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Roma, 29 Maggio 1909
Si pobbllea ogni'Sabato
ANNO II N. - 22
Propugna gl'interessi sociali, morali e religiosi in Italia
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aSSENSIONE
Gì ha risuscitati con lui,
c con lui ci ha fatto sedere
ne' luoghi celesti, in Cristo
(Efèsi II, 6).
Questo testo biblico s’adatta bene alla
festa deU’Ascensione... Quando l’apostolo
Paolo scrisse queste parole, non era di certo
assiso sur un trono, poiché si trovava in
•carcere. A me pare che questo testo si
possa spiegare in tre differenti modi:
I. Xi apostolo vuol dire che un giorno noi
saremo, dopo esser risuscitati, assisi nei
•cieli (come Cristo Qesu): idea di speranza
gloriosa. Questo senso è 'Osatto, ma incompleto.
II. L’apostolo pensa a coloro che — mentr’egli scrive — sono assisi col Cristo vittoriosamente nei cieli e cho in conseguenza
han finito il corso e cessate le lette di
Quaggiù: scorge la loro beaititudine, e tal
vista lo rinfranca. Questo senso è pure esatto., ma non abbraccia tutto il pensiero
apostolico.
III. É più probabile che Paolo si senta
per mezzo della fede come rapito nei luoghi
celesti : la vittoria riportata dal Salvatore
è anche la sua vittoria, la sua vittoria presente ; egli ne fruisce e gode fin d’ora, e
in quest’unione col Cristo glorificato attinge
tal forza, tal gioia e tal pace che sono il
segreto della sua vita trionfante.
Frank Thomas
tempo stesso 1’ adorabile persona di Gesù
'Cristo.
IL Poi, perchè il fuoco purifica ogni cosa
in cui penetri \ -e noi doWiiamo venir purificati da tutte le nostre brutture, per potere un giorno presentafrci innanzi a Dio
senza timore. Lo Spirito di Dio non svela
il peccato che per liberasrcene.
ni. Infine, perchè il fuoco riscalda, e noi
ahhiam bisogno d’esser spiritualmente riscaldati, cioè a dire consolati, rinfrancati,
pacificati; e quest’appuntoifa il Consolatore
¡in èhiunque si dia a lui e Io accolga.
Frank Thomas
L9 FEDE NELL'IPOTESI SEIENTIFICD
PEKTEeeSTE
Egli vi battezzerà con lo
Spirito Santo e col fuoco.
(S. Matteo III, 11).
Giovanni Battista, annunziando il battesimo di Spirito Santo, di cui il battesimo
di penitenza non era che la preparazione,
ne ragiona come d’un battesimo di fuoco ;
e noi sappiamo infatti che lo Spirito è venuto, il di di Pentecoste, sotto sembianza
di lingue di fuoco. Perchè un simbolo siffatto ?
I. Anzitutto, perchè il fuoco illumina, il
peccato ci aveva accecati, e Io Spirito scende
a gittar luce sul nostro stato di decadimento e sul bisogno profondo d’un Salvatore. Ci rivela il nostro proprio cuore e al
Ipotesi e fede
'Certamente esagera Enrico Bois, allorché dice l’ipotesi essere l’apice della Fede mella Scienza. L’apice
della Fede nella Heienza non è l’ipotesi, ma la Divinamone. ^eramente anche la Divinazione è un’ipotesi ■
ma è un’ ipotesi che mostra i segni d’un ardimento
straordinario e di un’ altissima inspirazione, ond’ io
l’ho considerata separatamente- Per contro l’ipotesi
propriamente detta nasce da una più calma, e — starei per soggiungere — da una più metodica riflessione.
Dopo essersi Slanciata, come nel vuoto, au l’ali della Fede
divinando, la Scienza ridiscende su la terra. La sua
fronte si corruga. . Come s'interpreta, come si spiega
questo fenomeno? e quest’auro? e quest’altro ancora? »
In fondo in fondo, ogni scienza è anche una filosofia •
una filosofia in diciottesimo (diciamo pur così, per non
urtar troppo i nervi ai pretenzionosi filosofi brontoloni !) ma è una filosofia. E la sola differenza sta in
questo che la filosofia si prefigge di spiegar l’Universo
— scusate se è poco ! - mentre la Scienza, immensamente più modesta, si contenterebbe di spiegar una
cosa, alcune cose ; ma pure qualche cosa ella vuole ad
ogni costo spiegare.
Per spiegare, è ben necessario architettar ipotesi.
Spiegare e far ipotesi spesso spesso non sono che una
cosa. La più rigorosamente esatta delle scienze sperimentali mira a spiegare, a interpretare i fenomeni ■
e però la più rigorosamente esatta delle scienze sperimentali è intessuta di ipotesi.
Ora chi dice ipotesi dice fede. Non già che l’ipotesi
sia fede, tutta fede, nient’altro che fede (quando asserissi questo, il Righi, il Cantoni e cento altri protesterebbero) ma l’ipotesi è come que’ corpi composti
che si studiano in Chimica: consta di un certo numero di elementi diversi ; e uno di questi elementi è
la Fede per l’appunto, come l’ossigeno è uno degli
elementi che costituiscono quel corpo composto che
si chiama acqua.
Un’occhiata anzitutto, ma di volo, all’Ipotesi considerata nel suo primo ufficio.
Ripensiamo al bel caso Poincaré-Becquerel, cheabbiam presente alla memoria. Il Poincaré concepisce
un’ idea e la propala in mezzo al mondo dei dotti.
Egli^ evidentemente crede alla sua idea. Eppure era
assai inesatta, come sappiamo. Il Becquerel la racco
glie •e s affretta a verificarla per via d’esperienze. In
foBd.o all’animo del Becquerel c’è dunque questo senLmento: • L'ipotesi del Poincaré potrebbe esser vera
Ora che cos’è mai questo sentimento se non fede, debote — quanto si voglia — ma fede ?
Più nitidamente si distingue la Fede nell’Ipotesi,
quando questa è considerata nel suo secondo ufficio •.
Il quale è il più importante dei due, perchè è il più
requente e comune. Onde su questo punto sarà benesoffermarsi un pochino di più.
Lo scienziato, dopo aver osservato i fatti, non resiste alla nobile tentazione di spiegarli. Per spiegarli,
e costretto, a creare ipotesi. Ma potrebb’egli dimostrare
che la sua spiegazione, che la sua ipotesi è giusta e
sola giusta ? Non può. Crede alla sua spiegazione, k
ecco un primo atto di fede !
La sna spiegazione, cioè la sua ipotesi è accolta com
piu o meno diffidenza, con più o meno fiducia, dai
colleghi scienziati: « Ammettiamo che sia così . essi
diranno, e soggiungeranno: . Ed ora proviamo e riprw.amo . Oh, di certo, le ipotesi non sono mai accettate a chiusi occhi, e ci sarà dubbio, e dubbio parecchio nell’animo dei colleghi scienziati, ma non foL
che un briciolino di fede ci sarà patimenti, chè, so
no, da nomini pratici non vorrebbero sprecar il loro
tempo prezioso nel far delle esperienze, per verificare
se 1 ipotesi stia in piedi o non stia.
Un’ipotesi regge, se vale o sembra valere a spiegar
tutti 1 fatti di un dato ordine, non uno eccettuato.
Allora 1 ipotesi — come un vincitore glorioso — vien
portata in trionfo; e il suo trionfo consiste nell’esser
dichiarata giusta, esatta, vera, nellessere universalmente accettata ; e allora essa àssume un altro nome :
SI chiama teoria. La teoria altro non è che l’ipotesi
riscontrata, verificata nei fatti e dai fatti, e però ammessa da tutti 1 rappresentanti della Scienza. Così
1 ipotesi àeW’etere è stata assunta all’onore di teoria
« L etere che riempie lo spazio è una pura supposizione .. (Carlo Snyder). Ma questa supposizione sembra accettabilissima ed è stata in verità accettata da
tutti ed ha fatto — come si suol dire — fortuna La
teoria dell’etere . spiega, o almeno tenta (badate a
questa parola) tenta dare > dice lo stesso Snyder « rùnica dimostrazione possibile dei fenomeni 'luminosi,
calorifici, elettrici e magnetici, del telegrafo Marconi
e della fotografia coi raggi X ». Tenta ! - Esiste l’etere? Gli scienziati non ne sanno nulla, e talora il
dubbio nei loro scritti fa capolino. . Sia che questa.
soggiunge lo Snyder. rimaliga incrollabile, o che una
piu semplice e migliore teoria venga a sostituirla
essa costituisce indubbiamente il più brillante esem-'
pio che noi possediamo della unione fruttifera del1 esperimento e della speculazióne scientifica .. Questo
è parlar chiaro! L’ipotesi dell’etere è sembrata plausibile, ed e stata ammessa da tutti quanti: è stata convertita dunque in teoria. Ma potrà essa dormire i
suoi sonni tranquilli? Il Cantoni nel Corso di filosofia ha lasciato scritto : « L’ipotesi ha nella scienza
un posto provvisorio, essendo essa destinata a venire
relegata fra gli errori o a diventare una teoria scientifica, quando abbia avuta la sua piena conferma ..
Sta bene, ma io imagino e spero che il senatore Cantoni non volesse intendere che l’ipotesi, quand’è confermata e assunta all’onore di teoria, non abbia più
nulla da temere. Delle teorie è corno delie case regnanti : talvolta una violenta rivoluzione le spazza
via e dell altre prendono il posto loro. La teoria del1 etere adessó è sul trono; ma vi resterà per omnia
saecula saeculorum ? Chi ardirebbe asserirlo ?
Curiosissime le vicende di certe ipotesi scientifiche
tra le maggiori ! ’
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LA LUCE
L’Atomo, VIndivisibile, pareva dovesse regnar solo
ed eterno. L’atomo dell’idrogeno, il più minnsoolo di
tutti gli atomi, non conosceva rivali. Ma ora ne ha
trovato uno, e quanto temibile ! L’elettrone lo supera
più di mille volte in piccolezza... Sic transit glona
TYiU'ÌtÓÀt /
c Si vede di qui quali sintomi di Evoluzione si sviluppino da quest’ esperienze, e minaccino il vecchio
edificio delle nostre credenze circa la costituzione della
materia ; noi ci figuriamo che l’ultimo termine de la
suddivisione della materia fosse l’atomo ; generazioni
di scienziati s’erano adoprati a calcolare le sue dimensioni con tutti i decimali necessari per ispirare
alle masse il più profondo rispetto -- ed ecco che
dalla invenzione dei raggi catodici ci son rivelate
delle particelle due mila volte più leggere del piu
leggero tra gli atomi conosciuti 1 » {Giorgio Claude).
E « sarà definitiva » l’odierna teoria dell’ elettrone
» o verrà soppiantata da un’ altra ? » domanda Fournier d’Albe ; e risponde : « Questo è un quesito grave
assai... In un certo senso, nessuna teoria può mai dirsi
definitiva ».
Le teorie più in voga si possono assomigliare agli
artisti di teatro. Una cantante di cartello manda in
visibilio il pubblico di cento città nel vecchio e nel
nuovo mondo; è un delirio d’ammirazione. Ma, purtroppo, anche per lei scorrono veloci gli anni, e le
si vela la voce, le si affiochisce. Un’altra artista, giovane, da la voce magnifica, attira su di sò gli sguardi
e l’ammirazione generale, E quella poverina è dimenticata ; deve abbandonar le scene, appartarsi, sparire 1
Così, o press’a poco, succede alle teorie. Accolte da
prima, generalmente, con diffidenza, acquistano pian
piano il diritto di cittadinanza e il favore universale ;
e allora signoreggiano incontrastate nel regno della
Scienza. Ma poi, ahimè, decadono, sono sostituite da
altre : non se ne parla più.
Di certe teorie, maggiormente in voga, le vicende
sono anche più strane. Nascono, si consolidano, furoreggiano, declinano, muoiono; ma ecco ! risuscitano e
riprendono il loro antico posto, che altre teorie avevano occupato per un tempo forse assai lungo ; appariscono più giovani che mai e rifuroreggiano : proprio come se la Malibran — da tant’ anni morta
risorgesse dal sepolcro e si presentasse di nuovo, fre
sca come una rosa di maggio e con la sua medesima
voce d’una volta, anzi con una voce più possente ancora, e facesse scomparir tutte quelle molte artiste
che l’hanno succeduta, e ridominasse, sola, il teatro
mondiale, quanto e meglio cbe all’epoca delle sue glorie più belle. ....
È avvenuto così appuntino di due grandi teorie
della teoria delia luce e di quella deH’elettrieità.
Che cos’era la luce secondo Newton ? Lo diro con
parole dello Sny&er : era « come una tempesta incessante di corni minuti da sfuggire a tutti i mezzi d indagine diretta ». E Newton « chiamò i corpi minuti
immaginati dalla sua fantasia corpuscoli ».
Ma la teoria newtoniana non resse a lungo ; mori
e fu sepolta con tutti gli onori che le erano dovuti;
e alla teoria newtoniana fu sostituita quelia di Huygen,
cioè la teoria delle ondulazioni, . sviluppata » poi
. dal Young e dal Fresnel », la quale . immapnava
la luce semplicemente come un’onda speciale deil etere
che invade tutto lo spazio che ei circonda » o come
. la vibrazione rapida di un qualchecosa d invisibile
ed imponderabile ». .
E la nuova teoria regnò a lungo, regno fino aque
sti ultimissimi anni. . „ „ .
E adesso ? - Adesso questa teoria delle ondulazioni
o delle vibrazioni è morta anch’essa o è moribonda ;
e si è tornati o si torna all’antico, cioè ad Isacco Newton, alla teoria dei • corpuscoli », che per OP®«’»
Thomson principalmente brilla d’un più fulgido splendorè. Ecco la Malibran che esce dal sepolcro e ohe e
più applaudita che mai ! .
Dell’elettricità si deve dire altrettanto.
Che cos’era l’elettricità per Beniamino Franklin ?
— Era un fluido. *
Ma « la teoria di Franklin venne scartata e ripu
diata insieme con la teoria dei corpuscoli di Newton » :
presentava infatti non poche difficoltà. Ma fu scardata per sempre? - No! « Recentemente il chiaro
successore di Clerk-Maxwell sulla cattedra di fisica a
Cambridge, in Inghilterra, il professore S. T. ’Thomson traeva queste idee dal loro nascondiglio, facendo“« rivlvle in tutto il loro splendore ». Dunque la
feoria frankliniana - più o meno modihcata - dopo
un secolo vien riposta su gli altari, e trionfa. La Mah
bran è risorta ed è più ammirata che mai!
Si avevano forse le prove palpabili del e giuste teo^
rie di Newton e di Franklin? - No, di certo, chè
altrimenti nessuno avrebbe sognato dì scartarle o di
rivudiarle. Se dunque non si avevan le prove irreSabTlf della loro verità, in nomediche furonoammefse? - Evidentemente, in nome della Fede. E le
Teorie sostituite poi a quelle di Newton e di Franklin
le teorie che han tenuto per tanto tempo il campo
scientifico, furono esse mai consacrate da una dimostrazione inoppugnabile ? — Mai ! Eran false !.. Eppure
furono accettate ! In nome di che furono dunque accettate? — Non v’è dubbio: in nome della Fede!
Davvero, s’io non fossi intimamente persuaso che
r « apice della fede > scientifica è nella Divinazione,
ben lo vedrei, con Enrico Bois, qui, nell’Ipotesi ; qui,
in queste teorie a volta a volta accettate e respinte,
respinte e ben accolte di nuovo. Qui la Fede è tangibile ; qui la Fede si discerne a occhio nudo !
Un po’ di conclusione
Senza l’aiuto della Fede, la Scienza è inetta a compiere qualsisia de’ suoi atti molteplici. Per osservare
i fenomeni, la Scienza deve credere nei sensi ; per ordinarli, deve credere nella ragione ; per creare^ le
leg<^i dei fenomeni, deve credere nell’ immutabilità e
nell’armonia della Natura ; per levarsi a volo e, come
profetessa, divinar fatti sfuggenti a’ suoi mezzi ordinari d’investigazione — i sensi — deve credere ; per
istituir ipotesi e mantenerle, deve credere dal principio alla fine della sua multiforme e altissima operazione la Scienza non fa mai divorzio da la Fede. « La
conoscenza scientifica è un misto di sapere e di credenza. Le proporzioni possono variare, ma i due elementi coesistono ».(5ozs). « Bisogna abbattere il muro
divisorio orgogliosamente eretto dal positivista e dal
materialista tra le certezze scientifiche e la credenza
propriamente detta ». {Pillon).
È vietato l’adito alla Fede nel dominio glorioso
della Scienza ?
Tutt’altro! E talora questa fede che penetra nella
Scienza e la rende feconda è perfino fede religiosa.
Colding — citato da lo Hoff ding — dice : « Ciò che mi
condusse all’idea dell’indistruttibilità delie forze della
natura fu la concezione religiosa della vita ».
L’edifizio scientifico, acni lavora instancabilmente
un nuvolo di abilissimi e nobilissimi operai, non è
ancora ultimato, e non sarà nemmen fra secoli; ma
s’inalza sempre di più, e sempre di più sembra volere appressarsi ai supremi limiti dei cieli. Sul magnifico edifizio, io veggo scritte — come a solenne
epigrafe — due parole, due termini inseparabili nello
spirito dell’uomo : Esperienza ! Fede !
carsi, come questa volta, in una nuova triplice privilegiata: Francia, Spagna e Austria.
Chi sa ? Queste care primogenite, secontjogenite,
terzogenite, infervorate presso gli altari di Giovanna
d’Arco, di Eudes, di Oriol di Hofbaner, potrebbero
stendere le destre verso il giallo stendardo del triregno, giurando di difendere le prerogative ed i privilegi della Santa Sede !
Do nt des : vi do dei santi in Paradiso, figlie
mie dilette, geme Pio X, ma alla vostra volta ricordate le mie catene e la mia prigonia guaggiù
in terra. .
Francesco Giuseppe non ha mancato di ringraziare il Papa per la sua politica celeste, a lui così
cara per la promozione di Hofbaner, intanto che la
sua Nazione gli possa attestare la propria gratitudine con qualche ricambio di gentilezza in fatto di
politica terrestre. . m - v.
Nel frattempo il principe vescovo di Trieste ha
assicurato Sua Santità come tutto il popolo austriaco
sia legato di grande affetto alla Santa Sede 1
Lo sapevano anche i pipistrelli che annidano sotto
il tetto della Consulta, ma gli omenoni della politica italiana non si curano nè della politica celeste,
nè della politica terrestre del Papa. Sono più furbi
oro! Si fregano le mani e seduti a un tavolino da
Aragno, strizzando l’occhio, esclamano : Eh ! lasciamoli fare ; intanto i pellegrini impinguano le tasche
degli albergatori, dei caffettieri, dei fiaccherai e dei
ciceroni !
Cosi Roma papale sa di potere nella Roma italiana proseguire la politica che più le talenta e le
torna, in barba al Parlamento ed al Governo.
Un bussiirro.
L>R POLITICA IN
Chi ve la introduce non può essere altri che quel
l’Istituto che s’è sempre servito del cielo per fare
della politica in terra. Cielo e terra sono due regni
in cui il Papato con diplomazia tutta propria armeggia, dispone, intriga e vuole imporre la propria
autorità. j u
In terra, per mezzo di legati apostolici ed altri
suoi emissari, esercita la sua influenza presso i Governi ed i Sovrani ; in cielo promuove dei beati e
spedisce dei santi, che nel Consiglio della Divinità
non devono dimenticare chi li ha deificati.
Ma siccome le cose del cielo e della terra hanno
un riverbero reciproco, a detta del direttore della
specola vaticana, il Pontefice arreca speciale acume
diplomatico nel contentare in terra quelle Nazioni
a lui più divote, che vogliono pure avere in cielo
autorevoli rappresentanti.
Sotto quest’angolo di guardatura si osservi la
scelta delle ultime promozioni celesti fatte in Vaticano :
Due francesi.
Uno spagnuolo.
Un austriaco.
Non parlo dei meriti intrinseci di questi candidati ; le centinaia di migliaia di lire spese per
ognuno di essi, affin di spuntarla attraverso i promotori, i patrocinatori, i consultori, i definitori,
i procuratori e i prefetti di congregazione sono
riescite a metterli in evidenza mediante gli scritti e
coi dipinti. . .
Ma sul serio, se le beatificazioni e santificazioni
si facessero a prezzi popolari, non due francesi, uno
spagnuolo ed un austriaco, ma a migliaia e migliaia
sorgerebbero i candidati in tutte le Nazioni ove
sonvi cattolici romani!
Il Vaticano non vuole ingombrare il suo Olimpo,
e perciò mantiene le tariffe aristocratiche ; inoltre
se fossero troppo numerose e troppo frequenti queUe
scenografie mastodontiche perderebbero del loro inI teresse... ma specialmente la diplomazia del segretario di Stato non avrebbe più campo di estrinse
UMILTÀ E UBBIDIENZA
Il papa, 0 chi per lui, si è rivelato oratore, se non
eloquente, almeno molto fecondo. Quanti discorsi in
questi tempi di pellegrinaggi e di beatificazioni 1 Si direbbe quasi un ministro del regno d’Italia, il quale
deve sempre essere pronto a portare per le cento città
e talora anche pei borghi il verbo del governo ; salvo
la difl’erenza che il papa pretende di parlare al mondo
e nel nome di Dio.
A dir vero, i discorsi di Giuseppe Sarto non brillano
per soverchia originalità e genialità di pensiero. Sono
sempre i soliti luoghi comuni della dottrina romana,
ripetuti con opprimente monotonia ; sono sempre le
medesime garrule querimonie cha non trovano più eco
oramai, tanto il mondo ci ha fatto 1 orecchio.
L’ultimo, in ordine cronologico, è stato il discorso
tenuto al clero della diocesi di Fermo, recatosi a Roma
quasi per fare ammenda ed espiazione della ribellione
di D. Romolo Murri. Nè anche questo discorso conteneva nulla di nuovo; ma ci sono alcune affermazioni
che meritano essere rilevate, tanto sono recise e... diciamo coraggiose pei tempi che corrono.
Le esortazioni papali al clero e ai fedeli si riassumono in due parole : umiltà e ubbidienza. Non vorrei
essere irriverente fino al punto di paragonare il pontefice a quel padre Zappata che « predicava bene e razzolava male »; ma fa una certa impressione sentir parlare di umiltà e ubbidienza da chi si chiama vicario di
Cristo, si presenta in pubblico in mezzo a fasti orientali e vanta autorità superiore a quella dei re della
terra. A pensarci bene però, è anzi cosa naturale.,
Avrete osservata con quanta facilità e... disinvoltura
parlino i felici di rassegnazione, i potenti di sottomissione e ubbidienza, i ricchi di rispetto alla proprietà
sacrosanta e intangibile, e così via. Predicare agli altri
ciò che non si pratica per proprio conto, è cosa molto
facile, ma bisognerebbe vedere se lo è ugualmente per
chi ascolta la predica e si trova in condizioni del tutto
opposte.
Comunque, ecco qua alcuni brani della predica papale : « Siate umili e ubbidienti, amate l’umiltà che è
la base di tutte le virtù... Io vi faccio dunque questa
sola raccomandazione ; siate ubbidienti, siate ubbidienti,
e così non solo non avrete alcuna responsabilità di
quello che farete ubbidendo, ma camminerete sulla via
legale della perfezione, che è precisamente l’ubbidienza.
Se anche, ubbidendo, avrete a sbagliare. Iddio non ve
3
LA LUCE
lo imputorà, perchè sono i vostri superiori, e solo essi,
i responsabili in questo caso I ? »
Ecco, se fosse Cristo che parlasse in questo modo,
a noi non resterebbe altro che dire : Amen ! Ma quando
si tratta, come qui, di un nomo, e quando Tubbidienza
non è più dovuta ai comandaménti di Dio, ma a quelli
di un uomo e di una istituzione umana tirannica e fallibile, allora la cosa cambia aspetto.
Dunque, secondo questa dottrina stupefacente, che è
la dottrina ufficiale della chiesa di Eoma, il gregge
pecorilmente supino dei fedeli e il clero minore sono
una massa d’irresponsabili e pertanto d’incoscienti ; sono
un branco di eterni minorenni condotti per mano, o pel
naso, da pochi tutori soli coscienti e responsabili. A
loro non sta il ragionare nè il discutere nè il prendere iniziative e formarsi una fede personale, ma soltanto chiudere gli occhi, chinare il capo e ubbidire, mutilando le
loro facoltà e sopprimendo la loro personalità. Essendoci
chi pensa per loro e per loro risponde davanti al tribunale di Dio, essi, i gregari, sono ridotti al livello e
alla funzione di semplici automi o di burattini mossi
dai fili tenuti dal burattinaio.
E’ possibile immaginare per l’uomo avvilimento maggiore? Eppure ci sono moltitudini che vi si piegano
contente e soddisfatte ; anzi tale dottrina costituisce
l’essenza e in pari tempo la forza del romanesimo. Avere
chi pensa e risponde per voi ; non esser costretto a
studiare e faticare e compiere la propria salvazione con
« timore e tremore », ma trovare la pappa bell’e pronta
e sentirsi sempre coperti dai superiori, dalla chiesa, è
piacevole per il gregge degli scansafatiche e per gli
eunuchi del pensiero ancora cosi numerosi nel mondo ;
ma è bello? è dignitoso? e morale?
Con ragione si è paragonato la chiesa romana all’arca
di Noè, la quale conteneva solo otto persone e una
quantità d’animali di ogni specie. Le parole recenti del
papa che dichiarano irresponsabile chi commette errori
ubbidendo, ribadiscono l’esattezza del paragone.
Tutta la Bibbia proclama nel modo più solenne la
responsabilità individuale dinanzi al tribunale dell’eterna
giustizia e dice che ognuno porterà il proprio carico,
e che a Dio solo è dovuta completa obbedienza e sommissione. Pio X ha voluto una volta ancora, come tutti
i suoi predecessori, smentire la Bibbia e sostituirsi a
Dio. Chi si contenta di seguirlo lo segua.
In quanto a noi, vogliamo essere ubbidienti a Dio e
perciò ribelli al papa.
Hnrieo I^ivoiKe
La lejje delle Cuareniijie
Restituita Roma all’Italia, il nuovo Stato italiano
credette dover suo, specialmente per dare una qualche soddisfazione alle potenze cattoliche, regolare con
legge speciale i nuovi rapporti col papato. Di qui
la legge detta delle guarentigie,che data dal 13 màggio 1871.
Questa legge che venne lodata come documento
di alta sapienza politico-ecclesiastica (vedi, fra gli
altri ; quello che ne dice il Luzzatti nella sua opera
« La libertà di coscienza e di scenza ») contiene due
ordini di disposizioni, cioè quelle riguardanti le prerogative del Sommo Pontefice e della Santa S ede, e
quelle riguardanti i rappofti dello stato con la chiesa;
queste ultime però sono pochissime.
Le prerogative del pontefice si possono distinguere in otto categorie :
I. Gli onori sovrani attribuiti al Pontefice.
IL II diritto di inviolabilità personale.
III. » » » residenziale.
IV. » » » degli uffici ed impiegati.
V. » » » dell’insegnamento.
VI. » » » della corrispondenza.
VII. Legazione attiva e passiva nei rapporti internazionali.
Vili. Dotazione speciale.
Con tutti questi speciali privilegi e con tutte
queste prerogative, il papa è un vero e proprio sovrano. Ma siccome questa sovranità non si esercita
sopra un territorio, come quando esisteva il potere
temporale, cosi il Mancini disse una sovranità sui
generis. È un fatto però che queste prerogative,
accordate al capo della religione cattolica, costituiscono una posizione, di fronte al diritto comune, af- !
fatto eccezionale e privilegiata, tanto più che la legge
delle guarentigie è considerata fondamentale, ossia
costitutiva dell’organismo dello Stato. Cosi ritenne
il Consiglio di Stato nell’ adunanza generale del 2
Marzo 1878.
Per giustificare la necessità e la opportunità di
questa legge si dice che questa ha per iscopo di
assicurare il pontefice, nell’ esercizio del suo spirituale ministerio, indipendenza dallo Stato e libertà
di compiere tutti gli atti che vi appartengono. Ma
è proprio vero che tale scopo non si sarebbe potuto
ottenere, se la condizione del pontefice fosse stata
quella comune a tutti i cittadini, cioè di sudditanza
verso lo Stato ? A noi non pare, dal momento che
la legge comune può garantire al papa, alla chiesa
come a tutte le chiese e a qualunque associazione,
l’esercizio dei propri diritti, purché questi non siano
in urto con la sovranità dello Stato. E perciò il pontefice può benissimo esercitare la sua supremazia religiosa in tutto il mondo, per mezzo degli arcivescovi, vescovi 0 inviati speciali, senza aver bisogno
di diplomatici politici. Invero, il papa continua, non
ostante la perdita del potere temporale, a farsi rappresentare presso le potenze cattoliche, e ad avere
accreditati presso di sè dei rappresentanti delle nazioni estere. Ora tutto questo costituisce un privilegio, ed è prerogativa propria di ogni nazione o
Stato che sia al pieno godimento della sovranità
esterna, ossia temporale o territoriale. Ma questa
non è più, dopo il 1870, la condizione della Santa
Sede.
Che il pontefice possa trattare gli affari religiosi,
senza di una vera e propria diplomazia, lo provali
fatto che non presso tutte le nazioni egli ha i suoi
rappresentanti. E cosi pure solo parte delle nazioni
è rappresentata presso il Yaticano.
E perciò, siccome il pontefice gode per la legge
del 13 Maggio 1871, veri privilegi, come se fosse
un sovrano nel pieno godimento della sua sovranità
esterna, cosi crediamo che questo sia contraddizione
con la sua semplice qualità di capo spirituale di una
chiesa. Onde, siamo di avviso che questa legge, quando
si crederà venuto il momento di stabilire la separazione tra lo Stato e la Chiesa in modo veramente
assoluto, possa venire non solo modificata, ma ancora abrogata.
Nè può essere un ostacolo a ciò il fatto che detta
legge è considerata come fondamentale. Imperocché,
quando si venisse a riconoscere che anche la Santa
Sede non può vantare di fronte ai cittadini, come a
qualunque altra associazione o Chiesa diritti speciali,
che in realtà, la pongono al disopra del diritto comune, la legge può sempre disfare quello che ha
fatto. E in questo caso, la legge che ha creata la
sovranità pontificia, può sempre revocare la qualità
di sovrano al pontefice con tutte le prerogative ad
esso spettanti, le quali costituiscono la sostanza della
legge delle guarentigie nella sua prima parte.
E l’abrogazione delle prerogative pontificie non
sarebbe che, in ultima analisi, un omaggio reso al
grande principio dell’uguaglianza che deve essere
uno dei principi fondamentali del diritto moderno,
e un omaggio altresì alla libertà religiosa medesima.
Imperocché libera la Santa Sede dev’essere di compiere ogni atto, di organarsi in quella costituzione
che essa reputi più efficace al conseguimento dei fini
suoi, salva sempre la sovranità dello Stato.
Etiiiieo lUeynief
// debuffo di Don T^omolo
L’onorevole in sottana ha parlato in tema. Non
poteva, senza togliere ogni significato alla sua elezione, tacere quando la Camera s’occupava di politica ecclesiastica, essendo il solo ecclesiastico presente.
Quel che ha detto però ridette una volta di più
l’ambiguità della sua posizione e l’incertezza del suo
programma.
Riconosce bensì che le relazioni che corrono tra
Stato e Chiesa non sono normali ; vorrebbe un tal
qual divorzio o, diremo meglio, una separazione legale di corpo e di beni — va fino a caldeggiare le
associazioni cultuali — ma mentre da un lato spezza
i vincoli di dipendenza economica che legano i due
Enti, dall’altro li riallàccia per quanto riguarda la
cultura e l’educazione ! Insomma Don Murri non fa
sua ancora la formula Cavouriana ed avrebbe bisogno
di meditare a lungo le opere del gran filosofo cristiano Alessandro Vinet.
Il Bevisore.
BATTESIMO CIVILE
^ Sarebbe più appropiato il titolo di battesimo « incivile, » poiché si tratta della parodia di un atto solenne e sacro. Eccone la notizia riferita da un giornale cittadino :
« Manno, Nei locali della trattoria del Tramway
in Piazza Lepanto, ieri nel pomeriggio, avvenne un
battesimo civile del neonato De Luca Balilla Clodomiro di Giulio, il quale durante la cerimonia fu avvolto nel fiammante vessillo del circolo repubbicano
Giuseppe Mazzini. Padrino il socio Menotti, e prete
« ateo » il signor Campeggiani, consigliere di turno
dell Associazione. Yi parteciparono il sindaco Bellocci Marco e molti amici ».
Il siguor G. Fasulo ha trattato egregiamente del
battesimo civile nell’ultimo numero e non torniamo
sull argomento, ma illustiamo con questo recente
esempio 1 assurdità pagana di una simile grottesca
scimmiotteria.
Non contestiamo la libertà a nessuno, neppure a
coloro, che preferiscono la trattoria alla chiesa, il vin
dei Castelli aH’acqua santa del Papa, il « prete
ateo » al sacerdote tonsurato; ma di grazia, la libertà di costoro non vada ad offendere la libertà
altrui! Abbiano se non altro il'vanto della originalità nei loro convegni.
Per un atavismo ed un tradizionalismo imperdonabile in gente che si crede supremamente emancipata, si adattano a mendicare alla Istituzione che
disprezzano ed aborrono le sue cerimonie ed i suoi
riti, che riescono in conclusione una sciocca caricatura.
Italico.
Risveglio
Conferenze disfreffualì
Il pastore sig. F. Rostan, presidente della
Commissione Esecutiva del distretto Piemonte-Liguria-Nizza, ci notifica che quella
conferenza si adunerà, piacendo a Dio, a
Torino (Via Pio V. 15), il 15 giugno alle 9.
Al culto d’apertura presiederà il pastore
d’ivrea sig. G. D. Maurin.
•¡F.RMflNI Pastore André-Viollier. — Volume
UlilllllUllI di 180 pagine. — Prezzo di favore L.
— Dirigere con Cartolina-Vaglia alla Traduttrice: Carmen Silva, 9 Via Rusconi — Como.
Il Comitato eletto dall’Assemblea Generale della
Chiesa Presbiteriana per occuparsi dell’opera evangelistica e di risveglio, radunato in Settembre, preparò il programma da eseguire nell’anno corrente
sotto la guida deH’ormai celebre Dott. J. Wilbur
Chapman e del sig. Charles M. Alexander direttore
dei cori : programma cosi vasto che il lettore difficilmente crederebbe possibile mandare ad effetto
un piano cosi grandioso. Si trattava di tenere adunanze in vari stati dell’Unione, nel Canadá, in Australia e Nuova Zelanda e persino in Cina, Corea,
Giappone e nelle Filippine.
Cominciamo da Filadelfia. Le radunanze vi furono
tenute circa un anno fa ; ma non ci riescono perciò
meno interessanti. Sono 75 operai, fra cui il già
nominato Dott. Mnnhall, che evangelizzano colla
parola e col canto e tengono simultaneamente 45
riunioni al giorno nelle varie sezioni della città. In
capo a due settimane sono da 2000 a 3000 persone
4
LA LUCE
che dichiarano accettare Giesù Cristo come loro
Salvatore.
Una scena senza precedenti fu vista in un teatro.
Il direttore di una compagnia drammatica aveva
invitato il Dott. Chapman a recarsi a parlare agli
attori dopo una loro rappresentazione. L’evangelista
accettò a condizione che anche il pubblico fosse invitato a rimanere in teatro. Finita la rappresentazione, il sig. Alexander invitò tutti a cantare con
lui l’inno; « Nearer, my God, to Thee >, Più vicino a te, mio Dio. Dopo una preghiera pronunziata
dalla sua signora, l’Alexander cantò, solo, un altro
inno, « Ricordi di mia madre », durante il quale
molti cuori furono commossi e molti occhi s’inumidirono di lagrime. Infine il Dott. Chapman parlò
sulle esperienze del figliuol prodigo e sull’amore del
Padre ; poi invitò tutti a chinare il capo e, coloro
che volevano si pregasse per loro, ad alzar la mano.
Finite le preghiere, molti attori vollero stringere
la mano agli evangelisti, raccontarono le loro preoccupazioni e promisero di consacrarsi a Dio.
Terminate le radunanze a Filadelfia, scendiamo a
Norfolk nella Virginia, e là pure vedremo grandi
cose. Il Dott. Chapman racconta che, alla prima
riunione che vi presiedette, fu spinto a parlare sulle
parole di Pietro a Gesù : « Signore, a chi ce n andremmo ? tu hai le parole di vita eterna >. Fra le
migliaia di uditori sedeva un nomo che era sul
punto di còmmettere un grave delitto. La mattina
seguente, questo tale si recò dall’evangelista e confessò di trovarsi in gravi strettezze finanziarie e
d’aver già deciso di uccidere la moglie e poi troncare la propria esistenza. Ma, consigliato dalla consorte di recarsi all’adunanza, le parole udite penetrarono nel suo cuore come una spada a due tagli :
tornato aU’albergo, ebbe una notte di agonia, ma
rinscl vincitore ; era ora deciso ad affrontare le
difficoltà della vita ed a vivere cristianamente. —
In un’altra riunione si notai-ono 150 giovani dell’Accademia di S. Elena. Finito il servizio, 14 di
quei futuri marinai dichiararono appartenere già ad
una chiesa e 15 altri decisero apertamente voler
seguire il Signore. , .
Più tardi, il Chapman tornò nello stato della Virginia, alla capitale Richmond, e vi condusse una
campagna evangelistica con ottimi risultati. Ad un
banchetto di circa 400 degli uomini più influenti
della città, il Governatore disse : « Desidero ringraziare questi signori di esser venuti qui ad iniziare un movimento così benefico per la nostra
città e per lo Stato. Voglio pur dire ad ognuno qui
presente che il loro messaggio è il più grande e
il più importante che possa venir affidato ad esseri
umani. La prima cosa nella vita è di salvare l’anima
propria ; ma la seconda è di salvare quella del prossimo. Ho sempre osservato che là dove la popolazione è veramente cristiana, vi sono migliori scuole,
più prospere istituzioni, e la vita di famiglia più
pura e felice ». — Uno dei segni più evidenti del
movimento è un maggior attaccamento alla Parola
di Dio ; ora qui, molti si fecero iscrivere nella « Lega
del Testamento tascabile », promettendo di portare
il Vangelo ovunque con sè e di leggerlo quotidianamente.
Non menzioneremo tutte le città in cui gli evangelisti si fermarono uno o due giorni ; faremo con
loro una punta a Kansas City, nel confine N. 0.
dello Stato del Missouri, ove il movimento prese
delle proporzioni inusitate essendo l’Assemblea Generale adunata in quella città. Le riunioni furono
tenute sullo stesso terreno, se non nello stesso locale
(che era incendiato) in cui D. L. Moody condusse
l’ultima sua campagna nel 1899. Collaborarono col
Dott. Chapman, in quella occasione, il Governatore
dello Stato, sig. Folk, il Dott. B. P. Fnllerton, Moderatore dell’Assemblea Generale, il sig. Charles
Stelzle, capo del movimento « Chnrch and Labor
avente per iscopo di creare un affiatamento, un’intesa tra la Chiesa ed il Proletariato, ed altri molti
Centinaia di uditori si alzarono, ad un cenno, e presero solenne impegno di vivere secondo i comanda
menti di Dio.
Nel programma già mentovato era pure indicata
una visita ai vari seminari teologici non troppo
lontani dagli altri campi della loro attività. E cosi
Vediamo il Chapman ed alcuni dei suoi assistenti
passare dal seminario di Aubnrn, N. Y. a quello di
Cincinnati (Lane Seminary). In uno dei discorsi
rivolti agli studenti di questa facoltà, egli disse :
« Il vero ministro del Vangelo è colui che lo zelo
per le anime arde e sospinge.. Non vorrei essere
pastore se non sapessi che Dio è sempre con me.
Se fossi in voi, vorrei pregare giorno e notte durante la preparazione al ministero ». — E da
Cincinnati a Louisville, Kentucky, ove radunò gli
studenti dei collegi Battista e Presbiteriano ed ove
predicò a 500 operai durante la loro siesta, a mezzogiorno, e la sera, a 300 carcerati sulle parole del
carceriere di Filippi ; * Che cosa debbo fare per essere
salvato ? » —- E di là a Dubuque, Jowa, ove ha sede
la facoltà presbiteriana tedesca ; ad Omaha, Nebraska,
a Chicago (al Me Cormik seminary) ed infine a
Princeton, ove, con lui, rivolse esortazioni agli studenti anche il Dott. H. C. Miuton, già Moderatore
dell’Assemblea Generale. — Ovunque, pastori, professori, studenti e semplici fedeli in gran numero
furono iscritti nella « Lega del Testamento tascabile ».
Accenniamo brevemente alla visita fatta a Knoxville, Tennessee, luogo nativo del sig. C. M. Alexander
ed ove dimorano ancora sua madre, sua sorella ed
un fratello. Era la prima volta che 1’ Alexander
prendeva parte, nella sua città, ad un’adunanza di
risveglio ¡ per cui, la popolazione intera s accalcava
per udire. La sera, l’evangelista condusse la madre
sulla piattaforma e dichiarò essere per lui un grande
incoraggiamento poter dire, in qualunque parte del
mondo si trovasse, che là, in Knoxville, sua madre
pregava per lui.
Altri movimenti furono pure suscitatati a Toronto,
Brandford e Orillia nel Canadá dove gli uditori venivano da grandi distanze, in treno, in slitta ed a
piedi per unirsi alla magnifica testimonianza resa
alla potenza dell’Evangelo di Cristo. E qui ancora
fu ravvivato il bisogno di leggere la parola di Dio
e di spargerla intorno a sè, come pure lo zelo per
la conversione del prossimo. I bambini stessi ed i
giovanetti furono accesi di santo ardore e lavorarono
a tutt’uomo a condurre altri alle riunioni e a dare
il loro cuore al Signore.
Ritorniamo negli Stati e facciamo un giro nel
Vermont ; qui pure udiremo risuonare la voce degli
evangelisti, non più in una sola città, ma sparsi nei
villaggi, nelle campagne, in tutta la parte settentrionale dello Stato. — In uno di questi viaggi, il
sig. George T. B. Davis, uno dei compagni del Dott.
Chapman, colui che aveva l’incombenza di arruolare
nuovi membri alla « Lega del Testamento tascabile »
e che scrive gli articoli ai quali attingiamo, racconta
che, in una stazione ferroviaria, mentre andava a
prendere il biglietto, l’agente lo riconobbe per essere
uno dei predicatori del risveglio, lo chiamò nel suo
ufficio, gli espose la sua vita di peccato e gli chiese
se c’era per lui speranza di salvezza. — Nei treni
tutti parlavano del movimento che si comunicava
da un luogo a un’altro ed ovunque produceva delle
conversioni miracolose. — A Burlington, s’aggiunse
alla già lunga lista dei colleghi dello Chapman anche
il notissimo Generale 0.0. Howard e il Dott. Wilfred
T. Grenfell, il famoso missionario del Labrador che
accettò l’invito rivoltogli di raccontare alcune delle
sue esperienze fra gli esquimesi. — A chi gli presentava un Nuovo Testamento, uno dei più stimati
commercianti della città rispose : « Ho calcolato che
l’uomo ha, di solito, 15 tasche nei vestiti che indossa ;
è dunque più che giusto ch’egli ne dia una al Signore per portare la sua Parola.
In ultimo, diciamo qualche cosa dell’opera, condotta nelle medesime condizioni e cogli stessi mezzi,
in Boston. In pochi giorni di lavoro la città è tutta
in gran fermento ; il risveglio penetra nelle chiese,
nelle famiglie, nei negozi, negli uffici. Nelle strade
non si parla che del risveglio ; i giornali dedicano
gran parte dell# loro colonne (da tre a quattro pa
gine) a descrivere il movimento, a riferire i discorsi
pronunziati, a raccontare le conversioni avvenute.
Come sempre ed ovunque, gli evangelisti hanno la
simpatia e Fappoggio di tutti i pastori e delle loro
congregazioni e, sopra ogni cosa, la benedizione di
Dio il cui Spirito agisce nei predicatori e negli
uditori. Il successo non può quindi mancare. — La
campagna era stata preparata antecedentemente. Un
comitato eletto « ad hoc » aveva organizzato ogni
cosa, tutti i ministri avevano annunziato l’arrivo dei
messaggeri di Cristo ; soprattutto, numerose e ferventi preghiere erano fatte salire giornalmente al
Signore ; si calcolava che non meno di 100.000
cristiani in Boston e nella Nuova Inghilterra assediassero il trono della Grazia, ed il popolo tutto
degli Stati Uniti fu invitato ad unirsi alle loro supplicazioni. — E quando il Dott. Chapman e i suoi
60 e più cooperatori giunsero, l’entusiasmo era al
suo colmo e trascinava tutti ; e non solo in Boston,
ma nei sobborghi e nell’intero Stato del Massachussets. — Il Dott. A. Z. Conrad, presidente del comitato organizzatore sta preparando un libro in cui
fa la storia del movimento e' raccoglie fatti e aneddoti per illustrarlo. Egli stesso ha detto che credeva fermamente essere questo il principio di uno
dei più grandi risvegli prodottisi in America ; poiché
da Boston, esso si estendeva negli stati vicini e,
secondo i dispacci che riceveva, anche in altri punti
della Repubblica ; su tutti veniva una grande benedizione : sulle famiglie, sulle chiese e sui pastori,
come sull’elemento industriale, commerciale e sul
popolo tutto. — Il Dott. Francis E. Clark, fondatore
della Società di attività cristiana, dice dal canto suo :
. Boston sta diventando una città nuova, perchè gli
nomini d’affari saranno più scrupolosi nei loro contratti, avvocati e dottori ; saranno più coscienziosi
nell’adempimento dei loro doveri ; i proprietari saranno più giusti coi loro impiegati e gli operai più
attivi nel loro lavoro ; i genitori saranno più guardinghi nell’educazione dei figli e questi più rispettosi ed ubbidienti ; i membri di chiesa saranno ripieni dello Spirito Santo ed i pastori annunzieranno
la Verità come non avevano mai fatto prima d’ora ».
— Non è possibile dare, neppure approssimativamente, il numero dei conv ertiti d infra gl infedeli,
0 dei cristiani dormienti che sono stati scossi e
risvegliati. Dai criminali, dalla feccia della società
ai più altolocati e più stimati cittadini, venne il
grido : E noi che dobbiamo fare ? — A Cambridge,
sobborgo di Boston con 100.000 abitanti e sede della
Harvard University, il Sindaco stesso, On. Walter
C. Wardwell, fa professione di fede in Cristo e
presiede le riunioni, dando cosi un esempio che trascina ed entusiasma la popolazione tutta, compresi
gli studenti della celebre Università. — Che sia
avvenuto un gran cambiamento lo dichiara anche
la polizia che può servire in questo caso, da termometro. « Ci riposiamo », disse una guardia al sindaco Wardwell. « Non abbiamo più nulla da fare,
perchè il Dott. Chapman prende lui i ladri e gli
assassini », alludendo a quelli che, tocchi nel cuore,
confessavano i loro delitti agli evangelisti. — E
non si finirebbe più se si volesse riferire un po’
dettagliatamente .tutto quanto sta qui davanti a
noi. Possa il Signore dare efficacia alla fedele predicazione di tanti suoi apostoli in quel glorioso
paese si che l’eco ne pervenga anche a noi per la
salvezza di molte anime.
Altri impegni aveva il Dott. Chapman a Chicago
ed altrove; ma non sappiamo sevi abbia tenute le
desiderate riunioni o se abbia dovuto sospenderle,
per ora almeno. —■ Il 14 aprile era la data fissata
per il suo imbarco alla volta dell’Australia ove l’on.
James Balfour presiede il comitato di organizzazione.
La comitiva si compone di otto persone le quali
pensano poitersi aggregare, sul posto, altri collabo
ratori, ed essere di ritorno per celebrare il Natale
a New-York.
Il Comitato mandatario ha ora pubblicato la lettera seguente : « Siamo lieti di poter dare una
testimonianza riconoscente ai servizi resi dal Dott,
Chapman. Da anni, egli è capo riconosciuto del mo-
5
LA LUCE
vimento evangelistico in America. Milioni di peccatori hanno udito il suo messaggio. Dio s’è servito
di lui per la conversione di diecine di migliaia d’in
fra quei peccatori. L’opera sua è stata un incentivo
per i predicatori e le chiese di ogni denominazione.
Ed ora, ch’egli é sul punto di partire per lontani
paesi allo scopo di aiutare a piantarvi la Croce di
Cristo, lo raccomandiamo alla grazia di Dio ed al1 affetto delle popolazioni a cui sarà mandato. Lo
assicuriamo che la nostra simpatia e le nostre preghiere lo accompagnano e che lo saluteremo con
gioia al suo ritorno »
F. Grill
Meditazione
Osea VI, 4.
Se il Natale è la radice delle feste cristiane, la
Pasqua ne è certamente il fiore e la Pentecoste i.
frutto. In queste solennità il popolo trae numeroso
al Santuario con devozione speciale, i tempi si riempiono di devoti ascoltatori, i cuori si dispongoho ac
avere più profondi sentimenti di pietà. La nascita
del Redentore, la sua morte espiatoria, la effusione
dello Spirito Santo sono tali fatti della grazia cele
ste, che infrangono l’indurito cuore e lo costringono
ad adorare l’Iddio grande e misericordioso, che viene
a ricercare, come pastore, la sua pecora smarrita.
Queste solennità corrispondono a un vero bisogno
dell' anima cristiana, e lasciano in essa nna soave
impressione di consolazione e di pace ; — son simili
alla rugiada mattutina che rinverdisce e rinfresca
l’erba del campo, appassita dagli ardori del dì. Ma la
rugiada è di breve durata: essa luccica sugli steli dell’erba come pietre preziose, come iridi celesti, ai primi
raggi del sole, quindi scomparisce, « se ne va via ».
Tale era pur troppo la pietà di Efraim e di Giuda,
ai tempi del profeta Osea : è forse diversa la nostra ?
...La chiesa era gremita di fedeli, gravi e raccolti : la mensa del Signore era imbandita ; il predicatore era sul pergamo, pronto a distribuire il
pane della parola. La numerosa assemblea di fedeli
10 colpisce e lo riempie di gioia... Ma un nuovo pensiero lo attrista: perchè tanto concorso di fedeli
nella domenica di Pasqua, e perchè si diradano le
assemblee nelle domeniche successive ? 0 pietà di
Efraim e di Giuda, tu, a guisa di rugiada, ricadi
sulla Chiesa di Cristo ! La rugiada è efimera e non
basta a fecondar la terra ; è perciò che Iddio ha accumulato tesori d’acqua nelle nuvole del cielo. Venga
la pioggia della prima e dell’ultima stagione, sulle
riarse campagne, e sieno esse imbevute profondamente di questo nmor vitale, ed ogni radice d’erbetta 0 d’albero, rigermoglierà, rinverdirà, fiorirà e
frutterà alla gloria del Signore.
Dal Signore tatto riceviamo : la vita e il moto,
11 cibo e il vestimento, la prosperità e la salute. Senza
4i questi beni che assolatamente non dipendono da
noi, non potremmo esistere. Crii, noi vorremmo possederli, afferrarli come fossero cosa nostra propria,
e della quale non avessimo obbligo verso alcuno. Se
talora ci avviene di pensare che « tutto è da Dio »,
■che non possiamo nulla da per noi stessi, che nulla
possediamo in proprio, è pensiero fugace, è rugiada
mattutina! I nostri cuori preferiscono pascersi di
cose mondane, create per noi, e noi per esse. Ma avviene altresì che il sole si alzi sulla rugiada e la
faccia svaporare in pochi momenti ; che il vento soffi
saU’erbetta e ne avvizzisca il fiore, che il torrente
urti la casa e la faccia crollai’«! — e allora che sarà
di noi e delle cose nostre ? La rugiada si dilegua
e cosi le cose di quaggiù ; ma la nostra pietà non
dev’esser come la rugiada !
Che cosa dunque dobbiamo fare ? Dobbiamo riconoscere anzitutto che apparteniamo a Dio, nostro
padre. Egli è Colui da cui dipendiamo ed a cui dobbiamo servire. Egli provvede a tutte le necessità
della nostra esistenza, per le quali dobbiamo una
riconoscenza infinita ; ma egli ci esorta ad adoperarci
intorno alle cose che non periscono, che sono eterne,
e in ciò appunto deve consistere la nostra pietà.
Ora, non è pietà vera e sincera, anzi è vapore e
rugiada, quella che consiste in frequentar la Chiesa
nelle grandi solennità e tenersene lontani la maggior parte delle Domeniche ; raccostarsi alla S. Cena
di quando in quando, lontanamente, quasi fosse un
atto religioso da schivarsi più che da ricercarsi ; il
trascurare i mezzi di edificazione e di istruzione che
ci sono offerti, e scusarci colla mancanza di tempo
qnand'è piuttosto la mancanza di volontà. La pietà
cristiana non è quella soltanto che si manifesta in
Chiesa o in mezzo alle assemblee dei credenti : è
quella che fiorisce nella famiglia mediante l’assidnità
del culto domestico, e deH’amor reciproco ; che profuma tutta la casa col soave odor di Cristo ; che
l’allieta con inni e canzoni spirituali. La pietà che
Dio gradisce e che a noi giova, la quale ci avvolge
come un’atmosfera di luce, di calore e di vita, è
quella che permane nelle anime nostre in tutti i
casi lieti 0 tristi della vita, e che non vien mai meno.
La nostra pietà dev’essere tutta qui : Vivere in
Cristo !
BECHE fR^TESCHE
Gaardaodo attorno
(Noterelle e Spigolature)
La Ragione pubblica un colloquio abbastanza importante di Armando Tosti con un pastore valdese innominato sul c movimento socialista-cristiano ».
*
« *
Nell’ottimo periodico Fot et Vie, il nostro Dr. G.
Grilli, pastore a Livorno, pubblica un articolo su la
« Guerra d’anime in Italia ».
*
« *
A Roma s’è adunato un Congresso di Insegnanti secondari ; i quali hanno detto tanto belle cose intorno
all’intento educativo della scuola, intento che poi a fatti
vien trascurato in modo desolante; ed hanno anche
formulate delle ardite proposte : si stabiliscano a 5 gli
anni della Scuola Normale ; si rendano miste le regìe
Scuole Secondarie. Dunque — se la prima proposta
passerà — occorreranno 8 anni, oltre ai 5 trascorsi
nelle scuole elementari, per divenir maestri. Troppi,
secondo noi. Quanto alla scuola mista, saremmo lieti
di sbagliare, ma non la crediamo adatta per ora in
questa nostra Italia che non è stata ancora educata
dal nobilitante e purificante Evangelo. Tra le nazioni
anglosassoni la Scuola mista ha fatto eccellente prova ;
ma quelle nazioni — non ostante i loro difetti — sono
impregnate d’Evangelo.
*
* *
Importantissima la discussione alla Camera su la
politica ecclesiastica. Se le statistiche riferite da Ton.
Chiesa sono esatte, c’è di che impensierirsi seriamente
per Tavvenire del nostro paese. « Roma » ha detto l’on.
Chiesa < non ha mai visto tanti frati neppure al tempo
di... Roma papale ». Per parlare appunto della Capitale
solamente, secondo l’oratore in Roma vi sarebbero quasi
tante « case religiose » quanti sono i giorni dell’anno.
E mentre a Roma i privi di tetto sono legione, quei
signori frati e quelle signore monache cristianamente
l’ruiscono come chi direbbe di un IO o 12 stanze in
media per ciascuno.
• •
Bella la conferenza del duca Gallarati Scotti su
scopone da Todi, avvivata da idee nuove e spirituali
e illustrata da qualche documento inedito scoperto da
l’oratore stesso. lacopone non fu un cantore popolare
solamente, fu anche un dotto. La sua conversione ricorda quelle di S. Francesco, di Pietro Valdo, di Lutero
e di tant’altri cristiani. Secondo noi, l’oratore ha giustificato un po’ troppo il misticismo di lacopone ; misticismo evidentemente ultracristiano e un tantìnino
morboso. C’è misticismo sano e misticismo morboso :
giova distinguerli nettamente e darsi al primo, ripudiando il secondo, non solo perchè ha gittate tanto discredito su la religione cristiana, ma soprattutto perchè è più buddistico e snervante che nouvirile e cristiano.
« «
Il periodico di Nuova York The Converted Gatholic,
nel numero di maggio, si occupa del passaggio del
Padre Bartoli alla Chiesa Valdese. |
Chi abbia ragione tra Don Marino e Don Valentino della Comunità di S. Vincenzo da Paola a Napoli non è facile il deciderlo, dalle notizie che sono
trapelate fin qui.
Don Marino, il superiore, appare come un geloso
custode della ortodossia vaticana e deciso avversario
delle canonizzazioni extra legali. Don Valentino per
contro è di manica più larga ; educato alla scuola
Taumaturgica di Roma, è sempre pronto a scoprire
portenti, miracoli, apparizioni e quindi a rizzare nuovi
altari, anche se faranno concorrenza ad altri già in
voga. Tale dovrebbe essere stata la causa prima e
determinante della baruffa che mise sotto sopra la
Via S. Vincenzo a Napoli, giorni sono !
Sebbene la causale sia sproporzionata ai fatti che
seguirono, non abbiamo motivo di cercarne un’altra.
Ma quel che le donnicciuole allibite ed i « guaglioni »
stupefatti si chiedevano l’un l’altro — loro cosi avvezzi ad assistere a pugilati, bastonature, risse e
ferimenti — noi possiamo pure chiederlo. Havvi una
causa che possa giustificare una scena selvaggia,
quale è quella di un branco di forsennati in tonaca,
che danno addosso ad un mal capitato confrate da
parere tanti lupi che abbiano scoperto un cane nella
loro tana?
Lo zelo per l’onore della propria istituzione è una
bella ed una buona cosa, ma quando diventa fanatismo e furore è bratta, bratta assai. Don Murino
ed i suoi padri missionari hanno dimenticato che si
chiamavano del nome di S, Vincenza da Paola, cioè
d’un nomo che fu esempio di sopportazione, mansuetudine e bontà.
Hanno dimenticato quei cosi detti missionari, che
il fondatore del loro ordine ebbe per massima prediletta : . Nulla mi piace che in Cristo » e che dal
suo cuore compassionevole, ardente di carità fraterna
venne fuori quella bella istituzione d’assistenza pubblica che si chiama le « Suore di carità ».
Don Marino e confrati, imitate un po’ meglio il
vostro Vinceiyio da Paola, per ispirarvi poi come
lui al Cristo I
Conio.
LE CONFERENZE DEL P. BARTOLI
L’annunzio della sua venuta ci aveva riempito il
cuore di letizia e di speranza ; ed ora ch’egli è ripartito
sentiamo più salda la nostra fede, l’orizzonte nostro ci
appare più bello, più sereno, e la mente che in questi
giorni ha tanto goduto è piena di mille soavi ricordi
ch’essa ad ogni costo vuol conservare.
Il prof. Bartoli ha dato tre conferenze in Chieti, le
sere di Domenica, Mercoledì e Giovedì della scorsa
settimana,
Sarebbe superfluo il parlare del modo magistrale col
quale Tillustrs conferenziere svolse gl’importanti argomenti. L’uditorio andò crescendo, e se avessimo potuto
prolungare il prezioso soggiorno di lui. il problema
dello spazio si sarebbe fatto molto serio. Lieta speranza
ci ha destato nel cuore il vedere molti giovani ascoltare avidamente, e poi circondare l’oratore e rispettosamente sottoporgli delle importanti quistioni, indizio
di animo serio e di legittimo desiderio di penetrare nei
misteri della fede sposata al sapere. Iddio ci fortifichi
onde anche noi, nonostante la nostra dappochezza, possiamo loro offrire un po’ del desiderato cibo.
Troppo spesso dimentichiamo che i giovani sono la
speranza dell’avvenire, e troppo^ spesso non abbiamo
fede nella possibilità della loio conversione.
In Ortona a Mare, le cose andarono benone. Il Municipio gentilmente ci concesse la bellissima Sala Eden,
indicatissima per le conferenze — e noi glie ne siamo
riconoscenti. Del resto, chiunque ascoltò la persuasiva
parola dell’egregio oratore ha potuto convincersi che
simili discorsi non possono produrre altro frutto che
non sia un gran bene morale.
L’uditorio di lunedi era numeroso assai; i tumulti
di una folla fanatizzata ed inconsciente che, alcuni mesi
or sono turbarono la graziosissima città di Ortona, ormai sono un ricordo lontano: il buon senso, la educazione, il sentimento della propria dignità e la gentilezza d’animo dei più hanno protestato vittoriosamente
contro quegli scoppi di fanatismo ignorante, medioevale,
6
6
LA LUCE
.1
e... tutt’altro che cristiano. Lode agli Ortonesi, i quali
in un momento in cui si rievocava la persecuzione a
base di scene selvaggie, seppero reagire, e praticare
un grande assioma della Eeligione stessa ; il rispetto e
la carità.
Il giorno dopo (martedì) gli avversari della luce,
turbati, inorriditi, presero a girar per le case, con nna
buona provvista di esortazioni e di minacele. Chi potrà
descrivere le scene avvenute in certe famiglie ? Un
risultato ci fu ed invero l’uditorio fu assai più numeroso
della sera precedente, e più raccolto ed attento. « La
vérité est en marche ». Eppoi, è inutile, Dio lo vuole,
e gli uomini ne sentono il bisogno ; L’Italia nostra
s’avvia verso la verità ch’è in Dio e verso la libertà
del Vangelo — Iddio la benedica!
Sono andato chiacchierando, e non ho detto che una
minima parte di ciò che mi riempie il cuore ; ma oc
corre far punto fermo.
Airillustre prof. Bartoli vadano i nostri più sentiti
ringraziamenti e fervidi augnrii di celesti benedizioni.
Arrivederci, e presto ! 0. Bertinat
}(clla penisola c nelle JsoU
Firenze.
Togliamo dal giornale Lo Masiane :
« Nel bello e vasto giardino del Palazzo Salviati in
Via dei Serragli ebbe luogo giovedì, 13 andante, nna
riuscitissima festa campestre a totale beneficio delle
Scuole Valdesi. Molte personalità della nostra aristocrazia e della colonia straniera e molte graziose signore
e signorine si affollavano fra le aiuole variopinte del
bellissimo giardino.
Il Comitato delle dame promotrici della festa era composto dalle signore Wood-Brown, presidentessa, signora
Bovini, segretaria, e signora Meille, cassiera. Con squisito gusto artistico erano stati disposti dei banchi dove
vendevansi da gentili signorine, oggetti graziosi ed eie
ganti donati da generosi oblatori.
La festa si chiuse con un concerto al (luale parte
ciparono la signorina Moggi-Sicuri, il valente violinista
signor Secchi-Sanna. La signorina Le Rollaud si ri
velò una provetta artista dalla voce estesa e carezze
vole, miss Wood-Brown riscosse. applausi vivfe&imi. ¿
Tutte le signore e signorine che presero parte al
concerto furono festeggiatissime.
Noto fra i presenti la contessa e contessina Cesnola,
mrs Dearbergk, rev.sig. Wood-Brown e sig.ra, sig.raGay,
sig.ra e sig.ne Luzzi, signora e signorina Paul, signora
Bovini, mrs Bogle e miss Bogle, dottore e mrs Coldstream, colonnello Yormo e mrs, dott. Henderson e si
gnora, maggiore Lega e signora, signorine De Pilla,
madame De Beaux, signora e signorina Sales, miss
Crahhe, madame André, madame Palachon, signora e
signorina Quattrocchi, misses Wolliams, rag. Bavazzini
e signora, maestro G. Manzo, misses Cox, mrs Coppinger, misses Worlung, mrs Worrok, signora Asso,
misses Turner, signora Mangiardi, signora Balhbni, signora Girand, signor Jalla, signora e signorina Jalla,
signor e signorina Palombo, prof. dott. G. Luzzi,
miss Mader, misses Love, misses Boberton, signor
Meille e signora, signora e signorina Del Fabro, si
gnor Bianchini, rag. Vittorio Pratesi, signora e signo
riñe Cerimboli ed altri ancora dei quali mi sfugge il
nome.
La festa lasciò in tutti gli intervenuti un caro ricordo oltre all’intima soddisfazione deU’animo per aver
contribuito sia pure in tenuissima parte, ad un’opera
altamente benefica ed umanitaria ».
OLTRt LE Atri E 1 n#!Rl ^
suiti contro Calvino) e la colossale opera Jean Calvin,
les hommes et les choses de san temps, in 5 grandi
volumi a L. 30 1’ uno, l’illustre decano E. Donmergue
dicevamo — pubblica ora una Iconografia calviniana,
con 70 illustrazioni e 30 tavole in fototipia fuori testo.
L. 30. La prima parte dell’opera conterrà settanta e
più ritratti diversi di Calvino.
— Si annunziano molti altri scritti intorno al riformatore. Ci manca lo spazio per trattarne.
Le 8 adunanze del pastore Saillens sotto la tenda
a Plainpalais sono andate ottimamente. Milledugento
persone sedute, un centinaio di persone in piedi. Si
sperano molti frutti di conversione.
Chexbres — Un nuovo convegno, a scopo d’istruzione cristiana, come pure a scopo di risveglio comincerà il 6 agosto e si protrarrà fino al 10 settembre.
Interverranno molti pastori.
Francia
Parigi — Nella sesta pagina d’un giornale parigino
■ nota Le Christianisme an XX Siècle — si leggono
55 annunzi di indovini, sonnambule, profeti della sorte,
ecc. « Triste sintomo delle inclinazioni dei nostri concittadini 1 »
Montpellier — UEglise Libre pubblica una lettera
del signor Arturo Muston, nella quale il nostro presidente ringrazia le molte chiese evangeliche di Francia
che sono venute in aiuto ai nostri fratelli colpiti dal
terremoto.
Belgio
L’Università cattolica di Louvain ha eletto a dottori
per cagion d’onore anche un certo numero di dotti evangelici, tra cui il Dr. Knyper, il prof. Sabatier decano della facoltà di scienze a Tolosa, Barth membro
dell’Istituto, Dorpfeld direttore dell’Istituto archeolo
gico tedesco di Atene.
Spagna
Arteijo — I fanatici han fatto esplodere 3 cartucce
di dinamite d’intorno al cimitero evangelico. Danni materiali solamente.
Stati Uniti
Il corrispondente americano del Times dice che le
forze religiose evangeliche degli Stati Uniti non sono
mai state così potentemente compatte come adesso per
l’opera che si fa con entusiasmo e con ardore incomparabili. Nell’ultimo anno gli Stati Uniti e il L'anadà
spesero non meno di 48 milioni e mezzo per 1 opera
missionaria all’estero.
— Italico ci favorisce questa notizia togliendola da
YEvening Times di Bochester N. Y. ;
Per circa sei mesi un buon numero di evangelici
italiani si sono riuniti la Domenica dopo pranzo nell’Istituto della Brick Church sotto la presidenza del
prof. Alberto Clot, pastore valdese.
Il rev. Dr. VV. Taylor ha preso un vivo interesse in
questo movimento, ed un comitato è stato formato per
organizzare questi italiani in una regolare chiesa presbiteiiana. Ciò è avvenuto di recente colla nonima dì
due anziani ed un diacono tesoriere. La chiesa scelse
per sè il nomo di « Chiesa dell’Evangelo ». Uno stabile
nel quartiere italiano è stato provveduto già, ed un valoroso e colto evangelista valdese sta per prendere la
direzione di quell’opera.
— Lo stesso Italico ci partecipa anche la seguente
notizia : , „ ,, . -KT -tr •
Evening Enterprise di Poughkeepsie N. Y. si
legge ; Dodici italiani sono stati ammessi quali membri
della chiesa presbiteriana Domenica mattina. Il servizio
era diretto dal rev. Giovanni Tron. Erano presenti un
gran numero di italiani: la maggior parte di essi erano
cattolici romani, che s’erano distaccati dalla loro chiesa
e non ne frequentavano nessuna. Due soli avevano appartenuto già ad una chiesa evangelica in Italia.
Una visita a Valdese - Carolina del Nord
Svizzera
Ginevra — La Semaine Eeligieuse pubblica 52 nomi
di delegati evangelici esteri che interverranno alle feste di luglio per il 4- centenario di Calvino. Vi saranno
rappresentati i seguenti paesi : Germania, Austria, Ungheria, Inghilterra, Scozia, Irlanda, Francia, Belgio,
Olanda, Italia, Svezia, Danimarca, Stati Uniti, Canadá,
Svizzera. I delegati ìtaliiwà sono il cav. Dr. T. Gay
pastore a Luserna S. Giovanni (Valli Valdesi) e il sig.
Ernesto Giampiccoli pastore a Torino.
— Per il giubileo di Calvino, l’illustre decano della
facoltà teologica evangelica di Montanban (Francia)
autore di molti scritti su la Riforma e su Giovanni
Calvino, tra i quali meritano particolar menzione l’opuscolo Une poignée de faux ; la mort de Calvin et les
jésuites (inteso a sventare le infami invenzioni dei ge
Salice piangente
{E. F. C.) — Il 15 corrente ci lasciava per una
patria più bella la signora Maria Monti vedova Luzzani,
nostra sorella in fede, appartenente alla prima Chiesa
Valdese di Milano. Nell’età già abbastanza avanzata di
anni 71, fu duramente provata da una lunga malattia,
durante la quale non vacillò la sua fede, quella fede
per cui col consorte ell’aveva dovuto abbandonare il
paese natio e stabilirsi in Milano.
I funerali ebbero luogo il giorno dopo — domenica
— alle 3 pom., presieduti dal pastore sig. Corsani : il
quale, sia alla casa sia alla cappella del cimitero, parlò
innanzi a un immenso uditorio in massima parte composto dì Cattolici Romani, rendendo testimonianza della
fede e della speranza evangelica.
Al figlio Giovanni, anziano delia Chiesa, e a tutti
gli altri parenti vadano le nostre condoglianze e la
nostra viva simpatìa.
Colline più 0 meno alte, rivestite di pini, aceri e
querele, sui fianchi delle quali verdeggiano ì campi seminati a grano, interrotti da molti alberi fruttiferi già
fioriti, e bruneggiano comode e spaziose case di legno
somiglianti ai Chalets svizzeri ; valli dal lieve pendìo
in fondo alle quali serpeggia nn ruscelletto che ricorda
pel suo lieve mormorio l’eco lontana dei ruscelli delle
Valli Alpine; una pianura ondulata dai cui ripieghi si
ergono leggère colonne di fumo, una Chiesa biancheggiante in mezzo agli alberi, col suo alto campanile :
pace, tranquillità ■ nell’assieme ; ecco quanto colpisce il
viaggiatore che ai primi di aprile si avvicini con
un lento treno — a Valdese, nella Carolina del Nord.
Il ritrovare le mille miglia lungi dalle Valli natie,
perduti nelle solitudini boscose del Sud degli Stati
Uniti, un numeroso gruppo di rappresentanti e discendenti dell’eroico « Israele delle Alpi » che ha conservato negli abiti, nei costumi, nel dialetto e nella fede
il forte e pur soave sapore delle Valli Valdesi del Piemonte, è un privilegio non comune per un Valdese che
da molti anni, in mezzo a genti diverse, ha serbato
solo in fondo al cuore la speranza di rivedere il piccolo villaggio che gli ha dato i natali.
Questo privilegio io ebbi ai primi di aprile del corrente anno. Da Washington, la splendida Capitale della
gran Repubblica, non potei resistere al desiderio di rivedere quei nostri fratelli che da quindici anni sì trovano i quei luoghi ed hanno saputo acquistarsi fama di
onestà a tutta prova. A Washington, S. E. il Barone
Mayor Des Plancher, Ambasciatore d’Italia, che mi fu
largo di ospitalità e di cortesie, mi espresse la più alla
stima ed ammirazione per quei coloni che egli visitò
tre anni addietro.
La, Colonia è ora prospera, tutti stanno discretamente
bene ; ma per giungere a questo stato di modesta agiatezza, hanno dovuto lavorare molto, chè il terreno non
è dei più fertili. Spesso, pur troppo, il gelo negli ultimi di aprile, manda a monte il raccolto delle frutta
e dell’uva. L’anno scorso, però, i coloni raccolsero approssimativamente — tra tutti — oltre due mila « bushels » di grano, da 10 a 11,000 galloni di vino, cioè
da ’4- a 6 mila ettolitri, patate, cereali e granturco in
quantità. Però, essendo troppo lontani dai grandi centri
di consumo, quei buoni agricoltori possono trarre poco
profitto dai loro prodotti. C’è poco movimento di denaro nella Colonia eìse non^fosse che tutte le famiglie
hanno figli nelle grandi città del Nord e dell’Ovest che
guadagnano bene ed aiutano ì genitori, parecchi sarebbero in istrettezze, pur avendo pane in abbondanza.
Le famiglie attualmente stabilite a Valdese sono 34
con più di 300 abitanti. La Scuola Domenicale annovera 65 bambini, la Chiesa 108 membri di cui 47 con
diritto al voto.
Il Tempio è uno splendido fabbricato in pietra alla
costruzione del quale solo i Valdesi posero mano. Costò
oltre 5 mila dollari, in gran parte collettati dal pastore
signor Bart Sonlier fra gli amici della. Chiesa Valdese
nel Nord. Il pastore attuale è il signor Giovanni Pons,
nativo di Massello nelle Valli Valdesi, il quale dopo
aver conseguito la licenza liceale a Torre Pollice, studiòteologia aXVOratoire di Ginevra e lavorò qualche tempo
nel campo evangelico a Rio Marina e alla Maddalena.
I coloni possono essere fortunati nell’aver assicurato
i servizi di questo giovane intelligente e colto che per
amore dell’opera trascorre in questa piccola colonia i
più begli anni della sua gioventù.
Ebbi cordiali accoglienze da tutti e ad un culto numeroso tenuto nel Tempio il mercoledì sera, tutti concorsero a contribuire una discreta somma per 1 Evangelizzazione d’Italia. L’indomani, mentre prendevo commiato
da loro, alla piccola stazione, ed essi m’incaricavano di
scrivere al Moderatore della nostra Chiesa per dirgli
del loro perenne attaccamento alla Chiesa delle Valli,,
ricevemmo l’infausta notizia della morte di lui, portataci
dal giornale. Non un ciglio rimase asciutto. Invece dei
saluti della Colonia, è mio doloroso compito mandare
a nome di tutti le più sincere condoglianze alla vedova signora Pons ed al signor Emilio Pons dì Nizza
per mezzo del giornale. Dai boschi lontani della Colonia del Nord deponiamo col pensiero un fiore sulla
tomba di colui la cui perdita, assieme a quella del dott.
Prochet, è un lutto gravissimo per ogni Valdese.
Prof. Alb. Clot, pastore valdese.
Domenico Giocoli, gerente responsabile
Tipografia dell’Istituto Gould Via Marghera 2, Roma
7
LA LUCE
IL TRAMONTO DI ROMA
Studio di storia e di psicoio
^ia dei Prof. G. Bartoli.
La fantasia ardente e il cuor caldo gli davano le
traveggole, sì da trasformarglie le cose stranamente.
•Ogni oca del suo orto, era un cigno ; ogni agneletto del
prato nemico, un porco. I suoi amici avevano tutte
le virtù, i suoi avversarli tutti i vizii. Nella Chiesa
romana c era tutto il bene ; fuori di essa tutto il male.
In fondo in fondo, egli era un rettorico, incapace di
capire la verità, se non vestita degl’indumenti, spesso
meretricii, della imaginazione. Egli odiava le distin^oni, i temperamenti, le attenuanti, i ma, i se, i contra.
E beHo? dunque è bellissimo. È brutto? dunque è
bruttissimo. È un eretico ? dunque ha in corpo tutti
i peccati. È un cattolico fervente? dunque racchiude
in seno tutte le virtù. È del mio partito ? dunque evviva! E del partito avversario? abbasso! abbasso!
Nè era possibile disputare con lui e fargli intender
ragione. Si arrabbiava, pestava i piedi, sbuffava, alzava la voce, affibbiava al contraddittore i titoli meno
lusinghieri, e poi, quando era punto sul vivo lo metteva senza tante cerimonie fuori della porta, salvo ad
invitarlo a desinare, due ore dopo, se colui era del
suo partito.
Il Turini aveva un cuor buono, e, non ostante la
sua rispettabile età, una larga dose di semplicità e
d ignoranza delle persone e delle cose. Un furbo poteva colla massima facilità insinuarsi nell’animo di
lui ed ottenerne quanto voleva. Adularlo, metterlo
sul dire ed approvare ogni sua parola, usare fiere invettive contro i buzzurri, malmenare i suoi avversarii,
mostrarsi convinto della necessità del Tribunale della
.Santa Inquisizione e dei roghi degli Autos da fe, erano
tanti titoli per entrare nelle grazie del cardinale. E
la sua grazia non era sterile ; perchè, oltre ad essere
cogli amici e coi protetti largo di borsa, conferiva
loro impieghi, li raccomandava in Vaticano e li spingeva innanzi a tutto suo potere. Quindi è, che il Turini aveva molti amici e non pochi nemici : i primi
per lo più interessati, i secondi sinceri e convinti. Ma
egli vedeva gli amici, e ignorava completamente i nemici, salvo a calpestarli deliziosamente sotto il proprio
tallone, quando, per loro disgrazia, si mettevano sul
suo cammino.
Il Turini in Roma e in Vaticano era una forza.
S’imponeva colla sua volontà, abbagliava col suo parlare grandiloquente, spaventava colle sue minaccie,
terrorizzava colle sue vendette. Aveva sempre in bocca
Dio, Gesù, Chiesa, Papa, papato, e tutti erano convinti
lui essere uno dei più saldi sostegni del pontificato :
anzi, alla morte di Papa Leone, molti cardinali avrebbero chiamato lui a succedergli, se, alliultimo momento, considerazioni di ordine più alto non fossero
prevalse nell’augusto Senato della Chiesa. Ad ogni
modo, se egli non era Papa, aveva però fatto il Papa,
« dominava da padrone il Vaticano e la Chiesa.
Questo quadro del cardinale Turini non sarebbe
perfetto, se non aggiungessi qui che, fra paghe, benefizii ed altri incerti ecclesiastici, egli possedeva un
trenta mila franchi di rendita annua e che se li pappolava allegramente.
VII.
La visione del dottor Lincoln,
Una sera, D. Ottavio, verso le nove, stava nel suo
studio, intento a scriver lettere, quando il cameriere
l’avvertì che Miss Mary Florence desiderava dirgli una
parola.
— A quest’ora? — fece il sacerdote.
— Mi ha detto che è cosa urgente.
— Va bene. Fatela passare nel salotto.
— Lei qui, a quest’ora ? — osservò D. Ottavio entrando nel salotto, — Che c’è di nuovo ?
— Il dottor Lincoln muore — disse tranquillamente
la signorina. — Il dottore vuole veder lei ed io la
prego di venir subito, che non c’è tempo da perdere.
— Muore? Ma ieri stava benino.
— Alle cinque ebbe una sincope che durò tre ore
intere. Poi si svegliò un’ora fa dal suo letargo e le
sue prime parole furono un ordine perentorio alla
moglie e alla figlia di mandare per lei. Io stava in
casa Lincoln, e sono venuta qua io. Is ìt not righi?
— Giusto! giustissimo! Allora, signorina mia, se
ha la bontà di aspettare un istante, vengo subito.
Anzi ; mi preceda avanti. Lei sa che a Roma un sacerdote, accompagnato da una signorina, specie di
notte, non è veduto di buon occhio.
— Shame ! — gridò la ragazza, — È una vergogna.
Da noi in Inghilterra...
— L’Inghilterra non è l’Italia — interruppe D. Ottavio. — Dunque, Maria, vada inuanzi, chè la seguo
immediatamente. Lei conosce la rapidità delle mie
gambe...
L’inglese sorrise e si tolse con un inchino dalla presenza di lui.
Un quarto d’ora dopo Miss Florence e D. Ottavio
erano entrambi al letto del dottor Lincoln in Via Nazionale.
Il dottor Lincoln era un vecchio signore inglese,
amico da molti anni di D. Ottavio. Soleva passare
l’inverno a Roma, insieme alla moglie e alla figliuola,
due esseri miti di carattere, cagionevoli di salute, ferventi nella pietà, e tutte dedite ad opere di carità e
di religione. Poiché la famiglia Lincoln presentava
questo strano contrasto : il dottore, amantissimo della
moglie e della figlia, viveva stretto con esso loro nella
più dolce società, non mai turbata dal menomo dissapore, non mai velata dalla più leggiera nube ; e pure,
mentre le due donne erano anglicane ferventi, e non
vivevano quasi, se non per la religione e nella religione ; il dottore, benché non si professasse ateo, pure
in pratica non aveva nessuna religione, e da anni ed
anni non aveva messo piede in Chiesa cristiana. Lasciava, tuttavia, alle sue donne la più assoluta libertà, nè usciva mai dal suo labbro parola che potessé anche leggermente ferire i loro sentimenti religiosi. Fino a pochi anni prima, aveva goduto molta
fama nel mondo medico inglese, raggiunta la quale
e con essa la ricchezza, aveva sposato una fanciulla
a lui inferiore assai per età, educazione e coltura, e
avutane una figliuola, era stato un modello di padre,
di marito e di capo di casa. Ora si trovava sopra i
settant’anni, afflitto da una grave malattia cronica e
colla morte alla porta, colla mente lucida, tuttavia, e
nelle piene facoltà mentali.
Quando D. Ottavio arrivò a casa Lincoln, trovò l’ammalato perfettamente in sè, sdraiato sopra una poltrona, Miss Florence ritta in piedi e silenziosa dietro
di essa, e la moglie e la figliuola ai lati.
— Grazie, D. Ottavio — disse l’ammalato — grazie
chè è venuto a vedermi. Ho bisogno di parlarle.
Le tre donne fecero atto di lasciare la camera.
— No, no — disse l’ammalato — non occorre. Desidero anzi che restiate. Quello che ho a dire vi farà
piacere.
Ma non si affaticherà lei ? — domandò D. Ottavio a bassa voce.
— No. Mi sento forte ora. Non mi sono mai sentito
così bene. Nel mio lungo deliquio, ho vissuto una
nuova esistenza, che mi ha tutto rinfrancato. D. Ottavio, si metta a sedere.
Il sacerdote contentò l’ammalato e si collocò vicino
a lui per meglio ascoltarlo.
Il volto affilato e scarno del dottore presentava in
quel momento un aspetto singolare. Aveva gli occhi
scintillanti, i zigomi rossi e la pelle della fronte quasi
purpurea. Sembrava che la cute, diventata d’un tratto
trasparente,lasciasse intravedere l’onda viva del sangue
ohe affluiva abbondantissimo al capo. Altri avrebbe potuto temere di un vicino attacco apopletico ; ma il timore era assolutamente infondato. Il polso dell’ammalato era normale ; la pelle della fronte fresca, e, come
si disse, le facoltà mentali nel loro pieno rigoglio. Solo
la voce era fioca e il petto un po’ ansante.
L’ammalato sorseggiò un piccolo cordiale a poi cominciò :
— Voi conoscete la mia fede o piuttosto la mia incredulità. Non credevo all’immortalità dell’anima, e
quanto a Dio, se pure Egli esisteva, professavo non
poter noi conoscere alcuna cosa di Lui. Tuttavia, debbo
confessare, che in questi ultimi anni della mia vita
i molti libri letti, i discorsi uditi, le mie riflessioni
personali e sopra tutto le conversazioni avute con D.
Ottavio, avevano scosso non poco i fondamenti della
mia filosofia materialista. Non credevo ancora, ma era
in via verso la fede. Or ecco che cosa mi è avvenuto durante il deliquio. Stavo mezzo assopito sulla mia poltrona, quando in un subito sentii come un’onda di
sangue salirmi al capo. L’onda era calda, calda, e montava di dietro al capo, dal cervelletto verso 1 due lobi
cerebrali. Fu un attimo. Gli occhi mi si ottenebrarono e
perdetti i sensi. Quanto a coscienza e personalità ero
morto. Ciò accade...
— Alle cinque in punto — suggerì la signora Lincoln. — Io ti aveva lasciato un cinque minuti prima,
e quando tornai, ti trovai svenuto.
— E rinvenni ?
— Alle otto.
— Va bene. Tre ore in deliquio. Che cosa accadde
di me in quel tempo? Non lo so. Ero io vivo? ero io
morto? non lo so, nè forse lo saprò mai.
— II dottore Healy quando venne, ti trovò senza
polso e ti credette morto.
— Così disse anche l’infermiera — aggiunse la figlia.
— Anch’io lo giudicai morto — disse Miss Florence.
Ebbene continuò l’ammalato — se non morto,
ero tuttavia molto vicino alla morte. Ovvero anche mi
trovavo in quello stato stranissimo di coma vigilante
e sognante, quale è spesso prodotto dall’ubbriachezza
dell’oppio, della canapa o di altre droghe orientali. Or
ecco ciò che vidi in sogno o visione.-Mi trovai in un
subito col mio io cosciente in un’aperta campagna,
ampia, smisurata, infinita. La terra era di color vermiglio, quasi fosse stata inaffiata di sangue. Vicino a
me che ammiravo estatico quella nuova landa, scorsi
un uomo di una beltà infinita, tutto intento a coltivarla. Io fissai gli occhi in Lui. Aveva nelle pupille
un baleno di paradiso, ma allo stesso tempo riluceva
in esse una mestizia profonda. Sopra il suo volto bellissimo era scritto amore, ma vi lampeggiava altresì
il dolore. Le sue sembianze erano maschie e dolci, il
suo labbro era aperto al sorriso e al cordoglio, il suo
corpo era radiante di gloria e accasciato sotto il peso
di una immane croce. Una gran luce irradiava dalla
sua persona, la quale sembrava la persona di un uomo
e insieme la persona di Dio. Io non esitai un istante.
Fissai quell’uomo e gridai : ecco il Cristo !
Alzai gli occhi. In alto era la nostra terra. La vidi
luminosa sotto la sferza dei raggi solari. Scorsi i suoi
monti, i suoi mari, le sue valli, le sue pianure. Ebbi
come presenti a me tutte le cinque parti del mondo,
colle loro città, coi loro borghi, colle abitazioni umane.
Ed ecco uno spettacolo non mai più visto. Da ogni
parte della terra piovevano sulla landa dove mi trovavo io, anime, anime, anime senza fine. Anime di
europei, anime di asiatici, di affricani, di popoli oceanici, di americani. Non ve n’era una sola che si rassomigliasse all’altra. Ognuna aveva un carattere suo
proprio, una luce, un sigillo, una veste propria. Piovevano spesse dalla nostra terra, come d’inverno cadono fitte fitte le falde di neve dal cielo plumbeo e
freddo, dall’aria senza vento. Io ebbi allora la coscienza
di trovarmi nella terra dei morti, nel cimitero dell’umanità. Oh quanti morti ! quanti morti ! quanti
morti ! E pure, tutti quei morti eran vivi !
Un’altra meraviglia. Tutte quelle anime piovevano
in grembo a Cristo. Egli era da per tutto : la sua umanità spaziava per la landa infinita, il suo seno era
vasto cóme t un aoeano senza confini, e non permetteva che nessuna di quelle anime cadesse a terra, fuori
del suo grembo. Alcune Egli mirava con occhio amoroso, altre no. Queste Egli baciava, come rapito
dalla loro bellezza, da quelle Egli storceva la bocca
come a lui ripugnanti. Di molte Ei pareva aver ribrezzo : moltissime non degnava di uno sguardo. E
pure, tutte, tutte gli piovevano in grembo!
Allora, gentilmente, come chi maneggia una cosa
fragile e cara. Egli disponeva ognuna di quelle anime
nella terra vermiglia, e quasi fosse un seme da germogliare più tardi, vi alitava sopra e pioveva i suoi
raggi luminosi e sanguigni. Alcune poche, non appena avavano toccato la terra vermiglia, germogliavano subito. Vedevo gli steli eretti, le foglie scintillanti di beltà primaverile, i fiori larghi e purpurei
dai petali profumati, e le chiome verdi, agitate dolcemente dalla brezza vespertina. E in mezzo ad esse
nella penombra verde e sanguigna pei riflessi vermigli della landa, scorgevo luci misteriose, udivo discorsi segreti, contemplavo ondeggiamenti lievi, come
se fossero baciate da bocche angeliche, fruscii carezzevoli, come se fra loro passasse uno stuolo di vergini dalle ampie gonne seriche. Poi, di tanto in tanto,
veniva il Cristo, coglieva sorridente quei bei fiori, nè
faceva, rapido, dei grandi mazzi, li baciava, li levava
in alto con atto sacerdotale, ed essi, da sè, salivano
verso l’aria, verso la luce, verso le stelle!
Altre anime invece stentavano a germogliare, a crescere, a prendere corpo e fusto. Sembrava che la terra
non fosse da per tutto ugualmente feconda, l’aria non
del pari mite, la guardatura del sole non sempre favorevole. Quindi, in quella gran landa, vi era una meravigliosa e quasi infinita varietà di coltivazioni. Qui
il giardino elegantissimo ; là la foresta lussureggiante;
altrove il bosco selvaggio ; vicino, il prato verde verde’
da lontano, la terra aspra ed incolta. Per tutto, però]
qualche erba, qualche stelo, qualche virgulto, qualche
pianta, qualche fiore.
Io mirava, ed ecco su quella landa brulla", un
vento come di tempesta, e nubi gravide di pioggia,
e tuoni, lampi e ful&ini. La terra beveva l'onda
fresca che le piovevan adesso le nubi, e l’acqua, divenuta sangue, scorreva a ruscelletti sopra la landa
vermiglia. Nell’uragano ora il Cristo. Egli squarciava
le nubi, Egli brandiva il fulmine. Egli inaffiava la
terra.
(Continua).
8
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AHTIC&NIZIE-MIGONE
BIDONA IN BREVE TEMPO E S^ZA DISTDBBI
Al CAPELLI BIANCHI «d alla BARBA
IL COLORE PRIMITIVO
•d Jndebolitì, colorè, be etza e vuama acua ccmposuione pei capelli non è una
l?«h\S®*'mÌ^Ì-acaurdì soave prXS^^^ nè fa biMol.eria nè la
tlnmra, colia massima facilità e spediteiza Essa agisce sul bulbo dei
pelie e ohe si adopera colla “n*““y“Xna barba fornendone fi nutrimento necessario e cioè ridonando loro il colore primitivo,
fAvoFfìndone lo sviluppo o rendendoli ilessibiu, morbid? ed ar?«8tandoneTa caduta. Inoltre pulisce prpn
fflLvoFftndone lo sviluppo o rendendoli flessibili, morbid? ed ar?«standoneTa caduta. Inoltre pulisce prpntemente la cotenna e fa sparire la forfora
snla bottiglia basta per conseguirne un effetto eorprenaente.
ATTBJS'I'ATO
Signori ANGELO MIGONE & C. - Sfilauo
Finalmente ho potuto trovare una preparaiione che mi
ridonasse ai capelli e alla barba il coloro primitivo la fr^
schezsa e bellezsa: della gioventù senza avere il mìnimo
diiturbo oeirapplicaziono. . , I u.-.A .A
Una sola bottiglia della vostra Anticanizie mi bastò ed
ora non ho ne solo pelo bianco. Sono pienamente convinto che
oueata vostra specialità non è una tintura, ma un acqua che
macchia nè^biancheria né la pelle,
asm bulbi del peli facendo tcompant» totalmente le penice e rinfotsanto le radici dei capelli, tanto che ora ossi non
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