1
r
Anno 127 - n. 37
27 settembre 1991
L. 1.200
Sped. abbonamento postale
Gruppo II A/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PUBBLICITÀ’ E CRONACA
UN’IPOTESI DEL BIBLISTA EBREO PINCHAS LAPIDE
Immagine
questione
e corpo: | trenta denari di Giuda
di gusto?
Le nostre abitudini di spettatori sconvolte
dalla bambina del poster Benetton: ma perché?
Zelota? Idealista? I testi biblici non dicono nulla in proposito Rispondenza tra la profezia di Zaccaria e il tradimento verso Gesù
Alcuni ufficiali USA hanno ammesso di aver fatto riversare
sabbia sulle trincee presidiate
dagli iracheni, nel corso dell’offensiva terrestre. Chi non si è
arreso è rimasto sepolto vivo.
Il GRl ha intervistato un esperto di problemi internazionali che
ha affermato l’inevitabilità dell’operazione.
Negli stessi giorni, casualmente, è scoppiata la vicenda della
campagna pubblicitaria della Benetton, che su manifesti e pagine di giornale mostra la bambina Giusy, appena nata, ancora legata al cordone ombelicale, con macchie di sangue sul
piccolo corpo. E’ stato subito
scandalo: il gran giuri italianodi autodisciplina della -pubblicità blocca l’immagine; si invita a
non esporla in Gran Bretagna e
Francia, e a non affiggerla in
piazza del Duomo a Milano, sul
megaspazio di 700 metri quadrati.
E dire che c’era di peggio:
c’era la caramella dal ’’gusto che
uccide”, che ha imperversato per
mesi in TV, vi sembra carino?
Ora, indubbiamente, un’immagine ritenuta sgradevole è una
immagine di cui si parla, è vincente come lo fu ’’L’ultima tentazione di Cristo” o ”Je vous salue. Marie”, altro scandalo.
Perché è proprio un’immagine
di questo genere a ferirci? (e lo
dico mettendomici anch’io, anch’io la ritengo violenta).
Si può dire che ci stiamo abituando ad un mondo troppo pulito. Sembra paradossale visto il
carico di rifiuti, smog, degrado
urbano, schifezze varie che c’è
attorno a noi... Ma, appunto, attorno. Esso si ferma sulla soglia di casa.
In questo senso non poco ha
giocato il nostro rapporto coi
media, con la TV in particolare. L’immagine televisiva è sporca per natura e per forza di cose; è prodotta da un pennello
elettronico, è un aggregato di
punti di grandezza ridottissima
che si materializzano nel momento in cui scompaiono, è sfuggente, non ha la ’’corporeità”
della foto (o della pellicola cinematograffca). Non solo, ma è
destinata ad essere vista di sfuggita: sfugge lei, e la guardiamo
di straforo, distrattamente noi.
E’ familiare, senza essere materiale. Così, mettendoci a contatto cc-n il ’’villaggio globale” che
è il mondo, essa ”è l’altrove reso banale dalla presenza nell’habitat” (Y. IslTaghpour, D’une
imago à l’autre, Paris, 1982). I
suoi messaggi ci toccano, ci emozionano, ma fino a un certo punto. C’erano i bambini nel filmato sul bombardamento chimico
di Halabja, crimine di Saddam
quando di lui si parlava solo
bene: in quanti se li ricordano?
E quanti si sono mobilitati vedendo i civili bombardati a Baghdad? Pochi, credo; anche fra chi
era contro questa guerra l’assuefazione all’immagine TV ha
cortocircuitato lo sdegno e tarpato le ali all’emozione.
Così non stupiscono le nonreazioni e i commenti solo tec
nici alla sabbiatura delle trincee.
Se ne parla come di un fatto
amministrativo, si dice che l’alternativa sarebbe stato l’assalto
alla baionetta, che per prima cosà si pensa alla vita dei propri uomini. Tutto giusto, però...
Però sta di fatto che proviamo ancora delle emozioni. Sgradevoli, come l’immagine di Giusy, che piange appena nata, ma
emozioni.
Come mai riteniamo, avvertiamo che questo fatto, la nascita,
debba essere solo privato, circondato da una coltre di pudore? Qualcosa che deve stare ai
margini della vita comunitaria?
Forse è proprio il suo carattere di immagine statica a coglierci in imbarazzo: ce la troviamo
di fronte, ci sentiamo toccati in
corde che non conosciamo più,
con strumenti a cui non siamo
più abituati. E di colpo ci ricordiamo che lavorando sudiamo, anche se un impiegato di
banca non deve sudare sotto le
ascelle perché ne va dell’immagine. Ci ricordiamo che abbiamo una corporeità, fatta di aspetti gradevoli e meno gradevoli, anche se per far carriera
occorre esser ben profumati. Ci
ricordiamo di colpo che siamo
fatti di carne e sangue. Ma quei
morti ammazzati?...
Alberto Corsani
La Stampa, numero del 18 settembre, ha pubblicato un articolo
dal titolo « Non sono mai esistiti i 30 denari di Giuda » a firma di
Maria Chiara Bonazzi.
L’autrice riferisce di una ricerca di Pinchas Lapide, un biblista
ebreo, che ha pubblicato recentemente in Germania un saggio dal
titolo Gesù, il denaro e la pace. Secondo l’articolo Lapide afferma
che « al tempo di Gesù in Israele circolavano almeno 19 tipi di
moneta, ma il denaro d’argento era in disuso da tre secoli ». Per
Lapide Giuda era uno zelota che avrebbe tradito Gesù per affrettare la venuta del Regno di Dio.
Sull’argomento abbiamo chiesto un breve commento al prof.
Bruno Corsani docente di Nuovo Testamento alla Facoltà valdese di
teologia di Roma.
Che Giuda possa essere stato
un idealista che sperava, unendosi
al movimento di Gesù, di vedere
il suo paése liberato dall’occupazione militare e fiscale romana è
una vecchia ipotesi. Già Goethe
si proponeva di'scrivere un dramma in cui lo avrebbe riabilitato
(Dichtung und Wahrheit, XI). Del
resto, il nome stesso di Iscariota
potrebbe derivare dalla parola latina sicarius che indicava la frangia estrema del movimento nazionalista degli zeloti, i cui seguaci
avrebbero avuto sempre sotto la
tunica un pugnale (lat. sica) per
compiere attentati contro i romani.
Sulle ipotesi Giuda-zelota o
Giuda-idealista i Vangeli non dicono assolutamente nulla. Consegnò Gesù perché era deluso? O
perché pensava così di affrettare la
venuta del regno di Dio? Mistero.
E in che cosa consistette il suo
« tradimento »? Gesù non si era
mai nascosto, né aveva mai fatto
mistero dei suoi insegnamenti:
« Ogni giorno ero tra voi insegnando nel tempio e voi non mi
avete preso » (Me. 14: 49). Forse
il servizio reso da Giuda fu di indicare dove avrebbero potuto arrestare Gesù senza troppo clamore e senza suscitare interventi popolari a sua difesa? Oppure fu di
rivelare ai capi sacerdoti quello
che Gesù aveva detto sul tempio
(« Demolite questo tempio, e in
tre giorni lo farò risorgere! »,
Giov. 2: 19, oppure « Non sarà lasciata pietra sopra pietra che non
sia diroccata », Me. 13: 2, parole
che potevano essere considerate
bestemmia contro il tempio)?
Ma veniamo ai trenta denari.
L’entità della somma è precisata
CULTO AL SINODO
Preghiera
« Subito dopo, Gesù obbligò i suoi discepoli a
salire sulla barca e a precederlo all’altra riva, mentre egli avrebbe mandato via la gente. Dopo aver
congedato la folla, si ritirò in disparte sul monte
per pregare. E, venuta la sera, stava lì tutto solo »
(Matteo 14 : 22-23).
L’evangelista Matteo ricorda Gesù che si ritira in luogo solitario per pregare proprio nel bel
mezzo di avvenimenti importanti quali la moltiplicazione dei pani e le guarigioni nel paese di Gennezaret. L’episodio ci permette di meditare sul tema
della preghiera.
Preghiera: comunione con Dio
Nel Nuovo Testamento incontriamo l’annuncio che il rapporto tra Dio e il credente è il frutto
dell’offerta del Signore; soprattutto Dio si presenta
come il Padre che dona, il Padre che si fa trovare,
il Padre che apre nuove porte. Dunque il Padre che
dona cose buone a quelli che domandano.
Come non gioire di questa situazione, come non
sentirsi riempiti di nuove forze e come non ricevere
speranza per noi e per il nostro mondo? Ma tale situazione richiede un costante atto umano, impegnativo: pregare!
Preghiera: come mettersi a parte
Così la preghiera ci appare come un « ritirarci »: Gesù si ritira in luogo isolato per pregare, invita i discepoli a chiudersi nella propria cameretta,
rifiuta la preghiera di ostentazione e di molte
parole.
Un tempo noi abbiamo letto questo tema della
preghiera come un invito ad allontanarci dai temi
del nostro mondo, dalle responsabilità che esso po
ne, dalle lotte che in esso avvengono. Ma fu una
lettura errata?
Perché ancora oggi non dovremmo « allontanarci » dalle nostre responsabilità, dagli impegni, dalla
prassi? Allontanarci per godere la frescura della
presenza del Signore, gioire insieme ai fratelli e
alle sorelle elevando canti e inni spirituali ponendo
alle nostre spalle i drammi, le lotte, i dolori del nostro mondo. Perché non farlo? Allontanarci da tutti
quei momenti nei quali si è sperimentato il dramma della sconfìtta, della caduta, della sofferenza; e
ritrovare la gioia nel Signore il vincitore e il vivente nei secoli. Perché non fare anche noi tutto ciò?
Ma questa lettura del tema della preghiera ci
porterebbe lontani da quel Signore che, come nel
nostro testo, ascolta le nostre voci, si fa trovare e
apre porte chiuse. Insomma un Signore vicino a
noi e al nostro mondo colmo di drammi e di problemi. Vicino nella preghiera.
Preghiera: come esperienza dell’amore di Dio
La nostra giornata sinodale si preannuncia piena di temi forti, impegnativi per le nostre chiese.
Il nostro discutere e il nostro deliberare potrà aprire un cammino nuovo o ci fermerà impedendoci di
compiere la volontà del Signore.
Porci in preghiera vuol dire rinnovare la comunione con Dio per ascoltarlo, ritrovarlo, lodarlo.
E venuta sera Gesù era in preghiera! Il Signore
che chiama alla preghiera invita la chiesa a vivere
di sola grazia, a sperare di sola fede. Poniamoci
così in ascolto dello Spirito Santo e in preghiera
il Signore ci permetterà di ricevere le cose buone
che chiediamo.
Giovanni Anziani
solo da Matteo (26: 15) che però
non parla affatto di trenta denari
ma di « trenta sicli d’argento »,
cioè molto di più. Il « denaro »
(termine monetario latino) era
praticamente equivalente alla
« dramma » (termine monetario
greco). Due dramme formavano la
« didramma » che corrispondeva
alla tassa per il tempio dovuta da
ogni ebreo (cfr.Mt. 17: 24.) Due didramme (ossia una tetradramma)
formavano un «siclo» (ebraico sheqel) che corrispondeva alla tassa
di due persone (cfr. Mt. 17: 27 dove la moneta non è chiamata « siclo » ma « statere »). Il siclo era
d’argento e il tempio accettava la
tassa solo se era pagata in sicli di
Tiro, perché in questo caso non
era moneta romana.
Nel 1960 è stato trovato in una
fossa sul Carmelo un tesoro di
3400 sicli e mezzi-sicli d’argento
in moneta di Tiro, più 160 denari
romani. Si pensa che si trattasse di
monete raccolte nella diaspora
giudaica quale tassa per il tempio,
trasportate verso Gerusalemme
senza poterla raggiungere perché
era scoppiata la rivolta giudaica
del 66-70 d.C. La somma sarebbe
stata sotterrata nella speranza di
poterla riprendere e recapitare in
tempi migliori.
Perché Matteo fissa l’importo
della somma offerta o pagata a
Giuda? Probabilmente perché
Matteo ci trovava un adempimento della profezia di Zaccaria 11:
12 ss. (citata in Mt. 27: 9-10 come se fosse di Geremia). Matteo
vede spesso adempimenti delle
Scritture nella storia di Gesù, e
per metterli in risalto modifica
anche i resoconti dei Vangeli più
antichi del suo. Cfr. Mt. 21: 2
dove Gesù inviterebbe i suoi discepoli a condurgli un’asina e il
suo puledro (Me. 11: 2-7 e Le.
19: 30-35 parlano solo di un puledro) perché la profezia di Zaccaria 9: 9 (citata solo da Matteo!)
diceva: « Ecco il tuo re viene a te,
montato sopra un’asina e un asinelio, puledro d’asina».
I trenta sicli d’argento ritornano
ancora in Mt. 27: 3-10. Qui Matteo introduce nel racconto marciano del processo di Gesù una digressione sul pentimento e la morte di Giuda: vedendo che il risultato del suo « tradimento » è la
consegna di Gesù a Pilato, Giuda
intuisce che ciò avrà per esito la
morte di Gesù. Allora, preso da rimorso, riporta i trenta sicli al tempio e va a suicidarsi. I sacerdoti
però non accettano di rimettere il
denaro nel tesoro del tempio, perché è denaro profanato dall’uso
che ne è stato fatto (prezzo del
sangue di Gesù) e lo adoperano,
secondo Matteo, per creare un cimitero per i forestieri, che sarà
chiamato « campo di sangue » per
Bruno Corsani
(continua a pag. 8)
2
fede e cultura
27 settembre 1991
_____ROCCA DI PAPA, 28 AGOSTO-6 SETTEMBRE: CAMPO SINGLE
L'universo
racchiuso in noi
La conoscenza di sé al centro del l ’incontro - Una formula che funziona e che si spera possa essere anche incontro fra le generazioni
RIFLESSIONI
La preghiera
Quest’anno il campo che ha
visto riunirsi i single, il terzo
ospitato dal Centro evangelico
battista di Rocca di Papa, è stato guidato dalla pastora Marylu
Moore. Tema: la conoscenza di
sé.
"Dio ci conosce", dice il salmista del canto 139. Ma vuole che
anch'io conosca me stesso? In
quale misura, come e perché la
conoscenza di noi stessi può entrare a far parte del piano che
Dio ha per noi? Una delle possibili risposte è questa: conoscersi è necessario perché implica
l'accettazione e perciò l'amore
verso noi stessi. In tal senso la
conoscenza di noi stessi ci darà
un'immagine accettevole della nostra persona e ci consentirà di
amare meglio gli altri. Ancora:
noi diamo quel che facciamo ma
anche, forse ancor più, quello
che "siamo”. La conoscenza del
nostro mondo interiore è infine
di per sé arricchente e necessaria per la pienezza della nostra
esistenza.
La nostra vita
di relazione
Una volta concluso che la conoscenza di noi stessi ha im'importanza fondamentale per la
nostra vita di relazione e che, per
ciò stesso, non potrà che favorire
l’uso che il Signore vorrà fare
di noi, sorge spontanea una domanda: come fare per ottenere
il risultato voluto? Vi sono molte tecniche, quasi tutte basate
sull’individuazione di difetti e
qualità. La scrittrice americana
Elizabeth O’Connor ha invece
elaborato un interessante e diverso pensiero e sistema: « Noi non
abbiamo un solo "io” — dice in
sintesi — ma tanti ». 11 demone
che dichiara a Gesù di chiamarsi "Legione" (Marco 5: 9) visto in quest’ottica rappresenterebbe la moltitudine di spiriti,
o di "io”, in lotta fra di loro.
Individuarli significa poterli riordinare e padroneggiare. Per fare
un esempio pratico ognuno dei
partecipanti, riferendosi ad un
rapporto interpersonale, ha fatto un primo piccolo passo verso
la conoscenza di sé tentando di
individuare gli "io” in gioco in
quel tipo di rapporto: un "io”
testardo, un "io” vittima, un "io”
comprensivo, un "io” tiranno, e
così via. Il passo successivo consiste nel tentare di indagare se
per caso in un "io” apparentemente negativo non se ne nasconda uno positivo e viceversa.
Non è certo un lavoro semplice; richiede che si creino le stesse condizioni che Gesù indica
come necessarie per divenire
suoi discepoli (Luca 14: 25 ss):
impegno personale, disposizione
a prescindere dai legami, accettazione del prezzo che giocoforza
si dovrà pagare. Comprendere
la voce di Dio non è dato a tutti; per chi non sarà mosso da un
profondo interesse le parabole
rimarranno solo parabole, si dice
in Marco 4; 10-12. Ugualmente
quando ci rivolgiamo all’universo racchiuso in noi: « Più saremo interessati alla nostra conoscenza più segreti scopriremo ».
Un esercizio
applicativo
Lo stesso tipo di investigazione
può essere portato avanti indagando sugli ”io" che entrano in
gioco in relazione ad una certa
situazione; come esercizio applicativo si sono ipotizzate due situazioni: l’approccio di un credente verso un non credente e
l’uso del tempo libero da parte'
di im single.
Ed ora una nota. Avendo avuto modo di rilevare che a proposito di chi possa definirsi single
c’è ancora confusione, lo si ripéete: single sono tutti coloro che,
avendo compiuto i 18 anni, non
siano sposati. Si può essere non
sposati perché celibi o nubili, perché separati, divorziati o vedovi,
e ciò pur avendo amici o vivendo
con figli e genitori. Anche i fidanzati, qualora lo vogliano, posso
no considerarsi single. Si auspica che, ispirandosi a questa visione _ già adottata da anni in
America e in Europa, qualcuno
raccolga l’invito e cominci a fare campi che vedano riuniti single più giovtini e single meno
giovani. Usando la terminologia
che rispecchia la nostra attuale
realtà evangelica, si tratterebbe
dunque di dar luogo congiuntamente a "campi giovani” e "campi single”.
L’incontro è stato animato da
risa, giochi, scherzi e gite nei
boschi e nei vicini paesetti. Soprattutto si è ritrovato e rinforzato lo spirito fraterno d'amore
che, come Tesperienza testimonia, ha unito i partecipanti in
amicizie che ormai si stanno protraendo negli anni. Vi sono stati
anche dei problemi; cosa che
ci ha confermati nell’opinione
che essere cristiani non ci rende
immuni da manchevolezze; ci dà
però il desiderio e la forza di
superarle.
Il prossimo incontro previsto
avrà probabilmente luogo dal 1«
al 6 gennaio 1992 ad Agape. Maggiori informazioni si potranno
avere telefonando alla Segreteria
organizzativa (06-2675978, ore 19,30
-21). Perciò: arrivederci sulla neve!
Laura Carlodalatri
« Pregare », dal latino classico
« precari », derivato da « prex,
precis », secondo il dizionario
Garzanti della lingua italiana ha
due accezioni: 1) chiedere umilmente con parole ed atti; 2) rivolgere la mente e la parola a
Dio per adorarlo, ringraziarlo,
chiedere perdono e invocare grazie.
Secondo il vocabolario DevotoOli la preghiera è definita come
1) richiesta improntata a particolari accenti di fervore e cortesia; 2) testo, parola o pensiero
mediante cui il devoto si rivolge
alla divinità.
Per il Dizionario biblico curato
da Giovanni Miegge, la preghiera
è un colloquio dell’uomo con Dio,
espresso sia in termini liturgici
sia in parole libere, in cui sono
manifestati i sentimenti più vari:
l’adorazione, Finvocazione di Dio
nella distretta, l’intercessione, il
rendimento di grazie.
Se nel giudaismo la preghiera è
uno degli elementi stabili della
vita religiosa, nel Nuovo Testamento è parte essenziale della vita stessa di Gesù e dei discepoli.
I Sinottici ci presentano spesso
Gesù in preghiera: al momento
del battesimo (Luca 3: 21), in luoghi deserti (Luca 5: 16), di notte
sul monte (Matteo 14: 23; Marco
6: 46; Luca 6: 12), allorché il suo
volto fu mutato e la sua veste divenne di un candore sfolgorante
(Luca 9: 29), nel giardino del Getsemani (Matteo 26: 39 e sgg.;
Marco 14: 35 e sgg.; Luca 22: 40
e sgg.). Inoltre, nel quarto Evangelo, troviamo al cap. 17 la meravigliosa preghiera sacerdotale di
Gesù. Anche le esortazioni alla
preghiera sono molteplici (Mat
STORIA DI UN PERIODICO
Pacifismo del primo Novecento
« La Pace », che uscì fra il 1903 e il 1915, fu un punto di riferimento per quanti rifiutavano le logiche della guerra e del dominio
Le antitesi violenza-nonviolenza, pace-guerra, militarismo-antimilitarismo hanno da sempre suscitato ampi dibattiti ed infuocate prese di posizione: tanto più
ora in cui l’apocalittico pericolo
atomico può causare mali irreparabili.
Ma, in modo particolare, l’odierno dibattito prosegue — certamente su basi più ampie, direi quasi di massa — l’esperienza ed anche le contraddizioni
delle tematiche pacifiste che si
sono confrontate nel primo Novecento e che hanno avuto nel
periodico "La Pace” (1903-1915)
un punto di riferimento. E’ appunto su questo giornale che
Ruggero Giacomini, già noto per
altri libri e saggi sui temi pace-guerra, ha scritto il suo ultimo libro *.
Già nell’introduzione l’autore
(che fra l’altro ricorda l’importante contributo dato da Giorgio Rochat con varie pubblicazioni su questi temi) pone l’accento sulla differenziazione, o
addirittura sul contrasto, fra le
MOBILIFICIO
esposizione e laboratorio :
via S. Secondo, 38 - tei. (0121) 201712
(di fronte alla caserma alpini)
ABBADIA ALPINA - PINEROLO
varie forme di pacifismo: "Più
propriamente si dovrebbe parlare di pacifismi” al cui interno
”si manifestano molteplici e contraddittorie esperienze e si collocano forze e movimenti molto diversi fra loro”. Fra questi
l’autore ricorda anche ”il pacifismo antimilitarista di matrice
religiosa” che in Italia si è rivelato "assai più incerto e tardivo che nei paesi protestanti”.
Ma, tornando a "La Pace”, il
giornale vide la luce a Genova
e per tutta la sua durata ebbe
come direttore Ezio Bartalini.
La sua pubblicazione aveva lo
scopo di convincere in modo
particolare la classe operaia, già
in lotta contro le schiaccianti
spese militari, a respingere il
principio stesso della guerra.
Già il titolo del periodico suscitò polemiche fra i fondatori.
Bartalini avrebbe infatti desiderato chiamarlo ”La guerra per
la pace” perché non voleva che
"si scambiassero le nostre intenzioni, veramente rivoluzionarie, col belante pacifismo tolstoiano”. Insomma, guerra no
ma rivoluzione sì.
Il giornale, pur avendo una
base prevalentemente socialista,
si indirizzava anche agli anarchici ed ai repubblicani (allora
in Italia c’era il re). Esso svolse anche un costante lavoro politico nei confronti dei soldati,
"proletari in divisa”, la qual cosa gli valse sospensioni ed una
continua attenzione repressiva
da parte delle autorità governative: si arrivò al punto in cui
il "procuratore del re” giunse
a redigere ed a sottoscrivere una
ordinanza di sequestro prima
ancora che il testo stampato gli
venisse sottoposto, lasciando in
bianco solo l’indicazione dei te
sti da incriminare, pronta per
l’uso!
Inutile sottolineare che la
guerra di Libia del 1911-12 trovò "La Pace” in prima linea contro il conflitto: veniva auspicato che esso costituisse un potente stimolo per effettuare l’avvicinamento di tutte le forze
"sovversive, repubblicane, anarchiche e socialiste” da tempo
vagheggiato e perseguito. Fu invece il periodico stesso a dover
interrompere le pubblicazioni a
causa di difficoltà economiche,
per poi riapparire nel 1913 con
cadenza settimanale.
Alla vigila della prima guerra
mondiale, nel 1914, "La Pace”
sarà "per la neutralità assoluta
e per la difesa del socialismo”.
E’ interessante a tal proposito
ricordare la campagna contro il
socialista Mussolini che, come
noto, abbandonò la tesi del neutralismo a favore dell’interventismo. Ma, proprio alla vigilia
dell’entrata in guerra dell’Italia,
"La Pace” cessa le pubblicazioni per "mancanza di fondi”: era
il 15 maggio 1915.
L’ultimo capitolo del libro di
Giacomini è dedicato ai vari tipi di pacifismo. Ancora una volta emergono qui tutte le contraddizioni ed i contrasti, a volte insanabili, fra i movimenti
che nei loro programmi affrontano — partendo da una piattaforma comune e cioè il ”no” alla guerra — i problemi connessi ad uno dei temi fondamentali della società umana.
Roberto Peyrot
' Ruggero GIACOMINI, Antimilitarismo e pacifismo nel primo Novecento,
Ed. Franco Angeli, 1990, pp. 242, L.
26.000.
teo 6: 5 e sgg.; Matteo 7: 7-12;
Matteo 9: 38; Marco 11: 24-25;
Luca 10: 2; Luca 11; Luca 18; Luca 21; 36; Giovanni 15: 7). A questi testi essenziali si aggiimgono
le numerose esortazioni contenute nei libri apostolici.
La chiesa primitiva è tutta permeata dallo spirito di preghiera.
Essa è costituita su quattro elementi portanti: l’insegnamento
degli apostoli, la comunione
fraterna, il rompere il pane e
la preghiera (Atti 2: 42). Or dunque, nella chiesa primitiva, la fede era ascolto ma era altresì
amore, era memoriale ed era dialogo con il Signore. Lo è ancora
oggi per noi?
E’ vero, come ebbe ad esprimersi il past. Erika Tomassone
(vedi numero del 12-4-’91), che
la preghiera « deve servire a potenziare la nostra azione per
consentirci un effettivo inserimento nel progetto divino »; ma
che la preghiera di intercessione
significhi « supporre un Dio distratto, incapace di adempiere i
suoi doveri » mi sembra un'affermazione lontanissima dallo spirito e dalla lettera dell’insegnamento di Gesù e degli apostoli, come
SI può ampiamente dedurre da
un’attenta lettura dei passi citati.
Un fanciullo
di fronte ai Signore
Vorrei aggiimgere, riferendomi
all’interessante conferenza tenuta
a Napoli su questo tema dal past.
Salvatore Ricciardi (numero del
31-S-’91) che, se davvero si tendesse nella nostra civiltà « a considerare la preghiera come l’espressione di xmo stato infantile
della vita », lungi dal ridurre il
nostro abito religioso ad una
« gabbia », saremmo forse pre
prio nel corretto atteggiamento
di chi guarda al Signore come un
piccolo fanciullo: e noi Scippiamo
che il Regno dei cieli è per chi
ad un piccolo fanciullo assomiglia.
Inoltre, se è vero che un autentico dialogo fra l’uomo e Dio
non consiste solo nel chiedere ma
anche nell’ascoltare, siamo certi
che in Apocalisse 21 si consideri
« inutile » la preghiera? O i cori
celesti che echeggeranno nei nuovi cieli e nella nuova terra non
saranno forse la voce orante di
tutti i popoli riuniti nella nuova
Gerusalemme?
Certo questi sono interrogativi
a cui un dibattito fraterno potrebbe dare molteplici risposte, permettendoci di arricchirci l’un l’altro nella comune ricerca.
Per quanto concerne il modesto percorso di questo studio,
vorrei concludere con una riflessione personale. Mi sembra che
la preghiera diventi una forza dinamica nell’economia della nostra vita interiore solo allorché è
illuminata, pervasa dallo Spirito,
poiché ogni preghiera trova nello
Spirito il suo principio e il suo
compimento (Efesini 6: 18). Non
vorrei essere fraintesa: il mio
non è uno « spiritualismo » a
buon mercato, è piuttosto la conseguenza di una profonda esperienza maturata di recente, all’Assemblea di Canberra.
Nello Spirito la preghiera diviene ponte di luce fra noi e l'Eterno, diviene linguaggio palpabile della nostra fede, diviene comunione e amore.
« O Eterno, Dio mio, in te confido — cantava già il salmista —•
O Dio, ascolta la mia preghiera,
porgi orecchio alle parole della
mia bocca... così ti benedirò finché io viva e alzerò le mie mani
invocando il tuo nome!».
Con il fervore di Davide e con
l’umiltà dei discepoli poniamoci
dunque davanti all'Eterno chiedendogli : « Signore, insegnaci a
pregare! »,
Forse questa è la richiesta più
forte che le nostre labbra possano esprimere: attendiamo con
fiducia la sua risposta.
Florestana Sfredda Piccoli
3
r
27 settembre 1991
vita delle chiese
LA TAVOLA INFORMA
UNA RICORRENZA FESTOSA
I primi mandati
Le prime sedute e gli incontri con gli organismi amministrativi La delegazione all’assemblea della Conferenza delle chiese europee
150 anni del tempio
Una bella giornata di rievocazione e di riflessione sul nostro essere chiesa nel futuro
Gli atti sinodali contenenti
mandati specifici sono ovviamente al centro dell’attenzione della Tavola subito dopo la conclusione del Sinodo. La Tavola
ha esaminato quelli che riguardano le chiese, i circuiti, i distretti e le opere nella riunione con i sovrintendenti di circuito e rappresentanti delle
Commissioni esecutive distrettuali e delle Commissioni sinodali amministrative (OPCEMI,
Facoltà, CIOV), che si è tenuta sabato 31 agosto. Ha proseguito esaminando in particolare
i mandati alla Tavola nelle sedute che si sono svolte, sempre
a Torre Pellice, nei primi due
giorni di settembre. Un quadro
completo degli atti, contenenti
mandati, è stato predisposto per
la prima circolare della Tavola,
insieme ad indicazioni alle chiese e alle opere su alcuni di essi.
Nomine
Il secondo adempimento centrale delle sedute post sinodali
consiste nelle nomine, da parte
della Tavola, di persone ad incarichi speciali (rappresentanze
jn seno a vari organismi, direzione di opere) e di comitati (responsabili di opere, attività culturali, ecc.) e commissioni (di
studio, di consulenza, incaricate
di attività particolari, ecc.). Si
tratta di alcune centinaia di persone che insieme ai membri dei
concistori/consigli di chiesa formano i quadri della nostra chiesa o meglio, in un linguaggio
più nostro, l’insieme dei fratelli
e sorelle a cui la chiesa ha affidato una varietà di ministeri
(servizi) particolari che consentono e garantiscono il funzionamento della chiesa stessa. La Tavola, nel complesso lavorio delle nomine, ha cercato di applicare il più possibile l’atto sinodale che invita « a tener conto
e a valorizzare maggiormente al
momento della nomina, dei va:
ri esecutivi, commissioni, comitati e delegazioni le competenze
e i doni che molte donne hanno nella nostra chiesa” (22/SI/
91).
Questa preoccupazione ha trovato la sua più completa risposta nella designazione della delegazione per l’importante assemblea della Conferenza delle
chiese europee (KEK) che si
terrà nel settembre ’92 a Praga: rappresenteranno le chiese
valdesi due donne, Gianna Sciclone e Silvia Rostagno.
Ecumenismo
Altre iniziative sono state prese dalla Tavola nel campo dei
rapporti ecumenici.
Per il seminario che si terrà
aU’inizio di febbraio a Roma
(66/SI/91) la Tavola (d’accordo
con l’OPCEMI) ha chiesto alle
CED dei quattro distretti di selezionare complessivamente 22
rappresentanti delle chiese vaidesi e metodiste che formeranno circa 1/4 dei partecipanti del
convegno che studierà i rapporti con il cattolicesimo, l’ebraismo, le altre religioni e farà il
punto sull’ecumenismo dopo
l’Assemblea di Canberra dello
scorso febbraio.
La Tavola ha inoltre continuato a lavorare alla realizzazione
del complesso progetto del giornale comune delle chiese battiste, metodiste e valdesi: il fatto che il Sinodo per mancanza
di tempo non abbia potuto trattare questo tema, e neppure
l’ambito più generale dei rapporti BMV, non sminuisce infatti
minimamente l’importanza dei
mandati dell’Assemblea-Sinodo
del novembre ’90 che devono essere attuati dai tre esecutivi.
Campo di lavoro
Con alcune decisioni prese nelle ultime sedute, ed altre precedenti di cui non era stata data notizia, la sistemazione del
campo di lavoro per il 1991-92
risulta così definita:
La pastora Amy Visco della
Chiesa presbiteriana degli Stati
Uniti — che ha accettato di lavorare tra noi per alcuni anni
e che abbiamo salutato al Sinodo — è stata assegnata al 13°
circuito per la cura della chiesa di Portici e la cappellania
di Casa Materna.
Il candidato Paolo Tognlna —
che ha studiato a Roma, viene
dai Grigioni e lavorerà per alcuni anni in Italia — è stato
assegnato alla chiesa di Bordighera-Vallecrosia per il suo anno di prova, con la supervisione del pastore Giuliana Gsndolfo, che subentra al pastore Salvatore Carcò nella cura della
chiesa di San Remo.
La chiesa di Pelonica Po è
stata affidata anche per l’anno
91-92 al pastore Paolo Sballi da
Bologna, con la collaborazione
del circuito.
Il pastore Giovanni Carrari è
in corso di trasferimento a Milano via Porro Lambertenghi. A
Villa S. Sebastiano è già arrivato Thomas Elser dalla Germania (lo stesso che anni fa svolse un apprezzato. lavoro di due
anni a Pomaretto). A San Germano è anche arrivato il pastore Thomas Josi dalla Svizzera,
che la Tavola ha assegnato a
quella chiesa come secondo pastore. A Pomaretto giunge con
la famiglia Donato Mazzarella
per iniziarvi il suo anno di prova. La pastora Francesca Cozzi
inizia il suo lavoro nel 4° circuito per la cura delle chiese
di Intra-Verbania, Omegna, Luino e Domodossola. L’ultima consacrata al ministero pastorale,
Teodora Tosatti, si trasferisce a
Dipignano-Cosenza.
In campo diaconale Franco
Taglierò (che nel 1° circuito sarà sostituito dal diacono in prova Massimo Long) è stato trasferito a Biella, per lavorare in
collaborazione col pastore Gianni Genre e per seguire il corso di avviamento straordinario
al pastorato. La Tavola ha accolto la domanda di suor Dina
Costantin e ha deliberato la sua
collocazione a riposo con la fine dell’anno, esprimendo la riconoscenza della chiesa per il
suo lungo e fedele ministero. Alla direzione della Casa delle diaconesse le succederà Ariette Ricca, con l’inizio del nuovo anno.
MANIGLIA — Chi si reca nel
piccolo villaggio della Baissa, a
Maniglia, può osservare, murata
nel recinto intorno al tempio,
una piccola lapide che porta la
data del 1711. Non si tratta,
com’è ovvio, di una pietra collegata con il tempio stesso, di
cui si è commemorato il 150°
anniversario dell’inaugurazione,
ma di un’iscrizione ricuperata
dall’antico tempio che si trovava nel villaggio del Serre, di cui
rimangono soltanto pochi ruderi.
Gli abitanti di Maniglia, rimettendo in ordine la vetusta costruzione, hanno voluto lasciare
un po’ di posto anche al ricordo della ricostruzione — eseguita nel 1711, appunto — di uno
dei più antichi templi delle valli, risalente alla metà del XVI
secolo, quando si sentì la necessità di riunirsi in appositi luoghi di culto.
Con molto impegno, domenica
15 settembre, è stata preparata
una bella giornata dedicata ai
ricordi e alle commemorazioni,
con la gradita presenza di una
quarantina di ospiti provenienti
da Bolle, sul lago di Ginevra, i
quali da parecchi anni hanno
cordiali rapporti e scambi di visite con la comunità di PerreroManiglìa.
Per questo motivo la lingua
ufficiale della giornata è stata il
francese, in ricordo anche del
tempo in cui lo si usava cor
rentemente, per lo meno nelle
occasioni importanti, e lo si insegnava nelle scuole.
Le rievocazioni sono iniziate
al mattino, con i ricordi personali del moderatore Giampiccoli, pastore a Perrero-Maniglia
nel 1958-59, e proseguite nel pomeriggio con le parole piene di
commozione del pastore Paolo
Ribet e delle signore Rivoira e
Peyronel. Non sono mancate le
rievocazioni storiche di Raimondo e Arnaldo Genre, né gli intermezzi musicali e le esecuzioni di canti corali e neppure poteva mancare l’opuscolo dedicato alla ricorrenza, per conservare nella memoria date ed avvenimenti.
Con paziente lavoro di ricerca Milena Grill e Dario Tron
hanno ripercorso questo secolo
e mezzo di vita di una comunità simile a tante altre delle
nostre valli, attiva e dotata di
una grande autonomia nelle decisioni da prendere.
Alla conclusione della giornata, favorita anche da un sole
smagliante, salutati gli amici
svizzeri che proseguivano il loro viaggio, un pensiero riconoscente è andato a tutte le persone che avevano speso tempo
e fatica per fare dell’incontro
non soltanto un piacevole momento di distensione, ma anche
un’occasione per riflettere sul
nostro modo di essere chiesa,
sia oggi sia per il futuro.
CORRISPONDENZE
Nuovo tempio battista
Appuntamento importante
quello che domenica 29 settembre alle ore 16 riunirà a Casorate Primo battisti, metodisti e
valdesi della Lombardia (e non
solo): si inaugura il nuovo tempio battista. Saranno presenti il
vicepresidente dell’UCEBI Franco Scaramuccia e numerosi esponenti di altre chiese.
Casorate Primo è in provincia di Pavia. La si raggiunge attraverso l'autostrada dei fiori (uscita Binasco) o la
provinciale Mllano-Pavia. L'area in cui
sorge il nuovo tempio è in via Tosi,
a 200 metri dall'Ospedale civile di
Casorate. Per informazioni tei. 02/
3271173.
Concerto da camera
PRAROSTINO — Sabato 5 ottobre, alle ore 20,30 nel tempio
di San Bartolomeo, il musicista
Nicolas Pasquet, accompagnato
da alcuni membri della Studenten Philarmonie di Tübingen,
eseguirà un concerto da camera con musiche di Bach, Haydn,
Telemann, Purcell e autori vari.
Nicolas Pasquet era venuto a
Prarcstino per una ricerca sulle origini della sua famiglia e
desidera adesso ricordare i suoi
legami con questa località, nonché esprimere la sua riconoscenza, offrendoci la serata musicale alla quale tutti sono cordialmente invitati.
• Il culto di domenica 6 ottobre, alle ore 10,30 nel tempio
di San Bartolomeo, segnerà la
ripresa autunnale delle attività;
saranno presenti i ragazzi della
scuola domenicale e del catechismo.
Grazie!
FRALI — Durante le vacanze
del pastore hanno predicato nella nostra comunità Eugenio Rivoir, Aldo Garrone, Elvio Peyronel e Flavio Micol: a tutti un
’’grazie” di cuore.
• La comunità di Frali si ral
legra con Cristina e 'Willy Richard per la nascita della piccola Francesca.
• All’età di 99 anni è mancato il più anziano abitante di
Frali, Luigi Rostan. L’affetto e
la solidarietà di tutta la chiesa
vanno alla famiglia del defunto.
Solidarietà
BOBBIO PELLICE - L’Evan
gelo della Resurrezione è stato
annunciato in occasione della
morte della nostra sorella in fede Giovanna Margherita Catalin.
Profonda emozione ha destato
in tutti noi la morte improvvisa della nostra sorella in Cristo
Anna Maria Bonjour in Paravicini, di anni 52, molto impegnata nella vita della comunità. La
certezza di fede nella resurrezione dei morti in Cristo è il
fondamento della nostra consolazione e della nostra speranza
• Giovanni Dante Vigna e
Eliana Granerò sono stati uniti
in matrimonio. Auguriamo loro
una vita vissuta nel gioioso servizio al Signore e nella comunione fraterna della nostra comunità.
• Giovedì 19 settembre ha
avuto luogo la prima riunione
di lavoro della nostra corale di
Bobbio-Villar sotto la guida del
nuovo direttore Marco Poèt, al
quale auguriamo un proficuo
servizio reso al Signore della
chiesa.
Relazione
ANGROGNA — Nel corso del
culto di domenica 29 settembre,
al tempio del capoluogo, il nostro deputato al Sinodo, Carmelina Maurizio Marchetti, presenterà una breve relazione sui lavori sinodali.
• L’inizio delle riunioni quartierali è anticipato quest’anno al
mese di ottobre. Questo il calendario delle riunioni dell’ottobre ’91:
martedì 1 Jourdan (ore 20); merco
ledì 2 Pradeltorno (ore 20); giovedì
3 Baussan (questa riunione non si terrà più in casa della famiglia RivoiraZoppi, che ringraziamo per la dlspoplbllità manifestata sinora, ma in un
locale fraternamente messo a disposizione dalla Comunità alloggio di via
Angrogna agli Appiotti); lunedì 7 Capoluogo (ore 20); martedì 8 Martel
(ore 20); giovedì 10 Odin-Bertot (ore
20); lunedì 14 Serre (ore 20); martedì 15 Buonanotte (ore 20); giovedì 17
Prassuit-Verné (ore 20.30).
Il tema di questo primo giro di riunioni sarà: "Le prospettive della Chiesa valdese alla luce delle decisioni
prese nel Sinodo ’91".
guata preparazione e cognizione
dei problemi che verranno discussi.
• Domenica prossima 29 settembre, alle ore 10, avrà luogo
il culto di inizio attività al quale sono in modo particolare invitati i bambini della scuola domenicale, i ragazzi del precatechismo e del catechismo unitamente ai loro familiari.
• Con la cessazione dei culti
domenicali nella sala degli Airali ed in attesa di poter disporre di un locale nella proprietà
del concistoro ex cascina Pavarin, desideriamo ringraziare caldamente i signori Rinaldo Malanot e Rita Meynet Malanot
per l’assidua collaborazione data per tanti anni nel mantenere
in ordine e, durante l’inverno,
riscaldare il locale.
Auguri!
TORRE PELLICE — Sabato
21 settembre ha avuto luogo il
matrimonio di Marco Casini e
Anna Rita Basile. A questi sposi l’augurio di una vita benedetta dal Signore.
• Domenica 29 settembre il
culto nel tempio del centro sarà presieduto dalla candidata
Margot Hennig. A lei daremo il
saluto della comunità a conclusione del suo anno di ministero
a Torre Pellice.
li Sinodo ’91
LUSERNA SAN GIOVANNI —
Nel corso del culto di domenica scorsa l’assemblea di chiesa
ha seguito le relazioni da parte
dei deputati al Sinodo, Enrica
Malan e Paolo Gay.
Una relazione interessante e
positiva basata non sui soliti
schemi con ripetizione di argomenti già noti per la conoscenza diretta delle riunioni sinodali
o appresi dall’ampio resoconto
della stampa, ma un’analisi vìva
e stimolante dei vari problemi
scaturiti dalle discussioni e che
la comunità dovrà affrontare nel
prossimo anno ecclesiastico.
Ampi consensi ha pure trovato il suggerimento di fare in modo che i futuri deputati si presentino al Sinodo con una ade
Domenica 29 settembre
□ FESTA DELLA
COMUNITÀ’ ALLOGGIO
TORRE PELLICE — A partire dalle
ore 15 sì svolge la festa della comunità alloggio: in programma la proiezione del video "Strane realtà", spettacolo del Gruppo della Rocca, buffet
e giochi.
______Giovedì 3 ottobre______
□ COLLETTIVO BIBLICO
ECUMENICO
TORRE PELLICE — Alle ore 21, presso il Centro d'incontro (via Repubblica 3, sotto i portici del Municipio),
riprendono gli incontri del gruppo, che
si terranno ogni primo e terzo giovedì dei mese. In ottobre verrà affrontata la lettura dell'Epistola ai Calati.
Sabato 12 ottobre
n INCONTRO MONITORI
1° CIRCUITO
TORRE PELLICE — La prima riunione dei monitori della vai Pellice dopo
la pausa estiva si svolge alle ore
16,30 presso la Casa unionista.
4
4 prospettive bìbliche
27 settembre 1991
ALL’ASCOLTO DELLA PAROLA
Il campo che Giacobbe diede a Giuseppe
« ...[GesW\ lasciò la Giudea e se
ne andò di nuovo in Galilea. Or doveva passare per la Samaria. Giunse dunque ad una città della Samaria, chiamata Sichar, vicina al
podere che Giacobbe diede a Giuseppe suo figlio; e quivi era la fonte di Giacobbe. Gesù dunque, stanco del cammino, stava così a sedere presso la fonte. Era circa l’ora
sesta. Una donna venne ad attingere l’acqua. Gesù le disse: Dammi da bere... » (Giovanni 4: 3-7).
L'Evangelo di Giovanni aflFerma,
riportando il dialogo tra Gesù e la
samaritana, che questo ebbe luogo
vicino al podere che Giacobbe aveva
dato a suo figlio Giuseppe. Perché
questa precisazione, del tutto inutile
sotto il profilo topografico, dato che
dopo ci viene detto che Gesù sedeva
sul bordo del pozzo di Giacobbe, vicino alla città di Sichar?
E’ probabile che questa indicazione abbia un altro significato e che
esista un legame tra il colloquio di
Gesù con la samaritana e tutta la
ricca simbologia evocata da questo
legame non m’è subito chiaro. Ecco
perché è bene fare una ricerca nella
Bibbia sulle circostanze e il senso
di quel dono.
Quand’è che Giacobbe ha dato un
campo a suo figlio Giuseppe? Ho
sempre saputo che Giuseppe, che era
il cocco del padre, aveva ricevuto
una magnifica tunica colorata suscitando così la gelosia dei fratelli (e bisogna anche riconoscere che Giuseppe con le sue vanterie non faceva
nulla per mettere acqua sul fuoco).
Ma a quell’epoca l'adolescente Giuseppe era troppo giovane per ricevere la proprietà di un campo paterno.
Dopo, la vita aveva sepárate il padre
dal figlio. Giuseppe era stato venduto
dai suoi fratelli; Giacobbe l’aveva creduto morto, e solo decenni più tardi
padre e figlio si erano ritrovati. Ma
l’incontro si era svolto in cifcostanze
straordinarie (si vedano i capitoli 3748 della Genesi). Giuseppe, infatti,
era divenuto il personaggio più importante del più grande impero dell’epoca, l'Egitto, e quel vecchio beduino di Giacobbe si era rifugiato in
Egitto per motivi economici, mettendosi sotto la protezione del figlio e
rimanendo in un certo senso obbligato nei suoi confronti. Dunque i
Un piccolo dettaglio, del tutto trascurabile, nel corpo di un ponderoso
capitolo; l’incontro tra Gesù ed una donna samaritana dove il centro è
costituito, senza ombra di dubbio, dal discorso sull’acqua della vita e la
vera adorazione di Dio in Spirito e verità. Un dettaglio apparentemente
di ordine topografico; il luogo dove si è svolto l’incontro.
Eppure nulla, negli Evangeli ma si può dire in tutta la Bibbia, è superfluo. Anche un elemento a prima vista insignificante può avere un suo
valore; anzi, concorre a meglio evidenziare un tema. A condizione che
lo si sappia cogliere e leggere nel suo contesto.
A prescindere dal valore intrinseco della riflessione, semplice ma profonda, contenuta in questa pagina, due principi ermeneutici vengono qui
applicati. !1 primo è che la Scrittura va interpretata con la Scrittura stessa; il secondo è che ogni parte della Scrittura è importante. Il primo
criterio è stato fissato nella formul a : « Scriptura sui ipsius interpres »
(la Scrittura è interprete di se stessa). Il secondo — di più immediata
comprensione — è « tota Scriptura ».
L’autore di questa riflessione, ripresa da « Le Christianiame au XX°
siede» n. 316 del 3/8/91 è Robert Girault, pastore emerito della Chiesa
riformata di Francia.
ruoli si erano capovolti. Penso che
Giuseppe, giunto al culmine della fortuna e del potere, non dovesse avere
un grande rapporto di intimità col
vecchio padre, che era di un livello
sociale molto inferiore.
Ma è proprio in quel momento che
Giacobbe aveva fatto al figlio questo
strano regalo: un campo semideserto, in un paese lontano, dove Giuseppe non avrebbe più messo piede da
vivo. Un gesto del tutto inutile sul
piano economico, e di cui Giuseppe
non sapeva che farsene.
Ma allora perché questo dono, fatto da un vecchio contadino ad un
figlio che era riuscito al di là di ogni
più rosea speranza? E’ un mondo a
rovescio! Sì, ma perché?
Talvolta i gesti hanno un significato diverso da quello che diamo
ad una prima lettura. Così è quando
il profeta Geremia, prigioniero nella
corte del tempio, durante l’assedio di
Gerusalemme, acquista un campo nel
suo villaggio natale. Non compie una
semplice transazione immobiliare.
Scommette sul futuro che, a viste
umane, è quanto mai compromesso.
Ci sono dei gesti significativi che
assumono talvolta il senso di parole
profetiche; e che durano fino al Nuovo Testamento. Qui, infatti, è la vera
portata del dono di Giacobbe. A parte l’inutilità economica di quel dono
vi è un messaggio, che proprio quel
dono vuole fare passare. Mi pare che
sia abbastanza immediato. Giuseppe
è ricco, potente, alla testa di un impero dotato di un grado di civiltà
impressionante. Sembra che non si
possa progredire di più; ma Giacobbe dice, a suo modo: « No, figlio mio,
la tua patria non è qui, e neppure il
tuo futuro. E’ là, in Canaan, tra quelle aride colline.
Qualunque siano le tue ricchezze e
il tuo potere, tu non sei cittadino
dell’Egitto attraente e pieno di tentazioni ma della terra promessa ».
Ma ecco che, dicendo così, mi sento anch’io coinvolto, e mi domando:
« Ma dove è il mio futuro? Dove è
la mia eternità? Qui, col mio confort,
i miei beni, le mie relazioni? Qppure
in Canaan? ». Già, perché anch’io
ho avuto, o dovrei avere, la speranza
di Canaan. Quand’ero bambino cantavo una volta a scuola domenicale:
« Quando vedrem la celeste riva di
Canaan...? ». Non ha forse ognuno
di noi un campo in Canaan, nella
terra promessa, dove Giosuè-Gesù ci
farà entrare?
« [Gesù] giunse dunque a una città
della Samaria, chiamata Sichar, vicina al podere che Giacobbe dette a
Giuseppe, suo figlio... » (Giov. 4: 5).
Tra il momento del dono del campo
e il colloquio di Gesù con la samaritana, son passati circa duemila anni. Eppure il ricordo è rimasto. Nel
frattempo quel podere era diventato
un cimitero. In quel campo la mummia di Giuseppe era stata definitivamente inumata. Israele rispetta i cimiteri e ne conserva la memoria.
Ma all’epoca di Gesù gli abitanti di
quella parte della Palestina non erano i discendenti di Giuseppe. Infatti
i samaritani erano dei coloni trapiantati lì dagli assiri verso la fine del
VII secolo a.C. per sostituire i giudei
deportati. Erano divenuti degli adoratori del dio del paese, YHWH, ma
non s’erano mai integrati col popolo
giudaico, ed una rivalità intorno al
santuario metteva una comunità contro l’altra.
I samaritani, tuttavia, avevano assunto l’eredità storica di Israele e
l’interlocutrice anonima di Gesù dice: « Giacobbe nostro padre... ».
Ci sono delle eredità spirituali solide quanto i legami di sangue! Per
questa donna e per i lettori dell’Evangelo di Giovanni « il campo di
Giacobbe » era molto più di un luogo
qualsiasi. Era il segno della fedeltà
di Dio alle sue promesse e di una speranza superiore a quella che il mondo può dare.
Solo ora comincio a capire il perché di questa connotazione che l’evangelista ha voluto stabilire tra questo colloquio ed il campo, carico di
pii ricordi.
Perché Gesù sta parlando della vita
eterna. Sta cercando di dire alla donna che la soddisfazione della sua sete
si trova altrove: là dove lei non la
cerca, oltre le apparenze che ingannano. E questo non lo diceva forse
il campo? Il messaggio di Gesù conferma quindi il messaggio del campo che Giacobbe diede a suo figlio.
Ma va anche oltre: infatti la speranza che Giacobbe aveva espresso
desiderando che le sue ossa fossero
inumate nella terra promessa'rimane
una speranza incompiuta. Presso
quel cimitero di famiglia, vicino a
quella tomba dove giacevano i resti
di quel glorioso antenato (si veda in
proposito Giosuè 24 e 32) Gesù parla
della vita eterna. E come lo sguardo
che la donna samaritana volge al pozzo sarà trasformato dalle parole di
Gesù suU’acqua viva che placa la
sete, così similmente lei vedrà con
occhi nuovi quelle colline e quel cimitero, quando Gesù le parlerà della
vita eterna.
Ho sempre saltato a piè pari (ma
non credo di essere stato il solo!)
questa brevissima menzione del campo dato a Giuseppe. Ma, fortunatamente, la Bibbia spiega la Bibbia.
Robert Girault
« Se gli egiziani rendevano insopportabile la vita agli ebrei
schiavi in Egitto, in Sud Africa
i bianchi non hanno fatto altro
da trecento anni; cosa abbiamo
fatto, si domanda un partecipante allo studio biblico in una
’’township” nel Rustemburg, se
non costruire città per i bianchi, ville per i bianchi, scavato
piscine per i bianchi per poi tornare la sera morti di fatica nelle nostre case di latta senza
nient’altro che un. rubinetto di
acqua fredda? ». Il gruppo è
molto coinvolto, ci sono forti
reazioni per un semplice passo
biblico. Una donna anziana racconta che riceve soltanto 35
rand dopo un mese di lavoro
come donna di pulizie nelle famiglie bianche. Qualcuno di noi
faceva notare che non c’era nessun problema ad identificarsi
con gli schiavi del Nord Africa
di mille anni fa. Era proprio vero, non c’era nulla di nuovo sotto il sole!
UN’ESPERIENZA DI TEOLOGIA NARRATIVA IN SUD AFRICA
Il vero Esodo è l’Egitto
dal
Un itinerario per capire il paese, che oggi cerca di uscire
l’apartheid, e soprattutto se stessi - 40 anni per la terra promessa
il gruppo si poteva identificare.
Eravamo delusi e avevamo perso le illusioni.
Le cose non erano cambiate
con la liberazione di Mandela.
Oppressione, miseria e sofferenza erano ancora il pane quotidiano. Allora il gruppo passava una
fase di depressione, e pensare
che ci volevano ancora 40 anni
per percorrere una strada che
si poteva fare in una settimana era tremendo.
prima di arrivare alla terra promessa.
Potrebbe essere una buona
metafora per il presente stato
di transizione in Sud Africa. Anche noi stiamo per iniziare i nostri 40 anni nel deserto prima
di arrivare alla terra di miele
e latte?
Così continuavamo, con un
piccolo gruppo di cristiani, a
leggere il libro dell’Esodo, la
storia degli schiavi ebrei e la
loro lotta per la liberazione dagli egiziani, e il loro girovagare per ben 40 anni nel deserto
Era proprio questo il tipo di
domande che emergevano alla
Conferenza delle chiese evangeliche nell’agosto 1990. Riflettendo sullo sviluppo del paese, la
Conferenza aveva creato l’immagine biblica del deserto per cercare di capire la nostra situazione presente. Abbiamo chiamato questa teologia la ’’teologia
del deserto”.
Non si doveva partire dal de
serto, ma dall’Egitto. Personalmente credevo che con tutti i
cambiamenti recenti avvenuti
nel paese si potesse credere di
essere già nel deserto, già in
viaggio verso la terra promessa. Ma non era così per molti
membri del gruppo. Essi sentivano di essere ancora fermi in
Egitto, di non essere pronti ad
attraversare il Mar Rosso. Bastava pensare alle donne che ritornavano a casa con 35 rand.
Nessun cambiamento e nessuna
liberazione ci aveva sfiorato. Oppressione e sfruttamento erano
lì, vivi e vegeti!
Altri però sentivano che un
cambiamento significativo nella
nostra storia era avvenuto e che
si doveva agire con la convinzione che la liberazione era già nel
le nostre mani e non c’era da
aspettarsi niente dal governo.
Mentre stavamo discutendo qualcuno di noi proponeva di festeggiare, come segno di speranza
e di movimento verso la terra
promessa, il giorno della liberazione di Nelson Mandela insieme al giorno del massacro di
Sharpeville e di Soweto.
Ormai non si poteva più tornare indietro ma non si doveva nemmeno dimenticare l’oppressione. Era importante dunque riflettere sul deserto. Il deserto era un posto duro e strano,
dove la gente aveva sete e fame,
dove si veniva morsi dai serpenti e dove ci si arrabbiava
contro Mosé e Dio. Durante il
viaggio la gente portava pazienza (Num. 21; 4) e con questo
Ma forse si poteva immaginare questo viaggio in modo più
positivo. Forse Dio permetteva
che il viaggio durasse a lungo
per dare la possibilità al popolo di capirsi meglio. Bisogna capire per diventare tolleranti, bisogna trovare una vita in comune senza dimenticare cosa era
avvenuto in Egitto, per diventare una nazione finalmente libera. Anche noi abbiamo bisogno di 40 anni per arrivare nella nostra terra promessa, e questo non rappresenta una catastrofe, ma una sfida per il Sud
Africa.
Philip Kaufnann
(da ’’Challenge”)
traduzione Manfredo Pavoni
. Susanne Krause
5
27 settembre 1991
obiettivo aperto 5
L’ATTIVITA’ CULTURALE E LA TESTIMONIANZA
Guardia Piemontese: per una
presenza valdese non strumentaie
Il contatto con il turista attraverso il museo e un documentario introduttivo -Una « memoria popolare » molto ricca e profonda - La presenza occitana in Calabria e il Gruppo Teatro Angrogna - Quale servizio per la popolazione?
La presenza valdese a Guardia
Piemontese è cresciuta lentamente negli ultimi anni, e si è resa
più visibile attraverso il servizio
culturale e la presenza di persone
che, nel dialogo con la popolazione, hanno reso più conosciuta e
vicina la stessa Chiesa valdese.
Assistenza
ai visitatori
I turisti che raggiungono Guardia Piemontese aumentano progressivamente, attratti sia dalle
Terme luigiane che dalle spiagge
della zona.
II Centro di cultura « Giovan
Luigi Pascale » fin dalla sua fondazione ha offerto ai visitatori
una sintesi di storia valdese, con
particolare riferimento alla vicenda dei valdesi di Calabria. Diversi volontari si sono prodigati in
quest’opera, che è stata ad un
tempo di informazione e di testimonianza. L’impegno dei volontari ha dovuto tuttavia fare i conti, molto spesso, con il cattolicesimo della Controriforma, che costituisce il substrato culturale
della grande maggioranza dei visitatori, provenienti in genere dal
meridione d'Italia.
Secondo quella mentalità il cristianesimo si identifica senz'altro col cattolicesimo, e il Vangelo con ciò che dice il papa. E le
prime domande sul protestantesimo vertono su ciò che lo distingue « da noi » cioè dalTopinione comune in fatto di religione, che è poi l'opinione del cattolico medio.
Era necessario perciò uno sforzo di spiegazione e di comunicazione, attraverso un documentario breve, di dieci minuti, che introducesse il turista in una storia
religiosa a lui sconosciuta, e alla
quale si avvicina con sospetto,
perché storia che sa di protestantesimo e di eresia.
Il documentario, tuttavia, può
essere ricevuto in maniera diversa, a seconda dell’atteggiamento
e delTattenzione con cui viene
visto. Per questo, di solito, appena i turisti giungono al museo
sono invitati prima a prendere
contatto con l’insieme della storia valdese e con gli oggetti antichi di Guardia Piemontese, affinché il documentario venga visto con maggiore distensione e
possibilmente senza « riserve
mentali ».
Il filmato propone una visione
della storia valdese fondata su un
approccio storico-critico, né apologetica né agiografica. Il suo
scolpo dichiarato è quello di prestare un servizio culturale; nel
massimo rispetto di posizioni diverse e in una prospettiva pluralista, in cui la comunità umana è
concepita come casa comune costruita con l’apporto di tutti, ciascuno con la sua specificità.
Naturalmente il documentario
viene proposto senza nessun tipo
di « pressione » sui visitatori. Di
conseguenza è visto dagli interessati, ed è evitato dai turisti frettolosi. Così pure la visione e l’eventuale acquisto di testi divulgativi sulla storia valdese (con
particolare riferimento alla vicenda calabrese) e sul pensiero
protestante vengono proposti, a
chi lo desidera, dopo la visione
del documentario.
Questo servizio culturale viene
offerto grazie alla disponibilità di
persone che accolgono fraternamente i visitatori, cosa che richiede un grande impegno. Nel 1990
si sono offerti: Mario Tommasi,
di Forano Sabino, Franco Ribel
lino di Napoli, Riccardo Parisa di
Luserna, Benedetto Lagaña di Pachino (che ha prestato la sua
collaborazione anche nello scorso
settembre). Oltre a Laganà, quest’anno abbiamo avuto la disponibilità di Antonio Zatti di Bobbio Pellice, di Pier Valdo Comba
di Torino e di Guglielmo Crucitti
di Reggio Calabria.
Queste persone, sensibili al problema deU’evangelizzazione, si sono distinte tuttavia anche per la
delicatezza nel rapporto con i vi
Due vedute della Porta del sangue.
sitatoti, facendo prevalere la fraternità su ogni progetto proselitistico, ben sapendo che l’evangelizzazione è annuncio di Cristo
e- che le nostre chiese, benché
« evangeliche », non sono « l’Evangelo ».
proprio dialetto natio. E la sorpresa fu ancora maggiore quando udì che quella popolazione
parlava ancora della chiesa fondata da Giovan Luigi Pascale come « ghieisa di nosti » o « ghieisa
d’nosta gent ». Alcune persone anziane non mancarono in ogni caso di rammaricarsi perché « nosta gent nous a abandouna... ». Al
che il Pons rispose che non era
vero che i valdesi avessero abbandonato i guardioli, e la prova sarebbe stata nel fatto che egli
stesso era lì in quel momento per
visitarli e avere loro notizie, tacendo però che si trovava lì soprattutto per esortare quella gente ad essere di nuovo valdese.
Oggi a Guardia resta una memoria popolare molto ricca e pro- '
fonda, che il Centro di cultura
« Giovan Luigi Pascale » ha cercato di animare attraverso una
serie di attività culturali appropriate. Fra le altre si possono ricordare: un seminario su Presenza occitana in Calabria: storia-lingua-cultura, con G. Gönnet
e A. Genre (30 aprile-6 maggio
1990); un concerto de « La Cantarana » di Pinerolo (25 novembre
1990); un seminario su La minoranza occitana al Sud e al Nord
(29-30 giugno 1991); lo spettacolo
E mi chantou... del Gruppo Teatro Angrogna (10 luglio 1991) e la
proiezione di alcuni spettacoli registrati dello stesso Gruppo Teatro Angrogna (15 luglio 1991).
Le attività di quest’anno sono
state promosse in stretta collaborazione fra il Centro di cultura
« Giovan Luigi Pascale » e la neonata « Associazione culturale occitana guardiola » (ACQG), con la
quale è possibile una feconda collaborazione anche per il futuro.
Lo hanno dimostrato in particolare il recente seminario e lo spettacolo del Gruppo Teatro Angro.gna.
Al seminario su La minoranza
occitana al Sud e al Nord hanno
partecipato fra gli altri Qsvaldo
Coisson, Bruna Peyrot e Vincenzo Rubino, animatore culturale
delle colonie occitane di Faeto e
Celle San Vito (Foggia). Da questo seminario sono state proposte anche alcune iniziative di carattere operativo, come l’insegnamento continuo e organico della
lingua occitana nelle scuole elementari e medie, Tincrementò
della lingua e della cultura occitane da parte del Comune di
Guardia Piemontese attraverso le
attività culturali previste dal suo
statuto, il collegamento organico
e continuo fra la ACQG e le analoghe associazioni culturali occitane di altre regioni, ecc.
Una visione d’insieme del paese.
In una parola, il seminario ha
dato alla popolazione di Guardia
la consapevolezza della propria
identità e di alcune possibilità
operative. Si tratta ora di approfondire questa consapevolezza e
di tradurre in azioni concrete e
durature quelli che fino ad oggi
sono stati solo progetti o vaghe
aspirazioni.
Lo spettacolo E mi chantou di
Angrogna, proposto all’aperto, di
fronte alla chiesa di San Domenico che resta fino ad oggi il simbolo della cattolicizzazione obbligata, ha significato una riappropriazione di spazio e di cultura
da parte dei guardioli. Uno
spazio già clericalizzato è divenuto luogo di raduno in nome di
una cultura popolare, dove le
aspirazioni della gente più umile
venivano espresse in una lingua
vicina a quella originaria dei
guardioli. E il Gruppo di Angrogna da parte sua, più che uno
spettacolo da palcoscenico, ha
proposto alcuni momenti di vita
e alcuni episodi drammatici che
la gente aveva già sperimentato
in prima persona, e con molta
sofferenza, quali il lavoro, la famiglia, l’emigrazione, la guerra e
la pace... Argomenti ben conosciuti dai presenti, i quali si sono
fatti condurre senza reticenze
verso quel progetto di umanità
solidale che era simboleggiato dal
girotondo finale di attori e spettatori insieme.
Lo spettacolo ha ricevuto un’accoglienza molto calorosa anche a
Dipignano, dove è stato rappresentato all’interno di un chiostro
rinascimentale di un antico convento. L’ambiente, con la sua
perfetta acustica, conferiva una
suggestione particolare, quasi sa
Promozione
culturale
Sono convinto che la Chiesa
valdese abbia un vecchio debito
con la popolazione di Guardia
Piemontese c di San Sisto dei
Valdesi.
A più riprese, anche dopo la
strage del 1561, questa popolazione ha dimostrato una qualche nostalgia della propria identità originaria, sebbene fosse stata sottoposta per lungo tempo ad una
cattolicizzazione obbligata e vissuta sempre in una condizione di
pesante isolamento.
Nel 1883 il pastore Giovanni
Pons, nativo di Angrogna, recandosi a Guardia fu sorpreso anzitutto di poter conversare con la
popolazione di questo paese nel
Presenza culturale a Guardia: l’inaugurazione del Centro
Pascale » nell’ottobre 1983.
era, alTazione teatrale. E i temi
« profani » della vita quotidiana,
della giustizia sociale, della guerra e della pace rivestivano quella
dimensione trascendentale che
hanno assunto più volte nell’animo di chi ha sacrificato se stesso
per im progetto di umanità più
fraterna.
Sia a Dipignano che a Guardia
Piemontese si è rilevata una disponibilità all’ascolto non solo di
uno spettacolo di cultura popolare ma anche di tematiche di argomento storico-religioso. La sera del 15 luglio, a Guardia, si dovevano proiettare in schermo
grande i seguenti testi: Guardia
Piemontese fra cronaca e storia,
di Pupa Pisani, e i lavori del
Gruppo Teatro Angrogna: Il Prezzo della libertà, Lutero, e Ninna
nanna della guerra.
Il sopravvenire di un temporale ha impedito la manifestazione
all’aperto, ma un gruppo di trenta persone ha assistito ugualmente alle proiezioni, assiepato nel
piccolo locale del Centro culturale.
Forse molti si domanderanno
cosa succederà in futuro. Tutto
dipenderà dal tipo di servizio che
sapremo rendere alla popolazione
di Guardia. Se la nostra presenza
in questo paese non sarà strumentale ma sarà dettata da una
volontà di dialogo che rispetti
profondamente questa popolazione con la sua identità complessa
e difficile da capire, i risultati
non mancheranno.
Non illudiamoci però, in casa
valdese: a Guardia Piemontese
non sorgerà una comunità da
iscrivere nei registri di chiesa.
Il messaggio e i contenuti culturali che potremo trasmettere
verranno assimilati in un contesto ben diverso dà quello delle
chiese. E la sintesi che ne deriverà sarà opera dei soli guardioli
i quali in questo non possono essere sostituiti da nessun altro.
In quella sintesi sarà presente
anche la storica « riserva » dei
guardioli verso la pratica religiosa che in qualche modo potrebbe
diminuire la libertà delTuomo.
Dal punto di vista biblico, infine, quella « riserva » sarà un
avvertimento per ricordarci che,
anche dopo aver lavorato, servito
ed evangelizzato, non dovremo
avere la pretesa di risultati visibili e immediati. In fin dei conti
non siamo che « servi inutili »
(Le. 17: 10), ed i rapporti fraterni
che si saranno stabiliti fra la
Chiesa valdese e i guardioli sono
anzitutto un dono che l’Eterno
ha posto sul cammino della nostra testimonianza.
Cesare MUaneschi
6
valli valdesi
27 settembre 1991
1
VAL RELUCE
L’orto
botanico
del Barant
Sabato 28 settembre verrà
inaugurato il giardino botanico
alpino del colle Barant; si tratta di un’area che si estende su
una superficie di 17.000 metri
quadri ad un’altitudine di oltre
2'.200 metri: è il più alto giardino botanico del Piemonte.
Con l’inaugurazione si compie
un passo decisivo di una collaborazione avviata nella seconda
metà degli anni ’80 fra Comime
di Bobbio, Comunità montana e
CAI vai Pellice.
Nel corso di questi anni sono state classificate già oltre 200
specie diverse della ricca flora
alpina della zona e ciò è avvenuto anche grazie alla collaborazione dell’Istituto di botanica
dell’Università di Torino; due
studenti della valle stanno preparando le loro tesi di laurea
proprio considerando la botanica della zona che, partendo dalla conca del Pra, va fino alla
cresta comprendendo il giardino.
L’area interessata dal progetto
è stata recintata e nel frattempo è stato anche ristrutturato
un piccolo fabbricato che potrà
essere utilizzato come deposito
e per condurre alctme attività di
studio. Sempre al Barant esiste
un’altra ex caserma, oggi abbandonata, che molti auspicano possa a sua volta essere ristrutturata per consentire di ospitare
visitatori e soprattutto studenti.
Il giardino botanico verrà intitolato al botanico Bruno Peyronel, docente universitario e
grande appassionato di montagna e flora alpina, nonché tenace difensore dell’ambiente, tant’è
che fu fra i promotori di Pro
Natura Piemonte.
Pra le altre cose Bruno Peyronel raccolse negli anni giovanili molto materiale e molti dati sulla flora delle valli valdesi,
ma il tutto andò distrutto nell’incendio della sua casa ad opera dei nazifascisti.
Dopo l’inaugurazione dovrà essere individuata anche la forma
di gestione del giardino, una formula che vedrà probabilmente
in collaborazione gli enti che fin
qui si sono, secondo le proprie
competenze e disponibilità, impegnati. Il giardino potrà essere il centro motore di altre iniziative, coinvolgendo in particolare le scuole che potranno organizzare ’’sul campo” giornate
di studio e di ricerca. Né andrà trascurato il possibile interesse che tale realizzazione avrà
anche sotto il profilo di un potenziamento del turismo legato
all’ambiente dell’alta valle, trovandosi tra l’altro il giardino anche all’interno dell’casi di protezione faunistica.
Non sempre negli ultimi anni c’è stata una così proficua collaborazione fra enti diversi per
realizzare un progetto comune:
questo può essere un primo, importante passo. P. V. R.
MARIAGES
CENTRO DI STUDI OCCITANI
LA CASA PER LE SPOSE
Quofanta$e< anni
»spetianao nel lOWow pf
condglofvi un giofno cotf
ìmpoftanl»
Fovoloao OMortmarUo
A rtchtefto—acmtona iu
modelo del cSenle
Gionde iuceeiBO defobto
sp«::laie a L 600000
compre* (¡0 oocewoil
AssòrVmenfo anche per Im
dnmigele
ma «»cludvarnente m vendita
MARIAGES
Non è ancora il tempo
Finora ci si è limitati alla raccolta di documenti e materiali, ma
si devono avviare iniziative per farli conoscere, magari a scuola
Non ha prospettive immediate la costituzione di un istituto di studi occitani di cui da
tempo si parla nelle vallate occitane d’Italia; se ne è parlato
mercoledì scorso a Torino in un
incontro promosso dalTassessorato alla Cultura della Regione.
L’occasione è stata offerta dalla
presentazione, pressoché simultcUiea, di due domande di sostegno regionale per la nascita di
un istituto di studi occitani, presentate rispettivamente dalla Comunità montana vai Maira e, insieme, daU’associazione Soulestrelh e dalla Società di studi
valdesi.
La partecipazione di una quarantina di persone ha confermato, una volta di più, che è vasto
il panorama delle associazioni
che, in modo totalmente volontaristico, si occupano del mondo
occitano; c’è, o c’è stata, una
certa difficoltà a collaborate superando le diffidenze pur senza
che per nessuno collaborare significhi rinunciare alle proprie
specificità. Nel frattempo però
si sono perse delle occasioni, le
valli hanno subito un forte spK>
polamento, le fonti orali staimo
via via scomparendo.
Non si sa per esempio quante
persone parlino nelle valli l’occitano e, in particolare nelle valli
valdesi, il francese; la sensazione
è che se ne stia perdendo l’uso.
Il prossimo censimento della
popolazione che verrà effettuato
nel corso del mese di ottobre potrebbe offrire l’occasione per una
verifica di questo elemento? Sembra che alcuni comuni si stiano
muovendo in questo senso.
Ma ciò che preoccupa maggiormente gli occitanisti è che mentre le valli perdono sempre più
peso politico ed economico, ci
si è limitati a far nascere dei
centri di documentazione (pur
importanti), si è raccolto un sacco di materiale, ma non si è stati in grado di divulgarlo, di far
’’yivere" questa cultura, ad esempio prendendo i necessari contatti col mondo della scuola.
VValter Cesana, del circolo didattico di Borgo S. Dalmazzo, nel
suo appassionato intervento ha
ricordato che « la legge del 1985
consentirebbe di aprire spazi alla parlata locale per meglio favorire la crescita e la formazione dell'alunno ma in realtà, se
da un lato in molte valli quasi
tutti i bambini conoscono almeno superficialmente l'occitano,
dall’altro esistono pochissime
persone in grado di condurre vere e proprie lezioni di occitano ».
« Altro elemento di un certo
interesse — ha sottolineato Dino
VILLAR PELLICE
Al Coreco
non piace lo Statuto
Il testo privilegia la valorizzazione di ciò
che esiste rispetto alle ’’linee di principio »
Anche lo Statuto del Comune
di Villar Pellice non ha passato il vaglio del Comitato regionale di controllo che ha chiesto
chiarimenti su alcuni aspetti della ’’carta” del comune.
Curiosamente, mentre altrove
sono stati bloccati statuti che
prevedevano esplicitamente la
possibilità di usare lingue diverse dall’italiano in consiglio, in
questo caso vengono chiesti
chiarimenti sul come il comune
intenda ’’valorizzare e tutelare
le lingue e le parlate locali”.
Una prima lettura dello Statuto di Villar Pellice evidenzia comunque una sistematica attenzione al territorio ed ai beni comunali: ”11 Comune è il principale fruitore delle risorse site
nel territorio nell’interesse della collettività; il Comune (...),
con prioritaria responsabilità,
gestisce e sfrutta le risorse naturali nei confronti delle quali
si pone come principale e privilegiato concessionario” si legge all’art. 38.
Lo stesso articolo contiene altri aspetti interessanti: la tutela degli alpeggi comunali, la cui
destinazione non è modificabile
se non a maggioranza assoluta
dei membri del Consiglio comunale e che vengono prioritariamente usufruiti dai residenti;
e poi, ancora, il riconoscimento di una funzione antica quanto importante nella gestione e
nel mptenimento delle strade
periferiche e delle piste forestali: il rnansiere, a cui compete
’’l’autorità di far intervenire gli
utenti per i lavori che si rendono necessari anche ricorrendo
al sistema della roida obbligatoria in vigore da secoli”.
Più avanti, all’art. 52, lo Statuto contiene un pieno riconoscimento del ruolo della squadra volontari antincendi boschivi, ’’strumento basilare per la
difesa del patrimonio boschivo
e di primo intervento in caso
di calamità naturali”.
Estremamente concreto dunque
questo statuto, in cui prevale la
valorizzazione dell’esistente rispetto ai pronunciamenti ”di
principio” che non hanno incantato più di un amministratore
delle valli.
P. V. R.
BIBIANA
Divorati
daile farfalle
E’ stata rilevata una notevole
infestazione da parte di una farfalla notturna che si ciba delle
foglie in particolare di quercia,
olmo e faggio. Il fenomeno riguarda attualmente soltanto la
zona del Bric di Roul che pare colpita da un autunno precoce. La presenza delle larve della farfalla (bruchi) venne segnalata numerosa fin dallo scorso
anno da parte delle guardie ecologiche; attualmente del fenomeno si stanno occupando entomologi, il servizio ecologia della Comunità montana e le guardie forestali che escludono che questa specie sia dannosa per l’uomo.
GrottocMo dlPin»fok>
W. (0121) 2L277
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA PRIMA IN PINEROLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
Chiusa la
scuola materna
Matteodo, esponente de! MAO
(Movimento autonomista occitano) — è anche un maggiore interesse alla questione da parte di
associazioni culturali valdesi »
(erano presenti esponenti sia della Società di studi valdesi che di
Radio Beckwith).
Del resto, come si è visto, la
SSV è stata fra le promotrici di
uno dei due progetti di istituto
occitano proprio perché, come
ha sottolineato Bruna Peyrot,
« occorre riuscire finalmente ad
impostare un progetto di lavoro
comune che coinvolga tutte le
risorse che lavorano in questo
settore, nìa è anche importante
riuscire ad individuare un punto
di riferimento e coordinamento
(l’istituto appunto) che può naturalmente avere anche più di una
sede ».
La discussione è stata molto
ampia, ha permesso ad esempio
di ’’scoprire” che già da oltre un
anno un gruppo di persone ha
costituito una specie di associazione di amici deU’istituto di
studi occitani, ohe ha già ricevuto
moltissime adesioni ma che non
è andata molto oltre. Ma la discussione è stata in qualche modo orientata da una ulteriore proposta di Gustavo Malan che ha
individuato due linee operative:
« Una cosa è il centro di documentazione, che può avere un
ruolo legato ad uno specifico territorio e dunque ve ne può essere più d’uno, altra cosa è un vero
centro studi cui spettano compiti di riferimento e di indirizzo
di iniziative più ampie; su questo
prógetto abbiamo la necessità di
lavorare ancora ». Malan ha concluso il suo intervento proponendo una commissione che veda
impegnati rappresentanti delle
varie tendenze e anime presenti
nel mondo occitano, comunque
riconducibili a poche unità; dopo i molti interventi la palla è
ripassata all’assessorato alla Cultura della Regione che, sentiti i
presenti, ha provveduto alla immediata nomina di una commissione formata da sette persone.
Piervaldo Rostan
FERRERÒ — La scuola materna statale di Ferrerò non ha
riaperto i battenti all’inizio dell’anno scolastico: è mancato il
numero di iscrizioni prescritto,
anche se i bambini dai tre ai
sei anni residenti nel comune risultano abbastanza numerosi per
il mantenimento del servizio, anzi con le nuove nascite vi è addirittura in prospettiva un leggero aumento.
La ristrutturazione dei locali,
di proprietà della parrocchia
cattolica, aveva richiesto al comune di Ferrerò un certo sforzo finanziario, oltre airaffltto pagato all’Istituto diocesano per i
mesi di scuola. Ma, fin dall’anno
scorso, la frequenza era risultata molto bassa e alcuni genitori,
che pure avevano dato la loro
adesione aH’inizio, preferivano
tenere i bambini a casa o addi
rittura mandarli a frequentare
altrove.
Così termina dopo un anno
soltanto im’iniziativa che aveva
risolto i problemi di alcune famiglie ma che, purtroppo, ave
va bisogno del consenso di tutte le altre per potersi mantenere nel tempo.
Ripresi i lavori
alia pista dei Pra
BOBBIO PELLICE — Dopo la
sospensione dei lavori decretata
dalla Sovrintendenza ai beni ambientali ed architettonici del Fiemonte, che aveva constatato che
le ruspe avevano intercettato le
rovine del forte di Mirabouc, è
stata nel corso del mese di settembre data l’autorizzazione alla prosecuzione dei lavori. La pista è stata già aperta fin oltre
la cascata del Fis, la Comunità
montana curerà alcuni aspetti
per valorizzare quanto è stato
scoperto del forte ed intanto auto e moto, oltre ai trattori, si
inerpicano per la nuova pista.
Dibattiti
PINEROLO — Domenica 29 settembre, alle ore 21, presso l'auditorium
di corso Piave, si svolgerà un pubblico incontro sui tema ”La politica
al servizio dei cittadini"; interverranno Leoluca Orlando, Angelo Tartaglia
e Diego Novelli,
PERRERO — il 4 ottobre alle ore
20,30 presso la sala consiliare del Comune, Giuseppe Paschetto, assessore
del comune di Cossato (Ve) parlerà
delle iniziative di promozione di una
cultura della pace proposte dal suo
Comune.'
Amnesty International
TORRE PELLICE — Venerdì 27 settembre, ore 17, avrà luogo la riunione del Gruppo Italia 90 nella sede
di via Repubblica 3.
Concerti
LUSERNA SAN GIOVANNI — Sabato 28 settembre, alle ore 21, presso
il tempio valdese, si svolgerà un concerto del coro misto La vigneronne
di Lonay (Svizzera).
Mostre
LUSERNA SAN GIOVANNI — Verrà
inaugurata sabato 28 settembre alle
ore 17, presso la sala mostre del Comune, la mostra dello scultore Roberto Terracini; la mostra resterà aperta
al pubblico tino al 20 ottobre.
Incontri
PINEROLO — Lunedi 30 settembre
alle ore 20,45, presso il centro sociale di via Lequio, avrà luogo una riunione per l'elaborazione delio Statuto
comunale.
7
r
27 settembre 1991
lettere
DOPO IL SINODO:
IMPEGNAMOCI
E così è finito il iungo dibattito sull'opportunità 0 meno di chiedere l’ammissione a partecipare alla spartizione dell'otto per mille.
Adesso comincia per tutti noi, soddisfatti o rattristati della decisione
presa, la parte più difficile del lavoro,
senza aspettare se e quando il governo italiano (tradizionalmente lento,
ma ancora più lento quando si tratta
delle Intese) inserirà la casella valdese nei moduli per la dichiarazione
dei redditi.
Prima di tutto credo che dobbiamo
ripetere ancora una volta, rendendoci
pienamente conto del suo significato,
la vecchia confessione di peccato:
"Inclinati al male e incapaci da per
noi stessi di fare II bene". Per noi,
fautori del no, vorrà anche dire che
non abbiamo saputo convincere i tanti nostri fratelli della validità della nostra scelta e che, accanto a motivi
seri e disinteressati, c’era in noi una
certa vanità da primi della classe,
quelli che sanno prendere posizioni
difficili e costose [forse anche sulla
pelle degli altri), un po’ di disprezzo
per tutti coloro che non sanno fare
altrettanto, molta paura per le nuove
responsabilità che potrebbero caderci
sulle spalle, e così via. L’elenco delle nostre debolezze sarebbe lungo, e
comprenderebbe forse anche una certa antipatia, poco fraterna, verso ohi
non la pensa come noi.
E i fautori del sì potranno domandarsi se davvero sono stati mossi unicamente dal "charitas Christi urget
nos” (il bellissimo motto che spicca
sulla porta di tanti centri di solidarietà fondati dal Cottolengo) o se c’è
stata una molto umana tentazione di
risolvere i tanti problemi economici
di tutte o quasi le nostre opere con
la pioggia di soldini che ci aspettiamo, l’immodesta sicurezza di amministrare meglio degli altri le risorse che
ci sono affidate, l’idea di poter trattar meglio (senza dovere aumentare le
’offerte) i nostri pastori, che troppo
spesso hanno una vita più difficile e
stentata della nostra, ecc.
Ma soprattutto dobbiamo, tutti insieme, nello stesso spirito fraterno
che, pur nella diversità delle posizioni, ha caratterizzato quasi sempre il
dibattito sinodale, darci da fare su due
fronti:
1) Dobbiamo impegnarci a contribuire economicamente molto più del passato, per evitare la tentazione di aiutare il prossimo solo con il denaro
di cui in ogni caso non potremmo disporre iiberamente dato che siamo costretti a versarlo come imposta.
2) Dobbiamo decidere in che modo
ognuno di noi, e ogni nostra comuni
USSL 42 - VALLI
CHISONE - GERMANASCA
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: presso Ospedàie Valdese di Pomaret
to ■ Tel. 81154.
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 SETTEMBRE 1991
Villar Perosa: FARMACIA DE PAOLI
Via Nazionale, 29 - Tal. 51017.
Ambulanza ;
Croce Verde Perosa: Tel. 81.000.
Croce \Zferde Porte: Tel. 201454.
USSL 44 - PINEROLESE
(Distretto di Pinerolo)
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva; Telefono 2331 (Ospedale Civile).
Ambulanza :
Croce Verde Pinerolo: Tel. 22664
USSL 43 - VAL PELLICE
Guardia medica :
Notturna, prefestiva, festiva: Telefono 932433 (Ospedale Valdese).
Guardia farmaceutica :
DOMENICA 29 SEnEMBRE 1991
Bibiana: FARMACIA GARELLA - Via
Pinerolo. 21 - Telef. 55733.
Bobbio Penice: FARMACIA - Via
Maestra 44 - Tel. 92744.
Ambulanza :
CRI Torre Pehice: Telefono 91.996.
Croce Verde Bricheraslo: tei. 598790
SERVIZIO ATTIVO INFERMIERISTICO: ore 8-17, presso I distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA, allco^
toro: tei. 116.
tà, lavoreremo in prima persona sulle
attività che, chissà quando, saranno
finanziate con l’8 per mille. Lavoreremo come volontari o come diaconi nelle nostre opere e fuori di esse, andremo nei paesi del terzo mondo, o
anche solo a Torino alla stazione di
■Porta Nuova, a dimostrare la nostra
fraternità con gli uitimi, accetteremo
che i nostri figli scelgano di diventare infermieri anziché medici, educatori e non soltanto direttori di comunità alloggi?
Sarebbe il colmo che il nostro amore per il prossimo si dimostrasse prevalentemente (non dico soltanto) con
i soldi delle imposte e con il lavoro
degli altri.
Marcella Gay, Pinerolo
UN RIESAME
DELL’INTESA
Caro Direttore,
qualche sinodo fa Gianni Long aveva chiaramente ed esaurientemente illustrato i motivi in base ai quali, ancora oggi, noi possiamo affermare che
le nostre Intese (l’insieme, cioè, delle norme approvate con la legge 449/
84) costituiscono un "unicum” nell'ambito delle disposizioni emanate
dal Parlamento in attuazione dell’art.
8 della Costituzione (vedi ai riguardo
le Intese stipulate dall'Unione italiana
delle chiese avventiate, dalle Assemblee di Dio in Italia e dalle Comunità israelitiche).
Aveva inoltre evidenziato la peculiarità del trattamento giuridico-amministrativo previsto dalla legge 449/84
iper i nostri enti ecclesiastici rispetto a quello riservato dalle norme della legge 222/85 agli enti ecclesiastici
■cattolici.
Un esame sinottico degli artt. 12 e
13 della legge 449 e degli artt. 6, 15
e seguenti della legge 222 chiarisce
perfettamente il problema.
A nessuno sfugge però il fatto che
una tale differenziazione, ancorché abbia rappresentato e rappresenti una
chiara affermazione dell'autonomia del
nostro Ordinamento, costituisca situazione non definitiva ma anzi fattispecie soggetta a possibile richiesta di
modificazione da parte pubblica.
A questo proposito è significativo
ricordare l'intervento del senatore Mancino, in fase di discussione e approvazione del ddl sulle Intese, riportato nel resoconto stenografico della seduta del Senato del 2 agosto 1984,
dove si afferma:
”...Sempre nel merito delle previsioni, non possiamo sottacere i dubbi
che possono derivare dalla disciplina
degli enti ecclesiastici e che hanno
già avuto ampia trattazione nell’altro
ramo del Parlamento e significativa,
intelligente, valutazione critica da parte
dell’onorevole Bressani di creare una
rottura nell'armonia dell'ordinamento
giuridico italiano, avendosi previsioni
diverse rispetto agli enti ecclesiastici
cattolici. E’ un argomento che rimane
aperto e sul quale sarebbe stato opportuno un dibattito, atto a produrre
modifiche sia pure nella procedura lumeggiata”.
Quello della revisione delle Intese
è quindi un argomento di estrema importanza per le nostre chiese e la
nostra diaconia. Per questo è al lavoro da tempo una apposita commissione nominata dalla Tavola che sta
affrontando il problema.
E' auspicabile pertanto che la necessità di procedere alla modifica delle Intese, emersa prepotentemente a
seguito delle ultime decisioni sinodali, non costituisca elemento di squilibrio in questa delicata fase ma vi
sia un armonico inserimento di tale
esigenza nei tempi e nelle procedure
occorrenti per portare a termine, con
le massime garanzie, la fondamentale
operazione di riesame del contenuto
delle Intese prevista dall'art. 20 della legge 449.
Fraterni saluti.
Luciano Giuliani, Genova
TROPPO TEMPO
PERSO
Due brevi osservazioni sull’ultimo
Sinodo.
Si è discusso per alcuni minuti se
bisogna dire direttore o direttrice. Con
tanto lavoro e tanti argomenti da trattare, il tempo impiegato per questo
è stato veramente tempo sprecato.
Non siamo e non abbiamo dei membri dell'Accademia della Crusca!
E perché è passata la dicitura ”direttora"? Perché ai voti che non la
sostenevano sono stati aggiunti quelli degli astenuti, i quali certo non vogliono dire quale forma preferiscono.
Qui c’è qualcosa da correggere.
Perché contare come votanti (nel sì
o nel no) quelli che forse non si pronunziano perché non hanno una idea
chiara sull’argomento? Si conti piuttosto il numero dei presenti a votare,
per vedere se c’è il "quorum”. GII
astenuti devono contare come assenti
o come indifferenti circa l’oggetto della votazione.
Spero che la seconda questione divenga oggetto di studio della Commissione dei regolamenti per correggere questa falsa valutazione, che
spesso fa nascere degli errori.
Su altre cose discusse e decise,
altri ne parlerà certamente meglio di
me.
Liborio Naso, Basilea
SOLIDARIETÀ’
Ai membri della Tavola valdese contrari all’B per mille e allo sparuto numero di persone che si batte per la
laicità dello stato, vada la riconoscenza e l’appoggio morale di chi vede
in loro un punto di riferimento e fa
sua la frase del moderatore: « Ho nostalgia di una chiesa straniera e pellegrina... ».
Che il Signore dia ad ognuno la
forza e la saggezza necessarie per
adempiere il non lieve compito richiesto, e per discernere sempre più la
via giusta da seguire.
Altrimenti, i minimi quali noi siamo, saremo sempre più disorientati.
Fiorine Bleynat, Villar Perosa
RIFLETTIAMO
SULL’ETICA
Le risoluzioni del Sinodo sollecitano riflessioni ed interrogativi. Come
essere cristiani e protestanti negli scenari di questi e dei prossimi anni,
con i loro formidabili problemi di disagio sociale, di povertà, di sofferenza? La storia non è finita perché il
comunismo è morto ed il capitalismo
vive e trionfa. Semplicemente succede che la dialettica storicistica che
li vedeva contrapposti si è rivelata fallace e fuorviente. L’idea ed il movimento socialista (e la perversa versione comunista) appaiono retrospettivamente solo momenti di quella lunga e complessa fase della storia che
chiamiamo l’età moderna, industriale.
Se è vero che il protestantesimo
ha dato al capitalismo emergente il
senso della sua missione storica e
quel tanto di tensione morale, c'è da
chiedersi se le chiese riformate possono ancora dire la loro parola, dare
linfa e spessore morale ai rapporti
economici e sociali. Mi diceva nei
giorni del Sinodo Sergio Rostagno,
professore della Facoltà valdese di
teologia: "C'è molto pietismo nelle
chiese evangeliche e nella nostra pratica di fede ma c’è scarsa etica e
ricerca sull'etica, non basta partire
dalla Bibbia per sostanziare la vita
cristiana". Forse qui sta il nodo dei
.problemi al centro dei lavori sinodali: i rapporti con lo stato, l'otto per
mille, come spendere in coerenza con
l’Evangelo il denaro dell’otto per mille, la diaconia. Oggi, ha notato Giorgio GardioI, il problema etico è così
sentito che ne discutono anche i convegni della Confindustria. Cos’hanno
da dire le nostre chiese su questo,
sono in grado di evangelizzare, di diffondere volontà etica, dentro e fuori
di esse? Alcune chiese, la valdese in
particolare, hanno scontato con una
crisi d’identità la scelta di campo anticapitalistica degli anni '70.
Ma ora la questione è di porre di
nuovo fondamenti evangelici nel presente storico. Molti hanno vissuto con
difficoltà l'accettazione dell'otto per
mille. Ma c’è da ripensare, come ha
invitato a fare, in Sinodo, il professor Daniele Garrone, cos’è lo stato
oggi, come deve porsi oggi nei suoi
confronti la nostra tradizione dì libertà
e separatezza. C’è da riflettere sulla
diaconia, sulle nostre opere sociali.
Diaconia e servizio sono il cuore dell’agire cristiano. Ma le difficoltà di
molti istituti ed opere diaconali (ed
anche laiche dove noi mettiamo il segno) deve avvertirci che per i protestanti l'impegno nelle opere viene
dopo, prima viene la grazia, la fede,
l'impegno di testimonianza e di servizio in prima persona che nascono
dalla fede. Può succedere, succede
già, che tutto si deleghi e si scarichi sulle opere, sul servizio pubblico,
che si scivoli nella gestione burocratica delle opere che crea aspettative
difficili da soddisfare e demotiva l'impegno scambievole, la condivisione, la
carità cristiana diffusa.
Sergio Turtulici, Torre Pellice
UN CARO RICORDO
Veniva, da quando con l’età che
avanzava gli impegni dell'Ospedale
valdese di Torino le erano forse più
gravosi, regolarmente a trascorrere alcuni mesi (solitamente dai primi di
settembre fino ail’inizio dell'inverno)
nella mia vecchia casa di Piedìcavallo, in provincia di Vercelli, dove era
nata. Sento quindi dovere e piacere
ricordarne la figura al di fuori di quello che è stato il suo lavoro di vocazione nell’ambito della Chiesa valdese.
Ero piccolissima quando conobbi
suor Ernesta: mio nonno, che allora
si occupava dell'Ospedale valdese di
Torino, ogni tanto mi portava con sé,
quando ancora l'ospedale aveva l'ingresso principale in via Ormea: una
piccola porticina che immetteva in uno
stretto corridoio, lungo il quale vedevo giungere il lungo e largo abito nero della diaconessa, ravvivato dalla
cuffietta bianca.
Tutti i bambini del mondo ricevono
delle coccole, ma le sue sono state
per me sempre particolari tanto che,
anche anni dopo (già adulta e mamma) il ricordo del suo affetto per me
e i miei figli è sempre restato impresso.
Le avevamo dato la possibilità di
usare la vecchia casa dell'Alto biellese per riposarsi. Lassù si vestiva
normalmente, con ampi gonnoni scozzesi, sobrie camicette, abiti che le
permettevano facili camminate in montagna, e per il suo girovagare tra la
gente del luogo. L’espressione era
quella di sempre, quella ohe credo ricordano tutti coloro che l'hanno conosciuta: serena, sorridente, distesa, con
quella pelle del viso tirata e sempre
lucida che incuriosiva tutti, anche i
bambini.
Ho trascorso con lei ed i mìei due
figli, per aicuni anni, il mese di settembre quando, partiti a volte gli amici dell'estate, rimaneva solo suor Ernesta, la grande ed unica risorsa del
loro tempo libero e divertimento; con
lei andavamo a raccogliere gli ultimi
mirtilli, prima dell’arrivo dell’autunno,
l’erica sempre verde per i vasi invernali di città, i cardi segnatempo
(era lei che ci insegnava come toglierli dalla terra con il coltello senza romperli), le pietre del torrente
Cervo per sistemare le aiuole dell’orto.
E anche quando solo pochi mesi fa
l’ho rivista per l'ultima volta al Rifugio Carlo Alberto di Luserna San
Giovanni, il suo pensiero nella nostra
conversazione era rivolto alla gioia
che le aveva dato il suo lavoro, dedicato non solo agli altri ma più propriamente agli ammalati.
Con lei abbiamo trascorso ore indimenticabili, in dinamica armonia, la
stessa di cui hanno goduto in questi
anni i pochi abitanti del paesino di
Piedicavallo; perché, instancabile, andava a conoscere tutti, con riservatezza e discrezione, per essere una
amica continuamente utile e necessaria; ed anche a nome loro credo giunga questo sentito ricordo.
Mirella Loik, Milano
PROTESTANTESIMO
IN TV
DOMENICA 6 OTTOBRE
ore 23,30 circa - RAIDUE
Replica;
LUNEDI’ 14 OTTOBRE
ore 9 circa - RAIDUE
UN CAFIFE’
PER LO SVILUPPO
Quando la strategia dei cristiani verso il Terzo Mondo
passa dalla beneficenza alla
modifica dei rapporti commerciali.
RINGRAZIAMENTO
(c Solo in Dio trova riposo
l’anima mia »
(Salmo 62: 1)
La famiglia di
Luigi Pietro Rostan
spentosi all’età di 99 anni, ringrazia
tutti coloro che hanno mostrato simpatia e affetto per la scomparsa del
loro caro.
Frali, 15 settembre 1991.
RINGRAZIAMENTO
(( Il mio orecchio aveva sentito
parlare di te, ma ora Vocchio
mio ti ha veduto »
(Giobbe 42: 5)
La figlia Silvana con il marito Aldo
Audero e il nipote Andrea esprimono
la loro gratitudine per la dimostrazione di affetto e di stima ricevuta in occasione della dipartita del caro
Davide Sappé
ex-carabiniere, di anni 67
Un ringraràamento particolare al pastore Paolo Ribet, al pastore Gianni
Genre di Ivrea, ai carabinieri di Villar
Perosa, all’Associazione ex-carabinieri
dì San Germano Chisone, agli ex-partigiani, al dottor Gianni Pomari di Ivrea,
al personale deU’Ospedale di Ivrea e
dell’Ospedale di Pomaretto.
Ivrea^ 18 settembre 1991.
RINGRAZIAMENTO
Renzo Turinetto e il fratello Diego
ringraziano chi è stato loro vicino in
occasione della morte del loro
padre
avvenuta dopo un anno e mezzo di sofferenze e interventi chirurgici.
Nelle ultime settimane il nostro dolore aveva perfino lasciato il posto a
una grande pena e tristezza per le sue
condizioni.
<( I giorni dell’uomo sulla terra sono
una milizia », dice la Bibbia in ima
traduzione di Giobbe 7: 1. Pensiamo
che questa parola possa segnare la fine
della milizia di nostro padre nei tormenti terreni e l’inizio di una diversa.
Torino, 20 settembre 1991.
RINGRAZIAMENTO
« Io mi coricherò in pace e in
pace ancora dormirò, perciocché
tu solo, Signore, mi fai abitare
sicuramente »
(Salmo 4: 9)
I familiari della cara
Maddalena Davit in Rostan
nell’impossibilità di farlo singolarmente ringraziano tutte le gentili persone
che con fiori, scritti, parole di conforto e presenza hanno preso parte al
Icro dolore.
Un ringraziamento particolare al
doti. Andrea Ciancio per le prime cure prestate, al dott. Sivieri, al pastore
Bertolino, ai vicini di casa, ai parenti, agli amici, ai colleghi di lavoro del
marito, figlio e genero.
San Secondo, 20 settembre 1991.
E’ mancato il 10 settembre, a Parigi,
Luciano Sibille
Profondamente addolorati ne danno
l’annuncio, a funerali avvenuti, il figlio
Laurent con Florence e ì nipotini Mathieu, Elodie, Tibau, il fratello Andrea con Patrizia e tutti i parenti.
AVVISI ECONOMICI
VENDO casa zona panoramica Lusema
S. Giovanni Telefonare ore serali
al n. 0121/932384.
PRIVATO acquista mobili vecchi e antichi, oggetti vari. Tel. Pinerolo
40181 (dopo le ore 18).
RICERCASI signora o signorina non
ultracinquantenne, disposta ad occuparsi di una signora anziana residente a Milano ed a collaborare a
servizi domestici leggeri. Vitto e alloggio, stipendio adeguato e molte
ore libere. Telefonare nelle ore serali al numero: 02/416421.
CERCASI in Torre Pellice appartamento in acquisto mq. 60/70 anche
in fabbricato vecchio o ristrutturato.
Tel. 0121/933.047 ore serali.
8
8
ecumenismo
27 settembre 1991
I trenta denari di Giuda
UNA PRECISAZIONE
(segue da pag. 1)
ché comprato col denaro del sangue (di Gesù). Invece secondo Atti 1: 18-19 Giuda stesso avrebbe
comprato un campo coi trenta steli, e sarebbe morto accidentalmente o suicida sul posto: dalla
sua morte sarebbe venuto il nome di « campo di sangue ».
Siamo di fronte a due modi diversi di spiegare l’esistenza di un
luogo così chiamato, ma l’interesse principale di Matteo non va a
questa spiegazione, bensì alla corrispondenza fra la profezia di Zaccaria e ciò che capita a Gesù (cfr.
le numerose citazioni profetiche
riportate da Matteo con il commento: « Ciò avvenne affinché si
compisse la parola detta dal profeta... », 1: 22 ss; 2: 5 ss.; 2: 15;
2: 17 ss.; 2: 23; 3: 3; 4: 14 ss.;
8: 17; 12: 17 ss.; 13: 35; 21:
4 ss.).
La citazione dei trenta sicli
d’argento di Zaccaria 11 si prestava bene a mettere in evidenza
che il prezzo promesso o pagato a
Giuda non corrispondeva affatto
al « valore » attribuito alla persona di Gesù, ma era il risarcimento
previsto per uno schiavo morto accidentalmente (Es. 21: 32). Era
dunque un prezzo ridicolo e infamante: cfr.Zacc.il: 13: «Gettalo per il vasaio, questo magnifico
prezzo (in senso ironico!) al.
quale m’hanno stimato ». Quello
che il pastore di Zaccaria 11 do
mandava era la sottomissione delle pecore, non una liquidazione o
buonuscita per lasciar perdere il
lavoro che faceva nel nome del
Signore e cedere il campo a un
« pastore insensato » che non si
curerà delle pecore e strapperà loro perfino le unghie (Zacc. 11:
15-16).
La parola ebraica che corrisponde a « per il vasaio » in Zacc. 11:
13 è letta da alcune antiche versioni « per il tesoro », ma può anche significare « fonderia, fornace » (così l’ha capita la versione
greca dei Settanta), forse dove si
fondevano metalli per farne lingotti per il tesoro del tempio. Dall’ambiguità di questa parola devono essere nati i riferimenti di Matteo al tesoro (v. 6) e anche al vasaio (v. 7 e V. 10).
In linguaggio moderno, diremmo che Matteo era ultraletteralista e vedeva dappertutto nelle
scritture d’Israele dei riferimenti
a particolari della vita di Gesù.
Anche se essi sono qualche volta
artificiosi, sono però una parte essenziale della testimonianza che
Matteo rende a Gesù.
Questi sono chiarimenti sulla
questione della morte di Giuda e
sui « trenta denari », ma in nessun modo un commento sul libro
di Pinchas Lapide che non è ancora arrivato alle librerie tedesche
di Roma.
Bruno Corsani
Il lavoro comune
dei battisti americani
li fonidamentalismo in USA attraversa molte chiese - La ’’Convention”
non è un’unione - Preghiamo per l’unità cJelle nostre chiese sorelle
Per una corretta e più completa
informazione sulla situazione delle chiese battiste della « Convenzione battista del Sud » (Southern Baptist Convention) ritengo necessario che i lettori tengano presenti alcune considerazioni
forse a loro ignote. Non intendo
polemizzare col past. Benedetti
che ha firmato l’articolo « Separati in casa» (n. 33/91). Intendo
solo inquadrare informazioni e
valutazioni, di cui egli è ovviamente il solo responsabile, perché
si sdrammatizzino certe notizie e
si comprenda bene qual è il sentimento diffuso su questa materia
neirUnione battista, che sono stato chiamato a rappresentare.
Innanzitutto la questione del
fondamentalismo americano. Il
past. Giuseppe Platone spiega con
competenza, in un contributo alla
rivista « Studi di teologia », n. 2
(1990), come questo fenomeno
sia abbastanza generalizzato negli
Stati Uniti e come esso turbi le
chiese di ogni tradizione, dai bat
CONSORZIO
PINEROLESE
ENERGIA
AMBIENTE
MEA
energia ambiente
mam LAMBIBNTB
Ciao,
sono solo uno
piccola goccia
d'acqua, ma ci
siamo già visti un
sacco ai volfel
[a strada che
faccio ogni giorno
3er arrivare fino a
e è un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEAI
Le mie radici
sono forti, la mia
chioma è bella e
folta perché gli
operatori ecdoqici
(ff CONSOLO
e dellACEA, col
servizio di
raccolta e
smaltimento
rifiuti, lasciano il
mio ambiente
pulitol
Il CONSORZIO e
l'ACEA hanno
pensato anche a
me!
Con il servizio di
depurazione
delle acque
posso tornare a
saltare felice e
contento nell'acqua dei fiumi!
Il metano è
energia pulita!
La mia fiamma è
allegra, ti riscalda
e non inquina.
Tanti vantaggi:
pensaci,
anche questo è
un servizio del
CONSORZIO e
dell'ACEAI
tisti ai cattolici. Non c’è da meravigliarsi se anche la Convenzione battista del Sud ne è afflitta e se una consistente minoram
za è riuscita al momento a
conquistare certe posizioni decisionali.
Bisogna tener presente, poi,
che la natura di una « Convention », che è ima sorta di Kirchentag, non è quella di una chiesa, anche se esprime alcuni organi operativi di cui le chiese si servono per perseguire certi fini comuni. La « Convention » è un convegno di un'associazione di chiese
più che un’unione come noi la intendiamo. Perciò, anche se avviene il costituirsi di altre « convenzioni » d’ispirazione « moderata »,
fenomeno di cui non c’è da rallegrarsi, il fatto non ha però il valore tragico della divisione di una
chiesa. Tant’è vero che una medesima chiesa battista locale negli Stati Uniti può benissimo essere contemporaneamente membro di più di una « convenzione »
e utilizzare di ciascuna i servizi
che ritiene più validi. I battisti
americani non ritengono di realizzare l’unità della chiesa nel
quadro denominazionale o nelle
assemblee generali, ma nel lavoro comune che riescono di volta
in volta a svolgere.
Noi, battisti italiani, ci rammarichiamo del fatto che il movimento fondamentalista abbia
creato situazioni difficili per la
realizzazione di opere unitarie sia
nel campo delle missioni sia in
quello dell’istruzione teologica,
ma sappiamo anche che le nostre
sorelle e i nostri fratelli degli
Stati Uniti troveranno la forza e
i modi per superare questa crisi,
come hanno fatto in altri periodi
di difficoltà. Per questo noi non
ci allarmiamo, anche se siamo
preoccupati e impegnati a pregare per l’unità delle nostre chiese
sorelle negli USA. Siamo certi
che questa situazione di prova
sarà superata nella reciproca accoglienza e nel comune impegno
per l’Evangelo, con l’aiuto del
Signore.
Abbiamo motivo di sperarlo
perché la storia più che secolare
delle nostre chiese, spesso tormentata da separazioni e contrapposizioni, è stata anche sto
ria di impegni coraggiosi e di
opere ammirevoli. Questa nostra
storia è stata storia della Grazia
di Dio, che non ha chiamato un
popolo di persone perfette, ma di
peccatori che credono nella forza salvifica del Signore Gesù Cristo. L’eventuale decomposizione
e ricompimento di « convenzioni » non è, poi, un processo nuovo, né si carica di valenze teologiche ed ecclesiologiche come
avviene per le divisioni delle chiese tradizionali.
Va detto, ancora, che le punte
estreme e più corrotte del fondamentalismo non hanno trovato
e non trovano spazio, a mia conoscenza, tra i nostri (si vedano le
vicende della « Chiesa elettronica » e di certi ambienti della
« Moral Majority »).
Infine non mi pare che ci sia
nulla di strano che una « convenzione », con tutto il suo apparato
folkloristico e tra le trovate di
cui sempre si avvale, riceva e dia
la parola al presidente degli Stati
Uniti, essendo una festa popolare più che un’assemblea deliberativa, anche se qualche decisione
fondamentale vi viene presa. Non
si può dirrienticare che i battisti
americani sono americani e che il
senso di quella che si chiama « la
religione civile », anche se incomprensibile a noi europei, è profondamente radicato negli USA e i
battisti non fanno eccezione: come è ovvio che ogni chiesa locale abbia accanto al pulpito la
bandiera a stelle e strisce così
è naturale che il presidente degli
USA sia invitato a parlare ad una
convenzione. Bush non è stato il
primo e non sarà l’ultimo.
In conclusione, mi permetto di
chiedere da queste colonne al pastore Benedetti che in un suo
prossimo articolo ci racconti dell’immenso impegno concreto del
le nostre chiese battiste degli
USA nel campo degli interventi
sociali, in quello dell’evangelizzazione, dei diritti umani e nell’aiuto ai derelitti d’America e del
mondo, perché sarebbe un vero
peccato che anche la nostra stampa cadesse nel pregiudizio che
« fa notizia » solo ciò che si ritiene male e si disapprova.
Saverio Guarna
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Luciano Deodato
Redattori: Alberto Corsani, Adriano
valdo Rostan.
Longo. Jean-Jacques Peyronei, Pier
Stampa: Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoll
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V. 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278, FAX 011/657542 — Redazione valli valdesi: via Repubblica, 6 - 10066 Torre Pellice - telefono 0121/932166.
EDITORE: A.I.P. - via Pio V, 15 - 10125 Torino • c.c.p. 20936100
Consiglio di amministrazione: Roberto Peyrot (presidente), Silvio ReveI
(Vicepresidente), Paolo Gay, Marco Malan, Franco Rivoira (membri).
Registro nazionale della stampa; n. 00961 voi. 10 foglio 481
ABBONAMENTI 1992
Ordinario annuale
Semestrale
Costo reale
Sostenitore annuale
Italia
L.
Estero
52.000
L. 27.000
L. 75.000
L. 90.000
Da versare sul c.c.p. n. 29936100 intestato a A.I.P.
10125 Torino
Ordinario annuale
Ordinario (via aerea)
Sostenitore
Semestrale
L. 85.000
L, 150.000
L. 170.000
L. 45.000
via Pio V, 15 -