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12 novembre 1976 — L. 150
Spedizione in abbonamento postale
I Gruppo /70
biblioteca valdese^
10066 TORRE FEILlo^
(Mìe valli val^i
SFTTIMANAI E DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
BARI, 31.X-3.XI - IV ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE
Dobbiamo imparare a vivere
con una mentaiità federata
Il rapporto con le Chiese non
federate al centro dell'attenzione
e del dibattito dell’assemblea:
questo il nodo che i vari interventi hanno cercato di sciogliere
o aln-ieno di allentare.
Il contributo dato alla discussione dagli osservatori e invitati
che tradizionalmente si riduce
ad alcune parole di saluto e di
auguri è stato invece determinante; ma è indubbio che l’assemblea avrebbe comunque dato
ampio spazio alla realtà delle
chiese non federate.
£ una volontà di incontro che
nonostante i passi falsi compiuti subito dopo l’assemblea di
Roma nel 1965, rimane intatta.
Dall’una e dall’altra parte. È alle
spalle il tempo in cui si tentò di
costituire un’altra federazione —
ha ricordato Domenico Maselli
— e la responsabilità della crisi
non è roba di questi ultimi tre
anni ma risale al 1967 (Milano)
— hanno ricordato molti interventi —.
Da una parte dunque si è riaffermato con forza la volontà di
riavvicinamento che è in atto
(anche se ancora troppo latente) in numerosi ambienti delle
chiese non federale, conte pure
uno sforzo di maggior comprensione e di umiltà delle Chiese federate.
Il pastore Affuso in un lungo e
appassionato intervento in cui la
critica all’operato della federazione non era mai disgiunta da
una volontà di cercare delle occasioni di incontro e da una speranza per il futuro, ha ricordato fra l’altro, l’interesse presente in larghi strati della chiesa
apostolica, soprattutto nel settore giovanile, alla problematica
che è al centro della riflessione
delle chiese federate. Il dibattito
“fede e politica” è presente in
tutto l’evangelismo italiano e non
in una parte soltanto.
Dall’altra gli interventi di Domenico Maselli e del pastore
Umberto delle Donne, delle Chiese libere, hanno messo in evidenza, con delle proposte concrete
(vivere insieme nelle realtà locali, nell’impegno quotidiano con
le classi emarginate), questo nuovo approccio alla federazione.
Naturalmente, quando si è scesi su di un piano di esperienze
concrete recenti, non è mancato
chi ha ricordato le difficoltà obiettive di un lavoro comune: il
pastore Mannelli ha confessato
la sua delusione e quella di altri
evangelici per i tentativi di collaborazione a livello di federazione ligure; Giovanni Arcidiacono ha sottolineato come in questi ultimi anni le chiese federate
si siano incontrate più facilmente con le comunità di base cattoliche.
Altri interventi hanno altresì
ricordato come le critiche che i
fratelli non federati rivolgono alla federaz.ione sia condivisa all’interno delle stesse chiese federate: il pastore Scuderi ad esempio ha detto di avere ancora in
deposito in sacrestia il materiale preparatorio per l’assemblea
di Bari, in quanto “non interessa" la comunità.
Giorgio Girardet ha giustamente ricordato che sin qui l’interesse per le chiese non federate
è stato troppo episodico (mancano esperienze di base) e che
se perdura il modo di affrontare
questo problema, fra tre anni ci
si ritroverà al punto di partenza.
Di qui l’esigenza di fare della
federazione un luogo di scontro
prima che di incontro, un luogo
ì..'
cioè in cui i problemi vengono
dibattuti apertamente e non elusi.
I delegati dell’assemblea hanno prestato attento ascolto alta
lettera pervenuta da parte di un
gruppo della Chiesa dei Fratelli
di Genova (di cui pubblichiamo
ampi stralci nella pagina centrale), ricevendola come segno di
comunione fraterna, al di là delle diverse posizioni che restano;
una lettera aperta, che dice con
chiarezza il pensiero di questi
fratelli, una lettera “impensabile alcuni anni fa", è stato sottolineato da molti interventi. Proprio questa lettera, per la diversità nel comprendere la propria
responsabilità cristiana nel^ nostro tempo e per la sottolineatura chiara e fraterna di punti di
vista diversi, lascia aperta la
strada sia per eliminare gli equivoci, sia per un confronto autentico sui diversi modi di capire la
nostra fede e la nostra vocazione oggi.
Questo ampio spazio dato al
confronto della federazione con
le chiese non federate ha evidentemente schiacciato tutti i problemi che non rientravano in
quest’ottica. Il vivo desiderio
dell’assemblea di affrontare i
rapporti con le comunità cristiane di base si è dovuto accontentare del messaggio del loro rappresentante e di un breve di
battito su due o.d.g. votati; si sono dovute sopprimere le commissioni di lavoro previste (situazione politica, cattolicesimo,
nuova etica, emigrazione) col
grosso limite di una non riflessione sul contesto storico-polico in cui ci muoviamo. Scarsissimo il tempo per l’esame dei
servizi, cioè sui punti portanti
della federazione e particolarmente soggetti alla critica delle
chiese. Limitatissimo anche il dibattito sul Concordato, nonostante i due o.d.g. approvati. Questi
ad altri i costi pagati a Bari: volentieri da qualcuno, con rincrescimento da altri. Il futuro dirà
della validità di questo orientamento.
In definitiva quindi l'assemblea
della federazione ha parlato indirettamente di sé, delle sue tensioni, dei suoi interrogativi, nel
senso che ne ha parlato a partire dall’ottica delle chiese non federate; con il vantaggio di rendere maggior giustizia ai fratelli
non federati, ma al tempo stesso
col grosso limite di sorvolare su
tutta una serie di problemi che
si pongono nel tempo presente
alle chiese federate, all’interno
dei loro rapporti. Certo tenendo
presente il processo di integrazione tra valdesi e metodisti, ma
(continua a pag. 3)
Ermanno Genre
DALLO STUDIO BIBLICO TENUTO ALL’ASSEMBLEA DI BARI
CRISI E SPERANZA
Una via d’uscita per la crisi - Pregare per predicare
Appello all’autenticità
Atti 4: 23-31
La predicazione è lo scopo per
cui la Federazione esiste. I servizi che essa cura sono alcuni strumenti individuati fino ad ora per
effettuare quella comune testimonianza nel nostro paese fondata
sullo studio della Parola di Dio,
come dice lo statuto della Federazione.
La crisi della Federazione è il
riflesso della crisi della predicazione. Non si può dire che in Italia tutto va bene e la Federazione
è l’unica ad andar male. Le difficoltà sono sentite in tutta le chiese. Dovessimo proporre per assurdo di sciogliere la Federazione
perché ci sembra che nell’attuale
momento non serve a nulla, allora per coerenza dovremmo proporre la stessa cosa alle chiese
che fan parte di essa. Molti ritengono che per tutti questa è l’ora
della prova: continueranno ad esistere come credenti solo quelli
che reggeranno all’urto con la storia in una situazione di basso impero quale è la nostra.
Nel sommario che abbiamo letto in Atti 4: 23-31 troviamo indicata una via di uscita dalla crisi.
Il contenuto
della preghiera
11 testo in questione è la conclusione di eventi che partono da
Atti 3: 1 sino a 4: 22.
La gravità della situazione è
nello stato di paralisi venutosi a
creare dopo l’ingiunzione di 4: 18:
« chiamatili proibirono loro assolutamente di parlare e di insegnare nel nome di Gesù ».
Essa è accolta come una proibizione impossibile:
« Giudicate voi se è giusto, nel
cospetto di Dio, di ubbidire a voi
anzi che a Dio. Poiché noi non
possiamo non parlare delle cose
che abbiamo vedute e udite ».
Non si tratta di disubbidienza
civile, bensì di risposta della
fede: una rottura nei rapporti
con le autorità giudicate oppressive nei confronti della libertà di
scelte operate come discepoli dell’uomo Gesù, crocifisso e risuscitato dai morti.
Finisce qui questa sequenza
contenente una guarigione, una
predicazione, una confessione.
Ed ecco la preghiera dopo essere venuti « ai loro » come si va
dai parenti prossimi.
Il pregare di questi uomini non
è il ricorso in ultima istanza all’arma bianca dei disperati quando sono state sparate tutte le cartucce, nemmeno come l’ultima cosa che resta da fare, come suggeriva Bonhoeffer nel maggio del
’44 quando diceva:
« La nostra chiesa, che in questi anni ha lottato solo per la propria sopravvivenza quasi essa fosse il suo proprio fine, è incapace
di farsi portatrice della Parola riconciliatrice e redentrice per gli
uomini e per U mondo. Ed è per
questo che le parole antiche de
vono svigorirsi e ammutolire e il
nostro essere cristiani si riduce oggi a due cose: pregare e operare
tra gli uomini secondo giustizia »
(Resistenza e resa, p. 237).
Se questo era vero nel ’44 —
la chiesa che lotta solo per la
Michele Sinigt^;lia
(Continua a pag. 2)
Per una
nuova
soluzione
dei rapporti
chiesa-stato
Il 28 ottobre 1976 il moderatore della Tavola Valdese ed il
presidente della Conferenza Metodista, in nome delle due chiese, hanno indirizzato al ministro
dell’interno, onorevole Cossiga,
una breve lettera per chiedere
l’apertura delle trattative necessarie per giungere a modificare
l’attuale legislazione dei culti
acattolici, sulla base di intese
bilaterali' quali previste dall art.
8 della costituzione repubblicana.
Facendo riferimento alle precedenti istanze rivolte a codesto Ministero circa la questione
in oggetto, ed in particolare alla
nostra ultima del 7 marzo 1975,
per altro rimasta inevasa, desideriamo ancora una volta ri^iamare l’attenzione della S.V. Qn.le
sulla necessità che, a 28 armi
dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, i competenti organi di governo prelidano finalmente l’iniziativa di
promuovere le trattative con le
nostre Chiese per raggiungere
le intese previste dall’articolo 8,
terzo comma, della Costituzione.
B indubbio infatti che le questioni inerenti i rapporti dello
Stato con le nostre Chiese non
possono più oltre rimaner regolate dalle leggi emanate nei riguardi dei “culti ammessi dal
cessato regime fascista nel IvzV.
Si tratta di un problema che
da parecchi anni torna a riproporsi e che è stato finora eluso
dalle autorità dello stato, presumibilmente per l’intenzione (o il
nretesto?) di voler regolare globalmente i rapporti stato^hiesa,
sia cattolico romana sia di altre
confessioni.
Poiché da molto tempo si continua a parlare di revisione del
concordato del 1929 può essere
comprensibile che lo stato desideri esaminare tutto il problema in un unico momento. Ma
le chiese evangeliche devono
continuare a indossare un abito
che non piace loro e che le ostacola nei loro movimenti?
EVANGELIZZAZIONE E PROMOZIONE UMANA
UN PUNTO DI PARTENZA
Il Convegno ecclesiale svoltosi
a Roma dal 30 ottobre al 4 novembre rappresenta una tappa
importante nella storia della
Chiesa cattolica italiana. Per la
prima volta infatti rappresentanti laici di ogni strato sociale, uomini, donne, giovani, anziani parroci e professori di teologia potevano sedere accanto a vescovi
e cardinali, impegnati in un comune esame del senso dell’essere cristiani oggi e del valore del messaggio cristiano nel
confronto con le ideologie e la
realtà del mondo attuale.
Escluse le «comunità di base»,
perché non ammesse nella comunione della Chiesa, la « base »
dei cattolici « obbedienti » del
convegno si è dimostrata piuttosto attiva e vivace, pronta a portare la propria voce di dissenso
all’interno dell’assemblea, con un
richiamo costante alla reale situazione sia del mondo del lavo
ro che della comunità ecclesiale stessa.
Un lungo applauso di « amicizia» da parte deH’assemblea è
seguito alla breve presentazione
che il pastore Renzo Bertalot ha
dato del Nuovo Testamento tradotto da cattolici e protestanti,
e del suo auspicio di un comune
lavoro « ecumenico » nell’evangelizzazione e nella promozione umana.
Non c’è stato un documento
finale, conclusivo dei lavori. L’avvenimento di Roma non va considerato un punto di arrivo, bens’i un punto di partenza per il
futuro lavoro della comunità ecclesiale cattolica, protesa alla
ricerca di un’azione più evangelica e più umana.
Daremo più ampia e dettagliata notizia dei lavori del convegno
nel prossimo numero.
G. G. P.
2
42. novembre 1976
a colloquio con i lettori
« Mi sono già fatto la mia idea,
non venite a seccarmi con dei
fatti ». Una targhetta con questa
scritta ironica stava in permanenza sul tavolo di lavoro di un
amico conosciuto durante un anno di studio negli Stati Uniti.
Non so in che misura lo aiutasse a modificare la sua tendenza
un po’ conformista (peraltro né
maggiore né minore di quella di
tanti altri); esprimeva comunque in un modo scherzoso l'intenzione di combattere una delle
tendenze più naturali e diffuse:
quella di trovare sicurezza e appagamento nell’adattare — selezionandoli, distorcendoli o negandoli — i fatti alle idee, anziché affrontare la fatica e lo
smarrimento che implica il continuo riesame delle proprie idee
alla luce di fatti che le possono
mettere in questione.
Nell’iniziare a dirigere questo
giornale, vorrei mettere idealmente una- targhetta di questo
genere sul mio tavolo da lavoro:
richiamo costante ad una linea
di libertà critica pur nella partecipazione alle speranze e alle
lotte per il rinnovamento della
chiesa e della società, espresso
però nella forma del suo contrario ad evitare di prendersi troppo sul serio e di illudersi che
questo programma possa realizzarsi se non per approssimazioni.
Ho l'impressione che buona
parte della validità o del fallimento del mio lavoro in questo
campo si giochi su questo punto
e che il giornale avrà un senso
se esso sarà per i lettori un aiuto nell’impresa mai conclusa che
sta davanti a tutti, indistintamente: quella di riplasmare le
idee sui fatti anziché adattare i
fatti alle idee.
♦
Ma anche se ciò si realizzasse
in buona misura, non credo che
questo sarebbe sufficiente per il
giornale delle chiese valdesi e
metodiste. Mi torna in mente
un’altra targhetta, vista anche
questa negli Stati Uniti. Sul pulpito di molte chiese evangeliche
è fissata una scritta, là dove più
facilmente cade l’occhio di chi
sul pulpito sta predicando: « Signore, vorremmo vedere Gesù ».
E la domanda che i greci rivolgono a Filippo, in Giov. 12: 21,
trasformata nella richiesta permanente della comunità al suo
predicatore, richiesta inquietante che zittisce di colpo le tante
parole inutili e le rappresentazioni di idee e fatti che pretendano
di avere una autenticità ultima,
per riproporre con insistenza
l’esigenza essenziale della fede.
Anche una targhetta di questo
genere vorrei tenere sul mio tavolo.
Certo, pensare un giornale come risposta ad una tale richiesta
è cosa quasi paralizzante, tanto
è difficile. Ma questa domanda
— la domanda che caratterizza i
credenti — norj^può essere elusa
guardando att'ròve: Wón dal pulpito di'tinà chiesa, ma 'neppure'
dalle colonne di un giornale
evangelico.
Per questo, penso che in ultima analisi la costruzione del
giornale riceverà un senso solo
se in qualche modo — in un modo che in definitiva non dipende
da noi — aiuterà i lettori a « vedere Gesù », non necessariamente in parole pie e formule religiose — che anzi a molti uomini
del nostro tempo spesso nascondono Gesù — ma nella realtà di
fatti, di modi di pensare e di agire che indicano la sua presenza
liberante nella vita di quanti, si
riferiscono a lui.
RINGRAZIAMENTI ??
Due anni fa Giorgio Tourn paragonava il giornale ad una casa
e assumendone la direzione diceva di avere l’impressione di
« entrare in casa d’altri ». Ora,
lasciandola, dice di volersene andare in punta di piedi. Queste
due espressioni sono indicative
del contenuto della direzione di
Tourn e testimoniano del rispetto degli altri che gli ha consentito di fare un giornale non suo,
ma delle chiese che glielo hanno
affidato. A lui va la riconoscenza di noi tutti, insieme a quanti,
pur continuando a collaborare,
sono usciti dal comitato redazionale la cui struttura è stata notevolmente mutata.. -----
DUE REDAZIONI
Oltre alla redazione Valli, che
rappresenta la continuità in questa fase di transizione (Bruno
Bellion, Ermanno Geme, Giuseppe Platone), è stata istituita una
redazione romana che entrerà
progressivamente in funzione
(Paolo Ricca, Fulvio Rocco, Sergio Rostagno, Roberto Sbaffi).
L’integrazione tra le due redazioni e il loro collegamento rappresentano un compito operativo
non lieve, ma nello stesso tempo offrono grandi possibilità di
arricchimento per il giornale.
A Torino è stato spostato l’ufficio di redazione (a Torre Pellice
resta l’amministrazione) con sede in via Pio V 15. Qui inizia il
suo lavoro la nuova segretaria
redazionale. Giuliana Gandolfo
Pascal, che darà al giornale metà
del suo tempo. Nel tempo in cui
non sarà in ufficio funzionerà la
segreteria telefonica. Il numero
di telefono, che sarà installato a
giorni, è 011/655278.
ABBONAMENTO
L’abbonamento è fermo
a 5.000 lire annue dal 1974.
Sappiamo tutti quanto poco è stato fermo in questi
anni il costo della vita.
Questo ha significato da
una parte ricerca puntigliosa di risparmi, dall’altra
l’aumento del deficit per le
aministrazioni valdese e
metodista. Attualmente le
5.000 lire non sono neppure sufficienti per pagare la
carta e la stampa del giornale. Malgrado 1 costi attuali, tuttavia. Tavola e
Comitato Permanente hanno deciso di mantenere
l’abbonamento a L. 5.000
per assicurare ad ogni
mem.bro di chiesa la possibilità di ricevere il giornale.
Tuttavia, per compensare l’inevitabile e ulteriore
squilibrio, viene istituito
l’abbonamento sostenitore
a L. 10.000. Un aumento è
indispensabile: soltanto —
in questa forma — esso
vuol essere suggerito a
quanti lo possono sostenere senza eccessiva difficoltà, anziché essere imposto
a tutti.
Franco Giampiccoli
FACOLTA’ VALDESE DI TEOLOGIA
Riprendono i corsi
con 7 nuovi studenti
Sabato 23 ottobre con la prolusione dal tema « Dialettica e
dogmatica », tenuta dal professor Sergio Rostagno, è iniziato
il 122" anno accademico della
Facoltà Valdese di Teologia. La
domenica, insegnanti e studenti hanno partecipato al culto con
la comunità di via IV Novembre. Il prof. Paolo Ricca ha predicato sul testo di Proverbi
9:10 ; questo passo della Bibbia si è mostrato più Che mai
attuale per chi vuole « fare della teologia ». « Il timor dell’Eterno è il principio di ogni sa
Speriamo che questo incremento di nuove iscrizioni significhi qualcosa di più che un arricchimento numerico, ma possa portare ad un più vasto dibattito teologico-biblico.
Il programma di quest’anno
comprende una novità: l’inserimpnto del lavoro seminariale. Si
tratta di un lavoro molto stimolante anche se molto impegnativo, volto ad approfondire temi
fondamentali come la predicazione, il concetto di storia in vista di un più chiaro approccio
alla Storia della chiesa, ecc. Es
pienza e conoscere il Santo è intelligenza »; con questo programma di fronte ci si può avviare
con coraggio allo studio delle
scritture e della teologia.
Quest’anno il gruppo degli studenti si è arricchito di 11 nuovi
studenti di cui 4 stranieri: Marco Angelucci (Roma), Maria Bonafede (Milano), Marco Da vite
(S. Secondo), Germanet Renata (S. Germano Chisone), Genre Gianni (S. Secondò), Walter
Michelin-Salomon ( Torre Pellice), Letizia Tomassone (Imperia), Erika Tomassone Negro
(Torino), Filippo Alder (Lucerna); Theo Haag (Stoccarda);
Urs Rast (Coira; CH); Hermann Burgstaller (Austria).
so comprende una serie di letture tratte da opere di autori
vari, tra cui anche dei non-credenti; non dobbiamo infatti dimenticare quante questioni e
voci ci vengono dal mondo
esterno.
AlTinizio di quest’anno in cui
si sono sentiti molti messaggi
di benvenuto ai due nuovi professori ed agli studenti, non
possiamo non salutare i due
professori uscenti, Vittorio Subilia e Valdo Vinay e formulare
loro l’augurio di un profìcuo
proseguimento dei loro studi
nonché una continuazione della
loro collaborazione al lavoro di
questa facoltà.
N. N.
Il risveglio è rinnovamento della vita
E’ questo l’interrogativo che ci
pone Giorgio Tourn a proposito
del culto di appello che ha avuto luogo a Torre Pellice il 24 ottobre, con il concorso di circa
500 persone.
Siamo grati a Tourn perché
ha saputo cogliere lo spirito del
movimento di Testimonianza Evangelica Valdese, che ha orga•nizzato questo culto. Egli ha fatto ima vòlta per sempre giustizia di certe voci, secondo cui
andremmo diritti filato verso uno scisma.
Comunque sia, è certo che un
risveglio, o un rinnovamento, o
una svolta, a seconda delle preferenze verbali, è ormai una necessità ammessa anche da chi
non condivide il nostro punto di
vista.
Ma il problema che Tourn
propone alla nostra attenzione,
è quello del’interpretazione dei
testi biblici. Non basta — egli
scrive — limitarsi a ripetere delle citazioni bibliche per risolvere il problema del risveglio.
Quello che urge oggi non è un
confronto di idee, ma di interpretazioni bibliche. La Bibbia
ci unisce, ma rischia di dividerci la sua lettura. Oggi infatti si
parla molto di diversi modi di
interpretare la Bibbia. Non per
nulla ci propongono una lettura
politica del Vangelo.
In questi ultimi anni la Chiesa Romana ha incoraggiato la
lettura della Bibbia, ma nel contempo ha confermato la necessità che essa venga interpretata
secondo le direttive e l’insegnamento del Magistero.
Qualche cosa di analogo va
prendendo piede fra i Protestanti. La Bibbia — si dice — va interpretata. Occorre quindi «un
confronto di interpretazioni bibliche ». C'è un grave pericolo
nell’insinuare l’idea che la Blb
bia non sia assolutamente chiara per tutti 1 tempi e per tutti
gli ambienti. In altri termini che
Gesù non avrebbe parlato abbastanza chiaramente. In questo caso può capitare — e quante volte è capitato ! —■ che l’interpretazione venga a sovrapporsi e a sostituirsi al testo biblico. Allora non è più il mondo che deve convertirsi all’Evan‘gelo,.i.ma è TEvangelo ohe deve,
'se non proprio ■ convertirsi, per
10 meno adattarsi al mondo e alle sue ideologie.
E se almeno i dottori della
Chiesa fossero d’accordo fra di
loro! Ma ad una scuola teologica se ne oppone un’altra, ed
entrambe sono presto superate
da un’altra ancora. Pensiamo,
tanto per citare un esempio, all’interpretazione dei miracoli,
non esclusa la resurrezione di
Gesù, che vengono presentati
con dei miti. Porse quei teologi
non intendono parlare di semplici leggende, ma intanto il
grande pubblico rimane disorientato.
Perciò noi osiamo affermare
che il problema del risveglio
non consiste tanto nell’interpretazione, quanto nell’ubbidienza
pura e semplice della Parola di
Dio. Per tutto quello che è di
fondamentale importanza, come
11 messaggio di salvezza per mezzo della croce e della resurrezione, la Bibbia è assolutamente chiara.
Perciò se davvero vogliamo un
rinnovamento della nostra Chiesa , è necessario ritornare alla
teologia del Risveglio, di cui
Tourn, nel suo opuscolo « Tempo di crisi e di risveglio » — per
altro pregevole — non tiene alcun conto. Questa teologia non
appartiene a un’epoca superata,
ma è quella stessa' dèlTEvangelo, e ha i suoi caprsaltìi nella
coscienza del fallimento dell’uomo, della società e delle sue
strutture ; nella necessità della
conversione e della nuova nascita. Dopo di che si impone alla
coscienza cristiana la necessità
della testimonianza, riprendendo la predicazione apostolica :
«Salvatevi da questa perversa
generazione» (Atti 2: 40).
Se non si parte di qui, tutto
il resto, compreso il cosiddetto
impegno socio^politico, non è che
nebbia fumogena per, nasconderci la realtà. Non si tratta
quindi tanto di confrontare, interpretare, procedere a una vivisezione di testi biblici, ma di
ubbidire umilmente, cominciando da un rinnovamento della
propria vita personale, mediante l’opera dello Spirito Santo.
Sono questi i temi posti in
evidenza nella Costituzione del
movimento di Testimonianza
Evangelica Valdese. Abbiamo
reagito, e continueremo a reagire contro un impegno politico
che ha preso un’importanza primaria che non doveva prendere. Siamo però convinti che anche questa reazione di per se
stessa sarà sterile. Quello che è
indispensabile è che lo Spirito
Santo susciti fra noi un Risveglio. Allora il problema della
politica nella Chiesa sarà automaticamente ridotto alle sue
giuste e più modeste proporzioni.
La risposta che il nostro movimento sta ottenendo ci sembra una indicazione che siamo
sulla via giusta. Se il Signore si
degnerà di servirsi di poveri
strumenti come noi siamo, forse la risposta all’interrogativo
« Risveglio ma come? » troverà
la sua risposta non tanto nelle
discussioni,, ma nei fatti.
Testimònianzà Evangelica
Valdese
(segue da pag. 1)
propria sopravvivenza — è quanto mai vero per la chiesa del ’76!
Nondimeno la chiesa degli Atti
non vuole pregare e operare la
giustizia in un momento in cui
lotta per la propria sopravvivenza. La chiesa degli Atti prega in
vista della predicazione della Parola.
Creazione,
incarnazione,
predicazione
La preghiera invoca l’Iddio
Creatore, è rivolta a « Colui che
ha fatto il cielo, la terra, il mare
e tutte le cose che sono in essi ».
L’incarnazione, il Cristo del
Salmo 2 e Gesù di Nazareth, sono la creazione di Dio. Giovanni
dice più esplicitamente parlando
della Parola fatta carne: « Ogni
cosa è stata fatta per mezzo di lei;
senza di lei neppure una delle
cose fatte è stata fatta ». Colossesi dice; « In lui sono state create
tutte le cose ».
Annunciare la Parola significa
pronunciare una parola creatrice
simile a quella pronunciata alla
creazione di Dio quando Egli
« fece tutte le cose »; per questa
ragione creazione, incarnazione e
predicazione sono strettamente legate.
Il termine di contrasto in questa preghiera è la contrarietà del
campo di operazione della predicazione. La chiesa degli Atti è cosciente della contraddizione presente all’interno della storia umana e che la predicazione della Parola si colloca in opposizione dialettica in questa contraddizione
provocando opposizione come « la
luce che splende nelle tenebre e
le tenebre non l’hanno ricevuta».
La chiesa come strumento della
predicazione vive in prima persona questo contrasto.
V’è un modo per evitare la contrarietà: l’accettazione della conservazione. Ma forse non è più
possibile, almeno per molti credenti in Italia, dopo anni di lotta
politica. Questa non è più l’epoca
delle capitolazioni: oggi o si predica la Parola creatrice di vita e
quindi di libertà o si muore sul
campo dove non si può più nemmeno « pregare e operare la giustizia ».
Ancora due elementi presenti
nel nostro tempo: il primo riguarda « i segni e i prodigi »
fatti nel nome di Gesù. Oggi si
dice in genere: « Ma non succede mai niente ». Non è vero che
non succede mai niente! La Parola predicata è Gesù stesso e
non si può pensare ad una Parola che non è azione e che non si
verifichi sul piano della storia.
La chiesa di Atti ha saputo scrivere la testimonianza dell’opera
dello Spirito. Dobbiamo imparare a farlo anche noi.
Il secondo riguarda la « franchezza » con la qua’e si chiede al
Signore di annunciare la Parola.
Questo termine nell’originale
greco significa: « libertà di parola ». È stato reso in vari modi
e il più vicino al suo contenuto
mi sembra quello che indica
«^qna gioiosa sicurezza » .nell’annuncio.
Mi pare di poter proporre una
nuova traduzione in questo senso: si tratta di un termine che
ha a che fare con (’autenticità e
quindi con l’efficacia della Parola annunciata, cioè chi è credente sia davvero ed efficacemente
credente: chi è membro di una
comunità sia davvero un membro
di essa; chi è impegnato sia davvero impegnato; la Federazione
di chiese evangeliche italiane sia
davvero Federazione, ovvero abbia fiducia nella fedeltà di Dio il
quale solo chiama ad assumere
forme storiche appropriate perché Egli stesso possa portare a
termine i suoi disegni manifestati nella creazione, nella incarnazione e nella predicazione.
La preghiera sta al centro di
queste considerazioni. Saremo
capaci di pregare in questo stesso modo? Saremo capaci di rivolgersi « a Colui che può mediante la potenza che opera in
noi fare infinitamente al di là di
quel che domandiamo o pensiamo?». La domanda non è retorica. Sarà credo il banco di prova
del futuro dell’Evangelismo italiano cosiddetto storico e il banco di prova negli anni che ci
stanno dinanzi del futuro della
Federazione di dette chiese.,.11
Signore .ci, aiuti nell’ora, della
prova! Amen.
3
12 novembre 1976
AMERICA; ELEZIONI PRESIDENZIALI
TORINO
Ir .
Martin Luther King ha vinto
Il peso politico dei negri nella corsa presidenziale - L'emancipazione dei negri e la nostra
liberazione - Verso un futuro difficile ma carico di speranza
Nel momento in cui scrivo queste note, è ancora incerto se le
elezioni presidenziali americane
saranno vinte da Carter o da
Ford. Ma comunque vadano, un
vincitore è certo: Martin Luther
King.
Chi gli stava vicino, ha paragonato l’angoscia che colmava l’animo di King alla vigilia della propria uccisione — da lui prevista
con impressionante lucidità —
all’angoscia di Cristo nel Getzemani. Sapeva che prima o poi
l’avrebbero ammazzato. E sembrava che tutta la sua opera fosse un fallimento. Fallita la sua
linea cristiana di non violenza
ed il suo appello alla coscienza
morale dei bianchi stessi davanti alla feroce pervicacia dei razzisti. Fallita la strategia per cui
aveva puntato soprattutto sulle
masse negre degli stati del Sud,
più che sui negri emigrati nel
Nord e nell’ Ovest. Inevitabile
ormai — almeno così pareva — il
passaggio dell’iniziativa in mano
ai fautori della lotta violenta,
aventi la propria base nelle grandi città, anziché nelle campagne
del Sud. E quanti — ormai —
non lo consideravano più che come un povero illuso o quanto
meno un « superato »?
Il massimo che aveva ottenuto
era stato — in concreto — l’intervento del governo federale
per garantire l’effettivo esercizio
dei diritti elettorali dei negri.
Null’altro che la. so'ita « democrazia formale », smentita ogni
giorno dall’orrida realtà del razzismo. Diciamo la verità: non
c’era più di uno, anche fra noi
evangelici italiani, che la pensava così?
In queste elezioni presidenziali, invece; il peso politico dei negri si è imposto in ' misura evidente: e'questo iln'particolare negli stati del Sud,'ieri 'cittadella
del più reazionario razzismo. La
integrazione razziale« ha fatto
passi da gigante proprio nel Sud:
adesso le parti si sono invertite,
in quanto se c’è qualche area degli Stati Uniti dove il razzismo
continua a creare guai, si tratta
proprio di aree del Nord, come
Boston. Si è già al punto che i
negri, anziché fuggire dal Sud
verso il Nord e l’Ovest, cominciano a refluire dal Nord e dall’Ovest verso il Sud.
La spiegazione di questo paradosso è molto semplice. Fino a
tanto che pochi negri soltanto
votavano, la classe politica degli
stati del Sud fondava le sue fortune elettorali sulla demagogia
razzista. Da quando i negri hanno cominciato a recarsi alle urne
in compatte falangi, ogni politicante del Sud — dove i negri costituiscono un’alta percentuale
della popolazione — ha imparato a sue spese che era una follia
inimicarseli. Ho sentito raccontare la storiella (e ci credo) di
un politicante sudista che soleva
infarcire i suoi discorsi di grandi tirate segregazioniste contro
i niggers. Quando i negri cominciarono a votare, abbandonò il
termine spregiativo niggers per
quello più beneducato di negroes.
Quando l’elettorato negro aumentò ancora, cambiò il termine
negroes in quello di blacks (l'appellativo con cui i negri chiamano se stessi). Infine, quando il
voto negro diventò determinante nelle elezioni, si mise a declamare che negri e bianchi erano
fratelli e dovevano amarsi tanto
reciprocamente. I politicanti sono sempre gli stessi, in America
o in Italia: pure di ottenere voti,
sono canaci di qualunque miracolo. E il miracolo è stato più facile al Sud, dove i negri sono
una presenza massiccia dovunque, anziché al Nord, dove i negri rappresentano una percentuale minore della popolazione
totale e per di più sono in gran
parte concentrati nei maggiori
centri urbani.
Martin Luther King aveva visto giusto. La strategia « sudista » e l’affermazione non violenta della parità di diritti si sono rivelati molto più realistici
ed efficaci di quello che non paresse un tempo. Le conseguenze
si cominciano già a vedepe nella
politica estera stessa, ed ancora
più si vedranno nel prossimo futuro. I negri sono fra i pochi
americani ad avere una solidarietà internazionale: la solidarietà verso gli altri negri del resto
del mondo. Già adesso il Dipartimento di Stato comincia a muoversi rispetto alle questioni dell’Africa in modo assai diverso da
quello con cui soleva muoversi
rispetto ai popoli del Terzo Mondo. Chi ha il coraggio di sfidare
la minaccia del voto negro in
questo anno di elezioni appoggiando chiaramente i razzisti
bianchi della Rhodesia e del Sud
Africa? E — ripeto — questo è
solo un primo antipasto: il bello
sta per venire. Ho ancora negli
orecchi Martin Luther King allorché ne ascoltai un discorso nel
lontano 1958. Con quella calma
fermezza che gli era propria, non
lasciò dubbi ai suoi ascoltatori
sul fatto che la lotta dei negri
non riguardava solo gli Stati Uniti, ma tutti i continenti. Sarebbe
stata una strada lunga e difficile
— egli disse — ma « nessuno
pensi di riuscire a fermarci ».
Aveva ragione: si vede adesso
quanto aveva ragione.
Disse anche che i negri lottavano per la propria emancipazione, ma con questo lottavano anche per la liberazione dei bianchi stessi. E aveva ragione. Fino
a che i bianchi del Sud erano
sotto l’ossessione del razzismo,
non riuscivano a liberarsi dai
fantasmi sanguinosi della Guerra Civile, che li tenevano psicologicamente sequestrati dal resto della loro nazione, né a superare la barriera politica di un
conservatorismo ottuso in ogni
questione sociale. E Dio sa se di
conservatorismo reazionario non
erano piene persino le chiese
stesse dei bianchi! Caduta,o in
via di liquidazione, l’ossessione
razzista, i fantasmi della Guerra
Civile stanno svanendo anche essi. Qggi, sulla sede del governo
dell’Alabama, a Montgomery —
là dove fu proclamata la Secessione del Sud dall’Unione e do
ve King iniziò la sua lotta con il
boicottaggio famoso degli autobus — sventola la bandiera della Rivoluzione Americana, con le
tredici stelle disposte a cerchio,
anziché quella della Confederazione. E il Sud comincia a muovere i primi passi verso una linea politica che non è più quella
del reazionarismo ad oltranza di
un tempo. Anche qui la strada
sarà lunga: finita la battaglia
per l’integrazione, i negri stanno
predisponendosi alla battaglia
sindacale e non sarà una battaglia facile certamente. Ma c’è
una strada da percorrere, c’è un
futuro migliore da perseguire.
Ed è possibile, in termini politicamente concreti anziché di sogni idealistici, che anche dei
bianchi avanzino su quella strada insieme ai negri. Martin Luther King è morto assassinato.
Ma ha vinto: ha vinto per i suoi
negri: ha vinto anche per i
bianchi.
Giorgio Spini
Un Bnttistn puritano
nuovo PresM iente USA
Un uomo qualunque: molto
pio, comprensivo verso i peccatori, americano come un pioniere, Sorridente come un' attóre,
sposo fedele, affettuoso papà, patriarca agricolo. Questo è uno
dei ritratti più puntuali che, peí
mare di commenti ché'- sono stati
fatti dai-rìù-autorevoli esponènti politici’ è dai giornali di' tutto
il mondo, si possono cogliere dopo la vittoria di Jimmy Carter
nelle elezioni presidenziali degli
Stati Uniti. Ma la valutazione politica più interessante è, a nostfo
avviso, quella che paragona la
corsa alla Casa Bianca a una gara ippica fra due « brocchi ».
Chiunque di essi vinca, nulla di
esaltante e di convincente potrà
venirne fuori. « Una società che
esprime due mediocrità assòlute
come Carter e Ford — è stato
detto — è una società che non ha
nulla di buono da promettere né
a sé stessa né agli altri ». Può
darsi però-che il ritratto che abbiamo riferito sia solo un tocco
di colore e il giudizio politico
che ci sembra persuasivo pecchi
di semplicismo. Senza dubbio è
molto diffìcile dare una interpretazione autentica del significato
politico, sociale, morale della risicata vittoria di Carter giudicando con una ottica europea.
Ci possono aiutare, nel tentare
un simile giudizio, alcuni fatti
significativi e tuttavia poco sottolineati dai commenti della stampa di questi ùltimi giorni. Il primo di questi fatti è che nessuno
dei quattro candidati alla presidenza e alla vicepresidenza dei
due grandi partiti americani era
cattolico; anzi ambedue i Candidati alla presidenza appartenevano, in maniera molto àttiva e
impegnata, a chiese protestanti;
fino al punto che c'è chi ne teme
il tipico rigorisìno puritano, f
un fatto positivo o negativo?
Rende Ford e Carter uguali tra
loro 0 c’è differenza?
È certo diffìcile fare previsioni
sulla politica dello sconosciuto
MILANO
Domenica 14 novembre, presso
la Chiesa Metodista di 'Via Porro Lambertenghi 28, nel quadro
della giornata della « cintura milanese », si terrà un dibattito
sul tema: «Concordato, abrogazione o revisione? ». Introdurranno ; Giorgio Bouchard, Luigi Rodelii e Fon. Alberto Malagugini.
Si sottolinea l’importanza di questo appuntamento che cade alla vigilia del dibattito parlamentare.
« Uomo delle nocciòline », sui risultati della Sua fede battista- e
della sua intenzione, tante volte
riaffermata, di voler l’eguaglianza soprattutto nella pratica dei
rapporti quotidiani. •
È certo tuttavia — quésto è il
secóndo fatto che ci ' preirie segnalare—chè la vittoria di Car; tèi- ’ .è;lm‘^ttpriav del : s^d. uirettaTÓ «'’Integrò » 'nei confronti ^ del
nord cosniopolita e cinico; è la
vittoria di una America forse tutto sommato reazionaria, se vista
con occhi europei, ma più propensa a far calare la tela sul Watergate, le tragedie, le congiure,
l’equivoco del « sogno americano» e la violenza della civiltà dei
grattacieli.
. Carter si è alleato — terzo fatto da tener presente — con l’America dei grandi sindacati (con
tutte le ambiguità e i compromessi che ciò comporta) e, in una certa inisura, con l’America
delle minoranze etniche. Con tutte le riserve del caso, questo può
significare una cauta svolta innovatrice in un quadro di stabilità.
È dunque forse la chiusura del
decennio più turbolento e pericoloso della recente storia americana e l’apertura di un nuovo
corso che potrebbe anche consentire un rilancio dell’espansione economica e un programma
di riforme sociali. Da questi fatti
si può — ci sembra — trarre la
conclusione che un quàlche risultato positivo, pure accettando le
elezióni americane come la vittó
ria di una mediocrità su un’altra
mediocrità, è possibile attenderlo. Ma la domanda che è sulla
bocca di tutti, in Europa e quindi anche nel nostro paese, riguarda la politica internazionale. E
finita l’èra nefasta delle missio,ni-lampo e dei ricatti: ¡pL Henry
Kissinger. E questo, e'già qual-''
icosa; Quale 1 sarà . la ■ .tatijca ' con
‘cui. il nuovo segretario di, statò
: tenterà di mantenere e consolidare la leadership degli Stati
Uniti sul mondo occidentale? Per
quanto se ne sa finora, i giudizi
di Carter sull’eurocomunismo e
sul tipo di intervento americano
negli affari interni dei paesi della Nato sono perlomeno più poissibilisti e meno aggressivi di
quelli del suo predecessore. Per
quanto pessimisti si possa essere, è legittimo, forse, sperare che
il nuovo capitolo della storia americana che si apre significhi
almeno un atteggiamento meno
pesantemente ricattatorio e colonialista nei confronti del nostro paese. Jimmy Carter, scrupoloso, fedele e attento monitore nella scuola domenicale della
chiesa battista nel suo piccolo
paese .dplla Georgia, « uomo della strada » che ama la buona terra, incomincia una carriera che
interesisa tutto il mondo contemporaneo. Gli si può solo augurare di adoperare l'immenso potere che avrà nelle mani almeno
per evitarci le peggiori avventure dell’imperialismo.
ÌFTilvio Rocco
Una mentalità federata
(segue da pag. 1)
ben al di là di questo fatto che
forse, più che disturbare le chiese bàttiste viene a porre dei problemi proprio all'interno delle
chiese valdesi e metodiste.
Ciò che in particolare Giorgio
Peyrot ha rilanciato all’assemblea, « impariamo a vivere con
una mentalità federata », è un
processo di trasformazione appena iniziato, un cammino ancora tutto da percorrere, senza cadere in troppo facili entusiasmi
passeggeri. E la verifica di questo la si è avuta proprio nel
momento in cui una mentalità
veramente "federata" avrebbe
saputo dare una diversa risposta; il momento dell’elezione del
presidente e del consiglio della
federazione.
Ancora una volta le diverse
delegazioni si sono riunite ciascuna per conto suo, per esarni:
nare nella loro ottica particolare gli uomini da proporre, e la
confusione (è dir poco) che ne
è venuta fuori è un po’ la cartina di tornasole di ciò che
siamo nella realtà: ancora impreparati, spesso dogmatici, comunque troppo diffidenti.
Gli inconvenienti derivanti dalVassumere la segreteria di un servizio e
la presidenza, esposti dai revisori e
l'opzione di Aldo Comba per il servizio radio televisione, sono stati elementi mal dibattuti sia dall’assemblea
che dalle delegazioni riunite in separata sede.
L’impreparazione e la poca chiarezza hanno portato a votazioni stentate
e reso difficile un più largo accordo.
Questi tre anni che stanno davanti
a noi saranno decisivi: occorrerà, imparare a far bene insieme ciò che a Bari
si e fatto male ciascuno per proprio
conto. Ed è pur vero che ciò che si
vuole, e in cui si crede ha molte possibilità di realizzazione.
Incontro
sulla
situazione
libanese
Tre nostri fratelli libanesi, di
passaggio da Torino, si sono incontrati venerdì 29 ottobre presso il Centro Maran Atà di via
Cernaia 18 con una ventina di
membri ed amici delle chiese vaidesi e bàttiste di Torino.
L’incontro, anche se organizzato all’ultimo momento, ha permesso ai partecipanti di raccogliere interessanti informazioni
di prima mano sulla situazione
libanese, che smentiscono luoghi
comuni e travisamenti intenzionali della stampa «indipendente».
Abbiamo prima di tutto avuto
conferma che in Libano non si
combatte una guerra di religione fra cristiani maroniti e musulmani palestinesi. Il conflitto
è di natura politica e sociale, ed
è stato scatenato da parte della
classe dominante, sostenuta dal
capitale internazionale, nei confronti delle classi più povere che
in questi ultimi anni si andavano organizzando sempre meglio.
Abbiamo quindi appreso che
l’equazione Cristiani=Borghesia,
Musulmani=Proletariato è falsa. Esistono cristiani ricchi e poveri, cristiani di destra e di sinistra. Lo stesso vale per i musulmani. Certo la grossa borghesia maronita di Beirut legata al
capitalismo ocidentale ha interesse a far credere che tutti i
cristiani sono con lei, e che i
musulmani mirano alla distruzione dei cristiani. Questo serve a
gettare fumo negli occhi dell’opinione pubblica occidentale e serve a mettere paura ai cristiani
poveri, che, contro i propri interessi o costretti con la violenza,
si schierano con la borghesia
maronita. I tre fratelli intervi.stati sono cristiani maroniti, ma
-fanno parte del Pronte dei. Cristiani Patrioti che è collegato alla sinistra libanese ed ai Palestinesi.
Ci è stato altresì chiarito il
perché dell’intervento siriano,
che ha avuto il duplice scopo di
bloccare la crescita delle sinistre
in Libano (esempio contagioso
per le masse siriane, oppresse da
un regime militare corrotto e
dispotico), e di offrire un servizio’a Israele (ridimensionando i
Palestinesi) in vista di prossime
trattative di pace.
Ci è stato anche sottolineato
che il ruolo di Israele in questi
diciotto mesi non è stato affatto
passivo. La cosiddetta «Falange»
maronita è stata armata ed equipaggiata da Israele ; ogni tipo
di aiuto (armi, medicine, viveri)
destinato alle sinistre e ai palestinesi, che proveniva via mare
è stato regolarmente requisito,
in acque internazionali, dalle motovedette israeliane; attualmente le truppe israeliane hanno invaso il Libano meridionale e
stanno per raggiungere l’unico
porto ancora in mano delle sinistre.
Alla nostra richiesta specifica:
« Cosa possiamo fare per aiutarvi? » ci è stato risposto : 1”) Informate tutti quelli che potete
sulla realtà dei fatti, perché si
sappia come stanno effettivamente le cose; 2“) Mandateci, se possibile, medicinali per le migliaia
di libanesi e palestinesi feriti o
indeboliti dalla scarsità di cibo
e latte per i bambini.
Questo è l’appello che giriamo a tutti i lettori.
Protestantesimo
Domenica 14 novembre,
sul 2" canale alle ore 23,
andrà in onda un ampio
servizio sul tema del Concordato. Sottolineiamo la
importanza di questa trasmissione per i lettori.
Sul prossimo numero
dell’Eco-Luce sarà dato
ampio spazio al contenuto
di questo servizio TV.
È possibile prenotare
questo materiale a lire 50
la copia, rivolgendosi anche telefonicamente a F.
Giampiccoli (011/658267) Via Pio V, 15 - Torino.
4
12 novembre 1976
Le valutazioni
Ringraziamento al CEC
dei partecipanti
Abbiamo rivolto due domande ad una ventina di membri dell’assemblea: i. Qual è l’impressione più positiva e quale quella più
negativa che hai avuto a Bari? 2. In base all’andamento dell’assemblea, quale ti sembra essere il futuro della Federazione?
Hanno risposto: Mirella Argentieri Bein, valdese, insegnante. Torre
Pellice; Domenico Cappella, metodista, pastore. Forano; Paolo Castellina,
com. evangelica di Cuneo, geometra; Giovanni Conte, valdese, pastore,
S. Germano; Antonio di Pierro, Battista, grafico, Pavia; Marcella Gay,
valdese, insegnante, Pinerolo; Ernesto Ghizzoni, valdese, lavoratore-studente, Milano; Neri Giampiccoli, valdese, pastore, Milano; Marco Jourdan,
valdese, educatore, Firenze; Paolo Lucchesi, luterano, pastore, Genova;
Franca Long Mazzarella, valdese, insegnante, Roma; Laura Micol, valdese, impiegata, Pomaretto; Gian Paolo Ricco, metodista, impiegato, Milano;
Eugenio Rivoir, valdese, pastore. Agape; Mario Sbaffi, metodista, pastore,
Roma; Michele Sinigaglia, battista, pastore, Roma; Eugenio Stretti, battista, studente. La Spezia.
« La IV Ass. della FCEI
in sede di esame dell’operato nel campo delle trasmissioni evangeliche radiofoniche e televisive che richiedono anche un considerevole
impegno finanziario,
esprime la propria viva
gratitudine al CEC ed alle
chiese evangeliche dell’estero
che hanno generosamente
contribuito al superamento
di oneri che da soli non
avremmo potuto affrontare ».
Revisori
Positivo e negativo
La IV Assemblea della F.C.
E.I., considerata l’opportunità
di rendere più efficaci le funzioni di controllo e di critica
proprie del Collegio dei Revisori, impegna il Cons. della
Fed. ad informare i revisori
di data luogo ed ordine dei
lavori delle sedute al fine di
consentirne l’eventuale par
LE MOZIONI
tecipazione con diritto di parola, dà mandato al Collegio
dei revisori di effettuare, in
aggiunta alla revisione triennale da presentare all’Assemblea, una revisione annuale da rendere pubblica e di
farne oggetto di apposita relazione alle direzioni delle chiese ed opere federate ».
Sul Concordato
ranza e giurisdizionalista per
le altre, violando nel primo
caso la laicità dello stato e
nel secondo la libertà delle
chiese ».
« L’assemblea protesta per
la mancata applicazione dell’art. 8 ( sulle « intese » tra lo
stato e le confessioni acattoliche, n.d.r.) della Costituzione; ritiene che esso costituisca l’unica base per risolvere il problema dei rapporti
tra lo Stato e le chiese nel
superamento dell’attuale regime che è di tipo concordatario per la chiesa di maggio
« L’assemblea, preso atto
che sulla scena politica italiana è riaffiorata la questione del concordato, auspica
dal prossimo dibattito parlamentare al riguardo sorga
l’avvio di un processo di concreta laicizzazione e deconfessionalizzazione della vita politica del paese ».
Sul Libano
« L’assemblea... denuncia la
strumentalizzazione politica
della fede cristiana, che viene
compiuta sulle vicende del
Libano da parte degli ambien
ti più conservi
le chiese ed j
riconoscono n
ne delle Chiese
Italia ad esser
te vicini ai m
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e con la preg
Protestantesim
« L’Assemblea
Consiglio della]
rarsi con ogni
ché la rubrica b
testantesimo"
nelle ore serali
ca in un orario
pubblico di lai
fabbriche e de
costituiscono la
dei membri del]
geliche ».
Qual è l’impressione più positiva e quale quella più negativa che hai avuto a Bari?
L’impressione più positiva per la
maggioranza degli intervistati è stata individuata nella volontà di apertura nei confronti delle chiese non
federate (Sbaffi, con Sinigaglia,
Conte, Castellina), a cui Jourdan
associa il desiderio di mantenere
ed allargare il dialogo con le co'munità di base e cristiani per il
socialismo. Condividono «questa valutazione, ma sottolineano l’apertura dei non-federati nei confronti
deH’assemblea, altri che negli interventi di Aituso e Maselii hanno
intravvisto un segno che malgrado
le critiche qualcosa è stato fatto
^ (Micol, con Di Pierro), un’inversione di marcia in quel che finora
sembrava il progressivo isterilirsi
della Feaerazione (Gay).
È anche stata valutata positivamente la volontà di gran parte dell’assemblea di appoggiare la Federazione (Mazzarella, con Di Pierro):
\’elaborazione teorica rappresentata dal documento finale (Ricco); la
vivacità con cui certi temi di fondo sul futuro e la funzione della
Federazione sono stati dibattuti
(Ghizzoni); il posto centrale e insostituibile riconosciuto al servizio
stampa-radio-televisione e la volontà di rafforzarlo (Giampiccoli). Rivoir ha sottolineato la rallegrante
vivacità del protestantesimo pugliese (e locale gruppo FGEI) che in
margine all’assemblea ha fornito
la possibilità di interessantissimi
incontri e di discussioni animate.
Per Stretti non vi è stato alcun
aspetto altamente positivo nell’asl’assemblea.
sottintesa e in realtà inesistente
(Ghizzoni).
Altri hanno lamentato la mancanza di tempo, o la polarizzazione
della discussione sull’apertura ai
non-federati, per cui non si è potuto discutere sulle tematiche dei
documenti preparatori (Castellina)
o su aspetti importanti dell’azione
e della responsabilità della Federazione (Sbaffi).
Un disagio per la mancanza di
chiarezza nel prendere posizione su
problemi di fondo o per paure, diffidenze, eccessivo attaccamento alle posizioni individuali è stato avvertito da Bein e Gay. Giampiccoli
ha sottolineato la persistente mancanza di uno strumento adeguato
per svolgere il lavoro dei rapporti
con lo stato.
Ancora sull’assemblea
di Bari
Sul prossimo n. dell’Eco-Luce
Intervista al presidente
della Federazione pastore
Piero Bensi
Rapporti dei gruppi di lavoro sui servizi della fede
La eonferenza pubblica
del pastore metodista Julio De Santa Ana, rappresentante ufficiale del CEC
a Bari
crisi
e
speranza
BARI - IV
DELLA F]
Mancanza di organizzazione e di
idee chiare da una parte, e di realismo dall’altra, sono stati indicati
da Cappella e Lucchesi. Stretti ha
identificato nel fatto che l’assemblea ha ribaltato l’impostazione data nei lavori preparatori l’aspetto
più negativo.
HI L’assemblea della federazione
ha espresso il suo grazie alle
Chiese della federazione apulo-lucana per l’organizzazione dell’incontro. Alla Chiesa battista di Bari in
modo particolare, la riconoscenza
delle Chiese federate per l’ospitalità
e la fraterna accoglienza nella loro
chiesa di via Sennino.
Il futuro
della Federazione
Un flash durante i lavori dell’assemblea, nell’accogliente
chiesa battista di Bari.
Quale ti sembra essere il futuro della Federazione?
vergenza. Non mi è tuttavia chiaro
come questo possa avvenire, per
cui mi sembra incerto l’avvenire
operativo della Federazione.
LA MOZIONE CE
Al primo posto delle impressioni
negative sta il metodo scorretto,
poco sincero e franco con cui si è
affrontato l’esame dell’operato del
presidente e consiglio uscente (Jourdan, con Micol) e di conseguenza
l’ennesima scommessa persa sulla
possibilità di un lavoro che sia fatto — tutto — alla luce del sole (Rivoir, con Di Pierro, Conte, Giampiccoli) nella vicenda della votazione per il nuovo presidente, per la
quale si è giunti ancora una volta
impreparati sugli uomini a cui affidare la linea elaborata (Ricco).
Per alcuni il dato più negativo è
fiapprepentato dalla mancanza di
punti di riferimento nel contesto
storico politico (Mazzarella), o dalla
ambiguità consistente nel porre alla base della mozione finale una
chiarificazione politica data per
GIOVANNI CONTE: Direi che
la Federazione avrà un vero futuro solo se riuscirà a concentrarsi
sul lavoro dei servizi in modo da
coinvolgere anche le chiese non federate, sia pure in modi diversi, e
in modo da tenere veramente conto delle varie critiche rivolte, ad
esempio al servizio radio-televisione. Una « mentalità federale » potrà sorgere solo se da un lato i servizi e dall’altro il Consiglio nella
sua funzione di stimolo per la riflessione delle chiese, non indulgeranno unicamente o quasi in senso
progressista ». Ritengo che in futuro si dovrebbero evitare prese di
posizione a nome delle chiese a meno che vi siano precisi mandati.
FRANCA LONG MAZZARELLA: Credo che il futuro della Federazione dipenda soprattutto dalla capacità di coinvolgimento reale delle comunità locali in un progetto generale che costruisca momenti unitari per tutti gli evangelici, momenti di scontro e di incontro, cioè di confronto sulle cose e
nella riflessione sulla Parola di Dio.
Questo progetto comunque — secondo me — potrà avere un’incidenza nella realtà del nostro paese,
solo se esprimerà una costante tensione verso l’esterno.
La Federazione co
di incontro e di
ro
ANTONIO DI PIERRO: Per me
il futuro è nelle mani del Signore;
per quanto ci riguarda, la volontà
di portare avanti l’idea federativa
si verificherà nelle federazioni regionali nei mesi che ci stanno davanti. L’ampliamento verso chiese
non federate oltre ad essere un lavoro a lunga scadenza ovviamente
porterà ad una revisione di linea
e di programmi. Non sostenere la
Federazione da parte della base
di'tutte le nostre chiese equivarrebbe a mantenerla in un equilibrio
instabile fino all’esaurimento. Sinceramente mi auguro che non sia
questo ciò che avverrà.
GIAN PAOLO RICCO: Il futu. _ della Federazione mi sembra
consistere nello sviluppare le aperture verso i « non-federati » senza
deflettere dalle nostre posizioni
teologiche. Queste vanno discusse,
si deve richiedere il confronto con
i « non federati », ma avendo ben
chiari i nostri obiettivi « strategici » che sono quelli definiti al Congresso di Roma del 1965.
MARCO JOURDAN : Prevedo
una fase di riflessione e, spero, di
consolidamento. Occorrerà vigilare
affinché questa fase non divenga involutiva nella scelta di operare secondò la linea di « estensione interdenominazionale ». Tra questa
e la «linea di lotta» occorrerà che
il Consielio trovi un nunto di con
MARIO SBAFFI: Il futuro mi
appare purtroppo abbastanza caotico perché non siamo riusciti a
darci delle chiare direttrici di lavoro. C’è da auspicare che il nuovo
Consiglio abbia tanta costruttiva
fantasia da realizzare quanto l’assemblea non ha saputo (o potuto)
indicargli.
EUGENIO STRETTI : La mozione della « mano tesa » verso i nonfederati non ha chiarito a mio avviso che il dialogo deve avvenire
attorno ad una linea ben precisa.
L’assemblea, prommeiandosi per
l’ipotesi di estensione interdenominazionale senza coniugarla con le
esigenze di una linea di lotta e di
chiarezza, ha sancito una linea con
La IV Assemblea della Federazione delle Chiese
Evangeliche in Italia riunita a Bari dal 31 ottobre al 3
novembre 1976,
posta di fronte alle gravi responsabilità che incombono sui cristiani nell’ora presente e nella situazione
del nostro paese,
è profondamente consapevole di dover condividere
le sofferenze e le attese degli strati più esposti alle conseguenze della crisi.
L’Assemblea avverte in questo momento di disorientamento la necessità di confessare anzitutto Gesù
Cristo come unico Signore secondo la testimonianza
della Scrittura, solo fondamento della nostra fede e sola
norma della nostra vita;
esprime la sua riconoscenza per il fatto che questa
confessione di fede è stata resa in Italia attraverso le
generazioni da un popolo evangelico, che Dio ha suscitato e sostenuto nei momenti della prova e delle tribolazioni, malgrado le sue infedeltà;
constata che questa testimonianza si esprime ancora oggi nella ricchezza dei doni dello Spirito e nella
varietà delle risposte particolari all’unica vocazione;
afferma che questa pluralità di posizioni concorre in
modo insostituibile alla edificazione della comunità dei
credenti sull’esempio della chiesa del Nuovo Testamento.
L’Assemblea riconosce che le chiese che costituiscono la Federazione sono parte integrante ma non
esclusiva del popolo evangelico in Italia e che pertanto esse non possono fare a meno di un reciproco scambio dei doni e delle esperienze con tutte le altre comunità che riconoscono come unica autorità la Parola di
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12 novembre 1976
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Comunità cristiane di base
« La quarta assemblea della Federazione delle Chiese
evangeliche, mentre prende
atto che le comunità di base
sono state esplicitamente
escluse dal convegno della
Cei, che si svolge a Roma in
questi giorni, si rallegra che
le stesse abbiano accettato
l’invito ad esprimere all’assemblea, tramite un loro rappresentante, sia pure schematicamente e senza coinvolgimento diretto, la propria
esperienza ».
« La IV assemblea della federazione delle chiese evangeliche, constatando che numerose chiese evangeliche,
gruppi della Federazione giovanile evangelica e singoli
cristiani evangelici partecipa
no al movimento delle comunità cristiane cattoliche di
base, ai "cristiani per il socialismo", si rallegra per le
comuni occasioni di testimonianza che esprimono un ecumenismo reale; constata non
solo il comune impegno nella predicazione per la giustizia a fianco dei poveri e degli oppressi nella nostra società ma al tempo stesso una
vivacità evangelica nella ricerca biblica all’interno di un
sempre più vasto settore del
mondo cattolico. L'assemblea
esprime la propria solidarietà a quelle comunità cristiane di base e ai singoli fratelli che la gerarchia cattolica
emargina e colpisce continuamente ; invita le comunità
evangeliche ad una attenta e
fraterna partecipazione alla
ricerca in atto nelle comunità cristiar^e di base e impegna il Consiglio della Federazione a mantenere un atteggiamento di costante apertura verso questa realtà del
mondo cattolico italiano ».
La voce dei non federati
Gli interventi degli osservatori e delegati delle chiese non federate — come quello del
rappresentante le comunità cristiane di base — sono stati al centro dell’attenzione dell’assemblea
ed hanno offerto molti spunti per la riflessione ed
il dibattito che, già iniziato, è proseguito con rinnovata partecipazione.
ASSEMBLEA
DERAZIONE
Il nuovo Consiglio
esidente : pastore Piero BENSÌ
Ane Battista : Stefania FULIGNO - Giuseppe MOLLICA - Michele
SINIGAGLIA
IbSi Metodista ; Valdo BENECCHI - Fulvio ROCCO - Aurelio SBAFFI
IhH Luterana : Paolo LUCCFIESI
I» Valdese : Guido COLUCCI - Aldo COMBA - Sergio RIBET - Ma
1 ria SBAFFI GIRARDET - Franco SOMMANI
If.l.; Lidia AQUILANTE (metodista)
11.1.: Giovanni ARCIDIACONO (battista)
Breve cronaca dei lavori
Wori della IV assemblea della fede^ hanno avuto inizio con il culto dì
rtura del pastore Domenico Maselli,
^ Chiese libere, nel tempio battista di
Sonnino, domenica 31 ottobre. Nel po
ÌLE DELL’ASSEMBLEA
luogo
ilogo
pluralità di posizioni rientri
(dibattito sul problema dell’attegconfronti della società, per cui
^8 necessità di tenere distante la
'«litiche personali da quella della
Rigelo, mentre gli altri sentono
*10 impegno della predicazione e
battaglie per la liberazione degli
'ttati;
che ci si debba adoperare con
™dine per suscitare occasioni concooperazione fraterna con tutte
^ quadro la validità delle espenella Federazione, pur negli inopera, e ravvisa nella Federa't|to che ad oggi ci è dato per per* suoi servizi e le forme che di
^ *ii comune accordo elaborate ■—
^Vangelo » che per unanime condel II Congresso degli evange
la fondamentale convinzione
cll’Evangelo è l’unica forza che
’'Uovo, radicalmente trasformato
e che nella presente situazione
j‘C condizionata dal pesante redima, non è possibile proporsi
fazione sociale e di indispensa■«brutture, senza porsi al tempo
J-Problema della trasformazione
’‘«liani.
La Chiesa dei Fratelli
scrive airassemblea
meriggio è stato letto il rapporto del Consiglio uscente e dei revisori. Si è così passati alla discussione generale, subito polarizzatasi sul rapporto con le Chiese non
federate, rimanendo su questo tema ancora la mattinata di lunedi. Nel pomeriggio
si è affrontato il problema delle finanze,
la lettura delle relazioni sui servizi e
quindi, alle 17, la conferenza pubblica di
Julio de Santa Ana. Il martedì ci si è subito ritrovati nei gruppi di studio fino
all’ora di pranzo; nel pomeriggio si sono
ascoltati i messaggi degli invitati ed osservatori e discusso il documento approvato e pubblicato qui accanto.
La giornata di mercoledì è stata dedicata quasi interamente al problema dell’elezione del presidente che ha così tolto
lo spazio necessario per affrontare i vari
o.d.g. e problemi che non sono stati affatto discussi.
Le serate sono state quasi interamente
assorbite da riunioni separate delle delegazioni.
Lo sciopero dei ferrovieri annunciato
per giovedì ed i disagi di molti membri
deH’assemblea giunti con diverse ore di
ritardo, hanno consigliato -la partenza anticipata ed i lavori si sono conclusi alle
ore 18.
■ Pubblichiamo ampi stralci delle lettera inviata all'assemblea
della Federazione da un gruppo di
evangelici della « Comunità dei
Fratelli » di Genova.
Dopo aver precisato che il messaggio
nasce da « sofferta partecipazione » al travaglio della chiesa oggi e che spesso il
modo di agire delle chiese federate è
« causa » di sofferenze e qualche volta di
scandalo », si dice :
« Se cerchiamo di esaminarci alla luce della Parola di Dio, non ci
sembra di essere noi ad allontanarci da essa: ci sembra piuttosto
che le nuove strade che voi state
battendo vi portino lontano dalla
ubbidienza all’Evangelo di Cristo.
Questo diciamo con dolore, proprio
perché riconosciamo il valore degli uomini e dei doni che Dio ha
dato alle vostre chiese ; proprio perché apprezziamo il prestigio di cui
le vostre chiese godono in Italia e
all’estero, al punto che per molti
esse rappresentano « tout court »
tutto l’evangelismo italiano ».
La lettera prosegue ponendo le chiese
federate di fronte alla loro grande responsabilità circa il messaggio che si diffonde
attraverso i mezzi di comunicazione di
massa che permettono grosse occasioni di
predicare l’evangelo. E dopo aver rilevato
che troppo spesso sprechiamo la libertà di
cui godiamo:
« Non siamo certo mossi dall’ambizione di sostituirci a voi o di reclamare la nostra fetta in una spartizione di poteri a livello umano;
vorremmo ricordarvi però che rappresentate soltanto una minoran
za nell’evangelismo italiano, e raccomandarvi di essere cauti nell’avvenire a prendere posizioni che,
per la vostra notorietà, coinvolgono inevitabilmente tutti gli altri
evangelici ».
Con vari accenni critici la lettera rileva che di fronte ad un mondo che cambia occorre restare fedeli all’evangelo di
Cristo senza farsi fuorviare, mentre spesso
il linguaggio, i temi e le soluzioni che le
chiese federate propongono sono « ormai
tanto simili a quelli delle forze politiche
da non distinguersi quasi più ».
« È vero che viviamo in un mon
II presidente uscente pastore Aldo
Comba: ora un pieno tempo per il
servizio radio-televisione.
do di ingiustizie, di squilibri, di violenze. Ogni tipo di società umana
ha sempre avuto ed avrà sempre
i suoi difetti ed i suoi problemi:
noi abbiamo i nostri e non dobbiamo ignorarli. Dobbiamo anzi chiedere a Dio la saggezza per riuscire
a portare nei gravi problemi di oggi la luce dell’Evangelo : come chiese e come singoli credenti lo abbiamo fatto tutti ben poco, è giusto umiliarsene e impegnarsi a far
meglio in avvenire. Ma tutto ciò
non può togliere il primo posto a
Cristo; prima dobbiamo predicare
l’Evangelo; per questo compito esistiamo come credenti e come chiese. Solo dopo aver dedicato tutti
noi stessi a questo mandato insostituibile, potremo dare le energie,
il tempo, i mezzi che ci restano per
occuparci di altri problemi. Voi
sapete bene, cari fratelli, che Cxistp è venuto non tanto per migliorare o riformare le strutture della
società, quanto per dare a chi crede in Lui la vita eterna. Entrare nel
Regno di Dio annunziato da Gesù
è il bisogno primo, fondamentale
di ogni creatura umana, è la "sola
cosa necessaria” di fronte alla quale tutto il resto diventa secondario ».
« Constatate certamente anche
voi che vi sono chiese evangeliche
in Italia le quali annunziano senza
lasciarsi distrarre la Buona Novella
della salvezza in Cristo e che grazie a Dio, crescono e prosperano;
altre chiese invece che, perdendo di
vista l’essenziale, disperdono le loro energie in tanti problemi contingenti, attraversano una crisi cosi
profonda da far temere addirittura
la loro sparizione nel giro di pochi
decenni; È una prospettiva grave
che certo vi addolora, come addolora noi.
Vogliate perdonarci se vi abbiamo scritto con tanta libertà, ma abbiamo sentito il dovere ^ comunicarvi sinceramente i sentimenti che
noi, assieme a tanti altri credenti
evangelici italiani, abbiamo nel cuore. Il Signore può servirsi anche
di minimi fratelli come noi per parlarvi. Ci permettiamo dunque chiedervi di approfittare di questa Assemblea per interrogarvi seriamente davanti a Dio sulle cause di questa grave situazione ».
^ Il seggio delVassemblea era cosi composto: Paolo Spanu presidente. Franca
Long Mazzarella e Roberto Sbaffi vicepresidenti, Rosanna Nitti e Saverio Guarna
segretari, Giulia D^Ursi e Giovanni Anziani assessori.
Gli interventi di Affuso, Maselli,
Delle Donne e Castaldo
«ontri
- 13 astenuti.
Il nuovo presidente eletto, pastore
Piero Bensi, della Comunità battista di Firenze.
Dopo aver dichiarato di parlare
a titolo personale, il pastorie Mario
Affuso ha rivolto alla Federazione
un franco messaggio in cui non sono mancate le critiche. Da una parte egli ha rilevato nei documenti
preparatori dell'assemblea la mancanza di un capitolo sulla crisi dell’evangelismo italiano (che avrebbe
potuto essere anche autocritico), di
un cenno al fenomeno carismatico
nel cattolicesimo e di una nota di
speranza. Dall’altra ha rilevato nell’atteggiamento della Federazione
per ciò che riguarda i servizi una
mancanza di flessibilità: si ha l'impressione, egli ha affermato, che la
Federazione dica: se entrate potete
parlare, se state fuori... non ci in
tCTBSSCLtS.
Il pastore Affuso ha espresso il
problema centrale dei rapporti tra
Federazione e chiese non federate
in questi termini; la possibilità di
un allargamento denominazionale
— verso il quale mi sembra si orienti tra l’altro il pensiero del Consiglio della FCEI — è visto come una
soluzione per il rilancio della FCEI
stessa o come uno dei momenti che
bisogna affrontare per il superamento della crisi dell’evangelismo
italiano?
Passando a proposte concrete, il
pastore Affuso ha auspicato la formazione di incontri aperti nei quali
si realizzi una vera agape biblica
teologica e di testimonianza nel quadro di un vero confronto sui temi
proposti alla nostra attenzione dal
momento storico, un confronto su
contenuti e posizioni anziché aridi
dibattiti su un’unica posizione. Per
il culto radio ha proposto di avere
più voci tra i predicatori, affiancando al servizio radio-televisione un
comitato consultivo con rappresentanti di tutte le chiese per un regolare incontro sui problemi connessi
al servizio. Ha infine auspicato un
potenziamento dell’azione in campo
giuridico 'sottolineando l’opportunità che sia ricostituito un ufficio legale.
Concludendo, il pastore Affuso ha
ricordato che nel settembre prossimo avrà luogo a Bobbio il 2° convegno di studio del'a Chiesa Apostolica dal tema « La Chiesa Apostolica e le altre Chiese evangeliche in
Italia », invitando a cogliere questa
occasione — ed altre eventuali più
ravvicinate — per un incontro fraterno.
Il pastore Domenica Maselli ha
portato il saluto suo e del pastore
V. Napoleone, osservatore delle
Chiese libere che non ha potuto partecipare all’assemblea. Riallacciandosi all'intervento di Mario Affuso,
di cui ha rilevato l’opportunità, ha
dichiarato di aver seguito con estremo interesse e partecipazione il dibattito svolto in questi giorni di assemblea e di aver ravvisato nei contenuti di questo dibattito le premesse per un cammino più unitario degli evangelici italiani. In tal
senso — egli ha dichiarato — ritengo di dover prendere una decisione,
sia pure a titolo personale ma dopo consultazione con tutti i membri
della comunione delle chiese libere
che hanno partecipato all’assemblea; la decisione di proporre alla
prossima assemblea della comunione l’adesione della Comunione stessa alla federazione. Maselli ha quindi illustrato la modesta consistenza
numerica della Comunione delle
chiese libere ritenendo tuttavia che
la decisione da lui espressa possa
avere un valore di segno di speranza sulla base della volontà unitaria espressa dall’assembl'ea di
Bari.
Alla decisione di Maselli si è esplicitamente associato il pastore Umberto Delle Donne, della comunità
libera di Pozzuoli che nel suo saluto
ha ricordato la necessità di comprendere revangelo all’interno dei
problemi della vita e del lavoro degli uomini del nostro tempo.
Ciriaco Castaldo, della segreteria
nazionale del comitato di coordinamento delle Comunità di Base, salutando l’assemblea della federazione ha sottolineato i contatti esistenti a diversi livelli tra evangelici
e comunità di base e Cristiani per il
socialismo. Riferendosi poi al convegno della CEI riunito a Roma negli stessi giorni, egli ha affermato
polemicamente: « È significativo
che, mentre a Roma si svolge il convegno della CEI dal quale le comunità di base sono state esplicitamente escluse (e non si sono "autoescluse” come subdolamente ed incoerentemente, e "gesuiticamente
afferma padre Sorge), esse abbiano
potuto esprimere qui la loro esperienza ».
6
12 novembre 1976
cronaca cene vani
L’ORA DI RELIGIONE
PERRERO Comunità Montana Val Chisone-Germanasca
Il Biennio ha scelto
la strada più difficile
Dibattito sul Comprensorio
L’inizio dell’anno scolastico ripropone il problema della lezione
di religione nelle scuole di Stato,
a lungo dibattuto in questi ultimi
anni e non ancora risolto in modo
soddisfacente. La posizione valdese appare chiara: esonero dall’insegnamento della religione cattolica, mentre la scuola (almeno
quella elementare) al fine di garantire a tutti il medesimo numero di ore di studio, provvede, ove
il numero dei ragazzi lo consente,
ad una attività alternativa per gli
esonerati (a cui si aggiungono anche ragazzi che valdesi non sono),
con un insegnamento collegato alla realtà valdese (storia valdese,
ecc.) ovvero con una attività di
altra natura.
Proposte di un insegnamento
integrato per valdesi e cattolici su
basi bibliche almeno per i bambini del primo ciclo scolastico, appaiono premature e investono la
discussione e la soluzione di vari
problemi sia a livello pedagogico
(se la religione può essere materia di insegnamento scolastico),
sia a livello giuridico (non risolve
il problema di fondo del concordato), sia a livello ecumenico
(maggiore chiarezza o confusione'?). Lasciando dunque impregiudicata per il momento questa questione, continuiamo ad essere convinti che la sede naturale in cui
avviene la trasmissione del Vangelo alle nuove generazioni è la
•Comunità dei credenti. Questo
compito non può essere delegato
ad altre istituzioni, né la_ Chiesa
può servirsi della scuola pubblica
per impartire ,1’insegnamento delle proprie dottrine.
GontfO' la scuola confessionale
di Stato, siamo dunque pere nna
scuola laica. Ma' scuola laica non
vuol dire scuola atea che bandisce, come inammissibile tabù, ogni riferimento alla realtà della
fede, aU’esistenza storica delta
Chiesa, del suo pensiero e della
sua azione.
Scuola laica vuol dire scuola
aperta e sensibile a ogni aspetto
della vita della società, senza preconcetti, incluso quello religioso.
Su questa linea tenta di avventurarsi il Biennio Sperimentale
Unitario di Luserna San Giovanni.-, Si tratta di una scuola media
superiore di tipo nuovo che sperimenta nuovi metodi didattici. In
una recente Assemblea di genitori è stato affrontato e discusso il
problema della « lezione di religione» e, in accordo con il sacerdote incaricato, si è giunti alle soluzioni così sintetizzate in una dichiarazione presentata da alcuni
genitori valdesi presenti:
« In seguito all’assemblea di
genitori di venerdì 29 ottobre in
cui è stato dibattuto il problema
delle lezioni di religione e al fine
di portare a conoscenza di tutti la
linea che ne è eniersa per quel
che concerne la partecipazione dei
ragazzi valdesi e per evitare equivoci ed incofn'pfe'nshni, ìivièiftibra
di poter puntualizzare quanto segue:
a) per una questione di chiarezza di principio e in coerenza
con la nostra posizione contraria
all’insegnamento della religione
cattolica nelle scuole di Stato, riteniamo bene che tutti i genitori
valdesi che condividono questa
posizione, chiedano per i loro figli l’esonero dalle lezioni di religione. Questo li dispenserà anche
dal giudizio finale su questa materia;
b) poiché, nella misura in cui
nelle classi del Biennio è in via
di sperimentazione una diversa
impostazione dell’ora di religione
con la promozione di ricerche,
confronti e dibattiti aperti a contributi diversi su temi comunque
attinenti a problematiche di fede,
riteniamo utile che anche i nostri
ragazzi vi partecipino volontaria
mente, considerando che questo
possa contribuire alla maturazione e chiarificazione della loro posizione ».
Il primo tema sollevato dagli
alunni, neanche a farlo apposta,
è stato « Fede e politica » così come si pone e viene affrontato nelle varie Chiese. Dopo l’esame di
alcuni testi, sia di parte cattolica
che valdese, questa prima ricerca
dovrebbe concludersi verso la fine di novembre con una tavola
rotonda a cui saranno chiamate
diverse persone che risponderanno a domande preventivamente elaborate e preparate dagli alunni
stessi. Temi di altra natura saranno affrontati con metodo più o
meno analogo nei mesi successivi.
La scelta del primo tema non
ha mancato di suscitare alcune vivaci reazioni, raccolte con una
certa indignazione da un giornale
locale, il quale coglie l’occasione
per gettare un certo discredito sulla scuola stessa e attaccare con
scarso spirito cristiano il sacerdote incaricato (« ...alcuni sacerdoti
accettano lo stipendio dello Stato
per insegnare religione e poi...
fanno altro »). È chiaro che se
questa linea dovesse prevalere i
ragazzi valdesi si ritireranno e
tutto tornerà nella tranquilla e
ben regolamentata normalità.
Le elezioni per il comprensorio
di Pinerolo sono state l’argomento di dibattito in un incontro di
amministratori locali che ha avuto luogo a Ferrerò il 6 novembre. Ha introdotto la discussione l’assessore all’agricoltura della Provincia, Fenoglio, che si è
detto convinto dell’utilità dei
comprensori per la programmazione di una vasta area del territorio, superiore alle posibilità
dei singoli Comuni. Negli interventi successivi, i candidati della
lista unitaria di sinistra hanno
cercato di precisare la posizione
dei piccoli Comuni di montagna
e delle Comunità Montane che
nei comprensori rischiano la
morte per soffocamento.
Centro di vendita
dei prodotti agricoli
•Alberto Taccia
Il comprensorio di Pinerolo,
poi, sembra tagliato su misura
per favorire i grossi centri ad
amministrazione prevalentemente democristiana: infatti sui 46
Comuni, quattro e cioè Pinerolo,
Cavour, Cumiana e Luserna, superando i 5.000 abitanti, hanno
diritto a 30 consiglieri e soltanto
24 rimarranno agli altri Comuni
minori della pianura e delle valli. È chiaro che le liste di sinistra, dato il peso dei Comuni di
pianura, saranno nettamente in
minoranza e questo richiederà
una strategia politica molto particolare. È anche stato messo lo
accento sulla necessità di favorire la partecipazione popolare,
per evitare che le scelte al vertice, ovviamente democristiano, si
risolvano in un’ennesima occasione di sottogoverno. Se nella
ripartizione numerica, i Comuni
di montagna possono trovarsi in
svantaggio, il ricupéro dovrà essere fatto a livello di idee e di
programmi.
La Comunità Montana ha promosso
l'apertura di un centro di vendita dei
prodotti agricoli.
Il centro gestito direttamente dagli
agricoltori, è situato a Perosa Argentina sulla strada statale del Sestriere ed
è aperto, per ora, solo la domenica ; in
esso vengono offerti ai turisti domenicali alcuni prodotti agricoli di 'Vallecastagne, noci, patate, mele e miele.
La Comunità Montana sta inoltre intraprendendo altre iniziative in agricoltura. Per quanto riguarda le patate da
seme si prevede che il prezzo sarà molto
elevato dalle 60.000 alle 90.000 il quintale. Pertanto, probabilmente, anche
quest’anno la Comunità interverrà con
un contributo per ridurre il costo della
semente.
Le prenotazioni per l’acquisto attraverso la Comunità, verranno accettate
appena saranno noti i prezzi definitivi.
Nel settore dei piccoli frutti si ricorda agli agricoltori che è possibile prenotare, sempre attraverso il servizio agricolo, delle piantine di lamponi, ribes,
more e actinidie a prezzo agevolato
L’iniziativa intrapresa da alcuni anni
nel settore dei lamponi ha dato ottimi
risultati ed i produttori hanno venduto
i lamponi a prezzi molto elevati.
Il mercato di questi frutti è attivo ed
è facile il loro smercio.
L’impianto di 1000 piantine richiede
circa 1000 metri quadrati di terreno e
le operazioni culturali sono limitate alla
fresatura degli interfilari.
Il maggior lavoro è richiesto per la
raccolta dei frutti.
Visto il successo dell’anno passato,
anche quest’anno è stata ripresa l’iniziativa deH'acquisto collettivo di mangimi.
Il servizio di coordinamento ed in
ESPERIMENTI IN VALLE PER LA RIPRODUZIONE DELLA PATATA
Le patate sono diventate d'oro
L’elevato costo delle patate da
seme della scorsa primavera ha
messo in evidenza un problema
che non è solo locale ma di interesse nazionale, in Italia si
producono annualmente 130-150
mila q.li di patate da seme debitamente certificate, mentre il
fabbisogno è di circa cinque milioni e mezzo di q.li; la differenza viene coperta, per la maggior
parte, con seme acquistato all’estero e per una piccola quantità con patate prodotte in azienda oppure non controllate dall’ENSE (Ente Nazionale Sementi Elette).
L’allestimento dei campi sperimentali per la produzione di
patate da seme operato in 'Valle
non vuole certo dare una risposta al problema della pataticoltufa italiana, ma può offrire delle indicazioni su qiiello Òhe potrebbe essere un futuro sfriittamento del territorio rnontano
nell’ambito di una possibile ed
autonoma gestione, a livello nazionale, del mercato delle patate
da seme.
L’ambiente montano offre infatti quei requisiti pedoclimatici
che garantiscono buoni risultati
nella coltivazione della patata.
Si riscontra infatti, ad attitudini superiori ai 1.000 metri s
L m,, la scarsa presenza di pa
rassiti della parte epigea (es
Doriphera) e l’assenza di inset
ti portatori di agenti patogeni
Per la sperimentazione in Valle
si sono usate le varietà nelle
quantità di q.li 4,00 di Kennebec; q.li 3,00 di Edzina, q.li 3,00
di Majestic e q.li 1,00 di Aardappelen che sono state cosi, distribuite :
Comune di Angrogna in loc.
Vaccera: q.li 0,95 Kennebec e
q.li 1,05 Majestic; loc. Barfè; q.li
0,38 Kennebec e q.li 0,39 Edzina.
Comune di Villar Pellice in
loc. Mamauro; q.li 0,90 Majestic,
q.li 0,70 Kennebec, q.li 0,40 Aardappelen e q.li 0,50 Edzina; loc.
Pertusel: q.li 0,60 Aardappelen,
q.li 1,50 Edzina, q.li 1,30 Kennebec e q.li 1,10 Majestic.
Comune di Rorà in loc. Piamprà: q.li 0,50 Edzina e q.li 0,50
Kennebec.
Le operazioni colturali sono
state effettuate secondo le consuetudini delle zone; in particolare non si sono usati concimi
chimici minerali ma esclusiva
mente concimi organici; i trattamenti antiparassitari si sono
effettuati in tutti i campi dove
è stata notata la presenza di parassiti.
Per le Kennebec e le Majestic
si sono potuti confrontare i risultati ottenuti con quelli delle
annate passate in quanto queste
due varietà erano già coltivate
nella zona dagli agricoltori.
La Kennebec ha confermato la
sua elevata resa totale; nel campo della Vaccera si è avuto un
rapporto di Kg. 13,2 di prodotto ogni Kg. di seme e molto vicine a questo sono state le produzioni di Pertusel e Mamauro;
confermata anche la notevole
percentuale di tuberi grandi (peso medio 186,5 gr.) per cui in
relazione alle altre varietà -la
produzione di tuberi per seme è
stata limitata.
Unico inconveniente di questa
varietà, peraltro già conosciuto,
è la elevata predisposizione al
marciume sia in campo, che in
fase di conservazione.
Nei campi di Barfè e Piamprà la produzione totale delle
Kennebec non ha dato, in rapporto agli altri, dei buoni risultati, ma la percentuale di tuberi
da seme è stata molto più elevata.
La Majestic ha dato delle buone produzioni nei campi di Mamauro e della Vaccera mentre
i risultati sono stati più limitati nel campo di Pertusel.
Caratteristica di questa varietà è la elevata percentuale di tuberi di medie e piccole dimensioni per cui la resa in seme è
stata molto elevata.
Risultati sorprendenti si sono
ottenuti con le due nuove varietà, in particolare la Aardappelen; per la prima volta coltivata in Valle ha dato delle ottime
produzioni nei campi di Mamauro e Pertusel; elevata la percentuale di tuberi grandi ma anche
quella di tuberi medio-piccoli
per cui è stata buona la produzione di seme.
La produzione totale ad ettaro è risultata di 548,1 q.li mentre la produzione di seme è stata di 279,2 q.li.
Simile a questo è stato il comcomportamento della Edzina con
una punta di 5,9 Kg. di tuberi
da seme per ogni Kg. di seme
messo a dimora. Anche questa
centivazione agricola della Comunità
Montana ha inviato agli agricoltori di
Valle un elenco di mangimi acquistabili
attraverso la Comunità (tei. 81190 81497) con un notevole risparmio rispetto ai prezzi correnti.
Servizio
veterinario
La Comunità Montana nel quadro
del servizio di coordinamento ed incentivazione agricola, ha istituito im
servizio veterinario affidato al Dr. Peirot Renzo di Perosa Argentina.
Tale servizio non vuole essere sostitutivo di quello esistente ma completarlo.
Il Dr. Perrot Renzo è a disposizione
gratuitamente per quanto riguarda la
prevenzione e la cura delle malattie
sottoindicate: (gli allevatori dovranno
pagare solamente i medicinali eventualmente consigliati).
Bovini:
■— Malattie della pelle
— Controllo Mastiti
— Zoppine durante il pascolo
— Sterilità, sub-fertilità.
Ovini e Caprini;
— Malattie pelle
— Aborti e mortalità neonatale
— Zoppine
— Parassitosi (vermi intestinali e polmonari).
Animali da cortile (conigli, polli...);
-— Malattie di gruppo.
Problemi generali:
— Igiene ambiente
— Igieqe mungitura
— Ristrutturazione e Costruzione stalle.
Gli allevatori possono richièdere riiitervento del Veterinario telefonando o
, rivolgendosi direttamente alla Comunità Montana (tei. 81190 - 81497).
Il Dr. Perrot Renzo è presente in
Comunità Montana il sabato dàlie ore
9 alle ore 11,30. , i. :
■ , ' ■ ----t : > '. 5 .
varietà è caratterizzata da un
elevato peso medio dei tuberi
grandi e da una buona percentuale di tuberi da seme.
Nei campi di Barfè e Piamprà
si è invece riscontrato un peso
medio dei tuberi grandi inferiore alla media nonché una percentuale alquanto limitata di essi a vantaggio di una maggiore
quantità di tuberi medio-piccoli.
Il fatto che si siano verificate
nell’ambito delle stesse varietà
delle notevoli differenze di produttività, a seconda dei campi in
cui sono state messe a dirriora
è senz’altro da ricercare in differenti condizioni pedologiche e
climatiche dei campi stessi ed è
proprio questo fatto che ha dato validità airéspèrimento in
quanto ha messo in evidenza il
diverso grado di adattabilità e
le diverse esigenze delle singole
varietà.
Discorso a parte merita l’allestimento del campo sperimentale in località Rùà di Villar
Pellice. In questo caso il seme
è stato fornito gratuitaniente
dalla Ditta Semfor S.p.A. di Casaleone (VR), sono state seminate, ad eccezione della Bea, varietà nuove nella zòna per le
quali si è trattato di mettere a
confronto i risultati ottenuti con
quelli di altre parti.
Le quattordici varietà sono
state messe a dimora nello stesso campo quindi in terreno avente la stessa composizione chimica e nelle stesse condizioni
climatiche.
Ottima è risultata la produttività di alcime varietà quali la
Arka (14,4 Kg. ogni Kg. di seme,
la Desiree (12,8 Kg./Kg. di seme), la Rosalie (11,7 Kg./Kg. di
seme).
Si ritiene pertanto che questi
risultati debbano essere resi noti agli agricoltori, i quali potranno, se ritenuto opportuno, già
utilizzare per le loro produzioni
piccole quantità di queste nuove varietà.
È però indispensabile poter
continuare anche l’anno prossimo questo tipo di esperimento
con queste stesse varietà, preferibilmente in località diverse al
fine di acquisire una consistente
casistica che permetta valutazioni e giudizi sempre più aderenti
alla realtà.
PRAROSTINO
Nasce il Centro
sulla Resistenza
Nell’aula Consiliare del Comune di Prarostino, sabato 30 ottobre 1976 alle ore 17, su iniziativa
del centro di Cultura e Studi sulla Resistenza del Comprensorio
di Pinerolo, si è svolto il 1° Incontro per la realizzazione del
suddetto Centro. Hanno partecipato autorità politico - amministrative, rappresentanze delle
Organizzazioni Sindacali e dell’A.N.P.I. Hanno inviato la loro
adesione il Presidente ed il Vice
Presidente della Regione, il Presidente della Provincia, il Vice
Presidènte della Gassa di Risparmio di Torino ed il Direttore della Biblioteca Civica di Pinerolo.
Il Sindaco Mario Mauro ha
ampliamente illustrato le finalità
previste per il Centro.
Nel dibattito che è seguito sono emerse le linee di intervento
e varie proposte per quanto concerne le strutture ricettive, la ricerca di materiale e della documentazione sulla Resistenza e la
definizione dello Statuto del Centro. Al termine della riunione si
è costituito un Comitato Provvisorio di Coordinamento, per portare avanti l’iniziativa a tutti i
livelli.
MASSELLO
Rinnovo del
Consiglio Comunale
Il 28 novembre si voterà a
Massello per il rinnovo del (Consiglio comunale.
Queste le liste presentate:
Lista n. 1: Peyran Aldo, Gaydou Bruno, Gaydou Franco, Giraud Silvio, Micol Giorgio, Pons
Giorgio, Pons Marco, Tron Arna.k^o, Tron Elio, Tron Nino,
Tron Giovanni, Tron Roberto.
Lista n. 2: Boetto Pier Giorgio, Ferrerò Pierino, Massello
Carlo, Rostan Marino.
La lista n. 1 è la lista dell’amministrazione uscente, che alle
precedenti elezioni non aveva avuto concorrenti. La lista n. 2, invece, è composta di nuovi arrivati. •
7
12 növembre?1976
"CRONACA DELLE VALLI
CANTO SACRO
ANGROGNA
Linee programmatiche
delle corali valdesi
Domenica 31 ottobre si è svolto il preannunciato incontro fra
i direttori e responsabili delle
Corali di Bobbio-Villar Pellice,
Torre Pellice, Luserna S. Giovanni, S. Secondo, S. Germano, Villar Perosa, Pomaretto, Perrero,
Villasecca. La Sig.ra Liliana Viglielmo a nome della Commissione Distrettuale, ha aperto i lavori sintetizzando quanto emerso dalla Conferenza Distrettuale
in ordine aU’organizzazione dell’attività delle Corali per il corrente anno ecclesiastico.
Ecco, di seguito, gli argomenti
e le linee che sono scaturite dal
dibattito di domenica e sulle
quali tutte le corali sono chiamate ad esprimersi ed a sentirsi
partecipi delle scelte future dell’attività comune.
A) L’organo che coordinerà
l’attività comune delle corali per
il presente anno è l’assemblea
dei responsabili delle medesime.
L’assemblea deve quindi essere il momento « deliberativo » dei
programmi che possono essere
individuabili a loro volta in due
linee fondamentali: Í) linee di
studio e 2) linee di gestione. Indicativamente si possono annoverare nel primo gruppo tutte
quelle iniziative che potranno essere adottate, per esempio, per
la formulazione di un canzoniere; per l’individuazione di Cori o
Inni comuni a tutte le Corali da
eseguirsi singolarmente in una
occasione particolare, ecc..
Per linee di gestione si devono
invece intendere quei provvedimenti da adottare a breve termine per l’organizzazione delle
Feste di Canto, per una sempre
migliore strutturazione ed utilizzazione deH’archivio dei Cori,
per la riorganizzazione delle fonti finanziarie sulle quali poter
contare per affrontare le spese
organizzative.
B) Per l’espletamento del lavoro organizzativo e per il coordinamento dei provvedimenti che
man mano verranno adottati,
l’Assemblea potrà avvalersi di
un Comitato di collegamento formato da quattro rappresentanti
delle Corali.
C) L’Assemblea ritiene indispensabile di prevedere anche
per quest’anno lo svolgimento
della Festa di Canto così strutturata; il mattino un Culto con la
partecipazione di tutte le Corali
le quali, in gruppi, articolano sia
la parte liturgica che di predicazione con il canto; il pomeriggio
la suddivisione delle Corali in
gruppi che porteranno la loro testimonianza in Istituti, sulle piazze, ecc. I responsabili presenti si
sono impegnati ed hanno chiesto
l’impegno di tutte le Corali a far
pervenire entro il tiQvernbre
proposte concrete circa la liturgia del Culto ed in modo particolare l’indicazione degli Inni (4
della raccolta italiana e 2 francesi), che si ritengano particolarmente adatti per l’occasione.
Le proposte dovranno essere
SERVIZIO MEDICO
fsstivo e notturno
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inviate al Sig. Ciesch Dino - Farmacia di 10060 Villar Pellice entro la predetta data al fine di poterle già esaminare nel corso della prossimo Assemblea.
D) In ordine al problema finanziario l’Assemblea invita tutte le Corali ad intervenire presso i rispettivi Concistori sollecitandoli a versare la quota dovuta alla Commissione di Canto Sacro. Quanto prima sarà comunicato il nominativo del responsabile della parte finanziaria, nonché la situazione di cassa al momento del passaggio della funzione.
E) Per quanto riguarda l’archivio, è indispensabile che tutte le
Corali inviino copia dei Cori in
loro possesso: esso non deve diventare un museo del bel canto,
ma uno strumento vivo e attuale
al servizio di tutte le Corali.
L’Assemblea ha fissato la sua
prossima riunione per il giorno
Domenica 12 dicembre, alle ore
15 a Pinerolo {presso i locali della chiesa valdese).
I presenti hanno espresso inoltre la viva speranza che nella
prossima riunione siano presenti
i responsabili di tutte le Corali,
e che in quella sede le Comunità
eventualmente prive di Corali
siano presenti per sottoporre i
loro problemi all’attenzione di
tutti.
SAN SECONDO
• Nella sua abitazione, all’età di
anni 63, è deceduta improvvisamente la sorella Comha Clementina in Godine.
Essa era molto affezionata alla sua chiesa che ha sempre servito con fedeltà e con gioia e la
sua dipartenza lascia in tutti un
grande rimpianto.
I funerali, che hanno avuto
luogo martedì pomeriggio con
la partecipazione di numerosi
amici e conoscenti, sono stati
una dimostrazione dell’affetto e
della stima con cui la nostra sorella era circondata.
Ai familiari rinnoviamo l’espressione della nostra più viva
e fraterna solidarietà cristiana,
nella certezza della resurrezione
in Cristo.
• La filodrammatica di Luserna San Giovanni presenterà sabato 13 novembre, nella Sala valdese, alle ore 21: «Tre scene
sulla Riforma : ieri e oggi ». Tutti sono cordialmente invitati.
• Domenica 14 è convocata, alle 9.30, l’assemblea di chiesa
presso la cappella del Presbiterio. Tra gli argomenti si segnalano la relazione dei deputati alla Conferenza Distrettuale e al
Sinodo, la ssadenza del mandato di due membri del Concistoro.
• Un folto numero di persone
ha preso parte, domenica 7, ai
funerali di Virgilio Miegge deceduto all’età di 68 anni. Dal ponte Barfè i familiari e i conoscenti si sono recati al tempio di
Pradeltorno dove il pastore ha
tenuto la predicazione che ha
preceduto la sepoltura nel locale
cimitero.
POMARETTO
Centro d’incontro
Giovedì, 11 alle ore 15 presso
il Centro d’incontro il dottor
Baschera, dell’ospedale di Pomaretto che ha curato con altri il
programma di visite mediche agli anziani promosso dalla Comunità Montana, avvierà una
conversazione sull’esperienza fatta con particolare riguardo alla
prevenzione ed alla diagnosi precoce.
Scuola Domenicale
Come tutte le altre, anche la
scuola domenicale di Pomaretto
ha iniziato la sua attività con il
nuovo materiale che ci viene
dalla Francia. È molto interessante, ma richiede per una miglior utilizzazione spazio e tempo adeguati. Ehtrambe le cose
però difettavano; lo spazio, perché la scuola domenicale si svolgeva nel tempio, quindi in un solo grande locale che una sessantina di ragazzi al lavoro rendeva
del tutto caotico e assordante; il
tempo, perché si riduceva dalle
9 alle 10 scarse, dovendo il tempio essere pronto per il culto
successivo.
In un’assemblea molto numerosa con i genitori è poi emerso
un altro fatto importante: molte famiglie la domenica mattina
tornano ai loro paesi di origine
in alta valle, quindi i bambini
hanno una frequenza saltuaria.
Tutti questi motivi messi insieme ci hanno spinti a spostare la
sede della scuola domenicale nei
locali del Convitto, che disponendo di piccole salette al pian terreno permette un miglior lavoro
ai gruppi, pur consentendo un
momento comune per il canto e
la preghiera. Si è spostato anche
il giorno, dalla domenica mattina al pomeriggio del sabato. Almeno a giudicare dalle prime
volte i risultati sembrano buoni.
Chi deve avere il telefono?
Su « L’Eco del Chtsone » del
21 ottobre il corrispondente dall’alta Val Pedice muove alcune
osservazioni critiche alle Amministrazioni Comunali di Bobbio
e Viltar Pellice, partendo dall’in■ tèrrogativo se sia ammissibile
che il medico condotto dei due
comuni non abbia telefono e che
le Amministrazioni stesse non
facciano nulla per ovviare a questo stato di cose.
Non so se le Amministrazioni
interpellate intendano rispondere, ma come cittadino di Bòbbio vorrei fare alcune osservazioni:
Al 30 settembre scorso gli abitanti dei due comuni erano 2021
(779 Bobbio e 1242 Villar) ed i
telefoni erano 130 (85 Villar e 45
Bobbio), quindi in teoria un apparecchio telefonico ogni quindici abitanti. Occorre tuttavia
precisare che alcuni di questi
apparecchi telefonici sono intestati a persone che nella zona
trascorrono pochi mesi all’anno
e quindi la proporzione scende,
anche se si vogliono prendere in
considerazione le due cabine
pubbliche installate nei capoluoghi dei due comuni.
Se poi cerchiamo di analizzare l’ubicazione dei telefoni, scopriamo che nella grande maggioranza essi sono posti nelle
borgate vicine alla strada provinciale (eccezione l’inverso di
Villar) o nel centro dei due paesi. Ampie, fqscie di cittadini sono dunque assai lontane dal telefono.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Nel salone dell’Asilo Valdese
avrà luogo venerdì;, 12 c. m., alle ore 20,30, lo studio biblico
quindicinale.
Sarà presentato e discusso il
tema sul significato della « Tentazione di Gesù » e si avrà come primo argomento la relazione del past. Taccia sulla « tentazione del pane ».
Tutti, anziani e giovani, sono
cordialmente invitati.
• Ricordiamo ai membri di chiesa ed in modo particolare agli
elettori che la sera di sabato
20 c. m. avrà luogo al Presbiterio l’Assemblea di Chiesa con
all’ordine del giorno (re importanti argomenti; a) Relazione
dei delegati al Sinodo; b) Elezione n. 6 membri di Concistoro; c) Preventivo anno 1977.
• Presso l’Asilo Valdese, dove
era ospite da parecchi anni, è
deceduto il fratello Goss Bartolomeo, di anni 92.
Ai familiari la nostra simpatia cristiana.
PINEROLO
• Da circa un mese è ripresa
l’attività nella diaspora della zona di Piossasco. La saletta, inaugurata lo scorso anno, aperta in
collaborazione con la chiesa dei
fratelli, raccoglie la comunità
per quattro riunioni mensili. Le
riunioni, che si tengono di domenica e giovedì pomeriggio,
son presiedute alternativamente
dalla chiesa dei fratelli e dalla
chiesa valdese pinerolese. Contemporaneamente è ripresa anche l’attività della Scuola Domenicale frequentata da una decina di bambini, che ha adottato
il nuovo programma previsto
dal servizio della Federazione
evangelica.
• L’Unione Femminile si ritroverà giovedì 11; al programma
di studi biblici, si aggiunge la
preparazione al tradizionale ’bazar’ che quest’anno si svolgerà
l’8 dicembre.
• Martedì, sera si è svolta una
riunione organizzativa del gruppo biblico. Son stati fissati i temi e gli orari per il ciclo autunnale; come di consueto le riunioni del gruppo biblico si terranno ogni domenica dalle 9 alle 10, prima del culto, e dalle 11
alle 12.
TORRE PELLICE
Mi domando quindi se la cosa
urgente sia costringere il medico condotto a installare un apparecchio telefonico oppure dotare tutte le borgate isolate di
un apparecchio telefonico, senza
che esse abbiano maggiori spese di canone e di installazione,
come avviene attualmente per
gii apparecchi posti fuori dal
concentrico.
Che vantaggio ha infatti adesso l’abitante degli Eyssart di
Bobbio o di Cucuruc di Villar
di poter telefonare al medico, se
non ha il telefono da cui chiamare? E se deve comunque scendere al centro del paese per trovare la cabina, non fa prima a
percorrere ancora qualche centinaio di metri (o anche un paio
di chilometri) e arrivare direttamente ali’abitazione del medico.
Non vorrei che questo appello
giornalistico, che fa colpo, di un
dottore senza telefono, nascondesse la realtà più grave e preoccupante dell’isolamento della
gente in montagna; costringere
il medico ad installare il telefono può significare molte cose,
può in ultima analisi essere semplicemente questo; chi è già comodo per molte ragioni lo sarà
di più e chi è scomodo continua
ad esserlo.
L’impegno civile deve quindi
mirare in primo luogo alla installazione di un telefono in tutte le borgate. Solo allora avrà
senso protestare perché il medico condotto non ha telefono.
Bruno Bellion
Attenti ai cani!
Dopo che il comune di Pinerolo ha
vietato la circolazione dei cani nel
centro cittadino, anche se muniti di regolare museruola e guinzaglio, suscitando non poche polemiche, anche il
sindaco di Torre Pellice ha pubblicato
una ordinanza nella quale vengono richiamate le nprme in vigore che prevedono Tobbligo di collare, medaglietta numerata, museruola e il cartello
da applicare all’abitazione, per indicare la presenza di un cane.
In particolare richiama la necessità
che nei giorni di fiera, di mercato e
sempre quando vi sia concorso straordinario di gente, i cani siano condotti al
guinzaglio.
E’ anche ricordato che è vietato far
sporcare le vie del centro cittadino, i
parchi pubblici ed i portici.
Ai trasgressori verrà comminata la
sanzione amministrativa da 2.000 a
200.000 lire.
Purché viva
L’editoriale dell’ultimo numero de « Il Giornale di Pinerolo e
Valli », lancia un appello per sostenere lo stesso giornale. Il tetto — considerato possibile e salutare — dei 1500 abbinati non
è stato ancora raggiunto e sembra che la campagna abbonamenti stenti ad avviarsi. I costi,
del resto, sono diventati proibitivi specie dopo l’ultimo pesante
rincaro (da 2 a 20 lire) sulla spedizione in abbonamento postale
e la situazione è grave, se non di
agonia, per molti giornali alternativi. Non a caso questo genere
di problemi investe sempre le
voci alternative, di controcorrente. Gli altri stanno a guardare e
aspettano il momento di ripiombare, a colpi di conformismo e
pubblicità, sullo spazio perduto.
Speriamo che ci sbattano il naso.
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VILLAR PELLICE
Presso la sua abitazione ai
Garin, dopo lunga e dolorosa
malattia, è deceduto Pietro Gönnet di 65 anni.
In maniera improvvisa, nella
abitazione di Via Indiritti, è deceduta Maddalena Cairus, di 84
anni.
All’ospedale di Pinerolo è deceduto Stefano Bertin-Maghit, di
71 anni, residente al Teynaud.
A tutte le famiglie colpite dal
lutto la comunità rinnova l’espressione della sua solidarietà
nella comune fede in Cristo, Signore vivente che ha promesso
di essere con i suoi tutti i giorni fino alla fine dell’età presente.
♦ * ♦
Sabato 13, alle 21, presso il
municipio, si terrà la premiazione degli espositori alla mostra
zootecnica.
Convegno FGEI
Il convegno giovanile
della FGEI annunciato
per domenica 14 novembre a Pinerolo è rinviato a
domenica 21 novembre,
ore 14,30, a motivo dello
spostamento della data di
incontro della assemblea
del 2” circuito.
L’incontro inizierà con
una breve relazione introduttiva del segretario regionale e proseguirà con il
dibattito sul lavoro giovanile alle valli e in vista del
Congresso di S. Severa il
5-8 dicembre prossimo.
RINGRAZIAMENTO
Nel tragico incidente stradale in cui
hanno chiuso gli occhi aRa vita terrena
Clelia Bouchard in Zacco
di anni 37
ed il marito
Ercole Zacco
di anni 40
le rispettive famiglie Bouchard e Zacco con il figlio Giancarlo ringraziano
con tutto il cuore, tutti coloro che,
con fiori, scritti e parole di conforto
si sono uniti al loro grande dolore.
San Germano Chisone, 9 nov. 1976.
RINGRAZIAMENTO
La famiglia Cairus, profondamente
commossa per l’affetto e la simpatia
tributati in occasione della dipartenza
della cara cognata e zia
Maddalena
ringrazia tutti coloro che le sono stati
vicini con il loro aiuto, la loro presenza e i loro scritti in questa triste circostanza.
Villar Pellice, 4 novembre 1976.
RINGRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Davide Giordan
ringraziano tutti coloro che in qualsiasi modo hanno preso parte al loro
dolore.
Un ringraziamento particolare al
Dott. De Bettini, ai Pastori Alberto
Taccia e Giorgio Tourn, all’Associazione degli Alpini, ai sigg. Giorgio Bonnin e Dante Dosano ed ai coscritti.
Luserna S. Giov., 4 novembre 1976.
8
8
12 novembre 1976
L'altro volto della Svizzera h trono dei pavone
In traduzione italiana il libro dello svizzero Jean Ziegler: « Una Sviz- e il mitra italiano
zera al di sopra di ogni sospetto »
La Svizzera gode di un prestigio e di una considerazione a live!'o mondiale; la sua vecchia
democrazia, la diffusa agiatezza,
la pace sociale, la neutralità, la
sicurezza del denaro, ecc.
È pur vero che già per il passato saggisti, studiosi, giornalisti ed anche organizzazioni di
Chiese avevano denunciato alcune « pecche » svizzere, quali ad
esempio il commercio delle armi, il rastrellamento di enormi
capitali in danaro, la funzione
razziatrice (specie nei confronti
del Terzo mondo) delle società
multinazionali (anche il nostro
giornale se ne è occupato a varie
riprese). Ma ora, a rettificare in
modo veramente radicale e « dissacratorio » la idilliaca immagine della nazione elvetica è giunto un libro, che costituisce forse
l’episodio più clamoroso della
pubblicistica europea del 1976.
Alludiamo al volume di Jean Ziegler, tradotto e venduto adesso
anche in Italia col titolo « Una
Svizzera al di sopra di ogni sospetto » (ed. Mondadori, pp. 244,
lire 3 mila). L’autore è docente di
sociologia all’ Università ed alrinstitut d’études du Développement di Ginevra, è membro del
partito socialista elvetico, deputato al Parlamento (consigliere
nazionale) ed è anche membro
della Commissione per gli affari
esteri.
Il primo mercato dell’oro
Si tratta di una pubblicazione che dovrebbe trovare una
particolare eco nel nostro ambiente, così legato per tanti versi
al mondo svizzero, e farci profondamente riflettere a che punto possano condurre l’avidità del
potere e del danaro che, sotto il
manto della buona coscienza e
del perbenismo, hanno fatto di
questo piccolo paese il primo
mercato valutario del mondo, il
primo mercato dell’oro, la principale piazza delle riassicurazioni, la terza potenza finanziaria e
l’undicesimo fra gli Stati industriali.
Prima di accennare ad alcuni
degli argomenti trattati, vorremmo fare una breve premessa: abbiamo accennato al fatto che
Ziegler è socialista e precisiamo
che nella sua demmcia egli usa
gli strumenti dell’analisi marxista. La cosa potrà indurre qualche lettore a credere che, partendo da una valutazione di parte,
le conseguenze lo siano altrettanto : i dati precisi che emergono
e Tevidenza dei fatti esposti sono invece lì a testimoniare la
realtà e l’inconfutabilità delle
varie situazioni che toccano i più
disparati aspetti della vita elvetica. Non sarà comunque fuori
luogo ricordare che p)er la sua
documentazione l’autore si è avvalso di Istituti certo « non sospetti », quali il Servizio documenti dell’Assemblea federale di
Berna, di quella dei collaboratori della Biblioteca delle Nazioni
Unite, nonché dell’Istituto di studi sullo Sviluppo di Ginevra. Ad
ulteriore dimostrazione di quanto sopra accennato, la stampa
svizzera, anziché confutare Ziegler, gli ha dato del « traditore »
e del « pazzo » senza però — come ricorda l’autore — « spiegare
in che cosa consista la mia pazzia ».
Nella parte dedicata all’« impero svizzero » viene esaminata
l’attività di alcune gigantesche
aziende multinazionali. La Nestlé, ad esempio, costituisce il
più vasto trust alimentare del
mondo: il 98 per cento dei suoi
processi produttivi si svolge al
di fuori dei confini svizzeri. Un
altro esempio, stavolta nel campo chimico-farmaceutico è dato
del gruppo Hoffman-La Roche di
Basilea, il più pwtente del mondo, concentrato in mano a tre
famiglie, e di cui l’Italia sa anche qualcosa, coi drammatici
fatti di Seveso, le cui conseguenze sono ancora oggi imponderabili.
Ma com’è possibile che una
piccola nazione come la Svizzera
sia la sede di tanti colossi finanziari (si tenga presente che vi
trovano sede 447 società multinazionali, con 1456 filiali)? La spiegazióne è nella immensa disponi
bilità di capitali esteri che vi
affluiscono, protetti da due istituzioni ormai «sacre ed inviolabili »: la libera convertibilità ed
il segreto bancario. Esistono più
di 4 mila banche di cui cinque
sole controllano una massa di
danaro quasi uguale alla somma
totale di tutte le ricchezze prodotte dalla Svizzera durante un
anno. L'autore ricorda che
alcune banche ginevrine sono
state autorizzate a costruire fino
a cinque piani sottoterra per depositi e toccano ormai il livello
della falda freatica, sulla riva sinistra del Rodano. Ebbene, sulla
destra, per lo spostamento della
massa d’acqua si stanno sgretolando le fondamenta degli edifici
dello storico borgo di St. Gervais.
Robusto puntello
delle dittature
Ecco perché l’autore parla di
un « impero » svizzero, che a sua
volta sfocia in un imperialisrrio
secondario internazionale che, in
parallelo a quello « primario »
degli Stati uniti, fornisce un valido supporto giuridico-finanziario che fra l’altro è valso a stroncare la democrazia socialista di
Allende, allo stesso modo come
vale a sostenere le dittature
sudamericane o il Sudafrica.
■Che dire poi dei miti della « pacifica » e « neutrale » Svizzera?
L’autore ricorda che la sua nazione è sede di avanzatissime
tecnologie belliche. Ne fanno fede i nomi di alcune società, quali
la Oerlikon, la Hispano, la Sig.
Sciaifuse per le armi leggere e
pesanti; la Honey well per gli ordigni antiuomo; la Dow Chemical
per il napalm, i cui mortali strumenti dilagano per tutto il mondo. Le esportazioni continuano
ad aumentare senza posa nei
quattro punti cardinali: i clienti
preferiti sono le dittature repressive, dal Sudamerica al
l’Iran, dalla Spagna al Sudafrica.
Un altro interessante capitolo
è quello che tratta della democrazia e della giustizia sociale.
Dal 1939, a seguito di un accordo sindacale, vige una vera e propria « pace sociale » che si basa
sulla corresponsione di salari e
stipendi relativamente alti, ma
ciò non toglie che ad es. nel cantón Zurigo il 10 per cento dei
contribuenti dispongano dell’82
per cento della ricchezza, mentre
il restante 18% va al 90% dei
contribuenti.
Un altro fenomeno che di democratico non ha troppo è quello dell’« assimilazione selettiva »
dei lavoratori immigrati che tende — attraverso una serie di discriminazioni, di esclusioni e di
restrizioni — a far perdere Ip loro identità culturale e politica
originale e farli diventare perfetti cittadini svizzeri. Il Parlamento poi è essenzialmente formato dai rappresentanti delle
grandi banche ed industrie, per
cui si può affermare che, in ultima analisi, chi comanda è un
gruppo di non più di ventisei
persone.
Circa l’aiuto ai perseguitati politici, Ziegler ricorda come da 30
anni centinaia di famiglie ebree
chiedono invano la restituzione
di enormi somme depositate nelle banche da enti, comunità e
privati israeliti, spazzati dalla
« soluzione finale » hitleriana.
Berna si è limitata a invitare le
banche a « dichiarare volontariamente » i fondi di « creditori
ignoti » con risultati facilmente
intuibili.
Una meta sicura
(per i nostri capitali)
Ci fermiamo qui e concludendo vorremmo fare una sola osservazione in quanto cittadini
nati e residenti in Italia. Ad un
certo punto Ziegler parla di Lugano, che è a due passi da Torino e da Milano. La capitale economica del cantón Ticino, che
conta 25 mila abitanti, annovera
300'fra banche e istituti finanziari. Quanti dei presunti 30 mila
miliardi che in questo ultimo
decennio hanno lasciato i nostri
lidi vi sono confluiti? Quali e
quante responsabilità hanno questi capitali italiani, puliti e sporchi, nella suesposta situazione di
razzìa del Terzo mondo e di arricchimento sulle guerre altrui?
Roberto Peyrot
Come già annunciato in occasione della pubblicazione sul n.
del 15 ottobre scorso dell’articolo concernente l’Italia e gli armamenti al Sudafrica offriamo
alla meditazione dei lettori questo nuovo intervento di M. Simoncelli, relativo alle responsabilità del nostro paese nei confronti degli armamenti all'Iran.
Successivamente, seguirà un articolo sull'America latina, un altro sui paesi arabi ed infine uno
di "riflessione” sui problemi connessi a tale settore e su come
poter adottare misure atte cf
contrastare questo mercato della
morte.
« Bisogna chiarire bene lo
schieraménto degli iraniani, distinguere tra coloro che credono
nella costituzione e nella rivoluzione bianca e coloro che non
ci credono. Coloro che non credono in questi principi sono dei
traditori senza patria e se fanno
attività politica il loro posto è
in galera, sennò devono espatriare ».
Con queste parole il 2 marzo
1975 lo Scià Reza Pahlevi, sovrano assoluto dell’Iran, dichiarava
Tinizio di un regno totalitario
basato sul terrore e sulla violenza eletti a metodo. Amnesty International, l’attendibile organizzazione che si occupa dei prigionieri politci di tutto il mondo, recentemente ha denimciato
l’uso sistematico della tortura
ad opera della polizia politica
« Savak » nei confronti dì migliaia di oppositori politici incarcerati. L’esercito dello Scià, strumento primo di tale repressione,
ha assorbito nel 1974 il 25% del
Prodotto Nazionale Lordo e nel
1975 il 30%.
Infatti il governo iraniano si
sta affidando ad un riarmo selvaggio : insieme all’Arabia Saudita, sceiccato feudale, ha ottenuto dagli USA armamenti per un
valore di 5 miliardi e 100 milioni
di dollari. Anche l’industria bellica italiana partecipa attivamente a tale processo con forniture
assai articolate. Dalle motovedette agli elicotteri, dai missili
alle centrali elettroniche di tiro,
dai cannoni ai sommergibili, l’Italia, senza mostrare alcune sensibilità politica, sta svolgendo
un’opera d’appoggio indisturbato
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Il nuovo presidente degli USA
Il nuovo Presidente
degli Stati Uniti
Avevamo affermato, un mese fa su questo settimanale (v. il
n. 39 dell’8.10.’76), che la sfida
Ford-Carter era poco interessante, « non solo in Italia, ma generalmente in tutto il mondo e,
al limite, persino in USA ». Dobbiamo riconoscere che le cose
sono andate diversamente; infatti l’afflusso dei cittadini americani alle urne è stato del 52% circa, cioè maggiore che in molte
precedenti elezioni presidenziali.
Avevamo anche richiamato i
nostri lettori ad un’immagine ripugnante di propaganda, su un
cartellone elettorale, a favore di
Carter, E nostro dovere confessare che forse aveva giocato sulla
nostra capacità di giudizio (e in
mancanza d’una conoscenza diretta del popolo americano, conoscenza che personalmente non
abbiamo), il ricordo, incancellabile e pieno d’orrore, del modo
con cui gli USA avevano condotto la guerra contro il piccolo ed
eroico popolo del Vietnam.
Ma non può e non deve essere
un infelice cartellone a determinare un serio giudizio su un fatto politico, la cui grande portata
internazionale non può essere
negata (e la vivace reazione dell’opinione pubblica, in tutto il
mondo, lo dimostra). Sperando
dunque d’esser capaci d’una
maggiore obiettività, vogliamo
riportare qui alcuni passi significativi dall’articolo di testa de
«La Repubblica» del 4.11.’76.
« A voler essere ottimisti, l’elezione di Carter alla presidenza
USA contiene numerosi elementi
che inducono alla speranza. Enumeriamoli.
Anzitutto, il risultato punisce
l’America del Watergate, sanzionando col voto popolare quello a
suo tempo emesso dal Congresso
e dalla stampa. In secondo luogo, affida la direzione del paese
ad una forza politica che ha raccolto il consenso di vasti strati
popolari, dei lavoratori che seguono l’orientamento dei sindacati, delle minorqtize etniche, del
movimento negro, di gran parte
della gioventù studentesca. In
terzo luogo, la vittoria di Carter
ricompone il lungo divorzio tra
la Casa Bianca e la maggioranza
del Congresso, assicurando un’efficacia operativa della quale un
paese con responsabilità mondiali non può esser privo a lungo
senza provocare gravissimi danni a se stesso e agli altri. Infine,
e pur concedendo un credito limitato alle dichiarazioni della vigilia, il successo democratico dovrebbe segnare un rilancio degli
"ideali” roosveltiani sul pragmatismo kissingeriano, sia nella politica interna che in quella internazionale. I fatti diranno se queste promesse troveranno un principio d’attuazione.
C’è un altro elemento importante che merita d’essere segnalato ed è il moto dell’opinione
pubblica americana da una posizione che potremmo definire di
centro-destra ad una di centro-sinistra. Definizioni di questo genere, quando le si applicano ad
una realtà complessa e tanto diversa da quella europea, vanno
usate con la massima cautela;
ma è innegabile il prevalere, nel
voto di ieri, d’uno, tendenza "progressista" che corregge certi segnali di opposta natura verificatisi di recente in Europa (si pensi per es. alla sconfìtta socialde
mocratica in Svezia e ai cospicui
passi avanti della democrazia
cristiana tedesca).
Si tratta dunque d’un risultato
complessivamente positivo. Sarebbe tuttavia incauto ritenere
che la vittoria di Carter debba
automaticamente tradursi iti un
grande rilancio di solidarismo
internazionale. Da questo punto
di vista, il fatto che la nuova leadership americana sia fortemente condizionata dal movimento
sindacale e dal movimento negro,
può addirittura spingere la Casa
Bianca verso indirizzi protezionistici e mercantilistici nella politica economica degli USA.
Accanto alle luci ci sono cioè
alcune ombre, delle quali occor
rerà verificare coi fatti la consistenza ».
Ed ora, se avessimo spazio dL
sponibile, vorremmo fare un discorso lunghissimo sull’Uomo
Nuovo. Uomo indubbiamente eccezionale e che ha detto di sé cose curiose (alcune addirittura
sconcertanti) ma delle quali, fino
a prova contraria, non ci è lecito
dubitare. Ha detto anche cose
molto semplici, e queste sono
forse anche più significative. Eccona una, scelta fra le molte riportate da « Le Monde » del 4 novembre.
1 ) «Io prego spesso, non permanentemente, ma molte volte
al giorno. Quando provo un'impressione di pace e di fiducia in
me (io non so da dove provenga
quest’impressione), ciò che io
faccio è fatto bene. Io suppongo
( forse senza averne alcuna garanzia) che questa sia la volontà
di Dio ».
(Intervista alla TV, 6.5.’76).
al regime persiano. Missili “Sea
Killer” MK2 della Sistel e centrali elettroniche di tiro per batterie
contraeree della Contraves sono
andati a rafforzare il cosiddetto
« Gendarme del Golfo Persico »,
le cui aspirazioni imperialistiche
ed egemoniche sull’area circostante non sono affatto ignote.
Dietro termini quali « mantenimento dell’ordine e della pace »,
si nasconde una progressiva militarizzazione della società iraniana, dominata dal partito unico
istituito dallo Scià il 2 marzo 75.
Tale regime si fà inoltre carico
di aiutare tutti gli altri stati reazonari del Medio Oriente nella
lotta contro coloro che reclamano una società pù giusta e democratica. Come già aveva affermato l’Istituto Affari Internazionali di Roma, la rivista inglese
« Flight » ha rivelato nel febbraio del 1975 che l’Iran «per
aiutare l’Oman a far fronte alla
guerriglia di sinistra che infuria
nella provincia di Dhofar, ha spedito in rinforzo elicotteri Agusta
AB-205 dai colori iraniani, naturalmente armati».
L’Iran — afferma Arrigo Boldrini, deputato PCI vicepresidente della Camera nella passata
legislatura — ha aumentato le
sue spese militari, tra il 1967 e
il 1973, del 207%. In base ad un
accordo avvenuto nel 1974, l’Iran
riceverà tra il 1976 e il 1978, 22
elicotteri da trosporto truppe
CH-47C (per un valore approssimativo di 70 miliardi di lire)
dall’Agusta, che recentemente ha
partecipato alla costituzione dell’Iranian Helicopter Corporation
con una quota azionaria del 49
per cento. L’OTO Melara, nel
1974 gli ha venduto 8 cannoni
leggeri da 76/62. L’elenco di materiali bellici è destinato ad allungarsi oltremodo, ma vale almeno ricordare che si è addirittura parlato di 210 elicotteri
Agusta, da costruire in Italia o
in Iran, che verrebbero usati nella guerra del Dhofar (come rileva l’annuario 1974-75 dell’Istituto Affari Internazionali) per un
probabile valore approssirnato di
63 miliardi di lire, indubbiamente quando il ministro Forlani, illustrando il 7 ottobre scorso le
linee della politica estera Italiana alla commissione esteri della
Camera, ha affermato il « contributo importante alle ragioni dell’equilibrio internazionale come
condizione necessaria ad un processo reale di distensione e di
pace durevole », ha dimostrato
di ignorare (si spera) alcuni importanti aspetti di tale nostra
politica.
La gravità di tali carenze informative testimonia la superficialità e la trascuratezza, con cui
non si dovrebbe, invece, trattare
tale settore. Il socialista Silvano
Signori, segretario della commissione difesa del Senato nella
passata legislatura, ha pubblicamente dichiarato che «in tutti
i paesi dilaniati da guerre o tormentati da vicende interne si trovano armi italiane ». Come mai?
Per trascuratezza o per volontà?
Maurizio Simoncelli
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8 luglio 1960
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