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ANNO LXXVI
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Torre Pelllcer 16 Febbraio'1940-XVIlf
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Riguardate alla r^spétt/BftSirteca PEI»^£^
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VALDESI
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»11«^ Chi
Nulla sia più forte della
vostra fede !
(Qianavello)
ABBONAMENTI
Italia e Impero .... Anno L. 15 — Semestre L. 8
Parrocchie del Primo Distretto . » » 12 — » » 7
Estero . . . . . » »25 — » »15
ÌSut^MT7Vtn:ì:'-TM
Direttore : Prol. CINQ COSTABEL
AMMINISTRAZIONE: Vìa Carlo Alberto, 1 bis - Torre Pellice
P E DAZIONE; Via Ariiaiid, 27 - TrmiiE PuLi.iCfi
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Ogni cambiamento d’indirizzo costa una lira
Cent. 30 la copia
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O) ìrl'Oij’^Tizi;
‘ Dalle Istruzioni che Gianavello, trattenuto dalle infermità, dettò per gli esuli
che si accingevano a riconquistare
*:■ le Valli native, togliamo alcuni passi,
ì testimonianza della potenza che viene
dall’Alto e sola rese possibile il Glorioso
fc Rimpatrio.
« ...vi prego adunque di non disdegnare
queste Istruzioni. Se la nostra Chiesa è
^^^stata ridotta in tale estremità, i nostri
peccati ne sono la vera causa ; è peri-tanto necessario, ogni giorno di più,
umiliarsi dinnanzi a Dio, e chiedergli
^ perdono dal profondo del nostro cuore,
...sempre avendo a Lui ricorso ; e quando
pi v’incoglierà alcun contrattempo, armatevi
di pazienza, raddoppiate il coraggio, in
tale sorta che nulla sia più forte che la
li? vostra fede. E così, non dubitate che Dio
non vi conservi, e non faccia riuscire i
p vostri disegni alla Sua gloria ed all'avanzamento del Regno di Gesù Cristo...
Inoltre, per quanto si riferisce alle ope3-’ razioni militari, se Dio vi conceda la
grazia di andare dove desiderale, prii' mieramente è necessario che tutti, quanti
K voi siete, pieghiate i ginocchi in terra,
r alziate gli occhi e le mani al cielo, il
I cuore e l’anima al Signore con ardenti
I preghiere, affinchè Egli vi dia lo Spirito
suo e vi faccia scegliere i più capaci
I d’infra voi per guidare gli altri.
’Z-- La sera vi radunerete tutti per rivolgere a Dio la vostra preghiera...
E, Guardatevi in ogni scontro dallo spargere del sangue innocente, per non doÍ» venie rispondere di fronte a Dio ; e .sopra
$: Ogni cosa badate a nop essere preda
||I della paura o dell’ira; allora la spada
.del Signore sarà con voi, come pure la
l^^sua Grazia, e colui che spera in Dio
^iVivente non perirà giammai...
Ék E se sarete attaccati da molte schiere,
I l dovrete ritirarvi, tutti uniti, nel luoghi
fi'più sicuri, come Balmadaut, la Sarcena,
k la comba di Giaussarand ; ma non abbanS' donate mai la Balziglia, se non in caso
f!f: di estrema necessità; non mancheranno
^ di dirvi che non vi potrete resistere in
eterno, e che, pur di venirne a capo tutte
’le forze si rivolgeranno lì, contro; ma
fi>voi dite che non temete nulla, non temendo
la morte, e che se tutto il mondo fosse
£
contro di voi, e voi, soli, contro tutto il
mondo, voi non temete altri che l’Onnipotente che è la vostra difesa... ».
★
★ ★
|j dì misericordia, noi ci umiliamo davanti
I, al tuo volto per chiederti la remissione
E della preghiera da farsi, sera e mattina, nei « corpi di guardia e prima
della battaglia » :
« ...Signore nostro gran Dio e Padre
di tutti i nostri peccati, in nome di
Gesù Cristo nostro Signore, affinchè per
i suoi meriti la tua collera sìa placata
verso di noi che tanto tì abbiamo offeso
con la nostra vita perversa e corrotta.
E molto umilmente Ti rendiamo grazie
di ciò che ti è piaciuto di conservarci
fino ad oggi contro ogni sorta di pericoli e di sventure, e umilmente ti supplichiamo di serbarci, anche per l'avvenire, la tua santa protezione e buona
salvaguardia contro tutti i nostri nemici,
dalla mano e dalla malizia dei quali ti
preghiamo di liberarci e proteggerci...
E se ad alcuno di noi accada di cadere
nella lotta, ricevilo. Signore, nella Tua
Grazia, e perdonagli i suoi peccati, e
concedi che l’anima sua sia accolta nel
tuo paradiso eterno.
Signore esaudisci !
Signore perdona, nel nome del tuo
diletto FigliìTolo Gesù Cristo nostro
Salvatore ».
184M929-1939
Tre date eloquenti, per ogni cuore
Valdese, ed un semplice raffronto: 8 Febbraio 1848-24 Giugno 1929. Il 4 Marzo
1848 Carlo Alberto concedeva, fra il giubilo dei suoi sudditi, lo stupore, l’invidia
e l’ostilità di molti, in Italia, lo Statuto,
Il 1° articolo suonava così :
La Religione Cattolica Apostolica Romana è la sola Religione dello Stato. Gli
altri Culti ora esistenti sono tolleraii
conformemente alle lepgi.
In realtà però questo articolo aveva
tutta una storia : aspirazioni ardenti dei
fedeli Valdesi, campagne giornalistiche
intese a proclamare la libertà di coscienza, ostilità aperta ed armeggìi nascosti di implacabili retrogradi ; aspirazioni, campagne, ostilità che commossero
l’opinione pubblica e giunsero fino al
Consiglio della Corona, che discusse il
problema dei Valdesi e dello Statuto tra
il 12 e il 15 Gennaio, con l’autorevole
e generoso intervento dei ministri Borelli
e Cesare Alfieri di Sostegno. Discussioni
che dovevano condurre il Giovedì 17 Febbraio 1848 alle Lettere Patenti con cui
i Valdesi venivano ammessi a godere
tutti i diritti civili e politici, con una
restrizione: *Però nulla è innovato guanto
all'esercizio del loro culto », cioè, come
il primo articolo dello Statuto doveva
confermare: i Valdesi erano, sia pure in
migliorate condizioni, ancora tollerati.
Una grande vittoria era ottenuta ; una
completa esultanza non era però ancora
possibile ; una cosa però lo era : in tutti
i campi della vita civile e politica si
offriva l’occasione ai Valdesi di dimostrare che non per interessi particolaristici i loro padri avevano combattuto,
ma per la libertà della coscienza e dello
spirito, che, fatti più puri nel crogiuolo
delle dolorose vicende, potevano e volevano offrire alla Patria un rinnovato
ardore di servizio.
E così fu : senza retorica
vanagloria.
e senza
★
★ ★
La libertà di coscienza, di culto, di
libera ammissione e non di semplice tolleranza di una religione differente da
quella dello Stato, era una conquista che
doveva avere la sua sanzione ufficiale
solo con la Legge sui Culti ammessi, del
24 Giugno 1929, che appartiene a quel
complesso di leggi, volute con supremo
senso di giustizia dal Duce per dare una
pace degna di Roma all’Italia, creando
le premesse di un armonico svilupparsi
in tutti i campi dell’idea dell’Impero. Ed
ecco in quattro articoli della suddetta
lègge affermato, senza possibilità di
equivoci :
l" La libertà di coscienza e di culto;
2® L’uguaglianza dei cittadini, qualunque
sia la religione da essi professata, nel
godimento dei diritti civilice politici;
;3° La libertà di discussione in materia
religiosa; 4° La non obbligatorietà deli’insegnamento religioso.
; Art. 1 - Sono ammessi nel Regno culti
diversi dalla Religione Cattolica Apostolica e Romana, purché non professino
Iprincipi e non seguano riti contrari aljl’ordine pubblico o al buon costume.
possono chiedere la dispensa per i propri
figli dal frequentare i corsi di istruzione
religiosa nelle scuole pubbliche.
★
★ *
Non più tollerati; ma ammessi.
Non solo quistione di lettera; quistione
di spirito; e la lettera cambiata, corrisponde anche allo spinto cambiato.
★
★ *
feArt. 4 - La differenza di culto non
iorma eccezione al godimento dei diritti
pjvili e politici ed alla ammissibilità alle
Càriche civili e militari.
I' Art. 5 - La discussione in materia religiosa è pienamente libera,
p Art. 6 - I genitori o chi ne fa le veci
Quello che non è mutato e non poteva
mutare è l’amore per la Chiesa che ha
forgiato gli spiriti e le coscienze, educandole al sacrificio, ad una austera concezione della vita, in cui solo i più alti
valori son degni di esser vissuti, e che
splendono purissimi nel cielo dell’Italia
Fascista. Ci.
Giosuè Gianavello a Ginevra
I
Nel 250° anniversario della sua morte
I"// 17 Febbraio 1664 fu l’ultimu giorno
che Giosuè Gianavello, l’eroico capitano
valdese, passò nella sua casetta del vaiime di Liorato, nella regione delle Vigne di Luserna. Quella casetta, com'è
narrato nell’opuscolo pubblicato in questo
XV// Febbraio dalla. Società di Studi
Valdesi, egli l’aveva. costruita nel 1639
"per abitarvi con la giovane moglie Caterina Dtirand, di Rorà, v’aveva vissuti sereni anni di lavoro, v’aveva sostenute,
nel 1655, e tra il 1659 ed il 1663, due
aspre guerre per la liberazione delle valli
natie e per la Uberià religiosa del suo
popolo. Ora egli doveva abbandonarla per
sempre. Era il durissimo sacrifizio, imposto dalle Patenti di Grazia del 16 Febbraio di quell’anno stesso, con cui egli
Ed a Ginevra visse gli ultimi 26 anni
di vita. Ma col pensiero egli continuò a
vivere appassionatamente nelle sue Valli,
col suo popolo, partecipando alle gioie ed
ai dolori di esso con un senso di nostalgica ajfetto in cui era tutta la sua anima.
E quando morì, il 15 Marzo 1690, certamente l’ultimo pensiero fu per , le sue
Valli, in cui allora si svolgeva l’epica
lotta del Rimpatrio.
17 Febbraio 1664, 15 Marzo 1690:
nel ricordare l'anniversario di queste date,
noi vogliamo sopra tatto indicare, come
fatto storico e come principio di vita, i
due sentimenti fondamentali che ispirarono
tutta l’esistenza del Capitano valdese :
l’amore per la patria e la fedeltà a Dio.
Oianavella superiore ed Inferiore
pagava il riconquistato benessere della
sua gente.
Non sappiamo nulla di quegli ultimi
momenti di vita famigliare, in cui il passato e l’avvenire dovevano apparire ugualmente oscuri, c le persone e le cose infinitamente più care. A casa rimaneva la
valorosa moglie, a difendere gl’interessi
della famiglia. L’indomani mattina, l’ultimo saluto : il momento più duro, perchè forse non si vedrebbero più. Poi Già navello, con un piccolo gruppo di compagni ugualmente proscritti, fra cui il fido
luogotenente Stefano Revel, s’avv/ò attraverso il Colletto di Rabbi, la valle del
Pellice, il colle Giuliano Mio nevoso, le
montagne della Savoia, verso il nuovo
rifugio, a Ginevra.
La vi la a Ginevra
A Ginevra Giosuè Gianavello trovò
un’accoglienza affettuosa e generosa. La
vecchia città di Calvino, che s’era tenacemente difesa dai nemici esterni ed interni, ed aveva ormai sicuramente costituita la propria indipendenza politica sui
principi dell’Evangelo, era considerata il
porto della salvezza da tutti i perseguitati per la fede evangelica ; e v’accorrevano a migliaia, dalla Francia, dall’Italia, dalle Fiandre, dalla Scozia, a trovarvi
la sicurezza e la pace. Era ormai più
d’un secolo che la fiumana dei profughi
arrivava senza tregua. E l’ospitalità dei
Ginevrini verso i fratelli perseguitati non
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s’intèrrompeva, non s’attenuava. Per
quanto la città fosse affollata di rifu-”
giati, per quanto essa potesse trovarsi
in condizioni disagiate, i nuovi venuti,
erano sempre accolti come fratelli.—Cosi
Qianavello ed i suoi compagni.
Le imprese di Gianavello erano già
note a Ginevra; quindi egli fu subito
accolto con particolare rispetto e cordialità, e Salutato senz’altro come il capitano dei Valdesi. Trovò ospitalità presso
un maestro del famoso Collegio di Calvino. L’informatore del duca di Savoia,
che in una sua relazione ne dà notizia,
lo chiama Pian ma, mentre neH’elenco
dei maestri del Collegio non risulta nessun Pian; si trova invece un Giacomo
Planchan, dal 1645 al 1667. Abitava
in pubblico. Il solito informatore scriveva al Governo di Torino : Ceux- de la
Ville lui font caresses, et particulièrement
les ministres; ed aggiungeva che egli appariva rarcmcnf par la ville. Riceveva
spesso in casa ¡ Valdesi esuli. Nel 1670
arrivò finalmente la moglie Caterina. Fu
una gioia, nella sua vita di esule, che
durò poco. .Essa dovette morire presto^
chè di lei non v’è più traccia nei documenti. Negli ultimi anni sopravvennero
gli acciacchi annunziatori della vecchiaia :
una malattia di .cuore, un’idropisia. Non
potendo più lavorare, ottenne dai Cantoni Svizzeri, per interessamento di
amici, una pensione di 100 scudi. Di
tanto in tanto un famigliare veniva a
trovarlo, stava con lui qualche tempo
La Madeleine nel secolo XVII
nella me Verdaine, a breve distanza dii
Collegio, in una delle . case " chè la Signoria della città assegnava per abitazione agli insegnanti, autorizzandoli a
ricevere dei pensionanti in compenso
dello stipendio piuttosto ristretto. Qui
visse probabilmente Gianavello fino alla
morte del Planch^n (1667); quindi si trasferì poco lontano in una casa della
piazza della Madeleine, e vi passò gli
ultimi *ventiquattr’anni di vita.
La piazza della Madeleine, per quanto
abbia subite, attraverso i secoli, inevitabili modificazioni, serba ancora quei caratteri di antica ed anglista semplicità
dell’ambiente in cui Giosuè Gianavello
è vissuto.. La chiesa ne limita il lato
orientale con la sua sobria facciata’ in
pietra, il suo portale gotico, sormontato
da un ampio rosone circoiare sotto il
tetto spiovente. Di qua, dilà due strette
vie la fiancheggiano. Dietro s'erge il massiccio campanile quadrangolare. Intorno
alla piazzetta e sulla strada che n’è la
continuazione si allineano le antiche case,
alte, disadorne, brunite dal tempo. Allora, in quelle case, eranx) frequenti le
locande e le botteghe. Proprio di fronte
alla chiesa, si trovava il celebrato Auberge de la Mule; al n. 17 si vede ancora dipinto un camoscio con l’insegna
Aux chamois - Bon logis - 1602.
Questo era il modesto quadro popolare in cui viveva Giosuè Gianavello.
In una di quelle strette e profonde botteghe aveva avviato, per vivere, un piccolo commercio d’acquavite, ad integrare la pensioncina che la Signoria gli
passava. Ne riforniva probabilmente le
locande del rione, la Mule, i Chamois,
anche il Croissant, un po’ più lontano,
in cui erano alloggiati dapprima gli altri profughi valdesi. Vestiva civilmente.
Un informatore riferisce che il est vêtu
de gentilhomme, porte perruque, et la barbe
bien mise. Per quanto fosse cTrcondato
dalla cordiale stima di tutta la popolazione, viveva appartato. Si vedeva poco
'Nel 1686 v’éra un nipote che portava ii' *
suo stesso nome, Giosuè Gianavello.’Una fedele domestica, Dorotea Malblanc,
di cui si ricordò nel testamentó, gli CU“"^
rava la casa. '
i:àt.
In questa ristretta vita di casa e dfv
lavoro, il culto doveva acquistare per lui
un’importanza essenziale. Da buon vaD)
dese, abituato a due o tre culti settimaar
nali, necessari per l’espressione della’'
sua vita spirituale, egli certamente fre.^
quentava i culti della Madeleine, racco^
gliendosi in preghiera tra i fedeli che
gremivano la larga navata gotica, intornòi
al pulpito da cui l’impetuoso riformatorei ’
Farei, il 22 Luglio 1535, aveva tenuto ^
alla folla il primo servizio religioso riformato che fosse stato mai celebrato in
Ginevra. Ma Gianavello doveva certamente preferire il culto italiano, ritrovandosi famigliarmente con quel numeroso,
nucleo di compatriotti di ogni parte
d’Italia, che si riuniva regolarmente nella
Chiesa deWAuditoire. Dalla piazza della
Madeleine saliva per lo stretto e ripido,
passage des Barricades, sboccando sulla
cour de Saint Pierre, il cortile ove si ergeva la magnifica cattedrale gotica. Passava davanti alla monumentale facciata,
e dall’altro lato, sullo stesso spiazzo,
trovava la chiesetta dtWAuditoire. Entrava. Nell’ampia sala, dalla volta gotica
a crociera fortemente segnata dai costoloni, illuminata dalle tre finestre deP
fondo, trovava i suoi compatriotti e correligionari, i Turrettini,' i Burlamacchi, i
Micheli, i Diodati, i numerosi Valdesi,
tutti saldamente uniti insieme dal medesimo vincolo della fede evangelica e del
doloroso esilio. Dal vetusto pulpito infisso
nel muro, da cui Calvino e Teodoro di
Beza avevano svolto le loro lezioni teologiche, avevano parlato pastori cari al
suo cuore, il Valdese Antonio Léger,
zio del grande Moderatore e storico,
morto nel 1661, poi i suoi amici italoginevrini Turrettini e Burlamacchi.
Uscendo dedVAuditoire, in pochi passi,
attraverso la Taconnerie, egli arrivava
alla casa del pastore e professore Francesco Turrettini, che i documenti ci indicano come suo cordiale amico e protettore, Era oriundo di Lucca, nipotino
’’'di quel Francesco Turrettini, ricco e colto
industriale, che avendo dovuto *^àbbandonare nel 1574 la città natia per aver '
aderito alla Ritorrpa, s’era stabilito a Ginevra, v’aveva impiantato una fiorente
industria serica, s’era fatto cittadino ginevrino ed era divenuto benemerito banchiere dello Stato e generoso patrono
della Chiesa. 11 suo nipotino Francesco
ne aveva seguite le tracce ; fornito di vivace intelligenza, dj profonda cultura,
protestante convintoj ispirato ad un’ardente fede ed insieme ad una serena
tolleranza, era divenuto uno dei più apprezzati ed amati pastori e professori di
teologia in Ginevra. Era un grande amico
dei Valdesi, Dopo le stragi delle Pasque
Piemontesi (1655), a lui era stato .affidato il cospicuo fondo raccolto in Inghilterra, per iniziativa del Cromwell, in favore dei Valdesi, ed egli se n’era giovato, insieme col pastore Antonio Léger,
per portare al misero popolo abbattuto
dalla persecuzione il più largo aiuto e
conforto materiale e morale. Naturalmente
egli accolse con fraterno affetto l’esule
Gianavello. Gli divenne amico. Ed è singolare questa amicizia sorta fra il dotto
e facoltoso pastore e l’indotto alpigiano
guerriero. Singolare eppur naturale.
^V’era fra loro il vincolo fortissimo della
comune pietà religiosa, dell’assoluta devozione all’ideale cristiano, della profonda conoscenza della Parola di Dio ;
v’era il vincolo dell’amore per la patria
. lontana e perduta eppur sempre nostalgicamente sospirata.
, Così Gianavello si recava famigliarmente alla casa Turrettini, sulla rue de
sVHôtel de Ville, a due passi àaW'Audi]toire. Era realmente ed è ancora la più
■bella casa privata dell’antica Ginevra,
¡costruita dal vecchio Francesco, a tre
Spiani, con un gran portone ad arco, di
stile rinascimento, le finestre bifore quadrangolari, inquadrate in leggere delicate
decorazioni ; la linea semplice ed armoniosa che ricorda la sobria elegante dignità del palazzo italiano del Quattrocento. Sul portone, in alto, si legge :
Via - Veritas - Vita e più sotto, il versetto dell’Evangelo di S. Giovanni: In
domo Patris mei multae mansiones sant.
Nel quadro vetusto dell’antica strada
ginevrina, davanti a quella casa ch’è testimone del tempo eroico in cui la fede
era vita, la figura di Gianavello torna vivace e vigorosa com’era allora. Ecco
egli s’avvicina ; sulla porta legge la parola di Gesù; entra, attraverso il coltone, nella casa amica ; sente ancora una
volta, nel deserto della sua vita, la presenza del suo Salvatore.
La nostalgìa delle Valli
Per quanto fosse stato cordialmente
accolto, per quanto godesse della piena
libertà religiosa e potesse vivere in pace,
Gianavello, nell’ospitate Ginevra, si senti
sempre un forestiero. Col corpo era a
Ginevra, ma con la mente e col cuore e
con tutta l’anima viveva nelle sue Valli
lontane, seguendo con nostalgica passione
i suoi confratelli, nella favorevole e nell’avvers,a fortuna, mantenendo con loro
j ^ continue-relazioni epistolari, ricevendo,
ospitando, confortando tutti coloro che
passavano per Ginevra. Il solito informa•'tore della Corte di Torino scriveva che ;
Janavel reçoit des nouvelles fort fréquentes des Vallées; ed ancora che quatre de
ceux qui estaient allés en Hollande, sont
revenus avec deux autres, pour joindre
le dit fanavel, lequel après les avoir caressés et défrayés, eh conduisit trois jusqu’à,
la porté de Rive pour se rendre aux
Vallées, ayant gardé avec lui le quatrième. Lo stesso accenna ad altri analoghi
passaggi di Valdesi : ed osserva che ils\
font des assemblées de temps en temps à
la maison en la quelle habite Janavel, et
encore chez le ministre Turrettini. Era la
vita délie Valli che si. ricostituivanella ’
casq e nella bottega di quello che tutti'
chiamavano il Capitaine des Vallées (così
dice l’informatore), o nel palazzo amico
del Turrettini : si parlava il patois vai- ;
dese, si scambiavano notizie, si ricordava’*
il passato, si preparava l’avvenire........
Questa per Qianavello era la vera vita. Nel
1682 il Turrettini scriveva di lui, che,
quoique il soit, loin des Vallées, il ne,
laisse pas de rendre continuellement aux
Vaudois tous les services qu'il peut, et sa
maison a esté comme la retraite et le refuge de quantité de ces misérables qui
sont venus ici, auxquels il a toujours fait
beaucoup de charité. In favore dei Valdesi
egli rinunzia per 14 anni ad una pensione
che gli era stata accordata; per aiutarli
s'impoverisce. E’ l’esempio tipico di quel
Valdese, che, quando debba vivere fuori
delle sue Valli, comunque sia accolto e
circondato, per quanto gli sieno favorevoli le condizioni materiali e morali, è 5'
e si sente un esule, spostato fuori del
centro della propria vita spirituale : ed i
tenaci tentativi ch’egli compie per mantenere il contatto con le Valli sono necessarie manifestazioni di quello che si potrebbe chiamare istinto di conservazione,
spirituale, sforzo spirituale per non morire.
Non è quindi strano che Gianavello,
appena ne vedesse la possibilità, cercasse
di tornare alle Valli. Vi torno infatti, nel
Giugno 1665, spinto daH’irresistibile
nostalgia, affrontando pericoli mortali. Ce
ne informa, con una relazione a Torino,
il governatore delle Valli conte Compans
di Brichanteau. In Savoia fu persino arrestato dagli Ufficiali Sanitari, poi rilasciato senza essere riconosciuto. Arrivò
a Massello, ove potè visitare la Balsiglia, della cui formidabile posizione si
ricorderà nelle sue Istruzioni ; conferì col •
pastore Davide Léger di Villasecca, fu
pure a Villaretto in Val Chisone. Per
quanto l’informatore non lo dica, possiamo supporre che egli tornasse alla sua
casa di Liorato, a rivedere la moglie, le
figlie, le cose più dilette, a respirare
l’aria vigorosa del suo vallone. Momenti ..
di ansiosa vivissima gioia. Tornò a Ginevra sano e salvo. Altre volte, negli ^
anni successivi, potè ripetere felicemente
il viaggio.
Sfuggì, forse senza saperlo, alle insidie dei persecutori, dei sicari prezzolati,, i
che avevano ricevuto l’incarico, dietro
vistosi compensi, d’impossessarsi di lui .
vivo 0 morto, anche in Ginevra, tanto
la sua azione di collegamento e di con- .
siglio era stimata pericolosa. Era forte.
, r . ./Ï.» '
Ginevra nel secolo XVlll - dal lato della Savoia
,iVìp..,y
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L* FCO OKIE «Iti WLOFSI
j3-K)ií?.
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»
La grotta della Oianavella
Syobiisto, agile, nel vigore dei suoi cinIfeìquant’anni ; non temeva il pericolo. Nel
^:I’ambiente chiuso della Madeleine, nelle
l^'Sccupazioni di piccolo borghese cittadino,
iiifesi sentiva un pò soffocare. Suoi erano i
M^vasti orizzonti e le cime nevose delle
®Alpi, le vivaci arie impetuose, le libere
»ardue fatiche del montanaro. Quindi ripetè più volte la grande avventura.
Ma venne il giorno in cui l’età e gli
acciacchi lo legarono definitivamente a
ÿOinevra. Non potè più muoversi. Tanto
|,più la sua casa divenne il centro dei
isAprofughi e dei viaggiatori valdesi.
^i’opera di Glanavello
nell'Esilio e nel Rimpatrio
Tra il 1670 ed il 1685 le notizie dalle
Valli erano buone: raccolti favorevoli,
¥
fe
i vita tranquilla, benevolenza del Sovrano.
Ma ciò non doveva durare. All’improvs^viso, all’inizio del 1686, scoppiò la più
s; terribile tempesta. 11 decreto del 31 GenKfiaio, imposto al Duca di Savoia dal^Toltracotanza di Luigi XIV, ordinò bruftlalmente la soppressione della riforma
piprotestante nelle Valli Valdesi. In un
J secondo momento, grazie all’intervento
pdei delegati Svizzeri, i Valdesi furono
¿•autorizzati ad esiliarsi in massa in IsvizSzera. Ma la maggior parte di loro non
«■voleva abbandonare le Valli. Cercarono
^jd’ottenere dal Duca condizioni meno
iéfedure. Intanto si orientavano verso la
®i‘esistenza armata. In quell’angosciosa
^ vigilia, gli animi erano incerti, sospesi,
^■esitanti. Mancavano d’un capo. E molti
^pensarono a Gianavello.
»•; Il Capitano valdese passava giornate
E tormentose d’appassionata solidarietà coi
convalligiani. Di giorno in giorno era
informato delle loro condizioni. Afferma
,^«n informatore che ogni giorno arriva4,vano da lui corrieri e staffette per parte
W delle Valli di Liiserna, sia per chiedere
p consigli ed aiuti, sia per invocarne il ri^ torno con lo scopo di dargli la direzione
fe del popolo valdese. 11 suo genio militare
^ ed organizzatore era divenuto leggendario
£ nelle Valli ; il suo ritorno appariva provvidenziale. E tanto fervida fu l’agitazione
fe; intorno alla sua modesta casa della
Madeleine, che persino il Residente di
Francia se ne impressionò ; ed in seguito
p? alle sue proteste, il Consiglio di Stato
I di Ginevra, diffidò (27 Febbraio) i due
grandi amici dei Valdesi, Francesco Tur
1 rettini e Fabrizio Burlamacchi, di portar
I" loro qualsiasi aiuto, li invitò intanto a
f persuadere Gianavello ad allontanarsi
da Ginevra...
Ma Gianavello non poteva ormai più
|v rispondere favorevolmente agli insistenti
2 appelli dei convalligiani. 11 suo organili smo fisico, debilitato daH’età avanzata e
dalla malattia, non rispondeva più al
richiamo della volontà. Onde da un lato
lasciò che si dessero per lui assicurazioni di calma al Consiglio di Stato;
dall’altro, mandò a due riprese alle Valli
sue preziose Istruzioni, l’una in francese,
ai très chers amis et frères en Christ,
l’altra in italiano, ad un suo carissimo
figliuolo, le quali sostituissero in qualche
modo l'opera diretta, con numerosi
consigli ed indicazioni sull’attitudine e
l’azione da seguirsi nei terribili frangenti. Non ci dilungheremo su queste
nobili Istruzioni, che altri ha già esaurientemente esposto (A. Pascal, in Bulletin de la Soc. d’Hist. Vaud. n. 49) ;
nelle quali ad una profonda fede in Dio,
ad un amore sconfinato pei convalligiani,
si unisce una straordinaria conoscenza
geografica e tattica delle Valli, una matura esperienza della guerra di montagna,
una chiara coscienza delle possibilità dei
Valdesi. Ci basti l’osservare che esse
purtroppo riuscirono vane, chè i Valdesi,
per la loro incertezza, le loro esitazioni,
la loro disunione, la travolgente potenza
del nemico, furono tragicamente dilaniati
e schiacciati, e le Valli desolate vendute
all’asta a gente forestiera, ed i superstiti
cacciati duramente in esilio.
Nella tragedia dell’esilio dei Valdesi,
Giosuè Gianavello diviene per una terza
volta nella sua vita il centro del popolo
proscritto. La sua casa — non più quella
alpigiana di Fiorato, bensì quella cittadina della Madeleine — è nuovamenteprotagonista della storia valdese.
Gianavello è naturalmente presente sul
ponte dell’Arve all’arrivo dei successivi
gruppi di esuli, li conforta, li rianima, li
assiste. Un informatore riferisce circa
un commovente corteo funebre di vaidesi, ad accompagnare attraverso la città .
le salme di due esuli morti appena arrivati, ayant à leur tête Jaitavel, qui est
reconnu et vénéré comme le père commun. Per tutti quei mesi alla sua casa
passano a ondate gli esuli. Vi si riuniscono abitualmennte i loro capi per conferire sul da farsi, per accordarsi, per
preparare gli eventi. Vi troviamo Enrico
Arnaud, Paolo Pellenc, Giovanni Robert,
Reynaudin, Mondon, Michelin. Si comincia tosto a parlare d’un possibile ritorno
in patria a mano armata. Ed ecco, si sta
combinando il primo tentativo. Il Consiglio di Stato, premuto dai rappresentanti di Francia e di Savoia, richiama
più volte Gianavello all’ordine ; finalmente lo invita in modo perentorio ad
allontanarsi dalla città (28 Giugno 1687).
Egli deve obbedire, si reca fra i convalligiani nel cantone di Vaud ; ma, quando
il tentativo naufraga ad Ouchy, egli può
tornare nella sua casa di Ginevra. Di
nuovo durante l’inverno e la primavera
è 11 centro dell’organizzazione del secondo
tentativo, quello di Bex. Ferve di nuovo
l’attività nella casa della Madeleine. Il
Consiglio di Stato lo richiama ancora
all’ordine, gli fa perquisire la casa; lo
minaccia d'una nuova espulsione. In tale
fervore d’azione, Gianavello, tanto più
alacre di spirito quanto più indebolito
nel corpo, prepara quelle sue Istruzioni del, Giugno 1688, di cui -vogliamo riprodurre la prima frase che indica con tanta
irapressìva semplicità il suo stato d’animo:
Le Seigneur ne me permettant pas, à
cause de mon infirmité, que je puisse
vous suivre, à mon grand regret, j'ai cru
ne devoir rien négliger pour le bien de
ma-pauvre patrie. Cesi pourquoi j'ai fait
mettre mes sentiments par écrit, touchant
la conduite que vous devez tenir, si le
Seigneur vous fait la grâce de vous porter dans nos montagnes, priant Dieu de
tout mon cœur qu’il fasse réussir vos efforts à sa gloire, pour le rétablissement
de son Eglise.
Ma anche questo tentativo è soffocato
dall’autorità (23 Giugno 1688). Gianavello ormai è stanco, consunto dal lavoro febbrile. Declina. Ciò nonostante,
si occupa ancora del terzo tentativo. A
lui si riferiscono i capi, per le decisioni
più importanti. PreÌ3ara un’altra serie di
Istruzioni che li accompagni e li guidi.
Nella notte tra il 25 ed il 26 Agosto 1689
la spedizione del Rimpatrio si stacca finalmente da Pranglns, s’allontana, si
perde nelle Alpi della Savoia.
Nella casa solitaria della Madeleine,
che ormai ha assolto il suo compito sto-,
rico, il vecchio Gianavello si raccoglie
nella preghiera.
L’importanza dell’opera direttiva ed organizzativa di Gianavello e quella delle
sue Istruzioni, nella preparazione e nello
svolgimento della grande impresa del
Rimpatrio non sono state ancora sufficientemente precisate. Esse non sono
soltanto notevoli, ma essenziali. Come
osserva in uno studio il prof. Enrico
Bosio, basta avere una conoscenza an-*
che superficiale degii avvenimenti del
1689-169B, per convincersi che le indicazioni del Capitano:valdese sono state
seguite quasi in ogni punto, nella spedizione, nell’attacco delle VallL-nella difesa. Questo fatto accertato mette in
evidenza il valore fondamentale delri’opgrn di Gianavello nel Rimpatrio. ,
E mentre i Valdesi di Enrico Arnaud
stavano svolgendo l’aspra impresa, Gianavello certamente li seguiva col pensiero appassionato, tanto più ansiosamente in quanto non poteva avere notizie di loro. Intanto la malattia gli spegneva a poco a poco la vita. Sentendosi
morire, il 3 Gennaio 1690 volle fare testamento. Negli ultimi giorni ebbe ancora la gioia di sapere dell’arrivo della
spedizione alle Valli. E mentre essi, raccolti su quel poggio della Balsiglia che
egli aveva loro espressamente indicato,
si preparavano all’estrema difesa, egli, il
15 Marzo 1690, solo nella città straniera,
abbandonava l’anima a Dio.
n questo 250^ anniversario, noi giu.
stamente rievochiamo con profonda riconoscenza la nobile figura del Capitano
f delle Valli. A tre riprese, coi più aspri
sacrifizi, egli ha resa ai Valdesi la patria. Con l’esempio della vita egli ha indicato loro che il fondamento d’ogni
grande impresa sta nell’assoluta conse’ orazione a Dio. ATTILIO JALLA.
Come documentazione pei dati contenuti nell’articolo, si riferiscono le seguenti opere :
D. Ferrerò; Il Rimpatrio dei Valdesi. G./ü/to;
Josué Janavel (in Bull. d’Hist. Vaud., n. 38).
E. Doumergue: La ville, la maison, la rue
de Calvin (è il terzo volume dell’opera Jean
Calvin), O. Patio ; Genève, cité de Calvin.
i E. De Budé; Vie de François Turrettini. Molti
i particolari sulla Ginevra del secolo XVH sono
i dovuti alle cortesi comunicazioni del dott.
j Emilio Benech e del sig. Jacques Picot, di
: Ginevra.
*■
Essendo questo articolo la continuazione
e conclusione dell'opuscolo ■ 1 luoghi dell'azione eroica di Giosuè Gianavello, pubblicato in occasione del XVIl Febbraio
dalle Società di Studi Valdesi, si è provveduto a pubblicarlo a parte, in apposito
opuscolo, al prezzo di L. 0,40 la copia
franco di porto.
Questo opuscolo, come pure il precedente {L. 0,60), si trova presso Arti Grafiche * L'Alpina* - Torre Pellice.
•iii
Tesoro Valdese'
.S;. noi valdesi abbiamo un gran tesoro t...
Nelle mostre montagne è custodito.
Più prezioso di perle e gemme ed oro
Di valore infinito l
E da secoli e secoli s'accresce.
Ma tu lo cerchi, o viaggiatore, invano
Per le valli canore ove si mesce Gioioso canto umano.
■ m
Al canto dei torrenti ! Pei diruti
Anfratti e boschi e balze ed aspre vette
Invano invano, viaggiatore, scruti ;
Là non sta, là non stette!
Non dentro le caverne misteriose.
Non fra le roccia Insanguinate ancora
L'antica nostra gente lo depose
Per serbarlo finora !
Finora ed oltre ! Noi lo possediamo.
Lo serberemo ai figli ed ai nipoti !
Quel che i padri giurarono giuriamo I
Ne rinnoviamo i voti!
Le nostre donne hanno un costume adorMa di gioielli no! Pur, viaggiatore, [no.
Non vedi a lor rispléndere dintorno
Come un albore ?. . .
E non vedi nei giovani gagliardi
Una luce negli occhi ed un lieto
Sorriso fra le rughe dei vegliardi?
E' il lor segreto !
Strapparlo ? ! Oh Lo diranno ! Si ! Sì !
. \ [Credi:
Dirlo a te, dirlo al mondo do vorranno !
Io te Iho detto e non m'hai inteso, vedi?
Molti non capiranno !...
Eppur chi Io conosce cangia sorte !
Altro non vuoi, non sa, di più non chiede !
E fame, nudità, dolore e morte
Sprezza chi lo possiede !
‘ E' una luce,_.una fede, una certezza !
I E' un bene che nessun ci toglierà :
. E' la VITA in sua fervida pienezze
Qui nel mondo e ài di là !
Ada G. Meille.
17 Febbraio 1940-XVIll.
Importantissimo
1 nostri abbonati dei Nord America
possono versare l’importo del loro abbonamento al pastore signor P. Griglio - New-York - 30 West, 94 th
Str., che gentilmente si è offerto di
raccoglierli.
* *
Ricordiamo ancora che chi paga i
suoi debiti si arricchisce, e che pertanto pagare l’abbonamento all’Eco,
è un mezzo per arricchirsi. Con la
fine di Febbraio verrà sospeso il
giornale a chi non si sarà messo in
regola con l’Amministrazione«
QRON/ICfl VALDESE
ANQROGNA. Sabato prossimo, 17
Febbraio, celebreremo la festa della nostra emancipazione. I due cortei si rauoveranno dal Serre e dal Capoluogo alle
9.45 per incontrarsi al Vèngie e proseguire per il Tempio, dove avrà luogo il
culto.
— Il pranzo avrà luogo alla pensione
del Vernet, dove bisogna prenotarsi, al
prezzo di L. 8, senza vino.
— La sera del 17 verranno accesi
ovunque i fuochi di gioia.
— I parrocchiani hanno potuto leggere l’appello del Moderatore in vista
della settimana di rinunzia. Tutti hanno
ricevuto le bjistine relative. Ed ora • leviamoci e mettiamoci a costruire ».
R. N.
LUSERNA SAN GIOVANNI. Ci accingiamo a celebrare Sabato 17 l’anniversario della nostra Emancipazione.
Ricordiamo la cerimonia nel Tempio
alle 10.30, l’agape tradizionale alle 12.15
nella Sala Albarin (iscriversi presso i
Sigg.ri Bonnet al Capoluogo ed Eynard
a San Giovanni) e la recita di beneficenza
« Zia Bettina » di Celeste Monticini alle
20.30 nella Casa Valdese.
4
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PINEROLO. Domenica, 28 Gennaio
scorso, ii culto principale fu presieduto
dal prof. E. Forneron. La Chiesa lo ringrazia pel suo messaggio cristiano.
— Domenica, 11 corrente, l’assemblea
elettorale era convocata per l’elezione di
due membri dei Consiglio di Chiesa in
sostituzione dei rimpianti signori Carlo
Pons e A. Costabello, deceduti. Per la
città fu eletto il maestro E. Balma e per
il quartiere di Miradolo il signor Cesare
Avondet. Il nostro Consiglio è ora al
completo.
— Sabato sera, 10 corrente, l’Unione
Giovanile Valdese di San Secondo tenne
una seduta commemorativa e ricreativa
per festeggiare il ventennio della sua
fondazione e la sua recente adesione alla
F.U.V. Erano invitati i soci delle Unioni
di Pinerolo e di Prarostino - un centinaio. Dopo brevi parole di introduzione
del pastore sig. L. Marauda, l’ex-presidente dell’Associazione di San Secondo,
sig. Alessandro GardioI, ricorda l’attività
svolta dall’A.C.D.G. in seno alla Chiesa,
rivolge un saluto ai soci anziani, pure
presenti, accenna alla recente e spontanea
adesione della Associazione alla F.U.V.,
e si augura che, pur. sotto la nuova denominazione - più di forma che di sostanza - l’Unione-possa continuare a
svolgere un proficuo lavoro. Dopo brevi
allocuzioni dell’attuale presidente, sig.
anziano Remigio Pons e del pastore sig.
Bert, si passa alla parte ricreativa preparata con vera arte dagli unionCsti di
San Secondo.
La ben riuscita serata che lascierà in
tutti il più gradito ricordo ebbe termine
con un rinfresco.
SAN GERMANO CHISONE. Due
membri della nostra Chiesa, molto noti,
entrambi in età di anni 75 sono stati
richiamati dal Signore, la scorsa settimana: Meynier Alberto spentosi il 4 corr.
dopo breve malattia. Una gran folla, fra
cui molti cattolici, ha riempito il tempio
per udire l’annuncio evangelico della Vita
Eterna in Cristo mediante la fede.
Balmas cav. Bartolomeo deceduto il 6
corr. ai Ferrieri. Da alcuni anni era malato e la sua agonia è stata lunga. Hanno
assistito al servizio funebre molti parenti
e conoscenti venuti anche da Pramollo,
parro'cchia d’origine del defunto.
Alle due famiglie in lutto esprimiamo
la nostra cristiana simpatia, invocando
su di esse le consolazioni del Padre
Celeste e il fuoco sacro della speranza
celeste !
— La Lettera Pastorale del XVII è
stata distribuita a tutte le famiglie. In
prima pagina trovasi il programma dei
nostri festeggiamenti valdesi.
— La busta della rinuncia deve essere
possibilmente deposta nelle borse della
colletta Domenica 18, al culto solenne
dell’Emancipazione.
TORRE PELLICE. Celebrazioni del
XVII Febbraio:
Sabato Ì7: nel Tempio, alle ore 10,
commemorazione per la scolaresca valdese. Come per il passato gli alunni
valdesi delle scuole elementari prenderanno parte attiva con canti e poesie da
essi preparati per la circostanza. Si invita
il pubblico ad intervenire numeroso.
Domenica 18: Culto commemora
tivo alle 10.30 per gli adulti : sermone
di circostanza, partecipazione della Corale. Colletta per la Società di Studi
Valdesi. 2“ Pranzo tradizionale alle ore
12.30 nell’Aula del Convitto Valdese.
VILLAR PELLICE. Dipartenza. Esprimiamo la nostra simpatia cristiana alla
figlia ed alla famiglia della nostra sorella
Susanna Geymonat vedova Roland del
Saret, che il Signore ha richiamato a sè
Domenica sera 11 corr., in età di 77
anni.
— Lettere gradite. Ringraziamo vivamente le sorelle ed i fratelli dai quali
hanno cominciato già a giungerci preziose testimonianze di solidarietà valdese
e generose offerte per la settimana di
rinunzia. y.
PERSONALIA
Al signor Pagliai, proprietario dell’Arti Grafiche «L’Alpina», esprimiamo
tutta la nostra simpatia per la dipartita
del padre per la patria celeste.
CU.
(Meditazioni preparate sui testi del Calendario Biblico della Brüdergemeinde)
Lunedì
19
Lettura : Salmo 73, 1-20.
* Dio non farà egli giustizia ai
suoi eleni che giorno e notte
gridano a lui, e sarà egli tardo
per loro ? Io vi dico che farà loro prontamente
giustizia S. Luca 18, 7-8.
Chissà quante volle i martiri, nella
solitudine della cella, nella lunga attesa
del supremo cimento, non avranno conosciuto il momento del dubbio, quei momento più tragico ancora della prova
suprema I
I vittoriosi non erano loro. Vincevano
i violenti, ì bestemmiatori, le forze sataniche.
Perchè Iddio tace ? Dov’è la sua giustizia ? Ecco le domande angosciose che
ancor noi ci poniamo quando vediamo
la fede schernita, oppressa la Chiesa,
perseguitati i seguaci dell’Evangelo ;
quando ci sembra che il martirio della
Chiesa si svolga davanti al sorriso beffardo di una Sfinge.
Sulla meridiana di un modesto campanile, nel villaggio francese di Tourrettesur-Loup, si legge questa iscrizione :
« L’ora della giustizia non suona sui
quadranti di questo mondo».
Ma noi aspettiamo l’ora di Dio.
Martedì
20 Feblitaio
Lettura ; Matteo 20, 29 - 21, 11.
« Chiunque mi riconoscerà davanti
agli uomini, anch’io riconoscerò
lui davanti al Padre mio che
chiunque mi rinnegherà davanti
agli uomini, anch’io rinnegherò lui davanti al
Padre mio che è nei cieli Matt. IO, 32-33.
è nei cieli. Ma
Il cristiano dev’essere un testimone.
« Va a casa tua dai tuoi, e racconta loro
le grandi cose che il Signore ti ha fatto,
e come egli ha avuto pietà di te » : tale
è l’ordine che le anime guarite in ogni
tempo ricevono dal divino Dottore.
Ma questa testimonianza è precisamente
quella che il mondo teme di più e che
si sforza con ogni mezzo di soffocare.
« Non vi abbiamo del tutto vietato di
insegnare in cotesto nome?. : cosi suona
l’eterna diffida che il mondo oppone alla
fedele testimonianza del cristiano.
Da noi questa diffida prenderà le forme del sorriso beffardo, della taccia di
ipocrisia e di zelo fanatico.
Quello che importa è ricordare la grave
minaccia di Gesù per quelli che avranriq
avuto vergogna di Lui ; e ricordare la
meravigliosa promessa per quelli che
non Io avranno rinnegato davanti agli
uomini.
Mereoledì Lettura: S. Matteo 21, 12-22.
21
* Ricordati donde sei caduto, e
ravvediti, e fa’ le opere di
prima*. Apoc. 2, 5.
La Chiesa di Efeso aveva un attivo
spirituale abbastanza rilevante, e qualsiasi parrocchia de)le nostre Valli sarebbe
ben felice di meritare le lodi che il Signore rivolge a quella Chiesa.
Eppure era una Chiesa caduta, perchè
non brillava più in essa l’amore intenso
dei primi tempi, e — conseguenza Inevitabile — non si manifestavano più in
essa i frutti abbondanti di allora.
E’ sempre un senso di nostalgia che
accompagna e segue le nostre manifestazioni popolari dei^ 17 Febbraio. Esse rivolgono i nostri sguardi verso un glorioso
passato, ai tempi del primo amore, quando
queste Valli non erano soltanto un fortilizio della fede, ma anche un centro
irradiafore di luce evangelica.
Quanto opportuno il severo avvertimento, eppur pieno di amore, che viene
rivolto anche alla nostra Chiesa: «Fa
le opere di prima ; se no, verrrò a te, e
rimoverò il tuo candeliere dal suo posto,
se tu non ti ravvedi ».
Í Giovedì
22 FctlltÉ
Lettura: S. Matteo 21, 23-32.
« Ecco me, e i figliuoli che l'Eterno
m’ha dati ». Isaia 8, 18.
Anzitutto: ecco me.
Ho conosciuto dei genitori che si lamentavano della cattiva piega che prendevano i loro figli. Preghiere, ammonimenti, minacele e castighi, tutto era
inutile. Alla fine si erano rassegnati a
lasciar correre le cose per ih loro verso,
e sospirando si limitavano a ricordare i
giorni in cui, intorno alla culla, avevano
fatto dei bei sogni ora svaniti. E intanto,
a causa dei figli, i capelli s’imbiancano
anzi tempo, e le rughe si accentuano
sulla fronte.
Ma la difficoltà dell’educazione, la cattiva strada che seguono i figli, trovano
presto la loro spiegazione. Sono i genitori che hanno dimenticato di dar loro
l’esempio di una vita consacrata, hanno
dimenticato di dire «Anzitutto ecco me».
Un mio amico mi raccontava una volta
della sua gioventù tormentata. Suo padre
era un cristiano molto, molto rigido e
sapeva spesso far pesare la mano. Tutto
ciò, però, non avrebbe servito a nulla.
« Quello che mi salvò — mi diceva —
fu di vedere mio padre pregare ».
Venerdì
23
Lettura : S. Matteo 21, 33-46.
« Il Padre stesso vi ama, perchè
mi avete amato e avete cieduto
che son proceduto da Dio ».
S. Giovanni 16, 27.
Qualche lettore superficiale potrebbe
pensare che l’amore dell’uomo per Gesù
gli acquisti qualche merito e gli dia il
diritto di essere a sua volta amato da Dio.
Ma che amore meschino sarebbe mai
quello che parte da un calcolo interessato !
Potrebbe ben dirsi che non sia affatto
amore.
Per sua essenza l’amore non chiede
nulla. Esso si alimenta e si accresce
nella contemplazione e nel servizio del
suo oggetto. E come non nascerebbe in
me un tale amore per Te, o Salvatore,
tu che hai dato un senso alla mia vita,
una speranza alle mie afflizioni, una forza
alla mia debolezza ?
« lo t’amo, ineffabile Gesù Rèdentor »,
e insieme a tutta la Chiesa, ti proclamo
degno di essere amato, perchè sei proceduto da Dio, e Dio è amore.
Sabato
raio
Lettura: S. Matteo 22, 1-14.
« L’Eterno è per me; io non temerò; che cosa mi può far
l’uomo ? ». Salmo 118, 6.
Che triste e vergognosa esperienza
quella degli uomiui, ridotti ad aver paura
gli uni degli altri ! Lo spirito delle belve,
trasmigrato dalle tenebrose foreste, ha
invaso il cuore degli uomini, e, secondo
la conosciuta espressione dei poeta latino, l’uomo è un lupo per l’uomo.
Non c’è da meravigliarsi se ii sentimento che oggi domina nel mondo è la
paura. Il credente però trova nel sentimento della protezione di Dio la ragione
della sua fiducia e della sua serenità.
«Questo Salmo — scrive Lutero — è
il mio Salmo, il mio preferito. Tutti mi
piacciono. Tutta la Scrittura mi piace,
perchè è la mia consolazione e la mia
vita. Ma questo Salmo è il più vicino al
mio cuore, ed ho un diritto particolare
per chiamarlo mio. Esso mi ha salvato
da più di un pericolo, dal quale nessun
imperatore, nè re, nè savio, nè santo
avrebbe potuto liberarmi. E’ il mio amico,
a me più caro che tutti gli onori e poteri del mondo ». R. N.
DOMENICA 25 Febbraio
Xeftura : efesini 5, 1-9
Paolo Bosio : Sabato o Domenica ?
(Libreria Editrice Claudiana - Torre
Penice - L. 1,50).
Come lo indica il sottotitolo, si tratta
di uno studio sull’osservanza del quarto
comandamento. II motivo occasionale è
evidentemente polemico, nel senso buono
e positivo della parola. L’autore vuole
cioè riaffermare di fronte ad arbitrarie e
per Io meno inopportune affermazioni
sabbatistiche ed avveniste, il concetto
cristiano di giorno del riposo, e dimostrare la legittima ed evangelica sostitu
zione della Domenica, giorno del Signore,
al Sabato, prescrizione Mosaica. A questo
scopo, dopo aver chiaramente definita
l’origine dell’osservanza del riposo, e ricordato come i precetti umani di Israele
abbiano falsato la spiritualità del comandamento divino, l’autore contrappone
ratteggiamento di Gesù e della Chiesa
Cristiana dimostrando come il mutamento
del giorno. Domenica invece di Sabato,
rivalorizzi la spiritualità del quarto comandamento, cui si ricollega direttamente, anche storicamente, con le innegabili testimonianze storiche che vengono
f tts
brevemente commentate. Con vivacità:
l’autore polemizza quindi con le inter-|
pretazioni arbitrarie di un’esegesi che;
vuole essere letteralistica, mentre è pra
-,------------------- ------- _ ^
ticamente alquanto avventata, e, sacriti-'^
cando lo spirito alla lettera, rivela l’in-.;
vincibile e superba settarietà di un’astio-j
sa grettezza. Un opuscolo insomma che
sarà Ietto non Inutilmente. Cl. t
La famiglia BERJW, riconoscente ringrazia guanti presero parte al suo dolore
in occasione della dipartenza del suo fi-'*
glio e fratello -J
BERTIN CESARE.
Angrogna(Veniet), 6 Febbraio 1940-XVIII. ^
La famiglia
MEYNIER ALBERTO
m.
e congiunti tutti, riconoscenti e commossi
per le infinite prove di. affetto e simpatia
ricevute nella dolorosa dipartita del loro
caro, porgono i più sentiti ringraziamenti
ai parenti, ai vicini di casa, agli amici
e a tutti coloro che, in qualunque modo,
presero parte al loro grande dolore.
San Germano Chisone, 9 Febbraio 1940-XVIII.
^4
I
Rinomato Negozio di
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PINEROLO
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I
'ì
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Autorizzato dal Ministero dell'Interno
■I
BU^TIE ÌÌEWTRIEÌ(E
.„I
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per casi di ptosi postoperati, sventramenti, ecc.
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Luzzi G. : La religione cristiana seconda
la sua fonte originaria L. 25Il Libro dei libri e le sue fortunose vicende nel corco dei
secoli L. 25
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Bosio Paolo; Sabato o Domenica L. 1,50'
F. Lo Bue : Il Catechismo di Heidelberg
L. 5
Rostan-Ricca-Vinay : Il Culto Pubblico
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