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PREDESTINATI
«Signore, tu sei il mio Dio; i tuoi disegni, concepiti da tempo, sono fedeli e
Stabili»
Isaia 25,1
\ NCHE in un paese in cui le parole
/%. «protestantesimo», «protestanti»
continuano a rimanere pressoché incomprensibili, si sa, in generale, che i
protestanti «credono nella predestinazione», termine dal significato oscuro e
indefinito, comunque minaccioso. Predestinazione sarebbe il fatto che Dio
decide di mandarti in cielo o all'inferno
prima che tu abbia il tempo di dire
amen, anzi prima ancora che tu venga
al mondo. Il tuo destino, per la salvezza
0 la perdizione eterna, sarebbe decìso
da prima che il mondo fosse, e tu non ci
puoi fare niente. Per il senso comune,
non solo odierno, questo «tu non ci
puoi fare niente» è inquietante: se per
caso Iddio, quando ha deciso il mio destino, fosse stato, diciamo così, di cattivo umore, io sarei perduto inesorabilmente e senza colpa alcuna, per sempre. E Calvino (ma già prima di lui
Agostino, e lo stesso apostolo Paolo) ha
un bel dire che non si possono applicare a Dio le categorie umane del tipo
giusto-ingiusto. Qui non si tratta di far
quadrare un sistema teologico, ma della salvezza o della dannazione e, in radice, del modo di rappresentarsi Iddio.
1 protestanti, dunque, avrebbero un
concetto di Dio tenebroso e foriero di
incubi, nato forse nelle brume del Nord
(benché il clima di Ginevra non sia
molto diverso da quello di Milano), ma
del tutto inadatto alla sensibilità calda
e solare dei popoli mediterranei.
PER la verità, esistono effettivamente passi dei riformatori che possono favorire equivoci del genere. Del resto, come già si diceva, anche autori
«solari e mediterranei» come Tommaso d’Aquino, Agostino e l’apostolo Paolo sono stati più di una volta interpretati in questa chiave. Eppure, per strano che possa sembrare, la dottrina della predestinazione ha in primissimo
luogo un carattere pastorale, vuole
consolare e incoraggiare. Ieri come oggi, essa si oppone all'unti-evangelo in
base al quale la vicenda dei singoli e
delle singole, così come quella della
chiesa e dei popoli, sono nelle mani di
quanto, nel corso dei secoli, è stato
chiamato fato, destino, caso, con la
minuscola o con la maiuscola è lo stesso. Fato, destino e caso sono modi per
dire il nulla, per dire che resistenza
umana non ha un donde né un verso
dove, e dunque non ha alcun perché.
T E vittime di questa cattiva notizia
non sono solo pochi pensatori che
si compiacciono di definirsi «nichilisti», cioè appunto sostenitori della
Centralità del nulla: sono piuttosto
duanti e quante faticano e si arrabattano per far quadrare la loro esistenza,
duella della loro famiglia e forse quelm di chi abita nello stesso metro quadrato, per renderla meno invivibile,
più promettente, e spesso non ci riescono, e soffrono e piangono. A costoto, ¡’«oscura» dottrina della predestinazione vuole ripetere il contenuto
della lode di Isaia: la storia umana,
individuale e collettiva, e anche la natura, il cui carattere violento e, appunto, caotico, non è meno impressionante di quello della storia, sono nelle mani del Dio i cui disegni sono «fedeli e
stabili», e rivelati nel volto di Gesù; fa0i caos e destino sono appunto nulla,
t^ioe non esistono. Quello che esiste, da
Ptima che il mondo fosse, è la volontà
enevola di un Dio che non se ne sta a
guardare, né gioca a dadi con il nostro
luturo ma interviene, e salva, non
"Quando gli gira», ma fedelmente e
abilmente. Se Isaia ha ragione, «pre^tinazione» è dunque evangelo, buoottima notizia: anche e proprio in
ti epoca ecumenica.
_ Fulvio Ferrarlo
SETTIMANALE DELLE CHIESE EVANi'.EUCHE liAI ITSlE, MElODISli:, VAEDESI
Nostra intervista al presidente della Camera dei deputati, onorevole Luciano Violante
La Liberazione è un valore di tutti
Occorre far sì che l'antifascismo e ia libertà, ideali che animarono la Resistenza, non siano
valori di una parte soltanto ma valori nazionali di tutti, anche degli eredi degli sconfitti
PIERVALDO ROSTAN
A distanza di pochi mesi il presidente delia Camera Luciano
Violante è tornato a Torre Pellice
per la seconda volta; ci andò il 17
febbraio invitato dai deputati
evangelici per quella che viene comunemente ricordata come la «festa della libertà» e proprio in
quell’occasione lanciò, come forma di omaggio alla presenza protestante in Parlamento, la proposta
di pubblicare una raccolta con tutti 1 discorsi dei parlamentari evangelici (oggi sono cinque: Lino Debenetti, Giorgio Gardiol, Domenico Maselli, Rosario Olivo, Valdo
Spini, altri sono stati eletti in passato), L’on. Luciano Violante ha ripreso questa sua proposta anche
sabato 13 settembre, nell’austera
Aula sinodale della Casa valdese di
Torre Pellice dove, ha ricordato nel
suo saluto il moderatore della Tavola valdese, Gianni Rostan, si riunisce annualmente il Sinodo delle
chiese valdesi e metodiste, cioè in
qualche modo «il più antico Parlamento italiano, luogo di libero
confronto, e scontro, delle idee più
diverse nel campo della teologia,
dell’etica, deH’ecclesiologia».
Il presidente Violante era stato
invitato dal Collegio valdese ad
inaugurare Tanno scolastico con
una prolusione sul tema «Etica e
responsabilità nella politica». Analizzando l’attuale periodo storico.
Violante ha sottolineato che «il luogo comune di un Sud annichilito
dalla mafia svanisce di fronte alle
migliaia di scuole delle regioni meridionali che sono all’avanguardia
per tecniche di insegnamento e per
impegno di insegnanti e studenti
nell’educazione alla legalità». Le
nuove iscrizioni di imprese al Sud,
27.311 nel secondo trimestre 1997,
per la prima volta hanno superato
quelle del Nord Ovest, del Centro e
del Nord Est. La Campania supera
il Trentino, il Piemonte e la Lombardia. Ma riferendosi ai doveri
della politica l’on. Violante ha citato come primo dovere la ricostruzione di una classe dirigente: «Non
Il presidente Violante all’uscita daii’Aula sinodale di Torre Pellice
è mancata in Italia una classe di
governo - ha detto è mancato invece un sistema consolidato dì produzione della classe dirigente, autonomo dagli interessi di parte.
L’esperienza del governo, ma anche
quella dell’opposizione, richiedono
qualità e competenze che si acquistano con la conoscenza del paese,
con la padronanza e il rispetto dei
meccanismi istituzionali, con la capacità di ascoltare, di dirigere, di
ottenere risultati. I valori della persona e della ragione devono essere
alla base del nostro impegno».
Il presidente Violante ha visitato
anche il museo valdese; nel breve
intervallo abbiamo potuto porgli
alcune domande, proprio cominciando dal confronto con i giovani
(«C’è sempre molto da imparare» ci
ha detto) e dal mondo della scuola;
è un tempo di riforma, attesa per
altro da anni. Quale pare essere la
sensibilità del Parlamento su questo tema? «La prima questione che
affronteremo è la riforma della maturità con cui sostanzialmente si
riaprirà il dibattito parlamentare ha affermato Violante -; entro gennaio spero di mettere all’ordine del
giorno gli altri problemi della scuola perché nel frattempo avremo la
legge sugli immigrati, la riforma del
regolamento, poi le proposte della
Bicamerale e la legge finanziaria. In
questo modo arriveremo sicuramente a dicembre».
Lei ha iniziato il suo mandato di
presidente della Camera dei deputati con un articolato discorso in
cui fra l’altro a toccato il tema della
cosiddetta «riconciliazione delle
memorie»; queste affermazioni
possono aver in qualche modo
sconcertato quella parte di italiani
che hanno combattuto da partigiani resistenti... «In realtà credo non
troverete mai la parola "riconciliazione delle memorie" nei miei interventi - chiarisce l’on. Violante il
vero problema è come allarghiamo
(foto P. Romeo)
le frontiere dell’antifascismo e della
cultura della liberazione alla lotta
della Resistenza, cioè come facciamo di queste questioni non dei valori dì parte ma dei valori nazionali
di tutti, anche degli eredi degli
sconfitti. Questo è il nostro obiettivo: noi abbiamo preso la Liberazione come restituzione di libertà e
dobbiamo consegnarla a quelli che
verranno dopo di noi come valore
nazionale condiviso da tutti gli italiani». La Chiesa valdese si appresta a ricordare i 150 anni dell’editto
di emancipazione ed intende farlo
ponendo la questione di una festa
di libertà come di una festa che
tutti dovrebbero condividere, al di
là di un credo religioso; qual è la
sua opinione? «Sono pienamente
d’accordo - commenta Luciano
Violante ogni festa di libertà è festa di tutti, anche perché ì’auspicio
è che tutti siano più liberi». Chi, oggi, ha maggiore bisogno di libertà
in Italia? «I poveri».
Contro la secessione
I valori della coesione
sociale della solidarietà
Il sindacato è sceso in
piazza per difendere l’unità nazionale con i valori della coesione sociale
e della solidarietà. Dunque non per puro sentimentalismo (la bandiera) ma per delle ragioni
che riguardano la qualità della vita quotidiana
delle varie regioni italiane. Potrà piacere o no,
potrà essere considerato
fuori luogo o no che un
sindacato non si occupi
solo di contrattualità,
ma le manifestazioni del
20 settembre (anniversario dell’acquisizione di
Roma nel 1870 come capitale dello stato) sono
di quelle che lasciano il
segno. La Lega risponde
invocando il referendum
secessionista, «come in
Scozia». Ma in Scozia
non ha vinto la secessione bensì, come abbiamo
mostrato nel numero
scorso di questo giornale, un principio federalista radicale nell’ambito
dell’unità di uno stato e
della «interdipendenza
con i poveri». Non si è
trattato dunque della
nascita di un nuovo stato indipendente, ma, come ha detto il leader laburista Tony Blair, della
fine di un governo centralizzato. Questa è la
vera sfida anche per il
nostro paese. (e.b.)
Decise dall'Onu nel 1990
Il Cec valuterà gli effetti
delle sanzioni all'Iraq
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) dovrebbe inviare l’anno
prossimo una delegazione ecumenica in Iraq
per valutare gli effetti
delle sanzioni economiche imposte dal Consiglio di sicurezza dell’
Gnu nel 1990. Infatti il
Comitato centrale del
Cec, riunitosi a Ginevra
dall’ll al 19 settembre,
ha autorizzato il suo dipartimento degli Affari
internazionali del Cec a
intraprendere uno studio a questo proposito
perché è viva la preoccupazione per le sofferenze della popolazione civile irachena, in partico
lare dei bambini, anche
perché la risoluzione
Gnu del 1995, conosciuta come «petrolio per cibo», non ha dato gli effetti desiderati. Clement
John, segretario esecutivo agli Affari internazionali, ha dichiarato che il
Cec è attualmente in
trattativa con il Consiglio delle chiese del Medio Oriente e delle chiese in Iraq per determinare la composizione della
delegazione che, si spera, possa giungere in
Iraq nel prossimo gennaio in modo da sottoporre il suo rapporto al
Comitato esecutivo del
Cec di febbraio. (eni)
NAPOLI, VOGLIA DI NORMALITÀ. Le
operazioni lanciate nelle ultime settimane dal nuovo prefetto di Napoli,
d'accordo con il sindaco Bassolino,
per tentare di restituire alla città un
po' di legalità sono il segno che si sta
muovendo qualcosa di inedito nella
mentalità corrente. (pag. 6)
LA NUOVA LEGGE SULL'IMMIGRAZIONE. Il 7 ottobre dovrebbe terminare
alla Camera l'iter del disegno di legge
promosso dal governo. Le associazioni
di volontariato, tra cui il Servizio rifugiati e migranti della Fcei, chiedono
che esprima una politica capace di coniugare le esigenze economiche e di
sicurezza del nostro paese con i diritti
dei cittadini stranieri. (pag. 6)
ISRAELE-PALESTINA, C'È BISOGNO DI
PACE MA ANCHE DI SPERANZA.
Nonostante il recente viaggio del Segretario di Stato americano, Madeleine AIbright, il processo di pace in Medio Oriente sta morendo perché non
c'è una visione che lo anima e non c'è
un sogno che lo sorregge. In questo
quadro le comunità di fede possono
ancora fare molto. (pag. 8)
2
PAG. 2 RIFORMA
All’A;
VENERDÌ 26 SETTEMBRE ]Qn
«Booz si recò alle
porte della città,
dove si trattavano
gli affari, e si sedette.
Dopo un po’ il
parente più stretto
diElimelech (...)
passò di là e Booz
lo chiamò: “Vieni
a sederti qui’’. Egli si
avvicinò e sedette. Poi
Booz chiese a dieci
anziani della città di
fare da testimoni e
disse al suo parente:
“Noemi è tornata dal
paese di Moab, vuol
vendere quel campo
che apparteneva al
nostro parente
Elimelech. Ed io ho
pensato di
informarti. Quindi se
tu lo vuoi compralo
alla presenza degli
anziani e degli altri.
Ma se non lo vuoi,
dillo, perché in questo
caso il tuo diritto
passa a me”.
Quell’uomo disse:
“Lo comprerò”. Booz
aggiunse: “Bene! Però
se compri il campo di
Noemi devi anche
prendere in moglie
Ruth, la vedova
moabita, così il figlio
che nascerà potrà
continuare la
discendenza del
morto e conservare
l’eredità”. Ma quello
rispose: “No, davvero!
In questo caso
rinunzio al mio
diritto di comprare
il campo, perché poi
non rimarrebbe in
eredità ai miei figli.
Compralo tu: io non
posso”. (...) Allora
Booz si rivolse agli
anziani e a tutti i
presenti: “Siete tutti
testimoni che oggi ho
comprato da Noemi
tutto quel che
apparteneva a
Elimelech e ai suoi
figli Chilion e Malon.
Così la proprietà
resterà nella famiglia
del morto e la sua
discendenza
continuerà nel suo
popolo e nella sua
città. Voi mi siete
testimoni”. Gli
anziani e i presenti
dissero: “D’accordo,
ne siamo testimoni.
Renda il Signore la
tua sposa come
Rachele e Lea, dalle
quali discesero tutti i
figli d’Israele. Possa
tu divenire ricco nella
famiglia di Efrata e
famoso a Betlemme.
Possano i figli che il
Signore ti darà da
questa giovane
rendere la tua
famiglia come la
famiglia di Perez, il
figlio di Giuda e di
Tamar”»
(Ruth 4,1-12)
LA COMUNITÀ DELLA REDENZIONE
Il processo della
come obiettivo
redenzione è la comunicazione di una trasformazione che ha
immediato l'affermazione della dignità della persona umana
MAURO PONS
La lettura del libro di Ruth
conduce alla scoperta del
concetto biblico di redenzione.
È un concetto fondamentale per
la nostra esperienza di fede: attraverso di esso arriviamo a riconoscere un aspetto essenziale
dell’identità di Dio; a partecipare alla trasformazione di questa
identità che in Gesù Cristo si
«apre» all’umanità in termini
non solo di giustizia, di riscatto
e di perdono, ma rivela in quest’ultimo l’amore che Dio prova
per la sua creazione e le sue
creature. Nel processo della redenzione Dio stesso si mette in
gioco, perché «il Signore onnipotente si trasforma in Dio amico; il Signore della penuria in
Dio deH’abbondanza; il Signore
della solitudine in Dio della comunione; il Signore della morte
in Dio della vita».
Per lei Dio è soltanto fonte di
«amarezza», colui che ha ridotto
la sua esistenza a un deserto;
non ci sono più amore, affetti,
sicurezza, serenità. Nel «vuoto»
della sua esistenza Noemi sente
solo il proprio lamento e la voce
della propria disperazione: ad
essa non può arrivare la voce redentrice di Dio. Dall’altra parte,
Booz è un uomo appagato di se
stesso: egli ha ricchezza, potere
e forza; non ha bisogno di nessuno e nessuno è in grado di
aiutarlo. Nella sua autosufficienza, nella sua autonomia,
Booz resta estraneo ad ogni
possibile e ipotizzabile processo
di redenzione: il suo «dio» non
parla perché non troverebbe un
ascoltatore attento e disponibile
alle sue parole.
re alle categorie che ha a disposizione: il caso di Ruth non rientra certamente in quelli previsti
dalla casistica del matrimoni di
levirato. Infatti, nella discussione pubblica, l’oggetto del «contendere» non è Ruth, il suo destino, ma la proprietà di Elimelech e, in definitiva, il futuro di
Noemi. In questa prospettiva è
normale che il testo non menzioni Ruth, d’altra parte Booz si
è già impegnato a sposarla, anzi
rende di pubblico dominio proprio questo impegno di fronte
alla piazza.
L'uscita di scena di Ruth
M OLIO più strana è la scom
La testimonianza di Ruth
Il dolore di Noemi
e l'autosuffìcienza di Booz
IN questo racconto tocca a
Ruth, la moabita, donna e
Mi
A il libro di Ruth non è solo
la narrazione esemplificativa della volontà redentiva del
Dio d’Israele nei confronti di
una donna, Noemi, privata di
ogni speranza di vita. Esso racconta anche (forse, soprattutto)
le vicende di una «comunità»
che si viene a costruire a partire
dalla necessità di vivere la redenzione come atto costitutivo
della propria esistenza. Da una
parte, Noemi è «chiusa» nel suo
dolore e nella sua sofferenza.
Preghiamo
Signore, mio Dio, che stai chiuso nel mio cuore,
ascolta la mia preghiera.
Mi hai chiamato ad operare,
ma non mi è ancora chiaro cosa devo fare;
vado in chiesa;
partecipo alla vita della tua comunità;
ma ti devo confessare, in tutta sincerità
che tutto ciò che faccio mi sembra sproporzionato
alla realtà dell’Evangelo di quel Gesù
che tu mi hai dato.
Non sono un eroe,
non sono neppure un campione,
non vinco mai, e cado spesso in depressione,
ma vorrei che almeno una volta nella mia vita
fossi anch’io un testimone
che cammina sulla via della tua redenzione.
Nella piazza e nella strada della mia città
fammi incontrare quella sorella o quel fratello
che sia Ruth per me,
perché tu lo sai, io sono ancora Noemi.
Graffito rap su un muro di Torino
pagana, fondare la comunità
della redenzione. Essa lo fa
compiendo sostanzialmente tre
azioni: un’azione di condivisione e di solidarietà con Noemi;
un’azione di richiamo alla responsabilità nei confronti di
Booz; una azione di testimonianza rispetto all’identità di
Dio. È Ruth ad avviare e a portare a compimento il processo
di redenzione al termine del
quale ognuno degli altri protagonisti del racconto acquista o
riconquista un ruolo o il senso
della propria esistenza.
Ma, allora, perché nel momento della concretizzazione di
questa «comunità», Ruth scompare dalla scena? Perché la questione del suo matrimonio con
Booz non è semplicemente una
questione privata, un problema
di amore e d’affetto, di desiderio e di mutuo accordo, ma diventa un «affare» di dominio
pubblico, tanto da richiedere
una trattativa di fronte alle autorità di Betlemme?
Il testo giustifica il confronto
pubblico perché la lettura di
questa vicenda privata non può
rimanere relegata nell’ambito
della famiglia, ma diventa occasione di testimonianza pubblica
di una prassi insolita messa in
atto da Ruth, la quale rivela l’economia rivoluzionaria della redenzione in una società «ingessata» dalla prassi della legge. In
realtà il testo intuisce il «nuovo»
che vuole descrivere, ma non è
in grado di farlo e, per esprimere
il concetto di redenzione, ricor
. parsa di Ruth dopo la nascita del figlio, il quale diventa di
fatto «proprietà» di Noemi: anche in questo caso Ruth, la redentrice, esce in silenzio dalla
vicenda di cui è stata la protagonista principale. Dunque il racconto si conclude in modo inaspettato: sarebbe stata auspicabile un’altra conclusione? Forse
sì, abituati agli happy-end delle
narrazioni edulcorate dalle contraddizioni della realtà, rimaniamo colpiti dalla mancata integrazione di Ruth dalla comunità
dei «redenti». In realtà il testo
biblico non è tanto interessato
alle vicende dei protagonisti che
mette in scena, piuttosto attira
la nostra attenzione sulle dinamiche che mettono in movimento delle relazioni. La redenzione viene presentata come un
processo che si muove in fasi
che mettono in gioco innanzitutto la propria persona, quindi
si allarga a un altro o a un’altra,
fino a coinvolgere l’insieme della sua società.
braccetto. Ecco perché il processo della redenzione che ha inizio nella vicenda privata di due
donne che cercano una soluzione alle difficoltà della propria
esistenza, che affermano, pur
con atteggiamenti diversi, il proprio diritto alla vita, deve trovare
uno sbocco comunitario, anzi,
deve diventare «oggetto» di riflessione, di confronto e di decisioni dell’insieme della società
nel suo insieme.
Molti di noi sarebbero tentati
di limitare questo processo
all’ambito privato: è la grande
tentazione di una fede intimista,
preoccupata della propria salvezza personale. Questa lettura
delle storie di Noemi, di Ruth, di
Booz è anche legittima: Noemi
riceve da Ruth la sua «discendenza» e, quindi, può essere
nuovamente reintegrata nella
sua comunità originaria da cui
aveva rischiato di essere emarginata per sempre a motivo della
sua condizione sociale di «vedova»; Booz diventa agli occhi dei
suoi concittadini un uomo che
sa assumersi le sue responsabilità, acquista onore e rispetto e,
non ultimo, ha anche la fortuna
di sposare una donna che lo
avrà fatto sicuramente felice;
Ruth, poi, alla fin fine, non ha
nulla di cui lamentarsi, il suo
nome entra a pieno titolo nella
genealogia di Gesù.
Il movimento che Dio
imprime alla storia
Tuttavia se le loro vicende
personali si limitassero a
Il processo della redenzione
IN questo senso il processo
della redenzione è la comunicazione di un cambiamento, di
una trasformazione che ha come obiettivo immediato l’affermazione della giustizia e della
dignità della persona umana,
ma che perde il suo significato
profondo quando viene separato dalla necessità di redenzione
dell’intero creato. Che senso ha
la mia liberazione personale dal
peccato, dal male, dalla sofferenza, dairingiustizia, quando
altri continuano a vivere nell’oppressione provocata dal peccato, dal male, dalla sofferenza e
dall’ingiustizia? Redenzione e
individualismo non vanno a
questo, a noi non rimarrebbe
che sperare di aver la fortuna di
essere in qualche modo predestinati alla loro stessa sorte. La
redenzione sarebbe un destino e
non il movimento che Dio imprime alla storia dell’intera umanità. Invece noi abbiano bisogno
di sapere che l’orizzonte all’interno del quale descriviamo la
nostra esistenza non è circoscritto da un destino più o meno benevolo, ma che essa appartiene
piuttosto a una storia al cui interno agiscono soggetti votati alla trasformazione di se stessi e
della realtà che ci circonda. In
questa prospettiva Ruth può anche «sparire», l’importante, anzi,
l’essenziale è che altri si collochino aH’interno della sua testimonianza a favore della vita.
(Ultima di una serie
di tre meditazioni)
Note
omiletiche
VE^
:o
Al centro del testi
trovano la prassi del risa
to (Lev. 25, 25 e 27,9^
ma cfr. anche Ger. 32
e il matrimonio di levb
(Deut. 25, 5-10). La p,’
del riscatto riguardava
particolare la proprietà
schiavitù, la restituzionj
l'obbligo di vendicare,
delitto commesso: cfr.,,
me esempi del prini,J
dell'ultimo caso,
0, Ger.j
6-25 e 2 Sam. 14. L'insi»,
insiei
della documentazione
lativa, norme giuridicln
materiale narrativo,
mette di definire il pp,
pio generale che semi
Ur
de
0
denti
cinei
gens
talen
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regolare la pratica del( A„g
scatto: l'assunzione! !, ■,
parte del soggetto più(
te della responsabilità
soggetto più debole.
Il matrimonio di levéj
stabiliva il diritto della
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del fratello del suo defi Memi
to marito con lo scopo
generare dei figli. Cei| li poi
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mente questa usanza p
era in vigore solo in Isj
le, ma esisteva anche pn
so altri popoli dell'anj
Medio Oriente: in pili
luogo, il ricorso ad
doveva prevenire il peij
lo del calo demografi
Nel Deuteronomio lati
suetudine è descritta c«
un diritto della donni
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piere questo dovere, I
questa
che in questo caso iipfsedin
cipio attivato dalla noi
prevede che chi è in gn ^
di farlo deve prsndersii
ra di chi è stato sforili
to. Nella Bibbia abbia
un esempio dei ricon oalipe
questa consuetudini flotti
Genesi 38. Africa,
Tranne che in questof riment
so, nella Bibbia ebrai® lafinei
riscatto e il matrimonij
levirato sono presenta s
situazioni diverse: è pi
bile che la fusione deij i
casi nel libro di Ruth rii I
ta antichissimi usi trilal
quali provvedevano ay
rantire la discendenti
clan, ma anche che iF
non uscissero da essi
seguito la tradizione!
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lato il levirato in qua
essa avrebbe conside|
un impedimento di i
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tello e cognata (Lev.l
16), pari cioè ad una uS
ne incestuosa (Lev. 20,f
In realtà il nostro
solleva più probleinifl
quanti ne chiarisca. 1|l
per tutti: perché Booz«l
si limita a sposare RutW
sto che non solo quF
era libera di sposarej
desiderava, ma egli st®
nel suo confrontotj
l'anonimo parente ( _
4, 5), dichiara di voler<l
quistare» Ruth in ogni*
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questo come «funzionici le d
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principio biblico dellsplazione
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'cr «Veri de
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- G. Crocetti,
Giudici, Ruth, Bresela, pei
riniana, 1981, «“Ite
- E. Green, Dal
alia parola. Storie i
nella Bibbia, Torino, HUern
diana, 1992, pp.
- J. W. H. van
libri di Ruth, Ester
Guida alla lettura, F^Patifi j
Claudiana, 1992, PP', A prn'v
Aa.Vv., La 8''’^.'f¿0ndo, 1
1996, pp. 159-170.
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Norvegia. Assemblea del Movimento cristiani studenti dell'area europea
«La chiesa come sfida per gli studenti»
consultazione fra i movimenti nazionali sul ruolo
del Mcs all interno della realtà ecumenica in un mondo in rapido cambiamento
Dal Mondo Cristiano
L'incontro tra Bartolomeo e Alessio II
dovrebbe aver luogo a fine settembre
ANNA MAFFEI
ON il titolo «La chiesa
re
(^come sfida per gli stu
denti» si è svolta a poche decine di chilometri da Stavanger, sulla costa sud-occidentale della Norvegia, l’Assemblea biennale del Movimento
cristiani studenti (Mcs) dell’area europea. Nonostante il
Movimento non viva a livello
internazionale un momento
tranquillo {Riforma ha dato a
suo tempo notizia di una
deiial grossa crisi interna che ha
5 moni ìportato alle dimissioni di tre
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.tivo mondiale, due delle quali poi rientrate) l’Assemblea
europea si è invece svolta in
un clima disteso e di fattiva
cooperazione. L’Assemblea
che ha avuto luogo nella prima settimana di settembre, si
è articolata in due parti, una
tematica e una più prettamente politica.
Una crisi di identità
m male, la conseguente perdita di ogni chiaro riferimento ideale, ha portato il Mcs,
fra i più antichi movimenti di
respiro ecumenico internazionale, a un ripiegamento su
se stesso, che è probabilmente una delle ragioni della crisi
attuale. Di qui il desiderio da
parte dell’area europea del
movimento di cercare altri
punti forti del proprio programma e creare nuove prospettive di lavoro.
La vocazione dell'Mcs
Il tema trattato è stato
5 ¡uello del Mcs in relazione
la chiesa nella sua dimensione ecumenica. Già
(pesta scelta tradisce una fase di ridefinizione della identità di un movimento che nel
passato esprimeva neH’impei sfortii politico di sinistra e in
abbia g^™di campagne internazio^naliperi diritti umani, come
la lotta all’apartheid in Sud
Jffica, i propri principali rife—, rimenti. La caduta del Muro,
ebraiil la fine dei blocchi e, in bene 0
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questo!
Il rapporto con le chiese è
stato ed è vissuto dai vari referenti nazionali del movimento, in Italia la Fgei, in
modi diversi. In alcuni casi,
come nel movimento norvegese, il rapporto con la chiesa
luterana di stato, è molto
stretto. C’è anche un pastore
che funge da cappellano degli
studenti in ciascuna delle più
importanti sedi locali del movimento in prossimità delle
università. In altri casi, come
in Francia, il movimento è
tradizionalmente e totalmente autonomo dalle chiese e in
posizione di forte critica all’istituzione chiesa come tale.
Di qui l’esigenza di riflettere
insieme a partire da esperienze diverse e di tentare di ricomprendere, in una fase storica cambiata, la propria vocazione. Uno degli ordini del
giorno approvati avvia una
consultazione fra i movimenti nazionali sulla «visione»
stessa del Mcs e del proprio
La delegazione italiana all’Assemblea del Mcs in Norvegia
La ricerca liturgica
ruolo all’interno della realtà
ecumenica in un mondo in
rapido cambiamento.
Le altre mozioni votate e
fatte proprie durante i lavori
assembleari, a cui ha partecipato una folta rappresentanza italiana, Floriano D’Auria
e Andrea Sbaffi quali delegati della Fgei, Luciano Kovacs
e Donatella Rostagno quali
membri del comitato esecutivo europeo uscente, riflettono
le esigenze emerse nel corso
dell’Assemblea. Oltre ad una
conferma dell’impegno tradizionale a favore della promozione dei diritti umani e un
forte accento sul proseguire la
riflessione su temi femminili e
di genere, l’Assemblea ha indirizzato i movimenti nazionali a lavorare sul tema della
riconciliazione particolarmente nell’area dei rapporti
con l’Europa centro orientale,
nei paesi dell’ex Jugoslavia e a
livello regionale ad instaurare
delle relazioni con il Mcs del
Medio Oriente. Una risoluzione conferma l’interesse dell’Assemblea, espresso già nello scorso biennio, per il Sud
Europa e le sue problematiche specifiche auspicando un
allargamento della base in
paesi dove il movimento non
è attivo. Un aspetto molto curato dell’Assemblea è stato
quello liturgico. Particolarmente suggestiva è stata una
liturgia itinerante che si è
svolta in una serata ventosa
all’aperto su un tragitto di alcuni chilometri.
I partecipanti trovavano
sul loro cammino a tappe
qualcuno che li guidava in
alcune letture bibliche su vari aspetti della fede: la confessione del peccato (c’erano
in prossimità alcuni bunker
militari), la conversione, Dio
come il riparo offerto ai credenti, fi sentiero, il ponte, la
lode. Fra una tappa e l’altra
cipcun gruppo poteva scegliere di cantare o meditare
nel silenzio.
L’esperienza si è svolta in
un contesto paesaggistico tipico della Norvegia sud-occidentale: territorio pianeggiante, muretti a secco, solitudine, mare agitato, vento, a
tratti pioggia, e si è concluso
con un’agape a base di salmone e insalata in una vecchia canonica ristrutturata.
Questa esperienza liturgica e
quella precedentemente fatta
ad Oslo da alcuni fra i partecipanti, durante il cosiddetto
«culto tecnologico» per giovani, ossia un culto luterano
tradizionale ma ambientato
in una discoteca e arricchito
da tecno musica «ambient»,
esprime la ricerca sincera di
linguaggi liturgici che possano comunicare l’Evangelo in
forma nuova. Questa ricerca
che si fa anche teologica e
questo scambio di idee e di
esperienze costituisce una
delle ricchezze del movimento ecumenico che spero non
vada mai persa.
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gno attorno al tema della
unità visibile delle chiese, di
ricerca di soluzioni politiche
al conflitto, in qualche caso
millenario, fra le confessioni,
combattuto in passato a colpi
di accuse di eresie e apostasie e talvolta di scismi. Quale
unità vogliamo perseguire e
stiamo perseguendo, si sono
chiesti dunque Michael Root
e André Birmelé, professori
dell’Istituto, avendo alle spalle in quanto luterani i dialoghi bilaterali con anglicani e
cattolici e la piena comunione ecclesiale con i riformati
sia in Europa che recentemente negli Usa?
La risposta a questa domanda è fatta di successive
faticose acquisizioni, la prima delle quali è la valenza liberatoria di sapere che l’unità in Cristo è un dono che i
cristiani/e hanno ricevuto
con la Pentecoste, che essa
perciò non dev’essere creata
dal nostri sforzi quanto realizzata, scovata in ciò che abbiamo in comune fra le diverse denominazioni. La seconda attiene perciò alla natura di tale unità, non più
concepita come riconduzione all’Uno, alla luce non solo
dei fallimenti di questi sforzi
ma soprattutto dell’assunzione delle differenze, come
valore positivo, percorso ermeneutico transdisciplinare
che in questi anni interessa
la teologia e la filosofia e il
mondo scientifico in generale. Diversità teologiche, ecclesiologiche ed etiche, diversità fra soggetti confessionali la cui identità non può
più essere definita in negativo (non cattolico, non protestante) ma si deve nutrire
della propria tradizione e
della dinamica della ricerca
teologica, rinnovata dalle domande che la vita e la riflessione suscitano nei credenti,
donne e uomini.
Unità perciò come ricomposizione di differenti elementi del corpo di Cristo, come comunione (koinonia)
costruita cercando di individuare e superare le cosiddette differenze fondamentali,
incompatibili con l’unità visibile, e di stabilire un consenso fondamentale, sufficiente
per la piena unità, così come
la Bibbia ci testimonia che
hanno cercato di fare i primi
cristiani uniti dalla fede nella
resurrezione e dal dono della
.Pentecoste, seppure divisi in
particolari forme confessionali e liturgiche.
La fioritura dei dialoghi bilaterali a livello mondiale, regionale e locale, che hanno
fra l’altro prodotto la prima
Dichiarazione congiunta fra
luterani e cattolici sulla giustificazione per fede, in via di
approvazione definitiva, accanto al lavoro di organismi
ecumenici come il Cec e la
Kek (Conferenza delle chiese
europee), e alle esperienze ecumeniche di diaconia, sembrano testimoniare il successo di queste premesse, attività purtroppo spesso poco
conosciute dalla base delle
chiese e dai gruppi ecumenici locali che così improvvisano tavoli di confronto su argomenti parziali e casuali.
Se due appunti possono
essere fatti a questo seminario, peraltro ricco di spunti e
di informazioni, sono la debole presenza delle donne e
il silenzio su Graz. Tre relatrici su undici non pongono solo un problema numerico
quanto di visibilità e di autorità dell’impegno delle donne
in campo ecumenico, evidentemente non di vertice.
GINEVRA I due responsabili più importanti dell’ortodossia, il patriarca Bartolomeo, patriarca ecumenico di Costantinopoli, e il patriarca Alessio II, di Mosca, dovrebbero incontrarsi a Odessa, in Ucraina, alla fine di settembre. Sarà il loro
primo incontro dopo il conflitto scoppiato nel 1996 tra le loro
due chiese a proposito della giurisdizione delle comunità ortodosse in Estonia. L’incontro è stato annunciato l’il settembre
scorso dal Patriarcato di Mosca. Il patriarca Bartolomeo dovrebbe recarsi in Ucraina non per una visita ufficiale, ma per
presidere un colloquio sull ambiente convocato su sua iniziativa sul tema «Religione, scienza e ambiente: il problema del
Mar Nero». La conferenza avrà luogo su una nave che partirà
dalla Turchia e farà scalo in Georgia, in Ucraina, in Russia, in
Romania e in Bulgaria. Precedenti fonti hanno annunciato che
anche fi metropolita Vladimir di Kiev e di tutta l’Ucraina, che è
collegato a Patriarcato di Mosca, incontrerà il patriarca Bartolomeo. L’incontro di Odessa potrebbe essere particolarmente
importante dato che ci sono diverse chiese ortodosse in Ucraina. La più importante, diretta dal metropolira Vladimir, è rimasta fedele al Patriarcato di Mosca, ed è l’unica chiesa d’Ucraina
riconosciuta da altre chiese ortodosse nel mondo. Ma la chiesa
dissidente, chiamata Patriarcato di Kiev, diretta dall’ex metropolita Filaret, ora proclamatosi patriarca, cerca di stabilire relazioni ufficiali col Patriarcato di Costantinopoli. (eni)
Proseguono gli incontri tra cristiani
metodisti e ortodossi
ISTANBUL Le conversazioni tra ortodossi e metodisti iniziate una ventina d’anni fa passano ora dalla fase «preparatoria» a quella ufficiale. In un comunicato congiunto redatto a
Istanbul nel maggio scorso, alla fine di un incontro di tre giorni, si dice fra l’altro: «Alle soglie del terzo millennio, ortodossi e
metodisti non cercano soltanto di incrementare le relazioni
fraterne fra di loro, ma vogliono anche testimoniare insieme
1 Evangelo davanti al mondo». Il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, prenderà ora contatto con i primati
delle ^tre Chiese ortodosse per valutare con loro l’operato di
questi anni nei contatti con i metodisti e concordare la scelta
dei rappresentanti ortodossi che faranno parte della Commissione mista che inizierà i colloqui ufficiali. (World Parish)
Svizzera: le agenzie di aiuti umanitari
propongono frigoriferi ecologici
ZURIGO — Dal 1993, in collaborazione con l’industria, l’organizzazione Greenpeace della Germania è riuscita a fare in
modo che i mercati tedesco e svizzero, nonché quelli di altri
paesi europei, proponessero frigoriferi e congelatori che preservino Io strato d’ozono e non contribuiscano a riscaldare
l’atmosfera. II Progetto «Ecofrig», espressione di un partenariato tra l’India, la Svizzera e la Germania, si fonda su una tecnica a base di idrocarburi ecologici. I consigli tecnici vengono
forniti dalla ditta specializzata Infras di Zurigo. L’obiettivo è
anche di fornire frigoriferi ecologici al mercato indiano in piena crescita. Il 2 e 3 settembre si è svolta presso l’Istituto Gottlieb Duttweiler a Rùschlikon una riunione di lavoro organizzata dalle agenzie umanitarie delle chiese svizzere, per cercare nuove piste che portino all’adozione accelerata di tecnologie ecologiche su scala planetaria. Richard Gerster, direttore
della Comunità di lavoro delle agenzie umanitarie svizzere, ha
sottolineato il carattere esemplare del Protocollo di Monreale
e ha chiesto 1 abbandono rapido di tutte le sostanze che dilo strato d ozono: «La distruzione progressiva
dell ambiente, ha detto, ci riguarda tutti ma in modo particolare i paesi e le popolazioni più poveri». fsppj
La sede dell'Istituto luterano per la ricerca ecumenica di Strasburgo
Assente il Forum ecumenico
delle donne (che pure a Graz
ha giocato un ruolo importante), assente una lettura di
genere, forse perché critica
alTinterno di ogni confessione e attenta a trasversalità
spiazzanti che rischiano di
eludere le questioni in essere
nei dialoghi in corso. Quanto
alla seconda Assemblea ecumenica europea pare di dover attribuire il silenzio più a
ragioni organizzative che ad
un giudizio sulla rilevanza ed
i risultati dell’evento.
In conclusione, la ricerca di
questi anni di un linguaggio e
di un «ordine simbolico», sia
in sede accademica che nei
numerosi colloqui, sembra
stare aprendo una nuova fase
nelle relazioni interdenominazionali. È la speranza degli
esperti e del popolo ecumenico e una sfida per le chiese.
4
PAG. 4 RIFORMA
...................... ..
Cultura
VENERDÌ 26 SETTEMBRE
Sì è svolto a Torre Pellice il convegno della Società di studi valdesi
La Rivoluzione francese e le valli valdesi
/ protestanti e la fase storica che dal 1789^ attraverso il periodo napoleonico
condurrà alia Restaurazione. La definitiva scomparsa del «ghetto alpino»
PIERA ECIDI
OGNI mno, in coda ai lavori sinodali di Torre
Pellice, si aprono le «Giornate storiche» indette dalla
Società di studi valdesi, quest’anno giunte al loro 37°
convegno; nacquero infatti
nel 1956, per iniziativa degli
storici del protestantesimo
Giorgio Spini e Augusto Armand Hugon. Pur nella loro
scientificità, questi convegni
sono seguiti da un pubblico
variegato; la «base popolare»
è affezionatissima a queste
istituzioni di cultura, di alta
cultura, fiera di una partecipazione democratica e di
condivisione; come non ricordare, per esempio, il famoso documento di «tregua»
nella secolare lotta con i duchi di Savoia, il «Trattato di
Cavour» del 1561 che porta
da un lato la firma del conte
di Racconigi e, dall’altro,
quello della delegazione valdese, composta da due pastori e da quattro contadini?
La Società di studi valdesi
vede tuttora la presenza di
ben 600 soci, non solo studiosi ma anche semplici
membri di chiesa, segno di
indiscutibile sostegno popolare: fondata nel 1881, è presieduta attualmente dallo
storico Giorgio Rochat, che le
dedica tempo ed energie anche se nel corso dell’anno ha
assunto l’incarico di presidente dell’Istituto nazionale
di studi della Resistenza;
«Senso del dovere», risponde
con laconicità calvinista a chi
gli chiede come fa a conciliare tante responsabilità. Impossibile sintetizzare in poco
spazio le dotte relazioni di
una quindicina di storici,
quest’anno, nell’arco di tre
giornate; il tema «La Rivoluzione francese e le valli vaidesi», per la direzione scientifica di Gian Paolo Romagnani, ha visto confrontarsi
docenti universitari, teologi e
studiosi, italiani e stranieri. Il
ripensamento delle memorie,
riaggiornate alla luce di nuovi
studi, è molto importante per
seguire le tappe della progressiva, completa cittadinanza della più antica minoranza evangelica in Italia.
Ma che cosa significava Liberté, Egalité, Fraternité per i
valdesi? Cose molto concrete:
la possibilità di acquistare
terre in pianura, di fare studiare i figli, di avere un cimitero, insomma, la fine della
segregazione. «Allons enfants
de la Patrie/ nostre bonheur
est assuré.t Aux chàines de la
tirannie/ succède enfin la liberté»: così parafrasata, la
«Marsigliese dei valdesi» venne cantata dal popolo esultante in occasione dell’erezione dell’albero della libertà
sulla piazza-antistante il palazzo dei conti Borengo, nel
dicembre del 1799. Tra canti
e danze, il conte, proprietario
feudale e quindi oppressore
politico e religioso del popolo, fu costretto a bruciare in
un grande falò i propri titoli
nobiliari e a partecipare alla
festa per l’insediamento della
municipalità rivoluzionaria.
E intanto il popolo faceva un
grande girotondo al canto di
un’altra famosa canzone, «La
Carmagnola», in cui, tra i ringraziamenti ai «francesi liberatori», si ripeteva il ritornello
rivoluzionario «Dansons la
Carmagnole/ vive le son, vive
le son/ dansons la Carmagnole/ vive le son du canon».
Queste note di esultanza
sono risuonate durante i lavori del convegno, illustrate
dal pastore Giorgio Tourn e
cantate da Cadetto Arnoulet
e Roberto Morbo con l’ac
II tempio a Luserna San Giovanni
compagnamento della chitarra, a simpatica sottolineatura dei temi affrontati, e la
dicono lunga sull’impatto
che la rivoluzione d’oltralpe
ebbe su queste popolazioni,
se si pensa che un passo fondamentale della «Dichiarazione dei diritti dell’uomo e
del cittadino» recitava: «Nessuno deve essere penalizzato
a causa delle sue opinioni,
anche religiose, purché la loro manifestazione non turbi
l’ordine pubblico stabilito
per legge».
Il prof. André Encrevé ha illustrato quindi la condizione
dei protestanti in Francia
dalla Rivoluzione all’impero
napoleonico e il dr. Gianni
Long ne ha affrontato gli
aspetti legislativi, mentre il
prof. Vittorio Criscuolo ha
svolto il tema del giacobinismo italiano e delle sue implicazioni religiose. Singoli
aspetti e personaggi sono
stati approfonditi da vari relatori (Marco Violardo, Paola
Bianchi, Albert De Lange,
Stefania Balma, Milena Martinat, Roberto Morbo, Monica Pini), mentre l’organizza
zione delle chiese valdesi sotto l’amministrazione francese è stata illustrata dal pastore Giorgio Tourn. L’illuminismo e la massoneria influenzarono la formazione della
classe dirigente e degli intellettuali (Augusto Comba); un
moderatore, il pastore Geymet, entra nel governo provvisorio della Repubblica, con
sede a Torino, e successivamente, con il governo napoleonico, diventerà sottoprefetto a Pinerolo (Romagnani).
Ma anche il popolo è spontaneamente coinvolto dal
processo rivoluzionario tanto
che, con la successiva avanzata dell’esercito austro-russo, i feriti e i malati dell’esercito rivoluzionario vengono
nascosti dai contadini e
montanari della vai Pellice,
nutriti e curati con grandi sacrifici, e portati poi, a spalle,
in salvo oltre il confine. Grande in tutte queste fasi è la
partecipazione delle donne
(Elisa Strumia), che autonomamente in molte situazioni
organizzano la resistenza. 1
valdesi sono filofrancesi nel
periodo napoleonico, e «an
nessionisti», come mostrato
nella sua lucida relazione dal
prof. Giorgio Vaccarino.
E il periodo napoleonico,
pur con molte contraddizioni, dovute soprattutto alla
struttura amministrativa centralistica e all’esportazione
tout-court del modello francese, contiene significative
acquisizioni per i valdesi: il
«ghetto alpino» scompare definitivamente, sia come realtà
giuridica che come realtà sociale; c’è il riconoscimento
della libertà di fede, l’Ospizio
dei catecumeni dove venivano allevati i bambini rubati
alle famiglie valdesi per crescerli cattolici di Pinerolo viene chiuso, e ai piedi della collina di San Giovanni, all’inizio
della pianura, si potrà edificare il primo tempio fuori dal
«ghetto» nel 1806 (Claudio
Pasque!). La Restaurazione
cancellerà tutto ciò: l’Ospizio
riaprirà i suoi battenti, sarà
fatto divieto di stampare e
importare le Bibbie, torna la
censura. Il tempio di San Giovanni, però, non potrà più essere demolito, anche se le
leggi sabaude imporranno
che una palizzata lo nasconda alla vista dei cattolici del
borgo che si recano alla messa. I valdesi ritornano dei
«clandestini della religione»,
anche se ciò avviene senza
massacri, per l’abilità politica
e diplomatica della loro classe pastorale e dirigente, che
seppe trattare e mediare con
il sovrano e ottenere gli appoggi delle potenze europee.
Pochi decenni dopo, alle soglie di quell’altra grande svolta rivoluzionaria che fu il
1848, otterranno definitivamente, dal re Carlo Alberto, la
libertà e i diritti civili, con le
«Lettere patenti» di cui ora,
insieme agli ebrei, si apprestano a celebrare i 150 anni.
Studi sul significato dell'eucaristia su una rivista francese
Cena in memoria della morte del Signore
GIOVANNI GÖNNET
UCARISTIA (= rendimeni> to di grazie) è parola dotta; non è nemmeno schedata
nelle comuni concordanze
bibliche, vale per «comunione» secondo il noto testo di I
Cor. 10,16: «Il calice della benedizione che noi benediciamo non è forse la comunione
con il sangue di Cristo? Il pane che noi rompiamo non è
forse la comunione con il corpo di Cristo?».
Ma lo stesso testo chiama
tutto ciò mensa del Signore (v.
21) e, nel capitolo successivo,
cena del Signore (I Cor. 11,
20), proprio quello che le nostre tradizioni teologiche e i
nostri ordinamenti ecclesiastici hanno finito per denominare Santa Cena, termine
anch’esso assente nelle sud
dette circostanze. Ora, si sa, il
cattolicesimo ufficiale ha fatto sua la dottrina della transustanziazione formulata dal
Concilio di Trento a metà del
secolo XVI: al momento dell’welevazione» dell’ostia e nel
ripetere il testo della Vulgata
latina (hoc est corpus meum,
hic est sanguis meus, (Matt.
26, 26-27) la comunità cristia-.
na fedele a Roma sanzionava
come regola di fede quell’interpretazione materialistica
del cambiamento del pane e
del vino in corpo e sangue di
Cristo, che invece non traspare dal testo neotestamentario:
anzi in esso è scritto che la
cena del Signore non viene
«mangiata», ma celebrata in
memoria della morte del Signore «finché egli venga» (I
Cor. 11, 20 e 26).
Fu dunque, per dirla con
Il libro di Adriano Prosperi
La repressione operata dai
tribunali dell'Inquisizione
EUGENIO STRETTI
La «Santa Cena valdese» (XIII secolo)
Zwingli, un «memoriale», anzi un tropo, cioè uno spostamento di significato dal letterale al simbolico, in altre parole un segno, del quale però
sono indicate solo le modalità d’uso, non le occasioni, i
tempi, le circostanze ecc. Ma
c’è dell’altro. Durante l’ultima cena, secondo il racconto
di Giov. 13, 3-5, avvenne un
fatto (il lavamento dei piedi
ai discepoli) che ha sempre
scombussolato gli esegeti.
Ora, tutta questa problematica è stata recentemente
ripresa in esame dal fascicolo
di luglio-agosto 1997 dal periodico «Évangile et Liberté»
di Apt-en Lubéron (n. 101, inserto interno, pp. I-VIII) nel
quale, procedendo da un noto volume di André Gonnelle
su La Cène, sacrement de la
désunion (Paris, 1996), si ricorda come la «Riforma riformata» (per distinguerla dalla
«Riforma luterana») abbia a
suo tempo sostituito l’altare
con la tavola di comunione:
in origine essa non veniva
posta sotto il pulpito che durante i culti in cui la comunione era effettivamente celebrata, e ciò per accentuare
due cose: primo, che la comunione stessa è un affare
dei fedeli; secondo, che essa
non è che un memoriale, durante il quale le cosiddette
«specie» (in francese «oublies») e le parole del «consacrante» non hanno alcun carattere magico: i partecipanti
sono dei «commensali», non
dei «consumatori» di Cristo.
Spidii
art.2t
Incas
al miti
L'Edite
La presenza della Chiesa
in Italia nell’età delle due
Riforme (protestante e tridentina) è un fenomeno, osserva l’autore di questo impegnativo volume*, ordinario di storia moderna alTUnìversità di Pisa, di tale ampiezza e complessità che le
semplificazioni sono arbitrarie. Già lo storico protestante
Ranke osservava che la questione dell’egemonia religiosa cattolica nel nostro paese,
proprio nel mezzo della Riforma luterana, non poteva
essere spiegata nel termini
puramente politici di una
abilità dei pontefici a rafforzare lo stato della Chiesa.
«Non si vince, se non si convince», questo noto adagio
può essere applicato anche
nella strategia pastorale della
Chiesa uscita da una crisi seria ma non letale.
Ancor prima dell’apertura
del Concilio di Trento, con
l’istituzione dell’Inquisizione
romana (21 luglio 1542, bolla
Licei ab initio del papa Paolo
III) si viene sviluppando una
struttura centralizzata con
potere in tutta la penisola.
Per almeno due secoli il
Sant’Uffizio dell’Inquisizione
fu l’unica autorità unificante
la penisola italiana. L’efficace azione pastorale e pedagogica della Chiesa si sviluppa in tre fasi collegate fra di
loro. In un primo momento
prevale l’azione repressiva
dell’Inquisizione: «gli heretici devono essere abbrusati»,
questa era l’opinione comune nella Chiesa (p. 163). I tribunali dell’Inquisizione lavorano a pieno ritmo. Per avere
un’idea del lavoro sistematico di repressione è sufficiente citare il caso di Venezia.
Le 50 buste dell’archivio di
stato veneziano, un tempo
convento francescano, documentano ben 713 casi di abitanti della città sottoposti al
tribunale del Sant’Uffizio tra
il 1547 e il 1583: alcuni furono affogati, senza clamore, di
notte in laguna.
Le sentenze capitali, osserva l’autore, furono tuttavia
rare. Quando si arrivò a sentenze di morte, queste ebbero la loro giustificazione non
tanto in nome della punizione esemplare dell’eretico
ostinato, quanto piuttosto a
causa della necessità di impedire la simulazione e la
doppiezza dei falsi fedeli (p.
179). L’attuale clima ecumenico ci consente di valutare
con serenità l’opera dell’Inquisizione romana, senza
dubbio meno crudele della
coeva Inquisizione spagnola,
e tuttavia fonte di estreme
sofferenze per donne e uomini che desideravano essere
cristiane e cristiani secondo
le Scritture. I vescovi italiani,
alla luce deU’encicllca papale
«Ut unum sint», hanno recentemente compiuto un gesto significativo di richiesta
di perdono e di riconciliazione con la partecipazione al
culto del 16 febbraio a Roma.
Alla fine del ’500 era chiaro
che, a parte la dissidenza valdese ai confini con la Francia, l’Italia restava una nazione profondamente cattolica.
Tuttavia nel popolo vi era
molta ignoranza sui conte
nuti della fede; qualtuin
osava bestemmiare, vi etaji
pratiche considerate
ortodosse, come la supèfsj.
zione e la supposta stregone,
ria. Mentre la Riforma profe
stante fu un tentativo j
evangelizzazione muovono
dalla Bibbia, la Riforma C|
tolica si sviluppò con stm
menti pastorali differenti
con risultati eccellenti;^
confessione e la missione
L’obbligo della confessing
annuale dei peccati e Tacci
lA I
starsi una volta alTannoi
sacramento eucaristico sm
cito dal Concilio Lateranea
III con il canone «Otnnt
utriusque sexus» venne ai
curatamente disciplinato j|
Concilio di Trento. La ctij
fessione, sotto Timpulsoi
vescovi riformatori eoa
Carlo Borromeo e dei gesull
assunse un carattere spili
tuale permanente (pp. 2^ 548). Ci si confessa abitui
mente dallo stesso sacerdoi
più volte Tanno; una confe
sione generale è possiti :
grazie ai manuali per confe ,
sori e ai questionari peri
nitenti. L’elenco dei pecà
deve essere completo e
confessore ravvisa matei
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L’Inquisizione si occupi tutto: bestemmiatori, coni
bini, teatranti, fattucchi«
religiosi libidinosi, santità
mutate, streghe. Può essi
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scente esoterismo nostra
sapere che non furono sà
perte, benché scrupolo!
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Vi fu ampia tolleranza,!
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sposti a ricevere il peruoil
quindi l’assoluzione deipC
cati. D’altronde lo stato di
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di una accurata missioni
quelle che furono chiatti
dai gesuiti «le nostre Ind
(pp. 551-680). Le campai ¡^duzion
abbandonate a se stesse,i *dijjein
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e civile. ‘
Un libro importante q«
di Adriano Prosperi
di Delio Cantimori e curai
della nuova edizione di
tici italiani del Cinquecei
(1992), che raccoglie lei ®usei
merose ricerche di archf nionast
in argomento, forneiid® muni i
un’interpretazione cortf, cooperi
per quanto concerne laf Pubblic
forma protestante e coni present
cente nella presentaztif bre,
della Riforma tridentinU integra
ha forgiato l’Italia moderi* tnazion
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relazioni improntate
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e archi
(*) Adriano Prospi;ri: Trib'
della coscienza. Inquisitori' ^
fessoti, missionari. Torini'
naudi, 1997, pp. 708, £60.0««
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edizione in a.p. 45%
^2 comma 20/B legge 662/96 - Filiale diTorino
^caso di mancato recapito si prega restituire
,1 tnitte'’*® presso l’Ufficio PT Torino CMP Nord.
L'Editore si impegna a corrispondere il diritto di resa.
Fondato nel 1848
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LA CASERMA DEL BARANE — Giornata davvero
splendida, come solo settembre può regalare, quella di giovedì 18 settembre. La Comunità montana vai Pellice aveva
scelto quella data per inaugurare la casermetta del Colle Barant, nel cuore delFomonima oasi, completamente ristrutturata. Un lavoro svolto con celerità, ha sottolineato il presidente
Cotta Morandini, ringraziando la presidente della Provincia
di Torino, Mercedes Bresso, per l’appoggio mostrato nei
confronti dell’iniziativa. La stmttura, dotata di servizi, di una
cinquantina di posti letto e di cucina, potrà essere utilizzata
per turismo in quota, ma anche dalle scolaresche che si recano a studiare il vicino giardino botanico. Uno spazio servirà
anche alle guardie ittico-venatorie della Provincia di Torino.
VENERDÌ 26 SETTEMBRE 1997 ANNO 133 - N. 36 LIRE 2000
Non sono un ambientalista
e nemmeno ho particolari competenze nel campo della salvaguardia della natura.
E tuttavia ci sono degli interrogativi, in occasione dell’apertura della caccia in Piemonte, che non riesco a togliermi di mente. Nell’agosto
scorso sono infuriate le polemiche per un provvedimento
governativo, poi ribadito due
settimane fa, che proibiva la
caccia a alcune specie di volatili. Apriti cielo: grandi proteste dei cacciatori, e questo
era facile prevederlo. Fra le
tante reazioni, però, una mi
ha colpito. Mario Rigoni
Stem, grande scrittore e cantore del rapporto uomo-natura
nella regione dell’Altopiano
(risiede a Asiago), ha scritto
L'APERTURA DELLA CACCIA
INTERROGATIVI
ALBERTO CORSANI
che in realtà il vero cacciatore
è un amante della natura,
contribuisce anzi a mantenere
un equilibrio necessario fra le
varie specie animali e l’ecosistema, ama camminare nei
boschi e per le montagne.
L’argomento non è nuovo,
ma veniva da una persona autorevole, di grandi qualità
umane e onestà intellettuale.
E tuttavia mi vengono due
perplessità. Quanti saranno i
cacciatori, vorrei dire, «vecchio stile» a cui pensa Rigoni? Non siamo di fronte molte
volte a una pratica venatoria
indiscriminata? E, se il problema è quello di garantire un
certo equilibrio all’ambiente
(eliminando anche gli esemplari in soprannumero di una
data specie, a volte assai dannosi per altre specie o per altre attività agricole che devono essere tutelate), non biso
gnerebbe puntare a «qualificare» la caccia con corsi, patentini, controlli più rigidi?
Ma poi mi chiedo: tutto ciò
che «sta intorno» alla pratica
della caccia, e che una persona come Rigoni descrive nei
suoi libri con toni mai nostalgici ma sempre convinti e
profondamente umani, le passeggiate, magari le ascensioni, gli spuntini nel bosco, le
lunghe camminate con gli
amici o a tu per tu con il cane, l’impatto violento ma inebriante con le intemperie, tutto questo non si può fare ugualmente? I decreti e i limiti
alle specie cacciabili non lo
impediscono. È proprio indispensabile la pratica dello
sparo per dare un senso al
contatto con la natura?
ccupi ? Regione Piemonte
rnfìfl ^
Lavori
socialmente
utili: concorso
nza, t Un nuovo progetto di lavori
ì\]r 1 socialmente utili potrebbe esa. I sere realizzato nei prossimi
ercioi( mesi; la giunt ha approvato
dei pi questo nuovo intervento che
tato di dovrebbe consentire l’occupa:essit( zione, per un anno, di circa
ssione 1.000 persone da almeno due
thiaiii .anni iscritte al collocamento o
j espulse dal mondo della proimpas ^duzione a causa dei processi
^^industrializzazione,
nelle' ^ richieste dovranno ri'llafed fSpardar: monitoraggio amticadi fintale, prevenzione e ripriI stadi i ®.dno di aree soggette ad evenite a« ‘ ^ calamitosi, diffusione dei
familii i. jervizi offerti dai parchi e dalle zone protette, censimento
ite qui idei beni culturali presenti e
-i, a® ®odoutilizzati in zone non co; curati .nosciute dal grande pubblico e
e di dei fondi storici di biblioteche
[ueceif e archivi, valorizzazione dei
Ìiele| musei locali, dei castelli, dei
i archi monasteri. 1 progetti, che Conenuf muni o Comunità montane,
; cottf cooperative sociali o altri enti
-ne laf pubblici dovranno redigere e
^ P®*®nlare entro il 30 settemntazi^ re, dovranno prevedere una
'“l^Sfazione fra lavoro e forlod , inazione professionale, even. Xribif esimente finalizzata alla
^®^mone di nuove imprese in
valorizzare le profes' ^°*'nhtà acquisite miglioran0 così la propria posizione
niercato del lavoro. Chi
opT? volto in questi pro? *,i su ambiente, turismo o
‘^'illurali, percepirà una
¿Eduzione lorda di 800.000
I star. • derivanti da uno
^ l rnm regionale di 12
_____f ¡¡'Ìf'di. La cifra potrà aure H l’ente organizzato
Drir,^' P|'°8etti assumerà a pror anZ* . ,pm-ieo una parte dei costi.
rator!T'^‘.''.*duazione dei lavoIfin 1 Ipotizza di occupare
laureati, 300 diplomati e
Verrà Hoenza media) av
da pubblica
1 scriS^^Adelle sezioni circoPer l’impiego o di
o dall ente attuatore.
Fiaccolata con intervento di don Luigi Ciotti alla Festa dei giovani organizzata dalla diocesi di Pinerolo
«Sognare è leggere il presente con lo sguardo al futuro»
ini
lilità
________FEDERICA TOURN________
Sognare è vivere il momento presente, confrontarsi
con la realtà o, per dirla con le
parole di don Luigi Ciotti,
«sognare è la capacità di leggere il presente con una particolare attenzione al futuro».
Questa apparente contraddizione di termini è stato il motivo forte di richiamo che ha
caratterizzato la Festa dei giovani della diocesi di Pinerolo,
intitolata appunto «Vivere il
presente tra sogno e realtà», e
in particolare la fiaccolata organizzata per le vie della città
la sera del 18 settembre.
C’erano molti ragazzi, come è prevedibile in una festa
di giovani, ma anche adulti e
bambini che seguivano il corteo di luci: nel percorso che
univa le quattro tappe previste
si cantava (c’era anche il coretto valdese a dare manforte)
nelle soste si ascoltavano le
riflessioni portate dai ragazzi:
è stato letto un messaggio dal
carcere di Asti, Alessandro ha
parlato della sua esperienza di
tossicodipendente, si è ricordato anche Martin Luther
Don Luigi Ciotti
King e il suo sogno di una comunità di fratelli neri e bianchi che vivono insieme.
All’Expo Fenulli, dove il
corteo di fiaccole ha terminato il suo percorso. Chiara
Amirante, fondatrice della comunità di recupero e accoglienza «Nuovi orizzonti»,
racconta la scoperta della fede
che le ha cambiato la vita,
l’ha spinta ad andare di notte
alla stazione Termini di Roma
(foto Daniele Passanante)
«a cercare i fratelli che vivevano nella sofferenza per dividere con loro la resurrezione sperimentata». Con loro ha
costruito una casa «in cui vivere insieme il Vangelo e dividere tutto, come nelle comunità dei primi cristiani». E
giovanissima. Chiara, con una
fiducia illimitata nelle «cose
che sopravvengono»: nell’«amatevi gli uni gli altri» di Gesù c’è la chiave per vivere.
continua a ripetere, e augura a
tutti «di sperimentare almeno
un poco in terra i doni che
Dio ci ha preparato».
Don Ciotti incalza con la
consueta energia: «Sognare
vuol dire impegnarsi perché
quello che sembra impossibile diventi vicino e possibile.
Penso a don Tonino Bello
che, già molto malato, con
quel diluvio di Dio che è
monsignor Bettazzi, andò a
Sarajevo quando era difficile
andarci e al ritorno scrisse
invitandoci a sognare ad occhi aperti e a non essere i notai dello status quo ma i profeti dell’aurora». E allora,
esorta don Ciotti, anche chi è
già impegnato e fa molto per
gli altri, si faccia prendere dal
morso del «di più», dalla passione che è intelligenza e cuore, non si accontenti di essere
soltanto un segno o una testimonianza ma recuperi il senso di un cambiamento profondo, il senso della denuncia.
Cita il cardinale Ballestrero:
anche la denuncia è annuncio
di salvezza. E un rimprovero
lieve quello di don Luigi,
un’esortazione vigorosa: «A
Chi visita il tempio valdese di Torino
non può non soffermarsi ammirato
davanti al bellissimo pulpito. Ma pochi
sanno che il pulpito di Torino ha vissuto
una storia tanto curiosa quanto travagliata. Beckwith lo voleva nell’abside e il
Concistoro lo pose sul fianco della chiesa a destra di chi entra, secondo l’uso
delle chiese delle Valli. Ma in una seduta
del 18 aprile 1854 il Concistoro cambia
idea e decide di trasferirlo nell’abside.
Scrivendo al Beckwith dice: «...così come voi ste.sso avevate creduto conveniente fin dal principio». Evidentemente dovendo chiedere al Beckwith di accollarsi
le spese per la sistemazione interna del
tempio non era opportuno contrariarlo.
Si rivoltarono tutti i banchi e fu necessario porre dei tendaggi alle finestre alle
spalle del pulpito «per temperare l’effetto della troppo grande luce che colpisce
gli uditori volti ormai tutti verso mezzogiorno». Ma la storia della deambulazione del pulpito non fini.sce qui. Qualcuno,
in epoca non meglio precisata, deve
IL FILO DEI GIORNI
IL PULPITO
ALBERTO TACCIA
averlo nuovamente collocato sul lato destro. Il Concistoro dopo lunghe discussioni e reiterate prove acustiche il 13 ottobre 1897 prende la solenne decisione
di rimettere il pulpito nell’abside. Ma nel
1919 il pastore Prochet ritiene opportuno, per comprovate ragioni di acustica,
di fare avanzare il pulpito di almeno due
metri. Per le stesse ragioni il pastore
Ayassot nel 1960 farà nuovamente arretrare il pulpito nel sito originario dove
ancora oggi si trova.
Nel 1869 lo zoccolo che sorregge il
pulpito appare irrimediabilmente tarlato.
Il 25 gennaio un falegname compie
un’ispezione in vista della riparazione
ma per cause rimaste misteriosela sera
stessa il pulpito prende fuoco: rovina al
suolo spaccando due panche. Il pulpito è
inservibile; se ne predispone uno provvisorio e il Concistoro bandisce un concorso per il nuovo pulpito. Si presentano
due progetti: uno dei fratelli Leverà
(1.500 franchi) e uno del sig. Quarelli
(1.800 franchi). Il Concistoro opta per il
secondo ma impone al Quarelli il rifacimento del progetto.
L’opera, finalmente compiuta (l’attuale pulpito) fu solennemente inaugurata il
15 aprile 1870. Il Concistoro in un inconsueto atto di generosità, in considerazione della perfetta riu.scita del lavoro, dà
al Quarelli 550 franchi in più oltre al preventivo da un’apposita colletta ammontante a 2.602 franchi, destinando le rimanenti 52 lire per spese accessorie. Particolarmente notevoli sono i bassorilievi
intarsiati sui pannelli: i simboli (lo stemma valdese, l’Evangelo aperto su una
croce, le tavole della legge) e i versetti
(Giov. 1, 1-14; I Cor. 2, 2 in latino!).
Caltagirone un uomo si è ammazzato per mancanza di lavoro: io dico che è stato un
omicidio. Dobbiamo fare di
più tutti insieme, non dimenticare che solidarietà e carità
sono il prolungamento della
giustizia. Chiediamoci perché
in questi ultimi tempi è esploso il volontariato ma sono
aumentati i poveri, gli emarginati e i detenuti». E aggiunge: «Dobbiamo fare ancora
una volta nostro il sogno della Costituzione i diritti non
possono essere toccati; i diritti politici, di partecipazione ma anche e soprattutto i
diritti sociali, scuola, salute,
lavoro e casa».
No ai sogni artificiali, ripete don Ciotti, come quello di
molti immigrati che vengono
in Italia ingannati dalla pubblicità e qui trovano violenza
e razzismo. I sogni devono
essere reali, devono diventare
possibili'. Racconta della sua
visita a San Giuseppe Tato, il
paese di Brusca dove è stata
di recente dedicata una piccola piazza a don Puglisi; dove
il sindaco. Maria Maniscalco,
vuole trasformare «in un posto di vita e non più di morte»
il rettangolo di terra con la
casa in cui è stato sequestrato
e poi ucciso e sciolto nell’acido dalla mafia il piccolo Giuseppe Di Matteo, figlio di un
collaboratore di giustizia. Lì a
San Giuseppe Tato don Ciotti
ha incontrato Giancarlo Caselli e in una stanza bunker
con le pareti larghe un metro
hanno parlato di giustizia: «È
un momento difficile per la
magistratura: col tirare fango sui giudici sono ricominciate le “grandi manovre’’.
Dobbiamo essere onorati di
questo grande uomo e fargli
sentire il nostro affetto».
Don Ciotti saluta poi mons.
Giachetti, ricordando la sua
casa «con tante finestre»,
simbolo di vera solidarietà, e
gli promette in regalo una
porta per la sua prossima dimora: «Hai costruito con i
fratelli valdesi percorsi stupendi», gli dice.
6
PAG. Il
Valu mora
VENERDÌ 26 SETTEMBRE iJ^pRÇ
Cronache
TRENT’ANNI DI RADUNI DI TRATTORI — Successo
per la trentesima edizione del raduno dei trattori (nella foto) organizzato dal circolo Mûris di Torre Pellice; domenica scorsa una cinquantina di trattori, i più vecchi dei quali
risalenti agli Anni 40, hanno sfilato per le vie cittadine per
poi raggiungere la sede del circolo dove, oltre al pranzo, si
sono volte le premiazioni dei partecipanti.
MUORE CADENDO DALL’ALBERO — Incidente mortale domenica sera alla Luchera, sulla collina di Luserna San
Giovanni; Giuseppe Valenti, 63 anni, abitante a Torino ma
solito passare i fine settimana in vai Pellice, è caduto da un
noce mentre era intento alla raccolta dei frutti. A nulla è
servito il pronto intervento delTelisoccorso: Valenti è
morto per le gravi ferite riportate.
I COMUNI E LE ALPI: CI SARA ANCHE BOBBIO —
«Sviluppo sostenibile e collegamento tra i Comuni alpini»,
è questo il titolo del convegno annuale della Cipra (Commissione intemazionale per la protezione delle Alpi) organizzato quest’anno a Bovec in Slovenia dal 25 al 27 settembre. Verrà valutato l’andamento del progetto di Alleanza nelle Alpi che ha impegnato in quest’ultimo anno diversi Comuni, tra i quali Bobbio Pellice. L’obiettivo del progetto e del convegno consiste nel dare un contributo all’attuazione della Convenzione delle Alpi. «Con tutti i limiti
delle associazioni di volontariato - ha detto il sindaco di
Bobbio, Charbonnier, che parteciperà ai lavori - ritengo
positiva l’esperienza fin qui maturata. Il nostro Consiglio
comunale ha approvato in settimana lo statuto dell’associazione e il protocollo “agricoltura in montagna’’».
CORSO DI FORMAZIONE SULLE VALLI CHISONE E
GERMANASCA — «Leggere il territorio; le valli Chisone e Germanasca tra storia, natura e cultura, seconda parte»
è il titolo del corso di formazione per insegnanti di ogni ordine e grado che prenderà il via il 17 ottobre con una relazione di Dario Gariglio su «Le opere difensive della valle;
il Forte di Fenestrelle e le fortificazioni minori tra una dominazione e l’altra». Il corso, che si concluderà il 30 gennaio 1998, prevede oltre a 5 lezioni anche visite guidate alla miniera Paola, alla Manifattura di Perosa Argentina e alle officine Skf di Villar Perosa. Gli incontri si tengono
presso la Scuola professionale Agnelli di Villar Perosa in
via Nazionale; per maggiori informazioni e iscrizioni, rivolgersi entro il 30 settembre ai n. 0121-81497 o 81190.
PROGRAMMA DI ASSISTENZA PER RIFUGIATI — Il
ministero dell’Interno ha stipulato un accordo con l’Alto
commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, al fine di
attivare un programma di interventi a favore dei «rifugiati
politici» sotto la Convenzione di Ginevra. Il programma
prevede interventi assistenziali (di prima assistenza, di sostentamento, per casi di «fragilità sociale» quali malati, anziani, portatori di handicap, invalidi civili); di sostegno allo
studio (nuclei familiari con figli studenti a carico, studenti
capifamiglia universitari o i.scritti a corsi professionali); e
di sostegno all’integrazione lavorativa (per attività professionale, commerciale, artigianale e altre). Il programma si
rivolge a quei cittadini stranieri che hanno ottenuto il riconoscimento formale dello «status di rifugiato» e hanno fissato la residenza stabile in Italia. Le istanze, debitamente
documentate, devono essere presentate alla Prefettura della
provincia di residenza.
Per la
pubblicità su
tei. 0121-323422, fax 0121- 323831
Comunità montana pedemontana: a colloquio con il presidente, Luciano Cavallonera Pir
Occorre puntare su forme di turismo «dolcefl t(
PIERVALOO ROSTAN
Malgrado i venti di tempesta (c’è infatti chi fra
gli amministratori dei Comuni della Comunità montana
Pinerolese pedemontano vorrebbe al più presto sostituirlo)
Luciano Cavallone guida la
giunta di questa Comunità
montana atipica: mentre nelle
valli Pellice, Chisone e Germanasca vi è infatti una coincidenza territoriale, nel caso
della Pedemontana così non è
e fra le cause dell’attuale fase
di crisi (si è dimesso l’assessore Mauro Pons e il Consiglio della scorsa settimana ha
semplicemente saltato a piè
pari l’argomento sostituzione
in attesa di tempi migliori)
c’è forse anche questa mancanza di identità culturale,
prima ancora che politica.
È una Comunità montana
ancora in cerca di sede; l’attuale di via del Duomo è insufficiente e molte soluzioni
sono state ipotizzate fin qui
senza risultato. Ma è davvero
una Comunità montana di serie B? «Certamente - afferma
il presidente Cavallone - la
nostra Comunità montana ha
una minore entità come popolazione e soprattutto manca
un elemento unificante. Le
tradizioni culturali ad esempio sono abbastanza diversificate: spesso accade che fra
Comuni ci sia più disponibilità alla competizione che al
dialogo. Perciò uno dei massimi impegni è quello della
La piazza nuova di San Secondo
ricerca dell’unità del territorio e delle amministrazioni:
per adesso siamo riusciti a
realizzare un sentiero turistico attraverso la nostra comunità montana».
- È una Comunità montana
che gravita su Pinerolo città
che ben presto non farà più
parte di questo ente; questo è
un riferimento per una popolazione che sempre più di frequente nei Comuni di residenza ci va soltanto per dormire?
«L’abbandono in questa fascia pedemontana è forse ancora maggiore che nella zona
montana; una delle poche risorse del territorio, il bosco
ceduo, è in stato di totale abbandono; per fortuna abbiamo recentemente ottenuto un
contributo di 400 milioni proprio per interventi in questa
zona. In prospettiva pensiamo
che le caratteristiche del terri
torio consentano uno sviluppo nel settore eno-gastronomico: vogliamo cioè puntare
su un turismo non di massa,
che sappia cogliere gli aspetti
più interessanti della zona.
Voglio ricordare che abbiamo
già alcuni punti forti, ad
esempio il parco ornitologico
Martinat, la palestra di roccia
alla Sbarua, il progetto dello
scultore Stefano Drago di individuare un’area naturale da
offrire in visita guidata anche
per gli stranieri».
- Oggi tutti i sindaci lamentano una sempre maggiore carenza di risorse mentre
invece le Comunità montane
godono di una fase più favorevole, ad esempio contando
sui fondi per la montagna...
«Effettivamente è così c’è
ad esempio un po’ di rammarico nei Comuni della pianura
pinerolese rispetto alle nostre
Intervista a don Bruno Marabotto, coordinatore della Festa
I giovani tra musica, spettacolo
e riflessione sui problemi attuali
MASSIMO GNOME
MOSTRA DI VALERIO RIGHINI AL CENTRO CULTURALE — Dal 27 settembre al 12 ottobre, nella sala Paschetto del Centro culturale valdese di Torre Pellice, in via
Beckwith 3, sarà allestita una mostra del pittore Valerio Righini, dal titolo «Ensemble». Valerio Righini, pittore e
scultore, è nato a Tirano (Sondrio), dove vive e lavora, nel
1950; ha iniziato la propria formazione artistica a Milano,
prima al Liceo artistico di Brera e poi alla Facoltà di architettura. Dal 1968 partecipa a concorsi e rassegne d’arte,
vincendo diversi premi, tra cui T Ambrogino d’oro nel 1978
a Milano; dal 1970 si dedica all’incisione, realizzando anche edizioni di grafica in cartella. Diverse le mostre personali che ha realizzato in varie città in Italia e in Europa.
«Ensemble» sarà visitabile giovedì, sabato e domenica dalle ore 15 alle 18 e gli altri giorni dalle ore 14 alle 17.
SECONDA CONFERENZA DEI SERVIZI SANITARI —
Si svolgerà sabato 27 settembre, dalle 9,30, presso il Teatro-incontro di via Caprini a Pinerolo, la seconda conferenza dei servizi sanitari offerti dall’Ausl 10. Si tratta di
un'importante occasione di verifica sull’organizzazione
aziendale e sull’erogazione dei servizi ai cittadini, valutando l'andamento e le prospettive dell’Ausi 10.
Sabato 20 settembre: la IV
edizione della «Festa dei
giovani» di Pinerolo chiude i
battenti. La conclusione è sicuramente quella giusta: centinaia i presenti l’ultima sera
agli stand richiamati anche
dal concerto del complesso
torinese degli «Amici di Roland». La musica si dimostra,
ancora una volta, un fattore
aggregrativo estremamente
importante per i giovani. Ma
non ci si può e non ci si deve
limitare soltanto a questo.
L’intera settimana, iniziata
sabato 13 con la presenza
all’inaugurazione del presidente della Camera dei deputati, Violante, ha alternato
momenti di dibattito (peccato
per il forfait del segretario generale della Cisl, D’Antoni,
sostituito da Olini del centro
studi Cisl) a spettacoli, non
solo musicali. La partecipazione nell’insieme è stata
massiccia, sia da parte del
pubblico sia da parte delle
numerose associazioni che
hanno risposto all’invito del
gruppo organizzatore: oltre
ottanta erano gli stand presenti nell’area dell’Expo Fenulli.
Impossibile sarebbe riassumere o elencare, anche commentare, giorno per giorno,
iniziativa per iniziativa, tutta
la settimana. Abbiamo perciò,
brevemente, posto alcune domande al coordinatore della
manifestazione, Bruno Marabotto, prete e responsabile
della pastorale giovanile della
diocesi e in attività all’oratorio di San Domenico.
Marabotto si ritiene soddisfatto, «anche se bisogna rilevare una minore presenza ai
Pinerolo: fra gli stand della «Festa» all’Expo Fenulli
dibattiti confrontandola con
l’afflusso di pubblico alle altre attività; questo è sicuramente da imputare alla relativa mancanza di “personaggi”
rispetto agli anni passati». Il
bilancio è comunque positivo,
con «un grande numero di associazioni presenti e soprattutto grande diversità tra di
esse: elemento che non può
essere giudicato che positivamente». II gruppo organizzatore, venticinque persone che
lavorano tutto l’anno per la
riuscita della manifestazione
(anche se durante la settimana
sono stati più di cento i collaboratori), prevede per il futuro
«una maggiore preparazione
alla base che permetta un più
grande coinvolgimento della
popolazione per quanto riguarda il tema proposto» quest’anno forse un po’ vasto, anche se stimolante: «Vivere il
presente tra sogno e realtà».
A fronte del generale successo della manifestazione,
Marabotto non può trattenere
i suoi timori per la futura V
edizione della Festa dei giovani: «Sarà indispensabile ancora - afferma - un impegno
economico da parte di diocesi, amministrazione comunale
di Pinerolo e Regione Piemonte confidando naturalmente nell’appoggio dell’eventuale nuovo vescovo, essendo mons. Giachetti da poco dimissionario». Don Marabotto ci confida di aver richiesto aH’amministrazione
comunale «la possibilità di
utilizzare il tendone all’interno dell’Expo per concerti e
altre attività durante tutto
l’anno, con la gestione affidata ai giovani». Ancora nessuna risposta da parte dell’asses.sore.
La partecipazione evangelica è stata più che positiva,
con la presenza di due stand
allestiti dai giovani del coretto di Pinerolo e di Radio
Beckwith. È importante non
sottovalutare questa forte
possibilità di dialogo, confronto e concreta apertura, soprattutto a livello giovanile.
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opportunità sia economi,
che politiche. Oltre ai fj
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Comunità montane e Regi
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questione di respiro più
pio. Il mio rammarico è
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Comunità montana non
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Denti e il Freidour, che è a
finante con un parco
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miaña. Abbiamo già ristr
rato un’ex casermetta dfopiùann:
Forestale destinata a diva s, qualci
re punto di riferim.ento pc iesti un
scolaresche e se il Comuni la San (
Pinerolo riuscirà a ristrutti iiolto att:
re la colonia Boselli al Tal id ogni n
co tutta la zona se ne avi ola per 1
taggerà sul piano turistico! gli dà
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Pinerolo
Giovani
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hanno voluto confrontarsi!
che con il mondo sindac;
questo tema e martedì Id
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tenuto un incontro a cui]
gli altri ha partecipato
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Di fronte alle solleciti
provenienti dal gruppo*
aizzatore sul futuro dei
vani nel mondo del lavo)
formazione ma anche il
porto giovani sindacato,
ha cercato di fare un t]
generale della situazione
fermandosi soprattutto
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il forte numero di abbao‘
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chi inizia le scuole supd
porta a termine il ciclo di
di). Sul versante dell'oc^
zione invece, dai dati
da Olini emerge come tt“|
più facilmente impio"'
persone con un basso
di studio anche se poi
lavoratori faticano maij
mente a mantenere il P'*'
lavoro rispetto a chi haj
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contro Olini ha sottob
come se il lavoro deve
una realtà per tutti è ancj
cessario che sia un p®
gno». Occorre da pad^
adulti e soprattutto dell
nizzazioni immagini
mondo pieno di sensoli sindacato si pò«"!
Olini, per un opzione kJ!
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problema è stiiitturale
distribuzione del lavof ■
7
:Rnì 26 SETTEMBRE 1997
Delle Vaili moESi
PAG. Ili
One )aPineroIo al corteo sindacale di Milano
Il tessuto sodale
eve essere tutelato
: Regio I
8EBCIO PASETTO_________
ffrontl"'^
’ più jVj autostrada già ci rendiaico è( [bio conto che la partecipala nos Le sarà molto numerosa:
‘ noti! Lntriàmo pulman imbanl’itnp lerati con mani protese a salo asso utate.
I Prima considerazione; i calewisLjjiifflgi e le rughe sul volto
Ilo ew Lo m netta prevalenza. Noi
'e rcad} game in grande maggioranza
h da))Asionati partiti da Pinerolo;
jiina ancora di noi sono par
corapliti alle 6 del mattino dalle
ia ritei ¿li- anche costoro pensiointeni iati. A Milano si incontra
definii ija precisa organizzazione
lalecoi le indica metropolitana e
lati ai irteo a cui far capo (i cortei
endoi ranno quattro, ci dicono,
dichi» )oi risulteranno cinque, da
lare ip fari punti della città),
amunit |Seconda considerazione;
mura», ¡ertamente solo il sindacato
ognoi e in particolare la Cgil) riece ancora a organizzare seni poteri ;a problemi una manifestala i' ione di tale grandezza. Il nuche è c pero decisamente alto di porro già irne con la scritta Cgil-Cislle di ( Jil sul petto fa venire in meni ristniteil servizio d’ordine di venti
etta (ìio'più anni fa. Si parla, si cana divelta, qualcuno si lamenta; tra
nto pt liesti un pensionato di Luser’omuB la San Giovanni, sempre
istrutti Bolto attivo che, mi dicono,
1 al Tal id ogni manifestazione brenne avi ola per la sorte, per il peso
risticofite gli dà l’asta della bandieecc. e afferma che lo hanno
[castrato per l’ultima volta.
iPoi ad ogni manifestazione è
-semprepronto a partire.
[ Terza considerazione: i
«veXeiam» delle manifestazioni sono tanti, si vede da
-come si muovono, da come
parlano. Una vita a manifestare, su molti contenuti, con
fermi ideali, con una grande
onestà di intenti, spesso deluìimacon un’ammirevole caca di speranza e di combat¡vità. Passa un gruppo del
dacato della Brianza che
iscina una scritta: «Secesne, no grazie. L’Italia non
rompe». Riceve applausi e
entolio di bandiere. Allora
;a Nord non ha poi tanta
ànizzazione in Lombardia,
erano tante bandiere rosse:
tóla Cgil, dell a Uil, con il
dio del Che, qualche banioradel Pds e di Rifondaziocomunista. Molti dicono
Bertinotti non deve far
'ere il governo, che magari
leve tirare un po’ la corda»
alla fine il governo deve
are avanti; qualcuno cita
■®asiga che il giorno prima
affermato in un’intervista
Vuol «rifare la De» (veraente Cossiga ha parlato di
‘atro liberal-cattolico ma la
ande maggioranza ha «let» rifare la De),
Quarta considerazione: il
khe I
’*'lano;,
*'°ne in piazza Duomo
"'“ferito della mani
(foto F. Tourn)
tessuto della manifestazione
è tirato a sinistra, o almeno
nasce da una affermazione di
forza che non vuole una sinistra perdente e confinata
neH’estremismo. Sono molte
le donne, giovani e anziane.
È incredibile la costanza di
molte anziane che camminano per chilometri, dalle 10,30
alle 12,30, sostenendosi a vicenda sottobraccio. Al parco
Sempione parla Cofferati; discorso breve, dove l’elemento preponderante è la solidarietà, il rispetto dell’altro, la
tolleranza; insomma se la Lega Nord esalta l’individuo
nel suo egoismo, la rottura
del tessuto sociale e della
coesione statale, il sindacato
confederale tiene conto del
legame reciproco, del patto
tra generazioni, dei più deboli, della costruzione comune
democratica, se mi si passa
questa semplificazione. L’intervento è seguito con molta
compostezza, solo una voce
isolata che apostrofa Cofferati con parole incomprensibili
ma che mi sembrano richiamare alla concretezza sugli
argomenti.
Penultima considerazione;
forse questa compostezza di
ascolto è indice di dubbio
sull’entusiasmarsi per una
lotta sull’Italia da tenere unita? incertezza sul futuro dello
stato sociale? Forse, ma può
anche essere letta come fiducia rinnovata al sindacato; alcuni dicono che Cofferati è
«una persona che dà sicurezza e calma». E chiaro che
ognuno può intendere queste
affermazioni come vuole.
È finita, si ritorna a casa,
molti sono stanchi, ma una
parte almeno dello spirito
delle battaglie di un tempo
sembra recuperato. E questa
è l’ultima considerazione:
forse la manifestazione milanese ha ridato fiato a qualcosa di più che non la semplice
risposta a Bossi.
Prossimo ampliamento per l'Ospedale valdese di Torre Pellice
Un nuovo volto entro il Duemila
La scorsa settimana il Consiglio comunale di Torre Pellice ha esaminato e approvato
il nuovo progetto di ampliamento dell’ospedale valdese
di Torre Pellice; un nuovo
lotto di lavori che, dopo i tanti interventi dell’ultimo decennio, dovrebbe dare un volto quasi definitivo all’ospedale e all’area che lo circonda.
«E opportuno dividere il
discorso in due parti - dice il
direttore amministrativo degli
ospedali valdesi delle valli,
Silvio Vola -: la prima riguarda la parte edilizia e ia
seconda la sistemazione dell’area circostante. Il progetto
edilizio riguarda sostanzialmente tre parti: l’ala sud
dell’attuale prefabbricato dove sorgerà una costruzione a
livello seminterrato con i
nuovi servizi di radiologia e
sotto il cortile magazzini e
spogliatoi del personale.
Verrà anche risistemato il
terzo piano dell’edificio costruito 10 anni fa che attualmente ospita gli spogliatoi e
che lascerà posto al laboratorio di analisi. Con questi
interventi si concluderà la sistemazione globale dell’ospedale. Il resto degli interventi
riguarderà lo spostamento
delle centrali tecnologiche
(termiche, ossigeno, elettrica)
e infine l’ampliamento degli
spazi dedicati alla cucina».
Tuttavia l’area esterna all’
ospedale non è meno importante, soprattutto per quanto
riguarda i parcheggi oggi assai carenti o di non semplice
accesso: «In effetti nel discorso più ampio che abbiamo avviato col Comune di Torre
Pellice - aggiunge il dott. Vola - c’è proprio questo problema che anche qui, come
abbiamo fatto a Pomaretto,
vorremmo risolvere. In linea
col piano regolatore realizzeremo due zone parcheggio
dietro l’ospedale, sulla via
Castelluzzo; prevediamo inoltre la sistemazione dell’attuale parcheggio esistente al di
sopra della provinciale. Legata a questo discorso c ’è anche
Incontro a Porosa Argentina
Quale stato sodale?
LILIANA VIGLIELMO
Affrontare il complesso
problema della riforma
dello stato sociale nel breve
spazio di una mezza mattinata non è certo impresa da poco. Nel salone della Croce
Verde di Perosa Argentina,
nell’ambito dei festeggiamenti per il cinquantenario della
fondazione, si è svolta una tavola rotonda con i parlamentari locali Elvio Passone,
Giorgio Gardiol e Giorgio
Merlo, sul tema che maggiormente attira oggi l’attenzione
e le preoccupazioni dei cittadini. Tutti siamo convinti che
il mondo stia cambiando,
molti sono altrettanto convinti che stia cambiando in peggio, ma che sia comunque necessario uno sforzo comune
per riportare sui binari normali le situazioni di crisi che
minacciano il benessere delle
collettività.
Ai rappresentanti delle forze politiche che hanno espresso l’attuale governo, è
inutile chiedere se pensano di
farcela: anche dai brevi interventi è apparso chiaro che il
governo Prodi si è scelto alcuni ben determinati obiettivi
e su questi concentra i propri
sforzi: assicurarsi un posto di
rilievo in Europa, riequilibrare le categorie sociali, ottenere la fiducia degli imprenditori, curare la formazione per
garantire a tutti pari opportunità, e anche eliminare i privilegi e dare più servizi a minor costo. Non sono mancati
accenni al punto più controverso del programma, ossia
alla riforma delle pensioni,
che però è stata sdrammatizzata collegandola a un’altra
serie di considerazioni; la necessità di favorire l’accesso
dei giovani al mondo del lavoro, con la creazione di nuove figure professionali e di
corsi di qualificazione.
Il lavoro è stato anche il
punto principale dell’intervento conclusivo di Erminio Ribet, presidente della Comunità
montana valli Chisone e Germanasca, che ha ricordato la
situazione francese molto simile alla nostra e le promesse
del primo ministro Jospin.
Sulle possibilità di trovar lavoro e sulla riduzione degli
orari è terminata la discussione; Giorgio Gardiol ha annunciato che è prossima una proposta di legge su questo tema
che non trova il consenso di
tutti i lavoratori, ma che dovrebbe essere proposta in
egual misura in tutta l’Europa.
la sistemazione dell’area dedicata ai funerali che sarà
collocata nella punta meridionale del terreno dell’ospedale, con accesso separato».
Una delle conseguenze degli interventi sull’area sarà da
un lato l’ampliamento, almeno nella parte bassa, di via
Castelluzzo; contemporaneamente è probabile l’istituzione di un senso unico lungo il
tratto di via Matteo Gay che
costeggia l’ospedale; Comune e Ciov stanno infatti operando in questo senso. Ottenuta l’approvazione del Consiglio comunale è quindi possibile ipotizzare i tempi dell’intervento: «Sotto il profilo
finanziario siamo stati favoriti da alcune disposizioni regionali - puntualizza Silvio
Vola -; il primo progetto costerà circa 4,2 miliardi, di cui
3 miliardi arriveranno dalla
Regione in conto capitale. Il
resto della cifra verrà sostenuto grazie all’accensione di
un mutuo pagato con i soldi
dell’8%0. Gli altri interventi
verranno finanziati con un
mutuo della Ciov i cui inte
ressi saranno in pratica pagati dalla Regione sulla base
di una legge dello scorso anno e infine l’intervento sul
magazzino della cucina sarà
da noi pagato confondi propri. Sulla base di questi elementi possiamo ipotizzare
una tempistica sugli interventi: le centrali tecnologiche
dovrebbero essere realizzate
nella prossima primaveraestate e a fine ’98 potranno
partire gli altri interventi. In
sostanza contiamo di chiudere i cantieri entro il 2.000».
Ormai sfruttato ogni spazio
disponibile i due ospedali
avranno raggiunto un livello
di servizi e di utilizzo probabilmente al massimo dell’ipotizzabile anche se, trattandosi di una struttura ospedaliera,
le trasformazioni e i miglioramenti sono all’ordine del
giorno. In una sanità che cambia, che paga gli ospedali sulla base delle prestazioni erogate, quali prospettive si possono vedere per i due ospedali
rispetto all’Ausi 10 e all’ospedale di Pinerolo? «Con gli interventi strutturali realizzati
abbiamo cercato di poter
rappresentare, per il territorio, delle risorse importanti,
non concorrenziali ma complementari - chiarisce il direttore della Ciov ci sono
stati investimenti notevoli nel
corso degli anni: attendiamo
alcune risposte a cominciare
dal nuovo piano sanitario regionale, attualmente ancora
in fase di discussione. I problemi più marcati riguardano
il riconoscimento dell’attività
di pronto soccorso svolto dai
due ospedali su cui attendiamo una risposta da più di un
anno e il riconoscimento del
reparto di riabilitazione di
Torre Pellice che a sua volta
aspetta una risposta a livello
regionale».
PRIMO DISTRETTO —
Martedì 30 settembre primo
incontro pastorale a Massello
presso la sala del Reynaud: a
partire dalle 9,15 meditazione
a cura del pastore Luciano
Deodato, animazione a cura
dalla pastora Daniela Di Carlo sul tema «Tu che mi guardi, tu che mi racconti. Le pastore e i pastori raccontano il
loro incontro con Dio».
MONITORI 1" CIRCUITO — Domenica 28 settembre a Bobbio Pellice alle 9 incontro dei monitori e monitrici del 1° circuito.
CORALE LUTERANA
— Dal 2 al 5 ottobre saranno
ospiti della comunità di Torre
Pellice i membri della corale
luterana di Fellbach, che saranno ricevuti da quanti lo desiderano la serata di giovedì 2
ottobre davanti al tempio del
centro. La corale terrà un concerto venerdì 3 nel tempio di
Torre Pellice e sabato 4 a San
Germano.
ANGROGNA — Sabato 4
ottobre, nel tempio del Serre,
alle 21, concerto della corale
valdese di Torino con la partecipazione della corale di
Angrogna.
PINEROLO — Domenica
28 settembre, alle 10, culto di
apertura delle attività.
PRAMOLLO — Domenica 28 settembre alle 16, nel
tempio in borgata Ruata avrà
luogo il concerto della Corale
polifonica di Chieri «Incantando», musiche di Bach, gospel e spiritual; seguirà un
rinfresco nella sala.
PRAROSTENO — Dome
nica 28 settembre alle 9 culto
al Roc, alle 10,30 culto a
Roccapiatta.
TORRE PELLICE — Sabato 4 ottobre alle 14,30,
presso il Collegio valdese,
inizio delle attività della scuola domenicale. Domenica 5
ottobre alle 10 nel tempio del
centro culto di inizio delle attività con Santa Cena; alle 15
in via Angrogna incontro di
ripresa delle attività dell’Unione femminile; le sorelle
che avessero bisogno del trasporto auto possono trovarsi
alle 14,40 davanti al tempio
del centro dove sarà disponibile qualcuno per il trasporto.
Posta
Dopo
lo stato-nazione
Signor direttore,
dico a Giorgio Bouchard
con riferimento al suo articolo del 12 settembre che nella
mia vita non mi sono battuto
per il tricolore, ma per la Giustizia e la Libertà, ivi compresa un’Italia libera non necessariamente unita nei confini seguiti alla prima guerra
mondiale. Il Risorgimento fu
un progetto generoso, europeo. Raggiunse il suo apice
con la Repubblica romana.
Poi dopo la spedizione dei
Mille e ancor più dopo la liberazione di Roma del 1870
(c’è ancora qualche via XX
Settembre...) insieme ad effettivi progressi è venuta una
degenerazione, un irrigidimento, culminanti con il fascismo. E Roma, che ha degli
indigeni simpatici, per lo più
scettici ma non cinici, non è
stata sentita come la capitale
per tutti, forse perché è anche
la capitale della Chiesa romana e perché ci stanno tanti legati al suo essere «la capitale», provenienti magari dalla
vai Pellice o dalla Sicilia e
che parlano volentieri il romanaccio. L’avvenire non si
realizza sempre come lo si
era desiderato. A due istituzioni fu affidato di «fare gli
italiani»: l’esercito di leva,
con i giovani del Nord mandati a Sud e viceversa, e la
scuola. Ho conosciuto maestri fascisti del consenso e
molti di meno antifascisti.
Tutti di solito brava gente,
per carità. All’inizio furono
maestri sia Mussolini che
Lombardini. Ora si vede in
che stato sono queste due istituzioni. Non ci sono solo i
prefetti.
Intanto il mondo è cambiato. Non hanno più molto senso le frontiere degli «stati-nazione», che danno ancora colpi di coda, né il diaframma
fra federalismo interno ed
esterno, che anzi ci vogliono
anche patti federali trasversali. Non sarà facile la transizione, ma credo che sia possibile, e non vedo altre strade.
Non si tratta solo di Europa,
perché vedo con grande timore un nazionalismo europeo.
Anche Hitler voleva una nazione Europa.
Questo significa allontanarsi dalla Sicilia? Ma neanche
per idea. Richiamo l’attenzione a una lettera di Eric Rollier
di quando i massimi esponenti
della Chiesa valdese si opposero aH’autonomia delle Valli,
pubblicata poi su Novel Temp
(ottobre 1980). E la Valle
D'Aosta ebbe l’autonomia
con l’avallo di noi delle Valli,
che non ebbimo nulla, salvo
di essere all’origine dell’art. 6
della Costituzione, non applicata. Quando guardo la nostra
storia penso alla «Serenissima
Repubblica della Val San
Martino», sfottuta dagli storici come «Repubblica del sale» ma apprezzata dagli abitanti di Bobbio, che non è in
vai San Martino, o al tentativo
di un’unità politica che andasse dalle Valli alle Cevenne.
Fallì e non se ne parla mai.
Giorgio Bouchard si dice
fiero di essere piemontese. È
una scelta? Quanto a me sono
cittadino del mondo. Il Piemonte è un vicino con cui voglio avere buoni rapporti, anche di integrazione, ma da cui
non intendo dipendere. Ho
avuto altrettanta dimestichezza nell’infanzia e adolescenza
con Palermo, Pisa che mi sta
nel cuore, e Como. La cultura
francese e italiana entrano
nella mia cultura, ma non sono la mia cultura. Con una
nonna tedesca ugonotta e
un’educazione fatta con tanti
libri tradotti dall’inglese mi
trovo a mio agio un po’ dappertutto. Credo questo sentimento diffuso nel paese in cui
sono finora soddisfatto di essere nato, cioè le valli valdesi
compresi molti «patoisants»
che hanno votato Lega «faute
de mieux». E che con esso ci
sia una funzione non egoista.
Gustavo Malati
Torre Pellice, La Tour
8
PAG. IV
Delle vai.o ^ldesi
VENERDÌ 26 SETTEMBRE
—giüii
Undicesimo concorso ippico internazionale a Pinerolo
Un successo per atleti e cavalli
È stato un successo, di pubblico e di atleti e cavalli partecipanti, r 11“ concorso ippico internazionale Città di Pinerolo disputatosi in piazza
d’Armi lo scorso fine settimana. Otto le gare nella tre
giorni pinerolese, oltre 130 i
partecipanti provenienti da 20
nazioni, piià di 200 i cavalli in
gara, 100 milioni la dotazione
di premi in denaro, oltre ai
premi d’onore. Mentre la città
si appresta a vedere rinascere
la scuola nazionale di equitazione, ancora una volta la folla delle grandi occasioni ha
fatto da contorno alle gare.
Nel dettaglio il Premio Ipermercato Continente (4 milioni il montepremi) è andato
all’irlandese Eddie Dermody
su Efendi II; il premio Bongioanni caldaie (4 milioni) al
francese Annick Chenu su
Venus du Plesis.
Ecco i risultati delle gare di
sabato e domenica; il neozelandese Bruce Godin su Harley ha vinto il premio n. 4 di 4
milioni di lire; il premio n. 5
di 4 milioni è stato conquistato da Gonzalo Testa, spagnolo, su Quelcharm de Rhuys; il
premio n. 6 di 8 milioni dal
Pinerolo
Concorso
d'arte e poesia
la tedesca Nicole Baum su
Glenn; il premio n. 7 di 13 milioni 600.000 è andato invece
al belga Gilbert De Roock su
Kalifa II. Infine il granpremio
«Città di Pinerolo» n. 8, che
ammontava a 45 milioni, ha
visto piazzarsi al primo posto
l’italiano Gianni Govoni su
Campsie, seguito dall’irlandese Eddie Dermody su Flavins
II e, al terzo posto, dal suo
connazionale Herry Marchal,
su Swanky, che si è anche aggiudicato la Fiat Brava offerta
dal sen. Agnelli, quale migliore cavaliere assoluto.
Da venerdì a domenica
La fiera «Naturalmente Cumiana)
Dedicato ai bambini
L’ultimo fine settimana di
settembre ospiterà la IV edizione della Fiera della salute
«Naturalmente Cumiana». Si
inizia alle 9 di sabato 27 con
una mattinata interamente dedicata ai bambini: i maestri
del giocattolo povero del Comune di Grugliasco, di Ravenna e del Castello di Macello, da anni impegnati in
questo campo, insegneranno
fino alle 12 ai bambini come
realizzare il giocattolo povero
con materiale di recupero (legno, fili, tappi, bottiglie, carta, cotone), invitando i bambini a realizzare giochi con i
quali poi inventare storie e altri giochi ancora. Nel pomeriggio si potranno vedere in
una mostra i giochi realizzati.
I ragazzi potranno inoltre assistere alla dimostrazione delle varie fasi del riciclaggio
della carta, potranno modellare la creta con il vasaio e ve
dranno come si usa la trottola
di legno lanciata con la corda.
Tra i temi che saranno affrontati; il parto in casa, l’allattamento al seno, lo smaltimento
domestico dei rifiuti. Tra gli
spettacoli folcloristici segnaliamo le danze azteche e quelle eccitane sabato 27 alle 21,
mentre domenica pomeriggio
ci sarà il concerto armonico
presso la chiesa parrocchiale e
l’esplorazione della propria
voce. Durante la manifestazione sarà possibile partecipare al pranzo naturale di domenica e visitare gli stand del
mercato biologico a Villa
Venchi. Inoltre grandi e piccini potranno imparare sia sabato che domenica a costruire
aquiloni, potranno visitare i
piccoli laboratori di bioarchitettura, conoscere i colori della natura e dormire in un vero
accampamento Sioux (prenotarsi allo 011-9050101).
Mercatino delle pulci a Pinerolo
Sabato 27 e domenica 28 settembre è allestita nel centro di
Pinerolo, in via e piazza Duomo, piazza San Donato, via Duca
degli Abruzzi, via Trento, via Savoia, via del Pino e via Principi d’Acaja la 28° edizione della Mostra mercato dell’antiquariato minore, meglio conosciuta come «Mercatino delle pulci».
In occasione della fiera, nei giorni 26, 27 e 28 settembre il Comune ha autorizzato la protrazione deH’orario di apertura fino
alle ore 22 per tutti gli esercizi commerciali.
ASSICUIFt/XZIOMI
VitaNuova
Gruppo di Assicurazioni
la Basilese
^asilesei
Società collegata con gruppo
Banca Carige
Agente
Maria Luisa POGGIO GÖNNET
Agenzia generale
via Raviolo, 10/A - Pinerolo
tei. 0121-794596-76464
prossimi altro appuntamento;
sarà dato spazio anche a quei
cavalieri italiani che nel concorso internazionale non hanno potuto trovare posto per la
disputa del 9° concorso ippico
nazionale di salto a ostacoli;
18 le prove in programma. Un
altro tassello importante per
ridar lustro a Pinerolo quale
città della cavalleria; un tassello che nel 1994, quando si
ricominciò ad organizzare
concorsi ippici a Pinerolo, per
molti sembrò un azzardo e
che oggi dimostra tutto il suo
potenziale anche sotto il profilo economico e turistico.
Anche quest’anno il circolo
Pablo Neruda, con il patrocinio dell’assessorato alla Cultura, darà vita alla XIII edizione di «Orizzonti d’arte e
poesia» che si terrà all’Expo
Fenulli dal 27 settembre al 3
ottobre. La particolarità di
questa edizione, che conta oltre 20 partecipanti, consiste
nel presentare pitture e sculture, opere inedite di artisti
facenti capo al Circolo e di
artisti provenienti da tutta la
Regione.
Nell’ambito della manifestazione saranno esposte le
poesie vincitrici della XV edizione del Premio nazionale di
poesia «Pablo Neruda». L’edizione di quest’anno del Premio ha registrato la partecipazione di oltre 340 poeti provenienti da tutf Italia e di alcuni
poeti della Croazia e della
Germania. La premiazione si
terrà a Expo Fenulli il 5 ottobre alle ore 15. Il Gruppo pittorico del circolo «Pablo Neruda», inoltre, ha esposto alcuni quadri aventi per tema «il
cavallo» in alcune vetrine del
centro città in occasione del
III Concorso ippico.
L'Hockey Club Valpellice in serie B
Stagione di rilancio
Ci sono ghiotte novità per
gli appassionati di hockey su
ghiaccio. Cogliendo al volo
l’occasione offerta dalla decisione dei Draghi Torino di
non partecipare al campionato di serie B il presidente
dell’H.C. Valpellice, Giovanni Cotta Morandini, ha contattato con successo alcuni
dei migliori atleti della formazione torinese. I nomi sono quelli che già da alcune
settimane circolavano ma che
ora sono ufficiali: Ermacora,
Doglio, Marchetti, Donato,
Toffanello, Costanzovi e il
portierone Tovo; ad essi potrebbe aggiungersi Bussoli e
l’attaccante Berti proveniente
da Aosta e l’anno scorso al
Torino. «Finalmente avremo
una squadra in grado di competere a un certo livello»,
commenta soddisfatto Giovanni Cotta. Una ventina di
giocatori saranno pronti a
scendere in pista: «Ci possiamo finalmente giocare l’accesso ai play off - afferma un
sereno Burrato a cui la concorrenza dei torinesi non fa
paura -; sarà uno stimolo in
più. Avremo tre o quattro allenamenti la settimana.e l’im
pegno di una partita alla settimana fino a marzo». E forse
proprio questo impegno potrebbe portare qualcuno dei
valligiani alla rinuncia; Gamba, Zancanaro e Luca Giordan sembrano infatti sul punto di lasciare. La formazione,
con tutta probabilità affidata
a Luca Rivoira, si troverà in
un girone di ferro, con due
squadre di Como e Bergamo,
il Boscochiesanuova, il Varese, il Chiavenna. E proprio da
Milano inizierà, domenica 19
ottobre, il campionato del
Valpellice; sabato 27, alle
20,30, amichevole casalinga
con il Chiasso a Torre Pellice
per alcuni giorni di allenamento. La pista aprirà invece
al pattinaggio del pubblico
sabato 4 ottobre.
Intanto è stata presentata
ufficialmente la nuova società del presidente Michele
Benedetto, l’H.C. Peter Pan,
allenato da Andrea Chiaretti.
«Punteremo sui giovani che
non troverebbero spazio nella
Valpe di serie B - annuncia
Benedetto -; crediamo nella
collaborazione con la Valpellice e puntiamo a disputare la
serie C»
Gemellaggio, legame
oltre le frontiere
LUSERNA S. GIOVANNICOLONIA VALDENSE
Il Comune di Luserna San
Giovanni si gemellerà con
Colonia Vaidense in Uruguay.
«E un gesto che vuole ricordare le tante famiglie emigrate dalla nostra valle sia alla fine del secolo scorso che nel
dopoguerra - ha detto il sindaco lusernese Piergiorgio
Ghibò -; nello stesso tempo
volevamo dare un segnale importante per ricordare il 150°
anniversario dello Statuto Albertino». Una delegazione da
Luserna San Giovanni sarà in
Uruguay alla fine di novem
bre, mentre la speranza degli
amministratori valligiani è di
poter avere la cerimonia in
Italia in coincidenza con il 17
febbraio 1998.
PINEROLO-TRAUNSTEIN
Dal 26 al 28 settembre
verrà celebrata a Traunstein
la cerimonia ufficiale per il
10° anniversario di gemellaggio con la città di Pinerolo,
nonché il 20° anniversario di
gemellaggio con la città di
Gap. La municipalità di Pinerolo sarà presente a Traunstein fino al 5 ottobre con
uno stand presso la Truna,
aperta sin dal 27 settembre.
20-27 settembre — TORRE PELLICE: Alla Bottega
del possibile mostra «Storie
Memorie», testi per l’infanzia
illustrati da Orietta Brombin.
Orario: tutti i giorni dalle 9
alle 12 e dalle 16 alle 19.
22-29 settembre — LUSERNA SAN GIOVANNI:
Nella sala mostre mostra delle fotografie dei bimbi che
hanno frequentato l’asilo nido
intercomunale nell’anno scolastico 1996-97.
26 settembre, venerdì —
BRICHERASIO: Alle 21 la
compagnia Renato Clot di Rinasca presenta «Na giurnà
grama», teatro dialettale.
27 settembre, sabato —
PINEROLO: Al Teatro-incontro, alle 21, concerto dell’
Orchestra camerata ducale
«Città di Pinerolo» in «I musicanti del villaggio», musiche di A. Bologna, L. Boccherini e W. A. Mozart. Ingresso lire 20.000.
27 settembre, sabato —
POMARETTO: Alle scuole
elementari si svolge la «Giornata della biblioteca». Dalle
13 alle 18,30 esposizione di
disegni delle scuole e mercatino del libro. A seguire merenda, premiazione del concorso
«Miglior lettore» e programma di animazione per ragazzi.
27 settembre, sabato —
RORÀ: Alle 20, al ristorante
Monte Frioland, 1° Raduno
dei baffuti e dei barbuti, con
sfilata dei partecipanti alle 23.
27 settembre, sabato —
PINEROLO: Alle 15,30, nel
salone dell’Istituto Murialdo,
dibattito pubblico con il ministro della Sanità, Rosy Dindi, sul tema della riforma della sanità.
27 settembre, sabato —
LUSERNA SAN GIOVANNI: Alle 15 nell’aula magna
della scuola media Alba Marcoli, psicoioga e autrice di testi sull’infanzia e adolescenza,
incontra adolescenti e genitori
sul tema «Parliamone con...
tra infanzia e adolescenza; favole per capire la psicologia
nostra e dei nostri figli».
27-28 settembre — VILLAR PELLICE: Al «Castagneto» corso musicale con il
mae,stro Sebastian Kom, dalle
14,15 alle 19,30 di sabato 27
e dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 16 di domenica, iscrizione
lire 30.000, pranzo lire
15.000. Prenotazioni presso
Gisela Lazier 0121 -930779.
28 settembre, domenica
— BRICHERASIO: Dalle 9
sotto l’ala comunale «Mostra
ortofrutticola», esposizione
dei produttori del Pinerolese,
con possibilità di degustazione dei vini locali. Per le vie
del paese gran mercato d’autunno.
28 settembre, domenica
— PINEROLO: Ultimo giorno per l’esposizione «African
Pictograms: archeologia e arte
rupestre della Namibia», al
Palazzo del Senato.
30 settembre, martedì —
VILLAFRANCA P.TE: Tradizionale sagra dei pescatori e
«Fera ’d na volta» con rassegna di vecchi mestieri, costumi e personaggi d’epoca.
2 ottobre, giovedì — ANGROGNA: Tradizionale fiera autunnale.
4 ottobre, sabato —
torre PELLICE: Dalle
14 alle 19 nella biblioteca
della Casa valdese incontro
dibattito sul tema «Il “valdese” si vende», con interventi
di Giorgio Tourn, su «Una situazione da divenire», Gino
Lusso su «Identità valdese
come apertura al futuro delle
Valli», Bruna Peyrot e Clara
Bounous su «Quali prospettive per il futuro delle Comunità montane. Presentazione
dei progetti».
)ERVIZI
VALLI
CHISONE - GERMAN
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festiva'
Ospedale di Pomaretto, tei. 8115^
Guardia farmaceutica:
DOMENiCA 28 SETTEMBRE
Perosa Argentina: Bagliani.
Piazza Marconi 6, tei. 81261 ¡1
Ambulanze:
Croce Verde, Perosa: tei. 81000
Croce Verde, Porte : tei. 201454
VAL PELLICE
Guardia medica:
notturna, prefestiva, festivi
telefono 932433
Guardia farmaceutica:
DOMENICA 28 SETTEMBRI
Torre Pellice: Muston - Vijj
Repubblica 22, tei. 91328
Ambulanze:
CRI - Torre Pellice, tei. 953355
Croce V. - Bricherasio, tei. 598790'
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PINEROLO
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Guardia medica: * re sport
notturna, prefestiva, festiva:
Ospedale civile, tei. 2331 j *
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Ambulanza: ¡„,0 jeUi
Croce Verde, tei. 322664 jiina da 1
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SERVIZIO ELIAMBULANZ/f fiaast
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SKIROLL: BENE LO
ANGROGNA — Si è dispui
tata domenica 21 settembre
Valle d’Aosta, da Gressan
Les Fleurs, una dura garaii
salita di skiroll valida per
campionato Alpi occideni
Ancora una volta lo S.C
gregna ha ben figurato coi
dieci atleti sul podio e il si
condo posto nella classifici
per società. I successi soniirvAL2i
andati a Davide Ricca fraiUthelI
Giovani, Elena Volpe fraltimpo«Te
Giovani (Astrid Charbonniei ¡ordinato
2“), Si mone Pastre fra gli teBriant
Esordienti (Valerio Mondoii ttolcam;
Marin 2°), Katia De Biasi fu 'o ® coni
le Esordienti (Federica Buen- dcodeg
za 3°) e Alfredo Chiavia irai 're Bria
Master II con Luigi Fulco 3". d
Sul podio anche Antonella ^i^^^riti
Chiavia, 2“ fra le Allieve. . '
la un g]
CORSA SU STRADA - Bechies«
Buoni piazzamenti per i gio- sldium
vani atleti del GS Pomaretto toglienz
alla prova su strada disputata- iariaMil
si al parco della Mandria do- propria
menica 14 settembre. Monica ttahap
Ghigo ha vinto fra le esor- delle m
dienti, fra le Ragazze Sabina lielpasi
Chiurato è giunta 2“ e Lara ftpartic
Ribet 3°. Vince anche Cri- totoaw
stian Micol fra gii JunioresUMesi s
mentre secondi si sono piaz-f “®men
zati David Ghigo (Ragazzi),
Andrea Barrai (Cadetti), Ivana Roberto (Allieve), Santa
Doina (Aw 40); Carla Griotto
è giunta 3° fra le Aw 30.
CALCIO: PRIMA VIT
TORIA PER IL PINERO
LO — Alla quarta occasiono
arriva anche la prima vittoria
per il Pinerolo nel campionato dilettanti di calcio; opposto
al Pavullo il team di Russo
trova due reti nella ripresa
grazie alla verve di Schiavello entrato nella seconda fra"
zione. Pareggio intero invece
per la Fossanese che chiudo
1-1 con la Massose; domenica Pinerolo ancora in casa
con r Imperia e Fossanese i"
trasferta a Camaiore.
L’Eco Delle Valli Valdesi
Via dei Mille, 1 - 10064 Pinerolo
tei. 0121-323422; fax 323831
redazione Torre Pellice
tei. 0121-933290; fax 932409
Sped. in abb. post./50
Pubblicazione unitaria con Riforma
non può essere venduto separatamente
Reg. Tribunale di Pinerolo n, 175/60
Resp, ai sensi di legge Piera Egidi
Stampa: La Ghisleriana Mondovì
Una copia L. 2.000
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26 SETTEMBRE 1997
VITA Delle
PAG. 5 RIFORMA.
AS
Ci ha lasciati il pastore Hans Gerch Philippi
«Dal dolore nasca il nuovo»
*^|d/‘ec/ anni pastóre della comunità luterana di Roma e per
f^g^JnquB decano della Celi, sostenne il dialogo ecumenico
biodo
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^esa evangelica lutete Italia (Celi) è nel donarla perdita di un amirnnncri
él)ro- . .1.
t^testalitPsimn italiano,
^Gerch Philipp!. Per dieLi philippi era stato pa1 della Comunità lutera■i|^tna e per 5 decano
gèli. Durante quest’ulperlodo egli aveva sap'sWitieare, da conviniteraiio quale era, 1 imdiza dèi contatti interìSsionali, partecipandoente, sapendo però
é porvi dei limiti quanriteneva necessario,
pegno di Philippi nel
ipo dell’ecumenismo tra
Jese protestanti fu esem" ire è portò a un inserimeti■stiva' profondo della
linei mondo italiano; seti evidente dell’apprezzainio delle sue attività fu la
'4 ¡Dina da parte della Federa
oe delle chiese evangeliche
a segretario del Servi■^giati e migranti, un Indie egli riteneva di graniportanza per la pace nel
È, un compito che veniva
iderato da lui un onore.
fondo conoscitore
Il padtorè Hans Gerch Philippi
Nel periodo del suo decanato venne firmata l’Intesa
con lo stato italiano, che fu
senz’altro Un grande momento di gioia anche per lui.
Centro del suo lavoro come
pastore e decano fu sempre
lo sforzo incessante di vivere
tra culture, lingue e confessioni diverse senza negare la
propria Orìgine ma anzi apprezzando la possibilità! unica» di trovare la propria strada in un ambiente multiculturale e multietnico.
La Comunità luterana di
Roma lo ricorda come uba
persona dàU’animo ricco di
umanità, che sapeva essere
viva è lieta. Era un predicatore che sapeva stimolate la riflessione» un curatóre d’anime Sensibile e pronto al dialogo, con lui si poteva parlare
di Ogni gioia, preoccupazione, timore e dubbio. La Comunità» che egli hà guidato a
volte anche prendendola per
mano, è grata a Dio per aver
potuto vivere dieci anni con
luì; nel lutto per la sua morte
ci sarà d’aiuto pensare che
ora egli ha raggiunto la sua
meta: essere con Dìo. Là moglie Augusta, la figlia Nadja, i
suoi genitori e fratelli sono
nelle nostre preghiere; vogliamo ricordare quanto ci
disse una volta; «Vi auguro dì
trovare 11 tèmpo nècéssariò
per il lutto, affinché dal dolore possa nascere il nuòvo».
d^spipCampo «Terza età e famìglie» al Centro di Bethel
abreiif
^ssaiu
’ara i:
per|„
lenta]
fenomeno degli sradicati, problema
le interpella e impegna i credenti
; il sé SMHtWA BHIANTE______________
ssifici
i sonopvAL2àl 12 agosto a Bea frai^thel ha avuto luogo il
fra Itppo «Terza età e famiglie»,
onnietWdinato dal pastore Salvala glip Briante, che ha intratteondoii Ito i campisti sul problemaasi fra e complesso fenomeno
Buen- tiro degli «sradicati». 11 pala frai ire Briante, membro del
3" nsiglio del Servizio rifugiati
□nella ^ìgtenti della Fcei e da alg Hi anni responsabile insie
«aun gruppo di volontari
. fip chiese evangeliche mila
i g'O' Si di una «Casa di seconda
laretto coglienza» per extracomu3Utata- lari a Milano, partendo dalia do- propria esperienza quotiTonica tea ha parlato del fenomeesor- delle migrazioni nel monSabina ¡nel passato e nel presente,
; Lara 8 particolare attenzione a
e Cri-|Nto avviene in Italia,
niores
I piaz;azzi)
). Iva
Santa
Iriotto
VIT
ERO
asioni
ittoria
pionasposto
Russo
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meni'
1 casa
ese if
ta tesi svolta e sostenuta
ä elementi storici, geografi
»I
¡rolo
;31
;e
3409
ci, sociali, statistici ha messo
in evidenza che; 1) noi, con
circa 1.300.000 di extracomunitari in Italia, veniamo dopo
la Germania e la Francia ad
affrontare questa esperienza;
2) il fenomeno delle migrazioni non è un fatto nuovo
nella storia e già nei secoli
passati lo spostamento di intere popolazioni ha cambiato
il volto delle nazioni comprese la lingua, le tradizioni, le
forme mentali;
3) il fenomeno è addebitabile a situazioni strutturali
che non possono essere cambiate con un rifiuto ma vanno studiate e non subite; 4)
per noi credenti tutto il problema va guardato secondo il
messaggio che viene a questo
riguardo dall’Evangelo senza
cedere a facili conformisrni
e ricordando ad esempio
quanto è scritto nella Lettera
a Diogneto (uno degli scritti
Ricerca di personale
H Centro Diaconale «La Noce» Istituto valdese, in vista dell’apertura della «Casa di Batja», casa fa■tìglia per minori da 0 a 3 anni, in convenzione con il Comune di Palermo, seleziona per assun
4oni a tempo determinato (6-12 mesi):
A) n. 1 Pedagogista coordinatrice/tore (Rif. CBl)
B) n. 2 Infermiere/i pediatriche (Rif. CB2)
C) n. 8 Assistenti all’infanzia (Rif. CBS)
^ndìdati/le candidate dovranno avere i seguenti requisiti:
~ età compresa fra i 22 e 36 anni
~ possesso della patente B
~ disponibilità a prestare servizio anche in turni notturni e festivi
~ titolo di studio:
per il A: laurea in pedagogia o altro titolo universitario ritenuto equi
per il B: diploma di infermiera pediatrica, di puericultrice o altro titolo
di studio ritenuto equipollente:
per il C: assistente all’infanzia o di comunità infantili, operatore o tecnico dei servizi sociali, vigilatrice d’infanzia, maestra/o di scuola materna, o altra formazione ritenuta equipollente.
domande in carta semplice e redatte su 2 fogli, dovranno pervenire al
trn«*’ Giovanni Evangelista Di Blasi 12, 90135 Palermo, anche via fax
« 4 ottobre 1997; esse dovranno essere così compilate:
facciata riportare in stampatello: riferimento (CBI CB2
data e luogo di nascita, residenza, domicilio e recapiti telefonia, estremi paté e,
^^adio, stato civile, età di eventuali figli;
(nS° /acciaia (o allegato all’Interno) dettagliato curriculum vitae con fotocopia
p ^^^anticata) dei certificati o dei titoli di studio.
, “'*®dori informazioni telefonare in orario d’ufficio ai n. 091-6817941/3.
^'I^ndidati/le candidate che non saranno convocati entro 15 giorni dalla data di scadenza e
1 dovranno considerarsi esclusi. ______________________
E Coazze
L'immigrato
mio fratello
CESARE Milaneschi
più antichi della letteratura
greco-cristiana del 2" secolo):
«I cristiani vivono nelle loro
nazioni come stranieri; essi
partecipano come cittadini
ma rimangono come forestieri; ogni terra è la loro nazione e ogni nazione è la loro
terra straniera»,
Il gruppo dei campisti, forse anche per il fatto di non
essere stato molto numeroso
(era presente anche una famiglia cattolica) ha lavorato
con interesse intelligente e
ha sviluppato un intenso spirito di fraternità; cose tutte
che hanno permesso, oltre
allo scambio di idee sull’argomento, confidenze e reciproci aiuti di carattere personale. A rendere gradito e gioioso il soggiorno a Bethel ha
fortemente contribuito la
bravura e l’entusiastico spirito di servizio del gruppo di
lavoro della cucina.
IN una piccola chiesa la
malattia e il decesso anche
di poche persone incidono
sensìbilmente sulla vita comunitaria e sulle attività. Le
attività estive della chiesa di
Goazze hanno risentito di alcune situazioni di malattia e
del decesso di alcune persone. Lo scorso mese di aprile è
deceduto Oreste Ferrerò, padre di Giovanna. Lo scorso 22
luglio è deceduta Lidia Vacchieri. Vedova Rosa Brusio,
madre delle sorelle Elda e
Giuliana: pressoché 97enhé
(era nata il l5 novembre dèi
1900) per la chiesa rappresentava il punto di riferimento per il tempio, di cui teneva
le chiavi, curava l’archivio e
la pulizia, e forniva gli elementi della santa cena.
Durante il mese di agósto,
la chiesa di Coazze ha proposto una riflessione sulle condizioni degli immigrati, attraverso la mostra fotografica
preparata alcuni anni fa dal
SeMZiO migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) a cui è stato dato il titolo: «L’immigrato
mio fratello», che costituiva
una provocazione in positivo,
ed ha ricévuto una inaspettata attualità da alcuni eventi di
cronaca. Quel titolo quasi obbligava a prendere posizione:
i più tiravano di lungo» talvolta con qualche cenno di disapprovazione. Tuttavia una
compónente minoritaria ha
espresso in vari modi il proprio consenso all’iniziativa e
all’approccio proposto al
problema.
Alla mostra sono state affiancate due conversazioni:
«Immigrati; problema o opportunità» tenuta il 16 agosto
dal past. Bruno Tron, segretario del Servizio migranti
della Fcei, e «L’Islam: religione e civiltà spiegate ai cristiani dell’Occidente», tenuta il
31 agosto dall’imam Buchta
Boriqui, della comunità islamica di Torino.
Le conversazioni ci hanno
permesso di verificare la risonanza delle nostre attività
culturali sulla popolazione.
Gli anni scorsi avevamo trattato più volte il movimento e
la vicenda personale di Fra
Dolcino, sul quale avevamo
allestito anche una mostra
storica. Quest’anno il Comune di Coazze ha organizzato
una gita turistica verso la vai
Sesia e le terre dolciniane, attuata lo scorso 9 agosto. Vi
parteciparono una trentina
di persone, fra coazzesi e villeggianti (ma nessuno fra i
membri della locale chiesa
valdese!) ai quali io segnalai
la mostra e le due conversazioni che avevamo organizzato. Circa una decina fra i
partecipanti alle nostre iniziative proveniva dal gruppo
della gita in vai Sesia. Questo
significa che qualcosa resta
delle nostre proposte: quest’
anno speriamo che resti soprattutto il segnale di fraternità che la chiesa ha dato verso gli immigrati.
Domenica 28 settembre
nella chiesa valdese di Coazze verrà battezzato il piccolo
Richard Kennedy, i cui genitori provengono dal Ghana.
In comunità sono già presenti due bambini italo-africani.
Per una chiesa di età media
molto avanzata, ma che non
manca di fede, il futuro si
aprirà attraverso le infinite
strade che solo Dio conosce.
Agenda
MILANO — «Un nuovo cielo e una nuova terra» è il titolo del convegno organizzato
dall’associazione culturale Punto Rosso per
ricordare don Lorenzo Milani a 30 anni dalla
morte. L’incóntro si svolge dalle ore 9»30 alle
19 piesSo la Camera dèi lavolro di corso Porta
Vittoria 43.1 relatori SOliO ìl laggiSta José Ramos Regidor, il
vescovo di Caserta mòns. Nogaro, Enzo Mazzi della Comunità dell’Isolotto di Firenze e il pastore Sergio Aquilante; intervengono tra gli altri il gesuita Giuseppe Pirola, il seh.
Giuseppe Chiarente del Pds e Fausto Bèitinotti, segretario
di Rifondazione coinunista. Informaziofii allò 02-875045.
ALBÀNO Laziale — La eoftlunità evangelica
e il Gruppo evangelico di Albano Laziale, insieme con il gruppo romano del Säe, organizzano presso l’Istituto Padri Sómaschi in via
Rufelli 14, dalle Ore lO alle 17,30, una giornata di riflessione Sull’Assertiblea ecumenica di
Graz. Intervengono fra gli altri Maria Vingiani, padre Einidio Di Berardino e il pastore Luca Negro. Per informazioni
rivolgersi a Massimo e Paola Vanni, tei. 06-9323Ö17.
ROMA — Presso la chièsa luterana di via Toscana 7 si tiene
il convegno interregionale Fdei del Lazio, Abruzzo e Umbria. Per informazioni tei. 06-48175Ì9.
CARBONIA —Alle Orè 18, al teàthO dell’ex Enaoli di IglesiaS»
la Chiesa battista organizza un concerto di musica gospel a
scopo evangelistico cott il gruppo di Colonia «Nurses n’
friends». Per informàziOhi Silvana Miloni (tei. 0781-24426).
TORINO — Per «Musica e preghiera», il ciclo di brani musicali e letture bibliche Commentate che Si tiene presso il
tempio valdese di corso Vittorio Emanuele II 23» alle ore 17
Massimo De Grandis eseguirà all’Organo mùsiche di Pachelbel, Böhm, Buxtehude. Informazioni allò 011-6692838.
TRIESTE ^ Per il ciclo dei concèrti d’orgahO
proposto dal Centro culturale elvetico-valdese «A Schweitzer», nella basilica di San SilvestfO in piazza S. Silvestfó alle orè 20,30 tiene un concerto l’organista Alessio Corti. Per
informazioni tei. 040-632770.
TORINO — Alle 16, in via Pescatore 7, si tiene un dibattito
sul tema «Finanziamenti pubblici alle materne private: la
questione alla Corte CostitUZionàle», con interventi di
Corrado Mauceri, Bruno Moretto, Carlo Ottino, Marinella
Roviglione, Dino Maldera, Caterina Amadio.
FONATO (BS) — «Conoscere le chiese antiche orientali armena, copta e sira» è il tema
del convegno ecumenico che inizia venerdì 3
ottobre alle ore 17, con una panoramica storica sui problemi che hanno portato alla separazione ai tempi del Concilio di Calcedonia del 451, e si conclude domenica 5 con una tavola rotonda sugli ultimi sviluppi del dialogo ecumenico. Sarà allestita anche una mostra fotografica sulle persecuzioni subite
dagli armeni, una mostra di oggetti liturgici e una piccola
mostra di iconografia. Prenotazioni e informazioni: Centro
ecumenico Abbazia di Maguzzano, tei. 030-9130182.
NAPOLI Alle ore 18,30 presso i locali della
Chiesa battista di via Foria 93, l’Associazione
delle chiese battiste del Napoletano organizza un «Seminario di formazione per monitori e monitrici della scuola domenicale» a cura di Janet Graves. Informazioni: 081-295775.
NAPOLI — A partire dalle ore 10, presso «Casa Materna», corso Garibaldi 235 a Portici, le
scuole domenicali delle chiese battiste metodiste e valdesi si incontrano per trascorrere insieme una giornata animata da lavori di
gruppo e giochi bìblici. Per ulteriori informazioni rivolgersi a: Anna Maffei, tei. 081-287650.
UDINE — Alle ore 17,30, presso la chiesa metodista (piazzale D’Annunzio 9) si inaugura la mostra sulla Sacra Scrittura a cura di Giovanna Gandolfo Taverna, che sarà aperta
dal 6 al 31 ottobre con orario 15,30-19 (mercoledì 15,30-18).
CARBONIA — Il gruppo femminile della
Chiesa battista organizza un convegno dal
tema «Donne che cambiano... alla ricerca di
nuovi percorsi di identificazione femminile», presso i locali della comunità. Interverranno la pastora Elizabeth Green e Anna Lai,
presidente di un’associazione culturale di donne della città
di Carbonia. Per informazioni: Maria Meloni (tei. 078124426) o Pina Mola Miglio (0781-660667).
TORINO — Alle ore 18, nel tempio valdese di
corso Vittorio Emanuele II, si tiene un concerto di musiche spagnole per organo dei secoli XVI-XVIII. Esegue Massimo De Grandis.
Musiche di S. Aguilera de Heredia, A. de Cabezón, F. Correa de Arauxo, P. Bruna, J. B. J.
Cabanilles, M. Lopez, D. Xarava, N. Casanoves. Per informazioni: Colegio de Salamanca (tei. 011-835745).
CULTO EVANGELICO: ogni domenica mattina alle 7,27 sul primo programma radiofonico della Rai, predicazione e notizie dal mondo evangelico italiano ed estero, appuntamenti e commenti di attualità.
PROTESTANTESIMO: rubrica televisiva di
Raidue a cura della Federazione delle chiese
evangeliche in Italia, trasmessa a domeniche
alterne alle 23,40 circa e, in replica, il lunedì
della settimana seguente alle ore 8,15 circa.
Domenica 5 ottobre: L’impegno del Consiglio
ecumenico oggi nel mondo; Premio metodista per la pace
alla Comunità di Sant’Egidio; Incontri, rubrica biblica.
AVVERTENZA: chi desidera usufruire di questa rubrica
deve inviare i programmi, per lettera o fax, quindici giorni
prima del venerdì di uscita del settimanale.
10
PAG. 6 RIFORMA
VENERDÌ 26 SETTEiympJ
Riforma
Voglia di normalità
Anna Maffei
Come giudicare ie operazioni lanciate nelle ultime settimane da nuovo prefetto di Napoli, d’accordo con il sindaco Bassoimo per tentare di restituire a Napoli un po’ di le
galita. Riflettiamoci un momento. Ecco due fra gli avvenimenti più seguiti e discussi dall’opinione pubblica in queste ultime settimane. Fatto numero uno: il giorno 26 agosto a Pazzigno, un rione di San Giovanni a Teduccio, c’è
stata una complessa azione che ha consentito la riappropnazione da^ parte delle istituzioni di interi stabili di cui
clan camorristici locali avevano gradualmente e prepotentemente preso possesso negli anni passati. Fatto numero.due: qualche giorno fa è stato lanciato il piano antiscippi che prevede da lunedì 15 settembre il controllo sistematico dei motorini in tutta la città; particolarmente
nel centro, ma non solo.
Tutte e due le iniziative erano e sono tese a contrastare
la criminalità nelle sue varie manifestazioni; la prima,
l’occupazione e il controllo del territorio da parte dei
grossi clan, la seconda il dilagare in città della microcriimnalità. 1170% degli scippi avviene infatti a Napoli a cura
di coppie di ragazzi a bordo di ciclomotori truccati. Per la
seconda iniziativa che comporta 50 posti di controllo in
varie parti della città ci sono conseguenze anche per i tanti cittadini che in città scelgono il ciclomotore per spostarsi più agevolmente. Chi non conosce Napoli e le sue endemiche emergenze certamente si meraviglierà delle decisioni prese, fra cui queUe particolarmente impopolari di
chiudere alcune strade del centro alla circolazione dei
mezzi a due ruote o deUe reazioni di fastidio suscitate dai
controlli che stanno avvenendo capillarmente e quotidianamente già da alcune settimane.
Dovrebbe infatti essere normale che su un motorino
non possano viapiare in due (o in tre... o in quattro,
compresi bambim piccoli), dovrebbe essere normale non
comprare motorini rubati, o andare in moto con il casco
(in testa e non sotto il braccio), proprio come mettere le
cinture di sicurezza quando si va in auto, o comprare le sigarette dai tabaccai. E soprattutto dovrebbe essere normale poter camminare sui marciapiedi deUa città senza
temere ad ogni istante che qualcuno ti faccia violenza per
rubarti la borsa, ü portafogli o la catenina d’argento. E che
ci sia qualcuno che vigili sul dhritto della gente normale
alla normalità, dovrebbe essere anche questo assolutamente normale. Come dovrebbe essere normale che le
istiti^ioni gestiscano, esse e non altri, case costruite con
soldi pubblici agli aventi diritto.
La verità è che per i napoletani la normalità è stata sempre considerata un lusso da vivere per pochi giorni o per
qualche settimana non a Napoli, ma in periodi di ferie
all’estero o in qualche altra fortunata parte d’Italia. E della normalità i napoletani sono sempre rimasti affascinati,
rapiti, come fosse un’irraggiungibile chimera. Eppure tornando a casa, pur raccontando del senso civico (perché di
questo si tratta) osservato altrove, questo particolare popolo ha poi sempre accettato con rassegnazione la propria
anormale quotidianità, eventualmente continuandovi a
dare anche il proprio originale e fantasioso apporto.
E allora? Allora forse sta succedendo davvero qualcosa
di inedito a Napoli. Da qualche tempo, e io credo che questo sia il più tangibile ed encomiabile sforzo che l’amministrazione cittadina insieme ad alcuni altri pezzi dello
stato sta facendo, si vorrebbe ripristinare a Napoli un po’
di normalità. Non so se ci si riuscirà. Anche ai tempi
dell’entrata in vigore delle cinture di sicurezza ci fu un’ondata di regolarità (ristretta però alle sole cinture) che ben
presto si «normalizzò». Ai napoletani piacciono le novità,
ma sono insofferenti alle regole e scambiano per libertà
queiranarcoide impulso a scegliere da soli (e spesso solo
per se stessi) quali leggi rispettare e quali semplicemente
ignor^e. Qualora ci si riuscisse però sarebbe davvero un
c^biamento epocale da segnalare ai posteri, il vero inizio di un riscatto atteso da secoli. Ma ci vuole costanza e
intelligenza non solo nella repressione delle illegalità ma
anche nella formulazione delle proposte alternative di civiltà. A cominciare da quelli che fanno le regole che dovrebbero sempre rispettarle essi stessi oltre che farle rispettare. Anche questo dovrebbe essere normale. O no?
Riforma
E-Mail (Torino): riforma@alpcom.it
E-Mail (Napoli): riforma.na@mbox.netway.il
Uri: http://www.aipcom.it/riforma
VlaS. Pio V, 15-10125 Torino-tei. 011/655278-fax 011/657542
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DIRETTORE: Eugenio Bernardini. VICEDIRETTORE PER IL CENTRO-SUD: Anna Maffei. IN REDAZIONE: Alberto Coreani, Marta D'Auria, Emmanuele Paschefto, Jean-Jacques Peyronel, Pien/aldo Rostan (coordinatore de L’eco delle valli) Fe*
derica Tourn, COLLABORANO: Luca Benecchi, Alberto Bragaglia, Avernino Di
Croce, Paolo Fabbri, Fulvio Ferrarlo, Giuseppe Ficara, Giorgio GardioI, Maurizio
Grrolami, Pasquale lacobino, Milena Martinat, Carmelina Maurizio, Luca Negro,
Luisa Nidi. Nicola Pantaleo, Gian Paolo Ricco, Fulvio Rocco, Marco Rostan Mirella Scorsonelli, Florence Vinti, Raffaele Volpe.
DIRETTORA RESPONSABILE Al SENSI DI LEGGE: Piera Egidi.
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Riforma è il nuovo titolo della testata La Luce registrata dal Tribunale di Pinerolo con il
n. 176 del 1 gennaio 1951. Le modifiche sono state registrate il 5 marzo 1993.
è stato consegnato per l’inoltro postale airufficio
CMP Nord, via Reiss Remoli 44/11 di Torino mercoledì 17 settembre 1997.
Il 7 ottobre dovrebbe terminare l'iter alla Camera
La nuova legge sull^immigrazione
Per una politica che coniughi le esigenze economiche e di
sicurezza del nostro paese con i diritti dei cittadini stranieri
ANNEMARIE DUPRÉ
Dal mese di luglio il disegno di legge suH’immigrazione è in discussione
presso la I Commissione «Affari costituzionali» della Carnera. La commissione è presieduta dall’on. Russo Jervolino (Ppi), prima firmataria di
una proposta migliorativa
elaborata con le associazioni.
Relatore è l’on. Domenico
Maselli (pastore evangelico).
La situazione si presenta assai difficile per vari motivi:
1) sono state presentate varie centinaia di emendamenti
da parte di tutti i gruppi parlamentari. Questo rallenta le
procedure e crea divisioni anche all’interno della maggioranza. Ciò potrebbe indurre il
governo a blindare il testo così come è, ponendo la «fiducia» per le votazioni in aula.
2) Il governo è deciso a
cambiare il meno possibile il
proprio testo, deludendo così
tutte le speranze di arrivare
finalmente a una legge innovativa che affronti la questione con risposte realistiche,
ma nel rispetto dei diritti e
della dignità umana. Nell’ambito della discussione, il diritto di voto per le elezioni amministrative risulta essere
uno scoglio insormontabile.
3) L’intenzione governativa è di concludere l’iter presso la Camera entro il 7 ottobre, anche se la commissione sta ancora esaminando gli
emendamenti ai primi articoli. Un’eccessiva fretta nel decidere su problemi così complessi potrebbe compromettere l’intero progetto di legge.
Tutti gli interessati, governo, parlamentari, associazioni e in particolare gli immigrati stessi vivono in un’altalena di alti e bassi, di informazioni negative e di piccoli
successi. Le associazioni del
Gruppo di riflessione (le associazioni cattoliche, protestanti ed ebraiche), ma anche 1’
Arci, la Rete antirazzista, il
Consiglio italiano per i rifugiati e Amnesty International
si stanno adoperando in tutti
i modi per migliorare la proposta del governo che nella
forma originale non potrebbe
dare risposte concrete ed efficaci ai numerosi problemi. Le
associazioni lavorano a stretto contatto e piena sintonia
SCHEDA
Il disegno di legge
La proposta prevede 8 titoli
IV
V
VI
-principi generali;
-disposizioni sull'ingresso, il soggiorno e l'allontanamento dal territorio dello stato;
-disciplina del lavoro;
-diritto all'unità della famiglia e tutela dei minori;
-disciplina del diritto d'asilo;
-capo 1: disposizioni in materia sanitaria;
capo 2: disposizioni in materia di alloggio;
capo 3: disposizioni in materia di istruzione e diritto
allo studio;
capo 4: partecipazione alla vita pubblica a livello locale;
capo 5: disposizioni sull'integrazione sociale, sulle
discriminazioni e istituzione del fondo per le politiche migratorie;
-disposizioni legislative sui cittadini degli stati membri dell'Unione europea;
norme finali.
Il testo è diviso in due grandi capitoli: la gestione dei
flussi migratori e i processi di integrazione degli immigrati nel tessuto sociale e politico del paese.
Il disegno di legge organica sull'immigrazione è stato
preparato da una commissione interministeriale.
Il Consiglio dei ministri ha approvato il testo il 14 febbraio.
VII
Vili
con la presidente della Commissione, Russo Jervolino, ed
il relatore della legge Maselli.
Le associazioni, tra cui il
Servizio rifugiati e migranti
della Fcei che segue con costante impegno la questione,
hanno incontrato i vari capi
gruppo, tra loro fon. Mussi e
Fon. Mattarella, per convincerli ad accettare alcuni
emendamenti particolarmente importanti. In un loro documento si legge: «...abbiamo
in particolare, più volte e in
diverse sedi, manifestato la
preoccupazione che il pur
positivo impianto del disegno
di legge possa risultare minato dalla presenza di alcune
gravi imperfezioni, concernenti in special modo i meccanismi per lavoro in Italia e
le disposizioni su espulsioni e
respingimenti degli stranieri
non in regola con le norme su
ingresso e soggiorno. L’esperienza maturata in questi anrii ci insegna che, lungi dall’avere carattere meramente
tecnico e formale, questi elementi risultano determinanti
nel consentire o meno la rea
lizzazione di una politica
dell’immigrazione che sappia
coniugare le esigenze economiche e la sicurezza del paese
con quelle, non meno importanti, di solidarietà e di rispetto dei diritti nei confronti
dei cittadini stranieri. Disgraziatamente, una colpevole
campagna di stampa, condotta nei mesi estivi, da molti
mezzi di informazione ha turbato il clima in cui il dibattito
si stava sciogliendo, determinando in molti dei soggetti
politici coinvolti nell’esame
del disegno di legge, un’improvvisa ansia di pervenire a
una rapida conclusione dell’iter parlamentare che mal si
concilia con l’esigenza di
un’accurata riflessione sulle
proposte di emendamento,
molte delle quali ottime, presentate in Commissione. Non
sembra estranea a questo atteggiamento l’ambizione di
dare ai partner europei un segnale di efficienza riguardo
alla capacità del nostro paese
di dotarsi di misure “sicure”
in fatto di immigrazione».
I funerali di Lady Diana e di madre Teresa di Calcutta
Un mito non è mai cristiano ma pagano
RUGGERO MARCHETTI
L^ARTICOLOsulla tragica
I morte di Lady Diana, di
Erica Scroppo, {Riforma n.
34) mi ha lasciato alquanto
perplesso. Non sono così sicuro che «la morte della
“principessa del popolo" abbia riscosso fedi smorzate».
Certo, anch’io penso che in
questa circostanza sia venuto
fuori il vuoto dell’esistenza
senza vero significato che in
tanti oggi viviamo. Quel che
invece purtroppo non penso
è che questo vuoto si sia tradotto nella ricerca di Dio. Erica Scroppo dice che la domenica successiva ai funerali di
Diana le chiese in Gran Bretagna si sono riempite di
gente in preghiera. Una domanda maliziosa: la domenica ancora successiva, quanta
gente c’era nelle chiese?
Questa assurda morte ha
determinato la nascita di un
mito, «il mito Diana», e un
mito non è mai cristiano, ma
sa sempre un po’ di pagane
simo: i protagonisti dei miti
sono gli dei, o gli umani assurti al rango di divinità. Se,
come dice Erica, forse questo
avvenimento «passerà alla
storia come evento religioso»,
temo si tratterà di una religione che con il Dio di Gesù
Cristo avrà poco a che fare.
Piuttosto, una forma di nuova idolatria: ancora una volta,
l’umanità pone una creatura
al posto del Creatore...
La vicenda di Diana Spencer, questa povera donna privilegiata e infelice creata, uccisa e santificata dai «media»,
e l’altra apoteosi funeral-televisiva di Madre Teresa di Calcutta (a proposito, varrebbe
forse la pena di riflettere sul
fatto che si è ripetuto quel
che chiamerei il «fenomeno
san Francesco d’Assisi»: un
credente che ha scelto la
strada della povertà più assoluta viene «sfruttato», già in
vita e poi soprattutto in morte, dalla sua stessa chiesa per
imporre se stessa come immagine, presenza, potere in
nanzi al mondo) spingono
poi a pensare al nuovo culto
delle immagini che ormai domina menti e cuori degli uomini e delle donne in tutto il
mondo, sostituendo una
realtà virtuale, ma terribilmente «vera» e possente, a
quella fatta di carne e sangue
di ogni giorno.
Forse dovremmo riprendere con rinnovata forza la nostra antica lotta di testimoni
della sovranità di Dio contro
il culto idolatrico che ha saputo a sua volta rinnovarsi
nei «media» dandosi quel che
in passato non aveva: la voce
e il movimento.
Lottare, nel nome della libertà evangelica, per la dignità di ogni essere umano
(sola vera «immagine» divina), contro questo potere che
ti affascina e che ti vampirizza, ti succhia via te stesso e ti
propone gli idoli a cui affidare una vita ormai svuotata:
penso sia questa oggi la nostra vocazione come comunità di Cristo.
Idiac
città
ILI
jodin
isendo
¡a, salta
I primi federalistipÌlFT
Le dichiarazioni
dente del Consiglio]
sull’unità dell’Italia gat
dalla Chiesa cattolica!
provocato altri conin
oltre alla reazione di L
Romano sulla «Stampi
cui dà conto anche 1’^*
di Giorgio Tourn sul niiL
scorso di Riforma. Sull
naie veneto (10 settenf
due brevi interviste coi
gono lo storico cattolici
gelo Ventura, docente J
ria contemporanea a pT
e lo scrittore Vittorio M
ri. Per Ventura «non c’è|
bio che l’appartenenzàf
giosa fu oggettivameni
elemento unificante!
nazione italiana, ma è a
vero che la Chiesa in qi|
istituzione si è trovata!
pre a contrastare la col
zione di uno Stato nazil
e l’affermazione delle il
zioni laico-liberali, chi
rantivano libertà al citta
(...). Possiamo dire proJ
dunque che l’unità d’lta|
fatta contro la volontà!
Lio «Pp
^ ne seri'
^sattez2
Ina dell®
f[el *Cotttì
^ar
)dei,cìttad
bulso ni
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Illa città (
■sa, insie
itanti) £
j coinv(
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Í Ciò r
pto sci
Ito dia
TTattivati
Chiesa, ma non controli
lontà dei cattolici». E Mi
ri, a sua volta, afferma a '
posito del federalismi
cui muoveva anche il n ^
namento di Prodi: «Che
c’è di più federalista di ^ore /
■ ^ntro di
Chiesa dove ogni vesce
papa nella sua diocesi, e ‘ 8'^'^
sacerdote è papa nella '■
parrocchia?». iconpa
te, ma s(
_ ■ lissimai
a «li a3s «Ct
fhiese, o
Chiese: quale unità|£g
Nel recensire il roraaP®risiti
storico di Bruna Peyrot^stae
gioniere della torre (v. iif Menti
vista su Riforma n. 33),PS in u:
minia Morandi, sul nuraflculto
datato 17-23 settembre, fe®olt
che il libro racconta la *^lo pc
stenza delle donne»: «DoWPPor
che hanno contato perpdatec
nel protestantesimo, relÉ della
ne (iella libera coscienzilMetto
donne leggono la BibbP^du
parlano con Dio nel al
tanto quanto gli uomini»!
conclusione della recensij
si dice però che il volli
«riesce bene a far capi
quanto il cattolicesimo n
derno deve alla religione <
la libertà di coscienza. W'
il protestantesimo è all’oi
ne di molte rivoluzioni, ini
se, americana, francese, ^
tanti carismatismi e sei,
dell’emancipazione femi '
nile nella Chiesa fino>fj
donne sacerdote. E a fard
Btro
atork
pere u
Éode
Kdavi
re quanto è necessario i
^ W.’OOCll. iv.» ~ ■
Chiesa sia una, perché pf® :
stanti cattolici ortodossi,
stili diversi (e non tre sosti
ze) di vivere la fede, hai
bisogno gli uni degli altrii
rendere conto un po’ ®e
pallidamente della pieni*
del mistero del Dio-Uom»’
Rifokma
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11
r
)1 26 SETTEMBRE 1997
Pagina Dei Lettori
PAG. 7 RIFORMA
aj
[li Centro
[iliaconale e la
città di Palermo
0 direttore,
sendo stato lontano da
' soltanto oggi (14 agoho potuto leggere l’arti-•■alisti Z di Franco Calvetti (RiiiH, onadelP agosto n. 30) dal
r® t So «Por i diritti di tutti».
‘ „gerivo per rettificare le
r esattezza. Chi ti scrive è
*3 ¿elle memorie storiche
Ìp“? S «Gomitato per la pace,
^‘C„Bfloìa mafia e per i diritti
[i^^PÌLittadini», fondato per
ifflulso nella sezione allora
mausi» del Pei nel lontano
e di cui, insieme ad un
,ppo di compagni tra cui
sorella Maria Salerno
jinbro della chiesa metoìadi Palermo), fui inizialte il responsabile, con
le mobile prima, poi fissa:esso il Centro diaconale,
feomitato, di recente trajimatosi autonomamente
“"“Pf^ssociazione, operava sui
1 in™ ¿quartieri più popolosi
r,vpt ila città di Palermo (Noce e
j sa, insieme circa 100.000
ì na?!! ®
4 II : |i coinvolte anche le chieili eh quella cattoli
ci’ v,* ). Ciò rende non esatto
g J. * into scrive Calvetti: «...il
à d’M diaconale di Palermo
lojjtj^attivato, insieme ad altri,
introiUtawiare e mettere a punto
E associazione per la pace».
rjjjajMessa a suo posto questa
yisjjMtà tutto l’articolo va letto
le il r*®°do diverso. C’è stato un
«Cheff^^do, sotto la spinta del
ptore Aquilante, in cui il
ptro diaconale entrava in
Itti i grossi problemi della
ttà. Se ne parlava e si facei con passione e intelligenla, ma soprattutto con tan• tossima umiltà insieme alle
. 1 ¿fami^e del quartiere, con le
chiese, con le realtà culturali
„ni|i|poJitiche e con gli enti loca“* (risalgono a quel tempo
le visite alla comunità meidista e valdese del sindaco
Palermo, Leoluca Orlando,
in una di esse predicò
ìlculto con toni appropria^molto coinvolgenti). In
*^ito periodo era già in atto
ipporto a scadenze confate con l’amministrazio
Idetto Comitato, rapporto
sà durato fino ad oggi. 11
itro diaconale era un laitorio nella prospettiva di
®te una «frontiera» o lo
Ito della sentinella, che in
coralità sincera e aperta
dava lontano e scrutava
onte della società.
Alfonso Manocchio
Palermo
Funerali
e impegni
umanitari
A tombe chiuse, parliamo
pure di Diana e di madre Teresa, visto che hanno commosso miliardi di persone.
È segno positivo che ci sia
tanto desiderio di sentimenti
e simboli comuni a tutti, in
un mondo che ci mette gli
uni contro gli altri. Eppure,
quanta superficialità!
Gli impegni umanitari di
Diana, giusti e meritevoli,
non sono il perfetto equivalente dei balli di beneficenza
delle ricche signore di un
tempo? E noi tutti sulla porta
del castello ad ammirare gli
abiti splendenti e i gioielli
stramiliardari, commossi da
tanta bontà! La morte per velocità e lusso di una donna
giovane e bella ci tocca più
della morte oscura di interi
popoli calpestati con l’economia e con la guerra dalla
minoranza che, col nostro
aiuto e partecipazione, scialacqua beni di tutti nella velocità e nel lusso. Non siamo
tutti ipnotizzati da chi vuole
farci dormire e servire?
Madre Teresa è stato un
grande segno d’amore e di
scelta dei poveri. Chi può dubitarne? Ma, per fare un solo
nome, Alex Zanotelli a Korogocho non fa di meno (se non
guardiamo soltanto all’aspetto quantitativo). Eppure, se
morisse (Dio lo conservi),
non avrebbe certamente il funerale ecumenico né l’omaggio dei capi di stato. E perché? Perché madre Teresa ha
dato una «testimonianza di
carità eroica alimentata da
una fede profonda (...) pur
senza spingersi a contestare le
ingiustizie sociali che provocano tante miserie» (Luigi
Bettazzi, Il Risveglio Popolare,
Ivrea 12 settembre 1997). Zanotelli invece ha fatto anche
Ricordo di Arturo Gerire recentemente scomparso
Un profondo amore verso il vissuto delle popolazioni
CESARE MILANESCHI
OLTRE duecento persone, fra cui
quattro pastori della Chiesa valdese, in silenzio rispettoso a un funerale
civile: questo è stato l’ordine imposto
da Arturo Genre per la mattina del 12
settembre a chi voleva partecipare
all’ultimo incontro con lui. Tuttavia
quel silenzio ha permesso a tutti di recuperare l’autenticità della memoria e
della comunicazione fra i presenti e Arturo, che proprio per questo era al centro dei pensieri di ognuno.
Uniche parole, quelle di una breve
memoria da parte del prof. Gian Luigi
Beccaria, il quale ha rilevato la sensibilità umana e la delicatezza di Arturo insieme al suo lavoro intellettuale, i cui
frutti «dureranno a lungo nel tempo».
Incontrai la prima volta Arturo Genre
alla fine degli Anni 80 in occasione di
alcune attività relative alla cultura occitana di Guardia Piemontese e scoprii in
lui una profonda identità di vedute sulle possibilità di dialogo fra la Chiesa
valdese e la popolazione di questo paese, che egli conosceva in profondità.
D’altra parte anche in molte altre occasioni Arturo Genre ha mostrato, dietro
gli studi linguistici e filologici, un
profondo amore verso il vissuto delle
popolazioni, di cui si preoccupava che
non si perdesse la memoria.
Ricordo l’ultimo viaggio compiuto
insieme a Genre a Guardia Piemontese
e a Dipignano, circa tre anni fa, in occasione della presentazione del volume
Taliant de la pèire da Garroc. A un agricoltore di Dipignano chiese la dimostrazione pratica del nodo detto «a lighiera», con cui si legano le fascine di
grano e di fieno; a Guardia volle avere
una lunga conversazione con l’anziano
Agostino Gesareo, oggi 97enne, che costituisce uno dei più validi custodi della
memoria storica del paese; aUe persone
culturalmente più attive raccomandava
caldamente che conservassero la documentazione possibile dell’esperienza
vissuta della popolazione.
In questo ambito di interessi, ho potuto rilevare più volte una profonda
sintonia di Arturo Genre con altre due
persone molto diverse fra loro: Angelo
Agazzani e Giuseppe Gangale. Il primo,
attraverso l’attività della Gamerata corale «La Grangia», ripropone da oltre
trent’anni il canto popolare del Piemonte con lo stesso amore con cui
Genre ha analizzato i fenomeni linguistici. Ambedue, per strade diverse ma
vicine, hanno fatto dell’esperienza popolare una «magistra vitae», in un tempo in cui la velocità della tecnologia
sembra non lasciare spazio alla riflessione e alla memoria.
Con Giuseppe Gangale, Arturo Genre
aveva in comune non solo l’interesse
per gli studi linguistici, ma anche un atteggiamento di riserva verso l’opera e la
struttura delle chiese, in particolare del
la Chiesa valdese, atteggiamento che faceva del Gangale e di Genre dei laici che
escludono un rapporto con la chiesa,
ma non necessariamente con Dio. E in
ogni modo pongono alle chiese il problema della qualità della testimonianza.
Genre mi ricordava con stupore il fatto che l’anziano Gangale, a metà degli
Anni 70, da parte di alcuni protestanti
fosse ritenuto morto. E tale era nella
mente di molti fin da quando, nel lontano 1934, si era congedato da «Gioventù Cristiana» dicendo: «Me ne vado... I profeti non devono diventare
parroci... La mia avventura con Dio è finita...». Ma proprio il Gangale creduto
morto scriveva, in quegli stessi anni, la
sua Preghiera della sera: «Vedi, la mia
lingua paralizzata come la lingua di
Zaccaria, l’incredulo, si scioglie per invocare te, o Altissimo».
Nel silenzio imposto al suo funerale,
Arturo Genre ha sollevato l’ultima sua
critica all’inutile verbosità delle cerimonie: e in quel silenzio c’era spazio sia per
la preghiera che sale dal profondo del
cuore, sia per il dramma intimo di chi di
fronte alla morte non ha parole. Forse le
chiese non hanno mai fatto i conti sul
serio con la drammatica esigenza vocazionale di rendere ragione della speranza che è in loro (1 Pt. 3, 15) anche a chi,
di fronte a una bara, impone loro il silenzio. Non a caso la Scrittura esorta a
testimoniare della speranza «con mansuetudine e rispetto» (1 Pt. 3,16).
questo, al punto da mobilitare Tallora ministro della difesa italiano Spadolini (anche
lui sepolto tra molti onori,
certo non tutti immeritati) e
non so quanti altri potenti
politici e ecclesiastici per cercare di farlo tacere.
Meditiamo un momento:
neppure Gesù ebbe un funerale onorato, tanto meno lo
avrebbe oggi. E l’Evangelo dice bene il perché.
Enrico Peyretti - Torino
Doni per la ristrutturazione di
Palazzo Cavagnis a partire dal
28 aprile 1997
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20.000: NN (Mestre);
25.000: Angelina Pavinato (Vicenza);
30.000: Rosy Balos (Trieste);
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(Campo Morone, Ge), Spagarino Giovanni (Milano), Collège Elysée (Losanna), Nicola
Masella (La Spezia), Gabriella
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Calvetti (Pomaretto);
remi
'eyrot
? (v. il
1. 33):
il nui
nbre,
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»: «Dol
to peri
0, relipdfilla città attraverso il
cienzi
Bibbij
lel cui
jmini»)
ecensii
1 volti
ir capj
simo
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za. Peri
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ani, ili
ncesCiL
i e sei
e fon»
fino»
afarei
rio chi
:hé pr»
dossi
-e sosti
e, hall
i altrii
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SEHEMBRE 1997
Società
Dalla fabbrica al lavoro autonomo
Albania
Una questione italiana
Shoà
«Memoria», film dei deportati italiani
Medio Oriente
Venezia: Palazzo Cavagnis
Doni per la ristrutturazione
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2m
(rolli Piaggio nella terra della pace più difficile
una copia lire 8.000; abbonamento annuo lire 65.000;
>fe 120.000 con libro in omaggio). Versamento sul ccp 61288007
C^^tato a coopi Com Nuovi Tempi, via Firenze 38,00184 Roma,
tópia omaggio telefonando allo 06-4820503, fax 4827901,
Internet: Httpy/hella.atm.iVmarket/sct/faome.htm)___
coni
100.000: Ribet Andrea (Torre
Pellice), cav. Brunone Forcellini (Caerano San Marco, Tv),
Laura Destro Casonato (Vicenza), Dario Falbo e Daniela Camilot (Mestre), Bruno Cavallo
(Novara), Marina Castellano e
Angelo Coco (Torre Pellice);
200.000: Lidia Casonato (Venezia), Franca Barlera (Ferrara),
Ferdinando Girardon e famiglia (Torre Pellice);
300.000: Emilio Morandi (Bergamo);
500.000: Chiesa metodista di
Sestri Ponente (Ge), Chiesa
valdese, Sampierdarena (Ge);
1.000. 000: NN;
2.000. 000: NN (Milano);
1.927.419; Evangelisc. Reform.
Kirchgemkantons (Zurigo);
2.688.000: Gruppo svizzero
(Hanny Wartenweiler).
ANTICIPI SU FUTURE
PRENOTAZIONI
Carlo De Roja (Milano), lire
1.000. 000; Maria Pia Panzavolta
(Cervia, Ra), 100.000; Margherita De Roja (Milano), 500.000;
Evi Meck (Ferrara), 480.000.
Palermo
Mostra della
Società Biblica
in Italia
La Bibbia: storia dell'amore di Dio per noi.
Con questo titolo si
terrà, presso le comunità
valdesi e metodista di Palermo, dal 5 al 18 ottobre, una mostra sulla
Bibbia curata dalla Società biblica in Italia.
Si tratta di un' occasione particolare per le locali chiese evangeliche,
una occasione in cui incontrarsi ma anche per
andare verso l'esterno,
per portare un messaggio nuovo, il messaggio
della parola di Dio, a una
città spesso ferita che ha
bisogno di trovare nuove
parole e nuovi messaggi
che sappiano dare speranza e che sappiano
infondere amore.
Saranno due settimane
in cut ti pubblico potrà
leggere e ascoltare la
Bibbia, comprenderne il
messaggio, la storia, la
diffusione nel mondo.
Tutto ciò sarà possibile
anche attraverso incontri
serali di lettura e commento di diversi brani biblici.
È questo un momento
di evangelizzazione e cultura in cui le nostre chiese si presentano lo prima
fila in questo mondo per
dialogare con esso e per
portare la parola di Dio.
y^acoità vaCdese di teob^ia
Via dietro Cassa, 42 - 00193 ‘Hpma
!Anno accademico 1997/98
Il CXLlll anno accademico inizierà sabato 18 ottobre
con la prolusione del prof. Paolo Ricca su: Melantone a
cinquecento anni dalla nascita.
11 culto di inaugurazione si terrà nella chiesa valdese di
Colleferro, in occasione del cinquantenario della fondazione della comunità, con la predicazione del prof.
Daniele Garrone.
La sessione d’esami si terrà nei giorni 16-17-18 ottobre.
Convegno a Veroli il 4-5 ottobre
L'Italia del Sud e i processi
di globalizzazione
Ogni due anni si svolge la
marcia per la pace da Perugia
a Assisi, dedicata in queste ultime edizioni alla mondialità.
Alla battaglia per una «Onu
dei popoli» è dedicata anche
TAssemblea che si svolgerà a
Perugia dal 6 alTll ottobre,
mentre aU’indomani (domenica 12) si svolgerà la marcia.
In preparazione all’evento
molte iniziative di studio e
approfondimento vengono
organizzate dalla «Tavola della pace», e fra queste si colloca l’iniziativa della Chiesa
battista di Sant’Angelo in Villa, che dapprima ha attivato
insieme a varie associazioni
della provincia di Torino un
corso di aggiornamento per
insegnanti sui problemi della
globalizzazione dell’economia, e poi ha deciso di far
confluire questa esperienza
in un seminario di alto livello
internazionale che si terrà a
Veroli (Prosinone) il 4 e 5 ottobre, presso la Sala conferenze del Convitto comunale.
Il seminario, a cui concorrono il «Progetto continenti»,
la campagna «Globalizzazione dei popoli» e «Oltre l’Occidente», ha per titolo «La deriva dell’Italia del Sud; effetti
dei processi di globalizzazione e (ri)costruzione di sog
getti sociali protagonisti», e
vede la partecipazione dell’economista senegalese Samir Amin, dell’economista
Silvia Boba, del sociologo Enrico Pugliese e di Jacques
Maury, già presidente della
Federazione protestante di
Francia e del Gruppo di lavoro congiunto tra Consiglio
ecumenico delle chiese e
Chiesa cattolica che lavorò
aH’appello alle chiese europee intitolato «Per evitare
l’assurdo» (1996). L’intervento di Maury affronterà «La
globalizzazione; gli effetti sul
piano sociale, etico e teologico» e rappresenta un contributo qualificato del mondo
protestante a una riflessione
culturale di imprescindibile
attualità. I lavori proseguiranno in gruppi di studio.
Per informazioni telefonare
ai nn. 0775-853516, 250898,
335276; 06-59600319.
Il nuovo indirizzo della
chiesa battista di NapoliFuorigrotta è: via Cumana
23/F 80125 Napoli.
RTECIPAZÏONI
RINGRAZIAMENTO
«Signore, mi hai esaminato
e mi conosci... guidami
per ia via eterna»
Salmo 139
I familiari di
Lilia Davite
ringraziano fratelli, sorelle ed
amici che con la loro solidarietà e
con il loro affetto li hanno aiutati a
vivere queste ore di angoscia.
Pineroio, 20 settembre 1997
«Ecco, tutte te vite sono mie»
Ezechiele 18, 4
La redazione e l’amministrazione di «Riforma», unendosi al dolore dei familiari di
Lilia Davite
esprimono affetto e solidarietà al
papà Franco, alla mamma, Maria
Luisa Barberis, e al fratello Marco.
Torino, 26 settembre 1997
RINGRAZIAMENTO
«Dieu est ma délivrance,
je serai plein de confiance
et je ne craindrai rien»
Es. 12, 2
Le sorelle di
Rinalda Albarin
ved. Motroni
deceduta il 20 settembre all’età di
86 anni, rivolgono un pensiero di
profonda gratitudine a tutti coloro
che con affetto e simpatia sono
stati loro vicini.
Un particolare grazie alla direzione e al personale tutto dell’Asilo valdese, al sig. Gobello, all’amica Doretta Casini, ai pastori
Enrico Long e Mario Berutti.
Luserna San Giovanni
26 settembre 1997
I necrologi si accettano
entro ie 9 del lunedì. Tel.
011-655278 e (fax) 657542.
12
PAG. 8 RIFORMA
Villaggio Globale
VENERDÌ 26 SETTEMBRE ip
Dopo la visita del Segretario di Stato americano in Medio Oriente
C'è bisogno di pace, ma anche di speranza
Il processo di pace sta morendo perché non c'è una visione che lo anima
e non c'è un sogno che lo sorregge. Le comunità di fede possono fare molto
PAOLO NASO
NEW YORK — Esiste ancora un «processo di pace» in
Medio Oriente? L’impressione è che la corda che sorregge
il negoziato tra israeliani e
palestinesi continui a logorarsi e da un momento all’altro potrebbe spezzarsi.
Probabilmente non accadrà perché nessuna delle due
parti intende assumersi la responsabilità di sparare sulla
colomba volata a Madrid,
Oslo e Washington: ma quello
che sta di fronte a noi, se non
è guerra e non è ancora una
nuova «intifada», certo non è
la pace che la maggioranza
degli israeliani e dei palestinesi e la comunità intemazionale avevano sognato. Oggi la
società israeliana è sotto l’incubo quotidiano degli attentati terroristici; sul fronte opposto, i palestinesi hanno
continuato a subire la «chiusura» dei Territori, l’allargamento o l’apertura di nuovi
insediamenti di coloni, l’occupazione di case arabe a Gerusalemme Est; soprattutto,
all’orizzonte, non vedono una
soluzione politica che garantisca i loro diritti di popolo e
di nazione.
A questo punto il calendario dei negoziati prevedrebbe
la discussione di due questioni essenziali e cruciali: Gemsalemme e l’assetto finale dei
Territori occupati che sono
parzialmente affidati al controllo dell’Autorità palestinese. 11 governo Netanyahu,
però, ha ripetuto con adamantina chiarezza che «tutta
Gerusalemme è capitale eterna e indivisibile dello Stato
d’Israele» e che, riguardo ai
Territori, nulla può concedere più dell’autonomia a «pelle
di leopardo» e costellata di
insediamenti sin qui realizzata. Si potrà discutere di qualche chilometro quadrato in
più o in meno, di qualche
strada che potrebbe passare
sotto il controllo dell’Autorità
palestinese ma, per parte i
Panoramica della città di Gaza
sraeliana, il tema dello «stato»
palestinese è pregiudizialmente escluso dal negoziato.
Sulla base di questa dichiarazione la proposta di Netanyahu di negoziare subito un
«pacchetto complessivo» appare nulla di più che un espediente diversivo che rischia di
compromettere anche i risultati raggiunti.
Quanto a Yasser Arafat, egli
deve combattere su tre fronti:
quello dell’intransigenza israeliana, quello del radicalismo politico-religioso cbe da
sempre utilizza il terrore per
bloccare il processo di pace,
quello delle componenti democratiche della società israeliana che gli rimproverano uno stile di governo autoritario, di tollerare un diffuso
sistema di cormzione e di coprire gravi violazioni dei diritti umani. Negli ultimi due anni sono morte nelle carceri
palestinesi decine di persone;
in qualche caso si è accertato
che i decessi sono avvenuti in
seguito a torture, su molti altri casi è sceso il silenzio. Come è sceso il silenzio sulla vicenda di Daoud Kuttab, il
giornalista free lance arrestato
lo scorso maggio per aver teletrasmesso alcuni interventi
critici nei confronti di Arafat
pronunciati durante i lavori
(pubblici) del Consiglio nazionale palestinese.
Ad Arafat si rimprovera un
atteggiamento ambiguo nei
confronti del terrorismo: e
certamente il famoso bacio a
uno dei leader di Hamas è un
segnale politico grave e inquietante. Ma esattamente
quanto la copertura che Netanyahu e il suo governo offrono ai gruppi dell’estrema
destra religiosa ebraica. Le loro responsabilità nell’omicidio di Rabin sono state messe
da parte con una leggerezza
politica grave e inquietante
quanto i baci di Arafat.
In questo quadro la missione del Segretario di Stato
americano, Madeleine Albright, in Israele e nei Territori
palestinesi è stato un atto di
coraggio, generoso e importante, ma politicamente inadeguato. La Albright ha cercato di riannodare qualche filo della corda sempre più logora degli accordi di Washington chiedendo ad Arafat
un atteggiamento più coerente e fermo nei confronti del
radicalismo di matrice islamica e a Netanyahu di bloccare
gli insediamenti: un colpo al
cerchio e uno alla botte. Ma
la crisi del processo di pace
richiede ben altro che questi
equilibrismi diplomatici, sia
pure di alto livello e di apprezzata buona volontà. Il
processo di pace sta morendo
perché non c’è una visione
che lo anima, non c’è un sogno che lo sorregge.
AlTindomani della firma, il
sostegno agli accordi di Washington sfiorava il 70% tra
gli israeliani ed era ancora
più alto tra i palestinesi. Oggi,
da una parte e dall’altra, il
popolo della pace è deluso e
minoritario. Una missione di
pace oggi richiede, oltre che
qualche ora di colloquio con
Netanyahu e Arafat, mesi di
lavoro tra i giovani palestinesi che simpatizzano per Hamas perché questa organizzazione non è solo composta
di cellule terroristiche ma è
anche una rete di servizi educativi e sociali; talvolta gli
unici disponibili nella società
palesdnese. Il processo negoziale potrà ripartire quando
questi giovani si convinceranno che la pace è l’unica
strada percorribile per il loro
futuro e per quello dei loro figli, cbe la pace con gli israeliani è possibile, che la pace
può conciliarsi con la giustizia e i diritti umani.
L’altra parte della missione
è invece alTinterno della società civile israeliana, oggi in
prevalenza diffidente e impaurita: occorrono visite, incontri, dialoghi per ricostruire il nesso logico e politico tra
pace e sicurezza, per ritessere
quei fili di dialogo e collaborazione che si erano sviluppati sull’onda emotiva degli
accordi di Washington. Solo
così il popolo della pace,
israeliano e palestinese, potrà vincere su chi oggi semina
odio e violenza, da una parte
e dell’altra. Insomma le prossime missioni di pace devono
«scendere per strada», il «negoziato» deve uscire dai suoi
tecnicismi diplomatici per ritrovare una «visione», un
progetto politico e ideale di
alto profilo. Nel Medio Oriente c’è bisogno, oltre cbe
di pace, anche di speranza.
In questo quadro le comunità di fede possono fare
molto, possono persino sperare di spostare le montagne.
Lo ha rilevato una delegata all'Assemblea generale dell'Arm a Debrecen
Il patrimonio di Bill Gates equivale al debito delle Filippine
Uno degli uomini più ricchi
del mondo, Bill Gates, fondatore e padrone di Microsoft,
numero uno mondiale di
software informatico, ha un
patrimonio di 39,7 miliardi di
dollari, l’equivalente cioè
dell’intero debito nazionale
delle Filippine. È quanto ha
dichiarato la signora Leonor
Briones, docente all’Università delle Filippine, sottolineando che le chiese devono
impegnarsi di più nella lotta
contro l’ingiustizia sociale
che sta imperversando oggi.
Lo ha fatto di fronte ai mille partecipanti alla XXIII Assemblea generale dell’Alleanza riformata mondiale (Arm)
che si è svolta a Debrecen
(Ungheria) dall’8 al 20 agosto
scorso. Leonor Briones ha
sottolineato il contrasto esistente tra la situazione di Bill
Gates e quella di I miliardo e
mezzo di esseri umani, un
terzo della popolazione mondiale, che vivono con meno
di un dollaro al giorno. «Una
simile ingiustizia sociale, di
tale proporzione, non può
che essere il risultato di strutture e di istituzioni che escludono più di un miliardo di
persone dalla partecipazione
attiva», ha dichiarato.
La crisi dell’indebitamento,
ha aggiunto la Briones, ha
«indebolito le economie del
Il plurimiliardario Biii Gates, fondatore e padrone deiia Microsoft
Terzo Mondo durante gli ultimi quindici anni». Nel 1980,
i paesi in via di sviluppo avevano un debito totale di 616,7
miliardi di dollari ma nel
1996 l’ammontare totale del
debito è stato moltiplicato
per «oltre tre volte e mezzo».
La Repubblica delle Filippine, ha proseguito Leonor
Briones, viene considerata
come «moderatamente indebitata» da parte della Banca
mondiale. Tuttavia il 35% della popolazione vive al di sotto
della soglia di povertà, e il
12,8% degli abitanti rischia di
non superare l’età di 40 anni.
mentre il 28% guadagna meno di un dollaro al giorno. «Se
questa è l’immagine di un
paese "a reddito medio", allora lo spettro del ‘‘reddito debole" non può che ispirare
orrore e vergogna», ha detto
ancora la Briones.
Nel suo messaggio il segretario generale dell'Arm, il
teologo ceco Milan Opocenskij, ha espresso la speranza
che l’Assemblea, riunita sul
tema «Rompere le catene
dell’ingiustizia», inciterà le
chiese a reagire di fronte
all’ingiustizia economica.
«Esiste un consenso suffi
ciente fra i cristiani per affermare che il razzismo è peccato e che giustificare il razzismo è un’eresia. Allo stesso
modo, vedremo forse un
giorno che il nostro atteggiamento nei confronti del denaro e delle questioni economiche ha un rapporto con
l’integrità della nostra fede, e
che certe situazioni esigono
una presa di posizione confessionale» ha sottolineato
Opocenskij.
Aaron Tolen, della Chiesa
presbiteriana del Camerún e
uno dei presidenti del Consiglio ecumenico delle chiese,
(Cec) ha chiamato le chiese
ad «assumere il ruolo di un
custode che prende cura degli interessi dei deboli, dei
vulnerabili e dei poveri della
nostra società». Aaron Tolen
ha d’altra parte sottolineato
che è a cau.sa della «complicità di molti sedicenti responsabili in mezzo a noi» se
le risorse dell’Africa non vengono utilizzate essenzialmente per risolvere i problemi dell’Africa. Un altro oratore, Walter Brueggemann, teologo degli Stati Uniti, ha esortato i cristiani a mettere in
questione gli «dei dell’economia che vogliono cancellare
gli altri affinché la ricchezza e
il potere siano nelle mani di
una minoranza». (eni)
Alla riunione del Comitato centrai
Diritti umani in Nigeria: fori
appello del Cec alla Shell
Il Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) ha lanciato un
forte appello alla «Shell International» nonché a tutte le
compagnie petrolifere internazionali che operano in Nigeria, pregandole insistentemente «ài valersi della loro
influenza presso il governo
della Nigeria per promuovere
il pieno rispetto dei diritti
della persona umana e delle
libertà democratiche».
L’appello, lanciato dal Comitato centrale del Cec, riunito a Ginevra dall’11 al 19
settembre, è l’epilogo di un
«dialogo» instaurato tra il
Cec e la Sbell. Dopo la condanna a morte, nel novembre 1995, da parte delle autorità nigeriane, di nove militanti politici, tra cui Ken Saro-Wiwa, capo del Movimento per la sopravvivenza del
popolo Ogoni, il Cec aveva
inviato una missione d’inchiesta in Nigeria. Nel gennaio scorso aveva pubblicato
un rapporto, intitolato «Ogoni: la lotta continua», che denunciava le violazioni dei diritti della persona e criticava
le attività delle compagnie
petrolifere internazionali, in
particolare nel territorio
Ogoni (nel 1993, la filiale in
Nigeria della Shell International ha lasciato il territorio
Ogoni, ma il rapporto lamentava Tinquinamento e la distruzione dell’ambiente che
sarebbero stati provocati dalle sue attività passate in territorio Ogoni).
Nel suo appello del 17 settembre, il Comitato centrale
«rileva con costernazione le
accuse secondo le quali queste compagnie si sono rese
responsabili di gravi danni
ecologici in Nigeria e hanno
collaborato con le forze dell’esercito e della polizia nigeriane nella repressione della
popolazione civile delle zone
in cui operano queste compagnie». Il Comitato centrale
«attira l’attenzione sul fatto
che il consorzio delle compagnie petrolifere internazionali, di cui la Shell International è il principale azionista, costituisce la prima fonte
degli introiti delle espo
zioni della Nigeria, e
quindi la possibilità di o
tribuiré a creare condizi
favorevoli per il ritorno
democrazia». Qualora le
ziative di queste compar
venissero ignorate, le co
pagnie sono chiamate a «,
sare di collaborare con il
verno nigeriano finché lo,
to di diritto non sarà riprì
nato, la salvaguardia dei
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chiede al Cec e alle sue chli
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queste linee d’azione e’
questi principi». Il Comitai proprte
«accoglie con soddisfazione! cbbjì/
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Di fronte alla grave crisi petroliferi
Dirigenti ecclesiastici
accusano il governo nigerian
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ttnafu/
li
Di fronte alla crisi petrolifera che sta portando l’economia della Nigeria sull’orlo del
marasma, alcuni dirigenti ecclesiastici hanno condannato
pubblicamente il governo militare del paese, chiedendone
le dimissioni. Anche se la Nigeria è il sesto esportatore
mondiale di petrolio grezzo,
in questi ultimi anni ha conosciuto gravi penurie di carburante, soprattutto per il cattivo stato delle raffinerie e per
l’obsolescenza dei circuiti di
distribuzione.
Secondo Victor Musa, presidente delle chiese evangeliche dell’Africa dell’Ovest, il
governo militare della Nigeria si è rivelato incapace di
guidare il paese in preda a
una crisi petrolifera che ha
colpito tutti i settori dell’economia nazionale. «Il capo
dello stato dovrebbe guardare la realtà in faccia e dire la
verità alla popolazione - ha
detto Musa -. Che ci dicano
che hanno fallito. I militari
dovrebbero raccogliere questa sfida e trarne le conseguenze. Hanno mancato ai
loro impegni nei confronti
della nazione. Dobbiamo
pregare Dio con fervore perché vengano portati alla testa
irla a
oeveri
team»
del Paese dirigenti cheti
spendano alle aspirazio» * °
della popolazione». «¡„J'*'
Secondo Sola Aworintlt °
pastore della Convenzioni
battista della Nigeria, le di®
coirà del paese sono dove* ^
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all’assenza di strutture cmocratiche: «Di fronte a
more
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sta grande tragedia - ha de®
e in quanto membri dell*
chiesa (...) dobbiamo eoe
dannare ciò che non va ne» ^ o
società. Non fa alcun dubW
che abbiamo bisogno di un*
democrazia autentica».
Il petrolio grezzo rapP'J,
senta il 95 per cento del
esportazioni della Nige*^*^
Nel 1991, durante la guet*
del Golfo, le vendite di peb,
fio hanno fruttato oltre 5®
liardi di dollari. Ma, secon,
alcune fonti locali, 3 miliu^'
«aria,
/litio {
‘{pen
Jicne
ni’on
Attente
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di dollari percepiti duraui*
m risulterei
bero nei conti della Ban^|
quel periodo non
centrale. Un rapporto
Programma dell’Onu put^
sviluppo, pubblicato nel
glio scorso, ha rivelato
nonostante i proventi pen
liferi percepiti dalla
(che conta 101 milioni di
tanti), più del 72% td®“? ||j
miglie vive al di sotto a .
soglia di povertà.
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dono
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“ita.
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