1
Anno 126 - n. 27
6 luglio 1990
L. 1.000
Sped. abbonamento postaie
G-uppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
CATTOLICESIMO
Per i teologi: comunione
e sottomissione
L’Istruzione del
stazione »: « La
cardinale Ratzinger contro il « canone della contelibertà dell'atto di fede non giustifica il dissenso »
Il problema della libertà della ricerca teologica, problema intorno a cui i teologi cattolici stanno discutendo in maniera aperta e
appassionata dai tempi del Concilio Vaticano II, ha trovato una risposta (conclusiva?) nella nuova « Istruzione sulla vocazione ecclesiale del teologo», pubblicata a firma del card. Joseph Ratzinger,
prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, e di mons.
Alberto Bovone, segretario della stessa, il 25 giugno scorso.
Il problema posto dai teologi cattolici, con numerose dichiarazioni pubbliche, era se il loro compito dovesse essere quello
di semplici «ripetitori» e iUustratori — più o meno intelligenti —
del Magistero cattolico, oppure potessero avere un’autonomia di ricerca che potesse portarli anche in una posizione di dissenso rispetto allo stesso Magistero.
La risposta di Ratzinger è chiara: i teologi cattolici devono
lavorare con rigore critico, ma « l’esigenza critica non va identificata
con lo spirito critico, che nasce piuttosto da motivazioni di carattere affettivo o da pregiudizio ».
Al teologo cattolico sono richiesti quattro livelli di adesione al
Magistero: « l’adesione della fede teologale » è chiesta per le questioni su cui la Chiesa cattolica si è pronunciata « infallibilmente »;
l’obbedienza della fede » è richiesta per quelle questioni sulle quaU sono state date risposte « definitive »; sulle questioni che non hanno ancora ricevuto risposte definitive è chiesto «im religioso ossequio della volontà e dell’intelligenza »; quando il Magistero interviene in « materia per sé non irriformabile », « l’ossequio leale del
teologo » deve « essere la regola ».
Quanto al dissenso non ha — per Ratzinger — alcun diritto di
esistere, nella Chiesa cattolica.
L’« Istruzione » del card. Ratzinger è l’ultimo atto operato dalla gerarchia vaticana per cercare
di venire a capo e controllare un
dissenso crescente che si manifesta nella Chiesa cattolica verso le
prese di posizione papali e della
gerarchia.
Il tema della disciplina ecclesiastica è infatti diventato una
delle principali preoccupazioni
del papa Giovanni Paolo II.
La Chiesa cattolica ha rinnovato la sua legislazione adottando
nel novembre del 1983 il nuovo
Codice di diritto canonico, che ha
sostituito quello del 1917. Un Codice certo più « moderno » del
precedente, ma che già si dimostra più conservatore rispetto alle decisioni del Concilio Vaticano
II. Il Codice di diritto canonico
detta norme molto puntigliose
su questioni quali il matrimonio,
la famiglia, le responsabilità educative, l’insegnamento, l’esercizio
dei ministeri, proprio le cose che
la ricerca teologica cattolica ha
più volte messo in discussione.
Oltre al Codice, la Chiesa cattolica ha spinto le varie Conferenze
episcopali a darsi proprie discipline nazionali. Così, ad esempio, la Conferenza episcopale italiana è intervenuta con nuove norme in campo liturgico, della riorganizzazione della catechesi, sugli
« itinerari » sacramentali, sull’organizzazione delle strutture diocesane e parrocchiali. Per quanto
riguarda il nostro paese, il nuovo
Concordato (’84), con le norme in
materia di insegnamento della
religione cattolica, di finanziamento del clero e di amministrazione dei beni ecclesiastici, va anche visto in questo quadro di politica ecclesiastica.
Soggetto dell’autentica disciplina cattolica è il « Magistero che
~ come ha detto papa Wojtyla al
congresso dei teologi morali del
1988 — è stato istituito da Cristo Signore per illuminare la coscienza; richiamarsi a questa co
scienza precisamente per contestare la verità di quanto è insegnato dal Magistero comporta il
rifiuto della concezione cattolica
sia di Magistero che di coscienza
morale ».
La Congregazione per la dottrina della fede ha poi, in questi
ultimi anni, preso posizione in difesa dell’ortodossia cattolica nei
confronti di molti teologi, che sono stati costretti al silenzio.
Questo clima pesante che respirano i teologi cattolici ha indotto
molti di loro a reagire pubblicamente contro i diktat del Magistero. Così, nel gennaio 1989, 163
teologi tedeschi (ma anche svizzeri, austriaci, olandesi) hanno
diffuso un appello « per una cattolicità aperta e contro una cattolicità messa sotto tutela ».
Questi teologi denunciavano
chiaramente tre pericoli dell’attuale pontificato:
1) la curia romana occupa le
sedi episcopali senza tener conto
delle proposte delle chiese locali
e passando sopra ai diritti acquisiti;
2) in tutto il mondo viene negata a molti teologi l'autorizzazione ecclesiastica all’insegna
mento. Ciò impedisce la libertà di
ricerca teologica;
3) ruolo indebito ed eccessivo
del papa rispetto alle chiese locali.
Dopo la dichiarazione di Colonia ne sono venute altre, da teologi francesi, italiani e spagnoli.
« L’Evangelo è fonte di libertà radicale e stimola la libera espressione della propria fede e convinzioni personali. Coerentemente, la
Chiesa dovrebbe essere uno spazio di libertà — scrivevano, nell’aprile ’89, 62 teologi spagnoli —
... Senza dubbio il rafforzamento
del carattere coercitivo delle istituz.ioni ecclesiastiche e i procedimenti quasi giudiziali nei confronti di quanti sostengono interpretazioni teologiche non considerate "dottrina ufficiale", impe
discono alla Chièsa cattolica di
oggi di essere quell’esempio di libertà e tolleranza che dovrebbe
essere ».
Altre dichiarazioni sono poi ancora state fatte in USA e in America latina.
Il moltiplicarsi di queste dichiarazioni ha fatto affermare al
card. Ratzinger che all’interno
stesso della chiesa esiste ormai
« un canone della contestazione »
alla prassi e alla fede della Chiesa cattolica, composta da elementi solo apparentemente diversi
tra loro; il rifiuto della posizione
sulla contraccezione, il rifiuto di
ogni discriminazione verso gli
omosessuali, rammissione dei divorziati ai sacramenti, la richiesta di ammettere le donne al sacerdozio. A tale canone è sotteso
— secondo Ratzinger — una visione dell’uomo che deriva da
concezioni teologiche errate che
riducono il Cristo ad un Gesù
storico e il regno di Dio al migliore dei mondi di domani. E’
dunque in questo clima che nasce l’Istruzione.
Un’Istruzione molto « dura ». Al
teologo toccherà obbedire e, qualora permangano dei dubbi, è suo
dovere « farli conoscere alle autorità magisteriali », ma non dovrà mai « ricorrere ai mass media ». Niente pubblicazioni, niente dichiarazioni, ma sofferenza in
silenzio è quanto Ratzinger consiglia ai dissidenti.
Dissenso che comunque non è
ammissibile nella Chiesa cattolica perché « la libertà dell’atto di
fede non può giustificare il diritto
al dissenso. In realtà essa non significa affatto la libertà nei confronti della verità, ma il libero
autodeterminarsi della persona in
conformità con il suo obbligo
morale di accogliere la verità ».
Né si può « opporre al Magistero
della Chiesa un magistero supremo della coscienza » perché ciò
significherebbe « ammettere il
principio del libero esame, incompatibile con l’economia della Rivelazione e della sua trasmissione
nella Chiesa, cosi come con una
concezione corretta della teologia e della funzione del teologo ».
Solo in un atteggiamento di
sottomissione al Magistero, il
teologo può trovare la comunione con la Chiesa cattolica cui appartiene.
Come si vede, è una risposta
che non accoglie alcuna delle
preoccupazioni dei teologi critici.
Che succederà allora? E’ probabile che una buona parte di questi teologi continueranno nella loro ricerca e, arrivati ad un certo
punto, la Congregazione dovrà
prendere provvedimenti nei loro
confronti. Un’altra parte si adeguerà e in « silenzio » continuerà
la propria ricerca. Come i valdesi
medioevali, pubblicamente sarà
ossequiosa dell’ortodossia e privatamente ricercherà. Sappiano
che quest’atteggiamento non potrà durare e che quindi potrà sfociare nel « non posso altrimenti ».
Giorgio Cardio]
LA LIBERTA’ DI DIO
Il magistero
e lo Spirito
« Or v’era tra i farisei un uomo chiamato Nicodemo, uno
dei capi dei giudei. Egli venne di notte a Gesù, e gli disse:
Maestro, noi sappiamo che tu sei un dottore venuto da Dio... ».
(Giovanni 3: 1 ss.)
Chi è Nicodemo? La tradizione della chiesa ce lo ha descritto come un discepolo segreto di Gesù, uno che non osa prendere
chiaramente posizione, per non compromettere se stesso e il Maestro e poter così continuare ad aiutarlo. Nel capitolo 7 Nicodemo
rivendica per Gesù il diritto alla difesa, e nel cap. 19 fornisce i
materiali (mirra ed aloe) necessari per l’imbalsamazione del corpo
di Gesù.
Come « nicodemiti » sono stati bollati i valdesi medioevali,
che di nascosto si radunavano nelle case per il culto, onde sfuggire alla sorveglianza della inquisizione. Un uso improprio di
questo termine, derivato da una interpretazione non corretta
della figura di Nicodemo.
L’evangelo di Giovanni ci presenta Nicodemo come un « capo », una persona ragguardevole. Non ha bisogno di nascondersi
per parlare con Gesù. E’ una autorità al di sopra di ogni sospetto
e parla a Gesù, probabilmente, in nome del Sinedrio. La sua è
una missione, forse soltanto ufficiosa, ma ugualmente importante. « Noi sappiamo che... », egli dice. Dunque l’attività di Gesù
non è passata inosservata al Sinedrio. I capi, consci della responsabilità che hanno per la retta dottrina e la guida della fede del
popolo, hanno già provveduto a raccogliere un « dossier » su Gesù. Ne conoscono i movimenti, le parole, le azioni. Nicodemo,
forse esponente dell’ala « liberale » del Sinedrio, è ora da Gesù
per giungere ad una mediazione e poter così far rientrare la novità della predicazione di Gesù nelle norme e negli schemi stabiliti dall’autorità religiosa.
La replica di Gesù è quanto di più duro ci possa essere:
solo chi è « nato di nuovo » può entrare nel mondo di Dio. Le
inchieste del Sinedrio non sono in grado di comprendere la realtà
profonda delle cose.
Inoltre, l’autorità religiosa cerca di controllare, guidare, ovviamente per il bene del popolo, affinché questi non sia sviato
da false dottrine. Gesù non conosce una funzione « magisteriale »,
ma sa solo della libertà di Dio, il Signore, e della sua azione
creatrice e ricreatrice. Solo lo Spirito guida la chiesa, suscita la
fede, dà forza alla testimonianza: lo Spirito, non il magistero.
Come il vento soffia liberamente e non può essere fermato,
così è dell’azione di Dio che si è dispiegata liberamente attraverso i secoli, suscitando testimoni in ogni tempo, senza essere
mai bloccata né da roghi, né da prigioni, né da processi o da
« Istruzioni » emanate dal Sant’Uffizio di ieri e dalla Congregazione per la dottrina della fede oggi. Neppure la crocifissione di
Gesù (decisa dal Sinedrio!) è riuscita a fermare l’azione di Dio!
E Nicodemo? Un discepolo segreto di Gesù? Ma scherziamo?
Nicodemo può essere un garantista, e ciò è conforme al suo ruolo pubblico; può essere una persona animata da solidarietà umana e compassione, e ciò è conforme alla sua fede personale. Ma
l’evangelo di Giovanni non lo nomina tra i testimoni della resurrezione.
Sarà « nato di nuovo »? E’ possibile, perché « il vento soffia
dove vuole ». Ma in questo caso, ho l’impressione, forse avrà lascialo la sua carica di membro del Sinedrio e da « capo dei giudei » sarà diventato semplicemente un discepolo del galileo Gesù.
Luciano Deodato
DA PAGINA 5 A PAGINA 14
Conferenze distrettuali
1990
Il 9 e 10 giugno si sono svolte le Conferenze del I e del
IV Distretto, rispettivamente a Pomaretto ed a Guardia Pie
montese; nel fine settimana successivo è stata la volta del II
Distretto, a Vallecrosia, e del III ad Ecumene.
Nelle pagine da 5 a 14 presentiamo servizi speciali, resoconti e le principali decisioni di questi importanti appuntamenti per la vita delle nostre chiese.
2
commenti e dibattiti
6 luglio 1990
SCALA MOBILE E SCIOPERI
RIFLESSIONE
Quale unità
dei lavoratori?
Una nuova inversione di tendenza? - Il problema della costruzione di un nuovo soggetto
Ottobre 1989 : Cesare Romiti,
chiudendo a Marentino un corso
di formazione per dirigenti aziendali della Fiat, lancia la campagna della qualità totale e individua, come nodo centrale della
stessa, la collaborazione e l’intervento attivo dei lavoratori.
Dopo un decennio in cui l’innovazione tecnologica e il mito della fabbrica automatica hanno
spadroneggiato sui mass media,
marginalizzando il ruolo dei lavoratori, la grande industria pare riscoprire la centralità strategica del « lavoro vivo ».
Giugno 1990: in seguito alla disdetta della scala mobile da parte della Conflndustria, in im clima già teso a causa deirirrigidimento contrattuale della Federmeccanica, i lavoratori di moltissime aziende italiane hanno dato
vita a scioperi spontanei, cortei,
blocchi stradali.
Fatti, quelli sopra elencati, che
fanno pensare ad una ripresa di
un ruolo forte da parte dei lavoratori dell’industria, di quella
classe operaia considerata centrale nel decennio di lotte a cavallo degli anni ’60 e ’70 e poi lasciata nel dimenticatoio nel decennio successivo.
Siamo quindi ad una nuova inversione di tendenza? Dopo essere stati seppelliti dagli studenti
della pantera, gli anni ’80 stanno
per essere seppelliti anche dagli
operai? Forse no.
Le strade attraverso cui i lavoratori possono ritrovare im ruolo forte nella lotta per la trasformazione sociale non sono per
nulla semplici e non possono essere la pura riedizione di quelle
già percorse.
Il problema centrale che i lavoratori si trovano a dover risolvere, oggi, è la ricostruzione di
se stessi come soggetto collettivo
e non come somma di soggetti
massificati ; classe e non pura
sommatoria di individui.
Il primo risultato a cui ogni
lotta dei lavoratori ha sempre
portato è stata la costituzione dei
lavoratori in soggetto collettivo.
Unità è stata la parola dominante la storia delle classi subalterne: « Divisi non siamo nessuno,
uniti possiamo far valere le nostre ragioni ». Evidentemente i
padroni, dal canto loro, hanno
sempre tentato di frammentare
i lavoratori, di dividerli, di ridurre un confiitto di classe ad im
numero infinito di rapporti personali tra padrone e singolo dipendente. Tra le vittorie riportate dai padroni negli anni ’80 vi
è anche quella di aver distrutto
il soggetto collettivo a cui i lavoratori avevano dato vita negli
anni ’70; soggetto collettivo che
aveva propri valori (l’eguaglianza e la solidarietà), propri riti (il
corteo, le manifestazioni di massa), propri organi decisionali
(l’assemblea, i consigli di fabbrica), un proprio linguaggio (il
sindacalese).
Al di fuori di questo corpo collettivo. i lavoratori si sono risco
OSPEDALE VALDESE DI POMARETTO
Bando di concorso pubblico
n. 4 posti di
infermiere professionale
Scadenza ore 12,00 del 30 luglio 1990
Per informazioni rivolgersi al seguente n. tei.: 0121-91536
Sulla spiritualità valdese
Trovare la povertà evangelica per rendere ricco anche il nostro
culto - Al centro si trovano l’ascolto della Parola e la conversione
perti isolati, frammentati, come
dice Marx: « Essi si ritrovano
l’imo contro l’altro come merci
nella concorrenza».
Inoltre in questi anni ’80, anche
gran parte della sinistra ha fatto
proprio il punto di vista del padronato. Cosa significa la sostituzione, avvenuta nel vocabolario del PCI occhettiano, del termine « classe operaia » con quello di «cittadini lavoratori», se
non la volontà di seppellire il
soggetto collettivo per far posto
ad una moltitudine di singoli individui?
Tre mi paiono essere i problemi più grossi sulla strada della
ricostruzione di una identità collettiva :
— L’unità non potrà più essere
uniformità. Occorrerà lottare
per l’eguaglianza sociale senza
puntare ad annullare le differenze (di genere, cultura, etnia) che,
al contrario, sono ricchezze da
valorizzare. Ricostruire quindi
una coscienza di classe che rispetti le specificità dei singoli individui.
— Il riconoscimento dell’appartenenza ad una classe sociale non
è più automatico. Un tempo gli
operai erano coloro che faticavano tutto il giorno, plasmati, quasi fisicamente, dal rapporto con
la produzione; un rapporto diretto in cui il lavoro corrispondeva
al sudore della fronte. Oggi questo modello, certo ancora largamente presente, non è più generalizzabile; accanto ai molti iavoratori « manuali », vi sono impiegati e tecnici, il cui sfruttamento (il fatto che qualcuno guadagna sul loro lavoro) non è
inscritto nella fisicità della prestazione lavorativa.
La ricostruzione di ima coscienza di classe in assenza di
una forte omogeneizzazione provocata direttamente dal rapporto
col lavoro può quindi essere unicamente frutto di un progetto:
la liberazione del lavoro dai vincoli del profitto; la trasformazione del lavoro subordinato in lavoro scelto.
— La dimensione nazionale è
oggi del tutto insufficiente per il
movimento dei lavoratori. Questo era già vero 100 anni fa, lo è
tanto più oggi in cui, da un lato,
tutta una serie di produzioni
« mature » ( tessile, siderurgia,
cantieristica, linee di assemblaggio) vengono spostate nei paesi
del Sud del mondo (ove la manodopera costa di meno) e, dall’altro, il Sud del mondo, da noi
derubato e affamato, sta ovviamente venendo a casa nostra per
cercare di avere qualcosa di più
delle briciole.
Grandi sono quindi i nodi da
sciogliere per il rilancio di un
ruolo progressista dei lavoratori.
Il più intricato è indubbiamente
la difficoltà del lavoro subordinato a ricostruire un proprio
punto di vista generale ed autonomo, sia sul piano culturale che
progettuale.
Paolo Ferrerò
Non so se esiste una spiritualità valdese: siamo stati letteralisti (ma non, fondamentalisti, né
conservatori) nel medio evo;
« evangelicals » nell’SOO; barthiani nel dopoguerra...
E, anche oggi, ci sarebbe sempre da ricordare che i valdesi
sono presenti almeno in due aree:
quella europea e quella rioplatense. I valdesi italiani, argentini, uruguayani hanno la stessa costituzione, una teologia
complessivamente comune, probabilmente hanno la stessa fede, ma per il diverso contesto
in cui vivono sviluppano un modo diverso di vivere la fede, di
adorare; in una parola, sono portatori, credo, di una diversa spiritualità.
I nostri fratelli sudamericani
hanno una spiritualità più gioiosa, forse perché vivono in una
situazione più difficile; in fondo, le « beatitudini » evangeliche
sono per loro più che per noi.
La forza delle beatitudini non
è simbolica, è reale. Quando Gesù dice: « Beati voi che siete poveri, perché il regno di Dio è
vostro », non dice un paradosso,
non fa altro che constatare una
semplice ma straordinaria verità, spiega un miracolo reale. E
come si potrebbe essere tristi,
se si ha per sé il regno? Nella
nostra situazione di ricchezza noi
europei non possiamo avere questa gioia, questa beatitudine non
è per noi, se non mediatamente.
E mi fanno un po’ sorridere
i tentativi di creare artificialmente questa gioia quando non c’è,
con raffinate ricerche liturgiche,
animazioni, sforzi che sembrano
più una messa in scena teatrale che adorazione. Mi fanno pensare a quel malato di fegato che,
avendo la lingua impastata, la
pulisce per farla diventare rossa, e crede di aver curato la malattia mentre non ha fatto che
rimuovere i sintomi.
Noi non intendiamo cercare
prima una riforma liturgica e
poi la povertà; al contrario, se
troveremo la povertà evangelica
anche il nostro culto diventerà
ricco, come la nostra vita.
La strada
di Valdesio
In questa ricerca programmatica di povertà siamo forse privilegiati, anche noi valdesi dell’area europea, rispetto ad altri
fratelli e sorelle di altre chiese
europee.
Come valdesi la nostra riflessione ha sempre fatto i conti
con la povertà. A volte nei fatti,
spesso neU’azione, sempre nel
pensiero. Non nascondiamoci una
realtà: i valdesi europei, come
persone, non sono di solito poveri; la loro chiesa lo è, anche
perché non intendiamo ricevere
sussidi dallo Stato per l’attività
ecclesiastica.
Questa situazione ha dei riflessi sulla nostra spiritualità.
Noi valdesi non abbiamo il culto dei santi, ma vorremmo cercare di seguire la via indicata
da Valdesio, che, ricco mercante nella città di Lione, nel dodicesimo secolo, decide di abbandonare le sue ricchezze per poter predicare l’Evangelo. Valdesio non è un mistico, un sognatore. Una parte dei suoi beni li
dà alla moglie e alle figlie, perché la propria vocazione non può
essere fatta pagare agli altri, neppure ai propri cari (pagherebbero sempre i più deboli, come,
nel caso specifico, le donne). Vaidesio dà una parte dei suoi beni
ai poveri: non perché i poveri
siano belli, o buoni, o esseri umani speciali, ma perché prende
sul serio l’Évangelo. Ma una parte dei suoi beni Valdesio la uti
lizza per far tradurre parti della Bibbia nella lingua del suo
tempo. Tra queste, proprio i
brani del Sermone sul monte,
perché in essi è chiaro che la
fede, senza le opere, è morta,
che la fede, senza una prassi coerente, non ha significato.
Con questa scelta di far tradurre la parola di Dio, Valdesio pratica l’obiettivo che si propone, di mettersi in condizione
di predicare. Ma solo dopo che
l’uso dei suoi beni è cambiato,
dopo che la conversione è avvenuta nella prassi, dopo, e non
prima, Valdesio è pronto per
predicare TEvangelo.
Dopo la decisione di seguire
Cristo, nei fatti, anche nelle decisioni che toccano la propria
economia e il proprio stile di
vita, si può trovare il coraggio
— e la gioia — della predicazione.
Povertà
Povertà dunque. Povertà anche
nella spiritualità, nei mezzi espressivi della spiritualità. La
nostra è in fondo una fede povera. Crediamo che il padre di
Gesù è il nostro Dio, e che la
volontà del Dio trinitario ci è
data nelle Scritture. Ma questa
convinzione non è fondamentalista, non si riduce ad un ingenuo teismo. Su questi punti c’è
una serena certezza, il modo di
esprimerla si adegua ai tempi
e ai contesti, ma sa essere critica quando è necessario.
La povertà di espressione si
rivela anche nella liturgia. Candele, incenso, immagini ci sono
estranei. Anche la musica nel
culto compare, ma non è essenziale (e questa è una differenza
che si avverte nei confronti delle chiese valdesi deH'America latina, dove c’è la gioia del canto).
Essenziale è l’ascolto della Parola: della parola interna, nelle
nostre coscienze, e nella lettura
comunitaria, pubblica, delle
Scritture, lette e predicate, soiegate, e che si tenta di mettere
in pratica. Essenziale è la sequela di Cristo. Non il culto, ma
la vita. I talenti che Dio ci affida vanno spesi, scambiati, amministrati nella vita. Per questo
non ci appare così importante
il culto come momento che ritma la vita quotidiana, ma una
vita che si vorrebbe spendere
nel culto offerto a Dio (cfr. Romani 12: 1-2).
Il culto è « solo » rendiconto
periodico dell’attività svolta, in
presenza della comunità e di colui che ci affida i suoi beni. E’
« solo » questo, ma proprio questo è tremendamente importante.
Anche nel nostro canto si esprime questo concetto. In una
complainte valdese, Lux lucet in
tenehris, l’importante non è « adorare », ma « esserci ». Il canto afferma: « Ognun sappia saldo restare al posto che Dio gli
darà ». In un inno più recente,
cantiamo: « Non foglie, no, che
il vento invola, ma fiori e frutti
10 ti darò; non il sospir, non la
parola, ma la mia vita offrirti
vo’ ».
Se fossimo ebrei, la sinagoga
ci parrebbe più importante del
tempio; non avremmo nostalgia
del luogo dei sacrifici, mentre è
11 nostro spazio quello dove si
può leggere e studiare la Parola di Dio.
Ogni scusa è buona per celebrare il culto in una sala piuttosto che nella chiesa: o pierché
siamo pochi, o perché si spende meno per il riscaldamento,
o perché si sta più comodi... Diffidiamo del sacro, mentre cerchiamo rincontro tra credenti.
Andare in chiesa, salire al tempio, a volte è faticoso; mentre
di solito la visita del pastore a
casa nostra, riflettere sulla Bibbia e sulla vita nelle nostre case, ci sembra un momento da
non perdere, da valorizzare. Dove è possibile, alle valli per esempio, e in qualche grande città, più del culto domenicale è
seguita la riunione quartiertde,
più « laica », che si svolge nella
vecchia scuola di quartiere o in
case private.
Riscoprire il valore
del silenzio
Non so se vi ho dato un'idea
della spiritualità valdese oggi.
Vorrei che non pensaste che siamo sempre contenti di quello che
abbiamo, e che non cerchiamo
rinnovamenti, cambiamenti.
Accenno ad uno di questi cambiamenti che mi sembra si stia
producendo. In qualche modo,
forse non del tutto cosciente, si
sta sviluppando nella spiritualità valdese qualche elemento
«quacchero»: non solo l’ascolto
della parola interna, della coscienza, ma anche l’unico elemento in parte nuovo che si riscienza, ma anche l’unico eiezio. In parte è un elemento antico: c’è un silenzio tradizionale, profondo, comune alla sensibilità riformata, che sempre si
è dato al momento della confessione del peccato. In parte è
un elemento nuovo, il silenzio
come preghiera, come momento
di riflessione, come spazio vuoto nel quale può emergere più
liberamente la Parola, non soffocata dalle mille voci del quotidiano. Lux lucet in tenebris;
e la parola splende nel silenzio.
Forse i tentativi che si fanno,
in campo giovanile, tra le donne, nei centri come Agape, potranno portarci ad accogliere
nuove forme di spiritualità, ad
imparare a cantare, a danzare,
a ritrovare il gusto del sacro,
della contemplazione, a disporre
fiori e frutti e candele sul tavolo della santa cena, ad inventare quello che è nelle nostre forze per lodare Dio e comunicare
agli uomini la speranza che è
in noi, nonostante tutto.
Ma questo può venirci dato
insieme alla conversione, di cui
sempre abbiamo bisogno.
Sergio Ribet
Ü Hôtel Fontana
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente familiare
ottimi i servizi
e il trattamento
I 47046
MISANO ADRIATICO
via don Minzoni, 4
S 0541/610578
Dir. propr.: GHINELLI MONICA
3
6 luglio 1990
prospettive bibliche
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
LA VERITÀ’ CI FARA’ LIBERI
« ...la verità vi farà
liberi... »
(Giovanni 8; 32)
Che cosa è la libertà?
E’ molto difficile stabilire cosa è
la libertà. Mi sembra addirittura impossibile definirla: sarebbe come
rinchiuderla in una dimensione,
vorrebbe dire limitarla, ma come
si può, anche solo attraverso delle parole, racchiudere la libertà? Non
sarebbe più libertà!
Mentre pensavo a questo versetto, mentre cercavo di cogliere le parole o le situazioni che mi evocava
ho scoperto che la libertà non è sicuramente:
— né un concetto astratto;
— né qualcosa di veramente oggettivo;
— né qualcosa di sottomesso alla
logica, alla razionalità;
— né qualcosa che si conquista una
sola volta per tutte.
La libertà non è un concetto astratto proprio perché non è una
teoria, non è una formula che può
essere imparata a memoria. Piuttosto mi sembra che la libertà sia qualcosa di pratico. Mi sembra cioè che
libertà implichi azione pratica piuttosto che riflessione teorica, atto e
non speculazione mentale. Usando
una immagine, potremmo dire che
!a libertà è nello stomaco, nella pancia (sede di emozioni) e non nella
testa (sede di idee).
Libertà: non è un
concetto assoluto
La libertà non è qualcosa di oggettivo. La libertà non vuol dire la
stessa cosa per tutti. Vi racconto
un episodio che può esemplificare
questo punto. Quando neU’81 ci fu
il terremoto in Irpinia, per alcuni
mesi andai a lavorare come volontaria nella zona dell'avellinese. Proprio in quel periodo ho conosciuto
molte donne che, secondo il mio punto di vista, vivevano in modo assolutamente non accettabile il rapporto con gli uomini. Non capivo il servilismo, la devozione, l'ubbidienza, il
silenzio di queste donne. E mi stupivo ancora di più quando scoprivo
che questo loro comportamento, che
rivelava una quasi totale assenza di
libertà, invece che procurare loro
dolore, sofferenza e rabbia dava loro un senso di serenità. Mi dicevano: « E’ sempre stato così ed è giusto che si continui in questo modo ».
Allora ho capito che queste donne
avevano il diritto di vivere in un
mondo quale esse lo vedevano. Il
loro mondo a me sembrava assurdo,
sembrava ingiusto, ma se io volevo
« La verità di cui Giovanni ha scritto è un uomo, Puomo Gesù che
parla alle persone che incontra ». « E’ questa la verità che ci farà liberi, liberi di poterci mettere in rapporto con il Signore ». Il testo che
pubblichiamo qui di seguito è quello della predicazione tenuta nel corso
della Conferenza del III Distretto, tenutasi presso il centro di Ecumene
sabato 16 e domenica 17 giugno. La predicazione, curata dal past. Daniela Di Carlo, riconduce le nostre aspirazioni di liberta al messaggio e
alla vita stessa di Gesù, (red.)
accettarle nella loro differenza dovevo rispettare la loro definizione
della realtà, che era diversa dalla
mia ma non per questo meno vera,
meno reale.
La libertà non è sottomessa alla
logica, alla razionalità. Dico questo
perché credo che la libertà ubbidisca più al sentimento, all’irrazionalità che alle regole della logica.
La libertà non è una cosa che si
conquista una volta per tutte, ma è
qualcosa che si ha e che si perde,
che si riconquista e che poi ci viene
sottratto di nuovo.
Ma che cosa è la libertà?
Un sogno verso il quale
noi tutti tendiamo
Prima di tutto credo che la libertà sia un sogno. E’ qualcosa a cui
noi esseri umani, quindi uomini e
donne, siamo lesi. E' qualcosa che
fa parte di noi, è qualcosa dentro
di noi che tende ad uscire fuori in
modo irruente, passionale, travolgente. Ma rimane un sogno perché
la libertà non ci appartiene. Sartre
diceva nel suo saggio L’essere e il
nulla: « Io sono condannato ad essere libero ». Io trasformerei la sua
frase in «Io sono condannata a ricercare una libertà che non mi apparterrà mai ». Non mi apparterrà
mai perché la libertà è un sogno,
ma guai se questo sogno venisse meno, perché ho bisogno di sapere che
almeno potenzialmente potrei essere
libera. Ho bisogno di questa illusione.
La libertà, oltre ad essere un sogno, è un modo di vedere la realtà.
Un modo di leggere gli avvenimenti
che ci coinvolgono. O per meglio dire, la tensione che ci provoca il desiderio di libertà ci spinge ad affrontare la vita e a leggere la storia
in un modo particolare. E proprio
perché la libertà è un modo di concepire la realtà, ecco che proprio la
libertà, anzi il desiderio di libertà si
trasforma in qualcosa di concreto,
in azione, in lotta, in movimento. Là
dove quindi scopriamo una situazione di mancanza il nostro desiderio
di libertà si fa avanti, diventa dirompente e ci costringe a modificare la
situazione. Costrizione che può produrre dei miglioramenti ma mai il
raggiungimento della libertà, perché
la libertà, lo dicevo prima, è un sogno.
La libertà suscita delle passioni.
La più importante fra queste, secondo me, è la passione per la giustizia. Marx diceva che la libertà è coscienza storica della necessità, è una
attività pratica trasformatrice. La
libertà diventa uno stimolo travolgente, che si trasforma nella passione per la giustizia. Passione proprio
perché credo che tutti coloro che
lavorano per la libertà, e quindi per
qualsiasi emancipazione, investono
gran parte della loro emotività.
La libertà suscita anche dolore.
Qui mi viene un esempio teologico.
Nel Nuovo Testamento Paolo, ancor
più di Giovanni, parla ripetutamente
di libertà. A questo proposito vi ricordo il conosciutissimo versetto di
Calati 5: 1: « Cristo ci ha affrancati
perché fossimo liberi; state dunque
saldi e non vi lasciate porre di nuovo
sotto il giogo della schiavitù».
Contro il valore
salvifico delle regole
I primi cristiani erano ancora fortemente influenzati dalla cultura ebraica e spesso nelle comunità si
litigava per capire se era giusto o
meno continuare a seguire la famosa legge. La legge, che non era solo
quella mosaica, era costituita da numerose prescrizioni, numerose regole che scandivano la vita del credente. Paolo interviene in questa situazione di conflitto per negare il valore salvifico delle regole e affermare la salvezza attraverso la fede in
Gesù Cristo. Paolo prima, numerosi
altri teologi poi, hanno cosi posto
il credente di fronte alla libertà. Noi
protestanti, figli della Riforma, ci
troviamo quindi a fare i conti nell’ambito della fede con una libertà
che, vi assicuro, è spesso scomoda ed
angosciante. Una libertà che ci apre
orizzonti ma che nasconde incognite. Dostoevskij, nel suo romanzo I
fratelli Karamazov, fa parlare il grande inquisitore di Spagna con Gesù.
L’inquisitore dice: « Tu vuoi andare
verso il mondo e ci vai a mani vuote, con non so che promessa di una
libertà che gli uomini, nella loro
semplicità e nella loro innata intem
peranza, non riescono neppure a concepire, che temono e fuggono, perché mai nulla è stato per l’uomo e
per la società umana più intollerabile della libertà ». Alla fine dell’episodio la soluzione che l’inquisitore
trova per rendere felici gli esseri
umani è quella di togliere loro la
libertà che li angosciava e li rendeva infelici, offrendo al posto regole
a cui attenersi.
Ma se la libertà è solo un sogno,
se può essere così angosciante, se
può farci soffrire, perché ci viene
proposta da Gesù come un bene prezioso?
Perché la libertà che Gesù ci offre è legata alla conoscenza della
verità, la verità che manifesta se
stessa attraverso la rivelazione, rivelazione che è Parola che si ascolta.
L’unica verità oggettiva
per la vita dei credenti
Questo versetto di Giovanni, che
da sempre mi ha affascinata, e che
può rappresentare la summa del messaggio evangelico, ci parla dell'unica verità oggettiva che può e deve
condizionare la vita dei credenti. La
verità, che è Gesù Cristo, è la fonte
di vita, è l’energia che ci spinge ad
accettare il solo Dio che si è fatto
uomo per conoscerci, amarci, proporsi come senso della nostra esistenza.
La verità di cui ci parla Giovanni
non è un concetto sul quale si può
dissertare, non è una teoria che si
può provare, non è un’idea sulla
quale si può discutere. La verità di
Giovanni è un corpo, sono delle mani, delle gambe, degli occhi, un viso che comunica delle emozioni, una
interiorità che rivela sentimenti di
rabbia, di amore, di crisi, di paura,
di fiducia. La verità di cui Giovanni
ha voluto scrivere è l’uomo, l’uomo
Gesù che parla alle persone che incontra nella sua quotidianità, e che
continua a parlare nonostante abbiano tentato, di metterlo a tacere
con la morte.
E’ questa la verità che ci farà liberi, liberi di ricercare la nostra identità, liberi di poterci definire e di
metterci in rapporto con il Signore. La libertà di cui ci parla Gesù
è la libertà di essere noi stessi, soggetti che amano e che odiano, soggetti diversi da lui, impegnati nella
realizzazione di un sogno al quale
si appassionano e che non raggiungono mai.
La verità ci farà liberi. Ci farà
liberi di sognare. Ci farà liberi di
impegnarci nella ricerca della libertà, di quella libertà a cui Gesù Cristo ci ha chiamati.
Daniela Di Carlo
4
vita delle chiese
6 luglio 1990
NAPOLI
Gli eredi di Wesley
Interessi culturali e spiritualità dell’iniziatore del movimento metodista - Il ruolo delle figure femminili e le prospettive future
Sabato 16 giugno Anna Nitti,
metodista della Chiesa cristiana
del Vomero, e Giancarlo Rinaldi,
della Chiesa del Nazareno, heinno
tenuto a Napoli un incontro su:
« L’attualità del pensiero e della
predicazione di Wesley ».
Rinaldi ha tratteggiato innanzitutto il contesto nel quale si inserisce la predicazione di Wesley,
tm’epoca segnata, sotto il profilo
economico, dairincipiente rivoluzione industriale, e sotto quello
religioso dal prevalere nella chiesa di stato anglicana di tendenze
intellettualiste (ortodossia teolo^oa) e ritualiste (conformismo
liturgico). Wesley nasce in una famiglia in cui l’eredità anglicana
convive con xm atteggiamento
« non conformista », presente nella società religiosa inglese come
reazione alla pesante struttura
della chiesa costituita.
In Wesley convivono dunque le
due anime che costituiranno le
due principali linee di tendenza
del suo movimento: una forte
apertura ad interessi culturali
(Wesley era personalmente cultore di numerose lingue), l’esercizio di una complessa spiritualità,
ugualmente aperta alle esperienze mistiche e all’impegno sociale.
La lettura di Tommaso da Kempis gli fornì i primi spunti per la
« perfezione cristiana », e così la
costituzione di un ”holy club”
con scopi mnanitari e sociali (assistenza ai carcerati, predicazione
nell’ambiente accademico) costituì quindi l’esperienza di una testimonianza cristiana che si misura con i problemi della società.
Ma al di là degli aspetti biografici, su cui pure Rinaldi si è
soffermato (l’esperienza in America, rincontro con la spiritualità
dei Fratelli Moravi, la crisi e la
conversione avvenuta a Londra il
24 maggio 1738), due nodi problematici di grande interesse sono
stati evidenziati: la santità e la
perfezione cristiana. Temi ambigui entrambi, perché entranffji
si prestano ad una lettura in
chiave di teologia dei meriti. E
invece per Wesley la santità (che
è innanzitutto santità sociale e
non fuga dal mondo) non si conquista con meriti personali ma
si ottiene per grazia; così pure la
perfezione è un’esperienza definita come l’immersione nello Spirito santo, cioè un battesimo ohe
sradica il peccato e istituisce ima
sintonia tra la volontà del credente e quella di Dio.
Interessante è stato il taglio
scelto da Anna Nitti: laicato e figure femminili nel metodismo.
Un’esposizione brillante e ricca di aneddoti gustosi ha messo
in evidenza l’apporto specifico
della presenza dei laici e delle
donne alla costituzione del movimento metodista, un problema
delicato dalle diverse implicazioni, non solo pratico-organizzative, ma teologiche ed ecclesiologiche. In particolare le esigenze organizzative del movimento (strutturato in società e in classi), e la
necessità di figure dirigenti a livello intermedio per la rapida
diffusione del metodismo (capoclassi, laici esortatori, predicatori
locali, predicatori itineranti) favorirono il coinvolgimento di
laici e di numerose donne, che
tuttavia non avvenne senza tensioni e resistere da parte di Wesley, inizialmente restìo a « cedere il pulpito » attento a conservare al metodismo il carattere di
un movimento di risveglio non
dissidente dalla chiesa costituita.
Le donne furono attive nel
campo dell’assistenza, dell’istruzione e dell'educazione; una donna fondò la prima scuola domenicale; fu pure una donna che a Glasgow capeggiò una
marcia di protesta di donne e
PEROSA ARGENTINA
Amazing grace
19 gennaio 1990 - tempio di
Pomaretto: incontro di preghiera, nel quadro della settimana
ecumenica. 2 marzo 1990 - sala
Lombardini (Perosa Argentina):
le comunità cattolica e valdese si
interrogano sui temi di Basilea,
in vista di Seoul. 16 giugno 1990 chiesa parrocchiale di S. Genesio (Perosa Argentina): la corale
parrocchiale e la corale valdese di Pomaretto si incontrano
in una serata di amicizia e canti.
C’è un filo conduttore in tutto questo?
La risposta è forse nel canto
finale che le corali hanno presentato insieme: « Amazing grace », meravigliosa graizia!
Questo canto religioso fu uno
dei più amati dagli schiavi negri d’America ed esprime tutta
la loro profonda religiosità. Fu
composto da un ex commerciante di schiavi convertito, John
Newton, sulla base di una melodia tradizionale irlandese. Su
questa musica sono state cantate le parole del salmo 23:
« L’Eterno è il solo mio pastor... ».
Seguendo Martin Lutero, diciamo che la musica è un mezzo
molto efficace per unire gli animi: sia da parte di chi canta,
sia da parte di chi ascolta. Il
canto vuole essere anche preghiera, preghiera di lode a Dio.
Cerchiamo ancora un filo conduttore: nel primo momento di
incontro una parte della predicazione si basava sul testo di
Giovanni, cap. 10: Gesù è il Buon
Pastore, e lui solo è il modello
a cui fare riferimento.
Nel secondo momento, prima
di iniziare la riflessione sui temi di Basilea ’89, il pastore Coìsson ha accolto i presenti leggendo un salmo di gioia, un inno alla grandezza dell’Eterno:
« Cantate all’Eterno un cantico
nuovo, cantate aH’Eterno, abitanti di tutta la terra ».
Ma è sufficiente il canto ad
unire i popoli, ad aiutarli a superare le barriere che dividono
persone di razza, di credo politico e religioso diversi? E’ sufficiente « ...andé canté anche ’n
Lauta burgà »? (andate a cantare
anche nell’altra borgata).
Gli interrogativi rimangono,
ma rimane anche la consapevolezza che è necessario incominciare a conoscersi, ad agire insieme per uno scopo comune.
Negli interventi del parroco don
Tron, del pastore Coì'sson e dei
sindaci di Perosa, Furlan e di
Pomaretto, Travers è stata
sottolineata l’importanza dell’amicizia e della solidarietà che,
in questo mondo dilaniato dalle
ostilità, sono Un bene prezioso,
una risorsa da mantenere.
E come nel classico finale della fiaba più classica: la colletta.
L’offerta, generosa, del caloroso pubblico è stata devoluta al
centro aperto per anziani di Perosa Argentina.
« Di gioia il cuor ricolmo avrò,
o Dio, per tua mercé; e lunghi
giorni abiterò la casa tua, mio
Re ».
P.R.R.
bambini contro la chiesa e l’amministrazione cittadina.
« Oggi i metodisti in Italia sono una piccola famiglia — ha
concluso Anna Nitti — ma laici e
donne, secondo una tradizione
ben radicata, continuano a dare
il loro contributo ».
Di qui nasce un ulteriore interrogativo che è stato posto nel dibattito: chi raccoglie e interpreta
oggi in Italia la complessa eredità spirituale del metodismo originario? Non sono forse movimenti e chiese come pentecostali e salutisti che meglio ne interpretano il tono, lo stile della predicazione e della testimonianza?
Se questo è vero in parte — è
stato osservato — molto è rimasto nel metodismo attuale di una
riflessione teologica fortemente
radicata nell’esperienza storica e
nella concretezza di problemi e di
situazioni quotidiane dentro i
quali si spende la testimonianza
della fede.
Rosanna Ciappa
APPELLO EGEI
Un segno di presenza
A tutte le comunità
in comunione con le chiese membro
della FCEI
Loro indirizzi
Care sorelle e fratelli,
ancora non abbiamo pubblicato i risultati — belli e confortanti — della sottoscrizione a favore della Romania, che già
dobbiamo rivolgervi un nuovo appello: il terremoto che ha
stroncato tante vite nell’Iran esige da parte nostra un segno di
solidarietà e di presenza.
D’accordo con gli esecutivi, vi proponiamo, come al solito,
di partecipare alla raccolta di fondi indetta dal Consiglio Ecumenico delle Chiese, e di inviare le vostre offerte alla FCEI,
tramite il
conto corrente postale n. 38016002 intestato a;
Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia
via Firenze, 38 - 00184 Roma
specificando la causale: per terremotati dell’Iran.
Permetteteci di caldeggiare affettuosamente questa iniziativa
perché l’estate imminente, la lontananza del Paese colpito e la sua
« diversità » culturale rischiano di far presto dimenticare questa
tragedia, che è pur accaduta al nostro prossimo, anche se un po’
fuori dalla strada che scende da Gerusalemme a Gerico (Luca 10; 30).
Vostro
Giorgio Bouchard
Presidente consiglio FCEI
CORRISPONDENZE
La comunità dei ragazzi
BORGIO VEREZZI — E’ arri
vato il primo turno della colonia: 25 ragazzi dai 6 ai 12 anni.
Provengono la metà da Torino,
un quarto dalle valli, gli altri da
Asti ed altre località della diaspora. La metà sono valdesi, l’altra metà è mandata da famiglie
non valdesi.
Chi se ne occupa? Oltre alla
commissione torinese, una vigilatrice, due monitrici, un’aiutante,
un bagnino.
Le monitrici, preparate da un
pastore torinese, svolgono un
programma biblico non confessionale, ispirato cioè al rispetto
delle diverse origini familiari e
di ogni ragazzo. Questo atteggiamento nei confronti della « sacralità » del bambino determina la
fiducia dei genitori. Il vitto è
fornito dalla pensione valdese.
Lo spazio per il bagno e i giochi
è molto più ampio, proporzionalmente, a quello della Casa valdese.
Stando così le cose, non è facile capire le remore che impediscono l’invio in colonia dei ragazzi. I programmi «Torino-vacanze » forse sono diminuiti di
numero e d’intensità, o per riduzione d’investimenti di mezzi
finanziari o per la difficoltà di
trovare infermiere o monitrici.
Le famiglie meridionali mandano i figli in vacanza nel Sud,
quelle valligiane li tengono in
casa. Ma non è eccezionale vedere, in questi mesi, delle nonne
che a fatica trascinano i nipoti
per le strade cittadine, di negozio in negozio. Forse alcune famiglie non hanno pensato a iscrivere i loro figli nei mesi invernali?
La Chiesa valdese affronta programmi per colonie, campi per
cadetti, campi giovanili, ecc
Così i metodisti con Ecumene
i battisti a Santa Severa. In al
tri campi, colonie, case di ferie
a Rio Marina, a Vittoria, ad Aga
pe si svolge un lavoro di formazione evangelica. Cosi a Guardia
Piemontese, a Bethel nella Sila,
a Tramonti di Sopra.
Al grande numero di giovani,
che se ne occupano con molto
amore e con grande beneficio
per lo sviluppo del loro senso
comunitario, va il ringraziamento delle nostre chiese.
Adriana Fiorini
BOLOGNA — Un grave lutto
ha colpito la nostra comunità: la
sorella Adriana Fiorini, nonostante la sua strenua lotta contro il male che l’aveva colpita da
tempo, ci è stata tolta il 14 giugno scorso. Di fronte a questa
morte, che ci farà rimpiangere
quanto avremmo ancora potuto ricevere da Adriana sia nell’amicizia, sia nella fraternità della
vita comunitaria, noi proviamo
insieme con il dolore anche im
senso di gratitudine per quanto
oon lei abbiamo fatto, per i doni che abbiamo avuto modo di
scambiarci reciprocamente, per
la testimonianza di fede che essa
ha dato in ogni circostanza senza debolezze e senza approssimazioni, sempre puntuale e chiara, eppure dolce e discreta.
Se è vero che la morte ci ha
tolto Adriana, e noi non la vedremo più al suo consueto posto
in chiesa né agli studi biblici, se
è vero che la morte è stata per
lei il limite che ha fermato la
sua vita, è anche vero che Dio è
lui stesso il limite della morte e
Adriana sapeva che questo è stato manifestato con la potenza
della risurrezione di Cristo. Noi
perciò, è stato ricordato al suo
funerale, alla presenza di tutta
la comunità, parenti, amici e
colleghi di lavoro, siamo chiamati anche ora a credere che Gesù vive, « primogenito di molti
fratelli e sorelle ». E se Gesù vive, noi tutti viviamo, anche Adriana vive, perché vive in Cristo.
Tra i vari servizi resi alla vita della comunità da parte di
Adriana Fiorini ricordiamo che è
stata monitrice della Scuola domenicale, membro del Consiglio
di chiesa, di cui è stata anche
segretaria, membro del Consiglio
di circuito, cassiera-amministratrice del fondo ministero e fondo pensioni.
Battesimi
e matrimonio
PINEROLO — Nel tempio gremito, in occasione delle confermazioni nel giorno di Pentecoste, sono stati battezzati i piccoli Luca Ciardossin e Valentina Paschetto. Chiediamo al Si
gnore di assistere i piccoli e i
loro genitori negli impegni che
si sono presi.
• Unitamente a quelli per i
battezzati, formuliamo i più vivi auguri agli sposi Marco Bertolin e Daniela Orfano, che si sono uniti in matrimonio nel nostro tempio il 16 giugno.
Giornata
comunitaria
PRAROSTINO — Il culto del
22 luglio sarà celebrato nel tempio di Roccapiatta, e sarà seguito come ogni anno da pranzo al
sacco. Nel pomeriggio la comunità sarà ancora riunita per incontri, giochi, conversazioni.
• Sabato 30 giugno Silvia Paimero e Giorgio Bouchard, entrambi di Prarostino, hanno ricevuto la benedizione del loro
matrimonio nel tempio di San
Bartolomeo. A loro auguriamo
ogni bene nel Signore.
• La comunità ha partecipato
recentemente ai funerali di Margherita Godine in Godine, di
Ernesto Avondet e di Adolfo
Malan, ed esprime alle famiglie
fraterna solidarietà.
Note liete
e tristi
SAN GERMANO — Domenica
1° luglio, nel corso del culto, si
sono uniti in matrimonio Piero
Jahier ed Ornella Rocca.
La comunità si unisce alla gioia dei giovani sposi e invoca su
di loro la benedizione del Signore.
• Martedì 3 luglio si è tenuto
il funerale di Aldo Balmas, di
83 anni. Alla famiglia esprimiamo
la nostra simpatia.
Ospiti in visita
da S. Germano
PRAMOLLO — Nel corso della domenica 24 giugno abbiar
mo avuto la gradita visita di un
gruppo di ospiti della Casa di riposo di S. Germano, che hanno
partecipato con noi al culto e poi
ad un’agape.
5
6 luglio 1990
conferenze distrettuali 5
INSERTO SPECIALE
Conferenze
distrettuali
1990
Il ramo europeo della Chiesa valdese (unione delle
chiese valdesi e metodiste) è suddiviso in 4 distretti.
Il primo comprende la zona delle «Valli valdesi », limitata geograficamente, ma con una densità relativamente alta di popolazione valdese; il secondo comprende
tutta Vitalia del nord e la Svizzera, il terzo l’Italia centrale e, infine, il quarto tutto il Meridione. Quattro
distretti molto dissimili l'uno dall’altro. Nel primo abbiamo una chiesa con caratteristiche simili a quelle di
una « chiesa di popolo », dove l’essere protestante è divenuto un costume, una cultura, una storia. Nel secondo abbiamo chiese radicate nelle realtà imprenditoriali
ed industriali delle grandi città del nord. Valdesi e metodisti fanno parte in genere della media borghesia, con
una cultura medio-alta. Nel terzo distretto accanto a
una presenza nei grandi centri della cultura e dell’arte,
abbiamo avuto in epoca relativamente recente il costituirsi di chiese in realtà agricole ed operaie. Ancora
più composita è la realtà del quarto distretto, con chiese in grandi città (Palermo, Napoli, Taranto, Bari, Reggio Calabria) e in piccoli centri, opere a risonanza internazionale (Servizio cristiano, Adelfia, La Noce, Casa Materna) e molte iniziative locali.
Giugno è il mese in cui in queste quattro realtà
si svolgono le « Conferenze distrettuali »: un momento
importante per cogliere il senso di marcia delle chiese.
Guardia Piemontese, 8-10 giugno. Foto di gruppo per i partecipanti alla Conferenza del IV Distretto.
LA RIFLESSIONE NELLE NOSTRE CHIESE
Parlare agli uomini di oggi
La nostra testimonianza si colloca in questa precisa situazione: un
fascio di problemi, interni e nella società, a cui va data risposta
Come si presentano le chiese,
al termine di un anno ecclesiastico denso di avvenimenti, sia
di segno positivo, come la fine
della guerra fredda, sia di segno
negativo? Come vivono e intendono vivere la loro fede in una
società a forte accelerazione,
nella quale crescono le spinte
per le autonomie locali (vedi il
successo elettorale delle le
UNA PROPOSTA DAL I DISTRETTO
Creare comunità nelle case
ghe ») o dove .prendono corpo
progetti di restaurazione di un
passato lontano (l’Europa cristiana — e cattolica — del papa), dove il consumismo si fa
sempre più sfacciato e dove il
divario tra poveri e ricchi è
destinato ad allargarsi sempre
più?
Le chiese seguono, volenti o
nolenti, il flusso della s’toria;
si adeguano o reagiscono, a seconda dei casi. Il più delle volte
subiscono, senza rendersene conto. Alcune volte entrano in « status confessionis ». Ma questa è
l’eccezione, da non augurare a
nessuno.
Nel materiale di ricerca della
commissione del I disti'etto per
il rinnovamento del culto c’erano le esperienze delle « comunità nelle case », esposte nel libro « Les communautés de maison, un espoir pour l’église »
(G.B.U., Lausanne, 1983). La commissione non ha elencato quest’esperienza tra le forme alternative di culto, ma ha pensato
che meritava una trattazione più
estesa in un articolo.
L’Italia evangelica degli anni
’60-’70 ha creato alcuni esempi
di stile di vita comunitaria, le
« cornimi », in presa diretta sulla realtà circostante, con una
grossa carica di testimonianza.
Le « comunità nelle case » si possono situare a metà strada tra
le « comuni » e la vita delle nostre comunità così come viene
vissuta alle valli.
« Le attività normali di una comunità: culti, predicazione, accoglienza, catechismo, evangelizzazione, ecc... devono essere ripensate a partire da questa "struttura diversa", fatta di piccoli
gruppi di una diecina di persone di un quartiere con 2 o 3
responsabili. 1 gruppi ristretti
permettono d’immaginare nuove
forme di catechesi familiare e
di "presenza nel mondo moderno" ».
Questa struttura permette di
evitare la rigidità, ogni gruppo
può svilupparsi diversamente secondo le proprie necessità o impegni.
Riferendo una sua esperienza
fatta appunto in Italia, in un
gruppo al sud di Roma, HansRuedi Weber si era chiesto:
« Questa comunità cristiana, sorta spontaneamente, diverrà fra
poco una mediocre parrocchia
protestante in aggiunta alle altre nelle quali un fosso invalicabile separa la "casa di Dio”
dalle case familiari, il sacro dal
profano, la fede dal lavoro? La
proclamazione dialogata dell'evangelo degenererà in declamazione monologata? ».
Si tratta solo di differenza tra
grandi comunità e diaspora, o
il piccolo gruppo possiede in sé
un valore misconosciuto? Sarà
vero che « l’evangelizzazione tende ad essere solo più un invito
senza speranza, indirizzato a uomini e donne là dove non si trovano e chiedendo loro di venire
là dove non hanno nessuna voglia di recarsi? ».
La chiesa primitiva non aveva chiese, ma si riuniva nelle case dei propri membri, « la chiesa che è in casa » (Rom. 16: 5 I Cor. 16: 19 - Col. 4: 15 - Filemone 2). « Ed erano perseveranti nell’ascoltare l’insegnamento
degli apostoli, nella comunione
fraterna, nel rompere il pane e
nelle preghiere » (Atti 2: 42).
Il crescere in gruppo permette di fare emergere i propri doni e di diventare insieme comunità di servizio. Tra le esperienze fatte, gli incontri (preparati
a turno o dai responsabili) sono più spesso quindicinali, per
non ostacolare l’inserimento nella vita più larga della chiesa locale. Un gruppo dice che si ritrova ogni volta in una casa diversa dei membri, e chi accoglie il gruppo lo anima; un altro si ritrova inoltre ogni 2 mesi in gruppi più ristretti di 2
membri o 2 coppie, con il pasto,
e custodia dei figli più piccoli
vicendevolmente; i ragazzi più
grandi vengono coinvolti spesso:
gli adolescenti ricevono molto
da altri adulti, diversi dai genitori, che vedono frequentemente;
un altro gruppo prepara una
volta all’anno un lungo weekend
di valutazione. Oltre agli incontri
biblici, vengono messe in comune le difficoltà, professionali od
altre; e il gruppo in quanto tale permette che la testimonianr
za non sia più individuale, ma
diventi azione comune.
A volte un gruppo può essere
di grande sostegno per il consiglio di chiesa, con il quale comunque c’è sempre un collegamento, non solo per evitare i
rischi di diventare un’isola —
una chiesa nella chiesa — ma
per vivere un impegno comune;
il pastore od altri responsabili
assistono a volte regolarmente
alle riunioni del gruppo.
Gli impegni richiesti ad ognuno, la preparazione dei laici, gli
sforzi per preparare i genitori
nell’educazione alla fede si fanno con l’aiuto di teologi.
Ad esempio, in una chiesa locale ci sono diverse « comunità
nelle case »: una piuttosto centrata sull’accoglienza, 3 di condivisione e preghiera, e 2 considerate di sostegno al consiglio
di chiesa.
A volte l’aiuto di una o due persone esterne al gruppo può essere utile. E’ successo che quando una « comunità nella casa »
è diventata troppo grande, si è
costituita in 2 gruppi.
Ci si chiede se tentare esperienze simili di decentramento,
per rivitalizzare le grandi chiese locali, potrebbe essere positivo, organizzando in « nido di
api » delle piccole unità.
Nel quarto Distretto è stata
fatta una riflessione preliminare
sullo scenario internazionale e i
suoi grandiosi mutamenti. E’
stato cioè chiaro che la nostra
testimonianza si colloca qui ed
era; in questo spazio e in questo
tempo. E’ un parlare agli uomini presenti, non a quelli futuri;
è un costruire con loro una speranza, è Un partecipare attivo
alla loro lotta. Non a caso, quindi, la discussione si è sviluppata
su un tema già trattato altre
volte, ma che ora, in questo
tempo, era forse giusto riprendere: che cosa vogliono fare le
chiese? Badare alla propria edificazione, e al proprio consolidamento, oppure sciogliersi nella
pasta come il lievito e insaporire il mondo come il sale? La
scelta, consapevole, è stata per
la seconda ipotesi. Chiese dunque
aperte verso l’esterno, che oggi
ha dei nomi precisi. E’ la questione dell’emigrazione. Già ora
in questo settore si collabora a
tutto campo con quelle forze
impegnate, siano laiche o cattoliche (purché non integraliste);
ma questo non è sufficiente. I migranti devono poter vedere riconosciuta anche la propria identità religiosa. Molti di loro
sono di fede evangelica: bisogna
riuscire a stabilire contatti di
comunione. Molti sono di fede
islamica e allora — è stato detto
da quaicuno — perché non li aiutiamo a costruire le loro moschee?
Altro nodo cruciale: l’ecumenismo con il cattolicesimo romano. Si fa l’esperienza di un
atteggiamento contraddittorio
perché da un lato, da parte della gerarchia, si sviluppa, passo
dopo passo, un processo di restaurazione che raggiunge momenti parossistici in episodi come quelli relativi ad un parroco trasferito perché teneva studi biblici insieme al pastore;
dall’altro, però, sono da registrare episodi di grande apertura,
che lasciano sconcertati, come
quello del vescovo di Catanzaro
e Squillace che chiede pubblicamente perdono per le stragi compiute nel 1561 in Calabria. Chi
dimostra apertura e disponibilità al dialogo non può essere criminalizzato per gli atteggiamenti dì chiusura dei vertici. E’ chiaro, dunque, che per ora il dialogo si svolge con dei singoli, o
dei gruppi, ma non con la totalità della chiesa cattolica.
Le opere sono, nella loro varietà e molteplicità, il prolungamento e la verifica della nostra
predicazione. Ovunque costituiscono un problema, vuoi per la
loro dimensione, vuoi per la loro frammentazione. I Distretti
hanno capito che bisogna procedere ad un riordino della materia, ma non si capisce ancora
bene in che modo.
Altra questione, che attiene alla comprensione che la chiesa
ha di sé, è quella delle « strutture
intermedie ». Tra il Sinodo e le
chiese locali esistono il Distretto e il Circuito, (^uali competenze e quali limiti hanno? Nella
discussione mi pare che si sia
avvertito lo spirito del tempo.
Strutture nate in un momento
in cui ci si sforzava, nella società civile, di dar luogo ad una
democrazia più partecipata (organi collegiali), le chiese hanno
ritenuto giusto darsi questa « gerarchia di assemblee ». Oggi il
clima è mutato, e ci si orienta
a ridurre queste due strutture
ad una sola. Il Sinodo dovrà decidere quale.
Marie-France Maurin Coïsson
Un altro problema è quello
della droga. In un momento in
cui lo Stato licenziava una legge,
accolta con forti riserve dagli
operatori più avanzati in questo
campo, le chiese hanno sceltb
la comunità terapeutica che libera e responsabilizza, la solidarietà con il drogato e non la sua
criminalizzazione.
E infine le finanze; anche qui
sembra di respirare un po’ di aria da « leghe », nel senso che
sembra venir meno la solidarietà
che lega tutte le chiese le une
alle altre, mentre si rivendica
maggiore autonomia locale. Ma
forse su questo punto si può
ancora cambiare idea.
Luciano Deodato
6
conferenze distrettuali
6 luglio 1990
PER LE CHIESE DELLE VALLI VALDESI
PRIMO DISTRETTO
Molte le preoccupazioni Principali decisioni
I dati « non teologici » di una crisi - Educazione alla fede, rinnovamento del culto ed evangelizzazione sono i problemi sul tappeto
Uno sguardo preoccupato verso il futuro. E’ quanto è emerso
dalla Conferenza del I Distretto
(Valli valdesi), che si è tenuta
a Pomaretto il 9 e il 10 giugno
scorso.
Le preoccupazioni vengono da
una conferma dei dati sociologici della composizione delle
chiese: l’età matura domina la
frequenza alle attività; dalla
mancanza di pastori, anche se c’è
chi ha osservato che da altre
parti non si sta meglio; dalla
difficoltà di coinvolgere i giovani in un progetto di educazione
alla fede.
Sono dati « non teologici » di
una crisi delle chiese locali che
viene avvertita forse più che in
passato in quanto il Distretto dispone ormai di una mappa aggiornata delle chiese alle valli
che è stata elaborata da Sergio
Borroni, Klaus Langeneck, Silvio Vola, sulla base di un lavoro svolto nel corso dell’inverno
dagli anziani di quasi tutte le
chiese, e che è stata presentata
alla Conferenza.
Disponendo di questo strumento il Distretto potrà calcolare esattamente di quanti mattoni dispone prima di edificare la
sua torre. Cioè ogni progetto
può essere oggi verificato non
solo più in base alle idee, ma
anche alle forze di cui si dispone.
Proprio per questo la Conferenza ha sottolineato l’importanza di tre progetti per l’insieme
delle chiese:
— progetto di educazione
alla fede. Occorre — si è detto —
coinvolgere anche i genitori nel
catechismo e nella scuola domenicale. Spesso non vi è partecipazione dei genitori ai problemi
di fede posti dai ragazzi. Per
questo le chiese scriveranno una
lettera a genitori e ragazzi in
occasione dell’inizio del catechismo e della scuola domenicale e
si promuoveranno incontri tra
i concistori e le famiglie. La CED
organizzerà poi un convegno dei
catecumeni del 3° e 4° anno in
novembre;
— progetto rinnovamento del
culto, stimolata da un interessante rapporto di una commissione ad referendum (Giulietta
Griot, Marie-Prance Maurin, Bruno Rostagno, Ebe Balma) che ha
condotto una accurata analisi
sulle forme del culto alle valli,
la Conferenza ha dibattuto nei
gruppi e in plenaria il problema. La Conferenza ha chiesto
alle chiese di dare avvio ad un
rinnovamento del culto per sviluppare i doni presenti nella co
Elezioni
Come ogni anno la Conferenza
è terminata con le elezioni. Sono
stati eletti:
• Nella Commissione esecutiva
distrettuale: Tom Noffke, presidente, Graziella Tron, vicepresidente, Paolo Gardiol, Vito Gardiol, Silvana Marchetti, Dario Tron, membri.
• Nella Commissione d’esame
p>er la Conferenza ’91: Paolo
Corsani, relatore; Mirella Fornerone, Piervaldo Rostan, Ruben Vinti, membri.
• Deputato al Sinodo ’90: Antonio Zatti; supplente Paolo
Gardiol.
Il Seggio ha poi designato
quale predicatore della prossima
Conferenza, che si terrà a Bobbio Penice (o in alternativa a
Pinerolo), il pastore Gregorio
Plescan (supplente Andrea Garrone).
Pomaretto. Il seggio, presieduto dal past. Aldo Rutigliano che ha
diretto i lavori della Conferenza.
munità e renderlo più partecipato;
— progetto evangelizzazione.
L’evangelizzazione è il problema
principale delle chiese, di questo
la Conferenza è ben consapevole ed ha sollecitato le comunità
ad organizzare iniziative. Uno
strumento potrà essere Radio
Beckwith, con la quale il Distretto collaborerà.
Altri punti sono stati rinviati.
Di ecumenismo si parlerà alla
prossima Conferenza, dopo che
una apposita commissione (Sergio Ribet, Bruno Rostagno, Marcella Gay, Attilio Sibille) avrà
condotto una accurata indagine
sulle attività ecumeniche che si
svolgono alle valli. Delle opere
poco si è detto, nonostante le valli ne abbiano molte, avendo la
Commissione d’esame (Andrea
Garrone, Paolo Gay, Giorgio Ba
ret, Susanne Labsch) preferito
non entrare nell’analisi istituto
per istituto. Si è solo adottata
una decisione « politica »: la Conferenza è contraria all’accorpamento delle USSL della Val Pellice e delle Valli Chisone e Germanasca con quella di Pinerolo.
Opere senza problemi? No, ma
si discuteranno un’altra volta.
Dal Rifugio Re Carlo Alberto una buona notizia: dopo alcune
vendite del patrimonio il deficit
si è ridotto a 800 milioni ed è stato consolidato. Si rimborserà
con rate annuali per un decennio.
Come sempre qualche problema sulle finanze: siamo il Distretto che contribuisce meno prò capite, ma anche quello che costa
meno prò capite, ha osservato il
cassiere della CED Paolo Gardiol. G. G.
INFORMAZIONE
La radio: uno spazio
per evangelizzare
C; deve essere una radio protestante alle valli? La Conferenza, chiamata a dare una risposta
a questo quesito, ha detto no.
Nessuna radio protestante gestita direttamente dalle chiese, ma
le chiese devono utilizzare maggiormente lo spazio nella radio
protestante che già c’è: Radio
Beckwith (che trasmette da Torre Penice in TM 91.200 e 102.350).
Come si ricorderà, la Conferenza dello scorso anno aveva
escluso la possibilità di trasformare il settimanale « L'eco delle valli valdesi » in un quotidiano radiofonico, ed aveva chiesto
di mantenere la pubblicazione
del settimanale. Tuttavia la stessa Conferenza aveva deciso di
approfondire l'idea della radio.
Una commissione si era ritrovata durante l’anno ed uno studio
era stato inviato alle chiese perché lo esaminassero. Poche però le risposte arrivate, e contraddittorie. Così la Conferenza si è
trovata a discutere del progetto senza i pareri delle chiese.
Prima in un gruppo di lavoro, poi in plenaria, la Conferenza ha esaminato i prò e i contro di un progetto radio, giungendo alla conclusione che è meglio aiutare ciò che c’è già che
buttarsi in una impresa tutta
nuova. Perciò la decisione è stata quella di « comprare spazi »
per trasmissioni gestite dalle
chiese su Radio Beckwith, di
« invitare » membri di chiesa e
concistori ad aderire all’ « Associazione Lo Bue » che gestisce
la radio, e di chiedere alla radio di pensare nei suoi programmi ad estendere l’area di ascolto anche alla vai Chisone e Germanasca.
L’ordine del giorno approvato
è il seguente:
La Conferenza, esaminato il
progetto per la realizzazione di
una radio protestante nelle Valli
valdesi e nel Pinerolese, ai sensi
dell’atto 24/CD/89;
— vista l’esperienza consolidata nel settore di Radio Beckwith
e la sua intenzione di estendere
l’area di diffusione dei suoi programmi fino a coprire il Pinerolese, parte del Saluzzese e le Valli valdesi con opportuni investimenti ;
— decide di sostenere l’iniziativa di Radio Beckwith attraverso :
a) la collaborazione di un
gruppo di redazione che produca
materiale radiofonico;
b) l’acquisto di spazi di tra.smissione ;
— indica la spesa di 10 milioni
da inserire a tal fine nel preventivo 1991 ;
— dà mandato alla CED di nominare tale gruppo di collaboratori e di definire gli opportuni
accordi con i responsabili di Radio Beckwith.
Partire dalla realtà
La Conferenza ringrazia la
commissione che ha elaborato le
schede della mappa del I Distretto e tutte le persone che
hanno collaborato alla compilazione delle stesse;
— invita i concistori a discutere ed utilizzare i dati emersi e ad
esporre i tabulati perché vengano conosciuti dalle comunità;
— dà mandato alla CED di stimolare nei modi più opportuni la
prosecuzione della riflessione sui
dati emersi.
Rinnovare il culto
La Conferenza, riconoscendo
l’importanza del culto anche per
il rinnovamento della vita della
chiesa,
— invita le chiese a:
a) fare tutto il possibile perché nel culto si manifestino i di'
versi doni presenti nella comuni
tà e perché il culto sia veramen
te preparazione al servizio quoti
diano dei credenti;
b) prendere in considerazio
ne la possibilità di alternare, a
culti tenuti secondo l’ordine consueto, forme diverse di culto;
p.e.; culti preparati da gruppi dì
attività (giovani, unioni femminili, ecc.); culti con maggiore
spazio per l’informazione sulle
chiese, le opere e le iniziative
che esse sostengono.
La Conferenza, al fine di dare
maggiore continuità al rinnovamento del culto,
— invita le chiese a costituire
delle commissioni con l’incarico
di;
a) preparare forme di culto
che permettano una partecipazione attiva;
b) programmare i culti preparati da diversi gruppi di attività;
c ) organizzare momenti di informazione nell’ambito del culto.
Educazione alla fede
La Conferenza, nella consapevolezza che la prima e fondamentale testimonianza di fede è quella che si instaura fra genitori e
figli,
— chiede ai concistori ed ai
pastori di redigere, in collaborazione con un gruppo nominato
dalla CED (gruppo che recepisca
le indicazioni emerse dal dibattito svoltosi nel corso della presente Conferenza) una lettera da
inviare all’inizio del prossimo anno ai ragazzi che frequentano o
che dovrebbero frequentare il
catechismo o la scuola domenicale;
— suggerisce che la lettera
contenga i seguenti punti :
a) importanza della frequenza al catechismo ed alla scuola
domenicale ;
h ) importanza dell’esempio
del vivere la fede dato dai genitori (frequenza ai culti ed alle attività della chiesa);
c) disponibilità della chiesa a
fornire sempre rinnovate occasioni di incontro per ragazzi, anche in risposta ad esigenze eventualmente espresse dai genitori;
— esorta le chiese a promuovere occasioni di incontro per catecumeni, per bambini della
scuola domenicale e per i loro
genitori.
La Conferenza chiede alla
CED, in collaborazione con il
gruppo nominato ai sensi dell’atto 23/CD/90, di organizzare, entro il mese di novembre 1990, un
convegno per i catecumeni del 3“
e 4” anno, in cui sia dibattuto
quanto emerso sull’argomento in
sede di CD.
Campo di lavoro
La Conferenza esprime preoccupazione per la diminuzione del
numero dei pastori in servizio
nel I Distretto ed auspica che
la Tavola valdese, tenendo conto
delTampiezza del campo di lavo
ro alle valli e dei vuoti che tale
diminuzione comporta, si adoperi per trovare delle soluzioni atte
a colmarli.
Unificazione USSL
La Conferenza del I Distretto,
riunente i rappresentanti di tutte
le Chiese valdesi dell’area geografica comunemente denominata « Valli valdesi »,
— preso atto del fatto che il
disegno di legge De Lorenzo, sul
riordino del Servizio sanitario
nazionale, demanda alla programmazione regionale di stabilire « quali Comunità montane,
aventi la maggioranza del territorio in zona montana, possono
essere conservate come Unità sanitarie locali autonome, in deroga ai lìmiti» previsti;
— venuta a conoscenza della
possibilità che le USSL 42 e 43
(rispettivamente coincidenti con
le Comunità montane Valli Chisone e Germanasca e Val Pellice) vengano accorpate ad altre
USSL;
— considerando la positiva esperienza più che decennale delle suddette USSL 42 e 43 ;
— considerando peraltro che
l’eventuale accorpamento ad altre USSL costituirebbe una ulteriore riduzione di servizi per
le popolazioni di queste zone
montane, le quali si sono viste
recentemente private di altri servizi essenziali, quali ufficio di
collocamento, recapiti ENEL, uffici finanziari, ecc.;
— chiede alla Camera dei Deputati dì inserire nel disegno di
legge De Lorenzo (A.C. 4227) la
possibilità della salvaguardia di
diritto delle USSL coincidenti
con le Comunità montane;
— chiede al Consiglio regionale del Piemonte che, nella definizione dell’articolazione delle
USSL, venga garantito alle USSL
42 e 43 di poter continuare a
svolgere il proprio servizio nell’ambito delle Comunità montane
« Valli Chisone e Germanasca » e
« Val Penice ».
Solidarietà con le donne
La Conferenza, sentita la Commissione ad referendum sul « Decennio ecumenico di solidarietà
delle chiese con le donne »,
— invita la CED a nominare
una commissione che continui
a stimolare la riflessione sul problema nelle chiese.
Ecumenismo
La Conferenza, riconoscendo la
necessità di fare il punto della
situazione ecumenica nel Pinerolese,
— chiede al Seggio di nominare una commissione che raccolga dati informativi su:
a) la pastorale delle coppie
interconfessionali ;
b) la collaborazione con le
comunità di base;
c) gli incontri di studio;
d) le iniziative che coinvolgono gruppi valdesi e cattolici;
e) i rapporti con le altre
chiese evangeliche presenti nella
zona, e riferisca alla prossima
Conferenza distrettuale ordinaria.
Approvazioni
La Conferenza, esaminato
l’operato del Dipartimento diaconale I D, lo approva e, ravvisando in esso un valido strumento di coordinamento e collaborazione fra le opere del Distretto e di formazione degli operatori e dei membri dei comitati,
auspica che, nel previsto riordino degli esecutivi, le funzioni da
esso assolte vengano salvaguardate.
La Conferenza, esaminata la
relazione della CED e le relazioni allegate delle chiese e delle
opere presenti nel Distretto, approva l’operato della CED.
7
6 luglio 1990
conferenze distrettuali
LE CHIESE DELLE VALLI
Il primo Distretto in analisi
L’anno scorso la Conferenza del I Distretto aveva votato un ordine del giorno
che chiedeva di svolgere un’indagine conoscitiva sulle chiese delle valli. Una
commissione nominata dalla CED ha perciò elaborato un questionario, che è stato inviato alle chiese. Con un grande impegno degli anziani dei concistori la gen
te è stata interpellata ed ha risposto all’80“/o, percentuale molto significativa in
quanto esprime alcune tendenze in atto.
Ora i risultati dell’indagine sono ritornati
alle singole chiese, che potranno utilizzarli come strumento di valutazione delle
loro realtà.
{red.)
SBIRCIANDO TRA I DATI
Una chiesa adulta
Oltre i quarantacinque anni l’età media nel
distretto - La situazione nell’alta montagna
I dati forniti dalle chiese non
sono completi, ma rappresentano una buona percentuale sul totale.
La popolazione valdese delle
ni e quella delle donne è notevole. Andrebbe analizzato in che
misura questo è frutto delle condizioni del lavoro maschile (ad
es. la miniera).
Lt fctSit ot’efÀ
Vtfiont
valli sembra più vecchia della popolazione nazionale, la curva ha
il suo culmine intorno ai sessant’anni.
L’età media della popolazione
del Distretto è di 46,8 anni: per
gli uomini 45,5 e per le donne
48,1; in alcune chiese, in particolare nel III Circuito, la differenza tra l’età media degli uomi
Alcune chiese hanno un’età
media molto alta (ad es. Massello, Pramollo), indizio del fatto
che queste chiese, in particolare
le chiese di alta montagna, si impoveriscono progressivamente.
In altre chiese (ad es. Torre
Penice) potrebbe essere rilevante il fatto che molti pensionati
ritornano alle valli.
INDAGINE
Le donne partecipano di più
Il grafico presenta il risultato
delle ricerche sulla partecipazione ai culti.
Il paragone tra frequenza al
culto degli uomini e delle donne
evidenzia la molto più alta partecipazione delle donne; un dato
che si verifica anche in altre attività della chiesa. I due grafici
giovani di oggi parteciperanno
al culto quando saranno più vecchi?
Nelle piccole chiese la frequenza al culto è più alta che nelle
chiese medie e grandi. A questo
punto è però peccato che manchirio i dati di Pinerolo e di San
Secondo che avrebbero comple
comitati e commissioni, come
attività delle chiese.
I dati pervenuti evidenziano una presenza fortissima delle
donne nelle attività della chiesa: il 75% di donne contro il
25% di uomini; se togliamo le
unioni femminili, resta anco
PferfeciYia^ionc ù/ Culfo
3
<o
"2
«T
rfc
«n»
cr*
li:
hanno però in comune che il culmine della curva della partecipazione al culto (rispetto alla
curva delle fasce di età della popolazione) è spostato molto di
più verso le fasce più anziane.
Il grande buco, sia tra gli uomini che tra le donne, si rileva
nella seconda colonna (cioè tra i
venti e i quarant’anni). Questo
fatto segnala disinteresse della
parte più giovane delle chiese per
il culto, e pone la domanda: i
tato il quadro, vista la loro posizione particolare, fuori dai confini del vecchio ghetto e come
chiese relativamente giovani.
Il resto della scheda sulle attività delle chiese è diffìcile da
valutare, perché i dati forniti
dalle chiese sono molto incompleti, da un lato perché le chiese non hanno fatto pervenire i
dati, dall’altro lato perché, probabilmente, la commissione avrebbe dovuto chiedere dati su
ra il 65% di donne contro il 35
per cento di uomini. Probabilmente, in im quadro più completo, ad esempio tenendo conto
delle commissioni stabili, che
sono ancora dominio degli uomini, la presenza delle donne risulterebbe un po’ meno schiacciante. Dà però da pensare il latto
che negli studi biblici troviamo
30 uomini e 74 donne, nel gruppo dei monitori/delle monitrici
21 uomini e 76 donne (in totale).
LA FREQUENZA AL CULTO
Il culto nelle chiese delle valli
La confessione di peccato viene
fatta dopo il sermone in 4 chiese
(Luserna San Giovanni, San Germano, Pomaretto, Prali); in tutte le altre viene fatta dopo l’invocazione.
In sei chiese (Rorà, Piossasco,
Prarostino, Prali, Rodoretto, Villasecca) non vi è la preghiera dopo la lettura biblica, ma questa
è seguita dal sermone, secondo
l’uso della maggior parte delle
chiese riformate. In 4 chiese
(Angrogna, Pinerolo, Pomaretto,
San Germano) la lettura è fatta
da un/a lettore/trice, che in due
chiese (Pinerolo e saltuariamente Pomaretto) prepara e pronuncia anche la preghiera.
Alcune chiese attuano periodicamente forme diverse di partecipazione alla predicazione: sermone dialogato (Prarostino, Pomaretto), discussione del sermone nel culto (Piossasco, in forma spontanea), discussione del
sermone dopo il culto (Pomaretto), discussione del sermone durante lo studio biblico settimanale o nell’unione giovanile o femminile (Angrogna, Torre Pellice,
Pinerolo), preparazione in grui>
po del sermone (Angrogna, Pi
nerolo, Piossasco, S. Germano).
A periodi a Pomaretto e Rodoretto il testo del sermone viene
comunicato in anticipo, la domenica precedente.
Si comincia a curare la diffusione del sermone, soprattutto
fra le persone anziane costrette
in casa, mediante ciclostilato (S.
Germano, Villar Porosa, Pomaretto), o cassetta registrata (Torre Pellice, San Germano, Pomaretto).
Nel momento dell’intercessione, soltanto a Pomaretto vi sono
delle preghiere dette dai partecipanti al culto.
L’informazione su altre chiese,
opere, problemi, è invece quasi
ovunque ben curata. Abbastanza
esteso è pure l’uso di presentare le pubblicazioni della Claudiana (Bobbio, Rorà, San Germano, Villar Perosa, Prali, Villasecca, mentre ad Angrogna la presentazione viene fatta regolarmente alla corale).
Tranne che a Piossasco e a Rodoretto (per ragioni comprensibili), in tutte le chiese vi sono
culti preparati e tenuti da grup
P*
In sole 2 chiese (Lusema San
Giovanni e Torre Pellice) la colletta viene fatta durante il culto ;
in tutte le altre viene latta all’uscita.
Per quanto riguarda la Santa
Cena, vi è una notevole varietà
di forme:
— al tavolo e con calice comune (Rorà, Villar Pellice, Prali,
Rodoretto, Villasecca) ;
— al tavolo e con calice individuale (Angrogna, Torre Pellice,
Pramollo, Perrero-Maniglia);
— in semicerchio con calice comune (Piossasco, Prarostino, S.
Secondo, Massello, Prali);
— in semicerchio con calice comune e individuale, a scelta (Pinerolo) ;
— al tavolo e con calice individuale nelle grandi occasioni, in
semicerchio e calice comune nelle altre (Villar Perosa e Pomaretto); stessa prassi, ma con avvicendamento regolare indipendentemente dalle occasioni a Luserna San Giovanni; sempre calice individuale, ma al tavolo soltanto nelle grandi feste a San
Germano.
Infine, soltanto a Pomaretto
esiste una commissione per il
culto.
CONTRIBUZIONI
68.000 lire a testa
L’analisi ha riguardato il periodo 1985-89. Come hanno risposto le chiese alle proposte fatte
in questi anni dai Sinodi e dalle Conferenze in tema di finanze?
Nei cinque anni esaminati la
contribuzione media per membro di chiesa è cresciuta da lire
38.200 a lire 68.100, che rappresenta un incremento del 37% al
netto deH’inflazione. Alcune realtà sono cresciute di più (forse
perché partivano da basi più
basse), ma nel complesso lo
sforzo è stato abbastanza omogeneo e distribuito.
Una distribuzione differenziata
emerge dalla percentuale di contribuenti sul totale dei membri
di chiesa.
Nel 1989, a livello di Distretto,
circa 3 persone su 4 (78%) hanno dato almeno una contribuzione.
Tra i Circuiti si passa dal 72
per cento del I, all’83% del II, all’87% del III. Va però detto che
il I Circuito è cresciuto nel quinquennio dal 63% al 72%, con un
incremento rilevante che incoraggia a proseguire un lavoro di
informazione il più possibile capillare.
Tra le chiese alcune hanno una
percentuale di contribuenti significativamente più bassa (tra il
63 e il 73%, Angrogna - Torre
Pellice - Luserna S. Giovanni Pinerolo).
Se è vero che le chiese piccole
presentano valori più elevati, va
sottolineato che anche due chiese grandi (Pomaretto e San Germano) hanno una percentuale di
contribuenti superiore al 90%.
Vi sono differenze sensibili anche a livello di singole chiese,
con quartieri dove i contribuenti sono inferiori al 50%.
L’entità delle contribuzioni è
molto variabile: sarebbe utile
che ogni chiesa disponesse di una
distribuzione per fasce (che
manca in questa indagine).
E’ probabile che vi siano realtà omogenee come quelle di montagna, a fronte di realtà disomogenee come quella di Pinerolo,
dove la media per contribuente,
pari a lire 175.000 (assai superiore alla media del Distretto),
deriva da alcune contribuzioni
elevate, numerose contribuzioni
medio-basse e l’assenza di contribuzione da parte di oltre 1/4
dei membri di chiesa.
8
conierenze distrettuali
6 luglio 1990
A VALLECROSIA IL SECONDO DISTRETTO
LE STRUTTURE INTERMEDIE
Una chiesa militante
La diaconia 6 la rifondazione della CIOV - Il progetto di una piccola comunità terapeutica - Approvata una lunga serie di mozioni
Il c^to si leva solenne dai cento e più deputati delle chiese del
sfondo distretto; riempie la sala
di riunione, esce sul prato, immerso in un limpido sole di giugno. L'impressione, forte, è quella
di trovarsi al cospetto della chiesa militante. Si adempiono le
formalità iniziali, necessarie per
la costituzione di questa conferenza che dovrà assumere decisioni vincolanti per le chiese. Si
verificano i mandati, finalmente
è eletto il seggio definitivo. Sotto
la presidenza di Franco Becchino
prende il via la conferenza vera
e propria.
La Commissione d’esame (CdE)
legge la sua relazione; tra i vari
problemi, uno spicca in modo
particolare; la questione dei tossicodipendenti, grave ed imgente.
Ci si attende dalle chiese una risposta al dramma di singoli e di
famiglie travolti e distrutti da
questo flagello.
Il dibattito inizia su di un argomento complesso: la diaconia.
Ma non per affrontare il nodo
diaconia^predicazione, bensì quello della rifondazione della CIOV,
la commissione che gestisce le
opere diaconali. Dalla sua fondazione ad oggi la CIOV ha cambiato volto. Ora, infatti, gestisce
« solo » due ospedali e il Rifugio
Carlo Alberto, mentre la diaconia
delle chiese si esprime in decine
di opere diverse, sparse in tutta
Italia, sotto la responsabilità della Tavola. Sarebbe possibile riordinare tutta questa materia, senza ledere, da un lato, l’autonomia
di nessuno, ma anche senza, dall’altro, lasciare le opere affrontare da sole le complesse questioni fiscali e le normative in vigore? Taluni ritengono maturo il
tempo, altri temono una crescita
abnorme della CIOV. La conferenza non decide nulla; ma è stato importante avere avuto uno
scambio di opinioni.
Sempre nell’ambito della diaconia, la conferenza affronta alcune questioni specifiche; il nuovo statuto della Casg valdese di
Vallecrosia, che è approvato; il
centro «Jacopo Lombardini» di
Cinisello Balsamo, che si trova ad
un tornante della sua storia; il
Quale struttura
per quale chiesa
Un problema antico che dovrà essere affrontato anche al Sinodo - Una situazione di parità
Nella mattina di domenica i membri della Conferenza hanno preso
parte al culto, presieduto da Gino Conte, a Bordighera.
centro di San Marzano, un’opera
che 1OPCEMI intende valorizzare e per la quale non mancano
idee e proposte, da verificare.
L ultima parte della prima giornata vede una lunga discussione
sulla tossicodipendenza. In genere le chiese non si sono mai occupate della devianza; dunque si
aprirebbe un nuovo campo di
azione. Emerge, però, un dato interessante: molti sono già attivi
in questo ambito, in un rapporto
di collaborazione senza frontiere
con strutture socio-sanitarie locali o con gruppi di volontari. La
conferenza, infine, approva un
odg che incarica la CED di studiare il progetto per la realizzazione di una piccola comunità terapeutica e impegna le chiese a
collaborare in questo campo.
La domenica mattina, prima
del culto, i lavori riprendono sul
tema delle finanze. La proposta
della Tavola di modificare il meccanismo di impegno da parte delle chiese trova una vivace opposizione. Si ha l’impressione che le
chiese reclamino maggiore autonomia, anche se la parola usata
non è questa, ma piuttosto « responsabilità ».
Dopo alcune decisioni minori
su impegni finanziari delle chiese,
la conferenza si trasferisce nell’accogliente tempio luterano di
Bordighera (donato alla Chiesa
valdese), per partecipare al culto,
ed ascoltare rma avvincente e stimolante predicazione di Gino
Conte.
Nel pomeriggio della domenica il ritmo dei lavori diventa
frenetico: il tempo è poco, le cose da discutere molte ed importanti. Ed è così che vengono quasi appena sfiorate tutta una serie di problematiche (ecumenismo, riforma dei circuiti e distretti, insegnamento della religione cattolica nelle scuole) che
avrebbero richiesto da sole alcune ore di dibattito. E vengono anche approvati, senza un dibattito
esauriente e in una forma ancora
troppo provvisoria, molti ordini
del giorno. Per sfruttare ogni momento, le operazioni di voto si
svolgono in contemporanea con
le discussioni degli ordini del
giorno. I lavori, complessi, sono
però diretti con grande maestria
dal presidente. Ed alla fine si
riesce ad esaurire in tempo l’agenda dei lavori.
Luciano Deodato
Molto tempo è stato adoperato a Vallecrosia per discutere
di quello che la commissione d’esame ha chiamato nella sua relazione « il problema delle nostre
strutture intermedie »...; « Un
problema antico: il nostro ordinamento distrettuale è anomalo
rispetto all’ordinamento regionale o interregionale delle altre
chiese riformate... Quest’anno
dobbiamo parlarne, con serenità, per far giungere una nostra
indicazione al prossimo Sinodo ».
In questo modo la commissione
d’esame « condivide pienamente
le perplessità e le domande (più
serie di quanto non vogliano
apparire) dell’attuale commissione esecutiva distrettuale sul funzionamento delle nostre strutture intermedie ». E ancora: « ...bisogna pensare a una struttura
nuova che permetta davvero alle comimità locali ed alle opere
di sentirsi collegate e stimola'ce reciprocamente... Ogni comunità è sintonizzata su ima propria onda di frequenza e non
ascolta le stazioni che trasmettono su un’altra frequenza ».
L’intervento della commissione
d’esame reagiva così a un’ampia
presentazione (di circa sei pagine) fatta dalla CED nella sua
relazione alla conferenza, che
terminava con questa ipotesi semiseria: « Compete alla conferenza l’elezione della commissione esecutiva distrettuale.
Che cosa accadrebbe se la conferenza decidesse di sottrarsi a
questa sua competenza e rifiutasse di nominare una commissione esecutiva?... Quel che ci
sembra di poter mettere in questione è semplicemente il senso
della misura..., la necessità, forse
l’urgenza, di riuscire a concentrare tempo, persone, soldi, disponibilità, energie, alla predicazione d'eH’evangelo, nella testimonianza personale, nella costruzione di comunità sempre
più consapevoli della propria fede e della propria vocazione
missionaria ».
Molto tempo, dicevo, si è ado
IL PANORAMA NELL’ITALIA SETTENTRIONALE
La voce che non c’è: i giovani
In Conferenza c erano anche i giovani; avrebbero dovuto parlare e dire dell’attività della federazione giovanile (FXIEI). Ma il
tempo è stato veramente tiranno. Peccato! nel senso forte del termine. Infatti è grave se una chiesa non ha tempo, né lo trova,
per ascoltare i giovani.
Ma che cosa avrebbero detto i giovani?
Abbiamo chiesto ad alcuni di loro, presenti alla Conferenza, di
scrivere una sintesi di quello che avrebbe potuto essere il loro
intervento.
...Che scocciatura! Ci hanno
detto: « Fate un articolo di una
paginetta sulla EGEI, da pubblicare sul giornale... ». Come se
fosse una cosa semplice descrivere in modo organico e chiaro
la situazione giovanile nel Nord
Italia! Tale situazione è infatti
estremamente variegata: esistono differenze dovute a numerosi
fattori, che possiamo individuare
nella struttura geografica dei
comprensori (lontananza tra i
gruppi EGEI aH’interno degli
stessi), nei salti generazionali
(che creano pericolosi buchi di
inattività), nei differenti contesti
sociali, e non ultimo nella disillusione dei giovani impegnati nel
tentativo di aggregazione, e che
non trovano riscontro' ai loro
sforzi. La dinamica situazione
piemontese si contrappone ad un
momento (temporaneo?) di stan
chezza in ambito ligure mentre
la realtà lombarda si presenta
più o meno stabile.
Dalle relazioni degli organi
comprensoriali (la giunta) possiamo estrarre alcuni passi esemplificativi: « La situazione EGEI ligure è piuttosto critica da almeno due anni, tanto che non sembrerebbe neppure corretto parlare di lavoro a livello regionale: è
infatti da tempo che non si parla
più di convegni, collettivi o altri
tipi di incontri.
Va sicuramente sottolineato
che la giunta non è tra le più
trainanti: i membri che la compongono, infatti, oltre a non sentirsi a volte i veri portavoce del
proprio gruppo, spesso non riescono a comunicare quel poco
entusiasmo che così raramente
affiora... Avvertiamo senza dubbio ancora lo strascico di quella
crisi che pian piano tutti i gruppi hanno attraversato negli ultimi due anni; sia per salto generazionale, sia per la ricerca della
propria collocazione (lavoro nella comunità, nella città, o solo nel
gruppo?), sia, purtroppo, per la
minore disponibilità dei singoli
che ha portato di conseguenza
forte riduzione dei gruppi ». Il lavoro, comunque, continua, bene
o male, a livello locale.
Per il Piemonte: « Le attività
regionali EGEI sono coordinate
dalla giunta (4 persone elette
per un anno dal convegno regionale di apertura), che mantengono i contatti tra i gruppi e sono responsabili dell’organizzazione dei convegni e del regolare invio ai membri dei gruppi (EGEI
e non) e ai singoli sparsi del
foglio di collegamento, un piccolo
bollettino con informazioni sui
convegni di gruppi e su altri
eventuali appuntamenti regionali. Infine un accenno all’esperienza positiva che abbiamo fatto di
collaborazione ed incontro con i
gruppi giovanili delle Valli valdesi e che intendiamo proseguire
ed eventualmente ampliare anche
ad altre regioni ».
L’attività regionale lombarda
si è prevalentemente orientata al
l’organizzazione di convegni (per
es. sul culto, a febbraio, la tossicodipendenza, a maggio); il tutto
coordinato, come di consueto,
dall’uscita periodica del bollettino regionale di informazione.
« Ci interessa sottolineare —
prosegue la relazione — il problema àeWanimazione: la riteniamo
una questione centrale nelle attività giovanili (si potrebbe fare anche lo stesso discorso per
tutte le attività delle nostre comunità): nei gruppi dove ”si fa
animazione”, dove cioè si lavora
preoccupandosi del coinvolgimento attivo di tutti i partecipanti,
valorizzando diverse modalità di
espressione, consapevoli delle dinamiche positive e negative che
si possono instaurare, i risultati
positivi non mancano (maggior
partecipazione, capacità di realizzare gli obiettivi, aggregazione di
persone nuove) e altrettanto vale
per i convegni. Crediamo che
molti problemi per i nostri gruppi e le nostre attività derivino
dalle difficoltà ad acquisire i mezzi e la sensibilità necessari per
’’fare animazione” ».
Maria Mazzarello
Marco Ippolito
Giacomo Grosso
perato a Vallecrosia per discutere delle strutture che ci siamo
dati. La CED, in un appassionato intervento del suo presidente,
ha chiesto sperimentazione, spazio alla libertà di iniziativa e
possibilità di affrontare finalmente questo tema. Subito si son
susseguiti interventi di chi ha
parlato di strutture che rendono
difficile il lavoro (Zurigo), di un
disagio delle chiese (Aosta), di
costo impossibile da sostenere
(Milano), di strutture che non
permettono di decidere (Genova). Sembrava che la violenza
degli interventi non dovesse più
finire, in funzione di un rifacimento completo delle strutture
attuali, quando un po’ alla volta son cominciate a farsi avanti
le voci di coloro che, invece, tutto sommato non si trovavano
poi tanto male nella situazione
odierna — e le voci in tal senso
hanno finito quasi per essere più
forti di quelle precedenti. Una
specie di situazione di parità,
quindi, dove le cose che si possono fare attualmente con le
strutture che abbiamo pesavano
quanto le occasioni di lavoro che
invece andavano facilmente perse per strada. La saggezza della
presidenza della conferenza aveva messo questo punto dell’ordine del giorno alla fine della conferenza — e la discussione, iniziata accesissima, è finita quindi così, per mancanza di tempo,
perché la gente doveva partire,
perché i treni non aspettano...
Resta (esagerata? sottolineata
oltre misura?) la domanda provocatoria rivolta da un consiglio
di chiesa alla CED nel corso di
una delle sue visite: « Siamo molto contenti che siate venuti a
trovarci, perché i fratelli si vedono sempre volentieri. Ma non
credete che se non vi foste presa
questa pena, le cose qui sarebbero andate avanti lo stesso? ».
Vale la pena di rilanciare questa
domanda alle nostre chiese?
Eugenio Rivoir
Elezioni
• Per l’anno ’90-91 la CED
del II Distretto è stata eletta nelle persone di: Salvatore
Ricciardi, presidente; Sandra
Rizzi, vicepresidente; Mara
Bounous, segretaria; Ennio
Del Priore e Paolo Gay, membri.
• La Commissione d’esame
per la Conferenza del 1991
sarà composta da: Christian
Gysin e Valdesina Reale Ricca, supplenti Samuele Bernardini e Guido Colucci.
• La Conferenza ha eletto
come deputato al SinOdo Roberta Peyrot (supplenti Eirene Garufi, Armando Palazzine,
Daniela Campbell.
• La Conferenza ha eletto i
propri rappresentanti nel Comitato di gestione della Foresteria di Venezia (Lino Pigoni) e nel Comitato del centro « L. Menegon » di Tramonti di Sopra (Daniela
Campbell, metodista, e Alfredo Berlendis, valdese).
• 11 Seggio ha designato
quale predicatore per la prossima Conferenza il past. Letizia Tomassone (sostit. Gianni Genre), e ha designato Vallecrosia come sede per la
Conferenza stessa.
9
6 luglio 1990
conferenze distrettuali ^
FINANZE
IL SALUTO DELLA FEDERAZIONE LIGURE
Il preventivo e le 3 P Lavorare insieme
Dalla Tavola una proposta di innovazione - Processo dall’alto o dal
basso; una falsa alternativa - Tra sperimentazione e partecipazione
La responsabilità della conoscenza reciproca
La discussione sulle finanze comincia in modo schematico e finisce per appassionare tutta l’asserablea. La Conferenza era chiamata ad esprimere im parere sulla proposta della TV di innovazione del sistema d’impegno finanziario. Mentre nel sistema attuale il preventivo per l’anno successivo è costruito sulla base degli impegni delle singole chiese
formulati in primavera, nella
nuova proposta della Tavola il
preventivo, preparato dalla Tavola stessa, dovrebbe ricevere
una prima approvazione dal Sinodo e dalla CED e, solo in un
secondo momento, prevederebbe
la fase dell’impegno delle chiese,
alle quali non rimarrebbe, però,
altro che adeguarsi al preventivo proposto. Con questa nuova
struttura si intende avere dei
tempi più brevi nell’assunzione
degli impegni e tenere in debito
conto il contributo della campagna delle «.3P» (contribuzione
« personale », « proporzionale » al
reddito, « periodica »), al fine di
migliorare le situazioni pastorali
monoreddito ed impegnare più
fondi per l’evangelizzazione.
Il dibattito è stato ricco di interventi, anche se compresso nel
tempo; alcuni sono apparsi perplessi sulla proposta, in quanto
il fatto che non siano le chiese a
formare i preventivi farebbe cadere il meccanismo della proposta « dal basso » e potrebbe ridurre la democraticità. Altri, più
favorevoli alla novità, hanno detto che il sistema di costruzione
«dal basso» è, secondo loro, fallito (anche perché le chiese han
Paolo Gay, per conto della CED, illustra il nuovo meccanismo
contributivo proposto dalla Tavola.
no giocato « al ribasso ») e che
la possibilità poi di decidere gli
impegni, dopo il Sinodo, sulla
base degli impegni dell’anno precedente, può stimolare le chiese
a scelte più coraggiose.
Comunque, secondo i rappresentanti della Tavola presenti,
parlare di « processo dall’alto » o
« dal basso » è f uorviante ; o ci
basiamo su una democrazia diretta, interp>ellando tutti i membri di chiesa, oppure si accetta
una democrazia rappresentativa,
con correzioni relativamente modeste, rispetto al precedente criterio.
Altri hanno anche ricordato come sia importante sapere la per
centuale dei membri di chiesa i
quali si sono impegnati a versare
una certa contribuzione nel corso
dell’anno.
L’atmosfera si è un po’ riscaldata verso la fine, quando alcuni
deputati, anche valdesi, hanno riproposto le difficoltà derivanti
dall’aflrontare in sedi separate le
questioni finanziarie valdesi e
metodiste. Sono stati infine votati due ordini del giorno; il primo accetta di sperimentare la
proposta della Tavola; il secondo invita le chiese a partecipare
attivamente alla fase di definizione del preventivo.
Adriano Bertollni
Marco Conte
L’invito a partecipare ai lavori
della Conferenza del II Distretto,
rivolto ad alcune delle realtà
evangeliche presenti nella zona
ove la Conferenza si è svolta, è
un segno importante perché è
una delle tante possibilità ohe abbiamo per approfondire la conoscenza reciproca.
Ci si conosce solo se si sta veramente insieme, nel dialogo, ma
soprattutto neU’ascolto gli uni
degli altri.
La Federazione delle chiese
evangeliche in Liguria e nel 'Piemonte del sud lavora da molti
anni in stretta collaborazione con
il V Circuito delle chiese valdesi
e metodiste ed ultimamente con
il neonato Coordinamento delle
chiese battiste della Liguria; insieme si sono organizzate occasioni d’incontro, dedicate all’approfondimento teologico, a temi
sociali, aH’evangelizzazione. I momenti certamente più arricchenti
e coinvolgenti sono stati ogni anno le giornate comunitarie dei
fratelli e delle sorelle liguri e
sud-piemontesi, vissute a turno
nelle diverse chiese della zona.
La Federazione ligure ha riconosciuto l’importanza del conoscersi per comprendersi vicendevolmente, superare i pregiudizi e
poi poter lavorare insieme. Con
questo spirito due chiese, non facenti parte dell’area BMV (Comunità cristiana di Finale Ligure
e la Chiesa cristiana di Rapallo),
hanno chiesto di entrare nella Federazione ligure e da questa sono
state accolte.
E’ bene non illudersi di conoscersi a sufficienza: si possono
comprendere gli altri solo se con
loro si sono trascorsi momenti di
dialogo e di ascolto reciproci.
Erica Naselli interviene per la
Federazione ligure.
Questo non deve avvenire solo a
livello di vertici, ma tra singole
comunità viciniori, ed è valido sia
tra chiese della stessa denominazione, come tra quelle di denominazioni diverse, comprese quelle
non BMV ed anche le comxinità
cattoliche.
La responsabilità di questo è
di tutti noi, laici e pastori. I pastori, però, hanno il conrpito di
non limitarsi alla sola partecipazione formale nella città ai « consigli pastorali », ma di sviluppare in se stessi e spronare le comunità ad uno spirito di apertura alla conoscenza, all’ascoltQ e,
se necessario, al cambiamento
per comprendersi e lavorare insieme.
Erica Naselli
TRA AMMINISTRAZIONE E PROBLEMI DELLA SOCIETÀ’
Le principali decisioni
Centro Lombardini
a Ciniseilo
La Conferenza, prendendo atto delle difficoltà, ma altresì delle possibilità di rilancio della testimonianza evangelica del Centro Jacopo Lombardini, anche attraverso una prossima presenza
pastorale a Ciniseilo, riceve la
relazione morale e finanziaria del
Centro; ne approva l’operato e
ringrazia i responsabili per il loro impegno, svolto sovente in
circostanze di disagio e di isolamento; invita specialmente i
membri più giovani delle nostre
comunità a collaborare, in modi
e forme nuove, al lavoro del Centro, considerando anche la possibilità di trasferirsi per qualche
tempo a Ciniseilo; invita altresì
le chiese a visitare il Centro e
ad incontrare coloro che nel Centro vivono e lavorano.
Casa di San Marzano
La Conferenza, preso atto della relazione morale e finanziaria
della Casa evangelica di S. Marcano Oliveto; udite le informazioni e. le notizie fornite dal Presidente del Comitato permanente OPCEMI sui progetti di futura utilizzazione della Casa come
centro per anziani o al servizio
di emigranti, se ne rallegra; ne
approva l’operato e ringrazia i
responsabili per il loro impegno.
Comunità terapeutica
per tossicodipendenti
La Conferenza, preso atto della proposta avanzata dalla CdE
di progettare l’istituzione di una
comunità terapeutica per tossicodipendenti; preso atto del di•agare di un fenomeno che coin
volge sempre di più larghe fasce giovanili; chiede alla CED di
mettere a punto il progetto di
una piccola comunità terapeutica, avvalendosi, a tal fine, di
tutte le consulenze possibili
(Consigli di circuito. Consigli di
chiesa, persone competenti in
materia), e di riferirne alla prossima Conferenza. Invita le chiese-locali a prendere in seria considerazione la possibilità di essere direttamente coinvolte nel
progetto come punto di riferimento fondamentale nella zona
in cui potrebbe sorgere la comunità terapeutica.
Distretti/Circuiti
La Conferenza, prendendo atto
delle difficoltà di funzionamento
e della sovrapposizione di competenze attualmente verificantesi
fra i Circuiti e i Distretti; nella
consapevolezza della necessità di
ritrovare il senso delle proporzioni anche per quanto riguarda
il nostro sistema di governo assembleare, invita il Sinodo a decidere la costituzione di un organismo ecclesiastico di collegamento, di supporto e di stimolo alle comunità che conservi le funzioni attualmente svolte
dal Circuito e dal Distretto, garantendo l’identità delle comunità locali e promuovendo la loro libera iniziativa per attività
comuni di testimonianza.
Finanze
La Conferenza, esaminata la
proposta della Tavola circa il
diverso sistema di formazione
del preventivo della cassa culto, rileva che il sistema sinora
in uso tende a coinvolgere maggiormente le chiese valdesi circa
le responsabilità comuni nella
formulazione del preventivo Tavola; anche se molti passi sono
stati fatti in questa direzione,
negli anni scorsi le chiese vaidesi non hanno risposto in modo adeguato al sistema dei preventivi anticipati di un anno.
Rendendosi dunque necessaria
una revisione di questo meccanismo, e in assenza di altre proposte, la CD approva in linea
di rpassima il sistema di preventivo proposto dalla Tavola, sottolineandone il carattere sperimentale. Invita la Tavola a tener conto della necessità di
coinvolgere le chiese valdesi anche nella fase di preparazione
dei preventivi quale seg;no della
loro ulteriore responsabilizzazione e a continuare a informarle sulle questioni finanziarie, anche con esemplificazioni pratiche.
La Conferenza invita le chiese valdesi che non l’abbiano già
fatto ad adeguare il proprio impegno ’90 e a continuare il lavoro nella direzione degli impegni definiti dalle « 3 P »; invita
la CED a raccogliere dalle chiese valdesi anche i dati riguar
danti le percentuali degli impegni presi dai singoli membri di
chiesa all’inizio dell’anno e quanta parte questi impegni copra
no dei bilanci locali.
Formazione
La Conferenza invita le chiese ad intensificare il lavoro di
formazione biblico-teologica; dà
mandato alla CED di coordinare
ed organizzare momenti di incontro per la formazione di anlmatori/trici e/o conduttori di
gruppi, dove lo si ritenga oppor
tuno con la collaborazione della
con
EGEI e — ove possibile
i Circuiti.
I nsegnamento
religione cattolica
La Conferenza, di fronte al
persistere del Governo ed in particolare del Ministro della P.I.,
in tema di insegnamento della
religione cattolica nella scuola
pubblica e di attività alternative,
in un atteggiamento di palese
contrasto con l’orientamento autorevolmente espresso al riguarda dalla Corte costituzionale, ribadisce che l’esercizio della libertà religiosa — e tale è l’esercizio del diritto di non avvalersi dell’insegnamento della reli
gione cattolica — non può essere vincolato ad alcuna condizione od obbligo; manifesta alla
Tavola valdese la propria solidarietà per l’azione intrapresa, in
unità d’intenti con le altre chiese evangeliche, a difesa della libertà religiosa di tutti; invita le
chiese a perseverare nell’impegno e nella mobilitazione perché
l’insegnamento della religione
cattolica nella scuola pubblica
avvenga nell’ambito di un’effettiva facoltatività; indica alle famiglie e agli studenti la possibilità di esercitare una sostanziale obiezione di coscienza, rifiutando di rispettare l’obbligatorietà delle attività cosiddette
alternative, e invita le chiese locali a sostenere questa azione di
obiezione.
Sinodo dei vescovi
La Conferenza, visto l’odg sul
cattolicesimo odierno pervenuto
dalla chiesa di Sampierdarena,
rilevato che di fronte ai recenti avvenimenti nei paesi dell’Eu
ropa orientale la chiesa cattolica, attraverso il progettato sinodo dei vescovi europei, sembra
accingersi a lanciare una crociata per una nuova Europa cristiana, che cancelli una volta
per tutte l’eredità della Riforma,
invita le chiese ad acquisire maggiore consapevolezza della propria identità protestante; a ripensare e vivere neU’oggi il proprio patrimonio teologico e storico; a chiedere ragione agli Interlocutori ecumenici cattolici
delle posizioni ufficiali della loro
chiesa; si rallegra per l’assemblea proposta dalla Conferenza
delle chiese europee a liveUo
europeo, nel suo tentativo di impostare i rapporti ecumenici all’insegna del reciproco rispetto.
Legge sulla droga
La Conferenza, preso atto con
viva preoccupazione della nuova
legge, approvata dal Parlamento, che reintroduce la punizione
del tossicodipendente e prevede
meccanismi tali da porre gU
operatori pubblici e privati preposti al recupero dei tossicodipendenti in gravi difficoltà, per
conservare un rapporto di fiducia con i medesimi, ne denuncia
il carattere contraddittorio e prevalentemente punitivo verso i
soggetti che necessitano Invece
di aiuto e di solidarietà; auspica
che si avvìi nel paese un ripensamento sui principi ispiratori
della nuova normativa, che coinvolga ampi strati della popolazione, in vista di una sensibilità
nuova al grave problema delle
tossicodipendenze, e che sfoci in
una legislazione rinnovata che
aiuti veramente le persone a liberarsi dalla schiavitù di tutte
le droghe.
10
10 conferenze distrettuali
6 luglio 1990
ECUMENE: 16-17 GIUGNO
I forti e i deboli
TERZO DISTRETTO
Principali decisioni
Un momento dei lavori della Conferenza.
Si chiede di rivedere l’organizzazione delle strutture intermedie Potenzialità di sviluppo delle singole chiese ed evangelizzazione
Il 16 e il 17 giugno si è riunita
ad Ecumene la Conferenza del 3“
Distretto. Una buona e viva discussione ha prodotto alcune decisioni importanti centrate sulla vita delle chiese e sulla necessità di
una maggiore collaborazione tra
« forti », e « deboli » nel distretto.
Così può essere letta la decisione di chiedere al Sinodo di rivedere l’attuale struttura organizzativa di circuiti e distretti. Constatate le molte sovrapposizioni di
competenze fra le due strutture,
l’insostenibile e astratta divisione
tra « spirituale » e « amministrativo » nella vita delle chiese, l’impossibilità di attribuire ad organismi territoriali un reale controllo
anuninistrativo sulle opere, la Conferenza, che per il terzo anno si
era dotata di una commissione di
studio del problema, ha individuato una linea di marcia su cui lavorare. Si tratterebbe in sostanza
di ridefinire i confini dei circuiti
in modo più funzionale ad un collegamento reale fra le chiese del
territorio per favorire la collaborazione e la riflessione comune; di
potenziare fortemente i circuiti,
che acquisterebbero in questa prospettiva alcune competenze oggi
proprie dei distretti; di mantenere
le conferenze distrettuali sostanzialmente come lo spazio in cui
siano possibili un confronto e una
riflessione di ampio respiro su temi di carattere generale, circa l’evangelizzazione e la testimonianza, provenienti dal Sinodo e dai
circuiti.
Mi pare, questa, una indicazione importante perché ipotizza una
collaborazione maggiore ed una
reciproca responsabilità fra chiese che condividono i problemi legati ad un’area geografica che si
percepisce comune e che non lo è
soltanto sulla cartina (circuiti) e
d’altro canto offre, nelle conferenze distrettuali, quel luogo di dibattito approfondito e di scambio
di cui le chiese hanno bisogno, e
che non può trovare nel Sinodo il
suo spazio.
Altra decisione importante e
sofferta, proposta dalla Commissione d’esame e approvata dalla
Conferenza, è stata quella di affidare alla Commissione esecutiva
distrettuale (CED) l’elaborazione
di una mappa delle potenzialità
di sviluppo delle singole chiese, al
fine di individuare delle aree in
cui concentrare le forze, anche in
vista dell’evangelizzazione.
Eiezioni
• La nuova Commissione esecutiva distrettuale è stata eletta nelle persone di:
Fulvio Rocco, presidente;
Mario Berutti, vicepresid.;
Leonardo Casorio, segretario;
Daniele Benedetto, consigl.;
Nicola Garagunis, consigliere.
• La Commissione d’esame
per la Conferenza ’91 sarà composta da:
Maria Bonafede, relatrice;
Daniele Bouchard e Leda Rocca Cappello, membri,
• La Conferenza ha eletto
quale deputato al Sinodo
'90: Ornella Sbaffli. Supplente Leda Rocca Cappello.
• Predicatore per il culto di
apertura della Conferenza
’91 è stato designato il pastore Bony Edzavé; supplente il past. Giovanni
Conte.
Decisione importante ■— dicevo
— perché tende al superamento di
quella prospettiva un po’ angusta
e di fatto irrealizzabile della pretesa di un pastore per ogni comunità, dalle più grandi alle più piccole, e della visione della chiesa
sostanzialmente e solo come parrocchia: la proposta di una mappa va piuttosto nel senso dell’individuazione di progetti e di collaborazioni su cui far convergere
idee, strumenti e persone.
Decisione sofferta e approvata
con diversi contrari e astenuti,
perché le comunità più piccole, o
in questa fase più deboli, hanno
letto in questa proposta più il pericolo di perdere qualcosa o di essere considerate « rami secchi »
che la prospettiva di una più intensa collaborazione e di uno stimolo reciproco. Ma il timore è stato espresso e ne è seguito un dibattito utile ed edificante.
Un certo spazio ha avuto il confronto sulle risposte al questionario studiato dalle chiese in vista
dell’Assemblea-Sinodo delle Chiese battiste, metodiste e valdesi del
prossimo autunno. L’introduzione
del moderatore ha dato alla Conferenza alcuni dati incoraggianti;
oltre il 50% delle chiese BMV
ha risposto al questionario e
di questa percentuale un’alta maggioranza ha risposto positivamente
alle tre questioni della collaborazione territoriale, del riconoscimento reciproco, del giornale unico. Questo dato di un’alta maggioranza di posizioni favorevoli ha
avuto riscontro nella nostra Conferenza ed è tanto più incoraggiante
quanto più chiaramente è emersa
la serena consapevolezza dei problemi e delle diversità che si dovranno affrontare insieme in vista
di una testimonianza e di una predicazione comune.
Particolarmente interessanti sono stati gli interventi riguardo alla casa di riposo di Firenze il Gignoro e riguardo al lavoro svolto
dal Centro di formazione diaconale.
Gabriele De Cecco, che da ottobre dirigerà il Gignoro ma che già
da diversi mesi risiede a Firenze e
collabora con il past. Santini, ha
reso partecipe la Conferenza della
riflessione e dei problemi che devono essere presenti a chi lavora
con gli anziani. Dalla consapevolezza di fondo che comunque la
necessità di « case di riposo » è il
sintomo di una società in cui non
c’è spazio per una vita piena e
sensata a tutte le età, alla scommessa spirituale che consente di
provare a trasformare la conviven
za degli uomini e delle donne che
al Gignoro vivono e di quanti vi
lavorano, in una comunità in cui
sia possibile dare e ricevere, mettere a frutto i propri doni, valorizzare la compagnia. Ed è appunto come di una realtà comunitaria
che De Cecco ci ha parlato del Gignoro; ci ha parlato della professionalità e della dedizione con cui
lavora il personale e soprattutto
di quello che, con una battuta, Gabriele ha definito « l’effetto Santini », effetto di armonia, di amore
fraterno, di vitalità.
Circa il Centro di formazione
diaconale la Conferenza si è rallegrata di sentire da Barbanotti del
buon esito di questo anno di lavoro sia per quel che riguarda i
giovani che hanno usufruito di
questa opportunità, sia per il carattere interdenominazionale del
Centro.
Servizio rifugiati
e migranti
La presenza, con Lucilla Tron,
del Servizio rifugiati e migranti
della FCEI ha ricordato alle chiese la necessità di un impegno su
molti fronti: da quello della vigilanza e della condanna nei confronti delle forme di razzismo che
stanno nascendo nel nostro paese
a quello più specifico per dèlie
chiese e, tutto da elaborare, della
pastorale; in questo senso la Conferenza ha deciso di sostenere il
convegno che su questo tema la
FCEI ha indetto per il prossimo
28-30 settembre.
Nota dolente della Conferenza è
stata la serata dedicata alle finanze, soprattutto in casa valdese. Alla richiesta della Tavola di rivedere gli impegni assunti dalle chiese per quest’anno al fine di colmare il divario tra richieste della TV
e impegno delle chiese, soltanto
una esigua minoranza di chiese ha
risposto positivamente: perché?
L’impressione è che ci si trovasse
di fronte più a dimenticanze o sottovalutazioni del problema che a
reali impossibilità o prese di posizioni contrarie, il che induce a
riflettere in vista della costruzione
di una maggiore solidarietà e di
un sentire comune che, se qui ha
avuto un riscontro sulle finanze,
non è soltanto di ordine amministrativo. Buone notizie in casa metodista, dove la risposta all’appello
speciale lanciato dall’OPCEMI ha
dato, fino ad oggi, un esito incoraggiante.
Maria Bonafede
(^rcuiti e Distretti
La Conferenza, constatato che
l’attuale definizione delle attribuzioni dei distretti e dei circuiti
dà luogo a sovrapposizioni di
competenze e dispersione di forze, constatato in particolare che
non è realistico attribuire a organismi territoriali dei compiti
amministrativi relativi alle opere, chiede al Sinodo di modificare l’attuale regolamentazione
nel modo seguente:
a) affidare ai distretti lo studio di temi indicati dal Sinodo
e dai circuiti e il confronto su
temi a carattere generale relativi all’evangelizzazione e alla testimonianza;
b) trasferire ove possibile alle Assemblee e ai Consigli di circuito le attribuzioni previste attualmente per gli organi distrettuali (art. 13 e 19) con i successivi adattamenti;
c) rivedere le circoscrizioni
dei circuiti e dei distretti sulla
base delle esigenze esposte localmente.
Piani di sviluppo
La Conferenza dà mandato alla CED di elaborare, in collaborazione con i Consigli di circuito,
una mappa delle potenzialità di
sviluppo delle singole chiese nell’ambito del distretto, da presentare alla prossima CD, per una
approfondita discussione, finalizzata aU’indlviduazione di alcune
aree in cui concentrare le forze
anche in vista dell’evangelizzazione (in adempimento all’atto 12/
CD/89).
Dà mandato alla CED di verificare la possibilità di includere le Chiese battiste nella zona
dell’indagme in collaborazione
con gli organismi competenti
delle Chiese battiste.
Formazione diaconale
La Conferenza si rallegra per
il lavoro svolto dal Centro di formazione diaconale (CEDOF);
considera estremamente importante la formazione di operatori vocazionalmente motivati
e qualificati sia sul piano teologico, sia sul piano professionale
specifico.
Si rallegra per il carattere im
terdenominazionale dell’opera e
impegna le chiese a sostenere il
progetto.
Condivisione
La Conferenza, ascoltata la relazione del « Servizio migranti »,
prende ferma posizione di condanna nei confronti delle forme
di razzismo che stanno crescendo nel nostro paese..
Ricorda alle chiese il fatto che
nostro compito non è 1’« assistenzialismo » ma la « condivisione »
totale.
Sollecita le chiese ad un impegno più attivo, e non solo morale, nei confronti di questi fratelli.
Invita le chiese a sostenere il
Convegno del 28-30 settembre,
sia con la partecipazione diret
ta che con un lavoro di informazione verso i migranti con
cui siamo in contatto.
Statuto di Rio Marina
La Conferenza approva lo statuto della « Casa valdese » di Rio
Marina.
Collaborazione BMV
La Conferenza, udita dal moderatore la relazione sulle risposte
al V Documento BMV, si ralle
II centro di Ecumene ha ospitato
i lavori della Conferenza.
gra che le risposte al questionario dimostrino un progresso
nel processo di una sempre mag
giore collaborazione fra le chiese BMV.
Auspica che TAssemhlea-Sinodo del prossimo novembre costituisca un xdteriore passo avanti nel cammino intrapreso.
Approvazione
La Conferenza approva Tollerato della CED.
Ringraziamenti
La Conferenza, al momento in
cui i pastori: Giorgio Girardet,
Luigi Santini, Franco Sommani
e Alfredo Sonelli lasciano la propria attività per entrare in emeritazione, esprime il proprio ringraziamento e la profonda riconoscenza per il lavoro svolto per
anni con amore, con decisione
ed impegno nelle comimità e
nelle opere della Chiesa.
La Conferenza ringrazia la sorella Ornella Sbaffi, i fratelli
Alfredo Sonelli, Giulio Maisano,
Ferdinando Vitale per il lavoro
svolto nella CED, con dedizione
e amore per la Chiesa, spesso in
situazioni difficili e di molteplicità di impegni.
La Conferenza ringrazia Ruggero Marchetti e Ulrich Eckert
per il lavoro svolto nel dlstret
to che essi lasciano. Si rallegra
per l’arrivo nel distretto dei pastori Gino Conte, Eugenio Rivoir, Giovanna Pons, Ermanno
Genre, Gabriele De Cecco.
ARRIVI E PARTENZE
Campo di lavoro
Tre pastori entrano quest’anno
in emeritazione: Luigi Santini,
Franco Sommani, Alfredo Sonelli.
La Conferenza ha espresso loro
profonda riconoscenza per il lavoro svolto per anni con amore,
con decisione ed impegno nella
comunità e nelle opere della chiesa. 1 pastori Ruggero Marchetti e
Ulrich Eckert lasciano il nostro distretto, il primo perché nominato
ad Angrogna, il secondo per rien
trare, come previsto, in Germania.
La Conferenza li ha ringraziati per
il lavoro svolto ed ha augurato loro buon lavoro nelle sedi in cui si
svolgerà il loro servizio.
Ci si è poi rallegrati per i nuovi
arrivi dello scorso autunno, il
prof. Ermanno Genre e il past.
Giovanna Pons, e del prossimo: i
pastori Gino Conte ed Eugenio
Rivoir ed il fratello Gabriele De
Cecco.
11
6 luglio 1990
conferenze distrettuali H
LA DISCUSSIONE NELLE CHIESE DEL MERIDIONE
L’AZIONE DELLE CHIESE
Sperando nei nuovi cieii
e nella nuova terra
« Egli viene a governare la
terra; egli governerà il mondo con giustizia, e i popoli
con rettitudine ».
(Salmo 98; 8-9)
La CED, introducendo la sua
relazione alla Conferenza di
Guardia Piemontese, e ritenendo
di dover riflettere sulla situazione del mondo di oggi e sull’impegno a cui sono chiamati i credenti nell’ora attuale, non poteva non prendere nella dovuta
considerazione i grandi mutamenti intervenuti in Europa con
l’apertura delle frontiere e la caduta dei regimi dittatoriali del
« socialismo reale ».
Ma il credente non può abbandonarsi ai facili entusiasmi. « in
questi mesi abbiamo udito voci
entusiastiche, trionfalistiche, inneggianti al nuovo tempo che ci
sta davanti, caratterizzato dalla
vittoria della democrazia occidentale sul comuniSmo; come se
tutti i problemi che angosciano
il mondo di oggi si fossero risolti, annullati come per incanto,
con la fine di alcuni regimi illiberali... Nel partecipare al sentimento generale di sollievo e
di speranza per quanto è accaduto in Europa, ci poniamo però alcuni problemi, e non possiamo astenerci da alcune riflessioni, soprattutto in ordine a
quello che continua a essere il
nostro dovere di testimonianza
dell’Evangelo, in un mondo che
cambia ma che tende a dimenticare i moltissimi elementi di
"vecchio” che tuttora sussistono ».
1. Non possiamo farci un mito degli eventi dell’Europa dell’Est. L’ondata liberista porta
con sé elementi negativi, se
spinta oltre un certo limite: i
popoli non si sentono più protetti dalla povertà e dalla disoccupazione; alcuni dei nuovi governanti potrebbero essere dei
trasformisti.
2. Dobbiamo guardare più lontano. Resta grave la situazione
Evangelo
e politica
INTERVENTO
Guardia Piemontese: un momento dei lavori della Conferenza.
In basso, G. La Torre con il gruppo "scouts”.
in Medio Oriente (Libano, Palestina, dove si sta consumando il
lento genocidio di un popolo).
Continua la repressione nel Corno d’Africa da parte dei governi di Etiopia e Somalia. Il Sud
Africa è ancora la terra dell’apartheid. Lo scandalo della tortura
e della pena di morte è presente nella prassi e nella legislazione di numerosi paesi.
3. Il rapporto Nord-Sud è
Sempre più sbilanciato (costituisce il « grande peccato del mondo sviluppato »). In questo si inquadra la questione della fame
e delle malattie ormai vinte in
Occidente, che mietono milioni
di vittime nel mondo « in via
di sviluppo ». E il razzismo, che
si sviluppa anche fra noi con il
pretesto deH’immigrazione terzomondiale, si associa allo sfruttamento di tanti nostri fratelli
immigrati.
4. « Quale dev’essere — continua la CED — nella triste realtà che abbiamo tratteggiato, il
nostro atteggiamento, alla luce
dell’Evangelo della libertà e della responsabilità? ”La voce del
sangue di tuo fratello grida a
me dalla terra” (Gen. 4; 10). Sentiamo la nostra responsabilità
come facenti parte di questo
mcmdo sviluppato. Ringraziamo
il Signore per le liberazioni che
abbiamo registrato in alcune situazioni di violenza e di ingiustizia, e chiediamo a Lui di poter vedere non una occidentaliz
Da più parti oggi, nelle nostre
comunità, si avverte il disagio di
una certa mancanza di spiritualità. E’ come se per anni avessimo snobbato la preghiera personale e la lettura biblica quotidiana. Questo è vero. Le nostre
comunità dovrebbero ritornare
alla lettura e alla meditazione
personale della Bibbia.
Ritengo, però, che ci sia un
pericolo di fronte a questo problema, e cioè che la « spiritualità » debba necessariamente essere contrapposta all’impegno socio-politico; che «spiritualità»
debba significare chiusura all’interno della comunità.
Questa è una falsa contrapposizione; anzi, ritengo che la fede che si esprime con la preghiera e la meditazione sia personale che comunitaria sia alimento
dell’impegno nella società, tanto
personale che comunitario. L’una
senza l’altro si svuota di significato.
Non si tratta quindi di scegliere tra un impegno « dentro » o
« fuori » della comunità; tra la
« evangelizzazione » e 1’« impegno politico ». Scegliere per Luna o per l’altro significherebbe
Un tornare indietro e snaturare
la nostra vocazione.
Giuseppe La Torre
Un gruppo scout
Dentro o fuori:
un falso dilemma
zazione pura e semplice dei paesi dell'ex ’’socialismo reale”, ma
una reale trasformazione, non
soltanto di essi, ma anche degli
stati occidentali, una trasformazione dettata dal ravvedimento,
da "fame e sete di giustizia” ».
5. La CED si rende conto però che occorre anche agire, non
soltanto pregare e dire delle pur
giuste parole di ravvedimento.
Ritenendo necessario quindi
« mettere in atto (e partecipare
ad) ogni iniziativa che possa dare alle nostre parole il supporto di un’azione coerente », individua intanto due obiettivi urgenti da prendere in considerazione:
— «.l’aiuto agli immigrati dal
terzo mondo, vero e proprio
esempio nella nostra terra dei
"minimi” con i quali Gesù si
è identificato »;
— « la campagna contro la militarizzazione del Mezzogiorno »,
resa oggi più attuale e più
realistica dal dissolvimento
del Patto di Varsavia e dalla nuova situazione internazionale.
6. « At tendiamo con speranza
(così si esprime la CED nel terminare) la manifestazione del Regno, ben sapendo che soltanto
allora saranno vinti per sempre
il male, l’ingiustizia, la morte.
”Io vengo tosto” (Ap. 22: 7), dice Gesù. ”I vostri fianchi siano
cinti e le vostre lampade accese” (Luca 12: 35)».
PALERMO
Nel dibattito sulla vita e le attività delle chiese del IV Distretto mi è parso di cogliere il ritorno ad un vecchio e ricorrente dilemma che vede da un lato
l’esigenza della cura ed edificazione spirituale della comunità
e, dall’altro, la necessità di una
presenza nella società e di una
testimonianza sul territorio specifico del nostro raggio d’azione.
L’« alternativa » non è astratta,
se si tiene conto — come è emerso da parecchi interventi — della tendenza presente in alcune
aree della nostra diaspora alla
riduzione e dispersione di comunità.
Di conseguenza, esigenza primaria sembra essere quella —
per così dire — di « ricompattare » le comunità, di curarne, in
via prioritaria, la salute spirituale, arrestare la fuga dei giovani, ecc.
Ma questo compito importantissimo — a mio parere — non
va isolato ed irrigidito, a scapito
di altrettanto valide esigenze; voglio dire che la cura spirituale,
l’edificazione della comunità non
va disgiunta dalla necessità di
portare la nostra testimonianza
nella città e, più specificamente,
nelle aree socio-culturali in cui
siamo presenti come chiese.
Tra le due prospettive non v’è
e non vi dev’essere alternativa
rigida ed esclusione, ma sintesi
e interscambio.
Il « nodo » della questione proposta dalla relazione CED è, allora, il problema della nostra
presenza in una società di massa, qual è l'attuale. Come rendere significativa ed efficace tale
presenza, quali vie e strumenti
usare?
Ritengo sia necessaria una
strategia delle chiese dell’ area
meridionale (IV Distretto), un
progetto culturale comune che,
tenendo conto della peculiarità
delle situazioni locali, sappia portare la testimonianza evangelica
nella realtà e all’altezza dei problemi dei nostri giorni. Una tale strategia è tanto più necessaria di fronte al crollo dei regimi dell’Est e alla caduta di
ideologie, valori, ecc. e soprattutto per evitare che i gravi problemi che affliggono milioni di
La Conferenza, presa conoscenza dell’iniziativa avviata netta chiesa di Palermo via Spezio
per la creazione di un gruppo
scout, se ne rallegra; invita le
chiese ad essere attente ai prò
N. Pagano interviene nel dibattito.
uomini e donne ci « passino sulla testa», relegandoli in una
marginalità insignificante. Un segno preoccupante di ciò può essere individuato in quella che
Mauro Pons ha chiamato « invisibilità » e che consiste nel fatto che spesso le nostre città ci
ignorano, rendendo la nostra presenza irrilevante e ininfluente.
D’altra parte, un progetto culturale di testimonianza, ben definito nelle linee essenziali, può
risolvere l’annoso problema dell’identità delle nostre comunità;
identità che — a mio avviso —^
non può significare (né indurci
ad un) ripiegamento delle comunità su se stesse, nel tentativo di recupero e « riappropriazione » di una spiritualità che
sembra essere oggi dominante,
ma fedeltà alTEvangelo, strategia di azione e di testimonianza nella realtà dei nostri giorni.
In tal modo, le nostre comunità, al di là degli effetti laceranti del ricordato crollo dei regimi dell’Est, possono diventare ima forza consapevole di
cambiamento, una componente
significativa e di riferimento della cultura e della società italiana di oggi.
Nicola Pagano
LE FINANZE
Le risposte mancate
hlemi dell’aggregazione, della formazione umana e spirituale dei
bambini e del ragazzi delle nostre comunità, chiede alla CED
di favorire Tinformazlone e lo
scambio di esperienze in questo.
123 milioni: è lo scarto, al 31
maggio, tra la richiesta della Tavola e la risposta delle chiese
per il 1990.
Questo dato è stato a lungo e
vivacemente dibattuto nel corso
della Conferenza del IV Distretto.
La Tavola ha invitato le chiese,
proprio in questa sede, a rivedere, sulla base del consuntivo '89,
gli impegni del ’90, « aumentando sensibilmente — come si legge in un documento della Tavola stessa — ciascuno secondo le
proprie possibilità e insieme con
fiducia, in modo da colmare il
divario tra richieste ed impegni ».
Per quanto riguarda il IV Distretto lo scarto ammonta a circa 13 milioni.
Le chiese sono state chiamate a
rispondere, dichiarando ognuna
il proprio impegno aggiornato
per il ’90.
Alcune chiese hanno risposto
con generosità, altre sono rimaste ferme al loro impegno precedentemente dichiarato, sottraendosi in questo modo a dare
un segno della loro solidarietà
alle altre chiese e alla Tavola
stessa. Lo scarto è stato colmato
solo al 60% !
La Conferenza ha preso atto
della necessità in cui si è trovata
la Tavola di modificare le normali procedure di definizione degli impegni finanziari.
Dal prossimo anno ecclesiastico, infatti, saranno le chiese
stesse a definire il proprio impegno, che dovrà aumentare in
modo proporzionale, fino al soddisfacimento completo delle esigenze generali dell’opera.
Passa così in secondo piano il
bilancio preventivo ’91/’92, essendo ancora necessario soffermarsi sul bilancio '90, almeno fino a
quando non si sarà notevolmente ridotta la forbice tra richieste
della Tavola e risposta delle
chiese.
Diverso il criterio di contribuzione delle chiese metodiste.
L’obiettivo '90, segnalato dalTOPCEMI per le chiese del IV
Distretto, di 36 milioni, è ben
limgi dall’essere stato raggiunto.
Il gettito complessivo delle contribuzioni al 30/4 era inferiore a
6 milioni!
L’impegno delle chiese metodiste, però, è anche su un altro
fronte: l’azzeramento del deficit
pregresso di 350/400 milioni, accumulatosi negli anni 1961-’87.
Per questo il 1990 è stato dichiarato « anno della sottoscrizione straordinaria», e durerà
fino al 31 marzo 1991.
Adelaide Rinaldi
12
12 conferenze distrettuali
QUARTO DISTRETTO
6 luglio 1990
CHIESE E MONDO
Decisioni più significative l-a nostra identità
Attenzione al problema dell’immigrazione - La presenza delie chiese
nella realtà sociale: una strategia comune per l’area meridionale
Cisternino
La Conferenza incarica il Seggio ^ far pervenire alle sorelle
ed ai fratelli di Cisternino i pareri espressi dalla CED e rfaiia
CdE, fatti propri dalla CD, sidl’impossibilità di procedere in
questo momento al riconoscimento del loro gruppo quale
chiesa metodista in formazione,
incoraggiandoli a proseguire il
loro impegno di testimonianza
all’evangelo di Gesù Cristo.
Finanze
I rappresentanti di ciascuna
chiesa valdese dichiarano la loro disponibilità ad aggiornare
l’impegno contributivo alla cassa centrale per il 1990 neUe seguenti misure: Napoli Cimbri L.
2.000.000; Napoli Vomero L. 800
mila; Bari L. 500.000; BrindisiLatiano L. 110.000; Corato L.
500.000; Catanzaro L. 750.000;
Dipignano L. 400.000; Vincolise L.
400.000; Agrigento-Grotte L. 200
mila; Caltanissetta L. 275.000;
Catania L. 500.000; Riesi L. 1
milione; Trapani-Marsala L. 100
mila; Vittoria L. 150.000.
Immigrazione
La Conferenza, memore del
cammino di liberazione in cui il
Signore ha condotto le nostre
cMese fino ad oggi, attenta alla
situazione di pregiudizio, marginalità e ingiustizia che subisco
no gli immigrati nel nostro paese, invita le comunità del Distretto a favorire una cultura dell’accogUenza per mezzo di iniziative
tendenti a sensibilizzare i propri membri e l’opinione pubblica sui problemi degli immigrati
e dei rifugiati e ad incoraggiare
un impegno concreto in loro favore. Nel richiamare i temi della pace, giustizia e salvaguardia
e la fedeltà in Dio
Nuove possibilità di intervento nel sociale Assemblea della Società di studi evangelici
La Conferenza del IV Distretto si è trovata a votare un odg alla
presenza delle forze dell’ordine.
Elezioni
• Le elezioni della Conferenza del IV Distretto hanno
dato i seguenti risultati ;
— Commissione esecutiva
distrettuale : Enrico Trobia,
presidente, Marco Tullio Fiorio, vicepresidente. Evangeli
na Campi, Francesco Carri,
Paolo Olivieri, membri.
— Commissione d’esame
per la Conferenza ’91: Laura
Leone, relatrice; Arturo Panascia.
— Deputato al Sinodo: Nicola Pagano, Teresella Mania
supplente.
— Rappresentante della
Conferenza nel Comitato di
Adelfla: John Hobbins.
— Rappresentanti della
Conferenza nel Comitato del
Centro di Bethel: Maria Teresa Fiorio, Francesco Sagripan
— Rappresentanti della
Conferenza nel Comitato della
Casa di riposo di Vittoria:
Georges Paschoud, Umberto
Musumeci, Laura Leone.
— Rappresentanti della
Conferenza nel Comitato della Casa di Guardia Piemontese: Ada Cavazzani e Gabriele
Sciclone.
• Il seggio ha poi designato il pastore Giuseppe La
Torre ( supplente Giovanni
Magnifico) quale predicatore
d’ufficio alla prossima Conferenza distrettuale, che si terrà
presso la Casa Materna di
Portici, nel 1991.
del creato in una Europa che
tende a chiudere i propri confini, la CD ricorda alle chiese
l’appello biblico: « Bisogna ubbidire a Dio anziché agli uomini »
(Atti 5: 29).
La Conferenza, sensibile alla
problematica suH’immigrazione
emersa dal dibattito, chiede alla
CED di favorire la creazione di
un gruppo di coordinamento meridionale, nell’ambito del lavoro
svolto dal Servizio rifugiati e
migranti della FCEI, tenendo
presenti le esperienze locali in
atto al fine di elaborare una
strategia comune d’intervento.
Ecumenismo
La Conferenza si rallegra per
rincontro fraterno avvenuto a
Catanzaro il 26 maggio in un
clima di riconciliazione; informata d’altra parte di esperienze
di segno diverso che alcune nostre comunità hanno fatto in tema di rapporti con la Chiesa
cattolica, chiede alla CED di nominare una commissione che riferisca alla prossima CD allo
scopo di:
— assumere informazioni sulle situazioni locali e sugli attuali orientamenti delle chiese;
— raccogliere il materiale prodotto nelle diverse situazioni;
— prendere contatto con la
Commissione consultiva per le
relazioni ecumeniche;
— preparare per la CD 1991
delle proposte di valutazione e
di orientamento atte a promuovere una posizione comune.
Adelfìa
La Conferenza, discussa la relazione del comitato di Adelfia,
preoccupata dall’ampiezza del
progetto di ristrutturazione del
centro, domanda alla CED:
— di fornire alle chiese del Distretto un’ampia documentazione sulla situazione attuale di A
delfia e le possibilità di suoi sviluppi futuri;
— di promuovere, d’intesa col
comitato, un incontro di amici
di Adelfia (onde verificare il
coinvolgimento e l’impegno);
— di predisporre elementi per
la prossima CD onde pervenire
a conclusioni da sottoporre alla
Tavola.
La Conferenza approva la relazione morale e finanziaria del
Centro evangelico giovanile di
Adelfia.
8 per mille
La Conferenza, in merito alla
questione dell’8 per mille, decide di nominare una commissione che, sulla base del materiale
fin qui prodotto e del dibattito
ancora in corso .su « La Luce »,
elabori un documento che illu.stri
le motivazioni del « Si » e del
« No » da inviare alle chiese entro gennaio ’91, al fine di poter
ne ridiscutere e decidere nella
prossima CD, in vista della) revisione delle intese con lo Stato
italiano che avverrà nel 1994.
Compiti delle chiese
La^ Conferenza, in riferimento
al dibattito sviluppatosi sul tema della vita e dei compiti delle
chiese, rileva i seguenti punti e
invita le chiese del Distretto ad
una profonda riflessione su di
essi:
— il primo nodo che va affrontato è il problema della presenza delle chiese nella realtà e società attuale e nel contempo la
ricerca di vie e strumenti idonei
per rendere efficace tale presenza;
— l’assemblea ritiene che sia
necessaria l’elaborazione di una
strategia delle chiese dell’area
meridionale che si traduca in un
progetto culturale comune che,
tenendo conto della peculiarità
delle situazioni locali, sappia portare la testimonianza evangelica
nella realtà e all’altezza dei problemi dei nostri giorni;
— tale strategia si propone di
raggiungere i seguenti obiettivi:
1) superamento dell’annoso dilemma tra edificazione spirituale
delle comunità e presenza nella
società;
2) consapevole reazione agli
effetti laceranti del crollo dei regimi dell’Est e alla caduta dei
valori, diventando una forza consapevole di cambiamento e, come tale, componente significativa
e di riferimento della cultura e
della società italiana;
3) rafforzamento della nostra
identità evangelica, non nel senso di un ripiegamento delle co
munità su se stesse ma nel senso di una strategia di testimonianza.
Approvazioni
La Conferenza approva la relazione morale e finanziaria della Casa di riposo per anziani di
Vittoria.
La Conferenza approva la relazione morale e finanziaria del
Centro sociale « Casa Mia » di
Napoli-Ponticelli.
La Conferenza approva la relazione morale e finanziaria della Casa valdese di Guardia Pie
monte se.
La Conferenza approva la relazione morale e finanziaria del
Centro evangelico « Bethel ».
La Conferenza approva la relazione morale e finanziaria del
CESE.
La Conferenza approva l’operato della Commissione e.secutiva distrettuale.
Ringraziamenti
La Conferenza ringrazia Maria Teresa Florio, membro u
scente della CED, per l’impegno
profuso in questi anni.
Una conferenza sostanzialmente serena e costruttiva quella
che si è svolta a Guardia Piemontese (CS) daH’8 al 10 giugno,
e che ha visto lavorare insieme
una sessantina tra deputati delle
chiese e rappresentanti di opere
presenti nel IV Distretto. Due sono stati i temi principali, che
hanno vivacizzato il dibattito: il
primo, non nuovo, ma sempre da
riproporre, è stato quello relativo all’identità delle nostre chiese in questa parte d’Italia, il Meridione, con la complessità dei
problemi che esso rappresenta; il
secondo è stato quello della questione emergente, vale a dire l’afflusso e la presenza di immigrati
dal terzo mondo. Intorno a questi due temi ha fatto poi corona
tutta un’altra serie di questioni,
come le finanze, la valutazione
delle opere, il lavoro con i giovani, i rapporti con il cattolicesimo
romano, la riforma dei circuiti e
distretti.
I lavori si sono aperti con il
sermone del past. Mauro Pons, di
Riesi, sul testo di Giosuè 23: 6 ss.
La conferenza è entrata così da
subito nel vivo della problematica. Come è possibile mettere insieme — si è domandato Pons —
la fedeltà dovuta a Dio e la questione dell’identità? Ed ancora,
quale identità esprimono oggi le
nostre chiese rispetto al mondo?
Non è sufficiente essere una piccola presenza evangelica nelle
città e nei paesi del sud, conducendo studi biblici, iniziative ecumeniche ed altre cose del genere.
Si cerca di compensare — ha osservato Pons — l’invisibilità delle chiese con la presenza delle
opere sociali. Ma c’è qui il rischio di diventare così una componente della società. Ben altra
cosa è invece seguire la parola di
Gesù: « Andate e dite: il regno di
Dio è vicino ». Le chiese, come i
discepoli, devono annunciare la
realtà nuova che sta irrompendo.
Una predicazione
provocatoria
Una predicazione, insomma,
provocatoria e stimolante, che ha
costretto l’assemblea a discutere.
L’invisibilità delle chiese, è stato osservato, non significa la loro
assenza, e neppure tradimento di
una vocazione. Oggi va rivisto il
modo di un impegno: se una volta esse erano presenti con le
scuole, oggi devono sapersi schierare dalla parte dei migranti, o
essere presenti, come per esempio a Ponticelli, in zone con gravi
carenze sotto vari punti di vista.
Si è così fatalmente venuti a
parlare di impegno « fuori » o
« dentro » le chiese, e quindi anche di evangelizzazione. Una discussione ricorrente (e non potrebbe essere altrimenti) per realtà piccole e per di più di.sperse
su di un ampio territorio, e immerse in un ambiente poco ricettivo. Su un punto comunque,
vi è stato accordo: le chiese non
possono vivere ripiegate su se
stesse, ma devono sapersi proiettare verso l’esterno.
Uno dei campi di maggiore impegno per le chiese, nei prossimi
anni, è quello dei migranti. Tutte
le chiese hanno segnalato questo
problema nei loro rapporti. Un
problema diverso da zona a zona:
nel napoletano, per e.sempio, la
camorra, volendo mantenere il
controllo sul mercato del lavoro
nero, s’è adoperata per impedire
la legalizzazione dei clandestini;
a Mazara del Vallo la presenza
dei tunisini costituisce ormai un
quarto della popolazione; la grande offerta di mano d’opera trasforma in un cappio i nodi della
nostra società: disoccupazione
giovanile e femminile, carenza di
alloggi, ecc. E’ facile prevedere
che nel prossimo futuro aumenterà l’ondata razzista. E’ urgente,
dunque, dotarsi di nuovi strumenti culturali per affrontare i
nuovi problemi.
La discussione sulle opere si è
svolta in un clima di un certo imbarazzo per l’assenza totale ed ingiustificata del CESE di Palermo,
l’opera della quale si sarebbe dovuto parlare in modo specifico,
secondo le decisioni prese nel
corso della precedente conferenza. Per quanto riguarda le altre
opere, la conferenza ha espresso
alcune perplessità sulle possibilità che il futuro direttore del
Servizio cristiano di Riesi possa
con profitto svolgere anche il lavoro pastorale nel nisseno. Ha
preso atto con gioia del buon avvio del Centro Pascale di Guardia
P-, con un afflusso fino a 50 persone al giorno. Su Adelfia, invece,
alcune preoccupazioni. Così < ome
è ha grossi problemi di funzionamento; d’altra parte una sua ristrutturazione costerebbe all’incirca 2 miliardi. Che fare? La conferenza si è dimostrata molto
perplessa sull’opportunità di tm
tale investimento. Se ne discuterà comunque il prossimo 8 dicembre nel corso di un’assemblea
di « amici di Adelfia ». A Venosa
è sbocciata una nuova opera sociale di assistenza ad anziani- è
una struttura « leggera » ed incontra un grosso successo.
La conferenza ha approvato
l’operato di queste e delle altre
opere; unica sorpresa, la relazione del CESE è stata approvata
con un numero massiccio di
astensioni (24 sì e 18 astenuti).
Su due punti la conferenza ha
discusso in modo un po’ confuso:
finanze e strutture intermedie
(circuiti e distretti). E’ probabile che la proposta della Tavola di
modifica del meccanismo di impegno finanziario delle chiese
non sia stata ben capita. Bisognerà forse sforzarsi di spiegarla meglio. (Complessa invece la questione dei circuiti e distretti, perché
se si ha chiaro da un lato che sarebbe bene alleggerire le strutture intermedie, tra Sinodo e chiese
locali, non altrettanto chiaro è
come la cosa potrebbe essere realizzata, senza creare eventuali accentramenti.
A fianco della conferenza si è
.svolta la riunione annuale della
Società di studi evangelici, nata
da poco per favorire, come si
comprende dalla .sua ragione sociale. lo studio del fenomeno evangelico nel Meridione. L’associazione si è già fatta conoscere
ner alcune nubblicazioni: altre
sono previste ner i prossimi mesi. A settembre terrà a Portici
un importante convegno, con la
nartecinazione di insigni studiosi,
sulla vita del!“ chiese evangeliche durante il fascismo. Gli atti
del convegno saranno poi pubblicati e serviranno a far conoscere
una pagina gloriosa da un lato
e vergognosa dall’altro della nostra storia.
La conferenza, ben condotta
dal seggio, composto da Mauro
Pons, Mirella Scorsonelli, Anita
Peyronel, Fabio Pace, ha eletto
la commissione esecutiva distrettuale riconfermando i membri
precedenti e sostituendo Maria
Teresa Fiorio (per compiuto settennio) con Paolo Olivieri di Napoli, via dei Cimbri.
Luciano Deodato
13
6 luglio 1990
valli valdesi 13
BOBBIO PELLICE
Giardino
botanico
Il Giardino botanico al colle
Barant si sta concretizzando, dopo anni di gestazione e di preparazione. Questo è ciò che è emerso da una recente giornata di lavoro sul campo del comitato
promotore.
Una delle novità di rilievo è
l'aver incontrato l’interessamento
aU’oasi da parte dell'Orto botanico dell’Università di Torino, nelle
persone di due tesisti di Scienze
naturali residenti in vai Pellice,
che si occuperebbero di flora alpina e di fitogeografia. Questo
fatto permette di dare ufficialità
e rigore scientifico agli ambienti
naturali della vai Pellice.
« L'idea di un Giardino botanico — ci ha detto Anita Tarascio
del CAI vai Pellice — era sorta
l'estate del 1987 e aveva trovato
interessati la Comunità montana
vai Pellice e il comune di Bobbio
Pellice, oltre naturalmente al CAI
di valle. Si era svolta una settimana didattica che aveva preparato un erbario di circa 200 specie.
Lo studio della zona era poi proseguito da un punto di vista sistematico e fito geografico affidandosi all'interesse personale di
alcuni. E’ nato così il comitato
promotore i cui enti rappresentati sono la Comunità montana,
il comune di Bobbio e il CAI.
Attualmente sono state approvate le pratiche per iniziare alcuni lavori essenziali.
« L'idea ha preso una maggiore
concretezza e si è calata in un
progetto che ha ancora molte valenze libere. In molti pensiamo
infatti che la vai Pellice abbia la
vocazione per uno sviluppo intelligente e creativo; avere in futuro, accanto ad altre proposte, la
possibilità di un laboratorio sull’ambiente, è quanto mai stimolante. Si potrebbero coinvolgere
molti gruppi di ragazzi delle varie scuole che attualmente sono
obbligati a fare le loro esperienze
fuori valle. Si potrebbero organizzare corsi ed elaborare progetti
più ampi ».
Un giardino botanico nell’oasi
del Barant può essere un inizio
ed è importante che la Comunità
montana in prima persona, come
ente al di sopra degli interessi
dei singoli comuni ed operante
per lo sviluppo, stia prestando notevole attenzione a questa iniziativa.
P.V.R.
VAL PELLICE
Una valle a cavallo
Negli ultimi anni la presenza dei cavalli ha avuto una notevole diffusione: per alcuni un semplice hobby, per altri un’attività economica
La vai Pellice sta conoscendo,
da alcuni anni a questa parte, un
vero e proprio boom del cavallo;
un po’ ovunque nelle aziende agricole, ma non solo, se ne vedono
numerosi esemplari.
Abbiamo voluto verificare, tramite rUSSL, se quella che era
una semplice sensazione poteva
essere confermata; ebbene, alla
fine dell’anno scorso erano ben
222 gli esemplari regolarmente
registrati all’anagrafe equina della valle, distribuiti in numerosi
punti (128) dimostrando come
sia diffusa l’abitudine di avere a
disposizione un cavallo per le
scampagnate private, senza che
ciò rappresenti un’attività di tipo
economico o turistico.
Ci sono per la verità anche alcuni maneggi, in particolare collegati ad aziende agrituristiche,
dove l’equitazione rappresenta
una delle possibili ’’offerte” che
il centro propone ai suoi visitatori.
Il dato del 31 dicembre non è
certo vecchio, tuttavia pare che il
numero dei cavalli in valle sia in
ulteriore aumento: « Un dato più
sicuro — ci ha detto il dott. Ghisolfi, responsabile del servizio veterinario deU’USSL 43 — potremo fornirlo fra qualche settimana, quando sarà concluso un vero
e proprio censimento che stiamo
concludendo fra gli allevatori della valle. Infatti una legge regionale dello scorso anno fa obbligo
ai possesori di cavalli di segnalare, entro otto giorni, l'introduzione di nuovi soggetti nei propri
allevamenti; è possibile che fin
qui qualcuno non l'abbia fatto,
per cui abbiamo inviato a tutti i
possessori di cavalli un modulo
da compilare e restituire al servizio veterinario ».
La legge è stata concepita in
particolare per prevenire una malattia, l’anemia infettiva equina,
che può portare ;a morte i soggetti che colpisce ed essendo appunto infettiva, può propagarsi facilmente, sia introducendo un animale malato in un allevamento,
sia per semplici contatti in occasione di fiere, competizioni o
mostre, per cui, in caso di sposta
A DUE MESI DALLE ELEZIONI
Nulla
nuovo
Nulla di nuovo sotto il sole;
questo potrebbe essere il bollettino con le previsioni sul futuro politico a Luserna. Com’è
noto, il primo tentativo per la
formazione della giunta è non
solo fallito, ma ha registrato tre
posizioni nette e apparentemente inconciliabili fra loro: la DC,
ohe punta su una riconferma
della passata alleanza col PSI,
nia che durante le trattative si
è detta disp'onibile anche ad andare ad una giunta col PCI; il
PSI, che ha fatto una scelta di
campo per il cambiamento dando vita all’ormai noto « cartello » con PCI, verdi e indipendenti; la Lega Nord, indisponibile
a collaborare con la nuova proposta di maggioranza.
Interpellato, il candidato all’incarico di sindaco Longo ha confermato il proposito di andare
avanti sulla linea annunciata agli elettori prima del 6 maggio,
ciò « malgrado le pressioni ricevute nelle scorse settimane dal
direttivo socialista »; e allora?
11 « cartello » ha chiesto un incontro alla Lega per verificare
le possibili correzioni di rotta
nei confronti del programma
presentato al consiglio comunale; tarda ad arrivare una risposta.
A questo punto i tempi cominciano a stringersi; entro l’il
agosto devono svolgersi altri due
consigli comunali nel tentativo
di formare una giunta. Dopo di
che il commissariamento del Comune e le elezioni in autunno
sono conseguenze inevitabili.
O. N.
mento di animali, esso deve avvenire con la « scorta » di apposito certificato dell’USSL di provenienza che attesti la buona salute del cavallo.
Ma perché questo vero e proprio boom dei cavalli in vai Pellice quando, per esempio, nel territorio della Comunità montana
valli Chisone e Germanasca gli
esemplari sono poche decine?
Ancorché tutti i regolamenti di
polizia iirbana dei nostri Cornimi
prevedano norme precise per la
circolazione di cavalli o carri
trainati da cavalli, fino a 5-6 anni
fa la presenza degli equini pareva destinata ad azzerarsi, sostituita dai trattori nei lavori agricoli e da più veloci camion nei
trasporti.
Poi, nel volgere di un paio di
stagioni, si è diffusa l’abitudine di
utilizzare il cavallo per escursioni
in montagna (meglio delle moto
fuoristrada). In alcuni casi, per
esempio nella vicina vai Varaita,
sono sorte vere e proprie cooperative turistiche che propongono
gite a cavallo; oggi un fenomeno
analogo sta verificandosi anche
in vai Pellice, nell’ambito delle
iniziative per un turismo legato
all’ambiente.
Ci sono poi delle aziende che
dedicano molta della loro attività
al mantenimento « in forma » di
cavalli di privati che non hanno
a dispoèizione stalle o spazio adeguati alle esigenze degli animali.
Ma quanto costa acquistare un
cavallo? e mantenerlo? è preferibile limitarsi a trascorrere alcune ore in un maneggio, magari
in compagnia di un buon istruttore?
Ne abbiamo parlato con Franco Cairus, che oltre ad essere un
tecnico del settore agricolo della
Comunità montana e a praticare
egli stesso l’equitazione, ha collaborato alla nascita di alcuni
centri in valle.
« Si può trovare un buon cavallo a partire dai 2 milioni in su
— dice Cairus — naturalmente
senza aspettarsi di trovare un
esemplare per gare o mostre; certo per il mantenimento i costi sono abbastanza alti: se per l’alimentazione possiamo considerare
la cifra di 5.000 lire al giorno, dobbiamo però mettere in conto anche altre spese, che vanno dall'assistenza veterinaria alla ferratura
periodica e all’affitto di uno spazio e di una stalla. Ci si può così
avvicinare al mezzo milione di lire al mese ».
Per quanto di sua conoscenza,
quali sono i prezzi praticati per
le lezioni di equitazione, ovvero
per il mantenimento negli appositi centri ippici di un cavallo?
« Direi che le tariffe per le lezioni si aggirano tra le 15 e le
20.000 lire all’ora, mentre per il
mantenimento "in pensione" di
uri cavallo in valle si trovano centri che lo praticano con un costo
di 250.000 al mese, e si tratta senz’altro di un prezzo più che onesto ».
Un’attività dunque in espansione; non si può dire che al momento essa costituisca ancora la
fonte di reddito principale per
nessuno, tuttavia già ci sono persone che stanno valutando l’ipotesi di occuparsene a tempo pieno: c’è allora anche il cavallo
nel futuro turistico (ed economico) della valle?
Piervaldo Rostan
LUSERNA
Ufficio
turistico
Alla presenza di un folto pubblico e di autorità è stata inaugurata la nuova sede della Pro
Loco di Luserna presso l’edificio
sede un tempo del peso pubblico
e successivamente abbandonato a
se stesso.
« Nel 1987 — ci dice il presidente della Pro Loco Giorgio Roman
— al momento di ricostituire il
direttivo dell’associazione, si è
pensato di riutilizzare quell’edificio come sede di un ufficio turistico, onde rilanciare sul piano
turistico e culturale anche il Comune di Luserna San Giovanni.
Ci siamo così mossi per verificare con il Comune, proprietario
dello stabile, la disponibilità a
concederne l’uso ed in che termini. Grazie all’interessamento in
particolare dell’assessore alla cultura Merlo, è stato raggiunto un
accordo che prevede un comodato tra Comune e Pro Loco. Elaborando il progetto, abbiamo tenuto conto anche del valore architettonico dell’edifìcio e grazie a
numerosi "sponsor” siamo arrivati ad inaugurare questa nuova
sede ».
Il servizio deirufficio turistico
di Luserna non vuole essere in
concorrenza con quello della Pro
Loco di Torre Pellice, « con cui
— precisa ancora Roman — siamo in ottimi rapporti », ma vuole effettivamente collaborare al
rilancio di Luserna; i costi di ristrutturazione e impianto si aggirano sui 40 milioni, grazie anche al contributo in lavoro e materiale di numerosi artigiani della
zona.
Nell’ambito delle manifestazioni coincise con l’inaugurazione
della sede, è aperta fino all’S luglio, presso l’ex cinema Santa
Croce di Luserna Alta, una mostra fotografica di Attilio Merlo
e del gruppo fotografico ’’Alpha”.
Un’ultima annotazione: l’ufficio turistico sarà aperto ogni
giorno feriale dalle 9 alle 12,30 e
dalle 15 alle 19; domenica e festivi dalle 9 alle 12,30. L’ufficio è
dotato di posto di telefono pubblico e di fax.
PER I VOSTRI ACQUISTI
LIBRERIE
CLAUDIANA
• TORRE PEIXICE - Piazza della IJbertà, 7 - Telef,
(0121) 91.422.
• TORINO - Via Principe
Tommaso, 1 - Telef. (011)
fi6.92.4.'58.
• MILANO - Via Francesco
Sforza, 12/A - Telefono
(02) 79.15.18.
Commissariata
la sezione DC
PINEROLO — La segreteria
provinciale della DC ha finalmente deciso: la sezione democristiana sarà commissariata. Commissario è stato nominato Edoardo Calieri di Sala, ex presidente della Regione e tra i capi del
« superpartito » a Torino negli
anni ’70. Calieri, che dopo lo
scandalo dell’Italcasse era uscito dalla scena politica per assumere incarichi in ambito industriale (è stato amministratore
delegato della Talco e Grafite fino a pochi mesi fa, quando quest’azienda è passata al gruppo
multinazionale Rio Tinto), torna dunque alla politica attiva.
Dovrà tentare di comporre le
divergenze nella faida andreottiana che si è scatenata a Pinerolo tra la « DC tre stelle » dell’eurodeputato Mauro Chiabrando e la « DC Pinerolo 90 » con a
capo Francesco Camusso. La rottura tra questi due gruppi aveva portato alla presenza di due
DC alle elezioni. Per questo fatto
è pendente presso il TAR un ricorso circa la legittimità delle
stesse elezioni, che sarà esaminato il 29 agosto.
La DC-Chiabrando aveva poi
raggiunto un accordo con PSI,
PRI, PLI, PSDI per la nuova
giunta di Pinerolo (vedi articolo a pag. 14) e la DC-Camusso
aveva dichiarato di partecipare
alla maggioranza, ma la DC ha
dovuto rinunciare alla poltrona
di sindaco. Calieri dovrà ricomporre la situazione. L’incarico di
commissario a Calieri è gradito
a Camusso (da sempre vicino a
Calieri), mentre Chiabrando non
è dello stesso avviso: per lui rimane, come « segretario della
sezione Bertea ».
Rappresentanti
in Comunità Montana
VILLAR PELLICE — Nel corso
del consiglio comunale di lunedì
2 luglio sono stati eletti i rappresentanti del Comune nel consiglio della Comunità montana Val
Pellice USSL 43 nelle persone di
Sergio Davit, Remo Dalmas (riconfermati) e di Bruna Frache;
nel corso della serata, oltre a varie commissioni comunali, è stato designato quale rappresentante di Villar Pellice nel Comparto alpino n. 1 il consigliere
(e cacciatore) Sergio Mor glia.
Il giudice Passone
eletto nel CSM
TORINO — Elvio Passone, pi
nerolese, presidente di sezione
della Corte di Assise di Torino e
noto giurista, è stato eletto nel
Consiglio superiore della Magistratura, il massimo organo di
autogoverno dei giudici, in rappresentanza della corrente « Magistratura democratica ».
Metalmeccanici:
sciopera oltre l’80%
PINEROLO — Sono state altissime le adesioni allo sciopero
dei metalmeccanici per il contratto e contro la disdetta della
scala mobile operata dalla Confindustria: in media l’80-90'Vo tra
gli operai delle principali aziende delle valli e del pinerolese.
Alla Boge
60 licenziamenti?
VILLAR PEROSA — La ditta
Boge Italia ha dichiarato una
« eccedenza dì 60 unità lavorative » su 350, in quanto il settore automobilistico per il quale
lavora (principalmente Fiat) ha
ridotto le commesse.
14
14 valli valdesi
6 luglio 1990
PINEROLO
VAL PELLICE
Dopo 40 anni il sindaco tutela
è socialista: Pietro Rivo montagna
Una maggioranza di pentapartito, in continuità con I
ne passata - Il nuovo statuto: un possibile rilancio
amministrazioper la città?
'Per la prima volta dopo 40 anni, Pinerolo ha un sindaco socialista. E’ Pietro Rivo, geometra,
quadro della Fiat Engineering,
ex pugile di qualche fortuna da
dilettante. Lo hanno votato in 29
lunedì 25 giugno, pochi minuti
prima che iniziasse l’atteso
match Italia Uruguay.
Convocato da Alberto Barbero
(Lista per l'alternativa), il Consiglio comunale ha innanzitutto —
secondo la nuova legge sulle autonomie locali — convalidato gli
eletti del 6 maggio.
Dopo aver constatato l’ineleggibilità di Giorgio Bonnin, primo
degli eletti di Piemont, perché
dipendente comimale, il Consiglio
ha nominato consigliere in sua
sostituzione Enrico Villarboito.
Ma nonostante questo, Piemont
non sarà rappresentato in Consiglio: Villarboito infatti, appena
vi ha messo piede, ha annunciato
la sua adesione al gruppo del PSI,
che arriva così ad avere 10 consiglieri su 40.
In tribuna stampa i cronisti
malignamente commentano: «Anche il PSI adesso parla piemontese », alludendo al fatto che il
grosso dei voti arriva al partito
dagli immigrati meridionali.
Altro che « fuori gli immigrati », come Villarboito aveva detto
in campagna elettorale; ora dovrà
coesistere nello stesso gruppo
con meridionali di Cassano Irpino, di Piazza Armerina e dovrà
abituarsi ad avere come capogruppo un meridionale. Villarboito, che non « è di sinistra », ma
che per far politica ha bisogno
di « essere in maggioranza », ha
scelto il PSI « perché non c’era
altra scelta », promette però che
si farà sentire.
Terminata questa prima fase,
si passa all’elezione del sindaco.
La nuova legge vuole che il sindaco e gli assessori siano votati
sulla base di un programma sottoscritto almeno da un terzo dei
consiglieri (nel nostro caso 14).
Rivò, a nome della nuova maggioranza, legge un lungo documento (14 pp.) in cui elenca i punti: redazione del nuovo statuto del comune, sviluppo della qualità della vita, decentramento amministrativo e nuovo ruolo di Pinerolo, autonomia della città, revisione del piano regolatore, un
lungo elenco di lavori pubblici da
fare. La maggioranza sarà di
pentapartito e sarà in continuità
con l’amministrazione passata. Ci
sono 23 consiglieri che presentano il programma. Mentre Rivò
legge, in tribuna stampa i giornalisti si passano un foglio della
campagna elettorale della DC: vi
si ritrovano ad uno ad uno, anche letteralmente, i punti pro.grammatici.
Rivò conclude con il nome degli assessori: Camurati, Mercol,
Peretti, Riccardo Chiabrando
(DC), Cirri (PLI), Rossetto e Berti (PSI), Drago (PRI). Non sarà
in giunta Distaso (PSDI), che pure è in maggioranza, ma per lui
Se vi occorre
un mobile piccolo
rivolgetevi a
minimobili
Pinerolo
Via Palestra 13,
tei. 793987
e pronto un incarico speciale: la
valorizzazione dell’ippica in città.
Distaso è stato in passato il colonnello comandante del Nizza
cavalleria.
Il tema del nuovo statuto del
comune è preso come quello caratterizzante i primi mesi della
amministrazione. Ughetto, per il
gruppo della Lista per l’alternativa, propone una « fase costituente » fino al 30 novembre prossimo
con una giunta formata da tutti
i capigruppo.
Compito di questa giunta è preparare lo statuto del comune
senza emarginare nessuno.
La proposta spiazza un po’ i
politici del Consiglio. « E’ una
buona idea — dice l’eurodeputato Mauro Chiabrando — ma noi
abbiamo di meglio: un accordo
per il governo di 5 anni ».
Lo statuto siarà una occasione
per il rilancio della città, dicono
Sorrentino per il FRI e Cirri per
il PLI, augurandosi inoltre che
vengano prese iniziative per far
entrare Pinerolo in Europa. Distaso (ESDI) ricorda il suo impegno
per la cavalleria. Depetris (Lega
nord) vuole efficienza e celerità,
ma sta all’opposizione.
Ma la sorpresa viene dalla DC
Pinerolo 90 (la DC che fa capo
a F. Camusso). Comincia Manduca che accusa l’altra DC di aver
fatto perdere ai democristiani il
sindaco e il collegio provinciale,
ma fa voti perché sia possibile
una nuova unità. Poi parla Camusso, che annuncia la sua partecipazione — senza contropartite
— alla maggioranza. Saranno 29
in maggioranza e non 24 come
avevano ipotizzato i 5 partiti. Il
programma va bene — dice Camusso —, vedremo la realizzazione e Manduca si augura che Rivò
« smetta di essere socialista ».
Il nuovo sindaco Pietro Rivò.
Dopo il consigliere Piemont,
ora anche la seconda DC farà politica stando in maggioranza. A
questo punto sono due i gruppi
(DC Pinerolo 90 e PSDI) di maggioranza che non hanno assessori. C’è da scommettere che prima o poi lo chiederanno.
Come gestire il programma?
Ecco il primo problema di Rivò
neo-sindaco. Quali i rapporti con
il gruppo Camusso? Per il momento il nuovo sindaco non ci
pensa. I socialisti festeggiano venerdì 29 con un programma di
ballo liscio con il complesso « I
Langaroli ». Villarboito è contento. Ma sulla nuova giunta pesa
l’incognita del ricompattamento
della DC. Se Camusso e Chiabrando si accorderanno, il sindaco
rà nuovamente socialista?
Giorgio GardioI
Sabato 23 giugno ha avuto luogo in Val Penice il 9° corso regionale per operatori tutela ambiente montano. Argomento: il
dissesto idrogeologico e i processi torrentizi di trasporto di massa. Il relatore, dott. Giovanni
Mortara del C.N.R., ha illustrato
nella mattinata i principali fenomeni, proiettando diapositive
particolarmente eloquenti e stimolando la discussione fra i corsisti. E’ stato seguito il decorso
di un torrente dalla sorgente,
analizzata la meccanica dei processi torrentizi, l’ingente trasporto di materiale solido spostato a
valle e osservato come si forma
un conoide alluvionale.
Si sono così riconosciuti questi conoidi tanto numerosi, che
l’occhio ignaro non riesce a focalizzare, sui quali spesso sorgono, dai tempi più antichi, gli
insediamenti umani. Si è parlato
di frane, di colate di detrito, di
colate di fango ed esaminati fenomeni franosi avvenuti di recente, chiarendone la dinamica
e le possibilità eventuali di prevenzione.
Le frane sono un fenomeno
naturale perché il rilievo geografico è in movimento, ma a
volte i fenomeni possono essere
prevenuti; infatti è necessario
tenere sotto controllo i corsi
d’acqua, controllare la buona salute delle briglie di contenimento, effettuare il disalveo dei torrenti, evitare la presenza di fattori che possano comportare
improvvisi rilasci di acqua e di
detriti.
In tal senso due anni fa le organizzazioni ambientaliste in Val
Penice si erano preoccupate di
segnalare l’opportunità di intervenire sul Penice e sui suoi affluenti e l’anno scorso gli Enti
competenti hanno provveduto ad
effettuare lavori di disalveo e di
manutenzione.
A proposito di briglie, ne sono
stati ricordati i tipi principali ed
è stato osservato come in Val
Penice ne esistano di molto belle costruite a secco nel primo
TORRE PELLICE
Verso la revisione delle fiere
Con l’entrata in vigore della
nuova legge sulle amministrazioni pubbliche, tempi e meccanismi sono mutati rispetto ad un
recente passato: ne sanno qualcosa a Lusema, dove proprio per
effetto della nuova normativa
rimane una situazione di stallo
fra diverse forze politiche.
Altrove invece, dove il sistema maggioritario ha consegnato ai paesi amministrazioni più
stabili, siamo già alla fase delle
nomine delle commissioni, dei
rappresentanti dei Comuni in seno a questo o quel consiglio.
In questo senso Torre Pellice
è stato il primo consiglio comunale ad eleggere i propri rappresentanti in seno al nuovo consiglio della Comunità montana:
per accordi preelettorali la lista
di sinistra ha proposto un PCI
ed un PSI nelle persone di Marco Bellion, già in precedenza assessore, e di Giorgio Cotta Morandini, consigliere provinciale
nel quinquennio appena concluso; un po’ a sorpresa la Lega
Nord ha invece indicato come
proprio rappresentante Prospero Goss.
Nessuna sorpresa per quanto
riguarda le varie commissioni,
nel senso che i nomi proposti sono risultati tutti eletti, con un
solo imprevisto: la maggioranza non ha infatti votato compatta sul rappresentante del Comune nel comparto alpino n. 1: il
candidato proposto dal sindaco,
ancora Tavv. Cotta Morandini,
ha infatti ricevuto solo 11 voti in
quanto anche alcuni consiglieri
di maggioranza non l’hanno votato, forse ritenendolo uomo
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
troppo di parte su un tema
scottante come la gestione della caccia. Del resto va ricordato
che ai recenti referendum sulla
caccia. Torre Pellice fu uno dei
pochi paesi del pinerolese in cui
andò a votare la maggioranza degli aventi diritto, esprimendosi
in modo netto contro la pratica venatoria.
Concluse le nomine, il consiglio
ha discusso della collocazione
delle fiere, quattro, previste nel
corso dell’anno.
Se vivo successo riscontra da
alcuni anni quella di Pasquetta
vi sono, almeno da parte dei
commercianti, delle perplessità
sulle altre (inizio luglio, secondo
lunedì di settembre ed inizio novembre ) : parrebbero necessari
degli spostamenti che tengano
conto dei flussi turistici. Per il
1991 sono stati comunque confermati gli appuntamenti estivi,
mentre la fiera d’autunno verrà
spostata all’8 dicembre.
In chiusura di consiglio, molte delibere in ratifica, alcune
delle quali hanno consentito alla
minoranza di esprimere il proprio dissenso rispetto a come
funzionano alcuni servizi nel Comune, in particolare la pulizia
delle strade che attualmente è
affidata ad un mezzo dell’ACEA,
con un costo non indifferente
ed un risultato non sempre soddisfacente.
O. N.
’900: basti pensare a quelle del
Cruello, le meglio conservate. A
proposito invece di muretti a
secco di contenimento su versanti particolarmente franosi,
sono notevoli quelli nel vallone di’
Eyssart. Nel pomeriggio, nella
conca del Barbara, è stata effettuata un’uscita pratica.
Durante il corso è stata proposta una scheda dei processi
torrentizi che dovrebbe essere
diffusa fra gli operatori «tutela
ambiente montano », fra coloro
che si occupano di ambiente e
fra chi milita nella Protezione
civile; la scheda invita a segnalare e a descrivere zone idrogeologiche a rischio e deve essere indirizzata aH’ufficio geologico della Regione competente.
Anita Taraselo
Manifestazioni
MONTOSO — Sabato 7 luglio e domenica 8, in occasione del quarantacinqueslmo anniversario della lotta per la
liberazone, si svolgeranno le tradizionali manifestazioni commemorative; interverrà il sen. Alberto Cipollini, vicepresidente nazionale dell'ANPI.
LUSERNA SAN GIOVANNI —- Da venerdì 13 luglio a domenica 15 si svoigeranno a cura deiia CRI di Torre
Peiiice, presso il mercato coperto, tre
giorni di festa dei voiontari e pionieri
del soccorso; nelle serate sono previsti momenti musicaii e di spettacoio; domenica mattina, alle ore 9.30,
simulazione di intervento di' primo
soccorso su incidenti stradali.
Concerti
SALZA DI PINEROLO — Sabato 14
luglio, alle ore 21, avrà luogo, nell'ambito deiie manifestazioni di « Saiza
music », un concerto dei cantautore En.
rico Roggeri; la prevendita dei bigiietti (lire 18.000) è stabiiita in numerosi negozi dei pineroiese.
RORA' — Sabato 7 luglio, alle ore 21,
nel tempio, si tiene un concerto con un
nutrito programma di musica ciassica
e moderna eseguito da Riccardo Bertaimio, Cristina Pinna, Waiter Gatti.
TORRE PELLICE — Radio Beckwith
organizza per domenica 8 luglio, alle
ore 16.30, presso il tempio valdese,
un concerto per pianoforte e sassofono
di Andrea Ayassot e Secondo Vigna che
eseguiranno musiche di Koechlin, Glazunov. Bozza, Ibert.
Dibattiti ^
LUSERNA SAN GIOVANNI — Venerdì 6 luglio, alle ore 21, presso l'auditorium comunale, si svolgerà un incontro dibattito sul tema: « Roma è
lontana, a volte anche Torino; i cittadini, gli amministratori, il "palazzo” »:
interverranno Antonio Monticelli, capogruppo in Regione del PCI, Carlo
Bolzoni, capogruppo PCI in Provincia e
Alberto Barbero, responsabile deH'Unione pinerolese del PCI. L’iniziativa si
svolge nell'ambito del locale festival
de L'Unità.
VAL PELLICE
I
vicinanze Torre Pellice, in posizione |
tranquilla, soleggiata, nel vercie, vendasi 2 case parzialmente ristrutturate, I
abitabili subito: una composta da camera, cucina, wc; l'altra da soggior-1
no, cucina, bagno, 2 camere. L. 75 m. *
I VALPELLICE IMMOBILIARE
Luterna S. Giovanni |
Viale Da Amicis 3/1
Tal. (0121) »01.554 |
15
luglio 1990
lettere 15
educare,
non punire
L'iter parlamentare della legge ■■ contro > la droga si è chiuso: il Senato
ha approvato definitivamente la nuova
normativa. Noi crediamo che sul testo
approvato debba essere fatta, serenamente, la più attenta analisi. Ma aloone considerazioni possono essere
fatte “ a caldo ». Abbiamo sempre pensato ed agito nell'ottica di « educare,
non punire ». Questa legge è un'altra
cosa, non è nostra, come non è di centinaia di associazioni ed operatori che
lavorano sul problema della tossicodipendenza.
Si tratta, per noi, prima di tutto di
partire dal principio di solidarietà, che da anni caratterizza il lungo,
difficile lavoro di volontariato che alcuni di noi svolgono su questo delicato
problema. Solidarietà significa provare
ad essere concretamente dalla parte
delle persone: non significa assolutamente svolgere le funzioni di controllo
sociale che la legge dà agli operatori
che si occupano di tossicodipendenze.
Solidarietà significa essere a fianco
dei tossicodipendenti, delle loro famiglie nel rivendicare la dignità della
persona ed il diritto alla salute.
Solidarietà significa definire la terapia di recupero dei tossicodipendenti
come rapporto di fiducia tra operatore
e tossicodipendente e non come rapporto di controllo.
Solidarietà significa uscire dal vuoto parolaio: quante volte a Pinerolo,
drammaticamente, abbiamo dovuto affrontare la situazione di amici e amiche in grossa difficoltà disponendo solo
delle poche forze del volontariato e di
alcuni operatori volenterosi, avendo di
fronte l'insensibilità dell'istituzione
preposta, l'USSL. Quante volte abbiamo sottolineato la necessità a Pinerolo di un centro di accoglienza per
tossicodipendenti che abbia anche funzioni di centro di ascolto e di centro
di reinserimento, provando anche ad
insegnare un mestiere a chi ha vissuto
l'impatto con la droga: ma l'USSL 44,
il suo presidente, cosa possono dire di
questo quando non hanno neanche avuto la voglia di incontrarsi con i gruppi di lavoro, con i familiari?
Questo mentre i cittadini di Pinerolo
hanno più volte manifestato, anche in
piazza, la loro concreta solidarietà:
siamo contro la droga e dalla parte di
chi vuole affrontare seriamente il problema.
Invece si criminalizza.
Per questo esprimiamo la nostra totale solidarietà a don Ciotti, al gruppo
Abele, oggetto in questi giorni di attacchi concentrici dai settori più re
trivi della politica, dalla mafia o da chi
invece ha scelto di operare in modi
diversi. Comprendiamo e condividiamo la scelta di « obiezione »: come si
può denunciare il ragazzo che stenta
a seguire un programma di disintossicazione?
Altra cosa è pensare a verificare in
un rapporto di fiducia l'impegno del
tossicodipendente.
Non bastano però generiche dichiarazioni: è facile dire solidarietà e poi
non praticarla. Chiediamo di nuovo
l'impegno di tutti.
Da un nuovo impegno sociale si può
costruire una nuova risposta civile:
oggi purtroppo, a causa della legge
approvata dalla maggioranza governativa, tutto è più difficile!
Giorgio Canal, ARCI Pinerolo
Franco Barbero,
. Comunità cristiana di base
IL SETTIMANALE
UNICO
Egr. Sig. Direttore,
ho letto « Prova di stampa I », pubblicato nel n. 23 (8.6.90), e plaudo
all'iniziativa della redazione, che con
essa intende ■■ coadiuvare la discussione... di un settimanale unico ».
Sono un evangelico battista e come
tale un lettore abbonato a « li testimonio », già da quando questo cominciò ad essere chiamato » Il messaggero ». Sono anche un lettore abbonato ormai da diversi anni a • La
luce ».
Tramite la lettura di ambedue le
suddette pubblicazioni ho potuto notare le peculiari caratteristiche e diversità che le distinguono.
Già fin dall'aprile 1988 ho avuto occasione di esprimere in una mia lettera inviata al past. P. Spanu, presidente dell'UCEBI, la mia opinione favorevole all'unificazione delle due suddette pubblicazioni, che confermo anche ora, partecipando all'invito del
direttore Gardiol. Secondo me:
1) « L’eco delle valli » dovrebbe essere pubblicato quale inserto da allegare al ■■ settimanale unico » limitatamente a coloro che ne fanno espressa
richiesta e versando il rispettivo abbonamento suppletivo:
2) In quanto al fatto di suggerire un
titolo al futuro « settimanale unico »,
reputo che si potrebbe intitolare: « La
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore; Giorgio Gardiol
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Redattori: Alberto CorsanI, Luciano Deodato. Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina ■ via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampicooll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/ 655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repub
blica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
L
INSERZIONI
Pubblicità commerciale: L. 25.000 per modulo mm. 49 x 53
Economici; L. 450 ogni parola
Partecipazioni personali: L. 500 ogni parola
Mortuari: L. 500 ogni mm. di altezza, larghezza 1 colonna
Ricerche lavoro: gratuite. Se ripetute, dalla seconda L. 400 ogni parola
Finanziari, legali, sentenze: L. 700 ogni parola
Prezzi non comprensivi dell'IVA
ABBONAMENTI 1990
Italia
Ordinario annuale
Semestrale
Costo reale
Sostenitore annuale
Estero
L. 42.000 Ordinario annuale L, 75.000
L. 22.000 Ordinario (via aerea) L. 110.000
L. 65.000 Sostenitore (via de-
L. 80.000 rea] L. 130.000
n. 20936100 Intestato a A.I.P. • via Pio V, 15
10125 Torino
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino - c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione; Costante Costantino (presidente), Adriano
Longo (vicepresidente). Paolo Gay, Giorgio Gardiol, Franco Rlvoira (membri)
Registro nazionale della stampa: n. 00961 voi. 10 foglio 481
Il n. 26/90 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino il 27 giugno e
a quelli delle valli valdesi il 28 giugno 1990.
A questo numero hanno collaborato: Ivana Costabel, Vera Long, Paola Montalbano. Paolo Ribet.
via », assieme al sottotitolo; « Gli esposero più accuratamente la via di
Dio » (Atti 18; 26);
3) Il « settimanale unico » dovrebbe
essere aperto a tutti i » fatti religiosi »
ed accogliere, nei limiti del possibile,
interventi e contributi provenienti anche da persone non membri delle
chiese battiste, metodiste e valdesi;
4) Il « settimanale unico » dovrebbe diventare uno strumento di informazione, di formazione e di cultura storico-religiosa cristiana.
Bruno Ciccarelli, Catania
PER ANZIANI
AUTOSUFFICIENTI
Caro Direttore,
faccio riferimento alla lettera di Italo
Pons, pubblicata nel numero del 22
giugno scorso, e concernente il futuro di Villa Olanda.
Nel suddetto scritto si accenna all'istituto in questione come » casa per
non autosufficienti ». Quale coordinatore del comitato pro Villa Olanda —
sorto nell'intento di salvare quest'opera
dalla chiusura e dalla vendita — vorrei chiarire che, per quanto ci riguarda, l'intenzione è di farne proseguire
l'attività, con gli opportuni lavori di restauro, come casa per anziani autosufficienti, il che evidentemente comporta minori spese sia sull'immobile,
sia sul personale e sia sulla gestione,
garantendo un'assistenza verso persone che, seppur non disabili, necessitano di quegli aiuti che, vivendo sole,
avrebbero grosse difficoltà a procurarsi.
Ad ogni buon conto, come il lettore
auspica, la questione, « istruita » dalla
commissione d'esame sull'operato della Tavola, verrà dibattuta nel prossimo
Sinodo che speriamo vorrà dedicare a
Villa Olanda l'attenzione che essa merita.
Arturo Bouchard, Torre Pellice
LA CONFERENZA
DISTRETTUALE
nerabile Tavola valdese; sono i semplici, senza nome e carica, che permettono alla nostra rabberciata impalcatura di rimanere in piedi; sono i volontari, senza ambizioni di potere, sono
gli insegnanti mal pagati, sono i credenti spinti dallo zelo per l'annunzio
dell'Evangelo che aiutano le nostre
chiese in crisi a sopravvivere. Immersi
nelle pastoie della nostra burocrazia
ecclesiastica dimentichiamo (a mio parere) che Gesù non è venuto per creare delle "istituzioni" o delle gerarchie
ecclesiastiche (anche se sono utili),
ma per incontrare l'uomo nella sua
strada, nel suo vivere quotidiano, con
le sue sofferenze, le sue delusioni, le
sue lotte e per dare una risposta
chiara e limpida al suo travaglio spirituale ed esistenziale.
L'incontro con Dio, al di là dei vari conformismi di questo mondo, questo è ciò che dobbiamo procacciare,
questo è il motivo determinante del
nostro essere "chiesa". Le nostre istituzioni ben vengano se sono capaci
di adempiere questo compito primario.
Giorgio Resini, Brindisi
to, previo denaro versato in banca. E
questo pur dopo essergli detratta una
cifra non indifferente quale ritenuta
annuale. Perciò ritenute su ritenute,
come fosse, per lo Stato, il più naturale dei diritti spillare dalle tasche dei
meno abbienti quanto potrebbe costituire i miserabili risparmi utili per le
eventuali necessità.
Nei tempi trascorsi, pur tanto deprecati, non esistevano simili burocrazie e tali imposizioni pecuniarie per chi
possedeva un nido dove stare; e quando l'immobile era stato denunciato una
volta per sempre, ci pensavano gli appositi enti a far pervenire le cartelle
annuali.
Ma, infine, è un privilegio o un delitto possedere una modesta abitazione,
giacché nessun ente provvede ad assegnarla? E questa casa è forse soggetta a partorire sorprese, ché ogni
anno lo Stato tormenta obbligandoci a
presentare il suddetto modello e a pagare?
Questo non fa assolutamente parte
dei doveri, ma costituisce una autentica oppressione! E noi continuiamo ad illuderci di vivere in una Repubblica libera e democratica! E' sempre il miserabile che deve pagare per chi sperpera le sostanze comuni per sovvenzionare parassiti e burocrati?
Elio Giacomelli, Livorno
LA STRETTA FISCALE
L'annuale denuncia dei redditi costituisce un vero calvario, una vera oppressione, tanto più attraverso un modello Ingarbugliato e ohe va solo a
beneficio delle casse dello Stato e a
orgoglio dei burocrati.
Ora questo tanto più per chi possiede il più modesto degli alloggi, essendo stato obbligato ad acquistarlo per
non ritrovarsi sotto un ponte, e che
alla fine di maggio è condannato a
presentare l'apposito modello compila
Appuntamenti
Desidero esprimere alcuni pensieri
personali in merito alla Conferenza
distrettuale del IV distretto, tenutasi
a Guardia Piemontese (8-10 giugno).
E' stata una conferenza molto interessante in cui si è discusso su programmi di lavoro, progetti da sviluppare, insomma un fermento di attività molto lodevole. Ma ciò che è stato
trascurato, a mio parere, è la dimensione « uomo ».
Il nostro meccanismo burocratico rischia, come avviene nel politico, di
"fagocitare" l'uomo nella sua realtà
esistenziale, con i suoi problemi, con le
sue vittorie e le sue sconfitte. Non
possiamo eludere il fatto che le nostre opere sussistono grazie ad uomini e donne che vivono la loro vita
nel "quotidiano", con i loro problemi
personali, con le loro frustrazioni, con
i loro interrogativi di fede, con la ricerca, giorno dopo giorno, di un giusto ed equilibrato rapporto con Dio.
La mia impressione, forse discutibile,
è che nel "rullo compressore" delle
nostre istituzioni dimentichiamo, o non
vi facciamo riferimento, tutti coloro
che a prezzo di sacrifici personali
permettono alle nostre chiese ed opere di proseguire il cammino per
l'annunzio del Regno di Dio.
Si è parlato dell'iniziativa a Palermo
ed a Bari di formare un gruppo di
"scout”; ci si è soffermati sul futuro
di Adelfia, di Bethel e del Centro di
servizio cristiano di Riesi, bene. Ma in
tutto ciò si è dimenticato, a mio parere, seguendo l'antica storiografia errata,
che chi fa la "storia” non sono le
istituzioni o i generali (pastori!), ma
gli uomini e le donne che lottano, soffrono e muoiono dimenticati da noi
tutti!
L'impressione che ho ricevuto da
questa conferenza è che neri continuiamo a calcare una metodologia storica
medievale (anteriore a G.B. Vico), per
cui le chiese hanno valore per il nome
della persona che le rappresenta o per
la "tradizione" che soggiace all’opera
stessa. Ma degli uomini o delle donne impegnati in questa attività, con i
loro sacrifici e le loro rinunzie, chi
parla? Nessuno. Sono tanti, ufficialmente anonimi, che hanno dato vita
alle nostre chiese ed opere, non le varie commissioni o i membri della ve
PROTESTANTESIMO
IN TV
domenica 8 luglio
ore 23.30 RAIDUE
Replica; iunedì 16 lugiio
ore, 9.00 RAIDUE
ETICA E POLITICA
Una riflessione sul nesso tra
l’impegno politico e le motivazioni etiche che ne stanno
alla base partendo da un osservatorio tra i più signiflcativi del nostro tempo; la città
di Palermo.
RINGRAZIAMENTO
(c Venite a me, voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io
vi darò riposo »
(Matteo 11: 28)
Improvvisamente è mancata
Alice Perrelet ved. Berutti
Ne danno il triste annuncio i figli
Gabriele con M. Antonietta, Mario, Daniele e Mario Frangoiss.
Ringraziamo quanti sono stati vicini
a mamma ed alla famigRa.
La redazione, i’amministrazione, i
collaboratori e tipografi sono vicini
alla famiglia, ed in particolare a Mariotto, nella certezza deUe promesse
del Signore che ha annunciato la resurrezione.
Torino, 29 giugno 1990.
Domenica 8 luglio — PIEDICAVALLO
(VC); Si tiene nella chiesa dei « picapere » alle ore 16 il culto in piemontese. Predicazione del past. Castellani.
Dal 9 al 16 luglio — SCOGLITTI (RG) :
— Presso il Centro di Adelfia si
tiene un campo per ragazzi dai 15 ai
17 anni sul tema « GII italiani sono razzisti? ». Iscrizioni e informazioni tei.
0932/980132.
Dal 10 al 17 luglio — CAGLIARI;
Presso il Centro « Campo Sardegna »
(km. 24,200 statale Cagliari-Olbia) si
tiene un campo per ragazzi dai 12 ai
15 anni sul tema ■■ Dio esiste, com'è,
è coinvolto? ». Informazioni ed iscrizioni tei. 070/758018 oppure 070/666876.
Dal 12 al 15 luglio — VELLETRIi
Presso il Centro di Ecumene si tiene
un campo di azione sociale sul tema
« Diaconia e riforma della società ».
Informazioni ed iscrizioni tei. 06/
9633310 oppure 06/4743695.
Dal 14 al 24 luglio — TAVERNA
(CZ) — Presso il Centro di Bethel si
tiene il campo per famiglie sul tema
«Tra il diluvio e l'arcolaleno ». Informazioni ed iscrizioni tei. 0885/429177
e 090/52817. Il telefono del Centro
(aperto dal 14.7 è 0961/922059).
Dal 27 luglio al 5 agosto — LA MEN..
DOLA (TN); Si tiene la XXVI11 Sessione di formazione ecumenica del SAE
sul tema: « Parola e silenzio di Dio ».
Vi parteciperanno esperti delle varie confessioni cristiane, dell’ebraismo, dell'islamismo e delle grandi religioni mondiali.
Per informazioni: SAE - v. Cava AureMa 8/3, 00165 Roma - tei. 06/6374033,
ore 10-13 escluso il sabato.
AVVISI ECONOMICI
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
ACQUIS'TIAMO mobili vecchi, oggetti, quadri d’epoca. Telefonare allo
011/9407243.
PRIVATO vende a Ciriè grande villa unifamiliare, 3.000 m. terreno.
Telefonare 011/9214997 ore pasti.
STUDENTESSA olandese di teologia
cerca a Roma camera con uso cucina
e bagno, sei mesi: ottobre ’90-marzo
’91. Scrivere Ellie Boot - Ruysohstraat 119 hs 1091 CA Amsterdam,
Olanda.
Guardia medica :
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedale Valdese di Pomaretto - Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 8 LUGLIO 1990
San Germano Chisone: FARMACIA
TRON - Telef. 58766.
Fenestrelle: FARMACIA GRIPPO Via Umberto 1. 1 - Tel. 83904.
Ambulanza :
Croce Verde Penosa; Tel. 81.000.
Croce Verde Porte; Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica ;
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 8 LUGLIO 1990
Torre Pellice: FARMACIA INTERNAZIONALE - Via Arnaud 8 - Telefono
91.374.
Ambulanza :
CRI Torre Pellice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, elicottero: tei. 116.
16
16 ecumenismo
6 luglio 1990
EDIMBURGO: ASSEMBLEA DELLA CHIESA DI SCOZIA
FRANCIA
Una chiesa per il futuro L’annuncio della
Una grande partecipazione per una sessione che ha affrontato anche
temi sociali di stretta attualità - Per un uso saggio della libertà
NeH’idtimia settimana di maggio si è tenuta a Edimburgo la
General Assembly della Church
of Scotland a cui hanno partecipato circa 1.400 tra pastori, anziani,
delegati e invitati da ogni parte
del globo, rappresentanti diverse
chiese cristiane.
Il primo giorno di assemblea
si è svolto con l’elezione del nuovo moderatore, con la lettura della lettera della regina e con il
discorso del Lord High Commissioner, che è il rappresentante
della regina. Il culto di apertura
si è tenuto a Glasgow, che quest’anno è la "capitale di cultura”
d’Europa.
^ La regina, nella sua lettera all’Assemhlea, ha detto che la visita a Glasgow nel suo « anno di
cultura » ha dato alla Chiesa l’opportunità di rafforzare il suo
rnessaggio e che ogni processo di
rinnovamento sarebbe stato incompleto senza una « dimensione
spirituale». Il Lord High Commissioner. Lord Ross, ha detto
che la regina è risoluta nel suo
proposito di mantenere il governo della Chiesa presbiteriana in
Scozia, facendo riferimento al
300° anniversario che quest’anno
la Chiesa celebra come chiesa nazionale.
Una sfida per
tutta la chiesa
A Glasgow il moderatore, prof.
Robert Davidson, ha predicato
nella storica cattedrale dove l’Assemblea era riunita per il culto
di apertura. Egli ha lanciato una
sfida alla Chiesa perché essa diventi Chiesa del presente e del futuro, e non prigioniera del passato: «Noi non siamo chiamati da
Dio a restare come siamo o dove
siamo, non a ritirarci dentro il
passato, ma ad andare avanti per
condividere i problemi, la collera,
la frustrazione, la confusione e i
dolori della gente di oggi ».
^ Una sessione pomeridiana dell’Assemblea si è tenuta nella Bute
Hall dell’università di Glasgow.
Qui il Lord Provost 01 sindaco),
Susan Baird, ha detto che la visita dell’Assemblea è stata un
« grande tributo » alla città di
Glasgow nel suo « anno di cultura » e un riconoscimento dell’importante ruolo che la Chiesa ha
nella vita della città e nella cultura, citando il motto della città:
«Lascia prosperare Glasgow con
la predicazione della Parola ».
Sempre durante questa sessione,
Milan Opocensky, segretario generale dell’Alleanza riformata
mondiale, ha lanciato un grave
avvertimento, e cioè che la costruzione della nuova Europa non
dovrebbe essere fatta a spese del
resto del mondo. Egli ha detto
che i futuri sviluppi potrebbero
essere « tragici », visto che già il
presente ha creato molta povertà
e sofferenza nel resto del mondo.
Di rilevante importanza è stata
una bozza di confessione di fede,
presentata durante i lavori dal
« Panel on Doctrine » (la commissione per lo studio della dottrina). Presentandola, il pastore
Douglas Murray ha detto che
la commissione ha provato a fare
una « dichiarazione gioiosa della
nostra fede in Dio », senza cambiare lo status della Confessione
di Westminster (la confessione di
fede ufficiale della Chiesa di Scozia).
Fondamentalismo
e fanatismo
Il giorno in cui si è trattato
l’argomento « Chiesa e nazione »,
l’Assemblea ha udito un discorso
del rabbino capo Jakobovits. Egli
Edimburgo. Una veduta d’insieme dell’Assemblea della Chiesa
di Scozia.
ha detto che la politica e l’evoluzione sociale e morale negli ultimi 50 anni sono state ’’sbalorditive”. Il « sorgere distruttivo del
fondamentalismo e del fanatismo
religioso » è stato grave: la religione degli anni ’90 è ora di fronte a una sfida mai avuta prima
d'ora. La famiglia è spesso un disastro nella società occidentale,
il rispetto per la vita è sempre
più raro, l’alto costo sociale ed
economico aumenta il crimine, la
droga, l’alcolismo. La religione
deve giocare qui un ruolo chiave, egli ha detto, nella « rigenerazione per il miglioramento delle
condizioni umane ».
E’ stato poi fatto riferimento
alle speciali necessità della Scozia che concernono la povertà urbana e rurale. L’Assemblea ha accettato la proposta di creare un
Fondo urbano e rurale simile a
quello già esistente nella Chiesa
d’Inghilterra. Il comitato per la
Missione nazionale porterà all’Assemblea del prossimo anno un
piano di fondi e donazioni basato suH’esperienza inglese. Il past.
Norman Shanks, del comitato
Chiesa e nazione, commentando
il rapporto « La Chiesa e il povero in Scozia », ha detto che l’esistenza della povertà e la differenza che si accentua sempre più tra
il benestante e il povero sono «un
delitto contro la nostra coscienza
nazionale ».
Una parola
di riconciliazione
Il past. R. Campbell ha detto
che la Chiesa deve dire ima parola di riconciliazione per guarire la società divisa, creare un
ponte sul baratro che separa
il ricco dal povero e rompere la
divisione politica dicendo al benestante che spiritualmente potrebbe essere fallito.
L’Assemblea si è molto rallegrata per gli eventi che hanno
cambiato ultimamente il volto di
alcuni paesi dell’Est europeo, si
sono espressi sentimenti di gioia,
incoraggiamento e congratulazioni a quelle nazioni.
E’ stata anche accettata una
mozione che esprimeva sostegno
per F. W. de Klerk, per Nelson
Mandela e per tutti coloro che
sono impegnati per la libertà in
Sud Africa.
Mi è sembrato di rilevante importanza lo studio che ha intrapreso la « Tavola per l’educazione ». E’ allo studio infatti un lavoro per l’educazione multiculturale che già è stato di.scusso nelle comunità. Una delle conclusioni del rapporto dice che « la
Gran Bretagna è razzista perché,
malgrado l’esplicita legislazione
antirazzista, essa è ambivalente
nel mettere ad effetto tale legge in tutte le sue istituzioni ».
Mi è sembrato anche molto ben
collegato con quanto appena
detto il discorso del past. Douglas Alexander: « Comunicazione
dovrebbe essere un’altra parola
per dire "impegno” nella Chiesa
e della Chiesa ». Le esigenze del
mondo di oggi devono spingere
la Chiesa a prendere nuove iniziative, altrimenti la gente potrebbe vedere il Vangelo non come eterno, ma come antiquato.
Anche la « Federazione delle
donne » ha voluto sottolineare
l’urgenza di creare nuove vie che
facilitino il lavoro della donna
nel suo contributo come parte integrante nell’impegno della Chiesa.
Si è parlato di missione quando è intervenuta la « Tavola per
la missione e l’unità nel mondo », non solo nel resto del mondo, ma anche in Scozia, così come avverrà il prossimo anno con
una campagna evangelistica di
Billy Graham dal titolo « La benedizione di Dio nella sua opera in Scozia ». In tal senso si
è parlato anche di ecumenismo.
Una « scelta verde » è stata
fatta dall’Assemblea, che si è
espressa contro le spese per la
ricerca sull’energia nucleare, e a
favore della ricerca e lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile o riciclabile. Le spese investite per quest’ultima ricerca
sono state di 16,8 milioni di sterline contro i 142,45 milioni per
l’altra.
Un interessante particolare è
che l’anno di prova per i candidati che intendono diventare
pastori verrà portato a 18 mesi
a partire dal febbraio del 1992,
così come ha deciso l’Assemblea.
Per concludere questo articolo,
vorrei spendere ancora due parole sulla « libertà », pronunciate dal Lord High Commissioner.
Egli ha detto che la Chiesa presbiteriana, come chiesa nazionale in Scozia, e il sistema legale
scozzese hanno contribuito insieme a mantenere l’identità e la
stabilità della Scozia come nazione. Ponendo l’accento sul fatto che la Chiesa e la legge hanno lo stesso ideale in comune,
la libertà, ha detto: « Tutta la
storia della Chiesa di Scozia, fin
dalla Riforma, è stata basata sull'asserzione che gli .scozzesi hanno il diritto di scegliere la forma di religione e di governo della Chiesa ». Al sistema legale
«compete proteggere la libertà individuale». Il Lord High
Commissioner ha concluso: « Noi
.siamo fortunati ad avere tale libertà e dobbiamo usarla saggiamente, sempre con.sci che gli altri devono poter gioire pure della loro libertà ».
Giuseppe Ficara
liberazione in carcere
Il lavoro quotidiano di un cappellano - Non
sarebbe opportuno rivedere il sistema penale?
Operare costruttivamente in favore delle vittime di azioni criminose, ma anche per il recupero dei colpevoli, e nell’interesse di una comune crescita di
tutta la società. Non sono belle
(e magari velleitarie) dichiarazioni d’intenti di qualche politico, né ideali utopistici. E’ quanto emerge dalla prassi quotidiana di chi lavora dentro le carceri, a contatto con storie individuali molto diverse fra loro,
ricche di insegnamenti per le
chiese. I problemi della cura pastorale nelle carceri francesi li
abbiamo passati in rassegna con
Jean Contandriopoulos, cappellano presso la prigione di Marsiglia, e con Jean-Pierre Payot,
coordinatore della commissione
« Giustizia e carcere » della Federazione protestante di Francia.
E un discorso del genere non
poteva che partire dal lavoro di
tutti i giorni...
Formazione
ed elaborazione
« La nostra commissione — dice Payot — è composta da giuristi, avvocati, pastori, assistenti
sociali: una ventina di persone
che segue le vicende della giustizia in Francia, prepara materiali di studio per la Federazione, contribuisce alla formazione
dei cappellani, e interviene presso le istituzioni con le proprie
prese di posizione. Quanto ai
cappellani, nel nostro paese sono circa 150, che, uomini e donne, lavorano in condizioni molto
diverse: ci sono penitenziari vecchi e nuovi, piccoli e sovraffollati, con esigenze diverse. Ma
quel che è importante è che chi
va a prestarvi il suo servizio si
senta inviato dalla chiesa, che
è una, .sia dentro sia fuori dal
carcere.
Senza dimenticare che vorremmo poter seguire anche le famiglie dei detenuti ».
La capacità
di ascoltare
« Il ruolo principale del cap
pellano è un ruolo di ascolto —
aggiunge Contandriopoulos —. Ci
troviamo di fronte a persone che
si sentono escluse dalla società,
e hanno bisogno di parlare di
sé. In Francia la giustizia ha tempi lunghi, può passare un anno
prima che il detenuto venga interrogato dal giudice istruttore,
e questi uomini si sentono ridotti al ’’nulla”. Noi cerchiamo
di considerarli uomini e donne
come gli altri, non ci interessa
la loro innocenza o colpevolezza. Bisogna ascoltare, per poi
accompagnarli nella loro vita di
tutti i giorni. Solo dopo aver
stabilito questo rapporto si può
parlare dell’Evangelo, e quindi
anche di perdono. Ma è essenziale stabilire il contatto, fare
in modo che il detenuto prenda
coscienza di ciò che ha commesso, che non si convinca dell’assoluta verità dì una linea difensiva. Una volta che essi mettono in questione i metri di valutazione in base ai quali hanno
agito, si può parlare loro della
liberazione che riceviamo in Cristo. Dio ha creato l’uomo libero, ma l’uomo che uso fa di questa libertà? ».
La vita nel carcere è innanzitutto un lungo e difficile confronto con il tempo...
«Ci sono diversi tipi di reazione. C’è chi accetta il ritmo
della vita carceraria, c’è chi sop
porta il passare del tempo solo
grazie all’odio che lo anima, ma
c’è chi ’’realizza” un vero e proprio cambiamento di mentalità.
Si^ abbandonano dei ’’falsi valori” per scoprire che si può far
qualcosa per gli altri, che esiste
¡7 servizio, che ci sono altre ragioni di vivere... — prosegue
Contandriopoulos —. Da parte
nostra occorre non aver fretta».
Poiché in Italia, ultimamente,
si stanno moltiplicando gli attacchi alla legge di riforma carceraria, ritenuta troppo permissiva, abbiamo cercato di avere
un parallelo con la situazione
francese, su quello che i cittadini si aspettano dalla giustizia;
e il quadro non è molto incoraggiante.
Una tendenza di
segno repressivo
« I francesi sono generalmente molto repressivi — dice
Payot — e ritengono che la sola
forma di pena sia quella de! carcere. In realtà la nostra legge
ne prevederebbe altre (ritiro della patente, del porto d’armi), dimeno per alcuni tipi di reato.
Ora, noi cerchiamo di far passare un discorso diverso, che introduca il concetto di riparazione. E’ già così per alcun! reati,
come le truffe: se qualcuno sottrae dei soldi allo Stato, lo Stato glieli richiede indietro. Dovrebbe essere così anche nei confronti dei singoli, occorre che il
colpevole si renda conto letta
colpa e si adoperi per fornire
riparazione alla vittima, come un
risarcimento, dove sia pos.sibile.
Ma in Francia nessuno si occupa delle vittime. Eppure un tale
modo di concepire le .sanzioni
farebbe riflettere tutti, porterebbe ad una crescita del colpevole, e in fondo anche della società. In questi anni non è ipotizzabile una ’’depenalizzazione”. In
altri paesi sì. come l’Olanda, che
ha le pene meno severe in Europa: la delinquenza è in calo; ma
sembra che su questa materia
l’integrazione europea sia molto
lontana. Un’altra via da seguire
di più sarebbe quella della conciliazione. Dove (sono pochi casi, sono esperienze locali) le parti in causa si trovano a discutere di fronte ad un giudice conciliatore, che abbia la fiducia
della popolazione, è la popolazione tutta che può avviarsi a
un cambiamento di mentalità.
Ma i francesi si sentono pià
tranquilli reclamando la carcerazione; si crede che la repres.sione .sia costruttiva, ma non è
così ».
E noi abbiamo
qualcosa da dire?
E' diffìcile disgiungere questi
discorsi da alcuni dibattiti che
si fanno oggi in Italia, dalla iegge Gozzini, alla legge sulla droga, ai sequestri di persona, al
problema dei terroristi, dei pentiti e dei dissociati. Saremo all’altezza anche noi di partire dal
concreto, dal vissuto di persone nascoste alla società, per porre alcuni importanti quesiti alle istituzioni e alla pubblica opinione? Per molti si tratta di battaglie civili, morali o politiche.
Per noi si tratta anche e soprattutto di coerenza nell’annuncio
della liberazione che è nel messaggio evangelico.
Alberto Corsani