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SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE BATTISTE, METODISTE, VALDESI
Spedizione in a. p. 45% ■ art 2 comma 20/B legge 662/96 - Fidale di Torino.
In caso di mancato recapito restituire al mittente presso l'Ufficio PT Torino CMP Nordj:
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Anno IX - numero 16-20 aprile 2001
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EDITORIALE!
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del Servizio cristiano
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[BIBBIA E ATTUALITÀ■
DOPO PASQUA
«Vado a pescare»
Giovanni 21,3
Da tempo amo in particolare il
periodo tra Pasqua e l’Ascensione», scriveva Bonhoeffer l’il
aprile 1944, dal carcere berlinese,
all’amico Eberhard Bethge. Periodo
di tensione come quello il teologo
stava vivendo: tra Pasqua e l’Ascensione, tensione tra le apparizioni indomabili del- Risorto e l’incertezza su
come sarebbe andato a finire; nel carcere, tensione tra la speranza del’Evangelo in questo particolare momento dell’anno liturgico e la realtà
presente carica solo di interrogativi o,
più realisticamente, di pessimismo.
Gli Evangeli, in realtà, sono piuttosto
distratti su questo periodo. Due su
quattro (Matteo e Luca) non ne parlano quasi. Gli altri due (Giovanni e
Marco) ne parlano nell’ultimo brano,
posticcio, chiaramente aggiunto ai
manoscritti originali da qualche mano che forse aveva nel proprio cuore
qualcosa di simile a quello che c’era
nel cuore di Bonhoeffer, nel 1944. Distanza di tempo misurabile in secoh,
anzi, in millenni; vicinanza spirituale
impressionante. Forse tra duemila
anni Bonhoeffer sarà ricordato più o
meno come le due mani anonime che
hanno scritto gli ultimi brani di Giovanni e di Marco. Ma forse ci sarà ancora qualcuno che amerà il tempo liturgico tra Pasqua e l’Ascensione.
Decisamente spiritoso l’autore
del codicillo di Giovanni. Pietro
ha rinnegato Gesù nel momento
estremo della passione, ha verificato
il vuoto nella tomba, Gesù è apparso,
secondo Giovanni, a lui e agli altri discepoli: non è stata un’illusione. E il
risultato? «Vado a pescare». Tutto è
sistemato, si può tornare alle occupazioni di prima. Vado a pescare. E gli
altri? «Veniamo anche noi con te». Se
uno fa una scemenza, ce ne sono
sempre diversi disposti a seguirlo. Tra
i discepoli non è diverso rispetto agli
altri. Si potrebbe andare ad annunziare la risurrezione. No: andiamo tutti
a pescare. Nella chiesa come altrove,
se uno va a pescare dei pesci quando
si potrebbero pescare delle persone
garantito che si segue chi va a pescare
dei pesci. I discepoli hanno già di
menticato Pasqua. Noi la dimenti
chiamo anche facilmente, per il nostro lavoro e per altre feste. Ma i discepoli che hanno vissuto la prima
Pasqua, almeno loro, dovrebbero ri
cordarla per qualche giorno almeno.
Tuttavia ì pesci si usano ^ pia
cere. Le persone, no. Peschiamo
dei pesci, che va bene. Quelli li cuci
niamo a modo nostro. Pescatori di
uomini?. Scherziamo? Quelli vanno
«rispettati», ciòè tenuti alla larga. Gesù è risuscitato perché possiamo an
dare a pescare; per che cos’altro mai
dovrebbe essere risuscitato?. Eviden
temente è risuscitato perché facciauio i fatti nostri. Il tempo tra Pasqua
c l’Ascensione può essere amato, ma
resta difficile da capire. Come tutti i
tempi rischia di essere capito come
tempo della pesca dei pesci, anziché
come il tempo dell’incontro col Si
gnore e dell’annunzio della risurre
zione. Ma Gesù, con una pesca mira
colosa simile a quella della chiamata
dei primi discepoli, si fa conoscere e
fa Capire che è bello prendere molti
pesci, ma che la vocazione dei disce
poli ha una direzione diversa.
Claudio Tron
Vivere costantemente esposti a campi elettromagnetici fa male alla salute?
Allarme elettrosmog
Che ci siano degli effetti sugli esseri umani è certo, che siano dannosi per la salute
? In discussione perché gli studi non sono terminati. Vale il principio di precauzione?
■■BECO DELLE VALLIMI
Le Valli e l'elettrosmog ,
diPIERVALDOROSTAN
■1 L'OPINIONE!
L'EUTANASIA
L'OLANDA E NOI
GIORGIO GARDIOL
Cy È voluto lo scontro tra il ministro dell’Ambiente, Willer Bordón, e il suo collega della Sanità, Umberto Veronesi, perché gli italiani si
accorgessero della questione dell’elettrosmog. Abitare, vivere e lavorare
esposti a campi elettromagnetici fa
male alla salute? Sembra di sì. Almeno è quanto afferma la legge quadro
62/ 2001 (approvata con un solo voto
contrario), basata sul «principio di
precauzione». Tre anni di discussione, di audizioni di esperti. Una legge
che costerà a regime almeno 20 miliardi di investimenti per risanare le
situazioni più gravi a rischio.
«Elettrosmog» è un termine coniato dai mass media per definire tale
tipo di inquinamento, e in particola
re quello prodotto dai campi elettrici
e magnetici generati da radiofrequenze e microonde, appartenenti
alla sezione non ionizzante dello
spettro elettromagnetico. Sulla terra
è da sempre presente un fondo elettromagnetico naturale, le cui sorgenti principali sono la terra stessa,
l’atmosfera e il sole, che emette radiazioni non ionizzate, luce visibile e
radiazioni ultraviolette. Gli esseri viventi hanno da sempre convissuto
con tali radiazioni, evolvendosi in
modo da adattarsi ad esse, proteggersi o utilizzare al meglio questi
agenti fisici.
Al naturale livello di fondo si sono
però aggiunti, al passo con il progresso tecnologico, i campi prodotti
dalle sorgenti legate all’atti.vità
dell’uomo, innalzando così il fondo
naturale di centinaia e migliaia di
volte. Imputati sono innanzitutto i
grandi conduttori di energia elettrica
(elettrodotti ad alta, media e bassa
tensione), gli impianti radar e di
emittenza radiotelevisiva, i ponti radio televisivi e per telefonia mobile
(stazioni radio base) nonché, anche
se in misura minore, gli elettrodomestici e i telefoni cellulari. A completare la panoramica si sono aggiunti in questi ultimi anni i satelliti
in orbita geostazionaria per telecomunicazioni e non e, negli ultimi
giorni, i 66 satelliti per la telefonia
cellulare satellitare globale.
La Terra è avvolta da un’immensa
regnatela di onde elettromagnetiche
che trasportano energia di diversa
Segue a pag. 5
Regione Sicilia
Preti cattolici
negli ospedali
Reazioni negative dei protestanti
all’accordo fra la Regione siciliana e
i vescovi che prevede l’assunzione di
200 religiosi negli ospedali pubblici,
in qualità assistenti spirituali, designati dalla Chiesa cattolica e stipendiati dalla Regione. «L’accordo fr,a
vescovi e Regione - spiega il pastore
valdese Franco Giampiccoli, membro del Consiglio della Fcei, in una
lettera al quotidiano /a Repubblica non ci sembra corretto. E a nulla vale la promessa in base alla quale
ogni confessione religiosa avrà i suoi
assistenti spirituali in ospedale. Noi
non vogliamo essere pagati: il malcostume non si combatte estendendolo a tutti. L’indipendenza della
chiesa dovrebbe far sì che la chiesa
stessa si sostenga da sola, ma questo
in Italia non accade». (nev)
Carta ecumenica
La firma
a Strasburgo
«Io sarò sempre con voi, sino alla
fine del mondo» (Matteo 28, 20):
queste parole del Cristo risorto sono
il motto dell’incontro ecumenico europeo che si svolge a Strasburgo dal
17 al 22 aprile. È il primo incontro a
livello europeo del nuovo millennio,
e proprio nell’anno in cui, per una
rara coincidenza, tutte le chiese cristiane d’Oriente e d’Occidente celebrano la Pasqua nella stessa data.
Durante rincontro, promosso dalla
Conferenza delle chiese europee e
dal Consiglio delle conferenze episcopali europee, sarà firmata la
«Carta ecumenica per l’Europa», documento di impegno comune che
sarà poi inviato a tutte le chiese, con
l’invito a firmarlo a loro volta e a realizzarne concretamente gli obbiettivi
nei ri.spettivi paesi. (nev)
Valli valdesi
Diciotto anni
di volotariato
L’Associazione evangelica di volon
tariate (Aev) compie 18 anni: rag
giunge la «maggiore età» e lo fa forte
di un’esperienza di grande impegno
nel cosiddetto «terzo settore». Al mo
mento della nascita il volontariato
stava cominciando ad assumere una
valenza e una visibilità pubbliche, e
la società nel suo complesso poteva
valutare con i propri occhi la concre
tizzazione dello spirito della gratuità
e del dono, che si esprimeva in fatti
concreti. Ne furono antecedenti i movimenti di spontaneo aiuto fornito da
tanti giovani in seguito al terremoto
dell’Irpinia o, prima ancora, all’alluvione di Firenze del ’66. L’Aev si vale
fin dall’inizio del contributo di molti
volontari provenienti dall’estero.
A pag. 11
L'Olanda ha approvato definitivamente la legge sulFeutanasia. E la
stampa italiana ha riproposto i soliti
schieramenti: quello a favore (pochi) e
quello contro (Chiesa cattolica e molti
laici). Questa dell’eutanasia è un’altra
questione etica che suscita forti spaccature tra quelli che vi si oppongono
sulla base del principio deU’inviolabilità della vita e del non riconoscimento
allo stato del diritto di legiferare circa
la fine della vita, e coloro che sostengono le ragioni deU’autonomia e del rispetto della decisione della persona in
particolari situazioni di sofferenza fisica e spirituale. Come in ogni situazione
del genere si restringe lo spazio per i
dubbiosi, quelli che vedono le buone e
le cattive ragioni dell’una e dell’altra
parte, coloro che sono anche disposti a
riconoscere umilmente che non hanno
una risposta a tutto tondo. Va detto
che la legge olandese, sostenuta dall’85% della popolazione, non è così
permissiva come si potrebbe credere.
Per poter accedere all’iniezione letale è
necessario la richiesta del paziente,
ponderata, lucida, ripetuta e durevole.
£ necessario che siano documentate le
sofferenze insopportabili, che siano
senza prospettiva di miglioramento e
che il medico di fiducia si sia consultato con un altro dottore.
Torniamo a casa nostra. Se vogliamo
ridurre l’area del conflitto al suo nocciolo è consigliabile che si perseguano
delle vie che riducano al minimo la domanda di eutanasia. Va nella giusta direzione la legge proposta da Veronesi
sulla terapia del dolore che consente
un uso più estensivo dei farmaci in
grado di dare una risposta efficace al
dolore fisico. È necessario far decollare
le cure palliative e la rinuncia a forme
di accanimento terapeutico che rendono certe terapie intensive luoghi in cui
la persona è «sequestrata» dalla medicina. È ora di dare applicazione al testamento biologico che consenta
all’ammalato di manifestare in forma
vincolante per i medici le sue volontà
rispetto a situazioni estreme in cui potrebbe non essere in grado di intendere e di volere. Va favorita la cura domiciliare degli ammalati terminali, e sviluppata una medicina che abbandoni il
delirante proposito dell’operare a
qualsiasi costo. In tutto ciò, cattolici,
laici, evangelici, hanno un notevole
tratto di strada da fare insieme, cooperando perché le persone non siano lasciate nella disperazione, nella solitudine, nell’indigenza e che da questo
scaturisca la domanda di eutanasia.
Ma per quanto pochi ed estremi, bisogna dare una risposta a quei casi in
cui viene richiesto di porre fine alla
propria esistenza. Qui il discorso è difficile, in ultima analisi è una questione
di coscienza e di fede. Per quanto mi
riguarda, se provo a immaginarmi in
una situazione estrema di malattia inguaribile e molto dolorosa, non ritengo che il desiderio di mettere fine ai
miei giorni costituirebbe necessariamente un oltraggio a Dio. Credo che il
Signore ci abbia donato la vita e Rabbia posta nelle nostre mani. Il dono
non deve trasformarsi in un debito,
perché allora l’amore gratuito diverrebbe crudele ricatto. Non sento di dire molto di più. Ma se trovandomi in
una situazione mi sentissi pienamente
compreso e accolto da Dio in una scelta pure così drammatica, non mi piacerebbe averne un divieto solo perché
lo stato non me lo vuole consentire.
Massimo Aprile
2
PAG. 2 RIFORMA
All’As
Della Pai
VENERDÌ 20 APRILE 2(m,
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«'^Siete stati sepolti
con Cristo nel
battesimo, nel
quale siete anche
stati risuscitati con
lui mediante la
fede nella potenza
di Dio che lo ha
risuscitato dai
morti. ^Woi, che
eravate morti nei
peccati e nella
incirconcisione
della vostra carne,
voi, dico, Dio vi ha
vivificati con lui,
perdonandoci tutti
i nostri peccati;
'‘'egli ha cancellato
il documento a noi
ostile, i cui
comandamenti ci
condannavano, e
l’ha tolto di mezzo,
inchiodandolo
sulla croce;
'^ha spogliato
i principati
e le potenze, ne ha
fatto un pubblico
spettacolo,
trionfando
su di loro per mezzo
della croce»
(ColossesrZ, 12-15)
«"Perciò,
ricordatevi che un
tempo voi, stranieri
di nascita,
chiamati
incirconcisi da
quelli che si dicono
circoncisi, perché
tali sono nella
carne per mano
d’uomo, voi, dico,
'^ricordatevi che in
quel tempo eravate
senza Cristo, esclusi
dalla cittadinanza
d’Israele ed
estranei ai patti
della promessa,
senza speranza e
senza Dio nel
mondo. '^Ma ora,
in Cristo Gesù, voi
che allora eravate
lontani siete stati
avvicinati
mediante il sangue
di Cristo. '‘'Lui,
infatti, è la nostra
pace; lui che dei
due popoli ne ha
fatto uno solo e ha
abbattuto il muro
di separazione
abolendo
nel suo corpo
terreno la causa
dell’inimicizia,
'^la legge fatta di
comandamenti in
forma di precetti,
per creare in sé
stesso, dei due, un
solo uomo nuovo
facendo la pace»
(Efesini 2,11-15)
LIBERATI IN CRISTO GESÙ
Sulla croce Dio ho inchiiodato anche il documento a noi ostile i cui comandamenti
ci condannavano. La libertà in Cristo è una liberazione acquisita una volta per tutte
EMANUELE HUME
COME tutti sanno, esiste un
uso repressivo del messaggio religioso, vecchio quanto il
mondo. Il temuto giudizio morale da parte della chiesa talvolta
su temi futili come il ballo o i
centimetri delle sottane appartiene oramai al passato, ma esistono ancora situazioni di emarginazione e di divieto che bloccano ed esasperano le situazioni
personali; «Quel fratello lì è bene
non andarlo a cercare perché ha
dei grossi problemi; tornerà
quando le cose gli andranno meglio». Così il vecchio nemico della legge e del moralismo torna a
ucciderci limitando e spiando la
nostra libertà di figli di Dio.
Cittadini del regno di Cristo
INVECE noi siamo partecipi
della vita di Cristo. La legge,
le potenze e i principati di questo mondo sono rimasti inchiodati sulla croce e noi ora siamo
liberi cittadini del regno di Cristo. Questa pagina della Scrittura ci dice innanzitutto che siamo stati sepolti e resuscitati con
Gesù Cristo nel battesimo. Non
dice che la nostra unione con
Cristo è rappresentata dal battesimo, ma che è nel battesimo.
Non è un’immagine, ma una
realtà. Dio ha ordinato di battezzare con acqua perché l’acqua lava realmente la sporcizia,
così la grazia di Dio ci lava realmente dal nostro peccato. Chi
dubita di questo e chi fa dubitare di questo, chi dice che il battesimo non basta per la salvezza, che il battesimo non salva,
produce nevrosi di fede e credenti nevrotici.
Nel battesimo ci sono la parola di Dio e la promessa di Dio.
Che cosa volete di più? Dio dice
che nel battesimo siamo morti e
Preghiamo
Amo l’Eterno, mio soccorritor,
poich’Egli ha udito l’alto mio lamento
e ai miei sospir l’orecchio porse attento;
tutti i miei giorni loderò il Signor!
M’aveva indotto quel mio vano errar,
in angosciosa, tragica distretta;
e della morte preso nella stretta,
così il Signor mi volsi a supplicar.
L’anima mia Tu libera, o Signor,
m’asciuga il pianto, mi rafferma il piede;
camminerò davanti a Te con fede,
T’esalterò fra i vivi con fervor.
Inno 25 del nuovo Innario cristiano
risorti in Cristo; con l’acqua e la
promessa Dio ci rende membri
viventi del corpo di Cristo e uniti
a lui nella sua sofferenza e nella
sua gloria. Noi siamo liberati
dalla morte della croce perché
siamo già morti in Cristo: la sua
morte crudele e disperata è stata
al posto nostro. Allo stesso modo il suo risveglio dalla morte è
il nostro risveglio, la sua vita la
nostra vita. Così il primo nemico
è stato inchiodato: la morte.
Non la morte fisica, ma la morte
della speranza, la distruzione
della dignità e della pienezza
della vita. Questa morte è stata
inchiodata sulla croce e non può
nulla contro di noi.
Sulla croce Dio ha inchiodato
anche il documento a noi ostile,
i cui comandamenti ci condannavano. La legge di Mosè e tutto
ciò che richiede il nostro adempimento è inchiodato sulla croce. Ciò significa che i Comandamenti non contano più? No, ma
significa che se non ci portano a
Cristo, allora non sono altro che
la prova del nostro fallimento
come credenti. Senza Cristo i
Comandamenti dimostrerebbero soltanto la nostra trasgressione e il fatto che noi meritiamo la
condanna e la morte. Ma non si
tratta soltanto della legge dell’Antico Testamento, quanto di
ogni nostro tentativo di realizzare compiutamente una coerenza in noi stessi. Quando voglio realizzarmi vivendo secondo la morale comune, secondo
ciò che fanno gli altri, secondo
ciò che dicono gli altri, allora mi
sottopongo a una legge di morte
che mi procura angosce e sensi
di colpa e che talvolta mi costringe a mentire per salvare le
apparenze, a una legge che agisce crudelmente ogni giorno
contro gli altri e contro me stesso. Questo distorto uso della
legge, che non conduce al paradiso, ma all’inferno, è stato inchiodato sulla croce, è morto e
non ha più potere contro di noi.
Ne siamo per sempre liberati.
Chi resta moralista e legalista
segue i cadaveri invece di seguire il Dio vivente.
Infine la croce è stato il trionfo
pubblico di Dio sui principati e
sulle potenze di questo mondo.
Tutte le esecuzioni pubbliche
sono sempre state la dimostrazione di forza delle potenze di
questo mondo. 1,’uccisione come .pubblico spettacolo aveva
prima di tutto la funzione di mostrare la potenza dello stato di
decidere per la vita e per la mor
te dei suoi sudditi. Invece nella
croce di Cristo si realizza il contrario. Dio accetta il confronto
con le potenze del mondo, ma
rivela la sua potenza prendendo
le parti della vittima e non del
carnefice. Mentre i re della terra
stanno dalla parte del boia, il re
del cielo sta con il condannato a
morte. Ma proprio mentre queste potenze credevano di avere
la vittoria in pugno, Dio ha vinto
compiendo la salvezza nel luogo
della perdizione, la vita nel luogo di morte, la redenzione nel
luogo di maledizione. L’ingiusta
morte di Cristo è diventata fonte
di giustizia per tutti coloro che si
avvicinano a lui. Dall’ingiusta
morte di Cristo sono scaturite la
giustizia e la vita.
Ecco come Dio ha spogliato i
principati e le potenze di questo
mondo trionfando su di loro per
mezzo della croce. Dio ha preso
le parti del debole e dello sconfitto, e proprio in questo ha conseguito la sua vittoria sulle potenze che stavano dalla parte dei
forti. Oggi quali sono i comandamenti, le potenze e principati
che possono avere influenza
sulla nostra vita, che potrebbero
dominarci e angosciarci? Oggi
generalmente i Comandamenti
di Dio non sono tenuti in gran
conto, ma i giudizi degli altri sì,
e ancora di più teniamo conto
dei giudizi di noi stessi su noi
stessi. Quando la fede evangelica perde la sua base della grazia,
del perdono e della misericordia
di Dio, allora resta il senso della
legge, della moralità e qualche
volta del moralismo.
damenti di oggi. Le potenze e i
principati sono ancora la malattia, la solitudine e soprattutto
l’odio. Nella nostra vita la guerra
dura sempre più della pace e
l’offesa più della riconciliazione.
Il «sola gratia»
IL protestantesimo senza il
«sola grafia» diventa un sadico assoluto morale da interiorizzare e a cui dedicarci anima e
corpo. Questi sono i comandamenti che seguiamo, quelli che
ci chiedono di essere inappuntabili, di non sbagliare, di mantenere le forme, di non piangere
e non chiedere aiuto. Questi
principi assoluti si confrontano
dolorosamente con la progressiva relativizzaz.ione dei comandamenti del mondo. Questi comandamenti del mondo che
fanno vergognare il ladro non
quando ruba ma quando viene
scoperto, che fanno sì che ciascuno di noi dipende da un giudizio che gli altri esprimono, che
ci portano a inorridire davanti a
fatti di cronaca nera di cui potremmo benissimo essere i protagonisti. Questi sono i coman
Note
omiletiche
Il testo biblico procedi
in modo induttivo conJ
seguente schema: union.|
(battesimo), liberazion,!
(perdono), trionfo (croce) I
Si parte dal dato di fattjf
deH'unione in Cristo esik
ricava la liberazione chJ
l'ha permessa e, in orig'|
i
¡nuovi
in
ne, il trionfo di Dio
Il peso del peccato
Questo dimostra che non si
tratta solo di un sentimento,
ma l’odio è una potenza che ci
pervade e non ci lascia amare né
ragionare. La furia o la freddezza dell’odio sono demoni che
l’umano riesce a creare per poi
diventare schiavo. Questo è
l’aspetto più inquietante del
peccato: il peccato viene creato
dall’essere umano, ma ne diventa dominatore e signore incontrastato finché non avviene una
redenzione portata e imposta
dall’esterno. Ci sono altri principati, che ci impongono le loro
decisioni su che cosa mangiare,
come vestire e quali abitudini di
vita prendere. C’è il principato
della televisione che ci impone
la notizia, la pubblicità e l’allegria a buon mercato. C’è il principato molto potente del denaro
da accumulare e in cui confidare sempre e comunque.
Tutti questi comandamenti,
tutti questi principati e tutte
queste potenze sono stati inchiodati sulla croce. Sono morti.
1 nostri padroni sono morti e noi
siamo liberi e liberati in Cristo.
Quale persona, quale legge,
quale ideologia ha il diritto di
giudicare la nostra fede e la nostra vita? Appartenere a Dio significa anche dipendere soltanto dal suo giudizio, dalla sua parola su di noi. E in Cristo siamo
sicuri che questa è stata una parola di salvezza e di approvazione, perché abbiamo confidato in
lui e non nelle potenze sconfitte.
11 trionfo di Cristo è il trionfo
della nostra salvezza e della nostra speranza. Siamo liberi in
Cristo. Perciò non permettiamo
a nessuno di venire a restringere
o a spiare la nostra libertà.
La libertà in Cristo è una liberazione acquisita una volta per
tutte e va difesa a ogni costo. La
libertà di essere in Cristo, la libertà di essere vincolati alla sua
storia, alla sua sofferenza e al
suo trionfo è la grande liberazione da ogni potere di questo
mondo, sconfitto e ridicolizzato
dalla debolezza della croce e ridotto a ombra che scompare
davanti alla luce della giustizia
di Cristo.
(prima di una serie
di tre meditazioni)
control
tutte le potenze del male
in un'apparente sconfit,
ta quale è la crocifissione
del suo figlio Gesù Cr¡.
sto. L'unione è sancita dal
battesimo non in quanto
simbolo o testimonianza
(concetti oggi piuttosto
deboli), ma in quanto atto
creato, determinato
condizionato dalla parola
di Dio. In questo atto la
salvezza viene proclamata
con la stessa pienezza della predicazione verbale,
sacramento è sottolineato
nella sua importanza fondamentale di atto che dichiara la grazia.
Il giudizio della legge
viene inchiodato sulla croce. Quel giudizio si riserva
su Gesù Cristo e dalla sua
morte viene neutralizzato,
L'accusa delia legge alla
nostra vita non produrrà
più condanna e morte, ma
pentimento e fede. Restare vincolati al giudizio ultimo della legge significa
respingere il sacrificio vicario di Cristo e voler conquistare da sé quella giustizia perfetta che solo
Cristo ha potuto meritare. Alla fine la crocifissione di Cristo prende questo
aspetto paradossale: è il
momento in cui le potenze del mondo sono fortissime e Dio è debolissimo.
Ma questa debolezza
Dio vince le forze ostili e
le neutralizza. La croce,
come un inerte parafulmine, accumula le forze malvagie e le svuota della loro potenza. La debolezza
di Dio batte le forze del
peccato e della legge.
Oggi il cristianesimo, e|
il protestantesimo più in'
particolare, è condizionato da una serie di giudizi
esterni di cui deve tenere
conto. Il «rigore moralei
tanto decantato è accettabile nell'ambito della santificazione riconoscente,
assolutamente riprovevole
come precondizione o metro di giudizio ultimo. Come protestanti più o meno secolarizzati sentiamo
di dover rendere conto
non solo a Dio ma anclie
alla società, al mondo, ai
laici, ecc. Talvolta, nella vita quotidiana, i giudizi e
condizionamenti esterni
arrivano al punto di conj
vincerci, illudendoci tii|
averli scelti iiberamente.
Molti vivono un sentimento iliusorio di libertà pet''|
sando di scegliere ogni to'
sa; in realtà subiscono
scelte e condizionamentij
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leggi, ideologie e mora;
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La prima riunione del Consiglio della Cevaa si è svolta a Vallecrosia a fine marzo
Al via i nuovi programmi missionari
muovi programmi implicano una nuova impostazione del rapporto delle chiese con la Comunità
in vista della trasparenza e della condivisione. In cammino verso un cauto allargamento
Colpito da infarto a Papeete il 4 aprile
È morto Ralph Teinaore
presidente della Cevaa
____banco TACHERO
I membri del Consiglio della
Cevaa si sono incontrati
per la prima riunione del
^driennio a Vallecrosia, innati dalla Chiesa valdese.
Una quindicina di persone,
provenienti da tutte le regioni della comunità sono state
accòlte calorosamente, oltre
che dalla direzione della Casa
valdese, dal pastore Renato
Coi'sson e dalle chiese del ponente ligure nel corso dei
cultiaBordighera, San Remo,
Imperia e Alassio. Questi incontri con le comunità, insieme a quelli con il Moderatore
della Tavola valdese e con i
membri del Comitato italiano, hanno dato quella particolare impronta di fraternità
e di condivisione, che sempre
contraddistingue anche il lavoro amministrativo in ogni
parte del mondo.
'n tempo di lavoro trascorso
con il Moderatore Gianni
Geme e con il Comitato italiano è stato dedicato alla discussione del tema degli immigrati in Italia e delle chiese
di stranieri, da una parte, e
aBa articolazione dei rapporti
istituzionali tra le chiese vaidesi e metodiste in Italia con
la Comunità stessa, dall’altra.
Quattro giorni di fitte sedute
hanno permesso di riordinate ìllavoro dopo le importanti decisioni della Assemblea
Generale. Il Segretariato di
Montpellier, nel quale a
Charies Klagba, segretario allo scambio di persone, è stato
Éfflovato il mandato per l’ultimo quadriennio, è alle prese
^ un cumulo di lavoro supenóre alle forze disponibili,
soprattutto in seguito airinci[ dente che ha coinvolto in
Zambia Anani Kuadjovi, ancoraassente per alcuni mesi.
Infatti deve essere messo in
marcia tutto il sistema dei
Il pastore Ralph Teinaore (al centro) davanti alla chiesa di Bordighera dove ha tenuto la sua ultima predicazione
Alcune chiese vedranno ri
Programmi missionari, che
sono destinati a sostituire le
dotazioni finanziarie globali
date alle chiese membro attraverso a sovvenzioni mirate
a progetti diaconali o di evangelizzaione. Questo cambiamento non è soltanto organizzativo, ma implica una
nuova impostazione del rapporto delle chiese con la comunità, in vista della trasparenza e della condivisione.
dotto l’aiuto economico, altre
potranno contare su entrate
più cospicue, grazie ad un
più razionale sistema che tiene conto della loro importanza in termini non solo numerici ma anche basati sul peso
della diaconia e dei progetti
di sviluppo. Il pastore francese Philippe Girardet è stato
incaricato di assumere il
coordinamento dell’insieme
del cambiamento. Una grande attenzione è stata posta alla revisione dei termini contrattuali degli inviati, ma anche al problema dell’allargamento della Cevaa. Da molti
anni la comunità ha posto
una moratoria all’ingresso di
nuove chiese, soprattutto per
la preoccupazione di non ingigantire la struttura. La diminuzione del gettitó delle
contribuzioni ha fin qui
sconsigliato l’allargamento,
ma sembra ora giunto il tempo di prendere in considerazione alcune domande, sostenute con insistenza da
chiese europee partner di altre in Africa. In particolare la
famiglia luterana, già presente nella Cevaa con due chiese
francesi, preme perché la
moratoria venga tolta.
Infine, oltre al lavoro di tutte le commissioni che si sono
riunite in questo primo trimestre dell’anno (manca solo
la commissione finanziaria
che ha, a fine aprile, il difficile compito di preparare un
bilancio in pareggio per il
2002), il Consiglio ha preso in
esame la situazione di alcune
chiese africane che sono
chiamate ad agire in scenari
socio-politici preoccupanti
(Togo, Costa d’Avorio) oppure che sono lacerate al loro
interno da divisioni e conflitti
di difficile soluzione (Gabon)
o quasi risolti (Benin, Senegai). La Cevaa è impegnata in
alcune missioni di riconciliazione che danno, anch’esse,
il senso della sua esistenza.
La prossima riunione del
Consiglio si terrà a fine ottobre in Zambia, sui luoghi della Azione Apostolica Comune
del Nyengo. La presenza dell’esecutivo in quel paese servirà per sancire il definitivo
passaggio della amministrazione del progetto alla Chiesa
unita dello Zambia.
W''- Convegno promosso da «Noi siamo chiesa» e dal Gruppo promozione donna
ili problema dei cristiani cattolici divorziati e risposati
Il 17 marzo scorso si è tenuto a Milano, all’auditorium San
I Carb eli corso Matteotti 14, l'incontro nazionale su «Il problema dei Qristiani divorziati e risposati nella Chiesa cattolica og^>prorhpsso da «Noi siamo chiesa» e dal «Gruppo promozione
donna» di Milano. Circa 150 i partecipanti, una parte dei quali
provenienti da fuori Milano. L'incontro è stato ignorato dalla
grande stampa sia laica che cattolica ed è stato visto con diffi
denza dagli ambienti della curia diocesana di Milano. Queste
difficoltà hanno reso difficile l'informazione nei confronti di
quanti erano potenzialmente interessati a partecipare. Igiudizi
raccolti tra chi ha potuto essere presente sono stati largamente
positivi per i contenuti innovativi emersi e per aver affrontato
tematiche sulle quali è molto dijfusa la volontà di andare oltre
le posizioni tradizionali della Chiesa cattolica.
Il documento conclusivo del convegno
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«La crisi del matrimonio dei coniugi
credenti, sempre più frequente in una
società i cui cambiamenti hanno reso
più difficile la stabilità della coppia e
<iella famiglia, è un problema di tutta la
comunità e non può essere lasciato alle
ooime del diritto canonico o ai Tribunali ecclesiastici o ai confessionali o più
spesso alle sofferenze individualmente
Sopportate di chi, divorziato e risposato, vuole continuare ad avere come rifetonento della propria vita l’Evangelo.
Molte parrocchie e diocesi si pongono sempre di più il problema dell’accoflienza nei confronti di chi si trova in
onesta condizione ma in molte altre, la
tonggioranza, rimangono atteggiamenti
01 separazione e di esclusione ben lonjee da uno spirito evangelico di fratertotà e dalle stesse indicazioni della Fatojfiari's consortio.
^ rigide norme canoniche in vigore,
costantemente ribadite, che prevedono
por un pieno recupero della comunione
oclesiale o il ricorso ai tribunali o la
Onvlvenza “come fratello e sorella”, apj^ono sempre più inadeguate e incoe_ nti con una riflessione sull’Evangelo
oe propone l’ideale della coppia unita
Parseguire il regno di Dio ma con/^Poraneamente dà prova di realismo
p^orzio in caso di porneia o di increlim* • coniuge) e comunque non ha
tic ®ria manifestazione di mise
erdia nel riaccogliere a pieno titolo
chi ha fallito e ha peccato. Quando viene
meno l’agape, quando viene meno il
supporto antropologico del sacramento
del matrimonio cosa resta se non una
pura forma, un puro fatto giuridico?
La normativa canonica che contrattualizza il rapporto della coppia e lo
rende assolutamente vincolante in eterno (salvo constatarne la sua nullità ab
origine) appare come una costruzione
troppo rigida; secondo questa neppure
un percorso penitenziale comunitario
(fondato sulla misericordia senza limiti
di Dio) può permettere la riammissione
a pieno titolo nella comunità del divorziato risposato e l’accettazione di un
nuovo vero rapporto.
Nel corso del Convegno è però emerso In modo incontrovertibile che, nel
primo millennio della chiesa, insieme
alla affermazione del valore permanente del rapporto tra uomo e donna secondo l’insegnamento di Cristo, è stata
costante la prassi di prendere atto della
rottura del màtrimonio, di permettere
la verifica delle proprie responsabilità
nel fallimento con espliciti atti penitenziali e in seguito di riammettere a pieno
titolo nella comunità il divorziato risposato. Questa posizione è quella seguita
tuttora nella Chiesa ortodossa e anche
le chiese sorte dalla Riforma sono su
una linea simile, comunque ben lontane da una atteggiamento lassista.
Nell’incontro, che si è arricchito di te
stimonianze molto autorevoli della
Chiesa di Francia e della discussione in
corso negli Usa, è stata esaminata la soluzione, già ora praticata in modo abbastanza diffuso, che affida alla coscienza del singolo, anche se in contraddizione con le norme canoniche, la
decisione di riaccostarsi all’eucarestia.
È certamente una posizione molto
importante da condividere ma non è la
comunità, come sarebbe giusto, a farsi
carico del problema. Pure utile in certi
casi, ma del tutto insufficiente, è stata
ritenuto il sistema del ricorso al Tribunale ecclesiastico che di fatto è sollecitato ad annullare matrimoni a volte fortemente vissuti magari per un lungo
periodo e con prole.
È emersa l'esigenza di un cambiamento delle posizioni ufficiali della
Chiesa cattolica e la convinzione che
esso sarà inevitabile in tempi non troppo lontani. Così pure è stato condivisa
la proposta che quanti, in diversi paesi,
sono impegnati per una modifica della
linea attuale si colleghino e si coordinino. Ma soprattutto è emersa insistentemente la proposta di discutere nella
chiesa di questo problema apertamente
e liberamente, con fiducia nella capacità reciproca di ascoltare e di comunicare la parola di Dio perché le sofferenze presenti nel popolo di Dio non possono attendere i tempi e le reticenze di
molti ambienti ecclesiastici».
«la ora na i roto i te Aroha
no te Atua». Con questa frase
iniziavano le sue lettere, una
formula di saluto e di benedizione, dolce come la lingua
polinesiana, come le canzoni
che spesso Ralph Teinaore
cantava. Non canterà più, ma
lo ricorderemo con la chitarra
e con la potente voce a trascinare nelle melodie del Pacifico i fratelli e le sorelle che si
accalcavano intorno a lui durante le pause delle riunioni.
Come a Torre Pellice nel 1996,
alle Assise, quando le sue risate fragorose tuonavano nei
giardini della Casa valdese.
Era da pochi giorni tornato
a Papeete dopo le riunioni
del Consiglio della Cevaa a
Vallecrosia. Il suo imponente
fisico, che racchiudeva un altrettanto grande cuore, benché fragile, non ha retto alla
fatica di tre settimane di viaggio: un infarto ha tolto la vita
a Ralph Teinaore mercoledì 4
aprile alle ore 21,30 del Pacifico. Egli tornava da una missione che lo aveva portato
prima in Africa, per visitare
alcune chiese della Cevaa in
difficoltà, poi in Svizzera, dove la giunta del Consiglio
aveva incontrato i responsabili missionari di lingua francese e di lingua tedesca, oltre
ai rappresentanti della Federazione delle chiese protestanti svizzere, infine in Italia
per le prime sedute del nuovo esecutivo.
L’Assemblea generale di Séte nell’ottobre scorso aveva
scelto il pastore Teinaore come nuovo presidente della
Cevaa, ma da dieci anni egli
era già appassionato e parte
cipe membro del Comitato
esecutivo. Il suo impegno a
capo della Comunità di chiese
in Missione era iniziato sotto i
migliori auspici evidenziando
subito una impronta di serietà e di rigore amministrativo, non disgiunta dal fervore
missionario. Sposato e padre
di quattro figli, ricopriva la
carica di segretario generale
della Chiesa evangelica della
Polinesia «ancora francese»,
sottolineava lui, ricordando
l’impegno per l’indipendenza
dei suo paese.
L’ultima predicazione della
sua vita l’ha data domenica
25 marzo nel tempio di Bordighera, il testo era quello
della parabola del figliol prodigo. Ralph era figlio del Pacifico, era nato nell’isola meridionale di Rurutu; era partito
dalla sua terra, anzi dal suo
mare, non per andare a dissipare le sue «risorse», ma per
metterle al servizio dell’evangelo e della chiesa di Gesù
Cristo: egli sapeva radicare la
predicazione nella quotidianità drammatica degli esperimenti nucleari di Mururoa
come nella lotta di un popolo
deciso a difendere la propria
identità fatta di melodie, di
fraternità e di gioia.
Le chiese valdesi e metodiste, che lo hanno incontrato
più volte, a Ecumene e Roma
a metà degli Anni Ottanta,
poi a Torre Pellice, nel 1996 e
nel 1998 e infine nel Ponente
ligure, lo ricordano con riconoscenza ed esprimono la
loro solidarietà cristiana alla
famiglia, alla Chiesa evangelica della Polinesia, alla Cevaa tutta. (f.t.)
A, - :S. -lÉi
Una veduta della Polinesia francese
(foto R. Feitknecht)
Consiglio ecunnenico delle chiese '
stage di formaiione
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) organizza 5 stage per giovani (18-30 anni) dal settembre 2001 al settembre
2002. Fra questi, due possono interessare giovani delle nostre chiese;
1) www.ecumenicalyouth.org
I candidati selezionati lavoreranno con l'équipe «Gioventù» del Cec per sviluppare il sito Internet dei giovani.
Si richiede esperienza di lavoro con Internet, capacità di
comunicazione, di direzione e di redazione; uso del computer, abilità di ricerca e capacità di lavorare in équipe. Essenziale la capacità di scrivere in codice HtmI o di avere una forte volontà dì impararlo.
2) Essere chiesa
La candidata selezionata (una giovane donna) lavorerà
con ii Programma donne del Cec su «Essere chiesa, voci e
visioni di donne». Contribuirà a diffondere l’informazione sul
programma e a incoraggiare le donne a rispondere. Gestirà
una «Chat page» su Internet e risponderà alle richieste di
informazioni. Assisterà alla preparazione di consultazioni relative al tema.
Lo stage è aperto soltanto a giovani donne. Richièsta
esperienza di lavoro con Internet, capacità di comunicazione
e dì uso del computer, abilità di ricerca e capacità di lavorare
in équipe.
Lo scopo di questi stage, della durata di 12 mesi, è di fare
esperienze di apprendimento ecumenico e di portare le intuizioni e le sfide dei giovani all’interno del Cec.
I candidati selezionati ricevono un compenso equivalente
a una borsa di studio.
II Cec provvede alle spese di viaggio per Ginevra e di ritorno, alle spese relative ai visti e ai permessi di lavoro.
La lingua di lavoro è l’inglese.
Le domande, accompagnate da un curriculum vitae, vanno
inviate, entro II 10 maggio 2001, all’indirizzo seguente: Wee
Youth (Intemships) - PO Box 2100-1211 Genova 2 - Svizzera (E-mail: lsm@wcc-coe.org - Fax: 0041-41 22 791 6409)
4
PAG. 4 RIFORMA
venerdì 20 APRILE 20(111
Continua la nostra riflessione sulla situazione politica italiana e le elezioni
I protestanti mimetizzati nella sinistra
Invece di evocare apocalissi prossime venture, non sarebbe più civile, più responsabile, più
laico abbassare i toni e valutare chi vincerà le elezioni sulla base della capacità di governo?
SERGIO N. TURTULICI
Alle domande di Paolo
Naso su Berlusconi e la
Casa delle libertà (Riforma n.
14), domande peraltro risapute e che egli riconosce «un
po’ ruvide e facilmente accusabili di pregiudiziale faziosità», non rispondo. Risposte
se ne trovano a sufficienza in
altri giornali. Non necessariamente di destra. Ci sono ancora giornalisti e opinionisti
non asserviti a «lobby» di interesse, liberi e sereni. Vedrò
di «stringere» su tre punti.
Chiese e politica
A me pare che le chiese
protestanti bmv si siano cacciate in Italia con il sistema
maggioritario in una «impasse», uno stallo pericoloso.
Nessuno ce le ha cacciate, ci
si sono messe da sole. Disagio e mal di pancia trapelano
tra le righe di qualche politologo di Riforma, e lo ha esplicitato un osservatore valdese
attento come Giorgio Girardet. Il popolo protestante, ha
osservato, «si è seduto (...)
mimetizzato con l’ambiente
(...) è ammutolito». L’ambiente chiaramente è il posizionamento in campo con la
sinistra postcomunista il
mutismo è conseguenza della scelta. I protestanti si compiacciono molto della nostra
laicità ma io ricordo che, prima che li sbaraccassero via, i
vecchi socialisti autonomisti
dicevano che quella comunista era una chiesa. Nient’affatto laica.
Prima, con il proporzionale, per i protestanti italiani
era più facile. Non votavano
De ma, lungo l’arco costituzionale, c’erano altri partiti
con cui sintonizzarsi. Gon il
maggioritario (il sistema elettorale che hanno più o
meno tutte le democrazie occidentali marcate dal protestantesimo) o si sta di qua o
si sta di là. Destra o sinistra.
Gon il maggioritario il cristiano vota o di qua o di là ma si
avvede che la verità non sta
di qua o di là. Il cristiano avvertito, intendo, non quello
che confonde il piano della
fede con quello del partito.
Non sta tutta di qua o tutta di
là la verità cristiana e nemmeno quella di una religione
civile, di un umanesimo di
valori etici condivisi.
Implosa e dissolta la De, la
Chiesa cattolica la tentazione
di una scelta di campo l’ha
coltivata. Ma presto si è tirata
fuori. Sagacia tattica e strategica? Anche. Ma soprattutto
consapevolezza che la profezia cristiana non può essere
di destra, non può essere di
sinistra. Risultato: la Chiesa
cattolica in Italia negli ultimi
anni ha dato slancio alla parola profetica. Le chiese protestanti l’hanno imbracata,
sono ammutolite. La chiesa
di Cristo è universale.
Francamente non capisco
che cosa voglia dire che quelle evangeliche sono chièse di
minoranza: ogni chiesa è
sparuta minoranza. Ma sempre ogni chiesa cristiana parla all’universo mondo. E so
che può mettere semi cristiani nella politica, nei movimenti sociali e politici del
mondo ma anche che le sue
parole saranno parzialmente
accolte, travisate, usate strumentalmente dalla politica,
per poi essere calpestate. Che
cosa è verità? chiede, da politico, Pilato a Gesù.
Centro-destra
e centro-sinistra
Per favore, parlando dell’
Ulivo e della Casa delle libertà finiamola di evocare i
totalitarismi del XX secolo.
Lasciamo perdere Auschwitz
(destra) o il lager siberiano di
Kolyma e le «pulizie etniche»
di Milosevic (sinistra). Non
so se, come dice Naso, vicino
a Alleanza nazionale si siano
pubblicati opuscoli neonazisti. So di certo (la tv le cose le
fa vedere) che vicino e dentro
Rifondazione comunista e i
governativi Comunisti italiani si è manifestato contro i
convegni internazionali organizzati per cercare il quadro
ai problemi del mondo, si sono spaccate vetrine dei McDonalds. Ma non demonizzo
nessuno. Demonizzare gli avversari disamora i cittadini, li
dissuade dal voto, dalla responsabilità politica. Lo sa
bene il presidente Ciampi,
mostrano di non saperlo i
«pasdaran», i fondamentalisti
dell’una e dell’altra parte.
Parlando di sinistra, di destra, pensiamo agli anziani
soli, per esempio. Facciamo
degli asili, si pensa a sinistra.
Bellissimi, funzionali, costosissimi. O facciamo una legge per gli asili; fatto l’asilo
che ospiterà pochissimi.o
fatta la legge, delegato ad altri l’aiuto sociale (diciamo la
diaconia, all’evangelica), la
coscienza è a posto, la solidarietà di gruppo servita, posso
pensare ai fatti miei. Chia^ miamola etica delle intenzioni. La sensibilità e la risposta
a destra è diversa. Si preferisce rispondere personalmente e non collettivamente al
bisogno sociale. Un senso co
munitario che è il contrario
del collettivismo deresponsabilizzante. Si penserà all’assistenza domiciliare, spendendo volontariato, aiuto in prima persona, impiego delle
persone, delle famiglie, del
volontariato, delle associazioni «non profit» anche in
denaro pubblico, È un’etica
della responsabilità individuale. Al tempo di Calvino,
credente «senza ottimismi
sulle sorti magnifiche e progressive» (Gangale) era tra le
parole forti della Riforma.
Berlusconi e Rutelli
La storia non è finita, come
pensava Francis Fukuyama,
perché il liberismo ha vinto e
10 statalismo perduto. Ma
l’elettore guarda ai fatti, pesa i
politici dai fatti. Il 13 maggio il
centro-destra mette in lizza
un «tycoon», un magnate delle televisioni, un pragmatico
che di cose ne ha fatte nella
vita sua. Chi gli contrappone
11 centro-sinistra? Un Amato
che non ha potuto fare molto
. al governo ma è uno stimato
conoscitore della macchina
stato o un Bersani, collaudato
amministratore, o un Fassino,
politico puro? No, un «likeable» (come in inglese traducono dal romanesco la qualità
riconosciuta da L'Espresso al
leader ulivista). Un «likeable»
contro un «tycoon». Ma se è
così, non sarebbe più civile,
più laico, più responsabile
non evocare apocalissi prossime venture? Abbassare i toni della campagna prima delle elezioni e stare a vedere
che cosa saprà fare quella
che vincerà tra le due facce
telegeniche? Non sarebbe
meglio misurare dai fatti se
saprà anche governare?
Nel passato solo la Democrazia cristiana aveva osato appropriarsi di questo termine
Che cos'è la libertà per la «Casa delle libertà»?
NICOLA PANTALEO
SILVIO Berlusconi nel suo
discorso di benvenuto
nella coalizione di centro-destra al neorifondato partito
socialista di Bobo Craxi con
Martelli, De Michelis, Pillitteri. Andò, De Donato e via dicendo, ha dichiarato tra le
ovazioni: «Voi siete i protagonisti della libertà». Parafrasando la famosa domanda di
Pilato a Gesù «Che cosa è verità?», si potrebbe chiedersi
che cosa si intende oggi nel
dibattito politico-culturale
per «libertà». In effetti, anche
per merito del leader di Forza
Italia, la libertà è tornata a
proporsi nel vocabolario politico non solo come mai abbandonato nucleo concettuale, ma ancor più come parola d’ordine, slogan gridato
sulle piazze, portandosi dietro tutte le ambiguità e i sottintesi che l’hanno contraddistinta a partire dall’uso
neotestamentario.
Grande bandiera sventolata nelle rivoluzioni inglese (la
Repubblica puritana della
metà del Seicento), francese
e americana e, per l'Italia,
nelle lotte risorgimentali
contro l’assolutismo, la libertà, inclusiva di tutte le libertà (di parola, di opinione,
di culto, di organizzazione
sindacale ecc.) è diventata il
distintivo ideologico della
opposizione corale al nazifascismo prima e poi al comuniSmo (i paesi occidentali
identificati come nazioni «libere»), che pure della libertà
dal bisogno e dall’oppressione economica e sociale aveva
fatto uno dei punti di forza
del suo manifesto politico.
L’economia capitalistica se
ne è impadronita coniando il
termine «liberismo» e intendendola soprattutto come affrancamento dalla gabbia
dello stato e dei monopoli. In
politica il liberalismo, che ne
è scaturito, ha dato vita a vari
partiti denominati «liberali»,
che però si collocano su piani
ideologici estremamente differenziati: dall’estrema destra alla sinistra moderata.
Ma fino a tempi recenti
nessuna forza politica, ad eccezione della Democrazia cristiana, aveva osato appropriarsi del termine puro «libertà» per autoqualificarsi, a
danno evidentemente degli
avversari. Oggi esiste di fatto
un agglomerato di forze alquanto eterogenee che fino a
qualche tempo fa si chiamava
«Polo della libertà e del buon
governo» e che oggi, eliminato il riferimento al «buon governo», forse per scaramanzia
o forse per una non brillante
prova di sé nel 1994, si definisce «Casa delle libertà» e ha in
Berlusconi, magnate della televisione e uomo più ricco di
Italia, il suo capo unico e indiscusso. È una coalizione
che, come si sa, aspira a governare l’Italia, anzi si dichiara-già, sulla base di sondaggi alquanto compiacenti o
quanto meno intempestivi,
titolare di Palazzo Cbigi. Ciò
che fa più riflettere, e in qualche misura preoccupare, non
è tanto la scoperta strumentalizzazione che di tale termine-valore viene operata e
persino da parte di forze approdate di recente a una visione democratica del potere.
quanto il martellamento continuo sui rischi di «regime», di
soppressione delle libertà politiche ed economiche che
verrebbe perpetrata o pianificata dall’avversario. Come se
la demagogia e il populismo e
l’evocazione di censure sui libri di testo e sulle trasmissioni televisive, di cui si nutre
quotidianamente la propaganda della «Casa delle libertà», non fossero quelli sì,
allarmanti sintomi di una
concezione discutibile della
lotta politica.
Ma vediamo un po’ più da
vicino alcuni aspetti concreti
di queste «libertà», che si
sente la necessità di proclamare al punto tale da fondarci sopra una coalizione. Senza entrare nel merito della libertà economica, cioè quella
di creare imprese per aumentare l’occupazione, la qual
cosa non pare messa in discussione da nessuno, purché si rispettino i requisiti di
legge, i diritti sindacali e le
compatibilità generali, altre
espressioni della libertà, implicite in quella denominazione, richiedono qualche
puntualizzazione.
Per noi evangelici un forte
segnale d’allarme proviene
dalla parola d’ordine della cosiddetta «libertà della scuola»
ebe ha già trovato applicazione nella legislazione degli enti locali a favore delle scuole
confessionali. Qui il governatore della Lombardia, Formigoni, uomo di punta della
«Casa delle libertà» e leader
politico di Comunione e Liberazione (a proposito ecco
un’altra discutibile espansione del termine «libertà»: ma
Da che parte vogliono stare le chiese?
È importante tornare
a parlare di politica ■ ^,7^
A,’
GIOVANNI MAGNIFICO
liberazione da che cosa?) ha il
primato per decisionismo,
chiarezza di intenti, fedeltà ai
desiderata della chiesa. Stabilire per legge che agli allievi
delle scuole pubbliche e private che ne facciano richiesta
venga offerto un sussidio per
la prosecuzione degli studi
sembrerebbe una misura equa e ragionevole, salvo che il
contributo non riguarda le
spese per i libri di testo, le più
onerose per la media delle famiglie, ma quelle per mense e
trasporti: sembra quindi ritagliato per le scuole private. Se
si aggiunge poi che il reddito
massimo per l’assegnazione
è, per una famiglia di media
composizione, circa 100 milioni annui, si capisce che la
classe oggetto delle attenzioni di Formigoni non è quella
lavoratrice.
Quanto alla libertà religiosa, essa è scomodata non, come ci si aspetterebbe, a salvaguardia delle minoranze,
bensì in difesa della chiesa di
Roma e zelanti cattolici e
neocattolici della «Casa delle
libertà» che si mobilitano
contro gli islamici, colpevoli
di minacciare l’identità religiosa degli italiani. È l’occupazione degli spazi istituzionali pubblici, dalla scuola alla
sanità, che viene scambiata
con la tutela della libertà religiosa dei cattolici.
E dunque non è ozioso domandarsi per un evangelico
che celebra ogni anno la
«Settimana della libertà» che
cos’è la libertà per la «Casa
delle libertà» e se l’etichetta
corrisponde al contenuto.
Leggere bene le istruzioni
prima di assumerla.
Negli ultimi mesi più volte abbiamo assistito a diverse interferenze del Vaticano sull’attività politica del
nostro paese. Queste si sono
svolte in maniera, a volte più
velate, altre volte in modi ancora più evidenti, come le
consultazioni del cardinale
Sodano con esponenti politici. Che tutta la politica nel
nostro paese continui a vivere un periodo relativamente
buio temo che sia un dato di
fatto che rasenti l’owietà. Gli
attori della politica che si
contendono il primato nelle
prossime elezioni, assomigliano sempre più a sfuggevoli esemplari di una razza
in via d’estinzione che molti non conoscono più e che
pochi tendono a difendere.
Inoltre è questa una razza abbastanza belligerante che poco riesce a comunicare alla
società e che si sofferma su
ciò che è più spettacolare.
Allora il buio politico ebe
avanza assomiglia al Nulla
del film «La storia infinita»,
un mostro enorme che avvicinandosi distrugge la fantasia, i sogni, le passioni e le
speranze. Pochi ancora tentano di mettersi in gioco, con
passione, per fermare il buio
del Nulla e riaccendere delle
luci di impegno e di collaborazione per il bene del paese.
Da quale parte vogliono stare
le nostre chiese? Alcuni decenni fa, ma forse non sono
così lontani, il binomio fede
e politica ha prodotto veri
sconquassi nelle nostre comunità, ma perlomeno esistevano luoghi e momenti di
discussione politica e teologica. Oggi le nostre chiese non
possono rimanere al di fuori
della mischia, hanno una forte responsabilità che deriva
loro dalla vocazione che hanno ricevuto: essere chiese di
una città e non in una città.
I pastori e le pastore siano
pastori e pastore della città e
non solo di un gruppo in una
città. Le nostre chiese, pur rimanendo assolutamente al di
sopra delle parti nel combattimento partitico, non possono evitare di sporcarsi le mani, non possono piegare il capo, non possono astenersi
dallo scendere in campo nei
problemi socio-politici della
realtà ebe le circonda. Se
questo significherà correre
dei rischi, che questi ben
vengano; se significherà a
volte dare l’impressione di
preferire una parte politica
piuttosto che un’altra pazienza, risponderemo dei
nostri atti davanti al Signore
e non alle impressioni di
questo mondo. 11 Signore Gesù Cristo non ci chiama alla
cautela, a programmare le
nostre decisioni in base alla
convenienza o all’opportunità: a pensarci bene sarebbe
stato alquanto inopportuno
per Gesù guarire di sabato,
sfamare di sabato, frequentare peccatori, ubriaconi e prostitute; certo per Dio è stato
inopportuno, per il suo buon
nome, consegnare il proprio
figlio nelle mani degli uomini
e delle donne che hanno ritenuto invece opportuno ucciderlo, fare finta che non fosse
accaduto nulla perché quell’uomo, figlio di Dio, aveva
messo in pericolo i loro privilegi, e la loro tranquillità.
Siamo chiamati tutti a non
lavarci le mani, come Ponzio
Pilato, a non preferire la gioia
soporifera della trasfigurazione e la tentazione di rimanere sul monte costruendo tre
belle tende dove vivere la nostra religiosità: dobbiamo
riappropriarci di un ministero e di una vocazione che, a
volte abbiamo messo da parte. Torniamo a riaffrontare
temi politici di alta rilevanza
sociale, torniamo a costruire
per i nostri giovani spazi do.
ve essi possano acquisire
strumenti e cognizioni di
analisi e di critica, affinché
possano essere dei credenti
che testimoniano del Signore
lottando contro le ingiustizie
del nostro mondo.
Abbiamo allora il coraggio
di portare avanti un pro.
gramma politico nel nostro
paese che fonda le proprie
radici nel messaggio evange.
lico rimanendo laico e paritario, un programma che sia a
tutela degli ultimi, a salvaguardia delle donne e delle
famiglie, dentro e fuori il matrimonio, che favorisca l’integrazione degli immigrati, die
voglia lottare per lo sviluppo
del Meridione, favorendo le
intelligenze e le forze chelo
caratterizzano senza colonizzarlo, che costruisca un nuovo concetto di cittadinanza
per favorire i diritti di quanti
la globalizzazione e la new
economy considerano incidenti di percorso e ostacoli
allo sviluppo incontrollato?
Se poi verremo tacciati,
dentro e fuori la chiesa, di favorire un partito o un’area
piuttosto che un’altra, preghiamo che il Signore ci diadi
aver fatto le scelte migliori e
di aver preso le decisioni migliori, perché il credente nella
storia deve saper accettare
con coraggio le sfide che l’Evangelo gli pone davanti. Così
scriveva Bonhòeffer, ritardo
al coraggio politico dei tedeschi, e questo vale per ogni
nostra singola chiesa: «Ileoraggio politico può crescere
solo sul terreno della responsabilità libera dell’uomo libero. I tedeschi stanno cominciando solo oggi a scoprire
che cosa significhi libertà. Essa ha il suo fondamento in|
Dio che esige che l’uomo assuma liberamente nella fede
il risebio dell’azione responsabile e che promette perdono e consolazione a chi così facendo diventa peccatore»
(Bonhoeffer, Resistenza e Risa, Paoline, 1988, p. 63).
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Pur condividendo, in grai
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Naso sul n. 14 per convincere gli evangelici a non votare per il Polo nelle prossimi
elezioni (che avverranno:
ahimè, con il sistema maggioritario, anche per colpi
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sciaguratamente per tale sistema, trovandomi ndes^
nella necessità di scegliere»
due candidati che non stim®
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che mi ripugna) sento di <i®'[
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Per quanto riguarda il coi
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Per quanto, invece, riguarda
nostro giornale, mi aspeo
ora, per la tanto ricercata «P*
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I Karl Barth, l'ascesa del nazismo e il suicidio della democrazia tedesca
Come se nulla fosse accaduto
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uomini della provvidenza o unti del Signore, la chiesa non deve far altro che indicare la croce
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Alla fine di gennaio del
1933 Adolf Hitler prende il potere, attraverso libere elezioni; neH’insieme le
chiese tirano un sospiro di
soliievo, come la maggioranza della popolazione, convinte che il nuovo cancelliere guiderà ia rinascita economica, politica e militare
della Germania, creando
nuovi posti di lavoro, restaurando l’ordine e diffondendo
un’immagine forte dei paese, anche attraverso un uso
sapiente dei mezzi di comunicazione di massa. La propaganda nazista ha successo
nel presentare il Führer conie un politico in grado di
identificarsi con giovani e
anziani, contadini e militari,
imprenditori e operai, insegnanti e studenti. Alcuni tuttavia, anche nella chiesa evangeiica, colgono fin dall’inizio nel nuovo ordine politico i germi della barbarie.
Di fronte a questo pericolo,
essi affermano, non si può tacere. Costoro si rivolgono al
teologo svizzero Karl Barth,
da sempre fervente socialista
e avversario dell’estrema de«stra. Che cosa deve fare, che
cosa deve dire la chiesa, di
fronte al suicidio di una democrazia, al rischio di veder
frionfare il delirio razzista, il
militarismo aggressivo, lo
strapotere dei più forti? Non
è forse giunta l’ora di una
parola politica chiara, che
schieri la comunità cristiana
dalla parte della democrazia?
La risposta di Barth lascia
perplessi i suoi discepoii: «Io
mi impegno con i rniei studenti a fare teologia e solo
teologia; facciamo lezioni ed
i esercitazioni tali e quali face-vamo prima, come se nulla
fosse accaduto {...). Alla stessa maniera in cui i benedettini della vicina la Bonn] abbazia di Maria Laach continuano normalmente, anche nel
Terzo Reich, la recita dei sal,ini, senza avere dubbi, senza
interrompersi o distrarsi». Ma
come?! La nazione brucia e le
chiese che cosa fanno? I pastori continuano a predicare e
a fare catechismo, i teologi a
parlare di Trinità e incarnazione, i monaci proseguono
imperterriti la recita dei loro
salmi, come se nulla fosse accaduto. Davvero non ci sono
cose più urgenti da fare, nell’ora delle decisioni epocali?
Gesù parla poco
di politica
Gesù, per quel che sappiaparla pochissimo della
«tuazione politica del suo
tempo; si esprime in modo
poco lusinghiero su Erode,
intesto sì; ma non si schiera
Contro il potere romano, anzi
ùfiuta di fare della fede una
®cusa per non pagare le tasse
c si rende famoso come amico dei pubblicani, che collaoor^o con l’esercito di occuPtóione. Mentre in Palestina
™olle il malcontento e gli zeloti si danno da fare per cacciare i Romani e i loro servi,
Gesù non trova di meglio che
Ware del Regno che viene e
oelramore per i nemici. Dal
Ponto di vista del potere,
cmbrerebbe il predicatore
Oeale, che invita la gente a
pensare al cielo e a Dio, men'potenti fanno quello che
m|hono su questa terra.
gj~PPurè i capi del popolo,^
,"0 la sanno lunga, sono di
verso avviso. «Se lo lasciala? crederanno in
l e i romani verranno e ci
„^*^oggeranno come città e
nazione» (Giovanni 11,
niiÀ ^ Picchè mai? Che cosa
^ 0 temere Ponzio Pilato da
Karl Barth
questo visionario disarmato,
che tiene discorsi strani sul
pane di vita e sulla risurrezione e che, quando qualcuno
dice di volerlo fare re, scappa
a gambe levate? In effe«;, in
particolare secondo l’evangelista Giovanni, Pilato fa di tutto per salvare Gesù, poi però
accetta di liquidarlo, insieme
probabiimente a due sovversivi. E sulla croce alla quale
Gesù è appeso c’è un cartello
che dice: «Il re dei giudei». I
capi del popolo vorrebbero
correggerlo; «Colui che ha
detto: io sono ii re dei giudei».
Ma Pilato risponde: «Quel
che è scritto, è scritto» (Giovanni 19, 19-22). Si avvera così la profezia di Caiafa: un uomo solo muore per il popolo,
il predicatore stravagante diviene una specie di sacrificio
poiitico, che il potere celebra
a vantaggio del quieto vivere
di tutti. Caiafa è un farabutto,
dice Giovanni, ma è pur sempre il sommo sacerdote; per
questo la sua profezia è autorevole e per questo si compie. Il potere politico e quello
religioso non vanno d’accordo, allora come oggi, ma alia
fine trovano un consenso nel
far fuori Gesù. Essi stessi
sembrano non saper bene
che cosa temono in quest’uomo. Ma lo temono. Fiutano il
pericolo. E uccidono.
Il Regno di Dio
Certo, tutto questo parlare
di Regno dei cieli e vita eterna
sembra innocuo, chiacchiera
religiosa. Il Gesù del quarto
Evangelo, in particolare, sembra wlare a tre metri da terra,
è un concentrato di astrusità.
Intanto però mette in discussione il culto del tempio, il
perno della religione e dice
che Dio non si identifica col
tempio, ma con lui, Gesù. Poi
compie segni che incantano
la gente, come quello di quel
tale, che poi dice: «Io so solo
questo, che prima ero cieco e
ora ci vedo» (Giovanni 9, 25);
oppure, ancor peggio, risuscita Lazzaro e commenta: «Io
sono la risurrezione e la vita»
(Giovanni 11, 25). E se qualcuno, di questo passo, gli desse retta davvero? Se davvero i
ciechi cominciassero a vederci e guardassero in faccia
Caiafa e Pilato e scoprissero
chi sono realmente? Se davvero qualcuno cominciasse a
credere che la vita e la morte
non sono nelle mani dei potenti di questo mondo ma di
costui che, sfacciatamente, ripete: «Io sono»? Gesù dice di
essere il Signore, lava i piedi
ai suoi amici e dice loro di seguire il suo esempio: questo
va bene il Giovedì Santo, in
una solenne liturgia in San
Pietro, ma non nella vita profana degli altri giorni dell’anno, altrimenti non si capisce
più chi comanda e chi serve.
No, Caiafa e gli altri hanno
ragione, benché in modo confuso: il predicatore di Nazaret
sarà pure un ciarlatano, ma
non è innocuo. I sacerdoti, già
allora, erano più avveduti dei
politici. Anche Pilato, senza
saperlo, ci azzecca: «Quel che
è scritto» è scritto». E sulla
croce, non sul suo palazzo, né
su quello di Caiafa è scritto:
«Il re dei giudei». Ieri come
oggi, quella scritta è il giudizio
di Dio sui re della terra.
Indicare la croce
Anche Karl Barth ha visto
giusto. Di fronte ai potenti che
nascondono la loro arroganza
dietro ai proclami su Dio, Patria, Famiglia: di fronte a coloro che, come Mussolini, sono
proclamati dai papi «uomini
della provvidenza», o che addirittura si ritengono essi stessi «unti del Signore», la chiesa
non è chiamata a tenere comizi né a lanciare appelli. Il servizio politico del quale è debitrice anche oggi, di fronte al
«nuovo che avanza» resta
quello di sempre, additare la
croce sulla quale è appeso
l’unto del Signore, quello vero.
Additare quella croce, come se
nulla fosse accaduto.
È necessario un confronto serio, serrato, aperto, appassionato
Discutere sul valore della democrazia
Ricordo che nella mia città
natale, Varese, negli Anni SOBO, durante il periodo elettorale le parrocchie convocavano i cittadini nelle loro Sedi
per ascoltare esponenti della
De, molti dei quali di prestigio e di spessore intellettuale.
Per lo più gli ascoltatori erano
cattolici sensibili, attenti alle
cose della politica ma c’erano
anche semplici e sprovveduti
fedeli ubbidienti all’invito del
curato. Erano lezioni di democrazia, penso assolutamente in buona fede, per tutelarsi dal «mostro» del comunismo senza Dio. Erano
ascoltatori già convinti che
certo non abbisognavano di
ulteriori conferme o sollecitazioni. Il concetto di democrazia era però mal compreso,
forse mal espresso, mal combinato. Si associava fede a
giusta ideologia politica, valori spirituali a valori materiali,
sociali, etici, culturali. Nelle
piazze le invettive fra opposte
fezioni si sprecavano, «rossi»
contro «bianchi»: reciproche
accuse di menzogne, provocazioni e anche scontri fisici.
C’era molta passione! Che oggi non c’è più.
Poi la storia è stata maestra
e abbiamo visto come è andata a finire fra «balena bianca» e «orso rosso». Lo sfascio
del biancofiore e quello della
falce e martello. Delusioni,
sconfitte, scandali, truffe, inganni, terrorismo, deportazioni, corruzione. L’impero
sovietico è miseramente crollato sotto il suo dispotismo e
la sua tirannia, oltre alla
mancanza di ogni logica economica, culturale, etica. Gulag, tanti. La De ha lasciato
brandelli sparsi, i socialisti di
Craxi hanno seppellito cento
anni di storia operaia e contadina, di conquiste sociali. È
sorto sulle ceneri della De,
del Psi, del Psdi, del Pri, del
Pii il movimento di Berlusconi che ha coagulato smarrimenti, rivincite, vendette sopite, aspirazioni nuove. Il
Le minoranze religiose e la politica
Laicità, libertà
e pluralismo delle fedi
LUISA Nini
Laicità, libertà, pluralismo delle fedi: su questi
temi, cruciali per ie minoranze religiose e per tutta la società civile, il Centro evangelico di cultura e la Facoltà
valdese di teologia di Roma
hanno organizzato nella capitale, il 10 aprile scorso, un
incontro con Ton. Valdo Spini, che ha risposto alle domande di esponenti delle
confessioni religiose di minoranza presenti in Italia. I promotori deil’incontro intendevano realizzare un’occasione
di confronto fra un esponente delTUlivo e uno deila Casa
delle Libertà: il confronto di
fatto è mancato, a causa
dell’assenza delTon. Antonio
Martino; ciononostante l’incontro è stato partecipato e
ricco di indicazioni.
Gli esponenti delle religioni
di minoranza hanno posto
alTon. Spini domande e osservazioni dal punto di vista
di chi vive con particolare
preoccupazione lo «stato depressivo della laicità in Italia»,
come ha spiegato il prof. Daniele Garrone, che ha presieduto l’incontro. Sono intervenuti Enrico Modigliani (Unione delle comunità ebraiche in
Italia), Dora Bognandi (Chiese awentiste del settimo giorno), Franco Di Maria (Unione
induista italiana). Massimo
Scialoja (Lega musulmana
mondiale), Mariangela Falà
(Unione buddista italiana),
Enzo Marzo (Società laica e
plurale). Paolo Naso (Federazione delle chiese evangeliche irf Italia), Sergio Rosati
(Congregazione cristiana dei
Testimoni di Geova). Fra le
questioni emerse con particolare forza, la necessità di
arrivare presto all’approvazione definitiva delle Intese
firmate ma non ancora passate all’approvazione della
Camera dei deputati (quella
con i Testimoni di Geova e
con l’Unione buddista italiana), a cui si lega la questione
fondamentale del disegno di
legge sulla libertà religiosa.
Inoltre, il problema dell’intolleranza religiosa; praticamente tutti gli esponenti delle minoranze hanno affermato la necessità di reagire con
più energia a manifestazioni
gravi di intolleranza nei confronti di alcune componenti
religiose ormai presenti in
modo massiccio e stabile nel
nostro paese; un esempio per
tutti, le manifestazioni dei
mesi scorsi a Lodi contro la
costruzione della moschea.
Dov’era il governo? Dov’erano i politici? Hanno saputo
fare abbastanza per scoraggiare queste gravi iniziative?
Per l’on. Spini, in un paese
in cui le forze laiche tendenzialmente guardano al fatto
religioso con poco interesse,
è sintomatico che le minoranze religiose siano attente
e preoccupate per lo stato
della libertà religiosa e dunque della laicità dello stato:
«Il panorama del pluralismo
religioso nel nostro paese sta
cambiando sensibilmente ha detto Spini -: a questi
cambiamenti bisogna reagire
in modo laico, superando la
paura che genera atteggiamenti fondamentalisti e promuovendo occasioni per la
reciproca conoscenza».
Allarme elettrosmog
partito di Fini dice, almeno a
parole, di aver rimosso il suo
«post fascismo». 11 Pei ha saltabeccato da Pds a Ds, ha rimosso dal simbolo gli strumenti di lavoro fissando le
radici della Quercia. La Lega
ha cominciato bene ed è finita male; da legittime istanze
locali di autonomia dalle
pressioni dello statalismo a
farneticanti pratiche razzistiche. A prova dei fatti l’economia di mercato si è dimostrata vincente rispetto al grezzo
statalismo. Dentro e fuori i
confini. Ci sono poi i tardo
comunisti che la storia ha
condannato.
Détto questo c’è da discutere, seriamente, sul valore
della democrazia. Un confronto serio, serrato, aperto,
appassionato. Qualcuno invece ha preferito il comizio
«intra moenia» di vecchia
matrice, richiamando «i valori della democrazia».
Liliano Frattini - Roma
intensità e diversa lunghezza
d’onda che coinvolge tutti in
un abbraccio più o meno intenso che crea sviluppo e
progresso, ma sul quale non
possiamo evitare di interrogarci partendo da quali siano
gli effetti sulia salute degli esseri viventi.
La valutazione dei rischi
sanitari dei campi elettromagnetici è un processo estremamente complesso per il
carattere multidisciplinare
della tematica stessa. Rispetto alle valutazioni di singoli
ricercatori o di gruppi specialistici (ad esempio di biologi,
o fisici, o epidemiologi) assumono particolare rilevanza le
valutazioni espresse da commissioni e gruppi di lavoro
interdisciplinari. Gruppi di
studio sono stati costituiti da
diversi governi nazionali e
organizzazioni internazionali; tra queste ultime rivestono
particolare importanza l’Organizzazione mondiale della
sanità (Oms) e la Commissione internazionale per la protezione' dalle radiazioni non
ionizzanti (Icnirp). Quest’ultima ha emanato nel 1998
delle linee guida per la protezione dei lavoratori e della
popolazione dall’esposizione
a campi elettrici, magnetici
ed elettromagnetici nelTintervallo di frequenze tra 0 Hz
(campi statici) e 300 GHz.
L’Oms ha avviato nel 1996
un Progetto internazionale
Cem (campi elettromagnetici), che esplicitamente prevede tra le sue attività la revisione critica della letteratura scientifica sugli effetti biologici dell’esposizione a campi elettromagnetici. Dall’esame dei dati della letteratura
scientifica appare certo l’effetto biologico dei campi
elettromagnetici sq un essere
vivente. Effetto biologico non
significa necessariamente ef
fetto sanitario, cioè danno.
Per parlare di effetto sanitario occorre quindi che l’effetto biologico superi i limiti di
efficacia di adattamento dell’organismo. Effetti che variano a seconda dell’ambiente
esterno (presenza di altri inquinanti) e dell’età, il sesso e
lo stato di salute della persona esposta. Per il momento
gli studi hanno permesso di
stabilire i limiti di esposizione per gli effetti acuti all’esposizione. Per gli effetti base
si dovranno compiere ancora
altri studi. In relazioni ai possibili effetti si sono perciò
adottati valori di riferimento
da non superare.
Ci sono però problemi urgenti da affrontare, come
quelli delle leucemie infantili.
Nei primi giorni di marzo
l’Osservatorio epidemiologico del Lazio aveva consegnato all’assessorato alla Sanità
della Regione Lazio il secondo studio epidemiologico relativo alla popolazione residente nell'area dell’emittente di Radio vaticana (Roma
nord. Cesano, Olgiata, Osteria
Nuova ecc.). Anche questo
studio riscontra un’incidenza
di malattie tumorali sensibilmente più elevata rispetto alla media nazionale. In particolare le malattie e i decessi
aumentano approssimandosi
alle potenti antenne. Del resto l’incremento delle leucemie infantili (60 casi Tanno in
Italia) si percepisce immediatamente entrando nella scuola del paese e riscontrando i
tre bambini scomparsi per
questa malattia in un solo anno scolastico (2000). Questi
due studi epidemiologici documentano che le onde elettromagnetiche ad elevate potenze sono un pericolo per la
salute umana.. Ha torto il ministro Bordon?
Giorgio Cardio!
6
PAG. 6 RIFORMA
venerdì 20 aprilejOQi I^ierdUc
A 50Ó anni dalla nascita, la Claudiana presenta l'ottima biografia di H. Scheible.
Filippo Melantone, riformatore umanista
Il suo importante ruolo a fianco di Lutero fu riconosciuto molto tardi Oltre che teologo fu
anche un grande pedagogo e soprattutto un Instancabile sostenitore del dialogo nella chiesa
CARLO RAPINI
Nella piazza dei municipio di Wittenberg vi sono due monumenti identici;
uno di Lutero e l’altro di Melantone. Ma è significativo
osservare che quello di Lutero è del 1821 mentre quello di
Melantone è del 1865: dovettero passare ben 44 anni prima che gli abitanti di Wittenberg si rendessero conto che
Filippo Melantone meritava
un onore pari a quello di
Martino. Solo la critica del luteranesimo confessionale più
intransigente e l’affermarsi
della «teologia della mediazione» (Vermittlungstheologie) consentirono una piena
rivalutazione del grande teologo di Bretten, che fu riconosciuto come il «padre spirituale» delle Unioni tra chiese riformate (calviniste) e luterane (Unierte Kirchen).
Considerato uno dei tanti
collaboratori di Lutero, Melantone è stato invece ignorato in Italia. Il 500° anniversario della nascita (1997) è passato quasi inosservato. Fortunatamente la bella mostra itinerante Lettere per l’Europa,
organizzata dalla sua città
natale di Bretten e ospitata
da varie città italiane (Roma,
Genova, Venezia, Milano, Torino), ci consente ora di scoprire una personalità davvero
unica, di eccezionale grandezza. Se ne rese conto il
massimo pittore di Norimberga quando scrisse sotto al
suo ritratto: «Dürer potè ritrarre il volto di Filippo ma la
sua mano esperta non potrà
mai dipingere la sua mente».
Melantone fu anzitutto un
grande umanista, salutato
come tale da Erasmo che intuì subito le sue straordinarie
doti. Un uomo curioso di apprendere la cui produzione
spazia in tutti i campi del sapere, dalle scienze del linguaggio alla poesia, all’etica,
alla filosofia, alla storia, all’esegesi biblica, fino alla medicina, alla botanica, alTastrologia, ecc. Seppe tuttavia
rinunciare alla sua carriera
per mettersi umilmente al
servizio della Riforma, accettando di insegnare nella piccola università di Wittenberg
e sopportando le asprezze di
Il prof. Scheible e Carlo Rapini in occasione della presentazione
del libro a Genova
carattere di Lutero, che pure
ebbe sempre per lui grande
rispetto e affetto fraterno.
Melantone fu un grande
pedagogo e un riformatore •
della scuoia, che conobbe
con lui un forte rilancio. Istituì il ginnasio per lo studio in
particolare delle lingue antiche ritenute indispensabili
per affrontare l’Università.
Comprese la necessità di curare individualmente ogni
singolo studente creando in
casa sua una «scuola di ricupero» per gli alunni non sufficientemente preparati. Si potrebbe dire che inventò la figura del «tutor», oggi comune
nelle facoltà anglosassoni, e si
batté per l’apertura dell’insegnamento anche alle donne.
In campo teologico, oltre a
fornire la prima chiara sintesi
del pensiero luterano con i
Loci communes, si rivelò un
grande negoziatore e un instancabile sostenitore del
dialogo: il suo più vivo desiderio era di riformare la chiesa mediante un accordo, senza rotture traumatiche. Per
evitare il rischio di guerre si
dichiarò disposto ad accettare pesanti compromessi che
gli saranno rinfacciati e considerati dei tradimenti, amareggiandogli così gli ultimi
anni di vita. Il suo capolavoro
in questo campo fu la Confes
sio Augustana del 1530, una
vera «mano tesa» verso i cattolici, che non ebbero l’intelligenza di accogliere. È giusto
considerarlo un precursore
dell’ecumenismo.
Come scrive Paolo Ricca,
Melantone ebbe «una vita incredibilmente ricca, piena di
fatti, di opere, di scritti, di iniziative, di realizzazioni, di
rapporti, di accordi, di conflitti, una vita che ci stupisce per
la sua straordinaria intensità e
fecondità e che, proprio per
questo, verrebbe voglia di raccontare...»'. Ebbene, il libro
che presentiamo lo ha fatto in
modo mirabile dandoci una
«affascinante biografia» (S.
Caponetto), le cui doti maggiori sono la chiarezza e la sobrietà^. Non è un libro di fatti
esteriori ma ogni avvenimento vi è rivissuto interiormente
così come si rispecchia nell’animo di Melantone, grazie
alla eccezionale conoscenza
che ha l’autore delle 9.500 lettere di Melantone. Scrive lo
stesso Scheible nell’introduzione: «Senza questo lavoro
preliminare [il regesto dell’epistolario di Melantone] non
avrei osato scrivere una biografia (...): per il biografo tutto
deve essere documentato (...),
deve lasciar parlare le fonti».
Da questo punto di vista la
biografia di Scheible è dawe
ro esemplare. In particolare
ci consente di seguire dall’interno, quasi di rivivere con lo
sguardo di un testimone, i
densi e tragici avvenimenti
che seguirono la morte di Lutero (si tenga presente che
Melantone sopravvisse a Lutero per ben 14 anni): la
sconfitta della Lega di Smalcalda, il tradimento di Maurizio di Sassonia che si alleò
con Carlo V, l’imposizione
dell’interim di Augusta, definito «una camicia di forza per
il protestantesimo tedesco»
(Beutel), i primi contatti con
il calvinismo ecc. La storia di
una «resistenza» appassionante che non è facile trovare
nelle storie della Riforma in
Germania.
Giustamente H. Scheible
dà grande rilievo ed espone
minutamente l’ultima grande
dogmatica di Melantone, le
Responsiones ad impios artículos Bavaricae inquisitionis,
uno scritto di grande lucidità
e chiarezza che meriterebbe
una traduzione moderna.
Seguendo l’esempio di Lutero anche Melantone, il
giorno della sua morte, lasciò
sullo scrittoio le sue-ultime
parole con cui spiega perché
non si deve temere la morte:
«Ti liberi dai peccati, sarai liberato da ogni fatica e dalla
rabies dei teologi, entrerai
nella luce, vedrai Dio, contemplerai il Figlio di Dio,
comprenderai quei mirabili
misteri che in questa vita non
hai potuto capire: perché siamo fatti così come siamo fatti, come la natura umana e la
natura divina siano unite in
Cristo». Capire i mirabili misteri della natura, questa è
stata la massima aspirazione
di Melantone, il desiderio di
tutta la sua vita: poter dischiudere nuovi orizzonti
della conoscenza. Un plauso
alla Claudiana che ha reso un
vero servizio alla cultura italiana rendendo accessibile la
migliore biografia di una delle figure più significative degli inizi dell’epoca moderna.
(1) P. Ricca; «Pietas et eruditio». Melantone a cinquecento
anni dalla nascita, in «protestantesimo», voi. 53:1, 1998, p. 3.
(2) Heinz Scheible; Filippo
Melantone. Torino, Claudiana,
2001,pp. 312, £38.000.
L’opera bachiana sul testo di Giovanni in forma di oratorio
Un concerto particolare nel tempo della Passione
PAOLO FABBRI
JOHANN Sebastian Bach
aveva 39 anni quando diresse per la prima volta la
Passione secondo San Giovanni il Venerdì Santo del 17
aprile 1724, e probabilmente
si sentiva molto emozionato,
perché affrontava per la prima volta a Lipsia, a dièci mesi
dalla sua tormentata nomina
a Thomaskantor, la forma
musicale che meglio di ogni
altra ha interpretato la liturgia
protestante, la Passione oratoriale, che è strutturata per
inglobare il sermone e i canti
delTassemblea'dei credenti
(fondamentale momento di
partecipazione collettiva al
culto), mettendo al centro la
Parola. Da quanto sappiamo,
la liturgia di quel giorno prevedeva: un canto corale del
coro e di tutta la comunità, la
prima parte della Passione,
una strofa di un corale cantato dall’assemblea comunitaria, il sermone, la seconda
parte della Passione, un mottetto cantato dal coro, la lettura di un versetto della Passione, una preghiera, la benedi
zione, un corale di chiusura
cantato da tutta la comunità.
Come si può notare la composizione musicale costituiva
l’intelaiatura vera e propria
dell’incontro liturgico, la musica si fondeva con la preghiera, con la lode, con la riflessione stessa sulla Parola,
che ne veniva avvolta e intrisa, restando nella mente dei
credenti anche quando ascoltavano il sermone. Non è stata realizzata mai più, in seguito, una relazione tanto stretta
tra momento di espressione
della fede e arte come linguaggio, che consente di dire
ciò che non è esprimibile con
il linguaggio razionale, come
mezzo per dire l’ineffabile,
queirineffabile che i redattori
della Bibbia hanno cercato di
comunicare.
Rifiutate la pittura e la scultura in ambito liturgico, per i
timori di idolatria che si manifestavano frequentemente
(e si manifestano tutt’oggi),
l’arte rientra potentemente
nella liturgia protestante per
restarvi, anche se in modo
più contenuto. Del resto una
liturgia simile, oltre a costi
che poche comunità potevano permettersi, comportava
anche una rigidità difficilmente conservabile nel tempo. Gustav Leonhardt, filologo bachiano insigne, persegue da anni l’obiettivo di ricercare l’interpretazione più
autentica della musica del
grande autore tedesco. Ecco
quindi la proposta di un organico orchestrale contenuto
al minimo perché ritenuta
più vicina a quella prevista
dal Thomaskantor e così il
coro con tre elementi per voce. A quest’ultimo, al suo ritmo incalzante nella sequenza
drammaturgica è affidata la
dinamicità dell’intero impianto musicale, che si apre
con un coro di severa maestosa bellezza, il cui inizio
«Herr! Herr!» (Signore! Signore!) lancia al cielo una lancinante invocazione, ripresa
più avanti al contrario dalla
folla che grida a Pilato «Kreuzige! Kreuzige!» (Crocifiggilo!
crocifiggilo!).
L’accentuazione dei ritmi
puntati e degli staccati sottolinea la drammaticità della
Passione. Quattro solisti di
CI ha l£
pav
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I alta spiriti
I diaspora,
lindante
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Eugenio Bolley al lavoro
Ä Una mostra ad Alba fino al 10 giugno
Eugenio Bolley artista
e militante evangelico
eccezione hanno completato
il quadro musicale, a partire
dal tenore Andreas Kàrasiak,
delicato e sensibilissimo evangelista, e dal soprano Carolyn Sampson, voce purissima ,struggente e appassionata nelle arie Ich folge dir gleichfalls (Ti seguo anch’io) e
Zerflisse, mein Herze (Struggiti, mio cuore); poi il contralto Britta Schwarz, perfetta nell’aria Es ist vollbracht
(Tutto è compiuto) e il basso
Sebastian Noack, rigoroso e
appassionato nello stesso
tempo. Una interpretazione
eccellente, che non ha offerto spazio a voli pindarici; ma
l’arte di Bach ne ha bisogno?
In perfetta linea con il senso
protestante della Passione
oratoriale, Leonhardt ha fatto chiedere dì non applaudire, per restare immersi nell’atmosfera di intenso collegamento con Dio creata dalla
musica e dal testo. La richiesta non è stata accettata e
compresa da tutti. È stato un
eccellente inizio, dunque, del
15° ciclo delle «Settimane
Bach» a cura della Società del
Quartetto di Milano.
Si inaugura il 5 maggio, alla
Fondazione Ferrerò di Alba
(Cn), una mostra personale
del pittore e scultore evangelico Eugenio Bolley. Contestualmente all’inaugurazione, il giornalista Giorgio Calcagno presenta il volume
dell’artista Dal silenzio ai segni, che contiene opere grafiche realizzate nei periodi di
soggiorno in Giappone.
Eugenio Bolley infatti, nato
a Gap in Francia e residente a
Bardonecchia fin dal 1973,
quando ha lasciato Torino e
l’attività di dirigente nell’industria meccanica, si è indirizzato sia alla pittura (una
narrazione figurativa dal carattere fantastico e ludico) sia
alla scultura, con l’assemblaggio di ferri e attrezzi in uso
nelle località alpine. Si ricor
dano di quest’ultima attività
le sculture degli Urogalli, su
cui hanno scritto fra gli altri
Primo Levi e Mario Rigoni
Stern. Negli Anni 90 hanno
fatto la loro comparsa nelle
opere pittoriche anche i segni
deH’alfabeto musicale, per
una ricerca che spazia dalla
parola al linguaggio infantile
a quello simbolico. Nel 1996
Bolley ha realizzato 13 dipinti
che hanno illustrato il calendario ufficiale della Rai.
Eugenio Bolley è anche noto un militante evangelico:
per questo il ricavato della
vendita delle opera sarà destinato a scopi umanitari. La
mostra è aperta fino al 10
giugno (feriali 15-19, sabato e
festivi 9-19) alla Fondazione
Ferrerò, strada di Mezzo 44,
Alba (tei. 0173-295259).
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: Una singolare mostra a Torino
Design africano e arte
FRANCO CALVmi
SUI 5 continenti del nostro
mondo 49 paesi riconoscono la lingua francese come
lingua veicolare. Per conoscere e divulgare la cultura sottesa a quella lingua, per riflettere sulla civiltà che attorno a
essa si è andata strutturando
e imponendo sono state pensate le «Settimane della francofonia» dal 13 marzo al 3
aprile. Anche il Centro culturale francese di Torino si è allineato in quella prospettiva,
proponendo la visione di film,
incontri e dibattiti e un’esposizione, che lascia ammirati,
intitolata «La corte africana.
Mobili e oggetti contemporanei», grazie alla collaborazione con l’Associazione francese di azione artistica.
Gli oggetti esposti si collocano tra l’oggetto d’arte e la
scultura, alla frontiera tra le
belle arti e le arti applicate.
Sono un insieme di oggetti
creati da un gruppo di artisti
africani d’oggi (anche in campo cinematografico l’Africa è
ben presente con un repertorio di tutto rispetto). Le creazioni discendono direttamente dagli splendidi sgabelli
scolpiti dei regni di Luba e di
Akan, le coppe, i recipienti
d’avorio; i bronzi ci giungono
.dall’affascinante patrimonio
artistico del Benin.
Gli artisti africani, qui proposti soprattutto quelli di Se
negal e Mali, vivono in uno
stato di tensione estrema, intrappolati come sono frale
piaghe proprie del loro continente e la necessità di affermare il loro statuto nella società globalizzante. L’impatto
che esercitano su noi tali oggetti è l’espressione di un
ideale estetico che ci proviene
da civiltà antiche e alte, che
qualifichiamo impropriamente come primitive. Siamo attratti dall’invenzione di quei
giovani artisti che hanno saputo attingere nel loro retroterra come risorsa ancestrale
e ripercuotere fino a noi i fremiti creativi del loro ambiente, riuscendo a riappropriata
culturalmente della loro civiltà. E ancora una volta siamo colpiti dal fatto che 1 arte,
l’espressione artistica, supew
e travalica ogni frontierae
non si lascia condizionare da
reticolati geografici.
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Vita Delle Chiese
PAG. 7 RIFORMA
l|gg 11 9 aprile è morto a Chiavari il pastore Gustavo Bouchard
Un uomo di alta spiritualità
¡iapolto un pasturato molto fecondo e pieno di nuove iniziative, dai
^ponsabili di zona» di Pomaretto all'evangelizzazione degli zingari
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èhiavari, il pastore Gutavo louchard. Un uomo di
l’^iritualità, amico della
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^dante», come si firmava
suUiOStri giornali, e anche il
I „astore che seppe guidare le
^ese-popolo delle Valli. Na(„aSan Germano Chisone
( j,gi 1915, studiò alla Facoltà
valdese di teologia a Roma
dal 1936 al 1939; in quello
stesso anno entrò in servizio
a Milano. Gli anni della guerra rendevano difficili anche
di studi e le scadenze eccleIsiastiche: Gustavo Bouchard
L consacrato nel 1942, e solo
[nel 1946 potè studiare un anIno all’estero (a Edimburgo).
Fu pastore a Orsara di Puglia dal 1940 al 1943, e di
[„uovo dal 1945 al 1946; poi fu
jaCorato nel 1947-48. Alle
[valli fu pastore di Frali e Ro[doretto dal 1943 al 1945, e
[più tardi a Rorà dal 1948 al
ll958: per un quattordicen|nio, (fal 1958 al 1972, fu a PoI maretto. L’ultimo periodo di
I servizio attivo lo svolse nelle
chiese di Sampierdarena e
Il pastore Gustavo Bouchard in
una pausa del Sinodo 1996
Sestri, dal 1972 fino all’emeritazione, avvenuta nel 1985, e
anche oltre.
Non è facile ricordare le
molte novità che Bouchard
seppe introdurre nelle chiese
in cui servì; le sapeva introdurre senza rumore, ma con
molta determinazione. A Pomaretto, durante il suo pastorato, la chiesa scoprì vari
«responsabili di zona», quasi
una «scuola quadri» di ap
I® Assemblea di chiesa a San Germano
Discutiamo l'otto per mille
e la nostra idea di aiuto
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Anche la Chiesa valdese di
San Germano ha preso posizione sulla questione se partecipare 0 meno alla ripartizione delle quote non espresse dell’otto per mille Irpef. Lo
kafatto dando dapprima
iin’informazione capillare nel
corso delle riunioni di quartiere e poi raccogliencio le
lapinioni in assemblea. Non
¡era semplice esprimere un
¡parere unanime perché gli
iigoraenti a favore e quelli
contro in pratica si equivalevano e nella discussione chi
[era all’inizio deciso a prendeànche le quote non espressa, al termine del dibattito
non era più tanto sicuro e viceversa.
L’ordine del giorno approdato il 25 marzo (4 astenuti,
aessun contrario) esprime
imbarazzo di fondo della
diiesa. Siamo costretti, è stala detto, a cercare di aurrientoe le nostre entrate per fare
■tonte alla situazione. Ma
aon dobbiamo fermarci lì. È
aecessario agire perché questo stato di cose cambi. Perdo l’odg non si limita a dire
^doun no, ma indica an®e alcune piste da percorreper quanto riguarda la
asltà locale, proprio in quedlgiorni viene svolta una
®mpagna capillare per au. le firme di quanti inOdono destinare il proprio
^ alle opere della Chiesa
^uese. Pubblichiamo di seil testo approvato.
v^Ssemblea riunita do25 marzo 2001 (...)
R proprio disagio riproposta di parteripartizione della
ii®sidua del gettito “otperché: I) con?don il concetto di asresponsabile delle
scelte e decisioni,
dei principi caratai ro nostre chiese;
renrio
la diaconia sempre
dipendente dallo stato e
dalle sue leggi; 3) può favorire la divaricazione delle nostre opere dalle chiese, che in
esse danno corpo alla predicazione.
- Ritiene tuttavia che la
proposta possa essere giustificata solo: a) dalla diminuzione dei soggetti tenuti a
presentare la denuncia dei
redditi; b) dall’attuale stato di
difficoltà di opere che si trovano ad agire in uno stato nel
quale cresce il disagio sociale; c) da una società nella
quale la globalizzazione crea
enormi squilibri economici
tra paesi ricchi e poveri; d)
dal fatto che il sostegno finora ricevuto dalle chiese sorelle deve oggi essere indirizza^
to verso realtà di sofferenza
maggiori della nostra. Di
fronte allo stato di necessità
di creature umane bisognose
di solidarietà la chiesa non
può rimanere insensibile nella osservanza rigorosa e, al limite, ipocrita di una sua propria e presunta santità.
- Affermando con forza
che, per fare fronte alla richiesta di aiuto dei bisognosi,
la carità può essere un momento necessario ma certamente non risolutivo, chiede
che il Sinodo, nell’eventualità
che sia approvata l’ipotesi di
revisione della legge che regola il meccanismo della ripartizione dei fondi Irpef, rivolga contestualmente un
pressante appello alle chiese
per un loro impegno a: 1)
continuare a sostenere le nostre opere; 2) difendere le
classi più disagiate mediante
misure volte a mantenere e
rafforzare lo stato sociale; 3)
sostenere la causa delle popolazioni povere, per esempio partecipando alla lotta
per la remissione dei debiti
dei paesi del terzo mondo; 4)
denunciare le situazioni di
profonda ingiustizia incrementare dal processo di globalizzazione della economia.
- Impegna ogni membro di
chiesa a operare per raccogliere le firme anche dei soggetti che non hanno Tobbligo
di presentare la dichiarazione dei redditi».
prendisti per gli incarichi di
Concistoro: per la prima volta entrarono in Concistoro
delle donne (Viola Lageard e
Lina Ribet) e, come ci ricordava un numero recente de
La beidana (n. 38), riproponendo una composizione
poetica scherzosa del pastore
Guido Mathieu sulla Scuola
Latina, egli aveva incoraggiato i giovani di allora alla predicazione (Franco Calvetti,
Gianni Jahier, Claudio Tron,
Claudio Balma...). Innamorato della diaspora della vai
Chisone, ripercorreva le strade dei colportori. E, con regolare licenza di mereiaio ambulante, diffondeva la Bibbia
e libri di solido contenuto in
un’ottica in cui formazione
ed evangelizzazione sì sorreggevano Luna con l’altra.
Alla moglie Elsa Massel, ai
figli Eliana, Marco, Daniela, ai
pastori Giorgio e Daniele
Bouchard un abbraccio affettuoso in questo momento. E,
nella luce della Pasqua, ringraziamo il Signore del creato
e della storia, della chiesa e
della nostra umanità, per il
dono che ci ha dato nella persona di Gustavo Bouchard.
Nel Torinese
Una lezione
sulla Riforma
airUnitrè
Lunedì 26 marzo si è svolta
una interessante conferenza
nell’ambito delle lezioni sulla
storia delle religioni, tenuta
dal pastore di Torino Giuseppe Platone, che ha parlato sui
contenuti della Riforma, facendo anche un raccordo
con i valdesi e la loro storia
attraverso i luoghi e i personaggi illustrati con interessanti diapositive.
A conclusione della lezione
è seguito un lungo dibattito
durante il quale il folto e attento pubblico (oltre 70 presenti), tra cui un giornalista
del settimanale locale, molto
diffuso. La nuova periferia,
che ha dedicato aH’awenimento un ampio articolo, ha
rivolto numerose domande:
dalle differenze tra le varie
confessioni riformate all’impegno sociale e umanitario
dei valdesi, dai rapporti ecumenici con la Chiesa cattolica alle sostanziali differenze
con i Testimoni di Geova. Nel
salutare e ringraziare l’oratore, la responsabile dell’Unitrè
ha sottolineato «finalmente
abbiamo capito che cosa è la
Riforma protestante e chi sono i valdesi». (m.m.)
Chiesa valdese di Torino
Le quote Irpef e i lavori
per la «Casa valdese»
«L’assemblea della Chiesa
evangelica valdese di Torino
ha analizzato e discusso la relazione della commissione sinodale all’atto 34/SI/OO. L’assemblea, tenendo conto che
fino a ora i fondi dell’Otto per
mille sono stati gestiti in modo efficace e corretto, che una
serie di riforme fiscali sta ri- ■
ducendo il numero degli obbligati alla presentazione della denuncia dei redditi con
conseguente diminuzione del
numero di persone che decideranno di esprimere la loro
scelta in materia, ritiene che
l’accettazione delle quote non
espresse dell’Otto per mille
non indebolisca in modo sostanziale la nostra credibilità». 11 testo è stato approvato
dalla maggioranza dell’ottantina di aventi diritto al voto
presenti all’assemblea, dopo
una lunga e intensa discussione. Circa l’eventuale ripartizione dei nuovi fondi nessuna
delle ipotesi illustrata ha ricevuto la maggioranza assoluta,
quella che ha ricevuto più voti
rispetto alle altre vede l’applicazione del criterio già adottato per le quote direttamente
espresse: 70% in Italia e nel
Rio de La Piata, il 30% ai paesi
in via di sviluppo.
Il dibattito è stato molto vivace, come del resto era già
emerso nel corso delle riunioni quartierali cittadine in cui
si era affrontato il tema del
possibile utilizzo delle quote
non epsresse dell’Otto per
mille delTIrpef. Non si sono
comunque verificate spaccature. La comunità è consapevole che, in ultima istanza,
sarà il Sinodo a decidere. In
quella sede la discussione,
che si sta anche vivacemente
svolgendo sulle pagine di
Riforma, verrà ripresa in vista
di un voto definitivo.
Nella stessa assemblea so
no state date informazioni
sui lavori del cantiere della
nuova Casa valdese contigua
al tempio di corso Vittorio. Il
programma dei lavori, conclusa la prima parte che prevedeva il rifacimento del pavimento e la posa del sotto
stante riscaldamento statico,
procede secondo i piani previsti sicché è probabile, salvo
imprevisti sempre possibili,
che l’inaugurazione della
nuova struttura cornunitaria
si farà per il febbraio del
prossimo anno. Intanto il
Concistoro si sta preparando
per una giornata di studio e
riflessione, che si terrà sabato 5 maggio, introdotta da
un documento teologico redatto dal team diaconale-pastorale. (g. p.)
CSD - Asilo dei vecchi S. Germano Chisone
Iscrizioni al «Centro diurno» per anziani
L’Asilo offre ad anziani autosufficienti, parzialmente autosufficienti e non autosufficienti un servizio diurno, in parte
convenzionato con l’Asl 10 di Pinerolo.
11 servizio è aperto tutti i giorni, dal lunedì al venerdì
(e,sclusi i festivi), dalle 9 alle 16,30.
11 servizio comprende tra.sporto con ,mezzo attrezzato anche per carrozzine, pasti, a,ssistenza, cure sanitarie, terapie di
riabilitazione, attività di animazione.
Per ulteriori informazioni ed eventuali iscrizioni prendere
contatto direttamente con la direzione dell’Asilo (via Carlo
Alberto Tron, 13 - San Germano Chisone - tei. fax 012158855 - e-mail: asilo.sangermano@tpellice.it).
Per usufruire dei posti convenzionati prendere contatto
con i .servizi .sociali della Comunità montana valli Cbi.sone e
Germana.sca o con quelli dell’Asl 10 di Pinerolo.
La direzione dell’Asilo
PALERMO — Alle 17,30, al centro «G. Bonelli» (v. Spezio 43),
per il ciclo «Da Martin Lutero a Martin Luther King», il prof.
Giorgio Spini parla sul tema «Il Settecento protestante».
CINISELLO BALSAMO (Mi) —Alle 21, al Centro «Lombardini», per il ciclo di incontri «Viaggio fra le leggi sociali dell’antico Israele», si tiene uno studio sul tema «Il povero».
SUSA (To) — Alle 20,30, nella chiesa valdese (via Mazzini
21), si tiene un incontro ecumenico a cui partecipano mpns.
Pietro Giachetti, già vescovo di Pinerolo («Come ho visto i
valdesi») e la prof. Marcella Gay, già membro della Tavola
valdese («Come vedo i cattolici»).
BARI — Alle 18, alla chiesa battista (c. Sennino 25), si tiene
una tavola rotonda sul tema «Scuola e laicità: dall’ora di religione alla parità scolastica». Intervengono Rosanna Ciappa,
Silvia Godelli, Eliseo Tambone. Presiede Nicola Pantaleo.
TORINO — Alle 21, alla chiesa battista di via Viterbo 119, il
past. Emmanuele Paschetto tiene una conferenza sul tema
«125 anni di presenza battista in Piemonte».
21 ai
FIRENZE — Alle 17, alla libreria Claudiana (borgo Ognissanti 14/r), Massimo Zamboni (autore con Giovanni L. Ferretti
del libro «In Mongolia in retromarcia») parla sul tema «Ulan
Baatar, Gobi e altre creature. In principio la Mongolia».
MILANO — Alle 9,30, alla chiesa metodista (via Porro Lambertenghi 28), la past. Milena Beux, per il corso organizzato
dal 6° circuito sul tema della liturgia, parla su «Il Padre Nostro, espressione della prima liturgia cristiana».
GORIZIA — Alle 18, alla chiesa metodista di via Diaz, si tiene
un concerto del trio «Kohelet 3» che presenta il suo cd «Mak»
(papavero), con musiche dei popoli dell’Est europeo.
22 aprile _ __ _ ^ ^
ROMA — Alle 16, alla casa delle suore francescane (v. Giusti
12), il gruppo Sae organizza un incontro su «Una vittoria del
dialogo ecumenico sulle controversie del passato; il testo comune per la pastorale dei matrimoni interconfessionali». Intervengono Maria Sbaffi Girardet, Myriam Gianni Marcheselli.
TORINO — Alle 17,30, nel tempio valdese di c. Vittorio Emanuele 23, per la serie «Musica e preghiera», l’organista Marco
Limone esegue musiche di Walther, De Sola, Bohm e Bach.
25 aprile
UDINE — Alle 18, alla chiesa metodista (p.le D’Annunzio
9), il past. Lorenzo Scornaienchi tiene una conferenza su «Filippo Melantone nelle controversie religiose del suo tempo».
TORINO — Alle 17,30, nel tempio valdese di corso Vittorio
Emanuele 23, si inaugura la mostra «Filippo Melantone, lettere per l’Europa» e si tiene una conferenza del prof. Paolo
Ricca sulla figura di Melantone.
TORINO — Alle 16, al Centro teologico (c. so Stati Uniti
11), il prof. Paolo Ricca, padre Oreste Fabbrone e padre Vladimir Zelinsky parlano su «Le chiese cristiane si incontrano».
25 aprile
FIRENZE — Alle 9,30, alla sala convegni della Cassa di Risparmio (v. Portinari 5), il Centro culturale «P. M. Vermigli»
organizza una tavola rotonda sul tema «Laicità dello stato,
fondamento di una società multireligiosa», a cui partecipano
Fouad Allam, Ugo De Siervo, Valdo Spini, Dario Tedeschi.
RAPALLO (Ge) — Dalle 10,15, alla Casa della gioventù (v.
Lamarmora 20), la Federazione delle chiese evangeliche in
Liguria e Basso Piemonte organizza un incontro su «La globalizzazione è veramente un cammino verso la libertà?», a cui
partecipano Giorgio Gardiol e Franco Giampiccoli.
SONDRIO — Alle ore 21, al Centro evangelico di cultura, il
pastore Eric Noffke parla sul tema «La letteratura ebraica tra
Antico e Nuovo Testamento».
28-29 aprile
* '■siiti,, ' ' « ' s
SCOGLITTI — Al centro Adelfia si tiene il 3° week-end di
formazione per ragazzi, sul tema «Essere chiesa insieme».
28-30 aprile
VELLETRI — Al Centro Ecumene, con inizio alle 9 di sabato
28, si tiene un convegno sul «software libero» dal titolo «Il
pinguino democratico». Partecipano con relazioni Andrea
Celli, Stefano d’Atchino, Alessandro Rubini, Massimo Nuvoli, Daniele Garrone («Tecnologia e democrazia: un punto di
vista teologico»), Giorgio Girardet («Le chiese cristiane in Internet»). Per informazioni e prenotazioni tei. 06-9633310.
RADIO
Culto radio
Ogni domenica mattina alle 7,30 sul primo canale
radio Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano e estero, appuntamenti e commenti di attualità.
TELEVISIONE
Protestantesimo
Rubrica televisiva di Raidue, a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmesse
a domeniche alterne e, in replica, il lunedì seguente alle ore
24 circa e alle ore 9,30 del lunedì successivo. Domenica 29
aprile, alle ore 23,50 circa, andrà in onda: «La Carta ecumenica a Strasburgo»; «I quarant’anni di esistenza del "Servizio cristiano di Riesi’’». La replica sarà trasmessa lunedì 30 aprile
alle ore 24 e lunedì 7 maggio alle 9,30 circa.
8
PAG. 8 RIFORMA
»»»lia—
UARANTENNALE DEUrj
Dal 29 marzo al 1“ aprile si sono svolti i festeggiamenti per il quarantennale deH'opeu
A Riesi un nuovo gruppo continua l'aw« d
Molte persone da Riesi, dalla Sicilia, dall'Italia e dall'estero hanno affollato per tre giorni i viaimcicfe/ /I
con un film realizzato da «Protestantesimo» e un'intervista di Paolo Naso a due ex direttori diretti
Il convegno sul futuro deiropera richiesto dal Sinodo
Come fare diaconia nella Sicilia di oggi?
JEAN-JACQUES PEYRONEL
Tullio e Ciò Vinay sul cantiere del Monte degli Ulivi nel 1963
Qual è U senso della diaconia oggi in una Sicilia
profondamente cambiata nel
corso di questi ultimi 40 anni,
da quando cioè, nel novembre 1961, Tullio Vinay iniziava, insieme a un pugno di uomini e donne, l’«avventura
della fede» a Riesi? Questo interrogativo, posto dal moderatore Gianni Genre all’inizio
di una giornata fredda e piovosa ma che si sarebbe rivelata densa di spunti di riflessione e di un grande calore partecipativo, ha aperto il convegno sul futuro del Servizio
cristiano, richiesto dall’ultimo Sinodo.
Il pomeriggio con due ex direttori e la nuova direttrice
A Riesi «il futuro ha un cuore antico»
GIORGIO BOUCHARD
C>È stato un periodo in
cui andavo a Riesi due
volte l’annci: seguivo con passione raffermarsi del Servizio
crisdano, appoggiavo perfino
le iniziative più spericolate,
come la «Meccanica». L’attenzione raddoppiò al momento della vecchiaia di Vinay, quando bisognava affrontare il delicatissimo problema della successione: mi
parve un segno dalTAlto il
fatto che le manifestazioni
per la pace a Comiso (19821
vedessero concordemente
impegnati il pastore di Riesi
(Luciano Deodato), i ragazzi
della Fgei e l’intero gruppo
comunitario del Servizio cristiano. E infatti, proprio quella collaborazione per la pace
costruì un «ponte» tra le generazioni, destinato a durare
per vent’anni (e forse di
più..,) e a modellare l’attuale
fisionomia del Servizio cristiano; non dimenticherò mai
l’atmosfera in cui si svolse la
ricerca del successore di Tullio Vinay, la formazione del
nuovo gruppo comunitario, il
dialogo con la nuova Sicilia
che andava prendendo forma
proprio in quegli anni.
Poi venne un tempo in cui
grossi impegni ecclesiastici e
diaconali mi tennero lontano
da Riesi, perché nella vita bi
sogna scegliere, e scegliere
significa rinunciare. Unica
grande eccezione: il centenario della chiesa di Riesi; tre
anni fa: due giorni di gioia e
di sole, tuttavia troppo pochi
per riannodare i fili ormai allentati.
Quale non fu dunque la
mia emozione, venerdì 30
marzo, nell’entrare nella sala
affollata della ex «Scuola
meccanici»: c’erano le tre generazioni di allora, ma in più
ce n’erano un paio di nuove,
in larga parte riesine e siciliane, a cominciare dalle maestre dell’Asilo. Il pomeriggio
era gestito da uno dei «ragazzi di Comiso», Paolo Naso; al
tavolo erano seduti tre direttori e direttrici del Servizio
cristiano; Jean-Jacques Peyronel, Giuseppe Platone, Eliana Briante.
All’inizio ci è stato mostrato un toccante documentario
messo a punto dall’équipe televisiva di «Protestantesimo»,
in cui si ricostruiva e reinterpretava la vicenda del Servizio cristiano. A guardarlo, mi
sono venute le lacrime agli
occhi: «sentivo» la partecipazione della sala e mi dicevo:
«11 convegno è già riuscito, il
Servizio cristiano è vivo, la
sua testimonianza rimane attuale, il Signore non gli ha ritirato la sua vocazione».
Finito il film, Paolo Naso
ha sottoposto i tre direttori a
un fuoco di fila di domande
impreviste (ma non improvvisate): citando i documenti
scritti, richiamandosi agli avvenimenti della storia grande
e piccola, Naso ha costretto i
tre leader a scoprirsi, a narrare le cose più importanti del
passato, del presente e dei
progetti futuri: siamo così
stati costretti a ricordare
(Jean-Jacques Peyronel) che
la svolta del Servizio cristiano si era verificata proprio
mentre tutta la Sicilia (per
non dire tutta l’Italia) era a
una svolta; Buscetta cominciava a parlare. Platone ci ha
vividamente ricostruito la genesi di un secondo gruppo
comunitario, avvenuta sulla
base di una vocazione a lui
rivolta dal moderatore Franco Giampiccoli. ”
Poi è arrivato il turno di
Eliana Briante: 33 anni, siciliana, due figli, marito pastore
luterano che cura la nostra
chiesa di Riesi. Si leggeva sul
suo volto la tesa fatica di chi
aveva organizzato una giornata così impegnativa, ma parlava in modo piano, che ispirava fiducia. «11 futuro ha un
cuore antico» ha scritto una
volta Carlo Levi: il futuro di
Riesi e del. Servizio cristiano
sta dunque nella Sicilia evangelica, ma non nella sua storia
gloriosa: sta nella sua fede.
Il saluto dei politici
Il programma prevedeva la
partecipazione di diversi politici locali e regionali, con
l’intenzione di confrontarsi
direttamente con loro «per
cercare di rispondere alle
concrete esigenze della Riesi
di oggi», cpme ha detto la pastora Eliana Briante, nuova e
dinamica direttrice del Centro. All’ultimo minuto però il
ministro delle Poste, Salvatore Cardinale, originarlo di
Caltanissetta, ha comunicato
di non poter partecipare, così
come il senatore Michele. Figurelli, di Palermo, che avrebbe dovuto svolgere la relazione iniziale sulla Sicilia di
oggi, con i suoi problemi e le
sue prospettive. Hanno invece portato un breve saluto il
presidente della Provincia di
Caltanissetta e Fon. siciliano
(Ds) Speziale, il quale ha sottolineato come l’opera quarantennale del Servizio cristiano abbia forgiato le coscienze di centinaia di ragazzi
e ragazze, molti dei quali si
sono poi impegnati a livello
sociale, culturale, economico
e politico. La Sicilia, ha detto
ancora Speziale, è stata a lungo terra di cerniera tra la cultura cristiana e quella musulmana e deve ritrovare oggi
questo ruolo specifico nell’ambito dell’area mediterranea, diventando terra di tolleranza e di accoglienza.
Anche il sindaco di Riesi,
Giuseppe Micciché, ha sottolineato che la venuta del Servizio cristiano ha portato uno
«stile nuovo» che certamente
ha contribuito a ddre a Riesi
una «marcia in più» rispetto
ai Comuni limitrofi. In questi
ultimi anni, infatti, sono sorte
a Riesi nuove realtà produttive, in campo agricolo e indu
striale, che fanno sì che questa cittadina dell’entroterra
nisseno sia ormai al passo
con lo sviluppo italiano ed
europeo.
La storia
, Giorgio Bouchard ha rievocato i tratti salienti della storia del Servizio cristiano. Le
premesse di quésta storia risalgono alla fine degli Anni
50, segnati dal «mito dello
sviluppo». Era l’epoca in cui
l’economista Pasquale Saraceno teorizzava il trasferimento delle forze produttive
al Nord e la creazione di «poli
di sviluppo» al Sud (Gela,
Priolo) che ben presto si rivelarono «cattedrali nel deserto», non producendo cioè
quello sviluppo a macchia
d’olio che ci si aspettava.
Benché sollecitato a creare il
Servizio cristiano in una periferia di Torino o Milano, Tullio Vinay fece una scelta controcorrente e decise, insieme
ad alcuni membri italiani e
stranieri della Comunità di
Agape, di scendere nel profondo Sud. In un primo tempo fu individuata una località
della Calabria, poi Vinay scelse Riesi dove da 90 anni esisteva una fiorente comunità
valdese che fino alla seconda
guerra mondiale aveva gestito scuole che ebbero un grosso impatto nella formazione
dei giovani. La popolazione
era convinta che Vinayfosse
venuto per aprire un ospedale. Invece, egli aprì la scuola
materna e la scuola di formazione meccanici, poi il consultorio familiare (uno dei
primi in Sicilia), e la scuola
elementare. Intanto era stato
avviato anche il Centro agricolo, con i pollai, l’orto, e la
vigna a spalliera. La costruzione del villaggio «Monte
degli Ulivi», iniziata nel 1963,
fu subito sostenuta dal Consi
Domenica 1° aprile il culto è stato celebrato nella piazza centrale di Riesi
Predicare in piazza l'amore di Dio per il mondo
ALDO VISCO GILARDI
NELL’AMBITO delle manifestazioni
della domenica mattina, 1“ aprile, alle 10 si aprono le porte del tempio e dei
locali comunitari della Chiesa valdese,
per l’allestimento della mostra fotografica
di Fred Dole, un pastore statunitense che
nel 1971 venne a Riesi e rimase affascinato dal posto. Poi ci si trasferisce in piazza
Garibaldi per un’iniziativa fuori dall’ordinario, in Riesi e nelle nostre chiese: un
culto all’aperto, preceduto dalla Festa
delle corali. In caso di maltempo è previsto il ripiego nel cinema parrocchiale,
gentilmente messo a disposizione, ma il
tempo tiene, nonostante il passaggio di
alcuni nuvoloni neri, spinti da un vento
forte. Pertanto si rimane nell’ampia piazza centrale, soggetto di molte delle immagini fotografiche esposte, su cui si affacciano vari circoli (pensionati, coltivatori
diretti, artigiani, ecc.), alcuni bar e la
chiesa cattolica, di fronte alla quale è stato montato un ampio palco.
In piazza hanno già preso posto gli.habitués, in maggioranza uomini, seduti ai
tavolini dei bar, ai circoli o sulle panchine
della piazza. Molti fanno capannelli o
passeggiano ai bordi, come di consueto
seppure un po’ più defilati a causa
dell’ingombro del palco, delle sedie e degli altri visitatori estranei, venuti solo per
l’occasione; presidiano il proprio spazio.
Delle donne osservano e assistono sedute
dietro le finestre chiuse. L’ottantina di sedie disponibili è già tutta occupata; sul
palco hanno preso posto le affiatate corali
di Siracusa e Catania (35 coristi/e), magistralmente dirette da Lina Lorusso Rapisarda, che intonano vari inni e spirituals.
È poi la volta della corale di Riesi diretta
da UH Eckert, che coinvolge la piazza e il
suo pubblico (anche i carabinieri in servizio d’ordine) invitando a unirsi al canto di
altri inni di lode e canoni.
Tre pastori in toga e facciole (Eliana
Briante, UH Eckert e il moderatore, Gianni Genre) si accingono a presiedere il
culto pubblico e a predicare. Una ripetuta confessione di peccato e richiesta di
perdono. Il testo della predicazione è I
Corinzi 13, 1-13. I volti abbronzati degli
uòmini, il capo coperto dalla coppola,
chi si mostra interessato, chi ferma l’auto, apre il finestrino e ascolta, chi ostenta
indifferenza ma tende l’orecchio per la
novità odierna, annunciata dai numerosi
manifesti giallini, che riportavano il programma dei quattro giorni di iniziative
pubbliche su molti muri della città.
Essi erano purtroppo stati affiancati
da un altro manifestino, bordato a lutto,
di annuncio alla cittadinanza e di partecipazione per l’improvviso decesso a
Roma, una settimana prima, di Ciò Vi
X
Uno scorcio della sala dell’exSn fiica (Jurant
glio ecumenico delle chiesi
(Cec), come «progetto pilo,
ta». Il progetto suscitò la soli.
dicheqg!
nuaaveni
per seguii
darietà entusiasta di migliala llhUfi
yj Í y».fc*yvy»»-V +1 rr» yryxl i yx» «
di credenti, evangelici e non,
in tutta Europa e anche ni
Stati Uniti dove Vinay si
recato nel 1960.
inquest ul
In tutti
die ha fat
ao cristia
;ione d
:opa, h
Ipito lard - e
'ina di tut
Dalla parte dei dimenticati
Fin dall’inizio, il Servizio
cristiano fu vicino ai lavoratori: ai minatori di zolfo che lottavano contro l’imminentejteedicatoi
chiusura delle miniere di Tra- psident
bia Tallarita e ai contadini an-*^ ’ '
cora sottoposti alla tassa borbonica dell’enfiteusi. Le miniere vennero chiuse alla fi®
ne sinodi
Csd), ha
iheJadiai
Sale dell
degli Anni 60 e la battaglia Haspiega
contro l’enfiteusi fu persa sol
piano giuridico ma non so
e ha insis
di avere i
quello politico. Per questa Sèlla diac
2.000 pers
ielle vari)
die rappt
tualeded
alla po
battaglia, Vinay dovette subite
un vero e proprio processo
pubblico durante un’affollitissima assemblea al cinemi
Aurora, organizzata da
prete locale, alla presenza deifeetodista
mafiosi e dei notabili delli
città. Ne uscì vincitore. Poiti
fu l’impegno a favore dei terremotati del Belice, i brevi
ni della «Libera assembleai
che riuniva l’«intellighenziai
dell’isola, la creazione del
cooperativa edile, il paziento
lavoro che portò alla cosini
zione della cantina socialet fiianata
del frantoio; poi la mobilitazione per opporsi alla coste
zione di una strada che avreb
be tagliato in due il Monte degli Ulivi. Nel frattempo
era nata la «Meccanica ,
grazie alla disponibilità dell
industriale svizzero Paul Oet
k-«.;' - Le
0opo d
smo, le o
vaido rap
in cui è il
nato sull
di rife
nay, che tanti anni ha speso a Riesi e al
Servizio cristiano con i genitori. Il predicatore, pastore Gianni Genre, ricorda
che il testo è la predicazione di tutta la
vita di Tullio Vinay, e svolge un’attenta
esegesi con varie esemplificazioni delle
relazioni tra fede, speranza e amore. Si
rivolge direttamente, (quali interlocutori, al cittadino e alla cittadina, abitanti
di Riesi, guardandoli negli occhi: peccato però che ciò fosse attraverso un paio
di lenti scure che non permettevano che
potesse venire ricambiato quello sguardo diretto che invitava a voler dare priorità all’amore.
Alle 11,10, terminata la funzione cattolica, si riversano in piazza numerose
maclri con i loro figli, qualche giovane
papà con la carrozzina, e molti adolescenti. Accresce così il numero degli
astanti, incuriositi e interessati all avvenimento. Da notare ancora la presenza
partecipe e significativa, per molta parte
delle manifestazioni, del sindaco di Riesi, Giuseppe Micciché. Un prolungato
suono di sirena, a mezzogiorno, interrompe per qualche momento la predicazione: è il tradizionale segnale per comunicare l’interruzione del lavoro per il
pasto ai braccianti e ai contadini nei
campi. Ringraziamo Dio, di questa po.sitiva opportunità di testimonianza del
suo nome e dell’amore di Gesù Cristo.
Il culto in piazza Garibaldi la domenica F' aprile
Dalla predicazione del nnoderatore
L'amore non verrà mai meni
S0, laqua
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1 âltri in
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Noi oj^ siamo qui per ricordare insieme un pfog^^^
Servizio cristiano di Riesi, che è stato una scommessa ^
fede, un tentativo di dare corpo a una speranza, lo sjO'
possente di tradurre l’amore in termini molto concreti, (-i
Alcuni di quei testimoni iniziali, di quei pionieri^''
giosi non ci sono più. Ci hanrw lasciato un'eredità diffld
ancora, sempre, incompiuta. Non c'è più Tullio Vinay,^ Nanno a
c’è più Fernanda con lui; da pochi giorni ha preso congt^
anche Ciò. (...) Tu ed io, amica e amico mio, siamo ’(^^rnata
me il primo giorno nel 1961 a interrogarci sulla ^“^^Jpbnvegn
sulla provvisorietà della fede, della speranza e risp
che hanno abitato e che abitano in questo Centro e gy
a questo Centro. (...) ù Mno. u
L’amore è sperare contro speranza. È sperare, è essere) ^
te al posto dell’altro. Anche al posto di Dio! (...) Onta di
Perché l’amore è più grande della speranza e Mile ne
Perché assomiglia a chi ce lo dà. A Dio. A Dio che è ave> ¡gjjj
che è il segreto del mondo e della tua vita, (...) ¡tatto u
Io credo che il Servizio cristiano sia stato, e sia anco ia|g ^
tentativo di affermare che l'amore è più grande. lei territ.
9
ì;:rlstiano di mesi
venerdì 20 APRILE 2001
da Tullio Vinay e il convegno di studio sulle prospettive del C entro richiesto dal Sinodo
della fede, della speranza e dell'amore
Wof 'ici del Monte degli Ulivi. Il venerdì pomeriggio si sono svolte le celebrazioni del quarantennale
e IO direttrice. Sabato II convegno di studio e l'assemblea degli Amici: domenica il culto in piazza
ell’exsi^ durante i lavori
- chiesi ili ehe oggi, a 81 anni, continua a venire ogni mese a Riesi
per seguire la difficile situamigliaiafene che si è venuta a creare
ieno^ —
he negl
ly si età
inticat
servizio
avorato,
che lot
ninente
e di Traidinianissa boi. Le
allafms
rersasii
. non SI
• questa
te subire
irocesso
l’affollal cinemi
a da
lenza
dii delli
re. Poi ti
5 dei terbreviari.
embleai
ghenzia>
me della
paziente
a costra
in quest’ultimo decennio.
In tutti quegli anni, quello
che ha fatto la forza del Servino cristiano è stata la predielione dell’agape. «Riesi, in
giiropa, è stata soprattutto un
pulpito - ha concluso Bouliard - e Tullio Vinay fu prima di tutto un pastore e un
dedicatore». Marco Jourdan,
Residente della Commissione sinodale per la diaconia
(Csd), ha esordito dicendo
die la diaconia è parte essenziale della vita della chiesa.
Ha spiegato il ruolo della Csd
e ha insistito sulla necessità
di avere una visione globale
|fUa diaconia. Attualmente,
||X)0 persone sono impiegate
rielle varie opere diaconali, il
die rappresenta una percenbiale decisamente alta rispetto alla popolazione valdese e
Metodista in Italia.
Le nuove sfide
pupo decenni di immobilisino, le cose si stanno muovendo rapidamente nei settori
in cui è impegnata la nostra
. Jourdan si è soffermato sulla nuova legge-quadi riforma dell’assistenza,
socialeefeiflanata nel novembre scornobilita- », là quale prevede tra l’altro
a costnit laqhiusura di tutti gli istituti
he avreb per minori e la loro trasformaJontede- ione in comunità-alloggio o
po (19SII Bnitri interventi alternativi,
ica Rie8Ì> teda questa intrapresa da alilitàdei' uni anni dal Centro diaconaPaulOet- tedia Noce», in stretta collaDrazione con i servizi sociali
b1 Comune di Palermo.
A livello scolastico, vi è la
lova legge sul riordino dei
li che prevede l’inserimenscuola media inferioinun unico ciclo di base,
■he cosa implicherà questo
pur le nostre scuole di Riesi e
®'Mermo? Avremo le risorfltianziarie e umane, neinrie per dotarci di nuove
ture e per assumere nuoisonale? O dovremo rasparci alla chiusura? Lo
odiscorso vale per i contori familiari. Quello della
toce è stato chiuso dopo che
Pnòrto un consultorio pub®hno. Succederà lo stesso a
Jtesi dove, ancora oggi, il
toPSUltorio del Servizio cri^0 svolge un’attività parI aHA ^‘®tmente apprezzata dalle
lefl'l^nne e dai giovani?
Queste sono alcune delle
»tee alle quali si trova constato il Servizio cristiano
dopo quarant’anni. A
te vanno aggiunte quelle
idue settori produttivi, la
Sanica Riesi e l'Uliva Srl
nny. Qontro agricolo), che
uttraversando una fa, Sii Jsito incerta. In una sola
dura(^ discussioni, il
poteva certo
g flffoh* tj-Ì Esposte esaurienti a tut,(j^”*tterrogativi che si ponssereP risposta però è
chiaramente; la voleii portare avanti, pur
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territorio.
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Le discussioni sul futuro nei quattro gruppi di studio
Una sfida che racchiude molte incognite
GIUSEPPE PLATONE
Rispondere all’appello
del Sinodo che lo scorso
anno richiedeva di dar vita a
un convegno straordinario
per ridefinire il progetto complessivo del Servizio cristiano
non è stato facile. Un pomeriggio e una serata di analisi,
riflessioni, discussioni sono
appena l’inizio di quella ridefinizione richiesta. Né sarà facile, riflettevo tornando a casa da Riesi, per lo stesso Comitato generale del Servizio
cristiano prendere delle decisioni di fronte a un opera che
presenta ancora sia un forte
deficit sia una forte dipendenza dai doni.
Quattro gruppi di lavoro
Il lavoro di analisi del Servizio cristiano è stato strutturato, nel corso del convegno, in
4 gruppi di lavoro che hanno
successivamente riferito in
seduta plenaria. Un gruppo
ha discusso della diaconia oggi, rilevando il valore di stimolo del progetto di Vinay nei
confronti della città. Ancora
una volta si tratta di mantenere una qualità alta dei servizi
resi e allo stesso tempo porsi
in un ottica collaborativa (anche critica) nei confronti dello
stato nelle sue espressioni locali. Si può interagire di più e
meglio con l’ente pubblico
anche nelle nuove prospettive
aperte dalla nuova legge
sull’assistenza che prevede
appunto una sinergia tra pubblico e privato in materia assistenziale e sociale.
Le scuole
Su realtà e prospettive della
scuola materna ed elementare
del Monte degli Ulivi un successivo gruppo di lavoro si è
chiesto se queste scuole, 40
anni dopo la loro nascita, abbiano ancora un senso. La risposta è stata sì se riescono a
svolgere una serie di funzioni
capaci di favorire nel bambino la crescita di un’identità di
libertà e responsabilità. Le
scuole del Servizio cristiano
cercano infatti d’instaurare un
rapporto più diretto dei bambini con la natura e con l’ambiente, favoriscono l’incontro
con altre culture. E questo avviene anche attraverso una serie di laboratori (dalla musica
alla pittura, alle lingue e persino al giardinaggio) e di stimoli
culturali offerti anche da volontari stranieri.
Non è un caso insomma
che le iscrizioni alle scuole
del Servizio cristiano siano alte, i numeri presentano un
trend in salita e certamente la
risposta della popolazione è
legata non solo ai servizi (per
esempio lo scuolabus) o alla
bellezza del luogo ma soprattutto alla qualità professionale delle insegnanti. Quest’ul.tima sarebbe certamente ancora più valorizzata se fosse
sostenuta, quotidianamente,
da una figura pedagogica. Infine si è notato che le scuole
del Monte degli Ulivi, in 40
anni, hanno legato in modo
profondo il paese al centro.
Esse vivono un momento di
crescita numerica e. occorre
continuare a investire in questo settore che ha di fronte a
sé una scelta obbligata: la
riforma dei cicli scolastici.
Un altro gruppo di studio
ha discusso della Sicilia oggi.
I problemi e le chances di
quest’isola cerniera tra due
mondi. Ci sono tante Sicilie.
Più arretrate, più sviluppate.
Culturalmente diverse. Il Nisseno poi, dove si trova Riesi, è
una delle zone più emarginate e deprivate del paese.
Riesi oggi
Circolano certamente più
soldi di ieri ma il tasso di democraticità tende sempre ad
allinearsi verso il basso. Non
si parla più di mafia come lo
si faceva sino a ieri quasi che
il problema fosse risolto. Ma
in realtà la mafia continua a
controllare il territorio grazie
anche a una classe politica
sovente inadeguata rispetto
ai compiti di una moderna
democrazia. La Sicilia rimane
dunque una terra di forti contrasti, di grandissime potenzialità "anche in campo industriale. Riesi, per certi versi,
ha avuto a suo modo, in questi ultimi anni, un piccolo
boom economico. La società
Zonin, acquistando vari ettari
di vigneto, ha indubbiamente
migliorato la tecnica vinicola
della zona. La multinazionale
Benetton è presente sul territorio con lavorazioni che
coinvolgono centinaia di addette. Quel salto industriale
sognato da Vinay nel 1967
con la creazione della piccola
Meccanica si sta, almeno in
parte, verificando.
L'Uliva srl
Più complessa la questione,
anch’essa affrontata in un apposito gruppo di studio, dell’Uliva srl, ovvero il vecchio
centro agricolo del Servizio
cristiano, costituitosi giuridicamente nel 1997 in ente
commerciale autonomo (di
cui però la Tavola valdese ha il
94 per cento delle quote sociali). L’Uliva srl, quattro anni
dopo, stenta ancora a decollare anche sotto il profilo della
distribuzione commerciale.
Ad alcuni è parso un progetto
sproporzionato rispetto alle
risorse in campo e all’entità
stessa dei pochi ettari di terreno del Centro agricolo stesso.
Per puliva srl sembra che
siano, a brevissimo termine,
assicurati contributi pubblici
(quasi un miliardo) ma accettare questo finanziamento
implica un salto di qualità
dell’azienda stessa, certificata
sotto il profilo biologico, che
dovrà dotarsi di nuove figure
professionali. Questa prospettiva di impegno sul versante
commerciale del biologico fa
parte di quelle incognite che
fanno del Centro un luogo in
cui realmente rischiare se occorre dare una nuova indicazione alla società. Ma la situazione economica in cui versa
il Servizio cristiano (grande
dipendenza dai doni, deficit
consistente) e lo stesso ridimensionamento dei fondi
dell’otto per mille (già nel
passiate destinati allo sviluppo
di quest’impresa commerciale) consigliano oggi una linea
di grande prudenza.
La Meccanica-Riesi
Un successivo gruppo di
studio si è infine occupato
della Meccanica. La piccola
fabbrica voluta da Vinay nel
1967, grazie al diretto interessamento dell’industriale svizzero Paul Oertli, è attualmente ridimensionata nelle sue
maestranze. L’anno 2000 ha
chiuso con un piccolo deficit e
la dozzina di operai rimasti
(da 32 che erano in origine) si
interrogano oggi sul futuro di
quest’azienda che produce
frese di alta qualità tecnologica per fa lavorazione del legno. Una delle ipotesi emerse
a proposito di quella che rimane la prima esperienza della nostra chiesa in campo industriale è di far partecipare i
lavoratori alla proprietà stessa
della Meccanica. Ipotesi che
andrà attentamente studiata
(anche nella forma giuridica)
ma che potrebbe essere la giusta conclusione di una parabola storica che ha fatto il suo
corso. Naturalmente su un’
ipotesi del genere dovrebbe
decidere il Sinodo.
Eliana Briante e il marito Ulrich Eckert in piazza domenica mattina
L'assemblea degli Amici
Il lavoro dei gruppi ha
quindi lasciato posto, nell’intensa giornata riesina del
quarantennale, alla tradizionale assemblea degli Amici.
Essa è stata introdotta da una
relazione della nuova responsabile del Centro, Eliana Briante. Senza potere qui entrare nel dettaglio ili ogni singolo settore di attività abbiamo
colto un desiderio di portare
avanti, con fermezza ed entusiasmo, questa opera così diversificata. Sulle scuole da
parte degli Amici si è ricordata la prospettiva di laicità che
va mantenuta anche nel quadro del rispetto delle altre fedi religiose. Del resto quella
del Monte degli Ulivi è una
delle poche scuole, in Sicilia,
realmente laica.
Il lavoro del consultorio,
estremamente variegato, continua a rappresentare un riferimento socio-assistenziale
prezioso per tutta Riesi. Dal
nuovo ecografo al lavoro sul
disagio giovanile, l’arco degli
interventi è molto ampio. In
cantiere è stata anche messa
la possibilità di aprire una
Casa famiglia destinata a
donne che hanno subito violenza. Particolare impulso
verrà dato all’accoglienza di
gruppi, alla realizzazione di
convegni giovanili anche internazionali.
Il settore della formazione
professionale destinato a post-diplomati si è rivelato molto faticoso da realizzare anche per le difficoltà burocratiche. Qualcuno ha suggerito di
promuovere in modo autonomo corsi di formazione su
tematiche di attualità senza
attendere, attraverso procedure defatiganti, indicazioni
e finanziamenti regionali.
L’assemblea infine ha votato i
propri rappresentanti nel Gomitato generale nelle persóne
di Marco Jourdan e Giuseppe
Di Legami.
Paolo Naso intervista i tre direttori/e del Servizio cristiano
Una vecchia annica del Servizio cristiano
Riesi ancora? Riesi, di più!
CHI avrebbe immaginato 40 anni fa che un culto pubblico si
sarebbe svolto sulla piazza di Riesi? Chi avrebbe immaginato che la predicazione di I Corinzi 13 sarebbe stata pronunciata? Che sarebbe stato letto un Credo su «l’amore che spera
tutto», sul progetto di Dio per questa città. Chi avrebbe pensato
che si sarebbe detta pubblicamente una parola contro la mafia?
Che il concerto dato dalle corali di Catania e di Riesi avrebbe
coinvolto anche molte persone in piedi? Chi avrebbe detto che
un giorno, dopo Tullio Vinay e altri direttori del Servizio cristiano, sarebbe stata una giovane pastora siciliana ad assumerne la
responsabilità? Chi avrebbe pensato che una piccola fabbrica
sarebbe stata creata da un uomo formato grazie al Servizio cristiano? Un segno fra altri...
Claude Richard-Molard
ex presidente degli Amici francesi di Riesi
Il significativo intervento dell'ex sindaco di Palermo
Leoluca Orlando, un cattolico-protestante
È un nemico dentro di noi che si chia>> VJ ma “chi te lo fa fare?’’. È il nemico della
Sicilia. Per combatterlo ci vuole amore e ce ne
vuole tanto perché questo avversario è durissimo e rischia di sconfiggerci per sempre». Con
lo stile di un attore consumato, che lancia
sguardi magnetici e usa le parole come proiettili che vanno diritti al cuore, Leoluca Orlando,
candidato a presidente della Regione Sicilia,
parla della sua Sicilia. E lo fa con trasporto sincero, di chi non è innamorato solo della sua Palermo ma dell’intera isola. «È stato - ricorda
Orlando - null’altro che un gesto d’amore quello che spinse un pastore valdese a Palermo
(Pietro Valdo Panasela ndr) ad affiggere manifesti contro la mafia in un tempo in cui nessuno osava pubblicamente denunciare il fenomeno mafioso. Noi oggi dobbiamo trasformare
l'handicap in risorsa, dobbiamo cominciare a
usare sul serio ciò che abbiamo: la grande ricchezza naturale, artistica e archeologica, turistica e industriale di quest’isola in cui, da sempre, convivono razze diverse».
Durante il caffè la conversazione continua
appassionatamente. Un giornalista tedesco ha
definito Orlando un «cattolico-protestante».
«Mi sento fiero di questa definizione - commenta l’ex primo cittadino palermitano - perché, come i protestanti, pongo anch’io l’accento sulla responsabilità individuale e sulla li
bertà di coscienza. Certo, resto cattolico ma in
chiave ecumenica. Il dialogo e il confronto non
possono che migliorare la qualità della stessa
confessione cristiana, spesso appannata». Intorno a lui, stimolato da varie domande, si forma di nuovo spontaneamente un gruppo di
ascoltatori. «Ogni emigrato che parte da
quest’isola è una risorsa che scompare, è un
danno enorme in termini umani ed economici
ma ogni immigrato che arriva è una risorsa che
si affaccia. Impossibile essere razzisti in
quest’isola che ha vissuto così tante immigrazioni». In effetti, storicamente, il meticciato assume colorazioni diverse anche rispetto alla
provenienza delle ondate. A Messina si è un po’
più francesi, a Palermo arabi, a Siracusa greci.
La Sicilia ha tre punte, tre culture diverse.
«Di più - conclude Orlando io oggi mi sento
e definisco un meticcio. Stiamo anticipando il
mondo globale. La storia siciliana ci racconta
di convivenza di fedi e culture diverse. La Sicilia può tornare ad essere un ponte tra l’Europa
e l’Africa. Può riprendere la sua centralità nel
Mediterraneo e diffondere una politica in cui
l’accoglienza e l’amore del prossimo non siano soltanto principi religiosi». È entusiasta di
ciò che può diventare quest’isola. Palermo,
sotto la sua guida, è certamente cambiata, la
strada è ancora in salita ma non sembra mancargli la forza interiore per affrontarla, (g.p.)
10
PAG. 10 RIFORMA
CAPIRE LA MALATTIA
MENTALE
MARCO ROLANDO
L'origine della
sofferenza psichica
è molto complessa
e non riconducibile
a una sola causa
La diffusione e la precocità
sempre più manifesta della
comparsa delle diverse forme di
sofferenza psichica, cosi come il
moltiplicarsi degli interventi terapeutici sia in campo psicoterapeutico che psicofarmacologico, fanno oscillare il nostro
stato mentale fra sentimenti depressivi pessimistici, in cui non
c’è più spazio per la speranza, e
attesa di soluzioni miracolistiche dei mali che affliggono la
condizione umana. Siamo come
divisi fra queste due polarità e
tale atteggiamento psichico,
diffuso nella società in cui viviamo, non soltanto in merito
ai problemi qui trattati, è forse
già esso stesso
espressione di
una sofferenza,
di una sorta di
scissione permanente che ci
affligge. Questa
divisione che ci
attraversa sembra interessare,
oggi in particolare ma già anche in passato, il
campo delle interpretazioni e
del modo di accostarsi alla sofferenza psichica e all’umanità
dolente da essa toccata.
Quale tipo di rapporto lega le
alterazioni biochimiche e genetiche (che danno, grazie al moderno sviluppo delle neuroscienze, un’immagine del corpo
umano più complessa e quasi
bi-tridimensionale rispetto alla
dimensione meramente anatomica e istopatologica della medicina ottocentesca) con le alterazioni psichiche che, a loro
wlta, sono state studiate e sviluppate in modo bi-tridimensionale, grazie all’evoluzione
del pensiero psicoanalitico, che
ha contribuito a riformare una
visione dell’uomo nìionodimensionale? Evoluzione delle neuroscienze e sviluppo del pensiero psicoanalitico non hanno alcun punto di contatto?
Karl Jaspers, filosofo e psichiatra (1883-1969), riprendendo una distinzione formulata
dal filosofo Wilhelm Dilthey
(1833-19U), che opponeva lo
spiegare (in tedesco «erklären»), attinente ai metodi della
scienza della natura, al comprendere («verstehen»), attinente ai metodi delle scienze
dello spirito, metteva in guardia
dal poter spiegare in termini
puramente causali la malattia
psichica. La psicoanalisi, a sua
volta, ha cercato di comprendere la malattia mentale situandosi al di là sia del discorso causa
del discorso motivazionale della
fenomenologia. La psicoanalisi
inoltre ha messo per prima l’accento sull’importanza delle relazioni umane consce e inconsce
intrafamiliari ñn dai primi mesi
di vita, e in particolare ha evidenziato la dimensione di una
nascita psicologica accanto e
dopo la nascita biologica. Il problema dell’identifìcazione attraverso la relazione inconscia con
le fìgure genitoriali viene intravisto già da S. Freud e sviluppata da M. Klein e la sua scuola.
La nascita psicologica, con i
connessi problemi di separazione e di autonomizzazione psi-'
chica, è qualcosa che prosegue
durante lo svilup' po della nostra
vita biologica e
dalla fluidità di
questo processo
psichico sembra
dipendere la salute mentale di
ognuno di noi.
Dove si verificano delle difficoltà in tale «parto
psicologico», per
un motivo o per un altro, permangono delle tracce nella vita
psicologica di una persona (non
necessariamente negative) che
lo accompagnano nel suo percorso all’interno di una linea di
continuità che fa capo all’infanzia ma che procede in adolescenza fino alla età adulta.
Penso che da un dialogo fra
neuroscienze e psicoanalisi, entrambe trasformate dal loro
stesso sviluppo interno rispetto
ai loro presupposti iniziali, possa nascere una maggiore comprensione della malattia mentale, purché ognuna eviti di ridurre l’interpretazione della complessità a una sola origine causale. Questo potrebbe consentire un ampliamento del dialogo
con altre discipline e scienze
umane e, perché no, anche con
la teologia, riprendendo su basi
diverse (anche la teologia ha un
suo dinamismo evolutivo...) ad
esempio il dialogo pionieristico
e coraggioso intrapreso dal pastore protestante Pfister con
Sigmund Freud. In fondo, soltanto rivivendo con il paziente il
percorso della sua vita biologica
e psichica conscia e inconscia
noi riusciamo a comprendere
qualcosa della sua sofferenza
psichica. Attraverso l’esperienza vissuta dell’incontro fra paziente e terapeuta si riesce a
comprendere meglio la malattia
mentale, a patto di prendere sul
serio quel margine di incomprensibilità del paziente che, in
le delle scienze della natura, sia nanzitutto, è in noi stessi.
LEœDEUJiiàl.U'
REDAZIONE CENTRALE TORINO;
Via S. Pio V, 15 -10125 Torino, tei. 011/655278 - fax
011/657542 e-mail: redazione.torino0riforttia.it;
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna
Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Corsani, Marta D'Auria, Massimo Gnone, Jean-Jacques Peyronel, Davide Rosso, Pienraldo Rostan (coordinatore de L'eco delle valli)
Federica Tourn. COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio Gardlol, Maurizio Girolami, Pasquale lacobino. Carmelina Maurizio, Luca Negro, Luisa
Nitti, Nicola Pantaleo, Emmanuele Paschetto. Giuseppe Platone, Giovanna Pons,
Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan, Mirella Scorsonelli, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidl.
REVISIONE EDITORIALE: Stello Arrtfand-Hugon: GRAFICA: Pietro Romeo
AMMINISTRAZIONE: Ester Castangia; ABBONAMENTI: Daniela Actis.
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ItdllO Cj) sostenitore: L. 200.000.
_ ^ ordinario: L 175.000; v. aerea: L. 200.000: semestrale: L 90 000;
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valli valdesi) £ 30.000 Partecipazioni; mm/colonna £ 1.800 Economici: a parola £ 1.000.
La testata Riforma è registrata dal Tribunale di Pinerolo con il numero 176/51.
Rilorma-L'Eco delle valli valdesi è il nuovo titolo della testata
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Il numero 15 del 13 aprile 2001 è stato spedito dall'Ufficio CMP
Nord di Torino, via Cebrosa 5, mercoledì 11 aprile 2001,
2p01
Associato alla
Union« stampa
pfiodtca italiana
venerdì 20
aprile 200,
Piccole riflessioni sparse à\ un «adiJetto ai lavori»
La chiesa e la cura d'anime
Con la curo pastorale si favorisce l'unione della comunità, si scopre
la spiritualità dei fratelli e sorelle, si è aiutati a recuperare i «dispersi»
ADRIANO DORMA
IN un articolo apparso sul
n. 11 del 16 marzo di Riforma, Florestana Piccoli Sfredda tratta un argomento di vitale importanza per l’esercizio dei ministero pastorale,
traendo lo spunto dal volumetto del prof Girardet Appunti di teologia pastorale. La
cura pastorale è sempre stata
«croce e delizia» per i pastori
e le pastore, nonché per gli
anziani che si assumono determinate responsabilità in
seno alle comunità dei credenti, e condivido l’espressione che questa pubblicazione possa aver «riempito di
gioia e colmato le attese di
molti evangelici italiani».
L’autrice dell’articolo si augura che su questo tema si
apra un dibattito tale da
espandersi in tutti quei risvolti che interessano l’attività pastorale, nell’ambito
della comunicazione. Colgo
l’invito, esponendo (a ruota
libera) alcuni concetti frutto
della mia esperienza, senza
alcuna presunzione e con la
dichiarata intenzione di non
suscitare polemiche di sorta.
L’unico punto dell’articolo
sul quale nutro perplessità, è
la dichiarazione di «diffusa
carenza di cura d’anime».
Non generalizzerei la questione perché nelle piccole
realtà rurali (cioè non metropolitane) questo servizio occupa un posto preminente
nell’attività pastorale. Viene
da chiedersi tuttavia, in che
cosa consista e come si espleti, oggi, questo servizio ai credenti (e non) di una comunità, sempre più presi da un
vorticoso e stressante ritmo
di vita; comunicare diventa
sempre più difficile e il rischio che si corre è quello di
esprimersi in un linguaggio
incomprensibile alle parti,
per motivi di ordine sociale,
culturale, e «di posizione».
Occorre fare una netta distinzione fra riunioni quartierali o familiari, infrasetti-manali, e le visite domiciliari
a nuclei familiari o a credenti
isolati. Ci sono poi altri tipi di
visite, che rientrano nella cura pastorale, e che riguardano i malati, gli ospiti in Case
di cura o di riposo per anziani, i degenti negli ospedali, i
carcerati, gli sfruttati, gli immigrati: ogni tipologia richiede una specifica preparazione che oserei definire «educazione all’approccio», sia
dottrinale, sia culturale, ma
soprattutto «spirituale» (leggi
preghiera) perché gli interventi non siano improvvisati,
ma guidati dal Signore.
Un errore, da evitare per
IL Signore è veramente
r " ' ^ " ='
quanto possibile, è che l’incaricato alle visite abbia la «presunzione» di presentarsi con
la Bibbia e con l’Innario per
parlare solo ed esclusivamente delle cose dei Signore, evitando «ogni sconfinamento».
Quante volte, invece, le
persone hanno bisogno di
scaricare le proprie tensioni, i
propri drammi, su «qualcuno
che li sappia ascoltare!». Certamente il pastore/a dovrà
trovare un sano equilibrio
per evitare che ogni visita si
trasformi in un puro e semplice sfogo e non abbia in sé
qualcosa di costruttivo e di
positivo. I doni che dovrebbe
possedere il -visitatore, calma,
serenità, disponibilità, discrezione, preparazione, tatto, affabilità, amore, difficilmente si acquisiscono dai libri di testo o nelle aule scolastiche: occorre una preparazione di base «solida», ma il
«perfezionamento» si ottiene
solo con l’esperienza, con il
tempo e con l’aggiornamento
«professionale». Non nascondo che all’inizio dei mio ministero ebbi difficoltà, in alcune circostanze, a chiudere
una visita non solo senza
aver annunziato l’Evangelo,
ma senza il conforto di una
semplice preghiera.
Per quanto riguarda il tema della «quantificazione», è
pressoché impossibile definire quanta parte un pastore debba dedicare alla cura
pastorale vera e propria, e
quanta parte alla predicazione diretta e alle varie riunioni. Saranno le circostanze a
consigliare di privilegiare
l’uno o l’altro aspetto del suo
lavoro. Anche se si è presi da
numerosi impegni (di certo
la «conferenza culturale» è
sempre molto gratificante)
ogni pastore/a dovrebbe rivalutare al massimo queste
«cure particolari», per almeno tre motivi: 1) con la cura
pastorale si favorisce l’amal
gama, l’unione, tra i membri
della Comunità; 2) si fanno
«scoperte» sensazionali: soggetti che a prima vista parevano staccati, freddi e superbi, si rivelano invece, carichi
di insospettata umanità ed
umiltà; 3) si scoprono legami
parentali tra soggetti che «un
tempo frequentavano la chiesa, o la scuola domenicale» e
poi improvvisamente hanno
abbandonato tutto e tutti;
soggetti che deyono essere in
qualche modo «recuperati»
alla vita comunitaria, perché
non possiamo permetterci il
lusso di «perdere qualcuno».
Tra i tanti problemi che angustiano la vita delle nostre
chiese porrei, in primo piano,
quello dei giovani. E a proposito, più che a dir loro : «Impegnatevi», direi a me stesso e
alla comunità; «Siamo capaci
di ascoltarli?» e «Siamo disposti a concedere loro lo spazio
cui hanno diritto e che sapranno occupare più che dignitosamente?». Ho l’abitudine, ogni sera, di passare in
rassegna l’andamento della
giornata appena conclusa.
Nulla mi rallegra di più di una
visita riuscita, fatta a sorelle e
a fratelli in difficoltà. Più le situazioni sono scottanti, più
mi sento gratificato per essere
stato, davanti al Signore, «un
servo veramente inutile».
Se in un’ipotesi remota, ma
non del tutto impossibile, mi
imponessero di esercitare il
ministero pastorale solo per
la predicazione nel culto do
menicale, dello studio biblico
settimanale e di qualche con
fetenza di tipo culturale, con
l’esclusione delle visite pastorali ai «minori», probabilmen
te rinuncerei all’incarico. Tra
il «teologo» e il «pastore con
cura d’anime» preferirei la seconda soluzione, per prende
re per mano le pecorelle e in
dirizzarle verso il vero, unico
grande pastore del gregge
Cristo Gesù il Signore.
. - ^ risuscitato!». Questo è il
grido di esultanza che prorompe dalla bocca dei discepoli di Gesù, alla sera del
giorno di Pasqua. Dopo due
giorni trascorsi nella delusione e nella disperazione più
cupa, dopo un’altra giornata,
quella di oggi, passata tra voci di donne, punti interrogativi, incerte speranze, tirnori
di nuove e più amare disillusioni, i discepoli finalmente
hanno la certezza che il Signore, il loro amato maestro,
ha vinto i legami angosciosi
della morte ed è veramente
risuscitato. Allora tutto catnbia per questi uomini smarriti; la tristezza si muta in letizia, l’angoscia diventa allegrezza, il timore si trasforma
in coraggio, la vita acquista
un significato diverso. Allora
capiscono che quel nuovo
mondo, quel Regno dei cieli.
PIERO bensì
di cui tanto aveva parlato Gesù nei discorsi e nelle parabole, ha finalmente avuto inizio: non è una bella favola,
ma una straordinaria verità.
/Mie ascoltatrici e agli ascoltatori che con pazienza seguono queste note, particolarmente a quanti sono stanchi, soli, sofferenti, a quanti
sono vittime delle tante ingiustizie di questo mondo,
vorrei ripetere questa mattina; «Il Signore è veramente
risuscitato». Non si tratta di
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':îïf
iMitilcjExtra
Per tutte le fedi
Il numero speciale Focus
extra 5 (primavera 2001) del
diffuso mensile internazionale è dedicato monografi,
camente al tema «La forza
delle religioni». 160 pagine
riccamente illustrate affrontano un panorama a 360“
sulle fedi presenti nel mondo intero non escluse, per
quanto riguarda l’Italia, le
inchieste sui culti meno conosciuti e sulle sette e i servizi sui rapporti tra religione e morale. Nella sezione
dedicata al cristianesimo si
parla di protestanti e ne viene proposta una classificazione per famiglie. A inizio
articolo (autore Sergio De
Santis), richiamata l’affissione delle «tesi» di Lutero,
si dice subito del precedente valdese: «...movimento di
contestazione, che aveva
dato vita alla Chiesa valdese
(dal nome del mercante lionese Pietro Valdo, fautore
di un ritorno del cristianesimo alla povertà evangelica),
sopravvissuta ad alcuni secoli di persecuzione». Luterani e calvinisti «rifiutano il
primato papale e l’obbligo
del celibato per i preti; affermano l’esistenza di un
rapporto diretto fra i fedeli
e Dio e il loro diritto a un
“libero esame” della Bibbia;
sostengono, in rapporto alla
salvezza, la prevalenza della
grazia divina rispetto alle
opere; attribuiscono valore
sacramentale solo al battesimo e aH’eucaristia; respingono il culto dei santi e della madonna».
Seguono accenni ai presbiteriani e agli ugonotti, ai
puritani e agli anglicani,
nonché al metodismo. Più
avanti, in un riquadro a firma Andrea Parlangeli, si
parla dell’impegno dei cristiani nella società e nella
politica. L’autore interpella
Carlo Prandi, sociologo della religione: «Gesù - scriveha anche predicato l’uguaglianza fra tutti gli esseri
umani, che è il principio alla base della moderna democrazia. Quest’ultima
però, è nata nei paesi protestanti, nei quali il potere
era frammentato in molte
sette [sic] che si confrontavano liberamente». Sulla
scia del fondamentalismo,
prosegue l’articolo, «in America, molti protestanti
condannano ancora la teoria dell’evoluzione di Darwin e difendono l’interpretazione letterale della Bib
bia anche sul piano legale,
perché ritengono offensivo
affermare che l’uomo deri
va dalla scimmia».
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stia affliggendo la nostra viù f
questa è la roccia su cui po- d *■'
già la nostra speranza:
Gesù
una delle solite inutili espressioni di conforto che usiamo
per farci coraggio. No. Credere in Cristo risorto dai morti
significa sapere che ingiustizia e menzogna non hanno
l’ultima parola: significa essere ben convinti, come afferma l’apostolo Paolo, che
«la nostra momentanea leggera afflizione ci produce un
sempre più grande smisurato
peso eterno di gloria».
Significa aggrapparsi fermamente alle parole di Gesù
-------,----- .
Cristo risorto dai morti. Di'
trich Bonhoeffer, il teolog
tedesco ucciso dai nazisti,
sì scriveva: «L’amore di Dio
divenuto la morte della moo
e la vita dell’uomo. In Cris
Gesù, incarnato, crocifisso
risorto l’umanità è divem*
nuova. Quanto è successo
Cristo è successo a tutti, p0‘^
ché egli era l’uomo. L’uofo
nuovo è stato creato».
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(Rubrica «Un fatto, un
mento» della trasmissione
Radiouno «Culto evangeu
curata dalla Fcei andata m
da domenica 15 aprile)
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Minima partecipazione sindacale
Referendum senza esito
Non è stato raggiunto il quorum nel referendum chiesto da
una parte delle rappresentanze sindacali per decidere in merito al contratto aziendale firmato a suo tempo dalla Cisl, dalla"
Uil e dal Fall ma non dalla Cgil e non ritenuto soddisfacente
dall’Associazione lavoratori pinerolesi (Alp). Al referendum (al
quale la Cisl aveva dato indicazione di astenersi mentre Cgil e
Alp si erano espressi per il no) si era giunti dopo alcuni mesi di
trattativa che aveva portato alla fine a indire il referendum per
il 12 aprile scorso. Alle urne, però dei circa 5.000 lavoratori
aventi il diritto al voto, si sono recati solo in 1.322 numero ben
al di sotto del 50% necessario per raggiungere il quorum con il
conseguente Immediato annullamento della consultazione.
I Proseguono i lavori a Villar Pellice
La Crumière del futuro
Nella foto riprodotta qui a fianco è documentato lo stato di
avanzamento dei lavori agli stabilimenti della Crumière di
Villar Pellice. Sullo sfondo del campanile di Villar si intuisce
quella che sarà la futura piazza, su cui si affaccia l’edificio della Foresteria, che sarà dotato di ampie camere con bagno e un
dormitorio da realizzarsi sul modello di quelli dei rifugi; sullo
sfondo la localizzazione delle botteghe per artigiani, per le
quali sarà previsto un sistema di illuminazione dall’alto. Sarà
anche possibile, a seconda delle diverse esigenze, dotarsi di
una semplice vetrina espositiva, oppure di vetrina e bottega,
oppure vetrina, bottega e laboratorio per eventuali corsi di
avviamento alla professione.
De:
-A.
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A.
A
L’
Fondato nel 1848
Si tiene a San Germano Chisone ¡'assemblea deH'assodazione che opera in tutta Italia
18 anni di voiontariato evangeiico
Una struttura di servizio che accoglie soprattutto giovani (molti dei quali provenienti dall'estero)
desiderosi di offrire un periodo della propria vita per delle attività di aiuto al prossimo
MASSIMO CNONE
■
»ASSOCIAZIONE evangelica di volontaiato (Aev) compie 18 ani. Maturità raggiunta in
un periodo caratterizzato
da forti cambiamenti nel
cosiddetto «terzo settopiccole e grandi trasformazioni in un panorama di attività e servizi
che si è fatto progressivamente complesso e varioìinto. Domenica 22 aprie a San Germano Chisonftsi terrà l’assemblea
annuale, «un’occasione
importante per esaminate fl lavoro svolto», come
commenta il presidente
dell’Aev, Adriano bongo.
«L’associazione è stata
fondata nel 1983 a Finente per volontà dei giovani
Ielle nostre chiese - riarda bongo con Timido in occasione delle
tetrofi naturali, come
l’alluvione a Firenze o il
¡tremoto in Irpinia, il
ilontariato stava acquiIndo una dimensione
hbblica, aiutando a far
imprendere il valore del
Ione, della gratuità e delicittadinanza attiva»,
lei 1983 il volontariato
fetente nelle opere dia®nall era già molto difesificato e «nello Statu•oabbiamo cercato di
tomprendere i diversi
Spetti e quindi la loro
fethezza».
L’Aev divenne parte di
W grande movimento
««avanguardia sociale»,
fee in Italia doveva farsi
[ettavoce delle istanze e
Ielle esigenze del territo
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rio. Obiettivo raggiunto?
«Ritengo di sì - afferma
bongo nelle città, per
fare un esempio, sono
state create le circoscrizioni con la volontà di
dare un contributo personale e dal basso alla riorganizzazione della vita
sociale. Testimonianze di
questa collaborazione sono le convenzioni fra enti
pubblici e associazioni di
volontariato. E anche le
chiese si sono mosse in
questo senso».
Chi sono i soci dell’Associazione? «Sono soprattutto giovani - continua
Adriano bongo - italiani e
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anche stranieri (in alcuni
periodi oltre il 30% del totale, ndr), che in attesa di
inserirsi nel mondo del
lavoro intendono fare
un’esperienza significativa». Con la disoccupazione crescente, nel corso
degli anni l’Aev è stata
anche punto di riferimento per molti giovani
delle Valli; la durata del
servizio può durare da 10
giorni a 4 anni e gli italiani possono svolgere il
proprio servizio all’estero. «Dal 1983 a oggi si
contano 1.786 iscritti dice bongo - ma c’è una
grande rotazione: quest’
anno 180 fra ragazzi e ragazze hanno prestato servizio in 32 “cantieri” in
tutta Italia». Fra le opere
ci sono Centri giovanili.
Case di riposo. Centri
culturali e ospedali.
Nel 2000 l’Aev ha anche organizzato il soggiorno in vai Pellice delle
bambine e dei bambini
bielorussi, per conto dell’associazione «Il sassolino bianco». «Un esperimento molto riuscito commenta Adriano bongo - del quale si parlerà
nell’assemblea di domenica. Un incontro durante il quale dovremo anche affrontare le prospettive di cambiamento
della nostra Associazione, a partire dalla nuova
legge-quadro del dicembre 2000, che regolamenta le associazione di promozione sociale».
Elezioni comunali a Pinerolo
Saranno cinque
i candidati sindaco
Saranno 5, sostenuti da
11 liste, i candidati che si
confronteranno per la carica di sindaco di Pinerolo nella campagna elettorale che si concluderà
con il voto del 13 maggio.
Questo è il quadro che è
emerso ufficialmente sabato 14 aprile alla scadenza dei termini per la
presentazione delle liste
con la commissione elettorale che si è messa subito al lavoro per stabilire
l’ordine delle liste sulle
schede. Ed ecco i nomi
dei candidati e delle relative liste che li sosterranno: Alberto Barbero, sindaco uscente, riconfermato alla guida della coalizione composta da Democratici di sinistra, la
Margherita, Progetto Pinerolo, Rifondazione comunista; Davino Fazia,
ufficiale in pensione, candidato per Alleanza nazionale; Maria Cristina
Maurino, professoressa,
candidata alla poltrona di
primo cittadino da Forza
Italia, bega Nord e le liste
Liberacittà e Pinerolo Futuro; Tullio Cirri, già consigliere comunale, soste
nuto dalla lista Centro liberale per Pinerolo; e infine Giovanni Nebbia, dirigente in una casa di cura, candidato della Usta
Di Pietro.
Scorrendo gli elenchi
dei candidati non molte
sono le sorprese cort molti consiglieri della passata
legislatura che ripresentano la propria candidatura come per esempio il
presidente del Consiglio
comunale uscente, Au^sto Canal (Democratici di
sinistra). Angelo Distaso
(Margherita), Giorgio Ca
nal e Elvio Rostagno (Pro
getto Pinerolo), Stefano
Drago (lista Pinerolo Futuro), Salvatore Passerò,
Pietro Rivò e Aida Revel
(Forza Italia). Della pas
sata giunta poi tre gli assessori che hanno deciso
di presentare la propria
candidatura: Giulio Blanc
(Democratici di sinistra),
Giampiero Clement (Rifondazione comunista) e
Giuseppino Berti (Margherita) non si ripresenterà invece Mario Ardizoia candidato sindaco
nella passata tornata elet
totale per Forza Italia.
Yalb
ICONTRAPPUNTOI
ABBASSA LA TUA RADIO
PER FAVORE...
MARCO ROSTAN
Il nostro paese
sembra ignorare
il vero significato
della parola
«laicità»
Il più recente Dizionario
della lingua italiana, curato
per l’editore Paravia da
uno dei più insigni linguisti, il prof. TuUio De Mauro, dà delle inaspettate delusioni se consultato su alcuni termini che come protestanti ci sono familiari.
Ad esempio alla voce vocazione, la definizione è la seguente: chiamata da parte
di Dio ad abbracciare la vita rehgiosa, sacerdotale. Evidentemente
per il prof. De
Mauro le migliaia di credenti che hanno coerentemente vissuto
la vocazione rivolta loro dal
Signore nella vita quotidiana e nel loro lavoro, semplicemente non esistono.
Come si sa, la scelta se
avvalersi o meno'dell’insegnamento religioso cattolico (Ire) a scuola è del tutto
personale e privata. Ciononostante si è svolta un indagine dell’Ufficio catechistico nazionale presso gli
insegnanti di religione per
raccogliere dati sugli alunni extracomunitari che non
frequentano Tire e sui motivi della loro scelta. Dopo
proteste e molti mesi di silenzio, il ministro si è giustificato dicendo che l’indagine riguardava dati già
in possesso degli insegnanti e non aveva coinvolto gli
alunni. Morale: dopo l’ingerenza del Vaticano nella
politica italiana (a proposito: se il Vaticano è così interessato all’Italia perché
non osserva le norme italiane sull’emissione di onde elettromagnetiche e non
abbassa la sua radio evitando effetti dannosi sui
bambini tanto cari al papa?) abbiamo l’ingerenza di
un ente estraneo alla scuola per raccogliere dei dati
che neppure il ministro
avrebbe potuto chiedere.
Con la riforma dei cicli
scolastici, il primo ciclo
avrà 7 anni anziché gli attuali 8 delle elementari più
media e ovviamente le ore
delle materie dovranno ridursi un po’. Invece le ore
di Ire aumentano perché la
Cei ha preteso che le ore attuali fossero mantenute
anche con un anno di meno, così i bambini più piccoli, proprio quelli per i
quali l’insegnamento confessionale è più dannoso,
faranno due ore anziché
una. In genere quando uno
ve, c’è un altro che dice di
no: invece in Italia, quando
la richiesta viene da Oltretevere, i governi non sanno
resistere...
Laicità: grande sconosciuta in Italia. È proprio
così, e se ne è parlato in un
bel dibattito organizzato
dall’Associazione 31 ottobre con il Comune di Torre
Pellice. Si è
parlato del
perché tutti
gli italiani,
sia che osservino le indicazioni della
gerarchia sia
che le dimen
tichino alle
gremente, sono forgiati in
una mentalità cattolica, incapaci di es
sere liberi e responsabili,
adulti, cittadini autonomi
dalle autorità religiose e
politiche. Del perché si preferisce delegare alla religione le risposte etiche, anziché fare affidamento alla
propria coscienza e alla ricerca critica della verità nel
confronto con l’altro, con il
diverso. Del perché la religione cattolica è diventata
l’ingrediente naturale di
tutti gli avvenimenti pubblici civili (ci sarà la messa
anche per questo 25 aprile?)
e del fatto che gli amministratori anziché tutelare la
laicità degli enti pubblici, al
massimo riescono a fare gli
ecumenici, o i pluralisti, aggiungendo al prete o al vescovo anche il pastore,
Ma anche di cose grosse
che fanno parte dell’attualità e dei dibattito politico
come per esempio la parità
scolastica, l’autonomia, la
svolta nell’impostazione
complessiva di tutto il set
tore dell’istruzione, della
Costituzione, delle sfide
portate alla nostra società
dalla imminente globaliz
zazione che provoca, per
reazione quasi fisiologica,
tante piccole patrie ideolo
giche, religiose, culturali
delle aree di conflitto fra
integralismi e stato laico:
famiglia, bioetica, procrea
zione, scuola. Tutte quelle
che ho qui elencato sono
riflessioni che dovranno
essere riprese e approfon
dite dai singoli, dalle chie
se e dalle loro strutture: vi
è qui una precisa responsa
bilità per il Centro cultura
le valdese, per TAssociazio
ne 31 ottobre, per i circuiti
e il distretto. Ma è anche
un’indicazione importante
per tutti di testimonianza,
di vigilanza democratica.
pretende delle cose eccessi- di impegno politico.
12
PAG. 12 RIFORMA
CRONACHE
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TORRE HA SCELTO: ECCO IL PALAGHIACCIO —
La foto è un fotomontaggio, ma l’area finalmente
individuata è quella del prato della Tavola valdese a monte dell’hotel Gilly. Su quel sito dovrebbe
sorgere il nuovo Palaghiaccio «olimpico» in vista
del 2006. Potrebbe essere uno dei primi impianti
ad essere realizzati, in modo da poter intervenire, a gtadio di Torre aperto, su quello di Pinerolo.
In questo modo il Pinerolese avrebbe sempre almeno un impianto aperto. Torre sarà sede di gara? Al momento si sa soltanto che ci sono l’5 miliardi a disposizione per il nuovo stadio.
ATL: MANCA UN LAVORO DI INSIEME — Dopo che
il Comune di Torre Pellice ha nelle scorse settimane presentato il proprio nuovo logo nel corso
di una riuscita giornata promozionale, l’Atl 2
Montagne doc ha polemizzato condì Comune di
Torre e la Comunità montana vai Pellice con una
lettera a firma Ezio Giaj. Di fronte a operazioni
grafiche «che hanno fra loro scarsa omogenità»
l'Atl vuole «identificare fin d’ora con un’immagine forte e immediata il territorio che ospiterà le
Olimpiadi evitando di operare sporadicamente e
individualmente senza collègamenti». Sempre
Giaj lamenta di non essere stato coinvolto nella
definizione del progetto di porta di valle da realizzarsi presso la Cantina sociale di Bricherasio.
LA NUOVA SCUOLA DI BASE — «La nuova scuola
di base: struttura e curricoli» è il titolo di un seminario promosso dalla Cgil scuola all’hotel Cavalieri di Pinerolo sabato 21 aprile a partire dalle
9. Interverranno Giuseppe Bagni, del Cidi di Firenze, Gianni Giardiello, della commissione ministeriale per il riordino dei cicli, Stefania Cotoneschi, della Scuola città Pestalozzi di Firenze,
Alberto Artioli, della Cgil di Torino al mattino e,
nel pomeriggio, Mariella Amico, dirigente scolastica a Villar Perosa, Caterina Amadio, del Cidi
di Torino, Giuseppe Tremoloso, dell’Istituto Olivetti di Torino, Bruna Cortese, del tirocinio universitario di Torino: conclusioni di Beniamino
Lami, segretario nazionale della Cgil scuola.
GITA NEI LUOGHI DOLCINIANI — Il Centro culturale valdese e La beidana organizzano per domenica 20 maggio una gita a Piedicavallo e ai luoghi
dolciniani. La giornata prevede: ore 7,30 partenza
da Torre Pellice, davanti al Centro culturale, ore
10 culto con la comunità valdese di Biella, ore
11,30 visita a Piedicavallo (tempio, cimitero e
centro storico), ore 13 pranzo (al sacco o al ristorante), ore 15,30 passeggiata al cippo di fra Dolcino, sul Monte Massaro (15 minuti a piedi), ore 17
partenza per il rientro, ore 19,20 arrivo previsto a
Torre Pellice. Il costo del viaggio, da versare al
momento dell’iscrizione, è di £ 32.000 (pranzo al
ristorante a parte, facoltativo, £ 28.000). Le adesioni saranno raccolte non oltre il 2 maggio (anche per il ristorante) al Centro culturale valdese,
via Beckwith 3, Torre Pellice, tei. 0121-932179.
MINACCE A ENRICO TRON — Nella giornata di lunedì 9 aprile alla sede Cisl di Pinerolo sono pervenute gravissime minacce telefoniche, in forma
anonima, verso il responsabile della Firn Enrico
Tron. Il fatto è stato denudato agli organi di polizia che stanno conducendo le indagini del caso.
In un documento unitario Firn, Fiom e Uilm hanno espresso una forte condanna verso qualsiasi
atteggiamento intimidatorio nei confronti di persone che operano nel sindacato. «Se l’intimidazione è, nella testa distorta di qualcuno, un modo
di condizionare con la paura le scelte sindacali,
sappia che il suo tentativo è già fallito. Le scelte le
facciamo con coerenza - dicono i tre sindacati - e
soprattutto discutendo quotidianamente con chi
lavora in fabbrica; chi lavora in fabbrica ha delle
opinioni dà esprimere e lo fa democraticamente
nelle assemblee e nelle riunioni, mai in forma
anonima e con la minaccia».
MASSELLO: IN QUATTRO PER IL POSTO DI SINDACO — Addirittura in quattro per il posto di
sindaco: i poco più di 80 cittadini di Massello
sulla scheda troveranno ben quattro candidati a
sindaco. È ben vero che molti aspiranti consiglieri sono di fuori, e tuttavia è curioso che un
centro così piccolo abbia a scegliere tra così tanti candidati. Daniela Libralon si colloca nella linea condotta dal sindaco non più rieleggibile
Willy Micol; gli altri candidati saranno Paolo
Ferrerò, di Rifondazione comunista. Marco Di
Silvestro (Massello rinasce) e Giordano Pinoia
(Municipalismo, libertà, lavoro, lealtà).
Per la
pubblicità
su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
— E Eco Delle Yalu \àldesi
venerdì 20 APRiLf
!^BÌ
I Si è svolto a Bricherasio un incontro pubblico
Il rischio elettrosmog
/ cittadini accettano i rischi corsi per loro scelta ma quelli
«obbligati» sono più difficili da valutare e accettare
PIERVALDO ROSTAN
ERA un tema di grande
attualità quello scelto
da Legambiente per la serata di mercoledì 11 aprile a Bricherasio. E così la
sala Aldo Moro era stracolma a discutere di effetti delle onde elettromagnetiche sulla base delle
considerazioni di Gian
Piero Godio di Legambiente, del consigliere regionale dei Verdi Moriconi e degli esperti dell’Arpa (Agenzia regionale per
la protezione ambientale)
di Ivrea, l’unica attrezzata
per rilevare la presenza di
onde e radiazioni elettromagnetiche al punto che
tutte le pratiche su questa
delicata materia passano
a livello autorizzativo.
Se le vicende della Radio vaticana hanno fatto
da cassa di risonanza del
problema nelle ultime
settimane, a giudicare dai
numerosi interventi del
pubblico, la preoccupazione maggiore viene dal
proliferare delle antenne
per la telefonia mobile,
già oggi numerosissime e
destinate ancora, con
l’aumentare dei servizi, a
crescere in modo esponenziale. Ci sono rischi
reali? Premesso che i cittadini sono disposti ad
accettare i rischi delle
proprie scelte (usare il
telefonino e guardare a
lungo la televisione, utilizzare gli elettrodomestici, tutti apparecchi
produttori di onde elettromagnetiche) e molto
meno ad accettare le
esposizioni obbligate (le
antenne ovvero gli elettrodotti) va detto, ha ri
cordato Godio, che gli effetti delle onde elettromagnetiche non sono
completamente chiariti.
«In questo caso vale il
principio di precauzione
- ha ribadito Enrico Moriconi l’atteggiamento
corretto è quello di limitare le occasioni di assunzione di radiazioni». Ma
ci sono parametri massimi? Indicativamente 6
volt/metro (ma l’Arpa
tende a non dare autorizzazioni oltre i 3 volt/ metro): tutto sotto controllo
allora? Manco per idea.
Le pratiche per installare un ripetitore o un’antenna necessitano del parere preventivo dell’Arpa.
Ma sono i gestori a individuare i siti, sdlla base delle proprie esigenze e della
disponibilità dei proprietari a lasciar installare le
antenne, generalmente in
cambio di generosi contratti di affitto. Trovato il
punto, i gestori devono
chiedere l’autorizzazione
preventiva allegando alla
domanda, oltre alle caratteristiche dell’impianto,
anche quelle del territorio circostante. Sulla base
Lapide trovata a Torre Pellice
L'avo Jean Sibille
A volte la storia rivede
la luce grazie a una ruspa.
È accaduto con rovine di
città e di civiltà antiche
ed è accaduto martedì
scorso a Torre Pellice durante i lavori di rifacimento della pavimentazione nel centro storico
cittadino e più precisamente in piazza della Libertà. A un certo punto la
draga ha portato alla luce, fra tubi di fognature e
di acqua potabile, una
vecchia lapide di marmo.
La scritta, perfettamente
leggibile e in francese, si
riferisce a Jean Sibille, nato a San Verán (Queyras)
nel 1787 e morto a Torre
nel 1860 e accanto il molo ricoperto dal defunto
nell’ambito della Chiesa
«trésorier et ancien».
Jean Sibille, figlio di Joseph, diede vita a una
lunga e ormai più che bicentenaria dinastia dei
Sibille a Torre Pellice (Attilio Sibille, noto fondatore di Radio Beckwith e
deputato in Sinodo nel
2001 è nella foto accanto
alla lapide recuperata).
Jean Sibille, che secondo
documenti custoditi nell’archivio della Tavola
valdese, era sicuramente
anziano nel 1853, in
quanto tesoriere ha dunque partecipato, in un
ruolo centrale alla realizzazione del tempio di
Torre Pellice, inaugurato
appunto nel 1852 grazie
ail’aiuto determinante
del generale Beckwith.
Sul come la pietra tombale sia finita in piazza
della Libertà invece c’è
una spiegazione molto
prosaica: abbandonato
l’antico cimitero che sorgeva al posto degli attuali
giardini di piazza Muston, qualche tomba venne portata nel nuovo cimitero all’Albertenga, altre vennero abbandonate
e molti anni dopo, nella
fase di realizzazione della
pavimentazione del centro del paese, utilizzate
per creare il sottofondo
alla pavimentazione in
porfido, senza cura della
memoria e della storia.
di questa documentazione l’Arpa da il suo parere.
«Purtroppo - ha commentato Godio - non
sempre le carte ricalcano
fedelmente la situazione
del territorio e dunque le
considerazióni che fanno
i tecnici dell’Arpa possono essere indotte in errore da cartine non puntuali». Che fare allora?
Legambiente propone
che i Comuni facciano
dei piani di localizzazione, verificando le zone
più idonee e lascino installare antenne solo lì. E
una buona notizia è
giunta proprio da Bricherasio il cui sindaco, Luigi
Bosio, ha emesso un’ordinanza in cui per un anno vieta l’installazione di
nuove antenne. È prevista la creazione di un
gruppo di lavoro con tecnici, gestori, amministratori, rappresentanti dei
cittadini: se il lavoro sarà
proficuo, fra un anno
(l’ordinanza è di marzo,
ndr) saranno individuati i
punti dove poter installare nuovi impianti senza
rischiare di nuocere alla
salute dei cittadini.
Incontro in Regione Piemoiii
Come gestire la
risorsa foreste?
DAVIDE ROSSO
NEGLI anni, anche a
causa dello spopolamento delle montagne, il
patrimonio boschivo è
andato accrescendosi ma
anche cambiando: per
fare alcuni esempi in alcune zone si è provveduto a ripopolamenti, in altre l’abbandono richiederebbe manutenzione e
interventi. È diffusa ormai la consapevolezza
della necessità di gestire
e pianificare lo sviluppo
dei boschi trovando anche strumenti legislativi
adatti. In questo periodo
il problema è emerso sia
in un incontro, tenutosi a
Torino, organizzato dalla
Regione, in cui si è dibattuto dei piani forestali
ragionali per la salvaguardia del territorio, sia
nella decisione presa
dalla giunta regionale
che ha fatto proprio il
«Testo unico delle leggi
in materia forestale» presentato dall’assessore regionale alla Montagna,
Roberto Vaglio.
Il Testo unico in particolare, che ora dovrà essere sottoposto al Consi-'
glio regionale, prevede
tra l’altro l’attribuzione
agli enti locali di funzioni
fondamentali in materia
di pianificazione e gestione del patrimonio forestale oltre a sveltire le
pratiche per l’utilizzo dei
boschi. IMa agli ambientalisti e a molti enti locali
non sembra ancora la soluzione definitiva. Ad alcuni, come i Verdi, sembra un «pessimo testo»
che non risolve i problemi e si preparano a presentare le loro osservazioni in seno al Consiglio
ad alcuni enti locali
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A colloquio con Valeria Fusetti, esperta del settofe wertai
Anche alle Valli il «patchwork
Nzzatri
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DANIELA GRILL
PATCHWORK è una
parola inglese composta da due parti: «patch», che significa pezza e
«Work», lavoro, dunque il
senso generale è lavoro
di toppe cucite in vari
modi. Il termine «quilt»,
utilizzato sovente come
sinonimo, significa invece trapuntare, cucire con
imbottitura interna due
lembi di stoffa sovrapposti. In antichità il quilt era
una vera e propria attività imprenditoriale di
artigiani che facevano
trapunte a due colori con
diversi disegni e bordi
esterno tipici di ogni singolo artigiano, che simboleggiava così il suo manufatto con una specie di
marchio di fabbrica.
Abbiamo chiesto alla
signora Valeria Fusetti,
che si occupa di patchwork da anni, quale sia
l’origine di questo tipo di
lavoro. «In realtà - dice la
Fusetti - ha origini antichissime, se si pensa che
già gli egiziani adornavano le fasce delle loro
mummie con trame e disegni particolari. Diciamo che il lavoro di pezze
cucite si è sviluppato anche in varie altre parti
del mondo in modo del
tutto autonomo e naturale, per la necessità di
creare cose belle con il
materiale che c’è a disposizione. Solo gli europei hanno importato il
patchwork con le crocia
otte
Ielle pers
'Ein effe
leloc
te, prendendo spunto
daH’imbottitura che gli
arabi indossavano sotto
le armature».
La Gran Bretagna è la
nazione europea che ha
sviluppato maggiormente quest’arte e l’ha portata avanti, mentre negli
altri paesi, come anche
in Italia, ci sono stati periodi a singhiozzo, non
c’è stata una continuità
culturale. «Per quanto riguarda le nostre valli, la
scoperta del patchwork
non è nata solo in questi
ultimi anni - spiega ancora la Fusetti - fino agli
Anni 50 e 60, ad Angrogna, abbiamo esempi di
lavori quilt per il letto a
due colori: probabilmente la tecnica era stata insegnata da qualche moglie di pastore inglese o
scozzese alle donne delle
valli, che poi hanno con
Ho lett
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[Kibhca «]
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alla sua utilità. «In dassu
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co e pratico. Additi Ndaui
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13
^ERDI 20 APRILE
2001
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PAG. 13 RIFORMA
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Celebrazioni e solennità alle valli valdesi e a Pinerolo per Tanniversario della Liberazione
¡1 ricordo del 25 aprile, una data simbolo preziosa
Anche quest’anno per
Aprile sono previK molti centri delle
nstre valli manifestazioS^ostre e momenti di
Hcordo di questa data
Salante per la libertà
f vai Chisone le celehiazloni cominceranno a
Perosa Argentina dove la
Comunità montana valli
^sone e Germanasca in
Mllaborazione con il Comune di Perosa e l’Anpi
di perosa e valli organiz23 per il 24 aprile, dalle
ore 19,45 con il ritrovo in
oiazza Marinai d’Italia,
una fiaccolata che attraverserà il paese per arrivare al cine-teatro Piefflontecheverràaccomnaenata dalla banda mu''’®‘5e di Pomaretto. Alle
20,40 vi sarà poi l’inizio
¿elle orazioni ufficiali al
,oine-teatro Piemont e alle 21 un concerto della
linarolium sinfonietta.
ille 22 interverranno i ragazzi delle scuole elementari e medie di Perora e alle 23 la manifestazione si concluderà con
unrìiAesco. Sono previsti tra gli altri gli interventi oltre che del sindaco di Perosa, Giovanni
’ laurenti, anche del presidente della Comunità
montana valli Chisone e
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Domenica un convegno a Luserna San Giovanni
Agricoltura biologica in valle
;ettofe
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Germanasca, Roberto
Prinzio, e dei parlamentari locali Giorgio Merlo e
Elvio Passone. L’appuntamento a Castelnuovo
di Pinasca è invece previsto alle ore 9,40 per rendere omaggio ai caduti al
Cippo quindi il corteo pinaschese si sposterà a Rinasca nel salone polivalente comunale per la
commemorazione ufficiale. Alle 10,30 è prevista
la formazione del corteo
per Inverso Pinasca che
.si dirigerà verso Fleccia.
Alle 11,15 al monumento
dei caduti a Inverso Pinasca vi sarà la cerimonia
commemorativa a cui
parteciperà l’on. Giorgio
Merlo. Il 27 aprile, alle 21,
al Salone polivalente di
Pinasca, presentazione
del libro di Gino Rostan
«Tempi di guerra».
A Pramollo il corteo
del 25 aprile partirà da
Ruata, alle 9, e dopo aver
reso omaggio ai caduti
alle 9,40 raggiungerà viale della Rimembranza a
Rue dove vi sarà un saluto del sindaco e di un
rappresentante dell’Anpi
quindi la manifestazione
si congiungerà con quella di San Germano. Qui
le celebrazioni inizieranno alle ore 9,15 con la
deposizione di fiori alla
lapide posta nel portico
dell’ex sede municipale
di Turina. Proseguimento al cimitero per l’omaggio ai caduti, quindi alle
ore 9,45 vi sarà la deposizione dei fiori al monumento ai caduti e al viale
della Rimembranza del
capoluogo. Alle ore 10 vi
sarà il raduno in piazza
Martiri e alle 10,15 la formazione del corteo con il
proseguimento a piedi
verso piazza XX Settembre dove vi sarà la deposizione dei fiori alle lapidi dei caduti delle due
guerre e quindi l’intitolazione della piazza al partigiano Valdo Jalla, impiccato l’8 agosto 1944
sotto il balcone del municipio; interverranno gli
alunni della scuola elementare Jahier e vi sarà
una rievocazione storica
a cura di Poluccio Favout, comandante della
V divisione alpina Giustizia e Libertà; seguirà un
messaggio del pastore
Giorgio Bouchard. Le celebrazioni proseguiranno
poi la sera quando, con
inizio alle ore 21, alla sala
valdese, vi sarà la proiezione del film «La storia
di Gino, classe 1924».
Una storia di Resistenza.
Presentazione a cura dei
Gruppo teatro Angrogna.
Realtà e prospettive dell’agricoltura
iblo^ca in vai Pellice; è questo il te¿àindividuato dal circolo culturale
«AiBionia nel verde» per una giornata
di riflessione organizzata per domenica22 aprile alla sala d’arte di via Ex delOrtati e internati a Luserna con inizio
alle 9. È prevista la partecipazione di
amministratori locali (Marco Bellion,
Piervaldo Rostan, Gabriella Pron, di
produttori biologici del territorio, di
ivo Bertaina, presidente di Agribio Piemonte). «È un modo per informare la
popolazione - spiega Erica Revel, orfanizzatrice della giornata - e per inviire i cittadini a consumare i prodotti
M ottenuti nel rispetto della salute
' lUepersone e della terra».
Ein effetti qualcosa si sta muovendo
' he localmente sul biologico: se fino
a un paio di anni fa erano poco più di
10 in vai Pellice i produttori biologici
oggi, a fronte della riapertura dei bandi regionali in materia e di una campagna di promozione avviata dalla Comunità montana, sono alcune decine
le aziende che hanno scelto la strada
del biologico.
Con la speranza che non si tratti solo
di scelte di opportunità visti i premi
europei, ma di una precisa volontà a
tutela dei consumatori, della terra e
per valorizzare le produzioni tipiche di
un territorio montano, proprio in
quanto tale marginale e fuori dai grandi business dell’agricoltura chimica. In
tempi di mucche pazze e cibi transgenici forse le produzioni naturali possono giocare un ruolo nuovo e positivo,
anche in termini economici.
A Prarostino, è prevista
la partenza del corteo del
XXV Aprile dal palazzo
comunale alle 10,30 per
la consueta posa dei fiori
ai caduti delle zone di
Roccapiatta e del Bric. Al
ritorno, saluto dell’amministrazione comunale.
A Pinerolo invece il programma prevede l’allestimento di due mostre:
una dal titolo «Mostra
documentaria su deportazione e Resistenza»
alI’Expo Lenulli, aperta
dal 21 al 29 aprile con
orario 8,30-12 e -15,3019; e l’altra titolata «Rosa
anzi nero, immagini da
un regime 1922-1943» al
Salone dei cavalieri, anche questa aperta dal 21
al 29 aprile ore 10,30-12 e
15,30-18; feriale 15,3018. Per il 23 aprile è poi
prevista al cinema Italia
la proiezione del film «Il
partigiano Johnny» (ore
9,30 e 15 per scuole, anziani e associazioni ingresso lire 5.000 óre
21,15 ingresso lire 8.000).
Il programma della giornata del 25 aprile infine
prevede alle 9,30 omaggio ai caduti per la Resistenza, alle 10,15 inaugurazione della lapide a
Piero Gobetti e alle 10,30
partenza dal municipio
del corteo che nel suo
tragitto renderà omaggio
ai caduti in piazza Roma
e III Alpini, in piazza
Marconi e alla stele ai caduti per la libertà in via
Cesare Battisti dove vi
sarà un breve messaggio
del sindaco di Pinerolo e
di un rappresentante
dell’Anpi pinerolese.
In vai Pellice le manifestazioni per la Festa della
Liberazione iniziano domenica 22 aprile. Alle 21,
alla scuola di Buonanotte
ad Angrogna, è prevista
la presentazione del video «Gino classe 1924.
Una storia della Resistenza», realizzato dal
Gruppo teatro Angrogna;
nel corso della serata interverrà lo storico Lorenzo Tibaldo.
Si prosegue martedì 24
a Rorà con la commemorazione degli aviatori alleati morti il 12 ottobre
1944 nell’incidente aereo
alla cava Bonetto: il programma inizia alle 10,
con il raduno in piazza
Fontana, alle 10,30 si
parte per la località Bonetto e alle 11 sul piazzale della cava sarà scoperta la lapide a memoria
dei giovani componenti
l’equipaggio, con gli interventi delle autorità e
dei parenti degli aviatori
caduti. Alle 12,30 è previsto il pranzo al ristorante
Koliba del parco montano. Alle 21 a Villar Pellice
è in programma il concerto del gruppo «Cantovivo» diretto da Alberto
Cesa.
A Luserna San Giovanni invece, sempre il 24
aprile, è in programma la
XII edizione della Serata
podistica della Liberazione: alle 19 partirà la staffetta podistica dal Capoluogo a Castelluzzo e ritorno, con partenza e arrivo al municipio; alle
20,15 il circuito podistico
riservato alle categorie
giovanili; alle 21 la Fiaccolata della Liberazione,
marcia non competitiva
aperta a tutti. Alle 21,30
ci sarà la premiazione dei
partecipanti e il rinfresco
all’auditorium comunale.
Il 25 aprile l’appuntamento è alle 9,15 in piazza Partigiani, dove alle
9,30 inizierà la manifestazione con gli interventi dei rappresentanti delle comunità ebraica, cattolica e valdese e a seguire del presidente dell’Anpi di Luserna e l’orazione
ufficiale del deputato pinerolese Giorgio Merlo.
Mercoledì 25 aprile da
piazza Montenero a Torre Pellice parte la delegazione per Bobbio Pellice, alle 9 la cerimonia a
Bobbio e alle 10 a Villar
Pellice. Alle 11 è previsto
il raduno in piazza del
Municipio a Torre Pellice, con l’omaggio floreale alle lapidi e ai monumenti ai cadut; a seguire
il saluto del presidente
dell’Anpi di Torre Pellice
e l’orazione ufficiale del
presidente della Comunità montana vai Pellice,
Claudio Bertalot.
NELLE CHIESE VALDESI
BOBBIO PELLICE — Incontro dell’Unione femminile domenica 22 aprile, alle 14,30. Martedì 24
aprile, alle 20, ultima riunione quartierale ai
Payant.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
giovedì 19 aprile, a Fondo San Giovanni, martedì 24 alle Vigne, venerdì 27 agli Airali. Martedì
24 studio biblico su «Il dualismo giovanneo».
PERRERO-MANIGLIA— Incontro dell’Unione
femminile, lunedì 23 aprile, alle 14. Lunedì 23
aprile, a partire dalle 9,30, visite pastorali. Domenica 22 aprile, assemblea di chiesa a Ferrerò,
sulla relazione morale, e l’elezione dei deputati
al Sinodo e alla Conferenza distrettuale.
PINEROLO — Giovedì 19, alle 15, incontro dell’Unione femminile, durante il quale il pastore
Franco Taglierò informerà sul lavoro della Cevaa e sulla visita dell’équipe internazionale alle
Valli. Domenica 22, alle 14,30, incontro nel tempio per le coppie interconfessionali.
POMARETTO — Riunioni quartierali: venerdì 20
aprile, alle 20,30, a Perosa, mercoledì 25, alle
20,30, a Maurini. Incontro ecumenico al Centro
anziani, venerdì 20 , alle 16. Venerdì 27, incontro dell’Unione femminile dell’Inverso.
FRALI — Incontro dell’Unione femminile, giovedì
19 aprile, alle 14,30. Riunioni quartierali: martedì 24 aprile, alle 20, a Orgere, mercoledì 25
aprile, alle 20, a Pomieri. Il comitato del museo
cerca disponibilità per l’apertura del museo durante il periodo estivo, tei. 0121-807519.
PRAROSTINO — Sabato 21 aprile, gita organizzata
dall’Unione femminile al Museo del cinema di
Torino, prenotarsi da Florence Vinti, tei. 0121500765. Domenica 22 aprile, nel tempio di San
Bartolomeo, assemblea di chiesa su: conferma
della cassiera, elezione dei deputati al Sinodo e
alla Conferenza distrettuale.
TORRE PELLICE — Domenica 22 aprile, alle 10,
culto con la partecipazione della scuola domenicale. Lunedì 23 aprile, al presbiterio, alle
20,45, studio biblico su «La lettura delia Riforma».
VILLAR PELLICE — Venerdì 20 aprile, alle 21, al
presbiterio, incontro del gruppo che sta programmando un viaggio, dal 10 al 18 luglio, in
Alsazia. Domenica 22 aprile, ai presbiterio, incontro dell’Unione femminile. Domenica 29
aprile, assemblea di chiesa, alle 10; all’odg relazione morale, elezione dei deputati a Sinodo e
Conferenza distrettuale, dibattito sulle quote
non espresse sull’otto per mille.
VILLAR PEROSA — Lunedì 23 aprile, alle 14,30, incontro dell’Unione femminile.
Il «Sereno variabile» televisivo
La sfida dei media
POSTA
^Scopi diversi
Ho letto la lettera, intitolata
'Mesoccorso», apparso nella
'hbrica «Posta» di questo giornale to data 6 aprile 2001 a firdi Alberto Taccia e, in qua^ rii presidente del Telesocwso Valpellice, ritengo necesalcune precisazioni.
®®^itutto vorrei ricordare al
pastore Albero Taccia che fin
^lontano 1999 l’allora presiante del Telesoccorso Valpellijduzin ae, ildott. Andrea Sibille, aveva
la che«'
arlando'
[le divej ^sere considerata un «doppio
aortantij ne» di Televita.
rispe*
go comunque opportu
ri^jÌ^^'^n’nere oggi questi moti
ppo»’
^piegato chiaramente gli obiet
jn dell’Associazione e i motiv
per cui
motivi
non poteva e non può
Hiten]
4'il «n ** servizio offerto dal TeleValpellice è per gli
^ ™nipletamente gratuito
ritti* risulta che Televita
nneP cifr quota mensile e una
nscop» «fra una t
^ dell’apparecchia
itofe®!Iftrapresso l’utente. AUi là del
rivalu'^^ ‘aspetto
meramente economi
labi importante è
,'sGci^ non persone bisognose:
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hp il se* servi»”° poter usufruire del
t Il Teiesoccorso Val
Ìfice fornisce 1
Anrarw Soln ‘”**nsce un servizio non
Ìe e at* emergen
looi-r, di sostegno psicoe umano avendo come
obiettivo quello di diventare
una «voce amica» della valle,
una voce che, attraverso frequenti contatti telefonici verso
gli utenti, esprimendosi anche
in patuà, potrà essere molto vicina alle persone che utilizzano
prevalentemente questo linguaggio. Non ci risulta che Televita fornisca un servizio simile. 3) Il terzo motivo riguarda la
localizzazione del Telesoccorso
Valpellice che caratterizza !•’Associazione come una «realtà di
valle», e quindi da un lato integrata con il contesto sociale,
culturale ed economico, e dall’altro indubbio fattore integrante della comunità stessa.
Che questa motivazione non
possa essere considerata pretestuosa lo dimostrano il totale e
incondizionato appoggio ricevuto da tutte le istituzioni presenti in valle (Croce Rossa, Comunità montana. Comuni, medici di base, scuole, ecc.) e il dato oggettivo che Televita, in circa 20 anni di attività, annovera
meno di 10 utenti nella vai Pellice, mentre il Telesoccorso Valpellice in un mese di attività
può contare già 25 utenti.
Il pastore Alberto Taccia inoltre, nell’esprimere i suoi giudizi,
usa termini che suonano offensivi; i nostri volontari non svolgono un’attività «inutile» ma, al
contrario, con dedizione e impegno hanno reso possibile un
servizio che altrimenti nessun
altro avrebbe fornito, altamente
umanitario e prezioso per tutta
la comunità della valle. Un’ultima considerazione riguarda
proprio i comportamenti davvero inspiegabili del pastore Alberto Taccia: appare perlomeno curioso infatti che una persona
che, nel passato, ha sicuramente
avuto a cuore le esigenze delle
persone bisognose, si accanisca
con tanto fervore contro la nostra associazione che ha come
unico obiettivo, appunto, il sostegno alle persone in difficoltà,
senza peraltro fare alcuna distinzione di religione, razza e
convinzioni politiche.
Infine, onde evitare qualsiasi
polemica, concludo dichiarando esplicitamente la totale disponibilità del Telesoccorso
Valpellice a col|aborare con altre associazioni che perseguano
obiettivi simili o complementari ai nostri.
Giovanni Manfren
presidente del Telesoccorso
Valpellice
Grazie!
Dopo aver letto la lettera del
pastore Taccia pubblicata sul
numero 14 del 6 aprile di Riforma-L'eco delle valli valdesi, colgo l’occasione per ringraziarlo
per il suo costante impegno nel
mantenere viva l’attenzione nei
confronti di una lodevole iniziativa di volontariato sociale
recentemente nata in vai Pellice. Mi riferisco all’utile servizio
di telesoccorso offerto gratuita
mente ai cittadini della nostra
valle. Come medico di famiglia
non posso che rallegrarmi di tale novità che offre uno strumento semplice e alla portata
di tutti in grado di dare un contributo concreto al discorso della «domiciliarità».
Ben venga una iniziativa locale, tra l’altro completamente
gratuita, che aiuti le persone
che vogliono trascorrere tutta la
loro esistenza tra le mura domestiche anche in condizioni di
disagio o isolamento. Il telesoccorso rappresenta la possibilità
di un contatto continuo, 24 ore
su 24, con i servizi presenti sul
territorio (emergenza sanitaria,
forze dell’ordine, vigili del fuoco e, perché no, magari con un
idraulico o un panettiere...).
Non può considerarsi un inutile
doppione un telesoccorso gratuito che altri propongono a pagamento e fatto da nostri familiari, amici o conoscenti.
Per quanto riguarda poi i volontari, come dice la parola
stessa, saranno loro a scegliere a
quale associazione o iniziativa
dedicare il loro prezioso tempo
e le loro competenze. Non sarà
il boicottaggio di nuove associazioni a convincere le persone a
dedicare parte del loro tempo
all’aiuto del prossimo, ma l’utilità sociale delle medesime.
Grazie ancora, pastore Taccia,
ma grazie soprattutto ai volontari del Telesoccorso Valpellice.
Mario Soligo - Torre Pellice
MARCO ROSTAN
IN occasione delle riprese per la trasmissione «Sereno variabile» ho scattato questa fotografia che riveste un valore simbolico. Il cagnolino in primo piano ci rimanda infatti al famoso «cane di Beckwith»,
associato dalla tradizione all’eterno pettegolezzo valdese che avrà accompagnato anche i commenti a
questa trasmissione e che, troppo spesso, si sostituisce alla discussione aperta e franca nelle chiese.
L’operatore televisivo ci ricorda la sfida dei mass media, che tante volte deformano la nostra realtà equiparando i valdesi a un’etnia che produce buoni formaggi e balla la courenta, ma grazie ai quali possiamo anche essere conosciuti e apprezzati. Infine il costume valdese ci richiama alle nostre radici e alla vocazione che ci è stata rivolta perché la spendessimo
senza reticenze nel mondo di oggi, essendo capaci di
offrire una realtà valdese coerente con l’Evangelo e
non soltanto musei o belle immagini delle nostre valli. Ricordiamocene per le Olimpiadi!
14
PAG. 14 RIFORMA
E Eeo Delle Aàlli "^àldesi
VENERDÌ 20 aprile 2H,
■ San Gernnano
Irish music
a Cantavalii
Dopo la pausa pasquale riprende il Cantavalii
con una variante: l’appuntamento è per venerdì 20 aprile, ore 21,15,
al posto del consueto sabato sera. A San Germano Chisone, nel tempio
valdese, si esibiscono
Nollaig Casey, Arty McGlynn e Massimo Giuntini in una serata all’insegna dell’/risii Music.
L’incontro fra due mostri sacri della musica irlandese, coppia affiatata
anche nella vita, e uno
dei più noti musicisti italiani fra quelli che si sono
ispirati aUe tradizioni celtiche. Arty McGlynn è
chitarrista raffinato e inventivo, compagno di
strada di artisti come Van
Morrison e Liam O’Flynn:
Nollaig Casey è una violinista di estrazione colta,
che lavora con musicisti
sia classici che folk (la ricordiamo al fianco di
Donai Lunny nel gruppo «Coolfin»). Massimo
Giuntini si è affermato alla cornamusa nei Modena City Ramblers, ed è
ora il leader dei Ductia,
una delle formazioni più
apprezzate della via italiana aH’Irish Music.
SPORT
CURLING
Mentre si avvia a conclusione anche la stagione del curling (per la prima volta presente sulle
piste del Pinerolese)
giungono i primi riscontri per il 3S Luserna impegnato a livello agonistico in un confronto
spesso impari, almeno in
quanto ad esperienza.
Così nella rassegna internazionale giovanile «Trofeo prezzemolo» disputatosi a Courmayeur il 3S
ha ottenuto un sorprendente quinto posto con
Nicolò Manavella, Simone Gonin, Samantha
Maurino e Denise Pons
in una classifica che ha
visto fra le 10 squadre in
gara vincere il Megève.
Sempre a Courmayeur
si è disputato il 1“ trofeo
«Nord-Ovest» che ha visto in gara il Sesto San
Giovanni, il Courmayeur,
il 3S Luserna e i Draghi
Torino organizzatori della giornata; dopo le vittorie in fase di qualificazione da parte degli atleti
lusernesi sul Sesto San
Giovanni (14-0) e dei torinesi sul Courmayeur, la
finale 3S Luserna-Draghi
Torino è stata vinta per
8-4 dai lusernesi che
schieravano Valter Pons,
Dante Cogno, Omar De
Biasio e Mario Sibille:
questo successo è il primo riconoscimento ufficiale nella breve storia ( è
infatti la prima stagione
)del curling piemontese.
APPUNTAMENTI
Gemellaggio per Prarostino
Un viaggio di dodici
giorni in Argentina
ACCOGLIENZA
PROBLEMI I
DIALCOUSMO
Poliambulatorio
Villar Perosa:
tei. 51045-51379
Ospedale Pomaretto
Tel: 82352-249
day ospitai
Recentemente si era
parlato di un possibile
gemellaggio del Comune
di Prarostino con quello
di Colonia Belgrano in
Argentina. Dopo l’ultima
riunione organizzativa
aperta al pubblico che si
è svolta nella prima settimana di aprUe, è stata stilata un proposta di itinerario per quanto riguarda
11 viaggio. Sono previsti
12 giorni interi dedicati
aRa visita argentina, compreso anche il viaggio aereo. 1 primi due giorni
vengono dedicati al gemellaggio vero e proprio,
dunque si viene ospitati
in famiglia e si partecipa
alle manifestazioni e ai
festeggiamenti previsti
dal rito e dal paese di Colonia Belgrano. I restanti
8 giorni sono dedicati alla
visita turistica di alcuni
punti di attrazione, partendo dalle cascate brasiliane di Foz do Iguazù, alla famosa diga s volantini
affissi sulle bacheche comunali, che spiegano nel
dettaglio le varie giornate
e gli spostamenti. Chi fosse interessato al viaggio,
che si effettuerà nel mese
di novembre 2001, periodo dell’anno ottimale per
il Sud America, o volesse
saperne di più, è invitato
a rivolgersi agli uffici comunali (0121-500128) entro il 26 aprile.
• 19 aprile, giovedì
TORRE PELLICE: Nella biblioteca
della Casa valdese, alle 15,30, concerto
con Giulio Glavina, violoncello, Mario
Anfossi, pianoforte, musiche di Vivaldi,
Beethoven, Schumann, Brahms.
20 aprile, venerdì
TORRE PELLICE: Alle 20,45, nella biblioteca della Casa valdese, su organizzazione del gruppo Val Lucerna, Giuliano Martignetti parlerà su «Etica e
ambiente».
PINEROLO: Alle 21, nella chiesa di
San Giuseppe, «Tme Ensemble», flauto, oboe, sax, violino, violoncello, voce,
tastiere, concerto «Il ’900 come crogiuolo di esperienze musicali». Ingresso libero.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Nella sede delTAvis, prelievo collettivo sangue.
PINEROLO: Nella parrocchia di Abbadia, per il corso di agricoltura biologica, Eden ferraci parlerà, alle 20,30 di
frutticoltura famigliare.
TORRE PELLICE: Alle 21, nella sede
del Cai Uget, piazza Gianavello, proiezione su «Solu Numbur» a cura di
Mauro Pons.
VILLAR PELLICE; Alle 21 alla sala
valdese, TUnitre di Bricherasio presenta lo spettacolo «Prest, eh’ a ’s fa tard»
per Tass. Senza confini.
21 aprile, sabato
PEROSA ARGENTINA: Nel salone
della Comunità montana, alle ore 16,30,
presentazione del libro di Ettore Serafino «Quando il vento le pagine sfoglia».
PINEROLO: Si svolge la 5^ rassegna
polifonica di corali valdesi e cattoliche,
alle 21, nella chiesa di San Maurizio.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 20,
al centro anziani di via Tegas, l’associazione «Senza confini» organizza una
cena a base di pesce per finanziare
l’accoglienza di bambini bielorussi; costo lire 60.000. Prenotazioni ai numeri
0121-900031 (consorzio Valpellice doc
di Luserna) e 0121-91909 (elettrauto
Ghirardi di Torre Péllice).
FIERA DEL RISO: Inizia la 5“ edizione, nella zona della crocera di Barge,
della «Fiera del riso» che proseguirà fino al 1° maggio fra stand, dibattiti e
folclore musicale, esposizione di macchine agricole e vecchi mestieri.
TORRE PELLICE: Dalle 15 alle 17,30,
l’Associazione pescatori della vai Pellice organizza il 5“ corso di pesca e conoscenza dell’ambiente fluviale, gratuito per bambini che frequentano le
scuole deU’obbligo. Informazioni e
iscrizioni tei. 0121-91810.
SALUZZO: Alle 9, al teatro oratorio
don Bosco, si svolgerà una giornata di
studio sul tema: «Giorgio Biandrata,
protagonista della libertà religiosa»
promossa dall’omonima associazione.
Interverranno Emidio Campi, Università di Zurigo, il pastore Giorgio Bouchard, il teologo cattolico Duilio Albarello, Guido Fubini della comunità
ebraica, Giovanni Franzoni della rivista
Confronti, Gigi Ferraro, presidente
dell’associazione Biandrata. Nel pomeriggio, al convento di San Giovanni, interventi di Valerio Marchetti dell’Università di Bologna, Emanuele Fiume,
pastore valdese, Claudio Madonia
dell’Università di Bologna.
22 aprile, domenica
PINEROLO: Alle 14,30, nei locali della chiesa valdese di via dei Mille 1, incontro delle coppie interconfessionali.
Tema della giornata: la spiritualità nelle coppie interconfessionali; informazioni sulla diffusione del documento
applicativo del testo comune sui matrimoni interconfessionali.
■ SERVIZI^
GUARDIA ME
notturna, prefestiva,
telefono 800-233111
(turni festivi con
orano 8-2^
DOMENICA 22 APRitg
San Secondo: Mellano-vi
Rol16, tei. 500112. *
Perrero: Valletti - via Moni»,
nero 27, tei. 848827
Pinerolo: Nuova - b.go s»»
Lazzaro, tei. 377297
mercoledì 25 aprile
Villar Penice: Alilo
Jervis, tei. 930705
piazjj
Pinasca: Bertorello - via Hj.
zionale 22, tei. 800707
Pinerolo: San Lazzaro-cot.
so Torino 196, tei. 393858
CINEMA
23 aprile, lunedì
TORRE PELLICE: Nella biblioteca
del Centro culturale valdese, alle 20,45,
incontro con Lorenzo Tibaldo, autore
di «Un grido di libertà. La storia del
Gruppo teatro Angrogna».
24 aprile, martedì
TORRE PELLICE: Fino al 2 maggio,
dalle 16,30 alle 19,30, corso di «Trompe
l’oeil» con «stencil» a mano libera, al
colorificio Pizzardi.
CANTALUPA: Alle 10,30, alle scuole
elementare, messa dimora delT«Ulivo
della pace di Gerusalemme», da parte
di Yossi Sapir, a cura dell’organizzazione associazione Italia Israele di Torino.
26 aprile, giovedì
TORRE PELLICE: Nella biblioteca
della Casa valdese, per l’Unitrè, alle ore
15,30, conferenza su «Classicismo? Si,
grazie»? con la professoressa Lidia
Sgambetterà.
Ringras
per aver
tna del 3
della sua
nuovo In
lanzituu
co
TORRE PELLICE
cinema Trento ha in pro.
gramma giovedì 19 e ve
nerdì 20, ore 21,15, Ugu.
sto degli altri; sabato 21,
ore 20,10 e 22,20, dome'
nica22, ore 16,18,2O,10e
22,20, lunedì 16, ore21,l5,
Scoprendo Forrester;
martedì 24, 21, 15, mercoledì 25, ore 16,18,
10 e 22,20 Vertical Limit
BARGE — Il cinema
Comunale ha in programma, venerdì 20 aprile, ore 21,15 Bread ani
Rosis; sabato 21, ore
21,15 E adesso sesso; domenica 22 ore 15,45,
18,30 e 21,15 e lunedì ore
21.15, Traffic; martedìe
giovedì, ore 21,15, mercoledì, ore 15,15, 17,15,
19.15, 21,15 Primaopoi
mi sposo.
PINEROLO — La mul
tisala Italia ha in programma, alla sala «2cento». La tigre e il dragone
feriali 20 e 22,20, sabati
20 e 22,30, festivi, 15,15,
17,40,20 e 22,20.
povero
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sca e mol
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PAG. 15 RIFORMA
g «La gioia
iiiOiìda il cuore»
oingrazio Inda Ade di Roma
f aver pubblieàto su Riformfldel 30 marzo i risultati
Ma sua piccola inchiesta sul
nuovo Innario. Desidero innanzitutto esprimere la mia
‘ iena comprensione per il
Lvero agnellino» che, nel
nuovo Innario, «l’erbetta fresca e molle invano ricercò». E
i bambini sono importanti. Mi sembra però che il
nroblema di pubblicare una
Lione dell’Innario dedicata
ai bambini si era già posto al
tempo della redazione dell’Innario del 1969. Se non ricordo
male era il Sie, cioè l’organisino federale che si occupa
delle scuole domenicali, che
avrebbe dovuto occuparsi
della questione. E infatti sulla
ivista La scuola domenicale
sono apparsi con una certa
iegolarità inni per i bambini.
Ma voglio dire a N. B. di 11
anni: è proprio vero che nel
nuovo Innario non ci sono
anche inni che i bambini possono cantare? Chiedi alle tue
oonitricl o monitori di sfo
.. Sare con più attenzione l’In
met- toio e vedrai che spunteran' ■ jo decine di inni con melodie
fecilie... parole comprensibili.
Si eviterà così che i bambini,
diventati adulti, non conoscano la maggior parte degli inni.
Alla valdese di 85 anni che
sirammarica di non trovare
¡ninni dei nostri giovani anni, suggerisco di cercare almeno i 20 inni ripresi dall’Innario del 1922. Inoltre non ritengo che qualche cosa di ordinato e ben fatto sia di per sé
npro
I eve.
Ilg».
Ito 21,
lomeìO.lOe
:21,15,
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pro3 apridand
1, ore
io; do.
15,45,
17,15
la 0 poi
Lamtil.
in prò1 «2cen.
Iragone
, sabato
i, 15,15,
superficiale e non consono a
un regime di semplicità e povertà. All’assennato pastore
thè scuote la testa e che probabilmente ha visto solo la
copertina e che si rammarica
dei tempi di oggi che cercano
soltanto «apparenza, bellezza,
fulgore», chiedo se la sciatteria, la bruttezza e il grigiore
debbano per forza essere le
caratteristiche di un innario.
Dal giovane insegnante cattolico che evidentemente con la
musica «ci sa fare», attendiamo lezioni.
A V. M. dirò che il Forte rocca non è stato tolto, ma restituito con il suo ritmo originale e con parole più comprensibili. Non vedo perché lo si
dovrebbe per forza cantare
nel ritmo sbagliato e con parole antiquate. Epiteti di ogni
genere ne abbiamo ricevuti,
ma l’accusa di adottare «un
piccolo crudele inganno»
mancava ancora all’elenco!
Tuttavia, probabilmente grazie a questo appunto, la redazione del giornale si è decisa a
pubblicare la tabella comparativa degli incipit che da
tempo le avevamo trasmesso.
A Rossella dico che, quando
avrà aperto l’Innario, si accorgerà che non dovrà imparare
tutti gli inni, perché la maggior parte di essi è perfettamente nota, essendo riportati
dall’Innario precedente. Cara
signora Ade, grazie comunque per la sua collaborazione.
Anche nella chiesa accontentare tutti è impresa impossibile. Per fortuna «la gioia inonda il cuore».
Alberto Taccia
Lusema San Giovanni
NELL'AMBITO dei suo programma organizzativo, la
Diaconia valdese - CSD seleziona giovani disposti/e ad effettuare un percorso di formazione in vista dell'assegnazione di incarichi di responsabilità
WTombito della diaconia italiana e/o europea.
Saranno considerati titoli preferenziali la laurea o il diploma universitario, la conoscenza di una o più lingue
straniere, una esperienza pratica (volontariato, servizio civile, etc.) nell'ambito dei terzo settore.
La formazione, personalizzata in base alle competenze
già acquisite e quindi di durata variabile, prevede sia lo
studio intensivo presso Università o altre agenzie formative
sia il tirocinio in Italia o all'estero. Lo stesso dicasi per l'incarico che potrà variare per tipologia e per disiocazione.
Gli/le interessatile possono scrivere per informazioni oppure per inviare il proprio curriculum, a:
Commissione Sinodale per la diaconia
via Angrogna, 18- 10066 Torm Pellice (Torino)
Passatempo
(D. Mazzarella)
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7 3
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Oriz^ntall
Largano amministrativo
In chiesa autonoma
■Andrea, riformatore di
. Norimberga
• Rete nel tennis
Salmi affermano che
'fucila di Dio è potente e
13 nieraviglie
iinulare... con due parole
15. Schiavi nell’antica Sparta
16. Opposto di off sugli interruttori
17. Poco diffusi
19. Le si dà del tu
20. Viene detto così anche
un pastore in pensione
22. Iniziali di Machiavelli
23. Carlo Alberto, fondatore
dell’Asilo di San Germano Chisone
24. Due per gli antichi romani
26. Governava in Russia
28. Ve ne sono di striate e di
macchiate
30. Frutto tropicale
31. Il galateo insegna quello... bon
Verticali
1. Quella distrettuale elegge la Ced
2. Profeta biblico
3. Riesce a farlo bene il cavallo
4. Sigla di Cagliari
5. Indigeno dell’America
centro-meridionale
6. Ha bisogno di una particolare protesi
7. Dobbiamo esserlo di Gesù Cristo e del suo evangelo
8. Lago chiamato anche
Cusio
9. Il grido che accolse Gesù
al suo ingresso in Gerusalemme
14. Amore... poco impegnativo
16. Bernardino, riformatore
italiano che curò una
chiesa a Londra
18. Città della Giordania
21. Rigida e pungente
25. Una moneta extra-europea
27. Sigla di Ravenna
29. Congiunzione latina
Gli studenti
del'68
Nel 1968 gli studenti delle
superiori mossero alla conquista della scuola, inalberando il vessillo della libertà.
Il loro scopo era quello di impossessarsi della gestione
della scuola, prerogativa degli
insegnanti, considerati autoritari depositari di una cultura nozionistica e vecchia.
Toccava ai giovani, non ai
«matusa», gestirla. Bisognava
introdurre una nuova cultura,
il marxismo. Gli insegnanti
non marxisti erano contestati
e chiamati fascisti. Il ruolo di
«giudice» dell’insegnante,
cioè il compito di assegnare i
voti, era inammissibile, perché discriminatorio. Perciò
molti studenti si arrogarono il
diritto di intervenire durante
l’assegnazione del voto, di discuterlo e talvolta di rifiutarlo.i. Gli insegnanti, assillati
dall’ingrato compito dell’assegnazione dei voti e dall’incubo dei programmi ministeriali che non riuscivano a
svolgere, non sapevano più
che pesci pigliare.
Un giudizio sui «sessantottini» dopo tanto tempo? Non
fu libertà la loro, perché basata sull’intolleranza e la violenza. Essi ebbero però un
merito: quello di denunciare
le nefandezze della guerra
del Vietnam. Ora, per capire
qual è e sarà il nuovo ruolo
dell’insegnante, anzi del
team docente, è necessario
leggere la lettera «Vecchia e
nuova scuola» [Riforma del
16 marzo, pag. dei lettori), in
cui Caterina Venturini auspica che gli insegnanti della
«vecchia scuola sappiano trasformarsi da trasmettitori di
sapere in veicoli di interessi e
mediatori di cultura».
Silvana Tron-Torre Pellice
Nanni Moretti
e la metafora
Dopo l’uscita nelle sale cinematografiche de La stanza
del figlio, ultimo film di Nanni
Moretti, sono rimasto alquanto stupito nel leggere che la
maggior parte della critica
esalta il cambiamento di linea
e l’assenza di tematica politica nell’ultima opera del regista romano. A parte la sempre
consolidata affermazione di
una «cura del privato», che
È necessario riannoidare le radici cristiane con quelle ebraiche
Perché e per chi è mortq^Gesù?
Su Riforma del 30 marzo ho trovato due
articoli da cui sono stata sollecitata a reagire. Da una parte la recensione del libro di
Rendtorff «Cristiani ed ebrei oggi» a cura di
Klaus Langeneck, il quale di fronte all’antisemitismo cristiano si domanda «come cristiani cosa vogliamo o possiamo essere?» e
dall’altro l’articolo di Sergio Rostagno sul
valore sacrificale dell’esecuzione di Gesù.
Due considerazioni. La prima: vi è tutto
un filone della ricerca teologica d’oltralpe,
ma non solo, secondo cui non vi sarebbe
nessun valore teologico nella tragedia della '
morte violenta di Gesù. Egli, infatti, pensava
di essere un profeta e come tale aveva messo in conto la possibilità di finire ammazzato con lapidazione, come capitava spesso ai
profeti (vedi Luca 13, 33-34 e Matteo 23, 29).
Meno che mai di finire su una croce per mano romana, e comunque la situazione non
lo aveva trovato preparato (Marco 15, 34).
Altro è la resurrezione, esperienza già vissuta dalla fede ebraica. Ricordo che Erode Antipa si domanda se Gesù non sia il Battista
resuscitato (Marco 6, 14-16), o Elia, che come Enoch era asceso al cielo.
Seconda considerazione: l’ebraismo
all’epoca di Gesù aveva da tempo superato
l’idea del sacrificio umano. Ciò viene fatto
risalire ai tempi di Giosia (II Re 23, 5 e 10)
quando la proclamazione del monoteismo
viene associata alla distruzione dei Tofet (i
luoghi dove venivano sacrificati i primogeniti, la cui esistenza è confermata dagli scavi
archeologici anche in Italia). Sembra di quel
periodo anche il racconto del mancato sacrificio di Isacco, da mettersi a confronto
con la tragedia della figlia di lefte che nessuno aveva impedito all’epoca di Giudici (Giudici 11), e con il sacrificio dei primogeniti
all’epoca della schiavitù in Egitto enumerata
tra le 10 piaghe (Esodo 12, 29 ss). Mi associo
perciò a Franco Barbero nel pensare che Gesù (anch’egli un primogenito) non sia morto
per i nostri peccati perché Dio non vuole
espiazioni, ma «teshuva», pentimento. Se i
segni del Regno sono tutti segni di vita (Luca
7, 22), come può esserlo contestualmente
l’uccisione dei vivi? Oltre a ciò. Paolo in I
Corinzi 15, 17 ancora il perdono dei peccati
alla risurrezione di Gesù e non alla sua morte, tant’è che le nostre croci sono vuote.
Qualcuno maligpamente insinua che i
protestanti, privati del confessionale, amino
particolarmente la tesi sacrificale, seppure
nel ricordo, in quanto placherebbe il loro individuale senso di colpa (tra l’altro associato
a una concezione antropologica di peccato)
incontenibile e sottoposto solo alla propria
coscienza. Per tornare alla domanda di
Klaus Langeneck, allora, una possibile risposta può essere quella di riannodare le radici cristiane con quelle ebraiche.
Antonella Visintin-Torino
più è responsabile più è pubblica, mi sembra che la non
capacità di leggere le metafore stia diventando un pericolo sempre più crescente e che
le pressanti richieste, di una
parte dello schieramento politico, di abolire la satira politica in questo periodo preelettorale mi sembra sempre
di più un segnale preoccupante. Le dittature arrivano
con le propagande piene di
sorrisi e false promesse e nella cultura ricercata dell’indifferenza o peggio dell’omologazione del pensiero.
La metafora è un processo
artistico fondamentale che
offre la capacità di dare nuovi
sensi e di comunicare a diverse generazioni, di attraversare il tempo senza perdere il significato. Ecco perché
la troviamo così presente e la
riconosciamo nei testi biblici,
ecco perché, portato dalla
volontà della figlia e dei suoi
amici a una messa per il figlio, il protagonista si arrabbia quando vengono usati dal
sacerdote linguaggi sbagliati
nell’esortazione alla vigilanza
di Luca 12,39-40. Errori comprensibili anche in una dimensione d’assenza di fede o
di conoscenza delle scritture.
Meglio non celebrare le ritualità se perdono il significato (si veda il precedente film
La messa è finita, 1985).
11 figlio che nasceva nella
sua precedente opera Aprile
in contemporanea con il primo governo della sinistra pie
no di speranze e di progetti,
ha evidenti problemi di identità e, tutte le volte che si entra nella stanza, che peraltro
si vede nei dettagli solo nelle
foto dopo la sua scomparsa, si
osservano solo porte che si
aprono e si chiudono in una
dimensione di vuoto, di confusione mentale, d’assenza.
Il film che raggiunge i vertici dell’opera artistica di questo singolare autore, autarchico ma anche così sensibile
nella ricerca di nuovi messaggi, vive di un crescendo di
emozioni tipico della tragedia
che si conclude con tre personaggi sulla spiaggia che si dirigono in direzioni diverse ma
dove il tema è dato dallo sfondo in cui si vede l’Italia dal
confine francese, terra che da
sempre ha riconosciuto
l’estro nel regista e purtroppo
terra d’esilio nei momenti più
drammatici della storia.
L’uscita nelle sale in quest’ultimo periodo, non a caso
(parola che il regista non ha
mai sopportato), tratta le diverse tematiche con una forma più completa e dove l’urlo del protagonista di Aprile a
Massimo D’Alema («di’ qualcosa di sinistrai») diventa un
urlo rispetto a un’assenza di
significato e a una perdita di
concrete possibilità che, per
chi crede ancora in determinati ideali, risulta insieme
una denuncia e un drammatico ammonimento per il nostro tempo.
Simonpietro Marchese - Roma
L'ultimo «MicroMega»
Diritto naturale
e cristianesimo
Fa spicco nell’ultimo numero di MicroMega [21
2001) una sezione dedicata
al «diritto naturale». Introdotto da Angelo Bolaffi, il
tema è affrontato grazie ai
testi di due pensatori classici nella storia del pensiero, Ernst Cassirer e Hans
Kelsen, ma forse il saggio
più interessante è quello di
Sergio Givone, filosofo di
formazione cattolica, su
«Diritto naturale e cristianesimo». La sua visione disincantata suggerisce che
non sarà attraverso la razionalità che potremo trovare nel mondo, così come
esso è, la volontà di Dio. Alcuni testi del teologo cattolico Raimon Panikkar, per
un «cristianesimo senza
dogmi», si ispirano alla leggenda del Grande Inquisitore, inserita da Dostoevskij ne I fratelli Karamazov.
LITURGIE E REGISTRI ECCLESIASTICI
PER LE CHIESE EVANGELICHE
LA CENA DEL SIGNORE
La Commissione liturgia delle chiese battiste, metodiste e
valdesi ha appena prodotto un nuovo fascicolo di liturgie:
quello per la Cena del Signore. Il costo di questo fascicolo
(pp. 51, formato 18x24) è di L. 5000 (più spese postali).
Per le liturgie del culto domenicale è anche disponibile il
fascicolo del periodo di Avvento, Natale e tempo dell’Epifania. Il costa di questo fascicolo (pp. 75, formato 18x24 cm) è
di L. 8.000 (più spese postali).
Sono disponibili anche quattro fascicoli di «Atti liturgici»:
Il fascicolo n. 1 contiene le liturgie per il battesimo dei
credenti, il battesimo dei figli dei credenti, la confermazione, l’ammissione di nuovi membri già battezzati in una
chiesa non evangelica e l’accoglienza (presentazione) di figli di credenti. Il costo di questo fascicolo (pp. Ili, formato
18x24 cm) è di L. 10.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 2 contiene le liturgie speciali: per il culto
del rinnovamento del patto (di tradizione metodista), per il
culto del 17 febbraio (Settimana della libertà), per la consacrazione al ministro pastorale per le chiese valdesi e metodiste, per la presentazione di diaconi/e e per l’insediamento
nelle comunità locali di pastori anziani e diaconi. Il costo di
questo fascicolo (pp. 56, formato 18x24 cm) è di L. 5.000
(più spese postali).
Il fascicolo n. 3 contiene le liturgie per i matrimoni celebrati in chiesa a cui seguano gli effetti civili, sia per le benedizioni di matrimonio precedentemente celebrati in sede
civile. Il costo di questo fascicolo (pp. 43, formato 18x24 cm)
è di L. 5.000 (più spese postali).
Il fascicolo n. 4 degli «Atti liturgici» prodotti. Il fascicolo
contiene diversi schemi di liturgie per i funerali, preghiere
per situazioni particolari (morte di un/a giovane, di un giovane padre o madre, ecc.), una scelta di testi biblici adatti
per la lettura in questa circostanza. 11 costo del fascicolo
(pp. 88, formato 18x24 cm) è di L. 8.000 (più spese postali).
Chi lo desidera, senza ulteriore spesa, può ricevere anche
i testi delle liturgie anche in floppy disk (in formato Rtf, specificare solo se si utilizza la piattaforma Dos o Mac) o tramite la posta elettronica.
Inoltre sono disponibili i seguenti registri ecclesiastici:
• atti di battesimo;
• atti di sepoltura
• atti di matrimonio:
• atti di benedizione di matrimonio.
1 registri sono utilizzabili da tutte le chiese evangeliche, salvo il registro degli atti di matrimonio che è predisposto per le
chiese valdesi e metodiste. Il costo di ciascun registro (pp.
100, formato 26x35) è di L. 50.000 (comprese spese postali).
Rivolgersi all’amministrazione di «Riforma»: via San Pio V
15,10125 Torino, telefono 011-655278, fax 011-657542.
16
PAG. 16 RIFORMA
VENERDÌ 20 APRILE 2001
Le contraddizioni eurocentriche verso i nuovi dominatori delLAfghanistan
I talebani agli occhi degii occidentali
Nella Repubblica dello Zimbabwe
Perché lo distruzione di due statue storiche causa più indignazione delle centinaia di migliaia
di morti, di milioni di esiliati, di future generazioni mutilate di un intero paese raso al suolo?
Religiosi cattolici criticano
la politica del governo
INETTE RUDVIN*
Quando l’Afghanistan fu
invaso nel 1979, l’allora
presidente degli Stati Uniti
Jimmy Carter, impose immediatamente, un boicottaggio
dei prodotti agricoli nei confronti dell’Unione Sovietica.
Pochissimo tempo dopo, il
blocco fu sospeso da Ronald
Reagan, per motivi di convenienza economica e di opportunità e politica.
La resistenza afghana
La resistenza degli afghani,
durata 15 anni, confermò la
loro reputazione secolare (risalente ai conflitti russo-britannici del XVIII e XK secolo)
di fieri e valorosi combattenti,
anche se non guerrefondai.
Iniziò allora la distruzione
«scientiflca» di quel che fu un
paese culturalmente vitale e
dinamico: furono costruite
prigioni «all’avanguardia»
specializzate in torture; campi
e città furono incendiate e
bombardate, milioni di mine
distribuite sul territorio senza
neppure tracciare le mappe
dei terreni minati. In particolare, le cosiddette mine «butterfly», avevano un preciso
obiettivo: i bambini. Erano a
forma di giocattoli (spesso
farfalle), di metallo luccicante
e attiravano l’attenzione dei
bambini: molti di loro hanno
perso braccia, gambe o parti
del viso. Prosperò il settore
delle protesi artificiali a Peshawar (santuario dei rifugiati
afghani nel vicino Pakistan),
dove vivevano quattro milioni
di rifugiati: il più grande agglomerato di rifugiati nel
mondo in quegli anni.
L'invasione sovietica
Mi è capitato personalmente di parlare a questi bambini
rimasti mutilati e senza arti e
sono rimasta colpita dal loro
straordinario ottimismo, coraggio e spirito combattivo: lo
stesso coraggio delle donne
afghane rifugiate, spesso in
fuga da torture e terribili violenze. Preziosi tesori architettonici, come la splendida moschea di Kandhar furono distrutti dal tentativo sovietico
di cancellare il passato. La situazione, per quelli di noi che
se ne ricordano, originò una
buona dose di retorica nell’Occidente, ma ben poco altro. Retorica anticomunista
per la destra di Reagan e scarsa attenzione anche da una
parte della sinistra moderata,
talvolta imbarazzata per quel
che stava avvenendo. In breve, la «questione Afghanistan»
fu sfruttata per scopi politici
di partito, e poco aiuto arrivò
concretamente alle persone,
se si pensa alla dimensione
della guerra, con poche notevoli eccezioni, tra le quali
«Médecins sans frontières».
Pochi anni dopo, l’invasione
del Kuwait scatenò ben altre
reazioni da parte dell’Occidente ma, si sa, nelle aspre e
aride montagne dell’Afghanistan non c’è petrolio.
Pochi intellettuali si impegnarono nella causa dell’Afghanistan, trovandosi persino in imbarazzo, come per
esempio Doris Lessing, che
dedicò alla guerra un libro
che conteneva un’introduzione profondamente toccante (e degna di un’autrice
di statura mondiale come
lei), e una serie di conversazioni con mujahedin afghani,
e con donne-comandanti! 11
libro fu totalmente ignorato
dall’accademia in Occidente
e la Lessing trovò persino difficile riuscire ad inserire la
questione afghana quando
veniva intervistata: era diventata una non questione.
Una famiglia abbandona la propria casa a Nord di Kabul
Il molo del Pakistan
Non c’è da stupirsi se gli
afghani si sono rivolti all’Iran
e all’Iraq, e persino al traffico
di droga per finanziare la loro lotta di resistenza. Non c’è
neppure da stupirsi se la rovina e la distruzione lasciate
dalla guerra spinsero gli afghani a rivolgersi all’alleato più vicino, il Pakistan, per
chiedere assistenza. E non
c’è neppure da sorprendersi
se il Pakistan ha approfittato
di questa opportunità (servita su un piatto d’argento) di
introdurre i propri «combattenti», gli «studenti di teologia» usandoli per perseguire i
propri obiettivi (i talebani sono stati in gran parte addestrati e finanziati dal Pakistan, un altro fatto deliberatamente ignorato da una larga parte dei media). Massoud
e gli altri mujahedin opposti
ai talebani non avevano alcuna possibilità contro l’intmsione del Pakistan, sostenuto
dagli Stati Uniti (l’aiuto militare e finanziario americano
al Pakistan risale agli Anni
50) e la retorica islamica, sostenuta e finanziata dagli stati islamici fondamentalisti.
Le statue di Buddha
Un interessante articolo
sull’Herald Tribune (8 marzo
2001, a firma di Selig Harrison) sostiene, in modo assai
convincente, che l’unico modo per contrastare il movimento dei talebani è colpire
politicamente e finanziariamente il Pakistan, suo protettore. Il tentativo di abbattere
le statue fu anche perpetrato
al tempo della prima invasione musulmana nel subcontinente indiano, tra il X e l’Xl
secolo, da Mahmud di Ghazni, ma con minor fortuna:
non avendo a disposizione la
dinamite, i religiosi dovettero, dopo molti vani tentativi,
accontentarsi di abbattere «i
nasi» delle statue. E dunque i
talebani fanno riesplodere un
simbolo storico e l’Occidente
è unito nella sua intensa condanna. Si prende anche la
briga di mandare un inviato
Onu per dissuaderli, cosa che
non fece per la splendida moschea di Kandahar, distrutta
nell’indifferenza generale.
La reazione talebani-statue
dice molto di più a proposito
di noi occidentali di quanto
dica a proposito dell’Afghanistan o dell’islamismo, la cui
condanna dell’idolatria e di
qualsiasi immagine, sopratutto sacra, non dovrebbe sorprenderci più di tanto. Non
mi fraintendete, non sto cercando di giustificare la distmzione di tesori archeologici,
solo per alzare il velo di ipo
crisia di pochi centimetri.
Perchè la distruzione di due
statue storiche, per quanto
splendide (e splendide lo erano veramente!) causa tanta
più indignazione delle centinaia di migliaia di morti, milioni di esiliati, future generazioni di padri e madri mutilate, di un intero paese raso al
suolo? Che cosa c’è nei simboli dell’antichità e della storia che si carica per noi di
tanto significato, tanto di più
della vita umana, per non
parlare della qualità della vita
umana? È forse l’antica idealizzazione di noi occidentatli
del passato e dei suoi simboli? Se è così, credo che dovremmo seriamente mettere
in discussione i nostri valori,
e non quelli dei talebani.
Condanna presuntuosa
Con il senno di poi, una
tempestiva e pubblicizzata
azione di pressione dell’Occidente (boicottaggio economico, non boicottaggi propagandistici e simbolici come
quello delle Olimpiadi di Mosca) avrebbe potuto evitare
centinaia di migliaia di uccisioni e di mutilazioni, e contrastare la vittoria talebana.
Potremmo domandarci:
che diritto abbiamo di interferire? Nessuna vita è stata
sacrificata. L’islamismo, così
come l’ebraismo e il cristià
(foto Acnur/R. Lemoyne)
nesimo, condanna l’idolatria
e benché (come suggerisce
giustamente Sergio Manna
nel suo articolo su Riforma)
gli ulema abbiano generalmente condannato l’azione
dei talebani, l’episodio sembra non del tutto privo di logica, dal loro punto di vista.
La nostra condanna «selettiva» è paternalistica, presuntuosa e inutile. Oggi l’Islam
tende ad essere esclusivamente associato alla violenza
e al fondamentalismo. Fattori
economici e politici hanno
giocato un ruolo importante
nell’emergere dell’islamismo
fondamentalista nel secolo
appena concluso e le nostre
mani non sono proprio pulite
(se non ricordo male, l’Italia
è, o è stata, un importante
produttore di mine antiuomo). Partiamo dunque dalle
nostre priorità, e condanniamo fortemente le azioni che
causano la perdita di vite
umane e, se proprio vogliamo, condanniamo, con tatto
e diplomazia, le azioni che
urtano con il nostro senso
della Storia. Secondo questo
ordine di intensità.
* Nata e cresciuta in Pakistan, da genitori missionari
scandinavi. Vive a Bologna ed
è docente a contratto di «traduzione» e «letteratura angloindiana» all’Università di Bologna, sede di Forlì.
I dirigenti di ordini cattolici
di preti e suore dello Zimbabwe hanno espresso la loro
preoccupazione di fronte alla
violenza politica e al rischio
di perdita del lavoro per centinaia di migliaia di lavoratori
agricoli impiegati nelle fattorie appartenenti a bianchi,
per via del progetto controverso di ridistribuzione delle
terre presentato dal presidente Robert Mugabe.
In una dichiarazione fatta il
18 marzo scorso, la Conferenza dei superiori e delle superiore della Chiesa cattolica
dello Zimbabwe, che riunisce
40 responsabili di ordini e comunità, neri e bianchi, hanno espresso «la loro profonda
preoccupazione» di fronte alle sofferenze della popolazione. Pur riconoscendo la necessità di una riforma agraria, secondo la quale le terre
possedute dai bianchi dovrebbero essere date ai neri,
essi deplorano che la faccenda faccia oggi parte di un
«gioco politico».
«Ora, queste persone si trovano confrontate a dure prove; sono come pedine in un
gioco politico e non possiedono alcun contratto concernente la terra che è stata loro
assegnata - lamentano i dirigenti cattolici -. La riforma
agraria, che è per il bene della nazione, deve iscriversi in
un quadro legale adeguato e
in un programma di azione
ben preparato».
Il programma
del governo Mugabe
Il governo di Mugabe esercita pressioni perché venga
applicato al più presto il programma di ridistribuzione
delle terre, dichiarato illegale
dalla Corte suprema. Il programma mette in forse il futuro di oltre 450.000 lavoratori agricoli che lavorano in fattorie appartenenti a bianchi.
La maggior parte di loro viene dai paesi vicini; Mozambico, Zambia e Malawi. I dirigenti cattolici, pur riconoscendo che i cittadini neri
«dovrebbero possedere più
terre produttive, che la terra
dovrebbe essere condivisa in
modo più equo», temono
«che una ridistribuzione rapida delle terre porti alla miseria profonda dei lavoratori
agricoli e delle loro famiglie
che stanno per perdere il lavoro». 11 governo prevede di
acquistare almeno 3.000 fattorie appartenenti a bianchi
nel quadro della riforma
agraria e della ridistribuzione delle terre. 11 programma
però viene criticato perché
non prevede né formazione
né attribuzione di titoli di
proprietà ai lavoratori neri.
Dal luglio dello scorso anno il governo ha assegnato
tre milioni di ettari di terre a
circa 70.000 famiglie povere.
Una campagna di terrore
La Conferenza dei/le superiori ha inoltre deplorato la
violenza e le pressioni esercitate sui giudici che hanno
portato al pensionamento
anticipato del presidente della Corte suprema, Anthony
Gubbay. Prima delle elezioni
politiche del giugno scorso,
31 persone sono state uccise
e centinaia di altre sono state
vittime di violenze politiche.
«Lo Zimbabwe non è più
un paese libero - lamenta la
Conferenza -, la gente vive
nel timore della violenza, dei
delitti e delle minacce. L’autorità della legge non è più rispettata, il terrore e l’intimidazione rimangono impuniti.
Vogliamo sostenere i giudici
e i rappresentanti della legge
che difendono i diritti costituzionali dei cittadini». Con
l’appoggio tacito del governo,
bande di «veterani» portano
avanti una campagna di terrore per fare andare via i proprietari bianchi. Hanno già
occupato 1.700 fattorie appartenenti a'bianchi, provocando la morte di sei proprietari bianchi. La vittima più
recente è stata Gloria Olds,
72 anni, assassinata tre settimane fa a Nyamadlhovu, a
circa 500 km da Harare, da
aggressori ignoti.
Il 16 marzo, a Pretoria (Sud
Africa), Mary Robinson, Alto
Commissario dell’Onu peri
diritti umani, ha parlato dei
problemi dello Zimbabwe e
ha fatto parte della sua preoccupazione di fronte al degrado della legge nel paese.
Intervistata dal giornalista
del Star, ha dichiarato: «Lo
Zimbabwe sta attraversando
una crisi profonda in questo
momento: se un paese vede
crollare l’integrità fondamentale dell’autorità della legge,
l’integrità dei giudici, della
polizia, di coloro che portano
la divisa, allora è l’inizio di un
ciclo tremendo di violenza e
di disintegrazione». (eni)
Durante la visita del segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
Polinesia: lancio del Decennio «Vincere la violenza»
In quello che l’arcivescovo
Hubert Coppenrath ha chiamato «uno spettacolo straordinario, un messaggio molto forte», le parrocchie della Chiesa evangelica della
Polinesia francese (Eepf) e i
membri della Lega delle donne cattoliche si sono riuniti
in uno stadio a Tahiti la sera
del 28 marzo scorso, per segnare l’inizio del Decennio
«Vincere la violenza», lanciato il 4 febbraio scorso dal
Consiglio ecumenico delle
chiese (Cec) durante la sessione del suo Comitato centrale in Germania. Centinaia
di membri di chiese locali
hanno presentato uno spettacolo variegato con pezzi
teatrali, musica e danze polinesiane, per denunciare la
violenza all’interno della famiglia e la distruzione dell’ambiente naturale.
In piedi in mezzo allo stadio, circondato da una folla di
bambini e di giovani, il pastore Konrad Raiser, segretario
generale del Cec, ha ricordato
alle 3.000 persone riunite che
«la violenza affonda le sue radici in ognuno di noi». «Dobbiamo - ha aggiunto - rompere il silenzio che regna attorno alla violenza. Dobbiamo ristabilire i legami nelle
comunità in cui sono stati rotti. Dove c’è dialogo, ci sono
meno possibilità che la violenza prenda il sopravvento».
11 pastore Raiser si trovava
a Tahiti su invito dell’Eepf,
per due giorni di discussioni
intense con i rappresentanti
della chiesa e del governo.
Questo incontro costituiva
l’ultima tappa della sua visita
alle chiese membro del Cec
in Polinesia, durante la quale
si è recato in quattro paesi.
Rilevando che i missionari
cristiani erano giunti a Tahiti
nel XIX secolo, il segretario
generale ha ritenuto che fosse «simbolico terminare questa visita là dove l’Evangelo è
arrivato per primo».
Nelle sue conversazioni
con mons. Coppenrath, Raiser ha chiesto alla Chiesa cattolica romana e all’Eeepf di
trovare i modi «per far vedere
che siamo legati all’interno
dell’unico e medesimo movimento ecumenico. Cerchiamo insieme di esprimere
chiaramente ciò che ci unisce». Da parte sua, mons.
Coppenrath ha affermato che
la Chiesa cattolica romana e
l’Eepf condividono la stessa
preoccupeizione di preservare
i valori tahitiani di fronte alle
pressioni della mentalità consumistica: «Dobbiamo agire
insieme di fronte a questa sfida», ha concluso. Durante i
colloqui con i rappresentanti
dell’Eepf, l’Alto commissario
di Francia nella Polinesia
francese, lean Aribaud, e il
leader del movimento indipendentista, Oscar Temaru,
la delegazione del Cec ha
sentito manifestarsi più volte
una viva preoccupazione circa la sopravvivenza dell cultura tradizionale della Polinesia francese.
L’Alto commissario ha dichiarato alla delegazione che,
in una simile situazione, «la
gente di chiesa deve svolgere
un ruolo centrale che va al di
diCK
V
là della prospettiva morale».
Riferendosi al ruolo importante svolto dall’Eepf, attraverso le sue scuole, per la salvaguardia della lin^a e delle
tradizioni culturali tahitiane,
Jeannie Pittman, membro del
Comitato centrale del Cec
rappresentante la regione del
Pacifico, ha affermato che
«non è soltanto una questione di salvaguardia della liO"
gua. Dobbiamo anche impO'
rare a usarla senza nasconderci dietro ad essa».
«Durante la mia visita m
Polinesia - ha rilevato Raiser
nella sua risposta - ho intravisto tra la chiesa e la socie»
civile dei legami organici ditferenti da quelli che conosciamo in Europa. Ho coO'
statato, ad esempio, che »
chiesa è diventata parte integrante della cultura tahitian«.
Ma nello stesso tempo emerge una nuova generazion
che pone domande e
delle risposte. 11 Cec offre u
quadro di incontro e di arri
chimento reciproco di qtt^* ,
differenti prospettive».
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