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ECO
DELLE VALLI VALDESI
BlBlcUTECA VALDFSK
1U066 TORBE PEIL ICE
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno 111 - Num. 17
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l'OKKK UF.LLICE 2G Aprile 1974
Vtntn. ; Cavuur, 1 bis - 10066 Torre PeUice - c.c.p. 2/33094
Una'battaglia da combattere
Il referendum interessa tutti non solo chi divorzia - Scegliere fra andare avanti
0 tornare indietro - Rispetto di libertà e di minoranze
REFERENDUM
Molte volte NO
Il Referendum sul divorzio si
avvicina e come sempre, in circostanze come queste cresce anche
il chiasso elettorale, il « bombardamento » dei volantini, manifesti, discorsi. Molti partecipano a
tutto questo trambusto con piacere, ci vivono dentro come pesci
nell’acqua, anzi, più c'è baruffa e
più sono contenti; molti invece
hanno la reazione opposta: sono
infastiditi: e più cresce il baccano,
più cresce il loro fastidio.
Questo referendum è uno spreco di energie, di denaro, di parole,
dovrebbe essere una questione di
moralità (dopo tutto il divorzio è
una questione personale) e se ne
fa una questione politica, dovrebbe riguardare solo la coscienza di
ciascuno e si mette in piazza gli
affari ed i sentimenti di tutti. Come cristiani poi dispiace ed infastidisce che un problema di vita
così personale ed intimo come la
vita familiare debba fare oggetto
di tanta battaglia.
Un fastidio
pericoloso
Questo fastidio, che siamo in
molti a ri-sentire è dopo tutto un
fatto positivo, è segno che non vogliamo trasformare la nostra vita
in baruffa politica, che ci sono
realtà molto più serie delle battaglie elettorali, e che tutto sommato ognuno i suoi problemi se li deve risolvere nel piccolo, in concreto e non sono mai problemi che
riguardano l’universo ma resistenza cotidiana.
Detto questo occorre però riflettere un momento e vedere se
vale o no la pena di occuparsi di
questa faccenda. Come valdesi,
cioè come cristiani che vogliono
riferire la loro vita all’Evangelo,
dobbiamo rispondere affermativamente: vale la pena; non solo, ma
siamo direttamente interessati
perché si tratta di una battaglia
per la libertà e la verità.
Libertà e verità sono parole
grosse, sembrano sproporzionate
per una questione tutto sommato
relativa come lo scioglimento di
una unione matrimoniale eppure
è in questo spirito che si deve pensare alla legge in questione. Direi
anzi che è questo lo spirito in cui
come cristiani la dobbiamo vedere: libertà di essere quello che si
è e di fare le proprie scelte, coraggio di guardare in faccia la realtà,
prenderne atto e cercare di risob
veda.
Rispetto degli altri
La libertà, anzitutto.
Come Valdesi ci siamo sempre
considerati uomini liberi e ci vantiamo di esserlo, liberi e responsabili. Anche quando un valdese ha
perso il suo legame con la chiesa
e non ha più che un vago ricordo
del suo catechismo ricorda pur
sempre che la storia dei suoi padri è stata la storia di gente che
ha dato la sua vita per una fede
cristiana vissuta liberamente.
Nel dopo guerra al tempo dei
governi democristiani di Sceiba ci
siamo battuti per la libertà religiosa contro le leggi fasciste che
si continuava a mantenere in vigore. Per anni i nostri sinodi hanno discusso questo problema, hanno ripetuto, senza stancarsi, che
ognuno deve essere libero di pro
fessare la propria fede liberamente; lo abbiamo ripetuto recentemente quando abbiamo detto che
va abolita la legge sul vilipendio.
È stata senza dubbio questa la
nostra più bella battaglia civile
nel dopo guerra. E non ci battevamo per la nostra libertà di fede
(perché un cristiano è sempre libero nel Signore anche nella persecuzione) ma per la libertà di
tutti i cittadini.
Le legge che ci si chiede di abolire è ispirata alla libertà anche
per chi non se ne serve. Ma non è
solo in gioco una libertà ma il rispetto. Una minoranza di cittadini, e sarà sempre una minoranza,
ha la possibilità di ricostruire la
proprio esistenza sulla base di
norme precise. La nostra comunità conosce molto bene, da sempre
si può dire, la situazione della minoranza, sa cosa vuol dire nei problemi personali, scolastici, di lavoro; anche se stiamo diventando
sempre più una « minoranza rispetttata » dobbiamo ricordarci
che nessuno ha interesse o intenzione di lasciarci diventare maggioranza. Il 18 maggio è anche battaglia per la libertà delle minoranze nel nostro paese.
Dire la verità
Non si tratta però soltanto di libertà ma anche di verità. La legge
prende atto di quello che sta succedendo in una coppia e si sforza
di porvi rimedio. È sempre un rimedio certo, perché nessuna legge
potrà mai fare andare daccordo
due coniugi che non si capiscono
più e non hanno più nulla in comune. La legge non può fare delle
famiglie unite come non può fare
dei cittadini onesti, non può che limitarsi a prendere atto delle cose
limitandone i danni. L’Evangelo ci
insegna però che le cose vanno
chiamate con il loro nome: il peccato è peccato, il perdono è perdono. Anche questo un valdese lo sa,
che non si confessa al prete, non
insegna ai suoi figli a chiedere aiuti ai santini e madonnine varie ma
ad agire da uomo responsabile e
non prega per i suoi morti in purgatorio perché sa che il Signore li
giudica secondo giustizia. Se le cose sono nere sono nere e non grigie, chi non paga le tasse è un ladro non un furbo, due persone che
non si riconoscono più marito e
moglie ed hanno ricostituito un’altra famiglia non sono più una
coppia.
Quale Italia?
A tutto questo è bene che come
credenti valdesi riflettiamo in vista del referendum, non solo ma
che ne parliamo attorno a noi, cercando di aiutare anche i fratelli a
riflettere, a rendersi conto di quello che si sta per fare. Non si tratta
qui di fare propaganda elettorale
per un partito, una idea, un candidato che può dare vantaggi: si
tratta di capire e fare capire che
si sta votando per scegliere in che
Italia vogliamo vivere domani noi
ed i nostri figli.
Quando il prof. Lombardi nella
sua intervista televisiva affermava
che l’istituto del divorzio è un cancro che divorerà l’Italia diceva né
più né meno quello che diceva
Pio IX un secolo fa quando ammoniva gli italiani a difendersi dai
tre cancri del suo tempo: le Società bibliche, la libertà religiosa ed
il Socialismo. Un’Italia non « permissiva » sogna Lombardi, e ne ha
il diritto, ma cos’è per lui un’Italia non permissiva? Un’Italia clericale, autoritaria (il contrario di
permissivo è autoritario, se non
lasci uno libero di fare una cosa
gli imponi di fare il contrario),
un’Italia, bigotta cioè succube, da
confessionale, dove il peccato sia
coperto con la vernice, un’Italia
che non pensa ma obbedisce, non
matura ma intrallazza, non prende responsabilità ma mendica favori. È quella l’Italia che vogliamo? È in un paese così che vogliamo avviare i nostri figli?
Vale qui la pena ricordare il referendum di 30 anni fa sul problema monarchia - repubblica. Scegliendo di essere una repubblica
gli italiani non hanno scelto il sistema politico perfetto, tutti sapevano molto bene votando che
non sarebbe stato il paradiso, che
molti problemi restavano sul tap
G. Tourn
(continua a pag. 6)
Le ragioni del «no» degli evangelici all’abrogazione della legge che istituisce il divorzio in Italia sono ormai
state variamente e ripetutamente illustrate: sono ragioni morali, civili, politiche, teologiche. Tante ragioni, non
una sola: non è il caso di ripeterle. È
invece il caso di notare che siccome le
ragioni sono tante, il « no » che ne deriva risulta, per così dire, multiplo.
È un « non » che ne contiene molti. Dicendo « no » al tentativo di eliminare
la legge civile che ha introdotto il divorzio in Italia, noi diciamo « no » anche ad altre cose. A quali?
Anzitutto diciamo un grosso « no »
alla Democrazia Cristiana, e non solo
(come dice qualcuno) a una parte della DC ma a tutta la DC come partito
confessionale che da trent’anni impedisce la nascita di un’Italia veramente
democratica e laica, libera dalla tutela e dall’ingerenza ecclesiastica cattolica, grazie a quel regime concordatario che, instaurato dal fascismo e strenuamente difeso dalla DC, serve al
partito cattolico a puntellare il suo
potere mentre impone al popolo italiano una versione clericale della repubblica nata dalla Resistenza. No alla DC significa quindi: no al partito
confessionale, al clericalismo, all’integrismo cattolico che è la vera matrice
deirìniziativa anti-divorzio ed è l’anima profonda del partito democristiano. Questo integrismo cattolico, che
ha ispirato e ispira i famigerati Comitati Civici di Gedda come pure il
L'Italia che vota si
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Bologna: toppismo fascista contro la chiesa metodista
Così si presentava una facciata della chiesa metodista di Bologna, la mattina del 9 aprile u. s. Nel corso della notte ignoti teppisti avevano imbrattato
l’ingresso centrale, le due facciate laterali, la bacheca, i gradini d’ingresso e il
marciapiede antistante, con numerose scritte di vernice rossa: “chiesa comunista" e grandi “sì" vergati in vari luoghi e specialmente sul “no" del documento della Federazione Evangelica, esposto in bacheca. Il pastore Valdo Benecchi
aveva udito, intorno alla mezzanotte, un certo tramestio dinanzi all’ingresso del
tempio, ma l’aveva attribuito al consueto trambusto creato dagli spettatori che
escono dal cinema vicino.
I giornali della città, da/Z’Unità, a/Z’Avanti, al Resto del Carlino hanno deplorato il gesto vandalico, la cui matrice politica è fin troppo trasparente. Un
fraterno telegramma di .<-olidarietà è giunto anche dalla Comunità israelitica
di Bologna.
nuovo movimento cattolico pseudorivoluzionario (in realtà reazionario)
di « Comunione e Liberazione », si
propone di modellare la società civile
secondo l’ideologia cattolica: un progetto di clericalizzazione del paese,
nefasto sia per la libertà dei cittadini
sia per la causa dell’evangelo nel nostro paese.
Un altro grosso « no » lo diciamo al
fascismo che, strumentalizzando il referendum, chiede un « sì » non solo alla proposta abrogativa ma anche e in
primo luogo a se stesso. Perciò secondo noi non si tratta solo di «non votare con Almirante»; si tratta in primo luogo di non votare per Almirante ! Un « sì » all’abrogazione diventa
facilmente un « sì » diretto o indiretto
ad Almirante, al quale invece non possiamo che dire un « no » radicale, direttamente e indirettamente.
Un « no » altrettanto radicale lo dobbiamo dire alla Sacra Rota e ai vari
tribunali ecclesiastici diocesani, con le
loro ambigue sentenze in materia matrimoniale. La casistica canonica in tema di annullamenti di matrimonio è
molto vasta e, soprattutto, molto elastica, come la morale che la ispira.
Una volta, com’è noto, solo i ricchi potevano concedersi il lusso di un annullamento ecclesiastico di matrimonio; oggi costa meno e tutta la procedura è stata semplificata, per fare
meglio concorrenza al divorzio civile;
ma sul piano morale l’operazione è
equivoca come in passato. Tranne
qualche eccezione, gli annullamenti di
matrimonio sono pure finzioni giuridiche. Cose che una coscienza evangelica non solo non può lare ma neppure può sopportare. Se dovesse cadere
la legge sul divorzio, ci sarebbe, tra
le altre, due conseguenze nefaste: la
prima è che la chiesa cattolica continuerebbe ad annullare matrimoni a
suo piacimento, esercitando cosi, in
pratica un monopolio assoluto in tema di scioglimento del vincolo coniugale; in secondo luogo si introdurrebbe una odiosa discriminazione tra matrimoni contratti secondo la legge civile e matrimoni contratti secondo la
legge canonica: solo questi ultimi potrebbero essere sciolti ma non i primi, dato che la legislazione civile in
tema di annullamento è estremamente
severa e contempla solo pochissimi
casi estremi in cui un matrimonio può
essere annullato. Si comprende quindi che l’opposizione cattolica al divorzio civile non è solo dovuta alla dottrina dell’indissolubilità del matrimonio e a quella della funzione subalterna attribuita allo Stato nei confronti
della Chiesa; è dovuta almeno altrettanto alla volontà di difendere il monopolio clericale sullo scioglimento
dei matrimoni.
Un quarto « no » lo dobbiamo dire
al diffuso qualunquismo presente nel
nostro paese e forse qua e là anche
tra noi. Il qualunquismo è quell’atteggiamento di irresponsabilità politica e
civile e di egoismo personale e familiare per cui ciascuno valuta e affronta i problemi di tutti in base ai propri interessi privati. Dire ad esempio:
« Io vado d’accordo con mia moglie,
quindi voto contro il divorzio» è fare del qualunquismo morale. Dire : « Il
referendum è una manovra politica
dei partiti che, sotto sotto, sono tutti
uguali » è fare del qualunquismo politico. Vogliamo opporci a questo modo irresponsabile di porre e vivere i
problemi e dire « no » al qualunquismo morale, politico, sociale. Vogliamo difendere la libertà di divorziare
per difendere quella di restare uniti.
Vogliamo preoccuparci dei diritti di
tutti, non solo dei nostri.
Molti altri « no » devono essere detti; no a tutte le ipocrisie con cui nel
nostro paese si è soliti trattare i problemi morali, specie familiari; no ai
colpevoli silenzi sulle vere cause, in
primo luogo sociali, dell’odierna crisi
della famiglia, indubbiamente acuta;
no all’utilizzazione del referendum per
spostare a destra l’asse politico del
paese o per analoghe manovre antidemocratiche e anti-popolari ; no, infine, all’iniziativa stessa, che distoglie
'1 p.aese dai problemi reali, crea confusione e disagio, costa oltretutto 40
miliardi — e tutto questo per che cosa? Per cercare di cancellare \mo dei
■>ochi passi avanti fatti in trent’anni
dalla nostra democrazia. Francamente
non si può fare altro che dire un chiaro e tondo « no ». Un « no » che ne vale molti e che quindi significa; molte
volte no.
Paolo Ricca
2
pag. 2
Vita, problemi, prospettive delle chiese valdesi
N. 17 — 26 aprile 1974
APRENDO UN DIBATTITO:
QUAL’E' IL FUTURO DEGLI OSPEDALI EVANGELICI?
Cerchiamo una via diversa
I lettori ci scrivono
Parere di un operaio
Milano, 20 aprile 1974
Abbiamo ripercorso il cammino seguito dai nostri ospedali dal '68 in poi
neH’ambito della legge Mariqtti e abbiamo valutato criticamente i tre momenti fondamentali di questo cammino:
l’ordine del giorno del ’68 che estendeva ai nostri ospedali il « nulla è innovato » introdotto nella legge per proteggere gli ospedali cattolici; la legge
D’Aniello, che offre ai nostri ospedali,
fino all’entrata in vigore della riforma
sanitaria, la possibilità di avere nello
stesso tempo — in deroga alla legge —
rinserimento pieno nella programmazione dell’assistenza pubblica e l’autonomia amministrativa; e infine il progetto di intese con lo stato, come mezzo
per ottenere in via definitiva quello che
la legge D’Aniello offre solo a termine.
Ora il cammino fin qui percorso si
basa chiaramente su due presupposti:
a) necessità di inserire i nostri ospedali nell’assistenza ospedaliera pubblica
(rifiutando cioè di trasformarli in case
di cura private); b) necessità di mantenere l’attività ospedaliera e assistenziale tra le attività istituzionali della
Chiesa valdese. Quello che si contesta
non sono questi due presupposti, ma il
modo unilaterale in cui sono stati compresi.
Il discorso che gli esperti in questo
campo ci hanno fatto in questi ultimi
anni sembra essere questo: se si accettano questi due presupposti non c’è
che una via, quella che abbiamo seguito, quella che cerca di preservare la
configurazione di ospedali evangelici
autonomi inseriti nello stesso tempo
nel quadro deU’assistenza ospedaliera
pubblica. Qualsiasi altra via sarebbe in
contrasto con l’uno o con l’altro dei
due presupposti: significherebbe avviarsi verso la casa di cura, oppure verso la cessazione di ogni attività ospedaliera come attività istituzionale della
Chiesa valdese.
Di qui deriva il carattere così unilaterale, a senso unico, delle proposte e
delle decisioni che sono state prese dal
’68 in poi: già nel Sinodo del 1968 (atti
art. 29) ci si preoccupava meno di studiare quale fosse la posizione dei nostri
ospedali nel quadro della legge Mariotti di recente entrata in vigore, ma si
preferiva sottolineare l’ordine del giorno della Camera dei Deputati mettendo
in luce l’esigenza di autonomia per i
nostri istituti. Se da allora le proposte
sono state diverse (proposta di creare
una Fondazione Istituti Ospedalieri
Valdesi, comprendente la CIOV e
l’Ospedale di Torino, Sinodo 1970 e 71;
orientamento verso iniziative parlamentari, concretatesi poi nella legge
D’Aniello, Sinodo 1972 art. 40; proposta
di dare mandato alla Tavola di intrapprendere intese con lo stato, non accettata, Sinodo 1973) questa diversità non
indica certo una diversità di linea ma
una diversità di mezzi (via via scartati
perché variamente inadeguati) per perseguire un’unica linea senza alternative.
I due presupposti
Ma esiste davvero, a partire dai due
presupposti ricordati, una sola linea
possibile, senza alternative? A me non
sembra: all’interno dei due presupposti ricordati esistono delle alternative
che purtroppo non sembrano essere
state studiate e presentate alla chiesa
per una scelta inquadrata in un orizzonte più ampio.
1) Riguardo al primo presupposto,
nessuno contesta, credo, la decisione
implicita che abbiamo preso dopo il
’68 e cioè dopo l’entrata in vigore della
legge Mariotti: posti dalla legge di
fronte alla scelta tra l’inserimento nell’assistenza pubblica e la trasformazione dei nostri ospedali in cliniche
private, autonome ma private, autonome ma evidentemente aperte solo ai
ceti più abbienti, non abbiamo esitato
e abbiamo scelto la prima di queste
due possibilità. Ma all'interno di questa scelta, l’aggregarsi al « nulla è innovato », studiato per proteggere gli
ospedali cattolici, era davvero Tunica
alternativa? È stata studiata tecnicamente la possibilità di essere inquadrati nella legge Mariotti facendo domanda per l’erezione in enti pubblici
dei nostri ospedali? Probabilmente gli
esperti risponderanno che questa eventualità non è stata neppure presa in
considerazione perché ciò avrebbe significato un’amministrazione pubblica
e non più autonoma, valdese, dei nostri ospedali; che avremmo così perso
i nostri ospedali e avremmo di conseguenza negato il secondo presupposto;
il mantenimento dell’attività assistenziale e ospedaliera tra le attività istituzionali della Chiesa valdese. Tutto quindi sembra dipendere, in modo prioritario, dal secondo presupposto.
2) Questo secondo presupposto, che
la Tavola valdese ha ribadito anche recentemente in un ordine del giorno diretto alla Commissione sanità del Senato, considera l’attività assistenziale e
ospedaliera della Chiesa valdese come
una delle sue attività istituzionali, una
delle attività cioè che riguardano il fine
e la ragion d’essere della chiesa. In altre parole, tra gli elementi costitutivi
del nostro essere chiesa c’è, tra le altre, anche l’attività ospedaliera e assistenziale.
Ora questo non è minimamente in
discussione. Si può tuttavia affermare che la gestione diretta di alcuni isti
tuti non è la sola forma possibile per
esercitare un’attività assistenziale e
ospedaliera. La gestione diretta di istituti è la forma che in passato ha assunto l’attività della chiesa in questo
settore; ma da nessuna parte è scritto
che per rispondere all’attività ospedaliera e assistenziale intesa come attività istituzionale sia indispensabile
una determinata forma consistente nella gestione e amministrazione diretta
di determinati istituti. Sarebbe anzi
piuttosto miope un ragionamento che
dicesse: se noi perdiamo Yamministrazione autonoma dei nostri istituti diventa impossibile per la Chiesa valdese
avere un’attività assistenziale e ospedaliera e la chiesa perde così uno dei
suoi fini istituzionali. Basta pensare al
fatto che la Chiesa valdese, con la chiusura delle sue scuole elementari, sostituite dalle scuole comunali, non ha per
questo perso il suo fine istituzionale di
istruzione, ma anzi è stata stimolata
a ricercare nuove forme in cui tradurre
questo suo fine istituzionale nel tempo
presente.
Purtroppo invece, quando si parla di
attività assistenziale e ospedaliera si
pensa in prevalenza, se non esclusivamente, alla gestione e all’amministrazione di istituti, e molto meno all’opera di quanti prestano il loro servizio
nei nostri e in altri ospedali. Non è
forse in primo luogo nei suoi membri
che lavorano nel campo ospedaliero
che la chiesa svolge la sua attività isti
tuzionale nel campo sanitario?
evangelici impegnati in campo assistenziale e ospedaliero un gruppo disposto
a lottare, insieme ad altri, per una effettiva riforma a favore dell’intero collettività, anziché per una minuscola
« riserva » sottratta ad un caos che si
giudica definitivo e irreformabile.
Questa prospettiva non esclude certo
uno sforzo teso a concentrare personale evangelico nei nostri ospedali (e perché dovremmo ritenerli nostri solo fintanto che ne abbiamo Tamministrazione autonoma?). Ma non possiamo guardare solo al presente: chi può sinceramente affermare che nei prossimi 10 o
20 anni sarebbe facile l’altra via, quella
tendente a preservare in ogni modo
l’autonomia amministrativa?
Diventerebbe però finalmente chiaro
che portatori della testimonianza evangelica sono degli uomini, molto più che
delle amministrazioni autonome e dei
nomi scritti sulle facciate di alcuni istituti. Allora lo sforzo della chiesa potrebbe essere distolto dal tentativo di
preservare in tutti i modi questi e potrebbe essere concentrato sulla preparazione e la cura di quelli.
Una prospettiva diversa
Una forma nuova dell’attività ospedaliera della nostra chiesa, implicherebbe non tanto il rafforzamento dell’autonomia amministrativa degli istituti, quanto piuttosto del servizio dei
membri della chiesa che lavorano sia
nei nostri istituti che presso altri enti.
Un lavoro di preparazione relativa a
questo ministero, inteso appunto come servizio della chiesa nella società,
richiederebbe una disponibilità di uomini e di mezzi ben maggiore di quanto si sia fatto finora timidamente con il
Centro diaconale. Un collegamento istituzionale tra coloro che servono in questo settore darebbe la possibilità di
maturare insieme le questioni relative
alla riforma sanitaria, facendo degli
Leggendo questo articolo qualcuno
forse penserà di essere di fronte ad un
malevolo siluro lanciato contro chi sta
lavorando alla soluzione del problema
dei nostri ospedale. Vorrei invece affermare il mio rispetto per quanti hanno
lavorato e lavorano con tanta dedizione a questo intricatissimo problema, e
in particolare per la posizione assunta
in questi ultimi tempi dalla Commissione diretta delTOsaedale di Torino.
Senza pretendere aver risolto con
queste proposte il problema, ho solo
voluto affermare che esistono alternative -ed invitare a ricercare altre soluzioni che non siano Tunica indicata negli ultimi anni della salvaguardia dell’autonomia amministrativa degli ospedali evangelici mediante leggi, accordi,
intese, e tutto questo in vista di un dibattivo aperto e costruttivo.
F. Giampiccoli
1 Riprendo in quest'ultimo articolo alcune
delle argonemtazioni esposte in forma più generale nelTultima parte di F. Giampiccoli, C.
Papini, L’eredità del valdismo medioevale, pp.
57.62.
Caro direttore,
sono rimasto assai sorpreso della polemica
che il pastore Giovanni Conte ha voluto iniziare a proposito della FGEI, della pagina
delTEco-Luce curata da Ermanno Genre, e in
definitiva su tutta la impostazione del giornale : io pensavo che certe cose fossero ormai
maturate anche aU’interno della Chiesa Valdese; probabilmente questa mia convinzione è
dovuta al fatto che vivo lontano dalle valli.
Sono un tecnico che lavora a Milano in una
grossa società multinazionale, la IBM, da 12
anni e che cerca nei limiti del possibile di parlare di Gesù Cristo alTinterno delTambiente
di lavoro; bene, in tutto questo tempo ho imparato che :
— i padroni esistono, cercano i loro interessi, e avendo il potere per farlo succhiano il
più possibile energie ai lavoratori per accrescere le loro ricchezze, il loro potere, e le loro
sfere di influenza.
— i lavoratori dipendenti non contano in
quanto uomini né dentro né fuori dell’azienda
ma contano in quanto produttori di ricchezza, dentro, e come compratori e consumatori,
fuori, e che se soltanto cercano di umanizzare
la loro vita, di cercare di non essere solo gli
esecutori e i generatori del potere dei ricchi,
o se solo non ce la fanno a seguire il ritmo
sempre più pressante del ciclo produzione-consumo, vengono emarginati, respinti dalTorganizzazione sociale che i pochi (i padroni) hanno costruito.
— predicare Gesù Cristo in questo contesto è possibile se non si fa confusione. Gesù
ha ben distinto tra gli Scribi-Farisei e i poveri, i miseri, gli stessi guerriglieri che facevano parte del suo gruppo.
Ma senza scomodare TEvangelo mi sembra
che se ci si rende conto di essere immersi
fino al collo nella lotta di classe, se si è consapevoli che la società in cui viviamo non è un
tutto organico ohe poco per volta si muove
verso un progresso teenologico-sociale, ma il
luogo di un perenne conflitto : accumulatori
di ricchezza e potere — masse disederedate,
non si può indistintamente ascoltare gli uni
e gli altri, seguire gli uni e gli altri, appog-giare gli uni e gli altri : si può solo predicare
la conversione e degli uni e degli altri, conversione a Cristo in una linea di povertà e
non ricchezza, dono e non accumulazione,
amore e non oppressione; non esiste nella
vita l’equidistanza tra oppressi e oppressori,
non c’è il posto per una terza parte; mi spiego, non dico che non ci deve essere una terza
posizione, non c’è nei fatti.
Il fatto che il nostro giornale e nella fattispecie la pagina delle valli preferisca parla
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii.iiiniiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
NOTIZIE DALLA MISSIONE EVANGELICA
XX GMimta Minlialt contro la lehbra
IL VACCINO,
SI VA AVANTI O INDIETRO?
La lebbra potrebbe fare la fine della
polio che in pochi anni è praticamente scomparsa dai nostri paesi, o per lo
meno delle grandi malattie infettive
come la peste ed il colera che pur non
essendo del tutto vinte sono abbastanza facilmente controllabili in tutto il
mondo.
Questo è stato il sogno di tutti quelli che hanno lottato contro al bacillo
di Hansen, uno dei primi ad essere
stato scoperto (1972-74), ma uno dei
più difficili a domare. Una vaccinazione massiccia della popolazione nelle
zone di maggior diffusione della malattia (centinaia di milioni di dosi) o per
lo meno la vaccinazione delle persone
venute in contatto prolungato con lebbrosi (diecine di milioni di dosi) permetterebbe entro qualche decennio di
controllare seriamente questa malattia
e portarla a livello di tante altre che
rimangono serie, ma non più drammatiche e disastrose.
Ma ci sono, per il momento, difficoltà ancora insormontabili e le speranze molto ottimistiche di qualche anno
fa sono molto ridimensionate.
Per fabbricare un vaccino occorre
avere a disposizione quantità notevoli
di bacilli, occorre perciò poterli coltivare artificialmente, fuori del malato.
E questo finora è stato pressapoco impossibile. Tutti i campi di cultura provati finora, anche i più sofisticati ed
ingegnosi hanno dato risultati negativi: i bacilli non si sono moltiplicati
oppure... erano altri microbi molto simili!
Un passo avanti è stato permesso
dai topolini da laboratorio nei quali
è stato possibile inoculare il bacillo
nei cuscinetti esistenti fra le dita dei
piedi; ma sono così piccoli! Ci vorrebbero delle centinaia di anni prima di
avere la quantità sufficente di bacilli
per una campagna di vaccinazioni!
Una maggiore speranza è data dalTarmadillo. Si tratta di un raro animale delTAmerica meridionale, grosso
quanto un gatto, corazzato con caratteristiche placche ossee. Questo animale è l’unico a « prendere » la lebbra oltre all’uomo. Si stanno ora facendo
delle prove su due o tre arrnadilli e si
spera che per loro mezzo si potranno
ottenere, non già i bacilli per il vaccino, ma per proseguire lo studio biochimico del bacillo stesso in vista della
fabbricazione sintetica del vaccino.
Purtroppo il bacillo di Hansen è il
più lento che si conosca a riprodursi
e quindi occorre avere pazienza ed at
tendere il tempo necessario.
È però la maggior speranza nata finora per il vaccino.
Non senza delusioni perché studi recenti hanno dimostrato che il sangue
dei lebbrosi lepromatosi è pieno di
anticorpi! Si tratta cioè della forma
più grave, diffusa nell’organismo ed
infettiva di lebbra. Orbene nel sangue
di questi malati si è trovata una tale
concentrazione di sostanze capaci di
distruggere il microbo che il malato
dovrebbe essere guaritissimo. Se non
lo è Aoiol dire che il bacillo riesce a
difendersi dalle sostanze a lui nocive
e potrebbe quindi essere resistente al
vaccino!
Si vedrà, per il momento, anche se
non ci sono delle novità clamorose il
lavoro va avanti e si può sperare che
entro un decennio porti a soluzioni
definitive.
VIAGGIO LEPROLOGICO IN ZAIRE,
UNA VERA AVVENTURA
Il segretario aggiunto della Leprosy
Mission ha fatto recentemente un viaggio in Zaire per coordinare il lavoro
della Missione con il Governo e con
le altre opere che lavorano in questo
campo. Dalla sua relazione stralciamo
queste notizie:
« Ho percorso lo Zaire per quattro
settimane in condizioni difficili e talvolta pericolose. Ho visitato 12 centri
diretti dalla missione ed uno del governo. Oltre 350 km. di pista difficile
separano Pimu da Yoseki hanno costituito 11 ore e mezza di viaggio con
due traghetti su piroghe legate insieme e coperte di tavole ed una lunga
attesa su di un ponte rudimentale sul
quale la jeep sprofondò fino agli assali
delle ruote. Ci volle un’ora di sforzi e
molta ingegnosità per liberare la macchina con l’aiuto di rami tagliati dagli alberi vicini.
D’altra parte è stato un piacere viaggiare con il Dr. Wayne Mayers, mandato dalla sezione americana della
Missione contro la lebbra a Kivuvu e
profittare della sua profonda conoscenza dello Zaire.
Il lavoro medico a Yoseki è diretto
dal Dr. Wright e Signora sotto l'egida
dell’Unione Missionarie per le regioni
lontane e della chiesa locale: l’associazione delle chiese evangeliche di Lulonga. L’ospedale ha 50 letti per i servizi di medicina, chirurgia e maternità e 30 per i TBC. Il lebbrosario sorge
a 5 km. dall’ospedale. Vi abbiamo ricevuto un’accoglienza entusiastica da
parte di circa 200 malati che camminavano, correvano, zoppicavano verso
il luogo di riunione all’ombra degli alberi dove ci hanno cantato un canto
di benvenuto.
In questo lebbrosario vivono 196 pazienti gravi con le loro famiglie in capanne costruite nell’enorme giardino
con la tecnica locale. Alcuni malati dovranno trascorrervi parecchio tempo,
ma la maggioranza dei ricoverati vi
rimane solo il tempo necessario per
iniziare la cura che sarà proseguita nei
dispensari e negli ambulatori. Questo
lebbrosario è stato costruito da pochi
anni con l’aiuto della nostra Missione.
Si pratica pure la rieducazione dei guariti ai quali si insegna a fabbricare
-suoie, panieri intrecciati, sgabelli in
legno e frecce da caccia.
La testimonianza cristiana è molto
viva ed abbiamo partecipato al culto
con i malati, entusiasti cantori raccolti al suono del tam tam. Era molto stimolante parlare ad un’assemblea così
vibrante che esprimeva la sua partecipazione e la sua approvazione con
degli « unnh » spontanei e sonori.
Ho percorso il distretto di Yoseky
per tre giorni studiando le possibilità
di sviluppare il lavoro degli ambulatori. I villaggi sono generalmente lungo le strade e la popolazione facilmente accessibile. Si spera di organizzare
tre circuiti: uno a Nord, uno a Sud
ed il terzo ad Ovest di Yoseki; vi funzionano già 4 ambulatori e si conta di
aprirne altri in breve tempo. Il circuito più lungo sarà di 280 km. ed, all’inizio, sarà curato da M. Ikombi: un infermiere africano, specializzato in leprologia e preparato per questo dal
Dr. Meyers a Kimpese.
Sono in cura negli ambulatori più
di 400 malati ed i pastori africani continuano a portare liste di pazienti delle
loro comunità e dintorni.
Uno degli aspetti più interessanti di
questo programma è rappresentato
dalla adesione entusiastica delle comunità locali che considerano quest’opera come una parte della loro testimonianza. Esse hanno concesso le loro
scuole per il servizio di ambulatorio
ed anche i locali di culto. Dove questi
non esistono hanno costruito delle capanne speciali.
In questa regione la lebbra non è
particolarmente temuta come causa
di infezione (tranne casi particolarmente gravi). Scientificamente è esatto e sarà così possibile curare i lebbrosi come tutti tutti gli altri malati
e fare quindi un buon lavoro ».
Per informazioni e offerte:
Missione Evangelica contro la lebbra
(past. F. Davite). - 10060 Frali (To.) c.c.p. 2/35862.
re degli sfruttati e dei loro problemi anziché
degli sfruttatori e dei loro problemi, mi va
bene; se questo vuol dire che quella pagina è
rossa, ben venga questo colore, non mi fa
paura lavorare con quelli che lottano in difesa degli oppressi.
Esprimo perciò tutta la mia solidarietà a
Ermanno Genre e a coloro che lavorano per
dare questo taglio al giornale perché sono
convinto Che su queste scelte si gioca la credibilità e il futuro della Chiesa Valdese.
Fraternamente,
Paolo Boco
Inquisiti
e inquisitori
Pinerolo, 10 aprile 1974
Caro direttore,
ecco la risposta telegrafica richiesta da tuo
fratello : deploro la caccia airuntore e sono
contenta che la storia valdese sia più ricca di
inquisiti che di inquisitori,
Marcella Gay
Si discute la spesa
Pomaretto, 21 aprile 1974
« La Stampa » del 18 corr. pubblica in 4*
pagina un articolo sul referendum dal titolo
« Come voteranno i torinesi? ». In tale articolo, si legge fra l’altro, che « le chiese
evangeliche sono impegnate nella diffusione
di un volantino stampato in 50 mila copie ».
Chissà se qualche responsabile della Tavola, con cognizione di causa, vorrà gentilmente precisare ai lettori chi finanzia tutto
questo? Sono i valdesi d’accordo che le loro
contribuzioni concorrano eventualmente a finanziare tale propaganda quando è risaputo
che i dipendenti della chiesa lavorano con
un trattamento economico non adeguato ai
tempi? Quali saranno le considerazioni degli
amici esteri, dai quali la chiesa valdese attinge abbondantemente per mantenere in vita
le sue opere, circa questa « povera chiesa
valdese » che trova tuttavia i mezzi per inserirsi nella campagna propagandistica per la
quale i partiti già spendono miliardi?
Sia comunque ben chiaro che non intendo,
con questo intervento, porre in discussione la
legge sul divorzio, giusto diritto di ogni popolo veramente libero. D’altra parte, almeno
per gli evangelici, non dovrebbero sussistere
dubbi circa l’indirizzo da seguire in occasione
del referendum, visto che quasi tutti i partiti, dai liberali ai comunisti (l’eccezione della destraDC e dell’MSI è eloquente) si sono
pronunciati per il NO all’abolizione della legge Fortuna.
Cordiali saluti.
Guido Baret
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiHiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiii
Precisazione
Dopo la presa di posizione della Fgei
piemontese in merito alle difficoltà opposte all’iniziativa di un centro di prestito librario nei locali del Convitto
Valdese di Vìllar Perosa, sono state
espresse riserve sull’azione della Fgei
nelle comunità e sull’impostazione della pagina « cronaca delle valli » delTEco-Luce.
A proposito di queste reazioni critiche, vorremmo ricordare che questo
consiglio ha pubblicato un documento
sul rapporto tra la Fgei e le chiese
(cfr. Gioventù Evangelica n. 16 del
marzo-aprile 1972), a cui sarebbe bene riferirsi per evitare inutili fraintendimenti sulla natura e il ruolo dei
gruppi Fgei.
Pensiamo comunque che la discussione che si è avviata non possa essere
seriamente e fruttuosamente proseguita se non si tengono presenti le seguenti esigenze:
1) si deve tendere a una riforma
della chiesa secondo TEvangelo. La vita interna e la testimonianza delle nostre comunità hanno spesso un carattere statico che non si giustifica di
fronte alla vita nuova proclamata dalTEvangelo. D’altra parte le comunità
sono oggi attraversate da un movimento di rinnovamento, da iniziative, da
interrogativi, da proposte che non trovano posto nelle forme normali di attività, ma che non per questo sono
estranei alla realtà della Chiesa di Gesù Cristo. Si tratta invece di indicazioni che le comunità dovrebbero prendere sul serio, anche se non rientrano
nell’ambito di ima sola chiesa e denominazione;
2) le trasformazioni prodottesi nella società mutano anche profondamente la realtà delle chiese. Non è possibile ignorare questa situazione generale
e i suoi aspetti particolari. D’altra parte non è possibile analizzarla e documentarla seriamente dando uguale credito e valore a tutte le posizioni politiche presenti nella realtà. La scelta
di un determinato punto di vista, che
per noi deve corrispondere agli interessi della classe operaia, non può essere bollata come unilaterale e antievangelica.
L’affermazione che una posizione
imparziale serve gli interessi dei più
deboli non è mai stata dimostrata, e
non può essere assunta come criterio
di discussione.
Siamo coscienti che questo pone
non pochi problemi alla riflessione
delle comunità. Ma i gruppi Fgei sono
disposti ad affrontare questa riflessione con tutti i fratelli.
Milafio, 21 aprile 1974.
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Alle Valli oggi
Contestati i Concistori
della Val Germanasca
Il 1 marzo 1970 si riunivano ai Chiotti i Concistori Valdesi della
Val Germanasca per discutere su alcune « tentazioni extraevangeliche
nella nostra fede » che emergono specialmente in occasione dei funerali quando si bada molto più alla sontuosità con corone, gagliardetti
ed altre manifestazioni esteriori, che all'annunzio della risurrezione ed
alla testimonianza alla sobrietà del-____________
l'Evangelo. Come conclusione dell’incontro i Concistori chiedevano tra
l’altro alle comunità « di mantenere il
funerale nella sua semplicità evangelica, evitando, per quanto possibile, di
portare corone, labari e bandiere ».
(V. il verbale della riunione ne « La
Lucerna » di Pasqua 1970),
Si può rilevare per inciso che in
questo modo i Concistori riuniti facevano uso di una delle loro attribuzioni
previste dall’art. 47 dei nostri regolamenti che prevede che essi debbano
« provvedere, al buon ordine delle assemblee religiose ».
Recentemente ha avuto luogo a Maniglia il servizio funebre del nostro
compianto fratello Ermanno Pascal,
deceduto dopo lunghe sofferenze. Come in altre occasioni analoghe partecipava all’accompagnamento funebre un
gruppo di ex alpini col gagliardetto
dell’A.N.A. A questi il pastore Deodato
ha ricordato la deliberazione dei concistori, invitandoli a lasciare fuori dal
tempio l’insegna del gruppo. Veniva
precisato che, non essendo il pastore
il padrone della chiesa, i membri del
gruppo si sentissero liberi di agire secondo coscienza. L’invito veniva comunque rispettato e sembrava che
tutto dovesse finire lì.
Invece su « L’Eco del Chisone » dell’il aprile 1974 compariva una lettera
al Direttore dal titolo « La bandiera
degli alpini » in cui si accusava il pastore di Perrero di aver addirittura
contestato « la bandiera italiana », la
quale non era neppure stata portata
al funerale. Ugualmente deformato era
il seguito dei fatti parlandosi di uno
stendardo nel tempio.
« L’Eco del Chisone » ha dato la settimana seguente, per la penna del suo
Direttore, una rettifica ad una chiarificazione del fatto che dovrebbe aver
ridimensionato la questione.
Nel frattempo, però, il pastore Deodato riceveva anche un’accorata protesta per 1’« affronto » e 1’« oltraggio »
da lui perpetrati nei confronti dell’A.N.A. da parte del presidente della
sezione di Pinerolo della stessa associazione d’arma. Nella stessa egli manifesta l’attesa di « essere illuminato,
di conoscere cos’è » che ha spinto il
pastore Deodato « a compiere un simile gesto ». Probabilmente il numero
successivo dell’Eco del Chisone avrà
rassicurato anche l’A.N.A., ma ugualmente l’insieme dei fatti conduce ad
alcune considerazioni:
1) Molti non solo all’estemo, ma
anche all’interno delle nostre chiese
(sembra che l’autore della lettera all’Eco del Chisone sia un valdese anche
;;e la redazione non ha voluto rivelar
e l’identità; ma questo capita anche
per il nostro Eco quando ci sono attacchi anonimi a fratelli in fede), molti, dicevamo, non riescono a capire
he da noi non è il pastore che decide
alcunché, ma sono delle assemblee o
i loro organi esecutivi. Quindi è a queste, caso mai, che devono essere rivolle eventuali rimostranze.
2) Siamo precisamente nel clima
che preoccupava i concistori: delle
questioni fondamentali nessuno si cura; la deliberazione dei concistori era
totalmente dimenticata. Quando si tocca qualcosina nelle forme esteriori, capita un finimondo. Non si cerca nemmeno di capire le motivazioni; non si
cerca di vedere se per caso c’è dietro
un motivo di confessione di fede. Si
salta nell’aceto e basta.
3) Anche dall’esterno c’è un clima
'fi intimidazione che si va accentuando.
TI presidente di un’associazione d’arma si sente automaticamente in diritto, per la sua stessa qualifica, di chiamare un pastore valdese a render conto delle ragioni del suo operato all'interno stesso dei locali della sua chiesa. Se si verificasse il contrario avremmo le solite rimostranze sulla chiesa
che fa politica eccetera eccetera.
4) Non è forse inutile ricordare le
iiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Primo Distretto
Colloquio pastorale
Il colloquio pastorale delle Valli è
convocato per la sua seduta di maggio, lunedì: 6 maggio a Pinerolo, col
seguente programma;
ore 9.30: culto (past. R. Coisson);
ore 10-13: Proseguimento del dibattito sulla ristrutturazione delle parrocchie e problema
dell’Eco;
ore 14-16: Attività del Distretto.
Incontro Cassieri
I cassieri delle comunità sono pregati di prendere nota delle date dei
rispettivi incontri di maggio:
Venerd'-i 3 maggio ore 20.30 Val Pellice
a Torre Pellice;
Sabato 4 maggio ore 17 Val Germanasca a Perrero;
Sabato 4 maggio ore 20.30 Val Chisone a Pinerolo.
La Comm. Distrettuale
agioni per le quali i Concistori avevano preso la loro deliberazione: non
c’era nessuna ragione polemica nei
confronti degli alpini e nemmeno nessuna intenzione antimilitarista, sebbene questa deliberazione possa piacere
anche a chi è antimilitarista. La ragione fondamentale era che nei confronti
della morte i compiti della comunità
cristiana sono semplicemente i seguenti: a) annunciare che questa è il salario del peccato; b) annunciare che il
dono di Dio è la risurrezione in Cristo;
c) esprimeie la solidarietà alla famiglia afflitta non soltanto al momento
del funerale ma specialmente nel periodo doloroso e difficile che lo segue.
Punto e basta. Tutto il resto è pompa
e fumo negli occhi e rischia di distogliere la comunità da onesti suoi compiti essenziali.
5) Si impone, infine, il confronto
tra l’atteggiamento di un’organizzazione di solidarietà militare che pretende
entrare nei nostri templi coi suoi
gagliardetti e quello delle autorità militari che impediscono ai nostri pastori l’accesso alle carceri militari per
visitare i fratelli in fede (vedasi il rifiuto opposto al pastore Eugenio Rivoir al carcere di Peschiera).
Ci è sembrato utile raccogliere queste informazioni e le considerazioni
che ne derivano per evitare l’impressione che da qualche parte si giocasse
sul malinteso e anche per evitare malintesi reali nelle comunità interessate.
Claudio Tron
San Germano
Chisone
— Una bella assemblea raccolta ha preso
parte al culto di Pasqua, durante il quale i
confermati hanno per la prima volta partecipato alla Santa Cena. La predicazione è stata tenuta sul testo : « affinché nel nome di
Gesù si pieghi ogni ginocchio... e ogni lingua
confessi che Gesù Cristo è il Signore » (Filippesi 2: 10-11).
— L'Unione femminile ha avuto una riunione nel corso della quale due sorelle hanno
tenuto la meditazione biblica e presentato un
libro su Helen Keller. Avendo constatato che
la data fissata per il bazar annuale coincideva con quella scelta dalla comunità di Pramollo per lo stesso scopo, le nostre sorelle hanno pensato di rinviare il bazar di San Germano al 2 giugno, per non intralciare l’attività della comunità vicina.
Le varie sorelle dell’U.F. hanno anche
fatto un giro di visite a persone anziane od
ammalate e parteciperanno al culto alla Casa
di Riposo. Le ringraziamo per questo impegno di servizio tanto apprezzato.
— Ricordiamo che il saggio della Scuola
Materna sarà presentato il 9 giugno p. v.
— Pensiamo alia famiglia Revel che è stata colpita in modo improvviso dal lutto con
la dipartenza del fratello Renato Revel, deceduto di infarto alFetà di soli 44 anni. Che il
Signore aiuti la Mamma, il fratello e la sorella in questo momento di prova.
— Durante il culto di domenica 21 aprile,
è stato battezzato il piccolo Andrea Laurenti.
Diamo un fraterno benvenuto in mezzo a noi
a lui ed alla sua mamma, che si è stabilita a
Porte. Che il Signore dia al piccolo Andrea
di crescere a bene », sotto il suo sguardo.
— Parecchi questionari cominciano ad affluire e potremo tra poco cominciare lo spoglio delle risposte. Ricordiamo ancora che i
conti dell’annata finanziaria ’73-74 si chiudono alla fine di parile e che è perciò molto importante che tutte le offerte ancora da effettuare vengano consegnate al più presto. Grazie per la collaborazione di tutti! G. Conte
ANGROGNA
Si comunica che le iscrizioni per la gita
della comunità a Lione e dintorni devono
pervenire al past. Renato Coisson, tei. 91.444,
entro il S maggio. La gita è stata fissata per i
giorni 23-26 maggio ed il prezzo si aggira
sulle 20.000 lire.
serimento.
Per capire meglio questa affermazione mettiamo a confronto 2 situazioni
che possiamo avere sotto gli occhi.
Nell’alta Val Germanasca abbiamo
assistito in questi ultimi anni ad un
massiccio esodo verso Pomaretto, Pinerolo o addirittura Torino e periferia.
Vi sono diversi motivi concomitanti alla base di questo flusso migratorio, ve
ne indichiamo alcuni a titolo di esempio;
a) Lo spostamento nella fascia fra
Pinerolo e Torino di alcune grosse
aziende prima in parte presenti nella
Vallata, per cui il pendolarismo giornaliero è diventato praticamente impossibile, a questo si sono aggiunte in
questi ultimi anni
fi) le cattive condizioni atmosferiche che hanno tenuto più volte isolati i
centri montani.
A questo punto se andate ad interpellare qualcuno di coloro che si sono
trasferiti verrete a sapere che il passaggio è stato duro e l’adattamento difficile per tutta la famiglia. Si sono trovati rinchiusi in un codominio con lo
spazio limitato, mentre prima erano
abituati alla vita di « borgata », dove
oltre ad esserci delle cose da fare, la
gente si conosceva, aveva una sua unità
culturale ed una solidarietà.
Da non dimenticare poi il problema
dei ragazzi che sono quelli che portano
più pesantemente il carico di questo
allontanamento. Queste stesse persone
non appena hanno qualche ora a disposizione ritornano alle loro Valli perché
« là c’è qualche cosa da fare ».
Se il problema si pone in questi termini per chi si è allontanato dal luogo
d’origine da 20 ad un massimo di
75 km., immaginiamoci che cosa vuol
dire per chi ugualmente per necessità
ha lasciato il proprio paese a 500 o 1000
o 1500 km. di distanza.
Si è sganciato completamente dal
proprio ambiente e si è trovato solo a
costruire qualche cosa, dove non c’è
niente che egli conosca. O alla vita densa di rapporti nel paese d’origine è passato ad una convivenza dei rapporti
umani formali.
Se poi esaminiamo cosa sono state le
periferie delle grandi città, vediamo
che sono stati i luoghi in cui è maggiormente fiorita la speculazione edilizia ma sono mancate, e sono tutt’ora
carenti tutte quelle strutture sociali di
base senza le quali la vita diventa ardua- dagli asili nido, alle scuole elementari, agli ambulatori, non parliamo poi dei doposcuola, dei centri per i
ragazzi, del verde pubblico, delle attrezzature sportive.
Già una famiglia composta dai genitori e da due figli, attorno agli anni 60,
con la carenza dei servizi su menzionati, col solo stipendio del manto si tro
Pinerolo
Nel corso del culto di Pasqua sono stati accolti nella comunità (juali nuovi membri di
Chiesa mediante il battesimo Marco Gardiol, Patrizia Marchisio e Paolo Rufino; hanno invece confermato il proprio battesimo Daniela Avondet, Amato Berton, Adriana Bounous, Gilberto Clot, Daniela Pinna, Gian Nicolò Ribet, Paolo RiVoir, Giovanna Tron, Dario Valentino e Silvio Vola.
I catecumeni hanno avuto la domenica precedente un incontro con i membri del Con
CONVEGNO FGEf A PRAROSTINO: DOMENICA 5 MAGGIO
Testimonianza deWEvangelo
nel pinerolese
Nel pinerolese i valdesi rappresentano il 10% dell'intera popolazione. Una minoranza significativa che ha dinnanzi a sé un'importante
compito di testimonianza e di predicazione dell'Evangelo.
Come in passato abbiamo affrontato questi nostri compiti, quali
sono i modi e le forme della nostra testimonianza oggi? Per cominciare a rispondere a questi interrogativi la FGEI convoca un convegno
aperto ai gruppi Fgei e a tutte le persone interessate a discutere questi
temi, per domenica 5 maggio a Prarostino col seguente programma :
ore 10 - culto con la comunità (leggermente abbreviato per of
frire a tutti la possibilità di ascoltare la relazione che seguirà).
ore 10,45 - Sergio Rostagno: la chiesa valdese alle valli ieri e oggi
ore 12,30 - pranzo al sacco
ore 14,30 - Discussione
ore 17 - elezione del comitato di coordinamento della FGEI Valli
ore 18 - chiusura del convegno
A PROPOSITO DEL REFERENDUM SUL DIVORZIO
L'esperienza dei convitti
In merito al Referendum abbiamo visto che anche tra ì valdesi esistono
delle incertezze e confusioni circa l’oggetto stesso della consultsizione.
Essendo per la nostra attività spesso a contatto con famiglie separate, vogliamo rendere palesi le considerazioni che ne possiamo tirare.
Riteniamo che alla hase della separazione della famiglia ci siano, nella
grande maggioranza dei casi, una grossa gamma di problemi sociali non risolti.
In sintesi non è il divorzio che disgrega le famiglie ma le cause che spingono
all’emigrazione ed i problemi dell’in
Torre Pellice
Domenica 7 aprile, giorno delle Palme, la
comunità al completo si è riunita intorno alla
Parola di Dio, testo del sermone : Matteo 21 :
1/17, per accogliere 27 catecumeni che le
sono stati presentati. Circa un mese fa, si
erano incontrati col Concistoro in una franca
conversazione sulla loro ammissione. Rallegrante il loro desiderio di sentirsi membri di
Chiesa anche dopo il catechismo : gli unì
con un orientamento più sicuro, gli altri in
ricerca, tutti coscienti che lo Spirito Santo
agisce come, dove e quando vuole. Molti
hanno espresso il desiderio di continuare ad
incontrarsi e dar vita ad un gruppo giovanile
che già si è formato ed è in via di esperimento.
La Domenica di Pasqua, sì sono riuniti intorno al tavolo della S. Cena per la loro prima comunione. Molte giovani hanno sentito
il desiderio di vestire il costume valdese.
In uno spirito di raccoglimento e di amor
fraterno la comunità ha commemorato le sofferenze, la morte e la resurrezione del Signore
durante i culti della Settimana Santa presieduti dal Pastore Sonelli. I testi della meditazione del giovedì, del venerdì santo e di Pasqua sono: Giov. 3: 5/8; il cap. 27 di Matteo; 1 Cor. 15: 16/20. La Corale ha preso
parte a questi culti col canto di alcuni inni.
Anche i degenti del nostro Ospedale hanno avuto il loro culto con S. Cena, affiancati
da un gruppo fedele di sorelle che hanno con
loro contatti frequenti, molto apprezzati.
Gradita la visita della Scuola Domenicale
del Centro e del corso di precatechismo al Rifugio Re Carlo Alberto dove hanno rallegrato
i ricoverati con i loro inni e con dei piccoli
doni di oggetti da loro stessi confezionati. La
nostra sorella signora Marianna Rivoir, ha
festeggiato in piena salute e lucidità mentale il suo centesimo compleanno circondata
dall’affetto dei suoi familiari e da un folto
gruppo di amici. Le esprimiamo i nostri vivi
rallegramenti e i nostri affettuosi auguri.
Alcune sorelle della nostra comunità hanno preso parte ad una commovente riunione
di addio dei Colonnelli Fivaz dell’Esercito
della Salvezza, chiamati a dirigere l’opera
salutista nel Belgio. Li ringraziamo vivamente per l’opera spirituale e sociale svolta
con tanto entusiasmo a favore del nostro popolo, dall’autunno del 1969 ad oggi.
A Dio piacendo il 1° giugno avremo la
gioia di accogliere a Torre Pellice una fanfara e una corale del Corpo Salutista di Ginevra.
I fratelli di Morges saranno in mezzo a
noi dal 23 al 25 maggio. Preghiamo coloro
che possono dare ospitalità di prenotarsi presso: Aldina Gamba (tei. 91241); Charles Paschetto (tei. 90450) e Lina Varese (tei. 91472).
Atti liturgici: Lorena Davit di Dario e dì
Susy Bertramino è stata battezzata. Il Signore la benedica con i suoi felici genitori.
Nel tempio dei Coppieri si sono sposati Eider Negrin e Silvana Ayassot. Ai cari giovani impegnati in attività della nostra Chiesa l’augurio di ogni bene nel Signore. Adolfo
Molinero e Mariella Geymet; Alberto Costabel
e Renata Comba.
Ci hanno lasciati in attesa della resurrezione: Rodolfo Cougn, Caterina Fontana ved.
Long, Aldo Peyrot, Maria Elisa Prochet, Carlo Jahier.
Alle famiglie afflitte esprimiamo la nostra
viva simpatia. Ijka. Varese
IIIIIIIIIIIIIIIIIilllIilIIIIMHIIllllIllilinillIIItlllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMilllIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIllItllItlimillllllIllllll
DAL PINEROLESE
va presto in difficoltà; quindi o la moglie si trova un’occupazione oppinre è
lo stesso marito che si sobbarca l’impiego di un secondo lavoro. La famiglia
si trova riunita per periodi sempre più
brevi, la sua unità diventa poco consistente, ciascuno è assorto nei suoi problemi e pensa ai fatti suoi, i ragazzi
sono abbandonati a sé stessi, di qui
l’operazione lenta ma inesorabile di disgregazione, finché, per una certa percentuale giunge il momento della rottura. A questo punto, di fronte alle migliaia di situazioni che nella realtà ricalcano tutte questo stesso andamento,
si constata ancora (se ce ne fosse bisogno!) che l’uomo è solo considerato in
quanto potenziale, produttore di merci
e servizi e consumatore degli stessi, ma
non per il fatto che ha delle esigenze
come uomo, per cui non viene aiutato
a prepararsi a questo passaggio da società contadina a industriale e poi non
trova delle strutture al suo inserimento e tantomeno comprensione.
Non parliamo poi dei casi, di migranti stagionali i quali veramente vedono
parenti e figli qualche volta nel corso
dell’anno e questo magari per 5 o 10
anni di seguito per cui veramente il legame familiare è affidato alla celerità
delle nostre po^te.
La legge sul divorzio è una piccola
via di uscita ad una situazione insostenibile che permette in alcuni casi, tra
l’altro ben specificati, di ricostruire nel
tempo una famiglia mettendo in regola una serie di convivenze che esistono
comunque e che rischierebbero di essere tali per tutta la vita.
Nel nostro lavoro abbiamo notato
che chi è passato attraverso l’esperienza di una separazione, regolarizzata poi
alla distanza dal divorzio (sono pochi
casi ma ci sembrano significativi), si
trova in posizione di speranza nei confronti della realizzazione di un nuovo
focolare, per cui il reinserimento dei
figli avuti nel primo matrimonio è notevolmente facilitato.
Per queste considerazioni noi voteremo NO aU’abrogazione del divorzio.
Adriano Longo
Riduzione dell'occupazione
alla Giitermann?
Perosa. Notevole preoccupazione ha
destato tra gli operai la notizia che la
Gutermann si accinge a ristrutturare
la propria produzione. Secondo voci
ufficiose la Gutermann intenderebbe
infatti abbandonare la produzione dei
filati di seta e specializzarsi nella produzione di filati di fibre artificiali. Questo comporterebbe la soppressione dei
reparti di macerazione e pettinatura.
In vista di questa operazione pare
che la Gutermann stia già assumendo
alcuni «tecnici».
Gli operai si augurano che questa
ristrutturazione non significhi diminuzione dell’occupazione né cassa di integrazione. Per questo hanno chiesto
un incontro con la direzione per analizzare i programmi di ristrutturazione.
Da notare inoltre che questa notizia
arriva nel momento in cui gli operai
stanno per entrare in lotta per il contratto integrativo aziendale. In questo
clima la lotta aziendale assume quindi
anche il carattere di lotta per la difesa del posto di lavoro.
Contratti integrativi aziendali
Pinerolo. Si sono concluse in questi
giorni numerose vertenze aziendali riguardanti alcune fabbriche pinerolesi.
È stato applicato anche agli operai
della OPL di Luserna il contratto della Microtecnica di Torino.
Alla Wepoo di Bricherasio è stato
raggiunto xm accordo che prevede una
maggiorazione di 50 lire orarie ed un
premio di produzione di 60.000 lire.
La Coldiretti contesta
la fiera di Pinerolo
Pinerolo. La Coldiretti (organizzazione dei coltivatori diretti legata alla
DO ha emesso un comunicato in cui
chiede la sospensione della fiera di
Pinerolo che si dovrebbe tenere il 29
aprile.
La protesta della Coldiretti è motivata dalla crisi del settore zootecnico.
cisloro a cui hanno partecipato anche i genitori in cui hanno avuto modo di esporre le
proprie domande di ammissione in chiesa e
formulare alcuni progetti per il loro inserimento nella vita della comunità.
I catecumeni di terzo anno e quelli del
quarto anno, ora neo membri di chiesa, si
sono incontrati domenica 21 in un’agape,
prolungatasi anche dopo cena per esaminare
insieme le prospettive di un lavoro giovanile
nell’ambito della comunità, auguriamoci che
le idee si chiariscano e concretizzino nel corso dei prossimi mesi.
Stupisce che questa organizzazione legata a doppio filo al governo e al potere democristiano che in passato ha
appoggiato la politica di distruzione
del patrimonio zootecnico italiano portato avanti dal governo, scenda ora
in campo per la difesa degli interessi
dei contadini. Evidentemente si tratta
di un’operazione volta ad assicurarsi
il consenso della base che anche nella
nostra zona comincia a preferire l’Alleanza Contadina alla organizzazione
clientelare della DO.
Verso ¡I congresso del SNS-CGIL
Si stanno svolgendo in tutto il pinerolese le assemblee degli insegnanti e
del personale non insegnante aderente
al sindacato scuola della OGLL per la
designazione dei delegati al congresso
nazionale. Questo sindacato si è formato da poco tempo ma ha già raggiunto una discreta diffusione nelle
scuole del pinerolese e quello che più
conta raggruppa tutto quel personale
della scuola che è interessato ad una
vera riforma della scuola. H dibattito
precongressuale si svolge attraverso
l’esame di due documenti politici. Il
primo di maggioranza rifiette le tesi
politiche del PCI sulla scuola, mentre
il secondo si presenta come im compromesso tra le tesi dei diversi gruppi della sinistra rivoluzionaria sulla
scuola.
Nella nostra zona la maggioranza
delle assemblee si è espressa per il secondo documento.
Sciopero nelle scuole
Pinerolo. Martedì; 23 si è svolto in
tutte le scuole del pinerolese lo sciopero degli studenti e degli insegnanti.
Motivo dello sciopero è l’opposizione
ai decreti delegati sulla scuola che limitano fortemente le possibilità di insegnanti, genitori ed allievi di gestione
della scuola, vanificando così le lotte
precedenti.
Questo sciopero per gli studenti rappresenta anche un momento di opposizione al referendum e alla politica
antipopolare del governo.
Storia locale
Angrogna. Il gruppo FGEI del Prassuit-Vernè sta concludendo i lavori di
ricerca sulla Valle d’Angrogna. Nelle
prossime settimane uscirà, a cura del
gruppo, un breve opuscolo ciclostilato
a carattere divulgativo sui principali
aspetti storici e sociali della Valle. La
ricerca vuol presentare in forma accessibile e a grandi linee la posizione
storica (nel quadro della storia valdese), i caratteri tradizionali e alcuni
problemi sociali di attualità. Per prenotazioni rivolgersi; Gruppo Giovanile del Prassuit-Vernè KK160 Angrogna.
6
pag. 6
I NOSTRI GIORNI
N. 17 — 26 aprile 1974
Le testimonianze raccolte dal pastore Vinay durante il suo viaggio a Saigon pubblicate nel suo ultimo libro
Ho visto uccidere un popoio
Cristiani nel mondo
BANGLADESH
L’ARGOMENTO
Settembre 1973: Tullio Vinay e don
Enrico Chiavacci sono a Saigon in missione esplorativa segreta, per incarico
del Comitato internazionale .per salvare i prigionieri politici del Sud Vietnam. Lo scontro con una realtà disumana che supera ogni immaginazione,
invano nascosta dal regime di Van
Thieu, è sconvolgente. Dall’epoca del
suo ritorno Tullio Vinay non si è concesso un solo giorno di riposo. Ha parlate con capi di stato e ministri degli
esteri di varie nazioni europee, con autorità politiche ed ecclesiastiche, ha tenuto decine di conferenze stampa: tutti devono sapere! Un crimine mostruoso come la progressiva eliminazione di
oltre 200.000 uomini, donne e bambini,
etichettati come « prigionieri politici »
o « delinquenti comuni », non può essere compiuto nel 1974 fra l’indifferenza generale dei popoli e~ delle chiese
cristiane!
Fino a ieri si poteva ancora credere
che quella dei prigionieri vietnamiti
moribondi nelle « gabbie di tigre » costruite dagli americani .fosse una favola propagandistica messa in giro dai
comunisti. Oggi lo stesso Senato americano ha dichiarato testualmente che
« resistenza di prigionieri politici nel
Sud Vietnam è provata al di là di ogni
ragionevole dubbio. Fonti degne di fede hanno inoltre fornito prove documentate di maltrattamenti e di torture
di tali prigionieri » (doc. XII).
Alla caduta di Hitler i paesi dell’Asse
si trincerarono dietro un alibi di ferro: « ...non eravamo informati, ignoravamo tutto... ». Ma oggi 1’« occidente
cristiano » ha perduto questo alibi. Oggi il Papa, i capi di stato, i ministri, i
diplomatici lo sanno, l’opinione pubbliIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII
Una battaglia
che va combattuta
(segue da pag. 1)
peto, ma quelli che hanno votato
repubblica sapevano di scegliere
per il progresso della nazione, per
un paese più moderno, libero,
aperto; significava fare un passo
avanti non uno indietro. Molti vaidesi nel '45 votarono repubblica
sapendo di fare questa scelta, e dire che il rispetto e l’attaccamento
al re era pur forte fra noi! Oggi è
la stessa cosa: vogliamo andare
avanti o indietro? Verso un’Italia
di cittadini responsabili o verso
un paese di clericali incapaci di
pensare ma solo di fingere?
In questo senso perciò nessuno
ha il diritto di dire: « il Referendum non mi interessa ».
« Io ho 70 anni, cosa vuoi che
mi interessi? », « Io non ho nessuna idea di divorziare votino
quelli che vogliono farlo », « Un
cristiano non divorzia perciò non
sa cosa farsene del divorzio »,
quante volte abbiamo sentito discorsi del genere attorno a noi negli ultimi tempi! Questa mentalità va assolutamente combattuta,
da tutti, con tutti i mezzi. Non è
l’istituto del divorzio che ti interessa, come non ti interessa l’ospedale se stai bene, ma è la democrazia del paese in cui vivi.
Un problema però resta aperto:
la libertà del divorzio, va bene, ma
è libertà {>er sbagliare; votando
No va a finire che favorisco chi
sbaglia, ed in fondo favorisco il
male aiutando altri a distruggere.
Su questo varrà la pena dire qualcosa un’altra volta.
G. Tourn
ca è informata, tu che leggi, lo sai. Non
si può restare inerti. Bisogna scuotere
la gente dal torpore rassegnato che
sembra afferrarla e creare un grande
movimento d’opinione.
Un recente provvedimento a favore
del regime dittatoriale di Thieu è stato approvato dal Congresso U.S.A. con
soli 4 voti di maggioranza. Non è utopistico sperare che altri settori del popolo americano aprano gli occhi sulla
realtà del Sud Vietnam. Ma .per salvare quell’infelice paese è necessario
troncare il cordone ombelicale tra il
feroce dittatore e l’attuale governo degli Stati Uniti.
I vescovi cattolici del Sud Vietnam
hanno recentemente dichiarato: « Lo
si voglia o no, nel clima relativamente
libero (sic!) del Sud Vietnam, si svolgerà un confronto ideologico che è parte dell’acuto confronto generale che si
verifica nel mondo attuale tra due concezioni di vita: da un lato il materialismo ateo sotto tutte le sue forme, dall’altro Dio, il Cristo, il Vangelo e la
Chiesa con tutti i valori spirituali dell’uomo ». Ma, se questo è vero, il confronto si conclude con una sconfitta
totale, una spaventosa bancarotta dei
cosiddetti « valori spirituali » del mondo « cristiano ». Il Sud Vietnam pullula di « Missioni » americane, ma da che
parte è Dio, Cristo, il Vangelo? Chi incarna realmente l’Évangelo (pur senza
saperlo) non è l’arcivescovo di Saigon,
ma gli umili credenti della « chiesa confessante » presente a fianco di chi soffre, o addirittura quell’esponente del
GRP (Governo rivoluzionario provvisorio) che afferma: « non vogliamo religione ma umanità », .parole che — come nota Tullio Vinay — sono sostanzialmente identiche a quelle citate da
Gesù: « Voglio misericordia e non sacrifici ».
Occorre sottolineare che le testimonianze raccolte da Vinay non provengono da comunisti. In Sud Vietnam è
largamente rappresentata una « terza
forza » che può costituire lo strumento
indispensabile per una reale pacificazione del paese. Ma è proprio contro
questa terza forza che si scatena il livore del dittatore Thieu. La grandissima maggioranza dei suoi prigionieri
non sono e non sono mai stati comunisti.
Ascoltiamo l’appello che ci giunge
clandestinamente da quegli infelici:
« ...la nostra esistenza sta per esaurirsi
sotto la costante oppressione, per la
mancanza di cibo e di medicine, sottoposti giorno e notte a lanci di granate
lacrimogene, alle manganellate, ignorando totalmente il nostro avvenire,
ma non cessiamo di .gridare per rivendicare il nostro diritto al trattamento
umano e alla libertà. Il nostro grido vi
implora ora per ora e minuto per minuto: venite in nostro aiuto...! » (una
prigioniera di Bien Hoa). Forse, nel
frattempo, questa voce si è già spenta:
quante altre lasceremo spegnere per la
nostra inerzia?
L’AUTORE
Tullio Vinay, pastore valdese, iniziatore del Villaggio ecumenico di Agàpe
(Frali, Torino) e del Centro Servizio
Cristiano che opera da oltre dieci anni
a favore della città di Riesi in Sicilia,
è notissimo — forse più all’estero che
in Italia — per la lotta che conduce da
anni a favore dell’uomo oppresso, contro tutte le forze che lo disumanizza
iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin
Federazione Femminile
Valdese Piemonte
NOVITÀ’
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PAOLO RICCA
ALDO RIBET
FRANCO GIAMPICCOLI
EVANGEie, DMOIBIO E REEHENOIM
(« Attualità protestante » 61/62, L. 300)
Una parola chiara sull’argomento:
— l'insegnamento di Gesù nella testimonianza degli apostoli;
— le critiche all’attuale legge _sul divorzio;
— i retroscena politico-religiosi del referendum.
Perché gli evangelici diranno NO all’abrogazione della legge istitutiva
del divorzio.
EDITRICE CLAUDIANA - c.c.p. 2/21641
Via Principe Tommaso, 1 10125 TORINO
no come segno e testimonianza delI’amore di Dio rivelato in Cristo.
Nella stessa collana ha pubblicato
Giorni a Riesi (1966), in collaborazione
con il figlio, opera che, tradotta in molte lingue europee, è diventata un bestseller in Germania, Svizzera e Francia.
Dopo Buchenwald e Auschwitz l'umanità sconvolta aveva detto: «Mai più!»
Oggi gli accusatori di Norimberga hanno costruito i campi di eliminazione di
Van Thieu! (Inf./Claudiana)
In questa nazione la minoranza Hindu ha dato una buona risposta alla predicazione dell’Evangelo. Alcuni operai
cristiani, oltre a dare aiuti materiali,
hanno predicato Cristo alla popolazione con il risultato che cinque nuove assemblee sono state iniziate tra i nuovi
convertiti.
SUMATRA
S. Tommaso
e il cardinale Siri
La conversione di una preminente
personalità islamica dimostra ancora
una volta la potenza della Parola di
Dio. Jusuf Ronni, che si opponeva fanaticamente ai cristiani al .punto di indurre i suoi seguaci a bruciare le chiese,
per ricercare gli errori del cristianesimo iniziò lo studio della Bibbia. Senza
nessun aiuto umano Jusuf è stato preso
dalla Verità e si è arreso ad essa, ed
ora predica la fede che una volta cercava di distruggere.
due giorni alla studio ed alla preghiera
prima di andare due a due in 40 villaggi
per predicare la Parola di Dio. Risultato, diverse persone si sono convertite
a Dio e molte guarigioni sono state
chiaramente manifestate. Questi credenti si sono mossi sulle basi del Nuovo Testamento, senza portare con loro
alcuna provvista, ma confidando in Dio
per ogni loro bisogno, e giorno per giorno hanno ricevuto quanto loro necessitava. Ora programmano di iniziare
due chiese nelle località dove la risposta è stata maggiore.
INDONESIA
Com’è nolo, il 1974 è un anno ricco di ricorrenze. Fra l’altro, è il settimo centenario
di Tommaso d’Aquino, Doctor Angelicus. A
fine marzo si è svolto a Genova un congresso
tomista, presieduto dal domenieano spagnolo
Franeisco Elias Tejada y Spinola. Fra coloro
che dovevano presentare una relazione a tale
congresso, l’arcivescovo di Genova, Siri. Ma
così non è stato, e il presidente del congresso,
Tejada, ha rilasciato all’ANSA una dura dichiarazione in cui ha detto, fra l’altro : « Mi
sembra doveroso manifestare pubblicamente il
profondo, doloroso rammarico sentito nelVadempiere al dovere di respingere dai lavori
del Convegno il cardinale Giuseppe Siri. E
questo, poiché era per me impossibile accettare di trasformare un convegno culturale in
strumento delle sue attività politiche machiavellicamente definite pastorali. (...). Devo comunicare che ho deciso di escludere dagli atti
del congresso la prolusione di sua eminenza
il cardinale Siri, sia per il suo contenuto di
bassissimo livello culturale, da prima
classe liceale, indegno dell’altezza scientifica
delle altre relazioni presentate, sia per gli errori madornali che la costellavano, errori che
sarebbero anche divertenti ma che diventano
tragici quando sono formulati da persone che
ricoprono le altissime cariche di sua eminenza
l’illustre cardinale Siri ».
ETIOPIA
In Etiopia si è allargata la persecuzione contro i cristiani di fede evangelica. La potente ■ Chiesa Ortodossa ha
imposto la chiusura di più di 50 chiese
e l’arresto di circa 500 credenti appartenenti alla Comunione dei Credenti nel
Pieno Evangelo. Altre denominazioni
evangeliche stanno attraversando simili persecuzioni. Nonostante queste difficoltà si nota dovunque maggiore interesse, specie nei giovani, per .la predicazione della Parola di Dio.
Il figlio di due missionari barbara
mente uccisi è ora tornato nello stesso
villaggio indonesiano dove nel 1956 restò orfano. Lo scopo di questa visita è
di proclamare a quelle genti lo stesso
Vangelo proclamato loro dai suoi genitori. Si sono avute notizie che circa
500 abitanti hanno accettato Cristo quale loro Salvatore e che tra costoro vi
è l’uomo che ha a suo tempo ucciso i
missionari.
Errata-corrige
COREA DEL SUD
In Corea continua l’evidente sviluppo
delle chiese. Solo nella città di Seul vi
sono centinaia di chiese cristiane, la
più grande è la chiesa Presbiteriana che
fu fondata da 28 rifugiati ed ora conta
circa 15.000 membri. Da questa chiesa
sono usciti missionari per l’Etiopia e il
Brasile. Nella Corèa del Nord, invece,
secondo le notizie provenienti dal pastore che curava la chiesa di Pyongyang, la testimonianza cristiana è quasi del tutto scomparsa.
Per una svista tipografica è stato alterato il significato di una frase dell’articolo di B. Rostagno « La conferma di un’esperienza nuova nel protestantesimo italiano », apparso sul n.
scorso in 2“ pagina. La seconda parte
dell’ultimo capoverso dell’articolo va
letta cosi: «... è stata una delle indicazioni più comprensibili e utili uscite da questo congresso, definito non
trionfalistico... ».
RINGRAZIAMENTO
Il figlioccio, cugini e parenti tutti
del compianto
SUDAN DEL SUD
Rimandiamo al prossimo numero
diverse lettere giunte in redazione
e che la mancanza di spazio non ci
permette di pubblicare qui.
Direttore responsabile: Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
N. 175 - S/7/1960
Nonostante Tallontanamento dei missionari dal Sud Sudan avvenuto nel
1964, la chiesa in Chali è triplicata e
conta ora circa 1.100 membri battezzati. L’opera del Signore è stata portata
avanti in preminenza da giovani convertiti ed in alcuni casi da giovanetti
di età scolastica.
ALTA VOLTA
Carlo Jahier
deceduto nel suo novantesimo annodi età, il 16 aprile 1974, esprimono la
loro riconoscenza a quanti hanno manifestato la loro simpatia. Un particolare ringraziamento all’amico Righini
per l’amorevole assistenza prestatagli,
ai dottori De Bettini e Gardiol, al Pastore Sonelli ed al personale dell’Ospedale valdese.
Coop. Tip. Siibalpina - Torre Pellice (Torino)
iiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Nel distretto di Santidougou, nelTAlta Volta, 29 credenti hanno dedicato
Torre Pellice, 18 aprile 1974.
WILLY BRANDT
ALLE CORDE?
Si avvisano le partecipanti al Congresso a Rimini, che vogUono usufruire del biglietto collettivo, che la partenza sarà venerdì 3 maggio alle 6,20
da Torre Pellice, e alle 8 da Torino.
Per il ritorno, lunedì 6, partenza da
Rimini alle 17,30, arrivo a Torino alle
24, a Torre PeUice all’una.
Prenotarsi presso Ade Gardiol, Torre Pellice.
Non possiamo
p i ù nasconderlo:
siamo preoccupati
per l’avvenire d’un ___________
uomo politico che
abbiamo stimato e stimiamo fra i primi nell’Europa contemporanea, oltreché una delle personalità più nobili e
più simpatiche.
Sessant’anni, il volto pallido e tirato, il grande cancelliere « ha annunciato alla televisione tedesca, il 24 marzo, la sconfitta del suo partito, la socialdemocrazia, alle elezioni municipali dello Schleswig - Holstein, il più settentrionale dei Land, o Stati, che formano la Repubblica Federale Tedesca
(...). Si tratta, per Brandt, della terza
sconfitta consecutiva in una ventina
di giorni (...).
I motivi del malcontento del pubblico tedesco nei confronti della socialdemocrazia, sono nunterosi e complessi.
C'è, per esempio, in Germania, la sensazione che la Ostpolitik (cioè l'apertura verso l’Europa Orientale), che ha
valso al cancelliere il premio Nobel
per la pace nel 1971, sia stata da lui
condotta troppo affrettatamente e che,
comunque, non abbia dato i risultati
sperati. La Repubblica Federale ha rinunciato alla sua annosa pretesa di
rappresentare anche la Germania Orientale in campo internazionale (questo ha permesso l’ingresso dei due
Stati tedeschi all’ONU nel settembre
1973), ha rinunciato ai territori ex-tedeschi oggi inglobati dalla Polonia e
ai Sudeti oggi cecoslovacchi, fornisce
ingenti crediti all'URSS, ma in cambio
(si mormora a Bonn), ha ottenuto ben
poco.
La Repubblica Federale non ha fatto un passo avanti (si dice) per quello
che riguarda la propria sicurezza: nella Germania Orientale (ha rivelato recentemente il settimanale “Der Spiegel") stazionano ancora ben 20 divisioni sovietiche, di cui 10 blindate. Così Bonn si è vista costretta a offrire
agli USA di pagare di tasca propria il
mantenimento su suolo tedesco dei 325
mila soldati americani che Washington
avrebbe voluto progressivamente ritirare.
Brandt (sostengono ancora i suoi
critici) ha mostrato anche eccessiva
tolleranza verso l'estremismo di sinistra. La buona borghesia tedesca è ancora scossa dalle avventure della banda terroristica Baader-Meinhof, avventure conclusesi con pesanti sentenze
nel 1973. D’altra parte, si chiedono in
molti, come evitare incidenti del genere quando, all’interno stesso del suo
partito, Brandt è contestato a sinistra
dai "Jusos” (= Jungsozialisten, gioven
Echi della settimana
a cura di Tullio Viola
tù socialista), che controllano circa un
terzo degli iscritti alla socialdemocra
ziar
Inutile ribattere che, benché sappia
citare a memoria Karl Marx, Friedrich
Engels e Rosa Luxemburg, la presidentessa dei Jusos, Heidi Wieezorek-Zeul,
30 anni, non ha alcuna intenzione di
far carriera con la dinamite, come la
banda Baader-Meinhof. Per molti tedeschi Heidi rimane "Heidi la rossa”,
una pericolosa estremista.
Infine, a spiegare il calo di popolarità di Brandt, c’è anche l’insicurezza
generale di fronte al programma economico e sociale adottato dal governo
federale il 20.2, quello della cogestione operaia in tutte le grandi imprese
(circa 650 con oltre 2 mila dipendenti,
per un totale di 4 milioni di salariati)
e della partecipazione dei prestatori
d'opera ai benefici delle aziende. E un
programma, secondo Brandt, di “democratizzazione della società” che dovrebbe procedere all’interno, parallelamente all’Ostpolitik all’estero. Sulla
carta, la cogestione dovrebbe entrare
legalmente in vigore il 1“.1.’75, ma, in
pratica, tutti vi si oppongono, padronato e sindacati.
Il padronato vi si oppone perché
non è stato consultato in anticipo su
un progetto che lo tocca da vicino e
perché sostiene che il piano del cancelliere porterà inevitabilmente alla
soppressione della libera economia di
mercato. E poi, avvertono i datori di
lavoro, la cogestione, cioè l’introduzione nei consigli di controllo (gli organismi aziendali che in Germania controllano appunto la gestione dell’impresa e gl'investimenti) di un numero
uguale di rappresentanti dei salariati e
degli azionisti (sei per parte, se l’impresa ha meno di 10 mila dipendenti;
otto fra i 10 e i 20 mila; 10 oltre i 20
mila), porterà altrettanto inevitabilmente al confronto diretto, alla rnoltiplicazione dei piccoli conflitti piuttostoché alla soluzione dei grandi problemi e a uno straordinario rafforzamento del potere dei sindacati (questo,
effettivamente, è stato il caso dei settori minerario e siderurgico, dove la
cogestione è in vigore fin dal 1951)».
(Da un articolo di Giuseppe Venosta
su « Panorama », settimanale n. 415 del
4.4.1974).
FANTASMI
•y^. « Ciascuna delle parti impegnate
in questo conflitto
si batte non contro
il proprio nemico,
il proprio avversario reale, ma contro le ombre nevrotiche del proprio
' passato. Quando
scorgo l’immagine, la percezione che
gli arabi hanno di noi...: a dir la verità, essi non ci vedono! Al nostro posto vedono dei francesi, dei britannici,
dei turchi: tutti coloro che, lungo i secoli, li hanno oppressi, schiacciati.
E quando scorgo come gli ebrei percepiscono gli arabi...: non sono più
arabi! Sono Hitler, sono i nazisti, sono i russi, i progroms, gli ucraini, i cosacchi. Tutto tranne che arabi. Penso
che vi sia conflitto come tra due malati, nevrotici: ciascuno si batte contro il suo passato ».
Non sono delle battute di spirito (sarebbero, a parer nostro, di dubbio gusto, oltre a tutto!), e non è neppure
l’inizio d’un trattato di psicanalisi sociopolitica (se mai n’è stato scritto
uno). È invece l’inizio d’un brillante articolo di Amos Oz, « scrittore
sionista “inquieto” », com’egli stesso
ama definirsi: è una « confessione »
raccolta da Clara Halter e pubblicata
sul settimanale « Sette giorni » (n. 354
del 14.4.’74).
L’articolista così incalza: « Quando
ci si viene a dire alla radio o sui giornali: “stermineremo”, la notte successiva non dormo. A voi, non diciamo cose simili. Almeno apertamente ».
Quel « voi » s’intende rivolto agli arabi, anzi « a un palestinese incontrato
a Londra », se abbiamo ben capito...
«Almeno apertamente»? (!!): si, dice
proprio così! Ma dice anche che ha
capito che lui, il palestinese, « non poteva capirmi. Non capiva né il ghetto
di Varsavia, né Auschwitz. Non capiva
che noi non pensiamo a Sadat, ai profughi, ai palestinesi. Pensiamo alle SS.
Le vediamo arrivare a Tel Aviv. Picchiare alle nostre porte alle due del
mattino gridando: “raus”, ma questa
volta in arabo, e sparare. Il tragico di
questo conflitto è che noi non ci battiamo contro gli arabi e che gli arabi
non si battono contro di noi. Loro non
ci conoscono e noi non conosciamo
loro. Quando noi diciamo “ghetto di
Varsavia" e “Auschwitz", credono che
facciamo propaganda. Quando loro dicono “colonialismo", “imperialismo",
“sfruttamento”, noi pensiamo che è
tutta propaganda. Viviamo gli uni e gli
altri sotto la cappa di una paura isterica. Siamo due popoli appena usciti
dall’inferno e dal manicomio criminale. Gli arabi come gli ebrei ».
Già: il « povero » palestinese non lo
capiva. A dire il vero, non lo capiamo»
neppure noi.