1
Anno 125 - n. 18
S maggio 1989
L. 900
Sped. abbonamento postale
Gruppo 11/70
In caso di mancato recapito rispedire
a : casella postale - 10066 Torre Pellice
delle valli valdesi
SETTIMANAl F DEI I F CHIESE EVANGELICHE VALDESI E METODISTE
RIFORMA DELLA SCUOLA
REFERENDUM IN URUGUAY
I diritti dei bambini Vince la politica
Molti oggi sono sinceramente
disponibili a mobilitarsi per la
difesa dei diritti dei bambini. Lo
dimostrano le iniziative per Serena, per Cristian e Denis di Domodossola, i convegni che un po’
dappertutto si tengono su questo
o quell’aspetto della vita dei barnbini, del loro sempre più difficile
diventare adulti. Ma c’è una questione che merita la nostra iniziativa e che, per il momento, fa
fatica a diventare informazione e
oggetto di mobilitazione e di sdegno.
Mi riferisco al disegno di legge di riforma della scuola elementare, riforma diventata inderogabile vista l’approvazione —
due anni fa — dei nuovi programmi per questo ordine di
scuola.
lizzare strutture private, che già
oggi garantiscono un migliore
servizio sociale di quello pubblico essendo aperte per più
ore, anche se il servizio educativo non è necessariamente migliore di quello pubblico.
Al di là del risultato la mobilitazione per le firme e lo svolgimento
della consultazione sono un passo molto importante per la democrazia
Il « tempo pieno » aveva significato un maggior rispetto dei
tempi di apprendimento dei ragazzi, in particolare di quelli
svantaggiati da condizioni familiari difficili.
Se guardiamo il testo del disegno di legge, cosi come è stato
elaborato dalla Commissione della Camera dei deputati, vien da
chiedersi se tale riforma rispetti
veramente i diritti all’educazione di ogni bambino, o viceversa
il disegno di legge sia unicamente improntato alla logica di tagliare la spesa pubblica. Argomento — per carità — serissimo,
ma che a mio parere dovrebbe
essere subordinato al primo, che
risponde tra l’altro al dettato costituzionale: l’istruzione è obbligatoria e gratuita.
Cosa dice il disegno di legge?
L’art. 7 porta il tempo scuola a
27 ore settimanali (3 ore in più
delle attuali previste per il « tempo normale»). L’art. 8 prevede
che dal 1990/91 si potranno realizzare « tempi lunghi » per complessive 37 ore settimanali (3
ore in meno dell’attuale « tempo
pieno »).
Ma sempre secondo quest’articolo le materie curricolari si dovrebbero svolgere al mattino,
mentre al pomeriggio si svolgerebbero « attività di arricchimento e di integrazione » non meglio
specificate, affidate ad insegnanti che devono completare l’orario, o ad insegnanti aggiuntivi
nella misura di uno ogni quattro
classi di « tempo lungo ».
Ma non basta, con un altro
provvedimento lo Stato vuole tagliare le piccole scuole di montagna. Le scuole che non avranno
15 allievi saranno chiuse. I ragazzi andranno a scuola a valle, i
comuni si arrangino ad assicurare loro i trasporti. Eppure queste scuole hanno assicurato moduli educativi di prim’ordine,
esperienze importanti (penso ad
esempio ai « taculot » di Angrogna) che sono state modello per
altri.
Non importa: la scure dei tagli si abbatte anche qui sui più
deboli. Di qui l’esigenza di una
mobilitazione, che non può non
vederci in prima linea come cristiani per la difesa di un servizio
pubblico, di una metodologia didattica, delle fasce più deboli
della popolazione. Una iniziativa
che ci auguriamo ecumenica (ma
dove sono le associazioni di insegnanti e di genitori cattolici?)
per la « giustizia ».
Giorgio Gardiol
In 800 mila hanno votato per
abrogare la legge di caducità delle
pretese punitive dello stato (il
43%) e poco più di 1 milione (il
57%) di elettori si è espresso per
mantenerla. Questi i risultati di un
referendum che ha diviso gli uruguaiani sulla possibilità o meno di
processare i militari, colpevoli di
violazioni dei diritti umani durante i dodici anni di dittatura.
La storia di questo referendum
è un vero e proprio romanzo. E’
cominciato nel dicembre del 1986,
dopo il voto della legge di amnistia ai militari, quando i partiti
della sinistra raggruppati nel
Frente amplio, l’organizzazione
dei Tupamaros, e le famiglie dei
desaparecidos avevano annunciato la loro intenzione di raccogliere
le 556 mila firme (il 25% dell’elettorato) necessarie per sottoporre
la legge a referendum.
All’inizio nessuno ci credeva,
ma alla fine dopo un formidabile
lavoro di contatto porta a porta,
verso la fine del 1987, la commissione pro-referendum depositava
600 mila firme negli uffici della
Corte elettorale che, dopo interminabili verifiche (chiedendo anche conferme personali delle firme), ammetteva il referendum. Re
ferendum che il presidente Julio
Maria Sanguinetti decideva di sottomettere al voto popolare la domenica 16 aprile.
La questione non era così semplice come poteva apparire. Nori
si trattava infatti semplicemente di
un referendum prò o contro i militari.
A favore della legge di amnistia
c’erano il Partito colorado (centrodestra) del presidente Sanguinetti
e i due terzi del Partito nazionale
(centrista), all’opposizione. I conservatori deìVUnione civica (formazione di ispirazione cattolicoconservatrice) lasciavano invece
libertà di scelta.
Il presidente Sanguinetti, alla vigilia del voto, aveva dichiarato:
« Non si tratta soltanto del problema specifico dei processi ai militari, ma della transizione verso la
democrazia». Infatti la vittoria
delle schede gialle (erano di questo colore le schede che confermavano l’amnistia) dovrebbe mettere fine al dibattito, che dura ormai da cinque anni, sulle modalità della ricostruzione della democrazia.
L’attuale ministro della difesa,
generale Hugo Medina, aveva infatti rassicurato i militari, riuniti
Julio
Maria Sanguinetti, presidente dell’Uruguay.
VERSO L’ASSEMBLEA ECUMENICA DI BASILEA
La breccia
« ...queste ossa potrebbero rivivere? ». E io ri
Queste attività inoltre potranno essere organizzate compatibilmente con le strutture a disposizione delle scuole.
sposi : « O Signore, o Eterno, tu lo sai ».
« ...e voi conoscerete che io sono l’Eterno,^ quando aprirò i vostri sepolcri e vi trarrò fuori dalle
vostre tombe, o popolo mio! »
(Ezechiele 37; 3-4, 13).
Siamo in altre parole alla riedizione del vecchio « patronato »
che tutti avevano voluto abolire
una ventina di anni fa.
L’art. 13, poi, abolisce la gratuità dei libri di testo, pur raccomandando ai Consigli di Circolo di utilizzare i fondi a loro
disposizione « prioritariamente »
per la distribuzione dei libri di
testo ai « meno abbienti ».
Dunque patronato e libri solo
per i « poveri ». Così si liquida
una esperienza educativa che,
sia pure con molti alti e bassi,
aveva innovato profondamente la
scuola di base nel nostro paese.
Secondo il Censis un terzo delle famiglie italiane, e la metà
delle famiglie residenti nelle
grandi città, aveva scelto la scuola a tempo pieno.
Dopo questa riforma è prevedibile che questo numero, anziché aumentare, diminuirà. Chi
potrà si vedrà costretto ad uti
Nella storia dei popoli e in quella dei singoli
ci sono momenti di crisi profonda: tutto ciò in
cui avevamo messo la nostra speranza è morto,
ciò per cui si lavorava e viveva è distrutto. Tutto
è diventato assurdo, nulla è più possibile; siamo
come lacerati, disseccati, incapaci di fare progetti. La vita non ha più senso.
Quella in cui si trovano Ezechiele e i suoi
contemporanei è una situazione di questo tipo.
Gerusalemme è distrutta; del Teinpio, costruito
per essere il segno della presenza di Dio in mezzo
al popolo, non rimane più nulla.
Ezechiele è incaricato in un primo tempo di
dire ai .suoi fratelli che quanto è successo non
è per caso, ma è il segno del castigo di Dio. In
una visione terribile egli vede la. gloria di Dio ahhandonare il Tempio (Ez. II: 22-24). Dio ha abbandonato il suo popolo; com'è possibile immaginare qualcosa di più tragico?
Eppure, nel cuore della notte, la Parola di Dio
raggiunge ancora una volta Ezechiele. Egli si preparava ad essere custode della tradizione e degli
antichi valori, ed è chiamato invece da Dio ad
aprirsi all’inatteso dello Spirito. Diventa così il
portavoce di Dio, colui che scruta nelle tenebre per
riuscire a discernere, poco a poco, la traccia di
Dio. Ai suoi compagni disperati è incaricato di
portare una parola nuova, inaudita, la visione di
un possibile passaggio dalla morte alla vita, dalla
disperazione e dall'abbandono alla speranza.
Al tempo di Ezechiele non si credeva in una
vita nell’aldilà; il profeta quindi non poteva
sfuggire a questa visione di morte totale, rifugiandosi nella speranza di una vita futura. La doivanda di Dio: « Queste ossa possono rivivere? » lo
lascia disorientato e impotente. Ma non rimane
chiuso nel suo nulla: lascia aperta la porta all intervento di Dio: « Signore, tu lo sai ». E’ una risposta evasiva e fiduciosa ad un tempo, ma apre
una breccia. ,
Le ossa secche non rappresentano solo dei morirla gente la cui speranza non c’è più; gente
che la strada dell’esilio ha disperso; gente senza
futuro. La morte, per Ezechiele, non è solo la
morte fisica, ma anche questo essere stati «fatti
a pezzi», disarticolati, dispersi, abbandonati da
ti
Dio.
Le
vie dell’esilio sono numerose... Cosa posso
dire io, donna svizzera, ben nutrita, con una casa,
istruita, protetta in un mondo che vive d’ingiustizia e di distruzione della creaz.ione? Vorrei tacere,
ina il testo mi porta a rischiare una parola: oggi,
come allora, rischiamo di lasciarci rinchiudere
nello scoraggiamento. Qggi, come allora, è presto
fatto essere dispersi, separati, divisi. Allora ci aggrappiamo alle certezze del nostro passato, ascoltiamo le nostre parole, ci sentiamo impotenti. Ma
oggi siamo anche chiamati ad ascoltare la Parola
del Signore; a passare dall’impotenza e dallo scoraggiamento all’ascolto della Parola; a rischiare una
parola, nella speranza che essa sia riempita dalla
Parola: « Allora conoscerete che io sono l’Eterno »
Rose-Marie Gallay
Pastore della Chiesa riformata di Neuchâtel
(Svizzera)
nel Club navale nel 1984, che essi
non avrebbero avuto conseguenze
circa le loro azioni negli anni della
dittatura se avessero passato il potere ai civili. Ma dopo 1 elezione
di Sanguinetti nel 1985, almeno
200 denunce contro militari erano state presentate nei tribunali
uruguaiani.
I militari incolpati pretendevano di essere giudicati dalla magistratura militare, ma la suprema
Corte di giustizia aveva poi stabilito che per questi reati la competenza era dei Tribunali civili.
Erano state inviate così le prime
convocazioni per i militari denunciati.
II generale Medina aveva pero
confiscato e rinchiuso nelle casseforti del suo ministero i dossier
relativi e aveva poi messo il presidente Sanguinetti davanti ad un
aut-aut: o l’amnistia o la crisi istituzionale.
In seguito a questo ricatto il Parlamento aveva poi votato un’amnistia mascherata con queste parole:
« Legge di caducità delle pretese
punitive dello stato ».
La calma era così tornata nelle
caserme.
Nella campagna elettorale dei
gialli si è molto insistito sul carattere politico che il referendum
aveva. Si son fatti paragoni con
la vicina Argentina, dove l’aver
voluto processare i militari ha significato il riesplodere della crisi
politica e la messa in discussione della democrazia. L’Uruguay
invece, secondo i sostenitori dell’amnistia, vive una transizione democratica serena, prova ne sia la
visita di Mitterrand, di Felipe
Gonzales e del papa.
Inoltre — sempre secondo i
gialli — l’amnistia sarebbe una
misura di equità perché il Parlamento aveva anche approvato una
serie di leggi per la liberazione di
Giorgio Gardiol
(continua a pag. 3)
L.
2
commenti e dibattiti
5 maggio 1989
UNA QUESTIONE
DI LEGITTIMITÀ’
Caro direttore,
ad un interessante convegno su « La
Corte costituzionaie e i diritti di libertà », tenuto a Cuneo aicuni giorni
fa, sono intervenuti i giudici della
Corte Gallo, Baldassarre, Spagnoli e
ii vicepresidente Conso. Poiché era
stata da poco pubbiicata l’attesa sentenza sull'Insegnamento della religione cattolica, è naturale che siano stati rivolti ai relatori anche quesiti connessi con la tutela della libertà di coscienza rispetto alle religioni. Fra l’altro, è stato chiesto se non è in contrasto con la proclamata laicità dello
Stato che proprio la Corte costituzionale esponga nella sua sede un emblema palesemente rappresentativo di
una particolare Chiesa (e persino di
un altro Stato: il Vaticano). Il vicepresidente della Corte ha risposto:
• Non dipende da noi il problema del
crocifisso. Possiamo decidere solo se
siamo investiti della questione: finché
non ci giunge, non possiamo prendere posizione ».
Insomma, i vari regi decreti degli
anni Venti, che impongono nelle sedi degli uffici statali l’emblema di
quella che era allora • la religione di
Stato », non suscitano nei giudici
della Corte alcun disagio, neanche
quando la violazione dei supremi principi costituzionali avviene in casa loro.
Eppure qualche presidente di tribunale, docente, preside, direttore didattico si è ribellato a simili incongruenze e ha assunto iniziative per poter
svolgere la propria attività senza l’obbligo di convivere con simboli incompatibili con la qualità laica dello Stato. Adducerrdo invece argomentazioni
solitamente utilizzate da pedanti burocrati, pare che i giudici della Corte
preteriscano attendere che qualche
• cittadino scomodo » metta in moto
l’asfittica macchina giudiziaria per
porgere loro la questione su un piatto d’argento.
Tuttavia la replica del vicepresidente
Conso costituisce anche un chiaro invito a sollevare finalmente la questione
di iegittimità costituzionale delle norme (RD 965/24, art. 118; RD 1297/28,
allegato C; ecc.) che prescrivono ancor
oggi l’esposizione del simbolo della
Chiesa cattolica in tutte le sedi di
istituzioni statali. Chi lo raccoglierà?
Cordialmente.
Mavì Montagnana, Cuneo
PER UN PARTITO
EUROPEO
Spett. redazione,
mi permetto di usufruire ancora del
vostro settimanale che, imperniato
com’è sulla Bibbia, impregna qualsiasi argomento di questo mondo di un
giusto taglio politico, economico, sociale, perché appunto c’è sempre
questo « confronto » tra realtà e parola
di Dio.
Vorrei parlare, visto che non c’è
più altro spazio giornalistico a Pinerolo. del Partito radicale. Perché c’è
una consonanza tra una • fede dissacrante » senza appoggi dello stato,
povera, nuda, ed una società sempre
più . laicizzatta » (cioè non religiosa
nel senso classico del termine di
religione come • tradizione », « folklore », « potere ») bensì con dei valori
propri, - laici », che hanno portato l’Italia a liberarsi dalle bardature religiose in campo matrimoniale (divorzio), in
campo terapeutico e di procreazione
responsabile (con la legge 194 sull’aborto, e sui consultori per l’uso
dei contraccettivi). Questo grazie alalie prime lotte del Partito radicale!
Per non parlare della lotta sull’ora di
religione e della lotta per l’abolizione
del Concordato, quest’ultima non ancora raggiunta (libera chiesa in libero stato!).
Così per la lotta alla fame nel mondo: sotto la spinta del PR 8.000 miliardi sono stati spesi dal governo
italiano per il Terzo Mondo (sul come
sono stati spesi purtroppo ci sarebbe
da discutere).
Attualmente lotta senza quartiere
alla legge « capestro » sulla droga
Jervolino-Vassalli, che come riconoscono le più importanti comunità terapeutiche di recupero dei tossicodipendenti, sarebbe un vero « disastro »,
per arrivare alla proposta su scala
mondiale di un progetto « anti-proibizionista », che deve ancora tutto essere sperimentato, e che se non altro
getta un sasso nei problemi che la
politica » proibizionista » non ha mai
risolto.
Inoltre il tentativo di creare una
alternativa qui in Italia, rinunciando ad
essere il partito del 3,6%, ma inserendosi in tutti i partiti in chiave antidemocristiana e socialista (il socialismo di potere di Craxi, per intenderci), per rompere appunto questa
diarchia DC-PSI per cui in pratica dal
dopoguerra la DC e dal ’60 il PSI
rendono impossibile ogni ricambio, dato
il nostro sistema elettorale proporzionale, alle leve del potere (unico paese nell’occidente dove non esiste un
sistema di « alternanza » al potere, ma
solo « consociativo », che è la morte
della democrazia).
Persino i russi, nelle loro prime elezioni dopo 70 anni di partito unico,
hanno adottato il sistema elettorale del
ballottaggio. Il Congresso del PR si
è tenuto a Budapest perché in partito
radicale italiano vuole diventare europeo, anticipando i tempi del 1992, per
fare una politica in tutti gli stati europei, dell’est come dell’ovest, ohe prepari un’Europa non solo di nome, come
finora, ma di fatto, con poteri « esecutivi », i cosiddetti « Stati Uniti d’Europa », all’insegna di quei valori di libertà, uguaglianza, accoglienza verso il
sud, che hanno sempre contraddistinto questo partito.
Cordiali saluti.
Gabriele Canal, Pinerolo
UN Sìmbolo del
PROTESTANTESIMO
Ho letto la nota a firma di Giacomo
Quartino (Genova), »'Il manifesto della FCEI » (n. 14, p. 2), nota centrata
essenzialmente sull’uso non corretto
della « croce ugonotta » in un manifesto con il quale la Federazione annunziava una manifestazione contro il razzismo. Una prima considerazione alquanto istintiva mi fa pensare che al
nostro non piaccia poi tanto la « croce ugonotta » visto che, a quanto pare, non ha afferrato il significato della
posizione data alla colomba e visto altresì che si pone come critico grafico ed iconografico. Il signor Quartino
di Genova, perciò, limita il suo giudizio (ed il suo interesse) più al tratto estetico di un manifesto che alla
rilevanza ecumenica della manifestazione cui il manifesto si riferiva ed
indirizzava.
Detto questo, altro si deve aggiungere per entrare nel merito della (pseudo) questione sollevata. Al sig. Quartino sfugge che la « croce ugonotta »
non appartiene, come afferma, alla
Chiesa valdese, bensì alla Chiesa riformata di Francia e solo per estensione usata dalla Chiesa valdese. Il fatto che sia stata ampiamente usata e
diffusa in àmbito valdese (e mai come
simbolo 0 stemma ufficiale) non vuol
dire affatto che « appartenga » alla
Chiesa valdese e che, perciò, valdesi
Hôtel
Elite
A 50 metri dalla spiaggia
ambiente familiare
ottimi i servizi
e il trattamento
Dir. propr.: fam. Caroni
I - 47045
MIRAMARE DI RIMICI
Via Sarsina, 19 © (0541)
372569 - priv. 372548
sono tutti coloro che ne fanno uso.
E’ « croce ugonotta » e non ,« croce
valdese »! Ad ognuno la sua croce!
D’altra parte non mi risulta che esista un diritto di usucapione in detta
direzione.
La Chiesa valdese ha un suo proprio stemma. E’ noto a tutti. E’ la famosa « lucerna sacra » di Valerio
Grosso (1640). E’ uno stemma che
troviamo su tutti i documenti ufficiali:
del Sinodo, della Tavola e delle singole chiese. Lo troviamo nel sigillo
della Facoltà valdese di teologia. E’
una lampada accesa, collocata tra sette stelle (evidente il riferimento ad
Ap. 1: 20), il tutto incorniciato dalla
scritta: « Lux lucet in tenebrie ». Penso di poter dire che lo stemma valdese
ha un taglio ecclesiologico, mentre
la croce ugonotta piuttosto cristologico/soteriologico.
Chi, come il sottoscritto, ha da sempre usato la croce ugonotta (proponendola negli stampati a carattere interdenominazionale) non ha mai pensato
minimamente di fregiarsi, appropriandosene indebitamente, di uno stemma
valdese, bensì di un simbolo che per
le sue radici e ragioni storiche parla
più del protestantesimo in genere che
non di una sua parte in particolare,
anche se si tratta della Chiesa valdese, a volte detta « mater reformationis ».
Mi è capitato in qualche ambiente
di pregressa frequentazione di essere tacciato ed indicato a dito come
« valdese » (e « valdese » non sono) e
non certo perché mi fregiavo, come tuttora mi fregio, della « croce ugonotta », ma sol per una mia certa « eterodossia », per certe aperture interdenominazionali ed ecumeniche, e per
una certa deontologia pratica!
I dirigenti della Federazione (il termine « dirigenti » va bene) non hanno
commesso, a mio giudizio, errore alcuno nell’adottare per il loro manifesto la • croce ugonotta ». Tutt’altro! La
« croce ugonotta » è ormai il simbolo del protestantesimo storico e del
protestantesimo tout court. Gli errori
che i dirigenti della Federazione compiono sono di ben altra natura e di
questi errori, caro signor Quartino, vale la pena interessarsi per sollecitare
una migliore qualificazione del protestantesimo italiano, un protestantesimo che sia degno di usare la « croce ugonotta »1
Mario Anfuso, Firenze
VIVERE
L’EVANGELO
Sono più di 15 anni che ogni domenica ascolto, nella comunità alla quale appartengo, il messaggio evangelico predicato da pastori che non indossano la toga; credevo che l’argomento fosse ormai superato, anche
perché non ritengo che indossare una
toga possa dare più autorità, incisività e ricchezza di contenuto alla predicazione.
il - raccoglimento religioso » a cui
accenna il fratello Ferruccio Giovannini di Pisa mi fa pensare ad un meccanismo che scatta automaticamente
ogni qual volta un pastore in toga saie
sul pulpito e che invece « fa cilecca »
in mancanza dell’elemento base: la toga. Più che di raccoglimento religioso,
parlerei di comunione che si crea tra
la comunità di credenti ed il Signore
esclusivamente per opera dello Spirito Santo che soffia dove e quando
vuole.
Se vogliamo distinguerci da un pubblico comizio o da una comune conferenza pubblica, credo che non ci
resti altro da fare, come in fondo abbiamo finora fatto, che predicare l’Evangelo ma soprattutto viverlo nella
vita di ogni giorno a contatto con la
realtà, le miserie, le ingiustizie che ci
circondano perché è con tutto ciò che
come credenti, quotidianamente, dobbiamo confrontarci; forse più che (a
toga ci serve una fede autentica,
profondamente radicata in Gesù Cristo.
Ancora una parola sui predicatori
laici versione . estiva » e/o ■ Invernale ».
Caro fratello, capisco che talvolta
certi predicatori indispongono col loro modo di vestire o di rivolgersi alle
comunità, ma si tratta sempre di casi
rari: credo perciò che dobbiamo esse
re riconoscenti al Signore per lo spirito vocazionale di tanti fratelli e sorelle e per la loro disponibilità all’annunzio del Vangelo a beneficio deile
nostre chiese.
Gesù Cristo durante il suo ministerio terreno non ha mai istituzionalizzato nulla. Noi vorremmo fare della
toga una istituzione avallata dalla Tavola? lo mi auguro proprio di no!
Anche i farisei si affannavano molto per far rispettare leggi e tradizioni
però, in compenso, non avevano capito nulla del messaggio evangelico
e lo hanno crocifisso e sepolto insieme a Gesù Cristo.
Fraterni saluti.
Gianna Zanatta, Sampierdarena
predicatore, al quale, secondo me,
spetta la decisione.
Se infatti, come pensa il sig. Giovannini, può avere un senso per alcuni indossare la toga, nello stesso
modo può avere altrettanto senso per
altri non indossarla, e potrebbe voler
significare un rifiuto di qualsiasi distinzione tra chi parla e chi ascolta.
Insomma, se un predicatore ha saputo lasciarmi un messaggio che mi
aiuti a capire meglio la mia fede, non
mi interessa se l’ha fatto con la toga
0 con una » misera maglietta da spiaggia ».
Marco Gisola, Torre Pellice
SILENZIO SULLA
CIRCOLARE?
L’ESTERIORITÀ’
SUPERFLUA
Mi ha colpito molto la lettera del
sig. Giovannini, pubblicata sul n. 14
del 7 aprile u.s. (« La toga dei pastori ») e così ho pensato di dire la mia
opinione, e cioè che non sono d’accordo con quello che scrive.
Secondo lui la toga ha un certo
significato di rispetto e distinzione,
mentre è indecoroso che nella stagione calda alcuni predicatori salgano sul pulpito « in maniche di camicia o con misere magliette da spiaggia », e per questo arriva addirittura
a dire che il Sinodo e la Tavola dovrebbero occuparsi di questo fatto e
prescrivere l’uso della toga durante i
culti, mentre ora i predicatori sono
liberi di scegliere se indossarla o no
(e mi stupirei se non lo fossero!).
Sono convinto che nella predicazione e nell’ascolto deila Parola, cioè
nel vivere la fede, ogni forma di esteriorità sia assolutamente inutile e superflua, e che quel che conta sia
il messaggio che la predicazione ci
trasmette, provenga esso da un pastore in toga o da uno in maniche di
camicia.
Inoltre mi sembra che il sig. Giovannini, appellandosi alla democrazia
nel chiedere il ricorso al Sinodo (che
tra l’altro ha da discutere problemi
ben più importanti di quelli relativi all’abbigliamento), faccia una cosa molto
antidemocratica, mettendo in discussione la libertà di scelta del singolo
Egregio signor Direttore,
due lettere pubblicate sul nostro
giornale, una il 10 febbraio (Discutere
lo « stato spirituale ») e l’altra il 10
marzo (Incomprensione), nelle quali si
segnala il richiamo contenuto in una
circolare della Tavola, hanno stimolato
la mia curiosità.
Ho quindi voluto procurarmi una copia della circolare stessa per esaminarne il contenuto.
Nella parte preliminare, la Tavola
pone, fra l’altro, la domanda relativa
alla possibilità di cambiare mentalità,
di convertirsi, di operare un'inversione
di marcia e di tendenza, di una nuova
mentalità che si faccia strada nelle nostre chiese.
L’indirizzo attuale non è dunque conforme alla vocazione della chiesa?
La circolare, datata 14.10.’88, indirizzata ai Concistori ed a quanti hanno
qualche incarico di responsabilità nella
chiesa, non è « riservata » ed è perciò
naturale che ci si stupisca che avvertimenti così insolitamente gravi non
siano stati divulgati nelle comunità e
che rimangano tuttora ignorati dalla
maggioranza dei membri di chiesa.
Risveglio, rinnovamento, rilancio,
conversione, inversione di marcia e
di tendenza: certo il linguaggio muta,
si « aggiorna » con i tempi; ma la sostanza non è forse sempre la stessa?
Questi richiami non hanno forse
molta analogia con quanto la TEV va
sostenendo da oltre dodici anni?
Perché il contenuto della circolare è
tuttora (dopo 6 mesi!) avvolto ne! più
profondo silenzio?
Una risposta competente e responsabile a questi interrogativi dovrebbe venire dai destinatari della circolare. E'
quanto mi auguro.
Guido Baret, Pomaretto
delle valli valdesi
settimanale delle chiese valdesi e metodiste
Direttore: Giorgio GardioI
Vicedirettore: Giuseppe Platone
Comitato di redazione: Mirella Argentieri Bein, Valdo Benecchi, Claudio
Bo, Alberto Bragaglia, Franco Chiarini, Rosanna Ciappa Nitti, Gino
Conte, Piera Egidi, Claudio Martelli, Emmanuele Paschetto, Roberto
Peyrot, Mirella Scorsonelli
Redattori; Alberto Corsani, Luciano Deodato, Adriano Longo, Plervaldo
Rostan
Segreteria: Angelo Actis
Amministrazione: Mitzi Menusan
Revisione editoriale: Stello Armand-Hugon, Mariella Taglierò
Spedizione; Loris Bertot
Stampa; Coop. Tipografica Subalpina - via Arnaud, 23 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/91334
Registrazione: Tribunale di Pinerolo n. 175. Respons. Franco Giampiccoli
FONDO DI SOLIDARIETÀ’; c.c.p. n. 11234101 Intestato a La Luce, via
Pio V, 15 - 10125 Torino
Amministrazione del fondo: Maria Luisa Barberis, Renato Coì'sson, Roberto Peyrot
ABBONAMENTI 1989
Italia Estero
Ordinario annuale L. 38.000 Ordinario annuale L. 70.000
Ordinario semestrale L. 20.000 Ordinario (via aerea) L. 100.000
Costo reale L. 60.000 Sostenitore (via ae-
Sostenitore annuale L. 75.000 rea) L. 120.000
Da versare sul c.c.p. n. 20936100 intestato a A.I.P. - via Pio V, 15
10125 Torino
REDAZIONE e AMMINISTRAZIONE: via Pio V, 15 - 10125 Torino - telefono
011/655278 — Redazione valli valdesi; via Repubblica, 6 - 10066 Torre
Pellice - telefono 0121/932166
Il n. 17/89 è stato consegnato agli Uffici postali di Torino e a quelli
delle valli valdesi il 27 aprile 1989.
Hanno collaborato a questo numero: Archimede Bertolino, Ivana Costabel,
Carlo Gay, Giorgina Giacone, Paola Montalbano, Luigi Marchetti, Gregorio
Plescan, Bruno Rostagno, Marco Rovara, Aldo Rutigliano, Liliana Viglielmo.
3
5 maggio 1989
commenti e dibattiti
TORINO: PROSEGUE UN INTERESSANTE CONFRONTO
UNIONE PER LA LETTURA DELLA BIBBIA
Scienza e teologia
Le due discipline hanno in comune la caratteristica di non fornire
delle certezze, ma di porre degli interrogativi per la riflessione
Come leggere
l’Evangelo
« In qualunque direzione e per
quanto lontano noi possiamo vedere, non troviamo da nessuna
parte una contraddizione tra religione e scienza, ma piuttosto
un pieno accordo proprio sui
punti più decisivi. Religione e
scienza non si escludono, come
oggi alcuni credono e ternono,
ma si completano e condizionano a vicenda ». Così rifletteva in
un suo scritto Max Plank, considerato il fondatore della fisica
moderna, in occasione di un suggestivo raffronto tra queste due
vie di ricerca così apparentemente distanti. E a queste conclusioni, più modestamente ma non
riduttivamente, ci si è approssimati al termine di un interessante dibattito su questo argomento tenuto alla Sala valdese
di Torino.
Giovanni Rogo, pastore valdese in Svizzera, e Alberto Conte,
docente di geometria all’Università di Torino, hanno avviato il
dibattito commentando l’opera
« Conoscenza scientifica e fede »
edita dalla Claudiana, alla presenza delle autrici, Elena Bein
Ricco e Giovanna Pons.
Da Thomson a Einstein, passando per Schrödinger e De Broglie, imparando a conoscere Popper, Barth e Pannenberg un filo
conduttore, che è poi la ricerca
del sapere, ci conduce attraverso il tempo nei santuari della
scienza e della teologia. Un’impresa ardua, ha rilevato il pasto;
re Bogo, costruita sulla sintesi
e il confronto, condotta con entusiasmo e competenza dalle autrici che hanno messo a frutto
la loro esperienza di insegnanti
per rendere accessibili teorie e
concetti notoriamente tra i più
complessi. Non sempre si riesce
a far andar d’accordo le grandi
idee, i più sottili ragionamenti,
con la semplicità e la chiarezza.
Scienza e
teologia: due
campi del sapere
che possono
coesistere
nonostante
molte opinioni
correnti.
In molti, da tutta Italia, sono convenuti a
Torino per un incontro di studio e fraternità
spesso il linguaggio e i tecnicismi costituiscono una barriera
voluta e insuperabile per i non
addetti. La gente ha fame di conoscenza ed è stupido pensare
che i telequiz e le partite di calcio possano appagarla. La scienza e la teologia rappresentano
un formidabile stimolo alla riflessione perché non offrono certezze ma pongono interrogativi,
rifuggono il dato acquisito alla
ricerca di nuovi traguardi. Il problema, profondamente sentito
dalle autrici del libro ed emerso
chiaramente dall’incontro, è quello di sciogliere il nodo della incomprensione con parole semplici ed esempi appropriati senza
cadere nella banalizzazione.
Anche le opere di Einstein,
Popper, Kuhn se adeguatamente
Vince la politica
(segue da pag. 1)
tutti gli oppositori della dittatura
e dei prigionieri politici.
Per i verdi (la scheda che abrogava la legge era di colore verde)
invece, il voto era un atto morale.
11 loro slogan era: « Io voto verde per la verità, per la giustizia,
per l’eguaglianza di tutti davanti
alla legge, per la gioia, per la pace
e per l’avvenire ».
Si trattava, per i verdi, di affermare alcuni principi morali che
devono caratterizzare la democrazia. « La legge non assolve i militari che hanno rubato, ma quelli che hanno violato i diritti umani (torture ed omicidi). La vita vai
più delle cose — dice Eduardo
Galeano, un giornalista esule in
Europa per 12 anni e da poco
rientrato nel suo paese —, la democrazia ha bisogno di partecipazione. di decisioni autonome,
non di rassegnazione ».
La campagna elettorale è stata
però condotta nel rispetto delle regole, anche se i più forti, i gialli,
hanno avuto molto più spazio alla
televisione, perché avevano più
mezzi economici dei verdi, i quali
però hanno avuto più militanti e
sono stati capaci di far « ballare la
bumba agli uruguaiani dei quartieri popolari » (sul ritmo della
bamba era stata composta una
canzone per il voto verde - ndr).
Anche le nostre chiese hanno discusso — secondo il mandato si
nodale — la questione. « Non ci
sono state prese di posizione particolari a favore dell’una o dell’altra tesi — mi dice il past. Ruben
Artus di Rosario, raggiunto per telefono — ma una chiara esposizione dei pro e contro del voto.
Una cosa è però certa: la maggioranza dei pastori ha scelto il voto
verde ».
Alla vigilia del voto, però, i militari si sono chiusi con le loro famiglie nelle caserme. E questo ha
fatto crescere la paura.
Alla commissione per il referendum sono « soddisfatti, il voto è
sfato realmente democratico ».
Il voto cancella definitivamente le accuse ai militari e premia
la soluzione politica trovata da
Sanguinetti. Ma il 43% dei verdi,
costruito attraverso una militanza
politica di molti giovani e donne
che si sono dimostrati capaci di
iniziative e che hanno manifestato
un profondo senso morale, centrato sui diritti umani, fa sì che la
soluzione politica non potrà tramutarsi in rassegnazione e passività della gente. Di questo dovranno tener conto tutti, vinti e vincitori. Ed i problemi delTUruguay
sono tanti: da quello economico a
quello istituzionale. Occorre prendere iniziative.
La paura è vinta. La democrazia avanza. Di quanto, lo vedremo alle prossime elezioni di fine
novembre.
Giorgio Gardiol
introdotte e spiegate possono suscitare lo stimolo della curiosità e deH’interesse, abbandonare
gli scaffali polverosi in cui giacciono e trovare posto sul comodino o la scrivania. Non basta
creare una cultura estemporanea
fondata sui presupposti della
scienza spettacolo che ci propina la vicenda della « fusione a
freddo » come una telenovela e
il buco dell’ozono in termini tatito catastrofici quanto imprecisi.
Si tratta piuttosto di agire con
minore clamore e maggiore sistematicità in un’opera 'di positiva « volgarizzazione », secondo
la più sana tradizione di interdisciplinarità.
Il punto dal quale si parte può
sembrare scoraggiante ma in
realtà sgombera il campo da ogni
illusione e ingiustificata presunzione: sia la scienza, sia la teologia hanno ammainato definitivamente il vessillo dell’infallibilità e della certezza. Come ha
sottolineato Alberto Conte, la
scienza ha proposto dei modelli
interpretativi dell’universo durante i secoli che sono stati progressivamente criticati, modificati e infine superati. Newton ha
sconfessato Aristotele, Einstein
ha superato Newton, un giorno
qualcun altro sopravanzerà Einstein e così via in un gioco senza fine con regole sempre nuove. In realtà l’unico dato acquisito, che rappresenta paradossalmente la negazione della certezza di qualsiasi ulteriore ricerca,
è quello fornito da Werner Heisenberg: qualsiasi misurazione
compiuta dalTuomo è di per sé
falsata dagli strumenti che egli
stesso adopera. E siccome la fisica, l’astronomia, la biologia e
ogni altra scienza sono fondate
sull’osservazione e la misurazione. la lucida e sccnsacrante affermazione del fisico tedesco decreta la loro reale impotenza. Né
si potrebbe individuare con qualche speranza, nella sterminata
produzione teologica, un assioma
immune da critiche, una proposizione incontestata, una teoria
universalmente accettata. Nel
mondo delle idee, ancor più che
in quello delle misure, regnano
incontrastati l’approssimazione e
il ripensamento.
Tutto ciò non significa che
scienziati e teologi non debbano
proseguire il loro cammino di
ricerca, ma che debbono farlo
con maggiore umiltà e spirito di
confronto nella molteplicità dei
campi del sapere in cui la vita
li pone a contatto. La convergenza degli sforzi dovrebbe cominciare dal quotidiano (bioetica, ecologia, ecc...) prima di perdersi r.ell’astratto. Ne trarremmo vantaggio tutti quanti.
Michele Vellano
Il quarto convegno è terminato, lasciando in tutti i presenti
una viva gratitudine per la fraternità dell’incontro, per la predicazione delTEvangelo, per l’appello alla vigilanza del pastore Maurice Ray.
L’organizzazione, il raccordo fra
i vari momenti sono stati l’opera
costante di Sergio Rastello, che
ne è il coordinatore da quattro
anni per l’Italia. L’Unione per la
lettura della Bibbia è presente in
molti paesi e tende a diffonderla
fra quelli che sanno, fra quelli
che non sanno, fra chi ha desiderio e fra chi vive la propria spiritualità nelle correnti più diverse del nostro tempo.
Un motivo di grande gioia è
stato la partecipazione di fratelli
provenienti da comunità evangeliche di tutta Italia: persone
provate, di fede matura, anche se
giovani per la maggior parte.
Con la loro Bibbia in mano e
sfogliata al posto giusto, formano una comunità attenta, capace
di confronto fraterno, portatrice di una comunione evangelica.
Per i presenti la chiesa è il corpo di Cristo, la cui nota è l’ascolto della Parola (Antico e Nuovo
Testamento), il ravvedimento e la
speranza. E la chiesa deve essere
vivente.
Il movimento è presente in
modo prevalente nelle comunità
dei Fratelli, saldi gruppi dalle
Alpi alla Sicilia.
Il predicatore, l’esegeta, il narratore è Maurice Ray. La sua ca
ratteristica è la volontà di trasmissione della Bibbia come Parola di Dio. Il tema: la strategia di Dio e la strategia di Satana. In quattro sezioni, il fratello
Ray ci fa sentire che la nostra vita non è un placido camminare
fra benessere e serenità, ma è
travaglio, combattimento, vigilanza.
Satana non è assente, ma contesta, mistifica e soprattutto cerca di operare in silenzio, alle
spalle delle sue vittime. La chiesa non è da meno del mondo; le
lettere dell’apostolo Paolo risvegliano comunità che avrebbero
dovuto essere sempre deste ed
invece sonnecchiano, essere attente allo Spirito Santo e sono invece distratte da illusioni e parole pie; non solo, ma da ideologie,
magie, incredulità, indifferenza.
Come quelle di oggi.
Maurice è un credente anziano,
ma giovane ed entusiasta; viene
da Losanna, e percorre Francia e
Italia, vincendo stanchezza e restando vicino a chi cerca.
Il convegno ha avuto il quartiere generale nei locali della
chiesa valdese di Torino. Occasione non rara nel nostro paese, ma
continua riscoperta di una viva
comunione nello Spirito. Il culto
conclusivo del 23 aprile, presieduto dai pastori Ray e Taccia, è stato un culto di lode, di canti, di
preghiera. Per tutto questo noi
diciamo grazie!
G. C.
PER I RAGAZZI
L’Amico dei
nuova edizione
Il giornale è ancora uno strumento per far
conoscere e amare la Bibbia ai più giovani
E’ uscito nel mese di aprile di
quest’anno il primo numero della
nuova serie dell’« Amico dei fanciulli ».
Questo progetto nasce da un
mandato del Sinodo ’86 alla Tavola che chiedeva di valutare i
modi e i mezzi idonei per un rilancio del periodico per ragazzi.
Era seguita una indagine tra i
collaboratori, monitori ed alcuni
bambini delle scuole domenicali
e un tentativo di « numero 0 »
presentato al Sinodo ’88, il cui titolo « Davide e Golia » non piacque.
Questa nuova edizione dell’« Amico dei fanciulli » porta con sé
alcune novità : è curata da un più
ampio gruppo redazionale, interdenominazionale, è rinnovata nella forma grafica e riel colore, ha
delle rubriche fìsse ed in ogni numero c’è un fumetto disegnato
da giovani « artisti » che affronta
situazioni di fantasia o di realtà
legate al rapporto dei bambini
con la natura e l’ambiente. Queste novità non vogliono però
modificare l’impostazione essenziale del giornalino, che è stata in
tutti questi anni di insegnare ai
bambini a conoscere e ad amare
con gioia i racconti della Bibbia,
divertendoli, interessandoli anche con altre storie, giocando con
loro, aiutandoli a ragionare insie
me anche sulle « grandi cose ».
In questo senso il nuovo gruppo ha raccolto la richiesta di occuparsi del giornalino, proseguendo così,, anche se con una
forma un po’ diversa, l’esperienza portata avanti con dedizione e affetto dalla signora Subilia, la « zia Berta » di tanti bambini di ieri e di oggi.
La redazione, che ha sede a Milano, crede però ad un progetto
che coinvolga una partecipazione
più ampia, anche e soprattutto
da parte dei bambini. In questo
senso quindi rivolge un appello,
sia per promuovere la diffusione del nuovo giornalino sia per
raccogliere idee, proposte e aiuto da quanti vorranno collaborare.
Il nuovo «Amico dei fanciulli»,
che peraltro è entrato nel suo anno di vita n. 117, è strutturato su
sedici pagine, e comprende nel
numero di aprile anche la riproduzione della prima pagina del
primo giornalino, o « giornaletto
delle Scuole domenicali », come
si chiamava allora.
L’abbonamento annuo costa
L. 10.000 (estero 15.000), da versarsi sul conto corrente postale
n. 25561002, intestato a Berta Subilia, via Pietro Cossa, 42 - 00193
Roma. Floriana Bleynat
4
ecumenismo
5 maggio 1989
1
UNA LETTERA A « BASILEA ’89 »
Rendere giustizia
ai paiestinesi
Più volte, su queste pagine, si è
parlato dell’Assemblea ecumenica di Basilea « Pace, giustizia e
integrità del creato ». Siamo all’immediata vigilia dell’avvenimento'(l’Assemblea inizierà il 14
maggio). Come contributo all’incontro, è in corso alle valli vaidesi la raccolta di firme su un
documento che attraverso la delegazione italiana (composta di
evangelici e cattolici) si vuol far
giungere all’Assemblea. Ne pubblichiamo il testo. Eventuali adesioni possono essere inviate, anche telefonicamente, alla nostra
redazione (tei. 0121/932166, segreteria telefonica).
Ai partecipanti
all’Assemblea
ecumenica di Basilea
A tutti voi un saluto fraterno nel nome del comune
Signore.
Vi scriviamo con animo
angosciato, ma con speranza,
perché il problema palestinese abbia nelle vostre discussioni e deliberazioni il posto
che gli compete per la sua
gravità umana e storica, per
i pericoli che rappresenta per
la pace nel Medio Oriente,
nel Mediterraneo e nel mondo, per la necessità indilazionabile di una soluzione giusta e vera.
Essa non può essere perseguita che attraverso la
partecipazione della comunità internazionale, per le responsabilità da essa assunte
di fronte a questo problema
a partire dal 1947, per la necessità di stabilire con fermezza il principio che il contesto internazionale è la sede
più adatta e sicura per la soluzione dei conflitti.
Per questo vi invitiamo a
chiedere con urgenza a tutte
le Chiese rappresentate a Basilea di rivolgersi ai rispettivi governi perché venga data
attuazione, in tutte le sue
parti, alla risoluzione 53 dell’Assemblea generale straordinaria deU’ONU (Ginevra,
15 dicembre 1988), e si riconosca il libero Stato di Palestina accanto al libero Stato
di Israele, ponendo l’unica
giusta base per un incontro
e una ricerca di pace tra
uguali.
L’Assemblea generale dell’ONU ha adottato questa risoluzione in maniera pressoché unanime, con l’appoggio
determinante di tutti i paesi
europei, indistintamente, est,
ovest, nord e sud.
L'Europa ha parlato insieme, accanto e insieme agli
altri paesi d’ogni continente.
Adesso deve agire insieme, e
le Chiese europee hanno un
dovere ineliminabile da assolvere in questo senso.
1 giorni bui del dramma
Chiese e governi sono chiamati a chiedere la pace in Palestina.
palestinese devono terminare. Non si può continuare a
volgere il capo altrove, a lasciarsi sviare dal problema
vero, a tollerare un’inazione
che può dare soltanto spazio
all’azione del peggio.
L’occasione di cui siete
partecipi, protagonisti e responsabili è solenne per tutti
noi: parlate dunque con prudenza e rispetto per tutti, ma
con quel coraggio che è il segno più genuino dell’amore.
Vi seguiremo con la preghiera.
Il Signore vi conceda questo coraggio e l’assistenza del
Suo Spirito.
Alla lettera sarà accluso il testo
completo della risoluzione 53,
adottata dall’Assemblea generale
straordinaria dell’ONU per il Medio Oriente, nella seduta del 15
dicembre 1988 a Ginevra, con 138
voti a favore (compresi tutti i
paesi della Comunità europea), 2
contrari e 2 astensioni.
La risoluzione chiede « che sia
convocata la Conferenza internazionale di pace, sotto gli auspici
dell’ONU, con la partecipazione
di tutte le parti interessate, OLP
compresa, su posizioni di pari
dignità, e dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, sulla base delle risoluzioni 242
e 338 e dei diritti nazionali legittimi del popolo palestinese, in
particolare il diritto all’autodeterminazione ».
Afferma come principi che devono presiedere allo stabilimento
di una pace globale: il ritiro di
Israele dal territorio palestinese
occupato dopo il 1967, ivi compresa Gerusalemme est, e dagli altri territori arabi occupati; accordi che garantiscano la sicurezza di tutti gli Stati della regione, ivi compresi quelli nominati
dalla risoluzione 181 del 1947,
(spartizione della Palestina tra
Stato arabo-palestinese e Stato
ebraico), all’interno di frontiere
internazionalmente riconosciute;
il regolamento del problema dei
profughi; lo smantellamento delle colonie israeliane nei territori
occupati dopo il 1947.
Chiede che vengano esaminate
tutte le misure necessarie per
convocare la Conferenza di pace.
Echi dal mondo
cristiano
a cura dì Giuseppe Platone
La necessità inciilazionabile d\ una soluzione - Le chiese rappresentate nelTassemblea sono chiamate a interessare i rispettivi governi
Australia:
riconciliazione (dopo
la colonizzazione)
Salvare il Libano
dalla distruzione
BEIRUT — Si stanno moltiplicando gli appelli per salvare
Beirut e il Libano dalla distruzione. Dopo la dichiarazione di
Gabriel Habib, segretario generale del Consiglio delle chiese
del Vicino Oriente in cui ci si rivolge « a tutte le forze politiche
o religiose presenti in Libano onde mettere fine al cieco bombardamento che continua a versare
sangue innocente tra i gruppi e le varie comunità libanesi », è stata la volta del gruppo
ecumenico francese « Cristiani e
Vicino Oriente », che chiede al
governo francese di fare immediate pressioni perché si faccia
valere la risoluzione del Consiglio di sicurezza delTONU e
quella della Comimità europea in
cui si chiede « il ritiro dal Libar
no di tutte le forze non libanesi» e che si concretizzi l’inizio di
una tregua dei combattimenti
controllata dalTONU, « al fine di
riprendere al più presto i negoziati tra le parti ».
La prima
donna pastore
INDIA — Per la prima volta
nella storia del protestantesimo
indiano una donna è stata ordinata pastore evangelico. La
chiesa del sud dell’India, le cui
autorità hanno dato la notizia e
che riunisce la chiesa anglicana,
metodista e presbiteriana, informa che la signora Maretha Kavalli avrà in cura una comunità
molto disseminata. Lei stessa ha
dichiarato che la sua esperienza
di donna e di madre di famiglia
l’aiuterà a meglio comprendere
i problemi dei suoi membri di
chiesa che sono, in maggioranza, donne.
In un mare di verde, in un’oasi di pace
Hôtel du Parc
RESTAURANT
Casa tranquilla aperta tutto Vanno
Facilitazioni per lunghi periodi di permanenza
Saloni per banchetti nozze
Viale Dante, 58 - Tel. (0121) 91367
^ TORRE PELLICE
Diffusione
della religione
CANBERRA — L’ultima parola
sull’anno bicentenario della colonizzazione dell’Australia (1988)
da parte dell’uomo bianco è stata una « affermazione di riconciliazione » sottoscritta da dodici chiese australiane, che sta
facendo discutere molte comunità locali. Il documento invita
« i cristiani ad aprirsi ad una
nuova mentalità capace di accogliere le minoranze e di sviluppare l’avanzamento della società in un contesto di libertà
democratica» e sottolinea come
« l’attuale programma dell’immigrazione non debba avere nessim carattere discriminatorio e
accogliere rifugiati e immigrati
senza giudicare il colore della
loro pelle, la loro cultura e le
loro capacità professionali e senza più ostacolare la piena partecipazione degli aborigeni alla
vita sociale e politica in Australia ».
ALBANIA — Ufficialmente ateo,
lo stato albanese non riesce più
ad impedire un nuovo sviluppo
del sentimento religioso che si
propaga attraverso piccole comunità cristiane domestiche e
che spesso diventa una sorta di
silenziosa protesta contro l’idolatria imperante dell’unico partito al potere e contro il culto
della personalità reso a Enver
Hodja, leader del partito scomparso nel 1985, che rasenta la
Venerazione di un dio in terra.
Secondo le autorità del governo, la politica radicalmente antireligiosa dello stato albanese sarebbe necessaria perché nel passato la Chiesa cattolica e quella
ortodossa, l’Islam sunnita ed i
Dervisci divisero profondamente la popolazione minacciandone la stessa indipendenza.
Messaggio
di Pentecoste
GINEVRA — Nel messaggio
di Pentecoste che il segretario
generale del CEC, Emilio Castro,
ha inviato in questi giorni alle
chiese si ricorda che la 7“ assemblea del Consiglio Ecumenico
delle Chiese si terrà a Canberra,
in Australia, nel febbraio del ’91
sul tema: « Vieni Santo Spirito,
rinnova tutta la creazione ».
Aiuti ai profughi
transilvani
BUDAPEST — Continua con
particolare energia il programma di accoglimento dei profughi
dalla Romania da parte della
chiesa luterana ungherese.
Nel 1988 sono stati accolti, provenienti dalla Transilvania, più
di 4.000 rifugiati ospitati nelle
chiese, in case private o in istituti d’assistenza. Ogni mese continuano ad arrivare dalle 150
alle 200 persone.
Più musulmani
che metodisti
LONDRA — Ci sono attualmente in Gran Bretagna più musulmani che metodisti. La città di Leicester è ora seconda
solo a Durban (Sud Africa) come grande città indù fuori dell’India. Ci sono più ebrei a Londra che in tutto lo Stato d’Israele. Un solo distretto di Londra (Southall) è attualmente
considerato come la capitale
sikh fuori dell’India.
No al convento
di Auschwitz
GERUSALEMME — Al mini
stro polacco per gli affari religiosi Wladyslaw Loranc, in visita recentemente nello Stato di
Israele, è stata consegnata ima
nota di protesta del ministro
degli esteri israeliano Moshe
Arens sulla questione del monastero di carmelitane presso
l’ex campo di sterminio nazista
di Auschwitz. E’ dal 1984, anno
in cui si è installato il monastero cattolico nel territorio del
vecchio campo di concentramento, che si stanno moltiplicando le proteste di molte organizzazioni ebraiche nei confronti di questa presenza non gradita.
FONTI; Methodist News. SoepI, EPD.
Yes (Church Missionary Society Magazine), BBC.
5
5 maggio 1989
fede e cultura
FULVIO TOMIZZA E L’ERESIA DEL CINQUECENTO
Quando l'Evangelo faceva scandalo
La personalità e la conversione di Pier Paolo Vergerlo, vescovo di Capodistria - Le terribili prove che costringevano i riformati all’abiura - I caratteri di sacramentalismo, centralità della Parola e religiosità dello Spirito
Al termine della lettura dei
due volumi del Tomizza (1) sugli eretici del Cinquecento, è assai probabile che più d’un lettore rimanga con un senso di sconcerto, di smarrita delusione di
fronte a ritratti d’uomini spesso privi di respiro religioso, coinvolti come sono nei loro negozi
terreni, ambigui ed incerti.
Quando si frughi con mano
impietosa di storico nelle pieghe
amare del quotidiano, anche gli
avvenimenti più luminosi non
riescono a celare risvolti meno
nobili e ingloriosi, molto spesso
deludenti.
Non solo sono inevitabili i deboli, gli incerti e financo i vili
accanto a chi dignitosamente sa
vivere la sua fede, ma nello stesso disegno d’una vita nobile e
tutto sommato eroica, si fa strada la sottile trama della meschinità d’ogni giorno.
E non è di grande consolazione la giustificazione d’obbligo
circa l’inevitabilità della debolezza umana.
Sunt lacrimae rerum! si usa
dire, ma un sapore d’amaro continua a restare in bocca.
Il primo volume — Il male
viene dal Nord — è la ricostruzione della vita del Vergerio (Pier
Paolo il Giovane, vescovo di Capodistria, da non confondersi
con l’illustre umanista omonimo,
vissuto nel 1400: Pier Paolo il
Vecchio).
Studente a Padova, giovane avvocato a Venezia con molte amicizie a Roma, poi nunzio apostolico a Vienna alla corte imperiale e vescovo di Capodistria, sempre alle prese con la spilorceria
della Curia romana e una personale propensione agli onori, ad
un certo punto della sua vita
decide di passare alla Riforma
e, dopo qualche esitazione, si rifugia in Svizzera. Nominato pastore/visitatore a Poschiavo, dà
inizio ad un’opera di evangelizzazione e di proselitismo, che
cercherà di estendere a tutta la
vicina Valtellina.
« Quando Dio
uscì di chiesa »
I
Il secondo volume — Quando
Dio uscì di chiesa — ha sullo
sfondo quest’opera di evangelizzazione del Vergerio in Istria,
ma protagonisti ne sono poveri
preti come il Tesser (2), prete
Velico, o intere famiglie di eretici, come i fratelli Cinei o i
Callegaro.
Di fronte a personaggi affaticati da comportamenti ambigui,
ritrattazioni malcerte, cadute e
ricadute spesso vili (quanti lapsi e relapsi e nicodemi!), non
mi pare che il Tomizza si dia
la pena di insistere troppo —
anche se racconta episodi di persecuzione — sullo stretto legame fra la gravità delle terribili
prove e la fragilità dei riformati, spesso indotti brutalmente all’abiura.
Eppure un episodio per tutti (3)
dovrebbe riscattare quei poveri
diavoli, spesso incolti popolani,
mostrando quanto grave fosse la
stessa costrizione all’abiura, pena considerata assai mite a quel
tempo (4).
L’avvocato Francesco Spierà di
Cittadella, accusato di aver rimproveiato la propria moglie incinta di essersi raccomandata alla Madonna, al termine del processo — nel timore di rappresaglie alla famiglia — « si prostrò in ginocchio, domandando
perdono e invocando pietà (...).
/ giudici ne furono toccati c lo
assolsero, con ¡’ingiunzione di abiurare subito e ripetere l’autoaccusa alla messa domenicale in
Cittadella. (...) La sentenza, relativamente mite, (...) venne os
servata (...) ma (...) si tramutò
in una umiliazione mortale. L’uomo uscì di cervello. (...) Furono interpellati i migliori medici
di Cittadella, ma a nulla giovarono né le loro medicine né i
loro consigli. I familiari si risolsero di portarlo a Padova per
chiamare a consulto i professori della Università ». Ma non servì a nulla: « Lo Spierà continuava a piangere la propria anima
dannata ».
Il caso suscitò l’interesse generale e al capezzale dello sciagurato si recarono anche molti
brare avvilente e equivoco anche
quel semplice esitare. Ma in un
contesto di feroce e intransigente persecuzione, lo scegliere diveniva drammatico quando anche si fosse trattato di resistere
al l’allettamento di una vita a casa propria, con onori e benefici
materiali, anziché in esilio in terra straniera.
Del resto, per quegli eretici, lo
stesso semplice rifiuto del cattolicesimo, nel quale pur erano
nati e cresciuti, rappresentava
sempre e comunque di per sé
già un atto di grande coraggio
Pier Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria, poi passato alla Riforma e rifugiato in Svizzera.
preti, fra cui lo storico ed esorcista Scardeone, che lo sottopose senza successo ai suoi scongiuri.
Rimaneva in tutti il dubbio, che
furbescamente l’ammalato alimentava, « se il perturbamento
fosse imputabile all’aver lo Spierà insultato i fondamenti e le
pie pratiche della religione dei
padri (...) o all’aver egli tradito
la causa dei coraggiosi compagni della nuova fede ».
Fu il Vergerio a risolvere il
caso: pur nemico d’ogni forma
superstiziosa, non esitò a chiamare un prete col viatico. Era
l’unico modo per mettere alle
strette lo Spierà, che infatti « levò la maschera » e al Vergerio
confidò che la sua pazzia era in
realtà rimorso per aver rinnegato la fede evangelica, l’unica vera fede.
« Citava a memoria i passi del
Vangelo che condannavano i rinnegatori di Cristo » e a chi gli
ricordava « il perdono concesso
a Pietro », rispondeva affermando di aver ricevuto « il dono dell’elezione e di averlo respinto,
di essere dunque un predestinato alla dannazione senza rimedio » (5).
e forza morale. Il passaggio alla
Riforma era un mutamento radicale di visione del mondo e
delle cose, un rivolgimento totale di fine e mezzi, destinato a
proporre una diversa — ed anche opposta — lettura del sacro
e del divino.
/.
Il passo decisivo
del Vergerio
E il poveretto finì male: portato dai familiari « a braccia davanti all’arca del Santo, stanco soprattutto di se stesso, sfruttò un istante in cui fu lasciato
solo per afferrare un coltello e
farla finita. Come Giuda» (6).
Fu questa esperienza drammatica a indurre il Vergerio a compiere il passo decisivo che lo
portò dalla parte degli evangelici.
« La tentazione di recarsi a Roma e supplicare il perdono del
persecutore di Cristo » era stata
grande ed era ormai da lui considerata come « il più serio pericolo corso da quando era nato » (7).
A noi oggi, usi ad altro linguaggio, ormai spesso blanditi e
non più perseguitati, può sem
Nel narrare le vicende di quegli uomini, il Tomizza indugia
sugli aspetti più dissacranti e
talvolta blasfemi (dal punto di
vista cattolico, almeno) del loro linguaggio e comportamento.
Ora è Pre’ Velico che, alla domanda dell’agricoltore Sebastiano Petrucco « come mai non »
andasse « a dir la Santa Messa
per quei giovani spirati senza
conforto », risponde « fissando
l’interlocutore negli occhi e dicendo netto: ’’Chi l’ha messa se
la vada a tuorrè” » (e Tomizza
chiosa divertito: togliere, ma anche prendere) (8). Ora è invece
il ribaldo Vergerio che persino
a un bimbo, sia pur giocosamente, dà consigli dissacratori. (« ”£
anche ti segni con l’acqua santa?” fu la seconda domanda. Polonio annuì e poi confidò di non
arrivare a intingere le dita nella
pila. ’’Guardatene”, finse d’impaurirlo Monsignore, ’’che quello è
pisso del diavolo”») (9).
Sempre del Vergerio è il rimprovero « agli evangelici » che
partecipavano, non si sa se per
nicodemismo o spirito ecumenico ante litteram, « a battesimi
con impiego di acque salate e
ogli rancidi » ... « che se avessero sentito per davvero la rigenerazione, i motti dello Spirito nel
cuore, se ne sarebbero astenuti » (10).
Infatti « se dipendesse da lui,
mostrerebbe a quei compari...
ancora nell’errore, in quale conto andavano tenuti i riti, le immagini, gli oggetti cosiddetti sacri, che offendono Dio », e non
esita a irrompere nel santuario
di Casaccia a compiervi opera di
profanazione (11).
« Che cosa stava all’origine di
un'avversione che lo condusse a
violare le ossa di un morto .senza sentirsene turbato e qualche
mese dopo gli fece dire nella
chiesa di Rondo che l’idolatria
è peccato più grave dell’omicidio? » (12).
Tomizza cerca risposta nella
psicanalisi (13), senza peraltro
riuscire a convincere.
L’indagine, a mio parere, va
portata più a fondo, nelle motivazioni di una repulsa della sacramentalità cattolica, in nome
di un modo nuovo di accostarsi
al sacro.
E forse la spiegazione va ricercata nella distinzione — che
in questi eretici è ancora allo
stato nascente — fra sacramentalismo, centralità della Parola
e religiosità dello Spirito.
Religioni sacramentali sono
quelle che, come ' il totemismo
e l’animismo ed altre forme primitive, assegnano al sacro uno
spazio fisico (santità del luogo),
dando centralità ad un evento
magico, misterioso, miracolistico (per i cattolici, il sacramento) confondendo di proposito
simboli e realtà.
Sono religioni della Parola
quelle che, rifiutando riti ed atti magici, pongono al centro del
culto la Parola, il confronto discusso e meditato su di essa.
Infine, religioni dello Spirito
sono quelle che, portando alle
estreme conseguenze il rifiuto
della materializzazione del sacro,
mettono tra parentesi simboli, riti e magie, escludendo ogni tipo
di investitura sacerdotale e dando rilievo soltanto alla acquisizione della buona coscienza davanti a Dio, secondo l’insegnamento delTapostolo Pietro (I Pietro 3: 21).
E’ questo un modo nuovo di
leggere l’Evangelo nella sua autentica volontà di liberazione, in
quanto se « assumere le strutture simboliche come proposta per
le azioni concrete rappresenta
una delle forme più terribili della tirannia» (14) il rifiuto di esse, pur non rappresentando garanzia assoluta di libertà, ne è
premessa insostituibile.
E le tragiche condizioni di tanti ecclesiastici, costretti a ripudiare figli e compagne dopo lunghi anni di convivenza in nome
di un crudele voto di solitudine
celibataria, inasprito dal Concilio di Trento come reazione alla
Riforma (15), non favorivano certo il ripristino della centralità
curiale e pontificia.
Demistificazione
e risveglio
Storie emblematiche di ordinaria persecuzione, di lotte, di tristi abiure insincere, sulle quali
sarebbe opportuno meditare oggi, in tempi per la fede ancor
più calamitosi, quando alla prepotenza dei tribunali ecclesiastici e delle torture si va sostituendo, più sottile e strisciante, la
lusinga, l’invito alla collaborazione contro i nuovi eretici (gli atei?
i testimoni di Geova?), l’insinuante e continua proposta di
una sostanziale uguaglianza cristiana, a cui non varrebbe la pena di opporre banali, irrilevanti
differenze su questioni minime.
La centralità
del Cristo
A noi evangelici converrebbe
riflettere e insistere di più sulla differenza di fondo, irrinunciabile: la centralità unica e irripetibile del Cristo, nel suo valore di mediazione unica e irripetibile, che è centralità della
liberazione da ogni autorità terrena in materia di fede. E sarebbe opportuno aver sempre
presente il timore che là dove
non sono riusciti rogo, persecuzioni e tortura, possa riuscire
invece una sedicente disponibilità ecumenica del cattolicesimo
romano, che maschera^ oggi —
per necessità prammatiche — il
vero volto di sempre: la volontà autoritaria di non abbandonare in nessun caso il potere
assoluto, rimperio sulle coscienze, l’indisponibilità ad un vero
dialogo e confronto, nella convinzione di essere Tunica fonte
della verità.
Paolo Angeleri
L’apparente intolleranza di Vergerio e degli altri, il loro linguaggio dissacratore, la polemica iconoclasta hanno un profondo significato demistificatorio e
una indubbia forza di risveglio.
Se alcune espressioni possono
ferire o scandalizzare i semplici
e gli ingenui, sono comunque indispensabili ed utili ogni qual
volta corrispondano alla pregnanza dirompente e scandalosa del
messaggio evangelico.
Nascer di nuovo significa soprattutto, per questi uomini della Riforma, abbandono di ogni
disorientante ricerca del sacro
nel rito taumaturgico, valido ex
opere operato. Il simbolo deve
restar simbolo, senza confusioni
con il reale, nella consapevolezza
che la sua efficacia non oltrepassa quella di una semplice superstizione. Lo Spirito divino, che
soffia dove e quando vuole, non
conosce sostituti o .surrogati.
Mi auguro di essere riuscito,
con queste brevi note, a suscitare un qualche interesse per questi lavori del Tomizza, di cui
vorrei raccomandare a tutti la
lettura. Oltre a dar la misura
di una ricerca storica attenta e
scrupolosa e di una indiscutibile
capacità narrativa, essi rappresentano un cospicuo contributo
alla comprensione della crisi del
cattolicesimo nel secolo XVI.
Stretta fra la volontà di consolidamento del potere e Tinquietante sollecitazione alla libertà
che saliva dal basso, la Curia romana si agitava, perdendo sovente ogni corretto equilibrio anche
soltanto sul piano umano.
(1) Il male viene dal Nord, Milano
1984; Quando Dio uscì di chiesa, Milano 1987.
(2) « Durante la messa [il Tesser]
fu udito dire ai fedeli: ‘‘Sinora siamo
stali ingannati tutti a credere che qui
gilè il corpo di Cristo. Io vi faccio intendere che non ghè ma è in cielo e
questa hostia è un pezzo di pan benedetto...” » (Quando Dio uscì di chiesa, pag. 34).
(3) /i male viene dal Nord. pag. 299.
(4) Il ribelle era obbligato a vestir
una tuniehetta gialla e a pronunciare
davanti al popolo riunito durante la
messa domenicale l’abiura alle proprie
convinzioni eretiche.
(5) op. cit., pagg. 298-299.
(6) "Il Santo”: Sant’Antonio da Padova.
(7) Ibidem.
(8) Quando Dio uscì di chiesa, pag.
299.
(9) Il male..., pag. 451.
(10) op. cit., pag. 361.
(11) IhUlem.
(12) op. cit.. pag. 362.
(13) « Tutto diventa più chiaro se
vogliamo questa volta contrarre un debito con la psicanalisi. Tralasciando di
almanaccare sulla sessualità del .soggetto, che da questo lato appare uomo
sobrio, ci limiteremo a registrare che
in lui la liturgia cattolica coi suoi ministri e i suoi strumenti è quasi sempre associata a un che di sporco: alla
sporcizia fisica, propria del non lavarsi
o a quella morale che deriverebbe in
primo luogo dalla lussuria » (ibidem).
(14) Ida Magli. La donna secondo
Wojtyla ne La Repubblica. 8 gennaio
1988.
(15) Cfr. l'ultimo capitolo de II male...
6
fede e cultura
5 maggio 1989
VECCHI E NUOVI MOVIMENTI RELIGIOSI IN ITALIA E NEGLI USA
LE NUOVE FRONTIERE DI DIO
Una ricerca e una pratica della fede che spesso sono distanti dalle chiese ufficiali - Il paese più protestante del
mondo - L evangelismo più conservatore, i mutamenti all interno del cattolicesimo e i gruppi « post-cristiani »
Il « Sole-24 Ore » ha pubblicato
un reportage di Mauro Calamandrei, 4 articoli sulle « fedi d’America », quanto emerge nel panorama dei movimenti religiosi del
grande crogiolo di etnìe, di culture, di gruppi sociali che sono
gli Stati Uniti americani. Qualche giorno dopo è apparso sul
« Corriere della Sera » un articolo di Massimo Nava sui nuovi
culti emergenti in Italia.
La concomitante uscita dei due
servizi offre il destro di mettere
a raffronto lo stato e la temperatura degli atteggiamenti di fede
e dei fenomeni religiosi negli
USA e quelli nel nostro Paese.
E suggerisce alcune osservazioni
immediate. Conferma intanto
quanto notava Giorgio Girardet
nell’introduzione al suo bel libro
« Cristiani perché » : c’è un po’
dappertutto una generale rinascita di interesse per la religione,
la ricerca di fede; e la stampa,
gli altri mezzi di comunicazione
sociale, ne riflettono l’eco. Sembrano lontani gli anni ’50 e ’60, allorché l’ottimismo della scienza,
dello sviluppo industriale, dei
consumi, i nuovi processi culturali secolarizzati inducevano sociologi un po’ faciloni a sostenere che i giorni della fede erano contati, teologi di rottura a
teorizzare l’avvenuta morte di
Dio.
La ricerca dei
liberi battitori
Altro aspetto rivelato dalle due
inchieste (come dalle cronache
quotidiane) è che molte volte la
ricerca tende ad essere personale, di gruppo, a prendere le distanze dalle organizzazioni istituzionali, dall’autorità delle Chiese ufficiali. Questa ricerca e pratica di fede che si affranca dalla
mediazione dell’autorità della gerarchia, questo esprimersi talora disordinato di «liberi battitori » della fede, per usare un termine di Girardet, non fa problema negli Stati Uniti.
Calamandrei osserva degli Stati Uniti che sono il Paese più
protestante del mondo. « Nessuna nazione ha preso così alla lettera il messaggio luterano del sacerdozio universale dei credenti.
L’America è nata nella diversità,
nel pluralismo della fede come
della vita comimitaria... tra i
Paesi industrializzati è quello
che più si distingue per spessore
e fecondità di vita religiosa ».
La prima colonizzazione americana fu di uomini e donne che
avevano lasciato la patria per
proteggere la loro libertà di coscienza e la loro confessione di
fede.
Fin dall’inizio essi separarono
nettamente Stato e Chiesa ed anche a motivo di questo oggi il
Paese sembra il meno colpito dai
processi di secolarizzazione.
L’eterogeneità etnica, il pluralismo culturale dell’America, la
consuetudine a pensare la fede, a
ricercare individualmente le ragioni del credere hanno permesso la varietà di culti, la coesistenza di convinzioni teologiche
diverse ; « la sflda delle terre vergini, della frontiera, fece sì che
i pionieri creassero un cristianesimo meno dogmatico, più capace di adattarsi, di rinnovarsi »,
ha spiegato a Calamandrei lo
storico Gerard Brauer.
Una società
contraddittoria
Certo la società americana,
complessa e contraddittoria, è
anche culla della vocazione al business, al benessere consumistico, all’« edonismo reaganiano»; e
qui, forse più che altrove, la tendenza è di contemperare la religione terrena del successo con i
valori fondanti della fede.
E poiché lo sperimentalismo è
connaturato aU’esprimersi religioso americano qui, come e più
di altrove, le metropoli sono laboratori delle « nuove fedi », delle credenze più esoteriche e più
strane.
Ma se confrontiamo quel che
sappiamo dell’America con quello che vediamo accadere da noi
appare (le due inchieste lo rivelano con dati e notizie) che la religiosità e la testimonianza dì fede,
nel loro mutevole atteggiarsi all’interno ed all’esterno delle chiese tradizionali, si fondano negli
States su un fervore ed una coerenza di espressioni, di opere, su
un’ innovazione creativa sconosciuta da noi.
Oggi che la modernità e il mutamento culturale hanno allentato l’imperio confessionale sulle
anime, la desuetudine a pensare
profondamente la propria religione, a viverla con responsabilità
rende, nel nostro Paese, abbastanza fiacca la vita dei credenti.
Tra quanti non si ritrovano più
nei passati modelli, non molti
scelgono di rinnovarsi e di rinnovare nella comunità di chiesa.
Ci sono quelli che lasciano la
chiesa, paghi di una vaga religiosità senza nerbo e senza impegni, ci sono quelli, giovani spesso,
che rispolverano un fondamentalismo tanto viscerale ed entusiasta quanto bacchettone. C’è
infine chi si inventa una sua fede personale, privata, e qui sta
il guaio : educati come siamo
dalla tradizione religiosa dominante a delegare i problemi di coscienza e di fede, una volta affrancati dalla tutela è facile perdere la bussola. Poiché « la vita
religiosa, quale che sia, purtroppo — osserva Alfonso Di Nola,
studioso delle religioni — ha in
sé questi potenziali cancerosi »,
ecco che frange di sprovveduti
Per i vostri acquisti
Librerie Claudiana
TORRE PELLICE - Piazza della Libertà, 7
Tel. (0121) 91422
TORINO - Via Principe Tommaso, 1
Tel. (Oli) 6692458
MILANO - Via Francesco Sforza, 12/A
Tel. (02) 79.15.18
ed insicuri, se ne contano in tutti gli ambienti sociali, confluiscono in gruppi marginali, esoterici
che, appellandosi a vaghi dettati
religiosi, sfiorano e, qualche volta, superano i limiti dell’illecito,
del reato penale. « Quando si rivaluta la figura di Satana — dice il prof. Vittorio Lanternari,
ordinario di etnologia a Roma —
questo è un fatto che riduce le
distanze da credenze che si fondano sulla presenza del maligno.
Dal mistero alla stregoneria il
passo è breve. Ed è ovvio che le
persone più suggestionabili questa distanza non la vedono più »
(M. Nava, «Corriere della Sera»). Certe cronache che si sentono sembrerebbero del medioevo ma non possiamo sorriderne,
sono fatti che succedono tra noi
e sono diffusi.
Dove va il
rinnovamento
della fede
I tre fenomeni di massa più
importanti della vita religiosa
negli USA — riferisce Calamandrei nel suo servizio — sono l’emergere prorompente delle chiese che confluiscono nell’alveo
« evangelico conservatore », in
campo protestante; la metamorfosi radicale, in positivo, del cattolicesimo; il proliferare di un
gran numero di gruppi post-cristiani.
« Due fenomeni hanno caratterizzato il modo di essere del protestantesimo americano: il Revival (Risveglio) ed il ruolo civico
della religione » (intervista di Calamandrei a G. Brauer).
Predicatori come Billy Graham
o i televangelisti si collegano alla
tradizione del Risveglio, dei predicatori che diedero vita nel 1700
al movimento «evangelical»: risposta all’esperienza di frontiera,
allorché i pionieri avevano scarsi
contatti con le chiese storiche.
Oggi come allora questo revival,
il movimento evangelico, si sviluppa fuori delle chiese organizzate, ma con la loro cooperazione.
Cristiani
« nati di nuovo »
Conservatrice in politica, fondamentalista in teologia, 1’« oldtime religion » si connota di una
forte carica palingenetica : « cristiani nati di nuovo » essi amano
chiamarsi.
Coerenti al messaggio del protestantesimo delle chiese storiche liberali che hanno forgiato
10 spirito della nazione americana, che Cristo si glorifica nel
mondo e nella società più che in
chiesa, sono attivissimi nelle
opere comunitarie e sociali (e
qualcuno tende a strafare, come
è successo recentemente). Attenti alle tecniche più avanzate del
marketing, della comunicazione,
11 loro peso nella vita sociale e
politica americana è sempre più
significativo.
La chiesa cattolica statunitense
è probabilmente l’ala marciante
più vivace, più sicura ed innovativa del cattolicesimo mondiale.
« Qui il Concilio è preso sul
serio — scrive Calamandrei — e
non si intende cambiar corso per
compiacere il cardinale Ratzinger o papa Wojtyla». E’ la questione del laicato, delle donne attive nella chiesa, che amministrano le parrocchie, svolgono le
Ampi strati di società anche mollo diverse fra loro stanno riscoprendo un certo bisogno del fatto religioso. Molto spesso queste
esigenze trovano espressione in forme lontane da quelle a cui siamo
abituati, in particolare per le «chiese elettroniche». Si cercano (o
si rinnovano) anche varie forme di coinvolgimento della comunità.
funzioni pastorali (negli ospedali, nelle carceri, nelle visite ai malati), che preoccupa il Vaticano.
« Per la maggioranza dei cattolici degli Stati Uniti le nuove libertà del cristiano sono diventate una seconda natura — osserva il sociologo cattolico Eugene
Kennedy — ; è finita la chiesa degli immigranti, l’epoca in cui il
vescovo, il parroco avevano un
ruolo sovrumano, magico, perché
erano il canale attraverso cui si
mantenevano i contatti sociali ».
Il contributo dei cattolici alla vita intellettuale della nazione è
oggi estremamente ricco, riferisce Calamandrei, la loro problematica etica e teologica è sempre
meno distinguibile da quella delle chiese protestanti più mature.
La nuova
<c donna di religione »
Un fenomeno nuovo sono le
suore : il 65% ha un Master’s
Degree (laurea), il 25% ha la libera docenza. Esempio della nuova « donna di religione » è Ann
Carr, suora, docente di teologia
sistematica a Chicago, che insegna a cattolici, luterani, battisti,
metodisti, anche a non cristiani.
II suo è il tentativo più sistematico di ripensare la storia ed il
messaggio cristiano, la sua teologia in termini femministi.
L’ultimo decennio ha visto rifiorire e risvegliarsi anche la religiosità ebraica, il ruolo sociale
delle sinagoghe.
Fuori del campo cristiano prosperano più che mai gruppi
« neoreligiosi » vecchi e nuovi, le
sette, i culti « nevv-age », circoli
orientalisti, spiritualistici. Il terreno è fertile, ricco di fermenti,
controculture, inquietudini dif
fuse. Ovvio quindi che allignino
varie associazioni di anime deboli, desideranti, visionari, devianti. Anche imbroglioni che interessano non tanto gli antropologi della religione quanto le magistrature giudiziarie : come quelli di Scientology.
Una mappa dal
difficile disegno
Disegnare una mappa della fede, o delle fedi, in Italia è meno
facile : un servizio come quello
del « Sole » forse il « Corriere »
non poteva farlo. Le acque che
alimentano l’humus della religiosità popolare sono abbastanza
stagnanti. Non si vede nel cattolicesimo italiano un movimento
come il « revival » dell’evangelismo conservatore che abbia le
stesse dimensioni di massa, uguale radicamento nella cultura del
nostro Paese, non si vedono forze
di rinnovamento come quelle del
cattolicesimo statunitense. Chi
può dire che Comunione e Liberazione rappresenti qualcosa di
simile ad un risveglio religioso?
Ci sono i protestanti che, forti
della loro teologia, difendono bene la loro presenza ed identità:
ma sono esigua minoranza in Italia, guardano più all’estero.
Restano anche da noi le sette,
i gruppi, le « nuove fedi ». Più o
meno vuoti, più o meno confusionari nei loro segnali religiosi.
Quelli post-cristiani, quando non
sfociano nella devianza, si distinguono da quelli marca USA per
essere, qualche volta, nelle credenze e pratiche, non del tutto
marginali rispetto ai modelli originari.
N. Sergio Turtulici
7
5 maggio 1989
obiettivo aperto
CENT’ANNI FA NASCEVA CHARLIE CHAPLIN
Comicità e tragedia
deii'omino con i baffi
16 aprile 1889. Nella periferia di Londra nasce Charles Spencer Chaplin, Charlie, Chariot.
I suoi film, le sue «gags» sono stati visti e
rivisti da milioni di spettatori, al cinema e in
televisione, da quando, nel 1914, interpretò la
prima «comica» della durata di una bobina.
La RAI ha celebrato la ricorrenza proponendo uno dei capolavori di Chaplin, « Il dittatore »
(The great dictator, 1940), accompagnato dai
la visione sconcertante di alcuni filmini amatoriali che ritraggono Adolf Hitler in campagna.
«Il dittatore» ritraeva, in maniera sarcastica e polemica, il Führer, che da poco aveva
iniziato a sconvolgere l’Europa.
Il film è però qualcosa di più di una satira:
è un apologo sull’ambiguità dell’uomo, sulla
lotta tra bene e male, tra vocazione umanitaria
8 spinte distruttive.
I responsabili di RAI 3 non
sono stati i primi a leggere qualcosa di significativo nella somiglianza tra Charlot e Hitler. Il
critico francese André Bazin
scriveva nel 1948 che « Il pubblico lo riconosce dal viso e soprattutto dai baffetti a trapezio
e dalla camminata da anatra
piuttosto che dall’abito ». E in
effetti quello che era stato il
maggior comico del cinema muto, e che solo a fatica riuscì ad
adattarsi al sonoro, può essere
vestito da forzato, da clergyman.
Barbablù (Monsieur Verdoux,
1947), e sinistramente tragico oltreché beffardo nel Dittatore.
Qui Chaplin sbeffeggia Hitler
(fin dal nomignolo che gli affibbia: Adenoid Hinkel), e fonda
buona parte delia sua mordacità
sul gioco dei rimandi tra i loro
volti, somiglianti per un caso
forse unico: « ...Questi baffetti
non sono più soltanto dei baffetti alla Charlot, sono diventati
(...) dei baffetti alla Hitler» (Bazin).
Il gioco dei rimandi è però
Luci della ribalta, 1952. Non è più Charlot, eppure è sempre lui. Il
clown Calvero prepara la propria maschera per l'ultima esibizione.
da operaio (Tempi moderni) o
in frac, ma il suo tratto caratteristico sta nei balli e nella camminata.
E uno dei « miracoli » della
genialità di Chaplin è stato giustamente individuato dalla critica nel fatto che anche dopo aver
abbandonato il cliché di Charlot, sotto un’apparente altra veste, quel tratto rimane sempre,
e ritorna di volta in volta malinconico nel trucco per l’ultimo
spettacolo (Luci della ribalta,
1952), cinico come seguace di
più complesso, e trova le sue
basi in una delle caratteristiche
del cinema di Chaplin e del comico classico: la doppiezza, l’ambiguità del personaggio, gli equivoci delle situazioni.
Uno studioso russo, Jurij M.
Lotman, ha osservato che « lo
stesso costume di Charlot si
sdoppia: in alto consiste in un’elegante bombetta, nello sparato
e nella farfalla, mentre in basso,
pantaloni cascanti e incredibili
scarpe, sproporzionate alla statura ». E ancora: « I movimenti
IL DISCORSO DA « IL DITTATORE »
il
Voi siete uomini!
Il
(...) Il cammino della vita può essere libero e magnifico,
ma noi lo abbiamo smarrito. L’avidità ha avvelenato l’anima
degli uomini, ha circondato il mondo di un cerchio d'odio, ci
ha fatto entrare nella miseria e nel sangue del passo dell’oca.
La meccanizzazione, che apporta l’abbondanza, ci ha lasciato
il desiderio. La nostra scienza ci ha resi cinici e brutali. Dico
a coloro che mi possono intendere: non disperate, la sventura
che si è abbattuta su di noi non è che il risultato deU’appetito
feroce e della cattiveria di coloro che temono il progresso umano. L’odio degli uomini passerà e i dittatori periranno. E il potere che essi hanno usurpato al popolo, al popolo tornerà. Fino
a che gli uomini sapranno morire, la libertà non potrà morire.
Soldati, voi non siete macchine, non siete bestie, siete uomini. Voi che siete il popolo, avete il potere di creare una vita
libera e splendida, di fare della vita una radiosa avventura.
Combattiamo per un mondo nuovo, per un mondo pulito, che
darà a ogni uomo la possibilità di lavorare, che assicurerà ai
giovani il loro avvenire, che metterà i vecchi al riparo dal bisogno. Combattiamo per un mondo equilibrato, un mondo di
scienza in cui il progresso porterà alla felicità di tuttil
I
eleganti (...) con cui Chaplin solleva la bombetta o si aggiusta
la farfalla, si combinano con i
gesti e la mimica del vagabondo (...). I due parametri, intersecandosi, creano la necessaria
imprevedibilità ».
L’effetto comico, la « gag » si
fonda in buona parte su questa
imprevedibilità, p ambiguità di
decifrazione.
Lo ha detto bene Gilles Deleuze, filosofo e non critico del cinema: « L’azione viene filmata
Sotto l’angolatura della sua più
piccola differenza con un'altra
azione, svelando così l’immensa
distanza tra due situazioni ». Per
fare un esempio: Charlot, di
spalle, si agita come singhiozzando perché è stato appena abbandonato dalla moglie. In realtà scopriamo che si sta preparando un cocktail con l’apposito
bicchiere miscelatore.
Due azioni, una tragica (la disperazione per l’abbandono) e
una banale (servirsi da bere) si
presentano ai nostri occhi come
simili fino aH’ultimo momento,
eppure quanta è la distanza che
le separa. Una di esse, dice Deleuze, è « realmente toccante,
terribile, tragica ».
Anche i personaggi sono come
sdoppiati: nel cinema comico il
protagonista è in genere povero,
goffo, dileggiato dagli altri. L’avventura comica, come un sogno
o una fiaba, lo affranca e sancisce il suo successo. Il povero
cercatore d’oro che è Charlot
(La febbre dell’oro, 1925) alla fine fa fortuna e sposa la « bella », dapprima corteggiata dal
grosso « cattivo ».
O ancora: il personaggio ha
una sua realtà « povera », ma
viene visto come ricco e affascinante da altri. E’ ciò che fanno
la fioraia cieca e il giovane ubriaco in Luci della città (1931); entrambi menomati nelle loro facoltà percettive e di critica, vedono neH’omino con i baffi la
proiezione dei loro desideri (Lotman): un uomo bello, agiato e
disposto a far curare gli occhi
della ragazza; un compagno di
avventure dello stesso rango per
il giovane ubriaco, che è ricco
ma solo.
Qui si realizza la poetica di
Chaplin: quando tutti gli strumenti di conoscenza sono ripristinati (grazie a un intervento
chirurgico), la fioraia vedrà finalmente che il suo benefattore è
un poveraccio. Lo riconoscerà al
tatto, non avendolo mai visto,
e si stupirà della condizione di
lui.
E’ il momento più intenso del
film: il comico, nelle mani di
un poeta del cinema, si fa tragico. Charlot si vergogna della
sua condizione, e noi con lui. Il
lieto fine del film non ne attenua la carica di emozione.
Con II dittatore il gioco è ancora più esplicito giacché Charlie Chaplin interpreta due moli,
quello di Hitler-Hinkel e quello
del povero barbiere ebreo, perseguitato dalle camicie grigie.
Alla fine, quando il dittatore
dovrà tenere un grande discorso
per dichiarare l’apertura della
guerra, sarà proprio il barbiere
suo sosia, rocambolescamente sostituitosi a lui, a pronunziarlo.
Qvviamente p modo suo.
Di Chaplin-Hinkel-Barbiere ve
Tempi moderni, 1936. Charlot alla guida di una rivolta degli uomini
contro le macchine dello stabilimento.
diamo il volto che ci parla da
tutto quanto lo schermo: ed è
il volto sinistro di Hitler. Chaplin ne imitò bene anche la voce (ma l’edizione italiana, doppiata, distrugge questo effetto).
Ed è naturalmente una presenza terrificante, nonostante le parole « pacifiste » che il cineasta
mette in bocca al personaggio.
Chaplin fu sempre propenso a
sentirsi « cittadino del mondo »,
desideroso di vedere gli uomini
felici, ovunque fossero, e su questo pesò sicuramente l’infanzia
di fame e di stenti, in un quartiere poverissimo, e poi in un
collegio. Senza avere una coscienza politica ben precisa, prendeva
istintivamente le parti dei più
deboli: gli operai, uccisi nella
loro umanità dalle macchine di
Tempi moderni (1936), ma anche
i bambini (Il monello, 1921). Tutto questo gli valse tra l’altro anche i sospetti delle autorità USA
in epoca di guerra fredda.
I buoni propositi che espresse in quel discorso, messo in bocca a colui che gli altri reputano il dittatore che stava dissanguando l’Europa, stridevano rispetto alla realtà. Il film era pròprio « solo un film ». A esprimere l’incertezza, l’ambiguità della
vita, l’angoscia dell’uomo restava quel volto indimenticabile ormai diventato una maschera. E
dietro a ogni maschera (pensiamo alla prima che viene in mente, Pulcinella) si celano il riso
e la tragedia. Alberto Corsani
DOCUMENTI
Il "comunista” Charlot
Chaplin, che negli ultimi anni si trasferì in Svizzera, abitò negli USA pur restando cittadino britannico. Ebbe anzi delle difficoltà con il governo americano, come testimonia l’interrogatorio che subì verosimilmente nel 1948 ad opera del Servizio immigrazione e naturalizza zione.
(...) Lei era membro del Comitato nazionale per l’amicizia sovietico-americana?
Mi pare, sì, credo di sì.
(...) Dì fatto, Mr. Chaplin,
lei non è cittadino americano, no?
No.
Ha mai richiesto la cittadinanza di questo paese?
No, mai: dall’età di diciannove anni ho sempre avuto un
senso di internazionalismo e
credo che di giorno in giorno
ci stiamo avvicinando alle Nazioni Unite del Mondo...
E’ questa la ragione per cui
lei non ha mai chiesto la cittadinanza americana?
Si,. Io mi considero un cittadino americano come chiunque altro e ho sempre avuto
un grande amore per questo
paese. Sono qui da trenta o
quarant’anni. I miei figli e tutti sono altrettanto parte della
mia (...) nello stesso tempo
non mi sento legato ad alcun
paese in particolare. Mi sento
cittadino del mondo. Sento
che quando verrà il giorno e
noi avremo abbattuto le barriere eccetera eccetera, allora
la gente potrà andare e venire
per tutto il mondo e essere
parte di tutti i paesi, e questo
è quanto ho sempre pensato
sulla cittadinanza.
(... ) Desidera aggiungere
qualcos’altro, Mr. Chaplin?
Si. Vorrei che voi foste più
precisi, perché io ho dichiarato semplicemente che vorrei
vedere la pace tra l’Unione
Sovietica e gli Stati Uniti, se
questo corrisponda alla linea
dei comunisti americani non
lo so.
(...) Il mio solo scopo è difendere la democrazia che abbiamo. Credo anche che ci
siano degli abusi, eccetera eccetera. Credo che ci sia stata
una vera e propria caccia alle
streghe. Non credo che questo
sia democratico. (...)
8
8 vita delle chiese
5 maggio 1989
FORANO SABINA
UNIONE PREDICATORI LOCALI
100 anni di testimonianza Un ruolo centrale
Evangelizzazione e fermenti popolari a partire dagli anni 1870-1880
Una funzione pastorale, non temporanea o occasionale, che è stata ulteriormente chiarita
« Due valgon meglio di uno solo... »: con queste parole Ruggero Marchetti, pastore da circa
quattro anni a Forano, ha accolto sabato 22 aprile scorso il gruppo della corale di Torre Pellice,
a testimoniare di quello spirito
di fratellanza e condivisione che
unisce persone provenienti da zone lontane fra loro ma unite dalla stessa fede in Cristo; e lo
stesso spirito è stato il sentimento che ha guidato le molte persone presenti nelle manifestazioni che hanno aperto le celebrazioni per il I centenario della
chiesa locale. In molti hanno voluto essere vicini a questa piccola (110 membri, all’incirca il
10% della popolazione del paese) ma viva comunità: dal moderatore Franco Giampiccoli, a
professori della Facoltà, a rappresentanti di circuito e distretto, a quelli di chiese estere; molti anche i pastori che in passato
hanno prestato il loro ministerio
a Forano.
« Una chiesa — come ha ricordato Cesare Milaneschi nel corso di una interessante conferenza — che ha trovato le sue origini nel contesto dei fermenti
popolari che caratterizzarono il
decennio 1870-1880 nei territori
dell’ex Stato pontificio; allora
l'evangelizzazione funzionò da catalizzatore dei molteplici conflitti presenti, fra tradizione e modernità, Stato e Chiesa, conservazione e nuove istanze sociali ».
« Mentre l’azione di numerosi
evangelizzatori andava diffondendosi per tutta la Sabina, l’adesione di un ex cappuccino. Luigi Angelini, alla Chiesa cristiana libera e la sua opera conseguente, tra cui un asilo ed una
scuola elementare, fecero sì che,
come attesta una relazione annuale della comunità, "il 16 settembre 1889 fu celebrata per la
prima volta la S. Cena con l’ammissione di 43 fratelli”; poche
settimane dopo fu posta la prima pietra del tempio ». Due anni dopo, in declino la Chiesa cristiana libera, l’as.semblea della
comunità di Forano decise di
aderire alla Chiesa valdese. « Da
allora la testimonianza è proseguita — ha continuato Milaneschi — fra di^icoltà nei rapporti con la Chiesa cattolica romana: spesso nelle varie relazioni
di chiesa si parla di barriere qua
si insormontabili, di necessità di
lotta costante.
Fra le poche occasioni di
confronto possibile vi furono i
matrimoni ed i funerali, veri momenti di testimonianza evangelica, anche se, ci ha detto più
di un membro di chiesa, fino a
non molti anni or sono, se un
cattolico partecipava ad un funerale di un amico in chiesa valdese, era invitato subito dopo
a confessare il suo peccato...
Dunque una chiesa per molti
versi « di frontiera »; ma, ricordato un passato significativo, che
cosa accade oggi? Lo abbiamo
chiesto al pastore Marchetti.
« Si tratta di una comunità
molto compatta, nel senso che
vive in pratica tutta a Forano e
questo dato rappresenta anche
una forza; c’è, direi, quasi una
forma di "orgoglio” di appartenere a questa chiesa. Se possiamo cogliere come dato positivo
la partecipazione ai culti (intorno al 50% dei membri di chiesa) va segnalato un elemento
non molto diverso da altre chiese, e cioè la quasi totale assenza
di quella fascia di età che va
dai 30 ai 50 anni. Incide poi sulla partecipazione alla vita comunitaria il trasferimento per motivi di lavoro di più di una famiglia a Roma: ciò non sempre
si traduce in un facile inserimento nelle chiese della capitale, ma
ovviamente allontana da Forano
della gente. Aggiungerei un altro
dato: il fatto che da oltre 20
anni non si verifichino in pratica matrimoni fra evangelici ma
si abbiano matrimoni "misti”, se
da un lato rappresenta un .segnale positivo di superamento di
quella che fu una vera e propria
ghettizzazione, dall'altro porta
molto spesso i genitori a lasciare da parte l’educazione religiosa in attesa della decisione dei
figli e, nel caso di emigrazione
da Forano, ciò significa abbastanza spesso perderli di vista ».
La chiesa, che ha fra le sue
attività due incontri settimanali
di studio biblico, un gruppo di
6 monitori che seguono la scuola domenicale la domenica mattina in contemporanea al culto,
partecipa da un po’ di tempo a
questa parte ad incontri di tipo
ecumenico. « F.’ una novità positiva — dice Marchetti — che
vede il confronto con alcune
chiese della diocesi; i valdesi
coinvolti sono una decina, anche
Se vedo ancora da parte nostra
un certo atteggiamento, diciamo,
sulla difensiva, pur in presenza
di una volontà di conoscenza reciproca espressa almeno da una
parte della chiesa cattolica ».
Questa chiesa, nata come chiesa « libera » legata al Risorgimento, ha trovato in pratica al
suo sorgere, nella Bibbia, una
chiave di liberazione rispetto a
problemi sociali e politici; cosa
è rimasto di quei sentimenti?
« Credo che sia rimasto molto; è assai più sentito il far parte della chiesa che non l’esigenza di un approfondimento biblico personale: si trovano facilmente fratelli e sorelle coinvolgibili per organizzare momenti di
incontro come quelli del centenario e si ha più difficoltà a riunirsi intorno ad un libro ».
La presenza della comunità
valdese incide in qualche modo
nella vita civile del paese?
« Direi proprio di sì; in fondo
la decisione del Comune di intitolare una strada al nome del
nostro primo pastore è una forma di riconoscimento di una
presenza che in questi anni ha
garantito — fra l’altro — una
serie di iniziative culturali. Parecchi membri di chiesa sono impegnati nella vita sociale e politica; ci sono valdesi sia fra i
consiglieri che fra gli assessori
comunali: diamo cioè al paese
persone che sanno assumersi delle responsabilità e portarle avanti ».
Quale il futuro per la chiesa
valdese di Forano?
« E’ difficile immaginare cosa
Il gruppo dei partecipanti all’assemblea.
Si è svolta nella splendida cornice di Ecumene l’annuale assemblea delTUnione predicatori
locali, il 15 e 16 aprile.
Dopo il culto di apertura e
la nomina del seggio l’assemblea
ha espresso solidarietà con la
manifestazione che si stava svolgendo a Roma in favore della
legge 194 (aborto).
Fecondi ed apprezzati sonc'
stati gli interventi del prof. Paolo Ricca che ha parlato su
« L’annuncio delTevangelo ai malati e ai morenti » e del prof.
Giorgio Spini su « Esperienze
di evangelizzazione che hanno
provocato ’’conversioni” dal secolo scorso ai giorni nostri ».
Questi contributi hanno chiarito la funzione pastorale del
predicatore locale riproponendo
la validità di tale ministero.
Questo non può essere considerato solamente come una sostituzione temporanea e sporadica
della figura del pastore, ma una
presenza attenta sia al problema della predicazione sia a quello della catechesi e delle visite.
In questa sede sono stati anche avviati i lavori della « commissione liturgia », mentre va
rilevata la cospicua presenza di
candidati che hanno sostenuto i
colloqui d’esame. I lavori dell’assemblea si sono conclusi con
un breve culto con la partecipazione dei residenti che ci hanno accolto con grande ospitalità.
L’appuntamento per il 1990 è
presso il centro evangelico' di Bethel; questa scelta vuole essere
un gesto di fraternità e di solidarietà con il meridione d’Italia.
Sandro Sabadini
UN TESTIMONE
Dante Mazzarello
potrà accadere, anche perché bisognerebbe sapere quale rapporto si instaurerà fra queste aree
di provincia e la capitale, se per
esempio l’emigrazione continuerà oppure ci sarà un ritorno indietro; credo in generale che dovremmo riu.scire ad immaginare
come contraltare non soltanto la
chiesa cattolica, ma soprattutto
quelle persone di area laica nella quale suscitiamo grande interesse ed insieme realizzare qualcosa di nuovo ».
In questo contesto, molto arricchente è risultato il messaggio portato dal past. Franco
Giampiccoli nel corso del culto
domenicale, il quale ha invitato
tutti ad esprimere riconoscenza
per ciò che abbiamo (una comunità cristiana) piuttosto che lasciarci prendere, come spesso accade nella vita quotidiana, dallo
sconforto.
Piervaldo Rostan
Ho conosciuto Dante Mazzarello ad Qregina, in un’affollata assemblea della nascente comunità
di base. Mi colpì il suo intervento
nel corso del dibattito, che rivelava quello spirito evangelico che
ha poi caratterizzato l’itinerario
della sua ricerca biblica. Dopo
l’esperienza di Qregina, mentre
cercava una nuova comunità, è
capitato in via Buranello in Sampierdarena dove il culto era sostituito da una recita dei bambini della Scuola domenicale sul
profeta Geremia. La predica dell’infanzia lo ha affascinato. Da
allora ha preso parte con Anna
agli incontri biblici settimanali
delle monitrici che si tenevano a
turno nelle ospitali famiglie di
Sampierdarena e Sestri. In quel
clima è nato in Dante l’interesse
per la predicazione, che lo ha
coinvolto fino al momento in cui
la malattia lo ha privato della parola. Le varie comunità liguri e
del basso Piemonte sono riconoscenti per la fedele collaborazione data per vari anni.
La sua profonda sensibilità spirituale si avvertiva nei suoi interventi nelle sedi più diverse della
vita cittadina, nei culti di famiglia come a Mornese, suo paese
natale, dove d’estate riuniva le
persone più diverse per lo studio
delTEvangelo. Questo aspetto della sua fede non era disgiunto da
interessi concreti per le iniziative per i nomadi o .sui temi ben
noti della pace e del disarmo.
Sul tema dell’ecumenismo era
sempre lieto di partecipare agli
studi di natura squisitamente biblica, come lo era stato per due
inverni coi salesiani di via Rolando in Sampierdarena. Rifuggiva però da ogni forma di ecumenismo di facciata o di compromesso che determina confusione
nelle nostre comunità, sia alle
Valli che nella diaspora. Sul piano politico, pur mantenendo ancora un certo rapporto con elementi del partito in cui militava prima, ora che Dante aveva
scoperto il Cristo quale sua unica
speranza era lieto di dare testimonianza ai suoi ex compagni,
sempre memore d’un motto di
Savonarola che « La Luce » recava sulla testata: « Io ti avviso
Italia, io ti avviso, o Roma, che
niuna cosa ti può salvare se non
Cristo ».
Anche i momenti del servizio
funebre tenutosi nel cimitero di
Staglieno, lunedì 10 aprile, sono
stati occasione di testimonianza
per la folla raccolta dentro e fuori la cappella protestante e di
conforto per la famiglia ed i parenti.
11 ricordo di Dante rimane in
benedizione per l’evangelismo ligure; ci conforta il pensiero che
il « testimone » non scompare ma
è ora raccolto da Anna, Elena,
Giovanni e Maria. Che il Signore
li renda saldi e li fortifichi nel
render conto della speranza che
è nel loro cuore.
Gustavo Bouchard
9
5 maggio 1989
vita delle chiese
UN ESEMPIO DI FRATELLANZA VISSUTA
Neri Giampiccoli
Sapeva cogliere le preoccupazioni della fede e indicare le strade
da seguire - Gli studi sull’ecclesiologia e l’opera svolta per Agape
CRONACA DELLE CHIESE DELLE VALLI
O.d.g. sulla droga
Luglio ’60: chi se ne ricorda,
di quella estate, che per alcuni
sembrava un tardo epilogo della
resistenza, per altri, più tardi,
sarebbe servita a capire qualcosa
del 1968? Per la mia generazione,
quella data — il tentativo respinto di riportare indietro il paese,
che vi fu col governo Tambroni — è rimasta un po’ all’inizio
dei ricordi coscienti, della sensibilizzazione alla vita sociale e ai
temi della chiesa e della teologia.
Agape, luglio ’60: sobriamente,
iniziava la vita della rivista « Diakonia», strumento, allora, della
« Commissione per i ministeri »
della chiesa valdese.
L’editoriale non era di una persona, ma collettivo : lo firmavano
Nella Greppi, Rita Rollier, Gustavo Bouchard, Alberto Gabella,
Aldo Comba, Bruno Corsani, Neri Giampiccoli, Giorgio Tourn,
Tullio Vinay. Era un appello, un
« grido di allarme » che conteneva i germi di una profonda revisione ecclesiologica nella nostra chiesa, e denunciava tre pericolose involuzioni : la chiesa
Convegno
ecumenico
Il Primo Distretto della Chiesa
valdese e la Diocesi di Pinerolo,
con la collaborazione del Gruppo
coppie interconfessionali, organizzano un convegno sul tema:
PRIMA E DOPO IL
MATRIMONIO
INTERCONFESSIONALE.
LA RESPONSABILITÀ’
DELLE CHIESE
PROGRAMMA
Domenica 7 maggio 1989
ore 15-16.30: «Il cammino di
questi anni: dal convegno di
Agape (1982) a oggi. Fatti e valutazioni >.
A cura del Gruppo coppie inter.
confessionali;
ore 17-19: «La pastorale della
coppia e della famiglia nelle
nostre chiese
Introducono il past. Erika Tomassone e il can. Gabriele Mercol;
ore 19: Cena;
ore 20.30: Comunicazione sul lavori della Commissione mista
valdese-metodista e cattolica
riguardante i matrimoni interconfessionali.
Mons. Pietro Giochetti e past.
Giovanni Scuderi;
ore 21: Tavola rotonda sulla celebrazione del matrimonio interconfessionale.
Introducono due preti e due pastori. Confronto aperto.
Lunedì 8 maggio 1989
ore 9: Momento di preghiera e
di riflessione biblica a cura di
Dario Tron, diacono valdese;
ore 9.30: « Verso una pastorale
comune delle coppie e delle famiglie interconfessionali ».
Introducono il past. Bruno Rostagno e don Mario Polastro;
Discussione;
ore 11.30: Conclusioni del convegno;
ore 12.30: Pranzo.
Il Convegno si tiene presso la
Foresteria valdese di Torre Penice (via Arnaud 26); per la prenotazione della cena (domenica 7
maggio) e del pranzo (lunedì 8
maggio) bisogna telefonare direttamente alla segreteria della Foresteria valdese (0121/91801).
clericale, la chiesa introversa, la
chiesa che perde il senso del suo
mandato. Iniziava un lungo percorso di riflessione sui ministeri
nella chiesa, che non possiamo
ancora ritenere esaurito.
Il mio ricordo personale di Neri Giampiccoli si situa in questo
contesto : uno tra i fratelli che ci
hanno indicato il cammino, non
isolatamente ma in un quadro di
relazioni umane, non con gesti
clamorosi ma con un impegno di
studio e di vita, non disperdendo
le forze su troppi fronti ma concentrandole sulla chiesa, sui ministeri, sul mandato affidato da
Cristo ai credenti. A tutti i credenti : anche alla « parte dimenticata », al laicato, come si riprendeva a ricordare con forza
evangelica; anche alle donne —
e le prime battaglie per il pastorato femminile vennero da quella
rivista e da quel gruppo che ruotava intorno alla Commissione
per i ministeri.
In quegli anni conoscevo appena Neri Giampiccoli, molti suoi
coetanei — quanti oggi hanno
settantacinque anni — potranno
ricordarne meglio, e più da vicino, la figura, ma sento doveroso
ricordare la capacità che egli ha
avuto nel trasmettere alle generazioni successive le preoccupazioni, le inquietudini della fede,
e additare la via.
Ricordo qualche momento,
qualche fatto tra i molti.
La ricerca della Commissione
per i ministeri trovava un suo riscontro nell’ambito del II Congresso evangelico, nel 1965, dove veniva presentata da Neri
Giampiccoli la relazione portante in tema ecclesiologico, dal titolo « Le nostre posizioni ecclesiologiche : unità e tensione ».
La Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, nel suo statuto, rifletterà questo contributo
valutando nella chiesa locale
« l’elemento ecclesiologico primario ».
Neri Giampiccoli si trovò ad
essere moderatore della Tavola
valdese tra il 1965 e il 1972, in un
periodo non facile. La dichiarazione programmatica che pronunciò dopo la sua elezione termina con queste parole: «Fra»
telli, vi prego, assistetemi con il
vostro affetto cordiale, che mi
avete un momento fa manifestato ; più ancora con il vostro consiglio, con il vostro dissenso ami
ROMA — Alle ore 16.15 di domenica 14 maggio, presso la sede delle
suore francescane in via Giusti 12,
avrà luogo un incontro sul tema: « Il
senso vitale della creazione nel Terzo
Mondo », a cura di Elio Boscalni, direttore di « NIgrizia »; riflessione biblica a cura del pastore Renzo Bertalot.
FERMO (AP) — Il 13 maggio, alle
ore 18, nel contesto del 23° Convegno
nazionale di storia della medicina, il
dott. Mario Cignoni terrà una relazione su: Giovanni Muston; il chirurgo del « Glorioso Rimpatrio » dei vaidesi (1689).
Organizzato dalla Fédération Protestante de l’enseignement il Congrès latin élargi 1989 avrà luogo a Gentinnes nel Belgio dal 24 al 30 luglio sul
tema: • Quelle éducatlon pour une
Eur'ope à construire? ».
Per informazioni rivolgersi entro il
25 maggio a: Ethel Bonnet - via Fuhrmann 1 - 10062 Luserna San Giovanni
- tei. 0121/91125.
chevole, con la vostra preghiera.
E che il Signore ci aiuti ! ».
Il dissenso non fu sempre amichevole. Dovevano venire di lì a
poco i giorni non semplici del ’68,
un periodo in cui non bastavano
le diplomazie a nascondere o dissimulare i dissensi, anche nella
chiesa.
Estremamente diplomatico,
cortese, ma fermo nei principi.
Neri Giampiccoli non poteva accontentare tutti. Chi non capiva
le esigenze di rinnovamento non
lo comprese. Eppure anche a noi
che « contestavamo », e che potevamo parere suoi sostenitori,
sapeva dire i suoi no pacati, con
una punta di ironia, ma con sicurezza; e sapeva rappresentarci le
ragioni degli altri, che non condivideva ma comprendeva, dandoci scuola di moderazione e di
spirito fraterno non fìnto. Fu
pastore per noi, anche in quella
circostanza.
Attento alle
cose essenziali
Attento all’unità nelle cose essenziali, diede il suo contributo
alla commissione unitaria, incaricata di regolare i rapporti di
unione e di autonomia tra le
chiese valdesi dell’area europea e
quelle dell’area rioplatense.
Ma dai monti di Frali da cui
scrivo mi è impossibile non accennare almeno ad un altro
aspetto della sua azione: quella
che egli svolse come amico di
Agape. Amico fin dagli inizi,
amico sincero e costante, anche
qui attento a spendere una parola in favore degli altri; come
quando seppe difendere la chiesa
istituzione di fronte all’esuberanza degli « anni eroici » della
costruzione, che faceva diffidare
molti di ogni regola e di ogni
chiesa.
Ho scritto, come si ha da scrivere, le due o tre cose che credo
dobbiamo doverosamente ricordare; ma quello che è essenziale
non riesce ad entrare nelle righe e nello stile di un necrologio.
Quello che non si riesce a comunicare è il senso di una fratellanza non gridata ma vissuta,
che Neri ha cercato di esprimere
con la sua vita.
Accompagnato prima dalla moglie, Marcella Decker, da solo
dopo la morte di lei, che lo aveva duramente colpito, non aveva smesso di dare il suo contributo, e il suo affetto, ai suoi, agli
amici, ai colleghi, alla gente.
Lo ringraziamo per quanto abbiamo ricevuto, ne ringraziamo
insieme il Signore.
Sergio Ribet
S. GERMANO — L’assemblea
di chiesa del 23/4 ha eletto i deputati alla Conferenza distrettuale ed al Sinodo e ha pure iniziato a dibattere il problema
« droga » in seguito alla esauriente esposizione di Andrea Garrone, il quale ha comunicato ufficialmente la notizia che il concistoro e la FGEI locale hanno
aderito alla consulta di valle
creatasi ultimamente allo scopo
di studiare un problema che non
è solo di coloro che ne sono più
direttamente coinvolti, ma che è
di tutti e specie di coloro che si
dichiarano credenti in Cristo.
E’ stato approvato un o.d.g. in
cui si
«esprime la propria preoccupazione per la diffusione di massa del fenomeno;
si rileva come la droga stessa
sia un surrogato che viene assunto per riempire im vuoto di valori e di interessi spirituali ed
esistenziali, che è presente nelle
coscienze di molti.
Si invita in modo particolare i
giovani a vigflare contro l’illusione di facili avventure, che si tramutano in situazioni senza ritorno, e tutti i cittadini a vigilare
contro lo spaccio locale della
droga »,
Inoltre, dopo aver espresso la
propria solidarietà alle famiglie
colpite dal problema e ricordato
le molte droghe della nostra società (alcool, ma anche il mito
del successo e del benessere),
l’o.d.g. invita il concistoro a mantenere i contatti con la consulta
« onde addivenire ad un più approfondito dibattito ».
• I deputati alla Conferenza
distrettuale saranno Andrea Garrone, Paolo Guglielmino e Walter Meytre (supplenti Franco
Fornerone, Silvia Guglielmino e
Rossella Sappé), mentre i nostri
rappresentanti al Sinodo saranno
Claudia Beux e Silvia Guglielmino (supplente Giorgina Giacone).
Assemblee di chiesa
VILLAR PEROSA — Domenica 23 aprile i ragazzi della scuola domenicale hanno preso parte attiva al culto, presentando
in forma drammatizzata dei racconti tratti dall’Evangelo di Giovanni. Dopo il culto vi sono stati dei giochi e si è pranzato insieme. Nel pomeriggio si è svolto il bazar organizzato dall’Unione femminile; è stato ima bella occasione di incontro, con
un discreto risultato finanziario.
• Il 7 maggio, alle 10 nel tempio, avrà luogo l’assemblea di
chiesa, con la discussione della
relazione annua, l’approvazione deH’impegno verso la cassa
centrale per il 1990, l’elezione
di un anziano e dei deputati
alla Conferenza distrettuale e
al Sinodo.
• La settimana prossima si
svolgeranno ancora quattro riunioni sul problema della nuova
organizzazione del sistema contributivo nella chiesa: 8.5 Palazzine, 9.5 Municipio-Saretto e
Società, 10.5 Tupini-Serre, 11.5
Villar centro.
Tutte le riunioni avranno luogo al convitto alle ore 20.30.
ANGROGNA — Domenica 7
maggio, con inizio alle ore 9, si
terrà presso il tempio del capoluogo l’assemblea di chiesa con
un nutrito ordine del giorno : nomina dei deputati al Sinodo e alla Conferenza distrettuale; impegno finanziario 1990; risultanze
deirinchiesta tra i membri residenti fuori del comune di Angrogna ; lavori immobiliari ; relazione annua.
• Sabato 6, con inizio alle 8, si
svolgerà un campo di lavoro volontario alla « Rocciaglia » di
Pradeltorno per compiere le pu
lizie generali della casa prima
della « grande stagione ». Ai partecipanti viene offerto il pranzo.
VILLASECCA — Domenica 7
maggio, alle ore 10, l’assemblea
di chiesa esaminerà la relazione
morale 1988-1989; l’impegno finanziario 1990 per la cassa centrale ; varie eventuali.
L’impegno finanziario per il ’90
è notevole, e la decisione da
prendere è importante e riguarda tutta la nostra comunità.
Gita
PRALP — Per il 25 maggio
l’Unione femminile organizza
una gita a Borgio Verezzi; per
le prenotazioni rivolgersi al pastore.
• Il consueto bazar si terrà
domenica 14 maggio: ogni tipo
di collaborazione è benvenuto!
Concerti
POMARETTO — Domenica 16
aprile è stata inaugurata la
scuoletta dei Cerisieri, restaurata per volontà della famiglia
Genre, in memoria del figlio
Guido; Guido Baret con l’occasione ha presentato l’impegno
della chiesa valdese per l’istruzione.
• Due concerti caratterizzeranno la vita comunitaria: sabato 6 maggio, alle ore 20.30, nel
tempio, ospiteremo una corale
svedese; sabato 13 maggio, alle
ore 20.30, sarà la volta dei trombettieri di Achwabish Hall (Germania Federale) che saranno
anche presenti al culto di domenica 14 maggio.
Bazar
PRAROSTINO — Domenica 7
maggio avrà luogo il bazar annuale preparato dall’unione femminile in collaborazione con la
comunità. E’ prevista la vendita
di vari articoli, oltre alla lotteria, e sarà offerta l’opportunità di
un rinfresco nelle sale del presbiterio. Apertura alle ore 14,30.
PERRERO — Domenica 7
maggio alle 14,30, nei locali della
chiesa valdese, si terrà il bazar
organizzato daH’unione femminile.
Domenica 7 maggio
□ FORMAZIONE
ANIMATORI GIOVANILI
SAN GERMANO — Presso la sala
valdese, a partire dalle ore 9.30, ha
luogo il secondo incontro per I giovani impegnati neii'animazione dei
gruppi, il programma prevede una animazione biblica e, nel pomeriggio,
giochi e discussione sul come e perché giocare. Pranzo preparato in comune tra I partecipanti. Per informazioni: D. Tron, E. Tomassone, F. Taglierò.
□ ASSEMBLEA TEV
TORRE PELLICE — Presso la casa
unionista di via Beckwith, alle ore 15,
l’assemblea TEV ospiterà la missionaria in Lesotho Laura Nisbet.
______Lunedì 8 maggio_______
□ INCONTRO PASTORALE
1° DISTRETTO
TORRE PELLICE — L’incontro, presso
la foresteria valdese, ha inizio con la
meditazione curata da Dario Tron. In
discussione la pastorale delle coppie
miste e il programma ’89-’90.
10
10 valli valdesi
5 maggio 1989
VALCHISONE E GERMANASCA
U esercito
e la chiesa
Leggo sul programma delle
prossime manifestazioni degli alpini in Val d’Angrogna che domenica 4 giugno verrà organizzato un culto apposito in parallelo con la messa delle 9,30 e subito dopo vi sarà « l’incolonnamento sino al monumento dei
Caduti di tutte le< guerre dove
verrà pronunziata la preghiera
dell'Alpino ».
Liberissimi gli alpini di fede
valdese di richiedere il tempio
per un loro momento cultuale,
anche se non coincidente con
quello della locale comunità. Il
tempio sinora non l’abbiamo
mai negato a nessuno. Liberissimi di associarsi alla «preghiera
dell’Alpino » la quale afferma:
« Dio onnipotente... rendi forti le
nostre armi contro chiunque minacci la nostra patria, la nostra
bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana. E tu madre di
Dio, candida più della neve, tu
che hai conosciuto e raccolto ogni
sofferenza e ogni sacrifìcio di tutti
gli alpini caduti, tu che conosci
e raccogli ogni anelito e ogni
Speranza di tutti gli alpini vivi
ed in armi, tu benedici e sorridi
ai nostri battaglioni ».
Liberi loro, ma liberi anche noi
di invocare novi tanto la Madonna degli eserciti quanto piuttosto il giorno in cui potremo sederci intorno ad un tavolo e, senza polemiche pretestuose, ragionare con gli alpini valdesi su
questo intreccio di adunata militare e religione cristiana.
Molte volte, in questi anni recenti, i Concistori hanno concesso di anticipare gli orari dei culti per venire incontro alle esigenze di programma delle adunanze alpine (ma non succede
mai il contrario) e alcuni pastori, perché richiesti, hanno portato in quelle manifestazioni un
loro messaggio.
Conosco bene valdesi alpini che
Seguono fedelmente le attività
della nostra chiesa, alla quale
danno molto in energie e denaro.
Ma non capisco come non sia
ancora venuto loro in mente di
proporre un sano separatismo
tra ciò che è manifestazione civile e militare e ciò che è incontro nella fede.
Non credo che dobbiamo ridurci ad andare a rimorchio di
quello che la chiesa cattolica fa
in questo campo con i suoi cappellani militari e le sue messe
al campo, che tendono ad offrire
un riconoscimento sacrale a cerimonie militari.
Da alcuni anni ormai la nostra
chiesa ha imboccato una strada
diversa: quella del disarmo unilaterale, della pace fondata sulla giustizia (e non sull’equilibrio
degli armamenti), del sostegno
aperto e chiaro alla obiezione di
coscienza al servizio militare.
So benissimo, perché ne ho discusso con alcuni di loro, che i
nostri membri di chiesa alpini
si dichiarano per la pace; ho letto di recente, con sincera ammirazione. dello sforzo enorme che
l’Associazione degli alpini ha ultimamente realizzato per allestire un ospedale da campo in Armenia per soccorrere le popolazioni colpite dal sisma. So che
molti di loro .sognano un esercito di protezione civile che, più
che inaugurare monumenti con
i cannoni puntati verso la Francia, salvi la montagna dal suo
inevitabile degrado. Ma proprio
perché sino ad oggi ci troviamo
di fronte a due realtà distinte
e lontane nelle loro finalità, l’esercito e la comunità dei credenti, occorrerebbe che ci fosse chiarezza e non confusione.
Giuseppe Platone
Dove andranno i rifiuti?
Il difficile iter (e i limiti) del piano regionale - Le quantità sottostimate - Sarebbe urgente prevedere una politica « di limitazione »
Il 27 aprile, presso la sala consiliare della Comunità Montana
valli Chisone e Germanasca, ha
avuto luogo un interessante dibattito, organizzato dall’assessorato all'ecologia della Comunità
in collaborazione con il Comitato pace vai Germanasca, sul problema della raccolta rifiuti.
E’ stato introdotto con le relazioni dei consiglieri regionali
Ferro (PCI) e Picco (DC), per
quanto riguarda il piano regionale rifiuti, e dal direttore dell’ACEA, Vergnano, per la raccolta differenziata.
Primo Ferro ha illustrato l’iter
del piano regionale rifiuti ormai
quasi defunto in conseguenza della sentenza di nullità emanata
da parte del TAR. La sentenza è
stata originata da un ricorso del
Comune di Ceresole d’Alba, che
ha contestato il vincolo regionale, che espropriava il Comune
delle sue competenze di pianificazione territoriale. Nel piano
regionale non vengono individuati i siti puntuali pær lo smaltimento rifiuti come previsto dalla legge, ma semplicemente zone potenzialmente idonee. Questa linea di condotta si è imposta a partire dalla « scoperta »
deiriPLA « di non essere in grado di definire quali siano le zone puntuali » al momento di avviare lo studio per la predisposizione del piano stesso.
E’ stato evidenziato come la
quantità di rifiuti sia stata sottostimata, in particolare per
quanto riguarda i rifiuti indu
striali, argomento di vivace dibattito in consiglio regionale. Anche la previsione di recupero attraverso la raccolta differenziata
e il riciclaggio del 10% dei rifiuti urbani appare sottostimata,
considerando che, a parere del
consigliere Ferro, con una « politica mirata » si possono raggiungere livelli del 40%. Così che
il piano, secondo Ferro, appare
« affrettato » e « raffazzonato ».
Nel suo intervento il consigliere Picco ha affermato: « Il problema di fondo non è il piano
in quanto tale, ma la scelta delle politiche di smaltimento; occorre decidere se la logica dello
smaltimento deve continuare ad
essere quella delle discariche oppure quella dell’impiantistica ».
Ritiene che l’attuale situazione
permetta comimque di organizzare la raccolta differenziata e,
3 seguito di opportuni progetti
comunali, di ricevere dei « sostegni finanziari » regionali. Non è
mancata la polemica nei confronti della precedente amministrazione regionale di sinistra,
pur riconoscendo che « qualche »
responsabilità è rintracciabile anche nell’attuale maggioranza.
E’ stato nel suo complesso un
intervento poco convincente e
che tendenzialmente ha minimizzato il risultato fallimentare del
predisposto piano regionale.
Quale contributo rispetto ai
problemi locali il direttore dell’ACEA, Vergnano, ha sottolineato come l’attuale discarica controllata, con una durata massi
TORRE PELLICE
Concorso pianistico
A partire dal 2 maggio e sino
al 6 p.v. è in corso di svolgimento a Torre Pellice l’ottava edizione del Concorso pianistico nazionale « K. Czerny ». Ad esso
si affianca la quinta edizione del
Concorso di composizione per
violino e pianoforte e, novità ’89,
il primo Concorso per violino e
pianoforte. Come si può notare,
questa iniziativa ha preso piede
e sta riscuotendo il dovuto interesse negli ambienti musicali
nazionali, sia per la serietà e
competenza della giuria presieduta dalla pianista Gloria Tanni, sia per il fatto che alcuni
dei vincitori degli scorsi anni si
stanno ora affermando anche a
livello intemazionale.
Direttore artistico già da diverse edizioni è il maestro An
ANGROGNA
Agli Odin
La ristmtturazione della scuoletta Beckwith degli Qdin, da
tempo adibita a museo, sta per
essere ultimata (si spera entro
il mese di maggio). 1] numero dei
visitatori è in costante crescita,
anche perché facilmente inseribile in un percorso che tocchi
anche Chanforan c la Ghieisa dia
tana, dove ancora recentemente
sono stati effettuati lavori di ripulitura.
Perciò nel momento della rimessa a nuovo del mu.seo, Adriano Chauvie, che dei lavori è
stato l’ispiratore (e spesso anche
il realizzatore), propone ad amici e membri della comunità di
Angrogna di realizzare una documentazione sulla storia valdese mediante libri da porre in visione al museo.
ma prevedibile di sei anni, ci
ponga di fronte alla gravità dei
problemi dello smaltimento, e
che l’attuale politica dell’azienda tende alla raccolta differenziata come obiettivo fondamentale.
Dal pubblico sono emersi rilievi puntuali; degno di nota l’intervento di un consigliere del
Comune di Barge, che ha sottolineato come il piano sia stato
stilato su una semplice cartografia, senza gli opportuni rilievi
idrogeologici. Lo stesso consigliere ha aggiunto che non è possibile demandare a singole realtà
territoriali la programmazione
di un problema complesso quale
lo smaltimento dei rifiuti, ma sia
necessaria una programmazione
regionale seria. Quale secondo
aspetto ha rilevato come, da una
lettura attenta del piano, emerga una « logica di investimenti
e di commesse a livello di grossi impianti », citando come esempio la previsione di costruzione
di inceneritori. E’ stato sottolineato che nelle vicinanze di certi
inceneritori si è registrato un
aumento di malattie cancerogene.
Beppe Gamba della Lega ambiente ha evidenziato come la
formulazione del piano sia un
preciso dettato di legge del
1982; pertanto è dovere della Regione dare una risposta in termini globali, sono doverose non
solo l’analisi e la soluzione al
problema dello smaltimento, ma
è fondamentale « una politica di
riduzione e limitazione della produzione dei rifiuti ».
A conclusione del vivace dibattito è emerso con chiarezza
come il problema debba necessariamente essere inquadrato
nel più ampio orizzonte delle
scelte di sviluppo da op>erare.
Mauro Meytre ra.
Parla la madre
del chimico S. Pons
VALDESE (Nord Carolina) —
« The Valdese News », il periodico della cittadina americana fondata dai valdesi alla fine del
XIX secolo, riporta un’intervista
alla madre del dottor B. Stanley
Pons, originario di Valdese, uno
degli autori della recente fusione
nucleare attraverso un processo
elettrochimico.
Jeannette Pons racconta che il
figlio, concluso il liceo a Valdese
nel 1961, ha successivamente conseguito il dottorato presso l’Università del Michigan e più tardi
è divenuto preside del Dipartimento di chimica dell’Università
dello Utah. « A scuola si annoiava — racconta la madre di Stanley Pons — e guardava sempre
fuori dalla finestra. In questi anni ci siamo visti poco. Ogni tanto Stanley viene a Valdese a trovarci e ho notato che conduce
una vita estremamente impegnativa. Quando ho appreso della
grande scoperta scientifica, ho capito perché mio figlio è sempre
stato così totalmente immerso
nella sua ricerca. Sono molto
fiera di lui ».
Mostra sulla
Resistenza
PEROSA ARGENTINA ^ Pro
mossa dall’ANPI e dalla Comunità Montana Valli Chisone e
Germanasca ha avuto luogo nei
locali della scuola media l’esposizione dei disegni degli alunni
della scuola su episodi della Resistenza partigiana. Inaugurata il
giorno 22 aprile, è poi stata visitata tutta la settimana dalle
classi. Molto curati i disegni e
i plastici, in particolare, della
scuola media di Villar Perosa.
Anche i bambini delle scuole elementari sono però riusciti a
rendere in modo efficace episodi
anche inediti degli anni di guer
gelo Bellisario, mentre come
membri della giuria vi saranno
due violinisti, due pianisti, un
compositore e un critico musicale.
Interessanti anche quest’anno
le proposte premio: oltre a targhe, coppe e premi in denaro
offerti da enti pubblici e privati,
sarà data la possibilità ai vincitori delle categorie più elevate
di effettuare concerti presso la
Biblioteca nazionale austriaca a
Vienna, l’Università Bocconi a
Milano, la sala Greppi a Bergamo. e la prossima estate a Torre Pellice in due dei quattro concerti in programma a cura dell’Associazione turistica Pro Loco.
Rammentiamo ancora che le
audizioni del concorso che è in
svolgimento presso l’Hòtel Gilly
sono aperte al pubblico e gratuite nei giorni dal martedì al venerdì, seguendo le indicazioni fornite dalla commissione esaminatrice.
Di particolare interesse sarà il
concerto che i vincitori di ciascuna categoria terranno domenica 1 maggio alle ore 15,30 nel
tempio valdese di Torre Pellice.
A. L.
PEROSA ARGENTINA
I problemi dell'adolescenza
Non la droga soltanto, ma molte altre situazioni di dipendenza
causano conflitti e distorsioni
mentali nel difficile periodo dell’adolescenza: su questo tema la
dottoressa Marina Dacomo, psicoioga deirUSSL 42, ha presentato una sostanziosa relazione
venerdì 21 aprile, proseguendo la
serie di incontri di cui già si è
data notizia su queste pagine.
A monte quindi di ogni tossicodipendenza e di altre ugualmente preoccupanti, se non così
dannose (alcool, fumo, smodata
assunzione o rifiuto del cibo, psicofarmaci, ecc.), secondo la psicoioga, sta una situazione di conflitto, normale nel periodo della
crescita, ma che non sempre si
risolve felicemente.
Nell’ adolescente avvengono
cambiamenti profondi, nel corpo
come nella psiche, deve affron
AUTORIPARAZIONI
Costantino Marco
Officina autorizzata FIAT
LA l’RTMA IN PINEEOLO
Via Montebello, 12 10064 PINEROLO
Tel. 0121/21682
tare gli adulti su un piano di parità, deve prendere decisioni vitali e distaccarsi dalla protezione
dei genitori. Questi ultimi hanno
il compito non facile di aiutarlo
a crescere, valutando nel giusto
modo atteggiamenti di passività
o di ribellione tipici di un’età tutto sommato ancora fragile.
Gli interventi che sono seguiti
alla presentazione provenivano
in larga parte da genitori alle
prese con i problemi esaminati
dalla psicoioga, e sicuramente
questa categoria era ampiamente
rappresentata nella riunione.
Non hanno invece parlato i ragazzi presenti, così minuziosamente analizzati nei loro comportamenti significativi. Ma era
un incontro per gli « adulti »,
evidentemente.
L.V.
I '
ILUSERNAS.GIOVANHII
(Malanot) casetta abitabile subito
con cortile, composta cJa 5 vani e
servizi. L. 57,5 m.
VALPELLICE IMMOBILIARE
Luserna S. Giovanni
Viale De Amida 3/1
Tel. (0121) 901.554
11
5 maggio 1989
valli valdesi 11
UN GIRO A CASA CARES E IN TOSCANA
Dalle valli a Reggello
Molto passato alle spalle, ma anche molte proposte per l’oggi; soggiorni, campi di formazione, incontri per diaconi, e anche il falò
Adagiata sulle colline toscane,
non lontana dal famoso monastero di Vallombrosa situato in luoghi di quiete e di dolci paesaggi
color olivo. Casa CARES (una sigla che indica: Comitato assistenza ragazzi e studenti) ha accolto durante il « ponte della Liberazione » una cinquantina di
persone di diversa età, compresi
anche una decina di bambini della Val d'Angrogna. Era la prima
volta, in questi suoi primi anni di
vita, che Casa Cares ospitava
una comunità valdese delle valli.
L'impatto con Paul e Antoinette
Krieg che dirigono quest'opera
(lui statunitense di New Orleans
e lei svizzera tedesca) è stato indimenticabile. In poco più di tre
giorni di permanenza, abbiamo
avuto modo di visitare questa antica dimora patrizia (attualmente
gestita dalla Chiesa valdese attraverso un Comitato di cui fanno parte membri di diverse chiese evangeliche in Italia), di cogliere i suoi scopi e di respirare a
pieni polmoni la serena atmosfera evangelica di quelle stanze. Il
« patriarca » del Cares, Gioele
Mongìovetto, 72 anni ex corazziere, membro attivo dell’assemblea
dei Fratelli di Piverone (To) che
da anni, a titolo volontario, coltiva i vasti terreni della Casa,
quando ha sentito tra i vigneti di
Reggello risuonare l’accento piemontese ha mollato tutto e si è
unito a noi. Ci ha così raccontato
la storia del Cares quando, ormai più di vent’anni fa, a Firenze
essa era animato dal missionario
americano Bob Me Connell, sostenuto dalla Chiesa dei Fratelli,
attualmente in Thailandia (dove
anche là, infaticabile testimone
deH’Evangelo, sta organizzando
una grande casa per ragazzi e studenti con problemi familiari).
Gioele è andato a Bangkok a trovarlo e nei suoi racconti abbondano i paragoni tra il nostro sfacciato benessere e la miseria del
Terzo Mondo.
Abbiamo colto l’attualità del
Cares, che non si limita ad accogliere gruppi (specialmente tedeschi e svizzeri) ma cerca, spesso
con esiti positivi, di proporre pro
grammi propri: dall’incontro dei
diaconi al campo cadetti, alle riunioni degli ex ragazzi del Cares
sino al falò valdese, l’unico che illumini la notte in Valdarno la sera del 16 febbraio. A 35 km. da Firenze, la Casa è stata per noi anche un comodo trampolino per
visitare, con la guida e l’organizzazione di Jean-Louis Sappé, alcune storiche città: Lucca, San Gimignano, Siena, Pisa e la stessa
Firenze. Ma fra tutte le meraviglie architettoniche che abbiamo
visto un po’ di corsa in questi
giorni, quella che ci resterà più
impressa è la Cappella di Casa
Cares raggiunta di notte, attraverso lunghi e bui corridoi, con
le candele in mano, ascoltando la
suggestiva rievocazione storica di
quando i mezzadri si riunivano
con le loro famiglie per la messa
della domenica; quella era Tunica volta che vedevano, accanto all’altare marmoreo, il loro padrone. Altri tempi. Il lavoro di re
stauro e di ripristino della grande villa di Reggello è molto avanzato: belle stanze ariose, grandi
saloni, ampi spazi. Si sta già progettando il recupero di un altro
antico edificio, posto accanto alla
costruzione centrale, per destinarlo ad appartamenti per il personale. Al momento la Casa è
mandata avanti egregiamente da
un gruppo volontario internazionale coordinato da Paul.
All’atto della partenza, firmando il registro degli ospiti, abbiamo notato che mancano firme di
gruppi di chiese italiane, che qui
troverebbero un’occasione d’oro
per uno stacco dal trantran quotidiano e per un incontro con il
gruppo che qui lavora con entusiasmo affinché questa Casa « sia
un segno concreto — dice Paul —
dell’amore e della cura del nostro
Signore verso le nostre vite ».
E per noi co.sì è stato.
G. P.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Il suono e il diaporama
Può accadere che a livello non
professionale ci si interessi di
più cose: ad esempio di fotografie (diapositive) e di registrazione-riproduzione fedele del suono.
Nella maggioranza dei casi Tamatore scatta fotografie e fa registrazioni sonore dal vivo per
il solo gusto di rivedere le immagini e riascoltare i suoni,
« fermando » così in qualche modo il tempo. Questo « miracolo »
che si ripete ogni volta è prob.ibilmente il motivo principale
del successo che continuano ad
avere la fotografia e la registrazione sonora.
C’è da dire che le due attività
sono insidiate da vicino dalla registrazione video domestica c
sommerse dal dominio monopolistico della TV.
A loro favore le diapositive
hanno ancora il vantaggio di una
notevole qualità di immagine, dovuta principalmente alla luminosità e quindi alla possibilità di
riprodurle facilmente .su grande
schermo. I^ registrazione audio
è forse meno spettacolare e sicuramente meno praticata, ma
Ugualmente interessante.
Presi singolarmente i due pas
satempi possono risultare poco
finalizzati.
Perché allora non abbinare le
due attività per creare un montaggio audiovisivo che abbia le
caratteristiche di uno spettacolo? Il montaggio audiovisivo è
un mezzo espressivo realizzato
in questo caso mediante una
proiezione di diapositive con una
colonna sonora che comprende
testo, musica e rumori.
Il « diaporama » è un montaggio audiovisivo realizzato in funzione di un filo conduttore, per
presentare un fatto o un documento. Oltre alle immagini e al
suono, deve risaltare il contributo intellettuale dell’autore, in modo che lo spettatore venga sollecitato a seguire il soggetto per
tutto il cor.so della rappresentazione.
In campo non professionale la
soluzione più ovvia sembra essere il lavoro in piccoli gruppi
che si possono formare nclTambito di un circolo fotografico,
oppure la collaborazione tra
membri di associazioni diverse,
ciascuno particolarmente preparato nella propria specialità.
I componenti essenziali di un
« diaporama », fotografia e suono, sono perciò strettamente legati tra loro per dare il massimo dei risultati. L’uso di due
proiettori in dissolvenza incrociata contribuisce a rendere la
proiezione più spettacolare.
II commento parlato, i rumori,
gli elTetti sonori speciali sono
Per chi vuol saperne di più sul
« diapor:)ma » e sulla Associazione italiana fonoamatori l’appuntamento è per sabato 6 maggio
alla palestra comunale di Luserna San Giovanni alle ore 21.
Jacques Muller, del Club des
PTT di Parigi, proietterà una serie di diaporami.
1 fonoamatori presenteranno
alcuni nastri dimostrativi.
M. R.
Oggi
e domani
Iniziative
Convegni
Concerti
PRAMOLLO — Sabato 6 maggio,
alle ore 21, nella sala valdese di Ruata, Il gruppo francese « Cherchapais »
presenterà musiche e « contee » occitano della Basse Auvergne. Gli strumenti utilizzati, secondo la tradizione
locale, risultano la « cabrette » (tipo di
cornamusa), violino, organetto e ghironda; viene anche dato spazio a danze tipiche.
Cinema
TORRE PELLiCE — Ha preso il via,
presso il cinema Trento, una rassegna
di film di montagna organizzata dal
CAI Val Pellice. La serie, a venerdì
alterni, proseguirà il 12 maggio, ore 21,
con la visione di « Avventura al Cervino », « Le pilier de cristal », « Giace extreme-face nord ». L'ingresso è
libero.
Incontri
altrettanto importanti della fotografia e di conseguenza la preparazione di una colonna sonora diventa un fatto impegnativo.
Non si può tuttavia pretendere
che un fotoamatore diventi istantaneamente un esperto musicologo, un tecnico di registrazione,
un attore, regista ed altro ancora.
Ciak, non si gira
Roberso di Massello. 24 aprile 1989.
RINGRAZIAMENTO
PINEROLO — Venerdì 5 maggio, alle ore 20.45, presso il Centro sociale
di S. Lazzaro, si tiene una riunione
del gruppo che, su iniziativa di COAP,
FOCSIV e CISV, lavora sulla tematica:
Nord-Sud per un commercio equo e solidale.
La famiglia di
Neri Ciampiccoli
ringrazia commos.sa per la solidarietà
e l’affetto dimostrati nel momento doloroso della separazione. In modo particolare vogliamo ringraziare a Torre Pellice Ada Charbonnier per la sua costante assistenza, Daniele e Louise Rochat per la loro amicizia e il dottor
Bevacqua, i medici e il personale delrOspedale valdese, i pastori Giorgio
Toum e Severino Zotta.
A Roma il dottor Giovanni Creton
e Clemente Patrizi e l’Assooiazione
per l’assistenza sanitaria domiciliare
per la loro sollecita e umana assistenza.
Torre Pellice, 1” maggio 1989.
LUSERNA S. GIOVANNI •— Sabato 20
maggio, alle ore 14.30, presso TAuditorium, si tiene II convegno organizzato dall'Associazione per la pace Val
Pellice sul tema Popoli senza terra.
Intervengono André Jacques, Waldo
Villalpando e Bruna Peyrot.
RINGRAZIAMENTO
I figli e familiari tutti della com
pianta
Mery Pons ved. Bertin
di anni 88
TORRE PELLICE — Venerdì 5 maggio è in programma Metalmania (ore
21.15) per la rassegna dedicata al rock.
Sabato 6 proiezione unica (ore 21.15)
di Francesco, di L. Cavani. Domenica 7: lo, lui e lei.
nelTimpossrbilità di farlo personalmente ringraziano tutti coloro ohe hanno
preso parte al loro grande dolore.
In modo particolare ringraziano i
sigg. Negrin Giordan, il pastore Bellion, i vigüi urbani, la Brigata G. di
F. di Lanzo, i vicini di casa.
Luserna S. Giovanni, 2 maggio 1989.
TORRE PELLICE — Con un concerto
del Coro alpino vai Pellice alle ore
20.45 di sabato 6 maggio, nel tempio
valdese, prendono il via alcune delle
iniziative per la Settimana della Croce Rossa in vai Pellice; domenica 7
maggio i bambini delle scuole elementari raccoglieranno fra i cittadini libere
offerte e domenica 14, alle ore 10, verrà inaugurata la nuova sede in piazza
Gianavello. Sarà inoltre presentata la
quarta autoambulanza, questa con caratteristiche di fuori strada.
RINGRAZIAMENTO
<c J’ai combattu le bon combat,
j’ai achevé ma course, j’ai gardé la foi »
(2° Timothée 4: 7)
Domenica 23 aprile è deceduta
Erica Tourn in Pegone
Il marito, i figli ed i familiari, commossi per la solidarietà e simpatia loro
dimostrate, ringraziano quanti hanno
preso parte al loro dolore.
Esprimono un particolare ringraziamento ai medici e agli infermieri dell’Ospedale valdese di Torre Pellice per
le amorevoli cure prestate, ed al pastore Severino Zotta per la grande
umanità dimostrata.
Luserna S. Giovanni^ 2 maggio 1989.
RINGRAZIAMENTO
La sorella e la nipote di
Ida Coisson
riconoscenti ringraziano tutte le persone, parenti e amici, che hanno partecipato al loro lutto. In particolare un
grazie di cuore agli alpini del gruppo
Fratelli Co’isson di Inverso Rinasca, al
pastore Noffke, al direttore e a tutto il
personale dell’Asilo dì S. Germano.
Perosa Argentina,, 2 maggio 1989
PEROSA ARGENTINA — Venerdì 5
maggio, alle ore 21, presso il cinema Piem’ont, ne! corso degli incontri
organizzati sul problema droga, don
Franco Barbero ed \ pastori S. RIbet
e G. Plescan parleranno sul tema
« Aspetti etici: ruolo della comunità ».
RINGRAZIAMENTO
« In pace io mi coricherò e in
pace dormirò, perché tu solo, o
Eterno, mi fai abitare in sicurtà ))
(Salmo 4: 8)
I familiari di
Eli Beux
Per motivi tecnici, e per difficoltà
dovute al maltempo, le riprese del filmato sul » Glorioso Rimpatrio » sono
state rimandate ai primi di giugno.
L’appuntamento previsto per domenica 7 maggio alla Vaccera è pertanto rinviato — con ogni probabilità —
al 4 giugno.
RINGRAZIAMENTO
« Cosa di gran momento è agli
occhi dell'Eterno la morte dei
suoi diletti »
(Salmo 116; L5)
Paolo Righetti
commossi e riconoscenti per la grande
dimostrazione di affetto e di stima tributata al loro caro, ringraziano tutti
coloro che con scritti, presenza c parole di conforto hanno preso parte al loro dolore.
Un ringraziamento particolare al
past. Thomas Noffke, al medico curante dr. Valter Brue, alla Croce Verde di Porte e airAssociazione Nazionale
Genieri, sezione di San Germano Chi
San Germano Chisone. 5 maggio 1989.
I
è improvvisamente mancato alTctà di
,57 anni.
Nella, Alfredo, Emilia eri i parenti
tutti ringraziano i numerosi amici e
fratelli in fede die con la loro presenza
ed i loro messaggi hanno manifestato
compartecipazione e comunione di f«ie
e di speranza nella risiirrezyione di Gesù,
il Cristo. Un ringraziamento particolare
alla Comunità hatti.sta di Torino, via
Passalacqua, ed alla Conninilà valdese
di Ma.ssdlo.
I
LUSERNA S. GIOVANNI I
I (collina) alloggio con accesso indi
pendente composto da : 2 camere, cu
Icina, soggiorno, bagno, balcone. Mq.
1.500 ca. di terreno annesso, termo
«autonomo, ristrutturato a nuovo. L.
80 m.
VALPELLICE IMMOBILIARE
Luserna S. Giovanni
Viale Da Amicis 3/1
k Tel, (0121) 901.554
Là
12
12 fatti e problemi
5 maggio 198&
MADAGASCAR
Un paese in trasformazione
Si registrano alcuni passi in avanti nel campo della sanità, deH’economia e nella stessa
società - Il ruolo delle chiese cristiane - Tra aiuti esterni e necessità dello sviluppo
Léonard Charles Rakotondrazaka è un ingegnere agronomo
malgascio, ha 35 anni ed è responsabile del settore « sviluppo » della Chiesa di Gesù Cristo in Madagascar (FJKM), la
prima dell’isola per consistenza
numerica (1.300.000 membri) tra
le chiese protestanti.
Abbiamo incontrato Léonard
a Torre Pellice proveniente da
Vallecrosia, dove all’inizio del
mese di aprile si è svolto un incontro tra esponenti delle chiese aderenti alla CEVAA.
— Léonard, qual’è il tuo ruolo in seno alla Chiesa di Gesù
Cristo in Madagascar?
— Sono responsabile del dipartimento per lo sviluppo che ha
pei scopo il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione contadina.
Il lavoro è svolto da 5 équipes, ognuna delle quali si occupa di un settore diverso: la sanità, il riequilibrio ecologico, la
istruzione agricola, la commercializzazione dei prodotti e, infine, l’approvvigionamento idrico
dei villaggi. Le zone dove noi interveniamo sono situate prevalentemente a nord dell’isola, nelle province di Toamasina, Antseranana, Mahajanga e nei dintorni della capitale, Antananarivo.
— Le notizie che giungono in
Italia riferite al Madagascar sono assai scarse. Per questo, approfittando della tua presenza
tra di noi, ti chiedo di illustrare in breve gli aspetti attuali
della situazione sociale, economica e politica del tuo Paese.
— E’ una domanda alla quale
cercherò di rispondere in modo
esaustivo, malgrado la sua complessità.
Sul piano sociale attualmente
è possibile notare un miglioramento delle condizioni di vita,
soprattutto a partire dal 1986.
Negli ultimi tre anni sono avvenuti cambiamenti in positivo nel
settore della sanità; sono state
create industrie farmaceutiche
in grado di produrre i medicinali indispensabili alla prevenzione della malaria. Inoltre sono state realizzate operazioni su
scala nazionale dalTOMS e dalrUNICEF per combatterne le
cause attraverso campagne di
informazione e la fornitura di
uno stock di clorochina sufficiente al fabbisogno dell’intera popolazione (circa 12.000.000 di abitanti, ndr) per l’arco di tre
anni.
Sul piano economico sono state intraprese modifiche radicali
al sistema; è stata introdotta la
liberalizzazione e la privatizzazione dell’economia, anche su
istanze della Banca Mondiale e
del Fondo monetario internazionale. Ma ciò è avvenuto altresì
in seguito a pressioni dell’opinione pubblica stufa di una situazione economica precaria durata dieci anni.
I risultati di tutto ciò non sono ancora pienamente visibili,
tuttavia vi sono segni che lasciano presagire una ripresa della
economia in generale in tutti i
settori e questo stimola imprenditori sia nazionali che stranieri
a portare avanti nuovi investimenti.
Anche sul piano politico si sono prodotti negl: ultimi anni
cambiamenti significativi. Vi è
un orientamento verso un sistema più democratico, come hanno dimostrato le elezioni presidenziali avvenute il 12 marzo di
quest’anno. Per la prima volta
la popolazione ha potuto scegliere tra quattro candidati di diverso orientamento.
Voglio specificare che attualmente i partiti politici in Madagascar sono sei, di cui tre si con
Madagascar: dintorni di Antanarivo.
figurano come forze di opposizione.
— Qual è stato il risultalo delle elezioni presidenziali e quale
significato gli si deve attribuire?
— Il presidente uscente, Didier Ratsiraka. ha vinto le elezioni con il 62% dei voti. Personalmente credo che sarebbe stato auspicabile un ricambio, per
imprimere al sistema democratico un impulso di vitalità più
marcato. I tre restanti candidati dell’opposizione hanno ottenuto rispettivamente il 20%, il 13,5%
ed il 3% dei suffragi.
La vittoria del presidente uscente va attribuita alla capacità che egli ha dimostrato nel
produrre riforme importanti prima delle elezioni; a seguito di
questo egli ha riacquistato la fiducia dell’elettorato. Malgrado
l’apparenza dei risultati, l’opposizione ha guadagnato consensi soprattutto nelle città. Per esempio nella capitale, Antananarivo,
essa ha ottenuto un consenso
nella misura del 48% dei voti e
si deve oltretutto tener conto
della disparità dei mezzi con cui
è stata condotta la campagna
elettorale.
— Analizzando i fatti ritieni
che l'esperienza socialista in Madagascar debba ritenersi conclusa?
— Il modello socialista non è
stato abbandonato, almeno ufficialmente, ma la direzione nella quale il Madagascar si sta
muovendo è in senso opposto ai
principi di collettivizzazione e di
nazionalizzazione dell’economia
che stavano alla base della Carta della Rivoluzione. Senza rinnegare la strada che è stata percorsa si tende piuttosto a « congelare » il passato e ad aprire
una nuova fase dell’esperienza
socialista. In tale prospettiva è
lecito pensare che i cambiamenti che avverranno in futuro tenderanno ad un riequilibrio tra
le forze politiche all’interno delle strutture di governo, sia a livello di Stato che di Province e
di Comuni.
Vi è quindi un’inversione di
tendenza rispetto alla creazione
di un partito unico, che solo fino a pochi anni fa sembrava dato per scontato. Si va invece verso un’affermazione del pluralismo politico e nel momento in
cui vi saranno le elezioni per il
rinnovo dell’Assemblea Nazionale
quasi certamente aumenteranno
i seggi dei partiti di opposizicp
ne. Di conseguenza la composizione del futuro governo e delle future amministrazioni locali
dovrà tener conto del nuovo orientamento. Quanto al Consiglio
supremo della Rivoluzione, creato dopo il 1975 al tempo della
viso, il primo passo in ogni processo di sviluppo. L’aiuto esterno dev’essere considerato come
un fattore supplementare.
Le chiese sono presenti soprattutto dove si riscontrano ancora gravi carenze dello Stato, come la sanità e lo sviluppo dei
centri rurali. Nell’insieme i rapporti tra protestanti e cattolici
sono buoni ed imnrontati alla
collaborazione. Il fatto che tra
le due realtà confessionali vi sia
anche un equilibrio numerico
impedisce di fatto una prevalenza degli uni sugli altri e notiamo che il dialogo ecumenico
procede meglio che altrove.
— Qual è la posizione delle
chiese protestanti malgasce di
fronte alla visita del papa in Madagascar, avvenimento che certamente avrà creato un coinvolgimento emotivo non limitato ai
soli cattolici?
— La visita del papa in Madagascar sarà positiva nella misura in cui apporterà un nuovo
impulso al cattolicesimo malgascio. Nel corso di questi ultimi
anni si sono verificati avvenimenti importanti per il mondo
protestante malgascio; le celebrazioni per il 150" anniversario della prima edizione della Bibbia in
lingua malgascia e la commemorazione del primo martiix protestante, Rasalama, hanno avuto
una risonanza a livello internazionale.
La venuta del papa può dunque,
in un certo senso, fungere da
compensazione per il mondo cattolico malgascio che necessita di
nuovi stimoli. La visita di Giovanni Paolo II è comunque seguita con grande interesse da tutti i malgasci, sia cattolici che
protestanti, e sono previsti momenti di incontro tra il pontefice ed i dirigenti del Consiglio
delle chiese cristiane del Madagascar, che sono in maggioranza
protestanti.
Questa visita ci permetterà comunque di vedere ancora più
marcata la nostra identità protestante in quanto evidenzierà il
nostro essere cristiani in modo
diverso.
Intervista realizzata da
Sergio Franzese
rivoluzione, ritengo che il ruolo
attribuito a tale organismo non
sia fino ad ora del tutto chiaro,
così come non sappiamo quale
sarà il suo divenire.
— Qual è il ruolo delle chiese nella società malgascia?
— I cristiani costituiscono il
60% della popolazione malgascia,
ripartiti circa a metà tra protestanti e cattolici. Le chiese cristiane hanno un peso rilevante
nella vita del paese e lo svolgi
mento di elezioni democratiche
come quelle avvenute il 12 marzo sono anche il risultato di
uno sforzo condotto dai cristiani, guidati dal Consiglio delle
chiese cristiane del Madagascar
(FFKM), che raegrunpa cattolici,
presbiteriani (FJKM), luterani ed
anelicani.
Il Consiglio delle chiese cristiane del Madagascar ha avuto
un ruolo importante nel campo
del rispetto dei diritti umani, ad
esempio fornendo assistenza materiale a numerose persone detenute per ragioni politiche ed
ottenendo che fosse garantito loro un regolare processo. Questo
dimostra l’incisività delle chiese cristiane all’interno del sistema. Un altro esempio è costituito dall'onera di coscientizzazione
e di informazione messa a nunto dalle chiese in occasione delle
recenti consultazioni elettorali:
il Consiglio delle chiese cristiane ha preso l’iniziativa di pubblicare c diffondere in tutto il
paese schede informative sul'’importanza del voto come espressione di diritto e di dovere di
ogni cittadino.
Quanto agli interventi di carattere economico e sociale vi è invece tra le diverse chiese una
differenziazione data dalla disparità dei mezzi che esse hanno a
disposizione. La Chiesa cattolica,
forte degli aiuti provenienti dall’eslerno, promuove in modo massiccio interventi di tipo assistenziale, anche attraverso la Caritas malgascia.
La Chiesa di Gesù Cristo in
Madagascar (FJKM), di cui faccio parte, è molto più autonoma
ed indipendentista e si basa essenzialmente sul principio che lo
sforzo per lo sviluppo del paese deve partire dalle risorse a
disposizione. In questa ottica il
ricorso all’aiuto esterno è considerato un elemento di avvio
destinato ad incoraggiare la popolazione, ma la nostra posizione è contraria alla distribuzione
gratuita c continuativa di viveri
e di doni in natura. Crediamo
che si debba invece aiutare la
popolazione locale, soprattutto la
fascia più bisognosa, ad organizzarsi in modo tale da affrontare
i problemi c trovarne la soluzione. Questo costituisce, a mio av
AMNESTY INTERNATIONAL DENUNCIA
Sindacalisti
uccisi, minacciati,
scomparsi
La repressione di sindacalisti ricordata nel
giorno del primo maggio - Lettere ed appelli
Ancora una volta Amnesty, in
occasione del 1° maggio, giornata internazionale del lavoro,
richiama l’attenzione dell’opinione pubblica sulle violazioni
dei diritti dell’uomo, compiute
nei confronti di lavoratori e sindacalisti. Infatti, secondo quanto dichiara Amnesty, « queste sono le categorie più colpite dalla
repressione dei governi, anche
nei paesi in cui il diritto di associazione sindacale è consentito; membri e dirigenti di queste organizzazioni pagano talvolta con la vita, come nel caso di Chico Mendez, il loro impegno nella difesa degli interessi delle comunità locali ». I giornali hanno scritto, a suo tempo, dell’uccisione avvenuta il
22 dicembre ’88 di Chico Mendez, presidente del sindacato
dei contadini di Xapuri, nello
stato di Acre, in Brasile. Sia a
livello nazionale che internazionale, egli era molto noto per la
sua attività a difesa dell’ambiente e della foresta nell’area
amazzonica. Fu membro fondatore del Consiglio nazionale dei
raccoglitori di gomma.
Nel corso dell’88 altri quattro
presidenti dei sindacati rurali
erano stati assassinati prima
di lui, secondo quanto denuncia il Rapporto di A.I. intitolato « Brasile ».
Ora si teme per la vita di Maria Aparecida Rodrigues de M,iranda, di 26 anni, presidente del
sindacato dei contadini a Minas
Gerais, minacciata più volte
di morte. Malgrado i ripetuti
appelli alle autorità e persino,
di recente, l’identificazione da
parte del sindacato del killer
assoldato per assassinarla, non
è stata avviata dalla polizia alcuna indagine per risalire alla
fonte delle minacce.
Si possono inviare lettere, eesprimendo preoccupazione riguardo all’elevato numero di minacce di morte contro sindacalisti delle aree rurali e in parti
colare contro Maria Aparecida
Rodrigues de Miranda al:
Presidente da
República Federativa da Brasil
Sr José Sarney
70.000 Brasilia D - Brasil
Oltre ai sindacalisti uccisi e
minacciati di morte Amnesty segnala il caso del peruviano
Oscar Delgado Vera, segretario
generale dell’Unione nazionale
dei lavoratori delle dogane, arrestato il 9 dicembre ’88 dalla
"Policía de Investigaciones del
Perù”, a Lima, e poi scomparso.
Per conoscere il luogo della
sua detenzione e ottenere il
suo rilasco si possono inviare
appelli a:
Presidente
de la República del Perù
S. E. Alan Garcia Perez
Lima - Perù
Tra i sindacalisti in carcere
segnalati da Amnesty per la
giornata internazionale del lavoro c’era anche Vladimir Korfidov, cittadino dell’Unione Sovietica, arrestato nel 1979 per
aver tentato di espatriare attraverso il confine con la Finlandia e rinchiuso, come malato di
mente, nell’ospedale psichiatrico
di Kazan.
Però dal Segretariato internazionale di Londra è giunta la notizia, accolta da tutti con molta
gioia, che Vladimir Korfidov è
stato liberato.
Amnesty International, in occasione del 1° maggio, festa dei
lavoratori, invita le organizzazioni sindacali e tutti coloro
che hanno a cuore la giustizia
e la libertà, ad intervenire in favore di queste vittime della repressione e della violazione dei
diritti umani.
Anna Marullo Rccdtz
Per informazioni:
Amnesty International
vi. Mazzini. 146
Sez.
00195 Roma
It.