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r
I
Anno 115 - N. 23
8 giugno 1979 - L. 250
^Dedizione in abbonamento postale
Gruppo bis/70
TAVOLA VALDESE
10066 TORRE FELLICE
deüe valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
PROTESTANTI IN ITALIA
Perché parliamo tanto
di noi stessi?
Una domanda aperta a risposte negative e positive - Necessità di
continuare il discorso con un serio esame delle nostre motivazioni
le
Contro
divisioni
Perché parliamo tanto di noi
stessi? Mi sono posto questa domanda di ritorno dal convegno
pastorale di Milano sul tema
« Essere protestanti oggi in Italia, come e perché » e davanti alla lettera di un fratello e amico
da sempre che mi faceva notare
questa strana — e forse preoccupante — tendenza dei nostri
giorni.
In effetti sembrano essersi
moltiplicate, in questi ultimi tempi, le occasioni, colte e create,
di parlare di noi stessi come
evangelici e protestanti. Abbiamo parlato di « Valdesi e Metodisti di fronte al Concordato »
(Claudiana); abbiamo pubblicato un inserto deH’Eco-Luce su
« Protestanti ieri e oggi » (la cui
alta tiratura, basata sulle prenotazioni, sembra fare eco a questa tendenza); nel circuito abruzzese stiamo per varare un opuscolo di tipo evangelistico intitolato « I cristiani evangelici: chi
sono e cosa pensano »; stiamo
lavorando ad un volumetto divulgativo su « Chi sono i protestanti » (Claudiana); abbiamo
presentato ampiamente il protestantesimo in un numero di Critica Sociale dedicato alle elezioni europee (vedi nelle pagine interne la nostra rubrica chè in
questo caso potrebbe intitolarsi
« cosa diciamo di noi sui giornali »); stiamo discutendo il nostro protestantesimo italiano in
una serie di incontri pastorali,
preludio di altri dibattiti a vari
livelli ecclesiastici.
Come valutare questo fatto? È
difficile dare una risposta univoca; le risposte possono anzi essere molto diverse.
Indizio negativo
Il parlare di noi stessi può essere l’indizio negativo di una
realtà preoccupante. Se guardiamo agli scritti biblici che sono
il nostro costante punto di riferimento non possiamo non notare che i loro autori solo raramente e in via del tutto eccezionale parlano di loro stessi. La
centralità della Parola di Dio,
infatti, è tale che ogni spazio
per loro stessi — pur in relazione alla Parola — sembra essere
se non del tutto precluso per lo
meno ridotto al minimo. E d’altra parte l’identità degli scrittori biblici (e cioè la loro relazione
con la Parola) è talmente chiara
da non far problema e da non
necessitare un discorso, un’analisi introspettiva e un’affermazione rivolta all’esterno, che non
sia la predicazione centrata sull’annuncio del Cristo.
Visto in questa prospettiva il
nostro parlare di noi stessi può
significare che si va perdendo la
centralità di una Parola di Dio
pericolosamente marginalizzata e
che si aprono perciò spazi via
via più ampi per parlare di noi
stessi — sia pure in relazione alla Parola stessa. E nella stessa
linea, il nostro parlare di noi
stessi può significare che abbiamo smarrito la nostra identità
più profonda, il nostro « io so in
chi ho creduto », e che perciò
questa stessa identità comincia
a far problema in una catena di
discorsi volta a volta dubbiosi o
asseverativi centrati sul nostro
essere protestanti.
Non possiamo certo escludere
la presenza di questa tendenza
nelle nostre chiese e nella nostra
vita. E’ in fondo la tendenza
di sempre a sostituire alla difficoltà dell’Evangelo qualcosa di
più semplice che sia — pensiamo — più facilmente afferrabile: una tradizione storico-religiosa, o un comportamento etico valido di per sé e quindi’ —
Luna o l’altro — presentabile in
modo autonomo. Se le cose stanno così, se questo è il motivo profondo del nostro parlare di noi
stessi, è indubbio che si tratti di
un indizio negativo di una realtà
preoccupante.
Indizio positivo
Ma lo stesso fatto può essere
anche l’indizio positivo di una
realtà rallegrante. Il nostro parlare di noi stessi può essere sintomo del superamento di un certo complesso teologico ed ecclesiastico. Per anni abbiamo avuto una specie di ritegno a parlare di noi stessi secondo una
concezione teologica che reagiva
— in modo forse estremistico —
alla tendenza precedente, af sottolineare l’esperienza soggettiva,
la persona del credente. Nello
stesso tempo per anni abbiamo avuto una specie di pudore nel presentare — in pratica
nel non presentare — ai non
evangelici le nostre chiese: erano così fredde, così chiuse, così
arretrate, che le ritenevamo assolutamente inadatte ad essere
un terreno d’incontro. E così abbiamo incontrato i cattolici di
base, gli atei, i marxisti, gli uo
mini del nostro tempo fuori del
nostro protestantesimo ecclesiastico, ad Agape, a Cinisello, nelle
comunità di base, ma non nelle
nostre chiese, così poco adatte
a questi incontri.
Può darsi che questa specie di
complesso si vada sciogliendo e
che il nostro parlare di noi stessi come protestanti sia un segno
della accettazione di noi stessi
che è indispensabile per esistere
come individui e come chiese.
Non già che le nostre chiese siano improvvisamente cambiate,
siano diventate luoghi caldi e accoglienti, modelli di estroversione fraterna e di apertura. Ma
forse, più che in passato, cominciamo ad accettare noi stessi, a
riconoscere che non esiste predicazione disincarnata, astratta,
che prescinda dal « corpo » pur
così fragile e poco funzionale che
noi siamo. A Pentecoste a Torino un fratello proveniente dal
cattolicesimo, parlando alla chiesa che lo accoglieva come nuovo membro, ha détto 'di non aver
compreso l’Evangelo se non
quando ha avuto una famiglia
di fratelli e sorelle in cui vivere.
Se il nostro parlare di protestantesimo non è un’alternativa al
parlare del Cristo ma è presentare ad altri e a noi stessi, in
modo autocritico ma realistico,
il luogo concreto in cui si è realizzato per noi rincontro col Signore Gesù Cristo, allora quella
parte del nostro parlare che ha
per oggetto noi stessi può essere un elemento di autocoscienza
e di riconoscenza.
Franco Giampiccoli
(continua a pag. 2)
Nella società in cui viviamo
milioni di persone vivono ai margini, senza possibilità di realizzarsi. Stiamo andando verso il
crollo della vita associata. Se ci
guardiamo intorno constatiamo
d'aver costruito una società diseguale e fragile, una statua opulenta che si regge su piedi d'argilla (per usare l’immagine di
Daniele): la natura viene inquinata e devastata a vantaggio di
pochi e a danno della maggioranza e di coloro che devono ancora nascere. Siamo tutti responsabili di questa situazione. Ma la
chiesa — si dirà — è veramente
responsabile dell’attuale crisi
ecologica e di civiltà?
Cerchiamo una risposta mantenendo in tensione due testi biblici apparentemente lontani ma
che si illuminano a vicenda. Eccoli;
« Dio prese dunque l’uomo e lo
pose nel giardino d’Eden perché
lo lavorasse e lo custodisse »
(Gen. 2: 15).
« Poiché in lui (Gesti Cristo) si
compiacque il Padre di far abitare tutta la pienezza e di riconciliare con sé tutte le cose per
mezzo di lui, avendo fatto la pace mediante il sangue della croce... » (Col. 1; 19).
Nelle parole della creazione co- ■
gliamo il collegamento tra l’uo- '
mo (« immagine di Dio ») e la
natura; egli che è “custode" del
creato un giorno, come ogni
custode, dovrà rendere conto di
ciò che gli è stato affidato.
La realtà di oggi, però, calza
male con questa antica immagine: infatti l’uomo moderno non
ha più una relazione immediata
con la natura. Né le cose vanno
meglio sul fronte delle relazioni
con gli altri uomini e con Dio.
L’uomo è diviso in se stesso ( tra
ciò che è corpo e ciò che è anima), è diviso dagli altri uomini
(lotte di classe e crisi della civil
________RIFLETTENDO SULLA MORTE DI AHMED ALI’ JAMAL
E’ questione di indifferenza
Ahmed Ali Jamal, cittadino
somalo, è stato arso vivo a Piazza Navona in Roma qualche
tempo fa; il fatto ha destato un
certo scalpore ma non troppo;
si trattava in fondo soltanto di
un negro, forse rifugiato politico che non è riuscito ad inserirsi nella città. Tra i vari commenti mi ha colpito quello del
quotidiano « il Manifesto » dove
il giornalista L. P. nella ricerca
delle motivazioni del delitto tra
l’altro scrive : « Fiorisce oggi una
forma di razzismo universale
che è violenza verso chi è più
debole e più esposto come la
donna, il vecchio e chiunque capiti sotto mano; può essere sadismo fine a se stesso, nazismo
individuale o di gruppo...; ma il
punto — precisa l’articolista —
non è questo. Cospargere una
persona di benzina o d’altro, in
un angolo della strada^ darle
fuoco, carbonizzarla, partirsene
via in motocicletta non è questione di barbarie e neppure di
ferocia. È questione di indifferenza ».
Bruciare un uomo in Piazza
Navona, in una sera di mezza
estate, diventa la stessa cosa che
prendere il gelato al bar dell’angolo. Allora non c’è più salvezza. Il cronista aggiunge ancora;
« Questa indifferenza, questa ferocia terribile, ma minuscola e
senza gloria, regola oggi la nostra vita quotidiana, quella di
tutti... ».
Non ho potuto fare a meno di
pensare che seppur in un diverso contesto il termine indifferenza ritorna anche spesso nelle relazioni delle nostre chiese.
Con tristezza, devo dire, accettiamo questa parola con rassegnazione come una malattia senza rimedio; non riflettiamo cioè
alle conseguenze che questo
comportamento determina nella
vita stessa della comunità e nei
rapporti all’esterno. Pensiamo
per un attimo alla spessa muraglia che si crea con la nostra indifferenza nei rapporti con gli
estranei che entrano per la prima volta nelle nostre chiese o
che cercano di scoprire un clima di amicizia e vero amore in
mezzo a noi; pensiamo alle migliaia di immigrati che spesso
non hanno trovato nelle nostre
comunità la famiglia dello Spirito bensì, un ambiente freddo,
indifferente al loro dramma. Indifferenza. Una tragica malattia
che può degenerare fino al disprezzo per il « diverso », somalo, o tzigano che sia.
Ci sia di stimolo e di richiamo
una preghiera di Michele Quoist
sul tema dell’amore : « Signore
tu mi hai chiesto di amare tutti
i miei fratelli... eppure io sono
tranquillo in casa mia... mi sono
organizzato, insediato... mi son
creato una fortezza... Ma tu mi
hai chiesto di aprire la porta...
ed ecco ho subito sentito il grido
d’un uomo... e ho intravisto tanti uomini che mi scrutavano...
non sapevo che fossero così vicini, in casa, nella strada, nell’ufficio; quando poi ho spalancato
la porta, li ho visti tutti con la
mano tesa, con lo sguardo teso,
aspettavano tutti una parola,
uno sguardo che desse loro la
Speranza... E dopo i vicini sono
venuti quelli di lontano carichi
di bagagli di ingiustizie, odio,
sofferenze, peccato; anche loro
avevano fame d’amore, di Speranza... Signore come faccio? e
la mia situazione, la mia famiglia, la mia tranquillità; la mia
libertà e me stesso? Non c’è più
posto per il mio io in me».
Il Signore ha così, risposto :
« Dal momento che quelle creature sono entrate da te hai guadagnato tutto perché io sono
scivolato in mezzo a voi tutti ».
Gustavo Bouchard
tà), è diviso dalla natura (crisi
ecologica), è diviso da Dio (crisi
di fede). Conclusione: tutta la
creazione è divisa. Rileggendo le
prime pagine della Bibbia ci si
rende subito conto che protagonista principale di questa divisione non è Dio ma l’uomo. E
tutti noi accettiamo la divisione del creato come un destino
a cui non si può sfuggire e contro cui non vale proprio la pena
di lottare.
Non era così per gli uomini
dell’Antico Testamento: la teologia ebraica era legata ad una visione globale del mondo. Non
solo l’uomo, ma anche la sua
cornice. Noi abbiamo dimenticato la cornice per occuparci solo
del quadro. Ma il nostro compito non è forse quello di tentare
di parlare in nome di Dio creatore e redentore « di tutte le cose »? Non dimentichiamo che
quella stessa Parola creatrice di
Genesi diventa in Cristo Parola
di riconciliazione rivolta al mondo, all’umanità intera!
E a partire da qui inizia la
nostra battaglia quotidiana. Non
più il cieco destino, la fatalità
o cose del genere ma una lotta
precisa contro ogni barriera in
nome della riconciliazione operata da Cristo, lina battaglia con• tro la divisione tra corpo e anima, contro le divisioni tra gli
uomini, contro la nostra divisione dalla natura, perché la riconciliazione di Cristo si estende a
tutto il creato.
Se il credente — come afferma
l’apostolo — (/ Cor. 3: 9) è collaboratore nell’opera redentrice di
Dio non possiamo tirarci indietro né come singoli, né come
chiese poiché il Signore fa appello alla nostra diretta responsabilità. Non possiamo anche noi,
adeguandoci alla mentalità corrente, dividere la crisi della natura dalla crisi dell'umanità, dividere la crisi della civiltà dalla
crisi dell’energia, la crisi della
teologia dalla crisi della cultura... Non possiamo dividere la
creazione dalla sua redenzione
pur sapendo che quest’ultima
supera i confini dei nostri cieli e
della nostra terra.
Perciò, nella coscienza dei nastri limiti e del nostro peccato,
vorremmo — di fronte al Signore — porci come segno di riconciliazione in un mondo diviso.
Non possiamo più accettare come un atto di fede gli imperativi
degli scienziati, dei politici e degli economisti. Non vogliamo accettare più niente a 'scatola chiusa’ perché abbiamo capito che in
definitiva tutto si collega ad una
logica di distruzione e di morte
(come la storia di questi anni
dimostra). Questo non vuole dire che non rispettiamo l’autonomia della scienza, della politica o
dell’economia ma vuol dire che
vogliamo conquistare una visione completa del mondo. Nel progetto di redenzione di Dio non
ci sono compartimenti stagni. In
realtà tutto è legato (uomo e natura) e su tutta la creazione che
'geme insieme ed è in travaglio’
(Rom. 8: 22) s’innalza un fatto
concreto: la croce di Cristo. S’in'nalza cioè la riconciliazione di
Dio col mondo: essa ci ricorda
che ogni cosa ha ricevuto una
testa che governa. Se il nostro
essere chiesa non avrà altra forza ed autorizzazione che questa
parola di riconciliazione noi possiamo, in un mondo pieno di
idoli, affermare l’unicità di Dio
e il suo progetto di redenzione.
Critiche e denunce però non
Giuseppe Platone
tcontinua a vag. 2)
2
8 giugno 1979
I
PALERMO: CONFERENZA DEL IV DISTRETTO
Alla ricerca di una strategia
Dibattito sulla diaconia - S’incontrano segni di speranza nella crisi di civiltà che investe la
chiesa? - Come essere missionari nel sud?
Negli ultimi giorni di questo
maggio dal caldo clima metereologico e politico, in cui si
tenta l’analisi di ima situazione
che esige soluzioni, impegni precisi, volontà di lotta ad oltranza nei confronti dell’apparente
rassegnazione, anche i delegati
alla Conferenza Distrettuale del
IV Distretto hanno tentato a
Palermo, di fare il punto della
situazione, alla ricerca di una
strategia in questo Mezzogiorno
dai complessi e sempre irrisolti
problemi.
Tra i temi che si sono affrontati, ritengo che quello della
«Presenza protestante nel sud»
e quello delle « Opere nella chiesa », siano stati i più importanti.
e ben organizzata. Errori, critiche, incomprensioni, soluzioni,
impegni rinnovati, non possono
non tener conto di questa realtà.
Il problema della chiesa non
è tanto quello del perché esercitare la diaconia, quanto quello del come rendere possibile
im servizio nell’attuale società
tenuto conto della nostra volontà di solidarietà ma anche della
limitatezza dei nostri beni. La
nostra chiesa deve interrogarsi seriamente sul-signiflcato e
sui modi di attuazione della diaconia. Questo compito non è
facile ma necessario e deve riguardare tutti. Pertanto:
— propone che il problema venga risolto tenendo conto delle diverse situazioni concrete e delle
reali necessità cui si intende sopperire, trovando dove è necessario ogni strumento per superare le
difflcoltà economiche e prendendo
in seria considerazione', dove è possibile, l’eventualità di adeguare le
nostre iniziative alte nostre reali
possibilità ».
Le opere
« La Conferenza Distrettuale dopo
un ampio dibattito sul problema del
finanziamento pubblico alle opere
della chiesa.
Quello delle opere rappresenta
un problema di cui si avverte
la complessità e che purtroppo
è affrontato solo settorialmente,
mentre è da parte di tutti che
dovrebbe ricevere attenzione.
Troppo limgo sarebbe tentare di
spiegare questa dicotomia tra
chiesa e diaconia della chiesa,
tra comunità locali,e opere particolari. Se essa si verüica, le
colpe sono tanto delle une quanto delle altre. Nel nostro Distretto però non si possono nascondere sentimenti di solidarietà
sia con quanti necessitano del
nostro aiuto che, per la sua
esigmtà, vuol essere più significativo che determinante, sia
con quanti praticamente a questo aiuto hanno saputo dedicare
il loro impegno spesso totale.
È certo che stiamo vivendo
un momento particolare di trapasso. È finita l’epoca dell’improwisazione e della beneficenza. Quella attuale infatti è la
fase della diaconia responsabile
— ribadita la necessità di rifiutare ogni forma di sovvenzione che
abbia i caratteri del privilegio e che
tenda a favorire la speculazione
privata e confessionale.
— considerato che le nostre
Opere Sociali intendono ovviare,
pur nella loro limitatezza, ai ritardi e alle inadempienze delio Stato
nelle funzioni che gli attribuisce la
Costituzione,
A taluno quest’ordine del giorno è apparso non esplicito, ad
altri ha dato l’idea d’un compromesso, comunque è certo che la
più grande preoccupazione è
stata quella di non dover giungere a decisioni affrettate perché le decisioni ultime devono
scaturire solo da im dibattito
sinodale sereno e responsabile.
Pur nelle evidenti contrastanti
posizioni di una vasta maggioranza a favore delle sovvenzioni
ed una esigua minoranza contro,
la Conferenza non s’è dunque
trincerata dietro il muro di posizioni radicalizzate, ma si è
lasciata guidare piuttosto da serenità e responsabilità.
Presenza protestante
nel Sud
—rilevato che con le nostre forze non possiamo far fronte all'aumento dei costi di gestione e dei
miglioramenti necessari per ottemperare agli obblighi previsti dalle
Leggi dello Stato,
— nella certezza, che, soprattutto nel Sud, le nostre opere svolgono un ruolo importante nel quadro della testimonianza evangelica.
— auspica che il problema non
venga affrontato solo in termini
generali e che si eviti ogni contrapposizione e radicalizzazione
ideologica.
Nelle loro relazioni la Commissione Esecutiva Distrettuale e la Commissione d’esame sul
tema della presenza protestante
nel Sud hanno concordato nel
constatare il clima di crisi nel
quale attualmente tutti ci dibattiamo. Non che questa crisi
sia una scoperta recente o un
fatto alla moda, infatti dice la
CED « il Signore non ha mancato d’inviarci fratelli in fede
dotati di spirito avvertito, i quali ci hanno dato dei segni d’allarme ». Non si tratta solo di una
crisi della chiesa: come rileva la
FEDERAZIONE FEMMINILE VALDESE
Un rapido viaggio nel sud
Da anni era stato programmato di visitare le Unioni Femminili del Sud, da Catanzaro a Palermo, finalmente siamo riuscite a
realizzare questo viaggio ed ora
abbiamo il cuore pieno di ricordi e di riconoscenza!
è stata un’esperienza
bella, positiva e confortante: abbiamo trovato pastori e comunità pronti a riceverci e ad offrirci ospitalità con spirito fraterno, abbiamo potuto avere uno
scambio di idee sulle nostre esperienze, sentire altre voci e spiegare il nostro lavoro, sempre su
di un piano di affettuosa comprensione.
La prima tappa è stata Catanzaro, ventosa, appollaiata così in
alto che pareva di non arrivarci
mai! Li abbiamo toccato con mano le difficoltà di una comunità
isolata, che ancora sente la diffidenza della popolazione cattolica e che ha come luogo di culto
un garage le cui pareti trasudano umidità. Eravamo attorno ad
un tavolo per un’agape fraterna
s e era tanta affettuosa amicizia
che si dimenticava il freddo dei
muri!
Il giorno dopo eravamo a Messina dove erano convenute le sorelle di Reggio Calabria. Peccato che nello stesso pomeriggio ci
fosse un incontro della comunità
con don Franco Barbero di Pinerolo, perciò la nostra riunione è
stata un po’ affrettata e non abbiamo potuto dire né ascoltare
come avremmo voluto le notizie
delle Unioni.
Ed eccoci a Catania dove un
bel gruppetto di sorelle ci ha ricevuto nella sala di ritrovo: lì
abbiamo constatato come non
sempre sia facile l’uniformarsi
delle esigenze delle giovani a quelle delle più anziane legate alle
attività tradizionali. Mentre un
gruppo lavora per confezionare
indumenti e generi di conforto
per l’Asilo di Vittoria e per varie
opere, altre, proiettate nella società di oggi, preferiscono riunirsi per discutere assieme i problemi femminili. Esse hanno infatti
organizzato un « Campo Donne »
ad Adelfia dal 10 al 18 luglio
prossimo per studiare vari problemi della donna (il lavoro casalingo, Tinserimento nel mondo
del lavoro, le influenze culturali,
ecc.). Ecco due tendenze nell’impostare il lavoro delle Unioni
che potrebbero coesistere, a parer nostro, ma non sempre ciò
è facile!
La tappa seguente era Pachino dove abbiamo visitato per
prima cosa l’Asilo che ospita una
sessantina di bimbi del paese. La
comunità ci ha ricevute con una
semplice e simpatica spontaneità. L’Unione Femminile di Pachino è attivissima, le sorelle si
ritrovano tutti i giovedì: lì non
si preparano bazar poiché tutte
le attività sono dirette all’Asilo,
ma le riunioni per studiare i vari argomenti proposti dal Comitato e tratti da avvenimenti di
attualità, vedono una partecipazione attiva di tutte.
Partendo da Pachino abbiamo
fatto una breve sosta all’Asilo di
Vittoria... ahimè, la sorte degli
anziani è dura e ne siamo state
rattristate pur ammirando la dedizione del pastore che si occupa personalmente di tutti i problemi degli ospiti: sono attualmente 22 e necessitano veramente di aiuto.
Infine, non vi dico con quali
mezzi e con quanti scossoni, siamo arrivate a Riesi. Qui, un po’
frastornate dal viaggio (ben tre
corriere!) siamo state accolte
con fraterna sollecitudine dalla
famiglia del pastore e dalle sorelle della comunità a cui si erano unite due provenienti da Caltanissetta. La serata attorno ad
un tavolo imbandito è passata rapidamente in un clima di affettuosa serenità che ha cancellato
lo sbigottimento creato dalla vista della grandiosità del « Servizio Cristiano » di Riesi che ci
è sembrato staccato dalla Comunità e dai suoi problemi.
Avremmo voluto fermarci, ilgiorno dopo, a salutare la comunità di Agrigento ma coincideva
con la riunione di Circuito a Caltanissetta e non ci è stato possibile organizzare un incontro.
Ultima tappa: Palermo: lì siamo state ospitate dal bellissimo
complesso della Noce e li abbiamo incontrato le sorelle metodiste, anticipando così l’integrazione delle Unioni! (Le sorelle
valdesi di Via Spezio non sono
intervenute e ce ne è dispiaciuto). Le metodiste ci hanno accolte con affetto; attorno ad una
tazza di tè abbiamo svolto un
dialogo costruttivo in un clima
di calda comprensione.
Questo è un rapido riassunto
del nostro viaggio che verrà illustrato più ampiamente nella
prima circolare dell’autunno. E
queste sono anche le prime impressioni. Il nostro discorso con
le sorelle si basano sulle parole
di Paolo ai Romani (cap. 12,
vers. 1-8) insistendo sulla necessità per le Unioni Femminili di
servire il Signore nella chiesa,
con i nostri personali doni, sia
pur modesti, con le nostre capacità, sia pur limitate, ma fondandoci sèmpre sull’amore fraterno.
Ed è con affetto fraterno che ricordiamo tutte le unioniste e le
comunità che hanno collaborato
alla buona riuscita delle nostre
riunioni, è con simpatia che ricordiamo i problemi e le difficoltà che incontrano per la diffusione della Parola, e siamo riconoscenti per l’ospitalità offertaci con tanta semplicità e spontaneità: se qualcosa abbiamo dato
con la nostra visita, certamente
molto abbiamo ricevuto!
Anita Simeonì
Commissione d’esame, essa « avviluppa tutti come credenti e
come cittadini », è « una crisi
che è crisi di civiltà».
La necessità e la ricerca d’una
linea d’impegno e di comportamento dovrebbe essere meditata dalle comunità per far fronte
a quei fenomeni che nel Mezzogiorno acquistano accenti particolari: coscientizzazione politica, religiosità popolare, rassegnazione, clientelismo, componenti sempre vive della mafia
eccetera.
Fino ad oggi non mi pare ci
sia stata da parte della chiesa
una strategia missionaria nel
sud. In genere s’è vissuto sulla
rendita, peraltro svalutata dall’emigrazione, delle fortune evangelistiche d’altre epoche, quando
l’evangelizzazione era caratterizzata dalla speranza-mito di
operare una riforma religiosa
in Italia; speranza che s’è infranta contro le tenaci opposizioni esterne d’una cultura troppo fatalmente impregnata, anche quand’era laica, di spirito
controriformistico. Ma anche
contro un istituzionalismo interno inadeguato alla reale importanza della nostra presenza
e alla mentalità meridionale in
genere.
Non c’è da stupirsi dunque se
la richiesta di forze pastorali nel
sud è spesso vista da alcune
comunità come una necessità
inderogabile. Questo sia perché
essa rappresenta una possibilità
di mediare un certo tipo di cultura, sia perché essa può rappresentare un segno di sopravvivenza della istituzione in crisi.
nevato, accolto dalla Conferenza, ma forse non in tutto il suo
particolare significato, è forse
un segno che, laddove altre generazioni si piegano dinanzi alla stanchezza ed alla disillusione, sempre, la potenza di Colui
che è risorto, sa far nascere
dalle ceneri della confusione, una
nuova speranza di vita.
Odoardo Lupi
Ma la chiesa non può né deve
ridursi ad istituzione. Molte voci si sono levate in questa Conferenza per dire che la richiesta
di forze pastorali non può essere motivata dal bisogno di
delegare a qualche presunto specialista della cultura un impegno che sono in molti a sentire
comune a tutti. Noi potremmo
richiedere molti pastori, non per
fare prediche e catechismi, ma
solo per attuare un chiaro e
necessario lavoro missionario.
Chiarezza però non mi sembra che sia emersa. Sia perché
in fondo siamo degli « improvvisatori », nel senso che i problemi che si affrontano non hanno a monte, nelle comunità, una
analisi e quindi una preparazione condotta con impegno, sia
perché s’è rimasti nel vago, cioè
senza indicazioni concrete, tanto che non si è trovato tempo
o concetti per esprimere l’auspicata linea strategica in un ordine
del giorno.
Tutti sentiamo la necessità di
orientamenti nuovi, perché tutti viviamo la realtà di una crisi
che trascende la nostra stessa
realtà di chiesa, ma specificare
cosa sia questa crisi, diagnosticare il male per attuare una
terapia possibile, resta ancora
un compito innanzi al quale non
sappiamo nascondere il nostro
disagio.
Nelle « Ceneri di Gramsci »,
Pierpaolo Pasolini diceva: «l’ora
è confusa e noi come perduti la
viviamo». Eppure, in questo nostro problematico sud, per le
nostre chiese vi sono dei segni
di speranza, forse disconosciuti
altrove. Mi riferisco al rinnovato impulso dato dalle PGEl di
Sicilia, Calabria, Campania e
Puglia alla vita delle stesse comunità. Impulso non determinato dalla fuga dalle responsabilità esterne, quasi che il ritorno verso valori tradizionali
fosse una possibilità di salvezza
nel dilagare del disorientamento e della rassegnazione, ma impulso vero, fresco, fatto di servizio e di testimonianza.
L’eco di questo impegno rin
Perché
parliamo
tanto di noi
stessi ?
(segue da pag. 1)
Il discorso continua
Altre analisi possono certo essere fatte e dovranno essere fatte. Né mancheranno le occasioni
per farle, dal momento che il tema « essere protestanti oggi in
Italia » non si esaurirà in queste
battute sulla soglia dell’estate
ma è anzi destinato verosimilmente ad essere dibattuto in modo più ampio nelle nostre chiese.
Si tratta allora — mi pare — di
impostare il problema con la
massima chiarezza di cui siamo
capaci, sapendo questo: che parlare di protestantesimo in qualche misura in modo alternativo
al Cristo significa votarsi alla distruzione come credenti e come
chiese; e che pretendere di annunciare un Cristo disincarnato
da un contesto ecclesiastico ignorato o non accettato nei suoi così pesanti limiti e nelle sue così
scoraggianti lentezze significa
tendere ad una diversa ma non
meno certa distruzione. La cosa
principale in questo dibattito
non mi sembra quindi di parlare o di smettere di parlare di
protestantesimo, bensì di analizzare lucidamente le motivazioni e il contesto del nostro essere protestanti per rispondere insieme — nel modo più rispondente alla vocazione evangelica
— alla domanda sul senso della
nostra esistenza.
F. Giampiccoli
Contro
le divisioni
(segue da pag. 1)
Hanno collaborato a questo
numero: Bruno Bellion, Dino
Gardiol, Erica Gardiol Cavazzani, Luigi Marchetti, Loide
Mollica, Paolo Ribet Giorgio
Tourn.
bastano. Sappiamo che non è
sufficiente informare, discutere,
contro-informare, capire e sviluppare una coscienza critica: tutta
questa ricerca non ha senso se
non è accompagnata da una pratica coerente. Non solo questo
ma se una volta raggiunti dei risultati si fa marcia indietro sul
piano pratico la Chiesa sarà destinata a restare a rimorchio della società riflettendone le sue divisioni. Perciò, con fermezza, su
tanti piccoli punti ormai acquisiti non si può più fare marcia
indietro: pensiamo ai pronunciamenti sinodali sul disarmo, sull'antimilitarismo, sulla richiesta
di essere informati sul 'nucleare', sul ruolo della donna nella
chiesa e nella società, sull'obiezione di coscienza, sul rispetto
e l'amore per ogni creatura. Riconosciamo che spesso la paura
di spezzare delicati equilibri, di
sconfinare dal nostro ruolo ecclesiastico e di diventare integristi, il timore — non dell'Eterno
— ma di violare le divisioni imposte dalla società ci ha relegati in chiese semi-vuote utili solo a chi le frequenta.
Se vogliamo veramente rendere un servizio alla Parola di riconciliazione è necessario che
'dentro' l'attuale crisi di civiltà
ritorni a circolare il messaggio
di Cristo capace di spezzare le
barriere e di ispirare un nuovo
modello di vita. AMEN.
G. Platone
(dalla predicazione alla
Conferenza del I Distretto)
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8 giugno 1979
GLI ORGANISMI DEL CEC - INTERVISTA A EUGENIO RIVOIR ® la testimonianza ai Slgno
Vivere senza la protezione delle armi
Uno sguardo alla recente attività del ’’Programma per il disarmo, contro il militarismo e la
corsa agli armamenti” - L’utile materiale prodotto dalla conferenza di Glion
— La Luce ha già dato notizia
delle iniziative del CEC per la
campagna antimilitarista, ma tu,
avendo partecipato ad alcune di
esse puoi darci un’impressione
diretta e complessiva.
— Ho partecipato alla conferenza sul disarmo che si è svolta a Glion, nella Svizzera francese, dal 9 al 15 aprile 1978. La
conferenza era stata organizzata dalla commissione delle
chiese per gli affari internazionali. La commissione aveva già
avuto la possibilità di organizzare, sempre a Glion, un rapporto sul militarismo dal 13 al 18
novembre del 1977. Di questi
due incontri esistono in inglese e in francese dei rapporti a
stampa che si possono ottenere
presso la sede del Consiglio ecumenico delle chiese, a Ginevra, in una di queste due lingue.
A mio parere si tratta di buon
materiale di consultazione che
potrebbe utilmente essere adoperato da eventuali gruppi di
studio che volessero formarsi
per discutere questi problemi.
— Vorresti illustrare questo
materiale per i nostri lettori?
— Il rapporto conclusivo di
Glion si divide in quattro parti.
La prima (che tratta della corsa al riarmo e delle strategie
per il disarmo) esamina in un
primo momento le dinamiche
della corsa al riarmo, poi le armi convenzionali, le armi nucleari e finisce con un paragrafo molto lungo sulle strategie
per il disarmo (« L’attuale corsa
al riarmo ci mette tutti — chiese, governi e individui — di
fronte a una sfida scoraggiante
ma urgente. Chiediamo alle-chiese di combattere i modelli ideologici basati su soluzioni militari di problemi politici e di elaborare programmi di pace immaginari ed avventurosi... ». La
vedete voi una chiesa, cioè un
gruppo di credenti che si riunisce per capire che cosa vuol dire testimoniare oggi, che cerca
di elaborare programmi di pace
immaginari ed avventurosi? Se
volete, questa è un po’ una sfida alla nostra vita di chiesa,
una delle tante che tramite anche il consiglio ecumenico vengono fatte).
La seconda parte parla del disarmo e dello sviluppo in questo
modo: prima di' tutto, lo sviluppo dell’armamento e lo sviluppo sociale; poi, in generale,
il disarmo e lo sviluppo (« c’è
un rapporto specifico e preciso
tra la corsa al riarmo e l’ordine
socio-economico »); in seguito,
anche qui, delle proposte (con
il grosso problema del posto
deirindustria delle armi nello
sviluppo di un paese): tra l’altro
la proposta di una tassa del 5%
sul bilancio militare per un fondo delle nazioni unite per lo
sviluppo...
La terza parte si occupa della
soluzione pacifica dei conflitti:
si parla dapprima dell’unica alternativa (« La soluzione pacifica di tutti i conflitti internazionali dovrebbe essere l’unica alternativa per impedire la guerra — oppure l’applicazione della forza deve essere riconosciuta globalmente ed accettata da
tutti»); poi si parla dei conflitti regionali, con molti esempi
di situazioni conflittuali di oggi; e poi, di nuovo, proposte. La
pace, in questo paragrafo, non
è vista in funzione di se stessa,
ma ci si pone l’obiettivo di « un
ordine mondiale dove regni la
giustizia, la libertà e l’uguaglianza tra i popoli del mondo ».
La quarta parte, infine, esamina i problemi teologici. Questo
ultimo aspetto, più elaborato
degli altri e pubblicato al termine di una discussione molto
animata, è visto esaminando
prima la vocazione cristiana
per la pace (« la pace che cerchiamo non è semplicemente
l’assenza della guerra, ma una
pace che è definita in modo migliore nella parola della Bibbia
« shalom », la quale esprime uno
stato positivo di giustizia, rispetto reciproco per differenze,
assistenza, salute, sicurezza, e
una comunità che abbraccia tutta l’umanità e dove c’è riguardo ed amore per tutti»). Poi si
esamina la sicurezza in un mondo minacciato da annientamento (« La sicurezza deve essere
subordinata al bene comune della società e deH'umanità... »), la
lotta contro gli idoli, la trasformazione degli strumenti di guerra, l’impegno delle chiese per una riconciliazione, la necessità
del pentimento ( « le chiese hanno Jbisogno di interrogare le loro coscienze per manifestare la
loro partecipazione al militarismo e all’industria bellica ») e
la speranza negli ultimi tempi.
— Che valore può avere una
conferenza come quella a cui
hai partecipato?
— Ritengo che si tratti di occasioni da non perdere passan
'echi dal mondo cristiano!
a cura di BRUNO BELLION
Non si può leggere
il Nuovo Testamento
senza l’Antico
Dopo il caso Paul Schulz (Amburgo), sospeso dalle sue funzioni di pastore perché il suo modo di interpretare la risurrezione e alcuni altri aspetti del messaggio biblico erano stati ritenuti non conformi alla confessione
di fede della chiesa, ora il sinodo del distretto ecclesiastico di
Salzgitter (Braunschweig) ha
adottato una analoga misura nei
confronti di un altro pastore che
aveva dichiarato di non poter riconoscere la validità dell’antico
Testamento per un cristiano.
In una dichiarazione alla stampa il prof. Walter Zimmerli, che
ha insegnato per lunghi anni Antico Testamento a Gottinga ed
ha pubblicato numerosi e apprezzati commentari su libri dell’Antico Testamento, ha ribadito che il Nuovo Testamento
non può essere separato dall’Antico. « Ogni volta che si è considerato poco importante l’Antico
Testamento, come ad esempio
nell’epoca del nazionalsocialismo,
si è anche giunti a spaventosi
fraintendimenti del Nuovo e alla sua messa da parte ».
Operatori sociali
in prigione
Due operatori sociali, un medico e un religioso, sono stati incarcerati insieme a 67 altre persone a Hong-Kong. Si tratta di
gente che abita su fragili imbarcazioni (le giunche) pigiate l’una
all’altra, che avevano manifestato, davanti al palazzo del governatore di Hong-Kong, per presentargli una petizione tendente
ad ottenere il permesso di potersi trasferire sulla terra ferma.
Hong-Kong non ammette la libertà di parola e di espressione,
per cui tutte queste persone so
no state arrestate sotto l’imputazione di aver turbato l’ordine
pubblico. Si calcola che circa
4.000 persone vivano in condizioni di estrema miseria su giunche, senza lavoro fisso e vivendo praticamente alla giornata.
Il fatto che gli operatori sociali
che cercano di alleviare le condizioni di vita disumane di queste persone, con l’aiuto tra l’altro dell’Entraide Protestante
Svizzera, siano finiti in carcere
non fa che aggravare la loro posizione.
Censura in Argentina
L’Amministrazione Postale argentina ha vietato la spedizione
della rivista cattolica « Pueblos
del Tercer Mundo » che si pubblica in Spagna a cura dell’opera missionaria vaticana. Non sono stati comunicati fino a questo momento i motivi di questa
censura preventiva.
do distrattamente accanto, beasi di occasioni da cogliere: i
segnali di allarme, la messa in
questione, la scoperta delle
preoccupazioni che qui e là si
fanno luce, la grossa mole di informazioni: la conferenza fa scoprire grossi problemi e obbliga alla ricerca di soluzioni. Ma
tutto questo avviene in mezzo
ai continui tentativi di soluzioni
diplomatiche, di ricerca di compromessi, di sostegno delle soluzioni adottate dai vari governi. Mai come in questo settore
vien da pensare alle parole di
Paolo: « La carità è paziente... ».
— Cosa possono fare le chiese?
— Darei qui una risposta molto semplice. Le chiese devono
iniziare la ricerca, dopo essersi convinte che si tratta qui di
Una questione di vita e di morte
e per la vita della nostra terra
re dei viventi.
La chiesa valdese, d’altra parte, è stata invitata a questo lavoro da un ordine del giorno
del sinodo scorso. Più che appelli ad essere in pace, molto
generici a volte e un po’ sentimentali, si prendano semplicemente in mano il rapporto della
conferenza di Glion, di cui abbiamo parlato, e il libretto della
Claudiana che è il commento
a questo programma del consiglio ecumenico (1). Gollwitzer
ce lo ricorda con esattezza: «Nel
programma antimilitarista c’è
una frase che spacca tutto. Se
si riflette a fondo sulle sue conseguenze, questa frase mira direttamente al cuore della nostra
vita personale, al centro del
mio essere cristiano. La frase
è: ”La chiesa dovrebbe sottolineare la sua disponibilità a vivere senza la protezione delle
armi”... Così, come un’isola liberata dalla paura in mezzo al
nostro popolo, vogliamo impegnarci a dar coraggio agli uomini intorno a noi, perché non
considerino più l’armamento di
oggi come la loro protezione,
ma lo riconoscano come uno dei
loro più potenti nemici e, tra
i nostri uomini politici, sostengano i saggi e i lungimiranti
contro i ciechi e i pazzi ».
(1) Helmut Gollwitzer: Vivere
senz’armi - Claudiana, Torino, 1978.
COSA DICONO DI NOI I GIORNALI
Cattolici e protestanti
Non molto tempo fa siterà già
verificato un caso analogo : il
ministero dell’istruzione pubblica aveva vietato l’uso nelle scuole di un catechismo che aveva
ottenuto l’approvazione della
conferenza episcopale argentina.
Una apposita commissione di
questo ultimo organismo aveva
cercato di stabilire contatti con
il ministero interessato ed aveva anche ottenuto una assicurazione che il divieto sarebbe stato tolto. Tuttavia fino ad oggi il
catechismo non è disponibile in
nessuna libreria, sebbene non
sia esaurito e non ne sia stata
ufficialmente vietata la vendita.
Donne e diritti umani
Circa cinquanta donne provenienti da varie parti del mondo
si riuniranno a fine giugno a Venezia per una consultazione ecumenica su « La donna e diritti
umani ». In modo particolare si
affronterà il tema delle condizioni dei prigionieri politici in
America Latina, la condizione
delle donne vittime della violenza maschile, la condizione delle
operaie in modo particolare nelle industrie tessili, la condizione
delle casalinghe. Si tratterà pure delle discriminazioni di cui
sono vittime le donne nei paesi
del terzo mondo in campo sanitario.
Critica Sociale è la più anziana rivista socialista che si pubblica da oltre ottant’anni, dopo
la fondazione avvenuta nel 1891
su iniziativa di Filippo Turati.
Nel suo numero del 18 maggio
il problema delle elezioni europee viene affrontato sotto l’aspetto della influenza che la Riforma ha avuto in Europa e del fatto che in tale sede l’incontro tra
la mentalità cattolica e quella
protestante troverà un valido
terreno di confronto. Sedici pagine sono destinate a confrontare la posizione attuale dei cattolici e quella dei protestanti con
una copertina nella quale campeggia l’immagine di un corrusco Lutero a fianco di quella di
un sorridente papa Wojtyla.
Alla presentazione del pensiero e della storia protestante partecipano: Aurelio Penna con un
largo excursus sulla influenza
che il pensiero protestante ha
avuto nello sviluppo della società europea; Ugo Gastaldi che
illustra lucidamente la presenza
protestante nella costruzione del
mondo moderno, chiarendo la
reale portata della pseudo-identità calvinismo/capitalismo, come rappresentata dai tardi epigoni del mal compreso Weber;
Giorgio Peyrot che ricorda le
persecuzioni di cui fino al Concilio Vaticano II furono oggetto
i protestanti italiani nella Repubblica del card. Ottaviani e del
ministro Sceiba; e Giorgio Spini che identifica i fermenti protestanti che diedero appoggio e
concretezza al realizzarsi in Europa degli ideali socialisti. Medaglioni inseriti nel testo illustrano la situazione degli evangelici
in Italia e alcune personalità
evangeliche europee e non, come Karl Barth, Keir Hardie, predicatore laico metodista che fu
fra i fondatori del laburismo in
CONFERMAZIONE EVANGELICA IN SEDE CATTOLICA
L’ecumene a Rovereto
Domenica 22 aprile, nei locali del
Centro culturale cattolico • desio
Rosmini -, si è di nuovo realizzata a
Rovereto l'ecumene.
Dopo il Culto della Settimana dedicata all'unità dei cristiani, di cui si
è già data notizia su queste colonne,
H recente incontro è stato particolarmente significativo: una giovane di
diciotto anni (Erica Sfredda) ha chiesto di confermare i voti battesimali e
di essere ammessa a far parte della
comuntà dei credenti professando pubblicamente la propria fede.
La catecumena aveva in precedenza presentato e discusso la propria
dichiarazione di fede davanti al Consiglio della Chiesa valdese di Verona.
Il 22 aprile ha invece avuto luogo a
Rovereto il Culto di Confermazione,
presieduto dal past. Renzo Bertalot
con la collaborazione del past. Felice
Bertinat. Erano presenti fratelli evangelici di Rovereto, di Verona, di Milano ed oltre una sessantina di fratelli cattolici della città. Era soprattutto presente una comunità: una comunità che cantava, che pregava, che
era in ascolto della Parola.
La catecumena, neH'assumere un impegno radicale di fede e di vita, ha
usato la schiettezza e la perentorietà
tipica dei giovani. A noi sembra che
questo abbia costituito il » test » dell'autenticità del nostro ecumenismo:
la capacità di ascoltarci ed accettarci
a vicenda, nella pienezza della comunione fraterna ed altresì nell'assoluta
chiarezza. In questa pienezza di amore
e di comunione la nostra catecumena
ha potuto esprimere la sua scelta personale e la stia fede, i fratelli cattolici hanno saputo ascoltarla senza ombre. Un grande passo avanti nell'ecumenismo roveretano, che da questa
esperienza è uscito certamente più
maturo, più genuino: perché ha vissuto il suo momento forte. Grazie ne
siano rese al comune Signore.
Siamo grati al Direttore del Centro « Clesio-Rosmini », don Silvio
Franoh, che per la seconda volta ci
ha generosamente concesso i locali.
Dal prossimo mese la Commissione
diocesana per l'ecumenismo ha disposto affinché una Chiesa cattolica della città sia a disposizione per i nostri culti mensili e per gli incontri
ecumenici. E. e F. S.
glese, lo svizzero Ragaz, pastore
a Basilea impegnato nella costruzione del movimento socialista svizzero, Rauschenbusch, pastore battista americano che meritò l’appellativo di « padre del- l’Evangelo sociale in America »,
M. L. King e la sua azione a favore dei negri e Kagawa Toyohiro che dal 1919 è impegnato in
Giappone a tradurre in concreti
termini sociali a favore dei « mìnimi » la sua posizione di leader
protestante del paese.
Per i cattolici la presentazione
delle posizioni attuali in Europa
è affidata a due lunghi articoli
di Andrea Bertoluzzi e di Umberto Giovine, cui sembra di poter identificare la posizione di
papa Wojtyla in quella dell’« Europa delle patrie », che già fu
quella di De Gaulle e che è ancora in larga parte quella della
classe dirigente francese. E, a
nostro giudizio con qualche ottimismo, si vede in Comunione e
Liberazione un movimento che
potrà riuscire a sganciare la
Chiesa dalla Democrazia Cristiana.
La data scelta per la pubblicazione di questo dossier fa nascere il sospetto che un qualche interesse elettorale lo abbia motivato. Ma due cose comunque rimangono :
— la « originalità » del richiamare all’attenzione pubblica come la costruzione dell’Europa
comporti non solo confronti economici o costituzionali, ma anche confronti di mentalità e ispirazioni « religiose » tra le quali
quella protestante non è più, a
livello europeo, secondaria e sostanzialmente emarginata ;
— il fatto che, come molto raramente avviene, una rivista a
circolazione nazionale e indubbiamente « secolarizzata » riconosce l’influenza concreta ed incisiva che distinte concezioni
« religiose » hanno avuto ed hanno, volenti o nolenti, nello sviluppo della storia.
* * *
Il Secolo XIX del 17 maggio
ritorna sulla storia della Chiesa
Evangelica di Favaie in sede dì
recensione del libro pubblicato
sull’argomento dal pastore Sanfllippo. Delle recenti celebrazioni abbiamo già avuto occasione
di parlare in precedenti numeri.
* iH *
Su Stampa-Sera del 21 maggio
si racconta della visita che un
gruppo di torinesi, nel quadro di
iniziativa dell’assessorato al turismo di Torino, ha reso alla zona «valdese» della Val Pellice,
facendo centro ad Angrogna e
concludendo al museo di Torre
Penice. Molta simpatia per questo mondo valdese legato ai ricordi della sua Fede e impegnato nella organizzazione di una
vita migliore per i suoi componenti.
Niso De Michelis
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8 giugno 1979
SUL CENTRO DIACONALE DI PALERMO
Piramidi in Sicilia
L’articolo di Ermanno Genre « Due colossi e una baracca »,
pubblicato sul n. 17 del 27.4.’79
ha suscitato alcune vivaci reazioni. Pubblichiamo
in questa pagina i contributi di Pietro Valdo Panasela
e di Archimede Bertolino, rinviando
al prossimo numero una descrizione — sempre
ad opera del past. Panasela — dell’attività
attuale del Centro diaconale di Palermo.
Dopo aver letto l’articolo del
pastore E. Genre, « Due colossi
e una baracca », i turisti evangelici sapranno che le piramidi
non sono solo in Egitto, ma anche in Sicilia e precisamente a
Palermo e a Riesi. Ma si tratta
di piramidi di cemento armato,
risultato di una sbagliata « teologia del cemento » Ma credo
che il discorso sia troppo serio
per quanti siamo a Palermo impegnati da 20 anni, a Riesi da 18,
in questo senrizio, per limitarci
a fare della ironia o lasciar correre. Devo anzi dire che ci fa male al cuore leggere squalifiche
così affrettate e superficiali, di
opere che meritano almeno rispetto per le sofferenze, i sacrifici che sono costati e costano a
tanti giovani italiani e stranieri
che, in molti casi, hanno rinunziato ad una carriera più redditizia, ad una casa, ad una famiglia, ma che forse hanno solo il
torto di non avere aderito alla
EGEI, o di non avere partecipato ai campi di Adelfia.
Due ’’colossi”
Parlare, come dal titolo, di;
« Due colossi e una baracca »,
per qualificare in base alle rispettive cubature di cemento le
opere di Riesi, di Palermo e di
Adelfia, metterle a confronto, significa confondere natura, scopi,
funzioni di opere assolutamente
diverse.
Le strutture « colossali » di Palerrno e di Riesi accolgono centinaia di fanciulli durante tutto
l’anno.
Adelfia, posta sul mare, è agibile solo durante i mesi estivi.
A meno che il segretario della
EGEI voglia costruire o si rammarichi che non sia stata costruita una terza piramide ad Adelfia.
Quanto poi al fatto che « le grandi piramidi di Riesi e di Palermo hanno calamitato sproporzionate forze uipane e ancor più
sproporzionato denaro », vorrei
rassicurare il segretario della
FGEI che è stato provvidenziale
che ciò sia avvenuto. Ne hanno
beneficiato intere popolazioni a
Palermo e nella Valle del Belice, migliaia di fanciulli e di giovani che hanno ricevuto educazione, istruzione, hanno scoperto un senso nuovo della vita. Ai
Natanaele del nostro tempo, che
all’italiana, stanno « al sentito
dire » diciamo piuttosto « Vieni
a vedere» (Giov. 1:46). Non ci
risulta infatti che il collega Genre sia mai venuto a Palermo.
A Riesi non sappiamo attraverso quali occhi abbia visto e
attraverso quali orecchie abbia
udito. Non sta a me intervenire
sui suoi apprezzamenti sul Servizio Cristiano.
Quanto al danaro « calamitato » a Palermo e a Riesi, con
ogni probabilità, esso sarebbe
andato, non ad Adelfia, né alle
nostre opere minori, ma a Danilo Dolci di Partinico, a Lorenzo
Barbera di Partanna (che hanno
trovato consenso in alcuni settori dei nostri ambienti) che hanno anche tanto ricevuto, ad altre opere del Terzo Mondo. Perché Genre non parla anche della
piramide di Mirto a Partinico?
Che Adelfia sia solo una « baracca » non è esatto, infatti è costituita di costruzioni in muratura.
Preteso fallimento
L’articolo de « La Luce » mi
consente di allargare un discorso aperto da « Gioventù Evangelica ». Si dice, e si ripete, che le
chiese locali non hanno voluto,
né accettato queste opere. Non
credo che il giudizio della chiesa locale, ammesso che quello
che si dice sia vero, debba essere considerato in assoluto.
La Chiesa per noi non è infallibile. Le chiese locali hanno disertato il campo teologico di
Adelfia e per 5 anni non ne saranno organizzati altri.
Eppure il collega Genre, venuto dalle Valli, dice che « da questa piccola realtà (Adelfia) sembra emergere una premessa per
il futuro della presenza evangelica in Sicilia ». Ce lo auguriamo
di tutto cuore!
Ma purtroppo i campi di Adelfia sono stati disertati per molti
e validi motivi e hanno suscitato vivaci reazioni in seno alle
nostre comunità e anche l’ambiente esterno ha reagito in modo tutt’altro che edificante.
Sono convinto che le nostre
opere devono essere collegate alle chiese e devono dare una testimonianza chiaramente evangelica. Ho sempre sostenuto il
principio 'che predicazione dell’Evangelo e Diaconia sono due
aspetti di una stessa realtà e sono inseparabili. C’è chi sostiene
fra noi che le nostre opere debbano rendere solo una testimonianza implicita.
Ma non credo che ciò sia possibile perché è vero che « noi
non possiamo non parlare delle
cose che abbiamo vedute e udite » (Atti 4: 20).
Il nostro Centro di Evangelizzazione della Noce è sorto fin dal
principio come naturale espansione della testimonianza resa all’Evangelo attraverso la nostra
diaconia. I nostri fratelli meto
disti, dopo la demolizione del
loro tempio di Via R. Pilo, chiesero di unirsi al nostro Centro di
Evangelizzazione che è, grazie a
Dio, in espansione nel quartiere
e nella città.
Villaggio Speranza
Si dice ancora che: « In Sicilia è stato un errore privilegiare l’opera "assistenziale” p. e.
del Villaggio Speranza di Vita,
piuttosto che quella "politica"
di Adelfia. Tanto più, si dice, che
il tentativo di creare, a partire
dal Villaggio, uno spirito comunitario e cooperativistico, è fallito alla partenza ».^
Un "errore” (?) da parte di
chi? Delle nostre "autorità ecclesiastiche”? Degli enti e dei privati che hanno donato direttamente ed esplicitamente per assicurare delle case a delle famiglie terremotate di Vita? Ma chi
avrebbe potuto impedire questo
slancio di fraterna generosità
squalificata come "assistenziale”
e non politica? Come qualificare
allora l’azione dello stato che
per costruire una sola casa (come è avvenuto nella vicina Salemi) ha dovuto spendere da 40 a
50 milioni di lire, mentre la costruzione di ben 22 case del Villaggio Speranza è costata, compreso l’acquisto del terreno, solo
120.000.000 di lire?
(Queste cose in Sicilia sono note in tutti gli ambienti, anche in
quelli politici che ci hanno dirnostrato il loro apprezzamento.
L affermazione che « lo spirito
comunitario e cooperativistico è
fallito alla partenza », è tendenziosa e destituita di fondamento. Certo non è facile creare e
sviluppare uno spirito comunitario, neppure nelle nostre cornunità. Ma è vero il contrario
di quanto si dice riguardo al Vii
laggio. Due cooperative infatti
sono state formate, una agricola
e l’altra artigianale femminile
per la tessitura a telaio.
Cattedrali
nel deserto
Il Centro Diaconale di Palerrno e il Servizio Cristiano di Riesi sono sorti indipendentemente
l’uno dall’altro, iniziati da persone aventi doni diversi, in ambienti diversi, in risposta a particolari esigenze locali ma con
molti aspetti e caratteri comuni.
La pomposa espressione con
cui li si vuole gratificare è esagerata se si vuole alludere alla
loro estetica; non vera se si vuole alludere ad una pretesa soli
SUL SERVIZIO CRISTIANO DI RIESI
Una visita frettoiosa?
Ho letto quanto scrive Ermanno Genre sul n. 17 de « La Luce »
sotto il titolo « Due colossi e una
baracca » e mi ha fatto pensare
che circa 30 anni fa ad Agape
mentre lottavamo contro difficoltà interne ed esterne, un giorno
mi fu chiesto di accompagnare
un gruppo di visitatori della nostra chiesa venuti da Torino per
vedere cosa facevamo ad Agape.
Mentre spiegavo i lavori che stavamo facendo e quelli che erano in progetto uno del gruppo
mi disse; « ma perché tutto questo sperpero di energie giovanili
e tanto denaro speso qui, quando ci sono altre opere che potrebbero essere aiutate? ».
Al che io col mio spirito giovanile di allora risposi: « dare le
nostre energie e parte della nostra vita per costruire Agape per
noi è gioia e non ci stanchiamo,
mentre chi se ne sta alla finestra a guardare non fa che criticare chi lavora ».
Ebbene lo stesso dico a Ermanno Genre: passa da Riesi da
turista frettoloso, visita di sfuggita il « Servizio cristiano » (ove
dei fratelli e sorelle in Cristo,
avendo rinunciato a ogni tipo di
carriera e di sistemazione, vivono la loro vita di servizio per
aiutare gli altri, siano essi evan
gelici, cattolici o indifferenti) e
si mette a scrivere giudizi che
non sono né sereni né meditati
e purtroppo sono soltanto denigratori.
Ermanno Genre scrive che l’unico apporto che il « Servizio cristiano » dà è il Consultorio (che
— aggiungo io — è stato il primo in Sicilia), e non ha visto altro? Troppo frettoloso!
Ad esempio cita il « centro incontro-doposcuola » del quartiere « la croce » (nota: è il quartiere più povero di Riesi). Ebbene: poteva fermarsi un po’ e incontrare Helène, un membro del
gruppo di servizio che da 15 anni lavora a Riesi, ed ora è presente ogni giorno in quel quartiere lavorando con i ragazzi e
con le loro mamme.
Cita la « cantina sociale »: poteva informarsi e apprendere che
il « servizio cristiano » ha lottato
ben 8 anni perché si realizzasse,
ed ora i contadini di Riesi se ne
servono con grande profitto.
E che dire della scuola materna ed elementare (non certo frequentata da élite) che cerca di
dare una nuova mentalità ai ragazzi? E della scuola meccanica
che forma degli specializzati?
Ci viva Genre a Riesi, anche
da^ giugno a settembre con 40’
all’ombra e si renderà conto di
tante cose, ad esempio che « l’immenso pollaio » non serve certo
per pantagrueliche frittate o
enormi zabaglioni per il gruppo
di servizio, ma aiuta al mantenimento della scuola e le altre
opere e anche a dar da mangiare ai 300 e più ragazzi delle
scuole.
Ci viva e potrà rendersi conto
che quella « specie di giardino
di Eden » è servito e continua a
servire come esempio di nuove
coltivazioni possibili a Riesi, e
ch’è un luogo aperto a tutti e
tanti vanno per consigli, aiuti,
suggerimenti; ci viva e si renderà conto che da là ogni mattina — dopo il culto comunitario — i membri escono per vivere ed aiutare a risolvere i problemi della città di Riesi.
Sappia infine Genre che l’utilissimo lavoro che il past. G. Paschoud sta svolgendo fu iniziato
dal servizio cristiano.
Molto ci sarebbe ancora da
dire ma concludo dicendo: se
certi turisti facessero i turisti
senza improvvisarsi superficiali
e denigratori reporters, quanto
ci si guadagnerebbe.
Archimede Bertolino
tudine e al vuoto che si immagina intorno a loro. Si tratta di
una inopportuna trasposizione
di linguaggio adusato in altri ambienti, ma che per noi è privo
di senso.
Credo che invece di darsi tanto da fare per screditare opere
che hanno tanta vitalità, tanta
apertura, tanta possibilità di
espansione di testimonianza cristiana, bisognerebbe invece cominciare a preoccuparsi delle
nostre comunità i cui templi sono tanto simili ai castelli medioevali i cui ponti levatoi si abbassano e si alzano una volta la
settimana per fare entrare ed
uscire un sempre più sparuto
numero di fedeli.
Vorrei invece dispensare il
collega Genre dalla grave preoccupazione che egli esprime e che
davvero non gli compete. Egli
infatti scrive: « Cominciare a
preoccuparsi e a fare partecipi
i donatori di queste preoccupazioni è il minimo che si possa
fare ». Lo vorrei dispensare a nome della gente del quartiere della Noce, dei fanciulli che frequentano le nostre scuole, delle
persone che lavorano nel nostro
Centro, della Comunità valdometodista che domenica scorsa
ha dibattuto questo tema e di
cui questo articolo si rende interprete, delle famiglie del Villaggio Speranza.
Si preoccupi egli piuttosto di
non stare per l’avvenire al « sentito dire » quando viene in Sicilia, ma di prendere contatto con
le persone che lavorano in queste opere. Sarebbe del resto impresa troppo ardua per lui fare
ad ogni costo il deserto intorno
alle cattedrali e alle piramidi su
cui abbiamo dovuto fare un così lungo discorso.
Pietro Valdo Panasela
(1) Vedi « Gioventù Evangelica »,
n. 55-56 marzo ’79 - Inserto FGEI :
Analisi di un decennio.
FDEI A BARI
Anno del
bambino
La federazione delle Donne Evangeliche di Puglia e Lucania ha organizzato un convegno a Bari il 22 aprile,
sul tema: L’anno internazionale del
fanciullo, vari aspetti.
Hanno preso parte al convegno una
quarantina di sorelle e fratelli, in rappresentanza di sei comunità delle due
regioni. I lavori sono stati introdotti
da Loide Mollica, della Chiesa di
Mottola, che ha presentato una relazione ciclostilata, basata sui seguenti punti; 1) che cosa significa l'anno
Internazionale del fanciullo; 2) solo
Il bambino ha bisogno di aiuto, fraternità e giustizia? 3) il bambino nella
società; 4) il rapporto fanciullo-chiesa;
5] la Bibbia ed il fanciullo. La relazione terminava con quattro tesi o punti
d: discussione, sui quali si è centrato l'ampio ed animato dibattito, presieduto dalla stessa relatrice, in quanto la Segretaria della FDEPL era assente per motivi di famiglia.
Si può affermare che l'incontro è
riuscito, anche per l'impegno preso
dai partecipanti di affrontare l'argomento trattato, nelle rispettive comunità. L.O.M.
a colloquio con i lettori
GITA A FIRENZE
Benché appartenente alla Comunità
valdese di Torino, mi sono aggregata
anch'io al gruppo di Angrogna per effettuare la gita comunitaria a Firenze
(vedi Luce n. 19).
I momenti di contatto con il protestantesimo locale sono stati veramente ricchi, almeno per quanto mi concerne. Per questo vorrei invitare altre
comunità a seguire l'esempio di Angrogna; uscire dal proprio ■■ isolamento » per incontrare questi fratelli che
lavorano, animati non da una fede retorica, ma da una fede sincera nel
Signore, occupandosi, nel loro tempo
libero, dei più derelitti degli emarginati, tacendo proprio l'atteggiamento
stesso di Gesù nei confronti dei minimi. Parlo appunto del Centro evangelico di Solidarietà dove ho veramente avuto l'impressione che si lavori per il prossimo con un sincero spirito ecumenico. Sarebbe bello veder
sorgere iniziative del genere in altre
città, dove Battisti, Valdesi, Metodisti, ecc, lavorassero insieme per Cristo.
È stata inoltre una bella esperienza
essere ospiti del Gouid e parlare con
i responsabili del lavoro in esso svolto Forse pochi conoscono questo
Istituto ed è forse per questo che
chi ci lavora si sente isolato. Dovremmo parlarne di più nelle nostre Comunità affinché questi fratelli sentano
viva la nostra solidarietà nelle preghiere e nel nostro aiuto concreto.
Viviana Corrado, Torino
CONTRO-CORRENTE
Abbiamo sostenuto sempre che, per
fedeltà all'Evangelo, la Chiesa non
deve avere impegni socio-politici.
Questa affermazione è stata oggetto
di critiche da parte di coloro che sono politicamente impegnati.
Preferisco ribadire ancora una volta
che ciascuno di noi è libero di impegnarsi politicamente, ovviamente,
mantenendosi fedele sempre alla Parola, prima di tutto, ma non lo deve
fare la Chiesa in sé, in quanto in essa non ci sono classi ma solo credenti.
Questi credenti oggi devono andare
alie urne e devono fare una scelta.
Vorrei dire il mio pensiero in proposito; per le votazioni italiane arrivo
in ritardo, ma per le Europee spero di
arrivare in tempo.
Prendo spunto da un articolo apparso su un giornale milanese alcuni giorni fa. Vi ho trovato, infatti, un'afferma
zione, in aitri tempi incredibile su
uh giornale italiano: la riporto come
la ricordo, il senso era esattamente
questo: .• Siamo chiamati a votare per
I Europa e potremo, finalmente dare
un voto libero, senza paura. Un voto
per una Europa Protestante e Riformata, dove un voto liberal-democratico
0 socialista sarà interpretato nel suo
giusto senso e valore. I nostri rappresentanti al Parlamento Europeo, dovranno fare i conti col sano socialismo e
con la sana liberal-democrazia dei
loro colleghi europei, che, così si comportano perché provenienti da una
civiltà Riformata ».
Seguiamo l'invito di questo italiano
che va contro-corrente. Votiamo anche
noi, liberi e senza paura, per una libera Europa Riformata.
Aldo Rostain, Torino
PRONTI A CAPIRE
Cara Luce,
sono un anziano della chiesa di Catanzaro e vorrei che si chiarisse la
natura del presunto o vero contrasto
fra giovani e non giovani della nostra
comunità, come appare nell'articoio
firmato Dino Magri e Gaetano Sapienza del 20 aprile 1979: « La netta frattura, riscontrata soprattutto nelle comunità valdesi (leggasi Catanzaro), fra
giovani e anziani ».
La natura del contrasto non è precisata.
È politica? Tutti i membri della
Comunità sono impegnati nelia vita
dei quartieri: 8 membri su sessanta,
tutti al di sopra dei quarant'anni sono
iscritti ai partiti della sinistra storica
ed alcuni di essi sono ai vertici della vita cittadina.
Certamente si può fare politica anche al di fuori dei partiti politici,
ma i giovani articolisti non indicano
né modi né iuoghi.
0 forse il contrasto è di ordine teologico?
Allora siamo pronti a riformarci
come lo abbiamo fatto continuamente
da posizioni pietiste a quelle positive
0 a quella dialettica.
Siamo pronti soprattutto a capire i
tempi in cui viviamo per un impegno
totale verso gli altri, iniziando dal vicino prossimo rappresentato dai nostri giovani. Ma loro devono chiarire
la natura del contrasto non come condizione ma come AMORE. Finora ci
hanno esclusi fisicamente dalle loro
riunioni.
Grazie, fraterni saluti
Ernesto Scorza, Catanzaro
5
ì
8 giugno 1979
DOVE VAI
QUEST’ ESTATE ?
UNA PANORAMICA DEI CAMPI NEI CENTRI GIOVANILI EVANGELICI
T ramonti
Í Sopra
Sono noti come « centri giovanili », in realtà sono dei centri di aggregazione, di jormazione e di vacanza con programmi per tutte le
età, dai ragazzi della scuola domenicale agli anziani. Occasioni uniche
in CUI potersi confrontare, protestanti e cattolici, credenti e non credenti, su temi di attualità biblico-teologici, argomenti politici ecumenici in cui il cuore ed il cervello vengono sollecitati al pensiero
critico ed alla riflessione. Vacanze in modo alternativo rispetto al
tradizionale letargo spirituale?
Spazi di libertà e di vita comunitaria, di creatività, di sfida, che
possono confermare o mettere in
crisi l’etica di molte persone alla
ricerca di una loro identità di uomini e di credenti. Sono tutte possibilità aperte.
Ma sono indubbiamente i giovani che hanno trovato in questi
20 giugno - 20 settembre
Campo di lavoro. Permanenza
non inferiore ai 15 giorni.
30 giugno - 16 luglio
Campo per ragazzi dagli 8 ai
14 anni.
18- 22 luglio
2“ incontro gruppi di azione sociale sul tema; Produrre la società.
Il campo intende realizzare
un confronto tra le esperienze
delle varie Opere sociali nel
quadro del contributo che esse
danno alla produzione di una
società e di rapporti sociali diversi.
5-16 agosto
Campo politico sul problema
dello sviluppo.
19- 26 agosto
Campo giovani sul tema: Costruiamoci un canzoniere (1418 anni).
Tema: La protesta giovanile attraverso le canzoni degli ultimi 10 anni - Quest’anno i
partecipanti al Campo, attraverso la ricerca e la discussione, elaboreranno un « canzoniere ragionato ».
19-29 agosto
Campo ragazzi dagli 8 ai 14 anni.
Ecumene
27-31 agosto
Campo sul tema biblico.
Informazioni e iscrizioni: Ornella Sbaflì, Via Firenze 38,
00184 Roma, tei. 06/481095.
CAMPI PER RAGAZZI
E RAGAZZE
Questi campi sono un’esperienza di vita comunitaria. Per
alcuni giorni si starà insieme
nei momenti di lavoro (pulizia
e manutenzione del campo), di
discussione e riflessione (sul tema del campo e nei culti che
saranno preparati insieme), di
divertimento (serate sociali intorno al fuoco, giuochi, passeggiate, musica, ecc.).
I Campo
26 giugno - 11 luglio
per ragazzi e ragazze dagli 8
agli 11 anni.
S. Severa
Adelfia
centri un loro ambito di ricerca,
di dialogo, di incontro: qui sono
cresciuti, si sono formati, hanno
coinvolto i centri dei loro problemi, se ne sono talvolta fatti carico responsabile; qui ancora hanno ricevuto e maturato una vocazione evangelica.
Come emerge chiaramente da
una mozione del recente V Congresso della FGEI, ciò che in questi centri si cerca è soprattutto
l’indicazione di « una nuova etica ». « E’ chiaro che questa ricerca non si sviluppa soltanto attraverso lo studio e la discussione,
ma soprattutto nella ricerca di un
modo nuovo di vivere sia a livello individuale che collettivo. La
ricerca di una nuova etica come
del resto l’attenzione alla lettura
biblica hanno come fine l’individuazione di una prospettiva da
indicare ai giovani evangelici; la
prospettiva dell’uomo nuovo, che
deve riguardare il nostro modo di
credere, di rapportarci agli scontri sociali in 'atto e di porci rispetto al prossimo ».
Rocca
di Papa
Tema: Studio di alcuni racconti biblici, resi attuali con
vari mezzi di espressione (drammatizzazione, arti grafiche, canto
ecc.).
II Campo
25 luglio - 10 agosto
per ragazzi
ai 15 anni.
e ragazze dai 12
Tema: I rapporti interpersonali. Il campo proseguirà la riflessione avviata Tanno scorso,
con particolare riferimento alla
realtà della violenza, oggi drammaticamente presente in tutti
gli aspetti della vita.
1“ CAMPO FAMIGLIA — 10-30 giugno
Tema: « La questione femminile in rapporto alla
violenza ».
In questi ultimi anni, anche in Italia, come
nelle altre società industriali avanzate — capitalistiche e di transizione —, la questione femminile
è andata emergendo, sorprendendo l’opinione pubblica con grandi e radicali movimenti di massa.
2- CAMPO FAMIGLIA — 1-20 luglio
Tema: « I detti di Gesù ».
Il campo biblico di questo anno, a differenza
di quelli passati, non si propone la lettura di un
libro della Bibbia, ma lo studio di alcuni detti
di Gesù: « Rendete a Cesare quel ch’è di Cesare,
e a Dio quel ch’è di Dio »; « Più felice cosa è il
dare che il ricevere»; ((Non è dall’abbondanza
dei beni che uno possiede, ch’egli ha la sua vita ».
CAMPO GIOVANISSIMI (12-16 anni) 21-31 luglio
Tema: « La preghiera ».
La preghiera cristiana non è richiesta di miracoli e di trasformazioni magiche delle situazioni. Ma nelle situazioni è: informazione, confronto, discussione, possibilità d’azione.
CAMPO GIOVANI — 2-12 agosto
Tema: « La vita con gli altri ».
« Essere credenti oggi vuol dire anche reinventare la capacità di dare questa « buona notizia » alla gente, certo mettendoci in una situazione di vita personale e di vita di chiesa che non
la contraddicano, ma riuscendo a dire che Gesù
Cristo è una risposta oggi non perché distoglie
dalle preoccupazioni o va al di là dei problemi
quotidiani, ma proprio perché ci indica la strada
dentro la vita di tutti i giorni ».
3 CAMPO FAMIGLIE - 13-28 agosto
Tema: « Scuola nuova: quali possibilità? »
Anche questo anno, come Tanno passato, il
campo è organizzato e condotto in collaborazione
con il Servizio Istruzione ed Educazione della
Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane che
ne ha suggerito il tema e lo staff.
CAMPO AUTOGESTITO — 29 agosto -12 settembre
Tema: « La predicazione nel campo dell’evangelizzazione ».
Questo campo, organizzato dall’Associazione
delle Chiese Evangeliche Battiate del Lazio e degli Abruzzi e dal Dipartimento dell’evangelizzazione delTU.C.E.B.I., è aperto a tutti i credenti
che desiderano trascorrere un periodo di confronto e arricchimento fraterno sul tema della predicazione nel campo dell’evangelizzazione.
CAMPO PER ANZIANI — 15-30 settembre
Tema: « Figure bibliche di credenti veterani ».
Il programma comprende una serie di attività molto varie che allieteranno il soggiorno; la
parte biblica riguarderà il ruolo e la testimonianza di fede in Dio di alcune flgure di anziani credenti nell’Antico e Nuovo Testamento.
Per le informazioni rivolgersi a: Villaggio
della Gioventù - Lungomare Pirgy, 13 -00050 Santa
Severa (Roma) - tei. 0766/740055.
Adelfia
17- 18 luglio
Campo donne sul tema: Il condizionamento religioso.
18- 30 luglio
Campo cadetti (13-17 anni) sul tema: I giovani
e il terrorismo.
30 luglio - 7 agosto
Campo studi sul tema: Analisi politica e riflessione teologica.
7-19 agosto
Campo famiglie; Conversazioni su temi biblici e
sociali.
Iscrizioni e informazioni: Pino Testa, Via Volturno 7, 93012 Riesi, tei. 0934/928530.
1-10 luglio
Problemi psico-fisici della donna nella seconda età (campo
femminile).
14-24 luglio
La lettura della Bibbia nella
scuola domenicale (campo per
ragazzi dagli 8 ai 14 anni).
28 luglio - 10 agosto
1° turno campo famiglie.
11-24 agosto
2“ turno campo famiglie: la coscienza religiosa neUa famiglia
e nella società.
25 agosto - 2 settembre
Presenza e identità evangelica
nel Triveneto cattolico (campo
Fgei).
Informazioni e iscrizioni: Elda Bogo, Via Forte Marghera 95
- 30173 Mestre - tei. 041/958794.
Agape
28 giugno - 8 luglio
• Campo cadetti 1 (13-17 anni)
IL LAVORO
Disoccupazione giovanile, rifiuto del lavoro, lavoro alienato e
oppressivo: dalla difficoltà del giovane d’inserirsi attivamente nel
mercato del lavoro e alle sue conseguenze, l’incontro di quest’anno
intende anche ripercorrere le tappe delTanalisi storica ed economica dal liberalismo al marxismo a Weber e la concezione protestante del lavoro.
• Campo precadetti 1 (10-13 anni) 8-15 luglio
I BAMBINI TTIA LA BIBBIA E LA TELEVISIONE
Che cosa influisce sull’educazione dei bambini. Ricerca di una
possibilità di controinformazione per 1 giovanissimi bersagliati dai
mass-medià. Cosa vuol dire, a questo proposito, un contatto con
le pagine bibliche?
• Campo femminista 15-22 luglio
I DIVERSI PROCESSI DI FORMAZIONE DELLA COSCIENZA
DI DONNA: RAPPORTO TRA EMANCIPAZIONE E LIBERAZIONE.
L’incontro propone un confronto sui diversi itinerari attraverso cui le donne arrivano a conquistare la propria identità.
23-31 luglio
• XIX incontro Europa-Africa
IL SOCIALISMO AFRICANO
Scopo dell’incontro è Tanalisi dei tentativi di costruzione di
esperienze socialiste in Africa con particolare attenzione all’aspetto
socio-politico, a quello economico ed alle implicazioni internazionali: dalla politica estera delle superpotenze al ruolo dei movimenti democratici dell’Europa.
1-7 agosto
• Campo precadetti 2 (7-10 anni)
CONO^IAMO LA MONTAGNA
Una piccola squadra di collaboratori di Agape cerca di far
conoscere ai tanti bambini delle città d’Italia alcuni aspetti della
vita di montagna. Fiori, minerali, animali, qualche gita e molti
giochi.
1-7 agosto
DEL SIN
• Campo sull’educazione
FARE CULTURA: LE ESPERIENZE DI BASE E
BACATO
Per una rideflnizione delle flgure sociali che la crisi del sistema
determina e per la ripresa delTanalisi e dell’intervento nelle diverse situazioni, il campo propone la presentazione e la discussione
delle principali linee di tendenza che a livello della formazione e
della cultura emergono nella fabbrica e dai partiti.
• Campo teologico 7.15 agosto
FEDE CRISTIANA E ISTITUZIONE ECCLESIASTICA
Questo campo vuol offrire una possibilità d’incontro e di con
fronto tra la ricerca della FGEI e del mondo delle comunità di
base italiane e i problemi che molti credenti stranieri si pongono
nei loro paesi. Qual è il tipo di comunità che vogliamo costruire?
• Campo biblico ie-23 agosto
COME SI È FORMATA LA BIBBIA: L’ESEMPIO DELLA GENESI
Vogliamo provare a vedere come queste pagine sono nate e
cosa ci vogliono dire. Critica biblica e impegno di credenti: ci interroghiamo insieme sul senso e sul modo della nostra lettura.
• Campo cadetti 2 (15-20 anni) 23-31 agosto
CREDENTI MILITANTI NELLA CRISI DELL’IMPEGNO
Nel silenzio dell’impegno, dell’amore, della fede, della speranza
che questa società vuole imporre, cerchiamo le proposte etiche e
politiche per rompere e combattere questo silenzio.
• Assemblea degli amici di Agape 1-2 settembre
IL RUOLO DI AGAPE NEGLI ANNI 80
Questo incontro ha luogo ogni due anni. Dovremo vedere insieme che cosa vogliamo fare di Agape negli anni che vengono. Proposte, critiche, linee di ricerca comune.
• Campo dibattito 3.9 settembre
RUOLO DELLE CHIESE TRA EUROCOMUNISMO E SOCIALDEMOCRAZIA
Dopo il campo dell’anno scorso su « Democrazia e socialismo »,
che ha discusso della nostra situazione nell’Europa occidentale,
vogliamo cercare di esaminare il ruolo delle chiese confrontate con
le proposte più importanti che in Europa occidentale oggi vengono fatte.
Per informazioni e prenotazioni scrivere alla:
Segreteria di Agape - 10060 Prali (Torino) - tei. 0121 - 8514
Si terrà un campo lavoro per
terminare le strutture interne
del centro ed è previsto un incontro per i giovani della Cala
Bethel
bria-Sicilia oltre ad incontri per
famiglie.
Per informazioni rivolgersi a:
Teodoro Magri, Via XX Settembre 62 •- 88100 Catanzaro.
6
8 giugno 1979
cronaca delle valli
1
PINEROLO: CONFERENZA DISTRETTUALE
Dibattito suiie opere deiio chiesa
Collegio è la seconda, mentre
quella espressa a suo tempo
dal Concistoro di Pomaretto e
ora dalla Conferenza si riconosce nella prima affermazione.
Ecco l’odg votato:
« La C. D. di fronte al problema
sorto in relazione alle iscrizioni
Nella terza giornata i delegati hanno affrontato i temi dell istruzione e dell’assistenza
La seconda parte della Conferenza del I Distretto si è aperta con una constatazione decisamente positiva: i delegati erano tutti presenti, confermando
così un impegno ed una volontà
di partecipazione nella conduzione della vita della Chiesa rimarchevole. Non pochi, infatti,
saputo che la Conferenza quest’anno si sarebbe svolta nell’arco di tre giornate si erano dimostrati scettici riguardo proprio alla partecipazione.
Puntuali alle due i lavori si
sono iniziati passando rapidamente in esame i rapporti dei
tre circuiti che compongono il
Distretto. Due ordini del giorno
sono nati a seguito della discussione: il primo che, dopo aver
portato una parola di solidarietà per la nostra sorella Laura
Nisbet che lavora nel Lesotho
(Africa), chiede al Comitato italiano della CEvAA « di informare puntualmente le Chiese » sulle iniziative di azione apostolica. Il secondo riguarda le corali alla cui assemblea chiede
di presentare il prossimo anno
una relazione. La speranza è
che, tra le tante cose da fare,
la prossima Conferenza trovi
uno spazio anche per questa
importante attività delle nostre
Chiese.
La CIOV
Si è passati quindi ad esaminare la relazione della CIOV. Qui
è nata la prima occasione di
discussione: la CIOV non aveva infatti distribmto in precedenza la sua relazione e l’assemblea si è dovuta limitare ad ascoltare una breve illustrazione
dei problemi, fatta dal presidente pEist. Davite. Da questo e da
altri fatti ha preso spunto la
commissione d’esame sull’operato della CIOV per interrogare
im po’ tutti sul ruolo che essa
è chiamata a svolgere. Anno dopo anno, infatti, le diverse commissioni d’esame che si succedono fanno dei rilievi, richiamano l’attenzione su dei fatti, propongono degli ordini del giorno
che vengono votati... Ma tutto
resta poi sulla carta, salvo tornare l’anno successivo in altri
ordini del giorno. Nel dibattito
che è seguito, non c’è stata una
vera risposta, salvo quella del
dott. Varese il quale ha illustrato
il modo di lavorare e i programmi a lungo termine (ha parlato
di piani triennali) della CIOV,
la quale, ha detto, deve sempre
cercare di avanzare attraverso
le mille difficoltà che la burocrazia le butta tra le ruote. In tali
piani a lunga scadenza e nelle
scelte di priorità che occorre
fare, è chiaro che non sempre
le richieste e le osservazioni
del'e commissioni d’esame possono essere accolte. Se questa
risposta è valida, appare evidente come il compito delle
prossime commissioni d’esame
non potrà più essere quello di
andare a vedere se nei diversi
istituti tutto corre liscio o se
vi sono delle magagne cui porre rimedio, bensì quello di vigilare sulla « politica generale »
della CIOV perché le linee direttive — indicate da chi? —
vengano rispettate. Se la considerazione che ho appena fatto
risponde a verità, occorre dire
che certe opere della Chiesa,
per la stessa struttura che vanno assumendo, rischiano di diventare incontrollabili dalle nostre assemblee.
L’ing. Messina ha poi illustrato i progetti in vista di una possibile ristrutturazione del Rifugio « Carlo Alberto ». Le linee
direttrici paiono essere le seguenti: creazione di un blocco
paramedico per tutti quegli ospiti che non si jiossono più
muovere dal letto o che comunque hanno bisogno di strutture
più simili a quelle di un ospedale che a quelle di una semplice casa per anziani e la creazione di un secondo blocco con dei
mini alloggi per tutti quegli
ospiti che sono ancora relativamente autosufficienti, pur facendo capo per tutte le necessità (cucina ecc.) alla struttura
centrale. A questo riguardo la
Conferenza ha votato il seguente odg:
« La C. D., informata dell’esistenza di alcuni studi di fattibilità
relativi alla ristrutturazione del Rifugio Carlo Alberto, sottolinea la
importanza della decisione della
CIOV e chiede che essi, prima della loro definitiva stesura, siano
presentati e discussi in primo momento con il personale e i ricoverati dell'Istituto e successivamente in riunioni aperte alla popolazione; questo per permettere un
dibattito e una fattiva cOilaborazio-- qe nel modo più ampio possibile ».
Due altri odg sono stati votati. Il primo chiede alle Chiese
di inviare àgli istituti dei libri
e delle riviste per rinnovare le
loro bibliotechine ed alla CIOV
dì provvedervi, mediante racquieto di libri della Claudiana ed
altri che possano essere utili.
Col secondo è chiesto alla CIOV
« di informare con regolare periodicità le nostre chiese sul lavoro che svolge e di coinvolgere
maggiormente il personale al lavoro
negli istituti ospedalieri valdesi in
vista delle decisioni da prendere ».
Certamente la discussione non
si è fermata soltanto sui punti
che ho sopra citato, ma ha spaziato su tutta la gamma di quelli che un argomento simile propone. Ne cito soltanto due: la
preparazióne del personale degli
istituti, che ora appare carente,
e la diaconia nella Chiesa. Quest’ultimo — è stato chiesto —
dovrebbe diventare uno dei temi centrali della prossima Conferenza.
Il Collegio
Lo scopo per cui la Conferenza è stata allungata è stato
quello di aver tempo a disposizione per esaminare un’opera all’anno, oltre la CIOV. L’opera
scelta dalla Commissione d’esame è stato il Collegio. Anche qui
due erano gli argomenti che si
chiedeva di trattare: la riforma
scolastica e le scelte che questa impone al Collegio e il criterio di iscrizione dei bambini
nelle due scuole medie di Torre
Penice e di Pomaretto.
Il presidente del (Comitato del
Collegio, sig. Daniele Ghigo, ha
illustrato le linee della riforma
della scuola media superiore,
troppo complicate perché gente
che non « mastica » troppo queste cose potesse esprimersi al
riguardo. È stato chiesto pertanto al Comitato del Collegio di
farsi promotore di una informazione e di un dibattito tra la
popolazione che indicasse la via
su cui poi muoversi:
lice a promuovere una serie di
consultazioni con la popolazione di
Valle onde dibattere il futuro indirizzo degli studi ».
La linea finora indicata è comunque quella di trasformare
l’attuale liceo classico in liceo
con indirizzo linguistico.
Il secondo argomento era ben
più spinoso, come si è potuto
vedere anche dalla discussione
che è già apparsa su questo giornale. In sostanza il dilemma è
questo: le nostre scuole devono
essere al servizio del territorio
o essere pensate soprattutto a
servizio dei valdesi per la preparazione dei futuri « quadri »?
La posizione del Comitato del
alla Scuola Latina, chiede che venga stabilito, al momento delle
iscrizioni, un criterio di accettazioni
definito ed obiettivo. A questo proposito ritiene che il criterio di
priorità geografico, pur presentando alcuni inconvenienti, sia l'unico adottabile. Con esso si tende
a privilegiare gli alunni provenienti
dalla scuola elementare di Pomaretto (valdesi e non) ed in seguito
quelli dalle zone geograficamente
più vicine ».
Durante tutta la giornata si è
avuta una serie di votazioni, di
cui diamo i risultati a parte.
Un momento di preghiera e la
Santa Cena hanno concluso i
lavori.
La prossima Conferenza avrà
luogo, a Dio piacendo, a Frali e
il predicatore sarà il past. Paolo
Ribet di Perrero.
Paolo Ribet
« La C. D., in vista della riforma
della scuola secondaria, invita il
Comitato del Collegio di Torre Pel
Le elezioni
Commissione Esecutiva Distrettuale;
Presidente: Bruno Bellion; Vice-Presidente: Claudio TronSegretario: Marco Ayassot; Membri: Liliana Viglielmo’
Dino Cieseh.
Commissione d’esame sull’operato della CED :
Antonio Adamo, Aldo Lausarot, Alberto Bellora.
Deputazione del I Distretto alla Assemblea della FCEI:
Pastori: Bruno Bellion, Giorgio Tourn, Bruno Rostagno,
Paolo Ribet, Ermanno Genre, Marco Ayassot.
Laici. Marcella Gay, Adriano Longo, Attilio Fornerone
Lidia Gardiol, Paolo Ferrerò, Simonetta Ribet.
Deputato della Conferenza al Sinodo;
Silvia Rutigliano.
COMUNITÀ’ MONTANA VAL PELLICE
POMARETTO
Per giocare non
Una festa per
chiudere la scuola
bastano dei giocattoii
La domanda: « Sapete cos’è il
gioco? » posta dal dott. Perego
airinizio del suo intervento per
la giornata di studio (28.5) organizzata dalla Comunità Montana
nel quadro d’iniziative promosse
per r« Anno intemazionale del
bambino », ha immediatamente
colpito il pubblico formato prevalentemente da operatori sociali.
La risposta non sta tanto nell'acquisto di nuovi giocattoli, né
facendo fìnta di partecipare ad
un gioco senza « sentirlo ». La risposta si trova solo in una vita
veramente realizzata priva di
complessi o eccessive fmstrazioni per cui, anche il lavoro diventa « gioco » e passione. Ma in
realtà, ha notato Perego, la nostra società consumista ha perso il senso del gioco (lo « spirito
ludico ») che permette di godere del mondo circostante e del
rapporto con gli altri. Persa questa capacità ludica di capire i
bambini, l’adulto fa subire loro
una forma di gioco che non rispecchia chiaramente i bisogni
dell’infanzia. Vi sono infatti ragazzi che già all’età di 11-12 anni
non giocano' più; hanno ormai
acquisito la mentalità autodistruttrice dell’adulto. Sono e saranno insoddisfatti perché, come ha in seguito notato il prof.
Scatolero, i ragazzi non hanno la
possibilità di sviluppare le loro
capacità, attraverso il gioco prima, e di ricercare, più avanti negli anni, nel lavoro, nuove soddisfazioni.
Nascono così diverse forme di
violenza che non sono altro che
« messaggi per inserirsi nel sociale ». E necessario quindi intervenire preventivamente cercando di capire queste forme di
violenza e di aggressione dei ragazzi dando loro degli strumenti
di crescita e delle misure diverse per avere altri « modi di appartenenza » alla società.
Il prof. Scatolero, Assistente
all’Istituto di Antropologia Criminale dell’Università di Torino,
ha continuato presentando la situazione del « Ferrante Aporti »
(carcere minorile di Torino) la
cui presenza è sempre stata considerata, nella città, molto scomoda. La comunità, comunque,
si dovrebbe fare carico di questa
presenza pur non intervenendo
all’interno dell’istituto, perché
potrebbe creare, con interventi
esterni, delle situazioni pericolose. L’intervento invece deve avvenire quando il ragazzo esce
dall’istituto perché si ritrova nella stessa situazione che lo ha
portato ad essere condannato
avendo acquistato una « precisa
etichetta » che lo emargina ulteriormente.
Per cercare di sopperire a tali
discriminazioni, al Ferrante Aporti è stato allestito un programma di artigianato: alcuni
artigiani torinesi trasmettono ai
ragazzi l’arte manuale così che
il giovane, una volta uscito, non
ha solo indicazioni generiche,
ma effettive possibilità d’inserimento.
Sul piano locale, il presidente della Comunità (Architetto
Longo) ha prospettato l'ipotesi
di programmare il tempo libero
dei giovanissimi attraverso l’animazione e attività ludiche: un
esempio è costituito dal parcogiochi Robinson di Torre Pollice.
Nella sostanza il tema di tutto rincontro è stata l’idea che
solo una vita non compressa dal
consumismo crescente, ma ispirata da nuovi valori, culturali e
spirituali, può far nascere nei
bambini quello « spirito ludico »
che li rende protagonisti del loro mondo.
Daniela Platone
oggi e domani
Essere donna nella
chiesa e nella società
C’era bisogno di un po’ di sereno nel travagliato mondo della scuola, e mi sembra di averla
trovata in mezzo ai bimbi, mamme e papà alla festa della scuola elementare, svoltasi per buona parte all’aperto, quasi a voler coinvolgere i passanti. Al di
là della immediata e piacevole
sensazione emotiva c’era l’evidenza dei fatti, tanti genitori,
veramente tanti, un affiatamento
di bimbi e di insegnanti che effettuano il tempo pieno in tre
classi, ed altre due che hanno
partecipato. La festa per la conclusione dell’anno scolastico era
stata preceduta da regolari, simpaticissimi, inviti, rivolti un po'
a tutti, anche al sottoscritto.
In qualità di membro del distretto n. 42 impegnato nella
commissione che si occupa delle
sperimentazioni, come quella di
Pomaretto, mi è stato particolarmente gradito poter constatare di persona, anche se in modo sintetico ed incompleto, le
varie attività svolte i cui risultati erano esposti con dovizia di
particolari nei vari laboratori. Il
Sindaco, anche lui presente, ha
illustrato al Presidente del Distretto sig. Paimero Mario e ad
altri rappresentanti alcuni aspetti tecnici riguardanti le strutture, che hanno permesso di superare ostacoli a volte difficilmente sormontabili.
Ma al di là di tutto questo, mi
è stato possibile constatare una
differenza di livello nei contenuti, merito della buona volontà
di tutti: insegnanti, genitori, ed
essenzialmente dei bambini.
Prot Ernesto
• A TORRE PELLICE, venerdì 8 giugno, alle ore 21, nella Sala della
Società Operaia in Via Roma la ricostituita sezione del « Movimento Federalista Europeo ■ intitolata a Francesco Lo Bue promuove un pubblico
dibattito su: voto s Parlamento Europeo.
Nel prossimo numero:
' I dUiti e un commento
sulle elezioni politiche
nelle Valli Valdesi.
' Pro e contro il parco
nell’alta Val Germa
nasca.
È venuta in Italia per pochi
giorni il pastore sig.na Constance Parvey del Consiglio Ecumenico delle chiese, per presentare
una ricerca organizzata in comune dalla Commissione « Fede e
Costituzione » e dalla Sezione
« Donne nella chiesa e nella società ». Si tratta di rispondere a
delle domande raggruppate in
un opuscolo dal titolo « La comunità delle donne e degli uomini nella chiesa », analizzando
in modo particolare la situazione delle donne nella chiesa del
proprio paese.
Dopo pochi giorni passati nel
Lazio Constance Parvey è venuta alle Valli, dove ha presentato
questo lavoro a Pinerolo la sera
del 14 maggio, a una sessantina
di presenti di varie comunità.
Nel pomeriggio, dopo una breve visita ad Agape, aveva avuto
un incontro informale al presbiterio di Prali con alcune famiglie della Valle.
Ora questa riflessione — che
interessa in primo luogo le donne, ma che è rivolta a tutti —
potrebbe trovare un seguito in
una ricerca di gruppo di tutti
quelli che sono interessati ad
approfondire quest’argomento.
Attualmente la maggioranza
delle persone interpellate chiede
che questo studio venga fatto il
mercoledì sera, una volta al mese, a Pinerolo (dato che è centrale).
Per informazioni rivolgersi a
Marie-France Coisson, via Balziglia 44, Pomaretto 10060 - Tel.
81.288. M. F. Coisson
A Torre Pellice sabato 16
e domenica 17 giugno organizzato dalla FGEI-Valli
Incontro-dibattito sul tetema:
ENERGIA NUCLEARE
L’incontro si terrà nell’Aula sinodale ed avrà
inizio alle ore 15 di sabato
16 giugno con due relazioni introduttive dell’Ing.
Colombati, dell’Enel, e del
sindacalista Luciano Rivoira. Possibilità di pernottamento presso la Foresteria valdese - cena al sacco.
Il pranzo di domenica 17
sarà consumato presso la
Foresteria. È prevista la
partecipazione al culto con
la comunità locale.
7
8 giugno 1979
UNIONE FEMMINILE DI TORRE PELLICE
CRONACA DELLE VALLI
I
i:
t'-'
Incontro a Viering
Domenica 3 giugno l’Unione
Femminile di Torre Pellice ha
chiuso l'anno di attività con una
riuscitissima gita a Ivrea e Viering. Partecipavano anche sorelle dell’attività del Cucito e ci
siamo ritrovate in cinquanta alla partenza alle ore 8 dalla Foresteria.
La prima tappa era Ivrea dove abbiamo partecipato al culto
con la comunità locale: il culto
tenuto dal pastore Del Priore è
stato particolarmente solenne
poiché in occasione della Pentecoste è stato confermato il gior ane Riccardo Bertin, nipote del
compianto pastore Roberto Jahier; abbiamo partecipato tutti
insieme alla Santa Cena.
Prima e dopo il culto non sono mancati i saluti con i fratelli
di Ivrea, alcuni dei quali ci hanno accompagnati, o meglio scortati con le loro auto, fino a Viering dove eravamo attese per il
pranzo.
Il pomeriggio è trascorso alla
Casa Valdese dove il pastore Del
Priore ci ha fornito dati storici
sulla presenza protestante nella
Valle d’Aosta, fino ai nostri giorni in cui è indispensabile la no
stra testimonianza. Purtroppo il
pastore non ha potuto trattenersi per tutto il pomeriggio poiché
altri impegni lo attendevano ad
Aosta, ma desideriamo esprimergli tutta la nostra gratitudine per il tempo che ha potuto
dedicarci.
Le ultime ore del pomeriggio
sono trascorse tra brevi messaggi, canti e la tradizionale tazza
di tè (con squisite torte preparate dalle sorelle di Ivrea e Viering); fino al momento della partenza i canti sono proseguiti sul
prato della Casa.
Un gruppo si era anche recato a cantare dalla più anziana
sorella di Viering, la signora Berger di 94 anni.
Questa giornata ci ha dato
molto: noi che viviamo in una
comunità numerosa in cui troppi sono quelli che si disinteressano della vita della chiesa, siamo riconoscenti di avere trascorso alcune ore con questi fratelli
e sorelle che sentiamo così attaccati alla loro fede. Grazie per
quello che ci avete dato e, speriamo, arrivederci.
G. E.
POMARETTO
Riformare il
culto domenicale
Una delle ultime assemblee di
chiesa aveva nominato un gruppo di lavoro che prendesse in
esame la questione del culto:
modifiche, nuove proposte ecc.
Il gruppo composto da: Speranza Grill, Anna di Gennaro,
Marie France Coisson, Viola Rostan, Fiorella Comba, Silvana
Marchetti, Guido Baret, Giacomino Bernard, Franco Calvetti,
è aperto ad altri membri interessati. Si è riunito 2 volte, il 24
marzo e il 5 maggio.
Queste sono le proposte del
gruppo di lavoro da attuare durante i mesi di giugno, luglio,
agosto, settembre.
In autunno si procederà a una
inchiesta per verificare la ricettività dei membri di chiesa sulle proposte della commissione e
per sentire altre eventuali proposte e cambiamenti.
1) La lettura biblica è svolta
da più persone, oltre agli anziani che già svolgono questo servizio.
Si propone di preparare un
elenco in cui le persone interessate possono iscriversi. Il pastore interesserà le persone in tempo, in modo che si possano preparare. Chi si sente, alla fine della lettura, potrà pronunciare una
breve preghiera.
2) Si sottolinea l’importanza
delle informazioni. I vari gruppi che operano aH’intemo della
chiesa (unione femminile, giovani, corale, monitori ecc.) possono a turno informare brevemente sul loro lavoro, sulle difficoltà incontrate ecc. In seguito alle
varie informazioni, che comprendono anche esperienze vissute
dai singoli membri, si può procedere al dibattito, se necessario.
3) La commissione pensa che
sarebbe importante avere all’interno del culto un momento di
preghiere spontanee, però si sa
che noi siamo poco abituati a
questo. Per iniziare questo tipo
di partecipazione, occorre perciò
essere sicuri che qualcuno sia
disposto ad intervenire, almeno
per le prime volte. Qualcuno ha
proposto di chiedere al pastore
un seminario di preparazione.
4) Si è discusso all’interno della commissione sul fatto del dibattito dopo il sermone, ma pensiamo che per il momento questa proposta sia ancora prematura.
Invece proponiamo, d’accordo
con il pastore, che le persone interessate si ritrovino con il pastore, per esempio il sabato precedente, per discutere il sermone. Questo potrebbe essere un
arricchimento per chi interviene
e anche per il pastore e potrebbe essere anche un inizio per il
dibattito dopo il culto.
Per adesso si propone di fare
questa esperienza durante l'estate, quando gli impegni del pastore sono diminuiti. Anche per
questo le persone interessate si
possono iscrivere su un foglio apposito.
ANGROGNA
Domenica 27 abbiamo ascoltato l’annuncio della risurrezione
raccolti intorno alla bara di Clementina Ricca ved. Malan (di
Prassuit) mancata all’età di 78
anni improvvisamente, senza soffrire. Ai figli e ai parenti esprimiamo tutta la nostra solidarietà in Colui che ha vinto la morte.
• Di poco, ma il milione è stato superato al nostro Bazar di
fine maggio: la gran varietà delle cose da scegliere e comprare
indica quanto larga sia stata,
nella Chiesa, la collaborazione
per la buona riuscita del tradizionale incontro. I fondi, raccolti dall’ Unione Femminile, verranno destinati ai lavori di rinnovo della Sala o ad altre iniziative. A tutti quelli che ci hanno
fatto pervenire qualche cosa di
loro per il Bazar grazie, ancora,
di cuore!
• Domenica scorsa ha avuto
luogo l’incontro delle scuole domenicali di San Giovanni ed Angrogna. Al mattino il numeroso
gruppo dei ragazzi ha partecipato al culto con diversi canti (apprezzata la direzione della Signora Jalla per i cori d’insieme) e
letture di salmi. Dopo il pranzo
al sacco si è svolta la passeggiata storica, ma un improvviso acquazzone ci ha costretti al riparo nella scuola-museo degli QdinBertot dove si è cantato e chiacchierato a lungo sulla storia delle
scuolette Beckwith.
BOBBIO PELLICE
È deceduta all’ospedale di Torre Pellice, dove era stata ricoverata circa una settimana prima,
la nostra sorella Enrichetta Janavel vedova Geymonat, di 87
anni.
La chiesa la ricorda con simpatia ed esprime il suo affetto
solidale ai familiari. Ricorda anche con riconoscenza quel che
la famiglia Geymonat ha dato
alla chiesa, con la umile presenza di Enrichetta Geymonat e con
il marito Abele per lunghi anni
segretario del Concistoro e con
il figlio Jean-Jacques prematuramente scomparso che aveva
assunto la responsabilità di cassiere e di segretario del Concistoro.
TORRE PELLICE
• La relazione del Gruppo di
lavoro sul problema dell’Energia
Nucleare è in vendita alla Claudiana.
• È deceduta nel corso della
settimana all’Ospedale di Torre
la sorella Maddalena Pontet ved.
Bert; rinnoviamo ai familiari la
nostra solidale simpatia.
• Domenica prossima Assemblea di chiesa (culto alle 10) col
seguente O.d.g. ; Relazione dei
deputati alla Conferenza Distrettuale; lettura della Relazione annua.
• In questo periodo molte attività chiudono i battenti. Non
pochi sognano vacanze e distrazione per poi rituffarsi del tutto
negli impegni con l’arrivo dell’autunno e del clima che diventerà maggiormente adatto. Il
Gruppo Giovanile Evangelico
apre proprio in questo periodo
un serio programma che impegnerà l’arco di tutta l’estate.
Una serie di incontri con il
dott. Marco Armand Hugon sul
tema « scuola laica e scuola confessionale » ; si spera che dopo
una informazione a livello di
gruppo si potrà avere una conferenza-seminario pubblica su
questo non indifferente tema (gli
incontri iniziano sabato 9.6 alle
ore 16).
In questo periodo procederanno anche i lavori di stesura del
libretto sulla storia degli incontri del Colle della Croce ; chi fosse in pdssesso di materiale, testimonianze, può mettersi in contatto al più presto con il pastore oppure col gruppo stesso.
Il gruppo vuole essere anche
durante l’estate una presenza di
stimolo e di aggregazione per
giovani di passaggio, catecumeni, persone anche non giovani interessate in Torre Pellice.
SAN SECONDO
All’età di 87 anni si è improvvisamente spento il Fratello Lamy Comba (Cavoretto) il 20
maggio. J1 funerale si è svolto
secondo—l’anticar ‘atitùdine valdese (nella casa dell’Estinto e
nel cimitero di Prarostino) il 22
u. s. Rinnoviamo l’espressione
della nostra solidarietà al figlio
Silvio ed a tutta la famiglia colpita dal lutto.
ROR A’
POMARETTO
• Sabato 26 maggio u. s. è stato benedetto il matrimonio di
Tron Romano, di Pomaretto, e
di Muttigliengo Daniela di Pinerolo. Agli sposi gli auguri della
comunità,
• Domenica 3 giugno, durante
il culto è stata battezzata la piccola Pons Sabrina di Aldo e Eynard Graziella. Che il Signore le
dia di crescere nella conoscenza
della sua parola.
• Domenica 27 maggio ha avuto luogo la già annunciata « Giornata Pro Paiola ». La comunità
ha risposto con una buona presenza sia al mattino al culto, sia
nel pomeriggio. Malgrado il tempo poco buono (una leggera pioggerella ha impedito lo svolgersi
dei giuochi all’aperto come programmato) una buona presenza
al « Bazar » ha fatto piazza pulita di tutto. La sera una piccola cena ed alcuni canti -hanno
messo fine alla festa. Un ringraziamento ai bambini della scuola domenicale che guidati dalla
sig.ra Coisson hanno allietato
con i loro canti i presenti, ed a
tutti coloro che sia con il lavoro
sia con doni vari hanno contribuito alla buona riuscita della
festa. Il ricavo di L. 600.000 servirà alla riparazione della scuola del quartiere della Paiola.
• Sabato sera 2 giugno si sono
ritrovati presso i locali delle exscuole di Pomaretto per una
« Cena fredda » coloro che hanno partecipato alla gita a Roma
per la visita della facoltà (non
tutti erano presenti) assieme
con altri membri della comunità
che non avevano potuto prendere parte alla gita. Abbiamo visto
filmini e diapositive della gita
alle Cevenne dell’anno scorso e
di quella di Roma. Ringraziamo
anche qui tutti coloro che hanno contribuito alla buona riuscita dell’incontro.
Domenica 27 maggio abbiamo
avuto la gradita visita delle scuole domenicali di Torino con un
buon gruppo di genitori e amici.
Nonostante l’inclemenza del tempo è stata una giornata vivace e
positiva; vogliamo ringraziare il
pastore Paolo Spanu della Chiesa battista di Torino per il suo
messaggio. Per il 10 giugno
aspettiamo la scuola domenicale
di Villar Perosa con l’augurio
di un tempo migliore!
• Sabato 26 maggio, organizzata dalla Pro loco, ha avuto luogo una piccola mostra del disegno dei bambini delle scuole elementari, in collaborazione con
le maestre ed i ragazzi. Soggetto della mostra arti e mestieri
locali, tradizioni storiche e ambiente. Tutti i bambini hanno ricevuto un piccolo ricordo mentre i due disegni a cui la giuria aveva assegnato il primo premio (un metodo certo poco pedagogico dopo tutte le cose dette e scritte in questi anni!) hanno procurato ai piccoli artisti
un diplomino della Pro Loco.
Tutti i disegni saranno conservati nella sala delle attività vivacizzando le mura con simpatici motivi,
• « Balconi fioriti »: con questa sigla la Pro loco intende premiare il migliore balcone fiorito di Rorà. Chi intende partecipare a questo concorso lo comunichi ai responsabili della
Pro loco.
• In queste ultime settimane
abbiamo accompagnato altri due
fratelli al cimitero: Elorette Durand, di Farabusa, deceduta
presso l’Asilo di S. Giovanni
dove è stata curata con ogni attenzione e Leopoldo Rivoira del
Rumer, deceduto all’ospedale di
Torre Pellice dopo lunghe sofferenze. Desideriamo ricordare
qui il ministero di Leopoldo,
per lunghi anni anziano del suo
quartiere e rinnovare alle famiglie la nostra simpatia cristiana.
PERRERO-MANIGLIA
MASSELLO
RODORETTO
Domenica prossima, 10 giugno, si terrà a Rodoretto il culto, come già era stato annunciato. A Perrero e a Maniglia il
culto sarà tenuto dai giovani che
hanno fatto quest’anno la Confermazione. La colletta sarà dedicata alla FGEI. La colletta di
domenica 3 giugno sarà inviata
alla Federazione delle Chiese
per rispondere all’appello del
CEC a favore dei terremotati
della Yugoslavia. Chi questa domenica non era in chiesa può
consegnare al Pastore la sua offerta.
• Nel 1929, in giugno, il sig.
Luigi Pons fu eletto per la prima volta Anziano del quartiere della Baissa. Da allora è stato sempre riconfermato: l’ultima volta è stato lo scorso dicembre. Domenica 24 giugno tutta la comunità si raccoglierà attorno a questo nostro fratello.
Alle ore 10, a Maniglia avremo
il culto — unico per Perrero e
Maniglia — dopodiché avremo
un pranzo, a cui tutti sono invitati a partecipare. Coloro che
vogliono partecipare sono pregati di iscriversi o presso l’Anziano Tron del Forengo o presso il Pastore. È chiaro che chi
volesse dare una mano per l’organizzazione sarà il benvenuto:
la coordinatrice è la sig.ra Menusan, di Grange.
• Segnaliamo ancora che domenica 17 giugno ci sarà la gita
delle Scuole Domenicali del Circuito della Val Germanasca, a
Prali. Tutti i bambini sono invitati a partecipare. Se vogliono,
possono portare con sé anche i
genitori.
AVVISI ECONOMICI
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COMITATO « LUOGHI STORICI »
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indicato Giorgio e Maria Prochet Qodino L. 10.000 anziché L. 20.000.
L. 200.000: Testimonianza Evangelica
Vaidese TEV.
i. 100.000: N. N. in memoria di Giovanni M. Ribet: Dr. Sergio Eynard; Daniele Geymonat; G. e K. Comba: Angelo Luzzani.
L. 64.600: Peter Bundschuh e Sig.ra.
L. 50.000: Enrico Peyrot; Sig.ra Schräg
(Sv.); Lilly e Alda Robbia.
L. 40.000: Famiglia Cigersa.
L. 30.000: Chiesa di Perrero; Ettore e
Itala Beux; Fernanda Ribet.
L. 25.000: Alma Calvino Melile.
L. 20.000: Ruggero Henking; Paolo
Ricca; Elda Lageard; Guido Baret;
Emilia Allio-Ayassot; Bianca Decker;
Dino Faroldi.
L. 15.000: Guido Decker.
L. 5.000: Italo Hugon; Alberto Henking;; Alcibiade Cattaneo; Gianna Zanatta; Mimi Mathieu; Adriano Longo.
L. 2.500: Enzo e Susy Benedetto:
Jeanette Gay; Paolo e Costanza Charbonnier; Remo e Luciana Martinat.
(continua)
« Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa,
ho serbata la fède ».
(II Timoteo 4: 7)
Il 24 maggio 1979 è deceduta
Lina Fenouil
in Weber-Arnoulet
di anni 84 '
Lo annunciano con grande dolore il
marito, la figlia, il nipote Sabatini Roberto con la Hioglie Rita e il piccolo
Tommaso, la sorella e i parenti tutti.
Milano, 25 maggio 1979
RINGRAZIAMENTO
I figli di
Maddalena Pontet ved. Bert
riconoscenti ringraziano tutti coloro
che sono stati vicìni-^ nella triste circostanza della sua dipartita.
Torre Pellice, 31 maggio 1979
RINGRAZIAMENTO
<c Vanima itostra aspetta VEterno: egli è il nostro aiuto e il
nostro scudo »
(Salmo 33: 20)
I familiari di
Lamy Comba
di anni 87
esprimono la più viva riconoscenza a
quanti partecipando al loro dolore sì
sono adoperati nella triste circostanza
e rivolgono un ringraziamento particolare ai vicini di casa.
Prarostino, 28 maggio 1979
RINGRAZIAMENTO
La moglie e i figli del compianto
Leopoldo Rivoira
ringraziano tutte le persone che sono
state vicine in questa triste circostanza.
Un particolare ringraziamento al pastore Genre, al Dott. Delleani, al personale infermieristico dell’ Ospedale
Valdese di Torre Pellice, ai nipoti
Poldo, Jean, Bino, Bertu per le amorevoli cure.
Luserna S. Giovanni, 5 giugno 1979
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8
8
8 giugno 1979
ALCUNE CONSIDERAZIONI DA UN PUNTO DI VISTA PROTESTANTE
Affrontare lucidamente il terrorismo
Un dibattito politico sul terrorismo che si è svolto recentemente a Pinerolo, mi ha fatto
riflettere su alcune caratteristiche particolari del modo in cui
un protestante può essere spinto a considerare e ad affrontare
questo problema così drammatico, come del resto tutti i gravissimi problemi politici che il
nostro paese si trova a vivere
in questo momento. Solo alcune brevi considerazioni, volutamente schematiche a partire da
alcuni temi del dibattito.
Senso della storia
1 - Si è parlato dell’inchiesta
in corso, con relativa messa sotto accusa dei dirigenti dell’Autonomia organizzata; necessità
di vederci chiaro nei legami
che potrebbero intercorrere tra
le prese di posizione ideologiche
di Antonio Negri e degli altri arrestati, e le azioni delle B.B.,
posizione del giudice, suoi spazi di irùziativa, la sua indipendenza, il controllo democratico
che l’opinione pubblica deve comunque esercitare sull’operato
anche della magistratura ecc.
Da tutto questo nasce la consapevolezza della complessità dei
problemi — consapevolezza che
dividiamo certo con molti altri
che evangelici non sono. Ma in
un momento in cui la disgregazione delle certezze, la crisi dei
valori, l’incertezza del futuro
politico del paese, il riacutizzarsi della tensione sociale ecc.,
spinge tutti a « defluire » comimque, spesso semplicisticamente, le cose, a cercare comunque delle verità certe da affermare con categoricità, per sentirsi sicuri, credo che il profondo senso della storia che ci
viene da una impostazione evangelica ci possa e ci debba facilitare nel compito di non cadere
in questo tipo di pericolosa tentazione ; è necessario non generalizzare le situazioni ma considerarle nel loro evolversi e trasformarsi, non assolutizzare le
soluzioni, ma sottoporle a continua verifica. Proprio nella misura in cui crediamo in una verità che comunque ci supera emette in discussione tutti i nostri schemi di interpretazione
della realtà, noi sappiamo che
le verità contingenti, storiche,
sulla realtà umana — che pure
dobbiamo con gli altri ricercare e affermare — non sonONmai
semplici, non sono mai definitive.
Libertà della fede
2 - Questa consapevolezza, tuttavia, credo non si possa mai
accompagnare in noi ad una
posizione comoda di equidistanza. Un evangelico può serenamente correre il rischio di saper
prendere posizione, proprio perché sa bene che ogni giudizio che
formula, ogni ideale a ciu aderisce, ogni parere, semplicemente, che esprime e condivide è
sottoposto al giudizio (e alla grazia) del Signore. Si parlava, ad
esempio, della matrice ideologica delle Brigate Rosse. Il magistrato Pignatelli faceva osservare criticamente che parte della
sinistra italiana ha avuto la tendenza per una lunga fase a disconoscere e negare che questa
affondasse le sue radici nella
ideologia del movimento operaio
cioè nel marxismo. Quelli delle
BR, si diceva in sostanza, le
cui azioni favoriscono di fatto
il costituirsi di una ideologia
d’ordine nel paese (caccia al
terrorista che spesso si trasforma in caccia a chi vuole lottare
per la trasformazione della società), non possono essere che
dei reazionari, non hanno dunque nulla a che spartire con la
sinistra. Questa posizione ha
contribuito, a giudizio di Pignatelli, a non fare chiarezza, a
non comprendere da subito tutte
le implicazioni, politiche, culturali ecc. del fenomeno del terrorismo.
Per quegli evangelici che hanno scelto, da molti anni ormai,
dì militare nelle organizzazioni
del movimento operaio, o che
comunque aderiscono a posizioni
marxiste, il confronto con questo problema si definisce anche
a partire da una ricerca di fede.
Potremo affrontare, cioè, lucidamente (vale a dire senza colpevolizzazioni e senza resistenze,
anche se con travaglio), qualsiasi conseguenza possa essere nata dal lavoro di formazióne e
di battaglia ideologica e culturale che abbiamo condotto in
questi anni. Non saremo costretti a negare o ad accettare acriticamente, a priori, nessuna analisi e nessun giudizio sulle nostre scelte, proprio perché non
abbiamo mai « creduto » nel marxismo, ma perché lo abbiamo
consapevolmente adottato come strumento di analisi della
realtà sociale e di strumento
di lotta per trasformarla. Niente di meno ma niente di più. E
anche oggi, possiamo continuare
a rischiare di « metterci in mezzo » e di non lavarci, le mani,
astenendoci dal giudicare dei
problemi del nostro tempo,
proprio perché consapevoli che
siamo chiamati a confessare e
ad annunciare Cristo crocifisso
e lui soltanto.
Giustificazione
per grazia
3 - Un’ultima considerazione,
marginale rispetto all’andamento del dibattito, ma certo centrale rispetto al nostro modo
di porci di fronte ai problemi
politici. La centralità dell’annuncio. Esso non può essere staccato dalla realtà del mondo, non
può essere relegato in uno spazio chiuso ad esso « riservato »,
come un tempio, uno studio biblico, una conferenza distrettuale. Se l’annuncio del vangelo
permea di sé tutta la nostra
vita, il modo che abbiamo di affrontare ogni momento e ogni
campo della nostra esistenza, e
non solo i momenti della nostra
vita religiosa, allora si può essere costretti, come è capitato a
qualcuno nel dibattito a cui ci
riferiamo, di ricordare, a chi
tende o rischia di far confusione, che gli evangelici, che pure
prendono posizione e se ne assumono la responsabilità, di fronte
alla storia e di fronte al Signore, non dimenticano che la giustificazione della loro esistenza
avviene per grazia del Signore,
e non attraverso le loro scelte
e le loro azioni, quali che siano, quale che sia il segno che
le contraddistingue o l’impostazione politica che ad essa è sottintesa.
Questo è il costume di vita e
di pensiero che da evangelici,
possiamo e vogliamo assumere
nella nostra militanza. Ma certo
non si tratta di un dato acquisito di cui vantarci, ma di un
punto dì arrivo a cui tendere e
per cui lavorare.
Francesca Spano
[
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE
a cura di Tullio Viola
Il travaglio dell'Iran
♦ Se è vero che quanto avviene nell’Iran può difficilmente definirsi una « rivoluzione », è anche vero che quel disgraziato
paese soffre di una profónda, penosa, dolorosissima « destabilizzazione ».
Della situazione nell’Iran abbiamo molte volte parlato pur
nella difficoltà, di cui siamo pienamente coscienti, di poter raggiungere, nelle nostre valutazioni, un’obiettività giusta, o almeno equa. Vogliamo perciò riprendere l’argomento, per cercar di
capire meglio quanto è accaduto
nelle ultime settimane.
Ha scritto Corrado Augias su
« La Repubblica » (del 18.5.’79),
a proposito della condanna a
morte dello Scià in contumacia,
pronunciata da queU’ayatollah
Sadegh Khalkhali, capo del tribunale rivoluzionario centrale di
Teheran, che si è poi dimesso in
seguito a divergenze profonde
con altre personalità iraniane (il
ministro degli esteri Jbrahim
Yazdi e, forse lo stesso Khomeini):
« Parecchi anni fa il mondo si
lacerò a lungo sulla legittimità
del rapimento di Eichmann, prelevato da agenti israeliani in Sud
America e trascinato d Tel Aviv
per esservi processato.
Gli interrogativi che il caso
Eichmann suscitò, oggi sarebbero improponibili perché sta mutando, nei fatti, il confine della
legalità internazionale. L’ayatollah Khomeini, forte della circostanza di aver deposto un tiranno, sta riesumando leggi e comportamenti che, almeno in questa parte del mondo, parevano
confinati agli orrori del Medioevo.
Da un punto di vista opposto,
va segnalato il singolare destino
di Reta Pahlevi, uno degli uomini più ricchi del mondo, condandannato a vivere, d'ora in poi,
come un criminale braccato e
costretto ad assaporare, un giorno dopo l’altro, la terribile verità del fatto che neanche la fortuna di un Creso ripara, a volte,
dalle ingiustizie commesse ».
Noi non siamo pienamente
d’accordo con TAugias, perché i
due episodi, di Eichmann e del
PER ASILO SAN GIOVANNI
Doni pervenuti nel mese di marzo
L. 1.353.270; Freundekreis der Waldenser Kirche (Essen).
L. 210.000; Famiglia Morello riconoscente (Torino).
L. 135.000; Fiori in mem. di Malan
Daniele (Notu), i compagni di lavoro
di Enrico (RIV-SKF).
L. 100.000; Ayassot Elena ved. Ippolito, in mem. del marito (Roma).
L. 55.000; In mem. di Roberto Mourglia, i nipoti (Rorà).
L. 50.000; Marisa Malanot Bounous,
in m. della cara mamma; Albarin Giulio e famiglia; In mem. di Maddalena
Alilo, la sorella (osp. Asilo); Chiesa
Comitale dt. Redazione : Sergio
Aquilante, Dino Ciesch, Marco Davite, Niso De Michelis, Giuliana
Gandolfo Pascal, Marcella Gay,
Ermanno Genre, Giuseppe Platone,
Ornella Sbaffi, Liliana Viglielmo.
Direttore Responsabile :
FRANCO GIAMPICCOLI
Redazione e Amministrazione : Via
Pio V, 15 - 10125 Torino - Telefono 011/655.278 - c.c.p. 2/33094
intestato a: «L'Eco delle Valli La Luce ».
Redazione Valli : Via Arnaud, 25 ■
10066 Torre Pel lice.
Abbonamenti: Italia annuo 7.000
semestrale 4.000 - estero annuo
10.000 , sostenitore »nnuo 15.000.
Una copia L. 250, arretrata L. 300.
Cambio di indirizzo L. 200.
Inserzioni: prezzi per mm. di altezza. larghezza 1 colonna; commerciali L. 120 - rrioftLiari 220 - doni 80
- economici 150 per parola.
Fondo di solidarietà ; c.c.p. 2/39878
intestato a : Roberto Peyrot - Corso
Moncalieri, 70 - 10133 Torino.
La Luce; Autor. Tribunale di Pinerolo N. 176, 25 marzo 1960.
L'Eco delle Valli Valdesi Reg. Tribunale di Pinerolo N. 175, 8 luglio 1960.
Cooperativa Tipografica Subalpina
Torre Peltice (Torino)
Don
dei Fratelli (Torre Pellice); In mem.
di Salvatore Ippolito, le cognate Ayassot e Alilo.
L. 30.000; Moro Ernesto, in mem.« di
Guazzo Federico (GE-Sestri); Vittone
Rosetta, in mem. dello zio Cesare
Malanot; Beux Lilline Margherita, in
mem. di Susanna Peyrot (osp. Asilo);
Emilia e Augusto Beux, con riconoscenza.
L. 20.000; Albarin Emilia ved. Peyrot, in mem. del marito (Torre Pellice).
L. 15.000; Durand Ester.
L. 10.00; Anna Malanot-Alliaud, in
mem. di Rosetta Bor; Beux Liline, in
mem. di Emma Enrieu-Bounous (osp.
Asilo); Tourn Adelina e Emma; Visentin! Maria (osp. Asilo); Balestra Lina,
in mem. di Roberto (Lin) Mourglia;
Maria Baridon ved. Bonnet, in mem.
di Daniele; A.A.T.; N.N.; Maffeo Angelo (osp. Asilo); Bufalo Mileto Fede
(Condove).
L. 5.000; Reynaud Lea, in mem. della
sorella Vittorina (osp. Asilo).
L. 3.000; Cullino Giulia (Pianezza).
Doni pervenuti nel mese di Aprile
L. 500.0(X>; In mem. di Malan Fanny
Lidia, i nipoti.
L. 250.000; Onofri Luciano, in mem.
di Bertin Ester ved. Borroni (Roma);
Florence Besson, en memoire de son
papà Albert Besson (USA).
L. 200.000; Borsetti Roberto (Biella).
L. 100.000; Gasparotto Giuseppe,
in mem. dei suoi cari (Torre Pellice) ;
N.N., in mem. di Lidia Malan; Corlando Febe e Perside, in mem. di Elisabetta Cariando ved. Maiotti.
L. 50.000; Chiavia Stefano; Forneron Elda (Torre Pellice); Marchese Rostan Amalia, in mem. della sorella
(Torre Pellice) ; Silvia Bastia Armand
Pilon; Beffa Margherita ved. Balmas,
in mem. della cognata Margherita
Beux ved. Balmas; Margherita e Riccardo Balmas, in mem. della zia Balmas Beux Margherita (Torino).
L. 35.000; Decker. Elvira e Guido
(Torino).
L. 32.500; Favat Rino.
L. 30.000; Pennyngton de Yongh Liliana (Roma).
L. 25.000; Falchi Pia, ricordando
Lina Varese Bert (Milano).
L. 20.000; Famiglie Ferro e Botta,
in mem. di Pierina Balmas Rosso; Ricca Elsa; Y. H. e A. en memoire de
Seur Parentes; Pastore Silvio Long
(Viganello - Svizzera).
L. 15.000; Elsa e Gianni Boero Rol,
in mem. di Roberto Ricca; Elsa e
Gianni Boero Rol, in mém. di Arnaldo
Boero Rol; Luciana e Patrizio Boero
Rol, in mem. di Arnaldo Boero Rol.
L. 10.000; Malan Emma; Stocchetti
Vittorio (Genova); Armand Ugon Emma, in mem. di Carlo e Romana (Torre Pellice); Lapisa Giulio e Giovanna. in mem. di Roberto Ricca; Famiglia Abruzzese (Roma); Comune Esterina e Mario, in mem. di Ricca Roberto (Torino); Ebanucci Mery e Giovanni, in mem. di Ricca Roberto (Torino); Erica Martini Armand Pilon, in
mem. di Bruno (Chiavarl); Signora Verino, in mem. di Ida Tron Giordano
(Svizzera); Chauvie Anita, in mem. dei
suoi parenti; Sorelle Romano (Vercelli):
L. 7.000; Albarin Paoline, in mem.
di Margherita Beux Balmas.
L. 5.000; Albarin Gustavo, in mem.
di Rina Rostagno; Unione Femminile
di L. S. G., in mem. di Adelina Bounous ved. Mondon; Gönnet G.
L. 2.000; Enrico Fenouil e Pons E.
(Torino).
PER RIFUGIO RE CARLO ALBERTO
L. 5.000: Magliana Lidia (Torino);
Billor Violetta (Bordighera); Stauble
Tron Italia (Bordighera).
L. 10.000: Bimbi Scuola Domenicale
della Chiesa Valdese di Via Cimbri
(Napoli); Breda Cougn Alice, in memoria della zia Clementina Odin Marauda deceduta in America (Roma) ;
La famiglia in memoria della cara
mamma Bertalot Amalia ved. Balmas
(S. Germano Chisone).
L. 25.000: Chiesa Valdese di Biella.
L. 50.000: Unione Femminile Valdese di Bordighera.
PER ASILO SAN GERMANO
L. 10.000: Famiglia Meytre Arturo,
ricordando 'Magno Susetta (S. Germano
Chisone); La vedova Toniolo Maria, in
memoria del marito Vinçon Paolo (S.
Germano Chisone).
L. 37.500; Vicini ed ex vicini Via I
maggio (Gorge), in memoria della
compianta Jenny Forneron (S. Germano Chisone).
L. 50.000: I figli, in memoria della
cara mamma Susanna Bouchard ved.
Beux (S. Germano Chisone): Unione
Femminile Valdese di Bordighera.
PER ISTITUTI OSPITALIERI VALDESI
L. 4.000: N. N.
L. 15.000; Angiolina Aubert Macchi
(Acqui Terme).
L. 20.000: Chiesa Valdese di Bobbio Pellice.
L. 107.000: Thomas Brommer (Pforzheim - D).
PER OSPEDALE VALDESE POMARETTO
L. 4.300: Brunetto Esterina (Porosa
Argentina).
L. 10.000: Titta Borgarello, in mem.
di Susanna Bouchard ved. Beux (San
Germano Chisone).
L. 12.650: Tron Pascal Maria Luisa
(Pomaretto).
L. 15.000: Comba Delfina (S. Germano Chisone).
L. 20.000: Giordano Emma (Villar
Porosa); Masseilot Irma (Inverso Pinasca); Novarese Petronilla (Porte);
Montebro Maria Rosa (Villar Perosa);
Donini Giannina (Perosa Argentina).
L. 25.000: 1 nipoti della Francia,
Moultin e Bernard, in mem. di Susanna Bouchard ved. Beux (San Germano Chisone).
L. 30.000; In memoria di Codino
Giulia. Romano Erica per figli e figlie
(San Secondo di Pinerolo); Re Felice
Pasquale (Pinerolo).
10 Scià, non ci sembrano confrontabili. È una grave illusione
11 concepire la storia, e quindi
anche la politica, come un succedersi di panorami valutabili
con gli stessi parametri (giuridici, morali, religiosi ecc.) simultaneamente in Iran come in Italia,
in America come in Cina. Certo
l'enorme diffusione ed accelerazione dei mezzi di comunicazione nel secolo in cui viviamo, raccorciano le distanze e i tempi di
« sfasamento ». Ma, in generale,
non bastano pochi anni (quanti
sono quelli che separano i due
eventi storici citati, di Eichmann
e dello Scià) per poter stabilire
confronti validi: occorrono per
lo più intere generazioni e, forse, secoli.
Più profonda, più acuta e più
equilibrata la valutazione di Antonio Cambino (su « L’Espresso » del 27.5.’79):
« ...E poi vi è lo stillicidio, più
o 'Meno quotidiano, delle esecuzioni. Su questo punto l’opinione pubblica democratica occidentale dovrebbe evitare di lasciarsi andare a giudizi di condanna totale, affermando che ci
si trova di fronte a clamorose
manifestazioni di fanatismo e di
barbarie. Questa è pura e semplice arroganza, che può essere
evitata ricordandosi sia del sangue che, attraverso processi ed
esecuzioni sommarie, è corso in
ognuno dei nostri paesi negli ultimi due secoli, sia del fatto che
le condanne a morte iraniane,
molto più che dalla volontà di
“fare la rivoluzione", nascono da
un legittimo desiderio di giustizia, e perfino di vendetta, nei
confronti dei responsabili di un
regime che, per oltre un quarto
di secolo, si è servito a piene
mani, per sopravvivere, della violenza e del terrore. Né sarebbe
male tener presente che è stato
proprio per aver ignorato queste realtà, e per aver cominciato a gridare allo scandalo per
l’azione dei tribunali rivoluzionari cubani all’indomani della
caduta della dittatura di Batista,
che si mise in moto, vent’anni
fa, quella polemica fra i paesi
occidentali e Fidel Castro che,
nel giro di due anni, doveva portare all’instaurazione, all’Avana,
di un regime comunista.
Detto questo, v’è qualcosa, nel
modo in cui queste condanne a
morte vengono decise, che (unita ad altre manifestazioni di fanatismo: contro le donne, contro la libertà di pensiero, contro
la tecnica moderna ecc.) indigna e lascia profondamente
perplessi. Il punto di riferimento costante è, infatti, la legge
islamica, una concezione della
giustizia intesa non a punire, sia
pure sommariamente, per mezzo di processi rapidissimi e segreti, i colpevoli di determinati
e specifici delitti, ma tutti i "peccatori". E lo scopo che ci si propone di ottenere, attraverso la
sua applicazione, non è il ristabilimento di un principio di giustizia, ma una sorta di purificazione collettiva >r.