
era l
ora è 01
a Dio f
così, ce
de quei
del dial
suoi «se
coltivar
ormai
nei Ter
forte es
tuta ne
eluso (2
Gerusc
dialog;
all’asco
torie. Il
che sol
una prc
immen
Ma è ar
qua e là
ci di inti
Suda,
stro Ahi
Gemsal
ra deve
un «sett
Il p
1L CI
prii
mente
di Gaz
frontii
te le a
tarizzi
no len
no du
sopral
re da
lo ste
quind
bus «i
contre
sare a
rezza,
sto di
contre
atten;
lato e
palesi
tao n
fanne
no, e
hann
3
r
CIO 2000
VENERDÌ 19 MAGGIO 2000
PAG. 3 RIFORMA
[he I
e presen,
narrativo
ia l'intro. I
te esege. |
nda parte
:ualità. Il
il grande
disturbai
ella terra,
è la preTili, delle
bini,
ega que>nfessione
Cristo: la
ninimi del
: è capace
>rera regando in cui
isto viene
umili èia
ootere di
a per g||
gli indifeperciò di
potenza,
ie questa
vore degli
ne lodato
: all'epoca
0 l'ultima
sociale e a
stro della
badato
loro paro
nferman
e scelte o
uarigioni
itrale, ma
osamente
¡arte degli
jesta positremo saattualizzasul canto,
umili che
vente traghiera dei
Ila voce. Il
jbia è un
re troppo
re lasciato
;he sovenliù che gli
operto cocomunitara. Le voci
stesse paia melodia
□ria al Sinella chie? affare da
sdenti che
Il canto è
ne di fede
certo che
si intereshiera) neiintervento
3 o sussurimo il Dio
su di noi e
vostra pre3, 1), il Dio
emura per
invocano,
atezza nel
1 una fede
iticela, che
o per cresi.
vangelica
non poò
lerché non
Dio senza
nparato a
Il canto è
ofezia del
perché ne
ma di lin
3erusalem
)do di p^n
sarà più
la il canWa preghi«'
,e non poS"
la sostanza
ondità. Va
, e coltivaiza abban
scuratezza
azione. Le
nusicali solici (non le
igliori conjelli della
indire
Seminario ó\ «Confronti» in Israele e nei Territori palestinesi
La pace più difficile
Nonostante le diffidenze e le tensioni, cresce lo consapevolezza che
sono necessarie lo convivenza e la collaborazione. Molti gli Incontri
Si è svolta dal 25 aprile al 1° maggio la VI
edizione del seminario itinerante promosso
dalla rivista Confronti in Israele e nei Territori
palestinesi. Ancora una volta è stata l’occasione per una serie di incontri con autorità politiche, associazioni per la pace ed esponenti
delle varie comunità di fede della regione. I
partecipanti sono stati ricevuti dal leader palestinese Yasser Arafat nel palazzo presidenziale della striscia di Gaza. Il gruppo ha anche
visitato la Knesset, il Parlamento israeliano, e
si è raccolto a Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme; ha quindi avuto in
contri con intellettuali e rabbini israeliani. In
Galilea, quasi al confine con il Libano, il
gruppo ha incontrato il sindaco di un kibbntz
(Bar’am) che sta promuovendo la costruzione
di una scuola bilinguistica e biculturale, aperta cioè sia ai ragazzi ebrei che arabo-israeliani: è la prova di come stia crescendo la consapevolezza della necessità della convivenza.
Tra gli incontri a carattere «religioso» quello
con il rabbino Jeremy Milgrom, il sacerdote
cattolico di Gaza Emanuel Mussallam, il pastore luterano Mitri Raheb, presidente dell’lnternational Genter di Betlemme. (nev)
LUIGI SANDRI
IL dialogo dal basso cresce:
era un granello di senape,
ora è ormai un alberello e se,
a Dio piacendo, proseguirà
così, certo diverrà una grande quercia. Stiamo parlando
del dialogo che Gonfronti, nei
suoi «seminari itineranti», sta
coltivando e portando avanti,
ormai da anni, in Israele e
nei Territori palestinesi. Una
forte esperienza che si è ripetuta nel viaggio appena concluso (24 aprile-1° maggio). A
Gerusalemme e dintorni,
dialogare significa aprirsi
all’ascolto di voci contraddittorie. Il dialogo è dunque anche sofferenza, di fronte a
una problematica che appare
immensamente complessa.
Ma è anche speranza, perché
qua e là si intravedono squarci di intese possibili.
Suda, e pare nervoso, il nostro Ahmed, l’autista arabo di
Gemsalemme-Est che una sera deve portarci in pullman in
un «settlement» (insediamen
to) a una dozzina di chilometri dalla città santa. Il problema dei «settlers» (coloni) è
uno dei più spinosi nella via
che dovrebbe portare a concludere positivamente il processo di pace Israele-Olp iniziato, dopo la segreta preparazione a Oslo il 13 settembre
'93, a Washington. Sono infatti circa 160 i «settlements»
sparsi a pelle di leopardo in
Cisgiordania e a Gaza, abitati
da 160.000 «settlers».
Arrivati finalmente nel
«settlement» di Gush Etzion,
pur evitando toni duri come
altra volta ci toccò sentire, i
«settlers» ci confermano le
loro tesi di sempre: loro hanno diritto di stare dove stanno, e volere la pace non può
significare volere che essi se
ne vadano. Chi non vuole la
pace, dicono, sono i palestinesi o, meglio, non tanto la
gente semplice quanto la dirigenza dell’Olp.
I «settlers» non vogliono
convincere noi con le loro ragioni, come del resto noi non
vogliamo convincere loro
con le nostre obiezioni. Eppure, anche questo scambio
di idee è un tassello necessario nel «puzzle» di informazioni e di situazioni che il
«Seminario itinerante» sta
costruendo. Ahmed tira un
sospiro di sollievo quando (è
notte fonda, ormai) torniamo
in pullman e riprendiamo
con lui la strada per Gerusalemme. Forse il nostro autista pensa che per gli arabi
sarà sempre impossibile capire le ragioni degli ebrei?
A Lohamei haGhettaot (il
kibbntz dei «combattenti del
ghetto»: si chiama così perché costruito da alcuni dei
superstiti del Ghetto di Varsavia che si sollevarono contro l’occupazione nazista) un
sopravvissuto dell’insurrezione polacca ci guida alla visita
del kibbntz, specializzato in
alta tecnologia agricola. Poi a
Yad Layeled, il «museo dei
bambini» cioè un museo
pensato per raccontare ai
bambini ebrei la Shoà, Orli ci
racconta che qualche settimana prima erano venuti dei
bambini arabi israeliani, che
a loro volta poi avevano fatto
la guida ai loro genitori. Queste famiglie arabe poco o nulla sapevano, prima, della
Shoà: «Se riusciremo a dialogare insieme per dieci anni,
pensate che poi tutto rimarrà
come prima?» nota Orli.
A Betlemme il pastore luterano Mitri Raheb ci parla del
suo «International Center».
Qui, ad esempio, vengono
donne arabe a imparare l’arte
del cucito, o della ceramica.
Queste donne fanno un esperienza di lavoro che apre problemi nuovi di identità, e di
libertà, all’interno delle loro
famiglie di origine. Di questi
dialoghi sofferti noi sentiamo
solo l’eco; ma, in prospettiva,
si intravede che cosa potrà
essere un domani.
Raheb è felice quando (ormai accade spesso) vede il
nostro gruppo di Gonfronti
che, compiuta una veloce visita alla Basilica della Natività, si reca al suo Centro:
«Per molti cristiani occidentali questa nostra terra è infatti una specie di Disneyland
cristiana - dice Vengono
qui a vedere le pietre sante e
nulla sanno, o vogliono sapere, dei problemi reali della
gente che qui vive. Conoscono tutto della terra di Gesù
ma ignorano tutto della vita,
dura vita quotidiana di noi
palestinesi. Perciò esperienze
e scelte come le vostre sono
preziose». È un poco, come
più ampiamente ci racconta
Paolo Naso nell’articolo qui
sotto, quello che a Gaza ci ripete il padre Emanuel Musallam, parroco palestinese dei
duecento cattolici latini della
Striscia: una goccia (pure
contando i circa 2.500 ortodossi) di cristiani in un mare
di un milione di musulmani.
Questi contributi (questi e
altri, come quello di Jeremy
Milgrom, anima dei «Rabbini
per la pace» impegnatissimi
ad ascoltare le ragioni dei palestinesi) animano ovviamente il dialogo tra noi. Un
«noi» variegato: accanto ai
«veterani» del Medio Oriente,
vi è gente che arriva qui per
la prima volta. Ma tutti, indistintamente, siamo colpiti
dalla complessità, dalla contraddittorietà delle realtà che
vediamo. E, inevitabili, sgorgano le domande. Sarà mai
possibile la pace, a Gerusalemme? E, noi, che possiamo
fare per essa? Anche se sollevassero solo queste inquietudini (ma hanno fatto di più,
avviando l’esperienza di «Semi di pace», educatori israeliani e palestinesi che vengono insieme a parlare ai loro
colleghi italiani), i «Seminari
itineranti» di Gonfronti non
sarebbero partiti invano.
L'incontro è avvenuto a Gaza, il più importante laboratorio (deirautonomia palestinese in cui convivono il vecchio e il nuovo
Il presidente Arafat: «Vogliamo costruire una Palestina pluralista e non integralista»
PAOLO NASO
IL check point di Eretz è il
principale varco di collegamento tra Israele e la striscia
di Gaza: è una vera e propria
frontiera, squallida come tutte le altre ma molto più militarizzata. Qui le ispezioni sono lente e meticolose, possono durare anche delle ore;
soprattutto non si può passare da una parte all’altra con
lo stesso mezzo. Occorre
quindi abbandonare l’autobus «israeliano», attendere il
controllo passaporti, attraversare a piedi la striscia di sicurezza, raggiungere l’altro posto di blocco, passare un altro
controllo e quindi, finalmente, raggiungere l’autobus che
attende nel territorio controllato dall’autorità nazionale
palestinese. Inutile avere fretta 0 mostrare impazienza.
Quasi 100.000 palestinesi
fanno questa vita ogni giorito, e sono i fortunati che
hanno un lavoro a Gerusa
lemme o in un’altra città
israeliana. «Questa è una prigione a cielo aperto» ci dice
senza mezzi termini padre
Emanuel Mussallam, l’unico
sacerdote cattolico della striscia, pastore di una comunità
che non supera le 200 anime.
Ci accoglie nella sua chiesa
allestita a festa e, sapendo di
stupirci, ci augura «Buona
Pasqua». Qualcosa non funziona, è il 30 aprile e noi abbiamo lasciato Gerusalemme
proprio per non trovarci
coinvolti nel traffico dei pellegrini ortodossi giunti in
città a celebrare la Pasqua secondo il calendario giuliano;
per le chiese che seguono il
calendario gregoriano, Pasqua è passata da una settimana. «Non per noi - dice
padre Mussallam -. Noi cattolici qui siamo un’esigua
minoranza in un contesto
massicciamente islamico e
non avrebbe senso dividere
le poche famiglie cristiane in
un giorno di festa così impor
tante a causa di antiche dispute tra le chiese». E come
la mettete con le vostre autorità, con il patriarca latino?
«Gerusalemme è lontana», risponde frettolosamente perché è ora di iniziare la celebrazione. 1 boy scouts sono
già schierati con le loro bandiere, così come i suonatori
di cornamusa, eredità visibile
dei tempi del protettorato
britannico.
Dell’omelia capiamo ben
poco e dedichiamo la nostra
attenzione ad osservare i
membri della comunità: molti giovani, mediamente ben
vestiti, donne spesso truccate
e rigorosamente a capo scoperto. Alla fine dell’omelia
parla un rappresentante del
presidente Arafat che invia i
suoi personali auguri di Buona Pasqua alla comunità. Ce
li confermerà Arafat in persona di lì a qualche minuto, nel
corso di un breve ricevimento ufficiale. «Qui voi italiani
siete sempre benvenuti - ci
Il leader palestinese Yasser Arafat
ha detto il vecchio presidente, dalla salute visibilmente
malferma - e questa è casa
vostra. Oggi ho il piacere di
ricevervi a Gaza, ma il prossimo anno ci incontreremo
nello Stato di Palestina. L’anno prossimo ci incontreremo
a Gerusalemme».
Il presidente sa bene che le
cose non sono così semplici
ma sia lui che il suo staff ci
hanno ribadito che la «scelta
del negoziato per la pace è
per i palestinesi un’opzione
strategica non reversibile». Ce
lo conferma il governatore di
Gaza, l’uomo che deve affrontare i problemi sociali e politici della striscia più popolosa
del mondo, quella con il più
grande campo profughi della
terra, dove l’opposizione dell’IsIam radicale ad Arafat è
più forte e violenta. «Abbiamo
dato priorità all’istruzione - ci
ha detto - perché gli uomini e
le donne della nostra terra sono la nostra prima e più importante risorsa».
E i fondamentalisti islamici, quelli che odiano Arafat,
quelli che combattono il processo di pace e si dicono
pronti a organizzare attentati
contro lo stato di Israele?
«Sono una minoranza - dice
-. Guardatevi attorno: vedete
anche qui in questi uffici
donne senza velo e vestite
con abiti occidentali, addirittura in pantaloni. E poi guardate il simbolo della nostra
città: una chiesa accanto a
una moschea, fi questa la Palestina che vogliamo costruire, un paese pluralista in cui
convivono diverse comunità.
Ci dispiace che i media continuino a raffigurare Gaza come un covo di integralisti o
una landa desolata».
Gaza è il più importante laboratorio deH’autonomia palestinese: qui convivono vecchio e nuovo, il retaggio dell’occupazione e la sfida della
costruzione dello stato. Il
simbolo più forte di quello
che Gaza un giorno potrà es
sere è l’aeroporto: bello, elegante, moderno ma praticamente inutile. Solo tre velivoli, pochissime tratte e soprattutto un numero limitatissimo di passeggeri. Diciamo
che l’aeroporto è una scommessa sul futuro. Su di essa
gravano molte incognite;
quella dell’esito finale del
processo di pace innanzitutto ma anche altre, come la
capacità della leadership palestinese di costruire una vera democrazia, in grado di
"garantire il pieno rispetto dei
diritti umani. Così come sarà
fondamentale dare una risposta alle centinaia di miglia
di persone che hanno atteso
la pace per avere un lavoro,
una casa e una migliore qualità di vita. Senza queste risposte, a Gaza, «pace» sarà
una parola vuota.
Le foto di questa pagina
sono di Massimo Collino
4
r
PAG. 4 RIFORMA
■'i ' j
I
VENERDÌ 19 MAGGIO 2000
VENE!
Bad Boll (Germania): seminario organizzato dal Consiglio ecumenico delle chiese
Mobilità, un problema anche per le chiese
Le statistiche in Europa: 120.000 morti l'anno per incidenti stradali e 80.000 decessi dovuti
all'inquinamento da trasporto. Che cosa possono fare le chiese per evitare il collasso?
JUTTA SniGERWALD
ANTONELiAVISINTIN
IN tempi di riflusso delle
nostre chiese c’è ancora
chi si ostina a considerare attuale l’invito di Gesù a una
pratica dell’amore che nutre
gesti di giustizia e di liberazione. Sono quindi preziosi,
per i cultori di questa prospettiva, i momenti di formazione e confronto come quello promosso, terzo di una serie a distanza di tre anni, dal
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) e dall’Accademia evangelica di Bad Boll in
Germania dal 2 al 5 maggio
nei locali dell’Accademia sul
tema del trasporto e della
mobilità sostenibile. Intorno
al tavolo una ventina di persone provenienti da tre continenti (America del Nord e
del Sud, Europa dell’Est e
dell’Ovest, Africa), impegnate
in organismi cristiani o in associazioni laiche.
I trasporti sono un argomento vasto e articolato,
complicato dalla crescente
domanda di mobilità delle
merci connessa alla globalizzazione, e delle persone che
si muovono per lavoro o che
evadono dalle città di residenza appena possono. La
problematica affrontata sotto
i profili economico, sociale,
teologico, della salute, etico
teologico, assume diverse
connotazioni a seconda della
parte del mondo da cui viene
vista; omessa la modalità forzata dalla fame, dalle guerre,
dalla mancanza di lavoro.
Il Sud del mondo
Il Sud del mondo mostra
alcune esperienze di razionalizzazione dei trasporti urbani (per esempio Città del
Messico, Quito in Ecuador e
Curitiba in Brasile) e di diifrisione della bicicletta all’interno di progetti con organismi
non governativi occidentali
(come la rivista «Sustainable
transport» www.itdp.org).
Per dicembre 2000 si sta preparando in Uganda il primo
congresso panafricano sulla
mobilità ciclabile. Dall’altro
Iato, però, abbiamo una crescente ineguaglianza di accesso ai trasporti pubblici,
specie extraurbani, sempre
più spesso privatizzati e rispondenti più alle leggi del
profitto che ai bisogni di mobilità di donne e uomini, e
questo a causa del deterioramento delle ragioni di scambio con l’Occidente e del taglio della spesa pubblica voluto dal Fondo monetario intemazionale (Emi).
Al tempo stesso, il Sud del
mondo è meta di un turismo
che non riesce ad avere effetti moltiplicatori sulle economie locali e che invece deteriora l’ambiente e il contesto
sociale. Non ultimo, il contributo di primo piano dato dalle emissioni degli aerei nell’alta atmosfera alla produzione di effetto serra.
L'Europa dell'Est
Diverso il caso dell’Europa
dell’Est, dove cresce la domanda di trasporto individuale, dopo la fase socialista
in cui il trasporto pubblico
era garantito ma disagevole,
mentre le infrastrutture e
l’offerta di trasporto pubblico vanno degradando (vedi
www.bulletin.rete.org).
Significativo il caso delle
ferrovie, di cui anche in Italia
stiamo per fare esperienza,
dove la sopravvivenza delle
cosiddette linee secondarie è
affidata a una privatizzazione
del servizio, mentre per le
esigenze della globalizzazione vengono disegnate le di
rettrici principali del trasporto ferroviario ad alta velocità.
Attraverso i suoi nodi passa
lo sviluppo e la stessa Stoccarda si sta attrezzando, come abbiamo potuto vedere
dai progetti di una futuribile
trasformazione e potenziamento della stazione i cui costì ambientali sono oggetto di
polemiche. Molto orgogliosi
dell’efficienza e dell’integrazione della propria rete di
trasporti, accessibili con un
unico biglietto, sono i funzionari della società dei trasporti locali; di ciò hanno dato dimostrazione pratica attraverso un giro istruttivo della
città di Stoccarda. Ciononostante viene assorbito solo un
quarto del traffico urbano.
Al tema degli effetti sulla salute è stato dedicato ampio
spazio, avendo con noi un
medico, membro dell’ufficio
europeo dell’organizzazione
mondiale per la salute (Who,
vedi www.who.it) sotto l’ombrello delle Nazioni Unite.
Nel giugno 1999, sotto la sua
responsabilità, il Who ha prodotto una «Carta su trasporti,
ambiente e salute» dove vengono denunciati, accanto ai
120.000 morti l’anno su base
europea per incidenti, altri
80.000 decessi attribuiti all’in
quinamento da trasporto,
mentre i bambini che vivono
nei pressi di strade trafficate
corrono alti rischi di problemi
respiratori. A ciò vanno aggiunti gli effetti psico-sociali del traffico in termini di
stress, paura per la propria sicurezza, e barriera alla socializzazione dei/delle bambini
sempre necessariamente accompagnati da adulti.
Responsabilità delle chiese
Le chiese, è stato detto,
hanno la loro parte di responsabilità. Nel nostro piccolo
anche in Italia ogni pastore ha
la sua auto che usa incondizionatamente, i membri di
chiesa raggiungono individualmente il luogo di culto
possibilmente motorizzati, gli
incontri regionali non tengono conto di orari e percorsi
dei trasporti pubblici mentre
il pullman viene privilegiato
al treno nelle gite dei bambini
e per le colonie. In questo
percorso alcune parole chiave
sono state evidenziate. Una è
libertà di fronte alla responsabilità e alla condivisione, un’
altra è giustizia nel senso di
un generale diritto alla mobilità e di pari opportunità per
tutte le forme di mobilità (pedoni, ciclisti, mezzi pubblici,
automobili). Vi è poi la stessa
mobilità, di cui ci si chiede il
senso (fuggire o incontrare?).
Abramo è stato chiamato al
movimento, il sabato ci invita
a restare, sapremo fare in entrambe le condizioni la volontà di Dio?
Nei prossimi anni la domanda di trasporto del Sud
del mondo ha bisogno di crescere mentre l’Occidente, già
in eccesso di motorizzazione,
mostra poca volontà e capacità di ridurre il suo contributo al riscaldamento del pianeta, impegno concordato
fra stati nel protocollo di Kioto. Il rischio di collasso degli
attuali equilibri della vita
quindi ci sta davanti, a meno
di una tempestiva riduzione
dei consumi dell’Occidente
attraverso un ampliamento
del mezzo pubblico in città
collegato a una rete efficiente
di trasporto extraurbano su
rotaia e/o l’introduzione di
carburanti non nocivi per la
salute nostra e dell’ambiente.
El, parola ebraica per dire
Dio, contiene in sé il senso di
«el», preposizione a luogo
(verso). E Abramo diventa
ebreo quando obbedisce al
Signore che gli chiede di mettersi in cammino. Senza mai
dimenticare da dove viene.
Eliminati riferimenti antiebraici da preghiere e inni
I luterani svedesi: no a Lutero antisemita
La Chiesa luterana di Svezia ha deciso di modificare alcuni termini delle sue preghiere ufficiali e di omettere
passi degli innari per far sparire ogni traccia di antisemitismo. Tali cambiamenti fanno
seguito alla pubblicazione di
un nuovo documento sui rapporti tra cristiani ed ebrei dopo l’istituzione, cinque anni
fa, di una commissione incaricata di studiare il problema.
Il rapporto critica fortemente
alcune dichiarazioni antisémite di Martin Lutero.
La commissione di studio,
nominata nel 1995, è stata incaricata di esaminare i rapporti della Chiesa svedese
con la fede e il popolo ebraico. Questo rapporto, che si
intitola «1 sentieri di Dio; un
documento di dialogo tra religioni», sarà dibattuto all’interno della chiesa durante i
prossimi 12 mesi, e molti svedesi sperano che esso sarà
accettato come dichiarazione
ufficiale. Secondo il rapporto,
«Tantisemitismo si riscontra
in varie occasioni nelle parole e nelle azioni della storia
della chiesa. Questo contraddice la dichiarazione delle
Sacre Scritture secondo cui
tutti gli esseri umani sono
uguali davanti a Dio».
Maria Klasson Sundin, incaricata della missione presso il dipartimento internazionale della Chiesa di Svezia, e
membro del gruppo di studio, ha ricordato che la commissione era stata istituita
per rispondere alla sensazione che, durante la seconda
guerra mondiale e la Shoà, la
Chiesa fosse venuta meno al
suo compito nei confronti
degli ebrei. «In quel tempo ha detto la Sundin - la chiesa
non ha protestato abbastanza. Avrebbe dovuto farlo
pubblicamente ed assumersi
le conseguenze di un atteggiamento totalmente diverso
da quello dei nazisti nei confronti deH’umanilà».
Il rapporto prende le distanze dagli scritti «antiebraici» di Lutero, sottolineando
che anche se i luterani «hanno adottato il nome e gran
parte della concezione della
fede cristiana da Martin Lutero... non possiamo accettare gli attacchi violenti fatti dal
riformatore contro gli ebrei».
Secondo il vescovo Björn
Fjarstedt, che ha redatto gran
parte del rapporto, «la questione del popolo ebraico che
uccide Gesù è fondamentalmente un problema teologico, ma ha avuto un effetto
enorme fuori della chiesa».
Al quotidiano danese Berlingske Tidende, il vescovo
Fjarstedt ha dichiarato; «I nazisti hanno utilizzato argomenti cristiani ed è compito
nostro fare in modo che le
cose orribili che si sono verificate in quel periodo non
succedano ma più. È importante che i neonazisti non
possano trovare una sola
traccia di appoggio nella
Chiesa oggi». La comunità
ebraica di Svezia ha accolto
con soddisfazione il rapporto. La Svezia conta circa
20.000 ebrei su una popolazione di 8,5 milioni di abitanti. La comunità ebraica è aumentata di oltre il 50% dall’inizio della seconda guerra
mondiale, durante la quale
molti ebrei sono venuti a cercare rifugio in Svezia, che era
neutrale. Anche durante la
guerra fredda, molti ebrei
dell’Europa dell’Est sono venuti in Svezia. (eni)
^ Sinodo della Chiesa luterana in Italia
Approvato il gemellaggio
con i luterani di Slovenia
La III Sessione del XVII Sinodo della Chiesa evangelica
luterana in Italia (Celi) si è
svolta dal 29 aprile al 2 maggio a Caravate (VA): al centro
dell’incontro annuale della
Celi, il tema «Missione oggi»,
introdotto dal vescovo della
Chiesa luterana della Turingia (Germania) Roland Hoffmann, e dal pastore battista
Carmine Bianchi.
«Fra le decisioni più significative di questo Sinodo - ha
dichiarato all’agenzia Nev il
decano della Celi, pastore Jürgen Astfalk - l’approvazione
di una "intesa di gemellaggio”
con la Chiesa evangelica di
confessione augustana in Slovenia. Ci sembra un modo per
rendere visibile l’unità delle
chiese, al di là delle frontiere
culturali e nazionali, fondata
in Dio e in Gesù Cristo». •
Nel testo dell’intesa di gemellaggio approvato dal Sinodo le due chiese si impegnano a incoraggiare le rispettive comunità ad approfondire gli scambi e le visite, investendo a questo scopo le relative risorse economiche. La Celi si impegna
inoltre a sostenere la creazione di un ambulatorio con
scopi sociali nella regione di
Prekmurje, con uno stanziamento di 30 milioni di lire
l’anno. La firma ufficiale del
gemellaggio è avvenuta il 7
maggio scorso in Slovenia.
Un’altra decisione di rilievo riguarda la Carta ecumenica per l’Europa, elaborata
di recente dalla Conferenza
delle chiese europee (Kek) e
dal Consiglio delle conferenze episcopali europee (Ccee)
e sottoposta alla valutazione
delle chiese di tutta Europa.
Il Sinodo Celi ha accolto positivamente gli spunti della
Carta ecumenica e ha discusso e approvato un testo sulla
collaborazione fra le chiese
in Europa che verrà presto
inviato a Kek e Ccee come
posizione ufficiale della chiesa luterana in Italia.
«In generale il Sinodo della
Celi - ha proseguito il decano
Astfalk - ha incoraggiato le
comunità luterane a proseguire il proprio lavoro e la
propria testimonianza radicandosi nel contesto italiano
e lavorando insieme alle altre
chiese protestanti presenti
nel paese». La Celi, che oggi
conta circa 7.000 fedeli, è
membro fondatore della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). (nev)
È il pastore Ludo Altin di Trieste
Eletto il nuovo presidente
delle chiese awentiste
L’Assemblea dell’Unione
italiana delle chiese cristiane
awentiste del 7° giorno (Uicca), riunita a Montesilvano
(Pescara) dal 21 al 26 aprile,
ha scelto il nuovo presidente
per il quinquennio 2000-2005
nella persona del pastore Lucio Altin. Nato a Trieste nel
1947, il pastore Altin è laureato in lingue (Ca’ Foscari, Venezia) e ha conseguito un
master in terapia della famiglia (Lorna Linda University,
Usa). Prima di diventare pastore ha avuto esperienze come manager e insegnante; ha
diretto il «Servizio famiglie»
deirUicca, svolgendo attività
di psicoterapeuta. In una intervista a «caldo», subito dopo l’elezione, il nuovo presidente awentista ha affermato, tra l’altro: «A me piace costruire ponti, mi piace vedere
le persone che lavorano con
me crescere, appassionarsi al
proprio lavoro nel servizio per
la chiesa. Una chiesa desiderosa di uscire dalle sabbie
mobili e concentrarsi non
tanto sui propri bisogni quanto sui bisogni degli altri. Una
chiesa che vuole irrobustirsi
internamente ottimizzando le
proprie risorse umane e finanziarie per essere all’altezza della situazione che sta vivendo il nostro paese, anche
se in settori specifici».
L’Assemblea ha eletto anche il nuovo segretario dell’
Uicca: è il pastore Ignazio
Barbuscia, che ricoprirà anche la carica di tesoriere e
continuerà a dirigere il Centro
teologico «Villa Aurora» e a
presiedere la Fondazione Adventum per la lotta all’usura.
L’Assemblea ha inoltre discusso sulla collaborazione
con la Federazione delle
chiese evangeliche in Italia
(Fcei), in atto da diversi anni.
Di fronte alla proposta di una
adesione formale alla Fcei,
avanzata dal Comitato dell’Unione, neH’assemblea sono emersi orientamenti diversi. Al termine di un intenso dibattito e tenendo conto
dell’opinione di numerose
comunità locali, si è deciso
che, non essendo nella condizione di partecipare come
chiesa membro, l’Unione adventista continuerà i rapporti
di collaborazione, particolarmente nel campo delle iniziative sociali, nel Servizio
stampa, radio e televisione,
nel Servizio rifugiati e migranti, nelle iniziative riguardanti la libertà religiosa e i diritti umani e nella partecipazione alla Commissione delle
chiese evangeliche per i rapporti con lo stato, promossa
dalla Fcei. Il voto dell’Assemblea ratìfica dunque la collaborazione in atto, estendendola al settore cruciale della
comunicazione.
Il neopresidente Altin spiega così il voto delTasseniblea:
«Fino ad oggi abbiamo collaborato in maniera seria, in
quel campo così denso di bisogni disattesi che chiamiamo il “sociale” e nella ricerca
del rispetto dei diritti umani,
dove il modello del Maestro
risulta essere l’unico plausibile, l’unico veramente puro.
Continueremo a farlo ancora
più ufficialmente. Studieremo sinergie ottimali, ascolteremo le loro esperienze, condivideremo con loro le nostre. Abbiamo moltissime cose in comune: la fede nello
stesso Dio, nello stesso Cristo
e nello stesso Spirito Santo.
Crediamo nella parola di Dio
come unica autorità e alla salvezza ottenuta solo per grazia. Certo, abbiamo le nostre
specificità e una visione escatologica particolare. Non vogliamo farcene un vanto, né
vergognarcene. Semplicemente c’è e non possiamo
prescindere da essa senza
perdere le nostre radici. Penso che questo sia uno dei nostri apporti più significativi al
mondo contemporaneo, cosi
disorientato da veri e falsi bisogni, mancante di valori stabili, attratto più dalla gratificazione immediata del virtuale che dalla faticosa costruzione di ponti nei rapporti e nella solidarietà», (nev)
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Lorino
011 -6689804 - fax 011 -6504394
JrOSl
occ
a see
d’Assù
Baliar
re poi
per la
imma
ni e tr
ne rei
una h
un Cc
zione
posto
lo seri
molto
non lo
- U
sforni
naie,
antich
«Cre
la teni
chettc
un tes
piutto
mo al
un lue
zioni {
vi amo
tuisce
sone
profoi
différé
un tes
piega
Frana
che hi
essere
proble
con il
il pote
ne che
dopo:
dirsi p
trario:
re tutt
liberai
sto è il
- Pe
SCO?
«Bel
sempr
lare. È
vorrer
per sti
co. Al(
ziare t
visita ;
chiosti
quale
e croci
vende'
sto rol
cesca:
non se
e, si s;
impon
tendoi
quello
non q
con il
abituE
come
sciocc
cato,
merci
chines
se. Qu
va lì e
lette, i
è state
come ;
sto noi
giositì
cosa e
ha por
-No
questa
lutami
«E p
ni etic
to um
te”; da
sono I
di vist
stante,
mi tro'
testani
sono f
relazii
così cc
le. La j
mica s
Umani
come
Questo
no eh
ir-
5
r
3 2000
VENERDÌ 19 MAGGIO 2000
WMS
PAG. 5 RIFORMA
lía
D
1
anziadi lire
ile del
ta il 7
lia.
i riliecume3orata
;renza
Kek) e
iferen(Ccee)
azione
Liropa.
to poi della
liscus
□ sulla
chiese
aresto
come
ì chie
□ della
lecano
iato le
prose
0 e la
1 radi:aliano
le altre
esenti
le oggi
deli, è
Ila Fe
evan
(nev)
te
me avippoitì
icolarle iniirvizio
isione,
e miriguar1 e i ditecipae delle
■ i rapimossa
\ssemi collajndene della
n spleni blea:
) colla:ria, in
1 di biiamiaricerca
umani,
laestro
plausiB puro,
ancora
idiereiscoltee, conio nome coB nello
) Cristo
Santo,
di Dio
dia salar granostre
le escalón vento, né
ipliceisiamo
senza
:i. Pendei no:atlvi al
IO, così
Falsi biori stagratifiiel vir)sa corappor(nev)
wtnes ___
ma
1 - Torino
1-6504394
Incontro con il portoghese Premio Nobel per la letteratura 1998
Saramago, scrittore ateo e «protestante»
Dalla formazione profondamente intrisa di religione ha mutuato uno spirito
attento, per quanto critico, al valore dei legami fra le persone, ora forse compromessi
PAOLO EMILIO LANDI
Jr OSÉ Saramago è a Roma in
occasione del debutto de
a seconda vita di Francesco
d’Assisi, per la regia di Marco
Baliani. Nella pièce lo scrittore portoghese, Premio Nobel
per la Letteratura nel 1998,
immagina che Francesco torni e trovi la sua organizzazione religiosa trasformata in
una holding finanziaria con
un Consiglio di amministrazione e gli agenti di vendita al
posto dei frati. Incontriamo
lo scrittore nel suo albergo. È
molto alto; la sua età, 78 anni,
non lo ha per nulla incurvato.
- Un ordine religioso trasformato in una multinazionale. «Francesco» è un testo
anticlericale?
«Credo che i critici abbiano
la tentazione esagerata di etichettare, classificare. Non è
un testo anticlericale. Si pone
piuttosto la questione se siamo al mondo per fare di esso
un luogo di giustizia, di relazioni pacifiche, oppure ci serviamo di tutto ciò che costituisce le differenze tra le persone e tra le classi per approfondire ancora di più le
differenze che ci sono. Non è
un testo anticlericale ma impiega un personaggio storico,
Francesco d’Assisi, un uomo
che ha preso la decisione di
essere povero, che affronta il
problema della sua relazione
con il potere, con i soldi, con
il potere dei soldi. La questione che si pone è, molti secoli
dopo: quale senso ha oggi
dirsi povero? Oppure, al contrario: che cosa dovevamo fare tutti, santi o non santi, per
liberarci dalla povertà? Questo è il tema».
- Perché ha scelto Francesco?
«Beh, in realtà Francesco è
sempre stato un santo popolare. È un santo con cui noi
vorremmo vivere, incontrare
per strada, o averlo per amico. Alcuni anni prima di iniziare a scrivere, durante una
visita ad Assisi, ho visto in un
chiostro una bancarella, sulla
quale si vendevano immagini
e crocefissi, libri edificanti, si
vendevano i rosari, tutta questo roba. E c’erano due francescani che vendevano, lo
non sono credente, sono ateo
e, si sa, agli atei le religioni
importano molto: gli atei pretendono che le religioni siano
quello che dicono di essere e
non quello che dimostrano
con il loro comportamento
abituale. Probabilmente io,
come ateo, sono rimasto più
scioccato, gravemente scioccato, da quella esibizione
mercantile di vendite, di
chincaglierie pseudo-religiose. Qualsiasi credente arrivava lì e comprava rosari, spillette, immagini. Questo choc
è stato l’origine dell’idea: io
come ateo mi dicevo che questo non poteva essere. La religiosità deve essere un’altra
cosa e non questo. Questo mi
ha portato a scrivere la pièce».
- Non voglio provocarla ma
ijuesta è una posizione assolutamente protestante...
«È possibile: nelle questioni etiche, del comportamento umano, sono “protestante”; dal punto di vista sociale
sono protestante, dal punto
di vista politico sono protestante, quindi è naturale che
tni trovi d’accordo con i protestanti in alcune materie. Si
sono persi tutti i valori nelle
relazioni umane. Il mondo
così com’è è un disastro totale. La globalizzazione econo•nica sta eliminando i diritti
ttniani, li sta eliminando e ha
Come scopo esattamente
questo. Le persone non sanno che cosa pensare. C’è
Di famiglia povera, Saramago è nato adAzinhaga il 16 novembre 1922; si è trasferito all'età di tre anni a Lisbona con la
famiglia. Abbandonati gli studi universitari per difficoltà
economiche, per mantenersi ha lavorato dapprima come fabbro e poi come disegnatore, correttore di bozze, traduttore,
giornalista. Nel campo editoriale, in particolare, è stato critico, giornalista e infine scrittore. Negli anni della dittatura di
Salazar (terminata nel 1974) è stato uno strenuo oppositore
del regime, essendo a sua volta osteggiato per la sua attività
giornalistica. Saramago non ha mai nascosto le idee comuniste; solo dopo la fine della dittatura salazariana in Portogallo
si è dedicato esclusivamente all’attività di scrittore, dopo
un'esperienza come critico letterario e la pubblicazione, nel
1947, di un primo romanzo Terra do pecado. Attualmente vive a Lanzarote, nelle Canarie. Tra i suoi ultimi romanzi: Il
Vangelo secondo Gesù, Cecità, Tutti i nomi.
mancanza di ideali nel mondo, e quando mancano le
idee umane si fa ricorso a
quelle che si potrebbero chiamare idee divine. La questione è che potrebbe essere possibile e dovrebbe essere possibile conciliare la necessità
naturale che alcune persone
hanno di spiritualità religiosa
con le circostanze meramente umane della vita di tutti i
giorni. Per fare un ateo come
me è necessario un altissimo
grado di religiosità, ma religiosità nel senso etimologico
della parole. Religione come
qualcosa che lega, che mi le
José Saramago
ga agli altri, al mondo alla
storia, al tempo, alla cultura,
a tutto. E poi io non credo in
Dio, ma se Dio esiste per te,
se tu credi in Dio, allora Dio
esiste per me in te. Ma io non
ho bisogno di Dio. Non ho
nessuna necessità d Dio che
non sia per “litigare” con lui».
- Lei è ateo, ma perché scrive così spesso di Dio e della
religione?
«Perché... è assolutamente
naturale che questo succeda.
Nella mia testa sono cristiano, per tutta la mia formazione, anche se non ho ricevuto
alcun insegnamento religioso. Però in qualche modo
l’aria che respiro è impregnata dei valori del cristianesimo. Quindi dal punto di vista
della mentalità sono cristiano e come tale ho diritto di
scrivere e pensare, riflettere
su quello che ha fatto di me,
in gran parte, la persona che
sono. È chiaro che tutti mi
chiedono: perché, se sei un
ateo, scrivi sulla chiesa, sulla
religione su Dio? Io dico: perché è naturale che io scriva di
questo».
- I personaggi dei suoi ultimi romanzi non hanno nome. Perché?
«È vero, i personaggi dei
miei ultimi libri, il Saggio sulla cecità [in ed. italiana Cecità
ndr], e Tutti i nomi, non hanno nome, per quanto in quest’ultimo ci sia un personaggio che ha il nome proprio, ed
è perché il nome oggi ha sempre meno importanza. Quello
che ha effettivamente importanza oggi è il numero della
carta di credito, perché un
nome si può ripetere. In questo momento per strada, potrebbe passare un portoghese
che si chiama José Saramago.
Ma il numero della mia carta
di credito nessun altro ce
l’ha. Questo significa che stiano diventando sempre di più
un numero e sempre meno
persone. Quindi sempre meno nomi. Mi ricordo, sebbene
questa possa sembrare un’affermazione un po’ eccessiva,
che anche nei campi di concentramento nazisti quello
che si metteva qui, che si tatuava non era un nome, ma
un numero. E noi siamo sempre più numeri e non nomi».
- Però in «Tutti i nomi» il
personaggio che ha un nome
ha il suo, ]osé...
«È un caso, posso dirlo con
tutta franchezza. Per dare un
nome a questo personaggio,
io ho voluto dargli il nome
più insignificante che potessi
trovare. Il personaggio è insignificante e posso dire che
non ho trovato un nome più
insignificante del mio».
Sorride Saramago, mentre
rigira le mani nodose; l’intervista è finita, e poi improvvisamente, aggiunge in francese: «Noi siamo imbecilli, noi,
la gente come noi. Non voglio
dire che lei è un imbecille, ma
io lo sono. Non si arriva a capire che bisogna dire no, che
bisogna fermarsi per riflettere
per domandare: “perché, perché viviamo come viviamo?
Di chi è la colpa?”».
Una conferenza del pastore Fulvio Ferrarlo a Trieste
Le vicende dell'unità dei cristiani
SERGIO COZZI
IL Gruppo ecumenico di
Trieste ha ospitato il 10
aprile il pastore Fulvio Ferrarlo per una conferenza sul tema «11 millennio dell’unità
dei cristiani». Nel concentrarsi sul primo millennio
della chiesa, l'oratore ha sottolineato l’approssimazione
del tema stesso rispetto alla
realtà storica, in quanto fin
dalle sue origini il cristianesimo si è manifestato con espressioni di fede molto diversificate, e fu tutt’altro che
unitario. Poi Ferrarlo ha sviluppato il proprio discorso
sottolineando i tre elementi
costitutivi della fede: il canone, il dogma e l’ecclesiologia,
mettendo in evidenza come
essi siano stati effettivamente
elementi di unità, ma non di
tutto il cristianesimo: soltanto di quella parte vincente in
Occidente, dopo lunghe e
dure lotte contro le altre posizioni dottrinali estreme, ritenute eretiche.
Così l’ortodossia ha fissato
il canone, comprensivo della
Bibbia ebraica, senza operare
una distinzione di valore rispetto agli scritti neotestamentari, e in tal modo ha stabilito una volta per tutte che
tutta la Bibbia è fonte della rivelazione divina: ciò è valso
non solo contro l’ideologia
eretica di Marcione (che opponeva un Dio giusto ma tirannico dell’Antico Testamento a quello buono del
Nuovo Testamento), ma è
durato, come principio ineli
minabile, quando l’eresia
marcionita è rispuntata nell’ideologia nazista, sostenuta
dal neopaganesimo dei «cristiano-tedeschi». Ma pure sul
piano dogmatico c’è stata
una reale convergenza all'interno dell’ortodossia, che ha
definito nella dottrina trinitaria l’essenza della fede cristiana. Poco importa se poi essa
sia stata oggetto di interpretazioni dannose: resta il fatto
che non vi può essere fede
cristiana se non nella testimonianza dell’unità tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.
Allo stesso modo l’ecclesiologia è stata un elemento di
unità, anche se si è manifestata in molteplici forme: dalla comttnità apostolica retta
dagli anziani alla comunità
che esprime ministeri più
strutturati, cioè vescovo, presbitero, diacono per nuove
esigenze comunitarie, anche
in rapporto con il mondo circostante. Sarebbe tuttavia
puerile non riconoscere che
proprio in questo terzo elemento di unità sono sorti i
germi piti micidiali che hanno portato, subito dopo il
primo millennio, alla disunità: allo scisma della Chiesa
orientale e poi alla Riforma.
Nel successivo dibattito si
sono avuto interessanti interventi, tra cui uno in particolare, di parte cattolica, che
suonava così: ma i protestanti in che misura si riconoscono parte della chiesa del primo millennio? La domanda
mi pare denotare come il
partner cattolico, pur dopo
molti anni di ecumenismo,
abbia ancora, in perfetta
buona fede, difficoltà di uscire dal pregiudizio che le altre
chiese non siano quanto la
sua eredi legittime della chiesa degli apostoli, e che siano
invece nate tardivamente
sulla spinta di rivendicazioni
poco cristiane, rompendo
l’unità apparente della chiesa. Tale critica vale tanto nei
confronti della Chiesa orientale quanto, più severamente
ancora, per le chiese della
Riforma. L’oratore ha precisato che tale idea è infondata, sia riguardo alla Chiesa
orientale sia rispetto alla
Riforma, che si è sempre rifatta al tempo e alla purezza
della chiesa apostolica: dato,
quest’ultimo, confermato dagli scritti dei riformatori costellati di citazioni dei Padri
della chiesa, oltre che ovviamente da citazioni apostoliche: forse meno numerose
sono le citazioni dei dottori
della chiesa, in quanto la scolastica, dopo un inizio molto
positivo con Anseimo d’Aosta, si era votata in modo irreversibile a una speculazione filosofica che nulla aveva a
che fare con il messaggio e la
purezza dell’Evangelo.
La conferenza ha pertanto contribuito a chiarirci reciprocamente le rispettive
identità riguardo al prezioso
patrimonio comune di fede
nel primo millennio, e forse
ci ha portati un piccolo passo
più vicini alla soluzione dei
problemi che ancora dividono le confessioni cristiane.
è Organizzato dal Mir a Roma
Seminario teologico
sulla nonviolenza
HEDIVACCARO
LO scorso 7 aprile ha avuto
luogo, alla Facoltà valdese di teologia di Roma, il secondo seminario ecumenico
sulla teologia della nonviolenza. Il seminario, organizzato dal Movimento internazionale della riconciliazione
(Mir), è stato preparato in vista del decennio per la pace e
la nonviolenza indetto dall’Assemblea generale delle
Nazioni Unite (2001-2010).
L’incontro si è aperto con
una meditazione biblica comunitaria sulla lettera di
Paolo a Filemone a cura della
salesiana suor Teresa Joseph,
dall’India. È seguita una tavola rotonda su «Riforma
•della chiesa da Valdo a Gioacchino da Fiore attraverso
Francesco, Chiara e Celestino V» con Onorato Bucci e
Fabrizio Fabbrini, docenti alla Pontificia università lateranense, e Paolo Ricca, docente alla Facoltà valdese.
Purtroppo il quarto oratore,
lo storico pentecostale Carmine Napolitano, si è amma
lato alla vigilia dell’incontro;
ha però mandato per fax il
suo intervento. Hanno partecipato al dibattito docenti
dell’Università Gregoriana,
dell’Ateneo Sant’Anselmo,
pastori avventisti, valdesi,
metodisti e alcune Piccole
sorelle. La discussione è stata
vivace e molto stimolante.
Dopo l’intervallo i coniugi
mennoniti Alan e Eleanor
Kreider, pastori, rispettivamente l’uno direttore del dipartimento «Cristianità e cultura» e l’altra docente di liturgia presso la Facoltà di teologia battista Regent’s Park che
fa parte dell’Università di
Oxford, hanno parlato sul tema «come trasformare le nostre comunità in chiese di pace». Il dibattito che è seguito
ha sottolineato che sarebbe
molto utile per le nostre chiese avere un’edizione italiana
del volumetto, ricco di spunti
molto interessanti, elaborato
dai coniugi Kreider sull’argomento.Il Movimento internazionale della riconciliazione
(Mir), ha sede in via Nomentana471/12,00162 Roma.
LIBRI
Narrativa
Dopo la guerra
È argomento di attualità, viste le conseguenze delle guerre
etniche in Bosnia e Kosovo (per rimanere in Europa), il romanzo di Ulderico Bernardi Un’infanzia nel '45 (Venezia,
Marsilio, 1999, pp. 155, £ 25.000). Vi si narra infatti degli anni
immediatamente successivi alla conclusione del secondo conflitto mondiale
quando, finite formalmente le ostilità belliche, la convivenza è tutta da riscoprire,
come valore e come pratica. La «guerra civile» prosegue negli odi e nei rancori di
paese, trascinando con sé le storie dei più
piccoli e le famiglie, agli albori di una
grande trasformazione sociale.
Uninfanzid
I nei I
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
31 Rubrica televisiva di Raidtie, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore 24
circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 28 maggio, alle ore 24,30 circa, andrà in onda: «Un’intervista alla
teologa protestante del Costarica Elsa Tamez»; «Fiera del libro»; «Theshuvà: un pulmino della Fgei in viaggio per incontrarsi». La replica sarà trasmessa lunedì 29 maggio alle ore 24
e lunedì 5 giugno alle 9,30 circa.
PR^)TESTiANTESIA/l^) IN TV .......
Interlocutori in zone difficili
DAVIDE ROSSO
IL rapporto povertà-mondo attuale con suoi concetti di globalizzazione ed
economia è sempre più problematico. Che cosa vuol dire oggi essere povero? Come
dobbiamo rapportarci e quali risposte possiamo dare alla
povertà? Sullo sfondo dei primi due servizi presentati in
Protestantesimo dei i4 maggio su Rai 2 (replica lunedì 22
maggio alle ore 9,30) in maniera differente stavano tutti
questi interrogativi. 11 primo
intervento, un’intervista (il
citi testo è riportato in questa stessa pagina di Riforma)
allo scrittore José Saramago,
prende spunto dalla messa
in scena a Roma della pièce
teatrale «La seconda vita di
Francesco d’Assisi». 11 secondo servizio presenta il lavoro
svolto dai volontari della
Fcei e dall’associazione «Semi di pace», in Kosovo. Il primo servizio in qualche modo
si interroga sul senso oggi di
una scelta di povertà come
quella di Francesco ma anche sulle contraddizioni del
mondo attuale, il secondo
presenta una situazione di
povertà e distruzione nel dopoguerra kosovaro non scelta ma in cui occorre vivere
lavorando alla ricostruzione
anche sociale e culturale e in
cui è necessario porre i semi
di una pace «non imposta
con la violenza e democratica». Pescando qua e là frasi
sparse si coglie la linea comune di un vivere avendo
presente «Lo stare vicino e la
voglia di incontrare l’altro»,
diventarne «un interlocutore
affidabile» vedere la pace e
la «ripresa» non come azione da professionisti ma come agire comune che «appartiene a tutti». Il filo del
discorso sta nel creare dei
rapporti umani «credibili»,
in cui entrambi i soggetti
coinvolti diventino «affidabili» per l’altro come condizione primaria perché una
azione possa cominciare.
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 19 MAGGIO 2000 VENERDÌ 1 '
'I
Un volume della Claudiana raccoglie una serie di studi di Augusto Comba
Valdesi e massoneria, un confronto
Il libro presenta i valdesi ai laici e ai massoni e i massoni ai valdesi e a tutti gli evangelici È
anche il racconto, da un punto di vista insolito, della storia d'Italia e del suo protestantesimo
GIORGIO BOUCHARD
SEGNALO volentieri ai lettori di Riforma questo libro di Augusto Comba' per
tutta una serie di motivi: anzitutto esso raccoglie e coordina tutta una serie di lavori
dell’autore, inediti o diffusi
nelle'più varie riviste: il fatto
di poterli leggere (o rileggere)
uno dietro l’altro ci permette
di avere un quadro abbastanza completo dei fatti e soprattutto delle opinioni, alquanto
esplicite, dell’autore. In secondo luogo questo libro
vuole essere, ed è, uno strumento di dialogo: presenta i
valdesi ai laici e ai massoni, e
presenta i massoni ai valdesi
e a tutti gli evangelici. In terzo
luogo questo libro «racconta»
la storia dell’Italia e del suo
protestantesimo da un punto
di vista per molti di noi del
tutto insolito: il punto di vista
di un massone, appunto.
Unico difetto di questo lavoro
è che esso non tratta abbastanza ampiamente di fenomeni storici come il «massonevangelismo» del pastore metodista Saverio Fera (18501915) e di gruppi massonici
come «La Gran Loggia d’Italia» di Palazzo Vitelleschi discendente da Piazza del Gesù, dove pure militano personalità evangeliche di sicuro
valore. Ma il panorama che
emerge è egualmente molto
significativo.
L’autore tiene a precisare
che non esiste una sola massoneria ma diverse massonerie, e che in esse ogni singola
loggia gode di ampia autonomia. Apprendiamo così che
la massoneria inglese nasce
in un ambiente esplicitamente religioso (il pastore Anderson mette a punto il testo
delle Costituzioni nel 1717, il
pastore Désaguliers diventa
Gran Maestro nel 1719), ma
ben presto nasce una corrente (minoritaria?) caratterizzata da uno spirito piuttosto irreligioso: Dio sa perché, sarà
proprio uno degli esponenti
di questa corrente (l’Ordine
degli Illuminati), il teologo
(?!) germanico-danese Friedrich Miinter a girare in lungo e in largo l’Italia tra il 1784
e il 1787 e a incontrare a Torino il pastore Pietro Geymet e
Giacomo Marauda. Che cosa
si siano detti, non sappiamo:
quel che è certo è che alcuni
anni dopo il pastore Geymet,
oltre a essere con Marauda
un esponente di punta del regime rivoluzionario (e poi
napoleonico) sarà «maestro
venerabile» della loggia di Pinerolo, fondata da un altro
valdese: Cipriano Appia.
11 Congresso di Vienna del
1815, come più tardi il fascismo,’mette fuori legge la massoneria: ma quando esplode il
movimento risorgimentale,
ecco tutto un fervore di iniziative massoniche: di tipo massonico è la Società nazionale
a cui Cavour affida il compito
di omogeneizzare la borghesia dei vari stati italiani, massone è quel Roberto D’AzegJio
a cui i valdesi debbono la TTbertà. Eppure, fatto sorprendente, la presenza massonica
nella Chiesa valdese^ non
sembra essere così massiccia
come ai tempi di Napoleone:
si direbbe che la teologia del
Risveglio, allora egemone nella chiesa, abbia fatto da/argine all’avanzata massonica. Si
delinea così una sort^ di presenza «a macchia di leopardo»: diventa massone Matteo
Prochet, il grande presidente
(1871-1905) del Comitato di
evangelizzazione, più tardi lo
sarà Ugo Janni, pioniere dell'ecumenismo; Carlo Alberto
Tron fonderà in un contesto
Un ritratto di Matteo Prochet
chiaramente massonico la celebre colonia di Valdese
(North Carolina). Massone
anche il moderatore Ernesto
Giampiccoli (1915-1921). Ma
nell’insieme si ha l’impressione che queste adesioni abbiano un unico scopo: favorire
l’opera evangelistica in Italia.
Per il resto, la chiesa mantiene le sue distanze.
Emblematico il caso di Teofilo Gay: consacrato a Losanna, a lungo pastore metodista
episcopale, titolare di alte cariche massoniche, sarà duramente polemico nei confronti
del cattolicesimo (Arsenale
antipapale) ma anche contro
il «libero pensiero» (cioè il positivismo materialista): divenuto pastore valdese (a Luserna San Giovanni), sposterà
subito la loggia «Excelsior» di
Torre Pellice dalle iniziali posizioni razionalistiche al «teismo ricco di eticità» proprio
del «rito scozzese». A lui dobbiamo la pubblicazione della
fondamentale Historia di Scipione Lentolo.
Rimane il fatto che ancora
alla svolta del secolo i massoni lamentano la scarso numero di adesioni ottenute nel
mondo valdese. Se il numero
rimane scarso, la qualità era
però notevole: prima battista
e poi valdese è quel dr. Secondo Laura che nel 1882 fonda a
Torino la Società per la cremazione (Socrem), tuttora viva e attiva. Valdese sarà, durante gli ultimi anni del regime fascista, il Gran Maestro
(in esilio) Davide Augusto Albarin; massone Cesare Gay,
grande leader delle Acdg;
massone era stato, almeno in
gioventù, il battista Giuseppe
Gangale, maestro di tanti vaidesi; dopo la guerra, tra i Gran
Maestri del Grande Oriente vi
saranno i valdesi Giorgio Tron
e Giordano Gamberini (poi
espulso a causa deìVaffaire
P2). L’autore tratta con generosa dolcezza la dura polemica condotta durante gli Anni
30 dalla classe dirigente valdese, quando la massoneria
era già stata messa fuori legge
dal fascismo: gliene siamo
grati, ma certo non è stata
una bella pagina della nostra
storia. L’autore dedica poi
una certa, comprensibile attenzione alla loggia «Excelsior» di Torre Pellice. Apprendiamó così che lo storico valdese Augusto Armand Hugon
fu sindaco di Torre Pellice
(1949-1961) per decisione di
quella loggia. Certo, egli fu un
grande sindaco: ma quanto
tempo fu sottratto al suo lavoro di «storico di razza»!"
L’autore attribuisce la «glaciazione» intervenuta negli
Anni 70 nei rapporti tra protestantesimo e massoneria
all’influenza del marxismo.
Personalmente l’attribuirei al
fatto che allora il corpo pastorale era quasi interamente
barthiano: noi barthiani abbiamo tutti ricevuto un’impostazione fortemente trinitaria: ci è davvero difficile
conciliarla con gli orientamenti tendenzialmente teisti
(per non dire deisti o del tutto
laicisti) di tanta massoneria.
Ma Comba ha il coraggio di
prendere il toro per le corna:
il vero problema è quello del
segreto massonico: «L’ingrediente benefico, se puramente iniziatico, del segreto: al
cui riparo (...) subito corrono
ad annidarsi (...) le forze gigantesche del male» (p. 156).
Ed egli stesso commenta: «ho
affrontato temi scottanti per
riaprire il dialogo tra massoneria e protestantesimo nel
nostro Paese». Mi pare che i
tre interventi pubblicati in
appendice (Domenico Maselli. Paolo Ricca e il sottoscritto) costituiscano già una prima forma di accettazione del
dialogo.
1) Augusto Comba: Valdesi e
massoneria: due minoranze a
confronto. Torino, Claudiana,
Collana di Storia del movimento evangelico in Italia n. 9,
2000, pp. 190, £25.000.
(2) Diverso il caso della Chiesa libera e della Chiesa metodista episcopale, i cui quadri dirigenti erano quasi interamente massonici.
(3) La definizione tra virgolette risale al prof. Giorgio Peyronel.
Alcune questioni che agitano il mondo teologico
Riflessioni sul «maschile» e sulla Trinità
MAURIZIO abbA
OCCUPARSI di teologia
trinitaria non è cosa da
tutti i giorni: «Una teologia
trinitaria di Dio costituisce
oggi qualcosa di anomalo».
Così scriveva all’inizio degli
Anni 90 la teologa Catherine
Mowry Lacugna (Dio per noi.
La Trinità e la vita cristiana,
Queriniana, 1997, p. 7, l’edizione originale è del 1991).
Ultimamente invece il vento
sta cambiando, e la teologia
trinitaria torna a permeare di
sé molto del dibàttito teologico. Questa dottrina non è rinascita ad avere lo spazio fruttuoso nelfambito delle chiese
e in generale nella confessione di fede e nella testimoI nianza evangelica in generale. Oggi poi si è affermato come dato assodato del discorso teologico anche l’apporto
della teologia femminista per
una nuova comprensione
della vita cristiana e della dottrina teologica su Dio, (si veda al riguardo l’importante libro della suora teologa statunitense Elizabeth A. Johnson,
Colei che è. Il mistero di Dio
nel discorso teologico femminista, Queriniarta, 1999).
Il libro II maschile e la teologia* si sofferma da diverse
prospettive su questa tematica. Troviamo brevi ma densi
saggi di Giulia Paola Di Nicola e Attilio Danese, «11 maschile e la teologia», che dà il
titolo alla raccolta; Cettina
Militello, «Cristoccntrismo è
androcentrismo?»; Alberto
Valentini, «Integrazione maschile e femminile nel Cristo»; Maria Clara Lucchetti
Bingemer, «Una Trinità al
maschile?»; Henri Rikhof,
«Linguaggio e analogia nella
teologia trinitaria»; Cloe Taddei Ferretti, «Persona e reciprocità nel modello trinitario». La teologia è interrogata
da questioni che la scuotono
dalle fondamenta, e tutto ciò
può essere benefico, quando
le due voci, femminile e maschile, riescono da visuali diverse a far avanzare la differenza senza compromettere
l’unità. Punto fermo resta invece il rispetto della libera e
sovrana identità di Dio che
entra in relazione con noi,
ma che non cade nella prigione delle nostre costruzioni, comprese quelle teologiche. In quanto esseri umani
esprimiamo la nostra fede
con il corpo oltre che con la
mente, e quindi il genere di
appartenenza ha la sua piena
dignità e particolarità, però
quello che di fronte a Dio
conta in definitiva è soltanto
essere creature di fede.
La più aggiornata ricerca
antropologica attesta che
ogni persona è insieme uomo
e donna, in diversa misura sicuramente, e questo permette di apprezzare maggiormente la nostra persona che
risulta essere spiritualmente
più ricca di quanto pensiamo.
Come immagine di questa riflessione possiamo proporre
l’icona russa della Trinità di
Andrej Rublév che continua a
fornire un numero impressionante di spunti di riflessione.
Nel loro saggio Giulia Paola
Di Nicola e Attilio Danese ne
delineano così (p. 23) l’importanza: «Bella icona russa
della Trinità di Andrej Rublév,
in cui non si possono distinguere tra i tre la figura che
esprime meglio il principio
femminile, perché tutti e tre
ne sono fortemente segnati e
la loro appartenenza di genere è indistinguibile». Unità e
differenza nella Trinità, nel
genere umano e in tutto il
creato. Da qui la teologia cristiana riparte.
(’) Giulia Paola Di Nicoij\ Attilio Danese (a c. di): Il maschile e la teologia. Bologna,
Dehoniane, ’99, pp 92. £ 14.000.
^ L'ultimo libro di Hans Kung
Pensatori cristiani
attraverso i secoli
SERGIO RONCHI
T A grandezza di un teoAAXjlogo cristiano si misura solo col criterio che stabilisce se attraverso la sua opera
viene alla luce il messaggio
cristiano, la Sacra Scrittura»:
così scrive Hans Kùng nelle
prime pagine del suo testo in
traduzione italiana* dedicato
a due colleghi protestanti di
Tubinga, Eberhard Jüngel e
Jürgen Moltmann. E dall’esame dei sette grandi a cui si
deve una svolta decisiva nel
pensiero cristiano prende
forma e acquista fisionomia
una vera e propria introduzione alla teologia.
Con Paolo, la figura più
controversa tra cristiani ed
ebrei, il cristianesimo diventa
una religione universale: l’uomo di Tarso «ha aperto ai non
ebrei l’accesso alla fede ebraica in Dio e ha così dato inizio
al primo cambiamento di paradigma all’interno del cristianesimo, dal giudo-cristianesimo al cristianesimo ellenistico dei gentili». Per questo
senza di lui sono inconcepibili tutti i cambiamenti interni alla teologia cristiana; a lui
dobbiamo la prima elaborazione della fede, come fede
nel Cristo crocifisso e risorto,
l’angolo visuale dal quale solo
possono essere visti e compresi Dio, uomo e mondo e
che rende possibile la libertà
nell’amore.
A Origene (negli anni 185251) si deve la grande sintesi
di spirito antico e di spirito cristiano. «11 più grande
dotto e il più grande filologo
dell’antichità cristiana, l’inventore della teologia come
scienza» pose alla base del
proprio sistema dottrinale
esclusivamente la Scrittura,
«anima di ogni teologia e spiritualità». Eretico per la chiesa, era «fermamente convinto
di non aver fatto altro, nella
intera sua teologia, che decifrare e illustrare la sua amatissima Sacra Scrittura».
L’intera teologia latino-occidentale ha il proprio padre
in Agostino (354-430), che
tentò una conciliazione tra
fede cristiana e pensiero neoplatonico, tra una comprensione di Dio biblica e neoplatonica, al cui centro però è la
rivelazione in Cristo (come
per Origene). Grazie alla teologia di Agostino si è potuto
avere anche quella di Tommaso d'Aquino (1224-251274), espressione di scienza
universitaria e teologia della
corte pontificia. Anch’egli fece ritorno all’antichità, non
certo «per il semplice amore
di questa», ma piuttosto «per
un’intenzione teologico-pastorale». Egli, filosofo cristiano, rimase sempre un teologo cristiano che «voleva comprendere Aristotele nella fede
cristiana meglio di come egli
stesso si era compreso un
millennio e mezzo prima»; la
sua intenzione non era di
«restaurare» lo stagirita, bensì di trasformarlo. La teologia
dell’aquinate «è essenzialmente una teologia razionale» destinata in prima battuta
non al popolo e alla pastorale, ma «agli studenti e ai colleghi di teologia». Il suo pensiero comporta, tra l’altro,
una valorizzazione della ragione rispettò alla fede, della
natura rispetto alla grazia,
del senso letterale delle Scrit
ture rispetto a quello allegorico-spirituale.
Oltre due secoli dopo, il ciclone dell’agostiniano Martin
Lutero (1483-1546), il ritorno
all’Evangelo come caso classico di un mutamento di paradigma. «Nessuna delle proposte riformatrici di Lutero
era nuova. Ma il tempo non
era maturo per esse. Ora invece il tempo era arrivato e
occorreva soltanto il genio
religioso capace di raccogliere, esprimere linguisticamente e rappresentare personalmente queste proposte. Martin Lutero era quest’uomo
del tempo». Con lui si pervenne a una nuova comprensione di Dio, dell’uomo, della
chiesa e dei sacramenti. Questo sanguigno sassone con la
dottrina della giustificazione
per sola grazia «ha dietro di
sé il Nuovo Testamento, in
particolare Paolo».
Con Friedrich Schleiermacher (1768-1834) la teologia
precipita nel crepuscolo della
modernità. Questo pastore e
predicatore, amico dei romantici berlinesi, segretario
dell’Accademia delle scienze
di Berlino e rettore di quella
Università, promotore dell’Unione della chiesa regionale prussiana, autore del capolavoro La fede cristiana
esposta sistematicamente secondo i principi fondamentali della chiesa evangelica e dei
Discorsi sulla religione seppe
«compiere l’audace e originale tentativo di richiamare alla
religione, dopo Tllluminismo, un’epoca stanca ed estranea alla religione», seppe
far dialogare e incontrare intimamente fede e cultura.
E infine, con Karl Barth,
(1886-1968) la teologia si incammina verso il postmoderno. Protestante battagliero al Consiglio mondiale delle chiese ad Amsterdam
(1948), critico del cattolicesimo romano (Dio posto sullo
stesso piano dell’uomo),
questo grande svizzero che
ancora oggi obbliga teologi e
filosofi di ogni confessione e
scuola a confrontarsi con il
suo pensiero «ha richiesto e
promosso un fondamentale
orientamento nuovo della
teologia»: alle varie forme di
umanesimo cristiano egli
seppe contrapporre con forza «una nuova concentrazione cristologica della salvezza
in Cristo»; per lui i testi biblici «rendono possibile un incontro con il “totalmente Altro’’», cbe provoca l’uomo al
rischio costante della fede e
che impone alla chiesa di
predicare soltanto e senza
compromessi la parola di
Dio, cioè Gesù Cristo.
Da queste dense e non
sempre facili ma neppure
tanto difficili pagine vengono a emergere delle linee direttrici di una teologia contemporanea. Alla domanda:
«Quale teologia è oggi auspicabile, quale teologia si dovrebbe fare oggi?», Hans
Kùng risponde: la teologia
deve essere verace, libera e
non da ghetto bensì ecumenica; e la sua norma non può
affatto essere «una qualche
tradizione o istituzione ecclesiale o teologia, ma soltanto il
Vangelo, lo stesso messaggio
originario cristiano».
(•) Hans KOnc;: Grandi pensatori cristiani. Milano, Rizzoli, 1999, pp 286, £ 32.000.
Librerie CLAUDIANA
MILANO: TORINO:
via Francesco Sforza, 12/A via Principe Tommaso, 1 ;
tei. 02/76021518 tei. 011/6692458
ROMA:
TORRE PELLICE: Libreria di cultura religiosa
piazza della Libertà, 7; piazza Cavour, 32;
tel.0121/91422 tei. 06/3225493
Untai
ridere ì
«Alla sqi
sificata il c
sto il verdi
verdetto c
mio suon
lenza da s
va che ess
sione di u
del 1“ mag
bmv delle
Riesi per il
tro di prin
si sono dal
hanno lasc
nioni peni
di sbocchi
Divertin
autoironia
cuni passi
letture bib
illatocom
quello buf
d’ordine, i
sigilo del 1
e metodi:
dell’Associ
battiste ba
la giornat
compito I
niente fac:
cultura rif
si coniuga
tradizione
le il culto
dotto aH’es
Le chies
centrate a
di un mor
suo agio r
mente coi
vecchie di
secoli, nell
tavole roto
stazioni in
mente. Ine
cosa di «le
patire corri
evasione,
difficoltà il
è stato per
ziare con c
tato su Abi
dono all’a
scita di Ls;
18, 12), si 5
inni deiri
ma non c’è
dere. Si è
che qualci
stoltamen
di Dio. Il c
gico, non
cui si posi
non sareb
gno di gio
zione; sa;
sconvenier
ancora per
Noi non
rame il cui
so molto n
giornata. /
c cantato i
■ 19
Diritt
7
2000
lego
il cilartin
torno
clasli paI prodiero
I non
•a inalo e
;enio
dgliemenonalMarlomo
perprendella
Que;on la
zione
:ro di
:0, in
'rmalogia
della
ore e
;i ro;lario
lenze
[nella
! delegioel caria na
te se.entaledei
ieppe
ginae alla
ninied eieppe
re ina.
arth,
si inimoagliee del-dam
icesisullo
mo),
3 che
logi e
one e
:on il
;slo e
ntale
della
ne di
) egli
1 forraziovezza
bibliin iole Almo al
ede e
sa di
senza
ila di
non
ipure
sngoee di
conanda:
luspid doHans
logia
lera e
:umen può
alche
ecclemlo il
saggio
i pen
Rizzo
3sa
venero! 19 MAGGIO 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
I Si è tenuta il 1° maggio al Servizio cristiano di Riesi sul «saper ridere»
Festa delle chiese bmv della Sicilia
Un tema originale e per nulla facile da affrontare: nelle nostre chiese di cultura riformata il
ridere è considerato spesso sconveniente, leggero, disimpegnato. Ma l'esperimento è riuscito
«Alla squadra seconda classificaia il compilo di...». Questo il verdetto della giuria; un
verdetto che più che un premio suona come una penitenza da scontare. Non poteva che essere così a conclusione di una giornata, quella
del 1“ maggio, in cui le chiese
bmv della Sicilia, riunite a
Riesi per il tradizionale incontro di primavera, quest’anno
si sono date al divertimento, e
hanno lasciato da parte le riunioni pensose e pretenziose
disbocchi operativi.
Divertimento, riso, ironia e
autoironia, rivisitazione di alcuni passi biblici e di alcune
letture bibliche per coglierne
il lato comico, se non proprio
quello buffo, è stata la parola
d’ordine, il tema, che il Consiglio del 16“ circuito valdese
e metodista e il Comitato
dell’Associazione delle chiese
battìste hanno voluto dare alla giornata. A prima vista il
compito non appariva per
niente facile. Nelle chiese di
cultura riformata ridere non
si coniuga facilmente con la
tradizione puritana, che vuole il culto sobrio, scarno, ridotto all’essenziale.
Le chiese che si sono incontrate a Riesi fanno parte
di un mondo che si trova a
suo agio nei culti, possibilI mente con canti e melodie
I vecchie di almeno un paio di
secoli, nelle conferenze, nelle
tavole rotonde, nelle manifeI stazioni impegnate politicai mente. Incontrarsi per qualcosa di «leggero» poteva apparire come uno spreco, una
evasione, una fuga. Ecco la
difficoltà insita nell’incontro:
è stato perciò necessario iniziare con un culto. Si è meditato su Abramo e Sara che ridono all’annuncio della nascita di Isacco (Gen. 17, 17;
18,12), si sono cantati alcuni
inni dell’Innario cristiano,
ma non c’è stato molto da ridere. Si è invece preso atto
che qualcuno riesce a ridere
stoltamente della promessa
di Dio. Il culto, il canto liturgico, non appare ambito in
cui si possa ridere. 11 ridere
non sarebbe visto come segno di gioia, ma di profanazione; sarebbe un’azione
sconveniente. Forse sarà così
ancora per molto.
Noi non abbiamo riso durante il culto, ma abbiamo riso molto nel prosieguo della
giornata. Abbiamo ascoltato
a cantato inni inediti su me
19-22 maggio
Diritto d'asilo
Si terrà a Roma dal 19 al 22
’’^^ggio la MI Conferenza internazionale sul diritto d’asipromossa congiuntamente dalla Chiesa evangelica
aella Renania (Germania),
dalla Federazione protestante di Francia e dal Servizio ritegiati e migranti della Feder^lone delle chiese evangelice in Italia. «Questo seminado di studi - spiega Annemaàe pupré, del Servizio rifupati e migranti - vuole svipppare il dibattito sull’armooizzazione, nell’ambito del
!’Uni
ione europea, delle poli
tene e delle procedure in
jdoteria di diritto d’asilo, per
^garanzia di standard adepiati di trattamento che prif'®8ino la tutela dei diritti
iddamentali della persona.
decessario che l’Europa
Ponti a una armonizzazione
. Jdlto profilo", che non sia
te subordinata a criteri di
^dvenienza e di opportunità
’^domiche». (nev)
lodie orecchiabili della musica leggera; abbiamo riso con
parodie, anch’esse inedite,
cantate su melodie dell’Innario cristiano. Abbiamo scoperto che tra di noi si muovono fratelli e sorelle con vene
poetiche non indifferenti e
con voci soliste e corali tutte
da valorizzare. Ognuna delle
chiese bmv della Sicilia formava una squadra ed è stata
chiamata a presentare un
programma ben articolato di
cori, di canti inediti, di scenette ironiche, di aneddoti
tratti dal florilegio ecclesiastico e dal dibattito teologico.
Ha fatto un po’ ridere la citazione di Marco 8, 23-24: «Egli,
preso il cieco per la mano, lo
condusse fuori dal villaggio;
gli sputò sugli occhi... e gli
domandò: “Vedi qualche cosa?”. Egli aprì gli occhi e disse: "Scorgo gli uomini, perché
li vedo come alberi che camminano’’».
Registriamo tra i temi toccati le contribuzioni carenti, la lacerazione (non così
drammatica) a proposito dell’otto per mille, la tristezza di
certi nostri culti, il ritardo e la
scarsa assiduità alle attività
di chiesa, i sentimenti contrastanti che si manifestano
nel dialogo ecumenico, i rapporti interdenominazionali.
Il canto dei fratelli e delle sorelle del Ghana, che hanno
parte nella chiesa della Noce
a Palermo, ha dato un tono
particolarmente caldo alla
giornata, allietata anche da
un cielo splendido. C’è da
augurarsi che tutti, anche gli
amici e conoscenti presenti
per l’occasione, abbiano colto lo spirito di libertà e di sperimentazione, non già di li
cenza, che ha animato gli organizzatori e le organizzatrici,
nonché quanti sì sono cimentati, facendosi un po’ violenza, nelle varie discipline.
Riunirsi in un luogo appartato e defilarsi da quel che resta della festa dei lavoratori
può apparire come un disimpegno, ma la cura della fraternità, l’incontro di più chiese e la gioia di ritrovarsi attorno a temi comuni può giustificare la scelta di vedersi a
Riesi. Al Servizio cristiano,
che ci ha ospitati, va un sentito ringraziamento. Come
ultima notazione va aggiunto
che questa comunicazione è
il «premio» per la squadra seconda classificata. Alla prima, la Chiesa valdese di Pachino, spetta di organizzare
la prossima giornata comunitaria del 2001. Gli altri premi
(peperoncino ecologico ai
lentinesi) e mandati epistolari e assembleari (Riesi e Palermo) si faranno sentire a
tempo debito. Ringraziamo
Riforma, se vorrà riservare a
questa «penitenza» uno spazio tra le sue pagine.
Chiesa battista di Siracusa
Presentazione ed esecuzione musicale a Roma
Attualità spirituale dei Salmi della Riforma
DONATELU GIORGI
T L mistero del canto e il
\\ J. canto della fede»; con
queste parole il prof. Paolo
Ricca, davanti a un pubblico
purtroppo esiguo, ha presentato il libro / Salmi della
Riforma, edito dalla Claudiana, nella chiesa battista di
via del Teatro Valle a Roma,
il 5 aprile scorso. E di «canto
della fede» si può davvero
parlare ascoltando e rileggendo gli antichi Salmi che
la tradizione ugonotta ha
musicato 500 anni fa, e che
hanno accompagnato per
generazioni le liturgie di tante e diverse comunità.
Dopo un breve saluto di
benvenuto da parte del past.
Italo Benedetti, il m.o Daniele Cristiano lafrate, che del libro è stato coautore insieme
al pastore Emanuele Fiume,
ha illustrato i procedimenti
tecnici dei quali si è avvalso
per adattare al testo italiano
la melodia e l’armonizzazio
ne originale. La corale «Coro
dei fiorentini» ha eseguito
quattro salmi tra i più conosciuti, di cui alcuni, «Come
cerva che assetata», per esempio, già presenti nei nostri innari, sono presentati in
una nuova veste armonica.
Il prof. Paolo Ricca ha poi
riflettuto sull’intima connessione tra canto e fede, fra
musica e spiritualità. «Il canto - ha detto - è il moto
dell’anima più spontaneo,
che precede addirittura la
parola (infatti può esistere
un canto senza parole), ma
che nella sua essenza più
profonda si esprime e si definisce compiutamente. La fede, poi, da sempre si è nutrita ed espressa con la parola
nel canto». Ricca ha chiuso la
riflessione con una asserzione tanto incisiva quanto
provocatoria: «Una fede viva
canta bene; una fede che
langue canta male».
Queste parole non possono
non farci riflettere. Se pensia
mo alle nostre comunità riunite per il culto domenicale,
se pensiamo alle nostre voci
spesso timide e svogliate e a
quanto c’è di superficiale e
disattento nelle nostre liturgie musicali, non possiamo
non sentirci toccati nell’intimo da questa provocazione.
Ogni periodo storico in cui si
è assistito a una rinascita, a
un risveglio della fede, è stato
accompagnato da una pari rinascita e risveglio di fervore
musicale. A una Riforma della chiesa si sono affiancati
una riforma e un rinnovamento della concezione stessa della musica e del canto
nella chiesa, intesi come patrimonio di tutti i credenti. Ci
auguriamo quindi che i Salmi
della Riforma possano entrare nelle nostre comunità e
che anche da essi possiamo
attingere nuovo vigore di fede, quella fede testimoniata
da uomini e donne lontani
ma idealmente presenti, nel
canto, anche oggi.
-V II Congresso a Santa Severa
Donne valdesi e metodiste
all'ascolto della Parola
VERA LONG
TTNA sola è la vostra
U guida: il Cristo» (Mat
teo 23, 10). Muovere verso il
nuovo secolo nella speranza
che viene dalla parola di Dio.
Questo è stato il motivo conduttore del congresso Ffevm
(Federazione femminile evangelica valdese e metodista) di Santa Severa, il decimo del tempo dell’integrazione valdese-metodista.
Il Consiglio uscente ha riferito essenzialmente su ciò
che è stato fatto ed è stato
bello che tante sorelle si ponessero invece il problema su
tutto ciò che si potrà fare. C’è
quindi un certo fermento ed
entusiasmo per le delegate al
congresso. Un elemento negativo è stato invece il fatto
che molte Unioni femminili
non abbiano ritenuto di inviare una propria rappresentante; c’è da dire che questo
ponte di primavera era sovraffollato di impegni ecclesiastici. Vi è certo un problema di programmazione per
evitare le sovrapposizioni,
ma vi è stata anche la constatazione che le donne nelle
comunità non sono più ridotte a svolgere attività specificamente femminili ma
partecipano a pieno titolo a
tutte le iniziative della chiesa.
Questo comporta anche un
interrogarsi da parte delle
Unioni o Federazioni femminili sulla propria ragione di
essere. E questo dibattito c’è
stato al congresso: ma certamente (almeno per ora) le
Unioni femminili hanno ancora ragione di esistere all’interno delle nostre chiese.
Semmai il problema è quello
di definire i rapporti con la
Fdei e con i gruppi delle denominazioni federate.
Dopo la nomina del nuovo
Consiglio, formato da Paola
Nisbet (presidente), Wanda
Tourn, Vanda Scornaienchi,
Gianna Mazzarella, Vilma
Gay, Elsa Antonelli e Margherita Van Der Veer si è ancora parlato di decentrare il
lavoro incaricando altre sorelle nelle zone difficili da
raggiungere per le componenti il Consiglio.
Ma un’ultima parola va
detta: al di là degli adempimenti burocratici (approvazione di relazioni, modifiche
di statuto, elezioni), e ai significativi momenti cultuali,
alla celebrazione della Santa
Cena, agli interventi di gradite ospiti, alla serata ricreativa, questo congresso ha costituito un’eccellente occasione di incontro di fraternità
e di esperienze di vita fra sorelle di luoghi molto diversi.
Un momento dei lavori del Congresso Ffevm a Santa Severa
Nella collana «Cinquantapagine» è uscito il n. 18:
Sergio Ronchi
Resurrezione
o reincarnazione
Un’alternativa
64. pp., L. 5.000, Euro 2,58, cod. 344
Da 2000 anni la pietra posta davanti alla tomba di
Cristo dà filo da torcere ai filosofi e fa discutere quell’evento
se accostato alla reincarnazione che esercita un grande fascino nella nostra epoca. Resurrezione e reincarnazione
sono proposte in qualche modo conciliabili, sovrapponibili,
oppure sono decisamente alternative?
m mmedHrico
claudianB
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780102
http://www.claudlana.lt
Per godersi i privilegi della terza età
ííMio padre è andato a
vivere da solo
Quando mio padre mi ha detto: "il desiderio di
indipendenza non va in pensione”, io gli ho
proposto una soluzione residenziale.
Lui cercava un posto tranquillo, immerso nel verde,
io gli ho trovato una bella villa confortevole,
con un grande parco, facilmente raggiungibile
dalla città.
Lui voleva mantenere la libertà delle sue abitudini e,
io ho provveduto ad assicunugli anche un servizio
qualificato e un'assistenz.a continua.
Insieme abbiamo scelto La Residenza e siamo
felici di .stai'e così bene insieme ogni volta che ci
vediamo.
; Mariarosa B.
■ 47 anni
' ' giornalista
laj^esidenza
Via P. Li7,/.ari, 2.5 21046 Malnate (Va)
numero
cortesia ^ * '
Tel. 0.3.32 42 61 01
www.laresidenza.it
La Residenza: la serenità è di casa
u Cb,..
8
PAG. 8 RIFORMA
wmm.
Vita
Chiese
Convegno delle riviste Confronti e Qol sul crescente pluralismo religioso
Il mosaico della fede in Italia
/ segnali della nuova stagione sono nelle scuole, nelle famiglie, nelle strade, sempre più
segnate dalla convivenza di diverse identità religiose. Il dialogo interreligioso deve crescere
Il 7 maggio si è svolto presso l’eremo di Salvarano (Re)
un convegno di studio sul tema «11 mosaico della fede. Attualità del pluralismo religioso in Italia», promosso dalle
riviste Qol e Confronti; tra i
relatori Brunetto Salvarani e
Paolo Naso, rispettivamente direttori delle due testate;
David Bidussa, direttore della Fondazione Feltrinelli e
membro della Comunità ebraica di Milano; Ali Schutz,
direttore del Fondaco dei Mori, un centro culturale islamico di Milano; Dinajara Freire,
monaca zen presso il centro
buddista di Fossano (Cn).
«L’incontro si inserisce nel
quadro della collaborazione
tra le due riviste - ha affermato Brunetto Salvarani, presentando il convegno - e torna a
tematizzare la grande que
L’interno della moschea di Roma
stìone del pluralismo religioso
anche in Italia. I segnali di
una nuova stagione sono nelle scuole, nelle famiglie, nelle
strade, sempre più segnate
COMITATO PROMOTORE PER LA RISTR^TURAZIONE
DELi;OSPFJ)ALE EVANGELICO VALDESE DI TORINO
Presenta
Parrocchia s. Giuseppe
Collegno ~
^ , via venarla 11
> ' Vi
' ',4^? Ingresso C15.000 ,
L'incasso sarà devoluto per la ristrutturazione
e l’ampliamento dtìi'Ospedaie Evangelico valdese di Torino
, •" ' ‘ i, ‘ ^ *•' , ' •
PlWCWICHta: "-f*; ‘ ^
Fresh \^gi - Via Lamarmora 249 - Grugliasco
tet.0fV78^78 , . ,
-181.011-4502063
COMMISSIONE SINODALE
PER LA DIACONIA
ORIENTAMENTO PROFESSIONALE
DIPLOMA UNIVERSITARIO DI INFERMIERE PROFESSIONALE
A livello nazionale sta crescendo l'emergenza infermieri, che rischia di creare gravi problemi nell’erogazione dei servizi sanitari e
assistenziali nei prossimi anni.
La normativa sulla formazione professionale ha assegnato la competenza all’università, con la conseguente chiusura delle scuole infermieri gestite direttamente dagli ospedali.
Nelle vidii valdesi la carenza di personale infermieristico residente in zona viene particolarmente sentita dopo la chiusura della
scuola di Pinerolo. Pochi sono i/le giovani del nostro territorio che
si iscrivono al corso di diploma universitario a Torino, per cui le
difficoltà odierne non potranno che crescere in futuro per gli ospedali e gli istituti assistenziali evangelici qui presenti.
Per favorire il contatto tra giovani e mondo del lavoro in una professione di così elevato contenuto di servizio al prossimo che soffre,
la Csd promuove le seguenti azioni:
• informazioni ai/alle giovani che sono interessati a seguire corsi
di diploma universitario in ambito sanitario;
• periodi di volontariato e tirocinio propedeutico alla scelta di
frequentare corsi di formazione in ambito sanitario, da svolgersi presso istituti evangelici della zona;
• forme di sostegno (quali borse di studio, prestiti d’onore) per la
frequenza del triennio formativo, tramite fondi destinati a questo scopo da Associazioni di amici e Fondazioni che operano
nel settore socio-sanitario;
• il corso di diploma si riferisce all’anno 1999-2000;
• il volontariato propedeutico si svolge in collaborazione con
l’Associazione evangelica di volontariato e può iniziare in qualsiasi momento dell’anno;
• le forme di sostegno possono essere erogate anche per studenti
già iscritti all’anno accademico in corso.
Le persone interessate possono telefonare allo 0121-953122, chiedendo della segreteria della Csd.
La Commissione sinodale per la diaconia
dalla convivenza di diverse
identità religiose. Tutto questo ci spinge a cercare nuove
forme di riconoscimento del
pluralismo senza per questo
rinunciare alle identità di ciascuno: anzi, nella costruzione
di un vero pluralismo, la radicalità dell’identità è il presupposto del dialogo».
Assumendo questa linea di
ricerca, David Bidussa ha delineato alcuni processi interni all’ehraismo italiano, sempre più segnato, ha affermato, «da un recente cosmopolitismo che, insieme al vuoto
tragico lasciato dalla Shoà, ha
alterato i caratteri originari
della comunità e ha aperto
CHIESA EVANGELICA VALDESE
(Unione delle chiese valdesi e metodiste)
Conferenze distrettuali
A giugno, nelle chiese valdesi e metodiste, si svolgono le
Conferenze distrettuali: una per le valli valdesi, una per il
Nord Italia e Svizzera, una per il Centro e una per il Sud
Italia. Le Conferenze, sulla base di una relazione della
Commissione esecutiva distrettuale (Ced) e di una relazione di una Commissione d’esame sull’operato della Ced,
esaminano; l’andamento della vita spirituale e amministrativa delle chiese e delle opere del distretto, le questioni
eventualmente sottoposte o da sottoporre al Sinodo, il riconoscimento o la revoca della costituzione di nuove chiese locali o in formazione, eventuali relazioni di commissioni appositamente nominate nella sessione precedente. Al
termine, viene eletta la nuova Ced e un/a deputato/a della
Conferenza al Sinodo.
Il calendario delle quattro conferenze è il seguente;
1 distretto 3-4 giugno a Torre Pellice
II distretto 16-18 giugno a Torre Pellice
III distretto 10-11 giugno a Vasto
IV distretto 16-18 giugno a Portici-Casa Materna
Alle Conferenze partecipano come invitati anche membri
delle chiese battiste e di altre chiese evangeliche del territorio. Tutti i membri delle chiese valdesi e metodiste possono
assistere ai lavori delle Conferenze.
MAGGIO 2000
Dialogo
Il triangolo di Abramo
Salvador
«Romero è presente»
Islam
Contraccezione e aborto: se, come, quando
Russia
Dove va il paese con Vladimir Putin?
Zingari
Nelle baracche, sognando consumi
Confronli: una copia lire 8.(KX); abbonamento annuo lire 65.000; '
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma.
Chiedete una copia omaggio
telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
VENERDÌ 19 MAGGIO 200o
un processo di evoluzione il
cui esito è difficile interpretare». Ali Schutz ha quindi delineato i problemi e le sfide per
la comunità islamica italiana
che attende con urgenza «un
riconoscimento da parte dello stato così come è avvenuto
per tutte le altre confessioni
religiose»; Dinajara Freire ha
poi sottolineato la varietà e la
ricchezza delle tradizioni
buddista ormai saldaménte
radicate anche in Occidente.
«La diversità è ricchezza - ha
affermato -. E non è e non
deve essere separazione».
Paolo Naso ha quindi sottolineato l’importanza di un
ulteriore passo in avanti nel
cosiddetto dialogo interreligioso; dall’incontro culturale
al confronto teologico. «In
questi anni abbiamo mosso
molti passi importanti - ha
affermato - sul piano della
conoscenza reciproca e anche del lavoro comune nel
campo dell’accoglienza. Forse è il momento di ragionare
insieme anche sulle radici più
profonde della nostra identità: scopriremo che molte
cose ci dividono ma quello
che ci unisce, senza confusione e pasticciati sincretismi,
potrà essere il fondamento
per un autentico incontro e
un ancora più convinto cammino comune». (nev)
Uscita dal culto a San Germano Chisone
¡CRONACHE DELLE CHIESEI
SAN GERMANO — La Domenica delle Palme sono entrati a
far parte della comunità in seguito al loro battesimo Valentina Bounous, Irene Fornerone, Valerio Mondino e,
dopo la dichiarazione di confermazione del battesimo ricevuto da bambini. Isabella Balmas, Stefano Bounous,
Luana Ferrier, Simone Lupino, Elisa Maero, Daniele
Meytre, Isabella Micci, Luca Sappé. Per questi giovani
membri di chiesa chiediamo al Signore la sua forza per
mantenere fedelmente le promesse augurando a ciascuno di loro un avvenire sereno e ricco di benedizioni.
• Il 24 aprile il segno del battesimo è stato posto sul piccolo Jonatha Sappei, di Claudio e di Nives Bouchard durante un culto presieduto dalla pastora Daniela Di Carlo. A Jonatha auguriamo ogni bene dal Signore a cui
chiediamo per i genitori l’auto per poter essere sempre
fedeli a quanto promesso davanti a Dio e alla sua chiesa.
• Domenica 30 aprile durante il culto è stato celebratoli
matrimonio di Antonella Demichelis e Daniele Avaro
alla presenza del parroco di San Germano, Ferdinando
Lanfranchini. Agli sposi, che risiederanno fra noi, gli auguri più sinceri e fraterni di serenità e gioia nel Signore.
• La comunità ha anche vissuto purtroppo giorni di tristezza per la dipartita di alcuni suoi membri. Abbiamo
dovuto separarci dai fratelli Carlo Peyronel (Carlin), deceduto solo poche settimane dopo la sorella Elisa; Remo
Peyrot, oriundo di Frali, spentosi all’età di 73 anni a Pramollo in casa della figlia Franca. Infine ci ha lasciati la
sorella Ines Rochon Guglielmino all’età di 87 anni dopo
poche ore di ricovero ospedaliero. Alle famiglie in lutto,
esprimendo la nostra più sentita solidarietà cristiana, ricordiamo le parole del nostro Signore e salvatore «lo sono la resurrezione e la vita».
PRAROSTINO — Durante l’Assemblea di chiesa dello scorso 30 aprile sono stati eletti anziani Valdo Avondetto,
Rita Avondet e Graziella Gallian. Sono stati nominati
delegati alla Conferenza distrettuale Enrica Avondetto,
Erik Avondetto e Claudina Bertalot (supplenti Attilio
Fornerone e Emma Gay). Il deputato per il Sinodo è ancora da eleggere in una prossima assemblea.
TORRE PELLICE: La comunità rivolge un pensiero di cristiana simpatia alle famiglie nel lutto per la scomparsa
di Renato Rivoira e di Mario Boulard, quest'ultimo
ospite del Rifugio Carlo Alberto.
Nella collana «Nostro tempo» è uscito il n. 69:
Stefano Allievi, David Bidussa, Paolo Naso
Il Libro e la spada
La sfida dei fondamentalismi religiosi
ebraismo - cristianesimo - Islam
208 pp., L. 25.000, Euro 12,91, cod. 339
Le tre religioni monoteistiche hanno subito torti spinte verso ia radicalizzazione in senso teolo-gico e
politico. In nome della fedeltà ai
fondamenti della propria tede, so
no giunte ad affermare progetti
culturali, spirituali e politici assolo
ti che possono essere perseguiti
con qualsiasi mezzo, anche vio
lento. Come ci si è arrivati e per
ché?
m mmodStrico
Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 • 10125 TORINO_^„,^
TEL 011/668.98.04 - FAX 011/650.43.94 - C.C.P. 20780HB
intp://www.OatKilana.n
t
c
c
’ mente,
Cristian
altrime
che l’E
fuori di
razione
le teme
compri
ne: ovi
Ci se
sociale
il piane
apparti
ganizzc
denti d
sentire
za che
zioni. I
riatto ri
cemme
mazior
Educ
ganizzc
1 fattoi
lUppo I
dei pae
zati co
valoriz:
dedsio
tipici ri
anche
po pos
reale, ;
materii
Altrime
loro pc
ogni et
re di e
vore d
C
Vei
«1
sta (in e
re a dis
Il dra
lo strur
ge in u
mente,
con sgi
zio e la
alcune
marito
dera la
mentar
11 rigi
■’affette
fra uor
film, ut
realtà e
che pai
&■ A co
Sei, i g
Che cc
annulla
so, ma
è un fi!
fuggire
sull’arie
9
r
icio 2000
entrati a
imo Vaidino e,
simo riounous,
Daniele
giovani
orza per
I ciascuini.
sul piclard duDi Car
re a cui
sempre
1 chiesa
sbratoil
e Avaro
linando
i, gliauignore.
ni di tri•bbiamo
lin), dea; Remo
ni a Pra1 sciati la
ni dopo
in lutto,
lana, riL‘ «lo so
llo scorrndetto,
ominad
indetto,
;i Attilio
do è an
0 di criimparsa
’ultimo
OSI
INO ^
20780102
della Federazione Donne Evangeliche in Italia
ggr:."'- ..
Credenti e sviluppo dei paesi poveri
Le giornate «folli» dell’inizio millennio sono ormai dimenticate, e dimenticato è anche il senso di questa data. La Fdei intende invece continuare a ricordarsi, e ricordare a tutti, che quel «2000 anni» dalla nascita di Cristo ci interroga, quotidianamente, sia sul senso della nostra vita che sulla missione di ogni comunità che si definisce
cristiana. E l’annuncio della «Buona Novella» deve rappresentare l’obiettivo prioritario...
altrimenti saremmo solo dei «cembali risonanti». Per questa ragione vogliamo ricordare
che l’Evangelo era ed è «per tutta l’umanità»; ne consegue che ciò che avviene, anche
fuori dai confini della nostra area economico-culturale, ci riguarda. Non a caso la Federazione delle Chiese evangeliche sta diffondendo proprio quest’anno un ricco dossier sulle tematiche della responsabilità dei cristiani verso il mondo, partendo dall’analisi e dalla
comprensione del giubileo biblico. Nel dossier si parla anche della condizione delle donne: ovunque le più povere e le più svantaggiate.
Ci sono rapporti internazionali di dipendenza economica, sfide gravissime alla giustizia
sociale, attacco all’ambiente che richiedono, oggi più di ieri, che donne cristiane di tutto
il pianeta, rilanciando una forte alleanza trasversale alle nazioni e alle diverse chiese di
appartenenza, si impegnino a tener desta la coscienza critica per spingere governi e organizzazioni internazionali a difendere la qualità della vita di tutti. Oggi più di ieri, le credenti devono dar voce a quelle donne che non hanno gli strumenti né i mezzi per farsi
sentire. E questo il momento giusto per denunciare che nell’iniquo sistema di dipendenza che regola i rapporti fra Nord e Sud del mondo, le donne soffrono le peggiori condizioni. E con grande speranza, quindi, che accogliamo il «Rapporto» per il millennio redatto dalle Nazioni Unite, in cui è chiaramente enunciata una delle proposte che già facemmo alla Conferenza del Cairo e poi di Pechino: occorre aiutare l’educazione e la formazione delle donne, se si vuole sconfiggere l’endemica povertà di molti paesi.
Educazione e salute devono essere il binomio fondamentale su cui si impegnano le or
Sanizzazioni internazionali e per le quali i governi locali spendono le loro risorse: solo se
fattore umano sarà preparato professionalmente, e in salute, si può puntare sullo sviluppo e sulla crescita. «Remissione del debito» significa non strozzare le fragili economie
dei paesi poveri ma contestualmente occorre che in quelle nazioni i soldi vengano utilizzati correttamente, non per armi o per arricchire oligarchie locali ma per progetti che
valorizzino le ricchezze già oggi presenti. Certo, ci inquietano notizie, come la recente
decisione del Parlamento europeo che disincentivano la commercializzazione di prodotti
tipici del Sud del mondo, come il cacao, e ci amareggia sapere che è stato favorevole
anche chi «a parole» dice di stare dalla parte dei paesi in via di sviluppo. Ma quale sviluppo possono avere se chi può comprare i loro prodotti li deprezza o li sostituisce? Quale
reale, autonoma crescita potranno progettare? E soprattutto attraverso la vendita delle
materie prime, non reperibili nel Nord, che i paesi oggi poveri possono risalire la china.
Altrimenti rimarranno solo dei mercati «passivi» di prodotti fatti nelle aree più ricche e le
loro popolazioni saranno obbligate a emigrare. Ecco la presa di coscienza necessaria per
ogni credente in questo inizio secolo: tutte e tutti siamo obbligati a conoscere e ragionare di economia, altrimenti sarebbero «parole al vento» le nostre prese di posizione a favore del Sud. Occorre coerenza e responsabilità da parte di tutti per modificare l’attuale
situazione. Una situazione in cui riflettendo in termini economici corretti, e non viziati da
pregiudizi, siamo noi, i paesi ricchi, ad essere debitori verso i più poveri: a loro abbiamo
sottratto energie e ricchezze importando mano d’opera a basso costo e materie prime
sottopagate (dai diamanti al caffè). Chi stabilisce i prezzi? 1 paesi importatori, quelli ricchi, non certamente i minatori o i campesinos. Chi decide la quantità? Chi compra, cioè
chi ha i denari e distrugge le loro foreste e il loro ambiente naturale. Ma come possiamo
noi, donne credenti, opporci a queste decisioni? Innanzitutto informando e sensibilizzando l’opinione pubblica e la società civile cosa che, in democrazia, è ancora un importante arma di pressione su chi governa e decide.
Inoltre a giugno si riunirà a New York la commissione speciale delle Nazioni Unite per
fare la verifica sull’applicazione della piattaforma elaborata nel 1995 a Pechino per favorire la condizione delle donne nel mondo. È un appuntamento importante perché si situa
a pochi mesi dall’Assemblea generale dell’Onu (New York dal 6 all’S settembre con la
partecipazione di 188 paesi) che dovrà affrontare e discutere il «Rapporto». Kofi Annan,
segretario generale dell’Onu, ha sottolineato in diverse interviste che «la missione
deirOnu per il terzo millennio consiste nel dare un volto umano all’economia mondiale».
Noi, donne credenti, in tutti i consessi pubblici abbiamo dichiarato che l’obiettivo
dell’economia deve essere quello di migliorare la condizione di vita degli esseri umani,
mantenendo gli armoniosi equilibri naturali creati da Dio nel corpo umano e nella natura. Se è vero che in 55 anni la popolazione mondiale è cresciuta da 2 miliardi e mezzo a
oltre 6 miliardi, occorre garantire nutrimento e vita a tutti, stornando verso il Terzo
Mondo, e in particolare l’Africa sub-sahariana (la regione del mondo più a rischio di fame e epidemie), i benefici economici oggi concentrati nelle mani di pochi. Soprattutto
condividiamo appieno l’obiettivo Onu e ci impegniamo responsabilmente affinché entro
il 2015 tutti i bambini e le bambine del mondo abbiano completato il loro ciclo di istruzione elementare. Ancora oggi nel mondo le donne analfabete sono il 72% della
popolazione mondiale, gli uomini il 47%.
E dall’istruzione che può partire un percorso di dignità e di valorizzazione che possono
bandire lo sfruttamento e la violenza contro le donne. Occorre ribadire con forza che si
tratta di un diritto umano fondamentale, quello all’istruzione, come lo è quello alla salute.
Non possiamo dimenticare, noi protestanti, che la lettura diretta e personale della Bibbia
è uno dei capisaldi della nostra testimonianza. Saper leggere significa anche potersi accostare alla parola di Dio. L’istruzione è un passaggio obbligato per rendere credibile
ogni dichiarazione sullo sviluppo dei paesi poveri.
Doriana Giudici
o
o
o
CM
O
B
G)
(Ü
E
(D
E
3
£
Versetti biblici per annullare le donne
«L
à fuori c’è un mondo diverso... vieni con me!» cosi sollecita Malka sua sorella maggiore
Rivka, affinché non si lasci uccidere da leggi umane che pretendono di interpretare la
_________ volontà di Dio. «Là fuori c’è un mondo...» dove le regole di una comunità fondamentalista (in cui persino fare il tè può assumere un connotato di infedeltà a Dio) non possono continuare a distruggere la gioia e il desiderio vitale di tanti esseri umani.
Il drammatico film «Kadosh» del regista israeliano Citai ci racconta una storia di crudeltà, dove
lo strumento di tortura è una lettura e una applicazione distorta della parola di Dio. Il tutto si svolge in una comunità di un quartiere della città di Gerusalemme che rilancia allo spettatore, visivamente, il senso di abbandono e di desolazione che in realtà è nell’animo dei protagonisti: tutti
con sguardi intensi ma profondamente tristi. In quella comunità religiosa fondamentalista il silenzio e la solitudine dormivano su gesti consuetudinari e antichi di cui alcuni giovani, ma soprattutto
alcune giovani donne, non comprendono più né il senso né la valenza. La giornata di un giovane
marito comincia col ringraziare Dio per non essere nato donna; una figlia deve sposare chi desidera la madre che intende obbedire al rabbino; uno sposo, il giorno delle nozze, ignora le più elementari regole della vita coniugale.
Il rigore di norme tradizionali brucia e cancella la genuinità dei sentimenti più elementari come
l’affetto familiare o l’amore tra coniugi. Soprattutto è negata ogni legittimità, e liceità, al dialogo
fra uomo e donna; appartengono a due sfere separate della comunità. Ad un certo punto, nel
film, un «santo» uòmo dice addirittura: «La vita della donna sta in ciò che l’uomo fa di lei». In
Mtà gli appartenenti alla comunità sembrano degli automi: nessuna spontaneità negli uomini
che parlano solo per versetti biblici né nelle donne, semplici pedine mosse da altri.
A conclusione del film viene da domandarci: «Ma come può continuare la vita di Mehir o di Joi giovani mariti a cui spettano tutti i diritti, se le loro mogli soffrono, scappano, muoiono?
Che cosa c'è di Kadosh cioè di sacro, in queste vite di donne e di uomini snaturati, scarnificati,
^rinullati, privati di sentimenti, sogni, gioia, comprensione reciproca? Kadosh è un film angoscioma utile per comprendere come qualche volta anche la religione può distruggere; soprattutto
^ Un film che richiama tutti noi a domandarci se anche dalle nostre comunità ci sia la voglia di
lUQgire «...là fuori dove c’è un mondo diverso!» cioè un mondo in cui 1 amore per gli altri vince
sull aridità della legge.
g. d.
G«sù può entrare nel nostro tempo?
«Dopo che Giovanni fu messo in prigione, Gesù si recò in Galilea, predicando l’Evangelo
di Dio e dicendo: Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino; ravvedetevi e credete
nell’evangelo...»
Marco 1, 14-20
Ci sono molte frasi nei Vangeli che con poche parole riescono a dare il senso di tutto un
mondo, del nuovo mondo che si apre davanti a noi con la venuta di Cristo e l’annunzio
della sua parola. Fra i tanti passi del Nuovo Testamento mi ha sempre colpito grandemente il racconto della chiamata dei primi discepoli di Gesù, ma in particolar modo il contenuto
della premessa che precede l’episodio. Mi ha impressionato il modo scarno ma essenziale con
cui l’evangelista tratta il racconto e la mia attenzione si è soffermata soprattutto sulla frase «...il
tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino». A mio avviso, in queste semplici parole sta il punto fondamentale dal quale parte il cristianesimo. Da qui riparte l’umanità.
L’avvento di Gesù pone una netta separazione del tempo, tra ciò che era prima della sua venuta e ciò che è dopo. Gesù entra, direi, irrompe nella storia dell’umanità, portandola a tempi
nuo\n, compiendo il tempo dell’attesa: entra, dunque, nella mia storia, nel mio tempo con forza
ma, allo stesso modo, con semplicità. E con estrema semplicità il racconto prosegue sulla chiamata dei primi discepoli. Gesù «semplicemente» li chiama dicendo loro «seguitemi e io farò di voi
dei pescatori di uomini» ed essi, lasciate subito le reti, lo seguirono. Tutto il racconto è fatto di
poche parole, essenziali. Io mi appunterei su quel «lasciate subito le reti» per notare che non ci
furono esitazioni: la disponibilità e la fiducia dei discepoli in ciò che Dio avrebbe fatto delle loro
vite fu totale. Ma oggi come risponderemmo noi alla chiamata di Gesù? Come può Gesù entrare
nel nostro tempo?
Tante volte ci immaginiamo che una chiamata di questo genere sia una cosa altamente impegnativa oltre che in termini spirituali anche in termini di sacrifici materiali, di disponibilità di beni
e di tempo. Forse ci sembrano cose che potevano avvenire in altre epoche ma che oggi non si
possono ripetere, rimangono'relegate in un angolino della nostra mente come fatti quasi leggendari. 11 nostro impegno di oggi spesso si svolge su fronti così prosaici che non assomigliano
neanche un po’ agli avvenimenti descritti nei Vangeli, a quei miracoli compiuti da Gesù e poi dai
suoi discepoli e da coloro che hanno creduto in lui. E allora che cosa può significare oggi rispondere alla chiamata di Gesù? A mia volta mi vengono in mente alcune domande: conosco veramente il Signore, riconosco la potenza del suo spirito che è in me? Sono veramente convinta
che Gesù è entrato nel mio tempo e, perciò, ho illimitata fiducia in lui?
So soltanto che se le mie risposte sono positive non dovrò più aver paura di non essere all’altezza del compito, non dovrò più pensare che sarà troppo duro e impegnativo seguire Gesù perché non so se ne avrò il tempo e le capacità. Tutto scorre in modo semplice, naturale, così come semplice e naturale è stata la sua chiamata. Nel Vecchio Testamento l’Eterno risponde a
Giobbe che si scherniva dicendo di non essere all’altezza della sua chiamata: «Va’ con la forza
che hai». Queste parole mi hanno sempre sorretta nei momenti più difficili. Non mettiamoci in
testa che dobbiamo andare a ogni costo ad arringare le folle o che dobbiamo compiere opere
mirabolanti che possano metterci in luce di fronte al mondo intero. Molto più rrtodestamente
dobbiamo pensare di far bene quelle piccole cose che sono alla nostra portata e che sono
l’espressione dei doni che Dio ha dispensato a ciascuna di noi. Saranno anche piccole cose ma,
se siamo consapevoli che possono rappresentare anche un solo granellino di lievito che pure
non si vede potranno costituire, messe insieme a tanti altri granellini, quella forza che fa lievitare
la pasta e che la rende evidente agli occhi di tutti. In questo modo potremo testimoniare che il
tempo è compiuto, che viviamo in tempi nuovi c che, soprattutto, viviamo nel tempo nuovo del
regno di Dio.
Emera Napolitano
_______________________________________________________________________^_________________y
10
PfIG. Il
KI®ìÌQ2Q(ag^[|® 5i]©‘
,<J
Un'animazione coinvolgente sulla presenza femminile negli Atti degli apostoli e nelle epistole di Paolo
L
Rendere visibili le donne dello Bibbia
Rr
Nel corso degli ultimi anni il nostro gruppo
femminile, sulla scia
degli studi Fdci e delle pubblicazioni della Claudiana, ha
cercato di approfondire le figure femminili dell’Antico Testamento e delle donne dei Vangeli. Molte donne in questo
percorso hanno riacquistato
un volto e nuova importanza
per noi. Però rare volte ci siamo addentrati a conoscere
meglio le donne delle lettere di
Paolo, perché le posizioni che
vengono espresse in queste
epistole sulle donne sono molto contrastanti e non sempre
facili da digerire (almeno a una
prima lettura senza un approfondito studio). Vi propongo di vedere insieme quali sono le donne che vengono
menzionate negli atti degli
Apostoli e nelle epistole (con
esclusione dell’Apocalisse).
Durante l’animazione scrivo su un cartellone tutti i versi dove vengono nominate
delle donne e i loro nomi,
che copro con delle strisce di
carta. Chiedo alle persone
presenti quale donna si ricordano e, nominatane una, scopro il nome. A questo punto
si cerca insieme di dare un
volto al personaggio, dopo
aver dato delle informazioni
essenziali. Chi conduce l’animazione deve prepararsi bene sui vari testi per saperli
collocare nel contesto e poter
raccontare la situazione in
cui quella donna viene menzionata con una certa vivacità. Per la preparazione sono utili: La Bibbia delle donne», voi. Ili e In memoria di lei
della Claudiana. E importante utilizzare questi testi perché alcuni nomi, per tanto
tempo, sono stati dati per
nomi maschili).
Atti 5, 1-11 Saffira; 6, 1-7
le vedove degli Hlenisti; 9, 3643 Tabita (Dorcas); 12, 11-17
Maria e Rode; 16, 1-3 (e Tim.
1,2-5) Eunice e Loide; 16, 1315 Lidia; 16, 16-12 la schiava
indovina; 17, 4 donne e nobildonne; 17, 34 Damaris; 18,
2; 18-19; 26 Priscilla (anche
Prisca); 21,9 quattro figlie di
Filippo, profetesse; 24, 24-27
Drusilla; 25, 13, 26. 30 Bere
nice.
Romani 16, 1- 23 Febe, Priscilla, Maria, Madre di Rufo,
Trifena, Trifosa, Perside, Giulia sorella di Nereo, Giunia (veniva solitamente data per maschio), Olimpia,
Corinzi 1,11 Cloe; 16 Stefana. Fil. 4, 2-3 Evodia. Sintiche. 2 Tim. 4, 21 Claudia. Fm
2 Apfia. Col. 4, 15 Ninfa
(Nympha, in molte vecchie traduzioni viene data per un maschio).
Dopo l’animazione viene
proposto un testo che è
un'elaborazione di fantasia, attraverso il quale si cerca di dare particolare espressività alia
lettura. Una storia fantastica
che ci può aiutare a dare volto
e vita a dei personaggi, e spingerci a uno studio più appronfondito dei testi biblici e a
una ricerca che dia la giusta visibilità anche alle donne.
Apfia I
e Ninfa
Laodicea si trova a circa 12
km a est di Colesse, Già negli
anni 50 del primo secolo esistevano in entrambe le città alcune comunità a cui Paolo scriveva delie lettere ma, mentre le
sue lettere a Filemone e ai Colossesi sono entrate nel canone
del Nuovo Testamento, la lettera alla comunità di Laodicea
sembra che si sia persa.
Nella lettera ai Colossesi leggiamo: «...abbiamo udito parlare della-vostra fede in Cristo Gesù e dell'amore che
avete per tutti i santi. Già prima avete sentito di questo
mediante la predicazione della verità del Vangelo che è venuto fino a voi. Come in tutto il mondo sta portando
frutto così anche da voi dal
giorno che avete sentito e conosciuto la grazia di Dio in
verità» (Col. 1, 4-6).
Come in tutto il mondo anche a Colosse e Laodicea donne credenti hanno fatto crescere la piccola pianticella «chiesa»
e non soltanto uomini come la
tradizione spesso ci vuol far
credere. Due nomi a Colosse e
Laodicea stanno per tante altre
sorelle e le loro storie sono state dimenticate: Apfia e Ninfa. I
racconti su di loro spesso sono
stati (intenzionalmente?) messi
da parte. Per questo deve essere letto con molta attenzione
tutto ciò che ci è rimasto; basta
un detto, una breve frase e uno
squarcio di luce si apre davanti
ai nostri occhi.
Paolo scrive ai Colossesi:
«Salutate i fratelli che sono
in Laodicea e Ninfa e la chiesa che è in casa sua.» (Col. 4,
15). Mentre nella sua lettera a
Filemone in Colosse leggiamo:
«...e al nostro amato collaboratore Filemone, alla sorella
Apfia, ad Archippo nostro
compagno d’armi e alla chiesa che è in casa sua» (Fil. 1).
In quel che segue si fa strada
la convinzione che Apfia fosse
la moglie di Filemone e madre
di Archippo e che Ninfa, la
conduttrice della comunità di
Laodicea, fosse la moglie di un
greco, che non era membro
della comunità. Al marito di
Apfia, il severo Filemone, Paolo scriveva una lettera cordiale.
L’apostolo chiede clemenza e
cristiana benevolenza per lo
schiavo fuggitivo Onesimus.
Secondo questa lettera il marito di Apfia era una persona rispettabile; nella sua casa si riuniva la comunità e proprio da
quella casa il suo schiavo era
fuggito.
Che Ninfa vivesse in altre
condizioni si vede dal fatto che
Paolo saluta la comunità in casa sua. Questo fatto deve essere sembrato inopportuno o incredibile ai futuri redattori della
lettera di Paolo, perché hanno
trasformato Ninfa in un uomo.
Nelle vecchie Bibbie si può leggere infatti; «Salutate Ninfas
da parte mia e la comunità in
casa sua». Probabilmente Ninfa ha svolto un ruolo cosi importante a Laodicea che non le
è stato perdonato per molti secoli. Infatti non potrebbe anche essere stata questa la ragione per cui la lettera che
Paolo ha scritto a lei, la conduttrice della comunità di Laodicea, non è stata inclusa nel
canone del Nuovo Testamento,
che si è perso casualmente?
Che questa lettera esistesse lo
sappiamo dalla lettera ai Colossesi perché li leggiamo:
«Quando la lettera sarà letta
da voi abbiate cura che sia
anche letta nella comunità di
Laodicea, e anche voi leggiate quella che vi sarà mandata
da Laodicea» (Col. 4, 16).
Un testo cosi apre ovviamente porte e finestre per tanti altri pensieri e fantasie: non
è difficile immaginare come
Ninfa e Apfia si scambiassero
le idee sulle lettere di Paolo e
che da un colloquio del genere
potesse uscire più di quello che
è venuto alle orecchie dei padri della chiesa. Possiamo immaginare che Apfia si fosse dichiarata disponibile a portare
la lettera dell'apostolo a Laodicea dopo che era stata letta
durante il culto a Colosse.
Nonostante il tempo fosse
cattivo Apfia si mise in cammino, quella volta. Il fiumiciattolo
Lykos che scorreva lungo la
strada era diventato un fiume
vero e proprio, ormai pioveva
da giorni. Apfia incontrava soltanto poche persone: alcuni
nomadi che portavano capre e
pecore al mercato e, oltre a
questi, non si vedeva anima viva. Apfia aveva premura, non
soltanto per il cattivo tempo,
ma anche per arrivare presto
da Ninfa con la lettera. Appe
na arrivata, dopo aver dato il
mulo in custodia ad uno schiavo, il cappotto, fradicio all’anziana serva, aveva tirato fuori
la lettera dalla borsa.
Ninfa si era seduta subito allo scrittoio per leggere attentamente la lettera. Ogni tanto
chinava la testa in segno di
conferma o approvazione, altre volte chiedeva aiuto ad Apfia per decifrare qualche parola. In altri momenti si fermava
e guardava davanti a sé, poi
continuava a leggere, scuoteva
la testa nel vedere di quante
cose si preoccupa, anche
quando lesse: «..desidero che
sappiate qual duro combattimento sostengo per voi e per
quelli di Laodicea e per tutti
quelli che non hanno vedutola mia faccia....» (Col. 2,1).
Apfia stava in silenzio, osservando la mimica dell’amica.
Anche lei era stata cosi attenta
quando Filemone aveva letto la
lettera durante il culto. Ninfa
leggeva e leggeva senza alzare
lo sguardo finché non aveva
detto: «Ecco, questo proprio
me l’aspettavo». Dopo che
erano state ad Efeso e che
avevano parlato con Priscilla
[Prisca] aspettavano che Paolo
le rimproverasse. E sulla lettera ora si leggeva, nero su bianco: «Donne di Colosse e di
Laodicea, siate soggette ai
vostri uomini» (Col. 3,18).
Apfia non diceva niente ma
approvava visibilmente. Ninfa
continuava: «l vostro parlare
sia sempre con grazia, condito con sale per sapere come
dovete rispondere a ciascuno» (Col. 4,6). «Hai sentito,
Apfia, non te lo scordare, eh!»,
diceva senza alzare la testa.
Poi arrivava alla fine della
lettera, la posava sul tavolo.
Apfia la guardava con attenzione; «Che ne dici», chiedeva.
Ninfa non rispondeva subito.
Dopo aver preso fiato disse:
«Penso che dovremo rispondergli». Ad Apfia questa idea
piaceva e proponeva di farlo
subito. Cosi cominciarono a
esprimere le loro opinioni, e
intanto sfogliavano anche altre
lettere di Paolo di cui avevano
copie, mentre una schiava
portava focacce, insalata, formaggio di capra e vino. Mangiando, continuavano a parlare e, man mano, il contenuto
della lettera appariva sempre
più chiaro davanti a loro.
La lettera diceva: «Ninfa é
stata chiamata da Dio per la
conduzione della chiesa di
Laodicea,. Apfia è stata santificata per il servizio nella chiesa
di Colosse a Paolo, il loro fratello in Cristo, prigioniero a
Roma. La grazia e la pace siano con te e l'amore dello Spirito Santo resti con te ovunque
tu ti trovi. Amen. Ci hai scritto
una lettera preoccupata. Ti
siamo grate che ti fai carico
anche delle questioni delle nostre chiese, visto che le tue
preoccupazioni personali sono
già abbastanza gravi.
Caro Paolo, noi (almeno qui
a Laodicea) non conosciamo
differenze tra sorelle e fratelli,
perciò non sappiamo che cosa
farci della tua richiesta di sottometterci ai nostri uomini “come si conviene nel Signore”.
Che cosa intendi con: come si
conviene nel Signore?. Da nessuna parte Gesù Cristo, il suo
nome sia lodato, ha detto o dato l'impressione che temesse
che noi donne ci potessimo alzare sopra di lui. Al contrario.
Non diceva ai discepoli che dovevano smettere di criticare
Maria Maddalena? Non rimproverava Pietro quando quello
si lamentava di lei?
Di che cosa hai paura, fratello Paolo? Quale donna ti ha ferito, che chiedi a noi tutte di
tacere? Tu vuoi che noi mettiamo il velo. Dobbiamo essere
senza istruzione. Dobbiamo
sottometterci agli uomini e ubbidire in tutto e per tutto a loro. Non può essere vero! Im
maginati se chiunque potesse
pretendere che noi gli dobbiamo ubbidienza; immaginati se
un delinquente volesse che gli
fossimo sottomesse, immaginati se un sadico si aspettasse da
noi abnegazione, immaginati
se un povero diavolo volesse
che fossimo più povere di lui.
In tutto e per tutto la donna
deve essere sottomessa all’uomo? Siamo proprio meravigliate da questa tua richiesta che
non hai scritto soltanto a noi.
Forse non ti rammenti più,
ma ti vogliamo ricordare che
richieste del genere hai già
espresse altre volte.
A Prisca e alle sorelle in Efeso hai scritto: «Donne siate
soggette ai vostri uomini come al Signore; poiché l’uomo
è capo della donna come anche Cristo e capo della chiesa, egli che è il salvatore del
corpo. Ma come la chiesa è
soggetta a Cristo, così debbono anche le donne essere
soggette a loro uomini in
ogni cosa» (Ef. 5, 21)
Ad Eunice, a Loide e a Listra hai scritto: «E così preghino anche le donne con abiti
decenti, con modestia e
semplicità. I loro ornamenti
non siano complicate pettinature, gioielli d’oro, perle e
vestiti lussuosi. Invece siano
ornate di opere buone, adatte a donne che dicono di
amare Dio. Durante le riunioni le donne restino in silenzio, senza pretese. Non
permetto alle donne di insegnare né di comandare agli
uomini, devono starsene
tranquille» (1 Tim. 2,9ss).
A Febe e alle sue sorelle a
Corinto hai scritto; «Cristo è il
capo di ogni uomo, e il capo
di ogni donna è l’uomo e il
capo di Cristo è Dio. Ogni
uomo che prega o profetizza
a capo coperto fa disonore al
suo capo che è Cristo, ma
ogni donna che prega o profetizza a capo scoperto disonora il suo capo, cioè suo
marito perché è lo stesso che
se fosse rasa. Perché se la
donna non si copre il capo
con il velo allora si faccia anche rasare. Ma se è cosa
vergognosa per una donna
farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta il velo...»
(1 Cor. 11, 3ss).
Alla comunità di Creta hai
scritto: «...anche le donne anziane tengano un comportamento degno di persone cre
denti: non facciano pettegolezzi e non siano schiave del
vino. Invece sappiano dare
buoni consigli per insegnare
alle donne più giovani ad
amare il marito e i figli, le
aiutino a essere prudenti, caste e buone, ad avere cura
della casa e a essere sottomesse ai loro mariti. Così
nessuno potrà dir male della
parola di Dio». (Tit 2, 3ss).
E a noi, le donne nelle chiese di Colosse e Laodicea stai
scrivendo ora: «Voi donne siate sottomesse ai vostri uomini cosi com’è giusto di fronte
al Signore”» (Col. 3, 18).
Ma che strana chiesa sarebbe questa se si comportasse
davvero cosi come tu desideri!
No, Paolo caro, noi non siamo
diventate cristiane per essere
più oppresse e sottomesse di
quanto eravamo prima. Nella
via nuova noi andiamo a testa
alta, senza velo, sagge, colte e
coraggiose, com’é giusto di
fronte al Signore. Noi non siamo disponibili a collaborare alla costruzione di una chiesa dove la nostra forza femminile, la
nostra saggezza e la nostra sapienza, la nostra persona non
hanno voce in capitolo. Con le
tue richieste non metti soltanto
in questione i nostri ministeri
ma anche la nostra spiritualità,
la nostra conoscenza, la nostra
esperienza. In una chiesa come
la vedi tu non avremo altro da
fare che servire altruisticamente e ubbidire ciecamente. Questo per noi è troppo
poco. E ti chiediamo di non
diffondere più opinioni simili.
Saluta per favore tutte le sorelle e i fratelli che sono con te
e sii sicuro che noi pregheremo per voi. Nel nome di tante
altre sorelle ti salutano la tua
Apfia e la tua Ninfa che ha
scritto questa lettera di propria
mano. (Senza che suo marito
sapesse niente, voleva quasi
aggiungere, ma Apfia le aveva
ricordato che questo non poteva interessare Paolo, visto che
suo marito non era cristiano e
non faceva parte della chiesa,
quindi non lo aggiunse).
Hanno scritto veramente
questa lettera? Forse. Ma
l’hanno spedita? Apfia l'ha
portata con sé a casa trascrivendola in bella copia. Le venivano rimorsi di coscienza. Nin
Apfia pensava che forse non
credeva a quello che scriveva?
E però spingeva l’amica a spedire la lettera... ma ormai era
fatta! Un giorno Filemone
trovò la lettera: la lesse, h
buttò nel fuoco e... picchiò la
moglie. Le proibi una volta per
sempre di incontrarsi con Ninfa. Ma sarebbe potuto accadere di peggio...
Apfia gli ubbidì. L’aspetto
tragico delle donne cristiane
era che esse credevano che
attraverso il battesimo, erano
liberate da Cristo e che quindi
sarebbero diventate persone libere e di pari diritti. Non erano tanto i mariti quanto i fratelli in fede che toglievano loro
«la base sotto i piedi» dove in
realtà pensavano di stare ben
salde. Il percorso della storia
ecclesiastica avrebbe avuto influenze diverse se le donne
avessero protestato più chiaramente e più coraggiosametite contro il comportamento
degli uomini? O non si sono
accorte che i loro spazi venivano limitati, anno dopo anno,
concilio dopo concilio, perché
si sentivano uguali e di pari diritti nelle attività dell’amor
prossimo, nelle assemblee, nei
culti, delle scoperte di fede, ma
non lo erano?
Visto che non potevano credere che tra di loro potessero
esistere vincitori e vìnti, non
hanno lottato. Giovanni aveva
detto: «I vincitori li farò sedere insieme a me sul mio tro
no, COSI come io mi sono seduto da vincitore insieme al
Padre mio sul suo trono»
(Ap. 3, 21). Il trono della chiesa cristiana era staio velocemente occupato. E la lotta era
finita prima ancora che le donne potessero iniziarla.
Alle donne cristiane é capitata la stessa cosa che è capitata alle donne dell’Amazzonia, le quali non fortificavano
le loro città perché non immaginavano che una città, una
casa, un tempio, una ciea, una
donna disarmata potessero essere assaliti ed eliminati. Non
ritenevano possibile che Dio
potesse permettere un'ingiustizia di questa portata e non potesse difendere i loro diritti. E'
per questo li hanno persi.
Karola Stobäus
fa tentava di persuaderla. Paolo aveva riguardo per i loro
sentimenti? Esprimeva liberamente quel che pensava. O
fper elaborazione di questo
testo ho utilizzato: Und Prisca
ließ sich nicht beirren’
di Ingeborg Kruse Gütersloher
Verlagshaus. Gütersloh 19941
Scrive
mi è
Fdei
Congresso
edu (Demo
cjesca) ad Es
ti hanno e
seienne An
loro nuova
tifo con il 9
le successo
ottenuto da
sidente di i
sione delle
che unisce
partito con
donna del
orientale (D(
La Demo
desca è prei
crisi in seg
scandalo de
sogno di nu
integri che
del partito
pantano dei
Merkel è, c
adatta a qui
ha nulla a cl
ro illegale; <
grande pop
diabase. H
bilità di affé
se troppo L
per esempio
store protes
un partito c
cesimo non
gione ma l
basa su un
mondo gei
molto patrie
nella sua in
le. H precec
presidente i
KoH, ne er<
anche se n
mente far di
di agire solt;
ne cattolica.
Kohl ese:
come figura
di Angela M
la scoperte
orientale, ;
R
La
11
[}i]©T[l2D(a5^Q®
PAG. Ili
lÄBiillÄi
orse non
scriveva?
ica a speormai era
ilemorie
lesse, la
oicchiò la
volta per
con Nin
0 accade
-’aspetto
cristiane
ano che,
IO, erano
he quindi
ersone llNon eranto i fravano loro
» dove in
stare ben
;lla storia
avuto ine donne
più chiajiosamen'tamento
1 si sono
zi venivapo anno,
3, perché
di pari diell’amor
iblee, nei
fede, ma
vano erepotessero
inti, non
mi aveva
arò sederli io trosono seisieme al
) tronoi
iella chie3 veloce, lotta era
le le don
e è capile è capiAmazzoii ficavano
on immaittà, una
dea, una
iati. Non
che Dio
n'ingiusti’ non podiritti. E'
ersi.
Stobàus
■ di questo
Jnd Prisca
li beirren’
utersloher
-,loh 19941
Una Giovanna D'Arco della Cdu tedesca
flngela Merkel
Scrivo questa nota che
mi è stata richiestadalla
Fdei all’indomani del
Congresso del partito della
Cdu (Democrazia cristiana tedesca) ad Essen, dove i delegati hanno eletto la quaranteseienne Angela Merkel quale
loro nuova presidente del partito con il 96% dei voti. Un tale successo non è ancora stato
ottenuto da nessun nuovo presidente di partito. È l'espressione delle grandi speranze
che uniscono i membri del
partito con questa coraggiosa
donna della ex Germania
orientale (Ddr).
La Democrazia cristiana tedesca è preda di una profonda
crisi in seguito al cosiddetto
scandalo dei fondi neri e ha bisogno di nuovi quadri dirigenti
integri che aiutino la politica
del partito a tirarsi fuori dal
pantano dei conti neri. Angela
Merkel è, come nessun altra,
adatta a questo compito. Non
ha nulla a che fare con il denaro illegale; è integra e gode di
grande popolarità e appoggio
Ja base. Ha però vere probabilità di affermarsi? Non è forse troppo un corpo estraneo,
per esempio come figlia di pastore protestante aH’interno di
un partito cattolico? Il cattolicesimo non è soltanto una religione ma una cultura, che si
basa su una concezione del
mondo gerarchico e perciò
molto patriarcale, in ogni caso
nella sua impronta tradizionale. B precedente cancelliere e
presidente della Cdu, Helmut
KoW, ne era un buon esempio
anche se non si può naturalmente far derivare il suo modo
di agire soltanto dalla sua origine cattolica.
Kohl esercitò il suo potere
come figura paterna, si occupò
di Angela Merkel e, dopo averla scoperto nella Germania
orientale, nel Brandeburgo,
chiamandola «la mia ragazza»
la aiutò a progredire, la nominò persino ministro dell’Ambiente, ma controllava
ogni sua dichiarazione e la richiamava non appena si allontanava dalla sua linea.
La cultura cattolica è d’altra
parte anche magnanima, piena di gioia di vivere; ha infatti
il diritto canonico, ma nella
realtà è spesso meno rispettosa della legge ed è tenuta a rispettare meno principi statali
di quanto lo desideri la cultura
protestante. Forse proprio
perché è gerarchica, ammette
aperture di slittamento. Si fanno semplicemente molte cose
senza chiederne il permesso,
ciò dà luogo a positive possibilità come ad esempio l’intercomunione in molte comunità di
base. Però, d’altro canto, questa pratica racchiude anche i
suoi pericoli, per esempio
quando il lealismo personale
conta di più delle leggi. Proprio come nello scandalo dei
fondi neri, nel quale il padre
adottivo di Angela Merkel e alcuni dei suoi seguaci si sono rifiutati semplicemente di rivelare i nomi dei donatori che
hanno colmato i conti neri'e
perciò apertamente hanno
contravvenuto alle stesse leggi
alle quali hanno prestato giuramento.
Angela Merkel viene invece
dalla tradizione protestante. E
vissuta da ragazza e da giovane donna autonoma, indipendente e coraggiosa nel sistema
autoritario della Ddr. Si è
mantenuta fedele a se stessa,
quando poco a poco si emancipava da Kohl e quando, come segretaria generale della
Cdu, mostrava un proprio coraggioso profilo durante gli
scandali degli ultimi mesi e,
senza ferire altri, insisteva sulla
necessità di scoprire e dire la
verità ad ogni costo. Oggi la
Merkel cerca di guardare avanti e di dare al partito la sensazione che non soltanto una
nuova generazione e uno stile
femminile, meno patriarcale,
entrano in azione, ma anche
nuovi contenuti; mi convince
personalmente molto del suo
modo di agire, anche se non
sono in nessun modo vicina alla linea politica della Cdu.
Angela Merkel è aperta,
senza trucchi, con chiari concetti etici della politica e con
una buona dose di coraggio e
di valore. Molte donne sperano che la via imboccata dalle
sue colleghe Rita Suessmuth
(Cdu: fu a lungo ministro delle
famiglie e delle donne e poi
presidente della dieta federale)
oppure Hildegard Hamm
Bruecker (Fdp) continui e che
sviluppi con forza altri rapporti
più umani e più democratici.
Ci si chiede se potrà sottrarsi
alle condizioni delle regole maschili e se potrà mantenere il
suo potere istituzionale e trasformarlo in senso positivo.
Certamente ha bisogno del sostegno a lungo termine di persone con idee affini, cioè di
cittadini e cittadine pronti alle
riforme. Vedo in ciò una sfida
per noi donne nel darci una
nuova spinta a impegnarci in
politica in modo più forte.
Insieme a Angela Merkel e
altre donne politiche convincenti potremo forse costruire
un pezzo della terza via, che si
trova al di là dell’adeguamento
al potere maschile e della rassegnazione. A quest’ultimo
scopo la Merkel indica con
chiarezza la via del realismo e
della critica costruttiva, dei criteri etici e della solidarietà nella politica. Senza menzogne.
Ciò potrebbe essere allettante
anche per parecchi uomini.
Elisabeth Raiser
(traduzione di Graziella Coisson)
Resoconto del primo convegno regionale
La Fdai in Calabria
In un piccolo paese di montagna, Dipignano, si è tenuto il
primo convegno femminile regionale della Fdei. È stata una
gran festa: da tutte le comunità
calabresi sono arrivati nutriti
gruppi di donne che hanno
inaugurato cosi l'arrivo del
nuovo millennio.
B tema «Donne e violenza»,
molto sentito da ciascuna delle
partecipanti, è stato sviscerato
sia da un punto di vista biblico,
grazie alla ricca e brillante reladonc di Anna Riverso (comunità di Catanzaro), sia da un
punto di vista sociale, grazie ad
tma significativa e coinvolgente
animazione tratta dall’opuscolo
^Itre il silenzio» (la storia di
Giovanna), che ha parlato da
sé, del dramma della violenza
sulle donne. Il luogo incantevoi® che ha ospitato il convegno
era l’ex convento dei benedettidel 1500, ignorato dai classici itinerari turistici, messoci a
uisposizione dall Amministranone comunale che, rallegrataS’per la scelta del luogo, è sta? presente nella persona della
oft.ssa Maria Rosaria Focà,
3s^ore alla Cultura.
^ Fdei e la Ffevm hanno
Unito le proprie forze perché il
ema coinvolgeva entrambe e
perché tenere due convegni
l®3i°nali in realtà piccole dove
_“^rie che si muovono, coDre 1 P^PPisrno, sono sempur avendo poco
Pipo a disposizione, è soltanvei^ spreco di energie. Vicedi i’ ^?P° una full-immersion
imi?^ giornata, è più fruttuoso
I Pegare le forze nel lavoro
1^^' perché il tema della viosiasi I d’altra parte qualsce i tema), non si esauri“i uno o più convegni. È
stata nominata la prima coordinatrice regionale Fdei, Rosa
Maria Pozzanghera (Chiesa
valdese di Reggio Calabria).
La presenza sul territorio
della Chiesa valdese a Dipignano è già ben consolidata: ne è
testimonianza la bella comunità dove si è tenuto il culto,
presieduto dalla pastora Silvia
Rapisarda che ha predicato su
Giudici 19, un eclatante esempio di violenza sulle donne.
Molto apprezzata la presenza
di rappresentanti cattoliche del
Sae, di chiese cattoliche del
posto e del sovrintendente del
16® circuito, pastore Winfrid
Pfannkuche.
Elena Chines
Il Vaticano e le donne
Le donne e l'Ona
Il 14 marzo scorso, durante
una conferenza stampa alla
sede delle Nazioni Unite, a
New York, Anika Rahman, direttrice del programma internazionale del «Center for Reproductive Law and Policy» ha
chiesto di equiparare la Santa
Sede a tutti gli altri organismi
religiosi che partecipano alle
attività Oun come Ong (cioè
Organizzazione non governativa).
Attualmente il Vaticano è,
con la Svizzera, uno «Stato osservatore permanente, non
membro delle Nazioni Unite»,
una posizione considerata da
oltre 450 organizzazioni mondiali come «ambigua». La modalità di partecipazione della
Santa Sede alle assemblee
deirOnu deve essere parificata
a quella di tutte le altre religio
ni. Durante la stessa conferenza stampa Amparo Claro, direttrice della Latin American
and Caribbean Women’s
Health Network, ha denunciato l’atteggiamento anti-femminista del Vaticano durante l’attuale sessione del Comitato
preparatorio alla sessione speciale dell’Assemblea generale
sulla condizione delle donne.
Il Vaticano, infatti, insieme
ai rappresentanti di alcuni stati a governo fondamentalista
islamico ha accettato, nei testi
Onu, l’uso del termine «prospettiva di genere» ma non
quello di «autonomia delle
donne» o «libertà delle donne»
0 «eguaglianza delle donne».
Infine anche Bene Madunagu,
presidente del Girl's Power
Initiative in Nigeria, ha affermato che, su temi riguardanti
1 diritti delle donne, il Vaticano ha imposto posizioni che
ignorano la laicità delle Nazioni Unite e 1’esistenza di altre
opzioni.
da «Adisca», periodico
bisettimanale cattolico
di informazionie religiosa
Decimo Congresso delle Unioni femminili della Ffvem
Essara strumantì di Dio
Il 29 - 30 aprile e 1® maggio 2000 si è tenuto a
Santa Severa il X Congresso delle Unioni e Gruppi femminili delle chiese evangeliche
valdesi e metodiste dal titolo
«Una sola è la vostra guida, il
Cristo» (Matteo 23, 10). La relazione del Consiglio evidenziava, attraverso alcune riflessioni su 2000 anni di cristianesimo, avvenimenti tristi e tragici. Anche oggi, come ieri, i
mass media ci portano in casa,
in tempo reale, immagini di
guerre, di massacri, di continue violazioni dei più elementari diritti di uomini, donne e
bambini.
Dal Congresso è perciò venuto l’invito ad essere più fiduciose e a lasciarsi guidare dal
Signore, nella consapevolezza
che siamo tutti degli strumenti
nelle sue mani... Dalla Relazione sono emersi dubbi e perplessità, ma soprattutto l’impegno delle sorelle del Consiglio,
che hanno visitato Unioni e
Gruppi, rammaricandosi però
non aver potuto visitare più
realtà femminili, sia per mancanza di tempo sia per le notevoli distanze che ci dividono. Si
è anche sottolineato lo scarso
numero di Unioni presenti al
congresso proprio nel momento in cui nelle chiese luterane e
avventiste si costituiscono
Gruppi e Unioni femminili e si
auspica perciò una maggiore
collaborazione fra le unioni ed
il Consiglio per incoraggiare e
stimolare il lavoro delle donne,
cercando di coinvolgere il più
possibile, sorelle più giovani, in
esperienze diverse da quelle
delle nostre unioni.
A Luserna San Giovanni si è
costituito, da tre anni, un gruppo di sorelle più giovani, che si
ritrovano una volta al mese per
approfondire la conoscenza di
donne della Bibbia e della
Riforma, per riflettere sui diritti
umani, e per vedere film su tematiche affrontate durante i
nostri incontri. A Roma l’Unione di via 4 novembre svolge
un’attività di raccolta e distribuzione di indumenti a persone
bisognose, che permette loro di
evangelizzare e ascoltare i problemi di fratelli e sorelle, spesso
in difficoltà e lontani dalla loro
terra.. Le sorelle di Udine, Gorizia e Trieste hanno lavorato
con donne kosovare, serbe e
musulmane, aiutandole a risolvere i loro problemi.
Durante i lavori del Congresso è stata data la parola ad
Andrea Sigret, presidente del
Comitato europeo delle donne
metodiste, che ha parlato
dell’impegno delle donne metodiste in diversi paesi del
mondo. Franca Long ha invece portato al Congresso i saluti
della Tavola valdese e ci ha
esortato a confrontarci con la
nostra fede, per essere in grado di controllare i profondi
cambiamenti che stiamo vivendo e ricordandoci che le donne
sono emerse in tutti i momenti
determinanti della storia, dando il loro contributo.
Largo spazio è stato dato ai
tre gruppi di lavoro: Animazione biblica, Diaconia e Spiritualità. 11 primo gruppo, partendo
dalle parole di una preghiera
«Che ci sia pace sulla terra e
che inizi con me» doveva riflettere su come lavorare insieme
per la pace nel mondo. Pace
vuol dire mettersi in discussione, ascoltare l’altro, amare il
prossimo. Dobbiamo imparare
ad ascoltare l’altro, perché
spesso l’incontro con persone
diverse può aiutarci a capire
che «il Signore, lassù, è il padre di tutti.», come mi ha risposto un giorno una «zingara»
pentecostale costretta a fuggire dalla Romania, che cercava
di racimolare un po’ di soldi
per comprare il latte per il figlio di tre anni. Conoscere le
ragioni di un comportamento
che spesso ci dà fastidio non
può che metterci in discussione e portarci a condividere i
doni che abbiamo ricevuto gratuitamente.
Il secondo gruppo ha riflettuto sulla «Diaconia». La diaconia
è un riflesso del nostro rapporto con Dio, è il frutto della fede
e non si può dissociare dalla
predicazione. Il servizio e la
predicazione sono entrambi atti di testimonianza. La predicazione senza servizio rende vana
la pienezza dell’Evangelo e la
diaconia senza predicazione è
solo azione sociale separata
dall’annunzio dell’Evangelo.
Il terzo gruppo, servendosi
del Dizionario biblico ha cercato di definire il termine «Spirito
Santo». Lo Spirito Santo è
presente fra gli uomini nella
persona di Gesù, come potenza che sostiene la chiesa e che
trasforma la vita degli uomini.
Sovente abbiamo difficoltà a
riconoscerlo nelle azioni che
noi e altri compiamo, a volte
inconsapevolmente. 11 gruppo,
alla fine della sua riflessione,
ha elaborato un proprio credo.
Giulia D’Ursi
Credo nello Spirito Santo
Padre celeste, mi avvicino a te
e tento di esprimerti la mia fiducia.
Come posso non riconoscere ed accogliere
il tuo Spirito all’opera nella forza dell’agire
che tu dai alle donne e agli uomini?
Essi senza il tuo Spirito non possono nulla.
lo credo che lo Spirito Santo
è la potenza di Dio,
la sorgente della vita
la guida del credente.
lo credo che lo Spirito Santo è Dio
che va da un luogo all’altro,
dall’altezza della sua maestà
alla bassezza del nostro peccato,
dalla santità della sua gloria
alla miseria della nostra debolezza.
10 credo che nello Spirito Santo
11 Padre e il Figlio
sono presenti e operanti
e che questa presenza e azione del Padre
si sono realizzate in modo perfetto nel Figlio.
Io credo che lo Spirito Santo
parla e testimonia di Dio Padre e Figlio
alle donne e agli uomini,
che li ammaestra e convince.
lo credo che lo Spirito Santo,
potenza di rigenerazione,
opera in ogni singolo credente dandogli nuova vita,
la certezza di essere figlie e figli di Dio.
Che rivela loro realtà sconosciute,
che guida le loro preghiere ed intercede per loro.
Io credo che dove opera lo Spirito Santo
l’uomo non può più rimanere quello che era.
Lo Spirito Santo lo divide dal peccato e lo giustifica,
lo unisce al corpo di Cristo
affinché egli possa mettere
a disposizione dell’umanità
i doni che gli sono stati elargiti.
Io credo che lo Spirito Santo,
come nel giorno della Pentecoste,
continua ad operare nella chiesa
e a distribuire i suoi doni
oggi, per tutti i tempi, fino al ritorno di Cristo Gesù.
Amen
Magari Rossella!
Rossella Casonato, nata nel 1964, ha studiato teologia a
Roma, alla Facoltà valdese, laureandosi nel 1990, e a Berlino.
Da 10 anni vive e lavora a Amburgo, in Germania, nell’ambito della Chiesa luterana.
Dopo parecchi anni di impegno quale responsabile delle attività con i bambini della scuola domenicale e con il gruppo
giovanile nella Kirche am Markt di Hamburg-Niendorf, ha
svolto due anni di vicariato e a settembre ’99 ha completato
la formazione, superando l’esame finale di teologia.
Il 5 dicembre 1999 è stata consacrata pastora della chiesa
luterana «Martin Luther» di Amburgo-Iserbrook, dove esercita
ora il suo ministerio.
La Fdei le augura uno speciale «Buon lauoro» e, attraverso lei, augura a tutte le giovani donne che nel nuovo secolo, in cui ormai siamo da mesi entrate, si dedicheranno
con competenza e amore alla testimonianza cristiana
12
PfIG. IV
ÍÍK KI®TQ2Q(3EßQ(5)
VENERDÌ 1'
Una guida allo studio creativo della Bibbia
Il libro di Rut
La cultura protestante attraverso la vita di due donne
Come foto sbiadite
La Società biblica britannica & forestiera, già Libreria Sacre Scritture, lo
scorso 3 marzo ha presentato
al pubblico a Roma, nella prestigiosa sala del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, una delle sue ultime pubblicazioni, lo studio del Libro di
Rut, cosi come proposto dalla
dottoressa Ranjini E. Rebera.
La Bibbia racconta come
Dio ha dimostrato la sua fedeltà verso l’umanità nei secoli
passati e la storia di Rut ne è
un chiaro esempio. Nonostante i millenni che ci separano
dal momento della stesura del
libro di Rut, la lettura creativa
proposta da Ranjini E. Rebera
rende questo libro ancora molto attuale. Attraverso un percorso di studio comunitario,
applicando moderne dinamiche di gruppo ci porta alla scoperta della fedeltà di Dio per
l’uomo e per la donna del terzo millennio. Lo studio proposto affronta questioni di grande rilievo per il nostro tempo e
per la nostra società sempre
più multietnica e culturalmente
pluralista; l’identità, le differenze, le etnie, la comunità.
Se il lettore o la lettrice sono
preparati a raccontarsi la storia in prima persona e a interagire con il testo, i problemi
di identità, differenza, collocazione. etnia e genere possono
essere individuati ed esaminati.
Utilizzando svariati strumenti,
la guida vuol mostrare i diversi
modi in cui è possibile leggere
il testo per dar vita a una più
profonda esplorazione del
messaggio in esso contenuto,
e questi processi incoraggeranno i lettori a muoversi liberamente dal mondo di Noemi,
Rut, Booz. alla comunità di
Betlemme e alle realtà del
Appuntamenti
Campo a
Tramonti
Dal 29 luglio al 6 agosto, al
Centro evangelico ecumenico
Luciano Menegon di Tramonti
di Sopra (Pd), si svolgerà un
campo organizzato dal Comitato del centro in collaborazione con la Fdei. aperto a uomini e donne, dal titolo: «Comunicare. comunicare la fede».
Coordinatrice: past. Francesca
Cozzi
Nei tempi della mondializzazione e dei mezzi di comunicazione di massa, riflettiamo sulla comunicazione tra noi. tra
uomini e donne, in famiglia,
nella comunità e riflettiamo su
come comunichiamo la fede.
Quota di partecipazione £.
360.000.
Iscrizione valida solo se accompagnata da caparra di £.
50.000 da inviare tramite
c.c.p. 11088598 intestato a
Silvano Fani, viale Miramare,
15-34121 Trieste
Sabato 19 agosto 2000
Torre Pellice
Alle ore 14 inaugurazione
dell'archivio delle donne.
Dalle ore 15 alle 19 momenti di riflessione sul Manifesto delle donne protestanti,
sul tema della violenza, sulla cancellazione del debito
dei poveri saranno intercalati da momenti ricreativi,
in una cornice di manufatti
e produzioni artistiche di
donne evangeliche.
Alle ore 21 presentazione
del nuovo libro di Bruna
Peyrot.
mondo cui i lettori stessi appartengono.
Gli strumenti comunicativi
utilizzati in questo libretto sono
soltanto un piccolo esempio
dei percorsi creativi attraverso
i quali la Bibbia può essere letta, affinché possa parlare alla
gente nelle più svariate situazioni, e si prestano alla conduzione di uno studio sia personale che collettivo. Gli studi ci
collegano al messaggio contenuto nella Bibbia e alla sua importanza per la nostra epoca.
La prospettiva più ampia
delle motivazioni che hanno
portato a preparare questa guida consiste nello sfidare i lettori a celebrare nuovamente la
fedeltà e l’impegno di Dio verso la sua gente. Impegnati come siamo a mantenere il passo
con il repentino mutare del
mondo, tesi nello sforzo di capire gli interrogativi posti dalle
nuove tecnologie globali, dai sistemi economici e dagli ordini
del giorno politici, spesso diventa difficile individuare la
presenza di Dio al di fuori della .
nostra esistenza personale. La
sfida rivolta a chiunque si avvicina alla Bibbia con fede consiste allora nel permettere che la
parola di Dio ci aiuti a vedere
la sua presenza nel mondo, oggi, e a risponderle.
Ranjini E. Rebera è consulente per i problemi della comunicazione, in particolare fra
uomo e donna. Di famiglia originaria dello Sri Lanka, nata in
Australia, risiede solitamente
negli Stati Uniti d’America, nel
New Jersey. È un’educatrice e
collabora a programmi di lettura e studio creativo della Bibbia; progetta laboratori di strategia della comunicazione per
la trasformazione e la preparazione delle donne ai ruoli di
guida nelle chiese e nella società. Oratrice di fama internazionale e scrittrice che ha
all’attivo numerose pubblicazioni, fornisce consulenza, fra
l’altro, alla World Student Christian Federation, al Consiglio
ecumenico delle chiese, alla
Christian Conference of Asia,
ai Consigli ecclesiastici nazionali di vari paesi, all’American
Bible Society, alle United Bible
Societies, all’Alleanza riformata mondiale e alla Federazione
luterana mondiale. È membro
della Uniting Church of Australia, e attualmente frequenta
la Calvary United Methodist
Church di Dumond (nel New
Jersey). Moglie, madre e nonna, la Rebera descrive se stessa come una cui «piace esser
donna in questo momento della storia».
Il volumetto, di 64 pagine, è
edito dalla Società biblica britannica & forestiera e costa L.
12.000. Per ulteriori informazioni rivolgersi a; SBB&F - via
IV Novembre, 107 - 00187
ROMA - Tel. 06-69941416
Fax 06-69941702 - email
info@societabiblica. it
Mara La Posta
Mi chiedo quanto sia
stato oneroso, per
l’autore, infilarsi in
panni femminili per saperci
descrivere in modo cosi reale i
sentimenti, gli atteggiamenti,
le passioni, le delusioni di due
sorelle, Sophie e Clotilde, protagoniste di una storia che si
svolge tra la fine del 1800 e
l’inizio del 1900. due donne
che potrebbero benissimo essere i personaggi di un romanzo dei nostri giorni per quanto
appaiono determinate e in un
certo senso emancipate.
A queste si aggiunge una
terza donna, tenuta volutamente nell’ombra, la madre, a
cui le lettere delle figlie sono
indirizzate. Lei non lascerà mai
la vecchia casa, sarà il traitd’union della famiglia, pronta
ad accogliere con pacata gioia
valdese l’arrìvo delle figlie, a
leggere, rileggere e conservare
le loro lettere fino alla morte,
quando affiderà al nipote diciassettenne il suo testamento
spirituale.
Belle le pagine che descrivono la «chiamata» di Clotilde,
esposte dall’autore con pacatezza, per il timore che quel
mutamento avvenuto in una
sola notte possa apparire agli
occhi del lettore come una forma di pazzia. Una sola notte.
dunque, durante la quale fuori
e dentro la casa si vive un momento particolare; in una stanza sta per concludersi una vita,
quella della sorellina Jeanne,
mentre fuori un vento tempestoso travolge ogni cosa rendendo la casa e il paesaggio
un ambiente impressionante
ed evocativo.
Sono frequenti i viaggi per
le due protagoniste, peccato
che non ci vengano descritte
più dettagliatamente le condizioni in cui essi si svolgevano,
poiché con la sua spiccata fantasia e il sintetico realismo
l’autore ci avrebbe regalato altre pagine avvincenti.
Diversi e importanti sono
pure i cambiamenti nell’animo
delle due sorelle. E il caso di
Sophie, che da ragazza perbene, puritana e pia, si trova a
fare la dama di compagnia a
signore e signorine per la
maggior parte malate di nervi,
immerse in situazioni anche
forti, come quella vissuta con
Doroty che la sconvolge alquanto.
La scopriamo manifestante
a Lione nel 1903, in seguito a
un innamoramento che si tramuterà in passione per Auguste, un uomo appartenente a
un mondo totalmente diverso
dal suo ma il cui amore la segnerà talmente da consentirle
di vivere il resto della sua esistenza appagata dal ricordo di
quel periodo. Anche Clotilde,
nell’East End, si affaccia su
una realtà che prima neppure
immaginava, e affronta altri
mutamenti quando l’amicizia
con il dott. Alsop le spalanca
gli occhi e la mente su dissapori religiosi fra la sua incrollabile fede protestante e quella
di lui, pastore battista, dagli
orizzonti più vasti e votata a
portare e a vivere la parola di
Dio in modo tanto gioioso
quanto efficace.
f-.i
DICONO DI NOI
La autrici daiia Ciaudiana
Per curiosità ho spulciato l'archivio dei libri
editi dalla Claudiana,
per verificare in che misura vi
fossero opere di donne. Bisogna premettere che l’archivio
non è purtroppo completo
per quanto riguarda i libri
stampati nel XIX secolo;
completa è, invece, la parte
relativa al secolo scorso. Va
inoltre sottolineato come nel
secolo scorso molte fossero
le opere anonime; ma la
maggior parte di queste sono
opuscoletti di carattere polemico. I motivi per cui questi opuscoletti di 8 o 16 pagine fossero anonimi non mi è nota, ma
uno dei motivi è sicuramente quello di
non esporsi eccessivamente alle ire della
gente. Ritengo improbabile che vi siano
donne far gli autori di queste pubblicazioni, poiché in tale periodo le donne che
scrissero per la Claudiana produssero
esclusivamente narrativa.
11 primo libro con una donna come autrice, una traduzione dall’inglese, è una
pièce teatrale scritta da Annetta Ross in
collaborazione con padre Clemente; la
trama è interessante in quanto narra della
conversione di due ragazze al metodismo,
definito in una nota nel seguente modo:
«Metodista è il nome dato in Inghilterra
per disprezzo a coloro che divengono cristiani, come in Francia e in Svizzera è dato il nome di Momier a coloro che si occupano seriamente della loro salute eterna». Questo libro fu pubblicato nel 1863.
Suddividendo le opere scritte da donne
per decenni si ottiene la seguente tabella:
ANNO TITOU ANNO TITOLI
1861-870 1 1931-940 12
1871-880 2 1941-950 2
1881-890 8 1951-960 13
1891-900 6 1961-970 5
1901-910 7 1971-980 7
1911-920 4 1981-990 11
1921-930 8 1991-999 30
Complessivamente abbiamo 112 titoli
scritti 78 autrici, escludendo le autrici dei
tre volumi a più voci, cioè Riletture bibliche al femminile. La Bibbia delle donne
e Le donne delle minoranze. Valutare il
numero di autori maschi è difficile, ma sicuramente sono parecchie centinaia,
mentre i titoli editi dalla Claudiana in 150
anni sono alcune migliaia.
Passando ai contenuti,
bisogna sottolineare come
tutti il libri di donne editi
prima del 1951 fossero di
narrativa. Fra le autrici più
feconde si deve ricordare
Nelly Donini-Buffa, con 8
titoli pubblicati presso la
Claudiana fra il 1921 e il
1954 e, negli anni 195060, Edina Ribet con cinque. Nel 1951 appare il libro di Emma Forti Cardoso Laines, Vita
di Gesù e suoi insegnamenti attraverso i
quattro Evangeli, un libro di ben 354 pagine per 124 capitoli, in cui un brano dei
Vangeli riguardante la vita di Gesù viene
commentato. Dello stesso anno è poi il libro di Margherita Fürst-Wulle Canti della
Riforma, tema che l’autrice approfondirà
ulteriormente per pubblicare nel 1974 il
bel libro II canto cristiano nella storia
della musica occidentale.
Nel 1969 appare il primo studio storico
scritto da una donna: Donatella Gay Rochat, La Resistenza nelle valli valdesi;
mentre vengono pubblicati i primi due ti
toli a carattere etico scritti da
donne: Margherita Gay Meynier. La prostituzione e i
suoi problemi e Maria Girardet. La coscienza cristiana
dinanzi all’aborto, ambedue
nella collana «Attualità protestante». Nella stessa collana
nel 1972 appare il primo libro di «teologia femminista»;
Letty Mandeville Russel. Liberazione della donna in una
prospettiva biblica.
Nel 1974 fa la sua comparsa la sociologa Miriam Castiglione, con il suo primo titolo I neopentecostali in Italia. Dal 1985, e in particolare dopo il 1989, la Claudiana inizia a pubblicare regolarmente testi di teologhe, quali Sòlle, Schottroff, Schiissler Fiorenza e
Elizabeth Green. Se si esclude la Bibbia
delle donne, l'unico commentario scritto
da una donna edito dalla Claudiana è I libri di Ruth, Ester e
Giona, scritto dall'olandese
Johanna W. H. van WijkBos. Da segnalare inoltre
le due autrici de II popolo
del libro. Silvia Gastaldi e
Claire Musatti, in quanto
sono le prime il cui libro è
stato tradotto all’estero (al
momento in 5 lingue).
Come si può notare un
terzo delle pubblicazioni
sono apparse negli ultimi
vent’anni, in coincidenza ovviamente con
una maggiore presa di coscienza delle
donne. Contemporaneamente la produzione femminile si conquista spazio anche
in settori fino ad allora preclusi. Nel biennio 1998-1999 si è giunti a un rapporto
tra le pubblicazioni scritte da donne e
quelle scritte da maschi di 12 a 39. Non
ci si può che augurare che il contributo
delle donne alla diffusione del pensiero
protestante continui ad aumentare, come
avvenuto negli ultimi vent’anni.
Manuel Kromer
direttore editoriale dell’Editrice Claudiana
È ancora Clotilde che ii,l
Germania si trova a condivide.!
re il quotidiano con gli zingatj
finiti nel mirino del nazismolei che ascolta le parole di |
pastore protestante che la vq. '
gliono convincere della neces-l
sità, per l’Europa, di ordine e
giustizia; lei che si assume riy.
carico di portare nella propria
borsetta la bomba destinata a
un attentato al Furer. Infine la
visita al Musée du Désert, nelle
Cévennes, la porta a fermarsi!
stupita davanti al quadro delle
prigioniere della Tours de
Constance che nuovamente
mette a dura prova la sua religiosità.
Nel leggere questo libro ci si
ritrova veramente in quella casa cosi valdese, seduti su quella
«vasta terrazza circondata da
vasi di fiori curatissimi», si prova il piacere di intingere una
fetta di «crostata appiccicosa,
del tipo pigliamosche» nella
tazza di «tea», seduti nel salotto
buono in compagnia della cugina Fanny. Sophie e Clotilde,
due foto sbiadite che però impressionano l’animo con le intense emozioni che sanno suscitare.
Maria Luisa
Gariglio Gente
COME FOTO
SBIADITE
1;
i:t^ij5iNAt’'i3iTSoaK:n3wa.i vaîüëêê-.
QAtiDyw er,'
*1
componenti
del
Comitato
nazionale
Fdei
Doriana Giudici
presidente
via del Casaletto 385
00151 Roma
Emera Napoletano
vicepresidente
via Croce Rossa 34
90144 Palermo
Maria Grazia Sbaffi
segretaria
via Racagni 24
43100 Parma
Marina Bertin
tesoriera
via Qlivet 12 ,
10062 Luserna S.Giovanni (lol
c.c.p. n. 36083103
Daniela Manfrini
via Cosimo del Fante 14
20122 Milano
Elena Chines
via Casalaina 32
95126 Catania
Angele Ralalanirainy
vai Riccardo Zandonai 84/a
00194 Roma
Lidia Ribet
responsabile per la GMP
via IV Novembre 107
00187 Roma
Daniela Ferrara
responsabile per la stamp<^
via S. Pio V 15
10125 Torino
Fascicolo interno a RIFORMA
n. 20 del 19 maggio 2000.
Registrazione Tribunale
di Pinerolo n. 176/1951Responsabile ai sensi di legS
Piera Egidi.
Edizioni Protestanti srl, via sa
PioVn. 15 bis, 10125Torin •
Stampa: La Ghisleriana, Monau
I1C
Itemh
con fot
Recen
to luo
del prime
Chiesa va
ufficialmt
soprattuti
evangelizz
nascia e si
pastore B
nel 1902).
si è aperta
to 8 aprii
pubbliche
no della <
Bibbia, cc
elaborati (
ca di Rom
se edizior
quelle api
munità loi
della sua e
da, mostra
cursus stc
libertà reli
terza, sicu
sitata e qu
to un mai
interesse,
togiafica
sulla comi
chino, dag
temporan
un bazar c
telli e sor
una pesca
piùsfortui
Me 19,1
ze della bc
polare di
avuto luog
dibattito
Emanuele
ra, protesti
colo e nell
concerto c
e Ja prese
del past. 1
scia Stori
valdese in
Matilde li
tendo pre
autore per
Testi
«Alla f
Pachino
di circa
che traei
dalla col
resisten!
allo scirc
che la fil
sando n
dell’usu
dei cont
gente co
pane, pi
mache r
colte e I
del mare
quell’epi
dese inv
dicalo ri
famiglie
denti: e
vennero
torio e 1
fibbe co
uditori
più vasti
oontenei
Sul fit
tembre
curiositi
sulla pi
corriera
«
Sooted
13
venerdì 19 maggio 2000
Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
nne
I
de che iJ
‘ condivide.!
gli zingari,,
•1 nazismo.^
arole din!'
che lavo'
iella neces
di ordine e
ìsSume ritidia propria
destinata a
ir. Infine la
Ȏsert, nelle
a fermarsi ;
uadro delle
Tours de
lovamente
la sua reli
0 libro ci si
T quella cadi su quella
condata da
mi», si proingere una
ppiccicosa,
:che» nella
1 nel salotto
ia della cu; e Clotilde,
le però ima con le in; sanno su
aria Luisa !
alio Gente
enti
to
ile
i5
IO
iffi
riovanni 1
5
e 14
ainy
nai 84/a
, GMP
di
stampo
Celebrati con un culto pubblico con centinaia di persone, tre mostre e un bazar
1100 anni della Chiesa valdese di Pachino
/ temi delle mostre sono stati: la Bibbia, la libertà religosa in Italia e la storia della comunità
con fotografie e documenti storici Buona la partecipazione delle chiese evangeliche siciliane
NINOGULLOHA
Recentemente ha avuto luogo la celebrazione
del primo centenario della
Chiesa valdese di Pachino,
ufficialmente nata nel 1899
soprattutto grazie all’opera
evangelizzatrice di Biagio Panascia e successivamente del
pastore Banchetti (arrivato
nel 1902). La manifestazione
si è aperta alle ore 16 di sabato 8 aprile con tre mostre
pubbliche, allestite all’interno della chiesa. Una sulla
Bibbia, contenente pannelli
elaborati dalla Società biblica di Roma e Bibbie di diverse edizioni e lingue nonché
quelle appartenenti alla comunità locale nei primi anni
della sua esistenza; la seconda mostra proponeva un excursus storico e ideale sulla
libertà religiosa in Italia; e la
terza, sicuramente la più visitata e quella che ha suscitato un maggior entusiasmo e
interesse, era una mostra fotografica e documentaria
sulla comunità valdese di Pachino, dagli inizi a oggi. Contemporaneamente si apriva
un bazar di lavori fatti da fratèlli e sorelle della chiesa e
Una pesca, dal titolo «Anche i
pivi sfortunati vincono».
Alle 19, nella sala conferenze della banca di Credito popolare di via Unità, hanno
avuto luogo una conferenzadibattito tenuta dal past.
Emanuele Fiume sulla culturaprotestante nel nostro secolo e nella nostra società, un
concerto della corale di Prali
eia presentazione del libro
del past. Pietro Valdo Panasela Storia di una famiglia
valdese in Sicilia, da parte di
Matilde Incorpora, non potendo presenziare lo stesso
autore per motivi di salute.
L'interno della chiesa di Pachino con, a sinistra, la mostra sulla storia della comunità
La sala era piena sia di
evangelici che di amici cattolici e un momento significativo è stato l’intervento del vescovo di Noto, Giuseppe Malandrino, la cui presenza e le
cui parole sicuramente dimostrano il clima molto diverso
che si respira tra le due comunità rispetto al passato; un
clima di dialogo (anche se diversificato), di confronto, di
collaborazione nel sociale, di
rispetto reciproco. Sono finiti
i tempi delle sassaiole, delle
polemiche fini a se stesse, dei
pregiudizi senza criterio, anche se le diversità rimangono
e anzi potrebbero diventare
motivo di riflessione e di arricchimento reciproci.
La manifestazione è continuata domenica 9 aprile, con
un culto pubblico presieduto
dalla pastora Daniela Santo
ro. Purtroppo, per il mal tempo, non è stato possibile tenerlo in piazza, per cui si è
deciso di farlo al cine-teatro
«Politeama» con i suoi 700
posti. Nonostante l’ampiezza
della sala, la platea era quasi
piena in quanto, oltre agli
amici di Pachino e alla comunità valdese locale, erano
presenti: la corale battista di
Siracusa, la corale valdese di
Prali e le comunità di Catania, Scicli, Lentini, Fioridia,
Riesi, Palermo, che con la loro presenza hanno voluto solidarizzare con i fratelli e le
sorelle di Pachino.
Importante, anche dal punto di vista emotivo, la presenza di alcuni pastori che sono
stati a Pachino negli anni
scorsi: Sommani, Giambarresi, Ribet, Magri, Grill e i messaggi dei pastori e degli amici
impossibilitati a intervenire
personalmente. Il culto ha
avuto termine con due interventi significativi; quello del
moderatore della Tavola valdese e del sindaco. Mauro
Adamo, che ha sottolineato
l’importanza che ha avuto e
ha tuttora nel territorio la presenza della Chiesa valdese.
È stata sicuramente una
manifestazione riuscita, che
ha premiato gli sforzi organizzativi dei fratelli e delle
sorelle che si sono impegnati
alla preparazione. Speriamo
che non rimanga solo la soddisfazione dell’oggi, ma che
possa essere stata un’occasione per l’inizio di un nuovo
periodo contrassegnato da
una rinnovato risveglio della
comunità e da momenti di
evangelizzazione nel tessuto
sociale della città.
WÈ Le vicende di un secolo di presenza evangelica nella città siciliana
Testimoniania della Parola e aumento dell'Istruzione
«Alla fine del secolo scorso
Pachino era un paese agricolo
di circa dodicimila abitanti,
che traeva le sue risorse vitali
dalla coltivazione della vigna,
resistente più di altre piante
allo scirocco e alla siccità, ma
che la filossera distrusse, causando miseria e incremento
dell’usura. L’alimentazione
dei contadini e della povera
gente consisteva in un po’ di
pane, polenta senz’olio, lumache raccolte nelle terre incolte e nei pascoli del feudo
del marchese Di Rudinì. Fu in
quell’epoca che la Chiesa valdese inviò a Pachino dei predicatori, su richiesta di due
famiglie evangeliche ivi residenti: evangelisti e pastori
vennero da Catania e da Vittoria e la loro predicazione
ebbe così grande successo e
uditori così numerosi che i
più vasti locali non potevano
eontenere.
Sul finire del mese di settembre 1899 suscitarono viva
euriosità dei forestieri scesi,
sulla piazza centrale, dalla
eorriera che collegava la sta
zione ferroviaria di Noto a Pachino: erano Biagio Panascia,
colportore-evangelista, prestante di presenza, con folta
barba nera, e sua moglie Vincenza Giardina, con una bimba in braccio, Ester, nata a
Caltagirone da cui provenivano. Si stabilirono a Pachino
per la diffusione della Bibbia
e la predicazione dell’Evangelo. Egli si mise subito all’opera, prese in affitto un locale a
piano terra nei pressi della
piazza, lo aprì al pubblico e vi
affluirono uomini, donne,
fanciulli, desiderosi di ascoltare la lettura e la spiegazione
del Vangelo. Purtroppo ben
presto egli si rese conto che
l’analfabetismo sarebbe stato
il più grave ostacolo per lo
svolgimento del suo ministero. Come infatti avrebbe potuto offrire la Bibbia ai suoi
uditori ed esortarli a leggerla
se non sapevano leggere?
Comprese quindi la necessità
di istituire una scuola serale
per adulti, a cui affluirono in
molti, desiderosi di apprendere; degli uomini si occupa
DII KAWOtmU 7w~
ìw- 35.000
i 4.O.OCO ÀÀ/yiac xjOjùoL i 3.500 da 'ttOtòaxt.
428^9205 i/v^XtedCoXid cu ; EcU*«<r»ù. t^tc-stSoAiti.
del -^a/wcLAClii - Z¿M59 OOli.toaiO' V. P. 28
va il ministro, delle donne la
moglie. L’opera di evangelizzazione della Chiesa valdese
si è sempre resa benemerita
nell’incremento dell’istruzione popolare e nella lotta contro l’analfabetismo.
Gli evangelici ritengono che
la vita spirituale di ogni credente si alimenti con la lettura della Bibbia da loro ritenuta sola regola e autorità in
materia di fede. Ogni cristiano deve giungere a una conoscenza personale dell'Evangelo di Gesù Cristo, l’Evangelo
dell’amore di Dio e della salvezza per grazia mediante la
fede. L’appello è rivolto alla
coscienza di ogni credente, al
suo senso di responsabilità,
onde egli stabilisca un rapporto personale con Dio, senza altre mediazioni al di fuori
di quella del nostro Signore
Gesù Cristo, vero Dio e vero
uomo, perché sta scritto: “V’è
un solo Dio e anche un solo
mediatore tra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo”.
La predicazione evangelica
attecchì in breve tempo a Pachino: si cantavano gli inni
per le vie cittadine, si evangelizzava di casa in casa, nelle
farmacie, nei negozi, al mercato. L’entusiasmo era grande
e la gente era desiderosa di
ascoltare la predicazione dell’Evangelo. Perciò, nel 1902,
fu Inviato anche il pastore
Giuseppe Banchetti, uomo
dotto e grande conferenziere,
che riusciva a predicare quasi
tutte le sere e attirava un uditorio di circa 700 persone; le
donne, per ascoltare, si affacciavano alle finestre e se.
qualche sera, si sospendeva
l’adunanza, molti esprimevano rammarico. Già dopo tre
anni si impone la necessità di
avere un luogo di culto e, nel
1903, si procede alla costruzione di un tempio, sulla via
Torino, nel centro cittadino.
Banchetti aveva la tempra
di riformatore sociale e diceva che il più grande peccato
della cristianità è quello delle
ingiustizie sociali. D’accordo
con lui, Panascia scrive che
l’Evangelo non è solo salvezza dell’anima, ma anche redenzione sociale e, nel 1908,
per combattere l’usura e dare sollievo allo stato di miseria in cui si trovavano contadini e artigiani, per assicurare loro crediti agevolati, aiuti
in natura, zolfo, solfato di rame, attrezzi agricoli, insieme
ad alcuni soci fondatori, vaidesi e cattolici, istituisce la
“Cooperativa produzione e
lavoro", oggi Banca di Credito cooperativo che, da quasi
un secolo, rappresenta una
grande risorsa per l’agricoltura e ogni altra attività lavorativa di un centro che oggi ha
una popolazione di circa
25.000 abitanti».’*
La fondazione della Chiesa
valdese rappresenta dunque
un avvenimento che fa parte
della storia di Pachino, e la
celebrazione del suo primo
centenario dovrebbe essere,
ce lo auguriamo, un’occasione di festa non solo per gli
evangelici, ma anche per tutti
i nostri concittadini.
C*) da Storia di una famiglia
valdese in Sicilia di P. V. Panascia - Ila Palma, Palermo, 2000.
AGENDA
19 maggio
IVREA — Alle 21, nella sala di Santa Marta, il Gruppo ecumenico donne organizza un incontro con la pastora Giovanna Pons sul tema: «Progresso scientifico e bioetica; quale
eredità per le generazioni future?».
22 maggio
NOICATTARO (Ba) — Alle 19,30, alla chiesa parrocchiale
S. Maria della pace (v. Vitale 10), il past. emerito Rosario Bagheri presenta la traduzione interconfessionale in lingua
corrente della Bibbia a cura del Gruppo ecumenico di Bari.
23 maggio
BOLOGNA — Alle 20,45, nella chiesa metodista (v. Venezian 1), il Gruppo biblico interconfessionale organizza un
incontro condotto da Jon Rimboi e Roberto Bottazzi sul tema: «I testi sapienziali nella liturgia ortodossa - La sapienza
biblica nell’epoca della New Age».
MILANO —Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), il Centro culturale protestante organizza il
terzo incontro del ciclo dedicato all’«Annuncio cristiano
della risurrezone dei morti nel Nuovo Testamento e oggi», a
cura del pastore Fulvio Terrario, sul tema: « Nuovi cieli e
nuova terra (II Pietro 3, 13; Apocalisse 21, 1); le dimensioni
politica e cosmica della risurrezione».
24 maggio
SAVONA — Alle ore 17, in corso Mazzini 25/3, a conclusione del ciclo di incontri dell’Università delle tre età sul protestantesimo, il pastore Franco Becchino parla sul tema: «Protestantesimo e povertà».
LA SPEZIA — Alle ore 17,30, nella chiesa metodista (via
Da Passano 29), Marco Sciaccaluga, condirettore del Teatro
stabile di Genova, tiene una conferenza sul tema: «Protestantesimo e teatro».
25 maggio
TORINO — Alle 16 e alle 20,45, nella sala valdese di via Pio
V 15 (primo piano), per il corso di formazione su «Chiarezza
delTApocalisse», il prof. Eugenio Corsini parla sul tema: «La
grande meretrice - capp. 17-18».
NAPOLI — Alle 18,30, nella chiesa battista (v. Foria 93), il
past. Emanuele Casalino presenta il libro di Franco Scaramuccia «Un’avventura di fede. L’opera missionaria di Edward
Clarke (1820-1912)» (ed. Claudiana). Sarà presente l’autore.
MILANO —Alle ore 18, nella sala della libreria Claudiana
(via Sforza 12/a), la pastora Elizabeth E. Green tiene una
conferenza sul tema: «Al di là di Dio padre? Guardare il “Padre Nostro” con occhi di donna».
26 maggio
UDINE — Alle 18, nella chiesa metodista (pz. D’Annunzio
9), il prof. Tiziano Sguazzerò parla sul tema: «“... e vedranno
il Figlio delTuomo venire sopra le nubi del cielo con grande
potenza e gloria” (Matteo 24, 30); suggestioni messianiche
ed escatologiche nella filosofia europea del Novecento».
27 maggio
ALESSANDRIA — Nella chiesa metodista (corso Borsalino
24), alle ore 17, l’Istituto per la storia del Risorgimento organizza una presentazione del libro di Augusto Comba «Valdesi e massoneria». Partecipano l’autore e il prof Aldo Mola.
BOLOGNA — Alle 17,30, nella chiesa metodista (v. Venezian 1), si tiene una conferenza-concerto dal titolo «Attorno
alla “Offerta musicale” di J. S. Bach», con musiche di Bach,
Porpora, Kunhau, Vivaldi.
FIRENZE — Alle 17, al Centro culturale protestante «P. M.
Vermigli» (via Manzoni 19/A-21), il past. Fulvio Ferrario parla sul tema: «Gesù Cristo nella società post-cristiana».
28 maggio
VENEZIA MARCHERÀ — A partire dalle 10, nella chiesa
battista, si svolge la settima Festa delle scuole domenicali organizzata dalla Federazione di chiese evangeliche del NordEst. Per informazioni tei. 041-5202285.
SANT’ANTONINO DI SUSA (To) — Alle 15,30, nella chiesa
battista, si tiene la festa per i 106 anni di vita della locale comunità. Dopo il culto tenuto dal pastore Adriano Dorma
sarà offerto un rinfresco al Villaggio «M. L. King».
TORINO —Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele II 23, per la serie «Musica e preghiera», l’organista
Edoardo Narbona esegue musiche di Bach, Buus, Froberger.
29 maggio
BARI — Alle ore 18, nell’Aula magna «Mons. E. Nicoletto»
dell’Istituto di Teologia ecumenica (piazza Bisanzio e Rainaldo 15), si tiene una tavola rotonda sul tema; «Unità della
chiesa per l’unità europea», commento alla Charta Oecumenica. Intervengono la past. Patrizia Pascalis, il domenicano
Giancarlo Locatelli e padre Mihai Griga, ortodosso rumeno.
Modera Filippo Casamassima, direttore dell’Istituto di
Scienze religiose di Bari.
90
gioventù evangelica
ABBONAMENTI
normale........................L. 45.000
sostenitore....................... 90.000
estero............................60.000
«3 copie al prezzo di 2».........90.000
cumulativo GE/Confronti........... 90.000
versamenti da effettuare sul ccp n. 35917004 intestato a:
gioventù evangelica - via P. Lambertenghi, 28 - 20159 Milano
14
r
PAG. 10 RIFORMA
ì .
Commenti
VENERDÌ 19 MAGGIO 200o
0|ERD119I'^^
1 Riformai
QUALI ALTERNATIVA
PERI FIGLI DEI ROM?
ANNA MAFFEI
Questa è la vicenda di Gordana e Gringo, lei bosniaca, lui ceco, entrambi di etnia Rom. Il
Tribunale dei minori di Milano
aveva disposto che i loro figli
fossero affidati a due istituti religiosi. Fin qui tutto normale,
nessun giornale si sarebbe neppure accorto di un fatto del genere. Chi, come l’Opera nomadi,
lavora fra gli «zingari» sa che
questa è, per moltissimi di loro,
vita quotidiana. Gringo e Gordana però, dicono le cronache,
non si erano rassegnati: avevano deciso di «rapire» i loro figli
e portarli via. Ma nella loro fuga
per l’Italia, una volante dei carabinieri ha fermato il loro furgone alle porte di
Grosseto. Dopo
un controllo si è
scoperto che i
bambini stipati
lì dentro erano
stati sottratti indebitamente
agli istituti che li
avevano in custodia. Di conseguenza sono
stati riportati
di forza in un altro istituto: sono Romano di un armo, Drasko
di due, Slajana, la più grande, di
nove, degli altri tre il giornale su
cui ho letto la notizia (ne ho
consultati altri due:
Lallontanamento dai
genitori e il ricovero
negli istituti non è lo
soluzione ideale
ne giusta quella di allontanare i
bambini dai genitori che non
possono assicurare loro un’esistenza decorosa perché sono
poveri, e poi la loro assistenza
costa alla collettività dai tre ai
cinque milioni al mese? È quanto avviene per la maggioranza
di questi casi. E poi, a quale concetto di salute si fa riferimento
con queste strategie di intervento? Nell’istituto saranno nutriti
e curati, almeno ce lo auguriamo (anche negli istituti andrebbero intensificati i controlli),
ma chi potrà dare a Romano,
Drasko, Slajana e agli altri tre
l’amore del loro padre e della loro madre? 0, in fondo in fondo, pensiamo che
i nomadi non siano in grado di
amare e di educare i propri figli?
Certo a tutti noi
stringe il cuore
vedere nelle nostre città bambini
in braccio al pa
ma è la più tregüente dre o alia madre,
_________________________ in mezzo al traffi
uno non ne
parla, l’altro la riduce a poche
righe) non riporta neppure i nomi. La motivazione del Tribunale per il provvedimento era solo
accennata nell’articolo: le precarie condizioni di salute dei bambini, di più non dice.
Ecco, ora i bambini sono stati
riportati in istituto: i diritti dei
bambini alla salute saranno finalmente rispettati. Forse. Ma
questa vicenda, simile a tante
altre che conosco anche di persona, ha fatto riaffiorare alla
mia mente vecchie domande.
Possibile che noi. Repubblica
italiana, non siamo riusciti a
elaborare soluzioni alternative a
quella di allontanare, seppure
provvisoriamente, i figli dalle
famiglie soprattutto quando,
come accade spesso per i Rom,
le ragioni per la malferma salute dei bambini non stanno nel
disinteresse, né nella mancanza
di amore, nella malattia mentale dei genitori o nella violenza,
ma nella povertà?
E quanto spenderà lo stato
per quei bambini che ha affidato all’istituto religioso? Possibile che spenda meno di 500.000
lire al mese per ognuno di loro?
Forse molto di più. E dunque
per sei bambini spenderà al mese molto di più di tre milioni.
Appare a qualcuno una soluzio
co respirare i gas
di scarico delle auto, «usati»,
per così dire, per intenerire automobilisti e passanti e raccogliere qualche lira in più di elemosina. Eppure la nostra società crea forse per loro qualche
alternativa? È vero, non è facile,
ma qualcuno ci prova?
La realtà è che la nostra società non spende nulla per loro,
neppure qualche briciola caduta
dalla tavola del nostro bilancio
per allestire loro dei campi attrezzati di acqua, luce, docce e
gabinetti, in spiazzi che non si
trasformino in paludi quando
piove 0 in discariche piene di topi, come avviene nella periferia
di Napoli. Lo stesso stato pensa
però ai loro figli, qualche volta, e
alla loro salute, ma solo allontanandoli dai genitori (i giudici
dei minori dovrebbero avere altri dispositivi legislativi o sociosanitari a loro disposizione), costruendo così una futura generazione di nevrotici e disadattati. Quello stato che poi riempie
gran parte delle celle dei suoi
istituti di pena di quegli stessi
nevrotici e disadattati di cui non
si è preso cura quando erano
bambini. Prevenire è meglio che
curare. Sì, ma non lo si fa. Siamo
in attesa di una politica sociale
che sia un po’ più lungimirante,
e anche forse un po’ più intelligente. E siamo in attesa di qualcuno in più che si faccia interprete dei diritti dei poveri che,
finché non giunga il Regno, saranno sempre con noi. Perché
Dio li ama più di tutti gli altri.
i: !>■/) 1)ku.k.Vau,i
ht "
M.DK.SI
REDAZIONE CENTRALE TORINO:
Via S. Pio V, 15-10125 Torino, tei. 011/655278
011/657542 e-mail: redaz@riforma.it;
REDAZIONE NAPOLI:
Via Feria, 93 - 80137 Napoli - tei. 081/291185
fax 081/291175. e-mail: riforma.na@mbox.netway.it;
REDAZIONEPINEROLO:
Via dei Mille. 1 - 10064 Pinerolo, tei. 0121/371238
fax 0121/323831. e-mail: edipro@tpellice.it
fax
DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone. Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Piervaldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecctìi, Alberto Bragaglia. Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri. Fulvio Ferrano, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardiol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa Nini, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto, Gian Paolo Ricco,
Fulvio Rocco. Marco Rostan. Mirella Scorsonelll, Florence Vinti Raffaele Volpe
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Armand-Hugon: GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
STAMPA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovi - tei. 0174-42590.
EDITORE: Edizioni Protestanti s.r.l. - via S, Pio V, 15 bis -10125Torino,
ABBONAMENTI sul c.c.p. n 14548101 - intestato: Edizioni Protestanti (vedi sopra)
, ordinario: L. 105 000; ridotto: L 85.000; semestrale: L 55.000;
IIéIIS tv sostenitore L 200.000,
Estero r i
ordinario L 170 000; v. aerea
sostenitore: L. 250.000
L. 195 000; semestrale: L. 80.000:
Tariffe inserzioni pubblicitarie: a modulo (42,5x38 mm. Riforma - 37x45 mm, L'Eco delle
valli valdesi) E 30 000, Partecipazioni: mm/colonna £ 1.800. Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
1998
Associato alla
Unione stampa
periodica italiana
Riforma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
L'Eco delle valili valdesi registrata dal Tribunale (ji Pinerolo con il
n. 175/51 (modifiche registrate il 6 dicembre1999).
Il numero 19 del 12 maggio 2000 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 10 maggio 2000.
Uniti
dall'Evangelo
questa nostra realtà di minoranza ben divisa, il Salmo ci
raggiunge come una sfida a
realizzare ciò che è bello e ciò
che piace a Dio. Quali sono i
motivi per i quali Dio vuole
che fratelli e sorelle in fede
dimorino insieme? Ricca ne
ha indicati due. 11 primo è
che stando insieme puoi finalmente scoprire tutti i fratelli e le sorelle che hai e che
non conoscevi ancora (ma ci
sono anche i fratelli e le sorelle che abbiamo perso per
strada). Insomma, è meraviglioso scoprire che hai più
fratelli e sorelle di quanto
pensassi, sicché la tua comunità diventa sempre più
grande: «È bello che fratelli e
sorelle dimorino insieme per
scoprire che la chiesa di Dio è
più grande della tua comunità». Il secondo motivo è
che Dio non dà tutto a uno e
niente agli altri, ma dà qualcosa a ciascuno affinché solo
insieme si abbia la pienezza
dei doni di Dio. «Per questo ha concluso Ricca - abbiamo
bisogno gli uni degli altri,
perché il tuo dono Dio lo ha
dato a te per me. Senza questo scambio di doni saremmo
tutti più poveri, non perché
Dio non ci ha dato abbondanza di doni, ma perché
non ce li siamo scambiati. E
non ce li siamo scambiati
perché non abbiamo dimorato insieme!».
Questa parola biblica lanciata da Ricca nel campo delle chiese evangeliche italiana
è, in sostanza, ancora tutta da
scrivere. Dio l’ha scritta per
noi. Dobbiamo ora noi scriverla con le nostre vite. Il culto di ringraziamento per i
duemila anni dalla nascita di
Cristo ha tentato, in qualche
modo, di percorrere la difficile direzione indicata dalla
predicazione. Non erano infatti presenti solo rappresentanti e membri delle chiese
federate (valdesi, metodisti,
battisti, luterani. Esercito della Salvezza). Tra gli invitati
hanno preso la parola per
una breve testimonianza Lticio Altin, presidente neoeletto dell’Unione delle chiese
cristiane avventiste del 7"
giorno in Italia, Silvano I.illi,
presidente della Chiesa evangelica internazionale e vicepresidente della recentissima
Federazione delle chiese evangeliche pentecostali, Giacomo Loggia, coordinatore
della Chiesa cristiana pentecostale italiana e infine Gaetano Sottile, presidente
dell’Alleanza evangelica italiana. Mancavano i rappresentanti delle Assemblee di
Dio in Italia. Ma, in questi anni, la Feci ha promosso con
tutti un dialogo in vista di una
CHE il pestaggio nel carcere di Sassari ci sia stato è
ormai convinzione comune.
Come è altrettanto vero che il
lavoro degli agenti carcerari
non è facile, anche a causa
del sovraffollamento: strutture predisposte per ospitare
36.000 detenuti ne ospitano
attualmente 54.000 e le situazioni esplosive ne sono le
conseguenze. Questo non
gitistifica atti illegali, ma è
inevitabile che le tensioni
aH’interno delle carceri siano
a un livello insostenibile. Ci
vuole ben altro che i discorsi
dei politici e lo stanziamento
di qualche miliardo.
Permettetemi un ricordo
personale. Ero giovane pastore in Sardegna, quando nei
primi Anni 50 ricevetti una richiesta di visita da parte di un
detenuto del penitenziario di
Castiadas, uno dei più brutali
d’Italia, a una sessantina di
chilometri da Cagliari. Otte
testimonianza comune, malgrado forti differenze teologiche ed ecclesiologiche.
Differenze non tali comunque da impedire di sentirsi tutti evangelici. I) modo di
vivere il culto, le preghiere
spontanee, gli inni della fede,
che spaziavano dai classici
della Riforma agli spiritual
afroamericani hanno dimostrato, ancora una volta, che
esiste un’unità evangelica
che emerge soprattutto nei
tempi difficili. Quello che
stiamo attraversando non è
certo paragonabile al periodo
del fascismo (in cui spesso
evangelici di varie denominazioni si trovarono uniti
contro la dittatura e il culto
della violenza) ma è pur sempre un tempo di profondo
smarrimento, di mancanza di
punti di riferimento, di progetti chiari. Tutto diventa grigio in questa notte postmoderna e vince soprattutto la
religiosità disimpegnata e
spettacolare.
Nel corso del culto sono
state raccolte offerte per l’istituendo «Servizio di spiritualità, liturgia, musica» varato
FACOLTA VALDESE
DI TEOLOGIA
Sessione intensiva in Facoltà
(22), 23, 24, 25 giugno
Indirizzo: Biblico
responsabile: prof. Daniele Garrone
Esame
Teologia dell’Antico Testamento
Teologia del Nuovo Testamento
Unità: «Vita, morte e resurrezione nella Bibbia e oltre»
Programma: giovedì 22: arrivo, cena e sistemazione in convitto.
Inizio lezioni: venerdì 23: ore 9-12,30 e 15,30-19;
sabato 24; 9-12,30 e 15,30-19; domenica 25: 9-12,30.
Convitto: pensione completa da giovedì 22 cena a domenica H
colazione £ 150.000. Pensione completa da venerdì pranzo a
domenica 1“ colazione £ 140.000. Supplemento camera singola,
cad. notte £ 30.000 pasto £ 15.000. Iscrizione: studenti iscritti
al corso a distanza £ 20.000 uditori non iscritti £ 50.000.
Mi iscrivo, pensione completa da giovedì cena
Mi iscrivo, pensione completa da venerdì mattina
Mi iscrivo, richiedo la camera singola (se disponibile)
Mi iscrivo, solo pranzo venerdì e sabato
PIERO bensì
mito il permesso (dopo sei
mesi di pratiche al ministero)
mi recai a Castiadas e mi trovai di fronte un uomo di
mezza età dal fisico possente,
un gigante. Prendendomi le
mani e piangendo mi raccontò la sua storia. Anni prima aveva scoperto che la
moglie lo tradiva e senza esitare aveva ucciso con un’accetta la moglie e il suo amante. Condannato all’ergastolo,
era stato destinato al carcere
duro di Castiadas. dove era
giunto come una belva infe
sabato 13 maggio dal Comitato generale della Fcei insieme
al suo Consiglio e che sarà oggetto di dibattito nella prossima assemblea della Fcei prevista per fine ottobre a Santa
Severa. Uscendo dal grande
tempio valdese di piazza Cavour, la cui pastora Maria Bonafede aveva rivolto un invito
iniziale a ritrovare la nostra
unità in Cristo, a ogni partecipante è stata offerta una copia del Nuovo Testamento
dal direttore della Società biblica, Valdo Bertalot.
La Scrittura è il pane della
chiesa cristiana, qualunque
nome essa abbia. Di quella
chiesa di cui solo Dio conosce
la reale consistenza e che dovrà, nel terzo millennio, continuare a costruire l’unità nella diversità. Non basta invocarla, pregarla, sospirarla, occorre costruirla giorno per
giorno. In questo compito,
tutto interno al mondo evangelico, sta la promessa di un
futuro più costruttivo rispetto
a un passato segnato sovente
da sterili chiusure. Cerchiamo
quindi di voltare pagina e di
scriverne un’altra migliore.
rocita. Picchiava tutti, compagni e carcerieri. Passava il
tempo più in isolamento che
nella sua cella. Un giorno gli
capitò fra le mani un Nuovo
lestamento, di quelli inviati
dalle .Società bibliche. Stentatamente incominciò a leggere e quelle parole risvegliarono nel suo cuore la memoria
di altre parole udite da giovane in una chiesa evangelica
che aveva poi abbandonato.
Fu come un colpo di fulmine:
l’annunzio della grazia di Dio
trasformò quell’uomo.
i*»\cnire
Uniti come martiri
Il quotidiano legato ai vescovi italiani affronta diffusámente, come è logico, la
giornata di domenica 7
maggio, dedicata alla celebrazione, nell’emblematico
luogo dèi Colosseo, dei
martiri cristiani, e lo fa in
un’ottica che mette l’accento sull’unità dei cristiani. Così è per esempio perii
commento di Domenico
Del Rio (9 maggio, «Avvenire» non esce il lunedì): «La
convinzione di fede, della
fede di ogni cristiano, è che
la salvezza viene per mezzo
di un avvenimento, la croce
di Cristo, che non è una insignificante peripezia nello
svolgersi della storia. (...)
Ora, nemmeno la croce
toccata ai testimoni della
fede del nostro secolo è una
insignificante peripezia nel
corso della storia. (...) È
quanto ha intravisto Giovanni Paolo II (...): la redenzione dei cristiani disuniti.
Il sangue degli antichi martiri era seme di nuovi cristiani. Il sangue dei martiri
del ventesimo secolo sarà
seme di cristiani nuovi, cristiani che a’vranno ritrovato
l’unità e l’amore: “cristiani
uniti nel dolore”, come ha
detto Wojtyla».
Lo stesso giorno infatti il
vescovo anglicano John
Hind dichiara a Silvia Guzzetti: «Nella sua enciclica Ut
unum sintiì papa fa una affermazione molto interessante. I martiri se muoiono
nel nome di Cristo sono
uniti - dice Wojtyla - anche
se le loro Chiese rimangono
divise». Ciò fa ritenerespiega Hind - «...che l’unità
reale dei cristiani che vengono battezzati e muoiono
nel nome di Cristo e sono
fedeli testimoni del messaggio del Vangelo è molto
maggiore di quanto di solito
riconosciamo e supera le
divisioni che sembrerebbero esistere tra i cristiani». E
ancora, alla domanda su
quale base possa spingere a
una tniova unità: »ì,a morte
e la resurrezione tli Gesù
Cristo. Il fatto che il Figlio di
Dio è diventato nomo e si è
fatto crocifiggere per poi risorgere per noi: e non era
né cattolico, né anglicano,
né battista, ma soltanto Figlio di Dio. Di conseguenza
la Chiesa che ha fondato è
unica e santa e va oltre le
divisioni dei cristiani». E in
ogni modo, per il vescovo
Hind, le separazioni sono
«abbastanza recenti nella
storia della Chiesa».
iQrivend
m SIO cor
MASSIMO C
Il direttore mi disse più tardi che la trasformazione era
stata così radicale che egn
stesso aveva affidato a quell’uomo la cura del proprio
giardino di casa, in regime d>
semilibertà. L’Evangelo può
trasformare il cuore di agenti
e detenuti. Non potrò mai dimenticare la scena di quel gigante, che piangendo di giO'
ia. ascoltava un piccolo pO'
stole che gli leggeva le parole
di Giovanni: «Se confessianio
i nostri peccati egli è fedele e
giusto da rimetterci i nostr
peccati e purificarci da o^'
iniquità (...). Se alcuno ha
peccato, noi abbiamo un aV'
vocato presso il Padre, cio
Gesù Cristo il giusto».
(Rubrica «Un fatto,
commento» della trasmisst
ne di Radiouno «Culto
gelico» curata dalla
zione delle chiese ^^tìngelit
in Italia andata in onda «
menica 14 maggio)
ON c’è G
tenga. A
juanto riguai
fina il cui prt
lua a salire,
it i benzinai
[he giorno
luovaménte
i braccia pei
jero che mir
ssere più lun
è stato. «Le
lentrata pere
iunto un :
liega Vahe
illa Federaz
ima italiani
sindacato d
chiedeva al
razioni pu
loseguire m
izionalizza;
ite di dist
»biettivo è :
7.000 pomi
il decreto dt
ila chiuso
iUe pompe 1
ivemo ed ei
a venuta me
Così la razii
6 è la ragior
Ita, un obiéti
via non ser
liaro alla m:
d benzinai
itervistati; «
IO ancora c:
m ho aderi
pposte pii
piamo una
liegano - ci
istare alla vi
^di comp:
fere». Fra u
litro, uno d
“>stra un c
itte appeso
illa pompa
Iti decisai
"finti: per 1
finzina ven
vanno
alle co:
stori riman
“lai poco pi
I lamentane
®®piono di
"tfi in ar
"Sciamo
clienti c(
15
'CIO 2000
fljERDi 19 MAGGIO
2000
PAG. 11 RIFORMA
:o ai vea diffugico, la
mica 7
la celeìmatico
20, dei
lo fa in
te l’accristia
10 per il
nenico
Awenidì): «La
e, della
0, è che
■ mezzo
la croce
una inia nello
•la. (...)
1 croce
11 della
0 è una
2zia nel
. (...) È
to Gio
1 redenlisuniti.
hi marovi crimartiri
'lo sarà
□vi, crii trovato
:ristiani
□me ha
nfatti il
□ John
ia Guzclica Ut
una afnteresluoiono
0 sono
- anche
ungono
■nere • l’unità
he venuoiono
e sono
nessag
molto
li solito
pera le
□rebbeiani». E
mia su
ngere a
1 morte
li Gesù
■iglio di
10 c si è
r poi riunì era
;licano,
Ulto Fi‘guenza
idato è
□Itre le
li». E in
escovo
11 sono
ti nella
* Con la redazione de «La beidana»
Gita storica a Tenda
La pioggia battente della partenza da Torre Pellice è stata
presto dimenticata dai 46 gitanti che hanno accolto la proposta della rivista Beidana per una domenica (14 maggio) a Tenda, in alta vai Roya. Appena superato il tunnel un caldo sole
primaverile ha permesso di salire alle Balme des Caouettes, un
antro in cui leggenda vuole che si riunissero i riformati tendasi
del XVI secolo per celebrare il loro culto, bandito dalla contea.
Nel pomeriggio il gruppo ha percorso le strette viuzze dell’abitato di Tenda sulle tracce della piccola comunità valdese sorta
sul caratteristico borgo tra la fine dell’800 e la fine del ’900.
Una visita al «Musée des merveilles» sulla presenza umana attestata in zona fin dalla preistoria ha concluso la giornata.
Con la città di Morfelden-Walldorf
Gemellaggio a Torre Pellice
Secondo atto del gemellaggio fra Torre Pellice e la municipalità di Morfelden-Walldorf, cittadina a due passi da Francoforte:
da molti anni intercorrono rapporti fra i due centri, in particolare grazie al mondo protestante e al Collegio valdese. Il 9 luglio
del 1999 venne siglato il gemellaggio in terra germanica e ora è
la volta della cerimonia ufficiale in Italia. Una delegazione tedesca era già stata in visita nel settembre del ’98 (nella foto il borgomastro Brehel): nel prossimo fine settimana saranno una ventina gli ospiti che visiteranno Torre Pellice, dagli impianti sportivi ai centri culturali, avranno un incontro con la popolazione
nella serata di venerdì 19 al cinema Trento con un concerto del
coro Valpellice. Venerdì la firma dell’atto in terra italiana.
u
j:
V
i Fondato nel 1848
r onuaiu imi 1040
Le ragioni dello sciopero dei benzinai, poi concluso in anticipo sui tempi programmati
Benzina, una migliore distribuzione
La rivendicazione più urgente degli esercenti è quella di una più aggiornata rete distributiva, che
fio/] sia conveniente solo per le grandi compagnie petrolifere. La messa a norma dei vecchi impianti
MASSIMO CNONE
ON c’è Giubileo che
tenga. Almeno per
juanto riguarda la faenza il cui prezzo contilua a salire, ma anche
li benzinai, che qualihe giorno fa hanno
luovamènte incrociato
braccia per uno sciolero che minacciava di
isere più lungo di quanè stato. «La protesta è
lentrata perché si è ragìunto un accordo liega Valter Demetri,
ìUa Federazione autoima italiana benzinai,
sindacato dei gestori
chiedeva alle amminilazioni pubbliche di
loseguire nell’opera di
izionalizzazione della
ite di distribuzione:
ibiettivo è la chiusura
¡7.000 pompe a partire
il decreto del 1998. Dolía chiusura di metà
ìllepompe la volontà di
ivemo ed enti pubblici
avenuta meno».
Così la razionalizzazio6 è la ragione della serto, un obiettivo che tutvia non sembra essere
liaro alla maggior parte
d benzinai pinerolesi
itervistati: «Non abbialo ancora capito» o «lo
onho aderito» sono le
sposte più comuni,
ìiamo una categoria liegano - che deve sot'stare alla volontà delle
^dl compagnie petrofere». Fra un cliente e
“ho, uno dei gestori ci
■ostra un cartello che
sne appeso all’esterno
pompa con alcuni
^11 decisamente elotonti: per 10.000 lire di
onzina venduta, quasi
“00 vanno allo stato e
jOOO alle compagnie; ai
plori rimangono le bri“ e. poco più di 300 lire,
intentano perché «ci
*®piono di quantità di
?et che dobbiamo pale in anticipo e non
sciamo poi a regalare
‘aeriti convertendoli in
aumento nelle vendite».
«Questa razionalizzazione - dicono molti gestori - conviene alle compagnie che risparmiano
sul numero degli addetti
a scapito del servizio ai
clienti». Alcuni non sembrano confidare nell’arma degli scioperi; «Queste iniziative dei benzinai
sono quasi inutili - ci dice un gestore di un grande impianto vicino a Pinerolo, che non ha aderito alla protesta - sull’autostrada, ad esempio,
non c’è quasi nessuno
che accetta: perché io devo chiudere se gli altri
tengono aperti? E poi c’è
sempre poca informazione rispetto alle vere ragioni degli scioperi, nemmeno noi sappiamo bene
perché lo facciamo».
In effetti l’opera di razionalizzazione, che prevede anche la ristrutturazione e la messa a norma
di molti vecchi impianti,
ha già coinvolto il Pinerolese. Soprattutto nella
parte alta delle valli e nei
comuni più piccoli, molti
distributori hanno chiuso
e non ci sono ipotesi di
riapertura. A Bobbio Pellice l’ultima goccia di
benzina è stata venduta
nel dicembre di 2 anni fa;
«L’impianto non rispondeva alle norme di sicurezza - spiegano dal Comune - non c’era abbastanza spazio e distanza
dal centro abitato». Ora
la tendenza è la costruzione di grandi aree di distribuzione con molte
pompe e la possibilità di
self-service.
Anche a Prati, in alta
vai Germanasca, l’unico
distributore non ha più
riaperto dopo la valanga
che lo aveva travolto in
un inverno di qualche anno fa, e l’unico impianto
della vai Germanasca rimane a Perrero. Altri distributori scompaiono in
molti comuni. La razionalizzazione punta proprio alla massiccia riduzione degli impianti.
«Tutto questo va a vantaggio della sicurezza di
utenti e addetti - dice ancora Demetri della Faib
di Torino i gestori non
vanno comunque per la
strada; c’è un fondo di indennizzo per il quale
ogni gestore paga una lira
per litro di benzina venduto. Per dare un’idea
dell’entità dell’operazione pensiamo che su
360 pompe, nella sola Torino, 50 vanno chiuse».
Un accordo territoriale
Contratti assistiti
a Pinerolo
Dare una risposta alle
necessità abitative del
Pinerolese nel campo dei
contratti d’affitto a breve
periodo; è quanto si propongono i «Contratti assistiti», che saranno applicabili nei prossimi
mesi nelle aree del centro, della semiperiferia e
periferia di Pinerolo, e
che sono stati recentemente promossi dal Comune in accordo con diverse associazioni di proprietari e inquilini oltre
che con la Scuola universitaria di Economia
aziendale di Pinerolo.
Si tratta di un vero e
proprio accordo territoriale fra le associazioni e
il Comune, così come richiesto da una legge del
’98, che prevede tra l’altro a chi mette in affitto
un immobile con le modalità previste dall’accordo di godere di una riduzione della tariffa lei dal
5,6 al 2%o. «Il Comune di
Pinerolo - ha detto il sindaco, Alberto Barbero ha ritenuto opportuno
percorrere questa strada
nella consapevolezza
dell’esistenza di numero
si alloggi sfitti e allo stesso tempo della difficoltà
di molte persone nel trovare un immobile da affittare, per motivi economici quando non di appartenenza nazionale».
Oltre ai vantaggi auspicati dal sindaco per gli
inquilini che sottoscriveranno un «Contratto assistito», con il quale sarà
possibile stipulare contratti biennali o addirittura (ma questo è previsto solo per gli studenti)
dai 6 ai 18 mesi, vi saranno anche convenienze di
tipo economico essendo
previsto nell’accordo che
possano dedurre dal proprio reddito parte del canone pagato.
L’iniziativa comunque
dovrebbe soprattutto
servire, nelle intenzioni
degli amministratori pinerolesi, a smuovere un
mercato immobiliare un
po’ fermo a fronte di una
crescente domanda dovuta in parte anche alla
presenza della Scuola
universitaria e alla non
indifferente richiesta di
case in affitto che viene
dagli studenti.
■CONTRAPPUNTO)
UNA CULTURA
DELLA CHIACCHIERA?
GIORGIO TOURN
Da uno dei sondaggi che
si fanno ormai su tutto e
tutti abbiamo appreso che
l’Italia è uno dei paesi ai
primi posti nel mondo per
quello che riguarda il numero dei telefonini e fra gli
ultimi per quello che riguarda invece la lettura dei
giornali quotidiani. Tutti
dunque con l’orecchio incollato a quell’aggeggio che
fa «moderno»,
«adornato» e
l’occhio vagante sul panorama ma raramente posato
su uno scritto.
E questo non
lo dicono solo
le statistiche,
lo vediamo ogni giorno attorno a noi.
Per i quotidiani invece,
se ben ricordo, si vendono
poco più delle cento copie
per 1.000 abitanti. Livello
veramente desolante che ci
pone agli ultimi posti in
Europa, confermato da un
altro sondaggio che dava
come parametro le tirature
dei quotidiani. Tutti quelli
italiani messi insieme raggiungono appena il 25%
della tiratura del maggior
quotidiano giapponese.
Ci siamo naturalmente
subito posti la domanda: e
noi in vai Pellice come stiamo? E per rispondere abbiamo provato a fare una
verifica presso le rivendite
della valle; non è naturalmente facile stabilire in
modo esatto il numero delle copie vendute giornalmente perché vi sono notevoli variazioni secondo le
stagioni e i giorni.
Grosso modo si oscilla
sulle 1.500 d’inverno mentre si superano abbondantemente le 2.000 copie nel
periodo estivo; calcolando
che la popolazione circolante sia all’incirca di
20.000 persone questo significa che non si raggiunge il 10% nazionale, e pur
tenendo conto dell’invecchiamento generale della
popolazione, dell’isolamento, questo dà una media piuttosto bassa. A questo si aggiunge poi il fenomeno registrato da tutti i
rivenditori che segnalano
una lenta diminuzione di
vendite (fenomeno che colpisce però anche le aree urbane, la Stampa di Torino
valuta la flessione delle
vendite giornaliere rispetto
ad alcuni anni fa nell’ordine di migliaia di copie).
La nostra non è certo
un’inchiesta fatta a dovere,
bisognerebbe allargare il
campo d’indagine, verificare ad esempio quanto siano
letti i settimanali, i due Eco,
il nostro e quello del Chisone, che in molti casi funge
oggi da quotidiano locale,
da informatore sulle questioni che toccano la media
della popolazione e sollecitano la sua curiosità, e accanto a questi anche altri
prodotti. C’è
infatti da do
Val Pellice: si legge mandarsi copeco il giornale
ma in compenso
si usa parecchio
il telefonino
me riescano a
stare sul mercato le testate
di tutti i generi che invadono le edicole. Questo è
tuttavia un tipo di stampa
diverso dal
quotidiano, risponde a
specifici interessi molto
personali, il computer, la
pesca, i motori, la natura,
è la vita di ognuno e non
quella della società.
Dato che lamentarsi non
serve a nulla, e neanche a
regalarli i giornali si leggerebbero (e lo stesso vale
per i libri) rassegnamoci a
essere un popolo di poca
lettura e di molto telefonino. Anche questo fenomeno a ben guardare non è casuale perché quell’aggeggio
mette insieme due elementi
che caratterizzano la nostra cultura: il chiacchierare e il far spettacolo, salvo
poche eccezioni infatti il telefonino serve solo a dimostrare a te e agli altri che ci
sei; oggi in strada o in treno chi non ha il telefonino
è un misero tapino, un non
esistente.
Accettiamo dunque di
stare anche noi in vai Pellice nella media italiana, né
meglio né peggio, e di vedere ridimensionata, in parte
almeno, la nostra immagine di ambiente culturalmente vivace, ammettiamo
di ridefinire quello che diciamo la nostra cultura,
che forse sta in qual cos’altro ma di cui questa scarsa
lettura non è buon indice.
A chi non legge il quotidiano si può però consigliare di ascoltare la radio
(infatti l’ascolto radio è in
aumento da alcuni anni, la
qualità dei programmi è
spesso superiore - e di parecchio - a quelli televisivi
di mamma Rai e papà Berlusconi). Per restare a un
esempio che ci riguarda
più da vicino, possiamo dire che Radio Beckwith nella
nostra area riassume il
giornale e lo commenta
nell’essenziale, ascoltiamo
almeno quella!
16
! íí
y 1:'
j ^
PAG. 12 RIFORMA
E Eco Delle Yalu Aáldesi
CASCINA PAVARIN — Da più di dieci anni la Chiesa valdese di Luserna San Giovanni dibatte di
quale utilizzo trovare per «Cascina Pavarin»,
adiacente al cavalcavia della ferrovia. Da tempo
vi si svolge domenicalmente il culto ogni domenica alle 9 ma gli spazi sono ampi e bisognosi di
interventi. Una assemblea di chiesa venerdì
scorso ha ridiscusso delle prospettive dell’immobile; fra i suggerimenti emersi la realizzazione di una sala di incontro e nel cortile di spazi
per il tempo libero. Al piano superiore potrebbe
essere ricavato un alloggio per il secondo pastore o per diaconi in servizio locale.
TENTATO FURTO A PRAGELATO — È stato arrestato dai carabinieri durante una rissa con il
proprietario dell’auto che stava rubando: è successo sabato 13 maggio a Pragelato. Ciprian Radulesku, romeno di 23 anni, dopo aver tentato
di rompere il vetro di una Ford Fiesta parcheggiata è stato sorpreso dal proprietario e, prima
di passare alle mani, gli ha lanciato un sasso.
ASL IN COLLABORAZIONE COL VOLONTARIATO
— Due nuovi servizi potrebbero presto avviarsi
grazie alla collaborazione fra Asl 10 e mondo del
volontariato. In particolare il direttore dell’Asl ha
deliberato due interventi. Il primo, in collaborazione con l’Avass, riguarda l’accoglienza serale e
notturna dei tossicodipendenti dimessi da comunità terapeutiche e che non possono rientrare
nelle rispettive famiglie. L’intervento riguarderà
l’uso cucina, il pernottamento e i servizi alla persona. Il secondo progetto si attuerà in collaborazione con l’Arci ed è rivolto a persone con problemi psichiatrici e si esprimerà nei programmi
riabilitativi mediante l’accompagnamento alla
formazione scolastica, al mondo del lavoro o
semplicemente a spostamenti nel tempo libero.
LEGA NORD SU AZIENDE FAUNISTICHE — La Lega Nord valli Chisone e Germanasca ha recentemente scritto al ministero dell’Ambiente in merito alla proposta di realizzare aziende faunistiche venatorie in zona. Si tratterebbe di iniziative che «defrauderebbero i cittadini locali di una
risorsa favorendo la caccia di pochi facoltosi
impoverendo le altre attività economiche tipiche delle zone montane».
LA PROGRAMMAZIONE DI RADIO BECKWITH —
Dopo un periodo caratterizzato da alcuni problemi di trasmissione dovuti a un guasto al ripetitore per la scarica di un fulmine, riprendono i
programmi di Radio Beckvvith; in particolare, il
nuovo ciclo della rubrica con la Ciov, avviato lunedì 15 maggio alle 16.30 (replica il mercoledì
alle 9) sul tema delle diete. Intanto l’assemblea
deH’associazione Lo Bue, proprietaria dell’emittente, ha confermato Livio Gobello presidente.
UN CORSO «ANTINCENDIO» ALL’OSPEDALE
AGNELLI — Oltre 600 dipendenti dell’ospedale
Agnelli di Pinerolo parteciperanno a un corso di
formazione «antincendio» onde evitare qualsiasi
rischi nel caso malaugurato di un principio di
incendio all’interno di una struttura che ospita
giornalmente circa 1.000 persone. Nel 1999 si
sono verificati due casi non gravi di incendio,
segnali di un rischio sempre presente e che è
necessario saper fronteggiare con tempestività.
ARRESTATO PER TENTATO FURTO — Paolo Pasillo, 28 anni, di Prarostino, è stato arrestato per
aver tentato di rapinare un anziano, nella campagna di Volverá lo scorso 4 maggio, minacciandolo con un coltello. L’anziano signore però non
si è lasciato spaventare e ha disarmato l’aggressore, che si è dato alla fuga ma è stato presto rintracciato dai carabinieri di None in collaborazione con i vigili di Volverá.
gioielli
VI ASPETTIAMO
nei nuovi locali di
via Savoia 12 a Pinerolo
tei. 0121-397550
Incontro internazionale a Perosa Argentina
Di qua e di là delle Alpi
Comunità montana e Comuni francesi insieme per pensare
una regione transnazionale per il prossimo futuro
DAVIDE ROSSO
Lavorare insieme su
interventi comuni
per partecipare realmente alla creazione dell’Europa. C’è anche questo
dietro la serie di progetti
transfrontalieri, finanziati
con fondi dell’Unione europea, che hanno portato
alla nascita in Italia di
realtà come lo «Scopriminiera» in vai Germanasca
o il percorso «Le Alpi fortificate» che coinvolge il
forte di Fenestrelle e
quello di Exilles e che vede tra 1 partner europei la
Comunità montana valli
Chisone e Germanasca.
Sabato 13 maggio in un
incontro che si è tenuto a
Perosa Argentina i rappresentanti della Comunità e quelli del Comune
di L’Argentiere-la-Bessé e
di Chambery, località legate al territorio delle valli italiane oltre che per affinità storiche oggi anche
per progetti comuni di
sviluppo, hanno fatto il
punto su una decina di
anni di collaborazione e
di investimenti. «La scelta
fatta di collaborare e di
mettersi in relazione con
altri soggetti fuori dai
confini nazionali - ha
detto Gino Barai, direttore dell’ufficio tecnico della Comunità montana - è
stata senz’altro positiva e
ha portato a un miglioraménto nella nostra capacità di progettazione oltre
che a un notevole investi
mento di denaro, circa 25
miliardi solo nelle opere
strutturali, con una conseguente ricaduta economica e sociale per il futuro del territorio».
Dello stesso parere si
sono dimostrati i partner
francesi presenti all’incontro. 11 sindaco di L’Argentere-la-Bessé ha sottolineato poi come questo mettersi in relazione
tra soggetti alpini significhi in qualche modo anche «pensare a una regione transnazionale con af
finità forti che possono
portare, pur nella loro
marginalità rispetto agli
stati centrali, un contributo alla realizzazione
dell’Europa». 11 problema
oggi è rappresentato dai
trasporti, punto nevralgico su cui occorrerà lavo
rare nei prossimi anni
per poter trasferire rapidamente i turisti da un
versante all’altro delle Alpi sfruttando appieno le
diverse caratteristiche
anche di accoglienza delle varie realtà.
Culto dei giovani
Giubileo biblico
Davvero ben riuscita la
giornata dei giovani del
primo circuito della Chiesa valdese di domenica
14 maggio a Torre Pellice,
sul tema del giubileo biblico. Un’occasione per
riflettere su questioni
quali la remissione dei
debiti, la liberazione degli
schiavi e il riposo della
terra: argomenti che possono sembrare lontani
dai problemi quotidiani,
richiamati soltanto in occasione di grandi manifestazioni. Eppure questi
temi, queste problematiche coinvolgono miliardi
di persone in tutto il
mondo, riguardano, al di
là dei semplici indici di
borsa, il destino dell’eco
nomia mondiale e soprattutto la nostra qualità
di vita in futuro.
La terra, con tutto ciò
che contiene, è un dono,
un regalo di Dio, che ha
affidato la sua opera di
creazione all’umanità: lo
si è ripetuto spesso, anche nel culto del mattino
nel tempio con la comunità, la predicazione e la
liturgia curate dai gruppi
giovanili della vai Pellice.
Alla fine del culto è stata
distesa fra i banchi della
chiesa una lunga catena
di anelli di carta colorata:
«Spezziamo la catena dei
debiti - hanno detto i
giovani - un sistema che
imprigiona i popoli più
poveri del mondo».
POSTA
I problemi degli
educatori
Siamo un gruppo di educatrici ed
educatori che da anni lavorano nel settore socio-assistenziale, in strutture
pubbliche e private del Pinerolese. Il
nostro lavoro si svolge prevalentemente
in comunità-alloggio per minori o per
portatori di handicap psicofisico, in
centri diurni, servizi di educativa territoriale o strutture per la salute mentale.
L'intento del nostro lavoro quotidiano è quello di difendere i diritti e la dignità delle persone che usufruiscono
dei servizi in cui operiamo, costruire
con loro opportunità che migliorino la
qualità della loro vita, dare risposte ai
loro bisogni, promuovere il loro inserimento sociale e la loro autonomia.
Il nostro è un lavoro faticoso, con un
grosso coinvolgimento emotivo e relazionale. Per svolgere in modo ottimale
questa profe.ssione è necessario poter
disporre di un’adeguata formazione e
avere una buona spinta motivazionale.
Quando abbiamo iniziato a svolgere
questo lavoro non era richiesta alcuna
qualifica o diploma; consapevoli della
necessità di una formazione appropriata e continua, abbiamo costruito la
nostra professionalità non limitandoci
all’esperienza diretta sul campo, ma
integrando con lo studio la partecipazione a convegni, seminari, giornate di
informazione. Adesso non solo è diventato indispensabile il diploma di
educatore professionale per accedere
al lavoro, ma ciò vale anche per gli
educatori da anni in servizio ma privi
di diploma; è prevista la possibilità e
l'obbligo di riqualificarsi, frequentando corsi triennali di riqualificazione
che però rilasciano un «attestato» non
riconosciuto dal settore socio-sanita
rio, e quindi non ci permette di avere
accesso lavorativo nel campo delle tossicodipendenze e in quello della salute
mentale, e di cui è incerta la validità al
di fuori della regione Piemonte.
Abbiamo avuto la possibilità di accedere al corso di riqualificazione organizzato dal Ciss di Pinerolo; abbiamo
accettato questa opportunità per continuare a .svolgere il nostro lavoro. Desideriamo però fare presente alcune rivendicazioni che stiamo portando
avanti nei confronti delle istituzioni
competenti, in particolare la regione
Piemonte, responsabile di questi corsi.
Chiediamo che ci venga riconosciuta la
professionalità acquisita con anni di
esperienza; vogliamo partecipare alla
definizione del nostro profilo professionale e dei relativi percorsi formativi, sia
per quanto riguarda il settore .socio-sanitario che per quello socio-assistenziale; che sia garantito a tutti il diritto al lavoro, la continuità educativa e una formazione con tempi e modalità compatibili con i diritti e le esigenze di lavoratrici e lavoratori e che sia garantita
l’equivalenza tra i titoli rilasciati dalle
scuole per educatori e il futuro diploma
di laurea breve rilasciato dall’università.
Sarebbe auspicabile che enti committenti, istituzioni, cooperative sociali
e associazioni coinvolte nei settori in
cui operiamo prendessero posizione e
ci sostenessero, facendo pressione nei
confronti della Regione; alle organizzazioni sindacali chiediamo una dimostrazione di interesse verso i problemi
della nostra categoria. Nel frattempo
aderiamo alla manifestazione indetta
dagli educatori in lotta che si terrà a
Torino giovedì 18 maggio alle ore 10
davanti alla Regione in piazza Castello.
Assemblea riqualificandi
del Ciss di Pinerolo
rochet
ASSICURAZIOIM
flip * fllfl
ASSICURAZIONI
AGENZIA GENERALE
Corso Gram.sd, 2 - Torre Pellice - Tel. 0121-91820 - Fax 0121-932063
VENERDÌ 19 MAGGIO
Valli Chisone e Germanasca
Bilancio per il 2O0|*^J
LILIANA VICLIELMO ^
1 asl 10 dii
¡ avviato !
un pi
DOPO la seggiovia di Frali, il bocciodromo dii II nrOUett
rosa Argentina. La costruzione dell’iiapjjj ' r' “
sportivo, oltre alla ristrutturazione della piscina e ■
sistemazione di una centrale di riscaldamento, hai
occupato una gran parte della seduta del cónsj
della Comunità montana valli Chisone e Germap
di lunedì 8 maggio. Analogo il dilemma: è conveni»
te impiegare una fetta di denaro pubblico per 0[
ricreative, che possono produrre posti di lavoro^
che sono legate a fattori non prevedibili, comelàZf'ta a livello
ve a Frali e l’uso costante degli impianti a Perosaff ^jvrà inte
progetto è stato approvato con 31 voti favorevoli',,binare tutte
43 presenti, ma prima di questo punto, sono statiailnitarie locai
che approvati il consuntivo 1999 e l’assestamentoiu dici special
bilancio di previsione per l’anno in corso. ’j! famiglia, ps
Il conto consuntivo non ha causato molte discussifermierì, a'ssis
ni, è stato solo chiesto in che modo la giunta intender! opératoi
impiegare i 744 milioni dell’avanzo di amministraZio’ntari: que
ne. A proposito dell’assestamento di bilancio, è stai* intende at
chiesto di aumentare il contributo per i trasposti SMe di presta
Instici e anche di curare un po’ di più le infortnazioio da struti
turistiche che fanno capo alle Pro Loco. Si è discus^nti che gan
anche del contenzioso che vede le Comunità montai* cure saniti
e Pinerolo schierate contro l’Asl 10 per la mancata cZenziali man
responsione della parte sanitaria delle integrazionialfeiente nel p
rette. Il ritardo nei trasferimenti mette in difficoltàì|^o familiare
persone anziane che vivono negli istituti e i loro fanjjjje questo (
liari. L’assestamento di bilancio è stato approvato coigató attivato
15 astensioni. Sono state anche aggiunte al pianoifermazione
sviluppo 3 schede riguardanti il comune di Rinasca»^ogio per gl:
è stato dato un appoggio alla Comunità montanaPi»||settore san
rolese pedemontano che intende aggregare ancheIfclti nel proge
zone montane di Pinerolo e Cumiana.
Protesta il sindaco di Bobbio
Disservizi per le
telefoniche
guide
Il convegno
jo di sabato 1
stato ricco di
dopolapreser
dottor Sidoti
del reparto di
che ha ricon
l’obiettivo pri
progetto sia c
durre per quai
le l’ospedaliz:
Le guide del telefono
sono state consegnate in
ritardo e mai agli abbonati; è questo il succo di
una protesta del sindaco
di Bobbio, Aldo Charbonnier, che ha segnalato il «disservizio» alla Telecom. In sostanza il primo cittadino lamenta:
«Nel mese di aprile, a
cura di non meglio qualificabili individui, è stata effettuata la distribuzione delle guide telefoniche. Passi il ritardo:
100 giorni sono comunque molti, ma almeno
fosse stato fatto un lavoro “a regola d’arte”, invece i citati signori hanno abbandonato le guide un po’ dovunque: sui
;ca:,w
iodd^B
■ichii' ,
Cori
marciapiedi delle stradT
negli androni delle c
ma mai al domiciliod
l’abbonato, anzi, richil
sti di completare il senjf
zio da alcuni malcapitf*
ti, hanno fieramente i
sposto che non potevi «Le cahien
no portare le guide allell'ultima fa
vecchiette, soprattutlfettovaldese t
se le stesse hanno scelte che, guid
di abitare ai pianial||isiasmo ed
delle case». Cristina Pretti
Il sindaco si è messoijao uno spei
contatto con gli ufficiItfcile messo i
[scorso fint
lecom; i «cortesi e
funzionari» avrebberoi ] teatro del
sposto, giustificandojjiettivo di Gì
rnalservizio, che la disti|u(
buzione delle guide è
data alle tre sole dittd ;o antiche cai
possesso della «certifici iati della jj-ad
zione antimafia»,
giana, recupi
teriale autent
Corale valdese di Torre Pellice
Gita a Vandoncourt
e nella realiz
amici, noi
EDGARDO PASCHETTO
Non è facile tradurre i sentimenti di gioia della«
rale valdese di forre Pellice che, per la quintavo
ta, dal 1980 a oggi, ha compiuto sabato 29 aprile ilb'
go viaggio per incontrare i fratelli francesi di Varidoi ri^rjnaè il til
prodotto da
^th evange
sione di un c
court, piccola e simpatica comunità che, con Dasi®'
ve nel luterano Montbéliard, tra Besançon e Belfort,
pochi chilometri dai grandi stabilimenti della Peugw — ^
L’iniziativa di questi scambi di visite comunitarie a coro «Andre
vello coralistico nacque nel lontano 1978 da un inco oiretto da M
tro del direttore della corale di Vandoncourt-Dasleci|pero e dell’o
l’allora presidente della corale di Torre Pellice,
Ottimo il viaggio di andata malgrado il tempo registr
»1 ragazzi e
portare sul
I aiutare i
Tra Riforrri
''fo Pinamon
pio valdese d
^ Ü 9 gennai
so e nevoso in Val d’Aosta, ma con il sole in Svi®®D
in Francia, La domenica mattina culto a o----
canti delle corali riunite e con la meditazione de Wne una se
store lean-Félix Kamba letta da Luciana Mathieu. P ,''«i e orga
ché il nostro pastore non potè accompagnarci. » Ou per la rr
Pranzo comunitario nella bella e spaziosa XVI
Dasle: la presidente della nostra corale Anita ¡.[iL ®
offre un magnifico quadro (il tempio dei CopP JJJ«parte del
del nostro pittore Guido Rivoire. Nel soleggiai
e«
do pomeriggio una scappata a Notre-Datne-Du-Hs Dell’esect
■ - ^ ■ e moderna federe in rii
conosciti^
di Ronchamp per visitare l’originale
pelle» di Le Gorbusier. .[ji.
Ritorno a Vandoncourt dove, la sera, la i;
le, sotto la competente direzione di Beppe
esibisce in un applauditissimo concerto aPP’, con
cantori. Il lunedì mattina, con i nostri
0 j ^**1 con
sia per la coloritura dei pezzi che per la fP‘‘’Ì.°2,rf poi
. n •
n
re
at
;r
storia, ma permane, come una musica, pi
ri amici frf ei
e in largo la ®Che, e che
iliTiao
oirta"'
solej
Svizzera e sotto le stelle in Val d’Aosta, non daj||^corali lut
si sale in Alsazia per visitare in lungo e in largo
la Riquewihr che, per certi aspetti ricorda Go
in seguito, Guebwiller per gustare il pranzo c
tarlo di addio. 11 ritorno, sotto uno splendido „***11 salte
ilici IJiCllJv^i LI 1 IQ 111 Li ^ * * *
cuori e nelle nostre menti la ricchezza dell a
J^onica in
che in quei 3 giorni abbiamo assaporato.
esenza
17
MAGGIO
^VEN0®í
19 MAMO 2000
E Eco Delle \ä.lli \àldesi
PAG. 13 RIFORMA
Approntato un programma sperimentale alla Asl 10 di Pinerolo
Curarsi nel proprio ambiente
II progetto prevede il coordinamento di tutte le attività di cura e di assistenza
impiaji
lell
piscina e i
mento, ha-i
del Consii
3 Gennai
è convelli,
ICO perop,
di lavoro,
per ridurre per quanto possibile il ricorso alla ospedalizzazione
DANIELA GRILL
»asl 10 di Pinerolo ha
avvinto sabato 13
igio un programma
h come la Sa a livello regionale,
t' a Perosafhe dovrà integrare e cofavorevoli, ajinare tutte le attività
sono statiaisjnitarie locali, svolte da
estamento (pedici specialisti, medici
di famiglia, psicologi, inane discuss^nnieri, assistenti sanimta intenderli, operatori tecnici e
mministrazii^lo’ntari: questo progetlancio, è stagi intende attivare una
trasposti scijjte di prestazioni, par: informazioi^gdo da strutture già esiSi è discusigenti, che garantisca delmità raontaim cure sanitarie e assimancata coistenziali mantenendo il
tegrazionialiazlente nel proprio conin difficoltài^o familiare. Perrealizi e i loro famijjre questo obiettivo è
ipprovatocoigato attivato un corso di
te al pianoilirniazione ad ampio
di Pinasca«(jggio per gli operatori
nontana Pi»^1 settore sanitario coingare ancheI jolti nel progetto.
Il convegno del matti
__________,110 di sabato 13 maggio è
stato ricco di interventi:
dopo la presentazione del
dottor Sidoti, primario
del reparto di Oncologia,
che ha ricordato come
l’obiettivo principale del
jprogetto sia quello di ridurre per quanto possibi'lel’ospedalizzazione in
tbbio
e
he
crementando invece le
cure a casa, sono intervenute la dottoressa Appiano, funzionaria regionale
e responsabile del servizio di cure palliative, e la
dottoressa Vitale, funzionaria regionale dell’assistenza domiciliare, che
hanno illustrato le linee
guida che la Regione intende seguire neli’ambito
delle cure domiciliari. «Le
cure palliative - spiega la
Appiano - cure non terapeutiche ma che garantiscono un livello di vita
accettabile, verso persone che non rispondono
più ai trattamenti perché
lo stadio della loro malattia è troppo avanzato,
rientrano nel progetto di
cure domiciliari soprattutto nell’ambito della rete oncologica. Questo
servizio deve tenere conto dei bisogni del paziente e della famiglia, non
può esserci solo un discorso di diagnosi e di terapia: proprio per questo
bisogna coinvolgere i vari
tipi di servizi, dall’ambulatoriale al volontario». La
dottoressa Vitale ha ricordato come l’ospedale stia
diventando sempre più
luogo specifico per le cu
re mediche e sempre meno sede per le post-cure
(riabilitazioni, reintegri),
che sono curate da centri
appositi.
Il dottor Croce, psicologo e psicoterapeuta dell’Asl 14 di Omegna, ha
spiegato le ragioni del lavoro di rete: «Esiste un
forte rapporto tra ia situazione sanitaria delle
persone e il loro contesto
sociale: è stato appurato
che individui con poche
relazioni sociali e problemi di integrazione hanno
più predisposizione verso
problemi di salute; dunque la rete di assistenza
sociale è assolutamente
necessaria, ma deve essere fatta bene, senza strumentalizzazioni. La medicina dovrebbe sapersi
adattare di più alle esigenze personali dei singoli individui, al loro contesto sociale e culturale;
bisogna conoscere bene
la realtà in cui si va ad
agire, non si può andare a
caso». Ha chiuso i lavori il
dottor Perotti, sociologo
responsabile dell’unità
operativa dei servizi socio-assistenziali dell’Asl
10 di Pinerolo, che ha sottolineato come in alcuni
casi il lavoro ha già dato
buoni risultati, come ad
esempio la collaborazione con l’Asilo dei vecchi
di San Germano.
Val Pellice
Termina la
«Semaine
du français»
Ê
Volge al termine la «Semaine du français»; ecco
gli ultimi appuntamenti;
giovedì 18 maggio «Gioco dell’oca» nella mattinata alie elementari di
Bricherasio e nel pomeriggio alle elementari di
Bobbio Pellice. Lezione
per ie superiori: Lafontaine al Liceo valdese a
cura del Centre culturel
français di Torino; al cinema Trento; film in
francese «La mouette et
ie chat», per studenti al
mattino e per tutti la sera, ore 21. Venerdì 19
maggio altri appuntamenti alle elementari, alle medie e alTAlberti di
Torre Pellice; nel pomeriggio elementari Luserna Alta. Giovedì e venerdì, ore 17: racconti in
francese (Les aristochats)
su Radio Beckwith. Domenica 21: culto in francese nelle chiese valdesi
di Luserna San Giovanni
e di Torre Pellice.
i c1g116
lomiciliotìBlI Coretto valdese di Torre Pellice
, anzi, richil -,
i^^^rc^^Cantare «Le cahier»
ieramente i
non potevi «Le cahier» è il titolo
le guide aliell’uitima fatica del co, soprattutlfetto valdese di Torre Pelhanno scelfeche, guidato con enai piani aljtoiasmo ed energia da
lùistina Pretto, ha realiz1 si è messoijitto uno spettacolo muri gli uffici lt|jile messo in scena nelirtesi e soWiscorso fine settimana
avrebbero j il teatro del Forte. L’oistificandofeettivo di Cristina e dei
loi ragazzi è stato quello
_ urtare sul palcoscenisole dittei :o antiche canzoni popolla «certifica lari della tradizione valligiana, recuperando materiale autentico e facendosi aiutare nella ricerca
enella realizzazione poi
da amici, nonni e chiun
che la disti|u(
le guide è
alia».
Pellice
:ourt
gioia deliaci
la quintavo
9 aprile ili“'
«si di Vandot
con Dasle,
:)ii e Belfort.
della Peuge»
nunitariea
que avesse ricordi canori
e sonori, testimonianza
della cultura musicale
delle valli valdesi. Oltre ai
canti il coretto, come è
nel suo stile, ha portato
sulla scena con semplicità ma anche con grande impegno il mondo a
cui quelle canzoni appartenevano. Così il pubblico, assai numeroso nelle
due serate, ha potuto rivivere una tipica serata
nel fienile, assistere a un
banchetto di nozze, partecipare alla partenza
malinconica di chi era
costretto a emigrare, divertirsi all’osteria.
Un'indagine di ministero e Regione Piemonte
La donazione degli organi
N ei giorni scorsi, come era stato ampiamente preannunciato, insieme ai
certificato elettorale ci è stato consegnato anche un tesserino blu del ministero della Sanità in cui ci viene chiesto
di dichiarare se vogliamo o no donare
gli organi dopo la nostra morte. Secondo le prime informazioni il tesserino,
debitamente compilato, lo dobbiamo
portare con noi fino a luglio, quando
potremo consegnarlo alle Asl, in modo
che le autorità sanitarie possano informatizzare tutti i dati.
Questa almeno è l’intenzione del ministero, che con il decreto dell’8 aprile
2000 ha voluto dare attuazione a una
parte deila legge n. 91 del 1° aprile 1999
«in materia di trapianti di organi e tessuti», quella che riguarda appunto la dichiarazione di volontà alla donazione.
Di fatto, però, siamo in una fase di transizione in cui non è ancora stato istituito l’ufficio responsabile dei dati, e
neanche le Asl sono attrezzate per raccogliere i famigerati cartoncini blu: per
questo motivo i medici raccomandano
per ora di tenere con sé il tesserino.
La donazione degli organi è una questione spinosa, che vede pareri contra
stanti e molta confusione. Perché il tesserino personale? Perché è bene che
una decisione così delicata venga presa
quando si sta bene e non demandata ad
altri in caso di necessità. Fino a oggi a
decidere a favore del trapianto in caso
di morte violenta erano i familiari; con
la nuova legge si avanzava la soluzione
dei «silenzio-assenso», che però ha subito suscitato un coro di poiemiche. Da
un’indagine della Regione Piemonte risulta che fra i dubbi più diffusi c’è il timore che l'intervento venga effettuato
quando la morte non è ancora «definitiva». «È un timore totalmente ingiustificato - spiega il dott. Pierpaolo Donadio,
dell’ospedale Molinette di Torino - il
prelievo degli organi viene fatto esclusivamente in caso di morte cerebrale, che
è irreversibile e che non deve essere
confusa con nessun tipo di coma». Fra
le altre reticenze c’è anche in alcuni casi
la speranza di un «miracolo», anche se
tutte le religioni si sono sostanzialmente espresse a favore della donazione.
Per qualsiasi domanda è comunque attivo un numero verde (800-333033), a
disposizione dei cittadini dal lunedì al
sabato dalle 8,30 alle 22,30. (ft)
NELLE CHIESE VALDESI
COLONIE ESTIVE A VALLECROSIA — Le colonie
estive del soggiorno di Vallecrosia si svolgeranno
dal 12 al 24 giugno per bambini/e dai 6 ai 9 anni
(responsabiie Patrick Stocco, tei. 0121-81316), dal
25 giugno al 7 luglio, per bambini/e dai 10 ai 12
anni (responsabile Anne Pilloud (tei. 0121-75726).
ASSEMBLEA 1“ CIRCUITO — Si svolgerà venerdì 19
maggio, alle 20,30, nei locali della Chiesa valdese
di Angrogna, l’assemblea del 1“ circuito.
ASSEMBLEA 3° CIRCUITO — Alle 20,30 di venerdì 26
maggio, a Perrero assemblea di circuito.
FESTA SCUOLA DOMENICALE — Domenica 21
maggio le scuole domenicali del 1“ e 3“ circuito
avranno la loro festa di fine anno ad Agape.
GITA SCUOLA DOMENICALE — Le scuole domenicali del 2° circuito saranno in gita a Vallecrosia sabato 20 e domenica 21 maggio.
GITA UNIONI FEMMINILI — Domenica 21 maggio le
Unioni femminili delle Valli saranno in gita a Intra
e Omegna, dove incontreranno la past. Anne Zeli e
rappresentanti delle chiese metodiste della zona.
ANGROGNA — Domenica 21 maggio, culto a Pradeltorno.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Domenica 21 maggio,
culto in francese. Riunioni quartierali: lunedì 22
maggio a Bricherasio, martedì 23 alle Vigne. Domenica 28 maggio, bazar del Cucito.
SAN SECONDO — Domenica 21 maggio, alle 10, culto con assemblea di chiesa.
TORRE PELLICE — Domenica 21 maggio culto in
francese.
VILLAR PELLICE — Sabato 27 maggio, alle 14,30, incontro al presbiterio dell’Unione femminile, per
valutazione delle giornate del bazar e per la preparazione del culto.
VILLASECCA —Domenica 21, dalie 14,30, bazar.
Festa a Torre Pellice
Ragazzi al lavoro
coi vigili del fuoco
PIERVALDOROSTAN
VIGILI del fuoco in festa a Torre Pellice;
domenica una giornata
di sole ha accolto questa
prima occasione di incontro della popolazione
da con un gruppo di volontari, a disposizione
dei cittadini 24 ore su 24,
in tutte quelie occasioni
di emergenza che vanno
dal classico incendio alla
fuga di gas, dall’inondazione al recupero di un
mezzo incidentato.
Il gruppo di Torre Pellice è composto da una
ventina di persone ma, in
prospettiva come spiega
il capo distaccamento,
Alessandro Innocenti,
punta «a un ampliamento dell’organico, a cominciare dal coinvolgi
Un compact disc prodotto da Radio Beckwith
Tra Riforma e Controriforma
Tra Riforma e Contro^forma è il titolo di un cd
prodotto da Radio Bec''^th evangelica in occasione di un concerto del
... j®ro «Andrea Gabrieli»
i da un ine® diretto da Marco Chiaplurt-Dasler® pero e dell’organista Sil?llice. 'f® Plnamonti. L’esecutempo pio* aone, registrata nel teme in Svizzer pio valdese di Torre Pellia Dasle collii 9 gennaio jggg^ p^,/Jone deiRPone una serie di brani
MathieUtP |®rali e organistici risairni'ni- I. irti per la maggior parte
aziosa XVI e XVII , con
Olita G*®* «sforatura» nella pridei TlripPi.® patte del ’700 dovuta
loggiato e w «lapresenza di J. S. Bach.
;mie-Du-H Dell’esecuzione ^
loderna « . in rilievo l’inten.„rtL^^^stoscitivo primario;
polifonia a
■PP' Sf““" “«o di quel
' t^ontrassegnata
labriod ecclesiolodà origine,
rda GoliT^^j anipo musicale, a
inzo com“i®^e diverse (più rical'«dido soli Jesu, salteri ugonotti e
nos" iuterani in casa
"T ir^mici*'libere nel^ melodica e
‘^^‘Ttpo catche magari deri
vano dai medesimi testi
di partenza, come nel caso del Salmo 42.
Ragioni di pratica liturgica e di consuetudine ecclesiastica erano
dunque alla base di queste diverse attitudini
compositive (e anche, si
presume, delle esecuzioni d’epoca, strettamente
ecclesiastiche); ma fortunatamente per noi l’ideologia, per quanto forte e corroborata anche
dagli apparati culturali e
civili, è destinata a fare
più di un passo indietro
di fronte all’arte dei vari
Bourgeois o Palestrina:
così possiamo, oggi, parlare semplicemente di
capolavori della musica
sacra: il loro valore trascende le impostazioni
«antagonistiche» degli
schieramenti religiosi di
allora. Ne godiamo con
chi già dal vivo ha potuto
apprezzare le qualità del
coro e del suo direttore.
L’organo Berutti-Pedrini
del tempio di Torre Pellice affida per la prima
volta a un cd le proprie
qualità timbriche e, nella
bella interpretazione di
Silvio Pinamonti, fa la figura di uno strumento
più imponente.
Dalle caratteristiche militari al turistico-culturale
Un rilancio della Cavalleria?
LILIANA VIGLIELMO
La scuola nazionale di
equitazione è stata,
fino al termine della seconda guerra mondiale,
il fiore all’occhiello della
città di Pinerolo, quando
l’uso in guerra dei cavalli
non era ancora stato totalmente soppiantato da
mezzi più moderni e ben
più micidiali. Per il generale Angelo Di Staso, che
dedica alla sua rinascita
tempo ed energie, la
scuola può cambiare
obiettivi e diventare un
polo di attrazione turistica e culturale a beneficio
di tutto il Pinerolese.
Il generale ricorda i mitici fratelli D’Inzeo, che
vincevano tutte le gare e
che hanno lasciato un
vuoto nelle competizioni
internazionali; per questo spera che la sua campagna promozionale per
la realizzazione di un
complesso dove si possano preparare giovani per
gli sport equestri raccolga il maggior numero
possibile di adesioni.
Il luogo ideale è stato
trovato in un ampia zona
compresa tra la circonvallazione di Abbadia Alpina e il Chisone, dove
era in funzione fino a poco tempo fa una caserma,
ora ridotta quasi in rovina, e c’è anche la promessa di un finanziamento di 24 miliardi su
un progetto di ristrutturazione. Ciò che Di Staso
lamenta è invece lo scarso interesse degli enti
pubblici e della popolazione di Pinerolo per
un’iniziativa che sembra
soltanto il sogno nostalgi
co di un militare in pensione. Eppure il concorso
ippico, che avrà una
nuova edizione il prossimo settembre, ha ottenuto un ottimo successo
di partecipazione e di
immagine. Ma anche qui
si cammina sul filo del
rasoio: se vengono a
mancare i 600 milioni
necessari all’organizzazione, finirà tutto. Nessuna iniziativa può essere fine a se stessa, ma deve rappresentare una
fonte di sviluppo per l’intera collettività.
mento dei ragazzi». Quasi 200 gli interventi lo
scorso anno, una sessantina in questo scorcio di
2000 e siccome le tipologie sono diverse e spesso
ci si trova a intervenire in
zone disàgiate e periferiche ecco il progetto del
momento: l’acquisto di
un mezzo fuoristrada che
si sta attrezzando. Per
questo il distaccamento
ha aperto una sottoscrizione e a questo progetto, ormai quasi realtà, è
stato destinato l’utiie della giornata. «Siamo andati oltre le aspettative, specie considerato il
tempo della vigilia - dice
un altro pompiere, Fulvio
Berton -: grazie alla bella
giornata si sono aggiunte
molte persone al pranzo
e durante i momenti di
aggregazione: speriamo
di poter ripetere la festa
in altre occasioni». Una
giornata per stare insieme, per sostenere l’attività di questo importante
gruppo di volontari, uno
dei pochi in questo settore insieme a quelli di Luserna San Giovanni e di
Fenestrelle.
ACCOGLIENZA
PROBLEMI
DIALCOUSMO
Poliambulatorio
vaiar Perosa;
tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Tel; 82352-249
day ospitai
18
PAC. 14 RIFORMA
i!
'} '
E Eco Delle "\âlli Aâldesi
VENERDÌ 19 MAGGIO
venerdì 19
SPORT
CICLISMO
Con un deciso attacco sull’erta
finale di San Maurizio a Pinerolo
l’azzurro Graziano Gasparre ha
fatto suo il 7° Giro del Pinerolese,
trofeo Eco del Chisone. La corsa,
riservata alla categoria under 23,
già in passato era stata vinta da
atleti poi passati al professionismo; basti ricordare fra gli altri i
nomi di Sgambelluri e Gortinovis.
11 21enne lodlgiano, portacolori
della «Bergamasca Por 3», recente
vincitore del Giro delle regioni, ha
confermato il suo livello e l’ottimo
stato di forma: buona notizia per il
et della Nazionale Fusi che lo ha
inserito nella formazione al via
della «Ronde dell’lsar» martedì 16.
Tornando alla corsa, la prima
«scrematura» si è registrata sulla
colletta di Paesana ma il break decisivo è arrivato ancora una volta
sulla salita che porta al Serre di
Angrogna quando Gasparre e il
compagno di squadra e di Nazionale Cheula hanno allungato in
compagnia dell’ucraino Starcik e
di Denis Sonosvtchenko, due
esponenti della pattuglia di corridori stranieri presenti in gara e
rappresentanti nove nazioni. A fine corsa ben 6 atleti dell’Est si
classificheranno fra i primi 10. Sa
lendo al Serre rientrava anche il
veronese Francesco Bellotti (a sua
volta nazionale), mentre nel tratto
verso Pinerolo si aggregavano anche il russo Gradusov e il lituano
Saprikinas. Proprio quest’ultimo
provava il contrattacco appena
entrati nel centro storico di Pinerolo ma negli ultimi 250 metri saliva in cattedra Gasparre che tagliava per primo il traguardo di San
Maurizio con una manciata di secondi sui compagni di fuga.
FESTA DELLO SPORT
Nacque come manifestazione
di chiusura dell’attiivtà scolastica
e societaria del Pinerolese: oggi è
una manifestazione che dura due
mesi e ha assunto valenza internazionale, con un gemellaggio,
quello fra Luserna e Prievidza che
va ben oltre i confini dello sport.
Parliamo della «Festa dello sport»
giunta ormai alla 19“ edizione.
L’anno scorso arrivarono circa
3.000 atleti impegnati nelle attività in programma; oltre a Prievidza saranno ospiti anche sportivi di Zvolen e della città di Niksie
in Montenegro. Tutti i week end
di maggio vedono gare sportive
(sabato 20 alla palestra di Luserna, ci saranno i campionati di liscio tradizionale nell’ambito della
danza sportiva; nel pomeriggio
tennis in piazza Muston a Torre
Pellice, domenica 21 campionati
provinciali Libertas di pallavolo a
Luserna). Venerdì 26, alle 18, in
municipio a Luserna incontro ufficiale del gemellaggio e domenica la grande kermesse agli impianti sportivi Alpi Cozie.
,,«S""GroVANNI
li'ii»ha di ios®roa
^vmÂ
Lettera ai cittadini di Pineroio
Ai miei concittadini,
ho riflettuto a lungo prima di scrivere queste righe; il rivolgersi in questa forma
musuale, dalle pagine di un giornale, al maggior numero possibile di lettori-cittadini non è cosa facile; ho ritenuto comunque necessario questo passo per il mandato che ho avuto, per la responsabilità e il rapporto fiduciario che ho verso la
citta, per 1 importanza che ho sempre attribuito alla correttezza amministrativa ed
alla trasparenza degli atti.
Domenica 6 maggio scorso «la Stampa» dava la notizia di indagini da parte della
magistratura su irregolarità che vedrebbero coinvolti il sottoscritto e altri assessori;
queste informazioni sono poi state riprese da notiziari radiofonici e televisivi e variamente strumentalizzate.
Per quanto rni riguarda ritengo doveroso ritornare sulla questione per precisare e
chiarire, a tutt ora non mi è stata notificata nessuna informazione di garanzia, resta ferino il principio che l’iscrizione nei registro degli indagati non è sinonimo di
colpevolezza; ho però la sensazione di trovarmi in una situazione che ha dell’assurdo.
Infatti appena sono venuto a conoscenza (nel novembre del ’99) della questione
B.I.M., ossia della distrazione di fondi dai bilanci del Consorzio del Bacino Imbrifero Montano, ho subito mandato tutto alla magistratura. Mi preme ricordare che, al
tempo, non avevo competenze e responsabilità amministrativa su questo ente, per
statuto ancora presieduto dal vecchio presidente.
Dopo l’invio degli atti ho espresso la mia disponibilità e il mio desiderio di essere
ascoltato.
Sulla vicenda del ex-economo del Comune e, contemporaneamente, segretario
del B.I.M. su incarico delle passate amministrazioni, appena ho avuto dai funzionari responsabili elementi concreti (e non voci) di confusione di ruoli nella gestione dell economato ho operato, nell’aprile del ’99, perché gli venisse attribuito altro
compito.
Nel marzo del 2000 l’ex-economo mi accusa di avergli richiesto la falsificazione dei
dati di costo, inerenti la riorganizzazione, con spostamento, di alcuni uffici compreso quello del sindaco, e di aver concordato modalità di pagamento non conformi in
merito a targhe ricordo per i 150 anni della Società Operaia di Pinerolo.
Le notizie giornalistiche evidenziano il «caso Palaghiaccio», ma nella lettera l’execonomo non muove accuse specifiche in questa direzione. Ho ovviamente subito
dato mandato che il sottoscrittore di queste falsità venisse querelato.
Mi permetto di far notare che queste mie illegalità risalirebbero agli anni scorsi;
mi chiedo perché tutto ciò non sia stato denunciato a tempo debito.
Questo tanto più che all’inizio del mio mandato, incontrando i dirigenti e i rappresentanti dei lavoratori, avevo detto che non chiedevo consenso o accondiscendenza ma lealtà, laboriosità e responsabilità, ciascuno per il ruolo ricoperto.
Circa l’asserita falsificazione delle note spese per il mio ufficio, le porte sono
aperte: tutti i cittadini che vogliono venirmi a trovare possono rendersi conto di
quale entità sono le spese sostenute e chiedersi per quale interesse e per quale motivo avrei fatto manipolare le cifre.
In dtra sede e in altri tempi farò con la maggioranza che mi ha sostenuto il bilancio di rnandato dell’amministrazione da me presieduta, da sottoporre alla discussione di tutti i cittadini e alla verifica elettorale: cose fatte, tentate, non fatte, punti
del programma attuati, difficoltà incontrate, errori fatti, risultati ottenuti, piani impostati...
Poiché ritengo che la correttezza e l’onestà sono dati fondanti (insieme ad altri
quali il disinteresse personale, la competenza, la professionalità, lo spirito di dedizione, la capacità di ascolto...) dell’amministrazione della cosa pubblica mi auguro
che la giustizia proceda con la massima celerità perché la città ha diritto di sapere
se chi l’amministra si comporta in modo irreprensibile nello svolgimento del suo
ruolo pubblico.
Sono certo che i cittadini comprenderanno e sono comunque a disposizione di
coloro che vorranno avere più detta^iate informazioni.
Ringrazio, infine, tutti coloro che, in questi giorni, mi hanno espresso la loro fiducia, il loro sostegno, il loro incoraggiamento; questo mi è di conforto e mi rende
meno pesante la fatica di governare con onestà, correttezza e trasparenza.
Cordialmente
inserzione a pagamento - a cura dell'Interessato
Alberto Barbero
Sindaco di Pinerolo
APPUNTAMENTI
19 maggio, venerdì
VILLAR PEROSA: Alle 20,45, nella biblioteca comunale, incontro su «Pipistrelli, creature infernali?», con
diapositive presentate da Paolo De Bernardi e Roberto Sindaco.
PINEROLO; Alle 17, nel salone dei Cavalieri, presentazione del libro «Ombre sul soffitto», di Aldo Rosa.
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 20,30, incontro non stop per un confronto in scena, a cura dei
ragazzi del liceo Porporato di Pinerolo, del Liceo valdese di Torre Pellice e dei ragazzi del progetto «Futura ha vent’anni».
20 maggio, sabato
TORRE PELLICE; Alle 21, nel tempio, serata musicale a cura dell’Istituto Gorelli di Pinerolo con l’orchestra «Pinarolium sinfonietta» diretta da Claudio
Morbo; serata in favore dei bambini di Cernobil ospitati in vai Pellice.
PINEROLO: Al Liceo classico, dal lunedì al venerdì,
dalle 8 alle 17,30, il sabato dalle 8 alle 13, mostra su
«Nascita e sviluppo dello stato italiano».
PEROSA ARGENTINA: Alle 14,30, al padiglione
Pian de la Tour, incontro sui gemellaggi «1 gemelli si
incontrano», presenti i comitati di gemellaggio del
territorio Pinerolese.
TORRE PELLICE: Alle 18, nella biblioteca comunale «C. Levi», incontro con lo scrittore iracheno Younis
Tawfik su «La straniera, tra immigrazione e integrazione», introduce il pastore Giuseppe Platone.
POMARETTO; Alle 21,15, negli impianti della Pro
Loco, concerto del gruppo occitano «L’estorio Drolo»,
ingresso lire 10.000.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nel parco di villa Olanda, alle 21, serata musicale di rock and roll degli Anni
50 e 60, con presentazione di prodotti del mercato
equo e solidale. Ingresso lire 3.000.
TORRE PELLICE: Alle 21,15, al teatro del Forte, il
laboratorio bambini e ragazzi della compagnia Stilema, con Marco Bricco, presenta lo spettacolo «Adolescenti perché?», ingresso gratuito fino a esaurimento
posti.
PINASCA: Alle 21, nel salone polivalente, concerto
di primavera, con la corale di Pinasca e la banda musicale di Bricherasio, raccolta fondi a favore dell’associazione per non vedenti «Omero».
TORRE PELLICE: Alle 21, nella palestra di via
D’Azeglio, serata occitana a cura dell’associazione
culturale «Mouzico e Dansa D’oc».
23 maggio, martedì
PINEROLO: Nella sede della biblioteca ragazzi, in
corso Piave 3/A, dalle 14,30 alle 16,30, animazione
teatrale a cura dell’associazione Terra galleggiante
«Fiabe libri e burattini».
24 maggio, mercoledì
PINEROLO: Alle 21, al teatro Incontro, gli allievi della scuola media di S. Secondo presentano «La Tosca».
25 maggio, giovedì
SAN SECONDO: Alle 21, nel giardino della scuola
media, gli allievi del corso A presentano la replica
dell’opera di Giacomo Puccini «La Tosca».
TORRE PELLICE: Alle 15,30, alla biblioteca valdese,
per l’Unitrè, concerto a cura dell’Istituto musicale
«Gorelli», con Quartetto d’archi, musiche di Mozart e
Puccini, e Quartetto vocale, arie da opere.
Il 20 maggio a Lusernetta
Arte e musica
a San Bernardino
Si preannuncia un pomeriggio affascinante
quello di sabato 20 maggio alla cappella di San
Bernardino a Lusernetta.
Un’occasione per ammirare i magnifici affreschi
medievali, ma anche per
ascoltare le note di un
concerto di musica rinascimentale e barocca.
È nel 1997 che iniziano
i lavori di restauro alla
cappella e subito si scoprono gli affreschi del
1400 e del 1500: «Recentemente - spiegano dal
Comune - sono venute
alla luce altre pitture che
risalgono addirittura al
1300, ma la cappella è
ancora più antica». Nello
stesso tempo viene costituito un comitato per
la ristrutturazione della
cappella: «Il nostro obiettivo è ottenere l’apertura al pubblico».
Il programma di sabato inizia alle 16,30 con la
presentazione dell’iniziativa da parte dei presidenti del comitato e del
Lions Club di Luserna e
Torre, che ha contribuito
all’organizzazione. Ci
sarà poi l’introduzione
artistica sul ciclo di affreschi, discorso che precederà il concerto del gruppo rinascimentale Costantino Nigra con musiche e strumenti d’epoca,
la direzione del maestro
Armando Giovanni Valsania e l’esecuzione di
brani di Susato, Ltiblin e
Praetorius. Il ricavato del
sarà destinato al restauro
della cappella.
Un affresco a San Bernardino
(foto Monica Valanga)
sérv¡zT|
VALLI I
rmaiJ
CHISONE- GERMI
Guardia medica:
notturna, prefestiva, test
telefono 167-233111 ’
Guardia farmaceutica^
(turni festivi con orario
DOMENICA 21 MAQq,'
Perosa Argentina: Tenj
via Umberto I, telef. 8i5*
In Luce
presenti
EHM
SIAMO g
terzo de
VAL PELLICE ■
d^l Grande
volgimento
stante itali!
studiare e
zioni temat
bibliche, è s
ediconten
tradizione,
polemiche
Quando Ri)
sbucare int
(giubilare p;
to entusia:
—------------anche un c
CINEMA jj||quasi a rie
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festj,
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica;
(turni festivi con orarioS-j
DOMENICA 21 MAG0)
San Secondo: Mellano.j
Rol 16, tei. 500112,
SERVIZIO ELIAMBU
telefono 118
il
TORRE PELLICE.i,^''^Je”
Cinema Trento ha inp, “bile che
gramma, giovedì ISt,, ‘ tegia
21 Lagabbianellaei^jSce
gatto m francese,« ' ^ti d;
gresso libero); sabato! ferzo libi
orel7e20,20,dometìa SttiP
ore 16,20 e 18, Pokém»
sabato, ore 22,30, do* ” cpmbra
nica ore 20,15 e 22,20,i. ^”esù
nedi, ore 21,15, Storili ■ a^coi
Brucem Sm
e Mjchelle Pfeiffer,
BARGE — Il cineii studi di A
Comunale ha in pn, spronato
gramma, venerdì 19,« ggrd 1
21,15 Boys don’t 0)1» miiment
bato 20, ore 21,15i prendere
gnolia; domenica,oil fayinni- r
15,15, 17,15, 19,15,21, ” ’ ^
lunedì, martedì egij
vedi, ore 21,15, Saie!
c’è di nuovo?
PINEROLO — Lami
Usala Italia propone,
sala «5cento», Il gladlató
re; feriali ore 21,3Mo
menica 15, 18,15,21,3(1
Alla sala «2cento»saiài|
visione Avviso di chianuj
ta; feriali 20,15 e22,2Ì: leggondi
sabato 20,15 e 22,30, do* recupera
menica dalle 14,30 spel' co di fon
tacoli continuati. i za, fa ui
____________________rione sti
ECONOMICH^iiftituro
quel COI
dei «cara
nazareno
leo». Le fi
sizione le
sufficienz
ticì, parte
21, dove (
sere state
gurare un
ledei Sigi
Nella
PRIVATO acquisi)
mobili vecchi-anticliit
oggetti vari: telefonai!
allo 0121-40181.
NIZZA affittasi biloci
panoramico anche btfli
periodi. Telefonare all»
0121-900057.
TORRE PELLICE coll
na affittasi casa pervi
canze. Tel. 0121 -900051
CERCO* in affitto Me»
tone (zona stazione) agl
sto-settembre 5-6.
letto. Telefonare ore pi
sti allo 011-6693254.
Cantavalli
Musica
occitana
dal Cuneese
stinese, e
glose e CI
ti dall’oc
maestro
preferen
Le categi
cate in L
ciechi, si
Si ni
fu mo
Ierren
tro. II
nalme
svanir
re. «c
mo Gì
terra?)
Musica occitanap(j'
l’appuntamento conj
Cantavalli di sabato/
figli?»
però ;
blemi
seppi
una f
maggio alle 21,15 agli'®)
pianti della Pro Loco“
Pomaretto, con «L’Esf^
rio drolo», un quinte",
di musicisti del Cuneese
Organetto, ghironde
flauti, cornamusa, el"
tarra e violino per una"
proposta di tipo spot"
neo, come sempre atte''
ta alla salvaguardia de.
tradizione e sensibile
valori sociali. L’«Esto'
drolo» ha da poco p"„,
blicato il primo Cd,
disco eli'
mai de regret-,---- .
costituisce la sumP.
deH’attività svoltad
gruppo negli ultimi an
giuppu ncKii
tra musiche da balie
canti sociali e nuo
composizioni in stile t
dizionale.
19
Pagina Dei Lettori
PAG. 15 RIFORMA
VALU
•gerì
idica:
ifestiva, festi,
’-233111 '
maceutica:
con orario
:a 21 maggi'
entina: Ter„
I. telef. 81J»
I Dalla sinagoga di Nazaret il programnna della nuova era
Il giubileo di Gesù
In Luca 4 ci viene ricordato che Cesò rese attuali le aspirazioni già
presenti nelle Scritture ebraiche. Un programma per le chiese di oggi
EgMANNO SPURI
PELLICE
Î
idica:
ifestiva, festh
-233111
maceutica:
con orario 8.J
:A 21 MAGGI)
io Menano..
100112,
>MAM
’ono 118
BUu|
SIAMO giunti ormai a un
terzo delia messa in opera
del Grande Giubileo. Il colnvolgimento del mondo protestante italiano, per criticare,
studiare e prospettare soluzioni tematiche diverse e più
bibliche, è stato di alto profilo
e di contenuti degni della sua
tradizione, specie per le note
polemiche sulle Indulgenze.
Quando Riforma iniziò a pubI bucare interventi sul tema
Igiubilare partecipai con mol^ entusiasmo proponendo
anche un certo interrogativo,
ylEMAH quasi a richiedere un aiuto
PFi t ire per rin confronto nella ricert'iiLULE,!, ca. Dicevo infatti: «Ma è pos;nto hainpi. che Gesù fondasse la
povedi j^jategia del suo ministerio
ibianellaeii concetti del giubileo ri‘r3ricese,|| partati dalla redazione del
®r>bato| . jgrzo libro del Pentateuco,
1Q D concetti politici, sociali, eco. 99 an a ‘ “°®ici e utopistici?».
iq’^99 * Sembra che l’antico tema
1 1«Gesù storico» possa es1,15, Storili r ggjg ancora di attualità e cari^ruce H pg dj interesse per cui, dando
Pteitter. acquisiti, si fa per dire, gli
11 cine* grudi di Albert Schweitzer, e
e ha in pi|. spronato dal recente lavoro
enerdì 19,« i Qgrd Theissen, molto udon’t cry;» vilmente mi accingo a rire 21,15|. prendere il filo delle consideimenica.oii razioni', per focalizzare uno
dei «caratteri» distintivi del
nazareno, il «Gesù del giubileo». Le fonti a nostra disposizione le possiamo trovare a
sufficienza nei testi dei sinottici, partendo da Luca 4, 1621, dove Gesù dichiara di essere stato «scelto» per inaugurare una nuova era da parcento» saàii tede! Signore Iddio,
ìso di chiami I Nella sinagoga di Nazaret,
10,15 e22,2|' leggendo Isaia 61, 1-2, Gesù,
5 e 22,30, è- recuperando un tema teologile 14,30 spel' co di fondamentale importanluati. ' za, fa un’importante opera
___________rione storica, molto utile per
lOMIClV^ il futuro del genere umano. In
quel contesto dell’area palestinese, carica di tensioni religiose e conflitti politici causati dall'occupazione romana, il
maestro sceglie alcuni settori
preferenziali in cui operare.
Le categorie di persone elencate in Luca 4, 18-19, poveri,
ciechi, schiavi e oppressi, di
i, 19,15,21,l|
artedì egiil
1,15, Saitir
0?
-O — La
propone,
3», Il gladiatt
)re 21,dû, do
18,15,21,301
i
le, i;
0 acquisti
chi-anticliii
i: telefona»
D181.
ittasi
) anche!
lefonare
1.
ELLICE c
casa pervi)] 21 -900051.
1 affitto Me«'
¡tazione) agi;
are 5-6
mare
5693254
verranno i destinatari della
missione del Signore. Le conversazioni, i discorsi, le scelte
di campo religioso e sociale,
nonché tutta l’etica della vita,
con la coerente morte, saranno l’esplicitazione della sostanza del giubileo mosaico.
L’epocale programma di Gesù
portava avanti non senza gravi difficoltà un lavoro di coscientizzazione e di emancipazione di tutte «quelle pecore» senza pastore: «...per questo egli mi ha unto: per evangelizzare i poveri».
Una notevole parte dei documenti che troviamo nei sinottici trattano dell’etica scelta dal maestro, per la formazione dei suoi collaboratori
futuri. Gli elementi base per la
formazione personale e per la
partecipazione al lavoro, in
vista di una società più giusta
nello spirito del giubileo, erano costituiti dalla rinuncia a
tutti i pseudo-vaiori che la
cultura politica e religiosa potessero offrire. Intanto il maestro aveva iniziato il suo ministerio rifiutando l’occasione
che gli veniva offerta per venire i possesso di favolosi possedimenti e ricchezze, scelta
che diventerà nella prassi verso i suoi aderenti l’insegnamento cardine per la rinuncia
a ogni forma di possesso. Non
possiamo esimerci di considerare l’importanza che hanno gli insegnamenti di Gesù
sull’etica radicale. In tanti
momenti del suo ministerio e
nelle più svariate situazioni,
partendo dal notissimo Sermone sul monte, i concetti
cardine per la partecipazione
e la realizzazione del Regno si
elevano come preludio affascinante e misterioso verso il
futuro: «Non vi fate tesori sulla terra (...) voi non potete servire a Dio e a Mammona (...)
vendi tutto quello che hai e
dallo ai poveri (...) non è la vita più del nutrimento e il corpo più del vestito?».
Era questo il fulcro dell'insegnamento del maestro,
mentre analizzava criticamente la prassi corrente, che
vedeva nella ricchezza e nel
possesso la condizione ottimale da perseguire a ogni co
sto. Per il Signore questa sceita di vita carica di contenuti
orientati dalla povertà sarebbe stata la «luce» meravigliosa
e il prezioso «lievito» che avrebbero fecondato il mondo.
Dai notissimi dottori della
chiesa Agostino, Girolamo e
Tommaso usciranno studi
profondi di esegesi e di traduzioni bibliche, nonché di
filosofia e di teologia, ma
l’inusitato progetto etico del
Signore basato sulla povertà
e la rinunzia non riuscirà a
coinvolgere i maggiori studiosi e le grandi scuole di
pensiero. Tuttavia è nel Medioevo che sorgeranno dalle
ceneri di un mondo quanto
mai complesso, travagliato e
degradato, le voci più nobili
che riesumeranno molti concetti del Sermone sul monte,
tra cui Pietro Valdo, Francesco e Guglielmo di Occam,
per entrare nello spirito di
una pre-riforma che lascerà
la sua eco nella storia dell’umanità. Il messaggio della
povertà e della rinunzia per
Valdo e Francesco fu la rivelazione e fu subito sposato e
vissuto fino alle ultime ed
estreme conseguenze. Da
parte sua Guglielmo di Occam si trovò a ingaggiare una
lotta titanica contro tutte le
autorità religiose con in testa
il papa, predicando la «Santa
e perfetta povertà» e come risultato avrà, molto tempo
dopo, Lutero che si dirà suo
discepolo.
Sono trascorsi duemila anni e la storia umana ha intrapreso molte e diversificate
strade per consolidare i suo
«progresso» sociale, scientifico, tecnico e reiigioso e le
strade che ha percorso sono
sempre state all’opposto di
quell’insegnamento in cui
credeva Gesù. Come sarebbe
stata la storia dell’umanità se
si fosse adottato quel criterio
«socio-politico-teologico»
che il maestro proponeva?
Nessuno lo sa, forse un giorno lo sapremo. Come per Valdo e Francesco, l’insegnamento del maestro forse potrebbe servire almeno per le
nostre chiese, molto poco povere e troppo, tanto ricche.
1
valli
ì
ia
neese
Passatempo
Ricerca di paternità
Si narra che in paradiso un giorno il Figlio
fu mosso a desiderio di incontrare il padre
terreno Giuseppe e ne chiese notizia a Pietro. Il quale, dopo lunghe ricerche trovò finalmente un vecchietto che appariva un po’
svanito ma in grado di parlare e di ricordate. «Come ti chiami?», gli chiese. «Mi chiamo Giuseppe». «E che mestiere facevi sulla
terra?». «Il falegname».
Potrebbe essere lui, pensò Pietro. «Avevi
figli?». «Si avevo un solo figlio maschio, che
però andò via di casa e mi dette molti problemi». «E tua moglie?». Il falegname Giuseppe ricordava con molta fatica. «Ricordo
una bella donna, con lunghi capelli neri e
Soluzione del cruciverba del numero scorso
O L O
R ì C
R I O
D
anima
A M
O
A
■ R 0 B A
B O ■ (A M
A M A R E
R ■ T N
B E T E
A L I L T
I 0
S E N 0
E T R
0 C A
una veste celeste. Ma non era propriamente
mia moglie, almeno come si intende generalmente». È questo pensò Pietro. Chiamò il
Figlio, gli fece incontrare il vecchietto. Si
abbracciarono commossi: «Papà!», gridò il
Figlio. E Giuseppe «Pinocchio!».
Motori e cavalli
Un commesso viaggiatore è in giro per le
colline della Maremma con la sua macchina. Sente il motore che balbetta un po, allora si ferma, apre il cofano dell’auto e guarda
dentro: «Sarà la testata». A quel punto sente
una voce alle sue spalle che dice: «È lo spinterogeno». Si gira spaventato, ma non vede
nessuno. Una tranquilla e verde collina è
alle sue spalle e un cavallo pascola lì vicino.
Si china sul motore e continua ad osservarlo: «Sarà qualche fascia dei cilindri?». Di
nuovo la voce: «È lo spinterogeno!». Si rigira
di scatto e, sorpreso, nota il cavallo che ha
parlato. Rimonta in macchina e, guidando a
rotta di collo, arriva al primo bar in fondo
al pendio e chiede al barista un telefono. Il
barista che lo vede tutto sconvolto gli chiede: «È successo qualcosa di grave?». «Bisogna avvisare i giornali - grida il commesso
viaggiatore -, la Tv, i carabinieri... è una cosa eccezionale! Mentre controllavo il motore della mia macchina che non andava bene ho sentito diverse volte una voce che diceva: "È lo spinterogeno!”. Mi sono girato e
ho visto un animale che parlava!». Un vecchietto lì vicino gli chiede: «Cosa era? Un
cavallo?». «Sì, un cavallo». E il vecchietto:
«Con una stella bianca in fronte?». «Sì... sì,
proprio lui!!». E il vecchietto: «Ma quello lì
non capisce niente di motori!».
POSTA
■ Bisogna saper
riconoscere
lo Spirito
Caro direttore,
mi viene da reagire all’articolo di Erika Tomassone sulla prima pagina di Riforma
del 5 maggio «Figli di Dio».
La questione del testimoniare con l’annuncio, cioè con
la parola, o con la condotta,
cioè con le opere, e quale dei
due debba comunque avere
la prevalenza è una vecchia
diatriba che, probabilmente,
non si esaurirà mai del tutto
e che è anche bene rispolverare, ■visto le nostre manchevolezze in ambedue i campi.
Tuttavia, il sapersi e il dirsi
figlio di Dio in Gesù Cristo è
un annuncio talmente alto e
serio, e l’Evangeio è talmente
radicale che, quando è messo a confronto con i nostri
comportamenti quotidiani
reali, potrebbe farci tremare i
polsi e disperare, se non fosse per la certezza della Grazia che ci dà perdono e ci trasforma. Certo, questo è il limite costante: siamo figli di
Dio quando con Pietro diciamo «veramente tu sei il Cristo, grazie al quale abbiamo
vita!», e siamo figli di Satana
quando facciamo progetti
secondo schemi mondani. E
non solo: anche quando alberghiamo sentimenti che
contraddicono l’amore di
Dio e producono inesorabilmente comportamenti che
contraddicono quell’amore.
Io mi accodo al coro di tutti coloro che si lamentano
delle mancanze, a volte gravissime con conseguenze devastanti, dei cristiani nel
mondo, con un certo dolore
e con l’umiltà per il limite di
cui siamo portatori. Ma poi
mi rallegro, perché è bello e
facile poter dire: è vero, tu
che non sei cristiano hai proprio ragione, accetta il mio
ravvedimento e fammi dono
del tuo perdono! E sappi che
tutte le volte in cui ti conduci, nelle opere e nelle parole,
secondo le esigenze radicali
dell’Evangelo tro-vi pienezza
di umanità: è lo Spirito che
opera in te e ti vuole figlio.
Sappilo riconoscere e sii felice, come lo sono io!
Febe Cavazzutti Rossi
Padova
Torre Pellice - Università estiva
Protestantesimo ieri e oggi
L'Ottocento
Il corso dell’Università estiva (a cura del Centro culturale
valdese, della Facoltà valdese di teoiogia e del Collegio valdese) che si svolgerà a Torre Pellice nei giorni 10-14 luglio
verte sul tema «Protestantesimo ieri e oggi: l’Ottocento». Il
corso sarà valido come aggiornamento per insegnanti di
scuole medie e superiori (autorizzazione richiesta al Provveditorato agli studi di Torino) e come unità didattica per
gli iscritti al corso di diploma della Facoltà di teologia.
Argomenti delle lezioni sono «Il mondo germapico dai romantici ai liberali» (Emidio Campi); «Il mondo anglosassone: il rusch dell’Evangelo, la solitudine dell'io» (Massimo
Rubboli); «Il mondo francofono: “Sono pochi ina al governo"» (Giorgio Toum); «Il mondo valdese dal ghetto a Porta
Pia» (Gian Paolo Romagnani); «La Scuola teologica valdese
di Firenze nelTOttocento»; «L’Italia evangelica: Fratelli e Liberi» (Domenico Maselli).
Il costo di iscrizione è di £ 200.000 (150.000 per gli iscritti
al corso di diploma della Facoltà di teologia). La segreteria
del corso è presso il Centro culturale valdese, via Beckwith
3,10066 Torre PeUice (tei. 0121-932179; fax 0121-932566; email: centroculturalevaldese@tin.it). Le iscrizioni devono
pervenire entro e non oltre il 9 giugno.
Facoltà valdese
di teologia
Il Consiglio di Facoltà informa che il concorso per la cattedra di teologia sistematica reso pubblico su Riforma ha
avuto esito positivo. Entro i termini prescritti sono pervenute ài Consiglio tre candidature e precisamente quelle di:
Fulvio Ferrario, Elizabeth Green e Gabriella Lettini. Tutte e
tre le candidature hanno pienamente soddisfatto le formalità indicate dal Consiglio e saranno pertanto trasmesse al
corpo pastorale secondo il Regolamento della facoltà.
Roma, 8 maggio 2000
il decano, prof Ermanno Gerire
Vi ho scoperti
via Internet
Cari amici di Riforma,
vi mando un cordiale saluto dal Messico. Mi interessa
molto conoscere il vostro
giornale che da qualche tempo ho occasione di seguire
sul vostro sito Internet: la vostra rivista è eccellente. Quello che più colpisce è che,
stando lì, fianco a fianco con
il Vaticano, il vostro impulso
protestante è forte, coraggioso e intelligente. Le mie sincere felicitazioni.
Leopoldo Cervantes-Ortiz
Tlalpan (Messico)
Errata corrige
In riferimento all’articolo sull’Otto per mille dei Comuni
italiani pubblicato a pagina 9 del 21 aprile scorso, l’autore
rettifica un proprio errore sul dato riferito ai Comuni delle
valli valdesi: ia percentuale delle firme a favore della Chiesa
valdese rappresentano il 30,3% (e non il 3,3% come erroneamente scritto) del totale (6.850 su 22.600 firme valide).
Esequie classiche
a 2 milioni 500 miio
L'impresa di onoranze funebri «Il Giubileo» offre un funerale classico a
2.500.000 lire e un funerale di lusso a lire 3.900.000 (esclusi eventuali diritti comunali, necrofori).
«Per un funerale di lusso con l'impresa "Il Giubileo" ho speso 3 milioni
900 mila lire: esattamente la metà rispetto a quanto mi era stato preventivato da un'altra impresa a cui avevo domandato il preventivo, richiedendo lo stesso tipo di servizio».
La dichiarazione della signora Maria Stella B., di Chivasso, pone
l'accento su un fenomeno di cui tutti hanno avuto la prova o, per lo meno, hanno sentito parlare; la grandissima differenza nei costi dei funerali, a parità di servizio.
Il caso della signora Maria Stella B. è emblematico (il cognome è
omesso per ragioni di privacy, ma si tratta sempre di persone che hanno
usufruito dei servizi dell'impresa «Il Giubileo»), E' cioè sufficiente informarsi cercare un'alternativa all'«lmpresa di famiglia» presso la quale ci si è
sempre serviti, e scoprire che si possono ottenere prestazioni uguali nella
qualità, ma molto diverse nel prezzo, con un notevolissimo risparmio.
Decessi In ospedale: sensiglio ai Parenti
Non mtìono k «inpme deO'ospedck» né, tanto mono, è ciMgotorio sorbirti
di impioto oconàgSaN». Negli ospedali o itruttare sanitarie bisogna ÙIWM*
Ut d» àòtmfm, O étaaso oppono anomrio, segnali questa o quoB'impnsa funebro. te segnakackmi, Merito, gravano pesantemente sul costo dei servizio.
ONORANZE SjSFUNEBRI
IL GIUBILEO
■ PARTECIPAZIONI
RINGRAZIAMENTO
«lo sono la resurrzione
e la vita; chi crede in me
anche se muoia vivrà, e
chiunque vive e crede in me
non morrà mai»
Giov. 11,25
I familiari tutti della cara
Anna Margherita Rivoira
ved. Gay
commossi e riconoscenti, nell’impossibilità di farlo singolarmente, ringraziano di cuore tutti
coloro che con presenza, scritti, parole di conforto e fiori sono
stati loro vicino nella triste circostanza.
Un particolare ringraziamento al dott. Mourglia, al Servizio
118, ai Pronto soccorso e al reparto Neurologia dell’Ospedale
civile di Pinerolo e al past. Berutti.
Luserna San Giovanni
18 maggio 2000
I
Secondo
Forum della
cultura
Il Centro culturale
valdese di Torre Pellice
e la Tavola valdese organizzano il «Secondo
Forum della cultura»
dal titolo; «1 futuri possibili del protestantesimo». L’incontro si terrà
al Centro giovanile di
Ecumene a Velletri
(Roma) sabato 23 e
domenica 24 settembre 2000.
Il programma è in via
di definizione Informazioni presso il Centro
culturale valdese
10066 Torre Pellice
(To), telefono 0121-93
21 79; fax 0121 93 25
66. E-mail: centroculturalevaldese@tin.it
20
PAG. 16 RIFORMA
Villaggio Globale
venerdì 19 MAGGIO 2000
Una serata organizzata dal comitato di solidarietà con il popolo del Guatemala
Guatemala, cinquanf anni di violenza
Da oltre un secolo il Guatemala è terreno di caccia degli Usa. Già alla fine dell'Ottocento le
prime «multinazionali» americane invasero l'antica terra dei Maya. Il problema dell'impunità
MASSIMO CNONE
La tenacia è la virtù dei
forti. Poche parole, forse,
per guardare al Guatemala, lo
stato con la guerra interna
più lunga e cruenta di tutta
l’America Latina. Ma un proverbio non vale un massacro:
non può considerare quasi 50
anni di violenza e genocidio
nei confronti della popolazione indigena, senza includere la conquista spagnola:
150.000 persone torturate e
ammazzate, 50.000 definite
«desaparecidos» ma più realisticamente lanciate da un
aereo e inghiottite dalle acque del Pacifico o sepolte
nelle forse 800 fosse comuni,
40.000 costrette all’esilio e oltre un milione, soprattutto
bambini e donne, che hanno
dovuto abbandonare le proprie case. E le cifre, anche se
relative, sono importanti, a
fronte di qualsiasi tentativo
di revisionismo.
Un proverbio non può tenere conto delle responsabilità politiche e militari della
Già; non spiega il ruolo delle
multinazionali. E poi i forti,
almeno in Guatemala, sono
al potere; come Efrain Rios
Montt che, da generale golpista e responsabile dell’orrenda operazione «terra bruciata» per la repressione della
guerriglia, siede ora comodamente, e scandalosamente,
sulla sedia di capo del Parlamento, dopo l’incredibile
plebiscito nelle ultime elezioni a favore del suo partito, il
Fronte repubblicano guatemalteco (Erg), e la vittoria
dell’attuale presidente Alfonso Portillo. La tenacia, almeno in Guatemala, non sembra corrispondere a virtù.
Il «mea culpa» di Clinton
Per decenni il Guatemala è
stato ignorato dall’opinione
pubblica mondiale. Almeno
fino al potente «mea culpa»
mediático nel marzo ’99 del
presidente americano durante un vertice con i dirigenti
del paese. «Per gli Stati Uniti
- ha detto Bill Clinton - è importante che io dichiari in
modo chiaro che il sostegno
dato alle unità militari e di
spionaggio implicate negli atti di violenza e di repressioni
estese, fu un errore che non
dobbiamo più ripetere». Risponderà a queste parole
l’indigena Premio Nobel per
la pace 1992, Rigoberta Men
La guatemalteca Rigoberta Menchú, Premio Nobei per ia pace 1992
partecipazione, fra gli altri,
del giornalista Gianni Minà e
il collegamento con il programma televisivo «Finestre».
«Il Guatemala non esiste - ha
detto Minà nella sala gremita
- perché rappresenta la cattiva coscienza del mondo occidentale: una volta tutto era
giustificato dalla lotta con il
comunismo, ma ora che il
comunismo è finito?». Nel
corso dell’incontro si è parlato anche della presenza e della testimonianza della Chiesa
cattolica, che in Guatemala è
sempre stata considerata dal
regime troppo «a sinistra» e
quindi, almeno negli anni
della guerra fredda, con simpatie comuniste. Non solo
Gerard! è stato eliminato, ma
decine di parroci indigeni
nelle piccole chiese di montagna. Gli Stati Uniti e la Già,
è stato ricordato durante la
serata, hanno finanziato vere
e proprie sette protestanti
razziste e molti uomini di potere guatemaltechi sono ancora seguaci di queste chiese.
chù: «Non mi saranno ridati i
miei cari, anche se Clinton
chiede perdono». 11 Guatemala è terreno di caccia a
stelle e strisce da oltre un secolo: già alla fine dell’Ottocento le prime «multinazionali» a guida statunitense invasero l’antica terra dei
Maya. Gli anni dal 1944 al
1954 altro non sono che un
breve intervallo fra regimi,
con una riforma agraria che
seppe distribuire ai contadini
100.000 ettari di dominazione «feudale», proprietà della
United fruii company, dal
1954 al 1984 si contano solo
governi militari.
La lotta airimpunità
In Guatemala la violenza è
anche volontaria distruzione
del patrimonio culturale e
umano di tradizione indigena. Come leggiamo nel librointervista a Rigoberta Menchú, «si trattasse delle religioni, delle ripartizioni delle terre 0 delle scuole, fosse attraverso i libri, la radio o altre
cose moderne, fatto sta che
hanno cercato di imporci le
loro cose e di toglierci quel
che avevamo». Per due terzi la
popolazione guatemalteca è
composta di indigeni, il resto
da meticci, i «ladinos», con alcuni gruppi afroamericani.
La lotta all’impunità dei re
sponsabili è ora la priorità
fondamentale, in Guatemala
come in tutti i paesi dell’America Latina. Sono passati 2
anni dal 26 aprile 1998, quando il vescovo della capitale,
Juan Josè Gerard!, è stato ucciso: meno di 48 ore dopo
aver presentato «Guatemala,
nunca mas», il dossier che
denunciava i militari e il governo. Due anni di accuse e
coperture, un lungo periodo
in cui i reali mandanti non
sono ancora stati individuati
anche se, come ha affermato
in una recente intervista il
braccio destro di Gerard! e
collaboratore alla stesura del
dossier, Edgar Gutierrez, che
adesso lavora per il governo,
«il pubblico ministero ha finalmente imboccato la pista
dei militari, incarcerando
due alti ufficiali dello stato
maggiore presidenziale».
La testimonianza
Il dossier di mons. Gerardi
Con la pubblicazione del
dossier di Gerardi e di «Guatemala, memoria del silencio», rapporto redatto dalla
Commissione Gnu per il
chiarimento storico, la voce
delle vittime sembra farsi
sentire, anche in Italia. Il 18
aprile scorso, a Torino, il Comitato di solidarietà con il
popolo del Guatemala ha organizzato una serata con la
di Rigoberta Menchú
Dal 1991 l’indigena «quiché» Rigoberta Menchú è cittadina onoraria del Comune
di Torino e Quetzaltenango,
la seconda città del Guatemala, è gemellata con il capoluogo piemontese. «La conoscenza diretta della realtà
- ha detto il sindaco di Torino, Valentino Castellani - ha
rinforzato l’impegno di solidarietà e interscambio: l’impressione avuta in Guatemala è che la vita è colore». Rigoberta Menchú parla via satellite con Torino. «Nel mio
paese - ha spiegato - c’è una
negazione permanente della
giustizia: il governo continua
a non prendere nessun provvedimento, cercando soltanto di criminalizzare le vittime». Rigoberta, che ha denunciato alla magistratura
spagnola i generali ex capi di
stato per le violazioni dei diritti umani, è stata a sua volta
denunciata per tradimento
della patria, violazione della
Costituzione e omissione di
denuncia. «Tutti siamo coinvolti, - ha detto il presidente
della repubblica. Alfonso
Portillo - tutti siamo responsabili: perché la Menchú ha
denunciato il suo paese all’estero? Era qui che doveva
esporre denuncia».
Dichiarazione di un gruppo della «Chiesa riformata unita» di Gran Bretagna
No alla «nuova guerra stellare» voluta dagli americani
Il progetto di cooperazione
tra Gran Bretagna e Usa per
la realizzazione di uno scudo
antimissili è stato condannato dai membri di una delle
grandi chiese protestanti, la
Chiesa riformata unita. Il sistema americano di difesa
antimissili (Nmd), soprannominato «nuova guerra stellare», mira a proteggere gli Usa
contro attacchi nucleari provenienti da qualsiasi parte.
Una dichiarazione di un
gruppo della Chiesa riformata unita, la «Peace Fellowship», avverte che la Gran
Bretagna sarebbe in pericolo
qualora sostenesse questo
progetto e che gli Usa rimetterebbero in discussione il
Trattato sulla limitazione dei
sistemi di missili antimissili
balistici (Abm). Le critiche riguardano l’apparente volontà del governo britannico
di autorizzare la modernizzazione della base americana di
Fylingdales, nel Nord dell’In
ghilterra. Fylingdales rappresenterebbe un elemento importante nel sistema di allerta che permetterebbe agli
Usa di agire preventivamente. Ma ciò che rimane incerto
è la questione della protezione, se esiste, di cui usufruirebbe la Gran Bretagna.
La campagna per il disarmo nucleare dovrebbe organizzare una manifestazione a
Fylingdales l’8 luglio prossimo, al termine di una marcia
che inizierà dalla base americana, Menwith Hill, alla data
simbolica del 4 luglio, festa
dell’indipendenza americana. Il Regno Unito e gli Usa
cooperano strettamente sulle
questioni nucleari, perché le
componenti americane sono
essenziali alla forza nucleare
di dissuasione britannica. La
campagna per il disarmo nucleare ha compilato l’elenco
dell’arsenale nucleare britannico: quattro sottomarini armati di missili balistici Tri
dent e un parco di 200 testate
nucleari, ognuna delle quali
possiede una capacità di distruzione cinque volte superiore a quella della bomba
atomica di Nagasaki.
La questione dello scudo
nucleare dovrebbe provocare tensioni tra il Regno Unito
e alcuni dei suoi vicini del
continente europeo. La Peace Fellowship della Chiesa
riformata unita aggiunge:
«Condividiamo lo scetticismo di diversi governi, in
particolare quelli della Francia e della Germania, su questo progetto e ci aspettiamo
molteplici proteste pubbliche contro quello che è chiaramente una escalation della
corsa agli armamenti». La
Peace Fellowship aggiunge
che la realizzazione di questo
scudo, che porrà gli Usa in
una situazione di infrazione
nei confronti del Trattato
Abm, non potrà assicurare i
suoi obiettivi per quanto ri
guarda la sicurezza. «Non ci
può essere protezione pienamente efficace contro un attacco nucleare. In realtà.
Tunica protezione assoluta
contro le armi nucleari è la
loro eliminazione», afferma.
II presidente della Campagna per il disarmo nucleare,
Dave Knight, che era a New
York per la Conferenza di
esame del Trattato di nonproliferazione nucleare, ha
inoltre sottolineato che lo
scudo nucleare americano è
incompatibile con il Trattato
Abm. «Modificare il Trattato
Abm per autorizzare un sistema di difesa antimissili significherebbe distruggerlo»,
ha detto il 1° maggio scorso.
Invece per i sostenitori dello
scudo nucleare il fatto di sapere che gli Stati Uniti, unica
superpotenza, potrebbero
sfuggire con successo a un
attacco nucleare, creerebbe
una maggiore stabilità nel
mondo. (eni)
M L'impegno deH'«Act» e della «Caritas»
Etiopia, la tragedia
ricorrente della carestia
PAUUEFFREY*
UN centinaio di mucchietti di pietre, accuratamente accatastate, segnalano il nuovo cimitero al limite
di questa cittadina arida nel
sud delTEtiopia. Questo nuovo cimitero, lontano dalle
tombe degli abitanti di questa comunità del deserto, è
stato costruito per tutti quelli, ed erano numerosi, che sono morti in queste ultime
settimane, venuti qui in cerca
di cibo, fuggendo i danni della siccità che oggi minaccia il
Corno d’Africa.
Sora Guyo è uno di questi
nuovi arrivati. Quest’uomo di
45 anni che parla oromo è un
pastore nomade, che erra su
questa terra desolata della
Valle del Rift con il suo piccolo gregge di capre. Tutti dipendono dalle piogge stagionali ma sono ormai tre anni
che non sono cadute. Le 12
bestie che formano il gregge
di Sora sono morte, e le loro
carcasse giacciono accanto a
quelle di migliaia di altri animali. Sora dorme in un campo provvisorio con sua moglie e i suoi tre figli ai piedi
della montagna vicina. Ogni
giorno, va in città per vendere un po’ di legna da riscaldamento. Come la maggior parte dei pastori che sono venuti
qui, Sora è magrissimo. Senza grande speranza, si appoggia stanco sul suo bastone.
Anche se la pioggia cadesse
fra poco, egli non ha più
gregge e occorrerebbero anni
per sostituirlo. (...)
La carestia in Etiopia non è
generalizzata, per lo meno
non ancora. Le immagini di
bambini morenti di fame della città di Gode, ad est dell’Etiopia, riprese dalla Cnn,
dalla Bbc e da altri media,
non sono rappresentative di
tutto il paese, dicono i rappresentanti di organismi umanitari. Ma milioni di etiopici sono minacciati dalla carestia, e alcune comunità sono ridotte a mangiare muschio e foglie. «Se gli aiuti non
arriveranno in tempo, fra poco non ci saranno più città
come Gode», ha dichiarato
Anne Bousquet, rappresentante di Catholic Relief Services (Servizio cattolico di aiuti) ad Addis Abeba, capitale
dell’Etiopia. «Lasciare morire
centinaia di migliaia di persone perché non c’è abbastanza cibo sarà un crimine
contro l’umanità», ha ammonito Christian Balslev-Olesen, segretario generale di
DanChurchAid (Agenzia umanitaria delle chiese danesi) durante un giro nella zona
di Borena, nel sud del paese,
colpita dalla siccità.
All’inizio, i responsabili delle organizzazioni umanitarie
avevano previsto che otto milioni di etiopici avrebbero
avuto bisogno di assistenza
alimentare quest'anno. Oggi,
ritengono che la scarsità di
piogge potrebbe aumentare
questa cifra di 2,6 milioni.
«Dare da mangiare a così tante persone costerà circa un
terzo di un miliardo di dollari.
È quello che è stato speso per
un giorno di bombardamenti
della Nato durante la guerra
in Kosovo - fa notare BalslevOlesen -. L’Etiopia ha buone
infrastrutture, un buon sistema di sorveglianza, organizzazioni non governative con
notevole esperienza, e una società molto organizzata a livello locale. Se lascerà la gente morire, la comunità internazionale non avrà scuse».
Qui e nelTinsleme del Corno d’Africa, la siccità è un fenomeno periodico. L’Etiopia
è diventata il simbolo della
carestia dopo la siccità che
nel 1984-85 ha fatto milioni di
morti, l donatori internazio
nali e il governo etiopico hanno adottato misure per prevenire una nuova carestia. Eppure uno degli elementi critici di questa strategia, la riserva di sicurezza alimentare,
non ha funzionato quest’anno. La riserva (oltre 350.000
tonnellate di cereali) serve
come stock quando la carestia minaccia, permettendo
una mobilitazione rapida degli aiuti alimentari, senza
aspettare da tre a nove mesi,
tempo necessario ai grandi
donatori come l’Unione europea e gli Usa per distribuirla. Questi viveri possono essere «presi a prestito» dalla
riserva e ripagati più tardi dai
donatori.
Ma diversi donatori hanno
tardato a rimpiazzare i viveri
presi dalla riserva lo scorso
anno, e oggi i depositi sono
quasi vuoti. Il mondo si sta
affrettando per ricostituire la
riserva, ma la questione che
pesa come una nuvola mortale su comunità come quella
di Dubuluch è di sapere se gli
aiuti arriveranno in tempo.
Anche se diversi responsabili di organizzazioni umanitarie danno buoni voti al governo etiopico per la sua reazione in caso di catastrofe,
molti di loro ritengono che la
politica aggravi questa tragedia. Il governo di Addis Abeba è infatti confrontato a diversi gruppi armati di opposizione, disseminati nel paese. Un responsabile di chiesa,
che ha chiesto di conservare
l’anonimato, ha lasciato intendere che il governo potrebbe aver tardato a riconoscere la siccità in alcune zone
di questo ampio paese dove
ci sono ribelli armati. «Il governo ci ha lasciati soli, e ha
ignorato i nostri avvertimenti, affinché la siccità colpiscai
ribelli e noi insieme a loro ha detto -. La carestia sarà lo
strumento supremo per ottenere una tregua».
Le organizzazioni umanitarie delle chiese cercano di
nutrire almeno un decimo
delle vittime. Un appello comune verrà lanciato fra breve
dalla «Azione comune delle
chiese» (Act) e dalla «Caritas
Internationalis». Mentre questo accordo deve ancora essere approvato dai direttori
delle due reti Rudolf Hinz,
rappresentante della Federazione luterana mondiale, ad
Addis Abeba per partecipare
ai negoziati in vista di questa
nuova iniziativa, ritiene che
questo rappresenterebbe «la
cooperazione più stretta ed
efficace tra le chiese che lavorano in situazione di emergenza nel mondo».
Questo appello comune sosterrà il lavoro di emergenza
intrapreso da Joint Relief
Partnership, creato durante la
carestia degli Anni 80, organizzazione etiopica che riunisce la Chiesa ortodossa delTEtiopia, il Segretariato cattolico etiopico, la Chiesa evangelica etiopica Mekane Yesus,
la Federazione luterana mondiale, e Catholic Relief Services. «È un accordo innovatore
- ha dichiarato Stein Villumstad, segretario generale aggiunto della sezione «politica
e diritti della persona» di
Norwegian Church Aid -. Ci
appoggiamo su un sistema di
cooperazione locale efficace... Le chiese sono sul posto
e sanno ciò che accade realmente in Etiopia». (eni)
* Paul Jeffrey si è recato in
Etiopia nell'aprile scorso, incaricato dall'Act di redigere un
rapporto sulla situazione per
conto delle agenzie umanitarie
%
“Yoi
perfetto
m mmtrnnc* _
Claudiana
via Principe Tomaso, 1 - Torino
011-6689804 - tax 011-6504394
ACCI
tes
«straori
to alla <
ci trovi:
ti alla 1
perfetti
stro cel
te», chi
umane
mente,
di avere
ve, rur
guenze.
è neces
nella Bi
non ha
morale
virtù e
to», nel
indi vis
perfetto
usa due
il suo s
buoni, I
giusti»,
persona
alle esl
amore s
gica um
ne, dur
celeste»
volge ni
nità, sia
riferirne