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ECO
DELLE mLLT VALDESI
Spstt.
BIBLIOTECA VALDESE
TORRE PELLICE
(Torino)
Settimanale
della Chiesa Valdese
Anno xcv - Num. 2
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ABBONAMENTI
}
Eco: L. 2.000 per l’interno
L. 2.800 per l’estero
I Spedizione in abbonamento postale . 1 Gruppo
I Cambio di indirizzo Lb“' 50
TORRE PELLICE, 8 gennaio 1965
Ammin. Claudiana Torre Pollice - C.CJP. 2-17557
ÜM PUBBLICA COMPEREMZa DI TCLLIO PMAÏ, AD AGAPE
Ridare agii uomini
a senso pieno dei inesistenza
Gran folla a Frali, sabato 2 gennaio.
Evidentemente, i’ondata di sciatori
attirati dalla neve fina e dal tempo
limpidissimo; ma affollato era anche
il pur ampio salone di Agape ; al buon
gruppo dei giovani e dei cadetti raccolti per il campo invernale — cui
■si scnrt uniti una quarantina di giovimi cattolici parigini guidati dal p.
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t e impegnati in un’opera di assi¡iza nel Quartier Latin — si erano
lunti numerosi convenuti per ascoi ■
? una pubblica conferenza del past.
Ilio vinay su «La realtà di Riesi ».
utto' i) campo invernale di Agape,
(, era centrato sulTopera che
) del « Servizio cristiano' » svolli R’.esi, intesa non semplicemente
ip una delle no'stre molte opere soli. ma coma una vera forma di pre3, v.i.ssnto. nel vivo della vita ^
;iìdiana, dei suoi problemi assilli spesso della sua miseria; e vislunitariamente. In questo sta
OJO vcarattere di novità. Il servizio
laip è sempre stato assai sentito,
3tre chiese, e io dimostrano le
tre molte opere, anche se mai
'■■mmo potuto ediflca.rle con le no- sole forze ; ma dobbiamo pur ri.osrere che sono sempre aspetti lat li di quella che per i più è la « vita
'R. chiesa», manifestazioni — belle,
te e anche sostenute — di un
‘izio ai fratelli, dentro e fuori la
snnità cristiana, co'ncepito come
! delie attività della chiesa, non
CIP i'a sua vita stessa, il suo' modo
attestare agli uomini, ai «prossim’ » che Cristo è il Signore della vita.
Iio sforzo del gruppo « pilota » di RieSI è appunto, invece, il tentativo di
trascinare un’intera comunità — ecclesiastica, e soprattutto cittadina —
ir: questa impostazione nuova della
vita asso'ciata. dererminata dalla presf-riza vivente e vissuta di Cristo, nel
pieno dell’esistenza economica, politic;'. sociale, culturale del mondo
oc.Rrno.
C'he non si tratti unicamente e in
priTìin luoso di opera sociale, nel sen,so corrente di aiuto ai miseri e bisop-n.csi. Tullio Vinay l’ha chiarito afferncjndn che un’opera parallela a quella
la n na società di cui Riesi può
e un ‘emplice campione, andrebbe svolta anche in una società « sopi’Fisvuuppata», co-me in qualche qrandp Città industriale del nord: più ancora che di un’assistenza, si tratta inf d ndire agli uomini il senso
aeiiesisienza, la libertà e l’allegrezza
nella ridonata dignità di figli di Dio,
ricreati a sua immagine per opera di
Cristo e del suo Evangelo. Di questo
hanno bisogno i « soprasviluppati »
del nord quanto i « sottosviluppati »
' certe zone del nostro meridione; la
scelta di Riesi è stata determinata dal
desiderio' di andare verso i più poveri
e calpestati, e anche daH’umanissimo
esitare di fronte a campi più vasti e
complessi; chi infatti si sente oggi il
coraggio di affrontare altrettanto di
petto una grande città con i suoi problemi immensi, specie senza avere
dietro di sè, in blocco, una comunità
confessante’ Cosi si è scelto un piccolo campo, là dove già da decenni
risuona la predicazione evangelica.
L'opera del gruppo vuole essere una
azione comunitaria (vi sono impegnati Eittualmente_una ventina di «forestieri ») e qualificata, poiché sono necessari quadri che possano lavorare
non solo per oggi e per l’iminediato dO;
mani, ma per da.re ai Riesini i mezzi
per fare essi stessi ; e appena ci si av
ventura nel vivo dell’esistenza sociale,
il dilettantismo meglio intenzionato
può avere funeste conseguenze.
I nostri lettori conoscono in parte
questo lavoro, molti di loro leggono
regolarmente il bollettino « Notizie da
Riesi»; riassumiamo quindi brevemente, qui, le linee di azione del Servizio cristiano. Il primo anno si trattò di studiare la situazione, e di cominciare a vivere con la gente, di cominciare a conoscere qualcosa delle
loro difficoltà e dei loro problemi.
Scopo di fondo era annunciare Cristo,
porre a confronto con la sua persona ;
le opere avviate sono' sorte soltanto
perchè altri non le faceva, e il tempo
e la necessità urgevano.
Le frotte di carusi per le strade^ da
mattina a sera hanno imposto l’esigenza di un asilo infantile; non nell’illusione di risolvere il problema ina
con l’intenzione di dare un’indicazione e un esempio; l’asilo è già in opera.
La situazione scolastica è grave, e al
10 stato attuale non potrebbe che per
petuare il seminalfabetismo dominante, con tutte le sue conseguenze su un
popolo di pur viva intelligenza. Una
città di ventimila abitanti non ha una
libreria, una biblioteca, una sala di
lettura. Quasi inesistente la formazio
ne professionale, e ciò ha determinato l’apertura — per ora parziale, con
macchinario e un tecnico offerti dalla
«Olivet'i» — di una scuola-officina
per la i>reparazione di meccanici specializzati; si spera cosi, a non troppo
lunga .scadenza, di costituire l’ambiente morale e culturale capace di
attirare qualche industria dall’esterno.
V'è un afflcio di assistenza, che svolge
un’opera spicciola, quotidiana, forse
la più difficile e dura. Il centro agricolo si sforza di dare indicazioni per
11 miglioramento delle culture e degli
gionale siciliano (la Commissione parÌamentare anti-mafia ha svolto un lavoro limitato ma reale ed efficace, e
SI sente che la mafia, ha per il momento la coda fra le g:imbe, e comunque
preferisce non farsi troppo viva) ; un-a
proposta di legge sarà presentata al
parlamento nazionale, e si raccolgono
firme in modo da appoggiare i presentatori, affinchè questo che attualmente è un residuo feudale chiara
mente anticostituzionale venga abrogato. La battaglia .sarà ancora dura :
sono in gioco grossi interessi: l’importo annuo dei canoni enfiteutici supe
ra quello delle erogazioni della Cassa
per il Mezzogiorno; e va notato che
la maggior parte di questi canoni sono devoluti alla cassa culto ( cattolico, ovviamente), il che aiuta a comprendere la posizior.€ dei clero Sicilia
lina forma dì predicazione, i/issnta comunitariamente nel vivo delia vita quotidiana : questo [’impegno dei Servizio
cristiano a Riesi - Dna indicazione
per la vita di ogni comunità cristiana
allevamenti, onde alleviare il pes-o
della situazione con qualche iniziativa che dia un aiuto immediato, pur
serbando chiara coscienza che non
può trattarsi die di aiuto sporadico e
pro'vvi-sorio : l’intera agricoltura italiana è in crisi — Se vogliamo, in dura
fase di evoluzione! Per giovanette e
donne, si è avviato un laboratorio di
ricamo (che per ora pare non trovare
sbocco sufficiente; eppure che bellezza, i lavori esposti in fondo' al salone
di Agape ! ) e uno, più promettente, di
maglieria. Fra gli operai che lavo'rano
nel cantiere (oltre una trentina) si è
costituita una cooperativa; e pur attraverso incomprensioni e contrasti,
Tullio Vinay ci diceva la gioia limpida nel sentire formarsi a poco a poco
in loro, proprio attraverso difficoltà
contrasti, una coscienza civica, un
nuovo senso di respo'iisabilità non per
sè soltanto o per i propri familiari, ma
per i compagni, per la città intera.
Gente china da secoli sotto la servitù
della gleba e deila mafia, ritrova nei
travaglio e spesso nel sacrificio, il senso della vita riscattata a cui accennavamo sopra;, un riscatto che non è
dato da una pur nobile ideologia politica e sociale, ma dall’Evangelo, dalla presenza di Cristo e della sua parola sulle piazze e sui cantieri e nelle
lotte sindacali. Tullio Vinay non ci
ha taciuto le ardue difficoltà quotidiane di questa testimonianza a Cristo,
le incertezze, i rischi; anche gli errori e le imprudenze. Solo chi non fa,
non sbaglia.
Un mo'mento drammatico si è avute, nel corso' del 1964, quando la lunga
battaglia per l’abolizione dei canoni
enfiteutici è stata, sul piano locale
perduta. L’enfiteusi è un antico istituto giuridico, che risale al diritto ='•0mano, per cui il proprietario cede stabilmente il doininio utile di un terreno ad altri ( tanto che questi può a
sua volta rivenderlo) ma con,servando
perpetuamente il diritto a un canone
annuo, stabilito in base al reddito.
Teoricamente l’enfiteusi potrebbe essere — e forse era aH’origine — un
contratto più favorevole al lavoratore
che la mezzadria. Oggi, comunque, in
uno stato di miseria che accresce continuamente la squalifica del terreno
e delle culture, la situazione si è latta
tragica, e senza uscite. In base alla
legislazione vigente, sul piano giuridico ogni azione si è rivelata vana; e
il contraccolpo per le speranze destate nel popolo è stato violento, tanto
che per la città si erano persino visti
cartelli contro i «venduti», all’indirizzo del gruppo. Comprendiamo che
pensando a quel momento amaro Vinay dicesse : « Abbiamo avuto anche
noi la nostra notte degli ulivi», sebbene dobbiamo confessare che que^
sto linguaggio e questa associazione ci
lascino una spiacevole impressione di
forzatura. Ma anche questa battaglia
è stata persa solo in parte: persa localmente, aveva tuttavia smosso le
acque; si ebbero tutta una serie di
riunioni e di congressi; una mozione
è stata presentata al parlamento re
no, nel suo' insieme, con a capo il card
Ruffini arcivescovo di Palermo.
Tornando all’operà del Servizio cri
stiano, il past. VinaV sottolineava che
ci si sforza di impuStaria come dialogo, in cui portare la nostra testimonianza al regno di Cristo. Dialogo ef
fattivo, tentato con la città e i suol
vari ambienti, attuato già, in larga
misura, con i collaboratori locali, in
assemblee di lavoro, lezioni e conversazioni («della nuova Riesi»), collaborazione, impostazione comune del
lavoro e dei progetti. Questi operai.
: campioni » di una popolazione ove il
comuniSmo ha largo seguito, hanno
voluto chiamare, co-n scelta coscienti.'
e meditata, la loro cooperativa « Unione cristiana dei lavoratori » ; e al past
Vinay che faceva loro notare che il
nome « cristiano » era molto impegnativo e significava la volontà di lavorare non per sè soltanto e per il miglioramento della propria situazione, ma
anche per gli altri, per la città, rispondevano ohe appunto quella era la loro
intenzione, e stabilivano una quota d’
risparmio comune, da destinarsi poi
per comune decisione a una realizzazione per il bene comune. Senza romantiche idealizzazioni, Vinay aveva
ragione di affermare con allegrezza;
« Sono i primi cittadini della nuova
Riesi ».
Certo, non tutta Riesi ha compreso
e ha rispori.o. Dietro ia cortesia dei
notabili si continua a sentire un sottofondo di opposizione, in cui si mescola la preoccupazione di un domani
in cui ia gente cominci a pensare e a
muoversi, e un po’ di cattiva coscienza. Il popolo nel suo insieme, superar
ta la crisi di cui si è parlato, dimostra
fiducia e attesa verso questi « cristiani » ( = uomini) ohe non pensano al
privilegio ma a servire, secondo la testimonianza di im riesino. Ferma la
volontà di mantenersi sganciati da
ogni partito politico ; le « avances »
compiute da questi dimostrano tuttavia, indirettamente, la considerazione
in cui il gruppo è tenuto dalla popolazione, che comincia a fare oel «mon
te degli ulivi » (zona su cui continuano
a sorgere i vari edifici del centro) la
« passeggiata » serale e festiva, una
passeggiata piena di speranza, per uomini che si sentono attirati fuori dal
l’angustia delle stradette della loro
vecchia città. Certo, la nuova Riesi
non sarà loro regalata; ma c’è qualcuno che è venuto a vivere lì per aiutarli a costruirsela con la p re pria vo
lontà e con le proprie mani.
Il senso di questo- lavoro, di queste« servizio cristiano » è duplice : p>er gli
uomini e le donne di Riesi, anzitutto,
1 loro ragazzi; e poi come indicazione'
per ogni nostra comunità. Ovviamen
te, non un modello da ricalcare tale
e quale in situazioni diversissime sotto ogni riguardo; ma un riciiiamo
profetico a parrocchie che annegano
nelle proprie introverse attività; a riprova, due fatti: la franca noia di
molti dei nostri giovani, e la passione
della diaconia, per ora essenzialmente
femminile, che in varie comunità è
viva e forte (intendiamo parlare di
quella che mette a direrto contatto
membri di chiesa con l’umanità sofferente). Quello in atto a Riesi — e in
misura minore altrove — è un tipo di
servizio; possono essercene molti altri. L’importante è che ricordiamo che
che Gesù ha spiegato la Scrittura e
annunciato l’Evangelo qualche volta
nelle sinagoghe ma più spesso fuori;
che, so'prattutto, egli è stato il Signore della strada e della piazza, non come un capo rapace, ma come un ser
vitore pieno d’amore ora tenero or.r
bruciante, affinchè l’uomo della stra
da si riconoscesse nella sua vera na
tura e nel suo vero senso: figlio, pei
grazia, di Dio e chiamato alla cittadinanza d-el suo regno, ora.
Gino Conte
Abituati da secoli
a leggere ia Bibbia
Su « La Stampa » di Torino (2-l-’65) Carlo Ciìsalegno dedica un articolo alla di
scussa riforma dell’Università, qnal’è pre
vista dal piano Gui, che Ira Taltrc preve
de l’adozione dj tre tipi o gradi di laurea,
il noto giornalista, pur mettendo in evider •
za i lati negativi, troppo timidi o aperti al
compromesso, di tale piano, lo valuta nel
complesso positivamente. Ma termina il
suo articolo notando che non saranno mutamenti delle strutture universitarie a costituire un colpo li bacchetta magica; e concludere : « L’Università è Limmagine della
nazione, anche se vive in apparente isolamento; le leggi possono correggere soltanto gli errori e i ritardi di struttura ; prepalare le basi per guarire i gravi mali d’oggi, non completamente sanarli. Neimneno
per ” democratizzare ” i corsi universitari,
aprirli a lutti i eapaci, bastano i miliardi
delle borse di studio e il pre-salario: occorre che il paese abbia una buona scuola
media e maggior confidenza con i libri. E’
indicativo ebe la più alta percentuale di
professori universitari attualmente in cattedra esca daj Valdesi: una piccola, povera
comunità di montagna ma abituata da secoli alla lettura della Bibbia ».
La Resistenza
in Val Penice
Il mensile « Resistenza », che già nel
numero dello scorso settembre aveva rievocato la figura di Willy Jervis, dedica nel
numero di dicembre un’intera pagina a un
ampio articolo di Gustavo Malan: « Una regi'one dalle antidie tradizioni di libertà —
La Resistenza in Val Pellice vide uniti col
tolici e valdesi — La Valle divenne una terra di rifugio jn cui ripararono molti ebrei
e antifascisti, e vi si trasferì la sede piemontese del Partito d’Azione ». Una pacata rievocazione, non priva di fierezza, di
un passato doloroso che non deve essere
dimenticato.
Cinque minuti
alla R. T. F.
Domenica 3 gennaio, a cura del Gomitò
Protestant des Amitiés Françaises à FElrangei-, sul programma nazionale della Radiodifl'usion Télévision Française, è stata tra
smessa una « causerie » del Prof. Teofilo G.
Pt n-s su i( Les Eglises Vaudoi'ses d’Italie ».
Questa trasmissione era inserita nella rubrica « France Culture » e precedeva imme
diatamente il culto radictrasme.sso a cura
della Fédération Protestante de France.
CACCIA E PESCA
IVIon è solo
questione di linguaggio
Dal 1 gennaio per decisione dell’episcopato cattolico francese, die ba celermente
applicato un voto conciliare, a: sacerdoti
francesi e di lingua francesse e data facoilà
(Il celebrare la Messa in francese. Con un
lavoro accurato, è già stato tradotto il messale, cercando di unire a una stretta fedeltà
al testo latino un linguaggio moderno e vivo, che renda realmente la liturgia pù 'icina al popolo della chiesa. Solo eccezionalmente in -luesta traduzione ci si è presi
(tualcbe libertà, come al termine della liturgia, ove la frase « Ite, missa e.,. » è siala sostituita dall'altra, più evangelica:
(( Allez dans la paix du Cbrist ».
La Messa resta per noi inaccettabile nel
suo ( ontcnuto; fa parte di un quadro dogmatico che deforma radicalmente il sacrificio redentore di Cristo e imposta falsamente il rapporto della fede. Ci rallegria
mo tuttavia di questa iniziativa, di cui comprendiamo l’iniportanza novatrice e Io *orzo di attualizzazione e presenza al mondo.
On paese soddisfatto
e in festa
Dopc la figura fatta davanti al mondo dalla nosira classe politica dirigente, in occasione della eiezione presidenziale, ci si sarebbe aspeìlata molta um llà e un po’ di
confusione, con il desideriti di non far trop
po rumore non per l’eietto naturalmente
ma per le circostanze dell’elezione. Manco
per niente. 1 nostri po ilici giubilano, fieri
e soddisfatti. E il m nistro della Pubblica
Istruzione dopo aver diffuso a suo tempo
una ( ircclare che e.splicilamente sottolineava per il 4 gennaio la ripresa scolastica,
decideva invece die anche i giorni 4 e 5
gennaio non ci sarebbero stale lezioni. Tutto vale a far « festa », secondo il deteriore
costume italiano. A rischio di farci legger
la vita dagli studenti (e magari da qualche
insegnante), è stato poco serio. Se c’era
un’occasione in cui ii paese doveva vergognarsi di sè, era proprio questa; anche j
più giovani avrebbero potuto capirlo se
gliel’avessero spiegato degli adulti che
l’avessero essi stessi compreso.
S.O.S. Roma
(gli idoli stupidi)
Con buona pace <lei tifosi del calcio, altro esempio di costume italiano, ai limiti
ira il ridicolo e l’indignazione. La squadra
calci sfica v< Roma » versa in cattive ai que
(nia chi ve lo fa fare di pagare milioni un
paio di poiTja ci ?) : bisogna sensibilizzare
la ciUadmaiiza. Assemblea di aficionados al
« Sìstiiiu h, appelli, codette, sottoscrizioni,
(meno male, noin sj è arrivali nemmeno ai
milione, per ora), progetto di spettacoli
benefici (con contorno di propaganda ai divii. Ncin ce l’abbiamo mica tanto con i responsabili della « Roma », è gente che difende il suo mestiere, non molto intelligente e utile ma sempre mestiere. Quello che
non riusciamo a capire è che gente, che
magari paga già domenica dopo domenica
fior di bigliettoni per veder sgaimbettare
quei prestigiosi polpacci, versi anche una
scia lira a una dj tali imprese, deficitaria.
Ognuno ha la sua passione; « dov’è il tuo
tesoro, là sarà il tuo cuore », e si vede. Certo, Roma è una metropoli, è questione di
prestigio, «quello che ce vò, ce vò »: e
così i polpacci d’oro commuovono più che
certi angoli delle « borgate », più che la
carenza di posli-lello negli ospedali. « Sole
che sorgi, libero e giocondo... ».
Disgelo
nel comnnìsmo iugoslavo
L 8« congresso del parlilo (’omunisla jugoslavo Ila annullato un paragrafo del suo
regolamento, secondo il quale la qualità
di membro era incompatibile con la pratica
di una religione (ricordiamo che nel a Federazione jugoslava, accanto aUe varie confessioni cristiane, vi è una forte comunità
mussulmana).
La soppressione di questo paragrafo —
ba detto il presentatore della mozione. Lazar Kolisewski — a non significa che sìa
mutato il nci&tro atteggiamento nei confronti della religione. Al contrario le organizzazioni del partito devono lavorare attivamente a promuovere una concezione scientifica del mondo e un superamento, della religione sul piano sociale, ma devono evitare di centrare tutta la loro attenzione sulle
attività particolari die può esercitare un
membro del partito ».
2
nag. 2
N. 2 — 8 gennaio 1863
r
Quando
passa
il Signore
Luca 19: 1-10
Nei libri di storia le vicende iniziano quando un uomo si impone agli
altri con la forza o con l’astuzia ; nella speranza di tanta gente del nostro
popolo la vita comincia se un colpo
di fortuna arricchisce; nei settimanali a rotocalco la storia comincia quando i due si incontrano. Ciascuno di
noi potrebbe citare un avvenimento
particolare importante e dire : la mia
vita è cominciata in quel momento.
Nella Bibbia, invece, la storia della
salvezza non comincia con quello che
ha fatto un uomo, ma con quello che
Dio ha fatto per lui: quando l’Eterno
chiama Abramo e, nel nostro testo,
quando Gesù chiama Zaccheo.
Prima di questo fatto il Vangelo
lacconta molto rapidamente: Zaccheo
era un ricco pub’olicano e piccolo di
statura. Perchè voleva vedere Gesù
Luca non lo dice e non è importante
saperlo. L’importante è che Gesù voleva vedere Zaccheo. Da questo mo
mento il racconto si fa più dettagliato :
la storia è cominciata per davvero!
Così è nella nostra vita; tante cose ci sembrano importanti : denaro,
famiglia, soddisfazioni, salute e così
via; ma un’unica cosa conta veramente: che Gesù Cristo ci abbia incontrati come Zaccheo e sia entrato nella
nostra vita come nella sua.
Questo è importante perchè tutta la
esistenza di queU’uomo ne è stata cambiata.
Egli è stato chiamato ed ha risposte.
Di conseguenza non sono semplicemente migliorati i suoi sentimenti,
non è diventato più religioso o assiduo ai culti, un po’ più buono verso gli altri. Qualcosa di profondo e
di radicale è cambiato nella sua vita
Qando un uomo che ha saputo far
soldi dice: «la metà dei miei beni la
dò ai poveri e se ho frodato qualcuno
di qualcosa gli rendo il quadruplo »
vuol dire che tutto è mutato in lui.
Dal momento in cui ha incontrato
Gesù, Zaccheo distingue quel che è
vero da quel che è solo apparenza ed
agisce in conseguenza e quando Gesù
dice : Oggi la salvezza è entrata in questa casa, afferma che tutta la vita di
Zaccheo è stata salvata e non solo la
sua anima.
Lo stesso avviene anche per noi
Essere incontrati da Gesù Cristo, ubbidire alla sua chiamata, significa cominciare veramente la nostra vita perchè tutto è cambiato e salvato.
Ma se Gesù Cristo non passa, non
incontra e non chiama? Questa domanda ha talvolta angosciato dei credenti dubbiosi ed incerti; ma essa è
unicamente teorica perchè nella sua
morte e resurrezione Gesù Cristo incontra ogni uomo ed ogni credente in
modo .iltrettanto vero che Zàccheo sul
suo fico.
Certo, le vie del Signore non sono le
nostre ed il suo tempo non è il nostro
può succedere di dover aspettare. Ma
il credente non si preciccupa della fe
deità di Dio, ma piuttosto di ascoi
tare la voce quando Egli parla, di la
fidarsi trovare quando cerca, di ub
bidire quando comanda.
Poiché il Signore cerca, chiama, comanda, oggi nella nostra vita e quando
permettiamo che questo avvenga e rispondiamo con allegrezza, il passato
non conta più : tutto diventa nuovo
perchè anche per noi la salvezza è entrata nella nostra vita.
Franco Davith
ABBONAMENTI
Preghiamo i lettori che ancora non
l’hanno fatto di volerci inviare la loro
nuota d’abbonam-'nto per il 1965, sul
c.c.p. n. 2 'V7557 intestato a Libreria
Claudiana, Torre Pellice (To), specificando la causale del versamento. Ci
permettiamo di raccomandare la massima chiarezza e precisione nel compilare i moduli, e a coloro che mutano l’indirizzo di voler aggiungere L. 50
per il cambio della targhetta. Ogpii offerta è ricevuta con molta gratitudine.
L’amministrazione
LA CHIESA RIDOTTA ALLA SUA PIÙ SEMPLICE ESPRESSIONE - 2
Serva dei Signore nel mondo
La Chiesa non è altro che una parte del mondo che, per opera dello Spirito Santo, è diventata cosciente della trasformazione radicale operata nell’universo dalla venuta del Cristo
11 mondo nuovo
1. In Gesù Cristo morto e resuscitato.
Dio ha riconciiiato il mondo con se stesso
(2 Corinzi 5 : 19). La glorìfìcazione del Crocifisso segna Tinizio di un tempo nuovo nel
quale dev’essere manifestato che tutto quello
che l’Iddio vivente ha voluto per l’intera
creazione è compiuto. Dio ha coronato l’abbassamento volontario del Cristo, facendolo
Signore di tin mondo lutto eretto contro il
suo Dio e ciononostante misericordiosamente
preservato dalla distruzione e già lavorato
dalla sua potenza
2. Dopo l’Ascensione il mondo è entrato
nel tempo della fine: la storia che il Cristo
ha assunto divenendo uomo e perciò stesso
Salvatore e Giudice di tutti è ormai tesa
verso la manifestazione del suo Regno; tutta intera, essa è così il luogo di una promessa e di una crisi: la potenza del male si
scatena e porta con sè delle minacce e delle
catastrofi terribili, ma il Regno del Cristo
è stato inaugurato nel mondo e questo non
potrà sfuggire al suo Signore. Si è prodotta
una trasformazione radicale che sconvolge
profondamente il corso del mondo in cammino verso il Regno.
3. La storia del mondo è dunque posta
sotto il regno di un « già » e di un « non
ancora »; la distanza che li separa è dell’ordiiie della manifestazione di ciò che è compiuto, ma resta ancora nascosto : il grano è
stato seminato, il lievito è stato messo nella
pasta; presto sarà palese che tutte le cose
sono diventate nuove (2 Corinzi 5: 17). Segretamente, senza che si possa scorgerne la
continuità il mondo è impegnato in una storia che è positiva, perchè Gesù Cristo c in
esso presente e operante.
Il popolo escatologico
4. La Chiesa non è altro che una parte
del mondo che, per l’opera dello Spirito Santo è diventata cosciente della trasformazione
radicale operata neU’universo. Fra la venuta
di Cristo dal quale tutto è stalo compiuto e
la manifestazione finale della sua vittoria,
essa è chiamata a significare il regno ed a
anticipare ciò che sarà. Essa è lo strumento
di cui Dio si serve per rendere manifesto nel
mondo — attraverso la parola, l’ubbidienza,
il servizio, la libertà nei riguardi di tutte le
potenze, il discernimento critico... — ciò
che è ormai la sua ragione d’essere e il motore di tutta la storia : il regno misericordioso
e il giudizio di Cristo in mezzo ad esso. Essa
è cosi lo specchio e la promessa della nuova
creazione, il segno e la manifestazione della
disfatta del male, e della grazia più forte
della condanna.
5. Non si può dunque parlare del confronto fra la Chiesa e il mondo che partendo da
questo comune denominatore che li unisce :
il compimento in Cristo di tutta l’opera di
Dio. In un mondo già riepilogato e smascherato, la Chiesa riunita e illuminata dallo Spirito Santo attesta che Cristo regna e che il
regno viene in mezzo agli avvenimenti ambigui di una storia indecifrabile e pertanto
già illuminata e lavorata dalla gloria.
La confessione di fede — cioè l’esistenza
della comunità cristiana impegnata nell’adorazione, nell'intercessione, nell’annunzio e
nel servizio — è l’afFermazione concretamente vissuta, in un dato tempo e in un dato
luogo, in mezzo ai movimenti contradittori
della storia, della Signoria di Cristo sul mon
do : questa conoscenza della fede implica da
un lato il servizio attivo della riconciliazione
operata in Cristo, e di conseguenza il rifiuto
di tutto ciò che si oppone ad essa, e, d’altra
parte, il riconoscimento della presenza di
Cristo e della sua potenza ovunque nel mondo si scorgano i segni della sua regalità
La Chiesa lo saluta con gioia e azioni di
grazia fra coloro che non lo conoscono e
che, senza saperlo, sono al suo servizio e
compiono la sua volontà.
Il servizio del Servitore
glorificato
6. Poiché essa è la missione che lo Spirito
Santo intraprende ora nel mondo, poiché
essa crede che Gesù Cristo è il suo Signore,
che è innanzi tutto il Signore del mondo,
poiché essa fa conoscere riddio vivente, riconoscendo. i segni del suo servizio vittorioso
nel mondo, la Chiesa non ha il suo fine e il
suo centro in .sé stessa.
Nella solidarietà con tutti gli uomini, nella partecipazione al destino dei suoi contemporanei, neH’umile dialogo con ebrei, pagani
e atei, nell’incontro e nella vita fraterna con
loro, essa manifesta la regalità gloriosa del
servo sofferente nel quale Dio si è riconciliato il mondo.
7. INe risulta che la Chiesa partecipa risolutamente alla storia, non perchè sia capace
di farne la filosofia <> debba adottare una teoria ottimistica del progresso o dell’evoluzione, ma perchè sa eh? a causa di Gesù Cristo
essa è pienamente soiidale col mondo e crede
che le sue trasform;..zicni, per quanto ambigue, vanno verso la manifestazione di ciò
che l’Ascen.sione ha inaugurato: la presenza
universale e il regno eterno del Crocifissorisuscitato. Ma proprio a causa di Luì, al Suo
seguito e nella Sua attesa, la Chiesa non
può avere nel mondo una presenza diversa
da quella del servizio spogliato di sé e gratuitamente offerto senza secondi fini, senza
la speranza che ne derivi un qualche vantaggio. Nel perno della trasformazione, nei
punti critici del movimentò, ovunque il
mondo, senza saperlo, attesta al tempo stesso
il rifiuto di Dio e la sottomissione al suo Signore, la Chiesa, corpo di Cristo, e popolo
escatologico, sarà come il suo Signore, in
una situazione vulnerabile t. rischiosa, senza
potenza, ricchezza o garanzia, manifestando
col suo abbassamento la vittoria di Colui che,
per amore, si è dato al .sacrificio e alla morte.
In ogni tempo e luogo essa seguirà Gesù
Cristo là dove Egli l’ha preceduta nella mo
bilità e diversità del suo attuale ministerio.
Strutture
8. Così la Chiesa non si preoccupa di realizzare in ogni tempo e in ogni luogo uno
schema istituzionale « dato una volta per
sempre » (e arbitrariamente scelto, perchè vi
sono diverse strutturazioni delia Chiesa nel
N. T.). ma essa adatta la forma del suo messaggio e della sua presenza in funzione dei
movimenti del mondo nel quale essa attesta
l’incarnazione — cioè l’umanizzazione, la
« storicìzzazione » — della Parola. Solo in risposta a una situazione a lei esterna essa deiin’rà le sue proprie strutture; è dunquechiaro che l’adattamento di queste strutture
è una necessità sempre attuale; non sarà mai
definitiva, perchè dovrà essere sempre rimessa in questione: più una Chiesa avrà il senso della missione e più le sue strutture saranno diversificate e lies:sibili. Se ci sembra, di conseguenza, che gli uomini di oggi
possano cs.scre incontrati e raggruppati in
piccole cellule e in grandi feste, ciò non
può avere un carattere definitivo: il diseerniraento dei movimenti della storia (facilitai!
dal lavoro della sociologia, deU’economia,
della geografia e della filosofia) condurrà a
un costante movimento d’ adattamento missionario. Ma in ogni raso, non .si tratta per
la Chiesa di « port.are il Cristo agli uomini »
ma di riconoscerlo, di ascoltarlo, di servirlo
e perciò stesso di significario in ogni luogo
della ’/ita degli uomini.
9. La struttura più elementare della comunità niission-aria è la riunione di alcune
persone intorno a un compito visto in comune. Pensiamo che questa struttura deve.
tmiiMuiiimiiiiiii
NOTERLLLE ■■ LL I
#W *^A^Rlññ¿0 Il “pazzo,, di C
1
Il villaggio di C. giace sulla dorsale
dei monti della regione di X. come un
immenso grappolo. I giovani sono
partiti in questi anni ed hanno fatto
parte di quell’anoninio gregge di emigranti sparsi in tutta l’Europa; uno
di questi ha lasciato la sua terra, la
sua famiglia e s’è trasferito in Isvizzera. Dopo la fatica del giorno il nostro contadino va di baracca in baracca per salutare i « paesani », afferrato dalla nostalgia per la sua patria.
Nella sua baracca c’è pure un « paesano » che a sera s’immerge nella lettura d’uno strano libro; qualche volta lo sente pure pregare ad alta voce,
eppure cantare strane melodie. Il nostro sbircia, di quando in quando, nelle pagine del libro e martella l’amico
di domande: scopre che il libro si
chiama la Bibbia e che, a detta dell’amico, rende felici gli uomini. Per
molte sere il contadino di C. sorride,
prende in giro il suo compagno e lo
esorta ad uscire, a frequentare gli amici e passare qualche ora al bar o
fumare almeno una sigaretta. Tempo
perduto! Al sabato poi l’emigrante
della Bibbia inforca una vecchia bicicletta, riempie un sacco di libri sacri e se ne va da un posto all’altro
della Città per distribuire trattati,
vendere Bibbie, far conoscere Cristo
ai compagni. In un paese dove regna
sovrana la « paix confessionelle » la
voce « evangelizzazione » suona piuttosto strana; eppure le chiese ufficiali protestanti si sono ormai adattate alla vecchia formula del « cuius
regio, eius religio » : cioè di quelli che
sono battezzati cattolici se ne occupino i preti mentre per gli evangelici ci
pensino i pastori. Questa formula
sembra ormai accettata anche dai comitati che si interessano degli emigranti. Per fortuna il nostro colportore non s’intende molto di «religioni»
ma per contro è divorato da una grande passione per le anime e consacra
il suo tempo libero per condurre quanti più emigranti egli può alla cono
Ecenza del Salvatore. Una sera, mentre
discuteva con l’amico di C. su alcuni
problemi religiosi, gli domanda quasi
a bruciapelo: vuoi venire con me all’adunanza? Il compagno accetta: ec
coli tutti e due in una saletta di riu
nioni pentecostali: le preghiere arden
ti, le testimonianze, il canto, i messag
gi colpiscono vivamente il nostro;
rientra nella baracca sconvolto. Una
nuova vita sboccia nel suo cuore :
compera una Bibbia ed insieme all’a
mico leggono ogni sera capitoli interi
del Libro Sacro.
Addio fumo, addio compagni di bettola, addio sale da ballo. Il sabato sono in due ormai a visitare le baracche, a parlare di Cristo ai « paesani ».
Rientrano sempre felici di aver gettato qualche seme deli’Evangelo nel
cuore dei compagni.
Dopo qualche tempo l’emigrante di
C. rientra al passe portando seco un
piccolo gruzzolo e la Bibbia. La moglie nota il cambiamento del marito e
le pare cosa strana che non frequenti
più gli a,mici, non fumi più, non vada
più al bar del villaggio. Le pare così
strano da considerarlo pazzo, fuori di
senno. Ogni discussione di natura religiosa esaspera la moglie la quale ad
un certo momento esclama; Ma insomma, lascia quella Bibbia; vai dagli amici, fuma, vai al bar... La dignità del marito sembra compromessa agli occhi della moglie, agli occhi del
vicinato. Sembrano avverarsi le parole di Gesù : « i nemici dell’uomo saranno quelli stessi di casa sua ».
Un giomo', un parente della famiglia propone al nostro una visita da
uno psichiatra, per conoscere le ragioni di quel cambiamento così radicale,
colla speranza di avere una medicina
che lo possa guarire. Di buon mattino
il parente, l’emigrante ed alcuni amici partono alla volta della città di P. :
eccoli ora davanti al professore psichiatra il quale pone delle domande
sui sintomi della malattia del presunto infermo. Rispondono gli amici;
non sta bene, professore, non esce più
di casa, non frequenta più gli amici
e poi la sera s’immerge nella, lettura
d’un libro molto strano; canta da so
le', recita delle parole di quel libro. Il
professo're s’incuriosisce perchè è un
caso nuovo per lui, studioso delle malattie mentali, dO'manda a bruciapelo: Ma quel libro cos’è? Eh! professore, replica il parente, si tratta d’un
libro originale che porta questo titolo: Sacra Bibbia. Il professore sorride, mette la mano sulla spalla del contadino e dice : Stia tranquillo che quel
libro non ha il potere di fare impazzire la gente, anzi è un libro da leggersi e fa molto bene. Il professore,
per far contento il cliente, ordina
qualche medicina per il nostro emigrante. Quando sono fuori il parente
e gli amici che hanno pagato il viaggio, la visita vorrebbero' che almeno
il nostro comprasse le medicine ; ma
egli calmo risponde : Sto molto bene,
non sono mai stato cosi bene da quando ho conosciuto la Bibbia, il tesoro
più grande che abbia mai posseduto.
E’ vero, la Bibbia agli occhi del mondo, fa uscire di senno, fa impazzire;
difatti Gesù è stato considerato pazzo persino dai suoi parenti ; « è uscito
fuori di senno», dicevano un giorno;
« il messaggio della croce è pazzia per
i Gentili e scandalo per i Giudei ».
Vè poca pazzia nelle nostre file: ci si
vergogna quando si parla della Bibbia; si ha paura di parlarne al compagno di fabbrica o d’impiego; si preferisce la solennità d’un culto, si preferisce restare spettatori attenti e
compunti anziché fare del nostro lavoro, della nostra professione un pulpito perenne a rischio d’essere un
giorno annoverati tra i pazzi, i fuori
di senno come Gesù, come il fratello
di C. Minimus
IL PONTE «DA VERAZZANO»
una nota interessante nel libro
unico nel suo genere
E I VALDESI
0 Paese, Paese, Paese
•••
di ADA MEILLE
90 poesie accompagnano dal 1200 ai giorni nostri
fatti, episodi e personaggi della Storia Valdese
documentati da note storiche
Una nuova edizione Claudiana di 350 pagine
l. 2.500
per definizione, essere aperta e rendere possibile un dialogo fra cristiani e non-cristiani,
perchè non si tratta di un accrescimento del
Chiesa grazie a dei procedimenti di proselitismo abilmente modernizzati, ma soltanto
del servizio di Gesù Cristo che riunisce per
un compito comune, al servizio degli uomini e nell attesa del regno, dei cristiani che
Io conoscono e dei pagani o atei che l'ignorano. Dicendo questo, noi affermiamo che la
presenza dell'altro, del non-cristiano, è tanto indispensabile alla vera esistenza della
Chiesa, quanto la presenza della Chiesa fedele nel servizio, alla salute del mondo.
10. Noi siamo coscienti del fatto che il
pericolo corso qui è doppio: da un lato una
tale presa di posizione rischia di condurre
alla dissoluzione e alla sparizione della Chiesa
che si perderebbe nel mondo senza significarvi più nulla; d’altro lato il riconoscimento
della presenza del Signore nell’altro rischia
di portare i cristiani a una fatale confusione
fra il mondo e Gesù Cristo, perchè gli avvenimenti e le dottrine finirebbero per fare le
veci delia Sacra Scrittura. E' per questo che.
coscienti anche del fatto che il ghetto ecclesiale o rimperialismo cristiano sono i peggiori tradimenti dell'Evangelo del « Servo
sofferente », noi diciamo che rad-allnmcnli)
missionario non può effettuarsi al li fuori di
un permanente attingere alla fonte della Parola ricevuta e meditata insieme e atlestatu
nella Santa Cena, sacramento del corpo di
Cristo e deU’unità profetica di tutti gli uomini in Lui.
Non è dunque da noi stessi che ricono
sciamo e serviamo Cristo, in ogni luogo della
vita del mondo, ma in virtù della sua pn
senza specifica nella Parola compresa e vi.nbilmente significata nella comunità. Certo
non si tratta di un ordine cronologico, codio
se si potesse conoscere Cristo fuori della sl<ria, della solidarietà e del servizio. Ma nelI obbedienza all ordine missionario, nella tlispersione e nella disseminazione, sono impaciti il costante conlatto con la Parola d;
Dio e la vita nella comunione dei .santi.
11. Ciò vuol dire che la nostra ricerca di
strutture, tanto diverse c flessibili quanl.'
necessarie, va di pari passo con raffermaziorn
che nessuno può impegnarsi su questa vi,',
isolandosi, separandosi dal corpo della Chiesa,
e creando con altri una piccola cellula aul"
noma. Al contrario, è evidente che il rinno
vamento delle strutture della Chiesa in vista
della missione, si accompagna alla riscoperla
di un ordine ecclesiale vero, cioè non turila
gerarchico e disciplinare, ma fatto innanzi
tutto di partecipazione, di interdipendenza, di
appoggio reciproco esistente fra cristiani, ini
pegnati in servizi e presenze estremamenit.diversi eppure uniti tutti nella comunione di
una stessa Chiesa, di cui condividono il ministero globale.
Per questa ragione, più la nostra ricerca di
strutture della comunità missionaria si andrà approfondendo e più preuderemo coscienza che la marcia verso Funità visibile dei
cristiani ne è la condizione necessaria e Findispensahile fondamento, nella pienezza c
nella polifonia fraterna della Chiesa una.
■santa, cattolica e apostolica, troverà il suo
equilibrio il movimento di disseminazione che
si delinea attualmente, progredisce in tutte ìe
confessioni cristiane e ci conduce a rilrovarr
nelle stesse cellule di base, dei fratelli di
altre confessioni, impegnati con noi in uno
stesso servizio di Cristo, accanto a quelli clic
non lo conoscono. La ricchezza dei nostri
passati ecclesiali e, delle nostre particolari
tradizioni ci appare ben poca cosa difronle
alFohhedienza comune alla quale siamo chiamati oggi.
Liturg
la
12. in questo eonteslo ci sembra necessario precisare quel che segue a proposito del
servizio liturgico nel quale si esprime la nostra azione eli grazia dinnanzi airiddio vivon
te: secondo quanto è scrìtto ai Romani 12.
il servizio della Parola (logike lalreia) ehe
è la forma della nostra libertà cristiana, e
una offerta di tutta la nostra vita a Dio
(thusìa zQsa). Esso si esprime nel servizio
del (( servo sofferente» e glorificalo, fratelle Signore di tutti gli uomini: è dunque nello .stesso tempo missione e « cullo », presenza
che serve e adorazione. Troppo spesso noi
abbiamo inteso la missione come seconda in
confronto al culto, ma sappiamo ora che
il culto è infedele se non è adorazione, « ritorno alle fonti », della comunità disseminata
nel mondo al seguito del suo Signore. Perciò, senza escludere più vaste assemblee^ noi
diciamo che il culto può e deve essere celebrato là dove si esercita la missione. Esso i
allora il momento in cui la comunità situa
esplicitamente la sua esistenza in rapporto a
Gesù Cristo; in cui essa riferisce a Gesù
Cristo il mondo nel quale lo serve e nel
quale è rimandala da Luì incontro agli uomini con gioia e forze rinnovate.
Quando parliamo di culto celebrato nelle
cellule di base, noi intendiamo trattarsi di
culto nel pieno senso del termine, cioè con
i sacramenti.
In particolare, come nella Chiesa primitiva
era celebrata nelle « case », la Santa Cena
può e deve essere distribuita in ogni cellula
della comunità missionaria, tenuto con'« delle considerazioni d'ordine e di comLinione
fraterna summenzionati. Cosi celebrata, nel
legame e nel luogo concreti di una comunità
di presenza e di impegno, la Santa Cena è
insieme il punto di arrivo e il punto di partenza della missione, l’appuntamento di coloro che Cristo invia al suo seguito incontro
agli uomini, e tutti coloro che, per la loro
presenza, saranno stati condotti a riconoscere
il Signore che essi servivano senza conoscerlo
ancora. (traduz. di Èva Vingiano)
3
r
sf'-'ríp o 1S65 — N. 2
pag. 3
Conosciamo
le nostre
opere
Cristiani lacerati
neirAfrica inquieta
CROCIFISSIONE
L’Opera Sociale di Cerignola
Delle tre colonie che costituivano la Federazione dell’Africa Centrale, due, il Nyasaland (Malawi) e la Rhodesia del Nord (Zambia) sono ora indipendenti, con governi a
maggioranza africana. La Rhodesia del Sud
è tuttora sotto l’autorità del governo britannico, pur godendo di una larga autonomia
per gli affari interni; la costituzione attuale
però limita il voto a una piccolissima minoranza africana e il paese è quindi interamente in potere dei bianchi, che reprimono duramente ogni movimento nazionalista africano.
Esiste quindi una forte tensione fra i bianchi
e i neri, e in una situazione simile ci si può
chiedere come un pastore bianco possa compiere il suo ministerio. In un articolo intitolato ’’Crocifissione”, pubblicato nel bollettino
missionario, ’’Contact Youth” della Società
Missionaria Metodista inglese (Novembre
1964), un giovane pastore missionario risponde a questa domanda come segue.
La nostra opera sociale si muove in
una duplice direzione: i bambini da'.
3 ai 5 anni; le giovani dai 14 ai 20
anni.
Problema vivo il primo nella Città
che manca di Asili ove la famiglia
proletaria pur di liberarsi dei più piccoli li affida a vecchie zitelle che ne
su pano nell’angusto «basso» quanti
p)u ne può contenere a scapito, è ovvio dirlo, della salute e dell’igiene. I.a
n.-r,ra Comunità cotesto problema
ccii aiuto del Signore, cioè per la lil'ralita di alcuni Amici della Chiesa
Exangelica di Colonia, promotrice la
cara Sorella in fede Renata Kratzsch
rVia avviato a soluzione: il Ricreatori!: ora proprietà della Tavola Valdese
a a piu di 30 bambini appartenen1: a tamiglie numerose in gran parte
t in eliche, la possibilità di trascorri!’ ore liete e serene in ambiente
c ifortevole. Se ne occupano una
r 'ra Giardiniera, un aiuto maesr :: e una cuoca... che prepara loro
ir iiiatro caldo a mezzogiomo.
rtenzione della comunità si è riv( i v anche verso le giovani che in sen :!Jla famiglia rurale sono spesso le
pii sacrificate. Esse... non vanno- ai
c 01 no 1 emigrano, non escono so
LIBRI RICEVUTI
H.-R. WEBER - L’Eglise militante. 3»
voi. della « Collection Oecuménique», Labor et Fides, Genève 1964,
pagg. 154, L. 1.700.
K BARTH - Révélation - Eglise ■
Théologie. «Cahiers du renou
veau» n. 26, Labor et Fides, Genève 1964, pagg. 56, L. 600.
le da casa, se apprendista vanno dal1-a sarta, ma non guadagnano, se riescono discrete sartine, subiscono una
accanita concorrenza...
La creazione di un Laboratorio di
maglieria fu il frutto della felice iniziativa di due care nostre Sorelle:
Carmen Ceteroni e Elisabetta G us
berg sua amica di Solingen. Amici di
questa Chiesa collettarono e offrirono
la somma per Tacquisto di una Dubied
e di tre macchine ausiliari.
I primi passi non furono senza difficoltà — ricerca del lavoro — l’apprendistato — il mestiere di magliaia
non è facile. Ma la perseveranza e
perchè no-, la realizzazione di un mo
desto guadagno, concorsero alla riuscita.
In questi tre anni ben una diecina
di giovani evangeliche hanno imparato il mestiere, alcune anzi si sono acquistata una macchina e si sono messe a lavorare per conto proprio.
Attualmente il numero delle partecipanti al Laboratorio ha superato la
mezza dozzina; esse sono guidate dalla Sorella in fede Corcella Maria, moglie del nostro Anziano, ottima sarta
che vi si prodiga con tutto il cuore.
Quali le prospettive? aiutare altre ragazze... a imparare il mestiere, metterle in condizioni sia colla perizia che
che coll’aiuto di altre macchine per
la confezione, di realizzare un gua
dagno che sia quasi un salario. Questa attività non desta eccessive preoccupazioni in quanto un tetto essa ce
l’ha, inoltre essa si integra funzionalmente con l’Asilo. Le ragazze infatti
godono del beneficio della mensa in
comune coi piccoli nel vicino Ricreatorio.
Per l’Asilo la cosa è diversa. Non è
indifferente l’onere ch’esso comporta
per la comunità rurale. L’anno sco-r
so siamo stati aiutati dalla F. P. V.
che colletto fra le Unioni la somma
per corrispondere un sussidio mensile alla Maestra. Quest’anno siamo come in alto mare! ma fiduciosi di farcela se all Amici non si stancheranno di appoggiare il nostro sforzo. Sarebbe una iattura... doverci fermare,
una specie di sconfitta sul piano della testimonianza!
Infatti, da quando la comunità .si
è posti questi vitali problemi, cer
cando di risolverli, tutti ci siamo come arricchiti spiritualmente, ognuno
ha come ritrovato se stesso. Chi pre
dica o ammonisce o ammaestra sente
di poterlo fare con maggiore autorità,
chi ascolta non può più distrarsi.
E’ come se gli occhi di molti si fossero aperti: Cristo si è come messo a
camminare con noi e noi con Lui.
G.E.C.
Il sirobolo cristiano è una croce, non una
forca dalla quale uno cade direttamente nella morte, non un plotone di esecuzione davanti al quale uno aspetta passivamente, ma una
croce sulla quale il corpo è come dilaniato,
e, mentre il legno trasversale allarga le braccia, e il peso del corpo lira in giù, uno rimane sospeso, sottoposto ad una forte tensione e una angoscia prolungata. Gesù ha
vissuto metaforicamente sulla croce, come è
morto letteralmente su di essa : quindi non
deve stupire che il suo popolo debba sperimentare che vivere in Lui è anche vivere in
croce. Il cristiano è sempre un cittadino che
vive in questo mondo ma la cui cittadinanza
è nei cieli; però in certe situazioni questa
tensione diventa più acuta, e la Rhodesia del
Sud è per il missionario moderno una di
quelle situazioni.
Alla tensione normale creala dalla appartenenza a due cittadinanze, tensione che è
comune a lutti i cristiani, si aggiunge qui
la lealtà a due comunità umane. Il missio
La piccola rÌA Ì^ita mensile
per i radazzi delle Scuole Domenicali
"L'Amico dei Fanciulli»
Tratta argonnnti biblici, informativi
contiene racconti, giochi, quesiti eco.
Abbonamento annuo L. 750 — Estero L. 1.000
Amministrazione ; Libreria Claudiana, Via Principe Tommaso 1 TORINO — c.c.p. n- 2/21641.
narìo è un bianco, le sue tradizioni e la sua
cultura sono quelle del mondo occidentale,
e egli non può, anche se volesse, separarsene. Anzi, in questo paese dove vi sono 223
mila europei e quasi quattro milioni di africani, egli deve appoggiarsi su questa tradizione quando esercita il suo ministero per la
gente della sua razza. Però, nel medesimo
tempo, egli è anche il pastore di uomini e
donne appartenenti ad altre razze. Egli sa
che essi sono infinitamente prezic^i nel cospetto di Dio. e quindi non può ignorarli,
abusare di loro, o sfruttarli, ma deve amarli
come deve amare quelli del suo proprio popolo.
Anche quando queste razze diverse hanno
le stesse aspirazioni e le stesse ambizioni e le
stesse mete, non è facile, ma appare impossibile servirle tutte ugualmente, quando c’è
un abisso tra di loro per le condizioni economiche, lo stato swiale, le zone di abitazione,
le possibilità di studiare, e i diritti politici.
Eppure è proprio questo che il milionario
moderno cerca di fare: alle volte egli vive
ore di angoscia mortale, e attraverso ad esse
egli riesce a comprendere meglio il significato
delia croce. Se vi comunico questa mia esperienza, è a causa di questo suo valore illustrativa, più che per un suo valore intrinseco.
La tensione che io vivo comincia in certe
sfere che non posso in nessun modo controllare, Vivo in una regione dove la gran maggioranza della gente è nera, ma io sono bianco. Io sono nato, e ho vissuto la più grande
parte della mia vita in Inghilterra. Seguo
usi inglesi e ho attitudini inglesi. Non ho
mai fatto parte di un popolo inferiore e privato del voto. Non sono mai stato escluso dagli alberghi o dai gabinetti pubblici da avvisi
che dicono: a Soltanto per Europei ». La legge della Rhodesia del Sud esige che io abiti
nel quartiere « europeo », i miei figli frequentano una scuola « europea », e in caso
di malattia andiamo all'ospedale « europeo »,
che tutti sono di qualità superiore a quella
dei servizi pubblici messi a disposizione dei
miei concittadini africani. Nulla di sorprendente, quindi nel fatto che un uomo politico
africano, parlando delle necessità del suo
popolo dica : (c Gli europei non capiranno
quel che voglio dire ». Io sono così escluso
dal popolo che la mia vocazione esige che io
IL DILEMMA
DEL MISSIONARIO
D’altra parte io non sono un Rhodesiano
genuino. Io non sono destinato a vivere qui,
o a dipendere economicamente da questo paese, per un tempo indefinito; io non sono di
qui, e non ho nessun interesse economico
qui. Se dovessi lasciare la Rhodesia, la Chiesa Metodista mi troverebbe del lavoro altrove e assicura il mio avvenire. Io sono in modo particolare impegnato ad aver cura del
CONTINUA
IN QUARTA PAGINA
I LETT
I CI SCRIVONO
! .( leltore. da Firenze:
» di moda, oggi, appartenere all"r inolia sinistra: è di moda essere
MPlieonven?,tonali, e non ci si accorse i he proprio cosi si è conformisti,
=(ilr in ima nuova direzione. Per«onaliiii intellettuali di più o meno
eUrema sinistra professano questa fede politica, ma conducono una vita
lii-uu.sa. truffano lo Stato pagando
tas=e irrisorie rispetto ai loro guadagni. e'è da chiedersi se non sono « paracomuiiisti » per calcolo; e anche
molti dei nostri intellettuali protestanti pensano di doverli imitare.
Uicordo sempre un episodio della
min lontana gioventù. Anche allora,
a Vienna, era di moda essere hlosoeialisti, lo erano molti dei rampolli
di famiglie benestanti che proclaroa
CORSI E
RICORSI
Ulta lettrice, da Torre Pellicè:
Laro Direttore,
leggendo l’ultimo numero del settimanale mi ha molto interessato il tuo
articolo sulla Val Bregaglia e specialmente il fatto che tu portavi a Soglio
le pubblicazioni della Claudiana, quando proprio il tuo prozio Odoardo Jalla
era sceso da Soglio, dopo un lungo e
proficuo ministero, a dirigere la Claudiana, allora molto più complessa, a
Firenze.
Mio padre era molto amato a Soglio
e ancora molti anni dopo la sua partenza lo ricordavano con affetto e riconoscenza e mi sono domandata se
ora ci fosse ancora qualcuno che lo
ricordasse e che notasse la strana
coincidenza della tua visita a nome
della « Claudiana ». Ma forse è troppo chiedere dalla natura umana!
Ti mando i miei sinceri auguri per
frutti duraturi di questa tua opera.
Aimée Jalla
Attenzione ai conformismi
Si, il ministero di Odoardo Jalla,
come di altri pastori valdesi, è ricordato nei Grigioni italiani.
vano teorie « avanzate » c vivevano
personalmente nel lusso, lo non a
vevo genitori benestanti: per poter
studiare, già a 13 anni mi dovevo
guadagnare i libri; i miei pasti non
erano lauti e la sera mi bastava una
salsiccia e un bel pezzo di pane; ma
ero contro ogni lotta di classe, perchè Cristo ci ha insegnato a vincere
il male con l'amore. Invitato in una
famiglia assai abbiente — avrei dovuto dare insegnamento privato a
una figlia — questa mi fece una
lunga lezione sul socialismo, su come le donne di servizio non sono inferiori a noi, ecc.; intanto suonò,
venne la cameriera, c si fece portare
un bicchier d'acqua dalla credenza
pochi passi distante... Non potei trattenermi dal dire : « Lei dà la miglior
prova delle Sue teorie socialiste ».
Naturalmente non sono entrato in
quella casa modello.
La stessa sensazione ho — assai
più vasta — pensando a certi divi,
registi, scrittori, ecc.: e anche a certi nostri evangelici.
Non ho mai fatto politica, ma ho
lavorato, ho dovuto lavorare assiduamente. Pure, alzandomi alle sei, trovavo la mezz'ora per la preghiera e
la lettura biblica: ma nella mia cameretta, serrata la porta. Ancora sessantenne ho frequentato spesso gli
studi biblici della gioventù, ma i
giovani erano in numero sempre minore. Vedo molta gioventù che mi
pare tanto lontana dalla chiesa; e
quella che frequenta la chiesa è spesso piena di odio di classe.
Le ingiustizie della vita le ho conosciute fin dalla mia infanzia; e le
ho conosciute anche dopo. Non conoscete Tammonimento di Gesù a Pietro: «Che t'imporla? tu seguimi».
Non sono mai stato obiettore di
coscienza; sono sempre stato antimilitarista, ma ho considerato nostro
obbligo verso la comunità, il difenderla. Uno dei primi giorni che fui
al fronte, stavo per essere portalo di
nanzi al tiibunale militare perchè ri;i'ata\o di consegnare una ventina di
-àolilali che avevano fatto dietrofront
Javauli al nemico. Sono sialo appena nn ine.se a! fronte; poi invalido,
p'r qiiarant'anni. Non ho ammazzalo ai? fatto ammazzare una sola persona. Non è un vanto, ma un rinirra/>amcnto a Dio che mi ha risparmiaio tale jirova. Ho avuto molta fortun<i nella vita c non posso che considerarlo una grazia divina: molte
tentazioni mi sono state risparmiate,
e in quelle che mi sì presentavano
ho a\uto Taiuto ili Dio. Lo so: Non
giudicate! Ma non dobbiamo restare
passivi. .
J^ariiamo sempre della vita eterna,
lìei hegno di Dio, e affermiamo che
con la crocifissione di Gesù lutto questo ri c garantito. Non ci credo. Gesù ci dice molte velie che pochi enircruniio nel Regno di Dio; ci dice
chiaramente: Se non vi ravvedete,
non entrerete affatto nel Regno, sarete annientati, come quelli che perirono (Luca 1.3).
Non possiamo che sperare nella
misericordia di Dio, ma nulla ci è
dovuto! Oggi ovunque sentiamo che
ognune Ila immensi diritti; ma ncs^
suno vuol riconoscere i suoi doveri.
Ma la vita è fatta di doveri. Nello
Stato, nella nostra società, nei partiti. nelle organizaazioni sindacali, ecc.
non sentiamo parlare che di diritti, ai
quali si sacrifica tutto. Anche le chiese sono sul medesimo piano. La chiesa
ci deve invece insegnare i nostri doveri, verso la comunità e verso Dio;
ci lieve insegnare la gioia dei doveri
assolti che è più grande di quella dei
diritti affermati.
Non sono pazzo, anche se queste
parole sembrano pazzìa. E se consideriamo la nostra vita, almeno io, non
ho da vantarmi : ho perduto tante
occasioni, sono passato come un peso
morto; e non posso che sperare nella
infinita misericordia di Dio.
Giorgio Neumann
La lettera del nostro lettore è ricca
di spunti diversi, sui quali pensiamo .
che un dialogo possa, concisamente,
avviarsi: ai di là delle espressioni \
forse taglienti e unilaterali, e difficile |
non avvertire un serio richiamo. <
pur non condividendone i giudizi, o
forse la stessa impostazione dei pro- |
bleini. Proviamo ad enucleare alcune ^
questioni.
il conformismo a sinistra, anzitutto. E" innegabile. Il mondo "va a sinistra": lo ha ’ accettalo anche il
Vaticano: anche il parlamento italiano, dopo la figuraccia che ha fatto,
ha compiuto un modesto passo in
gue.sio senso. Come tutti i fenomeni
di massa, il flusso trascina con s'e
elementi disparatissimi; ma se crediamo che il flusso della storia è dominato. tenuto per le redini da Uno che
ne e il padrone, dobbiamo anche cercare di discernere db che attraverso
i flussi -- ed eventuaìi riflussi parziali __ di questa storia il Signore
vuole compiere, e far comprendere alla sua chiesa, affinché sappia essere
sua testimone nel mondo in marcia
(o seduto) che non lo conosce e non
si rende conto che Egli opera. Certo,
la tentazione delVipocrisia e forte nella
vita politica quanto nella vita della
fede, e forse nessuno vi sfugge veramente: è giusto che ci venga ricordato. Ma crediamo che la via sia in
un rischio quotidianamente accettato
("va con la forza die Io ti darò"') e
non in un rifiuto del rischio. Se c è
oggi una moda ”a sinistra’, ce ne son
siale altre di altro colore, valgono
quel che durano: è triste, certo, se
stingono superficialmente anche su
gente a cui l'Evangelo avrebbe dovuto dare altro nerbo. Ma dietro e sotto
la facciata di questa moda, siamo convinti che c’è altro. La chiesa è la comunità di coloro che credono in Uno
che abbatte i potenti e innalza gli
umili (e... avrà tempo di andare ”a
destra ’ quando gli umili di oggi siano diventati potenti e sicuri di sèi:
questo non significa che deve sognare
un livellamento, bensì che deve lottare perchè l'orgoglio e V^autonomia»
dei potenti — singoli e gruppi di polare — sia spezzato e perchè il rabbioso rodimento dell’umile che si sente "strumento” sia riscattato; perchè
il Signore ci vuole tutti liberi servi
suoi, ognuno secondo i suoi doni.
Una parola particolare merita il
"sinist-coiiformismo” di molti giovani e giovanissimi. Fa forse un po’ ridere l'andare a gridare in piazza contro Ciombè. 0 manifestazioni del genere (ma. appunto, sorridiamone e
non drammatizziamo): appare tuttavia qui una passione, che i loro coetanei nati stanchi o già tesi alVinteresse
o al piacere dovrebbero invidiare loro;
la colpa della loro superficialità ricade
se mai sulla loro cerchia — familiare
e sociale e politica — che accetta o,
peggio, coltiva un moto non sempre
criticamente vigile Ci sarebbe certo
parecchio da dire sulla nostra gioventù conformista (e sui loro ’'maggiori"??), ma non solo su quella ”a
sinistra' . bensì in tutte le direzioni.
Comunque, è questo un problema sul
quale contiamo ritornare prossimamente. dando anche notizia dell’inchiesta che la F.U.V.. per incarico del
Sinodo 1963. ha svolto fra i giovani
nel corso del 1963-64; è un problema
che la nostra chiesa e una parte notevole della nostra gioventù ha sentito e sente seriamente.
Diritti e doveri. E’ uno strano tempo, il nostro, e da noi in Italia in
particolare: possiamo assistere al più
feroce scoppio di ricerca del proprio
interesse, e alle più toccanti manifestazioni di solidarietà. Pur serbando
ben fermo che ’’uno solo è buono,
Dio ’, ci dev'essere una ragione a questo contrasto: forse perchè la ’’società”
si fa sempre più anonima, mossa tendenzialmente ostile, mentre il rapporto con il singolo conserva ancora
un altra immediatezza umana. CoI munque. nel cercare requilibrio fra
diritti e doveri, occorre non dimenticare che la rinuncia, il ’’perdere la
propria vita” (la croce), il cercare
l'altrui interesse prima che il proprio,
ci sono sì richiesti dal nostro Signore: ma devono essere un libero atto
della fede riconoscente (il nostro Signore non è il Dovere, è la persona
di Gesù Cristo, ricco di amore; e noi
amiamo lui, non la nostra soddisfazione), non una situazione impesta
dalla società o dalle circostanze: c'è
un abisso fra la pazzia della croce e
l'alienazione dell’uomo. E uno dei diritti fondamentali dell’uomo è quello
di assumere Uberamente, coscientemente i propri doveri.
Quando poi l'amico lettore ci invita
a pagare di persona per ciò che pensiamo e diciamo, chiniamo il capo in
silenzio. Qualunque s'ia la nostra posizione. questa lettera ci tocca.
QUESTE
“FESTE,,...
Un lettore, che per non soccombere
sotto la pubblica riprovazione desidera mantenere l'incognito, ci invia
uno « sfogo » contri le feste dell'albero da cui stralciamo quanto segue :
« Fan pietà alle pietre queste nostre
feste nelle quali il mitico si mescola
ai primi capitoli deirevangelo di Luca, in una variopinta miscela di nani,
angioletti, comete e campanìne... Mi
chiedo se i nostri presepi viventi non
battano di molto quelli muti — anche se animati — dei cattolici; i nostri comunque sono per lo più di pessimo gusto. E per questi risultati si
profondono, per mesi, tante energie! ».
ABBIAMO
RICEVUTO
Pro Claudiana : Beniamino Garro
(Pinerolo) L. 1.000; L. B. (Torre Pellice) 4.000.
Pro Ospedale Valdese di Pomaretto,
Graziella Jalla (Torre Pellice) Lire 5.000.
4
pag. 4
N. 2 — 8 gennaio 1985
DOMANDE BIBLICHE
E QUESITI VARI
Si vanno facendo più frequenti, nelle
nostre comunità, matrimoni celebrati civilmente; per anticonformismo, si dice,
ovvero per dichiarato ateismo. Che pensarne?
R. N., Firenze
Credo che occorra distinguere bene i
vari lati di questa questione assai complessa.
Anzitutto, se ci si trova dinanzi a casi
di non-fede (preferirei questo termine a
quello di ateismo), per doloroso che possa essere per i familiari e per la comunità intera, occorre rispettare nel modo
più rigoroso la libertà di coscienza, anche moralmente. La fede è veramente
un dono. Possiamo tormentarci chiedendoci se ne abbiamo rettamente, appassionatamente, coerentemente testimoniato a
coloro, anche a noi più vicini, che tale
dono sembrano non
aver ricevuto, o aver
rifiutato; non possiamo farla sorgere noi
in cuore a un altro;
e tutta la polemica
biblica contro l’ipocrisia dovrebbe renderci rispettosi verso
chi non vuole un
matrimonio religioso» di facciata. La stessa cosa vaie anche se uno solo degli sposi
è in questa posizione negativa nei confronti della fede. Dolorosa, mi pare, è la
situazione di fondo, non la forma esteriore di una celebrazione nuziale.
Indubbiamente, la situazione ambientale evolve rapidamente; la « pressione »
morale deirambiente religioso si fa sempre più tenue e inconsistente, l’autonomia di giudizio e di decisione della gioventù più forte. C’è allora il rischio, a
cui accenna giustamente il nostro lettore,
che ad un conformismo se ne sostituisca
semplicemente un altro; un rischio che
per ora, fra noi, sembra strettamente limitato a piccole cerehie a intellettuali »,
ma che non è impossibile si estenda in
futuro. Ogni conformismo indica scarsa
maturità, l’abbandonarsi alPandazzo del
proprio ambiente, senza porsi ben chiari
e fino in fondo i problemi, in modo personale; in questo senso, i conformismi
conservatori e quelli di reazione sì valgono. Trovo comunque assai preferibile
che, in una simile situazione, non si voglia mescolare Dio alle nostre faccende;
mi pare comunque più onesto verso di
lui.
Credo inoltre che, se ci possono e^ere
casi di aperto e per noi doloroso ateismo
o casi di superficiale conformismo ad atteggiamenti (c progressisti », dobbiamo
non solo rispettare ma far fiducia a giovani che hanno decìso di sposarsi civilmente. Prima di accusarli di conformismo, chiediamoci se certi matrimoni
« religiosi » non sono stati, anch’essi e
forse più ancora, pure manifestazioni di
conformismo : un pizzico di emozione
sentimental-religiosa, la festa dell’ambiente ecclesiastico, il cosa dirà la gente, ecc.;
evvia, sposarsi civilmente è « una cosa
che non si fa ». Invece ci sono giovani
seri, credenti, uno almeno, che lo fanno.
Semplicemente, non danno importanza al
rito religioso, e coerentemente preferiscono evitarlo. Hanno ragione? hanno torto? Penso che solo Colui che legge nei
cuori e conosce i più intimi sentimenti
possa rispondere. Mi rifiuto comunque
nel modo più reciso di giudicare.
In fondo, non troviamo nel Nuovo Testamento traccia di cc matrimonio cristiano» nel senso di ’religiosamente, ecclesiasticamente celebrato’. Per l’Antico Testamento, il discorso sarebbe diverso, ma
dobbiamo considerare che essenzialmente
diverga era la situazione del popolo-chiesa
nell’Antico Patto. Nel Nuovo Testamento, nulla, neppure negli scritti più tardivi. La nostra liturgia valdese non fa null’altro che del romanticismo di bassa lega
quando dichiara che cc Gesù con la sua
presenza alle nozze di Cana cinse di una
soave corona » il matrimonio; Gesù aveva ben altro da fare, nella festa nuziale
di Cana (cc manifestò la sua gloria »,
Giov. 2)! I cristiani si sposavano civilmente; forse vi erano riti di presentazione alla comunità; man mano che la vita
cultuale evolveva in senso cattolico-sacramentale, si venne a suggellare con una
benedizione ecclesiastica il contratto civile (secondo il diritto romano, cc consensus
facit nuptias »; ma, ad esempio nei paesi
germanici e anglosassoni, vi erano diversità nel diritto matrimoniale, il matrimonio essendo considerato cosa dell’intero
clan), poi a sollecitare la partecipazione
degli sposi cristiani ad una Messa particolare; la dogmatizzazione del matrimonio come sacramento è data in modo definitivo da Tommaso d'Aquino e dalla
scolastica; il Concilio di Trento prescrive come obbligatorio, per i cattolici, il
Matrimoni
civili
matrimonio religioso, a cui si pretende
valore civile (occorre riconoscere che si
trattava pure di un modo per bloccare i
matrimoni « segreti » celebrati solo religiosamente, con quali interferenze giurìdiche è facile immaginare). I riformatori rifiutano al matrimonio ogni carattere sacramentale e sacro : appartiene totalmente all’economia di questo mondo
(e Lutero lo demanda all’autorità del «regno terreno »), anche se è destinato,
per ì credenti, ad essere parabola dell’amore e della fedeltà di Dio; parabola, e
non più. Tuttavia, a poco a poco anche
nella scolastica luterana e riformata si
abbina strettamente al rito civile — però
sempre necessario e distinto — un rito
ecclesiastico; tale situazione viene un po’
scrollata dal razionalismo e dal filone antireligioso del periodo illuminista, ma torna a riaffermarsi e a trionfare nel periodo romantico, fino ai
giorni nostri. E’ logico che r ondata
« secolarizzante » in
corso, con i suoi aspetti positivi e quelli negativi, tocchi anche questo lato della vita religiosa. Penso anzi che sia un
bene, per noi in Italia in specie, dove il
volere a tutti i costi avere lo stesso privilegio dei cattolici fa della nostra celebrazione un miscuglio religioso-civile assai infelice — e del resto, giuridicamente, la situazione resta totalmente discriminata, in quanto il prete officia ex sese,
mentre :1 pastore non è che un delegato
dell ufficiale di stato civile, ed è il matrimonio civile, non quello religioso ad
aver valore : è giusto che sia cosi, ma
allora perchè creare una situazione confusa? semplicemente per risparmiare agli
sposi i quattro passi al Comune?
So di esporre un parere molto personale.
Ma sono realmente scettico di fronte alla
natura stessa della nostra celebrazione ecclesiastica, come viene comunemente in
tesa e praticata. Intendiamoci, sono convinto che soltanto un matrimonio cri
stiano è un vero matrimonio (così come
solo un uomo, una donna cristiani sono
veri uomini, coscienti della loro più in
tima natura, dei loro limiti, della loro
vera vocazione), una fusione di fede che
impronta e permea la fusione di vita. Ma
matrimonio cristiano non significa necessariamente matrimonio ecclesiastico. Non
è certo il rito, e neppure, in genere, la
predicazione di quel momento che può
rendere « cristiano » un matrimonio, impostarlo cristianamente. Se fede maturata v’è nei due sposi — maturata nella loro catechesi e nella loro partecipazione
alla vita della chiesa — il loro mutuo
impegno sarà altrettanto cristiano, altrettanto grato a Dio, altrettanto fiducioso in
lui, altrettanto desideroso di servirlo insieme, se sarà dichiarato pubblicamente
di fronte al rappresentante della comunità civile. Anzi, la dichiarazione, che è
un atto pubblico di carattere civile, deve
conservare tale carattere, anche nello
svolgimento della liturgia; talvolta si lascia questa parte quasi in disparte, quasi
fosse una noiosa formalità senza importanza, mentre è la sola giuridicamente e
civilmente rilevante. Il credente, oggi
più che mai, è chiamato a vivere in una
comunità civile, in cui il fenomeno religioso ha, o dovrebbe avere, carattere
strettamente privato; il suo matrimonio
è un matrimonio fra gli uomini; tutt’al
più, gli sposi potrebbero presentarsi alla
comunità dei credenti, e chiedere l’intercessione comunitaria per la loro unione.
Riassumendo, mi pare che la nostra celebrazione evangelica del matrimonio
(specie se con effetti civili, com’è nella
quasi totalità dei casi) ci metta in questa posizione : per raggiungere una (illusoria) parità con i cattolici, abbiamo accettato che il pastore funga ^ essenzialmente da ufficiale di stato civile (questo
è il suo solo apporto giuridicamente rilevante); abbiamo cioè voluto in qualche
modo « sacralizzare » il matrimonio, affi
dandone la stipulazione a un rappresen
tante della chiesa, ma in realtà avviene
soltanto un atto civile, per delega! Diciamo pure che non si capisce più molto!
In tale situazione, mi chiedo se hanno
poi tutti i torti alcuni almeno di quei
giovani che si sposano civilmente: e mi
chiedo quale dovrebbe essere la caratteristica di una liturgia cristiana e rifor
mata del matrimonio — comunque disgiunto da quello civile e ad esso subordinato: essenzialmente una predicazione?
una professione di fede comune degli sposi? una benedizione (se si, in che senso?)?
Mi pare che sia per lo meno un problema aperto; e allora rispettiamo chi lo ha
forse avvertito prima o più distintamente di noi. E parliamone pacatamente.
Gino Conte
^LLE NOSTRE COMUNITÀ
DONI RICEVUTI
PRO ECO-LUCE
Letizia Bonnet (Angrogna) L. 300; Fed^
rico Eynard (Luserna S. Giovanni) 200; Enrichetta Peyrot (Luserna S. Giovanni) 200;
Sergio e Niny Travers (Torino) 500; Anita
Giaccone Bounous (S. Antonino di Susa) 500;
Beniamino Garro (Pinerolo) 500; Anita Dardanelli (S. Secondo) 500; Ermanno Pascal
(Perrero) 200; Angelo Actis (Torino) 1.000;
Giovanni Cougn (Genova) 500; Samuele Vezzosi (Padova) 500; Vera Varese (Milano)
1.000; Elisa Ribet (Luserna S. Giovanni) 200;
dii
Non si può dire che quest’anno le celebrazioni natalizie si siano svolte nel consueto quadro « atmosferico » e « programmatico » irrevocabilmente fissato dall’abitudine!
Innanzitutto il tempo : è stato eccezionalmente bello fino a Natale : il tipico paesaggio invernale delle cartoline illustrate sembrava
non volere fare la sua apparizione. Splendeva
un sole quasi primaverile, e tanto a Pradeltorno quanto al Serre i locali di culto sono
stati affollati : solo i bambini rimpiangevano
la mancanza di neve! E questa non li ha
delusi : il giorno seguente ha incomincialo a
cadere assai abbondante fino a sera. E così
a Pradeltorno la festa dell’albero, fissata per
la sera dopo Natale, ha costretto genitori e
bimbi ad armarsi di buona volontà per non
rimanere chiusi in casa e recarsi invece al
tempio. E la buona volontà non è mancata
e la letizia neppure. Un buon programma di
recite e canti era stato preparato quest’anno
dalla Signora Erica Travers in Gay, insegnante a Pradeltorno, che con vero spirito
di abnegazione aveva istruito le pochissime
alunne evangeliche della sua classe cosi bene che ci hanno intrattenuti per un’ora buona con recite e canti vari. Al termine del
trattenimento genitori e figli, giovani ed
adulti, residenti in loco ed « avventizi »...
torinesi si sono fermati per fraternizzare insieme e centellinando la tradizionale tazza di
thè preparata con cura quest’anno dalla Signora Barbiani che ringraziamo, con il Signor Barbiani, per la collaborazione sempre
pronta che danno in ogni circostanza quando vi è bisogno della loro opera. Non essendovi la luce elettrica a Pradeltorno anche
quest’ultima parte della serata ha dovuto come di eonsueto essere rischiarata dalla luce
delle candele, ma la gioia del Natale rende
meno penosa la povertà di una zona depressa... che però non è stata tale per i doni
elargiti ai bimbi che oltre a quelli fatti dalla comunità anche quest’anno hanno ricevuto giocattoli, libri e caramelle gentilmente
inviati dail’Avv. Ettore Serafino di Pinerolo
che conta sempre molti amici a Pradeltorno... e non soltanto tra i piccoli destinatari
della sua generosità!
Eccezionale è stata la celebrcizione del Natale per i bambini al Serre, la domenica 27
Dicembre, in primo luogo perchè, cosa che
non avveniva da anni, ha avuto luogo al
mattino anziché al pomeriggio, e poi perchè
ha avuto luogo in comune con la Comunità
consorella del Capoluogo. Dato lo spopolamento montano siccome i bambini sono sempre meno numerosi in entrambe le comunità
e che d’altro lato i iempi moderni aboliscono (anche se in montagna ancora in modo
poco sensibile) le di' tanze, i due Concistori
di Angrogna Capoluogo e Serre hanno pen
sato di celebrare da ora in poi la festa del
Natale per i bambini insieme, un anno in
una c l'anno successivo neU’altra. Si
è iiic:mincìato dal Serre e Pesperimento ha
avuto buon esito anche se purtroppo a causa
della troppa neve caduta il giorno prima alcoli* bambini non hanno potuto intervenire:
anche qui la colpa è da attribuirsi allo spopolamento che fa si che le famiglie si trovano isolate le une dalle altre sicché non è facile subito dopo una nevicata « fare la pista »
come una volta quando .si era più numerosi.
Qualche dialogo non ha potuto avere luogo,
qualche poesia non ha potuto essere recitata,
ma nel complesso ogni cosa è andata bene e
grazie anche qui alla collaborazione degli insegnanti delle due comunità che hanno saputo lavorare bene « in equipe ». Oltre al libro eJ alla « brioche » i bambini hanno riportato a casa anche un bel po’ di caramelle, dono della Signora Bortolotti di Palazzolo
suirOglio che ringraziamo per la sua tradizionale ma non per questo meno gradita generosità.
In comune con il Capoluogo ha pure avuto luogo, come di consueto, al Serre il culto
di fine anno con Santa Cena presieduto dai
due Pastori di Angrogna e che raggruppa
sempre un buon numero di uditori mentre
meno frequentato è invece il cultc di inizio
dell’anno a Pradeltorno. che raggruppa comunque sempre un numero fedele di persone
desiderose di iniziare sotto lo sguardo del Signore un altro periodo della loro esistenza.
Culto radio
ore 7.40
DOMENICA 10 GENNAIO
Pastore Guido Comba
DOMENICA 17 GENNAIO
Pastore Guido Comba
L’Evangelo alla Kadio-TV
della Svìzzera Italiana
DOMENICA lo GENNAIO
La Parola del Signore
Ore 22 circa (aila fine delle trasmissioni) - Televisione
DOMENICA 17 GENNAIO
ore 9,15 - Radio
Conversazione evangelica
iiimiimiimiiiiiiuiiii
CROCIFISSIONE
Achille Pavone (Siena) 500; Eugenia Bensa (Torino) 500; Renato Pozzi (Alba) 500;
(Prosinone) 500; Desiderata Clot (Perrero)
F.lli Barlera (Ravènna) 500; Luigi Costa
300; Ines Coucourde (Bobbio Pellice) 500;
Elena Grill (Proli) 500; Elisa Alliaud (Pinerolo) 200; Fosca Panattoni (Lucca) 300; Mario Rizzato (Rovigo) 500; Madeleine Revd
(Milano) 1.000; Virgilio Cavinato (Opera)
1.000; Felice Cattaneo (Genova) 500; Ferdinando Ribet (S. Secondo) 1.000; Karl
Lay (Germania) 335; Lina Di Giulian (U
S.A.) 200; Nella Boero Alloa (Coazze) 200.
Emilia Boero (Coazze) 200; Ambrogio Rosa
Brusin (Coazze) 200; Andrea Ostorero (Coazze) 200; Elvidio Mattone (Coazze) 200,
Grazie! (Continua)
SEGUE
DALLA TERZA PAGINA
l’africano piuttosto che di me stesso, e la mia
fedeltà ai principi cristiani mi obbliga a promuovere la giustizia e il diritto, ad assicurare all’africano la possibilità di progredire anche a scapito del mio vantaggio personale.
Perciò non posso mai identificarmi coi soli
interessi degli europei. Io, di fatto, non sono
nè nero, nè bianco. Appartengo alle due comunità, eppure non sono nè dell’una nè dell’altra.
Io partecipo a due mentalità. Dopo sei mesi di residenza nel paese, io realizzai che se
fossi un africano sarei un rivoluzionario. Il
mio servo nella sua stanzetta, in fondo al
giardino non merita alcun biasimo se invidia
il mio grande « bungalow », la mia automobile, e la mia ricchezza apparente. Lui, e ancor più i suoi fratelli che sono più ricchi e
meglio educati di lui, saranno naturalmente
opposti alla legge che li esclude dal 35% delie terre, perchè sono riservate ai 6'/¿ della
popolazione totale (cioè gli europei). E’ naturale che essi considerino come ingiusta la
legge elettorale che limita il voto a tutti gli
europei e ad una piccola minoranza di africani. Posso simpatizzare profondamente con
quel senso d’ingiustizia, quelle aspirazioni
deluse, quelle ambizioni insoddisfatte, che
così facilmente si sfogano in ostilità politica
ed anche in violenze fisiche.
Nello stesso tempo, io comprendo le paure
e il sentimento d’incertezza dell’operaio bianco le cui speranze sono in pericolo a causa
della crescente concorrenza dell’africano. Vedo perchè è ansioso l’uomo per cui un cambiamento della legge ohe regola la distribuzione dei terreni alle varie razze, significherebbe avere come vicino di casa un nero, e
vedere dimezzato il valore dello stabile in cui
egli ha messo tutto il suo capitale. Io non
sono tanto insensibile da non vedere l'ansia
del contadino o dcU’industriale che ha veduto
il caos del Congo e le esplosioni violente dei
popoli delusi, e che teme non soltanto per
il suo mezzo di campare, ma anche per Fincolumità della sua famiglia.
Ma il mio dilemma è raramente compre.so. L’africano dice: « Noi non possiamo fare
senza il tuo aiuto, umfundisi (missionario) ».
I/europeo dice : « Stai facendo un gran bel
lavoro, padre ». Ma quando i loro interessi
contrastano l’africano dice con amarezza :
« Voi uomini bianchi fate corpo insieme »,
mentre l’europeo dice con altrettanta amarezza: « Tu tradisci il tuo popolo per unirti
ai cafri ».
OGNI GIORNO LA CROCE
Non vi è nulla dì teorico in quel che dico.
La tensione rincontriamo ogni giorno della
nostra vita. Per esempio:
Nel 1959 i capi del movimento nazionalista africano furono arrestati, vi furono dei
torbidi, e degli africani furono uccisi dalla
polizia. Mi fu allora quasi impossibile visitare i miei parrocchiani europei, come avrei
dovuto farlo, perchè sapevo che se avessi parlato sinceramente avrei provocato delle dispute acerbe, e se avessi taciuto, mi sarei disprezzato io stesso per la mia mancanza di
sincerità.
Nel 1963 un gruppo di africani preparò
una petizione per domandare che fosse rimandata da parte del governo britannico la
concessione dell’indipendenza alla Rhodesia
del Sud, fino a che ci fosse un parlamento
con una maggioranza africana. Ero d’accordo
con loro, anzi avevo già scritto una lettera
in quel senso. Ma la petizione era redatta in
un modo amaro e « minaccioso » che non mi
sentivo di approvare. Quando rifiutai di firmarla essi dubitarono della mia simpatìa.
Un giorno dei « bulldozers » furono mandati su un terreno abitato da africani. Legalmente quel terreno era riservato agli europei, ma c’era una crisi acuta degli alloggi e
quella gente era neirimpossibiiità di trovare
un altra dimora. La legge fu applicata e le
loro catapecchie distrutte. Io visitai quella
località con alcuni amici, e vedemmo quelle
famiglie senza casa, ognuna col piccolo mucchio di masserizie pronto, ma che non sapevano dove andare! Descrissi la scena la domenica seguente in un sermone nella chiesa
europea, parlando del nostro dovere di interessarci del nostro prossimo, e dissi : « Questo è avvenuto perchè nessuno si è interessato della sorte dì quella gente ». Due parrocchiani uscirono dalla chiesa e non ci vennero mai più.
Una volta mandammo una lettera circolare
ai nostri vicini, chiedendo loro di unirsi a
noi per organizzare qualche svago per i domestici africani che lavoravano in quel sobborgo europeo. Alcune risposte furono sdegnosamente aggressive, e quando mia moglie
andò a fare le spese, si accorse di essere accolta da molti con fredda c sdegnosa ostilità.
Un giorno un pastore africano era ospite
in casa nostra. Una nostra figliuola tornò a
casa piangendo, perchè un ragazzo, avendo
sentito chi era il nostro ospite, le aveva detto: « No ndovreste ricevere cafri in casa,
sono sporchi, infetti e pericolosi ».
Le parole da sole non possono esprimere
le emozioni profonde, i conflitti, le decisioni
difficili, che accompagnano simili situazioni;
tutto questo comincia sul piano più largo del
lavoro, per penetrare nel segreto della vita
familiare, e nel proprio cuore.
Ma il Signore morì sulla croce, solo. E’ lui
che ci ha chiamati, è lui che ci dà la forza,
ed è la sua volontà che deve essere fatta. Noi
abbiamo il privilegio di partecipare alla sua
croce, strumento della riconciliazione del
mondo con lui. Il significato di quella croce,
in ultima analisi, è la vittoria del suo amore.
R. C.
MIO: :ìii
Il giorno di Capodanno una buona assemblea ha partecipato al nostro culto. Peccato
che essa non abbia partecipato compatta alla
Santa Cena come è avvenuto il giorno di
Natale! Nel corso del culto abbiamo ricordato i nomi dei 12 fratelli e sorelle che sono
deceduti durante l’anno testé decorso, ed i
nomi dei 10 neonati che sono venuti nello
stesso periodo ad allietare altrettante famiglie della nostra comunità.
La Corale ha eseguito lodevolmente un inno di circostanza. Sjieriamo che essa possa,
con l’anno nuovo, continuare a vivere, cosa
che si rivela assai problematica causa Tostinata mancanza di voci maschili.
Il pomeriggio di Capodanno i bambini
hanno assistito ad una proiezione cinematografica gratuita offerta loro dalla Chiesa.
Martedì 29 dicembre ha avuto luogo il
servizio funebre della nostra sorella Bouchard Caterina deceduta improvvisamente alla età di anni 82 nella notte di domenica 27
dicembre alla sua abitazione in Via Sibaud.
Al figlio, residente a Ginevra, alla figlia residente a Torino, agli altri familiari e parenti la Chiesa esprime la sua viva, fraterna
simpatia cristiana. e. a.
SAH SECONDO
Il tempo di Natale è stato per tutti un periodo di gioia e di riflessione. I culti hanno
riunito delle buone assemblee. La Corale —
che ringraziamo vivamente — ha contribuito
alTedificazione dei culti di Natale e Capodanno con l’esecuzione di un coro in fran
cese e di due inni dì circostanza.
Rallegrante la partecipazione alla S. Cena,
La festa dell’Albero, che si è svolta nel pomeriggio del 26 dicembre, è riuscita mollo
bene, grazie al lavoro compiuto dai bambinidalie monitrici e da alcuni giovani volontc
rosi. Rivolgiamo un particolare grazie al sindaco di Salza, che ci ha offerto un niagnificfabete cd a chi ha provveduto al suo tre
sporto a San Secondo.
Dipartenze. — Lunedì 14 dicembre, pru
veniente da Luserna S. Giovanni, è stala inumata la salma di Paschetto Ernesto Paolo,
delle Munere, deceduto alTetà di anni 76.
Il nostro fratello che in questi ultimi tempi
viveva con la figlia, ha risposto alla chiamata del Signore dopo pochi giorni di malattia
Infine venerdì 18 dicembre una folla nu
inerosa partecipava ai funerali di Paschetlo
Aldo, delle Prese, morto improvvisamente,
all’età di anni 60. Questa dipartenza ha suscitato in tutti un senso di profonda tristezza
e di sincera simpatia cristiana per la fami
glia afflitta. Tale simpatia veniva accresciute
dal fatto che la morte del nostro fratello
coincideva con la degenza in ospedale della
sua compagna, alla quale auguriamo di vero
cuore una pronta e completa guarigione.
Battesimo. -— Il Battesimo è stato amministrato alla piccola Coìssoii Silvana di Vald^;
e dì Aliverti Amelia, domenica 27 dicembre.
Il Signore faccia crescere questa bimba sottela sua protezione e conceda ai genitori tV
mantenere fedelmente le promesse fatte.
— Il culto di domenica 3 gennaio è stale
presieduto dallo studente Franco Monnet che
ringraziamo vivamente. Diamo fin d’ora il
benvenuto al pastore Roberto Jahier di Luserna S. Giovanni che sarà fra noi domenica
10 gennaio. Oltre a presiedere il culto, ili
assenza del pastore locale, egli presenterà al1 Unione Femminile, che in tale occasione
avrà la gioia di ospitare le sorelle di Villar
Pellice, una serie dì splendide diapositive a
colori.
Per /a Pro Velli
Offerte per la ” Gianavella ’ : Garro Beniamino e limes (Pinerolo) L. 1.000; G.A.L.P
(Luserna S. Giovanni) 1.000; Rostan llda
(Torre Pellice) 300; Chentre-Coisson Assely
1.000; Giulio Genre (Maniglia) 1.000. Grazie!
La nostra stampa
vi interessa ?
SOSTENETELA
DIFFONDETELA
Direttore resp. : Gino Conte
Reg. al Tribunale di Pinerolo
n. 175, 8-7-1960
l’io. Subalpina a.n.a. - Torre Pelliee iToi
avvisi economici
OFFRIAMO camera ammobiliata a giovane disposta sorvegliare bambini alcune ore
alla settimana - Rostan, via C. Poerio 37
- Milano - tei. 273209.
RIN GRAZIAMENTO
I familiari del compianto
Aldo Paschetto
ringraziano sentitamente tutti coloro
che presero parte al loro dolore, in
particolare il Pastore Genre, il dott.
Miletti e Signora.
S. Secondo, 16 die. 1964