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CHIESA VAL DESE
Ritruardpte alla roccia onde foste tagliati
Wrallor« i Prof.
Spett Biblioteca ip-g i
^ ? torbe PELLICE j
AMMINISTRAZIONE e RED.
..
Via Carlo Alberto; 1 bis — TORRE PELLICE
« E’ una grazia dell’Eterno che
noni slamo stati interainente distrutti; ppichè le sup compassioni
non sono Esaurite ;. si rinnovano
ogni mattina. Grande è ig tua fedeltà ! L’Èterno è la mia parte, dice
l’anima mia, perciò spererò in lui.' ».
Lamentazioni 3: v. 22-24.
a* •
E per presente, cipè per il giorno
che TÌviaino e sul qual« invochiamo il
Nel , passo dell’antico proieta che ho
scelto per voi, lettori, ed in cui così intensamente vibra la nota della profonda fede in Dio,- si scorgono ben distinti
tre pensieri che si riferiscono, l’un dopo
l'altrbj .alla, vostra vita ..passata, presente
e futura.
Ho-detto alla vostra vi% aggiungo
ánche allá mia. l^óiichè^ se le parole ora
citate sono l’i^oOyCt'vtna, spentasi da
molti secoli, ih tempi diversi dai nostri,
ncài v’è dubbio che esse ben s’addioono
alla nostra condizione, nel periodo oscuro e cruciale che stiamo attraversando.
Il primo pensiero, riferentesi al passato, è questo: grazia dell’Eter
no che non siamoi stati mterament0 distrutti ». ,;™
Chi è fra voi che non possa m tutta
onestà e con sincera riconoscenza ripetere per sè e per i suoi cari queste nobili parole? - -«■
Ci, è statp ..detto piu volte che il nostro àovefe ''alla fine d un anno di vita
è di ricordare il passato. Non già che il
licerlo d J passato deooa essere una tradizionale consuetudine di fin« d’àmijo,
facile a'mutarsi M liìte'.pìà/pér qtte'fíto V
formale consuetudine; ma perchè l’ordine di Dio, invitante a ricordare, è un
ordine che più volte risuona nella Sacra
Scrittura.
Orbene, avete mai osservato come ci
si ricordi poco del passato; come si riduca, in fondò, a pioca cosa là memoria
di quanto nel corso d’vm anno abbiamo
fatto o ricevuto, di quanto abbiamo visto o pensato, di quanto ci ha beneficati
o ci ha fatti soffrire, anché se siamo ben
lungi dal voler attenuare il peso di
tante e tante sofferenze?
Eppure, proprio lungo la nostra, via,
anche in questo ultim.o anno di guerra,
quali e quanti motivi di riconoscenza,
malgrado la durézza dei tempi e la tristezza di molti cuòri !
V’è anzi un beneficio che ne riassume tanti altri e che ci ; concerne tutti
indistintamente. Esso prorompe dal
cuore del profeta antico ü quale, dopo
aver conosciuto la prova, esclama: «E’
una grazia dell’Eterno che non siamo
stati interamente diàtrulti ! ».
In un mondo che cade in rovina, espoáti a pericoli d’ogni specie, minacciati
ogni giorno nella nostra vita fisica e
nell’integrità del nostro carattere cristiano, è veramente una grazia dell’Eterno che non siamo stati interamente distrutti. Siamo stati provati, m,a
non oltre le nostre forze; siamo stati
feriti nei nostri affetti più cari ed abbiamo imparato una volta di più che
la vita non è che un soffio; abbiamo conosciuto, come Chiesa come individui,
ore di orisi, di depressione, dì difficoltà,
ma non siamo stati interamente distrutti.
E’ una grazia di Dio, non un merito
nostro 0 della sorte propizia ! Siamo
«tati conservati in vita, noi che non siamo migliori di tanti altri e che non abbiamo ima maggiore fedeltà da offrire
a Dio di quella di tanti altri, caduti
lungo la via, dispersi, annientati; noi
che siamo come tutti gli altri, uomini
di carne e di peccato.
Quale motivo di riconoscenza per noi
e per la nostra Chiesa, oggi divisa dalle
anni degli uomini, ma fermamente unita nelle mani di Dio !
perdono e l’aiuto di Dio, che cosa Ci
dice il profeta?
Ecco la sua parola: « Le compassioni
di Dio non sono esaurite; si rinnovano
ogni mattina ».
Avete mai sentito parlare delle compassioni di Dio come di un" utopia, di
una invenzione della fantasia umana,
per ingannare e àddortnentaré le coscienze? Avete mai dubitato delle compassioni di Dio di jfronte al problema
della sofferenza, deiringiustizia e della
guerra? E tutte "ciò non vi ha “ forse
turbati? y
Ecco perché conviene ogni giorno rifarsi al Libro degli eterni conforti e
delle eterne o«rtezze, per udir ripetere
che le compassioni di Dio sono una
grande e consolante realtà.
« Vengan m me le tue compassioni,
ond'te uiw », esclama il sa,lmiBta; ed il
profeta aggiunge: « Le compassioni di
Dio non sono esaurite ; si rinnovano
ogni mattina », ,,
In verità, per ogni giornata che
s’apre davanti a noi, talvolta cosi carica di preoccupazioni, di timori, di pesi
materiali e morali, di angosciosi dubbi,
non vi potrebbe essere parola più riconfortante, più rassicurante.
L’anima credente sa che le compassioni di Dio, cioè l’amor suo provvidenziale e perdonatore, sono più alte dei
nostri pen.siori e più profonde: dei nostri meriti, sempre intaccati dal peccate- Estó.. si rinnavana cob _riTuaovarai
di ogni giornata e, se sappiamo scorgerle in mezzo alla fitta trama delle nostre opere e degli avvenimenti umani,
esse ci ricordano che apparteniamo in
primo luogo a Dio, in vita ed in morte,
e che, se pure dobbiamo portare ogni
giorno il ..peso dei nostri doveri e delle
nostre responsabilità, lo possiamo però
portare con la certezza che v’è Uno il
cui amore ci accompagna. ..............
Ogni giorno che sori^ suirorizzonte
della nostra vita, pensiamo dunque alle
compassioni di piò. In esse rifugiamoci, quando al di fuori rugge la bufera
della prova e al di dentro si fa sentire
la coscienza del nostro peccato; ad esse
ricorriamo, come alla fonte cui potremo
attingere conforto ed aiuto. Quell’aiuto
che dovrà esser nuovo, col rinnovarsi
dei nostri giorni, dei nostri compiti è
delle nostre necessità; ma che pure ver-^
rà, perchè « l’eterno è buono, la sua
benignità dura in eterno e la sua fedeltà per ogni età ».
E’ infatti a quest’ultimo pensiero che
ci richiama il profeta, lasciandoci come
parola d’ordine per l’avvenire questa
sua preziosa confessione di fede: «Gronde è la tua fedeltà ! L’Eterno è la mia
parte perciò spererò in lui ! ».
La fedeltà di Dio ! Come non rimanere impressionati di fronte aliaustera
bellezza ed alla profonda dignità di questo concetto !
Tutto ciò che Dio ha fatto e fa oggi
ancora per il suo popolo è una prova meravigliosa della sua fedieltà. Dio avrebbe ogni giOTno mille ragioni di stancarsi degli uomini, abbandonandoli al loro
sciagurato destino. M.a Egli è fedele,
perciò pazienta, sopporta, attende;
neUattesa, Egli m.antiene la promessa
di restaware e di sateare la vita di
quanti sì rivolgòho a Lui.
Grande è la sua fedeltà ! Il cielo può
diventare ancora più minaccioso e la
terra piu scòhvolta; gli uomini possono diventare più malvagi o, l’iniquità
può accrescersi, aumentando pure le
sofferenze. Ma Dio fedele; Dio non
permetterà che 11 giusto sia smosso;
Dio non rinnegherà la sua Parola e le
sue promesse trasformandole in menzogna, poiché Egli non è un dio menzognero; Dio rimarrà Dio « manterrà il
-patto d’alleahza con i credenti, so•^fTftenendoh, fortificandoli e guidandoli,
attraverso la prova, verso. la neaffhzaazione dei suoi fini, che sono fini, di
^pace e di salvezza.
« Quand’anche i monti s’aiUontofasaéfo e i colli fossero rimtossì, l’amor mio
i’4Ìon s’allontanerà da te, nè il imo patto
di p^e sarà rimosso, dice l’Eterno, che
;<|to ptèià di te.'». ^
■V-Su questo fondamento, possiamo ben
. guardare in faccia l’anno che s’apre con
• tùtte le sue incognite e ripetere con U
4 profeta, al di là dea secoli, la parola
,jr della vivente e salda speranza: «L’Eter^ no è la mia parte, perciò spererò in
■' li« ! ».
,Nel vasto mare della vita dove ogni
giorno navighiamo e dove ogni gtemo
Stnfoangono contro gli scogli « nauffa. (pno tante umane, perciò fràgili *p«mime, leviamo il nostro sguardo ii\ alto
e,poniamo la nostra speranza in Dio.
•i’Iddio della Bibbia, l’Iddio di Gesù
' C^to, anche in questo anno 1944, ci
iv'il^erà e ci salverà. E. Rostan
(^) Come lo indica il titolo, questa medita•?*^ione'avirebbe-dovuto essere pubblicata nel
» primo numero del corrente anno. Ciò non è
Mttato possibile allora, ma essa non ha perso
f’ fUilla della sua attualità e sarà letta con
'i profitto dai nostri lettori. Red.
Mainardo? Chi era costui? Si domandeianno torse mola iectori deirEco. Infatu-ii nome da questa nobile figura di
cijsuuino e di .pastore non si può aire
cna-aia molto noto, luon della cerchia
di coloro che si occupano espressamente della scoria della Riforma ifo Italia.
L uomo che, Curioné- venerava' come il
suo maestro, che era 'stimato un predicatore eloquente (dopo T’Ochino e il
Vermigli), e che tutti, amici ed avversari si accordavano nel riconoscere
come una persona di illibàti costumi,
ebbe in complesso una parte modesta,
nela storia agitata di quel periodo. Ma
forse ' anche per questo meritava che
10 si richiamasse in luce, ed è quello
che il prof. Armahd Hugon sì è proposto nel suo libro or ora pubblicato (1).
Egli .era piemontese, di Caraglio, ed
era nato nei 1482: im anno prima di
Lutero. E come lui entrò in queU’Ordine Agostóniano, in cui l’éredità spirituale del grande vescovo africano era
sempre rimasta viva, e sembrava particolarmente ravvivarsi sulla fine del secolo XV. Nulla di straordinario, che le
notizie intorno alla impresa di Lutero
abbiano'destato in particolare interesse
tra quei frati, e che la causa da lui
propugnata dovesse sembrare ad alcuni di loro addirittura come la causa
di Agostino e quindi del loro Ordine.
11 prof. Armand Hugon ci ricorda, che
furono molti, in Italia, gli Agostiniani,
che fino al 1542 dim,ostrarono apertamente la loro simpatia per idee assai
vicine a quelle di Lutero. Il Mainardo
è un esempio tipico di questo fatto.
Predicando la quaresima ad Asti del
1532, egli fu accusato di eresia luterana e dieci affermazioni ricavate dalle
sue ìpradiche furono condannate dal vescovo di quella città. Ma questo infortunio non ostacolò la carriera ecclesiastica del nostro frate, nel 1533 era
Priore di un convento, e nel 1535 riusciva, ad ottenere dal. pfq>a Paolo III
una dichiarazione di ortodossia. Non è
necessario supporre che il Mainardo ricorresse per questo a dichiarazioni equivoche. Ma in quel decennio, tra U ’30
e il '40, spirava in Italia un’aria liberale. speranze di una riforma generale dèlia Chiesa' erano state ravvivate
dall’inizio del pontificato di Paolo III,
si sperava molto nel Concilio di imminente convocazione, e non pochi pensa
li) Augusto Armand Hugon: Agostino Moinordo. Contributo alla Storia della Riforma
in Italia - Società di Studi Valdesi, Torre
Penice, pp. ila, L. 18.
vano che le dottrine, cosi spirituali e
proionde, cne Lutero aveva rimesse in
luce, aovèssero avere qualche 'ricono¿>c-immto da parte aeila Chiesa m genelaie. v^ueue speranze furono presto deluse. Ma VX e nella vita dei Mainardo,
un episodio che riveiu gustosammte lo
stato d animò di quel penodo. Nei 1538,
il Mamardo, 'forteideila dLchiarazione
di' ortodossia oòéivuta dal Papa, predica la quaresima a Roma pur invito dei
generale del suo Ordine, e predica, naturalmente, la giustificazione per fede.
■Vi erano in Roma, proprio allora, alcuni Gesuiti, che tentarono di accreditarsi il loro Ordine da poco formato. Questi 4ehunciarono il Mamardo come ereticOi ina ebbero la peggio. Corsero par
role vivaci, accuse e controaccuse, è fu
Ignazio da'Lòyola a doversi discolpare
presso il Papa;- mentre in quell’anno
stesso il Maonàido ebbe una nuova promozione e divenne Priore anche del
convento agostìnianò di Pavia: non
solo, ma fu scelto, con ialtri due confratelli, per recarsi dal Papa a professargli la incorrotta tradizione cattolica dell’ordine. Uno di questi era Girolamo Seripando, che più tardi, come generale
deh’Ordine Agostiniano, doveva difendere te giustificazióne per fede al Concilio di Trento. '
Ma venne l’anno 1542, 1’« anno fatale» della Riforma in Italia. La repressione incominciava, 11 Seripando,
ormai cardinale e generale dell’Ordine,
dovette per forza « epurare » l’ordine
agostiniano, e una delle vittime fu Mainardo, il quale riparò all’estero.
Il rifugio ^ooaturale di. molti profughi
era il Cantone dei Grigionì.. Mainardo
si stel^^a^Ch^yì^^ App^pnditeri
nella dottila fpfbt^tenté .àvbya
corso nelìè^ CMé^ Syiz lingua
tedesca, divè^e 'pastóre delte Chiesa
italiana di Chiavènnà, da lui’ fondata
con l’appoggio di iin nobile grigtóh^®»
Ercole di Salls;tehe lo Aveva .acòóitó^ ^^m
casa sua. E vi Tirrtesé fino alla sua
morte, ' ''y,"
Quali erano _iè' dòttóiné^fdl
Chiese sviziserè'?-; Essé'’ facè'y^ò càpo
alla riforma di ¿Winglì, comé;;#s vènuta temperandosi atMverso''atìe'tóQntroversie e ai ' cqntàttj, sqpfatuttó con
l’influenza calviiitetar‘'Mainardo aderì
senza riserve a queste dottrine. Ma tra
i profughi italiani circolavano anche
idee assai diverse, alcune delle quali ardite e pericolose; è contro di.questej a
più riprese, il Mainardo dovette intervenire, in difesa della fede comune, e
lo fece con, vigore, forse talvolta con
qualche eccessiva asprezza. Ma èrano
tempi duri, le Chiese della Rifoima dovevano diifendersi contro la reazione
della Controriforma che si iniziava, e
non potevano permettere che te diversità di opinioni sulle questioni più importanti, come la divinità dì Cristo e
Timmortalità dell’ anima, ne compromettessero la stabilità.
Questa, in breve, la^ biografia che il
prof. Armand Hugon tratteggia sobriamente, con abbondanza di citezioni documentarie. Egli ci ha dato un lavoro
accurato e diligente, e gliene saranno
grati tutti coloro che si interessano alla
storia della Riforma in Italia. Si permetta, più che una critica, una domanda. L'Autore è animato da una grande
volontà di imparzialità. Questa non è
forse talvolta persino eccessiva? Nòn flnteoe talvolta, per dare qua^/Timpressione, che egli si pónga, pir igtìnitiyà
simpatia, dalla parte dell’autorità contro gli « eretici quando l’autorità è
quella cattolica ròmana, salvo a se^iHi'sì piuttosto dalla parte degli «eretici»
contro Tautorità. quando Iteutorità è
quella del pastore Mainardo* e' della
Confessione di fede delle Chiese Retiche? Si comprende bene che egli vuole
evitare peisinó’ l'apparenza di fare
Tapologia del.:®!» personaggio: ma non
vi è quasi 11 pericoIo=-òppostòriT perh
colo di mancare di quella simpatia per
il suo eroe, che è la condizione di ogni
evocazione stòrica vsraitiente 7^va ?
Questa hiogr&fià, veramente“ Tlèfctf -di'
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d«ti e di onesto lavoro, rimane un po’
>' esteriore ed estrinseca. Non si può dire
che si veda soi^ere la- persona di Ago- restino Mainardo nella sua vivente umanità. Anche le controversie reiigiose, che
V furono tanta parte dtella sua vita, sono
trattate un poco dall’alto, come questio. ni‘superate, e in esse l’esposizione manca qua e là-,di rigore. Ma queste sono
‘ mende, ch(P^ non. diminuiscono tili-valore
di questo onesto e valido contributo alla
storia di uh periodo estremamente sugy gestivo ed appassionante.
"^y y Giovanni Mvetgge
ll|[Élj|[ÍI Mi lilDDil Unita
(V. numero 49)
AGGHINDARE: v. a. e'np. = vestirsi,
vestire in un modo speciale.
La vecchia suocera osserva agrodolce
alla nuora: « Madri sciocche, che vestono le figliole, perchè facciano figura ! ».
E sbagUa la vecchia suocera; essa dovrebbe dire: « agghindano »; infatU agghindare significa appunto vestire © veche per la roba, per la maniera di metstiiisi in' modo da dar neU’oochio, più
tersela' addosso. E in fatto di agghindarsi le fanuciulle Valdesi danno dei punti a
tutte le fanciulle di tutte le Valli!... Per
dar nell’occhio e, magart, per trovar ma >
rito, perchè ci sono ancora delle ingenue che credono che uomini si lascino accalappiare dal modo di mettersi la
roba addosso!
E sbaglia anche la buona suocera, perchè le ragazze moderne ascoltano quello che'mamma dice, ma fanno quello
ehe vogliono: sono emancipate. (Vedi
emancipare).
E’ poi curioso notare come manchi
dariaro per le cose essenzieUi; ma per agghiadarsi danaro se ne trova sempre.
AGNELLO, s. m., parto tenero della
pecora; in senso figurato: persona
dolce, mansueta.
L’agnello, vero e proprio, il grazioso
^ lartuto, è assai comune nelle Valli e
beneviso! E’ di rtotevóLe rendimento: la
sua lana e la sua carne sono apprezzatissvme. Anche in senso figurato gli
agnèlli sono molto apprezzati nelle nostre Vaili; apprezzati, sì; ma stimati, un
po’ meno. Può sembrare strano, ma
mentre si odiano i lupi rapaci, le volpi
astute, contemporaneamente questi animali rapaci vengono stimati. Per molta
gente anzi si direbbe che la considerazione di cui godono certe persone è direttamente proporzionale alla loro ricchezza, alla loro potenza. Circola anzi
nel dialetto locale un adagio famoso: «A
grand voleur, grande révérence; à petit
maraudeur, grande pénitence ».
E’ quindi naturale che si apprezzi la
dolcezza e la mansuetudine degli agnelli
che offrono una lana molto sfruttata da
coloro che sanno tosare senza scrupolo.
Ed è anche naturale che si affetti un
certo d&sdegno per queste povere vittime innocenti, da parte degli affaristi.
Infatti se essi non li disprezzassero, dovrebbero prcrvame compassione nella
loro coscienza. (V. coscienza).
AGRIMONIA, s. f. == modo di parlare
che suona amaro (in questo uso è
antiquato = erba medicinale).
Molte erbe medicinali, amare di sapore, sono utilissime all’ organismo
umano e producono effetti salutari; esse
costituiscono spesso una bevanda tonica
ricostituente per tutto l’organismo, o
per qualche organo particolare: per il
cuore per esempio. Altre invece hanm
una evidente efficacia purificatrice, del
sangue per esempio. Tutti i nostri buoni agricoltori sanno queste cose, conoscono la «r uirtù » di certe erbe, che la
medicina stessa non disprezza. Nessuno
si sognerebbe di proscrivere certe erbe,
solo perchè sono amare.
E’ invece innegabile che quando i nostri buoni Valdesi odono parlare di
Crisi, cioè di Giudizio, di Giustizia di
Dio, di penitenza, di morte, tutti modi
di parlare che suonano amaro, essfi torcono la bocca e si turano gli orecchi. E
si è così purtroppo trovato qualche medico poco coscienzioso che ha addolcito
U parlare amaro. Il Giudizio di Dio è
diventato un giudizio generico, universale, tanto che sembra che il particolare debba scomparire in esso; la penitenza è divenuto un concetto teorico
che svapora nel grande oceano dell’amore infirUto; la morte è divenuta t«i
passaggio obbligato che ha solo un significato limite nel tempo.
Bisogna pariare dolcemente, non spor
■'«fiNi. 1
La Scuola Domenicale
Quinta lezione - 30 gennaio
I CAVILU DEI FARISEI
Lettura; Matteo 22: 15-46 - Imparare versetti 15-22 - Versetto centrale; vers. 21.
I nemici di Gesù, invece di rientrare in sè
stessi e di convertirsi, cercavano di disfarsi
di lui. Ma per questo avevano bisogno di un
capo d’accusa, e perciò gli tendevano tranelli con delle questioni difficili. Il nostro
capitolo ne offre vari esempi. Quello più importante è quello del tributo. A dire il vero
non era soltanto un tranello. La questione
era seriamente dibattuta. Si può pagare l’imposta personale ai Romani, che sono gli oppressori stranieri 9 per giunta degli impuri
pagani? I Farisei e gli Zeloti stavano per il
no; gli Erodrani, che avevano tutti i vantaggi della situazione, erano per il sì. E vennero a domandare a Gesù la sua opinione.
Domanda pericolosa. Se rispondeva si, Gesù
faceva piacere agli Erodiani, ma si rovinava moralmente di fronte ai jiatrioti e ai Farisei. Se rispondeva di no, faceva piacere a
quest’ultimi. ma diventava un pericoloso ribelle di fronte alle autorità. Gesù evita il
tranello e solleva tutta la, questione ad una
grande altezza. La moneta porta l’effigie di
Cesare. Dunque Cesare è di fatto l’autorità
nel paese. Gesù non si domanda nemmeno
se è legittima 0 no. Per il fatto che esiste,
l’autorità assicura i vantaggi dell’ordine e di
un minimo di convivenza civile. Tutti accettano questi vantaggi, anche i Farisei e gli
Zeloti. Tut.ti adoperano la moneta romana
che circola. E allora, con che diritto sottrarsi agli obblighi? Pagare il tributo è semplicemente una questione di onestà. Il patriottismo non c’entra. Gesù sembra dunque dare
ragione agli Erodiani. Ma aggiunge una parola che deve far riflettere quegli opportunisti. ,Vi è un tributo che si deve rendere a
Dio, e che non si riduce certo alle didramme
pagate nella moneta « pura » del Tempio
L’anima umana porta impressa l’effigie di
Dio. Si deve dunque rendere a Dio quel che
è di Dio, cioè tutta l’anima, tutta la vita. In
confronto di questa restituzione di tutta la
vita a Dio, la restituzione di una tenue moneta a Cesare è cosa di effimera importanza
La fedeltà a Dio è duitque sènza confronto
più grande di quella che si deve all’Imperatore e. se veramente un conflitto dovesse
presentarsi, è chiaro che si deve ubbidire « a
Dio anziché agli uomini » (Atti 5: 29). Gli
awereari di Gesù se ne andarono « meravigliati ». Egli aveva elevato la questione ad
un’altezza, alla quale non solo gli Erodiani
non erano soliti pensare, ma in confronto
della quale anche lo zelo dei Farisei sembrava una ccksa superficiale e poco sincera.
Gesù non ci insegna a fare nella nostra vita
due parti più o menò equivalènti, una per
C^are e una per Dio, ma che Dio è il solo
Signore della nostra vita, e che dobbiamo in
ogni cosa onorare il nostro Signore — anche con la nostra rettitudine verso Cesare.
PERSONALIA
Al pastore signor Ermanno Rostan che ha
conseguito a pieni voti, presso la Università
dì Torino, la laurea in giuri^rudenza, discutendo una tesi su: « Interventi diplMnatici per la tutela della minoranza Valdese », le
nostre felicitazioni vivissime.
Cronaca Valdese
ANOROGNA (Serre)
Domenica 16 corrente la nostra Comunità
riceveva la gradita visita della Commissione
Distrettuale nelle persone del presidente
(pastore sig. R. Nisbet) e del vice-presidente
(dott. L. Bertolè).
La mattina ebbe luogo al Serre la riunione di tutti i catecumeni, ai quali ff Presidente rivolse un messaggio ; ad essa segui
la riunione del Concistoro, nel corso della
quale si esaminarono problemi riguardanti
la vita della Comunità.
Il pomeriggio, alle ore 14, ebbe luogo II
culto. Davanti ad un uditorio molto numeroso ed attento, il predicatore sig. Nisbet
spiegò l’episodio dell’Incontro di Gesù e'la
Samaritana.
Dopo il culto ebbe luogo l’Assemblea di
Chiesa. In essa vennero nominati i seguenti
diaconi: sig. Guido Gaydou (Pradeltomo) ;
sig. Buffa Levi (Odins); sig. Silvio Monnet
(Buonanotte); sig. Ben-Onl Rlvoir (RivMres).
Il signor Stefano Malan, nominato diacono
del quartiere dei Coissons, dichiarava di non
poter 'accettare l'incarico affidatogli, benché
il Vice-Presidente ricordasse molto a proposito che reiezione della Chiesa è la manifestazione della volontà di Dìo e che chi è
eletto si trova davanti ad un comandamento
di Dio che non si può rifiutare, ma che egli
è chiamato ad adempiere sostenuto dalla Sua
grazia.
Dopo il culto, i nostri ospiti visitavano la
Scuola domenicale del Serre, e la sera, la
gioventù, radunata nella scuola del Serre,
ascoltava un vibrante messaggio del pastore
Nisbet su questo argomento: « Come accoglieremo, come cl troveranno i nostri giovani al loro ritorno dalle lontane zone di combattimento. dalla prigionia »?
ventare non minacciare, non impaurire... Eppure il cuore dell’tiomo ha bisogno di tònici, e il suo sangue di essere purificata; se no la fine può venire,
senza che si sia preparati.
Guai se Vagritnònia, in senso figurato,
dovesse essere veramente una parola
antiquata ! Filologo
. Giornata iptensa di attività quella di domenica scorsa. Dio ha parlato a noi per bocca dei Suoi,, servitori. ’ A noi sta ora di metter in pratica so.tto lo sguardo di Dio quanto
^ ci è stato annunziato nel Suo nome.
Un grazie di cuore ai nostri. visltatorL
t. a.
LUSBRNA SAN GIOVANNI
L’8 gennaio ha avuto luogo il funerale
ii nostra venerata sorella sig.ra Marghe
.w. rita Pellenc ved. Rivoir, deceduta serena; mente al Rifugio, all’età dì 89 anni.
Alla sua famiglia tanto provata ed in pari ticolare a' Suor Margherita Rlvoir, l’espressione della nostra profonda simpatia.
POMARETTO
' Ci giunge la dolorosa notizia della dipartenza per la Patria celeste, in S. Colombano
al Lambro (Milano), del nostro fratello Alberto Lodovico Pastre fu 'Giovanni Pietro e
di Giovanna Ribet, dei Blegieri di Pomaretto. Egli aveva 40 anni e da più di tre anni
aveva dovuto essere ricoverato in una clinica psichiatrica. E’- così" il secondo nostro
fratello che nello spazio di poco più di un
mese ci lascia in analoghe condizioni, cioè
in una clinica, lontano dalla famiglia e senza che questa abbia potuto prestare la sua
assistenza o partecipare ai funerali.
A lutti 1 parenti ed amici, ma sopratutto
alla mamma, esprimiamo la nostra simpatia
cristiana.
— Ricordiamo il culto di domenica prossima, 23 corrente, alle ore 10, nella Cappella
del Clot Inverso Rinasca
RORA'
Il nostro cronista indaffarato" eccessivamente, ha perso le staffa ed ha dimenticato
l’Eco ! Pentito e mortificato, ne domanda venia agli amici lontani.
L’autunno e l’inizio deirmverno, lino ad
ora, hanno dato luogo ad una attività mtensa
e benedetta, come se 1 tempi fossero stati
normali. La grande prova che grava su tutti
stringe più che in passato 1 legami di amor
fraterno fra le vane famiglie.
La nostra parrocchia gode, quest’anno, dell’aiuto di un coadiutore, lo stud. teol. Cipriano Tourn. Le vane attività ecclesiastiche ne
hanno subito notevole incremento. Il Concistoro gli ha affidato la direzione della scuola
delle Fucine e quella di alcuni corsi di catechismo, oltre alla vana collaborazione col titolare. Il pastore G. Enrico Melile, sfollato
qui da Milano, ci dà pure la sua collaborazione, che ci torna utile e gradita.
— Quattro leste deU’Albero di Natale hanno avuto liiogo nei vari quartieri della parrocchia e le insegnanti A. Tourn, E. Pons, R.
Bertin ed L. Geymet, come di consueto, ne
hanno preparato ottimamente i vari progreimmi.
— I, culti di Natale e Capodanno sono stati numerosi e ben frequentati. La Parola del
Signore, insieme con la dolcezza della comunione fraterna, ci hanno beneficati e consolati.
—^ Il 5 dlc«nbre U. s., nel nostro tempio,
abbiamo amministrato il battesimo a Marisa
Adelina Tourn di Aldo e di Domenica Bunino. Padrini : Albina Tourn ed Alberto
Peyrot.
Nel corso dello stesso culto vennero presentati a Dio in preghiera i nonni della piccola Adelina, Francesco Tourn e Giacomino,
i quali celebravano in quel giorno le loro
nozze d’oro. La vecchia Bibbia di famiglia,
testimone di tante gioie e di tanti dolori,
venne loro riaffidata, nel corso di una semplice, suggestiva cerimonia, per essere ancora
e sempre meglio, la compagna fedele del loro
pellegrin^gio terreno.
— Il giorno 26 dicembre, dopo una breve,
serena malattia, Dio richiamava a Sè il nostro fratello Adolfo Morel, della Roung, di
anni 70. Il nostro buon Barba Dolfe. Conosciuto in tutto il paese e nel vicinato come
un operaio intelligente èd un lavoratore indefesso. Da vari giorni aveva compreso che
il Signore stava per rivolgergli l’estremo appello. Intrattenendosi con la sua compagna,
le ripeteva il passo di Giovanni 3: 16: « Iddio ha tanto amato il mondo che ha dato il
suo Unigenito Figliuolo affinchè chiunque
crede in lui non perisca mg abbia vita eterna ». In questo « chiunque », soggiunse, c’è
posto anche per me.
Un corteo assai numeroso accompagnò all’estrema dimora le sue spoglie mortali e disse alla vedova ed alla famiglia afflitta la sua
calda e fraterna simpatia in Cristo.
— La maggior parte dei nostri giovani lontani hanno già dato notizie di sè alle loro
famiglie. Ve ne sono ancora alcuni, tuttavia,
di cui non sappiamo nulla ed ai quali pensiamo con apprensione. Non ci stanchiamo
di portarli tutti in preghiera dinanzi al trono
delTEterno.
TORRE PELLICe
Iddio ha richiamato a Sè l’anima del signor Paolo Hugon, dell'Inverso, all’età di 81
anni, dopo alcune settimane di malattia.
Il nostro fratello era persona assai conosciuta, specialmente nella frazione dell’Inverso, ed apprezzala per i servizi resi durante la sua non breve carriera terresitre a
chinque si rivolgesse a lui. Figura caratteristica dì valdese, egli servi la sua chiesa
ed il suo divino Capo In modo più diretto
quale membro del Ckinclstoro, carica che occupò durante molti anni.
Invochiamo ancora sulla famiglia in lutto
le celesti consolazioni.
— Dopo pochi giorni di vita quaggiù se ne
tornò alla Casa del Padre lo spirito di Paolo
Walfz (via Pellice).. Sia questa prova nelle
mani di Dio un mezzo per il più gran bene
spirituale della famiglia in lutto.
— Si è addormentata placidamente nella
pace del suo Salvatore la signorina Olovonna Girardi, all’età, di 80 anni. Iddio le evitò
le sofferenze che spesse volte accompagnano
la dipartenza da questo mondo. La chiamata
del Signore fu quasi repentina, essendo stata
la nostra sorella per pochi giorni ammalata.
Nel dolore della separazione vogliamo dire
ancora alla famiglia la nostra viva simpatia
cristiana.
VILLAR PELLICE
VISITA isEIvEFICA. Dopo una settimana
assai ^ grigia la Comunità ha- avuto una serena, ' iuminosa aomen.ca, il 16 gennaio. La
mattma, presiedeva il nostro culto il pastore G- E. Melile, sceso dai suòi monti di Rorà
a recarci U soienpe, sempre attuale appello
della Parola■ dell’Eterno: «lo tt ho posto dòvanti la vita e la morte, la benedizione e la
maledizione; scegli dunque la vita onde tu
VIVO" tw e la tua progenie, amando l’Eterno;
u tuo Dio, ubbidendo alla Sua voce e tenendoti stretto a Lui poich’Egli é lo tuo vita e
Colui che prolunga i tuoi giorni... ».
Culto che bene completava la< ietturà di
un messaggio del Moderatore alla Comunità,
giuntoci proprio la mattina di . mariedP 11
gennaio come il «soccorso nel momeh^ opportuno » : « ...Mentre le acque del diluvio
coprivano la terra, quelle stesse acque sollevavano a poco a poco coloro che per fede si
erano rifugiati nell’Arca, fino a posarli sulle
altezze di un monte a costruire un altare- al
Signore. Sia -così nella grazia, nella protezione, nella potenza di Dio ».
E, nel pomeriggio, insieme ài fratelli della
Comunità vicina e consorte di Bobbio, ci
riunivamo m gran numero in quel tempio
per ascoltare, con la più solenne attenzione,
la lettura di alcune « meditazioni della solitudine », di cui l’autore, il pastore Melile, ha
voluto darci la primizia.
Ritornato, per necessità di sfollamento,
alla vita agricola dei suoi padri, il pastorepoeta, nel suo contatto con la natura, ha
udito delle voci di Dio, che ha tradotte per
noi in deliziose parabole suscitatrici di prò?- ■
fonde vibrazioni spirituali, la cui lettura ci
ha fatto sentire — con commozione, talvolta
— la profonda verità delle parole di Calvino: « Tutte le creature, dal firmamento fino
al centro della terra possono essere testimoni
e messaggeri della Sua gloria, per attrarre
alla ricerca di Dio e per aiutare ognuno in
questa ricerca ».
Voglia il Signore servirsi di tutti 1 suol
messaggeri; così della tempesta scrosciante
come del «suono dolce e.iommeBso » per avvicinarci a Lui. 3.
VILLASEOCA
Abb.amo avuto il privilegio di avere la visita del pastore sig. Giulio Tron, che ha presieduto il culto della domenica 2 gennaio, rivolgendoci un profondo ed efficace messaggio.
Abbiamo pure avuto il piacere di udire in
riumoni quartierall la parola dei pastori signori Rivo ira e Jahier.
Vada ad essi l’espressione della nostra
riconoscenza.
— E’ deceduto alla Rivolra di Combagarino Giacomo Pons. Il funerale ha avuto
luogo il IO corrente, con larga partecipazione di conoscenti.
Alla famiglia in lutto la nostra simpatia
cristiana.
— Ricordiamo la visita di Chiesa che avrà
luogo, D. V., domenica 23 corrente, e sarà
presieduta dal capodistretto pastore Roberto
Nisbet.
" Una riunione avrà luogo' al Chiotti
bato sera ed un’altra a Combagarino la domenica pomeriggio. 1.
PRO COLLEGIO
Casali Paolo’ (Pavia) L.
500,
CONCORSO
PER GLI UFFICIALI DI COMPLEMENTO
NELL’ARMA DEI CARABINIERI
La famiglia della compianta
Olimpia Latizia Robert
in Comba
ringrazia sentitamente tutti coloro che han
(isa Ielle Lamie
«lACOMO aniaue
.■••Ili««
(vicino al Municipio) f
Riparazioni Radio
Materiale e Inpianti
Riparazioni elettriche
Prof. Omo Costabel, Direttore responsabiie
ARTI GRAFICHE » L'ALPINA „ - Torre Pelli««
Gli ufficiali di complemento delle varie
armi che a suo tempo concorsero per il passaggio nel ruolo di complemento nell’ arma
dei carabinieri sono invitati a partecipare
con ogni urgenza il loro indirizzo al Comando della Scuola Centrale Carabinieri (Fi->
renze) per importanti comunicazioni che li
riguardano.
voluto prendere parte al suo immenso dolore
per il grave lutto che l’ha colpita.
Uno speciale ringraziamento vada al pa- *■ "'J '
sfore Gustavo Bertin per il conforto dato alla
sua, cara e per le parole di consolazione rivolte in questa triste circostanza, ed n tutti
coloro che si sono prodigati durante la sua
lunga malattia.
Inverso Porte (Martinat), 10 gennaio 1944.