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9 DICEMBRE 1994
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S L'AUTOGESTIONE NELLA SCUOLA
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ANNO 2 - NUMERO 47
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UNA PALESTRA
6l DEMOCRAZIA
SILVIA ROSTAGNO*
a prima sensazione coniliL/traddittoria che hanno i
[iovani nei confronti della
"s’Icuola è lo spreco di una
rossa opportunità. In alcuni
onlasi il rifiuto è causato dal
che nancato utilizzo delle loro tellei te, addestrate solo a riempirhià i. Fintanto che la scuola è
'ypp onsiderata di qualcun’altro e
•nta on come cosa propria la dij/Pi tanza tra studio e studenti
e q^ on viene colmata. L’autogetione è quindi innanzitutto
i„g\ ,na ventata di libertà e di
ffigi nove possibilità. L’autogedlp tione significa organizzare
f„p ttività formative e attività
colgano l’interesse dei
ecipanti. Si può ben dire
le le prime azioni formative
[ell’autogestione siano la
igrammazione e la presa di
^^cisione democratica.
Ina parte degli insegnanti
trova spiazzata sia di fronte
Ila maturità di alcuni movilenti studenteschi sia di fron: ai casi di poca capacità deisionale. In un autobus di
toma mi è capitato di osserare un incontro tra una pro;ssoressa e due sue alunne.
£ due ragazze raccontavano
autogestione, quanti frejuentavano, che cosa si faceai al momento di salutarsi la
pfessoressa ha raccomandab loro di ripassare le lezioni
¡volte, cosicché al loro ritorno
irebbero potuto andare atoti. Seguire i programmi è
indamentale nella scuola, ma
|)nsiderare l’autogestione so0 un intervallo particolare tra
"ività scolastiche veramente
iportanti è limitante, per intgnanti, studenti e genitori,
¡autogestione non può e non
itrà mai sostituire l’insegnainto scolastico, è ovvio,
peccato però che invece
iogliere l’occasione di una
iecipazione diretta alla gelone democratica della
Jiiola si tenda a circoscriveitele iniziative, ad attendere
smettano, a prendere le
■Fanze. Il concetto di apendimento non dovrebbe
itarsi allo studio di alcune
laterie o argomenti, ma dorebbe comprendere pienamente le capacità e la volontà
di tutte le persone coinvolte
bella scuola. 1 corsi attivati
Ineirautogestione, corsi scelti
da studenti e studentesse, rigOpdano aspetti del vivere
civile: l’educazione sessuale,
jla droga, la storia contempopnp. In molti casi sono stati
Jtnvitati esperti sulla storia
pella Riforma e sui protestanti. Tutti questi argomenti
sono di fondamentale importane e spesso vengono riteDuti dalle ragazze e dai raSbzzi più importanti delle
biaterie tradizionali.
condivisione delle atti''ità è la prima condizione
perché la libertà possa essere
Aspettata. Un libro di Walzer,
Esodo e rivoluzione, mi sem
bra suggerisca una possibile
interpretazione anche di questi avvenimenti. L’alleanza
proposta da Dio è accettata da
tutto il popolo, non solo dagli
anziani (Es. 19, 8). La prima
tensione è verso la ricerca del
consenso e della pluralità
massima raggiungibile in
ogni attività politica. Ogni
studente che risponde di sì
all’autogestione diventa responsabile in prima persona
del suo funzionamento. Non
esiste la delega. II consenso
raggiunto e l’adesione al progetto responsabilizza ciascuna persona, la, rende protagonista. Nella maggior parte dei
casi questo non si realizza, e
in politica si adottano altri sistemi di controllo della democrazia. Anche in una scuola, un contesto abbastanza
piccolo, non è sempre possibile la partecipazione diretta.
L’autogestione è una palestra di democrazia, un luogo
di sperimentazione della responsabilità verso se stessi e
verso altre persone. Come il
deserto servì da scuola dell’
anima, secondo Walzer, così
l’autogestione è un’educazione, con tutti i limiti e le potenzialità, per diventare cittadini e cittadine.
(*) Segretaria nazionale Fgei
Terza domenica di avvento: la natività secondo
Gesù è ¡1 punto dì arrivo
Matteo
della storia «santa»
GINO CONTE
«... ed eliti partorirà un figliuolo, e tu
gli porrai nome Gesù, perche lui salverà
il suo popolo dai loro peccati»
(Matteo 1,21)
A
Pochi anni sono passati da quando
Marco ha redatto il suo Evangelo,
pochi decenni da quando Paolo scriveva
le sue lettere, ma come sta cambiando il
mondo delle chiese cristiane! Paolo e
Marco si sono fermati con rigoroso riserbo sulla soglia del mistero della filialità
divina di Gesù. Matteo e Luca tentano
invece di spiegarlo con i loro «evangeli
dell’infanzia». Probabilmente nelle chiese si è cominciato a domandarsi come
l’uomo Gesù di Nazaret ha potuto essere
il Figlio di Dio; forse Matteo assiste già
a una «deriva» del Natale verso una festa
semipagana che celebra la venuta fra gli
uomini di un personaggio mitologico
sceso miracolosamente dal cielo, e vuole
rimettere le cose a posto, senza polemiche: affermando, narrando.
È verosimile che utilizzi certe tradizioni relative alla nascita di Gesù che cominciavano a circolare nelle chiese e
nelle quali erano confluiti motivi noti e
diffusi nella religiosità orientale ed ellenistica. Perché dev’essere chiaro: la nascita verginale non è affatto una novità
cristiana originale fra la religiosità del
tempo, i frutti semidivini del connubio
fra un dio e una mortale sono tutt altro
che rari nelle mitologie pagane. Ma mentre in queste prevale l’interesse narrativo, in Matteo (e in Luca) la preoccupazione è teologica e l’evangelista si limita
allo stretto necessario per affermare che
Gesù è Figlio di Dio («concepito dallo
Spirito Santo» 1, 18), differendo in questo profondamente dagli Evangeli apocrifi dell’infanzia, più tardivi.
Matteo annuncia dunque che Gesù non
è un personaggio favoloso venuto chissà
da dove: è il punto di arrivo di una storia
reale, storia «santa» perché condotta da
Dio, non certo per particolare perfezione
dei suoi personaggi maschili e femminili. È una storia ebraica: per Matteo comincia con Abramo, il caldeo che la vocazione e la fede ha reso ebreo per sempre, con i suoi successori; l’evangelista
si rifà all’Antico Testamento sia per il
concepimento verginale di Gesù (1, 23*,
cfr. Isaia 7, 14) sia per la nascita a Bethlem (2, 6, cfr. Michea 5,1). La storia delle origini di Gesù è soprattutto una storia
di maschi ebrei (le poche donne citate
sono tutte delle «irregolari»; anche l’annunciazione, secondo Matteo, non è data
a Maria ma a Giuseppe ed è il fiat di
Giuseppe, non detto ma agito, che viene
narrato. Tuttavia, in questa storia di maschi, è a una donna che viene affidato,
per pura grazia, il compimento dell’annuncio messianico con la nascita dell’
Emmanuele (1,20-23).
Ebreo fra gli ebrei, scrivendo per lettori di origine ebraica, Matteo scarta tutta
la gerarchia, sacerdotale e non, arroccata
in Gerusalemme e fa riconoscere il Re
ebreo (2, 2) da magi che sono di stirpe
nemica (babilonesi, probabilmente), pagani e per di più astrologi, condannati
dalla Bibbia (Geremia 27, 9) come tutti
coloro che cercano di predire il futuro o
influirvi. Eppure è la loro ricerca che, nel
calcolare la traiettoria delle stelle, li ha
portati a imbattersi in quella che li ha indirizzati a Bethlem, mentre tre bravi
ebrei compulsavano la Bibbia senza coglierne il messaggio: è la costante dialettica fra «quelli di fuori» e «quelli di dentro». L’ebraicità di Gesù è dunque recisamente affermata e la salvezza viene
sempre dagli ebrei (cfr. Giovanni 4, 22),
ma sono pagani quelli che fra i primi
vengono al Salvatore ebreo del mondo
(cfr. Romani 9, 11). L’evangelista, poi,
conduce subito Gesù verso l’Egitto, il
nemico atavico, una delle incarnazioni
del male e della servitù: la sera di Natale
Gesù è un piccolo rifugiato, e anche
l’Egitto è terra «santa».
Ricco è dunque il messaggio teologico
che Matteo dà nella sua «natività», in
sintesi vigorosa e serrata, rifondendo tradizioni anticotestamentarie e altre allora
coirenti, debitamente corrette.
*È vero che la versione greca dell’Antico
Testamento, la Settanta, nel testo di Isaia 7,
14 ha «vergine»; ma il testo ebraico originale
ha «giovane (donna)» e con tutta probabilità
l’oracolo annuncia la nascita di un piccolo
principe alla corte di Giuda.
Post alluvione
L'emergenza
continua
Un mese dopo l’alluvione
in Piemonte riprendono le attività e si fanno i censimenti
dei danni. 68 morti, centinaia
di feriti, 50 ponti abbattuti,
centinaia di frane più o meno
grandi, chilometri, di strade e
di ferrovia da ripristinare,
4.000 miliardi di danni alle
strutture pubbliche e almeno
20.000 quelli all’economia.
Sono ancora un migliaio le
persone non ancora rientrate
a casa; non tutte le scuole sono state riaperte, le attività artigianali, commerciali e agricole stentano a riprendere.
Nonostante le difficoltà c’è
però volontà di ricostruire e
di ripartire: le grandi fabbriche alimentari hanno ripreso,
altre stanno riparando i macchinari o stanno aspettando la
consegna di quelli nuovi.
Macchinario nuovo non vuol
dire però uguale occupazione:
i sindacati sono preoccupati
che nuove tecnologie significhino nuova disoccupazione
in zone con una disoccupazione al 10%. Il governo parla di «Natale a casa» e lascia
l’incombenza della ricostruzione alla Regione, che lamenta l’insufficienza degli
stanziamenti specie per il rilancio dell’economia. Sindacati, partiti di opposizione,
ambientalisti chiedono che si
tenga conto dei vincoli ambientali nella ricostruzione; i
Verdi e il ministro Maroni
chiedono una «imposta di solidarietà». Insomma tutto è in
evoluzione ma poco è stato
definito e rimangono le necessità delle famiglie che
hanno perso tutto. La Fcei ha
nominato una commissione
(presieduta dal past. Fulvio
Ferrario) per i primi aiuti e
per i progetti di ricostruzione.
Il numero di ccp sui cui
versare la solidarietà degli
evangelici è 38016002 (intestato a Federazione chiese
evangeliche in Italia, via Firenze 38, 00184 Roma).
Ecumene;
Sinodo della Chiesa
evangelica tedesca
a Halle
pagina 3
All'Ascolto
Della Parola
La salvezza è vicina
pagina 6
Villaggio
Gl,oìbale
Come hanno votato
gli americani
pagina 12
2
PAG. 2 RIFORMA
CUMENE
VENERDÌ 9 PlCEMRRp
A cinque anni dalla caduta del Muro di Berlino che ha sconvolto l'intero continente
La solidarietà tra le chiese nell'Europa di oggi
SERGE FORNEROD
A cinque anni dalla caduta
del Muro, stiamo vivendo uno strano paradosso. Da
un lato, il crollo del Muro di
Berlino non è ancora terminato: dal 1989, ogni anno ha
visto l’Europa scossa dagli
sconvolgimenti direttamente
collegati al crollo dei regimi
comunisti ma molte sono le
situazioni e le zone in cui si
ha l’impressione che la libertà e la democrazia non abbiano ancora partita vinta.
Dall’altro lato, stiamo assistendo da qualche tempo alla
ricostruzione di nuovi muri,
all’instaurarsi di nuove barriere destinate a ricacciare o a
contenere milioni di cittadini
dell’Est o del Sud-Est cbe
avrebbero voglia di venire a
provare la loro nuova libertà
all’Ovest. La cortina di ferro,
è stato detto, è stata sostituita
da una cortina di denaro ma
anche da un sistema di controllo poliziesco. La frontiera
è stata spostata di alcune centinaia di chilometri più ad Est
e segue una linea che spesso
coincide con la frontiera religiosa tra confessioni occidentali e ortodossia.
Anche da noi sembra che 1’
entusiasmo stia scemando.
Finiti i convogli di camion, i
viaggi spontanei e improvvisati ad Est, finite pure le dichiarazioni sulla «casa comune» e sui crediti generosi.
L’obiettivo speràto e sognato
di un’Europa rapidamente
unita e riconciliata è molto
più lontano del previsto. Anche nei rapporti tra le chiese,
l’apertura all’Est non ha realmente rafforzato la coesione
dei protestanti né ha fatto
progredire l’ecumenismo.
Oggi, dobbiamo interrogarci sulle cause dell’idealismo
ingenuo che ce lo ha fatto
credere: potrebbe darsi infatti
che esso abbia la stessa causa
dell’indifferenza di una volta
(e nuovamente attuale) per
questo mezzo continente:
l’ignoranza e i pregiudizi (...).
Certo, all’Est i problemi sono
enormi, sia a livello economico sia a livello sociale o politico, e i conflitti nell’ex Jugoslavia o altrove hanno di che
raffreddare le nostre speranze
e la nostra simpatia per questi
popoli. Anche le chiese protestanti sono molto diverse dalle nostre: abbiamo creduto
che il marxismo fosse l’unica
causa di tutti i mali in Europa; pensavamo che questi popoli fossero esattamente come noi e che non aspettassero
altro che il nostro stile di vita
e i nostri hamburger, ed ecco
che essi spesso si battono per
affermare valori culturali
quali la lingua, la famiglia, la
religione, i costumi, e per
questo sono apparentemente
pronti a sacrificare il poco pane e la poca libertà che resta
loro. Non si tratta qui, ovviamente, di giustificare un qualsivoglia tipo di violenza, né
di difendere certi anacronismi, bensì di misurare in
profondità ciò che sta accadendo sul nostro continente
da cinque anni a questa parte,
e di discutere e riflettere sul
ruolo delle chiese in questi
sconvolgimenti, soprattutto
per il futuro.
Sempre di più, l’Eper percepi.sce .segni di questa nuova
indifferenza, di questo nuovo
muro che ci separa dai paesi
dell'Est. Prima ci si scusava
dicendo: «E troppo pericoloso frequentare dei comunisti». Oggi si dice: «L’Est è la
nuova moda, lo schermo che
ci mettiamo davanti per non
pensare più al Sud»; giocare l’Est contro il .Sud non solo è meschino, ma procede
Casa «Bethléem» per handicappati, a Klobouky u Brna, gestita daiia Chiesa evangeiica dei Frateiii cechi
da una visione colpevole a
breve termine (...).
Può darsi che quello che ci
fa esitare a proseguire lo sforzo sia la difficoltà che abbiamo a prendere atto di un doloroso dato di fatto: anche l’Europa ha bisogno della solidarietà, dell’aiuto, dello sviluppo e della missione: l’Est è lo
specchio di ingrandimento di
questo problema. È una constatazione difficile da farsi, in
particolare per la chiesa. Duemila anni dopo il radicarsi del
cristianesimo in Europa, da
dove è fiorito in tutto il mondo, ecco che questa Europa
scopre certe zone in uno stato
di povertà, di degrado e di
scristianizzazione che pensavamo di trovare solo al Sud.
La divisione non è più tra
Est e Ovest, ma tra regioni
ricche e regioni povere, ovunque in Europa. La fine del
confronto Est-Ovest ha permesso di constatare che il Sud
è presente ovunque al Nord.
Non basterà trasformare l’Est
in posto di frontiera antimigratorio e anti Sud per fermare gli effetti dell’ingiustizia
dell’attuale economia mondiale. Chiudere gli occhi e gli
aiuti all’Est significa contribuire all’incatenamento del
Sud, ampliandolo della metà
del nostro continente. Fatto
sta che, per costruire l’Europa, abbiamo bisogno dell’Est
e che non abbiamo da scegliere l’Est che vogliamo noi.
Non respingiamo l’invocazione di aiuto proveniente
dall’Est, né il fervore delle
chiese dell’Est, perché c’è in
loro una luce di cui abbiamo
bisogno. Tutte quelle chiese
stanno attraversando un indubbio rinnovamento, non
tanto o non solo quantitativo
ma qualitativo. Non si contano più le iniziative, i progetti,
gli impegni, gli entusiasmi, i
sacrifici, le realizzazioni di
quelle chiese per ricuperare il
tempo perso, «congelato»,
per migliorare l’opera della
chiesa e la predicazione dell’Evangeló, in parole e ora
anche in atti.
La solidarietà tra chiese
della Riforma è più che mai
necessaria in questa nuova
Europa in costruzione. Certo,
lo sforzo ecumenico va portato avanti: se la Chiesa cattolica romana sviluppa una strategia di rievangelizzazione,
se l’ortodossia vuole conservare diritti acquisiti e affrontare la modernità, quale sarà
la forza e il messaggio dei
protestanti che rappresentano
appena il 15% della popolazione in Europa? Sostenere
gli sforzi dei nostri partner all’Est vuol dire sostenere Taffermazione, l’articolazione di
un pensiero protestante moderno, di cui conosciamo gli
stretti legami con l’esigenza e
l’emergenza del senso della
libertà e della responsabilità.
La visione circa if futuro del
protestantesimo europeo non
è abbastanza sviluppata nelle
nostre chiese.
Un ultimo elemento: mante
nere e potenziare il nostro sostegno alle chiese dell’Est
vuol dire lavorare per la pace
e contro i conflitti in Europa.
Nell’Est, le chiese sono fra le
uniche istituzioni a disporre di
una linea di pensiero strutturato, di un impatto sociale
considerevole e a portare
avanti un discorso antinazionalista, pacifico, riconciliatore
e tollerante. Certo, a volte non
senza difficoltà né ambiguità:
ciò non toglie che le chiese
dell’Est sono portatrici di speranza e di senso per una popolazione molto spesso doppiamente traumatizzata dalle sequele dello stalinismo e dai
primi effetti di un capitalismo
ancora alquanto selvaggio.
In campo ecclesiastico e
nazionale, queste chiese sono
impegnate in processi di dialogo e di risanamento del loro
paese. Con loro, abbiamo la
possibilità di discutere temi
di responsabilità comuni per
il nostro continente, quali le
migrazioni, il razzismo, la democratizzazione, i diritti
umani e i diritti delle minoranze, lo sviluppo regionale,
l’ecologia... temi presenti anche nelle nostre discussioni
con i partner del Sud.
Solo un’Europa che,viva
con un minimo di unità e in
pace potrà assumere durevolmente le proprie responsabilità nei confronti del Sud. Lo
stesso vale per le chiese.
(Chiese in Europa/Eper da Terre Nouvelle, die. ’94)
Un secondo incontro si è svolto a Minneapolis a fine ottobre
Re-immaginare Gesù, Cristo e noi
ANNA MAFFEI
Nel novembre dell’anno
scorso migliaia di donne
parteciparono a un raduno a
Minneapolis (Usa) indetto a
metà dei «Decennio di solidarietà delle chiese con le donne» proclamato dal Consiglio
ecumenico delle chiese appunto nel 1988. Il forum, dal
tema «Re-immaginando...
Dio, comunità, chiesa», aveva richiamato l’attenzione
delle denominazioni coinvolte nel programma per alcune
particolarità sia delle liturgie,
sia della scelta del linguaggio
che delle categorie teologiche
espresse in molti interventi.
Le accuse da parte della parte
più conservatrice delle varie
chiese americane erano state
infuocate. Si parlò addirittura
di eresia e di neopaganesimo,
a cui però si è risposto con
forza dimostrando che non si
era trattato di adorare nuove
divinità, come si era insinuato, quanto piuttosto di esplorare metafore bibliche al femminile di Dio e mettere a fmtto la creatività liturgica dello
Spirito.
Una delle conseguenze più
evidenti di tutto questo terremoto è stata che una delle responsabili dell’incontro e codirettora del settore «Churchwide planning» delle chiese presbiteriane americane
(Pensa), Mary Ann Lundy, a
causa delle controversie che
hanno agitato la sua denominazione, è stata costretta a dare le dimissioni dal suo incarico. Recentemente però il
suo nome è ricomparso, questa volta in ambito intemazionale, in quanto il Consiglio
ecumenico delle chiese (Cec)
ha deciso di destinarle un importante incarico al suo interno. Konrad Raiser, segretario
generale del Cec, rispetto alla
<Re-imagining conference»
aveva affermato, nel corso
dell’ultima assemblea generale dei presbiteriani americani,
che quello di Minneapolis era
stato «uno degli incontri più
genuinamente ecumenici avvenuti negli Usa negli ultimi
anni» e che nulla era stato
detto in quella occasione che
potesse essere considerato oltraggioso.
Ora, 11 mesi dopo il contestatissimo evento, è stato organizzato un secondo incontro .sulla cristologia, di nuovo
a Minneapolis, che ha avuto
luogo alla fine di ottobre. Per
chi fosse interessato a partecip^e a questo processo può
scrivere a «Re-imagining»,
122 W. Franklin Avenue,
Minneapolis, Mn 55404 Usa.
Riceverà il bollettino di collegamento e tutte le informazioni che desidera.
Mondo
ièt(
Avviato un prudente dialog|i
tra battisti e ortodossi (i
ILSA
ISTANBUL — Un incontro ad alto livello si è svii
Istanbul, alla fine dello scorso ottobre, tra responsabili ba«
ortodossi presso la sede del Patriarcato ecumenico, in pre
del metropolita Crisostomo di Efeso e del segretario gen
dell’Alleanza battista mondiale, Denton Lotz. Quest’ulr
affermato che i battisti e gli ortodossi erano d’accordo sri
stioni teologiche essenziali, in particolare sulle Scritture l|
sona del Cristo, lo Spirito Santo e la Trinità. Gli ortodossii*
no accolto con prudenza la richiesta dei battisti di aprire uifi
logo teologico ufficiale. Il metropolita Ioachim di Calced”**'^
vicario patriarcale, ha dichiarato che il cammino che poi
verso obiettivi comuni tra le due chiese «sarebbe stato lim
doloroso». I responsabili ortodossi hanno sottolineato chet*
decisione sull’apertura di un dialogo ufficiale con i battisti!
vrà essere presa dalle chiese ortodosse dopo lettura del ra
to del Patriarcato ecumenico. Georges Tsetsis, rappresea™
del Patriarcato ecumenico al Centro ecumenico di Ginevi|
dichiarato: «Il riavvicinamento tra gli ortodossi e i battisti'
to intrapreso solo di recente, dopo i cambiamenti socio-r.
avvenuti in Europa orientale e le difficoltà incontrate
chiese battiste in quella regione del mondo, in particotì
nell’ex Urss, in Romania e in Bulgaria dove, dal secolo scoe
la presenza delle chiese battiste si è rafforzata». Secondo Ts
sis «ciò che rattrista i responsabili ortodossi è il modo in cni
battisti, con una certa mancanza di sensibilità, hanno iniziail
parlare di “piantare” chiese in luoghi in cui la Chiesa ortodosl
era già radicata da un migliaio di anni».
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Fine di 1.500 anni di divisioni
tra Chiesa assira e Vaticano
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ROMA — Una disputa vecchia di quindici secoli è stata
parte chiusa l’il novembre scorso, a Roma. Mar Dinkhall
patriarca della Chiesa assira d’Oriente, ha infatti firmato coli ^
papa Giovanni Paolo II una dichiarazione cristologica comm ^
destinata a porre fine a difficoltà teologiche relative a questioi
terminologiche che oggi non mettono più in causa l’essenzii pecific
della fede. Storicamente, il conflitto tra Chiesa assira e il resi Escussi
della cristianità verteva su una disputa teologica riguardante! regioni
persona del Cristo. Nel 431 il Concilio di Efeso aveva condai Estiviti
nato la dottrina dei cristiani assiri (noti anche come «neston irrslla (
ni») qualificandola di eresia. La Chiesa assira affermava cl ientiine
c’erano due persone in Cristo, divina e umana, e rifiutava i ' C;
considerare Maria come la madre di Dio. Il Concilio di Efesi Evoluti
d’altra parte, affermava che anche se il Cristo aveva due natut 'ipi H'
queste erano unite in una sola persona. L’obiettivo dell’accoi
dell’11 novembre non è di formare «un’unica chiesa». «Oj
chiesa conserverà la propria identità e la propria fede, ma avi
mo la piena comunione» ha dichiarato Mar Aprim Khamis, V(
scovo della Chiesa assira negli Usa. Ogni chie.sa conserverà
propri responsabili, ma i membri delle due chiese potranno i
cevere la comunione dai preti dell’altra chiesa. La Chiesa catti
lica apostolica assira d’Oriente è membro del Consiglio ecui
nico delle chiese. I cristiani assiri sono stati cacciati dalle loi
terre nel Kurdistan dai turchi, e oggi si trovano in Iraq, inLib
no, in Iran, in alcune zone dell’ex Urss, in India, nel Noi
America, in Nuova Zelanda e in Australia. Nell’insieme ra| i
presentano una diaspora di circa 500.000 membri.
Mozambico: nuovo president
della Chiesa presbiteriana
MAZENGANE — 11 pastore Simon Chamangu è stato eld
r(
EHM
Sin
vang
presidente del Consiglio sinodale della chiesa presbiteriana
Mozambico, al termine del Sinodo che si è svolto a Mazeng
ne, alla fine di luglio. Laureatosi nel 1975 all’Università dif ’ e
satina dopo aver conseguito un diploma in teologia al Semii jno
rio ecumenico di Ricatla, Simon Chamangu, 58 anni, ha ottet '
to nel 1992 un dottorato in teologia honoris causa del Colle] ^ o d
John ^ox (Università di Toronto) in Canada. Tornato inM
zambico poco dopo l’indipendenza, ha insegnato al Seminai tei
unito di Ricatla di cui diventò direttore negli anni in cui Inf“ ”
dei cristiani era vivamente contestata dall’ideologia marxn
In quegli anni, il seminario diventò uno strumento indispéj
bile per l’insieme delle chiese protestanti del Mozambico:
tualrnente nove chiese del paese vi formano i loro pastoj
molti studenti vengono dall’Angola. Il Seminario forma i»
animatori giovanili, particolarmente utili data la disorg^n
zione del sistema scolastico a livello nazionale. L’elezioni
Chamangu è stata accolta da un lungo applauso (oltre ciò
minuti), segno che la Chiesa presbiteriana conta sulla prude'
la saggezza e la tenacia del nuovo presidente per indiri®
1 azione della chiesa nel processo di riconciliazione nazione
dei I
Nuovo segretario del Consigli™
■ ' ?ere e
isoc
delle chiese del Medio Orient
CIPRO — Il 18 novembre, durante la sesta Assemblea gdL
rale del Consiglio delle chiese del Medio Oriente (Gemo! ® “
stato eletto un nuovo segretario generale. Gabriel Habib, to r (
bro della Chiesa greco-ortodossa di Antiochia, segretario g« t
rale dal 1977, è stato sostituito da Riad Jarjour, segretario g ^ ^
rale aggiunto da otto anni, membro del Sinodo evangeltoo '
zionale di Siria e Libano. Molti membri del Cerno ut
espresso la loro costernazione e la loro- tristezza alte
della sosùtuzione di Gabriel Habib. Dopo l’elezione (62 ''J
91) di Riad Jarjour da parte dell’Assemblea generale,
partecipanti hanno riconosciuto che Gabriel Habib era sito® .
buon amministratore ma che era giunto il momento di au ,
la segreteria a un membro di un’altra chiesa. Il Cerno con ¡jgj, ^
chiese membro, tra cui chiese ortodosse orientali non cal ^
niane, ortodosse, protestanti e anglicane.
?tta cl
3
;fjFRDÌ 9 DICEMBRE 1994
Ecumene
PAG. 3 RIFORMA
tenuto a Halle, in novembre, il Sinodo della Chiesa evangelica tedesca
centro del dibattito la crisi della società
m
jMHTMUT DIEKMANN*
er questa ottava edizione
Sinodo della Chiesa
igelica tedesca (Ekd) il
Ises», dr. Jürgen Schmuscelto la cittadina di
Ile sulle rive del fiume
le, in una di quelle regioni
da solo 5 anni circa forjo il territorio della nuova
jubblica federale tedesca,
fon i suoi 160 delegati, un
di dozzine di ospiti e lo
alo maggiore dei collabor-a11 Sinodo ha posto non
ehi problemi alla città ospite poteva infatti offrire
liscio albergo adatto allo
(ipo; però ciò non ha impecile si sentisse dire: «Ec), il Sinodo si tiene in un
jo dove prima circolavano
0 i vecchi bonzi del
i!». Insomma, viene
ipre fuori la controversa
jstione: quelli dell’Ovest,
deH’Est. Un mugugno
che ha accompagnato tutta
jÉiinta la sessione. «Prima [asentiva dire - siamo stati
diacciati e decimati dallo
che ci ha sottratto anche
Hhostre feste. Ora, siccome
liino minoranza, dobbiamo
li nuovo sopportare di essere
deboli perché sono le
lese dell’Ovest che portano
[ilpeso della riunificazione».
.La causa occasionale, nello
icifico, era costituita dalla
iscussione presente in molte
di abolire una delle
festività evangeliche pagate,
juella cioè del. «giorno del
sentimento e della preghie>, i cui proventi vengono
svoluti al sostegno degli annelle case di riposo,
lessano si meravigli se in
Una panoramica del Sinodo della Chiesa evangelica tedesca
Germania il lavoro è valutato
più dei buoni sentimenti. Il
fatto è che, anche in questo
caso, esiste una netta e ben'
visibile linea di demarcazione
tra Est e Ovest, e si potrebbe
aggiungere l’argomento molto prosaico del presidente del
segretariato della Chiesa evangelica, A. von Campenhausen, il quale osservava:
«Perché dovrei svestirmi
quando un altro suda?». Insomma, molto cammino deve
essere ancora fatto sulla strada della solidarietà. Questo
era infatti il problema centrale al quale, con questa risposta è stata data una cattiva risposta. Il motto del Sinodo
era infatti: «Crescere in tempi
difficili» (quasi che le chiese
siano simili a bambini che devono crescere).
Negli anni Cinquanta si
visse un momento molto difficile nei rapporti chiesa-stato, tanto che quest’ultimo costrinse di fatto i pastori che
facevano cappellania nell’esercito a dimettersi dall’incarico. Diverso fu il caso della
Repubblica democratica tedesca dove le chiese erano ben
lungi dall’idea di svolgere un
tale servizio a favore di uno
stato che non amavano. Ecco
perché oggi il problema è
molto discusso: i pastori che
svolgono un ministero di cappellania nell’esercito sono dipendenti della chiesa o dallo
stato? Il compromesso che si
è raggiunto vorrebbe tendere
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Senili
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a riflessione sull'infanzia al centro dell'interesse del Sinodo
reservare la spontaneità
la gioia di vivere dei bambini
EMMANUELE PASCHETTO
DI Sinodo della Chiesa evangelica tedesca ha dato
to elei ®PÌo spazio alle problemati■lie della famiglia, della donlazenj '?tièlla chiesa e nella soàdii e dell’infanzia. Quest’
Wmo argomento veniva diIttamente richiamato dal
to dell’assemblea che sot®^tema principale «Cresce;inina ® ® tempi difficili» aggiun
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pva la frase «Bambini nella
nunità e nella società». Alodagoga Christa Berg, di
tonia, era stato affidato
^sto specifico argomento e
ìfn?^ relazione è stata pune appassionata nel denciare la situazione in cui
l ive Oggigiorno l’infanzia in
I o^se moderno e civile co™ la Germania.
■ ¡^itogna rispettare il diritbambini ad essere tali
tolto la prof. Berg - con
°ro curiosità e sponta_ita, con la loro gioia di vie i loro “capricci”. In
na società in cui il bambino,
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llW ^ ®'®r:are e vivere alPerto come avveniva un
Po ed è quindi relegato in
3.Ptoéheggiato davanti allevisione, deve fissare
^puntamenti per vedere i
S^Pagni di giochi, è sottol- 0 tutta la giornata agli
M *^^l^iliti dagli adulti, le
Qf.® .“Avrebbero farsi prootta ^Vì inversione di
■ Ji P • ai nostri
Ptotaneo, spazi per il riso
La pedagoga Christa Berg tiene la sua relazione sul tema principale
del Sinodo della Chiesa evangelica tedesca
e per il pianto, per la scoperta
naturale del mondo». Accanto a ciò, pur limitando l’orizzonte alla sola Germania, non si possono dimenticare i due milioni di bambini che vivono in famiglie di
disoccupati, il mezzo milione
di sottonutriti, il milione di
minori che necessita del supporto dell’assistenza sociale,
il numero crescente di bambini che vivono il disagio della
separazione e del divorzio dei
loro genitori e le migliaia e
migliaia che sono vittime di
violenze e di abusi sessuali.
L’argomento è stato ripreso
dal ministro federale per la
Gioventù, Angela Merkel
(Cdu), nel saluto che ha portato al Sinodo a nome del governo tedesco. La signora
Merkel ha riconosciuto che il
governo federale deve affrontare i problemi dell’infanzia,
dell’adolescenza e della giovinezza con maggior attenzione e impegno.
Lo stesso presidente del
Consiglio della Chiesa evangelica tedesca, il vescovo
Klaus Engelhardt, ha infine
invitato con forza i membri
della chiesa evangelica a
combattere energicamente
«l’ostilità di fatto che esiste
contro i bambini» affermando
che l’attenzione verso l’infanzia è uno dei doveri elementari della chiesa e sottolineando come, anche in questo settore, si stia creando nel paese
un buona collaborazione fra
la Chiesa evangelica e la
Chiesa cattolica.
a una soluzione unitaria. Le
chiese regionali sono libere di
nominare i propri cappellani
militari, ma ciò significa che
loro provvederanno anche a
pagarne lo stipendio: ma chi
paga volentieri un servizio di
cui altri usufruiscono?
Un altro tema spinoso, che
proprio per questo non è stato
discusso, è quello della solidarietà tra le chiese dell’Est e
dell’Ovest. È vero che sulla
solidarietà sono state approvate molte risoluzioni come
per esempio una campagna
contro il turismo che vede
coinvolti i bambini nel mercato della prostituzione, o
quella relativa alla realtà del
diritto d’asilo per i profughi,
duramente criticata. «Ñon
siamo mica a posto - è stato
detto - sul diritto d’asilo in
Germania».
È stato anche, deciso un sostegno agli obiettori alle spese militari per motivi di coscienza. «L’obiezione fiscale
- è stato affermato - è un atto
che attiene alle scelte della
coscienza individuale. La
chiesa può considerare tale
scelta corne un tentativo di
dare concretezza etica alla responsabilità cristiana in ordine alla pace; pertanto essa deve garantire questi credenti
da forme di discriminazione».
Solidarietà è stata espressa
anche nei confronti dei disoccupati. «Dobbiamo cercare
nuovi meccanismi per giungere a soluzioni concrete - ha
detto il presidente della chiesa, Engelhardt, al Sinodo -. I
partiti, i gruppi sociali, le
chiese e soprattutto i membri
del governo neoeletto devono
insieme assumersi le loro piene responsabilità».
Tuttavia il problema della
solidarietà dei due tronconi di
chiesa chiamati a crescere insieme non è stato tematizzato.
Aveva forse ragione Kierkegaard quando, parlando dell’
amore del prossimo, diceva
che era più facile amare un
nero dell’Africa del Sud, piuttosto che il proprio vicino.
Comunque è stato tutto sommato un Sinodo sereno, anche
se c’è stato un po’ di rincrescimento per non avere discusso a fondo alcuni aspetti
della questione sulla cappellania ai militari: altri però dicevano che se ne era già discusso troppo prima del Sinodo.
Per finire è stata presa una
drastica decisione: nel Sinodo
dell’anno prossimo siederanno 40 membri in meno perché
anche la Germania è stata
contagiata dalla cultura italiana del «giardinaggio», quella
cioè di tagliare i rami esuberanti. Speriamo solo di avere
dei buoni giardinieri!
(*) Decano della
Chiesa luterana in Italia
Il Sae si prepara a una svolta storica
Uno statuto difficile
ERICA SFREDDA
Si è svolta a Roma dal 25
al 27 novembre l’assemblea nazionale dei soci del
Sae (Segretariato attività ecumeniche), che ha dovuto decidere del futuro dell’associazione. Da lungo tempo, infatti, il Sae versava in un grave
stato di crisi, provocato dall’impossibilità di trovare
qualcuno che fosse in grado
di sostituire la sua presidente.
Maria Vingiani, dimissionaria
da due anni.
Il lavoro del Sae, che è andato crescendo di anno in anno fino a giungere a un’intensità totalizzante per chi lo
compie, è infatti sempre stato
portato avanti con tenacia e
dedizione dalla fondatrice e
presidente la quale, dopo oltre 30 anni di attività, desiderava trasmettere l’intero
«pacchetto» di compiti a un
nuovo personaggio, il Segretario generale, che avrebbe
dovuto sostituirla in tutti gli
aspetti «tecnici», lasciando a
lei quelli di rappresentanza.
Nessun membro del Consiglio di presidenza, l’organo
centrale dell’Associazione, ha
peraltro.potuto accettare tale
carica, in quanto la mole di
lavoro che avrebbe dovuto
sostenere è parsa a tutti insostenibile ed eccessiva: Maria
Vingiani ha «consacrato» la
vita all’associazione, dedicandole tutta se stessa. Il
Consiglio è formato invece
da persone che hanno un lavoro e una famiglia: in una
parola, come è stato detto da
qualcuno in assemblea, da
laici nel vero senso del termine. Uomini e donne che pur
nell’amore e nella dedizione
alla causa ecumenica hanno
anche altri impegni, altri doveri e responsabilità.
Nell’impossibilità di avere
un Segretario generale, alcuni membri del Consiglio hanno suggerito di giungere a
Una divisione collegiale del
lavoro. La fondatrice, in nome della sua trentennale
esperienza, sosteneva che solo una gestione centralizzata
avrebbe potuto garantire la
continuità del Sae; il Consiglio riteneva invece che, continuando nell’ostinata ricerca
di una introvabile Maria Vingiani-bis, si sarebbe andati
incontro alla fine dell’esperienza del Sae in occasione
del pensionamento definitivo
di Maria. Su questa questione
di fondo, che coinvolge anche il più complesso e delicato problema del passaggio da
una fase di gestione «carismatica» a una «istituzionale», parte del Consiglio e la
presidente hanno a lungo discusso in questi due ultimi
anni, in un clima di crescente
tensione.
Per risolvere questa insanabile divergenza è stata convocata l’assemblea nazionale,
affidando ai soci la definitiva
decisione. La parola del Signore è risuonata in occasione delle meditazioni bibliche,
tenute dal pastore Giorgio Girardet e da Florestana Sfredda
Piccoli, nonché nel corso della liturgia eucaristica cattolica
celebrata da don Giuseppe
Sorani. Momenti molto belli
ma purtroppo isolati, al punto
Maria Vingiani
che qualcuno si è ripetutamente chiesto dove fosse il
Signore mentre ci si accapigliava in nome della fedeltà a
una prassi ecumenica che non
si riusciva neppure lontanamente a vivere.
Il dibattito si è concentrato
su alcune proposte portate
all’assemblea da gruppi locali: in particolare quello di Milano aveva steso un dettagliato documento, nel quale proponeva una svolta autoritaria.
Il gruppo di Milano ha proposto di sopprimere il Consiglio
di presidenza e di conseguenza trasferire i «poteri di gestione ordinaria e straordinaria» dal Consiglio al presidente, il quale «per lo svolgimento dei suoi compiti si avvale
di uno 0 più segretari, con
funzioni meramente esecutive
e sotto il suo insindacabile
controllo»; contemporaneamente il potere di decidere sul
programma dell’associazione
dovrebbe passare, secondo i
soci milanesi, al «Consiglio
associativo dei gruppi locali
Sae»; quindi non all’Assembleà generale ma ad un organismo formato dai «rappresentanti degli stessi gruppi».
Se accetterà questa proposta il
Sae sceglierà di derogare alla
propria democraticità e in nome della «governabilità» fonderà un’istituzione fortemente
autoritaria, guidata invece che
da laici da un «consacrato»
(anche senza i formali voti
della chiesa, la sostanza non
cambierebbe).
La discussione è stata interrotta la domenica mattina da
Maria Vingiani, la quale ha
riaffermato le proprie dismissioni ma, a condizione che il
Consiglio di presidenza fosse
immediatamente sciolto, ha
accettato di organizzare anche quest’anno la tradizionale
sessione di formazione ecumenica che si svolge al passo
della Mendola durante il periodo estivo e di guidare il
periodo di transizione durante
il quale una commissione appronterà le modifiche allo
statuto. L’assemblea ha accolto le richieste della presidente dimissionaria e perciò
oggi il Sae, in attesa di cambiamenti «costituzionali», è
gestito in proprio da Maria
Vingiani. L’Assemblea si è
purtroppo spaccata al suo interno in due gruppi più o meno della stessa entità numerica: da una parte coloro che
identificano l’associazione
con la sua fondatrice, dall'altra coloro che ritengono che
la vocazione del Sae debba
trascendere la vita e la scelta
dei singoli.
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MILANO; ’ TORINO;
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4
PAG. 4 RIFORMA
Vita Delle Chiese
Il secondo numero della rivista «La scuola domenicale!
Una rivista «benemerita»
che merita un abbonamento
È uscito recentemente il secondo numero dell’anno
1994-95 della rivista «La
scuola domenicale» benemerito periodico del Servizio
istruzione ed educazione (Sie)
della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia (Fcei).
Perché definire «benemerita» questa rivista? Innanzitutto per l’età: essere arrivati al
centesirno anno di pubblicazione non è poca cosa: è segno non solo di una continuità di impegno di generazione in generazione, ma soprattutto della risposta puntuale e soddisfacente a un’esigenza sentita dalle nostre
chiese sin dai tempi (tanto
per dare qualche riferimento
storico) in cui regnava il «Re
buono» Umberto 1, nasceva il
Partito socialista, l’Italia iniziava la sua politica coloniale
a spese dell’imperatore dell’
Abissinia, Menelik, e via dicendo.
In oltre cento anni, comprese le forzate sospensioni,
la rivista ha mutato più volte
veste, ha rinnovato i suoi
contenuti seguendo l’evoluzione teologica e la rivoluzione pedagogica e didattica
del nostro secolo, e oggi più
che mai si offre come uno
stmmento insostituibile per i
monitori delle nostre scuole
domenicali.
Nei primi due numeri di
ogni anno la parte più ponderosa della rivista è dedicata
alle «Sequenze bibliche»,
«pagine gialle» che costituiscono una guida accurata e
aggiornata dalla quale moni
trici e monitori possono attingere tutto il necessario per
trattare l’argomento da proporre alle loro classi. Il programma, articolato in sei anni, prevede un percorso biblico, equamente diviso ogni anno fra Antico e Nuovo Testarnento, attraverso l’analisi di
circa 140 testi della Scrittura
esaminati dal punto di vista
esegetico e omiletico con note didattiche per tre livelli di
comprensione (I e II elementare, triennio successivo, medie inferiori) e spunti narrativi vivaci e coinvolgenti. In
molte chiese e in gruppi di
diaspora queste stesse sequenze vengono usate correntemente per gli incontri di
studio biblico.
Su questa falsariga il volumetto appena uscito propone
13 sequenze sui patriarchi
che confermano la bontà del
lavoro effettuato dallo staff
del Sie. Nei diversi numeri
compaiono poi articoli di carattere pedagogico o si affrontano tematiche attinenti il
rapporto del bambino con la
famiglia, la scuola, la società,
la chiesa, si recensisconb libri
e pubblicazioni per adulti e
per bambini di diversa età, si
propongono canti e facili ppzzi teatrali per le tradizionali
feste della scuola domenicale
a Natale o in primavera.
Inoltre accanto alla rivista
non si possono dimenticare le
altre pubblicazioni del Sie;
innanzitutto i tre.quaderni
«Lavoriamo con gioia» «La
Bibbia racconta» e «La Bibbia ci parla» che forniscono i
Gli evangelici di Sondrio
La Riforma è attuale
GASPARE BRACCHI
In occasione dellà Domenica della Riforma, nel pomeriggio del 6 novembre, nei
locali del Centro evangelico
di cultura di Sondrio (dove da
un ventennio è ospitata la locale chiesa metodista), si sono riunite le chiese evangeliche metodiste e pentecostali
di Sondrio e quella avventista
di Tirano.
Siamo stati insieme per rispondere all’interrogativo: la
Riforma è ancora attuale?,
per pregare e cantare inni al
Signore. Il momento più significativo e intenso di testimonianza e di fede è stato determinato dai numerosi e sentiti interventi di fratelli e sorelle delle tre denominazioni.
Ne è emerso un comune sentire che può essere così riassunto: senza l’opera dello
Spirito Santo non è attuabile
alcuna riforma.
I motivi che determinarono
il movimento di riforma nel
XVI secolo sono ancora, purtroppo, attuali; finché vi sarà
un uomo ci sarà sempre bisogno di liberazione; e in ultimo ogni liberazione inizia
sempre da se stessi ed è pos
sibile solo in e per Gesù Cristo. Per la nostra comunità è
stato un momento significativo l’aver avuto con noi e tra
noi i membri della locale Assemblea di Dio con il loro pastore. Nel recente passato più
di un invito non era stato accolto, mentre frequenti sono i
contatti con la comunità avventista di Tirano. Se poi
pensiamo che rincontro è
stato realizzato nella Domenica della Riforma e in Valtellina, zona di frontiera e di travagliate vicende storico-religiose, ove la testimonianza
evangelica è pur sempre stata
presente, esso si può chiamare «storico».
Finalmente le realtà evangeliche presenti sul nostro territorio hanno trovato un’occasione di dialogo e di comunione di fede. Siamo certi che
il Signore che abbiamo invocato per la realizzazione di
questa giornata, ci illuminerà
e spronerà di nuovo ad accrescere la nostra fede nel dialogo e nella fraternità con fratelli e sorelle di altre denominazioni per testimoniare, anche nel futuro pur nella diversità di provenienza, il comune
Signore Ge.sù Cristo.
PAOLO MARZIALE
sussidi didattici per gli «utenti» secondo i tre livelli di cui
abbiamo detto: la cosa che
colpisce di più in questi «quaderni» è la bellezza e l’accuratezza del disegno. Quindi la
raccolta di schede per la catechesi ai giovani (anche questo materiale viene usato
spesso negli incontri di studio
biblico) che ripropongono un
itinerario biblico a un diverso
livello e invitano alla riflessione sulle ragioni della nostra fede. Infine opuscoli e tabelloni, raccolte di canti, musicassette e veri e propri libri,
che costituiscono un corredo
utilissimo per insegnanti, animatori, catechisti.
A questo punto possiamo
dire che della benemerenza a
cui accennavamo all’inizio
può essere insignito il Servizio istruzione ed educazione
nel suo complesso, per la varietà e la serietà del lavoro
che ha saputo portare avanti
in questi anni pur nella scarsità di mezzi e di personale.
111° novembre, all’età di 77
anni, ci ha lasciato il fratello Silvio Di Pietrantonio.
Dopo un breve periodo di ricovero all’ospedale cittadino,
alla sera, dopo avere salutato
serenamente sua moglie Angelina, colto da emorragia cerebrale, il fratello Silvio tornava al Padre. Come dice
l’apostolo Paolo e come ci è
stato annunciato nella predicazione, «ora egli vede faccia
a faccia», «conosce appieno,
come è stato appieno conosciuto» (I Corinzi 13, 12).
Il fratello Silvio lo ricorderemo per la sua puntualità ai
culti domenicali: era uno dei
primi ad arrivare, diceva:
«Per me il culto inizia prima
dell’invocazione, quando entrando sento le melodie dell’organo». Chi lo ha conosciuto ragazzo (fu uno dei
primi ospiti dell’orfanotrofio
battista che allora aveva sede
a Roma Monte Mario), giovane e anziano può testimoniare
del suo carattere deciso e
amorevoli allo stesso tempo.
Carattere forgiato alla scuola
di colui che lo aveva incontrato e gli si era rivelato come
suo personale Salvatore e Signore, e al quale egli ha reso
testimonianza.
Al culto comunitario di saluto, avvenuto il 3 novembre,
hanno pteso parte con brevi
messaggi e testimonianze i
pastori Luigi Spuri, Salvatore
Scognamiglio e Duddely Graves. Con il salmista possiamo
dire anche per Silvio: «Cosa
di gran momento è agli occhi
dell’Eterno la morte dei suoi
diletti» (Salmo 116, 15).
Federazione delle chiese liguri
Religioni monoteiste
MANUEL KROMER
Il 27 novembre 1994, organizzato dalla Federazione
delle chiese evangeliche di
Liguria e Piemonte meridionale, si è svolta nella chiesa
di via Assarotti a Genova una
tavola rotonda sul tema: «Le
immagini di Dio nelle grandi
religioni monoteiste».
I relatori, padre Enrico Arrigoni, rabbino Elia Kopciowski, ing. Hassan Abou
Khalil, prof. Vladimir Zelinskj e past. Franco Becchino,
hanno dato vita a un momento toccante e significativo; le
loro meditazioni, oltre a permettere una maggiore conoscenza dell’identità religiosa
dei singoli, si sono trasformate in edificanti momenti di
lode e di adorazione del Dio
creatore. Si è sicuramente avvertito un profondo senso di
fratellanza pur senza nascondere le differenze esistenti;
l’agape, con la presenza di
tutti i relatori, ha permesso di
stringere i legami di conoscenza iniziati il mattino.
Il pomeriggio, il tema «Le
immagini di Dio» è stato sviluppato dagli stessi relatori
della mattina con l’eccezione
di mons. Marino Poggi per
parte cattolica e del past.
Fulvio Ferrario per parte protestante. Il dibattito ha avuto
due facce complementari: da
una parte una chiara e sintetica analisi del nostro concetto
di Dio, dall’altra la constatazione che l’uomo, pur essendo creato a immagine e somiglianza di Dio, sta dando
una pessima dimostrazione
di ciò, in situazioni quali il
Medio Oriente e la Bosnia. Il
momento sicuramente più
toccante della giornata si è
raggiunto quando il prof. Zelinskj ha chiesto perdono per
il comportamento degli ortodossi in Bosnia seguito da
un’amichevole stretta di mano tra lui e l’ing. Khalil: tale
atto ha commosso i presenti
e ha infuso in tutti la speranza di vedere gesti simili anche a livello di etnie.
Unico aspetto negativo del
pomeriggio è stata la mancanza di tempo, che non ha
permesso di sviluppare un interessante confronto sulla figura di Cristo, quale immagine concreta di Dio, tema introdotto dal past. Ferrario, a
cui però il rabbino Kopciowski non ha potuto rispondere
causa l’ora ormai tarda.
Certo questo primo incontro è da considerarsi un inizio, con tutti i difetti dovuti
alla mancanza di esperienza
ecumenica; la strada però mi
sembra quella giusta e penso
che anche l’anno prossimo
sarà indispensabile prevedere
un dibattito di questo tipo,
anche in considerazione del
notevole afflusso di pubblico, circa 100 persone. Diceva ring. Khalil che qualche
anno fa non avrebbe mai, se
non con imbarazzo, partecipato a un incontro con un
rabbino. Credo che anche le
nostre chiese e non solo i
«quadri» debbano intraprendere questo cammino di incontro, per abbattere pregiudizi e incomprensioni. Un
grazie di cuore, dunque, ai
relatori, artefici del successo
dell’iniziativa.
dicembrf^^ ^
Civitavecchia
Silvio
Di Pietrantonio
stai
Week-end teologico delle chiese battiste
Inattualità della storiai
di Caino e Abele
LISA SARACCO
Caino e Abele, una storia
conosciuta da tutti ma
forse non compresa fino in
fondo, viste le incongruenze
che la caratterizzano. È questo ciò che abbiamo ricavato
analizzando il capitolo 4 della Genesi durante il secondo
week-end teologico organizzato dall’Associazione delle
chiese evangeliche battiste
della Toscana, presso la comunità di Pistoia il 12-13 novembre.
Infatti il relatore Sergio
Tattoli, pastore della chiesa
di Grosseto, ci ha fatto capire
attraverso un’analisi critica
del testo che l’autore biblico,
narrando queste vicende, non
aveva l’intenzione di fare una
cronaca storica ma solo -di
dare motivazione e un significato teologico alla violenza
del suo tempo. Caino e Abele
non sono altro che personaggi immaginari, emblematici
paradigmi di due modi di essere e di vivere: l’uno rappresenta il mondo dei contadini
e l’altro quello dei pastori in
lotta fra loro nel periodo monarchico della storia di Israele in cui visse l’autore del
brano. Questi, riadattando
una saga, un antico racconto
popolare in cui si parlava di
uno scontro simile, dette alla
storia un connotato teologico
e così spiegò le origini delle
violenze fratricide inserendo- ,
le in un tempo che stava fra
la leggenda e la realtà.
In tal modo siamo riusciti a
spiegare tutte le contraddi
zioni interne al testo, meji,
che il rifiuto da parte di
di accettare l’offerta di Cai
no, non avendo egli ajcu'
motivo esplicito che lo snij,
gesse a fare ciò. E non sìm
nemmeno pensare che Caino
nel fare l’offerta, fosse in
malafede.
i Case
\ottol
Un:
jineni
ije batte:
idia
leo, Nat
.spoti
¡abett
lee un fri
liioro f»
le per
inte a
iblea,
issa dt
rito St
tppo di
;S,orel
iciali (
illi stre
Fondamentalmente abbiamo percepito in Caino e nei
suoi comportamenti la nostra
«umanità», ovvero l’incapacità di accettare la volontàri'.
Dio, di non fare entrare «il*'
peccato che spia alla porta» '
Però il Signore dà sempre
una seconda possibilità neia.;
sua infinita misericordia; saiva Caino con un segno che
erroneamente potrebbe sem- P^no
brare infamante, salva la vita ìpi. Anc
che è sacra. Quindi questo e ho v’era
un messaggio di speranza e ^ì>er la 1
non certo di condanna, un te-i ^o invii
ma che tornerà spesso nelle éil pas
parole di Gesù e che contri- |iduttor
buirà a farlo ritenere un uo- ¡ri di Mi
mo pericoloso. ,|[a coir
Il corso prevede, a turno, la fesaggii
predicazione. Questa volta è rodi Ni
toccato alla sorella Claudia Come ]
Angeletti, che ha predicatoJ^ste co;
sul testo trattato la volta precedente (I Samuele 15). Una
novità quindi, un modo per
dare alle singole chiese la
possibilità di partecipare^'
all’iniziativa anche dando un
giudizio critico sui contenuti
e le finalità dei fine settimana
teologici, che devono servire
a rendere la chiesa più forte
alle sue basi; ma soprattutto
;onve
un espediente per far prende
Dtñani»,
re un po’ di dimestichezza io lo si
con il pulpito.
me gio
ni Tren
ivani s(
Gli incontri del Sae per il 1995
élla chie
ava'neg
ïderazic
Un modo per fare
ecumenismo in Italia
Il gruppo di Torino del Sae
ha pensato quest’anno di riflettere sul tema della riconciliazione in vista dell’incontro «Basilea 2» fra rappresentanti di tutte le chiese cristiane europee che si svolgerà
nel 1977 sullo stesso argomento. Condotti dai due consulenti, il pastore valdese Alberto Taccia e don Toni Revelli, si sono già svolti due
incontri di studio biblico in
ottobre e novembre nei quali
è stato dato ampio spazio alla
riflessione in gmppi.
Nell’incontro di ottobre si è
meditato sui passi della Genesi in cui si descrive la rottura dell’armonia della creazione (Adamo ed Èva, Caino
e Abele, il diluvio, Babele)
sollecitando l’attenzione ai
segni di speranza di riconciliazione presenti in questi testi, usualmente letti in chiave
negativa. Nell’incontro di novembre la riflessione è stata
guidata sulla riconciliazione
di Dio con il juondo in Cristo.
1 prossimi appuntamenti sono previsti per il 17 dicembre, 18 febbraio e 18 marzo,
sempre presso la sala valdese
di via Pio V 15.
Verona
Il gruppo Sae di .Verona ha
organizzato per l’anno 1994’95 un ciclo di incontri sul tema «Lo straniero provoca
l’ecumenismo». Il Sae vuole
porsi come luogo di conoscenza e veicolo di accoglienza, in collaborazione con altri
giovi
bea ital
3ggi s
ione noi
isiasmi
inflitti
ome ma
battiste
¡italiani
parato
teor
mo
piovai
ter
Al
organismi che già operano n
città in questo settore, propri anze di
nendo l’ecumenismo come mento i
impegno di rinnovamento e
di conversione, come metodo pendo
per intaccare alla radice
male dell’emarginazione, del
razzismo, della xenofobia!
dell’antisemitismo.
Il ciclo di incontri, che si
tengono nel salone del palazj
zo Dai Pre di via Arcidiacoi"
Pacifico 6 alle ore 21, è ini
ziato il 14 novembre con
conferenza del pastore mel
dista di Novara, Gianmai
Grimaldi, sul tema: «Lo si
niero come “altro”:paura. si
da, reazione».
Seguiranno conferenze il
dicembre del dott. Carlo Ma;
legari, sociologo, direttoti
del Cestim, sul tema: «Qua»'
do il sonno della ragione
nera mostri: immigrazione“
paura deH’Isla'm»; il 20 fe
braio del presidente delh^
commissione diocesana pa’i
l’ecumenismo e il dialogai
prof, don Giovanni Gottar®
su: «Il Dio grande... rendgiustizia all’orfano, alla
dova, ama il forestiero e
dà pane e mantello. Amai
dunque il forestiero... (Dente'
ronomio 10, 17-19). Rifr®*'
sioni a partire dalTAntieej
Testamento»; il 30 maf^'
1995 del pastore valdes'^
Paolo Ricca, decano della
coltà valdese di teologia -i-wi.
Roma, che parlerà sul tetna|
«Straniero o ospite? Il si
ro dell“altro” nel Nuovo T® bisi
stamento». ^uell
5
?DÌ 9 DICEMBRE 1994
Vita Delle Chiese
PAG. 5 RIFORMA
te Està battesimale a Casorate Primo per dieci battesimi
aEde è rispondere alla vocazione
«il
pre
CARMELO INGUANTI
i^jCasorate, domenica 30
\ottpbre, è stata grande
¡5ta. Vna bella schiera di ca■^'jjneni sono scesi nelle acTeresa Rubi|jaia Pepe, Valentina RoNatalina Sergi, Gianni
ispoti, Nicola Jacobellis,
abetta e Berenice Aho,
idila Tengola (due sorel" un fratello africani) e Natonci. hanno confessato
^Ipro fede in Gesù Cristo
line personale salvatore, di
fflte a una imponente asiblea, ravvivata e comsa dalla presenza dello
to Santo. Era con noi un
ipo di fratelli della chiesa
ella,^sorella di Milano. Inni
sal-iiftiali cantati da gruppi e
Jli strettamente battesimaem-il^no rallegrato il cuore di
vitaj itti. Anche fra gli angeli di
toè^ tiov’era gioia!
a et [Perla felice circostanza è
ite-i àto invitato coinè predicatoelle Kil pastore Paolo Spanu,
Itti-feduttore della chiesa battiuo- stadi Milano, che ha rivolto
illa comunità un potente
¡aggio ispirato all’inconto di Nicodemo con Gesù,
iome possono avvenire
¡atoMeste cose?» chiede Nicodepre-i
dna
per
h:
are
I un
nutL
ana'
vite
arte
atto
ide
Il gruppo di battezzati con ii pastore Inguanti
mo a Gesù: domanda non banale, seria, profonda alla quale bisogna dare una risposta
altrettanto seria e profonda,
storicamente tangibile. Come
se Nicodemo dicesse: «È mai
possibile diventare una creatura nuova?». Rivolgendosi ai
battezzandi il pastore Spanu
ha detto: «Oggi la risposta la
date voi, come creature nuove, segno di un mondo nuovo
che è possibile, perché Cristo
è risorto».
La chiesa ha espresso vivi
ringraziamenti al pastore Spanu, il quale ha anche intratte
nuto i presenti parlando del
sorgere della prima chiesa
battista, degli anabattisti e
delle sofferenze da questi affrontate per la fedeltà a Cristo
e al Vangelo. Durante il culto
è stata raccolta, come ogni
anno, l’offerta di solidarietà
battista a favore delle nostre
istituziqpi. Col canto dell’inno «Siam figli d’un solo riscatto...» si è chiusa la grande
adunanza festosa, alla quale
ha fatto seguito un rinfresco
preparato dalle sorelle della
chiesa, arricchito di paste e
dolci di ogni sortà.
bnvegno a Bethel dei giovani del IV distretto valdese
un oggi per le nostre chiese?
1 giovani sono la chiesa di
imani», recitava con orgozza lio lo slogan della Federarne giovanile valdese negli
dì Trenta. «Niente.affatto! I
¡vani sono parte integrante
illa chiesa di oggi», rivendiva negli anni Settanta la
derazione giovanile evanlica italiana. E oggi?'
Oggi sembra che la queone non produca più né ensiasmi giovanilistici, né
itti intergenerazionali.
Ifcme mai? Forse che le chiefebattiste, metodiste e valdelijtaliane hanno finalmente
'arato a prendere sul serio,
a teoria e nella pratica, le
;e di riforma e di rinnolento un tempo proveniendal mondo giovanile, prelendo così ogni contesta
zione? Oppure sono le nuove
generazioni che non hanno
più nulla di nuovo da proporre, né da contestare? O non
sarà che la comunicazione e il
reciproco interesse fra generazioni diverse, anche per
quanto riguarda la vita di fede, non sono mai stati tanto
scarsi quanto oggi?
Consapevole dell’importanza vitale di questi interrogativi per l’esistenza della
chiesa (e non solo per il suo
futuro ma anche per il suo
presente, se è vero che «una
chiesa riformata ha costantemente bisogno di essere
riformata») la Conferenza del
IV distretto delle chiese
evangeliche valdesi e metodiste (Campania, Puglia, Lucania, Calabria, Sicilia) ha in
bial
e $1
lazi
giovani battisti a Civitavecchia
ter la ristrutturazione
Ila chiesa
AUGUSTO SPURI
»
[gruppo giovanile della
laan ^Chiesa battista di Civita'hia ha organizzato per i
Wi 10 e 11 dicembre prospresso i locali di chiesa,
rfamercatino dell’artigianascopo è quello di rac.ere fondi per contribuire
spese di ristrutturazione
.focali stessi. Il lavoro di
Pnizzazione ha richiesto
®Ito tempo e impiegato
'Ite persone: infatti si è preeyitare di ricorrere al
'to bazar e ci si è orientati
'0 un lavoro che coinvolla creatività personale,
es m stati individuati alcuni
FJ di interesse:
* < alimentare, con la
^id’
ste^
azione di marmellate,
sottolio, conserve, li‘ ®h, biscotti, dolci, ecc.
*lUello botanico, con la
preparazione di composizioni
di piante e fiori;
- quello artistico e artigianale, con la creazione di quadri e di oggetti in legno, carta, stoffa, lana, ecc.
- quello delle curiosità che
comprende attività varie come, ad esempio, la ristampa
di vecchie foto della comunità e la raccolta di poesie
scritte da membri di chiesa.
La creatività e la fantasia di
chi ha lavorato per il mercatino è stata stuzzicata anche
dalla vicinanza delle festività
natalizie che ha ispirato parecchi lavori.
La speranza del gruppo
giovanile che ha organizzato
il mercatino e di tutta la comunità che ha contribuito alla
sua realizzazione è quella di
vedere una buona partecipazione anche di persone di altre comunità.
caricato un’apposita commissione (Amos Carri, Carlo
Chiocchi, Bruno Gabrielli,
Ester La Fata, Attilio Scali)
di organizzare e animare un
convegno sull’argomento, allo scopo di mettere a confronto le diverse esperienze a
livello locale e di promuovere una riflessione comune.
Pensato soprattutto per giovani e non più giovani impegnati/e a vari livelli nell’opera
delle chiese evangeliche meridionali, ma rigorosamente
aperto a chiunque sia seriamente interessato al tema
(«Chiese e giovani. C’è un
“oggi” per le nostre chiese?»),
il convegno coinciderà nelle
date (27 dicembre-2 gennaio)
e nel luogo col tradizionale
campo invernale dal Centro
evangelico Bethel, sulla Sila
Piccola (Catanzaro).
Per favorire il più possibile
la partecipazione il comitato
del Centro ha fissato una quota piuttosto bassa, 150.000 lire prò capite (comprensive
della caparra di lire 50.000 da
versare all’atto dell’iscrizione
sul ccp. n. 10185890 intestato
a «Centro evangelico Bethel»,
80055 Taverna, Cz). Chi ciò
nonostante avesse dei problemi può rivolgersi alla direzione di Bethel c/o Bruno Gabrielli, via XX settembre 62,
88100 Catanzaro. Per ulteriori
informazioni e iscrizioni vale
il medesimo indirizzo.
Ecumene
Campo invernale
27 dicembre-1® gennaio
Media e società
Seminarlo di studi con
la partecipazione di Alberto Abruzzese, Giorgio Girardet, 'André
Joos, Fulvio Rocco, Eugenio Porta, Massimo
Ghirelli, Paolo Naso.
Per informazioni: 06/
474365 (Ornella Sbaffi)
0 040/630892 (Claudio
Martelli).
Frali
Attivi
anche senza
il pastore
In media i nostri pastori si
occupano di 170-250 persone
(secondo se si contano i
membri di chiesa o la popolazione evangelica complessiva, compresi bambini e
bambine, catecumeni e catecumene, aderenti, ecc.). Frali, con i suoi 226 membri di
chiesa e una popolazione di
277 persone (statistiche presentate al Sinodo 1994) si
colloca come una delle chiese dove il rapporto fra pastore e membri di chiesa è più
equilibrato, non troppi né
troppo pochi: senonché...
quest’anno Frali non ha un
pastore. Per questo il Concistoro (presidente Emilio Rostan, vicepresidente Edoardo
Grill) ha dovuto provvedere
con più impegno del solito a
coordinare e promuovere le
varie attività, d’intesa con ii
Consiglio' di circuito.
I risultati sono stati fin qui
molto positivi: la scuola domenicale si è organizzata autonomamente, con un bel
gruppo di monitrici; la corale
continua la sua attività, come
l’anno passato; l’Unione
femminile prosegue il suo lavoro con la partecipazione
della pastora Letizia Tomassone, come l’anno passato.
Da Agape un aiuto viene anche quest’anno per il catechismo (Letizi^ Tomassone) e
per il precatechismo (Marzia
Disarò). Da pastori, diaconi e
predicatori locali del circuito
sono assicurati i culti e alcune riunioni quartierali, fin
qui ben frequentate. Ringraziamo le sorelle e i fratelli
che hanno voluto impegnarsi
perché la comunità restasse
salda, e il Signore che fin qui
ci ha sorretto.
Roma
Giovani
evangelici
insieme
Domenica 20 novembre si
è tenuto, presso la sala riunioni della comunità metodista
di via XX Settembre, un culto
organizzato dai giovani romani. Si è trattato di un’importante iniziativa (nata dall’esigenza di avere dei momenti
di incontro e di riflessione tra
giovani), che ha riunito per
un’intera serata oltre un centinaio di persone e ha impegnato per alcune settimane i
gruppi che ne hanno curato la
preparazione. Il culto, seguito
poi da un’agape, si è sviluppato attorno a quattro diversi
temi, significativi dell’esperienza e della comunione di
fede: l’incontro, curato dal
gruppo di Cassiopea attraverso un’animazione su Giovanni 4 (Gesù e la samaritana); la
condivisione, centrato sulla
riflessione e la partecipazione
alla Santa Cena (gruppi valdese di via IV Novembre e
metodista di via XX Settembre); la missione, la presenza
dei cristiani nel mondo (gruppo di lingua francese); la benedizione (gruppo battista
della Garbatella). Ognuno di
questi momenti è stato scandito da canti e inni guidati dal
coro della comunità battista
di Montesacro.
La riuscita della serata riporta in primo piano la necessità dei giovani di ritrovarsi
in un proprio spazio.
Commissione per la diaconia .
Corso di formazione
ADRIANO LONGO
Come ogni anno, nella prima metà di novembre si
svolge a Casa Cares, sulle
colline della Val d’Arno, un
incontro dedicato agli operatori impegnati in diversi settori della diaconia. Promosso
dalla Commissione di studio
per la diaconia il corso si prefigge, oltre all’incontro fraterno aspetto non secondario
dell’incontro, l’obiettivo di
fare della formazione seguendo tre filoni: organizzazione
diaconale, evoluzione della
storia della chiesa e delle
opere, tema biblico.
Quest’anno, vivacemente
presentate da Giorgio Peyrot,
si sono esaminate le Discipline delle chiese valdesi e metodiste, così come storicamente si sono evolute dal
Medioevo in avanti passando
attraverso i Patti di unione
del 1600 per giungere sino ai
tempi odierni, alla firma delle
Intese con lo stato italiano,
attraverso un’attenta analisi
del periodo fascista e delle
vicende del dopoguerra. Nedo Baracani, sociologo fiorentino, ha poi condotto il
gruppo a riflettere su come
avvengono i processi decisionali professionali all’interno
di tre tipi di organizzazione:
la ricerca scientifica, i movimenti di opinione (fedi e
ideologie), l’industria e i servizi, proponendo un’interessante griglia di lettura.
Sullo stesso tema ha portato altri contributi Claudio
Tron, presentando la Teoria
generale dei sistemi e impegnando poi i partecipanti, a
gruppi, in un’ipotetica riconversione di un’attività diaconale che per svariati motivi
ha terminato la sua funzione e
ha la necessità di trovare nuòvi sbocchi di servizio.
Sul tema della storia della
chiesa, in sostituzione del
presentatore ufficiale impossibilitato ad arrivare a causa
del maltempo, la prof.ssa
Marcella Gay ha testimoniato
con semplicità ed efficacia
come ha vissuto e come ricorda le varie fasi della presa del
potere da parte del fascismo
sino aU’avvenuta Liberazione, vista con gli occhi e i sentimenti di una bambina diventata nel frattempo adolescente e adulta.
In chiusura dell’incontro, la
pastora Maria Bonafede ha
presentato alcuni salmi «della
gioia» assegnandone poi uno
a ciascun gruppo per l’approfondimento. I partecipanti
si sono anche recati a Firenze
per l’apertura dei corsi ’94-95
del Centro di formazione diaconale. Abbiamo partecipato
al culto con la Comunità dei
Fratelli. Bernard Rodenstein
ha fatto in quell’occasione
un’interessante esposizione
sulle prospettive oggi in Europa per una diaconia che si
voglia porre all’ascolto della
parola del Signore.
VENEZIA-MESTRE — Domenica 27 novembre la Chiesa
valdese e metodista ha vissuto una giornata festosa. La pastora Laura Leone ha battezzato Nicolò, Marta e Anna,
presentati dal padre e dalla madre, Giuseppe e Patrizia Gislon, che hanno pubblicamente espresso la loro fede e il loro impegno di testimonianza e di educazione cristiana. Il
locale era affollato più del solito per la presenza di numerose sorelle e fratelli che hanno seguito con attenzione e
partecipazione lo svolgimento del culto, consapevoli che
non stavano assistendo a uno spettacolo ma che stavano
compiendo un atto che li coinvolgeva personalmente. È
stato questo un aspetto messo bene in evidenza nelle varie
fasi della liturgia battesimale e nel sermone sul testo di Romani 8, 24-30. Il battesimo dei bambini, è stato ricordato,
.manifesta la costante volontà di Dio di offrire la propria
salvezza agli uomini, i quali hanno il dovere di testimoniare e di annunciare la propria fede, genitori, padrini e comunità tutta, con il rito del battesimo, si assumonp la responsabilità di essere testimoni nei confronti dei bambini della
proposta di salvezza in Cristo che viene da Dio. Il battesimo di Nicolò, Marta e Anna è stato un evento vissuto con
gioia, pieno di speranza cristiana e ha portato ottimismo
per il futuro. Il fatto poi che Nicolò sia italiano, e che Marta e Anna, le quali sono figlie adottive, siano rispettivamente dello Sri Lanka e del Vietnam, ha fatto toccare con
mano quale dimensione universale e unificante abbia la parola di Dio.
• Il 20 novembre, nella sede della chiesa valdese e metodista a Mestre, è stato insediato il neoeletto anziano della
chiesa di Venezia, Franco Macchi, (f.m.)
PRAMOLLO — È nata Arianna, di Francesca Morero e
Gianni Long. Tutta la comunità si rallegra con i genitori e
con la sorella Federica e dà un fraterno e caloroso benvenuto alla piccola.
FRALI — Lunedì 7 novembre la comunità si è raccolta intorno ai familiari per il funerale di Mario Pascal, di Malzat,
che è stato presieduto dalla pastora Lucilla Peyrot. Rinnoviamo una parola di solidarietà e di speranza a quanti sono
stati colpiti dal lutto.
• Domenica 13 novembre l’assemblea di chiesa, con larga
partecipazione, ha ascoltato le relazioni sulla Conferenza
distrettuale e sul Sinodo, presentate con cura da Mariella
Richard Peyrot e da Velda Peyrot.
ANGROGNA — Ringraziamo la sorella Valeria Fusetti e i
fratelli Dino Gardiol, Gianni Genre e Aldo Rutigliano che
hanno presieduto i culti del mese di novembre.
• Nel corso del culto del 4 dicembre, presieduto dal pastore
Claudio Pasquet, Piermario e Eldina Sappè hanno presentato al Signore e alla comunità i loro due gemelli Matteo e
Giulia. È stato pure amministrato il battesimo a Andrea
Poèt, di Sergio e Paola Turi, residenti a Torre Pellice, e a
Flavio e Valerio Odino di Valdo e Ivana Malan di San
Giovanni.
• In una delle sue ultime riunioni la corale si è stretta intorno a Silvano e Fernanda Bertin per la nascita del secondogenito Gabriele, avvenuta il 9 novembre scorso all’ospedale di Moncalieri.
6
PAG. 6 RIFORMA
All’As
VENERDÌ 9 DICEMBRE I Qoj
3^ SETTIMANA DI AVVENTO
LA SALVEZZA E VICINA
A CHI LA PRENDE SUL SERIO
PAOLO SBAFFI
E probabile che il ritorno
di Israele in Palestina,
dopo il lungo esilio in Babilonia, fosse stato anche occasione di un’amara mistura di
entusiasmo e di disillusione.
È la stessa disillusione che
prova ogni persona sensibile
e genuina quando pensa alle
enormi possibilità della scienza e della tecnica ai nostri
giorni e, allo stesso tempo, è
costretta a convivere con un
sistema economico mondiale
incapace (o dovremmo dire
«scientemente» incapace?...)
di ristabilire un’equa ridistribuzione dei beni della terra.
Un secolo di orrori
Chi pensa più alle tante lezioni della storia che
avrebbero dovuto farci crescere e maturare e che invece
abbiamo dimenticato? Chi
pensa più agli orrori della
guerra che ora colpiscono gli
altri vicini o lontani da noi?
Questo secolo ha visto, comunque, l’umanità imparare,
anche a prezzo di molto sangue e sacrifici, la democrazia;
ha visto costruire il diritto dei
popoli all’autodeterminazione
(spesso, purtroppo solo sulla
carta), ha visto l’emancipa
zione delle classi più deboli
(sempre sulla carta...), ed ha
visto la nascita di Carte costituzionali rispettose della giustizia e dei diritti umani...
Abbiamo anche un’organizzazione mondiale di controllo
della giustizia a livello internazionale, eppure rischiamo
di chiudere questo secondo
millennio di cristianesimo ufficiale con i più gravi tributi
di vite umane che la storia ricordi, sia per le guerre che
per le vittime della fame nel
mondo. Forse ora possiamo
capire l’amara mistura delle
due parti del Salmo 85. La
proclamazione del II Isaia
aveva descritto il ritorno dalla Babilonia come un secondo Esodo, una sorta di sfilata
trionfante verso la terra restituita, con il Signore alla testa
del suo popolo.
Non avrebbe dovuto esserci semplicemente una grande
liturgia gloriosa volta a celebrare la restaurazione di
Israele, ma anche l’inaugurazione della fine dei tempi,
con la conversione di tutti i
popoli. La realtà è stata ben
diversa: il ritorno è avvenuto
praticamente «a rate», perché
Babilonia non si è privata dei
«Ascoltatemi, voi che procacciate la giustizia, che
cercate l’Eterno! Considerate la roccia onde foste tagliati, e la buca della cava onde foste cavati. Considerate Abrahamo vostro padre, e Sara che vi partorì;
poiché io lo chiamai, quand’egli era solo, lo benedissi
e lo moltiplicai. Così l’Eterno sta per consolare Sion,
consolerà tutte le sue ruine; renderà il deserto di lei
pari ad un Eden, e la sua solitudine pari a un giardino dell’Eterno. Gioia ed allegrezza si troveranno in
mezzo a lei, inni di lode e melodia di canti.
Prestami attenzione, o popolo mio! Porgimi orecchio, o mia nazione! Poiché la legge procederà da
me, ed io porrò il mio diritto come luce dei popoli. La
mia giustizia è vicina, la mia salvezza sta per apparire, e le mie braccia giudicheranno i popoli; le isole
spereranno in me, e confideranno nel mio braccio.
Alzate gli occhi vostri al cielo, e abbassateli sulla terra! Poiché i cieli si dilegueranno come fumo, la terra
invecchierà come un vestito, e i suoi abitanti parimente morranno; ma la mia salvezza durerà in eterno, e la mia giustizia non verrà mai meno»
(Isaia 51, 1-6)
«L’amore è paziente, è benevolo; l’amore non invidia; l’amore non si vanta, non si gonfia, non si comporta in modo sconveniente, non cerca il proprio interesse, non s’inasprisce, non sospetta il male, non gode dell’ingiustizia, ma gioisce con la verità; soffre
ogni cosa, crede ogni cosa, spera ogni cosa, sopporta
ogni cosa. L’amore non verrà mai meno. Le profezie
verranno abolite; le lingue cesseranno; quanto alla
conoscenza, essa verrà abolita; poiché noi conosciamo in parte, e in parte profetizziamo; ma quando la
perfezione sarà venuta, quello che è solo in parte,
sarà abolito»
«E la Parola è diventata carne ed ha abitato per un
tempo tra di noi, piena di grazia e di verità; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come quella
dell’Unigenito venuto da presso il Padre»
«Poiché la legge è stata data per mezzo di Mose; la
grazia e la verità sono venute per mezzo di Gesù Cristo. Nessuno ha mai visto Dio; l’unigenito Dio, che è
nel seno del Padre, è quello che l’ha fatto conoscere»
(Giovanni 1, 14 e 17-18)
suoi lavoratori a basso prezzo
tutti in una volta, né degli intellettuali ebrei a buon mercato (ne avrebbe risentito la
sua economia) e poi (cosa incomprensibile per i pii israeliti) molti dei loro confratelli
si rifiutarono categoricamente di rientrare in patria, ben
integrati com’erano nell’opulenta società babilonese.
Nessuna sfilata trionfale
«Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l’amore»
(I Corinzi 13, 4-10 e 13)
Non ci fu, quindi, alcuna
sfilata trionfale. Quelli
che tornarono in patria incontrarono enormi difficoltà a ricostruire l’unità nazionale,
come mostrano chiaramente i
libri di Esdra e Nehemia nell’Antico Testamento. Riusciamo ora a capire meglio il
contrasto tra i diversi stati
d’animo che ci sono tra i primi versetti (la I strofa) del
Salmo e i versetti della II
strofa, fino al vers. 7. All’inizio abbiamo un sentimento di
riconoscenza verso Dio per le
grandi cose che ha fatto nel
passato in favore del suo popolo, per aver «ricondotto
Giacobbe, o Israele, dalla
deportazione» (Salmo 85, 2),
ma nella II strofa lo sguardo
del salmista si posa sulla
realtà del suo tempo, sulla situazione di precarietà, di angoscia, di dolore, che caratterizza la vita di tanti...
È come se lo sguardo di
Dio si fosse distolto dal suo
popolo, dall’umanità... è come se la luce del suo volto
avesse cessato di risplendere.
È come se l’ira di Dio avesse
preso il sopravvento sulla sua
misericordia nel determinare
il suo rapporto con i suoi figli.
Ecco che, così, la preghiera
del salmista diventa un’invocazione, un lamento: «Sarai
tu adirato con noi per sempre?... Non tornerai a darci
la vita perché il tuo popolo
possa gioire in te?...» (versetto 7). Questo contrasto tra i
sentimenti suscitati dalle speranze del recente passato e
quelli dettati dalla realtà presente, lo sentiamo particolarmente vivo in questo periodo
di Avvento nel quale, da credenti cristiani, ci prepariamo
alla celebrazione del Natale,
meditando sugli annunci della
venuta del Salvatore del mondo. Egli solo è il Salvatore,
altri non ce ne sono!
L'amara realtà
deiròggi
Queste riflessioni dovrebbero aiutarci a rivivere
l’atmosfera della riconoscenza che è propria del Natale e
che è molto affine a quella
che il Salmo 85 esprime nella
sua I strofa. L’oggi, invece, ci
richiama a un’amara realtà.
Le immagini che entrano a
casa nostra attraverso la televisione ci fanno capire che
l’umanità è in preda alla follia e a un infantilismo capriccioso (ma letale!) che rischia
di distruggere tutto quello che
finora è stato fatto, soprattutto la libertà e la giustizia nei
rapporti umani e tra i popoli.
L’esperienza del salmista
diventa quindi la nostra; quella del divario tra il ricordo
delle grandi opere di Dio (e
soprattutto, per noi, il pensiero rivolto al dono di Gesù Cristo per il riscatto e per la vita
di ogni essere umano) e la tristezza del tempo presente. Il
nostro paese sembra ormai
rinchiuso in schemi sempre
più vecchi che, oltre tutto,
qualcuno ha l’arroganza e la
presunzione di chiamare
«nuovi». Ma il «nuovo che
avanza» non è certo la riproposizione di antiche prepotenze, potrà essere solo l’avvento
di democrazia e libertà nella
giustizia reale per tutti.
Ascoltare la Parola
dell'Eterno
Equi che siamo, e ci associalo volentieri alla prima conclusione che il Salmo
85 trae dalla sua analisi all’interno del contrasto. «Io ascolterò quel che dirà l’Eterno» (v. 8). Ma certo! Che altro potremmo fare se non
concludere che l’unica via
d’uscita è quella della fedeltà
alla parola di Dio? Non è una
scappatoia religiosa: si tratta
della fedeltà a un progetto di
vita che noi non riusciamo
neanche a sognare, ma solo a
credere per fede. Consideriamo la vacuità o, addirittura, la
vanità e falsità delle nostre
parole, specie quelle dei cosiddetti politici... Quale altra
Parola potremmo ascoltare
oggi? La sensazione di disagio diventa ancora più forte
quando ci avviciniamo alla
IV strofa del nostro Salmo:
«La benignità e la verità si
sono incontrate, la giustizia e
la pace si sono baciate. La
verità germoglia dalla terra,
e la giustizia riguarda dal
cielo» (v. Il 112).
Noi sappiamo bene, e con
amarezza, che nella realtà la
verità e la giustizia sono ben
lungi dall’incontrarsi con la
benignità e la pace. Spesso la
verità viene accusata di essere calunnia, la giustizia di essere assurda pretesa, la benignità di essere infantile debolezza, la pace di essere ingenua utopia... 1 pretesi sapienti
di questo mondo, quelli che
(loro sì!) sanno come vanno
le cose, se la ridono di questi
discorsi e di questi sogni del
salmista e nostri...
In una cultura come la nostra, che non conosce il significato della parola «autocritica» e che per «confessione
del peccato» intende solo
comperarsi un «colpo di spugna», sia pure attraverso
qualche innocua penitenza
(per poi ricominciare tutto
daccapo...), sarà mai possibile
che parole come «verità»,
«giustizia», «rispetto del bene
di tutti», «ravvedimento»,
«riconciliazione» e «pace»
abbiano ancora un .senso?
Lo spirito e la capacità dell’autocritica, tipica della cultura protestante, continua a
mancare totalmente nella nostra cultura politica, sociale e
formativa del nostro paese.
Malintesi sensi della dignità e
del prestigio impediscono
l’ammissione dei propri torti,
della propria arroganza e della propria prepotenza.
Resistere
Noi siamo chiamati a continuare ad opporci (l’Assemblea della Fcei ha detto
«resistere») a questo andazzo,
ripetendo a noi stessi l’unico
riferimento autorevole che i
credenti possono avere, quello della Parola di Dio: «Io
ascolterò quello che dirà Dio,
l’Eterno» (Salmo 85, 9). Solo
nella pratica di un vero rispetto dell’autorità di Dio, che si
conosce attraverso una lettura
attenta e costante della Bibbia, si potrà imparare il gusto
del fare il proprio dovere.
Non per «operare» per sé, per
i propri interessi personali,
ma per adempiere fedelmente
alla propria vocazione professionale, come risposta alla
vocazione di Dio e come servizio a Dio stesso e al prossimo nostro fratello.
In questo atteggiamento di
serietà del servizio, del lavoro
inteso come dono da condividere, c’è una speranza per il
domani. Nell’ascolto della
Parola, nella sottomissione
all’unica autorità che è Gesù
Cristo, c’è la possibilità di ricostruire la fiducia.
Il coraggio della verità
uèsto tempo di Avvento
_ ci ricorda che «la Parola
è stata fatta carne ed ha abi
tato per un tempo fra noi,
piena di grazia e di verità»
(Giov. 1, 14). È soltanto in
Cristo che si può avere il coraggio della verità, perché la
verità non è altro che l’altra
faccia della grazia, cioè jSempl
Da
pre s
preset
Extrae
stanza
4a im
famig
miglii
Tenon
■ttomit
l’inse
scolas
dell’amore di Dio. Si trattati
un amore che «non invidia,,
non si vanta, non si gonfu
non cerca il proprio interesse, ma gioisce con la venta»
(I Cor. 13). Un amore associato alla verità è quello che
abbiamo conosciuto in CnstOi
ed è quello che ci dà la for^
di non desistere, ma anzi a
sperare, perché insieme col
l’amore trionfi anche lave
rità, qui e ora, e non soltant
nel cielo dell’aldilà.
È qui, nella nostra storn
che la Parola è stata fatta caf
ne e ha abitato con
di grazia e di verità, è qui ®
è venuta a sconfiggere il
smo e la menzogna. E accr
to al Cristo che viene
cendosi solidale con noi n
alla croce, che noi possi
sperare che davvero «W .
rità germogli dalla terrai
giustizia cammini davan'^^ Pr
Dio (per noi) e segua
dei suoi pas.si».
la 4 »enti
ra
Che io possa conservare il ricordo
di queste due cose;
che io sono un grandissimo peccatore e che Tth
Gesù, sei un grandissimo Salvatdre.
Isaac Newton (1642-I72'7)jr
(da Cristiani oranti, a cura di Liborio Naso, ed. Filadelfia)^
Visiv
Í JPond
(insegi
7
1994
dizione in abb. postale/50 - Torino
. ggso di mancato recapito si prega restituire
lij tnlt*®bte presso l'Ufficio PT Torino CMP Nord.
ygditore si impegna a corrispondere
"ii diritto di resa.
Fondato nel 1848
y
> c
■i
■rranm
f È stata una settimana intensa per il mondo della scuola
'nerolese; gli episodi di autogestione si sono estesi dal Ca(nella foto) ad altri istituti superiori della zona. L’auIgestione è arrivata anche all’istituto tecnico Alberti di
|userna San Giovanni, ma solo per un paio di giorni. Al
éntro della protesta studentesca è sempre la riforma della
cuòia proposta dal ministro D’Onofrio, ma i mali del setère hanno radici lontane, in un apparato fra i più centralizad in assoluto del nostro paese, dove ogni cambiamento
tene realizzato attraverso «sperimentazioni» che devono
issere autorizzate spesso due anni prima. Non c’è stata inece la manifestazione di venerdì 2, confermata malgrado
¡ revoca dello sciopero; solo alcuni insegnanti hanno comunque manifestato insieme agli operai.
N < <1
-J..
I
VENERDÌ 9 DICEMBRE 1994 ANNO 130 - N. 47 LIRE 1300
E giunta ai Comuni delle
Valli una lettera con
intestazione «Senato della Repubblica» e «Camera dei Deputati», firmata dai deputati
Lucio Malan e Alida Bonetto
(eletta in vai Susa) e del senatore Claudio Bonansea, che
chiede «fattiva collaborazione» perché venga compilato e
rispedito ai mittenti citati un
modulo composto da più pagine che riguarda dati sul Comune (composizione del Consiglio comunale, giunta, tipo
di maggioranza politica), sulle
associazioni ricreative, sportive, socio-sanitarie (dalla Croce Rossa alle Pro Loco, dalla
Polisportiva all’associazione
alpini), nonché sulle Ipab, sui
partiti politici, sulle chiese di
ogni confessione. Per ognuna
PARLAMENTARI E TERRITORIO
CENSIMENTO?
SERGIO PASETTO
delle organizzazioni vengono
richiesti dati su sedi, dirigenti
(presidenti, ma anche cassieri), attività, addetti e, per le
cooperative, sui generi trattati.
Insómma un censimento
piuttosto vasto, una vera
mappa e schedatura del paese, motivato con la necessità
di raggiungere «con la nostra
attività, tutte le realtà più significative del territorio». Mi
pare si possa ritenere che
Cattività più frequente sarà
quella di attingere a questi
dati per indirizzare propaganda elettorale mirata, a
seconda delle diverse strutture a cui ci si rivolgerà. E
altrettanto pare incerta la correttezza dell’operazione legata a un ruolo degli enti locali
Come fornitori di dati, anche
personali, ai parlamentari,
senza motivazione chiara.
Ne ernerge un’idea dell’i
stituto parlamentare come
esercizio privato ai fini del
proprio potere e della propria
carriera, poiché non mi .sembra ipotizzabile un servizio
verso tutti gli enti citati da
parte dei singoli parlamentari: il campo parrebbe
francamente molto esteso per
dei parlamentari che non rivestono nemmeno un ruolo
particolarmente importante a
livello di governo.
Si potrebbe dire: «Nulla di
nuovo»; in passsato iniziative analoghe vennero assunte
da altri personaggi della politica locale alla ricerca di facili indirizzi da raggiungere:
proprio per questo ci chiediamo; nuovo modo di governare o più esplicita occupazione del potere?
lavoro
indiviper fl
della
ìsione
¡Gesù
idiri
rità
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Paroh
ta ahia noi,
’erità»
nto in
al Pel lice
Biblioteca
multietnica
nelle scuole
Da qualche anno nelle nostre scuole si registra una
■presenza regolare di bambini
’ ixtracomunitari in concomiftanza con l’arrivo, abbastanza improvviso, di numerose
famiglie di immigrati con fa'miglia dopo che per anni il
^fenomeno pareva riguardare
il co-domini singoli. Non sempre
chèla Tinserimento nell’ambito
altra Spolastico dei bambini è stato
ìSemplice e regolare; generalmente c’è stato il tentativo di
idccogliere questi ragazzini
soffrendo loro le possibilità di
(Inserirsi in un tessuto sociale
4uovo Ciò che occorre mutare però non è tanto la mentalità dell’extracomunitario,
èhe pure deve accettare de^niiinate regole sociali, ora■h) frequenze, quanto la men.^tà degli altri, di chi deve
" oglierlo.
E partendo da queste consitazioni che il distretto scotico della vai Pellice ha
esentato alle amministraloni locali quello che è stato
®finito il progetto di bibliotea multietnica. «11 fenomeno èxtracomunitari - dicono
, 8*> Operatori scolastici - non
; W Coinvolgere solo le classi
" re scuole che hanno al loro
'^too allievi così classificatiguarda tutti pensando
'oprio allo sviluppo di una
rentalità aperta, con meno
‘giudizi, forse con meno
'Otà” ma anche con più co^ cenza reciproca».
progetto si articola su
1^1 diversi, daH’inserimenalp' ' .ret'uori nella scuola
Iran di spazi
esterni per riflettere sul
Pf'tuo passo, avviallj *** questi giorni, è la crearne di una biblioteca mul• 'ca in ogni plesso scola, ’ ‘^Èe presentino
P^nsonaggi, racconti di
Evi«' ® materiale audiotft, nu altri aspetti del
H do ora la parola passa a
allievi e genitori.
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727
Prossimo accorpamento: incontro fra responsabili e operatori delle UssI del Pinerolese
La salute non coincide con il solo ospedale
DAVIDE ROSSO
Alla vigilia dell’accorpamento delle Ussl la sanità pinerolese si interroga
sul futuro alla luce della propria realtà e dell’esperienza
passata. Facendo un rapido
excursus sull’esistente si vede
che nel Pinerolese si ha un discreto livello nell’offerta dei
servizi, dall’ospedale Civile
di Pinerolo, che ha avuto
13.310 ricoveri l’anno passato, agli ospedali valdesi che
hanno avuto rispettivamente
1.837 ricoveri a Torre Pellice
e 1.396 a Pomaretto; il Dea di
Pinerolo ha ricevuto 4.500
chiamate urgenti, 38.000 persone si sono rivolte al pronto
soccorso, ora si è avviato anche il servizio di Tac.
I responsabili e gli operatori delle Ussl del Pinerolese si
sono incontrati per confrontarsi su questa tematica venerdì scorso a Pinerolo, in un
convegno dal titolo promettente, «Il Comune e l’azienda
Ussl: l’integrazione dei
servizi per il cittadino del
2000». Hanno preso parte all’incontro diversi operatori
delle Ussl 42 e 44 mentre
L’ospedale «Agnelli» di Pinerolo
dalla vai Pellice tecnici e sindaci si sono lamentati di essere stati dimenticati; non si è
fatto vedere if preannunciato
assessore regionale, Enzo
Cucco, e al suo posto è intervenuta la responsabile del
settore Affari istituzionali
della Regione Piemonte, Eugenia Grillo, e l’assessore ai
Servizi socio-sanitari del Comune di Pinerolo, Elvio
Ròstagno. «La nuova organizzazione dell’Ussl dovrà
essere di tipo distrettuale per
i servizi - ha sottolineato Eugenia Grillo - per recuperare
l’esperienza dei distretti che
esiste in Piemonte». «Ma
questi distretti - ha detto
Paolo Laurenti coordinatore
dell’Ussl 42 - se da una parte
sono la soluzione più promettente, dovranno avere però
un’autonomia finanziaria e
bisognerà inoltre definire
chiaramente il ruolo delle figure di riferimento che vi
opereranno (responsabile di
distretto ecc.) per dare così
da una parte alla comunità un
riferimento e dall’altra alrUssl un sensore forte sul
territorio». Purtroppo nessun
segnale rassicurante arriva
per ora sull’autonomia finanziaria del distretto né su un
riconoscimento della «spesa
storica».
L’Ussl dovrà poi cercare
una maggiore vicinanza con
la popolazione, è stato detto,
attraverso l’istituzione di uffici appositi per i rapporti con
i cittadini che facciano da interfaccia tra il pubblico e
l’azienda. Il rischio che con
l’allontanamento dalla periferia del centro decisionale si
finisca per perdere di vista le
reali esigenze dei cittadini è
concreto. E poi salute non è
solo ospedale e cure mediche; questo è emerso con forza nel pomeriggio quando
l’amministratore deìl’Ussl
43, Serra Guermani, ha ricordato l’integrazione fra servizi
costruita in vent’anni di esperienza laboratorio in vai Pellice; il rappresentante dei
pensionati, Morero, ha rilanciato questo interrogativo:
«Quanto vuol dire in termini
di salute e, alla fine, anche in
denaro, poter tenere le persone al proprio domicilio senza
ospedalizzarle al primo cenno di malattia?».
Si pensa, a volte, che la polemica
sull’insegnamento religioso nella
scuola sia una quéstione recente. Non è
così. Nelle valli vàldesi in particolare,
all’inizio del secolo, il rapporto fra le
due confessioni e fra queste e i Consigli
comunali non fu dei più semplici. Lorenzo Ribaldo, che ha esaminato le scuole
cattoliche nelle valli valdesi (La beidana
n. 14/1990) racconta, fra l’altro, di una
lettera firmata dal priore di Lusema e da
quello di San Giovanni in cui si raccomandava al sindaco di mantenere Tinse-,
gnamento religioso nelle scuole del Comune. Il 24 novembre 1904 il Consiglio
comunale deliberava che «non per odio
alla religione, ma per desiderio che l’insegnamento religioso sia affidato a chi
dia affidamento che esso venga impartito
alla nostra scolaresca con competenza e
vero spirito cristiano, lo sopprime nelle
scuole, e lo raccomanda ai pastori e
parroci del Comune».
Nell’estate del 1908 nel Consiglio co
ILFILO DEI GIORNI
RELIGIONE
E SCUOLE
MARCO ROSTAN
múñale di Torre Pellice si verificò un’interessante seduta avente per oggetto
«Laicizzazione delle scuole». Riassumendo, le posizioni principali erano essenzialmente tre. La prima si schierò nettamente per la laicizzazione della scuola
senza mezzi termini; la seconda, pur so-,
stehendo che in linea di principio la laicizzazione fosse giusta, la riteneva allo
stato attuale impraticabile, adducendo
vari ostacoli (i locali scolastici di pro
prietà della chiesa, nei concorsi venivano
concesse preferenze a insegnanti valdesi); la terza, infine, indicava la preferenza non tanto per una scuola laica quanto
per una scuola civile, nella quale non veniva più dato spazio all’insegnamento
confessionale. Al posto di questo verrebbe impartito l’insegnamento della storia
sacra, intesa come narrazione dei fatti
storici «non potendosi ammettere che gli
alunni mentre studiano la storia dei greci e dei romani, debbano ignorare la storia del popolo d’Israele».
Con 9 voti favorevoli su 14 votanti
venne approvato un ordine del giorno secondo il quale «Il Consiglio, affermato il
principio della scuola pienamente civile,
nel senso di aconfessionale, nonché
quello dell’indispensabilità della cultura
storico-religiosa a integrare il programma della scuola civile in genere ed in
specie in questo Comune, manda alla
Commissione scolastica d’informarsi al
pos.sibile a que.sti principi».
In Questo
Numero
Droga
Quali sono le responsabilità delle chiese e dei
singoli credenti di fronte al
fenomeno droga e a tutte
le sue ricadute sociali? Incominciamo a parlare di
questo complesso problema con Franco Barbero,
animatore teologico della
Comunità cristiana di base
di Pinerolo.
Pagina II
Bobbio Pellice
La distribuzione del gas
da bombolone, la riapertura della scuola materna, T
edilizia residenziale, le infrastrutture e soprattutto la
ricerca di un modello qualificato di turismo sono
oggetto di una nostra conversazione con il sindaco,
Aldo Charbonnier.
Pagina II
No all'intolleranza
«Africa più o meno laggiù» è il titolo di una rassegna culmrale che si è recentemente svolta a Pinerolo: attraverso film e mùsica il pubblico ha potuto
cominciare a conoscere T
identità e la cultura di paesi lontani, del continente
nero e di Haiti. Si tratta di
un’importante tappa sulla
via della conoscenza reciproca, che può costituire
una premessa per sconfiggere l’intolleranza, spesso
figlia dell’ignoranza.
Pagina III
Dopo Maastricht
Parlamento europeo,
questo sconosciuto? Non
sono certo molte le conoscenze che mediamente si
hanno delle istituzioni dell'Unione; per contribuire a
colmare questa lacuna si è
svolto un incontro a Torre
Pellice nel quale ci sì è avvicinati a importanti questioni intemazionali.
Pagina III
8
PAG. Il
.o- t Eco Delle Yallì "äldesi
VENERDÌ 9 DICEMBRE 1 qq.^
Una veduta di Prali
MONACHE
INVERSO CERCA UN NUOVO SINDACO — L’amministrazione comunale di Inverso Rinasca ha organizzato lo
scorso 28 novembre un’assemblea informativa con discussione per parlare alla popolazione della nuova legge elettorale. In particolare, oltre a spiegare le innovazioni che porterà la legge n.81 del 25 marzo 1993, si è parlato anche del
sistema di formazione delle liste e della preferenza unica,
anche perché parte dei membri del Consiglio comunale
uscente, compreso l’attuale sindaco, Erminio Ribet, in carica da dieci anni, non si candiderà più.
PINEROLO: IL PENSIERO DIFFUSO — L’assessorato alla Cultura del Comune di Pinerolo e la casa editrice «L’altro modo» organizzano una serie di manifestazioni culturali
nella settimana compresa tra il 10 e il 18 dicembre, presso
le sale dell’Expo Eenulli. Sono previste un’esposizione permanente di oggetti e opere artistiche rappresentanti il pensiero nelle sue molteplici espressioni e delle rappresentazioni teatrali, musicali e di poesia, che avraimo (queste ultime)
il pubblico come protagonista; l’ingresso è gratuito.
TORRE PELLICE; UN SOLLECITO ALL’ITALGAS ^ Il
Consiglio comunale di Torre Pellice ha votato la scorsa settimana un ordine del giorno in cui, «considerato il numero
sempre maggiore di utenze Italgas in vai Pellice, verificato il
considerevole disagio derivante alla popolazione dal doversi
recare per moltissime pratiche agli uffici di Gemerello (Cavour), chiede all’Italgas di volere mettere a disposizione
dell’utenza valligiana un punto di ricevimento almeno per
un giorno la settimana, offre un idoneo spazio all’interno del
palazzo comunale». Va ricordato che fino a qualche anno fa
un ufficio Italgas esisteva a Torre e che poi fu chiuso per la
razionalizzazione dei servizi. Prima di questo ordine del
giorno il Consiglio aveva votato la suddivisione del territorio comunale in varie aree per l’applicazione della tassa di
occupazione del suolo pubblico cercando di non penalizzare
quelle associazioni che realizzano festeggiamenti e manifestazioni di interesse pubblico.
AGEVOLAZIONI PER LE ASSOCIAZIONI — Il senatore
Bonansea ha presentato un’interrogazione urgente al governo per sapere se non si intende sostenere l’attività delle associazioni non a scopo di lucro (Pro Loco in particolare) che
«svolgono quotidianamente un’encomiabile attività sociale»
rispetto all’applicazione della tosap (imposta comunale su
pubbliche affissioni, pubblicità e uso delle aree pubbliche) o
con l’esenzione del pagamento, o in subordine con riduzioni
già concesse ad altre categorie, come giostrai o agricoltori.
venerdì si firma la CONVENZIONE PER L’OSPEDALE — Ormai il testo della tanto attesa convenzioneponte fra la Regione Piemonte e la Tavola valdese per gli
ospedali valdesi del Piemonte è stata approvata dagli organismi politici. La firma, più volte annunciata come imminente dall’assessore regionale Cucco, dovrebbe avvenire
venerdì 9 dicembre fra i rappresentanti della Regione stessa
e il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan.
PINEROLO: CONSIGLI COMUNALI A RAFFICA —
Due doppie sedute caratterizzeranno l’attività del Consiglio
comunale di Pinerolo in questo scorcio di dicembre; prima
della discussione del bilancio ’95, prevista per il 21 e 22, ci
sarà spazio per affrontare lo sviluppo di una nuova area industriale il 14 e il 16. Nel frattempo si allontanano le elezioni anticipate ipotizzate in modo da riallinearle con gli
altri Comuni della zona. In caso di dimissioni anticipate
per andare al voto rimarrebbero fuori alcuni argomenti ora
in corso di definizione, dice la maggioranza che sembra ripensarci. Le opposizioni di Lega e Alternativa temono si
tratti invece di una manovra per prendere tempo.
Asilo dei Vecchi
S. Germano Chisone
L’Asilo dei Vecchi, casa di riposo valdese per anziani, sita in S. Germano Chisone, via Carlo Alberto
Tron 13
cerca
ASSISTENTE ALLA DIREZIONE
a partire dal 1° gennaio 1995
Si richiede: esperienza e assistenza a persone anziane, di amministrazione e di gestione del personale,
appartenenza ad una chiesa evangelica.
Le domande, corredate dal curriculum degli studi e
attività precedenti, devono essere inviate all’Asilo dei
Vecchi, via C. A. Tron 13, 10065 S. Germano Chisone (TO) entro il 19 dicembre 1994.
Perrero
Consiglio con
sorpresa finale
Una seduta di ordinaria amministrazione con finale a
sorpresa: così si è svolta la
riunione del Consiglio comunale di Perrero, convocato il
30 novembre scorso. Come
primo punto si è dato mandato alla giunta di concludere
gli accordi con l’amministrazione provinciale e con gli altri Comuni della valle per
l’ampliamento del servizio
tecnico che attualmente interessa soltanto Perrero e Prali.
Si dovrebbero includere anche Salza e Massello e la
convenzione prevede un aumento dell’organico (un solo
geometra, attualmente) e un
contributo della Provincia pari al 25% della spesa.
Tralasciati gli aggiornamenti dello statuto comunale
e dei regolamenti, perché la
documentazione non era ancora completa, il Consiglio ha
approvato la variazione di bilaribio proposta dalla giunta:
poco più di cinque milioni in
meno di entrata e altrettanti di
riduzione delle uscite. Un’altra spesa chef’amministrazione comunale dovrà affrontare
è l’adeguamento alle norme
di igiene del locale mensa che
serve per gli alunni delle
scuole elementari e medie.
Al termine della seduta, la
discussione si è accesa dopo
l’intervento del consigliere di
Riclaretto, Peyronel, il quale
ha minacciato le dimissioni
dichiarandosi insoddisfatto
dei lavori eseguiti nella zona
che rappresenta e di altri rinviati senza motivo. Peyronel
ha abbandonato la sala ripetendo la sua ferma intenzione
di restare più nel Consiglio.
A colloquio con Franco Barbero della Comunità di base
La responsabilità dei credenti
di fronte al fenomeno droga
ERIC
DAVIDE ROSSO
jy ecentemente si è aperto
M\. nuovamente il dibattito,
anche in relazione al caso
Muccioli, intorno alle comunità di tossicodipendenti presenti in Italia. Abbiamo cercato di chiarirci un po’ le
idee andando a parlare con
Franco Barbero della Comunità cristiana di base di Pinerolo, cominciando con il
chiedergli come vede lui la
situazione attuale rispetto alla tossicodipendenza.
«Certo non si può ignorare
che il dato è grave. Probabilmente non meno del 9-10%
in qualche modo usa sostanze
stupefacenti, ma per me il dato più preoccupante è un altro: l’innalzamento del livello
dell’insoddisfazione e
l’abbassamento della qualità
delle relazioni. Non sappiamo
attivare la dinamica floreale,
cioè spesso non abbiamo
imparato a cogliere i fiori, le
gioie, le bellezze della vita
semplice. Sempre più incontro persone che, anziché raccogliere fiori e coltivare orti,
cadono in una dinamica cacchificante: vedono solo cacca
e finiscono per buttarla
tutt’intorno. Noi come credenti forse abbiamo qualche
responsabilità: facciamo abbastanza per annunciare “la
gioia creaturale’’ e la possibilità di riconoscere i doni che
Dio ci ha fatto?».
Quale è stata, abbiamo ancora chiesto a Barbero, la
sua esperienza con i tossico
Intervista al sindaco di Bobbio Pellice
Per un turismo che
valorizzi l'esistente
PIERVALDO ROSTAN
Con la prossima fine dell’anno a Bobbio Pellice
dovrebbe iniziare il nuovo
servizio di distribuzione di
gas da unico bombolone;
spiega il sindaco, Aldo Charbonnier: «Quando siamo partiti con l’idea di portare il
gas a Bobbio avevamo valutato sia T ipotesi del metano
che il bombolone. Il fatto che
la rete del metano arrivi ora
appena a Torre Pellice, e altre ragioni tecniche, ci hanno
indotti a scegliere la strada
della convenzione con una
ditta privata, la Lampogas.
La rete è stata realizzata e
per quel che mi consta si partirà con un centinaio di utenze; il Comune avrà gli allacciamenti gratuiti per il municipio e per la scuola».
- Una .scuola che ha visto
la riapertura della materna...
«In effetti abbiamo registrato questa felice inversione
di tendenza; dopo che negli
anni ’80 si era registrato un
costante calo di nascite fino a
registrare uno zero verso la
metà del decennio, ora registriamo un decisa ripresa. Alla scuola materna ci sono una
ventina di bambini, compresi
alcuni provenienti da Villar
Pellice, ma in generale tutta
la popolazione segna un andamento positivo».
- E per questo che cresce
l’edilizia residenziale?
«Dobbiamo partire da un
dato di fatto che è l’estrema
difficoltà a trovare casa per
alloggio residenziale. Quando abbiamo rivisto il piano
regolatore abbiamo individuato tre aree di espansione;
una prima serie di case è stata realizzata verso il Pellice
con la creazione di 16 alloggi
(oggi quasi tutti occupati da
residenti), un punto commerciale e uno artigianale. Ora si
stanno costruendo villette
mono e bifamiliari. Speriamo
poi nel recupero degli edifici
militari per costruire alloggi
popolari».
- Anche nel settore delle
infrastrutture avete dei progetti specifici...
«Dovremo realizzare presto
una prima serie di impianti
sportivi; nella zona del laghetto Doni sorgeranno tre
campi da bocce, un campo da
tennis, spogliatoi e servizi,
insomma un lotto funzionale.
Abbiamo poi chiesto in Regione il finanziamento di una
pista polivalente. Nella zona
a monte dell’abitato, lungo la
strada verso Villanova, vorremmo poi far sorgere aree
attrezzate per il turismo e un
parcheggio. Ci stiamo muovendo in tre direzioni; l’edilizia residenziale, le infrastrutture turistico-sportive e la ricettività: su quest’ultima siamo ancora molto carenti; qui
non vogliamo megalberghi
ma un turismo che apprezzi la
valle, magari ospite delle baite abbandonate. Dovremmo
batterci per far rivedere certe
leggi che di fatto oggi bloccano qualsiasi attività di accoglienza nelle nostre borgate».
dipendenti? «Ho cercato, ho
tentato di imparare a camminare con chi ha queste “ferite” e ho l’impressione che
questa lunga esperienza mi
abbia aiutato a vivere con
semplicità. Nei problemi dei
tossicodipendenti leggo anche le mie debolezze, il mio
bisogno di essere accolto,
amato, sostenuto; vedo la
mia difficoltà ad assumermi
lucidamente le responsabilità
del vivere quotidiano. Ringrazio Dio di poter vivere
questa “compagnia” fuori da
ogni chiasso pubblicitario, da
ogni “reddito economico” e
da ogni ambito e spazio
ecclesiastico ufficiale.
Quello che ho ricavato da
questa esperienza è che è bello e maturante lavorare come
uomini e donne di buona volontà. Insieme, “in rete” si
possono fare alcune cose
buone: persone di grande intelligenza e di reale disponibilità si incontrano ovunque,
nelle istituzioni e nel volontariato. A me “i miracoli” che
sento decantare in giro non
sono mai riusciti; anche perché i tossicodipendenti non
sono da “salvare” ma da accompagnare, e sarebbe già
qualcosa»..
Chiediamo infine a Barbero se si possa fare, in termini
di utilità, una distinzione tra
comunità laiche e religiose:
«Intanto bisogna dire che la
comunità terapeutica non è
né l’unica, né la principale risorsa: questo non dovrebbe
essere mai dimenticato. Per
molti ragazzi e ragazze un
buon lavoro di rete può fun
zionare e di fatto funzion»
quando collaborano il Sert h
famiglia e i volontari ma àndrebbe rafforzato il lavoro sul
territorio facendo crescere la
competenza e la solidarietà.
Non mi sembra però questa
(quella tra laiche e religiose)
la distinzione più importanteci sono comunità valide in
ogni area. Certo talune comunità religiose presentano una
religiosità madonnaro e visionoria che non condivido, ma
se laico vuol dire, cornea
volte succede, essere privi di
riferimenti ideali, allora è
sempre meglio una madonna
di troppo che il nulla.
A mio avviso va difeso,
migliorato ed esteso il servizio pubblico, anche per evitare i fenomeni alla MuccìqIì,
ma sono sempre più convinto
che un’esperienza di fede liberatrice in una persona
tossicodipendente risveglia
energie preziose e costituisce
una formidabile risorsa».
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CORI e CANZONI
delle Valli Valdesi
Due audiocassette della
CORALE valdese
di Torre Pellice.
Un regalo per voi
■e per i vostri amici.
Libreria Claudiana
10066 Torre Pellice (To)
P(
CRI
Nelle
Chiese Valdesi
VILLAR PELLICE — Domenica 11 dicembre il culto
sarà in francese.
POMARETTO — Domenica 11 dicembre il culto sarà
condotto dagli ospiti dell’Asilo di San Germano.
• Mercoledì 14 dicembre, alle 20,30, si svolgerà la riunione quartierale alla Lausa.
• Venerdì 16 dicembre, alle 15, ad Inverso Clot ci sarà
un culto di Santa Cena in sostituzione della normale riunione mensile.
SAN GERMANO — Mercoledì 14 dicembre, alle 15,
presso la sala unionista, l’Unione femminile incontra le sorelle di Pomaretto.
VILLASECCA — L’Unione femminile si riunisce giovedì 8 dicembre alle 14,30.
• Le prossime riunioni quartierali si svolgeranno lunedì
12 dicembre a Serre Marco/Morasso, martedì 13 a Pian
Faetto, mercoledì 14 alla Roccia, giovedì 15 ai Trussan,
sempre alle ore 20.
PERRERO — L’Unione femminile si riunisce alle
14.30 di martedì 13 dicembre.
PRALI — Le prossime riunioni quartierali saranno il 12
dicembre a Ghigo e il 13 dicembre a Orgere e a Villa.
• Sabato 17 Agape organizza una serata natalizia; alle
18.30 vi sarà il culto seguito da cena comunitaria. Tutti i
pralini sono invitati a partecipare.
TORRE PELLICE — Domenica 11 dicembre, presso
la foresteria, ci sarà il bazar delle Missioni-Cevaa.
• Venerdì 9, alle 20,30, si svolgerà la riunione quartierale
agli Appiotti.
ANGROGNA — Sabato 10 e domenica 11 il gruppo
giovanile realizzerà il tradizionale giro di incontri natalizio
con le persone anziane della comunità.
• Domenica 11, alle 14,30, al presbiterio, incontro mefi'
sile dell’Unione femminile.
^ • Lunedì 12 dicembre, alle 20,30, al Serre, si svolgerà
1 ultima riunione quartierale del ciclo condotto dal Concistoro sul tema «Ripensiamo al nostro modo personale e
comunitario di vivere la fede».
• Giovedì 15, alle 15, la riunione al capoluogo verterà sul
Sud America con la proiezione di diapositive a cura ài
Ethel Bonnet.
CATECUMENI 1° CIRCUITO — Le chiese valdesi
del 1 ° Circuito organizzano una visita dei catecumeni a Firenze nel periodo 27 dicembre al 2 gennaio; per informi'
zioni: Massimo Long (953107) entro il 15 dicembre.
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niFRDÌ 9 DICEMBRE 1994
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^LLI ^LDESI
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erolo: seconda rassegna di musica e film dai paesi africani e da Haiti
onoscere le culture contro l'Intolleranza
erica bonansea
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Sert, la
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■veglia
tituisce
intolleranza è spesso
causata dalla non
fjscenza di una cultura iga Fabrizio Scapin, uno
iromotori dell’iniziativa
ica più o meno laggiù...»
per questo che abbiamo
¿0 di mettere in atto queLànifestazione: vogliamo
■e di far conoscere ai pillasi un po’ di Africa nella
loza che questo serva a
attere il razzismo»,
frica più o meno lag» è al suo secondo anno
f)iail suo punto focale nella
ìzione di 3 film africani
nienti da regioni divercontinente: questa volMarocco, dall’Etiopia e
ie da Haiti, che è in AmeIha ha una cultura prettaite africana,
ìfilm, fomiti dal Centro di
itamento educativo (Coe)
ilano, hanno partecipato
ilfestival del cinema africaiB'ésono incentrati sulla fiiuta della donna, come anche
iiltre iniziative: una mostra
ifissuti africani, un inconsituazione della don
)NI
esi
iella
se
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ci.
na
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Bambini a Haiti
na, una cena e uno spettacolo
di danza. «L’anno scorso abbiamo avuto dal pubblico una
risposta migliore di quanto ci
aspettassimo, così quest’anno
abbiamo deciso di far proiettare i film anche al mattino
per le scuole, sperando che
possano aiutare nell’educazione alla tolleranza» aggiunge Scapin. La città di Pinerolo cosa offre agli immigrati
extracomuni-tari? Esistono
due centri di prima accoglienza: l’Oasi della Caritas,
con 9 posti letto, e gli alloggi
della Chiesa valdese, che attualmente sono in via di
ristrutturazione. Il Coordinamento, che ormai da alcuni
anni lavora al problema dell’
accoglienza, aveva organizzato anche una mensa, ora
chiusa per mancanza di locali, e dei corsi di italiano per
stranieri.
«A Pinerolo - sottolinea
Alberta Revel - non si può
più parlare di prima accoglienza perché la crisi economica ha scoraggiato l’immigrazione in questa zona. Bisogna pensare al “dopo”, cioè
a un inserimento nel territorio». Per questo che è nato
«Il Riparo», una srl senza
scopo di lucro che si è costituita a Torino in ambito cattolico per acquistare degli alloggi con i proventi delle
quote societarie. Le case vengono poi messe a disposizione per un’accoglienza a
medio termine non solo per
gli immigrati ma per tutti coloro che ne hanno bisogno., ,
«A Pinerolo, visti i prezzi
degli immobili, non abbiamo
trovato nulla - continua Alberta Revel - mentre invece
siamo riusciti ad acquistare
una casa a San Germano che
attualmente è iq via di ristrutturazione, in parte con lavoro
volontario. Per l’inizio del
1995 dovrebbero essere pronti due alloggi, dei tre che abbiamo ricavato, per accogliere famiglie e favorire una loro integrazione».
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rre Pellice: un incontro sulle possibilità future dell'Unione dopo Maastricht
lì Europa una nuova battaglia costituente
CRISTINA RICCA
Molti di noi si ricordano
dell’esistenza del ParDento europeo solo quando
dono improvvisamente
nbiare i segnali stradali,
leda rotondi diventano ottalali, 0 quando leggono di
quisizioni linguistiche sul
Itine «marmellata». Per farire la circolazione delle
Ormazioni, e non solo nel
so di queste «eurostravaBze», la sezione Francesco
fl Bue del movimento fedeìsta europeo ha promosso a
irre Pellice un incontro
bblico sul tema «Il Parlammo europeo: quale ruolo
sr.I’Europa e per i cittadii». E intervenuto Rinaldo
Intempi, europarlamentare
fesua seconda legislatura.
Pepo una breve introduziostorica, dal trattato di Rollai progetto di moneta uni1?. l’attenzione si è confata sul trattato di unione
ato a Maastricht nel
'2. Questo trattato che, ridiamo, è in vigore dal note 1993, assegna al Par
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lamento europeo il potere di
codecisione (insieme al Consiglio dei ministri) in varie
materie, attribuendogli un
ruolo maggiore rispetto a
quello svolto nel passato. Sostanzialmente il potere legislativo rimane però in mano
al Consiglio dei ministri: la
mancanza di un vero governo
europeo ha reso urgente la
necessità di creare in breve
tempo una federazione che,
partendo da quello che è stato
definito il nucleo duro (o nucleo federale), accolga in tempi successivi gli stati che ancora non possono o non vogliono aderire.
Il trattato di Maastricht pone inoltre le premesse per una
nuova battaglia costituente: il
Parlamento europeo ha già
elaborato un progetto di Costituzione, imperniato sui diritti dell’uomo e sulla definizione di un quadro istituzionale che sottolinei la funzione democratica del Parla
mento stesso, ma il testo non
è ancora stato adottato. Una
Costituzione rappresenterebbe una garanzia definendo lo
stato e stabilendone gli ordinamenti insieme a diritti e doveri dei cittadini.
Che cosa è cambiato per i
cittadini europei con il trattato di Maastricht? Il trattato
definisce per la prima volta il
concetto di doppia cittadinanza, attribuendo alcuni diritti
essenziali: il diritto al voto in
un altro stato membro (sia per
le elezioni amministrative che
per quelle europee), il diritto
alla petizione e la possibilità
di rivolgersi a un mediatore
europeo nel caso in cui non
vengano rispettate decisioni e
azioni comunitarie. Resta da
ricordare l’importanza di unire i valori del mercato a quelli della solidarietà in un’Europa che conta 18 milioni di
disoccupati e 50 milioni di
poveri. Il riemergere di nazionalismi e micronazionalismi
ha inoltre scatenato un processo di disgregazione che
può essere arrestato solo con
il prevalere di un processo di
aggregazione che garantisca
uno sbocco democratico anche ai paesi dell’Est europeo.
Per finire, un accenno all’
istituto delI’Euroregione, che
ci interessa da vicino: le Euroregioni, pur nella loro varietà, sono accomunate da
obiettivi quali favorire la cooperazione transfrontaliera e la
riscoperta di tradizioni linguistiche o coordinare l’utilizzo
di fondi Cee (e in particolare
di Interreg). Il Piemonte, la
Liguria e la Valle d’Aosta si
trovano in una Euroregione
ricca di prospettive, la Cotrao
(Communauté de travail des
Alpes Occidentales). Non resta che augurarsi che aumentino le prospettive di impatto
concreto rispetto agli aspetti
problematici, e che si favorisca così una reale evoluzione
anche nelle nostre valli.
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Popolo chiesa
alle Valli
L’articolo di Gianni Genre
«Una chance» {L’eco delle valli valdesi del 18 novembre) stimola a fare qualche domanda.
Cosa intendete per popolochiesa? Non c’è qualche contraddizione? Che rapporto c’è
tra un popolo valdese e la
Chiesa valdese? Che rapporto
c’è tra un popolo valdese e il
popolo delle Valli Valdesi (iniziali maiuscole)? Per arrivare a
fare chiarezza sul cuius regio
eius religio, sull’equazione popolo italiano=cattolicesimo.
Sull’uso improprio delle parole
musulmani o protestanti e cattolici d’Irlanda. Sulle funzioni
vicarie, dai monasteri, e conventi, benedettini o altri fino
alla diaconia, con risultati a
volte preziosi come dice l’esperienza, a volte frenanti.
È un laico, non ateo, che lo
chiede. Un’aggiunta. Non credo che le popolazioni alpine
siano dei «vinti». Non credo alla semplificazione del villaggio
globale, anche se sempre più
visibilmente ognuno di lìoi vive un po’ dappertutto, magari
anche un po’ al Polo Sud, e al
Polo Nord.
Gustavo Malati
Torre Pellice
Viabilità in vai
Germanasca
Tutti coloro che percorrono
le strade provinciali nella vai
Germanasca possono constatare come gradualmente la situazione viaria sia in fase di grave
deterioramento. Non vengono
più attuati interventi straordinari; sempre più carenti e saltuari quelli di ordinaria manutenzione; in compenso la segnaletica verticale abbonda:
viene rinnovata e infittita al
punto tale che cominciano a
circolare sospetti !
Siamo anche stufi di sentir
dire che mancano i soldi; intanto le tasse continuiamo a pagarle e abbiamo il diritto di
pretendere che ci sia un ritorno
sul territorio, che siano indicate
e realizzate delle priorità non
più rinviabili. A proposito di
soldi: è di questi giorni la notizia relativa all’assegnazione
dei fondi in vista di «Sestrières
’97»: 400 miliardi per la vai di
Susa, 60 miliardi per la bassa
vai Chisone, zero miliardi per
la vai Germanasca. Sappiamo
bene di non essere Sestrières e
nemmeno vogliamo scimmiottarla, ma come sempre i soldi
si trovano solo per finanziare
direttamente o indirettamente
gli interessi dei grandi capitali.
Come cittadini di questa valle semisconosciuta chiediamo
quindi di non essere dimenticati, perché crediamo nelle nostre risorse, piccole ma significative, e siamo consapevoli
che una buona viabilità sia di
fondamentale importanza per
l’economia montana.
Vogliamo sottolineare, inoltre, che sono ormai inderogabili alcuni interventi che, burocraticamente, vengono classificati come «straordinari» e
quindi difficilmente finanziabili. Noi ribaltiamo il concetto
sostenendo che alcuni interventi quali il rifacimento del
manto stradale dissestato, monitoraggio e distacco di massi
pericolanti, sistemazione cordoli o barriere metalliche... sono così straordinari da richiedere interventi tempestivi.
Per fare un solo esempio,
sulla strada di Massello, il giorno in cui scapperà il morto sotto un masso, non si potrà imprecare contro la cattiva sorte. I
responsabili del mancato intervento saranno chiamati a renderne conto.
Sperando che non si giunga
mai a queste situazioni estreme, chiediamo con forza, anche mediante l’interessamento
e il sostegno delle amministrazioni locali, che l’assessorato
competente si impegni a intervenire rapidamente e nel contempo promuova iniziative di
informazione su eventuali progetti in cantiere.
Noi continueremo comunque
a seguire gli sviluppi della problematica, riservandoci di individuare altre iniziative di pressione.
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Le radici commestibili
(sedano-rapa, carote,
patate, cipolle, rape, ecc.)
sono molto importanti nella
cucina scandinava tradizionale perché la maggior parte
della popolazione, per secoli, non ha avuto molto di più
per nutrirsi. Da questa base
molto povera e semplice le
donne scandinave hanno
creato una cucina nutriente
e gustosa. Regola generale:
usate una pentola antiaderente, perché permette di
mettere meno burro o olio
di oliva. Naturalmente il
burro è un alimento che si
trova nelle ricette originali,
mentre l’olio di oliva è la
variante moderna «anticolesterolo». Nel burro o nell’
olio, come preferite, fate appassire la cipolla finemente
tritata; quando la cipolla è
quasi trasparente aggiungete
la verdura e la frutta a cubetti, fate cuocere per una
decina di minuti mescolando in modo che non si attacchi. Aggiungete acqua o il
brodo vegetale (stock) a
piacere, nella quantità indicata nella ricetta, lasciate
cuocere a fuoco basso per
20-30 minuti sinché le verdure sono ben cotte. Aggiungete gli odori, spegnete
e riducete il tutto a purea.
Alla fine aggiungete il latte,
o il siero di latte o il succo
centrifugato di mele o pere,
a seconda della ricetta e dei
vostri gusti. La zuppa, in
ogni caso, deve rimanere di
consistenza liscia e cremosa. Va servita con pezzi di
pane passati al forno, possibilmente di avena, segale o
integrale.
juurikasviksiakeitto
Stock (brodo vegetale)
Una volta al mese io ne
preparo una certa quantità
che poi suddivido in contenitori e tengo in congelatore, pronti per l’uso; in
questo modo risparmio non
solo tempo ma anche combustibile. I vegetali più
adatti per la preparazione
degli stock sono: carote, cipolle, sedano, zucchine, patate, prezzemolo, zucca.
Non devono essere inclusi
vegetali dal sapore deciso
della famiglia dei cavoli:
broccoli, cavolfiori, rape
rosse, ecc. Occorre molta
cautela e parsimonia anche
nell’aggiungere verdure acide come i pomodori.
È il nome delle zuppe in
Finlandia; ve ne do due ricette. Per la prima occorre 1
cipolla media tritata finemente, 1-2 cucchiai di burro
o di olio di oliva, 3 carote
non troppo grandi a pezzi, 1
sedano-rapa piccolo pelato
e tagliato a pezzi, 1/2 cucchiaino di sale, 2,5 di di
stock 0 di acqua calda, 1/2
cucchiaino di zenzero in
polvere,. 1/2 litro di latte o
acqua calda (meglio il latte
se non ci sono controindicazioni mediche). A piacere si
possono aggiungere alcuni
cucchiai di panna da cucina
alcuni minuti prima di levare dal fuoco.
Per la seconda occorrono: 1 cipolla media tritata
finemente, 1-2 cucchiai
d’olio d’oliva o burro, 3 rape grandi pelate e tagliate a
pezzi, 3 pere grandi e mature pelate e tagliate a pezzi
(se sono del vostro orto non .
sbucciatele), 1/2 cucchiaino
di timo secco, 1/2 cucchiaino di sale, 3,5 di di stock (o
acqua calda), 1 pizzico di
noce moscata, 0,5 litri di
succo di mela (o pera) centrifugato.
Torre Peli ice
Il fascino
dei «Momenti
musicali»
Beatrice Secchiati, giovane
pianista di Bressanone, è stata una gradita sorpresa per
l’Università della terza età.
Dopo aver interpretato con
impegno e forte partecipazione emotiva la Sonata
op. 10 n. 1 di Beethoven, ha
eseguito in modo lodevole la
Sonata K332 di Mozart, altra
pagina d’obbligo della letteratura pianistica. La Secchiati è eccelsa però nei «Momenti musicali» di Schubert,
per la sensibilità con cui ha
evitato di enfatizzare il contenuto romantico, che rientra
in uno schema ancora decisamente classico.
In un saggio sul comico
nella musica, Schumann ironizzava su alcuni di questi
«Momenti», scrivendo che
credeva di riconoscervi i
conti del sarto, che il compositore non çra in grado di pagare, «tanto chiaro aleggia in
essi un dispiacere da borghesuccio». Il romantico
Schumann riconosceva i limiti di questi brani, e chi ha
ascoltato la pianista ha potuto compiacersi di ùna scelta
insolita e azzeccata. Il pubblico ha applaudito con calore e visibile soddisfazione,
rammaricandosi solo di non
poter prolungare il piacevole
incontro.
IL PINEROLO TORNA A
VINCERE — Dopo alcuni rovesci consecutivi il Pinerolo è tornato a vincere nel campionato
nazionale dilettanti di calcio; opposta ai Rapallo, unica squadra a
digiuno di vittorie nel girone, la
formazione pinerolese ha vinto
grazie alle reti di Raimondi a
metà del primo tempo e di Ceddia verso il quarto d’ora del secondo. Con questo successo il
Pinerolo sale a 16 punti e si prepara alla trasferta a Camaiore.
PRIMA SCONFITTA PER
IL LUSERNA — Prima sconfitta, e per giunta in casa, per il Luserna nel campionato di calcio
Promozione; i valligiani sono
stati battuti per 2 a 1 dalla Narzolese, capace sette giorni fa di
superare anche la capolista Cavallermaggiore. Per il Lusema ha
realizzato Rosso, a cinque minuti
dal termine.
PALLAVOLO: AVANZA IL
MAGIC — Ancora un successo
per il Magic Pinerolo nel campionato di volley Cl; per la prima volta le ragazze pinerolesi
hanno subito due .set, ma alla fine
sono prevalse per 3 a 2 sulla San
martinese Novara, restando così
al comando del girone.
Nel campionato di seconda divisione, il 3S è stato sconfitto in
casa per 3 a 2 ad opera del Grugliasco giocandosi la partita al
tie break perso per 16 a 14.
Nel primo turno del torneo
«Storello» successi di Bricherasio, 3 a I sul Lennon pub, e del
Villafranca, 3 a 0 sull’Arredasa
Pinerolo.
Nel torneo «Baudrino» femminile successi per Porte, Barge,
Pablo Neruda A, Perosa e Bagnolo; al comando si isola il Pablo Neruda A davanti a Porte e
Nova Siria.
CAMPIONATI PINEROLESI DI CORSA CAMPESTRE — Si è svolta la scorsa
settimana a San Germano Chisone la prima delle quattro tappe
del carnpionato pinerolese di corsa campestre. La competizione,
organizzata dalla Sangermanese
Baudenasca, si è disputata su un
percorso vario ed impegnativo. I
partecipanti erano 168 nelle tredici categorie. Questi i vincitori,
in attesa della seconda prova che
si svolgerà a Scalenghe il 15
gennaio prossimo : M. Magnarini (esordienti femminile), A. Pernia (esordienti maschile), S. Pascal (ragazze), D. Micol (ragazzi), S. Marghetto (cadette), A.
Bizzi (cadetti), L. Dalla Costa
(allieve), ?. Miola (allievi), F.
Cogno (juniores maschile), M.
Grosso (senior femminile), A.
Becchio (senior maschile), V.
Serra (veterani A), C. Marino
(veterani B).
PALLAMANO — Esordio
deludente per il 3S nel campionato serie D di pallamano maschile, sconfitto per 23 a 20 da
Città giardino di Torino. L’avvio
è stato difficoltoso e nonostante
un discreto recupero finale i
lusemesi hanno dovuto incassare
la prima sconfitta. Si sono segnalati sul campo il capitano Giordan e Andrea Comoglio, autore
di dieci reti.
Sconfitta per la serie C femminile che ha visto le lusemesi del
3S messe ko dalle fortissime
lombarde del Mortara con l’insolito punteggio 32 a 0; nonostante
il risultato deludente, note positive vengono dalle giovanissime
esordienti Galliana e Bertin.
L’appuntamento per il riscatto
COLLEGIO VALDESE ^ Torre PeUice
Il Liceo europeo di Torre Pellice organizza un corso di preparazione alla prova di lingua
straniera (INGLESE e FRANCESE) del Concorso Magistrale indetto con DM 20.10.94.
Il corso è finalizzato al perfezionamento della competenza linguistica e all’acquisizione
della conoscenza didattico-metodologica della lingua straniera nella scuola elementare.
A) Corso di lingua inglese, 48 ore.
B) Corso di metodologia, 54 ore.
parte generale (inglese, francese), 30 ore.
parte specifica inglese, 24 ore.
parte specifica france.se, 24 ore.
Docenti: André Thévenin e Nicole Thévenin, Jo^Ann Costa, Graziella Pozzo, dare Lavery,
Brian Ayres, John Clark, Nick Damon, Magda Glauco Jahier, Gabriella Carpegna.
Sede: Collegio Valdese, via Beckwith 1 - Torre Pellice (To),
SABATO 10 DICEMBRE 1994 ORE 15 INCONTRO PRELIMINARE.
Saranno illustrati gli argomenti del corso e verrà stabilito il calendario secondo le esigenze dei partecipanti.
Gli interessati all’incontro preliminare sono pregati di telefonare alla Segreteria del Liceo Europeo, tei. e fax n. 0121-91260 (9,30 - 12,30).
La partecipazione all’incontro non costituisce impegno di iscrizione.
delle ragazze è sabato prossimo
in casa contro l’Einaudi Torino.
TENNIS TAVOLO — Due
sconfitte e un successo il riassunto delTultima giornata della polisportiva Valpellice. Nel torneo di
Cl nazionale i valligiani hanno
perso per 5 a 4 con il Sanremo
grazie alla bella giornata di Ballestrin autore di tre punti; per la
Valpellice punti di Gay (2), Rosso e Malano.
In C2 regionale vittoria per 5 a
2 sul K2 Torino; tre punti per
Sergio Ghiri, uno per Giuliano
Chili e Piras.
In D2 regionale sconfitta onorevole ad Alpignano con il Valledora; il 5 a 4 è maturato attraverso i punti di Peracchione (3) e
Battaglia.
Musica popolare
Arrivano
i «Musicanti»
Si chiama «Musicanti» e ha
inizio sabato 10 dicembre alla
sala della Pro Loco di Inverso
rinasca, in frazione Fleccia,
con un concerto di musiche
flamenco e andaluse, ùna
nuova rassegna invernale di
musica popolare promossa
dalla Comunità montana valli
Chisone e Germanasca e organizzata congiuntamente
dalle associazioni Alidada e
Cantarana. Il sottotitolo della
manifestazione recita «musica popolare e dintorni» e inquadra il tipo di proposte incluse nel programma che, pur
richiamandosi a radici tradizionali, sviluppano un discorso musicale autonomo e
personale, raccogliendo influent e suggestioni diverse,
una ricerca di nuova sonorità,
un approccio stimolante e originale alla musica etnica.
La rassegna, dopo la pausa
natalizia, procederà a cadenza
quindicinale.
iChie
9 dicembre, venerdì —
TORRE PELLICE: Alle 20,45,
presso la sede della Comunità
montana vai Pellice in corso
Lombardini, il Gruppo di studio
Val Lucerna organizza una serata
col prof. Renato Nisbet che parlerà di «Archeologia e botanica».
9 dicembre, venerdì — PINEROLO: Alle ore 17, presso il
Teatro incontro in via Città di
Alba 32, si svolgerà il seminario
«Occupazione/ambiente, la montagna non come problema ma come risorsa», a cura degli assessorati al Lavoro e all’Ecologia
della Provincia di Torino.
9 dicembre, venerdì — PINEROLO: Nell’ambito della
rassegna teatrale «Aspettando
l’inverno» alle ore 21,15, presso
l’auditorium di corso Piave 5, è
la volta di «Allegra ma non troppo», una satira al femminile con
Luana Ranallo.
9 dicembre, venerdì — RINASCA: Alle ore 19,3Ò è convocato il Consiglid comunale,
che prevede tra gli altri argomenti all’ordine del giorno l’approvazione del bilancio di previsione per l’esercizio dell’anno 1995
e la relazione pluriennale per gli
anni 1995-97.
10 dicembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alla Foresteria valdese, dalle ore 15 alle
ore 17, incontro di studio, approfondimento, dibattito e ricerca sul tema «Il nuovo modello di
difesa in Italia», con Roberto Romano, esperi» milanese di tematiche legate alle spese militari.
IO dicembre, sabato —
TORRE PELLICE: Alle ore
21, presso la Bottega del possibile, incontro con Elena Bein, autrice del libro «Dio e la storia», a
cura del Collettivo biblico ecumenico.
IO dicembre, sabato —
TORRE PELLICE: Presso il
tempio valdese, alle ore 21, concerto deirUnione musicale di Inverso Pinasca, diretta da Alessandro Coucourde. La serata sarà
a favore della Comunità alloggio
di Torre Pellice.
10 dicembre, sabato — ANGROGNA: Alle ore 21,15 presso la Sala unionista va in scena
la terza replica di «Café liberté»
del Gruppo Teatro Angrogna,
per la regia di Claudio Raimondo. I biglietti sono in vendita
presso la Libreria Claudiana di
Torre Pellice.
10 dicembre, sabato — PINEROLO: Pres.so l’auditorium
del Liceo scientifico, in via dei
Rochis, alle ore 21, verrà rappresentato «Fuochi» dell’Assemblea
teatro, che ha già riscosso notevole successo di pubblico anche
grazie ai riferimenti storici, sociali e religiosi locali.
10 dicembre, sabato — FERRERÒ: Alle 21, nel tempio di
Chiotti, si svolgerà un concerto
della corale valdese. Quartetto
Nugae e i «cantori di Osasio».
11 dicembre, domenica —
BIBIANA: La cardata ugetina
per soci e simpatizzanti del Cai
Valpellice si svolge alle ore
12,30 presso l’Azienda agrituristica «Il frutto permesso» di via
del Vernò 16. Per prenotazioni
rivolgersi a Valdo Bellion al numero telefonico 0121 -932274.
11 dicembre, domenica —
TORRE PELLICE; Dall 11 al
14 dicembre si svolgerà presso il
Ciao il seminario annuale sulla
metodologia della globalità dei
linguaggi, condotto da Stefania
Guerra Lisi. Il propamma prevede tra l’altro la rivisitazione di
«L’elogio della pazzia» di Erasmo da Rotterdam attraverso l’arte di Bosch. Per ulteriori informazioni e prenotazioni (i posti
sono limitati) ci si può rivolgere
a Sandra Cattaneo presso il Ciao,
via Volta, tei. 91556.
14 dicembre, mercoledì —
PINEROLO: Alle 17,30, presso
il Palazzo del Senato di via Principi d’Acaja, nell’ambito della
rassegna «Pinerolo che scrive», a
cura degli autori verranno presentate guide turistiche pubblicate recentemente.
14 dicembre, mercoledì —
POMARETTO: Alle ore 21,
nella sala del teatro valdese, per
iniziativa del Comune e del Cen
tro culturale valdese, avrà luogo
la presentazione del libro «La via
di Mu e altri racconti» di ClaudioBernard. Interverranno Mara De
Paulis, scrittrice, Sergio Ribet
della Tavola valdese, Ettore Serafino, avvocato e scrittore.
s
15 dicembre, giovedì —
TORRE PELLICE: Nel salone
della scuola Mauriziana il pro.
gramma dell’Università della tèrza età prevede storià dell’arte«L’epoca classica» con diapositi^
ve, a partire dalle 15,30.
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16 e 18, Il mostro; giovedì e venerdì, ore 21,15, Dichiarazioni
d’amore; sabato, ore 20 e 22,20,
domenica, ore 16. 18, 20 e 22 e
lunedì, ore 21,15, Il mostro.
PINEROLO — La multisala
Italia, propone, alla sala «5cento» I visitatori; feriali 20 e
22.20, sabato 20 e 22,30. dome-:
Pica 14,15 16,15, 18,15, 20,10 e
22.20. Alla sala «2cento» Sotto
il segno del pericolo; feriali
19,45 e 22,20, sabato 19,45 e
22,30, domenica 14,30, 17,10,
19,45, 22,20.
BARGE — Il cinema Comunale ha in programma, venerdì,
Picnic sulla spiaggia; sabato.
Terra insopportabile; da domenica a giovedì. Lo specialista.
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Attualità
PAG. 7 RIFORMA
Chiesa battista di Ariano (Na) prende iniziative per «Essere chiesa insieme»
a speranza di una chiesa multietnica
mimmo guaragna______
Confesso che ho qualche
leinora a scrivere proprio
(Ilo che mi viene in mente,
igndo conto che jjuò appa¿'¿ssacrante, ma in questi
¡0 ogni volta che incontro
00, membro «tuttofare»
¡¡Chiesa battista di Arza['tlle prese con i problemi
Àjgazzi di colore lo assoio immediatamente a «Io
iamo che me la cavo», il
•seller di qualche anno fa,
scritto dai ragazzini di
,ascuoia di Arzano, o per
Kglio dire trascritto dal loro
iaestro non si è mai capito
etché, se per sollevare un
¿ema sociale o per risol¿'un problema personale.
,Si dà il caso (ma è poi un
, ^0?) che Tonino sia di Armo: mi è difficile definire
ifsto paese, un centro agriilo della provincia di Napoli
jo a qualche decennio fa,
ggi una squallida periferia in
nell’immenso mare di celento (quasi tutto abusivo)
Ile è ia grande Napoli. La
liiesa di Arzano noi, e quaniedico noi mi riferisco a
«lei protestanti coscienti di
sere una minoranza signifiitiva, l’abbiamo vista semie con una certa aria di sufaenza: non mi risulta che le
ielle e i fratelli di Arzano
ibiano prodotto un sindaco
un assessore, nessun ragaz0 ha partecipato a un campo
gei, se c’era qualche scadena politica o culturale non li
edevi mai; e siccome l’apiccicare etichette è lo sport
azionale, non ci voleva gran
ke a definirli evangelicali o,
kggio, fondamentalisti che
elinguaggio dei «minoritari
pificativi» è una parolaccia
Ile più pesanti.
Tutta la storia non la so, ma
jsorelle e i fratelli della coanità di Arzano, senza aver
lai partecipato a un convello di «Essere chiesa insiele», senza aver mai letto le
Ibblicazioni del «Servizio
La pastora Anna Maffei e il missionario angoiano Rodrigues Chama
rifugiati e migi^nti», senza
essersi posti il problema della
multietnicità, stanno riempiendo la loro chiesa di extracomunitari. E Tonino, uno di
quelli più impegnati, è preoccupato; ovviamente anche lui
è contento come tutti noi perché le iniziative che stiamo
portando avanti vanno bene,
ma lui più di noi sta sperimentando giorno per giorno
quello che noi teorizziamo:
gli immigranti non entrano
soltanto nelle nostre chiese,
ma le cambiano.
La chiesa di Arzano, stimolata dal pastore missionario
angolano Rodrigues Chama,
ha cominciato a impegnarsi
sulTimmigrazione, ha incontrato sul proprio cammino alcuni fratelli extracomunitari e
domenica dopo domenica la
loro presenza si è fatta sempre più numerosa. Questi fratelli per lo più abitano in altri
Comuni, non pochi vivono in
provincia di Caserta. Non è
facile riunirsi, i chilometri
non sono poi tanti ma i mezzi
pubblici da queste parti sono
una barzelletta e Tonino e altri fratelli di chiesa devono
sostituirsi con le loro auto
all’azienda di trasporto; e fosse questo soltanto l’unico
problema: è naturale che bisogna dare aiuto materiale e
le occasioni certamente non
mancano. Era necessario raccontare tutto questo e le sorelle e i fratelli di Arzano mi
scuseranno se l’ho fatto senza
grande delicatezza e senza
abbellire niente. Infatti non
c’è proprio niente da abbellire, questa storia è bella così
com’è e senza di essa non si
capirebbe che cosa è il programma «Lode dei popoli»
che le chiese batti ste del Napoletano portano avanti.
Se domenica 27 novèmbre
la chiesa di via Foria era piena e si stava stretti, con la
gente in piedi, lo si deve alle
sorelle e ai fratelli come
quelli di Arzano, lo si deve a
missionari come Rodrigues
Chama che nessuno di noi
aveva chiamato, ma che pendolando tra Villa Literno,
Giugliano, Casal di Principe,
Arzano e le vie del centro ha
raggruppato tante sorelle e
fratelli extracomunitari. E
domenica in via Foria c’erano volti nuovi, ma dopo un
anno ho rivisto anche Josè, il
pastore africano che avevo
conosciuto a Villa Literno
quando la domenica tenevano
il culto in una discoteca affittata per poche ore.
Non parlerò molto del culto, mi ha colpito perché è stato un culto normale; l’ho vis
ESPERIENZE
LA FESTA DI HANUKKAH
SERGIO RIBET
’ i sono un po’ vergognato perché pas. savo di lì per caso, e non c’ero anda|lo apposta. Ma un po’ per volta mi sono
patito coinvolto, e ho ringraziato di cuore
l^i esserci stato. Era il 27 novembre, domenica, e mi trovavo a vagabondare per Roma
attesa di un treno utile. La Roma aveva
oto il derby sulla Lazio, e un’infinità di
|ótórini giallorossi aveva incominciato
liassosi caroselli. Arrivo in piazza BarbeUni, ed ecco una folla diversa, una grande
^norah, non quella abituale a sette bracma a nove braccia, issata in mezzo alla
nzza, e un grande schermo su cui poi si
ebbero proiettati dei filmati di altre piazL^> da tutto il mondo.
pna bella folla, tanti bambini, molte faingUe, molti ebrei con lo zuccotto in capo,
Heuni con il cappello nero, altri con un
“zzoletto, alToccorrenza anche di carta, in
po. Certo, è T inizio di Hanukkah, la festa
elle luci, la festa della ridedicazione del
|ropio dopo la vittoria dei Maccabei, nel
a.c., la festa che ricorda il miracolo
'^l’olio, il poco olio puro che era rimasto
lèontaminato, che bruciò per otto giorni,
¡«festa della libertà.
Mi sento trascinato dalla gioia di questa
n» grande folla, di questi ebrei romani
Lene Oggi sono visibili, ognuno con la sua
delina accesa. Sono un po’ insicuro, mi
ento per un verso uno dei goim (non ebrei)
j^enti, insieme, presumo, con i molti ca^inieri in servizio d’ordine, ben attenti
per la presenza dell’ambasciatore di
—*[eele sia per la presenza del sindaco Ruche dirà due parole di saluto, ben det
te, e sentitamente applaudite. Mi sento un
po’ insicuro, perché so quanto ci assaltano
i pregiudizi: ne confesso uno! Sono proprio
come noi... Noi chi? Noi italiani? Noi vaidesi? Noi esseri umani?... Meglio cacciare
questi pensieri impuri. Mi sento un po’ insicuro perché ancora una volta sono minoranza nella minoranza. Ci sarà un altro
evangelico su tutta la piazza?
Ma allo stesso tempo mi sento, starei per
dire, protetto in questa piazza aperta, mi
sento inserito in qualcosa di familiare, forse
per il ricordo di qualche altra festa di Hanukkah a cui ho assistito trenta, quarant’anni fa a Torino, quando 1 miei cugini frequentavano la scuola ebraica. Riconosco
qualche canto, ma solo quando attacca Evem shalom allehem riesco a cantare; riconosco qualche preghiera, ma perché ho dimenticato tanto del poco ebraico che ho
studiato? E mi fermo alle prime parole: Baruch attah Adonai Eloemi melech aholam
(o come si scrive...): «Benedetto sei tu Signore, Dio nostro, re per sempre...».
Devo dire a qualcuno il mio stato d’animo, il mio grazie. Acchiappo un bel giovane, barbuto, zuccotto in capo, che ha fatto
un po’ di servizio d’ordine facendo passare
i bambini perché ballassero nel centro della
piazza, e gli dico; «Sono un pastore valdese. Mi vergogno un poco, perché passavo di
qui per caso, e non ci sono venuto apposta;
ma ora ci sono, sono con voi, mi rallegro
con voi per questa bella presenza, e vi ringrazio, di cuore». Mi regala un sorriso
aperto e due parole affettuose; il viaggio in
treno sarà meno noioso del solito.
suto come l’unica possibilità
in questo momento e in questa città di pregare insieme il
Signore. Non dovrebbe essere
un fatto eccezionale un culto
in più lingue con tutti i tempi
necessari per le traduzioni;
piuttosto dovremmo preoccuparci se nelle nostre chiese ci
ritrovassimo soltanto fra italiani. I vari gruppi durante il
culto sono intervenuti con
canti, inni, preghiere, alcuni
della comunità filippina ci
hanno dimostrato come si può
lodare il Signore eseguendo
una danza. Il coro delle comunità di Napoli come al solito
ha cantato bene, ma in questo
clima mi sembravano ancora
più contenti delle altre volte.
Il presidente dell’Ucebi, Renato Malocchi, commentando
il capitolo 6 degli Atti degli
Apostoli ci ha ricordato che le
comunità cristiane sono nate
in una situazione multietnica
con tutti i problemi che questo comporta.
Fortunatamente era bel
tempo e per l’agape si è potuto utilizzare anche il giardino
della chiesa, altrimenti non ci
sarebbe stato spazio sufficiente; a tavola ho fatto i conti con la multietnicità quando
Maria, una sorella brasiliana,
mi ha messo sulle lasagne al
forno tipicamente napoletane
della carne condita con un sughetto del suo paese.
Abbiamo concluso la giornata con un dibattito: AnneMarie Dupré ha illustrato il
lavoro del Servizio migranti
sottolineando l’importanza
dell’impegno politico; Sergio
Gomes, portavoce del forum
antirazzista della Campania,
ha evidenziato la necessità di
costruire momenti di aggregazione coinvolgendo le istituzioni; l’assessore regionale
Samuele Ciambriello ha parlato della recente legge della
Regione Campania, importante soprattutto perché garantisce a tutti gli immigrati,
anche se non regolari, l’assistenza sanitaria. Hanno preso
la parola diversi immigrati
sottolineando che il problema
fondamentale è il permesso di
soggiorno. Corrado Maffia,
della comunità di base del
Cassano, parlando anche a
nome del «Cerchio dei popoli» ha collegato la questione
immigrazione al movimento
pacifista. Lunedì 28 si è riunito un gruppo di lavoro
sull’immigrazione a cui sono
stati invitati valdesi, metodisti, battisti, luterani e l’Esercito della Salvezza. In cantiere c’è l’apertura di un piccolo
ufficio per fornire informazioni: si sta valutando la possibilità di realizzare qualche
corso di italiano e tutte le comunità sono impegnate a
mettere a disposizione volontari con specifiche professionalità come insegnanti, medici e paramedici. I contributi
di Anne-Marie Dupré e Renato Malocchi ci hanno dato la
possibilità di arricchire il nostro patrimonio di informazioni ma la cosa più importante a mio avviso è che questa volta la spinta a lavorare
non ci viene dagli addetti ai
lavori ma da sorelle e fratelli
come Rosaria, della chiesa
dell’Arenella, e come Tonino
che fino ad ieri non si immaginava di trovarli a discutere
insieme anche di politica.
Alla fine della riunione,
quando ci siamo salutati con
Tonino che stava tornando ad
Arzano, dopo avermi raccontato ancora una volta i tanti
problemi mi ha detto: «Non
mi preoccupo, il Signore ci
aiuterà», e ho pensato a un altro best-seller che sicuramente dovremmo leggere e far
leggere di più.
CONTRAPPUNTO
LA RELIGIONE
A SCUOLA
MARCO ROSTAN
Da un po’ dì tempo, più
che altro per stanchezza, sul fronte dell’insegnamento religioso cattolico
(Ire) nella scuola, tutto tace
(per lo meno fra noi) ma in
realtà le cose non vanno
bene: a dieci anni di distanza dalla revisione concordataria, con tutte le polemiche e dopo due sentenze della Corte costituzionale, la piena facoltatività
dell’Ire non è realizzata
nella materna-elementare;
e nella scuola dell’obbligo
(specie nella media), pur
essendovi la possibilità di
uscire da scuola (con la dichiarazione dei genitori),
di rimanere a studiare o di
seguire l’ora alternativa, di
fatto questi diritti sono
esercitati solo nel caso ih
cui studenti e genitori, bene informati, consapevoli e
civilmente impegnati, ne
pretendono il rispetto.
Dal canto suo la Cei, che
ha recentemente organizzato a Roma un convegno
suU’argomento, non cessa
di pensare che attorno
all’Irc vada raggiunto il
consenso di tutti perché
«una fondata e seria cultura religiosa rappresenta
un patrimonio di conoscenza e di proposta non
eludibile nel bagaglio scolastico di un giovane»
(Adista n. 39). E un vero
peccato che gli ebrei, gli
evangelici, i cosiddetti laici non abbiano anche loro
questa convinzione perché,
se cosi fosse, forse si muoverebbero con decisione in
vista di una dura battaglia
culturale, che io ritengo
necessaria, tesa a eliminare
il monopolio della Cei su
tale insegnamento e a realizzare, per tutti gli alunni
delle scuole, un diverso
modo di studiare il fatto
religioso e la storia delle
religioni, con insegnanti
appositamente preparati
daH’università e assunti
nella scuola alla stregua di
tutti quelli che insegnano
altre materie.
Mentre noi aspettiamo,
gli altri si muovono. Così
alcuni deputati del Ppi (è
sempre la De, ricordiamolo) hanno pensato bene di
presentare un disegno di
legge per «sistemare» lo
stato giuridico degli insegnanti di Ire. Come è noto
su di loro c’è attualmente
il monopolio Cei del riconoscimento dell’idoneità
all’insegnamento della religione cattolica nelle
scuole di stato. Che succede ai poveretti se questo riconoscimento decade?
Problema urgente e grave
secondo il Ppi, quasi quanto il taglio alle pensioni.
E così, dopo aver preteso
che un insegnamento con-'
fessionale sia pagato da tutti ma svolto con insegnanti
di loro gradimento, adessò
questi insegnanti li fanno
diventare di ruolo (quindi a
carico pubblico per tutta la
vita). Non solo: se a un insegnante di religione cattolica, titolare di cattedra, dopo 15 anni continuativi dovesse esser revocata l’idoneità da parte dell’ordinariato diocesano, l’interessato potrà essere comunque
sistemato in altri ambiti
deir amministrazione,
avendone i requisiti.
E chi pagherà la liquidazione per «non idoneità»
agli insegnanti un tempo
«idonei»? Naturalmente lo
stato: ancora una volta una
questione tutta interna alla
gerarchia si riversa a carico
pubblico: ma se la paghi la
Chiesa cattolica, magari
con il suo otto per mille! E
queste cose sarebbe bene
ricordarsele, invece di cianciare tanto, anche fra progressisti, sul fatto che con i
«popolari» ci uniscono i
valori. Ma quali valori?
Movimento nonviolento
Impiegare gli obiettori
nella protezione civile
In merito agli effetti dell’alluvione abbattutasi sul
Nord Italia il 5 e 6 novembre
e alle successive difficoltà
fatte registrare dalle strutture
di emergenza, il Movimento
internazionale per la riconciliazione-Movimento nonviolento ha diffuso un comunicato in cui si riflette su alcune responsabilità di ordine
etico e culturale.
«La protezione civile spiega il documento - va potenziata e inquadrata in una
capacità delle istituzioni e dei
cittadini di autodifesa da
eventi calamitosi sia di tipo
“naturale” che di tipo politico. È quello che abbiamo
chiamato Difesa popolare
nonviolenta: un grande progetto che connette la capacità
di tutela del territorio e delle
istituzioni con un rapporto
cooperante e solidale con
ogni altra comunità umana.
L’esatto opposto cioè della filosofia aggressiva del Nuovo
modello di difesa, funzionale
a azioni internazionali dette
di pace e fatte di guerra».
11 documento prosegue
chiedendo che non sia un
esercito a proteggere le popolazioni dai disastri naturali,
ma che «i soldi spesi per le
forze armate siano progressivamente volti a spese civili,
ivi compresi sistemi di monitoraggio, pompe idrovore,
ecc.». «I 2Ù000 miliardi che
la Finanziaria destina quest’
anno alle forze armate - spiega il Mir-Movimento nonviolento - sono quasi il triplo
dei danni del Piemonte».
Il documento si sofferma
sul fatto che i giovani che
svolgono servizio civile alternativo già prefigurano in parte quella che dovrebbe essere
l’organizzazione auspicata di
protezione civile.
12
PAG. 8 RIFORMA
0D
Appuntamenti
Sabato 10 dicembre — ROMA: Alle ore 20,30, presso la
sala Borromini (piazza della Chiesa nuova 18), il soprano Donatella Giorgi e la pianista Imma Battista tengono un concerto dal titolo «II. colore in cerca della fede», con musiche di Mozart, Schumann, Schubert, Haendel, Bach e altri.
Domenica 11 dicembre — CHIAVARI: Alle 21, all’Auditorium di p. San Francesco, si tiene un concerto vocale e strumentale del Coro interdenominazionale di Firenze diretto dal m.o
James Watts con i solisti D. Green, S. Sage, G. Lister, G. Steinberg e il pianista J; Grey. In programma musiche di Vivaldi.
Lunedì 12 dicembre — TRIESTE: Alle ore 19, presso la
basilica di San Silvestro, si tiene un concerto per marimba con
Fabian Perez Tedesco e con l’organista Giuseppe Zudini.
Lunedì 12 dicembre — MODENA: Alle ore 17, presso il
Collegio San Carlo, la prof. Maria Elena Notari parla sul tema: «Gli effetti artistici del libro di Giona».
Martedì 13 dicembre — OTTAVIANO (Na): Alle ore 18,
presso la Chiesa metodista (viale Elena 26), il past. Sergio
Aquilante parla sul tema: «La liberazione non tarderà».
Martedì 13 dicembre — ROMA: Alle ore 17,30, nella saletta per le conferenze «Basso» (via della Dogana Vecchia, 5)
si terrà un incontro sul tema «Kosovo - una tragica realtà che
attende risposta». Laura Carlodalatri esporrà la sua recentissima esperienza in questa regione dell’ex Jugoslavia.
Mercoledì 14 dicembre — TRIESTE: Alle ore 18, presso
la basilica di San Silvestro, l’arch. Antonella Caroli,.vicepresidente di Italia nostra, commenta delle immagini dal titolo
«Degrado di una città: Trieste».
Mercoledì 14 dicembre — CATANIA: Alle ore 20, in via
Cantarella 6, il prof. Nino De Cristofaro parla sul tema:
«Marx e i marxismi: l’utopia dei socialismi tra speranze e
realtà».
Giovedì 15 dicembre — MODENA: Alle ore 17,30, presso
il Collegio San Carlo (via S. Carlo 5), II prof. Enrico Mazza
parla sul tema: «Preghiera e ritualità».
Venerdì 16 dicembre — MODENA: Alle ore 17,30,al Collegio San Carlo (via S. Carlo 5), il prof. Franco Bianco parla
su: «La tecnica tra disincanto del mondo e ritorno del mito».
Venerdì 16 dicembre — BARI: Alle ore 17,30, nella sala
del Liceo scientifico «Scacchi» (c.,so Cavour) si svolgerà, in
collaborazione con Caritas, Pax Christi, Punto Pace, «La meridiana», Lega obiettori, Mir e altri un incontro-dibattito su II
punto sull’obiezione di coscienza. Intervengono il pastore
Martin Ibarra, Etta Ragusa del Mir, i magistrati Nicola Colaianni e Roberto Rossi e Nicola Pantaleo, della Fcepl.
Venerdì 16 dicembre — TORINO: Alle ore 21, presso il
salone valdese di corso Vittorio Emanuele 23, il past. Eugenio
Rivoir parla sul tema: «Ecumenismo: via alla pace».
Protestantesimo in televisione j^prii
Un popolo che cerca||ai
la propria identità
ALBERTO CORSANI
CONVEGNO A GRENOBLE
FRONTIERE
PAOLO T. ANGELERI
TI cronotopo della fronxvXtiera» è stato l’argo
mento del convegno di studio
(3-5 novembre) organizzato
dalla direttrice dell’Istituto
italiano di cultura di Grenoble, prof. Carla Michelli, d’intesa con i docenti del dipartimento di Italianistica della locale università, proff. Ambroise e Bosetti. Fra gli invitati diversi scrittori italiani, fra
cui Bordin, triestino, e Mario
Rigoni Stera che sulle frontiere franco-italiana e greco-albanese e russa, in particolare,
ha scritto molti racconti, dal
Sergente nella neve al più recente Amor di confine.
Il «cronotopo» è da intendersi come un punto di riferimento luogo-temporale in un
tessuto narrativo. A questo
proposito Rigoni Stem, con la
sua abituale capacità narrativa, ha raccontato delle sue
esperienze di frontiera, del
superamento del concetto di
nemico, della fraternità che si
riesce a realizzare anche là
dove inevitabilmente tende a
predominare l’odio.
Cadono oggi le frontiere, i
«muri» ai quali eravamo abituati, ma se ne innalzano altri,
più tremendi e prepotenti ancora: barriere razziali, religiose e politiche; divisioni fra
poveri e ricchi; fratture fra
abili e disabili, emarginati e
integrati, anziani e giovani,
extracomunitari e non.
E stato affrontato anche il
problema dei nostri emigranti
in Francia e dell’accoglienza
che a loro veniva riservata.
Era difficile eliminare gli
ostacoli all’integrazione e alla
fratellanza: la frontiera, originata dall’egoismo e dall’incomprensione, finisce per divenire nella storia uno dei referenti più significativi della
condizione umana. Riflettere
su di essa, sia pure in chiave
di critica letteraria, rappresenta in ogni caso un modo per
affrontarne gli aspetti più attuali e inquietanti. Lodevole
dunque l’iniziativa di Grenoble, punto di partenza per altri incontri e convegni.
In alto a sin. famiglia italiana emigrata in Francia (I9J7);
a fianco le bandiere croata e
italiana al. municipio di Fola.
Qui sopra: Grenoble.
Una popolazione che soffre l’occupazione, anzi
le occupazioni, da quella della Germania hitleriana a
quella del regime sovietico
da pochi anni terminata, si
trova alle prese non solo con
i gravi problemi economici di
una nazione strutturalmente
dissestata e in mano ad affaristi senza scrupoli, ma anche
con l’affannosa ricerca di
un’identità sconosciuta, in
parte finora repressa in parte
tutta da inventare.
È questa l’immagine della
Lettonia emersa dalla trasmissione monografica di
Paolo Emilio Landi andata in
onda domenica 20 novembre.
Una popolazione che solo al
50% è lettone (l’altra metà è
composta di russi, bielorussi,
ucraini) e che ora rifiuta qualunque immagine le ricordi il
regime comunista, sta cercando di espungere ogni manifestazione etnicamente estranea. Un atteggiamento, questo, che ha motivazioni serissime ma che non rende giustizia a quanti (russi, bielorussi
e ucraini) entrarono nel paese
baltico prima della seconda
guerra mondiale, e lì costruirono un’esistenza. La convivenza è problematica e divampa un nazionalismo che
forse ha nel risentimento I’
unica motivazione. Si lamenta per esempio che i più ricchi non siano lettoni, si lamenta che i non lettoni siano
in maggioranza, si cancellano
le scritte stradali in cirillico
.(fino al 1991 erano bilingui),
non si approva una legge che
dia uno status se non
propini
SER
la cittadinanza a quel 5o^
abitanti
lOtlVi
vani
VE
no
:e. Fri
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icasio
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lanto le
ini er
le io voi
fac
isl¿dell2
prc
IVO e
ritti n^
lelncon
li di SI
no alla <
Il tutto è indice di un'
gettiva e comprensibile
lità di un popolo vessato!
stessa fragilità, forse, et
spinge parte della chiesak
rana verso un fondamenta!
smo letteralista che, pej¿
sempio, porta al rifiuto
pastorato femminile. A (
sto proposito colpisce m
tanto la posizione letterali!
dell’arcivescovo, quanjai
quella di una studentessa!
teologia (la Facoltà di Ry
ha 120 studenti, uomini
donne nonostante tutto)
ammetterebbe il pastorati
femminile se la donna in qui
stione fosse «Spirito» am
ché «carne» (ma non si pr
dire lo stesso di ogni pastoA'àe pos
o futuro pastore uomo?), ».^cono
Della stratificazione deilèftócator
culture e delle dominazion|m si è a
subite dalla Lettonia restaña®ììpsse '
alcune vestigia: il nome dell®tnintell(
strada centrale della capiià|^feta gii
(anticamente via della cali
poi Hitlerstrasse, poi via
nin e ora nuovamente via
la calce), il corso quasi inti
mente progettato dal padre deli
regista sovietico EjzentstejnJ
Palazzi che con la ridondi
di statue e mascheroni
facciate parlano il linguaggio^ entiche o
del tempo in una città invece imunque
animata dalla voglia di fate,j io tristi
di riappropriarsi della propriài |altri, a
terra, come efficacementei tSsono p
hanno mostrato le ampie m alma e
Iute disegnate dalla telecame-i ifa per
ra dal campanile della chies^teione
dei santi Pietro c Paolo, che inwtologi
pochi secondi introducono chil
guarda al paesaggio urbano.
ilIVsec
Issata
ttto: pr
siero
¡no non
lo) sor
cor
anche i
ità SI
;r quesi
iiis
Tradotto dalla Claudiana il libro di Harry Kuitert dedicato alle persone in ricerca
Ragionare di fede in un^epoca postcristiana
ALBERTO TACCIA
In questo nostro tempo cosiddetto postcristiano (ma
anche postrazionalista) la
gente osa, senza farsi troppi
sensi di colpa, dubitare dei
dogmi fondamentali della fede cristiana, discutere il ruolo
finora ritenuto indiscusso delle chiese, scostarsi da principi
etici che finora sembravano
irremovibili. Ma le domande
e i legittimi dubbi intorno alla
fede, ai suoi contenuti, alla
sua etica e ai suoi funzionari
non sembrano condurre, come ci si aspetterebbe, a una
totale negazione della fede.
Il positivismo, l’ateismo o
l’agnosticismo sono anch’essi
oggetto di legittimi dubbi e
interrogativi; lo scontro frontale tra fede e ragione appare
superato e privo d’interesse;
si dubita della fede, ma anche
della non fede. Il discorso intorno al religioso, allo spirituale, alla scelta della fede,
all’etica è più che mai aperto
a tutto campo, la gente sembra di nuovo disponibile all’ascolto, alla ricerca, al confronto e alla riflessione.
Quello che tuttavia non
funziona proprio più è l’imposizione autoritaria, l’indiscutibilità dogmatica, la concezione di una fede cieca e
l’obbedienza servile ai gestori
del sacro. La gente vuole
pensare e decidere con la propria testa anche in materia di
fede. Il prof. Harry Kuitert,
già docente di etica e dogmatica cristiana all’Università
riformata di Amsterdam
ha
pubblicato un librq* tradotto
con lodevole impegno e non
poca fatica dal pastore Thomas Soggin e edito dalla
Claudiana, in cui tenta, su
queste linee di pensiero, una
ripresentazione dei temi fondamentali della tradizione
ebraico-cristiana in termini
comprensibili e nel quadro di
una mentalità moderna aperta, libera da pregiudizi ma attenta e diffidente verso ciò
che appare artificioso, inautentico, mistificante.
Il libro non è rivolto ai «sicuri» sia nella fede che nella
non fede, ma a chi dubita e
vuole rendersi conto della
realtà delle cose. L’autore
non intende convincere a tutti
i costi assumendo un linguaggio dimostrativo o apologetico, ma non esita a considerare superate certe forme di linguaggio e certe chiusure dogmatiche intorno a questioni
non essenziali agli elementi
centrali della fede. Egli considera, giustamente, la fede non
una somma di dottrine più o
meno credibili da trangugiare
a tutti i costi, pena la dannazione eterna, ma l’esperienza
dell’incontro unico e personale, mediato dallo Spirito e
dalla Parola con il Dio vivente nel Cristo crocifisso e risorto. Kuitert non vuole ovviamente sostituirsi allo Spirito Santo ma eliminare per
quanto possibile i pregiudizi,
le incomprensioni, gli ostacoli linguistici e culturali, le
formule legate al passato, le
quali anziché chiarire tolgono
spesso credibilità, ostacolan
cosa, I
i dican
do anziché favorire la determinazione della fede come
risposta libera e individuale
al dono della grazia di Dio in
Gesù Cristo. Un libro contro
ogni fondamentalismo letteralista, dunque, ma anche
contro ogni tentativo di rendere accettabile la fede in un
processo di riduzione razionalista, di trasporto mistico
ed emotivo o di sottomissione ecclesiastica.
Il volume non riguarda perciò direttamente la fede, ma
la sua credibilità. I dubbi non
sono tutti risolti, né tutti i nodi sono sciolti; non c’è pretesa di «pappa fatta», che sottragga il lettore a ogni ulteriore riflessione e approfondimento, e neppure alla possibilità di ulteriori interrogativi.
Esso intende semplicemente
aprire i problemi e avviare
una riflessione in termini accettabili, che deve continuare
nell’ambito dei gruppi e delle
comunità a cui il libro si raccomanda. Questa l’intenzione
di partenza, accettabile e liberatoria ma le conclusioni non
sono tutte così convincenti. Il
C(
vita
libro appare un po’ squilibrato nella presentazione della Jq pQr
materia, troppo lunghe e
santi le prime parti, rapidi i
un po’ sbrigativi gli ultimici
pitali. Forse i risultati [
sati avrebbero potuto esseri
raggiunti con più chiarezza si
il tutto fosse stato presentati fi—Roi
con maggior scioltezza e bre
vità. Tuttavia ciò non toglif
nulla alla validità della tesi
fondo e all’impostazione g® Màdel
nerale del discorso.
Il libro ha avuto in Giani
una diffusione da best seller
successivamente l’onore
parecchie traduzioni tra ci
quella italiana. Siamo graU
traduttore e alFeditorep®
aver posto a nostra dispo^
zione un testo che rappresi“
ta uno stimolo coraggio^®
vivace a una riflessione dti
de che, diversamente, rtscl
di ristagnare nei luoghi c'
muni delle catechesi ecclesia
stiche tradizionali.
(*) Harry M. Kuitert.
fede cristiana per chi oo
ta. Una ricerca critica. Toi^
no, Claudiana, 1994, pP
£ 39.000.
PROTESTANTESIMO
RIVISTA TRIMESTRALE
PUBBLICATA DALLA FACOLTÀ VALDESE DI TEOLOGIA!
VIA P, COSSA 42 - 00193 ROMA - FAX: 06/3201040 «
Wde
È uscito ii numero 4
quarto trimestre 1994 - voi. XLlX
13
pi 9 DICEMBRE 1994
PAG. 9 RIFORMA
sat
jjprire una figura che ha costituito un referente anche per i protestanti italiani
Fortini, intellettuale scomodo
he sapeva confrontarsi con il testo biblico
rea!
SEBOIO ROSTAGNO
'bile frali
essate, p
orse, cy
hicsa liite^
lamentalii
be, perel
■'fiuto dJ
le. A quj.j
pisce noaJ
emessa ì
tà di Rigj
uomini (1
"gjjdptivo deH’influenza che
licevano su di me, giovane
*’ire valdese, gli scritti di
¡ili non è facile da espri1, Prima di tutto dovrei
a che non ho mai avuto
icàsione di conoscerlo
lalmente. A me interesnon tanto la persona
lanto le idee, e le idee di
ini erano proprio quelle
io volevo e cercavo. Che
li lui facesse o non facesse
ijitcdella comunità cristiana
problema che non mi
jàévo e che resta irrisolto,
tutto) chèijMtti noi, e per tutti quelli
pastorafj ¡e incontriamo come comma in que,) |ni di strada, appartengano
ito» anzii" 10 alla chiesa, fino al giorlon si pug Binale nel quale Dio, il so;ni pastoj tche possa farlo direttamenmo?). ' t,'riconoscerà i suoi. Ogni
ione delltfecatore cristiano, prima o
minazioiip; si ® accorto di voler dire
ia restann ¡Stesse cose che dicevano
tome dell^ ìiriintellettuali non cristiani:
la capitale inòta già Gregorio Nisseno
ella calce; elIV secolo,
oi via Le- gassata la meraviglia, resta
ite via dd< iàtto: predicazione cristiana
lasi intera-) ¡iensiero non cristiano (al1 padre del; ino non esplicitamente crijzentstejn, iino) sono destinati spesso a
idondanzi stare come due rette paralleroni sulle) anche quando dicono le ilinguaggioi entichecose. Voler sempre e
ittà inveceaumunque distinguere il proia di fare,-fio cristianesimo da quello
Ila proprian
acemente.
ampie votelecameella chiesa'
olo,cheiii
lucono chi)
urbano,
na
ialtri, animati da altre fedi,
ino pensare, è un’impreEvana e poco interessante,
fa perdere del tempo. La
ione, come ho detto, è
Etologica, voglio dire che
ferità stessa è escatologica
:r questo quando il credenlancia ad affermare qualcosa, prende il rischio che
(tri dicano la stessa cosa o,
ceversa, come accade più
»ente, corre il rischio di rilere quello che altri hanno
à detto, ora però dal suo
into di vista.
Il fatto è che spesso noi
cerchiamo sui giornali qualche persona che esprima
quello che noi stiamo intuendo o pensando, senza saperlo
esprimere molto bene. Leggerlo nero su bianco ti fa dire: ecco, non mi era chiaro,
ma è più o meno così che anch’io la penso. Questo era
per me Fortini quando scriveva sui «Quaderni piacentini».
Più lui di altri. Perché lui
era più critico, ovvero presentava sempre le sue analisi non
come un pensiero assoluto,
ma come razionali; e questa
razionalità, però, partiva come da un paradosso, da una
riserva e come da una non
coincidenza del pensiero con
la realtà. Questa non coincidenza sembra a prima vista
impossibile, perché se uno
non esprime il vero è come se
inventasse. Invece, lo sforzo
del pensare e del dire e delr esprimere (cioè nel «dire
fuori») le cose avviene proprio perché quello che dicia
mo non è la vera verità, ma
neanche una cosa arbitraria
qualsiasi. Quello che diciamo
deve scaturire da un rapporto
con la realtà, certo, ma anche
da un rapporto più sottile con
il non essere, con il futuro,
con l’utopia, con il criterio
che non è soltanto nei fatti.
Sapere analizzare i fatti
con questa riserva, con questa distanza, che non è una
distanza impotente ma costituisce il migliore abito scientifico che si conosca, non è
da tutti. Per questo quando
Franco Fortini scriveva sui
«Quaderni piacentini» era come se ci desse una chiave di
lettura molto importante. Finiva sempre che prima o poi
citava la Bibbia; e proprio nel
modo di appellarsi a essa sta
uno dei suoi segreti: si può
leggere e citare la Bibbia tutta la vita senza coglierne il
significato.
Fortini sapeva invece dare
alla citazione biblica un senso straordinario, che illumi
nava la cosa di cui stava parlando, e nello stesso tempo
coglieva un aspetto nuovo e
insospettato del testo biblico.
La cosa di cui Fortini stava
parlando era sempre la stessa,
in fondo: la critica di un
mondo dove tutto sembrava
dover per forza dar ragione al
più forte contro il più debole,
al capitale contro il lavoro, ai
grandi strumenti di persuasione contro l’evidenza della
(ealtà. Fortini però concepiva
il proprio pensiero come un
richiamo, uno stimolo, e una
critica rivolta soprattutto a sinistra, ai partiti della sinistra.
Era quindi tutt’altro che un
dogmatico: la Bibbia gli offriva un linguaggio ideale per
dare alle proprie argomentazioni il significato inconcluso
e critico di cui avevano bisogno, cogliendo nello stesso
tempo il passaggio a una
realtà diversa.
Un esempio? Quello riportato qui sotto, in cui l’espressione biblica «gli ultimi sono
(saranno) i primi» serve per
guardare in controluce la
realtà dal punto di vista della
frontiera, cioè la realtà evangelica. Fortini aveva enunciato quello che anche noi speravamo di cogliere. «Evidentemente tutto ha cospirato a farci dimenticare che cosa significa: “gli ultimi sono i primi”.
Abbiamo dimenticato che gli
“ultimi” sono coloro che vivono la doppia identità del riconosciuto e del non-riconosciuto, dell’umano e dell’inumano, dell’oppressore e della
libertà; e che quella doppia
cittadinanza rende in verità
senza patria. I “proletari” sono i combattenti della frontiera, non coloro che ristanno
nei confini sociologici della
classe. Coscienza di classe è
anche coscienza dell’altra
classe, è bilinguismo».
(Da Verifica dei poteri, Torino,
Einaudi, 1974 (3“ ed.), p. 134).
della
compact disc che raccoglie brani di Bach e degli antecedenti Buxtehude e Kuhnau
I corale^ espressione musicale della Riforma
squilibra-;
one
ighe e pei, rapidi '
ultimi caali prefisi
jto essere
liarezza se
presentato i,^ Roberto morbo
zza e bre
lon togljj a vita culturale e sociale
rilatesio Snella Lipsia della prima
izione gè età del X'VIII secolo dove^bssere senza dubbio qual‘ di straordinario: non so't via della sua prestigiopiversità ma anche per i
gasimi stranieri che, attida periodiche fiere, corre® a visitarla. In questo
testo Johann Sebastian
'ten succedeva nel 1722 a
'ann Kuhnau nell’incarico
mtor della chiesa di San
^ laso e di director musi¿della città. Assumendo
Jh incarichi il grande
^Positore si impegnava
i'TERT, nell’istruzione musi
chi d*'*’!; latino alla Thomastica. una scuola per orfani
1. pp poveri, ma anche a
.'te per ogni domenica e
1 religiosa una cantata,
.-^'zione vocale e strute di argomento sacro.
*Pio a Bach e a due suoi
pianti antecedenti, Buxiiif ^ *^nhnau, è dedicato
la compact disc
•Rugginenti editore, indaH’Accademia dei
tea a’ Corale evan
ntp rispettiva
j dirette da Rita Peiretti
Gatti, e dall’organi■Massimo De Grandis. Le
in Ola«
;st sellef
’onore
ni tra Cj
IO grati
litore p
1 disposi;
•apprese!
aggioso *1
one di
te, rischi
joghi 01
i ecclesii
puntuali note di copertina, redatte da Gianni Long, ci danno nel titolo il senso di questo
lavoro: una domenica alla
Thomaskirche.
Come scrive lo stesso
Long, «questo cd intende offrire un esempio della musica
che veniva suonata a San
Tommaso negli anni in cui
Bach ne era il Karitor. Viene
presentata una serie di opere,
di vario genere ed organico
che ruotano attorno alla festività del Natale». Sono eseguite infatti la Cantata di
Kuhnau Uns ist ein Kind Geboren («A noi è dato un figlio»), la Cantata di Bach
Bwv 151 Süsser Trost, mein
Jesus kommt («Dolce conforto, giunge il mio Gesù»), oltre a musica per organo di
Buxtehude (il Preludio in do
maggiore BuxWv 138 e la
Lantasia sul corale Wie Schön
leuchtet del Morgenstern
BuxWv 223) e di Bach (cinque preludi a corale dell’OrgelbUchlein e le due Fantasie
Bwv 659 e Bwv 661).
L’alto livello professionale
di tutti gli interpreti riesce bene a introdurci in quel mondo
spirituale luterano in cui la
musica aveva una parte così
importante. Ricordiamo infatti che la cantata sacra è una
forma caratteristica della mu
sica protestante. O meglio si
dovrebbe dire, come i contemporanei di Bach, il «concerto spirituale» o la «musica
di chiesa», in quanto il termine «cantata» definiva normalmente ih quell’epoca la cantata da camera, solistica (a
una voce con basso continuo)
di stampo italiano. Il termine
«cantata sacra» è comunque
entrato nell’uso comune a indicare una composizione di
argomento religioso eseguita
da cantanti solisti, orchestra e
molto spesso anche dal coro.
La cantata, all’epoca di Bach, aveva una funzione di introduzione e complemento
meditativo al sermone, che
trovava posto tra la prima e la
seconda parte della cantata
stessa. L’intera cantata aveva
poi come momento culminante il corale, con il quale in genere si concludeva; e ciò non
a caso, perché nella musica
protestante il corale è elemento di base fondamentale
oltre che originario, anche da
un punto di vista storico: è lo
stesso Lutero che lo adotta
per avvicinare la pratica liturgica alle masse.
Così anche in composizioni elaborate, come nella cantata in questione o negli altri
spartiti eseguiti nel cd dall’
organista De Grandis, il co
rale è l’ispiratore dell’intera
composizione. Si noterà infatti la sua presenza già solo
nei titoli (per esempio «preludio sul corale», per quelle
composizioni con scopo di
introduzione al canto corale
della comunità, o «fantasia
sul corale» per quelle altre
che si proponevano una sorta
di meditazione musicale in
certi momenti della liturgia);
al punto che possiamo definirlo come il nucleo fondamentale da cui il resto ricava
.significato.
La forza e l’importanza del
corale non sta però soltanto
nell’idea musicale o nella
melodia gradevole che presenta, ma nel fatto che è espressione stessa della Riforma luterana: rappresenta la
comunità che riflette in lingua volgare sui problemi teologici, mostrando una consapevolezza nuova che prima
non poteva avere, per esempio nel canto gregoriano, che
non interpretava e non comprendeva perché in latino. È
in questo senso che acquistano quindi una particolare forza e significato, e che invitiamo a ascoltare, le parole con
cui Kuhnau termina la cantata
incisa sul cd: «Alleluia, Dio
sia lodato, cantiamo tutti dal
profondo del nostro cuore».
L'attività poetica di Fortini
Uriche «impegnate
»
In una sorta di antologia
personale' pubblicata pochi
anni fa. Franco Fortini ha riunito gli esiti più interessanti
delle sue diverse stagioni
poetiche. L’operazione, che a
dire il vero non era la prima
(una prima raccolta di Poesie
scelte 1938-1973 era stata
pubblicata, sempre da Einaudi, nel 1974) è divisa in due
settori: un primo che va dal
1938 al 1984 (alla raccolta
Paesaggio con serpente.
Poesìe 1973-1983 ) e alle
successive Penultime fino a
allora inedite.
La seconda sezione è invece dedicata a una scelta dalla
raccolta L’ospite ingrato,
primo e secondo (1986) e a
alcune traduzioni (da Góngora e da Mandel’stam). L’attività di traduttore di classe era
peraltro stata frequentata da
Fortini con gli esiti migliori
in una parte della Ricerca del
tempo perduto di Proust per
Einaudi (anni ’50), nel Faust
di Goethe, nella versione di
Brecht.
Il senso della storia e dell’
impegno civile come connaturati alla militanza intellettuale
e la ricerca di un verso che
nasce dalla riflessione e che
invita e costringe alla medesima caratterizzano la produzione poetica di Fortini, che
assumerà queste connotazioni
fino all’ultima raccolta, quasi
un testamento spirituale.
Composita solvantur.
Così, a partire dalla lirica
dedicata ai deportati («Saremo ancora lontani/ Da il viso
che in sogno ci accoglie/ Qui
stanchi d’odio e d’amore./
Ma verranno nuove le mani/
Come vengono nuove le foglie»), passando per «Cimitero degli inglesi», dedicata al
famoso camposanto fiorentino in una raccolta dedicata a
luoghi evocativi del capoluogo toscano dov’era nato nel
1917, fino alla riflessione
sulla propria esistenza di «La
prossima abolizione della natura», del 1984 («Con le foreste riposerò e le erbe sfini
te/, vinte innumerabili armate che mi difendono»), il
suo stile è stato arduo ma rigoroso, sfuggente all’impressionismo e tutto da interpretare; in un aggettivo brutto,
ma chiaro, che è stato impiegato all’indomani della sua
scomparsa, «post-ermetico»:
aveva infatti vent’anni quando la stagione degli ermetici
toscani toccava il massimo
fulgore. Si vedrà tale influsso, quello di Montale e Ungaretti, ma anche quello di
Mario Luzi, proprio nella
prima raccolta Foglio di via,
che tuttavia, per la critica, si
avvale anche delle lezioni di
Noventa, del neorealismo ma
anche dello sperimentalismo
lirico di Piero Jahier.
«Il classicismo - ha scritto
Romano Luperini a proposito
della lingua poetica di Fortini
- è assunto (...) non come innocenza o evasione o ricerca
di purezza, ma, tutt’al contrario, per far stridere passato e
presente e per tale via ellitticamente parlare del futuro»^.
In questo c’era anche la lezione di Bertolt Brecht e la sua
teoria e tecnica dello straniamento, fatto di ironia e distacco a smorzare il coinvolgimento emotivo, che sarà vissuto sempre in dialettica con
l’applicazione della ragione.
Così, anche a confronto con
la più stretta attualità (esercizio sempre assai rischioso
per i poeti), quella della
guerra del Golfo, scriverà
«Ora dei lordi eserciti/ gli
insepolti metalli/ di catrami
e di ruggine/ dissecchino le
valli./ Ora chi uccise lacrimi/
ma solo in sogno; e poi/ dimentichi. Quei suoi/ pianti
non giovan più»^.
(1) Versi scelti 1939-1989. Torino, Einaudi, 1990.
(2) ¡I Novecento. Apparati
ideologici, ceto intellettuale, sistemi formali nella letteratura
italiana contemporanea. Torino,
Loescher, 1981.
(3) «Ancora sul Golfo», in
Composita solvantur, Torino, Einaudi, 1994.
Mosaici di informazioni
Paolo Sanfilippo, pastore emerito ma storico e teologo ancora lontano dalla pensione, ha sempre indagato con serietà e curiosità, e continua a farlo. Lo studio sul Protestantesimo nel Tigullio e nel suo entroterra è, recita il sottotitolo, un «mosaico
di citazioni, appunti, immagini». Dai 19 capitoli che lo costituiscono vengono a emergere una storia e una realtà evangelica
non note a molti, soprattutto nei dettagli e risvolti.
Si comincia da Chiavari, di cui si occupa l’Inquisizione negli
anni ’70 del Seicento. La nobile famiglia dei Rivarola, che ha
dato alla Chiesa e al paese prelati e diplomatici, si trovò in seno
anche Paolo Girolamo, sacerdote apostata che, si legge nella
sentenza, «passò all’empia setta di Calvino e prese moglie eretica ginevrina». Si prosegue sino al tempio valdese di Lavale
con il cimitero costruito nel 1854 e quelli luterano e anglicano
di Rapallo, per arrivare infine a Lavagna, dove un diacono della comunità battista di Chiavari ha aperto un locale di culto interdenominazionale.
L’idolatria nella Bibbia e nella storia, alla quarta edizione, è
un’indagine sommaria, ma colta e ricca di dati, che guida il lettore attraverso l’Antico e il Nuovo Testamento per portarlo alle
dispute conciliari e alla Riforma e Controriforma, passando attraverso il cristianesimo primitivo e la Chiesa antica. A conclusione un’interessante postille sull’arte e l’idolatria. Queste pagine furono molto apprezzate da Giovanni Luzzi, come apprendiamo da una lettera autografa riprodotta nel retrofrontespizio.
Entrambi gli scritti si possono richiedere presso l’autore (via
Franceschi 61, 16043 Chiavari), (s.r.)
PROTESTANTESIMO IN TV
Replica: lunedì 12 dicembre ore 8,25 circa - Raidue
Attualità evangelica
in questo numero:
> Ricostruire dopo ì’alluvione;
► Natale di pace in Irlanda dei Nord;
• «1-t-l» una risposta alle domande dei telespettatori;
14
PAG. 10 RIFORMA
Argomenti
VENERDÌ 9 DICEMRRpJ
Il Comitato evangelico di ricerche giuridiche ha studiato in un convegno a Ecumene la natura giuridica degli enti ecclesiatici jp^
Gli Istituti e le opere valdesi si confrontano con lo stato: come?
DANIELE CERICOU
Il 19 e 20 novembre si è tenuto a Ecumene il 3° incontro di giuristi evangelici,
organizzato dal Comitato
evangelico di ricerche giuridiche, sul tema «Gli enti ecclesiastici nell’ordinamento valdese e i rapporti con lo stato».
L’apertura dell’incontro è toccata a Marco Borno con un
interessante excursus storico
su «Gli enti ecclesiastici
nell’ordinamento valdese».
Sin dalle Oràonnances del
1558, l’aspetto organizzativo
è infatti visto come traduzione in pratica dell’essere chiesa (di qui il costante riferimento alla Bibbia come fonte) e come risposta alle esigenze pratiche della comunità. E infatti con la costruzione dei primi templi che si
assiste alla strutturazione dei
Concistori dotati di una propria patrimonialità, costituita
da un terreno e il tempio su di
esso costruito. Si sviluppa
l’idea dell’autonomia e dell’indipendenza della chiesa,
con la convinzione che si dovesse fare ciò che essa sentiva giusto fare, prescindendo
da ogni autorità statale e anzi
disubbidendo ai suoi precetti,
qualora contrari ai principi
dell’essere chiesa.
È poi con il 1874 che si
sviluppa la vera fisionomia
del regolamento degli enti
ecclesiastici, fino a giungere
all’importante distinzione tra
organo, ente, istituto e opera.
Questa distinzione è stata ripresa e meglio definita nell’attuale cap. 3 del Regolamento organico 8: organo è
la struttura posta per provvedere alle necessità concrete
della vita; ente è ciò che persegue congiuntamente i tre
fini propri del nostro ordinamento cioè culto, istruzione e
beneficenza. L’ente è l’unico
ente patrimoniale ecclesiastico e, in quanto tale, può assumere personalità giuridica.
U istituto è la struttura che
attua in concreto uno dei fini
propri dell’ente; un esempio
è il Collegio rispetto alla Tavola o l’Asilo dei vecchi di
San Giovanni rispetto al
Concistoro.
L'opera è invece preposta
a un’attività qualsiasi, ha un
fine proprio, può assumere
qualsiasi forma e si pone come strumento dell’ente. In
questo quadro, quindi, fra
tutte le strutture che agiscono
nell’ambito dell’ordinamento
valdese, l’unico referente
esterno per lo stato è l’ente
patrimoniale. Il fatto che istituti e opere abbiano per lo
stato rilevanza, ma solo per
certi fini (fisco, sanità), non
deve portare a confusione di
ruoli o al controllo totale dei
medesimi da parte dello stato, tanto più che l’autonomia
e l’indipendenza di istituti e
opere è garantito dall’Intesa,
che imputa i controlli all’ente soltanto.
La disciplina valdese
e il diritto statale
Piero Trotta ha relazionato
su «La disciplina valdese degli enti ecclesiastici nella
prospettiva del diritto statuale». L’autonomia e l’indipendenza delle chiese valdesi
e metodiste sono state riconosciute (e non conferite!)
dallo stato con le Intese. L’
odierna esigenza di creare
istituti autonomi dotati di
personalità giuridica, affinché si abbiano dei singoli referenti diversi dalla Tavola,
va rapportata al più ampio
problema dei limiti dell’indipendenza dei nostri enti. È
necessario prendere atto che
l’indipendenza riconosciuta
ai nostri enti ecclesiastici è
un’indipendenza «per materia», poiché non può invadere
altre sfere. Ciò che accade
all’interno di un ordinamento
non ha ripercussioni sull’altro, a meno che intervengano
dei «momenti di collegamento», che l’Intesa prevede nel
riconoscimento dei matrimo*ni e delle lauree della Facoltà
di teologia e nella costituzione di enti secondo particolari
procedure. Ne deriva che la
costituzione di enti autonomi,
in quanto non rientranti nei
«momenti di collegamento»,
sono di per sé assolutamente
ininfluenti sull’ordinamento
giuridico esterno.
Il fatto di ottenere codice
fiscale e partita Iva non implica alcun riconoscimento,
né vale appellarsi al precedente giurisprudenziale della
Corte di Cassazione del 1990
che, in un giudizio promosso
contro un’opera e la Tavola
per questioni retributive, senza approfondire né motivare
adeguatamente, statuisce che
entrambe sono legittimate, in
quanto l’opera agiva come
un’associazione non riconosciuta o un ente di fatto. Secondo Trotta questo precedente non può essere portato
a sostegno di una qualche
soggettività di istituti e opere,
in quanto esse operano in un
ordinamento autonomo e indipendente, limitato a certe
*
«
■
Il 3^ Incontro del giuristi si è svolto a Ecumene
materie e i cui atti «refluiscono» nell’ordinamento esterno
per mezzo dei «momenti di
collegamento».
Gli enti nel sistema
delle Intese
strettamente collegato ai
precedenti è il tema de «Gli
enti ecclesiastici nel sistema
delle Intese», illustrato da
Gianni Long. Se in passato la
definizione di ente ecclesiastico era pressoché esclusiva degli enti cattolici, con
l’Intesa dèli’84 e quelle successive essa si estende anche
agli enti non cattolici. Già
prima, tuttavia, le chiese non
cattoliche avevano enti o altre strutture che con la legge
dei culti ammessi (1929)
vengono fatte tutte rientrare
nella nozione di enti, i quali
vengono riconosciuti in linea
di massima dallo stato. Gli
ebrei in Italia preferiscono
pattuire una legge apposita
con la quale alcune comunità
ebraiche vengono dichiarate
di diritto pubblico e raggruppano obbligatoriamente
gli israeliti sul loro territorio
e raccolgono tasse.
Il panorama attuale seguente le Intese si può così sintetizzare; l’Intesa dell’84, còme
si è visto, è orientata a riconoscere degli enti autonomi
operanti nell’ambito dell’ordinamento valdese. L’Intesa
ebraica dell’87 abolisce gli
enti con personalità giuridica
di diritto pubblico, devolvendo beni e funzioni alla comunità israelitica con personalità
giuridica competente sul territorio che continua a riscuotere le tasse per il sostentamento, senza però prevedere
l’appartenenza obbligatoria.
Le Intese delle Assemblee di
Dio e delle Chiese avventiste
prevedono in sostanza una
struttura molto semplice,
composta da un ente centrale
più altri due che si occupano
di culto o assistenza. Le Intese del ’93 con le chiese battiste e luterane hanno in comune il concetto di ente ecclesiastico che è incentrato sulle
comunità locali, quali soggetti principali. I tre fini (culto,
istruzione, beneficenza) non
sono necessariamente CI
giunti, ma neppure obbli.
riamente separati. Dan
st’anali si comparata è po|
bile vedere come nelle y.
Intese si siano trovate sol
zioni e forme organizza*
diverse a seconda del cot
sto in cui operano.
A chiusura dei lavori
posta la riflessione di Ser
Ribet su «Diaconia e laici
nella Bibbia». Alla dot
di quali fossero i rappo^*
regolamenti interni e diriJ
esterno non è possibile
una risposta definitiva^
esauriente. 1 riferimenti bit
ci risalgono alle vicenda
Esdra, sacerdote, e Neheé
laico, entrambi vissuti
poca della ricostruzione'«
tempio di Gerusalemme,!
minata la cattività babilons
La peculiarità della loro
cenda consiste nel fatto ci
da un lato si trattò di duel(
der della comunità ebrai;
dall’altro di due funzioiÈ
della corte persiana.
prio la doppiezza delloi
ruolo, unita alla mancanza,
documenti univoci, chelast
aperta la questione se essi!
biano agito più come fi
nari o più come rappresei
ti della comunità ebraica,
scendo quindi ad ottenereil
qualche forma di autonol
o di organizzazione che|
specchiasse il mondo
Ih realtà, conclude Ribf
quando si parla di enti entrai
gioco la nostra ecclesioloj
che varia nel tempo. È
compito capire come i nos
enti e istituti possono eni
in contatto, come debbi
confrontarsi con rordinamd
to dello stato. E il confronto]
di sicuro problematico.
inni
ìstion
^ne (à'
I fos
Ìreva ai
; «d
Riforma
: 199^
VjbANHO
.1
sono «n» tamise'“'"
me*»'"- "’S, M***«'"Vt
o'.0*9 al In- ,
eSsSS
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Aivìduate e « v ¿uvunant
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ABBONAMENT11995
ITALIA estero
' ordinario
' ridotto
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£ 95.000
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•via aerea £ 170.000
- sostenitore £ 200.(01
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-semestraie £ 48.000 -semestrale £ 75.000
• cumulativo Riforma + Confronti £ Ì35.000 (solo Italia)
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19<1cmFRDÌ 9 DICEMBRE 1994
Pagina
PAG. 1 1 RIFORMA
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Il linguaggio
lon sessista
nni fa sembrava che la
itione dei nomi di profesj (nel nostro caso «pastoni fosse risolta (il Sinodo
■va anche approvato il terI «direttora» nello statuto
gape). Se non lo è, allora
è solo una questione di
raggio, e ci sono dietro
■ossi problemi. Nominare
chiarezza le donne che
nano significa desiderare
le il lavoro sia svolto secontina sensibilità e modalità
¡verse, a beneficio di tutti,
bapresidente della Camera
ha scelto di parlare di
¡éal maschile, cancellando
ilio strumento che dieci
fa un presidente del
insiglio aveva fatto prepa■e, le Raccomandazioni per
’m uso non sessista della linpa italiana (1986) per l’edilità k . ¿ria scolastica, in cui si legebraiis ' „gj. esempio: non usare «il
Ìa Maria Rossi», «la
za^d 1 r questore» o «il questo
^ j nionna», ma usare «la quemancanzai Maria Rossi», (questora
-1, c e te assonanza con pastora).
'In italiano, lingua in cui
„„„ cesso al plurale gli articoli
ebraicMi W^ssi, non si ca
I ant se si tratta di uomini,
■ ii donne o dei due insieme.
¡e crediamo che Dio ci ha
! . y.?® iolùti maschio e femmina
. IV Genesi 1 presenta la creazio“S le dell’uomo e della donna
imili a Dio e dissimili tra lo^ )|e che cosi la creazione era
mito bella» («buona»), non
è ragione di ricercare un
aho, che non c’è in italia,ma di valorizzare la ricizza della diversità. A meche vogliamo omologare
10 al punto di dire, con auoli teologi dei primi sedei cristianesimo, che
fdivenire maschio» o «uomo
rfetto», «donna trasformain uomo, che conquista vi-itó» è il fine da perseguire,
iche «per salvarsi».
i è passati da un mondo
lavoro al maschile all’ena di donne sempre più nuirose in tutte le professioni;
ome 1 nosi
sono entri
ne
l’ordinamei
I confronto'
ático.
LA TRADUZIONE DELLA BIBBIA NEL LINGUAGGIO CORRENTE
LA LEGGE DEL PITONE
RENZO BERTALOT
Il Terzo Mondo è ricco di sùggerimenti pittoreschi che riducono all’osso il modo di ragionare e di intendere. Quanto abbiamo accennato a proposito di delicati temi della nostra teologia
occidentale si può riscontrare anche su
altri argomenti come l’esegesi e il modo di tradurre la Bibbia. Da circa Una
decina d’anni è ormai noto che inmateria di traduzione bisogna ritornare
all’antico metodo di Lutero, cioè bisogna preoccuparsi innanzitutto del destinatario e rivolgersi a lui con linguaggio
adatto, consueto e familiare.
In questa prospettiva negli ultimi
treni’anni è stato necessario e possibile
fare un passo al di là della grammatica,
dell’analisi logica, dell’esegesi per utilizzare, a favore di chi noti va più ih
chiesa e non comprende il cosiddetto
linguaggio di Canaan, i suggerimenti
della semantica. Parola difficile, ma addirittura allucinante sc pensiamo che in
Africa esistono lingue mai scritte e che
occorre circa mezzo secolo per produrre una Bibbia che sia leggibile e comprensibile a quelle popolazioni. La via
non è semplice e costringe maestri e di
scepoli a chinarsi su libroni scritti in
tante lingue per raccogliere tutti i suggerimenti possibili. Rimane F interrogativo; in che misura si riuscirà a mediare
una tecnica così altamente qualificata a
una cultura così diversa dalla nostra?
Grammatica? Analisi logica? Esegesi?
Semantica?
La risposta è stata molto semplice.
Basta richiamarsi alla legge della giungla. Si tratta della legge del pitone: gli
africani ci hanno ricordato che questo
grosso serpente per rendere accessibili
le prede alla capacità della sua bocca
deve avvolgerle, stritolarle e allungarle
in una lotta continua non solo con la resistenza dell’aggredito, ma anche con
la sua forma generalmente troppo voluminosa per F aggressore. Ammettiamo
che si tratti di una gazzella di trenta chili; a operazione compiuta la gazzella,
sarà ancora gazzella e non un altro animale; i .30 chili saranno ancora 30 chili;
certamente non ci sarà stato cambiamento di sesso. La forma tuttavia sarà
cambiata e questa volta sarà a misura
della bocca del destinatario.
Con questa immagine gli africani si
sono avvicinati alle nuove tecniche di
traduzione; non cambiare nulla della
sostanza, ma esprimersi in maniera
conforme allo scopo. Facciamo due
esempi. Il profeta Amos rivolgendosi
alla donne di Samaria usa l’espressione: «Vacche di Basan» (Amos 4, 1).
Bisogna evitare che qualcuno inavvertitamente possa leggervi un’invettiva contro la prostituzione organizzata
da un certo Basan. La legge del pitone
propone: «Vi siete ingrassate come le
vacche della regione di Basan». Nel libro degli Atti troviamo quest’indicazione; «I fratelli di loppe» (10, 23).
Non si tratta evidentemente di consanguinei del signor loppe o della signora
loppe, come potrebbe ingenuamente
immaginare chi non ha maiTetto la
Bibbia. La legge del pitone suggerisce:
i «credenti che abitavano a Giaffa».
Non dice che si «riunivano» a Giaffa
perché il testo non ne parla e si aggiungerebbe così un’informazione illecita.
Vale la pena di provare la legge del
pilone su altri testi, per esempio, dove
si parla di «carboni accesi» sul capo, di
«propiziazione», di «cammin di sabato», di «ora nona»... A questo punto
bisogna passare la parola al lettore che
non è abituato al cosiddetto linguaggio
di Canaan.
sembra ovvio che per primo il
linguaggio si adatti. O le donne dovrebbero accettare nomi, strutture, ritmi di lavoro...
creati nel passato da e per uomini, quando non corrispondono alle loro necessità e dove potrebbero essere imprigionate? Se molte donne non
si sentono a loro agio in tanti
luoghi (posto di lavoro, vita
familiare, politica...) hanno il
diritto-dovere di cambiare
questo modo di vivere se si
dimostra disumanizzante: nel
linguaggio, rispetto alla non
flessibilità di tempi e orari di
lavoro, e al doppio lavoro,
che creano difficoltà per
l’educazione dei figli, la cura
degli anziani (senza parlare di
un’equa condivisione della
responsabilità familiare e casalinga). Questi sono alcuni
dei problemi concreti che dovremo risolvere, e quello del
linguaggio ne è solo l’introduzione, preludio di cambiamenti molto più difficili da
Riforma
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[^^ORE: Giorgio Gardioi
yEDiRETTORI: Luciano Deodato, Emmanueie Paschetto
«ATTORI; Steiio Armand-Hugon, Claudio Bo, Aiberto Bragagiia, Daniele
^setto, Luciano Cirica, Alberto Corsani, Piera Egidi, Fulvio Ferrarlo, Mau•ifrio Girolami, Anna Maffei, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Ne9to, Luisa Nini, Jean-Jacques Peyronel, Gian Paolo Ricco, Giancarlo Rigidi, Fulvio Rocco, Pietro Romeo, Marco Rostan, Piervaldo Rostan, Marf® Schellenbaum, Federica Tourn, Florence Vinti, Raffaele Volpe
pRANTi: Franca Long, Andrea Mannucci, Mario Marziale, Fulvio Rocco, Bru'1)0 Rostagno .
UNISTRAZIONE: Mitzi Menusan
JpNAMENTI; Daniela Actis
COMPOSIZIONE: Aec s.r.l, - tei. 0174/551919
*PA: La Ghisleriana s.n.c. Mondovl - tei. 0174/42590
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Pazioni; millimetro/colonna £ 1.800
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"ri® dalla testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con II n. 176
ISSI, responsabile Franco Giampiccoli. Le modifiche sono state registrate
nza in pata 5 marzo 1993.
dicembre 1994 è stato consegnato per l'inoltro postale aH'Ufficio CMP
lOmoli 44/11 di Torino mercoledì 30 novembre 1994.
raggiungere per una giustizia
sociale che fa a favore di tutti
e di tutte.
Inoltre avere uno statuto
chiaro risponde da un lato alla necessità di sicurezza della
propria identità; dall’altro,
per noi protestanti che desideriamo evangelizzare, le pastore sono così poche in
un’Italia in cui altre confessioni cristiane e non cristiane
escludono le donne dalle responsabilità della vita cultuale, che la sola chiarezza nel
nominare la gente è già una
testimonianza. Il profeta antico (Gioele 2, 28) e l’evangelista (Atti 2, 17) che scrivevano «i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno», sapevano distinguere e insistere
quando era in gioco la chiarezza della testimonianza.
Marie-France
Maurin Coì’sson - Trieste
Le sorprese
e il sogno
Il titolo a pag. 3 del n. 45 di
Riforma («Paolo Ricca: quattro piacevoli sorprese») mi ha
fatto sobbalzare. Una seconda
lettera del papa sul terzo millennio, dopo quella appena
resa pubblica? E ho cominciato, prima di leggere, a sognare le quattro piacevoli sorprese che la nuova lettera poteva contenere:
1) Il papa restituisce a Maria, oggetto come tutte le donne e gli uomini dell’amore di
Dio, la sua libertà di donna,
scaricandola dalle gravose responsabilità che i vari dogmi
le hanno imposto e delle sue
apparizioni indispensabili per
governare la storia.
2) Il papa decide, grazie al
potere che detiene, di sopprimere quella rete di intermediari, avvocati, intercessori
che permettono a Dio, forse
incapace, di comunicare di
rettamente con gli uomini.
3) Il papa, dopo aver deciso
la chiusura della banca dello
stato di cui è capo assoluto,
annuncia la chiusura dei fondi comuni che permettono attraverso messe, offerte, opere, ecc., di sopperire alla disattenzione di Dio al probler
ma del peccato dell’uomo. Il
papa restituisce a Gesù Cristo, Dio incarnato nell’uomo,
la titolarità dell’unica e gratuita (non «meritata») via di
redenzione.
4) Il papa, nel suo ultimo
atto di potere, rinuncia al titolo di vicario di Cristo che gli
uomini gli hanno attribuito e
nei secoli rafforzato.
La successiva lettura del
commento di Paolo Ricca mi
comunica purtroppo, ancora
una volta, la non realizzabilità
del mio sogno. La lettera è la
prima, l’unica, quella di cui
ero già a conoscenza e le
quattro piacevoli sorprese evidenziate nel titolo sono purtroppo dei molto tardivi atti
dovuti che temo siano legati a
un’equivoca strategia per
l’unità delle chiese cristiane,
peggio, per la conquista di
una leadership nell’ecumene
cristiana; in nulla le quattro
piacevoli sorprese intaccano il
muro gerarchico che si interpone tra Cristo e l’uomo.
Non so se questa mia reazione sia da ritenersi «non
cordiale»; se lo fosse è perché
l’ecumenismo in cui mi sento
impegnato, e se sbaglio aiutatemi a capire perché, è quello
per cui, come scriveva Vittorio Subilia in un suo commento al documento votato
dal Sinodo del 1982, «L’unità
della chiesa non è dunque
considerata lo scopo, ma la
conseguenza di un confronto
critico radicale tra la teologia,
la predicazione, la spiritualità,
l’etica, i comportamenti pratici, le strutture delle chiese, e
F Evangelo». Fraternamente
Angelo Arca
Cascinette d’Ivrea (To)
Il clic di prima pagina
Come piccoli fanciulli
Nella foto il culto di inizio del Sinodo delle chiese evangeliche di Germania, nella chiesa di Halle. I 160 delegati in rappresentanza di tutte le chiese
protestanti tedesche, che contano 35
milioni di aderenti (il 44% della popolazione), si sono interrogati sulla necessità di riscoprire l’infanzia come
condizione della chiesa (a pag. 3).
Oneri
deducibili
Tra gli oneri deducibili dal
reddito delle persone fisiche
sul mod. 740 sono previsti i
contributi per i paesi in via di
sviluppo nella misura massima del 2% del reddito complessivo, previa documentazione dell’avvenuto pagamento. Vorrei conoscere se la
Missione evangelica contro la
lebbra e/o il Centre social di
’Ntolo (Camerún) sono da
considerarsi validi percettori
o chi altro lo sia.
Bruno Ricca-Torino
Purtroppo non si possono dedurre dal reddito Irpef te somme
destinate alla Missione evangelica contro la lebbra in quanto la
stessa è una Fondazione e non
un ’organizzazione non governativa di cooperazione allo sviluppo. Anche le offerte per il Centro
di 'Ntolo non sono deducibili.
Per quanto riguarda la cooperazione allo sviluppo non vi sono
organizzazioni facenti parte delle Chiese battiste, metodiste e
valdesi che possano essere considerate valide percettrici di
somme deducibili ai fini Irpef
quali «aiuti allo sviluppo», (g.g.)
L’Istituto di studi storici e
teologici «Giovan Francesco
Alois» di Caserta mette a disposizione per studenti e studiosi residenti a Caserta e in
Campania una borsa di studio
di £ 600.000 per la miglior ricerca sull’argomento «La vita
e le opere del martire evangelico casertano Giovan Francesco Alois e la Riforma in Terra di Lavoro». Gli interessati
devono far pervenire la domanda di partecipazione e il
lavoro dattiloscritto entro e
non oltre lunedì 13 febbraio
1995 alla direzione dell’istituto (via Vivaldi 47, Caserta).
Le attività di ricerche documentate con materiale archivistico inedito saranno oggetto di un’ulteriore valutazione
e di un premio aggiuntivo di
£ 200.000.
Per ulteriori informazioni
rivolgersi alla segreteria dell’
Istituto: tei. 0823-443077, fax
0823-354394.
Anche l’associazione cristiana «Nuovi orizzonti», di
ispirazione pentecostale, si è
mobilitata per i soccorsi alle
popolazioni dell’ex Jugoslavia. L’iniziativa, promossa da
Gaetano Ventimiglia, presidente dell’associazione, ha
consentito di mandare vari
carichi di generi alimentari.
Un’ennesima raccolta si sta
completando in questi giorni,
per riempire due camion che
partiranno per raggiungere le
popolazioni travolte dal conflitto serbo-bosniaco.
L’operazione, che è stata
denominata «Missione Lazzaro», prevede un aiuto anche
alle popolazioni dell’Albania.
Verso la metà di dicembre
dovrebbe infatti partire un carico di reti e materassi per
rifornire un ospedale.
Per eventuali donazioni o
informazioni ci si può rivolgere alla segreteria dell’associazione, la cui sede è nei
pressi di Catania, telefono
095-420398.
Errata
La traduzione della relazione di Nimian Smart «Minoranze e insegnamento della
religione», a pag. 10 del n.
44, non è di Maria Sbaffi
Soggin ma è di Maria Girardet Soggin.
Partecipazioni
RINGRAZIAMENTO
«L'Eterno è il mio pastore,
nulla mi mancherà»
Salmo 23, 1
I familiari di
Anita Micol ved. Pons
ringraziano sentitamente tutti
coloro che in svariati modi hanno
preso parte al loro dolore.
Rivolgono un ringraziamento
particolare alla direzione, al personale e al medico del Rifugio Re
Carlo Alberto di Luserna San Giovanni e al prof. Claudio Tron.
Pomaretto, 25 novembre 1994
RINGRAZIAMENTC
«In te, 0 Eterno, io mi confido...
non abbandonarmi quando
sia giunto aita vecchiaia
e quando le mie forze declinano»
Salmo 71
I familiari della cara
Anna Monnet ved. Tron
ringraziano grati quanti si sono
uniti al loro dolore con presenza,
parole di confòrto, scritti, offerte
benefiche e fiori.
Un ringraziamento particolare
al pastore Paolo Ribet e Cndina,
al dott. Vincenzo Della Penna, al
Comune di San Germano Chiso
ne, alla signora Ileana Lanfranco
Borrel e ai vicini di via Villaggio
dei fiori di Pinerolo.
San Germano Chisone
29 novembre 1994
RINGRAZIAMENTC
«Chi vive nello Spirito di Dio
raccoglie vita eterna.
Non stanchiamoci di fare il bene
perché, a suo tempo,
avremo un buon raccolto»
Calati 6, 8-9
Le famiglie Borgarello, Maurin
e Vauterin ringraziano quanti hanno voluto partecipare al loro dolore per la scomparsa di
Maria Bianca Maurin
nata Vauterin
persona indimenticabile per tutti coloro che ne hanno conosciuto
la gentilezza, lo spinto di sacrificio, la generosità; soprattutto la ricorderanno con grande amore e
riconoscenza il genero Ezio Borgarello e i nipoti Lucilla, Giovanni,
Rosanna e Maria Grazia.
Un ringraziamento particolare,
per l'attenzione e l'assistenza, alla Casa di riposo San Giuseppe,
all'Ospedale valdese di Torre Pellice e alla signora Anna Maurino.
Torre Pellice, 9 dicembre 1994
16
PAG. 1 2
RIFORMA
i>AL/E
VENERDÌ 9 DICEMBRE IQQ^
Le valutazioni della stampa americana sulle recenti elezioni
Come hanno votato gli americani
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Come previsto, la Destra
religiosa americana ha
vinto le elezioni legislative
dello scorso 8 novembre, permettendo ai repubblicani, per
la prima volta dopo 40 anni,
di conquistare la maggioranza
sia al Senato sia alla Camera
dei rappresentanti. E, come
previsto, aH’intemo della Destra religiosa, è stata la Christian Coalition del rev. Pat
Robertson a ottenere i maggiori consensi. Secondo un
sondaggio effettuato dal Washington Post, più di un elettore su quattro si definiva come «nato di nuovo» o cristiano evangelicale, e ognuno di
questi ha votato massicciamente per il Partito repubblicano, specialmente nel Sud.
In alcuni stati addirittura i cristiani conservatori-fondamentalisti sono diventati la maggiore forza politica: è il caso
ad esempio dello lowa dove il
40% dei voti ottenuti dal repubblicano Terry Branstad è
stato espresso da elettori che
si dichiarano evangelicali.
Il direttore esecutivo della
Christian Coalition, Ralph
Reed, si è affrettato a dichiarare che era ora di smetterla
una buona volta di dire che la
Coalizione cristiana rappresentasse un peso anziché un
vantaggio per il Partito repubblicano. «Non penso che
il Partito repubblicano possa
sottovalutare il ruolo che
questi elettori stanno giocando in questa maggioranza
vincente» ha detto Reed, e ha
aggiunto che gli evangelicali
rappresenteranno «senza vergogna» la base del partito in
tutte le questioni inerenti alla
difesa della famiglia e della
vita. Reed ha sottolineato che
almeno 44 neoeletti erano
candidati antiabortisti impegnati sulle questioni sociali
che stanno più a cuore ai cristiani conservatori.
Anche se tutti i commentatori americani riconoscono il
ruolo decisivo della Christian
Coalition nella vittoria senza
precedenti del Partito repubblicano, alcuni fanno notare
che i repubblicani danno però
la precedenza ai problemi
economici rispetto a quelli sociali e che nessun candidato
alle elezioni presidenziali del
’96 avrebbe accettato di buon
grado l’appoggio della Destra
religiosa. Se così dovesse essere, la Christian Coalition è
pronta ad appoggiare un candidato indipendente.
In ogni caso la nuova maggioranza, capeggiata da Bob
Dole al Senato (che appoggiava la candidatura del «nato
di nuovo» Oliver North) e dal
neoeletto Newt Gingrich alla
Camera, ha fatto sentire subito la sua voce e la sua determinazione a condizionare pesantemente l’ultima parte della presidenza Clinton. Nulla
di strano quindi che uno dei
cavalli di battaglia della Destra religiosa, la preghiera
nelle scuole pubbliche, sia
tornato prepotentemente alla
ribalta nel dopo elezioni.
La tabella qui accanto, ripresa parzialmente dal New
York Times del 13 novembre,
illustra lo spostamento dei
voti avvenuto in due anni di
presidenza Clinton. IL quadro
è impressionante e sembra
confermare il sostanziale fallimento della politica interna
del nuovo presidente per la
quale Clinton aveva coniato
la parola «inclusione» e che
mirava a difendere gli interessi della classe media senza
sacrificare quelli dei neri e
delle altre minoranze etniche
o sessuali. Paradossalmente,
sono proprio i ceti più ricchi
(oltre 75.000 dollari di reddito) ad aver incrementato il
proprio appoggio ai democratici (dal 44% al 47%), mentre
tutti i redditi inferiori ai
75.000 dollari hanno nettamente diminuito il loro consenso. Perfino la cosiddetta
«lobby gay», tanto vituperata
dalla Christian Coalition, ha
ridotto il proprio consenso
dal 77% al 60%. I dati più
stabili riguardano il tradizionale elettorato democratico;
neri, ebrei, ispanici, benché
anche qui si rilevi un lieve
calo, specie fra gli ispanici;
va notato anche un certo calo
fra gli elettori della costa Est,
tradizionalmente favorevoli al «partito dell’asino».
L’America profonda, quella
del Sud e del Midwest, conferma ulteriormente la sua
tendenza conservatrice, mentre la costa occidentale, più
moderna e più cosmopolita,
fa un sorprendente balzo dal
49% al 59% a favore dei democratici. Ancora una volta,
la partita sembra giocarsi tra
l’America profonda, quella
della provincia rurale interna,
ormai ampiamente egemonizzata dalla Destra religiosa, e
l’America delle due coste. Est
e Ovest, quella dell’industria
e del terziario avanzato, sociologicamente composita e
culturalmente più evoluta.
Per ora sembra tornata a galla, più cinica che mai, l’America dell’era reaganiana.
ELEZIONI USA NOVÈMBRE 1992/NOVEMBRE 1994
1992 19« H
% DEM REP DEM REP
Totale voti Camera 54 46 50 50
49 Uomini 52 48 46 54
51 Donne 55 45 54 46
79 Bianchi 50 50 42 58
13 Neri 89 11 88 12
5 Ispanici ■ 72 28 70 30
40 Uomini bianchi 49 51 38 62
40 Donne bianche 51 49 45 55
6 Uomini neri 84 16 85 15
7 Donne nere 92 8 90 10
3 Gay, lesbiche 77 23 60 40
35 Repubblicani 15 85 7 , 93
24 Indipendenti 54 46 44 56
41 Democratici 89 11 90 10
11 Democratici neri 96 4 98 . 2
41 Protestanti bianchi 43 57 34 66
29 Cattolici 57 43 52 48
4 Ebrei 79 21 78 22
20 «Nati di nuovo» bianchi 34 66 . 24 76
23 Est 54 46 52 48
25 Midwest 46 54 44 56
30 Sud 49 51 45 ■55
22 Ovest 49 51 59 41
5 Basso livello istruzione 67 33 68 32
22 Maturità j 58 42 52 48 ■
32 Iscritti università 53 47 47 53
41 Laureati e oltre 50 50 49 51
22 Laureati 46 54 45 55
19 Formaz. postuniversitaria 55 45 54 46
11 Reddito inferiore $ 15.000 69 31 62 38
20 Da$ 15.000 a $29.999 57 43 52 48 '
30 Da $30.000 a $49.999 52 48 49 51
39 Oltre $ 50.000 47 53 46 54
17 Oltre $ 75.000 44 56 47 53
8 Oltre $ 100.000 ■:— — 45 55
I 2 milioni di albanesi che ci vivono vorrebbero l'indipendenza
LAURA CARLODALATRI
In tutti gli appuntamenti
storici segnati da trattati
internazionali l’Europa ha
regolarmente ignorato il Kosovo, l’enclave albanese in
territorio serbo. Oggi il problema è diventato esplosivo.
Il punto di vista ufficiale è
chiaro. «La nostra Costituzione parla di cittadini e non
di minoranze nazionali proprio per il suo grado di civiltà. Ma la minoranza albanese boicotta qualsiasi cosa
venga dalla Serbia o dalla
Jugoslavia. Non sono inoltre
d’accordo sull’affermazione
secondo la quale qui ci sarebbe uno stato di polizia afferma Bosko Drobniak, segretario) per l’informazione
della sede governativa di
Pristina -. C’è solo il giusto
numero di poliziotti per l’ordine e la salvaguardia dei
cittadini».
Pur dovendo ringraziare le
autorità serbe per l’alto grado
di democrazia mostrato nel
concederci di svolgere una libera attività giornalistica, abbiamo però alcune osservazioni da fare. Intanto la definizione di «minoranza nazionale»: i due milioni di albanesi del Kosovo hanno alle
spalle un processo storico,
amministrativo, giuridico e
politico preciso, come spiega
in modo esaustivo Blerin
Reka nel suo «Kosovo: un
caso per la diplomazia preventiva». E difficile dunque
considerarli solo come una
delle ventisette minoranze
che ricomprendono, all’incirca, non più del 3% della popolazione kosovara. L’altro
punto in questione è lo «stato
di polizia»: c’è una cosa di
cui chiunque oggi si rechi in
quei luoghi non può non fare
esperienza, la paura. La paura di politici, intellettuali, religiosi, gente comune, ragazzi, bambini. E la paura non
mente, né mentono fotografie
e documentazioni raccolte da
chi ha ancora coraggio. Quest’anno, da gennaio a settembre, sono state arbitrariamente uccise dieci persone ma ad
altri è andata peggio; sono
quelli torturati: dieci giovani
fra i dodici e i sedici anni e
dodici donne; 3 sono morti.
Maltrattate, complessivamente, 1.721 persone; convocate alla polizia per dialoghi
informativi 2.464; imprigionate per motivi politici, questioni collegate all’insegnamento o attività in campo
umanitario 87; irruzioni nelle
famiglie 3.216; 65 famiglie
sarebbero invece state fatte
sloggiare e sostituite da famiglie serbe o montenegrine.
Il contenzioso è preciso: il
Kosovo vorrebbe l’indipendenza. La Serbia, non volendo rinunciare alle enormi
ricchezze del sottosuolo e
non amando l’idea di confin^e con una «Grande Albania», al massimo potrebbe
concedere l’autonomia ma il
Kosovo ha il dente avvelenato: sotto Tito era infatti
autonomo, ovvero «soggetto
costitutivo della Repubblica
Jugoslava». Morto Tito, dal
1981 la pesante mano serba
ripartiva con un programma
di assoggettazione: eliminazione fisica, tortura, licenziamenti, deportazioni. Nel
1990 lo scioglimento dell’
Assemblea regionale, la fine
formale dell’autonomia: per
questo ora, per le trattative,
chiedono la garanzia di un
consesso intemazionale.
In questo contesto il cosiddetto mondo «civile» si è
macchiato di una enorme
ignominia: le sanzioni imposte alla Jugoslavia sono state
Kosovo: Europa!
Il Kosovo, enclave albanese in territorio serbo
applicate anche nel campo
della sanità; così noi occidentali abbiamo ucciso e
continuiamo a uccidere uomini, donne e bambini di
ogni età, che muoiono stupidamente, inutilmente, fra
mille tormenti. Dal gennaio
1993 a oggi la mortalità è
aumentata del 30%. Se non
sapremo muoverci dalla nostra inerzia per porre fine a
questa vergogna non avremo
più il diritto di scandalizzarci per i genocidi perpetrati
«dagli altri».
Politicamente l’Italia potrebbe premere a livello di
Unione europea e di Nazioni
Unite, per un’azione diplomatica che favorisca l’accettazione di osservatori internazionali da parte della Serbia nei suoi colloqui con gli
albanesi del Kosovo e che
influisca sull’abolizione dello stato di polizia; riconoscere i diplomi e le lauree rilasciati dalle scuole e università private albanesi, illegittimi secondo la Costituzione (i
titoli di studio sono già stati
riconosciuti da Albania, Austria e Stati Uniti): imporsi
perché il campo sanitario sia
escluso dall’embargo.
Rapporto di un'organizzazione britannica
Salviamo i bambini
dalla guerra
ROBERTO PEVROT
Mike Aaronson, direttore
delle attività all’estero
dell’organizzazione britannica Save thè Children (Salviamo i bambini) ha presentato
il 16 novembre scorso a Londra il rapporto «Bambini in
guerra». Ecco il suo amaro
commento: «Un milione e
mezzo di bambini uccisi in
guerra negli ultimi dieci anni.
Nello stesso periodo altri dieci milioni di bimbi traumatizzati dai conflitti che hanno
coinvolto paesi come Angola, Mozambico, Cambogia,
Iraq e Bosnia. Il “nuovo ordine mondiale” ha dimostrato
di essere caduto in un estremo disordine per i civili, e
particolarmente per i bambini. Tra le vittime di guerra, 9
su 10 sono civili. E sovente
sono i bimbi a morire: un
bambino che si trovi in situazione di guerra ha più probabilità di morire di quanto ne
abbia un soldato».
Le cifre sono agghiaccianti:
negli ultimi dieci anni, oltre
al milione e mezzo di bambini morti, 4 milioni hanno subito ferite causate da bombe,
proiettili, mine antiuomo, armi chimiche e persino colpi
di machete. I 10 milioni di
bambini traumatizzati dagli
effetti delle guerre rappresentano un bimbo ogni 200 nell’ambito della popolazione
infantile mondiale; 12 milioni
hannò perso le loro case e 5
rnilioni sono stati costretti a
vivere in campi profughi.
Anche l’impiego dei bambini nelle guerre lascia inorriditi: sono stati infatti 2OO.0CÌ0 Ì
piccoli assoldati come miliziani. Impiegati in 35 paesi,
tra le file di queste combattenti in erba ci sono anche
molte ragazzine. In Mozambico si ritiene che siano lOO.iXlO
i bambini (alcuni di soli 6 an;
ni) ad essere stati assoldati dai
ribelli del Renarne in 16 anni
di guerra civile. E ancora tra i
10 milioni di piccoli profughi
oltre 1 milione sono stati separati dalle loro famigli®
(100.000 in Ruanda).
Save thè Children è un’organizzazione umanitaria fondata subito dopo la prini^
guerra mondiale per aiutare le
vittime dei conflitti. Ora opera in 25 paesi dove .sono m
corso scontri armati. Neirnij;
mediato, l’azione è quella d|
fornire assistenza ai bambm'
traumatizzati dalla guerra ®
tentare di riunificare le farri'
glie oppure trovare sistema'
zione per gli orfani. Ma ir®
lungo periodo, sostiene il raf
porto, l’unica soluzione posai'
bile a tanta sofferenza è spia
gere la comunità internalo
naie a impegnarsi collettiva
mente «per trovare soluzio
politiche che prevengano ^
guerra» e aiutare i paesi pi
poveri. «Senza una
zia preventiva - ha ricorda
Aaronson - ci ritrovereri
sempre a dover fronteggia'^
situazioni di crisi,
sempre quelli che arriva
tentano di fare troppo pp®
quanto ormai è troppo tardi»'
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