1
ECO
DELLE VALLI VALDESI
biblioteca VALDP<!c.
tohiìe pellice
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno XC VI - Nuni. 19
U
c o p
Lire 40
ABBONAMENTI
( Eco: L. 2.000 per Tinterno
I L. 3.000 per Testerò
Spedizione in abbonamento postale . I Gruppo bis
Cambio dì indirizzo Lire 50
TORRE PELLICE — iò Magaio 1966
Ammin. Claudiana Torre Pellice - C.C.P. 2-17557
Humor, semplicità, piena statura umana di un teologo
KARL BARIN HA OTTANT’ANNI
La virtù fondamentale del suo carattere e
del suo insegnamento, il senso dell’humor,
è anche il senso della misura e del servizio
I teologi, cerne i filosofi e gli scienziati, sono gente strana, secondo l’idea
popolare ; rinchiusi nel loro mondo di
libri e di studi, lontano dalla vita cotidiana, diffìcili nei loro discorsi, distanti e severi come le statue antiche. Diversi dagli altri uomini ìnsomma. Un
teologo dell’importanza di Karl Barth
non può fare eccezione alla regola e
per molti, moltissimi, è uno sconosciuto di cui si sa appena il nome, pei alcuni pochi è un professore autore di
libri illeggibili, per pochissimi è qoello
che è: un uomo come tutti simìjatico
a volte, a volte meno, con cui si può
concordale e con cui non si concorda
altre volte, originale e noioso, con
virtù e piccole manie come ne abbiamo anche noi.
Nel presentarlo in occazione del suo
ottantesimo anniversario ai lettori del
nostro giornale bisognerebbe raccontare alcune delle divertenti storielle
che fra i suoi studenti ed amici circolano sul suo conto e di cui è protagonista o autore perchè la virtù fondamentale del suo carattere e del suo insegnamento è proprio il senso dell’humcr. Ha sempre scherzato ed ironizzato su’: conto di amici e nemici, colleghi ed avversari (tutti siamo capaci
di farlo) ma ha saputo scherzare ed
ironizzare sul proprio ccnto( di questo pochi sono capaci). Il .senso dell’humor nel suo iinguaggio è anche i.
senso della misura e del servizio: è
sempre stato consapevole dei doni ricevuti e delle grandi doti messe a sua
disposizione dal Signore ma altrettanto consapevole è stato del fatto
che quanto facciamo e diciamo è fatto solo per rendere testimonianza a
Gesù Cristo e la disi-anza che separa
le nostre capacità, le ncstre intelligenze, le nostre sccper.e ed i nostri
sforzi dalla meta è tale che nessuno
PUÒ dire onestamente di essere molto di più del servo della parabola cioè
un servo che si sente inutile.
Vi sono certo ovunque nel mondo
suoi discepoli ed ammiratori, specialmente fra i pastori, uomini entusiasti del suo pensiero, che conoscono a
menadito le sue opere (probabilmente
meglio di quanto le conosca lui stesso!) che giurano solo nel suo nome.
Non sono costoro che sapranno dargli
una parola di autentica riconoscenza
in occasione del suo compleanno. Sapranno intessere di grandi parole discorsi e messaggi ma poco avranno
imparato alla sua scuola. Forse abbiamo imparato poco anche noi ma l’humor su noi stessi e la fiducia in Cristo l’abbiamo imparato da K. Barth
(come p.bbiamo imparato da Giovanni Miegge, per avvicinare un nome altrettanto vivo nel nostro ambiente,
l’umiltà e la consacrazione).
Humor e semplicità nel caso suo
non si associano però a faciloneria!
Può scherzare come Barth solo chi
abbia lavorato e continui a lavorare
con serietà estrema ed anche in questo la sua lezione è valida anche oggi ;
ha diritto di sentirsi servo inutile di
fronte al Signore non chi ha dormito
ma chi ha lavorato e si è sacrificato.
Sono quelli che sanno molto che dichiarano di non sapere e stanno zitti,
chi non sa niente parla sempre e sa
tutto, solo chi ha molto lavorato per
Cristo ed in modo coerente confessa
dì fare poco mentre sono i cristiani
facili che pretendono fare tutto.
II nome di Barth è legato nella chiesa evangelica a due grandi avvenimenti del nostro secolo che hanno
avuto una portata immensa anche se
molti non sembrano rendersene conto.
Nato a Basilea il 10 maggio 1886
Karl Barth è figlio di un professore di
teologia e si consacra sin dalla sua
gioventù allo studio delle discipline
bibliche a Berna, Berlino, Tubinga
presso le più celebri università del
secolo. Egli si trova a contatto con i
grandi maestri del pensiero cristiano
evangelico appartenenti a quella corrente che si dirà in seguito « liberale »
e, come i suoi maestri, anche il giovane Barth si preoccupa di molti problemi della filosofia, della cultura, della mentalità moderna, vuol sapere e
vedere come sia possibile parlare agli
uomini per annunziare l’evangelo in
modo che lo accolgano fiduciosi. È al
termine di suoi studi, nella piccola
parrocchia svizzera del cantone di
Berna dove è pastore, che egli scoprirà
il cammino della testimonianza. Dovendo predicare, egli dice in sostanza,
non ci si deve preoccupare in primo
luogo di come si parla agli uditori, di
quali sono le loro esigenze ed i loro
problemi, anche se si tratta di cose
serie ed importanti ohe il predicatore
deve avere presenti, ma ci si deve
preoccupare anzitutto di che cosa si
deve dire e questo « che cosa » si
trova nella Bibbia soltanto. Fu questa
la scoperta di Barth agli inizi del secclo, scoperta per modo di dire perchè
le chiese ' evangeliche hanno sempre
avuto come fondamento della loro
vita e del loro messaggio la parola di
Dio nella Scrittura, ma scoperta nuova e detta in modo vigoroso e chiaro.
Molti suoi colleghi e membri di
chiesa ricevettero in quei decenni una
parola di aiuto e di conforto da questa predicazione di K. Barth attraverso le sue conferenze, i suoi studi, le
sue pubblicazioni. Il rinnovamento biblico, di cui si parla spesso anche nelle nostre comunità, ebbe in lui un
esponente di snirro piano. I.e facoltà
teologiche olandesi e tedesche intuirono subito la grande portata di que
sta voce e di questo richiamo e chiamarono K. Barth all’insegnamento.
Lasciando la sua piccola comunità
contadina ed operaia egli si trasferì
a Gottinga, Münster, Bonn dove insegnò sino all’epoca nazista. Durante
questi anni di insegnamento ebbe per
la seconda, volta un compito essenziale nella vita della chiesa evangelica. Nella grande erigi attraversata dal
protestantesimo tedesco sotto il nazismo fu uno dei più chiaroveggenti
denunciando il pericolo per la fede
cristiana delle idee hitleriane non solo
perchè il nazismo ara contrario all’evangelo ma perchè cercava abilmente di mascherarsi dietro parole e
Slogans invitanti. Fu K. Barth a redigere l’abbozzo di quelle tesi che, votate al sinodo di Barmen, divennero
espressione della fede evangelica contro rèresia di molti cristiani che speravano di conciliare fede cristiana ed
ideologia nazista. In quei momenti si
può veramente dire che la sua testimonianza fu profetica perchè seppe
dire con chiarezza quale doveva essere la via di una chiesa fedele. A causa di questa sua posizione fu destituito daH’in“egram itp m Germania
e dovette Kpa ai i .#ì,tria, dove venne nominato professiure a Basilea, non
senza contrasti pero. A Basilea ha tra
scorso il resto della sua vita sino all’emeritazione avvenuta alcuni anni
or sono.
Il pensiero, gli studi, i suggerimenti
consegnati da Barth nelle molte sue
opere sono troppi perchè si possa tentare di presentarli in poche righe :
commentari celebri quale quello della
lettera ai Romani, saggji storici quale
il panorama della teologia del sec. XIX
e soprattutto la grande Dogmatica rimarranno nel pensiero della chiesa
cristiana strumenti essenziali di meditazione e punti di riferimento.
NeH’associarci a tutti coloro che in
questa occasione esprìmeranno a K.
Barth la loro riconoscenza per il suo
insegnamento ,i suoi consigli, la sua
parola vogliamo come valdesi dirgli
che il suo amore per la Bibbia, la sua
libertà di fronte alle potenze del mondo, il suo richiamo ad una comunità
semplice e fraterna nel nome di Cristo ci spronano a proseguire con perseveranza la nostra strada di testimonianza nel nome di Cristo e pertanto
gli porgiamo U nostro fraterno augurio e saluto nello spirito con cui i
cristiani antichi aggiungevano il loro
pensiero alle lettere apostoliche.
Giorgio Tourn
Divorzio
in Italia?
Si torna a parlare, in Italia, di divorzio :
il progetto di legge presentato in Parlamento
dalTon. Fortuna, che speriamo non faccia la
fine dei precedenti, costituisce il primo passo (« piccolo divorzio ») verso una profonda
revisione della nostra legislazione matrimoniale, tirando TItalia un po’ fuori da uno
degli ultimi posti nella scala dei paesi civili
moderni : il discorso sul divorzio non può
essere avulso dal riesame del complesso dei
problemi familiari (in particolare, la definizione della piena parità -e complementarità
dell’uomo e della donna). Le statìstiche dei
paesi divorzisti non sono allarmistiche, e au
spichiamo per la chiarezza della nostra vita
nazionale che questo passo sia fatto.
La catena dei giornali cattolici ha aperto
tutte le sue batterie contro il progetto di legge, dopo la secca dichiarazione della Conferenza episcopale italiana; segnaliamo in particolare un articolo dello specialista gesuita
S. Lener, sul quaderno 2781 de « La Civiltà
Cattolica ». In tutta questa virtuosa campagna, c’è un equivoco di fondo (magari per
i cattolici non è affatto equivoco!!): nessuno contesta alla Chiesa romana di mantenere la sua posizione e di esercitare nel suo
interno la sua disciplina ecclesiastica (in cui
del resto il preteso annullamento da parte
del tribunale della Sacra Rota apre una falla
radicale di principio). Quello che si contesta
e rifiuta, è che la Chiesa romana imponga la
sua legge, servendosi del braccio secolare, a
chi la sua legge non riconosce, agnostici, atei
0 credenti di altra fede; in tal modo vanno
a farsi friggere, alla prima vera prova, tutti
1 discorsi sulla presenza di servizio nel mondo contemporaneo. E non c’è, in questo atteggiamento romano, un intimo riconoscimento di debolezza? senza il braccio secolare, si teme dunque la prova del libero impegno di fedeltà da parte dei cattolici?
Sarà pure interessante vedere ^’atteggiamento dei politici non di osservanza cattolica;
sarà interessante vedere una volta ancora,
come per l’art. 7, come per l’anticostituzio
naie finanziamento alla scuola confessionale,
per quanti <c Parigi vale una messa ».
iiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiM
LA CHIESA NEL MONDO ®
L'annunzio della Parola di Dio
La Chiesa cristiana ha una missione
da compiere nel mondo. Dal momento
che « Dio ha tanto amato il mondo, che
ha dato il suo unigenito Figliuolo, aflìn.
che chiunque crede in lui non perisca,
ma abbia vita eterna », la Chiesa non
può più vivere per se stessa o soltanto per l’edificazione dei suoi fedeli, anche Se quest’ultimo compito è tutt’altro che da sottovalutare.
Il discorso sulla « presenza della
Chiesa nel mondo » è spesso frequente in mezzo a noi. Questa « presenza » assume spesso il profilo di un
« servizio » in favore degli uomini ai
quali l’Evangelo dev’essere annunziato in situazioni nuove e con metodi
nuovi. Ciò non significa che si debba
in alcun modo attenuare l’attualità
e l’urgenza della predicazione della
Parola di Dio, indipendentemente dai
risultati visibili che si ottengono. L’an.
nunzio della Parola di Dio è considerato dal teologo Karl Barth come
« l’opus proprium », cioè il compito
particolare e specifico della comunità
cristiana. Il rapporto sulla «testimonianza » proveniente dall’Assemblea
ecumenica di New Delhi dichiara: «Viviamo in tempi critici. Tuttavia è urgente testimoniare dell’Evangelo di
Gesù Cristo non soltanto perchè i problemi attuali son tracci; se l’evangelizzazione è per la Chiesa una missione urgente, ciò è dovuto all’Evangelo
stesso, perchè si tratta dell’Evangelo
di Gesù Cristo. Cristo ama il mondo
per il quale è morto. La testimonianza
cristiana consiste nel proclamare in
Lui la vera luce che già risplende. La
evangelizzazione è necessaria oggi e
in ogni tempo, perchè gli occhi accecati si aprano allo splendore della luce». E in uno dei rapporti della recente Assemblea delle Chiese Riformate a Pranooforte si leggono queste
parole : « La Chiesa ha il compito di
annunziare al mondo il solo nome per
il quale gli uomini possano essere salvati. Se essa vien meno a questo compito, nessuno potrà sostituirla; è per
questo che lo Spirito Santo )e è stato
dato- Il mondo non può assumersi il
compito di quella testimonianza, perchè il mondo non conosce Cristo ».
A questo punto occorre fare due osservazioni importanti. Non intendiamo parlare della Chiesa in modo generico o globale, come di una potente
istituzione. La Chiesa è innanzi tutto
la comunità dei credenti, il popolo che
il Signore chiama attorno a sé nei villaggi e nelle città mediante l’Evangelo, Nessun cristiano può dire : « sono
chiamato ad ascoltare la Parola di
Dio, non a trasmetterla attorno a
me ». I cristiani primitivi e gli antichi
Valdesi erano propagatori dell’Evangelo senza esser necessariamente dei
teologi o degli specialisti nel senso
tecnico di onesti termini.
E non intendiamo neppure parlare
di un mondo lontano da noi, estraneo
al nostro vivere quotidiano. Il mondo
è attorno a noi e noi siamo nel mondo
ogni giorno. E’ più facile impegnarci
per qualche causa lontana da noi, le
cui risonanze sono finora notevoli nel
mondo, piuttosto che nell’ambiente in
cui si vive, si parla, ci si fa conoscere
ogni giorno come credenti in Cristo,
discepoli del Maestro. Eppure è al
mondo lontano come a quello vicino
che l’Evangelo di Cristo dev’essere annunziato. Gesù disse : « Questo Evan.
gelo del Regno sarà predicato per
tutto il mondo, onde ne sia resa testimonianza a tutte le genti ».
Ci rendiamo ben conto della varietà
di tempi, di metodi e di circostanze in
cui il messaggio evangelico può essere
annunziato nel mondo. Dobbiamo evitare qualsiasi semplificazione pericolosa dicendo: bisogna predicare la Parola di Dio. Certo bisogna predicarla
con coraggio e con fedeltà. Stiamo attenti a non identificare facilmente
l’annunzio del Regno di Dio, che ha
per centro il nome e Topera di Gesù
Cristo, con i valori del mondo occidem
tale o con le rivoluzioni del mondo
orientale. L’Evangelo non è neppure
una nuova morale per il mondo, non
serve da appoggio alle ambizioni ed
alle rivendicazioni di una qualsiasi nazione o politica umana. D’altra parte
non si può neppur pensare che l’annunzio della Parola di Dio agli uomini
di questo mondo rivesta soltanto il
carattere di una normale predicazione. L’Evangelo è attestato in primo
luogo da ima fedele predicazione; ipa
anche dal modo in cui un cristiano
vive, soffre, accetta silenziosamente di
entrare nella via che Dio gli ha tracciato, combatte nelle lotte della vita,
stando fermo nella fede in Gesù Cristo, anche quando la sua lotta si svol
ge nel camno della libertà, della giustizia e della pace di cui gli uomini
hanno bisogno.
Guardiamoci dalTattenuare la necessità dell’annunzio della Parola di
Dio dicendo che esso non risponde
più ai bisogni del nostro tempo. La
comunità cristiana diventa infedele e
debole nella sua testimonianza se rinunzia al suo messaggio perchè dubita
ed è perplessa sulla efficacia della Par
rola di Dio.
Ci preme invece di affermare che in
ogni situazione la comunità dei credenti è chiamata ad anmmziare al
mondo che Cristo è il Signore. La
Chiesa non ha le fimzioni di un pub’ciico accusatore; deve considerare se
stessa con umiltà sapendo che ha bisogno anch’essa del messaggio del perdono e della riconciliazione. Ma non
può rifiutarsi di dire agli uomini del
mondo che, in Gesù Cristo, Dio li ha
visitati ed amati. La buona novella
che Dio regna dev’esser proclamata,
anche se i demeni si agitano ancora
con potenza in questo mondo. La croce di Cristo è stata innalzata e il Signore è risorto. Nella loro esistenza
umana, gli uomini devono ascoltare e
ricevere il messaggio della speranza e
della consolazione. La colpa umana è
vera, ma non è l’ultima realtà della
storia, non è l’abisso in cui si cadrà
sempre e per sempre. C’è un jierdono
anche per il mondo, c’è una libertà per
gli schiavi, c’è una verità per ohi brancola nelle tenebre. E ciò a causa di
Cristo. La comunità cristiana esiste
per il mondo; lo si dice molto spesso
oggi. E’ vero, ma direi piuttosto che
essa esiste per l’annunzio dell’Evangelo ai mondo. Non per giustificarsi di
fronte agli uomini, non ner dare loro
soltanto dei buoni consigli, non per
assumere il tono delTinfallibilità ; ma
per annunziare agli uomini che, malgrado ogni loro ribellione ed ogni loro
tentativo di salvezza, Dio li tiene nelle
Sue mani e vuol compiere anche in
loro la Sua opera di redenzione.
Predicazione, evangelizzazione, missione, sono aspetti complementari di
una medesima grande realtà: l’annunzio della Parola di Dio. La comunità cristiana non è in sè stessa un
modello di fedeltà e non ha sempre la
forza d’essere all’altezza della vocazione che il Signore le ha rivolto. Ma,
malgrado le sue debolezze, non può
cessare di annunziare al mondo la volontà di Dio come volontà di salvezza,
anche quando l’Eterno adempie i suoi
giudizi. Secondo la bella espressione
di Karl Barth : « La Chiesa vive di
questo suo mandato. Essa si limita a
.spargere il seme cosi com’è senza mescolarlo con altri semi provenienti dalle sue idee sulla condizione critica e
sul miglioramento del mondo. Pertanto la Chiesa non si lasci afferrare dal
dubbio, ma sia invece assolutamente
certa che ciò che essa semina è il buon
seme, capace di produrre l’uno il
cento, l’altro il sessanta, l’altro il
trenta »
Naturalmente il problema della responsabilità individuale npn può essere scartato. La comunità cristiana è
latta di persone singole, insieme chiamate al servizio dell’Evangelo. Questo problema è fondamentale oggi
per le nostre comunità Valdesi. QuaTè
la nostra situazione personale a questo riguardo? Siamo noi capaci, come membri di chiesa, di riconoscere che il regno di Dio predicato da
Cristo è il regno della grazia e della speranza? In qual misura siamo
noi in comunione con Gesù Cristo e
riceviamo vita da Lui? In qual terreno affondiamo le radici della nostra
vita cristiana e fino a che punto, quando prendiamo posizione di fronte al
mondo, il nostro atteggiamento è determinato dalTEvangelo o da altri interessi? Siamo noi disposti ad accettare il « sii » che Dio ha pronunziato in
Cristo per la salvezza del mondo oppure contiamo prima di tutto su di noi
e viviamo di un facile perdono o di
una fragile sicurezza umana impastata di orgoglio e di vanità?
La testimonianza della comunità
cristiana nel mondo mediante l’annunzio dell’Evangelo dipende molto
dalla misura in cui i membri della comunità sono « radicati ed edificati in
Cristo» (Col. 2: 7). Questa condizione
mantiene oggi tutto il suo valore, tanto più ohe oggi si parla in modo particolare della «presenza» della Chiesa nel mondo. « Voi siete il sale della
terra », ha detto Gesù ; « ora, se il sale
diventa insipido, con che lo si salerà?» (Matteo 5: 13).
Ermanno Rostan
2
'■íg. 2
N. 19 — 13 maggio 1966
Dio sul divono '' italiani allo specchio
dello psicanalista Ulta inchiesta tetevisiva
Riaffiora in forma “aggiornata,, t’antica
eresia gnostica in una discutibile opera
di psicologia religiosa di C. G. Jung
Su « Reforme a>, il pastore Roland de Pury
aveva pubblicato (18.7/64) una presentazione critica della versione francese di una delle ultime opere di Jung^ ’Antwort auf Hiob\
apparsa in edizione originale a Zurigo nel
1952. La casa editrice II Saggiatore ha ora
pubblicato, nella sua collana « La cultura »,
una versione italiana (a questa si riferiscono
le indicazioni di pagina nelle citazioni) di
questo saggio del figlio, confessionalmente degenere, di un pastore protestante elvetico. Segnaliamo questo libro originale e interessante
(ma anche deludente) di uno dei maestri
della psicologia contemporanea; riportiamo
Varticolo menzionato di Roland de Pury, e invitiamo il lettore, dopo, a leggersi o rileggersi il libro di Giobbe e la guida a tale lettura scritta dallo stesso de Pury (*'Giohbe,
Vuomo in rivolta^’, Claudiana, L. 500). Che
senso di pace e di forza ritrovare, anche nel
più tormentato libro biblico, la vera, sobria
figura delVuomo. A tu per tu non con le elucubrazioni della sua mente o gli sfoghi del suo
inconscio, ma con la sovranità maestosa, temibile e confortatrice, del suo Signore, Creatore e Redentore: « lo so che il mio Vindice
vive ».
Ci si accosta non senza curiosità a uno
degli ultimi, se non all’ultimo scritto del più
celebre e del più originale dei discepoli di
Freud. Se qualcuno fra noi ignora quali
frutti può dare una psicanalisi teologica, se
per esempio non ha ancora capito che la
storia di Giobbe è provocata dal bisogno che
Dio ha di cambiar di donna, questo libro
c’insegnerà molte cose.
Insomma, è una lunga trasgressione del
segreto professionale, ed è abbastanza pie*
cante poter accedere a questa diagnosi dopo
che non solo gli uomini della Bibbia ma il
Dio della Bibbia sono venuti a farsi « analizzare » nello studio .del medico. Non discuterò con lui, ma me ne vorrei di non dare
almeno qualche saggio della sua « analisi »,
affinchè ognuno possa metterla a profitto e
rendersi conto a che punto la gnosi dei primi secoli ha prodotto un turgido rampollo
Anzitutto, il Creatore (p. 25) :
« Quanto forte risuona la Sua potenza attraverso gli spazi cosmici, altrettanto esigua
è la base dell'essere di questa, che ha bisogno del riflesso di una coscienza, per esistere veramente. L'essere è valido, naturalmente, soltanto nella misura in cui qualcuno ne
ha coscienza (•"). E' questo il motivo per
cui Yahweh prova Vassoiata necessità delVapplauso di un piccolo gruppo di esseri
umani. E' facile ad immaginarsi quanto sue
cederebbe se a questo gruppo venisse in men
te di sospendere le dimostrazioni della pro
pria approvazione: Yahweh cadrebbe prima
in preda a uno stato d^eccitazione caratterizzato da una cieca furia di distruzione, per
sprofondare poi in una solitudine infernale
e nel più tormentoso non-essere, che verrebbero seguiti dal progressivo lento risvegliarsi
di unHnesprimibile nostalgia verso quel qualcosa che rende Tessere percettibile a se stesso ».
Nella questione di Giobbe, Tanalisi di
Yahweh dà questi risultati (p. 50):
<( Non si trova alcuna traccia di rimprovero o di disapprovazione (nei confronti di
Satana). Perciò non è possibile dubitare della
connivenza di Yahweh. La sua prontezza nelVàbbandonare Giobbe alla criminosa intromissione di Satana prova che Egli dubita di
Giobbe perchè Egli proietta su di un capro
espiatorio la Sua tendenza alVinfedeltà. Sorge perciò il sospetto che egli si accinga a
sciogliere il suo legame matrimoniale con
Israele pur dissimulando a sè stesso questa
intenzione. L'infedeltà che Egli intuisce, senza saper bene dove, lo incita a scoprire, per
mezzo di Satana, un colpevole proprio nel
più fedele dei fedeli, che si troverà così sot
toposto al più crudele dei trattamenti. Yah
wèh è divenuto incerto della propria fedeltà »
Il che avrà il risultato di capovolgere tut
to il significalo della riconciliazione e <h con
siderarla (p. 95) « non come il riscatto di
una colpa commessa dalVuomo nei confronti
di Dio, ma piuttosto come la riparazione di
un'ingiustizia commessa da Dio ai danni delVuomo ».
Così Tanalisi che sul principio appariva
un po’ pesante, diviene davvero divertente e
si finisce col pendere dalle labbra del Dottore
che espone le sue scoperte. Vi si apprende
un mucchio di cose, che Adamo ha una prima moglie Lilith, emanazione di Satana; che
prima del popolo d’Israele Yahweh ha una
prima sposa, Sophia, la sapienza : a La sua
coesistenza con Yahweh rappresenta l eterno
'hierosgamos' (sacrali nozze divine), dal quale i mondi vengono concepiti e partoriti »
(p. 58). Ma Yahweh a ha perso di vista, sin
dai primi giorni della creazione, la sua coesistenza pleromatica con la Sophia. La sostituisce il patto con il popolo eletto che viene così
costretto in un ruolo femminile » (p. 55 s.).
Ecc. ecc.
Ma torniamo alla storia di Giobbe. La disfatta di Yahweh è evidente. Giobbe gli è
moralmente superiore. Sophia allora interviene : « E’ a lei che si deve la necessaria meditazione su sè stesso attraverso alla quale
Yahwèh può giungere alla decisione di divenire lui stesso un uomo »; Yahwèh è distanziato : « Siccome la Sua creatura Vha superato, Egli deve rinnovarsi » (p. 72).
E così avviene che tocca a Gesù il turno
di entrare nello studio del Dottore :
« Insieme alVamore per l uomo, nel carattere di Cristo si fa notare una certa irascibilità e, come spesso avviene nelle nature
CARL GUSTAV JUNG - Risposta a
Giobbe. Il Saggiatore, Milano 1965,
p. 182, L. 1.200.
emotive, pure una certa mancanza di riflessione. Da nessuna parte s'incontra un'indicazione che ci permette di ritenere che Cristo si sia mai stupito di sè stesso. Egli non
sembra mai essersi posto di fronte a se stesso.
Esiste una sola eccezione importante a questa
regola, cioè il grido disperato sulla croce:
"Dio mio Dio mio, perchè mi hai abbandonato?". Qui la Sua natura umana raggiunge
il divino, proprio nel momento in cui il dio
fa l'esperienza delVuomo mortale e prova lui
stesso quello che ha fatto sopportare a Giobbe, Suo servo fedele » (p. 77).
Su quest’ultimo punto Jung pare raggiungere la verità teologica. Ahimè, il seguito ci
riporta in pieno docetismo (1). A pag. 89 leggiamo che « Cristo... non era un uomo empirico (cioè in carne ed ossa)... Egli rimaneva
al di fuori e al di sopra delVumanità reale.
Giobbe, però, era un uomo comune e per
questo motivo, secondo la giustizia divina,
l'ingiustizia di cui è stato vittima e di cui
con lui è stata vittima tutta l'umanità, può
venir riparata soltanto attraverso un'incarnazione di Dio nell'uomo empirico. Questo
atto di espiazione viene compiuto dal Paracleto... ».
apparenza, un simbolo d’incarnaziont; è lo
Spirito che realizzerà negli uomini delTav
Decisamente, ritroviamo le vecchie eresie
familiari. Gesù non è che un abbozzo, una
PREGATE
per le trasmissioni radio
Domenica 12 giugno, ricorre l’annuale giornata di preghiera per le trasmissioni del Vangelo nel mondo. Da
soli, con le vostre famìglie, in chiesa,
pregate per n ministerio della radio
e televisione nel mondo, unendo ?e vostre supplicazioni a quelle di altri credenti in questo speciale giorno d’intercessione. «Voce della Bibbia»
venire la vera incarnazione e la vera divinizzazione.
Naturalmente, la dottrina bìblica della ero.
ce passa un brutto quarto d’ora. Sì ritrova
tutta la lira delle vecchie argomentazioni contro Dio che dovrebbe perdonare : « il Dio
della Bontà è talmente irreconciliabile da non
farsi placare che da un sacrificio umano!
Ciò è qualcosa che riesce oggi insopportabile,
che senz'altro non si può più accettare, perchè bisogna essere proprio ciechi per non
vedere la cruda luce che si proietta da qui
sul carattere divino e che smentisce tutte
quelle chiacchiere di amore... » (p. 116).
Il cliente successivo, è l’apostolo Giovanni, con la sua Apocalisse. E’ facile indovinare Tanalisi. Giovanni, Tapostolo dell’amore. ha represso tutti i sentimenti negativi,
fino a dimenticarli. « Ma questi sentimenti,
per quanto siano scomparsi dalla superficie
della coscienza, continuano a svilupparsi nascostamente creando col passar del tempo
una vasta rete di risentimenti e di pensieri
di vendetta, destinati a irrompere un giorno
nella coscienza in forma di rivelazione »
(p. 129).
Dopo aver notato il ’paradosso grottesco’
dell’« Agnello in preda all’ira », il Dottore si
sofferma lungamente sulla donna del cap. 12.
Vi ritrova Sophia e le nozze divine — « qui
le nozze del Figlio con la Madre-Sposa » —
che devono compiersi « prima che Dio si
possa incarnare nelVuomo creatura » (p. 162).
A questo punto, però, il Dottore ci riserva
una sorpresa, poiché aggiunge subito dopo :
« In riconoscimento di questa verità e manifestamente ispirato dallo Spirito Santo, il
papa ha proclamato, con grande stupore di
tutti i razionalisti, il dogma della Assumptio
Mariae: Maria è unita nel talamo celeste
quale sposa al Figlio e quale Sophia con la
divinità ».
Non so bene che cosa i nostri fratelli romani pensano di quest'acqua che precipita
sulla ruota del loro mulino, ma il Dottore
insiste, e tutta la conclusione del suo libro
non è altro che un’entusiastica apologia del
dogma dell’Assunzione. « il più importante
avvenimento religioso dai tempi della Riforma » (p. 172).
Quanto al protestantesimo, dopo questa
proclamazione, « col suo atteggiamento si acquista la taccia di una religione puramente
maschile la quale non conosce una rappresentazione metafisica della donna; un po' alla maniera del mithraismo a cui questo pregiudizio è stato di gran danno » (p. 173). Non
merita neppure un’analisi. « Il disconoscere
il fatto che Dio vuol divenire uomo da tutta
l'eternità e che perciò si incarna progressivamente nel tempo per mezzo dello Spirito Santo, è molto preoccupante e non può significare nulValtro se non che il punto di vista
protestante (...) è ormai sorpassalo perche
non comprende i segni del tempo e trascura
l'azione progressiva dello Spirito Santo »
(p. 171). Fuori gioco.
Ecco, all’opposto, Tanalisi trionfale del popolo della Chiesa romana : « Si sapeva già da
parecchio tempo che tra le masse era diffuso
il profondo desiderio che la Mediatrix. colei
che intercede per Vuomo. ottenesse finalmente il suo posto presso alla Santissima Trinità
e che venisse accolta 'quale Regina del Cielo
e Sposa alla corte celeste'. Che la Madre di
Dio vi dimorasse era considerato cerne cosa
certa da più di mille anni e che la Sophia
si trotmsse al fianco di Dio già prima della
creazione Io sappiamo dal Vecchio Testamento. (...) Ma una realtà del genere si realizza
nel tempo soltanto quando viene solennemente proclamata o riscoperta » (p. 170).
Il movente del nuovo dogma è dunque
« nella progressiva 'incarnazione di Dio che
ha avuto inizio con Cristo » (p. 170).
E’ evidente : non è possibile ?a minima
confusione fra il senso che Jung dà ai termini ’incarnazione’ e ’Spirito Santo’, e quello
che dà loro la testimonianza biblica. Siamo
qui in presenza della gnosi (2) per eccellenza,
alla quale gli avvenimenti e ì testi bìblici
forniscono un’ampia messe di simboli-pretesti. Tuttavia, il fatto che una negazione così
radicale e sostanziale della Rivelazione possa
pervenire a una tale celebrazione della Madre-Regina. ci mette quasi a disagio per i
fratelli cattolici, alcuni dei quali potrebbero
chiedersi se il Dottore non è una specie di
agente provocatore del protestante-imo. Sta
di fatto che se Jung avesse ragione nella sua
analisi dell’Assunzione, non sarebbe mai stalo
scritto nulla di più feroce contro Roma e là
evoluzione del suo dogma. D’altro lato sarem,
mo in pericolo sotto gli strali del Dottore, se
riacquistassimo troppo buona coscienza...
Sia come sia, preferiamo di molto la fede
di un incredulo (3) alla fede di uno psicanalista, e gl’inconvenienti del mithraismo alla
propensione a incarnarsi mostrata dal ’dio’
di Jung. Roland de Pury
(1) Dal verbo greco dokéo,. sembrale; indica un’eresia tosto apparsa nel cristianesimo,
secondo cui Tumanìtà di Cristo è stata pura
apparenza. Un’eresìa debitrice del pensiero
greco, con il suo tipico sdoppiamento fra spi.
rito e materia corporea, dando a ’spirito’ il
significato panteistico di forza vitale divina
e impersonale, infusa nel mondo; non avrebbe mai potuto sorgere dal realistico pensiero
ebraico della profonda unità psicofisica che
è Tuomo. La vita terrena, la morte, la risurrezione di Gesù Cristo —^ vero uomo in cui
è stata presente la pienezza di Dio — sono
stati un mistero, non un’apparenza (N. d. r.)
(2) La gnosi ( = conoscenza, s’intende co
noscenza superiore di iniziati) è un vastissi
mo movimento di pensiero, non ancora total
mente conosciuto, che ha dominato i primi
secoli della nostra era, senza poi mai estin
guersi. E’ stato il primo grande avversario
spirituale della chiesa, molto più pericoloso
di Nerone e Domiziano e Decio; e di tale
lotta troviamo tracce polemiche nel Nuovo
Testamento, specie nelle lettere di Paolo e
di Giovanni. Assunse, a seconda dei tempi e
dei luoghi, forme diverse; e alcuni Padri
tentarono persino le vie avventurose di una
’gnosi cristiana*, per ’portare TEvangelo negli schemi di pen-^iero’ dei loro contemporanei. Fra le sue caratteristiche di fondo, è il
tentativo sincretistico, cioè Tarmonìzzare e
integrare sistemi di pensiero e spiritualità
diverse in una superiore sintesi ’divina’, cui
Tuomo accede e ¡ungendo la divina Sapienza (attraverso -¡>eculazioni spesso ai limi,
ti dell’abnorme); e alla radice di questo tenlalivo e di questa religiosità gnostica, sta la
'fede' nella possibilità di fusione ’spirituale’
fra Tuomo e Tessen/u divina, di una divinizzazione delTuomo. Proprio quello che nella rivelazione biblica t considerato il peccato
per eccellenza; è del esto l’assurdo impossibile, che non. si è ve ificato nell’Eden originario e che neppure attuerà nella « nuova
creazione»: poiché sua caratteristica è proprio che Dio sia riconosciuto solo vero Dio,
e Tuomo, anche e pr<.prio l’uomo redento, si
riconosca creatura; la stessa vita eterna è e
resta puro dono, non diritto d’essenza. Forse
ì cattolici non si rendono conto di quali segrete, inconsce risonanze gnostiche ridesta in
noi quel trasferimento alla chiesa (al suo ma.
gistero, ai suoi sacramenti) di ciò che è proprio unicamente dì Dio e del suo Cristo. (N.
d. r.).
(3) V’è qui un accenno trasparente a un lì.
bro recente di Francis Jeanson: «La foi
d'iin incroyant » (Ed. du Seuil, Paris 1963,
p. 188, L. 1.400), lucida opera di un ateo
che indirettamente, con i suoi interrogativi,
e le sue negazioni, può aiutarci a isolare e
approfondire la verità della nostra fede o,
diremmo, la verità inconfondibile delTEvangelo che ci si è imposta. (N.d.r.).
corajosa e hlslissima
Giorni or sono, confinata in una trasmissione del tardo pomeriggio, ho seguito
quella che considero la più tragica e più
dolorosa inchiesta televisiva di questi tempi.
Non mi risulta che molti Tabbiano notata:
l’ora era evidentemente alquanto « difficile ». E probabilmente, quelli ohe rhanno
seguita hanno pensato che fosse miglior
cosa tenersi per se le conclusioni che ne derivavano. Per conto mio, dirò che ne sono
stalo veramente sconvolto.
Trallavasl di una inchiesta intitolala « La
fede e gli uomini », e consisteva molto
semplicemente, in un dialogo tra un intervistatore, generalmente invisibile, e degli
uomini, degli italiani, per la grandissima
maggioranza giovani o nella piena forza
della loro età, con una capacità di espressione linguistica superiore alla media. Gli
ambienti scelti per le interviste erano due:
l’uno nel mezzogiorno d’Italia, probabilmente a Roma — da quanto ritengo d’aver
rapito —. l’altro a Torino, in un grande
complesso industriale (la Fiat?).
* 4:
La domanda di inizio era molto semplice
e tale da porre l’intervistato sul piano della
più naturale sincerità; cc Lei crede?».
Casa l/aldese
di Rio Marina
(ISOLA D'ELBA)
Funzionerà con pensione completa (vitto e
alloggio) nei mesi di luglio e agosto per singoli o nuclei familiari evangelici (con precedenza per quelli dell’Italia Centrale) deside.
rosi di trascorrere un periodo di riposo in
compagnia di fratelli in fede. Chi intende
partecipare a questa vita comunitaria, scriva,
con lettera di presentazione del proprio Pastore, indicando nome, cognome, età, durata
del soggiorno ed ogni altra richiesta d’inforformazione al Pastore Salvatore Carco Via
Verdi 15, Livorno, tei. 22.793.
Le prenotazioni si chiudono il 10 giugno.
A proposito di sincerità, debbo dire che
— se mai si è rimiproverato alla televisione
italiana di aver talora costruito delle inchieste e delle interviste artificiosamente
montate, di aver offerto al pubblico dei servizi a base di informazioni di seconda mano
o partigiane, di aver fatto discorrere gli annunciatori anziché lasciar parlare la realtà
fotografica, di aver minimizzato od omesso
il vero preferendogli la classica imbottitura
di crani — debbo dire che stavolta la televisione italiana è stata ineccepibile, e più
che questo ha avuto il coraggio di proporsi
un ritratto parlante della realtà, di affrontarla, pacatamente ma decisamente, presentandola imparzialmente, in piena luce meridiana. Sfi io dovessi dare un premio della
verità alla televisione, non lo darei tanto
alla tribuna politica, dove molle cose possono essere «combinate» in precedenza
senza che nessuno se ne accorga, ma lo
darei per questa intervista precisa, tragica,
assolutamente franca come la confessione di
un peccalo davanti a D o. Esagero? Vediamo un poco.
^ ^ ^
In sostanza, l’inchiesta si proponeva soltanto di stabilire se s come e quanto credono gli italiani d’oggi. Ne è uscito un quadro impressionante, che mi proverò a rias
sumere per punti, con la maggior esattezza possibile (purtroppo non avevo un registratore a portata di mano), dando via via il
mio commento.
^ ^
Intanto, il vecchio detto di Erasmo di
Rotterdam si è mostrato vero anche per
questi anni sessanta del nostro xx secolo:
«Itali omnes àhei»! Sì, gli italiani sono
senza Dio. Dio è una realtà che non soltanto non colpisce più la loro immaginazione,
ma che addirittura non li interessa, non li
concerne affatto. Non rientra più nel loro
bilancio preventivo! La realtà dj Dio è
estranea al loro mondo, che è il mondo del
lavoro, del divertimento, della famiglia,
perfino della discussione astratta. E non
vedono la necessità nè di parlarne, nè di
pensarlo, nè di rivolgerglisi. E’ conte se
non ci fosse. Vanno in chiesa, si, qualche
volta; ma così di rado che se ne intravvede
subito la ragione : perchè la moglie lo ha
desiderato (una volta l’anno!), perchè i
figlioletti sappiano che la religione serve a
qualcosa (fra qualche anno li manderanno
in collegio, e dunque la religione serve),
perchè altrimenti ci farebbero proprio una
pessima figura (a un dipresso come il non
indossare la camicia di bucato nel giorno di
festa)
* 4= 4«
Che cos’è veramente la fede? Certo, è un
modo di sentire. Ma che modo? Una giovane donna la definisce come un sentimento
soprattutto poetico; un’altra come una specie di « tranquillante » dei sentimenti, insomma.
Qualcuno, ancora, legge la Sacra Scrittura. Segno che in casa un tesilo sacro cf
l’Ila (quello dei Fratelli Fabbri? Non ■
detto). Ma in che misura legge? Due tr •
pagine, non di più. Ma non al giorno, non
alla settimana. Cosi, di tanto in tanto (sari;
una volta l’anno, immagino). Sì, TEvangc
10 è carino. Per qualche altro, rimane un
testo troppo difficile, che nessuno riesce ;
spiegare con sufficiente chiarezza. Per qual
cun altro, invece, è così chiaro, evidente
che la sua lettura è... divenuta superflua.
4: 4! 4:
Ma, torna alPattacco l’intervistatore, iji
che cosa credete?
E qui, elegantemente, con una abiliti
tutta mediterranea, gli intervistati deviane
11 discorso sul lavoro, sulla famiglia, sul!
difficoltà della vita presente... In reali.,,
essi credono ad una cosa soltanto: al friiito della fatica delle loro mani, alla realtà
fredda, levigata, mostruosa, della mac/china, del tornio, della fresa, al cui fianc i
passano la loro giornata e che, ben guidati:,
ben mantenuta, ben oliata, fornirà loro de
naro, e col denaro ¡1 pane per .sè e per i
figli che aspettano a casa.
Perfino quei due o tre inilervislati che
sembravano dare una certa importanza sì
fatto religioso ed hanno in principio affèmalo la loro fede nella esistenza di Din.
ora esitano, e non sanno precisare il loto
pensiero. Finiscono per crollare.
—• Credi in Dio?
— Sicuro che credo. Perchè non dovrei
credere?
— Ma Dio, per te, esiste veramente?
— O perchè non dovrebbe esistere? Dio
c’è, è naturale, è evidente; Dio c’è perchè
ci siamo noi! (E’ i\ solito capovolgimento
ingenuo dei falsi credenti e degli autenlici
atei).
— Ma tu lo ami, Dio? pensi qualche
volta a Lui? (naturalmenv; riproduco a
senso le domande deP’intervistatore; ma il
loro significalo è senz’altro quello).
CONTINUA
IN SESTA pagina
Profeta degli aneliti
e della crisi dei nostro tempo
\ flt-.e aprile, a Rema, Ffima presso la Famltà Valdese di Teologìa, poi in un più am
pio convegno all’Eliseo, è stato ricordato il
20" anniversario della scomparsa di Ernesto
Buonaiuti. Sul « Semeur Vaudois », uno dei
professori della Facoltà di Teologia dell’UnL
nersità di Losanna — che per alcuni anni
fu porto amico al « pellegrino di Roma » —
ricordava ultimamente le vicende dramma
tiche dello studioso, e questa testimonianza
elvetica si accorda alla serena valutazione
che del Buonaiuti ha dato il Prof. Valdo
Vinay nel suo saggio « Ernesto Buonaiuti e
l’Italia religiosa del suo tempo».
Un’esistenza tragica.
Quest’ aggettivo sfruttato s’irnpone
nel caso di Ernesto Buonaiuti. Nel
1937, a Oxford, al Congresso mondiale
delle religioni, riassumeva in questi
termini, la sua vita : « Romano di nascita; figlio della Chiesa cattolica;
scomunicato da essa sotto pretesto
d’eresia; escluso nel mio paese da
ogni impiego ufficiale, credo che vi
sono situazioni nelle quali essere bandito dalla Chiesa porta la salvezza».
Nato nella Città eterna nel 1881, il
piccolo Ernesto ha conosciuto un’infanzia piuttosto ^'vera di gioia. Suo
padre, di condizione assai modesta
(aveva una piccola tabaccheria) muore nel 1888. Il bimbo settenne è allevato dalla sola madre, una specie di
s. Monica che fino alla fine l’ha portato con le sue preghiere e per la quale avrà sempre un tenero affetto.
A quattordici anni, spinto da una
vocazione irresistibile, entra nel seminario romano deU’Apollinare. Ben presto alcuni dei suoi maestri si preoccupano per la straordinaria facilità di
lavoro del giovane alunno. Ne verrà
un buon prete? Non è certo : non legge, divora, e non sempre opere molto
ortodosse... Lui non è tormentato.
Crede sinceramente alla possibilità di
conciliare la vocazione sacerdotale e
un lavoro lealmente scientifico.
Nel 1904 l’alunno diviene professore.
I suoi corsi di storia della Chiesa e
di filosofia hanno gran succe.sso. Gli
viene affidata la direzione di una rivista teologica. Ma nel 1906 un articolo
giudicato troppo ardito spezza di colpo la sua carriera. La rivista è soppressa (1910) e Buonaiuti destituito.
A prezzo di inimmaginabili difficoltà materiali egli prosegue la sua attività intellettuale. Nel 1915, riconoscendo i suoi doni eccezionali, l’Università
di Roma lo chiama a insegnare storia
del cristianesimo. I suoi allievi sono
subito conquistati, persino affascinati: quale erudizione, quale eloquenza!
Ma — ci sono sempre dei « ma » in
questo destino — nel 1924 tutta la sua
opera scritta, persino gli scritti pubblicati con approvazione ecclesiastica,
è bruscamente messa aH’Indice! Non
gli viene offerta che una possibilità
di salvezza: rinunciare al suo insegnamento universitario e sottoporre lutto
ciò che scrive, persino la sua corrispondenza personale, a una censura
rigorosa. Rifiuta, naturalmente... ed è
la scomunica.
Si direbbe che la coppa fosse bevuta
fino alla feccia. Ma no ! Nel 1931 Mussolini esige da ogni docente universitario un giuramento di fedeltà al regi
CONTINUA
IN SETTIMA PAGINA
ERNESTO BUONAIUTI
3
13 maggio 1966 — N. 19
pag. 3
GLI
L’articolo che segue e la fotografia sono
tratti da «Certezze» (genn.-marzo 1966),
la rivista dei Gruppi Biblici Universitari,
Lui era cieco ed io no. Fu così che
c’incontrammo.
Vivevamo nella stessa strada, ma
non fu per questo, perché lui stava in
cima alla via; io invece avevo una cameretta al terzo piano, sul dietro, proprio in fondo alla strada, vicino alla
ferrovia.
Un giorno stavo tornando a casa dopo il lavoro, all’ora di punta e mi ero
fermato perchè il semaforo segnava
rosso. Lui stava aspettando che la luce
cambiasse. C’eravamo soltanto noi
due.
Gli presi il braccio e dissi : « Verrò
con lei. Sto facendo la sua stessa strada ».
Quando lo toccai, sentii che il braccio gli si irrigidiva. Disse : « Grazie ».
Fra un tipo orgoglioso.
Lo guidai per attraversare.
« Grazie » ripetè, e si mosse per proseguire da solo.
« Viviamo nella stessa strada » dissi.
Stetti zitto per un po’, poi aggiunsi:
« Andiamo insieme ». Lui mi prese il
braccio e camminammo; il suo bastone strusciava appena appena sul marciapiede, dalla parte mia. Pure io ero
solo.
Tentai di incominciare una conversazione, ma rispondeva a monosillabi,
un sì od un no.
Poi, per un impulso subitaneo, dissi :
« Io giuoco a scacchi, ma in questa
ptrada ce ne sono poche di persone
che ci giuocano ».
La mano che teneva sul mio braccio fece un sobbalzo. « Gli scacchi...
gli scacchi... » ripetè. « E’ tanto tempo... sì. ci giocavo, ma... ».
Avevct ripreso a camminare e potevo sentire sul mio braccio che era tutto
teso.
La nostra amicizia cominciò da qui.
Servì ad aprire la strada che ci stava
davanti a tutti e due, perchè tutti e
due eravamo soli e tutti e due eravamo orgogliosi. Io vivevo all’altro capo della strada ed il mio lavoro valeva poco.
In principio non era stata ima cosa
facile, ma via via che i giorni passavano ci accordammo per trovarci la
sera e siiocare ogni tanto a scacchi...
Lo andavo a prendere e lo portavo
nella mia camera al terzo piano.
Chiacchieravamo, giocavamo in silenjtio, bevevamo di solido una tazza di
caffè.
Il mio rispetto per lui crebbe, e così
il suo per me, perchè eravamo tutti e
due dei bravi giocatori. Tutta la sua
abilità per ù’ giuoco ritornò a galla, anche ora che era senza occhi. Sedeva
tranquillo, tastando la scacchiera prima à\ ogni mossa, muovendo le sue
dita veggenti tra le pedine, esplorando
cautamente il mio pensiero sparso sulle caselle bianche e nere che stavano
fra noi due — due tipi solitari in una
grande città, con una scacchiera in comune.
Che lo andassi a cercare nelle mie
ore libere, ora ci si era abituato. Se il
tempo era bello, gironzolavamo nel
parco tenendoci sottobraccio, ci sedevamo su una panchina e stavamo a
sentire le grida dei ragazzini che giocavano. Gli dicevo che c’erano le aiuole
fiorite, gliele descrivevo e lui mi stava
a sentire. Gli piacevano i fiori e le cose
che crescevano.
Un giorno disse, mentre eravamo seduti al sole: « Frost è un grande poeta ».
Gli afferrai la mano e gliela strinsi,
perchè Frost era il mio poeta preferito. Dopo di che, quando andavamo
a sederci su una panchina del parco,
gli leggevo le poesie di Frost. Mi disse
che suo padre era stato giardiniere e
che sua madre aveva coltivato delle
zinnie. Non aveva parlato spesso del
passato, ma una parola qua ed una là
mi avevano permesso di mettere insieme gli anni come su una specie di
traccia. I suoi erano morti. Lui era
cieco a causa di uno shrapnel al fronte,
e viveva con la pensione.
Continuammo a trovarci ed a stare
insieme. Per molti lati era un buffo
tipo, perchè era pieno di pregiudizi
sulla gente; su quelli che parlavano
forte, su quelli che lo compassionavano e sugli stranieri. Voleva avere poco
a che fare con gli stranieri, forse per
via della guerra e dei soldati stranieri.
Ma aveva un altro pregiudizio che non
mi riusciva di capire : i negri, la gente
di colore. « Dovrebbero starsene dalla
loro parte della strada » diceva.
Io ero contento di prenderlo così come era, e gli dicevo quanto fossi grato
per le cose che avevamo in comune e
come lo ringraziassi per la sua amicizia.
Spesso mi afferrava il braccio quando ci separavamo e sapevo di essergli
simpatico.
« Perchè poi lo farai » borbottava.
« Che gusto ci proverai ad andare con
co, e mi piaceva di ripensare al passato, a come tutto era cominciato con
una mano che si era offerta di dare un
aiuto che chiunque altro avrebbe potuto dargli davanti al semaforo dell’angolo. Ora avevamo in comune gli
scacchi e Frost, e queU’umorismo un
po’ secco che piaceva a tutti e due.
Un giorno Enrico disse ; « Lo sai
che cosa proprio mi piacerebbe, Giosuè? ». Scrutai la sua faccia animata.
<( Mi piacerebbe andate a pescare, giù
al Sycamore Park ».
Esitai per un attimo. Poi ci mettemmo in cammino.
Era un giorno splendido, gli uccelli
cantavano, il sole brillava ed una brezzolina leggera spirava da ponente. Enrico fischiettava mentre attraversavamo la città tenendoci sottobraccio;
Lui era cieco, io cc. Lui era bianco ed io
nom Ma avevamo a segreto deiia vitafave^
vamo bisogno rune deii^aitro, un bianco
e un nero suiia scacebiera dei destino
un cieco... Proprio non ce l’avrai una
ragazza da passarci la sera insieme? ».
Io ridevo e lui scuoteva la testa come per dirmi che era d’accordo con
me, che era proprio un bello scherzo.
Io dicevo : « Tu giuochi a scacchi, ti
piacciono le cose che piacciono a me,
e poi forse mi sentivo solo ». A malapena poteva immaginarsene un po’ di
di quanto mi sentissi solo.
Enrico aveva un sottile senso dell’umorismo e non si contentava mai
delle cose comuni; era come una compensazione alla perdita della vista.
c( Hai un nome buffo » mi aveva
detto.
« Buffo? ».
« Il tuo vecchio doveva essere stato
un predicatore per venirgli in mente
di metterti il nome di quel tale della
Bibbia che disse; ’’Tempo, aspettami!” ». Scoppiò a ridere e rise tanto
che la gente cominciò a guardarci.
Gli detti ragione, perchè Giosuè era
stato un tipo in gamba, con le sue dimensioni verticali. Non gli dissi che
nella mia famiglia, di nomi della Storia Sacra ce n’erano tanti.
Imparai un monte di cose da Enri
quando arrivammo al parco, era in un
perfetto stato di buonumore. Vicino
aU’entrata, lo trattenni.
« Che c’è, un buco nella strada? ».
« No, ma c’è un avviso sul cancello ».
« Un avviso? E che dice? ».
« Dice » dissi, « dice » ripetei, « che
non c’è ponte. No, non c’è. Proprio
non c’è, spazzato via, sparito ». Mi
asciugai il sudore sulla fronte. Faceva
caldo. „ j
« Peccato » brontolò. Poi si rischiarò. « Questo non deve sciuparci la giornata. Sarà per un’altra volta ».
Annuii e dissi m«itre tornavamo indietro : (( Possiamo sempre sperare,
proprio come dei veri pescatori ».
Lui mi dette in risposta una pacca
sulla schiena.
Il giorno dopo stavamo passando
per una strada e c’era aperta la porta
di un ristorante; veniva fuori un buon
odorino proprio di cucina casalinga.
Sentii il braccio di Enrico che mi dava
una stretta.
« Ho fame. Andiamo a mangiare.
Lo sai » aggiunse, « che tutto quello
che abbiamo mangiato insieme finora
è stato soltanto il tuo caffè ». Mi spinse verso la porta.
Mi rifiutai, e suggerii che ce ne andassimo nel parco fino all’ora cM cena.
« Alla tua pensione ti aspetterebbero. Non li avevi avvertiti »
Ma qualche giorno appresso passammo davanti allo stesso ristorante e
di nuovo Enrico volle entrare.
« Non starmi a dire di no anche
questa volta. Pagherò io. Bistecca con
patate, o roba simile » e sogghignava.
« No » balbettai. «No, mi dispiace».
« Ti vergogni di me? Non vuoi mangiare insieme con me? ».
« Non è per questo » mormorai,
« non è per questo. Ma c’è un avviso
sulla vetrina ».
Enrico gridò ; «Cosa? Un altro ponte che è andato giù? ».
« Forse hai ragione » dissi. « Un
ponte ».
Capì che c’era qualche cosa che stava andando proprio male, percliè cominciò a scuotermi e a gridare : « Che
c’è scritto? Che c’è scritto? ».
Risposi lentamente: « Solo per
bianchi ».
Poi aspettai.
Stavamo insieme suUa strada deserta, due uomini silenziosi, orgoghosi e
soh.
Poi, dopo un silenzio lungo da sembrare l’eternità, Enrico disse: « Bianchi... bianchi... ».
10 dissi : « Vado a prenderti il bastone ».
Mi strinse il braccio duramente e
accostò la faccia alla mia. L’altro pugno era bianco alle nocche. « No » disse, « no ».
11 braccio cominciò a farmi male.
« No » disse, « siamo amici. Rimaniamo amici » e lo disse lentamente : « se
vuoi ancora essermi amico ».
Ce ne andammo via tenendoci sottobraccio, e Enrico continuò a parlare:
« Buffa faccenda, questa vita. Io bianco e tu negro. I miei occhi avrebbero
potuto tenermi lontano da una grande
amicizia. Gli occhi possono essere una
benedizione, ma possono anche essere
una maledizione ».
Camminammo per le vie, felici all’idea di una fratellanza. Lui era cieco.
Io no. Lui era bianco ed io no. Ma
avevamo il segreto della vita; avevabisogne l’uno dell’altro, un bianco e
un nero sulla scacchiera del destino.
Walter McCleary
Lettera daH'Etiopia
m AIUTO
PER AMA
Cari amici,
butto giù queste poche righe
con un po’ di apprensione. Non
amo troppo questo genere di
appelli e mi chiedo quale sarà
mai la vostra reazione. Non sapendo proprio dove «battere la
testa », non mi rimane che rivolgermi a voi per un AIUTO!
Si tratta di Anna, una ragaraa
che terminerà l’ottava a giugno,
dopo di che, sarà fatta sposare
— nolente o volente — ad un
baldo giovane, a meno che, ancora una volta, la generosità di
amici non la strappi a ciò che
più che mai, per il momento,
detesta e si rifiuta di affrontare.
Da almeno quattro anni, il padre la perseguita con questa storia del matrimonio (una ragazza in casa, che per giunta studia, costa troppo) che lei in un
modo od in un altro è sempre
riuscita ad evitare, e sarebbe ora
una completa sconfitta per lei,
se dopo aver tanto lottato, dovesse soccombere!
Prima che la scuola termini,
vorremmo poterle dire : « Anna,
con l’aiuto di amici, ti offriamo
un posto in una scuola professionale in Asmara. Imparerai a
cucire e a ricamare e dopo un
anno avrai U tuo diploma che
ti consentirà di guadagnarti la
vita come da tanto desideri ».
Nella nostra « lista aiuti » purtroppo non c’è più posto per lei.
Ci sarà qualcuno che vorrà venirci incontro? La somma necessaria è piuttosto forte, ma
confidiamo molto nel vostro interesse per questo caso e siamo
certi che anche Anna ritroverà
presto la sua serenità ed il suosorriso. Con molta gratitudine
Paola Tron
Vallecrosia [Imperiai
CASA VALDESE
per la gioventù evangelica
Colonia Marina per le bambine e
bambini dai 6 ai 12 anni.
Turno unico; 1 Luglio-28 Luglio. Direttore: Sig. Edgardo Paschetto. Quota globale L. 23.000 di cui il 10% da
versarsi all’iscrizione, il rimanente
alTarrivo.
Campo cadetti per ragazzi e ragazze
dai 13 ai 16 anni.
Turno unico: 14 Luglio-3 Agosto. Direttore; Past. Marco Ayassot. Quota
globale L. 25.000 di cui il 10% da versarsi aH’iscrizione, il rimanente all’arrivo.
A tutti gli interessati è richiesta sollecita iscrizione entro e non oltre il
20 Giuano, essendo i posti limitati,
versando la quota di iscrizione sul
ocp. N. 4/15506 intestato alla Casa
Valdese di Vallecrosia (Imperia).
Documenti sanitari e corredo : chiedere informazioni dettagliate alla Direzione della Casa Valdese di Vallecrosia (Imperia).
IHIIIMIIIIKIIIIIIUIMIHKIIIIIIIIIIIII
UyA PREDICAZIONE PER IL NOSTRO TEMPO
Predicatore o comunità di testimoni?
La predicazione nelle chiese evangeliche,
così centrale e pur così poco efficace, è stala
al centro dell’inicontro che ha avuto luogo
ad Agape il 23-24-25 aprile, al quale hanno
preso parte circa ottanta persone, provenienti da dieci comunità evangeliche della
Lo-mhardia, del Veneto, del Piemonte e di
Roma.
Il tema è stato introdotto da due brevi
interventi di Franco Ferretti (Verona) e
Franco Giampiocoli (Torino). Il primo, rispondendo alla domanda : « che cosa mi
aspetto dalla predicazione », ha egresso la
sua convinzione ohe questa debba essere la
risposta alle preoccuipazioni e ai problemi
del credente considerato nel suo inserimento
in una data socie,tà. Malgrado lo sforzo di
taluni pastori, quesilo avviene raramente per.
chè il pasìlore si trova di fatto al di fuori
dei problemi della società su cui dovrebbe
portare il giudizio della Parola di Dio. Ferretti ritiene che difficilmente in queste condizioni il pafi'ore possa dare una predicazione autentica ed efficace. Franco Giampiccoli
»Le parole delia predicazione non sono più
quelle del Pastore. Esse prendono il loro
significato dalla vita della Comunità»
iiiiiiiiiiimiimiimimiiiiiiin
nokoivia MaRiisa
di Borgia Verezzi
Il Concistoro della Chiesa Valdese
di Torino comunica che, come di consueto, subito dopo la chiusura dell’anno scolastico inizieranno i turni della
Colonia Marina di Borgio Verezzi, per
ragazzi e ragazze dai 6 ai 12 anni. Rivolgere al più presto le domande a:
Cbneistoro Valdese, Via Pio V, 15, Torino; saranno tempestivamente comunicati agli interessati i documenti
richiesti.
si sofferma su due difficoltà della predicazione attuale: considerando come essenziale
alla predicazione il suo carattere profetico,
ci si rende conto che tale predicazione profetica trova oiggi ostacolo nel timore di sbagliare, di esprimere cioè un giudizio che
non corrisponda effettivamente alla Parola
di Dio; d’altra parte le comunità contribuiscono a mantenere il pastore in uno stato
di isolamento, che gli impedisce di vedere
cliiaramenie quali siano i temi che la predicazione dovrebbe affrontare. E’ ben raro
che i membri di Chiesa chiedano al loro
pastore di annunziare l’Evangelo in rapporto a qualche problema particolare. I pastori
cercano perciò con vari mezzi di otviare all'ostacolo posto da questo isolamento (predicazione preparata in gruppo, o con un col.
lega, o seguendo una tematica che si spera
comprenda le domande che si pone la comunità) ; ma non è ancora una soluzione.
Le discussioni seguite agli studi hanno
portato l’eco delle diverse esperienze, giungendo .abbastanza rapidamente alla constatazione che non si può parlare di predicazione senza prendere in esame la comunità
a cui viene rivolta, ohe è in realtà il luogo
in cui la parola predicata diviene itealimonianza.
Un gruppo di partecipanti ha espresso le
conclusioni del campo nel breve schema che
riportiamo e Che eaprime talune delle preoc.
cupazioni fondamentali emerse dalle discussioni comuni.
«Siamo partiti dalla seguente domanda:
Come la predicazione incide sulle comunità? A noi sembra che le comunità attuali
non siano quelle del Nuovo Testamento. Il
rapporto tra la parola di Dio e le nostre
comunità ci sembra più teorico che reale e
comunque non mollo chiaro.
« Ecco dunque una prima affermazione :
la predicazione dev’essere volta alla formazione di un nuovo tipo di comunità. Nell’at.
lesa la predicazione può tendere alla formazione di gruppi comunitari.
« In secondo luogo diciamo : quando c’è
il gruppo (o la comunità) la predicazione
cambia. I motivi di questo sono :
a) la comunità lavora per una testimonianza nella società in cui vive. Deve dunque compiere una certa analisi di questa
società ;
b) essa deve annunciare in questa società il giudizio di Dio;
c) la comunità si muove nella società
come insieme, e non affidandosi semplicemente all’individualismo dei singoli;
d) la predicazione cambia dal momento
che si rivolge a una comunità di questo tipo.
Essa non può più essere la predicazione di
uno solo, cioè del pastore, s accato dalla
comunità, secondo il modello attuale da noi
riscontrato e che troviamo sbagliato ; le •« pa.
role )) della predicazione non sono più quello del pastore, sono quelle di tutti e prendono il loro significato dalla vita della comunità.
« Ecco perchè diciamo che la predicazione
cambia.
« Siamo però di fronte ad alcune difficoltà:
a) non ci è ancora chiaro il rapporto
che ic’è tra il giudizio della Parola di Dio e
il nostro giudizio umano, che abbiamo attraverso l’analisi razionale della società. Per
esempio: alcuni affermano che la comunità
desume da uno studio « scientifico » la situazione della società e porta su di essa un
giudizio. Per altri il « giudizio » e l’analisi
deffa società s’identificano;
b) non ci è chiaro il rapporto tra il
fatto che la predicazione dev’essere anche
per la comunità una parola esterna e il fatto
che la comunità contribuisce lei stessa a
dare le parole per la predicazione;
c) inoltre dobbiamo esaminare anche il
rapporto tra la predicazione rivolta alla comunità e la predicazione che la comunità
rivolge aU’estemo ».
Ricordiamo che questo incontro è stato
una preparazione al Campo-Incontro del
13-16 agosto dedicato ai problemi del protestantesimo italiano. {Inf/Agape)
Dal 29 giugno il Convitto Maschile Valdese di Torre Pellice
(Torino) accoglie ragazzi dai 7
ai 15 anni per le VACANZE o le
RIPETIZIONI. Snort - passeggiate . piscina coperta - ambiente familiare - rette modeste tutto compreso. - Telefonare al
n. 91.230 o scrivere. Sono aperte
anche le iscrizioni per il prossimo anno scolastico.
4
pag. 4
N. 19 — 13 maggio 1966
Per meglio leggere la Bibbia
E un testo su cui occorre lavorare seriamente, perchè lo Spirito Santo ne
tragga il nostro nutrimento: è forse uno dei modi essenziali di amare Dìo
- la sua Parola! - con tutto il nostro cuore, la nostra mente, la nostra forza
Per quanto, dato il loro livello scientifico, possano interessare relativamente pochi fra i nostri lettori, isegnaliamo due
volumi, apparsi di recente, nella grande
opera curata dall’editore di Neuchâtel: il
commentario all’Antico e al Nuovo Testamento, una collana di nn livello e di
un’entità che nessun commentario biblico
in lingua francese ha finora raggiunto.
Commentari
sull'Antico e il Nuovo
Testamento
Mentre i volumi relativi al Nuovo Testamento apparsi sono già otto —■ e segnaliamo appunto l’8®, in realtà il 1°, ohe il
prof. P. Bonnard ha dedicato all’Evangelo
secondo Matteo —■ finora nella serie veterotestamentaria era apparso solo quello relativo al libro di Giobbe, di S. Terrien;
ed ecco questa serie arricchirsi di un cospicuo volume dedicato a cinque dei dodici
«profeti minori »; E. Jacob (autore di una
Théologie de l’A. T.) analizza Osea,
S. Amaler (a cui si deve un beUissimo
studio su l’A. T. et l’Eglise): Amos, e C.
Keller: Gioele, Abdia e Giona. Un eccellente commentario, che aiuterà molti a leggere e a comprendere meglio questi « piccoli » profeti il cuo messaggio è così grande e così spesso ignorato o disconosciuto.
4: ÿ 4:
Il poderoso volume del prof. Bonnard
sidl’Evangelo secondo Matteo è stato ampiamente presentato da Franco Ronchi sulPultimo numero di « Protestantesimo »
(4-1965). Rifacendosi alFintroduzione del
Bonnard, nota che l’autore del primo (non
in ordine cronologico) evangelo « compone
il suo evangelo in ambiente siriaco, forse
in Antiochia o comunque avendo di mira
le comunità cristiana e giudaica di questa
città, verso P80-90 della nostra era (...).
Composto quindi verso la fine dell’età apostolica il primo evangelo deve la sua esistenza e la sua forma alla ’’dolorosa discussione con il rabbinato ebraico di Siria” che
porterà alla rottura definitiva fra chiesa e
sinagoga: Matteo fa quindi opera di pedagogo e di apologeta fornendo alla comunità cristiana un’opera in greco (...) con
la quale 1) si jKiSBa rispondere alla propaganda giudaica anticristiana e 2) sia chiaro come si può e deve essere ’’discepolo”
di Gesù, in questi anni 80-90, malgrado la
crescente opposizione della sinagoga ebrai
ca e nella prospettiva della conversione dei
pagani (...). Questa ’’giustizia” o ’’dirittura” del cristiano ha però un senso pretta
inente etico e non quello più pregnante del
pensiero paolino, pur non cadendo in un
moralismo da isagrestia perchè vive della
gioia della grazia, del dinamismo del servizio, della reaponsaibilità dell’attesa del
giudizio. Lo scopo del vangelo ha determinato, quindi, anche il suo carattere letterario in cui esigenze didattiche ed esigenze istorico-biografiche si equilibrano per
quanto possibile ».
Abbiamo iniziato su una nota negativa,
quanto al numero di lettori che tali vohi
mi ipossono trovare nelle nostre comunità
ma è una nota falsa, fatalistica. Si molti
plicano, accanto ai monitori e alle moni
trici delle nostre scuole domenicali, i pre
dicatori « laici », i catechisti « laici » e gli
insegnanti di « religione » ( !) nelle scuole
pubbliche. Strumenti come questi, specie
per ciò che riguarda il Nuovo Testamento,
non devono essere riservati ai pastori; sono
strumenti indispensabili perchè nelle nostre comunità si affermi e diffonda la coscienza che la Bibbia non è la raccolta di
perle a cui si attinge per farsi del bene,
spiritualmente, ed eventualmente farne ad
altri, ma è il testo su cui si lavora seriamente perchè lo Spirito del Signore faccia
crescere da questo campo il nutrimento di
tutta la nostra vita; è forse uno dei modi
essenziali di amare Dio (la sua Parola!)
con tutto il nostro cuore, la nostra anima,
la nostra mente, la nostra forza, per esserne
nutriti, formati, per imparare ad amarlo
meglio con tutti noi stessi nel movimento
perenne che dopo averci attratti a Lui nella
fede ci rimanda alla vita, agli altri nella
testimonianza e nel servizio.
JACOB-KELLER-AMSiLER ; Commentaire de l’Ancien Testament. Vol.
XI: Osée, Joël, Amos, Abdias, Jonas. Rii, L. 6.400.
PIERRE BONNARD - Commentaire
du Nouveau Testament. Vol. I:
L’Evangile selon Saint -Matthieu.
Delachaux & Niestlé. NeuchâtelParis 1965, L. 5.000.
Atlanti biblici
iconografici
Un bellissimo volume, riccamente illustrato di fotografie e disegni, quello preparato dal noto archeologo. Secondo l’autore non è « nè un’opera esegetica nè una
raccolta di sermoni », ma si propone di
« rimettere nel suo quadro la trama evangelica ». Ogni capitolo è introdotto da alcuni
111 ^ III ^ III ^ III ■= Ili il; ^ III
iti giorgio tourn
=■ I = Ili ^ Il ^ il -Î II Il Il
«Una delle conseguenze della seconda gueira mondiale è stata la
diminuzione delle tensioni ecclesiastiche. I giovani rientravano dal fronte. Avevano vissuto in contatto con membri di altre denominazioni. I
membri di chiesa avevano scoperto che ogni chiesa ha molto in comune
con altre: stesse forme cultuali, stessa impostazione di vita cristiana.,.».
« La gioventù scende in città e i villaggi si spopolano. Nel 1936 X...
era un villaggio florido e popclato. Nel volgere degli anni si è cosi ridotto
da potersi contare sulle dita della mano le case abitate attualmente... I
campi un tempo coltivati sono ora gerbido ed invasi dalla foresta. Quando i giovani lasciano un paese ed i vecchi muoiono un luogo abitato è
condannato a scomparire. E’ facile immaginare quale può essere la vita
ecclesiastica in tali condizioni; quando sopravvive urla comunità è costituita da donne e vecchi... ».
Queste due citazioni sembrano ricavate dalla relazione annua di
qualche comunità evangelica italiana o potrebbero leegersi su qualche
nostro giornale; sono in realtà dichiarazioni di cristiani africani: la
prima del pastore Odjidja, moderatore della Chiesa presbiteriana del
Ghana, la seconda del segretario delle Chiese presbiteriane del Camerún
occidentale. Aaron Su (1). Il fatto non è senza importanza anche se
stentiamo a prenderne coscienza: siamo entrati in una nuova civiltà
che prende figura mondiale; i problemi tecnici, politici, economici sono
ormai simili dal Sud America al Giappone all’Inghilterra, ma non ci
rendiamo ancora conto che lo stesso sta accadendo, ed è già accaduto,
con i problemi spirituali, con la vita e la testimonianza della chiesa
cristiana. Lo spopolamento del villaggio camerunese determina la morte
della comunità evangelica per mancanza di uomini, e la crisi e le difficoltà della comunità di Ngap sono del tutto identiche a quelle di Redoretto e di Orsara. Il concetto tuttora dominante fra noi, che esistano
chiese organizzate all’anlica con propri problemi e opere missionarie
con problemi diversi, deve essere abbandonato. La formazione dei giovani cristiani nelle scuole ed officine di Victoria (cittadina del Camerún) è del tutto identica a quella dei nostri ragazzi a Pinerolo, Torino,
Roma. Una differenza sussiste certo, noi viviamo in una società cristiana,
in un popolo cristiano (le recenti confermazioni dei catecumeni ce lo
ricordano), mentre i nostri fratelli africani vivono come minoranza fra
pagani. Ma si deve subito notare che le tentazioni cui essi vanno incontro sono tentazioni di chiesa maggioritaria, di prestigio politico, di potere eoe., mentre noi ci avviamo lentamente verso una società pagana di
fatto in cui essere credenti diventa sempre più l’eccezione. Tutto questo
non avrebbe per caso una qualche incidenza nella nostra evangelizzazione, nel nostro modo di vivere? Guardare al mondo come a, casa propria, è cosa nuova.
(1) Mandai sana frontière, nella nuova serie missionaria ileireclitore ginevrino
Labor et Fides (1965, p. 206, L. 2.000).
PROBLEMI RELI6I0SI
in edizione tascabiie
versetti degli eivangeii che porgono J1
destro a spiegazioni geoigrafiche, storiche,
culturali, reliigiose, pjli da illumiinare i vari
elementi dei testi; tavole cronologiche e
sinotticjhe completano l’opera. Un uomo,
che è uno scienziato e un credente, e ohe
ha trascorso quasi qnarant’anui nei paesi
biblici, è una guida preziosa per ogni lettore degli evangeli «he voglia immergersi
nella loro atmosfera. Un bel dono.
11 domenicano fiammingo, della Scuola
Biblica di Gerusalemme, è autore di un
monumentale Atlante biblico che, dall’originale olandese, è stato tradotto e diffuso in
molte lingue. Nelle nostre comunità, alcuni
conoscono la riduzione, in francese, di questo strumento fondamentale di studio e di
lettura dèi testi biblici.
Grande è stato quindi il piacere di veder apparire, presso l’editore Massimo,
una bella edizione italiana di quest’opera,
e grande è la gratitudine per questo servizio che indichiamo a pastori, catechisti,
monitori e a tutti coloro che cercano nella
Bibbia non massime morali o gemme di
pietà religiosa, ma l’incarnata storia di Dio
con gli uomini dell’antico e del nuovo
Patto.
L’edizione è molto curata: alcune centinaia di fotografie, tutte nitidissime, molte
splendide oltre che singolari (ma è peccato
che occorra andare a cercare le didascalie
i:i fine di volume) ; parecchie belle cartine,
tavole cronologiche, numerosi disegni nel
testo, un buon indice analitico, ne fanno
uno strumento piacevole e maneggevole. Il
testo, in questa edizione « minore », è
contenuto in relativamente poche diecine
di pagine, ma permane assai ricco, stimolante, vivo com’è sia della conoscenza diretta dei luoghi, da parte dell’autore, sia
della sua ricerca di studioso e di credente.
Cosi egli presenta la sua opera : « Per fedeltà al suo principio di obiettività, l’autore si è astenuto da professioni di fede o da
commentari parenei ici. Da molti anni curvo sui libri della B bbla, egli è pervenuto
al convincimento che nella meravigliosa
storia d’Israele, come in quella di Gesù e
dei suoi primi te timoni, il dito di Dio
diviene quasi tangibile. Ma, piuttosto che
darne la sua personale testimonianza, preferisce guidare i lettori a una tale conclusione- Ci auguriamo che questo libretlo li
aiuti a penetrare da soli nella Bibbia-.. ».
Consigliamo caldarrente quest’opera, a
nostra conoscenza oggi la più completa fra
quelle a portata di lotti, e siamo lieti di
rilevare come la vicinanza al testo biblico,
al mondo biblico è in diretta proporzione
con la vera dimensione ecumenica (non vogliamo con questo che sia possibile ecumenismo solo in archeologia!), poiché là
è l’humiis della fede per qui e ora.
Piccoli rilievi critici; è peccato dover
andare a cercare le didascalie delle fotografie in fine di volume; v’è un netto squilibrio fra le pagine relative alla storia
d’Israele e quelle relative all’epoca neotestamentaria, ohe sono pochissime: lo squilibrio ci pare troppo forte anche considerando che quest’ultima può presumersi (?)
maggiormente nota ; infine, il prezzo : non
è certo alto, per il valore del volume,
anzi, ma ne limiterà pur sempre un poco
la diffusione, ed è peccato : un’edizione in
brossura, accanto a quella solidamente rilegata, avrebbe forse in parte ovviato a
questa difficoltà. Piccoli nèi, che non turbano il profondo piacere di aver fra le
mani e a disposizione del pubblico questo
bel volume. a r
A. PARROT : Terre du Christ - Archéologie. histoire. géographie.
Delachaux & Niestlé, L. 4.200.
LUC H. GROLLENBERG - Atlante
biblico ner tutti. Massimo, Milano
1965, p. 266, L. 3.000.
Fra gli ultimi volumi usciti nella interessante e piacevole Piccola Biblioteca Einaudi,
desideriamo segnalarne in particolare tré.
Anzitutto, l’attesa ristampa della breve
opera del Bainton, La Riforma protestante, a
cura di Delio Cantimori, nella traduzione di
Francesco Lo Bue. Questo volumetto — che
ha avuto fortuna in Italia ed è andato presto esaurito nella prima edizione — è stato
parecchio conosciuto e diffuso fra noi; eppure, appena esaurito, si era avvertita la sua
mancanza come quella di un « genere di
consumo » normale per le nostre comunità;
poiché invero non avevamo nella nostra lingua altro testo da porre in mano a catecumeni, a simpatizzanti, a tutti coloro che nelle
nostre comunità e attorno ad esse desideravano una conoscenza un po’ meno superficiale — o meno discreta — di che cos’è stata
la Riforma del XVI secolo.
La Riforma, fatto
essenzialmente reiigioso
ROLAND H. BAINTON - La Riforma
protestante. Einaudi, Torino 1966,
p. 264, L. 1.000.
L’autore è uno dei maggiori storici americani viventi e dei migliori studiosi di storia
del cristianesimo; se Einaudi ha curato l’edizione italiana della sua ampia monografia
su Lutero (tradotta da Aldo Comba, e pubblicata di recente in seconda edizione),
il Mulino ha pubblicato in un volume, La
lotta per la libertà religiosa, una serie di saggi dedicata a figure definite non-conformiste
nell’ambito lato del protestantesimo: il Bain.
ton condivide infatti con un altro dei grandi
storici protestanti contemporanei, E.-G. Léonard (di cui è uscito alcuni mesi or sono il
III voi. di una monumentale Histoire generale du protestantisnie),, un interesse spiccato
per le figure e correnti collaterali rispetto
alle grandi linee luterane e calviniste; forse
relativizzando talvolta anche troppo le frontiere fra riforma e umanesimo da un lato,
fra riforma e ’illuminati’ dall’altro; sta qui
il limite e l’interesse di quest’impostazione
storiografica. Si ricordi ancora, edita da Sansoni, una monografia del B. suH’Ochino.
« La severità dell’impegno religioso del
Bainton, teologo e storico, professore e organizzatore di opere d’assistenza, paziente
’ricercatore’ alla tedesca per archivi e biblioteche e insieme parlatore e scrittore incisivo
e vivace — scrive il Cantimori nella sua
cordiale prefazione — è quella che gli permette di trattare questa storia sulla base di
un’informazione e. preparazione_.. scientifica
impareggiàbile, e insieme con estrema limpidezza e con una evidenza quasi elementare
di linguaggio ». « ...si tratta di un’opera sulla Riforma intesa come quel fatto iondamentalmente religioso che realmente fu : appassionatamente e profondamente, essenzialmen.
te religioso, non culturale, non politico, non
economico, non sociale e via dicendo : benche naturalmente tutti questi altri elementi
siano presenti, in maniera diversa, nei vari
momenti e nelle varie situazioni di quella
storia, e benché il Bainton ne tenga conto
nel complesso della sua esposizione e ne tratti anche a parte nei capitoli finali ».
Uno storico riformato avrebbe posto diversamente gli accenti, e divergerebbe da certi
giudizi e sulla stessa impostazione di fondo;
ma questa piccola opera resta preziosa per il
pubblico italiano, tanto più perchè unica; e
auguriamo che questa nuova edizione incontri
in esso un favore anche superiore a quello
con cui è stata accolta la prima.
Apologia del connubio
Chiesa-Nazione in itaiia
ARTURO CARLO JEMOLO - Chiesa
e Stato in Italia. Dalla unificazione
a Giovanni XXIII. Einaudi, Torino
1965, p. 348, L. 1.500.
Il secondo dei volumi che segnaliamo è la
riduzione, aggiornata, della monografìa ormai
classica che A. C. Jcmolo ha dedicato a Chiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni
(di cui lo stesso editore Einaudi ha ripubblicato recentemente, aggiornata, anche l’edizione maggiore, nella Biblioteca di cultura
storica). Dall’affermarsi e dissolversi del mito
giobertiano del papato liberale e nazionale,
un secolo fa e oltre, al nuovo corso
iiiimiiiiiuiiiiiiiiiiriiiniim i
FRA LE RIVISTE
A
AA
“ Protestantesimo,,
Sull’ultimo numero (4/1965) di a Protestantesimo », tutta una serie di contributi di
notevole interesse.
La creazione nel Nuovo Testamento^ di
Oscar Cullmann. « C’è stato un tempo in cui
i teologi cristiani hanno voluto costruire una
teologia basata su un entusiasmo per la natura, svincolalo da ogni teologia bìblica. In
reazione a questa posizione e per timore dì
cadere in una teologia ’naturale’ sì è voluto
in seguilo escludere dalla teologia tutto il
mondo della creazione. Oggi rinteresse cosmi,
co si è risvegliato, ma naturalmente il pericolo di allontanarsi dalla base bìblica è di
nuovo presente (e il C. accenna in particolare alla posizione di Teilbard de Chardin).
Per questo ci siamo sforzati di attenerci stret.
tamente alla visuale neotestamentaria ».
Presupposti storico-dottrinali per ¡‘attuale
discussione sull'Antico Testamento in campo
protestante, di J. Alberto Soggin. « L’A. T.,
per tanti anni rimasto silenzioso o frainteso,
comincia nuovamente a parlare alla Chiesa
di Gesù Cristo ».
Alcuni studi critici :
Fine del colonialismo e jnissioni. di Roberto Coìsson. (c Non ci sono più missioni,
ma la missione contìnua ».
Albert Schweitzer: 1875-1965, di Bruno
Corsani. « Oggigiorno, per lo specialista di
Cristianesimo primitivo non c’è altra via di
accesso che conduca alla sua realtà storica
se non quella che passa per le scoperte dì
A. Schweitzer ».
Paul Tillich: 1886-1965^ di Franco Ronchi. (( Tillich è l'unico teologo protestante
moderno di rilievo che abbia ’osato' scrivere
una ’Teologia sistematica' c che si sìa appro.
fondilo in estetica, sociologia, filosofia, psicologìa iu modo tale da ottenere il rispetto e
l’attenzione degli ’specialisti’ di questi campi ».
Seguono ben 24 recensioni, alcune delle
quali sono veri studi crìtici, ad es. sulla
Formgeschichte, su commentari recenti, sull’intervento del Cullmann nella discussione
bultmanniana, sul significato odierno della
Riforma, sulla pietà russa, sulla libertà religiosa, e su numerose opere esegetico-storicoteologiche.
neo, lo storico e giurista segue con conoscenza approfondita e con intima partecipazione,
ora impaziente verso assurdi irrigidimenti,
ora caldo di speranze, le alterne vicende dei
rapporti fra Chiesa e Stato in Italia : cc Un
secolo : la passione di tre, forse di quattro
generazioni; raffermarsi e il dissolverai delle tavole del liberalismo; rinattesa realizzazione di uno Stato guelfo a cento anni dal
crollo delle speranze neoguelfe : breve momento, piccola vicenda nella eterna storia dei
rapporti fra umano e divino ».
Questa storia, nella sua edizione minore
come in quella maggiore, è un testo che non
potrà ormai essere ignorato da alcuno che
voglia far ricerca di storico, pur modesto, in
questo campo e in questo periodo. Tuttavia
è evidente a ogni lettore protestante che,
malgrado le non infrequenti rimbeccate buscate dallo studioso liberale da parte ufficiosa cattolica (e pensiamo in modo particolare
a (( L’Osservatore Romano »), la sua impostazione è apologeticamente cattolica (seriamente apologetica, del resto; e la sua contrapposizione fra cattolici cons-ervalori e liberali, oggi diremmo progressisti, riprova
che questi ultimi sono i più genuinament(?,
saldamente cattolici, fiduciosamente sicuri dì
sè e del loro avvenire) — il che gli può difficilmente essere rimproverato; ma — e questo invece presta il fianco a critica — dimostra a più riprese queirincompetenza teologica, anche per ciò che concerne le posizioni
cattoliche!, che così spesso dobbiamo lamentare, pure ad alto livello culturale, nel n«'stro paese. E questo rischia fra l’altro di
rendere, in un lasso di tempo non troppo lui go, non più veri molti giudizi abbastaiu-a
perentori sul vincolo indissolubile Ira la n stra Nazione e la Chiesa romana (si paria
sempre di Chiesa, ma non c’è un accenno d
movimento evangelico), indipendentemeu .e
da certe calorose e più o meno storiche slia ite di mano in Vaticano e al Quirinale. Nè
ci commuove la mistica poetica della pagina
finale: « Sul fresco cielo di giugno, appena
lavato dalla pioggia, ti ergi chiara davai-ii
ai miei occhi, cupola di S. Pietro. Non c'è
linea che più riesca attraverso j sensi a giungermi al cuore, di quella che ti circoscrivo,
e che pare realizzare l’antica aspirazione (Ir-,
l’uomo, il ponte gettato fra lui e il cielo. E
sei a un tempo il gesto d’offerta dell’uon.o
proteso verso Dio e il simbolo del riparo, di i.
l’ovile che non ha limiti nella sua capaci à
di accogliere, che nessuno respingerà, e ci-e
tutti potrà riparare dalla collera di Dio e
dalle tentazioni del maligno...». Sarebbe d'N
ficile esprimere con pari intensità e in ì
brevi frasi l’humus religioso cattolico, la ; n
teologia naturale, il suo potenziale e pasì‘?ralé~ sincretismo.
Eppure, proprio nella sua carica stimo!;.
te, talvolta irritante, quest’opera è viva: è
uno strumento insostituibile per chi vuole
anche fra noi vedere nella sua prospettiva ■
rica il presente della nostra Nazione, e i
vocazione odierna del protestantesimo italie.; ••
L’idea monoteista
e l’Iddio vivente
RAFFAELE PETTAZZONi - L’essere
supremo nelle religioni primitiv,>
(l’onniscenza di Dio). Einaudi, Tei
no 196S, p. 166, L. 900.
E infine, di tipo assai diverso, un’altra teressante riduzione di un’opera capitale
fatto di storia dtlle religioni: L’essere sup-:mo nelle religioni primitive (L ^onniscier
di Dio) di Raffaele. Pettazzoni. Basandosi a
un informazione e una documentazione la f‘ii
ampiezza risulta anche ¿á. lettore più ignan.
e contrastando le teorie (V altri studiosi, i
quali vogliono ricondurre IVjea antichissima
di un essere supremo a un n^noteismo primordiale, il Pettazzoni vuole di^^iostrare come nelle forme religiose più areiche, più
che di monoteismo si deve parlare\|i com*scenza di un essere supremo, dotato di onnipotenza e di onniscienza; ma questa s^ssa
concezione è estremamente diversificata, a s»,.
conda dello stadio di civiltà dei vari popoli:
nomadi, pastori, cacciatori, agricoltori, dallo
grandi culture come quella ittita, greca, cinese a quelle delle popolazioni primitive del1 Africa, dell’America, dell’Oceania; non di
rado vi è sdoppiamento fra la divinità che
incarna 1 onniscienza e quella che rappresenta l’onnipotenza; il monoteismo, come
problema filosofico, si pone solo nel XV111
secolo, in pieno razionalismo illuministico.
Fra i testi citati, quelli biblici, proprio malgrado certi paralleli singolari con altri testi
religiosi, si confermano dinanzi a noi — alla
penetrazione umile e appassionata della fede
— nella loro originalità rivelatrice.
Agli ampi capitoli sulla morfologia, sullo
sviluppo storico-culturale e sull’iconografia
(con numerose tavole f. t.) segue — e sono
per noi le pagine più interessanti — un’appendice su « La formazione del mototeismo ».
Vi leggiamo, fra l’altro, queste affermazioni :
« Il monoteismo è dunque posteriore al politeismo. Ma non ne deriva per evoluzione, come voleva la teoria evoluzionistica. Il monoteismo non si forma per evoluzione, ma per
rivoluzione. L avvento di una religione monoteislica è sempre connesso con una rivoluzione religiosa. La formazione del monoteismo non appartiene al pensiero speculativo, bensì alla vita religiosa, a una pienezza
di vita rcligìo.sa che solo poche volte si è realizzata nel corso della .storia umana, e ogni
volta per un concorso eccezionale di circostanze favorevoli (...). Se l'idea monoteistica
è così profondamente radicata nella nostra
coscienza moderna e nella nostra civiltà, ciò
è dovuto non tanto al progresso del pensiero
filosofico quanto alla propagazione della religione cristiana ». L’incontro con il Dio vivente, che è la fede biblica, dà una risonanza particolare a queste che possono anche
essere le serie e oneste parole di un agno
Lector
/
5
13 maggio 1966 — N. 19
pag. 5
DIECIMILA LEGHE A FIOR DEI MARI
Missionarí valdesi
nel maH del Sud
In pieno Pacifico, al servizio delio Chiesa evangelica polinesiana sorta dairopera centenaria della Società delle Missioni evangeliche di Parigi
Cari
Papeete, 25 avril 1966
eccoci a voi per darvi alcune notizie del
nostro viaggio e delle nostre prime impressioni di Tahiti, della Chiesa, del nostro lavoro.
Poco più di un mese fa abbiamo lasciato
la casetta in riva al lago di Ginevra che ci
aveva ospitati per buona parte delle nostre
vacanze e dalle cui finestre potevamo, vede
re le onde del Temano ehe si venivano
infrangere contro di essa. Attraversata la
Svizzera, a Basilea abbiamo raggiunto il gran,
de Reno, eon gli innumerevoli battelli incrociantisi nei due sensi, talvolta carichi fino
alTinveroslmile, con le loro bandiere multicolori, col bucato steso sul cordami e magari
qualche bimbo che giocava lungo il ponte,
attaccalo ad una briglia per evitare che si
buttasse in acqua. Tutto questo sullo sfondo
delle ampie curve del fiume, snodantisi ora
lungo zone pianeggianti ora tra rocce quasi
a picco, che lasciavano lungo la riva appena
10 spazio necessario per certe casette bianco-brune un po' fatte tutte in serie e per
la strada ferrata. Poi pioggia e nebbia mentre cambiavamo treno ad Utrecht e percorrevamo Tultirao tratto in territorio olandese,
giungendo a sera tarda a Rotterdam, dove per
fortuna ci aspettava un buon letto e dove
abbiamo deposto con gioia le nostre numerose valige nelTatrio dell’albergo, sotto gli
ocelli educatamente divertiti dei camerieri.
11 mattino dopo, uno sguardo alla città in
cui numerosi quartieri, specie intorno al por.
to, sono modernissimi a causa dei micidiali
bombardamenti dell’ultima guerra, quindi ci
siamo diretti al porto dove ci attendeva una
bella c grande nave candida : la ■■ Flavia »,
che con le suo oltre 18.000 tonn. è tra le più
grandi navi passeggeri a percorrere le rotte
deH'Aiisi calia. La cosa è rassicurante dati i
molti E'iorni di mare aperto che ci stanno
dina ai!. Alle quattro del pomeriggio — è il
17 marzo — la nave, che batte bandiera italiana. si stacca dal molo, salutata da una
folla di ti nordici » inaspettatamente espansivi.
Qualche ora dopo siamo già nel Mar del
Nord, diretti a Bremerhaven, dove sostiamo
per imliarcare alcune centinaia di passeggeri,
mentre fuori piove c fa un freddo tale che
ce ne .stiamo rintanati alTinterno. Il 19-20
marzo siamo già a Southampton; la Manica,
di buon umore, non ci ha scossi brutalmente.
Altra ondala di britanni che invade la nave,
poi la.sciaino anche quest’ultimo lembo di
Eurojja, salutando d ff Queen Elizabeth » ancorato li vicino, e finche si profilerà .all’orizzonte l'isola di Curagao, non avreme più occasione di mettere piede a terra.
UN ATLANTICO AGITATO...
Passiamo al largo dell’isols di San Miguel,
nelle Azzurre, mentre alcioni delfini giocherellano attorno alla nave e ci permettono di
ammirare i loro movimenti aggraziati. Il mare si la agitato, e sebbene il capitano decida
opportunamente d* mutare leggermente di
rotta, presto la nave fa le montagne russe
e... i ponti si spopolano, così come le sale da
pranzo Spesso si fanno tutte le scale di un
piano ad ritmo molto simile a quello dei
film di Charlol. Per fortuna nè il nostro appetito il no.stro buon umore sono toccati
da lUesto brusco cambiamento del mare. A
£jwesto punto ci siamo già ben inoltrati nelrAtlantico ed abbiamo fatto amicizia con
buona parte del personale della nave, che
seml)ia essere assai soddisfaitto dì poter parlare italiano almeno con qualcuno, in mezzo
a questa massa di tedeschi, olandesi, fiamminghi ed inglesi, compresi tra le ben 17 nazionalità rappresentate a bordo. Uno dei camerieri, di Molletta, a cui ho spiegato del
mio meglio cosa sia un pastore, mi saluta
ogni mattina « buon giorno pastore bello »;
quanto ai marinai fanno del loro meglio per
rendersi utili ed hanno una grande pazienza
coi bambini nostri e degli altri. Si pensi che
su circa 1.500 passeggeri ci sono ben 350
bambini, un vero record. L’ambiente non è
forse dei più riposanti, ma comunque molto
simpatico. Abbiamo fatto amicizia con un
gruppo di belgi che parlano francese e che
ci ¿piacerà di lasciare al nostro arrivo a Papeete. Quante speranze, quanti piani si viinno costruendo su questa nave dove i più
viaggiano in cerca di miglior fortuna. Non è
sempre facile intavolare una conve■'sa/ione
che tocchi problemi di fondo, ma con alcuni
questo è possibile, anche se si tratta di cattolici difficilmente capaci di comprendere il
nostro modo di pensare, e viceversa.
Dopo dieci giorni trascorsi senza grandi
avvenimenti, rotti soltanto daUa vista della
pinna di qualche grosso pescecane o da quella di gruppi di delfini — ne abbiamo contati fino a trenta insieme — o di qualche capodoglio, penetriamo nel Mar delle Antille,
passando tra la Guadalupa e la Martinica, che
rimangono però molto lontane, ben al dì fuori della portata di qualsiasi binoccolo. Giungiamo quindi finalmente in vista di Curagao
che, insieme alle isole di Aruba, Saba, St. Eustatius, St. Martin, Bonaire, forma le Antille
Olandesi. Penetriamo nel porto di Willemstadt — che è situato nel cuore dell’isola,
quasi a formare un lago interno — attraverso uno stretto canale al quale sì accede soltanto tramite lo spostamento di un ponte
girevole. Vecchi forti, ora trasformati in fari
o alberghi, dominano ancora l’entrata del canale colle occhiaie vuote da cui un tempo i
cannoni potevano tuonare prendendo d’infilata l’incauto bastimento che si fosse troppo
avvicinato. Siamo un po’ delusi perchè la
nave si fermerà soltanto cinque ore, giusto
il tempo per visitare di corsa questo interessante pugno di terra lungo trentotto miglia e largo al massimo sette. Ce ne andiamo
lungo il porto, dove si allineano i battelli del
caratteristico mercato galleggiante, carichi di
mercanzie di tutti i generi, per lo più frutta
e verdura, ma anche pesce e qualche grossa
tartaruga che appesa per una zampa, aspetta
più o meno pazientemente un compratore.
Tutti i battelli leeanò la bandiera venezuelana, che a soli quaranta chilometri a sud
si trova questo Stato sud-americano -e di là
giungono molti dei rifornimenti alimentari.
Le case sono per lo più in stile coloniale
olandese, ovvero spagnolesco, almeno quelle
più antiche e caratteristiche. Infatti una larga zona della città è assai moderna; non va
dimenticato che Curacao ed Aruba possiedono la seconda raffineria di petrolio in ordine
di importanza nel mondo. Ma gli antichi
quartieri con le case che hanno ancora conosciuto i trafficanti di schiavi ed hanno visto sfilare fino al 1863 quei malcapitati, sono i più caratteristici, talora fatti di tante
casette disposte a gradini lungo un pendio.
La popolazione dell’isola è a larga maggioranza cattolica, circa l’80 per cento dei suoi
129.000 abitanti è di obbedienza romana, e
lo si vede anche dalle scuole religiose di tutti
gli ordini e gradi che pullulano dappertutto,
tanto che si ha Timpressìone che l’insegnamento sia in pratica affidato ad istituzioni
religiose. Strano questo territorio olandese a
maggioranza cattolica, retaggio della sua antica appartenenza alla Spagna, prima di passare all’Olanda, agli inglesi durante le guerre
napoleoniche, ed infine di nuovo all’Olanda
a partire dal 1816. Dal 1954 le Antille Olan.
desi sono autonome, pur rimanendo parte inlegrante dei Paesi Bassi ed essendo legate ad
essi per quel che concerne gli affari esteri,
la difesa, Tistruzione e l’organizzazione sociale ed economica.
Si dice che non meno di 45 nazionalità
differenti siano rappresentate fra gli abitanti,
ed effettivamente la mescolanza di razze e di
lingue è tale da tagliare alla base qualsiasi
pregiudìzio razziale c da rendere gli antillesi
degli abilissimi poliglotti. La lingua ufficiale o meglio le lingue ufficiali sono l’olandese
ed il papiamento, un dialetto fatto di un miscuglio di spagnolo, olandese, portoghese e...
altro ancora.
La vegetazione di quest’isola è assai scarsa,
costituita soprattutto di cacti, aloe e di arbusti chiamati divi-divi che producono dei
baccelli utilizzati dai conciai e dai tintori
NOVITÀ
CLAUDIANA
Oswald Chambers
Venga il tuo Regno
Meditazioni giornaliere - Traduzione di Eva Vingiano
(« My utmost for His Highest » - « Tout, pour qu’Il regne »)
Finalmente pubblicata in italiano l’opera più nota del grande predicatore inglese:
uno dei libri di Meditazione più diffusi e più popolari (21 edizioni in lingua inglese,
traduzioni in una dozzina di lingue e in Braille).
E’ un libro diverso dagli altri del genere: è un vivo appello ad un servizio cristiano che impegni tutta la vita, un invito ad una accettazione senza riserve della
volontà divina manifestata in Cristo Gesù.
Un messaggio profondamente spirituale che è stato di grande edificazione pei
generazioni di credenti.
Un volume di 370 pagine in 8", copertina lucida a 2 colori L. 1.400.
e tra i quali si aggirano deliziose caprette semiselvatiche che i nostri due piccoli non han.
no mancato di ammirare. Ma intanto la
« Flavia » ha riempito i suoi capaci serbatoi
di un numero astronomico di litri di combustibile e presto giunge il momento di dirigerci nuovamente verso l’alto mare, mentre
il ponte Regina Emma si richiude alle nostre spalle, in attesa dì un nuovo bastimento
in cerca di qualche ora di calma.
IL CANALE DI PANAMA
Un giorno e mezzo dopo siamo a Cristobai
e, appena il semaforo ci indica via libera, ci
dirigiamo verso le prime chiuse che ci permetteranno di intraprendre il viaggio entusiasmante lungo le 50 miglia del Canale di
Panama e che in circa otto ore ci condurranno a Balboa, donde ci affacceremo sul Pacifico. Il caldo è formidabile e si capisce facilmente che, al momento delFapertura del
Canale, quando ancora la zona era allo stato
naturale, le malattie fossero frequentissime
tra quanti si trovavano immersi in questo
clima caldo ed umidissimo. Adesso la mano
dell’uomo ha fatto meraviglie, lasciando soltanto la vegetazione lussureggiante che, col
suo verde intenso, riposa un po’ i nostri occhi
abbagliati da tanta luce. Attraverso ire sbarramenti successivi la nostra nave si innalza
insensibilmente di ben trenta metri, mentre
un’altra sta scendendo verso TAtlanlico, ap
pena separata da noi da una robustissima
parete dì cemento : siamo al posto di Gatun.
superato il quale stanno dinanzi a noi le 21
miglia del lago omonimo e poi altre undici
da percorrere lungo un canale tagliate attraverso la roccia della catena montagnosa che
attraversa l’istmo. Si pensi al lavoro Ciri ip'co
necessario per asportare terra e roccia su miglia e miglia, talvolta anche per una profondità di cento metri e per una larghezza di
circa altrettanto: del resto si sta già provvedendo ad allargare questa parte del Canale
che è la più stretta. Come si sa, la zona del
Canale è affidata all’amministrazione degli
Stati Uniti, secondo accordi stipulati con la
Repubblica di Panama.
Verso sera giungiamo in vista delle due
serie di chiuse di Pedro Miguel e di Miraflores : i « muli », le caratteristiche locomotive a cremagliera che tirano le navi lungo
le pareti delle chiuse, ci prendono nuovamente a rimorchio, mentre le diverse « porte » si
aprono e chiudono volta a volta. Si pensi che
ognuno dei loro immensi battenti pesa, a
seconda dei casi, da 390 a 730 tonnellate,
eppure basta, per farle muovere, un motore
elettrico di soli 25 cv. Questo si spiega col
fatto che ogni battente è costruito in modo
da essere a chiusura stagna e, in tal modo,
praticamente galleggia nell’acqua, senza contare che il meccanismo che gli permette di
girare sui cardini è studiato in modo assai
accurato, onde mantenere i battenti sempre
in perfetto equilibrio. L’ultima chiusa si è
aperta e siamo ormai liberi di continuare il
nostro viaggio non senza pensare che, per
permettere alla nostra nave ed a quelle che
hanno percorso il Canale nello stesso tempo,
di passare da una costa all’altra, sono stati
necessari ben 200.000.000 di litri d’acqua
riversatisi nelle varie chiuse : l’equivalente
del fabbisogno idrico giornaliero di una città di 500.000 abitanti. Ma ormai cominciamo ad essere impazienti di giungere alla meta, anche se ci vuole ancora una buona decina di giorni.
DI NUOVO ALL’EQUATORE
All’atto di passare l’Equatore, un nuovo
certificato di battesimo di Re Nettuno, dopo
quelli ricevuti nel corso dei viaggi africani:
poi, lasciando alla nostra destra le isole Marchesi, ci addentriamo nelTarcipelngo delle
Tuamotou (anche qui senza avvistare nessuno di quegli atolli).
Abbiamo trascorso sulla nave il giorno di
Pasqua e abbiamo per fortuna potuto prender parte ad un culto celebrato in inglese,
sentendoci uniti a voi tutti, anche se, a causa del notevolissimo cambiamento di orario
dovuto al nostro interminabile spostamento
lungo la carta geografica, finivamo col non
essere più ben sicuri se foste ancora ben
svegli o già un, po’ sonnacchiosi.
La fraterna accoglienza
degli evangelici tahitiani
I nostri amici taHtiani non hanno atteso
di vederci sulla passerella della nave per darci il benvenuto, e l’ij^^rile, con bella tempestività, abbiamo rieiyuto a bordo un cablogramma indirizzatoci dal Presidente di
quella Chiesa Evangelica, pastore Raapoto,
in cui si diceva lieto di saperci in acque
polinesiane e di potérci accogliere a Papeete
tra poche ore. Alle sedici del 12 aprile scorso, esattamente 27 giorni dopo la partenza
da Rotterdam, la « Flavia » varcava la « passe », il passaggio naturale formatosi nella
barriera di coralli, che consente Tcr.trata del
porto di Papeete, mentre un panciuto Breguet
dell’aviazione militare atterrava sul vicino
modernissimo aeroporto di Faa, costruito interamente sulla laguna. Man mano che ci
avvicinavamo avevamo cercato di riconoscere alcuni punti di Papeete, già visti in fotografia, ed ho avuto la soddisfazione di riconoscere subito il campanile del tempio in cui
avrei esercitato ’e mie modeste doti oratorie.
A nostr.i insaputa molti sguardi seguivano
dalle alture di Herman e di Moria, sedi della
Scuola Pastorale e del Centro di Rieducazione Giovanile, ravvicinarsi della nave, e tutti
i colleghi missionari, nonché molti pastori
tahitiani e il mio futuro Consiglio di Chiesa
al completo, si sono ammassati (è il caso di
dirlo) lungo il molo per accoglierei.
Appena messo piede a terra abbiamo ricevuto l’abbraccio di tutti i presenti insieme al
dono di una collana di conchiglie che ci veniva successivamente messa al collo in segno
di benvenuto. Avreste dovuto vedere le facce raggianti di bimbi ehe guardavano tutte
quelle collane variopinte ammucchiarsi attorno al collo loro e dei loro genitori. A conti
fatti tra tutti e quattro ne abbiamo ricevuto
un centinaio.
Subito dopo ci siamo recati a Betbel (cosi
si chiama il tempio e la comunità di lingua
francese della Chiesa Evangelica), dove ha
avuto luogo un l'reve culto di rendimento di
grazie e dove ho potuto dire Ir. nostra gioia
di essere arrivati in questa terra e il nostro
desiderio di renderci utili. Mentre uno dei
pastori tahitiani rivolgeva alcune parole di
circostanza, i bimbi, per nulla impressionati
della serietà del luogo c del momento, facevano l’inventario delle loro corone, certo
meditando sui cambi che avrebbero potuto
fare l’uno con le corone dell’altro.
Siamo ormai quasi installati nella nostra
nuova casa, che solo una strada separa dal
tempio e siamo riconoscenti di aver potuto
finalmente riaprire certe casse e bauli che
sono giunti qui si potrebbe dire direttamente
dall’Africa. Siamo a cinque minuti dal porto
e spesso la ciminiera di qualche nave fa da
sfondo alla nostra strada.
Le autorità della Chiesa hanno .-aggiamente deciso che, pur lavorando a pieno ritmo
sin dora, non assuma l’intera responsabilità
della comunità di Betbel prima del mese di
settembre. Il che mi permetterà, se non sorge alcuna difficoltà imprevista, non soltanto
di prender contatto in modo razionale, con le
numerosissime attività settimanali della comunità, ma anche e soprattutto di rendermi
conto della vita del paes-e e della Chiesa nel
suo insieme e di imparare un po’ la lingua.
Infatti, se è vero che terrò i culti in francese, è altresì vero che in tutte le altre comunità la lingua usata è il tahitiano e che
tutte le sedute importanti, come ad esempio
quelle del Comitato Permanente (un po’ la
nostra Tavola) si tengono in lingua locale.
Circa la quale lingua locale una cosa è chiara : per lo più si scrive in un modo e si
legge in un altro e, a causa delle frequenti
elisioni, si finisce con l’aver l’impressione di
ascoltare un linguaggio cifrato. Il fatto è che
le lettere c, d, g, k, q, s, che non esistono
nella lingua tahitiana, si leggono tutte t,
mentre U b diventa p e l’I, r. Sicché una parola come Ekalesia, Chiesa, va letta effettivamente Etaretia. Perché non si sia ancora
giunti a scrìverla anche cosi, dopo tanto tempo, sfugge affa mia mente ottusa. Comunque
non vedo l’ora che tutto questo diventi per
me un modo di pensare anziché un compitare piuttosto faticoso. Intanto comincio ad
imparare alcune parole di ordine sparso e a
dire « iaorana » (leggi iorana) : Buongiorno,
in modo quasi perfetto, col solo risultato di
sentirmi rivolgere una valanga di gentili frasi in tahitiano che mi affretto ad arrestare.
Abbiamo già potuto visitare la Scuola Pastorale ed il Centro di Rieducazione Giovanile di Moria, facendo nello stesso tempo
conoscenza coi nostri colleghi franco-svizzeri.
Ha queste due località sì gode una vista stupenda sulla baia di Papeete e sulla vicina
isola di Moorea. Lassù per la prima volta abbiamo sentito il rombo profondo del mare
che si infrange contro la barriera corallifera,
come in un smisurato sospiro.
Qui in città è impossibile ascoltarlo, dato
che il rumore e talvolta il fracasso di tutte
le città di questo mondo copre ogni altra
cosa. Le nostre finestre danno su di un giar
dino popolato di banani, di due palme da eoe
co, di pompeimi, alberi del pane e molti ar
busti verdi; siamo riconoscenti che i bimbi
possano stare all’aperto senza rischiare di
farsi Investire. La circolazione è intensissima
e caotica con nugoli di « vespe » ed altre
motorette che vi guizzano davanti quando
meno ve l’aspettate, e gli incidenti sono assai frequenti e spesso gravi
La Chiesa nel suo insieme dà l’impressione
di avere una certa solidità spirituale e (cosa
che non guasta) finanziaria, anche se i pericoli di un protestantesimo di massa sono lungi dall’essere assenti qui. Siamo molto riconoscenti dell’atmosfera serena e distesa che
abbiamo trovato e dell’affetto con cui siamo
stati accolti e con cui ci si preoccupa di farci sentire parte integrante della Chiesa. Il
mio Consiglio di Chiesa, da quel poco che
ho già potuto vedere, potrebbe senz’altro essre d’esempio per molti nostri concistori. E
lo dico più rallegrandomi per quel che ho
potuto constatare che come una critica rivolta a chicchessia. Tutti i membri sono pienamente responsabili non solo delle decisioni
che si prendono nella comunità ma anche
del lavoro che essa compie. Che si ratti della
Scuola Domenicale, della liturgia durante il
culto, della tenuta dei conti, di vari lavori
di segreteria, di innumerevoli questioni pratiche, di riunioni settimanali di meditazione
e di preghiera, della raccolta e detla vendita
di Bibbie e di libri religiosi e di molte altre
questioni ancora, uno o l’altro dei membri del
Concistoro sono attivamente presenti p spe.sso
sono in grado di as.sumere funzioni direttive.
E’ raro che il pastore vada a visitare i malati
dell’ospedale o delle cliniche cittadine senza
che uno o più anziani lo accompagnino o gli
diano informazioni utili su queste o quel
malato. Nè si pensi che Papeete sia poi tanto
piccola da eliminare il problema tempo e distanza, nè che lutti abitino esattamente in
centro. La realtà è che si tratta di credenti
veramente disposti a pagare di persona e che,
pur non essendo affatto perfetti, permettono
tuttavia al pastore di concentrarsi un po’ sull’essenziale. Cosa che del resto è assolutamen.
te necessaria in una situazione come quella
di Bethel, in cui il pastore non potrebbe
in qualsiasi caso arrivare a far tutto. D’altra
parte mi affretto a dire che auguro un lungo
ed efficace servizio ai membri attuali del Con.
eistoro, perchè non so se se ne potrebbero
ritrovare di simili su due piedi...
A partire dal 5 maggio prossimo e fin
verso il 20 prenderò parte, in alcune delle
Isole Sottovento, al giro per la Colletta del
Maggio. Si tratta della colletta annuale che
fornisce alla Chiesa i mezzi per compiere il
suo lavoro. Il pastore Raapoto ha voluto che
cogliessi quest’occasione per incontrare alcuni dei pastori o delle comunità delle isole.
'Vi parrà strano, ma qui a Tahiti si parla
delle « isole » come se si fosse su di un continente. Mia moglie e i bambini mi raggiungeranno a metà del giro, dato che desidero
che abbiano anche loro l’opportunità di avere
un contatto con questi nostri fratelli; d’altra
parte gli spostamenti non sono sempre agevoli
e sarebbe per loro troppo faticoso di seguirmi
dappertutto. Ben inteso vi terrò informati di
questa nostra prossima esperienza interessante.
Per intanto inviamo a parenti ed amici un
saluto affettuoso, senza dimenticare le comunità o le organizzazioni missionarie che
sappiamo ci seguono in preghiera. Grazie a
quanti ci hanno scritto parole di incoraggiamento; un particolare pensiero fraterno per
la Sig.na Spelta, Teco del cui lavoro in Polinesia è lungi dali’esser spento, c i cui saluti non ho mancato di trasmettere a quanti
la ricordano. C’è a Moria un maestro di cui
adesso mi sfugge il nome, che ''embra ricordare assai bene la disciplina più > he ferma
che la Sig.na Spelta manteneva tra i suoi
alunni, ma che non per questo ha un ricordo
meno bello del periodo passato a scuola, al ■
contrario. Mi ha detto con fare convinto:
« i tahitiani bisogna trattarli duranmente se
si vuol farne qualche cosa ». Potete immaginare che, coi tempi che corrono, non mi avventurerò troppo decisamente su questa strada (anche perchè spero di non averne bisogno!). Non è escluso tuttavia che una certa
qual fermezza sia assai utile nella cara d'anime.
Vi ricordiamo il i ostro indirizzo e che, se
non sempre potremo rispondere a lutti in
modo un po’ più personale che eon questa
« circolare » che speriamo possa apparire abbastanza spesso sul settimanale, saremo per
contro sempre assai riconoscenti a chi ci seri,
vera, lenendoci al corrente degli avvenimenti
italiani. E, naturalmente, le più belle notizie
saranno quelle che ci parleranno di una Chiesa Valdese e di un protestantesimo italiano
all’altezza della situazione (e non di situazioni pietose come quella verificatasi in occasione della cosiddetta visita ecumenica Ramsey-Montini...).
Parahi oé. Arrivederci! Rimaniamo uniti
nel comune servizio. Sono certo ehe vi rallegrate con noi per questi inizi che sembrano promettenti.
Giovanni, Clairette, Marina
e Daniele Conte
Eglise évangélique. Presbytère de Béthel,
P.O. Box 113, Papeete (Tahiti - Polinesia
francese). “ -
6
pag. 6
N. 19 — 13 maggio 1966
UNA LETTERA APERTA IN REDAZIONE
Sì, Cristo è stato crocltìsso
'’anche”
nel Vietnam
ITALIANI
ALLO SPECCHIO
Vorrei potermi fermare, e con non poco
sollievo, su questa frase di Roberto Jouvenal
(cfr. <c Eco-Luce » 14-4-’66): « Che la guerra americana nel Vietnam sia una sporca
guerra senza giustificazione ideologica e morale, siamo tutti d’accordo! », ma non posso
perchè Jouvenal (e se sbaglio non chiedo di
meglio che dì essere corretto) entra — nel
corso- dell’articolo « Cristo crocifisso nel Vietnam? » — in contraddizione con se stesso,
smentendo in via teologica, e sono cose che
purtroppo succedono, il giudizio esatto e incisivo circa la feroce ingerenza statunitense
nel Paese asiatico.
Jouvenal parla di una situazione d¡ equivoco nella Chiesa Valdese causata da prese
di posizione politiche, volutamente testificate
dall’Evangelo, di diversi membri — un gruppo forse esiguo ma significativo — di questa Chiesa. E’ bene dire subito, e con forza:
non è vero che una parte della Chiesa Valdese identifichi (e in sede teologica il verbo
identificare comporta sempre significati impegnativi e allarmanti) Cristo con « questa o
quella situazione politica e sociale ». E’ una
accusa che viene rivolta a chi propugna una
chiesa vocazionale in opposizione ad una
chiesa istituzionale. E’ una accusa a chi cerca di mettere in pratica queste parole di
Gesù : « In verità vi dico che in quanto l’avete fatto ad uno di questi miei minimi fratelli, l’avete fatto a me » (Mt. 25: 40). Chi
vuole intervenire in veste di cristiano neUe
vicende politiche, e non semplicemente come
militante e simpatizzante di un dato partito,
ha capito due cose: a) che l’Evangelo è assolutameute diverso da qualsiasi partito politico e organizzazione creata dall’uomo; b) l’o.
pera di Dio non può essere ristretta in un
determinato problema contingente. Cristo,
pur essendo « storia » — e dì qui le concretezza edificante della fede — si pone oltre
la storia e costituisce l’Obiettivo, l’Omega
(senza scomodare Teilhard de Chardin) verse
il quale, compiendo la volontà di Dìo, dobbiamo far convergere la storia, gratificati dal
fatto che questo Omega ci viene incontro.
Se vi è un equivoco nella Chiesa Valdese
è dato dal fatto che essa è lenta e incerta
circa prese di posizione vissute, a costo deUa
corda che strozzò Bonhoeffer, dalla Chiesa
confessante, la quale non si limitò a una
miope e celestiale « testimonianza di perdono e di pietà », ma i cui membri seppero non
disgiungere il pulpito — e senza tema dì
contraddirmi dico : la sacra autonomia del
pulpito — da riunioni e azioni con uomini
d’altre fedi in opposizione eroica al nazismo.
La Chiesa confessante ha certo annunziato la
misericordia di Dio, ma l’ha annunziata nel
fatto di essere, come chiesa, una componente deUa Resistenza Europea al nazismo.
Liberare i nostri frateUi dalle sofferenze, e
impedire ad altri nostri fratelli di nuocere,
significa assistere al compimento dcUa misericordia di Dio, la quale per noi uomini assume sempre fisionomia fattiva e conformazione storica. Se le diverse decine di pastori
caduti sotto le S.S. si fossero fatti ammazzare
solo per sostenere posizioni teologiche, la
loro morte non varrebbe un soldo. Essi sono
morti perchè Cristo ci chiama fuori daUe
chiese, anche politicamente. Credo di poter
dire che la fine del nazismo è stata, anche,
un atto di misericordia di Dio per Hitler.
Se non sapessi di Jouvenal, sarei tentato
di pensare ch’egli faccia distinzione fra
« mondo sacro » e « mondo profano ». Antica opposizione che non ci meravigliamo di
trovare anche nei meglio intenzionati. Jouvenal tributa larghi consensi al « manifestino che porta quattordici firme » perchè lo ri
tiene, sebbene di ispirazione evangelica, « formalmente » solo politico per il motivo che
non vi ricorre il nome di Dio e del Suo Figliuolo; mentre dissente, pur condividendone il contenuto politico, da queUo a firma :
« Gruppo dì giovani evangelici », nel quale
— grave scandalo! — si accomuna alla politica, anzi ai denutriti e martirizzati vietnamiti, il nome di Dio e di Cristo. Ancora una
volta la Chiesa è una cosa e la politica un’altra; dove la Chiesa — e so che Jouvenal
non la pensa cosi — è lo spioncino del rifugio atomico attraverso il quale i fortunati
ospiti vedono, con partecipazione poco cristiana, cadere la carne dalle ossa degli atomizzati.
Quando — non tenendo conto della Incarnazione — si opera una distinzione fra
« sacro » e « profano », il mondo, cioè il profano, diventa un solo brodo indipendentemente dalle forze che vi agiscono, siano perseguitati o persecutori. Scrive Jouvenal:
« Infatti politicamente, vedo più ingiustizia
nella guerra americana che nella guerra del
V’ietcong »,. Non ci siamo!, anche se l’Autore
ricorda più avanti (e sottoscriviamo) « che
la lotta dei Viet è paragonabile a quelli che
erano i nostri moti carbonari », rimane il
fatto — ed è qui che Jouvenal si contraddice — che anche i Vietcong hanno un po’
di colpa. Finalmente Jouvenal dice ciò che,
mi pare, voleva dire sin daUe prime righe:
« Cristo, se proprio si vuol saperlo e si vuol
dirlo, è crocifisso sia dagli americani che dai
vietnamiti del Nord, del Sud e dal Vietcong ». Ecco la bestia dell’Apocalisse, ecco
Mammona, ecco Erode in abiti verginali sullo stesso piano dei « Beati voi poveri », dei
« perseguitati per cagion di giustizia ». Ecco
il brodo di cui parlavo. Cari giovani amici
che avete redatto il secondo volantino e che
Jouvenal ritiene pure voi responsabili deUa
morte di Cristo per aver dimostrato la vostra solidarietà cristiana a chi geme sotto
l’oppressore : se volete dare dei giudizi politici non dite a nessuno che siete cristiani!...
Rivendichiamo come cristiani un autonomo contributo politico, un libero consenso
politico a certe forze e partiti : non per vocazione temporale e nemmeno per strumentalizzare Cristo, che è assai di più che « un
modello e un simbolo di virtù civile e politica », ma può insegnarci ad essere uomini
nel senso più ampio, quindi anche civile e
politico.
Ecco perchè Jouvenal mette, alla fine, sull’identico piano perseguitati e persecutori :
egli sostiene che « tutti gli uomini sono
ugualmente perduti e colpevoli di fronte a
Dio », e vorrei aggiungere che non vi può
essere rapporto con Dio al di fuori di questa convinzione; ma servirsi di questo validissimo « punto di vista teologico », confondendo le buone intenzioni con le cattive non
è giusto, non è cristiano. Vi è nel mondo
una gerarchia di colpe. Vi sono colpe che
generano altre colpe. Con Jouvenal sosteniamo con consolazione che il giudizio di Dio,
dopo la croce, è « misericordia e perdono »;
ma stiamo bene attenti : nessuno può farsi
beffa di Dio, Dio perdona i peccati a condizione che l’uomo creda in Lui tramite Gesù
Cristo o, pur senza confessare Cristo, agisca
nel senso di Cristo. Chi martirizza il prossimo, i suoi peccati non gli saranno rimessi
se non desisterà dai suoi propositi criminosi.
A Jouvenal non piace la frase: «Cristo
crocifisso nel Vietnam ». A me piace anche
se so che a tutti gli effetti per il mondo Cristo è stato crocifisso una sola volta e che è
risorto una sola volta. A Jouvenal non piace
che la guerra nel Vietnam, più precisamente, gli americani nel Vietnam siano condan
LA VILTÀ'
mascherata
da equanimità
Non vi è nulla di più equivoco, dal punto di vista morale, della viltà mascherata
ds oggettività, giustizia o equanimità. Temendo che ci si possa accusare di « prendere
partito », di schierarci per una parte contro l’altra, abbiamo preso l’abitudine, anzi ci
siamo fatti addirittura una regola e un principio, ogni volta che denunciamo un aggressore che fa parte del cosidetto <c mondo libero », di diifamare come aggressive anche le sue vittime. Ci comportiamo, cioè, in ultima istanza, come se nel mondo ci
dovesse essere sempre e necessariamente un equilibrio di ignominie opposte — ipotesi
evidentemente assurda, che, nella situazione attuale, dovrebbe significare che le bombe al napalm vietnamite uccidono un numero di donne e di bambini americani pari
a quello deUe donne e dei bambini vietnamiti uccisi da bombe al napalm americane.
Ma questa ipotesi non è soltanto assurda e sciocca, è anche profondamente ipocrita —
e questa ipocrisia, che rischia di diventare epidemica nei movimenti pacifisti, finirà
per corrompere definitivamente il nostro carattere. Ecco perchè dobbiamo figgerci bene
in mente che quando mettiamo le vittime sullo stesso piano dei carnefici, lungi dal
dare prova di « obbiettività », prendiamo, proprio cosi facendo, partito, e prendiamo
posizione contro le vittime; e che non potremmo fare agli aggressori un regalo più
gradilo di questo.
GUnther Anders
Pubblicato nel novembre 1965 sulla rivista t(. Dos Gewissen y> di Monaco e rip^^'
tato da « Gioventù evangelica » {aprile 1966), traduzione di Remao Solmi.
Come non riconoscere la penetranza di questa requisitoria? Tuttavia, i nosti'
amici elle con ogni probabilità vedono anche in noi tracce di questa epidemia di corno
da viltà, avvertono che se, di fronte alla volontà di potenza americana, riteniamo di
non poter trascurare la volontà di potenza cinese (anche se oggi è quantitativamente
Ttieno forte)_^ non abbiamo mai avuto peli sulla lingua nel dire, deplorando manifesta’
zioni antilibertarie d oltrecortina, quanto un atteggiamento maccarthista, adenaueriano etc, etc. è corresponsabile della frattura del mondo in due blocchi, che stritolano
i vasi di coccio? E’ per questo che non ci sentiamo, in coscienza, dei ''vili equanimi”,
pur riconoscendo che ce ne sono, non pochi, anche nella Chiesa. red.
Prevedevamo che l'articolo di R.
Jouvenal avrebbe suscitato reazioni e ci eravamo dichiarati disposti
a pubblicarle, a condizione che si ponessero al suo stesso livello di problematica. Ecco una seria lettera di
un lettore genovese, di cui apprezziamo molto il tono e il contenuto; manteniamo tuttavia la validità delVintervento del nostro corredattore, che in
fondo avvertiva: Cristo non può diventare un fregio sulle nostre bandiere, a rischio di ricostituire una sottile forma di neo-costantinianesimo e
soprattutto di svuotare Gesù Cristo
della sua vera realtà storica, proprio
mentre d si sforza di calarlo nella
nostra storia. Il discorso continua.
Intanto, "Gioventù evangelica”, che
aveva in marzo dedicato un numero
speciale alle "vocazioni pastorali”, dedica ora interamente il n.^ di maggio
al dramma vietnamita. Si tratta essenzialmente di documenti americani di
opposizione alla politica della Casa
Bianca, inquadrati da un ampio disegno storico, curato da Franco Giampiccoli e Sandro Sarti, che nell’editoriale chiariscono di aver voluto in tal
modo fornire informazioni complementari a quelle che la nostra scampa italiana "benpensante” ci presenta
da anni con serafica unilateralità.
Sottolineiamo questo carattere complementare, e invitiamo con insistenza molti genitori e nonni a leggere
queste pagine: comprenderanno meglio Vatteggiamento di parecchi figli,
e molti adulti e anziani nelle nostre
comunità considereranno in modo più
cordiale e rispettoso, magari mantenendo ben fermo il loro dissenso, Vatteggiamento di tanti nostri giovani;
ai quali peraltro ricordiamo fraternamente che a nostro avviso nessuna
causa umana può identificarsi con
VEvangelo, esserne sacralizzata: non
esiste una "politica cristiana” indiscutibile, non si può mai benedire un
mitra; accontentiamoci di un giudizio
politico, coscienti di quanto rimanga
discutibile, e sarà forse il modo migliore di testimoniare della giustizia
di Dio.
red.
nati in nome dell’Evi ngelo. Ora : se l’Evangelo è giustizia, mentre la guerra americana
nel Vietnam è un’imprésa criminale e perciò non può essere giustizia ed è quindi in
plateale contraddizione con l’Evangelo, non
vedo perche non possa essere condannata in
nome deU’Evangelo, tanto più che l’Evangelo non è un « affare privato ». Simbolicamente Cristo ri-muore (e non vi è altare cattolico presso di me) di ve gli uomini insultano Dio nella persona del prossimo, e sempre simbolicamente (e ’a sensibilità umana
non può fare a meno d 1 discorso analogico)
ritorna a ri-sorgere dove gli uomini dimostrano fattivamente di amare il prossimo come Dio ha amato loro.
Non si può confondere Cristo con a il tempo », come dice Jouvenal, ma bisogna imparare a vedere Cristo agire nel tempo, che è
storia, a costo di commettere, a nostra volta,
gli errori che furono di Lutero e di Calvino
circa la guerra dei contadini e Serveto. Solo
in questo senso, e a nostro rischio, assumendoci ogni responsabilità di fronte a Dìo, a
rischio di bruciare neildmmondezzaio della
geenna, possiamo sperare, non solo di vivere
la misericordia di Dìo, ma di estenderla, per
fede, come discepoli di Cristo, al prossimo.
La misericordia dì Dio non è semnlicemente
una buona parolina, una psicoterapia, ma
tutto ciò che vale per Luomo.
L’incontro con Dìo si compie nella storia
— senza chiamare in causa Hegel che finiva
per confondere la purezza dell’Idea con l’autoritarismo prussiano. Non si tratta di confondere Cristo, quindi Dio, con la storia, ma
di vedere nella storia quelle azioni umane
i cui risultati possono o no essere graditi a
Dio. La Parola di Dio e il Suo Santo Spirito,
operando in noi, procede ad una scelta di
valori storici insegnandoci a distinguere, servendoci pure dei mezzi ideologici di questo
mondo (e fra questi il marxismo), fra ciò che
è valido o no agli effetti del Suo Regno.
Quindi non immanenza di Dio, ma presenza
della Sua grazia che ci spinge ad agire positivamente nonostante il peso vergognoso dei
nostri peccati. Credo che questo mìo discorso possa denunciare la infondatezza di questa
frase di Jouvenal: «La lotta per ìl progresso non è più santa della lotta per il privilegio, la lotta per la libertà non è meno peccaminosa della lotta per la difesa dell’autoritarismo ». E’ come se Cristo fosse ancora
da venire, come se il mondo fosse alla mercè
di se stesso, come se la grazia di Dio non
esistesse, come se le mani di un seviziatore
fossero eome quelle di un chirurgo.
Noi uomini (certamente, Prof. Jouvenal)
dobbiamo essere consci della nostra amara
finitezza e che « il fatto di vivere è già peccato ». Tuttavia, e vorrei affermarlo con calore, non è vero che il tempo sia solo peccato : sul tempo si esercita la Signoria di
Cristo e di qui discende la speranza cristiana e l’autorizzazione ad agire politicamente,
senza zimarre d’altri colori, come cristiani.
Non si tratta di spezzare una lancia in favore dell’immanentismo, del sincretismo o di
altre diavolerie partorite dagli uomini per
fuggire all’ira di Dìo, neppure si tratta di
o inchinarsi con Sua Grazia Anglicana nelle
grotte vaticane », o di anteporre il comunismo al cristianesimo, o di generare « ibridismi cristo-marxisti »; ma si vuole invece
agire evangelicamente tenendo conto che non
siamo chiusi in un monastero, ma viviamo
soffriamo e gioiamo nel mondo, e siamo influenzati dalla fenomenica che ci circonda,
che a nostra volta determiniamo.
Mario Gardella
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
— Sì che lo amo. Dio non ha fatto niente
di male. Perchè non dovrei amarlo? Ci ha
salvati.
—■ Da che cosa?
— Mah... (Una pausa). Ci salva, cioè ci
fa star bene. Ci dà tutto. (Parole che potrebbero celare una profonda filosofia della
vita, ed invece rivelano uno -spaventoso vuoto della ragione, deirintellìgenza, un desiderio di spicciarsi a concludere 1’« affare »
con Dio in un nulla di fatto, con una
stretta di mano fiacca, e buona notte. Davvero, Tavventura con Dio è stata per costoro un « incontrarsi e dirsi addio... »).
Hs * *
Più ragionatori, più provvisti di dialettica, i meridionali sono anche più accaniti.
Sì, veramente, mi sembrano «di avercela»,
dì esser piuttosto « contro ». Parlano delle
cose della fede con uno strano seni&o di rammarico, con un po’ di rancore, quasi con
accento di impetuosa rivalila. Questo Dio di
cui si vuol loro parlare è un importuno,
dopo tutto. Dìo non è il loro amico. La
realtà dì Dio non facilita la loro visione del
mondo; la fede non è pe2* essi un aiuto: è
un inciampo. Sono tempi nuovi, i nostri, e
non si ragiona più come una volta. E di
questo si debbono rendere conto tulli. Se ne
renda conto anche l’intervistatore. Se ne
renda conto anche Dio. diamine!
Oggi, molte illusioni sono scomparse;
molte ipocrisie sono state denunciate. li
contatto con una realtà sanguigna, implacabile, le letture, il cinematografo, le questioni del sesso, le discussioni politiche hanno
preso per sè tutta la disponibilità del lavoratore. Dopo la giornata di lavoro, c’è come
un ridimensionamento del tempo libero del
lavoratore. E Dio, la fede, la salvezza, sono
divenuti solo più dei vecchi temi di discussione, delle predicazioni astratte, delle
conferenze barbose: e sono generalmente
scartati.
^
Ma la più stupefacente soripresa l’ho avuta quando l’intervistatore, passando al concreto, ha chiesto ai suoi intervistati -che cosa
essi pensassero della chiesa (romana), dei
suoi servitori (i sacerdoti), del suo capo (il
pontefice romano), delle sue assemblee ecumeniche (il Concilio).
Le risposte — non del tutto inattese, dato
quel che già era stato detto, quasi un preludio -tematico della sinfonia che di lì a poco
sarebbe esplosa — non si sono fatte troppo
aspettare.
— Che co-s’è la Chiesa per voi?
— E’ uno Stato.
— Che Stato?
— Uno Stato ricco...
— E il papa ?
— Il papa fa molti viaggi...
—■ Che ne dite, voi?
— Giovanni XXIII era buono. Ma anche
questo papa è buono.
—• E i preti?
— I preti fanno il loro lavoro. Poverini,
ce ne sono alcuni che non hanno di che
vivere; ma altri...
— Altri cosa?...
E via di seguito su questo tono.
— E il Concilio, ohe ve ne sembra?
— E’ stato una gran bella cosa. Cosi la
Chiesa si metterà al passo. Si farà più moderna.
— Per il resto?
— Non cambierà gran che.
Il dialogo è triste, tanto triste. Noi non
ci troviamo per un caso maledetto in mezzo a un popolo di 52 milioni di abitanti
che per secoli è stato chiamato un popolo
cristiano; che per bocca d¡ uno dei suoi figli più eminenti, di cui proprio quest’anno
si celebra il centenario della nascita, si è
classificato « perchè non possiamo non dirci
cristiani »; un popolo, insomma, che pochi
anni or sono era ancora chiamato « un popolo di santi », con quel che segue; che la
polemica cattolico-romana contro le sparute
scliiere protestanti ha chiamato « nella sua
totalità religioso e cattolico »; quando già,
per bocca di un Igino Giordani, era solito
assistere alla Messa nella proporzione del
15 per cento soltanto; quando già un degno
sacerdote romano poteva scrivere che la bestemmia contro a Dio e contro a Cristo (non
parliamo di quelle orribili contro la madre
di Gesù) è in un certo qual modo un’espressione della fede del bestemmiatore...
(Juesto popolo: lo stesso popolo che scendeva per le vie delle città italiane ai tempi
di Savonarola e di Giulio II! E risale dal
profondo in me il vecchio dubbio : ma è
verainenitc ateo un popolo che della religione cristiana ha soltanto afferrato quel che
gli hanno fatto vedere durante secoli di
splendide esteriorità, di astuti raggiri politici, di colossali gesuiticherie, di egoismi
spinti al parosslmo, e —■ sopra tutto ciò —
di silenzi colpevoli intorno alla vera essenza della religione, dell’Evangelo di Gesù
Cristo?
Gli italiani, come tali, sono veramente
colpevoli di essere atei, increduli, bestemmiatori?
E le risposte degli intervistati alla televisione non nascondono forse, dietro quellrbaltule che non hanno neppure più il pregio
di essere originali, perchè esse sono, ovvero delle rifritture di una polemica politicheggiante qualsiasi, ovvero l’eco involontaria di quanto è loro stato fatto vedere (i!
papa in India, il papa in Palestina, il papa
alle Nazioni Unite) —■ non nascondono forse
il concreto bisogno di quello che, in buon
linguaggio evangelico si chiama ravvedimento, conversione, nuova nascita, vitn
nuova-, e che concerne semplicemente il
cuore dell’uomo, di ogni uomo toccato dalla grazia di Dio?
Gli intervistati sembrano dire:
— Povera chiesa, tanto ricca, tanto sontuosa, eppur tanto povera! Povero papa,
tanto occupato a parlar di pace, e tante impotente a procurarla! Povero Concilio, tanto importante eppure tanto messo da parte
e tanto dimenticato, fin dal giorno successivo alla sua chiusura, dagli uomini subito
presi dall’avventura spaziale, dalla guerra
del Vietnam, o semplicemente dalla lotta
per il pane di ogni giorno...
Si, veramente, in questo modo ha ragione quell’operaio rumano che risponde:
— Dio? E chi ci pensa più, oggi? E’ Ini
che deve pensare a noi.
Oppure :
— Ma sii, certo, Dio c’è Non lo vedete,
che c’è?
¥ ^
No, lo confesso umilmente. Mi per.Jonino
(s mi comprendano) i lettori. Dopo questa
intervista, in tutte cptesle risposte, che Din
ci sia, io proprio non lo vedo.
Apò tès ItaRas, marzo 1966.
Teodoro Balma
Un^opera giovanile tii K, Barih
Uno dei primi manltesti
del rinnovamento
teologico contemporaneo
KARL BARTH: Parole de Dieu et
parole humaìne. Les Bergers et le.s
Mages, Paris 1966, p. 284, L. 3.000.
La prima conferenza contenuta in questo
libro è stata pronunciata nel 1916, giusto
mezzo secolo fa. La traduzione francese,
esaurita da molti anni, data dal 1933. Ed
ecco, riscoprendo queste pagine, tante novità leoloigiiche di oggi si rivelano antiche
e tante lotte antiche conservano un’incredibile carattere di novità. 1 pensieri creatori
rivelano nella loro genesi, nel modo migliore, la loro essenza, la loro aspirazione,
la loro musica più alta e la loro esuberante vigoria. Chi non ha frequentato il « giovane Barth » non sa ancora da quale semente critica sono spuntati gli alberi, talvolta fin tropipo maestosi e sistematici, della maturità. Ma chi l’ha frequentato, non
dimenticherà mai la gioiosa saggezza di
questa critica radicale, l’amore intelligente di cui raggia questo rinnovato radicamento nel realismo e nell’escatologia biblici, nel teocentrismo e nella ribollente
sobrietà della Riforma.
Queste otto conferenze, sparse fra il 1916
e il 1923, sono capitali per la conoscenza
del teologo, che non ha sprezzato anzi ammirato le grandi tradizioni spirituali, intellettuali e sociali del XIX secolo, e che,
avendole ammirate, ha dovuto dir loro il no
della trascendenza di Dio in faccia agli
ideali della coscienza religiosa. Ma tale rifinto non diviene mai altera sicurezza ortodossa. Dobbiamo parlare di Dio, e non lo
possiamo. La sua Parola è il compito necessario qpianto impossibile della teo'Iogia.
Il metodo dialettico, migliore di quello dogmatico o critico, rimane un punto di vista
deH’nomo su Dio, senza giungere al punto
di vista di Dio sull’uomo, che è l’orizzonte sempre additato, mai raggiunto dalla teologia in marcia. « La vera, la sola perfetta
teologia sistematica, Dio se l’è riservata ».
Il linguaggio del giovane Barth è al tem
po stesso predicatorio e riflesso. Esorta e
spiega. Vi affiora incessantemente un’umanità perspicace e attiva, ohe eomprende senza condannare e sceglie senza lergiversareII professore non dimentica il pastore e il
pastore non. nasconde l’uomo puro e semplice, con il suo brio, la sua cultura, il
suo rigore e il suo calore.
« Parole de Dieu et parole humaine » fu
la prima traduzione con cui Pierre Maury
rivelò Karl Barth al pubblico di lingua
francese. La riedizione di questo grande
testo classico colma un vuoto nelle fonti
della teologia barthiana e soprattutto permette di cogliere di nuovo la lotta sostenuta alle sue origini per l’ascolto della
Parola di Dio per quaggiù, e oltre il
mondo. André Dumas
Così il prof. André Dumas presenta la
riedizione di quest’opera che vediamo con
gioia rimessa alla portata dei lettori odierni. Ci proponiamo di presentarla in modo
più ampio, e circostanziato ; per ora
aggiungiamo solo l’indicazione dei titoli
delle otto ampie conferenze contenute in
questa antologia: La giustizia di Dio - lì
nuovo mondo della Bibbia - Il cristiano
nella società ■ Interrogativi biblici - Distretta e promessa della predicazione cristiana - Il problema dell’etica, oggi - La
Parola di Dio, compito della teologia - La
dottrina riformata, la sua essenza e il suo
compito.
imimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimmiiiitiiiiiiiiiiim
-ff Sul problema : come coesisteranno le due
grandi forze vietnamite, i buddisti e i comunisti? un settimanale vietnamita ha ricevuto questa risposta : « Buddha è nato 563
anni prima di Cristo, il Vietcong non ha che
20 anni ».
7
13 maggio 1966 — N. 19
pag. 7
Echi delle feste di canto ERNESTO BUONAIUTI
TOHBE PEUICE
Oltre 150 coristi appartenenti a 5 corali
della Valpellice hanno dato vita la domenica S maggio, a Torre Pellice, alla loro
jesta di canto annua. La gioia e la soddisfazione per i buoni risultali conseguiti sono
state espresse, ai! termine, sia dal pubblico,
più numeroso del solito, a Torre Pellice,
sia dal Pastore Aime, presidente della Commissione Can'o Sacro, sia dai coristi stessi,
riuniti per un gradito ristoro nel .sempre
accogliente salone del Convitto.
Invero le note positive sono state varie e
rallegranti; esse ci hanno in parte consola
ti dell’unica nota triste: l’assenza della co
rale di Bobbio, che non ha potuto funzio
mire per difetto di « materiale umano »
specie nel campo maschile. Le esigenze (in
distutibili) del lavoro e dei suoi orari priva
l’uomo della libertà di crearsi diversivi di
vario genere e incontri coi suoi simili nel
l’ambiente da lui preferito. Peccato! A que
sto punto sconfortante quadro che lascereb
be presagire un fatale declino di tutte le
corali e della loro preziosa attività, in tut
te le corali e della loro preziosa attività, in
tutte le comunità, si contrappongono l’im
pegno e l’entusiasmo dei... superstiti.
Mai come quest’anno, (pur in un succe
dersi di buone, esecuzioni, anche negli anni
più recenti.J si era levato un coro tale di
approvazione per il livello raggiunto in pri
mo luogo dai canti collettivi (aumentati
quest’anno di un altro inno italiano); tant*<
vero che la prova d’insieme nell’aula si
nodale si è limitata all’esecuzione di ogni
inno ano dopo l’altro, senza nuli ripetere
neanche una strofa. Si trattava degli inni
italiani: 93- 331 - 343 e « Dal tronco seco
lare » (< ontenuto nel libretto Corali e Can
ticij, e del 35 e 107 della raccolta in lingua
francese, l canti collettivi furono diretti con
autorità del Pastore Aime, inerjyica'osi sull’eccellente podio allestito proprio per l’occasione (e per il futuro) dalla corale di
Torre Pellice. Ma anche nei canti delle singole corali si ebbero motivi di soddisfazione; nessuna corale ha rinunziato a preparare il cantico, il semplice inno di chiesa,
per far bella figura con un coro; anzi qual
cuno ha anche sostituito il coro con un secondo inno; molto bene.
Ciò indica che si capisce ormai come il
fine delle corali sia non la decorazione del
culto ma la spinta al canto colle'tivo degli
inni, anche nei culti non solenni, possibilmente. Inoltre si è giunti all’idea che ognuno fa bene a scegliere pezzi adat i alle proprie caiiacilà ed al proprio gusto; questo è
anche buon segno di giudiziosità e di impegno pratico. Nella scelta dei cori v’è stata
una varietà davvero interessante: un inno
delTinimrio (corale di Bora; oltre aH’inno
francese 180); un corale tedesco, « Alleluia » di Helder, (corale di .dngrogna; inno « salmo 6 »); un altro corale, più elaborato, di Dessler, (corale di Vil'ar; inno
154); un coro all’antica di ottima fattura ed
esecuzione « Resurrezione », di Otto (Corale di S. Giovanni; inno 82); una complainte
religiosa valdese « Vision du Golgotha », di
stile arcaico, rispettato dall’armonizzazione
a 4 voci (corale di Torre Pellice; inno 365).
Alla festa parteciparono, sotto la direzione del M° F^-ruccio Rivoir, le « trombe »,
complesso raccolto da varie comunità; furono eseguiti a'cuni brani del repertorio luterano e del nostro innario; si no'a un progresso nella maggior dolcezza del suono e
nel più attento rigore ritmico ; c’è ancora da
lare da parte dei singoli per acquistare l’effettiva padronanza del proprio strumento
specie nell’intonazione. Il Presidente .dime
nel ringraziare il complesso di ottoni fa
voti per un prossimo festival di fanfare anche qui da noi.
Durante il rinfresco c’è stata per ì direttori ed anche per i coristi stessi l’opportunità di scambiarsi progetti, giudizi, elogi.
Tali incontri dovrebbero essere più frequenti o più lunghi; ci si potrebbe arricchire in
conoscenze musicali oltre a conoscersi meglio come amici e fratelli.
L’allegrezza di oggi, che ha annegato ogni
sia pur minimo pretesto di agonismo o rivalità, ci conforta per il futuro, sia tecnicamente che spiritualmente; il nostro voto di
oggi è particolarmente questo: che l’assenza della corale di Bobbio sia so’o momentanea e che Tanno prossimo rivediamo e risentiamo fra noi i fratelli di quella comunità.
vox
MASSEL
Domenica 24 aprile alle 14,30, erano convenuti nel Tempio di Massello le Corali di
Villaseoca, Perrero e Prali, eoi bambini
delle Scuole Domenicali delle comunità ora
menzionaie e con quelli di Massello e Rodo,
retto per la festa di canto, obe da alcuni
anni celebrano insieme, in una chiesa della
valle. Doipo una mezz’ora consacrata ad un
rapido ripasso dei canti d’insieme iperohè le
varie parti, che solo allora s’incontravano
potessero affiatarsi, la manifestazione aveva
inizio, davanti ad un buon pubblico, con
parole di caldo benvenuto da parte del pastore G. Tourn, merolre la sig.ra L. Rivoira,
a nome della Commissione del Canto sacro
rivolgeva un fraterno saluto ed un fervido
augurio. Era quindi il succedersi dei canti
delle corali, alternati a quelli delle scuole
domenicali, sotto la guida dei rispe'.tivi direttori menitre i canti d’insieme venivano
diretti dalla Sig.ra L. Rivoira coadiuvata
dalla Sig.ra M. L. Davite. Con un breve
messaggio del Pastore L. Rivoira, alcune
parole conclusive del pastore locale ed il
Te Deum cantalo da tutta l’assemblea, terminava questa feSta molto apprezzala da!
presenti per l’impegno dimostrato dai coralisti e dai bambini, nella preparazione degli
inni e per la loro esecuzione accurata e precisa, grazie aH’onera perseverante dei loro
direttori. Siamo veramente lieti di poterci
rallegrare con tui’.ti coloro che hanno intensamente lavorato, perchè il canto s a amato
ed apprezzato in seno alle nostre comunità
possa essere un mezzo efficace di edificazione, di consacrazione e di testimonianza alla
lode del Signore.
All’uiscita del Tempio, sul sagrato, ancora un canino della corale dii Prali mentre !a
comunità di Ma'ssello offre ai suoi ospiti un
gradito rinfresco. Il tempo imbronciato e
umido non permette ai convenuti di fermar,
si a lungo e tutti pensano a rientrare alle
loro dimore, lieti per il messaiggio ricevuto
dalle Corali e dalle Scuole Domenicali. Al
Pastore Si-g. G. Tourn ed alla sua chiesa un
caldo ringraziamento per la generosa accogliente ospitalità.
iALLE NOSTRE COMUNITÀ
Oil mi
LUSERNA S. GIOVAHMl
POMARETTO
— Domenica. 17 aprile, il pa:store Sergio Rostagno ha battezzato la piccola Laura Pons di Ernesto e di Coisson
Ilda. 11 1^ maggio è stato amministrato il
battesimo a Mauro Cagno di Giovanni e di
Go'issoii Anita.
Il Signore benedica questi bambini e le
loro famiglie.
Funerdìo.. Martedì, 3 maggio, ha avuto
luogo il funerale di Enrico Levig Fornerone
di Miradolo. deceduto all’Ospedale Civile di
Pinerolo. do]>o lunghe sofferenze, all’età di
anni 60.
Ai familiari, ed in modo particolare alla
figlia, rinnoviamo l’espressione della nostra
sincera simpatia cristiana.
Filodrammatica. — La nostra Filodrammatica ha recitato il 24 aprile a Pramollo e
la sera tit/ 1“ maggio a Prali. Nelle due loca.,
lità il pubblico era numeroso e l’ospitalità
squisita. Non possiamo, tuttavia, non menzionare roUiina cena (fuori programma) offerta dai pralini alla pensione Serenella. Gra.
zie ancora alla sig.na Dora Rostan, ai pastori Pons e Davite ed ai loro giovani per
quanto hanno fatto per noi.
Gite. — Il 24 aprile, la nostra Unione
Femminile sj è recata a Pramollo, dove ha
partecipalo al culto.
Il pomeriggio è avvenuto rincontro con
le mamme di quella chiesa, che hanno offerto un ricco thè.
Grazie alla signora Pons ed alle sue collaboratrici.
-— L"8 maggio è stata effettuata la gita
della corale a Cervinia. 11 tempo splendido
ha favorito i partecipanti che. dopo un breve
culto ai piedi del Cervino, hanno potuto
contemplare in tutta la sua maestosità il colosso della Valloiirnanche. Parte del pomeriggio Talibiamo trascorso a Viverone: chi
sulle barche o sui motoscafi e chi sulle panchine che guardano il lago che formicolava
di gente.
In complesso, una bella gita che ci ha
stancato, ma che ha lasciato in tutti un dolce ricordo.
Giovani. — I nostri giovani hanno passato la serata del 16 aprile a Villar Pellice, in
occasione delFultimo raduno generale della
gioventù dì quella chiesa e sono stati ricevuti la sera del 23 aprile dagli unionisti di
Pinerolo.
Grazie alle Unioni sorelle per la gentile
a«coglienza.
— L'ultima seduta della nostra Unione è
fissila per sabato 14 maggio.
Cdlahoratori. — Ringraziamo vivamente i
pa.ston Sergio Rostagno e Seiffredo Coluccì
che hanno rispettivamente presieduto i culti
del 17 aprile e dell’S maggio.
— Il culto di domenica 15 maggio sarà
dedicalo alla Madre ed alla Famiglia.
(¡onve|no dell’Ascensione
alla Gianavella inferiofe
ore 10,30: culto;
ore 14,30: conferenza storica del
Maestro Edgardo Paschetto.
Pomeriggio ricreativo.
Buffet e banco di beneficenza a
favore della Gianavella.
Invito cordiale a tutti. Posteggiare le macchine nei pressi della scuola delle Vigne e procedere a piedi.
La bella Riviera Adriatica vi offre
liete vacanze a prezzi modici (da
L. 1.600 in bassa stagione a L. 2..500
nell'alta stagione).
Per informazioni e prenotazioni rivolgetevi al Sig. E. Revel, Hotel Elite
Miramare di Rimini il quale sarà
lieto di aiutarvi a scegliere il tipo di
pensione desiderata.
PERRERO - MANIGLIA
La domenica delle Palme la chiesa ha
avuto la gioia di accogliere quattro nuovi
membri: Vilma Ferrerò (Saretto di Faetto),
Adriana Pascal (Lorenzo), Eliana Pèiran
(Perrero) e Guido PeyroU (Traverse). Il Signore li assiis’.a onde possano mantenere fedelmente le loro promesse.
Al culto di Pasqua, nel Tempio di Perrero, abbiamo avuto la gioia di avere con
noi un bel gruppo di giovani delPUnion
Vaudoiise di Marsiglia guidati dal loro presidente sig. H. Poèt e dalla sua gentile Signora.
Sabato 16 aprile, nel Tempio di Perrero è
slato celebrato il matrimonio di Tron Renalo, di Perosa con Ribet Ilda, di Perrero
e il sabato seguente 23 aprile quello di
Peyrot Luciano (iCrosetto) con Massel Rosa
(Ribbe).
Rinnoviamo a questi sposi nostri migliori
auguri di felicità e benediz oni nel Signore.
La Comunità è stata pro.vata da tre dipartenze repentine : Serafino Gelato, di 42 anni,
delle Ribbe, deceduto mentre con i suoi
due figli maggior; saliva alle Grangette per
visitare dei parenti il 14 aprile; Raimas Rachele ved. Barai, di anni 89, di Perrero,
spentasi serenamente a Pinerolo presso la
figl’a dove ris edeva da cinque mesi dopo
la din.artenza del figlio col quale conviveva,
il 25 aprile; Giovanni Mic-ol, di anni 79,
del Forengo addormentai'.osi serenamente il
1 maggio. Era -stail-o -per lunghi anni postino di Chiabrano-Maniglia. Tre lunghi commossi cortei hanno accompagnato le spoglie
nostri cari sia alla Rossa che Perrero ed a
Chiabrano.
A tutte le persone provate da questi Intuì
diciamo la nostra fraterna sitnpatia e la
nostra profonda solidarietà.
Ringraziamo vivamente il pastore Sig.
Giorgio Bouchard che ha visitato la nostra
Unione Giovanile la sera del 23 aprile e.d il
Pasitore Sig- Giorgio Tourn e la sua Signora
che con un graditissimo gruppo di giovani
ei hanno fatto una tanto apprezzala visita la
sera del 1 maggio.
RADIO TV DELLUSVimRA ITAIIAM
Domenica 15 maggio — Ore 9.15: conversazione evangelica alla radio (past. G. Rivoir); alla fine delle trasmissioni televisive:
La Parola del Signore (past. S. Longo).
Giovedì, 19 Maggio, alle ore
10,30 in località Passel (Porte
d’Angrogna) avrà luogo un culto alì’aperto con la partecipazione del gruppo trombettieri. Tutti sono invitati a parteciparvi.
Portare l’innario. In caso di cattivo tempo il culto avrà ugualmente luogo nella scuoia del
Martel.
Ringraziamo di cuor-s il Pastore Seiffredo
Colucei e l’insegnante Calvetti Franco per
aver dato la loro prezi^ collaborazione per
il culto al tempio ed ài Clot Inverso la domenica 24 u. s. con messaggi vivamente apprezzati dalla comunità.
Che il Signore benedica il buon seme dell’evangelo sceso nei cuori dei presenti.
In tale circostanza il Pastore Colucci ha
battezzato Giraud Manuela di Gino e Ribel
Ida; che il Signore benedica la creatura che
ha ricevuto il segno della potenza dello Spi
rito. Abbiamo accolto nella nostra parrocchid
un gruppo di amici tedeschi dell’Assia e precisamente da Waldensbergh guidati dal Pastore Grefe; siamo loro grati per la buona
serata che ci hanno offerto e diciamo loro
un arrivederci al prossimo estate.
Ricordiamo le prossime attività:
Sabato 14 maggio esame dei catecumeni
alle ore 14 per il primo secondo anno alla
presenza d’una delegazione del Concistoro e
responsabili. Domenica 15 alle 10,30 assemblea di chiesa : tutta la comunità è caldam.nte invitata a prendervi parte. Il giorno
di Pentecoste avrà luogo il culto con Santa
Cena alla solita ora; nel pomeriggio alle 14
avrà luogo rincontro dei catecumeni ricevuti
quest’anno insieme a quelli di San Germano
per trattare un importante problema Sono
pure invitati altri giovani dell’Un.oiie ricevuti precedentemente.
ANGROGNA {Capoluogo)
Con il mese di Aprile si sono concluse le
riunioni di quartiere. La prima metà delle
riunioni è .stata dedicata a una serie di studi
biblici sul Vangelo di Marco, nella seconda
metà si è studiato il problema della posizione della Chiesa davanti alla violenza,
l’esame e la discussione di questo argomenHo si sono conclusi con una dichiarazione finale. E’ stato puro preso in esame il
problema dei rapporti con la Chiesa metodista. Anche la Corale ha concluso la sua
attività partecipando alla festa di canto della Val Pellice dove ha presentato l’inno
« Venite a me voi tutti » adattato su una
melodia di L. Bourgeois e il coro « .'Alleluia » di B. Helder. Una simpatica cena in
comune ha concluso la bella giornata.
Il 24 Aprile si spegneva iniprowisamente
Jourdan Adelina fu Giovanni dei Jourdans
all’età di 71 anni. Il funerale ha avuto luogo a cura della Chiesa Avventista di Torre
Pellice. Alla sorella Emery Moin, ora rimasta .sola esprimiamo ancora la nostra simpatia cristiana
All’Oapedale di Luserna San Giovanni, il
29 Aprile nasceva Patrizia di Bruno e Giovanna Rivoira della Lausa. Alla neonata e
ai suoi genitori le nostre più vive felicitazioni e l’augurio di ogni benedizione
SEGUE DALLA SECONDA PAGINA
me fascista e l’obbligo di cercare da
fare di tutti gli studenti un sostegno
al partito. In tutto il paese, solo undici professori rifiutarono di sottomettersi. Fra questi undici, Buonaiuti :
per motivi strettamente religiosi. Non
conosceva che un giuramento — diceva —• quello che aveva prestato a Cristo alla sua ordinazione.
Eccolo dunque senza nulla, senza
avvenire. Respinto dalla Chiesa. Respinto dallo Stato.
Allora, in seguito a circostanze
straordinarie, davvero prowifienzlali,
la Facoltà di teologia di Losanna fu
messa al corrente del dramma. I verbali del Consiglio attestano che il nostro corpo insegnante non ebbe esitazioni a decidere : da un lato si offriva
la possibilità di un gesto fraterno, invitare il professore romano a tenere
alcune conferenze e alcuni corsi alla
nostra Università permettendo cosi a
un uomo, costretto suo malgrado al
silenzio, di esercitare, sia pur temporaneamente, il suo notevole talento
d’insegnante: d’altro lato, far beneficiare gli studenti d’allora del contatto
con un maestro di una levatura intellettuale e spirituale ineguagliabile.
(...) Così, dal 1935 al 1939, per tm periodo di durata variabile a seconida
degli anni, la nostra Facoltà e quella
di lettere hanno avuto il privilegio rar
ro di contare fra i loro docenti un
maestro cattolico scomunicato ma
che non aveva rinnegato la sua Chiesa. Aveva per lei alte ambizioni e deplorava che, vittima di una terribile
« burocrazia », fosse così poco fedele
alla direzione dello Spirito Santo.
Tutti coloro che hanno udito il suo
corso su « Le origini della Chiesa fino
a Costantino », le sue lezioni su « La
filosofia medicevale » o i suoi discorsi
sul Rinascimento non potranno mai
dimenticarli. E per Buonaiuti, quei
mesi trascorsi a Losanna durante cinque anni furono una preziosa oacificazione. il contatto con colleghi e con
gli allievi gli procurò grande gioia.
Aveva trovato una piccola famiglia
— amava dire (la nostra, ero allora
decano e l’avevamo accolto a casa nostra) — e una grande famiglia: ruella
degli studenti e dei professori.
Si pose perfino il problema del definitivo inserimento del nostro amico
alla nostra Haute Ecole vaudese. Ma
per questo avrebbe dovuto passare al
protestantesimo; e in coscienza non
poteva farlo. Lui, che comprendeva
COSÌ! bene la bella spiritualità della
Riforma, deplorava che gli sforzi di
Lutero e di Calvino avessero condotto
non a rinnovare tutta la Chiesa, ma
a dividerla. Questa separazione dei
cristiani era per lui una continua sofferenza. Il suo desiderio, la sua speranza: vedere un giorno la sua Chiesa
romana riformarsi dairinterno.
Il problema, del resto, fu risolto in
altro modo. Poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, nell’autunno 1939, Buonaiuti si vide ritirare
il suo passaporto. Non contenti di
averlo condannato al silenzio in Italia, gli s’impediva pure di parlare all’estero!
Poco dopo la caduta del regime mussoliniano, Buonaiuti ebbe l’immensa
gioia di vedersi reintegrato nella sua
cattedra universitaria italiana. Gioia
di breve durata; il 20 aprile 1946, la
vigilia di Pasqua, la morte.
Pochissimo tempo prima di lasciare
questo mondo, in cui aveva avuto la
sua larga parte di lotte e sofferenze,
redasse il suo « testamento spirituale». Vi si legge:
« Un solo ideale ha so^rretto costantemente la mia vita: rivendicare i genuini valori cristiani, contribuire aUa
loro trasfusione in quella nuova civiltà ecumenica di cui la mia sofferente
generazione ha visto profilarsi all’orizzonte i primi chiarori crepuscolari.
Posso aver sbagliato. Ma non trovo,
nella sostanza dei mio insegnamento,
materia a confessione o a ritrattazione.
« E in questa consapevolezza tranquilla, affronto il mistero incombente.
« A tutti coloro — e sono purtroppo
legione — che hanno ostacolato, non
rifuggendo da complicità innaturali,
lo spiegamento della mia attività pubblica, perdono. Dio ha voluto che
quello che fu, insipientemente, chiamato Modernismo e che volle essere
soltanto risurrezione di pure idealità
evangeliche, incontrasse una delle più
dure e sleali resistenze che movimenti
spirituali abbiano mai incontrato.
Forse è qui il segno infallibile del suo
immancabile successo.
« Nelle mie molteplici esperienze, ho
tratto un ammaestramento cui debbo
dare, qui, precisa testimonianza : mi
sento partecipe in speranze e in comunione con quella nuova Chiesa
Cristiana ecumenica a cui ho veduto
lavorare quelle comunioni evangeliche
che mi sono sempre apparse salutarmente travagliate da un autentico spirito di fraternità, di pace e di vita
carismatica nel mondo.
« Una parola di fraterna gratitudine io debbo a quei rappresentanti di
questi movimenti ecumenici, della cui
cordiale solidarietà la Provvidenza del
Padre mi ha eoncesso il privilegio.
« In armonia con lo spirito del mio
grande fratello Giorgio Tyrrell, desidero siano incisi sulla mia tomba i
simboli deireterno sacerdozio cristiano: il Calice e l’Ostia.
« Roma, notte dal 18 al 19 marzo 1946 ».
Che cos’avrebbe pensato, il nostro
amico, della convocazione d’un con
cilio, e dei lavori del 'Vaticano II? Sarebbe temerario fare delle supposizioni. Non è tuttavia vietato vedere, in
certe dichiarazioni coraggiose udite
nel corso dei dibattiti — dichiarazioni
che richiedevano ardentemente un
rinnovamento interno della Chiesa romana — un’eco della grande voce
spentasi vent’anni fa e che tuttavia
continua a parlare: la voce gioiosa e
grave del « profeta » Buonaiuth
Edmond- Grìn
E’ indubbio, il travaglio teologico modernista ha profondamente influito sul « rinnovamento » cattolico odierno di cui il concilio fra luci e ombre ha dato segni evidenti, ma che maturava da tempo, come sa
chi ha seguito la parabola della teologia
cattolica da un secolo a questa parte. Per
via gli « impazienti » indisciplinati sono sta.
ti recisi senza che per questo il cattolicesimo cessasse di suggere vita da queste
sue punte avanzate, aperte alla problematica contemporanea; sapeva troppo bene,
infatti, che gli appartenevano. Ernesto Buonaiuti fu tra questi. Roma si rinnova e vive anche del suo travaglio teologico e spirituale; ma egli non ha accettato la legge
perfetta e suprema dell’obbedienza; resti
dunque scomunicato vitando. Indirettamente il giudizio è ribadito su « L’Osservatore
Romano » (l“-5-’66), in un articolo, « Papa
Giovanni e Buonaiuti », in cui si polemizza
contro le « illazioni » indebite che il prof.
Donini nel convegno commemorativo indetto alTEliseo di Roma, il prof. Salvatorelli in
un articolo su « La Stampa » di Torino
(23-4-’66) hanno tratto da una breve frase
di Angelo Roncalli: « Da don Ernesto ho
imparato molte cose, e prego sempre per
lui », citata in nota nella nuova edizione
annotata di « Pellegrino di Roma », l’autobiografìa buonaiutiana pubblicata nel 1964
da Laterza. Si dimostra infatti che il filo era
Delle opere di Buonaiuti sono disponibili:
Pellegrino di Roma, La generazione dell’esodo, a cura di C. Niccoli, prefazione di A.
C. Jemolo, Laterza, Bari 1964, p. XXIX,
574, L. 5.000.
Pio XII. Editori Riuniti, Roma 1965 p. 268,
L. 900.
A cura di Marcella Bava La Nuova Italia
Editrice ha pubblicato una Bibliografia degli
scritti di Ernesto Buonaiuti, prefaz. di L. Sai.
vatorelli (Firenze 1951).
La sola biografia critica, in Italia, è la pre.
gevole opera pubblicata per il 10” anniversario della morte di Buonaiuti, nella Collana
della Facoltà Valdese di Teologia:
Valdo Vinay: Ernesto Buonaiuti e l’Italia
religiosa del suo tempo. Claudiana, Torre
Pellice 1956, p. 262, L. 1.400 bross.,
1.800 rii.
estremamente tenue, e si citano altri testi
giovannei in cui il giudizio teologico sulT« eretico » è rigorosamente « ortodosso ».
L’articolo del quotidiano vaticano conclude
piamente: « Dominus parcat UU », U Signore lo perdoni. Verrà forse il giorno in cui
anche Buoruiiuti sarà riabilitato; non ufficialmente, s’intende, che significherebbe per
il Vaticano riconoscere di aver sbagliato: e
questo è riuscito ad evitarlo persino nella
sua spigliata — qualcuno direbbe: sfacciata — partecipazione alle celebrazioni galileiane, ecc.
Ma al di là di questa secolare tattica vitale del cattolicesimo: reprimere gli «eccessi » intempestivi, accogliere in piccole dosi
il veleno dei novatori, e farne un vaccino
immunizzatore che permetta il debito ed
efficace e funzionale aggiornamento; al di
là di questo, c’è un altro problema, che c’interessa altrettanto. Molti si sono chiesti,
proprio in seno al protestantesimo —■ e l’interrogativo traspare anche dall’articolo, sensibile e caldo, che abbiamo riportato — se
la scomunica non si sarebbe potuta evitare,
se oggi Buonaiuti non si sarebbe sentito a
cairn, accettato, nel « nuovo » cattolicesimo.
(Così come alcuni si chiedono se, in clima
giovanneo, la scissione protestante si sarebbe verificaia). Forse la scomunica buoruiiutinna avrebbe potuto essere evitata. Per sua
espressa convinzione e come appare chiaro
dalla sua opera, egli è rimasto sempre intimamente cattolico; non ha conosciuto in alcun modo la « crisi » che ha determinato la
« rottura » — psicologicamente diversa, nell’uno e neìl’a’tro — di Lutero e di Calvino:
e la sua scarsa comprensione per l’impostazione teologica riformata lo prova; il suo
stesso ecumenismo è davvero un presentimento « profetico » dell’odierno « ecumenismo » cattolico, che ricaccia ai margini
l’angusta prospettiva del grande ritorno sotto il cupolone (senza però rinnegarlo, eh!)
e allarga lo sguardo cdla grande sintesi cristiana e religiosa a cui invita tutti e in cui
sarà la ricchezza magisteriale e sacramentale
romana a dare il tono e U fulcro vitale. Proprio uomini come Buonaiuti ci mostrano
quanto sia evangelicamente illusiva, a occhi
autenticamente protestanti, la via del « rinnovamento interno » della Chiesa romana:
è una vìa che porta sempre più a Roma, la
quale (non dal Quirinale!) si avvia ad essere caput mundi come mai lo è stata. Il che
il Signore non voglia. g. c.
PERSONALIA
Apprendiamo con piacere che con
Decreto Presidenziale del 27 dicembre
1965, il Presidente della Repubblica si
è compiaciuto conferire al Signor Canal Oreste di San Martino di Perrero, per speciali benemerenze, la Croce
di Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana. Presentiamo al
neo-Cavaliere le nostre più vive congratulazioni e l’augurio di una serena
e felice vecchiaia.
8
pag. 8
N. 19 — 13 maggio 1966
A proposito
di inatrinioiii misti
A proposito di matrimoni misti^ o in par~
ticolare dell’abolizione (sotto certi riguardi)
della scomunica romana, abbiamo letto su
”Le Christianisme au XXe siede’’, in un
editoriale :
...Ma c'è un’altra forma di scomunica, di
cui si deve parlare a proposito dei matrimoni misti : quella che non è pronunciata da
nessuna chiesa nè fa oggetto di decisione della gerarchia. Si tratta della scomunica di
fatto che l’uomo, la donna o entrambi adottano spontaneamente nei confronti della loro
chiesa, spesso in seguito al proprio matrimonio. Infatti il problema dei matrimoni
misti è assai complesso e provoca molti dram.
mi familiari. Alcune coppie miste si orientano verso la chiesa cattolica, altre verso la
chiesa protestante. Ma quante non si orientano nè verso l’una nè verso l’altra, cadendo
in pratica in una totale indifferenza, che
coinvolge la più completa indifferenza nei
figli che non riceveranno alcuna istruzione
religiosa! 1 due coniugi si sono auto-scomunicati, in modo cosciente o meno, dalla chiesa alla quale appartenevano. E quella scomunica è forse più grave e insormontahile
dell’altra!
ORSARA DI PUGLIA, 24-25 APRILE 1966
La comunità cristiana
e la trasmissione della sua fede
Convegno di studio dei Consigli
di Chiesa del Quinto Distretto
Superavamo la trentina, jra diaconi, anziani, pastori e accomimgnatori convenuti
ad Orsara di Puglia per il Convegno dei
Consigli delle Chiese valdesi del V Distret
lo. E, per rispettare i canoni tradizionali dei
resoconti che si leggorur sul nostro settima
rude, aggiungo che l’accoglienza dei fra
telli orsaresi è stata splendida (e questo ri
conoscimento va fatto al di fuori di qual
siasi « canone »), che il tempo era buorw,
che si era tutti in allegria, e che tutti (o
quasi) siamo ripartiti pieruimente soddisfatti dell’incontro.
Veniamo al sodo. Si comincia la mattina
di domenica, alle 11, col culto in comune
con la Chiesa di Orsara. Presiede il Past.
Castiglione. Nel pomeriggio cominciano i
lavori, che hanno per tema la conferenza
tenuta dal Prof. Vinay a Pisa il 20-10-1965:
« La Comunità cristiana e la trasmissione della fede ». La introduce il Past. Corsani, pur
qua e là scostandosene:
Bene ha fatto la Commissione Distrettuale a scegliere questo tema di studio, affinchè anche i Consigli di Chiesa ricordino di
essere, insieme col pastore ed i genitori cri
áá
ADELFIA
99
campi estivi 1366
IV Campo Cadetti
5-17 luglio 1966
Tema: IL SINGOLO E LA COMUNITÀ’ TRA IL MONDO E IL REGNO
Direttore : Paft. G. Scuderi.
Martedì 19 - Arrivi e sistemazione al campo
Mcrcoiedi 20 - «La vocazione: che cosa è?» (Past. S. Briante).
Giovedì 21 - Studio comunitario: I Corinzi 7: 17-24.
Venerdì 22 - « / ministeri nella chiesa » (Past. A. Taccia).
Sabato 23 - Studio comunitario: I Corinzi 12: 1-11.
Domenica 24 - Culto a Vittoria (Past. A. Taccia).
Lunedi 25 - « La vocazione pastorale » (Past. S. Giambarresi).
Martedì 26 - Studio comunitario: Giovanni 21: 15-23.
Mercoledì 27 - « La chiesa ed il mondo : vocazione politica della Chiesa » (Past. G. Scuderi).
Giovedì 28 - Studio comunitario: Romani 13: 1-7.
Venerdì 29 - « La Chiesa el il mondo: l’impegno laico dei credenti » (Dott. Di Martino).
Sabato 30 - Il congresso F.U.V. ed il congresso della Gioventù Evangelica Italiana.
Domenica 31 - Culto a Vittoria (Past. S. Briante).
Lunedì 1 - Relazioni ed imipressioni sul campo.
Martedì 2 - (nella mattinata) partenza dei campisti.
Norme di partecipazione al campo:
Al campo cadetti possono partecipare i giovani dai 13 ai 16 anni. La quota di
partecipazione è di L. 8.000 più L. 500 di iscrizione. Spedite la scheda di iscrizione
acclusa, compilata in ogni sua parie e controfirmata dal vostro Pastore, entro il
.;0 giugno. Portate la Bibbia e l’innario. Quota giornaliera L. 750.
XIV Campo Studi
19 luglio • 2 agosto
Tema: VOCAZIONE DELLA CHIESA E VOCAZIONE NELLA CHIESA
Direttori : Pastori S. Briante e A. Taccia.
Martedì
Mercoledì
Giovedì
V enerdì 8
9
10
11
12
Sabato
Domenica
Lunedì
Martedì
Mercoledì 13
Giovedì 11
Venerdì 15
Sabato 16
Domenicii 17
Arrivo e sistemazione dei campisti
« La vocazione: realtà storica » (Past. G. Scuderi).
Studio comunitario: Esodo 32: 30-33; Efesini 2: 19-22; I Corinzi 12: 12-27.
« Respon.sabilità e ministero del singolo nella comunità » (Past.
S. Briante!.
« La testimonianza: problema comunitario » (Past. G. Scuderi).
Culto a Vittoria (Past. S. Briante).
Studio comunitario: Atti 2: 41-47; I Corinzi 12: 4-11.
« Chiesa e società » (Past. G. Scuderi)
« Testimonianza politica della chiesa » (tavola rotonda).
« Il Regno che viene » (Past. S. Briante)
Studio comunitario: I Corinzi 15 : 20-28.
(in mattinata) partenza dei campisti.
Norme di partecipazione al campo:
Quota di partecipazione a tutto il campo L. 10.500. Iscrizione: Perchè riscrizione
sia valida è necessario che la domanda, compilata in ogni sua parte e controfirmala
da un Pastore, giunga alla Direzione di Adelfia non oltre il 6 luglio unitamente alla
quota di iscrizione di L. 1.000 (che non sarà restituita in caso di mancata partecipazione al campol. Al giorno L. 750. Età dai 17 ai 35 anni. Portare Bibbia e innario.
I Campo Responsabili
Adelfla 3-11 agosto 1966
Direttore: Past. S. Briante.
Questo campo che si propone di esaminare il ministero e la preparazione del
Responsabile nelle Unioni Giovanili e nella Chiesa, mira a colmare, per quanto c!
è possibile, una lacuna nella formazione dei nostri giovani. Durante il campo si
avranno studi formativi, esercitazioni pratiche, dsouissioni e dibattiti su argomenti
inerenti al problema.
Ci auguriamo che un buon gruppo di giovani responsabilmente inseriti nelle
Unioni e nelle Comunità, partecipi a questo campo.
Quota di partecipazione L. 6.01)0 più L. 1.000 di iscrizione. (Ai giovani che
parteciperanno anche al campo .studi non verrà richiesta la quota di iscrizione).
Inviate la Domarula di partecipazione compilata debitamente e controfirmata dal
vostro Pastore entro e non oltre il 30 luglio.
OFFERTE RICEVUTE ‘»PRO AOELFiA„
(dai glugao 1965 a iutt* oggi)
Alecci Angelo e Aggiato Fraiicesrco (PA) L. 1.000; Bonyour Marcella 5.000 Coisson Franca e Bianca Genre 5.000 - Ciò Dcodato 5.000 - Paraci Vincenzo 3.000
- Pampuro Renata 3.000 - Naso Liborio 500 . Huebsdì Federico 13.000 - Wiedmer
Heydi 43.065 - Scuderi Nicolò 5.000 - Chiesa di Vittoria 10.000 - U.G.V. Reggio
Calabria 20.000 - U.G.V. Zurigo 2.870 - Sagripanti Gianni e Franco Forgione 5.000 G. e S. Jaeggi Mueller 14.000 - Burkart Elisabetta 4.300 - Iselin Ruth 3.000 - Schuepbacb Carlo 10.000 - a mezzo Past. W. Seberffig (Essen) 310.200 - U.G.V. Riesi 50.000.
Chiesa Valdese Palermo 40.000. Grazie!
stiani, responsabili delTeducazione religiosa dei fanciulli. Con molto più tempo a
disposizione, si potrebbe parlare anche di
problemi connessi a questo, come l’evangelizzazione e l’istruzione catechetica degli
adulti. Comunque, alle nuove generazioni
non è la fede che noi siamo chiamati a •
trasmettere, chè quella viene « dalTudire »,
per l’opera dello Spirito, quanto pini:osto
dobbiamo far loro « udire qualcosa ¡n vista
della loro fede : la Parola di Dio. La necessità deirinsegnamenlo è più volte sottolineata nella Bibbia (bastino, per tutta, le citazioni di Es. 12: 25 e At. 2.: 42),
Diretti responsabili dell’educazione religiosa dei fanciulli nella loro prima infanzia
sono, ovviamente, i genitori (e ben dice la
nostra liturgia battesimale: « ...questi sacri doveri spettano soprattutto a voi... ».
Questo non autorizza la Chiesa a disinteressarsene come non sono autorizzati a considerare risolto il problema quei genitori i
cui figli siano in e à di frequentare la Seno,
la Domenicale (i figli non si mandano in
Chiesa, li si aocompagna).
La scelta dei monitori dev’essere meditata.
Molti giovani sono armati di entusiasmo e
buona volontà, ma nè l’uno nè l’altra possono sopperire all’inesperienza. Meglio ricercare persone mature, e possibilmente insegnanti. La scelta, comunque, va fatta fra
persone di fede.
Lo studio dell’A.T. e del N.T. dev’esser
fatto a fondo; non vanno negletti i Libri
profetici nè le Epistole. Il catechismo dovrebbe avere una durata minima di due anni, coniprendendo : storia della Chiesa, storia delle religioni, storia valídese, organizzazione della Chiesa valdese, polemica.
L’insegnamento non deve rimanere qualcosa di puramente intellettualistico, ma la
Parola di Dio dev’essere sentita come vivente ed operante nella Chiesa. Il catecumeno non può fare a meno di partecipare
ai culti e di vivere la vita della Comunità.
D’altra parte la Comunità deve vigilare
affincliè lo sviluppo spirituale delle nuove
generazioni non sia comipromesso da esempi deleteri come la maldicenza, la mancanza di carità, la sottolineatura degli aspetti negativi della vita della Chiesa. Nei primi secoli, la Cliiesa è stata segnata a dito
per la forza del suo amore. Così sia di noi.
Ricordando che le nostre cose anche migliori sono nulla senza il soffio vivificatore
dello Spirito.
Non mi pare il ca-o di riferire i particolari della vivace discussione (inframmezzata, fra l’altro, da una conferenza su « Il
Concilio e i Concilii », tenuta la domenica
sera dal Past. Vicentini nel Tempio di Orsnru). Mi limiterò a ricord-ame le conclusioni, speramlo che esse benché non rivestite
dell’ufficialità delle « raccomandazioni » e
degli «ordini del giorno », possano essere di
interesse e di aiuto per qualcuno.
1. - Tenuto presente che molti si disinteressano dell’educazione religiosa dei figli, o per non prendersi il disturbo di farlo,
o per «non condizionarne le libere (!)
scelte future », i Consigli di Chiesa, i pastori ed i monitori dovrebbero visitare sislematicaiuirite quelle famiglie dove vi sono bambini, spec.a mente se non ancora in
età di frequentare la Scuola Domenicale. Le
visite dovrebbero includere la lettura della
Bibbia, la preghiera, il canto. Innanzi tutto,
l’argomento discusso a Orsara dovrebbe es
stre il più possibile divulgato e discusso
nelle Comunità, « sensibilizzando » al prob cuia tutti coloro che sensibili non si dimostrano.
2. - Maggiore è la nostra responsabilità
verso quei bambini i cui genitori, o percliè
di confessione diversa, o perchè entrambi
impegnati in un lavoro fuori di casa, o per
le due ragioni insieme, trascurano, e a volte
dimenticano del tutto, reducazione religiosa della prole, affidandola ad asili dove
non potrà non subire un influsso cattolico.
L’impcssibilità materiale di avere dappertutto degli asili d’infanzia evangelici lascia
aperto un problema che ovunque dobbiamo
cercare di risolvere, non dimenticando in
alcun modo e per alcuna ragione il nostro
dovere di essere testimoni deU’Evangelo alle
generazioni che ci succedono.
3. - Le informazioni che il Past. Vicentini ci fornisce sul materiale per le Scuole Domenicali di cui disporremo dall’anno
prossimo, ci lasciano con più di una perplessità. Cercheremo di ovviare a quello che
ci sembra il più grave degl’inconvenienti
(l’esclusione delle domande e quindi della
Culto radio
ore 7,30
Domenica 15 Magsiio
Pastore PIERO BENSÌ
Firenze
Giovedì 19 Maggio
Pastore ROBERTO COMBA
Roma
Domenica 22 Maggio
Pastore ROBERTO COMBA
Roma
COSENZA
Una visita gradita
sui luoghi storici
Calabro - valdesi
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Ccmba, Girardon, Frache e Gaydcu, riconoscenti ringraziano tutti coloro che in qualunque modo
furono vicini per la dipartenza della
cara mamma e nonna
. Teresa Vottero
ved. Comba
Un ringraziamento particolare al
Rev. Don Mainerò, ai Sigg. Dott. Gardiol e Scarognina, alle Suore dell’Ospedale Mauriziano di Luserna, a Suor
Melania Oardon, ai Past. Jahier, Magri e Sonelli, all’affezionata Pina.
Luserna S. Giovanni, 21 aprile 1966
I familiari della compianta
Caterina Long
ved. Costabel
commossi per le dimostrazioni di
simpatia ed affetto tributate alla loro
Cara Estinta, nell’impossibilità di farlo a tutti personalmente, ringraziano
tutti coloro che in vario m:do hanna
preso parte al loro dolore.
Vivian, 24-4-1966.
M. et M.me André Stallé
M.lle Alice Stallé
M. et M.me Jean Stallé
ont la douleur d.e vous faire part du
décès de leur père
Monsieur
Etienne Amédée Stallé
survenu le 26 avril 1966 dans sa SSme
année.
« Notre secours est dans le Nom
de l’Eternel ». (Psaume 124: 8).
partecipazione attiva del baimbino alla lezione), preparando, se sarà possibile, dei
questionari ciclostilati coi quali integrare
ciascuna lezione.
Rimane il fatto ohe questo materiale, come i manuali per monitori, sono strumenti :
utili ma insufficienti. L’insegnamento religioso non s’improwisa, sia pure con l’aiuto
del manuale, ma si prepara e si medita a
lungo.
La C.D. cercherà di organizzare per la
prossima estate un campo-studi per monitori di almeno una settimana, ad Orsara ;
mentre sì chiede al capo-gruppo FUV di
interessare i movimenti giovanili nazionali
alla preparazione di un altro campo-studi,
sempre per monitori, Mia tenersi l’estate del
1967 in una località conveniente a tutti i
residenti nelTItalia centro-meridionale.
4. - Nessuno può essere ammesso in
Chiesa senza adeguata istruzione religiosa.
Senza dimenticare che diversa è la situazione dei bambini figli di evangelici da
quella di coloro che si avvicinano da adulti alle nostre Chiese.
5, - La Comunità tutta deve vigilare su
se stessa, per facilitare e non impedire l’inserimento dei nuovi nel suo seno, essendo
esempio di amore vivente, nella car ta e nel
perdono, evitando tutti quei discorsi e quelle azioni che possono nei nuovi ingenerare
sfiducia verso coloro che !ianno testimoniato male dell’Evangelo, e incredulità verso rEvangelo stesso. La nostra testimonianza è vana senza l’opera dello Spirito Santo.
Salvatore Ricciardi
Dal 17 al 19 aprile è stato nostro isimpatico e gradito ospite il pastore evangelico te.
desco Friedrich Allinger della Markuskirche
di Pforzheim (Baden), che tanti già conoscono bene quale buon amico della Chiesa
Valdese.
Lo scopo principale della sua venula da
noi è stato quello della visita ai luoghi storici dei Valdesi in Calabria: S. Ai'incenzo,
S. Sisto, Montallo, Vaccarizzo, Fuscaldo e
Guardia Piemontese. E infatti il nostro amico, accompagnato dal pastore di Cosenza,
ha visitato tutti questi luoghi minutamente,
soffermandosi a parlare; con la gente dei
vari villaggi e scattando molte fotografie
documcntative, in vista dello studio che sta
facendo sui movimenti di rinnovamento religioso del Medioevo e sulle persecuzioni
sofferte dagli Evangelici in varie regioni.
Egli ha poi visitato pure S. Giovanni in
Fiore e diverse altre località della Sila che
ricordano l’opera deH’abate Gioaccliino da
Fiore, del quale pure si occupa il suo summetizioiiaio studio.
L’interesse del nostro amico, però, non
si è limitato soltanto ai luoghi storici del
passato, ma è stato esteso con pari amore ed
attenzione alla situazione delle comunità e
dei gruppi evangelici oggi presenti in questa provincia. Perciò la domenica ha voluto
accompagnare il pastore nella diaspora, pre.
senziando i culti a Dipìgnano e a Scigliano
oltre che a Cosenza e rivolgendoci dei messaggi cristiani di solidarietà e di comunione
fraterna nel Signore risorto.
Tutti siamo rimasti mollo grati al pastore
Allinger per questa sua visita e per quanto
fa per la nostra Chiesa Valdese, e anche da
queste colonne vogliamo fargli giungere il
nostro ringraziamento ed il nostro saluto
fraterno. A. G.
miliiiliilililiiiiliiiliimiiilimiiiiliii
avvisi economici
Cannes, le 28 avril 1966.
iiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiimiiii»
PRO VALLI
Oblazioni per la aGiamfvelia». - G.A.L.P.
L. 1.000; Dr. Guido Ribel. 10.000; Elio
Pellegrini 1.000; JNol. U. Pellegrini 1.000;
M« Eugenio Rosiaii 1.0110. La « Pro Valli »
ringrazia.
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
Tip. Subalpina s.p.a. - Torre Pellice (To)
IN TORRE PELLICE aÌFutasi luglio-agosto
villa con giardino, sei letti tutti i conforts.
Scrivere alla libreria Claudiana Torre Pellice.
A ROMA,, zona tranquilla, famiglia evange
lica alloggerebbe due pensionate o coppia
Longo, Via Salemi, 21.
SVIZZERA diciottenne cerca per giugno
luglio modesta pensione oppure possibilità
di scambio anche per altro periodo. Indi
rizzare a : Daniel Baroni, Chemin Mon
plaisir 11. Chène-Bourgerie, Ginevra.
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Barai e Breuza, ricono
scenti per le prove di simpatìa ricevute per la dipartita della cara
Rachele Balmas
ved. Barai
ringraziano quanti hanno voluto essere loro vicini nella dolorosa circo
stanza.
Un ringraziamento particolare a:
Pastore Lorenzo Rivoira e Signora.
Ferrerò 2-5-1966.
« Ho combattuto il buon com
battimento, ho finito la corsi
ho serbata la fede».
(II Timoteo 4:7)
Il 2 maggio a Ginevra è mancai :
all’affetto dei suoi cari
Silvie Costabel
ved. Long
Ne danno il triste annuncio i figiIrma con il marito Eli Costabel, Atti
lio, Elena con il marito Giacomi
Beux e figli Angela e Michele, le st
reile, i fratelli, le cognate, i cognati
cugini, nipoti e parenti tutti.
Ribetti (Pramcllo), 9 maggio 1966
RINGRAZIAMENTO
Alberto Bounous, commosso per le
dimostrazioni di affetto e stima tribù
tate alla sua cara consorte
Hélène Balmas
in Bounous
ringrazia tutti coloro che di presenza,
con fiori e scritti hanno partecipato al
suo dolore.
Un grazie particolare al Pastore Bellion per le parole di conforto ed alla
Signora Lola Widemann.
Pinerolo 14-5-1966.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia della compianta
Giacomina Gay
ved. Paschetto
ringrazia il Dott. Ros, il Pastore M.
Ayassot e tutte le gentili persone che
le sono state accanto in occasione della dipartenza della cara mamma.
RINGRAZIAMENTO
La vedova, i figli, i parenti ringraziano caldamente tutti coloro che hanno partecipato al loro dolore in occasione della dipartita del caro
Giovanni Micol
In modo particolare esprimono la
loro gratitudine al Dott. Emanuele
Quattrini, al Pastore Lorenzo Rivoira
B ai vicini di casa per la loro affettuosa e tangibile solidarietà.
« Padre, non la mia volontà, ma
la tua sia fatta ».
(Luca 22; 42)
Ohiabrano, 2 maggio 1966