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Anno 114 - N. 5
4 febbraio 1977 - L. 150
Spedizione in abix)namento postale
I Gruppo /7C
BIBLIOTECA VALDESE
10066 TOaRE PELLICc
delle valli valdesi
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
La dichiarazione vaticana sulTammissione delle donne al sacerdozio
Disco rosso per le donne
Per la dichiarazione « Inter insigniores » se non fosse un uomo a
presentare e impersonare il sacrificio eucaristico, l’immagine stessa
del Cristo risulterebbe irriconoscibile ai fedeli. L’incongruenza di una
simbologia solo maschile. Il cuore del nostro dissensoè sul sacerdozio
V ¿7 ^
t- O E3 o
La Chiesa Cattolica ha detto
« no ». Un no definitivo suU'ammissione del'e donne al sacerdozio. La dichiarazione « Inter insigniores », il lungo documento
formulato dalla Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede,
che porta la data del 15 ottobre
1976, è stata resa nota soltanto
in questi giorni: la riporta infatti 1’« Osservatore Romano » del
28 gennaio. Questa dichiarazione
è stata sollecitata alla Sacra Congregazione da papa Paolo VI, per
rendere esplicita la dottrina cattolica su questo argomento, affrontato nello scambio epistolare con il dottor Coggan, Arcivescovo di Canterbury, nel quadro
di recenti trattative ecumeniche:
« Per fedeltà all'esempio del suo
Signore, la Chiesa non si considera autorizzata ad ammettere
le donne all’ordinazione sacerdotale ».
Già nei 1975, in occasione dell’Anno internazionale della Donna, Paolo VI aveva dichiarato:
« Sebbene le donne non ricevano la chiamata all’apostolato dei
Dodici e quindi ai ministeri ordinati, esse sono tuttavia invitate
a seguire Cristo come discepole
e collaboratrici... Noi non possiamo cambiare il comportamento
di Nostro Signore né il suo appello alle donne ».
Il « no » all’ ordinazione femminile sarebbe dunque ispirato
— secondo la dottrina cattolica
■— ad una piena fedeltà ed obbedienza al suo Signore. Infatti il
documento fonda la sua ricerca
e la sua giustificazione su passi
biblici e sulla prassi della tradizione, chiamando in causa i padri della Chiesa, le usanze apostoliche e gli insegnamenti del
Concilio Tridentino ed arroccandosi sulle tradizioni conservate
nella Chiesa orientale e non trascura di prendere in esame anche le obiezioni di coloro che
vorrebbero scorgere la legittimità di un’ evoluzione in questa
materia. Ma « quando la Chiesa
ritiene di non poter accettare
certi cambiamenti, è perché essa
sa di essere legata al modo di
agire di Cristo... Questa pratica
della Chiesa riveste, dunque, un
carattere normativo: nel fatto di
non conferire l’Qrdinazione sacerdotale se non ad uomini è implicita una tradizione continua
nel tempo, universale in Qriente
e in Qccidente, ben attenta nel
reperire tempestivamente gli
abusi. Una tal norma, che si appoggia sulTesempio del Cristo, è
seguita perché viene considerata
conforme al disegno di Dio per
la sua Chiesa ».
Chi può ’impersonare’
il Cristo?
Ma per quali ragioni sarebbe
un'infedeltà concedere il sacerdozio ministeriale non è un semplice servizio di carattere pastorale, ma garantisce la continuità
delle funzioni affidate dal Cristo
ai Dodici, e dei poteri relativi ad
esse ». Il sacerdote, inoltre — dice il documento —, soprattutto
quando nresiede le azioni liturgiche e sacramentali, non agisce a
nome proprio, ma « rappresenta
il Cristo, il quale agisce per mezzo di lui: ”11 Sacerdote compie
realmente le veci di Cristo”, come scriveva S. Cipriano ». E il
documento continua: « È pro
prio questo valore di rappresentatività del Cristo che San
Paolo considerava come caratteristico della sua funzione apostolica (cfr. 2 Cor. 5, 20; Gal 4, 14).
Esso raggiunge la più alta espressione ed una forma-dei tutto particolare nella celebrazione delTEucaristia, la quale è la sorgente e il centro delTunità della
Chiesa, convito sacrificale in cui
il Popolo di Dio è associato al
sacrificio di Cristo: il sacerdote
che, solo, ha il potere di compierlo, agisce in questo caso non
soltanto per la virtù che gli è
conferita da Cristo, ma in persóna Christi, cioè sostenendo la
parte di Cristo, al punto di essere la stessa sua immagine, allorché pronuncia le parole della
consacrazione.
Il sacerdozio cristiano è, dunque, di natura sacramentale: il
sacerdote è un segno, la cui efficacia soprannaturale proviene
dalTQrdinazione ricevuta, ma un
segno che deve essere percettibile e che i fedeli devono poter riconoscere facilmente... Qra, questo criterio di rassomiglianza vale, come per le cose, così per le
persone: allorché occorre- esprimere sacramentalmente il ruolo
del Cristo nelTEucaristia, non si
avrebbe questa « naturale rassomiglianza », che deve esistere tra
il Cristo e il suo ministro, se il
ruolo del Cristo non fosse tenuto
da un uomo: in caso contrario,
si vedrebbe difficilmente in chi
è ministro Timmagine di Cristo.
In effetti, il Cristo stesso fu e resta un uomo ».
Più avanti il documento dice
ancora: « Soprattutto quando
presiede le azioni liturgiche e sacramentali, il sacerdote rappresenta ugualmente la Chiesa: egli
agisce a .suo nome, con « l’intenzione di fare ciò che essa fa ». In
tal senso, i teologi del Medioevo
dicevano che il ministro agisce
anche in persona Ecclesiae, cioè
a nome di tutta la Chiesa e per
rapnresentarla. E di fatto, checché ne sia della partecipazione
dei fedeli ad una azione liturgica, è proprio a nome di tutta la
Chiesa che tale azione è celebrata dal sacerdote: questi prega a
nome di tutti; nella Messa offre
il sacrificio di tutta la Chiesa:
nella nuova Pasqua è la Chiesa
che immola il Cristo, sotto segni
visibili, per il ministero dei sacerdoti. Cosi, dal momento che il
sacerdote rappresenta anche la
Chiesa, non si potrebbe pensare
che tale rappresentanza possa essere assicurata da una' donna, secondo il simbolismo già esposto?
E, vero che il sacerdote rappresenta la Chiesa, che è il corpo di
Cristo. Ma se Io fa, è precisamente perché innanzitutto, egli rappresenta il Cristo stesso, il quale
è il Capo e il Pastóre della Chiesa: form*yìa quésta usata dal
Concilio Vaticano II, che precisa
e completa l’espressione in persona Christi. fi con tale qualifica
che il sacerdote presiede l’assemblea cristiana e ce’ebra il Sacrificio eucaristico, « che la Chiesa
tutta intera offre ed in cui essa
si offre tutta intera ».
Chiesa maschilizzata
Queste le ragioni fondamentali
per cui, secondo la dottrina cattolica, le donne non possono
aspirare al sacerdozio. Esse non
potranno mai agire come « vicarie » di Cristo, nella doppia funzione vicaria richiesta al sacerdote: di rappresentare cioè Cristo nell’atto del sacrificio liturgico e di rappresentare nello
stesso tempo la Chiesa attraverso il suo capo. Cristo.
Il documento fonda a lungo
l’analogia maschile del sacerdozio sul fatto che Cristo è chiama
La donna sul pulpito è figura consueta per molte Chiese protestanti. Non altrettanto sarà - per la Chiesa cattolica - la donna all’altare
Piena validità
Lietta Pascal
(continua a pag. 2)
La presa di posizione pontificia suirimpossibilità del sacerdozio femminile mette in luce, di
riflesso, la partecipazione delle
donne al ministero pastorale che
è un fatto comune a gran parte
del protestantesimo e — da 15
anni — una realtà nella nostra
chiesa.
Della discussione degli anni ’61’63 vorrei ricordare tre elementi che mi sembrano centrali.
1. La questione della legittimità o meno della partecipazione femminile al pastorato non
può essere risolta sulla base di
versetti biblici estratti dal loro
contesto e neppure a partire dal
costume dell’epoca che inevitabilmente condizionava la vita
delle comunità del secolo apostolico. Ciò non vuol dire -ricorrere
alla base scritturale solo quando fa comodo, bensì fare riferimento alla testimonianza globale dell’Evangelo in cui non può
avere importanza secondaria il
depotenziamento delle barriere
naturali, quelle della razza., della
nazionalità, come quella del sesso.
2. La discussione di quegli
anni si è confrontata non solo
con la testimonianza dell’Evangelo ma anche col costume del
UN NUOVO UFFICIO ISTITUITO DAL C.E.C.
Per un ecumenismo di base
L’Assemblea di Nairobi aveva
sottolineato la necessità che le
comunità cristiane, a livello locale, partecipassero molto più
attivamente di quanto non è stato fin qui alle decisioni e alla
vita del Movimento Ecumenico.
Per dare attuazione pratica a
questo impegno, il Comitato
Centrale del Consiglio Ecumenico ha deciso, in agosto 1976, la
creazione di un apposito Ufficio
per il rinnovamento e la vita
parrocchiale.
Una tale decisione non era
stata senza contrasti : una parte ^
delle chiese membro del CEC vedevano in questo nuovo ufficio
una possibilità di ingerenza indebita negli affari interni delle
chiese, uno scavalcare la gerarchia e al limite la possibilità che
invece di essere elemento di coesione il CEC potesse diventare
elemento di divisione, allentando i rapporti tra le comunità
locali di una confessione, anche
se poteva riuscire a stringere i
legami tra comunità locali di
confessioni diverse. Questa preoccupazione era in modo particolare sentita dalle chiese che
maggiormente hanno il senso
delTunità visibile, le chiese ortodosse, che hanno affermato di
considerare « anticanoniche » eventuali ingerenze dirette del
CEC con le chiese locali senza
passare attraverso i patriarcati.
Ora le linee in cui dovrebbe
agirà il nuovo ufficio sono state
precisate da un gruppo di esperti che si è riunito a Ginevra dal
10 al 15 gennaio scorso. Si tratta naturalmente solo di indicazioni, in quanto la decisione definitiva dovrà essere presa dal
Comitato Centrale nella sua riunione dell’estate prossima.
Da un lato questo Ufficio dovrà farsi interprete delle esigenze delle chiese locali in tutte le istanze del CEC, per evitare che il CEC nella elaborazione delle sue linee teologiche, nei
suoi programmi e nei suoi progetti dimentichi le necessità e
le preoccupazioni della chiesa locale, là dove essa è chiamata a
confrontarsi con il mondo. Nell’analisi dei segni di rinnovamento che appaiono qua e là, cercando di valutarne il significato
per l’intera chiesa, l’ufficio si
propone di far partecipare maggiormente la chiesa locale alla
riflessione ed al lavoro ecumenico che finora erano sentiti
piuttosto estranei e diretti alle
istanze superiori (sinodi e direzioni ecclesiastiche). >
In secohdo luogo il nuovo ufficio dovrà fare in modo che la
riflessione già elaborata dal
Consiglio Ecumenico giunga fino alle chiese come elemento di
stimolo, funzionando come mediatore tra il CEC e le chiese
locali. In questo senso avrà anche la funzione di stimolare le
chiese ad una riflessione sui
rapporti che esistono localmente tra le varie confessioni, con
lo scopo di consolidare la « comunità conciliare » alla base.
Come terzo elemento, Tufficio
favorirà rincontro localmente
tra i responsabili di chiese locali. Inizialmente si tenderà a
fare questo in vari punti del globo con l’intenzione di vedere se
si possono proporre nuovi modelli di vita ecumenica.
In tutto questo progetto, sottolineano gli esperti, saranno rigorosamente rispettate le strutture e l’autorità canonica e costituzionale delle chiese.
(SOEPI)
l’oggi che non può neppure essere ignorato.
L’atto sinodale con cui la Chiesa valdese nel 1962 ha affermato
il principio della partecipazione
delle donne al ministero pastorale è prima di tutto un minuzioso elenco di pareri in linea di
principio favorevoli da parte di
tutti i distretti della chiesa salvo uno di opinione più incerta e
uno rimasto senza risposta (si
pronuncerà in senso favorevole
l’anno seguente, dopo essere stato specificatamente interpellato).
È quindi un testo che riflette
questa preoccupazione di aderenza alla realtà delle chiese, alla loro comprensione e capacità
di accettazione.. L’affermazione
del principio è limitata ad una
sola frase — poco altisonante,
come in genere le. cose che hanno forza in sé e non hanno bisogno di riceverne dalle nostre parole: « Il Sinodo... riconosce nelle sorelle che siano state a questo chiamate la piena validità
del Ministero della Parola ».
3. Uno dei dati più positivi
della discussione di auegli anni
è che la discussione sulla partecipazione delle donne al ministero pastorale ha contribuito a
spostare ulteriormente il pastorato dal sacerdozio al laicato, ribadendo che per le donne — ma
ugualmente per gli uomini! — il
ministero della Parola non si
configura come una funzione sacerdotale, bensì appunto come
un ministero, un servizio, una
diaconia (termini tutti equivalenti).
Parlando del « pastorato femminile » il prof. V. Vinay affermava nel ’63: « Non si può respingere, perché il pastorato non
è sacerdozio. Il sacerdozio dell’Antico Testamento è compiuto
da Gesù Cristo e alla comunità
del Nuovo Testamento non rimane che la diakonia, termine
usato dall’Apostolo Paolo per la
pienezza del ministero, anche per
la predicazione della riconciliazione (I Cor. 15). Tutti i ministeri nella Comunità neotestamentaria sussistono e si sviluppano su questo presupposto, che
il sacerdozio è compiuto e che la
comunità non ha che la diakonia.
Da questa diakonia le donne non
sono escluse, e neppure dal preciso servizio della predicazione
della Parola ».
E su questo terreno della diaconia contrapposta al sacerdozio
che si configura con più precisione il nostro dissenso da Roma
che appunto nega il pastorato
femminile sulla base di una riaffermazione del sacerdozio. Ed è
su questo terreno che — senza
ormai distinzione tra pastore uomo o donna — dobbiamo concretamente esercitare la nostra coerenza.
Franco Giampiccoli
2
4 febbraio 1977
scuteranno gli schemi di predicazione SU questo testo che verranno preparati da alcuni predicatori laici.
TORINO inglese
Non da tutti è conosciuta la
Chiesa Protestante Interdenominazionale di lingua inglese che
ha sede in Torino. Questa comunità, che è interdenominazionale
ed è collegata organicamente alla Chiesa valdese, si raccoglie
ogni domenica nel tempio valdese di Corso Vittorio Emanuele
alle ore 9.30.
renza, e verso una società che
ha bisogno più che mai del messaggio evangelico per uscire dalla situazione di violenza e ingiustizia che turba il nostro paese.
• Nel corso della riunione è anche' stato predisposto il piano
delle predicazioni per i prossimi 3 mesi e sono state scambiate informazioni relative all’inserimento nei programmi delle
radio libere di iniziative in corso di attuazione a Torino, Ivrea,
Aosta.
IV CIRCUITO
La Comunità di lingua inglese
è aperta alla partècipazione di
chiimque, a qualsiasi chiesa appartenga, desideri frequentare il
suo culto domenicale.
• Ha avuto luogo domenica 16
la seconda riunione dei pre^catori laici e pastori del circuito
dedicata allo studio del testo di
I Cor. 13, iniziato in un primo
incontro lo scorso novembre. Lo
studio proseguirà con un terzo
incontro in maggio, in cui si di
• Il consiglio di circuito, che si
si è riimito nella stessa giornata, ha messo a punto il calendario delle attività comuni dei
prossimi mesi soprattutto in riferimento alla prossima Assemblea di circuito che si terrà a
Torino domenica 22 maggio. Il
consiglio propone inoltre al circuito Un convegno monitori e
un convegno giovanile da tenersi
nella primavera.
In particolare, chiunque conosca persone di lingua inglese è
cordialmente invitato a far passare questa notizia, in modo da
rendere possibile la partecipazione.
Convegno regionale FGEI
a Isola del Uri
LIVORNO
Ha avuto luogo domenica, 16
gennaio un convegno, nella Chiesa valdese di Livorno. Il past.
Gustavo Bouchaird ha introdotto la discussione sul tema: «Il
messaggio di Cristo per l’uomo
di oggi». Dopo un’agape fraterna il past. Alfredo Sonelli ha
parlato sul messaggio di Cristo
per la società di oggi.
Hanno partecipato gli evangelici di Grosseto, Piombino, Rosignano e Pisa insieme ad im
buon numero di livornesi. Molti
hanno preso parte alle discussioni e speriamo che il risultato
di questa giornata sia un potenziamento dello sforzo evangelistico verso l’uomo d’oggi nella
sua solitudine e nella sua soffe
11 dibattito sul giornale ComNt, l'analisi del recente congres
so FGEI e l’elezione della nuova
giunta sono stati i punti salienti
del convegno regionale FGEI dei
grupni del Lazio e dell’Abruzzo
svoltosi domenica 16 gennaio
nella chiesa evangelica battista
di Isola del Liri.
Durante l’incontro, che ha visto la partecipazione della quasi
totalità dei gruppi FGEI, G. Girar det, rispondendo alle Varie
critiche mosse ai giornale (carenza di notizie del mondo protestante, insufficienza come notiziario politico, elevata specificità
di contenuti e di pubblico, divario tra gruppo redazionale cattolico e protestante) ha ribadito la
peculiarità formale è sostanziale
di Com-Nt « quale unico settimanale che riesce ad affrontare in
un’ottica di classe e di sinistra
la difficile tematica fede-politica ». Ha poi sottolineato l’importanza, spiesso sottovalutata, che
per noi protestanti assume questa « possibilità storica d'incontro con le "forze cattoliche del
dissenso».
Disco rosso per le donne
(segue da pag. 1)
to « Io sposo » della Chiesa. E lo
sposo dev’essere un maschio. Chi
lo rappresenta non potrà mai essere sostituito da una donna. Ma
perché — se l’analogia va proseguita — la Chiesa, la « sposa »
riene ancora una volta maschilizzata nella figura del suo capo.
Cristo...? I due termini si risolvono in uno solo? O anche questa analogia va risolta in un senso puramente maschile, senza offesa, omosessuale?
Sta di fatto che tutto questo
documento ribadisce ancora una
volta la posizione classica della
Chiesa cattolica: di un dominio
maschile nelle « cose sacre », e di
un disprezzo per la donna, che
resta esclusa dalla vocazione sacerdotale perché « si tratta di un
ordine diverso » al quale la donna non può accedere.
Sarà forse utile ricordare che
due giorni prima della pubblicazione del documento relativo alla negazione del sacerdozio alle
donne, 1« Osservatore Romano »
ha pubblicato un altro documento: un « dossier » dell’episcopato
francese (riunito in assemblea
plenaria a Lourdes nell’ottobre
’76) sul celibato sacerdotale. In
esso si afferma: ^ La Chiesa latina rivolge l’invitòial sacerdozio
solo a uomini che per carisma
scelgono liberamente di esprimere in modo definitivo il dono totale della loro vita mediante celibato consacrato Viene dunque implicitamente riconfermata la negatività del rapporto uomo-donna. E se alla donn^ ■viene
tolta la dignità della creazione
conte potrà esserle concessa la
dignità della vocazione?
sacerdozio che conservi tutto il
significato sacrificale dei Leviti e
dei sacerdoti pagani? Un sacerdozio impegnato in un’azione vicaria, sostitutiva della Chiesa?
_ Gesù ha tolto le barriere, ha
chiamato dei testimoni, non dei
sacerdoti in senso antico. Ha
mandato gli apostoli a predicare, a evangelizzare, non a sacrificare e a rappresentare.
« Un giornale che deve essere
lo strumento di partecipazione
delle esperienze di tutti al di so-pra di ogni distinzione confessionale » è stata infine la risposta
di R. Mocciàro al vivo problema
dei rapporti trà cattolici e’protestanti^
Il ruolo insostituibile di aggregazione ideologica e di strumento culturale che la FGEI può rappresentare per tutti i giovani
protestanti è stato ribadito nel
dibattito continuato nel pomeriggio allorquando si sono analizzati e discùssi il congresso FGEI,
le prospettive di lavoro e i nodi
e i problemi che si devono affrontare e risolvere. • >
Al termine di un convegno ricco e decisamente vivace Roberta Rostan, Eugenio Bernardini,
Luca Negro e Cesarina Picchi sono risultati gli eletti della nuova
giunta regionale.
« PROTESTANTESIMO » IN TV
Malgrado l’ora impossüdle,
pareccMe persone, la
domenica 23 gennaio,
sono rimaste davanti al
televisore per assistere alla presentazione del gruppo teatro Angrogna, « enfant terrible » delle nostre
Valli, nella rubrica « Protestantesimo ». Qualcuno ha subito rilevato l’inopportunità di inserire in
questa trasmissione la presentazione di un gruppo che dichiara in
modo esplicito di non aver alcun
legame con la Chiesa Valdese, anzi di esprimere, dall’estemo, una
certa contestazione verso di essa.
Le motivazioni della trasmissione
sono state spiegate : si tratta di
giovani che in parte provengono
dalle nostre Comunità e alcuni di
cuni aspetti della tematica sviluppata da questo gruppo; l’alienazione operaia, il potere e la sua
gestione, la repressione, la protesta,
l’informazione, la crisi della famiglia ecc. e la presentazione non ha
mancato di efficacia e di immediatezza. Come annuncia il giullare,
con calda voce tenorile all’inizio
dello spettacolo, il discorso non
piace ai padroni e ai borghesi. Si
dà il caso però che il discorso e il
linguaggio non siano piaciuti neppure a molti che padroni e borghesi non sono e che fanno parte proprio di quelle classi che si vorrebbe redimere. E’ questo il metodo
più idoneo per la a coscientizzazione »? Pur riconoscendo l’innegabile validità dei problemi di fondo
Terapia a dose urto
essi vi sono ancora attivamente inseriti, il gruppo stesso ha una matrice ecclesiastica provenendo da
una filodrammatica evangelica e infine la sua ricerca si inserisce nel
quadro delle Valli Valdesi, con i
suoi problemi, le sue contraddizioni, le sue speranze. Molti si chiedono se nell’impostazione della linea di lavoro del gruppo, si può
ancora cogliere qualche riferimento a questa origine evangelica, se
non in termini molto vaghi e generici, ovvero se l’Evangelo è stato
completamente rimosso a favore di
un messaggio puramente politico,
ovvero ancora se l’Evangelo è la
premessa non dichiarata per una
scelta a favore dei più deboli che
trova sul piano dell’azione politica
la sua concreta realizzazione. Resta
il fatto che il G.T.A., come è
emerso dalla trasmissione, si propone, attraverso la forma del teatro popolare, di compiere un’opera
di controinformazione, di denuncia
e di sensibilizzazione ai fini di sviluppare, come essi dicono, nelle
classi subalterne, una più chiara
presa dì coscienza della loro condizione di sfruttati, per una riforma
della struttura sociale ispirata all’uguaglianza,, con la presa deT potere da parte dei lavoratori : se
l’Evangelo non è dichiarato, la confessione di fede politica non manca certo di esserlo! !
Dalle poche scene teletrasmesse,
tratte dalla ultima produzione, « la
boje », si sono potuti cogliere al
sollevati, non tutti, specie nei nostri ambienti evangelici, hanno apprezzato ad es. il tono leggermente
trionfalistico che pervade tutto lo
spettacolo, la satira che non teme
di essere a volte volgare o offensiva, il vittimismo operaio un po’
troppo generalizzato, l’adozione di
slogan politici di piazza, la visione
unilaterale e manichea di certi
problemi della società, un certo ingenuo semplicismo, un po’ troppo
conformista, nelle proposte alternative di rinnovamento sociale e infine la « predica alla ' Chiesa » fatta dall’esterno e da posizioni di sicurezza ideologica. Ci pare insomma che il modo di porre i problemi e la forma del linguaggio, a
parte l’innegabLle bravura artistica
ed espressiva, anziché convincere e
dare credibilità al discorso rischiano di essere scostanti e non tali da
favorire il dialogo o la vera comprensione delle questioni soggiacenti. O forse è chiedere troppo a
una attività che in fondo si propone soltanto di fare dèi teatro, portando, da una precisa angolatura
politica, uno specifico contributo al
dibattito intorno ai reali problemi
del nostro tempo, adottando la terapia della dose, urtov tale da far
sobbalzare chi vii si adagia sopra,nascondendosi la realtà delle cose?
Se è cosi il G.T.A. ci riesce largamente : questo è il suo pregio e forse il motivo della sua facile popolarità, ma forse anche il suo limite.
Alberto Taccia
Incontro Tavola-Comitato Permanente e Commissioni Distrettuali
Nella nuova economia del « Regno », nella libertà della resurrezione, dove realmente non esiste
« né giudeo né greco, né maschio né femmina » il ministero
I problemi del Mezzogiorno
è servizio e testimonianza a Cristo, morto e risuscitato « una
volta », unico sacerdote e unico
mediatore; servizio reso a Cristo
ed alla Chiesa, non « vicariato »
dell’uno e dell’altra.
Il « no » della Chiesa cattolica
al ministero delle donne rimette
in luce la nostra profonda distanza dalla concezione cattolica
della Chiesa, con i suoi « sacerdoti », i suoi « vicari », il suo
« magistero », i suoi « sacramenti-sacrifici », le sue « prescrizioni » e i suoi « tabù ». Qui l’ecumenismo è totalmente assente.
Ha avuto luogo all’inizio di
gennaio un incontro della Tavola valdese e del Comitato
Permanente metodista con le
Commissioni esecutive del III
e l'V distretto. Su questa giornata di lavoro abbiamo intervistato il pastore Davide Cielo, presidente della CED del
III distretto.
giorni. Si è parlato della sistemazione del « campo di lavoro »
nel Mezzogiorno, della politica
finanziaria, dell’adozione dell’anno solare per la struttura amministrativa e della determinazione e delimitazione delle competenze amministrative.
abbiamo un pastore in meno ed
un sovrintendente di circuito è
assente per malattia.
— Come avete impostato il problema finanziario?
— Più specificamente, di che
cosa avete trattato?
— Quali problemi avete affrontato in questo incontro?
-—Sono stati praticamente 4 i
temi affrontati durante questi
COLLEniVI TEOLOGICI AL LAVORO
Il ministero è servizio,
non sacerdozio
Tornando alla funzione «vicaria » del sacerdozio, essa è data
per scontata nel docurnento. A
lungo gli autori analizzano passo
per passo le espressioni neotestamentarie per confutare la possibilità di un ministero femminile; ma su quali passi del Nuovo
Testamento si fónda la concezione cattolica del sacerdozio? Un
Mentre quest’anno non ha ripreso il làvoro il Opllettivo Bonhoeffer, che dà 4 anni raccoglieva' uh gruppo di piemontesi e
lombardi attorhó àd un programma di fòrmaziOne biblico-teologica, altri due collettivi ‘ teologici
hanno iniziato o proseguito la loro opera.
Collettivo teologico V circuito:
(Liguria e Sud Piemonte)
Con sede a Borgio Verezzi, la
prossima riunione avrà luogo il
5 (inizio ore 16) e il 6 febbraio
(conclusione ore 17). La giornata
del 5 sarà dedicata allo studio
comunitario su « L’arresto di Gesù » e all’esercitazione comunitaria sugli studi fatti dai vari gruppi sulle « Lettere a un amico »
di D. Bonhoeffer Condurrà l’incontro il prof. Paolo Ricca. La
giornata del 6 sarà occupata da
lavoro a gruppi, culto e relazione
dei gruppi.
Le prenotazioni vanno indirizzate alla Casa valdese (C.so Italia 94 - 17022 Borgio Verezzi, tei.
019/68060) entro il 30 gennaio.
Costo del soggiorno L. 6.000.
Collettivo teologico toscano:
—È stato affrontato e discusso il problema relativo alle grosse opere sociali della Sicilia (Riesi e Palermo) le quali per la
loro particolare autonomia si collocano, riguardo alla chiesa, in
un rapporto diverso dai vari altri centri evangelici. Si è notato che queste opere siciliane dovrebbero fare maggior riferimento agli organi centrali e regionali. Segno di ciò potrebbe essere
intanto un invito al presidente
del IV distretto, pastore Vicentini, a prender parte al lavoro
del comitato del Centro diaconale di Palermo.
— Si è pensato di informare le
comunità sull’andamento economico delle chiese inviando loro
dei resoconti finanziari sulle varie attività e voci economiche.
Per il 1977 si è parlato del contributo che sarà richiesto quest’anno alle chiese: vi sarà un
aumento del 20% circa per un
adeguamento al costo della vita.
Ma l’aumento potrà essere anche maggiore viste le spese previste per le nuove strutture amministrative.
— Cos’altro avete dibattuto e
deciso?
Il prossimo appuntamento è
per il 12-13 febbraio. Nel pomeriggio del 12 Eugenio Rivoir parlerà su « Teologia della speranza e della liberazione »; discussione dopo cena. La mattina
del 13 è da programmare, mentre
nel pomeriggio (ore 14,30) si svolgerà una tavo'a rotonda sul tema: « Quale teologia per le comunità d’oggi?»; parleranno
Giorgio Girardet, direttore di
Com/Nuovi Tempi: Piero Bensì,
presidente della FCEI, e un esponente delle Comunità di base.
La sede deH’incontro è l’Istituto Gould, via de’ Serragli 49, Firenze, tei. 055/212576).
Per quanto riguarda poi il
« campo di lavoro » della Sicilia,
e in particolare da alcuni gruppi
della zona di Caltanissetta, è
venuta la richiesta di un pastore fisso per quella zona. La stessa richiesta è stata avanzata dai
gruppi di Scicli e di Reggio Calabria che sono costretti a dividersi il pastore con comunità
vicine.
— Mentre il Sinodo ha deliberato l’adozione dell’anno solare
per l’impostazione finanziaria, la
attività delle chiese resta ancora legata al vecchio schema dell’anno ecclesiastico, (da giugno a
maggio), in attesa di unificare,
come già fanno i metodisti. Tanno finanziario e Tanno ecclesiastico.
— E per il III distretto?
— La situazione non è certamente facile. Sia per Toggettiva
dispersione delle molte, ma piccolissime, comunità nel territorio, sia per le contingenti difficoltà che derivano dal fatto che
Rimane inoltre sempre presente il problema delle delimitazioni di competenze tra gli organi
centrali (Tavola — Comitato
Permanente) e quelli decentrati
(distretti — circuiti). Spesso si
fa confusione e sorgono difficoltà, ma se si tiene conto della giovane età delle nuove strutture,
si può presumere che tali incongruenze con il tempo verranno
eliminate e totalmente chiarite.
I
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4 febbraio 1977
LA TAVOLA ALLA COMMISSIONE DI VIGILANZA SULLA RAI-TV
Diritto di partecipazione
Non basta il diritto di accesso per eliminare l’esclusione delle componenti religiose non cattoliche dal dibattito politico, culturale, sociale. A nome delle chiese valdesi e metodiste, ma
nell’interesse di tutto l’evangelismo italiano, la Tavola chiede che si faccia un passo avanti
Pubblichiamo un documento della Tavola (Nota della
Tavola valdese per la Commissione parlamentare vigilanza sulla RAI-TV circa il diritto di partecipazione alle
t rasrnissioni radio-televisive
delle diverse componenti religiose della società italiana)
inviato in data 11 gennaio
1977.
Ci si permette segnalare che,
a fianco al diritto di accesso,
che di fatto può concretarsi solo in una lottizzazione dell’esercizio dei tempi radio-televisivi
da parte delle singole componenti politiche, religiose, culturali del paese, si presenta il diritto di partecipazione alle trasmissioni predette che si configura in modo diverso. Assicurare tale diritto significa dare
attuazione a quanto disposto dal
secondo comma dell’art. 3 della
Costituzione repubblicana là dove si auspica « il pieno sviluppo
della persona umana e la effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del paese ».
È indubbio infatti che la gestione del monopolio Rai-Tv costituisce un’organizzazione politica e sociale del paese alle cui
trasmissioni tutte le componenti della nostra società, senza
nessuna delle discriminazioni
vietate dal primo comma del citato art. 3, avrebbero diritto di
partecipare, a prescindere dal
diritto di accesso.
Ora, per fare solo un esempio, si verifica che in occasione
dei numerosi dibattiti indetti
dalla radio o dalla televisione su
temi politici, culturali, di costume etc., nonostante l’avvio della
auspicata riforma, la Rai-Tv non
si è valsa di esponenti qualificati appartenenti alla componente
culturale e religiosa protestante
del paese.
Circa tali dibattiti ai cui argomenti anche le minoranze re
ligiose sono interessate, si è dato di riscontrare a volte la partecipazione contemporanea di un
sacerdote, di un teologo e di un
politico, tutti cattolici-romani.
In conseguenza la sola componente cattolica della società italiana, con qualche elemento laico, esercita a mezzo della Rai-Tv
il monopolio deH’informazione e
della formazione degli italiani.
Basti pensare a temi come il
divorzio, l’aborto, il concordato,
la posizione della donna, i diritti dell’uomo, la riforma del diritto di famiglia, etc., tutti ampiamente trattati, ma occultando esplicitamente al paese rapporto della componente culturale e religiosa protestante.
Il diritto di accesso, di cui i
protestanti si valgono già, non
può risolvere il detto problema
della partecipazione perché : per
un verso il suo riconoscimento
è di fatto mortificato relegando
l’esercizio di detto diritto in ore
di indice di ascolto pressoché
nullo. Solo con lo scorso mese
di novembre la Rai-Tv ha concesso un tempo adeguato al fine cui il diritto di accesso virole provvedere; e per altro verso, una informazione e formardone adeguate degli ascoltatori
richiedono un confrónto critico
e dialettico delle diverse componenti dialoganti insieme e non
l’isQlamento delle opinioni relegate ciascuna o in posti di preminenza o di pratico occultamento ordinati da una precalcolata od istintiva programmazione di parte.
È indubbio che la scelta degli interlocutori nei diversi dibattiti ed incontri organizzati
per le trasmissioni televisive e
radiofoniche rientra nella competenza di coloro che sono preposti alla organizzazione di detti servizi, ma risulta incóntrovertibile che per l’appunto l’uso
di tale competenza da parte di
chi ne è investito costituisce
uno di quegli ostacoli che limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedisco
no il pieno sviluppo della personalità umana e l’effettiva partecipazione di tutte le componenti della nostra società alla vita
pubblica del paese. Ostacoli che
la Repubblica — come ben dice
l’art. 3 della Costituzione — ha
il compito di rimuovere.
Pertanto la Tavola valdese a
nome delle Chiese valdese e metodista che essa rappresenta si
rivolge a codesta onorevole Com
missione perché tale ostacolo
venga rimosso e sia posta la
massima attenzione per risolvere il problerha della partecipazione delie diverse componenti
della nostra società pluralista a
questo mezzo di comunicazione
di massa così impòrtante per la
formazione de! còstumè di vita
del nostro popolò, fuori dà ogni
possibile preordinata lottizzazione o discriminazione, disponen
do che, previo accordo con le
confessioni religiose interessate,
esponenti qualificati delle diverse componenti religiose della
nostra società prendano parte ai
dibattiti'indetti dalla Bai-Tv. Tale diritto di partecipazione risulta già attuato con sistemi
adeguati per i partiti politici e
le diverse organizzazioni economiche dei datori di lavoro e dei
lavoratori per i campi di loro
competenza.
Giova da ultimo ricordare che
anche la magistratura (cfr. Pretura Roma, sent. 12.XI.1976) non
ha mancato di precisare che il
cittadino utente del servizio,gestito dalla Rai-Tv ha un «interesse di ordine generale a fruire
di un servizio gestito secondo il
criterio della completezza pd imparzialità dell’informazione »,. vedendo in codesta commissione
parlamentare l'organo cùi è affidata la tutela di tale interesse
di ordine generale.
éùi monòù thicUñno
La partecipazione delle donne
al pastorato _____________
NOVEMBRE 1976
Londra. Il primate anglicano,
dottor Coggan, ha uno scambio
epistolare con papa Paolo VI
sull’ordinazione delle donne. Nella Chiesa anglicana da qualche
anno si fa strada la convinzione
che non ci siano obiezioni fondamentali, in via di principio,
sull’ordinazione sacerdotale della donna. (Adista)
Tegerfelden AG. Per la prima
volta nella Svizzera tedesca una
teologa ha celebrato l’prdinazione pastorale di un’altra teologa...
(E.P.D.).
Toronto. Sei donne stanno per
essere ordinate pastori nella
Chiesa anglicana del Canadá che
è la prima del Paese ad ammettere le donne al ministero pastorale. (Ansa)
Ortodossi in movimento
La terza Assemblea Ecumenica tenutasi a New Defili (India)
nel 1961 segnò un momento importante nella storia del Movimento Ecuménico: l’ingresso nel
Consiglio Ecumenico della Chiesa Ortodossa russa e di tre altre
chiese ortodosse. Da quel momento il dialogo tra il modo di
sentire e di vivere la fede « occidentale » e « orientale » ebbe la
possibilità di svilupparsi e approfondirsi. In realtà, a più di quindici anni di distanza, occorre pure prendere atto che la riflessione teologica e il contatto con la
realtà della ortodossia sono rimasti ad un livello che si potrebbe definire « di vertice » o « di
esperti » e ben -noco profitto hanno tratto le chiese, alla base, da
questi fatti.
Per cercare di favorire questo
scambio di esperienze di fede
l’Istituto Ecumenico di Bossey
(Svizzera) organizza per la ventitreesima volta un seminario sulla teologia ortodossa e la spiritua'ità orientale, che si terrà al
centro ecumenico di Bossey dal
28 marzo al 10 aprile prossimi.
La data è indicativa: è un invito a vivere insieme la settimana Santa, perché non è sufficiente leggere libri anche se eccellenti per conoscere una spiritualità che è prima di tutto vissuta
e in modo particolare vissuta
nella liturgia. E’ necessario partecipare e vivere la vita stessa
della comunità ortodossa se si
vuol cercare di penetrare e capire la sua spiritualità.
La prima parte del seminario
sarà dedicata allo studio dei vari aspetti della vita e della spiritualità ortodossa, ad un esame
dei (attori storici, culturali, sociali, politici e psicologici, cercando di spiegare la liturgia.
l’iconografia (le immagini sacre,
« le sante icone », che hanno
un posto così importante nell’ortodossia), l’ecclesiologia e la
spiritualità, e naturalmente la
teologia che le sostiene e si basa
su queste realtà.
La seconda parte, appunto la
settimana santa, sarà invece dedicata a vivere insieme la vita liturgica nelle sue varie celebrazioni di passione e di Pasqua.
Nell’ ortodossia, più che in
qualsiasi altra confessione cristiana, è infatti evidente che la
fede non è solo un esercizio intellettuale, ma un invito- a vivere
personalmente la verità rivelata
in Gesù Cristo e proclamata dalla fede della chiesa. La conoscenza teorica deve inserirsi in una
esperienza di vita e di preghiera,
che esigono l’impegno totale della persona umana in un processo di trasformazione esistenziale
profonda. Senza introduzione
preliminare la liturgia rimane
incomprensibile ma senza partecipazione al culto e alla preghiera lo studio rimane privo di vita.
Per informazioni su questo seminario rivolgersi al corrispondente di Bossey per l’Italia, pastore Aldo Comba, Via Firenze, 38 - 00187 Roma.
Intanto il mondo-ortodosso si
sta muovendo per preparare il
prossimo « Gran Concilio dell’Ortodossia ». Una trentina di vescovi ortodossi, in rappresentanza
di 13 nazioni, hanno adottato alTunanimità, al termine della prima « Conferenza panortodossa
preconciliare », un ordine del
giorno in 10 punti. E' la prima
volta, dal secondo concilio di
Nicea del 787, che si intrawede
la possibilità di un incontro generale di tutte le chiese ortodosse.
E questo è veramente significativo, se si tiene conto che ogni
grande chiesa ortodossa ha una
sua tradizione teologica, spirituale, iconografica, linguistica, oltre
alla sua incarnazione storica,
geografica e politica. Per i circa
100 milioni di ortodossi che vivono nel mondo la preparazione di
un Concilio Generale non è quindi priva di difficoltà, ma neanche
priva di speranze.
I punti che dovrà trattare il
Concilio sono i seguenti:
1) La diaspora ortodossa (gli
ortodossi disseminati e le implicazioni canoniche di questa dispersione).
2) Il fondamento dell’autocefalìa (piena indipendenza canonica che dovrebbe essere accordata alle chiese fin qui dipendenti da un patriarcato).
3) Fondamento deH’autonomia (di una Chiesa ortodossa che
rimarrebbe dipendente da un patriarcato).
4) L’ordine delle chiese nella
loro intercessione liturgica.
5) Il calendario (alcune chiese calcolano ancora secondo il
calendario giuliano).
6) Gli impedimenti al matrimonio.
7) Adattamento delle prescrizioni sul digiuno alle esigenze attuali.
8) I rapporti delle chiese ortodosse con le altre chiese cristiane.
9) Ortodossia e Movimento
Ecumenico.
10) Il contributo delle chiese ortodosse alla' realizzazione
degli ideali cristiani di pace, libertà, fraternità e amore tra i
popoli e alla soppressione delle
discriminazioni razziali.
br.
Minneapolis. Il risultato più
clamoroso della 65* Convenzione della Chiesa episcopale americana, che recentemente si è riunita a Minneapolis, è stata la decisione secondo cui, a partire
dal 1° gennaio 1977, le donne potranilò essere ordinate sacerdoti
e vescovi. La decisione ha provocato acute tensioni in seno alla Chiesa madre episcopale.
Qualcuno ha osservato che essa
avrà delle ripercussioni sul dialogò ecumenico avviato da una
parte con gli anglicani e dall’altra con i cattolici e gli ortodossi...
La decisione della Convenzione episcopale è definitiva ; una
conseguenza pratica delle votazioni (95 favorevoli, 61 contrari
e due astenuti) è che le quindici
donne che nel 1974 erano state
ordinate illegalmente a Filadelfia, verranno integrate nella
Chiesa, anche se i vescovi hanno chiesto che le « sacerdotesse »
ricevano una « sacramentai completion », il che evidentemente
equivale ad una nuova ordinazione sotto condizioni precise.
Le centocinquanta « diacono »
della Chiesa episcopale presenti
alla Convenzione hanno definito
la decisione « coraggiosa, storica
e profetica ».
Trentanove vescovi hanno firmato un documento con il quale intendono esprimere il dissenso di un settore importante
della Chiesa episcopale, che richiedeva un «consenso ecumenico » per una decisione tanto
importante. Diversi esponenti
episcopali, laici e non, prospet. tano addirittura l’eventualità di
una scissione nella Chiesa episcopale, con la creazione di un
gruppo di « vecchi-osservanti »...
(Relazioni Religiose).
DICEMBRE 1976
Basilea. Il sinodo della Chiesa
evangelica riformata della città
di Basilea ha deciso a grande
maggioranza che d’ora in poi
non soltanto le donne nubili, ma
anche le donne sposate potranno esercitare il ministero pastorale nella sua pienezza. La nuova costituzione ammette — per
le donne sposate che lo desiderino — un impiego a mezzo tempo per potersi dedicare alla vita
familiare... (E.P.D.)
Finlandia. 66 dei 108 partecipanti all’ultimo Sinodo della
Chiesa luterana finnica hanno
votato a favore dell’ammissione
delle donne al pastorato. Ci volevano i due terzi dei voti, e la
decisione non è passata...
(E.P.D.)
USA. Già da parecchio tempo
le Chiese presbiteriane, battiate
e metodiste degli Stati Uniti
hanno ammesso il pastorato
femminile. Anche i luterani, ad
eccezione del Sinodo conservatore del Missouri, hanno aperto
il ministero pastorale alle donne... (E.P.D.)
GENNAIO 1977
Liberia. Il delegato della Chiesa episcopale liberiana, presente
alla Convenzione . generale di
Minneapolis, ha dato voto negativo sull’ordinazipne delle donne, dal momento che il clero liberiano non ammette l’ordinazione femminile... (B.T.P.)
Kenya. La Chiesa anglicana
del Kenia ha reso noto che estenderà l’ordinazione pastorale anche alle donne. Presentando questa decisione, il comitato per*
manente della Chiesa anglicana
in Kenia si è riferito a numerose Chiese anglicane, fra cui quelle di Hong Kong, del Canadá e
degli Stati Uniti, dove questo
obiettivo è già stato realizzato...
(B.I.P.).
Dar es Salaam. Le donne delle
Chiese luterane reclamano l’ordinazione pastorale. È stata condotta a questo scopo una consultazione, e 800 luterani di tutto
il mondo hanno firmato una petizione per l’ammissione delle
donne-teologo al ministero pastorale attraverso l’ordinazione.
La petizione verrà presentata alla prossima assemblea della Federazione MIondiale della Chiesa Luterana che avrà luogo a
Dar es Salaam nel giugno del
1977. (B.I.P.).
Lusaka. La vice segretaria generale della Conferenza generale delle Chiese dell’Africa, M.me
.Tael Mbogo, ha chiesto alle donne di fare i primi passi per approfittare della possibilità della
ordinazione pastorale, ora che
« le porte sono loro state aperte»... (B.I.P.).
Tokyo. Pur riconoscendo che
non esiste alcun ostacolo di ordine biblico per l’ordinazione
delle donne, i vescovi della Chiesa anglicana del Giappone hanno preferito un atteggiamento
prudente. Verranno fatti dei sondaggi a livello parrocchiale, diocesano e provinciale, onde evitare scismi nella comunità anglicana
L’ammissione delle donne al
pastorato non significa solo dare alle donne la possibilità di
accedere a funzioni finora riservate agli uomini, ma implica
pure un ripensamento sul ministero pastorale nella Chiesa, per
cui, secondo i vescovi giapponesi, si potrà giungere a nuove forme di ministero, al di là di una
distinzione di sesso. (SOEPI).
4
4 febbraio 1977
a colloquio
con i lettori
IL PRIMO LIBRO IN ITALIANO DEL TEOLOGO METODISTA SUD-AMERICANO
Ancora sulla T.E.V.
Egr. Sig. Direttore,
Quale aderente a Testimonianza
Evangelica Valdese, La prego di voler
pubblicare su l’Eco delle Valli quanto
segue :
Dal Sinodo 1976 in poi negli ambienti Valdesi ed anche non Valdesi,
si è parlato e scritto molto sul nuovo
movimento sorto alle Valli. I suoi aderenti sono stati accusati di nostalgia
fascista, sono stati chiamati borghesi
reazionari e negli ambienti qualificati
molti sono coloro che hanno detto e
scritto che il nuovo movimento vuole
portare una scissione nella Chiesa (Dio
ce ne guardi siamo già tanto pochi in
Italia!).
Ho preso parte a quasi tutte le riunioni organizzate dalla T.E.V. e posso affermare, in tutta coscienza, che
tali discorsi sono privi di fondamento.
Lo scopo della T.E.V. è semplicemente quello di esortare i Valdesi e
tutti i Cristiani a saper ancora distinguere il Vangelo dalla politica e cioè:
le verità fondamentali e inoppugnabili (per il cristiano) delle Sacre Scritture dagli opportunismi, dagli interessi materiali e dalle menzogne della politica di qualsiasi colore.
A mio avviso il cristiano NON può
e NON deve disinteressarsi degli avvenimenti politico-sociali che lo circondano perché, oggi, la politica nel nostro
paese, è il pane quotidiano (purtroppo).
Sono, però, altrettanto convinto che
il compito della Chiesa (casa di Dio e
di tutti) e del cristiano sia ancora
quello di predieare e pratieare l’amore
del prossimo senza chiedergli quale
tessera di partito porta in tasca.
Infine, è opinione di molti che se
la Chiesa vuole sopravvivere NON deve assolutamente assumere posizioni
decisive a favore di organizzazioni politiche, come, purtroppo, suceede in
casa nostra ed. anche fra i cattolici.
Con ossequio
Alberto Long
L’avvenire delle opere
Egr. Sig. Pastore
Franco Giampiccoli
Da quando l’Italia è stata spezzettata in Regioni sj è dovuto constatare
che le istituzioni sociali (ospedali, orfanotrofi, istituti per anziani, ecc.) reggono assai male a causa di decurtazione del fabbisogno finanziario con conseguenze di servizi inefficienti. Complicanze di ristrutturazioni, programmazioni, trasferimenti di competenze
da Regione a Regione sono all’ordine
del giorno.
Con ciò vengo al nocciolo del problema e chiedo: i nostri istituti in quale situazione si trovano? Quali prospettive hanno per il domani? Sono soggetti a complicazioni che scaturiscono
dalle leggi regionali e che in futuro
toglieranno la possibilità di continuare ad operare nel nome dell’amore di
Gesù come hanno fatto i nostri avi?
Abbiamo l’esempio del Convitto di
Pomaretto lasciato indebitato dalla disciolta ONMI dopo aver assistito bambini inviati dalla ONMI stessa. Ora c’è
in atto una ristrutturazione in comunità alloggio, ma con quali prospettive?
Poi viene alla ribalta Tincertezza della
sorte del Gould. e in seguito chissà
quali altri ancora! Tutto sommato mi
auguro che non si realizzi il pensiero
di alcuni favorevoli a passare allo Stato
le nostre istituzioni.
Essendo io sensibile, come tanti altri membri di chiesa, alle nostre istituzioni, contribuendo con offerte al loro
sostentamento, penso di non essere indiscreta se chiedo una panoramica della situazitfiie. una relazione circa l’avvenire delle nostre opere, se esistono,
o no, delle difficoltà in rapporto alle
leggi vigenti del nostro pae.se per mantenerle efficientemente attive in un clima di testimonianza evangelica.
1 responsabili alla direzione e amministrazione dei nostri istituti non
me nc vogliano se ho sollevato questi
argomenti.
Nell amore di Gesù porgo i miei
saluti.
Eunice Biclione
Nel gran novero di pubblicazioni sull’argomento, il libro di
Bonino si distingue essenzialmente per tre caratteristiche:
In primo luogo si tratta di un
libro « parlato », stesura scritta,
cioè, di un ciclo di conferenze; in
secondo luogo, l'autore non è il
consueto — per così dire — gesuita brasiliano, ma un teologo
metodista argentino; infine, ma
non ultimo, vi si parla di uomini
prima che di dottrine.
Non abbiamo quindi davanti
una trattazione sistematica, volta a contrapporre o integrare opposte o convergenti dottrine,
quali il Cristianesimo ed il Marxismo, ma alcuni flashes su punti significativi (la religione come
« oppio del popolo », il concetto
di « Dio nella storia », e così vìa),
il tutto partendo dalla concreta
esperienza cristiana e marxista
in Sudamerica, continuainente e
criticamente rapportata al pensiero « teorico » occidentale.
È necessario, per il Bonino,
non già applicare dalTalto schemi interpretativi di carattere
formale a singole realtà nazionali, ma fare emergere invece
dalle singole realtà nazionali
stesse le forze umane e le «idee»
volte a trasformare in direzione
rivoluzionaria la situazione. No
al Marxismo ed al Cristianesimo
importati, sì al Marxismo ed al
Cristianesimo rivisitati e rifondati in base alle proprie esigenze, istanze, attese.
Anche il Marxismo, infatti, può
essere « colonialista » nella misura in cui invece di adeguarsi alla realtà storica oggettiva, tenta
Il coraggio deirutopio
in un libro «parlato» su fede e politica
di adeguare quest’ultima a sé facendo in qualche modo violenza
alla storia, tentando di gestirla
invece di esserne il prodotto e Io
sviluppo vitale stesso.
Via nazionale al Socialismo,
dunque, è via nazionale al Cristianesimo!
Spesso tuttavia — va notato —
la rivendicazione di vie nazionali al Socialismo è strettamente
legata (valga ad esempio l’Eurocomunismo) all’abbandono di una strategia rivoluzionaria, così
come la via nazionale al Cristianesimo (il Concilio insegna) può
essere semplicemente un contentino dato alle esigenze locali per
evitare una frattura tra centro e
periferia. Il Bonino non è su questa linea, la sua è una critica non
da destra ma da sinistra, una rivolta al dogmatismo marxista in
nome dell’esperienza rivoluzionaria nazionale, una rivolta inoltre
al Cristianesimo (strumento dei
potenti) in nome del « Regno » e
deU’attesa non passiva, ma carica di slancio da parte di chi ha
fame e sete di giustizia: il proletariato.
Esce rivalutato dunque, insieme aH’impegno rivoluzionario, il
coraggio dell’utopia, l’osar sperare l’insperato, la forza di ama
re vista nel suo significato trasiformatore e dinamico; quasi, si
potrebbe dire, lo spirito del ’68
che, nonostante abbia avuto scarsi echi in America latina a suo
tempo, ben rappresenta l’inconscia e spesso ancora offuscata
ansia di liberazione individuale e
collettiva al tempo stesso, del
proletariato sudamericano, la riscoperta e la riappropriazione
nelTambito della vita-totale di
di quei momenti di gioia e di entusiasmo che l’attuale realtà politica relega neH’alienato ghetto
del folclore, spesso significativamente di carattere religioso.
Per essere contro la Chiesa,
strumento di potere, osserva il
Bonino, non è necessario chiamarsi Marx o essere marxista,
è sufficiente chiamarsi Cristo o
essere cristiani. Non Marx contro Cristo, ma — per così dire —
Marx e Cristo insieme contro la
Chiesa, contro Tavvallo che essa
dà al potere costituito, o apertamente, come accade spesso in
Sudamerica, o curando semplicemente l’anima dei fedeli e lasciando il corpo nelle mani dello
Stato.
Avversari comuni, dunque, per
marxisti e cristiani, e cammino
parallelo.
_____ L’ULTIMO NUMERO DELLA RIVISTA DELLA FACOLTÀ’
«Protestantesimo» si rinnova
Con questo numero si conclude l’annata 1976. Ma non solo.
Si chiude anche il periodo di insegnamento attivo di due professori della Facoltà che hanno
dato, da lunghi anni, un contributo notevole alla rivista. Soprattutto il prof. Subilia che ne
è stato e resta il direttore. Che
dire delle nuove prospettive che
si aprono per la rivista della Facoltà in seguito alla nomina dei
due professori. Paolo Ricca e
Sergio Rostagno?
Mi prendo la responsabilità
di dire che in questi ultimi 7-8
anni « Protestantesimo » è scaduto di interesse. Non era sefftanto dimenticanza quella di
molti che rinnovavano con fortissimi ritardi l’abbonamento alla rivista; era anche la percezione della lontananza dei contributi della rivista rispetto ai
problemi che la chiesa affrontava nel quotidiano; il modo stesso con cui si affrontavano certi
problemi teologici, l’assenza di
certe problematiche.
È più che una speranza pensare che la rivista, dopo questi
anni di calo, sia rilanciata come
un momento significativo di dibattito teologico e culturale nella realtà dei problemi che viviamo all’interno delle chiese e del
nostro paese. «Protestantesimo»
ha un suo spazio che gli è prò-'
prio, una grossa responsabilità
essendo l’unica rivista protestante in Italia con un taglio teologico e scientifico di tipo universitario: è infatti conosciuta come la rivista della Facoltà valdese di teologia. Ma non voglio
qui entrare in merito alle prospettive future della rivista (sul
prossimo numero sarà pubblicato un sunto dell’incontro tenutosi a Torre Pellice in agosto su
questo problema), ma presentare brevemente ai lettori il n. 4
(1976).
Indicazioni programmatiche
I contributi di Ricca e Rostagno li si può leggere come
indicazioni « programmatiche »,
nel senso che lasciano capire la
linea di lavoro del loro insegnamento. La scelta del testo della
predicazione di apertura dell’anno accademico è significativa
( « Il principio della sapienza è
il timore delTEterno » - Prov.
9,lOa) ed il suo sviluppo, al di là
del messaggio evangelico che trasmette, è veramente una lezione
di omiletica, di ricerca esegetica
riferita alla realtà degli uomini,
una ricerca fatta nella consapevolezza che questa parola predicata si scontra con il contropotere del mondo, è una parola
contraddetta; non cerca gli equilibri che conciliano gli opposti
perché non teme gli uomini ma
ricerca il suo riconoscimento in
Dio soltanto. « Che cosa lare allora, all’inizio di un anno accademico della nostra Facoltà, se
non chiedere a Dio che ci dia
quello che non abbiamo, perché
con tutta la nostra generazione
l’abbiamo dimenticato; il timore
di Dio — scuola non accademica
nella quale si impara il coraggio
della libertà, il coraggio della verità, il coraggio dell’azione?». E
quale altra indicazione, se non
questa, può mai essere data alle
nostre comunità?
Un titolo poco appetitoso invece quello della prolusione di
Rostagno ; « dogmatica e dialettica ». A prima vista qualcuno
potrebbe anche voltar pagina, e
invece no, va letta tutta, anche
in quelle espressioni eccessivamente tedeschizzanti e che sono
forse un po’ di disturbo.
Rostagno spiega praticamente
qual’è il suo lavoro come professore di dogmatica (e teologia
sistematica). Distrugge quello
che è un falso concetto del dogma, come verità definita e indiscutibile, utile appoggio di una
chiesa che ha perso il suo riferimento a Gesù Cristo e chiarisce
la ricerca teologica come approdo sempre contingente del teologo alla verità, che non può mai
essere incapsulata da e in formule umane. Se Ricca combatte nella sua predica la deformazione
(soprattutto dei pastori) di cercare sempre equilibri e neutralità di posizioni per piacere a tutti, Rostagno confuta un errato
concetto di dialettica usato in
teologia come pacifica discussione tra posizioni contrastanti e va
alla ricerca di un crite7;ìo di orientamento.
Bruno Corsani dedica un lungo studio critico per la lettura
dell’Apocalisse, questo libro scomodo e su cui le ipotesi di interpretazione spaziano spesso con
una libertà sconcertante (in barba a Calvino). È l’analisi critica
di 3 recenti contributi all’interpretazione dell'Apocalisse. Forse
la cosa più interessante, e non
solo per il suo carattere storico,
è il commento che Corsani presenta del manoscritto in tre volumi di Lodovico Conti sull’Apocalisse, commento iniziato probabilmente verso il 1870. È una
preziosa indicazione della sensibilità del mondo evangelico che
Giorgio Spini documenta nel
suo « L’Evangelo e il berretto
frigio» (Claudiana, 1971); una
capacità di lettura biblica inserita nella realtà del momento
storico politico e religioso vissuto.
V. Subilia presenta il grosso
volume di H. Kùng; Essere cristiani, edito da Mondadori. Una
critica serrata delle sue tesi che
non è certo novità per chi abbia letto altri scritti di Subilia
(si veda ad es. il «Sola scriptura, autorità della Bibbia, e libero esame »). Pur concordando
nel fondo della critica che Subilia muove al Kùng, molti sono
però i dubbi che sorgono in merito aH’efficacia di alcune confutazioni. L’affermare, quasi a ritornello : « È l’applicazione del
principio squisitamente cattolico
della integrazione dei valori...»
rischia di essere un giudizio di
valore poco dialettico della teologia del Kùng e, in ultima analisi, di sminuire il valore stesso
della critica teologica che si
contrappone. Ma è un libro su
cui si dovrà senz’altro ritornare,
anche per la sua larga diffusione
e la sua pretesa di porsi in uno
spazio trans-confessionale.
Una breve rassegna di M. Ravà su un convegno dedicato a
Ernesto Buonaiuti (a 30 anni
dalla sua morte) completa questo numero della rivista.
Ermanno Genre
A questo punto merita una
spiegazione il significativo sottotitolo del libro: « La sfida reciproca alla rivoluzione ». Non si
tratta di una gara a chi arriva
prima, mettendo in tal modo fuori gioco l’altro, né si esclude a
priori, anzi si auspica la possibilità di essere contemporaneamente cristiani e marxisti.
Semplicemente si vuol dire
che il campo di battaglia, il terreno di gioco in cui si vince o si
perde, è la realtà sociale e politica stessa dell’America latina.
Il popolo risulta quindi in
qualche modo il grande, unico
giudice, ed il suo giudizio, più
che di valore, è storico.
Se cioè sarà ancora una volta
tradito da un Cristianesimo sostanzialmente insensibile alle sue
esigenze « terrene », una volta
giunto alla coscienza di classe rifiuterà quest’oppio; se, viceversa, troverà o meglio costruirà un
Cristianesimo critico prima che
nei confronti del Marxismo nei
confronti di sé stesso, .un Cristianesimo biblico, nuovo, fatto di
uomini in cammino prima che di
dottrine ferme, lo userà come
contributo per la propria realizzazione.
La posta in gioco è altissima, e
da tutto il libro traspare la convinzione che ormai non c’è più
posto per le mediazioni od i tentennamenti.
Abbiamo di fronte un continente che appariva « rosso » agli
inizi degli anni ’60 ed ora, ad un
solo quindicennio di distanza,
sembra diventato quasi irrimediabilmente « nero ».
Potenza del capitale americano, brutali repressioni, certo, ma
forse anche errori fatti dalla sinistra, forse anche la presunzione di poter condurre una lotta
ideologica contro il Cristianesimo senza valutare la carica esplosiva che esso contiene potenzialmente nel mondo contadino, forse la scarsa dimestichezza del
marxismo occidentale di marca
sovietica ad analizzare le situazioni rurali.
Il libro riflette dunque la provvisorietà, cioè la storicità della
situazione politica.
Visto in tale luce, colpisce per
la chiarezza con cui vengono delineate non tanto le soluzioni,
quanto i problemi, per la vivacità del linguaggio che la traduzione conserva ampiamente, per la
viva partecipazione alla materia.
Uno strumento, un contributo,
quindi, non un manuale.
Enrico Benedetto
José Miguez Bonino: Cristiani e
Marxisti, la sfida reciproca alla rivoluzione, Ed. Claudiana,
pp.150 L. 2.800.
_____A MILANO e BOLOGNA
No al Concordato
Il 6 gennaio si sono riuniti a
Milano i rappresentanti dei seguenti gruppi e movimenti:
Federazione delle Chiese Evangeliche in Lombardia; Federazione Giovanile Evangelica di
Milano; Comunità Israelitica di
Milano; Cristiani per il socialismo di Milano e provincia; Comunità di base di Milano e provincia ; Associazione per la libertà religiosa in Italia.
La riunione è stata indetta
per valutare la nuova situazione
che si sta creando in seguito alla prospettata revisione del concordato del ’29. In un comunicato stampa emesso al termine della riunione, i partecipanti « considerato che il progetto perpetua
il contesto confessionale cattolico già presente nel Paese ed è
quindi inaccettabile, riaffermano la propria posizione di principio anticoncordataria e decidono di costituire un organo di
collegamento al fine di portare
la propria posizione a conoscenza dell’opinione pubblica e sen
sibilizzarla sulle gravi conseguenze che il nuovo concordato
comporterebbe ».
Sede dell’organo di collegamento è via Porro Lambertenghi 28, tei. 68.86.612.
Sempre sul tema del concordato, l’8“ circuito delle Chiese
valdesi e metodiste, insieme alla Chiesa battista di Ferrara, organizzano una tavola rotonda
per domenica 6 febbraio ore
15,30 presso la Chiesa battista
di Ferrara, via Carlo Mayr
110/A.
Tema della Tavola rotonda sarà « Concordato : noi protestanti diciamo no ». Saranno svolti
tre argomenti e cioè:
— Lineamenti storici, giuridici
e socio-politici.
— Valutazione teologica.
— I « culti ammessi » ; una legislazione che ci coinvolge.
Tra gli oratori il prof. G. Caputo di Bologna, il prof. R. Cerrato di Urbino, l’on. G. Codrignang e i pastori P. Sbaffì e
D. 'fomasetto.
5
4 febbraio 1977
RIFUGIATI SENZA RIFUGIO
L’interminabile viaggio
di terra in terra
Alla sicurezza dela Stato devono essere assoggettati tutti
gli aspetti della vita politica, economica e sociale. Il popolo
è al servizio dello Stato e non viceversa. L’integrità dello Stato
esige che le libertà individuali siano limitate per poter essere
controllate più agevolmente.
Questo sembra essere il fondamento ideologico su cui si
reggono le dittature. E chi non lo accetta viene messo in condizioni di non poter nuocere. I fortunati fuggono, il più delle
volte illegalmente, in esilio. Ma, come risulta da un documento del CEC che presentiamo in questa pagina, diventa sempre
più difficile trovare una terra in cui ottenere rifugio.
Spetta al Paraguay, piccolo
paese schiacciato tra la Bolivia,
il Brasile e l’Argentina, il triste
primato della detenzione dei più
vecchi prigionieri politici d’America Latina.
Verso gli anni cinquanta, la
dittatura paraguyana subisce
una flessione ed è allora che i
primi prigionieri politici prendono la via dell’esilio, la maggioranza si rifugia in Argentina
e Brasile.
Nel ’64, quando i militari prendono il potere in Brasile, fuggono anche dal Brasile. Con loro
migliaia di brasiliani li accompagnano nel secondo esilio. È una
fuga dalla morte, dalla prigione,
dalla tortura. Il Cile e l’Uruguay
diventano così i principali Paesi
che ospitano i rifugiati politici,
in tutta l’America Latina. In Cile arrivano anche i boliviani perseguitati dagli autori del colpo
di stato del 1971. Nel 1972, in
Uruguay, i militari assumono il
controllo del governo ed instaurano, in breve tempo, un regime
di terrore che rende il Paese invivibile. Gli uruguayani che sino
a poco tempo prima offrivano
asilo, respingono la massa dei
rifugiati politici. Sicché paraguayani, brasiliani, boliviani e
uruguayani cercano rifugio in
Cile. Ma nel settembre del 1973
il colpo di Stato mette in ginocchio il Cile.
Durante i primi giorni la repressione del generale Pinochet
colpisce, particolarmente, i rifugiati latino-americani; poi, si
estenderà a tutto il popolo cileno con le conseguenze che già
conosciamo. Bisogna dunque abbandonare il Cile. Alcuni rifugiati riescono ad ottenere asilo
diplomatico nelle diverse ambasciate presenti in Cile; ma la
stragrande maggioranza guadagna le montagne •— più di 5.000
km. di estensione — che separano, come un confine naturale,
il Cile dall’Argentina per rifugiarvisi.
Paraguayani, brasiliani, uruguayani, e ora i cileni. L’unico
rifugio possibile, in via di esclusione, diventa così l’Argentina.
A sua volta
l’Argentina
25 maggio 1973; tre mesi prima del colpo di stato in Cile, la
folla si raduna, a Buenos Aires,
davanti al palazzo del governo
per celebrare la vittoria delle
ultime elezioni. La dittatura militare, che dirigeva l’Argentina
con pugno di ferro dal 1966, era
stata finalmente battuta dalle
stesse elezioni che aveva dovuto, suo malgrado e di fronte allo scontento popolare, organizzare. Nella stessa notte del 25
vengon aperti i cancelli delle
prigioni dei detenuti politici; il
il giorno dopo, con procedura
d’urgenza, vengon abolite le leggi repressive insieme agli strumenti di tortura. Questi ultimi
vengon bruciati sulla pubblica
piazza. Le libertà civili vengon
ripristinate.
Ma neiremisfero sud, l’inverno s’avvicina con passi da gigante... Proprio quando j primi contingenti di rifugiati raggiungono
faticosamente l’À 'gentina, si manifestano le prime avvisaglie di
quel potere militare che si credeva definitivamente sconfitto.
E nel 1974, le prigioni argentine
vedono nuovi arrivi. Per le strade seminano il terrore i gruppi
parapolizieschi e paramilitari
tristemente noti con la sigla AAA
(Alleanza anticomunista argentina) o con altri nomi, perpetuando assassinii nella certezza
della loro incolumità garantita
dal potere militare.
Nel marzo del 1976, i militari
s'impadroniscono di tutti i poteri. La stampa parla di 1000
omicidi compiuti dai gruppi paramilitari. Secondo le stime di
organismi per la difesa dei diritti dell'uomo sarebbero 25.000 i
prigionieri di cui la maggioranza è scomparsa e di cui le famiglie ignorano completamen
te la sorte. Non si può parlare di detenuti ma di gente sequestrata. Ogni notte si ritrova
il cadavere di qualcuno di loro.
Non esiste nessuna minima garanzia, nessuna tutela. Gli avvocati difensori dei prigionieri politici vengono sistematicamente
sequestrati, spesso ammazzati.
La chiesa noti sfugge alla repressione; nove parroci son stati ammazzati da gruppi paramilitari e il vescovo progressista
della Rioja, Monsignor Angelelli,
è morto in circostanze ancora
da chiarire.
I rifugiati
in Argentina
Questa è la situazione nella
quale si vengono a trovare i rifugiati latino-americani. Sono
tutti sorvegliati, molti perseguitati, parecchi vengono incarcerati senza altra motivazione se
non quella che ogni latino-americano è un sovversivo; molti
son stati eliminati dalla polizia
del Paese di appartenenza, grazie alla collaborazione con la
polizia argentina.
Tra le vittime ricordiamo il
generale cileno Pratt, Uéx-presidente boliviano Torres, gli exsenatori uruguayani Michelini e
Gutiérrez Ruiz, tutti « leaders »
nelle file dell’opposizione del loro Paese.
Le polizie e i servizi segreti di
tutto il grande « cono meridionale » organizzano i loro intenti
omicidi. La repressione è senza
frontiere. Secondo l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite
per i rifugiati (HCR) in Argentina si trovano attualmente circa
18.000 rifugiati: 14.000 di nazionalità cilena e 4.000 di nazionalità boliviana, brasiliana e uruguyana. A questa cifra bisogna
aggiungere il numero dei prigionieri paraguyani che hanno continuato a cercar rifugio nel corso degli anni; senza poi dimenticare l’enorrne contingente di
lavoratori immigrati dai Pàesi
limitrofi dell’Argentina che raggiungono quasi il milione e la
hahM
JltP. DOMINICANA
Mlil««
cui situazione è spesso simile
quella dei rifugiati politici.
Il HCR, in un recente appello
sottoscritto anche dal Consiglio
Ecumenico delle Chiese (CEC)
di Ginevra, ha attirato l’attenzione dei governi e delle chiese
sull’urgenza di trovare una sistemazione per questi rifugiati
e una sicurezza al di fuori dei
confini dell’Argentina.
L’abbandono forzato
dei perseguitati
I paraguayani, i brasiliani, i
boliviani, gli uruguayani, i cileni... e oggi, gli argentini. Ultimi,
in ordine di tempo, ad aggiungersi alla tragica carovana; essi
guardano la carta geografica senza alcuna speranza. Molti di loro, specialmente tra i giovani,
per un certo atteggiamento eroico incoraggiano una opposizione
che si manifesta sotto diversi
aspetti.
Dei cristiani fanno sentire la
loro voce e denunciano le gravi
e continue violazioni contro i diritti dell’uomo. Ma parecchi sono obbligati ad abbandonare il
loro Paese a causa del terrore e
della insicurezza permanenti, a
causa della disoccupazione; è un
abbandono forzato magari da
una casa segnalata dalla polizia,
dalla paura di una rappresaglia
nei confronti dei propri familiari. Per molti di loro l’esilio è
la sola via d’uscita, l^a dove andare? L’Argentina di oggi è circondata dall’acqua e dal fuoco.
Le ambasciate non accolgono
più i rifugiati; le loro porte sono chiuse e sorvegliate dalla polizia. Le rare persone che hanno
In questi ultimi anni la dittatura dei militari si è allargata a macchia d’olio: Paraguay, Brasile, Bolivia, Uruguay, Cile e per ultimo
l’Argentina
ottenuto asilo diplomatico non
ricevono un salvacondotto. Giuridicamente parlando gli argentini non possono essere considerati come rifugiati; sicché non
hanno né protezione né aiuti internazionali.
Di fronte a questa situazione
il servizio che può rendere la
chiesa ha un prezzo inestimabile.
In tutto questo processo storico
(che noi qui abbiamo solo schizzato) il ruolo delle chiese ha assunto sempre maggior importanza proprio perché aumentavano i problemi. Per queste migliaia di vittime, la più grande
speranza risiede forse nelle iniziative che, su questo grave problema, direttamente o indirettamente, le chiese sapranno prendere nel mondo.
SOLO LA SVEZIA HA UN PIANO ORGANICO DI INSERIMENTO
La debole risposta di casa nostra
L’aiuto che le chiese possono
offrire, su scala mondiale, ai
profughi e ai perseguitati politici o per cause religiose (o per
entrambe le cause) è di primaria importanza. Basti dire che
il Consiglio Ecumenico delle
Chiese (CEC) di Ginevra ha, di
recente, stanziato la somma di
quattro milioni di dollari per
incrementare gli aiuti necessari
ai rifugiati. Non solo. Lo stesso
organismo ha lanciato un appello per sensibilizzare le chiese
locali verso tutti coloro che,
scacciati o fuggiti dalle persecuzioni nel loro Paese, cercano
disperatamente un rifugio.
La drammatica situazione dei
rifugiati, nel nostro Paese, trova
una debole risposta. I « campi
profughi » non riescono, strutturalmente, ad inserire il profugo nel Paese ospitante. Spesso
questi campi diventano il parcheggio obbligato in attesa di
spiccare nuovamente il volo.
Ma dove? In Europa, l’unico
Paese, che ha un piano organico d’inserimento dei profughi è
la Svezia. Dopo le necessarie
nratiche burocratiche il profugo
viene accolto ufficialmente e direttamente inserito nel processo produttivo nazionale.
La ragione di questa eccezionale apertura della Svezia verso
il problema dei profughi, va anche visto alla luce del rapporto
tra l’alto livello tecnologico e la
scarsa popolazione di questo
Paese, per cui la necessità di
mano d’opera (anche non specializzata) è una forte richiesta del
mercato interno. Ben diversa, lo
sappiamo tutti, è la situazione
italiana che sovrabbonda di mano d’opera (anche specializzata)
disoccupata o sottoccupata.
E da noi perseguire una linea
d’inserimento del profugo nel
processo produttivo diventa estremamentte diffìcile se non discriminante nei confronti delle
masse disoccupate.
Tuttavia, mi sembra che in
questo campo non bisognerebbe
adeguare le soluzioni alle difficoltà: solo un posto di lavoro
può aiutare il profugo a superare (almeno in parte) il suo totale sradicamento dal Paese di
origine, dandogli un’autonomia
economica che non cada « dall’alto». Ma questo traguardo è
difficilmente raggiungibile, almeno da noi, anche se visto nel
quadro di corresponsabilità che
la nostra chiesa sente nei confronti per es. dei fratelli latinoamericani.
L’aiuto economico, il «parcheggio» a lungo termine, sono spesso misure di una tale urgenza
sulle quali non c’è tempo di discutere ; ma in prospettiva rischiano di trasformare il profugo in disadattato e di aumentare la sua disperazione.
Ma allora cosa possiamo fare?
È possibile, da qui, intervenire
nella repressione politica che
produce l’esilio di migliaia di
persone?
E ,tutti noi, come avvertiamo
il problema dei profughi? Siamo
disponibili a realizzare delle soluzioni, anche parziali?
Abbiamo girato questi interrogativi alla signora Elda Balmas,
della chiesa di Pinerolo, che ha
sviluppato una riflessione su
questo tema.
L’intervento che segue non
rappresenta, volutamente, una
risposta « specialistica » ; semmai indica, a nostro avviso, la
risposta « tipo » di un membro
di chiesa che avverte, nella propria coscienza, la gravità del
problema.
Cosa possiamo fare per i perseguitati in America Latina?
Data l’importanza tragica della situazione, prima di tentare
qualsiasi mossa tendente a migliorarla, occorre, mi pare, fare
uno sforzo per immedesimarsi
nella posizione dei perseguitati
e riflettere sul fatto che un qualsiasi intervento dalTesterno potrebbe risolversi in un pericoloso aggravamento della repressione in atto. Penso ai possibili inasprimenti delle persecuzioni in
tutti quei Paesi retti da terroristi insensibili a qualsiasi sentimento umano. Occorre agire con
intelligenza e prudenza. Dai fratelli dell’America Latina ci giunge un grido d’angoscia, una richiesta di fraterna comprensione
e possibilmente di aiuto per coloro che se ne vanno, ma a cui
corrisponde puntualmente la
raccomandazione di usare prudenza nella corrispondenza colà
inviata, non solo, ma pure nel
divulgare qualsiasi notizia, magari con nomi e cognomi o mol
to dettagliata, sul regime di terrore in cui vivono.
Non c’è il rischio che la
prudenza diventi rassegnazione
e poi disinteresse? —
No, non bisogna rassegnarsi;
bisogna però avere sempre chiaro che la situazione è delicata e
ogni mossa sbagliata rischia di
compromettere il risultato. Cerchiamo sì una via possibile che
ci permetta di intervenire in favore dei perseguitati e dei profughi, senza però correre il rischio di aggravare — nella situazione di oppressione che attraversa tutto il continente latino-americano — la posizione di
quelli che vivono quotidianamente la violenza della dittatura.
Non posso fare a meno di ricordare la nostra esperienza locale sotto il fascismo quando
ogni reazione o tentativo d’intervento deciso faceva scattare immediatamente una reazione contraria di crudeltà inaudita; pensiamo ai massacri di Cumiana,
Boves, delle Fosse Ardeatine,
etc. In altre parole come possiamo noi, se vogliamo estremizzare, incitare le vittime della dittatura a fare una rivoluzione per
rovesciare la classe dominante e
ricreare la società tentata da Allende, da Guevara ; non è un po’
fare i proprii conti sulla pelle
degli altri?
Giuseppe Platone
In più di cento paesi dei
cittadini vengon imprigionati, torturati o messi a
morte per le loro convinzioni religiose.
dal Rapporto di
Amnesty International
(1975-1976). '
6
4 febbraio 1977
cronaca delle valli
PINEROLO
Comunità Montana Val Chisone e Germanasca
L’incontro dei gruppi biblici Approvato il bilancio
Con una notevole partecipazione di fratelli delle comunità di
Pinerolo e di fuori si è tenuto
presso i frati Cappuccini a San
Maurizio il terzo incontro dei
gruppi biblici in occasione della
settimana deU’unità.
In occasione di questa settimana si tenevano in passato tavole
rotonde e dibattiti pubblici, con
partecipazione di oratori qualificati, su temi generali; da alcuni
anni si è preferito fare un lavoro
meno in vista e più profondo con
incontri e ricerche per coinvolgere il maggior numero di credenti possibile.
Hanno partecipato quest’anno
il collettivo di lettura biblica di
Pinerolo, che ha proposto l’incontro e lo ha in parte organizzato,
il collettivo di Perosa, quello di
Torre Pellice da poco costituito,
le comunità di base e numerosi
fratelli valdesi e cattolici. Il tema proposto al dibattito, risultato del lavoro' condotto negli
ultimi mesi, era: « 'L’esperienza
del peccato nei capitoli 1-11 del
libro della Genesi ». La giornata
si è articolata in tre momenti;
un primo, a cura del Collettivo
di Pinerolo, sul metodo seguito
nella lettura (G. Toum), sui problemi emersi (M. Pollastro); i
gruppi presenti hanno completato l’informazione riferendo sul
loro lavoro. Un secondo momento si è avuto, dopo una pausa ed
un caffè, con una divisione a
gruppi ed ima sintesi finale. Il
lavoro dei tre gruppi avrebbe dovuto limitarsi ad una prima discussione ma è risultato cosi impegnato e vivo da prolungarsi oltre i termini previ'Sti.
I temi erano: « peccato e psi
TORRE PELLICE
Appuntamento
sulla salute
Cosa vuol dire star bene? Cosa
faccianio per star meglio?
Si sta avviando in Val Pellice
l’unità locale dei servizi per rispondere sempre meglio ai bisogni della 'popolazione; nel prossimo futuro anche le risorse ed i
bisogni del sistema mutualistico
verranno assorbiti nell’unità locale.
— Ma a quali Insogni è meglio
dare la precedenza?
— Come è possibile non delegare sempre ai tecnici questa
scelta?
— Come è possibile che la nuova Unità locale dei servizi utilizzi l’esperienza di tutto, di oggi e
di ieri?
Bisogna costruire delle mappe
di rischio confrontando i nostri
comportamenti nei confronti della salute e deità malattia per esaminare:
1) quali pensiamo siano nella Valle i fattori nocivi per la
salute fisica e mentale;
2) quali sono in concreto le
misure che ciascuno mette in atto per diminuirli o eliminarli.
Per arrivare ad un concreto sistema preventivo pensiamo sia
questo un passo iniziale ma necessario.
Pertanto con la collaborazione
dell’Amministrazi'One Provinciale
e con l’aiuto dell’Università di
Torino, la Comunità Montana dà
'Tawio ad una ricerca partecipata sui modelli di salute e di malattia di cui verrà presentata la
prima parte mercoledì 9 febbraio alle ore 21 presso la sala
consiliare del Comune di Torre
Péllice. Parteciperanno TAssessore all’Assistenza della Provincia,
Attilio Sabbadini ed il prof. Ivar
Oddone dell’Istituto di Psicologia del Lavoro-Facoltà di Magistero.
Tutti sono invitati a collaborare alla ricerca ma in particolare
gli operatori socio-sanitari.
Il Presidente
Arch. Pierearto Longo
oologia», «peccato é morale»,
« peccato e strutture ». Oltre il
già rilevato impegno èd interesse dei presenti, che hanno non
solo assistito ma partecipato al
dibattito in forma’ molto maggiore che in. passato, è stato interessante invero il fatto che il gruppo più nùmerpso sia stato non
quello che affrontava il problema delle strutture, e cioè che
lavorava su una tematica « politica », rha i primi due, in particolare quello impegnato nel tema
della morale.
« Il discorso sull’impegno è già
stato fatto molte volte, siamo
già abbastanza in chiaro ma sul
problema morale è tutto da fare » diceva un partecipante al dibattito. Qualcosa si è fatto, poco
data la scarsezza di tempo, ma
alcune linee sono venute alla luce nella discussione finale: linee
teologiche e di tematiche. E’ risultato infatti chiaro che il criterio di giudizio diventa sempre
più il riferimento a Cristo, all’Evangelo, alla .Parola sia nelle
valutazioni delle situazioni che
nella prassi dei credenti.
Il terzo momento delTincontro
si è avuto dopo la piccola cena
(piccola perché molti erano già
partiti) in cui si è fatto il bilancio dell’incontro e si sono tracciate le prospettive. Concordanza generale sul prossimo incontro di Pentecoste, sulla necessità
di divulgare nelle comunità il lavoro condotto sin qui e le stesse
risultanze delTincontro di domenica con un ciclostilato, un verbale o aitrq, proposta di orientare la ricerca futura dei prossimi
mesi nel proseguimento del tema già iniziato: come esprimere il concetto del peccato e della grazia in una società che sta
scoorendo il boom della superstizione (tarocchi e magie) e perciò del bisogno religioso.
G. T.
di previsione per il 1977
Con 23 voti favorevoli su 26
presenti, nella seduta di venerdì
28 gennaio, il Consiglio della Comunità Montana ha approvato il
bilancio di previsione per Tanno
1977. Il programma di opere ed
interventi è coperto da uno stanziamento regionale di 365.762.000
lire e con questo si attueranno
più o meno le stesse iniziative
degli anni scorsi. Sono previsti
30 milioni per i servizi di sicurezza sociale (medicina scolastica,
servizi pèr gli anziani, medicina
preventiva); a parte la previsione per il funzionamento del consultorio di 68 milioni. 25 mi’ioni
sono destinati al potenziamento
degli uffici e in particolare all’ufficio tecnico che preparerà il
piano urbanistico di Valle. Gli
ultimi sgombraneve da acquistare incideranno sul bilancio per
altri Ilo milioni.
NEL COMPRENSORIO DI PINEROLO
Una indagine sulla disoccupazione
Il comune 'di Pinerolo ha pubblicato di recente uno studio sulla disoccupazione giovanile nel
comprensorio; è un primo contributo che necessita in futuro
di ulteriore approfondimento.
Vediamo ora quali sono i dati
più significativi: anzitutto il notevole aumento della popolazione
in tutti gli ordini di scuole, dovuto a fattori sia positivi che negativi (aumento del periodo della scuola delTobbligo, scarso valore attribuito al lavoro manuale, aumento del reddito medio).
Abbiamo quindi un incremento 'per le scuole medie inferiori
dal 17% al 37% (ogni 1000 abitanti). Per le superiori dal 9%
al 28%. Per Tuniversità dal 2% al
10%. A tali aumenti pon hanno
corrisposto adeguate riforme nel
settore secondario e universitario. Per il copiprensorio pinerolese in 24 anni, contro un aumento della popolazione del 15,4% si
è avuto un aumento dei licenziati delle scuole superiori del 54,5
per cento.
L’indagine, pur nei suoi limiti
(esamina la situazione dei diplomati 'di 'un solo anno, il 1975), è
comunque significativa.
A nove mesi dal conseguimento del diploma solo il 22,7% dei
giovani ha trovato una occupazione; il 19,4% è entrata alTimiversità, mentre la media dei disoccupati è del 57,9%, con punte
del 69,7% fra i maestri; del 64,2
per i diplomati degli istituti tecnici. AlTapparenza vanno meglio
i geometri, con il 53%, però im
30% si è iscritto alTUniversità,
mentre un 33% dei licenziati dai
licei non lavora e non prosegue
gli studi.
Le percentuali più alte fra gli
occupati (36,4%) li troviamo in
uscita dagli istituti tecnici (segretarie d’azienda, istituto alberghiero). Fra i periti il 32,2%. Fra
i ragionieri il 25,7%. In coda i
maestri con il 19,7% ed i geometri con il 16,7%.
Fra gli occupati, di preferenza
i maschi, con un 26,9% mentre le
ragazze raggiungono solo il 19%.
Da questi dati è facile intuire
come una media di disoccupazione così elevata che si ripeta per
alcuni anni, porti ad ingrossare
in maniera preoccupante 1 esercito di co'oro che premono per il
primo impiego. _ .
Dal commento all’ indagine
stessa che se l’espansione nel solo settore industriale (6 milioni
di addetti) avesse un tasso di incremento del 2,5% e se avvenisse
il normale avvicendamento nelle
stesse aziende, non ci sarebbero
problemi. Il guaio è che da alcuni anni non si sostituisce il personale che lascia l’attività, e dato il tipo di sviluppo seguito, viene messa in forse Tipotesi di incremento.
E molto chiaro in questa fase
che è soprattutto nei settori produttori di reddito che vi dovrebbe essere la prima espansione.
per poi allargarla a quello dei
servizi sociali (ora fortemente deficitario e mal distribuito).
L’indagine ri concliude ipotizzando 2 canali di ricerca:
a) - Interventi di carattere
temporaneor Pissmtzione a termine per Tespletamento di determinati lavori '(redazione di piani
per il centro 'Storico di Pinerolo,
per la montagna, Tagricoltura, i
servizi turistici, aggiornamento
del catasto urbano ecC.). Analoghe iniziative anche per la redazione dei piani per i’iriduStria.
b) - Intervenuta lungo termine: 1) Fare indagini e confronti
sisternatici con tutte le forze economiche (industrie, commercio,
artigianato) e politico-sociali
(partiti, sindacati, enti locali),
circa la possibilità di lavoro nel
pinerolese e le sue prospettive di
sviluppo. 2) Istituzione di corsi
professionali (puericultrici, infermieri ed eventuali altri, a seconda delle esigenze).
Dai dati esposti possiamo trarre alcune considerazioni: lo sviluppo disordinato del dopoguerra, senza nessun quadro programmatico di riferimento, ha
creato fatalmente delle aspettative a cui non si è stati in grado
di dare soluzioni reali. Pertanto
la situazione così come i dati
riassumono, è grave e le proposte di intervento sia a carattere
temporaneo che quelle a lunga
scadenza, presentano molte incertezze a livello di attuazione
pratica e rischiano di rimanere
marginali se manca la volontà
politica di procedere seriamente.
Per questo l’evolversi della situazione deve essere tenuta sotto controllo ed è giusto pubblicizzarla e dibattere le ipotesi di
soluzione facendo pressione affinché non si lascino delle strade intentate.
Sarebbe un gravissimo errore
che comprometterebbe anche i
pochi spiragli iche si possono intrawedere. A. Longo
BOBBIO PELUCE
Vittima di un incidente sul lavoro è deceduto il nostro fratello Augusto Giuseppe Pontet,
di 45 anni, abitante al Podio Superiore. Mentre, il 25 gennaio,
nei pressi della sua abitazione,
era intento al taglio di un castagno, veniva investito dal tronco
che si era improvvisamente abbattuto. Prontamente soccorso
dal fratello che era con lui al
lavoro e dal cognato, veniva trasportato all’Ospedale Civile di
Pinerolo e di qui avviato verso
Torino, dove le attrezzature osoedaliere potevano offrire maggiore garanzia di intervento. Dopo pochi chilometri però decedeva a bordo dell’ambulanza. I funerali, svoltisi nel tempio il 27
scorso, erano una testimonianza dell’affetto che tutta la comunità nutriva per lo scomparso. Ai familiari rinnoviamo la
espressione della nostra solidarietà.
Il Consiglio Comunale di Angiogna,
riunito per la diseussione del bilancio
preventivo per Tanno ’77, visto il progetto di bilancio presentato dalla Giunta sulla base delle proposte avanzate
dall’apposita commissione e discusse
dalla popolazione in occasione delle assemblee di quartiere del Martel, Pradeltorno, S. Lorenzo, Buonanotte,
— eleva una decisa protesta di fronte alla richiesta avanzata dall’Intendenza di Finanza di Torino per il recupero di una grosaa somma delle entrate sostitutive dell’IGE (L. 6.000.000
circa a partire dall’anno 1972);
— prende atto dell’interessamento
manifestato dalle associazioni di comuni per ottenere la rateizzazione dei
rimborsi ;
— auspica che le medesime portino
fino in fondo la lotta per ottenere la
rinuncia al recupero delle somme avute negli anni 1972-1975 e spese per
opere e servizi di pubblica utilità;
-— denuncia la situazione di estremo
disagio e massima difficoltà con cui approva a pareggio il bilancio preventivo
1977, fatto essenzialmente di spese di
La Comunità Montana aiuterà
ancora i Comuni che intendono
far qualcosa per il turismo contribuendo alTallestimento di aree
attrezzate. Per il turismo e lo
sport sono previsti 50 milioni. In
ultimo, quasi 98 milioni alTagricoltura: oltre ai soliti interventi
nel settore zootecnico e nelle varie coltivazioni, si organizzeranno corsi professionali e visite di
istruzione.
Il bilancio, che era già stato
discusso la settimana precedente
in un’assemblea pubblica, ha suscitato un po’ di dibattito. Trenta milioni per la sicurezza sociale sono sembrati pochi, anche se
un’altra parte del finanziamento
per il servizio sanitario scolastico arriva tramite i Consigli di
Circolo e d’istituto. Nella riunione precedente, invece, era _ stato
più criticato il servizio di incentivazione dell’agricoltura, considerato in alcuni aspetti 'piuttosto
lontano dalla realtà.
Il Consiglio, oltre a polemizzare sull’assunzione di un’impiegata, ha ancora affidato alTarchitetto Salvo di Torino Tincarico
di consulenza per il piano urbanistico ed ha accettato le dimissioni dell’ assessore Luigi Vignetta.
PERRERO
CHIOTTI
Riaperto
il Centro sociale
Si comunica che dà lunedì 2‘4
gennaio 1977 il Centro Sociale di
Chiotti è aperto alla popolazione
con il seguente, orario:
Martedì: ore 17-19j mercoledì;
ore 20-22; giovedì: ore 16,30-17,30;
venerdì: ore 17-19; sabato; ore
19,30-24. ‘
Il responsabile è disponibile
per la distribuzione dei libri (anche nelle borgate) e per eventuali iniziative sociali.
Riprenderà ogni sabato sera la
proiezione dei film, presso la
scuola di Chiotti, alle ore 20,30.
Programma per il mese di febbraio: 5 febbraio; I leopardi di
Churchill - 12 febbraio: Due contro la città - 19 febbraio; L’albero della vita - 26 febbraio: La
squadriglia dei falchi rossi.
VILLAR PEROSA
ANGROGNA: CONSIGLIO COMUNALE
Si pareggia il bilancio
facendo i salti mortali
ordinaria amministrazione che consentano di-non venire meno agM- impegni
assunti negli anni passati nei confronti di voci peraltro obbligatorie, già ridotte ovunque possibile;
— fa presente che i pochi servizi
sociali in funzione nel Comune non
saranno aboliti soltanto grazie all’intervento straordinario della Comunità
Montana Val Pellice che se ne assume
l’onere totale per il 1977;
— contesta vivamente gli attuali insufficienti sistemi di finanziamento degli Enti Locali, che non solo impediscono loro di raggiungere l’autonomia
garantita dalla Costituzione, ma ne paralizzano ogni iniziativa in qualsiasi
campo, rendendo del lutto marginale
l’opera degli amministratori;
— rivolge un pressante appello alle
forze politiche ed al governo affinché
affrontino in modo organico, e in un
quadro di rigoroso riferimento alla
situazione generale del paese, il risanamento della finanza locale ed il rafforzamento dell’autonomia comunale.
(Testo delTo.d.g. del Consiglio comunale).
Niente vacanza
per il Concordato
Quarantaquattro insegnanti elementari del Circolo di Villar
Perosa, nel corso di una riunione
'Scolastica, hanno preso posizione
contro il Concordato con un documento nel quale hanno dichiarato la loro intenzione di non
considerare giorno di vacanza
Tll febbraio.
I genitori che intendono unirsi
a questa forma di protesta, avvisati con un volantino, potranno
quindi mandare i loro figli a
scuola, dando così un maggior
valore all’iniziativa.
C’è da augurarsi che soprattutto le famiglie valdesi capiscano l’importanza di questo gesto
che vuole riaffermare la necessità di una scuola laica e democratica, libera da ogni ingerenza clericale.
Un aiuto per uscire dalla propria
«torre d’avorio»:
abbonarsi all’Eco
delle Valli Valdesi! Ogni settimana a casa vostra
l’informazione del
mondo evangelico.
Abbon. annuale ORDINARIO
L. 5.000
Abb. annuale SOSTENITORE
L. 10.000
Versamento sul c.c.p. 2/33094
intestato a:
L’Eco-Luce ■ Torre Pellice
7
4 febbraio 1977
CRONACA DELLE VALLI
COAZZE
Grande gioia è stata per la
comunità la visita del Moderatore, pastore Aldo Sbafi0, che,
accompagnato dall’anz. Dino
Gardiol, ha trascorso in mezzo
a noi la sera di lunedi 24 gennaio.
Dopo una visita al tempio, la
cui costruzione risale al secolo
scorso, il Moderatore si è intrattenuto con i numerosi fedeli nella saletta delle riunioni.
Con la sua carica di fede e di
entusiasmo ha esortato l’assemblea alla fedeltà all’Evangelo ed
alla necessità di vegliare del continuo fortificandosi nel Signore,
si è informato dei vari problemi
della nostra chiesa e della sua
vita spirituale ed ha risposto ad
alcune interessanti domande rivoltegli dai presenti.
È stata una visita più che mai
positiva, un incontro che' ci ha
fatto del bene. Per questo esprimiamo al Moderatore la nostra
più viva riconoscenza e non dimentichiamo la promessa che ci
ha fatto di presiedere un culto
nel nostro tempio là prossima
estate.
• Domenica 20 c. m., con un culto di ringraziamento ài Signore,
avrà luogo la celebrazione del
XVII Febbraio.
PERRERO-MANIGUA
MASSELLO
È stato fissato il seguente calendario per le riunioni quartierali per il mese di febbraio :
mercoledì 2 : Pomeifré ; giovedì
3: Porengo; venerdì 4: Gros Paset; mercoledì 9: Baissa e Bessé; giovedì 10: Fontane; venerdì 18 : Brualacomba ; mercoledì
23 : Grangette ; venerdì 25 : Perrero. Il tema scelto per queste
riunioni è il dibattito sulla chiesa al tempo della Riforma, prendendo lo spunto dal libro pubblicato dalla Caudiana, dal titolo « Aggiornamento o riforma
della chiesa? ».
• In vista dei festeggiamenti
del XVII febbraio, poiché a Perrero avrà luogo un’agape fraterna subito dopo il culto, si prega
chi vuol partecipare di prenotarsi quanto prima. A Massello la
mattina del 17 avrà luogo il culto, mentre a Fontane questo sarà tenuto la domenica 20.
• Giovedì 27 gennaio è morto
a Pomaretto il massellino Eri
Micci, della Centrale. Un gran
numero di amici l’ha salutato al
funerale, testimoniando così il
loro affetto per lui e la solidarietà alla moglie ed ai figli.
SERVIZIO MEDICO
Comuni di ANGROGNA - TORRE
PELLiCE - LUSERNA S. GiOVANNi
- LUSERNETTA - RORA'
Dai 5 all'11 febbraio
Dott. ENRICO GARDIOL
Viale Trento, 12 - Torre Pellice
Tel. 91277
FARMACIE DI TURKO
Domenica 6 febbraio 1977
FARMACIA MUSTON
( Dr. Manassero )
Via della Repubblica, 25 - 91.328
Domenica 6 febbraio 1977
FARMACIA Dott. PRETI
Luserna Alta
Martedì 8 febbraio 1977
FARMACIA INTERNAZIONALE
( Dr. Imberti )
Via Arnaud, 5 Tel. 91.374
AUTOAMBULANZA
Torre Pellice: Tel. 90118 - 91.273
VIGILI DEL FUOCO
Torre Pellice : Tel. 91.365 - 91.300
Luserna S.G. Tel. 90.884 -90.205
Incontro
pastorale
Il prossimo incontro pastorale avrà luogo lunedi 7
febbraio, con inizio alle ore
9,15, nella sala della Chiesa
Valdese, a Pinerolo.
Il tema del mattino, introdotto da M. Ayassot e A.
Rutigliano, sarà: « Gesù
mediatore ». Al pomeriggio sarà discussa la « Relazione sui criteri per ima disciplina comune dei ministeri' nelle nostre Chiese », della Commissione per
r integrazione valdo-metodista.
La Comm. Distrettuale
POMARETTO Ayvìso per le coreli
Sabato prossimo 5 febbraio
alle 20.30 nella Scuola vecchia
di Pomaretto il signor Boer di
S. Giovanni proietterà il film girato l’autunno scorso all’Assemblea del Musèe du Désert nelle
Cevenne alla quale aveva partecipato una folta rappresentanza di valdesi delle valli. Tutti sono cordialmente invitati.
• È stato aperto un conto corrente postale con il n. 2/37828 a
nome del «Concistoro Valdese di
Pomaretto ». Chi vuole effettuare versamenti a favore della Comunità può ora servirsi di questo mezzo, specificando sempre
la causale del versamento.
VILLASECCA
PINEROLO
Le scuole medie superiori di
Pinerolo hanno organizzato un
« cinefórum » che svilupperà il
suo programma sino alla fine
dell’anno scolastico. Le proiezioni sono previste tre volte alla
settimana nell’aula magna del
Liceo Scientifico a partire dalle
14,30 il mercoledì,, il giovedì e il
venerdì,.
Come preannunciato la filodrammatica dei Chiotti ha presentato oggi due farse « Scarpe
strette e gli spiriti » Spettacolo
ben riuscito. Bravi gli attori che
hanno visto premiata la loro fatica con una Ijuona presenza di
pubblico anche da parte della comunità vicina.
Un plauso a chi ha organizzato e guidato il gruppo di attori,
e un ringraziamento anche ai
trombettieri che hanno rallegrato il pubblico con della bella
musica.
• ri Gruppo Giovanile si riunisce ogni domenica sera per studi
di ogni genere ed attività ricreative. Esortiamo altri giovani della comunità a partecipare a questa attività.
• II Concistoro nella sua seduta del 22 gennaio ha deciso di
òonvocare un’assemblea di chiesa per discutere sulla eventualità
di passare daU'attuale sistema
contributivo a quello delle buste mensili.
Ricordiamo a tutta la comunità che per il 1977 ci siamo impegnati a versare alla Tavola la
somma di L. 3.150.000. Il passaggio ì_ se sarà accettato — alla
contribuzione mensile dovrebbe
risultare di grande aiuto per raggiungere questa quota.
• Si è creato un grosso problema edilizio che la comunità è
chiamata ad affrontare e risolvere: le condizioni generali dello
stabile della scuola del Trussan.
Il Concistoro ne ha ampiamente discusso ed ha tracciato un
piano di massima per la sua ristrutturazione.
• In occasione delle riunioni
quartierali sarà oggetto di maggiori chiarimenti il problema delr insegnamento religioso nelle
scuole.
• Le lezioni di istruzione dei
bambini della Scuola Dom. hanno luogo il sabato pomeriggio
dalle 15 alle..l6 e ia domenica
mattina dallé 9 alíe 10. Ai catecumeni ricordiamo anche il loro
impegno personale a frequentare
i corsi di catechismo che sono un
momento d’incontrp attuale di
studio e discussione su episodi
biblici. E’ attraverso la discussione di gruppo che si chiariscono meglio le idee, e la fede diventa sempre più limpida e certa.
SAN^SECONOa
Circuito
Val Pellice
Il Gonsiglio di Circuito
indice per domenica 6 febbraio alle ore 14,30 a Torre
Pellice presso la Casa Unionista, una consultazione
aperta ai membri dei Concistori, ai membri dell’Assemblea di Circuito e a tutti i membri delle nostre
Comunità interessati al
problema, sulla questione
dei rapporti con il cattolicesimo, tema indicato clalla Assemblea di Circuito
stessa nella sua precedente riunione. In seguito si
esamineranno alcune questioni di ordine amministrativo e organizzativo.
In attesa di dare inforrnazioni
particolareggiate ^ circa i programmi delle feste di canto, si comunicano i numeri degli inni di
insieme :
Innario cristiano : 28, 63, 117,178.
Psaumes et cantiques: 48, 129.
Di ogni inno si canteranno tutte le strofe.
Il comitato esecutivo
_________ANGROGNA
Sono in distribuzione (rivolgersi agli anziani o al pastore)
i biglietti di prenotazione per il
pranzo comunitario del XVII
febbraio che si terrà nella sala
unionista del Capoluogo alle ore
12.30. Sarà con noi il pastore
Tullio Viuay che, subito dopo
pranzo, terrà una conversazione
sull’impegno del cristiano nella
società. Il pranzo è gentilmente
organizzato dall’Unione Femminile ; il prezzo è fissato a L. 2.500.
• La corale e il gruppo giovanile hanno salutato con affetto
Albino Bertin che fra pochi giorni parte militare. Destinazione:
Fano.
TORRE PELLICE
L’assemblea di chiesa riunita
il 30 dicembre ha approvato il
bilancio del 1976.
In questa occasione sono stati
eletti due nuovi anziani : Roberto
Vicino per il quartiere di Brusiti
e Mirella Forneron per il Centro-Combe. Ringraziamo gli anziani Arnaldo Gardiol e Pierino
Paschetto i quali hanno collaborato per lunghi anni nel Concistoro offrendo una preziosa collaborazione e diamo il benvenuto ai nuovi membri augurando
loro un lavoro fruttuoso e benedetto in mezzo a noi.
L’assemblea ha anche deciso
di mantenere al 17 febbraio il
pranzo e rincontro comunitario.
• Le prossime riunioni: mercoledì 9: Combe; venerdì 11:
Grotta.
L’argomento : la chiesa evangelica della Polinesia, con diapositive ; si continua la colletta per
la CEvAA.
SAN GERMANO
/ ^
Le recenti riunioni quartierali sono state dedicate alla presentazione di diapositive sul lavoro della CEvAA. Tale presentazione, curata dal Dipartimento
Missionario romando, dà una
buona descrizione visiva della
evoluzione del lavoro missionario.
• Sin da ora ricordiamo a tutti che la serata del sedici e la
giornata del 17 febbraio avranno
regolare svolgimento secondo il
programma tradizionale.
LUSERNA
SAN GIOVANNI
• Quest’anno in occasione del
XVII Febbraio avremo il piacere di avere con noi il vicemioderatore, pastore Giorgio Bouchard, il quale ci darà un messaggio al culto del mattino e al
levar delle mense, dopo il pranzo, ci parlerà dell’opera di Cinisello dove funziona da nove anni il circolo culturale « Jacopo
Lombardini ».
La colletta al culto, per decisione del Concistoro, andrà a favore di quell’opera.
Ringraziamo il pastore Bouchard per avere accettato l’invito di trascorrere a Luserna San
Giovanni la Festa dell’Emancipazione.
• La Commissione stabili ha allo studio un progetto, ormai non
più procrastinabile, per la manutenzione della facciata delle
torrette e del tetto del tempio
che con l’andar del tempo possono diventare pericolanti causa
il continuo deterioramento.
Il concistoro elaborerà al più
presto una proposta di finanziamento ihe siamo certi verrà accolta favorevolmente da tutti i
membri della comunità.
• Col mese di marzo riprenderà
la seconda serie di studi del
gruppo di aggiornamento biblico. Saranno discussi i temi centrali dell’insegnamento evangelico con relazioni e discussioni
sul significato della Santa Cena,
della croce, della resurrezione e
della Pentecoste. ^
A suo tempo sarà diffuso il
programma dettagliato ed il relativo orario.
Ci auguriamo che molti membri dì chiesa si impegnino a partecipare a questi interessanti
studi.
La parabola della donna che
avendo ritrovato la moneta d’argento volle partecipare con le
amiche e vicine, la gioia di averla ritrovata, c’invita a farvi partecipi della nostra allegrezza;
Nel mese di dicembre 1976 la
chiesa aveva ancora un debito
di L. 3.000.000 per la cassa culto, ma prima della fine dell’anno si sorpassava quella somma
di L. 300.000. Questo risultato
forse incoraggierà il terzo dei
membri di chiesa (che finora
non hanno contribuito) ad un
impegno gioioso ner l’anno 1977,
il che solleverebbe le responsabilità del comitato delle finanze.
Il 16 gennaio l’assemblea di
chiesa si radunò nella Foreste-,
ria. in un gruppo assai numeroso per dialogare sul tema «Fede e politica». Gli interventi
non furono molti, però ognuno
interpretò pacatamente il suo
punto di vista. Più tardi, speriamo poter raggiungere un punto d’incontro come credenti nell’unità in Cristo.
Il culto del 23 gennaio, dedicato alla Missione, fu presieduto dal pastore Taccia e Bruno
Corsani ci ha presentato la nuova versione del Testamento ecumenicò, che dovrebbe essere per
noi tutti uno strumento che ci
lega e ci unisce nella meditazione e nello studio della Parola di
Dio invitandoci a condividere la
nostra speranza.
Quattro mesi di transizione e
di aspettativa sono trascorsi e
la venuta dì Giorgio Toum con
la compagna come pastore titolare della chiesa di Torre Pellice ci riempie il cuore di profonda riconoscenza.--Na ringraziamo il Moderatore e la Tavola
Valdese. Siamo certi che la collaborazione del pastore R. Nisbet e A. Deodato ci sarà ancora assicurata e ci ricorderemo
sempre del loro aiuto e della
loro disponibilità. i ■
• Il pranzo del 17 febbraio si
terrà quest’anno alla Foresteria
Valdese. Le iscrizioni si ricevono presso la Ditta Aldo Pellegrin Foto - Radio.
Chi intende parteciparvi è pregato di provvedere per tempo
a prenotarsi dato che i posti sono limitati.
PRÁMOLLO
Celebrazione 17 Febbraio. —
Mercoledì, 16 - ore 20: Accensione dei «falò» al suono della
campana; giovedì 17 - ore 9,30:
formazione del corteo davanti
alla sala. Se il tempo sarà favorevole ci si recherà u Ciàtel, dove si canterà il « Giuro » ; ore
10: Culto nel tempio, con la partecipazione della Corale; ore
12,30: Agape fraterna presso il
Ristorante «Gran Truc». Prenotarsi non oltre il 13 febbraio
presso gli anziani o i proprietari del ristorante; ore 20: Recita
della Filodrammatica. La replica della medesima avrà luogo
domenica 20 febbraio alle 14,30.
Doni per l’Asilo
di Luserna S. Giovanni
ERRATA CORRIGE
Ci scusiamo con gli interessati per Io
spiacevole errore' di trascrizione in cui
siamo incorsi nel compilare l’elenco delle offerte « Pro deficit » pubblicato la
settimana scorsa.
La ventiquattresima riga andava
letta in quésto mòdo: Yvotine e Bruno Paschetto in mem. dei genitori
20.000 e della signora Dina Pinasco
5.000 (per un totale di lire 25.000 anziché 24.000 come erroneamente scritto nel precedente elenco).
L’amministrazione dell’Asilo
TERZO CIRCUITO
La preannunciata riunione dei
monitori, che si doveva tenere
a Ferrerò domenica 30 pomeriggio, non ha avuto luogo per
assenza degli interessati. La riunione viene così rinviata a data
da destinarsi nella. speranza di
una migliore prossima partecipazione.
VILLAR PEROSA
Celebrazioni XVII febbraio. Anche quest’anno avranno inizio
la sera di mercoledì 16 alle ore
20 con l’accensione dei falò al
suono della campana. Si raccomanda di astenersi da ogni genere di inutile chiassata.
Il culto di riconoscenza di giovedì 17 avrà luogo nel tempio
alle ore 10 : parteciperanno i
trombettieri, la corale e la Scuola Domenicale.
Alle ore 12,30 agape fraterna
nel salone delle attività, a cura
di un gruppo di membri della
comunità ai quali va la nostra
gratitudine per il loro lavoro e
per l’opportunità ph’essi ci daranno di trascorrere alcune ore
insieme. Prezzo L. 4.000 e per i
bambini al di sotto degli 8 anni
L. 2.000. Si prega di iscriversi
entro domenica 13 febbraio presso gli anziani o il pastore, versando subito tutto l’importo per
facilitare la contabilità.
Serata alle ore 20,30; ì gióvani presenteranno la commedia
in tre atti di G. Romualdi «Le
rhontagne ». A loro ed a chi li
aiuta una parola di gratitudine
ed alla chiesa l’invito fraterno a
partecipare alle rappresentazioni. Infatti la ripetizione della recita sarà tempestivamente annunziata dal pulpito. Speriamo
anche nella collaborazione dei
trombettieri alla serata del 17,
durante la quale avverrà l’estrazione dei numeri della lotteria
« Pro tetto tempio ».
Hanno collaborato a questo
numero: Renato Coisson, Giovanni Conte, Dino Gardiol,
Graziella Jalla, Luigi Marchetti, Tom Noffke, Paolo
Ribet, Aldo Rutigliano, Giorgio Tourn.
AVVISI ECONOMICI
GIOVANE coppia piemontese cerca
alloggio in Torrepellice. Telefonare
91617 ore pasti.
« Signore, a chi ce ne andremo
noi? Tu hai parole di vita
eterna » (Ev. Giov. 6: 68).
Il 24 gennaiq_il Signore ha richiamato a sé
Grazia Musset
Ne danno il triste annunzio i cugini
e gli amici.
Luserna S. Giovanni, 24 gennaio 1977
RINGRAZIAMENTO
Il vostro cuore {dice Gesù) non
sia turbato, abbiate fede anche
in me! (Ev. di Giovanni 14: 1)
I familiari della dipartita
Matilde Sibille t7
commossi e riconoscenti ringraziano
coloro che, con «¡ritti e parole hanno
dintostrato la Idt'o simpatia nel momento di dolore che li ha colpiti. Un
ringraziamento particolare vada al medico curante dott. Gardiol, ai medici
e al personale tutto dell’Ospedale Valdese di Torre Pellice per le amorevoli
cure prestate con abnegazione, al pastore Deodato per il messaggio di fede
e speranza annunciato al servizio funebre.
Torre Pellice, 25 gennaio 1977
RINGRAZIAMENTO
Le famiglie Gay e Ciesch e la sorella Evelina ringraziano quanti hanno partecipato al loro dolore in occasione della scomparsa del caro
Guido Gay
avvenuta il 15 gennaio 1977.
Torre Pellice, 19 gennaio 1977
8
8
4 febbraio 1977
VATICANO E TERZO SACCO DI ROMA
Ministero dell'unità
o della distinzione ?
Mentre ha fatto notizia rincontro — o meglio gli incontri — tra
il Sindaco di Roma e il Papa,
meno annariscente è stato il dibattito che si è intrecciato, soprattutto tra il Corriere della Sera e l’Osservatore Romano, sul
tema del « Terzo Sacco di Roma »
messo chiaramente in luce, pur
cori toni riguardosi, dal Sindaco
Argan nel suo discorso al Papa.
La documentazione — riportata
daH’agenzia Adista — è utile per
misurare la sfrontatezza dell’oraano vaticano.
È soprattutto in un articolo del
10-11.1 (« Sacco di Roma» e senso della misura) che l’Osservatore Romano confuta le accuse
rivolte al Vaticano di responsabilità nei « mali di Roma ».
In primo luogo, afferma l’organismo vaticano, il fenomeno
delle speculazioni e deturpazioni
« non è solo di Roma; è di altre
capitali, di altre città ». Le cause? Il « flusso deU’immigrazione
e dell’urbanizzazione » di fronte
a cui le grandi città si sono trovate impreparate. Da cui veniamo a sapere che in ultima analisi delle speculazioni e deturpaziorii (perché è di questo che si
parla) sono responsabili i cafoni
che in questi anni sono immigrati in Roma come nelle altre
grandi città.
Del resto questa impressione è
confermata dalla seconda argomentazione. Citando un assessore del Comune di Roma, l’Osservatore ricorda che « la metà dei
cittadini di Roma non paga l’imposta per la nettezza urbana » e
vi vede tm indizio indicativo, perché « alla base del tessuto e della realtà cittadina c’è la popolazione, che è la prima responsabile della conduzione della sua città ». Che è come dire che il sacco di Roma lo hanno fatto bottegai e uscieri, impiegati e vetturini, prima ancora che anonime
società e impersonali enti senza
volto.
Certo ci sono anche le forze
politiche, ma — afferma il giornale vaticano con bella equanimità — siccome ciascuno ha curato il « proprio particulare »,
« se difetto c’era nelle amministrazioni, altrettanto c’è stato
nelle opposizioni ».
Lasciamo da parte il modo con
cui l’Osservatore confuta le affermazioni sulle responsabilità
ecclesiastiche spingendo avanti
preti e suore delle borgate a
coprire con la loro condizione
« infraumana » tutto ciò che nella chiesa infraumano non è.
È la successiva argomentazione che lascia in bocca l’amaro
dell’esser presi per fessi. I religiosi vivono comunque sotto le
leggi italiane; « Non sono buone
queste leggi? Si cambino. C’è un
Parlamento nazionale e regionale apposta per questo ».
Certo abbiamo appena visto
un caso preciso di questa prassi: un’assoluta imparzialità della
Chiesa cattolica che non batte ciglio di fronte ad un cambiamento di legge proposto, per cui
l’aborto cesserebbe di essere reato. E questo non fa che confermare- la prassi di decenni: una
chiesa imparziale che non ha
mai mosso un dito per ottenere
una legge a suo favore, mai brigato per cambiarne di esistenti
per avere vantaggi e privilegi,
sempre ossequiosa e pronta a
muoversi nel solo ambito di un
diritto comune che le piove dal
cielo.
Ma l’argomento decisivo che
scarica il Vaticano di ogni responsabilità è l’affermazione che
il Corriere stesso ha offerto ali’Osservatore su un piatto d’argento: « Non sono né il papa né
il Vaticano come tali al centro
delle infamie di Roma. Se l’uno
e l’altro non sono al riparo da
molte riserve, non sono responsabili di ciò che fanno e di come
trafficano le circa millequattrocento congregazioni religiose di
Roma ».
Si capisce che il giornale vaticano accolga questo distinguo
con soddisfazione: « C’è da rilevare, nell’articolo, un primo fatto positivo: si riconosce apertamente che non è lecito mischiare
la Santa Sede con le istituzioni
religiose esistenti a Roma, tanto
meno con i governi civili deFa
città, sia pure co-gestiti da cattolici ».
È chiaro che questa distinzione è sacrosanta dal punto di vista giuridico. Ma lo è altrettanto dal punto di vista ecclesiale?
Ci sentiamo spesso ripetere che
il Papa esercita uno specifico
« ministero dell’unità » impersonando l’unità reale del cattolicesimo e l’unità potenziale dell’intera cristianità; ma quando si
tratta di rilievi mossi al Vaticano e al suo capo come espressioni della responsabilità globale
della Chiesa cattolica, allora subentra una specie di « ministero
della distinzione » che sembra
molto uno stringersi nel’e spalle dicendo « io non c’entro ».
Confessiamo che per una volta
preferiamo il « ministero dell’unità », pur con la precisazione
che il Papa lo impersona in senso ecclesiale e non giuridico. Ed
è in questo senso che, malgrado
i puntigliosi distinguo dell’Osservatore Romano, pubblichiamo il ì: sogno » di Don Roberto
Sardelli, non senza ammirarne
il coraggio.
F. G.
GRATIS
r Eco-Luce
ad un amico
Spediteci una cartolina
indicando il nome e indirizzo di un vostro parente
o conoscente che non riceve l’ECO-LUCE. Gratuitamente gli invieremo il giornale per due numeri e una proposta di abbonamento. Non preoccupatevi di
sbagliare ; se segnalerete
un abbonato l’indirizzo che
ci manderete sarà scartato.
Aiutateci a diffondere l’Eco-Luce
Ho sognato
che il papa...
Ho sognato che il papa, come vescovo di
Roma, faceva questo
breve e chiaro discorso al sindaco Giulio
Carlo Argan;
« Io, i miei predecessori e gli uffici che mi
circondano siamo, direttamente o indirettamente, tra i saccheggiatori di questa città. Non
sto qui a cercar alibi,
ma a riconoscere la nostra condotta, a invocare il rigore della legge,
che amministrazioni benevolenti ci hanno risparmiato, e ad annunziare che una ripulitura
sarà iniziata.
1) È vero! spesso dalla base della chiesa
stessa mi pervennero,
e pervennero ai miei
predecessori e collabo
ratori, inviti a denunziare speculazioni e speculatori. Ricordo qui
una ’lettera’ di 13 preti
romani del 1972. Fra le
proposte evangeliche
che mi si facevano c’era quella di .’pronimziare il mio giudizio di
maestro della morale
sulle attività degli speculatori fondiari e dei
costruttori che operano a Roma’. Ma io fui
sordo a questo invito
e feci rispondere dai
miei collaboratori che
’non era compito del
vescovo compiere simili gesti’.
2) So della Società
Generale Immobiliare,
controllata in maggio
ranza dal Vaticano, e
che negli anni trascorsi fu l’impresa leader
della speculazione edilizia compiendo veri e
propri atti di rapineria
a danno dei lavoratori,
delle classi più povere,
di tutti i bambini di
questa città.
3) So della ’nobiltà
nera’ che ci circondava. Molti di loro monopolizzavano il suolo ediflcatorio di Roma.
Oltre alla SGI (6 milioni e 362.(X)0 mq.),
brillavano i nomi di
Vaselli (11.769.121 mq.),
di Federici (10.495.821
mq.), di Gerini (7 milioni e 651.706 mq.), di
Lancellotti (5 milioni e
119.460 mq.), di Gianni
(4.306.544 mq.), di Scalerà (3.157.128 mq.), di
Barberini (4 milioni e
600.930 mq.), di Talenti (2.593.703 mq.). E poi,
accanto a questi signori, conosco le proprietà
fondiarie di alcune congregazioni religiose; gesuiti (16.000.000 mq.).
Propaganda Fide (15
milioni di mq.), salesiani (2.600.000 mq.). Certo questa è una ricchezza che ha giocato in
modo tragico sul caos
urbanistico di Roma. A
nome di legge, su molte di queste ricchezze
non posso far nulla. Ma
riconosco al servizio
episcopale una colpa :
abbiamo taciuto.
4) I miei predecessori tacquero anche su
mons. De Merode che,
con la sua spregiudicatezza, si poneva all’inizio del terzo sacco di
Roma. De Merode e
SGI; due tappe della
storia di 'Roma moderna’ che gettano vergogna sulla chiesa. Per
mezzo di loro abbiamo
offerto ai diseredati di
questa città la nostra
controtestimonianza al
Vangelo. Oggi sentiamo il rossore di questa eredità. Sentiamo
gravare sulla nostra coscienza il giudizio politico, morale, evangelico che cade anche sui
reati prescritti, sui si
lenzi, sulle connivenze,
sui peccati di omissione, sul dovere che non
si compii. A tanti religiosi e religiose e fedeli che lo compirono
spesso toccò la sorte
dell’ostracismo e del
sospetto dei fratelli.
5) Oggi voi volete incidere il bubbone della
speculazione. Spero veramente che sia arrivato il momento di ’porre la scure alla radice
dell’albero malato’. Io
non ricorrerò a meschini ripari e, magari, a
gridare ’persecuzione,
persecuzione ! ’. Mettersi ora alla ricerca di
alibi significherebbe
sottrarsi alla conversione. Non giustificherò
ciò che i poveri non
potranno mai giustificare. Potrebbe essere
questo il momento in
cui l’amore di Cristo ci
si manifesta e ci spinge
ad essere nitidi davanti agli uomini » (Adista)
don Roberto Sardelli
LA SETTIMANA INTERNAZIONALE a cu'ra di Tullio Viola
Egitto : fuoco sotto la cenere
Con abilità consumata, da
profondo conoscitore del suo popolo, il presidente Anwar E1 Sadat è riuscito ad arginare l’ondata di furore popolare che, nei
giorni 18 e 19 gennaio, aveva minacciato di sommergere l’intero
Egitto.
L’aumento fra il 15 e il 20%
della maggior parte dei generi di
prima necessità, manifestatosi
bruscamente, pochi giorni prima, per effetto di un decreto governativo, aveva fatto esplodere
quei furore. Un aumento « che
commercianti e responsabili dei
negozi dello Stato si erano affrettati ad applicare, e che aveva
provocato decine di morti, migliaia di feriti; migliaia di arresti e danni per diversi milioni di
dollari.
Per l’esattezza, e secondo un
comunicato ufficiale, i morti so
no stati 79 (dei quali 44 al Cairo); i feriti 3.566 (compresi 203
poliziotti), (...) circa 1.000 persone rinviate a giudizio. (...)
“Senza pane non ci può essere
giustizia’’, gridano i manifestanti; “Nasser, alzati e guarda com’è
ridotto il tuo popolo”; “I signori
mangiano carne tutti i giorni e
i nostri figli muoiono di fame”.
Un uomo si versa addosso un bidone di benzina e si dà fuoco:
"E’ meglio morire subito che
crepare lentamente”, urla.
L’ondata di rabbia popolare si
è manifestata su tutto il territorio egiziano: ad Alessandria,
Mansura, Suez, Il Cairo (mostruosa capitale di più di 10 milioni di abitanti, con un sottoproletariato sempre più affamato),
a Qena e Assuan». {Da « L’Espresso » del 31.1).
Nostalgia di Nasser. Quali i
Doni Eco-Luce
Doni di L. 1500
Grill Pierino, Genova; Grill Onorato,
Pomarelto; Beux Eli, S. Germano; Cirino Giuseppe, Roma.
Doni di L. 500
Bertalot Alberto, S. Germano; sorelle Bonin, Villar Perosa; Coucourde,
Giulio, Pinerolo; Barai Albino, Inverso Pinasca, N.N.; Danna Stefano, Luserna; Peyrot Pierino, Svizzera; Cou
courde Luigi, Inverso Pinasca; Serre
Samuele, Villar Perosa; Mattone Elvidio. Coazze; Patete Angelo, Pescolanciano; Corsini Albertina, Milano.
Altri doni
Genre Bertin Ilda, Pinerolo 5.000;
Masino Luigi, Varese 5.000; Cornuz
Paul, Svizzera 12.500; De Walderstein
Giusto, Cinisello 3.280; Gay Evelina,
Pinerolo 7.500; Cane Alberto, S. Lazzaro di Savena 4.000; Castiglione Giuseppe, Bari 5.000.
motivi? « La Repubblica », del
21.1, così commenta (a firma di
Sandro Viola):
« Non si può dire che gli episodi scatenati dopo l'aumento dei
prezzi, siano venuti del tutto
inattesi. E’ un pezzo, ormai, che
la leggendaria mitezza degli egiziani sta lasciando il posto ad
un’irrequietudine pronta a tramutarsi in violenza. Il ritorno
dei proprietari terrieri ha provocato, negli ultimi due anni, una
serie di “jacqueries” nelle campagne del Basso Nilo, la polizia
aveva già dovuto sparare sulla
folla durante gli scioperi di Heluan nel gennaio ’75, lo sciopero
dei conduttori di autobus aveva
già sconvolto, il mese scorso, il
centro della capitale.
Questo deterioramento del clima sociale coincide curiosamente con quella che, almeno all’apparenza, si presenta come una
restaurazione democratica. L’Egitto di Sadat ha embrioni di
partiti politici impensabili nell’era nasseriana, all’Assemblea
del popolo si sente per la prima
volta dopo 25 anni, criticare il
governo, e le polizie politiche
hanno perso progressivamente,
dal ’71 in poi, il potere assoluto
che avevano sulla sorte del cittadino.
Perché, dunque, mentre si liberalizza l’economia e si aprono
spiragli su una prospettiva di democrazia, l’Egitto conosce un tale sommovimento? Un episodio
di 11 anni fa può servire a un
tentativo di risposta. Già un’altra
volta, infatti, nel 1966, l’economi
sta Kaissuni (l’attuale vice primo ministro per gli Affari Economici, il diretto responsabile
del decretato aumento di prezzi)
aveva proposto d'Nasser di smantellare il sistema di prezzi politici dei generi di prima necessità.
Il “tecnico” Kayssuni espose al
“rais” un problema finanziario
elementare: se si fosse continuato a sovvenzionare i prezzi dei
generi di consumo più necessari
(oggi una forma di pane si compra al mercato a un prezzo 5 volte minore del suo costo reale), il
paese avrebbe dovuto ben presto
dividere il suo bilancio tra due
sole voci, la spesa militare e il
sovvenzionamento dei prezzi politici. Con due effetti a breve e
medio termine: prima la stasi
economica, poi la bancarotta. Ma
quando Kayssuni ebbe finito la
sua esposizione, Nasser scosse la
testa: “Misure come qi^este ”, disse il “rais” al grande “tecnico”,
“portano ai colpi di stato”.
A Sadat (di cui sono noti la
passione per la politica estera e
un certo disinteresse per i temi
della gestione interna) è dunque
sfuggito quel che a Nasser, allora, apparve chiaro. E cioè quanto sia rischioso liberalizzare una
economia di miseria. La miseria
delle masse eeiziane è o^m, anzi,
assai niù drammatica di 11 anni
fa: solo che, intanto, le misure
di liberalizzazione introdotte da
Sadat nel 1974, hanno creato una
florida classe di trafficanti, riportato i proprietari terrieri nelle ville circondate dai campi di
cotone, alimentato sino all’incredibile la corruzione e il mercato
nero.
E’ accaduto cioè quel che si è
visto scaturire in tante situazioni della recente .storia della decolonizzazione: adoperati sul terreno del sottosviluppo, sullo sfon
do delle tremende crescite di
popolazione, in assenza di piani
poderosi di assistenza economica, i meccanismi del libero mercato, le pure tecniche finanziarie,
le lezioni di efficienza impartite
dagli organismi internazionali
(...) favoriscono alcune frange
minoritarie senza risolvere, e in
qualche caso aggravandolo, il
problema delle condizioni di vita delle masse ».
Ora, provvisoriamente, la calma è ritornata. Ma per quanto?
Il fuoco cova sotto la cenere.
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8 luglio 1960
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