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Anno VII
numero 49
del 17 dicembre 1999
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RALLEGRATEVI
«Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino»
Filippesi 4,4-5
Abbiamo motivo per rallegrarci?
Apparentemente sì. Viviamo nell l’abbondanza e possiamo permetterci
anche lo spreco: alimenti, abbigliamento, case, automobili, tutti i più innovativi strumenti tecnologici; istruzione, cultura, lavori non degradanti,
tempo libero; assistenza sanitaria, previdenza sociale, un’aspettativa di vita
sempre più lunga; libertà. Potremmo
dire, se non rischiassimo di essere blasfemi, che viviamo in un tempo e in un
paese benedetti. Eppure, fatta astrazione per la pubblicità dove tutti sono
felici, non sembra che viviamo in un
paese abitato da gente allegra. Se ci
guardiamo attorno incontriamo sempre più persone tese, volti tirati, facce
deluse, occhi spenti, sguardi indifferenti. Si ha l’impressione che, nonostante tutta l'abbondanza, ci sia una
grande insoddisfazione e preoccupazione poiché viviamo anche problemi
un tempo sconosciuti quali l’inquinamento, le nuove malattie, la diffusione
delle droghe, gli interventi della biotecnologia, le frequenti aggressioni, il
disprezzo per la vita. Ma accanto ai
problemi che sono propri di questa fetta di umanità sazia, alla quale pienamente apparteniamo, ci sono quelli relativi ai 30 milioni di esseri umani che
muoiono ogni anno di fame, al miliardo e 200 milioni di poveri estremi che
sono costretti a vivere con meno di
2.000 lire al giorno e che, come ha
informato il rapporto della Banca
mondiale, saranno destinati a rimanere tali anche per i prossimi quindici
anni, ai 2 milioni e 600.000 morti lo
scorso anno per Aids che, quasi tutti,
abitavano i paesi più poveri del mondo e per i quali le cure non erano possibili dato il loro alto costo.
A viste umane dunque non ci sono
troppi motivi per rallegrarsi. Ma
anche i tempi e la situazione che l’apostolo Paolo e la chiesa primitiva vivevano, non erano tali da indurre all’ottimismo e all'allegria, eppure, a più riprese nella lettera agli amati credenti
della chiesa di Filippi, egli insiste a dite «rallegratevi». La gioia, come il dolore, non si comandano poiché scaturiscono dai recessi della nostra persona,
Paolo lo sa, eppure egli fa risuonare invitante, imperioso questo «rallegratevi
sempre nel Signore». Karl Barth scriveva «il lasciarsi rallegrare, consolare, incoraggiare, inteso in modo cristiano, è
un comandamento come un altro». Si
tratta però di un gaudio ostinato,
«malgrado tutto», di un invito a sperare e a lottare contro qualsiasi avversità.
Rallegrarsi sempre, non soltanto nelle
situazioni favorevoli, ma anche in
¡ìuelle più sofferte e complicate, poiché
^nel Signore che siamo chiamati a
Sioire. È lui il luogo della nostra gioia.
OLTRE che a rallegrarsi i credenti
sono anche invitati a «rendere no^ a tutti gli uomini» (e qui le varie tra.à^zioni si diversificano), la nostra
"rnansuetudine» o «bontà» o «dolcez0 «equilibrio». In tutti i casi il testo
Ptissa da una situazione interna, il ralWarsi, a una esterna, il rendere nota.
R questa gioia nel Signore che trasformi che diventa attitudine di vita, che
&tiera il vero equilibrio. Non è fuga
mia vita, dalla realtà quotidiana, ma
^<snzi impegno, comunicazione di una
pranza che si serve della nostra voce,
ùelle nostre mani quando si protendo^9 Pnf offrire, dei nostri piedi quando
Muovono per andare incontro. «Il Si^ore è vicino», il tempo del gaudio è
<ùla porta, che tutta l’umanità ne sia
fesa partecipe.
Arrigo Bonnes
SE I I IMANALK DELI E CHIESE EVANGELICHE BATTESTE, METODISTE, VALDESI
Si è conclusa a Santa Severa l'Assemblea straordinaria dell'Unione battista italiana
Un'Assemblea poco straordinaria
Diverse proposte presentate dal Comitato esecutivo su indicazione dell'Assemblea precedente
sono state respinte dai delegati. È necessario essere più costruttivi e più fiduciosi a tutti i livelli
RAFFAELE VOLPE
CI vogliono tutte le dita di una
mano per contare i giorni di
uno strano ibrido: il megaconvegno-Assemblea straordinaria dell’Unione. Cinque giorni alla soglia
di un nuovo millennio per rilanciare la testimonianza battista, fare
riforme strutturali, costruire il futuro. Il culto di apertura è un incitamento alla piccola tribù battista ad
accogliere questa sfida: progettare
il futuro con lo sguardo rivolto verso la meta, la nuova Gerusalemme.
Le chiese hanno risposto all’invito:
circa 120 delegati, di cui la gran
parte giovani. Per due giorni si è lavorato in gruppi, con brevi pause e
un susseguirsi di temi: il battesimo,
l’identità e U futuro, il risanamento
dell’Unione, le riforme strutturali, i
dipartimenti. Poi la plenaria: le
aspettative sono tante, bisogna dare corpo a tanti buoni propositi, a
tante ore di discussione. Sembra
tutto pronto per il grande rilancio, i
motori sono accesi, la navicella che
deve vincere la forza gravitazionale
del millennio è sulla rampa di lancio, qualcuno ha iniziato il conto alla rovescia. È a questo punto che la
cronaca dell’Assemblea si interrompe, i motori vengono spenti, il
lancio rimandato. L’Assemblea si
conclude dopo tanta fatica e non si
è deciso nulla. Poche mozioni votate, e in gran parte mediocri. L’Assemblea ha detto di no alla riforma
strutturale più importante: il segretario generale. Certo l’Assemblea è
sovrana nelle sue decisioni, ma come si può non leggere questa scelta
come un atto di sfiducia verso la
leadership? Se una leadership propone un piano di risanamento (approvato dall’Assemblea) e chiede
delle riforme atte a realizzare questo piano (respinte dall’Assemblea),
c’è da interrogarsi urgentemente su
quale significato bisogna dare a
questa schizofrenia assembleare.
Certo la questione «fiducia» merita molta attenzione. Qualsiasi forma di governo fonda la sua stabilità
sulla legittimazione e questa si ottiene attraverso la fiducia. I sospet
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ti, i risentimenti, la metastasi dei
conflitti corrodono pian piano la
base del consenso. E senza il consenso non si governa. Il Comitato
esecutivo deve affrontare nel suo
ambito questo spinoso problema.
Ma è l’Assemblea, ancor più del
Comitato, che deve uscire dalla sua
ambiguità. Non può permettersi il
lusso di dire: piove governo ladro, e
non affrettarsi a offrire delle alternative valide, una soluzione ai mille problemi che assillano la nostra
Unione battista.
Accanto alla fiducia, quindi, è
senz’altro la nostra forma assembleare l’altro grande problema che
spiega l’inconsistenza di questa
Assemblea straordinaria. Le nostre
assemblee hanno troppa autorità
decisionale, ma poca autorevolezza. Hanno un gran potere di disfare, ma non sanno proporre. E, problema ancor più grave, non hanno
nessuna memoria, ogni Assemblea
fa di testa sua, mandando così a
benedire una qualche minima for
ma di coerenza. Quello che è accaduto per il segretario generale ne è
l’esempio più eclatante: l’Assemblea precedente aveva votato a favore dell’introduzione di questa figura nell’organico dell’Unione
chiedendo al Comitato esecutivo di
preparare un articolato, questa assemblea ha bocciato l’articolato.
Eppure mi chiedo se non bisogna
andare ancora più a fondo
nell’analisi di un’Assemblea poco
straordinaria e chiamare in causa le
nostre chiese. Si parla molto di
congregazionalismo nei nostri ambienti, ma abbiamo chiaro in mente che questa parola ha un preciso
significato economico (una vera
chiesa congregazionalista è una
chiesa economicamente autosufficiente)? Abbiamo chiaro in mente
che se abbiamo costruito un’Unione è perché la maggior parte delle
nostre chiese spende più di quanto
guadagna e ha quindi bisogno di
essere aiutata? Siamo consapevoli
che nessun membro di un patto di
Settimana di preghiera
Nessuna indulgenza nelle
celebrazioni ecumeniche
Il Pontificio Consiglio
per l’unità dei cristiani ha
precisato che «i servizi religiosi durante la Settimana di preghiera per l’unità
dei cristiani, come anche
gli ulteriori servizi ecumenici che vengono preparati e celebrati assieme a cristiani di diverse confessioni, non hanno rapporto
con la pratica delie indulgenze». L’importante precisazione è contenuta in
una lettera inviata il 10 dicembre scorso al decano
della Chiesa evangelica
luterana in Italia, pastore
Jürgen Astfalk, perché, dopo valdesi e metodisti, anche i luterani italiani hanno preso una dura posi
zione contro l’estensione
dell’indulgenza alla Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. In un
comunicato il Concistoro
della Chiesa evangelica
luterana in Italia, aveva
espresso «la propria irritazione» per quanto prescritto dal Manuale delle
indulgenze della penitenzeria vaticana, dichiarando che la partecipazione
dei luterani sarà condizionata alla possibilità di
manifestare «per iscritto
sull’invito ufficiale o verbalmente durante la manifestazione» il rifiuto delle dottrina e della prassi
dell’indulgenza da parte
del protestantesimo.
Cec e Kek sulla Cecenia
L'ultimatum dei militari
russi è inaccettabile
In riferimento all’ultimatum lanciato dalle autorità militari russe agli
abitanti della città di
Grozny, capitale della
Cecenia, il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese
(Cec), Konrad Kaiser, e il
segretario generale della
Conferenza delle chiese
europee (Kek), Keith Clements, hanno inviato, il
10 dicembre scorso, una
lunga lettera al Patriarca
della Chiesa ortodossa
russa, Alessio II, affinché
egli intervenga presso il
governo russo «con tutta l’autorità di cui dispone in quanto capo della
Chiesa ortodossa russa».
Riferendosi alla dichiarazione del patriarca del 12
novembre scorso, che
chiedeva alle autorità militari russe di risparmiare
le vite dei civili innocenti,
Konrad Kaiser e Keith
Clements lamentano il
fatto che questo appello non sia stato sentito.
«Noi crediamo dunque scrivono tra l’altro i due
segretari generali - che
questo ultimatum sia
contrario a tutte le convenzioni internazionali
vigenti e a tutti i codici di
comportamento in tempo di guerra e che esso
sia inaccettabile alla coscienza cristiana».
(Cec info)
solidarietà può pretendere di garantire la purezza della sua autonomia e nello stesso tempo essere un
assistito? Sono certo che la maggior
parte dei problemi della nostra
Unione si risolveranno quando le
chiese la smetteranno di piagnucolare e alzandosi sulle loro proprie
gambe impareranno a camminare.
Un’assemblea poco straordinaria che si è conclusa con un forte
richiamo profetico. Qualcuno durante la liturgia del culto finale ha
letto queste parole: «Un cherubino
ebbe l’ardire di rivolgersi a Dio:
“Hai molte chiese, disse, qual è la
tua preferita?’’. Il Signore pazientemente rispose: “La più ammalata,
finché non sia guarita’’». È duro
doverci dire che la nostra Unione è
ammalata per mancanza di fiducia, per incapacità di decidere, per
l’insensibilità delle nostre chiese. È
motivo di speranza sapere che è la
più preferita da Dio finché non è
guarita. Ci vedremo l’anno prossimo, a Torre Pellice. Spero che i giovani di quest’anno saranno di nuovo presenti, e questa volta non staranno zitti, parleranno e si faranno
ascoltare. Spero che a Torre Pellice
avremo lo splendido cielo di Santa
Severa che in cinque giorni è stato
gonfio come un rospo spaventato;
torbido come un torrente: spumante come il mare. Vestito di un
manto stellato lucente e adornato
del sole più adamantino. Il rammarico è che non ci siamo lasciati
ispirare da questo cielo.
Associazione 31 ottobre
di CLAUDIA ANGELETn
EDITORIALE
Natale di pace in Irlanda
di PAOLO NASO
A PAGINA #1/
COMMENTO
Pechino e ie donne
di DORIANA GIUDICI .
A PAGINA #0
2
PAG. 2 RIFORMA
All’Ascolto Della Parola
VENERDÌ 17 DICEMBR^n^
«IO SO I PENSIERI CHE MEDITO PER VOI»
Come vivere lealmente a Babilonia e accogliere nel contempo la chiamata ad essere discepoli del Cristo povero
nell'attesa della nuova Gerusalemme^ Questa la domanda posta con forza anche alla piccola tribù battista italbo,
AKNA MAFFEI
Geremia svolge il suo tormentato e lunghissimo
ministero profetico, durato
circa 40 anni, in uno dei periodi più difficili e precari della storia del popolo d’Israele.
Questa storia si può leggere
da vari punti di vista. Certamente si può interpretare la
sorte del regno di Giuda come l’inevitabile percorso di
un piccolo stato, posto in
un’area politicamente turbolenta, sotto l’infiuenza di una
o l’altra potenza militare.
L’Assiria aveva già nel 720
a.C. sconfitto il regno del
Nord rendendo la Samaria
una provincia del suo impero,
aveva deportato e sostituito la
classe dirigente. 11 regno di
Giuda invece era riuscito per
200 anni a vivere alEomltra
del conflitto fra le grandi potenze, prima come vassallo
dell’Assiria, poi dell’Egitto, e
infine della Babilonia che
aveva sostituito l’Assiria alla
fine dell’ottavo secolo, ma
poi da questi conflitti era stata travolta e distrutta.
Di questa parabola discendente si possono fornire spiegazioni politiche. Gli scritti
biblici, sia quelli storici sia
quelli profetici, offrono invece di questo periodo travagliato e doloroso, come di
tutta la storia del popolo di
Dio, un’interpretazione a
partire dalla fede. Questo è
tutto lo scopo della predicazione profetica: dire che
quanto accade in Israele e in
terra di Giuda ha le sue radici
nella fedeltà o -più di ire^viente nelle infedeltà del popolo a
Dio. I profeti avvertono il popolo sulle possibili conseguenze negative delle proprie
scelte, sul fatto che Dio interviene in giudizio quando il
suo popolo rimane ostinatamente infedele, ma anche sul
fatto che mai il Signore fa
mancare la sua parola e il suo
perdono e aiuto se c’è una
reale conversione di mente e
di comportamento.
parola deportazione ci fa venire in mente quanto è avvenuto in questo secolo a opera
del nazifascismo. Nulla a che
vedere. Non furono deportazioni a scopo di sterminio,
ma si inserivano in una strategia politico-militare di dominazione di un territorio.
A differenza di ciò che avveniva sotto l’Assiria, i deportati non venivano dispersi: i
giudei furono insediati in nuclei compatti nella parte meridionale della Babilonia
presso un canale che raccoglieva le acque dell’Eufrate,
non lontano dalla capitale.
L’esilio in Babilonia segnava
una profonda e dolorosa crisi
per i deportati: era finita l’indipendenza politica, era caduta la dinastia alla quale era
stata promessa una durata
eterna, era crollata la benedizione della terra promessa e
il suo legame inscindibile con
il popolo e si erano allontanati dal tempio di Gerusalemme, che di lì a poco sarebbe stato distrutto. È in
questa realtà di crisi profonda segnata da sradicamento,
smarrimento ed estraneità
che si inquadra il messaggio
inviato da Geremia.
Una parola per voi: vivete!
La lettera
Nel brano che abbiamo
letto è conservato il testo
di una lettera che Geremia
mandò a coloro che erano
stati deportati in Babilonia
dalla Giudea. Geremia dice
che in questa prima ondata
furono deportate poco più di
3.000 persone della classe dirigente: il re e la sua corte, gli
artigiani, gli scribi, le persone
più colte di Giuda. Fra loro
anche alcuni profeti. Geremia era, almeno in quella fase, rimasto in patria. Ora la
Geremia non scrive di
suo, prima di tutto, come
d’altra parte mai parlò di suo.
Lui attribuisce la forza e il
senso di ciò che scrive a Dio,
l’Iddio, dice sconcertandoci,
«che vi ha fatto deportare da
Giirusalemm© a Babilonia». È
quel Dio che nonostante abbia messo ad effetto quanto
tante volte minacciato a causa dei vostri peccati, non vi
lascia senza una parola. Questo è il primo e fondamentale
aspetto del messaggio del
profeta. Dio ha una parola
per voi, proprio per voi che
ostinatamente siete stati infedeli e non avete ubbidito agli
accorati richiami che Dio vi
ha rivolto. Siete stati giudicati, ma non siete stati abbandonati: Dio ha una parola per
voi. È una parola di pace e
non di male, scriverà poi Geremia, una parola che porta
con sé lo stesso amore appassionato di prima.
La prima parte di questa
parola è semplice: costruite
case e abitatele, piantate giardini e mangiatene il frutto,
generate figli e figlie. Dunque
semplicemente: vivete! Non
lasciatevi sopraffare da un’angoscia che vi impedisca di vivere e di costruire qualcosa
per voi e per i figli che verran
«'Queste sono le parole della lettera che il profeta Geremia mandò da Gerusalemme al residuo degli anziani esiliati, ai sacerdoti e a tutto il popolo che Nabucodonosor
aveva deportato da Gerusalemme a Babilonia... ^Così parla il Signore degli eserciti, Dio d’Israele, a tutti i deportati
che io ho fatto condurre da Gerusalemme a Babilonia:
^“Costruite case e abitatele; piantate giardini e mangiatene il frutto; ^prendete mogli e generate figli e figlie; prendete mogli per i vostri figli, date marito alle vostre figlie perché facciano figli e figlie; moltiplicate là dove siete, e non
diminuite. ^Cercate il bene della città dove io vi ho fatto
deportare, e pregate il Signore per essa; poiché dal bene di
questa dipende il vostro bene”. ^Infatti così dice il Signore
degli eserciti, Dio d’Israele: “I vostri profeti, che sono in
mezzo a voi, e i vostri indovini non vi ingannino, e non date retta ai sogni che fate. ^Poiché quelli vi profetizzano falsamente nel mio nome; io non li ho mandati”, dice il Signore. "’Poiché così parla il Signore: “Quando settant’anni
saranno compiuti per Babilonia, io vi visiterò e manderò
ad effetto per voi la mia buona parola facendovi tornare
in questo luogo. "Infatti io so i pensieri che medito per
voi”, dice il Signore: “pensieri di pace e non di male, per
darvi un avvenire e una speranza. "Voi mi invocherete,
verrete a pregarmi e io vi esaudirò. "Voi mi cercherete e mi
troverete, perché mi cercherete con tutto il vostro cuore; "io
mi lascerò trovare da voi”, dice il Signore; “vi farò tornare
dalla vostra prigionia; vi raccoglierò da tutte le nazioni e
da tutti i luoghi dove vi ho cacciati” dice il Signore; “vi ricondurrò nel luogo da cui vi ho fatti deportare”»
(Geremia 29,1,4-14)
miU
no dopo di voi. Dio ha a cuore
la vostra vita, non solo la vostra sopravvivenza. Si preoccupa che ci siate, come popolo, anche qui in Babilonia, che
possiate vivere e prosperare.
Tre possibilità
Pregate per Babilonia
Anzi, c’è di più, questo è
l’aspetto più sconcertante: se siete qui in Babilonia,
cercate anche il bene di questo paese, addirittura pregate
il Signore per esso. Proposta
inaccettabile, se ci pensiamo
bene. Come si può augurare il
bene di chi ti domina? Come
augurare prosperità alla causa
dei propri dolori? Come cercare il bene proprio della Babilonia piena di idoli e sfarzosa nella sua potenza che gli
israeliti avevano appena incontrato e conosciuto? Che
cosa vuol dire questa proposta del profeta? Geremia dice
in sintesi: attrezzatevi per una
lunga attesa. Parla di 70 anni
prima di rientrare in Israele.
Vivete con realismo e resistete
in questa città. Dal suo bene
dipende anche il vostro bene.
Vivete con realismo, senza fanatismi religiosi, facendo a
meno di sogni e di indovini
che vi ingannano e vi illudono. Dunque divenite cittadini
di questa città, ma non perdete mai completamente la vostra estraneità. Abitate qui, vivete, moltiplicate anche ma
non vi dimenticate che siete
sempre pellegrini di passaggio. Potremmo dire, con un’
immagine del rito annuale
della Pasqua ebraica: siate
leali cittadini ma rimanete
sempre «con i fianchi cinti e i
calzari ai piedi», pronti a lasciare Babilonia e incamminarvi verso Gerusalemme.
I pensieri di Dio
Una profonda conversione
La lettera chiede a Israele
in esilio di comprendere e
accettare da Dio giudizio e
salvezza. E soprattutto chiede
ai deportati di essere disposti
a una reale e totale conversione. Passare da una fede cubica, centrata sull’attività del
tempio, sui riti e i sacrifici, a
un culto in fede, che sa fare a
meno di tempio e sacerdozio
e si basa solo sull’ascolto e
suH’obbedienza alla parola di
Dio e sulla preghiera: «Voi mi
invocherete, verrete a pregarmi e io vi esaudirò. Voi mi
cercherete e mi troverete,
perché mi cercherete con tutto il vostro cuore».
Anche se 11 popolo non
ha più pensieri su cui
confidare, non ha più idee,
pensa che la propria sia una
storia finita, Dio medita pensieri, ha progetti, propone di
vivere operosamente e fecondamente l’attesa. E questo,
dice il profeta, lo si può fare
solo aprendosi alla realtà circostante, operando anche
per Babilonia, non solo per
se stessi, preoccupandosi e
pregando per il suo bene. E lo
si può fare rafforzando la fede nel medesimo Dio che li
aveva guidato prima dell’ingresso nella terra promessa e
che li avrebbe continuato a
guidare per il bene.
Quella lettera non fu ascoltata subito dagli esuli, ma
il suo contenuto costituì successivamente un programma
di vita che ispirò per secoli la
vita del popolo d’Israele in
diaspora. Che cosa può dire a
noi questa lettera antica? Sin
da quei tempi lontani Babilonia è stata prima realtà e poi
metafora di idolatria e ostilità
a Dio. Non per nulla prima i
profeti poi i libri apocalittici
ne prefigurano la caduta rovinosa. Anche Apocalisse 18,
21-24 annuncia la sua fine
prima dell’instaurarsi definiti
vo del regno di Dio e delle
nozze dell’Agnello.
Babilonia la grande
e I SUOI nomi
Davanti a Israele in esilio erano in realtà tre le
possibilità. La prima, la più
semplice forse, sarebbe stata
quella per i deportati di chiudersi nel proprio dolore, di
vivere nell’isolamento la loro
storica delusione, di tentare
subito un improbabile ritorno in patria, altrimenti fare
del lamento la propria vita.
All’altro estremo c’era la possibilità di uniformarsi a Babilonia, accogliere la cultura
dominante, assumere la religione vincente, accomodarsi
e trarre dalla nuova situazione più vantaggi possibili. La
proposta di Geremia è diversa da tutte e due: chiede realismo ma non conformismo,
chiede pentimento ma non
autocommiserazione, chiede
preghiera, non depressione e
angoscia. La proposta di Dio
è vita, vita abbondante, e soprattutto speranza: «Io so i
pensieri che medito per voi,
pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e
una speranza».
Babilonia è n mondo
ostile a Dio, ma il suo popolo abita a Babilonia. Anche
il figlio è venuto a Babilonia e
lì è stato rifiutato e ucciso.
Per ogni generazione Babilonia la grande prende un aspetto diverso. Quello che la
caratterizza sempre comunque è l’idolatria. Idolatria,
potere, grande mercato e derisione per chi non appartiene a Babilonia: Babilonia è
sempre la stessa. Oggi è una
Babilonia grande che abbraccia tutto il mondo, che si fonda sul dominio, che si è imposta impadronendosi della
gran parte delle risorse, che
esporta i suoi idoli e ne chiede l’adprazione. Babilonia la
grande chiede anche vittime
sacrificali, perché i suoi idoli
sono esigenti e sanguinari.
Ma Babilonia si adatta anche
dovunque estende il suo dominio: in Italia si chiama corruzione, si chiama mercato,
si chiama cinismo, si chiama
razzismo, ma si chiama anche individualismo, voglia di
successo, si chiama borsa,
enalotto, si chiama miliardi,
si chiama egoismo, si chiama
mafia, si chiama commefeio
del sacro. Babilonia la grande
ha sempre avuto tanti nomi.
E i figli di Dio? Vivono a
Babilonia e, come Giuda in
esilio, anche loro hanno davanti varie possibilità: chiudersi nel proprio guscio protettivo, (per i cristiani le
chiese, per gli ebrei le sinagoghe) e fare del lamento la
propria vita, oppure uniformarsi a Babilonia, accettarne gli dei e perdersi in essa.
Oppure c’è sempre la strada
tracciata dalla profezia di
Geremia: essere cittadini
leali ma non uniformarsi, vivere realisticamente ma non
nascondere la propria diversità. Vivere in operosa attesa
di quel regno che scalzerà
Babilonia per sempre.
Lamenti e conformismo
Ei cristiani? Dove si pongono i cristiani rispetto a
questa proposta? E gli evangelici? E noi battisti?
Noi oscilliamo spesso fra
lamentazione e conformismo. Lamentazione verso
l’interno e verso l’esterno. Le
lamentazioni sono il rimpianto del tempo che fu e
l’incapacità di immaginare
un futuro nuovo. Lamento su
se stessi senza sbocchi che
l’autocommiserazione, ma
anche lamento con accuse
reciproche sulle responsabilità di quanto è accaduto e di
quanto accade. Lamento ver-so l’interno e anche verso
l’esterno, verso Babilonia la
grande dove tutto è in vendita, dove tutto è apparenza,
dove i potenti mettono in
mostra i loro trofei rubati
senza ritegno.
Lamento ma paradossalmente anche conformismo:
oggi più che mai le chiese e i
singoli assumono gli dei di
Babilonia, anche magari senza rendersene conto. Sono
come gli altri, quasi non c’è
differenza. Le chiese si imborghesiscono, lo spazio per
il discepolato attivo si restringe a nulla o quasi nulla:
non c’è tempo a volte neppure la domenica per andare in
chiesa. Lo studio biblico
poi... Le riunioni nelle case,
l’evangelizzazione... Non si
può, la città, le distanze, il lavoro, la casa al mare, in campagna, in montagna. Le chiese, nate nel ’600 nell’area non
conformista, divengono
formiste. Perdono la
COJ.
capaciti
di proporre un messaggio I
ternativo di critica vera in
anche di amore, perdono,
servizio verso i più poveri p,,.
ché non c’è tempo, e perciij
le cose che si dovrebbero fai,
per il Signore non producooo
ricchezza. Babilonia se land,
dei figli di Dio sia quandos
lamentano, sia quando siadattano, sia quando incredibilmente fanno tutte e due la
cose contemporaneamente.
Concretezza e radicalità
La proposta della Ietterai
Dio è diversa: abitatea
Babilonia ma non abbiate
paura di essere diversi. Pas.
sate da una fede rituale basata sul culto ad un culto
fede in Dio, e alla luce di Cristo ad una fede vissuta nel discepolato concreto e radicale. Sì, abbiamo da recuperare
concretezza e radicalità. Abbiamo da rispondere nuovamente alla chiamata di colui
che non ha dove posare il capo, alla chiamata di colui che
ci dice di lasciare i morti seppellire i loro morti, di lasciar
perdere se pensiamo di avere
altro di meglio da fare.
La lettera di Dio ci dice
queste cose: Dio medita per
noi pensieri di pace e non di
male, ha a cuore veramente
la nostra vita, anche la vitadi
questa piccola tribù battista
accampata sulle rive del Mediterraneo a pochi passi da
Babilonia la grande. Ha
cuore la nostra vita, non sol
la nostra sopravvivenza; e d
dice di smettere di lamentarci, che non serve a niente
piangere su noi stessi. Se coi
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sappiamo che lui ha per no
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e poi Dio ci dice che no:
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aver paura di essere divera
di cercare il Signore al < ,
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veramente con tutto ilno;
stro cuore. «E io mi lascero,
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attesa, tempo di avvento. A’
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grande, la farà precipita^
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PAG. 3 RIFORMA
L'Assemblea si è aperta su un punto rilevante del dibattito ecumènico
L'«importanza nevralgica» del battesimo
Nella prospettiva di una sempre più ampia collaborazione bmv, il «nodo
battesimale» è fondamentale anche per le chiese valdesi e metodiste
paWEL GAJEWSKI
IN un recente studio dedicato al battesimo, S. Mark
Heim, teologo battista americano scrive: «È notorio il fatto
che per quanto riguarda il lorosistema di governo e i principi dottrinali, i battisti sono
un popolo difficile da rappresentare» [Baptism and thè
Uniiyofthe Church, Wcc, Genera, 1998, p.150). La mozione dell’Assemblea straordinaria dedicata, al battesimo conferma in qualche modo l’opinione citata sopra. Le questioni teologiche e pastorali
legata alla diversità della
prassi battesimale nelle chiese bmv sono state l’unico
punto dell’ordine dei lavori in
cui non si è parlato dei fondi
dastanziare, tabulati e grafici.
Volendo esprimere questa
situazione con una battuta,
si potrebbe dire che il battesimo è stato l’unico elemento della discussione assembleare trattato in una prospettiva ecumenica e non
economica. Al di là della battuta, la questione del battesimo, come recita l’atto assembleare, è veramente «di
importanza nevralgica per il
battismo italiano». Si potrebbe aggiungere che nella prospettiva di una sempre più
ampia collaborazione e di
una sempre più frequente
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a multiculturalità, ricerca liturgica, spiritualità, evangelizzazione
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Uno dei gruppi di lavoro
«nodo battesimale» è fondamentale anche per le chiese
valdesi e metodiste. Il dato di
fatto, dal quale nessuno può
prescindere fa sorgere molti
problemi pastorali. Il primo è
di carattere teorico: possono
le chiese battiste riconoscere
la leggittimità della prassi
pedobattista senza comunque praticarla nel proprio
ambito? È stata citata nell’atto assembleare la frase pronunciata nel 1990 che afferma che le chiese battiste
«non (...) si sentono autorizzate a riconoscere la prassi
del battesimo dei bambini».
L’espressione «riconoscere la
prassi» si presta, purtroppo,
a interpretazione che possono, qualche volta, diventare
contraddittorie.
Un altro problema pastorale riguarda l’accoglienza delle
persone che chiedono di diventare membri di una chiesa
battista: che cosa fare se queste persone, pur disposte a
confessare pubblicamente la
loro consapevole fede evangelica, tuttavia riconoscono
validità al battesimo ricevuto
da bambini e la sua legittimità? «L’albero, anche quello
del battesimo, si riconosce
dai frutti», scriveva Domenico
Tomasetto sette anni fa nel
commento alla «Confessione
di fede dei battisti italiani»,
affermando che «là dove indipendentemente dalla forma e
dal tempo in cui il battesimo
è stato celebrato, si riscontra
in chi l’ha ricevuto la realtà
dei suoi frutti, (...) le chiese,
battiste sono disposte a riconoscere quella persona a pieno titolo come fratello o sorella cristiana». Questa pista
di riflessione non è stata riaperta, anzi le discussioni si
sono concentrate piuttosto
sulla forma e sul tempo del
battesimo. Tuttavia bisogna
sottolineare che nella riflessione sul segno di immersione sono state proposte alcune
intuizioni molto preziose e legate all’aspetto simbolico, visivo e corporeo dell’azione liturgica battesimale.
L’Assemblea straordinaria
non ha preso alcuna decisione dottrinale, resta comunque la speranza che un futuro convengo nazionale, auspicato dall’Assemblea, possa
diventare un passo veramente decisivo nel nostro comune cammino di testimonianza evangelica.
Attuali tendenze e nuovi orizzonti per i battisti italiani
MARTA D’AURIA
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1 speranza IV^LL’AMBITO del fitto
L T programma dei lavori
'assemblear! il Comitato esecutivo dell’Ucebi aveva previsto imo specifico spazio di
riflessione sulle tendenze, i
cambiamenti e i nuovi orizzonti che sono parte integrate dell’essere battisti og^ in Italia. Tale momento di
discussione si è articolato a
partire dal secondo docur®nto inviato alle chiese dal
titolo «Attuali tendenze e
nuovi orizzonti». Il docunjonto, che presentava alcuni nodi fondamentali dell’essere chiesa oggi, era sostanzialmente diviso in due punii' Il primo riguardava il rapporto con le chiese valdesi e
inetodiste, il secondo invece
ncluamava le chiese battiste
una riflessione su temi cola multiculturalità, la rierca liturgica, la spiritualità,
no al tema dell’evangelizzaone a cui si legano questioquali la crescita qualitati> contributiva e numerica.
Un documento corposo, ricco di molti spunti.
In particolare, sia nel lavoro dei gruppi sia in plenaria,
il dibattito si è concentrato
sul primo punto del documento. Premessa del suddetto paragrafo era la constatazione che nell’ultimo decennio si era consolidata una fattiva e costruttiva collaborazione con le chiese valdesi e
metodiste. Segni tangibili
della collaborazione fra le tre
denominazioni, vero unicum
nel panorama internazionale, sono appunto i documenti
prodotti nelle due Assemblee-Sinodo (1990 e 1995) sul
reciproco riconoscimento dei
membri di chiesa e dei ministeri, la realizzazione di un
settimanale comune. Riforma, e le collaborazioni ormai
operative a diversi livelli (nella Facoltà valdese, nella Claudiana, fra esecutivi, fra gli uffici, fra circuiti e associazioni). Le chiese battiste sono
state, dunque, chiamate a riflettere su come proseguire il
cammino comune. Due le
®®'Wodi una chiesa straniera
ipotesi proposte: «L’una - cita il primo paragrafo - di
continuare in questo cammino continuando a tenere distinte strutturalmente le denominazioni consolidando la
collaborazione già in atto,
l’altra di arrivare gradualmente a forme sempre più
strutturate di unità fino a
un’effettiva integrazione».
La presenza del termine
«integrazione» ha provocato
animate reazioni che, cominciate a livello locale nella fase
preassembleare, sono esplose
in plenaria. La maggioranza
degli interventi ha ribadito
che una possibile integrazione con i valdesi, come fecero
a suo tempo i metodisti, non
solo non riscuote consenso
nelle chiese battiste italiane,
ma provocherebbe un appiattimento di quelle caratteristiche che differenziano le chiese battiste da quelle valdesi e
metodiste depauperando 1’
intero evangelismo italiano. A
livello locale e nazionale il lavoro comune che le chiese
battiste svolgono con quelle
valdesi e metodiste va incoraggiato, sempre auspicato,
tuttavia gli elementi che caratterizzano l’identità battista
vanno conservati e valorizzati. Stessa cosa hanno detto in
sostanza sia il presidente
deirUcebi sia il moderatore
della Tavola valdese, intervenuti in plenaria.
Dei tanti altri spunti di riflessione offerti dal secondo
documento ha riscosso una
buona attenzione il tema, o
meglio, l’esperienza della
multiculturalità. Attualmente
sono 14 le chiese formate da
persone provenienti da altri
paesi che sono entrate a far
parte delTUcebi (alcune come membri effettivi altre come aderenti). La sfida per le
chiese battiste è di adoperarsi alTinterno delle chiese locali e a livello di Unione perché si realizzi una concrèta
multiculturalità, intendendo
con tale termine quel proces
so dinamico che avviene
quando un gruppo di stranieri si inserisce in una delle nostre comunità, che possono
diventare luoghi di scambio
culturale, liturgico, teologico
oltre che luoghi di accoglienza e solidarietà.
Dalla discussione è emerso
che l’incontro con le chiese
costituite da stranieri è un
processo ancora lungo che richiede a entrambe le parti
una sincera vocazione all’ascolto reciproco. In particolare il Dipartimento di evangelizzazione, che nel suo programma ha anche il compito
di curare i rapporti fra le
chiese di stranieri presenti
nelTUnione, ha previsto la figura di un mediatore culturale la cui funzione specifica è
di promuovere l’inserimento
delle chiese formate in prevalenza da migranti nell’ambiente battista italiano. Naturalmente dagli interventi è
stata confermata la necessità
di creare degli spazi di dialogo in cui poter far emergere
anche quei nodi (ad esempio
l’interpretazione letteralista
delle Scritture e le questioni
etiche) che, per adesso, rimangono insoluti.
È stata appena sfiorata l’altra grande questione che oggi
interroga le chiese battiste:
l’evangelizzazione. Accanto
al lavoro dell’animazione
musicale che contribuisce al
rinnovamento della liturgia
nell’ambito dei nostri culti, è
stato fatto un accenno al metodo delle chiese «cellule»,
forma di evangelizzazione e
crescita di nuove chiese che
in altre parti del mondo sta
contribuendo a una crescita
esponenziale della chiese. È
un tema che va ripreso e approfondito forse nell’ambito
di un convegno, sede più
adatta per affrontare un tema
così vasto come l’evangelizzazione, vocazione primaria
della fede cristiana e delle
chiese battiste in particolare
in quanto chiese confessanti.
Battesimo
L'Assemblea generale straordinaria dell'Ucebi, riunita in Santa
Severa dal 4 all'8 dicembre 1999,
1) esprime un generale apprezzamento al Ce per aver posto
accanto alle urgenti e pressanti questioni finanziarie un argomento di contenuto teologico e spirituale di importanza nevralgica per il battismo italiano;
2) considerando le questioni che sorgono sia nella pastorale
delle chiese locali, sia in ambito nazionale e internazionale circa
la legittimità teologica della prassi pedobattista, ricorda che le
chiese battiste, nel corso della prima Assemblea-Sinodo 1990,
hanno approvato un documento in cui si afferma che «le chiese
battiste condividono oggi con le chiese valdesi e metodiste alcune delle affermazioni teologiche che accompagnano il battesimo
dei bambini (ad esempio l'insistenza sulla priorità della grazia di
Dio nel battesimo). Non per questo si sentono però autorizzate a
riconoscere la prassi del battesimo dei bambini. Esse lasciano alle
chiese valdesi e metodiste questa responsabilità», ribadendo che
la diversa prassi battesimale non impedisce la piena comunione
ecclesiale, in quanto nel Nuovo Testamento viene dato più rilievo ai frutti del battesimo che alla sua forma;
3) ribadisce che la teologia e la prassi del battesimo per immersione dei/delle credenti sulla base di una pubblica confessione di fede è carattere irrinunciabile per la vita delle chiese battiste italiane;
4) specifica che le chiese battiste non riconoscono il battesimo
in quanto atto liturgico in sé avulso dal contesto, ma riconoscono le persone che confessano la propria fede, e rispettano la
consapevolezza di ciascuno riguardo al battesimo;
5) chiede che, in qualsiasi ambito ecumenico le nostre chiese
siano coinvolte, sia reso chiaro ai nostri partner nel dialogo che la
nostra visione ecumenica è basata sull'ascolto e sul rispetto delle
specificità di ciascuno e non sulla ricerca di formulazioni teologiche che, per essere comuni, rischiano di diventare ambigue;
6) sostiene che la prassi del battesimo dei credenti sia oggi da
valorizzare e debba essere offerta alla riflessione delle altre chiese come nostro contributo specifico;
in particolare ritiene che
a) in una società largamente secolarizzata, in cui il dato della
fede è meno che mai da dare per scontato, le chiese cristiane
possano sussistere, anche in posizione di minoranza, solo sulla
base di un percorso di fede confessante e militante, di cui il battesimo dei credenti è segno e primo passo;
b) la ricerca teologica attuale, particolarmente quella delle
donne, ci conduca a una affermazione dell'unità della persona e
del coinvolgimento del corpo anche nella liturgia, di cui il battesimo per immersione costituisce fondante parabola;
c) il battesimo dei credenti per immersione sia una rappresentazione visiva fortemente simbolica della concentrazione cristologica della fede cristiana e della sequela di Cristo cui ciascuna
chiesa dovrebbe richiamarsi;
d) il battesimo dei credenti, che per sua natura non può essere
imposto a nessuno ma deve essere praticato all'interno del culto
comunitario, costituisca nel contempo un'affermazione del rispetto e della libertà di ciascuno e una significativa critica all'individualismo imperante.
7) L'Asserrìblea dà mandato al Ce di indire un convegno nazionale, preferibilmente a carattere interdenominazionale, in cui il
tema del battesimo sta inserito in un contesto di rilancio della
nostra testimonianza nel paese e nel frattempo di predisporre
una serie di studi biblico-teologici elaborati dai pastori e dalle
pastore che aiutino le chiese a discutere con maggiore cognizione di causa questo tema.
Attuali tendenze e nuovi orizzonti
L'Assemblea generale straordinaria dell'Ucebi, in riferimento
al documento «Attuali tendenze e nuovi orizzonti»,
1) constata con gioia il moltiplicarsi, a livello locale e nazionale, di esperienze di lavoro comune tra le chiese bmv in ogni ambito della vita delle comunità. Tale cooperazione non è sempre
priva di difficoltà e necessita di una maggiore accoglienza reciproca pur mantenendo distinti gli specifici elementi caratterizzanti l'identità battista;
2) riafferma che la varietà e la peculiarità dei doni cui corrispondono talora strutture organizzative e concezioni ecclesiologiche diverse, costituiscono un patrimonio da valorizzare nella
certezza che la pluralità delle esperienze sia fonte di comune arricchimento per l'evangelismo italiano;
3) ribadisce pertanto la volontà di proseguire sulla strada dello sviluppo delle sinergie nella comunione spirituale. Tale collaborazione esprime non solo una visione reale di ampliamento e
utilizzazione di risorse umane e tecniche, ma testimonia soprattutto un elemento caratterizzante la spiritualità del battismo
italiano;
4) ringrazia il Signore per la ricchezza di esperienze che le
chiese di altra nazionalità nell'Unione testimoniano e incoraggia
tutte le comunità a una sempre maggiore vicinanza, superando
la reciproca non conoscenza, e a valorizzare la dinamica ricerca
di nuove forme di liturgia in grado di esprimere la pluralità del
mondo protestante.
Tutto ciò offre alle chiese nuove opportunità di testimonianza
evangelica che necessitano di essere colte.
La corale della comunità coreana
4
PAG. 4 RIFORMA
Assemblea Battista
Rimarrà volontaria l'adesione delle chiese a questa struttura intermedia
Le associazioni regionali di chiese e opere
Si potrebbero sviluppare i compiti delle associazioni che già si occupano della
cura della diaspora, delle chiese senza pastore e dell'evangelizzazione comune
EMMANUELE PASCHETTO
Nella concezione ecclesiologica battista l’elemento primario è la chiesa
locale: di questa si diventa
membri mediante il battesimo e la sottoscrizione di un
patto di comunione. I credenti battezzati di una comunità locale, riuniti in assemblea, deliberano sull’organizzazione, sulla vita e l’attività
della propria chiesa, sul suo
indirizzo teologico. Questo
tipo di concezione ecclesiologica viene definito congregazionalismo, perché individua l’origine dell’autorità
nella «congregazione».
La prima chiesa battista,
nata nel 1612 a Spitalfield, allora sobborgo di Londra, rispondeva a queste caratteristiche e si era dotata di una
confessione di fede in 27 articoli. Quando cominciarono a
moltiplicarsi, le chiese sentirono la necessità di collegarsi. Così nel 1644 le 7 chiese
battiste di Londra fondarono
la prima Associazione, dandosi una confessione di fede
comune, nota come First
London Confession.
L’associazionismo è dunque la seconda tappa, logica,
della crescita del battiamo,
che sfocia inevitabilmente
nella terza tappa costituita da
raggruppamenti di chiese ancor più ampi, le Convenzioni
e le Unioni. Queste ultime
raccolgono le comunità battiste di una stessa nazione. Le
congregazioni locali riconoscono alle Associazioni e alle
Unioni alcune prerogative e
cedono alcuni «poteri».
Nella storia del battismo
italiano è mancata la seconda
tappa. La tutela delle missioni si è andata stemperando
molto lentamente attraverso
le diverse fasi organizzative
del battismo italiano ed è
scomparsa totalmente solo in
questi ultimi anni con la cessione all’Ente patrimoniale
dell’Ucebi delle proprietà
possedute e amministrate direttamente dalla missione.
Nonostante rari tentativi di
creare delle strutture intermedie in realtà la gestione
delle missioni è stata sempre
centralizzata: e questa impronta ha lasciato il segno
anche nella successiva amministrazione italiana.
Nel 1960 si costituì, su base
volontaria, la prima associazione di zona, in Piemonte.
Ad essa seguirono altre associazioni regionali o interregionali, a cui le chiese, in realtà, non hanno delegato poteri limitandosi a considerarle una sorta di agenzie per
l’organizzazione di convegni
o la calendarizzazione della
cura delle diaspore. Né d’altra parte esiste da parte dell’Unione alcun riconoscimento ufficiale delle Associazioni. Sinora la loro esistenza
è servita agli uffici dell’Ucebi
solo per raggruppare i dati
statistici e all’Assemblea generale per fissare l’organico
dei pastori nelle diverse zone.
Recentemente questa materia è stata regolamentata,
in previsione dell’istituzionalizzazione delle Associazioni
di zona, ma l’adesione delle
chiese locali è rimasta libera.
A questa Assemblea straordinaria il Comitato esecutivo
proponeva delle modifiche
agli articoli relativi alle Associazioni per renderne l’adesione delle chiese obbligatoria. Ma a questo passo, evidentemente, diverse chiese
non erano pronte e l’assemblea, di fronte alla reazione
negativa espressa da alcuni
delegati, non si è sentita di
insistere, inducendo così il
Comitato esecutivo ad accantonare momentaneamente la proposta.
Fra i compiti delle associazioni di zone c’è, già ora, la
cura delle diaspore o delle
chiese momentaneamente
senza pastore, l’organizzazione dell’evangelizzazione comune, l’individuazione, l’eventuale preparazione, e 1’
impiego dei predicatori, la
cura delle relazioni bmv a livello di zona, l’organizzazione di convegni, la rappresentanza all’Unione delle istanze
comuni delle chiese del territorio. Ma da una parte l’obbligatorietà dell’adesione e la
delimitazione delle Associazioni dall’alto, che non piace
a diverse chiese, unite al timore delle comunità locali di
perdere alcune prerogative,
dall’altra l’esitazione degli
organi dell’Unione nel decentrare alcune funzioni rischiavano di rendere insignificante la creazione di queste
strutture intermedie.
Allo stato attuale sarebbe
forse il caso di chiedere alle
Associazioni più collaudate di
portare avanti degli esperimenti pilota, esplorando gli
ambiti in cui la loro azione
potrebbe essere fruttuosa. Se
queste Associazioni funzioneranno le chiese saranno disponibili a rinunciare ad alcune loro prerogative (per
esempio alla scelta del pastore, che potrebbe essere'concordata con le altre comunità, per un servizio più ampio sul territorio) e'gli organi
centrali a coinvolgere maggiormente le regioni (per
esempio nelle questioni relative alla gestione del patrimonio in una zona determinata).
Le Associazioni dovrebbero
diventare veri e propri organismi intermedi, a cui è demandata la gestione autonoma di specifici settori dell’
Unione, terreno privilegiato
su cui organi centrali e chiese
locali affrontano e risolvono
una serie di questioni senza
rimandarle al confronto in
Assemblea generale.'
Alcuni studenti della Facoltà valdese sono intervenuti neiia c
sione sul Dipartimento di teologia
m
Scuola privata
I
L'Assemblea generale straordinaria, riunita a Santa Severa da!
4 all'8 dicembre 1999,
registra con preoccupazione gli effetti della crescente ingeren
za delle gerarchie ecclesiastiche cattoliche nella politica scolastica del governo italiano: i finanziamenti diretti e indiretti previsti
per le scuole private, cattoliche e non, la concessione della pariti
giuridica, attualmente in discussione, configurano un processori
confessionalizzazione del sistema educativo italiano, che conte
sta con quelle finalità di formazione critica, laica e pluralista et*
la Costituzione assegna alla scuola.
Invita le famiglie evangeliche a vigilare contro le discriminazioni derivanti dal riconoscimento deli'lrc come credito scolastico,
Chiede ai parlamentari e al governo di riservare le risorse disponibili al miglioramento della scuola statale, la scuola apertaa
tutti che è attualmente in fase di delicata trasformazione, anziché al potenziamento di quella privata.
■ - La discussione sul Dipartimento di teologia
Strumento strategico per la testimonianza
MARTIN IBARRA
SONO stati tre gli argomenti che hanno ricevuto
un’attenzione maggiore da
parte dell’Assemblea straordinaria dell’Ucebi nella discussione sull’assetto futuro
del Dipartimento di teologia
(Dt). Il primo argomento riguardava alcune richieste
avanzate dagli studenti battisti nella Facoltà valdese di
teologia. Non si può non tener conto di queste richieste.
Esse mirano a un rafforzamento dei servizi di sostegno
e di integrazione della loro
formazione, sia per ciò che
riguarda l’approfondimento
sulla storia e l’identità battista, sia per l’accompagnamento del loro percorso formativo attraverso la figura di
un «tutor».
Il secondo tema riguardava l’assetto che dovrà avere
nel futuro immediato questo
organismo operativo, ritenuto dall’Assemblea «di fondamentale importanza per la
strategia di crescita, di sviluppo e di formazione della
testimonianza battista in Italia». Precedenti assemblee
avevano puntato a dare una
«struttura leggera» al Dt.
Questa strategia non ha raggiunto gli obiettivi desiderati
e si constata una situazione
di indebolimento dell’organismo operativo da risolvere
attraverso un percorso di riflessione e di progettazione
che dovrà essere concluso
nel 2002.
Il terzo tema infine, riguardava ovviamente i «contenuti» e, dunque, l’importanza
che questo organismo deve
avere come motore, stimolo
e luogo di raccordo nell’elaborazione teologica dei battisti italiani. La conclusione
del dibattito assembleare ha
prodotto una mozione votata a larga maggioranza, a dimostrare l’interesse e l’attenzione preferenziale che si
vuole dare al Dipartimento
di teologia.
La mozione ribadisce il carattere strategico del Dipartimento, uno strumento indispensabile che va rafforzato
nell’immediato futuro. Si dà
mandato al Comitato esecutivo di nominare una commissione che dovrà «delineare» un progetto dell’assetto
futuro del Dt che sarà esaminato dall’Assemblea generale
del 2000. Questo progetto
dovrà essere predisposto tenendo conto del documento
presentato dal Ce a questa
Assemblea straordinaria e
che non ha potuto essere
preso in esame nelle chiese.
Queste ultime sono invitate a
esaminare durante l’arco di
tempo di due mesi il progetto e di inviare delle risposte
alla commissione entro «febbraio del 2000». Mi permetto
sommessamente da queste
righe di esortare le chiese a
discutere il documento e a
rispondere a questa richiesta
dell’Assemblea, perché il
progetto risultante rispecchi
il dibattito della base delle
nostre chiese. Un altro elemento che deve essere tenuto in considerazione è il dibattito assembleare. Il progetto di assetto si configura
dunque in questa mozione
come il frutto del dibattito,
della consultazione della base e dell’ultimo progetto presentato dal Ce, nell’ottica di
un rafforzamento e di una
scelta strategica necessaria
per il rilancio della testimonianza battista nel nostro
paese.
La mozione, infine, non
trascura due elementi fondamentali. Il primo indicato
con forza è la realtà che la
collaborazione bmv ha creato negli ultimi anni. Ogni
progetto di carattere strategico dei battisti italiani deve tener conto della scelta fatta
dalle nostre chiese riguardo
la collaborazione con le chie
se sorelle valdesi e metodiste.
Dall’altra parte, per lo stesso
carattere del Dipartimento di
teologia, il progetto di assetto futuro non può non tener
conto del fatto che tutti i nostri studenti seguono il loro
percorso formativo nella Facoltà valdese di teologia, che
si configura sempre più come la Facoltà di teologia del
protestantesimo italiano. Il
secondo elemento da non
trascurare in questi momenti
è la situazione finanziaria
deirUcebi. Il progetto dovrà
indicare dove e come reperire in fondi necessari per la
sua attuazione. Il percorso
che è stato indicato a questa
commissione ha due tappe
fondamentali: una fase di
consultazione e progettazione fino all’Assemblea generale del 2000; una fase intermedia di applicazione e di ulteriore definizione delle risorse
umane e economiche reperibili, fino all’assetto definitivo
del Dt nella prossima Assemblea generale.
1 rappresentanti delle comunità straniere
Ci sentiamo parte di una grande famiglia
MARTA D’AURIA
PIETRO ROMEO
Non è una novità che
chiese straniere (africane, filippine, cinesi, coreane
e comunità Rom) facciano
parte, ormai da qualche anno, della «grande famiglia»
battista. Chiese che, dopo
l’accurato e delicato lavoro di
contatto di alcuni pastori, sono entrate a far parte dell’Unione su proposta del Comitato esecutivo e per delibera
dell’Assemblea generale. Abbiamo piaudito l’ingresso di
questi fratelli stranieri con le
aspettative dei credenti che,
forse un po’ carenti d’entusiasmo, aspettano nuovi stimoli da comunità che vivono
in modo diverso la stessa fede. Forse la novità di questa
Assemblea straordinaria è
stata quella di vedere alcuni
rappresentanti delle chiese
formate da stranieri desiderosi, nonostante le difficoltà
linguistiche e culturali, di
partecipare a un momento
Abu Bonsra Nana, pastore della chiesa «Soul Clinic» a Verona
più istituzionale, ma vitale
per la vita della nostra Unione. Ad alcuni di loro abbiamo
chiesto di raccontarci alcune
impressioni sulla loro partecipazione a questa Assemblea straordinaria.
«È con molta attenzione ha detto Clement Akinsulire,
pastore nigeriano della chiesa «Christ evangelica! church» di Castiglione delle Stiviere - che stiamo seguendo i
lavori assembleari. Le nostre
comunità mancano di un’organizzazione di cui sentiamo
sempre più l’esigenza. Per
esempio, ci interessa il vostro
modo di gestire le assemblee,
sia nei lavori di gruppo che in
plenaria». Abu Bonsra Nana,
ganaense, pastore della chiesa «Soul Clinic» a Verona, che
dopo alcuni anni di lavoro
parallelo alle nostre chiese è
entrata nel 1998 nell’Unione
battista, continua: «Rispetto
alla scorsa Assemblea generale, ci sentiamo maggiormente consapevoli di essere
parte della famiglia battista.
Dai documenti che abbiamo
ricevuto per l’Assemblea abbiamo acquisito una maggiore conoscenza delle difficoltà
finanziarie che l’Ucebi sta vivendo. L’attuale situazione,
secondo me, può essere superata concentrando tutte le
nostre energie sull’evangelizzazione. Dalla nostra chiesa
sono passati migliaia di persone, quasi tutte africane e
spesso evanpliche: molti sono andati via senza tornare,
altri si sono inseriti in altre
chiese evangeliche, altri sono
rimasti da noi. Ciò che veramente conta è l’annuncio
dell’Evangelo, da cui scaturirà una riconsacrazione anche delle contribuzioni. Forse lo slancio evangelistico, oltre all’esperienza di momenti
cultuali, può essere il nostro
contributo al lavoro comune
con le altre chiese battiste».
Presente all’Assemblea anche Cesare Levak, conduttore
della comunità Rom di De
(Venezia), membro adereii
dell’Ucebi. 11 loro tempio pi
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4BRe 19, ,^pN^Ì 17 DICEMBRE 1999
¡EMBLEA BATTISTA
PAG. 5 RIFORMA
Il risanamento deH'Unione sarà possibile solo con il contributo di tutti
Approvato il piano economico finanziario
Il deficit accumulato sarà ripianato vendendo alcuni immobili; quello di gestione
sarà coperto dal maggiore contributo delle chiese al piano di cooperazione
ANNA MAFFEI
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La proposta che il Comitato esecutivo deU’Ucebi faceva nel terzo documento inviato alle chiese in preparazione deir Assemblea straordinaria si basava su di un aumicio. Parlando di malcontento e sfiducia che hanno
spesso serpeggiato nei riguardi degli esecutivi che negli ultimi anni si sono succeduti, il documento così si esprimeva: «Desideriamo superare questa situazione ristabilendo con ogni mezzo
quella fiducia che ci pare necessaria per poter tutti insieme lavorare alla soluzione
dei nostri comuni problemi».
A questo scopo si proponeva
alle chiese «di legarsi strettamente le une alle altre attraverso un patto di risanamento» a che si cerchino insieme
iniziative nuove di autofinanziamento, ci si incoraggi «a
sottoscrivere un impegno
animato dal principio delle
decime e delle primizie, e ad
avviare iniziative di crescita
spirituale ed evangelistica».
Tutti insieme, chiese e ministri, si dice’^a, dovrebbero
«stringersi in un sodalizio di
fede e di impegno per dare a
questa conversione sostanza,
calore, afflato, entusiasmo».
L’assemblea ha accolto nella sostanza gran parte delle
proposte avanzate dal Comitato esecutivo nel documento (anche se ne ha respinta
una fondamentale, quella del
varo della figura del segretario generale), ma in nessun
modo è riuscita ad esprimere
quell’atteggiamento di fiducia di fondo che si auspicava
alla vigilia. Al contrario l’Assemblea è risultata profondamente divisa e avvelenata
da un clima di sospetto che
ha provocato in molti grande
sofferenza e disorientamen
Renato Maiocchi presenta il piano economico finanziario
to. Nonostante questo, il patto di risanamento è stato varato insieme al piano economico finanziario decennale
che metteva in cifre la filosofìa della proposta presentata
nel documento. Quello che
molti delegati si sono augurati salutandosi alla fine
dell’Assemblea è stato che la
comune fede e vocazione ricevuta da Dio rimetta in moto queirindispensabile circolo virtuoso fatto di stima, rispetto e volontà positiva che
l’Assemblea non è riuscita a
innescare.
L’Atto 14 deH’Assemblea
riassume alcuni punti nodali
del piano. In primo luogo la
decisione assembleare è
quella di continuare ad accogliere, nonostante l’attuale
situazione di crisi economica
e se pur con oculatezza, le
vocazioni ai ministeri pastorali e diaconali che si manifestano nelle chiese. Tale volontà è stata espressa dalla
quasi totalità degli intervenuti sia Ilei gruppi di lavoro,
sia nel dibattito in plenaria.
Un ridimensionaento del numero dei ministri, questo è
quanto scaturito anche dalla
relazione dei revisori, se nell’immediato potrebbe dar
luogo a dei risparmi, costituirebbe alla lunga un impoverimento delle chiese e dunque
anche della loro forza contributiva e impegno di sostegno
e solidarietà verso le chiese
più piccole e disagiate.
Per far fronte alle entrate, e
per fare in modo che le dismissioni di immobili operate quest’anno e previste per
Tanno prossimo, non abbiano a ripetersi nel futuro, le
chiese dovranno impegnarsi
a un aumento del piano di
cooperazione del 7,5% annuo. Tale aumento è da considerarsi un valore medio e
non indifferenziato. Vale a
dire che non a tutte le chiese
sarà richiesto lo stesso sforzo.
A quelle chiese che contribuiscono di più si chiederà
un aumento minore di quanto non sarà richiesto alle
chiese che si collocano al 30
o al 50% della loro quota teorica di partecipazione al piano, calcolata sulla base del
numero dei membri di chiesa. Ogni chiesa locale sarà in
coraggiata, consigliata e aiutata a conseguire la piena
partecipazione al piano attraverso il lavoro itinerante di
tre gruppi di persone che al
Nord, al Centro e al Sud visiteranno tutte le chiese.
Alcuni intervenuti al dibattito assembleare hanno avuto
qualche esitazione a varare il
piano prima che le chiese potessero visionare la documentazione economico-finanziaria che fissa cifre e obiettivi e
le impegna tutte in prima
persona perché questi obiettivi siano conseguiti. È prevalsa la linea di varare comunque il piano. Se esso andrà in
porto o meno dipenderà da
quanto a cuore ciascuna chiesa dimostrerà di avere il futuro dell’Unione e, come dice la
mozione nella sua conclusione, quanto siamo disposti ad
attuare quei principi dell’
Evangelo che hanno animato
i nostri predecessori nella fede che hanno scelto di vivere
in comunità libere perché sostenute dai credenti stessi che
ne fanno parte.
La qualità della fede si misura anche da quanto siamo
disposti a dare per essa. La
pastora Giorgi ha richiamato
con pacatezza ma con intensità l’Assemblea al principio
espresso nel testo di II Samuele 24, 24: «Non offrirò al
Signore, al mio Dio, sacrifici
che non mi costino nulla».
Ma questo, ha fatto capire,
non si applica solo al piano di
risanamento finanziario della
nostra Unione, che è veramente poca cosa al cospetto
del Signore, ma alla nostra intera esistenza che dovrebbe
improntarsi alla condivisione
concreta e all’amore verso i
disprezzati della terra. Insamma potremo anche arrivare a risanare le nostre finanze, ma «se non c’è amore,
ciò a nulla mi giova».
Un grande impegno che richiede consenso e condivisione degli obiettivi
Dieci anni per risanare e investire nell'evangelizzazione
STEFANO MELONI
A questa Assemblea straorZxdinaria il Comitato esecutivo (Ce) delTUcebi ha presentato una proposta di piano
economico-finanziario per il
decennio 1999-2009. Dunque,
slla diffusione dei bilanci, iniziata negli anni scorsi, fa seguito l’esposizione di uno
strumento destinato al tentativo di programmare nel tempo gli interventi di carattere
economico finanziario e patnmoniale. La definizione dep obbiettivi a medio e lungo
termine appare, infatti, condizione necessaria per impos ere una azione che, nel temopnsenta all’Unione battiadi superare positivamente
attuale stato di necessità,
^analisi del piano, parten“Olle condizioni in cui
trova, mostra che il
^P'dngimento dei fini penm„* ® proposti (sostanziall’equilibrio tra i costi
„Lj * ed il contributo delle
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e proposta. L’indicazio
ne, che il Ce ha fatto propria,
è che va ricercata e verificata
la reale capacità contributiva
di ciascuna chiesa (in base al
numero dei membri, a quelli
possessori di reddito, ai progetti di sviluppo e di evangelizzazione, alla condivisione
del patto comune...), ed in base a questa formulato un percorso progressivo di adeguamento del proprio contributo
allo sforzo comune. Alle comunità molto distanti dal
possibile loro impegno economico sarà suggerito (ma
con determinazione fraterna!)
di sviluppare un piano di crescita contributiva che le porti
ad adeguarsi al livello delle
chiese sorelle che già ora rispondono al piano in misura
più che soddisfacente.
AlTobbiettivo, ormai improcrastinabile, del risanamento finanziario e della riduzione del deficit di gestione
si potranno aggiungere, finalmente, investimenti nel campo dell’evangelizzazione, della missione interna, dell’accoglimento delle giovani vocazioni al ministero pastorale.
Tutto ciò ha, naturalmente,
dei costi. Il più pesante,^ ma si
auspica decisivo per l’avvio
del progetto stesso, è la cessione di una parte del patrimonio immobiliare. Il Ce ritiene e ipotizza che le dismissioni debbano cessare già dal
2001. Contestualmente, il rilancio del piano contributivo
e il controllo della spesa (già
in atto da anni con crescente
rigore) costituirebbero 1 ossa
tura portante dell’iniziativa.
Fin qui, le buone intenzioni. Il modello ipotizzato, pur
basandosi su parametri economici (spese e ricavi, oneri
finanziari, ammortamenti,
costo del lavoro e quant’altro...) valutati secondo criteri
razionali che tengono conto
dell’andamento degli anni
scorsi e dell’evoluzione prevedibile nel breve termine,
mantiene del tutto intatta la
sua aleatorietà. Ce la faranno
le chiese a garantire un incremento medio annuo del
7,5%? La perdita del potere
d’acquisto della moneta, l’inflazione, non incideranno in
misura peggiorativa rispetto a
quanto ipotizzato? Sarà veramente possibile contenere
nella crescita prevista il «costo
del lavoro» Ucebi (pastori,
emeriti, diaconi, impiegati,
funzionari...)?
Altre domande sarebbero
lecite. Altre variabili difficilmente prevedibili potranno
influenzare l’andamento nei
prossimi anni della nostra
storia battista in Italia. Deve,
dunque, essere chiaro che il
piano economico finanziario
è, appunto, un modello che
simula il comportamento del
sistema Ucebi nei prossimi
dieci anni, teso al raggiungimento dei risultati che soltanto il concorso di più eventi
può, in certa misura, garantire. E questi eventi, queste
condizioni che forzerebbero,
nonostante Timprevedibilità,
nonostante l’incertezza e il
dubbio, il percorso da segui
re, si possono tradurre in: riconsacrazione delle chiese,
dei pastori, dei singoli membri di chiesa; capacità gestionale e progettuale dei prossimi Ce chiamati al lavoro;
consenso e condivisione di
tutto il corpo Ucebi dello
stesso impegno comune; crescita delle comunità e dei loro
pastori nella comprensione
che la vocazione rivoltaci è
tesa all’unità della testimonianza e non soltanto alla salvaguardia del lavoro locale.
Viceversa, è del tutto evidente
che senza una solidarietà fraterna e comunitaria ed un intento comune, qualunque
previsione permane in uno
stato di incertezza, quando
non si mostra addirittura
completamente inattuabile.
Il piano suggerito alla riflessione comune indica una
strada irta di ostacoli ma percorribile. Il Ce che Tha proposto ha, con sforzo encomiabile, suggerito indicazioni e valutazioni di merito che lo presentano, così si dice, come
una sfida complessa ma non
impossibile. Alle chiese il
tempo per la risposta da qui al
prossimo agosto 2000. L’urgenza e l’opportunità delTaccoglimento di questo piano è
sotto gli occhi di tutti e tutte e
lo sforzo per una reale e fattiva condivisione degli obbiettivi e dei mezzi è improrogabile e determinante per il futuro della nostra Unione battista. L’Assemblea appena
conclusa, non sembra, purtroppo, essersene accorta.
Piano economico finanziario decennale
L'Assemblea generale straordinaria dell'Ucebi, riunita in Santa
Severa dal 4 all'8 dicembre 1999,
1) ringrazia il Comitato esecutivo per la qualità della documentazione predisposta nella proposta di piano economico finanziario per il decennio 1999-2009, pur constatando che nel
corso del dibattito è emersa una posizione critica espressa da coloro che ritenevano utile all'economia del dibattito assembleare
l'invio della documentazione alle comunità insieme agli altri documenti preparatori;
2) condivide gli obiettivi di fondo intorno ai quali il piano è
costruito e in particolare il fatto che esso preveda;
a) di continuare ad accogliere con oculatezza, determinata
dalla situazione finanziaria attuale, le vocazioni ai ministeri pastorali e diaconali che si manifestino nelle chiese,
b) il risanamento della situazione debitoria accumulata e il
raggiungimento di un sostanziale equilibrio nel conto dell'Ucebi;
c) la possibilità di destinare somme crescenti allo sviluppo della presenza e della testimonianza battista tenendo conto della
possibilità di prevedere un graduale miglioramento del trattamento economico dei ministri;
d) una sostanziale crescita dei contributi annuali al piano di
cooperazione specialmente da parte di quelle chiese che non ne
hanno ancora maturato la piena consapevolezza;
e) un impegno di tutte le istanze dell'Unione che contribuiscono a determinare entrate e uscite, a operare nel quadro delle
compatibilità fissate dal piano attraverso la puntuale verifica da
parte dei Comitati, delle Assemblee, delle Associazioni regionali,
per quanto di loro competenza, alle quali dovranno essere sottoposte le variazioni e gli aggiustamenti che nel tempo si rendessero necessari;
3) dà mandato al Ce di costituire tre gruppi di tre persone,
uno per l'Italia settentrionale, uno per il Centro e uno per l'Italia
Meridionale, con il compito di aiutare le chiese a fare un progetto per conseguire la piena partecipazione al piano di cooperazione e di seguirle e consigliarle finché non raggiungano gli
obiettivi fissati;
4) ritiene utile porre la massima attenzione all'opportunità di
recuperare, a favore possibilmente dell'Unione, il ricavato che i
contribuenti ottengono con un minore esborso di imposte con
l'applicazione della cosiddetta defiscalizzazione delle contribuzioni;
5) ribadisce che le motivazioni e le finalità di questa proposta
economica debbano essere sostanzialmente bibliche e funzionali
alla predicazione e testimonianza delle chiese battiste in Italia.
Infatti il risanamento finanziario, l'affermazione e l'approfondimento dell'identità battista si perseguono non solo attuando i
principi dell'Evangelo, ma anche con una «pedagogia della contribuzione» nella riscoperta e adozione di una spiritualità che
animi la nostra consacrazione al Signore e alla vocazione che
egli rivolge a noi come fece ai nostri predecessori nella fede.
Il segretario amministrativo, Aido Casonato
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6
PAG. 6 RIFORMA
Assemblea Battista
La votazione in Assemblea non ha raggiunto il quorum necessario
L'Unione non avrà un «segretario generale
»
Dal dibattito e dal voto sembra emergere la volontà delle chiese di mantenere
l'attuale struttura dell'Unione risolvendo i problemi con le norme in vigore oggi
FRANCO SCARAMUCCIA
PARLARE di fatti che si sono verificati è certamente
più facile che descrivere cose
che non sono avvenute o che
non si sono volute fare. Eppure è necessario informare i
nostri lettori perché si rendano conto di quello che è accaduto. In realtà, l’Assemblea
straordinaria era chiamata a
concludere un iter durato
ben sette anni, impiegati per
lo studio e la progettazione,
che veniva riaggiustata a ogni
Assemblea per tenere conto
dei desideri delle chiese.
Avevamo cominciato nel
1992 quando l’Assemblea,
approvando l’atto n. 42/AG/
92, aveva chiesto al Comitato
esecutivo di studiare l’introduzione nell’ordinamento di
«un segretario generale o
esecutivo» {così diceva la
mozione approvata), che potesse sollevare il presidente
da alcuni degli incarichi
spettantigli istituzionalmente. Qualcuno potrà pensare
che per tale studio non siano
necessari 7 anni: il fatto è che
il cammino di questa riforma
ha vissuto fasi alterne e talora, diciamocelo pure, anche
deludenti, per la paura di
molti che una figura di questo genere potesse creare
una pericolosa diarchia con
il presidente e dare così vita
a situazioni di crisi e di divisioni (negli Anni 50, quando
esisteva il segretario genera
le, si è già vissuta una simile
situazione).
Era sembrato che fossimo
arrivati a un sicuro approdo
nel 1996, perché l’Assemblea
di quell’anno aveva deliberato di «istituire la figura del segretario generale nell’ordinamento» (così si esprimeva
l’atto 45/AG/96). Da un punto di vista formale il linguaggio lasciava non poco a desiderare ma sul piano sostanziale era molto chiaro: anche
perché poi l’atto indicava le
caratteristiche del ruolo che
questo segretario avrebbe assunto. Avrebbe dovuto essere
il dirigente dell’ufficio, sollevando dunque il presidente
da questa pesante responsabilità, eletto però non direttamente dal Comitato esecutivo ma da questo solo designato, riservandosi l’Assemblea la nomina.
Nell’Assemblea del 1998
l’articolato predisposto dal
Comitato esecutivo, che aveva suscitato diverse perplessità nelle chiese perché sembrava attribuisse al segretario
generale poteri che andavano
oltre il mandato assembleare,
fu ritirato dalla discussione
dal Comitato stesso. L’articolato presentato all’Assemblea
straordinaria di quest’anno
seguiva pedissequamente le
linee indicate nel citato atto
del 1996 e sembrava francamente che non dovessero esservi motivi per non accettarlo. La votazione effettuata.
Il lavoro nei gruppi ha permesso una maggiore partecipazione dei
delegati alla discussione
Visibilità delle donne
L'Assemblea generale straordinaria, riunita a Santa Severa dal
4 all'8 dicembre 1999,
considerando il quadro di crisi generale che ha determinato la
convocazione stessa dell'Assemblea,
esprime la fiducia nella possibilità di un cambiamento in senso
positivo, come espresso nel documento «Attuali tendenze e nuovi orizzonti».
Tale cambiamento deve partire anche da una diversa valutazione e valorizzazione delle donne e della loro riflessione teologica.
Un diverso ruolo e una reale visibilità delle donne si configura
come un precipuo compito delle chiese per abbattere tutti gli
ostacoli die si frappongono nel difficile percorso di liberazione
delle donne.
Il cambiamento è necessario e deve essere promosso e realizzato da tutte e tutti le ministre e i ministri operanti nella chiesa,
partendo da una convergenza nelle scelte dei programmi dei vari ambiti dell'Ucebi che preveda l'investimento di adeguate risorse economiche.
In particolare, l'Assemblea auspica vivamente che la riflessione
e il dibattito sul tema della «violenza contro le donne» non si
concludano, ma procedano e si trasformino in un punto saliente
della testimonianza battista nei prossimi anni.
Questa Assemblea dichiara:
a) di volere eliminare la violenza nelle sue varie forme all'interno
delle proprie chiese;
b) di non dover mai giustificare, coprire o scusare alcuna forma di
violenza, né all'esterno né all'Interno delle mura ecclesiastiche;
c) di diffondere un messaggio d'amore e di rispetto verso tutti
gli esseri umani;
d) di non considerare più la diversità di genere come diversità di
valore;
e) di promuovere l'uso di un linguaggio non solo inclusivo, ma
che sia anche rispettoso dell'universo simbolico femminile.
L'Assemblea auspica una collaborazione proficua con le strutture evangeliche femminili che, condividendo gli stessi punti di
cui sopra, possono utilizzare al meglio le forze esistenti per perseguire tali obiettivi con progetti e studi comuni, evitando dispersione di energie e di forze.
dopo ampia ed esauriente discussione nei gruppi e in seduta plenaria, ha accertato in
maniera definitiva che la
maggioranza è favorevole ma
non in misura tale da consentire la necessaria riforma
dei patto costitutivo, per cui
è richiesto un quorum deliberativo piuttosto alto.
Molti hanno vissuto questa votazione dell’Assemblea
come un momento fortemente negativo: certo per
chi è convinto (ed erano i
più) della necessità della
presenza di un segretario
neU’Unione non è stata una
vittoria. Io credo però che,
messa da parte l’ovvia delusione, si debba assumere anche questa decisione in maniera positiva. Intanto abbiamo riaffermato la nostra libertà di esprimerci: è una
nostra caratteristica, talvolta
anche un po’ masochista, cui
però non vogliamo rinunciare. Personalmente ho votato
a favore e quindi sono stato
sconfitto ma sono contento
che ancora una volta abbia
prevalso la libertà delle chiese. Non seguiamo pedestremente la volontà del Comitato 0 le indicazioni dei leader
né vogliamo imposizioni da
nessuno: magari altri sono
più ordinati e questo consente loro un migliore e più
razionale governo ma noi
abbiamo questa sensibilità e
preferiamo così.
Inoltre a me pare che ab
biamo potuto constatare con
mano che una riforma di
questo tipo non è voluta da
una percentuale troppo alta
delle nostre chiese e dunque
è meglio rinunciare. Altre
Unioni europee hanno un
segretario generale con ampi
poteri ma lo sappiamo bene
che noi battisti italiani siamo
diversi dagli altri battisti europei e non solo in questo:
per cui non è male seguire le
indicazioni delle chiese, che
ci chiedono di andare avanti
per una strada nostra, che
peraltro ha anch’essa una
sua dignità e un suo senso
profondo. Io credo che si
possa partire da questa decisione per trovare aH’interno
dell’attuale assetto regolamentare, senza bisogno di
alcuna revisione, la soluzione ad alcuni dei problemi
che si sono presentati. Forse
certe difficoltà saranno meno facili da risolvere che con
la presenza di un segretario
ma si può fare.
Ho l’impressione poi che
anche le altre possibili modifiche, che il Comitato non
proponeva ma su cui voleva
sentire l’orientamento delle
chiese, non siano desiderate
dalla maggioranza. L’unica
cosa su cui mi è parso cogliere un grosso favore è la riduzione del numero dei membri del Comitato da 9 a 7. Per
il resto, non mi pare abbia
raccolto molti consensi né
l’idea di portare a triennale la
TtZ La mozione sul ruolo delle donne
Il disagio di dovere
assumere modelli maschili
CLAUDIA ANGELETTI
Questa mozione è nata
dal disagio di alcune
donne partecipanti a vario titolo all’Assemblea straordinaria che, sia nel lavoro di di
scussione a gruppi, sia soprattutto nella fase decisiva
della plenaria, si sono dovute
confrontare con modalità di
dibattito poco consone alla
loro sensibilità: mi riferisco in
particolare al fatto che, quando sono emerse posizioni diverse su questioni cruciali,
abbiamo percepito piuttosto
una volontà di contrapposizione che di mediazione e
dialogo. Di qui, per alcune di
noi la difficoltà di «gettarsi
nell’agone», per altre il disagio derivante dali’essere costrette ad assumere modelli
di comportamento tipicamente maschili per poter far
sentire la propria voce.
Alcune reazioni alla presentazione della nostra mo
zione hanno purtroppo confermato la difficoltà di alcuni/e di uscire dallo schema di
un confronto per blocchi
contrapposti; altre, invece,
ispirate ad un grande rispetto
per l’universo femminile, sono state occasione per esprimere sia il senso di una forte
solidarietà con noi, sia la volontà di valorizzare il contributo che la nostra riflessione
può apportare alla vita della
chiesa.
In questo periodo di assestamento della nostra Unione, la progettualità delle donne potrebbe aprire nuove piste di lavoro, proprio a partire
dai vissuti spirituali di tutte e
di tutti i/le componenti delle
comunità, ricucendone pazientemente il tessuto talvolta sfilacciato. Esprimo perciò
la viva speranza che i contenuti di questa mozione siano
meditati con attenzione nelle
chiese e non solo dai gruppi
femminili.
Il presidente dell’Assemblea, Domenico Tomasetto, e la vicepresidente, Nella Righetti
venerdì 17 DICEMBR^Qf^
Un momento delle votazioni
frequenza delle Assemblee
né l’idea di allungare il periodo minimo di permanenza
dei membri del Comitato (da
due a quattro o sei anni). Anche qui ha prevalso la volontà delle chiese di non perdere l’occasione della valutazione formale almeno biennale dell’operato del Comitato e la loro libertà di stabilire
ogni due anni chi merita la
conferma.
Dunque è stata un’Assemblea che conferma di volere
l’attuale struttura dell’Unione senza stravolgimenti e
senza avventure: si ponga
mano a risolvere i problemi
dell’Unione stessa senza
riforme ma utilizzandogli
istituti a disposizione, giudicati congrui e sufficienti. In
sostanza perciò è stata una
Assemblea nel segno della
continuità e della conferma
della veste istituzionale dell’Unione voluta a suo tempo.
Si colga dunque il significato
di una mancata votazione,
lasciando da parte per un
po’, come chiedono ie chiese, ipotesi di riforma e lavorando piuttosto al risanamento e al rafforzamento,
anche numerico.
I momenti di canto hanno caratterizzato i lavori dell’Assemblea
Giubileo
dal
L'Assemblea generale straordinaria, riunita a Santa Severa
4 all'8 dicembre 1999,
considerato che, con il sopraggiungere dell'anno 2000 milio>''
di persone saranno coinvolte in celebrazioni e festeggiamenti le
gati al grande Giubileo indetto dalla Chiesa cattolica romana,
ricorda che in questo evento si confondono tre elementi divei
si e distinti: il Giubileo, l'anniversario della nascita di Gesù di Na
zareth e l'Anno Santo cattolico, ai quali è stata collegata mten
temente la Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani.
" Giubileo, così come è presentato nel libro del Levitico
-------- wv.w V. cacMia LU MCI iiuiu uci — • .i
25) e un anno di riscatto delle proprietà e di liberazione da
condizione di schiavitù. In quanto tale, l'Assemblea conside
conaizione di schiavitù. In quanto tale, l'Assemblea consiav'“
che concetti biblici (quali giustizia, condivisione, libertà) che so
tendono all'istituzione del Giubileo biblico devono tradursi m
costante impegno per la pace e la giustizia sociale, a prescinde
da date e ricorrenze particolari.
duemila anni trascorsi dalla nascita di Gesù di Nazareth
che
; del mon
noi cristiani professiamo come Figlio di Dio e Salvatore
do, devono diventare un ulteriore stimolo a proclamare
accettevole del Signore» Luca 4, 2 e la redenzione dell’umana
operata da Dio in Cristo Gesù.
L Assemblea prende le distanze da tutte
. ui3i.aii£.c ua LULLtr le ^elcbrazi _
dell Anno Santo legate alla concessione di indulgenze e fm
zate a mettere in evidenza il primato, anche quello spin^f,
del vescovo di Roma e chiede che durante la Settimana di P
ghiera per l'unità dei cristiani sia espressa chiaramente l'imp®
hi Ita nor nli _i- .. .
. , —------'•■wviwiMi aia capi essa L.f nai cii nc i • '
Dilita per gli evangelici di collegarla con l'Anno Santo
A tl It+ft Ia ____! i . ... . . . .
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A tutte le sorelle e i fratelli che nella Chiesa cattolica pi'n
•» ____•. .. _>%i
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un senso di disagio o manifestano un aperto dissenso nei ,
fronti rip o ____________ , . Aonra inv
. 7- j ,, “'-'"V'-' iMdiiiTesTano un aperto oisseni'.' ■
ronti delle celebrazioni dell'Anno Santo, per i motivi sopt®
tati. Assemblea manifesta la propria solidarietà e richiama
fermezza la verità evangelica che la salvezza è offerta a tutu
oro che pongono la propria fede nella «sola Grazia» di Dio
rante in Cristo Gesù
con
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Fondato nel 1848
500 MILIONI ALLE SCUOLE ELEMENTARI —
Cantiere aperto alle scuole elementari di Lusema San Giovanni da diverse settimane; sono lavori per circa mezzo miliardo destinati a offrire soluzioni nuove per il sistema scolastico lusemese. Sul lato via Tegas verrà realizzato l’ascensore per affrontare in modo decisivo il problema delle barriere
architettoniche. Nel contempo verranno cambiati i serramenti e soprattutto (è la ragione del grande «buco» nel cortile)
l’utilizzo del seminterrato dove sarà realizzato il refettorio
per la scuola elementare e una moderna cucina per confezionare tutti i pasti delle scuole di Lusema San Giovanni.
VENERDÌ 17 DICEMBRE 1999 ANNO 135 - N. 49 LIRE 2.000-EURO 1,03
Abbondano, verso la fine
di quest’anno, le definizioni ispirate al concetto di
nuovo; nuovo anno ma anche,
in anticipo, nuovo secolo e
addirittura nuovo millennio.
C’è però chi non si accontenta
nemmeno di questi «salti nel
futuro» e ci preannuncia una
vera e propria nuova era, o
New Age. Ma anche ad altri
livelli, i livelli che definiamo
del costume, per esempio, il
«nuovo» avanza inarrestabile:
e lo fa proponendo apparecchi
sempre più sofisticati, telefoni
cellulari, sistemi computerizzati e di televisione digitale, e
quant’altro. Non si fa in tempo ad abituarsi a un’innovazione, che ne arriva subito
un’altra a spazzare via la precedente; con il nostro compu
I CREDENTI E UNA MODA IN CORSO
UOMINI NUOVI?
ALBERTO CORSANI
ter di due-tre anni fa ci sentiamo spesso dei «matusa».
Un esempio di altro genere
è venuto da un incontro organizzato a Lusema San Giovanni per una presentazione
dell’esercito del futuro nel nostro paese; un disegno di legge del governo indica infatti
nel 2005 l’anno di sospensione della leva popolare obbligatoria, e da allora inizierà a
formarsi il nuovo esercito pro
fessionale. Molto si potrà discutere su questa svolta (forse
andrebbe prima chiarito che
cosa si vuole fare dell’esercito, professionale o meno),
ma l’incontro è stato molto serio, obiettivo, privo di retorica
e soprattutto ha fornito molte
informazioni utiU.
Colpiva però il titolo dato
all’iniziativa: «Nuovi uomini
per un nuovo esercito»; con il
confronto e il dibattito si pos
sono cambiare gli eserciti, le
forme di governo, le costituzioni, i sistemi economici.
Non gli uomini. Chi ha predicato, da un punto di vista politico, la possibilità non solo
di migliorare le condizioni di
vita di uomini e donne, ma
anche, alla radice, gli stessi
uomini e donne, ha fallito tragicamente, ha prodotto dei
morti e il dissesto dei propri
stati. Per i credenti questa
possibilità c’è ed è solo in
Gesù Cristo. Chi risponde positivamente alla sua chiamata
si sente rinnovato e si comporta di conseguenza. Noi da
soli possiamo modificare
molte delle nostre stmtture e
delle nostre società; solo
l’Evangelo e la conversione
possono cambiare noi.
Linea ferroviaria
Sordità per i
cronici disagi
degli utenti
Il paradosso dei biglietti Fs
assenti in tutta Torre Pellice
(né l’ufficio postale, né i tabaccai né il bar della stazione
ne sono provvisti) mentre le
disposizioni delle stesse Fs
prevedono una multa se si sale a bordo senza ticket, è stato oggetto, la scorsa settimana, di un incontro fra gli amministratori della Comunità
montana vai Pellice e i rappresentanti delle Ferrovie.
Oltre all’evidente disagio
per i cittadini utenti, di Torre
Pellice ma anche di Bobbio,
Villar e Angrogna, gli amministratori hanno evidenziato
10 stato di abbandono delle
stazioni non presenziate, la
scarsa pulizia dei treni, la
mancata coincidenza delle
autolinee con il treno. Sullo
sfondo le preoccupazioni per
11 dopo regionalizzazione
(che scatterà fra pochi mesi).
I biglietti? «Si faccia avanti
qualche associazione o ente e
noi saremmo ben lieti di poterci affidare ad essi per la
vendita», hanno detto i rappresentanti Fs. Però, nel concreto, non si sono visti grandi
sbocchi. Il bar della stazione
non intende tenere i biglietti;
motivo? La percentuale al rivenditore, a fronte dell’impegno per la vendita, è risibiw-.- La Pro Loco di Torre
Pellice sarebbe in cattive acque sotto il profilo economico e solo se il Comune venisse incontro potrebbe riprenticre i ticket. Intanto, a rimetterci, sono i cittadini...
Notizie più positive, almeJ|o a parole, per la gestione
elle stazioni: anche qui disponibilità delle Fs a cedere
tn comodato gratuito a Comuni 0 associazioni «no prog^li spazi non utilizzati; in
eambio verrebbe chiesta la
endita dei biglietti. Intanto
n *ÌT*^^* sera la trasmissioe «Mi rnanda Raitre», solleitata dai cittadini, si è occupata del problema.
Verso la valorizzazione di un tipico formaggio della vai Pellice
Il «saìras dèi fen» sale sulParca
DAVIDE ROSSO
Il «sairas dèi fen» salirà
sull’arca dei sapori? L’«arca» è una metafora chiara:
una imbarcazione simbolica
su cui Slowfood, l’organizzazione di Carlin Petrini che si
propone la difesa dei cibi genuini, intende far salire i prodotti di eccellenza gastronomica minacciati dall’omologazione industriale, dalle leggi iperigeniste, dalle regole
della grande distribuzione, dal
degrado ambientale.
Esiste un ricco patrimonio
di prodotti tipici, sparsi un
po’ ovunque sul territorio non
solo italiano, esistono razze
di animali che si stanno estinguendo, frutti e verdure che
quasi non vengono più coltivati e, di conseguenza, sapori
che molti non conoscono
neppure. Interi territori dove
un tempo fioriva l’agricoltura
sono stati abbandonati perché
non pareva più redditizio lavorarvi e di queste situazioni
è pieno anche il Pinerolese e
le sue valli. Ci sono prodotti
che oggi definiamo «di nicchia» che stanno pian piano
ritrovando un loro mercato,
per i quali i buongustai fanno
anche centinaia di chilometri
fino ad arrivare direttamente
dal produttore che vende il
tutto localmente, senza la
possibilità, o la necessità, di
una rete di distribuzione.
Fatta questa premessa, Slow
food ha individuato anche in
vai Pellice alcuni prodotti, la
mostardela ma soprattutto il
«sairas dèi fen», quella tipica
ricotta prodotta in alpeggio
(in pochi alpeggi, dove operano molti giovani in strutture
rimodernate nel corso degli
anni) e fatta stagionare avvolta in erbe di montagna. Una
prelibatezza che, secondo i responsabili regionali di Slow
food che recentemente hanno
avuto un incontro con i referenti della Comunità montana
vai Pellice, potrebbe a buon
diritto salire sull’arca di quei
prodotti segnalati come di eccellenza, legati a uno specifico territorio, realizzati in
quantità limitate.
Una vera opportunità di rilancio di un settore dell’economia pinerolese, a patto che
le aziende che producono
questo tipo di sairas sappiano
lavorare puntando sulla qualità; una vera boccata d’ossigeno per un settore, quello
della caseificazione, che se
pure è l’unico modo per dare
un valore aggiunto al prodotto latte di per sé poco remunerativo, vive momenti di incertezza e di contraddizione:
chiudono alcune realtà, ma
nel frattempo le Comunità
montane delle Valli rilanciano con un grande progetto
che partendo dalla Latteria
sociale di Bobbio Pellice,
coinvolge anche la vai Chisone e Prarostino. Si tratta di un
progetto diventato operativo
in questi ultimi mesi, anche
se l’idea in realtà è nata già
alcuni anni fa, che prevede la
raccolta comune della produzione di latte delle quattro
cooperative di produttori presenti sul territorio (la latteria
sociale di Bobbio, la cooperativa produttori di Prarostino
la cooperativa valli Chisone e
Germanasca e il macello cooperativo di Pinerolo) e la sua
lavorazione nel caseificio di
Bobbio Pellice e quindi la
vendita dei formaggi ricavati
nei punti vendita delle cooperative e una sua commercializzazione anche a Torino.
A dirigere questa operazione di cooperazione e rinnovamento le cooperative valligiane hanno chiamato in agosto
un tecnico del settore, Pietro
Garberò, che dopo i necessari
Entrando a Bobbio Pellice
adeguamenti del caseificio di
Bobbio e un periodo di studio
avvenuto nel corso di settembre, ha dato il via a ottobre alla raccolta del latte dai produttori delle quattro cooperative e
la sua trasformazione nel caseificio. «Per ora - dice Garberò - produciamo sostanzialmente toma ma stiamo lavorando sulle attrezzature ed entro un paio di mesi dovremmo
partire con la produzione del
“sairas dèi fen’’. Dal punto di
vista della raccolta del latte
siamo partiti praticamente da
zero e quindi stiamo procedendo gradualmente ma pensiamo che entro il prossimo
Lo sforzo considerevole per la ricostruzione, in mezzo a tutte le difficoltà che si possono immaginare, non era
però sempre coronato da successo. Cosi
apprendiamo dal Sinodo tenutosi a Torre
il 6 ottobre 1694 che una delle chiese «è
venuta meno al suo dovere, in quanto non
ha inviato alcun delegato all Assemblea».
La non partecipazione all’assemblea
sinodale da parte di una chiesa significa
mettere in discussione tutto ciò che costituisce l’impalcatura su cui le chiese vaidesi si reggono. E considerato in qualche
modo un venir meno a quell unità che
Gianavello nelle sue istruzioni aveva tanto caldamente raccomandato e che l’organizzazione stessa della marcia del rimpatrio aveva cercato di mantenere. Il Sinodo ritiene di dover intervenire con la
sua autorità, anche a costo di prevaricare
l’autonomia della chiesa della Torre. E
infatti chiama direttamente, senza che
IL FILO DEI GIORNI
UNA STRANA
ASSENZA
BRUNO BELLION
questi abbiano avuto un mandato dall’assemblea della chiesa locale, due membri
della chiesa di Torre, Gautier e Meiron,
perché vengano a far parte del Sinodo.
Incarica anche il pastore Malanot di far
comprendere ai torresi la loro mancanza,
al momento degli annunci, al termine del
culto domenicale, nella domenica immediatamente successiva al Sinodo.
Non sappiamo quali ragioni abbiano in
dotto la chiesa di Torre a disertare il Sinodo, ma è certo che questa assemblea vede
nell’atteggiamento di quei credenti un vero e proprio affronto, al quale è necessario cercare di porre rimedio. Non si tratta
solo di una questione di disciplina, è l’intera costruzione della chiesa che viene
messa in discussione: Gianavello aveva
ben detto che la riconquista della terra dei
padri non è altro che «il ristabilimento
della sua chiesa, l’avanzamento del regno
di Gesù Cristo», cioè «riaccendere la fiaccola e la vera luce dell’Evangelo nel luogo della vostra nascita», «o riaccendere il
vero candeliere nella vostra patria». Come osserva Giorgio Tourn in un recente
intervento sulla rivista Protestantesimo,
non si può non pensare all’immagine dello stemma valdese che era apparso alcuni
decenni prima nell’opera di Jean Léger,
Histoire générale des Eglises Evangéliques des Vallées du Piémont.
anno entreremo completamente a regime sia con questa che
con la produzione dei formaggi. Il nostro obiettivo oltre a
quello del prodotto tipico è
ovviamente quello della qualità e questo contiamo di farlo
tra l’altro valorizzando quanto
già fatto negli anni passati
nelle cooperative».
Che il progetto debba puntare sulla qualità del prodotto
montano come occasione di
sviluppo ne sono convinte anche le Comunità montane della vai Pellice, delle valli Chisone e Germanasca e Pedemontana pinerolese che in
questi anni si sono fatte interpreti di questi intenti contribuendo alla realizzazione dell’idea anche economicamente
oltre che con la messa a disposizione di alcuni loro tecnici. L’intero progetto può far
conto su circa 700 milioni di
finanziamento (proveniente
dalla Regione, dalla Provincia
e dalle Comunità montane
stesse) che in parte sono già
stati spesi nei lavori di adeguamento del caseificio di
Bobbio e in parte verranno investiti prossimamente in altri
lavori sia sulla stessa struttura
sia nei punti vendita sul territorio. «Dal prossimo anno conclude Garberò - si lavorerà oltre che sul miglioramento della raccolta latte anche sulla distribuzione commerciale dei prodotti a Torino
e sui punti vendita delle valli
che verranno messi in rete».
8
PAG. Il
INIZIATI I LAVORI A VILLA OLANDA — Questa settimana sono iniziati i lavori di ristrutturazione di Villa Olanda a
Luserna San Giovanni (nella foto). La casa, di proprietà della
Tavola valdese, è destinata a diventare sede dellTstituto europeo della pietra. I lavori (durata prevista 600 giorni) saranno realizzati con il contributo di fondi europei e grazie a un
mutuo contratto dalla Comunità montana. L’associazione
«Lou cialoun» dovrà garantire la copertura delle rate del mutuo con 50 milioni all’anno. Dal progetto resta per ora fuori
l’ultimo piano che potrebbe in prospettiva essere destinato
all’accoglienza turistica con una trentina di posti letto.
BELOIT: VENERDÌ SCIOPERO; QUALE SCELTA? —
Venerdì sarà sciopero generale nel Pinerolese in sostegno
alla lotta dei 400 lavoratori Beloit a rischio licenziamento.
In realtà proprio venerdì 17 potrebbe arrivare qualche
schiarita sulle prospettive; è infatti prevista per quel giorno
la risposta del curatore fallimentare americano alle ipotesi
di acquisto e rilancio avanzate in Italia. Sul tappeto le offerte del gruppo «Nugo-Bollani» e quelle di un altro gruppo di
imprenditori. Quali le reali possibilità di acquisto? Quali le
garanzie per i lavoratori e anche per chi si assume l’onore e
l’onere di guidare il passaggio di proprietà?
CONCERTO CON ESTRAZIONE BIGLIETTI — Interes
sante concerto promosso dalla Pro Loco di Luserna San
Giovanni in collaborazione con Radio Beckwith e l’Uliveto, domenica 19 dicembre alle 21 nel tempio valdese di Lusema. La serata, intitolata «In dulcij ubilo, la natività in mu
____sica dal Medioevo ad oggi», sarà proposta dal quartetto
composto da Kerstiìi Harms (soprano), Gabi Koeller (violino), Riccardo Beltralmio (basso) e Walter Gatti (organo e
clavicembalo). Durante la serata verranno estratti i biglietti
vincenti della sottoscrizione a premi di Radio Beckwith.
PALAGHIACCIO DI PINEROLO: È PECULATO? — Gestire un palaghiaccio non è cosa semplice, soprattutto sotto il
profilo economico; se poi si vuole anche realizzare una attività di tipo sportivo, con squadre senior e giovanili, si arriva
facilmente alle centinaia di milioni. Come coprire questi elevati costi? Ci pensava (almeno questo parrebbe da quanto
emerge da un’inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica), l’ex responsabile dell’Ufficio acquisti del Comune di
Pinerolo Ferdinando Cervar, uomo tuttofare della società
che gestisce il palaghiaccio e fra i promotori dell’idea di realizzare a Pinerolo una simile struttura. Sarebbero stati registrati ammanchi per alcune centinaia di milioni nella gestione degli acquisti di prodotti igienici, ma la Procura indaga
anche sulle vicende del Consorzio imbrifero, ente di cui
Cervar era segretario e che poteva gestire a sua volta un bel
po’ di milioni. L’accusa della Procura è di peculato, cioè di
aver destinato fondi pubblici a un uso diverso da quello previsto; le indagini diranno quanto è stato «distratto» dalla
giusta destinazione e se Cervar si sia limitato a utilizzare il
denaro per sostenere un’attività di per sé in forte perdita.
GRAVIDANZA A TERMINE IN VAL PELLICE — È in
corso di attivazione, nel consultorio familiare della vai
Pellice di Luserna San Giovanni, un sistema di monitoraggio informatizzato della gravidanza a termine. Un monitor
sarà collegato via modem con le sale parto dell’ospedale
Agnelli di Pinerolo e renderà possibile l’invio in tempo
reale del tracciato cardioecografico fetale eseguito a Luserna sulla gestante per la lettura da parte dello specialista
ginecologo di guardia. Trattandosi di un nuovo servizio
decentrato sul territorio dell’Asl 10, teso a limitare gli spostamenti delle gestanti, la partoriente verrà trasferita in
ospedale solo in presenza di un’eventuale patologia.
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venerdì 17 dicembre
199ì
Nuova telefonia e Internet nel Pinerolese
Bisogna stare attenti
alle offerte allettanti
FEDERICA TOURN
Tariffe differenziate, accessi a Internet gratis,
tutte le molteplici possibilità
della telefonia mobile: con la
fine del monopolio Telecom,
il settore delle telecomunica
zioni è ormai un universo m
continua espansione. E per
chi non ne conosce i segreti,
rischia di diventare un misterioso buco nero. Quale compagnia scegliere fra le tante
che ci allettano con offerte
promozionali sempre più
competitive, con cabine telefoniche sempre più colorate? Ma fra tutte le novità, forse la più eclatante è quella
dell’abbonamento gratis a Internet. Infatti, tutti ormai possono, con il costo della sola
telefonata, avere una casella
di posta elettronica personale
e «navigare» attraverso la rete. «La sensazione è che ci sia
una specie di esplosione degli
accessi gratis - spiega Ivano
Benech, di «Il Punto è» di
Torre Pellice -. È una rivoluzione che lascia sul tappeto i
piccoli provider, che non reggono la concorrenza».
I problemi però ci sono: tra
quelli che hanno optato per
gli accessi «liberi», sono in
molti a lamentarsi della lentezza nello scaricare la posta.
«Quando ho scelto Tiscali racconta il pastore di Bobbio,
Torre Pellice
«Gabbianella»
come fiaba
musicale
«La gabbianella e il gatto»; un racconto di Luis
Sepùlveda da cui Maria Cristina Capello e Alessandro
Borello hanno liberamente
tratto una fiaba musicale in
tre atti. L’orchestra e coro
della Scuola di musica intercomunale della vai Pellice la
proporranno sabato 18, alle
ore 21,15, e domenica 19,
ore 17, al teatro del Forte di
Torre Pellice.
È una fiaba musicale strutturata come un’opera in miniatura, con dialoghi affidati
ad attori e brani cantati da un
coro di bambini e suonati
dall’orchestra. La musica ha
la funzione di descrivere gli
avvenimenti, come fosse una
colonna sonora, ma in molti
casi sottolinea stati d’animo
ed emozioni con un tono meno didascalico. Il compositore si è affidato a un tipo di
scrittura di sapore novecentesco, che fra le righe lascia
scorgere tracce di Stravinski),
Prokofev, di un certo tipo di
musica in uso negli Anni 70,
basato in parte sull’improvvisazione e di parodia rossiniana. In sostanza c’è molto XX
secolo, «ridotto» per bambini.
Nell’allestimento proposto
dalla Scuola di musica della
vai Pellice, gli strumentisti e i
coristi sono allievi della scuola stessa, con una relativamente breve esperienza di studio e dunque con un impegno
notevole da parte loro e di alcuni inseganti che si sono
occupati di curare le prove.
RADIO BECKWITH
EVANGELICA
FM 91.200-96.550
Donato Mazzarella - erano in
pochi a conoscere la compagnia, e l’accesso era veloce e
senza problemi. Oggi, forse
anche grazie alla crescita degli abbonamenti, il servizio è
molto rallentato». E quindi, il
trucco qual è? «Fare attenzione alle ultime offerte, da parte di compagnie ancora poco
diffuse». Ma non è detto che i
provider a pagamento scompaiano del tutto, soprattutto
se le controindicazioni dei
«gratuiti» dovessero aumentare. «Anche perché la gente
non è informata - aggiunge
Benech - si fa attrarre dalla
offerta gratuita senza calcolare bene i costi effettivi della
telefonata. Infatti la bolletta
cambia non poco se per accedere al provider scelto bisogna effettuare una chiamata
urbana o interurbana».
La Tin, il settore Internet di
Telecom Italia, si è dovuta
adeguare, offrendo un accesso
gratis accanto alle diverse formule di abbonamento a pagamento. La partita quindi è ancora aperta: ecco comunque i
link di alcune delle compagnie
nazionali che offrono un accesso a Internet e servizi di
posta elettronica gratis:
http://clubnet.tin.it;
http://www.inwind.it;
http : //WWW. libero. it;
http://www.tiscalinet.it;
http://www.jumpy.it.
L'annuale riunione si è svolta a Torino
Sono 400 le guardie
ecologiche volontarie
DAVIDE ROSSO
Le guardie ecologiche volontarie (Gev) della Provincia di Torino si sono date
appuntamento numerose per
la loro ormai consueta riunione annuale che si è tenuta sabato 11 dicembre a Torino.
All’incontro, a cui hanno partecipato anche la presidente
della Provinicia, Mercedes
Bresso, e l’assessore all’Ambiente della Provincia, Valter
Giuliano, è stata l’occasione
per fare il punto sull’attività
delle Gev provinciali, «un
particolare tipo di cittadini
organizzati in un corpo volontario» come li ha definiti
la Bresso.
I 379 volontari (40 dei quali
sono entrati in attività solo
quest’anno) che prestano servizio di vigilanza, controllo
del territorio e informazione
ai cittadini su temi ambientali
nella provincia torinese corrispondono circa a più della
metà del totale delle Gev presenti sull’intero territorio regionale, e sono sotto la responsabilità del dipartimento
dell’Ambiente della Provincia
che pensa al loro coordinamento e alla loro dotazione e
formazione. Nel territorio pinerolese questo tipo di guardie volontarie sono quasi una
settantina organizzati in tre
gruppi, uno per la vai Pellice
(composto da 25 persone;
uno per la vai Chisone e Gè!.'
manasca (11 persone) enj,
infine per Pinerolo (30 persj.
ne) che come gli altri colle*
operanti sul territorio svok
no attività di monitoraggio v¡.
gilanza e informazione.
Dai dati presentati nel cot.
so dell’incontro, che riguj,'
dano l’attività svolta nelpn.
mo semestre del 1999 dai
Gev nella Provincia di Torino
emerge subito come, a fianco
della pur importante attivili
di vigilanza ambientale del
territorio (nel primo semestre
di quest’anno sono state oltre
1.100 le violazioni contestate
dalle Gev in materia di caccia, abbandono di rifiuti, uso
di fuoristrada in aree non aatorizzate, raccolta di funghi o
lumache), stia assumendo
sempre maggiore rilevanzi
anche l’impegno delle Ger
nel campo dell’informazione
ai cittadini soprattutto nell'attività didattica prestata nelle
scuole elementari e medie. È
da rilevare che i gruppi
Gev operanti nel Pinerolese
si segnalano tra l’altro perii
loro opera in questo ambito
di formazione preventiva
cittadini soprattutto a Pinerolo dove nei primi sei mesi
’99 sono state visitate molte
classi delle elementari e c
medie coinvolgendo circi
500 ragazzi.
Il governo della Comunità montana valli Chisone e Germanasca
Nasce la giunta Prinzio ma...
A sei mesi esani dalle elezioni amministrative del 13 giugno
viene formalizzata l'elezione della nuova giunta della Comunità montana valli Chisone e Germanasca. Chiusa l’era del
presidente Erminio Ribet, non più rieletto nel suo Comune, Inverso Rinasca, si è discusso molto sulle possibili alleanze, arrivando alla candidatura di Roberto Prinzio, sindaco di Villar
Perosa, alla presidenza. La scelta non è stata però indolore,
anzi, si è arrivati a una vera e propria frattura all’interno del
gruppo storico della sinistra di valle. I sindaci di Pomaretto,
Bonis, di Massello, Micol, di San Germano, Bounous, e di Rinasca, Pera, insieme ai consiglieri Balcet di Inverso Rinasca,
Bonino di Rinasca, Comba e Galliano di San Germano, Annalisa Micol di Massello e Santoro di Perosa Argentina hanno
redatto un documento che pubblichiamo qui di seguito.
I firmatari di questo documento rendono note, dopo
averle esposte ufficialmente
più volte nel corso delle riunioni del gruppo «Lavoro e
progresso», le ragioni del loro
dissenso rispetto alla linea
politica che è stata portata
avanti dal candidato alla presidenza della Comunità montana valli Chisone e Germanasca Roberto Prinzio e da
coloro che ne hanno condiviso gli intendimenti.
1 ) Il progetto di costituire
una giunta unitaria col gruppo «Impegno per le valli» è
stato chiaramente frutto di
accordi che hanno preceduto,
dal punto di vista cronologico, il dibattito che si è sviluppato all’interno di «Lavoro e
progresso». Fin dall’inizio di
ottobre è apparso evidente infatti che il numero di coloro
che avrebbero visto con favore il tentativo di costituire una giunta di maggioranza era nettamente superiore
al numero di coloro che si
schieravano per una giunta
unitaria. Le perplessità su tale ipotesi erano determinate
da un giudizio politico negativo sulla posizione di gran
parte degli amministratori di
«Impegno per le valli» (vedi
decisione di creare per la prima volta una spaccatura ingiustificata all’interno della
Comunità montana tra Comuni delle alte e delle basse
valli; vedi volontà di costituirsi come gruppo in contrasto con la linea dell’esecutivo
uscente; vedi infine scelte
inerenti l’applicazione della
legge Galli, solo per citarne
alcune). Ciononostante si è
deciso di trattare con «Impegno per le valli», non prendendo neppure in considerazione altre ipotesi.
2) In democrazia chi ha i
numeri deve governare e chi
non li ha deve stare all’opposizione: gli accordi sono possibili, ma devono essere trasparenti e dignitosi per chi li
accetta e soprattutto devono
basarsi su un confronto programmatico che porti a una
chiara definizione degli obiettivi che si intendono perseguire. Nel corso delle quattro
serate di confronto con i
membri di «Impegno per le
valli» non c’è stato dibattito,
non si sono affrontati i nodi
su cui avrebbe potuto esserci
diversità di vedute tra i due
gruppi: ci si è limitati a una
piatta e improduttiva esposizione di programmi che non
hanno messo in luce né convergenze né divergenze.
3) Nonostante le perplessità e il chiaro disagio di
rnolti di noi, si è andati avanti nella trattativa ponendo
una serie di condizioni concordate all’interno del nostro
gruppo. Le principali sono
cadute perché «Impegno pei
le Valli» non le ha accolte:
ciononostante si è proseguito
nella ricerca di un accordo «i
tutti i costi».
4) Abbiamo più volte espresso i criteri che avrebbero
dovuto guidare la scelta dello
persone da chiamare a gesttu
ciascun assessorato: competenza ed esperienza specifiche, disponibilità di energie'
di tempo. Abbiamo ancW
detto ripetutamente che, poiché il nostro gruppo rappiO'
senta la continuità con la f
stione passata, noi avrenui'
dato fiducia a un esecutii'J
disponibile a portare avan
progetti contenuti nel
di sviluppo» della Comuni
montana.
Le scelte che stanno per®
sere compiute non ci garan^
scono in questo senso. U
diamo che si debba partire
problemi e dalle
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l’esecutivo e non ricever
Riteniamo inoltre che i nu
ponenti l’esecutivo debba
rappresentare il territorio
suo insieme e non interess^
zona. Questo deve
badito con forza, soprat
in previsione delle Ohr^P
2006 che devono coinvoif,
re, in una prospettiva m
luppo sostenibile,
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interessati alle gare. -j.
Con grande rammanpb
mo perciò costretti a ri a^^
il nostro dissenso sul rri® j
e sul merito: la trattati''®
accordi conclusi con «
gno per le valli» non son^^nj
considerarsi espressioni^
volontà dei firmatari (gt i^^|
«Lavoro e progresso»
presente documento.
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.^mFRDU7 DICEMBRE 1999
Un incontro a Pinerolo sulla malattia
La cura ' ' :
massimo gnome
Sono più di 250.000 in Italia le persone colpite dalla
malattia di Parkinson, un disturbo del sistema nervoso
centrale conosciuto soprattutto per il tremore delle mani, il
suo sintomo più evidente ma
sicuramente non il più terribile. Incapacità di parlare, lentezza di movimento, carenze
di memoria sono problemi
che, fra gli altri, fanno parte
della patologia.
L’AsI io e l’Aip (associazione italiana parkinsoniani)
hanno organizzato a Pinerolo
una conferenza sul tema: «La
terapia chirurgica della malattia di Parkinson in fase avanzata», un incontro che ha visto
anche la partecipazione di
Bruno Bergamasco, direttore
della prima Clinica neurologica deU’Università di Torino, e
di Gianni Cavallari, coordinatore della sezione di Torino
dell’Aip, che ha sottolineato
l’importanza delTinformazione e della sensibilizzazione al
di fuori del capoluogo piemontese. Fra i relatori alla
conferenza c’era anche il prof.
Carlo Doriguzzi, primario di
Neurologia all’ospedale civile
Agnelli e da un anno a Pinerolo. «La malattia di Parkinson
- spiega il dott. Doriguzzi ha un’incidenza molto elevata
nelle persone anziane e quindi
anche nel Pinerolese, dove ci
sono oltre 25.000 persone con
più di 65 anni». Le probabilità
di contrarre malattie neurologiche cresce infatti con l’età
proprio per l’invecchiamento
delle cellule nervose.
La malattia di Parkinson è
caratterizzata dalla degenerazione di alcuni neuroni del
cervello: queste cellule producono una sostanza chimica, la dopamina, il neurotrasmettitore responsabile delTattivazione del movimento;
nella malattia queste cellule
sono ridotte del 50% e viene
così a mancare la stimolazione dei recettori, cioè delle
stazioni di arrivo.
«Il cardine della cura - continua Doriguzzi - è ancora la
somministrazione dopaminica
con alcuni farmaci complementari». Ma una nuova terapia chirurgica è nata cinque
anni fa in Francia e da un anno, grazie a Bruno Bergamasco, si è sviluppata anche a
Torino con quindici pazienti
già sottoposti a intervento. «È
una terapia rivoluzionaria perché non lesiva - sottolinea il
primario pinerolese che già faceva parte dell’équipe del
dott. Bergamasco -: si introduce un elettrodo nel nucleo
subtalaraico che si trova in
una zona profonda del cervello, che dando degli stimoli attenua i sintomi della malattia.
Si può quindi arrivare a una
riduzione o addirittura una sospensione della somministrazione dei farmaci».
Il dott. Carlo Doriguzzi pare
quindi ottimista, tenendo conto comunque dei tempi di controllo a lungo termine di questi interventi: «Tuttavia soltanto a dieci anni dalle prime
operazioni noi neurologi avremo un’idea più precisa
deir efficacia di questa difficile e costosa operazione che è
ancora da limitare alle fasi più
avanzate della malattia».
Delle \àlli ^ldesi-------------
Una presa di posizione dei Democratici di sinistra pinerolesi
Religione e scuola pubblica
PAG. Ili
È un momento di accesa discussione sulla scuola pubblica e
privata, innescato dal disegno di legge sulla parità scolastica attualmente all'esame del Parlamento. Il .seguente ordine del giorno dei Democratici di sinistra delle valli vcddesi, discusso e approvato all 'unanimità nei congressi locali e che ora verrà esaminato dal congresso provinciale della federazione di Torino fino a
diventare eventualmente parte integrante dei documenti programmatici del partito in occasione del congresso nazionale del
prossimo gennaio, vuole essere un contributo al dibattito. Il titolo del documento è: «Integrazione della scuola privata nel sistema pubblico, laicità dello stato, trasformazione dell’insegnamento della religione nella scuola pubblica in storia delle religioni».
I Ds considerano di grande
positività la definizione di un
«Sistema scolastico pubblico
integrato» in cui trovi collocazione anche quella parte
della scuola privata che si impegna ad assumere pienamente gli elementi caratterizzanti
un servizio pubblico, valorizzando così ogni risorsa presente sul territorio nazionale.
Riteniamo necessario in questo contesto che vengano superati antichi steccati e che
vadano affermati con forza i
principi fondamentali a cui
un siffatto sistema integrato
deve ispirarsi:
a) r autonomia come elemento che implica anche una
diversità di progetti educativi
e formativi pur in un quadro
di riferimento uguale per tutti
sul territorio nazionale;
b) il ruolo centrale, strategico e insostituibile della scuola
pubblica, per garantire l’universalità e l’equità del servizio e, accanto e in piena integrazione a esso, il grande valore della presenza di un articolato mondo di iniziative
scolastiche private, di diversa
ispirazione, per aumentare il
pluralismo di opportunità, di
visioni pedagogiche e di ricer
che volte alla realizzazione
dei migliori modelli di scuola
possibili (concetto di parità);
c) la laicità complessiva
del sistema intesa come rifiuto dello stato di far propria e
sostenere in modo privilegiato ed esclusivo qualsiasi visione ideologica o religiosa, e
al contrario intesa come promozione di competenze critiche nei giovani cittadini in
formazione;
d) il senso positivo della
norma costituzionale che vieta il finanziamento pubblico
delle scuole private le quali,
rispondendo pur sempre a
motivazioni e ispirazioni di
«parte» (culturali, religiose,
pedagogiche, economiche),
non possono essere sostenute
direttamente e in sé e per sé
dalle finanze pubbliche alimentate dalla totalità dei contribuenti;
e) il dovere dello stato di
garantire il diritto allo studio
per tutti, anche sotto forma di
sostegno economico agli studenti e alle famiglie, indipendentemente dal tipo di struttura frequentata, purché facente
parte del «Sistema scolastico
pubblico integrato»; oltreché
il dovere di garantire il diritto
anche delle scuole private a
fruire di opportunità e risorse
volte a sviluppare la qualità
del sistema di cui fanno parte
(ad esempio le iniziative formative o quelle per il sostegno
ai portatori di handicap o
quelle volte a sviluppare iniziative particolari in contesti
sociali di disagio, ecc.).
Se questo è lo scenario
verso cui l’Italia si sta dirigendo, sempre meno risultano comprensibili privilegi
quali il finanziamento pubblico deir insegnamento della religione cattolica nella
scuola pubblica.
I Ds si impegnano pertanto
a promuovere una revisione
del Concordato che elimini
questo elemento di discriminazione di fatto tra credo religiosi e tra cittadini e cittadini,
di cui vengono meno le ragioni storiche nel momento in
cui vi è ampia possibilità di
sviluppo di scuole cattoliche
a cui è garantito l’accesso a
tutti, anche grazie a risorse
economiche di sostegno al diritto di studio.
Riteniamo che tale revisione possa essere realizzata in
forma concertata con la Chiesa cattolica che, a nostro avviso, ha tutto da guadagnare
da essa in termini di limpidezza e coerenza nell’esercizio del suo magistero; revisione che può mettere capo a
una moderna forma di insegnamento della storia e antropologia delle religioni, come
elemento importante del curricolo della scuola pubblica,
con particolare riferimento
naturalmente allo specifico
storico italiano.
SCOUT — Venerdì 7 gennaio, alle 16, incontro alla
Casa unionista di Torre Pellice, per il week-end alla Rocciaglia, ritorno domenica 9
alle 16,30.
ANGROGNA — Martedì
21 dicembre, al presbiterio,
alle 20,45, studio biblico
sull'Evangelo dell'infanzia
di Gesù.
LUSERNA SAN GIOVANNI — Riunioni quartierali:
giovedì 16 dicembre, alle
20,30, a Fondo San Giovanni, venerdì 17, alle 20,30,
agli Airali, lunedì 27 dicembre, a Bricherasio, martedì
28 alle Vigne.
PINEROLO — Giovedì 16,
ore 15, festa di Natale dell'Unione femminile.
POMARETTO — Culti al
Centro anziani di Perosa Argentina venerdì 17 dicembre e venerdì 31, alle 16.
Riunioni quartierali: mercoledì 22, alle 20,30, ai Maurini, mercoledì 29, alle 20,30,
a Perosa, lunedì 3 gennaio,
alle 20, a Masselli, mercoledì
5, alle 20, alla borgata Pons,
venerdì 7 gennaio, alle 15,
all'Inverso Clot.
TORRE PELLICE — Riu
nioni quartierali: venerdì 17
agli Appiotti, venerdì 21
all'Inverso, martedì 4 gennaio all'Inverso, venerdì 7
alla Ravadera. Lunedì 20 dicembre, alle 20,45, ultimo
incontro di studio biblico, la
nuova serie riprenderà lunedì 10 gennaio sul tema
della giustìficiizione per fede. Martedì 4 gennaio, alle
15, riunione mensile della
Cevaa, alla Casa unionista,
sala del primo piano.
VILLASECCA — Riunioni
quartierali: giovedì 16 dicembre, alle 14,30, a Bovile,
alle 20, al Serre Giors, lunedì
20, alle 14,30, a Trossieri, alle 20, a Villasecca.
ANGROGNA
Sabato 18 dicembre, alle 21, nel tempio del
Serre, serata prenatalizia con i bambini e con
la corale della comunità, con canti e recite.
Venerdì 24 dicembre, alle 20,45, nel tempio di
Pradeltorno, culto della vigilia di Natale, cena
del Signore, con partecipazione della corale.
Sabato 25, alle 10, nel tempio del capoluogo,
culto di Natale, con cena del Signore, partecipa la corale; la filodrammatica ripresenta, dopo 30 anni, «I 20 ani pij brut ’d pare Michel»,
alle 21, nella sala unionista del capoluogo, replica domenica 26, alle 15 e alle 21. Venerdì
31 dicembre, alle 20,45, nel tempio del Serre,
culto di fine anno, con cena del Signore.
BOBBIO PELLICE
Domenica 19 nel tempio; culto con la partecipazione dei bambini della scuofa domenicale e i ragazzi del precatechismo; alle 12,15
nella sala delle attività; pranzo comunitario
con la partecipazione di Scuola domenicale,
precatechismo, catechismo e comunità tutta.
Siete pregati di prenotarvi presso Jeanne
Charbonnier (tei. 957902) entro il 16 dicembre. Mercoledì 22 dicembre, alle 20,45, recita
presentata dalla scuola domenicale. Giovedì
23 dicembre, alle 21, nel tempio, concerto
della corale di Bobbio-Villar insieme al coro
Valpellice. Sabato 25 dicembre. Natale del Signore, culto nel tempio con Santa Cena e partecipazione della corale. Ricordiamo che il
culto viene anticipato alle ore 10. Domenica 2
gennaio, alle 10,30, nella sala, culto di inizio
nuovo anno, con Santa Cena.
LUSERNA SAN GIOVANNI
Sabato 18 dicembre, alle 15, festa della
scuola domenicale ai Peyrot. Domenica 19 dicembre, alle 10, culto di Natale e festa dei
bambini e delle bambine delle scuole domenicali di San Giovanni e dei Peyrot; la giornata
proseguirà con pranzo al sacco, con un primo
caldo offerto dall’Asilo, nel pomeriggio giochi e intrattenimenti, visita all’asilo per eseguire alcuni canti, termine alle 16. Alle 11, a
ncherasio, culto con celebrazione della San,u Cena. Giovedì 23 dicembre, alle 10, negli
temi, culto di Natale e celebrazione della
unta Cena. Venerdì 24 dicembre, alle 21, nel
empio del Ciabas, culto di vigilia di Natale.
Ubato 25 dicembre. Natale, alle 9, agli Airah culto di Natale con Santa Cena; alle 10, nel
mpio di Giovanni, culto di Natale con
^ena. Domenica 26 dicembre, alle 9,
Sa Airali, alle 10, culto nel tempio di
cult H'.®''tenni. Venerdì 31 dicembre, alle 21,
__te u' fine anno, ne tempio di San Giovanni.
NATALE NELLE CHIESE VALDESI
Domenica 2 gennaio, alle 9, culto agli Airali,
alle 10, nel tempio di San Giovanni, culto in
francese, alle 11 a Bricherasio.
PINEROLO
Sabato 18 dicembre, alle 18, festa del precatechismo. Domenica 19 dicembre, alle 10, culto a cura della scuola domenicale e festa dei
bambini. Sabato 25 dicembre, alle 10, culto di
Natale con celebrazione della cena del Signore. Domenica 26, alle 10, culto. Venerdì 31 dicembre, alle 18,30, culto di fine anno, chi vuole fermarsi per aspettare l’anno nuovo può prenotarsi presso Fiorella Griot (tei. 0121-77672),
con un contributo di lire 5.000, e portando
qualcosa da mangiare e/o bere da mettere in
comune. Domenica 2 gennaio, alle 10, culto.
Sabato 8 e domenica 9 gennaio, ripresa del
precatechismo e della scuola domenicale.
POMARETTO
Domenica 19 dicembre, nel tempio, alle
20,45, concerto della banda di Pomaretto, con
colletta a favore del teatro valdese di Pomaretto. Giovedì 23, alle 20,30, nel tempio, culto
natalizio con i bambini della scuola domenicale e con la partecipazione della corale. Sabato
25, alle 9, culto in ospedale, alle 10, culto nel
tempio con Santa Cena e presenza della corale, alle 20, festa natalizia ai Cerisieri. Domenica 26, alle 10, culto a Pomaretto, alle 15, culto
natalizio, all’Inverso Clot. Venerdì 31 dicembre, alle 20,30, culto di fine anno nel tempio,
con celebrazione della Santa Cena, seguirà un
incontro fraterno all’Eicolo grando. Domenica
2 gennaio, alle 10, culto a Pomaretto. Sabato 8
gennaio, alle 20,30, concerto delTUnione musicale di Inverso Pinasca, al teatro.
SAN SECONDO
Mercoledì 22 dicembre, alle 10, culto alla
Casa Turina. Sabato 25 culto alle 10 con Santa Cena e partecipazione dei vari gruppi delle
attività. Domenica 26 culto alle 10. Venerdì
31, alle 20,30, culto liturgico con Santa Cena.
RORÀ
Giovedì 16 alle ore 20,30 ultimo incontro di
quest’anno alle Fucine. Domenica 19 recita
della scuola domenicale alle Fucine con estrazione dei numeri della lotteria alle ore 15.
Mercoledì 22, al centro, recita e festa della
scuola domenicale alle 20.30. A Natale culto
ore 10, con Santa Cena e corale di Rorà.
PRALI
Venerdì 24 dicembre, culto serale con Santa
Cena. Sabato 25, culto con Santa Cena e partecipazione della corale; nel pomeriggio festa
dell’albero, con la scuola domenicale e la corale. Domenica 26 dicembre culto.
PRAMOLLO
Sabato 25, alle 10, culto con Santa Cena,
nel tempio. Domenica 26, alle 14,30, festa di
Natale con i bambini e i catecumeni. Domenica 2 gennaio, alle 10, culto di inizio anno.
PRAROSTINO
Domenica 19, alle 20,30, al tempio di San
Bartolomeo, «Cantiamo insienie il Natale»,
concerto con la partecipazione della corale,
del coretto e della scuola domenicale. Sabato
25 dicembre, culto di Natale, alle 10, nel tempio di San Bartolomeo, con Santa Cena. Domenica 26, alle 15, nel tempio di San Bartolomeo, culto e festa della scuola domenicale e
del precatechismo. Venerdì 31 dicembre, alle
20, nella sala del teatro, aspettiamo insieme il
2000, con cena comunitaria. Domenica 2 gennaio, alle 10, culto di Capodanno, al tempio di
San Bartolomeo, con Santa Cena. . .
TORRE PELLICE
Sabato 18 dicembre, alle 14,30, alla Casa
unionista, festa di Natale della scuola domenicale. Domenica 19, alle 10, nel tempio,
culto con la partecipazione della scuola domenicale e del precatechismo; alle 15, pomeriggio natalizio nel tempio, al termine incontro in Foresteria (chi volesse preparare delle
torte può consegnarle direttamente in Foresteria entro le 15). Venerdì 24 dicembre, alle
21, nel tempio dei Coppieri, culto con Santa
Cena e partecipazione del coretto. Sabato 25,
alle 10, nel tempio, culto con Santa Cena,
partecipa la corale. Domenica 26 dicembre,
alle 9,30, culto ai Coppieri, alle 10, culto al
centro, alle 10,30, culto con Santa Cena agli
Appiotti. Venerdì 31 dicembre, alle 18, nel
tempio del centro, culto di fine anno con celebrazione della Santa Cena. La scuola domenicale riprenderà i propri incontri sabato 8
gennaio, i gruppi del precatechismo rispettivamente venerdì 14 e sabato 15.
MASSELLO
Il culto di Natale, con la divisione del pane
e del vino, si terrà al Reynaud, alle 11,15.
VILLAR PELLICE
Sabato 18 dicembre, alle 20,45, «Villar
Canta», nel tempio, serata di canti con scuola
domenicale, coretto e corale. Colletta a favore
della nuova sala. Domenica 19, alle 10, festa
dell’albero e culto animato dalla scuola domenicale, nella sala del teatro bazar, organizzato
dalFLFnione femminile, dalle 9 alle 10 e dalle
11,30 alle 17. Venerdì 24 dicembre, alle
16.30, culto prenatalizio alla Miramonti, con
cena del Signore. Sabato 25, alle 10,30, culto
di Natale con cena del Signore. Domenica 26
dicembre, alle 10,30, culto. Lunedì 27, alle
20.30, festa natalizia alla scuoletta dei Teynaud. Venerdì 31 dicembre, alle 20, culto di
fine anno con cena del Signore. Domenica 2
gennaio, alle 10,30, culto.
VILLAR PEROSA
Domenica 19 dicembre, culto nel tempio,
con la partecipazione della scuola domenicale; a seguire pranzo nei locali del convitto e,
fino alle 16, pomeriggio di festa. Venerdì 24
dicembre a Vivian, veglia natalizia. Sabato 25
dicembre, alle 10, culto di Natale nel tempio,
con celebrazione della cena del Signore e partecipazione di un piccolo gruppo di ottoni.
Domenica 26, nel salone del convitto, culto
alle 10. Venerdì 31 dicembre, alle 20,30, al
convitto, culto di fine anno.
VILLASECCA
Venerdì 24 dicembre, alle ore 20, culto al
Trussan con cena del Signore. Sabato 25, alle
ore 10, culto ai Chiotti con cena del Signore e
partecipazione della corale. Domenica 26, alle
ore 10, culto ai Chiotti con cena del Signore e
partecipazione della corale, della scuola domenicale e del catechismo di I e II anno. Venerdì
31 dicembre, alle ore 20, culto di fine anno ai
Chiotti, seguito da agape fraterna. Domenica 2
gennaio, alle ore 10, culto di inizio anno con
cena del Signore.
PERRERO-MANIGLIA
Domenica 19 dicembre, alle 10, culto unico
a Maniglia, con partecipazione della scuola domenicale e dei catechismi e della corale. Sabato 25, alle 10, culto unico di Natale a Ferrerò.
RODORETTO
Domenica 19 dicembre, alle 10, culto di
Natale in casa di Valter Tron.
SAN GERMANO
Il 23 dicembre alle ore 21, nella sala valdese, concerto di Natale. Venerdì 31 dicembre,
alle 20,30, culto di fine anno.
01362469
10
PAG. IV
E Eco Delle Yalu Aàldesi
venerdì 17 DICEMBRE IQqq
veneri
HOCKEY GHIACCIO
La Valpe chiude con il secondo successo la serie di tre
trasferte con cui ha iniziato il
girone di ritorno e, superato il
turno di riposo di sabato 11,
resta salda al 9° posto. Il campionato osserva ora altri dieci
giorni di riposo per far spazio
alla Nazionale: la ripresa, il 21
dicembre, vedrà a Torre Pellice il Brunico.
Val Venosta-Valpellice 3-4
Gli altoatesini sono penultimi ma in casa sono capaci di
prestazioni gagliarde e così rispondono colpo su colpo ai
vantaggi del Valpellice. A Laces manca Stevanoni che con
l’allenatore Da Rin è impegnato nella nazionale under
20: esordisce come trainer
Andrea Chiaretti. I valligiani
passano rapidamente, intorno
al 6’, sul 2-0 grazie a Marziale
e Grannonico ma il doppio
vantaggio fa male ai piemontesi. Piano piano il Val Venosta rientra in partita, realizzando prima con Getti e pareggiando con Stocker. Chiuso
sul 2-2 il primo tempo, il secondo «drittel» finisce 0-0 con
una buona occasione per Cintoli ma anche opportunità per
il Val Venosta. Marziale e Tomasello insieme promettono
gioco e spettacolo, ma rientrano poco; si ripetono gli errori
di Collalbo con i difensori
avanti e nessuno a coprirei.
Comunque in apertura di
terzo tempo la svolta: ancora
due reti in pochi attimi fra il 3’
e il 4’: sono Marziale e Scapi
RT
nello a siglare le due reti.
Risultati 18^ giornata
Zoldo-Fassa 5-6; AsiagoBrunico 7-1; Val VenostaValpellice 3-4; Como-Appiano 6-0; Renon-Varese 4-3
(ot); Merano-Auronzo 10-4;
Vipiteno-Alleghe 5-3.
Risultati 19^ giornata
Bolzano-Auronzo 9-1; Vipiteno-Val Venosta 11-2; Alleghe-Appiano 8-2; Renon-Merano 1-3; Varese-Como 4-6;
Brunico-Zoldo 5-4; FassaAsiago 1-4.
Classifica
Asiago 50, Fassa 46, Merano 45, Vipiteno 40, Bolzano
39, Alleghe e Como 32, Brunico 29, Valpellice 24, Renon
22, Auronzo 14, Appiano 13,
Varese 10, Val Venosta 3,
Zoldo 0.
Serie B
Prosegue la stagione negativa del Pinerolo che domenica sera, opposto al Torino, è
stato sconfitto per 6-1. Il Pinerolo, a 6 punti si allontana
dalla zona play off dove entra
in pieno invece il Torino attualmente quarto. Domenica
19, ore 20,30 Pinerolo-Rangers Milano.
Nell’hockey femminile
l’ultimo week-end ha visto in
serie B la Valpe-Pinerolo giocare due partite in trasferta in
Alto Adige: sabato le pinerolesi hanno vinto a Vipiteno
per 3-1, domenica poi si sono
arrese al Bolzano per 4-0.
TENNISTAVOLO
Ancora una volta tutte le
squadre del Valpellice vincono i rispettivi incontri. La «B»
della DI ha vinto ad Alpignano per 5-2 con tre punti di
Rossetti e due di Battaglia; la
«A» di DI ha surclassato per
5-0 il Sisport Fiat con due
punti di Franco Picchi e Cesano e uno di Ghirardotti. La CI
nazionale ha vinto a Moncalieri per 5-1 con due punti di
Fresch e Rosso e uno di Davide Gay. Interessante infine il
derby fra Valpellice e Rinasca
in .serie C2; hanno vinto i primi, e per 5-2 ma i fratelli Chiri, autori di un punto ciascuno
e Migliore (3 punti) hanno
trovato un avversario ostico.
PALLAVOLO
Buona giornata per il Body
Cisco che vince in B2 maschile sui campo del Caluso e
sale a 9 punti; ancora male il
Ceruti i m B2 femminile, battuta in casa dal Venaria.
Tre vittorie e due sconfitte
nei campionati minori per il
3S. Nel campionato ragazze,
girone E il 3S Luserna ha
vinto a Villar Porosa per 3-0
e con uguale punteggio sono
state battute le allieve del 3S
Pinerolo nel derby con il
Vbc. Le juniores del 3S Lusema hanno superato per 3-1
lo Sporting Parella; sempre
per 3-1 gli juniores del 3S Pinerolo hanno battuto il Bussolino foto Chisola. Gli allievi del 3S Pinerolo sono stati
infine superati per 3-0 dal
C&L Chivasso.
Una replica, trent'anni dopo, nella sala unionista di Angrogna
Stessa scena, stessi volti e luogo
Sul palcoscenico rinnovato
della sala unionista di Angrogna capoluogo ritorna, intorno
a Natale, uno degli spettacoli
più famosi tra quelli riproposti
sul finire degli Anni 60 dal
Gmppo filodrammatico valdese (poi diventato Gruppo teatro Angrogna). Si tratta della
fortunata commedia dialettica
di Agostino Passi, I vini ani pi
brut ’d pare Michel, lo spaccato di un piccolo villaggio
delle nostre montagne, lacerato e diviso da odi e risentimenti risalenti alle vicende
della lotta di Liberazione. Il
tema della commedia è il pretesto per la presentazione di
personaggi tipici del teatro
piemontese, dal parroco al
messo comunale, dal postino
al notaio, dalla pettegola del
paese al buontempone, che
fanno da contorno alla vicenda del vecchio «Pare Michel»,
con battute e scene esilaranti.
Il dato più originale della
proposta è rappresentato dal
fatto che gli attori e le attrici
che danno il volto e la voce ai
14 personaggi della commedia
sono gli stessi di 30 anni or
sono, quando la sera di Natale
del 1969 lo spettacolo debuttò
ad Angrogna con un straordinario successo, per poi essere
riproposto in una fortunata
tournée nei paesi vicini, come
era usanza. Si tratta di attori e
tecnici ancora oggi impegnati
nel Gruppo teatro, e altri che
hanno alle spalle una lunga
militanza nelle filodrammatiche di Angrogna e nello stesso
Gruppo teatro Angrogna.
L’appuntamento, neanche a
farlo apposta, è per la sera di
Natale, alle ore 21 precise,
con replica il giorno seguente,
domenica 26, alle ore 15 e alle
ore 21. La disponibilità dei
posti, in base alle norme di sicurezza, è limitata a 99 spettatori, per cui si consiglia di
prenotarsi per tempo alla libreria Claudiana di Torre Pellice o al negozio di alimentari
Vecco ad Angrogna.
Eventuali offerte andranno a
favore della copertura delle
spese sostenute dal Concistoro
valdese per la ristrutturazione
della sala unionista. Per ulteriori informazioni si può contattare la promotrice dell’iniziativa, Maura Bertin (tei.
0121-953026), o Sergio Buffa
(0121-901203).
16 dicembre, giovedì
ANGROGNA: Alla scuola grande del capoluogo, alle 21, il
pastore Platone parlerà su «Il monumento dei valdesi medievali
di Steyr (Austria), ipotesi di impiantarne una copia al Serre».
17 dicembre, venerdì
TORRE PELLICE: Nella sede del Cai, alle 21, diapositive
e immagini a cura dei soci sulle attività del 1999.
TORRE PELLICE: Alle 21, al tempio, concerto corale.
18 dicembre, sabato
TORRE PELLICE: Al teatro del Forte, alle 21,15, «La
Gabbianella e il gatto», fiaba musicale in tre atti, musica di
Carmelo Lacertosa, orchestra e coro della scuola intercomunale
di musica della vai Pellice. Ingresso lire 7.000. Replica domenica 19, alle 17.
POMARETTO: Alle 19,30, nel vecchio borgo, «Festa di
Natale», con la presenza dei bambini e dei ragazzi delle scuole,
canti, cori e banda musicale.
SAN GERMANO CHISONE: Alle 15, al parco comunale,
mostra mercato di oggetti artistici, fiaccolata, con canti della
corale valdese, distribuzione di dolci e vin brulé.
BRICHERASIO: Alle 21, nella chiesa di Santa Maria, concerto della Filarmonica San Bernardino di Bricherasio.
PEROSA ARGENTINA: Alle 21, nella chiesa parrocchiale,
concerto del coro «Turba concinens».
TORRE PELLICE: Nella palestra di via d’Azeglio, musiche e danze popolari con i Triolet.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Allo spazio espositivo di via
Roma 33, mostra collettiva di pittura «Luserna 2000, proposte
d’arte», aperta fino al 10 gennaio, ore 10-12,30 e 15,30 -18,30.
19 dicembre, domenica
SAN GERMANO CHISONE: Dalle 10 alle 18, nel parco
comunale, mostra mercato.
PEROSA ARGENTINA: Alle 21, al cine teatro Piémont,
concerto della «Cluzon big Band».
21 dicembre, martedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: In piazza Partigiani, alle 16,
spettacolo di artisti di strada.
TORRE PELLICE: Nella biblioteca della Casa valdese, alle
25,30, concerto di Natale per l’Unitrè, con Laura Giordano e
Enzo Fomione al pianoforte, musiche di Liszt.
PINEROLO: Nei locali dell’ associazione «Stranamore»,
proiezione del film «Maurice», ingresso riservato ai soci Arci,
possibilità di fare la tessera in sede.
22 dicembre, mercoledì
TORRE PELLICE: Al cinema Trento, alle 21, canti natalizi
con Marina e Renato, premiazione dei disegni dei ragazzi e dei
bambini delle scuole elementari e medie.
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 17, in piazza Partigiani,
spettacolo «I mapo dei mapo».
torre PELLICE: Fino al 3 gennaio, al circolo Mûris,
esposizione di collezioni, porcellane, bamboline, pipe, pizzi e
hobby in genere; per partecipare rivolgersi alla Pro Loco.
23 dicembre, giovedì
LUSERNA SAN GIOVANNI: In piazza Partigiani, alle 16,
distribuzione di cioccolata, vin brulé e panettoni. Alle 16,30 distribuzione di doni ai bambini con Babbo Natale; alle'17,30
spettacolo «L’incredibile storia del re Bedahulu»; alle 21, nella
chiesa S. Giovanni Battista, concerto del coro «La Primavèra».
24 dicembre, venerdì
PORTE: Alle 22, tradizionale appuntamento con «Alle Porte
di Natale», distribuzione di dolci, spettacolo nel cortile delle
scuole.
TORRE PELLICE: Fino al 7 gennaio il Centro culturale
valdese resterà chiuso per le vacanze natalizie.
31 dicembre, venerdì
FENESTRELLE. Alle 21, nel palazzo del governatore del
Forte, festa di Capodanno; alle 22, alle Casermette, festa di Capodanno per i giovani.
8 gennaio, sabato
POMARETTO: Alle 20,30, nel tempio valdese, concerto
delle corali della vai Germanasca.
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Casa delle diaconesse
di Torre Pellice
Doni prò ristrutturazione ricevuti
dai 1® marzo ai 30 novembre 1999
£ 10.000: Ines Gazzano Rinaldi, Vado Ligure; NN.
£ 15.000: NN; NN.
£ 20.000: Giuseppina Rampi, Torre
Pellice; Aldina Goss, Luserna San
Giovanni.
£ 25.000: Jolanda De Filippis Comba,
Torino.
£ 49.750: Diapositive di Fornerone
«Le piante».
£ 50.000: Torre Pellice: GML, Aline
dalla ved. Bellion, Ivonne Clot ved.
Long, Attilio Clot e famiglia. Alice
Jouve, Frida Aime Rostagno, Marco e Franca Eynard, Emilia e Aldina
Odin, Raimonda Pons, Bianca e
Franco Sappè in mem. dei genitori,
Alberto Selti; Luserna San Giovanni: Lina ReveI, Matilde Benech ved.
Rostagnol; Torino: Emma Beux in
mem. di suor Margherita Jourdan,
Elena Rollo, Laudice Mariani, Elena
Broda, Eugenia Rignano; Foggia:
Marta Rutigliano; Milano: Franco
Gay, Milano; Venezia; Nelly Zecchini Bricherasio; Matilde Gay; NN
per la festa della Casa; San Germano Chisone: Giorgina Giacone.
£ 71.500: Concerto per pianoforte di
Paolo Calzi.
£ 73.000; NN.
£ 80.000; Anna Gazzano, Torre Pellice; NN.
£ 80.050: Concerto per flauto e pianoforte.
£ 100.000; Torre Pellice; Rita Canapa, Mary Jahier, Ermellina Pons,
Mirella Coriasco Poli, Marco Tullio
Fiorio, Heydee Henking, Vanda
Cantari, Maria e Adriana Travers,
NN, Nella Beux ved. Sereno, Ben e
Vanna ricordando Amalia, Laura
Avondetto Rostagno in memoria
della dott.ssa Claudia Peyrot, Ethel
Bonnet; Luserna San Giovanni:
Corrado Bellion, Aldo Rostain, Clelia Gaydou, Sandra Bruno; Prarostino; Roberto Bourne, Amalia
Avondet, Ersilia Godino; Torino: Alberto Peyrot, Maria Piera Pagliani,
Liliana Ribet, Matilde Turin; Villafranca Piemonte: Paolo Massimino;
Pomaretto: Letizia Baret; Moncalieri; Lucia e Camilla Mantuetto; Pinerolo: Elsa e Giulietta Balma; NN
per la festa della Casa; NN.
£ 128.400: Concerto Corelli.
£ 130.000: Famille Jampy, Aix-enProvence.
£ 150.000; Alma Bertinat, Torre Pellice; Carlo Trambusti, Cessina de’
Pecchi.
£ 197.900: Concerto Edoardo Turbil.
£ 200.000: Torre Pellice: Emilio Buffa, «5 marzo 1999», Dolores Durand. Corale valdese di Torre Pellice, Vera Mourglia per la festa della
Casa, Giovanna Garnier in memoria della cara mamma Amalia Oudry, M. Grill e R. Grill Rollier in ricordo di Claudia Peyrot, Nelly Giordan; Prarostino: Giulia Berteli; Genova: Carlo e Rina Rapini; Milano:
Lydia Podio; Biella; A. e G; Pinerolo: Guido La Montagna, un fiore in
memoria di Giovanni Spiotta; NN.
£ 250.000; Giovanni Bertalot, San
Germano Chisone; NN.
£ 300.000; Famiglia Cesan Eynard e
Avaro in memoria dei cugini Ernesto e Pierluigi, Bricherasio; in ricordo di Franco Gay con gratitudine
dalle sorelle Ada ed Evelina e dalla
nipote Mare, Torre Pellice; NN; NN.
£ 350.000: Unione femminile. San
Secondo di Pinerolo.
£ 380.000: Concerto «Les Harmo
nies».
£ 385.060: Comunità di RohrbachWembach-Hahn (Ober Ramstadt),
Germania.
£ 400.000: Odette Balmas Eynard,
Luserna San Giovanni.
£ 461.000: Concerto di Barbara Briaco e Margherita Monnet.
£ 500.000; Luserna San Giovanni:
Pio Gay, Cornelio Gai e Marylou
Favre; Torino: Elide Odin, Maria e
Lidia Vay; Torre Pellice: Luciana
Mathieu; Chiesa valdese di Pramollo; Manta: Lionello Gay; Giraud
Miranda.
£ 700.000: Renato Breuza, Pinerolo.
£ 791.800: Concerto del Gruppo musica.
£ 800.000; Società di cucito. Torre
Pellice.
£ 1.000.000; Torre Pellice: NN «in ricordo...»; Associazione evangelica
di volontariato; Genova: Elena e
Maria Peyrot; Pinerolo: Giuliana
Gay Eynard; Bricherasio: Livio Fossat; San Germano Chisone: Unione femminile; Pomaretto: Marco
Mourglia.
£ 1.100.000: NN.
£ 1.500.000: I familiari in memoria di
Catterina Gai, Torre Pellice.
£ 1.551.862; Chiesa evangelica di lingua italiana, Zurigo.
E 4.872.661: Com. romando, Zurioo.
£ 6.929.988: Wacker Tourn Routh
Germania. ’
£ 15.000.000: Festa della Casa 1999.
In memoria di Bianca Prochet:
£ 20.000; MLG, Torre Pellice.
£ 60.000: Livio Gobello, Luserna San
Giovanni.
£ 111.303: Albert Favat, Francia.
£ 279.182: Jean Favat, Francia.
£ 1.000.000; E.C. G.E.M. Gross Villars; i figli.
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
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San Germano Chisone: Par.
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VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
telefono 167-233111
Guardia farmaceutica:
(turni festivi con orario 8-22)
DOMENiCA 19 DiCEMBRE
Bobbio Peliice: FarmaciaVia Maestra 44, tei. 92744
PINEROLO
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 167-23311l'
SERVIZiO INFERMIERiSTiCO
dalle ore 8 alle 17, presso I
sedi dei distretti.
SERVIZIO ELIAMBULANZA
telefono 118
Cinema
BARGE — Il cinema Comunale propone, venerdì 17,
alle 21, Soldi sporchi; sabato
18, alle 21, La guerra degli
Antò; domenica, ore 15, 17,
19, 21, lunedì e martedì, ore
21, Giorni contati; giovedì
23, venerdì 24, ore 21 e sabato 25, ore 15, 17, 19, 21, Big
Daddy, un papà speciale.
TORRE PELLICE — Il
cinema Trento ha in programma, giovedì 16, venerdì
17 ore 21,15, Il viaggio di
Felicia con Bob Hoskins; sabato 18, ore 20,10 e 22,10,
Fight club; domenica 19, ore
16, 18, 20,10 e 22,10 e lunedì
20, ore 21,15 The astonaut’s
wife, la moglie dell’astronauta con Johnny Depp.
PINEROLO — La multisala Italia (tei. 393905) ha in
programma, alla sala «2cento», da venerdì. La figlia del
generale con John Travolta.
Alla sala «5cento» da venerdì,
Il pesce innamorato.
Delusione
Interpretando il pensiero di
tanti, tantissimi valdesi delle
Valli scrivo per dire tutta la
nostra grande amarezza e
profonda delusione per la fine
di «Villa Olanda» quale opera valdese. Invito perciò i vadosi a destinare i loro lasciti
alle nostre opere se desiderano che esse possano continuare a esistere nel futuro.
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Reg. Tribunale di Pinerolo n. 175/60
Resp. ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa; La Ghisieriana Mondovl
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PAG. 7 RIFORMA
1^' La nostra sfida nella scuola italiana: essere evangelici e insieme laici
L'evangelicità delKAssociazione «31 ottobre»
Valorizzazione delle diversità e del sapere critico, lotta alla discriminazione
airmdividualismò e alla «colonizzazione» cattolica della scuola pubblica
CLAUDIA ANGELETTI_______
gHI si fosse trovato ad entrare nell’aula magna della Facoltà valdese di teologia
1130 ottobre scorso un po’ in
ritardo, si sarebbe trovato in
medias res dentro una discussione accesa sul nome da
attribuire alla costituenda associazione di operatori e insegnanti evangelici. E forse,
se fosse stata persona non avvezza a partecipare agli incontri e alle assemblee del
protestantesimo storico, .avrebbe potuto trovare quella
discussione oziosa é, al limite, inutile, visto che le diffe- '
renze tra le varie formulazioni proposte erano davvero
sottili. A prima vista, infatti,
quale differenza poteva essere colta tra la proposta di «Associazione evangelica per una
scuola laica e pluralista» e
quella che infine ha prevalso
di «31 ottobre: associazione
per una scuola laica e pluralista promossa dagli evangelici
italiani»? C’era però una finalità, in questo soppesare le
parole: evitare il rischio che la
dizione «evangelica» attribuita all’associazione scoraggiasse 0 precludesse l’adesione ai non evangelici.
La speranza di tutti e tutte
è che la presenza di quell’aggettivo (in funzione di attributo 0 sostantivato come
complemento d’agente), che
dichiara la nostra identità
confessionale, possa suscitare, in coloro a cui presenteremo la nostra proposta di aggregazione, un interesse non
superficiale o generico: la nostra evangelicità, comunque
espressa, dovrebbe attirare
sia le sorelle e i fratelli che lavorano nell’ambito scolastico
e appartengono a settori non
storici dell’evangelismo italiano (pentecostali. Chiesa
dei Fratelli, Chiesa del nazareno, Chiesa apostolica ecc.),
sia laici non credenti che
condividano i nostri intenti e
i nostri principi.
Penso, comunque, che il rischio di essere assimilati alle
associazioni cattoliche di insegnanti non possa essere
evitato del tutto, dato l’alto
grado di disinformazione sulle religioni che caratterizza
purtroppo il nostro paese, a
partire proprio dalla sua classe docente che tanto più è
ignorante quanto più crede
di sapere e difficilmente si
sofferma sulle differenze sottili, tacciandole spesso di bizantinismi (con l’abituale
sottolineatura dispregiativa..,). Eppure, dato che è con
questa realtà che bisogna fare i conti, allora può darsi che
anche la spiegazione di un
nome così articolato possa
costituire un utile punto di
partenza per avviare una presentazione della nostra neonata associazione.
D’altronde, è molto buono
che «non ci vergogniamo
dell’Evangelo di Cristo» che
costituisce una proposta di
grande valore per la nostra
società, quindi anche per i
nostri allievi e allieve che,
dalle nostre cattedre, possono ricevere strumenti di riflessione critica e messaggi
significativi, validi e forniti
con onestà, rispetto a tutti gli
altri «pulpiti» interessati
esclusivamente a vendere
qualsiasi merce (dall’ecstacy
in pillole all’estasi mistica
delle varie forme di sacro) a
prezzo non solo delle loro
anime, ma anche dei loro
giovani corpi.
Per queste ragazzine e ragazzini disorientati, l’Evangelo che sta alla base del nostro
insegnamento e del nostro
lavoro è la buona notizia che
la scuola è uno spazio per loro e per noi di confronto
quotidiano sui nostri problemi, sui nostri desideri, sulle
nostre speranze per l’oggi e
per il futuro, in una prospettiva di accoglienza, ascolto e
valorizzazione di tutte le possibili diversità. La buona notizia è che c’è ancora qualcuno disposto a lottare contro
le discriminazioni che tu, ragazza islamica che arrivi sul
banco davanti a me, puoi
trovarti a subire dai tuoi
compagni e compagne o dai
tuoi docenti. La buona noti
Elena Bein
zia è che noi insegnanti non
vogliamo neanche più ritenerci i depositari di uno scibile dato una volta per sempre da trasmettere pedissequamente, ma siamo disposti sempre di più a metterci
in gioco e a progettare, insieme alle studentesse e agli
studenti e con il loro consenso, dei percorsi di formazione nuovi e coinvolgenti.
Per i nostri colleghi la nostra evangelicità è l’annuncio
della buona notizia che anche fra noi e loro è possibile,
nella prospettiva di ricreare
spazi di gestione democratica della scuola, una collaborazione nuova che la faccia
finita con quell’individualismo esasperato segnato da
un’inespressa competitività,
che spesso ci priva di un rapporto umano significativo in
un posto di lavoro che si dovrebbe, al contrario, basare
soprattutto sulla qualità delle
relazioni.
Al contrario, per alcuni nostri colleghi (penso in particolare a quelli di religione
cattolica), la nostra rivendicazione di laicità si tradurrà nel
trovarsi di fronte un’opposizione più forte (hoc est in votis) alla loro presenza spesso
molto invadente e sinceramente insopportabile nella
sua pretesa di costituire l’unica voce valida in materia di
«fatto religioso». D’altronde,
come ammoniva Elena Bein
Ricco alla tavola rotonda del
30 ottobre, il loro progetto di
«colonizzazione» della scuola
pubblica è ispirato a una tale
intolleranza da non poter essere assolutamente tollerato.
Il preambolo dello Statuto del l'Associazione «31 ottobre»
La visione delKevangelismo italiano su scuola e istruzione
L’esigenza di promuovere
un’associazione di operatori
delle scuole di ogni ordittp e
grado è sorta nell’ambito
dell’evangelismo italiano. È
uoto che la Riforma protestante è stata storicamente
all’origine della diffusione
della cultura e, quindi, del1 istruzione di massa, e ciò sia
attraverso la diretta istituziottu e gestione di scuole, sia
stimolando l’assunzione da
putte degli stati della relativa
responsabilità. In Italia, poi,
evangelismo si è costante
mente confrontato con la
pretesa cattolica, politicamente vincente, di condizionare la scuola pubblica, ponendo i suoi principi quale
«fondamento e coronamento» dell’istruzione e garantendo, comunque, la presenza
del suo personale, retribuito
dallo stato, all’interno della
relativa organizzazione.
Tali esperienze, le correlative battaglie politiche, e talvolta persino giudiziarie,
condotte di concerto con organizzazioni politiche e so
ciali di matrice laica, hanno
consentito all’evangelismo di
elaborare una visione dell’istruzione pubblica, che può
così sintetizzarsi:
- l’istruzione è una funzione e, quindi, una istituzione
fondamentale dello stato volta alla crescita della collettività nazionale e alla formazione dei giovani anche attraverso il superamento dei
condizionamenti sociali e
culturali che ne impediscono
l’eguaglianza (artt. 3 e 33 della Costituzione);
- lo stato, costituzionalmente laico, deve organizzare tale sua istituzione con regole idonee a promuovere
nei giovani la libertà di pensare, lo sviluppo del senso
critico e l’acquisizione delle
competenze, il tutto necessario a sostenere le scelte fondamentali che essi dovranno
compiere nella vita;
- a tal fine la scuola pubblica, prescindendo da ogni
scelta ideologica, politica e religiosa, è chiamata a valorizzare la conoscenza delle diverse posizioni esistenti nella
società avvalendosi, ove occorra, dell’apporto delle forze
sociali che ne sono portatrici;
- il fatto religioso, nelle sue
consistenti influenze sul pensiero filosofico, sulla storia,
sulla formazione dei valori,
sull’arte, ecc. non può non
costituire elemento essenziale della comprensione di
quegli ambiti curricolari in
cui esso sia significativo;
- strettamente funzionale a
tale ruolo dell’istruzione è la
formazione del corpo docente a cui va restituito un molo
adeguato sul piano sociale ed
economico;
- lo stato non ha il monopolio delTistruzione e, quin
di, i soggetti privati hanno facoltà di gestire istituti di
istruzione. Ove, tuttavia, tali
istituti chiedano la parità devono subordinarsi a tutti i
principi fissati per l’istruzione pubblica e, in primo luogo, a quello di reclutare gli
insegnanti sulla base della
sola professionalità, assicurando loro piena libertà di
insegnamento;
- lo stato deve incrementare le risorse destinate all’istruzione pubblica ed escludere ogni possibilità di finanziamento diretto o indiretto
all’istruzione privata.
I promotori dell’Associazione hanno preso atto:
- che la concezione della
scuola maturata nell’ambito
dell’evangelismo italiano esula del tutto da spinte confessionali e corrisponde ad analoghe elaborazioni proprie
delle correnti di pensiero fondate sulla laicità dello stato;
- che tale concezione può
essere condivisa da una parte
rilevante degli operatori della
scuola;
- che una seria mobilitazione degli operatori della scuola
può contribuire in modo significativo ad avviare e sostenere un processo di riforma
che si conformi a tale visione
dell’istruzione pubblica.
Ciò posto, gli stessi promotori hanno ritenuto che, ferma restando la doverosa esplicitazione dell’ambito in
cui l’idea associativa è maturata, fosse possibile procedere alla costituzione di una
struttura scevra da qualsiasi
condizionamento confessionale o politico, laica e aperta
a tutti coloro che, riconoscendosi nei suoi fini, intendano contribuire al loro perseguimento.
Le firme per l’atto costitutivo dell’Associazione «31 ottobre»
I membri del direttivo
Presidente: Rosanna Ciappa, via E. Baldacchini 11, 80131
Napoli (tei. 081-284393). Vicepresidente: Franco Calvetti, via
Chiapperò 29, 10064 Pinerolo (tei. 0121-76350). Membri: Luciana Campennì, via Apuania 14, 00162 Roma (tei. 0644247761), Graziella Gandolfo, via Dell’Orto, 21047 Saronno
(tei. 02-9624441), Francesco Grassi, viale Augusto 71, 80100
Napoli (tei. 081-5932991), Giovanni Lombardo, c. Da Barbaro
494, 91025 Marsala (tei. 0923-960427), Nicola Pantaleo, via
Martiri D’Avola 1/a, 70124 Bari (tei. 080-5616520). Revisori:
Piero Trotta (presidente), via dei Cardieri 29, 90142 Palermo
(tei. casa 091-361205; ufficio 091-6258107), Gianpaolo Ricco,
viale 29 Maggio 2, 20025 Legnano (tei. 62-58302252), Anna
Trani, via Parini 27, 74023 Grottaglie (tei. 099-5635654).
Il direttivo dell'associazione «31 ottobre. Associazione per una scuola laica e pluralista promossa
itagli evangelici italiani» è convocato a Roma presso gli uffici-della federazione delle chiese evangeliche in Italia (via Firenze 38) domenica 19 dicembre
1999 alle ore IO. Il Comitato direttivo nella sua prima seduta «delibererà su tutte le materie relative al
perseguimento degli scopi dell'associazione...».
E in libreria la nuova edizione di:
Un giorno una parola
Letture bibliche quotidiane per il 2000
a cura di Paolo Ricca
304 pp., 4 ili.ni f.t., L. 12.000, Euro 6,2, cod. 315
Ecco l’attesa edizione in lingua
italiana delle famose Losungen, testi biblici e meditazioni
giornaliere, preparate ogni anno, a partire dal 1731, dalla
Chiesa evangelica dei Fratelli
moravi. Questa 270® edizione,
speciale per l’anno 2000, tradotta e adattata per il lettore
italiano, è arricchita da 4 quadricromie fuori testo.
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Claudiana
VIA PRINCIPE TOMMASO, 1 -10125 TORINO
TEL. 011/668.98.04 - FAX 011/650,43,94 - C.C.P. 20780102
http://www.arpnet.it/-valdese/claudian.htm
12
PAG. 8 RIFORMA
VENERDÌ 17 DICEMBR^^
«
Come foto sbiadite», ultimo romanzo di Giorgio Bert
L'autore coinvolto dai suoi personaggi
Una ricostruzione che muove dalle memorie di famiglia, si allarga alle vicende
di un'intera generazione e pone interrogativi sulla società valdese di oggi
AUGUSTO COMBA
VA detto che questo libro*
è un po’ diseguale. Una
diseguaglianza, diciamo, concettuale, perché è bello davvero, a tratti commovente. In
che cosa consiste, allora, quel
che di contraddittorio? Ecco,
chiaramente l’autore tiene a
prendere le distanze dai suoi
personaggi, di cui non condivide il fideismo, e lo fa più
volte, fra l’altro dettando la
quarta di copertina, almeno
per la parte che lo concerne.
Ma i personaggi, poi, li rivive
così fortemente che finisce
per rotolare anch’egli, senza
accorgersene, nel solco del
loro sentimenti. I personaggi
sono quasi tutti donne. In
primis ci sono due valdesi
nate verso il 1880, non si dice
dove, almeno non mi pare.
Ma sembra in quel di San
Germano, paese predestinato
ai drammi della valdesità dalle pagine di Piero Jahier. A
sua volta l’iter esistenziale di
tant’ Sophie e tant’ Clotilde, e
il dislivello fra il retaggio culturale e quello economico
della piccola borghesia valdese le predestina ad andarsene all’estero.
Sono due donne coraggiose: l’espatrio, allorché sono
poco più che adolescenti, si
prospetta con qualche ansietà. Ma anche con naturalezza; i paesi protestanti da
secoli accolgono i valdesi con
favore, e alle valdesi offrono
sempre qualche posto da dama di compagnia o da insegnante di lingue. Viaggiano
un bel po’; i loro itinerari arrivano oltreoceano. Per la
bionda, opulenta, sorridente
Sophie, il principale teatro
esistenziale è la Francia (in
alternativa con l’Inghilterra,
donde provengono le dame
nevrotiche che si affidano
a lei). Lungo varie tappe, nella vita vagabonda della pur
bella, ma corrucciata e austera Clotilde gli high points
sono visioni notturne di paolina drammaticità; la prima
in Francia, visitando l’Eglise
du Désert nel 1893 (ha una
«chiamata» a lottare ovunque
per la pace e la giustizia); in
Usa nel 1913 (già allora vede
l’Europa percorsa da fiumi di
sangue); in Germania nel
1926 (la sua missione profetica la trascina a Monaco, alla
Biirgerbràukeller, quella famosa birreria dove parlano
Hitler e Goebbels; e ci tornerà nel 1930, complice in un
attentato antinazista).
Nella vita di Sophie c’è uno
high point più carnale e operaista: nel 1903 a Lione, durante uno sciopero, dorme la
notte per terra accanto ad
Augusto: si sa che gli scioperi
mettono addosso una speciale eccitazione; così accade
che quella notte Sophie fa
per la prima volta l’amore.
Par di capire che, dopo aver
lottato in Francia nel movimento operaio, Sophie sia
tornata alle Valli, e sia stata
nel dopoguerra, con Clotilde,
il tramite per fare conoscere
il passato alla generazione
dei pronipoti. Comunque il
narratore il passato lo approfondirà anni dopo esplo-rando, nella casa di famiglia
alle Valli, ormai disabitata,
un baule pieno di lettere, diari e foto sbiadite.
A questo punto il lettore
qui scrivente si ricorda che
anche lui in soffitta tiene una
cassa di vecchie foto, e trova,
fra quelle, certe «pose» degli
Anni 30 che ritraggono una
persona reale, Pauline Bert
(su cui si rilegga il meritorio
opuscolo di Nelly Rostan).
Non proprio bella, no; ma
dietro le lenti ha un fuoco
Costume tradizionale ad Angrogna
(foto C. Chiavia)
nello sguardo come quello
che balenava negli occhi di
Sophie e Clotilde. Per arrivare dall’estero a far visita ai familiari alle Valli, Pauline doveva passare per Torino, e
qui i suoi cugini lo sapevano
qualche giorno prima: la
(Questura telefonava ordinando che senza fallo si presentasse alTautorità di Ps. Una
volta, peraltro, quell’avviso
non ci fu: Pauline fu prelevata direttamente a Bardonecchia e ospitata, mi pare per
un mese, alle Carceri Nuove
di Torino. Davvero al fresco,
perché era inverno.
Chissà se queste reminiscenze hanno a che fare con
quelle foto sbiadite di cui
parla Giorgio Bert? Una cosa
è certa: quei brani di lettere,
in cui fede cristiana, compassione umana e azione sociale e talvolta politica si fondono al calore di un fuoco
ardente (si tratti di documenti autentici ovvero di
abilissimi montaggi dell’autore, non importa) testimoniano, dice nella IV l’editore,
di «un tempo in cui alle Valli
la vita quotidiana era modellata sulla parola di Dio». Un
tempo? Ma secondo me, certo in modo e misura diversi,
quella non è affatto cosa di
«un tempo» d’inizio ’900, che
non c’è più. Tanto per dire,
le lettere di Renato Peyrot e
di Willy Jervis sono state
scritte parecchi anni dopo. E
poi, sento parlare i miei vicini di casa. E infine leggo fra
le righe dei deliberati comunali. No: oggi, con il cambiare del mondo, molte condizioni e proporzioni sino
cambiate, ma io almeno mi
sono convinto, vivendo a
Torre Pellice da 12 anni e
soggiornandoci dal 1975, che
in molti casi plus ça change,
plus c’est la même chose. E
non sempre in bene, intendiamoci.
Il sostrato del libro è secolarizzante, e traduce la tendenza dell’autore a fare della
sua soggettività e delle sue vicende la chiave per interpretare la realtà. Ne risulta uno
schema alla Saint-Simon, per
cui quest’epoca critica prelude all’estinzione dei valdesi.
grazie anche aU’inettitudine
della classe dei piliers d’église
(pastori, collaboratori, membri di Concistori...) descritti
con pungente realismo quanto ai loro difetti mentre, se
vedo bene, di eventuali loro
virtù poco 0 punto si parla.
Come per certi giovanissimi,
con cui si era uniti nelle lotte
degli «autunni caldi», il sistema capitalistico era destinato
a polverizzarsi entro cinque
anni, così per i nostri secolarizzati noi siamo a quel punto della strada provinciale,
poco prima degli Airali di Luserna San Giovanni, dove un
cartello orientato verso il cimitero avverte: «senso unico». E va bene; ma a noi piliers d’église valdesi, che non
ci stimiamo una schiera di
eroi scesi dal Walhalla né un
gruppo folcloristico, bensì
un’eresia cristiana, questo
importa: che ci sia in giro
gente capace di professare
quella fede che è stata la nostra, e di sacrificarsi per essa.
Ora, quand’anche periscano i
valdesi di origine occitana,
vediamo che a loro sottentrano centinaia di migliaia di
italiani di altra stirpe, e ora
milioni di credenti provenienti dal Terzo Mondo, con
altra pelle e altri lineamenti,
ma con la stessa Bibbia. Questo ci basta.
Infine, ci lascia perplessi
ma anche piacevolmente sorpresi che nelle ultime pagine
del libro Giorgio Bert, dopo
aver riletto i diari e le lettere,
visto quelle foto sbiadite e
ispezionato la vecchia casa,
dica che «le antiche pietre sono un ricordo, ma anche una
promessa» e concluda: «Qui
il passato fluisce nel futuro, il
rimpianto si congiunge con
la speranza (...). Prima ignoravo, ma ora so». Che cosa
sa? Qual è l’oggetto di questo
«sapere»? Secondo i più stimati filosofi, non si dà sapere
autentico se non del vero. Se
è così, anche questo ci basta.
(*) Giorgio Berti Come foto
sbiadite. Torre Pellice-Torino,
Centro culturale valdese-Claudiana, 1999, pp. 247, £ 25.000.
Un libro del teologo cattolico Bruno Forte
L'estetica come «soglia» sull'Eterno
ALBERTO CORSAMI
Lf ESTETICA e le poetiche
I del «bello» come soglia,
limite ultimo da dove la vita
quotidiana si affaccia sul mistero deH’Eterno, sono al
centro di una serie di riflessioni* nelle quali il teologo
cattolico Bruno Forte incontra, passo passo i filosofi antichi (in primo luogo Agostino e Tommaso d’Aquino),
quelli più moderni come
Kierkegaard, Hegel, i teologi
come Hans Urs von Balthasar, ma anche e soprattutto
poeti della bellezza e della
tragedia della vita come lotta
fra bene e male, fra autosufficienza umana e ricerca di
Dio. Logico che spicchi, fra
gli altri, il nome di Dostoevskij, ma affascinanti anche le
illuminazioni verso altri campi dell’arte, fin qui certo meno battuti dalla teologia.
Un capitolo interessante è
dedicato infatti al cinema, alla sua natura costituita da
due polarità, quella dell’icona (con la sua capacità evocativa, che supplisce, nel nostro contesto odierno, alla
crisi delle «pretese totalizzanti della ragione», p. 112) e
quella del racconto: qui Forte
cita un passaggio del teologo
Johann Baptist Metz: «il cristianesimo, in quanto comunione dei redenti in Gesù Cristo, non è, fin dall’inizio, primariamente una comunione
di interpretazione e argomentazione, ma una comunione memorante e narrativa» {Redenzione ed emancipazione, Queriniana, 1975).
Entrambe queste polarità
muovono per Forte alla defh
nizione di un cinema come
«mediazione di trascendenza» (p. 109).
Un’altra apertura piuttosto
nuova può essere quella dedicata alla musica contemporanea, nel capitolo dedicato
all’arte più astratta che l’uomo ha a disposizione. Passate in rassegna le due principali concezioni della musica
come linguaggio (una mutuata dal mondo antico, secondo una visione cosmologica e oggettivistica; una derivata dalla filosofia del secondo Ottocento, che invece
rifiuta ogni «contenutismo» e
ruota intorno al soggetto
fruitore dell’esperienza estetica: la musica parlerebbe
perciò solo di se stessa), appare nel nostro secolo una
concezione ulteriore, che ritiene inseparabili il soggetto
e l’oggetto (chi ascolta e la
musica stessa) in un processo in cui l’uno collabora attivamente con l’altra. Su questa base si concepiscono
molte esperienza di ricerca,
di avanguardia nel nostro secolo (i nomi sono quelli di
Messiaen, Penderecki, Ligeti). Il bello che questa musica
offre è il Bello del frammento, poiché è tipico del Novecento abdicare alla pretesa di
una illustrazione totalizzante
della realtà. Tutt’al più ne cogliamo degli scampoli nell’esperienza di un mondo
che sembra smarrire le proprie coordinate.
I riferimenti alla pittura e
alla poesia di un grande autore credente come Mario
Luzi offrono ulteriori stimoli
alla riflessione, nella consapevolezza che per il credente
il limite di ogni teoria filosofica o estetica sta nell’incompiutezza della parola
umana, che arretra e sbigottisce di fronte alla croce. Qui
probabilmente la parola (ma
anche la musica, il film, il
quadro) «esige (...) di essere
sorpassata verso il Silenzio e
dal Silenzio» (p. 131).
(*) Bruno Forte: La porta delia
Bellezza. Per un’estetica teologica. Brescia, Morcelliana, 1999
pp. 151, £20.000. ' ’
Agenda
17 dicembre
TIRANO (So) — Alle ore 20,30, nella sala del Credito Vali
linese (piazza Marinoni), don Battista Rinaldi e il pa„7
Alfredo Berlendis parlano sul tema; «L’Accordo cattoli”"
luterano sulla giustificazione per grazia».
MILANO — Alle 17, nella sala della Claudiana (v. Sfor?
12/a), il prof. Paolo Ricca parla su: «Le parabole dell’attea
BIELLA — Alle ore 21, nella chiesa valdese (via FeciaH
Cessato 9c), si tiene un incontro sul tema: «Confessare]'
fede oggi: i protestanti e la postmodernità». ’
19 dicembre
TORINO —Alle ore 16,30, alla parrocchia della Ss. Annua,
ziata (via Po ang. via Sant’Ottavio), si tiene un incontni
ecumenico di Natale dal titolo «Gloria a Dio, pace in tetra,
a cura del coordinamento Insieme per Graz.
20 dicembre
TRIESTE — Alle ore 19, nella chiesa luterana (largo PanJ.
li), si tiene una celebrazione ecumenica del Natale.
23 dicembre
CIVITAVECCHIA — Alle ore 21,30, nei locali della comunità battista (via dei Bastioni 16), si tiene una serata di canti, danze, poesie con il filo conduttore del Natale.
25 dicembre
veni
TORINO — Alle ore 9,45, nel tempio valdese di corso Vittorio Emanuele 23, per «Musica e preghiera», l’organista
Chiara Cassin esegue musiche di Krebs, Buxtehude, Bach.
27-31 dicembre
FRALI (To) — Al Centro Agape si tiene il campo invernale
di fine anno dal titolo «Democrazia e partecipazione politica». Per ulteriori informazioni e iscrizioni telefonare allo
0121-807514; e-mail: agape@perosa.alpcom.it.
27 dicembre - 3 gennaio
TAVERNA (Cz) —Al centro Bethel (Ruggiolino), si tiene il
campo invernale sul tema: «Canti per il Duemila», coordinato dal past. Jens Sielmann. Per informazioni e iscrizioni:
past. Bruno Gabrielli, via XX Settembre 62, 88100 Catanzaro: tel./fax: 0961-728045; e-mail; brunogab@tin.it.
29 dicembre -V gennaio
REGGELLO (Fi) — A Casa Cares si tiene il campo di fine
anno sul tema: «La spiritualità e il conflitto interpersonale»
in collaborazione con il Mir, a cura del past. Raffaele Volpe,
Iscrizioni entro il 17 dicembre. Per informazioni tei. 0558652001; fax: 055-8652900; e-mail: cares@centroin.it.
Radio e teieoisione
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul
primo programma radiofonico della Rai, predicazione e
notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO; rubrica televisiva di Raidue a cura
della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche alterne alle 23,50 circa e, in replicai
lunedì della settimana seguente alle ore 9,30 circa. Domenica 26 dicembre (replica lunedì 3 gennaio) andrà in onda: «Romania dieci anni dopo; la Chiesa riformata romena, una minoranza etnica e religiosa»; «Il Natale raccontato e vissuto dalla pastora Maria Bonafede».
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubricadave inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni pR
ma del venerdì di uscita del settimanale.
onfixMìti
12
DICEMBRE 1999
Dialogo
Scoppia la pace tra luterani e Roma. 0 quàS'
Terra santa
Il pellegrinaggio ecumenico del card. Marti®'
Islam
Il velo della discordia
Politica
E Ruini trovò il suo progetto
Cultura
La nuova storiografia israeliana
Con/ronfa: una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 66.000J
(sostenitore lire 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul wp 61^
intestato a coop. Com Nuovi Tempi, via Firenze 38, 00184
Chiedete una copia omaggio telefonando allo 06-4820503, far
(indirizzo Internet; Http;//hella.stm.it/market/sct/home
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Vita Delle Chiese
PAG. 9 RIFORMA
In questi ultimi anni il Servizio cristiano di Riesi ha continuato a crescere
Novità al Monte degli Ulivi
Quasi 150 bambini tra scuola materna e elementare, un Centro agricolo con
certificazione biologica, corsi di formazione e un attivo Consultorio familiare
GIUSEPPE PLATONE
Aria di novità al Servizio
cristiano di Riesi. In questi giorni la Regione siciliana
ha approvato il nuovo corso
di formazione, predisposto
dal Servizio cristiano e cofinanziato dal Fondo sociale europeo, destinato a una
quindicina di ragazze e ragazÚ diplomati sui temi della gestione e la salvaguardia degli
agrosistemi. Il corso si svilupperà da gennaio a giugno, per
una durata complessiva di
800 ore, avvalendosi delle
stmtture del Centro, compresa l’aula di informatica sorta
nel 1991 quando iniziarono,
su proposta di Giovanni Papa
in accordo con lo Csea di Torino, attività formative di questo tipo. La «tutor» del nuovo
corso, l’agronoma Maria Grazia Saporito, spiega che «lo
scopo del corso è in linea con
le finalità del Servizio cristiano, ovvero quello di formare
persone che sappiano utilizzare l’agricoltura in modo
compatiMle con l’ambiente».
Era da tanto che non si facevano più corsi di formazione al Monte degli Ulivi. Il ritardo era dovuto al blocco
operato dalla Regione siciliana che, su questo tipo di corsi, ha svolto un indagine in
tutte le province siciliane a
seguito di casi di corruzione.
Superata questa lunga fase
critica, c’è stata una nuova
ondata di approvazione dei
corsi di formazione. E certamente il nuovo progetto del
Servizio cristiano ha ottenuto
l’approvazione anche grazie
all’esperienza pluriennale
maturata in questo campo.
Per il Centro l’avvio del corso, che inizierà il prossimo 10
gennaio, significa un boccata
d’ossigeno anche se il lavoro
sarà impegnativo.
Novità anche nel Consultorio familiare, ubicato in città,
dove è stata recentemente assunta una nuova assistente
sociale. Angela Carrubba di
32 anni, che ha già maturato
una vasta esperienza in campo sociale nell’ente pubblico.
La Carrubba subentra a Franca Di Vinci che per quasi dieci
anni ha organizzato il lavoro
del Consultorio e ora si è trasferita a Palermo. Il consultorio, rimesso a nuovo, svolge
varie attività, anche in campo
medico e certamente l’acquisto di un nuovo ecografo ha
dato un impulso notevole
oza
Il nuovo centro di condizionamento dei prodotti agricoii
all’attività consultoriale. «A
Riesi l’ente pubblico - dice la
Carrubba - non riesce a offrire servizi sociali articolati, ha
realmente bisogno di integrarsi con un attività sociale
privata, flessibile e tempestiva, capace di offrire servizi sociali essenziali. Al momento a
Riesi (12.360 abitanti, dati
dello scorso settembre) c’è
una buona collaborazione tra
il Comune e il Servizio cristiano sulle tematiche sociali».
Passeggiando per le strade
della cittadina si vedono i manifesti del prossimo convegno
organizzato dal nostro Consultorio sulla menopausa
(«Una fase critica della vita da
conoscere e affrontare con serenità») rivolto soprattutto a
una fascia di un migliaio di
donne tra i 45 e 54 anni d’età.
L’équipe consultoriale, in particolare lo psicologo Guglielmo Liuzza, ritiene che l’aspetto della promozione di convegni su temi di rilevanza sociale sia di grande importanza in
un contesto culturalmente
poco dinamico. «Il fatto che il
“telefono amico”, che ha la
sua sede presso il Consultorio, nel solo mese di settembre abbia ricevuto oltre un
centinaio di chiamate importanti (pur in una fascia ristretta di tempo: quotidianamente
dalle 15 alle 18), specie da
parte di giovani, la dice lunga
- sostiene la Carrubba - sul
bisogno di avere un interlocu
tore, per così dire, fuori dai
giochi e dalle dinamiche locali, sovente distruttive».
Novità anche a livello di
bollettino: «Le Notizie da Riesi». Dopo 38 anni di vita lo
storico bimestrale, fondato
da Tullio Vinay, cambia formato, più agile, ben impaginato e con tante fotografie in
più. Tra gli articoli, sempre
interessanti, appare anche
una scheda da compilare per
candidati volontari. Il tema
appare oggi fortemente attuale anche in vista del nuovo
gruppo residente che accompagnerà la nuova direzione a
partire dal settembre 2000.
La scelta, da parte della Tavola valdese e dei Comitati di
gestione, si è nuovamente orientata su di una giovane
coppia pastorale. «Si tratta di
un esperienza profonda e importante - dice l’attuale direttrice, la pastora Erika Tomassone che gestisce il Centro
dal 1995 - in cui tutti i giorni
occorre assumere delle decisioni per portare avanti un
progetto largamente condiviso e che per Riesi rappresenta, comunque, una speranza
e un orizzonte diverso».
In questi anni il Servizio
cristiano è cresciuto: quasi
150 bambini tra scuola materna ed elementare (un vero
record), il Centro agricolo a
certificazione biologica si è
strutturato in modo nuovo (si
è costituito in srl) e si è dotato
di un moderno centro di condizionamento, sono ripresi i
corsi di formazione e la progettualità del consultorio trova oggi nuovi percorsi. La raccolta delle olive, che si svolge
sempre a novembre, quest’
anno è andata bene, dopo anni di scarsità produttiva.
In città, accanto al portone
della chiesa e sulla piazza,
appaiono i manifesti funebri
dedicati a Rocco .Alabiso, recentemente scomparso. Poche parole sobrie, come il funerale presieduto dai pastori
Klaus Langeneck e Erika Tomassone in cui è stato ricordato il suo impegno, con la
moglie Ines Long, nella comunità di Agape a Frali e a
Riesi al Monte degli Ulivi. Vite interamente spese per indicare coi fatti (come diceva
Tullio Vinay) il nuovo mondo
di Cristo. Lavoro che rivive
nelle nuove generazioni che,
nel cuore della Sicilia deprivata e dimenticata, tentano la
stessa difficile strada tra crolli
e nuovi entusiasmi. È certamente un’ardua sfida quella
che ci ha lasciato in eredità
Vinay con la sua comunità
d’agape. Ma la chiesa, per vivere e sognare, ha bisogno di
questa «follia» che da quarant’anni, in Piemonte e in
Sicilia, continua a sequestrare cuori e menti facendoli volare alto. Dove l’ossigeno è
più rarefatto e vengono, a
volte, le vertigini.
Simona M.
37 anni
medico
‘^vere bene lavila
fa stare meglio”
Quando i miei pazienti mi chiedono consigli
per vivere la loro terza età in modo indipendente io
suggerisco sempre una soluzione residenziale,
Una villa in una località tranquilla con un
ampio parco dove fare belle passeggiate,
* Una residenza dove si mantengono le proprie
abitudini ma si può contare su assistenza e seiVlZi;
dove ci sono spazi per la vita in comune, ^
e dove si possono ricevere visite con la massima libertà.™
Quando i miei pazienti mi chiedono un
indirizzo io non ho dubbi: La Residenza di Malnate perchè so per
esperienza che è la sceltà giusta.
laResT^iza
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Via P. Lazzari, 25
21046 Malnate (Va)
Fax 0332 86 10 72
numero
cortesia
Tel. 0332 42 61 01
Assemblea del 14° circuito
Collaborazione territoriale
con le chiese battiste
LUCA ANZIANI
FRANCO CAMPANELLI
SIAMO pochi, dispersi ma
buoni, si potrebbe dire
adattando un antico adagio.
Infatti dalla nostra visuale i
cosiddetti «problemi ecclesiastici» assumono necessariamente una valenza diversa
rispetto, mettiamo, alla prospettiva delle comunità delle
valli valdesi. Voglio dire che
da noi, nel 14“ circuito delle
chiese valdesi e metodiste, si
devono fare i conti con distanze enormi (la Puglia è
lunga quasi 300 km), con un
difficile lavoro di raccordo di
gruppi simpatizzanti o in formazione (specie nel Tarantino) che andrebbero visitati
con assiduità e costanza, cosa non sempre fattibile. C’è
poi la presenza radicata del
cattolicesimo con una considerazione tutta speciale verso i «fratelli separati»: da un
lato una rispettosa e sciattamente affabile tolleranza,
dall’altro un’irrinunciabile,
quanto soffocante, sequela di
celebrazioni liturgiche, di riti,
di devozioni mariane sulle
quali non è possibile stabilire
un dialogo; ovvero due aspetti che da parte cattolica si sogliono presentare come naturali e complementari; da parte delle piccole realtà evangeliche sono e restano semplicemente inconciliabili.
E così uno dei punti emersi
nel decorso mattutino dell’Assemblea, sulle valutazioni
dell’imminente anno sabbatico, ci ha trovati pressoché
unanimemente concordi nel
rifiuto di partecipare a qualsivoglia iniziativa che abbia
per tema il Giubileo cattolico, anche nel caso di inviti
che ci consentano di espri
mere le nostre riserve e obiezioni critiche. C’è infatti sempre il rischio di vedere intesa la nostra presenza come
quella di «coloro che la pensano diversamente ma partecipano ugualmente». Non è
questione di toni esacerbati,
è che dalle nostre parti il
consenso alla religione ufficiale permea profondamente
il tessuto sociale cosicché il
confine, in materia di fede,
tra la libera scelta e l’imposizione, ancorché indiretta, è
molto labile (vedi lo scontato
potere delle curie vescovili in
materia di insegnamento
della religione cattolica).
Altro tema all’ordine del
giorno è stata la collaborazione territoriale con le chiese
battiste, che viene di nuovo
auspicata, conciliando le rispettive visioni ecclesiologiche sul battesimo. Si è parlato anche di un rinnovato impulso alla funzione del predicatore locale, in stretta collaborazione con il Consiglio di
circuito, di partecipazione
piena dei giovani alla vita comunitaria, di iniziative culturali, conferenze sui temi della
teologia protestante ma con
attenzione anche alle problematiche correnti quali la
bioetica, l’eutanasia, ecc.
Propositi finali: stabilire
delle giornate di evangelizzazione e di incontro tra le varie comunità apulo-lucane e
coordinare un notiziario periodico da inviare al nostro
settimanale. Un ringraziamento pieno non può mancare per la comunità valdese
di Bari che ha ospitato l’assemblea, anche per il gradito
intervallo di degustazione di
un pranzo «alla pugliese», nei
locali del centro di accoglienza «La casetta».
TERNI — Il 28 novembre si è svolto nei locali della chiesa metodista un «Concerto dedicato a Federico», omaggio postumo, voluto dalla famiglia del fratello Federico Roela. Alla
presenza di un nutrito pubblico si è esibita nella prima parte della serata la corale valdese di Forano che, con grande
entusiasmo e generosità, ha aderito all’iniziativa presentando brani tratti dal nostro vecchio Innario, concertati dal
maestro Chiun Soon Sub. Nella seconda parte invece un
folto gruppo di solisti locali ha eseguito brani strumentali
di vari autori classici. Non si è trattato della riproposta di
un lutto che ha molto pesato e ancora molto pesa nei nostri cuori. Era soltanto un pomeriggio di ascolto senza discorsi né commemorazioni. Saper ascoltare è uno dei più
bei doni della vita e uno di questi ci è offerto dalla musica.
È veramente un gran dono di Dio.
RORÀ — Ha avuto un ottimo successo il primo degli incontri
mensili organizzati dal Concistoro. Eravamo 12 persone a
casa di Vanda e Adolfo. Siamo stati insieme, abbiamo preso visione dei libri più importanti pubblicati dalla Claudiana quest’anno e abbiamo letto una lettera del moderatore.
Prossimo incontro al Eric il 20 gennaio. Continua a suscitare interesse presso le famiglie il culto per ragazzi di ogni
fine domenica del mese. Per l’occasione ringraziamo l’animatrice Cristina Pretto.
SAN GERMANO — In ritardo, ma ugualmente di vero cuore,
auguriamo ogni bene dal Signore alle piccole Aurora e
Chiara, figlie rispettivamente di Raffaella Azzario e Massimo Brarda e di Rossana Beux e Aldo Ricca.
gioventù evangelica
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14
PAG. 10 RIFORMA
Commenti
Mitorma
Natale di pace in Irlanda
Paolo Naso
Faticosamente, lentamente, ma Analmente, anche l’IriMda del Nord può sperare in un vero processo di pacificazione. L’accordo per la costituzione di un governo autonomo delle sei contee raggiunto a pochi giorni dal Natale del
1999, concretizza gli accordi del Venerdì Santo del 1998
quando, per la prima volta dopo trent’arml di conflitto, furono gettate ie fondamenta della pace. L’architrave dei progetto era appunto la costituzione di un governo autonomo
delle sei contee, rappresentativo delle diverse tradizioni religiose e culturali dell’isola, capace di garantire allo stesso
tempo la maggioranza protestante e «unionista» e la minoranza cattolica e «repubblicana». Oggi c’è un governo autonomo, composto da leader politici che difficilmente possiamo definire «moderati». Alcuni di loro hanno alle spalle, se
non l’appartenenza ai gruppi paramilitari dell’una e
dell’altra fazione, decenni di militanza settaria. Non è un
governo di colombe; semmai c’è più di qualche falco. E allora? Durerà? È davvero giustificato l’ottimismo con cui si
guarda a questo «Natale di pace» per l’Irlanda del nord?
Ancora una volta, ci pare di dover rispondere affermativamente. L’accordo del Venerdì Santo e quello dell’Avvento
non sono frutto di improvvisazioni diplomatiche. Dietro
c’è la coscienza diffusa all’interno di due comunità cultm-ali, di due società civili, di varie chiese, che la spirale settaria
che per decenni ha distrutto la convivenza in questa regione dell’Europa era priva di senso e di prospettive.
La svolta si è realizzata nei primi Anni 90, dopo una tragica catena di attentati contro obiettivi civili dell’una e dell’altra parte. Nel 1996 visitai il quartiere di Shankill Road, roccaforte dell’unionismo più intransigente, a pochi giorni da
un gravissimo attentato: chi per anni aveva convissuto con
la violenza, chi conosceva nomi e indirizzi dei membri delle
varie formazioni paramilitari, per la prima volta guardava
sgomento a quella spirale di terrore. «Ma dove stiamo andando?»: era la domanda che tanta gente comune iniziava a
porsi con angoscia. Di solito l’angoscia paralizza e invece, in
quell’occasione, provocò le prime reazioni popolari alla violenza dei paramilitari, gli uni e gli altri, quelle dei «nostri ragazzi» e quelle dei «terroristi» che vivevano dall’altra parte
della strada o del ponte. In quel clima, di grande tensione,
due comunità, una protestante e l’altra cattolica, decisero
di dare un segno: dalla chiesa presbiteriana di Ballynafeigh,
un’altra roccaforte dell’orangismo più radicale, un migliaio
di persone marciò sino alla più vicina parrocchia cattolica.
Un gesto tutt’altro che modesto in un contesto settario e
violento. Erano i primi segnali, quelli che indicavano «la
svolta» nella coscienza della gente comune.
La maggioranza dei politici, quelli che contavano, non la
seppero riconoscere e proseguirono con le vecchie litanie
sull’orgoglio della britishness (britannità) o sulla nobile
causa repubblicana. Il settarismo protestante continuava
ad agitare lo spettro dell’unificazione sotto le bandiere papiste deUa Repubblica; quello cattolico e repubblicano invocava la memoria degli eroi che si erano opposti alla colonizzazione inglese. La storia (i miti deUa storia) in Irlanda
hanno sempre avuto un peso del tutto particolare. In realtà
il quadro stava CEunbiando: la Repubblica si modernizzava,
diventava uno dei paesi europei più secolarizzati e con il
più alto tasso di sviluppo; l’InghUterra iniziava ad avvertire
il peso politico ed economico della sua presenza militare in
Irlanda. Le vecchie bandiere del settarismo religioso apparivano sempre più logore, incapaci di garantire un futuro
alle sei contee e all’isola nel suo complesso. L’Unione europea, la comunità economica, le pressioni americane, le
spinte ecumeniche sono quindi stati il volano di un proces-^
so di pace che, partito dalla società civile, è faticosamente'
arrivato a quella politica. La decisione dei paramilitari
unionisti prima e dell’Ira dopo (troppo dopo) di procedere
al disarmo è un’ulteriore importante svolta; così come la
costituzione del governo «di tutti» gli abitanti delle sei contee, cattolici e protestanti, unionisti e repubblicani.
Nessun trionfalismo, comunque. Questa è una pace «lenta e tardiva», persino a rischio. Ma averla raggiunta contro
settarismi violenti e radicali, restituisce una speranza nuova a quanti l’hanno voluta e costruita. E tra di loro tante
dorme e tanti uomini che celebreranno il prossimo Natale
con uno spirito particolarmente grato e riconoscente
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Tourn, COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di Croce,
Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Pawel Gajewski, Giorgio GardioI,
Maurizio Girolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il n. 176 del 1® gennaio 1951. Le modifiche
sono state registrate il 5 marzo 1993.
Il numero 48 del 10 dicembre 1999 è stato spedito dall'Ufficio
CMP Nord di Torino, via Cebrosa 5, martedì 7 dicembre 1999.
IA 4 anni dalla Conferenza mondiale delle donne
La Piattaforma di Pechino
Le Ong italiane discutono la bozza del Rapporto, preparato
dal governo, sulla situazione delle donne nel nostro paese
PPRIANA GIUDICI
Tra il 5 e il 9 giugno 2000
una sessione speciale dell’Assemblea generale del-le
Nazioni Unite prenderà in
esame i primi cinque anni di
vita della «Piattaforma di
Pechino» (il documento finale della quarta Conferenza
mondiale delle donne tenutasi a Pechino nel settembre
1995). Il 3 e il 4 dicembre si è
svolto a Roma un Forum di
tutte le Organizzazioni non
governative (Ong) italiane per
valutare i risultati raggiunti,
gli ostacoli incontrati e le
azioni che ancora devono essere intraprese, nei prossimi
cinque anni, per conseguire
nel decennio (1995-2005) gli
obiettivi stabiliti. Le Nazioni
Unite chiedono infatti a ogni
governo firmatario della Piattaforma di redigere un Rapporto nazionale: dai risultati
dei vari Rapporti l’Onu stabilirà quali ulteriori azioni sottoporre all’approvazione dell’Assemblea generale (dal titolo «Women 2000»).
Le Ong italiane, di fronte
alla bozza di Rapporto preparata dal governo italiano, si
sono interrogate sui suoi
contenuti e sulle sue scelte.
Constatano che la trasformazione, nell’identità e nell’esperienza delle donne, rappresenta in Italia uno dei fenomeni più significativi e diffusi; rimangono però ancora
molte «zone buie» della nostra società e della nostra cultura che vanno illuminate e
poste sotto controllo. La violenza, per esempio, che, sebbene sia intervenuta nel febbraio 1996 una nuova legge a
tutela delle donne, rimane
ancora diffusamente presente in ogni strato sociale e in
ogni ambiente (dalla famiglia, alla scuola, dal luogo di
lavoro all’ospedale). Anche il
disegno di legge per «Misure
contro il traffico di persone»
(attualmente in discussione
alla Camera dei deputati) affronta il nuovo scandalo del
«mercato» delle schiave del
sesso. Ma non possiamo nasconderci quanto persista
una cultura della violenza
verso i più deboli. Nella stessa magistratura permangono
atteggiamenti e giudizi preventivamente «contro» le
donne. C’è, insomma, al di là
del forte impegno di rinnovamento delle donne, una caparbia resistenza maschile e
una complicità culturale e
sociale con i violenti.
La «Piattaforma di Pechino» non ci ha ancora a sufficienza aiutate a diffondere
conoscenze adeguate (di
nuove leggi e normative) né a
costruire azioni efficaci di
IL giudice del lavoro di Firenze ha respinto il ricorso
presentato da un’insegnante
di religione in una scuola
media statale, perché in attesa di un figlio pur essendo
nubile per la legge. Il suo
matrimonio infatti era stato
dichiarato nullo nonostante
la nascita di una bambina
che ora ha 8 anni. Poi, dal
suo attuale convivente la signora è rimasta incinta e da
buona cattolica non ha voluto neppure pensare all’aborto. Ma quando ha dichiarato
al preside di attendere un
bambino, nel giro di pochi
giorni e senza preavviso è
stata licenziata e le è stata ritirata l’idoneità all’insegnamento. Ha chiesto di poter
almeno fare l’insegnante di
sostegno per i ragazzi disabili della scuola. Niente da fare: la signora non può rien
prevenzione. Mancano, in
Italia conoscenze puntuali
sul fenomeno (dati, caratteristiche) e specifiche iniziative
di formazione per operatori
delle forze dell’ordine, della
giustizia, della sanità, della
scuola, e dell’università. Le
Ong chiedono, da tempo, l’istituzione di un numero verde nazionale per consentire
alle vittime della violenza o
della «tratta delle donne» di
sapere, come e dove, possono trovare informazione, rifugio e assistenza. Si comincia invece, anche in Italia, ad
affrontare il tema delle mutilazioni genitali femminili,
collegate a culture e religioni
di persone immigrate; è necessario porsi la questione di
come affrontare, sia dal punto di vista culturale che sanitario, questo tipo di violenza
contro le donne.
Ma la deìiuncia più forte
che ha segnato i lavori del
Forum è stata quella di un
crescente diffondersi di meccanismi di discriminazione,
nella nostra società, che diventa sempre più «inquinata» da esclusioni e marginalizzazioni. Le donne, le prime e le secolari vittime, si
sentono oggi in prima linea
per difendere la dignità di
ogni altro essere umano e si
impegnano per combattere
le disuguaglianze che riguardano non più solo le donne.
Molti sono i problemi aperti:
l’interazione di culture, economie, religioni; i fondamentalismi; lo scarso peso
nelle politiche economiche,
nazionali o internazionali
per i bisogni delle donne e
degli altri soggetti deboli.
Durante i lavori del Forum
è emersa con chiarezza la
nuova percezione di sé delle
Ong: sono presenti su tutto il
territorio nazionale, ma con
una netta prevalenza al Nord;
la maggior parte sono nate
negli Anni Ottanta, sia per
preparare la Conferenza di
Pechino sia come strumento
per attuare la «Piattaforma»; i
settori di prevalente impegno
sono l’assistenza alle donne
violentate, la cooperazione
allo sviluppo e la cultura. Ancora grave è invece, in Italia,
il distacco della società civile,
come le Ong, dalle istituzioni
pubbliche, sia enti locali che
servizi o realtà decentrate di
ministeri o commissioni di lavoro. Eppure, la recente settimana dell’Organizzazione
mondiale del commercio, a
Seattle, ha dimostrato come
stia ormai nascendo una globalizzazione del mondo civile
che si oppone ai «diktat» di
gruppi politici 0 economici.
Più sinergia, più ascolto,
più concretezza e maggior
trasparenza, sono le richieste delle Ong, se si vuole davvero dare attuazione alla
«Piattaforma» di Pechino.
Eppure anche in questo caso
ci si confronta con il grande
quesito che riguarda tutta
l’azione dell’Onu: «Rispetto
ai diritti umani (e tra questi
quelli delle donne e delle
bambine) quale rapporto c’è
fra la sovranità nazionale e le
scelte delle Nazioni Unite?».
PIERO bensì
trare in scuola e si è vista costretta a presentare ricorso,
che le è stato rifiutato qualche giorno fa.
Sono cose che possono
succedere solo in Italia, dove
si blatera tanto di leggi in favore della maternità, della
non licenziabilità delle donne incinte e della difesa della
vita e dei neonati. È il frutto
anomalo del tanto conclamato Nuovo Concordato fra
la Repubblica italiana e il Va
ticano: per cui una professoressa che insegna in una
scuola statale e quindi pagata dallo stato (cioè da noi)
dipende per la sua idoneità e
possibilità di lavoro dalle decisioni di uno stato straniero, cioè il Vaticano, rappresentato in questo caso dalla
curia della città.
È un contrasto insanabile
fra le norme concordatarie e i
principi costituzionali, che il
Parlamento dovrebbe affret
laRepubUka
Profitto e morale
A commento deirinterven
to del governatore della 8®!
ca d’Italia Antonio Fazio aii,
Settimana sociale della Ghiesa cattolica. Massimo Riy,
scrive (17 novembre) cheegl
«ha offerto alla platea catto!
ca una sintesi ricompositiva
del conflitto tra profitto capitalistico e dottrina socia!
della Chiesa, sostenendo fj.
dea che l’etica nella condp.
zinne degli affari è un’esigen.
za non solo della coscienza
ma anche della stessa economia di mercato, la quale vive
e prospera soltanto nel rispetto delle regole da parte dei
suoi protagonisti. Certo, questa è una visione alla quale!
mondo protestante era già arrivato da secoli, ma il fatto
che oggi essa sia fatta propria
da una delle voci più importanti della cultura cattolica
italiana, dinanzi a una platea
di autorità ecclesiastiche, assume un significato di tutto
rilievo». Riva non concorda
invece con Fazio là dove egli
critica l’eccesso di pressione
fiscale e di spesa pubblica da
parte dello stato: «... non si
potrebbe dare torto a questi
suoi rilievi se non fosse che
egli prospetta un aggravio
della spesa scolastica a favore
dell’istruzione privata».
Individualismo
Del tutto diverso il riferimento di Pierpaolo Donati al
protestantesimo (18 novembre, sulla Settimana sociale in
generale): «... la società moderna - scrive - è nata da una
matrice teologica protestante
che ha enfatizzato la coscienza individuale a scapito delle
mediazioni sociali, favorendo
così un processo di progressiva soggettivizzazione e secolarizzazione, attraverso la
quale la società civile si è praticamente suicidata». Poi, pii'
avanti: «Oggi che l’unità politica dei cattolici è tramontai,
e in processi di globalizzazione che erodono gli Stati nazionali, con un Welfare Stati
sempre più in crisi, ripartire
dalla società civile non è solo
una necessità: è una opportunità da non perdere». E aiicora: «Ripensare la società civile
vuol dire allora avere in mct|'
te un progetto di società
colato in sfere distinte, né separate né confuse, che si regolano in base ai propri compiti, e tra le quali intercorrono
regole di reciprocità, di concorrenza leale e solidarietà»
tarsi a eliminare. Lo stato italiano vieta il licenzianien
motivato dallo stato di gru'’
danza, ma è impotente n
agire di fronte alle decisio
curiali. La signora in
ne, regolarmente laureata
Teologia, è ora senza lavo
con due figli da mantenere
non può rientrare a seno
neppure come biblioteca
perché considerata mani
nubile (per modo di ^
avesse abortito senza d
nulla a nessuno, avrebbe
lato un principio chiaro d
morale cattolica, ma avre
potuto continuare a id
gnarla indisturbata.
(Rubrica «Un fatto, un co'Jj
mento» della trasmissi^^lC,
Radiouno «Culto evang^^^^
curata dalla Federazione ^
chiese evangeliche in Ituu j.
data in onda domenica i
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Pagina
PAG. 1 1 RIFORMA
Continua il dibattito sul culto del 31 ottobre su Raidue
pissensi e consensi sull'ecumenismo
§ Il cattolicesimo
ci sta dividendo?
A Pavel Gajewski, che per
la sua critica air«ecumenico»
culto della Domenica della
Riforma a Protestantesimo ha
^bito ricevuto qualche bacchettata, vorrei non soltanto
dire che sono d’accordo con
lui (e credo che lo siamo in
molti, anche se tanti non lo
dicono 0 scrivono); vorrei anche esortarlo a non lasciare
smorzare il suo giovanile, fresco spirito critico. Vogliamo
apprezzare il dissenso solo
quando è cattolico?
Sergio Margara ha già ricevuto qualche «sermone» e
ora, leggo, espressioni di solidarietà. Comunque la sua prima lettera, triste, inquietante
proprio nella sua sommessa
pacatezza, merita più che
simpatia; merita ascolto, riflessione, e magari qualche
soprassalto di coscienza; forse
che il cattolicesimo sta riuscendo a piantare un cuneo
nella nostra compagine protestante e, piano piano, in
modo indolore (?) a dividerci,
noi protestanti? Sommessamente, ma con calore, direi a
Margara; non allontanarti «in
punta di piedi» ma rimani e
punta i piedi, come hai fatto
nella tua prima lettera e ribadisci, anche più serenamente,
nella seconda. Non sei il solo
a farlo e a non voler essere
condotto in coscienza dove
non vuole andare. Certo, il
senso della piena comunione
e fraternità è messo alla prova, e duole. In questi anni ho
anch’io fatto un po’ di esperienza quanto a «dissociazioni»; qualche cicatrice rimane
ma sapersi non isolati aiuta.
Teodoro Fanlo y Cortés
spiega e difende il senso della
sua partecipazione in toga a
una commemorazione dei
defunti; predicare l’Evangelo
della resurrezione. Non dubito che questa sia stata la sostanza del suo intervento, così come non dubito della
evangelicità di chi predica
nel quadro di un culto cattolico, di una messa. Il problema è il quadro, il contesto;
quanto ne viene condizionato e «colorato» il messaggio?
Come viene percepita una
nostra partecipazione? Che
cosa vede o ritiene la gente,
di persona o dal video? Alcuni «ecclesiastici», in «divisa»,
onorano i defunti; qualcuno
prega per loro.
Qui a Firenze, in nome del
pluralismo, in occasione del
^ Aprile o dell’anniversario della liberazione della
oittà, siamo sempre invitati a
partecipare alle manifestazioni con «brevi preghiere
per i caduti»; e noi evangelici,
a turno, ci affanniamo a dire
e a ripetere che non preghiate*) per i defunti e a spiegare
perché. Mi domando se non
aremmo meglio a lasciar
perdere, così come penso che
la migliore testimonianza
all’Evangelo di Dio che non è
dio di morti ma di vivi, sia di
girare alla larga dai cimiteri, il
2 novembre. Fanlo cita Subilia; certo, ci ha insegnato a
confidare e a chiedere che la
nostra povera predicazione
diventi parola autorevole;
però, per quanto l’ho conosciuto, non riesco proprio a
vederlo, accanto ad altri «ecclesiastici», in toga, a una
commemorazione di caduti
indetta dall’autorità militare.
Per la cronaca, un ufficiale
del Comando militare, qui a
Firenze, dopo il 2 novembre
mi ha telefonato stupito, con
una sfumatura di sdegno, che
non avessi partecipato a
un’analoga cerimonia religioso-militare; gli ho risposto
gentilmente che* non avevo
ricevuto alcun invito, e che
comunque lo avrei declinato,
perché noi protestanti non
preghiamo per i morti. In
quel contesto anche una seria predicazione (non richiesta), non ne risulterà snaturata? Si possono certo dare risposte diverse; ma il problema c’è, no?
Gino Conte-Firenze
Diversi tra noi
uniti in Cristo
Ero indeciso se intervenire
su Riforma perché temo che
il confronto sfoci in sterili e
inopportune polemiche. La
«vis polemica» propria degli
italiani è elevata all'ennesima potenza fra i protestanti
italiani, sempre pronti a distinguersi, a sminuzzare.
Vengo al cuore del problema:
la Settimana di preghiera per
l’unità dei cristiani. Premesso e dato per scontato che
sono contrariato e indispettito per il ricorso della Chiesa
cattolica al valore delle indulgenze (sorgente della rottura di Lutero con Roma)
non lo sono altrettanto per
quei cattolici che all’interno
della loro chiesa si prodigano
affinché il Vangelo sia vissuto nella sua purezza e semplicità. Oggi è più che mai
opportuno distinguere fra
chiesa, papato, associazioni,
movimenti, gruppi, singoli
nella realtà cattolico-romana. Altrimenti saremmo pessimi osservatori.
Chi partecipa alla Settimana per l’unità è un cattolico
co-n tipologia distintiva rispetto alla globalità, che pur
essendo dentro la chiesa ne
valuta specificità e particolarità e si rende conto che la ricerca dell’unità fra cristiani è
fondata sulla irrinunciabilità
alla «diversità». Diversi ma
uniti in Cristo: e se al vertice
romano c’è chi spera di annetterci si tolga l’illusione e si
metta il cuore in pace. Penso
al Sae, alla sua fondatrice.
Maria Vingiani, alle sue battaglie faticose, dolorose, alle
volte scoraggianti, che ha so
^ uj c: H y/9 'j
0,05
Trasmesso in diretta
dalla chiesa Luterana di Roma
Quest'anno il culto di Natale sarà trasmesso dalla
chiesa luterana di Roma. Al culto parteciperanno le comunità evangeliche di lingua italiana valdesi, battiste
® metodiste insieme alle chiese luterane, francofona e
'Coreana.
questo Natale speciale le chiese protestanti della
hanno voluto sottolineare l'ecumenicità del
^^9gio di salvezza di Gesù Cristo per tutta l'umanità,
ri*)n importa razza, lingua, cultura o censo.
*^ulto avverrà in più lingue ed esprimerà le diverse
^dizioni di culto delle comunità cristiane, ciascuna
^m^essando la propria fede nel Signore Gesù.
stenuto. Ma lei non si è mai
arresa e crede, nonostante
tutto, nella riconciliazione
cristiana, fra cristiani.
E perché noi protestanti
non dovremmo crederci? Insistiamo, instancabilmente
per esaltare l’annuncio della
Grazia per mezzo di Cristo
Gesù ma altrettanto preghiamo e adoperiamoci per tessere rapporti di fraternità e collaborazione con fratelli e sorelle cattolici e ortodossi disposti a confrontarsi. Chiuderci nel nostro orticello sarebbe più facile anche se non
tutto è pacifico (quante polemiche!) ma meglio è tentare
di sollecitare gli altri a riflettere su quello che avviene
dentro la loro chiesa per aiutarci a guardare dentro la nostra affinché non diventi
quella dei «puri e duri», quella detentrice della Verità. Il
denominazionismo è una
brutta gatta da pelare, anche
se ammantato di rigorismo
scritturale. Da non confondere con identità cristiana.
^ Liliano Frattini - Roma
Non è il luogo
che fa il culto
Il culto alla televisione, la
Domenica della Riforma, mi
ha edificato cioè mi ha nutrito di una riflessione originale
sulla parola di Dio. Certo un
culto alla televisione è sempre un culto «virtuale», non
c’è il calore della comunità
presente a pregare insieme,
ma quella domenica, impossibilitata a essere in chiesa,
mi ha «nutrito» anche quel
culto televisivo. Mi ha molto
sorpresa, quindi, l’ondata di
proteste e mi ha fatto sorgere
un dubbio: ma come ci rapportiamo al culto? Che cosa
ci aspettiamo da un culto?
Quanto è importante il luogo? Queste sono le domande
che dobbiamo farci. È di qui
che occorre partire. Personalmente apprezzo la diversità
dei culti, tutti mi arricchiscono, perché esprimono l’identità di una comunità.
Forse, partendo da queste
premesse, quel culto non mi
ha scandalizzato. Non è il
luogo che fa un culto; non sono i quadri alle pareti che
possono distrarre la mia
mente o disorientare il mio
cuore. Le parole dette, le preghiere fatte, i canti, e la Parola annunciata stavano nel
grande filone della Riforma
che, tra l’altro, è bene non dimenticarlo mai, ha anche voluto liberare l’adorazione del
Signore e l’ascolto della sua
Parola da riti, liturgie, locali e
ornamenti predeterminati e
fissati «dall’alto» delle gerarchie umane. La Riforma ha
dato libertà di espressione
all’amore degli esseri umani
per Dio che lo possono esprimere come meglio sanno e
dove possono. Anche sotto
un cielo stellato.
Non c’è alcun luogo puro o
impuro! Voglio, quindi, esprimere tramite Riforma un grazie a chi ha ospitato tre comunità protestanti, impossibilitate a riunirsi insieme, per
una giornata così importante
per noi. La rubrica «Protestantesimo», anche in questo
caso, ha non solo fatto molto
bene a trasmettere un culto
da realtà locali decentrate
eppure particolarmente attive nell’ecumenismo di base e
ricche di doni spirituali, ma
ci ha permesso di guardarci
allo specchio, per meglio conoscerci. Il dibattito su Riforma, se bene inteso, può arricchirci e farci maturare. In
fondo, anche noi protestanti
possiamo rischiare di adagiarci nelle abitudini, nella
routine, nella deificazione di
cose, liturgie e comportamenti.
Doriana Giudici - Roma
Un'iniziativa dei bambini di «Casa materna»
Un aiuto per i ragazzi del Sudan
Come nella migliore tradizione di «Casa materna» anche quest’anno, vista la disponibilità e la grande solidarietà dimostrata lo scorso
anno dai nostri alunni e dalle
rispettive famiglie nella raccolta di fondi destinati alla
Fcei per l’emergenza Kosovo,
ci siamo prefissi per l’anno
scolastico 1999-2000 un importante obiettivo umanitario: aiutare i rifugiati del Sudan costretti dopo lunghi anni di sanguinose guerre a lasciare le loro case e tutto
quanto il loro possesso per
scampare alla morte.
Per aiutare queste persone
in difficoltà, i bambini di
«Casa materna» provvederanno a realizzare piccoli lavori da mettere in vendita
coinvolgendo anche le famiglie. Il denaro raccolto sarà
devoluto a questa giusta cau
sa. Il progetto sarà realizzato
in vari momenti dell’anno e
il primo è previsto il 19 dicembre quando i nostri bambini, per celebrare jl Natale
nella piena consapevolezza
del significato più profondo
di questa festa, metteranno
in scena lo spettacolo musicale «Natale che schianto!».
Nello stesso giorno si prepareranno stand dove saranno
esposti tutti i lavori che i
bambini hanno preparato.
Posta
Completezza
dì informazione
Caro direttore, mi fa piacere constatare che il nostro
giornale informa anche di
iniziative diaconali che non
rispondono direttamente alla
chiesa: mi riferisco all’articolo
pubblicato nel numero 46 del
26 novembre 1999 sull’inaugurazione dell’associazione
«Pellegrino della Terra». A tale
proposito ritengo opportuno
fare alcune precisazioni.
Nel suddetto articolo si afferma che all’inaugurazione
del Centro culturale han preso la parola i pastori Giampiccoli e Pfannkuche, ma
non si fa menzione deH’intervento di una suora di San
Vincenzo che ha contribuito,
anche in senso «materiale»,
alla sua realizzazione. Ben
vengano tutti i contributi
«ecumenici», visto che si tratta di associazione laica. Non
si fa nemmeno menzione
dell’intervento di Alfonso
Manocchio, vicepresidente
dell’associazione laica Asef e
diretta da membri della chiesa metodista di Palermo, invitato a prendere la parola
proprio dal fondatore del Pellegrino della Terra Vivían
Wiwoloku. Valeva la pena,
inoltre, far conoscere che la
stessa Asef ha contribuito alla
realizzazione del Centro con
un prestito cospicuo e che il
suo presidente, arch. Sergio
Ciliari, ha diretto i lavori gratuitamente. Ritengo corretto
portare a conoscenza dei lettori del giornale quanto detto, non per far risaltare persone o enti ma per la completezza dell’informazione.
Paolo Manocchio - Palermo
CASA MATERNA
RETTIFICA
A pag. 9 di Riforma del 3
dicembre, a conclusione
dell’articolo a firma Franco
Calvetti, è stato erroneamente indicato il numero di
conto. La versione corretta è
conto corrente bancario
N.N. 10/886 presso Istituto
bancario S. Paolo di Torino
ag. di Portici (Na) Cab 40090
Abi 1025 intestato a Casa
Materna, corso Garibaldi
235,80055 Portici (Na).
n Condivido
il vostro disagio
Sono una credente in Cristo
di tradizione cattolica, che
cerca di conservare la fede
senza tagliare i ponti con la
Chiesa (anche perché è appunto da questa chiesa che
ho ricevuto il Vangelo). Confesso che è difficile; e ancor
più in questo «Anno Santo»,
con la riviviscenza delle indulgenze, che credevo sepolte
da decenni di oblio (molti cattolici non sanno neppure che
cosa siano, molti preti non ci
credono). Capisco il vostro disagio e lo condivido perché
mi sta a cuore il cammino
ecumenico verso l’unità anche visibile dei cristiani e credo che solo attraverso le differenze in dialogo possa progredire la ricerca di una maggiore fedeltà al Vangelo.
Nel numero 47 di Riforma,
a cui sono abbonata, a pag. 8
è riportato l’invito del pastore Valdo Benecchi ai fratelli
cattolici a dissociarsi dai contenuti del «Manuale delle indulgenze» per poter pregare
ancora insieme nella «Settimana». Ho già cercato di farlo, scrivendo una lettera a
Rocca [periodico della Pro Civitate Christiana, ndr], lettera
che ho anche fatto avere a diversi preti con cui sono in
contatto. È il poco che posso
fare io e mi dispiace che sia
quasi nulla. Cordiali saluti.
Maria Chiara Tropea -Alba
Le avventure
dì fra Placido
Erminio Podestà , ex francescano, pastore evangelico
battista, ha già pubblicato
per Filadelfia Editrice Diario,
un uomo, una fede, e ora ha
dato alle stampe Le avventure di fra Placido, Edizioni
Di Vincenzo, Genova, lire
20.000. Questo libro va considerato come un romanzo,
che ha però degli aspetti autobiografici; quello che l'autore ha scritto corrisponde
quasi tutto a verità. Perciò,
pur trattandosi di un romanzo c'è, fra le righe, un'autobiografia. Fra Placido è un
frate che scrive guardandosi
allo specchio. Il contenuto
dei capitoli, fino alla sua
conversione al protestantesimo fa venire in mente un
gran burlone, buono d'animo, ma molto birichino.
Non ha compiuto una marachella o uno scherzo che già
ne pensa un altro e sa già
chi lo subirà. Comunque si
tratta di una serie di racconti puliti e coinvolgenti.
Ma l'aspetto più significativo'di questo romanzo autobiografico è da ricercarsi
nel cambiamento del modo
di vivere di fra Placido, da
frate goliardico e organizzatore inesauribile di attività
sportive a pastore evangelico, sposato con prole, con il
volontario impegno di annunziare la Parola e con la
convinzione che l'unico intermediario fra Dio e l'uomo è Gesù Cristo.
Indirizzi Internet
La Chiesa metodista di Bologna è presente su Internet al sito
www.chiesavaldese.org/metod-bologna
L’Ucebi dal 15 dicembre ha come indirizzo di posta elettronica: ucebitig'tin.it
L’indirizzo di posta elettronica del Centro di formazione diaconale (Firenze) è: cfd.comandi*®tin.it
Asti Gospel 1999
Il 22 e 23 dicembre torna
la principale rassegna
italiana di musica soul.
Gospel, spiritual, Concerti, stage e jam session
per una due giorni di fullimmersion nella musica
nera di stampo cristiano.
OSTELLO
PER CREDENTI
A FINALE LIGURE
La Comunità cristiana
riformata di Finale Ligure,
per il proprio sostentamento mette a disposizione per famiglie o gruppi di credenti la propria
sede di piazza del Tribunale 6, dotata di 6 posti
letto suddivisi in due camere (locali termoriscaldati e uso cucina).
La disponibilità è valida
dai settembre al giugno
di ogni anno per soggiorni di qualsiasi durata (anche una sola notte) a
prezzi del tutto contenuti.
Per prenotazioni e informazioni telefonare all’ora
di cena al 019-691782 o
al 019-691328. La comu
nità si riunisce la domenica alle ore 10 e al gio
vedi alle ore 21.
RINGRAZIAMENTO
«lo confido nell'Eterno«
Salmo 11,1
I familiari del caro
Emanuele Tron
neH’impossibilità di farlo singolarmente, dal profondo del loro cuore, ringraziano tutti coloro che con
la presenza, fiori, scritti e parole
di conforto hanno preso parte al
loro grande dolore.
Un ringraziamento particolare
alla sig.na Angela Chambon, ai
pastori Cabrerà e Peyrot, alla dottoressa Patrizia Pascal, al dott.
Fabrizio Malan, al Servizio infermieristico domiciliare dell’AsI 10,
al Gruppo alpini E. Gay, alla Società operaia, all’Anpi e al Comune di Perosa Argentina, all’Unione musicale e all’Avis di Inverso
Rinasca, alla Coldiretti e agli amici di Dina ed Elena.
Brancata di Perosa Argentina
9 dicembre 1999
16
PAG. 1 2 RIFORMA
Villaggio Globale
MARINETTA GANNITO
IL 15 e 16 ottobre si è tenuta a Washington, D.C. la
conferenza nazionale interreligiosa sul tema della «Giustizia riabilitativa» (Restorative
justice), organizzata dalla
Commissione per la pace
della Diocesi episcopale. Riconciliazione, riabilitazione,
comunità, sono stati temi
chiave su cui i circa 500 rappresentanti di varie organizzazioni civili e religiose hanno rifletmto per due giorni in
sedute plenarie e ben undici
seminari. Abbiamo chiesto
all’awocatessa Phyllis Tumer
Lawrence, coordinatrice del
programma, di spiegarci il significato e il contenuto della
giustizia riabilitativa.
«Quando parliamo di giustizia riabilitativa non intendiamo un programma specifico ma un processo, un modo diverso di definire e quindi affrontare il crimine e l’offesa. Il crimine non è più solo
visto come atto isolato commesso da un aggressore nei
confronti di una vittima, ma
come sintomo di una crisi
più generale dell’individuo
verso se stesso e verso la comunità. La giustizia riabilitativa prevede che tutte le parti
coinvolte in una particolare
offesa si incontrino per affrontare collettivamente il
modo di risolverne le conseguenze e discuterne le cause.
Al centro di questo processo
c’è appunto la comunità, intesa come elemento coinvolto nelle conseguenze del crimine, ma anche come elemento responsabile dell’educazione del gruppo sociale
che la compone».
- In cosa dijferisce la giustizia riabilitativa dalla giustizia
per così dire «tradizionale»?
«Il sistema giudiziario tradizionale intende innanzitutto stabilire la colpevolezza e
infliggere la pena (giustizia
retributiva). Generalmente ignora le necessità delle vittime, e mantiene una netta separazione tra chi offende e
chi è vittima dell’offesa. La
giustizia riabilitativa, invece,
sostituisce al principio della
retribuzione quello della relazione, e basa il concetto di
giustizia su misericordia e riconciliazione, riconoscendo
dignità a ciascuno, sia vittima, che aggressore. Un processo che parte dalla base e
perciò presuppone lo sforzo
congiunto di comunità civili,
religiose e giudiziarie per costruire comunità di riconciliazione e riabilitazione».
- Il bisogno di una giustizia
riabilitativa è dunque partito
dalle comunità?
«Sì. La nozione di mediazione vittima-aggressore è
partita dal Canada, ad opera
di un ufficiale giudiziario di
fede mennonita che ha iniziato un dialogo all’interno delle
chiese e comunità del luogo
sulle cause della violenza giovanile. Ma è anche effetto
dell’azione dei maori, una
popolazione indigena della
Nuova Zelanda. Per molti anni essi hanno sostenuto un’
opera di pressione verso il governo affinché i processi giudiziari tenessero conto della
loro cultura che considera
una crudeltà lasciare che una
persona, soprattutto minore,
sia giudicata senza il sostegno
di familiari e membri del
gruppo. Attualmente i principi della giustizia riabilitativa
sono operanti anche in Europa: Germania, Repubblica ceca, Belgio, Inghilterra e nei
paesi scandinavi».
- Qual è in concreto il ruolo
delle comunità nel processo di
riabilitazione?
«La responsabilità delle comunità si concretizza innanzitutto in diversi atti di solidarietà nei confronti delle
vittime. Ad esempio, in un
paese in cui una famiglia è
«Il sistema giudiziario tradizionaie intende innanzitutto stabiiire ia coipevoiezza e infliggere ia pena»
stata colpita da violenza di
natura antisemita,’ tutte le famiglie della comunità hanno
affisso una stella di Davide alla finestra, in segno di solidarietà. Inoltre, la comunità ha
la responsabilità di creare opportunità di rifiessione e riabilitazione per coloro che
commettono atti di violenza.
Numerosi programmi comunitari sono associati alla giustizia riabilitativa: riconciliazione-mediazione tra vittima
e chi offende (tentativo di
portarli faccia a faccia in modo da potersi ascoltare reciprocamente o, se non è possibile, usando una figura mediatrice); riunioni, e quindi riconciliazione-mediazione
non solo con gli individui
coinvolti, ma anche con famiglie e membri delle comunità
coinvolte (leader religiosi, insegnanti); assistenza die vittime dirette o ai loro familiari
(che si lamentano spesso di
essere dimenticati); assistenza ai prigionieri; programmi
di prevenzione al crimine elaborati e portati avanti dalle
comunità, secondo le particolari esigenze sociali».
- Che ruolo svolgono le comunità di fede nel processo
della giustizia riabilitativa?
«Le comunità di fede riconoscono in questo processo un’affermazione pratica
dei principi di riconciliazione
e perdono. Facendosi agenti
di guarigione e giustizia, esse
svolgono un importante ruolo
di mediazione tra la comunità
civile e il sistema giudiziario.
Iniziano programmi e dialoghi di mediazione, provvedono personale per questi programmi, offrono i propri spazi come luoghi di lavoro comunitario, e si fanno carico
di un lavoro che va oltre la
cura spirituale individuale
che di solito si fa separatamente, sia ai carcerati che al
le vittime, o alle famiglie reciproche. Attualmente negli
Stati Uniti le comunità di fede sono unite nel tentativo di
frenare il sistema giudiziario
che nega a un numero sempre maggiore di minoreimi la
possibilità di essere giudicati
da un tribunale minorile e di
godere di una particolare assistenza sociale. Dal momento che la maggioranza delle
persone coinvolte in atti di
violenza sono economicamènte e socialmente svantaggiate, le comunità di fede
hanno la possibilità di affrontare problematiche delicate e fondamentali che riguardano la giustizia sociale.
Aprendo le porte ai più svantaggiati e includendoli nel
dialogo e nella partecipazione al processo di riabilitazione comunitaria, le comunità
di fede si fanno portavoci di
un messaggio per un futuro
di speranza collettivo».
Burundi: presa
Coinvolgere le
di posizione dell'arcivescovo di Gitega
chiese nel processo di pace
La Chiesa cattolica romana
del Burundi intende svolgere
un ruolo e avere una parola
da dire nel processo di pace.
Per l’arcivescovo di Gitega, Simon Ntamwana, se il processo di pace in Burundi sta andando a rilento, è in parte a
causa degli interessi egoistici
dei politici i quali sembrano
dare scarsa importanza alla
promozione dell’unità. «I politici si preoccupano della
propria poltrona e dei propri
interessi al tavolo dei negoziati - ha fatto notare -. Finora
hanno dimostrato di non volere edificare un Burundi fondato su valori umani e spirituali, come l’unità e lo sviluppo del popolo». Sia la Chiesa
cattolica che le chiese protestanti, ha detto ancora, devono impegnarsi più attivamente nel processo di pace affinché i negoziati acquisiscano
una maggiore credibilità e
progrediscano rapidamente.
La Chiesa cattolica romana
rappresenta gli interessi di
milioni di burundesi ordinari
che non si interessano di politica, ha proseguito l’arcivescovo: «Pensiamo che alcune
cose sono andate storte perché la Chiesa non è stata
coinvolta fin dall’inizio. Eppure avevamo chiesto fin
dall’inizio di essere inclusi
nel processo di pace». Il processo di pace in Burundi è
paralizzato dopo la recente
morte dell’ex presidente tanzaniano, Julius Nyerere, nominato nel 1996 dall’Organizzazione dell’unità africana
(Oua) come principale mediatore dei negoziati di pace.
Il Burundi è un piccolo paese con meno di 28.000 kmq
confinante con Tanzania, Ruanda e Repubblica democratica del Congo. La guerra scoppiò nell’ottobre 1993 quando
militanti appartenenti al
gruppo etnico hutu impugnarono le armi contro il governo
e l’esercito, dopo l’assassinio
di un hutu, Melchior N’dadaye, che cinque mesi prima
era diventato il primo presidente eletto del paese dopo
diversi anni di regime militare. A quell’epoca, il governo e
l’esercito erano dominati dai
membri del gruppo etnico
tutsi, e l’assassinio di N’dadaye fu percepito come una
cospirazione fomentata dai
tutsi contro gli hutu. I combattimenti sono a poco a poco scemati dopo il colpo di
stato militare del maggiore
Pierre Buyoya, un hutu moderato, nell’aprile 1996. La capitale Bujumbura, e altre città,
sono relativamente tranquille,
ma nelle campagne si verificano spesso scontri tra milizie hutu e tutsi. Secondo Amnesty International, oltre 200
mila persone, per la maggior
parte civili, sono state uccise
dall’inizio della guerra.
È stato messo in piedi un
governo ancora fragile comprendente il partito a maggioranza hutu, il «Fronte per
la democrazia in Burundi»
(Frodebu), e il partito a maggioranza tutsi, «l’Unione per
il progresso» (Uprona). I negoziati di pace coinvolgono
18 partiti, nonché organizzazioni non governative. Secondo alcune fonti, il maggiore
Buyoya penserebbe di chiedere la mediazione del presidente sudafricano Thabo
Mbeki, ma la Commissione
di pace e di sicurezza istituita
nell’ambito delTOua e dell’
Gnu deve ancora trovare un
sostituto a Nyerere. Chiunque
esso sia, ha detto l’arcivescovo Ntamwana, tale persona
«deve avere l’appoggio e la fiducia di tutti, in caso contrario non andremo avanti. E le
chiese devono essere coinvolte nel processo». (eni)
VENERDÌ 17 DICEMBREiqq^
Intervista all'avvocatessa statunitense Phyllis Turner Lawrence
La giustizia riabilitativa: per un futuro di speranza collettivo
WR Nelson Mandela a Città del Capo
Nel nuovo secolo le religioni
svolgeranno un ruolo cruciale
Salutato da applausi calorosi dei partecipanti che si
erano alzati in piedi per fargli
l’ovazione, l’ex presidente del
Sud Africa, Nelson Mandela,
ha reso omaggio, il 5 dicembre scorso, alle istituzioni religiose del suo paese. Senza
di loro, ha detto, egli non sarebbe stato là quel giorno.
Mandela è stato l’oratore
principale del «Parlamento
delle religioni mondiali», che
si è svolto dal 1“ all’8 dicembre a Città del Capo. La domenica 5 dicembre, Mandela
si è rivolto in sessione plenaria a una platea di circa 6.500
persone, leader spirituali e
delegati giunti da 90 paesi e
rappresentanti» differenti tradizioni religiose.
Mandela, ammirato in tutto il mondo per il suo carisma e il suo ruolo di artigiano
della pace e di difensore della
giustizia, si è fatto apprezzare
ancora di più quando ha detto ai partecipanti che il 1° dicembre avrebbe dovuto essere negli Stati Uniti per un impegno assunto in precedenza: «Ma quando ho saputo di
questo raduno, ho cambiato
tutto il mio programma per
essere qui - ha detto -. Questo incontro poco prima della
fine di questo secolo è una risposta al cinismo disperato e
ci invita alla riconoscenza e
alla riaffermazione di ciò che
è grande, generoso e ben disposto nello spirito umano».
Il vecchio leader della lotta
contro l’apartheid, che oggi
ha 81 anni, ha ricordato che
la sua generazione è stata il
prodotto dell’educazione religiosa: «Noi siamo cresciuti
in un tempo in cui il governo
di questo paese non si preoccupava affatto della nostra
educazione». A farlo furono
istituzioni religiose, cristiane,
musulmane, indù ed ebraiche, che compravano terre,
che costruivano e arredavano
scuole, che assumevano inse
gnanti e li pagavano.
«Senza le istituzioni religiose, non sarei qui fra voi oggi ha sottolineato Mandela -.
Ma per apprezzare l’importanza della religione, occorre
essere stato in un carcere sudafricano sotto il regime dell’apartheid, occorre aver visto la crudeltà, nella sua forma grezza, di esseri umani
contro altri esseri umani. Anche in questo caso sono state
le istituzioni religiose a darci
la speranza che un giorno saremmo usciti di prigione».
Per questo Mandela ha dichiarato di rispettare le istituzioni religiose e di cercare
per quanto possibile di leggere i libri sacri delle differenti
religioni. Passando da questa
testimonianza personale »1
lavoro del Parlamento del.
le religioni mondiali, Nel!
son Mandela ha proseguitQ!
«Mentre siamo sulla soglia di
un nuovo secolo, dobbiamo
andare nel più profondo della nostra fede. La religion¿
avrà un ruolo cruciale da
svolgere nel guidare e nell’ispirare l’umanità e nell’aiu.
tarla a far fronte alle enormi
sfide che la attendono», in
Sud Africa, ha detto, è necessario e urgente che gli sforzi
compiuti nei vari campi dello
sviluppo e della ricostmzione
sociale e materiale vengano
accompagnati da un «Prd
dell’anima» (allusione al Programma di ricostruzione e di
sviluppo, Prd, strategia di sviluppo economico e sociale
del periodo seguito all’apartheid). «Questo è vero perii
mondo intero» ha aggiunto.
La mondializzazione dell’economia e i progressi della
tecnologia della comunicazione hanno avvicinato le nazioni. Questi progressi possono però aver contribuito a
una confusione crescente dei
valori. Le religioni, così come
gli altri aspetti della vita
umana, devono raccogliere
delle sfide. «Abbiamo visto
come la religione dia a volte
una base, o addirittura una
legittimazione, alle espressioni violente dell’intolleranza e dell’odio. La religione
sembra a volte, e questo è
tragico, aver perso il suo potere di ispirare i valori giusti
alla gente. Ma rare sono le altre dimensioni della vita
umana che riescono a raggiungere l’ampiezza che baia
religione in ogni sfera della
società, dove perfino i leader
politici ed economici non
hanno nulla da dire», ha concluso Mandela. (eni)
Nelson Mandela
Il Cec appoggia la campagna delle
Per la pace e la riunificazione
chiese sudcoreane
della Corea
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) appoggia la
campagna della «catena umana nel cyberspazio», lanciata
su Internet per promuovere
la pace nella penisola coreana e la sua riunificazione. La
campagna, che si è aperta il
1» dicembre 1999 e proseguirà fino al 31 gennaio 2000,
è un’iniziativa comune delle
chiese sudcoreane e della società civile, in particolare del
«Christian Broadcasting System» (Rete cristiana di radio
e telecomunicazione).
L’obiettivo è di far prendere coscienza alla comunità
internazionale delle divisioni
che la penisola coreana continua ad affrontare e di suscitare un movimento mondiale a favore della pace. Gli
abitanti di tutti i paesi del
mondo sono invitati a mtrodurre il loro messaggio per la
pace sul sito web della campagna (http://www.peacek
orea.org) e a collegarsi così
simbolicamente ad una «cybercatena umana». Gli organizptori sperano che dieci
milioni di persone aderiranno a questa nuova forma di
azione simbolica per la rlunificazione della Corea.
Clement John, segretario
esecutivo dell’équipe dei
rapporti internazionali del
Cec, ha spiegato che l’iniziativa del Cec rientrava nel
quadro del sostegno che esso
ha sempre dato ai suoi partner ecumenici della Corea
negli sforzi che essi stanno
coinpiendo per promuovere
la riconciliazione e la riunificazione pacifica della peni
sola coreana. Clement John
ha fatto notare che è necessario ricercare le cause della
divisione della penisola nella
politica della guerra fredda«Nel momento in cui stianin
per entrare in un nuovo
mil
iennio, questa situazione'
nonostante lo smantellamento dell’apparato della
guerra fredda, rimane una
ferita viva nel cuore dei coreani», ha affermato.
Il segretario esecutivo chiama le chiese membro e
partner ecumenici a collegafj
si alla «catena mondiale ne
cyberspazio» per «esprimer
la loro solidarietà con il P°
polo e le chiese della Core nelle azioni che esse
prendono per promuovere
r e. ... ¿ella
pace e la riunificazione
penisola coreana». (Cec if‘
.Î-.
«1
abit
dii
con
diu
«]
tutt
pos,
futi
tutt
Dio
pise
nut
meì
nas
foss
Bit
ciaf
coll
spe,
un
che
Dio
que
stia
sim
cris
Stic
cuo
nor
si V
ved
nos
con
U
1
CIO!
ma
le c
cap
sec,
tali
pai
pai
Gei
ser
doi
ni.
Gei
nel
pri
che
ini
stri
tro
ste
cos
vei
me
to
pa
sei
vei
la
di
eh
He
«ti
SU
so,
al
pe
de
Va
mi
ta
cri
Stì
pe
tei
pe
si
za
m
so
al
in