1
ANNO LXXVII
_________^ ^ Torre Pellice, 7 Marzo J941-X1X N. 10
-I'' .XI
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Riguardate alla roccia onde foste tagliatil
(isaia LI, 1)
SoMiaraj
ABBONAMENTI
Italia e Impero .... Anno L. 15 — Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto .
Estero..........................
12 —
25
7
15
^ Nulla sia più forte della vostra fede !
(Giana vello)
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DIrallore i Prof. aiNO COSTABEL
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AMMINISTRAZIONE: Via Carlo Alberto, 1 bis - Torkb Pbllicb t»
REDAZIONE: Via Arnaiid, 27 - Torue Peli,ice .jg
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Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
L'ODI Che caiDDii eoo Dio
Genesi 5,24.
Noi abbiamo in questo capitolo un catalogo di discendenti di Adamo, dalla
creazione al diluvio: mille anni, racchiusi in poche linee: 30 generazioni in
pochi versetti. Nulla ci è rivelato di
questo mondo antico, eccetto ch’essi vissero, morirono, lasciando dietro di loro
numerosa discendenza per trasmettere
la promessa che « la semenza della donna avrebbe schiacciato la testa del serpente ».
C’è un po’ di monotonia nel capitolo
citato, come se lo scrittore abbia voluto
darci solo una lista di nomi; ma giunto
ad Enoc, la monotonia si spezza; poche
parole son dette anche per lui: « Enoc
camminò con Dio, poi disparve, perchè
Dio lo prese ». Ma chi di noi potrebbe
desiderare un epitaffio migliore?
Enoc camminò con Dio. Questa è la
più corta biografia che si possa scrivere
su d’un uomo, in contrasto con certi volumi sulla vita d’altri uomini, il cui valore -Dio solo può apprezzare alla giusta misura.
Enoc fu uno dei orimi pionieri che
calcò la via del cielo, e vi camminò con
Dio perchè egli era l’amico suo; camminavano nella stessa direzione; « Due
uomini camminano eglino assieme se
prima non si sono concertati ?» (Amos
3; 3).
L’apostolo rivela il segreto di tale
carriera; Per fede Enoc fu trasportato
perchè non vedesse la morte e non fu
più trovato perchè Dio lo prese, poiché
avanti che fosse trasportato, fu di lui testimoniato che egli era piaciuto a Dio ».
Camminare con Dio come Enoc, in
tempi come questi, quando è cosa comune camminare lontani da Lui, è uno
splendido atto di fede, di cui Abramo ci
dà un altro esempio: Per fede, essendo
chiamato, egli ubbidì. Or senza la fede
è impossibile piacere a Dio.
Possederne la facoltà e coltivare una
vita di fede, per cui le cose invisibili diventano realtà, è il più gran dono che il
cristiano possa ambire, perchè si rende
conto che le cose visibili son soltanto
temporali e apparenti: mentre le invisibili sono eterne.
Enoc camminò con Dio in tempi niù
difficili dei nostri. La terra era piena di
violenza, con manifestazioni ifigantesche di male. Più oltre sta' scritto: E
l’Eterno vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che tutti
i diseani dei nensieri del loro cuore non
erano altro che male in ogni tempo. E’
vero che in questo mondo antico mancava la conoscenza d’un Dio Supremo,
le Sacre Scritture non esistevano, eppure Enoc per ben 300 anni camminò
con Dio con una costanza immutabile,
malgrado le difficoltà del suo tempo.
E noi, che ragioni abbiamo di dubitare della bontà e della giustizia di Dio,
perchè infuriano le guerre ? Non signoreggia Egli sulle nazioni? Sta scritto Egli giudicherà il mondo con giustizia,
giudicherà i popoli con rettitudine.
In conclusione. Enoc fu trasportato
perchè non vedesse la nxorte; nessuna
infermità, nessuna decadenza senile, ma
un giorno il suo posto sulla terra fu tro
vato vuoto ed i suoi conclusero: Dio lo
prese. Così sarà per tutti quelli che sulla
terra han cercato e goduto la compagnia del loro Signore: essi non son più,
perchè Dio li ha presi! x.
Un Evangelista
Giovedì 27 febbraio, a San Germano
■Ghisone, circondato dall’affetto dei suoi
cari si è addormentato nel Signore, nel
suo 80° anno di età. Gustavo Beri, evangelista emerito della Chiesa Valdese.
A Nizza, alla Scuola di Evangelisti diretta da quell’uomo di Dio che fu Léon
Pilatte, egli si preparò durante tre anni
alla missione per la quale si sentiva
chiamato dall’Alto. Ritornato in Italia,
dopo un periodo di attività missionaria
in Tunisia, conseguì la licenza Normale
superiore ed entrò nel ruolo dei Maestri Evangelisti della Chiesa Valdese. A
Napoli diresse quelle Scuole Evangeliche ma l’opera alla quale egli si doveva
dare interamente con sconfinata passione fu l’evangelizzazione.
In Val d’Aosta per venti anni, nell’Abruzzo per dieci, a Susa per sette e infine a Torino per un anno con la cura
della diaspora pedemontana, egli fu instancabile Banditore dell’Evangelo.
Collocato a riposo a 70 anni si stabilì a San Germano Chisone, paese di
origine della sua seconda moglie, diletta
e fedele compagna della sua vita e del
suo ministero, e quivi, anziché gustare
il ben meritato riposo, si adoperò a diffondere Vangeli ed opuscoli religiosi, a
visitare i disseminati, ad annunciare la
buona novella a quanti erano disposti ad
ascoltarlo, e molto spesso, chiamato dall’uno o dall’altro dei Pastori delle parrocchie vicine, ed anche lontane e di alta montagna, risaliva sul pulpito, predicando con giovanile vigore.
Egli era diventato popolare nella nostra Valle e, colla sua morte, scompare
una delle figure più caratteristiche del
nostro ambiente.
Taluno poteva talvolta giudicare eccessivo il suo zelo evangelistico. « Non
date ciò eh’è santo ai cani e non gettate
le vostre perle dinanzi ai porci » ammoniva Gesù. Ma la sua consacrazione intera al servizio del Signore, la sua fede
incrollabile neH’avvento del Regno di
Dio, la sua convinzione assoluta della
realtà dei beni spirituali e della vita
eterna suscitavano l’ammirazione di
molti, e a tutti, credenti o non credenti
erano un richiamo ad una vita più
cristiana e ad una fede più cosciente.
Meno nota ma non meno preziosa
era l’opera sua presso gli ammalati,
gl’infermi ch’egli visitava e confortava
con preghiere e letture spirituali, e
presso i poveri pei quali egli s’adoperava a procurare sollievo morale e
materiale.
E all’opera della parola egli univa
quella della penna. Com’era instancabile nel camminare per ricercare un’anima cui annunciare l’Evangelo cosi
egli era instancabile nello scrivere
lettere piene di sante esortazioni agli
amici e parenti e specialmente agli
ammalati e alle persone provate da
dolori e da lutti.
^■Due mesi fa egli scriveva; « L’entrata nella vita a venire è un rinnovamento e un accrescimento della vita.
La Smorte non è che l’ascensione verso
una vita infinitamente più intensa di
questa!... Che felicità di poter rallegrare gli altri, di recare ai cuori un ragdi speranza e d’amore! »
Sul suo letto di dolore, il giorno
prima della sua morte egli trovò an‘cora la forza di pregare per i suoi.
Ìi’ultima sua affermaziorie religiosa
fu questa; « Per me vivere è Cristo e
morire guadagno».
-iSì un guadagno, perchè ora, liberata
dàlie debolezze e dalle infermità della
carne, Egli, in una visione più completa
! delle realtà spirituali nella luce celeste, prosegue la sua missione!
! E così è sparita un’altra tipica figura
! di quella classe di evangelisti che si va
I spegnendo! Eppure il ministero deli l’Evangelista è di istituzione biblica e
apostolica, ed è necessario oggi ancora,
è domani lo sarà più che mai. I Pastori
I non sono sufficienti all’immane com,pito.
I Per le parrocchie popolose, per le chiese
I dì disseminati, e le varie stazioni di
evangelizzazione e di missione occorrono
degli Evangelisti.
E’ allo studio un progetto di Scuola
di Evangèlisti che, se Dio vorrà,--sorgerà
Un giorno alle Valli, e, dalla riaperta
scuola dei Barba usciranno i banditori
dell’Evangelo che continueranno l’opera
di coloro che li hanno preceduti nei
lontani secoli deU’irradiamento valdese
e nella prima metà del-presente secolo.
— Le esequie deU’Evangelista Gustavo Bert ebbero luogo a San Germano,
Venerdì 28 febbraio. Nel tempio, il
pastore della parrocchia meditò sul
passo bìblico scelto dalla famiglia per
la partecipazione funebre: « Ho combattuto il buon combattim.ento della
fede », quindi il Vice-Moderatore parlò
a nome della Chiesa Valdese che ha
avuto l’Evangelista Bert per 42 anni
fra i suoi operai, e infine il Pastore d’
^Torino Dott. Elio Eynard disse appropriate parole a nome della sua chiesa
e specialmente dell’Unione Giovanile
di cui uno dei figli del defunto è il
presidente. Precedevano il lungo corteo
sei Pastori. Sulla tomba elevò una
ispirata preghiera il pastore Arnaldo
Comba.
— La vedova Jenny Rostan, le figlie,
i figli con le loro famiglie e tutti i parenti ringraziano vivamente tutti quelli
che in vario modo hanno preso parte
al loro dolore e hanno dato commovente
testimonianza di cristiana simpatia.
G. Bn.
Doni ricevuti dal Cassiere delia
Tavola Valdese per Istituzioni varie
dal 1 Luglio 1940 al 31 Gennaio 1941
Per Istituto di Vallecrosia:
In memoria di Eugenio De
Carlo, il figlio Silvio, Taranto L. 50,—
Id., la famiglia Lamberti Zabatta » 25,—
Magg. Umberto Costa, in memoria Mamma, Messina » 25,—
Riconoscente al Signore » 50,—
Italia Garan, Sampierdarena,
riconoscente al Sianore L. 500,—
M. Larco, La Maddalena » 50,—
Col. L. Grill e Sig.a, Torre P. » 100,—
E. Socci, Roma » 300,—
Zemira De Carlo » 25,—
Signore Cignoni, Livorno, in
memoria Signora Giulietta
Cignoni Del Buono » 50,—
F. Immovilli » 25,—
Maria Carnevali, Roma » 10,—
Per Istituto Goùld:
Maggiore Umberto Costa, in ^
memoria Mamma, Messina » 25,—;
Riconoscente al Signore » 50,—
Italia Garan, Sampierdarena,
riconoscente al Signore » 500,—
Adolfo e Lidia Comba » 20,—
Maria Ribet, Torre Pellice » 20,—
Italiano Emanuele, Latiano » 50,;—
Azzoni Guido » 50,—
F. Immovilli » 25,—
N, N., in memoria Pietro Mariani . » 100,—
Per Istituto Femminile, di Firenze:
Riconoscente al Signore » 50,—^
Adolfo e Lidia Comba » 20,—
M. Larco, La Maddalena » 30,—
Per'Asilo di Sicilia:
In m,emoria di Eugenio De
Carlo, il figlio Silvio, Taranto L. 50,—
Magg. Umberto Costa, in memoria Mamma, Messina » 25,—
Enzo e Anna Ragno, in memoria fratellino » 10,—
S. M., Palermo » 100,—
Riconoscente al Signore » 50,—
Adolfo e Lidia Comba » 25,—
Emma e Giuseppe Castiglione
e Francesca Teubel in memoria zio Fr. Stallone » 50,—
M. Larco, La Maddalena » 30,—
Lingria Montrone, Gallipoli,
in memoria Padre » 10,—
Per Asilo di San Germano:
Riconoscente al Signore L. 100,—^
Unione Femminile di Villasecca » 40,—
N. N., Prarostino » 10,—
Col. Grill e Signora, Torre P. » 50,—
David Pasquet, Cordoba » 30,—
Louis Jourdan ■ » 100,—
F. Immovilli » 25,—
Gardiol Giordano R., Torre P. » 10,;—
Jourdan Adele » 10,—
E. M. » 25,—
Dora Fontana Roux » 100,—
Per Rifugio Re Carlo Alberto:
E. Peyrot e Famìglia, Orgere,
in memoria Padre L. 20,—
Unione Femminile Villasecca » 40,—
Gustave Hentsch, Ginevra » 500,;—
La Famiglia, in memoria di
N. N., Prarostino
M. Larco, La Maddalena
Louis Jourdan
F. Immovilli
Dora Fontana Roux
Per Asilo di San Giovanni:
Riconoscente al Signore
M. Larco, La Maddalena
Id.
» 30,—
» 10,» 30,—
» 100,—
» 25,» 100,—
L. 100,—
» 30,—
» 30,—
2
L’ECO DELLE'VALLI VALDESI
CRON/ÌC#V/11ÌbESE
PERRERÓ-MANIGLIA . Il 93<> anniversario dell’Emancipazione, è stato
celebrato quest’anno, con l’austerità che
si addice ai tempi attuali. Superfluo
dire che le fiamme dei falò non ruppero
le tenebre della vigilia. La celebrazione
' venne, per ragioni scolastiche, anticipata alla domenica 16. Anche quest’anno il tempo non ci volle favorire:
anzi fu inclemente quanto mai. Infatti,
la mattina del 16, sulla neve abbondante
caduta a varie riprese, se n'era aggiunto
uno strato che andava aumentando in
modo preoccupante. Ma ci vuole altro
per arrestare i Valdesi quando si tratta
di celebrare il 17 febbraio! Gli alunni
delle scuole, ciascuno adorno di una
bandierina tricolore, sono pronti per
andare incontro al corteo che scende
da Maniglia.
Alle 10,30 il tempio di Ferrerò è
quasi al completo; è presente un buon
nucleo di alpini di passaggio per il campo invernale. Ai primi posti, un’ottantina di bambini; da una parte la Corale
diretta dal maestro Pascal.
Dopo la lettura delle « Patenti di Grazia » del 17 febbraio 1848, della Parola
di Dio e la preghiera in cui sono portati
davanti al trono della grazia di Dio i
nostri soldati, specialmente coloro che
si trovano nel pericolo e tutti coloro che
sono lontani, il pastore si rivolge innanzi tutto ai bambini (quest’anno non vi è
il solito programma di recito) raccontando un interessante episodio della Storia
Valdese; e poi ai <?randi, invitandoli a
non solo conservare ma aumentare il patrimonio spirituale trasmessoci dai Padri. La Corale canta gli inni 29, 200 e
217, il Rimpatrio e il Giuro che l’assemblea ascolta in piedi. Le Scuole domenicali cantano gli inni 241 e 315.
Gli alpini della parrocchia avevano
fatto pervenire un messaggio che fu vivamente apprezzato.
— I nostri soldati sono finora 34.
— La colletta di rinunzia ha fatto un |
forte sbalzo innanzi, non solo a causa
di un’offerta eccezionale di un nostro
valoroso ufficiale, ma anche perchè tutti
comprendono che bisogna mettersi al
passo coi tempi. Anche coloro che sono
lontani non dimenticano la loro Chiesa e
ci faranno pervenire la loro offerta tanto '
più gradita in quanto raopresenta per
noi un incoraggiamento oltreché un aiuto materiale.
PINEROLO. Domenica 23 febbraio
scorso, gradita visita del Moderatore |
if;;
U Viccnic di £»sertia nel qladrd della, 5Ìoria Valdese
LUSERNA E SAN GIOVANNI. . 5
Ancora nella seconda metà del secolo XVII Luserna è il centro verso cui si rivolge la più viva attenzione dei Valdesi; ancora
essa rievoca i ricordi più caratteristici della loro storia. Tre fatti
importanti vogliamo qui particolarmente indicare.
Il primo è la separazione del comune di San Giovanni da
quello di Luserna, come conseguenza delle condizioni del nuovo
patto di pace. Fino a quel momento il territorio del primo era dipendente dalla seconda; ora, l’espulsione dei Valdesi dalla destra
del Pellice, la netta distinzione topografica delle confessioni religiose rendevano necessaria la separazione amministrativa.
A tale effetto i rappresentanti delle due parti si ritrovarono
il 9 giugno 1656 alla Casa del Comune. Li ricevettero il delegato
ducale Andrea Castaido, che doveva presiedere i lavori. Con
quale animo dovettero incontrarsi, persecutori e perseguitati,
dopo le tragiche vicende trascorse! Tutti avevano sofferto. Forse
la comune sofferenza facilitò il pacifico scambio delle idee.
Si trovarono, d’accordo sul principio della separazione. Il disaccordo risultò nelle modalità pratiche. Una prima quistione fu
tosto superata: il quartiere delle Vigne, abitato da Valdesi, pur
trovandosi sulla destra del Pellice, fu aggregato a San Giovanni,
nonostante l’opposizione di qualche cattolico. Più difficile a risolversi fu la partizione dei gravami finanziari. La discussione lunga e
complessa si protrasse fino alla primavera successiva. Si risolse
con un decreto ducale del 23 marzo 1657 che stabiliva un’equa
divisione del peso. Ed il 3 luglio 1657 ebbe luogo l’adunanza plenaria conclusiva. Adunanza veramente impressionante. Si trovarono insieme, nel breve spazio della sala del Comune, in assoluta
parità, in pacifica conversazione, in pieno accordo, uomini che si
erano combattuti mortalmente, oppressori e vittime, uomini che
avevano voluta la distruzione degli avversari, o che si erano
disperatamente difesi ed erano riusciti a spezzare le formidabili volontà ostili. Presiedeva l’auditore Gastaldo, colui che aveva preparati ed ordinati i primi atti della strage. Erano presenti il marchese Filippo Manfredi, suo figlio Amedeo, il conte
Cristoforo Rorengo, che erano stati fra i promotori ed i capi delle
truppe del massacro e della guerra; era presente Giosuè Giahavello, l’eroico capitano che aveva condotto i Valdesi alla vittoria. Erano presenti Bartolomeo Genolat, sindaco di San Gio
vanni, uno dei capi più autorevoli dei Valdesi, loro delegato per
la pace a Pinerolo, ed il podestà di Luserna, Demaria Antoniotti,
uno dei più saggi fra i loro avversari; erano presenti i frati cap- *
puccini Michelangiolo Gallina ed Angelo Maria Vandagna, che
da più anni, nel loro convento di S. Francesco, avevano acremente
fomentata la lotta an ti valdese; erano infine presenti da un lato
Giacomo Bastia, Davide Bianchi, Michele Gonin, Michele Bellion,
Paolo Besson, Antonio Malanot, Bartolomeo Turin, vittime dell’espulsione, della strage, del saccheggio; dall’altro Francesco Alfasso, Giovanni Michele Storero, Chiaffredo Vacherò, Chiaffredo
Re, Baldassarre Martina, che probabilmente, nella milizia comunale, avevano partecipato alle aggressioni ed alle rovine ed agli
scóntri. Mentre la discussione si svolgeva, mentre si fissavano
gli ultimi punti, si guardavano gli uni gli altri, sentendo
forse riprendere forza nell’animo le passioni mal sopite. Ascoltarono in silenzio la voce monotona del notaio Osasco, che leggeva
l’atto della separazione. Infine ad uno ad uno passarono al tavolo,
a porre la propria firma all’atto medesimo. Le firme si leggono
ancora sul vetusto documento; ricordano visibilmente il caratteristico incontro.
LUSERNA E GIANAVELLO.
Ma gli avvenimenti dovevano tosto involgere nuovamente
Luserna in un sanguinoso dramma religioso. I nemici dei Valdesi
che s’erano raccolti, volonterosi strumenti di nemici più lontani
e più potenti, non potevano consentire ad una regolare ripresa
della fede e della vita valdese, quale il patto di Pinerolo aveva
convalidata. Subito ricominciarono a svolgere un’intensa attività
ostile. Ne sorsero infiniti conflitti, urti, ingiustizie, .oppressioni,
soprusi. Giosuè Gianavello, insofferente di questa lenta dissoluzione della sua gente, si eresse a protettore degli oppressi, a giustiziere degli oppressori, a rivendicatore dei diritti dei convalligiani. Raccolse con sè vecchi e nuovi commilitoni. Intorno a Luserna divampò di nuovo la lotta.
Proprio alle porte del borgo, il 25 novembre 1658, avvenne
uno dei primi episodi. Un Lusernese occupò ingiustamente la
casa d’una povera vedova valdese, certa Felician. Questa non
prof. Ernesto Comba alla nostra Comunità. Alla mattina rivolse la parola ai
nostri bambini della Scuola domenicale
e presiedette in seguito il Culto principale. Gli rinnoviamo la nostra viva
gratitudine pel suo edificante messaggio.
— La stessa domenica furono presentate al S. Battesimo le bambine Gardiol Laura di Silvio e Gardiol Ada di
Giulio. ' Iddio guidi e protegga queste
tenere creature.
— Sabato 1 corrente ebbero luogo in
San Secondo i funerali del nostro fratello Pietro Ray mondo, proprietario
dell’Albergo « Canon d’Oro », deceduto
dopo lunghe sofferenze all’età di 74
anni. Alla famiglia nel duolo giunga
l’espressione della nostra simpatia cristiana.
— Domenica 2 corrente si trovava in
mezzo a noi il sig. Adolfo Giampiccoli,
Consigliere della Tavola Valdese e presidente della Commissione finanziaria.
Al culto principale egli rivolse aUa numerosa assemblea un commovente
messaggio spirituale che domandiamo a
Dio di far fruttificare abbondantemente nei cuori. Parlò in seguito sulla situazione economica della Chiesa Valdese prospettando, con argomenti esaurienti, la necessità del sacrificio che 0gni buon cristiano è chiamato a compiere per l’opera del Signore. Siamo
certi che il suo appello non lascierà i
cuori indifferenti e gli rinnoviamo i
nostri ringraziamenti per la sua gradita
visita.
— Sotto gli auspici della « Società di
Cucito » le nostre madri stanno confezionando indumenti di lana da inviarsi
ai nostri soldati.
FRALI. Un’abbondantissima nevicata ci aveva fatto temere di dover rimandare la commemorazione del 17,
fissata per domenica 16 febbraio. Invece
con nostra gioia e meraviglia, vedemmo giungere tutti i bambini delle nostre scuole, bravi sciatori, accompagnati da fratelli e genitori, accorsi dai
più lontani villaggi, sfidando le intemperie; cosicché fu ad un pubblico numeroso e raccolto che il Pastore potè
rivolgere la parola. Egli, esortò tutti ad
Valdese
Novella di I. LOMBARDINI.
(Seguito - Vedere numeri precedenti).
VII.
Non vi fu bisogno di licenziarla. Se
ne partì il mattino seguente, ma tutta la
sera prima dovette ascoltarsi gli aspri
rimbrotti della vecchia che le rinfacciava la sua ingratitudine, per aver così
male risposto alle gentilezze che le erano state fatte (non te ne rammenti eh!
quante volte sono venuta ad aiutarti, io,
che sono vecchia e signora!) i benefici
ricevuti (perfino il vestito che hai addosso è mio, e le scarpe e tutto!).
• Già bisognava aspettarsi di tutto da
quella ragazzaccia dannata; anche la misera figura che le aveva fatta fare davanti al prete, che santo com’era, si era
disturbato per lei, ostinata, per ricevere
quella risposta. Troppo buona, lei, la
padrona, che non gliela aveva fatta ingoiare a forza di ceffoni, quella risposta. . *
Ma ora che intendeva fare? Oh! andarsene? Sì, subito, perchè non l’avrebbe
tollerata in casa un giorno di niù. Ah!
era lei che se ne andava, che ritornava
a casa, perchè suo fratello era malato?
Era giusto! quella malattia era un castigo di Dio, che lo mandava subito, per
dimostrare la sua ira.
Così diceva irosamente la vecchia,
mentre la padrona giovane rimpiangeva
tra sè tutto il tempo che aveva permesso
alla madre di condurre con sè quell’ingrata, tempo nel quale avrebbe invece
potuto lavorare e i bambini facevano le
boccacce e le corna alla serva, quasi per
rifarsi del tempo in cui, per comando
della nonna, avevano dovuto smettere di
trattarla male.
Ma Giulia non faceva attenzione agli
scherni e agli insulti dei bimbi, come udiva appena le parole della vecchia. Voleva finir presto le' sue faccende per rifugiarsi, appena le fosse possibile, nel
suo bugigattolo, per piangere, ner pregare, per essere sola, insomma, sola col
suo Dio e con la sua apprensione.
Al ritorno dalla Chiesa aveva trovato
una lettera di Maria, che le diceva di
tornare al più presto, subito, perchè Roberto era gravemente ammalato e chiamava la sorella, persino nel delirio, e .si
rifiutava, nella sua febbre di prendere
le medicine se non fosse venuta lei a
dargliele.
Maria, povera bimba, nella sua ignoranza e nel suo dolore non aveva pensato
o non aveva saputo velare le notizie in
modo da renderle meno dolorose; in un
post-scritto U padre aveva, chissà come,
cercato di attenuarle dicendo che non vi
era pericolo, ma che era vero che il ra
gazzo la cercava, e dandole il permesso
di partire appena le fosse possibile, coi
denari del mese in corso, che non gli era
ancora stato pagato.
Partì tra il silenzio accigliato delle padrone (il padrone era uscito presto e non
voleva impicciarsi negli affari di casa,
dove spadroneggiavano le donne) e le
sghignazzate dei bimbi, abituati a trattar sempre così le serve che se ne andavano; era nel suo frusto vestitino e con
le pesanti scarpe logore di quand’era venuta, perchè, indovinandone il desiderio,
aveva restituito i suoi regali alla vecchia, e lasciò la città senza un rimpianto;
anzi avrebbe provato gioia se il pensiero
non fosse stato tutto preso dal fratellino,
che Tinvocava, che soffriva, che forse
moriva.
Ecco è in treno, è partita: passa la pianura, si avvicinano i cari monti della sua
gente. Ecco, da Pinerolo, il suo colle, e
lassù, in cima, il suo villaggio. Presto,
presto, fuori della stazione, della città. I
cinque chilometri fino a San Secondo
sono percorsi quasi di corsa: è cosi leggero l’involto delle povere robe, ed è
tanta l’ansia che la spinge! Nell’aspra
mulattiera che si arrampica lungo il
pendio, sino al villaggio, rallenta un
po’, ma quasi subito la brama di giungere le fa di nuovo accelerare il passo. Come è buona queirarìa, l’aria dei
suoi monti! e come sono accoglienti
questi, anche se lassù, la Vaccera, è già
coperta di neve!
Ecco, è al suo villaggio, è sulla porta
di casa; sosta un po’ perchè il cuore
sembra scoppiarle, più che per fatica,
per ansia e per amore. Entra. In cucina
il padre è seduto accanto al fuoco, assorto, con la pipa spenta fra i denti.
Maria lascia le faccende in cui è occupata con un oh! di sorpresa e di gioia;
dalla camera vicina, la cui porta è aperta, una voce debole ma gioiosa domanda:
— Maria, è Giulia, vero? E’ Giulia.
Giulia corre là, al letto dell’ammalato, che le getta le braccia al collo.
— Giulia! Sei tu! Sei tornata? Non
partirai più, vero? Non partirai più!
Ella guarda il padre che l’ha seguita; in quella rapida occhiata s’accorge
che il padre ha perduto la sua solita aria di malcontento cattivo; vede anche
che col capo le fa cenno di no.
— No, Roberto, non partirò più; sono qui con te, per sempre.
La subita gioia e l’abbraccio impetuoso hanno stancato il ragazzo che si
lascia andare sui cuscini, ma sorride
alla sorella.
Questa gli accarezza i capelli e la
fronte, come una mamma, e il bimbo
chiude gli occhi, sempre sorridendo, felice. , (Continua).
3
: .'v ^
L’ECO DELLE VALLI VALDESI
y potè ottenere giustizia. Gianavello, con alcuni dei suoi, assalì ' s’erano rifugiati all’arrivo degli assalitori. Furono condotti da
sorpresa a casa e a diede al saccheggio. '* j Gianavello, che stava in attesa alla porta di San Marco. Passarono
ua c e giorno opo un amico di lui, Filippo Costafort, ri- trem,ebondi attraverso « il grosso seguito » di lui, riferisce il
conosciuto come uno dei partecipanti al fatto, fu arrestato mentre
:: passava pel borgo, e gettato nelle prigioni sotterranee del palazzo
Conti. Gianavello decise di liberarlo. La notte dell’S dicem■/^hre, con un centinaio d’armati, entrò silenziosamente in Luserna,
■■■ ;CÌrcondò il palazzo, bloccandone tutte le uscite. Alcuni varcarono
con una scala a piu oli il muro di cinta della fattoria, penetrando
nel giardino. Poi a gran colpi cominciarono ad abbattere il portone.
La servitù svegliata di soprasalto fu presa dal terrore. Il giovane
conte Amedeo Manfredi, la marchesa madre s’affacciarono ad una
finestra, cercarono di calmare gli assalitori. Questi gridarono il
loro intendimento, che saprebbero bene aprire il portone senza
chiave. Frastuono nel buio. Nessuno osò reagire. I Valdesi penetrarono come vollero nel sotterraneo, liberarono il prigioniero,
si dileguarono nella notte senza fare altri danni.
Naturalmente, in seguito a questa e ad altre simili imprese,
i soldati di guarnigione a Luserna cominciarono a dare la caccia
a Gianavello ed ai suoi compagni. Ne seguì, nella campagna intorno, una serie di scontri sanguinosi. Arrivarono altre truppe
di rincalzo. Gianavello s’annidò in una gola dell’alto vallone
della Luserna, la comba dei Banditi. Oppose agli assalti una
fierissima attitudine di resistenza e d’aggressione. La lotta diventò guerriglia, la guerriglia nel 1663 diventò guerra aperta.
Luserna ne risentì frequenti emozioni e rovine; ma il 12
giugno 1663 fu per essa una giornata di particolare spavento.
Gianavello, piombato dalla sua montagna con seicento armati,
riuscì con un improvviso colpo di mano ad occupare la porta
di San Marco, che chiudeva il borgo verso Rorà. La guarnigione
impaurita non si mosse, in attesa d’aiuto. I borghigiani s’asseragliarono tremanti nelle loro case. Così gli aggressori poterono
svolgere liberamente la loro azione punitiva. Saccheggiarono alcune case dei conti di Luserna. Penetrarono nel convento di San
Francesco, che passò il peggiore quarto d’ora della sua storia.
Un frate cronista, da cui prendiamo questi particolari, riferisce
che gli aggressori erano tanto numerosi da gremire il vasto cortile
e la strada esterna. Il convento fu radicalmente saccheggiato:
calate dalla torre le due campane, tolte dalla chiesa le campanelle
e gli arredi, asportate le vettovaglie e gl’indumenti. Non fu retato
nessun danno agli edifici. I frati impauriti furono colti nei nascondigli del convento, insieme con alcuni valdesi convertiti che vi
cronista, « fra tutti cinquecento e più, ognuno armato d’archibugi,
pistole, e la maggior parte anche dì coltellazzi ». Gianavello li
trattò benevolmente. Era notorio come egli non inferocisse mai
contro gl’inermi. Ordinò che i frati fossero subito lasciati liberi.
Così poterono senz’altro tornare al convento. Quanto ài « cattolizzati », come li chiama il cronista, furono condotti fin su, al vallone
dei Banditi, cordialmente catechizzati, e rilasciati anch’essi senza
danno. Intanto un’altra parte degli armati, facendo una rapida
scorreria intorno al borgo, mise a sacco i due mulini appartenenti
ai conti, quello sul torrente Luserna e quello della fattoria degli
Airali, come pure la grossa masseria dei Rorenghi a San Giorgio;
infine, carichi di bottino, si ritirarono indisturbati.
La guerra durò ancora sei mesi. Sei mesi di rovine: campi devastati, case saccheggiate, miseria, squallore. Luserna si riempì di
truppe; venne a dirigerle il 5 luglio il marchese di Fleury. Ai suoi
ordini militavano pure i Signori di Luserna, il marchese d’Angrogna, suo figlio, il conte Rorengo, ansiosi di vendicarsi delle ingiurie e dei danni patiti. Si organizzarono sortite improvvise, colpi di
mano, assalti manovrati; seguirono combattim,enti grossi e minuti. Tutto inutile. Le forze valdesi respingevano. Al Fleury sì
sostituì nell’agosto il conte di San Damiano, noto come valente capitano. Ancora aspri combaUimenti; e furono altrettante sconfitte.
Le truppe rientravano a Luserna peste e malconce. Gianavello
sembrava invincibile.
Finalmente si comprese che i Valdesi non avrebbero potuto
essere ridotti con la forza. Si sospesero le ostilità e si aperse in Torino un’altra conferenza per la pace. Il nuovo patto, del 17 febbraio 1664, costituiva péi Valdesi una nuova vittoria, confermando il riconoscimento dei loro diritti, già sanciti con le Patenti del
1655. Pur troppo esso conteneva due dolorose condizioni restrittive: la prim.a, che i capi delle loro forze guerresche, e fra essi Giosuè Gianavello, furono esclusi dall’amnistia e costretti all’esilio;
la seconda, che il quartiere delle Vigne fu staccato dal comune di
San Giovanni, aggiunto a quello di Luserna, ed espulsi gli abitanti valdesi.
E Luserna potè finalmente risanare ùn pace le proprie ferite
e le proprie miserie.
nire alla sede della ¡Società di Studi Vaidesi, in Torre Pellice, Via Costanzo Ciano, 2.
8-11 concorso si chiuderà improrogabilmente il 20 agosto 1941.
9 - Come stimolo alla nobile gara la
Società di Studi Valdesi offre i seguenti
premè:
Tre premi rispettivamente di L. 100,
50, 30, per i tre migliori espositori e per
ciascuna delle tre categorie indicate. Nel
giudizio sarà tenuto conto della qualità,
della novità e del numero dei lavori.
10 - Per partecipare al concorso oc
corre l’iscrizione alla Società di Studi
Valdesi. R Seggio.
(Finp.\
ATTILIO JALLA.
una maggiore riconoscenza verso il Dio
degli eserciti e ad una maggior consapevolezza delle responsabilità, nell’ora
che volge, di ogni buon valdese. Seguì
un riuscito programma di recito di attualità, svolto in modo lusinghiero dagli alunni e contribuì al buon esito della festa il canto del « Giuro di Sibaud »
eseguito dalla nostra Corale, diretta
dal sig. Luigi Richard. Un grazie di
cuore a quanti diedero, in quell’occasione, la loro collaborazione.
— Il 21 febbraio, un lungo corteo di
parenti ed amici accompagnava all’ultima dimora terrena la salma della nostra sorella Baud Giovanna, dei Po-,
mieri, deceduta all’età dì 70 anni.
In questi ultimi anni la sua salute era stata alquanto scossa dalla dipartenza di due suoi figli prima e dalla
tragica morte del marito, poi. Ma le disgrazie da cui era stata colpita avevano
sempre più rafforzato la sua fede e nella buona come neU’avversa fortuna
diede a tutti esempio di una vera credente.
Ai figli e parenti tutti, esprimiamo la
nostra più profonda simpatia cristiana.
All’età di 84 anni, si è addormentato
nel Signore, Ghigo Giovanni, della frazione Ghigo. Ai funerali che hanno avuto luogo domenica, 2 marzo, intervennero m.olti amici e conoscenti del
defunto. Era uomo di una grande bontà e di una forte fede.
« Beati i morti che muoiono nel Signore ».
RODORETTO. La commemorazione
del 17 febbraio, a causa della molta
neve e dell’assoluta impraticabilità
delle strade, è stata rimandata alla domenica 23." La splendida giornata, ha
permesso a tutti i bambini ed anche ad
un buon numero di giovani e vecchi di
recarsi nel Tempio. Dopo che l’uditorio
ebbe ascoltato il discorso di circostanza
pronunciato dal Pastore, l’attenzione
di tutti venne assorbita dai nostri giovani attori, i quali svolsero un
ricco programma di recite e canti, insegnati con molta cura dai diversi maestri di religione.
La Corale, sotto la direzione del sig.
Beniamino Tron, ha cantato il « Giuro
di Sibaud » ed il «Rimpatrio».
Festa molto ben riuscita in tutte le
sue parti, perciò lascierà certamente in
quanti vi hanno partecipato un duraturo e benedetto ricordo.
TORRE PELLICE. E’ piaciuto al Signore di richiamare a Se lo spirito della sig.ra Giovanna Gönnet, del Forte.
Era entrata nel suo 84° anno di età.
Una violenta malattia troncò la sua esistenza terrena in pochi giorni. Essa
lascia un benefico ricordo dì bontà di
cuore, di semplicità, di fede sincera, di
operosità.
Rinnoviamo alla famiglia afflitta
l’espressione della nostra cristiana simpatia.
^ Fotografie fielle Clilese Valdesi
Nel Museo Valdese sono state raccolte
le fotografie di un buon numero di Templi e Cappelle della Chiesa Valdese, che
restano a documentare in modo efficace
l’estensione dell’opera della nostra Chiesa. Parecchie però mancano ancora.
Siccome è necessario completarne la serie, la Società di Studi Valdesi prega i
Pastori delle varie Chiese ancora assenti
dalla collezione di volerle procurare la
fotografia dei rispettivi Templi o Cappelle. Le fotografie devono essere del
formato di cm. 18 X 24, ed inquadrate
su cartone col semplice vetro listato (il
quadro deve essere di cm. 23 X 30). I
Templi di cui nel Museo esìstono già le
fotografie sono quelli di Aosta, Abbazia,
Bergamo, Brescia, Catania, Corato, Como, Coazze, Felonica Po, Firenze (Via
Serragli), Firenze (Via Manzoni - soltanto l’interno). Forano, Genova Lentella, Livorno, Lucca, Milano, Mantova,
Napoli, Pachino, Palermo, Pisq, Roma
(Via 4 Novembre), Roma (Piazza Cavour), Sampierdarena, S. Giacomo degli Schiavoni, S. Lucia di Quistello, S.
Remo, Schiavi d’Abruzzo, Siena, Torino
Tramonti, Trieste, Venezia, Verona,
Vìering, Vittoria, Vallecrosia. oltre a
tutti i Templi delle Valli Valdesi
CONCORSO FOTOGRftFICO
La Società di Studi Valdesi, allo scopo
di arricchire le sue collezioni di fotografie e di zincotipie concernenti le Valli
Valdesi, bandisce un concorso fotografico alle condizioni seguenti:
1 - Sono ammesse al concorso le fotografie appartenenti ad una delle tre
categorie sotto indicate:
a) Panoramiche: riproduzione delle
località più pittoresche o più caratteristiche delle nostre Valli. I panorami riprodotti dovranno, preferibilmente, non
essere animati;
b) di carattere storico: riproduzione
di luoghi, edifizì, ruderi, antri, ecc., che
abbiano importanza per Tillustrazione
della storia valdese;
c) di amhiehté valdese: riproduzione
di usi, costumi, riti familiari o religiosi,
feste, cerimonie commemorative, scene
di vita casalinga, rustica, pastorale, ecc.
che servano a mettere in evidenza i caratteri peculiari della popolazione valdese o l’ambiente entro al quale si svolgono la sua vita e le sue attività.
2 - Le fotografie dovranno essere in
formato minimo di cm. 18 X 24 e montate sotto vetro listato.
3 - Tutte le fotografie inviate al
concorso, premiate o non premiate, rimarranno in proprietà della Società di
Studi Valdesi, alla quale competerà anche il diritto di riproduzione, sia fotografica sia zincografica, per l’eventuale
illustrazione delle sue pubblicazioni.
4-1 lavori inviati verranno esposti
al pubblico in una speciale mostra da
tenersi a Torre Pellice, all’epoca del
prossimo Sinodo.
5 - Alla scelta Melle fotografìe che
dovranno partecipare al concorso, com,e
alla premiazione dei lavori migliori,
presiederà una speciale Commissione
nominata dal Seggio, con esclusione dei
concorrenti. Il giudizio della Commissione è inappellabile e verrà emesso dopo la chiusura della mostra.
6-1 lavori presentati dovranno essere contrassegnati da un motto ed accompagnati da una busta chiusa col nome dell’espositore.
7 - Le fotografie dovranno perve
filli nuEn «il
OSPEDALI.
Vìncolo dei Valdesi degli Stati Uniti
d’America, a mezzo del pastore Pietro
Griglio di New York, per il letto alTOspedale del Pomaretto, L. 1000 - Anita e Comm. dott. Carlo Eynard, Torre Pellice, 100 - Giulia Monastier, Id.,
15 - La famiglia, in memoria di Carlo
Bonnet, 50 - Fioritto, Frali Ghigo, 5 Richard Luigi, Indiritti Frali, 10 - Una
Valdese, riconoscente a Dio, Pomaretto,
10 - Angelo Treves e Signora, Torre
Pellice, 100 - Unione delle Madri, Id.,
15 - Meta Gallian Bauer, Id., 500 Soc. An. E. Crumiere, Villar Pellice,
200 - Barus Emanuele, Frali Ghigo, 10
- Guido Rostan, Id., 10 - Tron Giulio,
Rodoretto, 5. - Bertalot Enrichetta e
Maria, Pomaretto, 20 - Rag. Rasora Samuele, Novi Ligure, 100 - GardìoÌ
Giordano Rosa, 10 - Cav. Arnaldo Fontana Roux, Santa Margherita Ligure,
300.
ORFANOTROFIO FEMMINILE.
Alcuni amici, in casa del cav. Gino
Jahier, ascoltando della buona musica,
mandano un pensiero affettuoso alle
piccole orfanelle. Torre Pellice, L. 210
- Vincolo dei Valdesi degli Stati Uniti
d’America, a mezzo del pastore Pietro
Griglio, New York, per il fondç mantenimento di un’orfanella, 1000 più 1000
Hilda Bruschettini Roland, Torre
Pellice, 1000 - Ernesto Jahier, Pomaretto, 30 - Maria Ribet, Torre Pellice,
60 - Sofia Servettaz, 300 - Cav. Arnaldo
Fontana Roux, Santa Maria Ligure,
200 - Chiesa Valdese di San Germano
Chisone, domenica della beneficenza,
300 - Anita e Comm. dott. Carlo Eynard,
Torre Pellice, 100 - Soc. An. E. Crumiere, Villar Pellice, 200 - Bertalot
Enrichetta e Maria, Pons Pomaretto,
2 - Una madre riconoscente a Dio, 5 Rag. Rasora Samuele, Nòvi Ligure, 200
- Guigo Emilio, Ilda, Elvira, Erminia,
in memoria della cara Mamma, 50 Meta Gallian Bauer, Tórre Pellice, 500
- Jourdan Susanna, Id., 5 - Carlo Paschetto, Id., 10 - F. M., Id., 3 - Anna
Frache ved. Armissoglio e figlia Ester,
Torino, 50 - Giulia Monastier, Torre
Pellice, 15 - Col. Grill e Signora, Id.,
50 - Volat Luigi in memoria dì Elsa
Tron, Perosa, 20 - Siila Gherardi, Torre
Pellice, 100 - Angelo Treves e Signora,
Id., 300 - Comm. Gustavo Long, in memoria dèlia Mamma, Id., 25 - In memoria di Paola Italia Besson, proprietari
e coinquilini, Torino, 160.
Sostenitori
Pramollo: Jahier Germana, L. 1 - A.
Long, 3 - Long Emilio, 2 - Long Maddalena, 2 - Ribet G. Giacomo, 1 - Beux
Bartolomeo, 2 - Jahier Adolfo, 2 - Sappè G. Daniele, 3 - Long Enrico, 3 Peyronel Teofilo, 3 - Peyronel Giacomo, 2 - Peyronel Alessio, 3.
Ginevra: Lea Gay, 2,50 - Margot Marianne, 2,50.
Torino: Maria Cimbro Bonnet, 3
Avondetto rag. Federico, 6 - Balmas
Enrico, 3 - Col. Martinat, 6 - Saleng
Fanny, 3 - Ricca Guido, 8 - Prof. G.
Malan, 3 - Dott. Sigfrido Godine, 3 Armida Ribet Turin, 3 - Prof. P. Baridon, 8 - Decker Varese Emma, 3 Perazzi Valeriane, 10 - Bertolè Lodovica, 3 - Minetti Valentina, 3.
4
L'ECO OELLjì« valli VALLE3I
ÌM<<\n ’
:p'
‘^5" '
1 l husema San Giovanni: Frache Ida, 3
- Smma Gay, 3 - Benech Paolina,:* 3 Malan Rachele,^ 3 - Malanot Maria, 2 Prof. Pietro Gay, 3 - Jalla Clemente, 3
- Bounòus Marta, 3 - Beux Enrichetta,
3 - Odin Adele, 1 - Lapise Nancy, 3 Malan Enima, 3 - Tron Margherita, 3 Beux Emanuele, 8 Long Enrico, 8.
Torre Pellice: Elba Longo, 3 - Eynard Margherita, 2 - Dott. Ernesto
Geymonat, 5 - Bleynat Lami, 1 - Servettaz Sofia, 3 - Costabel Fanny, 3 Col. Luigi Grill, 3 - Charbonnier Giov.,
3 - Jalla Stefano, 3 - Buffa Susaima, 3
- Cattre Maria, 3 - Bertin Paolo, 3 Chauvie Alice, 8.
Pinerolo e San Secondo: Long Marta,
8 Dott. Italo Mathieu, 8 - Prof. Palma Ausonia, 3 r Bertalot Leontina’ 5 Cardon Maria, 3 - Gay Guido, 3 - Malanot Emilio, 3 - Pastore Luigi Marauda,
6 - Vicino Giovanni, 3 - Rostagno Marianna, 3 - Paschetto Ida, 3 - Paschetto
Federico, 3 - Pons Francesco, 3 - Salce,
2 - Prof. Samuele Tron, 2 - U. G. V.,
San Secondo, 4.
Angrogna: Plavan Alessandro, 3
Coisson Maddalena, 5 - Caterina Qaydou, 3 - Gay Luisa, 8 - Buffa Maria, 1.
Roma: Magg. A. Ghigo, 5.
Riclaretto: Barus Giov. Giacomo, 3 Pons Federico, 3 - Malanot Maddalena,
3 - Viglielmo Amandina, 3 - Léger
Giovanna, 3 - Boimous Caterina, 3 Venturini Paolina, 3 - Maddalena Peyran, 3 - Massel Francesco, 3.
Perrero: Ferrier Giovanni, 3 - Tron
Alberto, 2 - Aline Peyronel Pascal, 3 Peyrot Giovanni, 3 - Rostan Enrico, 3.
San Germano: Soulier Bartolomeo,
pastore emerito^ 8 - Bouchard Maddalena, 4.
Prali: Grill Stefano, 3 - Rostan Ma
ria, 8 - Rostan Enrico, 2 - Grill Edmondo, 2 - Peyrot Enrico, 1 - Pascal Oreste, 3 - Peyrot Francesco, 3 - Rostan
Stefano Luigi, 3 - Richard Luigi, 3 Menusan Pietro, 1 - Rostàn Luigi fu
Pietro, 3.
~ Massello: Micol Adelaide, 3 - Tron
Giov. Augusto, 2 - Meytre Augusto,
2,15 - Tron Enrico, 1 - Tron Maria, 2 Micol Luigi, 3.
vaiar ^Pellice: Michelin Salomon Caterina, 3 - Barolin Pietro, 2 - Barus
Crumiere, 3.
Bobbio Pellice: Catalin Eliseo, 8
Bertinat Maria, 3.
Germagnano: Fulvio Davit, 5.
Brescia: Riviera Mario, 5.
Svizzera: Roesgen, 5 - Dott. Stallé,
4 - Long Richard, 1,60.
Prof. Gino Costabel, direttore responsabile
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giornale.
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Oili, Madicinall, Profumi, Coiio.
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a Sattz - Catalogo gratia.
BELLA VITA - VIA PARINI, 1
,Hi P:ta PARINI 3
La Olita aoa ha daaoalti aa rapprauntiiiW.
CEROTTO
BERTELLI
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LUSERNA, SAN GIOVANNI <Ai»alÌ>
AlMaaaa»
.di . faanii^lia
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Chiesa Morava)
Lunedì Lettura: i Salmo 119: 197^10 Marzo 120.
Una larga porta mi è aperta in Efeso
ad un lavoro efficace, e vt sono molti
avversari. 1 Cor. 16: 9.
Che lezione! In quella cittadella del
¡paganesimo che è Efeso, Paolo vede
una porta larga, aperta ad un lavoro
efficace! Gli avversari, i vari Demetri,
lungi dallo scoraggiarlo, lo incitano alla
lotta. Più numerosi saranno i nemici,
più cruenta sarà la mischia e più fulgida sarà la vittoria! Una vera sfida
alle potenze delle tenebre!
Dinanzi ad essa, che meschina figura
fa un certo Cristianesimo, all’acqua di
rosa, dei nostri tempi! Al minimo stormir dì fronda, alla più piccola ombra
proiettantesi sul suo sentiero, eccolo
appiattato dietro al più vicino riparo,
dimentico di tutte le liberazioni passate e di tutte le promesse a venire.
A giudicare dai numerosi avversari
e dalle difficoltà che da ogni dove sorgono anche oggi, oggi specialmente, una porta larga, immensa è aperta dinanzi a noi. La guerra e il dopo guerra,
con il loro triste corteo di miserie, di
odii, di vendette e di passioni scatenate
ce l’aprono e ce l’apriranno dinanzi, come imm,ensa voragine che bisogna colmare, col lavoro ^diuturno e paziente,
perchè possa essere efficace. Non lo
scordiamo mai:
Oggi ancora come domani, la mano
di Dio, che apre e chiude le porte, non
sarà troppo corta per salvare e per dare
la vittoria!
Martedì Lettura: Marco 11: 27-33.
11 Marzo j^a tristezza, secondo Dio
produce un ravvedimento che mena alla salvezza e del quale non c‘è mai da
pentirsi; ma la tristezza del mondo produce la morte. 2 Cor. 7: 10.
Sicuro! C’è una tristezza secondo Dio.
Essa è quello stato d’animo che è
provocato dalla violazione della volontà di Dio e che è prodotta nel cuore
tìeU’uomlo dal suo Spirito. Da parte
sua, quella tristezza produce il ravvedimento di cui non c’è mai luogo di pentirsi, poiché i suoi frutti sono la salvezza. Dire che non c’è mai da pentirsi
è dire che si raccoglie da essa la gioia
più pura e la forza più gagliarda.
Quella tristezza è il retaggio delle
anime profonde e delle forti intelligenze.
La tristezza del mondo invece, che
Lutero chiamava una lordura dell’anima, è tutta in relazione alla terra, ai
suoi vantaggi perduti, alle sue speranze deluse, al nostro orgoglio offeso, .tì
nostri mali senza rimedio. E, siccome
l’anima, riempita da tale tristezza rimane avvinta al mondo ed alle sue concupiscenze, essa, come il servo della
gleba, ne segue le tristi vicende e va
alla morte.
Che vi diremo dunque, fratelli?
Questo: abbiate la tristezza secondo
Dio e così sarete sempre allegri (1 Tess.
5: 16).
Mercoledì Lettura: Marco 12: 1-12.
12 Marzo • n^nriamo anche nelle afflizioni, sapendo che VaUUzione produce pazienza, la pazienza esperienza,
e l’esperienza speranza. Or la speranza
non rende confusi. Rom. 5: 3-5.
Siamo in tema di giustificazione per
fede. L’Apostolo descrive la felicità
dell’uomo giustificato ed i motivi che
egli ha di gloriarsi. Il primo di Questi
è la pace con Dio (v. 1); il secondo è
1 accesso alla grazia (v. 2); il terzo sono
lé afflizioni. Sì, anche nelle afflizioni,
l’Apostolo si gloria. Esse sono, è vero,
come ogni forma di male, una conseguenza del peccato, e, come tali, non
possono essere altro, per gl’inconvertiti,
che una causa di terrore. Ma, per il figlio di Dio, esse carpbiano di carattere,
diventano un mezzo salutare di umiliazione, e, via via, per sentieri sconosciuti al mondo, conducono sulle più
belle vette. Dì tappa in tappa, si conquista cosi, successivamente, la vetta
della pazienza che non è altro se non
la sofferenza sopportata con calma; poi
quella dell’esperienza o della prova vittoriosa; e, finalmente, quella della speranza dalla quale si possono contemplare i celesti orizzonti.
Cuore afflitto, fratello mio, ascendile
tu pure quelle vette e l’anima tua godrà, in alto, la pace perfetta senz’ombra
di confusione!
Giovedì Lettura: Marco 12: 13-17.
13 Marzo Siate ripieni dello Spirito,
parlandovi con Salmi ed inni e canzoni
spirituali cantando e salmeggiando col
cuor vostro Signore. Ef. 5: 19.
Conoscere l’amore di Dio, vuol dire
cantare. Eppure una concezione strana
della pietà ci consiglia, talora, di non
cantare. Un po’ dovunque, ed anche
qui in queste nostre Valli, Quando soffia l’avversità non si canta più.
A Babilonia, gli esiliati avevano appeso le loro cetre ai salici del fiume,
noi le appendiamo ai faggi dei nostri
monti.
Abbiamo torto! Il canto non è solo espressione di facile allegria, ma anche
di dolore, di speranza e di fiducia.
Non si canta solo alla luna, ma si
può cantare « al Signore » anche sopra
im letto di sofferenza. Davide cantò il
suo tristo peccato. Paolo cantò la sua
gioia, nei ceppi; perchè dunque non
canteremo noi il nostro dolore e la nostra ansia?
— Ma la via è lunga, difficile e sassosa!
— E che, per ciò? Cantiamo; Essa si
abbrevierà e si spianerà.
— Ma il nostro carico è pesante assai!
— Cantiamo: saremo alleviati e procederemo più spediti.
E anche se in fondo alla nostra strada scorgeremo la morte, cantiamo ancora: Cristo non cantò egli « l’inno » in
vista della croce?
« O voi che camminate sulle vie, cantate » (Giud. 5: 10).
Venerdì Lettura: Marco 12: 18-27.
14 Marzo Vedete di quale amore ci è
stato largo il Padre, dandoci di essere
chiamati Figliuoli di Dio!
1 Giov. 3: 1.
Per comprendere la forza di quell’amore e di quell’appellativo, occorre
fermarsi alla parola: figliuolo.
Occorre mettere in risalto tutto ciò
che, da parte dei genitori, essa implica
di abnegazione costante, di ansiosa sollecitudine, di affettuosa tenerezza, di
perdoni rinnovati, di tatto, di dolcezze,
di carezze, e, da parte dei figli, ciò che
implica di ingenua ammirazione, di cieca fiducia, di rispetto, di ubbidienza e
di amore.
Occorre fare tutto ciò e, a lavoro
compiuto si dovrà ammettere di essere
ancora lontano le mille miglia dall’imagine, racchiusa in questa espressione:
Figliuoli di Dio!
Ma se l’uomo può difficilmente figurarsi quello che significa un tale appellativo nel linguaggio di Dio, egli può
misurare il valore e la tenerezza quando si rivolge a Lui coll’espressione profondamente umana di: Padre!
Per ciò fare, però, occorre aver ricevuto lo .spirito di adozione. Per esso
solo gridiamo: Abba Padre! E quello
solo che ci attesta che siamo Figliuoli di
Dio (Rom. 8: 14). Lettore mio, quello
spirito, l’hai ricevuto?
Sabato Lettura: Marco 12: 28-34.
15 Marzo Jn ogni cosa ci raccomandiamo come ministri dì Dio, per una
grande costanza nelle afflizioni, nelle
necessità, nelle angustie.
2 Cor. 6: 4.
I naturalisti assicurano che certe
piante, come la quercia, posseggono radici tanto approfondite quanto è alta
la loro ramatura. Quelle immense radici sono dovute ai venti impetuosi che,,
soffiando su quegli alberi, più degli altri esposti alle raffiche le
costringono ad aggrapparsi con forza al suolo e, per conseguenza, a fortificarsi maggiormente e a svilupparsi.
E’ cosi che agiscono sull’animo del
credente le afflizioni: esse affondano
sempre più le radici della sua vita spirituale.
Questo sviluppo, però, è ottenuto
con un lavoro costante, di ogni giorno,
e di ogni ora. Invisibile all’occhio umano, si fa palese solo per i suoi frutti
di carità non finta, di longanimità, di
benignità, « in seno alla gloria, come in
seno aU’ignomìnia ».
L’Apostolo Paolo, quella quercia gigante, battuta dalle tempeste come
nessuno fu mai, poteva dire di raccomandarsi per la sua grande costanza in
tutte le sue afflizioni e le sue angustie.
E tu, amico lettore, puoi similmente'
raccomandarti per la tua costanza?
Ricordati: « Chi avrà perseverato sino alla fine, sarà salvato ».
ENRICO TRON.
Domenica 16 Marzo
Leggere la meditazione in prima pagina.